Il conforto della Chiesa all'umanità sofferente
12 aprile - FRANCIA Tentato incendio contro la moschea di Nantes e scritte anti-musulmane a Rennes. La solidarietà dei vescovi
La Conferenza episcopale francese (Cef) esprime solidarietà ai musulmani di Francia in seguito a un incendio doloso, giovedì sera, contro la moschea di Nantes e dopo il ritrovamento domenica di scritte ingiuriose contro l’islam e i musulmani sui muri di un centro culturale islamico a Rennes, sempre in Bretagna. A Nantes le fiamme hanno danneggiato l’ingresso della moschea, mentre l’interno dell’edificio non ha subito ulteriori danni. Secondo i primi elementi dell'indagine, l'incendio sarebbe partito da tre cassonetti pieni di scatole di cartone e posizionati proprio davanti al portone che ha preso fuoco, spento dai pompieri chiamati da un passante. a detta di alcuni testimoni, sul posto c'erano taniche di benzina. Ieri mattina, invece, alcuni fedeli musulmani hanno ritrovato alcune scritte offensive sulle mura del Centre Avicenne di Rennes, compresi anche ingiurie contro il Profeta Maometto. I due episodi, dei quali si sta occupando la magistratura, hanno suscitato viva indignazione nella comunità musulmana francese che si appresta a celebrare il mese del Ramadan. Alla condanna espressa dalle autorità francesi, si sono uniti anche i vescovi. In una nota la Cef ricorda che si tratta dell’ultima di una serie di ingiurie e minacce rivolti in questi ultimi tempi contro esponenti della comunità musulmana che, afferma, “sono motivo di profonda tristezza e rabbia per tutti i francesi”. La Conferenza episcopale francese – prosegue la nota – esprime la sua solidarietà ai musulmani del nostro Paese, soprattutto in vista del mese del Ramadan” con l’augurio “che i nostri connazionali musulmani possano vivere questo mese di digiuno, preghiera e carità in pace e fraternità”. I presuli invitano quindi ai cattolici di Francia ad esprimere la loro vicinanza e incoraggiamento alle comunità musulmane nei loro quartieri. L'aumento degli episodi di islamofobia si inserisce nel contesto del vivace dibattito in Francia sulla controversa Legge sulla separazione voluta dal Presidente Emmanuel Macron per rafforzare il rispetto dei principi della Repubblica contro ogni forma di settarismo e fondamentalismo. La legge, attualmente all’esame del Senato, viene criticata in particolare dalla comunità musulmana che si considera presa di mira dal provvedimento. (LZ)
12 aprile - QUEBEC Vescovi: pregare e agire contro la violenza sulle donne
Tra febbraio e marzo, in Quebec, sette donne sono state uccise dai loro coniugi o partner, il che porta a 14 i femminicidi perpetrati in totale dall’inizio della pandemia da Covid-19: parte da questo dato il comunicato diffuso, nei giorni scorsi, dalla Conferenza episcopale del Quebec, attraverso il Consiglio Chiesa e società. “Anche una sola vittima è una vittima di troppo – si legge nella nota – Come persone di fede, uniamo le nostre voci a quelle delle organizzazioni che agiscono contro la violenza coniugale, per chiedere al governo nazionale di agire, attuando le 190 raccomandazioni contenute nel Rapporto ‘Ricostruire la fiducia’ e finanziandone adeguatamente l’implementazione”. Presentato ufficialmente il 15 dicembre 2020, tale Rapporto è stato redatto, in circa due anni di lavoro, dal Comitato di 21 esperti sul sostegno alle vittime di violenza sessuale e domestica, incaricato dall’esecutivo a marzo 2019. Il suo obiettivo è quello di delineare le questioni da considerare per mettere in atto nuove misure e offrire servizi più efficaci nel sistema giudiziario per le vittime di simili atti violenti. “Crediamo che sia possibile – scrivono i vescovi – trasformare la situazione attuale affinché cessi la violenza sulle donne ed esse siano credute e protette, insieme ai loro bambini”. Centrale anche il richiamo dei presuli al fatto che “le donne abbiano accesso alle risorse di cui hanno bisogno”, e gli uomini violenti “siano sostenuti da servizi mirati per prevenire le aggressioni e ridurre il rischio di recidiva”. L’esempio da seguire, evidenziano ancora i vescovi del Quebec, è quello di Gesù, Colui che “ha dato dignità alle donne emarginate del suo tempo ed ha insegnato che l’amore per il prossimo conta di più” di tutto il resto. La sua Resurrezione, inoltre, “nutre la speranza di fronte alla violenza e al male presenti nel mondo”. Da ricordare che la nota episcopale è stata accompagnata da alcune iniziative specifiche: ad esempio, il 31 marzo le chiese del Quebec hanno suonato le campane per commemorare le donne vittime di violenza; il 2 aprile, Venerdì Santo, durante la Via Crucis, le comunità hanno recitato un’intenzione di preghiera particolare: “Ai piedi della Croce, preghiamo per le donne e le ragazze della nostra società che hanno sperimentato umiliazioni, pestaggi e violenze fino alla loro morte. Hanno portato la croce come Gesù. Denunciamo tutti gli abusi, compresi quelli commessi all'interno della Chiesa. Preghiamo affinché la nostra Chiesa e la nostra società siano un modello di protezione, prevenzione e pace”. La speciale orazione si è soffermata anche sul dramma delle donne aborigene: “Molte di loro sono scomparse o sono state assassinate – è stato ricordato – Altre sperimentano la violenza e la discriminazione, ad esempio nel settore delle cure mediche”. Per questo, si è chiesto di favorire “l’ascolto, il dialogo e l’eliminazione del razzismo”. Infine, un pensiero è andato a tutte “le vittime della tratta, delle guerre e delle persecuzioni religiose” e si è pregato perché “le religioni possano essere uno strumento di pace e di unità”. (IP)
12 aprile - VIETNAM Divina Misericordia. Monsignor Nang invita i fedeli a perdonarsi l’un l’altro, ad aiutare i malati, i disabili e i poveri
Monsignor Joseph Nguyen Nang, arcivescovo di Ho Chi Minh City, ieri, nella Cattedrale di Notre Dame, ha esortato centinaia di fedeli - riporta UCA News -, in occasione della festa della Divina Misericordia, a perdonarsi l’un l’altro, ad aiutare i malati, le persone disabili e chi vive in povertà e in condizioni miserabili. Il presule, ricordando come Santa Faustina abbia invitato i cattolici a venerare l’immagine della Divina Misericordia e a pregare la novena e la Coroncina, ha chiamato i cattolici a partecipare a queste pratiche il giovedì sera nella cattedrale e ad osservare ogni giorno un minuto di silenzio per i moribondi e i peccatori, alle 3 del pomeriggio, anche senza andare in chiesa. "Quando ci ammaliamo, dovremmo appellarci a Dio perché ci guarisca, e cercare immediatamente dei medici", ha affermato l'arcivescovo Nang. Tuttavia, ha continuato, non tutte le volte, quando preghiamo, ci viene concessa la guarigione. “Dio – ha detto - potrebbe lasciarci soffrire per poter essere in comunione con Gesù sulla croce e dare il nostro contributo al Piano di Salvezza". Il presule, dunque, ha ricordato di non dimenticare il mistero della croce e il fatto che Gesù, il figlio di Dio, abbia dovuto vivere la passione prima della sua risurrezione. "Non siamo esenti dalla sofferenza" ha affermato, e ogni atto di venerazione della Divina Misericordia non è per guarire – ha osservato – ma per commemorare la sofferenza di Gesù e chiedere contrizione e conversione per se stessi e per gli altri. Monsignor Nang, mettendo in guardia i fedeli dal credere in miracoli di guarigione, prima che questi siani verificati dalla Chiesa, ha esortato i vietnamiti ad avere fiducia in Dio “che ci offre la pienezza della vita sulla terra e la pienezza della vita dopo la morte”. Sempre ieri, 11 aprile, l'arcivescovo Joseph Nguyen Chi Linh ha benedetto una grande statua della Divina Misericordia e una cappella di adorazione eucaristica nel complesso della chiesa di Phu Hanh. (AP)
12 aprile - FILIPPINE La diocesi di Kalookan crea un Ufficio per la Pastorale della salute in ogni parrocchia
Monsignor Pablo Virgilio David, vescovo di Kalookan – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, ha chiesto ad ogni parrocchia della sua diocesi di istituire un Ufficio per la Pastorale della salute, per sostenere non solo il benessere spirituale ma anche quello fisico dei fedeli, nel contesto della pandemia di Covid-19. Per rispondere all’emergenza sanitaria generata dalla diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, il presule ha invitato le 31 parrocchie e 15 stazioni di missione, nelle città di Navotas, Malabon e Kalookan, ad organizzare i propri volontari e partner, in collaborazione con le agenzie governative locali interessate, per aiutare a monitorare le persone affette da Covid-19 e fornire loro pacchi contenenti medicine e vitamine, nonché rosari e preghiere. "Vogliamo far sentire loro che sono assistiti - ha detto il presule -, non solo spiritualmente ma anche fisicamente, psicologicamente ed emotivamente". (AP)
12 aprile - INDONESIA Nuovo terremoto nella Giava Orientale. La Chiesa mette in moto la macchina della solidarietà
È di almeno 8 morti e 39 feriti, il bilancio del violento terremoto che ha colpito il 10 aprile la provincia indonesiana della Giava Orientale a neanche una settimana dal ciclone tropicale Seroja. Il sisma di magnitudo 6,1 della scala Richter con epicentro a 96 chilometri a sud di Kepanjen, capoluogo della reggenza di Malang, ha causato anche danni significativi a oltre un migliaio di abitazioni e edifici, compresi luoghi di culto. Sul posto si sono recati il governatore della provincia insieme ai responsabili della Protezione civile indonesiana, la National Disaster Mitigation Agency (Bnpb), per fare una prima stima dei danni e organizzare gli aiuti. Intanto si è messa in moto la macchina della solidarietà della Chiesa indonesiana attraverso la Caritas locale (Karina). “Un team della diocesi di Malang sta raccogliendo informazioni dalle parrocchie e dalle stazioni missionarie situate nelle zone colpite. Il team ha raccolto foto e video e sta lavorando con la Caritas Indonesia ", ha detto all’agenzia Ucanews padre Fredy Rante Taruk, direttore esecutivo della Caritas. Il coordinatore del team , il carmelitano Marco Pantja Anugrah Putraha, riferisce che i tetti di due chiese di una stazione missionaria locale sono stati danneggiati, mentre i muri di diverse altre chiese hanno crepe: "Stiamo ancora aspettando aggiornamenti dai sacerdoti. Ci stiamo coordinando con le parrocchie e le stazioni missionarie, nonché con le agenzie locali della protezione civile", spiega. “Distribuiremo aiuti quando e dove necessario”. Il nuovo terremoto avviene a quasi tre mesi da quello di magnitudo 6,2, del 15 gennaio scorso, che ha scosso la provincia di Sulawesi Occidentale, uccidendo quasi 100 persone con ingenti danni materiali, e a neanche una settimana dalle alluvioni che il 4 aprile scorso hanno travolto le regioni centrali del Paese insieme alla parte occidentale di Timor Est causando più di 130 morti, decine di dispersi e migliaia di sfollati. Il tutto mentre resta alta l’allerta nel Paese per l’emergenza Covid-19, anche se negli ultimi giorni la curva dei contagi si sta lentamente abbassando. (LZ)
12 aprile - SCOZIA Elezioni parlamentari. Vescovi: “Mettere al centro del discorso politico la vita umana e l'inviolabile dignità della persona umana"
I vescovi scozzesi, in vista delle elezioni parlamentari, che si terranno il prossimo 6 maggio, hanno pubblicato ieri, sulla loro pagina web, una lettera pastorale, nella quale hanno chiesto ai cattolici di prendere in considerazione alcune questioni chiave al momento della scelta dei loro candidati: inizio e fine vita; famiglia e lavoro; povertà, traffico di esseri umani e schiavitù moderna; ambiente; libertà di parola, di espressione, di pensiero, di coscienza e religione; e scuole cattoliche. Pregando tutti di fare la propria parte “nel mettere al centro del discorso politico scozzese la vita umana e l'inviolabile dignità della persona umana”, i presuli hanno ricordato il dovere di ogni cattolico, “un dovere sia di fede che di cittadinanza”, e cioè quello di “condividere il Vangelo e aiutare a formare la coscienza pubblica su questioni morali fondamentali”. Dovere dei parlamentari dovrebbe essere, innanzitutto, quello di “sostenere il più basilare e fondamentale diritto umano alla vita” in ogni sua fase, dall’inizio alla sua fine, hanno sottolineato i vescovi. In merito, dunque, al tentativo di legalizzare il suicidio assistito in Scozia, essi hanno messo in evidenza come “legalizzare il suicidio assistito o l'eutanasia suggerisca che alcune vite non siano degne di essere vissute, contrariamente alla convinzione cristiana che ogni vita ha pari dignità e valore”. Non si mostra compassione ai malati e ai pazienti in fin di vita, hanno precisato, “con il suicidio assistito o l'eutanasia, ma assicurando il sostegno attraverso una politica attenta e premurosa”, investendo anche nelle cure palliative. Sottolineando poi che “la società si basa sull'elemento costitutivo della famiglia per esistere e prosperare”, i presuli hanno osservato che “il governo dovrebbe rispondere a questa realtà con politiche che creino vantaggi economici e fiscali per le famiglie con bambini”. Soprattutto in questo tempo di pandemia, in cui imprese e persone hanno bisogno di sostegno, “lo Stato ha il dovere – hanno continuato - di sostenere le attività commerciali creando condizioni che garantiscano opportunità di lavoro”. Poiché la povertà colpisce ancora troppe persone in Scozia – colpisce addirittura il 24% dei bambini – “abbiamo bisogno di rappresentanti eletti che esercitino un'opzione preferenziale per i poveri, che siano disposti a dare priorità ai loro bisogni e a rispettare la loro dignità umana” hanno scritto, nonché della loro colloborazione con la comunità internazionale “per adottare una strategia ancora più efficace contro il traffico di esseri umani e la schiavitù moderna”, che faccia in modo che le persone non siano più usate “come mezzi per un fine, e la loro dignità inviolabile sia sempre rispettata”. Ricordando che, a novembre, Glasgow ospiterà la 26.ma Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26) , i vescovi hanno esortato i cattolici ad "ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri", aderendo all’appello di Papa Francesco, e ad unirsi “per ricostruire la nostra Casa comune senza lasciare indietro nessuno”. Essi hanno invitato la Scozia a rafforzare “il suo impegno a diventare un Paese a zero emissioni di carbonio” e ad “essere un Paese tollerante, aperto e diversificato”, in cui si sia “liberi di discutere e dibattere le idee, anche quelle che sono considerate controverse da alcuni”. “Il governo – hanno dichiarato - non deve sconfinare nel regno delle restrizioni ingiuste della libertà di parola, della libera espressione e della libertà di pensiero, coscienza e religione”. Infine, sottolineando il dovere dei parlamentari di continuare “a sostenere un sistema educativo statale aperto e differenziato che includa le scuole cattoliche”, i presuli hanno concluso, auspicando che il dibattito elettorale tra i candidati si svolga in maniera educata e rispettosa. (AP)
12 aprile VATICANO – Musei Vaticani. Jatta: anche il 2021 nel segno di Raffaello se la pandemia lo consentirà
Proseguono anche per il 2021 le celebrazioni dei Musei Vaticani per il V centenario della morte di Raffaello Sanzio. Questo pomeriggio la Direttrice Barbara Jatta ne parlerà durante l’incontro gratuito online intitolato “L’ospite inatteso” e organizzato dal Museo Diocesano di Milano sulla piattaforma zoom per rimanere in contatto con il pubblico in tempi di pandemia. “Nonostante le limitazioni imposte dal covid – spiega Barbara Jatta a Vatican News – lo scorso anno importanti iniziative, anche in presenza, hanno avuto luogo ai Musei Vaticani”: è il caso dell’esposizione degli arazzi raffaelleschi in Cappella Sistina durante l’ultima settimana del febbraio 2020, o della riapertura e riallestimento con nuova illuminazione della sala ottava della Pinacoteca Vaticana con gli arazzi restaurati e le tre pale identitarie delle tre fasi dell’attività di Raffaello”. I dipinti in questione sono stati dotati delle cornici antiche che – precisa Barbara Jatta – “abbiamo ritrovato”. Ai Musei Vaticani anche l’anno in corso si svolgerà nel segno di Raffaello: “se la pandemia ce lo permetterà – continua la Direttrice delle gallerie pontificie – abbiamo in animo di realizzare il convegno internazionale di studi che dovevamo svolgere ad aprile 2020: è previsto per settembre 2021, vedremo se in presenza o a distanza”. Le novità non finiscono qui, ma restano ancora un segreto: “le racconteremo in seguito”. L’attività dei Musei Vaticani quindi non ha conosciuto sosta anche durante la pandemia con un’implementazione del settore digitale, importanti restauri come quello della Sala di Costantino, ovvero la quarta “Stanza” di Raffaello in Vaticano. “Qui – precisa Barbara Jatta - i restauri proseguono sull’ultima parete e a breve li condivideremo”. Nonostante le incertezze legate alle restrizioni imposte dalle misure di contenimento del virus “andiamo avanti come tutti - conclude – con il privilegio di una popolazione lavorativa vaticana tutta vaccinata che ci permette di lavorare in presenza e in sicurezza”. (PO)
12 aprile - AUSTRALIA Attuati dalla Chiesa quasi tutti gli indicatori rilevanti per la tutela dei minori
“La Conferenza episcopale australiana (Acbc) ha pienamente attuato o sostanzialmente proseguito l’attuazione degli indicatori rilevanti per la tutela dei minori, raggiungendo il 97 per cento di essi”, ovvero “68 su 70”: lo annunciano i vescovi, in una nota diffusa oggi, 12 aprile, dopo la pubblicazione di un’apposita analisi di monitoraggio e revisione delle politiche e delle procedure esistenti nel settore. “Il processo di verifica – spiega Trudy Dantis, Comitato per episcopale per la tutela dei minori – ha aiutato l'organizzazione e il rafforzamento degli strumenti già in vigore”, dimostrando quindi “l’approccio proattivo” dell’Acbc in questo ambito. Dantis evidenzia anche l’esistenza di “molti gruppi cattolici le cui attività non sono dirette a bambini e giovani. Eppure, anche in questo settore la Chiesa ha la responsabilità di prendere decisioni corrette per limitare la possibilità di qualsiasi comportamento che possa danneggiare i minori o altre persone vulnerabili”. Due, invece, le aree per le quali l’analisi raccomanda maggiore attenzione: la partecipazione dei minori ad eventi e il monitoraggio del mondo del web. “Quando l’Acbc patrocina eventi che vedono riuniti i giovani – sottolinea Dantis – inevitabilmente deve collaborare con altri organismi cattolici”; per questo, occorrono “politiche più chiare per simili occasioni, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle persone a rischio”. Allo stesso modo, la Conferenza episcopale australiana ribadisce il proprio impegno a monitorare come il proprio personale operi nell’ambiente digitale, poiché non sempre è chiara l’età di coloro che contattano l’Acbc tramite web. Dal suo canto, il presidente dei vescovi, l’Arcivescovo Mark Coleridge, sottolinea che lo scopo finale è sempre quello di “migliorare la sicurezza dei minori attraverso un approccio collaborativo”. “Ci saranno ancora carenze che dovranno essere segnalate – afferma il presule – ma l’impegno ad affrontare i problemi, una volta identificati, è ciò che continuerà a migliorare costantemente le nostre procedure”. Nello specifico, l’analisi è stata condotta dalla Australian Catholic Safeguarding Ltd (Acsl), società a responsabilità limitata fondata nel dicembre 2020 ed afferente, tra gli altri, alla stessa Acbc ed ai Religiosi australiani. Impegnata nella promozione di una cultura della sicurezza e della cura dei minori in tutta la Chiesa nazionale, l’Acsl fornisce servizi utili all’attuazione dei così detti “Ncss”, ovvero gli Standard nazionali cattolici per la salvaguardia dei bambini e degli adulti vulnerabili, pensati per costruire una cultura di responsabilità condivisa sulla base di politiche, pratiche e codici univoci che prevengano, individuino e rispondano in modo appropriato ai casi di abuso potenziali o effettivi. A parte, dunque, la partecipazione dei minori ad eventi e il monitoraggio del mondo del web che richiedono una maggiore implementazione, l’Acsl evidenzia che i vescovi australiani hanno raggiunto tutti gli altri standard previsti, quali ad esempio la promozione di una cultura della salvaguardia dei minori; un’appropriata gestione delle risorse umane e delle procedure per i reclami e una formazione permanente per il personale del settore, pur dovendo ancora migliorare la “e-safety”, ovvero la sicurezza del mondo digitale. (IP)
VNS – PAKISTAN Monsignor Travas si insedia come nuovo arcivescovo di Karachi: “La mia missione è realizzare la comunione con uno spirito di squadra”
(VNS), 12apr21 - Il nuovo arcivescovo di Karachi, monsignor Benny Mario Travas ha preso canonicamente possesso dell’arcidiocesi domenica, 11 aprile. Il presule, finora vescovo di Multan, è stato nominato alla guida dell’arcidiocesi da Papa Francesco lo scorso febbraio. A concelebrare il rito della presa di possesso canonico nella Cattedrale di San Patrizio – riporta l’agenzia Ucanews - c’erano il nunzio apostolico in Pakistan, monsignor Christophe Zakhia El-Kassis, e il cardinale Joseph Coutts, suo predecessore alla guida dell’arcidiocesi. Tra i concelebranti anche monsignor Joseph Arshad, vescovo di Islamabad-Rawalpindi, l'arcivescovo di Lahore Sebastian Francis Shaw OFM, monsignor Indrias Rehmat di Faisalabad, monsignor Khalid Rehmat di Quetta e monsignor Evarist Pinto, arcivescovo emerito di Karachi. Monsignor Travas ha ringraziato Papa Francesco per la nomina. “L'umiltà e l'amore del Santo Padre per chi vive nelle periferie e, in particolare, il richiamo ai pastori a vivere con l'odore delle pecore saranno sempre il principio guida nel mio ministero episcopale” ha assicurato il presule affidando la sua nuova missione alla Vergine Maria , “modello – ha detto - di umiltà e fedeltà alla volontà di Dio”. Il nuovo arcivescovo di Karachi ha anche sottolineato che il successo di questa missione dipenderà molto dal lavoro di squadra: “Prometto che cercherò di essere un buon pastore per tutti voi e mi sforzerò di sradicare le divisioni e realizzare la ‘Comunione’ che ho scelto come motto episcopale", ha detto, ricordando i suoi sette anni di ministero nella diocesi di Multan . “Lì ho imparato riconoscere le ferite, a non nasconderle” e anzi “ad amarle. A Multan, questa è stata la mia più grande sfida: amare le ferite. La Divina Misericordia ci insegna proprio questo: che nonostante gli errori e le ferite che provochiamo, Dio ci ama ancora, Dio mostra ancora la sua misericordia, Dio ci dice: ‘ti do ancora una possibilità’”. Proprio per curare la ferite - ha sottolineato – è importante “il lavoro di squadra, pregare insieme, perdonare, trattare tutte le persone con rispetto e uguaglianza, fare del bene a tutti, specialmente a chi è contro di te”. Congedandosi dai fedeli il cardinale Coutts, da parte sua, ha voluto esprimere gratitudine ai sacerdoti, religiosi e religiose e fedeli laici dell’arcidiocesi: “Ho lavorato a Karachi per nove anni. Ho fatto tutto quello che potevo. Non sarebbe stato possibile fare quanto ho fatto se i miei preti, suore e laici non avessero collaborato”, ha affermato l’ormai arcivescovo emerito, che ha concluso invitando i fedeli a pregare per il ministero del suo successore. 55 anni il prossimo novembre e originario di Karachi, monsignor Benny Mario Travas è stato ordinato sacerdote e incardinato nell’arcidiocesi il 7 dicembre 1990, dopo avere studiato al Seminario Minore e Maggiore della città. Conseguita la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana nel 1997, ha svolto l’ufficio di Vicario Generale di Karachi e, nel contempo, di quello di Rettore del Seminario Minore S. Pio X della medesima arcidiocesi, nonché di docente al National Catholic Institute of Theology di Karachi. È stato anche Giudice del Tribunale ecclesiastico locale e Membro del Collegio dei consultori e del Consiglio presbiterale. Ha guidato la diocesi Multan dal 29 maggio 2015, dopo aver svolto per 9 mesi l’incarico di amministratore Apostolico della diocesi. (LZ)
12 aprile - PORTOGALLO I cardinali Tolentino de Mendonça, Hollerich e da Rocha guideranno i pellegrinaggi degli anniversari di Fatima
Saranno tre cardinali a presiedere quest’anno a Fatima, in Portogallo, i principali pellegrinaggi internazionali di maggio, agosto e ottobre che saranno incentrati sul tema dell’anno pastorale “Lodate il Signore, che rialza i deboli”. Lo rende noto il portale del Santuario mariano. Il cardinale José Tolentino de Mendonça, portoghese, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa - per la prima a volta a Fatima da quando ha ricevuto la porpora, il 5 ottobre del 2019 - rievocherà la prima apparizione della Vergine alla Cova da Iria. L’arcivescovo di Lussemburgo, e presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea (Comece), il cardinale Jean-Claude Hollerich, guiderà invece il pellegrinaggio di agosto che ricorda la quarta apparizione della Madonna ai tre pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, a Valinhos, il 19 agosto 1917, noto anche come Pellegrinaggio degli emigranti. Il porporato ha uno stretto legame con la comunità cattolica portoghese, si trovava infatti in vacanza in Portogallo quando l’1 settembre 2019 il Papa annunciò che avrebbe tenuto un concistoro per la creazione di 13 nuovi cardinali il 5 ottobre successivo, menzionandolo fra questi. Infine, ad ottobre il cardinale Sérgio da Rocha, arcivescovo di Salvador da Bahia, presiederà l’ultima grande festa all’aperto a Fatima, evocando la sesta e ultima apparizione alla Cova da Iria. I pellegrinaggi degli anniversari di Fatima si inseriscono nella dinamica del triennio del Santuario pensato in preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù prevista per il 2023 a Lisbona. (TC)
12 aprile - EUROPA 20.mo anniversario Carta Ecumenica. Ccee e Cec: operare insieme per un mondo giusto e pacifico
Il 22 aprile 2001 veniva firmata, a Strasburgo, la “Carta Ecumenica”, ovvero “Le linee guida per la crescente cooperazione tra le Chiese in Europa”, un documento fondamentale che mira a preservare e sviluppare la fratellanza tra le Chiese europee. A vent’anni di distanza da quell’evento, il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), e il Rev. Christian Krieger, presidente della Conferenza delle Chiese europee (Cec), hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui rendono grazie a Dio “per la pace che abbiamo sperimentato e per le conquiste del movimento ecumenico globale”, tra cui “i matrimoni interconfessionali”, il raggiungimento di “diversi accordi teologici”, nonché la fioritura di “numerose iniziative interreligiose”. “Le Chiese hanno rafforzato il loro lavoro verso un mondo giusto e pacifico – si legge nel testo - non da ultimo a causa del crescente movimento di persone da altri continenti, e hanno aumentato i loro sforzi per la cura del Creato”. La Carta Ecumenica ha quindi “contribuito e dato nuovo vigore a tutta questa crescita e trasformazione”. Tuttavia, Ccee e Cec mettono in luce che la società e le Chiese attuali “continuano a essere sfidate da tutti i tipi di divisione, vecchie e nuove, che hanno bisogno di guarigione, mentre le disuguaglianze sociali ed economiche richiedono la trasformazione dei nostri atteggiamenti e delle nostre strutture”, così come “le continue minacce alla democrazia e all'ambiente naturale richiedono una rinnovata attenzione alla totalità della vita”. La dichiarazione congiunta non dimentica, poi, che “la ricomparsa di conflitti armati e attacchi terroristici in alcune parti del continente negli ultimi anni richiede pentimento, perdono e giustizia”. Tutti questi fattori, insieme alla “pandemia da Covid-19”, sfidano le Chiese a “ridefinire il loro ministero”, “in spirito di unità”, riaffermando l’impegno a “testimoniare Cristo come nostro Salvatore”. “Siamo consapevoli che l'unità dei cristiani non è solo il risultato dei nostri sforzi umani – si legge ancora nella dichiarazione congiunta - Allo stesso tempo questa unità, per la quale Gesù ha pregato e sofferto, deve essere percepibile in questo mondo”. Di qui, l’invito del Ccee e del Cec a “rafforzare la comunione ecclesiale attraverso la preghiera e l’azione comuni, offrendo al contempo il nostro servizio al mondo per la promozione della giustizia e della pace”. Per celebrare il ventennale della “Carta ecumenica”, il 22 aprile, dalle 19.00 alle 20.30, si terrà un momento ecumenico on line, dal titolo “Siate allegri nella speranza, pazienti nella sofferenza, perseveranti nella preghiera” ispirato al versetto della Lettera ai Romani 12.12. Per partecipare all’evento è necessario iscriversi al seguente link: https://zoom.us/webinar/register/WN__lClRISEQW2ofhF2ufA0aA Si potrà seguire il Livestream su YouTube al seguente link: https://www.youtube.com/channel/UCmNjQop8IRofn3WO4mIDLzg. Un apposito sussidio verrà pubblicato prossimamente in formato elettronico e in diverse lingue. Firmata dal Cardinale Miloslav Vlk e dal Metropolita Jeremias, all’epoca presidenti rispettivamente del Ccee e dalla Cec, la “Carta ecumenica” presenta dodici propositi: rispondere alla chiamata all'unità della fede; annunciare insieme il Vangelo; andare l'uno incontro all'altro; operare insieme; pregare insieme; proseguire i dialoghi; contribuire a plasmare l'Europa; riconciliare popoli e culture; salvaguardare il Creato; approfondire la comunione con l'Ebraismo; curare le relazioni con l'Islam; e infine praticare l'incontro con altre religioni e visioni del mondo. Ad ognuno di questi propositi corrispondono diversi impegni della Chiese, tra cui: difendere i diritti delle minoranze; tutelare i valori fondamentali contro ogni tipo di attacco; resistere ai tentativi di strumentalizzare la religione e la Chiesa a fini etnici o nazionalistici, ricercando una soluzione nonviolenta dei conflitti; migliorare e a rafforzare la condizione e la parità di diritti delle donne in tutte le sfere della vita e a promuovere la giusta comunione tra donne e uomini in seno alla Chiesa e alla società; sviluppare uno stile di vita responsabile e sostenibile; riconoscere la libertà religiosa e di coscienza delle persone e delle comunità ed a fare in modo che esse possano praticare la propria religione o visione del mondo, nel rispetto del diritto vigente; essere aperti al dialogo con tutte le persone di buona volontà, testimoniando la fede cristiana. (IP)
12 aprile - FRANCIA Torna alla grotta di Massabielle la preghiera continua dei cappellani di Lourdes per il mondo intero
Da lunedì scorsa alla grotta del Santuario di Lourdes, in Francia, i cappellani hanno ripreso la preghiera continua. Come per i precedenti confinamenti, si legge sul sito web del santuario mariano, dalle 8 alle 19.30, si prega in diverse lingue per il mondo intero. Oltre alle Messe, sono previsti il tradizionale appuntamento di mezzogiorno dedicato a Maria - in questo periodo pasquale il Regina Coeli -, la preghiera internazionale sette volte al giorno, l’esposizione del Santissimo Sacramento alle 14.30, la recita del Rosario in inglese, francese, spagnolo e italiano, lodi e vespri e altri momenti. È possibile seguire le preghiere on line o attraverso reti televisive collegate, inoltre possono essere presentate intenzioni di preghiera sul portale del Santuario di Lourdes. Compilando un form, le proprie richieste saranno deposte alla grotta di Massabielle. Il Santuario di Lourdes, è aperto, nel rispetto delle norme anti-Covid, dalle 7.45 alle 19. (TC)
12 aprile - PORTOGALLO Legno e plastica riciclata per i Rosari della Gmg 2023
La Giornata mondiale della gioventù che si celebrerà a Lisbona, in Portogallo, nel 2023, guarda con attenzione alla salvaguardia dell’ambiente: per questo, nei giorni scorsi, in vista del mese di maggio, mese mariano per eccellenza, è stato presentato il Rosario ufficiale dell’evento, preparato secondo criteri ecologici. La coroncina di preghiera, spiegano infatti gli organizzatori, “è disponibile in tre diversi modelli e sfida i giovani a dare voce alla spiritualità del popolo portoghese nella sua devozione a Maria”. Nello specifico, sono state progettate due versioni speciali, una in legno e l’altra in plastica riciclata al 100 per cento, entrambi composti dalla Croce della Gmg e dal motto scelto per l’evento, "Maria si alzò e se ne andò in fretta" (Lc 1,39). Sui cinque grani del “Padre Nostro” c'è il riferimento "Gmg Lisbona 2023" stampato nelle lingue ufficiali (portoghese, spagnolo, inglese, francese e italiano). Il terzo modello del Rosario, invece, è quello standard in legno, con la Croce della Gmg. I Rosari sono stati assemblati a mano in una fabbrica di Fatima; per la prima fornitura di quello in plastica, sono stati riciclati circa 175mila tappi di bottiglie. Anche l’imballaggio è fatto di cartone riciclato e usa un linguaggio inclusivo – ovvero il Braille per i non vedenti e i simboli per chi ha difficoltà nella lettura – con lo scopo di rendere la Gmg davvero “un incontro di tutti per tutti”. Il Rosario sarà in vendita dal 15 aprile, ma fin da ora si può prenotare presso i singoli Comitati organizzatori diocesani della Gmg. Il 1.mo maggio, poi, si terrà un momento di preghiera on line, in collegamento con tutti i ragazzi portoghesi. Insieme alla coroncina, è disponibile anche un opuscolo con “I Misteri del Rosario”, per invitare tutti all’orazione. Scritte alla luce del tema della Gmg, le meditazioni sono presentate come un cammino di preparazione spirituale. Nella versione on line, esse saranno accompagnate da una proposta speciale, intitolata “I Misteri della Gmg”, per sfidare i giovani “ad accogliere Gesù nella loro vita, a camminare con Lui, seguire le Sue orme, mostrando a tutti la gioia di credere e vivere”. Nel mese di maggio, “I Misteri della Gmg” saranno disponibili sul web anche in versione audio e nella lingua dei segni. "Come Maria si mise in cammino verso la casa di Elisabetta - scrive il Patriarca di Lisbona, Cardinale Manuel Clemente, nell'introduzione alle meditazioni - anche noi siamo in cammino verso il 2023. Con Maria portiamo Gesù, che attraverso di noi vuole raggiungere molti. Ecco perché la preghiera del Rosario è così importante ". "In un Paese con una forte tradizione mariana come il Portogallo – spiega dal suo canto Monsignor Américo Aguiar, vescovo ausiliare di Lisbona e presidente della Fondazione Gmg Lisbona 2023 - il Rosario non poteva non essere uno degli elementi identificativi della Giornata”. "La preghiera del Rosario – aggiunge - è una delle caratteristiche universali della Gmg. Pertanto, volevamo uno strumento che fosse facile da maneggiare e di grande semplicità, ma forte nei propositi di inclusione e sostenibilità". Intanto, i preparativi per la Gmg proseguono anche nelle singole diocesi: quella di Porto, ad esempio, ha lanciato l’iniziativa “Risvegliarsi per la missione”. Si tratta di un invito rivolto ad ogni ragazzo affinché, insieme alla sua famiglia o al suo gruppo di catechismo, analizzi un continente e scelga un simbolo, un’immagine, una foto, qualche curiosità o alcune personalità rilevanti che ne raccontino la storia dal punto di vista cristiano e missionario. Il materiale raccolto deve essere allestito a mo’ di presentazione in forma di testo, video, danza o disegno e verrà pubblicata il 23 aprile. L’obiettivo dell’iniziativa, spiegano gli organizzatori, è quello di esortare i giovani a “viaggiare idealmente per il mondo e ad aprire il loro cuore alla fraternità”. (IP)
11 aprile - BRASILE È iniziata oggi la 58.ma plenaria dei vescovi, la prima in modalità on line a causa della pandemia
Si è aperta questa mattina a Brasilia, nella sede della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), la 58.ma Assemblea Generale Ordinaria dei vescovi. La messa di apertura, presieduta dal vescovo ausiliare di Rio de Janeiro e segretario generale della CNBB, monsignor Joel Portella Amado, si è svolta nella Cappella di Nostra Signora di Aparecida con una partecipazione limitata, nel rispetto delle misure sanitarie anti-Covid. Fino al 16 aprile, i lavori si svolgeranno in modalità virtuale, attraverso la Piattaforma Zoom. Tema centrale dell’Assemblea è il Pilastro della Parola proposto dalle Linee guida generali per l’azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile. I vescovi studieranno anche le 30 materie previste negli statuti sulla vita della Chiesa e l’evangelizzazione nel Paese, analizzando l’attuale situazione socio-politica. Discuteranno, inoltre dell’anno vocazionale previsto per il 2023 e dell’anno in corso dedicato a San Giuseppe e alla Famiglia. Fra gli altri argomenti all’ordine del giorno anche il Fondo Nazionale di Solidarietà (FNS) e la pandemia di Covid-19. Oggi viene presentato il rapporto biennale 2019-2020 del presidente della Conferenza episcopale, monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, arcivescovo di Belo Horizonte, e si parlerà dei ministeri concessi alle donne da Papa Francesco. (TC)
12 aprile - SPAGNA 25 aprile, Giornata vocazioni native. Vescovi: sostenere vocazioni in terre di missione con preghiera e accompagnamento
Il 25 aprile, IV Domenica di Pasqua nonché Domenica del Buon Pastore, si celebra la 58.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, per la quale Papa Francesco ha diffuso un messaggio dal titolo “San Giuseppe: il sogno della vocazione”. In Spagna, la ricorrenza coincide con la Giornata delle vocazioni native, organizzata tra gli altri dalla Conferenza dei vescovi (Cee) e quella dei religiosi (Confer), che quest’anno ha per motto “Per chi sono io?”. Due gli obiettivi dell’iniziativa, come si legge in un apposito dossier disponibile sul sito della Cee: “Da un lato, risvegliare in tutti i giovani il tema della loro vocazione, dell’aprirsi alla chiamata di Dio per rispondervi con l’essere per gli altri, che sia una famiglia, un lavoro o una consacrazione speciale. Dall’altro, promuovere nella comunità cristiana e nella società in generale le vocazioni cristiane attraverso la preghiera e l'accompagnamento”. Nello specifico delle vocazioni native, i vescovi iberici spiegano che si tratta di quelle che nascono nelle terre di missione e che spesso hanno difficoltà materiali che ne impediscono la maturazione. “Queste vocazioni hanno ricevuto il Vangelo dai missionari che si è radicato nelle loro culture per diventare una chiave per il futuro delle loro Chiese locali”, sottolineano i presuli, ed è quindi importante celebrare la Giornata a loro dedicata. Quanto al tema scelto per l’evento – “Per chi sono io?” - la Cee e la Confer sottolineano che “si tratta di una domanda che Papa Francesco invita ogni giovane a porsi, perché il cristiano è chiamato ad essere ‘per Qualcuno’, per Colui che è in grado di riempire il suo cuore e la sua vita, cioè per Dio”. La vita cristiana, dunque, è “lo sviluppo di quel dono di sé” che nessuno deve perdere, sottolineano i vescovi e religiosi spagnoli, auspicando che tutti i giovani che “desiderano consacrare la loro vita al Padre trovino il coraggio, l’aiuto spirituale, l'accoglienza della comunità e le risorse necessarie per poter realizzare il piano di Dio nella loro vita”. Per questo, è necessario “far sì che i seminari e i noviziati delle giovani Chiese, dove operano i missionari, possano svolgere il loro compito, contribuendo finanziariamente al loro mantenimento”. La Giornata delle vocazioni native, infatti, “cerca di fare in modo che, nelle terre di missione, non manchino i mezzi umani e materiali per realizzare la vocazione sacerdotale e religiosa dei giovani”. Infine, il sito web della Cee riporta alcuni dati sulle vocazioni in Spagna e nel mondo: attualmente, sono 1.066 i seminaristi maggiori in tutte le diocesi iberiche (62 in meno dell’anno precedente) e 126 (ovvero 2 in più) sono stati ordinati sacerdoti. Nei seminari minori spagnoli, invece, sono presenti 827 seminaristi (l’anno scorso erano 890), dei quali 25 (ovvero 3 in più) sono passati al seminario maggiore. Per quanto riguarda gli istituti religiosi e le società di vita apostolica, secondo le statistiche dell’ottobre 2020, si contano 37.286 membri: 28.323 religiose da 302 congregazioni; e 8.963 religiosi da 109 congregazioni. Ciò significa una diminuzione di 1.402 unità rispetto al 2019. Ma le prospettive sono rosee: si contano, infatti, ulteriori 207 novizi e 90 novizie non inclusi nel conteggio precedente. Altri dati arrivano dalla Cedis, la Conferenza spagnola degli istituti secolari, che riferisce di 2.354 membri (36 in meno rispetto all'inizio del 2020). Ma “in tutti i casi – conclude il dossier - il loro carisma è seguire Cristo e vivere il loro impegno apostolico inserito nel mondo”. (IP)
12 aprile - GIORDANIA Uno studio rivela che nonostante le chiusure dei luoghi di culto a causa della pandemia, la pratica religiosa non è diminuita
Il confinamento dovuto alla pandemia di Covid-19 non ha avuto, in Giordania, un impatto sulla pratica dei riti religiosi, anzi se ne è registrato un aumento, mentre diverse iniziative solidali messe in campo hanno dato vita a nuove forme di volontariato. È quanto emerge da uno studio condotto dal Reale Istituto per gli Studi Interreligiosi (Riifs) e dalla Fondazione Friedrich Naumann i cui risultati sono stati illustrati sabato scorso nel corso di un incontro al quale ha preso parte il vicario patriarcale latino per la Giordania monsignor William Shomali. Lo studio, riferisce abouna.org, esamina l’impatto della pandemia di Covid-19 sulla libertà di culto e i cambiamenti avvenuti a causa del blocco delle attività, evidenziando che la chiusura dei luoghi di culto è stata disposta per preservare la salute e la sicurezza della popolazione e che il governo giordano ha voluto così proteggere il bene pubblico e la salute dei cittadini, senza porsi in contraddizione con la costituzione, nonostante alcune difficoltà. I dati raccolti confermano che la maggior parte dei cittadini è stata colpita dalla decisione di chiudere i luoghi di culto, sia a livello spirituale che psicologico, e che le chiusure hanno avuto conseguenze sociali ed economiche. Diverse associazioni religiose, per questo, hanno cercato di mitigare gli effetti economici della pandemia e i sacerdoti hanno lanciato raccolte fondi e sensibilizzato l’opinione pubblica attraverso omelie e preghiere, anche per esortare le persone a liberarsi dalla paura e dalla tensione nei momenti più difficili. Lo studio, dal titolo “La libertà di culto in Giordania durante la pandemia Covid-19”, evidenzia, inoltre, che occorre prestare maggiore attenzione alla salute mentale e aumentare il coordinamento tra governo, organismi decisori, organizzazioni della società civile, sacerdoti, giornalisti ed esperti di varie discipline, al fine di condividere le informazioni sull’epidemia per intensificare gli sforzi nell’affrontarla. Infine la ricerca raccomanda di promuovere la cooperazione con l’Organizzazione mondiale della sanità, di aumentare la collaborazione con le confessioni religiose per diffondere concetti sulla pluralità, l’accettazione dell’altro e per sensibilizzare sull’importanza della vita comune. (TC)
12 aprile - POLONIA Settimana della Misericordia. Vescovi: siamo tutti chiamati ad essere misericordiosi
Guardare al prossimo, ai suoi bisogni e soprattutto “alle sue carenze spirituali e materiali”: essere misericordiosi significa tutto questo. A ricordarlo è Monsignor Wiesław Szlachetka, presidente del Comitato di beneficenza della Conferenza episcopale polacca (Kep), in un messaggio diffuso ieri, 11 aprile, Domenica della Divina Misericordia che in Polonia dà tradizionalmente inizio alla Settimana della Misericordia. L’iniziativa, che si concluderà il 17 aprile, ha per slogan: "Siamo chiamati alla misericordia". “Questo motto – spiega il presule – rende molto chiaro che, in quanto discepoli di Cristo, siamo chiamati alla misericordia, ad essere misericordiosi, ovvero a non giudicare per non essere giudicati, a non condannare per non essere condannati, a perdonare per essere perdonati, a dare perché ci sarà dato”. Si tratta, in sintesi, di “una sensibilità ai bisogni degli altri, specialmente di chi vive in difficoltà” e questa “innata virtù alla misericordia contraddistingue i polacchi”, nei cui cuori “batte il cuore del Buon Samaritano”. Come esempio di tutto ciò, Monsignor Szlachetka cita gli oltre 40 milioni di valuta locale (pari a 8.826.800 euro) raccolti dalla Caritas Polska da marzo 2020 ad oggi: a donarli sono stati singoli cittadini, aziende private e statali, per aiutare attraverso 182 progetti di beneficenza oltre 300mila persone colpite direttamente o indirettamente dalla pandemia da Covid-19. In particolare, anziani, medici e bambini sono stati al centro dei programmi caritativi, destinati anche ai senza tetto, nonché ad ospedali, case di cura ed ospizi ai quali sono stati donati respiratori, letti, mascherine, guanti e tute protettive. Ai minori, invece, sono stati forniti oltre 400 pc portatili per agevolare la didattica a distanza, insieme a numerose borse di studio, utilizzate da 500 studenti. Il tutto grazie all’aiuto di tanti volontari che “si sono impegnati a fornire assistenza a chiunque ne avesse bisogno”, ha ricordato il presule, esprimendo loro un sincero ringraziamento. Ma nonostante le difficoltà vissute dalla Polonia, dove l’emergenza sanitaria ha provocato, ad oggi, più di 2 milioni di contagi ed oltre 58mila decessi, la Caritas nazionale non ha dimenticato quei Paesi che lottano con tanti problemi, come “lo scarso sviluppo economico, la mancanza di infrastrutture mediche, la carenza di sicurezza sociale”. Monsignor Szlachetka cita, nello specifico, zone critiche come la Siria, l’Iraq e il Libano, per le quali è stato avviato il programma caritativo “Da famiglia a famiglia”, realizzato grazie al contributo di 20mila donatori che hanno devoluto oltre 60 milioni di valuta locale, ovvero più di 13 milioni di euro. Nella Settimana della Misericordia, inoltre, il presule esorta i fedeli a “pregare per chi ne ha bisogno. Anche la preghiera per il nostro prossimo, infatti, rientra tra le opere di misericordia, perché la misericordia ha senso solo se deriva dall’amore”. Istituita nel 2013 dalla Kep, la Settimana della Misericordia si pone l’obiettivo di sensibilizzare i fedeli alle necessità altrui. Le sue origini risalgono, tuttavia, al 1937: il 23 febbraio di quell’anno, infatti, si tenne il primo Congresso nazionale dei direttori diocesani della Cartias Polska che stabilì di organizzare le “Giornate della Misericordia”. Sospesi durante la seconda Guerra Mondiale, tali eventi sono ripresi con regolarità nel 1945 fino al 2013, anno in cui la Settimana ha avuto un’istituzione più organica. Durante l’iniziativa, le parrocchie nazionali possono avviare attività di beneficenza ed organizzare celebrazioni specifiche secondo un apposito programma proposto dai vescovi. (IP)
12 aprile - MYANMAR Cardinale Bo: il Paese vive una vera Via Crucis, appello alla misericordia
“Una vera Via Crucis” fatta di “sangue e lacrime”, “tempi bui”, “oscurità e morte”, “ricordi dolorosi”, “madri che piangono i loro figli”: così il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, in Myanmar, ha descritto la situazione del Paese, ad oltre due mesi dal golpe militare del 1.mo febbraio che ha provocato, finora, più di 600 vittime. In un messaggio diffuso ieri, 11 aprile, Domenica della Divina Misericordia, il porporato ha ricordato, in particolare, “la sofferenza umana” vissuta dalla popolazione, facendo riferimento agli avvenimenti di Myitkyina, capitale dello Stato Kachin, nel Nord del Paese: qui, i primi di marzo, suor Ann Nu Thawng, della Congregazione religiosa di San Francesco Saverio, si è inginocchiata supplica davanti alle forze di sicurezza in tenuta antisommossa, supplicandole di non sparare sui giovani manifestanti che protestavano pacificamente. “Il mondo ha guardato con stupore la grande testimonianza sacrificale di fronte allo tsunami del male”, ha detto l’Arcivescovo di Yangon, esortando i fedeli a prendere esempio da questa “testimonianza dell’amore redentore”, perché “nelle tenebre, semplici atti di generosità brillano con grande potenza”. “Le buone azioni sono necessarie ovunque, oggi – ha aggiunto – e il Signore della Divina Misericordia ci ricorda di non avere una fede priva di azione”. Per questo, “la Chiesa è stata vicina alla lotta del suo popolo, chiamata ad accompagnarlo nel sangue e nelle lacrime” che ha versato. Forti dunque della speranza della Resurrezione, il porporato ha invitato i fedeli a ricordare che “la vita nascerà dalla morte” e che “Dio può creare meraviglie anche dalla tomba”. In mezzo a “tutte le grandi sfide che affrontiamo oggi – ha continuato il Cardinale Bo - cerchiamo la misericordia di Dio. I tempi sono bui, il cammino sembra impegnativo, abbiamo bisogno della luce della misericordia di Dio nel Myanmar”, perché questo è il messaggio del Signore: “il perdono di fronte alle tenebre, l'amore di fronte all'odio”. Infine, il porporato ha invocato la protezione “dell’amore della Divina Misericordia” su tutto il Paese, affinché “il cuore di Gesù guarisca tutti: gli oppressi e gli oppressori”. (IP)
11 aprile - ARGENTINA Halina Rozanska de Pokhylyak: “La mia missione in carcere a Buenos Aires con Padre Bergoglio”
“Ho conosciuto Papa Francesco quando era Provinciale dei Gesuiti e lo considero uno dei più grandi pontefici, anche perché continua a manifestare la sua vicinanza agli uomini e alle donne del nostro tempo che stanno vivendo una crisi globale senza precedenti dovuta alla pandemia”. La testimonianza esclusiva è di Halina Rozanska de Pokhylyak, 78 anni, originaria di Leopoli, approdata in Argentina con i suoi genitori dopo la Seconda Guerra Mondiale. All’età di 8 anni, la svolta della sua vita: la notizia della morte della nonna, detenuta in Siberia e vittima del regime comunista. Da allora Halina decide di dedicare la sua vita all’assistenza ai carcerati ed oggi, nonostante l’età, tre figli e 9 nipoti, continua il suo servizio dietro le sbarre a Buenos Aires. Tra le esperienze edificanti della sua missione, l’incontro con Bergoglio: “Ricordo che, sia da vescovo che da cardinale, era solito andare in carcere a visitare detenuti ammanettati alle mani e ai piedi, malati di Aids, con condanne lunghissime. Esigeva che venissero messi in condizioni di interloquire e di solito ci riusciva. Così si sedeva accanto a loro e li confessava come nessun altro sacerdote aveva fatto prima. Dopo il suo passaggio si registravano numerose conversioni” racconta la volontaria che può contare anche sul costante supporto dei suoi tre figli: “Ho perso mio marito due anni fa, ma lo sento sempre vicino. I miei ragazzi mi danno una grossa mano sia economicamente, che materialmente. Recentemente ho avuto bisogno del loro aiuto perché la cappella del carcere doveva essere imbiancata. Mia figlia utilizza il computer al mio posto e legge le carte processuali, dato che è avvocato” rivela Halina. Diverse le esperienze personali che hanno segnato la sua missione. Su tutte quella di un detenuto malato terminale a cui ha insegnato a pregare prima di morire. “Aveva un tumore alla gola e continuava a chiedere una sigaretta. Pur non fumando, me la procurai e il giorno dopo mi recai da lui per offrigliela. Gli donai contestualmente una Bibbia. Mi rispose che non l’avrebbe neanche aperta perché era analfabeta. Espresse comunque il desiderio di pregare e mi chiese di insegnargli il Padre Nostro. Mentre lo recitava, vedevo il suo volto rasserenarsi perché ripensava alla sua famiglia e alla sua terra d’origine, la Patagonia. Mi chiese più volte di accompagnarlo nella preghiera. Rinunciò persino ad una delle sue passioni, il calcio, pur di invocare l’aiuto del Signore. Un giorno insistette perché andassi di domenica e, rinunciando agli impegni familiari, lo andai a trovare e pregai con lui tutto il tempo della visita. Tornai due giorni dopo e le guardie mi dissero che si era spento la domenica sera stessa, accompagnato dal conforto dei suoi compagni”. Parlando del dopo carcere, Halina è convinta che: “Quando una persona torna in libertà, è spaventata e non sa muoversi in società. Spesso commette gravi errori. Non viene accettato dagli altri e non gli vengono assicurati i servizi essenziali di sopravvivenza. La nostra risposta deve essere una sola: amarli” continua Halina, indicando che “Non hanno mai ricevuto affetto ed è questo il motivo principale dei loro errori. Dobbiamo avvicinarli alla preghiera anche se è un compito arduo. Ma possiamo riuscirci attraverso l’amore e la vicinanza”. (DD)
11 aprile - ITALIA Cambiare l’informazione significa cambiare il cuore di chi la fa. Libro-inchiesta di Mons. Interguglielmi sul modo di comunicare nella Chiesa
“Comunicare è sempre stata l’azione fondamentale per la Chiesa, fin dalle origini: Andate e annunciate, dice Gesù dopo la Resurrezione agli apostoli”. E’ l’apertura di “Vi porto una buona notizia. Inchiesta sul modo di comunicare nella chiesa, dall’omelia ai social (Tau editrice), l’ultimo libro di mons. Antonio Interguglielmi che ha voluto raccogliere in un volume tutte le testimonianze che lui stesso ha raccolto durante le trasmissioni andate in onda su Radio Giovani Arcobaleno (emittente web cattolica), per fare il punto sull’uso dei mezzi di comunicazione da parte della Chiesa, in particolare rispetto ai cosiddetti new media. “A partire dalla comunicazione più semplice, ma fondamentale, quella dell’omelia che i fedeli ascoltano nella Santa Messa” spiega l’ex Cappellano Rai, attualmente in missione Fidei Donum nella Diocesi di Fano-Fossombrone-Pergola-Cagli, come Delegato diocesano per le questioni giuridiche. “Tutti i mezzi di comunicazione, in primo luogo radio e televisione, sono controllati dai poteri forti, con meccanismi e logiche che spesso si intuiscono, ma anche sfuggono ai più: tutte le persone ai vertici della comunicazione, chi più chi meno, devono rispondere a questo meccanismo, oggi molto lontano dal Vangelo” spiega mons. Intergugliemi, aggiungendo che “La Chiesa deve tenere un rapporto diciamo istituzionale con questi poteri, ma entrare in tali dinamiche significa alla fine rischiare di doversi adeguare a questa logica”. L’indagine condotta dall’autore parte dal “basso” e chiama in causa giornalisti e professionisti della comunicazione che l’autore conosce personalmente. “Nei miei anni a Saxa Rubra” racconta "mi sono convinto che cambiare l’informazione significa cambiare il cuore di chi la fa, avvicinarlo al Vangelo, quello vero, non di struttura: del resto, questa non è la stessa cosa che ha fatto Gesù quando è venuto tra di noi? Non ha chiamato Ponzio Pilato, Erode o gli altri potenti del tempo, bensì pochi e umili pescatori, nemmeno tanto istruiti. Sono loro che hanno cambiato il mondo”. Secondo il Cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna: “La buona comunicazione offertaci da queste pagine rimette al centro l’individuo, la sua relazione con gli altri, la capacità di accoglienza, la generosità cristiana, l’esempio concreto. Per attuare questo disegno, è necessario comprenderne la dialettica e le sue molteplici possibilità, per un uso efficace ed efficiente” scrive il porporato nella prefazione del volume. “Comunione e comunicazione sono termini in armonia, che rimandano ad una gradevole assonanza, e che sono assimilati dallo stesso significato: mettere in comune, trasmettere, essere in relazione. Si percepisce allora che c’è dunque un vero legame tra la notizia, la Buona Notizia, cioè la comunicazione, e la ripercussione del suo annuncio nel rendere partecipi gli altri, nel far circolare una condivisione positiva e rigenerativa per l’uomo” continua il porporato, precisando che “Prendendo spunto dai tanti inviti di Papa Francesco, l’autore dimostra le grandi possibilità offerte dalla rete che non va demonizzata, per i danni che il suo uso sbagliato spesso provoca, ma una opportunità straordinaria per rivelare la bellezza del messaggio cristiano autentico, a tanti sconosciuta”. Il Card. Zuppi conclude indicando che: “Il pregio di questo testo è che si rivolge a tutti noi, non solo a chi si occupa di informazione o di pastorale, ma a chiunque abbia desiderio di utilizzare tutte le modalità di comunicazione, come strumento di rapporti interpersonali nella fede, come approccio a nuove relazioni cristiane, come sollecitazione a un tipo di vita rinnovato, alla luce della Buona Novella”. (DD)
11 aprile - BRASILE La 58esima Assemblea Generale dei Vescovi si avvarrà del supporto di una equipe di giornalisti esperti
Formula vincente non si cambia. E’ la considerazione che ha spinto i vescovi brasiliani a ripetere le esperienze passate, nel campo della comunicazione, affidando ad un gruppo di giornalisti professionisti dell’informazione religiosa la copertura della 58esima Assemblea Generale (on line a partire da oggi). Affiancheranno i colleghi che prestano servizio negli uffici regionali della CNBB, nelle diocesi e nei singoli centri pastorali della Chiesa locale. Lo staff è coordinato da Manuela Castro, referente per la comunicazione della stessa Conferenza episcopale. Castro si è detta “convinta della bontà della scelta” perché considera “un valore aggiunto” la presenza di un team così qualificato: “La loro esperienza offrirà la possibilità di arricchire di contenuti i dibattiti e di far conoscere quello che emerge nel corso dell’Assemblea”. Dello stesso parere Sara Gomes, dell’arcidiocesi di Salvador alla sua seconda esperienza. “E’ un’enorme opportunità per tutti. Dimostra una unità di intenti e pone al servizio della Chiesa le specifiche competenze” sottolinea. Le fa eco Karina de Carvalho, della Regione Sud 2 della CNBB: “E’ un onore, ma anche una responsabilità” spiega, specificando che si tratta di una sfida duplice: “E’ la prima volta per me e, in più, è on line”. Franklin Machado, della Regione Sud 4 della CNBB, è alla sua terza presenza: “Accolgo sempre con favore l’invito perché ritengo questa esperienza molto formativa. Penso soprattutto alla dimensione dell’evento e alla rilevanza che ha non solo in seno alla Chiesa, ma per l’intero ambito sociale. Avere un contatto con tutte le realtà presenti nel paese è arricchente e le aspettative nei confronti di questa assemblea sono forti.” (DD)
11 aprile - MOZAMBICO “Numeri drammatici”. La testimonianza di un missionario portoghese a Pemba
E’ un “nemico senza volto” quello di cui parla Padre Ricardo Marques, lanciando un accorato appello alla comunità internazionale. Il missionario portoghese, a Pemba dal 2015, parla di “situazione drammatica” quella che stanno vivendo le comunità del nord a seguito degli attacchi terroristici. “Più di 3.000 morti ed oltre 800.000 sfollati in tutta la provincia” rivela all’agenzia stampa dei vescovi portoghesi “Ecclesia” il sacerdote, che è anche parroco della chiesa locale intitolata a Maria Ausiliatrice. Padre Marques parla di “famiglie spezzate” e di migliaia di persone scomparse. “La maggioranza si rifugia nella boscaglia, fuggendo da morte certa, e ci sono persone che non sanno dove si trovano i loro parenti, se sono ancora vivi o morti”. A causa dei combattimenti nella zona tra forze di sicurezza statali e gruppi armati, miliziani jihadisti di al-Shabaab, collegati all’Isis, i civili continuano a fuggire. Un recente attacco dei ribelli nella città costiera di Palma ha costretto alla fuga almeno 11.000 persone, con altre migliaia che sarebbero rimaste intrappolate all’interno dell’area. I civili sono arrivati a proprio a Pemba e a Nangade, Mueda e Montepuez dal 24 marzo, all’indomani dell'attacco. Si tratta per lo più di donne e bambini. “Non conosciamo le motivazioni di quello che sta succedendo” riprende il missionario. “Con l'escalation della violenza, si stanno riaccendendo vecchi rancori. Non possiamo far cadere quanto sta avvenendo in questa parte di mondo nell’oblio. È necessario un intervento urgente, prima che sia troppo tardi. Mi appello, quindi, a tutte le autorità e alle persone di buona volontà, affinché si trovi presto una soluzione che metta fine a questa guerra devastante”. Intanto l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) ha fatto sapere che il numero delle persone costrette alla fuga nel Mozambico settentrionale potrebbe superare la soglia del milione entro giugno se la violenza in corso non si ferma. Padre Ricardo Marques racconta che la popolazione teme che gli attacchi possano interessare presto anche Pemba. “Il pericolo è reale” afferma, aggiungendo che “Finché il governo mozambicano non assumerà un atteggiamento più deciso e non accetterà gli aiuti stranieri, continueranno a registrarsi morti e la possibilità di perdere questa provincia a causa del terrorismo sarà molto alta”. Il missionario sostiene che la sola voce profetica a sostegno di questo popolo martoriato sia quella di Papa Francesco: “Ha denunciato le ingiustizie e le continue violazioni dei diritti umani”. Per quanto riguarda l’impegno della Chiesa, il sacerdote racconta: “Cerchiamo di essere la voce dei senza voce, di dare spazio al grido delle vittime. Cerchiamo di portare parole di conforto e consolazione a tutte le famiglie e, per quanto possibile, in collaborazione con le autorità civili, la Caritas diocesana e alcune ONG, aiutiamo le famiglie più bisognose portando loro beni di prima necessità”. A Pemba gli sfollati sono stati sistemati nelle aree messe a disposizione dal governo ma, secondo Padre Ricardo Marques “vivono senza le condizioni minime di igiene. Si tratta di grandi nuclei, 30/40 persone a famiglia, che occupano un breve spazio di terra. Molti di loro non hanno riparo dal sole e dalla pioggia”. A questo si aggiunge la preoccupazione per la diffusione del Covid, anche se, conclude il missionario portoghese, considerata la drammatica situazione “Il virus non è considerato elemento discriminante per l’accoglienza. Sarebbe una condanna a morte per tanti innocenti”. (DD)
10 aprile - INDIA Convertirsi a un’altra religione si può. La Corte suprema respinge ricorso contro conversioni forzate. Vittoria per le minoranze
Importante vittoria per le minoranze religiose in India. Il 9 aprile, la Corte suprema ha respinto un ricorso presentato da un avvocato membro del partito nazionalista Bharatiya Janata Party (BJP) che chiedeva l’introduzione di una legge nazionale per regolamentare le conversioni ad un’altra religione, confermando che qualsiasi cittadino maggiorenne è libero di scegliere la religione che vuole. Secondo la Corte, infatti, un simile provvedimento sarebbe incostituzionale, in quanto la Legge fondamentale indiana garantisce a ogni cittadino il diritto di professare, praticare e propagare la religione di sua scelta. “C’è un motivo per cui la parola ‘propagare’ è scritta nella Costituzione”, ha sentenziato il giudice. Grande la soddisfazione della Chiesa indiana per una decisione che crea un importante precedente in un momento in cui diversi Stati indiani, sotto la spinta del partito di governo, stanno introducendo ulteriori giri di vite contro le cosiddette “conversioni forzate”. In questo senso si è espresso padre Babu Joseph, ex portavoce della Conferenza episcopale (Cbci). La sentenza arriva "al momento giusto, poiché i gruppi pro-indù chiedono a gran voce una legge nazionale per vietare le conversioni accusando i missionari cristiani di usare mezzi fraudolenti per convertire i dalit poveri e i tribali", ha dichiarato il sacerdote all’agenzia Ucanews. Finora otto Stati indiani hanno introdotto leggi anti-conversione, che spesso prendono di mira le minoranze musulmane e cristiane. Quattro di essi, l’Uttar Pradesh, Uttarakhand il Madhya Pradesh e da ultimo Gujarat, tutti a guida Bjp, hanno recentemente approvato ulteriori emendamenti che estendono il campo di applicazione della normativa esistente al matrimonio, con il pretesto di frenare il cosiddetto "Love Jihad", termine coniato alcuni anni fa per demonizzare i matrimoni tra uomini musulmani e donne non musulmane. Se formalmente queste nuove leggi mirano a punire le conversioni fatte con la violenza o con l’inganno, di fatto, come denunciano i suoi detrattori, vengono utilizzate per criminalizzare tutte le conversioni e limitare la libertà religiosa delle minoranze. (LZ)
10 aprile - AUSTRALIA Morte del cardinale Cassidy. Il cordoglio dei vescovi australiani
"Il cardinale Cassidy ha mostrato non solo abilità diplomatiche e astuzia politica, ma anche autenticità umana e buon senso. C'era una semplicità in tutto questo: la semplicità di un uomo chiamato ad alte cariche nella Chiesa, ma con gli occhi puntati fermamente su Gesù Cristo". Con queste parole l'arcivescovo Mark Coleridge, presidente della Conferenza episcopale australiana ricorda il Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, scomparso stamani all’età di 96 anni nella città australiana di Newcastle. Il cardinale Cassidy era nato a Sydney il 5 luglio 1924. Ordinato sacerdote nel 1949, era entrato nella Pontificia Accademia Ecclesiastica nel 1953, dopo avere studiato Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense di Roma. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede, aveva svolto diversi incarichi in vari Paesi prima di essere promosso nel 1988 da San Giovanni Paolo II a Sostituto della Segreteria di Stato per gli Affari Generali, incarico ricoperto fino al 12 dicembre 1989, quando fu nominato Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, assumendo contestualmente l'incarico di Presidente della Commissione per i rapporti con l'ebraismo. Creato cardinale nel 1991, aveva rinunciato alla presidenza del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani nel 2001 per raggiunti limiti di età. Monsignor Mark Coleridge ricorda lo “stile amichevole e concreto” del suo servizio in Vaticano e in particolare negli anni alla guida del dicastero per l’unità dei cristiani. In un messaggio di cordoglio l’arcivescovo di Sydney, monsignor Anthony Fisher OP, evidenzia la “notevole eredità” lasciata alla Chiesa, “soprattutto nel campo ecumenico": "Pochi altri australiani hanno avuto un impatto così profondo nella Chiesa cattolica a livello internazionale e sono sicuro che continuerà a ispirare i leader della Chiesa per molti anni a venire", afferma il presule. L'arcivescovo di Melbourne, monsignor, Peter A. Comensoli definisce il cardinale Cassidy “un meraviglioso uomo di Dio e servitore della Chiesa e uno straordinario australiano”. (LZ)
10 aprile - PAKISTAN Altre due infermiere cristiane accusate ingiustamente di blasfemia
Ancora due vittime della controversa legge sulla blasfemia in Pakistan. Due infermiere cristiane hanno rischiato il linciaggio e sono attualmente in detenzione in un commissariato di polizia a Faisalabad con l’accusa di vilipendio al Corano, reato punibile ai sensi dell’articolo 295-B del codice penale con l’ergastolo. I fatti – riporta l’agenzia Ucanews – risalgono alla mattina dell’8 aprile. Secondo alcuni colleghi dell’ospedale civile della città, Newish Urooj, una studentessa in infermieristica, avrebbe strappato deliberatamente da un armadio uno sticker contenente una citazione del Corano riferita al Profeta Maometto profanandolo. L’altra infermiera, Mariam Lal , si sarebbe resa complice della profanazione mettendo in tasca l’adesivo. Colte sul fatto, il giorno successivo, quando si sono recate sul posto di lavoro, le due donne sono state aggredite fisicamente e denunciate per blasfemia. L’arrivo della polizia ha evitato il peggio e le due donne sono attualmente in stato di fermo al commissariato, dove ieri è giunta in visita una delegazione di sacerdoti e di membri della Commissione nazionale per la giustizia e la pace guidata dal vescovo di Faisalabad, monsignor Indrias Rehmat. Quello di Newish Urooj e Mariam Lal è l’ultimo di una lunga lista di vittime cristiane della Legge sulla blasfemia (formata dagli articoli 295a, 295b e 295c del Codice Penale pakistano) che prevede l'ergastolo o la pena di morte per il reato di vilipendio al Profeta Maometto, all'Islam o al Corano. Una legge salita agli onori delle cronache mondiali in particolare con il caso di Asia Bibi, liberata dopo essere stata detenuta ingiustamente per anni, e più volte denunciata dalle minoranze religiose del Paese per il suo carattere persecutorio e gli abusi. Un numero sproporzionato di accuse e denunce per blasfemia viene infatti presentato contro le minoranze religiose con effetti devastanti sulla vita degli accusati e delle loro famiglie. Non sono rari i casi in cui le vittime vengono uccise. La legge viene usata dai gruppi islamisti non solo contro le minoranze religiose, ma anche per guadagnare consenso politico e a nulla sono valsi i tentativi di modificare il Codice penale. “Le accuse di blasfemia seguono sempre lo stesso schema”, denuncia a Ucanews suor Genevieve Ram Lal, che condanna l’arresto. “Siamo senza speranza e impotenti. I cristiani rispettano tutte le religioni. Il governo dovrebbe proteggerli ", afferma la religiosa, che dirige l'Organizzazione delle donne cattoliche del Pakistan. Anche una delegazione della Minorities Alliance Pakistan (Map), associazione che rappresenta le minoranze religiose in Pakistan , ha fatto visita al commissariato di polizia dopo l'arresto delle due infermiere. “Abbiamo chiesto di avviare un'indagine sul caso prima di registrare la denuncia che distruggerebbe le loro vite e abbiamo spiegato ai funzionari di polizia che entrambe le infermiere si sono presentate sul posto di lavoro il giorno successivo. Si sarebbero nascoste se fossero state colpevoli", ha dichiarato il presidente del Map Akmal Bhatti. A gennaio, un’altra infermiera cristiana, Tabitha Nazir Gill, era stata schiaffeggiata e spogliata perché accusata di blasfemia in un ospedale di Karachi dove aveva lavorato per nove anni. Da allora la donna è entrata in clandestinità. (LZ)
10 aprile - PAKISTAN Vescovi mettono in guardia i fedeli da un sedicente movimento cristiano che promuove guarigioni in tv
I vescovi pakistani mettono in guardia i fedeli da un sedicente movimento cristiano denominato “Jesus Plus” che sta facendo proseliti in alcune comunità cristiane nel Punjab. A promuoverlo - riporta l'agenzia Ucanews - un pastore, Shakeel Bhatti, grazie a un canale televisivo da lui fondato a Faisalabad, il “Jesus Plus TV International”, che propone sedute di preghiera e guarigione. "Tali termini sono usati per annunci commerciali e servono ad attirare fedeli”, avverte la Commissione per la catechesi della Conferenza episcopale pakistana. “Viviamo nell’era della manipolazione: falsi dotti ingannano sui social media e spingono i fedeli nel pozzo profondo e oscuro della disinformazione. Offrono una fede nuova di zecca nell'avidità o nella ricchezza”, si legge in un comunicato. Secondo il segretario della Commissione, padre Emmanuel Neno, queste sedicenti chiese “Jesus Plus” stanno crescendo nel Paese. "Ma non sono chiese, sono ong", puntualizza all’agenzia Ucanews. Il pastore Shakeel Bhatti respinge le accuse: “Il nostro nome è ispirato ai versetti biblici sulla fusione nell’unico Corpo di Cristo. Ci stiamo semplicemente concentrando sulle chiese domestiche nel Punjab per diffondere il Vangelo. Più di 300 famiglie sono i membri del nostro movimento in tutto il Paese ", ha dichiarato Bhatti. (LZ)
10 aprile - NORD IRLANDA Scontri a Belfast. Chiese: a rischio la pace e il processo di riconciliazione avviato 23 anni fa con l’Accordo del Venerdì Santo
Nonostante gli appelli alla calma del premier britannico Boris Johnson e dell’omologo irlandese Micheál Martin e la morte del Principe Filippo di Edimburgo, non accennano a placarsi le violenze a Belfast, in Irlanda del Nord, teatro da oltre una settimana di violenti scontri tra polizia, gruppi di giovani unionisti fedeli al Regno Unito e altri di avversari indipendentisti, sostenitori della riunificazione con l’Irlanda. Secondo quanto riferisce la stampa locale nella serata di ieri diversi poliziotti sono intervenuti nella capitale nordirlandese, dove gruppi di giovani hanno lanciato molotov e incendiato cassonetti. Il bilancio della settimana è di decine di poliziotti feriti e diversi arresti tra i manifestanti. A scatenare le proteste sono stati l’applicazione del Protocollo sull’Irlanda del Nord previsto dagli accordi sulla Brexit con i controlli al confine marittimo con la Gran Bretagna e la mancata inchiesta sul funerale di un ex membro dell’Ira con la violazione delle norme anti-Covid e la partecipazione di diversi esponenti dello Sinn Fein. Si ipotizza anche la reazione delle gang a recenti operazioni anti-droga che hanno decapitato i vertici di diversi clan locali. Il riaccendersi delle tensioni comunitarie proprio nei giorni in cui ricorre il 23.mo anniversario dello storico Accordo del Venerdì Santo, siglato il 10 aprile del 1998 segnando profondamente il percorso verso la pace nella regione dopo quasi tre decenni di conflitto armato tra cattolici indipendentisti dell’Ira e protestanti lealisti, preoccupa anche le Chiese nord-irlandesi. Preoccupazione espressa lunedì scorso da quattro vescovi anglicani di Armagh, Down and Dromore, Derry and Raphoe e Connor, che hanno lanciato un appello congiunto ai giovani manifestanti all’immediata cessazione delle violenze. “Ogni rimostranza politica e le risposte a queste rimostranze devono rimanere nell’ambito della legalità e va risolta nel rispetto dell’ordine costituzionale”, scrivono i leader religiosi anglicani nord-irlandesi. “Non è mai accettabile che qualcuno attacchi gli agenti di polizia con bombe molotov, pietre e fuochi d'artificio rischiando di causare lesioni gravi o peggio”. “La PSNI [le forze di polizia in Nord Irlanda, ndr] svolge un lavoro straordinariamente difficile e merita il nostro sostegno”, prosegue la dichiarazione. “Le persone possono criticare la polizia, ma c'è una sede per questo, e qualsiasi critica dovrebbe sempre essere espressa con rispetto". I vescovi anglicani hanno quindi esortato i giovani coinvolti negli scontri pensare al loro futuro, ricordando che se arrestati e condannati avrebbero precedenti penali con conseguenze che si porteranno dietro per tutta la loro vita. “Scontrarsi e distruggere non è mai la risposta, serve solo a dividere la nostra comunità", afferma la dichiarazione. Infine, l’appello a tutti alla calma e a non accendere ulteriormente gli animi: “Spetta a tutti noi scegliere con cura le nostre parole e le nostre azioni - in ogni momento - e non fare e dire nulla che possa mettere a repentaglio la pace o sconvolgere il fragile equilibrio da cui dipende il nostro sistema politico”, conclude la dichiarazione. Le conseguenze delle violenze sul lungo e difficile processo di riconciliazione nella regione , nell’anno in cui, tra l’altro, si celebra il centenario della Partition, la divisione dell’Irlanda tra nord e sud, sono stati richiamati anche da Nicola Brady, segretaria generale del Consiglio delle chiese d’Irlanda. “Le violenze sono un pericolo reale, sia in termini individuali che collettivi”, afferma Brady in un’intervista all’agenzia Nev. “Come Chiese vogliamo ricordare a tutti cosa è stato raggiunto con [l’Accordo del Venerdì Santo], che ha rappresentato la fine della violenza. Ma siamo anche molto chiari: la riconciliazione non è finita con la firma di quegli accordi. Continuiamo a lavorare, quindi, per un percorso di pace”. Secondo le Chiese irlandesi, occorre tornare allo spirito di quell’accordo “un momento di grande speranza per il mondo intero”, ricorda la segretaria dell’Icc. "Occorre dire a tutte le parti in causa ‘la tua identità sarà sempre rispettata’, che tu ti consideri irlandese, britannico o entrambe le cose o nessuna delle due. Tutti meritano di essere inclusi e compresi”, ha aggiunto Brady. (LZ)
10 aprile - ETIOPIA Più di sei milioni i cittadini etiopici che hanno beneficiato degli aiuti umanitari della Chiesa locale nel 2020
Sono più di sei milioni i cittadini etiopici di ogni credo e appartenenza etnica che hanno beneficiato dei programmi di aiuto promossi nel 2020 dalla Chiesa cattolica locale attraverso la Commissione sviluppo e affari sociali della Conferenza episcopale (Ecbc). Lo ha reso noto la stessa commissione in un comunicato diffuso questa settimana al termine della sua assemblea annuale alla quale ha presenziato anche il cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba. L’organismo - riporta il blog dell'Amecea, l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale - ha finanziato 189 progetti in vari ambiti: assistenza sanotaria, educazione, fornitura di cibo e acqua potabile, assistenza sociale e pastorale ai rifugiati e sfollati interni. Questo in un anno, il 2020, segnato da numerose calamità: dalla pandemia del Covid-19, all’invasione delle locuste che da oltre un anno infesta il Corno d’Africa, alle alluvioni ai conflitti armati, come quello nel Tigray che oltre a morte e distruzione, ha fatto crescere drammaticamente il numero di persone dipendenti dagli aiuti umanitari nella regione. Secondo il rapporto presentato all’assemblea, oltre ai progetti realizzati direttamente dalla Commissione, la Chiesa cattolica etiopica ha anche raccolto circa 960.000 dollari da partner internazionali che sono stati utilizzati per l'acquisto e la distribuzione di cibo, articoli non alimentari e dispositivi di protezione Covid-19 per il personale che lavora nelle istituzioni sanitarie cattoliche. A questi vanno aggiunti 1.920.000 dollari impiegati per fornire assistenza finanziaria e alimentare agli sfollati interni e al Tigray devastato dalla guerra. E a proposito del conflitto in atto nella regione settentrionale dell’Etiopia, la Commissione ha colto l’occasione per rilanciare l’appello ai belligeranti a deporre le armi e a risolvere il conflitto con il dialogo, denunciando le gravi violazioni dei diritti umani e l’uccisione di migliaia di civili innocenti. Nel Tigray, lo scontro tra l’esercito etiope e i ribelli secessionisti del del Tplf, iniziato lo scorso 4 novembre, ha costretto alla fuga la popolazione e in 60mila hanno cercato rifugio nel vicino Sudan. Complessivamente si stima in almeno 2,3 milioni il numero di tigrigni ridotti all’indigenza, mentre più di 2,5 milioni sono gli sfollati interni. A preoccupare sono anche i circa 96mila rifugiati eritrei ospitati in diversi campi, dove c’è urgente bisogno di assistenza sanitaria, cibo, protezione per le categorie più vulnerabili e accesso all’acqua, indispensabile per le necessità alimentari e per garantire le condizioni minime di igiene. Un milione di persone dipendeva dagli aiuti umanitari già prima del conflitto. Il piano di aiuti della Chiesa cattolica etiopica, le cui strutture e le chiese sono state danneggiate e saccheggiate anche ad Adigrat, comprende la distribuzione di generi alimentari e di prima necessità, ma anche aiuti sanitari, il ripristino dell’agricoltura e l’aiuto ai profughi nei campi in Sudan. (LZ)
10 aprile - ITALIA In arrivo il sussidio ecologico per l’Estate Ragazzi e i Grest
“Non dobbiamo raccontare una storia, ma dobbiamo far vivere ai ragazzi un'esperienza, per cui tutto, dai giochi alle attività, dalle avventure raccontate alla scenografia, coinvolge all'interno di un ambiente e di un tema: quest'anno si è scelto il tema dell’ecologia integrale e della Laudato si’ di Papa Francesco”, nell’Anno speciale di anniversario dell’enciclica del Pontefice del 2015. Così don Valter Rossi, direttore del Dossier Catechista della Elledici anticipa “Sei dei nostri!”, il tradizionale sussidio della editrice salesiana ideato per l’Estate Ragazzi, i Grest, i campi scuola, le realtà cioè che - con centri estivi, animazioni e iniziative - accompagnano i più giovani dopo la fine dell’anno scolastico. Ne è stata un esempio l’Estate Ragazzi voluta lo scorso anno dal Papa all’interno delle mura vaticane, come oratorio estivo animato da giochi, sport e attività ludiche. Il sacerdote salesiano è uno dei curatori dell’edizione 2021, in uscita questo mese. In nove capitoli, il sussidio ospita le vicende di Nonno Eco e della nipotina Jia: “girano per il mondo incontrando vari personaggi, esperti di ecologia, persone impegnate socialmente, ponendo loro domande e cercando, non senza confrontarsi con figure che li metteranno in difficoltà, di aiutare il mondo a migliorare”, spiega don Valter. Il lavoro nasce dalla collaborazione della Elledici con il settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e con varie realtà impegnate nella cura della casa comune. A fare da filo conduttore sono le tematiche proprie della Laudato si’, dalla risposta al grido della terra e dei poveri alla spinta verso altri modi di intendere l’economia e il progresso, dall’adozione di uno stile di vita alternativo, superando l’individualismo, all’istruzione per creare consapevolezza ecologica, dal coinvolgimento comunitario nella cura della creazione ad una spiritualità capace di riscoprire e valorizzare la casa comune. “Quella della Laudato si’ - chiarisce ancora il religioso, che cura i sussidi da fine anni Ottanta - è per noi una rivoluzione vera e propria a livello ecclesiale e della società. Oggi non c'è più l'idea di una proposta religiosa all'interno della Chiesa, delle mura del catechismo o dell'oratorio, ma si tratta di compiere veramente un’uscita: andare verso i problemi per incontrare altre persone, in una collaborazione variegata”. “Ormai i nostri centri estivi - osserva - accolgono ragazzi di ogni tipo, non soltanto quelli del catechismo. Quello della consapevolezza ecologica è poi un terreno comune che trova coinvolti anche giovani di altre etnie: nelle nostre realtà ci sono il cattolico, il non cattolico, il musulmano. Tutti trovano un luogo comune, di coesione”, mette in luce il direttore del Dossier Catechista dell’editrice. Sull’impegno con i più piccoli si sofferma in particolare l’altro curatore del sussidio, Enrico Molineri. Si punta a “trasmettere dei valori ai ragazzi, far conoscere loro delle tematiche molto importanti per la vita, ma - ci tiene a chiarire il cooperatore salesiano - in un modo vivace e avventuroso, rendendoci conto di quanto sia importante trattare bene la nostra casa comune: il senso del sussidio è inoltre quello che, se si affrontano insieme e con gioia, i grandi problemi si riescono a superare”. La storia di Eco, Jia e dei loro amici è corredata da schede tematiche e contenutistiche, approfondimento dell’enciclica del 2015, ma anche da giochi, attività di gruppo e proposte di laboratori, oltre che di preghiere per iniziare o concludere le giornate. Il sussidio è pensato nell’ottica delle restrizioni per il coronavirus, che verosimilmente continueranno a limitare le esperienze di massa dei centri estivi, con gruppi più piccoli di animatori e bambini. “La pandemia in qualche modo ci ha tolto quello che spesso diamo per scontato, la compagnia, la fraternità, lo stare assieme, che sono invece così importanti”, sottolinea don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. “Credo davvero - riferisce - che Estate Ragazzi, quest'anno ispirata alla Laudato si’, sarà ancora più bella, per tornare a stare assieme come un’unica famiglia”, pure nell’ottica dell’ultima enciclica del Pontefice, Fratelli tutti. (GA)
9 aprile - COREA SUD Anno Laudato si’. Vescovi impegnati nella cura del Creato
Sono impegni diversificati e a lungo termine quelli presi dai vescovi della Corea del Sud per l’Anno Laudato si’, iniziato nel 2020 e in corso fino al prossimo 24 maggio. Indetto dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale per celebrare i cinque anni di pubblicazione dell’omonima Enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune, lo speciale Anno ha visto la Chiesa di Seoul approntare un piano settennale di azione collettiva per la salvaguardia dell’ambiente e l’ecologia integrale, con l’obiettivo di ottenere un mondo sostenibile. I vescovi si sono impegnati a lavorare a vari livelli in ogni diocesi, in ogni istituzione e insieme ai singoli credenti per curare il Creato e alleviare le sofferenze dei poveri. "Non possiamo lasciare in eredità alle generazioni future una terra che sta morendo – hanno affermato – La Chiesa cattolica coreana deve partecipare attivamente alla salvaguardia dell’ambiente, in unione con la Chiesa universale”. Arcidiocesi e diocesi del Paese, quindi, hanno dato il via a programmi e attività specifiche: ad esempio, Uijeongbu, diocesi a 20 chilometri da Seoul, ha lanciato ufficialmente il suo "Piano d'azione” a febbraio. Ora, la Commissione diocesana per la Pastorale del Creato sta guidando la campagna di sensibilizzazione per un’azione pastorale che abbia un approccio ecologico integrato alla società, all'economia, alla cultura e alla vita quotidiana. Focus dell’iniziativa sono l’educazione, la solidarietà e la pratica ambientale. La Commissione ha creato, inoltre, un database consultabile on line nel quale sono stati memorizzati documenti e filmati utili per accrescere nei fedeli la consapevolezza sulla crisi provocata dai cambiamenti climatici, soprattutto nel difficile contesto della pandemia da Covid-19. Centrale anche la decisione di puntare sull’agricoltura sostenibile: in un’area allestita presso la Cattedrale locale, si coltiva senza usare pesticidi o fertilizzanti e si irriga senza spreco d’acqua: semplicemente, non si rimuove l’erba tagliata perché trattiene l’umidità. Escluso inoltre l’utilizzo della plastica o di materiali monouso. L’Arcidiocesi di Seoul, invece, si è concentrata sulla “spiritualità ecologica”: per questo, il “Piano d’azione” approntato include la celebrazione di Messe speciali per il pianeta, ritiri spirituali e incontri di preghiera sulla salvaguardia dell’ambiente. L’Arcidiocesi mira a promuovere, poi, l’educazione alla tutela dell’ambiente per tutte le fasce di età, a partire dai bambini per arrivare agli adulti, e per tutte le categorie, dai leader politici a quelli religiosi. (IP)
9 aprile - CANADA Vescovi: eutanasia e suicidio assistito sono un’uccisione deliberata della vita umana
“La nostra posizione rimane inequivocabile: l'eutanasia e il suicidio assistito costituiscono l’uccisione deliberata della vita umana in violazione dei Comandamenti di Dio; essi erodono la dignità condivisa impedendo la considerazione, l’accettazione e l’accompagnamento di coloro che soffrono e muoiono. Inoltre, minano il dovere fondamentale che abbiamo di prenderci cura dei membri più deboli e vulnerabili della società”: con queste parole, la Conferenza episcopale del Canada (Cccb) condanna la recente approvazione del disegno di legge C-7 che amplia la possibilità di ricevere l’assistenza medica per morire (Maid), precedentemente riservata solo a coloro che avevano “una ragionevole prevedibilità di morte naturale”. La normativa infatti espande la Maid a persone che potrebbero non essere a rischio di morte imminente, ma che hanno raggiunto uno stato di “intollerabile sofferenza fisica o psicologica” a causa di una malattia incurabile o una disabilità. In una nota a firma di Monsignor Richard Gagnon, Arcivescovo di Winnipeg e presidente dei vescovi, la Chiesa cattolica canadese ribadisce invece che “la vita umana deve essere protetta dal concepimento alla morte naturale, in tutte le fasi e in tutte le condizioni”, mentre con l’approvazione della nuova legge i malati mentali e i disabili potrebbero ricevere pressioni “fin troppo reali, pericolose e potenzialmente distruttive”. I vescovi, poi, esprimono la loro gratitudine e manifestano il loro sostegno a tutti gli operatori sanitari e i volontari “compassionevoli” che “continuano a difendere la vita resistendo all'eutanasia e al suicidio assistito, promuovendo la cura della famiglia, degli amici e delle persone care nella loro sofferenza, o assistendo i malati e i moribondi”. Di qui, l’appello della Cccb ad incentivare “un accesso rapido alle cure per la salute mentale, al sostegno sociale per i malati di mente e per i programmi di prevenzione del suicidio”, tutelando anche i malati cronici, chi soffre di patologie degenerative o chi vive isolato in strutture per la lunga degenza. Al contempo, i vescovi canadesi citano la Lettera “Samaritanus bonus sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita”, diffusa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel settembre del 2020 e nella quale si afferma:” Il dolore e la morte non possono essere i criteri ultimi che misurano la dignità umana, la quale è propria di ogni persona, per il solo fatto che è un essere umano”. Agli uomini e donne di fede, inoltre, i presuli di Ottawa lanciano un incoraggiamento: “Non perdetevi d’animo. Vi accompagneremo nella preghiera e nella difesa vigile contro una cultura della morte che continua ad erodere la dignità della vita umana nel nostro Paese”. Dalla Cccb arriva anche il richiamo alla possibilità dell’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari che si oppongono all’eutanasia e al suicidio assistito: “Sarebbe inaccettabile – prosegue la nota – se fossero costretti a partecipare ad atti che la loro coscienza considera moralmente sbagliati”. Tanto più che “l'uccisione diretta di una persona non può mai essere considerata un dovere”. Per questo, i presuli si dicono “categoricamente contrari a permettere che l'eutanasia e il suicidio assistito abbiano luogo in istituzioni cattoliche”. Forte inoltre l’esortazione a promuovere le cure palliative che “sono benefiche per le condizioni fisiche, emotive e spirituali di un paziente, specialmente se fornite precocemente”. Esse infatti possono “alleviare e controllare il dolore e la sofferenza fisica, psicologica e spirituale, così come la solitudine e l'isolamento, i sentimenti di perdita di dignità e il peso dell'assistenza spesso sperimentato dalla famiglia, dagli amici e da chi assiste i malati”. “Le cure palliative, e non l'eutanasia o il suicidio assistito, sono la risposta compassionevole e solidale alla sofferenza e al morire”, sottolineano ancora i vescovi canadesi. La chiamata ai fedeli è anche all’impegno ed al coinvolgimento a livello individuale, parrocchiale e comunitario per “continuare a fare pressione sui politici eletti riguardo a questi temi”. “Preghiamo seriamente per una nuova effusione di grazia – conclude la nota episcopale - in modo che la paura e la disperazione sperimentate da molti lascino il posto al coraggio e alla speranza e affinché tutti possano accogliere la chiamata a sostenere i sofferenti e i moribondi con lo sguardo amorevole e compassionevole di Cristo Risorto”. (IP)
9 aprile - ZAMBIA Presidente vescovi: “Tutela minori è responsabilità di tutti, senza eccezioni”
La creazione di un ambiente sicuro per bambini e adulti vulnerabili è responsabilità di tutti, senza eccezioni: lo ha affermato il presidente della Conferenza episcopale in Zambia (Zccb), Monsignor George Lungu, intervenuto in questi giorni ad un incontro virtuale riservato ai responsabili diocesani per la tutela dei minori. “Molto dipende da voi – ha detto il presule – e da tutti coloro che sono un punto di riferimento nelle varie diocesi. La Chiesa ha fiducia in voi ed attinge alla vostra esperienza per rinnovare la pastorale e promuovere la salvaguardia dei bambini”. La Zccb “ha dichiarato guerra al crimine degli abusi sessuali, fisici ed emotivi sui minori – ha sottolineato Monsignor Lungu – così come alla negligenza di chi non offre loro i beni essenziali”, facendoli finire nel dramma dello “sfruttamento”. Per questo, il presule ha richiamato la necessità che la Chiesa si ponga alla guida della lotta senza mezzi termini agli abusi sui minori, per il bene della nazione e delle comunità. Ma per far sì che questa lotta abbia successo, il presidente dei vescovi in Zambia ha esortato combattere un nemico in particolare, ovvero “la promozione di una cultura del silenzio e la morte della sensibilità di fronte a mali sociali così gravi”. “Se la Chiesa soprattutto resta silenziosa e inattiva, come può militare contro l’abuso dei minori?” è stata la domanda fondamentale posta dal presule. Il suo auspicio è stato dunque che i responsabili diocesani di settore riescano a formarsi in modo adeguato per promuovere attività in grado di creare un ambiente sicuro per i minori, sia nelle aree più remote che in quelle più sviluppate del Paese. (IP)
9 aprile -REGNO UNITO Morto Filippo di Edimburgo. Cordoglio unanime di cattolici e anglicani
Sua Altezza Reale il principe Filippo, Duca di Edimburgo “è stato un esempio di lealtà incrollabile e di dovere offerto con gioia”: così il Cardinale cattolico Vincent Nichols, Arcivescovo di Westminster, nel Regno Unito, ricorda in una breve nota il principe consorte della Regina Elisabetta II, scomparso oggi all’età di 99 anni nel Castello di Windsor. “Prego per la Regina e per tutta la famiglia reale – prosegue il porporato – Quanto ci mancherà la presenza e la personalità del principe Filippo, così pieno di vita! Possa riposare in pace”. E il medesimo cordoglio viene espresso anche dal Reverendo Justin Welby, Arcivescovo anglicano di Canterbury, che piange la scomparsa di Filippo e la sua “straordinaria vita di servizio dedito”. Il suo “immancabile sostegno” e la sua “incessante lealtà” alla Regina Elisabetta vengono ricordate dal Reverendo Welby, che in una nota sottolinea come Filippo abbia “costantemente messo gli interessi degli altri davanti ai propri, offrendo un esempio eccezionale di servizio cristiano”. “Maestro nel mettere le persone a proprio agio e nel farle sentire speciali”, il principe di Edimburgo viene ricordato dall’Arcivescovo anglicano anche per “la sua evidente gioia di vivere e per la sua capacità di comunicare con persone di ogni estrazione e percorso di vita”. "L'eredità che egli lascia è enorme – continua la nota - Il suo lavoro con innumerevoli enti di beneficenza e organizzazioni rifletteva i suoi interessi globali e ad ampio raggio su argomenti come l’ambiente, lo sport, il design, l'ingegneria e il dialogo interreligioso”. “Voce profetica” che ha portato “le persone di tutto il mondo ad una nuova preoccupazione e un nuovo impegno in favore del futuro del nostro pianeta”, il compianto principe consorte viene indicato dall’Arcivescovo Welby come un modello da seguire per “la forza d’animo e il profondo senso di impegno al servizio degli altri”, virtù quanto mai necessarie soprattutto ora, in tempo di pandemia da coronavirus. Anche l’Arcivescovo cattolico di Armagh e Primate di tutta l'Irlanda, Eamon Martin, si dice rattristato dalla notizia della scomparsa del Duca di Edimburgo, definendolo in una nota “marito, padre, nonno e bisnonno molto amato”. “È stato un visitatore regolare dell'Irlanda del Nord in relazione al suo diffuso impegno caritativo – afferma il Primate irlandese - La sua visita in Irlanda, insieme alla regina Elisabetta nel 2011, si distingue come un momento di pace e riconciliazione e come una dimostrazione storica dell'importanza della comprensione reciproca e delle relazioni rispettose tra queste isole”. Dall’Arcivescovo di Armagh, infine, giunge la rassicurazione della preghiera per la Regina Elisabetta e la famiglia reale “in questo momento difficile”. (IP)
9 aprile AMERICA LATINA Incontro dei vescovi di frontiera sul tema delle migrazioni
Le nuove preoccupazioni che il fenomeno migratorio sta generando in America Latina e le sfide poste dalla pandemia da Covid-19: sono stati questi gli assi portanti dell’incontro virtuale che ha avuto luogo il 6 aprile tra i vescovi delle diocesi di frontiera di Perù, Bolivia, Cile e Argentina. All’evento hanno partecipato anche padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, i Nunzi apostolici e i responsabili delle Commissioni pastorali per i Migranti dei Paesi interessati. “Riflettere, conoscere, condividere e incidere come Chiesa nei contesti migratori di fronte alle manifestazioni di vulnerabilità dei diritti che si vivono nelle regioni di frontiera – si legge nella nota diffusa al termine dei lavori - è stato l'obiettivo di questo incontro che ha favorito uno spazio di dialogo fraterno, dimostrando la presenza e la rilevanza della Chiesa nei fenomeni sociali di ogni Paese”. “La migrazione è un fenomeno sempre più presente in tutto il mondo ed è presente anche in America Latina – continua la nota - Papa Francesco invita ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti, atteggiamenti che vengono assunti dalla Chiesa latinoamericana e caraibica”. Nello specifico delle regioni di confine, tuttavia – raccomandano i vescovi - questo lavoro con i migranti e i rifugiati “deve essere accompagnato da entrambi i lati della frontiera, cercando di coordinare le azioni per rendere la proposta del Pontefice una realtà”. Da ricordare che, secondo il Rapporto 2019 sullo sviluppo umano realizzato dal Programma Onu per lo Sviluppo, in America Latina il 10 per cento della popolazione più ricca concentra nelle proprie mani una quota di reddito maggiore rispetto a qualsiasi altra regione del pianeta, ovvero il 37 per cento, mentre il 40 per cento della popolazione più povera ne detiene solo il 13 per cento. Le stime quindi parlano di circa 50 milioni di persone che, in tutta la regione, vivono al di fuori dei loro Paesi di origine perché costretti da motivi economici. Questa cifra include tutti coloro che non sono riusciti ad attraversare il confine o che sono stati uccisi o detenuti nel tentativo di attraversarlo. Nel 2020, inoltre, il Sud America e i Caraibi si sono trovati ad affrontare uno dei flussi migratori più grande al mondo: quello dei migranti e rifugiati venezuelani che, a gennaio dello scorso anno, sfioravano già quota 4 milioni, incusi moltissimi bambini. (IP)
9 aprile - MYANMAR Appello di Acs International a pregare perché cessino le violenze nel Paese
Di fronte all’escalation di violenza in Myanmar, Aiuto alla Chiesa che Soffre International invita i cristiani di tutto il mondo a pregare. Il presidente esecutivo della fondazione pontificia, Thomas Heine-Geldern, esorta a sostenere l’appello lanciato da Papa Francesco all’udienza generale del 17 marzo scorso perché cessino le violenze e venga avviato il dialogo. Lo scorso fine settimana si sono verificati gli scontri più sanguinosi dall'inizio del colpo di stato avvenuto l’1 febbraio. Si stima che ad oggi siano oltre 500 le persone che hanno perso la vita. “Secondo gli esperti, nessuna delle parti, né i militari né il movimento per la democrazia, è disposta a ritirarsi - riferisce il presidente esecutivo di Acs -. I militari credono di avere il diritto di terrorizzare le persone alla ricerca di ‘stabilità e sicurezza’. E per le strade, il movimento guidato dai giovani, è deciso a liberare il Paese dalla dittatura militare”. Da qui l’invito di Thomas Heine-Geldern alla preghiera. “Abbiamo bisogno di pace e riconciliazione” afferma il presidente esecutivo di Acs che invita tutti a pregare quotidianamente per il Myanmar. Thomas Heine-Geldern evidenzia che segni di speranza giungono dalla testimonianza della Chiesa cattolica, come le immagini della religiosa inginocchiatasi davanti ai militari per implorare la fine delle violenze. In Myanmar solo l'8% circa della popolazione è di religione cristiana. La stragrande maggioranza è di fede buddista. Acs sostiene la Chiesa cattolica locale finanziando la formazione dei religiosi, l’istruzione superiore dei sacerdoti, la catechesi per i fedeli e progetti finalizzati alla costruzione e ristrutturazione di chiese, cappelle, case parrocchiali, conventi, comunità e centri di formazione. (TC)
9 aprile - ETIOPIA Da Caritas Ambrosiana 10mila euro per gli sfollati del Tigray. Avviata anche una raccolta fondi per assicurare aiuti
Aderendo all’appello della rete Caritas per la crisi nel Tigray, in Etiopia, Caritas Ambrosiana stanzia per gli aiuti immediati un primo contributo di 10mila euro e lancia una raccolta fondi per gli sfollati costretti ad abbandonare le loro case per sfuggire alle violenze. A fronte dell’emergenza che il Paese sta vivendo, Caritas Etiopia ha chiesto un intervento alla rete internazionale delle Caritas per avviare un programma di aiuti. Il piano, riferisce un comunicato di Caritas Ambrosiana, prevede nell’immediato la distribuzione di materiale agli sfollati: materassi, abiti, coperte, utensili per cucinare, taniche e secchi per la raccolta e la conservazione dell’acqua, indispensabili fino a quando non saranno ripristinati i sistemi idrici danneggiati dal conflitto. Per un anno, l’intervento umanitario intende garantire supporto nutrizionale ai minori di cinque anni, assicurare alla popolazione voucher per procurarsi cibo e favorire la ripresa delle attività per il sostentamento familiare attraverso l’acquisto di sementi e animali. Sarà, inoltre, offerto supporto medico-sanitario a bambini e anziani, counselling e supporto psicologico e kit scolastici. Infine si prevedono attività per favorire il dialogo e la convivenza pacifica. Il contributo di Caritas Ambrosiana risponde anche all’invito di Papa Francesco, nel messaggio Urbi et Orbi di Pasqua, a trovare soluzioni pacifiche ai conflitti, come quelli del Tigray dove si registra gli sfollati sono oltre un milione. Nella regione, lo scontro tra l’esercito etiope e i ribelli secessionisti, iniziato lo scorso 4 novembre, ha costretto alla fuga la popolazione e in 60 mila hanno attraversato la frontiera e trovato rifugio nel vicino Sudan. Complessivamente si stima siano 2,3 milioni le persone ridotte all’indigenza e a preoccupare sono pure i circa 96mila rifugiati eritrei ospitati in diversi campi, dove c’è urgente bisogno di assistenza sanitaria, cibo, protezione per le categorie più vulnerabili e accesso all’acqua, indispensabile per le necessità alimentari e per garantire le condizioni minime di igiene. L’Etiopia si trova inoltre a dovere affrontare le invasioni di locuste e la pandemia di Covid-19 e in molte aree la popolazione è in una condizione di grave insicurezza alimentare. Fonti locali riferiscono che si sono già registrati i primi morti per fame. “Invisibile agli occhi dell’Occidente, la tragedia del Tigry rischia di essere dimenticata. Proprio, invece, le testimonianze raccolte dalla Caritas locale riferiscono di uccisioni di civili e di una situazione di estrema povertà - afferma Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. Non è possibile voltarsi dall’altra parte. È con questo spirito che abbiamo aderito alla richiesta di aiuto che Caritas Etiopia ha lanciato e invitiamo chi può a dare il proprio contributo e a vincere l’indifferenza nei confronti del grido di aiuto proveniente da altri Paesi”. (TC)
9 aprile - GHANA Bambino ucciso da due adolescenti. Appello vescovi alla conversione morale del Paese
Si chiamava Ishmael Mensah Abdallah, aveva solo dieci anni e il 3 aprile, Sabato Santo, è stato ucciso a Kasoa, in Ghana. A compiere il delitto sono stati due adolescenti, spinti da un duplice movente: il sequestro a scopo di riscatto e la consegna della vittima ad un presunto mago che avrebbe praticato un rito per ottenere la ricchezza in poco tempo. Una vicenda che la Conferenza episcopale nazionale (Gcbc) definisce “scioccante, triste e raccapricciante”: in una nota a firma del loro presidente, Monsignor Philip Naameh, i vescovi deplorano fortemente l’accaduto e chiedono “interventi urgenti” per evitare che simili episodi possano ripetersi in futuro. Ma soprattutto la Gcbc sottolinea la necessità di affrontare il tema della ricchezza che nel Paese viene cercata sempre più in modo parossistico e rapido. “Viviamo in una nazione – scrivono i presuli – in cui la ricchezza viene celebrata e posta al di sopra di tutto, in cui i ricchi sono venerati senza mettere in discussione la fonte dei loro possedimenti, in cui le buone qualità di un leader sono equiparate alle donazioni che fa, in cui le persone credono di dover fare i soldi in ogni modo, perché il fine giustifica i mezzi”. Ma “l’orribile delitto” di Ishmael, prosegue la nota, dovrebbe servire da “campanello d’allarme” per far comprendere “al popolo e alla nazione” quanto si sia andata smarrita “la bussola morale”. Al contempo, la Gcbc esorta chi di dovere ad “agire rapidamente per affrontare simili minacce alla sicurezza nazionale”, mentre i mass-media vengono invitati a non dare spazio alle “attività fraudolente” di presunti maghi che “propagano il male”, promettendo “di rendere le persone ricche in un breve periodo di tempo”. Bisogna “tracciare un nuovo cammino – ribadiscono ancora i presuli – se vogliamo costruire un Paese in cui le persone sappiano apprezzare la necessità del duro lavoro, dell'onestà, dei valori, dell'integrità e del desiderio di un vero raggiungimento della ricchezza che non sia avido, ingannevole e ad ogni costo, come quello attuale”. Infine, la Chiesa cattolica del Ghana affida l’anima del piccolo Ishmael alla misericordia di Dio e prega per la sua famiglia e “per i tanti adolescenti fuorviati nel nostro mondo moderno”. (IP)
9 aprile - STATI UNITI Cardinale Dolan: “È ora di tornare a Messa!”
“È ora di tornare alla Messa!” Con questa esclamazione, il cardinale Timothy Dolan, il 7 aprile, sulla pagina web dell’arcidiocesi di New York ha invitato i cattolici a tornare alla Messa domenicale. Un anno fa, ha ricordato il porporato, "vi abbiamo consigliato di non venire in chiesa. Non abbiamo avuto scelta, poiché le sagge linee guida sanitarie ci hanno imposto di chiudere gli edifici della nostra chiesa", per fermare la diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, e abbiamo trasmesso le Messe attraverso i mezzi di comunicazione, pur sapendo che non era certo la stessa cosa. In estate, poi, quando le restrizioni si sono attenuate e l'arcidiocesi ha ripreso le celebrazioni alla presenza dei fedeli, le parrocchie “sono state all'altezza della situazione”, - ha aggiunto - osservando una scrupolosa igiene e rispettando i protocolli sanitari. In questo modo, i parrocchiani "gradualmente hanno cominciato a tornare" in chiesa. Ma ora, in un momento in cui sempre più persone vengono vaccinate e la gente partecipa sempre più alle attività pubbliche, dobbiamo dire “basta alla gradualità, è ora di tornare alla Messa domenicale". “Molti cattolici – ha osservato - stanno già tornando alle attività pubbliche senza partecipare alla Messa, e dovrebbero tornare in Chiesa". “Noi riconosciamo Gesù nella Messa e nella Santa Comunione” ha scritto il cardinale Dolan. “Entriamo di nuovo nel mistero eterno e infinito della sua morte sulla croce e risurrezione dai morti. Ogni Messa domenicale è il rinnovarsi dell'Ultima Cena, del Venerdì Santo e della Pasqua". Osservando, dunque, scrupolosamente tutte le misure precauzionali, ha ribadito il proporato, “è ora di tornare alla Messa domenicale!” I cattolici, ha infine precisato, continueranno comunque ad essere esonerati dal precetto festivo per motivi seri di salute e di età. (AP)
9 aprile - RD CONGO Violenze nell’est del Paese. Appello vescovi: “Non uccidete i vostri fratelli!”
Oltre 6mila morti a Beni dal 2013 e più di 2mila a Bunia solo nel 2020; 3milioni di sfollati e 7.500 persone rapite; case e villaggi bruciati, scuole e centri sanitari distrutti, edifici amministrativi saccheggiati; animali, campi e raccolti depredati. Sono questi i drammatici numeri del conflitto che attanaglia il Nord Kivu e l’Ituri, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dove da anni si verificano scontri e massacri tra diversi gruppi armati. Per questo, il Comitato permanente della Conferenza episcopale nazionale (Cenco) ha diffuso un messaggio in cui esorta a porre fine alle violenze: “Smettetela di uccidere i vostri fratelli! – implorano i presuli, rivolgendosi a tutte le parti in causa – Il loro sangue grida dalla terra”. Il documento sottolinea “la morte, la desolazione e gli sfollamenti” che la popolazione locale è costretta a subire e ricorda che, a metà gennaio, una delegazione composta da membri della Cenco e dell’Aceac (Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa centrale) ha compiuto una visita di solidarietà nelle diocesi di Goma, Butembo-Beni e Bunia, proprio per “ascoltare e confortare” i fedeli, portando “un messaggio di pace e di speranza e un appello all’unità”. Nei prossimi mesi, invece, è prevista una visita pastorale nel Sud Kivu, dove la situazione è altrettanto preoccupante. Punto per punto, dunque, la Cenco ripercorre gli incontri avuti in Nord Kivu e in Ituri, cercando di analizzare “le cause profonde” del conflitto che sembra essere di varia natura: in Nord Kivu, esso è sia “comunitario”, ovvero dovuto ad “una strategia di occupazione delle terre” e “all’arrivo improvviso e massiccio di popolazioni provenienti dall’Uganda”; sia “religioso”, poiché secondo alcuni interlocutori dei vescovi è in atto una sorta di “islamizzazione della regione” a scopo politico. In Ituri, invece, la situazione “è molto più complessa”, perché “la crisi è ricorrente e sfaccettata”: i gruppi armati qui presenti sono più di cento e spesso sono spalleggiati o strumentalizzati da alcuni leader politici; l’esercito regolare di stanza nella regione, invece, non ha alcun potere, nonostante i vescovi riconoscano “i grandi sforzi compiuti dai militari regolari per frenare massacri e saccheggi”. La realtà è che i problemi sono endemici, prosegue la Cenco: i soldati sono demotivati, anche a causa di una scarsa retribuzione; l’eccessivo numero dei centri di comando ne disperde le forze, a vantaggio della criminalità; il livello di infiltrazione di ex ribelli sospettati di complicità con il nemico è alto; la corruzione di alcuni ufficiali che “si preoccupano di più dei propri affari che delle operazioni militari” è frequente; le frontiere sono “porose” e facilitano l’ingresso di uomini armati dai Paesi vicini. L’unica costante, sottolineano i vescovi congolesi, è che “la vittima principale” di tutta questa situazione è la popolazione che “ha la sensazione di essere abbandonata” dallo Stato. Le tante promesse fatte dal governo sul ristabilimento rapido della pace, infatti, sono rimaste lettera morta, mentre la leadership politica appare sempre più negativa, perché sembra “fomentare i conflitti per trarne profitto, approfittare della crisi per saccheggiare le risorse naturali del Paese ed assistere impotente al suo sgretolamento”. Grave è anche la condizione del sistema giudiziario, affermano i vescovi, ormai sempre più debole e schiacciato dall’impunità, mentre “gli ex detenuti tornano a compiere violenze perché non riescono essere reintegrati nella comunità civile”. La Cenco chiama in causa, poi, la Monusco, ovvero la missione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Paese: nonostante essa punti alla riapertura di alcune sue basi che sono state chiuse e creda nella possibilità che la nazione esca dalla crisi, tuttavia la Monusco è “accusata dalla popolazione di passività e persino di complicità”. “La sua presenza è vista ormai con sospetto e scetticismo – si legge nel messaggio episcopale - perché non è riuscita a fermare i massacri, anche quando sono avvenuti a pochi metri dalle forze Onu”. Conclusa questa analisi capillare dalla quale emerge che “nell’est della Repubblica democratica del Congo serve una combinazione di sforzi a diversi livelli per superare una realtà molto complessa”, i vescovi fanno alcune raccomandazioni ed auspicano: una riforma strutturale del governo; una migliore gestione dell’esercito, con la rimozione di tutti gli ufficiali collusi; un rafforzamento della logistica per prevenire gli attacchi dei miliziani e ridurre, così, la perdita di vite umane; l’avvio di un’operazione militare su larga scala, sotto l’autorità del Consiglio di sicurezza dell’Onu; il disarmo e il reintegro sociale dei soldati smobilitati, per evitare che vadano ad ingrossare le fila dei miliziani; “la creazione di un quadro permanente di consultazione per la coesione e la pace nell'est del Paese, guidato da un Osservatorio scientifico multidisciplinare, e il coinvolgimento dei leader locali nella sensibilizzazione alla convivenza pacifica”. Allo stesso tempo, la Cenco chiede di sviluppare nelle zone di conflitto “spazi di dialogo” basati sulla “promozione dei valori di cittadinanza”, insieme allo sviluppo di “un partenariato bilaterale e multilaterale con i partner internazionali”. “La guerra è la madre di tutte le miserie, colpisce tutte le sfere della società e compromette il futuro dei nostri figli – sottolineano ancora i vescovi congolesi - Invitiamo coloro che sono presi dallo spettro della divisione a comprendere che è attraverso l'amore e l'unità che il male può essere vinto e la violenza spezzata”. Di qui, l’invito ad “un tempo di preghiera per la pace nell'est del Pese”, perché il dramma di questa regione “riguarda l’intera nazione”. “Siamo tutti invitati ad assumerci le nostre responsabilità e a rafforzare i nostri legami di solidarietà e fratellanza”, ribadiscono i presuli. Dal suo canto, la Cenco garantisce il suo impegno “nell’accompagnare il processo di costruzione della pace e della coesione sociale, nel consolidare la fraternità tra i popoli e le comunità, affinché i nemici si tendano la mano e gli avversari accettino di percorrere un tratto di strada insieme”. Il messaggio si conclude con un’invocazione alla Vergine Maria, Regina della Pace. (IP)
9 aprile - LIBANO Aiuti del Mecc alle persone in difficoltà e ai più fragili a causa della pandemia e del disastro al porto di Beirut
Kit per l’igiene, dispositivi anti-Covid, pacchi cibo e utensili da cucina sono stati distribuiti in Libano dall’Ufficio di Beirut del Dipartimento di Assistenza e Soccorso – Diakonia del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc) a 1.125 persone residenti nella capitale e sul Monte Libano. L’esplosione del 4 agosto dello scorso anno al porto di Beirut e la pandemia hanno avuto gravi ripercussioni sulla vita di molte famiglie che da mesi si trovano in difficoltà. Il Mecc sta sostenendo economicamente i gruppi più colpiti e bisognosi; in collaborazione con i membri del Comitato ecumenico per il soccorso di Beirut, in rappresentanza delle Chiese, stanno ricevendo aiuti in denaro 375 famiglie, mentre buoni alimentari sono stati distribuiti a 72 famiglie. Il programma di aiuto viene portato avanti in collaborazione con diverse organizzazioni internazionali, fra le quali Act Alliance (ACT), Norwegian Church Aid (NCA), FIDA ed Emergency Relief & Development Overseas (ERDO). Il Mecc ha anche offerto supporto psicologico a donne e bambini che a causa della pandemia hanno avuto ripercussioni negative sulla salute mentale. Otto sessioni, in particolare, hanno coinvolto 12 donne che si sono trovate ad affrontare problemi dovuti alla solitudine, in particolare dopo il blocco imposto dal Covid-19. Supporto psicologico è stato offerto anche ad alcune donne che vittime violenza di genere, isolamento culturale ed esperienze traumatiche. Dodici bambini, invece, hanno beneficiato di 4 sessioni di supporto psicosociale che hanno svolto un ruolo prezioso nel promuovere il loro benessere e la loro resilienza. I piccoli hanno partecipato a molti giochi e attività ricreative sviluppando capacità e risorse per affrontare sfide emotive e sociali. (TC)
9 aprile - CILE "Diamo da mangiare a Gesù 2021": campagna di solidarietà dell’arcidiocesi di Concepción
Monsignor Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción, ha inviato un messaggio all’intera comunità – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, invitandola a partecipare alla campagna di solidarietà, che prende il via oggi, 9 aprile, dal titolo "Diamo da mangiare a Gesù 2021", organizzata dalla sua arcidiocesi. L’iniziativa ha lo scopo di raccogliere fondi per finanziare le mense di fraternità e per aiutare chi ha più bisogno in questo complesso scenario generato dalla diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese. Il presule ha raccontato di aver messo in vendita, in questa occasione, i suoi quadri, dipinti durante la pandemia, “per trasformarli in cibo”. “Dal 9 aprile di quest'anno - ha annunciato - potrete vederli su Instagram e su Facebook". Nella speranza "che a nessuno manchi il necessario per vivere durante questo rigido inverno che si avvicina”, l’arcivescovo ha sottolineato come anche la bellezza e l'arte possano trasformarsi in solidarietà. “Vi invito ad aiutarci” ha concluso. “Che Dio vi benedica”. Chiunque volesse contribuire alla campagna, può farlo, usando le seguenti coordinate bancarie: Fundación Social Laudato si’ 53.333.903-4. Conto corrente – Banco BCI 28270843. (AP)
9 aprile - TERRA SANTA Ieri a Gerusalemme lo scambio degli auguri di Pasqua fra le diverse confessioni di fede cristiana interrotto lo scorso anno a causa del Covid
Si è svolto ieri mattina a Gerusalemme, presso la Custodia di Terra Santa, lo scambio degli auguri di Pasqua fra le diverse confessioni di fede cristiana. Lo scorso anno il tradizionale appuntamento è stato cancellato a causa della pandemia. Quest’anno, nel rispetto delle norme sanitarie, l’incontro si è rinnovato. Ad accogliere le delegazioni il custode di Terra Santa, fr Francesco Patton, il vicario custodiale, fr Dobromir Jasztale, e una delegazione di frati francescani del convento di San Salvatore. Ad arrivare per prima, riferisce il portale della Custodia di Terra Santa, è stata la delegazione dei greci ortodossi, guidata dal patriarca Teofilo III che ha voluto sottolineare la vicinanza, in questo periodo particolare, a tutte le persone che hanno sofferto a causa della pandemia. “Oggi, qui, celebriamo con gioia la possibilità di vedere una luce in fondo al tunnel” ha detto Teofilo III. Il patriarca ortodosso ha aggiunto che “per Gerusalemme è importante celebrare la Pasqua perché questo posto deve essere il testimone perenne della risurrezione”, e che “con il Santo Sepolcro che abbraccia tutte le comunità” viene dimostrata “la necessità di portare la luce della resurrezione”. I rappresentati della chiesa Etiope hanno invece ricordato che occorre “profondamente ringraziare Dio per questo tempo più sereno in cui ci viene permesso di festeggiare la Pasqua”. “In questo tempo di pandemia è necessario dare un messaggio di gioia, senza parlare di tristezza e malattia ma dobbiamo dare forza”, ha affermato, invece il rappresentante della delegazione copta, mentre quello della chiesa ortodossa siriaca ha chiesto l’intercessione di Dio per la pace nel mondo e la guarigione degli ammalati, soprattutto in questo anno di pandemia. Una delegazione della Custodia si è recata al patriarcato cattolico greco-melchita, e infine, al termine della mattinata, i francescani della Custodia hanno ospitato il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa. (TC)
9 aprile - PORTOGALLO Azzorre: apre al pubblico il Museo di Arte Sacra di Horta
Il 29 maggio, il vescovo di Angra, monsignor João Evangelista Pimentel Lavrador, presiederà la cerimonia di apertura del Museo di Arte Sacra di Horta, nella Chiesa di Carmo (isola di Faial), alle ore 20. Il nuovo spazio museale, al cui interno sono conservati più di mille pezzi, aprirà con quattro mostre: “Il Barocco nell'isola di Faial”, “Maria nell'arte”, “I Santi penitenti del Terzo Ordine francescano” e “La collezione trionfale del XVIII secolo della Chiesa di Carmo”. "Vogliamo, in primo luogo, che questo sia uno spazio per l'apprezzamento dell'arte e del patrimonio artistico, ma non solo. Il nostro desiderio è quello di continuare all'interno di ciò che è l'arte sacra e dare nuovi contributi", ha riferito al portale di “Igreja Açores” il direttore del Museo di Arte Sacra di Horta, padre Marco Luciano Carvalho. "Non possiamo limitarci a ciò che esiste – ha aggiunto padre Carvalho -, dobbiamo introdurre pezzi contemporanei che ci aiutino a colmare il divario tra arte e fede, e tra questi due aspetti e la vita", e ci aiutino a creare uno spazio "di dialogo" tra la storia e il presente. Il Museo riunirà il patrimonio del Terzo Ordine di Carmo, del Terzo Ordine di San Francesco, e altri pezzi diocesani e dell'isola di Pico, con lo scopo di trasmettere la storia della Chiesa di Faial e delle Azzorre. Inoltre, nel Museo sarà esposto anche il primo paramentario della diocesi di Angra e, nella Chiesa di Carmo, una collezione di immagini del XVI e XVII secolo. I lavori di ristrutturazione delle sale della Chiesa di Carmo, assegnate al Museo, sono iniziati l'estate scorsa e "stanno procedendo bene". "Abbiamo avuto un grande sostegno da parte del Municipio di Horta – ha sottolineato il sacerdote -, anche se abbiamo bisogno urgente di fondi". (AP)
9 aprile - ITALIA Le celebrazioni di domenica a Gela, dove dal 2013 opera la Piccola Casa della Misericordia voluta dal Papa
Giornata ricca di celebrazioni l’11 aprile a Gela, dove nella domenica della Misericordia si festeggerà anche la Piccola Casa della Misericordia fondata da don Pasqualino di Dio, su suggerimento di Papa Francesco, come segno concreto della misericordia di Dio. L’idea è nata nel 2013, quando don Pasqualino, dopo aver preso parte, il 17 marzo, alla prima messa pubblica di Francesco, viene ricevuto in udienza. Era il 24 aprile, il giovane sacerdote parlò al Pontefice della sua diocesi, Piazza Armerina, delle difficoltà di tante famiglie e di quanti avevano bisogno di aiuto. Francesco suggerì di dar vita a un’opera di carità che aiutasse i poveri. Oggi, la Piccola Casa della Misericordia, che cerca di attualizzare il messaggio biblico della misericordia attraverso la spiritualità delle 3 P, Pane, Parola e Poveri, è un centro di numerose opere, svolte insieme alla Cooperativa sociale “Raphael”. Ha una mensa, un poliambulatorio medico, un dormitorio, un centro di ascolto, un emporio di abbigliamento, laboratori di cucito, falegnameria e ceramica, e ancora distribuisce pacchi alimentari, offre consulenze professionali, mediazione familiare, servizi di trasporto a persone in difficoltà e corsi di recupero scolastico. Nella Casa collaborano 150 volontari e sono in tanti a sostenere le varie attività rivolte a circa 750 famiglie. Nella chiesa di Sant’Agostino di Gela, domenica, per celebrare la Divina Misericordia, alle 15, è prevista l’adorazione eucaristica, alle 16 la celebrazione eucaristica, alle 17 l’esortazione e la preghiera d’intercessione guidata da Ironi Spuldaro, membro del Rinnovamento carismatico cattolico del Brasile, alle 18 la relazione di padre Ermes Ronchi “Paternità responsabile e creativa” e infine alle 19 la Messa solenne presieduta dal vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana. “Tutti i servizi che si svolgono presso la Piccola Casa della Misericordia - afferma don di Dio - hanno il loro fulcro nella meditazione quotidiana della Parola del giorno e nell’adorazione eucaristica perpetua; da qui arrivano la forza e la provvidenza. L’emergenza che stiamo vivendo oltre che sanitaria, è diventata sempre più un problema sociale - aggiunge il sacerdote - colpendo soprattutto chi già viveva in condizioni di difficoltà o di fragilità e creando nuove forme di povertà”. I volontari della Casa non si sono mai fermati e quotidianamente sono andati incontro alle varie richieste giunte al numero telefonico del centro d’ascolto. Tante quelle di chi è stato costretto a chiudere la propria attività commerciale o fa fatica ad arrivare a fine mese. Molti chiamano per una semplice parola di conforto, per chiedere beni di prima necessità, servizi a domicilio agli anziani o a chi si trova in quarantena, mascherine, preghiere, oppure manifestano situazioni di disagio per la difficoltà a pagare i canoni di locazione. “Questa emergenza è diventata anche spirituale - sottolinea don Di Dio - ci stiamo rannicchiando nelle preoccupazioni, nelle paure, nel sospetto. Dobbiamo essere fortemente realisti, prudenti, custodire la vita nostra e dei fratelli, dono più grande che Dio ci ha fatto, ma noi cristiani dobbiamo anche essere segno di speranza nel mondo, essere luce, lievito (…) Questo - conclude il fondatore della Piccola Casa della Misericordia - è il tempo dell’azione, il tempo dell’unità e della solidarietà verso coloro che vivono un disagio socio-economico-spirituale”. (TC)
9 aprile - ECUADOR Presidenziali. Episcopato: Il voto è un dovere civico e morale
In vista del secondo turno delle elezioni presidenziali, l’11 aprile, che vedranno al ballottaggio il candidato progressista Andrés Arauz (Unes) e quello conservatore Guillermo Lasso (Creo-Psc), per stabilire chi dei due sarà il successore del presidente Lenin Moreno, il Consiglio di Presidenza della Conferenza episcopale ecuadoriana, dopo l’appello lanciato il 5 gennaio scorso ai politici e ai cittadini, in un comunicato dal titolo “Rifessione e decisione”, diffuso ieri sulla sua pagina web, ha voluto ricordare alcuni aspetti importanti. Rivolgendosi agli ecuadoriani, il Consiglio ha innanzitutto ribadito l’importanza, in uno Stato democratico, della partecipazione di tutti i cittadini al processo elettorale. Ha sottolineato il “dovere civico” di dare la propria opinione e decidere della ”vita politica, civile e comunitaria del Paese, in modo onesto e trasparente". “È un dovere civico e morale – si legge nel comunicato - cercare, coscientemente e onestamente, coloro che sono più capaci di affrontare, con realismo e speranza, le crisi sanitarie, economiche ed etiche che oggi segnano la realtà personale, familiare, lavorativa e sociale degli ecuadoriani”. I presuli, nel loro messaggio, hanno sottolineato l’importanza del voto per il futuro del Paese. È con il nostro voto infatti – hanno osservato - che “facciamo la storia e generiamo progresso o regresso, occupazione o disoccupazione, sicurezza o insicurezza, onestà o corruzione, giustizia o impunità”. Per questo è necessario che esso esprima, rispettando chi la pensa diversamente da noi, i nostri valori, i nostri sogni, la nostra fede, fede cristiana che “non può essere vissuta solo nella sfera privata e individuale”, ma anche nell’ambito “del servizio, del dono di sé, dell’impegno e della trasformazione della società”. Da parte loro, gli attori politici, hanno osservato i vescovi, “hanno la responsabilità etica di offrire soluzioni che rispondano ai bisogni della popolazione, liberi da qualsiasi forma di demagogia che minacci la verità e la giustizia”. Chiunque verrà eletto, quindi, hanno concluso, avrà il dovere di governare il Paese “nel dialogo, nel rispetto e nella collaborazione con tutti i settori della società”. (AP)
8 aprile - OLANDA Aperte le iscrizioni per il programma di leadership interreligiosa di Emoena
Si sono aperte ieri le iscrizioni al programma di leadership interreligiosa promosso da Emoena, associazione interreligiosa che comprende anche strutture della Chiesa cattolica olandese: a riferirlo, infatti, attraverso il sito della Conferenza episcopale d’Olanda, è il vescovo responsabile per il Dialogo interreligioso, monsignor Herman Woorts. Il presule è uno dei membri del Consiglio dei fondatori di Emoena e raccomanda questo programma al suo pubblico di riferimento nella Chiesa Cattolica Romana. L’organizzazione offre un programma di leadership di diciotto giorni progettato per i professionisti che stanno cercando di aumentare la loro alfabetizzazione filosofica, acquisire capacità di dialogo e costruire ponti tra le persone e le comunità. Il programma è rivolto a sacerdoti, pastori e professionisti religiosi: negli ultimi anni, infatti, hanno partecipato soprattutto preti, rabbini, imam, pandit, pastori e professionisti che hanno a che fare con la diversità filosofica, come insegnanti, assistenti spirituali e funzionari pubblici. Durante diciotto giorni di workshop, distribuiti nell'arco di un anno, i partecipanti affrontano diversi argomenti comuni a tutte le religioni, come la sostenibilità, la violenza, il genere e la tolleranza. Sono previste anche visite a musei e luoghi sacri. (RB)
8 aprile - SVIZZERA A maggio a Ginevra torna il festival del cinema religioso “È una fede”
Tornerà dal 5 al 9 maggio il festival cinematografico religioso “È una fede” organizzato dalla Chiesa di Ginevra, giunto ormai alla sua sesta edizione, che quest’anno porrà al centro il tema “Itineranze”. L’evento, comunicano gli organizzatori e riferisce Cath, si svolgerà nell’assoluto rispetto delle misure anti-Covid in vigore al momento. La rassegna si propone di portare lo spettatore "sui molteplici sentieri del pellegrinaggio, della vita selvaggia e dell'avventura in tutte le sue forme”; saranno proiettati documentari come ‘On the Way to School’, del francese Pascal Plisson (2013); ‘Una preghiera al cinema’, del russo Andrey Tarkovsky (2019), ma anche lungometraggi di fiction, come ‘Si le vent soulève les sables’, di Marion Hänsel (2006), o ‘Le Grand Voyage’, del marocchino Ismaël Ferroukhi (2004). Prima della pandemia, i film venivano proiettati al Cinémas du Grütli di Ginevra: "Stiamo pregando che i cinema e i teatri siano di nuovo aperti dalla fine di aprile, anche se con una capacità ridotta, anche se al momento attuale non è affatto realistico”, affermano gli organizzatori che prevedono, quindi, un’edizione esclusivamente in modalità on line. Gli 11 film previsti, saranno in ogni caso trasmessi e discussi sul web, accompagnati da un podcast del dibattito e da una presentazione filmata, caricata il giorno dopo la loro proiezione. (RB)
8 aprile - ITALIA Microprestiti alle famiglie da Caritas Italiana e Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea per l’acquisto di strumenti didattici
Un programma di credito sociale per le famiglie in difficoltà con figli in età scolare finalizzato all’acquisto di strumenti per seguire la didattica, anche a distanza, e per evitare ogni forma di marginalizzazione. Si chiama CooperaDAD e a proporlo sono Caritas Italiana e Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea che grazie ad un accordo concederanno microprestiti fino a mille euro, per l’acquisto di materiale scolastico ed elettronico necessario per seguire la didattica, in presenza e a distanza. Lo scopo, riferisce un comunicato, è quello di sostenere i giovani e le loro esigenze formative. Con la collaborazione delle Caritas Diocesane, che erogheranno anche servizi di tutoraggio e assistenza, le BCC del Gruppo Iccrea che aderiscono all’iniziativa concederanno fondi che mirano all’inclusione sociale, in particolare per i nuclei familiari con disagi di natura economica o sociale, in molti casi accentuati dalla pandemia. L’iniziativa prevede pure percorsi di educazione finanziaria dedicati alle famiglie, volti anche a contrastare possibili fenomeni di sovra-indebitamento. I finanziamenti erogati nell’ambito del programma potranno godere anche della garanzia di un fondo messo a disposizione da Fondosviluppo (il Fondo mutualistico costituito da Confcooperative e Federcasse), eventualmente anche ulteriormente alimentato dalle singole Caritas Diocesane e da altri soggetti pubblici e privati. “In un anno la pandemia ha segnato in modo indelebile la vita delle persone in tutto il pianeta - sottolinea monsignor Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana -, in particolare è aumentato il peso delle famiglie con minori, delle donne e dei giovani che si sono rivolti ai centri Caritas. È necessario adesso ripartire proprio da loro - aggiunge il direttore di Caritas Italiana -, dando il sostegno necessario perché nessuno resti indietro”. “Il futuro del nostro Paese dipende dall’istruzione dei giovani ed è importante che ciascuno faccia la propria parte - afferma Giuseppe Gambi, consigliere delegato alla Sostenibilità di Iccrea Banca -. Grazie all’accordo con la Caritas, da sempre in campo nella lotta per l’inclusione sociale, vogliamo dare il nostro contributo offrendo alle giovani promesse di oggi la possibilità di crescere e formarsi adeguatamente”. (TC)
8 aprile - GERMANIA Ecumenismo. Il 17 aprile ad Augusta l’apertura della Settimana per la Vita
La preoccupazione per i malati gravi e per i moribondi è al centro della Settimana ecumenica per la Vita di quest'anno che sarà inaugurata il prossimo sabato 17 aprile ad Augusta, come riferito dal sito della Conferenza episcopale tedesca che ne è promotrice assieme alla Chiesa evangelica in Germania. All’insegna del motto "La vita nella morte", la Settimana è dedicata agli aspetti pastorali, medici ed etici dell'assistenza umana ai moribondi. Nel contesto dell'attuale dibattito sul suicidio assistito, l'informazione sulle varie opzioni di hospice e cure palliative è di particolare importanza, ma è stata anche la pandemia da Coronavirus che ha riportato alla ribalta temi come la protezione della vita e la consapevolezza dell’importanza di accompagnare le persone vulnerabili. L’apertura dell’iniziativa sarà scandita da una cerimonia ecumenica che si svolgerà alle 10.30 nella cattedrale di Augusta e sarà concelebrata dal presidente dei vescovi cattolici tedeschi, monsignor Georg Bätzing, e dal suo omologo evangelico, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, ma anche dai vescovi locali: per la Chiesa cattolica monsignor Bertram Meier, vescovo di Augusta, e per la Chiesa evangelica, il vescovo Axel Piper. Dopo la celebrazione i lavori prenderanno il via on line sulla piattaforma Zoom con la discussione del tema "Vivere mentre si muore - e come?! Prospettive in conversazione", che vedrà protagonisti alcuni esponenti della società ecclesiastica e civile. In particolare, le prospettive etiche e pastorali saranno illustrate, tra gli altri, dal vescovo ausiliare di Augusta, monsignor Anton Losinger che è membro del Consiglio etico bavarese e dal Prof. Traugott Roser, docente di Teologia pratica presso la Facoltà di Teologia Protestante dell'Università di Münster. Nel 2021 la Settimana per la Vita compie 26 anni, ma è solo dal 1994 che l'iniziativa ha valore ecumenico grazie alla collaborazione tra le chiese cattolica e protestante in Germania per riconoscere il valore e la necessità della protezione della vita umana in tutte le fasi. L’evento mira ogni anno a sensibilizzare le persone nella Chiesa e nella società sul tema della dignità della vita umana. (RB)
8 aprile - IRLANDA Al via la fase iniziale del Sinodo nazionale da tenersi entro 5 anni
Ha preso il via, in Irlanda, la fase iniziale del percorso verso un Sinodo nazionale che la Conferenza episcopale locale (Icbc) ha intenzione di indire entro i prossimi cinque anni. Ad annunciarlo, in una lunga nota, sono gli stessi presuli, sottolineando di essersi confrontati sul tema con la Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, guidata dal Cardinale Mario Grech e da Suor Natalie Becquart. In questa fase iniziale, spiega il vescovo di Limerick, Monsignor Brendan Leahy, la Chiesa irlandese è invitata a “riflettere su quali metodi di lavoro adottare nei prossimi due anni che saranno dedicati alla consultazione. Per esempio: incontri nelle sale parrocchiali, focus group, questionari, sessioni di ascolto; presentazioni scritte; riunioni incentrate sulla famiglia; sintesi dei risultati delle Assemblee che hanno già avuto luogo nelle diocesi; conferenze”. La scelta del metodo da seguire dovrà essere presentata sul sito web della Icbc entro il 23 maggio 2021, domenica di Pentecoste, e dovrà essere accompagnata da un testo esplicativo di massimo 300 parole. Inoltre, sempre on line, i fedeli irlandesi sono esortati a rispondere alla seguente domanda: “Quale sarebbe la tua opzione preferita per l'impegno in un processo di consultazione sul Sinodo?”. Le risposte verranno poi analizzate dai vescovi quest’estate e faranno da base alla pianificazione del percorso sinodale vero e proprio. Da ricordare che esso si articola in diversi passaggi basati su quattro principî: preghiera, ascolto, consultazione, discernimento. La fase iniziale dura due anni e coincide con la preparazione del Sinodo generale ordinario, in programma in Vaticano nell’ottobre 2022, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Ciò consentirà a “individui e parrocchie, ordini religiosi e associazioni, a gruppi, movimenti e organizzazioni sia all'interno della Chiesa che nella società irlandese in generale, di condividere le loro intuizioni sulla Chiesa in Irlanda”. Sono previsti anche confronti e dibattiti attraverso sessioni informative correlate e programmi educativi sul significato e i processi della sinodalità. A questa prima fase ne seguirà una seconda, dedicata più nello specifico alla preparazione del Sinodo nazionale. Essa terrà conto, naturalmente, delle conclusioni dell’Assemblea generale del 2022, insieme all’eventuale pubblicazione di un’Esortazione apostolica di Papa Francesco. “Lo scopo di questa fase – si legge ancora nella nota - sarà quello di progettare la forma precipua del Sinodo nazionale e prepararne lo svolgimento capillare sul territorio”. Intanto, il prossimo giugno, nel corso dell’Assemblea generale estiva, l’Icbc ha in programma di istituire un apposito Gruppo di lavoro incaricato di pianificare e supervisionare il percorso sinodale. Il gruppo sarà composto da donne e uomini laici, inclusi i giovani, e da religiosi, sacerdoti e vescovi. (IP)
8 aprile - SPAGNA Episcopato: album musicale per promuovere il dialogo con i giovani attraverso la musica
"Sois el ahora de Dios", siete il presente di Dio, è il titolo dell’album presentato ieri, 7 aprile, presso il Collegio Marista di Madrid, dalla Sottocommissione per la Gioventù e l’Infanzia della Conferenza episcopale spagnola - si legge sulla pagina web dell'Episcopato -, con lo scopo di "promuovere la musica cattolica in Spagna" e di “abbracciare coloro che da anni evangelizzano attraverso la musica”. Il progetto musicale, ispirato dalle parole di Papa Francesco ai giovani, in occasione della GMG 2019 - "Voi, cari giovani, siete il presente. Voi non siete il futuro, voi, giovani, siete il presente di Dio" – riunisce venti artisti cristiani e rientra nell’iniziativa "Speranza nel presente", lanciata dalla Sottocommissione nel 2015, con l’obiettivo di promuovere il dialogo con i giovani attraverso la musica. Prodotto da David Santafé, l'album è disponibile su CD e su tutte le piattaforme digitali. Come spiegato da Raúl Tinajero, direttore della Sottocommissione episcopale per la Gioventù e l’Infanzia, che promuove e organizza gli incontri dei musicisti cattolici, l’album è composto da 19 canzoni di artisti o gruppi diversi, che hanno partecipato agli incontri organizzati in precedenza dalla Sottocommissione e che stanno iniziando ora a muovere i primi passi nel mondo della musica cattolica contemporanea. (AP)
8 aprile - FILIPPINE Anniversario Radio Veritas: 52 anni al servizio dell’evangelizzazione
Filippine, 11 aprile 1969: quel giorno, a Manila, viene inaugurata “Radio Veritas”, la principale emittente cattolica del Paese che mira all’evangelizzazione e alla promozione delle istanze della Chiesa al servizio della dignità umana e della proclamazione del Vangelo. 52 anni dopo, quella missione è ancora valida e a ribadirlo è stata una Messa solenne tenutasi presso la Veritas Chapel di Quezon City il 4 aprile, domenica di Pasqua. A presiedere la celebrazione è stato il Nunzio apostolico nelle Filippine, Monsignor Charles Brown, che nella sua omelia ha richiamato il grande ruolo svolto dall’emittente nella diffusione della verità. “Come rappresentante di Papa Francesco – ha detto il Nunzio – è un grande piacere congratularmi con ‘Radio Veritas’ per i 52 anni di fedele evangelizzazione e per l’impegno nella proclamazione della Parola di Dio”. Gli ha fatto eco Monsignor Broderick Pabillo, Amministratore apostolico di Manila, il quale ha ringraziato l’emittente per l’importante ruolo che svolge “nella vita spirituale dei fedeli”. “I programmi e le messe online di ‘Radio Veritas’ - ha detto il presule - sono diventati una fonte di ispirazione e di forza per molte persone soprattutto durante la pandemia da coronavirus che ha colpito le Filippine e il mondo un anno fa”. La Buona Notizia diffusa dall’emittente, infatti, così come le buone notizie sulla solidarietà e gli aiuti a chi è nel bisogno “hanno incoraggiato e stanno incoraggiando tante persone”, ha aggiunto Monsignor Pabillo, esortando poi tutti gli operatori dell’emittente a “continuare a porsi al servizio di Dio e del prossimo”. Infine, ai fedeli di Manila l’Amministratore apostolico ha chiesto di sostenere la missione di “Radio Veritas”. Nata con il sostegno dei cattolici di diversi Paesi, in particolare della Germania e dell’Australia, “Radio Veritas” è stata inaugurata 52 anni fa alla presenza dei cardinali Rufino Jiao Santos, allora arcivescovo di Manila, e Antonio Samoré, diplomatico della Santa Sede. Per l’occasione, Papa Paolo VI registrò un radiomessaggio in cui esprimeva apprezzamento per questo “progetto importantissimo per la Chiesa nel sud-est asiatico” che avrebbe dato “alla verità una voce nuova e potente” in tutto il continente. Il Pontefice sottolineava anche lo spirito di collaborazione “veramente cattolico” che aveva portato alla fondazione dell’emittente ed incoraggiava “il dialogo al fine di conciliare ed armonizzare le diverse esigenze e tradizioni culturali”. Oggi “Radio Veritas” parla in 18 lingue, tra cui il cinese e l'hindi, ai fedeli di diversi Paesi dell'Asia. Il suo palinsesto ruota attorno a temi quali l'evangelizzazione, lo sviluppo umano e la promozione della cultura della vita e della pace. Non mancano programmi dedicati al sociale, alla religione, all’etica e all’informazione, mentre nell’ottica di aiutare le persone ad uscire dalla povertà vengono approfondite anche questioni legate al settore agricolo, all’imprenditoria e alla finanza. (IP)
8 aprile - PORTOGALLO Riapre ai pellegrini, ristrutturata, la libreria del Santuario di Fatima
È stata riaperta al pubblico la libreria del Santuario di Fatima. Da gennaio era chiusa per lavori di ristrutturazione e ammodernamento. A benedire i locali il rettore del Santuario, padre Carlos Cabecinhas, che ha evidenziato l’importanza degli interventi realizzati, per offrire migliori servizi sia ai pellegrini che a quanti vi lavorano. I lavori hanno riguardato il consolidamento della struttura e il restyling degli ambienti. L’edificio era un tempo l’ufficio postale della Cova da Iria. All’inaugurazione, padre Cabecinhas ha sottolineato che la libreria “non è uno spazio commerciale” e che da tanto si pensava ad uno spazio che rispondesse meglio ai desideri di quanti vogliono approfondire il messaggio di Fatima. “La libreria ha un’evidente missione pastorale e risponde alla vocazione del Santuario - ha detto il rettore - essendo orientata alla diffusione e offrendo ciò che i pellegrini cercano, ossia l’approfondimento della conoscenza di questo luogo”. La libreria è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 19, così come quella di Casa de São Miguel, in Rua da Rainha Santa Isabel, che era stata allestita provvisoriamente ma che adesso offrirà un ulteriore spazio ai pellegrini. Online la libreria è attiva sul sito web www.store.fatima.pt. (TC)
8 aprile - MALTA Legalizzazione cannabis. Caritas e Scuole cattoliche: tutelare salute dei giovani
Il 30 marzo, il governo di Malta ha avviato una consultazione pubblica per la legalizzazione della produzione, della vendita e dell’uso di cannabis. La consultazione, che terminerà l’11 maggio, avrà alla base un “Libro Bianco”, con le proposte dell’esecutivo, accompagnate dal relativo background. Perplessità e preoccupazione sul progetto vengono espresse dal Segretariato per l’educazione cattolica e dall’Associazione delle scuole cattoliche maltesi che, in una nota, chiedono innanzitutto una riflessione “sull’effetto che la legalizzazione della cannabis avrà sulla salute mentale dei giovani” ed invitano il Parlamento a “tutelare sempre il benessere delle generazioni future e non gli interessi di pochi che si arricchiranno a spese dei ragazzi”. Sulla stessa linea si pone la Caritas nazionale che, in una lunga dichiarazione, esprime “seria preoccupazione” per la proposta normativa, in quanto essa suggerisce “un cambiamento fondamentale verso una maggiore accettazione della cultura dell’uso della cannabis”. “In una società democratica – si legge nella dichiarazione – rispettiamo il dialogo e comprendiamo come la politica debba confrontarsi con voci e interessi diversi”. Tuttavia, la legge proposta, così come viene presentata, “sembra dare più voce a chi è favorevole ad un uso libero della cannabis, mentre offre minor tutela a coloro che ne possono subire conseguenze gravi, come le persone affette già da altre dipendenze, gli adolescenti o chi è rischio di problemi mentali”. Nello specifico, infatti, il governo propone di legalizzare il possesso di massimo 7 grammi di cannabis per uso personale, mentre tra i 7 e i 28 grammi si sarà passibili di una multa. Ciò significa che il possesso per uso personale di cannabis non sarà più un reato che necessita di arresto e chiunque venga sorpreso con tali quantità non sarà interrogato dalla polizia. Inoltre, si potranno coltivare fino a quattro piante di cannabis per uso personale in casa, a condizione che le piante non possano essere viste dall’esterno, mentre per la vendita sarà creato un regolamento specifico. Saranno ripulite le fedine penali di chi abbia precedenti per il possesso di cannabis, mentre il consumo di questa sostanza nelle aree pubbliche sarà vietato e punito con una multa. Per i minori trovati in possesso di cannabis per uso personale, non sono previsti procedimenti penali, ma solo misure amministrative. Resteranno invariate, infine, le sanzioni previste per il traffico di cannabis al di fuori del sistema regolamentato. Di fronte a tali proposte, la Caritas di Malta mette in guardia: se esse verranno approvate, le ripercussioni sociali saranno notevoli. In primo luogo, i ragazzi saranno maggiormente esposti al rischio di malattie mentali, perché “la cannabis provoca gravi danni al cervello nella fase di sviluppo”; in secondo luogo, gli spacciatori non saranno più perseguibili o, al massimo, saranno solo sanzionati se trovati in possesso di dosi superiori ai 7 grammi; in terzo luogo, le persone affette da dipendenza avranno maggiori difficoltà a ricevere assistenza perché il possesso di meno di 7 grammi di cannabis non verrà ritenuto bisognoso di aiuto. È prevedibile, inoltre, che la legalizzazione di questa sostanza ne aumenti l’uso e la diffusione. Quanto al “Libro bianco” presentato dal governo, la Caritas sottolinea come esso lasci molte domande inevase. Ad esempio: “Come garantire che la cannabis non venga utilizzata di fronte ai bambini e che i minori non vi abbiano accesso? Quali ripercussioni si avranno nell’ambito della sicurezza sul lavoro, nel caso in cui un lavoratore abbia assunto cannabis? Sono previsti dei test specifici per le persone che si mettono al volante dopo aver preso tale sostanza?” La Caritas chiede, inoltre, di condurre “uno studio specifico per Paese sull’impatto sociale che può avere la legalizzazione della cannabis”. L’auspicio dell’organismo caritativo, infine, è che si pensi piuttosto ad offrire un’assistenza di qualità per le persone affette da dipendenze, investendo maggiormente in questo settore. (IP)
8 aprile - VIETNAM Diocesi di My Tho: Messa per il 160.mo anniversario della morte di San Pietro Nguyen Van Luu, sacerdote e martire
Il 7 aprile, monsignor Peter Nguyen Van Kham, vescovo di My Tho, nella Messa per il 160.mo anniversario della morte di San Pietro Nguyen Van Luu, sacerdote e martire, celebrata nel Centro pellegrinaggi dedicato ai martiri vietnamiti, nella parrocchia di Ba Giồng, nella provincia di Tiền Giang, ha invitato i fedeli – riporta UCA News - a seguire l’esempio di questo religioso, che dedicò tutta la sua vita alla predicazione del Vangelo e alla cura pastorale dei suoi parrocchiani, e morì martire per la fede. Alla cerimonia erano presenti circa 100 sacerdoti e 1.000 fedeli. Il vescovo Kham ha ricordato ai presenti, seguendo l’insegnamento di padre Luu, che è possibile “incontrare Dio quando ascoltiamo la sua parola e riceviamo l'Eucaristia” e che “questo è il dono più prezioso che la Chiesa può portare all'umanità". Prima della Messa, donne in abiti tradizionali hanno marciato con candele e torce in fila indiana, portando una statua di San Pietro Nguyen Van Luu, martire, dalla chiesa al palco principale, dove alcune suore e altre persone in costume hanno eseguito danze rituali per onorare il Santo. Padre Luu, nato nel 1812 a Saigon, studiò nel Seminario di Penang, in Malesia, dove fu ordinato sacerdote prima di tornare nel suo Paese. Nel corso della sua vita sacerdotale prestò servizio presso quattro parrocchie: Mac Bac, Sa Dec, My Tho e Ba Giong. Fu arrestato nel dicembre 1860 per avere somministrato i sacramenti ai cattolici imprigionati per la loro fede. Egli ammise coraggiosamente, dopo l’arresto, di essere un prete. Fu torturato, interrogato e minacciato, ma rifiutò di abbandonare la sua fede cattolica. Disse ai soldati di non poter rinunciare al cattolicesimo, infuso nel suo corpo. ”I laici – affermò - non hanno il diritto di abbandonare la fede, tanto meno io, un prete". Padre Luu fu decapitato il 7 aprile 1861 a My Tho. Il martire fu poi beatificato il 2 maggio 1909 da Papa Pio X e canonizzato il 19 giugno 1988 da Papa Giovanni Paolo II. Egli è uno dei 117 martiri vietnamiti morti per la loro fede. (AP)
8 aprile - EUROPA La preghiera delle Chiese d’Europa durante la Quaresima per le vittime del Covid in una galleria fotografica
Una galleria fotografica per raccontare la preghiera della Chiesa per le vittime della pandemia. La propone nel proprio portale il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa che per la Quaresima ha invitato tutte le Conferenze episcopali a celebrare una Messa di suffragio. La ‘catena eucaristica’ è iniziata il 17 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, con una liturgia celebrata in Albania e in Austria, ha visto avvicendarsi presidenti e segretari generali delle Conferenze Episcopali nazionali e si è conclusa l’1 aprile, Giovedì Santo, in Ungheria e a Genova, residenza del cardinale Angelo Bagnasco, presidente del CCEE. Per tutto il tempo di Quaresima le Chiese d’Europa hanno pregato per le vittime della pandemia con un ricordo speciale nella Celebrazione Eucaristica per far sentire la vicinanza della Chiesa alle vittime e alle loro famiglie e per offrire un segno di comunione e di speranza per l’intero Continente. “Noi vescovi d’Europa - ha dichiarato il cardinale Bagnasco - siamo tutti uniti accanto alle nostre comunità cristiane, ai nostri sacerdoti, grati a tutti coloro che continuano a dedicarsi alle persone più bisognose, per sostenere con la nostra parola e soprattutto con la nostra preghiera il loro impegno affinché possiamo guardare insieme ad un futuro migliore”. Per dare ai fedeli la possibilità di partecipare alla preghiera, molte celebrazioni sono state trasmesse via internet, in radio o alla televisione. Ogni singola Conferenza Episcopale ha organizzato la celebrazione come ha ritenuto più opportuno: inviando a tutte le parrocchie una preghiera dei fedeli con un’intenzione particolare per le vittime, invitando tutti i vescovi della nazione a unirsi alla preghiera, affidando a videomessaggi la propria vicinanza alle vittime e ai malati, con un ricordo speciale durante l’omelia. Frutto di tutte queste iniziative e il materiale inviato dagli uffici comunicazione delle Conferenze Episcopali e alcuni scatti delle celebrazioni che ora si possono sfogliare sul sito web del CCEE. (TC)
8 aprile - AMERICA LATINA Jrs: America Latina e Caraibi, regione in via di sviluppo più colpita dalla pandemia
Con il 28 per cento di morti a causa del coronavirus, l’America Latina e i Caraibi si rivelano la regione in via di sviluppo più colpita al mondo dalla pandemia in rapporto alla popolazione che vi vive, pari solo all’8,4 per cento di tutti gli abitanti del pianeta: lo afferma l’ultimo studio elaborato dal Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jrs) nel continente. I Paesi di questa parte del globo, infatti, devono “affrontare numerose sfide per controllare la pandemia”, come le disuguaglianze, il lavoro informale, la povertà, la vulnerabilità, la mancanza di tutele: tutti fattori che sono stati aggravati ulteriormente dall’emergenza sanitaria. “La regione – si legge nel rapporto – è caratterizzata da sistemi sanitari e di tutela sociale deboli e frammentari, nonché da insediamenti urbani periferici in espansione, senza alcun accesso ai servizi di base”. A tutto questo, evidenzia il Jrs, si aggiungono “i flussi migratori e gli spostamenti delle popolazioni, così come i conflitti di vario genere”. Il pensiero del Servizio dei gesuiti per i rifugiati va, in particolare, ai venezuelani il cui esodo “è il più grande della storia recente e una delle maggiori crisi globali di spostamento forzato nel mondo, dopo quella relativa alla Siria”. E non vanno dimenticate “le centinaia di migliaia di centroamericani che continuano a fuggire dai loro Paesi a causa delle violenze, delle violazioni dei diritti umani e del deterioramento delle condizioni di sicurezza”. Nell’ultimo decennio, infatti, e nell’ultimo anno aggravato dalla pandemia, “i numeri degli spostamenti forzati si sono quadruplicati – spiega il Jrs – e i rifugiati venezuelani e centroamericani ne sono stati doppiamente colpiti”. Per quanto riguarda, poi, la campagna di vaccinazione nei diversi Paesi della regione, i gesuiti denunciano il fatto che “la differenza nella domanda e nell’offerta dei vaccini è evidente nella disparità di reddito delle singole nazioni, così come nella pianificazione e nel buon uso delle risorse comuni”. Non solo: in generale, “i migranti in condizioni irregolari sono esclusi dai piani di vaccinazione già avviati”. Un dato che andrebbe “riconsiderato – sottolinea il Jrs – poiché queste persone vanno incluse in condizioni di parità e senza alcuna discriminazione”. Infine, il Servizio dei gesuiti per i rifugiati riporta alcuni dati: i primi Paesi della regione a sviluppare un piano di vaccinazione sono stati, a dicembre 2020, il Cile, il Messico e l’Argentina. La prima nazione, invece, a ricevere il siero anti-Covid tramite il programma Covax, gestito dall’Organizzazione mondiale della sanità, è stata la Colombia, cui seguiranno prossimamente il Perù e l’Hoduras. (IP)
8 aprile - INDONESIA Ciclone Seroja. Il presidente dell’Episcopato invita gli indonesiani alla compassione verso chi è stato colpito dalle inondazioni
Secondo l'Agenzia nazionale per la mitigazione dei disastri, tra il sabato e la domenica di Pasqua, sono state almeno 128 le persone uccise dalle inondazioni e dalle frane generate dal ciclone tropicale Seroja – riporta UCA News -, circa 8.000 le persone rifugiate nei centri di evacuazione - anche di proprietà della Chiesa cattolica -, circa 72 le persone disperse, 271 le case e 99 le strutture pubbliche danneggiate nel Paese. Dinanzi a tanta distruzione, il presidente dell’Episcopato, il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Jakarta, in un videomessaggio, diffuso il 7 aprile su YouTube dalla Commissione episcopale per le comunicazioni sociali, ha invitato gli indonesiani alla compassione. "A nome della Conferenza episcopale indonesiana – ha affermato -, vi invito a mostrare compassione verso i nostri fratelli e sorelle che stanno soffrendo nella provincia di Nusa Tenggara orientale e in alcune parti della provincia di Nusa Tenggara occidentale". Il porporato, sottolineando come la compassione "sia una materializzazione della nostra fede", ha spiegato che essa "può essere una benedizione per i nostri fratelli e sorelle”, invitando la popolazione a donare. Gli aiuti – ha precisato -potranno essere inviati agli enti caritativi ecclesiastici, come la Caritas, la Commissione per lo sviluppo socio-economico, la Commissione diocesana per le comunicazioni sociali e la Lembaga Daya Dharma dell'arcidiocesi di Jakarta. Anche monsignor Aloysius Sudarso, arcivescovo di Palembang e presidente del Consiglio di amministrazione di Caritas Indonesia, conosciuta localmente come Karina, nel videomessaggio ha ricordato che “la Chiesa cattolica in Indonesia non resterà in silenzio, perché “la nostra cura nei riguardi di chi soffre – ha affermato - è veramente una forma concreta della nostra fede”. Padre Fredy Rante Taruk, direttore esecutivo di Karina, da parte sua, ha raccontato ad UCA News come l’organizzazione abbia ricevuto finora donazioni per più di 1 miliardo di rupie (71.400 dollari) e come sia già impegnata in diverse diocesi nella distribuzione degli aiuti di prima necessità. Il sacerdote ha concluso con l’auspicio e il suggerimento che le Commissioni diocesane “si concentrino anche sui bisogni speciali dei bambini, delle madri incinte e degli anziani”. (AP)
8 aprile - CENTRAFRICA Necessaria la ricostruzione dell’episcopio di Alindao, Acs pronta a sostenerla
Aiuto alla Chiesa che Soffre vuole finanziare la ricostruzione dell’episcopio di Alindao, nella Repubblica Centrafricana, distrutto e saccheggiato due anni fa, quando fondamentalisti islamici hanno assaltato la cattedrale. Il Centrafrica da anni vive una grave crisi politica e sociale, causa di instabilità e insicurezza, e anche la Chiesa ha subito attacchi. Ma monsignor Nestor-Désiré Nongo-Aziagbia riferisce ad Acs che i ribelli sono banditi che “non combattono una guerra di religione” e che “per loro la religione è solo un pretesto per lo sfruttamento”. Per il presule quello in corso non è un conflitto religioso, dato che oltre due terzi dei mercenari che combattono per i gruppi ribelli provengono da paesi stranieri e puntano sulla ricchezza mineraria del Paese e su facili profitti. Qui la Chiesa coltiva il dialogo cristiano-musulmano e nella diocesi di Alindao diverse riunioni si tenevano nella casa del vescovo. L’episcopio è stato anche luogo di incontro e sostegno per i fedeli della diocesi e simbolo di fraternità. Oggi ospita la maggior parte dei sacerdoti di Alindao, in alloggi riparati in fretta, in stanze minuscole e troppo anguste per il dialogo, con poco spazio per altre attività. Per questo Acs vuole sostenerne la ricostruzione, un gesto per dare nuova speranza al clero e alla gente della diocesi. (TC)
8 aprile - REPUBBLICA CECA La cattedrale di Brno cambia volto: il vecchio altare sarà trasferito a Roma
È iniziato ieri, nella cattedrale di St. Pietro e Paolo a Brno, nella Repubblica Ceca, lo smantellamento dell’altare che verrà sostituito da uno nuovo realizzato dal team creativo degli architetti Michal Říčný, Petr Todorov e Magdalena Říčná con lo scopo di unificare gli elementi dominanti nel presbiterio. Lo riferisce la Conferenza episcopale ceca sul suo sito. L’attuale altare della cattedrale fu consacrato nell'ottobre 1984, e oggi l’attuale vescovo di Brno, monsignor Vojtěch Cikrle, ha deciso di destinarlo alla cappella di S. Giovanni Nepomuceno nel Pontificio Collegio Nepomuceno a Roma, dove è presente un altare ancora fatto in legno e con elementi di marmo, che risulta pericolante. Il rettore del Pontificio Collegio Nepomuceno a Roma, padre Roman Czudek, ha accolto con favore la decisione del presule: “L'altare della cattedrale di Brno diventerà un collegamento simbolico tra la Chiesa cattolica locale nella Repubblica Ceca e Roma, un collegamento attraversato nel corso della sua lunga storia da seminaristi, sacerdoti e futuri vescovi, attivi in patria e in esilio. Per tutti potrei citare, ad esempio, il vescovo ausiliario di Brno, Petr Esterka, che ha grandi meriti per il servizio ai connazionali non solo negli Stati Uniti”. Prima dell'effettiva sistemazione dell'altare nella cappella del seminario, è necessario rafforzare la statica del presbiterio: a dirigere i lavori sarà l’accademico Petr Váňa. Durante l'ordinazione solenne del 21 maggio prossimo a Brno, monsignor Vojtěch Cikrle prevede di inserire le spoglie di Santa Zdislava, nativa della diocesi di Brno, nel nuovo altare: “Zdislava di Křižanov era una donna straordinaria, la cui bellezza emanava dalla sua connessione con Dio – ha detto - da lui ha attinto attraverso la preghiera e i sacramenti tutto il necessario per ciò che ammiriamo di lei ancora oggi”. “Mentre il ferro immerso nel fuoco inizia a brillare, a riscaldarsi e diventa malleabile, così, immersa in Dio, Zdislava divenne una ragazza amorevole, moglie, madre e medico dei malati e dei poveri, che cercavano fiduciosamente il suo aiuto e furono miracolosamente guariti, fisicamente e spiritualmente. Sono lieto che la sua missione di proteggere e incoraggiare le famiglie sia ancora viva”, ha concluso. (RB)
8 aprile - ARGENTINA 90 anni Azione Cattolica. Cardinale Poli: “Portare la gioia del Vangelo nella vita quotidiana”
“Portare la gioia del Vangelo nella vita quotidiana”: questo il mandato affidato all’Azione Cattolica Argentina (Aca), in occasione del suo 90.mo anniversario di fondazione, dal Cardinale Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di Buenos Aires. Nei giorni scorsi, il porporato ha celebrato una Santa Messa commemorativa nella Cattedrale cittadina ed ha ricordato che l’Aca è nata la domenica di Pasqua del 1931: il mistero pasquale ha, dunque, segnato tutto il suo lungo cammino, rendendola vitale fino ad oggi “nella sua vocazione permanente di servizio al compito evangelizzatore della Chiesa”. Alla liturgia eucaristica hanno preso parte solo alcuni rappresentanti dell’Aca, in osservanza alle normative anti-Covid, ma molti altri fedeli si sono uniti spiritualmente alla Messa attraverso i mass-media e i social network. A tutti il Cardinale Poli ha ricordato l’impegno dell’Aca nella promozione della “fratellanza umana”, strumento “necessario e urgente per superare le minacce dell'indifferenza e dell'iniquità e per rafforzare il cammino della giustizia e della pace". Quindi, invitando i fedeli a “lasciarsi toccare dalla Resurrezione di Cristo, che rende tutto vero, bello e permanente”, l’Arcivescovo di Buenos Aires ha concluso la sua omelia incoraggiando l’Azione cattolica nazionale a proseguire il suo compito di “evangelizzare la città”. Al termine della celebrazione ha preso la parola Rafael Corso, presidente dell’Aca, il quale ha ricordato come l’organismo, nei suoi nove decenni di attività, abbia sempre “alimentato la testimonianza di una Chiesa in uscita, che, a partire dalla vita comunitaria nelle parrocchie e nei diversi settori della società, ha portato la gioia del Vangelo di Gesù Cristo nella vita quotidiana” di tutti. “La Buona Novella – ha aggiunto – continua ad essere desiderata ed attesa dal mondo; per questo, vivere e condividere la gioia del Vangelo è la missione dell’Aca”, anche di fronte a difficoltà come quelle provocate dalla pandemia da Covid-19. Di qui, il richiamo di Rafael Corso ad “un nuovo modello di sviluppo umano integrale con tutti e per tutti, un'economia inclusiva e sostenibile che risponda al grido dei poveri e della Terra, che porti alla generazione di ricchezza con un uso più razionale dei beni universali, garantendo l'equità distributiva e l'eredità alle generazioni future, per non cedere alla crudeltà dell'indifferenza, della schiavitù e dello scarto" Guardando, inoltre, a due documenti fondamentali di Papa Francesco, l’Esortazione apostolica “Amoris laetitia sull’amore nella famiglia” e l’Enciclica “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”, il presidente dell’Aca ha esortato i presenti a vivere “la sinodalità ecclesiale secondo un percorso coerente” che punti alla “costruzione del bene comune”, “della Chiesa e della società argentina”. Infine, invocando l’intercessione della Sacra Famiglia, Rafael Corso ha concluso il suo intervento con l’auspicio di poter vivere insieme “la gioia di essere tutti fratelli, testimoniando sempre la speranza”. (IP)
8 aprile - MOZAMBICO Conflitto Cabo Delgado. Appello Caritas per aiuti materiali e sostegno psico-sociale agli sfollati
Cibo, alloggi, indumenti, ma anche sostegno psico-sociale: sono queste le necessità primarie ed urgenti della popolazione sfollata del Mozambico, in fuga dalla regione settentrionale di Cabo Delgado dove un drammatico conflitto ha provocato, dal 2017 ad oggi, circa 2mila morti e più di 700mila sfollati. A lanciare l’appello è il direttore della Caritas diocesana di Pemba, Manuel Nota, il quale evidenzia come gli aiuti offerti dalla Chiesa cattolica siano diventati essenziali anche per le persone musulmane: “Il nostro lavoro di accompagnamento psico-sociale – spiega all’agenzia Ecclesia – è molto apprezzato. La Caritas offre agli sfollati non solo beni materiali, ma anche l’occasione di parlare di ciò che hanno patito e questo permette loro di elaborare la sofferenza” e ricominciare, poi, una nuova vita. Finora, l’organismo diocesano ha assistito “quasi 40mila famiglie” grazie a Centri di accoglienza, siti di reinsediamento e famiglie ospitanti. Ma la grande sfida che resta da affrontare è quella della costruzione di nuovi alloggi, per i quali mancano però i materiali edili necessari. Attualmente, infatti, sottolinea Manuel Nota, gli sfollati vivono “in piccole capanne, allestite con teloni che sono stati assegnati loro nei siti di reinsediamento, con uno spazio delimitato per vivere e un altro per coltivare la terra”. Di qui l’appello della Caritas di Pemba a raccogliere fondi internazionali per costruire vere e proprie case per tutti gli sfollati. Fortunatamente, la macchina della solidarietà si è già messa in moto: il governo ungherese, ad esempio, si è impegnato a realizzare un progetto abitativo per la popolazione mozambicana in fuga dai conflitti. Da ricordare, infine, che la Caritas di Pemba si occupa anche delle persone non sfollate, sostenendo l’operato delle parrocchie locali e promuovendo progetti di sviluppo, educazione ed assistenza sociale ad ampio raggio. (IP)
8 aprile - BRASILE #coronavirus. Vescovi: superare pandemia e costruire mondo più giusto e sano
Continua il drammatico record del Brasile in tempo di pandemia da Covid-19: martedì, per la prima volta, sono stati superati i 4mila morti in 24 ore. La giornata, infatti, ha visto il decesso di 4.195 persone, mentre gli ospedali rasentano il collasso, soprattutto a causa della così detta “variante brasiliana” del coronavirus, più aggressiva e contagiosa del ceppo originario. Ed è in questo difficile scenario, dunque, che ieri, 7 aprile, il Paese ha celebrato la Giornata mondiale della salute, indetta dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) nel 1948. Il tema dell’edizione di quest’anno è stato “Costruire un mondo più giusto e sano”, collegato al motto dell’anno 2021, dedicato a “I lavoratori della salute e dell’assistenza”. Per l’occasione, la Chiesa cattolica brasiliana ha fatto sentire la sua voce, attraverso una nota a firma di Monsignor Roberto Francisco Ferreria Paz, responsabile della Pastorale della Salute all’interno della Conferenza episcopale nazionale (Cnbb). “Costruire un mondo più giusto e sano – afferma il presule – significa includere e distribuire, in modo equo e solidale, le risorse della salute: cure, medicine, vaccini e vita sana”. Tutto ciò comporta “l'accesso all'acqua potabile, ai servizi igienici di base, all'alimentazione e alla nutrizione equilibrata, all'agricoltura biologica, all'alloggio e al lavoro dignitoso”. In pratica, evidenzia Monsignor Ferreria Paz, si tratta di “avere una visione olistica e integrata della salute, una visione che trascenda la ricerca della qualità della vita per i pochi che possono goderne, ma che miri a garantire un diritto fondamentale per tutta la popolazione, perché la vita e la salute devono sempre venire prima". Guardando, poi, agli operatori brasiliani, il vescovo brasiliano ricorda che "è importante dare loro voce, farli partecipare ed includerli nella pianificazione sanitaria, che in tempo di pandemia è stata inesistente e spesso bloccata da misure contraddittorie e inefficaci". Di qui, il richiamo a tutelare il Sistema unico sanitario, a promuovere una campagna di vaccinazione universale e immediata, a proseguire con gli aiuti di emergenza, i sussidi per l'agricoltura familiare e biologica, la sicurezza alimentare e la conservazione delle foreste e dei biomi. “Per guarire noi stessi dalla pandemia – conclude il presule - dobbiamo guarire la Terra e la nostra convivenza sociale, che è ingiusta, disuguale e intollerante”. Intanto, sempre ieri, l’Organizzazione panamericana della salute, legata all’Oms, ha chiesto ai leader politici di garantire che l’equità sanitaria sia in cima alla lista di priorità nella fase post-pandemia. Ciò significa, ha affermato l’organismo, permettere a tutti di “avere condizioni di vita e di lavoro favorevoli alla buona salute, promuovere sistemi di informazione sanitaria adatti ad identificare le popolazioni in situazioni di vulnerabilità, e costruire una società in cui i singoli individui collaborano alla ricerca di soluzioni per le disuguaglianze e nella quale tutti hanno accesso alle cure mediche, senza discriminazione alcuna". Allo stesso tempo, alle autorità è stato chiesto di “monitorare le disuguaglianze sanitarie e garantire che tutte le persone abbiano accesso a servizi sanitari di qualità quando e dove ne hanno bisogno”. (IP)
8 aprile - TERRA SANTA Grazie alla Holy Land Christian Ecumenical Foundation vaccini anti-Covid per i residenti dei villaggi di Birzeit e Atara
Vaccini anti-Covid agli ultrasessantacinquenni e per quanti soffrono di malattie croniche a Birzeit, in Terra Santa. Sono stati somministrati il giorno di Pasqua grazie alla campagna di vaccinazione lanciata dalla Holy Land Christian Ecumenical Foundation (HCEF), con la collaborazione con la Birzeit Women’s Charitable Society, in collaborazione con il Ministero della Salute palestinese, presso il Birzeit Senior Citizen Center (BSCC). Un team speciale del personale infermieristico del Ministero della Salute, riferisce abouna.org, ha somministrato il vaccino cinese Sinopharm a 150 residenti dei villaggi di Birzeit e Atara. Alcuni anziani impossibilitati a raggiungere il centro adibito per le vaccinazioni, sono stati vaccinati a domicilio. La campagna, volta ad arginare la diffusione del coronavirus, è stata avviata per rispondere alle difficoltà di spostamento degli anziani che, per ricevere il vaccino si sarebbero dovuti recare nei centri sanitari di Ramallah affrontando un faticoso viaggio. La seconda dose del vaccino verrà somministrata il 25 aprile 2021. (TC)
8 aprile - INDIA #coronavirus Madhya Pradesh: il digiuno di monsignor Cornelio per sensibilizzare l'opinione pubblica sul rispetto dei protocolli anti Covid-19
Monsignor Leo Cornelio, arcivescovo di Bhopal, il 6 aprile, assieme a molti altri leader religiosi, si è unito allo speciale digiuno di 24 ore del primo ministro del Madhya Pradesh, Shivraj Singh Chouhan, per aumentare la consapevolezza tra le persone della necessità di proteggersi dal Covid-19 per la sicurezza di tutti. "È nostro dovere e responsabilità proteggere noi stessi e gli altri dal pericolo del Covid-19", ha riferito ieri il presule ad UCA News, ed "è giunto il momento che tutti noi prendiamo sul serio la pandemia e ci prepariamo a proteggerci dal suo imminente attacco, che potrebbe essere fatale per molti e rischioso per altri". Monsignor Cornelio ha, dunque, sottolineato la necessità di rispettare i protocolli sanitari governativi, di coprirsi il viso e lavarsi le mani regolarmente, “perché prevenire è meglio che curare". Il presule ha elogiato Chouhan per la sua iniziativa, cui hanno aderito anche i leader indù, musulmani e sikh, esortando la gente a prendere sul serio la nuova ondata di coronavirus nel Paese. Il Madhya Pradesh è tra i 13 Stati indiani dove, dalla fine di marzo, sono stati riportati più di 1.000 nuovi casi di Covid-19 al giorno. Dall’inizio della pandemia, lo Stato ha registrato 4.073 morti e 285.743 casi di coronavirus. Al momento, il governo, la domenica, ha ordinato il blocco totale nelle maggiori città, imponendo il coprifuoco dalle 22 alle 6 del mattino. Lo Stato più colpito dalla pandemia, in India, continua ad essere quello occidentale del Maharashtra con 20.916 nuovi casi e 297 morti registrati il 6 aprile. Secondo le autorità federali, sempre il 6 aprile, in India sarebbero morte 630 persone per Covid-19, portando il bilancio delle vittime a 166.177. (AP)
8 aprile - SPAGNA Al via on line le iscrizioni ai nuovi corsi per esperti di comunicazione sociale nella Pontificia Università di Salamanca
Rendere la comunicazione sociale e religiosa sempre più professionale: questo l’obiettivo dei nuovi corsi per esperti di comunicazione sociali, promossi dalla Commissione episcopale per le Comunicazioni Sociali e dalla Pontificia Università di Salamanca (UPSA) dal Primo al 15 luglio e dal Primo al 14 settembre prossimi. A comunicarlo è il sito della Conferenza episcopale di Spagna. I corsi, per cui la Pontificia Università di Salamanca ha già aperto le iscrizioni online, sviluppano 25 crediti ECTS, per oltre cento ore totali di insegnamento distribuite in due moduli online, e fornisce una formazione teorica e pratica rilevante e sufficiente di fronte alle sfide che la comunicazione presenta oggi, anche in ambito ecclesiale. I corsi sono dunque rivolti a sacerdoti, seminaristi, religiosi, responsabili della comunicazione in enti religiosi e vescovadi oppure ong, catechisti e insegnanti, il cui interesse professionale è quello di completare, aggiornare o ampliare la loro formazione in materia di comunicazione. L'obiettivo è quello di fornire loro una maggiore efficacia nella comunicazione religiosa – per quanto riguarda omelie e pastorale - negli uffici di comunicazione, nella gestione delle reti sociali o nella generazione di contenuti audiovisivi. A guidare il team di 15 docenti che si alterneranno tra i vari argomenti, la dottoressa Gloria García González; tra gli altri, 9 sono professori di ruolo della Pontificia Università di Salamanca e 6 sono legati ad altre università e alla pratica professionale della comunicazione. (RB)
7 aprile - VENEZUELA Monsignor Moronta (vice-presidente dei vescovi): accelerare la campagna vaccinale con vaccini di buona qualità
Monsignor Mario Moronta, vescovo di San Cristóbal e secondo vicepresidente della Conferenza episcopale venezuelana (Cev), ha lanciato un forte appello alle autorità sanitarie del Paese perché accelerino la vaccinazione di massa contro il Coronavirus. "Il Covid-19 non ha ideologia, non ha credo, quindi mi sembra ingiusto e immorale che coloro che hanno questa responsabilità non si mettano d’accordo”, ha dichiarato il presule . Lo riferisce il sito del Celam. Il Venezuela ha registrato dall’inizio della pandemia più di 169mila casi e oltre 1.500 morti per coronavirus con una forte impennata nell’ultimo mese. Cifre ufficiali che sono state peraltro messe in discussione da diverse organizzazioni, perché ritenute ampiamente sottostimate rispetto alla realtà, mentre la campagna vaccinale procede a rilento, nonostante gli obiettivi annunciati dal Presidente Nicolás Maduro per raggiungere l’immunità di gregge. "Nel suo ultimo messaggio il Papa ha insistito sulla necessità di dare vaccini ai Paesi più poveri e noi rientriamo in questa fascia. Le autorità sanitarie, politiche e militari devono mettersi d’accordo", ha insistito monsignor Moronta che ha invitato i venezuelani ad esprimere sui social network il loro malcontento per le lentezze del Governo, tanto più in un momento in cui i morti tra gli operatori sanitari in Venezuela hanno superato quota 440, il tasso più alto del continente in rapporto alla popolazione, mentre i leader politici sono stati già vaccinati. Il vice-presidente dei vescovi venezuelani chiede anche “vaccini di qualità” e che i cittadini venezuelani “non vengano usati come cavie”. È quindi necessario fare "uno sforzo per importare i vaccini migliori" e iniziare a vaccinare cominciando dai più vulnerabili: ”Se ci sono soldi per comprare armi, ci sono soldi per la salute delle persone”, ha detto monsignor Moronta. (LZ)
7 aprile SUD SUDAN – Il cordoglio del Wcc per la scomparsa monsignor Paolino Lukudu Loro, “faro di speranza” per il Paese
"Un pilastro incrollabile", “un faro di speranza, libertà e vitalità in mezzo al caos del conflitto e della guerra”. Così il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) ricorda monsignor Paolino Lukudu Loro, arcivescovo emerito di Juba, in Sud Sudan, venuto a mancare il 5 aprile in un ospedale a Nairobi, all’età di 80 anni, a causa di un ictus. Numerosi membri dell’organismo ecumenico si sono uniti al lutto per la scomparsa di quello che è stato un protagonista del processo di riconciliazione e pacificazione del Sud Sudan, prima e dopo la sua indipendenza da Khartum. Tra questi la dottoressa Agnes Abuom, moderatrice del Wcc, che in un messaggio di cordoglio ricorda quanto fosse amato dalla sua gente, soprattutto i più vulnerabili, “donne, uomini, ragazzi e ragazze, per i quali - scrive - è stato per anni un’ancora di salvezza durante e dopo la guerra”. “Per decenni avete messo il dolore e le lacrime della gente sotto agli occhi delle forze della morte e del potere che non si preoccupavano della sua sicurezza, del suo sviluppo e della dignità umana ", continua Abuom. "I vostri messaggi spirituali hanno risuonato negli Stati e nelle comunità mentre ricordavate alla gente di pensare ai tesori del Cielo e non solo a quelli della terra. Avete chiamato i leader nazionali a rendere conto delle loro azioni", afferma ancora la moderatrice del Wcc, ricordando la sua partecipazione, nell’aprile 2019, al ritiro spirituale in Vaticano del Presidente sud-sudanese Salva Kiir insieme al leader dell'opposizione armata Riek Machar per la pace in Sud-Sudan al termine del quale Papa Francesco aveva ricevuto i due leader rivali a Santa Marta. Un incontro di cui rimane impressa nella memoria l’immagine del Pontefice mentre bacia i loro piedi. “Quella visita resterà per sempre un segno di speranza per un futuro migliore per i sud-sudanesi”, rimarca Abuom, evidenziando come la sua saggezza e leadership abbiano dato nuova vita al Consiglio nazionale delle Chiese di cui anche la Chiesa cattolica sud-sudanese è membro. Nato il 23 agosto 1940 a Kwerijik, monsignor Lukudu Loro era stato ordinato sacerdote nella Congregazione dei Missionari Comboniani nel 1970 ed era stato arcivescovo di Juba dal 1983 al 2019, spendendosi instancabilmente per la pace e la riconciliazione anche nel nuovo Sud-Sudan indipendente. Nel 2017 aveva partecipato all’organizzazione della visita in Sud Sudan di Papa Francesco e dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Chiesa anglicana, visita che non poté avere luogo a causa dell’insicurezza nel Paese. (LZ)
7 aprile - INDIA Nuova legge anti-conversioni anche nel Gujarat. Padre Pakash (SJ): giro di vite incostituzionale
Anche lo Stato indiano del Gujarat ha adottato una nuova legge anti-conversione. Il Gujarat Freedom of Religion (Amendment) Bill 2021 è stato approvato dal parlamento locale il 1.mo aprile e prevede per i suoi trasgressori pene dai tre ai dieci anni e sanzioni pecuniarie fino a 500mila rupie (pari a 6.800 dollari). Il Gujarat diventa così il quarto Stato indiano, dopo Uttar Pradesh, Uttarakhand e il Madhya Pradesh, tutti guidati dal partito nazionalista Bjp (Bharatiya Janata Party) del premier Narendra Modi, a introdurre un nuovo giro di vite contro quelle che vengono considerate conversioni forzate o fraudolente ad un’altra religione. La nuova legge – riporta l’agenzia Ucanews - mira in sostanza ad estendere il campo di applicazione della normativa esistente contro le conversioni forzate al matrimonio. Il pretesto è sempre lo stesso: frenare il cosiddetto "Love Jihad", termine coniato alcuni anni fa per demonizzare i matrimoni tra uomini musulmani e donne non musulmane. Ma se formalmente queste nuove leggi mirano a punire le conversioni fatte con la violenza o con l’inganno, di fatto come denunciano i suoi detrattori, vengono utilizzate per criminalizzare tutte le conversioni e prendono di mira le minoranze musulmane e cristiane. “Questo emendamento aggiuntivo alla già draconiana legge sulla libertà religiosa del 2003 è ancora più incostituzionale e va ritirata”, afferma senza mezzi termini il padre gesuita Cedric Prakash, attivista per i diritti umani da anni impegnato nella difesa dei diritti delle minoranze. "La grande domanda che dobbiamo porre oggi al governo del Gujarat è perché un cittadino adulto non può decidere quale religione desidera seguire o più banalmente se un cittadino o una cittadina può decidere di sposare chi vuole". La nuova legge prevede che, se la presunta vittima è una minorenne, una donna, un dalit (fuori casta) o un tribale, gli autori del reato possano essere puniti con una pena detentiva di 4-7 anni e una multa non inferiore a 300mila rupie, mentre essi se appartengono a un’organizzazione, le pene salgono a un massimo di 10 anni con una multa fino a 500mila rupie. Inoltre, il matrimonio contratto viene automaticamente dichiarato nullo e l’onere della prova della sua legittimità è a carico dell’imputato. Chiunque abbia legami di sangue con la stessa vittima può sporgere denuncia ed è esclusa la libertà su cauzione dell’imputato. Dello stesso tenore le nuove leggi anti-conversione introdotte di recente nell’Uttar Pradesh, nell’Uttarakhand e il Madhya Pradesh, anch’esse criticate dalle minoranze e dall’opposizione del Partito del Congresso, per i quali si tratta di leggi liberticide che violano la laicità dello Stato creando tensioni religiose. "La nostra Costituzione ci garantisce di praticare e seguire liberamente qualsiasi fede. Introdurre una legge per controllare la fede delle persone è una violazione dei diritti umani", denuncia all’Ucan Muhammad Arif, presidente del presidente del Centro per l’armonia e la pace in Uttar Pradesh. (LZ)
7 aprile - BRASILE Al via, da domenica, alla 58.ma plenaria dei vescovi
Si svolgerà on line, dal 12 al 16 aprile, la 58.ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale brasiliana. Tema centrale sarà il Pilastro della Parola, proposto dalle Linee guida generali per l’azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile (DGAE 2019-2023). Si parlerà, fra gli altri argomenti, di animazione biblica e lavoro pastorale nelle comunità missionarie ecclesiali, dell’anno vocazionale previsto per il 2023, degli anni tematici indetti da Papa Francesco dedicati a San Giuseppe e alla Famiglia, del Pio Collegio Brasiliano, del Fondo Nazionale di Solidarietà, dell’attuale situazione sociale e della pandemia di Covid-19. Sarà la prima assise con il nuovo nunzio apostolico in Brasile, don Giambattista Diquattro, che parteciperà in videoconferenza. Come di consueto è previsto anche un momento di spiritualità per i vescovi. In programma il 15 aprile, al mattino, sarà guidato dal cardinale Seán Patrick O'Malley, arcivescovo di Boston. (TC)
7 aprile - TIMOR EST Gli aiuti della Chiesa locale per le vittime delle alluvioni
La Chiesa timorese è impegnata in prima linea per portare soccorso alle vittime delle alluvioni causate dalle piogge torrenziali che negli ultimi giorni si sono abbattute sul piccolo Paese del sud-est asiatico insieme alla vicina Indonesia, in particolare nella provincia del Nusa Tenggara Orientale. 36 finora i morti a Timor Est, a cui vanno aggiunti una trentina di dispersi e migliaia di sfollati. Molti di questi hanno trovato rifugio nelle strutture della Chiesa. Circa 2mila sono attualmente accolti in un centro gestito dai salesiani a Comoro, alla periferia di Dili e altri 7mila sono assistiti nella parrocchia dell’Immacolata Concezione della capitale. La Conferenza episcopale timorese ha mobilitato tutti i sacerdoti e religiose per sopperire ai bisogni più immediati. “Abbiamo urgente bisogno cibo e vestititi”, racconta all’agenzia Ucanews padre Angelo Salshina, responsabile della speciale task-force pastorale per il Covid-19 dell'arcidiocesi di Dili. In un incontro con la Protezione civile il Primo Ministro Taun Matan Ruak ha ringraziato tutte le organizzazioni impegnate nei soccorsi, comprese le organizzazioni religiose. Il governo ha disposto un allentamento delle restrizioni anti-Covis-19 per facilitare le operazioni di soccorso e il trasporto di materiali per la ricostruzione delle case. Oltre all’emergenza alluvioni, in queste settimane Timor Est deve infatti fare i conti con un’impennata di casi di Coronavirus - dopo un lungo periodo di zero contagi - che hanno spinto le autorità a reintrodurre il lockdown dal 3 aprile al 2 maggio nelle tre principali città del Paese: Dili, Baucau e Viqueque. La Chiesa timorese è mobilitata anche su questo fronte dall’inizio della pandemia, attraverso la sua speciale task-force che fornisce aiuto materiale e psicologico ai più vulnerabili ed è attivamente impegnata a informare e sensibilizzare la popolazione. Il piccolo e giovane Stato asiatico (indipendente dall’Indonesia dal 1999) ha una popolazione di circa 1,3 milioni di abitanti, il 95% dei quali cattolici. (LZ)
7 aprile - PARAGUAY 20-22 aprile, “Settimana dell’evangelizzatore digitale”
Come approfondire concretamente le conoscenze tecniche necessarie a portare nel mondo il messaggio evangelico? E come fare tutto questo in modo efficace? Sono queste le domande poste alla base dell’iniziativa lanciata dalla Conferenza episcopale del Paraguay, ovvero la “Settimana dell’evangelizzatore digitale” che si svolgerà dal 20 al 22 aprile prossimi. “La tecnologia – spiega una nota – è sempre più presente nella vita quotidiana delle persone, anche nell'esperienza e nella trasmissione della fede”. Un fenomeno che “ha subito un’accelerazione nel corso dell’ultimo anno, in cui la pandemia di Covid-19 e il distanziamento sociale da essa causato hanno reso necessario la ricerca di alternative per comunicare ed essere presenti nella vita degli altri”. La Settimana, dunque, vuole offrire “conoscenze teoriche ed esperienze pratiche di alcuni dei così detti ‘infuencer’ digitali nel mondo cattolico” a tutti gli operatori del settore. L’iniziativa è portata avanti insieme a “Catholic Link”, ovvero il portale cattolico sulla Nuova evangelizzazione che da diversi anni mette a disposizione di tutto il mondo le competenze di circa quaranta giovani professionisti impegnati nell’apostolato della Chiesa, secondo le linee-guida dettate da Papa Francesco nella sua prima Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, dedicata proprio all’annuncio del Vangelo nel mondo attuale. ”Crediamo che condividere le nostre esperienze possa far risparmiare molto tempo e fatica a migliaia di evangelizzatori digitali – spiega il direttore del portale, Mauricio Artieda - Data l'attuale situazione che il mondo sta attraversando, siamo sfidati a capire che, se vogliamo rimanere rilevanti nei prossimi anni, noi cattolici dobbiamo conoscere e utilizzare in modo efficace e senza paura gli strumenti che il mondo digitale ci offre per raggiungere il cuore dell'uomo". Durante i tre giorni di lavoro, verranno presentate le strategie per un'evangelizzazione digitale ad alto impatto, e si rifletterà su come ottenere un contenuto digitale che catturi il pubblico, nonché su come operare con creatività per rivoluzionare il web attraverso il Vangelo. L’obiettivo è quello di formare evangelizzatori 3.0, ovvero che abbiano un approccio a Internet caratterizzato da una maggiore consapevolezza, e conseguente superiore controllo dei fruitori riguardo i contenuti e l’evoluzione grafica de web. Gli iscritti alla Settimana potranno seguire tutti gli eventi in diretta su Facebook e YouTube. (IP)
7 aprile - ITALIA La Perdonanza Celestiniana 2021 sarà aperta dal cardinale Enrico Feroci
Sarà il cardinale Enrico Feroci ad aprire il 28 agosto la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, in occasione della Perdonanza Celestiniana. Ne dà notizia il portale dell’arcidiocesi di L’Aquila. Ad annunciarlo l’arcivescovo, il cardinale Giuseppe Petrocchi. Come stabilito in una bolla da Celestino V nel 1294, chi tra il 28 e il 29 agosto visiterà la Basilica, associando la recita di Credo, Padre Nostro, Ave Maria e Gloria secondo le intenzioni del Papa, e ancora confessione e comunione eucaristica, potrà lucrare l’indulgenza plenaria. Il cardinale Feroci, ha un particolare legame con il capoluogo abruzzese, essendo nato a Pizzoli, in provincia dell’Aquila. Entrato a undici anni nel Pontificio Seminario Romano Minore per poi proseguire al Seminario Romano Maggiore, il porporato è stato ordinato sacerdote il 13 marzo 1965. Nella diocesi di Roma ha ricoperto diversi incarichi e dal 2009 al 2018 è stato presidente della Fondazione “Caritas Roma”. Papa Francesco lo ha creato cardinale il 28 novembre dello scorso, attualmente è parroco della Parrocchia Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva, a Roma. Nelle 24 ore del Giubileo Celestiniano, nella basilica di Collemaggio diversi confessori saranno disponibili per quanti vorranno accostarsi al sacramento della Riconciliazione per celebrare la perdonanza celestiniana. La Porta Santa sarà chiusa il 29 agosto dal cardinale Petrocchi. (TC)
7 aprile SUDAFRICA Presidente vescovi: riaprire i luoghi di culto per promuovere il bene comune
La questione della riapertura delle chiese in tempo di pandemia non riguarda solo il diritto al culto, ma la promozione del bene comune: lo afferma Monsignor Sithembele Sipuka, presidente della Sacbc (Conferenza episcopale del Sudafrica), in una lunga nota pubblicata sul sito Internet dei vescovi. In occasione della Pasqua, infatti, nel Paese è stato possibile tornare a celebrare la Messa con concorso di popolo, anche se con numeri contingentati e sempre nel pieno rispetto delle normative vigenti anti-contagio. Una decisione che – afferma Monsignor Sipuka – ha suscitato “gioia e giubilo tra i cristiani” perché ha offerto loro la possibilità di “riconnettersi con le loro ‘fondamenta’, per così dire, ed esserne rivitalizzati”. La morte e la risurrezione di Cristo, infatti, rappresentano per i credenti “un evento illuminante dal valore salvifico per la vita” e il luogo di culto dona “un senso di appartenenza e di sostegno dal quale scaturisce un impulso alla missione”. Per questo, sottolinea il presidente della Sacbc, la tecnologia mediatica utilizzata finora per le celebrazioni liturgiche “non potrà mai compensare l’incontro in presenza che è un elemento fondamentale dell’essere una Chiesa”. Al contempo, il presule ricorda che tutte le Chiese cristiane del Sudafrica “hanno collaborato con il governo nazionale nello sforzo di ridurre la diffusione del virus, sviluppando linee-guida specifiche per evitare i contagi” e mettendo in atto “misure concrete per fornire i necessari servizi sociali alle persone in quarantena”. Tutto questo deve essere apprezzato, ribadisce il vescovo sudafricano, tanto più che “le organizzazioni ecclesiali hanno svolto questo tipo di servizio anche prima dell’arrivo della pandemia”. Inoltre, quando nel Paese sono stati riscontrati casi di corruzione nella strategia politica anti-Covid, “le Chiese erano lì a dare l’allarme e si sono mobilitate con successo contro il furto di risorse e di dispositivi medico-sanitari, così da aiutare i poveri”. Eppure, sottolinea il presule, ad un anno dall’inizio della pandemia, “le confessioni cristiane e gli altri credenti sentono che la loro cooperazione nella lotta al coronavirus non viene riconosciuta”, anzi: essi vengono trattati come “diffusori di contagio” e sottoposti a “restrizioni più severe rispetto ad altri settori” della società, nonostante non ci siano prove certe di focolai nei luoghi di culto. “Questo punto necessita un chiarimento – scrive ancora Monsignor Sipuka – e prima lo si fa, meglio è”, perché “contrariamente alla falsa credenza che il virus si diffonda soprattutto nelle chiese”, in realtà i luoghi di culto seguono protocolli rigidi e i leader religiosi “fanno del loro meglio per informare i fedeli e dissuaderli dai comportamento rischiosi che possono provocare contagi”. Per questo, il presidente della Sacbc definisce “arbitrarie e irrazionali” le chiusure e i contingentamenti stabiliti dalle autorità per i luoghi di culto, quando invece “i ristoranti, le sale da gioco o i taxi godono di maggiore libertà” nel servizio. Tanto è vero che “alcuni leader religiosi – sottolinea il vescovo sudafricano – stanno cominciando a chiedersi se non ci siano sentimenti anti-ecclesiali in coloro che redigono i regolamenti anti-Covid”. L’auspicio della Conferenza episcopale sudafricana, dunque, è che i luoghi di culto possano restare aperti in modo definitivo e far accedere un numero maggiore di persone, perché “più fedeli in chiesa significa individui spiritualmente più sani, capaci di offrire un contributo morale e materiale migliore alle loro famiglie e a tutta la società”. In questo senso, la riapertura delle chiese non riguarda solo “il diritto di culto”, bensì il fatto che “i credenti che partecipano ad una funzione religiosa possano sentirsi ispirati a collaborare al bene comune”. Infatti, come è stato ampiamente dimostrato, “i credenti hanno svolto un ruolo cruciale nell’alleviare le drammatiche conseguenze del Covid-19 sulla popolazione sudafricana, combattendo contro la fame, la disoccupazione e lo stress”. Essi inoltre “hanno distribuito cibo, assistito persone in difficoltà, tutelato i posti di lavoro ed esortato le autorità a fare di meglio”, ricorda ancora Monsignor Sipuka. Infine, il presidente della Sacbc esorta i fedeli a far sentire la propria voce per garantire “a tutti un accesso equo al vaccino” anti-Covid, poiché esso è “un bene comune che dovrebbe essere messo a disposizione di tutti e non accaparrato da pochi privilegiati”. (IP)
7 aprile - BELGIO A Cherleroi nuovo gruppo dei Pèlerins de l’Eau Vive: la fede per uscire dall’alcolismo
Un nuovo gruppo dei Pèlerins de l’Eau Vive si riunisce a Cherleroi, nella Cappella dei Gesuiti ogni lunedì sera dalle 19 alle 20.30, come scrive il sito della Conferenza episcopale del Belgio. L’associazione cattolica, presente in Francia da oltre 40 anni, da sei mesi è sbarcata in Belgio per occuparsi, anche qui, dei fratelli afflitti dalla piaga dell’alcolismo, ma anche dei loro familiari e dei loro amici. Il fondatore di questo nuovo gruppo, Luc Vanham, ex membro degli Alcolisti Anonimi, racconta la nascita di questo gruppo di condivisione che fa tanto bene ai partecipanti: “In realtà è stata una coincidenza, di quelle che noi chiamiamo coincidenze ma in realtà sono il modo che usa Dio per farsi conoscere. Un giorno, all'entrata della cappella dei Gesuiti a Charleroi, ho scoperto un libro sui Pèlerins de l’Eau Vive, in esposizione. C’era scritto ’Gesù Salvatore, guariscici dall'alcol’. Grazie. Essendoci passato io stesso, ho preso il libro. Nel frattempo, ho scoperto un video su questa organizzazione. Li ho conosciuti così”. Come già i suoi predecessori in Francia, Luc ha capito che c'era una chiamata pressante di Dio a mettersi al servizio degli uomini e delle donne segnati da questa dipendenza. Le riunioni si svolgono in comunione con un canto allo Spirito Santo, confidenze di fiducia reciproca, meditazione e condivisione di esperienze. L'obiettivo è soprattutto il conforto e la serenità che ognuno può portare all'altro durante lo scambio. Il gruppo è aperto anche ad altre dipendenze. “Non escludiamo nessuno”, aggiunge Luc. Allo stesso modo, anche se la riunione si tiene in una cappella e all'interno di una chiesa cattolica, chiunque può unirsi a questo movimento di auto-aiuto, indipendentemente dalla sua fede. Il fatto di appartenere a un gruppo, di riconoscersi nelle testimonianze degli altri, porta un vero conforto: “Se hai una gioia e la condividi, questa aumenta. Al contrario, se hai una tristezza o un'angoscia, quando la condividi, diminuisce – spiega ancora Luc - se, inoltre, affidiamo tutti i nostri problemi a Dio e ci arrendiamo a lui, il sollievo è tanto più grande. Perché con Dio tutto è possibile; il nostro Dio è il Dio del possibile”. “È importante ricordare che la causa dell'alcolismo spesso non è nota - continua Luc - quello che posso dire è che siamo tutti ipersensibili, tutti esposti. L'alcol ci ha permesso di ‘fuggire’ da questo malessere legato all'ipersensibilità, ma è in realtà un paradiso artificiale, proprio come la droga, il gioco d'azzardo, il sesso e le altre dipendenze. L'alcolismo è una tripla malattia: fisica, mentale e spirituale, riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Non è un vizio, né un difetto, ma una vera e propria malattia che può essere curata. Inoltre, se la mettiamo nelle mani di Dio, siamo sicuri di essere guariti”, conclude Luc. (RB)
7 aprile - BANGLADESH Golpe in Myanmar. La solidarietà dei vescovi bengalesi: Cardinale Bo: evitare la guerra civile
Anche i vescovi del Bangladesh si uniscono ai sempre più pressanti appelli per la fine della brutale repressione militare in Myanmar. In una dichiarazione diffusa ieri dalla Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale bengalese - riporta l'agenzia Ucanews - i presuli esprimono solidarietà nella preghiera con il popolo birmano e con le sue aspirazioni alla democrazia. “Chiediamo alla giunta militare del Myanmar di essere ragionevole e di sedersi attorno a un tavolo di dialogo per trovare una soluzione politica alla crisi, invece di sparare contro i propri concittadini”, si legge nella dichiarazione firmata dal vescovo Gervas Rozario, che esprime tutto il sostegno e la vicinanza della Chiesa del Bangladesh al popolo birmano. “Anche noi condividiamo il dolore e la sofferenza del popolo del Myanmar che ama la pace e chiede solo il ritorno della democrazia, nulla di più", si legge nella dichiarazione. “A nome dei nostri fedeli ci inginocchiamo insieme suor Ann Nu Thawng, che l'8 febbraio si è messa in ginocchio davanti ai militari e li ha supplicati di smettere di sparare a persone innocenti. Anche noi soffriamo quando il popolo del Myanmar soffre. Anche noi, come vicini del Myanmar, sentiamo nel nostro cuore il dolore per le privazioni e l'oppressione del suo popolo. La Chiesa in Bangladesh non può non vivere la stessa oppressione della Chiesa in Myanmar”, afferma ancora la dichiarazione. L’auspicio dei vescovi bengalesi è dunque che la democrazia prevalga e che il Paese resti unito attraverso il dialogo tra tutte le parti. Sempre più forte è infatti il rischio di una guerra civile, accentuato anche dalla nuova recrudescenza dei combattimenti interetnici nel Paese. Un rischio rievocato ieri dal cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, che in un tweet si è nuovamente rivolto all’esercito, ai gruppi armati e ai manifestanti con questo accorato appello: “Evitate tutti i discorsi sulla guerra civile. La sua conseguenza è un’immensa sofferenza per la gente comune. La pace è possibile, è l’unica via!”. Il bilancio delle vittime della repressione dal colpo di Stato del 1.mo febbraio si sta avvicinando a quota 600, compresi 47 bambini. Le forze di sicurezza hanno inoltre arrestato circa 3.500 persone, la maggioranza dei quali ancora detenuti. L’elenco dettagliato delle gravi violazioni dei diritti umani perpetrati dalla giunta militare è contenuto in un rapporto che sarà presentato all’Onu per una denuncia pubblica e per studiare passi per fermarle. Il dossier riporta 180mila casi accertati e comprende fra l’altro più di 540 uccisioni extragiudiziarie, 10 uccisioni di prigionieri mentre erano in custodia, torture, detenzioni illegali, uso sproporzionato della forza contro dimostranti pacifici. A stilarlo il Crph (Committee for Representing Pyidaungsu Hluttaw, Comitato dei rappresentanti della repubblica dell’unione), il gruppo di parlamentari dimessi dalla giunta a cui si deve il movimento di disobbedienza civile di questi due mesi e che sta lavorando alla stesura della bozza provvisoria di una nuova Costituzione e alla formazione di un esercito federale che riunisca gli eserciti etnici in un unico gruppo contro il governo militare. Continua intanto il pressing del Presidente indonesiano Joko “Jokowi” Widodo per la convocazione una riunione d’emergenza dell'Asean (Associazione dei Paesi del sud-est asiatico) sulla crisi birmana. Iniziativa che, con l’eccezione della Malesia, ha tuttavia ricevuto un’accoglienza tiepida da parte degli altri otto membri dell’associazione regionale, più inclini a non interferire negli affari interni di uno Stato membro come il Myanmar. Alla crisi birmana ha fatto riferimento anche Papa Francesco nel suo messaggio “Urbi et Orbi” per la Domenica di Pasqua, in cui si è detto “vicino ai giovani di tutto il mondo e, in quest’ora, specialmente a quelli del Myanmar, che si impegnano per la democrazia, facendo sentire pacificamente la propria voce, consapevoli che l’odio può essere dissipato solo dall’amore”. (LZ)
7 aprile - GERMANIAIl 18 aprile celebrazione ecumenica perle vittime della pandemia nel Paese
All’invito del presidente federale Steinmeier, di effettuare una commemorazione delle vittime della pandemia da Coronavirus in Germania prevista per la giornata di domenica 18 aprile, le Chiese tedesche rispondono organizzando una celebrazione ecumenica per la stessa giornata – che precederà la commemorazione civile – prevista per le 10.15 nella Kaiser Wilhelm Memorial Church di Berlino. Ad annunciarlo sono i vescovi della Conferenza episcopale tedesca dal sito dell’Episcopato. La cerimonia, che sarà trasmessa in diretta su ARD, è nata da un’idea del presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Bätzing, insieme con il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm; e con il presidente dell'Associazione delle chiese cristiane in Germania, l'arciprete Radu Constantin Miron. Vi parteciperanno anche rappresentanti delle fedi ebraica e musulmana presenti sul territorio, ma proprio a causa delle restrizioni sanitarie, il numero di partecipanti sarà molto limitato. La cerimonia s’incentrerà sul racconto biblico del viaggio dei discepoli di Gesù verso Emmaus (Lc 24), e offrirà un’opportunità di riflessione, incoraggiando la speranza. Ad essa sono espressamente invitati come ospiti, tutti coloro che hanno perso una persona cara a causa dell’epidemia. Per quanto riguarda le autorità, saranno presenti, oltre al presidente federale Frank-Walter Steinmeier, il presidente del Bundestag Wolfgang Schäuble, la cancelliera federale Angela Merkel; il presidente del Bundesrat Reiner Haseloff e il presidente della Corte costituzionale federale Stephan Harbarth. Intanto la pandemia in Germania non accenna a rallentare: secondo i dati delle ultime 24 ore, si sono registrati quasi diecimila nuovi casi e poco meno di 300 decessi. (RB)
7 aprile - FILIPPINE #coronavirus. “E-Pray”, iniziativa di preghiera della diocesi di Novaliches
Si chiama “E-Pray” ed è la piattaforma digitale lanciata dalla diocesi di Novaliches, nelle Filippine, per raggiungere virtualmente i pazienti in isolamento a causa del Covid-19 e pregare per loro. Lo strumento permette, infatti, ai malati di coronavirus di collegarsi on line con un sacerdote per riceverne conforto spirituale e pregare insieme, anche se distanti fisicamente. La piattaforma è gratuita ed è gestita dalla Pastorale diocesana per le Comunicazioni sociali, diretta da padre Luciano Felloni, con l’aiuto di circa 30 volontari. “La pandemia ha impedito ai sacerdoti di restare accanto ai malati nel pieno di situazioni difficili o a rischio della vita – spiega padre Felloni – perché non è permesso entrare negli ospedali, nei reparti di terapia intensiva o nelle strutture per malati in quarantena”. Di conseguenza, alcuni sacramenti, come l’estrema unzione o la confessione, non possono essere amministrati. Però “si può offrire al malato una preghiera e un sacerdote che preghi per lui”. “Facciamo in modo che nessun resti senza un’orazione e una benedizione – conclude padre Felloni – Aiutiamo nel nostro piccolo, in modo semplice, e il nostro aiuto è la grazia della preghiera”. Da ricordare che nelle Filippine, ad oggi, l’emergenza da coronavirus ha fatto registrare 813mila casi in totale e quasi 14mila decessi. (IP)
7 aprile - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Ignoti danneggiano la chiesa di San Clemente, a Kinshasa
Un incendio doloso ha danneggiato nella notte fra lunedì e martedì la parrocchia di San Clemente, nella comune di Makala, a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. Le fiamme, riferisce Actualite.cd, sono state appiccate da ignoti, probabilmente “Kuluna”, che seminano terrore e desolazione tra la popolazione della regione. Il parroco, padre Jean-Louis Bogoga, ha raccontato di essere riuscito a domare le fiamme insieme ad alcuni laici - che hanno visto fuggire tre persone vestite di nero - e di aver chiamato la polizia per denunciare l’accaduto. Hanno riportato danni le porte della chiesa, l’impianto elettrico e quello di amplificazione. Ieri padre Bogoga ha voluto comunque celebrare la Messa, come ogni mattina. San Clemente è una delle cinque parrocchie del nuovo decanato di Sant’Antonio di Padova. (TC)
7 aprile - REPUBBLICA CECA Completati i lavori della chiesa di Cristo Salvatore a Barrandov, sud-ovest di Praga
Con l’apposizione del lucernario monumentale a cornice dorata, la ditta costruttrice Metrostav ha chiuso i lavori della chiesa di Cristo Salvatore a Barrandov, quartiere a sud-ovest di Praga costruito su alcune formazioni rocciose sulla Moldava e noto per i suoi studi cinematografici. A comunicarlo è il sito della Conferenza episcopale ceca. L’edificio, consacrato, ha anche ospitato le celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua. Si tratta di uno degli edifici sacri più moderni della Repubblica Ceca, con la sua facciata coibentata, il riscaldamento a pavimento, e l’ascensore: risponde, quindi, ai più severi requisiti tecnologici ed ecologici, comunemente imposti all'edilizia residenziale o commerciale. Il complesso, oltre alla chiesa, comprende una caffetteria, un centro sociale e una sala comunitaria per attività ricreative ed educative. “Già le prime celebrazioni hanno confermato che la chiesa piace e diventerà in breve tempo un luogo importante per la nostra comunità, in cui incontrare Dio e incontrarci l'un l'altro - ha detto il responsabile, padre Josef Ptáček - l'edificio è bello da un punto di vista estetico ed efficiente dal punto di vista energetico; inoltre contiene importanti strutture per vari gruppi di locali: madri con bambini, giovani, famiglie, anziani. Non vediamo l'ora di avviare i vari programmi educativi, le discussioni, i cineforum, gli spettacoli. Il completamento della costruzione ha riempito di ottimismo tutta la nostra comunità in tempi difficili come quelli di questa pandemia e ha riacceso la speranza che presto si tornerà alla vita di prima”. La consacrazione della chiesa è stata effettuata alla fine dello scorso anno sotto la guida del cardinale Dominika Duka, arcivescovo della capitale, Praga, che ha acquisito, così, un nuovo edificio sacro dopo 10 anni. “L'edificio è pieno di curiosità tecniche. Ad esempio, la cappella è costituita da una struttura in listelli di alluminio saldati, che insieme pesano quasi 10 tonnellate. Per ottenere parametri acustici esigenti in tutta la chiesa, abbiamo dovuto installare speciali pannelli fonoassorbenti sulla parete”, rivela il responsabile del progetto, Josef Majer di Metrostav. La nuova chiesa ha permesso di ampliare l'offerta di servizi di culto per la numerosa comunità di fedeli nel complesso residenziale Barrandov, che finora disponeva della sola chiesa di S. Filip e Jakub a Zlíchov. L'architettura della chiesa di Cristo Salvatore è opera di Atelier Žiška, che ha adottato un design capace di combinare approcci e tecnologie moderne con elementi tradizionali. (RB)
7 aprile - REGNO UNITO Cattolici e anglicani contro tagli agli aiuti internazionali: “Non si possono far quadrare i conti sulle spalle dei più poveri”
“Far quadrare i conti durante una pandemia sulle spalle dei più poveri del mondo non è accettabile": lo dichiarano alla testata “Evening Standard” l’Arcivescovo cattolico di Westminter, il Cardinale Vincent Nichols, e l’Arcivescovo anglicano di Canterbury, il Reverendo Justin Welby, deplorando i tagli agli aiuti internazionali decisi dal governo del Regno Unito, guidato da Boris Johnson. La misura è stata stabilita temporaneamente dall’esecutivo per far fronte al deficit causato dalla pandemia da Covid-19 e prevede che la spesa per gli aiuti scenda deliberatamente di 4 miliardi di sterline, sotto l'obiettivo legalmente vincolante dello 0,7 per cento della produzione nazionale. Ma i due Arcivescovi condannano tale scelta, affermando che essa è “estremamente preoccupante” perché provocherà “danni reali” ai Paesi in crisi, come lo Yemen. Il timore è anche che il taglio dei fondi diventi permanente. Sostenere chi ha bisogno invece, scrivono i due leader cristiani, “è una questione di moralità” e “non si può guardare da un’altra parte” perché proprio a causa della pandemia i destini di tutti i Paesi del mondo sono ora interconnessi. Critiche alla misura govenativa arrivano anche da alcuni membri del Parlamento: ad esempio, il deputato di Totnes Anthony Mangnall ha ricordato che “il Regno Unito è l’unico Paese del G7 che taglia gli aiuti internazionali. Eppure, a giugno il Paese ospiterà proprio il summit del G7. Dal punto di vista diplomatico, dunque, è imperativo che il Primo ministro sia in grado di portare tutti gli alleati a dare il via alla ripresa globale, combattere il Covid e scongiurare i cambiamenti climatici”. Sulla stessa linea si è posta Caroline Nokes, presidente del Comitato Donne e uguaglianza, la quale ha detto: "Il Primo ministro ha giustamente parlato contro la violenza sulle donne, ma i tagli agli aiuti umanitari lasceranno i più vulnerabili del mondo alla mercé degli stupratori nelle zone di guerra e dei predatori nei campi profughi”. Tagliare gli aiuti durante una pandemia, infatti, “sovraccaricherà oltre il limite i sistemi sanitari, lasciando le donne senza accesso all'assistenza medica durante la gravidanza e il parto. Tagliare gli aiuti è di fatto una condanna a morte". Dal suo canto, il mese scorso Boris Johnson ha detto che i britannici possono essere “orgogliosi” della loro spesa per gli aiuti, perché si tratta della più alta raggiunta tra tutti i Paesi del G7. Ma i tagli decisi ora rappresentano “una promessa non mantenuta – concludono i due Arcivescovi Nichols e Welby – che quindi va sanata”. (IP)
7 aprile - GERMANIA Pubblicati i titoli dei finalisti al Premio cattolico Libri per bambini e ragazzi 2021
È stata pubblicata ieri sul sito della Conferenza episcopale tedesca, la lista dei 15 titoli finalisti al Premio Cattolico Libri per bambini e ragazzi 2021, la cui giuria è presieduta dal vescovo di Treviri, monsignor Robert Brahm. Al concorso vengono premiate le opere che forniscono ai lettori più giovani, di età compresa dall'infanzia all'adolescenza, un accesso esemplare ai valori cristiani e alla vita religiosa. All’edizione 2021 del premio si sono iscritti 61 editori con 175 opere complessivamente in gara. Anche la cerimonia di premiazione, inizialmente prevista a Monaco, è stata annullata a causa della pandemia da Coronavirus. (RB)
7 aprile - BRASILE Un anno fa veniva lanciato il “Patto per la vita”: bilanci e sfide dell’iniziativa
Un anno fa, esattamente il 7 aprile 2020, veniva lanciato il “Patto per la vita e per il Brasile”, documento siglato dalla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), insieme ad oltre cento organismi nazionali, come l’Ordine degli Avvocati, l’Accademia delle Scienze e l’Associazione della stampa, per cercare di arginare la grave crisi sanitaria, economica, sociale e politica che stava vivendo il Paese. La firma del Patto avveniva in concomitanza della Giornata mondiale della salute, evento significativo nel contesto della pandemia da Covid-19. Un’emergenza sanitaria che, in Brasile, un anno dopo, fa registrare un tragico record: nelle ultime 24 ore, infatti, sono stati registrati 4.195 morti e 86.979 contagi. È la prima volta che, nel Paese, in un giorno si superano i 4 mila morti. Il bilancio totale sale così a 336.947 vittime. Il Patto per la vita ribadiva, dunque, la necessità di un “dialogo maturo e corresponsabile” tra tutti gli attori della società, per cercare “soluzioni congiunte per il bene comune, in particolare per i più poveri e vulnerabili”. Centrale anche l’esortazione a diffondere una “cultura della protezione, della promozione e della difesa della vita in ogni senso”, perché “la vita umana non può esistere senza la protezione dell’ambiente”. Una missione fondamentale per la Chiesa stessa perché, come indicato dal presidente della Cnbb, l'arcivescovo di Belo Horizonte, Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, l’evangelizzazione non esclude la collaborazione con tutti i settori della società per “aiutare a superare le ingiustizie e le discriminazioni verso i poveri e i vulnerabili, ad operare in difesa dei diritti e promozione della giustizia, a sostegno della democrazia della realizzazione del bene comune”. Un anno dopo, dunque, cosa è cambiato? Come spiega il presidente del Gruppo di lavoro per il “Patto per la vita e per il Brasile”, Monsignor Guilherme Antônio Werlang, il bilancio è positivo: grazie all’impegno dei firmatari, infatti, “è stato possibile garantire la vaccinazione, la riduzione dei disastri ecologici e politiche pubbliche più efficienti". Ma resta ancora molto da fare, soprattutto per “offrire aiuti di emergenza alle famiglie”. Per questo, sottolinea il presule, bisogna fare di più per “far capire ai governanti che la vita umana è al di sopra del valore del mercato”. Un’altra sfida indicata da Monsignor Werlang è la lotta all’indebolimento del Sistema sanitario unico (Sus): “Il Sus è una questione di politica statale e non di governo o di gestione – spiega il vescovo brasiliano - È il più grande programma sanitario del mondo, ma viene costantemente indebolito. E questa è una grande sfida per il popolo brasiliano". Allo stesso tempo, la Chiesa cattolica nazionale esorta a contrastare la disinformazione sulla campagna di vaccinazione, affinché tutti accedano al siero, perché “è una questione etica”. Centrale, inoltre, il richiamo ad “una politica ambientale preventiva”, anche in vista della stagione secca che può colpire, con gravi conseguenze ecologiche, alcune regioni del Brasile, come il Pantanal e la savana del Cerrado. Nel corso del 2021, dunque, il Patto cercherà di “rafforzare il dialogo sociale per la vita e per il Paese”, cercando gli strumenti necessari per affrontare le emergenze. (IP)
7 aprile - MALAWI Beni alimentari e di prima necessità dalla Catholic Women Organization per i seminari diocesi di Mangochi
Aiuti ai seminari della diocesi di Mangochi, nel Malawi, in difficoltà a causa della pandemia. Ad offrirli, riferisce l’Amecea, Catholic Women Organization che ha donato beni alimentari e di prima necessità al Seminario maggiore di San Pietro di Zomba e al Seminario minore di San Paolo Apostolo di Mangochi. “La maggior parte delle istituzioni della Chiesa, in particolare i seminari, stanno lottando economicamente a causa della pandemia di Covid-19 - spiega padre Vincent Mwakhwawa, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Malawi e cappellano nazionale della CWO -. Le diocesi non hanno risorse adeguate per pagare le rette scolastiche dei seminaristi e la quotidianità dei seminari è messa alla prova a causa della mancanza di fondi. Quindi, sostenere i seminari (…) in questo momento è molto importante”. Isabell Khumbanyiwa Nakutho, presidente della CWO nella diocesi di Mangochi, afferma che le donne cattoliche, con la loro donazione, hanno voluto contribuire alla formazione dei futuri sacerdoti con un sostegno spirituale e materiale, e che prendersi cura dei seminari della Chiesa è una responsabilità che i laici devono condividere con i vescovi e i formatori. “Prendiamoci per mano e costruiamo una Chiesa autosufficiente e che cresca da sola sostenendo queste istituzioni” sottolinea la presidente della CWO. Isabell Khumbanyiwa Nakutho esorta quindi organizzazioni, associazioni della Chiesa cattolica e persone di buona volontà a sostenere gli studenti dei seminari, futuri ministri della Chiesa del Malawi. Per il rettore del Seminario Maggiore San Pietro, padre Anthony Kadyampakeni, l’iniziativa della CWO “è un grande gesto di generosità”, soprattutto in questo momento, ed esorta i fedeli ad emularne l’esempio. “Quando parliamo di progresso sostenibile dei nostri seminari, abbiamo bisogno di questo tipo di donazioni - specifica padre Kadyampakeni -, per una Chiesa autosufficiente occorre uno sforzo collettivo”. (TC)
7 aprile - ECUADOR Giustizia e pace: comunicare la speranza attraverso le reti sociali
Cinque miliardi su sette: a tanto ammonta la cifra di persone che, ad oggi nel mondo, ha accesso ad una connessione Internet. Parte da questo dato numerico la riflessione della Commissione episcopale Giustizia e pace dell’Ecuador, intitolata “Le reti sociali: una versione del mondo”. Nel documento, i presuli si soffermano, in particolare, sul contesto creato dalla pandemia da Covid-19 e che ha reso la tecnologia informatica sempre più necessaria, per supplire al distanziamento sociale divenuto obbligatorio per prevenire i contagi. Tra i tanti social network, in Ecuador vanno per la maggiore Facebook, Instagram, Linkedin, Tik Tok e Twitter i quali – spiega la Commissione episcopale – danno agli utenti la possibilità di “interagire con gli altri, di esprimersi, di relazionarsi in una sorta di democrazia ideale”. Ma bisogna fare attenzione, sottolineano i vescovi, perché questo fluire di pensieri ed opinioni che inonda milioni di utenti spesso “non offre il tempo necessario all’approfondimento”. Il risultato – prosegue la nota episcopale – è che a volte le persone ed il mondo, così tecnologizzati, “si riducono ad un insieme di dati” che possono essere “utilizzati o manipolati da chi fa compravendita di questo tipo di informazioni”, come le multinazionali, le aziende pubblicitarie e quelle che operano in ambito politico. Per questo, Giustizia e pace mette in guardia: dalle reti sociali si possono ricevere tutti i tipi di informazione, inclusi i discorsi “di odio, di discriminazione o la disinformazione, parole che seminano o giustificano la violenza verso gli altri e che ci rendono facili prede dell’inganno”. Di qui, l’appello a “selezionare e a riflettere su ciò che riceviamo, prima di condividerlo”, con l’obiettivo di contrastare le fake-news con una opportuna “ortografia digitale”. Lo scopo finale, conclude la nota, deve essere quello di “comunicare la speranza”. E infatti, la Commissione episcopale ha creato uno speciale hashtag, #ComuniquemosEsperanza, proprio per incoraggiare un uso corretto dei social media, secondo quanto indicato da Papa Francesco nel 2016, in occasione della 50.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali: “Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società, ma possono anche condurre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’accesso alle reti digitali comporta una responsabilità per l’altro, che non vediamo ma è reale, ha la sua dignità che va rispettata. La rete può essere ben utilizzata per far crescere una società sana e aperta alla condivisione”. (IP)
7 aprile - GIORDANIA Al via ad una stramissione in streaming dedicata alle famiglie in occasione dell’Anno Amoris Laetitia
Si chiama “La gioia dell’amore” e offre alle famiglie l’opportunità di parlare di sé stesse e della loro missione umanitaria e cristiana il nuovo programma del Centro cattolico di studi e media (CCSM) della Giordania che è partito lunedì in streaming in occasione dell’Anno della Famiglia Amoris Laetitia indetto da Papa Francesco. Il programma, riferisce abouna.org, comprende 24 episodi ed è frutto della cooperazione tra il CCSM, l’Organizzazione cattolica austriaca Porticus e il Patriarcato latino di Gerusalemme. Rif’at Bader, direttore del CCSM, nell’episodio introduttivo ha spiegato che ogni episodio avrà la durata di dieci minuti e racconterà in che modo le famiglie cristiane vivono la fede e come affrontano le circostanze della vita quotidiana. L’obiettivo è quello di trasmettere gioia a tutte le famiglie, di espandere il profumo Cristo e la speranza cristiana mostrando che c’è chi vive cristianamente la vita di ogni giorno. Padre Bashir Bader, responsabile del Centro pastorale per il matrimonio e la famiglia del Vicariato latino in Giordania, ricorda che riferimento San Giovanni Crisostomo, nel IV secolo, esortava tutti i cristiani a vivere quotidianamente la vita cristiana, sempre e ovunque e a trasformare le loro case in piccole chiese. Il programma, aggiunge padre Bader, vuole essere da incoraggiamento per le famiglie e intende mostrare un modello da seguire, perché nella quotidianità ogni famiglia possa celebrare i misteri della Chiesa. (TC)
7 aprile - PERÚ “Respira Perù”: ad Arequipa, inaugurato Centro di ossigenazione
Garantire assistenza medica di primo livello ai malati di Covid-19 che hanno bisogno di ricevere ossigeno, ma senza la necessità di un ricovero ospedaliero: con questo obiettivo, nella diocesi di Arequipa, in Perù, è stato inaugurato in questi giorni un “Centro di ossigenazione”. Alla cerimonia, svoltasi alla presenza di poche persone in osservanza alle normative anti-contagio, ha preso parte l’Arcivescovo locale, Monsignor Javier Del Rio, che ha benedetto la struttura: appartenente alla Chiesa locale, l’edificio è stato messo a disposizione di un’impresa edile che lo ha ristrutturato gratuitamente, allestendolo secondo le finalità mediche. La realizzazione del Centro è stata resa possibile dalla campagna “Respira Perù” che ha donato i macchinari richiesti. Altri cento ventilatori meccanici sono stati donati dall’Arcivescovo stesso che ha ringraziato tutti coloro che “lavorano insieme per il bene della società”. Da ricordare che “Respira Perù” è la campagna di solidarietà nazionale organizzata e gestita dalla Conferenza episcopale peruviana, l'Università San Ignacio de Loyola e la Società nazionale delle Industrie. Lanciata nel 2020, l’iniziativa ha raccolto, grazie ad alcune tele-maratone, numerosi fondi che hanno consentito, finora, di allestire decine di impianti di produzione di ossigeno in diverse città del Paese, insieme ad oltre 2.880 respiratori meccanici ed altre apparecchiature specifiche. La campagna ha ricevuto anche il sostegno di Papa Francesco: due mesi fa, in occasione di una nuova tele-maratona, il Pontefice ha fatto giungere agli organizzatori e ai collaboratori dell'iniziativa il suo saluto affettuoso, tramite una lettera a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e indirizzata all'arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza episcopale peruviana, Monsignor Miguel Cabrejos. Nel suo messaggio, Francesco ha incoraggiato tutti coloro che fanno sì che “la tenerezza di Dio raggiunga tutti attraverso la cura, costruendo una società più umana e fraterna in cui ci sforziamo di garantire che nessuno sia lasciato solo, che nessuno si senta escluso o abbandonato". Intanto, la pandemia da Covid-19 non si ferma e ad oggi, in Perù, si contano 1,59 milioni di contagiati e più di 53mila decessi. (IP)
7 aprile - INDONESIA Gli aiuti della Caritas nazionale per le vittime delle alluvioni
Sono oltre 130 le persone morte in Indonesia a causa delle inondazioni che il 4 aprile hanno colpito alcune regioni centrali del Paese, tra cui le Isole di Flores e di Sumba, insieme alla parte occidentale di Timor Est. Le piogge torrenziali hanno provocato straripamenti fluviali e smottamenti che hanno travolto abitazioni e infrastrutture. Numerosi anche i dispersi e gli sfollati. Fotunatamente, la macchina della solidarietà è stata avviata: la Caritas nazionale è intervenuta sin dalle prime ore dell’emergenza, cercando innanzitutto di raccogliere informazioni utili nelle aree più danneggiate. “La zona più colpita è quella di Larantuka, da dove ancora non si hanno informazioni chiare, date le difficoltà di comunicazione per l’elettricità che va e viene per la connessione telefonica debole – spiega Fredy Rante Taruk, direttore di Caritas Indonesia - Molte strade sono ancora inaccessibili e l’isola di Adonara, dove i danni sono stati maggiori, è difficilmente raggiungibile Abbiamo già attivato una raccolta fondi nella nostra rete Caritas indonesiana. Molte famiglie non hanno più un posto dove potersi riparare”. “Come Caritas – prosegue - in coordinamento con il governo locale che sta procedendo alle evacuazioni, abbiamo attivato tre punti di soccorso nelle parrocchie locali per distribuire cibo e acqua, potabile e pulita, ma anche medicine, generatori e combustibile per farli funzionare”. Da ricordare che questa nuova calamità naturale ha colpito un Paese già in emergenza dopo il terremoto che, a gennaio, è avvenuto sull’Isola di Sulawesi, provocando almeno 45 morti, e a ridosso dell’attacco contro la Cattedrale di Makassar, perpetrato il 28 marzo e che ha lasciato sul campo almeno 14 vittime. Il tutto mentre la pandemia da Covid-19 non si ferma: ad oggi, in Indonesia sono oltre 1,5 milioni i contagiati, mentre i deceduti sfiorano le 42mila unità. Per questo, anche Caritas Italiana è scesa in campo, attivando una raccolta-fondi in favore del Paese asiatico. Tutte le indicazioni utili, per chi volesse contribuire, sono reperibili sul sito Internet www.caritas.it, con la causale “Indonesia”. (IP)
7 aprile - ITALIA/MONDO – Al via i nuovi corsi per Animatori Laudato si’
“Va’ e ripara la nostra casa”. Sulle orme di San Francesco d’Assisi, parte martedì prossimo 13 aprile il nuovo corso per Animatori Laudato si’. Formati dal Movimento Cattolico Mondiale per il Clima (Gccm), sono circa 17 mila in tutto il mondo: in comune hanno l’aver fatto propria l’enciclica di Papa Francesco del 2015 sentendo “forte dentro di loro il grido dei poveri e della terra”, spiega Cecilia Dall’Oglio, direttrice associata dei programmi europei del Movimento cattolico mondiale per il clima. Si tratta di persone perlopiù impegnate all'interno di realtà parrocchiali, associative e religiose ma anche di quanti sentono in modo particolare la chiamata all'ecologia integrale, mettendosi al servizio delle proprie comunità: “la sfida - dice - è sui territori, con molti degli Animatori che danno vita a Circoli Laudato si’, piccole comunità che si ritrovano per vivere nella preghiera, radicati nella fede con la loro conversione ecologica, per camminare insieme verso stili di vita sostenibili e per difendere i più vulnerabili”. “Il numero degli Animatori nel mondo è cresciuto di anno in anno: il programma di formazione che sta ripartendo in questi giorni - spiega la rappresentante del Gccm - è organizzato in inglese, spagnolo, portoghese, polacco, italiano e stiamo sperimentando anche il francese”. In Italia il programma è stato avviato nel 2019 e ad oggi si contano 1.800 Animatori. Il corso di questa primavera, on line per le restrizioni dovute alla pandemia, viene lanciato simbolicamente da Assisi: si compone di 4 sessioni della durata di un’ora fino al 4 maggio, con un questionario di valutazione al termine di ciascun incontro virtuale. Prevista inoltre un’attività da realizzare in occasione della chiusura dell’Anno speciale di Anniversario dell’enciclica del Pontefice, che si concluderà il prossimo 24 maggio, e del Tempo del Creato 2021 (dal 1° settembre al 4 ottobre) il cui tema sarà “Una casa per tutti? Rinnovare l’oikos di Dio”. Il corso prevede l’approfondimento della Laudato si’ attraverso il contributo di diversi relatori, tra cui monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, monsignor Vincenzo Carmine Orofino, vescovo di Tursi-Lagonegro, Marika Arcopinto del Progetto Policoro della diocesi di Acerra, l’esploratore Alex Bellini, l’inviato di Avvenire Nello Scavo, la professoressa Stefania Papa dell’Università Vanvitelli. La caratteristica di questo appuntamento, le cui iscrizioni scadono il 9 aprile, è la realizzazione “in forte partenariato”, spiega Cecilia Dall’Oglio. “Il corso è promosso dal Movimento Cattolico Mondiale per il Clima che, di fatto, è già un'alleanza di organizzazioni cattoliche, ma lo portiamo avanti con delle realtà particolari. Voglio fare l'esempio dell'Associazione Papa Giovanni XXIII: uno dei responsabili, Edoardo Barbarossa, nel corso dell'ultima riunione con i partner ha sottolineato la valenza fondamentale che la partecipazione al corso Animatori Laudato si’ dello scorso anno ha rappresentato per la propria realtà, evidenziando come la conversione ecologica ne stia rinnovando la vocazione e facendo presente come ben 100 membri della comunità abbiano già partecipato. Tutti loro hanno sottolineato l’importanza di incrociare storie con altri con cui non si sarebbero altrimenti mai incontrati. Quindi una ulteriore caratteristica del nostro corso italiano è la provenienza dei partecipanti - e dei futuri Animatori - che arrivano da tantissime realtà e rappresentano tantissimi carismi presenti nella Chiesa”. L’azione del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima prosegue. Il 22 aprile ricorre l’Earth Day, a fine maggio si celebra la chiusura dell’Anno speciale di anniversario della Laudato si’, poi il Tempo del Creato. In particolare durante il Tempo del Creato, prosegue, “saremo impegnati nella preghiera e nell’azione, in unione con le realtà che si occupano qui in Italia degli sfollati climatici, dei rifugiati e dei migranti. Quest’anno a promuovere il corso sono anche il Jesuit Social Network Italia e gli scalabriniani, per essere ancora più vicini a coloro che nei nostri Paesi portano il volto umano della crisi climatica: sono i più colpiti dagli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici ma sono anche le popolazioni che meno hanno contribuito al riscaldamento della terra, come ci ha ricordato il Papa nella prefazione agli ultimi Orientamenti pastorali per gli sfollati climatici. E questo sarà un altro impegno per noi, anche a livello ecumenico: quello di promuovere eventi, ma soprattutto processi e preghiere per costruire la casa di tutti”. (GA)
6 aprile - ITALIA Sisma de L'Aquila. Card. Petrocchi: La commemorazione è un evento di Popolo
"Oggi siamo esortati non solo a ricordare quei drammatici momenti del 6 aprile 2009: ma a farne memoria, vivendoli come comunità ecclesiale e civile". Nella messa celebrata nella Chiesa di Santa Maria del Suffragio, l’arcivescovo metropolita de L’ Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, ha voluto così commemorare le vittime di quella tragica notte, tra il 5 e il 6 aprile di 12 anni fa, durante la quale, a causa di una scossa di terremoto di magnitudo 5.9, morirono 309 persone. Una liturgia, quella presieduta dal porporato, “non dominata da una mestizia reclinata su se stessa, ma è avvolta dalla luce e dalla grazia della Pasqua”. L’arcivescovo ha sottolineato che “il dramma del terremoto ha reso ancora più Popolola gente aquilana: la comune tragedia, affrontata insieme ha stretto, con nodi inscindibili, il mutuo senso di appartenenza. Quando un trauma, che deriva da una calamità generale, colpisce una popolazione viene vissuto in modo frammentato: ciascuno lo porta per conto suo o per aggregati sparsi” ha continuato, spiegando che “invece, dove c’è Popolo, il dramma è condiviso: vissuto da tutti e da ciascuno in modo diverso, ma universale. Si stabilisce così una interdipendenza, in cui il mio diventa nostro, e viceversa”. Parlando della comunità aquilana, il cardinale Petrocchi si è detto convinto che se venisse fatta un’analisi del DNA si ritroverebbero, tra i cromosomi identitari, la resilienza al sisma. “Questi fattori strutturali suscitano anticorpi caratteriali che neutralizzano i virus della disgregazione sociale e sconfiggono la sindrome della disfatta. Altro gene identitario”, ha proseguito, “è la tenacia del ripartire, che si rende visibile nella spinta perseverante alla ricostruzione. Dal gene della ripartenza, sempre e a qualunque costo, si sviluppa il genio del reinventarsi, pure davanti alle macerie, una esistenza non solo ri-adattata, ma re-inventata e di nuovo conio. Per tali motivazioni” ha insistito “la commemorazione, che stiamo celebrando, non riguarda solo i famigliari delle vittime e la rete degli amici: è un evento di Popolo!" Sono stati poi pronunciati i nomi delle 309 vittime perché “non si tratta solo di un appello, codificato in un rituale meccanico. Significa dichiarare un vincolo che c’è e rimane”. Poi le le luci accese sulle finestre “espressione esterna delle lampade che ardono nel cuore, alimentate dalla condivisione d’anima e da vicinanza partecipe”. Ed infine i rintocchi delle campane a Piazza Duomo, illuminata di blu, ovvero il richiamo ad un patto sociale scritto non sulle carte, ma nelle coscienze “che ci impegna a tendere, insieme, non solo al come prima, ma al di più e al meglio". Le vittime del terremoto sono state e continuano ad essere, ha osservato il porporato, a pieno titolo membri del Popolo. “Non appartengono soltanto ai loro parenti, ma sono e rimangono nostri fratelli e con-cittadini, nella grande famiglia aquilana. Perciò, insieme a noi, ri-costruttori di una Comunità, ecclesiale e civile, impegnata nel tessere iniziative di risurrezione: infatti la ricostruzione, senza risurrezione, sarebbe un’attività solo edilizia e architettonica, destinata a non ricomporre e consolidare il Popolo Aquilano”. L’arcivescovo ha poi ricordato l’altra calamità, questa volta universale, che si è abbattuta nel territorio: la pandemia. “Anche questa battaglia non può gestita solo da una élite, ma costituisce una impresa di Popolo”, ha puntualizzato, indicando che “non bastano atteggiamenti virtuosi di una minoranza, che possono essere diluiti o azzerati da comportamenti dannosi di un’altra porzione di persone. Anche se le urgenti e necessarie strategie tecnico-scientifiche e farmacologiche (come la vaccinazione di massa) risolvessero nel tempo il problema sanitario, ma non venissero messi in campo gli indispensabili stili cognitivi e relazionali, segnati da una coesione matura e fattiva, i costi umani, come anche i guasti sociali ed economici , sarebbero disastrosi, e questo non possiamo permettercelo". Il cardinalePetrocchi ha concluso l’omelia invocando la protezione di Maria: “la preghiera fatta per le vittime del sisma e dalle vittime del sisma aiuti il Popolo aquilano a crescere nei valori cristiani e umani”. (DD)
6 aprile - TERRA SANTA Messaggio dei Patriarchi di Gerusalemme: Cristo Risorto è con noi in questo periodo di crisi #coronavirus
È pensando alle vittime del coronavirus e alla buona notizia di vita eterna, pace e speranza portata da Cristo Risorto che i Patriarchi ed i Capi delle Chiese di Gerusalemme rivolgono il loro messaggio di Pasqua 2021 alle comunità di fedeli. “L'anno scorso – si legge nel documento - è stato un periodo di grande dolore per tutto il mondo. A causa della pandemia di COVID-19, milioni di persone hanno sofferto duramente e molti sono morti. Altri milioni hanno dovuto affrontare grandi difficoltà economiche, l’isolamento, la solitudine e la disperazione”. “Nostro Signore – scrivono i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme - è stato con noi in tutte queste sofferenze. È ancora con noi. Il mattino di Pasqua, Cristo ci appare di nuovo, aprendo i nostri occhi per mostrarci il Suo volto sui volti dei nostri fratelli e sorelle bisognosi, invitandoci a raggiungerli con mani compassionevoli, portando loro la Sua guarigione, il Suo conforto, il Suo perdono. Queste sono “le cose di lassù” che ci chiama a cercare. Attraverso le nostre preghiere e le nostre azioni buone, nella potenza dello Spirito Santo, noi stessi siamo risorti con Cristo nella sua opera redentrice che riconcilia il mondo con Dio e noi stessi gli uni con gli altri”. Il Signore, prima di risorgere vittorioso dalla tomba, “ha sofferto terribilmente per noi”, “accettando obbediente il calice di dolore che gli era posto dinnanzi”, “tradito, arrestato e portato via in catene”, “falsamente accusato, condannato, picchiato e ingiustamente condotto a un'orribile morte sulla croce”. “Paradossalmente, questo strumento di dolore e di morte – si legge ancora nel messaggio - sarebbe presto diventato il trono di gloria”. “In questo modo, Cristo si è unito a noi nei nostri dolori, vincendo le forze del male con la Sua sottomissione amorevole alla volontà del Padre”. La preghiera dei Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme in questo periodo di crisi è di “poter dare nuova sostanza all'antica acclamazione di gioia” scambiata nel giorno di Pasqua: “Alleluia. Cristo è risorto! È veramente risorto. Alleluia!”. (PO)
6 aprile - INDIA Arcivescovo di Raipur condanna il sanguinario attacco dei ribelli maoisti nello Stato di Chhattisgarh ed esorta al dialogo
Un appello al dialogo con i ribelli maoisti affinché pongano fine alla violenza dopo il terribile attacco che il 3 aprile scorso ha provocato la morte di 22 membri delle forze di sicurezza nello Stato di Chhattisgarh, nell’India centrale. Lo ha levato l’arcivescovo di Raipur, Victor Henry Thakur condannando fermamente l’accaduto: “Sono addolorato che il nostro personale di sicurezza sia stato ucciso proprio mentre stava compiendo il proprio dovere. Tali violenze non possono essere giustificate in nome di nulla”. Lo riferisce l’agenzia Uca News. Lo scontro a fuoco reso noto solo il 4 aprile scorso, è il più devastante degli ultimi quattro anni. Da oltre quarantanni i ribelli maoisti, noti localmente come Naxals o naxaliti, guidano un'insurrezione armata, adducendo tra le loro motivazioni la difesa degli abitanti più poveri e delle popolazioni tribali che non avrebbero beneficiato della crescita economica dell'India. “Possiamo risolvere qualsiasi disputa o disaccordo attraverso il dialogo, la violenza non è mai stata una soluzione a nessun problema”, ha aggiunto l’arcivescovo Thakur pregando per le anime dei defunti e per le loro famiglie. L'attacco è avvenuto nelle aree boscose dei distretti di Bijapur e Sukma, proprio mentre le forze di sicurezza stavano effettuando una grande operazione di ricerca dei ribelli comunisti fuorilegge. In seguito all’attacco del 3 aprile le autorità locali hanno espresso in vari messaggi il loro cordoglio ed elogiato il sacrificio dei soldati. Secondo rapporti ufficiali, oltre ai civili, sono quasi 200 i membri del personale di sicurezza rimasti uccisi nella regione dal 2010. (PO)
6 aprile - SPAGNA Al via #HazMemoria l'iniziativa della per rendere visibile il ruolo della Chiesa spagnola nella società
Sottolineare il ruolo della Chiesa e dei cristiani nel lavoro della società e l'importanza del loro contributo al bene comune di tutti. E' questo lo scopo della campagna #HazMemoria, lanciata ieri dalla Conferenza Episcopale Spagnola insieme ai media come Ecclesia, TRECE e COPE. L'iniziativa avrà una durata di dodici settimane e intende mostrare il lavoro della Chiesa nei diversi ambiti, da quello pastorale o assistenziale, a quello educativo o missionario. Ogni settimana la campagna svilupperà un tema diverso. Tra questi vale la pena citare i seguenti: religiosità e pietà popolare, valore dei pellegrinaggi e delle tradizioni, sostegno alla famiglia e alla vita, attività caritativa della Chiesa e attenzione alle persone vulnerabili. #HazMemoria si prefigge l'obbiettivo di rendere presente nei media la vita reale e spesso poco visibile della Chiesa, le attività, le persone che le svolgono, le tante storie ricche di fede. L'iniziativa partita lo scorso 5 aprile, terminerà il 30 giugno con uno sguardo alla missionarietà e all'accompagnamento dei giovani. Saranno coinvolte anche le delegazioni dei media delle diocesi spagnole. (PO)
6 aprile - COSTA RICA – Messaggio vescovi: vaccino per tutti, senza dimenticare i più bisognosi. Appello a custodire la vita
Un appello perché si prosegua la vaccinazione contro la pandemia da Covid 19 per tutta la popolazione, soprattutto nei confronti dei più bisognosi. A levarlo è la conferenza episcopale del Costa Rica che nel suo messaggio di Pasqua esorta la società civile a lavorare contro ogni forma di povertà che impedisce lo sviluppo integrale della persona. Prioritaria è secondo i presuli, al di là della pandemia, la difesa della vita: “dobbiamo prendercene cura in ogni momento e in ogni circostanza”. In vista delle prossime elezioni i vescovi esortano i candidati a presentare proposte concrete per il conseguimento del bene comune, al di là di ogni interesse particolare. Nel contempo si esorta l’attuale governo, in carica per ancora un anno, a lavorare per il bene del Paese per le urgenze attuali. "Cristo è venuto per indicarci una vita migliore e salvarci dal male”, si legge nel messaggio: “abbracciati alla Buona Notizia della Resurrezione, sappiamo e abbiamo la certezza che esiste una via d’uscita a questa pandemia e a tutti i mali che affliggono il nostro Paese”. Da qui l’invito a porre “ogni fiducia in Cristo Risorto, con noi ogni giorno, fino alla fine del mondo”. (PO)
6 aprile - SUD SUDAN Morto l’arcivescovo emerito di Juba (Sud Sudan) Paolino Lukudu Loro
Si è spento a Nairobi, in Kenya, all’età di 80 anni l’arcivescovo emerito di Juba, in Sud Sudan, Paolino Lukudu Loro. Ne ha dato notizia ieri il successore alla guida della diocesi, l’arcivescovo Stephen Ameyu, salutando monsignor Lukudo Loro come “una stella che si è spenta”. L’anziano presule è stato colpito da un ictus mentre si trovava a Juba, quindi è stato trasportato in Kenya per essere curato e lì è deceduto. “Come vostro pastore – scrive Ameyu - vi porto la notizia più triste di tutta la mia vita”. “L’Arcivescovo Paolino Lukudu Loro – aggiunge – è stato una stella che ha incessantemente brillato sulla nostra chiesa e nazione per ben oltre trent'anni. Questa tragica e tristissima notizia non riguarderà solo la chiesa, ma anche la più ampia comunità della nostra società del Sud Sudan ". Quattro giorni di lutto sono stati proclamati dall’attuale guida dell’arcidiocesi di Juba. Paolino Lukudo Loro era stato ordinato sacerdote nell'aprile 1970. Quattro anni dopo, fu nominato amministratore apostolico della diocesi sudanese di El Obeid. Quindi è stato ordinato vescovo della stessa sede episcopale sudanese nel maggio 1979. (PO)
6 aprile - ITALIA Ad Ascoli Piceno la quarte "piazza di Francesco" per celebrare i 100 anni della rivista dedicata al Poverello, patrono d'Italia
Quarto appuntamento domani, mercoledì 7 aprile alle 16.30 iin piazza Arringo ad Ascoli Piceno, per festeggiare i 100 anni della rivista "San Francesco Patrono d'Italia". L'evento, all'interno dell'iniziativa "Le piazze di Francesco", si svolgerà sul tema “Parole povere, uscire dalla folla: la vocazione” e sarà trasmesso in diretta streaming su sanfrancesco.org. Tra i partecipanti: il cardinale Edoardo Menichelli, il musicista, Giovanni Allevi, e il direttore della rivista San Francesco, Padre Enzo Fortunato. Ascoli Piceno è la quarta tappa dopo Assisi, Foligno e Alviano. Ogni mese infatti i frati francescani propongono un dialogo in una diversa città italiana per celebrare il Poverello ed il suo passaggio. Nel capoluogo marchigiano infatti dopo la predicazione di Francesco, trenta persone uscirono dalla folla e chiesero di seguirlo, ricevendo l'abito dalle sua mani. «La tappa di Ascoli Piceno - spiega padre Enzo Fortunato - è un momento per riflettere sulla differenza tra popolo e fraternità, massa e comunità. Ricorderemo uno degli episodi della vita di San Francesco dove nel predicare ad un popolo il Santo mostrò a tutti che i giovani non sono delle bottiglie da riempire, ma luci da accendere». (PO)
6 aprile - SPAGNA Migliorano le condizioni di Kiko Arguello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, positivo al coronavirus
“Miglioramento dei parametri analitici, senza bisogno di ossigeno e senza febbre”. Questo in sintesi, secondo l’ultimo aggiornamento del 5 aprile 2021 alle 15.07 diramato dall’Ospedale Madrid, lo stato di salute di Kiko Arguello, l’iniziatore del Cammino Neocatecumenale, risultato positivo dall’ultima settimana di marzo al virus Covid19. A diffondere quotidianamente le notizie sull’evolversi della situazione è il sito ufficiale https://neocatechumenaleiter.org/ , che il 1 aprile aveva dato comunicazione del ricovero di Kiko Arguello, 82 anni a seguito dell’insorgere di febbre fino a 38,2 gradi e polmonite, con scarso flusso di ossigeno. Dallo scorso fine settimana si registra un miglioramento generale delle condizioni. Le circa 21300 comunità del Cammino Neocatecumenale presenti in 134 Paesi, con oltre un milione di persone, si sono unite alla preghiera per Kiko Arguello, che nei primi anni Sessanta ha iniziato il Cammino Neocatecumenale insieme alla defunta Carmen Hernandez. (PO)
6 aprile - ITALIA- Cardinale Bassetti chiude Triduo Pasquale: anche in tempo di pandemia mai dare per scontato l’annuncio della Pasqua: la morte è vinta
Il primo compito di un un vescovo nella Chiesa è tetsimoniare che il Signore è risorto. E se il Signore è risorto, è ritornata la vita, è ritornata la speranza” Con queste parole il presidente della Cei, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, il cardinale Gualtiero Bassetti ha concluso nel pomeriggio del 4 aprile, nella Concattedrale dei santi Gervasio e Protasio di Città della Pieve, le celebrazioni del Triduo Pasquale. “Per noi cristiani la Pasqua è il cuore del mondo, centro della nostra fede. E’ il giorno di un uomo, che era morto ed è risuscitato, ora è vivo e trionfa”. Oggi, ha constatato il porporato, questo è un “fatto” che rischiamo di dare “per scontato”, ma “la morte è vinta”. “Cristo è veramente risorto e quindi il mondo intero e la nostra vita hanno un altro senso. Questo non significa non rendersi conto dei drammi che attanagliano l’umanità, cominciando dalla pandemia e pensando anche alle guerre, alle divisioni fra gli uomini e a tutti i problemi che ben conosciamo”. “Con la resurrezione di Cristo”, ha proseguito Bassetti, “la morte è vinta, è svotata del suo veleno, della sua maledizione. La morte non può più avere l’ultima parola. Accogliere questa notizia è estremamente impegnativo, perché essa deve cambiare totalmente il nostro modo di vivere”. Non a caso la parola Pasqua significa passaggio dalle tenebre alla luce, passaggio dalla morte alla vita, dall’uomo vecchio all’uomo nuovo”. A conclusione della celebrazione il cardinale ha esortato tutti a pregare Dio affinché «abbia misericordia per tanta parte della nostra umanità dove la gente muore senza medicine, senza ossigeno, senza ospedali, nelle capanne, per la strada”. Ha preso parte alla messa, in veste non ufficiale, il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi che durante le festività pasquali ha soggiornato alla Pieve. Proprio al premier il presidente della Cei ha rivolto il suo saluto in apertura della celebrazione assicurandogli le preghiere della comunità presente. A fare da cornice alla celebrazione eucaristica è stata la concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, scrigno prezioso d’arte, cultura e storia, nella terra natale del divin pittore, Pietro Vannucci, detto il Perugino, del quale tra due anni, nel 2023, ricorrerà il V centenario della morte. Al fine di coordinare le varie iniziative culturali legate all’importante evento è stata istituita recentemente una Commissione diocesana. (PO)
6 aprile - PERU – Elezioni presidenziali. I vescovi chiedono i rispetto delle regole elettorali e della democrazia nell’attuale contesto della pandemia
In vista delle elezioni presidenziali e congressuali che si svolgeranno domenica prossima, 11 aprile, la Conferenza Episcopale del Perù, in una lettera firmata dai suoi vertici e datata 5 aprile 2021, esorta i partiti politici a rispettare le regole elettorali e gli impegni etici assunti, così come i risultati ufficiali. In una tornata elettorale che si svolge nel contesto della pandemia i presuli invitano a favorire un clima di tranquillità e a promuovere tra gli elettori un clima di tolleranza e rispetto fino a quando non siano resi ufficiali i risultati definitivi. “Negli ultimi cinque anni – rimarcano i vescovi del Perù – la democrazia è stata seriamente messa in crisi dall’avvicendarsi di quattro presidenti e due congressi che non hanno consentito al Paese di perseguire lo sviluppo integrale, di consolidare l’istituzione democratica e di affrontare in modo efficacie la pandemia che sta causando molta sofferenza nel paese”. Da qui, sulla scorta delle parole del Papa, l’appello ad “una politica con un’etica”: una politica orientata al bene comune, alla cura dei più bisognosi e al dialogo con le popolazioni più vulnerabili nella ricerca del dialogo, della giustizia, della riconciliazione, del servizio al prossimo, a garanzia dei diritti fondamentali della persona. Imparzialità viene chiesta alle autorità competenti, così come la necessità di conoscere i risultati ufficiali in tempi rapidi e in modo affidabile, al fine di diradare i dubbi esistenti, evitare confusione e polarizzazioni per il bene della stabilità del paese. Infine i vescovi del Perù si rivolgono direttamente ai cittadini, affinché esercitino il loro diritto - dovere democratico con responsabilità perché il “futuro è nelle loro mani”. L’invito è anche al rispetto dei protocolli di sicurezza sanitaria: la pandemia – scrive l’episcopato peruviano – non deve impedire lo svolgimento di elezioni “libere, trasparenti e responsabili”. (PO)
6 aprile - INDIA Dalla Laudato si’ una energia vitale per il Bihar
Un impegno che unisce il servizio per le persone emarginate e la cura del creato, senza confini di credo. È quello che porta avanti in Bihar, nel nord est dell’India, suor Mary Jyotisha Kannamkal, delle Suore di Notre Dame (Sisters of Notre Dame, SND). Nata in Kerala nel 1960, è entrata nella congregazione religiosa nel 1987. “All’inizio ero insegnante ma - racconta a Vatican News - una voce interiore mi ha spinto a lasciare l’insegnamento istituzionale per mettermi al servizio delle persone emarginate”, in particolare donne e ragazze. Un master in servizi sociali, uno stage all’Onu di New York, dal 2010 suor Jyotisha è la responsabile delle iniziative della Commissione ‘Giustizia, pace e integrità del creato’ della Provincia di Patna, in collaborazione con l’Unione internazionale delle Superiore generali, ed è membro del Forum interreligioso per i diritti umani di Unicef-Bihar, oltre ad essere una dei 17 mila Animatori Laudato si’ del Movimento cattolico mondiale per il clima nei cinque continenti. Suor Jyotisha si dice “rapita” dall’enciclica Laudato si’ del 2015 e dal messaggio di Papa Francesco sulla cura della casa comune: “in special modo mi ha colpito la prospettiva spirituale dell’interconnessione delle crisi socio-ambientali, che ci chiedono urgentemente una conversione ecologica, una radicale rivoluzione culturale per la promozione di un’ecologia integrale che risponda al grido della terra e dei poveri”. Negli ultimi due-tre anni, nota, siccità e alluvioni hanno lasciato milioni di persone “senza il minimo sostentamento”. Il contesto in cui opera a Patna è quello di uno Stato, il Bihar, con 125 milioni d’abitanti: già nel 2016, la Banca Mondiale registrava almeno 36 milioni di poveri. “La pandemia globale ha acuito la sofferenza e la miseria dei poveri, dovute alla crisi socio-ambientale: il suo effetto sproporzionato sui poveri in Paesi come l’India è allarmante”. In questa emergenza da Covid-19, lo sguardo della religiosa va in particolare alla “difficilissima” e “straziante” situazione dei lavoratori emigrati, spesso a giornata, non regolari: molti di loro, una volta impiegati nelle megalopoli, a causa della pandemia sono rientrati nei villaggi perché ormai privi di un’occupazione. Suor Jyotisha denuncia “l’aumento della disoccupazione tra i giovani, che non hanno prospettive per la sopravvivenza della loro famiglia” e pone l’attenzione ancora una volta sui poveri che, evidenzia, “rimangono in una condizione di angoscia e disperazione”, causa sempre più spesso di suicidio. “La precoce perdita di vite umane a causa della pandemia e dei cambiamenti climatici - aggiunge - ci sta lanciando un segnale rosso in merito allo stile di vita che stiamo conducendo”. “Considero la Laudato si’ uno strumento spirituale per ricondurre questo mondo governato dal materialismo” ai giusti valori e ad una collaborazione per il bene comune, riferisce. La collaborazione con il Movimento cattolico mondiale per il clima spinge suor Jyotisha non solo alla promozione dell’ecologia integrale ma anche alla formazione secondo lo spirito della Laudato si’. In tale prospettiva lavora con le giovani consorelle per un “nuovo modo di vivere la vita religiosa”. A maggio scorso “la celebrazione della Settimana Laudato si’ 2020 nella casa provinciale ha generato nelle religiose consapevolezza e motivazione riguardo alla necessità e all’importanza di una conversione ecologica per la cura e la protezione della nostra casa comune”. Sono state organizzate diverse iniziative per l’Anno Laudato si’, in corso fino al prossimo 24 maggio: una formazione ad hoc sull’enciclica del Pontefice per le giovani professe, passeggiate nella natura, un ritiro spirituale annuale, la creazione di una “banca della positività” per la casa comune: ogni mese, ciascuna comunità della Provincia “deposita” un’azione positiva sulla strada dell’ecologia integrale. In settembre, poi, via web per le disposizioni legate alla pandemia, ha “chiamato a raccolta” lo Stato del Bihar, i rappresentanti dell’Unicef e i leader di tutte le religioni e tradizioni locali per celebrare il Tempo del Creato 2020, nella convinzione che “prendersi cura della ‘madre Terra’ significa prendersi cura dell’umanità”. (GA)
4 aprile - NIGERIA Disastro ambientale nel delta del Niger. Il vescovo di Bomadi chiede al governo di fermare le fuoriuscite di petrolio
Monsignor Hyacinth Egbebo, vescovo di Bomadi, ha invitato il governo nigeriano – riporta Catholic News Service – a fermare le fuoriuscite di petrolio delle navi, e di sostanze chimiche utilizzate durante le perforazioni petrolifere, che, nella regione del delta del Niger, hanno portato alla morte di molti residenti nel corso degli anni, nonché alla distruzione delle creature acquatiche. "Il cancro sta uccidendo le persone” ha affermato il presule, bisogna dunque “fare qualcosa al riguardo e controllare le attività di queste chiatte e navi, appartenenti a varie compagnie”, che trasportando petrolio greggio fino al porto di Agge inquinano l'acqua. Monsignor Egbebo ha parlato alla fine di marzo, dopo un giro fatto nelle diverse comunità che vivono lungo il fiume. Egli, durante queste visite ha potuto appurare come le attività delle compagnie petrolifere abbiano reso la vita miserabile alla popolazione della zona, distruggendo le reti da pesca, le canoe e inquinando l'acqua, ha spiegato. Sono tante, infatti, le persone che qui si guadagnano da vivere "pescando e cacciando altre creature acquatiche". Il vescovo di Bomadi ha accusato le compagnie petrolifere di essere insensibili e di usare il personale militare per intimidire i residenti locali. Egli ha lanciato un appello al presidente Muhammadu Buhari affinché trasformi il porto di Agge Deep in un porto marittimo a pieno titolo, per creare sviluppo e opportunità di lavoro. È infatti eticamente sbagliato che quest'area sia usata solo come rotta per esportare il greggio, senza che questo crei sviluppo come avviene in altri Paesi. "Ci sono più di 100 comunità, da Ojobo a Ayakoromo, che non hanno acqua potabile, elettricità o strade, nonostante si trovi qui – ha concluso – la ricchezza della nazione". (AP)
4 aprile - UGANDA È morto monsignor Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala
L’arcidiocesi di Kampala, in un comunicato diffuso ieri, ha annunciato con profondo dolore, la morte di monsignor Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala. Il presule è stato trovato morto nella sua stanza ieri mattina. L’arcidiocesi ha esteso le sue condoglianze a tutto il popolo di Dio, al clero, ai religiosi e ai laici, nonché alla famiglia dell’arcivescovo. “Preghiamo che Dio onnipotente e misericordioso - si legge nella nota - gli conceda il riposo eterno”. Nato il 19 gennaio 1953, a Kyabakadde, Naggalama, nell'attuale diocesi di Lugazi, monsignor Kizito Lwanga fu ordinato sacerdote l'8 aprile 1978 nella Cattedrale di Lubaga dal cardinale Emmanuel Nsubuga; nominato primo vescovo della diocesi di Kasana-Luweero il 16 novembre 1996 e ordinato vescovo il 1° marzo 1997 a Kasana-Luweero; e infine nominato terzo arcivescovo di Kampala il 19 agosto 2006 e installato il 30 settembre 2006 nella Cattedrale di Lubaga. (AP)
3 aprile - MAURITIUS Niente celebrazioni con i fedeli per Pasqua. Luoghi di culto chiusi a causa della pandemia. Stop anche ai matrimoni religiosi
Chiese chiuse nella diocesi di Port-Louis a causa della pandemia. Per il secondo anno consecutivo i mauriziani celebreranno la Pasqua senza poter partecipare alle celebrazioni religiose. Dall’1 aprile, infatti, le autorità governative hanno disposto la chiusura di tutti i luoghi di culto per evitare la diffusione dei contagi. Su richiesta della diocesi di Port-Louis, la MBC sta trasmettendo le liturgie della Settimana Santa celebrate dal vescovo, il cardinale Maurice Piat, nella cattedrale di Saint-Louis e domani il porporato pronuncerà il tradizionale messaggio pasquale davanti alle telecamere. È però possibile, riferisce il portale della diocesi di Port-Louis, portare la comunione agli ammalati, amministrare il sacramento degli infermi o chiedere di incontrare un sacerdote per la confessione o l’accompagnamento spirituale, sempre nel rispetto delle norme sanitarie. Il cardinale Piat sottolinea che non è solo una questione di prudenza osservare le regole e che occorre comunque dare il buon esempio. Fino a nuove disposizioni, non si possono neanche celebrare matrimoni religiosi. (TC)
3 aprile - ITALIA In Sicilia oggi vaccino anti-Covid per circa 6mila persone in 300 parrocchie
Fino alle 18.30, oggi, in 300 parrocchie siciliane saranno somministrati vaccini anti-Covid. Sono 5867 gli appartenenti alla fascia dai 69 ai 79 anni che si sono prenotati dopo il protocollo d’intesa siglato fra Conferenza episcopale siciliana e assessorato per la Salute della Regione Siciliana che prevede l’utilizzo dei locali delle parrocchie come “punto vaccinale di popolazione” per una la “Giornata straordinaria di vaccinazione anticovid” del Sabato Santo. L’iniziativa è stata pensata per accelerare la campagna di immunizzazione coinvolgendo anche strutture non convenzionali per raggiungere più facilmente le fasce di popolazione anziana. “Per noi Pastori delle Chiese di Sicilia la giornata straordinaria di vaccinazione nelle parrocchie proposta dalle autorità regionali vuole essere un messaggio di speranza che intendiamo inviare alla vigilia di Pasqua - dice monsignor Salvatore Gristina, presidente della Conferenza episcopale siciliana -. E, al tempo stesso, occasione di prossimità e solidarietà verso le persone più fragili, nella tradizione della Chiesa che, al seguito di Gesù, medico dei corpi e delle anime, vuole essere una comunità che promuove la salute delle persone”. Per il presidente della Regione Sicilia la giornata di vaccinazione straordinaria presso le parrocchie ha un enorme significato etico, oltre che pratico. (TC)
3 aprile - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Il cardinale Ambongo Besungu: la Pasqua un invito a convertirsi e ad impegnarsi per il bene del Paese
Dio ci ama e si prende cura di noi, ha bisogno di noi perché la società cambi e per questo è necessaria la nostra conversione. Per il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, questo è il messaggio della Pasqua. Il porporato esorta i congolesi a prendere coscienza che ogni uomo è prezioso agli occhi di Dio. “È vicino a noi e ci libererà dalle umiliazioni, dall’odio, dalla fame, dalla malattia, soprattutto dal Covid-19, e dalla morte” scrive l’arcivescovo di Kinshasa. Per contribuire al progetto di salvezza di Dio, poi, aggiunge il cardinale Ambongo Besungu, occorre denunciare le ingiustizie e rispettare la dignità umana e dunque impegnarsi perché ciascuno abbia una vita dignitosa. “Non abbiate paura - prosegue il porporato rivolgendosi ai suoi fedeli - Cristo è risorto. È vivo. È al nostro fianco e lotta con noi per vincere la morte”. Infine l’arcivescovo di Kinshasa esorta tutti, e in particolare quanti esercitano delle responsabilità, ad abbandonare i “cuori di pietra”, “egoisti, insensibili, avari, meschini e avidi” per avere “cuori di carne”, misericordiosi come Dio. “È allora che il nostro Paese cambierà - conclude il porporato -. Possa Cristo risorto donarci la forza di lavorare al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei congolesi e delle congolesi”. (TC)
3 aprile - ALGERIA Monsignor Desfarges: la Pasqua e il Ramadan occasioni per coltivare la fraternità raccomandata dal Papa
“La Pasqua arriva per aiutarci ad accogliere il messaggio profetico di Papa Francesco in Iraq un mese fa”: è quanto scrive l’arcivescovo di Algeri, in Algeria, monsignor Paul Desfarges in occasione della Pasqua e del Ramadan, che inizierà il 13 aprile e si concluderà il 12 maggio. Per il presule, riferisce il portale della Chiesa d’Algeria, non bisogna dimenticare “questo viaggio del pellegrino della Fraternità nella terra di Abramo e il messaggio di Speranza che ha testimoniato”. “La Pasqua ci rivela che Dio stesso è il nostro legame fraterno con tutti. Per mezzo della sua risurrezione, Gesù Cristo, colui che si è fatto fratello di tutti, viene a raccontarci la sua presenza nel cuore di ogni persona” aggiunge l’arcivescovo di Algeri. Dunque, spiega monsignor Desfarges, la fratellanza è un segno luminoso dell’amore di Dio riversato nel cuore degli uomini. “A Ur, in Iraq, città di origine di Abramo, il Santo Padre ci rivela l’attualità della Pasqua andando ad incontrare i suoi fratelli delle diverse confessioni di fede musulmana, le grandi tradizioni sciite e sunnite, e varie minoranze, yazidi, mazdei, sabei e altri - prosegue il presule -. Prima ha incontrato una grande figura spirituale sciita, l'Ayatollah Al-Sistani. Lo ha incontrato per la prima volta come un fratello, un fratello credente”. L’arcivescovo di Algeri ricorda, inoltre, che ad Ur Francesco ha consegnato un messaggio di fraternità affermando che “l’Altissimo ci invita a non separarci mai dal fratello che è accanto a noi”, che “l’aldilà di Dio ci rimanda all’altro del fratello” che i discendenti di Abramo, e rappresentanti di altre religioni, sentono “di avere soprattutto questo ruolo”: aiutare i fratelli e le sorelle ad alzare lo sguardo e la preghiera verso Dio. L’invito del Papa alle religioni è a lavorare con lui per la pace, chiarisce il presule, precisando che questa è anche la vocazione della Chiesa algerina: lavorare per la pace facendo fraternità con tutti. E per monsignor Desfarges un momento privilegiato per vivere la fraternità sarà il Ramadan che avrà inizio fra pochi giorni. “Questo tempo di rinnovamento spirituale per i nostri fratelli e sorelle musulmani è un’opportunità per associarci con il cuore alla loro preghiera - evidenzia l’arcivescovo di Algeri - e anche per vivere momenti forti di vita fraterna, ad esempio, durante gli inviti a vivere la rottura del digiuno”. E anche se quest’anno sta mettendo alla prova molte famiglie, conclude il presule, il Ramadan “sarà sicuramente un momento di maggiore solidarietà”. (TC)
3 aprile - TERRA SANTA Videoessaggio di Pasqua di fr Patton: tutto si compie e si rinnova nella passione, morte e risurrezione di Gesù
“‘La morte è stata vinta!’ perché l’amore è più forte della morte. L’infinito amore con il quale Gesù ha vissuto la nostra umana esistenza, e il nostro stesso morire, è più forte della morte”: lo afferma nel suo videomessaggio di Pasqua il custode di Terra Santa fr Francesco Patton evidenziando che in fondo al cuore di ognuno c’è desiderio di vita, “perché sentiamo e sappiamo che siamo fatti per la vita, per una vita piena, felice, e per sempre”. Un desiderio, aggiunge fra Patton “che quest’anno è stato messo in crisi duramente tante volte e in tutto il mondo” a causa della pandemia, ma anche “dalle guerre e dalle carestie, dalle crisi umanitarie e dalla crisi di umanità, dalla globalizzazione dell’indifferenza, da forme disumane di embargo”. “Come gli occhi dei discepoli, anche i nostri rischiano di essere velati dalla percezione che la morte sia più forte della vita e che sia la fine di tutto - avverte il custode di Terra Santa -. E pur avendo letto tante volte il Vangelo, non abbiamo forse ancora compreso che tutto si compie e si rinnova proprio nella passione, morte e risurrezione di Gesù”. Ma nell’aurora della risurrezione di Gesù Cristo nostro Signore, conclude fr Patton, “la morte è stata vinta, per sempre”, che Lui è vivo e che “insieme a Lui (…) saremo vivi per sempre”. (TC)
3 aprile - TERRA SANTA Il Patriarca Pizzaballa: imparare dalle donne che andarono al sepolcro di Gesù per annunciare la risurrezione e la speranza
Alla veglia pasquale celebrata al Santo Sepolcro di Gerusalemme, il patriarca latino Pierbattista Pizzaballa, ha offerto una riflessione sulle letture della liturgia invitando anzitutto i fedeli ad imparare dalle donne che nel mattino di Pasqua si recano alla tomba di Gesù per ungerne il corpo con olii e aromi. “Loro hanno la capacità di resistere al dolore, di andare oltre l’apparente fallimento e non esitano a spendere soldi, a comprare il necessario per onorare Gesù, non un fallito, ma un amato - ha sottolineato monsignor Pizzaballa -. Il loro amore per Lui non si è spento con la sua morte, il loro legame con il Maestro va oltre i sogni umani di un nuovo regno. L’amore vero è gratuito, non dipende dalle circostanze e non conosce la morte”. Il patriarca ha spiegato che le donne descritte dai Vangeli “comprano il necessario già alla sera del sabato, non attendono il giorno dopo, si procurano subito gli oli per una degna sepoltura. Spendono del loro denaro per ungere il corpo dell'amato maestro di Galilea”, e da loro c’è da apprendere “a vivere in perdita, a spendere davvero la nostra vita per amore di Cristo, a guardare alla croce come alla misura di quell’amore che ci ha redento e a questa tomba vuota come all’annuncio di una vita eterna per tutti noi”. Parlando poi della risurrezione Monsignor Pizzaballa ha rimarcato che “nessuna teoria potrà mai convincere” e che semmai “la risurrezione si può solo incontrare, possiamo solo farne esperienza”, ma che oggi c’è bisogno “di testimoni che ci mostrino i segni del Risorto tra noi, che ci annuncino credibilmente che il mondo non è più in potere della morte”. “I testimoni oggi sono coloro che, nonostante ogni avversità, dolore, solitudine, malattia e ingiustizia, spendono la loro vita creando occasioni di giustizia, di amore e di accoglienza - ha aggiunto il patriarca latino di Gerusalemme -. Sono coloro che sanno perdonare, perché si sentono già perdonati. Sono quanti nel silenzio di ogni giorno donano la loro vita per i propri figli e i figli degli altri, che considerano ogni persona parte del proprio destino, e se ne occupano con amore e con passione, incuranti di sé”. Monsignor Pizzaballa ha precisato che “prima testimone è la Chiesa, luogo in cui il Risorto parla a noi, attraverso i Sacramenti e l’annuncio della Parola”, Chiesa che deve essere coraggiosa, non deve temere la solitudine e l’incomprensione e deve manifestare il Risorto “serenamente al mondo con una parola chiara e sicura, con una testimonianza libera, decisa e appassionata”. Infine il patriarca ha affermato che “non si incontra il Risorto se non si va al Sepolcro e si resta chiusi nei propri cenacoli”, che “se si vede e si incontra il Risorto, non si può restare immobili” e che oggi la testimonianza più necessaria è quella della speranza. “Cristo risorto è la nostra speranza e questo è ciò che siamo chiamati a testimoniare, andando ovunque, senza fermarci - ha detto monsignor Pizzaballa -. Non ripieghiamoci o chiudiamoci dunque nelle nostre paure. Non permettiamo alla morte e ai suoi sudditi di spaventarci (…) La risurrezione è l’annuncio di una gioia nuova che irrompe nel mondo che non può rimanere rinchiusa in questo Luogo, ma che da qui deve ancora oggi arrivare a tutti”. (TC)
3 aprile - ITALIA Le iniziative pasquali solidali della Comunità di Sant’Egidio
Due giorni di festa dedicati ai poveri e ai senza fissa dimora. Per Pasqua e Pasquetta la Comunità di Sant’Egidio, in numerose città, promuove diverse iniziative per non lasciare solo nessuno. In questo tempo segnato dalla pandemia e dalla crescita della povertà, la Comunità di Sant’Egidio vuole proporre “Pasqua della solidarietà” e di speranza per il futuro, in particolare per le persone più fragili e vulnerabili, che a causa delle restrizioni anti-Covid e della chiusura degli esercizi di ristorazione, sono più isolate e faticano a soddisfare primari bisogni alimentari. A Roma a Pasqua, alle 12, e a Pasquetta, alle 16.30, è aperta la mensa di via Dandolo, che ha continuato a servire i più bisognosi dall’inizio della pandemia nel rispetto rigoroso delle misure sanitarie. Saranno distribuiti pasti caldi da asporto con menù tradizionali pasquali. (TC)
2 aprile - INDIA Le ricadute della pandemia sui lavoratori migranti interni: pubblicato uno studio dei vescovi
Quali sono i fattori che spingono le persone a migrare? Quali problemi devono affrontare i lavoratori migranti? E cosa fanno il governo e le ong per aiutarli? A queste domande vuole rispondere lo studio pubblicato dalla Chiesa cattolica indiana, attraverso la Commissione dei vescovi per i Migranti e la Federazione indiana dei lavoratori, entrambi organismi afferenti alla Conferenza episcopale nazionale (Ccbi). Intitolato "Migranti interni a New Delhi: analisi pre e post Covid”, il rapporto, spiega padre Jaison Vadassery, segretario della Commissione per i Migranti, si concentra sui lavoratori migranti interni che operano nel settore edilizio di New Delhi, e che sono stati “pesantemente colpiti dagli effetti della pandemia da Covid-19”. La realtà che emerge dallo studio, infatti, è drammatica: molti lavoratori migranti operano in ambienti nient’affatto sicuri e senza alcuna reale protezione socio-economica; per molti di loro, inoltre, i salari bassi sono diventati sinonimo di povertà endemica. Per questo, la Ccbi raccomanda al governo e alle ong di scegliere “una strategia multidimensionale per assistere questa categoria di lavoratori poveri e vulnerabili, così da aiutarli a superare la loro condizione di indigenza”. Dai dati del rapporto emerge che ogni anno, in India, si contano 9 milioni di lavoratori migranti interni; il 91 per cento di loro ha meno di 50 anni, il 93,3 per cento è di sesso maschile, mentre il 50 per cento è analfabeta. La mancanza di istruzione è all’origine della scelta di migrare per il 44 per cento dei lavoratori, mentre per il 36 per cento di loro la causa scatenante è la povertà. A prevalere è sempre il lavoro informale: la maggior parte dei migranti interni vengono pagati a giornata, con un guadagno medio pari a 3,26 euro, quindi inferiore al salario legale minimo pari a 4,30 euro. Quei pochi (ossia il 20 per cento) che hanno una posizione economica più regolare, ricevono comunque lo stipendio con forti ritardi. Grave anche la situazione abitativa: il 37 per cento dei migranti non ha una casa di proprietà, tanto che molti vivono in alloggi a basso costo. Privi di tutele sociale e di cure mediche, essi operano in ambienti poco sicuri dal punto di vista sanitario e spesso senza alcun dispositivo di protezione. La pandemia, inoltre, ha aggravato le loro condizioni perché le restrizioni anti-Covid decise dal governo nazionale hanno fermato anche lo sviluppo del settore edilizio. Molti migranti sono rimasti senza lavoro ed hanno fatto ritorno nei loro villaggi d’origine compiendo centinaia di km a piedi. Alcuni sono morti di fame o in incidenti stradali. A maggio 2020, ad esempio, 15 operai sono stati travolti da un treno mentre dormivano sui binari ferroviari che costeggiano Aurangabad, nello Stato del Maharashtra. “Il mio cuore piange - ha detto in quell’occasione il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e presidente della Ccbi - È straziante vedere la mia gente morire. Le sue sofferenze sono infinite”. Di qui, l’appello del porporato al governo nazionale, ma anche alla popolazione, affinché si prendano maggiormente cura di questa categoria sociale: “Con una migliore organizzazione ed un maggior coordinamento, si può fare qualcosa”, ha sottolineato il Cardinale Gracias, ricordando infine l’incessante impegno della Chiesa cattolica in questo ambito. (IP)
2 aprile - ITALIA Pasqua tra i detenuti di Rebibbia: le iniziative di “Isola Solidale”
Sono 500 i Crocifissi artigianali da appendere al collo che, in occasione della Pasqua imminente, sono stati donati ai detenuti del carcere romano di Rebibbia dagli ospiti di “Isola Solidale”. Questa associazione accoglie persone che hanno commesso reati per i quali sono state condannate, che si trovano agli arresti domiciliari, in permesso premio o che, giunte a fine pena, si ritrovano prive di riferimenti familiari e in stato di difficoltà economica. La consegna delle piccole croci - informa una nota - è avvenuta oggi, alla presenza di Andrea Valeriani, presidente di “Isola Solidale”, Gabriella Stramaccioni, garante dei detenuti di Roma Capitale, e padre Moreno Versolato, cappellano a Rebibbia. Insieme ai Crocifissi sono state consegnate anche 1200 colombe pasquali, donate in parte dall'azienda "Bauli" e in parte raccolte dai gruppi scout Agesci. Il dono del Crocifisso “è un segno importante di vicinanza e di speranza da parte dei detenuti accolti nella nostra associazione nei confronti di quanti passeranno la Pasqua in carcere - spiega Valeriani – Le croci realizzate nel nostro laboratorio sono semplici, di materiale povero, ma portano con sé una grande ricchezza spirituale nata da un profondo percorso formativo vissuto dai nostri ragazzi”. Inaugurata il 16 giugno 1956, “Isola Solidale” è stata fortemente voluta dalla Contessa Costanza Itala Baudana Vaccolini Fabrini che donò un terreno con al centro una casa colonica per accogliere “i liberati dal carcere”. Alla Fondazione Opera Divin Redentore si deve poi la costruzione dell’attuale struttura, situata a Roma, in via Ardeatina. Nel marzo del 2016, “Isola Solidale” ha cambiato gestione ed oggi è iscritta nel Registro regionale delle Associazioni promozione sociale. (IP)
2 aprile - BURKINA FASO Gli Orionini a Tampelin: la carità è sentirsi abbracciati dal Signore
"Se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare un elefante": questo proverbio del Burkina Faso racchiude perfettamente il senso della missione che l’Opera di Don Orione porta avanti nel Paese africano da diversi anni, in particolare a Tampelin, nel cuore della savana, al confine con Benin e Niger. Raggiungibile attraverso un’unica strada sterrata, la piccola frazione del villaggio di Tougmentenga è stata raggiunta dai primi sacerdoti orionini nel novembre del 2010. Il bilancio della loro missione, a distanza di undici anni, è molto positivo: come spiega in una nota don Fernando Fornerod, responsabile della comunicazione della Congregazione, sono state realizzate diverse opere tra cui un Dispensario medico per assistenza alla gravidanza e al parto, un ambulatorio di pediatria e medicina generale, servizi farmaceutici e attività di educazione sanitaria. “Nel 2020 – aggiunge don Fornerod – sono state effettuate più di 4mila visite pre e post natali e somministrati altrettanti vaccini”. Ma oltre alla cura della persona, gli orionini sostengono anche l’istruzione di bambini e ragazzi: lo scorso anno, infatti, è stata inaugurata una scuola materna per alunni dai 3 ai 7 anni che oggi accoglie 26 bambini. È stata allestita anche una biblioteca, vero e proprio centro multimediale che, dalle 19.30 alle 21.20, offre agli studenti delle scuole media la luce elettrica e una grande lavagna perimetrale per aiutarli a fare i compiti. “Si tratta di un servizio che forse non si è mai visto da queste parti”, sottolinea ancora don Fornerod. L’apostolato degli orionini non dimentica, poi, l’ambito pastorale, catechetico e liturgico nelle diverse comunità cristiane disseminate in più di 12 cappelle. Fondamentale è il dialogo interreligioso: “Negli anni – sottolinea il portavoce della Congregazione - i nostri missionari hanno saputo mantenere e costruire ottimi rapporti con i capi e i membri della comunità musulmana, che rappresenta la maggioranza, e con le comunità dei cristiani riformisti ed evangelici”. Il dialogo interreligioso si concretizza nella carità: uomini e donne di altre confessioni e religioni si rivolgono al Centro degli orionini certi di trovare sempre la giusta accoglienza. “Nessuno va via senza un conforto e un sollievo – spiega don Fornerod - Il segreto? Fare di queste esperienze di vita quotidiana l’opportunità non solo di servire il Signore nei poveri, negli ammalati, negli studenti, nei bambini, ma anche di sentirsi abbracciati da Dio tramite ciascuno di loro”. Come diceva Don Luigi Orione, infatti, “la carità non è solo un’attività, ma un’esperienza, una grande opportunità per testimoniare la presenza viva di Gesù in mezzo al suo popolo e per sentire che Dio ci ama e ci abbraccia nei poveri che riceviamo e serviamo”. Ma nonostante le tante iniziative realizzate dal 2010 ad oggi, resta ancora molto da fare: l’Opera di Don Orione mira a procurarsi un’ambulanza per il trasporto dei malati, acquistare batterie di riserva per l’energia solare, raccogliere fondi per combattere la malnutrizione, aiutare le mamme nella formazione e sostenere la produzione locale di alimenti per i più piccoli. “Alcuni sogni si sono avverati - conclude don Fornerod – E siamo fiduciosi nel fatto che sicuramente troveremo persone che vogliono far battere forte i loro cuori come quelli dei nostri missionari”. (IP)
2 aprile - ITALIA Arcivescovo Delpini: non cedere alla prostrazione, Gesù ci ama sempre
Non lasciarsi vincere dalla prostrazione e dalla stanchezza, perché Gesù ci ama e continua ad amarci sempre: così, in sintesi, l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, si è rivolto ieri ai fedeli, celebrando nel Duomo cittadino la Messa in Coena Domini. Un rito svoltosi alla presenza di un numero contingentato di persone, come previsto dalle normative anti-Covid19, e che non ha visto la tradizionale lavanda dei piedi, sempre a causa delle misure sanitarie anti-contagio. “In questa celebrazione così intensa e suggestiva – ha detto il presule – siamo indotti indotti a riconoscerci tra i discepoli che non capiscono o che hanno paura. Eppure, proprio in questo sentirci inadeguati alla missione che ci è affidata, noi riceviamo il principio di ogni consolazione: ‘Prendete, mangiate; bevetene tutti: questo è il sangue della nuova alleanza’”. Oggi, ha aggiunto l’Arcivescovo ambrosiano, “siamo tra quelli che sono spossati, logorati dalla tensione, insofferenti nei confronti di un contesto ostile e di una situazione opprimente”. Ma anche se “la stanchezza è insostenibile”, l’esortazione del presule è stata a “non lasciarsi vincere dalla prostrazione e non abbandonarsi al sonno”, perché Gesù continua ad amarci ed a donare “la Sua vita per noi”. E di “tempi tribolati” Monsignor Delpini ha parlato anche nella sua omelia per la Messa Crismale, presieduta in Duomo nella mattinata di ieri, sempre davanti ad un numero limitato di persone. Rivolgendosi idealmente a tutti i presbiteri dell’Arcidiocesi, chiamati a rinnovare le promesse sacerdotali, il presule li ha ringraziati per la loro missione svolta durante la pandemia. “Abbiamo continuato a consolare con le parole di Gesù – ha detto – Abbiamo celebrato tanti, troppi funerali, ma abbiamo continuato ad annunciare il Vangelo della Resurrezione: vi ringrazio e vorrei farvi sentire la mia prossimità ed il mio incoraggiamento”. Ricordando, inoltre, “i momenti di smarrimento, paura ed forse anche di depressione” vissuti nell’ultimo anno da tanti sacerdoti, l’Arcivescovo ha sottolineato che “tenendo fisso lo sguardo su Gesù” si riesce comunque a donare al prossimo una testimonianza forte: si tratta di una vera e propria “responsabilità”, ovvero quella di portare ovunque “la grazia del Signore”. Nel corso della Messa Crismale, come da tradizione, sono stati benedetti gli olii santi che verranno poi usati durante l’anno per amministrare alcuni sacramenti (battesimo, cresima, ordine, unzione degli infermi). Nella mattina di oggi, l’Arcivescovo Delpini ha consegnato questi olii nelle zone diocesane più lontane da Milano, ovvero Lecco, Seveso e Varese. (IP)
2 aprile - TERRA SANTA Pizzaballa: Chiesa sia comunità di amore, no ad egoismi e false apparenze
“Il Giovedì Santo sia per tutti noi, fedeli e clero, un invito a costruire la Chiesa di Cristo come comunità di amore”: questo l’auspicio di Monsignor Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, nella Messa in Coena Domini presieduta ieri, 1° aprile, nella Città Santa. “La liturgia di questa Messa – ha detto il presule - proclama il Vangelo della lavanda dei piedi degli Apostoli e il comandamento dell’amore. In verità, questa azione di Gesù è il vero significato di ciò che è l'Eucaristia, cioè il sacramento del servizio amorevole, in obbedienza al Padre, fino alla morte di croce”. Gesù, ha sottolineato Monsignor Pizzaballa, diventa “il diacono dell'umanità, Egli serve con umiltà e amore e desidera che i suoi discepoli facciano lo stesso”. Lasciarsi lavare i piedi, infatti, ha aggiunto il Patriarca, “significa accettare un Dio che serve, esporsi al mondo senza paura e non temere il giudizio altrui, lasciarsi amare”, perché Gesù “per amore, giorno dopo giorno, ci invita a rinnovare il nostro desiderio di appartenenza a Lui”. Il presule ha, poi, ringraziato tutto coloro che, “nella Chiesa locale, testimoniano il loro servizio con umiltà e dedizione”, senza paura di “diventare vulnerabili per incontrare i più deboli e indifesi di fronte alla sofferenza umana”. Di qui, il forte appello del presule a vincere l’egoismo per diventare “veramente icone di Cristo, servo dell'umanità”. “Il vero servizio è spesso nascosto e passa inosservato dai mass media e dalle piattaforme social – ha sottolineato il Patriarca - È solo il risultato della totale donazione di sé agli altri”. Per fare ciò, tuttavia, è necessario che “lasciare che Cristo ci serva e ci lavi i piedi, altrimenti non potremo mai capire cosa significhi essere discepoli”. Monsignor Pizzaballa si è quindi soffermato sul significato della Messa Crismale, celebrata nella mattina del Giovedì Santo con il rinnovamento delle promesse sacerdotali e la benedizione degli oli santi. Un gesto che richiama alla “dimensione sacramentale della Chiesa – ha spiegato il presule – perché i sacramenti non sono una sorta di ‘formula magica di santificazione’, ma piuttosto un segno della forza risanatrice di Cristo, che deve però passare anche attraverso l'annuncio della Parola e la testimonianza della vita”. L’auspicio, dunque, è che la Chiesa di Gerusalemme “possa crescere in questa consapevolezza, affinché la Parola arrivi a tutti i livelli della nostra società”. “Possano i nostri pastori, a cominciare da me stesso - ha sottolineato Monsignor Pizzaballa - essere testimonianza viva e credibile della nostra unione con Cristo e un'occasione di santificazione e guarigione spirituale”. Al contempo, il Patriarca ha evidenziato l’importanza della “dimensione pubblica ed ecclesiale delle promesse sacerdotali”: “Stiamo tutti agendo davanti al popolo di Dio affidato alla nostra cura pastorale – ha spiegato - Ecco perché il rito del rinnovamento delle nostre promesse sacerdotali include un invito al popolo di Dio a pregare per il vescovo e per i sacerdoti”. Quindi ha concluso: “Abbiamo bisogno di sostegno nel nostro ministero e dobbiamo essere abbastanza umili da lasciarci confrontare dai nostri fedeli, che hanno diritto di vedere in noi testimoni coraggiosi del Vangelo e segni di una vita autentica che parla da sé, e non solo attraverso parole vuote o false apparenze”. (IP)
2 aprile - TIMOR EST #coronavirus. Arcivescovo di Dili: la pandemia non fermi la speranza della Pasqua
Anche se la Solennità della Resurrezione del Signore arriva nel difficile contesto della pandemia, “lo spirito pasquale non deve rimanerne soffocato” e “la speranza” cristiana in Cristo Risorto “non deve essere fermata”: lo scrive Monsignor Virgilio do Carmo da Silva, Arcivescovo di Dili, a Timor Est, nel suo messaggio pasquale. Il Paese, infatti, sta vedendo un’impennata di contagi da Covid-19, il che ha portato il governo nazionale a varare un nuovo lockdown da domani, 3 aprile, fino al 2 maggio. Stabilito, in particolare, l'isolamento nei comuni di Dili, Baucau e Viqueque e sospese le celebrazioni religiose con concorso di popolo. Di conseguenza, i riti del Triduo pasquale devono essere seguiti dai fedeli attraverso i mass-media e non in presenza. “La pandemia – afferma Monsignor da Silva – ci costringe a restare a casa e limita i nostri spostamenti, ma Cristo resta sempre la nostra speranza e il Suo messaggio può e deve essere diffuso ovunque”. Di qui, l’invito ai fedeli a “rivolgere lo sguardo a Dio perché possa guarire tutte le nostre ferite”. Dal presule anche l’esortazione a non dimenticare “coloro che vivono da soli o che sono in quarantena e non possono ricongiungersi con le loro famiglie”. L’Arcivescovo di Dili esprime poi la sua solidarietà “con il personale medico che lavora instancabilmente giorno e notte e con tutti coloro che operano in prima linea per gestire l’emergenza sanitaria”. Intanto, l’Arcidiocesi si è attivata per fornire assistenza ai malati grazie a sacerdoti, religiosi e volontari laici competenti in psicologia e medicina che possono essere contattati in caso di bisogno. Aiuti materiali alle persone maggiormente in difficoltà vengono invece distribuiti dalla Caritas locale. Da ricordare che, pur non avendo registrato al momento alcun decesso, Timor Est ha visto crescere i contagi da coronavirus in modo vertiginoso per tutto il mese di marzo. Su 1,5 milioni di abitanti, ad oggi i casi positivi sono 643, di cui 41 riscontrati nella sola giornata del 31 marzo. Cresce quindi l’attesa per la campagna di vaccinazione che dovrebbe iniziare a breve, con l’arrivo dei primi lotti di siero AstraZeneca. (IP)
2 aprile - AMERICA Confine Usa-Messico. Appello vescovi per migranti: preservare vita umana e tutelare diritto d’asilo
“Esiste una responsabilità condivisa da tutte le nazioni di preservare la vita umana e fornire un'immigrazione sicura e umana che includa il diritto d'asilo”: lo scrivono, in una dichiarazione congiunta, i vescovi di confine tra Stati Uniti (Usccb) e Messico (Cem), sottolineando il dramma che quotidianamente “i nostri fratelli e sorelle migranti affrontano”. Per la maggior parte di loro, infatti, si legge nella nota, “la decisione di migrare non è motivata dall'indifferenza verso la loro patria o dalla ricerca di prosperità economica, ma è una questione di vita o di morte” e tale situazione “è ancora più difficile per i bambini”. Si tratta di “sfide che richiedono soluzioni umanitarie – sottolineano i vescovi - perché senza dubbio le nazioni hanno il diritto di tutelare i loro confini”, in quanto “ciò è vitale per la loro sovranità e autodeterminazione”. Ma allo stesso tempo i presuli statunitensi e messicani richiamano la responsabilità comune di salvaguardare le vite umane e permettere ai migranti di spostarsi in sicurezza. Ai governi, ai leader politici e alla società civile, dunque, Usccb e Cem chiedono di “lavorare insieme per accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti”, secondo i quattro verbi così spesso richiamati da Papa Francesco. Forte anche l’esortazione a tutelare “la dignità intrinseca” dei migranti, così come a “lavorare con altri Paesi della regione per eliminare le condizioni che costringono i loro cittadini a ricorrere a migrazioni pericolose e irregolari, producendo soluzioni a lungo termine”. Strumento essenziale per tutto questo, ribadiscono i presuli, deve essere "il dialogo persistente e coraggioso” che “aiuta silenziosamente il mondo a vivere molto meglio". La Chiesa cattolica di Stati Uniti e Messico, inoltre, dicendosi “consapevole dell’importanza della salute e della sicurezza pubblica”, incoraggia “politiche sostenute da solide motivazioni scientifiche, e ricorda che “l'unità della famiglia deve essere una componente vitale di qualsiasi risposta”. Attenzione speciale viene richiesta per i bambini e le persone più vulnerabili, affinché “si mettano in atto strutture e si facciano riforme legislative” per “promuovere una cultura dell’accoglienza”, nonché “per rispettare la sovranità e la sicurezza dei nostri Paesi”. Dal canto loro, i vescovi rimarcano i loro impegno con le organizzazioni cattoliche di confine, “generosamente gestite da laici, consacrati e sacerdoti”. In questa Settimana Santa, infine, i presuli invitano a “sperimentare il potere dell'amore nella morte e risurrezione di Cristo, aiutando i migranti”. La dichiarazione congiunta è a firma di numerosi vescovi, tra cui Monsignor Mario E. Dorsonville presidente del Comitato per le Migrazioni della Usccb, e Monsignor José Guadalupe Torres Campos, incaricato della Pastorale della Mobilità umana per conto della Cem. Da ricordare che, secondo gli ultimi dati, solo nel mese di febbraio 2021 sono stati quasi 97mila gli immigrati fermati per aver attraversato illegalmente il confine tra Messico e Stati Uniti; tra loro il 10 per cento era formato da minori non accompagnati. La cronaca dei minori migranti non accompagnati è stata segnata, negli ultimi giorni, da due episodi drammatici: un bambino di 4 anni è stato trovato mentre camminava da solo lungo il fiume Rio Bravo, al confine tra Messico e Usa, senza essere riconosciuto da nessuno dei migranti fermati dalla polizia messicana nella stessa zona; altre due bambine dell’Ecuador, di 3 e 5 anni, sono state riprese dalle telecamere di sorveglianza nel momento in cui venivano lasciate cadere in territorio statunitense al di là della barriere che separa il Paese dal Messico. Le bimbe, rimaste illese, sono state poi raccolte dalle forze dell’ordine statunitensi. (IP)
1 aprile - ITALIA Il Serafico di Assisi si illumina di blu per la Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo
In occasione della Giornata Onu per la consapevolezza sull'autismo, celebrata domani 2 aprile in tutto il mondo, anche l’Istituto Serafico di Assisi si illuminerà di blu per richiamare l’attenzione sui problemi delle persone con disturbi autistici e delle loro famiglie. "Un gesto simbolico per incrementare l'impegno su questo specifico tema – dichiara Sandro Elisei, Direttore Sanitario del Serafico – ma anche per esortare tutti a superare il concetto limitato di "malattia”, approdando a quello più ampio di "neurodiversità”, una parola che esprime al meglio la condizione della persona che presenta dei limiti, ma anche grandi opportunità adattative e importanti capacità realizzative”. Il Serafico da tempo ha attivato una serie di iniziative finalizzate ad assicurare risposte concrete e inclusive ai bisogni emergenti, soprattutto in questo periodo in cui la pandemia sta rappresentando un ulteriore rischio per queste persone che necessitano di attenzioni specifiche e coordinate. I servizi offerti sono molteplici: dalle prestazioni residenziali a quelle di tipo ambulatoriale e laboratoriale. L'offerta di prestazioni si è arricchita dal 2020 grazie ad un team di educatori del Serafico che hanno completato la formazione ABA, acquisendo il titolo di RBT, cioè quelle competenze specifiche che nei percorsi educativi sembrano dare i migliori risultati, e la possibilità di misurare l'efficacia dei trattamenti da condividere con la famiglia e le altre realtà educative-riabilitative. Inoltre, accanto ai laboratori di musica, teatro e arti grafiche, al Serafico riprenderà a breve anche il laboratorio di creatività, dove i ragazzi con disturbi dello spettro autistico avranno la possibilità, attraverso un sistema innovativo di realtà aumentata, di trasformare i suoni e movimenti in immagini visive e di vivere un'esperienza di relazione e integrazione senso-motoria. "In questa Giornata vogliamo richiamare l'attenzione delle Istituzioni sui problemi delle persone con disturbi dello spettro autistico e delle loro famiglie – dichiara Francesca Di Maolo, Presidente dell'Istituto Serafico di Assisi - Il cammino verso la piena cittadinanza di queste persone è purtroppo ancora all'inizio. Non solo mancano servizi adeguati in ambito scolastico, ma anche sanitario”. I dati sull’autismo, in continua crescita, indicano che questo disturbo riguarda, nel mondo, oltre 60 milioni di persone, una cifra comunque sottostimata. In Italia si stima che oltre 500.000 persone abbiano difficoltà riferibili all'autismo. Riconoscimento, diagnosi precoce e interventi tempestivi rappresentano le azioni fondamentali per migliorare la qualità della vita di queste persone e delle loro famiglie, che molto spesso si trovano ad affrontare da soli, senza punti di riferimento, numerosi problemi.
1 aprile - ITALIA Il 3 aprile, Sabato Santo, nuova venerazione straordinaria della Sindone presieduta da monsignor Nosiglia in diretta tv
Anche quest’anno, come nel 2020, per il Sabato Santo, il 3 aprile, l’arcidiocesi di Torino propone una contemplazione televisiva della Sindone, visibile in tutto il mondo, accompagnata dalla preghiera di monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e custode pontificio del Sacro Telo. Non si tratta di un’ostensione vera e propria, in quanto la Sindone non viene spostata dalla teca in cui è custodita in cattedrale, ma sarà appunto possibile contemplarla attraverso le immagini televisive. La celebrazione sarà trasmessa in diretta su TV2000 e il segnale raggiungerà, tramite i satelliti, il mondo intero, grazie alla collaborazione Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. La prima parte (dalle 17) sarà dedicata ai vari segni della Passione (dalla corona di spine, alla flagellazione, ai chiodi nelle mani e nei piedi e alla lancia che penetra nel costato del Signore) commentati da alcune persone scelte tra quanti si prodigano per alleviare le sofferenze del loro prossimo o hanno sperimentato la pandemia o altre forme di malattie o di ingiustizie e violenze. Seguirà alle 17.30 la preghiera dell’Ora della Madre presieduta dall’arcivescovo. “Mi auguro – scrive per l’occasione monsignor Nosiglia - che tutto ciò aiuti le nostre comunità ma anche ogni persona di buona volontà ad accogliere nella speranza e per i credenti nella fede, questo messaggio pasquale di morte e risurrezione per non arrendersi e scoraggiarci mai di fronte ad ogni tragedia e difficoltà che dobbiamo affrontare nella vita ma anche a operare perché tanti nostri fratelli e sorelle bisognosi di sostegno e aiuto trovino in ciascuno di noi il coraggio di imitare il Signore che non si è lasciato vincere dal male ma lo ha vinto con il bene e per questo ha sconfitto anche la morte”. (LZ)
1 aprile - MOZAMBICO Immagini scioccanti da Palma attaccata dai jihadisti. Acs in prima linea negli aiuti alla popolazione
L’Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) continua a raccogliere testimonianze raccapriccianti dalla città di Palma, nella provincia mozambicana di Cabo Delgado, conquistata in questi giorni dai gruppi jihadisti legati al sedicente Stato Islamico dopo una serie di sanguinosi attacchi. Palma aveva una popolazione di circa 50.000 abitanti, ora è una città fantasma e vengono segnalate decine di morti e migliaia di dispersi. La fondazione pontificia ha visionato un video girato subito dopo il brutale attacco delle milizie jihadiste del 24 marzo scorso che mostra un massacro senza precedenti con persone persone decapitate e corpi mutilati. Ulrich Kny, Project Manager per il Mozambico di Acs parla di immagini scioccanti: “Non possiamo neanche condividerle – dice - perché feriscono la dignità umana con la loro brutalità. I terroristi sembrano intenzionati a causare il danno più elevato e a seminare il massimo terrore nella loro frenesia distruttiva. Ci chiediamo quanti altri morti dovranno esserci prima che il mondo faccia qualcosa per porre fine a questa violenza. Queste vite sembrano non contare”. Kny spiega che ACS “sta cercando di aiutare e sostenere con molta attenzione, mentre la Chiesa locale sta facendo il possibile e l’impossibile in questa situazione molto difficile per alleviare la crisi umanitaria. Ma è necessario fermare questa violenza senza freni” perché “il mondo non può ignorare questo dramma», sottolinea il Project Manager di ACS Internazionale. La regione di Cabo Delgado è stata teatro di attacchi da parte di gruppi armati alleati con l'IS sin dall’ottobre 2017. Secondo un bilancio ONU riferito alla fine del 2020, la crisi ha causato 670.000 sfollati e più di 2.500 vittime. A ciò si aggiungono i drammatici effetti degli attacchi recenti a Palma, i quali rappresentano “una evidente escalation del conflitto”, prosegue Ulrich Kny. ACS ha garantito un contributo iniziale di emergenza di 160.000 euro. A ciò si aggiunge il sostegno ai sacerdoti e alle religiose della regione, e altri progetti relativi ai bisogni più urgenti della Chiesa. Questo tuttavia non è più sufficiente. “Dobbiamo incrementare il sostegno finanziario e le preghiere per la Chiesa nel Nord Mozambico. In vista del previsto consistente incremento dell’afflusso di rifugiati, la diocesi di Pemba e quelle limitrofe, già completamente sopraffatte dal disastro umanitario, non saranno in grado di accrescere la loro attività senza un aiuto esterno”, conclude il Project Manager di ACS Internazionale. (LZ)
1 aprile - MYANMAR Messaggio pasquale del cardinale Bo: fare risorgere il Myanmar dalla tomba dell’odio
“Una nazione ferita può trovare conforto in Cristo che ha subito tutto ciò che stiamo subendo: è stato torturato, abusato e ucciso sulla Croce da poteri arroganti. Ha provato lo stesso senso di abbandono da parte di Dio, provato da tanti nostri giovani". È un accorato invito a sperare nella resurrezione del Myanmar, nei “giorni più tristi della sua storia”, quello che il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Conferenza episcopale birmana ha voluto rivolgere nel suo messaggio pasquale. Una Pasqua segnata dalla sanguinosa repressione militare delle proteste contro il colpo di stato del 1.mo febbraio, costate finora la vita ad oltre 500 persone e l’arresto di almeno altre 2.500. Nel testo – riporta il quotidiano on-line Matters of India - il cardinale Bo parla di una vera e propria Via Crucis, un calvario che continua: “Centinaia di persone sono state uccise. Un bagno di sangue si è riversato sulla nostra terra– scrive -. Giovani e vecchi, e anche i bambini sono stati uccisi senza pietà. Migliaia di persone vengono arrestate e gettate in prigione. Altre migliaia sono in fuga per sfuggire agli arresti. Milioni stanno morendo di fame”, denuncia il messaggio diffuso il 31 marzo. Questa tragedia fa sorgere naturale la domanda di Giobbe nella Bibbia: "dov’è Dio in tutto questo?" Per la risposta il cardinale Bo rinvia all’episodio evangelico della tomba vuota di Gesù trovata dalle tre donne che ricorda quanto sta accadendo in Myanmar: giovani, donne e appunto tombe vuote. “Il loro messaggio – afferma - è quello della resurrezione e di un mondo nuovo”. L’invito è dunque a credere che anche il Myanmar potrà risorgere. Rivolgendosi in particolare ai militari, l’arcivescovo di Yangon invoca quattro tipi di resurrezione. Quello dei “sogni di democrazia seppelliti negli ultimi due mesi nelle tombe dell'oppressione”. In secondo luogo il cardinale Bo chiede il ripristino del governo civile “seppellito dal colpo di Stato” e che l’esercito torni nelle caserme rispettando il verdetto delle urne e non continui ad aggredire e uccidere i cittadini del Myanmar. Il messaggio chiede poi che venga sepolto una volta per tutte l'odio tra i gruppi etnici e le religioni nel Paese e che dalla tomba di questo odio storico emerga “un nuovo Myanmar di pace, inclusione , attenzione per i vulnerabili”. Il cardinale Bo chiede infine di “seppellire nelle tombe vuote i sette decenni di totalitarismo. Che vi sia scritto l’ultimo epitaffio del colpo di stato”. Il presidente dei vescovi birmani si rivolge anche ai manifestanti e in particolare ai giovani, con un rinnovato appello a non ricorrere alla violenza: “Usate metodi non violenti. Non morite inutilmente. Se vivete a lungo, la democrazia si rafforza, il male si indebolisce – afferma, ricordando che il nemico “conosce una sola lingua: violenza spietata”. “Vuole trascinarvi sul suo terreno, dove è più forte. Non dategli questo vantaggio”, conclude il messaggio. (LZ)
1 aprile - ITALIA La nostra Pasqua nelle corsie degli ospedali. L'assistenza dell Figlie di San Camillo ai malati di Covid
Nella persona sofferente, i sentimenti di inutilità, abbandono, degrado fisico, emarginazione, perdita dell'autonomia, si combinano al dolore fisico e al disagio della malattia per costituire una dura prova. La cura dei malati diventa allora un aspetto fondamentale della carità e, insieme dell’accoglienza e della misericordia. Lo è ancora di più in tempo di pandemia. Un tempo che ha visto in prima linea lungo le corsie degli ospedali e nei dispensari di tutto il mondo le Figlie di San Camillo che, attraverso la loro testimonianza e la loro presenza ci ricordano che i malati non sono solo coloro i quali vivono nell’indigenza, ma anche quelli che necessitano della Parola di Dio, ed è ad essi che bisogna rivolgersi, in modo particolare con la preghiera, con l’apostolato, con l’azione pastorale e missionaria; è al loro dolore che va indirizzata la ricchezza della parola di Dio. “Abbiamo vissuto, e continuiamo a vivere, momenti terribili. Un giorno sono stata chiamata da un paziente che, nel suo profondo dolore, ha espresso il desiderio di morire. Di lì a poco avrebbe perso l’uso delle gambe e mi chiedeva che senso avrebbe avuto andare avanti. L’ho ascoltato e sono rimasta accanto a lui cercando di confortarlo solo con la mia presenza. Mi ha telefonato pochi giorni fa ringraziandomi. Mi ha assicurato che continuerà a lottare per superare tutti gli ostacoli”. E’ uno dei tanti racconti di Suor Lancy Ezhupara, religiosa delle Figlie di San Camillo, direttrice amministrativa dell’Ospedale San Camillo di Treviso, che fin dall’inizio della diffusione del virus ha scelto di assistere i pazienti Covid. “La forza del nostro quarto voto ci sprona a coltivare una dimensione che consente al malato, e a chi se ne prende cura, di affrontare con dignità la sofferenza. Non un rapporto freddo, ma l’incontro tra la fiducia di chi chiede speranza e la coscienza di chi è chiamato a offrire cure. Anche dove non può esserci la guarigione, nasce la speranza. E soprattutto misericordia” spiega la religiosa. Era l’8 dicembre 1591, quando Camillo de Lellis e i suoi compagni emisero la “Professione religiosa di voti solenni con un quarto voto di assistenza ai malati anche con pericolo di vita”. Aggiungendo il quarto voto ai voti di povertà, obbedienza e castità, i Chierici Regolari Ministri degli Infermi e le religiose Figlie di San Camillo, diedero avvio alla loro missione e alle loro opere di carità. “Ogni giorno assistiamo pazienti che non possono avere contatti con i familiari. Siamo noi le persone care che si fanno carico delle loro esigenze. Lo saremo ancora di più in questi giorni di festa” riprende Suor Lancy Ezhupara, aggiungendo che “I nostri complessi assistenziali sono diventati, oggi ancora di più, un segno della sollecitudine dell’Istituto verso i più deboli ed un singolare pulpito di evangelizzazione. Anzi, essi si collocano nel cuore della Chiesa: qui il vangelo della carità viene proclamato e testimoniato; qui si rende visibile che non si può amare Cristo, che non vediamo, senza amare prima i fratelli, che invece vediamo, specialmente quelli più bisognosi”. E' il riferimento primo di una famiglia, tesa certamente al servizio quotidiano nei confronti di chi soffre sull’esempio del Buon Samaritano, ma che, al tempo stesso, è convinta che la preghiera e la contemplazione siano parte integrante della missione. E’ stata questa l’intuizione di San Camillo del Lellis e, in seguito, dei fondatori Santa Giuseppina Vannini e il Beato Padre Luigi Tezza, e resta una consegna valida per ciascuna consacrata. Aveva ben chiaro l’Apostolo di Bucchianico quel che specialmente le Figlie di San Camillo rivelano ogni giorno per esperienza diretta e quotidiana: l’approccio con il malato deve essere “globale”; è tutto l’uomo che va aiutato a guarire mediante una sintonia di interventi, che non escludono il contributo indispensabile della preghiera. (DD)
1 aprile - STATI UNITI Il 25 aprile l’annuale colletta per le Home missions, le missioni nelle comunità cattoliche più povere del Paese.
Si terrà il prossimo 25 aprile l’annuale colletta promossa dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) per le “home missions”, le missioni nazionali nelle comunità cattoliche più povere del Paese. In vista dell’appuntamento, l’omonima Sottocommissione episcopale per le Missioni nazionali ha lanciato un appello alla generosità dopo un anno difficile che ha visto calare di oltre la metà le offerte a causa della pandemia del Covid-19. "Le sovvenzioni potrebbero dover essere ridotte del 10-15 % e le diocesi finanziate difficilmente potranno fare fronte a questa ulteriore perdita di fondi”, spiega in un video-messaggio il presidente della sottocommissione monsignor W. Shawn McKnight. I fondi raccolti servono a finanziare una vasta gamma di servizi pastorali, che vanno dall’evangelizzazione, all’educazione religiosa, alla formazione dei sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose e a sostenere le attività caritative delle parrocchie più povere. Nella diocesi di Kalamazoo, in Michigan, ad esempio, i fondi hanno permesso alle parrocchie locali di aiutare i lavoratori agricoli migranti, che hanno svolto un servizio essenziale durante la pandemia. “Grazie al vostro contributo, la Chiesa ha offerto loro cibo, preghiera e speranza. Nell'oscurità della pandemia, il vostro sostegno ha consentito alle parrocchie cattoliche di essere luci luminose di carità e solidarietà”, afferma monsignor McKnight. Attualmente, delle sovvenzioni beneficiano 87 diocesi ed eparchie, dall'Alaska al Delta del Mississippi alle Isole Vergini e alle remote Isole del Pacifico, pari oltre il 40% di tutte le diocesi degli Stati Uniti. Tra queste la diocesi di Fargo, dove i fondi sostengono il Young Disciples Apostolate, un programma di formazione per giovani missionari adulti nelle parrocchie rurali isolate del Nord Dakota. C’è poi l’Eparchia di Nostra Signora della Liberazione di Newark che assiste i rifugiati cattolici iracheni arrivati negli Stati Uniti senza nulla e che non potrebbe sopravvivere senza questi i fondi per le home missions. "Il vostro sostegno è più che un semplice gesto di generosità, è una testimonianza di fede, è la testimonianza che siamo un’unica Chiesa, un solo Corpo di Cristo “, ha dichiarato il vescovo Yousif Habash. (LZ)
1 aprile - NIGERIA Ancora un sacerdote ucciso in Nigeria. L’allarme delle Chiese cristiane per l’insicurezza nel Paese
Ancora un sacerdote ucciso in Nigeria. Si tratta di padre Ferdinand Fanen Ngugban, vice-parroco della parrocchia di San Paolo di Aye-Twar, nella diocesi di Katsina-Ala situata nello Stato nigeriano di Benue. Il sacerdote è stato ucciso nella mattina del 30 marzo insieme ad altre sei persone da un gruppo di uomini armati che ha attaccato la comunità incendiando le case. Secondo quanto riferito dal Cancelliere della diocesi di Katsina citato dall’agenzia Aciafrica, il giovane sacerdote aveva appena celebrato la Messa e si stava preparando per la Messa Crismale in cattedrale insieme ai confratelli quando, attirato dal rumore è uscito dalla chiesa. Il suo corpo è stato poi ritrovato esanime con un colpo di arma di fuoco alla nuca, insieme a quello di altre sei vittime, ed è stato portato all’ospedale locale, mentre la polizia si è messa sulle tracce degli assalitori. L'omicidio di padre Ngugban è avvenuto a pochi giorni dal rilascio di un altro un sacerdote cattolico della diocesi Warri, padre Harrison Egwuenu, rapito da uomini armati il 15 marzo mentre tornava al college di San Giorgio a Obinomba. L’ennesimo rapimento di un sacerdote, che si aggiunge alla lunga lista di sequestri e omicidi in un Paese in cui l’insicurezza provocata da bande criminali, dalle razzie dei pastori Fulani e dai terroristi dei Boko Haram regna sovrana. Tra le vittime, appunto, anche diversi sacerdoti, religiosi e religiose, nonostante la disposizione emanata da diversi anni dalla Conferenza Episcopale nigeriana di evitare di pagare i riscatti. I vescovi, insieme alle altre Chiese cristiane hanno più volte denunciato questa situazione, chiamando in causa le gravi responsabilità delle autorità nigeriane. Nei giorni scorsi, dopo un attacco perpetrato dal Movimento dei Fulani contro il governatore dello Stato del Benue, Samuel Ortom, nella sua residenza a Makurdi l’Associazione cristiana della Nigeria (Can) ha nuovamente puntato il dito contro l’incapacità delle istituzioni di garantire la sicurezza ricordando che la difesa della vita e della proprietà dei cittadini responsabilità primaria del governo. Le hanno fatto eco i vescovi nigeriani, ammonendo che di fronte alle gravi mancanze delle istituzioni statali “la Nigeria rischia di cadere a pezzi”. (LZ)
31 marzo - MONDO Rapporto del Family International Monitor su “Famiglia e povertà”: relazioni familiari risorsa cruciale contro la povertà
Famiglie monogenitoriali o con uno o due genitori adolescenti sono a maggior rischio di povertà soprattutto in Kenya, In Sudafrica è rilevante il fenomeno delle mamme adolescenti; relazioni familiari forti e la presenza di reti relazionali non parentali garantiscono una migliore resilienza delle famiglie più vulnerabili; dinamiche interne di iniquità redistributiva all’interno delle famiglie, a scapito di donne, minori e anziani, sono spesso associate a bassi livelli culturali e a emarginazione sociale. Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto su famiglia e povertà relazionale del Family International Monitor, il progetto di ricerca internazionale promosso dal Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II, l’Università Cattolica di Murcia in Spagna e il Centro internazionale di Studi sulla famiglia (Cisf) di Milano. Il primo triennio di attività del Family Monitor è stato dedicato al tema “Famiglia e povertà”, anche in considerazione degli Obiettivi Onu 2030 per lo Sviluppo sostenibile. Il cuore dell’indagine sono report nazionali realizzati da centri universitari e di ricerca attivi in 12 Paesi del mondo: Benin, Brasile, Cile, India, Italia, Kenya, Libano, Messico, Spagna, Sudafrica, Qatar e Haiti. Essa ha utilizzato 90 indicatori raggruppati in otto diverse aree tematiche che potessero fornire in maniera omogenea per ogni Paese un riferimento statistico generale, utilizzando come fonti prioritarie Banca Mondiale e Nazioni Unite. Ogni report nazionale è stato inoltre elaborato sulla base di un questionario in cui si sono tenuti presenti in particolare quattro aspetti: la famiglia come attore economico, come soggetto educativo, come soggetto di cura e reciprocità e come soggetto di cittadinanza attiva. “Il lavoro del Family International Monitor - spiega Francesco Belletti, direttore del Cisf e responsabile scientifico del Family Monitor - intende evidenziare il ruolo che le relazioni familiari giocano nel qualificare la condizione di povertà delle persone e nel promuovere la loro resilienza a condizioni difficili, rivolgendo anche particolare attenzione ai sistemi di relazioni allargate attorno alle famiglie, così come alle dinamiche più macro-sociali come legami sociali di comunità o vicinato, coesione sociale e solidarietà delle relazioni brevi”. I dati raccolti nei Paesi presi in esame confermano che le relazioni familiari sono la più importante risorsa per affrontare le difficoltà interne ed esterne nella vita quotidiana delle famiglie e che la loro importanza è ancora più decisiva per le famiglie particolarmente vulnerabili dal punto di vista socio-economico. Dall'indagine emerge inoltre il ruolo centrale delle reti relazionali allargate, dato che suggerisce di superare la considerazione della “famiglia nucleare” come unico ambito di definizione. Sono centrali in particolare, nei vari contesti analizzati, le relazioni intergenerazionali e la presenza di reti relazionali significative non parentali come vicinato, amicizia, associazionismo e solidarietà. Sul versante opposto, il rapporto evidenzia la presenza di dinamiche interne di forte disuguaglianza tra membri più forti ai danni dei più deboli, in genere a favore dei maschi adulti, a scapito di donne, minori e anziani. Tendenzialmente questa dinamica è correlata a bassi livelli culturali e a marginalità sociale. Secondo Family International Monitor, queste dinamiche di iniquità redistributiva possono essere contenute e contrastate da politiche pubbliche redistributive, come ad esempio tutela giuridica della donna nel matrimonio e dei minori in famiglia. I dati raccolti segnalano che alcune forme familiari sono strutturalmente più fragili di altre: tra le altre, emergono le famiglie con un solo genitore, le famiglie con uno o due genitori adolescenti e le famiglie numerose. In alcuni casi queste vulnerabilità potrebbero essere meglio sostenute da interventi mirati di welfare. Dall’indagine emerge con dunque chiarezza la necessità che le politiche pubbliche agiscano con maggiore efficacia nel contrasto alle forti condizioni di disuguaglianza socio-economica, che sono risultate in crescita, negli ultimi vent’anni, praticamente in tutti i contesti nazionali analizzati. (LZ)
31 marzo - IRLANDA Messa del Crisma. Monsignor Martin (Armagh): San Giuseppe modello anche per i sacerdoti
San Giuseppe non è solo un modello per i fedeli laici, uomini e donne, ma anche per i sacerdoti. Lo ha ricordato l’arcivescovo di Armagh, monsignor Eamon Martin, durante la Messa del Crisma celebrata stamani nella Cattedrale di San Patrizio. Nell’omelia, il Primate cattolico d’Irlanda ha esortato i sacerdoti irlandesi a consacrare il loro sacerdozio allo Sposo di Maria in questo anno speciale a lui dedicato, ricordando le tante virtù del Patrono della Chiesa universale da cui prendere esempio. “Giuseppe, l'uomo di preghiera, di profonda fede e speranza in Dio” è un modello di vita interiore e di obbedienza alla volontà di Dio “che tutti i sacerdoti dovrebbero imitare”, ha affermato. Come San Giuseppe, “saggio e fedele servitore, chiamato da Dio ad essere custode della Santa Famiglia”, anche i sacerdoti sono chiamati ad “amare Gesù e sua madre Maria e ad essere loro completamente devoti”, ha sottolineato monsignor Martin. “Grande lavoratore e uomo giusto”, è il modello perfetto a cui essi possono ispirarsi nell’esercizio del loro ministero. A lui, “uomo di purezza e castità” possono inoltre “affidare la promessa di celibato”. Giuseppe è stato anche un “premuroso e tenero, gentile e generoso”, il tipo di uomo che i preti vorrebbero essere con gli altri, “uomini compassionevoli e misericordiosi soprattutto con i vulnerabili e chi è nel bisogno materiale e spirituale”, ha affermato ancora il primate irlandese. A questo “uomo d'azione, pronto ad affrontare l'esilio e il pericolo” per proteggere la Santa Famiglia, i sacerdoti possono rivolgersi per chiedere aiuto e ispirazione di fronte alle prove e alle difficoltà di annunciare la fede “a un mondo a volte duro e incredulo”. Monsignor Martin ha quindi concluso con un ringraziamento speciale ai sacerdoti per l’amore e la dedizione nello svolgimento del loro ministero pastorale in un tempo particolarmente difficile per loro in Irlanda, ricordando, con le parole di Benedetto XVI, che tale servizio “richiede molte rinunce, ma è anche sorgente di gioia”. (LZ)
31 marzo - CIAD I vescovi esortano al dialogo e ad un impegno serio per il bene del Paese
Di fronte all’attuale contesto socio-politico, per una pacifica convivenza e uno sviluppo armonioso, i vescovi del Ciad esortano al dialogo, un dialogo vero e fruttuoso. In una lettera pastorale pubblicata in occasione delle celebrazioni pasquali domenica scorsa, la Conferenza episcopale afferma che la pace è conditio sine qua non della convivenza, ma che in quanti governano o ambiscono a governare non emergerebbe un’autentica volontà pacifica e il desiderio del bene superiore della nazione. “Nelle differenti confessioni religiose i fedeli sono incoraggiati a praticare la cultura della tolleranza e della riconciliazione per facilitare la convivenza” scrivono i presuli che però notano un clima teso provocato da condotte provocatrici e parole ingiuriose. I vescovi costatano che se c’è consenso sul carattere laico e repubblicano dello Stato, sull’intangibilità delle frontiere attuali, sul pericolo jihadista e sul carattere positivo della diversità culturale, alcuni punti di divergenza meritano delle riflessioni. È il caso dell’uguaglianza dei cittadini di fronte ai diritti e ai doveri derivanti dalla legge, della gestione delle risorse del Paese per il bene di tutti, dell’esercizio violento dell’autorità statale e della confusione dei ruoli, del rispetto dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, e infine della gestione delle crisi securitaria, economica, sociale e sanitaria. “Per noi cristiani, la forma superiore del dialogo è la preghiera - dicono i presuli - che consiste nello scambio di parole con Dio, dirgli cosa ci preoccupa, anche se Lui ne è a conoscenza, metterci in ascolto cercando la sua risposta nella sua Parola. È discernendo la sua volontà nelle situazioni della nostra vita che possiamo renderci disponibili per realizzarla”. I vescovi aggiungono che il dialogo necessita di ascolto e di colloquio fra due parti, richiede sincerità, ricerca del bene comune, umiltà e capacità di riconoscere che anche l’altro può essere portatore di verità. Da qui l’invito a tenere gli occhi fissi sulla Croce, a impegnarsi nella preghiera personale e comunitaria perché ciascuno si fortifichi nella fede di fronte alle tentazioni della vita quotidiana. Circa la situazione attuale nel Paese, prendendo spunto dalle celebrazioni pasquali, i presuli esortano a riflettere su come la presenza di Cristo possa far rinascere nelle famiglie, nelle comunità parrocchiali, e nella Chiesa-Famiglia di Dio la speranza e la fiducia nell’impegno sociale e politico. Per i vescovi segni di speranza da incoraggiare e sostenere sono i leader delle associazioni civili che pazientemente continuano a credere nel dialogo sociale inclusivo e a reclamarlo; le iniziative di riavvicinamento dei leader politici in nome del bene superiore della nazione; la capacità di chi detiene il potere di non opprimere l’altro; coloro che, rischiando la propria vita, continuano a battersi, anche nell’incomprensione, per la sicurezza sanitaria nel contesto della pandemia di Covid-19. “Il nostro cammino dietro a Cristo si compie portando le nostre croci - proseguono i vescovi - e il nostro cammino non può che essere un cammino di salvezza, che si alimenta con la lettura delle Scritture, la preghiera ardente, l’impegno professionale e nei partiti politici. Resistiamo - continuano i presuli - alla tentazione di violenze verbali, morali o fisiche”. Infine la Conferenza episcopale auspica che la speranza in un avvenire migliore per il Paese e un impegno concreto volto a placare le relazioni sociali muovano la società civile e i leader politici al rispetto reciproco e al dialogo per il bene del Paese. (TC)
31 marzo - NUOVA ZELANDA 15 agosto, vescovi rinnoveranno l’atto di affidamento del Paese alla Vergine Maria
Domenica 15 agosto 2021, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, la Chiesa cattolica della Nuova Zelanda vivrà un momento di grande spiritualità: quel giorno, infatti, verrà rinnovato l’atto di affidamento del Paese alla Madonna compiuto nel 1838 da Monsignor Jean-Baptiste Pompallier, primo vescovo in Nuova Zelanda dal 1838 al 1868 e fondatore della Chiesa cattolica nazionale. La celebrazione solenne si terrà a Wellington, nella Chiesa di “Santa Maria degli Angeli” che diventerà “Santuario nazionale di Nostra Signora Assunta in Cielo”. È prevista la partecipazione di tutti i vescovi neozelandesi, mentre tutte le parrocchie nazionali sono invitate ad unirsi spiritualmente in preghiera all’evento. Nel frattempo – si legge sul sito web della Conferenza episcopale – i presuli hanno commissionato un’icona mariana all’artista Damien Walker. Una volta completata, l’opera sarà portata in pellegrinaggio in ciascuna delle sei diocesi nazionali, nei tre mesi che precedono la Solennità dell’Assunzione. Si partirà, dunque, a maggio da Totara Point, proprio là dove, il 13 gennaio 1838, Monsignor Pompallier celebrò la prima Messa sul suolo neozelandese e compì l’atto di affidamento della nazione a Maria. Una volta concluso il pellegrinaggio, l’opera sarà custodita nella Cappella del Battesimo della Chiesa di “Santa Maria degli Angeli”, luogo di culto storico di Wellington: inaugurato nel 1922, esso è gestito dai sacerdoti della “Società di Maria”, congregazione nata in Francia nel 1816 e alla quale apparteneva lo stesso Monsignor Pompallier. Soddisfazione per la notizia, naturalmente, viene espressa da padre Kevin Mowbray, parroco del futuro Santuario nazionale: “Siamo onorate e felici di questa scelta – afferma - Maria stessa era una pellegrina che seguiva suo Figlio in tempi difficili e pericolosi. Quindi è giusto chiedere a Lei, in questo complesso momento storico, di accompagnare la Chiesa neozelandese nella fede in Cristo". “Nel contesto della pandemia da Covid-19 – spiega dal suo canto Monsignor Stephen Lowe, segretario generale dei vescovi – rinnovare questo atto di affidamento ha un significato speciale, soprattutto perché quest’anno il 15 agosto cade di domenica”. “Maria – aggiunge – ha un posto particolare nel cuore dei cattolici e in questo tempo di emergenza sanitaria globale abbiamo ritenuto opportuno rinnovare la dedicazione del nostro Paese a Lei”. Scelto dalla Conferenza episcopale dopo un concorso nazionale, l’artista Damine Walker spiega che l’icona mariana alla quale sta lavorando raffigura Maria “come simbolo di unità, Colei che, nella sua maternità universale, racchiude nel Figlio il cielo e la terra". "La Madonna – sottolinea ancora - riflette anche l'unità della Chiesa, che arriva fino ai confini della terra, estendendosi non solo attraverso gli oceani, ma anche attraverso i secoli”. L'opera mariana avrà ha “un sapore volutamente neozelandese, perché richiamerà l'unità di tutti i popoli neozelandesi, chiamati a vivere la stessa fede, in virtù del Sacramento del Battesimo”. (IP)
31 marzo - BELGIO Il messaggio di Pasqua del cardinale De Kesel: sfruttare isolamento per immergersi nella preghiera
Sfruttare l’isolamento cui ci costringono le necessarie misure igienico-sanitarie adottate per contenere la pandemia da Coronavirus per “immergersi nella preghiera, ascoltare la Parola di Dio e agire come cristiani responsabili”. Questo il cuore del messaggio per la Pasqua inviato ai fedeli dal cardinale Jozef De Kesel, arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles e pubblicato sul sito della Conferenza episcopale del Belgio. “Il periodo quaresimale è lungo, ma possiamo ancora portare la Buona Novella della Risurrezione di Cristo – ha scritto il porporato - le restrizioni che ci imponiamo e quelle che incontriamo involontariamente non sono necessariamente lì per mettere in discussione la nostra libertà. Al contrario. Possono dargli il suo vero significato. Questo è il senso profondo della Quaresima: accogliere la nostra vulnerabilità e imparare a vivere con dei limiti”. Il cardinale ha poi ripercorso l’intero cammino quaresimale iniziato il Mercoledì delle Ceneri: “La Quaresima di quest'anno è stata molto speciale. In realtà è iniziata molto prima... intorno alla Pasqua dell'anno scorso! Così è diventata una Quaresima molto lunga, con ampie restrizioni che non abbiamo scelto. Questo è anche il motivo per cui molti dei nostri contemporanei li hanno percepiti come un attacco alla loro libertà. Ma cos'è la libertà? Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa, è che siamo esseri fragili e vulnerabili”. Valutare la fecondità di una vita solo in base a quanto si riesca a fare quello che si vuole è riduttivo, avverte il cardinale De Kesel: “La nostra libertà non è assoluta. Non c'è vita veramente umana e fruttuosa se non riconosciamo la nostra fragilità e vulnerabilità. È spesso nell'incontro con persone con una disabilità che scopriamo cosa significa essere veramente umani. Dio stesso ha voluto condividere questa vulnerabilità con noi. È diventato umano in questo modo e in nessun altro. Anche se il nostro cammino quaresimale si è prolungato, la luce della Pasqua arriva comunque a illuminare la nostra vita”. Il porporato ricorda poi quanto restrizioni forti come la mancanza dell’Eucaristia ci facciano male come cristiani e come uomini: “Ciò ci richiama al grande valore della preghiera. La preghiera a casa o in piccoli gruppi, e soprattutto la preghiera personale e l'ascolto orante della Parola di Dio, sono essenziali per la vita di un cristiano”. L’isolamento, poi, non deve diventare sinonimo di solitudine: “La pandemia è una grande chiamata alla solidarietà – ha detto - la solidarietà non conosce limiti. È proprio perché siamo limitati che i gesti di cura per gli altri, anche i più piccoli, possono fare miracoli. La solidarietà, insieme alla preghiera, è il cuore della nostra fede”. “Non c'è vera umanità, non c'è autentica convivenza, senza il riconoscimento della nostra fragilità e dei nostri limiti. Non c'è Pasqua senza Quaresima. Non c'è Risurrezione senza la Croce. Ciò che viviamo è già segnato dalla gioia pasquale”, ha concluso il porporato facendo a tutta la comunità i migliori auguri di Buona Pasqua. (RB)
31 marzo - ARGENTINA Bilancio 2020 colletta “Mas por menos”: raccolti quasi 80 milioni di pesos
Ammonta a circa 80 milioni di pesos (pari a 743mila euro) il bilancio della colletta 2020 “Mas por menos”, ovvero “Di più per chi ha meno”, organizzata in Argentina dalla Commissione episcopale per gli aiuti alle regioni bisognose. La 51.ma edizione dell’iniziativa, a cadenza annuale, si è svolta il 12 e 13 settembre solo tramite web, poiché il lockdown imposto alla pandemia da Covid-19 non ha consentito altri tipi di raccolte. Il motto della colletta è stato “Nessuno può dare tutto, ma tutti possiamo dare qualcosa”. Nello specifico, informa una nota, del totale di 79.859.545,08 pesos, una parte, pari a 43.087.649,15 pesos, è stata raccolta dalle diocesi, mentre i rimanenti 36.771.895,93 pesos sono stati ottenuti attraverso donazioni fatte direttamente presso la sede della Conferenza episcopale argentina (Cea). Il bilancio è positivo: rispetto al 2019, infatti, si registra una crescita del 21 per cento, nonché un aumento del 68 per cento per le donazioni fatte presso la Cea. La media nazionale pro capite è stata di 1,99 pesos per ogni abitante. I fondi ottenuti sono stati, quindi, suddivisi già a dicembre 2020 dalla Commissione episcopale organizzatrice della colletta stessa e 57.500.000 pesos sono andati alle 25 diocesi considerate più bisognose, in ordine di priorità: 2.400.000 pesos sono stati dati a Orán, Añatuya, San Roque de Presidencia Roque Sáenz Peña, Humahuaca e Formosa; 2.350.000 pesos sono stati destinati a Puerto Iguazú, Cafayate, Gregorio de Laferrere, Oberá e Goya; 2.2.300.000 pesos sono stati inviati a Santiago del Estero, Concepción, Jujuy, Santo Tomé e Merlo-Moreno; 2.250.000 pesos a San Miguel, Quilmes, Esquel, San Carlos de Bariloche e Resistencia; e 2.200.000 pesos a Deán Funes, Cruz del Eje, Reconquista, Catamarca e La Rioja. Tali fondi, spiega la Commissione, sono destinati “non solo ad assistere le comunità colpite dalla pandemia, ma anche a rispondere a un'ampia varietà di progetti come le mense per bambini e per gli indigenti, la costruzione e la riparazione di case, i programmi lavorativi, il sostegno a strutture di accoglienza per minori e per anziani, la costruzione e l’allestimento di sale polivalenti, gli aiuti ai centri educativi e sanitari, ai laboratori di arti e mestieri e all’opera di evangelizzazione". Allo stesso modo, 7.908.000 pesos sono stati assegnati a 42 progetti di dieci diocesi "prioritarie meno bisognose" e 5.323.000 pesos a 47 progetti di diocesi "ordinarie meno bisognose". Ci sono state anche due sovvenzioni di emergenza offerte grazie ai fondi di riserva della colletta del 2019 (920.000 pesos) e tre sovvenzioni speciali straordinarie pari a 375.000 pesos. Questo porta il totale distribuito al 31 dicembre 2020 a 72.026.000 pesos. La parte restante verrà accantonata per le emergenze improvvise, “soprattutto tenendo conto della pandemia da Covid-19 che continua a colpire il mondo”, spiegano ancora i vescovi argentini, che poi ringraziano “tutti coloro che, in un modo o nell’altro, da più di 50 anni, rendono possibile la realizzazione di questa opera a favore del prossimo, soprattutto dei fratelli più bisognosi”. Dagli organizzatori, infine, l’incoraggiamento ai fedeli a contribuire nell’arco di tutto l’anno alla Colletta “Mas por menos”, poiché le regioni più bisognose vivono sempre in grande difficoltà. (IP)
31 marzo - FILIPPINE 500 anni fa la prima Messa nell’arcipelago. Monsignor Cantillas: oggi più che mai serve decisione nell’annunciare Cristo
Una maggiore decisione nel portare avanti l’annuncio di Cristo Risorto con la parola e con l’esempio viene chiesta al popolo di Dio oggi più che mai che “il mondo e il male sono così decisi nell'allontanare noi e l'umanità da Dio”. Così monsignor Prescioso Cantillas, vescovo di Maasin, nell’omelia per la celebrazione dei 500 anni dalla prima Messa nell’arcipelago filippino, che oggi come allora si è svolta sull’isola di Limasawa, nella provincia di Leyte meridionale. “La Chiesa che Gesù ha istituito e noi che siamo suoi discepoli dobbiamo essere decisi nell'annunciare la presenza amorevole e salvifica di Dio oggi e fino alla fine dei tempi nei luoghi in cui viviamo e lavoriamo”, ha ribadito il presule, come riportato dal sito dell’Episcopato locale. La celebrazione ha coinciso con il lancio diocesano della commemorazione annuale dei 500 anni del cristianesimo nelle Filippine e l'apertura della Porta del Giubileo proprio nel Santuario della Santa Croce di Limasawa. Con l’occasione, si è svolta anche una processione fluviale dell'immagine pellegrina dello Sto. Niño de Cebu da Maasin a Limasawa. Il vescovo ha anche invitato i fedeli ad “approfondire e intensificare” la propria fede e il proprio amore per Gesù nell'Eucaristia, poiché ha lamentato “i tradimenti da parte di molte persone, compresi noi stessi, del Signore Eucaristico in molte forme ed espressioni” sono in agguato. Una forma di tradimento è, ad esempio, considerare “non essenziale andare a Messa per coloro che prendono le decisioni per la salute pubblica della società”. “La diocesi di Maasin ha il privilegio di essere il luogo della prima Messa, perciò dobbiamo essere noi fedeli a guidare gli altri ad essere un popolo eucaristico - ha continuato Monsignor Cantillas - ma a qualunque diocesi apparteniamo o di qualsiasi chiesa particolare facciamo parte, dovremmo essere un membro attivo nel far risplendere di più l'Eucaristia". Il Nunzio apostolico nelle Filippine, monsignor Charles John Brown, avrebbe dovuto originariamente presiedere la celebrazione commemorativa, ma le restrizioni di viaggio legate alla pandemia gli hanno impedito di partecipare all'evento. Nel suo messaggio, ha detto che l'occasione serve come un invito per la Chiesa filippina “ad andare avanti e diventare una comunità di autentici discepoli missionari. L'amore di Cristo reso presente in ogni celebrazione della Santa Messa ci spinge a proclamare il Vangelo che abbiamo ricevuto in tutto il mondo”. “È in questa condivisione del dono della fede con gli altri che possiamo esprimere al meglio il nostro ringraziamento a Dio che ci ha amati attraverso suo figlio nostro Signore Gesù Cristo che ha sofferto, è morto ed è risorto dai morti”, ha concluso il Nunzio. (RB)
31 marzo - MOZAMBICO Daesh prende il controllo della città di Palma . Il racconto di un testimone ad ACS-UK
"Stiamo correndo, fuggendo, cercando di nasconderci sulla spiaggia. Stanno sparando ovunque. Che sia fatta la volontà di Dio, qui a Palma... Le case sono state abbandonate". Questa la testimonianza anonima, inviata da un uomo ad Aiuto alla Chiesa che Soffre Regno Unito, durante l’attacco di Daesh alla città portuale di Palma, nella regione di Cabo Delgado, il 29 marzo. Secondo quanto riferito da Omar Saranga, portavoce del Ministero della Difesa del Paese, l’attacco avrebbe causato la “morte di decine di persone inermi” - Amaq, agenzia di stampa affiliata a Daesh, parla dell’uccisione di 55 persone -, nonché portato Daesh ad annunciare su Telegram di aver preso la città strategica di Palma. Padre Edegard Silva, missionario brasiliano a Pemba, la cui parrocchia, il Sacro Cuore di Gesù, nel distretto di Muidumbe, è stata scena di uno degli attacchi più violenti dello scorso anno, ha riferito ad ACS Regno Unito che la gente "se lo aspettava già, perché nelle ultime due settimane questi malfattori e insorti avevano compiuto una serie di attacchi nella regione di Nangade, e quasi tutte le comunità vicine a Palma erano già state attaccate". Il sacerdote ha raccontato come molte famiglie di catechisti di Palma siano riuscite a fuggire sulle montagne e come quindi sia ora molto difficile comunicare con loro, essendo il segnale debole e i cellulari scarichi. All'inizio di questo mese, ACS Regno Unito ha stanziato per il Mozambico un aiuto di emergenza di 160.000 euro, distribuendo fagioli, farina, olio da cucina e altri generi alimentari agli sfollati. L'ente di beneficenza ha anche finanziato la consulenza per i traumi e la formazione del clero. L'insurrezione, nel Paese, è iniziata nell'ottobre 2017 e ha causato la morte di più di 2.000 persone, lasciandone 670.000 senza tetto. (AP)
31 marzo - SUD SUDAN #coronavirus. Appello vescovi alle istituzioni: per Pasqua, revocare divieto di culto pubblico
Almeno durante la Settimana Santa, i cattolici del Sud Sudan possano tornare a vivere le celebrazioni in presenza: lo chiede l’Arcivescovo di Juba, Monsignor Stephen Ameyu Martin Mulla, rivolgendosi alle autorità statali. In vista della Solennità della Resurrezione del Signore, che quest’anno si celebra domenica 4 aprile, il presule lancia un appello affinché i fedeli possano tornare in chiesa, naturalmente sempre rispettando le normative sul distanziamento sociale, l’igienizzazione delle mani, la sanificazione dei luoghi di culto e l’obbligo di indossare la mascherina. “Abbiamo presentato la nostra richiesta al vicepresidente Hussein Abdelbaggi – sottolinea l’Arcivescovo di Juba – Speriamo che ci ascolti”. Abdelbaggi, infatti, ha anche l’incarico di presiedere la task force nazionale anti-Covid. “In questo modo, almeno potremo celebrare la Pasqua in presenza, anche se con pochi fedeli”, ha aggiunto il presule, ricordando che “le chiese cattoliche del Paese si sono già ben organizzate per contrastare i contagi, creando delle apposite unità operative di riferimento e contribuendo, così, a mitigare gli effetti della pandemia nel corso del tempo”. “Sappiamo bene che il Covid-19 è una minaccia per tutti e che nessuno di noi ne è immune – ha aggiunto Monsignor Ameyu – Noi che viviamo nella capitale, in particolare, siamo testimoni diretti di questa malattia”. Di qui, l’appello a tutti i fedeli a rispettare le indicazioni igienico-sanitarie previste: “Il coronavirus è una vera malattia che uccide e che è meglio prevenire, piuttosto che curare – ha concluso l’Arcivescovo di Juba – E la prevenzione migliore sono il distanziamento sociale, le mascherine e l’igienizzazione delle mani”. Un ulteriore appello è stato rivolto ai giovani affinché non sottovalutino la pandemia, pensando di “avere un sistema immunitario resistente”, ma si prendano cura “di se stessi” e, di conseguenza, della salute del prossimo. Da ricordare che, fino ad oggi, nel più giovane Paese africano, divenuto indipendente nel 2011, il coronavirus ha provocato 10.119 contagi e oltre 100 decessi. (IP)
31 marzo - COLOMBIA Settimana Santa. Monsignor Urbina Ortega: “Oggi più che mai è necessaria la speranza”
Monsignor Óscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio e presidente della Conferenza episcopale colombiana, in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi al quotidiano El Nuevo Siglo, e pubblicata ieri sulla pagina web dell’Episcopato, analizzando la situazione nel Paese ad un anno dalla pandemia, ha spiegato come si svolgerà la Settimana Santa 2021 e le norme di sicurezza che verranno adottate nelle chiese per impedire la diffusione della pandemia tra i fedeli. Il presule ha ricordato come la Chiesa abbia rispettato le indicazioni ricevute dalla Santa Sede e abbia “applicato rigorosamente le misure di biosicurezza emanate dagli enti governativi”: il distanziamento tra le persone, l'uso delle mascherine durante la cerimonia, la disinfezione delle mani all'ingresso dell’edificio e il divieto di processioni e di raduni al di fuori delle chiese. “Tutte le celebrazioni della Settimana Santa nutrono la nostra speranza”, in questo tempo di pandemia, ha affermato monsignor Urbina Ortega, sottolineando come “ oggi più che mai sia necessaria la speranza”. È la speranza infatti “la forza che permette di vivere momenti difficili come quelli che stiamo condividendo”, permette di “avvicinarci a coloro che soffrono e accompagnarli nella loro tristezza e sconforto, per aiutarli a trovare il significato della croce nel piano di Dio”. “La Pasqua – ha continuato - ci trasforma in persone nuove, che cercano il Signore, presente in tutti i nostri fratelli e sorelle che accogliamo, accompagniamo, ascoltiamo, correggiamo e perdoniamo” e “ la fraternità che nasce dall'Eucaristia, che è la sintesi del mistero della Pasqua, è il modo più sicuro per trasformare la nostra società violenta, ineguale e ingiusta” a tutti i livelli, “affinché diventi uno spazio accogliente e fraterno dove tutti possano vivere in pace”. Se da una parte, il governo, trovandosi ad affrontare, con la pandemia, qualcosa di totalmente nuovo, ha mostrato tutti i suoi limiti “economici, politici, ideologici e storici”, portando alla luce altri tipi di pandemie, come quella della corruzione; dall’altra, i cittadini e le istituzioni, in questo tempo di grande sofferenza, hanno potuto mostrare la loro solidarietà e la loro grande generosità nei confronti del prossimo. “Abbiamo imparato ad essere famiglia, tutti noi, indipendentemente dal nostro credo, dalla nostra formazione accademica, dalla nostra cultura e dalla nostra classe sociale” ha detto il presule, e la casa e la famiglia hanno di nuovo occupato un posto centrale nella nostra vita. “Abbiamo imparato a tutti i livelli, familiare, sociale, politico, religioso, - ha continuato - che dobbiamo tornare a ciò che è fondamentale” e che al centro di tutto c’è la persona umana. L’arcivescovo di Villavicencio ha parlato inoltre di una riscoperta e di un risveglio della fede in molte persone e famiglie, che quest’anno si sono organizzate per recitare il Santo Rosario o la Coroncina della Misericordia un giorno alla settimana o tutti. Infine, il presidente dell’Episcopato si è augurato che nel Paese la distribuzione dei vaccini avvenga il più celermente possibile e ha invitato i cittadini a non avere paura di vaccinarsi, essendo questo l’unico modo per proteggersi. Ha concluso poi la sua intervista, ringraziando tutti i medici e gli operatori sanitari, che con grande sacrificio si prendono cura dei malati, come lui stesso ha potuto sperimentare in prima persona, e ha ricordato ai colombiani l’importanza di prendersi cura della propria vita, avendo questa cura “ripercussioni nella vita di tutti, in famiglia, a lavoro, nel quartiere e nella comunità ecclesiale. (AP)
31 marzo - REGNO UNITO Messa del Crisma. Cardinale Nichols: ringraziamo il Signore di vivere la Settimana Santa in presenza
Ha iniziato la sua omelia per la Messa del Crisma ringraziando Dio perché le celebrazioni della Settimana Santa quest’anno possono svolgersi in presenza – sebbene con i fedeli protetti e socialmente distanti - il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles che ha celebrato nella cattedrale di Westminster ricordando le celebrazioni dello scorso anno, con le chiese vuote a causa della pandemia. “Le parole e le azioni di questa Messa del Crisma sono piene di gioia. Traboccano di una fiducia che ha la sua origine nella fede – ha continuato il porporato, la cui omelia è stata pubblicata sul sito dell’Episcopato – ‘mi è stato dato lo spirito del Signore’; una fiducia forte nella speranza ‘è lui che viene; tutti lo vedranno, anche quelli che lo hanno trafitto’; una fiducia che si esprime nel servizio ‘per fasciare i cuori infranti’, ‘per proclamare la libertà ai prigionieri’, ‘per consolare tutti quelli che piangono’”. “Il segno distintivo di questa fiducia è l'unzione con gli oli sacri, nel nostro battesimo, nella nostra cresima e, con un'attenzione speciale oggi, nell'unzione degli ordini sacri. Attraverso queste unzioni siamo segnati, chiamati a una nuova vita mentre ci identifichiamo con Gesù, il Cristo, l'Unto – ha detto - ringraziamo Dio che la nostra celebrazione della Settimana Santa quest'anno non è una ripetizione di quella dell'anno scorso. Ringrazio tutti voi che siete venuti oggi in cattedrale e saluto tutti coloro che stanno partecipando al live-streaming. E il mio saluto speciale è per i nostri sacerdoti, poiché oggi rinnoviamo le promesse e la dedizione della nostra ordinazione”. “Questo è stato un periodo così strano: estenuante, impegnativo, difficile, un periodo di tanto isolamento e solitudine, di tristezza e morte, e tuttavia di creatività e generosità splendente. Durante quest'ultimo anno abbiamo imparato un modo diverso di vivere, diversi modelli di cura per gli altri e per noi stessi – ha detto ancora - è un periodo in cui abbiamo dovuto riconoscere e vivere con vulnerabilità profondamente radicate e abbracciare nuovi modi di raggiungere, nuovi modi di stare insieme, di sostenersi a vicenda e di adempiere ai nostri compiti. Questo, lo so, è vero per noi sacerdoti e ringrazio ogni singolo sacerdote per la sua fedeltà, la sua resilienza e la sua leadership”. Poi, parole di conforto, incoraggiamento e ringraziamenti anche per i fedeli: “In questa Settimana Santa i miei pensieri prendono forma intorno alle parole di Papa Leone Magno che ci invita a fissare gli occhi del nostro cuore su Gesù crocifisso, riconoscendo in lui la nostra stessa umanità. Oggi, con gli occhi del nostro cuore, vediamo in Gesù colui che è unto dal Padre, riempito di Spirito Santo per la sua missione, e che tuttavia è chiamato a compiere la sua missione”. “In tutto questo ci riconosciamo. Anche noi adempiamo l'unzione che abbiamo ricevuto solo attraverso la grazia che ci è stata data, attraverso l'aiuto che riceviamo, attraverso la cooperazione e la solidarietà che abbiamo tra di noi – ha spiegato - come il nostro Maestro, realizziamo la nostra chiamata in modo più eloquente quando riconosciamo e accettiamo le nostre debolezze. San Paolo ci dice categoricamente che la sua più grande forza sta nella sua debolezza”. Mai come in questo anno di pandemia, l’essere umano è venuto a contatto con la propria debolezza: “I momenti in cui ci siamo sentiti più isolati ci hanno aperto una maggiore vicinanza al Signore; quando ci siamo sentiti giù e inutili abbiamo imparato ad apprezzare tutto ciò che ci viene dato; il nostro senso di essere sommersi da infiniti doveri ci ha portato ad affidarci prontamente e con gratitudine agli altri”. In ogni nostro momento di sfida, smarrimento o confusione, quindi, siamo chiamati a rivestire Cristo: “Dobbiamo rivestirci di Cristo ogni volta che intraprendiamo un atto di ministero, perché è la sua opera; ogni volta che parliamo, perché le nostre parole portano l'impatto della nostra unzione; ogni volta che siamo chiamati a giudicare, perché la nostra giustizia deve essere generosa come la sua. Dobbiamo rivestirci della sua umiltà, della sua compassione e della sua fedeltà”. “Allora ricordiamo che tutto ciò che ci viene tolto lascia più spazio al Signore per entrare nelle nostre anime con la sua dolce consolazione. Con gli occhi del cuore fissi su Cristo, oggi noi sacerdoti rinnoviamo le promesse della nostra ordinazione. Che gioia è farlo! Ci rallegriamo nel sapere che la vita e il futuro della Chiesa sono nelle sue mani e non nelle nostre. Gli offriamo le nostre mani per i suoi scopi, non per i nostri; sappiamo che la vitalità della Chiesa è il suo progetto e che egli vive e respira in tutti i fedeli”, ha concluso il cardinale Nichols. (RB)
31 marzo - ITALIA - Il giorno di Pasqua raccontato attraverso l'arte nel libro di François Boespflug - FOTO
Una cronaca per immagini del giorno che ha cambiato le sorti dell’umanità: la domenica della Resurrezione di Cristo. A ripercorrerla attraverso una selezione di circa settanta opere d’arte di ogni tempo e luogo è il volume “Il giorno di Pasqua nell’arte” scritto dal teologo e storico delle religioni François Boespflug e edito da Jaca Book. Cinque fasi principali, dall’alba al tramonto, scandiscono 24 ore memorabili: l’autore le ripercorre attraverso un attento studio dei racconti dei quattro Vangeli e ricorrendo al linguaggio immediato della pittura. La giornata si apre con la scoperta della tomba vuota, la mattina presto, da parte delle donne e di Maria Maddalena, recatesi con gli aromi per onorare il defunto: incontrano uno o più angeli, portatori di un annuncio sconvolgente. A rappresentare magistralmente gli occhi increduli, ancora gonfi di lacrime, delle donne alla tomba nel 1890 è il pennello di William Adolphe Bougueraeau. Composto e pacato lo stupore delle mirofore nella tela datata 1815 di Peter Von Cornelius della Neue Pinakothek di Monaco di Baviera. Successivamente è il Risorto stesso ad apparire ad alcune donne, o secondo altri racconti solo a Maria Maddalena che, riconosciutolo, tenta di abbracciarlo, fermata nel suo slancio dal celebre ‘Noli me tangere’. La scena è inserita da Jan Brughel il Giovane nel 1630 all’interno di un giardino brulicante di ortraggi di ogni genere. Segue la corsa della donna ad annunciare la notizia agli apostoli, con Pietro e Giovanni che decidono di andare a verificare e scoprono il sepolcro vuoto. Vibrante di emozione è l’olio di Eugène Burnand: lo sguardo dei due uomini rivela incredulità, speranza, impazienza di toccare con mano quanto ascoltato. L’esperienza eccezionale dei discepoli di Emmaus è il quarto incontro illustrato dai mosaici realizzati nel VI secolo a Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. I due lungo la strada conversavano di tutti gli incredibili eventi delle ultime ore e si ritrovano, senza riconoscerlo in un primo momento, a parlare e cenare proprio con Lui: il Risorto. A concludere la lunga e movimentata giornata è l’apparizione del Signore, a tarda notte, agli Undici Apostoli chiusi per paura nel Cenacolo. La reclusione di questi ultimi, caratterizzata da paura, tristezza e sconvolgimento, è dipinta dal contemporaneo russo Andreï Nikolaïevitch Mironov. Mentre una miniatura di un codice del 1476, conservato alla Biblioteca Reale di Torino, offre una visione luminosa di Gesù che si mostra ai suoi amici. La narrazione scritta nel libro è resa più efficace da immagini ricche di fascino che consentono di far rivivere il fluire di sentimenti nelle ore di quella giornata cruciale: dalla disperazione al dubbio, dalll'incredulità alla gioia incontenibile per la vittoria di Cristo sulla morte. (PO)
31 marzo - REPUBBLICA CECA Progetto on line Liturgia delle Ore. Al via nuova app con il breviario domenicano
C’è una novità nel campo della preghiera on line grazie al progetto web Liturgia delle Ore breviar.cz: il Breviario Domenicano sarà finalmente disponibile per dispositivi mobili con Apple iOS e Google Android. Le applicazioni sono gratuite e disponibili su AppStore e Google Play, come ricorda il sito della Conferenza episcopale ceca. L'applicazione per iOS (cioè per iPhone e iPad, versione 1.6) apporta molti miglioramenti dopo più di due anni dagli ultimi aggiornamenti. È dunque disponibile il testo completo del Breviario domenicano; un calendario e testi propri per i Carmelitani scalzi. Le app sono disponibili sul sito http://breviar.cz. I testi completi della Preghiera quotidiana della Chiesa si possono trovare in ceco e nella propria lingua, cioè calendari e testi propri per 5 famiglie religiose - premostratense, cappuccini, salesiani, francescani, carmelitani scalzi - e anche il Breviario domenicano con inni e salmi nella traduzione di Renč. (RB)
31 marzo - EUROPA Cec e Comece: Pasqua di speranza in tempo di pandemia da Covid-19
È la speranza il tema centrale del messaggio diffuso dalla Conferenza delle Chiese europee (Cec) insieme alla Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea (Comece) in vista della Pasqua, che quest’anno si celebra domenica prossima, 4 aprile. “La pura speranza nella Resurrezione di Cristo in tempo di pandemia da Covid-19” è dunque la virtù teologale richiamata nel documento, rivolto soprattutto ai più poveri ed i più vulnerabili e firmato dei presidenti dei due organismi, rispettivamente il Reverendo Christian Krieger e il Cardinale Jean-Claude Hollerich. “La Pasqua ci ricorda il passaggio del popolo eletto di Dio dalla schiavitù, dall'oppressione e dalla disperazione in Egitto, alla liberazione, alla gioia e alla speranza nella terra promessa – si legge nel messaggio – Questa Solennità celebra il passaggio di Cristo dal rifiuto, dall'abbandono dei suoi discepoli più vicini, dall'umiliazione, dalla passione e morte nel Venerdì Santo, alla vita, alla gioia e alla vittoria nella Domenica di Pasqua”. Tale percorso “dalla disperazione alla gioia, dalla morte alla vita”, proseguono Cec e Comece, comporta “l'attraversamento di avversità, dubbi, contrattempi, sofferenza e agonia”. Una condizione simile a quella vissuta dal mondo a causa della pandemia: “Vivere in lockdown per un anno – sottolinea infatti il messaggio congiunto - sperimentare la malattia e la preoccupazione, essere testimoni di lutti e perdite aggiunge un nuovo significato alla Resurrezione in questa Pasqua”. I cristiani d’Europa, evidenziano ancora i due organismi, stanno passando ora, anche grazie alle campagne di vaccinazione, “dall'isolamento, dalla perdita e dall'ansia alla guarigione, al recupero e a una vita rinnovata, dove ‘la morte è inghiottita nella vittoria’” (1 Corinzi 15:54). Ma questo “dono di nuova vita e la possibilità di riceverla e viverla - mette in guardia il messaggio - devono modificare radicalmente l’atteggiamento che si ha nei confronti di tutte le realtà del mondo, comprese la malattia e la morte”. Grazie alla Resurrezione, infatti, “il male e la morte fisica non hanno più l’ultima parola, perché la nostra vita in Cristo è ricca di speranza e di gioia eterna”. La nota congiunta si conclude con un auspicio: “Che la speranza del Risorto ci sostenga in tempo di pandemia da Covid-19”. (IP)
31 marzo - LIBANO Cresce la povertà, la Catholic Near East Welfare Association distribuirà beni alimentari a Beirut, ma il Paese è al collasso
In Libano aiuti agli indigenti dalla Catholic Near East Welfare Association. All’ufficio regionale di Beirut sono arrivati 460mila dollari per assicurare cibo a 7.050 famiglie bisognose. Sono sempre di più le persone che vivono nella povertà, riferisce abouna.org, e la CNEWA, grazie alla collaborazione di 12 partner, avvierà da aprile, e fino a luglio, un programma di distribuzione alimentare. “La situazione è molto pesante, moralmente, psicologicamente, finanziariamente e socialmente - dice Michel Constantin, direttore regionale della CNEWA -. In questi tempi difficili, la presenza e il ruolo della CNEWA sono cruciali per la Chiesa e per il popolo libanese. Dobbiamo agire rapidamente, per rispondere a tutte le catastrofi e sofferenze in aumento”. La CNEWA ricorda che nelle ultime settimane, in tutto il Paese, sono scoppiate proteste perchè le autorità politiche sembrano bloccate nei loro sforzi per formare un governo e la valuta del Libano continua a scendere. I leader della Chiesa cattolica, tra cui il patriarca maronita Bechara Boutros Rai e i vescovi greco-cattolici melchiti, guidati dal patriarca Youssef Absi, hanno invitato le autorità politiche ad assumersi le loro responsabilità e ad agire rapidamente per la formazione di un governo. Entrambi i patriarchi hanno anche chiesto al governo libanese di riaffermare la posizione neutrale del Libano nella politica estera, in particolare nei conflitti geopolitici del Medio Oriente, e hanno evidenziato la difficile situazione in cui si trova il popolo libanese. Il 50% della popolazione vive al di sotto del livello di povertà, la valuta libanese ha perso circa l’85% del suo valore sul mercato internazionale, lasciando il Paese, che dipende molto dalle importazioni, in una situazione precaria e vulnerabile, il tasso di disoccupazione è al 40%, quasi quadruplicato dal 2019, e tanti giovani professionisti stanno emigrando. “Il Libano sta attualmente perdendo i suoi giovani e le sue risorse umane istruite e ben qualificate - ha spiegato Michel Constantin -. Medici, personale sanitario, insegnanti, economisti e altri professionisti lasciano il Paese in cerca di un futuro migliore all’estero. Le attuali crisi finanziaria e monetaria stanno mettendo a dura prova ospedali, scuole, università, incluse le opere gestite dalla Chiesa cattolica e dalle comunità religiose”. Per il direttore regionale della CNEWA, “se continua così, il Libano, che una volta era un Paese con un messaggio di libertà e pluralismo (…) rischia di collassare, perdere tutte le sue risorse umane e un patrimonio consolidato e diventare un piccolo Paese povero con una popolazione anziana”. È il momento di aiutare la Chiesa a elaborare strategie reali e concrete per preservare la sua lunga eredità - ha concluso Michel Costantin - comprese scuole, ospedali, istituzioni sociali e, soprattutto, la sua gente”. (TC)
31 marzo - BRASILE 12-16 aprile, 58.ma Assemblea generale vescovi per la prima volta on line
Per la prima volta nella storia, l’Assemblea generale della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) si terrà on line, in modalità virtuale: lo rende noto il sito web dei vescovi, specificando che l’incontro si terrà dal 12 al 16 aprile e sottolineando che l’attuale contesto creato dalla pandemia da Covid-19 non permette ancora riunioni in presenza. Il Brasile, infatti, è tra i Paesi più colpiti al mondo dall’emergenza sanitaria che, ad oggi, ha provocato oltre 12milioni di contagi e quasi 320mila decessi. La prossima Assemblea generale episcopale sarà la 58.ma e seguirà la 57.ma svoltasi a maggio del 2019; quella programmata per il 2020, infatti, non si è tenuta sempre a causa della pandemia. In collegamento sono previsti 309 arcivescovi e vescovi, oltre a 165 presuli emeriti, che sono stati invitati a partecipare ai lavori. Il tema centrale della Plenaria sarà "Il pilastro della Parola di Dio – L’animazione biblica della Pastorale", proposto dagli Orientamenti generali dell'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile per il quinquennio 2019-2023. Quest’anno, in particolare, si rifletterà sull’animazione biblica della vita e della Pastorale nelle comunità ecclesiali missionarie. Ma in agenda sono presenti anche altri argomenti: l’analisi dei tempi attuali nel contesto della pandemia; la riflessione sugli Anni indetti da Papa Francesco per San Giuseppe, in occasione del 150.mo anniversario della sua proclamazione a Patrono della Chiesa universale, e per la Famiglia-Amoris Laetitia, a cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia. Entrambi gli Anni sono già in corso: il primo, fino all’8 dicembre 2021 ed il secondo fino al 26 giugno 2022, giorno in cui si concluderà, a Roma, il decimo Incontro mondiale delle famiglie. I vescovi brasiliani, inoltre, hanno in programma di tenere, nel 2023, un Anno Vocazionale a livello nazionale. La 58.ma Plenaria prevede, inoltre, l’analisi del Fondo nazionale di solidarietà e l’intervento on line del nuovo Nunzio apostolico nel Paese, l'Arcivescovo Giambattista Diquattro che per la prima volta parteciperà ai lavori. Nel dettaglio, il calendario della prossima Assemblea generale prevede sessioni di lavoro quotidiane dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00. Il 15 aprile, inoltre, al mattino, è previsto un ritiro spirituale guidato dall'Arcivescovo di Boston, il Cardinale Seán Patrick O'Malley, mentre ogni giorno alle ore 13.00 è in programma una conferenza stampa di aggiornamento. Intanto, i vescovi esortano i fedeli a promuovere, sempre nel rispetto delle normative anti-Covid, momenti di preghiera per la riuscita della Plenaria. Le orazioni potranno essere condivise anche sui social media con l’apposito hashtag #58thAGCNBB. E tra le prime persone a rispondere a questo invito ci sono le Suore Carmelitane del Brasile: le religiose dei monasteri di Cachoeiro do Itapemerim e di São José de São Luís, infatti, stanno già pregando per i vescovi. (IP)
31 marzo - REGNO UNITO Migranti. Monsignor McAleenan: approccio all’asilo si concentri sulla dignità umana
Dovrebbe concentrarsi sulla “dignità umana di coloro che cercano rifugio”, mettere “le persone e le famiglie al centro” e riconoscere i “diversi e complessi fattori che modellano i viaggi dei rifugiati”, un nuovo possibile approccio normativo per la richiesta d’ asilo secondo monsignor Paul Mc Aleenan, vescovo responsabile di Migranti e rifugiati per la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, che attraverso il sito dell’Episcopato esprime la posizione della Chiesa sul dibattito in merito che sta animando il Regno Unito. Il ministro dell'Interno britannico, infatti, ha annunciato quella che è stata descritta come "la revisione più significativa del nostro sistema di asilo da decenni". Facendo eco all'appello di Papa Francesco ad accogliere, promuovere, proteggere e integrare i rifugiati, il vescovo ha dichiarato: "L'assistenza che forniamo alle nostre sorelle e ai nostri fratelli che fuggono dalla guerra, dalla povertà o dalla persecuzione è una prova fondamentale della nostra società. Un approccio giusto dovrebbe avere al suo centro le persone e le famiglie, rispettando le circostanze uniche e l'innata dignità umana di tutti coloro che cercano rifugio qui”. “Affrontare i mali del traffico di esseri umani, aprire percorsi più sicuri per il reinsediamento e trattare con equità e umanità coloro che sono arrivati con altri mezzi, non sono sforzi che si escludono a vicenda – ha concluso il presule - dobbiamo riconoscere i diversi e complessi fattori che modellano i viaggi dei rifugiati e accogliere tutti coloro che hanno bisogno della nostra protezione”. (RB)
31 marzo - VIETNAM Diocesi di Bui Chu: oltre 14.000 giovani alla Giornata della Gioventù nella Domenica delle Palme
Oltre 14.000 i giovani presenti alla Giornata della Gioventù – si legge su UCA News -, organizzata dalla diocesi di Bui Chu, nel nord del Vietnam, il 28 marzo, Domenica delle Palme, per celebrare l’importanza dell’amore familiare. Nonostante la pioggia e il vento, gruppi di ragazzi di tutte le parrocchie della diocesi si sono riversati con gioia ed entusiasmo nel Santuario del Sacro Cuore di Daidong. La Giornata è stata aperta, alle 8 del mattino, da padre Micae Pham Van Tuong, cappellano della gioventù diocesana, il quale ha spiegato il significato della Giornata ai presenti, e da padre Martino Nguyen Dai Loc, che invece ha parlato del tema dell'evento, “Accendete l'amore familiare", scelto per aumentare nei giovani la consapevolezza circa l’importanza della famiglia e il suo valore nella loro vita. Monsignor Thomas Vu Dinh Hieu, vescovo di Bui Chu, ha presieduto la solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme. Nella sua omelia, il presule ha esortato i giovani a lasciarsi sommergere e a sentire l'amore di Dio per ciascuno di noi. Gesù Cristo è sceso tra gli uomini e ha redento l'umanità con la propria morte sulla croce, ha spiegato monsignor Vu Dinh Hieu, e i giovani sono chiamati a imitare il popolo di Gerusalemme e ad accogliere il Signore, ad affidarsi a Dio e a costruire la loro famiglia con cura e amore.(AP)
31 marzo - SIERRA LEONE Caritas in aiuto delle vittime di un incendio alla periferia di Free Town
Sono 7mila gli sfollati e 400 i feriti in seguito ad un devastante incendio scoppiato il 25 marzo a Freetown, in Sierra Leone. Le fiamme sono divampate a Susan’s Bay, una sorta di “baraccopoli” sorta alla periferia della capitale e costruita con lamiere e materiale di recupero. Circa 11mila le persone che, nel corso degli anni, vi hanno trovato riparo, formando una grande comunità, principalmente dedita al commercio informale e alla pesca. Grazie alla sua posizione, infatti, Susan’s bay è l’approdo di centinaia di canoe che ogni giorno scaricano merci provenienti dall’entroterra, tra cui carbone o ortaggi, destinate ai mercati centrali. Ora, in aiuto degli sfollati, è scesa in campo la Caritas diocesana che ha avviato un programma di emergenza strutturato nell’arco di 21 giorni. Nel frattempo, il maltempo si è abbattuto sulla città, portando forti piogge che, se da una parte hanno contribuito allo spegnimento del rogo, dall’altra hanno aggravato le condizioni delle persone rimaste prive di qualsiasi genere di riparo. “La situazione è molto difficile – spiega Ishmeal Charles, responsabile dei programmi della Caritas Freetown – Finora, abbiamo fornito una media di 3mila pasti al giorno alla popolazione bisognosa e continueremo a farlo per 21 giorni”. Per portare avanti gli aiuti, sono stati istituiti 7 punti di ristoro e coordinamento: qui, i volontari dell’organismo caritativo forniscono agli sfollati cibo, stoviglie, acqua potabile, coperte e indumenti di prima necessità. Istituita nel 1981 dalla Conferenza episcopale della Sierra Leone, la Caritas nazionale ha concentrato il suo impegno, soprattutto negli anni ’90, nel rispondere ai bisogni della popolazione vittima della guerra civile che ha devastato il Paese dal 1991 al 2002, dovuta al violento scontro le forze governative ed i ribelli del Fronte Unito Rivoluzionario. Nello specifico, l’organismo caritativo si è dedicato ai “bambini-soldato”, cercando di liberarli dai reclutamenti forzati. Oggi, la Caritas Sierra Leone è saldamente impegnata non solo in iniziative di costruzione della pace, ma anche in progetti di aiuto alla popolazione: ad esempio, un lavoro specifico viene portato avanti nel campo della prevenzione dell’Hiv/Aids, così come nel settore della sicurezza alimentare, nella promozione dei giovani, nella salvaguardia dell’ambiente e nello sradicamento della povertà e delle disparità di genere. (IP)
31 marzo FIJI Arcivescovo di Suva: Pasqua, dono della pace di Dio
“La Pasqua è il dono gratuito della pace di Dio”: lo scrive Monsignor Peter Loy Chong, Arcivescovo di Suva, nelle isole Fiji, nella sua Lettera pastorale per la prossima Solennità della Resurrezione del Signore che quest’anno si celebra il 4 aprile. “Festa delle feste”, la definisce il presule, richiamando l’importanza dei simboli che sono “il mezzo per comunicare le opere salvifiche di Dio attraverso Gesù Cristo”. Le celebrazioni della Settimana Santa, dunque, altamente simboliche, non solo servono “a rievocare avvenimenti del passato – scrive Monsignor Loy Chong – ma contribuiscono a renderli presenti oggi. In questo modo, gli eventi salvifici della vita di Gesù diventano attuali” ed il loro ricordo serve a “mediare la salvezza, la grazia e la libertà, doni gratuiti di Dio, nell’esperienza degli uomini e delle donne di oggi”. In questo senso, aggiunge l’Arcivescovo di Suva, “ricordare significa rendere presente”, affinché “la Risurrezione di Cristo non si fermi al passato, ma torni ad essere vividamente presente” ancora oggi. “La Risurrezione di Cristo è ora!”, ribadisce il presule, e il Triduo pasquale serve a rendere attuale “la grande liturgia, il grande rito dell’amore salvifico di Dio” per tutta l’umanità. Guardando, poi, alle tante difficoltà dell’epoca contemporanea – tra cui la pandemia da Covid-19 e il pericolo che l’innalzamento del livello del mare comporta per tutte le isole del Pacifico – l’Arcivescovo di Suva sottolinea che “Dio è amore e tutto ciò che fa è amore”. Ma Egli ha “fatto dono all’umanità della libertà”: gli esseri umani possono, quindi “accettare la pienezza dell’amore del Signore e sperimentare la pienezza della vita, o possono scegliere di rimanere nelle tenebre”. La Settimana Santa serve proprio a questo, conclude il presule: “Riflettere sull’amore e la pace donati da Dio e cooperare al Suo piano salvifico per l’uomo e tutto il Creato”. (IP)
31 marzo - COLOMBIA Furto nella sede dell’Episcopato. Il rammarico dei vescovi colombiani e la solidarietà del Celam
"Confidiamo nella misericordia di Dio e nell'efficienza delle autorità perché venga presto fatta chiarezza su questi fatti che deploriamo profondamente, ma che non oscurano la celebrazione di questi giorni santi che costituiscono il centro della fede cristiana". Così la Conferenza episcopale colombiana (CEC), in un comunicato diffuso ieri sulla sua pagina web, ha espresso il suo rammarico per il furto avvenuto lunedì scorso nei suoi edifici, a Bogotà. Il 29 marzo, alle ore 18, dieci uomini armati e vestiti da poliziotti, hanno fatto irruzione nella sede dell’Episcopato, nella capitale, ingannando i custodi e rubando cinque casseforti. “I rapinatori – si legge nella nota - si sono fatti strada con la forza in alcuni uffici, causando gravi danni, e sono riusciti a rubare titoli destinati al lavoro pastorale e all’aiuto umanitario della CEC. Hanno rubato anche informazioni digitali”. I vescovi hanno spiegato come al momento della rapina fossero presenti solo quattro persone, le quali sono state imbavagliate e ora sono tutte in buona salute. Le autorità competenti sono state immediatamente informate e – hanno concluso i presuli – la polizia metropolitana di Bogotà , il CTI e il SIJIN, stanno già procedendo con le indagini per fare chiarezza su quanto accaduto. Anche il Consiglio episcopale Latinoamericano (Celam), ieri, dinanzi ai deplorevoli atti di violenza e vandalismo avvenuti il 29 marzo in Colombia, ha voluto inviare un messaggio di vicinanza, solidarietà e preghiera, indirizzato al presidente e al segretario generale della CEC, monsignor Óscar Urbina Ortega e monsignor Elkin Fernando Álvarez, respingendo categoricamente "il danno causato alla missione pastorale della Chiesa in Colombia e al suo impegno sociale in difesa della vita e dei diritti umani". "Siamo testimoni della leadership profetica dei vescovi colombiani e del Segretariato Nazionale di Pastorale Sociale / Caritas Colombiana - si legge nella lettera firmata dal presidente del Celam, monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, e dal segretario generale, monsignor Jorge Enrique Lozano -, che cammina con il popolo e grida costantemente per la giustizia, il bene comune e la fine della violenza che colpisce duramente, soprattutto i poveri e gli esclusi”. "Fratelli, siamo con voi!", ha ribadito il Celam, "grazie per essere una 'Chiesa in uscita', che sceglie i più poveri! Grazie per il vostro coraggio di essere artigiani di pace e di riconciliazione". Il Consiglio episcopale Latinoamericano, infine, si è augurato che le indagini delle autorità competenti procedano rapidamente, e ha pregato che il Signore, per intercessione di Nostra Signora di Chiquinquirá, Patrona della Colombia, continui a rafforzare la Chiesa colombiana "nella fede, nella speranza e nella carità, in questo cammino verso la Pasqua". (AP)
30 marzo - IRLANDA Monsignor Martin e l’arcivescovo McDowell: la risurrezione di Cristo rende la speranza realtà concreta
In una dichiarazione congiunta, monsignor Eamon Martin, arcivescovo cattolico di Armagh, e l’arcivescovo di Armagh della Chiesa d'Irlanda, John McDowell, invitano a riflettere sulla speranza pasquale, che non deve richiamare a qualcosa che potrebbe accadere dubitando che accadrà e che oggi va anche intravista nella vita di tante persone semplici che lavorano nascostamente. “Niente potrebbe essere più lontano dalla natura vittoriosa e positiva della nostra speranza pasquale” affermano i due arcivescovi, rimarcando che “la Pasqua cade in una stagione dell’anno piena di speranza”, con le sue serate più lunghe, i fiori primaverili, il canto degli uccelli e l’intera creazione, nell’emisfero settentrionale, piena di speranza e di promesse di nuova vita. E la risurrezione di Gesù Cristo dai morti che “porta quella speranza a un nuovo livello di realtà”. Monsignor Martin e l’arcivescovo McDowell spiegano che il rinnovamento annuale della Terra in primavera è un'anticipazione della risurrezione e che “è così che Dio creatore ha impresso qualcosa di Sé” nel mondo. Aggiungono che il creato non soddisferà “il nostro desiderio di amicizia eterna con Dio”, ma lo suscita e ci prepara a trovarlo nella vita e nella morte di Gesù Cristo. Anche oggi, per i due arcivescovi ci sono “segni intorno a noi … ma nelle vite umane”: molte persone, cristiani e altri, hanno trovato il modo, in quest’ultimo anno, di trarre il meglio da situazioni negative, aiutandosi a vicenda in modi mai sperimentati prima. “Abbiamo anche trovato il modo per mostrare il nostro apprezzamento e la nostra ammirazione per quelle persone alle quali solitamente non pensiamo - si legge ancora nella dichiarazione -. Sono infermieri, fattorini e persone che lavorano duramente in grandi magazzini e aziende alimentari per salari molto bassi. Persone che servono i bisogni fondamentali del mondo di Dio”. Per monsignor Martin e l’arcivescovo McDowell “il loro servizio nascosto è l’ombra della vita di risurrezione; la vita del cielo, il luogo di Dio. La nostra sicura e certa speranza”. (TC)
30 marzo - TERRA SANTA Ieri a Betania la benedizione degli olii che saranno usati il Venerdì Santo al Santo Sepolcro
“Questo è il luogo dove il profumo della Pasqua, che è profumo di vita eterna, dissolve l’odore cattivo della morte”: lo ha detto ieri a Betania fr Francesco Patton, custode di Terra Santa, commentando il Vangelo durante la celebrazione che ha aperto la Settimana Santa nei luoghi in cui Gesù ha vissuto gli ultimi giorni prima della Passione. Proprio nella città di Lazzaro, Marta e Maria - legati a Gesù da profondo affetto - nel santuario dell’amicizia, è stata celebrata la Messa di benedizione degli aromi e del nardo per il Venerdì Santo. Gli olii saranno usati al Santo Sepolcro e nelle parrocchie durante la tradizionale processione in ricordo dell’unzione che Maria fece a Gesù a Betania, dell’onore reso a Gesù morto da parte di Giuseppe di Arimatea e di Nicodemo e del gesto delle mirofore intenzionate a profumare il corpo di Cristo nella tomba. Fra Patton, riferisce il portale della Custodia di Terra Santa, ha evidenziato che Betania “è il luogo dove il calore dell’amicizia contrasta il clima di ostilità. È il luogo dove la gratuità dell’amore che si fa dono smaschera la logica economica dell’amore interessato”, dove “comincia a diffondersi” l’odore “buono e profumato della vita”. “Il profumo della risurrezione, sei giorni dopo, segnerà l’inizio di un mondo nuovo e sarà un profumo capace di riempire tutto il creato, l’universo e la nostra storia” ha aggiunto il Custode di Terra Santa. Fr Michael Sarquah, superiore del Santuario di Betania, ha spiegato che pochi giorni prima della sua Pasqua, Gesù sceglie di venire a Betania “per tornare in un posto che sentiva come Casa” e che la sua presenza a Betania “si racconta sempre come una festa per lui, Marta, Maria e Lazzaro”. A Betania, al-Azariya in arabo, si trova anche la Tomba di Lazzaro, citata nel diario del pellegrino di Bordeaux del 333 d.C., che menziona la cripta in cui fu deposto Lazzaro, poi resuscitato, e negli scritti della pellegrina Egeria che parla delle celebrazioni liturgiche all’interno del Lazarium. Oggi Betania è una cittadina ricca di piccole attività commerciali, che punta sulle risorse turistiche grazie ai progetti dell’Associazione Terra Santa e del Mosaic Centre, sostenuti dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione. “La chiamano anche casa dell’amicizia, e lo è davvero - ha affermato fr Sarquah -. Durante questo periodo di pandemia, nonostante tutto, diverse persone hanno continuato a visitare la chiesa sia cristiani ma e soprattutto musulmani, che abitano in maggioranza quest’area: non ci siamo mai sentiti soli”. (TC)
30 marzo - BELGIO A Pasqua campane a festa all’unisono, a mezzogiorno, in tutte le chiese del Paese
I vescovi del Belgio invitano a far suonare le campane di tutte le chiese del Paese il giorno di Pasqua, a mezzogiorno, in segno di speranza, solidarietà e vita. A causa della pandemia, e per ottemperare alle norme anti-Covid, ad ogni celebrazione potranno partecipare massimo 15 persone. Un passo avanti rispetto al contenimento totale dell’anno scorso, si legge sul portale della Conferenza episcopale. Ma, come l’anno scorso, sarà una Pasqua diversa. “Ma sarà davvero Pasqua”, affermano i vescovi in un comunicato, sottolineando che “è in un momento difficile come questo che il messaggio pasquale vuole essere portatore di speranza e di futuro”, che “Gesù vince la morte” e “la vita ha l’ultima parola”. Proprio per dare a questa Buona Novella una risonanza del tutto particolare, in questo tempo di pandemia, i vescovi del Belgio chiedono che le campane di tutte le chiese del Belgio suonino all’unisono nella domenica di Pasqua, “come segno di conforto e speranza per le vittime del coronavirus e per tutti coloro che le circondano con le migliori cure; come segno di incoraggiamento per chi combatte instancabilmente il virus; come segno del legame tra tutti noi”. “È unendo le forze che sconfiggeremo questa pandemia” concludono i presuli. (TC)
30 marzo ITALIA - Fondo San Giuseppe (Milano): in un anno quasi 5 milioni di euro distribuiti a circa 2.500 famiglie in difficoltà a causa del Covid-19
Ammontano a quasi 5 milioni di euro i fondi finora erogati dal Fondo di San Giuseppe, istituito un anno fa dall’arcidiocesi di Milano, in collaborazione con il Comune di Milano, per aiutare le famiglie in difficoltà a causa della pandemia del Covid-19. I risultati di questi primi dodici mesi di attività sono stati presentati stamani nella Sala conferenze della Curia arcivescovile, dall’arcivescovo monsignor Mario Delpini e dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala. All’incontro sono intervenuti anche monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale, e Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana. Dal marzo 2020 il Fondo ha erogato 4.924.000 euro a 2.454 persone che hanno perso il lavoro o subito un significativo calo di reddito a causa della pandemia. I beneficiari sono per lo più uomini (il 53,8%) e la fascia di età più rappresentata è quella tra i 35 e i 44 anni (36,5%). Dall’esame delle domande di chi ha chiesto una proroga del contributo oltre i tre mesi previsti, emerge anche come i lavoratori più in difficoltà svolgono mansioni nel settore della ristorazione (36,6%) e in quello alberghiero (12,7%). Tra le famiglie che chiedono aiuto aumentano poi quelle con figli piccoli (le coppie con uno o due minori salgono dal 35,9% al 38,5%, confrontando i due periodi). Sono inoltre sempre più numerosi i cassaintegrati: oggi sono più di un terzo dei beneficiari (38,4%), mentre erano un quarto all’inizio della pandemia. Il Fondo dell'arcidiocesi di Milano ha avuto anche un effetto ridistributivo, trasferendo risorse da chi non è stato colpito dalle conseguenze economiche della pandemia a coloro che invece si sono impoveriti. Ai 4 milioni di euro iniziali, offerti 2 dal Comune e 2 dall’arcidiocesi, si sono infatti aggiunte donazioni per una cifra di 3.616.353 euro. A tale somma hanno contribuito per il 66% singoli cittadini, per il 32% imprese e per il 2% altri soggetti. Un aspetto quest’ultimo sul quale si è soffermato monsignor Luca Bressan: “Il Fondo san Giuseppe in questo contesto si rivela un segno profetico, che consente di redistribuire reddito, tra chi ha risorse e chi le cerca, in modo gratuito e aperto a tutti – ha spiegato -. Chi dona non conosce i destinatari del proprio dono. Il Fondo si rivela in questo modo essere uno spazio di ricostruzione dei legami, un tessitore di reti di fraternità, in modo semplice ma reale e quotidiano”, ha osservato. Durante la pandemia, il Fondo san Giuseppe è diventato il perno di un dispositivo di aiuti economici di contrasto alla povertà molto articolato, che ha previsto misure diversificate, attivate da una pluralità di strumenti. Il Fondo Diocesano di Assistenza ha aiutato 995 famiglie a far fronte alle incombenze quotidiane (dal pagamento delle bollette all’affitto) per una cifra complessiva di 1.367.461 euro. L’obiettivo non è soltanto l’accompagnamento delle persone nell’emergenza, ma anche di aiutarle a trovare un lavoro che garantisca un futuro, grazie ad altri rami attivi, come ad esempio il Fondo Diamo Lavoro che dall’inizio della pandemia ha permesso di inserire in azienda 126 persone, di riqualificarne altre 27 nei settori della sanità e altre 20 nella logistica, sostenendone i costi. Il tutto con lo sguardo rivolto al lungo termine, perché, come sottolineato da Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, gli effetti collaterali della pandemia non si esauriranno rapidamente e si faranno sentire soprattutto dopo lo sblocco dei licenziamenti. Per questo – ha detto - sarà necessario continuare a sostenere le famiglie dopo la fine della crisi sanitaria anche con misure di assistenza come i contributi a fondo perduto e gli aiuti alimentarie e al contempo “promuovere la riqualificazione professionale e orientare chi perde il lavoro verso quelle imprese che hanno già reagito o non sono state investite dalla crisi”. (LZ)
30 marzo - SRI LANKA La Chiesa chiede la messa al bando dei gruppi estremisti
I vescovi e i sacerdoti del Paese, in seguito al mancato ritrovamento da parte del governo degli autori degli attacchi terroristici della domenica di Pasqua 2019, in una dichiarazione rilasciata ieri, 29 marzo, e firmata, tra gli altri, dal cardinale Malcolm Ranjith e dai vescovi ausiliari Maxwell Silva, J.D. Anthony e Anton Ranjith – si legge su UCA News -, hanno esortato il governo a bandire i gruppi estremisti musulmani che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale. Inoltre, hanno chiesto “il sequestro di vari tipi di armi che si dice siano state contrabbandate nel Paese e la rapida confisca delle risorse finanziarie, dei beni mobili e immobili che alimentano il terrorismo estremista". I presuli, nel loro comunicato, hanno condannato questo “puzzle sorprendente”, questo mancato ritrovamento, dopo due anni, degli autori degli attentati del 21 aprile 2019, domenica di Pasqua, a tre chiese e a tre hotel di lusso, rivendicati da un gruppo estremista islamico locale, National Thowheed Jamath, in cui almeno 279 persone hanno perso la vita e 500 sono state ferite. “È necessaria un'indagine completa su tutti gli individui e le organizzazioni che hanno avuto diversi rapporti e relazioni con Zahran Hashim, sospettato di essere alla guida della squadra suicida” e morto in un attacco a uno degli hotel di lusso di Colombo, hanno affermato i vescovi. Non dimenticando che ad essere colpiti sono stati, non solo i cattolici, ma anche i cingalesi, i tamil, i musulmani, i semplici cittadini, i malesi, i buddisti, gli indù, i cristiani e gli stranieri, e non dimenticando il danno economico causato a tutto il Paese da questi attacchi. “È responsabilità di tutti gli ufficiali e delle autorità mantenere la pace, far rispettare la legge e dimostrare - hanno sottolineato - che chiunque pianifichi, realizzi, assista e sostenga questi atti terroristici non può sfuggire alla legge”. Per concludere, quindi, i leader cattolici hanno sollecitato “l'applicazione della legge contro i leader politici e i funzionari che hanno deliberatamente trascurato la loro responsabilità di prevenire questo massacro, nonostante abbiano ricevuto sufficienti informazioni". (AP)
30 marzo - SVIZZERA #Coronavirus “Offri una luce”. Al via a Pasqua campagna di solidarietà delle Chiese svizzere con le vittime della pandemia del Covid-19
Dare un messaggio di comunione e di speranza nel dolore della perdita: con questo obiettivo, in occasione della Pasqua, le Chiese elvetiche hanno organizzato una speciale campagna ecumenica di solidarietà con le vittime della pandemia del Covid-19. Dal 3 aprile, vigilia di Pasqua al 24 maggio, dopo la Domenica di Pentecoste , i fedeli svizzeri sono invitati ad accendere una candela virtuale, lasciando messaggi, riflessioni e testimonianze sul sito www.offreunelumiere.ch. Intitolata “Offri una luce”, l’iniziativa è promossa dalla Conferenza episcopale svizzera (Ces), insieme con la Conferenza centrale cattolica romana (Rkz), la Chiesa evangelica riformata (Eers) la Chiesa cattolico-cristiana, la Comunità di lavoro delle Chiese cristiane svizzere (Ctec.Ch) e la Rete evangelica svizzera (Res). La pagina centrale del sito www.offreunelumiere.ch presenta una mappa della Svizzera che sarà sempre più illuminata man mano che si aggiungeranno i messaggi dalle varie località della Confederazione. “L’obiettivo – si legge in un comunicato - è di inondare la mappa della Svizzera con un mare di luci in segno si solidarietà”. Un modo per ricordare le persone scomparse a causa della pandemia, ma anche per dare conforto ai loro cari. Come spiega, monsignor Felix Gmür, presidente della Conferenza episcopale svizzera, la luce è al contempo un segno di comunione e di speranza: “Perdere una persona cara a causa del Coronavirus è doloroso e accendendo queste luci ci consoliamo a vicenda e riaffermiamo che crediamo nella vita”, ha detto il presule. All’iniziativa ha aderito anche il Presidente della Confederazione elvetica Guy Parmelin, che ha lanciato la piattaforma con un video-messaggio in cui invita a partecipare per dare un segnale di speranza per il futuro. (LZ)
30 marzo - ITALIA I vescovi italiani per la festa dell’1 maggio: il mondo del lavoro, dopo la pandemia, ha bisogno di trovare strade di conversione e riconversione
“La terribile prova della pandemia ha messo a nudo i limiti del nostro sistema socio-economico. Nel mondo del lavoro si sono aggravate le diseguaglianze esistenti e create nuove povertà”: lo rileva la Conferenza episcopale che nel messaggio per la festa dell’1 maggio dal titolo “‘E al popolo stava a cuore il lavoro’ (Ne 3,38). Abitare una nuova stagione economico-sociale” evidenzia la necessità di un “vaccino sociale … rappresentato dalla rete di legami di solidarietà, dalla forza delle iniziative della società civile e degli enti intermedi” che realizzino “il principio di sussidiarietà anche in momenti così difficili”. I vescovi rimarcano che l’emergenza coronavirus ha messo più in difficoltà disoccupati, inattivi e lavoratori irregolari, “coinvolti nel lavoro nero che accentua una condizione disumana di sfruttamento”, e che quando il blocco dei licenziamenti verrà meno “la situazione diventerà realmente drammatica”. “Un piccolo segno di speranza è la forte ripresa delle attività sociali ed economiche nell’estate 2020 - notano i presuli -. Ha dimostrato come, appena il giogo della pandemia si allenterà, la voglia di ripartire dovrebbe generare una forte ripresa e vitalità della nostra società contribuendo ad alleviare i gravi problemi vissuti durante l’emergenza”. Ma è fondamentale, si legge nel messaggio della Conferenza episcopale, “che tutte le reti di protezione siano attivate”. Per i vescovi, “il mondo del lavoro dopo la pandemia ha bisogno di trovare strade di conversione e riconversione, anche per superare la questione della produzione di armi. Conversione alla transizione ecologica e riconversione alla centralità dell’uomo, che spesso rischia di essere considerato come numero e non come volto nella sua unicità”. La pandemia, per i vescovi, ha permesso di sperimentare “quanto siamo tutti legati ed interdipendenti”, da qui l’invito: “Siamo chiamati ad impegnarci per il bene comune: esso è indissolubilmente legato con la salvezza, cioè il nostro stesso destino personale”. Ricordando poi le parole pronunciate dal Papa nell’omelia di Pentecoste dello scorso anno, il 31 maggio - “Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi” – i presuli sottolineano che “i periodi di prova sono anche momenti preziosi” che insegnano molto. “La crisi ci ha spinto a scoprire e percorrere sentieri inediti nelle politiche economiche. Viviamo una maggiore integrazione tra Paesi europei grazie alla solidarietà tra stati nazionali - prosegue il messaggio della Conferenza episcopale - e all’adozione di strategie di finanziamento comuni più orientate all’importanza della spesa pubblica in materia di istruzione e sanità”. Quindi i vescovi aggiungono che “l’insostenibilità dei ritmi di lavoro, l’inconciliabilità della vita professionale ed economica con quella personale, affettiva e famigliare, i costi psicologici e spirituali di una competizione che si basa sull’unico principio della performance, vanno contrastati nella prospettiva della generatività sociale”. Per i presuli, inoltre, “l’esercitazione forzata di lavoro a distanza”, cui in tanti sono stati costretti, ha permesso di “esplorare possibilità di conciliazione tra tempo del lavoro e tempo delle relazioni e degli affetti” prima sconosciute, con l’opportunità di diventare imprenditori del proprio tempo, “più capaci di ripartirlo in modo armonico tra esigenze di lavoro, di formazione, di cura delle relazioni e della vita spirituale e di tempo libero”. E se, evidenziano i vescovi, “le relazioni faccia a faccia in presenza restano quelle più ricche e privilegiate … in molte circostanze nei rapporti di lavoro è possibile risparmiare tempi di spostamento mantenendo o persino aumentando la nostra operosità e combinandola con la cura di relazioni e affetti”. Per la Chiesa italiana, infine, due sono le bussole da seguire nel cammino pastorale e nel servizio al mondo del lavoro: la prima è l’enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti, dalla quale si impara che “la fraternità illumina anche i luoghi di lavoro, che sono esperienze di comunità e di condivisione” e che “in tempo di crisi la fraternità è tanto più necessaria perché si trasforma in solidarietà con chi rischia di rimanere fuori dalla società”; la seconda è il cammino verso la Settimana Sociale di Taranto (21-24 ottobre 2021) sul tema del rapporto tra l’ambiente e il lavoro, il cui Instrumentum laboris afferma che “la conversione che ci è chiesta è quella di passare dalla centralità della produzione - dove l’essere umano pretende di dominare la realtà - a quella della generazione - dove ciò che facciamo non può mai essere slegato dal legame con ciò e con chi ci circonda, oltre che con le future generazioni” (n. 25). La festa di San Giuseppe lavoratore, per i presuli, deve essere una spinta “a vivere questa difficile fase senza disimpegno e senza rassegnazione”, ad abitare le diocesi “con le loro potenzialità di innovazione ma anche nelle ferite che emergono e che si rendono visibili sui volti di molte famiglie e persone”. Ma nel condividere le preoccupazioni della gente, la Chiesa italiana vuole anche farsi carico “di sostenere nuove forme di imprenditorialità e di cura. (TC)
30 marzo - SUD COREA A Pasqua una preghiera speciale delle Chiese coreane per la pace e la riunificazione delle due Coree
Il prossimo 15 agosto la Corea festeggia il 76.mo anniversario della liberazione del dominio giapponese. In vista della ricorrenza, il Consiglio nazionale delle Chiese (Ncck) invita i cristiani coreani a unirsi in preghiera, nel giorno di Pasqua, per la pace e la riunificazione della Penisola, divisa dalla Guerra di Corea (1950-1953). “Con la forza della Resurrezione, preghiamo di poter porre fine definitivamente fine a questa lunga e dolorosa divisione e realizzare la nostra speranza per una convivenza pacifica e riunificazione della penisola coreana”, recita la preghiera che invoca l’aiuto del Signore per aiutare i coreani a mantenere vivo lo spirito dell'Accordo sulla riconciliazione, la non aggressione, lo scambio e la cooperazione siglato dalle due Coree nel 1991. ”Preghiamo nel nome di Gesù Cristo risorto, che vive in mezzo a noi, per un futuro pacifico per la penisola coreana e per il mondo intero", conclude il testo. Ai cristiani coreani è giunto anche un messaggio del reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim sito del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), che esorta i cristiani e tutte le persone di buona volontà ad accompagnare l’impegno dei coreani per la pace e la riunificazione nonostante gli ostacoli, i conflitti e le perduranti tensioni. "L’associazione ecumenica accompagnerà le vostre azioni e preghiere per rimuovere la costante minaccia della guerra e raggiungere una convivenza pacifica", afferma Sauca. "Camminiamo e preghiamo per voi con il vostro coraggio e perseveranza anche quando la luce della speranza sembra svanire". La Guerra di Corea è stata uno dei più sanguinosi conflitti della storia dopo le due guerre mondiali. Si calcola infatti, che in tre anni di combattimenti siano morti circa un milione e quattrocentomila civili sud-coreani, mezzo milione di militari nord-coreani e “volontari” cinesi, 225.784 militari sud-coreani, 33.629 militari americani e 3.143 membri delle forze armate di altre 15 nazioni che avevano partecipato alla guerra sotto la bandiera delle nazioni unite per salvare la Corea del Sud dall’invasione. Il sanguinoso conflitto si concluse il 27 luglio 1953 con un armistizio che sancì la divisione del Paese in due stati lungo il 38esimo parallelo. Da più di 50 anni la Chiesa cattolica sud-coreana è attivamente impegnata per la pace e la riunificazione delle due Coree. (LZ)
30 marzo #MásUnidosMenosRiesgo: campagna di Caritas Cile per ridurre i rischi dei disastri nel Paese
#MásUnidosMenosRiesgo, ossia “più uniti, meno rischi”, è l’hashtag della campagna lanciata da Caritas Cile in tutto il Paese, lo scorso 25 marzo, affinché tutti i cileni imparino e prendano coscienza del fatto che è possibile ridurre i rischi dei disastri in Cile, da sempre Paese segnato da catastrofi naturali o causate dall'uomo, tra cui incendi boschivi, inondazioni, terremoti e tsunami. Studi internazionali collocano il Paese, infatti, tra le nazioni più inclini a subire eventi di questo tipo. L’iniziativa, sviluppata da Caritas Cile con la collaborazione e la partecipazione di diverse organizzazioni della società civile, ha lo scopo dunque di promuovere la prevenzione e la gestione dei disastri, dinanzi ad un aumento significativo delle catastrofi negli ultimi anni. "Crediamo che sia estremamente importante che la campagna #MásUnidosMenosRiesgo stabilisca che i disastri non sono naturali – ha affermato Cristóbal Mena, direttore di ONEMI - ma sono il risultato delle decisioni prese nell’ambito dello sviluppo e del lavoro fatto insieme affinché le comunità contribuiscano non solo a ridurre i rischi ma anche ad evitare di crearne di nuovi". Perché la prevenzione sia possibile è necessario coinvolgere le comunità, fornendo loro informazioni e formazione che permettano di migliorare la loro capacità di affrontare o mitigare gli effetti di un pericolo, si legge nel comunicato della Caritas. "È stato dimostrato – ha spiegato Catherine Mella, responsabile del programma Ambiente, gestione dei rischi ed emergenze di Caritas Cile - che una comunità informata, organizzata e preparata è capace di progettare il proprio sviluppo sostenibile”. Infatti, “le comunità che conoscono i loro rischi – ha sottolineato - hanno sviluppato meccanismi per gestirli, riducendo significativamente l'impatto dei pericoli a cui sono esposte". La campagna ha programmato diverse azioni di comunicazione volte a rafforzare la consapevolezza nelle comunità del rischio dei disastri. Il 15 aprile, ad esempio, si terrà sui social un webinar, un incontro di riflessione e analisi, a cui parteciperanno i portavoce delle diverse organizzazioni che hanno partecipato alla campagna, con l'obiettivo di guidare e sensibilizzare la popolazione a intraprendere azioni per prevenire, coordinare e ridurre i fattori che causano i disastri. All’appuntamento sono invitati tutti i leader della comunità del Paese. Il 30 aprile, invece, ci sarà un Concerto online, con spettacoli, conferenze, il teatro dei burattini e altro ancora, sempre con l’intento di educare la popolazione a gestire il rischio dei disastri in modo divertente ed efficace. (AP)
30 marzo - NUOVA ZELANDA La Chiesa rinnova la consacrazione del Paese a Nostra Signora Assunta in Cielo
Il prossimo 15 agosto, tutti i vescovi si riuniranno nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, simbolo di Wellington, per rinnovare la consacrazione compiuta dal vescovo Jean-Baptiste Pompallier, nel 1838, di Aotearoa Nuova Zelanda a Nostra Signora Assunta in Cielo “Maria ha un posto speciale e molto santo nel cuore dei cattolici” e “in questo tempo di pandemia mondiale, abbiamo ritenuto opportuno rinnovare la dedicazione del nostro Paese a lei” - ha affermato monsignor Stephen Lowe, vescovo di Hamilton e segretario della Conferenza episcopale neozelandese, - sollecitati, ha aggiunto, anche dalla richiesta di molti fedeli, in cerca della sua protezione, durante il blocco nazionale imposto per la diffusione della pandemia di Covid-19. La Chiesa ha invitato tutte le parrocchie del Paese, si legge in un comunicato diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, a raccogliersi in preghiera per l’occasione, nel Santo giorno dell’Assunzione, e ha commissionato un’icona di Maria all’artista di Christchurch Damien Walker. L’icona sarà portata in hikoi (pellegrinaggio) in ciascuna delle sei diocesi del Paese, a partire da maggio, nei tre mesi che precedono la festività, e inizierà il suo percorso a Totara Point nell'Hokianga. È proprio qui che il vescovo Pompallier celebrò la prima Messa su suolo neozelandese, il 13 gennaio 1838, e consacrò il Paese a Maria con il titolo di Nostra Signora Assunta in Cielo. L’icona, una Madonna con Bambino, presentata “come un simbolo di unità nella sua maternità universale, che unisce il cielo e la terra in suo figlio” – ha affermato Damien Walker – è stata scelta fra 17 differenti proposte e, dopo l’hikoi, sarà esposta nell'alcova del battesimo di Santa Maria degli Angeli, che presto diventerà Santuario nazionale di Maria. Walker ha spiegato come la Madonna “rifletta l'unità della Chiesa, che arriva fino ai confini della Terra, estendendosi non solo attraverso gli oceani ma anche attraverso i secoli" e come la sua opera, dunque, voglia sottolineare anche “l'unità dei tangata whenua (maori) con tutti gli altri popoli venuti a vivere accanto a loro” e “chiamati a vivere la stessa fede e il battesimo, ognuno a modo loro". Grande la gioia della comunità di Santa Maria degli Angeli – ha riferito il parroco, padre Kevin Mowbray, SM – “onorata ed eccitata” per l’annuncio della Chiesa. "Maria stessa era una pellegrina che seguiva suo figlio in tempi difficili e pericolosi", ha detto padre Kevin. "Quindi è giusto chiederle, in questo momento della nostra storia, attraverso una tale ridedicazione, di accompagnare la Chiesa in Aotearoa Nuova Zelanda mentre anch'essa cammina nella fede con il Signore". La chiesa di Santa Maria degli Angeli, inaugurata nel 1922 e punto di riferimento storico nel centro di Wellington, è servita dalla famiglia dei Padri e Fratelli Maristi, la Società di Maria, Congregazione fondata in Francia nel 1816 sotto il patrocinio di Maria. (AP)
29 marzo - SPAGNA Settimana Santa. La chiesa di Vera Cruz a Valladolid trasformata in un “museo vivente”
Quest’anno, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, le diverse Confraternite della città di Valladolid, hanno deciso di sostituire le loro processioni durante la Settimana Santa, con azioni liturgiche all'interno delle loro chiese. Tra queste, la Confraternita Penitenziale di Vera Cruz, al cui interno sono conservati un frammento del Lignum Crucis (legno della croce di Cristo) e altre preziose opere d’arte cristiana, ha annunciato che aprirà le porte della sua chiesa ai fedeli, trasformandola in un "museo vivente", dal 27 marzo fino al 4 aprile, domenica di Pasqua. In seguito alla decisione della sospensione delle processioni – si legge in una dichiarazione diffusa il 27 marzo – la Confraternita si è impegnata ad aprire la sua chiesa penitenziale, e “ha preparato le sue macchine a spalla impiegate nelle processioni come se dovessero uscire per strada”. Secondo quanto riportato nella nota, i visitatori, nel corso della loro visita, dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 16.30 alle 22.00 (ora locale), potranno osservare diverse opere d'arte e reliquie che di solito vengono portate in processione in città nel corso della Settimana Santa, nel rispetto delle misure di sicurezza e del numero di visitatori consentito. I membri della Confraternita accoglieranno i fedeli con i caratteristici abiti neri e verdi della Confraternita di Vera Cruz. Tra le opere d’arte conservate nella chiesa in via Platería ci sono: Ecce Homo (Gregorio Fernandez, 1620), con il Cristo del Humilladero (scuola di Berruguete, XVI secolo); La Borriquilla (Francisco Giralte, XVI secolo); El Descendimiento (Gregorio Fernandez, 1623); la Virgen de los Dolores (Gregorio Fernandez, 1623); la Virgen de la Soledad (immagine del vestito del XVII secolo) e il Lignum Crucis (reliquiario del XVI secolo con una scheggia della Croce di Cristo), incorniciato con le insegne della Confraternita; la Oracion del Huerto (Andres Solanes, 1629); e Atado a la Columna (Gregorio Fernandez, 1619). In Spagna, la Settimana Santa è una delle feste più sentite e coinvolgenti dell’anno. Durante le solenni celebrazioni che commemorano la morte di Gesù, i membri delle diverse Confraternite, in tutto il Paese, con i loro abiti caratteristici, percorrono le strade delle città portando in spalla le immagini religiose con i pasos, le portantine processionali, al ritmo di tamburi e musica. (AP)
29 marzo - REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO Reso noto il rapporto annuale 2020 di Caritas Congo
Caritas Congo, lo scorso anno, è riuscita a mobilitare circa 13 milioni di dollari per aiutare le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo. È quanto emerge dal rapporto annuale che descrive nel dettaglio le attività e le iniziative che sono state sostenute. Poco più di 3 milioni di dollari sono stati specificatamente stanziati per sostenere la risposta alla pandemia. Nel corso del 2020, grazie a Caritas Congo migliaia di persone sono state sensibilizzate, curate, assistite. Sono 5.584.725 le persone che sono state formate su Covid-19, Ebola, AIDS e malattie prevenibili con vaccini, sulla gestione sostenibile delle foreste e la lotta contro il lavoro minorile nelle miniere. Hanno ricevuto specifici trattamenti 51.517 donne incinte e bambini di età inferiore a un anno, 54.871 persone sono state curate per malaria e tubercolosi e sono stati aiutati 2.299 bambini con malnutrizione acuta grave. Altre 291.300 persone hanno beneficiato di aiuti di emergenza. Rispetto al 2019, le risorse finanziarie di Caritas Congo sono diminuite del 14%, ma sono stati sostenuti più progetti in tutto il Paese. Caritas Congo continua ad operare grazie alla propria rete diffusa in tutta la nazione, ai suoi 47 uffici, a partner tecnici e finanziari, persone di buona volontà e attraverso il Fondo di Solidarietà. (TC)
29 marzo - VATICANO Morto Gianluigi Colalucci, protagonista del restauro del secolo della Cappella Sistina. Barbara Jatta: “Giornata triste per i Musei Vaticani e per il mondo dell’arte”
“Una giornata triste per i Musei Vaticani e per il mondo del restauro”. Il direttore delle gallerie pontificie Barbara Jatta commenta così, intervistata da Vatican News, la morte ieri notte a Roma, all’età di 92 anni, di Gianluigi Colalucci, protagonista del “restauro del secolo”, che negli anni Novanta ha riportato in luce la vera ed imprevedibile cromia degli affreschi della Cappella Sistina. Un’impresa che lo ha visto a contatto con le pitture michelangiolesche per quasi 15 anni, dal 1980 al 1994. A raccontarla è stato lui stesso nel libro “Io e Michelangelo”, un diario che ripercorre fatti, persone, sorprese e scoperte come il giallo ocra dei capelli del biondo Eleazaro, al di sotto di una “pelle “scurissima, bruna, compatta, opaca”. Una cronaca avvincente che va dalla prima piccolissima prova di pulitura della patina scura accumulatasi nei secoli sulla superficie pittorica a causa del fumo delle candele e della polvere, alla difficile decisione di affrontare tutta la volta e il Giudizio, incoraggiato dagli studi che negli anni Trenta aveva condotto in Vaticano il fondatore del Laboratorio di Restauro delle Pitture Biagio Biagetti. “Ci ha lasciato un grande uomo, un grande professionista, uno dei più grandi restauratori dell’’ultimo secolo” continua Barbara Jatta. “Colalucci si è distinto a livello internazionale non soltanto per aver avuto il coraggio, la forza, la capacità di affrontare il restauro del secolo. Gli allora direttori delle Gallerie di pitture e dei Musei Vaticani, Fabrizio Mancinelli e Carlo Pietrangeli, si sono decisi ad affrontare quel restauro perché avevano come tecnico, come figura di riferimento, Gianluigi Colalucci”. “Colalucci – spiega il Direttore Jatta - è l’erede di una grande tradizione vaticana e italiana del mondo del restauro, della tutela e della conservazione. Con lui agli inizi degli anni Ottanta il laboratorio restauro è ritornato ai livelli di Biagio Biagetti e Bartolomeo Nogara, ovvero dei tempi della direzione di cinquant’anni prima”. Nato nel 1929 a Roma Gianluigi Colalucci si era diplomato all'Istituto Centrale per il Restauro (ICR), sotto la direzione di Cesare Brandi e alla scuola di Giovanni Urbani, entrando nel 1960 nel Laboratorio di restauro delle Pitture dei Musei Vaticani, di cui divenne capo restauratore nel 1979. Da Brandi e Urbani Colalucci ha appreso l’applicazione pratica delle loro teorie in ambito di tutela, conservazione e metodologia del restauro. Malato da tempo, fino all’ultimo ha messo la propria professionalità a disposizione della Direzione dei Musei Vaticani. “Solo pochi giorni fa – ricorda Barbara Jatta - l’ho spinto io all'interno dei Musei Vaticani con la sedia a rotelle insieme alla moglie Daniela e a tutto il gruppo del Laboratorio Restauro Pitture, diretto da Francesca Persegati, e a Guido Cornini, responsabile del Dipartimento della Arti. Lo abbiamo sempre chiamato per avere conferma della linea di condotta per tanti interventi importanti come quello operato nel Salone di Costantino che ha visitato più volte anche recentemente, dispensandoci consigli”. “Gianluigi Colalucci – conclude il Direttore dei Musei Vaticani – è una figura chiave che ci ha lasciato, ma che rimane dentro di noi non solo umanamente e affettivamente, ma anche professionalmente. Una figura ancora oggi di riferimento per chi voglia operare nel campo della conservazione, della tutela e del restauro. Quel restauro della Cappella Sistina ha fatto scuola”. I funerali saranno celebrati domani pomeriggio alle 15.00 nella parrocchia romana di Santa Chiara ai Giuochi Delfici (PO)
29 marzo - POLONIA Monsignor Miziński: “La Settimana Santa è un momento di riflessione sul significato della nostra vocazione cristiana”
“Cristo Signore ci ha redenti con la sua morte, dando così una nuova dimensione e una nuova prospettiva alla nostra morte. Non è più la fine della vita, ma una porta verso la pienezza della vita nel Risorto”. Queste le parole di monsignor Artur G. Miziński, segretario generale della Conferenza episcopale polacca, in un comunicato pubblicato sul sito web dell’Episcopato, in occasione della Settimana Santa, un tempo in cui - ha sottolineato - si è chiamati a “riflettere sul significato della nostra vita" e "sul significato della nostra vocazione cristiana". Il vescovo di Lublino ha ribadito come Gesù, “attraverso la sua morte e risurrezione, dia senso alla nostra sofferenza e alla nostra morte in questo mondo”, soprattutto in questo tempo segnato dalla pandemia di coronavirus, in cui “siamo stati tutti direttamente o indirettamente colpiti dalla malattia e dalla morte". Anche le società moderne, che tendono a rimuovere i pensieri legati alla sofferenza, sono state costrette a riflettere sul mistero della morte e “a pensare di più al significato di una vita così fragile e fugace". Incoraggiando i fedeli a partecipare alla liturgia del Triduo Pasquale, osservando tutte le misure di sicurezza e le norme sanitarie e, in caso di impossibilità, a seguire le celebrazioni attraverso i mezzi di comunicazione, monsignor Miziński ha ricordato, infine, che “tutta la vita religiosa dei cristiani e l'intera liturgia della Chiesa sono finalizzate a questi tre giorni santi in cui si è compiuta la salvezza del mondo. Il Triduo Pasquale è il culmine dell'anno liturgico” ha detto. È proprio durante questi tre giorni, ha continuato, che “ci viene data l'opportunità di entrare con Cristo nella sua passione, morte e risurrezione. Questi tre giorni, che commemorano Cristo crocifisso, sepolto e risorto – ha concluso -, ci ricordano la verità sulla sua vittoria sul peccato e sulla morte”. (AP)
29 marzo - CANADA Vescovi: Pasqua, Solennità-simbolo di una Chiesa che va avanti con speranza e gioia
È l’immagine di Maria Maddalena che corre ad annunciare che Cristo è risorto quella scelta da Monsignor Richard Gagnon, Arcivescovo di Winnipeg e presidente della Conferenza episcopale canadese (Cccb), per aprire il suo messaggio pasquale ai fedeli. Maria Maddalena, infatti, rappresenta “la Chiesa stessa che va avanti”, portando “un messaggio di speranza e di gioia”. Due sentimenti, sottolinea il presule, quanto mai necessari, dopo un anno di pandemia da Covid-19, in cui si è vissuto “un tempo di chiusure, restrizioni, incertezza, cancellazioni, delusioni, malattie e morte”. “Abbiamo visto le nostre comunità ecclesiali soffrire in silenzio”, scrive Monsignor Gagnon, con le chiese chiuse e l’intero Paese travolto dal dolore. Ma “nonostante questo – aggiunge il presule - le nostre famiglie cristiane continuano ad essere luoghi dove la fede vive e addirittura fiorisce”. Ed ora, dunque, forti della campagna di vaccinazione, della “riapertura dei luoghi di culto in molte parti del Paese” e di “un clima più caldo”, si può guardare al futuro con “un nuovo senso di speranza”. Oltre a Maria Maddalena, il presidente della Cccb ricorda un altro simbolo importante: quello del cero pasquale che “brilla nell’oscurità per ricordare che Gesù è la luce del mondo”. Durante la Veglia del Sabato Santo, “il cero pasquale si muove lungo la navata delle chiese accompagnato dalle parole ‘Cristo nostra luce’ – scrive ancora il presule - e non è questo un segno di ciò che siamo chiamati a fare mentre avanziamo in questa pandemia? Non siamo forse chiamati ad essere segni di speranza mentre ricostruiamo le nostre comunità dopo la distruzione causata coronavirus l'anno scorso?”. Dall’Arcivescovo di Winnipeg anche l’esortazione ad imparare dall’esperienza dello scorso anno per “rinnovare la Chiesa”. La pandemia, infatti, “ci ha insegnato quanto sia importante, bella e preziosa la nostra fede; quanto siano vitali per noi i sacramenti; quanto sia piena di speranza per noi la Parola di Dio”. Il compito dei fedeli, allora, sarà quello di “ricostruire, rinnovare, proclamare, uscire ed essere quella luce simboleggiata nella Veglia Pasquale”. “Questa è una Chiesa post-pandemia!”, ribadisce il vescovo canadese. Il messaggio episcopale si sofferma, poi, su due Anni speciali indetti da Papa Francesco: quello dedicato a San Giuseppe, nel 150.mo anniversario della sua proclamazione a Patrono della Chiesa universale, in corso fino al prossimo 8 dicembre, e l’Anno Famiglia-Amoris Laetitita, avviato il 19 marzo per commemorare i cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica del Pontefice sull’amore nella famiglia. Da entrambe queste iniziative, sottolineano Monsignor Gagnon, emerge l’impulso ad “alzarsi, a camminare, ad andare avanti per fare del bene alle nostre comunità, superando anche i nostri confini”. A tal proposito, l’Arcivescovo di Winnipeg ricorda il recente viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq, svoltasi dal 5 all’8 marzo scorso, e di come il Pontefice abbia incoraggiato i cristiani di quel martoriato Paese “a tornare e ad assumersi il compito di ricostruire le loro comunità”, guardando anche alle famiglie come Chiese-domestiche, luogo in cui la fede viene vissuta e nutrita, e come “fonte di gioia e di amore generoso anche nelle prove e nelle difficoltà”. “In questa Pasqua, forse più che mai – continua il presidente della Cccb - c'è una buona ragione per avere fede e per vivere la realtà con vero realismo cristiano, tenendo conto di tutte le luci e le ombre”. “Avere una fede pasquale, infatti – si legge alla fine del messaggio - significa semplicemente credere che la mano di Dio si può trovare ovunque, perché tutte le cose concorrono al bene di coloro che amano il Signore". (IP)
29 marzo - FILIPPINE Diocesi di Antipolo: San Paolo della Croce elevata a Santuario diocesano
“Con gioia e gratitudine, condividiamo con voi, cari parrocchiani, questa buona notizia: la nostra amata parrocchia è stata elevata al rango di Santuario diocesano”. Così monsignor Francisco De Leon, vescovo di Antipolo, in un post su Facebook, il 19 marzo, solennità di San Giuseppe, ha annunciato ai fedeli della diocesi, nell’SSS Village della città di Marikina, l’elevazione della parrocchia di San Paolo della Croce a Santuario diocesano. L’approvazione del vescovo è arrivata cinque mesi dopo la petizione del parroco della chiesa, padre Vicentico C. Flores Jr., e dopo le consultazioni con il Consiglio Presbiterale. La dichiarazione, si legge su sito web dell’Episcopato, ha coinciso anche con il 300.mo anniversario di fondazione della Congregazione Passionista, che ha amministrato la parrocchia, fondata nel 1975, per 29 anni, per poi affidarla alla cura pastorale della diocesi di Antipolo, nel 2004. Al suo interno, il nuovo Santuario diocesano, l’ottavo della diocesi suffraganea dell'arcidiocesi di Manila, conserva una reliquia di prima classe di San Paolo della Croce, acquisita nel 2010. Una chiesa per essere elevata a Santuario diocesano deve essere considerata un luogo di importanza storica, di preghiera e di pellegrinaggio per un motivo peculiare di pietà; deve essere un luogo di evangelizzazione, di carità, di cultura e di impegno ecumenico. Solo quando una chiesa risponde a questi requisiti, il parroco può presentare una petizione al vescovo e chiedere la sua elevazione a Santuario. (AP)
29 marzo BRASILE #coronavirus. Deceduto Monsignor Kestering, vescovo di Rondonópolis-Guiratinga
La pandemia da Covid-19 provoca ancora un tragico record in Brasile: secondo gli ultimi dati diffusi dalle autorità nazionali, infatti, il 26 marzo si sono registrate 3.650 vittime e 84.245 contagi, ovvero le cifre più alte dall'inizio dell’emergenza sanitaria. Il bilancio totale, dopo un anno, sale così a 307.112 morti a fronte di 12.404.414 casi accertati. Ed anche la Chiesa cattolica continua a pagare il suo triste tributo: ieri, 28 marzo, è deceduto all’età di 74 anni Monsignor Juventino Kestering, vescovo di Rondonópolis-Guiratinga. Risultato positivo al coronavirus alla fine di febbraio, il presule era stato ricoverato l11 marzo. La patologia si è poi aggravata, fino a provocargli un arresto cardiaco. La data delle esequie, che si terranno nella Cattedrale locale di Santa Croce nel pieno rispetto delle normative igienico-sanitarie, verrà annunciata nei prossimi giorni. Cordoglio unanime per la sua scomparsa è stato espresso dalla Conferenza episcopale nazionale (Cnbb) che, in una nota, ricorda Monsignor Kestering come “un fratello evangelizzatore”. "Che il Cristo Risorto, balsamo della vittoria della vita sulla morte – scrivono i vescovi brasiliani - sia perseveranza nel nostro cammino, sostegno speciale per i professionisti e gli operatori della salute, consolazione per le persone in lutto e ferite nel cuore”. Nato il 19 maggio 1946 a Morro do Gato, oggi Morro do Cruzeiro, nella regione meridionale di Santa Catarina, Monsignor Kestering era stato ordinato sacerdote il 14 luglio 1973. Il 19 novembre 1997, l'allora Papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Rondonopolis. Riceve l'ordinazione episcopale l'8 marzo 1998, scegliendo come motto: "Mi ha mandato ad evangelizzare". Durante il suo mandato episcopale, la diocesi a lui affidata annette altri territori, divenendo così la diocesi di Rondonópolis-Guiratinga. Numerosi anche gli incarichi ricoperti dal compianto presule a livello nazionale: membro della Commissione per l'Animazione biblico-catechetica; componente del Dipartimento di Missioni e spiritualità, a cui è legata la sezione di Catechesi del Consiglio episcopale Latinoamericano, e referente nazionale per la Catechesi della Regione Ovest 2 della Chiesa brasiliana. Con la sua morte, salgono così a sei vescovi brasiliani deceduti dall’inizio della pandemia: nei mesi scorsi, infatti, sono venuti a mancare l’arcivescovo emerito di Rio de Janeiro, il Cardinale Eusébio Oscar Scheid, deceduto il 13 gennaio 2021; Monsignor Mauro Aparecido dos Santos, arcivescovo di Cascavel, morto a l’11 marzo 2021 e seguito, il 16 marzo, da Monsignor David Dias Pimentel, 80 anni, vescovo emerito di São João da Boa Vista. Nel 2020, invece, sono scomparsi Monsignor Henrique Soares da Costa, vescovo di Palmares, morto a luglio 2020 all’età di soli 57 anni, e Monsignor Aldo Pagotto, arcivescovo emerito di Paraíba, morto il 14 aprile. (IP)
29 marzo - AFRICA Nasce nuova Provincia dei Gesuiti dell’Africa Meridionale. Padre Sosa: servono risposte comuni e audaci alle sfide dei tempi
Sudafrica, Namibia, Lesotho, Botswana, e-Swatini (già Swaziland), Zambia, Malawi, Mozambico e Zimbabwe: sono questi i territori che, d’ora in poi, rientreranno nella Provincia dei Gesuiti dell’Africa Meridionale (Sap). Ad annunciarlo, il 25 marzo, il Superiore Generale della Compagnia di Gesù, padre Arturo Marcelino Sosa Abascal, in un video-messaggio in cui si è rivolto ai suoi confratelli, invitandoli ad analizzare le sfide da affrontare nel continente africano. “Lo sconforto prevalente in molte nazioni – ha detto padre Sosa – così come le questioni emergenti tra cui il conflitto nel nord del Mozambico, il degrado ambientale in Malawi, l’aumento della povertà provocato dalla pandemia da Covid-19, hanno bisogno di una risposta comune e audace”. Di qui, l’invito a “promuovere un’analisi più profonda di queste situazioni e a tracciare le vie migliori da seguire”. La nascita della nuova Provincia, ha aggiunto, "è un sogno di audacia apostolica” per promuovere “la libertà, la generosità e la collaborazione tra tutte le Province, a prescindere dalle differenze linguistiche, culturali e storiche". "Né l'attuale pandemia da Covid-19, né le sue restrizioni, che continuano a colpire milioni di persone, sono stati i deterrenti di questo sogno – ha ribadito padre Sosa - Al contrario, hanno fatto emergere il meglio della nostra umanità e richiamato all'azione in prima linea". Dal Superiore dei gesuiti anche la riflessione sul cammino di preparazione dell’Anno Ignaziano, dedicato al fondatore della Compagnia, Sant’Ignazio di Loyola. L’evento si svolgerà dal 20 maggio 2021, data in cui Ignazio venne ferito durante la battaglia di Pamplona, iniziando così il suo percorso di conversione, al 31 luglio 2022, memoria liturgica del Santo. Il motto scelto per l’Anno è “Vedere nuove tutte le cose in Cristo”. “Attraverso l’intercessione di Maria – ha concluso padre Sosa – che possiamo continuare a dare testimonianza di ciò che significa essere compagni di Gesù e figli di Sant'Ignazio". Le origini della nuova Provincia gesuita dell’Africa Meridionale risalgono al 2011: era il 27 settembre di dieci anni fa, infatti, quando l’allora Superiore generale, padre Adolfo Nicolás, scriveva una lettera a tutti i Superiori maggiori per accompagnare il documento su “Il rinnovamento delle strutture Provinciali al servizio della missione universale”. Il 6 dicembre 2014, poi, padre Nicolás chiedeva la benedizione del Signore per la vita e la missione della Compagnia di Gesù nell’allora nuova Provincia dello Zimbabwe-Mozambico. L’anno dopo, il 31 dicembre 2015, l’allora Superiore generale decretava il trasferimento della Regione del Sudafrica dalla Provincia Britannica alla Provincia dello Zimbabwe-Mozambico. Ora, dunque, il nuovo atto di padre Sosa che ha portato alla nuova Provincia, per un totale di 280 gesuiti operanti nell’Africa del Sud. (IP)
29 marzo - REGNO UNITO Monsignor Swarbick: preghiera per il Tigray, nel cuore della Passione di Cristo
Solidarietà e preghiera per il popolo del Tigray, in Etiopia, che è “nel cuore della Passione di Cristo”: le ha chieste Monsignor Paul Swarbrick, responsabile per l’Africa all’interno della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. In un videomessaggio registrato in occasione di una Messa speciale per il popolo etiope organizzata nei giorni scorsi dal Cafod (Agenzia di aiuto e sviluppo della Chiesa cattolica nazionale), il presule ha rivolto il suo pensiero alle sofferenze del Tigray, regione dell’Etiopia in cui da tempo si registra un drammatico conflitto interno. Il 4 novembre 2020, infatti, Addis Abeba ha disposto lo stato di emergenza, accusando il Tplf (Fronte di liberazione popolare del Tigray) di aver attaccato le truppe federali in alcune basi settentrionali. Da qui l’inizio dei bombardamenti da parte del governo centrale. “Il Signore è presente nelle situazioni critiche – ha detto Monsignor Swarbrick – Per questo, mentre ci avviciniamo alla Pasqua, ricordiamo che il popolo del Tigray è nel cuore della Passione di Cristo”. Vissuto in Zambia per tanti anni, il presule ha ricordato poi un proverbio africano: “Quando due elefanti combattono, si vede l’erba soffrire”, proprio come accade alla gente del Tigray, vittima di un conflitto più grande di lei. Il vescovo inglese ha, quindi, citato le diverse testimonianze ascoltate da chi, in questa guerra, ha vissuto sulla propria pelle violenze e crudeltà, come le donne, vittime di stupri. Davanti a tutto questo, ha detto Monsignor Swarbrick, si potrebbe pensare che ogni aiuto sia inutile, perché il male tornerà a colpire di nuovo. E invece, “dobbiamo ricordarci che non bisogna abituarsi al peccato o lasciare che esso vinca”. Il Vangelo, infatti, “non è più efficace in un contesto pacifico, bensì proprio nelle situazioni drammatiche”. E questo è esattamente il lavoro che sta facendo il Cafod, ovvero “portare il Vangelo là dove è più necessario”. Dal vescovo inglese, inoltre, l’appello ad “ascoltare e condividere il più possibile il grido di dolore del Tigray”: una cosa possibile nonostante “la lontananza fisica”, perché la solidarietà si può praticare “attraverso la preghiera”. “Ringraziamo Dio per l'esempio della Chiesa in Etiopia e preghiamo per loro – ha concluso Monsignor Paul Swarbrick - lavoriamo con loro e stiamo al loro fianco nel pregare e lavorare per giorni migliori e tempi più felici”, consapevoli del fatto che “Dio non permetterà che questo dramma finisca così”. (IP)
29 marzo - INDONESIA Acs auspica che le forze dell’ordine garantiscano sicurezza ai cristiani per le celebrazioni pasquali
“Il calendario del terrore continua ad affiancarsi a quello liturgico: è l’amaro commento del direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia, Alessandro Monteduro, a proposito dell’attacco suicida, si presume ad opera di estremisti islamici, verificatosi ieri in Indonesia, nella cattedrale del Sacro Cuore di Gesù di Makassar, nella provincia indonesiana del Sud Sulawesi. Il bilancio è di almeno 20 feriti. “Ci auguriamo che le forze di polizia delle nazioni in cui sono attive queste formazioni estremiste islamiste rafforzino le misure di sicurezza per garantire ai fedeli una partecipazione serena alle celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua”, dichiara Monteduro. Secondo il generale Listyo Sigit Prabowo, capo della polizia nazionale, i due presunti attentatori appartenevano al network Jamaah Ansharut Daulah (JAD), affiliato all’ISIS e a un gruppo terroristico protagonista di attentati suicidi nell’isola filippina di Jolo nel 2018. Il JAD è accusato di diversi attacchi in Indonesia, compresi attentati ai danni di chiese. L’arcidiocesi di Makassar, tramite il suo vicario giudiziale don Fransiskus Nipa, ha diffuso un videomessaggio nel quale invita sacerdoti e fedeli a “restare calmi e vigili” e a pregare. Aiuto alla Chiesa che Soffre ha ricevuto una dichiarazione della Commissione per gli Affari Ecumenici e Interreligiosi della Conferenza Episcopale dell’Indonesia a firma di monsignor Yohannes Harun Yuwono, vescovo di Tanjungkarang, nella quale viene espressa vicinanza ai feriti e viene precisato che “l’attacco suicida non è causa di preoccupazione per i soli cattolici bensì motivo preoccupazione per l’intera nazione e per lo Stato indonesiano”. “Condanniamo fermamente l’attentato suicida che disonora la dignità umana, distrugge i valori dell’umanità e si aggiunge alla lunga lista di eventi terroristici nella nazione che amiamo” sostiene la Commissione episcopale. Rivolgendosi poi “a tutti i cattolici e all’intera popolazione”, la Commissione invita alla calma e a evitare le provocazioni e la paura. “Siamo fermamente convinti che il governo, le forze armate indonesiane e la polizia nazionale siano in grado di affrontare compiutamente il caso e creare un contesto pacifico e rassicurante per la società indonesiana, in particolare per la popolazione di Makassar - prosegue la dichiarazione della Commissione -. Ci auguriamo - che l’attentato non danneggi o indebolisca le relazioni tra i fedeli finora intensamente costruite, curate e sviluppate”. (TC)
29 marzo - BELGIO Il portavoce dei vescovi: deplorevole che il governo non abbia disposto nuove norme per le celebrazioni
In Belgio, un nuovo decreto ministeriale pubblicato sabato scorso ha disposto ulteriori misure restrittive anti-Covid al fine di contenere i contagi, ridurre la curva dei positivi e i ricoveri negli ospedali. Nel Paese si registrano in media 221 ospedalizzazioni alla settimana, il tasso di positività è più alto fra gli adolescenti di età compresa fra i 10 e i 19 anni e gli adulti fra i 40 e i 64 anni e la maggior parte dei focolai si riscontra nell’ambito dell’istruzione e del lavoro. Le nuove disposizioni, però, non fanno alcun cenno alla pratica del culto. “Il Primo Ministro non ha menzionato il culto - osserva padre Tommy Scholtes, portavoce della Conferenza episcopale belga -. Ciò significa che è possibile celebrare messe con 15 persone. È deplorevole che i culti siano stati ancora una volta dimenticati”. Il portale dei vescovi ricorda che nei grandi magazzini è consentito l’ingresso fino a 50 persone. Per padre Scholtes il silenzio del governo è “probabilmente legato al fatto che è un periodo importante per ebrei, cristiani e musulmani”. Per la Settimana Santa, il portavoce dei vescovi spiega che ogni sacerdote sta cercando di organizzare le celebrazioni come può, consultando il proprio decano e il proprio vescovo e che in alcune chiese le messe non sono riprese perché lo screening dei fedeli autorizzati e le prenotazioni sono difficili da organizzare. Per prepararsi alla Pasqua, poi, i sacerdoti contano anche sui laici, per essere aiutati nella predisposizione di celebrazioni ordinate, ma padre Scholtes osserva che alla maggior parte dei cristiani non resterà che seguire i riti pasquali attraverso la televisione e che, come di consueto, venerdì sera l’RTBF trasmetterà la Via Crucis del Papa. Per consentire una più ampia partecipazione di fedeli in presenza, il portavoce dei vescovi suggerisce di aumentare il numero delle celebrazioni durante il Triduo Pasquale, mentre nella Vallonia, il decano di Arlon, Pascal Roger, sta preparando la Messa di Pasqua in drive-in, nel parcheggio della Maison de la Culture. Per Natale, più di 400 persone hanno potuto assistere alla Messa dalle loro auto. (TC)
29 marzo - IRLANDA Messa per gli “Scomparsi” del conflitto nordirlandese. Monsignor Martin: collaborare con autorità con compassione e misericordia
“Mi appello a chiunque abbia anche la minima informazione e gli chiedo di mostrare compassione e misericordia condividendola con la Commissione Indipendente”: con queste parole l'arcivescovo Eamon Martin, Arcivescovo di Armagh e primate di tutta l'Irlanda, ha celebrato ieri, nella Domenica delle Palme, la “Messa per gli Scomparsi”, ovvero le persone che si ritiene siano state rapite, assassinate e sepolte segretamente nell'Irlanda del Nord, soprattutto durante i così detti “Troubles”, il trentennale conflitto con l’Irish Republican Army (Ira) portato avanti tra gli anni ’60 e ’90. Per localizzare i corpi scomparsi, è stata creata una Commissione indipendente, guidata dall'archeologo forense John McIlwaine. “Non è mai troppo tardi – ha detto Monsignor Martina - per portare la chiave che allevierà la sofferenza degli altri, e li aiuterà a trovare pace e consolazione. Per l'amore di Dio, non restate in silenzio. Abbiate compassione”. Immedesimandosi nel dolore dei familiari che hanno perso le tracce di un loro parente, Monsignor Martin ha aggiunto: “Non sapere dove è sepolto il vostro caro assassinato deve essere una sofferenza insopportabile da portare ed alcuni hanno portato questo peso per quasi cinquant'anni”. “Non possiamo neanche immaginare il dolore di non poter avere una tomba cristiana sulla quale deporre un fiore”, ha ribadito il presule. Fortunatamente, ha evidenziato, in questa vicenda la sofferenza, ossia “la passione”, si intreccia con la misericordia, ovvero “la compassione”, la capacità di "soffrire con gli altri". E nella la storia degli "Scomparsi", “sofferenza e compassione si sono incontrate e abbracciate”, perché il modo in cui i familiari delle vittime “si sono sostenuti a vicenda nel corso degli anni, in molti casi anche dopo che il loro caro è stato ritrovato, è stata una testimonianza potente del "soffrire con gli altri". La stessa compassione ha spinto anche le persone “a farsi avanti con la Commissione indipendente per fornire informazioni in grado di alleviare le sofferenze delle famiglie delle vittime, e per aiutare il minuzioso lavoro forense mirato a cercare di trovare i corpi di chi è scomparso”. “I nostri cuori sono con voi – ha aggiunto il Primate d’Irlanda - Vi incoraggiamo, come ha detto spesso Papa Francesco, a ‘non lasciatevi rubare la speranza’. Siete nelle nostre preghiere”. D’altronde, ha concluso l’Arcivescovo di Armagh, “passione e compassione sono i temi ricorrenti della Settimana Santa” che ci ricorda che “dove c'è sofferenza, lì è presente Cristo Crocifisso. Allo stesso modo, Egli è presente dove c'è compassione, tenerezza, misericordia e gentilezza. E poiché Cristo è risorto, la speranza non può morire”. (IP)
29 marzo - PERÚ 11 aprile, elezioni generali. Vescovi: 5 criteri etici per un voto consapevole e informato
Urne aperte, in Perù, domenica 11 aprile, per le elezioni generali. In vista delle votazioni, la Commissione episcopale per l’azione sociale (Ceas) ha presentato cinque criteri etici fondamentali per esercitare il diritto di voto in modo “consapevole e informato”. In primo luogo, i presuli chiamano alla “integrità per promuovere la dignità e i diritti delle persone”: auspicando rappresentanti istituzionali per sappiano ascoltare, che si impegnino “a porre fine alla corruzione e a difendere la democrazia”, la Chiesa cattolica invoca politici dignitosi e onesti, rispettosi dei loro avversari ed “integerrimi, in grado di mantenere le promesse”. Il secondo criterio invocato è quello della tutela del bene comune “da garantire a tutti”. Il nuovo presidente – scrive la Ceas - “pratichi il dialogo considerando la diversità e i valori dei popoli e degli individui, con la visione di una nuova convivenza, perché siamo un ‘noi’ e la vita di ciascuno conta”. In terzo luogo, i vescovi peruviani sperano in “una leadership solidale per far sì che i poveri siano protagonisti”, così da “migliorare la qualità della loro vita grazie ad un lavoro dignitoso ed al rispetto dei loro diritti, specialmente quelli relativi alla salute e all'educazione”. “Il nuovo presidente - auspica ancora la Ceas - guidi il Paese prendendo le decisioni insieme al popolo e generando fiducia”. Dai vescovi, inoltre, arriva l’appello alla “tutela della vita umana” e alla “salvaguardia del Creato”, affinché ci si prenda cura “in modo urgente” “della vita fragile, della natura e della Terra, della nostra casa comune della quale siamo tutti parte”. L’esortazione rivolta al futuro Capo dello Stato, in particolare, è a proteggere l’Amazzonia che “combatte contro il riscaldamento globale ed il conseguente impatto ambientale”, mentre “le popolazioni indigene hanno bisogno di politiche pubbliche che si prendano cura delle loro risorse naturali”. Infine, l’ultimo punto evidenziato dalla Ceas è che i politici presentino “proposte rilevanti, chiare e realistiche, con progetti inclusivi e interculturali in favore della scienza, dell’innovazione, dello sviluppo digitale e dello scambio di conoscenze”. Forte anche l’invito della Chiesa a promuovere le pari opportunità tra donne e uomini e i progetti dedicati ai giovani, perché il Perù “merita un futuro dignitoso – conclude la Ceas – Scegliamo bene”. Le elezioni dell’11 aprile arrivano in un contesto difficile per il Paese: nel novembre 2020, infatti, con una decisione storica, il Congresso ha votato a maggioranza la destituzione del Capo dello Stato, Martin Vizcarra. La scelta è stata dovuta sia alle accuse di corruzione rivolte al presidente, sia alle divisioni interne del Parlamento. Nel giro di pochi giorni, il Paese ha visto avvicendarsi altri due presidenti: Manuel Merino, dimessosi in seguito alle proteste della popolazione, e Francisco Sagasti, attuale Capo dello Stato ad interim. Non solo: a dicembre dello scorso anno, il Perù ha vissuto anche la protesta dei lavoratori del settore agricolo, una rivolta che ha provocato scontri violenti e diverse vittime. La rivolta è partita dalla Regione di Ica, un’area di circa 117mila ettari che costituisce il 65 per cento delle esportazioni di prodotti agricoli nazionali e che è caratterizzata da grave sfruttamento, precarietà e assenza di diritti. Una situazione che ha portato la Conferenza episcopale nazionale (Cep) a lanciare un appello affinché il Congresso “riveda attentamente il quadro normativo che regola il settore dell’agricoltura, così da sviluppare una legislazione che permetta di generare occupazione con condizioni di lavoro dignitose e salari che garantiscano una società più giusta e solidale”. Su tutto questo, poi, si è innestata la pandemia da Covid-19 che, ad oggi, 29 marzo, nel Paese fa registrare oltre un milione e mezzo di casi totali e quasi 52mila decessi. Un’emergenza sanitaria contro la quale la Cep si è mobilitata sin dal principio, mettendo in atto numerose iniziative di solidarietà. Tra queste, degna di nota è stata la campagna “Respira Perù – perché l’ossigeno è vita”: svoltasi nel mese di luglio 2020, l’iniziativa ha avuto l’obiettivo di raccogliere fondi per garantire l’ossigeno a tutti i malati di coronavirus, in particolare nelle regioni in cui esso è più carente. La risposta della gente è stata generosa, tanto il Comitato organizzatore della campagna, composto dalla Conferenza episcopale peruviana, dall'Università Sant’Ignazio di Loyola e dalla Società Nazionale delle Industrie, ha annunciato di aver investito 448.300 dollari nell'acquisto di tre nuovi impianti per la fornitura di ossigeno.(IP)
28 marzo - ITALIA Domenica delle Palme. Monsignor Boccardo (Spoleto-Norcia): nella Settimana Santa compiere gesti concreti di conversione
Prepararsi alla Pasqua con dei gesti concreti di conversione e di riconciliazione con Dio e con i fratelli. È L’invito rivolto ai fedeli da monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, durante la Messa della Domenica delle Palme, celebrata nella cattedrale di Spoleto e trasmessa in diretta sui canali social dell’arcidiocesi. “In questa solenne Domenica delle Palme – ha detto il presule nell’omelia - noi accompagniamo Gesù che entra nella città santa, rinnovando l'atto di fede nella sua persona e nella sua missione, riconoscendolo come re e vincitore, Signore nel quale si incentrano le sorti dell'umanità e attorno al quale si compie il disegno totale della storia”. I fedeli presenti, nel pieno rispetto delle norme sanitarie, hanno trovato sui banchi i ramoscelli di ulivi benedetti all’inizio della celebrazione dal presule. “L'ulivo benedetto dice il nostro forte desiderio di diventare uomini e donne dalla mentalità nuova, aperta agli altri. È perciò importante, nei prossimi giorni – ha sottolineato monsignor Boccardo -, che ciascuno di noi ponga dei gesti concreti di conversione e di riconciliazione con Dio e con i fratelli - vicini e lontani -, in modo da arrivare alla gioia della Pasqua con un cuore nuovo, con una bocca che sa parlare con bontà e gentilezza, con delle mani che sappiano fare del bene con prontezza e generosità”. Con la Domenica delle Palme inizia la Settimana Santa che – ha ricordato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia - attualizza il mistero pasquale, rende presente cioè Gesù che dà la Sua vita per noi: lo rispecchia nei riti, lo riproduce nella Sua forza divina, lo rende accessibile a noi credenti che, degli esempi e della grazia di Gesù, vogliamo vivere. In altre parole, - ha detto - Gesù risorto è in mezzo a noi con gli atteggiamenti da lui vissuti nel tempo della Sua passione e noi possiamo farci presenti a Lui, stargli vicino, accompagnarlo, vivere con Lui la Sua sofferenza, la Sua morte e la Sua risurrezione”.
28 marzo - OLANDA Le iniziative per la Settimana Santa. Vescovi: non perdere la speranza pensando alla Resurrezione del Signore
Cosa stanno a significare i ramoscelli d’ulivo della Domenica delle Palme? Cosa è la Messa crismale del Giovedì Santo? Qual è il significato del rito della lavanda dei piedi? Come si svolge la Veglia Pasquale? E perché si celebra il Lunedì dell’Angelo? Sono alcune delle domande alle quali rispondono i vescovi olandesi in otto video on-line disponibili sulla pagina www.vierpasen.nl in cui propongono anche alcune riflessioni sulla Passione, Morte e Resurrezione del Signore, sull’Eucaristia e il Sacerdozio. Un modo per aiutare i fedeli olandesi a vivere nel modo migliore questa Pasqua che anche quest’anno sarà celebrata in modo diverso a causa della pandemia del Covid-19. Durante la Settimana Santa appena iniziata, nei Paesi Bassi restano, infatti, le restrizioni alla partecipazione alle liturgie concordate dalle Chiese con Governo resteranno in vigore, in considerazione della nuova impennata dei contagi nel Paese. I vescovi invitano quindi a fare riferimento alle linee guida pubblicate dalla Conferenza episcopale lo scorso ottobre, che prevedono, tra le altre cose, la prenotazione dei posti in chiesa, il rispetto del distanziamento sociale e la sospensione dei cori. Inoltre, con l’anticipazione del coprifuoco alle 22.00, le celebrazioni del Triduo Pasquale, in particolare della Veglia Pasquale, dovranno essere anticipate per consentire ai fedeli di fare rientro in casa nei tempi previsti. L’invito dei vescovi olandesi è comunque a celebrare anche questa Pasqua con speranza. “La crisi del Coronavirus è profonda per tutti noi, nella società e nella Chiesa. Richiede rigore, pazienza e resilienza da parte nostra”, affermano i presuli nel loro messaggio pasquale, ricordano che “nella Sua morte e risurrezione, Gesù ha vinto la morte" e che “con Lui, è la vita ad avere l'ultima parola”. “In questo tempo che richiede sacrifici da parte nostra, manteniamo viva questa speranza, basata sulla nostra fede e sull'amore reciproco”, conclude il messaggio, disponibile sul sito della Conferenza episcopale. Nelle ultime 24 l’Olanda ha registrato quasi 9mila nuovi casi, portando il totale dall’inizio della pandemia a 1,25 milioni. (LZ)
28 marzo - ZAMBIA La Chiesa punta sul digitale. Firmato un accordo di collaborazione con un’azienda di tlc locale
I media cattolici in Zambia accelerano il passaggio al digitale. La crisi del Covid-19 ha dato un’ulteriore spinta a questo processo, aumentando la consapevolezza dell’importanza cruciale dei nuovi mezzi nella missione della Chiesa. Da questa consapevolezza è nato l’accordo di collaborazione siglato nei giorni scorsi tra Lumen TV Zambia, l’emittente televisiva della Conferenza episcopale zambiana (Cbcz) e la Loyola Television della Compagnia di Gesù con la Zamtel, importante azienda di tele-comunicazioni locale. Zamtel – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale - sponsorizzerà la trasmissione delle Messe riprese dai due canali televisivi cattolici su tutto il territorio nazionale. La nuova partnership – ha spiegato padre p. Patrick Mulemi, SJ, direttore esecutivo della Loyola Television, durante la cerimonia della firma dell’accordo - permetterà di raggiungere una platea di 6 milioni di zambiani, tra i quali gli oltre 4,5 milioni di cattolici del Paese. Ricordando che la comunicazione ha un’importanza cruciale nella Chiesa sin dalle sue origini, il sacerdote gesuita ha evidenziato la necessità di cogliere le grandi opportunità offerte dal digitale per raggiungere masse di persone che non possono partecipare fisicamente agli eventi, come sta accadendo in particolare in questi mesi di pandemia. Inoltre - ha aggiunto – la nuova collaborazione aiuterà la Chiesa ad annunciare il Vangelo Inoltre e creerà nuovi posti di lavoro in un paese in cui c’è tanta disoccupazione. Anche l'amministratore delegato di Zamtel, Sydney Mupeta, ha evidenziato come la pandemia Covid-19 abbia reso più urgente il passaggio al digitale, affermando che il nuovo passo compiuto dalla Chiesa cattolica in Zambia rappresenta una svolta per la sua missione. (LZ)
28 marzo - INDONESIA Attentato suicida contro una cattedrale nel Sud Sulawalesi: almeno 14 feriti e un morto (l'attentatore)
È di almeno 14 feriti il bilancio dell’attentato suicida compiuto stamani contro la cattedrale Sacratissimo Cuore di Gesù di Makassar, nella provincia orientale del Sud Sulawalesi, in Indonesia. L’esplosione – riferiscono fonti della polizia locale - è avvenuta alle 9.26 locali, quando una moto si è avvicinata all’entrata laterale dell’edificio al termine della Messa per la Domenica delle Palme. L’attentatore sarebbe morto. “È accaduto alla fine della Messa quando la gente stava rientrando a casa” , ha dichiarato ai giornalisti il sacerdote Wilhelmus Tulak. Non è la prima volta che le chiese indonesiane sono bersaglio di estremisti islamici in Indonesia, il Paese a maggioranza musulmana più popoloso al mondo. In particolare, nel maggio 2018, sei membri di una famiglia si erano fatte esplodere in tre chiese, una cattolica e due protestanti, a Surabaya, la seconda città del Paese, uccidendo una dozzina di fedeli. La famiglia era membro del gruppo jihadista Jamaah Ansharut Daulah (Jad) e l’attentato era stato rivendicato dal sedicente Stato islamico. Maggioritariamente musulmana, l’Indonesia non è uno Stato confessionale, ma è fondato sulla Pancasila, cinque principi iscritti nella Costituzione (fede in un unico Dio supremo; umanità giusta e civile; unità; democrazia guidata dalla saggezza; giustizia sociale) che garantiscono la libertà di tutti i credenti. La società indonesiana è infatti multi-religiosa, multi-etnica e multi-culturale, tanto che il motto del Paese è “unità nella diversità”, una particolarità che ha contribuito al carattere storicamente tollerante dell’Islam nel Paese, da sempre abituato a convivere con il pluralismo. Di questa tolleranza ha beneficiato anche la comunità cattolica che rappresenta poco più del 3% della popolazione. Questa tradizione di tolleranza è stata tuttavia messa a dura prova negli ultimi anni dalla diffusione dell’islamismo radicale (promossa anche da predicatori stranieri), che ha fomentato conflitti settari in diverse parti dell’arcipelago facendo emergere reti terroristiche locali legate ad al-Qaeda e ultimamente allo Stato Islamico. Diversi rapporti, rilevano inoltre un’escalation di violenze e discriminazioni ai danni delle minoranze religiose, tra cui i cristiani, in particolare nella provincia di Giava Occidentale, a Sumatra, nell’area metropolitana di Giakarta e nella provincia autonoma di Aceh, dove vige Sharia (la legge islamica). Fra i gruppi estremisti più attivi nel Paese, si segnalano il “Forum Umat Islam” (“Forum del popolo islamico”) e il “Front Pembela Islam” (“Fronte dei Difensori dell’Islam”) e il Laskhar Jihad, protagonista tra il 1999 e il 2001 di un sanguinoso conflitto con le comunità cristiane. A fronte del fondamentalismo dilagante nel Paese esiste una consistente quota di musulmani moderati, leader e intellettuali aperti al dialogo. Un impegno attivamente condiviso dalla Chiesa cattolica che ha nella promozione del dialogo interreligioso e dei principi di armonia della Pancasila uno dei suoi punti focali. (LZ)
28 marzo - SCANDINAVIA Anno di San Giuseppe. Vescovi: San Giuseppe un modello di fede da seguire
L’Anno di San Giuseppe è “un’opportunità per imparare a conoscerlo meglio e chiedere il suo aiuto, per potere seguire più da vicino Gesù”. È quanto scrivono i vescovi della Conferenza episcopale dei Paesi nordici in una lettera pastorale rivolta ai fedeli a pochi giorni dall’inizio dell’anno speciale che la Chiesa dedica a questa figura discreta, ma centrale nella storia della Salvezza. La lettera, pubblicata in 12 lingue, passa dunque in rassegna le virtù dello Sposo di Maria da cui i cristiani possono prendere esempio per seguire meglio Gesù. San Giuseppe - scrivono i presuli - è innanzitutto un uomo di fede e giusto. Come Abramo, nostro padre nella fede, “ascolta la voce di Dio e segue la Sua volontà, anche se questo esige molto da lui ed è difficile da capire”. In questo senso - affermano - egli “ci insegna ad arrenderci a Dio anche in situazioni difficili”. Giuseppe è inoltre un uomo di preghiera e silenzioso: di lui non abbiamo alcuna parola – ricordano i vescovi scandinavi - eppure “sembra aver ascoltato le istruzioni di Dio”. Egli ci indica quindi che “abbiamo bisogno del silenzio come spazio sacro in cui possiamo imparare a riconoscere la voce delicata ma chiara di Dio”. Come ebreo devoto che ha sicuramente insegnato a Gesù a pregare, è anche il nostro maestro nella preghiera. Il padre adottivo di Gesù, è poi il protettore della famiglia e una “fonte di ispirazione” per le nostre famiglie oggi: si assume la responsabilità di portare Gesù e Maria in sicurezza in Egitto per poi tornare a Nazateth ed è “quindi un modello per ogni padre”. Secondo i presuli scandinavi, è “incoraggiante” vedere oggi come i padri prendono sempre più sul serio il loro ruolo dedicandosi ai figli, “soprattutto in un momento in cui molti padri hanno rinunciato alle loro responsabilità o sono addirittura assenti”. San Giuseppe - prosegue la lettera - è inoltre un modello e difensore dei lavoratori contro ogni forma di sfruttamento, perché anche lui ha dovuto lavorare sodo per mantenere la famiglia. Ci aiuta quindi a lavorare con il Creatore per una società migliore e più giusta. È poi un modello di castità per la nostra società iper-sessualizzata, capace di esprimere un amore autentico e non possessivo che può aiutare gli uomini a liberarsi dai modelli maschilisti delle società patriarcali. I vescovi scandinavi ricordano inoltre che San Giuseppe è il patrono della Chiesa perché, come ha protetto Gesù nella sua crescita, continua oggi ad aiutare il Corpo mistico di Cristo nel suo pellegrinaggio terrestre. A lui quindi – affermano - ci rivolgiamo, in particolare per i cristiani perseguitati nel mondo. Come colui che si è preso cura della Famiglia di Nazareth, il padre adottivo di Gesù è anche il simbolo di quella “cultura della cura” tante volte invocata da Papa Francesco contro la “cultura dell’indifferenza” per costruire una società più fraterna. È poi la “speranza dei morenti”, che richiama i cristiani “ad essere testimoni di vita". Giuseppe è infine il protettore dei rifugiati e dei migranti, perché come loro è dovuto fuggire con la sua famiglia. Oggi ci invita dunque a dare un’accoglienza dignitosa, anche se solo temporanea, a chi è costretto a lasciare il proprio paese a causa di guerre, persecuzioni e fame. Una sfida, quella delle migrazioni, che “non ha soluzioni facili”, ma che “nessuno può o dovrebbe eludere”, sottolineano i vescovi dei Paesi nordici. Giuseppe “ha protetto il Signore della vita all’inizio della sua esistenza terrena, ha posto con fiducia la sua vita al servizio di Dio”. L’auspicio dei presuli è dunque che “con il suo aiuto anche noi possiamo diventare protettori della vita al suo inizio, al suo termine e per la durata delle nostre vite su questa terra, dove le vite di così tante persone sono minacciate, rese insicure e sottovalutate”. “Possa San Giuseppe incoraggiarci nella nostra vita con Dio attraverso le sue preghiere e il suo esempio ed essere un aiuto per tutte le persone bisognose”, conclude la lettera. (LZ)
27 marzo - KENYA Consiglio interreligioso: evitare processioni e veglie durante la Settimana Santa. Keniani incoraggiati a vaccinarsi
Continuano a crescere in modo preoccupante i contagi e i decessi per Covid-19 in Kenya, che nelle ultime 24 ore ha registrato più di 2mila nuovi casi portando il totale a 128mila, con oltre 2mila decessi. Per questo, in vista della Settimana Santa – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale - il Consiglio interreligioso del Kenya (Irck), esorta i cristiani keniani a evitare veglie e processioni notturne. In una nota diffusa in questi giorni, il Consiglio, presieduto da monsignor Anthony Muheria, arcivescovo di Nyeri, ricorda che “tutti gli incontri devono rispettare le linee guida” del Ministero della salute e dell’Organizzazione mondiale della sanità (Omc). Le celebrazioni in presenza non devono quindi superare le due ore e i sacerdoti sono vivamente esortati ad incrementare le funzioni religiose per consentire la partecipazione dei fedeli in sicurezza. Agli ultra-sessantacinquenni la raccomandazione è di seguire le Messe della Settimana Santa da casa. La nota avverte poi che troppe persone presenziano ai funerali, aumentando il rischio di contagio: “Dobbiamo ridurre I partecipanti ai funerali a 100, in pratica ai soli membri della famiglia”, esorta il Consiglio. Un’altra raccomandazione riguarda la campagna di immunizzazione, iniziata anche in Kenya con il vaccino Oxford-AstraZeneca. L’invito è a farsi vaccinare: “Riteniamo che contribuirà notevolmente a contenere la diffusione delle infezioni", affermano i leader religiosi keniani che sollecitano il Ministero della Salute a continuare a fornire quante più informazioni possibili sul vaccino per fugare eventuali dubbi sollevati dai cittadini. La nota invita inoltre tutti i leader religiosi ad incoraggiare i propri fedeli, soprattutto quelli anziani, a prendere il vaccino. Infine, il Consiglio chiede una più stretta collaborazione tra governo e organizzazioni religiose nella campagna di sensibilizzazione sulla vaccinazione. Da ricordare che la settimana scorsa anche la Conferenza episcopale keniana (Kccb) aveva dato una serie di indicazioni per le liturgie della Settimana Santa, incoraggiando la trasmissione audio-video, nonché lo streaming in diretta su web così da supplire all’impossibilità partecipare alle Messe in presenza. Tra le indicazioni specifiche offerte dalla Kccb, quella di omettere la lavanda dei piedi nella Messa in Coena Domini del Giovedì Santo, mentre nella celebrazione della Passione del Signore bacio della Croce dovrà essere limitato al solo celebrante. Per la Domenica delle Palme e la Via Crucis, inoltre, i vescovi raccomandano di evitare le consuete processioni pubbliche che commemorano, rispettivamente, l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la sua salita al Calvario per la Crocifissione. Scoraggiata anche l’organizzazione di “attività ufficiali della Chiesa” nelle ore in cui è previsto il coprifuoco nazionale, ovvero dalle 22.00 alle 4 del mattino. A tal proposito, quindi, i presuli raccomandano che la Veglia pasquale del sabato non si tenga o che, al massimo, si concluda entro le ore 20.00. (LZ)
27 marzo - MYANMAR Golpe militare. La solidarietà dell’arcivescovo di Tokyo e dei cardinali asiatici
Non si fermano le espressioni di solidarietà delle Chiese asiatiche con il martoriato popolo del Myanmar, mentre prosegue la sanguinosa repressione delle proteste contro il golpe militare del 1.mo febbraio. È di queste ore, infatti, la notizia di almeno 91 vittime nella sola giornata di oggi, il bilancio giornaliero più alto mai registrato dal colpo di Stato. In una lettera inviata nei giorni scorsi alla Conferenza episcopale del Myanmar e al cardinale Charles Maung Bo, l’arcivescovo di Tokyo, monsignor Isao Kikuchi, ha voluto assicurare la particolare vicinanza nella preghiera dell’arcidiocesi alla Chiesa “sorella” del Myanmar. "In questo tempo di Quaresima, mentre rinnoviamo la nostra dedizione a Cristo e ci sforziamo di vivere una nuova vita nella nostra comunità, preghiamo perché il sacrificio e le preghiere del popolo del Myanmar portino pace e rinnovamento al paese", esordisce la missiva che esprime “profonda preoccupazione per l’attuale situazione e per l'impatto che sta avendo sulla gente". Monsignor Kikuchi assicura quindi la sua solidarietà alla Chiesa del Myanmar, “impegnata a servire i più deboli e a promuovere la pace per tutti”. “Con il Santo Padre preghiamo perché quanti hanno l'autorità lavorino con sincera volontà di servire il bene comune e i fondamentali diritti umani e civili, di promuovere la giustizia e la stabilità nazionale per una coesistenza armoniosa, democratica e pacifica", prosegue la lettera citando un recente intervento di monsignor Ivan Jurkovic, Osservatore Permanente della Santa Sede all’Onu a Ginevra. L’arcivescovo di Tokyo ricorda quindi la sua visita in Myanmar, nel febbraio 2020, quando – afferma - ha avuto modo di conoscere la realtà della Chiesa in Myanmar, rimanendo colpito dalla profonda fede dei cattolici birmani. L’auspicio del presule è che “le loro speranze e aspirazioni non siano distrutte". Monsignor Kikuchi conclude con le parole del cardinale Bo: “La pace è possibile, la pace è l'unica strada", e assicura la preghiera della comunità cattolica di Tokyo per il Myanmar. La lettera dell’arcivescovo di Tokyo si aggiunge ai numerosi appelli ed espressioni di solidarietà in queste settimane dalle Chiese asiatiche con la Chiesa e il popolo birmano. Tra questi la lettera aperta indirizzata nei giorni scorsi da 12 cardinali membri della Federazione della Conferenze Episcopali dell'Asia (Fabc) al cardinale Bo, in cui esprimono pieno sostegno all’impegno della Chiesa birmana per una soluzione pacifica del conflitto e contro la violenza militare nei confronti di civili innocenti. Nel messaggio i cardinali asiatici si sono rivolti ai militari, ai manifestanti e a tutti gli attori politici birmani ribadendo, con il cardinale Bo, che “la violenza non è mai una soluzione; la forza non è mai una soluzione. Dà solo origine a più dolore e sofferenza, a più violenza e distruzione”. Ricordando che l'Asia “è un continente di pace e di speranza”, e che è “un’un'unica famiglia”, la lettera conclude ribadendo ancora una volta che “la pace è possibile” (LZ)
27 marzo - FILIPPINE La gioia dei cattolici di Manila per la nomina del cardinale Advincula a nuovo arcivescovo della capitale
“Accolgo questa nomina come una benedizione non solo per me, ma per tutti i fedeli dell'arcidiocesi di Capiz e per le Filippine intere. Chiedo ai fedeli e ai religiosi di pregare per me e io pregherò per loro”. Così il cardinale Jose Fuerte Advincula, finora arcivescovo di Capiz, nella provincia filippina di Tarlac, ha commentato la sua nomina a 33.mo arcivescovo di Manila. La nomina è stata annunciata il 25 marzo, quasi quattro mesi dopo la sua creazione a cardinale, il 28 novembre scorso. Il porporato, che compie 69 anni il 30 marzo, succede al cardinale Luis Antonio Tagle che ha guidato la più importante sede vescovile delle Filippine, nonché prima diocesi del Paese, fino al febbraio 2020, quando Papa Francesco lo ha nominato Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Da allora l’arcidiocesi è rimasta vacante ed è stata retta da un amministratore apostolico nella persona del vescovo ausiliare, monsignor Broderick Pabillo. Nato a Dumalag nel 1952, il cardinale Advincula è stato ordinato sacerdote nel 1976 e ha studiato psicologia alla De la Salle University di Manila e poi Diritto canonico, sia all’Università Santo Tomas di Manila sia all’Angelicum a Roma. Prima di essere nominato arcivescovo di Capiz da Benedetto XVI nel 2011, è stato per dieci anni vescovo diocesi di San Carlos, nella provincia di Negros Occidentale. All'interno della Conferenza episcopale filippina (Cbcp) è stato membro della Commissione per la dottrina della fede e della Commissione per le popolazioni indigene. La notizia della sua nomina è stata accolta con gioia dai cattolici di Manila, diversi dei quali hanno espresso all’agenzia Ucanews la speranza che nel nuovo incarico continui il suo attivo impegno per i diritti umani e per i poveri nel quale si è distinto in questi anni come arcivescovo di Capiz. Un’attenzione sottolineata nell’intervista rilasciata il 27 ottobre scorso a Vaticanews dopo l’annuncio della sua designazione a cardinale. Nell’intervista il porporato aveva indicato la presenza nelle periferie e l'educazione dei giovani come le due priorità del suo ministero, aggiungendo che “la Chiesa deve assicurarsi che la dignità della persona e i diritti umani siano rispettati”. La data della presa di possesso dell’arcidiocesi non è stata ancora fissata, ma - come riporta l'agenzia Cbcpnews potrebbe avvenire intorno alle metà di giugno. Prima di quella data, il 28 maggio, riceverà dal Nunzio apostolico nelle Filippine, monsignor Charles John Brown, la berretta cardinalizia che Papa Francesco non ha potuto imporgli personalmente durante il Concistoro a causa della pandemia del Covid-19 che gli aveva impedito di recarsi a Roma. Con i suoi 3 milioni di fedeli e 86 parrocchie e nove diocesi suffraganee, l’arcidiocesi di Manila è una delle più grandi giurisdizioni ecclesiastiche delle Filippine e anche la più antica. Fu infatti elevata ad arcidiocesi nel 1595. (LZ)
27 marzo - AFRICA Vescovi keniani ed etiopici all’Onu: l’ideologia di genere minaccia le conquiste e i diritti delle donne
Sì alla tutela dei diritti fondamentali di tutte le persone, senza distinzioni di orientamento sessuale, no alla promozione alla creazione di nuovi i diritti basati su ideologie che contestano la differenza sessuale biologica come un obsoleto stereotipo culturale. Si può riassumere così la posizione espressa dalle Conferenze episcopali del Kenya e dell’Etiopia in due distinte relazioni presentate all’Esperto Indipendente delle Nazioni Unite incaricato della tutela dalla violenza e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere (Sogi). Il riferimento è a un recente rapporto della Sogi che sarà presentato alla prossima sessione, la 47.ma, del Consiglio per i Diritti Umani (Hrc), in programma dal 21 giugno al 9 luglio. Istituito nel 2016 con il compito di monitorare i progressi delle leggi esistenti sui diritti umani negli Stati membro dell’Onu e di aumentare la consapevolezza sulla violenza e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, la speciale commissione dell’Onu presenta, infatti, regolarmente raccomandazioni e suggerimenti all’Hrc durante le sue sessioni periodiche. Nelle loro due relazioni, preparate rispettivamente dalla Commissione per l’educazione religiosa della Conferenza episcopale del Kenya (Kccb) e dalla Conferenza episcopale dell’Etiopia (Cbce) i vescovi dei due Paesi africani esprimono “profonda preoccupazione” per i contenuti del nuovo rapporto che, affermano, ha un netto orientamento ideologico “a favore delle più radicali teorie e politiche gender”. Così facendo, evidenziano, si minano “i fondamenti stessi” della tutela della parità dei diritti e delle opportunità tra donne e uomini. In particolare, scrive la Kccb, la Sogi “mira chiaramente a portare avanti teorie e ideologie di genere radicali che cercano di cancellare ogni differenza tra uomo e donna e che minano le tanto sudate conquiste nel campo dei diritti umani di donne e bambine". Secondo i vescovi keniani, se tutte le persone hanno diritto di vedere riconosciuti i loro diritti umani fondamentali, l'adozione di una politica sull'identità di genere, che ha individuato ben 112 diverse identità, creerebbe un’infinità di controversie tra gli Stati membri dell’Onu, poiché, in ultima istanza, qualsiasi individuo potrebbe denunciare una violazione di legge sulla base del proprio “sentire” di genere. “Nessuna legge al mondo funziona in questo modo”, sottolinea la relazione. Di qui la ferma opposizione della Chiesa keniana ai tentativi dell'esperto Onu “di minare i progressi conquistati a fatica da donne e ragazze”. Secondo i vescovi , invece di cercare di creare “protezioni speciali” per le persone in base alla percezione interna che hanno di se stesse e che può mutare nel tempo, “si dovrebbero piuttosto applicare le leggi e le politiche esistenti che puntano all’eliminazione della violenza contro ogni persona". Dello stesso tenore le obiezioni dei vescovi etiopici che parlano di un tentativo "integrare la teoria gender in tutto il sistema delle Nazioni Unite e di pressioni sugli Stati membri perché facciano lo stesso", con l’obiettivo di tradurre questa ideologia radicale in leggi e politiche vincolanti per gli stessi Stati. "L'idea che una persona biologicamente maschile possa diventare una ragazza o una donna, semplicemente adottando comportamenti e abiti femminili stereotipati, è regressiva e danneggia le ragazze e le donne rafforzando quegli stessi stereotipi che hanno portato a molestie, discriminazione e violenza ai loro danni", afferma con forza la relazione, firmata dal segretario generale della Cbce, padre Teshome Fikre Woldetensae. Nel ribadire la ferma condanna della Chiesa di ogni forma di discriminazione o violenza, sia essa basata sul sesso o su altri fattori, i vescovi si rivolgono in conclusione all’Esperto Onu con queste parole: "È nostro dovere morale come Chiesa chiedere alla vostra Commissione di non andare contro il bene comune degli esseri umani”. (LZ)
26 marzo - ITALIA On line il Dizionario sulla Dottrina sociale della Chiesa, curato dall’Università Cattolica
Ambiente, pandemia, demografia, disuguaglianze sociali, conflitti, intelligenza artificiale e big data: sono queste alcune delle “cose nuove del XXI secolo” che verranno affrontate dal “Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa” per la prima volta in versione digitale. A quasi venti anni dalla sua prima pubblicazione cartacea, avvenuta nel 2004, infatti, l’opera cambia veste ed è ora consultabile sul web, all’indirizzo https://www.dizionariodottrinasociale.it/. Curato dal Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il Dizionario verrà aggiornato ogni tre mesi grazie ai contributi di studiosi attivi nelle cinque sedi dell’Ateneo e che valorizzeranno la ricerca interdisciplinare. Il nuovo portale del Dizionario propone una consultazione on line lungo tre itinerari: le parole-chiave più utilizzate; i singoli fascicoli di aggiornamento; i percorsi di approfondimento che rimandano ad altri documenti, sempre accessibili sul web. Tra le voci più rilevanti del volume, si segnala quella su “lo sviluppo umano integrale e il pieno esercizio della dignità umana che – si legge - non possono essere imposti, ma devono essere costruiti e realizzati da ciascuna persona, famiglia, comunità, in tutti gli ambienti dove si sviluppa la socialità umana: villaggi, città, scuole, imprese, nazioni”. Peculiare anche l’analisi del tema della “relazione”, soprattutto in famiglia, nel mondo del lavoro e tra le generazioni, così come la riflessione sulla pace e la convivenza, perché “la dottrina sociale non solo promuove il rifiuto della guerra e l’attuazione del disarmo, ma ci ricorda che non c’è pace senza sviluppo, senza perdono, senza giustizia, senza amicizia sociale, senza il prendersi cura della dignità e del bene di tutti”. Ulteriori voci approfondiscono il ruolo e l’importanza di politiche ed istituzioni giuste ed efficaci; i progressi, ma anche i rischi, che le nuove tecnologie comportano; la necessità di un equilibrio sano tra economia reale e finanza; le opportunità offerte dai mass-media, che “oggi sono così pervasivi che è quasi impossibile immaginare l’esistenza della famiglia umana senza di essi, nel bene e nel male”. “Attraverso i media e le reti - si spiega - si può formare e trasmettere una cultura che rischia di essere al servizio dei potenti di turno; ma è anche possibile sentirci più prossimi gli uni agli altri, nell’incontro, nel dialogo, nella vicinanza”. Infine, spazio alla riflessione sulla globalizzazione che “ci rende vicini, ma non ci rende fratelli”, perché “trainata prevalentemente da interessi economici”, essa “ha portato alla costruzione di nuovi ‘muri’ fra nazioni”. Il progetto innovativo “esprime l’importanza di esserci in questo cambio d’epoca, come luogo di ricerca e di formazione”, conclude la professoressa Simona Beretta, direttore del Centro di Ateneo che si occupa del volume. La Dottrina sociale, infatti, anche oggi si presenta come “una risorsa preziosa soprattutto nei momenti di cambiamento”, perché “la fede illumina la ricerca e manifesta l’umano e il sociale”. (IP)
26 marzo - BOLIVIA Vescovo di Oruro: tutelare vita nascente e vedere nei sofferenti il volto di Cristo
La Chiesa della Bolivia ha celebrato, in questi giorni, due ricorrenze: domenica scorsa, 21 marzo, la Giornata diocesana della solidarietà, mentre ieri, 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione, la Giornata del nascituro. Per entrambe le iniziative Monsignor Krzysztof Bialasik, vescovo di Oruro, ha lanciato un appello: in primo luogo, il presule ha esortato alla tutela della vita nascente, ricordando che “uccidere un bambino non nato è il peccato più grande che si possa commettere, perché questo bambino non può difendersi o chiedere aiuto per aver salva la vita”. Di fronte, quindi, alle “tante ideologie” e ai “tanti politici” che promuovono leggi che “cercano di distruggere la vita”, i credenti sono chiamati a “prendersi cura soprattutto dei nascituri”. “Non possiamo permettere che in Bolivia e nel resto del mondo si uccidano i bambini non ancora nati”, ha ribadito Monsignor Bialasik. Quindi, l’appello alla solidarietà: “In ogni fratello e sorella che soffre – ha detto il vescovo di Oruro – la Chiesa ci chiama a vedere il volto di Cristo in cammino verso il Calvario”. Per questo, ha aggiunto, “dobbiamo essere attenti al prossimo, che sia in famiglia, in prigione o in ospedale, o che sia malato nel corpo o nello spirito”. È soprattutto in queste situazioni, ha concluso il presule che “bisogna esercitare la carità”, perché “la fede senza opere è una fede morta”. Da ricordare che in Bolivia, a dicembre 2017, è stata approvata la legalizzazione dell’aborto nelle prime otto settimane di gestazione in caso di povertà, qualora la madre sia una studentessa, in presenza di malformazioni fetali o quando la gravidanza sia conseguenza di stupro o incesto o coinvolga una bambina o un’adolescente. Una decisione controversa, contro la quale i vescovi del Paese si sono battuti più e più volte. Centinaia di migliaia anche i cittadini che, quattro anni fa, sono scesi in piazza per manifestare il proprio dissenso. “Fedeli alla missione profetica della Chiesa – scrivevano all’epoca i presuli - insistiamo sul fatto che questa decisione rappresenta una sconfitta per tutti: essa infatti mostra ai nostri figli un Paese che non affronta i propri problemi rispettando e custodendo la vita e la dignità dei più vulnerabili come i bambini e le donne, ma preferisce risolvere tali sfide eliminando gli innocenti”. (IP)
26 marzo - BRASILE “Fraternità ed educazione – Parla con saggezza, insegna con amore” tema della Campagna di fraternità 2022
Sarà dedicata al tema "Fraternità ed educazione - Parla con saggezza, insegna con amore" la Campagna di fraternità 2022, ovvero la colletta di solidarietà promossa dalla Conferenza episcopale del Brasile in tempo di Quaresima. L’argomento scelto, informa il sito web dei presuli, verrà declinato seguendo l’approccio dell’ascolto, del discernimento e della proposta. “Il gruppo incaricato di redigere il testo della Campagna – si legge ancora – prevede di concludere il lavoro entro il 15 giugno, avendo già ricevuto suggerimenti dai vescovi sui documenti dai quali trarre spunto”. Centrale sarà anche il richiamo alla “necessità di rafforzare l’importanza della famiglia nel processo educativo, nonché l’opportunità di affrontare iniziative mondiali come il Patto educativo globale e l’Anno della Famiglia-Amoris Laetitia”, indetto da Papa Francesco a cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica. “L’obiettivo generale della Campagna di fraternità 2022 – spiega la Cnbb – è quello di promuovere un dialogo sulla realtà educativa in Brasile, alla luce della fede cristiana, proponendo percorsi a favore dell'umanesimo integrale e della solidarietà”. Il testo, quindi, offrirà indicazioni sull'educazione alla trasmissione della fede e alla convivenza, alla salute e alla solidarietà, andando oltre l'educazione formale. In preparazione, inoltre, c’è anche una lettera dei vescovi agli educatori, alle famiglie e agli insegnanti per motivare la loro partecipazione alla Campagna, così da per suscitare un ampio dialogo tra tutti gli attori della società. L’edizione 2022 della Campagna di fraternità sarà la 58.ma: l’iniziativa, infatti, è stata celebrata la prima volta, a livello nazionale, nel 1964. Ma le sue origini risalgono al 1961, quando tre sacerdoti responsabili della Caritas del Brasile idearono una raccolta fondi per le attività di assistenza dell’organizzazione, così da renderla finanziariamente autonoma. L’iniziativa venne chiamata proprio “Campagna di fraternità” e realizzata nella Quaresima del 1962 nella diocesi di Natal, con il sostegno di altre tre diocesi. Nel 1963, ben sedici diocesi del nord-est del Brasile aderirono al progetto. Infine, sulla scia del Concilio Vaticano II, l’anno dopo la Campagna venne lanciato a livello nazionale. Solitamente, ai fedeli brasiliani giunge un messaggio del Pontefice: per l’edizione 2021, incentrata sul tema “Fraternità e Dialogo: impegno di amore”, Francesco ha incoraggiato i fedeli ad “aprire il cuore al nostro compagno di viaggio senza paura o sospetto, e guardare prima di tutto a ciò che cerchiamo: la pace di fronte all'unico Dio". (IP)
26 marzo - MOZAMBICO Attaccate le città di Manguna e Palma, Acs al fianco degli sfollati
Nuovi attacchi di gruppi armati in Mozambico. Don Kwiriwi Fonseca, uno dei responsabili della comunicazione della diocesi di Pemba, ha riferito ad Aiuto alla Chiesa che Soffre che ad essere colpite simultaneamente, due giorni fa, sono state le città di Manguna e Palma. Secondo testimonianze pervenute ad Acs, la popolazione è fuggita dalle proprie abitazioni. Molti anche i sacerdoti e le suore che hanno dovuto lasciare le loro parrocchie e missioni a causa delle violenze che dal 2017 affliggono il nord del Paese. Padre Edegard Silva, missionario brasiliano attualmente a Pemba, ha fatto sapere che la sua parrocchia, quella del Sacro Cuore di Gesù, nel distretto di Muidumbe, è stata teatro di uno dei più violenti attacchi terroristici dello scorso anno e ha confermato che la popolazione è attualmente in fuga a causa dell’attacco armato. “Molti parenti dei nostri catechisti di Palma ci hanno contattato per informarci che stanno fuggendo - ha detto il sacerdote -. Quando si verificano questi attacchi le persone scappano in montagna ed è difficile comunicare a causa del segnale debole e delle batterie mobili scariche. Padre Silva ha aggiunto che la città di Palma si trova nella regione “dove si sta portando avanti il grande progetto di esplorazione del gas della multinazionale Total” e che per molti osservatori questo è uno dei motivi della rivolta. Gli attacchi da parte di gruppi armati legati a jihadisti del sedicente Stato Islamico hanno generato una gravissima crisi umanitaria. Secondo le Nazioni Unite alla fine dello scorso anno il bilancio era di più di 670mila sfollati e oltre duemila morti. Aiuto alla Chiesa che Soffre ha sostenuto fin dall’inizio gli sforzi della Chiesa locale per aiutare la popolazione sfollata, e ha assicurato un primo soccorso d’urgenza di 160mila euro. La fondazione di diritto pontificio inoltre, in tutto il Paese, sostiene sacerdoti e religiose, finanzia seminari, attività di formazione e altri progetti per far fronte ai bisogni più urgenti della vita della Chiesa (TC)
26 marzo - FILIPPINE #coronavirus. Settima Santa: governo permette una Messa al giorno con il 10% dei presenti
Una sola funzione liturgica al giorno alla presenza di un quantitativo massimo di fedeli pari al 10 per cento della capacità del luogo di culto: queste le disposizioni varate dal governo delle Filippine per la Settimana Santa, ovvero i giorni dal 28 marzo al 4 aprile, nell’area metropolitana di Manila. Al contempo, è stato ribadito che restano vietati gli assembramenti davanti ai luoghi di culto ed è stato sottolineato che tali normative si applicano non solo alle chiese cattoliche, ma anche agli edifici di altre confessioni religiose. Infine, l’esecutivo filippino ha incoraggiato l’uso di un accompagnamento corale registrato, e non dal vivo, di tutte le celebrazioni. È stata, così, accolta la richiesta della Conferenza episcopale locale che, nei giorni scorsi, aveva chiesto al governo di consentire almeno ad una parte di fedeli di partecipare alla Messa in presenza. In un primo momento, infatti, l’Inter-Agency Task Force on Emerging Diseases aveva vietato fino a Pasqua ogni tipo di incontro religioso, limitando anche lo svolgimento di matrimoni, battesimi e servizi funebri. Dai vescovi arriva, inoltre, l’incoraggiamento ai fedeli che non potranno recarsi in chiesa ad unirsi spiritualmente alle celebrazioni pasquali grazie alle dirette televisive, radiofoniche e in streaming su web. “Siamo consapevoli della situazione”, ha detto padre Genardo Diwa, membro della Commissione per la Liturgia dell’Arcidiocesi di Manila. Nel Paese, infatti, il Covid-19 ha fatto registrare, finora, quasi 700mila casi di contagio e più di 13mila decessi. (IP)
26 marzo - FRANCIA Lotta agli abusi al centro della plenaria primaverile dei vescovi. Approvate 11 risoluzioni contro la pedofilia
Si è conclusa oggi la sessione primaverile della Conferenza episcopale francese (Cef), iniziata il 22 marzo e svoltasi a Lourdes in modalità mista (virtuale e in presenza) a causa dell’emergenza sanitaria. In primo piano anche in questa assemblea, cui hanno partecipato 103 presuli, la piaga degli abusi nella Chiesa, con riferimento in particolare alla “questione della responsabilità” approfondita durante l’assemblea straordinaria convocata lo scorso febbraio per portare a termine il lavoro avviato dalla Cef nel novembre 2018. Un percorso in cui i vescovi francesi hanno esaminato il tema della lotta alla pedofilia nella Chiesa nelle sue quattro dimensioni, tra loro strettamente collegate: quella commemorativa, quella dell’accompagnamento degli autori, quella della prevenzione e la dimensione finanziaria. L’assemblea – riporta il comunicato finale - ha approvato una serie di 11 risoluzioni che riguardano questi quattro ambiti, ma anche i mezzi per implementarle, e che saranno accompagnate a breve da una lettera esplicativa rivolta ai cattolici di Francia per coinvolgere tutto il Popolo di Dio in tale processo di riconoscimento, vigilanza e sostegno. Questo in attesa della pubblicazione il prossimo autunno dell’atteso rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica (Ciase), che dopo l’appello lanciato alle vittime a farsi avanti nel 2019, ha già ricevuto 6.500 chiamate che hanno permesso di individuare 3mila vittime, per fatti per lo più risalenti agli anni cinquanta e sessanta. Nel discorso conclusivo, trasmesso in diretta tv sul canale Kto, il presidente della Cef, monsignor Eric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims, ha ribadito la “rabbia” ma soprattutto la “tristezza e vergogna” dei vescovi per il fatto che dei sacerdoti abbiano “potuto usare il potere che Cristo aveva dato loro e che la Chiesa aveva affidato loro per compiere opere di morte sui bambini e sui giovani”. La lettera si rivolgerà quindi alle vittime, assicurando loro che “la loro parola è e sarà presa sul serio”; a tutti i fedeli “scioccati, delusi, sconvolti” dalle notizie di questi crimini, e ai sacerdoti anch’essi sconvolti dagli atti commessi da loro confratelli. Un altro importante argomento all’ordine del giorno è stata la situazione finanziaria della Chiesa di Francia, pesantemente penalizzata, come altrove, dalla crisi del Covid-19 che ha ridotto drasticamente le offerte durante le Messe. I vescovi si sono detti piacevolmente sorpresi dall’aumento registrato in questi mesi delle donazioni dei fedeli per il sostentamento del clero che, tuttavia, coprono solo una piccola parte del deficit. Guardando al prossimo quinquennio, i vescovi hanno quindi discusso nuove iniziative da intraprendere: in particolare, il rilancio degli appelli a donare, la riduzione degli oneri e la mutualizzazione delle risorse finanziarie a livello parrocchiale e nazionale. È stata inoltre evidenziata l’importanza degli economi diocesani e del lavoro di consulenza e monitoraggio svolto da molti volontari qualificati nelle diocesi e nelle parrocchie per una gestione più rigorosa e trasparente delle finanze ecclesiastiche. Durante l’assemblea, la Cef ha anche proseguito la sua riflessione sull’ecologia integrale alla luce della “Laudato sì” di Papa Francesco, con una conferenza sul tema: “Produrre e creare: quale impronta”, alla quale sono intervenuti esperti del mondo produttivo e ambientalisti. La riflessione è stata avviata nell’autunno 2019 con il coinvolgimento rappresentanti, anche laici, di tutte le diocesi e membri di associazioni impegnate sul fronte dell’ecologia integrale. Tra gli altri temi in agenda, infine, l’implementazione nella Chiesa francese della “Ratio integralis institis sacerdotalis”, il documento pubblicato nel 2016 dalla Congregazione per il Clero sulla formazione dei sacerdoti. (LZ)
26 marzo - BENIN Verso le presidenziali. Leader religiosi in preghiera per la pace
Una preghiera per la pace ed un’esortazione a rinunciare agli interessi particolari ed egoistici in nome del bene comune: le ha chieste Monsignor Roger Houngbédji, Arcivescovo di Cotonou, in Benin, celebrando ieri, 25 marzo, una Santa Messa nella Cattedrale cittadina per invocare la pace e la riconciliazione sulle prossime elezioni presidenziali, in programma l’11 aprile. Alla celebrazione hanno preso parte leader religiosi, rappresentanti politici e fedeli. “Siamo riuniti per pregare e per invocare la pace di Dio – ha detto Monsignor Houngbédji nella sua omelia – perché la vera pace è quella che viene dal Signore, non dal mondo e, in quanto credenti, siamo chiamati ad accettarla come un dono divino”. Al contempo, l’Arcivescovo ha esortato i presenti a “rispondere alla chiamata del Signore che ci chiede di diventare operatori di pace”. Il che significa “aprire il cuore alla Sua Parola, avere realmente fiducia in Lui e rinunciare agli interessi personali per il bene del prossimo”. La Messa dell’Arcivescovo di Cotonou è stata preceduta da altri momenti e incontri di preghiera: il 24 marzo, nella Cattedrale cittadina di “Nostra Signora della misericordia”, i rappresentanti di diverse confessioni religiose del Paese, insieme ad alcuni esponenti politici, hanno reso omaggio alla tomba di Monsignor Isidore de Souza, Arcivescovo della città dal 1990 al 1999 e tra i principali attori dell’avvento della democrazia nel Paese africano. "Possa il seme piantato dal compianto presule – ha detto padre Nathanaël Soédé, Cappellano nazionale dei dirigenti e delle personalità politiche del Benin - portare frutti per ricostruire il Paese”, affinché “cittadini, leader religiosi e politici abbiano a cuore di essere protagonisti del dialogo, della riconciliazione, del perdono reciproco e della pace". Non solo: il 19 marzo, esponenti cattolici, musulmani e delle religioni originarie locali hanno pregato insieme, secondo la stessa intenzione, nella moschea Cadjehoun di Cotonou, mentre il 10 marzo a Porto-Novo, capitale del Benin, il pastore Kponjesu Amos Hounsa, presidente della Chiesa protestante metodista nazionale, ha presieduto una funzione con lo stesso auspicio. Da ricordare che le prossime presidenziali si terranno in un contesto particolare: secondo le modifiche del 2019 alla legge elettorale, infatti, ogni candidato alla presidenza nazionale deve avere il patrocinio del 10 per cento dei sindaci o dei deputati. Tuttavia, attualmente, il Parlamento del Benin è composto esclusivamente da deputati del movimento presidenziale, il che mette a rischio il pluralismo dei candidati alla poltrona di Capo dello Stato. Tra loro, c’è anche l’attuale presidente, Patrice Talon, in corsa per un secondo mandato dopo la vittoria del 2016. Il bilancio del suo quinquennio alla guida del Paese è positivo, naturalmente, per i suoi sostenitori che evidenziano i progressi raggiunti dal Paese, che è passato dalle nazioni a basso reddito a quelle con medio reddito. Ma la povertà cresce sempre di più, i partiti dell’opposizione accusano Talon di essersi rimangiato la promessa di non ricandidarsi e la magistratura ha avviato diverse inchieste per alcuni casi di corruzione. (IP)
26 marzo - POLONIA #coronavirus Settimana Santa. Appello del presidente dell’Episcopato a sacerdoti e laici perché osservino scrupolosamente le norme durante le celebrazioni litugiche
Monsignor Stanisław Gądecki, arcivescovo metropolita di Poznań e presidente della Conferenza episcopale polacca, a causa del crescente numero di casi di coronavirus nel Paese, ha rivolto un appello a sacerdoti e fedeli laici – diffuso sul sito web dell’Episcopato -, perché, nel corso della Settimana Santa, osservino scrupolosamente le misure anti Covid-19 adottate per tutelare la salute di tutti durante le celebrazioni liturgiche. Il presule ha chiesto il rispetto dell'attuale limite dei partecipanti alle assemblee religiose, il rispetto del distanziamento sociale, l’uso delle mascherine, la disinfezione delle mani e il rispetto delle norme di igiene delle chiese. Tutti coloro che non potranno partecipare di persona alle celebrazioni – ha ricordato - potranno connettersi spiritualmente con la comunità della Chiesa attraverso la preghiera e le trasmissioni dei mezzi di comunicazione. Inoltre, "sebbene i vescovi abbiano dispensato dall'obbligo di assistere alla Santa Messa – ha ricordato -, le trasmissioni non sostituiranno mai la piena partecipazione all'Eucaristia e la ricezione dei sacramenti". Quindi, "lasciare le chiese aperte è estremamente importante, perché l'uomo non è solo un corpo, ma anche un'anima – ha sottolineato -, e la preghiera - soprattutto nei momenti di prova e di avversità - è il nostro modo di rafforzarci sulla via della salvezza". In questo tempo di pandemia, monsignor Gądecki ha ricordato tutti i malati, le loro famiglie e coloro che sono al servizio dei più bisognosi, concludendo che grazie alla responsabilità e alla solidarietà di tutti, sarà possibile vivere la festa della risurrezione del Signore con fiducia e speranza. (AP)
26 marzo - SVIZZERA #coronavirus. Appello Caritas: ridurre i premi delle assicurazioni sanitarie per combattere la povertà
La riduzione dei premi delle assicurazioni sanitarie sarebbe uno strumento efficace per combattere la povertà, soprattutto in tempi di pandemia da Covid-19: lo afferma la Caritas Svizzera in una nota in cui sottolinea che “mentre negli ultimi 20 anni i premi assicurativi sanitari sono raddoppiati, i salari non hanno tenuto lo stesso ritmo”. Di conseguenza, per le famiglie a basso reddito, “la situazione non è più sopportabile” perché esse si trovano a dover spendere “una media del 14 per cento del loro budget per tali premi”. Il che equivale a “più di un mese e mezzo di stipendio”. La gravità della situazione, continua la nota, è evidente: “Sempre più persone si rivolgono alla Caritas perché non sanno come pagare i premi assicurativi”, dato che “gli aumenti di stipendio sono fermi e i bilanci familiari si riducono”. Di conseguenza, quando queste persone si ammalano “o non si curano o si indebitano per riuscire a curarsi”. C’è, poi, anche un problema di mancanza di informazione: molte persone, infatti – spiega l’organismo caritativo – “non sanno di avere diritto ad una riduzione dei premi assicurativi o rinunciano a tale diritto a priori, a causa della complessità dei moduli da compilare per farne richiesta”, finendo per vivere “in condizioni economiche precarie”. Ma “le spese sanitarie non devono provocare il rischio di povertà – ribadisce la nota – Le riduzioni dei premi assicurativi, quindi, devono essere estese e rese accessibili a tutti, nonché adattate alle esigenze delle persone a basso reddito e rese automatiche per gli aventi diritto”. Inoltre, la Caritas auspica che siano fissati “obiettivi vincolanti per l’onere finanziario massimo dei premi assicurativi sanitari, affinché essi non superino il salario mensile di una famiglia”. (IP)
26 marzo - COLOMBIA Diocesi di Pasto: campagna "60 giorni per la vita” per incoraggiare i cattolici a prendersi cura del creato
"60 giorni per la vita” è la campagna lanciata dalla diocesi di Pasto, dalla prima settimana di marzo fino alla fine di aprile, per incoraggiare i cattolici a mettere in atto azioni concrete per prendersi cura delle risorse naturali, secondo il modello di ecologia integrale proposto da Papa Francesco nell'enciclica “Laudato Si'”. I giorni della Quaresima e la Pasqua sono infatti, come affermato da monsignor Juan Carlos Cardenas Toro, vescovo di Pasto - si legge in un comunicato diffuso sul sito web dell’Episcopato -, un buon momento per vivere la conversione religiosa e “pensare alla cura del creato”, collocandosi pure in un periodo dell’anno in cui si festeggiano, tra le altre, la Giornata dell'acqua, della terra, dell'albero e del bosco. Ogni giorno le reti sociali della diocesi si sono prese la responsabilità di pubblicare schede grafiche contenenti accorgimenti e azioni quotidiane da intraprendere per il bene dell'ambiente, frasi tratte dall'enciclica 'Laudato Si', nonché dati di interesse generale riguardanti l’ambiente. Già coinvolti nelle attività speciali della campagna, nelle parrocchie della diocesi, i comitati della pastorale sociale e i movimenti di pastorale giovanile. Questi ultimi hanno indetto una #BasuraChallenge, che consiste nello scegliere un luogo del proprio comune di residenza con un'alta concentrazione di rifiuti solidi non pericolosi, come plastica o carta, per raccoglierli e filmarsi durante questa azione. Tra le iniziative previste, un evento accademico virtuale per riflettere sulla cura della "casa comune", un concerto virtuale di ringraziamento a Dio per la creazione, curato dall’ufficio liturgico della diocesi, e la riforestazione di una zona vulnerabile dal punto di vista ambientale del comune di Pasto. (AP)
26 marzo - NUOVA ZELANDA Audizioni della Royal Commission sugli abusi. Le scuse formali della Chiesa. Cardinale Dew: l’aiuto alle vittime al primo posto
“Avete parlato e continuate a parlare. Vi stiamo ascoltando e vi abbiamo sentito. Chiediamo scusa e siamo dispiaciuti”. Esordisce con queste parole la dichiarazione con cui stamani il cardinale John Dew, arcivescovo di Wellington e presidente della Conferenza episcopale neo-zelandese, ha presentato le scuse formali della Chiesa cattolica in Nuova Zelanda alle vittime di abusi. La dichiarazione è stata pronunciata davanti alla speciale Commissione Reale di inchiesta sugli abusi riunita dal 15 al 29 marzo ad Auckland per la seconda fase delle audizioni dei testimoni. L’organismo indipendente istituito dal governo neozelandese sta indagando sui casi di abuso sessuale, ma anche fisico, emotivo e psicologico, verificatisi negli anni passati in istituti statali e religiosi. Tra queste ultime sono comprese istituzioni dell’Esercito della Salvezza, della Chiesa anglicana e appunto della Chiesa cattolica. L’inchiesta mira in particolare a verificare l’adeguatezza dei processi di ricorso e ciò che deve essere fatto per sostenere le vittime. Nella prima fase delle audizioni, svoltasi lo scorso autunno, la Commissione ha ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti, mentre in questa seconda fase sono stati chiamati a testimoniare i rappresentanti delle istituzioni religiose. Dopo le testimonianze di esponenti della Chiesa anglicana e dell’Esercito della Salvezza, questa settimana è stato il turno dei rappresentanti della Chiesa cattolica, tra i quali oggi il cardinale Dew. Nel suo intervento l’arcivescovo di Wellington ha fatto pubblica ammenda per le responsabilità della Chiesa cattolica nei casi di abusi, a nome di tutti i vescovi e religiosi, anche del passato. “Non c’è alcuna scusante per le loro e nostre azioni che vi hanno causato del male”, ha affermato il porporato che ha nuovamente ringraziato i sopravvissuti per avere avuto il coraggio di denunciare e avere accettato di partecipare all’inchiesta della Royal Commission. “Avete parlato di abusi perpetrati da vescovi, preti, fratelli, sorelle e laici nella Chiesa cattolica. Persone di cui avreste dovuto fidarvi – ha proseguito -. Vi abbiamo ascoltato e riconosciamo di avervi causato dolore, ferite e traumi e che questo continua ad avere conseguenze nelle vostre vite”. Nel ribadire che “qualsiasi tipo di abuso è inaccettabile e indifendibile”, il cardinale Dew ha anche riconosciuto che queste violenze sono state rese possibili da un sistema e da una cultura nella Chiesa che – ha detto - vanno cambiati. “Avete parlato delle volte in cui noi, nella Chiesa, non siamo riusciti ad ascoltarvi, ad imparare da voi e in cui ci siamo rifiutati di ascoltare ciò ci dicevate” e “riconosciamo che questo ha aggravato il dolore e la sofferenza”, ha affermato. Il presidente dei vescovi ha quindi rinnovato le scuse per queste “risposte inadeguate”, “per tutto ciò che avremmo potuto fare ma non siamo riusciti a fare, e per le volte in cui siete stati respinti, ignorati, non creduti, sminuiti, dimenticati”. Infine l’impegno “a garantire una Chiesa sicura” e a porre le vittime e i sopravvissuti agli abusi al primo posto”. Da ricordare che la Chiesa cattolica neozelandese ha chiesto di essere coinvolta nell’inchiesta sin dall’istituzione della Royal Commission nel 2018 e che in questi due anni ha fornito un numero significativo di documenti per contribuire a fare luce su quanto avvenuto e assicurare il migliore aiuto possibile ai sopravvissuti. (LZ)
26 marzo - ITALIA Al via nel Duomo di Parma i restauri della Cappella dei Caduti, capolavoro dell’arte cristiana nel primo Novecento
Una testimonianza storica e artistica di anni cruciali per l’Italia, l’Europa e il mondo. La Cappella dei Caduti nel Duomo di Parma a cento anni dalla sua decorazione è oggetto in questi mesi di un importante lavoro di restauro. Commissionata nel 1919 dall’allora vescovo Guido Maria Conforti per rendere omaggio alla memoria dei 5700 parmensi deceduti durante la Grande Guerra, essa è espressione di una tappa significativa dell’evoluzione dell'arte sacra nel primo Novecento. La decorazione ad affresco fu affidata al pittore Biagio Biagetti, particolarmente apprezzato all’epoca in Italia e protagonista della scena artistica in Vaticano a partire dagli anni Venti: fu infatti Direttore artistico delle pitture delle Gallerie Pontificie e dei Palazzi Apostolici, fondatore e guida del Laboratorio di Restauro dei Musei Vaticani e direttore dello Studio Vaticano del Mosaico. Attivo nei grandi cantieri delle basiliche di Padova, Loreto, Udine e Treviso, suo anche il disegno per il mosaico della facciata della basilica della visitazione ad Ain Karim in Terra Santa, è stato tra i più vivaci partecipanti al dibattito sull’identità e il ruolo dell’arte cristiana, promosso dal futuro cardinale Celso Costantini. A confronto con capolavori di grandi maestri italiani come la cupola del Correggio o la Deposizione dell’Antelami, nel Duomo di Parma Biagetti lascia una delle testimonianze più significative dell’auspicato rinnovamento dell’arte sacra, sempre nel rispetto della tradizione: un obbiettivo da lui a lungo ricercato in anni di applicazione e studio. Qui infatti, alla scuola di Previati e Segantini, per rappresentare il mistero riesce a fondere e dissolvere la materia e il pensiero attraverso il colore . Il trionfo del Sacro Cuore di Gesù, l'allegoria della vittoria e della pace feconda, il sacrificio per l'altare e il focolare sono i temi affrontati nelle pareti della Cappella appartenuta ai conti Baiardi, famiglia colpita dalla perdita di un figlio durante la prima guerra mondiale. La tecnica è quella classica dell’affresco, ma Biagetti introduce un elemento innovativo: sulla superficie dell’intonaco stende pennellate di colore a secco, giustapposte secondo la tecnica divisionista, studiata da artisti come Segantini e Previati. Ne scaturiscono figure evanescenti, immateriali e una pittura profondamente moderna, di grande impatto visivo, ma alimentata dalla grande lezione del passato. E’ il caso del Cristo con le braccia aperte all’umanità, vestito di bianco, circondato da un alone di chiarore come in una Trasfigurazione, o delle figure femminili velate che partecipano al solenne corteo funebre degli eroi o, ancora, del solare trionfo militare con l’inedita raffigurazione del primo tricolore sventolante all’interno di una chiesa. 1921. Le quattro cifre dell’anno in cui il maestro pone mano ai pennelli sono ben visibili sul muro della Cappella. Ad un secolo di distanza le pitture versano in precarie condizioni conservative e da decenni si rendeva urgente un intervento di restauro. A raccogliere la richiesta di quanti da anni invocavano l’avvio dei lavori è stato l’attuale vescovo di Parma monsignor Enrico Solmi. Occorre porre rimedio sulle pareti e sulla volta alle lesioni strutturali di antica formazione, a quelle stimolate da recenti fenomeni sismici. Proprio a causa della tecnica mista affresco - tempera con numerosi particolari decorati con oro in foglia, le pitture si presentano in uno stato critico: in prossimità delle crepe murarie si osserva anche ad occhio nudo una marcata perdita di adesione dell’intonaco dallo strato sottostante e più ruvido della parete, chiamato dagli addetti ai lavori “arriccio”. Il restauro intende arrestare i fenomeni di deterioramento provocati da fessure, umidità, polvere: fattori che insieme al particolato atmosferico hanno contribuito ad un progressivo imbrunimento tonale della tavolozza di Biagetti. Iniezioni di malta idraulica sul supporto murario, opere di consolidamento strutturale, spolveratura e de-ragnatura, pulizia da muffe e microrganismi patogeni. Per queste delicate operazioni si prevedono sei mesi di lavori per un costo di 150mila euro che saranno finanziati da Bper Banca e tramite i fondi dell’Otto per Mille. L’obbiettivo è riconsegnare alla città e alla chiesa di Parma, così come a tutti gli amanti della storia dell’arte una testimonianza pittorica unica dell’epoca immediatamente successiva al liberty, troppo a lungo dimenticata. (PO)
26 marzo - MONDO Il 20 aprile la presentazione del “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo 2021” con nuovi studi
Conterrà due novità la quindicesima edizione del “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo” di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che sarà presentato a Roma il 20 aprile, alle 11, e parallelamente a Parigi e Madrid. In una mappa le nazioni saranno classificate in base ai livelli di discriminazione e persecuzione religiosa e 6 analisi regionali raggrupperanno i 196 stati del mondo per area geografica, con conclusioni sul rispetto o sulla violazione della libertà religiosa. L’altra novità, riferisce il portale di Aiuto alla Chiesa che Soffre, è l’inserimento di una nuova categoria di paesi denominata “in osservazione”, che comprende quegli stati in cui la libertà religiosa è minacciata. Gli autori del “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo 2021” sono, in totale, 30; si tratta di esperti, gruppi di ricerca di università e centri di studio di diversi continenti che hanno analizzato ogni nazione, negli ultimi due anni, secondo parametri oggettivi e una metodologia ben precisa. Il Rapporto, l’unico studio condotto da un’istituzione cattolica che analizza l’applicazione o il rispetto della libertà religiosa in tutti i paesi del mondo, e tra l’altro disponibile in sei lingue, viene pubblicato dal 1999 e presentato ogni due anni nei 23 uffici della Fondazione di diritto pontificio sparsi nei cinque continenti. Attraverso la pubblicazione, Aiuto alla Chiesa che Soffre vuole sottolineare l’importanza della libertà religiosa come diritto fondamentale e mettere in guardia contro il suo grave declino in molti aree geografiche, essendo la religione motivo di discriminazione, emarginazione e persecuzione per milioni di persone di tutte le fedi. Con il suo rapporto, Acs desidera sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di proteggere e difesa la libertà religiosa. Per la presentazione del Rapporto, diversi eventi sono stati programmati a San Paolo, Londra, Berlino, Manila e Toronto, ma, a causa della pandemia, la maggior parte si svolgeranno online. (TC)
26 marzo - SPAGNA Brucia il campo profughi dei Rohingya in Bangladesh. La solidarietà dei vescovi a tutte le persone colpite dall’incendio a Cox's Bazar
I vescovi della Sottocommissione episcopale per le Migrazioni e la Mobilità Umana insieme al Dipartimento delle Migrazioni della Conferenza episcopale spagnola, in un comunicato diffuso ieri sulla pagina web dell’Episcopato, hanno espresso la loro solidarietà a tutte le persone colpite dall’incendio di lunedì scorso, nel campo profughi dei Rohingya a Cox's Bazar, in Bangladesh. Sono 15 le persone che hanno perso la vita, circa 560 quelle rimaste ferite e altre 400 quelle disperse. Migliaia, inoltre, le case colpite dalle fiamme e circa 87.000 i rifugiati probabilmente interessati dal rogo. “La nostra solidarietà a tutte le persone e famiglie colpite dall'incendio a Cox's Bazar”, hanno scritto i presuli, “specialmente alle vittime e ai feriti. Così come al resto della popolazione dei Rohingya costretta a spostarsi e a rifugiarsi in altri campi profughi o in esilio”. I vescovi, condannando “tutti gli atti di violenza contro la comunità”, segregata e sottoposta a violazione dei diritti umani “in una prigione a cielo aperto”, hanno espresso sconcerto per questa emergenza umanitaria, che richiederebbe “un impegno immediato ed efficace di risorse” da parte delle nazioni; “una risposta - come ricordato da Papa Francesco e dalla Dottrina sociale della Chiesa -, di solidarietà, compassione, generosità”. Aderendo, dunque, all'appello per la pace che il Papa fece durante il suo viaggio in Myanmar e in Bangladesh tra novembre e dicembre del 2017, per “una pace basata sulla dignità e i diritti di ciascuna delle comunità che ritengono di avere la loro casa nel Paese", i vescovi hanno concluso riconoscendo e incoraggiando il lavoro svolto dalla Chiesa, soprattutto attraverso la Caritas, per assistere i rifugiati nei campi, e da tutte le altre istituzioni che lavorano affinché il popolo Rohingya possa vivere in sicurezza nel suo Paese d'origine. (AP)
26 marzo SIRIA Presto ad Homs la riapertura della Ishakian School e della chiesa armena di San MesrobSono in fase di ristrutturazione ad Homs, in Siria, la Ishakian School e la chiesa San Mesrob della comunità armena. Fortemente danneggiate dalla guerra, risalgono agli anni Venti, quando gli armeni si stabilirono nel quartiere di Al Hamidieh. La scuola, in particolare, era considerata un fiore all’occhiello offrendo, in lingua armena, una formazione di alto livello. Con i suoi 30 dipendenti, fra docenti e personale amministrativo, poteva accogliere fino a 225 studenti. A causa della guerra civile, però, i residenti della città vecchia di Homs sono stati costretti a lasciare le loro case e a fuggire altrove e Ishakian School e la chiesa San Mesrob sono state utilizzate da gruppi armati come ospedali, poi i bombardamenti le hanno parzialmente distrutte. Ora il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, MECC, si sta impegnando perché vengano restaurate e tornino ad accogliere la comunità armena. A collaborare anche le Chiese dei Paesi Bassi. “Temiamo che le famiglie sfollate non tornino in Siria - ha detto l’arcivescovo armeno ortodosso di Damasco, Armash Nalbandian - quindi, la nostra principale preoccupazione, dopo la liberazione di Homs, è stata la riabilitazione della chiesa e della scuola”. Per l’arcivescovo Nalbandian si tratta di un importante passo per rilanciare la vita sociale e locale della popolazione della città vecchia e della parrocchia. “Questa chiesa e questa scuola saranno il faro che riporterà i cittadini nella loro città e nei loro quartieri - ha aggiunto l’arcivescovo armeno ortodosso di Damasco -. La scuola fornirà istruzione agli studenti e opportunità di lavoro ai cittadini, incoraggiandoli a tornare. Organizzeremo messe e progetti di sviluppo per coloro che vivono in condizioni difficili - ha proseguito -. Useremo la sala della chiesa per organizzare incontri per giovani e abitanti della zona, indipendentemente dalla loro religione, per farli conoscere l’un l’altro, promuovere la comprensione reciproca e porre le basi per una convivenza pacifica e sicura”. È prevista anche, per donne e giovani, l’organizzazione di corsi di formazione professionale di sartoria, ricamo, fotografia, informatica e lingue, nonché di corsi di doposcuola per gli studenti. (TC)
26 marzo - ITALIA Nell’arcidiocesi di Catania, sospesa nei sacramenti la presenza di padrini e madrine per recuperarne l’identità e la missione ecclesiale
Dal 25 maggio, nell’arcidiocesi di Catania, “ad experimentum e ad triennium”, per la celebrazione dei sacramenti del Battesimo e della Cresima non sarà necessaria la presenza di padrini e madrine. Lo ha stabilito con un decreto l’arcivescovo, monsignor Salvatore Gristina, spiegando che, “nell’odierno contesto socio-ecclesiale la presenza dei padrini e delle madrine risulta spesso una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale, in cui rimane ben poco visibile la dimensione della fede”, e che, inoltre, “la situazione familiare complessa e irregolare di tante persone proposte per assolvere questo compito rende la questione ancora più delicata”. Il presule precisa che “la secolare tradizione della Chiesa vuole che padrino o madrina accompagnino il battezzando o il cresimando perché gli siano di aiuto nel cammino di fede”, ma che ad esigere la loro presenza “non è la celebrazione in quanto tale, ma la crescita nella fede del battezzando o del cresimando, per cui essi dovranno essere credenti solidi, capaci e pronti a sostenere nel cammino della vita cristiana”. Il Codice di diritto canonico, però, al canone 872, non ne prescrive l’obbligatorietà. Per tale motivo monsignor Gristina ha disposto la “sospensione temporanea dei padrini nella celebrazione dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione”, e ciò “allo scopo di verificare la possibilità di recuperarne l’identità e la missione ecclesiale” (TC)
26 marzo - INDIA Delusione nella Chiesa per il nuovo rifiuto della libertà su cauzione a padre Swamy, il Gesuita detenuto da ottobre per sedizione
Ennesimo rifiuto al rilascio su cauzione di padre Stan Swamy, l’anziano gesuita indiano attivista per i diritti degli indigeni nello Stato del Jharkhand, arrestato lo scorso 8 ottobre dall’agenzia antiterrorismo indiana (Nia) con l’accusa di presunti legami con i ribelli maoisti e sedizione. Il 22 marzo la Corte speciale della Nia ha nuovamente respinto l’istanza di scarcerazione presentata dai legali, nonostante le precarie condizioni di salute del sacerdote, affetto, tra l’altro, da Parkinson e con difficoltà di deambulazione. Secondo il giudice, le prove a carico del religioso, avrebbero solidi riscontri. In particolare, la corte ha fatto riferimento a oltre 140 e-mail, a suo dire, compromettenti scambiate tra padre Swamy e altri imputati e al fatto di avere ricevuto 800mila rupie per sostenere i ribelli maoisti. Elementi da cui, afferma l’ordinanza, “si può dedurre che il ricorrente, insieme ad altri membri dell'organizzazione fuori legge, abbia tramato un grave complotto per creare disordini nell'intero Paese e per rovesciare il governo politicamente e con il ricorso la forza". Affermazioni definite “assurde“ dal confratello Cedrik Prakash, SJ, anch'egli impegnato da anni per i diritti umani e che in questi mesi ha sostenuto attivamente la campagna per la sua liberazione. “Accompagnare i poveri e i vulnerabili, gli sfruttati e gli esclusi nella loro ricerca di una società più umana e giusta e pienamente nel quadro della Costituzione non si tratta di rovesciare alcun governo", ha dichiarato il sacerdote, ribadendo in un post su Facebook che la detenzione un uomo in questo stato di salute e con nessuna prova consistente di un suo coinvolgimento in attività antinazionali e è una vergogna per l’India. In un’intervista al quotidiano on-line “Matters of India”, padre Prakash ricorda il suo lavoro indefesso per gli Adivasi (le popolazioni tribali dell’India) e per tutti gli emarginati nella società indiana, sempre nel rispetto della legge. Delusione e tristezza per la decisione è stata espressa, a nome di quanti si sono battuti in questi mesi per la sua liberazione, anche da padre Arockiasamy Santhanam, segretario del Forum nazionale degli avvocati di religiosi e sacerdoti che ricorda che la libertà su cauzione per una persona in attesa di giudizio è un diritto quando non ci sono pericoli di fuga e di inquinamento delle prove. "Non si tratta di una persona che fuggirebbe da un processo legale e ha sempre collaborato con la polizia e la Nia”, ha dichiarato a “Matters on India. "La custodia cautelare illimitata non può essere una punizione per accuse non dimostrate ". Suor Sujata Jena, avvocato e attivista per i diritti umani punta il dito contro un sistema giudiziario ingiusto: “Il Preambolo della nostra Costituzione afferma che la giustizia è la prima cosa che lo Stato vuole garantire. Eppure, adesso l’unica cosa che sembra contare è il potere” ha detto la religiosa della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Secondo suor Edelin Kujur, assistente sociale a Calcutta, il sacrificio di padre Swamy per i poveri e gli emarginati non sarà vano. Detenuto a Mumbai nonostante l'età e la malattia, padre Swamy è in carcere dallo scorso ottobre insieme ad altri 15 attivisti sociali per i diritti degli Adivasi, tutti accusati, in base alla "Unlawful activities prevention act" (Uapa), di terrorismo e di complicità con i ribelli maoisti. Il sacerdote è accusato, tra l’altro, di essere coinvolto nei disordini scoppiati nel 2018 a Bhima-Koregaon, nello Stato del Maharashtra. Per la sua liberazione in questi mesi si è mobilitata tutta la Chiesa in India e non solo. Gli appelli - compreso quello rivolto da tre cardinali indiani lo scorso gennaio durante un incontro con Primo Ministro Narendra Modi - non hanno tuttavia sortito alcun effetto. (LZ)
26 marzo - PERÙ Settimana Santa. Lettera dei vescovi al popolo di Dio: “Non c'è gloria senza croce, non c'è risurrezione senza morte”
(A pochi giorni dall’inizio della Settimana Santa, dal 29 marzo al 4 aprile, i vescovi del Perù hanno diffuso ieri la loro “Lettera al popolo di Dio”, invitando i fedeli, in questo tempo di pandemia, ”a condividere e vivere insieme il grande mistero della nostra fede: la passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente, che ha dato la sua vita per salvarci”. Quest’anno, non potendo vivere insieme le celebrazioni della Settimana Santa, a causa delle norme restrittive adottate dal governo per arginare la diffusione della pandemia di coronavirus, i presuli nella loro lettera hanno assicurato ai fedeli la loro vicinanza: “Sappiate che sarete nei nostri cuori e pregheremo per voi, per la vostra salute, quella delle vostre famiglie e per tutte le vostre intenzioni”. “Sappiamo bene – hanno continuato - cosa state passando, conosciamo le vostre sofferenze, le vostre incertezze e le vostre preoccupazioni, perché vi siamo molto vicini e continueremo ad accompagnarvi in questo tempo di dura prova”, “in questa lunga Via Crucis che stiamo vivendo nella nostra carne da più di un anno”. Sviluppando una serie di riflessioni, in questo tempo segnato “da sofferenza, angoscia e morte”, i vescovi hanno esortato i cattolici a riunirsi “come famiglia, come Chiesa domestica” e a contemplare il Crocifisso, a volgere il loro sguardo di fede a Lui e scoprire ancora una volta la grandezza dell'amore divino, perché è in questo dialogo con Lui – hanno osservato - che “troviamo il senso della vita, della storia, delle prove, anche della morte; ma troviamo anche l'ispirazione per continuare il nostro pellegrinaggio, con la pace nel cuore e con la fiducia che Dio si è fatto compagno di viaggio”.Ricordando poi le testimonianze di fede incrollabile dei laici, che hanno veramente “abbracciato la croce redentrice”, continuando ”a lottare con coraggio per superare le sofferenze causate dalla pandemia e da altre situazioni della vita”, l’Episcopato ha incoraggiato i peruviani a vivere questa dura Quaresima, “portando la croce a testa alta, con il cuore pieno di speranza, sapendo bene a chi abbiamo dato la nostra fiducia”. “Per il cristiano – hanno sottolineato - non c'è gloria senza croce, non c'è risurrezione senza morte”, e anche se può sembrare in un primo momento che tutto rimanga sempre uguale, non è così: “Cristo è risorto!” Ed è risorto, rimanendo con noi per sempre nell’Eucaristia, anche per redimere la nostra storia oggi. I vescovi hanno concluso la loro lettera con la preghiera che il Signore ci faccia sperimentare “la gioia della sua luce, la luce del Risorto”, e che tutti possiamo essere “portatori della sua luce, in modo che, attraverso la Chiesa, lo splendore del volto di Cristo risorto entri nel mondo e illumini questa notte oscura della pandemia”. “Col passare dei giorni, la speranza comincia a profilarsi, una luce comincia a brillare: la tomba è vuota, la pietra è stata spostata e il cuore sente che qualcosa di grande è successo”. (AP)
25 marzo - TERRA SANTA Il patriarca Pizzaballa: la salvezza è nell’incontro personale con Dio, non nelle messe virtuali e nei social
“Oggi veniamo qui per portare questo nostro faticoso vissuto davanti alla Vergine di Nazareth e per chiedere a noi stessi cosa possiamo imparare da quanto abbiamo sperimentato”: è quanto ha detto oggi il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa che ha celebrato a Nazareth la Messa per la solennità dell’Annunciazione. Per il patriarca la risposta a tutto consiste nell’ascoltare e compiere la Parola di Dio. “Fede e vita si devono parlare a vicenda”, ha spiegato, e oggi, giorno in cui si celebra “il sì di Maria che ha permesso a Dio di irrompere nella realtà del mondo, assumendo la nostra stessa carne”, l’incarnazione ci dice quanto Dio ami l’umanità. “Il mondo non è mai stato un’isola felice: problemi di ogni genere, ingiustizie, divisioni, guerre, malattie ci sono oggi come nel passato e sempre - ha aggiunto monsignor Pizzaballa -. Ma tutto questo non ha impedito in alcun modo il compiersi del progetto di Dio in un mondo così. Il Suo desiderio di salvezza non è stato fermato dalla nostra disobbedienza: Lui si è fatto uno di noi, perché ci ha amati come siamo”. Per il patriarca latino di Gerusalemme si tratta “di vivere nella certezza che questo mondo, per quanto ferito e offeso, è comunque il Luogo nel quale Dio si è manifestato e nel quale ci ha incontrato, e dove ancora oggi Lo incontriamo”. Ma se “sempre più spesso, e soprattutto in questo ultimo anno, nella scuola, nel lavoro e addirittura nella Chiesa”, ci sono stati più incontri virtuali che reali a causa del lockdown, e se la tecnologia ha permesso di mantenere un minimo di socialità, “non è attraverso la tecnologia che incontreremo il Signore”. “Non saranno le messe virtuali a salvarci, e nemmeno i social, ma l’incontro personale con Lui” ha affermato monsignor Pizzaballa. Il patriarca ha aggiunto che “il mistero che oggi celebriamo è anche un invito … a ritrovare nella propria vita, personale e comunitaria, così come essa è, i segni della presenza di Dio, il luogo dove incontrarlo”, che “abbiamo bisogno di recuperare uno sguardo positivo e sereno sulla Chiesa e sul mondo, ancora oggi abitato dalla Sua presenza” e che “il male, il dolore, le ingiustizie e le nostre solitudini non possono essere l’unica voce che ci interpella”. “In questo mondo, in questa società, in questa Chiesa, siamo invitati a pronunciare il nostro ‘sì’ a Dio che ci chiama per il suo progetto di salvezza - ha sottolineato monsignor Pizzaballa -. Un ‘sì’ che si traduce poi in azione concreta e positiva per il bene e per la giustizia”. Nella sua omelia il patriarca latino di Gerusalemme ha inoltre precisato che è lo Spirito Santo a donare agli uomini “la capacità di cogliere dentro i vari passaggi della storia l’opera di Dio” e che oggi più che mai c’è “bisogno di testimoni che ci aiutino a stare di fronte ai fatti della vita con speranza e fiducia”, di una comunità di credenti “con uno sguardo libero e sereno sulla vita del mondo, senza paura e desiderosa di costruire e promuovere il bene e la giustizia”. Infine monsignor Pizzaballa ha avuto un pensiero per la Terra Santa. “Ci è necessaria la fiducia nello Spirito che dona alla nostra Chiesa la capacità e la determinazione di compiere la Sua Parola - ha rimarcato -. Troppo spesso, infatti, ci rinchiudiamo dentro i nostri problemi, che diventano il nostro unico orizzonte. Siamo sempre così presi dalle piccole faccende della vita, dalle cose da fare, o anche dai grandi progetti, che ci dimentichiamo l’essenziale: l’esistenza ha senso solo se si apre all’amore”. Il patriarca latino di Gerusalemme ha concluso la sua omelia chiedendo alla Vergine di Nazareth di accompagnare e sostenere la Chiesa di Terra Santa e di renderla feconda di nuova e gioiosa vita per il bene di tutti. (TC)
25 marzo - ITALIA Da monsignor Sorrentino l’invito a pregare il 27 marzo, nello “spirito di Assisi”, per il Mozambico
Sarà dedicata al Mozambico la preghiera del 27 marzo in ricordo dello storico incontro per la pace di Assisi del 1986. L’invito è a pregare per questa intenzione nell’arco della giornata, ciascuno per conto proprio. L’appuntamento voluto dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra- Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino e portato avanti dalla Commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi”, si ripete con cadenza mensile, in memoria dell’iniziativa promossa da Giovanni Paolo II. “In questo mese vogliamo raccogliere il grido che proviene dal Mozambico e che diviene supplica e preghiera - scrive nell’invito alla preghiera, monsignor Sorrentino -. Dalle testimonianze dirette che ci provengono dai villaggi più interni e soprattutto dai distretti della provincia Nord-Est, diverse fazioni (gruppi jihadisti, esercito, compagnie militari private) si rendono protagonisti di crimini e violenze efferate”. Il presule riferisce che nei giorni scorsi sono state raccolte testimonianze circa la decapitazione di bambini inermi e che questa situazione, iniziata all’incirca nel 2017, ha provocato un numero elevato di vittime ma anche una folla di profughi interni che vagano alla ricerca di una qualche forma di assistenza. Alla situazione politica instabile e insicura, prosegue il vescovo di Assisi-Nocera Umbra- Gualdo Tadino, si sono aggiunti i gravissimi danni provocati dal ciclone Kenneth abbattutosi nel Paese nel 2019 e dalle alluvioni dell’inizio dello scorso anno. “La nostra preghiera che si rivolge al Dio misericordioso, chiede anche di risvegliare la solidarietà internazionale e la comunità politica affinché si possa intervenire efficacemente a sostegno di chi è indifeso” aggiunge il presule. Volendo dare seguito all’intuizione di Giovanni Paolo II che nell’incontro orante per la pace del 1986, alla presenza di tanti rappresentanti di religioni diverse, inaugurò lo “spirito di Assisi”, monsignor Sorrentino conclude il suo invito invocando Dio perché ascolti “la voce che, in tante lingue diverse, da tanti luoghi del mondo, invoca il dono della pace e la conversione dei cuori”. (TC)
25 marzo - COLOMBIA Giornata Nazionale per la Vita. I vescovi: “Volgiamo il nostro sguardo alla Santa Famiglia per imparare ad essere custodi e difensori della vita”
I vescovi colombiani, oggi, nella solennità dell'Annunciazione e nel contesto dell'Anno della Famiglia Amoris Laetitia, indetto da Papa Francesco, in un messaggio firmato da monsignor Juan Vicente Córdoba Villota, vescovo di Fontibón e presidente della Commissione episcopale per la Promozione e la Difesa della Vita, hanno esortato i fedeli a vivere questo 25 marzo, Giornata Nazionale per la Vita, rivolgendo il loro sguardo alla Santa Famiglia “per imparare ad essere custodi e difensori della vita”. "Di fronte alla cultura della morte che vuole imporsi nel nostro tempo - hanno affermato -, siamo chiamati ad essere custodi della vita", perché essa è un dono che viene dalla misteriosa e generosa volontà di Dio e “la Chiesa, che è Madre, ci invita a curare, custodire e difendere ogni vita umana, dal concepimento alla sua fine naturale”. I presuli hanno espresso il loro ringraziamento “a tutte quelle persone e istituzioni che, mosse dalla loro fede o dall'umana solidarietà”, in ambito ecclesiale e civile realizzano tante iniziative per promuovere con coraggio la cultura della vita: coloro che accompagnano le donne incinte in situazioni vulnerabili; i legislatori e le autorità che lavorano per difendere il diritto alla vita; coloro che si prendono cura degli anziani e dei malati terminali; e “tutte le persone e istituzioni che difendono e promuovono la vita in tutte le sue dimensioni sul nostro pianeta, la casa comune al servizio di tutti senza discriminazione, sostenendo l'apostolato dell'ecologia integrale a favore di tutta l'umanità". Invitando i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici a mantenere un fermo impegno a difendere la vita, i vescovi hanno concluso chiedendo l'intercessione della Santa Famiglia di Nazareth "affinché ci renda apostoli del Vangelo della Vita". (AP)
25 marzo - ITALIA Festa dell’Annunciazione. Monsignor Delpini ai medici: vostra dedizione generosa fino all’eroismo
“In questi mesi di pandemia la dedizione generosa fino all’eroismo ha caratterizzato il personale sanitario. Non sempre è stato riconosciuto, non sempre le richieste di aiuto e la speranza di guarigione si è espressa con il realismo e la comprensione che ci si possono aspettare, talora invece di attese sono state pretese irrealistiche, talora il servizio prestato invece che un grazie ha ricevuto reazioni sgarbate. Anche questo interroga il principio del dono e chiede di essere disponibili a perdonare, a ricambiare il male con il bene, a continuare a professare: ‘Ecco, vengo per fare la volontà del Signore, che io possa essere un dono, in ogni circostanza e ambiente, sempre, per tutti’”. Così l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nell’omelia alla Messa celebrata in occasione della Festa dell’Annunciazione del Signore questa mattina presso la chiesa dell’Annunciata interna all’Università degli Studi, nell’antica sede della Ca’ Granda. Il presule ha esordito ricordando che ci sono uomini per i quali la vita si fonda sulla paura e altri uomini per i quali, invece, tutto è mercato, l’esistenza stessa si fonda sulla contrattazione. Contro queste logiche aberranti l’Angelo è andato da Maria per annunciarle che è piena di grazia, una grazia gratuita che annulla la paura e non chiede nulla in cambio. Ed è proprio questo annuncio e il sì in risposta che questo riceve che inquadrano la vita umana nella giusta prospettiva: quella del dono di sé per gli altri, sull’esempio di Maria e di Gesù. Un principio, quello del dono, che poi diventa vocazione, quella che proprio oggi in questo tempo di pandemia si ritrova nell’operato quotidiano dei sanitari. “Un ospedale è un sistema complesso in cui si incontrano e si fecondano e talora si scontrano tante dimensioni - ha sottolineato l’Arcivescovo - quella della malattia e della fragilità, quella della cura e dell’assistenza, quella della ricerca e della scienza, quella della politica e delle risorse finanziarie”. “Tutte queste dimensioni hanno un’anima e quest’anima ispira tutta la vita dell’ospedale. Quest’anima è abitata dall’annunciazione dell’Angelo che rivela e tiene vivo il principio del dono: la vita è dono e la risposta al dono è decidere di donarsi, di dedicarsi a prendersi cura dei fratelli e delle sorelle”, ha concluso. (RB)
25 marzo - ZIMBABWE Leader cristiani: “Trovare la gioia nella verità”
“Trovate la gioia nella verità”: si apre così la dichiarazione diffusa dalla Churches Convergence on Conflict and Peace (Cccop), organizzazione cristiana dello Zimbabwe che opera nel campo della promozione della pace. Tra i suoi membri c’è anche la Commissione episcopale cattolica Giustizia e pace. La nota è stata pubblicata ieri, 24 marzo, in occasione della Giornata internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime. La ricorrenza è stata proclamata dall’Onu nel 2010. La Cccop sottolinea, in particolare, “il ruolo della verità negli sforzi di pace”, sottolineando come essa "crei la base per la riconciliazione, agevolando un ambiente favorevole dove si incontrano sia i colpevoli che le vittime". La verità, inoltre, porta alla luce la realtà di coloro che “usano la violenza come strumento di potere, ad esempio in politica” e garantisce “lo svolgimento corretto dei fatti fino alla pace”, permettendo anche la comprensione reciproca e lo sviluppo della giustizia. In quest’ottica, i rappresentanti dell’organizzazione cristiana invitano gli organismi ecclesiali in Zimbabwe a “riflettere sulla loro chiamata alla verità e sulle risposte che essi danno sulla riconciliazione e le sfide che si incontrano nel caso di violazioni dei diritti fondamentali delle persone". Ribadendo, poi, che, come sancito dalla Costituzione nazionale, “lo Stato è obbligato a proteggere e promuovere la dignità umana”, la Cccop esorta il governo “a rispondere di qualsiasi mancanza nel garantire alla popolazione la giusta protezione e nel trovare rapidamente un rimedio ai danni subìti” nel campo dei diritti umani. Essi, infatti – aggiunge la nota – sono presenti anche “nel Vangelo e in alcuni passi della Bibbia, in quanto Parola di Dio su cui si basano i valori cristiani ed i principî della dottrina sociale della Chiesa”. Da ricordare che la Giornata del 24 marzo coincide con l’anniversario della morte dell’Arcivescovo di El Salvador, Oscar Arnulfo Romero, che fu ucciso il 24 marzo del 1980 mentre celebrava la Santa Messa proprio a causa del suo impegno nella denuncia delle violazioni dei diritti dmani delle persone più indifese del Paese centroamericano. Beatificato nel 2015, Monsignor Romero è stato poi canonizzato nel 2018. (IP)
25 marzo - POLONIA #coronavirus Comunicato congiunto di Ministero Salute e Conferenza episcopale: contro terza ondata serve responsabilità di tutti
“Solo il nostro approccio corresponsabile alla lotta contro l'epidemia ci salverà dalla necessità di introdurre nuove norme di sicurezza più restrittive”. Così in un comunicato congiunto tra Ministero della Salute e Conferenza episcopale – pubblicato anche sul sito dell’Episcopato - il ministro Adam Niedzielski e il segretario generale dei vescovi, monsignor Artur Miziński avvertono sui rischi di sottovalutare la terza ondata della pandemia da Coronavirus attualmente in corso in Polonia dove oggi si è registrato il dato record di oltre 35mila contagiati in un giorno e 520 decessi. “La terza ondata di epidemia è un dato di fatto ed è attualmente la più grande minaccia per la salute e la vita dei polacchi. Dato il numero crescente di infezioni, non si può rimanere indifferenti. Oggi abbiamo bisogno di responsabilità, sia individuale che collettiva, che accanto al vaccino, è la nostra arma più importante nella lotta contro l'epidemia – scrivono - pertanto, sia le autorità laiche che quelle ecclesiastiche chiedono questa responsabilità. La nostra preoccupazione comune oggi è proteggere la salute e la vita di tutti, motivo per cui siamo tutti chiamati nella stessa misura a mantenere le regole e le restrizioni sanitarie ed epidemiologiche esistenti. Seguendole, mostriamo preoccupazione per i nostri connazionali. La salute e la vita sono sempre il massimo bene temporale. La mancanza di cura per la salute e la vita propria e degli altri agisce contro la solidarietà sociale e contro gli insegnamenti della Chiesa cattolica”. “Guidati dalla preoccupazione per la vita e la salute dei fedeli che partecipano alla vita della Chiesa, ci appelliamo a tutti i parroci ad adottare un approccio molto serio alle regole applicabili riguardo al numero di fedeli che possono partecipare contemporaneamente alle celebrazioni – si legge ancora - questo appello sarà supportato da una lettera indirizzata dai vescovi a tutte le parrocchie, indicando chiaramente che le norme sanitarie ed epidemiologiche siano rigorosamente rispettate. Solo il nostro approccio corresponsabile alla lotta contro l'epidemia ci salverà dalla necessità di introdurre nuove norme di sicurezza più restrittive”. (RB)
25 marzo - COLOMBIA Rapporto Annuale del Banco Alimentare di Bogotà: ottenuti risultati senza precedenti
Dall’inizio della crisi sanitaria, il Banco alimentare di Bogotà (BAB) è riuscito a consegnare quasi 30 milioni di chili di prodotti in tutto il Paese, a beneficio di 1 milione e 500 mila persone, si legge in un comunicato pubblicato ieri sulla pagina web dell’Episcopato. I dati del Rapporto Annuale, resi noti il 15 marzo, nei locali del BAB, in occasione dell’Assemblea Annuale, hanno superato ogni aspettativa. Grazie al sostegno di 1.150 studenti, l'energia di più di 3.900 volontari e la spinta di un team di 130 collaboratori, il BAB è riuscito a concludere l'anno con i migliori risultati della sua storia, “dimostrando che nel Paese esiste una cittadinanza attiva che vuole contribuire alla Giustizia Sociale”. L’emergenza sanitaria, infatti, non è riuscita a fermare il Banco Alimentare di Bogotà, anzi ha accelerato gli sforzi di più di 15.000 donatori di buon cuore. Anche “quando le previsioni a causa della pandemia erano contro di noi e le sfide si moltiplicavano giorno dopo giorno – ha dichiarato padre Daniel Saldarriaga Molina, direttore esecutivo del BAB - abbiamo realizzato l'impensabile". A presiedere l’Assemblea, monsignor Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotà e Primate della Colombia, il quale ha ricordato, nel suo intervento, come il Banco Alimentare di Bogotà, “un simbolo delle battaglie che, per amore, dobbiamo combattere a favore dell'umanità", sia stato fondato 20 anni fa da monsignor Pedro Rubiano Saenz, con il sostegno degli imprenditori Gonzalo Restrepo e Arturo Calle. Il BAB ha consegnato aiuti nelle città di Bogotà, Cundinamarca, Quibdó, Riohacha, Cúcuta, San Vicente del Caguán, El Salado, Cartagena, Leticia, San Andrés, Providencia e Buenaventura, per nominarne solo alcune. Un risultato clamoroso, in un anno senza precedenti. L’Assemblea si è chiusa, dunque, con i ringraziamenti a centinaia di donatori per la loro generosità e l’invito a tutti i colombiani ad unirsi anche nel 2021, anno in cui si festeggia il 20.mo anniversario del BAB, a questa crociata contro la fame. (AP)
25 marzo - ITALIA L’Anno di Volontariato Sociale giunge alla sua 40.ma edizione
Compie 40 anni la proposta dell’Anno di Volontariato Sociale (AVS) della Caritas. L’invito, ancora oggi, è rivolto a ragazze e ragazzi per un anno di servizio a tempo pieno e gratuito. L’iniziativa, si legge in un comunicato di Caritas Italiana, nasce negli anni Ottanta. Al Convegno ecclesiale “Evangelizzazione e Promozione Umana”, organizzato dalla Conferenza episcopale italiana a Roma dal 30 ottobre al 4 novembre 1976, la Commissione di studio dedicata a “Evangelizzazione, Promozione Umana e i problemi degli emarginati in Italia” chiedeva di promuovere il servizio civile in sostituzione di quello militare “come scelta esemplare e preferenziale dei cristiani, e di allargare le proposte di servizio civile anche alle donne”. Qualche mese dopo, stipulata una convenzione col Ministero della difesa per il servizio civile degli obiettori di coscienza, Caritas Italiana iniziava una riflessione, con il coinvolgimento di varie forze dell’associazionismo giovanile cattolico, per definire un progetto concreto e nel 1981, a Vicenza, quattro ragazze davano inizio alla prima esperienza di AVS con un mandato ufficiale del vescovo. Nel corso degli anni l’esperienza dell’AVS si è consolidata, le Caritas diocesane coinvolte sono state circa 70, quelle nelle quali è stata registrata una certa continuità sono una ventina, soprattutto in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Emilia Romagna e Marche. L’AVS non è riuscito a decollare al Sud e nelle Isole, nonostante alcune esperienze significative realizzate in alcune diocesi e un forte impegno di promozione da parte della Caritas Italiana. Quasi ogni anno non sono mancati, oltre alle ragazze, anche alcuni ragazzi esenti o dispensati dagli obblighi di leva, e in tanti hanno aderito nell’anno successivo all’esame di maturità. L’Anno di Volontariato Sociale si svolge normalmente in piccoli gruppi: ogni Caritas Diocesana si avvale di una coordinatrice e in genere di un’équipe che progetta, accompagna e verifica l’andamento e i concreti cammini delle persone. L’esperienza include l’aiuto agli indigenti, attraverso azioni e servizi con persone e in contesti caratterizzati da povertà, emarginazione, esclusione sociale, privilegiando l’attenzione a donne in difficoltà, ragazze madri con problemi, donne immigrate; vita comunitaria in piccoli gruppi, con autogestione dell’alloggio e del vitto, talvolta anche con l’accoglienza temporanea di ospiti, secondo uno stile di sobrietà; formazione ai temi della pace e della solidarietà, per sostenere le motivazioni al servizio e le modalità concrete nei singoli ambiti operativi; animazione sul territorio con la partecipazione a momenti di sensibilizzazione sui temi del servizio, della solidarietà, della pace presso scuole, associazioni giovanili, parrocchie. (TC)
25 marzo - FRANCIA La diocesi di Évry lancia “Sinodo dei bambini”: “Anche loro hanno cose da dire”
“Anche i bambini hanno cose da dire”: con questo motto, la diocesi di Évry-Corbeil-Essonnes, in Francia, lancia un “Sinodo dei bambini” attraverso progetto specifico loro dedicato che proseguirà fino al 2022. L’iniziativa è stata pensata dal vescovo locale, Monsignor Michel Pansard, in concomitanza dei preparativi che tutte le Chiese locali stanno avviando in vista della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi indetta da Papa Francesco per il 2022 sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Il cammino di preparazione promosso dalla diocesi di Évry vuole coinvolgere tutti i fedeli, quindi anche i più piccoli, perché “la loro partecipazione non è trascurabile”, spiega una nota. In particolare, i bimbi sono invitati a vivere tre momenti: di gioco, di scoperta della Bibbia e di riflessione. La prima fase consiste nel realizzare, seguendo un apposito video tutorial su YouTube, un origami rappresentante una chiesa, che dovrà essere dipinta, decorata ed inviata entro il 30 giugno 2021, per posta, alla sede diocesana. Tutti gli origami pervenuto verranno utilizzati, da marzo a giugno 2022, per addobbare le parrocchie diocesane e per mostrare a tutti i fedeli “la Chiesa che i bambini sognano”. Il secondo momento, invece, quello della scoperta della Bibbia, suggerisce ai più piccoli di leggere alcuni passi del Vangelo di Giovanni, in particolare i versetti 13, 34-35, in cui Gesù dice ai discepoli: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”. La terza fase, infine, quella della riflessione, presenta alcune domande alle quali i più piccoli possono rispondere o da soli o insieme ai loro coetanei. Ad esempio, si chiede: “In quali momenti della tua vita senti che Gesù è con te? Cosa fai per agire sull’esempio di Gesù? Come vuoi agire per salvaguardare il Creato che Dio ci ha dato? Che tipo di Chiesa sogni, da grande?”. Ognuno è poi invitato a sintetizzare le sue risposte in una lettera, un cartellone, una canzone o un video e ad inviare il materiale, sempre entro il 30 giugno, alla sede diocesana che lo terrà in considerazione in vista dell’Assemblea sinodale del prossimo anno. (IP)
25 marzo - ITALIA In un anno dalle mense francescane più di 500mila pasti per i bisognosi. Per Pasqua ceste di alimenti e pranzi ai più colpiti dalla pandemia
Sono oltre 500mila i pasti distribuiti dalle 14 mense francescane sostenute dal progetto solidale dell’Antoniano “Operazione Pane” nell’ultimo anno. Oltre il 40% in più rispetto all’anno precedente. Ogni mese, riferisce un comunicato stampa della Antoniano Onlus, vengono offerti circa 36mila pasti e quasi 1.200 al giorno. E ora in tutta la penisola si preparano pranzi speciali, colombe solidali e uova di Pasqua per i bambini più fragili, per cercare di trasmettere serenità e speranza anche alle persone e alle famiglie che, a causa della pandemia, si trovano in situazioni disagiate. “L’emergenza Covid-19, oltre a generare una drammatica crisi sanitaria, sta indebolendo fortemente anche il tessuto sociale, peggiorando la condizione dei più fragili e mettendo in difficoltà tante famiglie”, sottolinea il direttore dell’Antoniano fr. Giampaolo Cavalli. Tra i nuovi ospiti delle mense francescane, spiega il religioso, oggi ci sono tante persone che hanno perso il lavoro in seguito all’emergenza sanitaria e che spesso fanno anche fatica a chiedere aiuto, “perché provano quasi vergogna per la loro nuova condizione”. “Le persone che hanno bisogno di aiuto non possono essere lasciate sole - aggiunge fr. Cavalli - soprattutto in questa situazione così difficile. Operazione Pane tiene unite le mense francescane e ci aiuta a non dimenticare nessuno: a mettere in tavola un pasto caldo per tutti e a fare in modo che le nostre porte restino sempre aperte in sicurezza, nonostante le grandi difficoltà del momento”. Le realtà francescane italiane sostenute dal progetto “Operazione Pane”, di cui beneficia anche una realtà francescana in Siria, si trovano a Roma, Palermo, Catanzaro, La Spezia, Torino, Verona, Bologna, Pavia, Monza, Milano, Lonigo, Voghera e Baccanello. In questi mesi si sono tutte riorganizzate per continuare a restare accanto ai più fragili, nel rispetto delle disposizioni delle autorità per il contenimento della pandemia, attivando la distribuzione di kit alimentari all’aperto, organizzando colloqui a distanza per raccogliere le richieste di aiuto dei più fragili e distribuendo pacchi alimentari a domicilio. In occasione della Pasqua, a Palermo, la Mensa del Padre Abraham consegnerà agli ospiti le “scatole scalda cuore”, preziose confezioni piene di regali raccolti tra la gente per aiutare i senza fissa dimora e le famiglie che si rivolgono ai frati. A Torino le famiglie della Mensa e del Centro di Ascolto Sant’Antonio, raddoppiate rispetto allo scorso anno, riceveranno uno speciale pacco alimentare, colombe e uova di Pasqua. A Bologna, sede della mensa Padre Ernesto dell’Antoniano che coordina l’intero progetto “Operazione Pane”, i frati e i volontari resteranno accanto ai più fragili preparando per loro un pranzo speciale con dolci di Pasqua. Anche le 80 famiglie accolte dall’Antoniano riceveranno un dono: ceste piene di prodotti alimentari e uova di Pasqua per gli oltre 160 bambini sostenuti dall’organizzazione. (TC)
25 marzo - BRASILE 50.mo anniversario Mese della Bibbia, le celebrazioni previste per il mese di settembre
Sarà festeggiato quest’anno a settembre il 50.mo anniversario del Mese della Bibbia, il cui tema è la Lettera di San Paolo Apostolo ai Galati e il motto: "Perché siete tutti uno in Cristo Gesù" (Gal 3,28d). Per prepararsi alla ricorrenza, informa il sito della Conferenza episcopale del Brasile, sono stati elaborati due opuscoli dalla Commissione pastorale per l'animazione biblico-catechetica dei vescovi, con lo scopo di aiutare le comunità e le parrocchie ad approfondire la loro comprensione biblica della Bibbia. L’autore dei testi, prof. Joel Ferreira che è docente di Scienze Religiose alla Pontificia Università Cattolica di Goiás, spiega che oltre alle sue forti caratteristiche teologiche e dottrinali, la Lettera ai Galati è “una delle migliori riflessioni bibliche sulla libertà umana e sul potere liberatorio della fede in Gesù Cristo. Dal Battesimo e dalle vesti di Cristo, siamo tutti figli di Dio in unità”. Il docente precisa, poi, che nel testo si affrontano soprattutto due temi: il conflitto nel primo cristianesimo che coinvolgeva gli ebrei-cristiani e i gentili-cristiani: "Gli ebrei convertiti al cristianesimo volevano che i gentili osservassero due leggi: quella della circoncisione e quella dei puri/impuri - ha detto - questo fu risolto in una riunione a Gerusalemme dove Pietro, Giacomo e Giovanni ascoltarono Paolo, Barnaba e Tito e stipularono un accordo affinché i due gruppi si rispettassero a vicenda e comprendessero la libertà in Cristo. L'importante era avere unità". I testi di riferimento sulla Lettera ai Galati e i sussidi preparatori per il Mese della Bibbia 2021, si possono trovare al seguente link: www.edicoescnbb.org.br. In occasione del 50.mo anniversario del Mese della Bibbia, inoltre, la Commissione per l'Animazione Biblico-Catechetica della Conferenza episcopale del Brasile ha lanciato un francobollo speciale per la commemorazione. Secondo padre Jânison de Sá, consigliere della Commissione, l'idea del logo è di farlo conoscere a tutte le comunità del Brasile in occasione della celebrazione del giubileo d'oro: "Vogliamo anche motivare le regioni e le diocesi a usare il nostro logo mettendo i loro nomi. Secondo padre Jânison, celebrare il giubileo d'oro del mese della Bibbia è molto importante per rafforzare l'animazione biblica, lo studio, la riflessione e la preghiera dalla Bibbia in tutta la Chiesa in Brasile. La Chiesa del Brasile ha istituito il Mese della Bibbia a partire dall'urgenza di annunciare la Parola di Dio e la bellezza di far risuonare nel cuore degli ascoltatori la Parola che rinnova e spinge alla missione. Alla luce del Concilio Vaticano II, il Mese della Bibbia è stato creato per mobilitare le persone a riflettere più profondamente e a vivere la Parola attraverso un itinerario con un tema specifico per ogni anno. Per la prima volta il Mese della Bibbia è stato celebrato nel 1971 nell'arcidiocesi di Belo Horizonte dalle Suore Paoline, attraverso il loro Servizio di Animazione Biblica, più tardi la Conferenza episcopale nazionale del Brasile lo ha assunto come proposta nazionale. Tra i suoi obiettivi c'è quello di contribuire allo sviluppo di varie forme di presenza della Bibbia nell'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile, di creare aiuti biblici per le diverse forme di comunicazione e di facilitare un dialogo creativo e trasformativo tra la Parola, la persona e le comunità. (RB)
25 marzo - GUATEMALA Appello vescovi: dignità e giustizia per migranti e rifugiati
Esquipulas, Guatemala, anno 1986: i presidenti di cinque Paesi centroamericani (Guatemala, Honduras, El Salvador, Costa Rica e Nicaragua) concordano un piano di risoluzione pacifica dei conflitti in corso nella regione, nonché un programma di cooperazione economica. Quell’accordo passa alla storia come “Dichiarazione di Esquipulas” ed ora, 35 anni dopo, i vescovi del Guatemala ne sottolineano ancora l’importanza, in quanto strumento che “ha segnato il cammino della ricerca della pace in America Centrale”. Per questo, spiegano in una nota, la città è stata scelta anche come sede dell’incontro regionale di mobilità umana per la giustizia e la dignità dei migranti, che si è svolto nei giorni scorsi. Dal 1986 ad oggi, infatti, il processo di riconciliazione e di “riposta alla situazione attuale delle nostre nazioni, di cui il fenomeno migratorio è una delle manifestazioni più evidenti”, non si è mai fermato. All’incontro – prosegue la nota – hanno preso parte “delegati della Pastorale della mobilità umana e degli organismi della società civile di Messico, Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Costa Rica, con l’obiettivo di discernere le sfide e i bisogni presentati dalla realtà della migrazione nelle sue diverse manifestazioni”. Soprattutto nel contesto attuale “in cui si svolgono le migrazioni forzate, aggravate dalla pandemia da Covid-19 e dai recenti cicloni Eta e Iota” che a novembre 2020, in sole due settimane, hanno provocato oltre 200 morti in tutto il Centroamerica, i vescovi esprimono la loro “preoccupazione e indignazione per l'atteggiamento passivo e indifferente degli Stati della regione nel creare condizioni di vita dignitose per le persone”. Infatti, sottolineano i presuli del Guatemala, “la violenza sociale, la corruzione, l'impunità, la disuguaglianza e la povertà e il crimine organizzato” sono situazioni che “gli Stati devono risolvere” e che in molti casi rappresentano le cause scatenati dell’emigrazione, costringendo “le persone a lasciare i loro Paesi”. Di fronte ad uno scenario definito “disumanizzante”, dunque, i presuli condannano “categoricamente la costante violazioni dei diritti umani e la persecuzione dei loro difensori; la mancanza di un approccio integrale e umano per le persone costrette a migrare e le violenze, persino fino alla morte, esercitate contro di esse”. Per questo, si chiede “il rispetto rigoroso” delle norme nazionali e internazionali sui diritti umani, in particolare dei migranti. Non solo: i vescovi invocano anche “una risposta regionale e globale da parte degli Stati per prevenire la migrazione forzata ed affrontare responsabilmente i flussi migratori”. I Paesi “facciano tutti gli sforzi necessari per garantire la vita e l'integrità delle persone” continua la nota che poi invita “le Chiese, le religioni, la società civile e le persone di buona volontà ad unire i loro sforzi per promuovere la giustizia e la dignità delle persone migranti”. La Chiesa del Guatemala ricorda, inoltre, i quattro verbi spesso indicati da Papa Francesco per affrontare la questione migratoria, ovvero “accogliere, proteggere, promuovere e integrare le persone in tutte le situazioni di mobilità” e conclude la sua nota con un’invocazione a San Giuseppe, “migrante e rifugiate, custode e protettore della Chiesa”, in onore del quale è in corso, fino all’8 dicembre, uno speciale Anno, indetto dal Pontefice. (IP)
25 marzo - REGNO UNITO Settimana Santa. Monsignor Lang: non dimenticare i nostri fratelli della Terra Santa
In occasione della Settimana Santa e della Pasqua ormai imminenti, un invito a non dimenticare i fratelli cristiani che vivono in Medio Oriente, e in particolare in Terra Santa, viene dal monsignor Declan Lang, presidente del dipartimento per gli Affari internazionali della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, attraverso il sito dell’Episcopato. “Affamati di visitatori pellegrini nei luoghi santi, e di fronte alle realtà quotidiane di conflitto e occupazione, i cristiani, come dice Papa Francesco, stanno soffrendo ‘le disuguaglianze economiche e le tensioni regionali che minacciano la stabilità di queste terre’”, ha detto. Il vescovo chiede ai cristiani di riaffermare il proprio impegno per la giustizia e la pace in Medio Oriente e chiede ai leader di "aumentare il sostegno per la costruzione della pace, il soccorso umanitario e la protezione della dignità umana, rinunciando a ristretti interessi politici o economici, compresa la vendita di armi che alimentano solo il conflitto". “Mentre ci avviciniamo alla Pasqua, è importante ricordare le nostre sorelle e i nostri fratelli in Terra Santa, che continuano ad affrontare le realtà quotidiane di conflitto e occupazione – ha continuato il presule - questo è un momento particolarmente importante per estendere la nostra assistenza alla comunità cristiana, che è stata privata dell'incontro e del sostegno dei pellegrinaggi per più di un anno”. “Teniamo anche nelle nostre preghiere l'intero Medio Oriente, compreso l'Iraq, dove il recente viaggio di Papa Francesco ha portato speranza a coloro che stanno ricostruendo il loro Paese; il Libano, che deve affrontare simultaneamente crisi economiche e politiche; la Siria, che ha ormai sopportato oltre un decennio di guerra; e lo Yemen, dove una delle peggiori catastrofi umanitarie del mondo continua a svolgersi. Papa Francesco ha detto che tali sfide ‘richiedono una cooperazione su scala globale al fine di affrontare, tra l'altro, le disuguaglianze economiche e le tensioni regionali che minacciano la stabilità di queste terre’”, ha concluso monsignor Lang. (RB)
25 marzo - FILIPPINE #coronavirus Il vescovo di Legazpi chiude temporaneamente due siti di pellegrinaggio nella provincia di Albay
A causa della diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, il Santuario della Divina Misericordia e la Via Crucis a Kawa-Kawa Hill, nel villaggio di Tuburan, nella provincia di Albay, saranno chiusi "fino a nuova disposizione". A dare l’ordine prima della Settimana Santa – riporta la pagina web dell’Episcopato -, per evitare raduni di massa, monsignor Joel Baylon, vescovo di Legazpi. In una circolare del 19 marzo, diffusa solo ieri, il presule ha annunciato la chiusura temporanea di questi luoghi di pellegrinaggio “per prevenire la possibile diffusione del virus", e ha spiegato che non sarà permessa nemmeno la preghiera privata alla Stazione della Croce o una semplice visita al Santuario per tutelare la salute di tutti. Il Santuario è una delle destinazioni più popolari della provincia in tempo di Quaresima. Sono migliaia i pellegrini provenienti da tutto il Paese, che, annualmente, accorrono al sito, famoso per le sculture a grandezza naturale delle 14 stazioni della Via Crucis, per pregare. In questo tempo di pandemia, dunque, il vescovo di Legazpi ha esortato i fedeli a pregare assieme alle loro famiglie a casa o privatamente. Le persone - ha affermato - potranno comunque unirsi alle comunità che trasmettono la Via Crucis online, partecipare dove e quando possibile alle Messe nelle parrocchie, recitare il Santo Rosario e offrire preghiere personali, per rendere il loro cammino quaresimale “solenne e significativo”. (AP)
25 marzo - SINGAPORE 23 maggio, forum interreligioso dei giovani per celebrare i 200 anni del cattolicesimo nel Paese
Promuovere amicizie durature e la comprensione interreligiosa tra i giovani adulti: con questo obiettivo, la Chiesa cattolica di Singapore promuove un forum di dialogo, aperto a chiunque abbia tra i 18 ed i 35 anni, a prescindere dalla sua religione. L’iniziativa, una delle tante ideate per celebrare i 200 anni del cattolicesimo nel Paese, si terrà il prossimo 23 maggio ed avrà come titolo “Spazio di dialogo a Singapore – Forum interreligioso per giovani adulti”. L’evento – informa una nota - vedrà anche “l’inaugurazione di una scultura destinata a simboleggiare e a ricordare a tutti l’importanza, il significato e il potere del dialogo interreligioso nella società di oggi”. Organizzato dal Consiglio cattolico arcidiocesano per il Dialogo interreligioso e sostenuto dal Ministero della Cultura e dei giovani, l’incontro ospiterà giovani leader religiosi e rappresentanti di dieci fedi a Singapore che “ascolteranno le prospettiva cattoliche, islamiche e laiche a partire dall’ultima Enciclica di Papa Francesco, ‘Fratelli tutti’ che incoraggia la fraternità e l’amicizia sociale”. I partecipanti al forum, prosegua la nota, “si impegneranno poi, con i loro coetanei di altre fedi, ad identificare le vie percorribili per raggiungere amicizie durature e comprensione reciproca nel Paese”. “I giovani – spiega Monsignor John-Paul Tan, ofm, vicario generale di Singapore per i Rapporti interreligiosi - non sono solo i futuri leader, ma sono il presente, ed è assolutamente fondamentale che i semi di amicizia e armonia siano piantati in loro, in modo che, nonostante ciò che il mondo ci presenta, essi abbiano gli strumenti necessari per impegnarsi in un dialogo significativo e utile tra le culture e le religioni a Singapore". Gli fa eco Mohammad Alami Musa, responsabile del corso sulle relazioni interreligiose all’interno della “S. Rajaratnam School of International Studies”: "La Chiesa cattolica è in una buona posizione per svolgere un ruolo guida nello sviluppo del dialogo interreligioso a Singapore”. Essa, infatti, ha “il vantaggio di avere posizioni chiare per guidare i suoi fedeli ed impegnarsi con i credenti di altre fedi a fare in modo che il dialogo interreligioso sia ampiamente accettato come strumento per rafforzare l'armonia nazionale”. Tra i relatori del Forum, per la Chiesa cattolica sarà presente fra’ Derrick Yap, ofm, Custode dei Francescani a Singapore e in Malesia. Per la realizzazione della scultura che verrà inaugurata a maggio, inoltre, è stato bandito un apposito concorso di design, aperto a tutti. L’unico requisito richiesto è che si pensi ad un progetto che “ispiri il dialogo interreligioso e l’azione per il bene comune e che ricordi alle generazioni future la necessità di un impegno costante” in questo ambito. Le iscrizioni del concorso si chiudono il 3 maggio ed il vincitore verrà annunciato il 14 dello stesso mese. L’inizio della Chiesa cattolica di Singapore si fa risalire all’arrivo sull’isola di San Laurent Marie Joseph Imbert (1796-1839), missionario francese delle Missioni Estere di Parigi (Mep), l’11 dicembre 1821. Oggi, l’arcidiocesi locale accoglie 360mila fedeli, guidati dal Monsignor William Goh. “Nel corso della sua storia – informa il sito web diocesano - la Chiesa cattolica ha influenzato lo sviluppo della nazione per il bene comune, attraverso la formazione di valori etici, l'istruzione, la giustizia sociale, la sanità e il dialogo interreligioso”. Duecento anni dopo, gli eventi celebrativi cercano di “coinvolgere i cattolici e i tutti i singaporiani nel rafforzamento delle relazioni e nella costruzione della resilienza all’interno della comunità”. (IP)
25 marzo - POLONIA Solennità dell’Annunciazione. Monsignor Miziński: riflettere sul dono più prezioso di Dio che è la vita
Nel giorno della Solennità dell’Annunciazione del Signore, la Chiesa in Polonia celebra la Giornata della Santità della Vita, che vuole essere “un invito unico a riflettere sul prezioso dono di Dio, che è la vita di ogni essere umano”, come ha detto monsignor Artur G. Miziński, segretario generale della Conferenza episcopale polacca, attraverso il sito dell’Episcopato. Questa giornata è stata istituita nella Chiesa in Polonia nel 1998 in risposta all'appello di San Giovanni Paolo II incluso nell'enciclica "Evangelium Vitae": "L'uomo e la sua vita ci appaiono come uno dei più grandi miracoli della creazione ..." ( Evangelium Vitae , 84). “Questa giornata è anche un incoraggiamento a riflettere sulla vita dei bambini non nati – ha proseguito il segretario generale - i più deboli e indifesi, che sono spesso esposti a una decisione arbitraria di privarli del loro diritto fondamentale, che è il diritto alla vita”. Il presule ha sottolineato che ognuno di noi deve sentirsi obbligato a sostenere la vita, anche sostenendo le madri che hanno avuto una dolorosa diagnosi di malattia grave e i genitori che hanno intrapreso il difficile compito di educare i bambini disabili e malati: “Dato che attualmente stiamo attraversando un periodo di minaccia per la nostra stessa vita a causa della pandemia che prevale da più di un anno, ci sentiamo ancora più spinti a cercare modi per proteggere ogni vita. Approfittiamo di questo tempo e impegniamoci a diffondere la civiltà della vita”. Monsignor Miziński ha osservato che quest'anno, a causa delle restrizioni sanitarie, non si sono potute organizzare marce per la vita. “Impegnamoci, quindi, in altre forme di celebrazione; per quanto possibile, cerchiamo di essere coinvolti nell'aiutare le organizzazioni che sostengono le famiglie che si prendono cura delle madri in situazioni difficili”, ha ammonito. In questa giornata di festeggiamenti per la Vergine Maria, inoltre, il presidente del Comitato della Conferenza episcopale polacca per il Dialogo con le religioni non cristiane, monsignor Henryk Ciereszko, ha organizzato un incontro di preghiera on line tra cristiani e musulmani: “Vorremmo rivolgerci a Maria e affidare per sua intercessione il riavvicinamento di queste denominazioni per superare tutto ciò che le divide - ha affermato - questa festa è importante per noi cattolici, ma anche per i seguaci di altre religioni, i musulmani che venerano Maria, hanno preso l'iniziativa anni fa di celebrare questa festa in Libano insieme a cattolici, ortodossi e altre denominazioni e religioni, come una grande celebrazione di preghiera comune”. A causa della pandemia, l'incontro si terrà on line nella giornata di oggi sulla pagina YouTube: https://youtu.be/l9wz5VG8Jak. (RB)
25 marzo - MYANMAR Colpo di Stato. Appello del cardinale Bo ai giovani a non cedere alla violenza e appello della FABC al dialogo
Il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche, in una dichiarazione rilasciata il 24 marzo – riporta UCA News -, ha lanciato un appello ai giovani, affinché percorrano il sentiero della non violenza per ripristinare la democrazia nel Paese, precipitato nei disordini dopo il colpo di Stato militare del 1° febbraio. Rivolgendosi ai giovani studenti che guidano il movimento pro-democrazia, il porporato ha elencato alcune delle molte sfide che si trovano ad affrontare oggi, come "la violenza brutale contro il popolo che rende sempre più impossibili le assemblee pacifiche; la paura, la depressione e l'ansia per il futuro”, e ha riconosciuto il valore e il contributo del loro movimento al Paese. Anche se "il vostro – ha affermato - è un movimento nazionale, fondato sui valori della democrazia, della non-violenza, dell'uguaglianza e della solidarietà, e cerca di portare giustizia a tutti", oggi, con il crescente numero di morti, "vi chiederete se la lotta armata possa essere la risposta migliore alla repressione quotidiana e alla brutalità che vi trovate ad affrontare" ha sottolineato il porporato. Ma la via della lotta violenta anche se inizialmente ecciterà qualcuno, a lungo termine – ha aggiunto -, alienerà la maggioranza, e perderà il sostegno non solo in patria ma anche all'interno della comunità internazionale, ha spiegato. Il cardinale, ricordando come il movimento dei giovani si sia “guadagnato finora l'attenzione, la solidarietà, l'ammirazione e il sostegno di tutto il mondo grazie alla sua natura pacifica”, ha esortato i giovani a non cedere alla violenza. "Mi appello a voi - ha detto - affinché rimaniate determinati e disciplinati nella nonviolenza", aggiungendo che lui, in prima persona, "continuerà a sostenere tutti gli sforzi e gli interventi non violenti e pacifici”. “Sono pienamente impegnato a tutti i livelli – ha dichiarato - per ridurre la violenza nelle strade e per proteggere la vita delle persone". L'appello è arrivato in un momento in cui il numero giornaliero delle vittime continua a salire e in cui i militari hanno intensificato l'azione repressiva contro i manifestanti a favore della democrazia, nella nazione del sud-est asiatico. Secondo l’Assistance Association for Political Prisoners, dal colpo di Stato del 1° febbraio, almeno 275 persone sono state uccise in Myanmar. Dinanzi a questa situazione drammatica, anche la Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche si è unita ai ferventi appelli per la fine della violenza nel Paese. "Per favore, iniziate un dialogo per trovare una soluzione, una via d’uscita", hanno scritto 12 cardinali asiatici nella loro dichiarazione pubblicata il 23 marzo, indirizzata ai militari, ai politici, ai manifestanti, a tutti i leader religiosi e alla Chiesa. Essi hanno espresso la loro vicinanza al cardinale Bo, condividendo il suo dolore e la sua angoscia. “Al nostro caro fratello cardinale Bo diciamo: siamo con te” si legge nel testo. "Ci uniamo a te mentre guidi il tuo popolo nella preghiera a Dio per una rapida risoluzione del conflitto e perché tutti vedano la strada che porta ad una soluzione, condannando la violenza militare contro civili innocenti". Poiché "la violenza non è mai una soluzione; la forza non è mai una soluzione. Porta solo a più dolore e sofferenza, più violenza e distruzione”, i porporati hanno invitato ”tutti i leader religiosi del Myanmar", ad unirsi a questa preghiera e a questo appello per la pace, chiedendo infine l'intercessione della Vergine Maria per la pace e la libertà nel Paese. (AP)
25 marzo - STATI UNITI Sparatoria a Boulder. Vescovi: su armi da fuoco, servono misure prudenziali
“Misure prudenziali di controllo per limitare le sparatorie di massa e gli omicidi e suicidi con armi da fuoco”: ad invocarle è la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), dopo la sparatoria avvenuta il 24 marzo in un supermercato di Boulder, in Colorado. Dieci le vittime, tra cui un poliziotto, dei proiettili sparati da un giovane di 21 anni, poi arrestato dalle forze dell’ordine. L’episodio è avvenuto pochi giorni dopo la triplice sparatoria di Atalanta, contro tre Centri-benessere gestiti da persone di origine asiatica. Per questo, Monsignor Paul S. Coakley, presidente del Comitato episcopale per la giustizia interna e lo sviluppo umano, ha rilasciato una dichiarazione in cui ricorda quanto già affermato dall’Usccb nel 2019: ”La nostra Conferenza continuerà a sostenere misure che controllano la vendita e l'uso delle armi da fuoco, che le rendano più sicure, che prevedano regolamenti ragionevoli per le pistole e che limitino le armi d'assalto”. Esprimendo, poi, vicinanza e preghiera per le vittime, i loro familiari ed amici, Monsignor Coakley ringrazia tutti coloro che operano per salvaguardare la comunità e curare i feriti. “Esortiamo tutte le persone di buona volontà - continua la nota episcopale - ad offrire un sostegno concreto alle vittime della violenza ovunque sia possibile". Infine, la sottolineatura del fatto che “bisogna sempre ricordare che ognuno di noi è un fratello o una sorella in Cristo, creato a immagine e somiglianza di un Dio amorevole. Mentre ci avviciniamo alla Settimana Santa, continuiamo a riflettere sull'amore e la misericordia di Dio per ognuno di noi e rinnoviamo l'appello alla conversione del cuore". Sul tragico evento di Boulder, è intervenuto anche il Capo della Casa Bianca, Joe Biden, il quale ha ribadito: “Come presidente, userò tutte le risorse a mia disposizione per tenere gli americani al sicuro", esortando quindi la Camera e il Senato ad approvare un apposito progetto di legge al riguardo. (IP)
25 marzo - BRASILE #coronavirus Ad aprile la prima assemblea generale dei vescovi on line. Monsignor Amado: rispondere alle sfide della pandemia
Si svolgerà dal 12 al 16 aprile prossimi, per la prima volta in modalità on line a causa del dilagare della pandemia, l’assemblea generale della Conferenza episcopale del Brasile, la numero 58. Ne dà notizia attraverso il sito dell’Episcopato, il segretario generale dei vescovi brasiliani, nonché vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, monsignor Joel Portella Amado. Il Brasile, infatti, ha superato ieri la soglia dei 300mila morti dall’inizio della pandemia e ha registrato nelle ultime 24 ore 89mila contagi e quasi duemila decessi, mentre il nuovo ministro della Salute si è posto l’ambizioso obiettivo di raggiungere un milione di vaccini da inoculare al giorno. Il tema al centro dell’incontro, la questione del Pilastro della Parola proposto dagli Orientamenti generali per l'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile. Anche senza la possibilità di votare un documento, si discuterà il tema "Case della Parola-Animazione biblica della vita e cura pastorale nelle comunità ecclesiali missionarie", oltre a varie altre questioni relative alle attività della Chiesa cattolica in Brasile. "È un tempo per maturare in Brasile per quanto riguarda l'animazione biblica della vita e del ministero”, ha detto ancora il segretario, ricordando che nel 2020 l'assemblea venne annullata a causa della pandemia e delle difficoltà con le risorse virtuali. Con l'approvazione unanime del Consiglio Permanente, il vescovo ha spiegato che quest’anno, invece, la Conferenza episcopale nazionale ha scelto di tenere la riunione in forma virtuale dopo aver acquisito le condizioni tecniche e l'esperienza necessaria. "Siamo una conferenza episcopale molto grande. Ci sono 278 circoscrizioni ecclesiastiche, un totale di 485 vescovi oggi, di cui 318 esercitano qualche missione e funzione di governo più 167 emeriti. Se da un lato, dopo un anno di convivenza con la realtà virtuale, abbiamo imparato molto, certamente il fatto che questa è la prima assemblea online ci porterà tutta una nuova serie di richieste nel trattare con questo mondo virtuale", ha commentato il presule. Le difficoltà, certo, non mancheranno, e sono legate soprattutto alla segretezza di determinate questioni che non potrà essere garantita, e alle modalità di voto che non può svolgersi in forma virtuale, stando alle norme stabilite dai vescovi. Infine, la richiesta di preghiera per questo appuntamento comunque fondamentale per la vita della Chiesa: "I fedeli sono invitati ad accompagnare e a pregare per i vescovi, a pregare per la Chiesa in Brasile, per il nostro Paese e per il popolo brasiliano in questo momento così difficile, pesante e di tanta perplessità e tristezza – ha concluso monsignor Amado - noi vescovi del Brasile contiamo molto sulla preghiera di ogni fratello e sorella, di ogni cuore che ama questo Paese e che vuole il rapido superamento della pandemia". (RB)
25 marzo - GERMANIA #coronavirus La soddisfazione dei vescovi per il mantenimento delle celebrazioni in presenza
Grande soddisfazione è stata espressa dai vescovi della Conferenza episcopale tedesca attraverso il proprio sito, in merito alla decisione del governo federale di mantenere la possibilità delle celebrazioni in presenza per le imminenti festività pasquali. “Abbiamo seguito con rispetto la conferenza stampa del Cancelliere – ha dichiarato il portavoce della Conferenza episcopale tedesca, Matthias Kopp - negli Stati federali sono in corso discussioni tra i Länder e le diocesi su come celebrare le funzioni in presenza durante le vacanze di Pasqua. Le diocesi e le parrocchie hanno dimostrato nei mesi scorsi di essere consapevoli della loro responsabilità nello svolgimento dei servizi in presenza. Il rispetto di tutte le misure protettive e igieniche è una cosa ovvia". Intanto in Germania la pandemia non accenna a frenare: secondo i dati forniti dall’istituto Koch, nelle ultime 24 ore sono stati registrati oltre 22mila nuovi casi, circa 6800 in più rispetto al giorno precedente. (RB)
25 marzo - ITALIA - Il ‘saluto’ che ha cambiato la storia. L’Annunciazione del Signore attraverso l’arte
Un interno domestico, la quotidianità di una giovane donna scossa dall’irrompere di Dio nella storia. Un angelo porta l’annuncio: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te"; la Vergine tiene lo sguardo basso e si inginocchia. Sono le caratteristiche che accomunano le innumerevoli scene dell’“Annunciazione a Maria” dipinte dagli artisti in ogni tempo e luogo. L’episodio evangelico, narrato con particolare dovizia da Luca e che costituisce l’avvio del ‘mistero di redenzione’, è tra le tematiche sacre maggiormente rappresentate nella storia. Trattata fin dai primi secoli del cristianesimo, troviamo la scena dell’Annunciazione negli antichi mosaici di Santa Maria Maggiore a Roma, realizzati attorno al 400. Mistero e fascino contraddistinguono la galleria di immagini dedicate fino ai nostri giorni alla visita dell’angelo Gabriele. Anno 1483: Filippino Lippi riceve la commissione di due tondi per il Palazzo Comunale di San Gimignano. Nel primo rappresenta l’angelo, nel secondo Maria che riceve l’annuncio inginocchiata. “Il tempo si blocca”, osserva Sandro Barbagallo, curatore del Reparto Collezioni Storiche dei Musei Vaticani e autore del libro “L’Annunciazione nell’Arte”, pubblicato da Edizioni Musei Vaticani. “Filippino rappresenta il passaggio, avvenuto con l’Annunciazione, dal tempo precedente legato al peccato a quello successivo, legato alla redenzione. Alle spalle dell’angelo inserisce una colonna di marmo senza base, né capitello, senza inizio e fine: rappresenta il tempo eterno di Dio. Per la prima volta in pittura un orologio compare alle spalle della Vergine: è il tempo umano che per un attimo si è bloccato”. Il pendolo infatti è fermo: d’ora in avanti la storia sarà scandita in modo nuovo. Maria è la nuova Eva. Nel Museo Diocesano di Cortona il Beato Angelico dipinge Maria mentre è seduta sotto un porticato con un libro di preghiere sulle ginocchia. Sullo sfondo si intravede un giardino: è l’Eden. Un angelo sta cacciando i progenitori, Adamo ed Eva in seguito al peccato originale. “Attraverso il fiat di Maria inizia un processo di riscatto per l’umanità”. Cattura l’attenzione il confronto tra le parole pronunciate da Gabriele e la risposta di Maria: ‘Ecco la Serva del Signore. Avvenga di me secondo la tua parola’. “Le prime sono leggibili da chiunque osservi il dipinto, mentre la seconda – spiega Barbagallo - è scritta al contrario perché rivolta a Colui che è nei cieli”. Attualizzato dagli artisti di ogni epoca, il brano dell’Annunciazione offre l’occasione, a chi scorre in rassegna le singole opere ad esso ispirate, di osservare “l’evoluzione del gusto dell’arredo attraverso i secoli”. La scena infatti avviene sempre entro le mura domestiche della casa di Maria o nel suo giardino, ambienti di vita di una famiglia agiata, che i pittori raccontano secondo il gusto dei propri tempi. Particolare dovizia di dettagli si riscontra nell’arte fiamminga. Il pittore Jean Hey ad esempio inserisce sopra al letto della Vergine l’icona di Mosè, anticipatrice del Redentore. La ‘domesticità’ è resa da Lorenzo Lotto attraverso l’inserimento nella scena di un gatto, spaventato dall’intervento divino. Un’emozione riflessa anche nel gesto di Maria che, nell’olio su tela conservato al Museo Civico di Recanati, è colta di sorpresa: “girata rispetto all’inginocchiatoio sul quale stava recitando le preghiere. Il messaggio è chiaro: dal momento in cui Dio fa irruzione nella normale vita quotidiana di questa giovane donna, tutto cambia: Maria diviene Tabernacolo vivente”. L’incontro tra Divino e umano, impossibile da raccontare nella sua ineffabilità, è tradotto dagli artisti attraverso l’inserimento nella scena di una colomba o di un fascio di luce: è lo Spirito Santo che colpisce la Vergine Maria, turbata per l’apparizione improvvisa. C’è chi ha aggiunto un ulteriore elemento. Sandro Barbagallo ci conduce nel Palazzo Apostolico Vaticano dove è esposto un trittico dipinto da Giovanni dal Ponte intorno alla metà del Quattrocento. Al centro campeggia la scena dell’Annunciazione. “Il pittore rende visibile il momento dell’incarnazione di Gesù inserendo nel cielo la figura del Padre Eterno che indica la via, benedicendolo, ad un Bambino che prende la croce per andare incontro a Maria”. Sono tanti i dettagli legati alla traduzione pittorica di questa pagina del Vangelo, spesso ignorati anche dagli studiosi d’arte. L’autore del libro li svela attraverso aneddoti e curiosità Fra tutti colpisce il fatto che l’Annunciazione a Maria sia preceduta nel tempo da altre tre “annunciazioni”. La più nota ha per protagonista il cognato della Vergine: Zaccaria, rimasto muto per aver dubitato delle parole dell’angelo che gli aveva comunicato che l’anziana moglie Elisabetta lo avrebbe reso padre del ‘precursore’, Giovanni Battista. Le altre due annunciazioni hanno coinvolto i genitori della Madre di Dio: Gioacchino ed Anna. I due coniugi avanti negli anni “entrano in disaccordo dopo che il primo viene schernito dai sacerdoti del tempio che lo giudicano indegno per il fatto di non aver avuto un figlio”. Nella Cappella degli Scrovegni Giotto dipinge il momento della riconciliazione: i due hanno appena ricevuto entrambi una visita dell’angelo con l’annuncio che sarebbero divenuti genitori: è la celebre scena del bacio, casto e profondamente umano: i due sposi anziani hanno compreso quanto “di grande” stia per avvenire nella loro vita. Infine, ricorda Barbagallo, alla scena dell’Annunciazione sono legati anche i racconti dei vangeli apocrifi, scritti secoli dopo la venuta di Cristo. Essi raccontano l’episodio in cui Maria e Giuseppe, accusati dai sacerdoti di non essere giunti puri al matrimonio, sono costretti a bere una mistura di erbe amare. I due sposi superano la prova del ‘calice amaro’, dimostrando agli accusatori di aver detto la verità e che la gravidanza della Vergine ha origini soprannaturali. La scena è presente nei meravigliosi affreschi di Castelseprio, precedenti all’anno mille, una pagina di pittura che testimonia come l’arte abbia tentato più volte di colmare le lacune narrative dei vangeli canonici al fine di rendere con maggiore realismo l’umanità della Sacra Famiglia. (PO)
24 marzo - ITALIA “Dante è vivo”: documentario della Diocesi di Roma a 700 anni dalla morte del Sommo Poeta
L’attualità e la forza del pensiero e della poetica di Dante Alighieri sono evidenti ancora oggi, a 700 anni dalla sua morte, avvenuta il 25 marzo 1321 a Ravenna. Ne è convinto anche l’Ufficio diocesano di Roma per la Cultura e l’università che, insieme al suo omologo per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport, ha realizzato un documentario sul Sommo Poeta. Intitolato “Dante è vivo…a 700 anni dalla morte”, il video dura 50 minuti ed è visibile sul canale YouTube. Numerosi gli interventi e le testimonianze che si alternano davanti alla telecamera, tra cui il Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; Marta Cartabia, Ministro della Giustizia; Franco Nembrini, saggista e pedagogista, grande esperto di Dante; Enrico Malato, vicepresidente della Casa di Dante a Roma; e il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo. Il documentario vuole essere “per tutti”, sottolinea Monsignor Andrea Lonardo, ideatore e regista del progetto. “È pensato sia per gli intellettuali – spiega – che possano capire che Dante va presentato come una delle figure più vive nella storia dell’uomo, ma anche per le persone semplici, che possano avere delle chiavi per accostarsi” alla sua opera. L’atteggiamento giusto da avere dinanzi al padre della lingua e della letteratura italiana, infatti, è quello di “esserne discepoli, capire cosa ci insegna”. Ma il documentario ha anche un altro obiettivo, ovvero “essere una provocazione per le scuole e per gli insegnanti”, afferma Monsignor Lonardo. La poesia suprema di Dante, infatti, “ci apre a un nuovo sguardo, a un diverso punto di vista sul mondo”. Il filmato è stato realizzato in luoghi artistici di rara bellezza, come il Casino Massimo Lancellotti, che custodisce una stanza dedicata proprio all’Alighieri, ricoperta dagli affreschi realizzati dal gruppo di artisti tedeschi noti come “I Nazareni”. (IP)
24 marzo - FILIPPINE L’arcidiocesi di Manila sfida il divieto del governo di celebrare le funzioni religiose durante la Settimana Santa
"Non condurremo alcuna attività religiosa al di fuori delle nostre chiese”, ma all'interno, “a partire dal 24 marzo, praticheremo il nostro culto religioso sfruttando il 10% della capacità massima della chiese”. È quanto dichiarato dall'amministratore apostolico di Manila, monsignor Broderick Pabillo - riporta UCA News -, in una lettera pastorale che sfida il divieto del governo di celebrare le funzioni religiose, per l’aumento dei casi di coronavirus nel Paese, nelle chiese della capitale e delle province vicine durante la Settimana Santa. Il presule ha definito "sbagliati" i protocolli anti-Covid, poiché stilati senza avere consultato prima le autorità ecclesiastiche. "Non dovremmo seguire tali linee guida, imposte senza consultazioni, che in qualche modo violano la legge di separazione tra Stato e Chiesa”, ha spiegato il vescovo a Radio Veritas. Linee guida, annunciate il 20 marzo dall'Inter-Agency Task Force on Emerging Diseases (IATF), che dal 22 marzo al 4 aprile vietano i raduni religiosi e limitano lo svolgimento di matrimoni, battesimi e servizi funebri. Anche monsignor Pablo Virgilio David, vescovo di Kalookan, nei giorni scorsi ha criticato il divieto. Egli, sottolineando come il governo chiuda le chiese nel periodo più sacro dell'anno e permetta ai centri fitness e benessere di sfruttare il 70 e il 50% delle loro capacità, ha espresso in un post sui social media tutta la sua contrarietà. “Che Dio – ha dichiarato - abbia pietà delle vostre anime", rivolgendosi alle autorità, ree anche per lui di non aver parlato con i leader della Chiesa, prima di vietare le funzioni religiose. Il portavoce del governo, Harry Roque, nel frattempo, avvertendo i vescovi, ha ribadito che i cattolici devono seguire le linee guida stabilite dalla Task Force e che rientra nei poteri dello Stato ordinare la chiusura delle chiese. ”Spero – ha concluso Roque - che non si arrivi a questo". (AP)
24 marzo - ECUADOR 11 aprile, ballottaggio presidenziali. Giustizia e pace: scegliere il bene del Paese, non la persona
Saranno il progressista Andrés Arauz e il conservatore Guillermo Lasso gli sfidanti del ballottaggio per le presidenziali in Ecuador, in programma il prossimo 11 aprile. In vista delle votazioni, che seguono quelle del 7 febbraio, la Commissione episcopale Giustizia e pace ha diffuso una nota in cui ricorda agli elettori che “non si tratta di scegliere una persona, bensì un programma che proponga soluzioni reali e realizzabili ai gravi problemi che affliggono il Paese”. “Con il voto – scrivono i vescovi – verrà definito quale Ecuador desideriamo per il futuro”. Di fronte, dunque, ad una grave crisi “economica, sociale, politica, morale ed etica”, bisogna guardare a chi, tra i due candidati, vuole “fare il possibile per lo sviluppo integrale della società, rendendo il Paese un luogo inclusivo, in grado di assicurare una vita dignitosa a tutti, in particolare ai poveri e ai vulnerabili”. Giustizia e pace invoca, nello specifico, un’amministrazione virtuosa delle risorse pubbliche, la scelta di obiettivi concreti e un’onestà della classe politica che sia “a prova di corruzione e impunità”. Oggi, continuano i presuli, non ha più alcun senso ridurre il confronto politico ad una contesa tra destra e sinistra, ovvero tra conservatori e progressisti. Si tratta di “concetti politici evaporati nel tempo” e dai quali bisogna stare in guardia, evitando discorsi siano solo “demagogia” e che contengano “eufemismi e promesse irrealizzabili”. Perché chi uscirà vincitore dalle elezioni dell’11 aprile, prosegue la nota, si troverà davanti “un Paese praticamente a pezzi e un popolo schiacciato dalla povertà e dalla disoccupazione, sommerso da una situazione sanitaria esasperante e da una violenza galoppante, quasi vinto e con una minima, se non nessuna, speranza e fiducia nelle istituzioni”. “Votare bene - concludono i vescovi – è quindi un nostro dovere e una nostra responsabilità”. (IP)
24 marzo - GERMANIA Il 24 e 25 aprile torna “Getta le tue reti”: le 24 ore di preghiera per le Vocazioni
Torna per il terzo anno consecutivo l’iniziativa “Getta le tue reti”, per la Giornata di preghiera per le Vocazioni. Il 24 aprile prossimo, a partire dalle ore 18, dunque, il Centro di Pastorale Vocazionale della Conferenza episcopale tedesca – che lo ricorda anche attraverso il sito dell’Episcopato – inviterà tutti i fedeli a riunirsi in preghiera nelle parrocchie ma anche singolarmente in casa. La partecipazione è possibile nelle più diverse forme di preghiera: dall’Adorazione eucaristica alle Lodi, dalle preghiere di Taizé alle devozioni classiche o alla celebrazione della Messa. Ci saranno parrocchie o comunità in cui la preghiera si svolge durante 24 ore. Il cuore della rete di preghiera è il sito web www.wdna.de, dove individui o gruppi o parrocchie possono inserire intenzioni e iniziative di preghiera pubblici o privati visualizzabili su una mappa interattiva: n questo modo tutti possono vedere dove altri credenti stanno pregando per le vocazioni. Il sito web offre anche suggerimenti concreti per la preghiera, nonché offerte di streaming dal vivo di momenti di preghiera ai quali ci si può unire da casa. “Grazie alla homepage siamo flessibili. Anche nel tempo della pandemia di Coronavirus, possiamo unirci nella preghiera senza doverci incontrare concretamente – ha detto il pastore Michael Maas, uno dei promotori - in altri luoghi sarà possibile formare una comunità di preghiera sul posto, ma in questo modo si può essere presente in molti modi, unirsi alla preghiera di altri lontani e viverla come una grande comunità". “Soprattutto in questo momento di pandemia è importante che ci siano persone che ci siano per gli altri e che possano dare loro senso e sostegno nella loro fede – ha concluso il sacerdote - ecco perché la preghiera per le vocazioni spirituali è più urgente che mai". (RB)
24 marzo - TERRA SANTA Appello Padre Patton per Colletta del Venerdì Santo: “Aiutateci ad aiutare chi è nel bisogno”
La Terra Santa è stata messa “a dura prova dalla pandemia che ha paralizzato il mondo intero” e quest’anno “più che mai” essa ha bisogno “della generosità dei cristiani di tutto il mondo”: è il vibrante appello lanciato, con un videomessaggio, da padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa. Le sue parole arrivano oggi, alla vigilia della Solennità dell’Annunciazione del Signore, che si celebra il 25 marzo. Nonostante l’emergenza sanitaria, padre Patton ricorda l’operato portato avanti indefessamente dalla Custodia per “continuare a custodire i Luoghi Santi della nostra redenzione e la piccola comunità cristiana che qui ancora esiste e resiste”. Le preghiere per il mondo intero sono state “intensificate al Santo Sepolcro, al Getsemani, a Betlemme, a Nazareth e negli altri santuari – racconta – mentre nelle parrocchie abbiamo continuato a prenderci cura dei cristiani di lingua araba, ebraica e greca, dei migranti lavoratori stranieri e dei rifugiati”. Grande attenzione è stata riservata anche ai giovani: attraverso le scuole di Terra Santa, infatti, “circa 10mila bambini e ragazzi hanno potuto usufruire di una buona educazione”. Rafforzato, inoltre, l’impegno caritativo per venire incontro ai “bisogni essenziali di popolazioni provate, oltre che dalla pandemia, anche dalla guerra, dall’assenza di assistenza sociale e sanitaria”. Ma tutto questo “ha un costo”, un costo che “ogni anno viene in gran parte coperto dalla Colletta del Venerdì Santo”, ricorda padre Patton. Di qui, l’invito rivolto a tutti i cristiani: “Aiutateci anche quest’anno, secondo le vostre possibilità, secondo la generosità del vostro cuore, perché possiamo anche noi aiutare chi è nel bisogno”. “Aiutateci ad aiutare – conclude - e che il Signore benedica e ricompensi ciascuno e ciascuna di voi”. Da ricordare che la Colletta del Venerdì Santo pro Terra Santa si è sviluppata, in particolare, sotto il Pontificato di San Paolo VI, con l’Esortazione Apostolica “Nobis in Animo sulle accresciute necessità della Chiesa in Terra Santa”, firmata il 25 marzo 1974. I fondi raccolti servono alla conservazione dei Luoghi Santi, allo sviluppo della minoranza cristiana locale, nonché all’assistenza ai pellegrini e alle opere liturgiche. Nel 2020, primo anno della pandemia, è stato istituito anche un fondo d’emergenza, voluto dalla Congregazione per le Chiese Orientali, con la collaborazione di varie agenzie della Roaco (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali). I finanziamenti hanno potuto così raggiungere 303 progetti in 24 Paesi. (IP)
24 marzo - BRASILE Al via il bando per l’immagine e il testo simbolo della Campagna di fraternità 2022
È stato pubblicato ieri dalla Conferenza episcopale del Brasile un primo bando per ricercare l’immagine simbolo e il testo del futuro inno della Campagna di Fraternità 2022, mentre un secondo bando per la musica dell’inno sarà lanciato in seguito, come ha deciso il Consiglio episcopale di Pastorale dell'Episcopato brasiliano. Ogni anno i vescovi del Consiglio, accogliendo i suggerimenti provenienti dalle Conferenze episcopali regionali e dalle organizzazioni ecclesiali, scelgono un tema e un motto per richiamare l'attenzione su qualche situazione della società di cui ci si deve occupare per il bene di tutti: per l'anno 2022, il tema scelto è stato “Fraternità ed educazione", e il motto: "parlare con saggezza e insegnare con amore". La proposta per il 2022, dunque, è quella di promuovere un dialogo sulla realtà educativa in Brasile, alla luce della fede cristiana, proponendo vie in favore dell'umanesimo integrale e della solidarietà. Inoltre, si cercherà di riflettere sul ruolo della famiglia, della comunità di fede e della società nel processo educativo con la collaborazione delle istituzioni educative; di incoraggiare proposte educative che, radicate nel Vangelo, promuovano la dignità umana, l'esperienza del trascendente, la cultura dell'incontro e la cura della Casa comune. Per quanto riguarda il bando inerente l’immagine, ovvero l’identità visiva della Campagna, s’intende offrire elementi teorici per aiutare nell'elaborazione dell'opera e stimolare la creatività degli artisti. Il numero di partecipanti è illimitato e ogni candidato potrà presentare una proposta di creazione individuale o collettiva. L’immagine deve contenere le parole del tema e del motto, e la sua elaborazione dovrebbe anche eccellere nella tecnica e nella creatività, ma soprattutto nell'ispirazione e nella meditazione che il motto e il tema possono portare. Inoltre, il candidato dovrebbe pensare a un'immagine praticabile su gadget quali adesivi, magliette, cappellini o zaini. Per quanto riguarda il bando per il testo dell’inno, il candidato deve tradurre in linguaggio poetico il contenuto del tema, il motto e gli obiettivi, evitando spiegazioni inutili, moralismi o cliché, cercando, possibilmente, ispirazione nella Sacra Scrittura e nel Magistero della Chiesa. La forza del testo dovrebbe essere quella di ravvivare la speranza, la creatività e l'impegno cristiano; portare un messaggio che aiuti il popolo di Dio a mettersi in movimento. Inoltre, i testi, oltre ad avere una metrica regolare, dovrebbero presentarsi preferibilmente in rima, anche se si possono usare versi liberi. Il bando per i poster scade il 17 maggio 2021, data entro la quale gli elaborati devono essere inviato alla Conferenza episcopale; per quanto riguarda il testo dell’inno, invece, il termine è fissato per il 26 aprile. Nel 1964, nel pieno sviluppo del Concilio Vaticano II, si realizzò la prima Campagna nazionale della Fraternità, sotto la cura della Conferenza episcopale brasiliana. Espressione di comunione, conversione e condivisione, la Campagna di Fraternità ha come obiettivi permanenti risvegliare la comunità e lo spirito cristiano nella ricerca del bene comune, educare alla vita in fraternità, rinnovare la coscienza della responsabilità di tutti nell'azione evangelizzatrice in vista di una società giusta e solidale. (RB)
24 marzo - PAKISTAN #coronavirus L’arcidiocesi di Lahore annulla tutte le assemblee liturgiche per fermare la diffusione del virus
L'arcidiocesi di Lahore, dinanzi all’impennata dei casi di coronavirus nel Paese, più di 3.000 al giorno, e all’inasprimento delle misure restrittive anti Covid-19 da parte del governo, che ha vietato tutti i raduni culturali e religiosi e ha chiuso santuari e cinema, ha deciso di annullare tutte le assemblee liturgiche a quasi una settimana dalla Pasqua. Monsignor Sebastian Shaw, arcivescovo di Lahore, in una lettera pastorale del 22 marzo – riporta UCA News -, ha esortato i religiosi dell’arcidiocesi ad annullare tutte le assemblee liturgiche previste nei prossimi giorni e a seguire le linee guida, emesse dal governo poche ore prima, per fermare la diffusione della pandemia. "Si consiglia anche di seguire le procedure operative standard, di mantenere il distanziamento sociale e, se necessario uscire, di farlo sempre utilizzando una mascherina", ha sottolineato l'arcivescovo. Il presule ha chiesto anche di annullare o ridurre le attività pastorali nelle parrocchie per tutelare la salute dei fedeli. "Possa Dio onnipotente proteggerci tutti dal coronavirus, per poterci preparare a celebrare la Pasqua con gioia", ha concluso. (AP)
24 marzo - NIGERIA Allarme leader cristiani dopo attacco al governatore Ortom: sicurezza nazionale sempre più a rischio
È un vero e proprio “crollo della sicurezza” nazionale quello denunciato dall’Associazione cristiana della Nigeria (Can) dopo che, sabato 20 marzo, un gruppo di 15 uomini armati, esponenti del Movimento dei Fulani, ha attacco il governatore dello Stato del Benue, Samuel Ortom, nella sua residenza a Makurdi. Il politico è uscito illeso dall’attentato grazie all’intervento degli uomini della sua scorta, ma il grave episodio – scrive la Can in una nota – pone un interrogativo: “Se neanche un governatore è al sicuro, allora chi lo è?”. “Siamo preoccupati, tristi, scioccati, delusi e addolorati – proseguono i leader cristiani – per il crollo del sistema di sicurezza nazionale e per il fallimento con cui i responsabili hanno affrontato questa questione”. Al contempo, l’Associazione denuncia il fatto che, nonostante abbia rivendicato la responsabilità dell’attentato, il Movimento dei Fulani “non è stato ancora messo fuori legge e i suoi leader, che hanno minacciato pubblicamente il governatore, proseguono i loro affari come se non fosse successo nulla”. “Cosa aspetta l’esecutivo? - chiede ancora la Can – Che i Fulani portino a termine con successo le loro imprese criminali?”. L’Associazione cristiana incalza: “Perché le nostre forze di sicurezza sembrano impotenti davanti a questi delinquenti? Hanno forse armi superiori? O si aspettano che ciascuno si difenda da sé, con tutte le relative conseguenze?” Di qui, il richiamo al governo e al fatto che “è sua responsabilità primaria la difesa della vita e della proprietà dei cittadini”. A gran voce, dunque, la Can invoca dal Capo dello Stato, Muhammadu Buhari, la risoluzione dei problemi relativi alla sicurezza nazionale, nonché la diffusione dei nomi degli appartenenti al Movimento dei Fulani, perché “finché il governo continuerà a trattarli con guanti di velluto, allora essi continueranno ad agire impunemente”. Infine, viene espresso apprezzamento per l’avvio di un’indagine specifica sull’attacco perpetrato contro Samuel Ortom. Sulla stessa linea si è posto Monsignor Godfrey Onah, vescovo di Nsukka, che nell’omelia di domenica 21 marzo, ha evidenziato quanto la Nigeria stia “piangendo ed urlando di dolore”. “Siamo nell’oscurità, ci sentiamo confusi – ha detto il presule – Cambiare un governo senza cambiare il nostro atteggiamento non trasforma il Paese” che, invece, “ha un estremo bisogno dell’incontro trasformante con Cristo”. “Vedere Gesù – ha aggiunto – è l’unico modo per tornare indietro dal sentiero di distruzione che abbiamo intrapreso”. Gli ha fatto eco l’Arcivescovo di Abuja, Ignatius Kaigama, il quale, sempre domenica scorsa, ha denunciato il cattivo uso delle risorse pubbliche che si fa in Nigeria ed ha esortato tutti a liberare la nazione “dal dominio del peccato e della criminalità, crescendo cittadini che non fanno nulla per egoismo, bensì cercano il bene comune di tutti”. Da ricordare che la Nigeria vive da diverso tempo il dramma degli attacchi perpetrati dai Fulani: si tratta di pastori e mandriani, per lo più di religione islamica, che fuggono dalla desertificazione e che conquistano nuove terre a scapito degli agricoltori, in maggioranza cristiani, usando violenza. A giugno 2020, ad esempio, più di 200 contadini sono stati massacrati in alcuni villaggi dello Stato centrale di Plateau. (IP)
24 marzo - REPUBBLICA CECA Annunciazione. Lettera pastorale dei vescovi: restare accanto alla vita fin dal concepimento
In occasione della Solennità dell’Annunciazione, che la Chiesa festeggia nella giornata di domani 25 marzo assieme alla Giornata della Vita nascente, i vescovi dell’arcidiocesi di Olomuc, in Repubblica Ceca, hanno scritto una lettera pastorale ai fedeli pubblicata anche sul sito della Conferenza episcopale ceca: “L’atteggiamento della Chiesa non è cambiato da duemila anni, e non può cambiare, perché né la natura umana né i principi morali cambiano. I mezzi tecnici moderni non cambiano il male in bene, possono solo rendere il bene più fecondo e il male più distruttivo”. “Dio ha amato ciascuno di noi nel grembo di nostra madre e ci ha donato un'anima immortale – proseguono - la capacità di lavorare con Dio per creare un nuovo essere immortale è un nobile privilegio che nemmeno gli angeli hanno. Il dono della fede ci aiuta ad apprezzare e a meravigliarci di questo fatto”.“La società odierna non sempre si avvicina all'infanzia aperta a braccia aperte. Quali sono le preoccupazioni riguardo al concepimento e alla nascita di un bambino? Sentiamo la paura della sovrappopolazione della Terra, come se Dio stesse solo guardando le persone con indifferenza e non volesse affidarci l'intero universo trasformato dopo la Resurrezione – scrivono i presuli - sappiamo che qualsiasi convivenza con un'altra persona porta non solo grandi gioie e felicità, ma spesso anche dolore, fatica e croci. Se le persone rifiutano questo fatto e si concentrano solo sull'ottenimento della felicità personale, l'intera società viene sconvolta. Dopotutto, oggi molti bambini nascono fuori dal matrimonio e molte madri rimangono sole. Non solo questo causa problemi sociali, ma per un'intera generazione di bambini nessuno è in grado di sostituire un ambiente familiare amorevole come quello di mamma e papà”. “In tutti i tempi difficili, la vita della Sacra Famiglia può essere per noi incoraggiamento e rafforzamento. Maria non aveva intenzione di concepire il Figlio di Dio Gesù Cristo, non sapeva dove avrebbe partorito o come avrebbe provveduto al suo bambino; tuttavia, San Giuseppe è stato il suo sostegno in tutte le situazioni. Può quindi essere un modello per ogni uomo accettare coraggiosamente la responsabilità sia per la donna che per il bambino e per affrontare tutte le sfide con amore creativo. Sia Maria che Giuseppe hanno sempre avuto fiducia in Dio e hanno fatto tutto il possibile”, si legge ancora. “Papa Francesco ha recentemente ricordato: ‘L'insegnamento della Chiesa è chiaro su questo punto. La vita umana è sacra e inalienabile, e determinare la salute del nascituro nel grembo materno per la selezione deve essere risolutamente rifiutato perché è un modo di pensare disumano che approva l'aborto per i feti dalla prognosi incerta e priva le famiglie di accettare, abbracciare e amare i loro più deboli”, continuano i vescovi di Olomuc. “Allora cosa possiamo fare per i bambini non nati e i loro genitori o per i medici che agiscono contro la vita? – si chiedono i presuli alla fine del messaggio - Non possiamo imporre il bene agli altri contro la loro volontà. Neanche Cristo l’ha fatto. Dio rispetta il libero arbitrio di ogni essere umano che gli è stato dato al momento del concepimento e rimane con lui per sempre. Possiamo raccomandare fervide preghiere, ascolto paziente, parole rassicuranti e incoraggianti, un buon esempio e, naturalmente, un aiuto pratico disinteressato”. (RB)
24 marzo - STATI UNITI Prosegue l’iniziativa solidale “Camminare con le mamme bisognose”, lanciata un anno fa
Un anno fa, prim’ancora che iniziasse la pandemia da Covid-19, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti lanciava l’iniziativa “Camminare con le mamme in difficoltà: un anno di servizio”. Il progetto nasceva in concomitanza del 25.mo anniversario della “Evangelium Vitae”, l’Enciclica di San Giovanni Paolo II sul valore e l’inviolabilità della vita umana, diffusa il 25 marzo 1995. La Chiesa statunitense voleva sostenere in modo concreto e a livello nazionale le madri incinte e in difficoltà, affinché potesse prendersi cura dei loro figli nel modo migliore. Ora, ad anno di distanza, l’Usccb traccia un bilancio. In una nota, l’Arcivescovo Joseph F. Naumann, presidente del Comitato episcopale per le attività in favore della vita, scrive: “Quando abbiamo lanciato l’iniziativa, nessuno immaginava l’impatto prolungato del Covid-19 sulla vita della Chiesa e dell’intero Paese”. Ma nonostante l’emergenza sanitaria abbia “frenato in buona parte lo slancio iniziale”, essa ha anche “fornito l’opportunità di adattare ed espandere questa iniziativa” alla realtà contingente. Non solo: la pandemia “ha riaffermato la necessità, per la Chiesa, di accompagnare le madri in difficoltà proprio e soprattutto in questi tempi difficili”. Al contempo, il presule evidenzia che, purtroppo, i legislatori statunitensi “hanno sfruttato questa fase critica per ampliare i finanziamenti dei contribuenti all’aborto”, costringendoli a prendere “una decisione morale straziante, ovvero se preservare o meno la vita e la salute dei bambini non ancora nati che rappresentano il nostro prossimo vulnerabile e bisognoso”. Nel “Piano di salvataggio americano” dell’amministrazione Biden per rialzare gli Stati Uniti dopo la pandemia da Covid-19, infatti, sono inclusi i finanziamenti all’interruzione volontaria di gravidanza. Dal suo canto, l’Usccb ribadisce il suo impegno per “colmare le lacune nei servizi e nelle risorse disponibili per le madri che affrontano gravidanze impegnative e per i genitori di figli piccoli che si trovano in circostanze difficili”. “Incoraggiamo le diocesi e le parrocchie ad implementare ‘Camminare con le mamme in difficoltà’ – conclude Monsignor Naumann – e lavoriamo per una società in cui le madri e i loro figli siano protetti dalla legge e accolti nell’amore”. (IP)
24 marzo - AMERICA LATINA/SPAGNA Il cardinal Osoro alla guida di un ritiro virtuale di Settimana Santa rivolto a leader politici e sociali latinoamericani
L'arcivescovo di Madrid, il cardinale Carlos Osoro, lunedì 29 marzo, alle ore 16 (ora spagnola), presiederà un ritiro virtuale internazionale di preparazione alla Settimana Santa, rivolto ai leader sociali e politici, e alle loro famiglie, organizzato dall'Accademia Latinoamericana dei leader cattolici. Durante il ritiro – riferisce l’arcidiocesi - si "rifletterà sulla vocazione di Zaccheo" e su quello che gli disse Gesù, "Voglio venire a casa tua", che è anche il titolo della lettera pastorale che l'arcivescovo ha scritto quest'anno per l’arcidiocesi. Perché, "la vocazione politica – come sottolineato da Papa Francesco -, cercando il bene comune, è una delle forme più preziose di carità ". Non è la prima volta che il cardinale Osoro offre questo accompagnamento pastorale a parlamentari e leader sociali. L'anno scorso, infatti, si è tenuto un altro ritiro, al quale hanno partecipato più di 200 politici di 17 Paesi latinoamericani, tra i quali l'ex consigliere comunale di Madrid, Carmen Sanchez Carazo. La Sanchez ha ricordato come l’anno scorso "per quasi tre ore, 250 politici hanno riflettuto sulla domanda che Gesù ci pone nel profondo del nostro cuore: ‘Cosa vuoi che io faccia per te?’ Una domanda che, come ha sottolineato il cardinale Osoro, i politici devono porre alle persone di cui hanno responsabilità e che hanno fiducia in loro. Alla fine della riflessione del cardinale – ha raccontato la Sanchez -, per più di mezz'ora abbiamo lavorato in piccoli gruppi, e ci ha arricchito molto condividere le diverse opinioni basate sulle diverse realtà”. Anche l'ex presidente del Costa Rica, Miguel Angel Rodríguez – nella nota dell’arcidiocesi -, ha sottolineato come la riflessione del cardinale Osoro avesse messo tutti i partecipanti di fronte a loro stessi e avesse ricordato “che tutti i cattolici sono chiamati a rispondere a questa domanda pungente, perché nulla in questo mondo ci può essere indifferente”. (AP)
24 marzo - GERMANIA #coronavirus Monsignor Bätzing: le celebrazioni religiose a Pasqua non sono un accessorio
“Pasqua è la nostra festa più importante, le celebrazioni religiose non sono un accessorio”. Così monsignor Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, commenta la decisione del governo federale di un nuovo lockdown nazionale per tutto il periodo che comprende la Pasqua, le cui celebrazioni dovrebbero, quindi svolgersi virtualmente. "Siamo stati completamente sorpresi dal risultato – ha scritto il presidente in un Tweet riportato anche sul sito della Conferenza episcopale della Germania - già a Natale abbiamo dimostrato come le funzioni religiose possano essere celebrate con prudenza e attenzione. Non vogliamo rinunciare nemmeno alla Pasqua. Porteremo questa nostra posizione nei prossimi colloqui". (RB)
24 marzo - FILIPPINE 500.mo cristianesimo. Vescovi: avere sempre zelo missionario
“Che quest'anno sia un anno in cui guardare indietro nella storia per capire meglio chi siamo nel presente come comunità di discepoli, e un'opportunità anche per guardare avanti, nei prossimi 500 anni, con lo stesso zelo missionario che ci ha reso possibile ricevere la fede cristiana”: lo scrive Monsignor Romulo Valles, Arcivescovo di Davao e presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, (Cbcp) in una Lettera pastorale sui 500 anni di evangelizzazione del Paese. Il cristianesimo, infatti, arrivò nella nazione asiatica nel 1521, grazie all’esploratore e navigatore portoghese Ferdinando Magellano. “Ciò che abbiamo ricevuto gratuitamente è anche ciò che diamo gratuitamente”, scrive Monsignor Valles, citando il motto del 500.mo anniversario, tratto dal Vangelo di Matteo, e ricordando la Messa presieduta da Papa Francesco il 14 marzo nella Basilica Vaticana a commemorazione di questo evento. Una celebrazione durante la quale il Pontefice ha esortato la Chiesa filippina ad essere "una Chiesa che ama il mondo senza giudicare, una Chiesa che si dona al mondo". Andando indietro con la memoria, poi, il presidente della Cbcp ricorda i momenti salienti della spedizione di Magellano e di come i suoi uomini, “per lo più mercenari, si trasformarono quasi immediatamente in missionari nel momento in cui scoprirono il terreno fertile di buona volontà nei nativi” filippini. Approdati dopo un viaggio pericoloso, “affamanti, assestati, diffidenti e malati”, gli esploratori trovarono un tesoro rappresentato non tanto “dall’oro contenuto in forzieri”, bensì dai “cuori di semplici pescatori” che li accolsero con cordialità e li “disarmarono” con la loro generosità e compassione, offrendo loro riparo, cibo, cure e la possibilità di seppellire i compagni defunti. Antonio Pigafetta, il cronista della spedizione, racconta “con emozione” la gentilezza con cui i nativi ospitarono la spedizione e descrive con minuzia di particolari la prima Messa celebrata nel Paese il 31 marzo 1521, domenica di Pasqua. Il 14 aprile dello stesso anno, poi, a Cebu vennero amministrati i primi Battesimi e tutto questo venne fatto non “con la minaccia delle armi, ma con lo spirito dell’evangelizzazione”. Al contempo, Monsignor Villegas sottolinea che non fu tutto facile: ben presto, infatti, Magellano assunse atteggiamenti dispotici e di lì a poco morì in un’imboscata. “La croce del dominio coloniale e dell’oppressione alla fine è stata ripudiata – afferma l’Arcivescovo di Davao – perché abbiamo abbracciato la vera Croce della libertà: quella della redenzione e dell’amore incondizionato di Dio che dà a noi esseri umani la vera dignità, in quanto sue creature”. Guardando indietro, dunque, i cristiani filippini possono dire che “nonostante tutto il dolore che hanno dovuto attraversare, saranno sempre grati di questa Croce perché la fede è giunta come un dono di Dio, attraverso persone imperfette, ma di buona volontà”. “Cinque secoli dopo – continua il presidente della Cbcp – bisogna continuare ad imparare a setacciare il grano dalla pula” e a non equiparare l’evangelizzazione al proselitismo, come ricordato anche da Papa Francesco: “La Chiesa ha questa missione: non è inviata a giudicare, ma ad accogliere; non a imporre, ma a seminare”. Il presule ricorda, quindi, che il 500.mo anniversario è stato preceduto da nove anni di preparazione, ognuno dedicato ad un tema specifico: dal 2013 al 2021 sono stati approfonditi la fede, il ruolo dei laici, le questioni relative alla povertà, l’Eucaristia e la famiglia, la parrocchia come comunità, la missione del clero e dei consacrati, le sfide e le speranze dei giovani, l’ecumenismo e il dialogo interreligioso anche in rapporto ai popoli indigeni e, infine, la missione. Inoltre, la Cbcp ha deciso di commissionare una ricerca, in collaborazione con la prima Università cattolica in Asia, l’Ateneo “San Tommaso”, per tracciare un bilancio dello stato attuale del cattolicesimo nelle Filippine. I risultati dello studio sono attesi a breve. L’Arcivescovo di Davao esorta, poi, tutti i fedeli a partecipare attivamente alle Messe di commemorazione della prima Eucaristia nel Paese, che si terranno il 4 aprile, domenica di Pasqua. “Che sia anche l'occasione per l'apertura di una porta giubilare in ogni Cattedrale nazionale e nelle chiese selezionate per tutto il tempo pasquale”, scrive ancora il presule. Un’altra celebrazione importante è in programma a Cebu il 14 aprile, in ricordo del Primo Battesimo amministrato nel Paese. Un momento che tutte le diocesi locali sono invitate a ricordare o quello stesso giorno o il 18 aprile, terza domenica di Pasqua. (IP)
24 marzo - ARGENTINA Giorno della Memoria per la Verità e la Giustizia: la diocesi di Quilmes invita gli argentini a continuare a lavorare per i diritti umani
La Vicaria di Solidarietà della diocesi di Quilmes, in occasione del Giorno della Memoria per la Verità e la Giustizia, in cui si commemorano in Argentina le vittime dell'ultima dittatura militare, il sedicente "Processo di Riorganizzazione Nazionale", che usurpò il potere politico tra il 24 marzo 1976 e il 10 dicembre 1983, in un messaggio diffuso ieri sulla sua pagina web, ha invitato gli argentini a continuare a lavorare per i diritti umani. Nel messaggio, la Chiesa ricorda come nel 1979 i vescovi latinoamericani, a Puebla, parlarono della cosiddetta "Dottrina della Sicurezza Nazionale" come, in realtà, di una ideologia a sostegno del terrorismo di Stato che devastava il continente in quel momento, “legata a un certo modello economico-politico, con caratteristiche elitarie e verticistiche” che non permetteva al popolo di partecipare alle decisioni politiche, “che aveva bisogno del braccio militare per imporre le sue condizioni, dell'appoggio esterno per sostenere gli interessi transnazionali e dell'appoggio interno di minoranze ricche”. L’Argentina la sperimentò – si legge nel comunicato – con il “Processo di riorganizzazione nazionale", in seguito al colpo di Stato del 24 marzo 1976, 45 anni fa. Questo Processo portò il Paese all’indebitamento e alla devastazione, attraverso la tortura e la morte. I "30.000" scomparsi, in quegli anni, “sono il simbolo lacerante – scrive la Vicaria - di una storia che nel nostro Paese abbiamo deciso di chiamare ‘Mai più’”, dopo che nel 1983 si è deciso di restaurare una democrazia, in cui i diritti umani avessero piena centralità. Ed ora “quegli anni bui di violenza e morte sono alle nostre spalle” continua il testo. Molti colpevoli sono stati perseguiti “grazie alla lotta di nonne, madri, figli e organizzazioni per i diritti umani”. Tuttavia, “esistono ancora ferite aperte” e una struttura economica – sottolinea il messaggio - che si sostiene con "sempre meno ricchi che si arricchiscono a spese di sempre più poveri che si impoveriscono", che non placa il grido per la giustizia e i diritti umani dei popoli nativi, delle donne assassinate, delle foreste bruciate, delle acque inquinate, dei senzatetto e senza lavoro, dei migranti, delle vittime di tratta, contrabbando, sfruttamento lavorativo e sessuale, degli anziani, dei carcerati, e dei giovani per strada, tra gli altri. “Ci affidiamo – dunque - a Gesù, Maria e Giuseppe – conclude la Vicaria - perché ci aiutino a trovare le risposte giuste e generose alle domande che nascono dall'ascolto delle grida del nostro popolo”. (AP)
24 aprile - VENEZUELA Vescovi contro proposte di legge su aborto, eutanasia e ideologia di genere: “Tutelare vita e dignità umana”
“L’essere umano deve essere rispettato nella sua dignità, dalla quale derivano i suoi diritti, specialmente il più fondamentale di tutti: quello alla vita”: si apre così la nota della Commissione permanente della Conferenza episcopale venezuelana (Cev), diffusa dopo che, nel Paese, sono state avanzate diverse proposte normative per depenalizzare l’aborto, consentire l’eutanasia e promuovere l’ideologia di genere. Tentativi ai quali la Cev risponde ricordando “i grandi valori umani”, in particolare “il valore sacro della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale” e il diritto che ciascuno ha di “vedere questo bene primario pienamente rispettato”, perché il riconoscimento di esso è “la base della convivenza umana” e spetta soprattutto ai “credenti in Cristo” difenderlo e promuoverlo. Un compito quanto mai necessario – prosegue la nota – considerato che, “negli ultimi anni, in tutto il mondo si è cercato di imporre una mentalità contraria al diritto alla vita e all'integrità della persona umana e della famiglia”. Ci sono, infatti, “grandi campagne pubblicitarie provenienti da ‘potenti’ corporazioni internazionali capaci di investire immense somme di denaro per imporre, a tutti i costi, una legislazione a favore dell'aborto, dell'eutanasia e dell'ideologia di genere, con tutte le sue implicazioni”. Ciò viene fatto, sottolinea la Cev, in base ad “un falso concetto di modernità e all’invenzione di ‘nuovi diritti umani’ che mirano a giustificare posizioni in contrasto con il disegno di Dio”. E il Venezuela “non sfugge” a tutto questo, scrivono i vescovi: ci sono, infatti, diversi gruppi e movimenti che “fanno eco a questa mentalità anti-vita” e che “sfortunatamente hanno trovato terreno fertile” in alcuni leader politici, i quali “da qualche tempo stanno spingendo per l’approvazione di leggi” specifiche al riguardo. Cosa ancor più grave, evidenziano i presuli di Caracas, è che tutto ciò avvenga “approfittando del fatto che siamo tutti sopraffatti dalla pandemia da Covid-19”. E invece, sottolinea la Cev, la Costituzione nazionale tutela la vita “dal concepimento fino alla morte naturale”, protegge “l’unità della famiglia e la dignità degli esseri umani creati ad immagine e somiglianza di Dio” e “sostiene il matrimonio tra uomo e donna”. Di fronte, quindi, “alla reale possibilità che una minoranza imponga un ordine giuridico completamente nuovo che sconvolge il senso della vita e stabilisce una nuova dimensione della cultura della morte”, i vescovi ribadiscono: “Alziamo la voce in difesa dei grandi valori umani”. L’appello viene lanciato a “tutti i fedeli cattolici e alle persone di buona volontà”, affinché si facciano sentire ed uniscano i loro sforzi “per evitare che simili leggi vengano approvate nel Paese”. Anche i legislatori, credenti o non credenti, vengono chiamati in causa: a loro, i vescovi chiedono di “ascoltare la voce della coscienza e di agire con la saggezza che deriva dal timore di Dio”. Così facendo, infatti, essi “sceglieranno di difendere la famiglia, l'integrità della persona umana e la vita in tutte le sue fasi”. A sacerdoti, diaconi, religiosi, consacrati, laici, gruppi pro-vita e operatori di Pastorale familiare, inoltre, la Cev raccomanda di “continuare, con determinazione e perseveranza, a sensibilizzare la popolazione, annunciando il Vangelo della vita ed organizzando tutti i tipi di iniziative possibili per impedire l’approvazione di leggi che, distanti dalla centralità della persona umana, finirebbero per imporre una cultura di morte, lontana dalla fede cattolica e dal senso di solidarietà”. Allo stesso modo, “le parrocchie, le scuole e università, i gruppi di apostolato e altri organismi ecclesiali, possono e devono, senza alcuna eccezione, far risuonare risolutamente e coraggiosamente la difesa totale della vita”. La nota episcopale si conclude con una preghiera al Signore affinché doni saggezza ai legislatori, permettendo loro di “non lasciarsi trasportare dalle pressioni di coloro che, con la scusa di un nuovo ordine mondiale, cercano di imporre una cultura sprezzante della vita e della dignità umana”. “Nel cuore di tutti – scrivono infine i vescovi – sia inciso che essere venezuelani è sinonimo di amare la vita”. (IP)
23 marzo - ISRAELE Il Coe chiede che vengano garantito il vaccino anti-Covid ai palestinesi dei territori occupati
Alla 46.ma sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la Commissione per gli affari internazionali del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) ha espresso preoccupazione per i palestinesi dei territori occupati che hanno uno scarso accesso ai vaccini anti-Covid. In una dichiarazione il Coe ha fatto presente che “nei territori occupati, ci sono stati quasi 210mila casi confermati di Covid-19 e più di 2.200 morti” e che “la densità della popolazione e l’alto livello di povertà favoriscono le infezioni nonostante le chiusure e il coprifuoco imposti”. Mentre l’Israele risulta il Paese con il più avanzato programma di vaccinazione contro il Covid-19 al mondo, con quasi 100mila dosi giornaliere somministrate e il 44,7% degli israeliani completamente vaccinato, inclusi quanti vivono negli insediamenti della Cisgiordania, l’occupazione militare ha creato una situazione particolare. L’Autorità Palestinese non ha mezzi sufficienti per acquistare e somministrare vaccini o per combattere le conseguenze della pandemia, e se “Israele si è impegnato a fornire in totale 5mila dosi di vaccino all’Autorità Palestinese e ad immunizzare 100mila palestinesi”, resta comunque un grande divario fra israeliani e palestinesi. “Ai sensi del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, la responsabilità di garantire l’accesso a vaccini nel territorio occupato spetta al potere occupante - ha precisato il Coe -. Domandiamo quindi a Israele di adempiere ai suoi obblighi previsti dal diritto internazionale e di garantire un accesso equo ai vaccini contro il coronavirus per i palestinesi nei territori occupati”. Infine la dichiarazione chiede la fine dell’occupazione e una pace giusta sia per i palestinesi che per gli israeliani. (TC)
23 marzo - SIRIA Appello del cardinale Zenari: occorrono aiuti per far ripartire l’economia, gran parte della popolazione è sotto la soglia della povertà
Per la Siria “servono soluzioni urgenti e radicali” per far ripartire l’economia: lo ha detto questa mattina il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico nel Paese, nel corso di una conferenza on line organizzata da Caritas internationalis, a 10 anni dalla guerra civile. Per il porporato, riferisce il Sir, non ci sarà pace senza ricostruzione e risorse economiche e con il 90% della popolazione che, secondo stime dell’Onu, vive al di sotto della soglia della povertà. “Quanto devono aspettare ancora i siriani? Il tempo passa. Molti di loro hanno perso la speranza” ha aggiunto il nunzio. Il porporato ha rimarcato che “il processo di pace è in una fase di stallo, la ricostruzione e i fondi per far ripartire l’economia non sono ancora iniziati e molte persone stanno perdendo la speranza nel futuro del loro Paese”, e che se bombe e missili “non cadono più in diverse regioni della Siria da mesi”, è però “esplosa la terribile ‘bomba’ della povertà”. “La sterlina siriana ha perso valore rispetto al dollaro, il prezzo del cibo è aumentato significativamente. Le persone fanno la fila davanti ai panifici per comprare le limitate porzioni di pane disponibili - ha raccontato il cardinale Zenari -. C’è poca disponibilità di benzina in tutto il Paese. Questo è il triste risultato di dieci anni di guerra, corruzione e sanzioni”. A peggiorare la situazione, ha notato il porporato, anche la crisi libanese e la pandemia di Covid-19, tanto che i siriani definiscono questi tempi difficili come una “guerra economica, peggiore di quella degli anni precedenti”. Il cardinale Zenari ha poi ricordato che 11 milioni di siriani hanno bisogno di assistenza per vivere, ha ringraziato le organizzazioni umanitarie e Caritas Siria per il lavoro svolto e ha chiesto un maggiore coordinamento tra le istituzioni cristiane. Infine il porporato si è rivolto alla comunità internazionale perché si pensino aiuti a lungo-termine, avendo la Siria bisogno, “secondo gli esperti, di centinaia di miliardi di dollari per ricostruire ospedali, scuole, case e fabbriche e far ripartire l’economia”. (TC)
23 marzo - MAROCCO Settimana Santa e norme anti-Covid. Il cardinale López Romero: adattarsi alle circostanze con fedeltà alla liturgia, ma con creatività e fantasia
Nell’arcidiocesi di Rabat, in Marocco, la Settimana Santa potrà essere celebrata “in presenza” ma nel rispetto delle misure anti-Covid. Lo precisa l’arcivescovo, il cardinale Cristóbal López Romero, nella sua lettera periodica ai fedeli in cui ricorda che sussiste ancora l’emergenza sanitaria e che non è possibile circolare dopo le 21, dunque le celebrazioni vanno organizzate secondo gli standard sanitari, cercando di ridurne la durata e decidendo secondo il buon senso. Circa le liturgie, il porporato spiega che si dovranno privilegiare gli aspetti fondamentali e se ne sopprimeranno o abbrevieranno gli altri. Ad esempio, per la domenica delle Palme si precisa che dovrà essere data più importanza alla benedizione dei ramoscelli d’ulivo e alla proclamazione della Passione, e meno alla processione, che non è obbligatoria. Per il Giovedì Santo viene consigliato di sopprimere la lavanda dei piedi e la processione finale con il Santissimo Sacramento al tabernacolo, mentre, per il Venerdì Santo, si propone di integrare la Via Crucis nella celebrazione liturgica e di fare Venerazione della Croce con un momento di silenzio e un canto. “Occorre adattarsi alle circostanze - aggiunge il cardinale López Romero - con fedeltà alla liturgia, ma anche con creatività e fantasia”. L’arcivescovo di Rabat ha poi deciso spostare al 13 aprile la Messa Crismale, in occasione dell’incontro dei sacerdoti e dei religiosi che si svolgerà dal 12 al 14 aprile, mentre il ritiro annuale, sul tema “La spiritualità di fratello Charles de Foucauld in preparazione della sua canonizzazione”, è previsto dal 31 maggio al 4 giugno. Infine l’arcivescovo di Rabat ricorda che fino al 24 maggio si celebra l’Anno Laudato si’ ed invita a leggere e a mettere in pratica la lettera enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti. (TC)
23 marzo - ITALIA On line, a Caltanissetta, la Via Crucis con le Vare del Venerdì Santo
La tradizionale Via Crucis con le Vare del Venerdì Santo della diocesi di Caltanissetta sarà celebrata, anche quest’anno, on line. L’appuntamento è alle 19.30 in diretta streaming su YouTube e Facebook con il vescovo, monsignor Mario Russotto, che guiderà “Nel silenzio…dell’Amore più grande”, un percorso di meditazioni legate ai brani del Vangelo che corrispondono ai 16 gruppi sacri - le Vare - esposti nelle navate laterali della cattedrale di Caltanissetta. Con l’iniziativa, non si vuole interrompere la pia pratica che, negli ultimi 15 anni, animato dai giovani dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile, ha coinvolto migliaia di persone per le strade del centro storico della città lungo le quali le Vare venivano posizionate prima dell’esposizione in cattedrale. Quest’anno, riferisce il direttore dell’Ufficio stampa della diocesi, monsignor Giuseppe La Placa, le misure di sicurezza sanitaria dettate dalla pandemia non hanno consentito il percorso cittadino e il vescovo ha pensato di raggiungere i fedeli attraverso i social. La Via Crucis di quest’anno intende valorizzare il contesto di silenzio imposto anche dagli eventi e convertirlo in uno spazio interiore di meditazione e di approfondimento che possa fare vivere la Pasqua con una spiritualità più autentica, capace di illuminare la vita al di là delle giornate della devozione tradizionale. Il 31 marzo, Mercoledì Santo, il giorno della processione delle “Varicedde”, nate agli inizi del secolo scorso dalla devozione dei ragazzi lavoratori di bottega, alle 15.30 e alle 19.30, sarà trasmessa sui social una inedita “Via Crucis” dedicata ai bambini. Monsignor Russotto si rivolgerà ai più giovani con brevi meditazioni che accompagneranno i 19 Piccoli Gruppi Sacri. Attraverso le 14 stazioni che raccontano il percorso di Cristo verso il Calvario, il presule rifletterà su quanto il messaggio di Cristo e della sua Passione possa ancora sostenere un impegno di rigenerazione e di rinascita spirituale nella vita di ogni uomo. (TC)
23 marzo - ITALIA L’arcidiocesi di Milano offre la disponibilità degli spazi parrocchiali per il piano vaccinale anti-Covid
Oratori e altri spazi parrocchiali dell’arcidiocesi di Milano potranno essere messi gratuitamente a disposizione per il Piano vaccinale contro l’emergenza epidemiologica Covid-19 previsto dal Governo. L’Ufficio Avvocatura della Curia ha diffuso oggi una nota nella quale indica ai parroci i criteri da seguire nel caso venisse loro presentata una richiesta di spazi per la somministrazione del vaccino. Le richieste potranno provenire dall’Agenzia di tutela della salute, da enti pubblici o da gruppi di imprese. Spetterà poi al parroco valutare, insieme all’ente richiedente, gli spazi più idonei e la possibilità di svolgervi, in altri momenti della giornata e dopo la sanificazione, altre attività parrocchiali. Sarà responsabilità dell’ente che ha presentato domanda garantire che la somministrazione del vaccino avvenga in sicurezza e la sanificazione degli ambienti prima e dopo l’utilizzo. Per i termini dell’intesa, che dovrà essere comunicata alla Curia, sarà sufficiente una lettera d’intenti tra il parroco e l’ente richiedente. La nota dell’Avvocatura della Curia e il modello della lettera per la cessione degli spazi parrocchiali sono disponibili sul portale dell’arcidiocesi. (TC)
23 marzo - ITALIA Riparte il percorso “Generiamo LavORO”, promosso da Diocesi di Roma e Acli
Si chiama “Generiamo lavORO” ed è il percorso riservato ai giovani tra i 18 ed i 30 anni, nato con l’obiettivo di promuovere il lavoro dignitoso, quale fondamento di cittadinanza e sviluppo integrale della persona e della comunità. Promossa, tra gli altri, dall’Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Roma e dalle Acli della Capitale, l’iniziativa ha anche un risvolto concreto perché vuole fornire ai giovani gli strumenti necessari per facilitarne l’ingresso e la permanenza nel mondo lavorativo. Giunto alla quarta edizione, “Generiamo lavORO” quest’anno si svolgerà completamente online tramite la piattaforma Zoom. Il percorso, informa una nota, “prenderà avvio con una Via Crucis, proprio per simboleggiare la drammatica condizione del mondo del lavoro alle prese con gli effetti devastanti della pandemia”. A presiedere il rito, in programma il 26 marzo alle ore 18.30, sarà Monsignor Francesco Pesce, incaricato dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi. Il momento di preghiera verrà trasmesso sulle pagine Facebook delle Acli di Roma dell’Ufficio diocesano. Il programma del corso formativo, completamente gratuito, prevede un primo incontro il 12 aprile, dalle ore 16.00 alle ore 18.00, sul tema “Il valore del lavoro”. Gli appuntamenti successivi saranno a cadenza settimanale e vedranno anche webinar, laboratori e testimonianze pensati “per aiutare i giovani ad affrontare con maggiore consapevolezza il proprio futuro professionale”. Analisi del proprio potenziale, sviluppo di competenze trasversali e tecniche per scrivere un Curriculum vitae efficace ed affrontare brillantemente un colloquio di lavoro saranno i punti all’ordine del giorno. Un’attenzione particolare sarà, inoltre, riservata alla libera iniziativa sociale e imprenditoriale, alle tutele e ai diritti, alla sicurezza sul lavoro, alle cooperative e alla cooperazione. Al termine del percorso, ogni partecipante riceverà un attestato di partecipazione, il Curriculum vitae redatto professionalmente e il proprio portfolio delle competenze. “Tra le vittime di questa drammatica pandemia rientra anche il mondo del lavoro – afferma Monsignor Pesce – per questo abbiamo deciso di dare avvio a questo percorso con una Via Crucis che rappresenti il difficile periodo che stiamo attraversando ma al tempo stesso ci consegni un messaggio di speranza”, per “richiamare tutti alla necessità di rimettere il lavoro dignitoso al centro di tutte le priorità”. “In un momento così difficile in cui i giovani sono costretti a trascorrere molte ore a casa – aggiunge Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e provincia – è fondamentale raggiungerli promuovendo risposte di senso che possano aiutarli a edificare il proprio percorso di crescita e professionale”. “Ancora di più in questo anno di pandemia – sottolinea - abbiamo sperimentato quanto il lavoro sia un tassello fondamentale per la dignità della persona, perciò riteniamo indispensabile dare un segno di speranza e dotare i più giovani di tutti gli strumenti necessari per gettarsi in un ambito che cambia giorno dopo giorno e che è quindi fondamentale conoscere bene”, per “prendere in mano il proprio futuro”. Le iscrizioni al corso sono già aperte: basta inviare un mail a generiamolavoro@gmail.com o contattare i numeri di telefono 0657087038 e 3420720415. (IP)
23 marzo - NUOVA ZELANDA Abusi. Proseguono le audizioni delle vittime davanti alla Commissione Reale di inchiesta
Proseguono, in Nuova Zelanda, le audizioni delle vittime di abusi davanti alla Commissione Reale di inchiesta, organismo indipendente che ha il compito di riferire al governo quanto testimoniato dai sopravvissuti alle violenze. Dopo una prima fase svoltasi alla fine del 2020, è iniziata ora la seconda parte dell’ascolto delle testimonianze che andranno avanti fino a venerdì prossimo. Per l’occasione, il “Te Rōpū Tautoko”, ovvero il gruppo che coordina l'impegno cattolico con la Commissione Reale, presieduto dalla signora Sally McKechnie, ha diffuso una nota in cui si ribadisce, in primo luogo, che i vescovi e i leader delle congregazioni della Chiesa cattolica neozelandese vogliono riconoscere lo sforzo dei sopravvissuti agli abusi che “hanno preso la coraggiosa e difficile decisione di impegnarsi in questa inchiesta”. Ringraziandoli tutti “per l’audacia” dimostrata, vescovi e religioso sottolineano quindi che il modo migliore di porre fine al crimine degli abusi è innanzitutto “riconoscere e affrontare ciò che è accaduto”. La nota ricorda l’impegno della Chiesa cattolica affinché sia fatta luce su quanto avvenuto, grazie anche alla fornitura, alla Commissione Reale di inchiesta, di “un volume molto significativo di documenti”. Vescovi e religiosi assicurano, inoltre, che faranno il possibile affinché “i processi di risarcimento della Chiesa siano equi e rispettosi dei sopravvissuti”. La nota spiega inoltre che, negli ultimi trent’anni, la Chiesa cattolica neozelandese ha preso diversi provvedimenti e misure contro gli abusi, in risposta a ciò che accadeva a livello locale. Tutto ciò ha portato – si legge ancora – alla considerazione del fatto che “ogni sopravvissuto è un singolo individuo” e che le risposte che ciascuno cerca nella Chiesa “possono differire tra loro in modo significativo”. Per questo, non si può applicare una soluzione standard per tutti. Al contempo, la Chiesa neozelandese fa pubblica ammenda: “C’è stato un fallimento da parte di alcuni individui – si sottolinea – e non c’è alcun dubbio che tali errori debbano essere esaminati e corretti”. Per questo, la Chiesa “continua il suo percorso di guarigione”, cercando “un equilibrio tra le diverse questioni” e lavorando “per migliorare i processi di risarcimento in modo che tutti i sopravvissuti che si impegnano con la Chiesa siano ascoltati e sostenuti”. “La Chiesa – conclude la nota – ha la volontà di partecipare, il desiderio di migliorare e l’impegno a cambiare”. (IP)
23 marzo - GERMANIA Nella Domenica delle Palme speciale colletta per la Terra Santa
Anche quest'anno, in occasione della Domenica delle Palme, il 28 marzo, la Conferenza episcopale tedesca (Dbk) promuove una colletta speciale per i cristiani in Terra Santa. Nell’invitare i fedeli a contribuire generosamente alla campagna di raccolta, il presidente della Commissione per la Chiesa mondiale della Dbk, monsignor Ludwig Schick, evidenzia con preoccupazione la forte diminuzione in Terra Santa delle offerte durante le celebrazioni religiose, per il piccolo numero di persone ammesse a partecipare alle Messe a causa della pandemia del Covid-19. “Quindi la Terra Santa conta più che mai sulla nostra solidarietà e aiuto – scrive in un comunicato di presentazione della colletta l’arcivescovo di Bamberga-. Partecipando alla colletta della Domenica delle Palme sostieni le persone in Terra Santa, nei luoghi di origine della nostra fede cristiana”. L’invito è dunque a dare loro “una nuova speranza” affinché possano restare nella loro terra in questi momenti difficili. I proventi delle donazioni sono destinati a sostenere programmi educativi, ma anche progetti pastorali e progetti socio-caritativi. Le strutture della Chiesa accolgono bambini bisognosi, disabili, anziani e migranti, tra i quali numerose donne. I vescovi tedeschi evidenziano come molte di queste istituzioni siano state penalizzate anche dal blocco dei pellegrinaggi e del turismo, che ha azzerato gli introiti non ecclesiali, ricordando il loro ruolo nella promozione di una pacifica convivenza tra cristiani, ebrei e musulmani nella regione. Monsignor Schick ricorda, infine, che l’Associazione tedesca di Terra Santa e la Provincia francescana tedesca, che ricevono fondi dalla Colletta della Domenica delle Palme, forniscono da molti anni un valido aiuto alla Chiesa locale. (LZ)
23 marzo - STATI UNITI Vescovi condannano aggressioni contro comunità asiatica e invitano a solidarietà
Parole di forte condanna, insieme ad un appello alla solidarietà, sono state lanciate dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) dopo le recenti aggressioni verificatesi nel Paese a danno della comunità asiatica. Nella notte del 17 marzo, infatti, ad Atalanta, in Georgia, tre sparatorie contro tre Centri-benessere gestiti da asiatici hanno lasciato sul campo otto vittime. La polizia ha poi arrestato un giovane di 21 anni. All’origine degli attacchi, ci sarebbe l’odio verso gli appartenenti ad un continente ritenuto responsabile della pandemia da Covid-19. In una dichiarazione a firma di Monsignor Oscar A. Solis, presidente della Sottocommissione Usccb per gli Affari asiatici e le isole del Pacifico, i presuli condannano, dunque, “la cultura di morte, odio e violenza che è alla base di questi incidenti” ed invitano, piuttosto, “alla solidarietà con i più vulnerabili”. "Sono profondamente rattristato – scrive Monsignor Solis - dall’apprendere delle sparatorie di massa che hanno tolto tragicamente la vita ad otto persone e rinnovo la mia preoccupazione per un aumento dell'ostilità contro le persone di origine asiatica”. “Come vescovi – prosegue la nota - deploriamo ogni tipo di odio e di violenza, in particolare se basati sulla razza, l'etnia o il sesso”. In preghiera per le vittime e le loro famiglie che “possono sentirsi insicure e vulnerabili in questo momento", l’Usccb nota come questi ultimi episodi “stimolino il dialogo nazionale su come affrontare il pregiudizio anti-asiatico che ha preso la forma, nell’ultimo anno, di violenze fisiche, attacchi verbali e distruzione di proprietà, lasciando traumatizzate le comunità di tutto il Paese”. Facendo, inoltre, eco alle parole dell’Arcivescovo di Atalanta, Monsignor Gregory Hartmayer, i vescovi statunitensi esortano al sostegno delle persone più fragili e indifese. “Dobbiamo sempre sottolineare – si legge nella dichiarazione - che ogni essere umano è un fratello o una sorella in Cristo, creato a immagine e somiglianza di un Dio amorevole”. In particolare in tempo di Quaresima, l’Usccb invita a ricordare “l'amore e la misericordia di Dio per ognuno di noi”, rinnovando al contempo “l'appello alla conversione del cuore, affinché possiamo essere più uniti all'amore del Signore e condividerlo con il nostro prossimo". Infine, la nota episcopale ricorda che già a maggio 2020, in pieno aumento di episodi di razzismo e xenofobia contro gli americani di origine asiatica, la Chiesa cattolica statunitense aveva diffuso una dichiarazione per esortare all’unità, alla solidarietà, alla gentilezza e all’amore reciproco, così da uscire dall’emergenza sanitaria come “un unico popolo, capace di dare valore ad ogni vita umana, indipendentemente dalla razza, dall'origine etnica, dal sesso o dalla religione”. (IP)
23 marzo - SPAGNA “Gesù Cristo, Salvatore degli uomini e dei popoli”: Giornata di Missiologia all’Università San Damaso di Madrid
(VNS) – 23mar21 - Domani, Mercoledì 24 marzo, a Madrid, nell'Aula Pablo Domínguez dell'Università San Damaso, si terrà, a partire dalle 19.30, una Giornata dedicata alla Missiologia, dal titolo "Gesù Cristo, Salvatore degli uomini e dei popoli", organizzata dalla UESD, in collaborazione con le Pontifice Opere Missionarie e l'Istituto Superiore di Scienze Religiose. Scopo della conferenza quello di “approfondire l'affermazione fondamentale della fede in Gesù Cristo: Egli è il Salvatore unico e universale". Affermazione che – come spiegano gli organizzatori nel comunicato stampa – “è la fonte e il contenuto della missione della Chiesa". L’evento, trasmesso online sul canale YouTube dell’Università, sarà presentato da Agustín Giménez González, direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose, e da Juan Carlos Carvajal Blanco, coordinatore della Cattedra di Missiologia della Facoltà di Teologia della UESD. Ángel Cordovilla Pérez, professore della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Comillas, terrà la relazione "Gesù Cristo, Mistero di salvezza per l'uomo". José María Calderón Castro, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie e della Cattedra di Missiologia, chiuderà la Giornata. (AP)
23 marzo - TIMOR EST Secondo lockdown per impennata dei contagi. Chiesa in prima linea
Anche a Timor Est i contagi da Coronavirus sono di nuovo in preoccupante aumento. Dai primi di marzo, la curva dei contagi nell’isola, che aveva ripreso a crescere dallo scorso dicembre, ha subito una rapida impennata con 229 nuovi casi registrati dal 7 al 21 marzo e 55 nella sola giornata del 21. Finora, fortunatamente, non si è registrato alcun decesso, ma il timore delle autorità è una diffusione incontrollata della pandemia, dopo un lungo periodo con zero contagi. Di qui la decisione del Primo Ministro Taur Matan Ruak di reintrodurre il lockdown nelle tre principali città del Paese: Dili, Baucau e Viqueque. Di fronte a questa seconda emergenza, anche la Chiesa si sta nuovamente mobilitando: "Stiamo anche approfittando dei programmi di catechesi online durante la Quaresima per condurre una campagna di sensibilizzazione su come evitare il contagio", spiega all’agenzia Ucanews, padre Angelo Salshina, responsabile della speciale task-force pastorale per il Covid-19 dell'arcidiocesi di Dili. Il problema, infatti, è che molti timoresi sottovalutano la pericolosità del virus (anche grazie al fatto che l’impatto della pandemia sull’isola è stato finora molto contenuto) e non rispettano quindi le norme di prevenzione, come il distanziamento sociale, l’uso di mascherine e l’igienizzazione accurata delle mani. La Chiesa di Dili si è anche attivata per fornire assistenza psicologica ai malati, mettendo a disposizione sacerdoti, religiosi e volontari laici con competenze in psicologia e medicina che possono essere contattati in caso di bisogno. Inoltre, attraverso la Caritas locale, fornisce aiuti materiali alle persone più vulnerabili. Anche il Governo timorese ha annunciato misure di sostegno alle fasce sociali più deboli penalizzate dal lockdown e ha anticipato che la campagna di vaccinazioni inizierà ad aprile con l’arrivo dei primi 33mila vaccini AstraZeneca, a cui seguirà un lotto più consistente a maggio. Il primo caso ufficiale di contagio da Coronavirus a Timor Est è stato registrato ufficialmente il 21 marzo 2020. Le tempestive misure prese dalle autorità timoresi per contenere il contagio, compreso un lockdown di due mesi, avevano permesso di contenere la diffusione del virus sull’isola, considerata un esempio virtuoso nel continente asiatico. Merito anche della collaborazione della Chiesa locale che ha sostenuto da subito le misure per l’emergenza, compresa la sospensione delle celebrazioni in presenza e si è attivata per informare i cittadini dell’isola . Il piccolo e giovane Stato asiatico (indipendente dall’Indonesia dal 1999) ha una popolazione di circa 1,3 milioni di abitanti, il 95% dei quali cattolici. (LZ)
23 marzo - BANGLADESH Anno di San Giuseppe. L’impegno della Chiesa per diffondere la devozione al Santo nel Paese
In occasione dell’Anno di San Giuseppe, indetto da Papa Francesco dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021, per celebrare il 150.mo anniversario della proclamazione di San Giuseppe a Patrono della Chiesa universale, la Chiesa del Bangladesh ha invitato i cattolici del Paese a visitare i nuovi luoghi di pellegrinaggio dedicati al Santo e a seguire il suo esempio per diventare cristiani migliori. Monsignor Bejoy N. D'Cruze, arcivescovo di Dacca e presidente della Conferenza episcopale del Bangladesh (CBCB), il 19 marzo, solennità di San Giuseppe – si legge su UCA News -, ha presieduto una Messa speciale nella chiesa dedicata al Custode della Sacra Famiglia, a Solapur, e ha dato il via, ufficialmente, all'Anno di San Giuseppe nel Paese. Inoltre, ha designato due parrocchie dedicate a San Giuseppe come luoghi di pellegrinaggio: una a Savar e l'altra a Solapur, esortando i cattolici a visitarle. Il presule ha invitato i fedeli a conoscere meglio il Santo, ad offrirgli un posto migliore nei loro cuori, per diventare così cristiani migliori. “Venite a visitare i luoghi di pellegrinaggio – ha affermato - per ottenere benedizioni da Dio attraverso l'intercessione di San Giuseppe”. Nel Paese, sono 10 le parrocchie cattoliche e varie le istituzioni ecclesiastiche intitolate a San Giuseppe. Tuttavia, tra i cattolici locali, è maggiore la devozione a Sant'Antonio di Padova e alla Beata Vergine Maria. Per questo motivo la Chiesa, in quest’anno speciale, vuole provare a cambiare lo scenario, promuovendo eventi ed attività dedicati a San Giuseppe. La diocesi settentrionale di Rajshahi, che possiede due parrocchie e alcune istituzioni intitolate al padre putativo di Gesù, ha deciso di organizzare seminari e incontri di preghiera nel corso dell’anno per promuovere la figura del Santo. Inoltre, come riferito da un sacerdote anziano, padre Patrick Gomes, la diocesi sarebbe in procinto di designare una sua parrocchia come luogo di pellegrinaggio. Manik Willver D'Costa, coordinatore pastorale dell'arcidiocesi di Chattogram, nel Bangladesh sud-orientale, ha riferito ad UCA News come anche nell’ambito di questa giurisdizione, in questo anno speciale, siano stati previsti programmi ed eventi, preghiere e seminari, che promuovano la devozione a San Giuseppe. In Bangladesh, nazione dell'Asia meridionale a maggioranza musulmana, sono circa 700.000 i cristiani, la maggior parte dei quali cattolici, su una popolazione di circa 160 milioni di abitanti. (AP)
23 marzo - COREA SUD Arcivescovo di Seoul: “Accanto al Myanmar finché non avrà raggiunto la piena democrazia”
“Resterò accanto al Myanmar finché il Paese non avrà raggiunto la piena democrazia”: così si è espresso il Cardinale Andrew Yeom, Arcivescovo di Seoul, durante un incontro, il 18 marzo, con un gruppo di studenti e lavoratori birmani, residenti in Corea del Sud. Le parole del porporato hanno fatto riferimento alla difficile situazione del Myanmar, dove il 1.mo febbraio si è verificato un grave colpo di Stato che ha lasciato sul campo almeno 250 vittime, oltre a numerose violenze ed arresti tra gli oppositori. Il Cardinale Yeom ha affermato si sentirsi “profondamente immedesimato” con tutto il popolo birmano, soprattutto perché la Corea del Sud ha attraversato “sfide e problemi simili in passato”. Dal porporato anche un incoraggiamento a promuovere la pace e la riconciliazione: citando il discorso di Papa Francesco all'Incontro interreligioso nella Piana di Ur, in Iraq, pronunciato il 6 marzo scorso, l’Arcivescovo di Seoul ha ribadito: "La pace non chiede vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all’unità”. Dal canto loro, gli studenti e i lavoratori presenti hanno descritto la situazione attuale del Myanmar, evidenziano molte più difficoltà di quelle riportate dai mass-media, tra cui il blocco di Internet in tutto il Paese, il decreto di legge marziale e il dispiegamento capillare di ulteriori truppe militari per impedire, con la forza, le manifestazioni di protesta. Dalle loro bocche si è quindi levato un appello alla comunità internazionale perché “la situazione attuale del Myanmar non è solo una questione interna, bensì un tema globale che merita attenzione immediata e sostegno da parte di tutti”. Da ricordare che anche Papa Francesco, in più occasioni, ha lanciato un appello per la pace in Myanmar: all’Udienza generale del 3 marzo, ad esempio, ha richiamato “l’attenzione delle autorità coinvolte, perché il dialogo prevalga sulla repressione e l’armonia sulla discordia”. “Ai giovani di quell’amata terra – ha aggiunto - sia concessa la speranza di un futuro dove l’odio e l’ingiustizia lascino spazio all’incontro e alla riconciliazione”. Parole simili sono giunte anche al termine dell’Udienza generale del 17 marzo: ricordando l'immagine di Suor Ann Nu Thawng, la religiosa cattolica saveriana che si è inginocchiata di fronte agli agenti per salvare i manifestanti pro-democrazia, il Pontefice ha detto: “Anche io mi inginocchio sulle strade del Myanmar e dico: cessi la violenza. Anche io stendo le mie braccia e dico: prevalga il dialogo. Il sangue non risolve niente”. (IP)
23 marzo - REP. DOMINICANA Organizzazioni ecclesiali e civili: no a costruzione di un muro per fermare migranti di Haiti
No alla costruzione di una doppia recinzione perimetrale tra la Repubblica Dominicana ed Haiti, allo scopo di fermare la migrazione irregolare proveniente dall’isola del Centro America: a chiederlo, in una lettera aperta a Luis Rodolfo Abinader Corona, presidente della Repubblica Dominicana, sono numerose organizzazioni ecclesiali e civili del mondo. Tra queste, il Jesuit Refugee Service, l’Arcidiocesi statunitense di Miami, i Missionari Scalabriniani, nonché gli evangelici della Commissione argentina per i Rifugiati ed i migranti e le Rete Usa per i diritti umani. La costruzione della barriera è stata annunciata dal presidente Abinader Corona lo scorso 27 febbraio, in un intervento all’Assemblea nazionale: un annuncio davanti al quale i firmatari della missiva esprimono la loro “preoccupazione”. Le ricorrenti crisi politiche verificatesi ad Haiti, nonché le difficoltà in cui l’isola versa attualmente, creano nuove “sfide migratorie” che lo Stato dominicano deve affrontare “rispettando i diritti fondamentali degli esseri umani”. Le misure “come la costruzione di muri, ancorate al paradigma della sicurezza nazionale e lontane da un approccio basato sui diritti – continua la lettera – generano ed esacerbano i problemi legati alla migrazione, invece di fornire soluzioni reali, rispettose, eque e giuste”. Se la recinzione venisse eretta, infatti, ne deriverebbero “l’aumento della corruzione e della criminalità organizzata transnazionale; l’incremento della tratta e del traffico di esseri umani; l’aggravarsi delle discriminazioni contro i dominicani di origine haitiana; la crescita della povertà nelle famiglie le cui fonti di reddito e persino la sopravvivenza dipendono dalle attività oltre frontiera”. Un muro, inoltre, “legittima i discorsi di odio e di violenza da parte di nazionalisti ed estremisti e genera una disinformazione xenofoba”. Ciò che occorre ora, invece – ribadiscono i firmatari – è “un maggior senso di integrazione latinoamericana e caraibica nei Paesi della regione”, un’integrazione basata “sulla corresponsabilità, la cooperazione, la fraternità e la solidarietà tra i popoli”, davanti alla quale “la costruzione di una recinzione è inaccettabile”. Sottolineando, inoltre, che “gli Stati devono adottare misure che rispettino e proteggano i diritti fondamentali di tutte le persone, senza alcuna discriminazione di razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche, origine nazionale o sociale, proprietà o altro”, la missiva evidenzia l’importanza di “un principio imperativo”, ovvero “l’impegno internazionale per la protezione dei popoli liberi e sovrani”, come quelli del “continente americano”. Inoltre, nel contesto della pandemia da Covid-19, che “ci ricorda il valore dell’umanità e ci insegna il principio della solidarietà e della tutela sociale, nonché la necessità di trovare soluzioni comuni” per il bene di tutti, i firmatari chiedono al Capo dello Stato dominicano di “ripensare a questa proposta di un muro tra i due Paesi e di utilizzare, piuttosto, le ingenti risorse coinvolte in questo progetto per implementare azioni alternative, basate sui diritti, che promuovano opportunità di integrazione e sviluppo a beneficio dei dominicani e degli haitiani situati nella zona di confine”, garantendo infine anche “una migrazione regolare, più umana e sicura”. (IP)
23 marzo - REGNO UNITO Musulmani e cristiani uniti nella preghiera per la Giornata di riflessione promossa a un anno dal primo lockdown contro il Covid-19
Il 23 marzo di un anno fa anche il Regno Unito entrava nel suo primo lockdown nazionale contro il Coronavirus. Per l'anniversario il Primo Ministro Boris Johnson ha indetto per oggi una speciale giornata di riflessione e preghiera su proposta della charity britannica “Marie Curie”. Tutti i cittadini sono invitati a fermarsi alle 12.00 locali per un minuto di silenzio e ad accendere una luce, questa sera alle 20.00, nel ricordo delle oltre 100mila vittime del virus nel Paese. All’iniziativa hanno dato la loro adesione anche quattro eminenti esponenti della comunità musulmana britannica che ieri hanno diffuso una dichiarazione congiunta insieme al cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles (Cbcew), con il quale da tempo hanno un fraterno rapporto di dialogo e amicizia. L’invito a tutti i credenti è non solo a riflettere, ma anche a pregare per le vittime e per quanti hanno sofferto a causa della pandemia in questi dodici mesi, perché – affermano i leader religiosi – per chi crede in Dio “riflessione e preghiera vanno sempre di pari passo” e si completano a vicenda. “Con la riflessione, pensiamo a quanto è accaduto e con la preghiera portiamo tutto questo al nostro Creatore. La riflessione informa la preghiera” che “apre la nostra vita al suo vero orizzonte”. “In questo anno difficile - prosegue la dichiarazione, firmata dal primate cattolico con gli imam Ibrahim Mogra, Muhammad Shahid Raza, Moulana Ali Raza Rizvi, Moulana Sayed Ali Abbas Razawi – tanti sono stati ispirati e sostenuti nei loro sforzi dalla preghiera in ogni luogo”. In questa giornata di commemorazione i leader religiosi britannici esortano dunque tutti i credenti a ricordare con dolore chi non c’è più e a pregare perché Dio li accolga in cielo, a pensare con compassione a chi ha sofferto per la malattia, per lo stress psicologico e per i problemi finanziari causati dalla pandemia, e a pregare perché Dio dia loro resilienza, la capacità di perdonare e coraggio. L’invito è poi a rivolgere il pensiero a quanti, operatori sanitari, politici, lavoratori dei servizi essenziali o semplici vicini di casa, con generosità, creatività e spirito di sacrificio si sono prodigati per aiutare gli altri e a ringraziare Dio per la loro dedizione. Infine, l’esortazione a guardare con più speranza al futuro, adesso che la pandemia nel Regno Unito sembra finalmente sotto controllo grazie al successo della campagna vaccinale, e a pregare perché Dio guidi il Paese nella fase di ripresa e aiuti a trarre insegnamento da quanto esperimentato in questo anno per costruire una società più giusta e attenta ai bisogni delle persone. La campagna vaccinale contro il Covid-19 nel Regno Unito procede a un ritmo serrato e decisamente più spedito che nel resto d’Europa. Ad oggi, nel Paese, più di metà della popolazione adulta ha ricevuto almeno una dose, con un record di 874.000 vaccinazioni nella sola giornata del 20 marzo. Un traguardo che conferma il trend di crescita della capacità vaccinale nel Paese e reso possibile dalla scelta delle autorità britanniche di allungare i tempi tra prima e seconda dose fino a 12 settimane e di puntare sul vaccino AstraZeneca, messo a punto all'università di Oxford e prodotto in Gran Bretagna da due società biotecnologiche locali. Gli effetti di tale sforzo si vedono soprattutto dai dati relativi ai decessi: il 22 marzo sono stati registrati in tutto 17 morti in 24 ore, contro i record superiori ai mille decessi al giorno dello scorso gennaio. (LZ)
23 marzo - ZAMBIA 12 agosto, elezioni generali. Appello Chiese cristiane per votazioni libere, eque e pacifiche
Urne aperte, in Zambia, il 12 agosto: gli elettori aventi diritto saranno chiamati a scegliere il Capo dello Stato e i membri dell’Assemblea nazionale. Una consultazione che si annuncia difficile, dopo l’esperienza del 2016: cinque anni fa, infatti, le votazioni presidenziali furono segnate da scontri, violenze e censure alla libertà di stampa, nonostante fossero le prime tripartite dopo l’introduzione del multipartitismo nel Paese, avvenuto solo nel 1991, al termine della lunga presidenza di Kenneth Kaunda. Proprio per scongiurare il ripetersi di scenari drammatici, la Conferenza episcopale cattolica nazionale, insieme al Consiglio delle Chiese e all’Alleanza evangelica, ha diffuso il 19 marzo un corposo documento per invocare elezioni “libere, eque, credibili e pacifiche”. Le premesse infatti non sono delle migliori: con l’avvio della campagna elettorale, molti politici, soprattutto esponenti della maggioranza al potere, hanno attraversato il Paese per fare donazioni in varie chiese e parrocchie, accompagnati da un’ampia copertura mediatica. Il tutto allo scopo di ottenere consensi, mentre l’economia nazionale arranca e l’emergenza da Covid-19 ha già provocato oltre 86mila casi in totale e quasi 2mila decessi. È con “fede e speranza”, dunque, che le tre Chiese cristiane invocano elezioni giuste e utili a promuovere la riconciliazione nazionale. In primo luogo, il documento congiunto condanna il tribalismo e tutti gli atti di volenza commessi non solo da schieramenti vicini a partiti di maggioranza e opposizione, ma anche dalle stesse forze dell’ordine che “dovrebbero proteggere i cittadini ed invece usano contro di loro armi letali, provocando la perdita di vite umane” e restando per di più impunite. Di qui, l’appello affinché si provveda a sanzionare i colpevoli e si frenino simili episodi. Altro punto critico evidenziato dalle Chiese cristiane, quello del nuovo registro degli elettori: la Commissione elettorale nazionale, infatti, ha deciso di abbandonare l’attuale elenco, risalente al 2006, per stilarne uno nuovo. Ma i partiti dell’opposizione si dicono contrari, denunciando un’incompletezza di fondo del nuovo registro che finisce per privare molti elettori del loro diritto di voto, soprattutto nelle circoscrizioni più vicine all’opposizione stessa. Le Chiese cristiane si dicono consapevoli di tutte queste difficoltà ed affermano: con una miglior gestione dei tempi e del personale addetto alla registrazione degli elettori, si sarebbero potuti includere tutti i votanti, arrivando alla stesura di un elenco completo. Annunciando, quindi, una disamina approfondita della questione, le Chiese cristiane ribadiscono: “Il registro degli elettori è un documento molto importante che determina la credibilità di qualsiasi votazione”. Al contempo, i firmatari chiedono che, in campagna elettorale, le leggi sull’ordine pubblico e lo Stato di diritto vengano rispettate, purché non si violino le altre libertà dei cittadini, come quello di associazione, di stampa o di espressione. “Speriamo di vedere misure concrete per il raggiungimento di questo obiettivo”, si legge nel documento che poi auspica che la polizia non favorisca il partito al potere, ma resti “sempre imparziale, in nome della fiducia che la popolazione ripone in essa”. “Lo Stato di diritto – prosegue ancora la nota – ha lo scopo di limitare e controllare le tendenze arbitrarie, oppressive e dispotiche di coloro che sono al potere, e garantire l'uguaglianza di trattamento e la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente da razza, classe, status, religione, luogo di origine o schieramento politico”. Ciò significa, incalzano le Chiese cristiane, “avere un quadro giuridico che sia equo ed imparziale, in particolare per quanto riguarda i diritti umani, la sicurezza pubblica e l'incolumità”, con decisioni prese in conformità alle procedure istituzionali riconosciute. I tre organismi ecclesiali, inoltre, si soffermano sull’importanza della libertà di stampa e sulla necessità di un’informazione che sia il più possibile obiettiva ed imparziale. E invece, la realtà contingente dice il contrario: “Due dei quattro giornali più diffusi dello Zambia sono media pubblici, cioè gestiti dal governo”, con il risultato che manca uno strumento d’informazione “obiettivo, equilibrato e chiaro” che permetta a tutti i cittadini, “indipendentemente dalla loro affiliazione politica”, di esprimere le loro opinioni. Le Chiese cristiane denunciano anche atti di censura contro quelle testate private che hanno critico le decisioni e le azioni del governo, le cui sedi sono state chiuse o messe all’asta e i cui giornalisti hanno ricevuto minacce da parte delle autorità. A tal proposito, il documento congiunto ricorda che nel novembre 2020 è stata lanciata una nuova “politica sui media che mira a promuovere la libertà di espressione e garantisce la libertà di stampa”. Ora servono, dunque, “misure concrete” per attuare tale politica. “Vogliamo lanciare un appello a tutti gli editori – prosegue la nota – affinché esercitino la professione giornalistica in favore della pace, evitando il sensazionalismo ed aspirando ad un’informazione che sia sempre veritiera, giusta ed etica”. I firmatari deplorano, inoltre, il ritorno a “strategie politiche di esclusione come quelle usate in passato dai colonialisti”: censure, violenze e arresti arbitrari degli oppositori segnano un passo indietro, un ritorno al passato. Esattamente come fa il ddl sulla Cyber Sicurezza, attualmente al vaglio del Parlamento, che nasconde, in realtà, un nuovo giro di vite sulla libertà di espressione dei social media. “Ci appelliamo alla coscienza del presidente affinché non firmi questa legge”, chiedono le tre Chiese cristiane.Guardando, poi, al contesto provocato dalla pandemia di Covid-19, che “sta portando grande paura e dolore al nostro popolo, compresa la maggioranza dei credenti”, le tre Chiese cristiane lanciano un messaggio di speranza: “Dio, nella sua misericordia, interverrà e calmerà la tempesta” ed è quindi proprio “in momenti come questi che si è chiamati ad avere una fede forte”. Contestualmente, i fedeli vengono esortati a “rispettare tutte le normative anti-contagio per salvaguardare la salute pubblica”. Un ulteriore appello viene rivolto ai membri del clero affinché “predichino la pace, l’unità e la tolleranza prima, durante e dopo le elezioni”, perché “se vogliamo la pace, dobbiamo lavorare per la giustizia”. “Come coscienza della nazione – prosegue la nota congiunta – la Chiesa deve essere apartitica e conservare la sua voce profetica, impegnandosi nel ruolo di costruttrice della riconciliazione”. Inoltre, all’esecutivo e a tutte le parti interessate viene chiesto di “prendere misure e azioni concrete per ripristinare la fiducia dei cittadini nei processi elettorali e nello Stato di diritto”. Dal suo canto, la Chiesa si impegna ad “un dialogo significativo” con le istituzioni e le organizzazioni della società civile in modo che al popolo siano garantire votazioni “libere, eque, credibili e pacifiche”. Forte infine l’auspicio ad “una conversione dei cuori e delle menti che porti ad uno Zambia unito, riconciliato e pacifico in cui tutti i cittadini partecipino liberamente al governo del Paese, in un ambiente sociale ed economico florido”. (IP)
23 marzo - ECUADOR Quito sarà la sede del 53.mo Congresso Eucaristico Internazionale nel 2024: la gioia dei vescovi
Grande la gioia dei vescovi dell’Ecuador nel ricevere la notizia che Papa Francesco ha scelto Quito come sede del 53.mo Congresso Eucaristico Internazionale nel 2024. Una scelta – si legge nel comunicato del Consiglio di Presidenza della Conferenza episcopale ecuadoriana, diffuso ieri su Internet - fatta su proposta e iniziativa dell’Episcopato. I presuli hanno reso "grazie a Dio per questa scelta che nasce dall'amore che Papa Francesco ha per l'Ecuador, il primo Paese latinoamericano che ha deciso di visitare nel 2015”, e hanno aggiunto che il Congresso, per la prima volta ospitato in Ecuador, sarà l'occasione per celebrare il 150.mo anniversario della Consacrazione del Paese al Sacro Cuore di Gesù. Una consacrazione, hanno affermato, “che fa parte del patrimonio spirituale intangibile della nostra identità di ecuadoriani”. I vescovi sperano che questi eventi siano “un'occasione per poter, ancora una volta, volgere lo sguardo al Cuore di Gesù e in Lui ritrovarsi come fratelli e sorelle al di là di tutte le differenze”. Pregano inoltre si possa “costruire un progetto inclusivo di nazione basato sulla libertà, la giustizia, la solidarietà e l'uguaglianza, dove l'essere umano sia sempre al centro delle nostre preoccupazioni, decisioni e azioni”. Nel 2024, dunque, spetterà alla Chiesa ecuadoriana la preparazione pastorale del Congresso Eucaristico Internazionale “attraverso i Congressi Eucaristici nazionali e diocesani, per mezzo di altre iniziative a livello di parrocchie e movimenti apostolici”. Il Congresso Eucaristico, nato in Francia nella seconda metà del XIX secolo, e ispirato “dalla fede viva nella presenza reale della persona di Gesù Cristo nel sacramento dell'Eucaristia”, “dura normalmente una settimana e culmina nella ‘Statica Orbis’ – hanno spiegato i presuli - che è la celebrazione eucaristica presieduta dal Papa o dal suo Legato come espressione visibile della comunione della Chiesa universale”. “Chiamiamo fin d'ora tutti i fedeli cattolici, tutti gli ecuadoriani di buona volontà e le autorità civili – hanno concluso i vescovi - a unire le nostre forze, la nostra creatività e le nostre risorse affinché questo evento sia il riflesso del meglio di noi stessi”. (AP)
23 marzo - ITALIA - In preparazione alla Pasqua, la Via Crucis Laudato si’
Rileggere la devozione quaresimale della Via Crucis alla luce dell’enciclica di Francesco sulla cura della casa comune. È la “Via Crucis Laudato si’”, una iniziativa del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima ripresa da Cube Radio, l’emittente radiofonica ufficiale dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia e Verona (Iusve). Un percorso che include esperienze e riflessioni generate dalla necessità di pregare durante il lockdown per la pandemia. Proprio durante i mesi più duri del 2020 è nata, dalla base del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima (Gccm), l’idea di elaborare una Via Crucis che potesse collegare le quattordici stazioni della pratica liturgica con l’enciclica del 2015. L’intuizione centrale era ripercorrere il cammino di Cristo verso la sua morte in Croce e poi la Resurrezione per restituire uno spiraglio di speranza nel futuro. “C'è stato grande coinvolgimento sia a livello di scrittura delle meditazioni sia di fruizione - testimonia Antonio Caschetto, coordinatore dei Circoli Laudato si’ in Italia - e il frutto di questo impegno è stato il gran numero di persone che hanno partecipato in diretta, attraverso la rete, alla pratica liturgica della Via Crucis. È l'inizio di un cammino comune che tutt'oggi prosegue, un cammino nato sul solco di quello di Cristo, che con la Croce sulle spalle ci ha donato la salvezza”. Le meditazioni legate alle singole stazioni sono state collegate con i temi della Laudato si’ e con il vissuto del momento particolare della pandemia che ha portato a riflettere sulla fragilità e sulle sofferenze dell’intero pianeta. Le lacrime asciugate dalla Veronica, ad esempio, sono state accostate a quelle del popolo siriano, alle lacrime dei poveri. La morte di Cristo in Croce ha portato a riflettere anche sulle tante morti provocate dal coronavirus. Lo scopo dell’iniziativa si armonizza bene con uno degli inviti principali del Papa nella Laudato si’: «prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare» (19). Proprio la scelta di “trasformare in dolorosa coscienza anche il nostro peccato nei confronti del Pianeta - testimonia Caschetto - ci spinge maggiormente ad ascoltare il grido della terra e dei poveri”. Le azioni umane che danneggiano il pianeta si rivelano, in molti casi, veri e propri crimini anche a livello giuridico. Lo sottolinea il professor Marco Monzani, giurista, criminologo e docente universitario, che commenta così la prima stazione della Via Crucis: “L’indifferenza di Pilato che segna il nostro tempo di fronte a crimini ed ingiustizie causati da una economia estrattivista, che sta danneggiando la nostra casa comune ed i nostri fratelli e sorelle, è il frutto del timore di andare contro corrente, di schierarsi tra gli ultimi e con gli ultimi, perché schierarsi costa molto. E così Pilato con il suo silenzio consegna l’innocente e lo consegna ad altri perché sia crocifisso”. Monzani auspica che “madre terra possa divenire un luogo di tutti e per tutti anche in vista del bene di coloro che verranno dopo di noi”. Cube Radio ha collaborato con il Movimento Cattolico Mondiale per il Clima nella creazione di una particolare Via Crucis digitale per la Quaresima 2021, aggiungendo alle meditazioni e ai testi delle stazioni una serie di grafiche adatte alla condivisione sui social network. In ogni stazione è stato inserito un giovane in abiti contemporanei, segno della partecipazione in prima persona alla sofferenza di Cristo e della vicinanza ai più fragili. “Ogni volta che compare il legno della Croce - spiega Marica Padoan, coordinatrice del team grafico di Cube Radio - c’è anche un germoglio verde, segno di speranza nella Risurrezione, ma anche riferimento al Libro di Ezechiele e al Vangelo di Luca: «se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?»”. La Via Crucis è stata pubblicata sui social di Cube Radio e sul sito del Settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede. (GA)
22 marzo - MONDO Al via oggi settimana di preghiera del Wcc per il primo anniversario della pandemia da Covid-19 nel segno della speranza
In occasione del primo anniversario della pandemia da Covid-19, il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) promuove da oggi fino al 27 marzo una speciale settimana di preghiera per ricordare le vittime e le sofferenze di questi 12 mesi che hanno cambiato il mondo, ma soprattutto per lanciare un messaggio di speranza per il futuro. Il momento culminante della settimana sarà venerdì 26 marzo quando alle 14.00, ora CET, le Chiese membro del Wcc si collegheranno on-line da tutto il globo per condividere un momento di preghiera, riflessione e commemorazione delle vittime. In vista dell’evento, l’organizzazione ecumenica ha pubblicato sul suo sito uno speciale libretto di preghiere dal titolo “Voci di lamentazioni, speranza e coraggio” con testi preparati da organizzazioni e leader religiosi delle Chiese di varie denominazioni di vari Paesi. Suddiviso in quattro capitoli, l’opuscolo propone anche una sezione speciale con suggerimenti di attività e opere da potere intraprendere, individualmente o con le proprie comunità di fede, per aiutare le persone più vulnerabili e quindi dare concretezza alla speranza in questi tempi difficili e travagliati. Ed è proprio la speranza che scaturisce dalla preghiera e dall’azione la cifra dell’iniziativa: “Porteremo le nostre lamentazioni, ma esprimeremo e vivremo la speranza", ha dichiarato il reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Wcc. “Verremo con la fede in Dio che ascolta e risponde alle nostre preghiere, mantenendo viva la speranza". Secondo il reverendo Sauca, i motivi di speranza non mancano anche nelle comunità cristiane: “In quello che è stato un anno di sofferenza senza precedenti, c'è stato anche uno straordinario riunirsi di Chiese che hanno trovato nuovi modi per adattarsi, rispondere e accompagnare le comunità attraverso crisi psicologiche, fisiche, economiche, spirituali e ambientali”, ha osservato il segretario generale del Wcc. E il ruolo delle Chiese nella crisi, con particolare riferimento alla campagna di vaccinazione in corso. è stato al centro di un colloquio on-line svoltosi venerdì scorso con il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Omc), Tedros Adhanom Ghebreyesus. Durante l’incontro, al quale, insieme al reverendo Sauca, sono intervenuti diversi leader delle Chiese membro del Wcc, è stato evidenziato l‘attivismo dell’organizzazione ecumenica per un accesso universale ai vaccini, mentre continua il suo impegno per la prevenzione e la sensibilizzazione della popolazione contro il virus. (LZ)
22 marzo - IRLANDA DEL NORD I vescovi contrari all’introduzione dei servizi per l’aborto
I vescovi dell’Irlanda del Nord, dinanzi all’intenzione del Segretario di Stato di introdurre nel Paese servizi per l’aborto estremi e discriminatori, in un comunicato diffuso oggi dall’ufficio stampa, hanno espresso profonda preoccupazione. Secondo l’Episcopato la legge che Westminster cerca di imporre, contro la volontà di una maggioranza di persone nel Paese, “mina palesemente il diritto alla vita dei bambini non ancora nati e promuove un abominevole e indifendibile pregiudizio contro le persone con disabilità, anche prima che nascano”. “Siamo profondamente preoccupati per l'annuncio fatto dal Segretario di Stato per l'Irlanda del Nord che intende scavalcare l'Assemblea nordirlandese per costringere qui il Ministro della Salute a commissionare alcuni dei servizi per l’aborto più estremi e liberali di queste isole”. Tale intervento, l’ultimo di una serie dell'attuale governo di Westminster, non terrebbe conto dell'accordo di pace internazionale tra le isole, il famoso Accordo del Venerdì Santo, e sarebbe motivo di preoccupazione per chiunque sostenga la devoluzione dei poteri. Nel comunicato, i vescovi, hanno ribadito come “il diritto alla vita di ogni madre e del suo bambino ancora non nato debba essere sempre sostenuto e protetto”. Infatti, “un segno importante di ogni società umana e compassionevole – hanno continuato - è la nostra capacità di affrontare sfide difficili affermando la vita, non distruggendola”. “Le norme sull'aborto introdotte da Westminster, contro la volontà qui della maggioranza delle persone – hanno ribadito -, sono basate sul presupposto che il bambino non ancora nato nel grembo materno non abbia diritto all'amore, alle cure e alla protezione della società, a meno che il bambino non sia voluto”. Ma, “nessuno di noi acquisisce la nostra umanità, o il nostro diritto fondamentale all'esistenza - hanno spiegato -, perché desiderato o meno”. I vescovi hanno invitato i membri dell’Assemblea Legislativa locali e i partiti politici ad esprimersi contro “la natura estrema e profondamente discriminatoria di queste norme sull'aborto”. “Questo non è il momento del silenzio o di una deroga strategica” hanno dichiarato, chiedendo loro “di non acconsentire docilmente a questo tentativo di aggirare le strutture decentrate concordate a livello internazionale”. “Ci appelliamo a voi per difendere pubblicamente i diritti di tutti i bambini nel grembo materno ad essere trattati allo stesso modo – hanno concluso i vescovi - e a vedere rispettato e sostenuto il loro diritto, e quello delle loro madri, all'amore, alle cure e alla protezione da parte della nostra società”. (AP)
22 marzo - COREA DEL SUD Golpe in Myanmar. La solidarietà delle Chiese sud-coreane in preghiera per la pace e per il ripristino della democrazia nel Paese
Una campagna di preghiera per la pace e per il ripristino della democrazia in Myanmar. A lanciarla il Consiglio nazionale delle Chiese della Corea (Ncck) che ha invitato i cristiani coreani a dedicare ogni giorno a mezzogiorno, fino a Pasqua, un minuto di preghiera per il Paese , dove non si ferma la sanguinosa repressione delle manifestazioni contro la giunta militare. Dal colpo di stato del 1.mo febbraio, sarebbero almeno 250 le persone uccise dalle forze di sicurezza, con nuove vittime lo scorso week-end. Le violenze, gli arresti e le minacce di licenziamento dei lavoratori che partecipano allo sciopero e alla disobbedienza civile contro il governo golpista non fermano le proteste che sono continuate anche oggi. Proteste alle quali tutte le Chiese coreane danno il loro pieno sostegno, esprimendo preoccupazione e indignazione per la repressione in atto. "Siamo indignati, insieme ai cittadini di tutto il mondo, per le atrocità e le gravi violazioni dei diritti umani da parte dei militari, che reprimono azioni civili non violente disarmate con aggressioni indiscriminate, spari, incendi dolosi e arresti", si legge in una dichiarazione del Ncck, che chiede ai cristiani di pregare per il popolo birmano, perché – si afferma - il potere della preghiera "può cambiare il mondo”. Dalle Chiese anche l’appello al Governo sud-coreano a prendere misure “efficaci” per fare pressione sulla giunta militare e a “monitorare” l’esportazione in Myanmar di armi e di altri strumenti che possano servire alla repressione, in linea con quanto stabilito da una risoluzione approvata il 26 febbraio dall’Assemblea nazionale che ha condannato il golpe. Il Ncck si è rivolto poi alla comunità internazionale, e in particolare all’Assemblea generale, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e all’Alto Commissario Onu per i diritti umani (Unhcr) perché esercitino pressioni sul governo golpista, che si è macchiato di gravi “crimini contro l’umanità”. Le Chiese coreane hanno chiamato in causa anche le responsabilità delle potenze occidentali e della Cina, che in questi decenni hanno usato la strategia del ‘divide et impera’, hanno perpetuato i conflitti etnici in Myanmar e foraggiato il regime militare, chiedendo di attivarsi adesso per la democratizzazione del Paese. Dello stesso tenore altri appelli rivolti in questi giorni dalla Chiesa metodista e dalla Chiesa presbiteriana della Corea, i cui leader si sono riuniti in preghiera, il 18 marzo, davanti all’ambasciata del Myanmar a Seoul. Profonda preoccupazione per la crisi in Myanmar e solidarietà con il popolo birmano è stata espressa la settimana scorsa anche dalla Chiesa cattolica coreana. In una lettera inviata al cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, il cardinale arcivescovo di Seoul Andrew Yeom Soo-jung, ha criticato la brutale risposta delle forze di sicurezza contro proteste pacifiche, affermando che “non è mai accettabile per i militari usare violenza”. Il porporato ha anche donato all’arcivescovo di Yangon 50mila dollari per aiuti di emergenza. (LZ)
22 marzo - INDIA Anno di San Giuseppe. Il vescovo della diocesi di Miao benedice una Grotta dedicata al Santo su una strada al confine tra India e Myanmar
“Sono felice di benedire questa grotta e dedicarla all'Anno di San Giuseppe", indetto da Papa Francesco dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021 per celebrare il 150.mo anniversario della proclamazione di San Giuseppe a Patrono della Chiesa universale. Lo ha detto monsignor George Pallipparambil, vescovo di Miao, il 20 marzo – riporta UCA News -, durante la cerimonia di benedizione di una grotta dedicata al Santo Custode della Sacra Famiglia, costruita grazie alle donazioni dei cattolici locali, su una strada al confine tra India e Myanmar. Alla celebrazione, organizzata dalla diocesi di Miao, responsabile del progetto, hanno partecipato, e preso parte alle preghiere, giovani, donne e religiosi. Secondo monsignor Pallipparambil, la grotta, la prima del suo genere in India, nel distretto di Changlang, in un importante incrocio che collega lo Stato con l'Assam e il Passo Pangsau nel vicino Myanmar, “non sarà solo un punto di riferimento, ma anche un importante luogo di preghiera per le persone che viaggiano lungo queste strade". Padre Felix Anthony, addetto alle pubbliche relazioni della diocesi, ha riferito come la nuova costruzione rappresenti la “risposta collettiva” di un gruppo di generosi abitanti di Kharsang alla “chiamata di Papa Francesco a riflettere sul ruolo silenzioso di San Giuseppe”, e sia solo il primo degli eventi pianificati quest’anno – ritiri, pellegrinaggi e seminari -, per celebrare l’Anno di San Giuseppe. L'Arunachal Pradesh, che confina con la Cina, il Bhutan e il Myanmar, è uno Stato in cui prevalgono i gruppi etnici indigeni, che costituiscono la maggior parte degli oltre 1,5 milioni di abitanti. Circa un terzo della popolazione è cristiana. (AP)
22 marzo - MYANMAR La Chiesa invita i cattolici alla preghiera, al digiuno e all’adorazione per la pace nel Paese
Alcune diocesi del Paese hanno invitato i cattolici - si legge su UCA News - a digiunare, recitare il Rosario, adorare il Santissimo e recitare la novena, per favorire una soluzione pacifica della crisi politica nella nazione del sud-est asiatico e fermare la violenza contro chi protesta per il colpo di Stato militare compiuto nel Paese il 1° febbraio. La diocesi di Taungngu ha esortato il clero, i religiosi, i catechisti e i laici, il 21 marzo, dalle 6 del mattino alle 18 del pomeriggio, a digiunare e pregare. Il clero è stato chiamato a celebrare una Messa alle 6 del mattino e ad adorare il Santissimo Sacramento fino alle 18; e i laici sono stati invitati a pregare e recitare il Rosario in gruppo. "Tutti sappiamo e sentiamo che la crisi in corso nella nostra madrepatria sta accelerando. Credo che sia dovere di ogni cittadino - ha affermato monsignor Isaac Danu, vescovo di Taungngu - portare la pace". Dall'inizio di marzo, nella diocesi di Lashio, nel nord dello Stato Shan, il vescovo, i sacerdoti, i religiosi e i laici hanno osservato un'ora di adorazione ogni giovedì e recitato il Rosario ogni sabato. Anche la diocesi di Pathein si è unita, recitando la novena e altre preghiere per la pace nel Paese. Da parte sua, la Conferenza episcopale del Myanmar, il 7 febbraio, ha indetto una giornata di preghiere speciali, digiuno e adorazione per chiedere la fine della violenza in Myanmar. La nazione ha assistito, dal 1° febbraio, ad una sanguinosa repressione da parte della giunta militare delle proteste contro il colpo di Stato: uccisioni quotidiane, arresti e sparatorie contro i manifestanti, che hanno continuato a marciare nelle città e nei villaggi di tutto il Paese, sfidando i militari. Anche questo fine settimana si sono tenute manifestazioni all’alba, veglie a lume di candela e proteste notturne in diverse città della nazione. Indonesia e Malesia hanno chiesto al Brunei, attualmente alla guida dell’Asssociazione delle Nazioni del sud-est asiatico (ASEAN), di organizzare un incontro urgente per parlare della crisi del Myanmar, estendendo l’invito a partecipare all'inviato speciale delle Nazioni Unite, Christine Schraner Burgener. In Myanmar, dal 1° al 21 marzo, secondo gli attivisti dell’Assistance Association for Political Prisoners, sono state uccise almeno 250 persone e più di 2.665 sono state arrestate. (AP)
22 marzo - FILIPPINE Nuova impennata di contagi. Cancellate le celebrazioni della Settimana Santa in presenza nell'area metropolitana di Manila
Nuovo giro di vite contro il Covid-19 nelle Filippine. La netta ripresa dei contagi registrata in questo mese marzo, dopo diverse settimane relativamente stabili, ha indotto le autorità a reintrodurre il lockdown nell’area metropolitana di Manila che comprende diverse diocesi. Questo significa che nelle parrocchie situate nelle aree sottoposte a quarantena comunitaria generale (GCQ), anche quest’anno il Triduo Pasquale non potrà essere celebrato in presenza. La diocesi di Novaliches, compresa nel territorio metropolitano - riporta l'agenzia Ucanews è stata la prima ad annunciare la cancellazione delle Messe con concorso di popolo . “È imperativo che le nostre parrocchie chiudano per contenere il peggioramento della pandemia”, si legge in una lettera ai fedeli del vescovo Roberto Gaa. “Se non si prendono misure drastiche e le cose vengono lasciate come sono adesso, il peggioramento della situazione potrebbe estendersi ad altri luoghi, sia dentro che fuori della nostra diocesi". Il vescovo di Novaliches è stato seguito a stretto giro da quello della diocesi di Cubao che ha annunciato la chiusura di tutte le chiese a partire da oggi e per tutto il mese di aprile, per incoraggiare i fedeli a rimanere a casa . “Chiudere i nostri luoghi di culto nel momento culminante del nostro anno liturgico è straziante. Ma dobbiamo anche aprire gli occhi su una situazione che mette a rischio i fedeli ”, spiega nella sua lettera il vescovo Honesto Ongtioco. "I numeri stanno aumentando e i dati scientifici mostrano che, se non si fanno interventi drastici, questi numeri non diminuiranno presto", ha aggiunto Monsignor Ongtioco. L'arcidiocesi di Manila e la diocesi di Kalookan hanno già anticipato i fedeli che le Messe della Settimana Santa saranno trasmesse, come l’anno scorso, in streaming. Il vescovo di Paranaque, monsignor Jesse Mercado, ha esortato, da parte sua, i fedeli, a un “lockdown orante”: “Vi incoraggio a pregare il più possibile per la soluzione di questa crisi. Ricordiamoci sempre che dove si riuniscono due o tre persone nel Suo nome, Cristo è in mezzo a loro ”, scrive il presule. Nelle Filippine i contagi hanno ripreso a crescere a partire dalla fine di febbraio, raggiungendo il record di 7.990 nuovi casi il 20 marzo. Il mese scorso i dati sembravano incoraggianti, tanto che le autorità avevano consentito alle chiese situate nelle aree sottoposte a quarantena comunitaria generale (GCQ), compresa la regione metropolitana di Manila, di portare dal 30% al 50% della loro capacità massima il numero di fedeli autorizzati a partecipare alle Messe in presenza. (LZ)
22 marzo - COREA DEL SUD Anno di San Giuseppe. Iniziativa nell’arcidiocesi di Seoul per incoraggiare i padri a seguire l’esempio dello Sposo di Maria
“Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui". “Essere padri significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, alla realtà”. “Il mondo ha bisogno di padri…”. Sono alcuni dei passaggi della Lettera apostolica “Patris corde” (“Con il cuore di padre”) di Papa Francesco per il 150.mo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale. Ed è da queste riflessioni del Santo Padre e anche alla luce della sua esortazione post-sinodale “Amoris laetitiae”, che prende spunto un’iniziativa promossa dall’Associazione dei padri cattolici dell’arcidiocesi di Seoul, in Corea del sud, in occasione dello speciale anno dedicato allo Sposo di Maria e all’amore nella famiglia, iniziato il 19 marzo. L’associazione, fondata nel 2010, ha lanciato uno speciale programma di ritiri di cinque settimane per aiutare i suoi membri a diventare buoni padri e mariti seguendo l’esempio di San Giuseppe, padre e marito tenero, amorevole, obbediente e responsabile, e quindi a rendere le loro famiglie più unite e felici come la Santa Famiglia di Nazareth. “I padri sono chiamati a rinnovare il loro impegno per la famiglia per diventare buoni mariti e buoni padri”, spiega all’agenzia Ucanews il cappellano, padre Joseph Kim Deok-geun. “Nella società coreana c'è un'immagine distorta del ruolo degli uomini, spesso visti come troppo presi dal lavoro e poco attenti alle loro famiglie. La nostra missione è aiutarli a capire che devono diventare buoni mariti per diventare buoni padri, ispirando così anche tanti altri”. Durante le sessioni, della durata di 6 ore a settimana, i partecipanti vengono quindi incoraggiati a trascorrere più tempo con le mogli e i figli al termine della settimana lavorativa, ad esprimere esplicitamente e fisicamente il loro affetto, a pregare insieme in famiglia e anche a compiere gesti di umiltà come lavare i piedi alle mogli. Piccoli gesti di attenzione che servono a rendere più forti i legami familiari e a creare armonia. “Il nostro focus è la spiritualità nella vita familiare per aiutare le stesse famiglie a sperimentare la gioia dell'amore, con un’attenzione prioritaria al dialogo”, precisa il coordinatore dell’associazione, Vincent Kim Sang-gil. Gli incontri offrono ai partecipanti anche un’occasione per confrontarsi sulle proprie esperienze e su come l’avere messo in pratica l’esempio di San Giuseppe stia aiutandoli a superare meglio le crisi e migliorare i loro rapporti familiari. L’associazione ha in programma anche un festival delle famiglie con il coinvolgimento di padri, mogli, figli e amici per condividere insieme la gioia dell’amore familiare. (LZ)
22 marzo - MESSICO Elezioni in Chiapas. I vescovi invitano i cittadini ad un voto consapevole, responsabile, libero e segreto
“Le elezioni sono un momento speciale in cui esprimere in modo critico, responsabile e informato il nostro diritto a decidere chi deve governarci, cioè chi deve coordinare gli sforzi affinché, tutti noi - società e governo – possiamo costruire il bene comune di cui il Chiapas ha bisogno”. È quanto affermato dai vescovi della Provincia ecclesiastica del Chiapas, in un comunicato diffuso il 20 marzo, in vista delle elezioni del prossimo 6 giugno. Quasi 4 milioni di persone, iscritte nelle liste elettorali dello Stato messicano del Chiapas, in quella data, voteranno per eleggere 163 cariche pubbliche: 24 deputati di maggioranza relativa, 16 di rappresentanza proporzionale e 123 presidenti municipali. Nel comunicato, i vescovi delle diocesi di Tapachula, San Cristóbal de Las Casas e Tuxtla Gutiérrez, memori delle divisioni e degli scontri, sfociati in violenza e morte, nel corso degli ultimi processi elettorali, hanno invitato i fedeli della zona, e tutte le persone di buona volontà, “indipendentemente dalle loro convinzioni religiose”, “a partecipare liberamente, consapevolmente e responsabilmente alla vita politica, perché - hanno sottolineato - il nostro Stato e il nostro Paese hanno bisogno di tutti noi”, chiamandoli a votare in modo responsabile, informato e critico, pensando sempre al bene comune della società. “È un obbligo morale esercitare il nostro diritto di voto” hanno sottolineato. Tutti devono partecipare a “questo importante esercizio di responsabilità civica”. “Il bene delle nostre famiglie e della società – hanno aggiunto - richiede il nostro voto consapevole, responsabile, libero e segreto”. Ricordando come nei partiti politici, negli anni passati, sia prevalsa la ricerca degli interessi personali o di gruppo, a scapito del bene dei cittadini, e come la gente in alcune zone abbia denunciato l’infiltrazione di “gruppi potenti, legati ad attività criminali, nei partiti politici”, o il finanziamento, da parte di questi gruppi, di "candidati a loro misura” per godere di protezione e impunità, i presuli hanno lanciato un forte appello a tutti i candidati, ai membri di partito e ai cittadini. “Insieme – hanno dichiarato - possiamo fare della prossima giornata elettorale un esercizio esemplare di cittadinanza, evitando ostilità, scorrettezze o violenza”. Auspicando dunque un voto consapevole, responsabile, per il bene comune, espressione di una decisione personale, libera da pressioni o condizionamenti di tutti i tipi, e segreto, per evitare rivalità, i vescovi hanno esortato i cittadini a non perdere il valore della dignità. “Non vendiamo il nostro voto – hanno concluso - perché sarebbe vendere la nostra dignità, la nostra coscienza, la nostra libertà e il nostro futuro”. (AP)
22 marzo - ITALIA Sabato la rievocazione del naufragio di Sant’Antonio in Sicilia e il ricordo delle vittime della pandemia
Sarà ricordato sabato, alle 11, nella baia di Capo Milazzo, in Sicilia, il naufragio di Sant’Antonio di Padova, avvenuto all’inizio della primavera del 1221, esattamente 800 anni fa. Una speciale rievocazione storica sarà trasmessa in diretta video sulle pagine Facebook @fratidisantantoniodipadova e @AntonioCapoMilazzo e sul canale YouTube Messaggero di sant’Antonio. L’evento rievocherà l’arrivo in Italia di Antonio che, in missione in Marocco, spossato da una misteriosa malattia, si imbarcò per rientrare in Portogallo, ma sbarcò in Sicilia dopo che la nave sulla quale viaggiava era stata spinta da forti venti sulle coste dell’isola. A Capo Milazzo Antonio venne assistito da pescatori locali e poi dai confratelli francescani di Messina, con i quali, in seguito, raggiunse a fine maggio Assisi. A Capo Milazzo, simbolicamente, arriverà dal mare una reliquia di Sant’Antonio proveniente da Padova e accompagnata da fra Oliviero Svanera, rettore della Basilica della cittadina veneta. La data del 27 marzo è stata scelta anche per ricordare la preghiera di un anno fa in Piazza San Pietro di Papa Francesco, che, commentando il brano di Marco sulla tempesta che colpì la barca degli apostoli sul lago di Tiberiade affermò: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti”. Al santuario di Capo Milazzo verrà allestito un vero e proprio studio televisivo con diversi ospiti che commenteranno tutte le fasi della rievocazione. Fra Svanera e la reliquia saranno imbarcati su un mezzo nautico della Guardia Costiera che effettuerà il periplo di Capo Milazzo per poi raggiungere la Baia di Sant’Antonio. Dopo il trasbordo nel gommone messo a disposizione dall’Area Marina Protetta, avverrà l’approdo alla spiaggetta sotto il santuario, per un momento di silenzio e di preghiera cui seguirà l’accoglienza di un gruppo di bambini, in rappresentanza degli abitanti di Capo Milazzo. La piccola delegazione risalirà quindi la scogliera per arrivare al santuario della grotta, dove si svolgerà, poi, una breve celebrazione. Nell’occasione verrà inaugurata l’istallazione artistica “Voca me”, di ispirazione antoniana, dedicata al tema dell’accoglienza, che galleggerà sullo specchio d’acqua prospicente il santuario rupestre. L’opera, realizzata dall’artista milazzese Mariagrazia Toto, rappresenta un monito per i tanti naufragi esistenziali dei nostri giorni, ma anche la “forma” della speranza, che sopravvive ad ogni tempesta, e la “materia” della vocazione, che ricicla ogni pagina triste della vita. La rievocazione del naufragio di Sant’Antonio vuole richiamare anche la “tempesta” della pandemia da Covid-19 e ricordare pure tutte le vittime della pandemia, gli immigrati morti nel Canale di Sicilia e i tanti “naufragi” materiali ed esistenziali che si sono consumati in questo tempo di emergenza. “Davanti ad una umanità tragicamente spiaggiata su lidi che, per certi versi, restano ancora ignoti, la storia di Antonio offre una parabola di speranza” dice il rettore del Santuario di Capo Milazzo, padre Carmelo Russo. La rievocazione del naufragio di Sant’Antonio fa parte del Progetto “Antonio 20–22”, il programma di eventi antoniani dei Frati minori conventuali della Provincia Italiana di S. Antonio di Padova, della Basilica del Santo di Padova, del Messaggero di sant’Antonio di Padova, dell’Associazione Cammino di Sant’Antonio, del Centro Francescano Giovani – Nord Italia, della Peregrinatio Antoniana. (TC)
22 marzo - BOLIVIA Progetto di Caritas El Alto per portare acqua potabile in quattro comunità di Mocomoco
“L’acqua è vita: prendiamoci cura dell’acqua per preservare la vita”: si intitola così il progetto lanciato dalla Pastorale Sociale – Caritas di El Alto, in Bolivia, per portare quattro sistemi per le risorse idriche potabili destinati a quattro comunità della regione di Mocomoco, ovvero Cariquina Grande, Liani, Quishuyo e Pacobamba. L’opera di aiuti, finanziata dalla Caritas Svizzera e dal governo locale, è stata benedetta dal Monsignor Giovani Edgar Arana, Amministratore apostolico di El Alto, che ha sottolineato “il lavoro congiunto” che è stato fatto per completare il progetto. Di qui, il richiamo all’importanza di collaborare insieme alle famiglie di Mocomoco perché “il loro lavoro e la loro partecipazione hanno consentito la messa a punto di un servizio sostenibile e condiviso nella responsabilità”, in nome del “miglioramento della qualità della vita di tutti”. Dal suo canto, il direttore di Caritas El Alto, Wilson Siñani, ha sottolineato che i sistemi idrici allestiti “dureranno circa 30 anni e serviranno a garantire che le persone nelle comunità abbiano accesso costante all'acqua”. Da ricordare che già nel corso del 2020, l’organismo caritativo ha implementato i sistemi di acqua potabile di 16 comunità in 3 giurisdizioni: El Alto, Coro Coro e Coroico. Per il 2021, dunque, il progetto prosegue in altri comuni. (IP)
22 marzo - URUGUAY Settimana Santa in tempo di pandemia: vescovi preparano Sussidio liturgico
Un Sussidio liturgico per poter vivere la Settimana Santa in casa, date le restrizioni provocate dalla pandemia da Covid-19: a redigerlo è stato il Dipartimento di Liturgia della Conferenza episcopale dell’Uruguay (Ceu), in vista dei sette giorni che precedono la Pasqua di Risurrezione, che quest’anno ricorrerà il 4 aprile. “Abbiamo preparato questo Sussidio – si legge nell’introduzione al testo – con il desiderio di aiutarci a vivere al meglio questi giorni santi, consapevoli del fatto che per molti fedeli essi saranno momenti difficili perché non li possiamo celebrare come facciamo di solito”. Al contempo, il presidente del Dipartimento, Monsignor Luis Eduardo González, sottolinea che il Sussidio “non intende, in nessun caso, sostituire le celebrazioni liturgiche alle quali ci si può unire spiritualmente attraverso i mass-media, quanto piuttosto aiutare ad approfondire nella preghiera il significato della Settimana Santa”, così che si possa vivere “un tempo prolungato” di riflessione. Gli fa eco il segretario generale del Dipartimento, padre Andrés Paredes, il quale sottolinea che è bene vivere le preghiere del Sussidio con l’obiettivo di riceverne “un beneficio spirituale”. Oltre alle preghiere classiche del Triduo Pasquale, dunque, il Sussidio offre anche le Lodi, il Rosario, le orazioni per i Sepolcri e per i defunti, nonché la preghiera per la benedizione della tavola, nella Domenica di Pasqua e la preghiera di ringraziamento alla Vergine Maria. (IP)
22 marzo - MALI La Conferenza episcopale pronta ad elaborare programmi per lo sviluppo umano integrale
Lo sviluppo umano integrale non è solo una questione economica, ma deve anche tener conto delle dimensioni morali, sociali, spirituali, politiche e culturali, e riguarda l’intera persona umana, e non solo i cattolici o i poveri, ma tutti. È quanto è stato evidenziato la settimana scorsa durante il workshop su “Lo sviluppo umano integrale” svoltosi al Centro padre David Traore di Sébéninkoro, in Mali, dove dal 15 al 18 marzo si sono riuniti i segretari della Conferenza episcopale e delle Commissioni episcopali. L’incontro di formazione è stato organizzato in collaborazione con Catholic Relief Service e Caritas Mali. Per l’elaborazione di programmi volti a promuovere lo Sviluppo Umano Integrale, i 28 partecipanti hanno riflettuto anzitutto sulle encicliche “Populorum progressio” di Paolo VI e “Caritas in veritate” di Benedetto XVI, rimarcando che tutti possono vivere realizzando il massimo del loro potenziale e soddisfare i loro bisogni primari in modo sostenibile, vivendo dignitosamente in una società giusta e pacifica”. È stato inoltre sottolineato che lo sviluppo umano integrale interessa ogni individuo, che deve basarsi sull’insegnamento sociale della Chiesa cattolica ed essere fondato sulla Pastorale Profetica (Fede), sulla Pastorale Sociale (Carità) e sulla Pastorale Liturgica (Speranza). (TC)
22 marzo - Tavola interreligiosa al governo: no a disparità nelle chiusure anti-pandemia
“Il governo deve correggere le misure inique” riguardanti la chiusura dei luoghi pubblici per contenere i contagi da Covid-19: lo scrive, in una nota, la Tavola rotonda interreligiosa del Quebec, organismo che riunisce i rappresentanti di diverse Chiese cristiane, tradizioni ebraiche, moschee, nonché del Centro canadese per l'ecumenismo. “Siamo rimasti scioccati – si legge nella nota – nell’apprendere che, dal 26 marzo, in zona rossa, i teatri potranno ospitare fino a 250 persone, ovvero dieci volte di più di un luogo di culto, indipendentemente dalle sue dimensioni”. “Questo è obiettivamente ingiusto – prosegue la Tavola interreligiosa – perché entrambi i raduni in presenza, quelli nei teatri e quelli nei luoghi di culto, hanno caratteristiche simili”. Una tale “discrepanza”, afferma l’organismo, “dà una forte impressione di incoerenza”, anzi di “discriminazione contro quei cittadini del Quebec nella cui vita la religione gioca un ruolo essenziale”. Di qui, la richiesta esplicita che la Tavola interreligiosa fa al governo: in un luogo di culto o in un teatro, dal 26 marzo, dovranno poter entrare “lo stesso numero di persone”. Inoltre, l’organismo fa notare che “sarebbe più semplice calcolare la quantità di presenze all’interno di un luogo chiuso se venisse calcolata la percentuale della sua capacità massima ed il rispetto di un distanziamento sociale possibile”. Altro punto focale, quello del coprifuoco che, per consentire le celebrazioni serali, dovrebbe essere “prolungato oltre le 21.30”. “I leader religiosi giocano un ruolo importante nelle loro comunità per comunicare e implementare le raccomandazioni a tutela della salute pubblica – conclude la nota – Ma la loro responsabilità è anche quella di assicurare che le autorità civili rispettino il credo e le pratiche religiose delle comunità di fede”. Per questo, la Tavola ribadisce il suo appello alle istituzioni “per ottenere un trattamento equo” e, al contempo, incoraggia i fedeli “ad osservare rigorosamente le norme in vigore per proteggere la vita e la salute di tutti, specialmente dei più vulnerabili”. (IP)
22 marzo - GHANA Commissione episcopale Comunicazioni sociali: allarme per libri di testo, incitano all’odio etnico
Si dicono preoccupati i vescovi del Ghana per i contenuti di alcuni libri di testo per le scuole elementari che sembrano incitare alla divisione e alle tensioni tra i diversi gruppi etnici del Paese. I volumi relativi a “La storia del Ghana”, infatti, contengono inesattezze storiche ed usano termini dispregiativi e ridicolizzanti della popolazione Ewe, che vive nella parte sudorientale della nazione. A lanciare l’allarme, in particolare, è Monsignor Matthew Kwasi Gyamfi, vescovo di Sunyani e presidente della Commissione per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Ghana, il quale, in un’intervista rilasciata il 18 marzo a “The Catholic Standard”, ha condannato esplicitamente i materiali didattici che riportano “contenuti tossici”. Pur riconoscendo la possibilità che non ci sia stata, da parte degli editori, una volontà specifica di introdurre questi contenuti, il presule ha comunque sottolineato che ciò non ne giustifica la diffusione. “La bellezza del popolo ghanese – ha evidenziato Monsignor Gyamfi – sta nel fatto che continua a vivere in pace e in armonia. Per questo, è necessario preservare questo spirito di unità”, pur nel contesto delle diversità locali. Di qui, l’appello che il presule ha lanciato al Comitato nazionale per il Curriculum e la valutazione (Nacca), affinché “riveda con occhio critico i testi didattici proposti e si assicuri che i contenuti siano sempre orientati all’educazione dello studente, in quanto l’educazione crea unità, non divisione”. Forte anche l’esortazione a “correggere le inesattezze fattuali riportate nei volumi scolastici, liberandoli da un linguaggio sprezzante che non ha nulla a che vedere con gli avvenimenti storici reali”. “Maggior cautela e sanzioni specifiche” sono, inoltre, richieste non solo per gli editori, ma anche per lo stesso Comitato, in quanto responsabile di mancato controllo. Immediata la risposta del Nacca che ha ordinato il ritiro, dalle scuole pubbliche e private del Ghana, di tutti i libri di testo non approvati ufficialmente. In una dichiarazione a firma del direttore generale ad interim dell’organismo, John Mensah Anang, si informa che il Nacca ha notificato l’ordine di ritiro dal mercato a tutte le case editrici coinvolte, pena il ricorso ad azioni legali, nonché l’obbligo di fare pubblica ammenda, “attraverso la stampa, sia digitale che cartacea, e i social network”, per gli errori commessi. Sulla stessa linea si è posto il Ministro dell’Istruzione, Yaw Osei Adutwum, il quale ha respinto fermamente tutti i libri di testo “controversi che siano in circolazione”, ribadendo che il loro uso “non può essere approvato in nessun istituto scolastico”, di qualsiasi ordine e grado. (IP)
22 marzo - PORTOGALLO Si è concluso ieri l’annuale pellegrinaggio alla Cova da Iria della Leiria-Fatima proposto quest’anno in forma virtuale
“È solo un’assenza fisica. Anche stando nelle proprie case, viviamo questo momento spiritualmente uniti, come Chiesa diocesana”: si è rivolto con queste parole il vescovo di Leiria-Fatima, il cardinale António Augusto dos Santos Marto, ai suoi fedeli che ieri si sarebbe dovuti ritrovare al Santuario di Fatima per l’annuale pellegrinaggio alla Cova da Iria. L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19 ha imposto la cancellazione dell’evento, ma sono stati proposti otto giorni di pellegrinaggio spirituale, con sussidi pastorali e supporti video, e i fedeli della diocesi hanno seguito la celebrazione del cardinale dos Santos Marto nella Basilica della Santissima Trinità in streaming. Nella sua omelia, il porporato ha rimarcato che questo tempo di pandemia è come un tempo di prova per la fede, per le sofferenze che sta provocando e perché non consente celebrazioni comunitarie e altre attività pastorali. Tuttavia, per il vescovo di Leiria-Fatima, questa difficile circostanza è un’opportunità per “approfondire e maturare la fede”. “In questa situazione, sappiamo tutti quanto sia facile essere infettati dal virus dello scoraggiamento - ha detto il porporato -. Per combattere questo virus maligno, il Signore ci offre il vaccino della speranza, che ci dà un’energia sempre nuova per camminare e condividere la gioia del Vangelo come discepoli missionari”. Per il cardinale dos Santos Marto questo tempo di prova consentirà di essere cristiani migliori, con una fede più matura e forte e con una speranza più salda e fiduciosa”. Il vescovo di Leiria-Fatima ha aggiunto che bisogna accogliere la Parola di Dio come “fonte di luce e di speranza” e che per arrivare al cuore della fede occorre passare da una conoscenza superficiale di Gesù ad una conoscenza di prima mano, attraverso l’esperienza personale. Quindi il porporato ha spiegato che per “entrare in comunione con Gesù, per portarlo e annunciarlo agli altri”, lo si deve anzitutto incontrare e conoscere; cosa che è possibile attraverso gli occhi della fede, nell’ascolto della Parola di Dio; nei sacramenti; nella testimonianza di qualcuno; nella comunione fraterna; nel servizio verso chi soffre. Al termine della Messa, infine, il cardinale dos Santos Marto, a conclusione del pellegrinaggio virtuale, ha consacrato la diocesi di Leiria-Fatima alla Madonna. (TC)
22 marzo - IRLANDA Lettera pastorale di Pasqua. Monsignor Monahan: "La speranza plasmi il futuro"
Che tipo di Chiesa desiderano i fedeli irlandesi nel post-pandemia da Covid-19? A questa domanda vuole rispondere la Lettera pastorale, diffusa ad un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria mondiale ed in vista della Pasqua, da Monsignor Fintan Monahan, vescovo di Killaloe. Intitolata “Lasciate che la speranza plasmi il nostro futuro”, la missiva esorta i fedeli a non scoraggiarsi, nonostante le tante difficoltà vissute negli ultimi dodici mesi e che ancora persistono. “Siamo tutti stanchi della pandemia e tutti profondamente consapevoli della sofferenza” che essa ha provocato; tuttavia, ci sono “timidi segnali” di ripresa che fanno ben sperare per un ritorno graduale alla normalità, scrive il presule. Certo, i cambiamenti portati dall’emergenza sanitaria sono stati profondi e radicali: per la vita della Chiesa, in particolare, il vescovo di Killaloe fa riferimento all’impossibilità di celebrare la Messa con concorso di popolo, in osservanza alle normative anti-contagio. Si è trattato di un vero e proprio “shock”, afferma il presule, superato grazie all’abitudine alla trasmissione digitale delle celebrazioni che ha permesso ai fedeli di vivere comunque la Messa “nell’intimità della loro abitazione”. Un beneficio apprezzato, in particolare, dalle persone anziane, le più esposte al rischio del coronavirus, anche se – sottolinea Monsignor Monahan – permane “un naturale desiderio di tornare all'aspetto comunitario del culto della Chiesa”. Di qui, la sottolineatura che il presule fa al fatto che “la Chiesa del futuro sarà un luogo molto diverso quando riemergeremo dalla pandemia” e che “ci sarà bisogno di un nuovo modo di operare”. Le novità dovranno considerare anche il sostentamento finanziario delle parrocchie e delle diocesi, poiché l’emergenza sanitaria ha intaccato fortemente le risorse disponibili, soprattutto nelle aree rurali. “La speranza – prosegue la Lettera pastorale – sarà quella di impegnarsi in modo strutturato per pianificare il futuro” anche pensando ad “esplorare nuovi approcci e modi creativi di celebrare la fede e i Sacramenti”. Per questo, sarà “cruciale una leadership laica, ben formata, a livello locale, perché i sacerdoti diminuiscono”. Monsignor Monahan ribadisce, inoltre, l’importanza di “un’opzione missionaria” sempre più forte per diffondere nel mondo la gioia del Vangelo. Ma intanto, a breve termine, ciò che urge è il ritorno “ad una forma più accettabile di normalità” che permetterà di “riaprire le nostre chiese, ristabilire tutti gli eventi come i battesimi, le prime comunioni e le cresime che sono stati rinviati in passato”. Ovviamente, sempre nel pieno rispetto delle linee-guida della salute pubblica, perché la Chiesa è “responsabile e attenta” in questo ambito. Conta, comunque, “la gioia” di un percorso difficile che, seppur lentamente, sembra avviarsi alla fine, grazie anche alla campagna di vaccinazione. Questa gioia, sottolinea il presule, deve comprendere “una giusta relazione con il mondo e l'ambiente intorno a noi, poiché dobbiamo renderci conto che, essendo gli amministratori della Creazione, abbiamo il dovere e la responsabilità di prendercene cura”. Soprattutto, scrive ancora Monsignor Monahan, la gioia deriva “dall'interiorizzare la buona notizia della nostra fede e la grande speranza che comporta l'essere popolo della Pasqua. Per molti, questo è stato un faro di speranza nei recenti giorni bui”. “Attendo con ansia una nuova alba, un nuovo futuro – conclude il vescovo di Killaloe - in cui la Chiesa del popolo di Dio sarà libera dalla minaccia di virus dannosi e in grado di vivere pienamente la fede in Dio”. (IP)
22 marzo - ITALIA Il cardinale Bassetti apre il giubileo di Santa Maria Novella: 800 anni di presenza domenicana a Firenze
Sarà il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, nel pomeriggio del 25 marzo alle 18.00, ad inaugurare ufficialmente il giubileo di Santa Maria Novella. Si tratta dei festeggiamenti che celebrano la nascita della Comunità Domenicana a Firenze avvenuta 800 anni fa, nell'anno stesso della morte, o nascita al cielo, di san Domenico. Alla messa seguirà il concerto online con Semperconsort e Konzert Opera Florence sul tema "L'arrivo dei frati in Santa Maria Novella". Il giorno successivo invece la comunità religiosa organizza un incontro alle 16:30 con fr. Luciano Cinelli O.P., archivista della provincia romana di Santa Maria Novella, dedicato a “Il Pane di vita nella storia della Chiesa”. “Il 2021 per l’Ordine Domenicano è davvero un anno di grazia”, spiega fra Manuel Russo, religioso della Comunità di Santa Maria Novella: “la bella basilica fiorentina di Santa Maria Novella è uno dei tesori del nostro patrimonio culturale, animato dai frati domenicani che dal 1221 sono presenti fra le sue mura”. Ma “la storia domenicana di Firenze comincia qualche anno addietro”. Nel 1219 infattu San Domenico manda da Bologna il beato Giovanni da Salerno con 12 frati, accolti prima nell’antico ospedale di San Gallo e successivamente nell’oratorio di San Jacopo a Ripoli. Per rispondere all’esigenza apostolica di vivere e predicare il Vangelo nel cuore delle città, vennero ospitati nell’ospedale di San Pancrazio e poi in quello di San Paolo. In questo luogo soggiornò anche San Domenico di passaggio da Firenze, poco prima di morire il 4 agosto 1221. Successivamente, il 20 novembre 1221, i frati si stabilirono nella chiesetta di S. Maria ad Vineas grazie all’intervento del cardinale Ugolino, futuro papa Gregorio IX. “La storia di S. Maria Novella – ricorda ancora fra Manuel Russo - è una storia che si intreccia intimamente con la storia di Firenze. Una basilica che è un gioiello dell’architettura gotica italiana, ideata proprio da due frati domenicani fiorentini, uno scrigno dei capisaldi della storia dell’arte italiana Giotto, Brunelleschi, Masaccio, Leon Battista Alberti”. Inoltre quella fiorentina è “una comunità nella quale sono nate numerose vocazioni alla santità, come i beati Alessio Strozzi e Giovanni Dominici o il grande vescovo S. Antonino. Una comunità che ancora oggi cerca di essere vicino al popolo fiorentino che trova in S. Maria Novella un luogo dove poter conoscere il volto misericordioso del Padre”. Tutti gli eventi del 25 aprile, giorno in cui la Chiesa fa memoria dell’Annunciazione e Firenze celebra il proprio 'capodanno', si svolgeranno nella basilica di Santa Maria Novella e saranno trasmessi online sui canali Facebook: Frati Domenicani di Santa Maria Novella, Santa Maria Novella, San Marco-Firenze e YouTube: Opera Santa Maria Novella. Il concerto non si terrà in presenza ma soltanto online. (PO)
22 marzo - AMERICA LATINA Al via oggi “Adn Celam”, servizio informativo Whatsapp dei vescovi latinoamericani
Ricevere tutte le notizie e gli aggiornamenti della Chiesa latinoamericana e dei Caraibi via Whatsapp? Si può. Parte oggi, infatti, un nuovo servizio del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) che permette di ricevere gratuitamente, tramite Whatsapp appunto, una newsletter informativa gratuita. Il sistema si chiama “Adn Celam” ed è raggiungibile al seguente link: https://chat.whatsapp.com/IfrYJWYKUNe6BEbacdOdgj. “Nel contesto dell’attuale processo rinnovamento e ristrutturazione del Consiglio episcopale – spiega una nota – ‘Adn Celam’ risponde alla necessità di consolidare e rafforzare gli impegni comunicativi della Chiesa latinoamericana e caraibica, così come il suo impatto sociale e pastorale nel continente”. Non solo: l’obiettivo è anche quello di creare, in futuro, “una vera e propria agenzia di notizie Celam”. Il logo scelto per “Adn Celam” è un cerchio sui colori del bianco e del blu. Una scelta voluta, spiega ancora la nota, perché “la forma circolare e aperta esprime il dinamismo sinodale che attraversa l'esercizio pastorale, formativo, comunicativo e di gestione della conoscenza del Celam, in dialogo con ciascuna delle 22 Conferenze episcopali dell'America Latina e dei Caraibi”. Al centro del logo, campeggiano infatti delle “figure continue” a mo’ di freccia, simbolo delle Chiese locali del continente. Nel dettaglio, il nuovo servizio permetterà di accedere, quotidianamente, alle principali notizie generate dal team giornalistico di Prensa Celam: Paola Calderón (Colombia), Luis Miguel Modino (Brasile), Ángel Alberto Morillo (Venezuela) e Óscar Elizalde Prada (Colombia, che serve anche come consigliere ad interim del Centro di Comunicazione del Celam). “Vi aspettiamo! – concludono i promotori dell’iniziativa – Aiutateci a condividere questa buona notizia!” che rimanda alla Buona Novella, ovvero al Vangelo. (IP)
22 marzo - ITALIA 24 marzo, Giornata missionari martiri sul tema “Vite intrecciate”
“Vite intrecciate”: questo il tema scelto da Missio Giovani per la 29.ma Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri che si celebra, come ogni anno, il 24 marzo. La data scelta ha un valore speciale: quel giorno, ricorre la memoria liturgica di Sant' Oscar Arnulfo Romero, Arcivescovo metropolita di San Salvador, che il 24 marzo 1980 venne ucciso mentre celebrava la Santa Messa. “Il missionario intreccia la propria vita con Cristo – si legge in una nota esplicativa della ricorrenza - e da qui parte per tessere nuove fraternità con i popoli e le persone che incontra nel suo ministero al servizio dell’annuncio del Vangelo, una scelta in nome di Cristo che può portare al dono di sé sulla Croce”. Per l’occasione, mercoledì prossimo, alle ore 19.00, si terrà un webinar intitolato “Vite intrecciate in Etiopia” in cui si traccerà il difficile quadro della missione nel Paese africano, segnato da conflitti, povertà e, nell’ultimo anno, anche dal Covid-19. All’Etiopia è legato, inoltre, il tradizionale progetto di solidarietà promosso insieme alla Giornata: si tratta dell’allestimento di un laboratorio informatico per i giovani della Prefettura apostolica di Robe e dell’attivazione di corsi di tecnologia per facilitare il loro accesso ai corsi universitari e al mondo del lavoro. Quella dei missionari martiri è una pagina amara della vita della Chiesa: secondo gli ultimi dati raccolti dall’Agenzia Fides, infatti, nel 2020, nel mondo, sono stati uccisi 20 missionari: 8 sacerdoti, 1 religioso, 3 religiose, 2 seminaristi, 6 laici. Il drammatico record, quest’anno, si registra in America, dove sono stati uccisi 8 missionari. Negli ultimi 20 anni, dal 2000 al 2020, sono stati uccisi nel mondo 535 operatori pastorali, di cui 5 vescovi. “Il sacrificio dei martiri - spiega Giovanni Rocca, segretario nazionale Missio Giovani - è il segno tangibile che la propagazione della fede non è una crociata, ma un abbraccio di culture, popoli e religioni, la totale disponibilità di sé verso l’ascolto e lo scambio reciproco, il soccorso verso chi è nel bisogno”. Ma quando in queste dinamiche “subentra l’odio, ecco che il martire fa la sua comparsa nella storia”. Il martirio in odium fidei, infatti, è “l’estrema conseguenza di una fede vera, umana e tangibile”. Rocca sottolinea, inoltre, che le vite dei missionari martiri non sono segnate da “imprese eroiche”, bensì da “gesti grondanti di speranza vissuti nella quotidianità ordinaria”. Tutto ciò parla, all’uomo di oggi, di “una fedeltà sempre corrisposta a Dio, ad un amore capace di sconfiggere le tenebre e di attraversare la morte”. L’eredita dei missionari martiri, conclude il segretario nazionale di Missio Giovani, è “l’invito a riscoprire la bellezza che abita questo mondo. Ogni creatura, infatti, è un immenso tempio di Dio sulla Terra, capace di accogliere, ascoltare e sanare le ferite. Entrarvi significa coglierne la ricchezza e farsene custodi”. Da ricordare che Missio Giovani è il settore giovanile della Fondazione Missio, nata nel 2005 come “organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al fine di sostenere e promuovere la dimensione missionaria della comunità ecclesiale italiana, con particolare attenzione alla missio ad gentes e alle iniziative di animazione, formazione e cooperazione tra le Chiese”. (IP)
21 marzo - PORTOGALLO Anno Famiglia Amoris Laetitia. Commissione episcopale per i Laici: “È tempo di agire"
“È tempo di agire": così, in una nota, la Commissione per i laici e la famiglia all’interno della Conferenza episcopale portoghese ha inaugurato, il 19 marzo, l’Anno Famiglia Amoris Laetitia, indetto da Papa Francesco a cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia. “È tempo di riscoprire la bellezza del matrimonio e di dare un rinnovato impulso all’attuazione del documento pontificio”, ha detto il presidente della Commissione, Monsignor Joaquim Mendes, esortando anche tutte le famiglie a recitare il Rosario in casa. “Questo speciale Anno – ha aggiunto il presule – è un’occasione concreta per rafforzare la bellezza delle famiglie cristiane”, così da avviare “una pastorale che coinvolga tutte le generazioni e tenga in considerazione anche l’importanza dell’evangelizzazione per quei nuclei familiari che vivono nelle periferie”, sia geografiche che esistenziali, del Portogallo e del mondo. Annunciato da Papa Francesco all’Angelus del 27 dicembre 2020, Festa dalla Santa Famiglia, l’Anno Famiglia Amoris Laetitia proseguirà fino al 26 giugno 2022, giorno conclusivo del decimo Incontro mondiale delle Famiglie, previsto a Roma. Intanto, il 19 marzo, il Pontefice ha inviato un messaggio all’incontro online dal titolo “Il nostro amore quotidiano”, organizzato dal Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, assieme alla diocesi di Roma e al Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Nel documento, Francesco ha lanciato un vibrante appello: “Sosteniamo la famiglia! Difendiamola da ciò che ne compromette la bellezza. Accostiamoci a questo mistero d’amore con stupore, con discrezione e tenerezza. E impegniamoci a custodire i suoi preziosi e delicati legami: figli, genitori, nonni… C’è bisogno di questi legami per vivere e per vivere bene, per rendere l’umanità più fraterna”. (IP)
21 marzo - KENYA Nunzio Apostolico ai Comboniani: “Non arrendetevi mai, siate sempre al servizio dell’Africa”
Il 15 marzo di 190 anni fa, nel 1831, nasceva San Daniele Comboni, fondatore della Famiglia Comboniana e primo vescovo cattolico dell’Africa Centrale. Per l’occasione, l'arcivescovo Hubertus van Megen, Nunzio Apostolico in Kenya, ha tenuto una Santa Messa nella sede dei Comboniani di Nairobi, durante la quale ha incoraggiato i membri della Congregazione a non arrendersi mai nei loro ministeri apostolici, emulando sempre lo zelo missionario del loro fondatore. “San Daniele Comboni era un uomo colmo di fervore per il Regno di Dio – ha detto il Nunzio – Per lui non si poteva tornare indietro, bisognava porsi al servizio dell’Africa”. Di qui, l’esortazione a praticare “la pazienza”, anche davanti alle tante difficoltà che la vita ci pone sulla strada. "La famiglia Comboniana – ha spiegato van Megen - potrebbe vivere situazioni difficili, potrebbe essere rifiutata dalle autorità o dalla popolazione locale, il clima potrebbe essere avverso e i mezzi essere molto scarsi, ma essa non si deve mai arrendere". Al riguardo, il Nunzio apostolico ha citato le parole dello stesso San Daniele: "Dovremo lavorare duro, sudare, morire: ma il pensiero che si suda e si muore per amore di Gesù Cristo e per la salvezza delle anime più abbandonate del mondo, è troppo dolce per noi per desistere da questa grande impresa". Nonostante tutte le resistenze, i fallimenti e i disastri che ha incontrato, il rappresentante del Papa ha osservato che San Comboni ha vissuto la sua vita fedele alle parole dell'apostolo San Paolo: "Dimenticando ciò che è indietro e proteso verso ciò che è avanti, corro verso la meta per ottenere il premio della chiamata celeste di Dio in Cristo Gesù". Oggi, la Famiglia Comboniana comprende i Missionari Comboniani del Sacro Cuore di Gesù, le Suore Missionarie Comboniane, l'Istituto Secolare Comboniano e i Missionari Laici Comboniani. Secondo i dati della Congregazione, risalenti al 2017, in Kenya i comboniani sono meno di 60 in 17 comunità e prestano servizio nelle diocesi di Nairobi, Ngong, Marsabit, Lodwar e Kitale. Importante l’impegno del New People Media Centre nel campo della comunicazione sociale, con la pubblicazione della rivista “New People” per l’Africa di lingua inglese e per la produzione di programmi radiofonici. (IP)
21 marzo - ARGENTINA Arcivescovo di Mercedes-Luján ai docenti: "Educare è sempre un atto di speranza"
“Educare è sempre un atto di speranza”: lo ha ricordato agli insegnanti Monsignor Jorge Eduardo Scheinig, Arcivescovo di Mercedes-Luján, in Argentina, in occasione del secondo incontro della Comunità educativa cattolica, svoltosi in modalità virtuale, sulla piattaforma Zoom, mercoledì 17 marzo. “Questo momento storico – ha detto il presule, riferendosi al difficile contesto provocato dalla pandemia da Covid-19 – richiede la massima creatività per lavorare in favore di un essere umano più fraterno”. Ringraziando, quindi, tutti i docenti per l’impegno e le sfide affrontate nel corso dell’ultimo anno, l’Arcivescovo li ha anche messi in guardia dal “cambiamento culturale e antropologico” che sta avvenendo in epoca contemporanea, per di più “in modo molto veloce”. Tutto ciò che prima era inteso come “un punto di riferimento” della realtà educativa, infatti, ora “sta mutando molto rapidamente e questo costringe ad un continuo ‘ricalcolo’ nei percorsi formativi”. Basti pensare al passaggio dalla lezione in presenza e in aula a quella a virtuale da casa per capire come le cose siano cambiate. Ci sono però, alcune certezze che sono rimaste uguali, ha aggiunto Monsignor Scheinig: la prima è che “l’educazione è essenziale”; la seconda è che “educare ha sempre un impatto sulla trasformazione culturale, al di là delle forme pedagogiche, didattiche e metodologiche che vengono utilizzate”. E proprio perché l’istruzione cambia il contesto della cultura, “non si può restare a guardare, come meri spettatori – ha evidenziato il presule – bensì occorre essere protagonisti, affinché ciascuno dia il suo contributo a questo cambiamento”. Infine, l’Arcivescovo di Mercedes-Luján ha rassicurato tutti gli insegnanti: “La Chiesa vi sostiene, prega per voi e vi benedice – ha detto – Ci mettiamo al vostro servizio e auspichiamo che facciate dell’educazione, che è la vostra vocazione, un strumento di piena realizzazione”. (IP)
21 marzo - BRASILE Violenze contro migranti Roraima: la denuncia di 121 organizzazioni sociali ed ecclesiali
Mercoledì 17 marzo a Pacaraima, al confine tra Brasile e Venezuela, le forze di polizia sono entrate, senza uno specifico mandato, nella “Casa San José”, un centro di accoglienza per i migranti, gestito dalla Suore di San Giuseppe e dalla Pastorale per i Migranti della diocesi di Roraima. I poliziotti hanno cacciato via 70 persone, tra cui 21 donne, comprese quelle in stato di gravidanza, e 40 bambini. I responsabili della struttura sono stati costretti a recarsi presso la Stazione di polizia locale e gli apparecchi telefonici della Casa sono stati sequestrati. La vicenda ha indotto 121 organizzazioni sociali ed ecclesiali a diramare una nota pubblica per chiedere giustizia, tutela della dignità e la fine di simili violenze. Si è trattato, infatti, di “gravissime violazioni dei diritti della popolazione migrante e degli operatori umanitari”. Ciò che fa la Casa San José “non è un crimine – ribadisce la nota – ma un atto di umanità” e lo fa perché “i poteri pubblici non agiscono o agiscono in modo precario e limitato”. Inoltre, i migranti sono stati minacciati di espulsione, in violazione alle leggi internazionali, e ciò provoca “grande timore tra la popolazione immigrata e rifugiata che, essendo terrorizzata, finisce per non chiedere più assistenza ai Centri di servizi sociali”. Denunciando, quindi, “con indignazione i ripetuti attacchi perpetrati dalle forze di sicurezza a Roraima contro gli immigrati”, i firmatari della nota ricordano che “migrare non è illegale, ma è un diritto umano universale”. Così come “non è illegale neppure l’assistenza sociale e umanitaria fornita ai migranti in situazione irregolare da parte di enti della società civile”, il che dovrebbe portare al “rispetto delle organizzazioni umanitari e dei loro operatori”. Quanto alle motivazioni sanitarie anti-Covid addotte per giustificare l’intervento delle forze dell’ordine, i 121 firmatari affermano che l’espulsione e il rimpatrio immediato dei migranti, senza alcun diritto alla difesa e senza regolare processo, sono “incostituzionali e illegali e non rispettano i Trattati e gli impegni internazionali firmati e ratificati dal Brasile”. Inoltre, si sottolinea che il governo federale ha aperto le frontiere “in modo selettivo, favorendo il turismo e gli interessi economici, invece di accogliere le persone che necessitano di emigrare in cerca di protezione internazionale, perché vittime di una crisi umanitaria o di persecuzioni”. Per questo, la nota pubblica chiede alle forze di sicurezza di non cercare di “identificare, fermare, cacciare o impedire l’accesso ai servizi sociali ai migranti irregolari”, di non favorire “espulsioni collettive ed immediate senza la garanzia di un regolare processo” e, infine, di “non minacciare o penalizzare l’operato legittimo degli operatori umanitari che assistono i migranti”. A firmare la nota sono, tra gli altri, diverse Caritas diocesane, la Commissione brasiliana Giustizia e pace, il settore Giovani della Repam (Rete ecclesiale panamazzonica), la Conferenza dei religiosi del Brasile, il Consiglio indigenista missionario, la Pastorale carceraria nazionale, il Servizio dei gesuiti per i migranti e la Rete Clamor del Brasile. (IP)
21 marzo - GERMANIA Anno Famiglia Amoris Laetitia. Arcivescovo di Berlino: tutela famiglia sia priorità della politica
Le famiglie meritano che i politici le mettano in cima alla lista delle priorità”, perché “senza famiglie stabili, la nostra società non funziona”: lo ha detto Monsignor Heiner Koch, Arcivescovo metropolita di Berlino e presidente della Commissione per il matrimonio e la famiglia all’interno della Conferenza episcopale tedesca (Dbk). Inaugurando, il 19 marzo, l’Anno Famiglia Amoris Laetitia, indetto da Papa Francesco a cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia, il presule si è soffermato su quanto la pandemia da Covid-19, iniziata un anno fa, abbia “cambiato radicalmente la vita familiare”. “Mentre alcuni sono riusciti ad affrontare la situazione provocata dall’emergenza sanitaria – ha spiegato – tanti altri hanno già oltrepassato il limite delle loro capacità di resistenza. Perché, in generale, per le famiglie gli oneri sono divenuti molto alti e questo è vero soprattutto per coloro che vivono sfide particolarmente difficili, come i genitori single”. Inoltre, la didattica a distanza, dovuta alla chiusura delle scuole per evitare i contagi del coronavirus, ha comportato la difficoltà di “conciliare famiglia e lavoro”: un ostacolo – ha sottolineato Monsignor Koch – già complicato da affrontare “in una vita quotidiana normale, senza pandemia”. Ma in tempo di emergenza sanitaria, “con la chiusura degli istituti scolastici e senza il supporto degli insegnanti e dei nonni, le famiglie hanno raggiunto il massimo livello di stress”. I genitori, infatti, devono anche essere contemporaneamente “lavoratori da remoto e insegnanti domestici per i figli”. Notevoli, inoltre, le difficoltà economiche: “A causa delle limitate opportunità lavorative o della perdita del lavoro – ha detto il presule – i nuclei familiari si sentono ‘strozzati’ dalla mancanza di un sostentamento finanziario, solo parzialmente alleviato dai contributi statali”. Per di più, molti anziani, rimasti isolati nel rispetto delle normative anti-contagio, “patiscono la solitudine e la mancanza di contatto con i loro cari”. Ci sono poi, ha ricordato ancora l’Arcivescovo di Berlino, le tante famiglie “che sono in lutto perché hanno perso un parente al quale non sono riuscite neanche a dire addio a causa delle misure restrittive anti-Covid”. Gravi conseguenze si riscontrano anche sui bambini: la lunga chiusura di asili e scuole, infatti, ha influito e influisce “sulla salute mentale, lo sviluppo sociale ed il percorso educativo” di tutti i minori. Soprattutto, quelli che vivono in condizioni particolarmente disagiate e che non hanno, quindi, alcun supporto per la didattica a distanza, “sono doppiamente svantaggiati”, ha ribadito il presule, esortando “la società ad occuparsi in modo speciale di questi minori e delle loro famiglie”. “La crisi attuale – ha aggiunto – mette in evidenza gli importanti servizi che i genitori e i nuclei familiari forniscono a livello sociale. La cura, l’educazione e l’istruzione dei bambini, così come l’assistenza agli anziani, sono troppo spesso poco riconosciuti, perché solo un impiego remunerato viene considerato un lavoro”. In tempo di pandemia, invece, le famiglie “hanno continuato a portare avanti il loro lavoro di assistenza agli altri, assumendosi anche ulteriori compiti che non potevano più essere espletati dalla società”. Per questo, l’Arcivescovo di Berlino ha invocato la massima attenzione e considerazione da parte delle istituzioni nei confronti delle famiglie. “Gli esperti della famiglia devono essere coinvolti nelle decisioni politiche riguardanti la pandemia - ha concluso - per evidenziare i problemi e i bisogni più urgenti e discutere e sviluppare soluzioni con persone preparate in tutte le discipline pertinenti". Annunciato da Papa Francesco all’Angelus del 27 dicembre 2020, Festa dalla Santa Famiglia, l’Anno Famiglia Amoris Laetitia proseguirà fino al 26 giugno 2022, giorno conclusivo del decimo Incontro mondiale delle Famiglie, previsto a Roma. (IP)
21 marzo - PORTOGALLO Diocesi ricevono replica del logo per preparare Gmg di Lisbona 2023
Ventuno repliche benedette del logo della Giornata mondiale della gioventù (Gmg), in programma a Lisbona, in Portogallo nel 2023, sono state inviate ai Comitati diocesani organizzatori dell’evento. L’iniziativa vuole incoraggiare, così, il cammino di preparazione della Gmg, nonostante le attuali difficoltà logistiche e sanitarie provocate dalla pandemia da Covid-19. Prevista inizialmente nel 2022, infatti, a tre anni dalla precedente edizione svoltasi a Panama, la Gmg di Lisbona è stata posticipata di un anno proprio nel rispetto delle normative anti-contagio. L’invio delle copie benedette del logo – informa l’agenzia Ecclesia – sostituisce, per il momento, il pellegrinaggio della storica Croce della Gmg e dell’icona mariana della “Salus populi romani” che tradizionalmente si tiene nel Paese ospitante l’evento, durante i mesi che precedono l’incontro mondiale dei giovani. Attualmente, quindi, il pellegrinaggio dei simboli della Gmg è stato rinviato a data da destinarsi, ma la Croce e l’icona mariana sono comunque giunti a Lisbona già alla fine di gennaio e sono custoditi nella Cattedrale cittadina. “Questi simboli – ha detto il Cardinale Patriarca di Lisbona, Manuel Clemente – ci ricordano che tutto porta a Gesù: la Croce, con il suo braccio verticale ci spinge verso l’Alto e con quello orizzontale ci abbraccia in Cristo e nello Spirito; l’icona, invece, ci ricorda che Maria ‘andò in fretta’ in aiuto della cugina Elisabetta e ci invita, quindi, alla carità”. Incentrata proprio sul tema “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc, 1,39), la Gmg 2023 ha visto già la presentazione, avvenuta ad ottobre 2020, del suo logo: dominato dal disegno di una Croce attraversata da una strada che simboleggia lo Spirito Santo, il logo vuole essere un invito ai giovani a non rimanere fermi, ma ad essere i protagonisti della costruzione di un mondo più giusto e fraterno. I colori (verde, rosso e giallo) evocano la bandiera portoghese. Nel logo campeggiano anche il profilo della Vergine Maria e una coroncina del Rosario: la prima è raffigurata nella giovinezza dei suoi anni, caratteristica di chi non è ancora madre, ma che porta la luce del mondo dentro di sé, mentre il Rosario celebra la spiritualità del popolo portoghese nella sua devozione a Nostra Signora di Fatima. Autrice del logo è Beatriz Roque Antunez, una giovane designer portoghese di 24 anni. Da ricordare che la Croce della Gmg fu consegnata ai giovani da San Giovanni Paolo II nel 1984; nel 2003 poi fu lo stesso Pontefice ad assegnare ai ragazzi una copia della “Salus populi Romani”. L’originale di questa icona è custodito nella Basilica pontificia di Santa Maria Maggiore, a Roma, ed è particolarmente cara a Papa Francesco: davanti ad essa, infatti, il Pontefice è solito raccogliersi in preghiera, soprattutto prima e dopo ogni viaggio apostolico internazionale. (IP)
20 marzo - GIAPPONE Presidente vescovi: in tempo di pandemia, l’invito del Papa è a sostenere la famiglia
Uno speciale Anno dedicato a San Giuseppe, in corso fino all’8 dicembre, nel 150.mo anniversario della sua proclamazione a Patrono della Chiesa Universale; un altro Anno incentrato sulla Famiglia Amoris Laetitia, da celebrarsi fino a giugno 2022, nel quinto anniversario della pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica post-sinodale, e l’indizione di una Giornata mondiale dei nonni e degli anziani da festeggiarsi nella quarta domenica di luglio: sono queste le tre decisioni con cui Papa Francesco “chiama tutti noi, ad un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19, a pensare e ad avere cura soprattutto della famiglia”. Lo afferma, in una nota, il presidente dalla Conferenza episcopale giapponese (Cbcj), l’Arcivescovo di Nagasaki Joseph Mitsuaki Takami. Al contempo, il presule sottolinea che, poiché siamo “tutti fratelli”, la famiglia non va intesa “solo come un legame di sangue”, bensì deve includere “tutte le comunità, le regioni, le nazioni. Insomma: il mondo intero”, come una vera famiglia umana. Un modello di riferimento per questo atteggiamento da assumere, continua il presidente della Cbcj, è proprio San Giuseppe le cui virtù – elencate da Papa Francesco nella Lettera apostolica “Patris corde–Con cuore di padre” – sono da tenere presenti e da imitare soprattutto ora, in tempo di pandemia. Nel documento, infatti, il Pontefice definisce lo Sposo di Maria come “padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza; padre dal coraggio creativo, lavoratore, sempre nell’ombra”. Tratti che – scrive ancora Monsignor Takami – si applicano “a tutti noi, non solo ai padri”. Ricordando, infine, la devozione di lunga data che la Chiesa ha avuto ed ha nei confronti del padre putativo di Gesù, nonché “Santo protettore della vita”, l’Arcivescovo di Nagasaki esorta i fedeli ad invocare la sua intercessione affinché “questa piaga della pandemia finisca il più presto possibile”. (IP)
20 marzo - SUD SUDAN Incendi nello Stato di Equatoria. Vescovo di Tombura-Yambio lancia appello alla solidarietà
Sono numerosi gli incendi e i roghi che, da tempo, stanno devastando il territorio dell’Equatoria occidentale, in Sud Sudan. A provocare le fiamme, la stagione secca del mese marzo. Finora, si sono registrate vittime, feriti e danni strutturali alle abitazioni e all’ambiente: nella sola contea di Maridi, ad esempio, si contano 11 villaggi distrutti, almeno cento case bruciate e più di 3.500 persone sfollate. Di fronte a tale devastazione, il vescovo di Tombura-Yambio, Monsignor Edward Hiiboro Kussala, ha lanciato un appello alla solidarietà: “Esprimo le mie condoglianze e la mia vicinanza alle persone colpite dagli incendi che hanno causato tanto lutto e dolore all’interno della comunità – ha scritto in una nota pubblicata il 16 marzo – Quanto accaduto è un disastro”, perché si aggiunge, in forma più grave, ad episodi simili avvenuti già in passato. Di qui, l’appello a tutte le parti in causa affinché l’emergenza venga gestita con “intelligenza, attenzione e nel modo giusto”, in modo tale che “tutti possano sentirsi responsabili quando si verificano calamità del genere”. Consapevole, inoltre, del fatto che la stagione secca è ancora in corso e che le fiamme possono divampare in qualsiasi momento, il vescovo di Tombura-Yambio aggiunge: “Prendiamo le precauzioni necessarie per prevenire qualsiasi possibile causa di ulteriori roghi nelle foreste e nelle piantagioni”. L’invito a ciascun è alla responsabilità, a non accendere o lasciare falò incustoditi, anche nell’ottica di salvaguardare l’ambiente. “Noi siamo amministratori del Creato – sottolinea il presule – Farlo bruciare non è giusto e può provocare danni che ricadono su tutti noi”. Distruggere l’ambiente, spiega il vescovo sud sudanese, è pericoloso “non solo per gli individui che ne istigano la demolizione, ma anche per l’intera comunità che dipende da quel particolare habitat”. Per questo, è necessario “educare noi stessi per cambiare quella mentalità secondo la quale l’ambiente si può distruggere a piacimento, bruciando le foreste”. Dal vescovo di Hiiboro arriva anche l’esortazione, ai leader politici e della società civile, a “lanciare una campagna contro gli incendi selvaggi che divampano per negligenza ed incuria”. Un invito quanto mai urgente soprattutto in Quaresima, conclude il presule, tempo durante il quale “si può cogliere l’opportunità per imparare a cambiare le nostre abitudini e ad agire per il benessere e la sicurezza di tutti”. (IP)
20 marzo - ITALIA La Cei pubblica “Ite ad Ioseph”, un sussidio per accompagnare la preghiera delle comunità ecclesiali nell’anno dedicato a San Giuseppe
L’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza episcopale italiana, ha pubblicato ieri, el giorno in cui la Chiesa ha celebra San Giuseppe, nell’anno speciale a lui dedicato da Papa Francesco, “Ite ad Ioseph”, un sussidio liturgico-pastorale per accompagnare la preghiera delle comunità ecclesiali. La pubblicazione raccoglie le parole dei Pontefici e preghiere e propone schemi per le celebrazioni. “Nelle diverse Chiese che sono in Italia non mancherà il costante e significativo richiamo alla dimensione della carità, evidenziando la particolare concessione dell’Indulgenza a coloro i quali, sull’esempio di San Giuseppe, compiranno un’opera di misericordia corporale o spirituale”, sottolinea nella presentazione il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo. In questo anno, aggiunge monsignor Russo, “saranno valorizzati i santuari o le chiese parrocchiali intitolate a San Giuseppe, come punti di riferimento per la preghiera comunitaria e personale e per la celebrazione del sacramento della riconciliazione”. Il segretario generale della Cei conclude la presentazione del sussidio precisando che sarà ogni diocesi ad indicare i tempi e i modi più opportuni per venerare San Giuseppe e invocare la sua protezione sulla Chiesa, sulle famiglie e sull’intero popolo di Dio. (TC)
20 marzo - ITALIA I vescovi siciliani scrivono una lettera alle famiglie per invitarle ad aprirsi a chi è nel bisogno
In una lettera indirizzata alle famiglie, nell’anno a loro dedicato e iniziato ieri, nel giorno in cui la Chiesa ha celebrato San Giuseppe, per volontà di Papa Francesco a 5 anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica post sinodale Amoris Laetitia, i vescovi siciliani invitano a “mettere insieme e condividere”, ossia ad aprirsi a chi è nel bisogno. “È la caratteristica della famiglia soggetto dell’azione pastorale, famiglia che sostiene tutto l’edificio della Chiesa - scrivono i presuli -, in essa, in questo tempo travagliato della pandemia, abbiamo riscoperto la gioia e la responsabilità della preghiera domestica e della trasmissione della fede, e la necessità della solidarietà con i vicini e gli anziani, i disabili e i migranti. Il vero antidoto alla solitudine - aggiungono i presuli - siete voi, famiglie illuminate dalla speranza e dalla carità cristiana”. Prendendo spunto dalla devozione a San Giuseppe, vissuta dai siciliani “come una manifestazione della famiglia che si apre a chi è nel bisogno”, con “le tavolate, ricche di primizie, di dolci, di piatti tradizionali da offrire a chi è nel bisogno, la minestra cucinata da molti e consumata nella condivisione, il pane, prodotto con il grano e la farina donati dalle famiglie, distribuito ai poveri”, i vescovi evidenziano che “tutta la tradizione siciliana legata alla festa di San Giuseppe parla di condivisione e di fraternità. Ma in questo tempo di pandemia i vescovi richiamano alle necessità quotidiane: il pane, il lavoro, il perdono, il coraggio, l’amore. “In questo anno che si apre - proseguono i presuli - le famiglie siciliane di una volta, quelle abituate alla povertà, ci ricordano che è possibile aprirsi a chi è nel bisogno, certi che la Provvidenza di Dio ci sarà sempre”. Da qui la preghiera dell’episcopato: “Come vescovi di Sicilia chiediamo i doni che il Padre celeste non mancherà di concederci. Gli chiediamo: ‘dacci oggi il nostro amore quotidiano’. Lo chiediamo per e con tutte le famiglie di Sicilia e del mondo, invocando con Papa Francesco l’intercessione paterna di san Giuseppe, patrono della Chiesa universale”. Infine i vescovi, esprimendo la volontà di accogliere tutte le famiglie della Sicilia auspicano di camminare insieme nella fraternità, di sostenersi reciprocamente e di imparare la disponibilità e la condivisione verso i fratelli più fragili e più bisognosi. (TC)
20 marzo - ETIOPIA Delegazione vescovi cattolici visita sfollati a Bahir Dar-Dessie
Mostrare solidarietà, incoraggiare e fornire sostegno alle persone sfollate, perché in fuga dai conflitti ricorrenti nella regione: questo lo scopo della visita che una delegazione di vescovi cattolici dell’Etiopia ha compiuto, in questi giorni, nell’Eparchia di Bahir Dar-Dessie. A guidare i presuli è stato il Vicario apostolico di Hosanna, Monsignor Seyoum Fransua Noel, che ha accompagnato il Nunzio apostolico nel Paese, Monsignor Antoine Camilleri; il segretario generale della Conferenza episcopale cattolica etiope, padre Teshome Fikre, ed alcuni rappresentanti della Conferenza dei Superiori maggiori, dell’Associazione dei sacerdoti e del Consiglio nazionale dei laici cattolici. “Durante la visita – informa una nota dell’Amecea (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell'Africa orientale) – i delegati hanno ascoltati le testimonianze degli sfollati e le sfide a cui li hanno costretti i conflitti”. Nell’Eparchia, in particolare, hanno trovato rifugio le persone sfuggite al massacro di Metekel, avvenuto tra il dicembre 2020 e il gennaio 2021, a Bikuji kebele, regione di Benishangul-Gumuz. Oltre cento i morti e molte le devastazioni provocate da numerosi uomini armati. Durante la visita della delegazione episcopale, continua la nota, ampio spazio è stato dedicato anche al dialogo dei vescovi con il clero e i consacrati locali, nonché con alcuni rappresentanti dell’amministrazione del governo e di varie agenzie umanitarie operanti nella zona. “La Chiesa – ha detto Monsignor Noel – continuerà sempre a sostenere le persone vittime dei conflitti e a lavorare per aiutare gli sfollati”. Dal canto loro, i funzionari governativi presenti hanno ringraziato i vescovi cattolici per il loro contributo e la loro vicinanza. Da ricordare l’Eparchia di Bahir Dar-Dessie è stata eretta da Papa Francesco il 19 gennaio 2015, con territorio dismembrato dall’Arcieparchia Metropolitana di Addis Abeba. L’organismo comprende tredici zone amministrative degli Stati regionali di Benishangul, Amhara e Afar con una superficie di circa 221.776,23 kmq ed una popolazione totale di oltre 16 milioni abitanti, di cui più di 17mila cattolici e oltre 3mila catecumeni. L’Eparchia è guidata da Monsignor Lisane-Christos Matheos Semahun. (IP)
20 marzo - LA RIUNIONE Uno schema di adorazione eucaristica per le famiglie nell’anno a loro dedicato
Nella diocesi della Riunione, la Commissione Diocesana per la Pastorale Familiare propone un tempo di adorazione eucaristica per e con le famiglie. Dopo il via, ieri, all’Anno della Famiglia Amoris Laetitia, voluto da Papa Francesco nel quinto anniversario della pubblicazione dell’Esortazione apostolica sull’amore familiare e con il quale si vogliono coinvolgere tutte le famiglie del mondo in iniziative spirituali e pastorali, nelle parrocchie, nei movimenti ecclesiali e nelle associazioni familiari, il portale della Chiesa riunionese ha reso disponibile uno schema per scoprire o riscoprire l’importanza e la potenza della preghiera in famiglia. L’esperienza della pandemia, evidenzia la Commissione Diocesana per la Pastorale Familiare ha mostrato il ruolo centrale della famiglia come “Chiesa domestica” e l’importanza dei legami comunitari tra famiglie, che fanno della Chiesa una “famiglia di famiglie” (AL 87). Da qui l’idea di una proposta di preghiera. “Questo tempo di adorazione sarà vissuto, in via prioritaria, nelle nostre chiese, una volta al mese, durante quest'anno dedicato alla famiglia, per approfondire la gioia dell'amore – spiega la Commissione Diocesana per la Pastorale Familiare -. Ma, per motivi di salute, possiamo adattare questo tempo di adorazione come tempo di preghiera a casa, con la maggior parte dei membri della nostra famiglia, mantenendo lo stesso clima, pur senza l’esposizione del Santissimo Sacramento”. (TC)
20 marzo - AUSTRALIA Ddl eutanasia. Vescovo di Adelaide: aiutare qualcuno ad uccidersi non è farlo morire con dignità
Non c’è alcuna dignità nel permettere o nell’aiutare qualcuno ad uccidersi: lo scrive chiaramente Monsignor Patrick O'Regan, Arcivescovo di Adelaide, nell’Australia del Sud, in una lunga lettera ai fedeli. Nello specifico, il presule controbatte ai sostenitori del “Voluntary Assisted Dying Bill”, ovvero il disegno di legge sulla legalizzazione del suicidio assistito, attualmente in discussione presso il Parlamento. I fautori della proposta normativa, infatti, ne spiegano la finalità come “il morire con dignità”, ma Monsignor O’Regan afferma il contrario. Certo – spiega – “nessuno vuole vedere le persone soffrire inutilmente soprattutto se sono in fin di vita”, ma morire con dignità non significa ricorrere a pratiche eutanasiche, bensì “a cure palliative di alta qualità e ben finanziate”. Il suicidio assistito, invece, “mina il principio fondamentale che tutti gli esseri umani hanno pari valore, sancendo così legalmente che alcune vite non sono degne di essere vissute” e che, quindi, “possono essere direttamente e volutamente eliminate con l’aiuto e il supporto dello Stato”. Non solo: l’Arcivescovo di Adelaide sottolinea che, nel caso in cui il Ddl venisse approvato, tutte le persone vulnerabili, come gli anziani, “correrebbero il rischio di subire coercizioni e abusi”. E a chi fa l’esempio di persone lasciate sole e abbandonate nella sofferenza che tentano il suicidio, il presule risponde: “Sentirsi soli, indipendentemente dal proprio stato fisico o mentale, non è certo una giustificazione per dare a qualcuno gli strumenti per suicidarsi”. Anzi: legalizzare tale pratica implica che “il rispetto per la vita di una persona non è più scontato, ma dipende dal fatto che si abbia la volontà o meno di tutelarla”. Al contempo, Monsignor O’Regan evidenzia che “il senso di colpa di essere un peso per gli altri, la perdita di controllo sulla nostra vita e la potenziale umiliazione che può derivare dal dover dipendere dagli altri per i nostri bisogni fondamentali” rappresenta “un timore” condiviso da tutti. Ma se la legge ci desse ragione su questo, allora il timore e la paura sarebbero ancora più grandi. Al contrario, spiega il presule, l’uomo “fiorisce come essere umano proprio quando si prende cura degli altri e permette agli altri di curarlo”, perché “l’umanità è al suo meglio quando le persone sono coinvolte in relazioni di amore, preoccupazione e considerazione reciproche, con gli esseri umani che a volte sono donatori e a volte destinatari di tali cure”. E si tratta di relazioni che “la legge dovrebbe favorire, non indebolire”. Con fermezza, dunque, l’Arcivescovo australiano ribadisce che la Chiesa si oppone alla “legalizzazione di qualsiasi azione diretta specificamente intesa a provocare la morte di una persona”, inclusa “la fornitura o la somministrazioni di farmaci letali a tale scopo”. Al contrario, la Chiesa non si oppone al rifiuto dell’accanimento terapeutico, né alla somministrazione “intenzionale e appropriata” di farmaci per alleviare “i sintomi del dolore e della sofferenza”. Queste sono “pratiche legittime” ma che, purtroppo, nota il presule, sono ignorate o incomprese da molti malati e persino da alcuni medici e operatori sanitari. Guardando alla morte “attraverso la lente della fede”, inoltre, Monsignor O’Regan esorta i fedeli a non perdere mai la speranza: “Crediamo nella vita eterna – spiega ancora – ed accompagnare i malati in tutte le fasi della loro patologia ed in particolare nei momenti critici e terminali, è essenziale nella fede cattolica”. Praticare l’eutanasia, invece, significa “scartare il malato” e mette in atto “una falsa compassione”. Infine, l’Arcivescovo di Adelaide “invita caldamente” i fedeli a contattare i deputati locali per esprimere la propria opposizione “a questa legge pericolosa e ricordare loro il dovere di valutarne le implicazioni sociali e istituzionali a lungo termine”. “La comunità australiana – conclude il presule – fiorirà nella libertà e nella dignità umana se si migliorerà l’assistenza al fine-vita, non se si introdurranno leggi per il suicidio assistito”. (IP)
20 marzo - SPAGNA #coronavirus La diocesi di Tarazona dona alla Caritas diocesana 18.000 euro per aiutare le persone colpite dalla pandemia
Monsignor Eusebio Hernández Sola, vescovo di Tarazona, ha consegnato al direttore della Caritas diocesana, Lola Esteras – si legge in un comunicato della diocesi -, un assegno di 18.000 euro, perché l'organizzazione cattolica possa continuare ad aiutare le persone colpite dalla pandemia. Alla cifra raccolta hanno contribuito, donando parte dei loro stipendi, i sacerdoti diocesani e lo stesso vescovo di Tarazona. Il presule, soddisfatto per il risultato ottenuto, ha raccontato di aver lanciato l’iniziativa ad aprile dello scorso anno, in coincidenza con la Domenica della Misericordia. "Ho voluto che – i sacerdoti -, oltre al grande aiuto che hanno dato nel confortarci e consolarci nei momenti più duri e complicati della pandemia - ha affermato -, contribuissero economicamente nella misura delle loro possibilità, donando parte dei loro modesti stipendi per aiutare chi se la sta passando peggio e mostrare così la propria misericordia". Da parte sua, la Esteras ha ringraziato i sacerdoti per questo denaro, "segno di carità e fraternità", sottolineando che esso verrà investito per rispondere alle necessità sorte in questo anno di pandemia. Un anno che ha visto crescere il numero delle persone in difficoltà nella diocesi, come nel resto del Paese, come testimoniano le “code per la fame” davanti alle mense Caritas e le richieste di lavoro. Il conto aperto da monsignor Hernández Sola per aiutare le persone più svantaggiate, in questo tempo di pandemia, è ancora attivo, per permettere ai sacerdoti di continuare a dare il loro contributo. (AP)
20 marzo - STATI UNITI Camera approva riforma immigrazione. Vescovi: questione urgente per sostenere dignità umana
Con 228 voti a favore e 197 contrari, la Camera dei deputati degli Stati Uniti ha approvato, il 18 marzo, l'American Dream and Promise Act e il Farm Workforce Modernization Act. Si tratta di due proposte di legge bipartisan che aprono la strada verso la cittadinanza a diverse categorie: i più di tre milioni di ”dreamers”, ovvero gli immigrati entrati nel Paese da minorenni insieme ai loro genitori in condizioni di illegalità; i titolari dello Status temporaneo protetto, ovvero la condizione di immigrazione autorizzata, valida 18 mesi, che permette alle persone di rimanere a lavorare negli Usa in un periodo in cui si ritiene che non sia sicuro, per loro, tornare nel proprio Paese d’origine; e infine, i lavoratori agricoli stagionali e alle loro famiglie. La decisione della Camera è stata accolta “con favore” dalla Conferenza episcopale nazionale (Usccb): in una nota, l’Arcivescovo José H. Gomez e il vescovo Mario E. Dorsonville, presidenti rispettivamente dell’Usccb e del Comitato episcopale per le migrazioni, affermano che tale scelta “aiuterà molti immigrati laboriosi a far emergere il loro potenziale, donato da Dio, non solo per il loro stesso beneficio, ma per quello dell'intero Paese”. “Ispirata da Cristo – continua la nota – la Chiesa cattolica rimane impegnata a garantire che a tutte le persone all'interno della nostra società sia data l'opportunità di prosperare, specialmente a quelle così spesso relegate ai margini”. Di qui, l’appello dei vescovi al Senato affinché “adotti e approvi rapidamente queste misure”. La medesima esortazione viene rivolta ai legislatori del Congresso, perché “lavorino insieme per attuare riforme più ampie e di vitale importanza per affrontare il nostro sistema di immigrazione malfunzionante”. Dal suo canto, l’Usccb ribadisce la propria disponibilità ad operare insieme all’Amministrazione corrente per raggiungere questo obiettivo che rappresenta “una questione urgente per sostenere la vita e la dignità umana”. Da ricordare che già il 15 marzo Monsignor Dorsonville aveva inviato, tramite email, una lettera alla Camera dei deputati per esprimere il sostegno dei vescovi alle proposte normative approvate tre giorni dopo. “La Chiesa cattolica – si leggeva nella lettera - crede nella protezione della dignità di ogni essere umano, indipendentemente dal suo status di immigrato”. Ricordando, inoltre che i vescovi hanno “a lungo sostenuto gli sforzi per una riforma dell'immigrazione, così da permettere a coloro che contribuiscono alla nostra economia, che si distinguono nelle nostre università e che sono leader nelle nostre parrocchie, di farsi avanti e di integrarsi pienamente nella vita americana”, Monsignor Dorsonville concludeva:“Il nostro Paese ha un disperato bisogno di una riforma legislativa più ampia e completa delle leggi sull’immigrazione. E come sempre, l’Usccb è pronta a collaborare affinché tali cambiamenti siano umani, giusti e ragionevoli”. (IP)
20 marzo - REGNO UNITO Caso Pippa Knight. Vescovi: ogni vita ha valore e dignità, anche se malata o disabile
Fa discutere, nel Regno Unito, il caso di Pippa Knight, la bimba di cinque anni che da due vive in stato vegetativo a causa di una encefalopatia acuta. A dicembre 2020, l’ospedale di Londra in cui la piccola è ricoverata ha chiesto l’intervento dell’Alta Corte per sospenderle la ventilazione artificiale. Per i medici, infatti, non ci sono speranza di miglioramento e sarebbe quindi “nel suo migliore interesse” farla morire. Ora, la sentenza è stata confermata dalla Corte d’Appello che ha respinto il ricorso presentato dalla mamma di Pippa, Paula, che chiedeva il mantenimento in vita della bimba. Le cure alla piccola verranno quindi interrotte. Un dramma davanti al quale la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha levato subito la sua voce: in una nota a firma di Monsignor John Sherrington, vescovo referente per le questioni della vita, si afferma: “Pippa vive in modo gravemente disabile a causa della sua complessa e rara condizione medica. Ma la Chiesa cattolica insegna che ogni persona ha un valore e una dignità che sono indipendenti dalla sua condizione. La decisione di permettere ai medici di interrompere il trattamento di Pippa sulla base della sua qualità di vita o del suo valore non le riconosce e non le concede quella dignità umana intrinseca con cui lei è, invece, nata”. Chiedendo, inoltre, di “assicurare, senza compromessi, che le cure adeguate siano offerte dove c'è ancora vita, nonostante una grave malattia o la disabilità”, i vescovi ricordano che “nella cura e nell'accompagnamento di un paziente, bisogna prendere in considerazione in modo adeguato la dignità umana". Al contrario, porre fine “intenzionalmente alla vita di un malato in condizioni critiche, a causa di un giudizio sulla qualità della sua esistenza, non è mai nell’interesse del paziente”. Di qui, l’appello dei presuli affinché “nel cuore dell’umanità ci sia una chiamata a mostrare amore e solidarietà con i più vulnerabili della società, e a difendere la vita dei nostri fratelli e sorelle più fragili che non sono in grado di farlo da soli”. Infine, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles leva la sua preghiera per la piccola Pippa e per la sua mamma, Paula, “in questo difficile momento di sofferenza”, così come per tutti i medici e gli operatori sanitari. “Speriamo si faccia tutto il possibile per accompagnare e sostenere la bimba e la famiglia dopo la sentenza della Corte d’appello”, conclude la nota. (IP)
20 marzo - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Presentato il programma pensato dai vescovi per preparare la popolazione alle elezioni del 2023
Un programma pensato per mobilitare la popolazione in vista delle elezioni del 2023 nella Repubblica Democratica del Congo: questo è “Agenda 2023”, la roadmap che l’episcopato congolese ha consegnato alla Commissione episcopale per la giustizia e la pace (CEJP) giovedì scorso, presso il Centro Interdiocesano di Kinshasa, perché la gente possa essere aiutata nell’esercizio del diritto di voto, affinché al potere giungano candidati con programmi pensati per il bene comune. Il segretario generale della Conferenza episcopale nazionale del Congo, padre Donatien Nshole, ha precisato che “Agenda 2023” non è una tabella di marcia per combattere gli attori politici e ha ricordato che qualche settimana fa i vescovi del Comitato permanente hanno inviato un messaggio ai fedeli cattolici e agli uomini di buona volontà dopo aver esaminato la situazione socio-politica e umanitaria nel Paese. I vescovi, si legge sul portale della Conferenza episcopale, hanno raccomandato in particolare al Governo di fare tutto il possibile per organizzare elezioni credibili, trasparenti e pacifiche nel 2023 e non oltre, cosa che ha provocato diverse reazioni, tra cui insulti, calunnie e minacce contro alcune personalità della Chiesa. Ma padre Nshole ha ribadito che, in conformità con quello che il ruolo profetico della Chiesa, i vescovi hanno solo richiamato alcune disposizioni degli articoli 70, 103, 105, 197 e 198 della Costituzione sulla durata e il numero di mandati del Presidente della Repubblica, dei Deputati nazionali, dei Senatori, dei Deputati provinciali, nonché dei Governatori e dei Vice Governatori. Padre Clément Makiobo, segretario della CEJP, ha spiegato la preparazione delle elezioni richiede tempo e risorse e che spetta ai diversi attori del processo elettorale, partiti politici in testa, impegnarsi nelle diverse fasi di questo processo. Il segretario della CEJP ha aggiunto che in qualsiasi Stato di diritto, l’autorità dei poteri pubblici può essere basata solo sulla volontà del popolo, espressa attraverso elezioni trasparenti, libere ed eque, e che il popolo si aspetta che voti anzitutto le riforme, per evitare che ci siano ritardi nel processo elettorale. L’auspicio di padre Makiobo è che “Agenda 2023” contribuisca in modo positivo al consolidamento della democrazia, della pace e della coesione nazionale congolese e che possa essere accolta come uno strumento di lavoro e di scambio in uno spirito di tolleranza e rispetto reciproco, consentendo così l’emergere di un’autentica cultura democratica tra i cittadini. “Agenda 2023” è un programma suddiviso in tre parti: Tutela e mediazione, Osservazione elettorale ed Educazione civica. Sempre giovedì scorso, il presidente della Camera Bassa del Parlamento, Christophe Mboso N’kodia Pwanga, è stato ricevuto dall’arcivescovo di Kinshasa, il cardinale Fridolin Ambongo Besungu per chiedere il sostegno della Chiesa cattolica al suo mandato. Mboso N’kodia, riferisce La Prospérité, ha dichiarato di voler organizzare un incontro per riunire i cristiani cattolici impegnati politicamente e non. “Come creature di Dio, dobbiamo vivere in unità e in unione con Colui che ci ha creati - ha detto -. A questo si dedicano, i pastori, i sacerdoti, i vescovi e la politica, a questo si dedicano lo Stato e tutti coloro che lavorano nelle istituzioni statali. Ma lavoriamo tutti per l’uomo, che lo si chiami cittadino o cristiano”. Il cardinale Ambongo Besungu è stato lieto di accogliere il presidente della Camera Bassa del Parlamento e ha affermato che fra la Chiesa e le attuali cariche al potere ci sono ottimi rapporti. (TC)
20 marzo - AMERICA LATINA Il presidente del CELAM invita i cattolici ad essere “custodi della vita” come San Giuseppe
"Riconosciamo San Giuseppe come un 'uomo giusto', falegname di professione, sempre obbediente ai disegni di Dio, anche nei momenti di difficoltà e incomprensione percorse il cammino che il Signore gli indicava". Lo ha detto, in un videomessaggio diffuso ieri su Internet, monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), in occasione della solennità di San Giuseppe, una delle figure più notevoli delle Sacre Scritture, sebbene protagonista di “una delle storie più discrete dei Santi Vangeli". Il Santo, Custode della Sacra Famiglia, ha assunto la paternità di Gesù e la difesa della sua vita, nonché di Maria, sua moglie, e ha “avuto il coraggio di emigrare in Egitto per proteggerli dalla persecuzione dei potenti del suo tempo” ha ricordato il presule. Tuttavia, nonostante questo "è rimasto anonimo, nella semplicità, come fanno tanti nostri fratelli e sorelle che in questi tempi difficili di pandemia – ha sottolineato - danno la loro vita per gli altri". San Giuseppe, con il suo silenzio e la sua perseveranza, sempre aperto ai segni di Dio e "disponibile al suo piano, e non tanto al proprio", è, secondo monsignor Cabrejos, una testimonianza viva che ci incoraggia "ad essere, come lui, custodi della vita che ci è stata affidata: quella delle nostre famiglie, quella dei fratelli più bisognosi, quella del Creato", e ci insegna "ad essere una Chiesa in movimento, itinerante, per realizzare meglio i piani di Dio". Il presidente del CELAM ha incoraggiato, dunque, i fedeli a seguire l'esempio di questo grande Santo, e a chiedere la sua intercessione, affinché ci conceda “la grazia delle grazie: la conversione permanente", come ha proposto Papa Francesco nella sua lettera apostolica 'Patris Corde', e “la grazia di essere testimoni di speranza". (AP)
20 marzo - INDIA Incendio in un villaggio cristiano della diocesi di Miao: due morti e centinaia di senzatetto
Il 18 marzo, un incendio, propagatosi nel villaggio a maggioranza cristiana di Longliang, nel distretto di Tirap, nello Stato indiano dell'Arunachal Pradesh, ha ucciso due persone e distrutto centinaia di abitazioni. L’incendio, durato quasi due ore, ha demolito “tutto ciò che la povera gente aveva guadagnato in una vita" ha riferito ad UCA News padre Felix Antony, responsabile delle pubbliche relazioni della diocesi di Miao, riducendo in cenere 136 case e lasciando senza un tetto circa 500 persone, la maggior parte delle quali cattoliche. "È ignota la causa esatta dell'incendio” ha precisato il sacerdote, ma sono state identificate finora due vittime: un uomo di 65 anni costretto a letto e una bambina di quattro anni, entrambi impossibilitati a fuggire dalle loro case a causa delle fiamme. Case fatte di bambù con tetti di paglia, vicine le une alle altre, in una zona che i vigili del fuoco hanno avuto difficoltà a raggiungere. Monsignor George Pallipparambil, vescovo di Miao, ha lanciato un appello ai fedeli affinché preghino e si adoperino per aiutare i senzatetto di questa zona al confine con la Cina, bisognosi di tutti i beni di prima necessità: cibo, vestiti, utensili e tende per un alloggio temporaneo, tra le altre cose. Il vescovo di Miao, “nel conoscere l'entità della perdita e del dolore” si è detto "profondamente rattristato”. “Faccio appello a tutti – ha dichiarato - affinché si facciano avanti per aiutare la gente di Longliang in qualsiasi modo possibile". Infine, ha invitato i servizi sociali della diocesi a prestare soccorso immediato alla popolazione, chiedendo ai sacerdoti e alle religiose della zona di sostenere le persone colpite "in quest'ora di profonda crisi". (AP)
20 marzo - ITALIA Il cardinale Bassetti: per combattere le mafie occorre impegno e sostegno a chi combatte per una società più giusta e libera
Nel suo messaggio a don Luigi Ciotti, in occasione della XXVI “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, promossa da Libera e Avviso pubblico, che si celebra domani, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, invita all’impegno quotidiano nel seguire il Vangelo, onorare le vittime e sostenere chi combatte per una società più giusta e libera, per un concreto sviluppo umano integrale. Il porporato auspica che la Giornata susciti speranza, coraggio e impegno ed evidenzia che dal 21 marzo 1996 quando, a un anno dalla fondazione di Libera, venne celebrata per la prima volta, le mafie sono molto cambiate. “Si sono adattate ai mutamenti sociali, la loro pervasività è stabilmente planetaria, e si compirebbe un errore se fossero considerate solo un fenomeno italiano, o solo relegato al nostro meridione” afferma. Le mafie non sono soltanto violenza delle armi, aggiunge il cardinale Bassetti, ma anche corruzione. “Con la pandemia, le mafie, e la sottocultura mafiosa, si stanno rafforzando, e così aumentano le loro vittime - denuncia poi il porporato - Non possiamo rischiare di farci avvelenare dai loro frutti cattivi, ecco perché dobbiamo dare forza ai corpi intermedi come Libera”. A tutta la Chiesa e alle persone di buona volontà, quindi, il presidente della Cei chiede “un impegno costante e chiaro, nel ricordo dei martiri e dei loro cari, nella consapevolezza che le mafie prosperano lì dove c’è corruzione, inefficienza ed ambiguità”. Ricordando quanti hanno lottato contro le mafie con coraggio, onestà e impegno, e fra questi Rosario Livatino, di cui è imminente la beatificazione, il porporato parla di martiri, modelli e maestri, da “guardare per imprimere in noi stessi la consapevolezza della gravità di questi fenomeni che divorano le società, in Italia e all’estero”. “Questi martiri sono lì a osservarci, a giudicare le nostre azioni, le nostre intenzioni e le nostre coscienze - rimarca il porporato -. sono tutti lì a misurare la nostra verità e coerenza”. Anche il Papa, osserva il cardinale Bassetti, ha più volte parlato delle “forze nemiche dell’essere umano e del Vangelo” ed evidenzia quanto detto dal Pontefice a Sibari, il 21 giugno 2014: “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati”. Per il presidente della Cei non si tratta di una dichiarazione conclusiva, ma di un invito ad andare avanti. Il porporato termina il suo messaggio menzionando i progetti della Chiesa italiana portati avanti con l’associazione Libera, come “Libera il bene – dal bene confiscato al bene comune” e “Liberi di scegliere” - che permette ai minori e alle loro madri di allontanarsi dalle famiglie di ’ndrangheta”-, e con un pensiero al momento attuale. “Sarà una Pasqua dolorosa, nella quale alla sofferenza per la salute e per i troppi defunti, si associa l’ansia e il dolore della crisi economica - conclude il cardinale Bassetti -. Sentiamo i segni della Passione del Cristo, ma uniti potremo tornare a sperare secondo la Sua volontà che ha redento il mondo, contro le forze del male”. (TC)
20 marzo - COLOMBIA La Chiesa di Mocoa deplora l’assassinio della leader indigena María Bernarda Juajibioy
La Chiesa di Mocoa, in un comunicato del 18 marzo, diffuso dalla Pastorale Sociale della diocesi di Mocoa Sibundoy, ha respinto totalmente il brutale assassinio, il 17 marzo, per mano di un commando armato, della leader indigena María Bernarda Juajibioy, sindaco della riserva Cabildo Camentzá Biyá, e di sua nipote di appena un anno e cinque mesi. Secondo il quotidiano El Espectador, la donna stava viaggiando in moto in compagnia di altre donne, e si stava recando ad El Placer, nel comune di Valle del Guamuez, Putumayo, per un’ispezione. Un gruppo di uomini armati avrebbe bloccato la moto, aperto il fuoco e ucciso la leader indigena e sua nipote. Padre Luis Hernan Miramag, direttore della Pastorale Sociale e firmatario del comunicato, ha lanciato un appello ai gruppi armati illegali, “perché rispettino la dignità della persona umana e la cosa più sacra che è la vita”, e li ha esortati al dialogo "affinché la difesa dei diritti umani prevalga su tutto". “Nessuna persona - ha affermato - ha il diritto di togliere la vita ad un altro essere umano". Nello stesso tempo, padre Hernan ha invitato lo Stato e le istituzioni incaricate della difesa della vita e dei diritti umani ad “un maggiore impegno e risultati, affinché cessino gli omicidi, affinché questi atti criminali non restino impuniti e la giustizia prevalga per il bene del popolo di Putumayo”. Il sacerdote ha concluso con un forte appello a coloro che hanno responsabilità istituzionali, affinchè mettano “i diritti umani al centro di tutte le politiche, comprese quelle di cooperazione allo sviluppo, anche quando questo significa – come sottolineato da Papa Francesco - andare controcorrente”. (AP)
20 marzo - MOZAMBICO Grave situazione umanitaria a causa di terrorismo, Covid-19 e colera. Acs invia aiuti
Il Mozambico ha bisogno di aiuti. Terrorismo, Covid-19 e colera continuano a seminare morte. “Quasi settimanalmente, Aiuto alla Chiesa che Soffre riceve nuove informazioni sugli orrori che accadono. Il Paese è teatro di una catastrofe umanitaria dopo l’altra, largamente ignorata dall’opinione pubblica” afferma Ulrich Kny, responsabile dei progetti di Acs nel Mozambico. Nonostante gli aiuti internazionali, c’è una grave carenza di cibo e molte persone soffrono la fame. Per questo Aiuto alla Chiesa che Soffre ha stanziato 160mila euro. “Grazie a questo sostegno, sacerdoti e suore possono distribuire cibo ai rifugiati - dice Ulrich Kny -. Un altro progetto è dedicato alle conseguenze psicosociali degli sfollati, la maggior parte dei quali è gravemente traumatizzata a causa delle indicibili sofferenze dovute al terrore e alla fuga. Ad oggi, più di 120 assistenti pastorali e volontari hanno ricevuto una formazione psicologica a Pemba”. Dal 2017 il Mozambico è bersaglio di attacchi jihadisti. Gli obiettivi delle unità terroristiche non sono noti; gli osservatori ritengono che alla base vi siano interessi economici, politici e religiosi. Il 10 marzo scorso, riferisce Acs, il governo degli Stati Uniti ha classificato tali unità come una propaggine del sedicente Stato islamico e quindi come organizzazione terroristica, imponendo delle sanzioni. Ma essendo trattandosi di gruppi sconosciuti, si ritiene improbabile che le sanzioni abbiano effetto. Secondo i media statunitensi, testimoni oculari riportano massicce decapitazioni e violenze inimmaginabili contro la popolazione civile. E mentre il terrorismo jihadista avanza al confine con la Tanzania, aumentano i rifugiati e i contagi di Covid-19. “Se le conseguenze della prima ondata non erano preoccupanti, il numero di persone infette è cresciuto notevolmente da gennaio di quest’anno - afferma Ulrich Kny -. L’elevato numero dei decessi è preoccupante. Inoltre, date le catastrofiche condizioni igieniche nei campi profughi dove manca l’accesso all’acqua potabile, l’epidemia di colera continua a dilagare”. Migliaia di persone fuggite dal nord del Paese hanno trovato rifugio nella capitale della provincia di Cabo Delgado e nei comuni limitrofi. Secondo l’Onu, alla fine dello scorso anno gli sfollati erano circa 670mila. Sono stati attaccati 9 dei 17 distretti della provincia di Cabo Delgado e ad essere colpiti sono sia cristiani che musulmani, racconta suor Aparecida Ramos Queiroz, responsabile del coordinamento dei progetti di Acs nella diocesi di Pemba. Tuttavia è la Chiesa a soffrire più conseguenze: diverse chiese sono state distrutte, 6 delle 23 parrocchie della diocesi di Pemba sono state abbandonate, c’è tanta insicurezza e la maggior parte dei credenti è fuggita. Nonostante ciò sacerdoti e religiose continuano a prendersi cura della gente rimasta. Ulrich Kny spiega che il governo sta iniziando a spostare i profughi da Pemba in altri luoghi, che molti stanno chiedendo ospitalità presso altre famiglie, mentre altri si ritrovano in nuovi campi profughi. Sacerdoti e religiose delle zone dove infuriano gli scontri sono fuggiti insieme ai loro fedeli e cercano di continuare a sostenere i rifugiati supportati dalla Chiesa locale. Acs finanzia in Mozambico anche aiuti di sussistenza a sacerdoti e suore, la formazione di seminaristi e di religiose, l’ampliamento delle infrastrutture della Chiesa e altri progetti. “La Chiesa in Mozambico è un’ancora di speranza e carità in un oceano di sofferenza e violenza - conclude Ulrich Kny -. Ecco perché questo Paese è una priorità per noi. Qualunque sia, ogni supporto allevia la sofferenza della gente” (TC)
20 marzo - PERÙ Sciopero trasporti. Episcopato: “L’unico modo per risolvere le differenze è il dialogo”
Grande preoccupazione è stata espressa ieri dai vescovi della Conferenza episcopale peruviana, per lo sciopero dei lavoratori nel settore dei trasporti, causato tra le altre cose, dall’aumento dei prezzi del carburante e dei costi del pedaggio. Le proteste, che si protraggono ormai da quattro giorni, hanno portato “al blocco delle strade, della libera circolazione degli alimenti, all'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità nei mercati, all'interruzione del transito, del trasferimento dei malati e del trasporto di ossigeno medicale, con gravi conseguenze sulla salute e sull'economia nazionale”. “Chiediamo ai camionisti e alle autorità del Ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni - hanno scritto i vescovi nel loro comunicato - di risolvere questa situazione, che danneggia soprattutto le persone più vulnerabili, attraverso un dialogo rispettoso. Non si deve permettere che la crisi che ha già causato tanta sofferenza, malattia e morte si aggravi”. I presuli, pur sottolineando l’obbligo dello Stato di rispondere alle richieste dei cittadini, hanno ricordato l’art.2 della Costituzione, secondo il quale ogni persona ha il diritto di muoversi liberamente sul territorio nazionale, e hanno ribadito, come già successo in altre situazioni conflittuali, che “l'unico modo per risolvere le differenze, non importa quanto distanti possano essere le posizioni”, è il dialogo. Un accordo tra le parti in conflitto non deve rappresentare né una vittoria nè una sconfitta, per nessuno, poiché unico vincitore sarà sempre il bene comune. (AP)
19 marzo - CAPO VERDE Oggi il via ai vaccini anti-Covid grazie al programma Covax, il plauso del vescovo di Mindelo
Con grande gioia e speranza: hanno accolto così i capoverdiani l’arrivo dei vaccini contro il Covid-19. Lo ha dichiarato all’Agenzia Ecclesia il vescovo di Mindelo, monsignor Ildo Augusto Dos Santos Lopes Fortes per il quale l’inizio oggi nel Capo Verde della campagna di vaccinazione, oltre far diminuire il rischio dei contagi, “apre le porte all’economia”, dato che il Paese, e soprattutto le isole di Sal e Boa Vista, si regge in particolare sul settore turistico e “molte famiglie vivono dei tanti servizi collegati”. Il 12 marzo è stato consegnato il primo lotto di 24mila vaccini, reso disponibile nell’ambito del programma internazionale Covax che ha come obiettivo l’accesso equo ai vaccini anti-Covid, per garantire la vaccinazione al 20% della popolazione di 200 Paesi. Con la pandemia i quattro aeroporti internazionali sono stati chiusi e gli hotel hanno smesso di accogliere turisti. Questa situazione ha lasciato “tante famiglie in difficoltà” e “molte sono dovute tornare nelle isole di origine”, ha detto il vescovo di Mindelo. Ad oggi si registrano 16.298 positivi e 158 decessi. La vaccinazione è stata organizzata nelle strutture sanitarie e in tutte le località sono state approntati appositi centri. A essere vaccinati, sono prioritariamente gli operatori sanitari. Per il presule ci sono delle responsabilità circa la distribuzione dei vaccini, dato che i paesi più ricchi si sono approvvigionati di un gran numero di dosi dimenticando le nazioni più povere. Ma felice di sapere che in alcuni paesi dell’Africa, come nel caso del Capo Verde, le vaccinazioni sono già iniziate, monsignor Dos Santos Lopes Fortes sottolinea che, da un anno a questa parte la Chiesa di Capo Verde svolge un ruolo importante nella sensibilizzazione delle comunità cattoliche per la lotta alla pandemia. (TC)
19 marzo - CHIESA San Giuseppe e l’arte. Il custode silenzioso della Sacra Famiglia nella rappresentazione degli artisti lungo i secoli
Non un protagonista del racconto evangelico, ma una figura apparentemente periferica eppure essenziale al progetto divino dell’Incarnazione del Signore. Alla santità discreta di Giuseppe si sono ispirate generazioni di artisti che, nelle varie epoche hanno cercato di colmare il silenzio della Scrittura. Nei Vangeli Canonici infatti lo Sposo della Vergine non proferisce neanche una parola: è l’uomo a cui il Signore rivela i suoi disegni durante il sonno. Frasi brevi e laconiche gli sono attribuite dagli Apocrifi che lo descrivono come custode silenzioso della Sacra Famiglia. “Per i primi quattro secoli del cristianesimo – spiega a Vatican News Sandro Barbagallo, curatore del Reparto Collezioni Storiche dei Musei Vaticani e autore del libro “San Giuseppe nell’Arte. Iconologia e iconografia del Custode silenzioso del Redentore”, pubblicato da Edizioni Musei Vaticani - san Giuseppe non viene citato nell’ iconografia”. Inciampa in un errore interpretativo chi osservando la lastra sepolcrale del 330 d.C., proveniente dalle Catacombe di Priscilla, nota come Iscrizione di Severa e custodita nel Museo Pio Cristiano in Vaticano, identifica il falegname nella figura rappresentata alle spalle di Maria e Gesù, all’interno della scena dell’Adorazione dei Magi. Il personaggio che indica la stella infatti è il profeta Balaam, non Giuseppe. Per reperire la prima raffigurazione dello sposo di Maria dobbiamo attendere il Concilio di Efeso che nel V secolo sancì il dogma del parto verginale della Madonna e recarci nella Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore a Roma. “Nel 440 circa – prosegue Barbagallo - troviamo Giuseppe in varie scene dei mosaici che decorano l’arco trionfale: è un baldo quarantenne dai capelli folti e riccioluti, vestito con le classiche vesti romane”. Tiene già in mano la verga che diverrà poi il suo segno distintivo. Il riferimento è al racconto tratto dagli Apocrifi che narra come avvenne la scelta del marito di Maria. “Fin dall’infanzia la Vergine vive all’interno del Tempio di Gerusalemme. Quando giunge l’età delle nozze, sulla scelta del futuro marito viene chiamato ad esprimersi il sommo sacerdote, il quale rimanda la decisione alla volontà Dio. Tutti i candidati sono invitati a consegnare una verga, ognuna delle quali viene deposta all’interno del Sancta Sanctorum. Durante una notte di preghiera solo una di queste fiorisce: è quella di Giuseppe”. Il bastone non rappresenta dunque il simbolo del potere, del patriarcato o del pastore. Esso con i fiori che gemmano sulla sua superficie è emblema della scelta operata dallo Spirito Santo nei confronti di un uomo puro. “All’inizio del Trecento Giotto nella Cappella degli Scrovegni rappresenta il duplice episodio della consegna delle verghe e della fioritura di quella depositata da Giuseppe”. Negli affreschi di Padova la barba è bianca, l’uomo è avanti negli anni. Ma il padre putativo di Gesù era giovane o anziano? Se a Santa Maria Maggiore è raffigurato come un giovane, più tardi, in epoca moderna, comparirà vecchio e stanco. È il caso ad esempio delle opere di grandi artisti come Guido Reni che traggono ispirazione dalla statuaria antica. La scelta dell’età è legata alla sensibilità del singolo pittore. “San Bernardino da Siena – ricorda Sandro Barbagallo - ammoniva gli artisti lo rappresentavano Giuseppe come un anziano. Essi erano stolti, in quanto se l’uomo fosse stato troppo avanti negli anni, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a vivere in castità il matrimonio con la giovanissima Maria. Al contrario la sua santità viene sottolineata dalla rappresentazione della sua giovane età, nel pieno della maturità virile”. Tra gli artisti che danno a Giuseppe il volto di un uomo di mezza età spicca Raffaello che nello “Sposalizio della Vergine” della Pinacoteca di Brera “lo presenta come un cinquantenne, enfatizzando così l’aspetto della purezza”. Giuseppe è figura periferica rispetto al “fiat” di Maria, ma è essenziale nel custodire e proteggere prima la sua sposa, tabernacolo vivente, e poi il Bambino, Verbo Incarnato e la Sacra Famiglia. “Durante il parto – osserva Barbagallo - Giuseppe non è presente, si allontana per cercare l’aiuto di una levatrice. Poi ricompare durante l’adorazione dei Magi e dei pastori. Subito dopo l’angelo lo avverte in sogno di scappare in Egitto e sarà lui a condurre in salvo Maria e il Figlio, riconducendoli a Nazareth. É il padre putativo che permette a Gesù di crescere in salute e saggezza fino a quando non comparirà sulla scena pubblica”. Poco o niente si conosce della morte di quest’uomo santo, eppure l’arte più volte ne ha rappresentato il transito sulla scorta del racconto apocrifo. “É un momento importante perché avviene alla presenza di Maria e Gesù il quale, prima del trapasso, gli promette il Paradiso. Proprio grazie all’iconologia della morte di Giuseppe si è sviluppata la tradizione devozionale della cosiddetta ‘buona morte’. Giuseppe infatti è patrono degli agonizzanti perché è il primo a ricevere prima di spirare la benedizione del Figlio di Dio”. Sisto IV nel 1479 ha inserito la festa nel Breviario e nel Messale Romano. A proclamarlo Patrono della Chiesa Universale è stato Pio IX, l’8 dicembre 1870. Lo stesso Pontefice volle celebrare Giuseppe negli affreschi della Sala dell’Immacolata in Vaticano affidati al pittore Francesco Podesti. Da allora i successori di Pietro hanno più volte reso omaggio allo Sposo della Vergine: da Leone XIII a Pio X, da Benedetto XV a Pio XI e Pio XII. Giovanni XXIII ha voluto dedicargli un altare nel transetto meridionale della Basilica di San Pietro decorato dal pittore Achille Funi e ha donato il suo anello papale al santuario polacco di Kalisz, dove si venera un dipinto “miracoloso” di san Giuseppe. Sempre in Polonia si conserva un altro anello papale offerto allo Sposo della Vergine Maria. E’ quello affidato da Giovanni Paolo II alla Chiesa di Wadowice dove trascorse l’infanzia e intitolata proprio al padre putativo di Gesù. Il ‘piscatorio’ è incastonato tra le dita del san Giuseppe dipinto nel 1899 da Franciszka Bergmana nella chiesa carmelitana della città natale di Wojtyla. Un riferimento a Giuseppe è riconducibile al fiore di presente nello stemma di Papa Francesco, il quale ha iniziato il suo ministero proprio il 19 marzo 2013 ed ha dedicato quest’anno a celebrare la memoria del padre putativo di Gesù. “La devozione del Papa – conclude Barbagallo - è rappresentata dalla figura del san Giuseppe che dorme: nel suo studio Francesco ha una statuina del santo dormiente, sotto la quale pone le sue preghiere in forma scritta”. “Quando ho un problema o una difficoltà”, ha detto il Santo Padre, “lo scrivo su un pezzo di carta e lo metto sotto San Giuseppe, in modo che lui sogni sopra esso”. E' nel sogno infatti che Giuseppe è sempre entrato in contatto con messaggi portati a lui dall'angelo del Signore. (PO)
19 marzo - AFRICA Amecea ai futuri sacerdoti: apprezzare la diversità culturale, simbolo di unità nella Chiesa
Sono 15 i seminaristi ammessi, recentemente, al Seminario “Beato Isidore Bakanja” situato nell’arcidiocesi di Nairobi, in Kenya e gestito dall’Amecea (Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale). L’evento ha offerto l’occasione al segretario generale dell’organismo, padre Anthony Makunde, per incoraggiare i futuri sacerdoti ad apprezzare la diversità culturale che esiste all’interno del Seminario, grazie alla presenza di studenti provenienti da diversi Paesi e culture. L’Istituto, infatti, accoglie giovani originari di Etiopia, Eritrea, Kenya, Malawi, Tanzania, Uganda, Sud Sudan e Sudan, e da altre regioni dell'Africa. "Usate le differenze culturali – ha detto quindi padre Makunde ai giovani - per arricchirvi culturalmente e portare poi questa esperienza nei vostri Paesi d’origine”. Il multiculturalismo, ha aggiunto il sacerdote, “deve essere inteso come un qualcosa di significativo, perché la Chiesa è una e universale, indipendentemente dalla diversità di cultura, lingua e confini”. Di qui, l’esortazione ad “restare uniti ed a collaborare tutti alla missione della Chiesa, così da essere anche un simbolo di unità nel mondo secolarizzato”. Dal suo canto, il rettore del Seminario, padre Peter Moudie Zingari ha esortati i nuovi arrivati a prendere “sul serio” la loro vocazione ed a riflettere sul fatto che “la comunione è l’elemento fondante della Chiesa”. Infine, il pensiero del sacerdote è andato a tutti i giovani che intraprendono il cammino sacerdotale e a tutti coloro che, pur volendolo fare, al momento non vi sono riusciti, anche a causa delle misure restrittive igienico-sanitarie, messe in atto dalle autorità statali per fermare la pandemia da Covid-19. Attualmente, infatti, il Seminario ospita solo 24 studenti, ovvero la metà di quelli presenti in passato. Padre Moudie si è detto, comunque, fiducioso nel miglioramento dell’emergenza sanitaria e nell’arrivo di nuovi iscritti, la prossima estate. (IP)
19 marzo - ITALIA 700.mo Dante Alighieri: restaurato il celebre ritratto dipinto da Andrea del Castagno
Una tra le più famose immagini di Dante Alighieri ritrova il suo splendore originario. L’affresco staccato di Andrea del Castagno, custodito alla Galleria deli Uffizi e sottoposto a sei mesi di restauro curato dai tecnici dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, si ripresenta nella sua leggerezza, tipica della pittura murale. Durante lo scorrere dei secoli infatti l’opera che faceva parte della celebre galleria di Uomini e Donne Illustri dipinti tra il 1447 e il 1449 da Andrea del Castagno per la Villa suburbana di Legnaia, alla periferia di Firenze, aveva perso freschezza. ll progressivo deposito di sedimenti sulla superficie pittorica e i successivi interventi e ritocchi avevano infatti scurito ed appesantito il cromatismo della tavolozza di Andrea del Castagno, uno tra i protagonisti indiscussi della pittura fiorentina di metà Quattrocento, insieme a Beato Angelico, Filippo Lippi, Domenico Veneziano e Paolo Uccello. L’offuscamento dei colori dell’affresco faceva apparire l’opera simile ad un dipinto ad olio e il volto del Poeta della Divina Commedia quasi invecchiato, cupo, accigliato. Ora Dante si presenta al grande pubblico in un aspetto luminoso e in una freschezza quasi giovanile, fedele all’immagine desiderata dal pittore fiorentino vissuto tra il 1421 e il 1475, noto per il realismo quasi espressionista delle sue figure, appreso da Masaccio e Donatello. Il restauro è stato condotto grazie ad un’attenta analisi scientifica della tecnica esecutiva e dello stato di conservazione mediante tecniche di diagnostica non invasive come riprese fotografiche nelle varie lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico, indagini ottiche e micro-invasive per la diagnostica dei materiali e per la caratterizzazione delle casistiche conservative. L’affresco staccato sarà tra i protagonisti della grande mostra aperta dal 1 aprile all’11 luglio 2021 a Forlì: ‘Dante – La visione dell’arte’. Un’esposizione per la quale le Gallerie degli Uffizi concederanno in prestito circa cinquanta opere, ed organizzata nell’ambito delle celebrazioni per il Settecentenario della morte del Divin Poeta. Terminata la mostra, l’affresco staccato verrà esposto a Castagno d’Andrea, paese natale del pittore e significativo luogo dantesco. Qui infatti Alighieri, esiliato da Firenze, decise di accettare il provvedimento dei fiorentini contro di lui e di non tornare nella sua città. Nell’originario ciclo ad affresco Andrea del Castagno dipinse accanto a Dante i poeti Boccaccio e Petrarca; i condottieri Pippo Spano, Farinata degli Uberti e Niccolò Acciaioli; le donne sapienti come la Regina Ester, la Regina Tomir e la Sibilla Cumana. Ancora in loco sono visibili inoltre le figure di Adamo ed Eva accanto alla Madonna con il Bambino, sotto un baldacchino. Il ciclo di Andrea del Castagno è l'unico tipo giunto fino a noi commissionato per una dimora privata: la Villa era appartenuta a Filippo Carducci che a Firenze era stato, tra gli altri incarichi, Gonfaloniere di Giustizia. In un’epoca non precisata, a causa di un cambio di destinazione d’uso degli ambienti, gli affreschi furono coperti da imbiancature. Se ne perse memoria fino a quando furono ritrovati nel 1847: quindi vennero “strappati” dal supporto murario e acquistati qualche anno più tardi dagli Uffizi. Secondo il direttore delle Gallerie Eike Schmidt, il Dante di Andrea del Castagno è indubbiamente “un’icona che si lega alla cultura e allo spirito italiani”, ma precisa, “Dante è un poeta universale, e la sua opera è attuale ovunque nel mondo”. PO)
19 marzo - EUROPA Conclusa Assemblea Comece: l’impegno di Chiesa cattolica e Ue contro la pandemia
Chiesa cattolica e Unione Europea fianco a fianco per affrontare questo particolare momento storico: è quanto emerge dall’Assemblea di primavera della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea), svoltasi on line il 17 e il 18 marzo. “In dialogo con Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione europea – si legge nel comunicato finale dei lavori - i vescovi si sono confrontati su alcuni dei temi più urgenti dell'agenda dell'Ue, sottolineando la necessità di lavorare insieme per affrontare questo periodo storico segnato dalla crisi climatica e dalla pandemia da Covid-19”. Centrale anche la riflessione “sullo stato attuale del processo di ripresa nell'Ue e nei suoi Stati membri”. In questo contesto, l'Assemblea ha evidenziato l'importanza di politiche europee “incentrate sulle persone e basate sui valori per proteggere i poveri e i più vulnerabili, soprattutto alla luce del peggioramento delle condizioni socio-economiche derivanti dalla pandemia”. Tra gli altri temi in esame, anche quello sulle migrazioni: a tal proposito, il comunicato dei vescovi sottolinea che “pur riconoscendo gli sforzi per definire un quadro nuovo e completo volto a creare un meccanismo equo di gestione delle migrazioni, i presuli dell'Ue hanno esortato tutte le parti in causa promuovere un contesto di accoglienza e un approccio giusto per chi ha bisogno”. "Dobbiamo lavorare – ribadisce la Comece - per garantire il pieno rispetto del diritto individuale di chiedere asilo a chiunque raggiunga il territorio dell'Ue, senza respingimenti alle nostre frontiere". Anche perché alle origini delle migrazioni spesso ci sono “il cambiamento climatico e il suo impatto ecologico”. Per questo, i vescovi ricordano che sarebbe bene varare il così detto “Green Deal europeo”, ovvero il piano della Commissione Ue per combattere le drammatiche conseguenze dei mutamenti del clima. Centrale, poi, la riflessione sulla libertà religiosa all’interno dell’Ue: un punto sul quale i presuli esprimono “le loro preoccupazioni per le recenti restrizioni dovute alla pandemia, nonché per l'aumento dell'analfabetismo religioso, che spesso può portare a percezioni negative della religione” stessa. Per tale motivo, la Comece sottolinea la necessità di “un approccio dialogico con le autorità pubbliche, evitando l'autocensura e favorendo le iniziative interreligiose per promuovere questo diritto fondamentale”. Infine, è stato stabilito che l’Assemblea d’autunno della Comece si terrà dal 27 al 29 ottobre prossimi. (IP)
19 marzo - FILIPPINE Anno Famiglia Amoris Laetitia. Vescovi: famiglia, prima scuola di evangelizzazione
“La famiglia è destinata da Dio ad essere la prima scuola di discepolato dove i genitori sono i primi catechisti dei loro figli e la prima scuola di evangelizzazione dove i membri imparano a condividere con altri la grazia e la luce di Cristo": scrive così la Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcp) in una Lettera pastorale a firma del suo presidente, l’Arcivescovo di Davao, Romulo Valles, diffusa oggi, 19 marzo, giorno in cui si apre ufficialmente lo speciale “Anno Famiglia Amoris Laetitia”. Indetto da Papa Francesco alla fine del 2020, l’evento vuole celebrare i cinque anni di pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica post-sinodale sull’amore nella famiglia, frutto di due Sinodi – quello straordinario del 2014 e quello ordinario del 2015 – incentrati sul medesimo tema. Nel contesto della pandemia da Covid-19 che “continua a sconvolgere le nostre vite”, dunque, l’auspicio dei vescovi filippini è che le famiglie, grazie alla fede cristiana, “possano vivere e prosperare in una nazione libera, che nutre una civiltà della vita e dell'amore". Forte, poi, la sottolineatura della coincidenza tra l’Anno Famiglia Amoris Laetitia e le celebrazioni per i 500 anni dall’arrivo del cristianesimo nelle Filippine. Una concomitanza che mette in luce l’importanza dei laici nell’evangelizzazione. La Cbcp ricorda, infatti, che nel Paese “il kerygma fu predicato per la prima volta da un laico, il navigatore Ferdinando Magellano” che, nel 1521, evangelizzò i popoli nativi del Paese, insegnando loro che “Dio ha fatto cielo e terra e ci ha dato il comandamento di onorare il padre e la madre”. I presuli ricordano, poi, le numerose attività portate avanti dalla Chiesa filippina 2016 ad oggi per sostenere ed incoraggiare l’operato dei laici e delle famiglie: ad esempio, costruire “reti pastorali per portare il Vangelo a tutti i livelli della società e della Chiesa, specialmente nelle periferie esistenziali”; rilanciare i corsi di preparazione al matrimonio cristiano nell’ottica dell’amore fecondo e della spiritualità di comunione; integrare meglio e maggiormente le organizzazioni per la famiglia all’interno delle strutture diocesane, affinché “le parrocchie possano diventare davvero una ‘famiglia di famiglie’”. E ancora: i vescovi filippini hanno concentrato la loro Pastorale nell’accompagnamento delle vittime di violenze e abusi domestici, dei tossicodipendenti, dei migranti e delle loro famiglie. Centrale anche l’operato dei presuli nel campo dell’Apostolato dei giovani, per aiutarli a “scoprire la dignità e la bellezza del matrimonio”. La Chiesa di Manila – sottolinea la Lettera pastorale – non si è fermata neanche durante la pandemia da Covid-19 ed ha continuare a camminare, sostenere ed accompagnare la vita familiare attraverso nuovi modi creativi, come ad esempio i corsi e le consulenze on line. Particolarmente apprezzato è stato, poi, “il coinvolgimento attivo dei laici che hanno difeso la famiglia nelle cause davanti allo Stato”. Al riguardo, si ricorda che la Cbcp ha conferito un’onorificenza all'avvocato Maria Concepcion S. Noche “per aver sostenuto con successo la rimozione delle disposizioni incostituzionali della legge sulla salute riproduttiva”. Ma a tutti questi traguardi raggiunti, ora se ne aggiungono altri, da concretizzarsi nel corso di questo speciale Anno Famiglia Amoris Laetitia. I vescovi ne indicano cinque: condividere più ampiamente il contenuto dell'Esortazione Apostolica di Papa Francesco, perché “una famiglia che scopre e sperimenta sia la gioia di avere un dono, sia di essere un dono per la Chiesa e la società, può diventare una luce nelle tenebre del mondo. E il mondo oggi ha certamente bisogno di questa luce!”. In secondo luogo, “proclamare che il sacramento del matrimonio è un dono e contiene in sé una potenza trasformatrice dell'amore umano”. E ancora: “permettere alle famiglie di diventare agenti attivi dell'apostolato familiare”; “sensibilizzare i giovani sull'importanza della formazione nella verità dell'amore e nel dono di sé” e, infine, “ampliare l'apostolato familiare grazie ad un approccio trasversale che includa le coppie sposate, i bambini, i giovani, gli anziani e le situazioni di fragilità familiare”. La Cbcp ricorda, poi, i dodici modi con cui il Dicastero della Santa Sede per i Laici, la famiglia e la vita propone di accompagnare le famiglie: rafforzare i programmi pastorali di preparazione al matrimonio con nuovi itinerari catecumenali affidati anche alle coppie sposate che, insieme ai pastori, “diventano compagni di viaggio per i fidanzati e i nuovi sposi”; favorire il ministero pastorale di accompagnamento degli sposi, attraverso incontri di formazione e tempi dedicati alla preghiera e allo sviluppo spirituale; organizzare incontri per i genitori “sull'educazione dei figli e sulle sfide attuali”; promuovere incontri di riflessione “sulla bellezza e le sfide della vita familiare”, creando anche “reti consolidate di pastori e famiglie” che possano accompagnare chi è in difficoltà. Il Dicastero suggerisce inoltre di “migliorare l'accompagnamento delle coppie in crisi per formarle ad un atteggiamento di resilienza che le aiuti a crescere nell'amore”; ripensare la formazione degli operatori pastorali, dei seminaristi e dei sacerdoti, affinché possano collaborare fruttuosamente con le famiglie; rilanciare “la vocazione missionaria nelle famiglie”;” sviluppare programmi di cura pastorale degli anziani, così da superare la cultura dell'’usa e getta’; suscitare l'entusiasmo dei giovani ed accrescere la loro capacità di impegnarsi pienamente per i grandi ideali. Le ultime tre indicazioni riguardano, infine, la preparazione al 10.mo Incontro mondiale delle famiglie, fissato per il giugno 2022 a Roma; l’accompagnamento e il discernimento delle famiglie ferite e l’approfondimento, in parrocchia e in comunità, dell’Amoris Laetitia stessa. La Lettera pastorale della Cbcp si conclude, quindi, con una preghiera alla Santa Famiglia di Nazareth. (IP)
19 marzo - ZAMBIA Si conclude domani l’incontro del Coe sul programma “Iniziative ecumeniche per la lotta all’HIV”
Rappresentanti delle Chiese che fanno parte del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) e di altre comunità di fede, malati di Aids, adolescenti, giovani e persone con disabilità hanno iniziato ieri in Zambia un incontro sul programma “Iniziative ecumeniche per la lotta all’HIV”. Fino a domani, insieme al Consiglio delle Chiese dello Zambia, il Coe insisterà sull’importanza del trattamento HIV. L’iniziativa, riferisce il portale del Coe, vuole evidenziare in che modo la comunità dei credenti può affrontare i problemi posti da alcuni leader religiosi che scoraggiano le terapie antiretrovirali a quanti convivono con l’HIV, impedendo, in questo modo, l’adesione al trattamento contro l’Aids. Nel corso dell’incontro si parlerà di dignità umana e diritti umani, e saranno analizzate proposte concrete per l’adozione di teologie più olistiche e di sostegno alla vita nel contesto dell’HIV. Padre Emmanuel Chikoya, segretario generale del Consiglio delle Chiese dello Zambia afferma che “il Manuale sull’adesione al trattamento del Coe contiene informazioni preziose sul ruolo della comunità religiosa nel promuovere appunto l’adesione al trattamento e la riduzione dello stigma”. Il Manuale di adesione al trattamento del Coe è stato redatto nello Zambia nel 2018. (TC)
19 marzo - ITALIA A Bologna Dad e Doposcuola nelle parrocchia: due progetti dell’arcidiocesi per aiutare le famiglie
Per aiutare le famiglie e gli studenti in questo difficile momento segnato dalla pandemia di Covid-19, diverse parrocchie dell’arcidiocesi di Bologna hanno messo a disposizione locali per i progetti “Dad” e “Doposcuola”. È un modo per fornire assistenza nella didattica a distanza e favorire lo studio. I due progetti, curati dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Scolastica, sono stati accolti anche dall’Ufficio scolastico regionale e sono illustrati sul sito https://scuola.chiesadibologna.it/aiutiamo-la-scuola, che include anche l’elenco dei doposcuola. Sono 20 le parrocchie in città e 18 quelle sul territorio metropolitano che, in collaborazione con Agesci e Protezione civile, offrono i propri spazi a studenti di scuola primaria e secondaria di primo grado che non hanno la possibilità di accedere alla Didattica a distanza (Dad) in modo autonomo, in particolare per mancanza di computer o connessione. I doposcuola, invece, rappresentano un’occasione per combattere la solitudine o la difficoltà di studio grazie a persone, adulti e giovani, disponibili ad aiutare gli studenti nei compiti del pomeriggio. Secondo gli ultimi dati di febbraio dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Scolastica, in situazione di regolarità i doposcuola nella diocesi di Bologna erano 123, frequentati da un totale di 3.263 studenti di cui 146 con disabilità certificata. “È un segnale, piccolo e semplice quanto concreto. Questi progetti nascono dall’impulso dato dall’arcivescovo, il cardinale Matteo Zuppi, dalla volontà di aiutare le famiglie e gli studenti, di essere un po’ tutti parte della scuola, in questo momento - afferma Silvia Cocchi, incaricata dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Scolastica -. Immagino un futuro in questa direzione, realizzare didattica in prossimità, non solo nel luogo fisico della classe (…) Nel rispetto dei Protocolli Sanitari e del distanziamento, aiutando a ritrovare il valore della relazione umana, cerchiamo di essere di aiuto concreto”. (TC)
19 marzo - POLONIA Al via alla Settimana di Preghiera per la Protezione della Vita
L’Associazione Polacca Difensori della Vita Umana propone a partire da oggi, festa di San Giuseppe, una Settimana di Preghiera per la Protezione della Vita. L’invito è a recitare quotidianamente le litanie di San Giuseppe e una preghiera composta da Giovanni Paolo II, tratta dalla Lettera enciclica Evangelium vitae. L’associazione, spiega Magdalena Guziak-Nowak, vuole pregare anche per tutti i bambini non ancora nati, le loro madri e i genitori che hanno avuto una diagnosi prenatale difficile, e ancora per gli infermieri, le ostetriche e i medici, per i politici e i giornalisti. La settimana di preghiera, riferisce un comunicato dell’Ufficio per le comunicazioni estere della Conferenza episcopale, si concluderà il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, che la Chiesa polacca celebra anche come Giornata della Santità della Vita. Ricerche, in tutto il mondo, confermano che la vita inizia al momento del concepimento, ricorda l’Associazione Polacca Difensori della Vita Umana, e allo stesso tempo, il piccolo essere umano è fin dall'inizio un organismo separato e non è mai parte del corpo della madre. “Quindi, per essere pro-vita, non è necessario essere credenti, basta solo essere onesti” scrivono gli organizzatori della settimana di preghiera. Per sostenere l’iniziativa, a fine gennaio la segreteria della Conferenza episcopale ha fatto pervenire a tutte le curie diocesane il materiale necessario. (TC)
19 marzo - ITALIA Il 22 marzo il consiglio permanente della Cei discuterà dei sacerdoti in Italia e dell’accesso delle donne al lettorato e all’accolitato
La situazione dei sacerdoti in Italia, la sfida della formazione nei seminari e la presenza di presbiteri provenienti da altri Paesi saranno al centro della sessione primaverile del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana che si svolgerà a Roma, a Villa Aurelia, dal 22 al 24 marzo. Previste anche tre comunicazioni, riferisce un comunicato stampa: la prima sul percorso da sviluppare per l’elaborazione degli Orientamenti per l’attuazione del Motu Proprio di Papa Francesco Spiritus domini sull’accesso delle donne al ministero istituito del lettorato e dell’accolitato; la seconda sui tre recenti documenti della Congregazione per l’Educazione Cattolica sull’affiliazione, aggregazione e incorporazione degli Istituti di studi superiori e sul monitoraggio delle Facoltà e Istituti superiori di scienze religiose in Italia; la terza sull’itinerario di condivisione avviato con l’Incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo frontiera di pace” svoltosi lo scorso anno, nel mese di febbraio, a Bari, “per dare la nostra risposta col Vangelo ai problemi della Chiesa, alle nostre Chiese e alla società di oggi”, ha detto a un anno dall’evento il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. Il 25 marzo, alle 11, il segretario generale, monsignor Stefano Russo, illustrerà il comunicato finale in una conferenza stampa online trasmessa in streaming sul canale Youtube della Conferenza episcopale italiana. (TC)
19 marzo - ECUADOR In un libro monsignor Espinoza Mateus racconta un anno di pandemia per alimentare la fede e la speranza
“Penso che questo libro sia una grande lettera pastorale, la prima del mio arcivescovado. Una lettera pastorale diversa, scritta a sacerdoti e fedeli dal dolore di un mondo che è rimasto a casa e con la penna di chi scrive sempre con ‘l’inchiostro del cuore’”: con queste parole monsignor Alfredo José Espinoza Mateus, arcivescovo di Quito, in Ecuador, definisce il suo eBook “Messaggi di speranza” in cui, a un anno dalla dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità della pandemia di Covid-19, ha raccolto 75 storie scritte durante l’emergenza sanitaria, la quarantena e i momenti più critici vissuti dal suo Paese. Si tratta di semplici storie, spiega il presule, che raccontano la pandemia e che propongono valori da vivere. Il volume, riferisce il portale dell’arcidiocesi di Quito, è dedicato a tutti gli eroi della pandemia: medici, infermieri, personale sanitario, polizia, militari, lavoratori in genere, contadini, operatori ecologici, insegnanti, famiglie e sacerdoti, “che hanno chiuso le loro chiese, ma non il loro cuore di pastori”. Con la prefazione dell’arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, l’eBook, afferma monsignor Espinoza Mateus, vuole “alimentare la speranza e la fede” dell’intera arcidiocesi di Quito. (TC)
19 marzo - FRANCIA Dalla Conferenza episcopale i suggerimenti per pregare San Giuseppe
Una grande opportunità per avvicinarsi al padre putativo di Gesù, un uomo umile, tenero, coraggioso: così il portale della Conferenza episcopale francese definisce l’anno dedicato a San Giuseppe, indetto da Papa Francesco lo scorso 8 dicembre, al quale oggi si affianca l’Anno della Famiglia Amoris Laetitia. A 5 anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica post sinodale sull’amore nella famiglia, e nel giorno in cui si celebra il patrono della Chiesa Universale, saranno proposti nelle diocesi di tutto il mondo riflessioni, approfondimenti e iniziative per accompagnare le famiglie di fronte alle sfide del mondo contemporaneo. Il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita sosterrà parrocchie, diocesi, università e associazioni con “strumenti di spiritualità familiare, di formazione e azione pastorale sulla preparazione al matrimonio, l’educazione all’affettività dei giovani, sulla santità degli sposi e delle famiglie che vivono la grazia del sacramento nella loro vita quotidiana”, fino al 26 giugno 2022, quando in occasione del X Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolgerà a Roma, lo speciale anno ci concluderà. La Conferenza episcopale francese, ricordando che San Giuseppe, nella vita quotidiana, è stato un padre che ha accettato lo ‘straordinario’ di Dio, intraprendendo il suo cammino verso la santità, suggerisce le proposte della rete sociale di preghiera Hozana. “Con tanta discrezione, tenerezza e forza, San Giuseppe è pronto ad aiutarci nella nostra vita quotidiana, a prendersi cura di coloro che Dio gli affida” si legge nel portale dei vescovi di Francia che illustrano tre modalità per accostarsi al patrono della Chiesa Universale: chiedendo la sua intercessione con la preghiera per le famiglie o per i problemi quotidiani (lavoro, alloggio, ecc.), o con le litanie di San Giuseppe; recitando il rosario di San Giuseppe meditando sui momenti della vita di Gesù, attraverso gli occhi di Giuseppe; dedicando alcuni giorni di preghiera con una novena (preghiera di nove giorni) o una trentina (preghiera di trenta giorni). (TC)
18 marzo - GERMANIA Presentato Rapporto indipendente sulla lotta agli abusi nell’Arcidiocesi di Colonia
È stato presentato oggi, 18 marzo, un “Rapporto indipendente sulla lotta agli abusi sessuali nell’Arcidiocesi di Colonia”, in Germania, commissionato ad ottobre 2020 dall’arcivescovo locale, cardinale Rainer Maria Woelki, e frutto di un’indagine svolta in modo indipendente dallo studio legale Gercke & Wollschläger. Il documento, ampio oltre 800 pagine – informa il sito web diocesano - copre “il periodo che va dal 1975 al 2018 ed esamina in dettaglio 236 fascicoli, con l'obiettivo di identificare, nel modo più specifico possibile, eventuali mancanze e violazioni legali esistenti, nonché i responsabili”. In particolare, il Rapporto riferisce di 314 vittime di abusi sessuali, tutti minori tranne uno, e di 202 aggressori, di cui quasi due terzi appartenenti al clero. Come primo atto, il cardinale Woelki ha temporaneamente sollevato dall’incarico il vescovo ausiliare di Colonia, monsignor Dominikus Schwaderlapp, e il vicario giudiziale, padre Günter Assenmacher, che sarebbero responsabili di violazioni di obblighi d’ufficio, ribadendo quanto detto in passato: la preoccupazione primaria è di creare chiarezza e, per quanto possibile, giustizia per coloro che sono stati vittime di abusi sessuali. Tra le altre persone che avrebbero compiuto violazioni degli obblighi nel trattare i casi di abuso, ci sarebbero anche l'arcivescovo di Amburgo Stefan Heße e l'ex vicario generale di Colonia Norbert Feldhoff, così come i cardinali arcivescovi già deceduti Joseph Höffner (1906-1987) e Joachim Meisner (1933-2017). Il cardinale Woelki, dal suo canto, non è accusato di violazioni. Dallo studio emerge anche una mancanza di responsabilità, chiarezza giuridica e trasparenza che hanno favorito il fenomeno degli abusi. Condizioni cambiate solo con l'istituzione di un centro di intervento nel 2015. "Gli incidenti e gli eventi menzionati” dal Rapporto – ha sottolineato il cardinale Woelki - "mi colpiscono profondamente. Gli ecclesiastici sono stati colpevoli di aver inflitto violenza alle persone a loro affidate. E in molti casi senza essere puniti per questo e - ancora peggio - senza che le persone colpite da questi abusi fossero prese sul serio e protette”. Questa è una forma di “copertura” – ha sottolineato, aggiungendo: “Ma una prima promessa è stata finalmente mantenuta: scoprire ciò che è stato e ciò che è. Per chiarire gli insabbiamenti e far luce su chi siano stati i responsabili". Oltre che al cardinale Woelki, il Rapporto è stato consegnato in copia anche a Peter Bringmann-Henselder, membro del Comitato consultivo dell’Arcidiocesi, il quale ha commentato: “Come persone colpite dagli abusi, abbiamo dovuto aspettare a lungo questo importante passo avanti di chiarimento. Ma oggi sono contento che almeno questa promessa sia stata mantenuta”. Il 23 marzo, si terrà poi una seconda conferenza stampa in cui verranno presentate ulteriori dati, relativi soprattutto alla prevenzione degli abusi. (IP)
18 marzo - SPAGNA La Caritas diocesana di Merida-Badajoz lancia la campagna "Tendi la mano e fatti coinvolgere"
Continua l’impegno della Caritas diocesana di Merida-Badajoz a sostegno delle persone più svantaggiate, in questo tempo di pandemia, con la nuova campagna "Tendi la mano e fatti coinvolgere". La Caritas, nella consapevolezza che solo tramite l’unione e l’impegno di tutte le persone si riesca a creare una rete di risorse che migliora la vita di tutti, ha lanciato un appello ai cattolici a farsi coinvolgere e a diventare membri dell’organizzazione, per poter rafforzare così il suo impegno nella lotta contro la disuguaglianza e la povertà e per fare in modo che nessuno venga lasciato indietro. È solo grazie al lavoro dei volontari, e alla solidarietà di molte persone, organizzazioni, aziende e collaboratori, che la Caritas di Merida-Badajoz è riuscita, infatti, a rispondere ai bisogni di coloro che hanno vissuto e stanno vivendo ancora un momento difficile. L’appello è rivolto, dunque, a tutta la società, a tutte le persone che vogliono impegnarsi, dare una mano, permettendo così alla Caritas di essere presente ovunque ce ne sia più bisogno. (AP)
18 marzo - SPAGNA #coronavirus Comunità di Sant’Egidio di Madrid: nell’ultimo anno distribuite 300.000 cene ai senzatetto
"La pandemia sta aumentando la povertà. Che cresca anche la solidarietà. Abbiamo bisogno di te!": è il grido lanciato dalla Comunità di Sant'Egidio di Madrid, sulla sua pagina web, dopo un anno che ha visto crescere in maniera preoccupante la povertà non solo tra coloro che già ne soffrono gli effetti, come i senzatetto, ma anche tra le famiglie a basso reddito, gli anziani e i lavoratori precari. Dal 15 marzo 2020 ad oggi, il movimento cattolico ha dovuto raddoppiare i suoi sforzi per rispondere ai bisogni delle persone più fragili e vulnerabili colpite dalla crisi sanitaria ed economica. 300.000 sono state le cene distribuite ai senzatetto e 1.500 le famiglie aiutate, nel rispetto delle norme anti Covid-19. Una situazione "senza precedenti", secondo la Comunità. Tuttavia, di fronte alle crescenti necessità, si è moltiplicata anche la solidarietà, “sotto forma di numerose persone che si sono avvicinate alla Comunità di Sant'Egidio per sostenere chi ha bisogno". Ciò ha permesso di aiutare un maggior numero di persone e più spesso, è stato precisato. "Oggi più che mai - ha concluso il movimento -, data la situazione di grande fragilità e incertezza, è essenziale continuare a sostenere coloro che stanno soffrendo di più a causa della crisi sanitaria, economica e sociale", impegnarsi a non abbandonare chi soffre di più in questo tempo di pandemia, essere "Fratelli tutti" e “costruire la Chiesa, a partire dagli ultimi". (AP)
18 marzo - MAURITIUS #coronavirus. Consiglio delle Religioni: praticare la fede in sicurezza, per proteggerci dal contagio
È il momento di dimostrare che si può praticare la fede in sicurezza, proteggendoci a vicenda dal contagio di coronavirus: così, in sintesi, il Consiglio delle religioni delle Mauritius, in una nota rivolta ai leader religiosi. “Stiamo vivendo un’esperienza particolare, dovuta alla pandemia da Covid-19 che crea scompiglio e sconvolge la nostra vita quotidiana – si legge - Noi persone di fede siamo addolorate per l’impossibilità di riunirci in preghiera nei nostri luoghi di culto. Ma siamo convinti che mettere a rischio la vita dei nostri cari e delle nostre comunità in generale, riunendoci in massa, non sia un atto di culto”. Per questo, è importante far capire che la fede rientra “nelle azioni preventive” dell’emergenza sanitaria. Il Consiglio delle religioni si dice, poi, “molto deciso a ridurre lo stigma e a prevenire le discriminazioni contro le persone affette dal coronavirus. I pregiudizi, infatti, derivano dalla disinformazione o dall’isteria generalizzata”. In quest’ottica, l’organismo ribadisce che “non importa a quale religione si appartenga: le parole da mettere in pratica devono essere sempre amore, compassione, rispetto e dignità per ogni fase della vita”. Solo così, infatti, si potrà “prosperare” come comunità. Al contempo, l’organismo religioso esorta i fedeli a “non contestare il numero di morti o di contagiati e a non credere che la fede, da sola, possa impedire la diffusione del virus”, perché è necessario sempre e comunque proteggersi in modo adeguato. La pandemia, infatti, “può essere fermata solo se seguiamo le linee-guida igienico-sanitarie previste. E a coloro che affermano di scegliere la preghiera al posto della scienza, si ricordi che la scienza è una risposta alla nostra preghiera”. La nota si conclude con l’invocazione al Signore affinché ascolti “il grido di misericordia” lanciato dall’umanità. Istituito ufficialmente nel 2001 a seguito di un appello delle Nazioni Unite ai leader religiosi di ogni Paese affinché lavorassero insieme per promuovere la pace, il Consiglio delle religioni delle Mauritius è composto da undici membri esecutivi in rappresentanza delle principali fedi presenti sulle Isole e delle varie confessioni cristiane (cattolica romana, anglicana, presbiteriana). Tra le sue attività, quella di sensibilizzare la società sulla lotta all’Aids e di gestire la Facoltà di Dialogo interreligioso presso l’Università locale. (IP)
18 marzo - POLONIA Al via #CarForAfrica, nuova attività missionaria della Chiesa polacca
Si chiama “#Car for Africa - Rays of Mercy - sedie a rotelle per i disabili nelle missioni", la nuova iniziativa di solidarietà missionaria organizzata da Miva Polonia e annunciata dal sito della Conferenza episcopale della Polonia. “I missionari sono sinonimo di fedeltà a Dio e al Vangelo. Evangelizzano attraverso i loro servizi caritativi, educativi e medici”, ha dichiarato padre Kazimierz Szymczycha, segretario della Commissione episcopale polacca per le Missioni, durante la conferenza stampa di presentazione. Il sacerdote ha ricordato la dimensione evangelizzatrice ed educativa del servizio dei missionari in vari angoli del mondo. "La nostra azione è più legata al terzo elemento: la cura della salute aiuta molto, nobilita le persone che non possono muoversi, le solleva da terra, letteralmente e figurativamente”, ha sottolineato riferendosi all'azione di acquisto di sedie a rotelle indicando sia la possibilità di muoversi, ma anche il senso di sicurezza morale, fisica e psicologica che una sedia a rotelle dà ai disabili. Il segretario della Commissione ha ricordato che in 99 Paesi del mondo ci sono più di 1883 missionari in servizio: "Sono un segno di speranza per i malati", ha notato ricordando quanto nell’attuale difficile periodo della pandemia, i missionari siano rimasti con i loro fedeli. Padre Jerzy Kraśnicki, direttore di Miva Polonia, ha parlato della campagna #CarForAfrica: "Il nostro motto e slogan è ‘Portiamo Cristo’: un motto che viviamo non solo con la carità, anche se servono aiuti concreti". Tra questi le iniziative portate avanti da Miva per fornire ai missionari mezzi di trasporto, come "1 penny per 1 km", "Con il Vangelo su una moto", "Salviamo vite - Ambulanza missionaria" e altri più piccoli come "Motoslitta per le missioni", "Un atto di fede" e "Raggi di misericordia". "La nostra intenzione è che la testimonianza dei nostri compatrioti in Polonia e dei missionari che servono nelle missioni diventi visibile attraverso un aiuto concreto nell'acquisto di sedie a rotelle", ha detto ancora padre Kraśnicki, riferendo che nell’ultimo anno, nonostante la pandemia e le restrizioni alla raccolta di fondi, Miva Polonia non ha sospeso i suoi aiuti, anzi, c'è stato ancora di più: "Il nostro aiuto raggiunge ogni anno 35 Paesi. L'anno scorso abbiamo donato aiuti per un importo pari a tre milioni 582 mila zloty. Questo è un dono della Chiesa in Polonia, della gente, di singoli benefattori". (RB)
18 marzo - CILE #coronavirus Monsignor Chomali invita i fedeli a pregare San Sebastián de Yumbel nelle loro case
Ieri, mercoledì 17 marzo, monsignor Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción, in occasione della festa di San Sebastián de Yumbel, che si celebrerà il prossimo 20 marzo, ha annunciato ai fedeli - si legge sul sito web dell’Episcopato - che il 19, 20 e 21 marzo il Santuario in onore del Santo, meta di pellegrinaggio ogni anno, terrà le porte chiuse, per evitare assembramenti e nuovi contagi. "Vi invito a non andare, dobbiamo evitare la folla” ha scritto il presule, chiamando i cattolici a pregare San Sebastián nelle loro case. ”Siamo in un momento molto complesso della pandemia e dobbiamo collaborare rispettando rigorosamente tutte le norme stabilite dalle autorità sanitarie ", ha precisato. Monsignor Chomali ha, infine, benedetto tutta la comunità e ha fatto appello all'unità nella società per superare il difficile momento che il Cile sta attraversando a causa della diffusione della pandemia di coronavirus. (AP)
18 marzo - ITALIA Anno San Giuseppe. Composta a L’Aquila la musica per la preghiera di Papa Francesco
“Salve, custode del Redentore e sposo della Vergine Maria. A te Dio affidò il suo Figlio; in te Maria ripose la sua fiducia; con te Cristo diventò uomo”: sono questi alcuni versi della preghiera a San Giuseppe, posta da Papa Francesco a chiusura della Lettera apostolica “Patris corde – Con cuore di Padre”. Un documento che celebra il 150.mo anniversario della dichiarazione dello Sposo di Maria quale Patrono della Chiesa universale e che è accompagnato da un decreto della Penitenzieria apostolica che annuncia l’indizione di uno speciale “Anno di San Giuseppe”. L’evento, apertosi già l’8 dicembre scorso, si concluderà nella stessa data di quest’anno. Ad accompagnare la preghiera voluta dal Pontefice ora c’è una musica, opera del Maestro aquilano Emanuele Castellano. “Inizialmente – spiega l’artista, in una nota diffusa dalla diocesi abruzzese, guidata dal Cardinale Giuseppe Petrocchi - avevo scritto una musica pensata per coro a quattro voci miste, con un'armonizzazione piuttosto semplice. Successivamente ho voluto rimettere mano all'armonizzazione corale, rendendola più completa, e scrivendo l'orchestrazione per un ensemble di archi e flauto concertante, coinvolgendo come musicisti dei giovani professionisti della nostra città”. Del brano è stata realizzata anche “una registrazione professionale”, grazie “alla disponibilità dell’Ufficio Liturgico arcidiocesano, diretto da don Martin Gajda, che ha messo a disposizione per l’esecuzione la monumentale chiesa di San Silvestro nel centro cittadino”. Alla registrazione hanno preso parte il Coro “San Massimo”, composto dai ragazzi della Pastorale Giovanile locale, e il Coro della Parrocchia Universitaria dell’Aquila, che ha come patrono San Giuseppe, venerato con il titolo di “artigiano". (IP)
18 marzo - ITALIA #coronavirus Giornata in memoria delle vittime. Il cardinale Bassetti (Cei): il silenzio si fa preghiera
“Vogliamo pregare per tutti coloro che sono stati strappati alla vita dal virus che da più di un anno sta flagellando l’Italia e il mondo intero. Oggi è il momento di fare silenzio e di rivolgere il nostro pensiero alle oltre centomila persone che non ce l’hanno fatta. Un silenzio che si fa preghiera e che apre alla speranza”. Così il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza episcopale italiana, annuncia la preghiera per la prima Giornata nazionale in memoria delle vittime di Covid che si celebra oggi. “Oggi è l’occasione per fare memoria, perché chi non ha memoria non ha radici e viene sradicato da qualunque vento – ha detto ancora il porporato - la memoria è come un contenitore che dà senso profondo alla vita e da cui si può attingere. La preghiera diventa allora una cannella d’acqua fresca che sgorga da questo contenitore e si traduce in un dialogo con Dio”. “La gente ha bisogno di pane, ma anche di lavoro, di solidarietà e di grazia perché senza grazia la vita non ha senso – riflette il presidente della Cei - c’è una primavera che si prepara in questo inverno apparente, ripeteva La Pira e anche noi, oggi, vogliamo pensare che sia così, certi che la morte non abbia l’ultima parola”. La Giornata nazionale istituita per conservare e rinnovare la memoria di tutte le persone decedute a causa dell’epidemia di Coronavirus viene celebrata nelle chiese che sono in Italia con liturgie e momenti dedicati. Nella sede della Conferenza episcopale italiana è stata issata la bandiera a mezz’asta. Per l’occasione, infine, l’Ufficio liturgico nazionale ha composto una preghiera da recitare singolarmente o in comunità. (RB)
18 marzo - AMERICA LATINA Verso la 38.ma Assemblea Celam: “Tessere sogni, rinnovare impegni”
“Tessere sogni, rinnovare impegni” è il tema della 38.ma Assemblea generale del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) per la quale l’organismo si sta preparando. “Finora – informa una nota – sono stati raccolti i contributi del magistero di Papa Francesco, della presidenza dell’organismo e delle 22 Conferenze episcopali del continente”. Inoltre, ci si è messi al lavoro per attuare il così detto “Mandato di Tegucigalpa”, ovvero per dare vita ai principî basilari emersi dalla 37.ma Plenaria del Celam, tenutasi a maggio 2019 proprio a Tegucigalpa, per rilanciare “la natura sinodale dalla Chiesa latinoamericana e caraibica come necessità di discernere i segni dei tempi”. I sette principî ribadiscono, in primo luogo, che il Celam “è un organismo necessario ed attuale, chiamato a guidare la comunione, la missione e il servizio nel continente”. In secondo luogo, si ricorda che il Consiglio episcopale è “una scuola di sinodalità”, il che implica “ascoltare le Conferenze Episcopali, promuovere una Chiesa meno ‘clericale’, dare maggiore spazio alle donne e creare ponti di comunicazione con altri organismi”. In terzo luogo, si afferma “la natura sussidiaria del Celam, al servizio delle Conferenze episcopali”. Un principio che porta al successivo, ovvero al “bisogno di una struttura conforme e di una pianificazione più adeguata alle realtà emergenti e alle sfide pastorali continentali”. Altro punto emerso dall’incontro di Tegucigalpa, quello dell’importanza di “stabilire una relazione più diretta con le Conferenze episcopali al fine di promuovere iniziative comuni di advocacy nella regione”. Centrale, inoltre, il richiamo ad “ampliare l’offerta formativa del Consiglio, grazie all’uso dei media”, mentre come settimo e ultimo punto è stato proposto lo svolgimento di una nuova Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, come quella tenutasi nel 2007 ad Aparecida, in Brasile. Da ricordare che la ristrutturazione del Celam è stata al centro anche dell’Assemblea che l’organismo ha tenuto a settembre 2020. Obiettivo dell’incontro è stato infatti quello di ripensare il Consiglio episcopale, dotandolo di un’organizzazione più leggera, più flessibile e più efficace nelle risposte, soprattutto in quelle pastorali, per renderlo sempre pronto ad affrontare le sfide che la Chiesa incontra nel continente latinoamericano. Per raggiungere tale obiettivo, hanno detto i vescovi, occorre “un discernimento teologico-pastorale dei segni dei tempi, così da realizzare una conversione integrale e promuovere una Chiesa davvero evangelizzatrice, missionaria, sinodale e in uscita che tenga conto della realtà continentale, senza però dimenticare che tutto è connesso”. Importante anche porre l’accento sull’annuncio propositivo della fede, affinché sia sempre accompagnata “da una proposta di speranza e da una rivoluzione della tenerezza che porti al superamento delle situazioni più difficili”. Il rinnovamento e la ristrutturazione del Celam, hanno affermato i presuli, sono “un processo in costruzione, articolato e sinodale” che punta “alla collegialità, alla conversione integrale, ad una visione inclusiva”, rafforzando la cooperazione con le istituzioni e integrando i diversi organismi ecclesiali. In questo modo, hanno concluso, si arriverà alla costruzione di una vera “rete di reti”. (IP)
18 marzo - COLOMBIA I vescovi denunciano la grave situazione umanitaria vissuta dalle comunità indigene del comune di Murindó
I vescovi che hanno partecipato ad una missione umanitaria nel comune di Murindó, dal 7 all’11 marzo, hanno denunciato la grave situazione umanitaria vissuta dalle comunità indigene del comune nel dipartimento di Antioquia, in occasione di una conferenza stampa, tenutasi il 17 marzo, presso la sede della Conferenza episcopale colombiana, alla presenza di monsignor Luis José Rueda, arcivescovo di Bogotà e Primate della Colombia. Monsignor Juan Carlos Barreto, vescovo di Quibdó, e monsignor Hugo Alberto Torres, vescovo di Apartadó, insieme a Germán Valencia, rappresentante dell'Organizzazione Nazionale Indigena (ONIC) e Amelicia Santacruz, dell'Organizzazione Indigena di Antioquia (OIA), hanno denunciato le gravi violazioni commesse contro i diritti umani sia dall'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) che dal gruppo paramilitare dell’Autodefensas Gaitanistas de Colombia (AGC). Secondo un comunicato, diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, la missione avrebbe scoperto l’installazione da parte dell’ELN di mine antiuomo nei campi coltivati e sulle strade della città di Murindó, nella regione di Urabá, nel dipartimento di Antioquia, e la libertà di movimento dell'AGC nel territorio, perché in collusione con le forze di sicurezza. "I gruppi armati combattono per il controllo delle rotte del narcotraffico, la semina e la raccolta di colture illecite e il posizionamento geo-strategico", si legge nel documento letto nel corso della conferenza stampa, portando le comunità indigene ad essere vittime di "confinamento, spostamento, reclutamento dei loro giovani, minacce ai leader e alle comunità e perdita della loro autonomia". Per questo motivo, i vescovi hanno chiesto allo Stato di rispondere alle violazioni contro la popolazione indigena di questi territori. "L'intervento dello Stato – hanno affermato - è necessario per garantire i diritti sociali, l'aiuto umanitario urgente, lo sminamento del territorio e la protezione collettiva che permetta loro di godere della pace nei loro ambienti culturali", hanno osservato, aggiungendo inoltre che “le forze di pubblica sicurezza sono tenute a prendere completamente le distanze dagli attori illegali affinché il loro lavoro di protezione sia garantito”. "Tutte le agenzie statali – hanno continuato -, compreso il Governo Nazionale, il Governo di Antioquia, l'Ufficio del Sindaco di Murindó e gli organi di controllo e giudiziari, sono tenuti a rispettare i loro impegni costituzionali e l'intervento adeguato e tempestivo in questa situazione e nelle situazioni strutturali che si stanno vivendo nella regione". Hanno insistito inoltre che il governo nazionale "riapra lo spazio per una soluzione del conflitto armato attraverso il dialogo", per evitare che si precipti in una spirale di violenza senza fine che distruggerà la vita di molte persone". Infine, hanno esortato i gruppi armati a riconoscere “che le loro azioni sono assolutamente dannose per la popolazione civile", invitandoli al rispetto del diritto internazionale umanitario e al rispetto dei diritti umani delle comunità. Da parte loro, per concludere, i vescovi si sono impegnati a continuare ad accompagnare le comunità colpite dalla violenza, incoraggiandole a non abbandonare i loro territori e "a perseverare nella rivendicazione dei diritti loro riconosciuti dalla costituzione nazionale". Alla missione umanitaria hanno partecipato le delegazioni delle diocesi di Quibdó e Apartadó, il Consiglio Comunitario Maggiore dell'Organización Campesina Integral del Atrato (Cocomacia), il Cabildo Mayor de Murindó e il Coordinamento Regionale del Pacifico. (AP)
18 marzo - GERMANIA Domenica 21 marzo torna la raccolta quaresimale per i poveri Misereor
Si svolgerà durante le celebrazioni della quinta domenica di Quaresima, il prossimo 21 marzo, la tradizionale raccolta Misereor, che comprende le offerte per i bambini più poveri. Molte le attività previste all’insegna del motto di quest'anno “Funziona!”, tutte rigorosamente in digitale a causa della pandemia in corso, come ricorda il sito della Conferenza episcopale tedesca. I fondi che verranno raccolti quest’anno nella campagna nazionale saranno inviati nella regione amazzonica boliviana, dove la crisi è particolarmente insostenibile e dove le organizzazioni partner di Misereor lavorano risolutamente con la popolazione indigena per preservare il loro habitat naturale. “Dove le persone si prendono cura l'una dell'altra e si difendono a vicenda, lì il futuro può avere successo”. Esordiscono così, i vescovi tedeschi, nel loro appello ai fedeli affinché partecipino a Misereor: “Abbiamo urgente bisogno di uno stile di vita caratterizzato dal rispetto per ogni essere umano e per la creazione di Dio. L'habitat delle popolazioni indigene è minacciato dagli interessi economici dell'agribusiness, delle miniere e dell'estrazione del gas, perciò stiamo dalla parte del popolo in Bolivia e altrove! Facciamo insieme della Quaresima un tempo di conversione. Sforziamoci per una maggiore giustizia globale, sociale ed ecologica. Condividiamo con i popoli del Sud globale le nostre speranze, le nostre preghiere e il nostro impegno. Vi ringraziamo anche sinceramente per la vostra generosa donazione a Misereor”. (RB)
18 marzo - KENYA #coronavirus. Vescovi incoraggiano dirette audio-video per celebrazioni liturgiche della Settimana Santa
In Kenya, sono attualmente 116mila i casi totali di coronavirus e quasi 2mila i decessi. Per questo, in vista della Settimana Santa, la Conferenza episcopale nazionale (Kccb) incoraggia la trasmissione audio-video, nonché lo streaming in diretta su web, delle celebrazioni liturgiche, così da supplire, in qualche modo, all’impossibilità di tenere Messe con concorso di popolo. In una nota a firma del presidente dei vescovi, l’Arcivescovo Philip Anyolo, la Chiesa cattolica del Kenya ricorda che la tecnologia ed in particolare i social media possono rappresentare “un valido aiuto per offrire sostegno e vicinanza alle comunità durante la pandemia”. “Facilitare e favorire” dunque la copertura mediatica delle Messe pasquali, esortando i fedeli a seguire le trasmissioni in diretta, “è un segno di unità” della Chiesa. Tra le altre indicazioni specifiche offerte dalla Kccb, quella di omettere la lavanda dei piedi nella Messa in Coena Domini del Giovedì Santo, mentre nella celebrazione della Passione del Signore, il giorno seguente, il bacio della Croce dovrà essere limitato al solo celebrante. Per la Domenica delle Palme e la Via Crucis, inoltre, i vescovi raccomandano di evitare le consuete processioni pubbliche che commemorano, rispettivamente, l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la sua salita al Calvario per la Crocifissione. Scoraggiata anche l’organizzazione di “attività ufficiali della Chiesa” nelle ore in cui è previsto il coprifuoco nazionale, ovvero dalle 22.00 alle 4 del mattino. A tal proposito, quindi, i presuli raccomandano che la Veglia pasquale del sabato non si tenga o che, al massimo, si concluda entro le ore 20.00, perché “non è saggio esporre inutilmente i fedeli alle sanzioni da parte dell’autorità civile per violazioni del coprifuoco”. Riconoscendo, poi, che le linee-guida per le celebrazioni in tempo di pandemia “non sono sempre state facili da seguire per il popolo di Dio in Kenya”, i vescovi ricordano tuttavia che esse sono state prese “per garantire il culto nel rispetto del bene comune e della salute pubblica”. Infine, la rassicurazione ai fedeli: “Molto presto torneremo alla normale liturgia”. (IP)
18 marzo - ITALIA #coronavirus Aperto nuovo Emporio a Baranzate: a quota 11 i minimarket solidali di Caritas Ambrosiana
A un anno dall’inizio della pandemia apre a Baranzate, alle porte di Milano, un nuovo Emporio della Solidarietà, il secondo in 12 mesi, che porta a 11 il numero di questi dispensari alimentari presenti nella Diocesi di Milano. Lo scrive Caritas Ambrosiana in un comunicato. “Questo anno abbiamo deciso di investire i nostri sforzi su queste strutture che, a differenza di altri sistemi di distribuzione di aiuti, consentono alle persone in difficoltà di scegliere, come in un normale negozio di alimentari, quello che vogliono. Inoltre chi lo desidera, può anche contribuire come volontario alla gestione stessa dell’emporio – dichiara Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana - rispettare la dignità delle persone che chiedono è la premessa affinché chi è finito sotto le macerie di questo terremoto non si perda d’animo e trovi la forza per tirarsi fuori”. Collocato in un ex capannone industriale, il nuovo Emporio ha cominciato a funzionare all’inizio di questa settimana; qui, come negli altri dispensari alimentari, volontari e operatori offrono un servizio essenziale nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitaria. Gli utenti provengo dal Comune, ma anche da Bollate e dagli altri centri del territorio circostante, compreso il confinante quartiere di Quarto Oggiaro, a nord di Milano. “È noto che la crisi abbia colpito più duramente proprio chi stava peggio. Noi ne siamo stati testimoni in questi mesi. Tantissime persone sono sprofondate nella povertà e hanno bussato in parrocchia. Noi le abbiamo aiutate, aumentando il numero di pacchi alimentari e avremmo potuto continuare a farlo, ma poi abbiamo preferito scegliere un altro modello che supera la semplice assistenza. E mi pare significativo che questo nuovo approccio trovi una piena concretizzazione proprio da noi e in questo momento, in cui nonostante le nuove limitazioni, si cerca di guardare anche oltre, al futuro”, spiega don Paolo Steffano, parroco di Baranzate. Operativi anche durante il lockdown e durate i blocchi previsti dal regime delle zone, in quanto servizi essenziali, gli Empori della Solidarietà hanno aiutato dall’inizio dell’emergenza sanitaria oltre 18mila persone affiancando i centri di ascolto delle parrocchie. I prodotti che si trovano sugli scaffali sono eccedenze alimentari, vale a dire cibo adatto al consumo ma che per varie ragioni non viene venduto: la legge contro lo spreco alimentare oggi permette di donare le eccedenze a enti in grado di ridistribuirle alle persone in difficoltà. Secondo il numero di componenti e il reddito complessivo ad ogni famiglia è attribuita una tessera con un certo numero di punti ed è con questi punti che gli utenti pagano quello che hanno scelto. (RB)
18 marzo - STATI UNITI Vescovi lanciano pagina web per l’Anno Famiglia-Amoris Laetitia
Si apre domani 19 marzo, nella Festa di San Giuseppe, l’Anno “Famiglia-Amoris Laetitia”, indetto il 27 dicembre 2020 da Papa Francesco per celebrare i cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia. Lo speciale evento si concluderà il 26 giugno 2022, in coincidenza con il 10.mo Incontro mondiale delle famiglie previsto a Roma. In vista, dunque, dei prossimi dodici mesi, sono numerose le iniziative che si stanno programmando nelle Chiese di tutto il mondo. La Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ad esempio, attraverso la Commissione per i Laici, il matrimonio, la famiglia e la gioventù, ha lanciato una nuova pagina web dedicata all’evento. Raggiungibile al link https://www.usccb.org/topics/marriage-and-family-life-ministries/year-amoris-laetitia-family, la pagina offre diverso materiale: approfondimenti sull’Esortazione apostolica del Pontefice; catechesi sul sacramento del matrimonio, sulla famiglia come Chiesa domestica, sulla teologia del corpo e sulla pianificazione familiare naturale; riflessioni sulla gioia dell’amore coniugale e familiare; risorse per le famiglie in difficoltà e per i pellegrini che intendono partecipare all’Incontro mondiale di Roma; suggerimenti per le diocesi che intendono, invece, celebrare l’Incontro a livello locale, in simultanea con quello mondiale. “L’Anno Famiglia Amoris Laetitia – spiegano i vescovi degli Stati Uniti - vuole essere un'opportunità per riflettere e apprezzare l'esortazione apostolica del Pontefice e per sostenere l'importante ruolo che le famiglie svolgono, evidenziato soprattutto durante la pandemia da Covid-19”. I contenuti e le risorse spirituali, pastorali e culturali dell'iniziativa, prosegue la nota, “sono destinati a raggiungere le famiglie di tutto il mondo e sono pensati per essere attuati a livello locale nelle parrocchie e nelle diocesi, così come nelle università, dai movimenti ecclesiali e dalle associazioni familiari.” Da ricordare che sempre domani, 19 marzo, il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, la diocesi di Roma e il Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II terranno un evento on line sul tema “Il nostro amore quotidiano”. La conferenza virtuale, visibile a tutti sui rispettivi sito web degli organismi promotori, si suddividerà in due momenti: il primo in programma alle ore 15.00 e dedicato al tema “Nel quinto anniversario di Amoris Laetitia”; il secondo previsto alle ore 16.30 ed incentrato sugli “Approfondimenti teologici”. È atteso un messaggio di Papa Francesco, insieme agli interventi, tra gli altri, del Cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero Laici, famiglia, vita; del Cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, e dell’Arcivescovo Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere dell’Istituto Teologico Giovanni Paolo II. (IP)
18 marzo - BRASILE #coronavirus Si aggrava la crisi, nel Nord le chiese adottano nuove misure di prevenzione e contenimento
La Conferenza episcopale del Brasile, attraverso il suo sito, fa sapere che nelle regioni del Nord e del Nordest sono state adottate nuove misure di sicurezza nelle chiese per la prevenzione e il contenimento della pandemia da Coronavirus resesi necessarie in seguito all’aggravarsi della pandemia nel Paese. Stando agli ultimi dati diffusi dal Consiglio nazionale delle segreterie di salute degli Stati, infatti, nella sola giornata di ieri il Brasile ha varcato la soglia dei tremila morti in un giorno per un totale di contagi di oltre 99mila, mentre il bilancio dei morti da inizio pandemia si attesta a più di 284mila morti e oltre 11 milioni di casi. Secondo le stime del ministero della Salute, il numero di decessi per Coronavirus ha già superato quello dei decessi per Aids degli ultimi 23 anni. Nella regione del Nordest, quindi, cambia il funzionamento degli spazi religiosi e lo svolgimento delle celebrazioni; l'arcidiocesi di Rio Grande do Norte ha pubblicato una lettera in difesa della vita; le arcidiocesi di Olinda e Recife e la diocesi di Cajazeiras hanno annunciato misure sull’apertura delle chiese. Gli Stati di Alagoas, Paraíba, Pernambuco e Rio Grande do Norte, in particolare, stanno accumulando record di infezioni da Coronavirus e un aumento del tasso di occupazione dei letti nelle reti sanitarie pubbliche e private. Infine anche l'arcidiocesi di Natal ha pubblicato nei giorni scorsi una lettera aperta in difesa della vita firmata dall'arcivescovo, monsignor Jaime Vieira Rocha, e dai rappresentanti di 80 gruppi e movimenti che compongono la Pastorale Sociale della Chiesa locale, per richiedere iniziative in favore dell'espansione della vaccinazione, della promozione della dignità umana e della giustizia sociale. (RB)
18 marzo - FILIPPINE 500 anni di cristianesimo. Sacerdote di Homonhon chiede di smettere di “profanare” l’isola con le attività estrattive
Nell’isola di Homonhon, mercoledì, in occasione della celebrazione eucaristica per i 500 anni del cristianesimo nel Paese - si legge su UCA News -, padre Christian Ofilan, parroco di San Giovanni Battista, ha lanciato un appello ai filippini, affinché si uniscano per salvare la storica isola, questo spazio sacro a lungo “profanato” dalle operazioni minerarie. Un luogo considerato sacro, perché è qui, al largo della città di Guiuan, nella provincia di Samar orientale, che cinque secoli fa sbarcò il cristianesimo. "Ma noi cosa abbiamo fatto?” ha chiesto il sacerdote. “L'abbiamo profanata. Abbiamo distrutto quest'isola”. "Abbiamo perso la sua sacralità a causa della nostra irresponsabilità", sottoponendo, fin dai primi anni '90, un territorio di 26.000 acri, ricco di depositi di nichel e cromite, all'estrazione a cielo aperto. Padre Ofilan si è rivolto umilmente, dunque, ai capi di governo, chiedendo il loro aiuto. "Invito i capi del governo, dal sindaco di Guiuan fino al presidente Duterte – ha detto -, a smettere di dissacrare la nostra isola". Rivolgendosi poi ai fedeli, ha chiesto loro di cogliere l’opportunità di questo Anno Giubilare, indetto per celebrare l’arrivo del cristianesimo nelle Filippine, per ricordare che parte della loro missione è quella di essere buoni amministratori della creazione di Dio. Alla Messa, presieduta da monsignor Crispin Varquez, vescovo di Borongan, e concelebrata con 37 sacerdoti delle diverse parrocchie della diocesi, hanno partecipato anche alcuni leader del governo locale, ospiti spagnoli e portoghesi e l'ambasciatore di Polonia nelle Filippine, Jarosław Szczepankiewicz. Durante la celebrazione è stato ricordato lo sbarco sull’isola, 500 anni fa, dell'esploratore portoghese Ferdinando Magellano e del suo equipaggio spagnolo. Monsignor Varquez ha sottolineato come i loro antenati accolsero i viaggiatori con "grata ospitalità" e con la stessa gioia accolsero anche la fede che i missionari portarono con loro. (AP)
18 marzo - MAURITIUS Consiglio Educazione cattolica: “Il bene degli studenti, centro della nostra missione”
“Il bene degli studenti rimane il centro della nostra missione educativa”: così, in una nota, il Consiglio dell’Educazione cattolica delle Mauritius commenta le disposizioni del Ministero dell’Istruzione per la fine dell’anno scolastico, nel contesto della seconda ondata di pandemia da Covid-19. Nei giorni scorsi, infatti, con una conferenza stampa, il governo nazionale ha annunciato che si svolgeranno solo alcuni esami finali dei percorsi scolastici, e non tutti, per ridurre al minino il contatto tra gli studenti e limitare, così, il rischio di nuovi contagi. Al contempo, viene raccomandata la promozione automatica, tranne nei casi in cui un alunno non abbia nessuno dei requisiti richiesti. Il Consiglio dell’Educazione sottolinea, tuttavia, che “ci sono ancora importanti dettagli da elaborare” che dovranno essere discussi con i responsabili nazionali dell’Istruzione. “Le misure di tutela della salute messe in atto dal Ministero per lo svolgimento degli esami sono benvenute – prosegue la nota – Ci sentiamo rassicurati dal fatto che le autorità interessate abbiano come priorità la sicurezza degli studenti e del personale scolastico. Cerchiamo quindi di essere positivi e lasciamo che lavorino per far sì che gli esami si svolgano nelle migliori condizioni possibili”. È importante, infatti, ribadisce il Consiglio, “accompagnare gli studenti e dare loro il sostegno pedagogico ed emotivo necessario affinché possano sentirsi rassicurati e pronti”. Rivolgendosi, inoltre, ai genitori e agli educatori, l’organismo cattolico afferma: “Contiamo su di voi per creare un'atmosfera serena e stabile”. Quanto al personale docente, il Consiglio ribadisce che “la vaccinazione anti-Covid degli insegnanti è una priorità”, perché si tratta di una categoria che lavora “in prima linea”. “Tutto ciò che facciamo è per il bene dei nostri studenti che rimangono al centro della nostra missione educativa – prosegue la nota - Prepariamoci con tutta la serenità possibile”. La nota del Consiglio si conclude con un augurio di “buona fortuna” a tutti gli esaminandi. Da ricordare Il sistema scolastico delle Mauritius è particolarmente efficiente: l'istruzione è obbligatoria dai 5 ai 12 anni di età e gratuita a tutti i livelli. La scuola elementare dura 6 anni, quella secondaria, di cultura generale, dura 7 anni con un ciclo inferiore di 5 e uno superiore di 2. Nel Paese sono presenti anche l’Università nazionale e quella di Teologia, entrambe situate nei pressi della capitale, Port-Louis. (IP)
18 marzo - POLONIA Parte domani la Settimana di preghiera per la protezione della vita
Prenderà il via domani, solennità di San Giuseppe, in Polonia la Settimana di preghiera per la protezione della vita: un appuntamento che i vescovi, dal sito dell’Episcopato, raccomandano ai fedeli di condividere sui social. L’evento è organizzato dall'Associazione polacca dei difensori della vita umana e si concluderà il 25 marzo, nella solennità dell'Annunciazione del Signore che, per istituzione di San Giovanni Paolo II, è celebrata in tutta la Chiesa come la Giornata della Santità della Vita. “Confido che la presente e le altre iniziative pro-vita contribuiscano efficacemente alla promozione della civiltà della vita e al rafforzamento, tra i fedeli, di un atteggiamento di preoccupazione attiva per la protezione degli esseri umani in ogni fase del loro sviluppo”, ha osservato monsignor Artur G. Mizinski, segretario generale della Conferenza episcopale polacca. Anche l'arcivescovo Stanislaw Gądecki, presidente dell’Episcopato, ha incoraggiato i fedeli a partecipare attivamente all'iniziativa. L'iniziativa consiste nella recita quotidiana delle litanie di San Giuseppe: una preghiera composta da San Giovanni Paolo II e tratta dall'enciclica Evangelium vitae, e una breve riflessione. (RB)
18 marzo - IRLANDA Prima donna laica nominata preside di Teologia a Maynooth
La dottoressa Jessie Rogers è la prima donna e la prima laica ad essere nominata preside della Facoltà di Teologia presso la Pontificia Università di Maynooth, in Irlanda. A dare l’annuncio, ieri, nella Festa di San Patrizio, è stata la Conferenza episcopale nazionale, con una nota in cui i vescovi si dicono “lieti” della notizia e sottolineano che “la dottoressa Rogers porta nel suo nuovo ruolo un'esperienza internazionale ed ecumenica”. Originaria del Sudafrica, Jessie Rogers ha intrapreso i suoi studi universitari presso l'Università di Stellenbosch, a 50 km di Città del Capo. Trasferitasi in Irlanda nel 2007, ha insegnato al Mary Immaculate College prima di entrare alla Facoltà di Teologia del Saint Patrick's College nel 2014. Studiosa delle Sacre Scritture e specializzata nell'Antico Testamento, ha concentrato il suo lavoro accademico principalmente sulla letteratura sapienziale biblica. Negli ultimi anni, ha ampliato il suo campo di ricerche, includendo la spiritualità e un focus sulla teologia dell'infanzia. La neo-preside è membro dell’Associazione biblica irlandese, della Società sudafricana per gli studi sul Vicino Oriente, della Società europea per la Teologia cattolica e del Godly Play International College of Trainers, ovvero l’Istituto irlandese sugli studi pastorali. Da ricordare che il Saint Patrick's College di Maynooth ospita sia la Pontificia Università che il Seminario Nazionale. Attualmente, presso l’Ateneo sono iscritti 765 studenti tra universitari e post-laurea. (IP)
17 marzo - STATI UNITI Appello Arcivescovo di Miami: no all’espulsione dei migranti haitiani
“L’espulsione dei migranti haitiani dagli Stati Uniti abbia immediatamente fine”: questo l’accorato appello dell’Arcivescovo di Miami, Monsignor Thomas Wenski, dopo che, recentemente, 72 haitiani, tra cui 22 bambini, sono stati rimpatriati forzatamente sull’isola dalla polizia per l’immigrazione (Ice). Ma “in mezzo alle turbolenze politiche in corso ad Haiti, esacerbate dagli effetti della pandemia Covid-19 – scrive il presule in una lettera aperta ai Dipartimenti Usa di Stato, per la Sicurezza interna e per la Giustizia - il ritorno di queste persone in patria non solo è contrario ai nostri valori nazionali, ma è anche inutile per garantire la salute pubblica e la sicurezza negli Stati Uniti e potrebbe contribuire a un'ulteriore destabilizzazione”. Ricordando, poi, che l’Arcidiocesi di Miami presenta “la più grande percentuale di haitiani-americani di qualsiasi area metropolitana degli Usa”, Monsignor Wenski sottolinea che essi “sono membri delle nostre parrocchie e iscritti alle nostre scuole. Sono anche lavoratori essenziali, che sostengono la nostra nazione in questo momento difficile e contribuiscono alla sua ripresa”. Di qui, l’appello al Capo della Casa Bianca, Joe Biden, affinché mantenga la promessa di “adottare un approccio più umano nei confronti degli immigrati e dei rifugiati”. L’Arcivescovo di Miami sottolinea, inoltre, che continuare le espulsioni verso Haiti “rischia di favorire la diffusione del coronavirus sia tra i passeggeri dei voli in partenza dagli Usa, sia tra i cittadini residenti sull’isola” del Centro America. Un elemento non da poco, considerando che “Haiti è il Paese più povero dell'emisfero occidentale” e che le sue infrastrutture sanitarie “sono fragili e mal equipaggiate”, quindi inadatte ad accogliere un alto numero di malati. Inoltre, il dramma dell’isola – continua Monsignor Wenski – è aggravato da “instabilità politica e disordini civili, stagnazione economica, insicurezza alimentare e calamità naturali”. Quindi, peggiorare questa instabilità con “un aumento dei contagi da coronavirus”, non farebbe che facilitare la fuga dal Paese centroamericano di quelle famiglie che cercano una vita migliore altrove. “Haiti è sull’orlo di un’esplosione – sottolinea l’Arcivescovo di Miami, citando i confratelli haitiani - La vita quotidiana della gente ruota intorno alla morte, all'omicidio, all'impunità e all'incertezza". In quest’ottica, dunque, Monsignor Wenski suggerisce di assegnare ai migranti haitiani presenti negli Stati Uniti il Tps, ovvero lo “Status di protezione temporanea”. Si tratta di una condizione di immigrazione autorizzata che permette alle persone di rimanere a lavorare negli Usa in un periodo in cui si ritiene che non sia sicuro, per loro, tornare nel proprio Paese d’origine. Tale particolare designazione è valida per diciotto mesi ed è soggetta a rinnovo, se le condizioni che l’hanno provocata risultano essere ancora in corso al momento della sua scadenza. Tra gli haitiani espulsi dagli Stati Uniti, ci sono anche molti casi di famiglie inviate in Messico, dove non hanno potuto presentare una richiesta di asilo, subendo così “la persecuzione e la discriminazione a causa della loro razza e dell'incapacità di parlare spagnolo”. “Tutto questo – spiega il presule – finisce per isolarle e per esporle allo sfruttamento in un contesto pieno di attività criminali, corruzione e abusi dei diritti umani”. Per questo, l’Arcivescovo Wenski chiede “ancora una volta di fermare la deportazione e l'espulsione degli immigrati haitiani verso la loro patria, al fine di prevenire ulteriori destabilizzazioni e perdite di vite umane ad Haiti, nonché di proteggere i membri più vulnerabili della nostra società”. Al contempo, il presule incoraggia le autorità statunitensi a “considerare misure a lungo termine che riducano la necessità di migrazione” degli haitiani stessi, nonché per “curare al meglio quelli presenti negli Stati Uniti, sempre nel rispetto delle norme della salute pubblica”. Da ricordare che la drammatica situazione di Haiti è legata al presidente Jovenel Moïse, a capo dello Stato dal 2017, nonostante la società civile locale ne chieda da tempo le dimissioni in seguito a scandali, corruzione e scadenza del mandato. Inoltre, Moïse ha avviato una riforma della Costituzione, molto contestata, che gli permette di governare da tempo grazie a singoli decreti. Le elezioni legislative di gennaio 2020, infatti, sono state posticipate al prossimo settembre, insieme alle presidenziali, e il Parlamento non si è ancora formato. Intanto, il Covid-19 miete vittime: ad oggi, sull’isola si contano oltre 12mila contagi e più di 250 decessi. Su tutto ciò, grava anche una fortissima povertà, che tocca il 60 per cento della popolazione, e nonché le innumerevoli violenze commessi da veri e propri “squadroni della morte” che agiscono nell’impunità pressoché totale, creando un clima di terrore. (IP)
17 marzo - FILIPPINE Anno San Giuseppe. Vescovi di Bicol: evento provvidenziale per la Chiesa e il mondo
Una ricorrenza che appresenta una coincidenza “provvidenziale” per la Chiesa cattolica nelle Filippine: così, in una Lettera pastorale, i vescovi della regione di Bicol, nel Paese asiatico, definiscono lo speciale “Anno di San Giuseppe”, in corso fino al prossimo 8 dicembre, indetto da Papa Francesco per commemorare il 150.mo anniversario della dichiarazione dello Sposo di Maria quale come Patrono della Chiesa Universale da parte di Pio IX. I dodici mesi commemorativi, infatti, coincidono con “l’Anno della Missione” che la Chiesa filippina sta celebrando per ricordare il 500.mo anniversario dell’arrivo del cristianesimo nel Paese. L’evento ha per tema “Gifted to give – Donati per dare”, che ricorda la frase evangelica “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” e che rimanda all’esempio dello Sposo della Vergine. A lui, infatti – spiegano i vescovi – fu fatto il dono di essere “il padre terreno di Gesù ed egli ha condiviso tale dono con tutta la Chiesa, attraverso la Sacra Famiglia”. I vescovi di Bicol sottolineano anche un’altra coincidenza provvidenziale: il 19 marzo, proprio nella festa di San Giuseppe, si aprirà l’Anno “Famiglia - Amoris Laetitia”, voluto dal Pontefice per commemorare il quinto anniversario della sua omonima Esortazione apostolica sulla gioia e la bellezza dell'amore familiare. “Auspichiamo – scrivono i vescovi filippini - che questa commemorazione aiuti le famiglie a scoprire e sperimentare sia la gioia di avere un dono, sia di essere un dono per la Chiesa e la società, e quindi diventare una luce nelle tenebre del mondo”. In tutte e tre queste ricorrenze, prosegue la Lettera episcopale, “San Giuseppe brilla come un'ispirazione, una figura unificante e centrale a cui guardare” soprattutto ora, “in questi tempi critici” provocati dalla pandemia, poiché ciascun fedele è chiamato a “riflettere sulla sua missione individuale nella Chiesa, nella famiglia, nella società e nel mondo in generale”. I vescovi di Bicol sottolineano poi “il ruolo centrale della famiglia come Chiesa domestica”, emerso in modo particolare durante il lockdown: “La famiglia è diventata un luogo di rifugio in un momento di crisi - affermano - una comunità di fede che ci ha rafforzato nei momenti di paura causati dal Covid-19”. Ed anche coloro che “hanno avuto la sfortuna di essere stati messi in quarantena altrove, lontano da casa, hanno capito quanto avessero bisogno di essere con i loro cari”. Ma la distanza tra i fedeli può essere fisica e sociale, ma mai spirituale, evidenzia ancora la Chiesa filippina, perché la lontananza “non può inibire l'intimità spirituale nell'amore e nella fede”. Dopo tutto, spiegano i presuli, “è così che siamo con Dio che non vediamo, ma con il quale è possibile raggiungere un'intimità profonda, anche senza la presenza fisica. Quindi, “attraverso le nostre relazioni familiari, le nostre amicizie, il nostro essere fratelli tutti, siamo in grado di connetterci e tendere la mano al prossimo, in modo possibile e sicuro”. La Lettera pastorale guarda, inoltre, ai numerosi tifoni che hanno colpito le Filippine nel corso del 2020, tra cui i cicloni “Goni” e “Vamco” che hanno lasciato una scia di morte e distruzione. Nonostante ciò, però, le catastrofi naturali “non hanno potuto smorzare lo spirito e fermare gli sforzi di tutti per tendere la mano gli uni agli altri in mezzo alla pandemia”, anzi: il passaggio dei tifoni è diventato “un’opportunità di missione che ha spinto molte persone ad aiutare gli altri”. Esattamente come ha fatto San Giuseppe che “ha svolto la sua missione anche in tempi di minaccia e di pericolo”, sfuggendo ad Erode il Grande. Per di più, lo Sposo di Maria ha agito “in silenzio”, riuscendo ugualmente a lasciare “una testimonianza molto potente di cosa significhi essere un discepolo del Signore”. Ed ora, in un momento storico “difficile” e “in questi tempi di necessità e di incertezza”, in cui “la Chiesa e il mondo intero sono oppressi da una perniciosa crisi ideologica e travolti da malattie e calamità sia naturali che provocate dall’uomo – concludono i vescovi di Bicol – Papa Francesco ci invita a rivolgerci a San Giuseppe per avere protezione”. Egli, infatti, che “ha un cuore di padre”, è custode e protettore del Redentore e del suo Corpo mistico che è la Chiesa. Da ricordare che la regione di Bicol comprende l'arcidiocesi di Caceres e le diocesi di Legazpi, Libmanan, Masbate, Virac, Daet e Sorsogon. (IP)
17 marzo - NORD IRLANDA #coronavirus. 26 marzo, chiese riaprono al culto pubblico. Vescovi invitano a cautela e solidarietà
Vigilanza e cautela, ma anche solidarietà e speranza: sono i termini con cui i vescovi dell’Irlanda del Nord annunciano la ripresa del culto pubblico a partire da venerdì 26 marzo. Dopo lo stop provocato dalla pandemia da Covid-19, dunque, le chiese locali, ove possibile, potranno riaprire i battenti per accogliere la celebrazione della Messa con concorso di popolo. Una decisione che i vescovi hanno preso – spiegano in una nota – “a seguito di costanti consultazioni tra i rappresentanti delle Chiese, il governo e le autorità sanitarie pubbliche”. La scelta della data non è casuale: si è ragionato, infatti, in vista della Settimana Santa e della Pasqua, che quest’anno cade il 4 aprile. “Da notare – evidenziano i presuli – che altre Chiese cristiane prenderanno una decisione simile, in linea con la data delle loro tradizioni liturgiche pasquali”. I vescovi nord-irlandesi ringraziano, quindi, tutti coloro che “con uno sforzo collettivo ed eroico”, hanno reso possibile questa decisione, ma al contempo richiamano alla “necessità di una continua cautela e di una rigorosa applicazione di tutte le normative necessarie per assicurare il ritorno più sicuro possibile al culto pubblico nelle chiese”. Nello specifico, si sottolinea che la ripresa delle celebrazioni in presenza dei fedeli dovrebbe avviarsi “solo dopo un'accurata valutazione del rischio ed una consultazione con gli organismi parrocchiali preposti”. Ciò significa che in alcune parrocchie, “a causa di particolari circostanze”, non sarà ancora possibile tornare alle Messe con concorso di popolo. Per questo, i vescovi ricordano che resta sospeso l’obbligo di prendere parte all’Eucaristia la domenica e nei festivi e che tutti i fedeli che vogliono tornare al culto collettivo devono prima valutare la sicurezza ella loro decisione, in base alle circostanze. “Continuiamo a incoraggiare fortemente la partecipazione anche alle cerimonie della Settimana Santa attraverso il live-streaming”, e “nelle famiglie quali Chiese-domestiche”, scrivono ancora i vescovi dell’Irlanda del Nord. A tal proposito, si ribadisce che le celebrazioni pasquali in presenza dovranno assolutamente rispettare il distanziamento sociale, le normative sulla sanificazione dei luoghi di culto e tutte le altre indicazioni igienico-sanitarie anti-contagio. Di qui, il ringraziamento che i presuli fanno a tutti coloro che si occupano “con generosità” della pulizia e della sicurezza delle chiese. “Si tratta di un compito non facile – si legge ancora nel messaggio – per il quale facciamo appello alla piena collaborazione dei fedeli”. Il messaggio richiama, inoltre, all’importanza della carità, soprattutto nei confronti di chi è colpito, direttamente o indirettamente, dalla pandemia. “Chiediamo alle famiglie e ai singoli di portare al prossimo la luce della speranza – dicono i vescovi - facendo uno sforzo particolare per sostenere la tradizionale raccolta del Venerdì Santo che esprime la nostra solidarietà con i cristiani in Terra Santa”. Ricordando, poi, che la Quaresima è “un tempo di solidarietà e di speranza”, i presuli incoraggiano fortemente i fedeli a “portare nella preghiera le intenzioni di tutte le persone colpite dal Covid19”. “Teniamo a mente le persone che stanno affrontando un lutto, le famiglie che non possono stare insieme, i pazienti nelle Case di cura che possono ricevere solo visite limitate dai loro cari – prosegue il messaggio episcopale - Il periodo pasquale sarà difficile anche per gli emigranti irlandesi e i migranti che vivono in Irlanda, che non possono tornare a casa. Preghiamo che arrivi presto il momento in cui i legami d'amore tra le famiglie e gli amici possano essere pienamente ripristinati”. Infine, dai vescovi arriva l’appello a riflettere “in uno spirito di speranza, sulle sfide dell’anno passato derivanti dalla pandemia”, fiduciosi nel fatto che “gli sforzi di tutti coloro che lavorano duramente perché tutti i settori della nostra società possano riaprire in sicurezza, diano presto i loro frutti”. La nota episcopale è a firma dell’Arcivescovo di Armagh e Primate di tutta l’Irlanda, Monsignor Eamon Martin; il vescovo di Down e Connor, Monsignor Noel Treanor; il vescovo di Derry, Monsignor Donal McKeown; il vescovo di Clogher, Monsignor Larry Duffy e il vescovo ausiliare di Armagh, Monsignor Michael Router. (IP)
17 marzo - CONGO Avviata una campagna per promuovere la costruzione di una chiesa a Bokouelé
Una chiesa per i fedeli di Bokouelé, nel Congo Brazzaville. Nel villaggio del distretto di Tchicapika, nell’arcidiocesi di Owando, tempo fa, i missionari avevano eretto una chiesa in legno che però non è sopravvissuta alle intemperie. Nel luogo in cui sorgeva ora c’è una scuola, riferisce la Semaine Africaine, ma la comunità cristiana non ha un luogo di culto in cui riunirsi, così padre Gervais Protais Yombo, parroco della parrocchia di Nostra Signora dell'Assunzione di Oyo, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per promuovere la costruzione di una nuova chiesa. L’iniziativa ha preso il via poco più di un mese fa con una messa celebrata nella chiesa di Nostra Signora delle Vittorie a Ouenzé. L’eucaristia è stata presieduta da padre Yombo che ha esortato tutti a contribuire al progetto e a pregare per la sua realizzazione. (TC)
17 marzo - ROMANIA 30° anniversario Conferenza episcopale. Presidente vescovi: essere costruttori di pace per il bene e l’unità del Paese
Era il 16 marzo 1991 quando veniva istituita la Conferenza episcopale della Romania (Bcr). A tre decenni da quella data, l’organismo celebra il suo anniversario con un messaggio a firma del suo presidente, l’Arcivescovo metropolita di Bucarest, Monsignor Aurel Percă, il quale in primo luogo si dice grato a Dio per “il servizio, la missione e l’opera di evangelizzazione” portata avanti dalla Chiesa cattolica rumena, “alla guida del popolo cristiano verso la salvezza”. Un pensiero speciale il presule lo leva per tutti i vescovi, passati e presenti, per “il loro servizio offerto alla Chiesa e alla società del Paese”. “Credo che in tutti questi trent’anni di esistenza – scrive Monsignor Percă - la Conferenza episcopale rumena abbia voluto trasformare in realtà l'affermazione conciliare che apre la ‘Gaudium et Spes’ ovvero che la gioia e la speranza, la tristezza e l'ansia della gente di oggi, soprattutto dei poveri e di tutti coloro che soffrono, sono e la gioia e la speranza, il dolore e l'angoscia dei discepoli di Cristo”. Al contempo, l’Arcivescovo di Bucarest chiede “perdono per le occasioni in cui ciò non è stato fatto e non siamo stati all'altezza delle richieste e delle aspettative di molte persone”. Guardando, poi, alla storia del Paese, il presule sottolinea i cambiamenti avvenuti tra “i diversi regimi politici, l'istituzione di un sistema democratico costituzionale, lo sviluppo di un crescente pluralismo, l’emergere di diverse correnti di pensiero e modelli di vita, alcuni anche lontani dalla tradizione cristiana”. Di fronte a questi “momenti importanti, a volte pieni di tensione, ma anche di aspettative e promesse”, il presidente della Bcr sottolinea che comunque la Chiesa ha sempre voluto essere “costruttrice di pace e ricercatrice di riconciliazione tra tutti cittadini, superando le ferite del passato in favore dell'unione fiduciosa di tutti, per realizzare un presente e un futuro migliori per l’intera società”. Sempre presente “in una società in continua trasformazione”, dunque, la Chiesa “ha rivendicato il suo diritto alla libertà di azione, affermando la propria identità e il diritto indiscutibile all'evangelizzazione”, prosegue il messaggio episcopale che poi ricorda le visite di San Giovanni Paolo II e di Papa Francesco nel Paese, avvenute rispettivamente nel 1999 e nel 2019. Dai Successori di Pietro, dice l’Arcivescovo di Bucarest, “vescovi, sacerdoti e credenti sono stati costantemente incoraggiati a difendere la vita umana, l’identità cristiana”, “il primato di Dio nella vita personale e pubblica, soprattutto in questi tempi minacciati dalla laicità e dal relativismo”, nonché “lo sforzo evangelizzatore che mostri a tutti il volto misericordioso di Dio”. Da una “riconoscente visione del passato”, e “dall'esempio eroico dei martiri che hanno sofferto durante la dittatura comunista” scaturisce ora “un impegno pieno di speranza ed entusiasmo per il futuro”, afferma Monsignor Percă, soprattutto nell’ottica di una “più intensa conversione pastorale e missionaria, nella quale noi, vescovi, dobbiamo assumerci nuove responsabilità per sviluppare un'efficace evangelizzazione” nel mondo di oggi. Affidandosi, infine, alla protezione della Beata Vergine Maria e del suo Sposo, San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, del quale quest’anno ricorre uno speciale Anno indetto da Papa Francesco, il presiedente dalla Bcr auspica la Chiesa rumena possa “essere rafforzata e rimanere fedele a Cristo fino alla fine dei secoli”. Da ricordare che il primo presidente della Bcr è stato Monsignor Alexandru Todea (poi cardinale), eletto a Roma il 20 marzo 1991, in occasione della prima visita ad limina dei vescovi rumeni dopo la caduta del regime comunista. Oggi, l’organismo episcopale riunisce i sei vescovi delle sei diocesi di rito latino, delle sei eparchie greco-cattoliche e dell’Ordinariato per i cattolici di rito armeno residenti in Romania con sede a Gherla. Alla presidenza e vice-presidenza si alternano i vescovi dei due riti. Nella Chiesa cattolica locale sono usate tre lingue liturgiche principali: il rumeno, l’ungherese e il tedesco. (IP)
17 marzo - PAKISTAN Matrimoni forzati: Acs e Commissione Cattolica per la Giustizia e la Pace in aiuto alle giovani
Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) e Commissione Cattolica per la Giustizia e la Pace del Pakistan (CCJP) danno il via ad una serie di progetti nell’ambito della campagna di protezione di minorenni e giovani donne appartenenti a minoranze religiose, anzitutto quella cristiana. L’iniziativa l’assistenza legale alle vittime, il confronto con i responsabili politico-istituzionali a vari livelli e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. “Alla CCJP stiamo documentando e monitorando i casi di sequestro, matrimoni e conversioni forzati che si sono verificati ai danni di ragazze minorenni, cristiane e hindu, e ai danni di donne adulte” spiega in un colloquio con ACS padre Emmanuel (Mani) Yousaf, direttore della CCJP. Per avviare e dare efficacia al cambiamento, ritiene la CCJP, è necessario impegnarsi a livello nazionale e internazionale, affinché lo Stato compia azioni adeguate e legiferi in materia. Il Pakistan non ha leggi adeguate e le misure di sicurezza per proteggere le giovani minorenni e le donne appartenenti alle minoranze religiose non vengono applicate. Inoltre, leggi come il Child Marriage Restraint Act, in vigore nel Sindh dal 2014 per prevenire i matrimoni di ragazze rapite tramite il limite minimo di età fissato a 18 anni, non ha impedito ai tribunali di favorire i sequestratori, com’è accaduto nel caso di Huma Younus, rapita quando aveva solo 14 anni. I giudici decisero basandosi su una sentenza della Corte Suprema relativa ai matrimoni fra musulmani, stabilendo che il matrimonio con il presunto rapitore Abdul Jabbar era da considerarsi valido. Secondo il Pakistan’s Movement for Solidarity and Peace, ogni anno circa mille ragazze e donne cristiane e hindu di età compresa fra i 12 e i 25 anni vengono sequestrate, ma, a causa del deficit di denunce e dei problemi sperimentati con le forze di polizia, il numero dei sequestri potrebbe essere più elevato. “ACS segue già da tempo, e cioè sin dal rapimento di Huma Younus, il dramma di questa adolescenza violata, in particolare attraverso il sostegno all’assistenza legale delle vittime - afferma Alessandro Monteduro, direttore di ACS Italia -. Per conferire maggiore efficacia alla nostra azione abbiamo deciso di collaborare con la Commissione Cattolica per la Giustizia e la Pace del Pakistan, con l’auspicio che questo dramma sia internazionalmente riconosciuto e le vittime adeguatamente tutelate”. (TC)
17 marzo - GUINEA EQUATORIALE Esplosioni a Bata, oltre 100 vittime. Solidarietà e vicinanza del Secam
Sono almeno 107 le vittime e più di 600 i feriti di una forte serie di esplosioni verificatasi il 7 marzo presso il quartiere militare di Nkoa Ntoma, vicino a Bata, in Guinea Equatoriale. La deflagrazione è stata così potente che ha devastato un raggio di 10 chilometri, distruggendo interi quartieri. Il Capo dello Stato, Teodoro Obiang Mbasogo, ha attribuito la detonazione a della dinamite mal conservata, mentre l’organizzazione Human Rights Watch ha chiesto alle autorità locali di chiamare esperti internazionali a condurre indagini specifiche. A tutte le vittime, ai feriti ed ai loro familiari, intanto, sono giunte la solidarietà e la vicinanza del Secam (Simposio della Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) che, in una nota del 15 marzo, a firma del suo presidente, il Cardinale Philippe Ouedraogo, si dice "profondamente rattristato" per l’accaduto che rappresenta "una situazione tragica e deplorevole aggravata dall'attuale pandemia di coronavirus". “Cari fratelli e sorelle della Guinea Equatoriale – continua la nota - siate certi che la Chiesa-famiglia di Dio in Africa vi è vicina, vi porta con sé nelle sue preghiere quotidiane e rivolge suppliche a Gesù Cristo affinché vi conforti e vi dia forza". Di fronte “al dolore e all’angoscia” che un simile dramma provoca, affermano i presuli, si può arrivare persino a “dubitare dell’onnipotenza e dell’onnipresenza di Dio”; di qui, l’invito alla preghiera, in particolare al Libro dei Salmi, in cui si legge: "Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato e aiuta coloro il cui spirito è schiacciato". "Guardate a Dio con speranza; Egli soffre con voi e non vi ha abbandonato. Coraggio!", ribadisce il Secam, rivolgendosi ai fedeli e lanciando anche un appello “alle persone di buona volontà, alla leadership della Chiesa e alle organizzazioni civili di tutto il continente africano affinché accorrano in aiuto del popolo di Dio in Guinea Equatoriale”. La nota del Simposio episcopale si conclude con l’invocazione della Vergine Maria, “Regina dell’Africa”, affinché assicuri “protezione materna ai suoi figli”. Oltre al Secam, le vittime ed i feriti dalle esplosioni hanno ricevuto messaggi di cordoglio da parte di numerosi organismi, come l’Unione Africana e il Fondo monetario internazionale. (IP)
17 marzo - POLONIA Anno della Famiglia. Presidente dell’Episcopato: “La famiglia merita di essere celebrata tutto l'anno”
“La famiglia merita di essere celebrata tutto l'anno e dovrebbe essere al centro dell'impegno e dell'attenzione di ogni realtà pastorale ed ecclesiale”. È quanto affermato dall’arcivescovo Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca – si legge sul sito web dell’Episcopato -, in occasione dell'Anno “Famiglia Amoris Laetitia", che avrà inizio il 19 marzo, quinto anniversario della pubblicazione dell'Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Amoris Laetitia” sulla bellezza e la gioia dell’amore familiare. Monsignor Gądecki ha sottolineato, innanzitutto, quale sia lo scopo di questo Anno della Famiglia che si concluderà il 26 giugno 2022, e cioè quello ”di offrire alla Chiesa la possibilità di una riflessione più profonda, per vivere concretamente la ricchezza dell'Esortazione Apostolica Amoris Laetitia", e ha ricordato le strade da percorrere insieme alle famiglie per metterla in pratica. Tra queste, la preparazione pastorale al matrimonio; la cura pastorale degli accompagnatori attraverso incontri e preghiere; l’organizzazione di incontri per i genitori e incontri dedicati alla riflessione sulla bellezza e sulle difficoltà della vita familiare; l’accompagnamento di situazioni di crisi di coppia; e il coinvolgimento dei coniugi, nell’ambito delle diocesi e delle parrocchie, per creare una pastorale familiare. Il presidente dell'Episcopato ha parlato dell’importanza della reciprocità tra la famiglia, la Chiesa domestica, e la Chiesa, "affinché ciascuna parte possa scoprire se stessa e il suo valore come dono insostituibile per l'altra parte" e ha invitato le famiglie cattoliche, in un momento in cui stanno vivendo una situazione molto difficile e in cui hanno bisogno di sostegno, a riflettere su tutte le iniziative che accompagneranno questo Anno della Famiglia. (IP)
17 marzo - TERRA SANTA Uno studio rivela l’importante ruolo delle istituzioni cristiane nella società palestinese
Ci sono 296 istituzioni cristiane a Gerusalemme, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza che hanno un ruolo di primo piano nell’occupazione offrendo lavoro a 9098 persone, di cui 5.017 cristiani e 4.081 musulmani. Lo rivela uno studio finanziato dalla Dar Al-Kalima University College of Arts and Culture e dalla Missione Pontificia a Gerusalemme presentato ieri in conferenza stampa. I dati, riferisce abouna.org, mostrano inoltre che 416 milioni di dollari vengono spesi dalle istituzioni cristiane ogni anno in settori vitali come l’assistenza medica, i servizi sociali, la formazione professionale e gli aiuti allo sviluppo. Dei sei ospedali di Gerusalemme, quattro sono affiliati alle Chiese e curano ogni anno 330mila persone; forniscono prestazioni di alta qualità che includono emodialisi pediatrica, servizi oncologici pediatrici, operazioni cardiache complesse, servizi per la salute materna, banca del sangue, cure oculistiche e assistenza specifica per persone con disabilità. Lo studio, durato cinque mesi, mirava ad esplorare in che modo viene mantenuta la presenza cristiana in Terra Santa, analizzando il ruolo e il contributo di diverse organizzazioni cristiane operanti nel territorio. È emerso che, nonostante la diminuzione dei cristiani a causa dell’emigrazione, lo sviluppo e il lavoro promossi dalle istituzioni cristiane sono cresciuti, fornendo un supporto necessario e vitale al popolo palestinese, indipendentemente dagli orientamenti politici e religiosi. Nel corso della conferenza stampa, il reverendo Mitri Al-Raheb, pastore luterano, fondatore e presidente del Dar Al-Kalima University College of Arts and Culture, ha affermato che il ruolo delle Chiese e delle istituzioni ecclesiastiche è ben visibile e che, se anche i cristiani palestinesi non sono numerosi, hanno, attraverso le istituzioni cristiane, un ruolo importante e sono parte del tessuto palestinese. Joseph Hazboun, direttore regionale della Missione Pontificia, ha affermato che le istituzioni ecclesiastiche cristiane sono al fianco del popolo palestinese da decenni, senza discriminazioni, specialmente nei settori della salute, dell’istruzione e in ambito sociale e che per tale motivo la Missione Pontificia si è adoperata per sostenerle e aiutarle. Per Hazboun lo studio della Dar Al-Kalima University College of Arts and Culture è “un importante incentivo che spinge la Missione Pontificia a continuare il suo lavoro in questo campo, concentrandosi in particolare sui giovani che necessitano di maggiore attenzione. “Apprezziamo molto quanto svolto dalle istituzioni ecclesiastiche cristiane in Palestina - ha detto Samer Salameh, sottosegretario del ministero del Lavoro palestinese -. Questo ruolo è frutto del radicamento e dell’incarnazione di queste Chiese nella società palestinese e del loro effettivo contributo alla costruzione della patria”. L’intenzione è quella di consolidare il rapporto, la cooperazione e il partenariato tra governo e istituzioni cristiane nella loro qualità di istituzioni della società civile palestinese che si sforzano di fornire servizi, ha aggiunto il sottosegretario, che ha manifestato la volontà del governo di facilitare e sostenere il loro lavoro. (TC)
17 marzo - STATI UNITI Appello vescovi: tutelare i servizi di adozione e affido basati sulla fede
“I fornitori di servizi di assistenza all'infanzia, che si occupano dei bisogni e dei diritti dei bambini indipendentemente dal loro background, godono della libertà di religione come tutti gli americani": lo scrive la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), ribadendo il suo forte sostegno al Child Welfare Provider Inclusion Act del 2021. Tale normativa impedirebbe al governo federale e ai singoli Stati di intraprendere azioni negative contro un fornitore di servizi di assistenza ai minori il quale si rifiuti di operare in modo opposto alla propria religione o alla propria morale. In una lettera aperta, inviata ai rappresentanti di Camera e Senato, i vescovi degli Usa ricordano che “alcuni fornitori di assistenza all'infanzia basati sulla fede, compresi quelli che operano in Massachusetts, Illinois, California, Filadelfia, New York e nel Distretto di Columbia, sono stati esclusi dallo svolgimento di servizi di adozione e affidamento perché operano in base alla loro convinzione che i bambini meritano di essere collocati con una madre e un padre sposati”. L'Inclusion Act, invece, “rimedierebbe a questa ingiusta discriminazione e massimizzerebbe il beneficio per migliaia di bambini bisognosi”, permettendo a tutti i fornitori di servizi di affido e adozione di “andare incontro ai bisogni dei genitori e dei bambini in modo coerente con le loro convinzioni religiose e morali". Non solo: l’Usccb evidenzia che la legge sull’inclusione “rispetta anche l’importanza della scelta dei genitori adottivi e affidatari”: essi infatti, “così come le donne e gli uomini che vogliono dare in adozione o in affido i propri figli, dovrebbero poter scegliere un fornitore di servizi che condivida il loro Credo religioso o le loro convinzioni circa il miglior interesse dei minori". La missiva della Conferenza episcopale è a firma del Cardinale Timothy M. Dolan, presidente del Comitato per la libertà religiosa dell'Usccb; dell'arcivescovo Paul S. Coakley, presidente del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano; e del vescovo David A. Konderla, presidente del Sottocomitato per la promozione e la difesa del matrimonio. (IP)
17 marzo - REPUBBLICA CECA Censimento 2021. I vescovi: l’appartenenza alla Chiesa è data solo dal Battesimo
In vista del prossimo censimento che nella Repubblica Ceca si svolgerà nel corso di quest’anno, i vescovi di Boemia, Moravia e Slesia lanciano un appello congiunto per i credenti sulle differenze rispetto all’ultima rilevazione di dieci anni fa, sottolineando, dal sito dell’Episcopato, che alla domanda sull’appartenenza a una Chiesa si potrà rispondere volontariamente. “Dal punto di vista della Chiesa cattolica, l'appartenenza alla Chiesa è data dal Battesimo – ricordano i vescovi - un cattolico è colui che è stato battezzato nella Chiesa cattolica, e questo fatto è stato annotato nei registri. Negli ultimi cento anni, il concetto di affiliazione alla chiesa ha subito diversi cambiamenti ed è ora su base volontaria. La Conferenza episcopale ceca nel 2020 ha pubblicato un dato statistico secondo cui nella Repubblica Ceca sono attualmente battezzate nella Chiesa cattolica 4.591 milioni di persone, ovvero il 43% della popolazione”. “Tuttavia, è necessario registrarsi presso la propria chiesa anche durante il censimento. Pertanto, invitiamo a compilare il campo nella casella B10 barrando il testo: Credenti - professano una chiesa, e sotto di essa o la Chiesa cattolica romana o la Chiesa greco-cattolica – spiegano ancora – si potrebbe pensare che non è importante, ma non è vero. Meno cattolici si uniscono alla loro chiesa, più piccola sarà la Chiesa agli occhi dello Stato, diventerà un partner meno importante, la cui voce è meno ascoltata. Sappiamo dall'ultimo censimento che anche se quasi la metà della popolazione ha scelto di non rispondere a questa domanda, le autorità statali, i media e le scienze sociali hanno considerato il numero del censimento (1.082 milioni) come il numero di credenti o cattolici. Non sapremo mai quanti altri credenti e cattolici sono rimasti nascosti nella metà silenziosa del censimento”. “La Chiesa ha ancora bisogno di rinnovamento, ma prendendo le distanze da essa non la aiuteremo – concludono i presuli - sottoscriviamola e poi adoperiamoci soprattutto per la sua e la nostra santità. Ricordiamo la promessa di Gesù: a tutti coloro che si confessano davanti agli uomini, anch'io confesserò davanti al mio Padre celeste. Dimostriamo che siamo cattolici. Diciamo alla Chiesa: conta su di noi”. (RB)
17 marzo - PORTOGALLO Corte Costituzionale boccia legge su eutanasia. Soddisfazione dei vescovi
Con 7 voti contrari su 12, la Corte Costituzionale del Portogallo boccia la legge sull’eutanasia e il suicidio assistito, approvata dal Parlamento alla fine di gennaio. La normativa, affermano i giudici, è “anti-costituzionale” perché troppo indeterminata quando fa riferimento a “sofferenza intollerabile” e “lesione definitiva di estrema gravità”, ovvero alle prerogative per accedere all’eutanasia e al suicidio assistito, senza conseguenze penali. Ciò che occorre, piuttosto, afferma la Corte, sono “norme chiare, precise e controllabili”. Soddisfazione per la sentenza viene espressa dalla Conferenza episcopale nazionale (Cep) che a lungo si era battuta, nei mesi scorsi, contro l’approvazione della legge. In una breve nota, i vescovi riaffermano “la posizione presa dalla Chiesa in tutto questo processo, ribadendo sempre che la vita umana è inviolabile. Qualsiasi legalizzazione dell'eutanasia e del suicidio assistito è sempre contraria all'affermazione della dignità della persona umana e alla Costituzione della Repubblica portoghese”. Approvata il 29 gennaio scorso, la legge sull’eutanasia e il suicidio assistito è stata deferita alla Corte Suprema il 18 febbraio, per volere del Capo dello Stato, Marcelo Rebelo de Sousa, per il quale il testo della normativa presenta diversi aspetti poco chiari. I giudici hanno quindi dato ragione al presidente e pertanto ora la legge tornerà all’esame del Parlamento. (IP)
17 marzo - REGNO UNITO Festa di San Patrizio. Monsignor Mc Aleenan: ricordiamo la nostra identità anche in tempi di pandemia
Una riflessione su come la pandemia da Covid-19 abbia provocato 12 mesi di "ansia e incertezza" dal giorno di San Patrizio dell'anno scorso, ma anche un appello a riconoscersi come “popolo d’Irlanda”. È questo il contenuto del messaggio inviato ai fedeli proprio in occasione della festa del Santo Patrono da monsignor Paul Mc Aleenan, vescovo ausiliare di Westminster, nativo di Belfast, nell’Irlanda del Nord, coem riferisce il sito della Conferenza episcopale. “In mezzo a tutto questo sconvolgimento, la festa di San Patrizio quest'anno fornisce un po' di stabilità e di sicurezza mentre ricordiamo la nostra identità come popolo d'Irlanda. E si spera che l'orgoglio che conosciamo e sperimentiamo come gente d'Irlanda ci dia fiducia e speranza - oggi e in futuro. "Beannachtaí na Féile Pádraig oraibh! – ha scritto il presule - Ovunque voi siate oggi, vi saluto e vi auguro un felice giorno di San Patrizio. Il 17 marzo, ogni anno, non manca mai di toccare qualcosa di profondo in noi. In questo giorno ricordiamo le nostre origini e la nostra eredità. Da quando abbiamo celebrato la festa di San Patrizio 12 mesi fa, tutti noi abbiamo sperimentato qualcosa che non avevamo mai conosciuto prima, e quell'ignoto è stato accompagnato da un senso di ansia e di incertezza”. “Forse la pandemia vi ha toccato in un modo molto personale – ha continuato - oggi non abbiamo bisogno di cercare qualche distrazione che ci intrattenga al di fuori di noi stessi, né vogliamo farlo. No, oggi siamo abbastanza felici di ricordare chi siamo e da dove veniamo, la nostra eredità e quelle parole dell'inno che conosciamo così bene: ‘E i nostri cuori bruceranno ancora, per sempre vagheremo, Per Dio e San Patrizio, e per la nostra patria’”. (RB)
17 marzo - REPUBBLICA CECA In Boemia orientale una casa-famiglia per prendersi cura delle madri sole
Il settimanale cattolico della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca racconta oggi una bella storia che per molte persone segna l’inizio di una speranza: la casa-famiglia per madri bisognose ad Hamry, vicino a Hlinsko, nella Boemia orientale, che aiuta le donne che aspettano un bambino non pianificato o non hanno un contesto familiare. Si trova in campagna, vicino a una foresta, in un contesto di tranquillità molto diverso dalla frenesia della città che non tutte le ospiti e non subito apprezzano, secondo il direttore Pavla Glogarová. Attualmente la struttura accoglie sei “famiglie monoparentali”, cioè sei madri con bambini, alle quali fornisce alloggio, consulenza e servizi, anche nell'attuale periodo di pandemia. L'anno scorso, ad esempio, la casa ha ospitato una donna al sesto mese che era in ospedale per complicazioni della gravidanza e qui è stata infettata dal Coronavirus. Una volta dimessa non aveva dove andare e per dieci giorni la casa l'ha accolta, ovviamente in un’area isolata dalle altre in condizioni di sicurezza. La casa è aperta a mamme con bambini sotto i sette anni e dispone di sette stanze. L'anno scorso ha ospitato in totale dodici donne, le cui preoccupazioni comuni sono state aggravate da una pandemia. "Abbiamo cercato di calmarle e mantenere una buona atmosfera - ricorda l'assistente sociale Marie Danielová – lo facciamo ancora perché abbiamo ad esempio due mamme che stanno attualmente aspettando i risultati dei test perché i loro bambini che frequentano l'asilo hanno avuto contatti con persone positive”. La storia di questa struttura per la protezione dei bambini risale agli anni '90, quando simili esigenze erano tutt'altro che comuni: le donne incinte con gravidanze non pianificate avevano scelte limitate, erano spesso costrette ad abortire e si trovavano in situazioni di estrema povertà. (RB)
17 marzo - ECUADOR Arcidiocesi di Guayaquil: competizione online per catechisti
"Il catechista loda, insegna e balla per Dio": è il titolo della competizione online lanciata dalla Commissione per la catechesi dell'arcidiocesi di Guayaquil, per ricordare ai fedeli il lavoro svolto dal catechista e la sua importanza nella formazione delle nuove generazioni di cristiani. Per partecipare, i catechisti dovranno inviare delle coreografie costruite sul tema musicale “Jerusalema” di Master KG. I loro video saranno pubblicati sulla pagina Facebook della Commissione per la catechesi e i fedeli potranno votare i loro preferiti fino al 19 marzo. I primi due classificati riceveranno un premio in denaro del valore di 150 e 100 dollari. Padre Juan Carlos Saltos, responsabile della Commissione – si legge sul sito web dell’arcidiocesi -, ha spiegato come questa iniziativa cerchi di dare nuovi stimoli ai catechisti, soprattutto in questo tempo di pandemia di coronavirus, e di dimostrare che oltre all'insegnamento, sono importanti anche gli inni, i canti e le lodi nel loro lavoro. La sfida è, dunque, un’opportunità per mostrare chi sono i catechisti, per sostenerli e soprattutto per ricordare il loro ruolo nella vita dei bambini: sono loro che educano i più piccoli alla fede cristiana e li incoraggiano a vivere sull’esempio di Cristo, diffondendo il Vangelo con le loro parole e il loro esempio. (AP)
17 marzo - COREA DEL SUD I vescovi esprimono la loro solidarietà alla popolazione del Myanmar
I vescovi coreani, in una dichiarazione rilasciata in occasione del recente incontro generale della Conferenza episcopale coreana (CBCK) – si legge su UCA News -, hanno espresso la loro solidarietà ai fratelli e alle sorelle del Myanmar, auspicando la fine del governo militare e il ripristino della democrazia. I presuli si sono detti seriamente preoccupati per la recente ondata di violenza e lo spargimento di sangue nel Paese birmano, causati dalla repressione delle proteste contro il golpe. "Molte persone hanno versato sangue e sono morte solo perché hanno invocato a gran voce libertà, democrazia e pace, e una vita dignitosa che nessuno possa violare" hanno affermato. Ricordando la lotta del popolo sudcoreano per la fine della dittatura militare di Chun Doo-hwan e il ritorno della democrazia negli anni '80, i presuli coreani hanno sottolineato come, in un momento di così grande dolore, la storia insegni che sia “la solidarietà della gente comune e semplice a poter creare un mondo nuovo". Per questo motivo hanno assicurato la loro preghiera alla popolazione del Myanmar durante la Quaresima. Essi pregheranno affinché la democrazia possa prevalere attraverso l'unità nazionale e che questo desiderio di democrazia del popolo birmano si realizzi al più presto grazie ad un dialogo a cuore aperto. Anche il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo metropolita di Seoul, ha recentemente scritto ai vescovi del Myanmar – riporta sempre UCA News -, esprimen