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Vivere con fede al tempo del Coronavirus Vivere con fede al tempo del Coronavirus

Il conforto della Chiesa all'umanità sofferente

Aggiornamenti, interviste e approfondimenti sulle attività pastorali promosse nel mondo al tempo del Coronavirus

Attraverso questa finestra raccontiamo l’impegno della Chiesa nel mondo al tempo del Coronavirus. Le notizie che arrivano dai cinque continenti ogni giorno ci parlano di tanti religiosi, religiose, laici e laiche impegnate al fianco di coloro che soffrono, con un approccio “globale”, perché in questo momento è tutto l’uomo che va aiutato a guarire mediante una sintonia di interventi, che non escludano il contributo indispensabile della preghiera. L’informazione, la nostra informazione, è chiamata a fare la sua parte.

PER L'ARCHIVIO NOTIZIE (27 marzo-30 dicembre 2020)  https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2020-07/il-conforto-della-chiesa-all-umanita-sofferente.html

 

“[ Ultime notizie ]

 

12 aprile - FRANCIA Tentato incendio contro la moschea di Nantes e scritte anti-musulmane a Rennes. La solidarietà dei vescovi

La Conferenza episcopale francese (Cef) esprime solidarietà ai musulmani di Francia in seguito a un incendio doloso, giovedì sera, contro la moschea di Nantes e dopo il ritrovamento domenica di scritte ingiuriose contro l’islam e i musulmani sui muri di un centro culturale islamico a Rennes, sempre in Bretagna. A Nantes le fiamme hanno danneggiato l’ingresso della moschea, mentre l’interno dell’edificio non ha subito ulteriori danni.  Secondo i primi elementi dell'indagine, l'incendio sarebbe partito da tre cassonetti pieni di scatole di cartone e posizionati proprio davanti al portone che ha preso fuoco, spento dai pompieri chiamati da un passante. a detta di alcuni testimoni, sul posto c'erano taniche di benzina. Ieri mattina, invece, alcuni fedeli musulmani hanno ritrovato alcune scritte offensive sulle mura del Centre Avicenne di Rennes, compresi anche ingiurie contro il Profeta Maometto. I due episodi, dei quali si sta occupando la magistratura, hanno suscitato viva indignazione nella comunità musulmana francese che si appresta a celebrare il mese del Ramadan. Alla condanna espressa dalle autorità francesi, si sono uniti anche i vescovi. In una nota la Cef ricorda che si tratta dell’ultima di una serie di ingiurie e minacce rivolti in questi ultimi tempi contro esponenti della comunità musulmana che, afferma, “sono motivo di profonda tristezza e rabbia per tutti i francesi”. La Conferenza episcopale francese – prosegue la nota – esprime la sua solidarietà ai musulmani del nostro Paese, soprattutto in vista del mese del Ramadan” con l’augurio “che i nostri connazionali musulmani possano vivere questo mese di digiuno, preghiera e carità in pace e fraternità”. I presuli invitano quindi ai cattolici di Francia ad esprimere la loro vicinanza e incoraggiamento alle comunità musulmane nei loro quartieri. L'aumento degli episodi di islamofobia si inserisce nel contesto del vivace dibattito in Francia sulla controversa Legge sulla separazione voluta dal Presidente Emmanuel Macron per rafforzare il rispetto dei principi della Repubblica contro ogni forma di settarismo e fondamentalismo. La legge, attualmente all’esame del Senato, viene criticata in particolare dalla comunità musulmana che si considera presa di mira dal provvedimento. (LZ)

12 aprile - QUEBEC Vescovi: pregare e agire contro la violenza sulle donne

Tra febbraio e marzo, in Quebec, sette donne sono state uccise dai loro coniugi o partner, il che porta a 14 i femminicidi perpetrati in totale dall’inizio della pandemia da Covid-19: parte da questo dato il comunicato diffuso, nei giorni scorsi, dalla Conferenza episcopale del Quebec, attraverso il Consiglio Chiesa e società. “Anche una sola vittima è una vittima di troppo – si legge nella nota – Come persone di fede, uniamo le nostre voci a quelle delle organizzazioni che agiscono contro la violenza coniugale, per chiedere al governo nazionale di agire, attuando le 190 raccomandazioni contenute nel Rapporto ‘Ricostruire la fiducia’ e finanziandone adeguatamente l’implementazione”. Presentato ufficialmente il 15 dicembre 2020, tale Rapporto è stato redatto, in circa due anni di lavoro, dal Comitato di 21 esperti sul sostegno alle vittime di violenza sessuale e domestica, incaricato dall’esecutivo a marzo 2019. Il suo obiettivo è quello di delineare le questioni da considerare per mettere in atto nuove misure e offrire servizi più efficaci nel sistema giudiziario per le vittime di simili atti violenti. “Crediamo che sia possibile – scrivono i vescovi – trasformare la situazione attuale affinché cessi la violenza sulle donne ed esse siano credute e protette, insieme ai loro bambini”. Centrale anche il richiamo dei presuli al fatto che “le donne abbiano accesso alle risorse di cui hanno bisogno”, e gli uomini violenti “siano sostenuti da servizi mirati per prevenire le aggressioni e ridurre il rischio di recidiva”. L’esempio da seguire, evidenziano ancora i vescovi del Quebec, è quello di Gesù, Colui che “ha dato dignità alle donne emarginate del suo tempo ed ha insegnato che l’amore per il prossimo conta di più” di tutto il resto. La sua Resurrezione, inoltre, “nutre la speranza di fronte alla violenza e al male presenti nel mondo”. Da ricordare che la nota episcopale è stata accompagnata da alcune iniziative specifiche: ad esempio, il 31 marzo le chiese del Quebec hanno suonato le campane per commemorare le donne vittime di violenza; il 2 aprile, Venerdì Santo, durante la Via Crucis, le comunità hanno recitato un’intenzione di preghiera particolare: “Ai piedi della Croce, preghiamo per le donne e le ragazze della nostra società che hanno sperimentato umiliazioni, pestaggi e violenze fino alla loro morte. Hanno portato la croce come Gesù. Denunciamo tutti gli abusi, compresi quelli commessi all'interno della Chiesa. Preghiamo affinché la nostra Chiesa e la nostra società siano un modello di protezione, prevenzione e pace”. La speciale orazione si è soffermata anche sul dramma delle donne aborigene: “Molte di loro sono scomparse o sono state assassinate – è stato ricordato – Altre sperimentano la violenza e la discriminazione, ad esempio nel settore delle cure mediche”. Per questo, si è chiesto di favorire “l’ascolto, il dialogo e l’eliminazione del razzismo”. Infine, un pensiero è andato a tutte “le vittime della tratta, delle guerre e delle persecuzioni religiose” e si è pregato perché “le religioni possano essere uno strumento di pace e di unità”. (IP)

12 aprile - VIETNAM Divina Misericordia. Monsignor Nang invita i fedeli a perdonarsi l’un l’altro, ad aiutare i malati, i disabili e i poveri

Monsignor Joseph Nguyen Nang, arcivescovo di Ho Chi Minh City, ieri, nella Cattedrale di Notre Dame, ha esortato centinaia di fedeli - riporta UCA News -, in occasione della festa della Divina Misericordia, a perdonarsi l’un l’altro, ad aiutare i malati, le persone disabili e chi vive in povertà e in condizioni miserabili. Il presule, ricordando come Santa Faustina abbia invitato i cattolici a venerare l’immagine della Divina Misericordia e a pregare la novena e la Coroncina, ha chiamato i cattolici a partecipare a queste pratiche il giovedì sera nella cattedrale e ad osservare ogni giorno un minuto di silenzio per i moribondi e i peccatori, alle 3 del pomeriggio, anche senza andare in chiesa. "Quando ci ammaliamo, dovremmo appellarci a Dio perché ci guarisca, e cercare immediatamente dei medici", ha affermato l'arcivescovo Nang. Tuttavia, ha continuato, non tutte le volte, quando preghiamo, ci viene concessa la guarigione. “Dio – ha detto - potrebbe lasciarci soffrire per poter essere in comunione con Gesù sulla croce e dare il nostro contributo al Piano di Salvezza". Il presule, dunque, ha ricordato di non dimenticare il mistero della croce e il fatto che Gesù, il figlio di Dio, abbia dovuto vivere la passione prima della sua risurrezione. "Non siamo esenti dalla sofferenza" ha affermato, e ogni atto di venerazione della Divina Misericordia non è per guarire – ha osservato – ma per commemorare la sofferenza di Gesù e chiedere contrizione e conversione per se stessi e per gli altri. Monsignor Nang, mettendo in guardia i fedeli dal credere in miracoli di guarigione, prima che questi siani verificati dalla Chiesa, ha esortato i vietnamiti ad avere fiducia in Dio “che ci offre la pienezza della vita sulla terra e la pienezza della vita dopo la morte”. Sempre ieri, 11 aprile, l'arcivescovo Joseph Nguyen Chi Linh ha benedetto una grande statua della Divina Misericordia e una cappella di adorazione eucaristica nel complesso della chiesa di Phu Hanh. (AP)

12 aprile - FILIPPINE La diocesi di Kalookan crea un Ufficio per la Pastorale della salute in ogni parrocchia

Monsignor Pablo Virgilio David, vescovo di Kalookan – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, ha chiesto ad ogni parrocchia della sua diocesi di istituire un Ufficio per la Pastorale della salute, per sostenere non solo il benessere spirituale ma anche quello fisico dei fedeli, nel contesto della pandemia di Covid-19. Per rispondere all’emergenza sanitaria generata dalla diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, il presule ha invitato le 31 parrocchie e 15 stazioni di missione, nelle città di Navotas, Malabon e Kalookan, ad organizzare i propri volontari e partner, in collaborazione con le agenzie governative locali interessate, per aiutare a monitorare le persone affette da Covid-19 e fornire loro pacchi contenenti medicine e vitamine, nonché rosari e preghiere. "Vogliamo far sentire loro che sono assistiti - ha detto il presule -, non solo spiritualmente ma anche fisicamente, psicologicamente ed emotivamente". (AP)

12 aprile - INDONESIA Nuovo terremoto nella Giava Orientale. La Chiesa mette in moto la macchina della solidarietà

È di almeno 8 morti e 39 feriti, il bilancio del violento terremoto che ha colpito il 10 aprile la provincia indonesiana della Giava Orientale a neanche una settimana dal ciclone tropicale Seroja. Il sisma di magnitudo 6,1 della scala Richter con epicentro a 96 chilometri a sud di Kepanjen, capoluogo della reggenza di Malang, ha causato anche danni significativi a oltre un migliaio di abitazioni e edifici, compresi luoghi di culto. Sul posto si sono recati il governatore della provincia insieme ai responsabili della Protezione civile indonesiana, la National Disaster Mitigation Agency (Bnpb),  per fare una prima stima dei danni e organizzare gli aiuti.  Intanto si è messa in moto la macchina della solidarietà della Chiesa indonesiana attraverso la Caritas locale (Karina).  “Un team della diocesi di Malang sta raccogliendo informazioni dalle parrocchie e dalle stazioni missionarie situate nelle zone colpite. Il team ha raccolto foto e video e sta lavorando con la Caritas Indonesia ", ha detto all’agenzia Ucanews padre Fredy Rante Taruk, direttore esecutivo della Caritas. Il coordinatore del team , il carmelitano Marco Pantja Anugrah Putraha, riferisce che i tetti di due chiese di una stazione missionaria locale sono stati danneggiati, mentre i muri di diverse altre chiese hanno crepe:   "Stiamo ancora aspettando aggiornamenti dai sacerdoti. Ci stiamo coordinando con le parrocchie e le stazioni missionarie, nonché con le agenzie locali della protezione civile", spiega. “Distribuiremo aiuti quando e dove necessario”. Il nuovo terremoto avviene a quasi tre mesi da quello di magnitudo 6,2, del 15 gennaio scorso, che ha scosso la provincia di Sulawesi Occidentale, uccidendo quasi 100 persone con ingenti danni materiali, e a neanche una settimana dalle alluvioni che il 4 aprile scorso hanno travolto le regioni centrali del Paese insieme alla parte occidentale di Timor Est causando più di 130 morti, decine di dispersi e migliaia di sfollati. Il tutto mentre resta alta l’allerta nel Paese per l’emergenza Covid-19, anche se negli ultimi giorni la curva dei contagi si sta lentamente abbassando. (LZ)

12 aprile - SCOZIA Elezioni parlamentari. Vescovi: “Mettere al centro del discorso politico la vita umana e l'inviolabile dignità della persona umana"  

I vescovi scozzesi, in vista delle elezioni parlamentari, che si terranno il prossimo 6 maggio, hanno pubblicato ieri, sulla loro pagina web, una lettera pastorale, nella quale hanno chiesto ai cattolici di prendere in considerazione alcune questioni chiave al momento della scelta dei loro candidati: inizio e fine vita; famiglia e lavoro; povertà, traffico di esseri umani e schiavitù moderna; ambiente; libertà di parola, di espressione, di pensiero, di coscienza e religione; e scuole cattoliche. Pregando tutti di fare la propria parte “nel mettere al centro del discorso politico scozzese la vita umana e l'inviolabile dignità della persona umana”, i presuli hanno ricordato il dovere di ogni cattolico, “un dovere sia di fede che di cittadinanza”, e cioè quello di “condividere il Vangelo e aiutare a formare la coscienza pubblica su questioni morali fondamentali”. Dovere dei parlamentari dovrebbe essere, innanzitutto, quello di “sostenere il più basilare e fondamentale diritto umano alla vita” in ogni sua fase, dall’inizio alla sua fine, hanno sottolineato i vescovi. In merito, dunque, al tentativo di legalizzare il suicidio assistito in Scozia, essi hanno messo in evidenza come “legalizzare il suicidio assistito o l'eutanasia suggerisca che alcune vite non siano degne di essere vissute, contrariamente alla convinzione cristiana che ogni vita ha pari dignità e valore”. Non si mostra compassione ai malati e ai pazienti in fin di vita, hanno precisato, “con il suicidio assistito o l'eutanasia, ma assicurando il sostegno attraverso una politica attenta e premurosa”, investendo anche nelle cure palliative. Sottolineando poi che “la società si basa sull'elemento costitutivo della famiglia per esistere e prosperare”, i presuli hanno osservato che “il governo dovrebbe rispondere a questa realtà con politiche che creino vantaggi economici e fiscali per le famiglie con bambini”. Soprattutto in questo tempo di pandemia, in cui imprese e persone hanno bisogno di sostegno, “lo Stato ha il dovere – hanno continuato - di sostenere le attività commerciali creando condizioni che garantiscano opportunità di lavoro”. Poiché la povertà colpisce ancora troppe persone in Scozia – colpisce addirittura il 24% dei bambini – “abbiamo bisogno di rappresentanti eletti che esercitino un'opzione preferenziale per i poveri, che siano disposti a dare priorità ai loro bisogni e a rispettare la loro dignità umana” hanno scritto, nonché della loro colloborazione con la comunità internazionale “per adottare una strategia ancora più efficace contro il traffico di esseri umani e la schiavitù moderna”, che faccia in modo che le persone non siano più usate “come mezzi per un fine, e la loro dignità inviolabile sia sempre rispettata”. Ricordando che, a novembre, Glasgow ospiterà  la 26.ma Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26) , i vescovi hanno esortato i cattolici ad "ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri", aderendo all’appello di Papa Francesco, e ad unirsi “per ricostruire la nostra Casa comune senza lasciare indietro nessuno”. Essi hanno invitato la Scozia a rafforzare “il suo impegno a diventare un Paese a zero emissioni di carbonio” e ad “essere un Paese tollerante, aperto e diversificato”, in cui si sia “liberi di discutere e dibattere le idee, anche quelle che sono considerate controverse da alcuni”. “Il governo – hanno dichiarato - non deve sconfinare nel regno delle restrizioni ingiuste della libertà di parola, della libera espressione e della libertà di pensiero, coscienza e religione”. Infine, sottolineando il dovere dei parlamentari di continuare “a sostenere un sistema educativo statale aperto e differenziato che includa le scuole cattoliche”, i presuli hanno concluso, auspicando che il dibattito elettorale tra i candidati si svolga in maniera educata e rispettosa. (AP)

 

12 aprile VATICANO – Musei Vaticani. Jatta: anche il 2021 nel segno di Raffaello se la pandemia lo consentirà

Proseguono anche per il 2021 le celebrazioni dei Musei Vaticani per il V centenario della morte di Raffaello Sanzio. Questo pomeriggio la Direttrice Barbara Jatta ne parlerà durante l’incontro gratuito online  intitolato “L’ospite inatteso” e organizzato dal Museo Diocesano di Milano sulla piattaforma zoom per rimanere in contatto con il pubblico in tempi di pandemia.    “Nonostante le limitazioni imposte dal covid – spiega Barbara Jatta a Vatican News  – lo scorso anno importanti iniziative, anche in presenza, hanno avuto luogo ai Musei Vaticani”: è il caso dell’esposizione degli arazzi raffaelleschi in Cappella Sistina durante l’ultima settimana del febbraio 2020, o della riapertura e  riallestimento con nuova illuminazione della sala ottava della Pinacoteca Vaticana con gli arazzi restaurati e le tre pale identitarie delle tre fasi dell’attività di Raffaello”. I dipinti in questione sono stati dotati delle cornici antiche che – precisa Barbara Jatta – “abbiamo ritrovato”. Ai Musei Vaticani anche l’anno in corso si svolgerà nel segno di Raffaello: “se la pandemia ce lo permetterà – continua la Direttrice delle gallerie pontificie – abbiamo in animo di realizzare il convegno internazionale di studi che dovevamo svolgere ad aprile 2020: è previsto per settembre 2021, vedremo se in presenza o a distanza”. Le novità non finiscono qui, ma restano ancora un segreto: “le racconteremo in seguito”. L’attività dei Musei Vaticani quindi non ha conosciuto sosta anche durante la pandemia con un’implementazione del settore digitale, importanti restauri come quello della Sala di Costantino, ovvero la quarta “Stanza” di Raffaello in Vaticano. “Qui – precisa Barbara Jatta - i restauri proseguono sull’ultima parete e a breve li condivideremo”. Nonostante le incertezze legate alle restrizioni imposte dalle misure di contenimento del virus “andiamo avanti come tutti   - conclude – con il privilegio di una popolazione lavorativa vaticana tutta vaccinata che ci permette di lavorare in presenza e in sicurezza”. (PO)

12 aprile - AUSTRALIA Attuati dalla Chiesa quasi tutti gli indicatori rilevanti per la tutela dei minori

“La Conferenza episcopale australiana (Acbc) ha pienamente attuato o sostanzialmente proseguito l’attuazione degli indicatori rilevanti per la tutela dei minori, raggiungendo il 97 per cento di essi”, ovvero “68 su 70”: lo annunciano i vescovi, in una nota diffusa oggi, 12 aprile, dopo la pubblicazione di un’apposita analisi di monitoraggio e revisione delle politiche e delle procedure esistenti nel settore. “Il processo di verifica – spiega Trudy Dantis, Comitato per episcopale per la tutela dei minori – ha aiutato l'organizzazione e il rafforzamento degli strumenti già in vigore”, dimostrando quindi “l’approccio proattivo” dell’Acbc in questo ambito. Dantis evidenzia anche l’esistenza di “molti gruppi cattolici le cui attività non sono dirette a bambini e giovani. Eppure, anche in questo settore la Chiesa ha la responsabilità di prendere decisioni corrette per limitare la possibilità di qualsiasi comportamento che possa danneggiare i minori o altre persone vulnerabili”. Due, invece, le aree per le quali l’analisi raccomanda maggiore attenzione: la partecipazione dei minori ad eventi e il monitoraggio del mondo del web. “Quando l’Acbc patrocina eventi che vedono riuniti i giovani – sottolinea Dantis – inevitabilmente deve collaborare con altri organismi cattolici”; per questo, occorrono “politiche più chiare per simili occasioni, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle persone a rischio”. Allo stesso modo, la Conferenza episcopale australiana ribadisce il proprio impegno a monitorare come il proprio personale operi nell’ambiente digitale, poiché non sempre è chiara l’età di coloro che contattano l’Acbc tramite web. Dal suo canto, il presidente dei vescovi, l’Arcivescovo Mark Coleridge, sottolinea che lo scopo finale è sempre quello di “migliorare la sicurezza dei minori attraverso un approccio collaborativo”. “Ci saranno ancora carenze che dovranno essere segnalate – afferma il presule – ma l’impegno ad affrontare i problemi, una volta identificati, è ciò che continuerà a migliorare costantemente le nostre procedure”. Nello specifico, l’analisi è stata condotta dalla Australian Catholic Safeguarding Ltd (Acsl), società a responsabilità limitata fondata nel dicembre 2020 ed afferente, tra gli altri, alla stessa Acbc ed ai Religiosi australiani. Impegnata nella promozione di una cultura della sicurezza e della cura dei minori in tutta la Chiesa nazionale, l’Acsl fornisce servizi utili all’attuazione dei così detti “Ncss”, ovvero gli Standard nazionali cattolici per la salvaguardia dei bambini e degli adulti vulnerabili, pensati per costruire una cultura di responsabilità condivisa sulla base di politiche, pratiche e codici univoci che prevengano, individuino e rispondano in modo appropriato ai casi di abuso potenziali o effettivi. A parte, dunque, la partecipazione dei minori ad eventi e il monitoraggio del mondo del web che richiedono una maggiore implementazione, l’Acsl evidenzia che i vescovi australiani hanno raggiunto tutti gli altri standard previsti, quali ad esempio la promozione di una cultura della salvaguardia dei minori; un’appropriata gestione delle risorse umane e delle procedure per i reclami e una formazione permanente per il personale del settore, pur dovendo ancora migliorare la “e-safety”, ovvero la sicurezza del mondo digitale. (IP)

VNS – PAKISTAN Monsignor Travas si insedia come nuovo arcivescovo di Karachi: “La mia missione è realizzare la comunione con uno spirito di squadra”

(VNS), 12apr21 - Il nuovo arcivescovo di Karachi, monsignor Benny Mario Travas ha preso canonicamente possesso dell’arcidiocesi domenica, 11 aprile. Il presule, finora vescovo di Multan, è stato nominato alla guida dell’arcidiocesi da Papa Francesco lo scorso febbraio. A concelebrare il rito della presa di possesso canonico nella Cattedrale di San Patrizio – riporta l’agenzia Ucanews - c’erano il nunzio apostolico in Pakistan, monsignor Christophe Zakhia El-Kassis, e il cardinale Joseph Coutts, suo predecessore alla guida dell’arcidiocesi. Tra i concelebranti anche monsignor Joseph Arshad, vescovo di Islamabad-Rawalpindi, l'arcivescovo di Lahore Sebastian Francis Shaw OFM, monsignor Indrias Rehmat di Faisalabad, monsignor Khalid Rehmat di Quetta e monsignor Evarist Pinto, arcivescovo emerito di Karachi. Monsignor Travas ha ringraziato Papa Francesco per la nomina. “L'umiltà e l'amore del Santo Padre per chi vive nelle periferie e, in particolare, il richiamo ai pastori a vivere con l'odore delle pecore saranno sempre il principio guida nel mio ministero episcopale” ha assicurato il presule affidando la sua nuova missione alla Vergine Maria , “modello – ha detto - di umiltà e fedeltà alla volontà di Dio”. Il nuovo arcivescovo di Karachi ha anche sottolineato che il successo di questa missione dipenderà molto dal lavoro di squadra: “Prometto che cercherò di essere un buon pastore per tutti voi e mi sforzerò di sradicare le divisioni e realizzare la ‘Comunione’ che ho scelto come motto episcopale", ha detto, ricordando i suoi sette anni di ministero nella diocesi di Multan . “Lì ho imparato riconoscere le ferite, a non nasconderle” e anzi “ad amarle. A Multan, questa è stata la mia più grande sfida: amare le ferite. La Divina Misericordia ci insegna proprio questo: che nonostante gli errori e le ferite che provochiamo, Dio ci ama ancora, Dio mostra ancora la sua misericordia, Dio ci dice: ‘ti do ancora una possibilità’”.  Proprio per curare la ferite - ha sottolineato – è importante “il lavoro di squadra, pregare insieme, perdonare, trattare tutte le persone con rispetto e uguaglianza, fare del bene a tutti, specialmente a chi è contro di te”. Congedandosi dai fedeli il cardinale Coutts, da parte sua, ha voluto esprimere gratitudine ai sacerdoti, religiosi e religiose e fedeli laici dell’arcidiocesi: “Ho lavorato a Karachi per nove anni. Ho fatto tutto quello che potevo. Non sarebbe stato possibile fare quanto ho fatto se i miei preti, suore e laici non avessero collaborato”, ha affermato l’ormai arcivescovo emerito, che ha concluso invitando i fedeli a pregare per il ministero del suo successore. 55 anni il prossimo novembre e originario di Karachi, monsignor Benny Mario Travas è stato ordinato sacerdote e incardinato nell’arcidiocesi il 7 dicembre 1990, dopo avere studiato al Seminario Minore e Maggiore della città. Conseguita la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana nel 1997, ha svolto l’ufficio di Vicario Generale di Karachi e, nel contempo, di quello di Rettore del Seminario Minore S. Pio X della medesima arcidiocesi, nonché di docente al National Catholic Institute of Theology di Karachi. È stato anche Giudice del Tribunale ecclesiastico locale e Membro del Collegio dei consultori e del Consiglio presbiterale. Ha guidato la diocesi Multan dal 29 maggio 2015, dopo aver svolto per 9 mesi l’incarico di amministratore Apostolico della diocesi. (LZ)

12 aprile - PORTOGALLO I cardinali Tolentino de Mendonça, Hollerich e da Rocha guideranno i pellegrinaggi degli anniversari di Fatima

Saranno tre cardinali a presiedere quest’anno a Fatima, in Portogallo, i principali pellegrinaggi internazionali di maggio, agosto e ottobre che saranno incentrati sul tema dell’anno pastorale “Lodate il Signore, che rialza i deboli”. Lo rende noto il portale del Santuario mariano. Il cardinale José Tolentino de Mendonça, portoghese, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa - per la prima a volta a Fatima da quando ha ricevuto la porpora, il 5 ottobre del 2019 - rievocherà la prima apparizione della Vergine alla Cova da Iria. L’arcivescovo di Lussemburgo, e presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea (Comece), il cardinale Jean-Claude Hollerich, guiderà invece il pellegrinaggio di agosto che ricorda la quarta apparizione della Madonna ai tre pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, a Valinhos, il 19 agosto 1917, noto anche come Pellegrinaggio degli emigranti. Il porporato ha uno stretto legame con la comunità cattolica portoghese, si trovava infatti in vacanza in Portogallo quando l’1 settembre 2019 il Papa annunciò che avrebbe tenuto un concistoro per la creazione di 13 nuovi cardinali il 5 ottobre successivo, menzionandolo fra questi. Infine, ad ottobre il cardinale Sérgio da Rocha, arcivescovo di Salvador da Bahia, presiederà l’ultima grande festa all’aperto a Fatima, evocando la sesta e ultima apparizione alla Cova da Iria. I pellegrinaggi degli anniversari di Fatima si inseriscono nella dinamica del triennio del Santuario pensato in preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù prevista per il 2023 a Lisbona. (TC)

12 aprile - EUROPA 20.mo anniversario Carta Ecumenica. Ccee e Cec: operare insieme per un mondo giusto e pacifico

Il 22 aprile 2001 veniva firmata, a Strasburgo, la “Carta Ecumenica”, ovvero “Le linee guida per la crescente cooperazione tra le Chiese in Europa”, un documento fondamentale che mira a preservare e sviluppare la fratellanza tra le Chiese europee. A vent’anni di distanza da quell’evento, il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), e il Rev. Christian Krieger, presidente della Conferenza delle Chiese europee (Cec), hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui rendono grazie a Dio “per la pace che abbiamo sperimentato e per le conquiste del movimento ecumenico globale”, tra cui “i matrimoni interconfessionali”, il raggiungimento di “diversi accordi teologici”, nonché la fioritura di “numerose iniziative interreligiose”. “Le Chiese hanno rafforzato il loro lavoro verso un mondo giusto e pacifico – si legge nel testo - non da ultimo a causa del crescente movimento di persone da altri continenti, e hanno aumentato i loro sforzi per la cura del Creato”. La Carta Ecumenica ha quindi “contribuito e dato nuovo vigore a tutta questa crescita e trasformazione”. Tuttavia, Ccee e Cec mettono in luce che la società e le Chiese attuali “continuano a essere sfidate da tutti i tipi di divisione, vecchie e nuove, che hanno bisogno di guarigione, mentre le disuguaglianze sociali ed economiche richiedono la trasformazione dei nostri atteggiamenti e delle nostre strutture”, così come “le continue minacce alla democrazia e all'ambiente naturale richiedono una rinnovata attenzione alla totalità della vita”. La dichiarazione congiunta non dimentica, poi, che “la ricomparsa di conflitti armati e attacchi terroristici in alcune parti del continente negli ultimi anni richiede pentimento, perdono e giustizia”. Tutti questi fattori, insieme alla “pandemia da Covid-19”, sfidano le Chiese a “ridefinire il loro ministero”, “in spirito di unità”, riaffermando l’impegno a “testimoniare Cristo come nostro Salvatore”. “Siamo consapevoli che l'unità dei cristiani non è solo il risultato dei nostri sforzi umani – si legge ancora nella dichiarazione congiunta - Allo stesso tempo questa unità, per la quale Gesù ha pregato e sofferto, deve essere percepibile in questo mondo”. Di qui, l’invito del Ccee e del Cec a “rafforzare la comunione ecclesiale attraverso la preghiera e l’azione comuni, offrendo al contempo il nostro servizio al mondo per la promozione della giustizia e della pace”. Per celebrare il ventennale della “Carta ecumenica”, il 22 aprile, dalle 19.00 alle 20.30, si terrà un momento ecumenico on line, dal titolo “Siate allegri nella speranza, pazienti nella sofferenza, perseveranti nella preghiera” ispirato al versetto della Lettera ai Romani 12.12. Per partecipare all’evento è necessario iscriversi al seguente link: https://zoom.us/webinar/register/WN__lClRISEQW2ofhF2ufA0aA Si potrà seguire il Livestream su YouTube al seguente link: https://www.youtube.com/channel/UCmNjQop8IRofn3WO4mIDLzg. Un apposito sussidio verrà pubblicato prossimamente in formato elettronico e in diverse lingue. Firmata dal Cardinale Miloslav Vlk e dal Metropolita Jeremias, all’epoca presidenti rispettivamente del Ccee e dalla Cec, la “Carta ecumenica” presenta dodici propositi: rispondere alla chiamata all'unità della fede; annunciare insieme il Vangelo; andare l'uno incontro all'altro; operare insieme; pregare insieme; proseguire i dialoghi; contribuire a plasmare l'Europa; riconciliare popoli e culture; salvaguardare il Creato; approfondire la comunione con l'Ebraismo; curare le relazioni con l'Islam; e infine praticare l'incontro con altre religioni e visioni del mondo. Ad ognuno di questi propositi corrispondono diversi impegni della Chiese, tra cui: difendere i diritti delle minoranze; tutelare i valori fondamentali contro ogni tipo di attacco;  resistere ai tentativi di strumentalizzare la religione e la Chiesa a fini etnici o nazionalistici, ricercando una soluzione nonviolenta dei conflitti; migliorare e a rafforzare la condizione e la parità di diritti delle donne in tutte le sfere della vita e a promuovere la giusta comunione tra donne e uomini in seno alla Chiesa e alla società; sviluppare uno stile di vita responsabile e sostenibile; riconoscere la libertà religiosa e di coscienza delle persone e delle comunità ed a fare in modo che esse possano praticare la propria religione o visione del mondo, nel rispetto del diritto vigente; essere aperti al dialogo con tutte le persone di buona volontà, testimoniando la fede cristiana. (IP)

12 aprile - FRANCIA Torna alla grotta di Massabielle la preghiera continua dei cappellani di Lourdes per il mondo intero

Da lunedì scorsa alla grotta del Santuario di Lourdes, in Francia, i cappellani hanno ripreso la preghiera continua. Come per i precedenti confinamenti, si legge sul sito web del santuario mariano, dalle 8 alle 19.30, si prega in diverse lingue per il mondo intero. Oltre alle Messe, sono previsti il tradizionale appuntamento di mezzogiorno dedicato a Maria - in questo periodo pasquale il Regina Coeli -, la preghiera internazionale sette volte al giorno, l’esposizione del Santissimo Sacramento alle 14.30, la recita del Rosario in inglese, francese, spagnolo e italiano, lodi e vespri e altri momenti. È possibile seguire le preghiere on line o attraverso reti televisive collegate, inoltre possono essere presentate intenzioni di preghiera sul portale del Santuario di Lourdes. Compilando un form, le proprie richieste saranno deposte alla grotta di Massabielle. Il Santuario di Lourdes, è aperto, nel rispetto delle norme anti-Covid, dalle 7.45 alle 19. (TC)

12 aprile - PORTOGALLO Legno e plastica riciclata per i Rosari della Gmg 2023

La Giornata mondiale della gioventù che si celebrerà a Lisbona, in Portogallo, nel 2023, guarda con attenzione alla salvaguardia dell’ambiente: per questo, nei giorni scorsi, in vista del mese di maggio, mese mariano per eccellenza, è stato presentato il Rosario ufficiale dell’evento, preparato secondo criteri ecologici. La coroncina di preghiera, spiegano infatti gli organizzatori, “è disponibile in tre diversi modelli e sfida i giovani a dare voce alla spiritualità del popolo portoghese nella sua devozione a Maria”. Nello specifico, sono state progettate due versioni speciali, una in legno e l’altra in plastica riciclata al 100 per cento, entrambi composti dalla Croce della Gmg e dal motto scelto per l’evento, "Maria si alzò e se ne andò in fretta" (Lc 1,39). Sui cinque grani del “Padre Nostro” c'è il riferimento "Gmg Lisbona 2023" stampato nelle lingue ufficiali (portoghese, spagnolo, inglese, francese e italiano). Il terzo modello del Rosario, invece, è quello standard in legno, con la Croce della Gmg. I Rosari sono stati assemblati a mano in una fabbrica di Fatima; per la prima fornitura di quello in plastica, sono stati riciclati circa 175mila tappi di bottiglie. Anche l’imballaggio è fatto di cartone riciclato e usa un linguaggio inclusivo – ovvero il Braille per i non vedenti e i simboli per chi ha difficoltà nella lettura – con lo scopo di rendere la Gmg davvero “un incontro di tutti per tutti”. Il Rosario sarà in vendita dal 15 aprile, ma fin da ora si può prenotare presso i singoli Comitati organizzatori diocesani della Gmg. Il 1.mo maggio, poi, si terrà un momento di preghiera on line, in collegamento con tutti i ragazzi portoghesi. Insieme alla coroncina, è disponibile anche un opuscolo con “I Misteri del Rosario”, per invitare tutti all’orazione. Scritte alla luce del tema della Gmg, le meditazioni sono presentate come un cammino di preparazione spirituale. Nella versione on line, esse saranno accompagnate da una proposta speciale, intitolata “I Misteri della Gmg”, per sfidare i giovani “ad accogliere Gesù nella loro vita, a camminare con Lui, seguire le Sue orme, mostrando a tutti la gioia di credere e vivere”. Nel mese di maggio, “I Misteri della Gmg” saranno disponibili sul web anche in versione audio e nella lingua dei segni. "Come Maria si mise in cammino verso la casa di Elisabetta - scrive il Patriarca di Lisbona, Cardinale Manuel Clemente, nell'introduzione alle meditazioni - anche noi siamo in cammino verso il 2023. Con Maria portiamo Gesù, che attraverso di noi vuole raggiungere molti. Ecco perché la preghiera del Rosario è così importante ". "In un Paese con una forte tradizione mariana come il Portogallo – spiega dal suo canto Monsignor Américo Aguiar, vescovo ausiliare di Lisbona e presidente della Fondazione Gmg Lisbona 2023 - il Rosario non poteva non essere uno degli elementi identificativi della Giornata”.  "La preghiera del Rosario – aggiunge - è una delle caratteristiche universali della Gmg. Pertanto, volevamo uno strumento che fosse facile da maneggiare e di grande semplicità, ma forte nei propositi di inclusione e sostenibilità". Intanto, i preparativi per la Gmg proseguono anche nelle singole diocesi: quella di Porto, ad esempio, ha lanciato l’iniziativa “Risvegliarsi per la missione”. Si tratta di un invito rivolto ad ogni ragazzo affinché, insieme alla sua famiglia o al suo gruppo di catechismo, analizzi un continente e scelga un simbolo, un’immagine, una foto, qualche curiosità o alcune personalità rilevanti che ne raccontino la storia dal punto di vista cristiano e missionario. Il materiale raccolto deve essere allestito a mo’ di presentazione in forma di testo, video, danza o disegno e verrà pubblicata il 23 aprile. L’obiettivo dell’iniziativa, spiegano gli organizzatori, è quello di esortare i giovani a “viaggiare idealmente per il mondo e ad aprire il loro cuore alla fraternità”. (IP)

11 aprile - BRASILE È iniziata oggi la 58.ma plenaria dei vescovi, la prima in modalità on line a causa della pandemia

Si è aperta questa mattina a Brasilia, nella sede della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), la 58.ma Assemblea Generale Ordinaria dei vescovi. La messa di apertura, presieduta dal vescovo ausiliare di Rio de Janeiro e segretario generale della CNBB, monsignor Joel Portella Amado, si è svolta nella Cappella di Nostra Signora di Aparecida con una partecipazione limitata, nel rispetto delle misure sanitarie anti-Covid. Fino al 16 aprile, i lavori si svolgeranno in modalità virtuale, attraverso la Piattaforma Zoom. Tema centrale dell’Assemblea è il Pilastro della Parola proposto dalle Linee guida generali per l’azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile. I vescovi studieranno anche le 30 materie previste negli statuti sulla vita della Chiesa e l’evangelizzazione nel Paese, analizzando l’attuale situazione socio-politica. Discuteranno, inoltre dell’anno vocazionale previsto per il 2023 e dell’anno in corso dedicato a San Giuseppe e alla Famiglia. Fra gli altri argomenti all’ordine del giorno anche il Fondo Nazionale di Solidarietà (FNS) e la pandemia di Covid-19. Oggi viene presentato il rapporto biennale 2019-2020 del presidente della Conferenza episcopale, monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, arcivescovo di Belo Horizonte, e si parlerà dei ministeri concessi alle donne da Papa Francesco. (TC)

12 aprile - SPAGNA 25 aprile, Giornata vocazioni native. Vescovi: sostenere vocazioni in terre di missione con preghiera e accompagnamento

Il 25 aprile, IV Domenica di Pasqua nonché Domenica del Buon Pastore, si celebra la 58.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, per la quale Papa Francesco ha diffuso un messaggio dal titolo “San Giuseppe: il sogno della vocazione”. In Spagna, la ricorrenza coincide con la Giornata delle vocazioni native, organizzata tra gli altri dalla Conferenza dei vescovi (Cee) e quella dei religiosi (Confer), che quest’anno ha per motto “Per chi sono io?”. Due gli obiettivi dell’iniziativa, come si legge in un apposito dossier disponibile sul sito della Cee: “Da un lato, risvegliare in tutti i giovani il tema della loro vocazione, dell’aprirsi alla chiamata di Dio per rispondervi con l’essere per gli altri, che sia una famiglia, un lavoro o una consacrazione speciale. Dall’altro, promuovere nella comunità cristiana e nella società in generale le vocazioni cristiane attraverso la preghiera e l'accompagnamento”. Nello specifico delle vocazioni native, i vescovi iberici spiegano che si tratta di quelle che nascono nelle terre di missione e che spesso hanno difficoltà materiali che ne impediscono la maturazione. “Queste vocazioni hanno ricevuto il Vangelo dai missionari che si è radicato nelle loro culture per diventare una chiave per il futuro delle loro Chiese locali”, sottolineano i presuli, ed è quindi importante celebrare la Giornata a loro dedicata. Quanto al tema scelto per l’evento – “Per chi sono io?” - la Cee e la Confer sottolineano che “si tratta di una domanda che Papa Francesco invita ogni giovane a porsi, perché il cristiano è chiamato ad essere ‘per Qualcuno’, per Colui che è in grado di riempire il suo cuore e la sua vita, cioè per Dio”. La vita cristiana, dunque, è “lo sviluppo di quel dono di sé” che nessuno deve perdere, sottolineano i vescovi e religiosi spagnoli, auspicando che tutti i giovani che “desiderano consacrare la loro vita al Padre trovino il coraggio, l’aiuto spirituale, l'accoglienza della comunità e le risorse necessarie per poter realizzare il piano di Dio nella loro vita”. Per questo, è necessario “far sì che i seminari e i noviziati delle giovani Chiese, dove operano i missionari, possano svolgere il loro compito, contribuendo finanziariamente al loro mantenimento”. La Giornata delle vocazioni native, infatti, “cerca di fare in modo che, nelle terre di missione, non manchino i mezzi umani e materiali per realizzare la vocazione sacerdotale e religiosa dei giovani”. Infine, il sito web della Cee riporta alcuni dati sulle vocazioni in Spagna e nel mondo: attualmente, sono 1.066 i seminaristi maggiori in tutte le diocesi iberiche (62 in meno dell’anno precedente) e 126 (ovvero 2 in più) sono stati ordinati sacerdoti. Nei seminari minori spagnoli, invece, sono presenti 827 seminaristi (l’anno scorso erano 890), dei quali 25 (ovvero 3 in più) sono passati al seminario maggiore. Per quanto riguarda gli istituti religiosi e le società di vita apostolica, secondo le statistiche dell’ottobre 2020, si contano 37.286 membri: 28.323 religiose da 302 congregazioni; e 8.963 religiosi da 109 congregazioni. Ciò significa una diminuzione di 1.402 unità rispetto al 2019. Ma le prospettive sono rosee: si contano, infatti, ulteriori 207 novizi e 90 novizie non inclusi nel conteggio precedente. Altri dati arrivano dalla Cedis, la Conferenza spagnola degli istituti secolari, che riferisce di 2.354 membri (36 in meno rispetto all'inizio del 2020). Ma “in tutti i casi – conclude il dossier - il loro carisma è seguire Cristo e vivere il loro impegno apostolico inserito nel mondo”. (IP)

12 aprile - GIORDANIA Uno studio rivela che nonostante le chiusure dei luoghi di culto a causa della pandemia, la pratica religiosa non è diminuita

Il confinamento dovuto alla pandemia di Covid-19 non ha avuto, in Giordania, un impatto sulla pratica dei riti religiosi, anzi se ne è registrato un aumento, mentre diverse iniziative solidali messe in campo hanno dato vita a nuove forme di volontariato. È quanto emerge da uno studio condotto dal Reale Istituto per gli Studi Interreligiosi (Riifs) e dalla Fondazione Friedrich Naumann i cui risultati sono stati illustrati sabato scorso nel corso di un incontro al quale ha preso parte il ​​vicario patriarcale latino per la Giordania monsignor William Shomali. Lo studio, riferisce abouna.org, esamina l’impatto della pandemia di Covid-19 sulla libertà di culto e i cambiamenti avvenuti a causa del blocco delle attività, evidenziando che la chiusura dei luoghi di culto è stata disposta per preservare la salute e la sicurezza della popolazione e che il governo giordano ha voluto così proteggere il bene pubblico e la salute dei cittadini, senza porsi in contraddizione con la costituzione, nonostante alcune difficoltà. I dati raccolti confermano che la maggior parte dei cittadini è stata colpita dalla decisione di chiudere i luoghi di culto, sia a livello spirituale che psicologico, e che le chiusure hanno avuto conseguenze sociali ed economiche. Diverse associazioni religiose, per questo, hanno cercato di mitigare gli effetti economici della pandemia e i sacerdoti hanno lanciato raccolte fondi e sensibilizzato l’opinione pubblica attraverso omelie e preghiere, anche per esortare le persone a liberarsi dalla paura e dalla tensione nei momenti più difficili. Lo studio, dal titolo “La libertà di culto in Giordania durante la pandemia Covid-19”, evidenzia, inoltre, che occorre prestare maggiore attenzione alla salute mentale e aumentare il coordinamento tra governo, organismi decisori, organizzazioni della società civile, sacerdoti, giornalisti ed esperti di varie discipline, al fine di condividere le informazioni sull’epidemia per intensificare gli sforzi nell’affrontarla. Infine la ricerca raccomanda di promuovere la cooperazione con l’Organizzazione mondiale della sanità, di aumentare la collaborazione con le confessioni religiose per diffondere concetti sulla pluralità, l’accettazione dell’altro e per sensibilizzare sull’importanza della vita comune. (TC)

12 aprile - POLONIA Settimana della Misericordia. Vescovi: siamo tutti chiamati ad essere misericordiosi

Guardare al prossimo, ai suoi bisogni e soprattutto “alle sue carenze spirituali e materiali”: essere misericordiosi significa tutto questo. A ricordarlo è Monsignor Wiesław Szlachetka, presidente del Comitato di beneficenza della Conferenza episcopale polacca (Kep), in un messaggio diffuso ieri, 11 aprile, Domenica della Divina Misericordia che in Polonia dà tradizionalmente inizio alla Settimana della Misericordia. L’iniziativa, che si concluderà il 17 aprile, ha per slogan: "Siamo chiamati alla misericordia". “Questo motto – spiega il presule – rende molto chiaro che, in quanto discepoli di Cristo, siamo chiamati alla misericordia, ad essere misericordiosi, ovvero a non giudicare per non essere giudicati, a non condannare per non essere condannati, a perdonare per essere perdonati, a dare perché ci sarà dato”. Si tratta, in sintesi, di “una sensibilità ai bisogni degli altri, specialmente di chi vive in difficoltà” e questa “innata virtù alla misericordia contraddistingue i polacchi”, nei cui cuori “batte il cuore del Buon Samaritano”. Come esempio di tutto ciò, Monsignor Szlachetka cita gli oltre 40 milioni di valuta locale (pari a 8.826.800 euro) raccolti dalla Caritas Polska da marzo 2020 ad oggi: a donarli sono stati singoli cittadini, aziende private e statali, per aiutare attraverso 182 progetti di beneficenza oltre 300mila persone colpite direttamente o indirettamente dalla pandemia da Covid-19. In particolare, anziani, medici e bambini sono stati al centro dei programmi caritativi, destinati anche ai senza tetto, nonché ad ospedali, case di cura ed ospizi ai quali sono stati donati respiratori, letti, mascherine, guanti e tute protettive. Ai minori, invece, sono stati forniti oltre 400 pc portatili per agevolare la didattica a distanza, insieme a numerose borse di studio, utilizzate da 500 studenti. Il tutto grazie all’aiuto di tanti volontari che “si sono impegnati a fornire assistenza a chiunque ne avesse bisogno”, ha ricordato il presule, esprimendo loro un sincero ringraziamento. Ma nonostante le difficoltà vissute dalla Polonia, dove l’emergenza sanitaria ha provocato, ad oggi, più di 2 milioni di contagi ed oltre 58mila decessi, la Caritas nazionale non ha dimenticato quei Paesi che lottano con tanti problemi, come “lo scarso sviluppo economico, la mancanza di infrastrutture mediche, la carenza di sicurezza sociale”. Monsignor Szlachetka cita, nello specifico, zone critiche come la Siria, l’Iraq e il Libano, per le quali è stato avviato il programma caritativo “Da famiglia a famiglia”, realizzato grazie al contributo di 20mila donatori che hanno devoluto oltre 60 milioni di valuta locale, ovvero più di 13 milioni di euro. Nella Settimana della Misericordia, inoltre, il presule esorta i fedeli a “pregare per chi ne ha bisogno. Anche la preghiera per il nostro prossimo, infatti, rientra tra le opere di misericordia, perché la misericordia ha senso solo se deriva dall’amore”. Istituita nel 2013 dalla Kep, la Settimana della Misericordia si pone l’obiettivo di sensibilizzare i fedeli alle necessità altrui. Le sue origini risalgono, tuttavia, al 1937: il 23 febbraio di quell’anno, infatti, si tenne il primo Congresso nazionale dei direttori diocesani della Cartias Polska che stabilì di organizzare le “Giornate della Misericordia”. Sospesi durante la seconda Guerra Mondiale, tali eventi sono ripresi con regolarità nel 1945 fino al 2013, anno in cui la Settimana ha avuto un’istituzione più organica. Durante l’iniziativa, le parrocchie nazionali possono avviare attività di beneficenza ed organizzare celebrazioni specifiche secondo un apposito programma proposto dai vescovi. (IP)

12 aprile - MYANMAR Cardinale Bo: il Paese vive una vera Via Crucis, appello alla misericordia

“Una vera Via Crucis” fatta di “sangue e lacrime”, “tempi bui”, “oscurità e morte”, “ricordi dolorosi”, “madri che piangono i loro figli”: così il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, in Myanmar, ha descritto la situazione del Paese, ad oltre due mesi dal golpe militare del 1.mo febbraio che ha provocato, finora, più di 600 vittime. In un messaggio diffuso ieri, 11 aprile, Domenica della Divina Misericordia, il porporato ha ricordato, in particolare, “la sofferenza umana” vissuta dalla popolazione, facendo riferimento agli avvenimenti di Myitkyina, capitale dello Stato Kachin, nel Nord del Paese: qui, i primi di marzo, suor Ann Nu Thawng, della Congregazione religiosa di San Francesco Saverio, si è inginocchiata  supplica davanti alle forze di sicurezza in tenuta antisommossa, supplicandole di non sparare sui giovani manifestanti che protestavano pacificamente. “Il mondo ha guardato con stupore la grande testimonianza sacrificale di fronte allo tsunami del male”, ha detto l’Arcivescovo di Yangon, esortando i fedeli a prendere esempio da questa “testimonianza dell’amore redentore”, perché “nelle tenebre, semplici atti di generosità brillano con grande potenza”. “Le buone azioni sono necessarie ovunque, oggi – ha aggiunto – e il Signore della Divina Misericordia ci ricorda di non avere una fede priva di azione”. Per questo, “la Chiesa è stata vicina alla lotta del suo popolo, chiamata ad accompagnarlo nel sangue e nelle lacrime” che ha versato. Forti dunque della speranza della Resurrezione, il porporato ha invitato i fedeli a ricordare che “la vita nascerà dalla morte” e che “Dio può creare meraviglie anche dalla tomba”. In mezzo a “tutte le grandi sfide che affrontiamo oggi – ha continuato il Cardinale Bo - cerchiamo la misericordia di Dio. I tempi sono bui, il cammino sembra impegnativo, abbiamo bisogno della luce della misericordia di Dio nel Myanmar”, perché questo è il messaggio del Signore: “il perdono di fronte alle tenebre, l'amore di fronte all'odio”. Infine, il porporato ha invocato la protezione “dell’amore della Divina Misericordia” su tutto il Paese, affinché “il cuore di Gesù guarisca tutti: gli oppressi e gli oppressori”. (IP)

11 aprile - ARGENTINA Halina Rozanska de Pokhylyak: “La mia missione in carcere a Buenos Aires con Padre Bergoglio”

“Ho conosciuto Papa Francesco quando era Provinciale dei Gesuiti e lo considero uno dei più grandi pontefici, anche perché continua a manifestare la sua vicinanza agli uomini e alle donne del nostro tempo che stanno vivendo una crisi globale senza precedenti dovuta alla pandemia”. La testimonianza esclusiva è di Halina Rozanska de Pokhylyak, 78 anni, originaria di Leopoli, approdata in Argentina con i suoi genitori dopo la Seconda Guerra Mondiale. All’età di 8 anni, la svolta della sua vita: la notizia della morte della nonna, detenuta in Siberia e vittima del regime comunista. Da allora Halina decide di dedicare la sua vita all’assistenza ai carcerati ed oggi, nonostante l’età, tre figli e 9 nipoti, continua il suo servizio dietro le sbarre a Buenos Aires. Tra le esperienze edificanti della sua missione, l’incontro con Bergoglio: “Ricordo che, sia da vescovo che da cardinale, era solito andare in carcere a visitare detenuti ammanettati alle mani e ai piedi, malati di Aids, con condanne lunghissime. Esigeva che venissero messi in condizioni di interloquire e di solito ci riusciva. Così si sedeva accanto a loro e li confessava come nessun altro sacerdote aveva fatto prima. Dopo il suo passaggio si registravano numerose conversioni” racconta la volontaria che può contare anche sul costante supporto dei suoi tre figli: “Ho perso mio marito due anni fa, ma lo sento sempre vicino. I miei ragazzi mi danno una grossa mano sia economicamente, che materialmente. Recentemente ho avuto bisogno del loro aiuto perché la cappella del carcere doveva essere imbiancata. Mia figlia utilizza il computer al mio posto e legge le carte processuali, dato che è avvocato” rivela Halina. Diverse le esperienze personali che hanno segnato la sua missione. Su tutte quella di un detenuto malato terminale a cui ha insegnato a pregare prima di morire. “Aveva un tumore alla gola e continuava a chiedere una sigaretta. Pur non fumando, me la procurai e il giorno dopo mi recai da lui per offrigliela. Gli donai contestualmente una Bibbia. Mi rispose che non l’avrebbe neanche aperta perché era analfabeta. Espresse comunque il desiderio di pregare e mi chiese di insegnargli il Padre Nostro. Mentre lo recitava, vedevo il suo volto rasserenarsi perché ripensava alla sua famiglia e alla sua terra d’origine, la Patagonia. Mi chiese più volte di accompagnarlo nella preghiera. Rinunciò persino ad una delle sue passioni, il calcio, pur di invocare l’aiuto del Signore. Un giorno insistette perché andassi di domenica e, rinunciando agli impegni familiari, lo andai a trovare e pregai con lui tutto il tempo della visita. Tornai due giorni dopo e le guardie mi dissero che si era spento la domenica sera stessa, accompagnato dal conforto dei suoi compagni”. Parlando del dopo carcere, Halina è convinta che: “Quando una persona torna in libertà, è spaventata e non sa muoversi in società. Spesso commette gravi errori. Non viene accettato dagli altri e non gli vengono assicurati i servizi essenziali di sopravvivenza. La nostra risposta deve essere una sola: amarli” continua Halina, indicando che “Non hanno mai ricevuto affetto ed è questo il motivo principale dei loro errori. Dobbiamo avvicinarli alla preghiera anche se è un compito arduo. Ma possiamo riuscirci attraverso l’amore e la vicinanza”. (DD)

11 aprile - ITALIA Cambiare l’informazione significa cambiare il cuore di chi la fa. Libro-inchiesta di Mons. Interguglielmi sul modo di comunicare nella Chiesa

“Comunicare è sempre stata l’azione fondamentale per la Chiesa, fin dalle origini: Andate e annunciate, dice Gesù dopo la Resurrezione agli apostoli”. E’ l’apertura di “Vi porto una buona notizia. Inchiesta sul modo di comunicare nella chiesa, dall’omelia ai social (Tau editrice), l’ultimo libro di mons. Antonio Interguglielmi che ha voluto raccogliere in un volume tutte le testimonianze che lui stesso ha raccolto durante le trasmissioni andate in onda su Radio Giovani Arcobaleno (emittente web cattolica), per fare il punto sull’uso dei mezzi di comunicazione da parte della Chiesa, in particolare rispetto ai cosiddetti new media. “A partire dalla comunicazione più semplice, ma fondamentale, quella dell’omelia che i fedeli ascoltano nella Santa Messa” spiega l’ex Cappellano Rai, attualmente in missione Fidei Donum nella Diocesi di Fano-Fossombrone-Pergola-Cagli, come Delegato diocesano per le questioni giuridiche. “Tutti i mezzi di comunicazione, in primo luogo radio e televisione, sono controllati dai poteri forti, con meccanismi e logiche che spesso si intuiscono, ma anche sfuggono ai più: tutte le persone ai vertici della comunicazione, chi più chi meno, devono rispondere a questo meccanismo, oggi molto lontano dal Vangelo” spiega mons. Intergugliemi, aggiungendo che “La Chiesa deve tenere un rapporto diciamo istituzionale con questi poteri, ma entrare in tali dinamiche significa alla fine rischiare di doversi adeguare a questa logica”. L’indagine condotta dall’autore parte dal “basso” e chiama in causa giornalisti e professionisti della comunicazione che l’autore conosce personalmente. “Nei miei anni a Saxa Rubra” racconta "mi sono convinto che cambiare l’informazione significa cambiare il cuore di chi la fa, avvicinarlo al Vangelo, quello vero, non di struttura: del resto, questa non è la stessa cosa che ha fatto Gesù quando è venuto tra di noi? Non ha chiamato Ponzio Pilato, Erode o gli altri potenti del tempo, bensì pochi e umili pescatori, nemmeno tanto istruiti. Sono loro che hanno cambiato il mondo”. Secondo il Cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna: “La buona comunicazione offertaci da queste pagine rimette al centro l’individuo, la sua relazione con gli altri, la capacità di accoglienza, la generosità cristiana, l’esempio concreto. Per attuare questo disegno, è necessario comprenderne la dialettica e le sue molteplici possibilità, per un uso efficace ed efficiente” scrive il porporato nella prefazione del volume. “Comunione e comunicazione sono termini in armonia, che rimandano ad una gradevole assonanza, e che sono assimilati dallo stesso significato: mettere in comune, trasmettere, essere in relazione. Si percepisce allora che c’è dunque un vero legame tra la notizia, la Buona Notizia, cioè la comunicazione, e la ripercussione del suo annuncio nel rendere partecipi gli altri, nel far circolare una condivisione positiva e rigenerativa per l’uomo” continua il porporato, precisando che “Prendendo spunto dai tanti inviti di Papa Francesco, l’autore dimostra le grandi possibilità offerte dalla rete che non va demonizzata, per i danni che il suo uso sbagliato spesso provoca, ma una opportunità straordinaria per rivelare la bellezza del messaggio cristiano autentico, a tanti sconosciuta”. Il Card. Zuppi conclude indicando che: “Il pregio di questo testo è che si rivolge a tutti noi, non solo a chi si occupa di informazione o di pastorale, ma a chiunque abbia desiderio di utilizzare tutte le modalità di comunicazione, come strumento di rapporti interpersonali nella fede, come approccio a nuove relazioni cristiane, come sollecitazione a un tipo di vita rinnovato, alla luce della Buona Novella”. (DD)

11 aprile - BRASILE La 58esima Assemblea Generale dei Vescovi si avvarrà del supporto di una equipe di giornalisti esperti

Formula vincente non si cambia. E’ la considerazione che ha spinto i vescovi brasiliani a ripetere le esperienze passate, nel campo della comunicazione, affidando ad un gruppo di giornalisti professionisti dell’informazione religiosa la copertura della 58esima Assemblea Generale (on line a partire da oggi). Affiancheranno i colleghi che prestano servizio negli uffici regionali della CNBB, nelle diocesi e nei singoli centri pastorali della Chiesa locale. Lo staff è coordinato da Manuela Castro, referente per la comunicazione della stessa Conferenza episcopale. Castro si è detta “convinta della bontà della scelta” perché considera “un valore aggiunto” la presenza di un team così qualificato: “La loro esperienza offrirà la possibilità di arricchire di contenuti i dibattiti e di far conoscere quello che emerge nel corso dell’Assemblea”. Dello stesso parere Sara Gomes, dell’arcidiocesi di Salvador alla sua seconda esperienza. “E’ un’enorme opportunità per tutti. Dimostra una unità di intenti e pone al servizio della Chiesa le specifiche competenze” sottolinea. Le fa eco Karina de Carvalho, della Regione Sud 2 della CNBB: “E’ un onore, ma anche una responsabilità” spiega, specificando che si tratta di una sfida duplice: “E’ la prima volta per me e, in più, è on line”. Franklin Machado, della Regione Sud 4 della CNBB, è alla sua terza presenza: “Accolgo sempre con favore l’invito perché ritengo questa esperienza molto formativa. Penso soprattutto alla dimensione dell’evento e alla rilevanza che ha non solo in seno alla Chiesa, ma per l’intero ambito sociale. Avere un contatto con tutte le realtà presenti nel paese è arricchente e le aspettative nei confronti di questa assemblea sono forti.” (DD)

11 aprile - MOZAMBICO “Numeri drammatici”. La testimonianza di un missionario portoghese a Pemba

E’ un “nemico senza volto” quello di cui parla Padre Ricardo Marques, lanciando un accorato appello alla comunità internazionale. Il missionario portoghese, a Pemba dal 2015, parla di “situazione drammatica” quella che stanno vivendo le comunità del nord a seguito degli attacchi terroristici. “Più di 3.000 morti ed oltre 800.000 sfollati in tutta la provincia” rivela all’agenzia stampa dei vescovi portoghesi “Ecclesia” il sacerdote, che è anche parroco della chiesa locale intitolata a Maria Ausiliatrice. Padre Marques parla di “famiglie spezzate” e di migliaia di persone scomparse. “La maggioranza si rifugia nella boscaglia, fuggendo da morte certa, e ci sono persone che non sanno dove si trovano i loro parenti, se sono ancora vivi o morti”. A causa dei combattimenti nella zona tra forze di sicurezza statali e gruppi armati, miliziani jihadisti di al-Shabaab, collegati all’Isis, i civili continuano a fuggire. Un recente attacco dei ribelli nella città costiera di Palma ha costretto alla fuga almeno 11.000 persone, con altre migliaia che sarebbero rimaste intrappolate all’interno dell’area. I civili sono arrivati a proprio a Pemba e a Nangade, Mueda e Montepuez dal 24 marzo, all’indomani dell'attacco.  Si tratta per lo più di donne e bambini. “Non conosciamo le motivazioni di quello che sta succedendo” riprende il missionario. “Con l'escalation della violenza, si stanno riaccendendo vecchi rancori. Non possiamo far cadere quanto sta avvenendo in questa parte di mondo nell’oblio. È necessario un intervento urgente, prima che sia troppo tardi. Mi appello, quindi, a tutte le autorità e alle persone di buona volontà, affinché si trovi presto una soluzione che metta fine a questa guerra devastante”. Intanto l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) ha fatto sapere che il numero delle persone costrette alla fuga  nel Mozambico settentrionale potrebbe superare la soglia del milione entro giugno se la violenza in corso non si ferma. Padre Ricardo Marques racconta che la popolazione teme che gli attacchi possano interessare presto anche Pemba. “Il pericolo è reale” afferma, aggiungendo che “Finché il governo mozambicano non assumerà un atteggiamento più deciso e non accetterà gli aiuti stranieri, continueranno a registrarsi morti e la possibilità di perdere questa provincia a causa del terrorismo sarà molto alta”. Il missionario sostiene che la sola voce profetica a sostegno di questo popolo martoriato sia quella di Papa Francesco: “Ha denunciato le ingiustizie e le continue violazioni dei diritti umani”. Per quanto riguarda l’impegno della Chiesa, il sacerdote racconta: “Cerchiamo di essere la voce dei senza voce, di dare spazio al grido delle vittime. Cerchiamo di portare parole di conforto e consolazione a tutte le famiglie e, per quanto possibile, in collaborazione con le autorità civili, la Caritas diocesana e alcune ONG, aiutiamo le famiglie più bisognose portando loro beni di prima necessità”. A Pemba gli sfollati sono stati sistemati nelle aree messe a disposizione dal governo ma, secondo Padre Ricardo Marques “vivono senza le condizioni minime di igiene. Si tratta di grandi nuclei, 30/40 persone a famiglia, che occupano un breve spazio di terra. Molti di loro non hanno riparo dal sole e dalla pioggia”. A questo si aggiunge la preoccupazione per la diffusione del Covid, anche se, conclude il missionario portoghese, considerata la drammatica situazione “Il virus non è considerato elemento discriminante per l’accoglienza. Sarebbe una condanna a morte per tanti innocenti”. (DD)

10 aprile - INDIA Convertirsi a un’altra religione si può. La Corte suprema respinge ricorso contro conversioni forzate. Vittoria per le minoranze 

Importante vittoria per le minoranze religiose in India. Il 9 aprile, la Corte suprema ha respinto un ricorso presentato da un avvocato membro del partito nazionalista Bharatiya Janata Party (BJP) che chiedeva l’introduzione di una legge nazionale per regolamentare le conversioni ad un’altra religione, confermando che qualsiasi cittadino maggiorenne è libero di scegliere la religione che vuole. Secondo la Corte, infatti, un simile provvedimento sarebbe incostituzionale, in quanto la Legge fondamentale indiana garantisce a ogni cittadino il diritto di professare, praticare e propagare la religione di sua scelta. “C’è un motivo per cui la parola ‘propagare’ è scritta nella Costituzione”, ha sentenziato il giudice. Grande la soddisfazione della Chiesa indiana per una decisione che crea un importante precedente in un momento in cui diversi Stati indiani, sotto la spinta del partito di governo, stanno introducendo ulteriori giri di vite contro le cosiddette “conversioni forzate”. In questo senso si è espresso padre Babu Joseph, ex portavoce della Conferenza episcopale (Cbci). La sentenza arriva "al momento giusto, poiché i gruppi pro-indù chiedono a gran voce una legge nazionale per vietare le conversioni accusando i missionari cristiani di usare mezzi fraudolenti per convertire i dalit poveri e i tribali", ha dichiarato il sacerdote all’agenzia Ucanews. Finora otto Stati indiani hanno introdotto leggi anti-conversione, che spesso prendono di mira le minoranze musulmane e cristiane. Quattro di essi, l’Uttar Pradesh, Uttarakhand il Madhya Pradesh e da ultimo Gujarat, tutti a guida Bjp, hanno recentemente approvato ulteriori emendamenti che estendono il campo di applicazione della normativa esistente al matrimonio, con il pretesto di frenare il cosiddetto "Love Jihad", termine coniato alcuni anni fa per demonizzare i matrimoni tra uomini musulmani e donne non musulmane. Se formalmente queste nuove leggi mirano a punire le conversioni fatte con la violenza o con l’inganno, di fatto, come denunciano i suoi detrattori, vengono utilizzate per criminalizzare tutte le conversioni e limitare la libertà religiosa delle minoranze. (LZ)

10 aprile - AUSTRALIA Morte del cardinale Cassidy. Il cordoglio dei vescovi australiani

"Il cardinale Cassidy ha mostrato non solo abilità diplomatiche e astuzia politica, ma anche autenticità umana e buon senso. C'era una semplicità in tutto questo: la semplicità di un uomo chiamato ad alte cariche nella Chiesa, ma con gli occhi puntati fermamente su Gesù Cristo". Con queste parole l'arcivescovo Mark Coleridge, presidente della Conferenza episcopale australiana ricorda il Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, scomparso stamani all’età di 96 anni nella città australiana di Newcastle. Il cardinale Cassidy era nato a Sydney il 5 luglio 1924. Ordinato sacerdote nel 1949, era entrato nella Pontificia Accademia Ecclesiastica nel 1953, dopo avere studiato Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense di Roma. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede, aveva svolto diversi incarichi in vari Paesi prima di essere promosso nel 1988 da San Giovanni Paolo II a Sostituto della Segreteria di Stato per gli Affari Generali, incarico ricoperto fino al 12 dicembre 1989, quando fu nominato Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, assumendo contestualmente l'incarico di Presidente della Commissione per i rapporti con l'ebraismo. Creato cardinale nel 1991, aveva rinunciato alla presidenza del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani nel 2001 per raggiunti limiti di età. Monsignor Mark Coleridge ricorda lo “stile amichevole e concreto” del suo servizio in Vaticano e in particolare negli anni alla guida del dicastero per l’unità dei cristiani. In un messaggio di cordoglio l’arcivescovo di Sydney, monsignor Anthony Fisher OP, evidenzia la “notevole eredità” lasciata alla Chiesa, “soprattutto nel campo ecumenico": "Pochi altri australiani hanno avuto un impatto così profondo nella Chiesa cattolica a livello internazionale e sono sicuro che continuerà a ispirare i leader della Chiesa per molti anni a venire", afferma il presule. L'arcivescovo di Melbourne, monsignor, Peter A. Comensoli definisce il cardinale Cassidy  “un meraviglioso uomo di Dio e servitore della Chiesa e uno straordinario australiano”. (LZ)

10 aprile - PAKISTAN Altre due infermiere cristiane accusate ingiustamente di blasfemia

Ancora due vittime della controversa legge sulla blasfemia in Pakistan. Due infermiere cristiane hanno rischiato il linciaggio e sono attualmente in detenzione in un commissariato di polizia a Faisalabad con l’accusa di vilipendio al Corano, reato punibile ai sensi dell’articolo 295-B del codice penale con l’ergastolo. I fatti – riporta l’agenzia Ucanews – risalgono alla mattina dell’8 aprile. Secondo alcuni colleghi dell’ospedale civile della città, Newish Urooj, una studentessa in infermieristica, avrebbe strappato deliberatamente da un armadio uno sticker contenente una citazione del Corano riferita al Profeta Maometto profanandolo. L’altra infermiera, Mariam Lal , si sarebbe resa complice della profanazione mettendo in tasca l’adesivo. Colte sul fatto, il giorno successivo, quando si sono recate sul posto di lavoro, le due donne sono state aggredite fisicamente e denunciate per blasfemia. L’arrivo della polizia ha evitato il peggio e le due donne sono attualmente in stato di fermo al commissariato, dove ieri è giunta in visita una delegazione di sacerdoti e di membri della Commissione nazionale per la giustizia e la pace guidata dal vescovo  di Faisalabad, monsignor Indrias Rehmat. Quello di Newish Urooj e Mariam Lal è l’ultimo di una lunga lista di vittime cristiane della Legge sulla blasfemia (formata dagli articoli 295a, 295b e 295c del Codice Penale pakistano) che prevede l'ergastolo o la pena di morte per il reato di vilipendio al Profeta Maometto, all'Islam o al Corano. Una legge salita agli onori delle cronache mondiali in particolare con il caso di Asia Bibi, liberata dopo essere stata detenuta ingiustamente per anni, e più volte denunciata dalle minoranze religiose del Paese per il suo carattere persecutorio e gli abusi. Un numero sproporzionato di accuse e denunce per blasfemia viene infatti presentato contro le minoranze religiose con effetti devastanti sulla vita degli accusati e delle loro famiglie. Non sono rari i casi in cui le vittime vengono uccise. La legge viene usata dai gruppi islamisti non solo contro le minoranze religiose, ma anche per guadagnare consenso politico e a nulla sono valsi i tentativi di modificare il Codice penale. “Le accuse di blasfemia seguono sempre lo stesso schema”, denuncia a Ucanews suor Genevieve Ram Lal, che condanna l’arresto. “Siamo senza speranza e impotenti. I cristiani rispettano tutte le religioni. Il governo dovrebbe proteggerli ", afferma la religiosa, che dirige l'Organizzazione delle donne cattoliche del Pakistan. Anche una delegazione della Minorities Alliance Pakistan (Map), associazione che rappresenta le minoranze religiose in Pakistan , ha fatto visita al commissariato di polizia dopo l'arresto delle due infermiere. “Abbiamo chiesto di avviare un'indagine sul caso prima di registrare la denuncia che distruggerebbe le loro vite e abbiamo spiegato ai funzionari di polizia che entrambe le infermiere si sono presentate sul posto di lavoro il giorno successivo. Si sarebbero nascoste se fossero state colpevoli", ha dichiarato il presidente del Map Akmal Bhatti.  A gennaio, un’altra infermiera cristiana, Tabitha Nazir Gill, era stata schiaffeggiata e spogliata perché accusata di blasfemia in un ospedale di Karachi dove aveva lavorato per nove anni. Da allora la donna è entrata in clandestinità. (LZ)

10 aprile - PAKISTAN Vescovi mettono in guardia i fedeli da un sedicente movimento cristiano che promuove guarigioni in tv

I vescovi pakistani mettono in guardia i fedeli da un sedicente movimento cristiano denominato “Jesus Plus” che sta facendo proseliti in alcune comunità cristiane nel Punjab. A promuoverlo - riporta l'agenzia Ucanews - un pastore, Shakeel Bhatti, grazie a un canale televisivo da lui fondato a Faisalabad, il “Jesus Plus TV International”, che propone sedute di preghiera e guarigione. "Tali termini sono usati per annunci commerciali e servono ad attirare fedeli”, avverte la Commissione per la catechesi della Conferenza episcopale pakistana. “Viviamo nell’era della manipolazione: falsi dotti ingannano sui social media e spingono i fedeli nel pozzo profondo e oscuro della disinformazione. Offrono una fede nuova di zecca nell'avidità o nella ricchezza”, si legge in un comunicato. Secondo il segretario della Commissione, padre Emmanuel Neno, queste sedicenti chiese “Jesus Plus” stanno crescendo nel Paese. "Ma non sono chiese, sono ong", puntualizza all’agenzia Ucanews. Il pastore Shakeel Bhatti respinge le accuse: “Il nostro nome è ispirato ai versetti biblici sulla fusione nell’unico Corpo di Cristo. Ci stiamo semplicemente concentrando sulle chiese domestiche nel Punjab per diffondere il Vangelo. Più di 300 famiglie sono i membri del nostro movimento in tutto il Paese ", ha dichiarato Bhatti. (LZ) 

10 aprile - NORD IRLANDA Scontri a Belfast. Chiese: a rischio la pace e il processo di riconciliazione avviato 23 anni fa con l’Accordo del Venerdì Santo 

Nonostante gli appelli alla calma del premier britannico Boris Johnson e dell’omologo irlandese Micheál Martin e la morte del Principe Filippo di Edimburgo, non accennano a placarsi le violenze a Belfast, in Irlanda del Nord, teatro da oltre una settimana di violenti scontri tra polizia, gruppi di giovani unionisti fedeli al Regno Unito e altri di avversari indipendentisti, sostenitori della riunificazione con l’Irlanda. Secondo quanto riferisce la stampa locale nella serata di ieri diversi poliziotti sono intervenuti nella capitale nordirlandese, dove gruppi di giovani hanno lanciato molotov e incendiato cassonetti. Il bilancio della settimana è di decine di poliziotti feriti e diversi arresti tra i manifestanti. A scatenare le proteste sono stati l’applicazione del Protocollo sull’Irlanda del Nord previsto dagli accordi sulla Brexit con i controlli al confine marittimo con la Gran Bretagna e la mancata inchiesta sul funerale di un ex membro dell’Ira con la violazione delle norme anti-Covid e la partecipazione di diversi esponenti dello Sinn Fein. Si ipotizza anche la reazione delle gang a recenti operazioni anti-droga che hanno decapitato i vertici di diversi clan locali. Il riaccendersi delle tensioni comunitarie proprio nei giorni in cui ricorre il 23.mo anniversario dello storico Accordo del Venerdì Santo, siglato il 10 aprile del 1998 segnando profondamente il percorso verso la pace nella regione dopo quasi tre decenni di conflitto armato tra cattolici indipendentisti dell’Ira e protestanti lealisti, preoccupa anche le Chiese nord-irlandesi. Preoccupazione espressa lunedì scorso da quattro vescovi anglicani di Armagh, Down and Dromore, Derry and Raphoe e Connor, che hanno lanciato un appello congiunto ai giovani manifestanti all’immediata cessazione delle violenze. “Ogni rimostranza politica e le risposte a queste rimostranze devono rimanere nell’ambito della legalità e va risolta nel rispetto dell’ordine costituzionale”, scrivono i leader religiosi anglicani nord-irlandesi. “Non è mai accettabile che qualcuno attacchi gli agenti di polizia con bombe molotov, pietre e fuochi d'artificio rischiando di causare lesioni gravi o peggio”. “La PSNI [le forze di polizia in Nord Irlanda, ndr] svolge un lavoro straordinariamente difficile e merita il nostro sostegno”, prosegue la dichiarazione. “Le persone possono criticare la polizia, ma c'è una sede per questo, e qualsiasi critica dovrebbe sempre essere espressa con rispetto". I vescovi anglicani hanno quindi esortato i giovani coinvolti negli scontri pensare al loro futuro, ricordando che se arrestati e condannati avrebbero precedenti penali con conseguenze che si porteranno dietro per tutta la loro vita. “Scontrarsi e distruggere non è mai la risposta, serve solo a dividere la nostra comunità", afferma la dichiarazione. Infine, l’appello a tutti alla calma e a non accendere ulteriormente gli animi: “Spetta a tutti noi scegliere con cura le nostre parole e le nostre azioni - in ogni momento - e non fare e dire nulla che possa mettere a repentaglio la pace o sconvolgere il fragile equilibrio da cui dipende il nostro sistema politico”, conclude la dichiarazione. Le conseguenze delle violenze sul lungo e difficile processo di riconciliazione nella regione , nell’anno in cui, tra l’altro, si celebra il centenario della Partition, la divisione dell’Irlanda tra nord e sud, sono stati richiamati anche da Nicola Brady, segretaria generale del Consiglio delle chiese d’Irlanda.  “Le violenze sono un pericolo reale, sia in termini individuali che collettivi”, afferma Brady in un’intervista all’agenzia Nev. “Come Chiese vogliamo ricordare a tutti cosa è stato raggiunto con [l’Accordo del Venerdì Santo], che ha rappresentato la fine della violenza. Ma siamo anche molto chiari: la riconciliazione non è finita con la firma di quegli accordi. Continuiamo a lavorare, quindi, per un percorso di pace”. Secondo le Chiese irlandesi, occorre tornare allo spirito di quell’accordo “un momento di grande speranza per il mondo intero”, ricorda la segretaria dell’Icc. "Occorre dire a tutte le parti in causa ‘la tua identità sarà sempre rispettata’, che tu ti consideri irlandese, britannico o entrambe le cose o nessuna delle due. Tutti meritano di essere inclusi e compresi”, ha aggiunto Brady. (LZ)

10 aprile - ETIOPIA Più di sei milioni i cittadini etiopici che hanno beneficiato degli aiuti umanitari della Chiesa locale nel 2020

Sono più di sei milioni i cittadini etiopici di ogni credo e appartenenza etnica che hanno beneficiato dei programmi di aiuto promossi nel 2020 dalla Chiesa cattolica locale attraverso la Commissione sviluppo e affari sociali della Conferenza episcopale (Ecbc). Lo ha reso noto la stessa commissione in un comunicato diffuso questa settimana al termine della sua assemblea annuale alla quale ha presenziato anche il cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba. L’organismo - riporta il blog dell'Amecea, l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale - ha finanziato 189 progetti in vari ambiti: assistenza sanotaria, educazione, fornitura di cibo e acqua potabile, assistenza sociale e pastorale ai rifugiati e sfollati interni. Questo in un anno, il 2020, segnato da numerose calamità: dalla pandemia del Covid-19, all’invasione delle locuste che da oltre un anno infesta il Corno d’Africa, alle alluvioni ai conflitti armati, come quello nel Tigray che oltre a morte e distruzione, ha fatto crescere drammaticamente il numero di persone dipendenti dagli aiuti umanitari nella regione. Secondo il rapporto presentato all’assemblea, oltre ai progetti realizzati direttamente dalla Commissione, la Chiesa cattolica etiopica ha anche raccolto circa 960.000 dollari da partner internazionali che sono stati utilizzati per l'acquisto e la distribuzione di cibo, articoli non alimentari e dispositivi di protezione Covid-19 per il personale che lavora nelle istituzioni sanitarie cattoliche. A questi vanno aggiunti 1.920.000 dollari impiegati per fornire assistenza finanziaria e alimentare agli sfollati interni e al Tigray devastato dalla guerra. E a proposito del conflitto in atto nella regione settentrionale dell’Etiopia, la Commissione ha colto l’occasione per rilanciare l’appello ai belligeranti a deporre le armi e a risolvere il conflitto con il dialogo, denunciando le gravi violazioni dei diritti umani e l’uccisione di migliaia di civili innocenti. Nel Tigray, lo scontro tra l’esercito etiope e i ribelli secessionisti del del Tplf, iniziato lo scorso 4 novembre, ha costretto alla fuga la popolazione e in 60mila hanno cercato rifugio nel vicino Sudan. Complessivamente si stima in almeno 2,3 milioni il numero di tigrigni ridotti all’indigenza, mentre più di 2,5 milioni sono gli sfollati interni. A preoccupare sono anche i circa 96mila rifugiati eritrei ospitati in diversi campi, dove c’è urgente bisogno di assistenza sanitaria, cibo, protezione per le categorie più vulnerabili e accesso all’acqua, indispensabile per le necessità alimentari e per garantire le condizioni minime di igiene. Un milione di persone dipendeva dagli aiuti umanitari già prima del conflitto. Il piano di aiuti della Chiesa cattolica etiopica, le cui strutture e le chiese sono state danneggiate e saccheggiate anche ad Adigrat, comprende la distribuzione di generi alimentari e di prima necessità, ma anche aiuti sanitari, il ripristino dell’agricoltura e l’aiuto ai profughi nei campi in Sudan. (LZ)

10 aprile - ITALIA In arrivo il sussidio ecologico per l’Estate Ragazzi e i Grest 

“Non dobbiamo raccontare una storia, ma dobbiamo far vivere ai ragazzi un'esperienza, per cui tutto, dai giochi alle attività, dalle avventure raccontate alla scenografia, coinvolge all'interno di un ambiente e di un tema: quest'anno si è scelto il tema dell’ecologia integrale e della Laudato si’ di Papa Francesco”, nell’Anno speciale di anniversario dell’enciclica del Pontefice del 2015. Così don Valter Rossi, direttore del Dossier Catechista della Elledici anticipa “Sei dei nostri!”, il tradizionale sussidio della editrice salesiana ideato per l’Estate Ragazzi, i Grest, i campi scuola, le realtà cioè che - con centri estivi, animazioni e iniziative - accompagnano i più giovani dopo la fine dell’anno scolastico. Ne è stata un esempio l’Estate Ragazzi voluta lo scorso anno dal Papa all’interno delle mura vaticane, come oratorio estivo animato da giochi, sport e attività ludiche. Il sacerdote salesiano è uno dei curatori dell’edizione 2021, in uscita questo mese. In nove capitoli, il sussidio ospita le vicende di Nonno Eco e della nipotina Jia: “girano per il mondo incontrando vari personaggi, esperti di ecologia, persone impegnate socialmente, ponendo loro domande e cercando, non senza confrontarsi con figure che li metteranno in difficoltà, di aiutare il mondo a migliorare”, spiega don Valter. Il lavoro nasce dalla collaborazione della Elledici con il settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e con varie realtà impegnate nella cura della casa comune. A fare da filo conduttore sono le tematiche proprie della Laudato si’, dalla risposta al grido della terra e dei poveri alla spinta verso altri modi di intendere l’economia e il progresso, dall’adozione di uno stile di vita alternativo, superando l’individualismo, all’istruzione per creare consapevolezza ecologica, dal coinvolgimento comunitario nella cura della creazione ad una spiritualità capace di riscoprire e valorizzare la casa comune. “Quella della Laudato si’ - chiarisce ancora il religioso, che cura i sussidi da fine anni Ottanta - è per noi una rivoluzione vera e propria a livello ecclesiale e della società. Oggi non c'è più l'idea di una proposta religiosa all'interno della Chiesa, delle mura del catechismo o dell'oratorio, ma si tratta di compiere veramente un’uscita: andare verso i problemi per incontrare altre persone, in una collaborazione variegata”. “Ormai i nostri centri estivi - osserva - accolgono ragazzi di ogni tipo, non soltanto quelli del catechismo. Quello della consapevolezza ecologica è poi un terreno comune che trova coinvolti anche giovani di altre etnie: nelle nostre realtà ci sono il cattolico, il non cattolico, il musulmano. Tutti trovano un luogo comune, di coesione”, mette in luce il direttore del Dossier Catechista dell’editrice. Sull’impegno con i più piccoli si sofferma in particolare l’altro curatore del sussidio, Enrico Molineri. Si punta a “trasmettere dei valori ai ragazzi, far conoscere loro delle tematiche molto importanti per la vita, ma - ci tiene a chiarire il cooperatore salesiano - in un modo vivace e avventuroso, rendendoci conto di quanto sia importante trattare bene la nostra casa comune: il senso del sussidio è inoltre quello che, se si affrontano insieme e con gioia, i grandi problemi si riescono a superare”. La storia di Eco, Jia e dei loro amici è corredata da schede tematiche e contenutistiche, approfondimento dell’enciclica del 2015, ma anche da giochi, attività di gruppo e proposte di laboratori, oltre che di preghiere per iniziare o concludere le giornate. Il sussidio è pensato nell’ottica delle restrizioni per il coronavirus, che verosimilmente continueranno a limitare le esperienze di massa dei centri estivi, con gruppi più piccoli di animatori e bambini. “La pandemia in qualche modo ci ha tolto quello che spesso diamo per scontato, la compagnia, la fraternità, lo stare assieme, che sono invece così importanti”, sottolinea don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. “Credo davvero - riferisce - che Estate Ragazzi, quest'anno ispirata alla Laudato si’, sarà ancora più bella, per tornare a stare assieme come un’unica famiglia”, pure nell’ottica dell’ultima enciclica del Pontefice, Fratelli tutti. (GA)

9 aprile - COREA SUD Anno Laudato si’. Vescovi impegnati nella cura del Creato

Sono impegni diversificati e a lungo termine quelli presi dai vescovi della Corea del Sud per l’Anno Laudato si’, iniziato nel 2020 e in corso fino al prossimo 24 maggio. Indetto dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale per celebrare i cinque anni di pubblicazione dell’omonima Enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune, lo speciale Anno ha visto la Chiesa di Seoul approntare un piano settennale di azione collettiva per la salvaguardia dell’ambiente e l’ecologia integrale, con l’obiettivo di ottenere un mondo sostenibile. I vescovi si sono impegnati a lavorare a vari livelli in ogni diocesi, in ogni istituzione e insieme ai singoli credenti per curare il Creato e alleviare le sofferenze dei poveri. "Non possiamo lasciare in eredità alle generazioni future una terra che sta morendo – hanno affermato – La Chiesa cattolica coreana deve partecipare attivamente alla salvaguardia dell’ambiente, in unione con la Chiesa universale”. Arcidiocesi e diocesi del Paese, quindi, hanno dato il via a programmi e attività specifiche: ad esempio, Uijeongbu, diocesi a 20 chilometri da Seoul, ha lanciato ufficialmente il suo "Piano d'azione” a febbraio. Ora, la Commissione diocesana per la Pastorale del Creato sta guidando la campagna di sensibilizzazione per un’azione pastorale che abbia un approccio ecologico integrato alla società, all'economia, alla cultura e alla vita quotidiana. Focus dell’iniziativa sono l’educazione, la solidarietà e la pratica ambientale. La Commissione ha creato, inoltre, un database consultabile on line nel quale sono stati memorizzati documenti e filmati utili per accrescere nei fedeli la consapevolezza sulla crisi provocata dai cambiamenti climatici, soprattutto nel difficile contesto della pandemia da Covid-19. Centrale anche la decisione di puntare sull’agricoltura sostenibile: in un’area allestita presso la Cattedrale locale, si coltiva senza usare pesticidi o fertilizzanti e si irriga senza spreco d’acqua: semplicemente, non si rimuove l’erba tagliata perché trattiene l’umidità. Escluso inoltre l’utilizzo della plastica o di materiali monouso. L’Arcidiocesi di Seoul, invece, si è concentrata sulla “spiritualità ecologica”: per questo, il “Piano d’azione” approntato include la celebrazione di Messe speciali per il pianeta, ritiri spirituali e incontri di preghiera sulla salvaguardia dell’ambiente. L’Arcidiocesi mira a promuovere, poi, l’educazione alla tutela dell’ambiente per tutte le fasce di età, a partire dai bambini per arrivare agli adulti, e per tutte le categorie, dai leader politici a quelli religiosi. (IP)

9 aprile - CANADA Vescovi: eutanasia e suicidio assistito sono un’uccisione deliberata della vita umana

“La nostra posizione rimane inequivocabile: l'eutanasia e il suicidio assistito costituiscono l’uccisione deliberata della vita umana in violazione dei Comandamenti di Dio; essi erodono la dignità condivisa impedendo la considerazione, l’accettazione e l’accompagnamento di coloro che soffrono e muoiono. Inoltre, minano il dovere fondamentale che abbiamo di prenderci cura dei membri più deboli e vulnerabili della società”: con queste parole, la Conferenza episcopale del Canada (Cccb) condanna la recente approvazione del disegno di legge C-7 che amplia la possibilità di ricevere l’assistenza medica per morire (Maid), precedentemente riservata solo a coloro che avevano “una ragionevole prevedibilità di morte naturale”. La normativa infatti espande la Maid a persone che potrebbero non essere a rischio di morte imminente, ma che hanno raggiunto uno stato di “intollerabile sofferenza fisica o psicologica” a causa di una malattia incurabile o una disabilità. In una nota a firma di Monsignor Richard Gagnon, Arcivescovo di Winnipeg e presidente dei vescovi, la Chiesa cattolica canadese ribadisce invece che “la vita umana deve essere protetta dal concepimento alla morte naturale, in tutte le fasi e in tutte le condizioni”, mentre con l’approvazione della nuova legge i malati mentali e i disabili potrebbero ricevere pressioni “fin troppo reali, pericolose e potenzialmente distruttive”. I vescovi, poi, esprimono la loro gratitudine e manifestano il loro sostegno a tutti gli operatori sanitari e i volontari “compassionevoli” che “continuano a difendere la vita resistendo all'eutanasia e al suicidio assistito, promuovendo la cura della famiglia, degli amici e delle persone care nella loro sofferenza, o assistendo i malati e i moribondi”. Di qui, l’appello della Cccb ad incentivare “un accesso rapido alle cure per la salute mentale, al sostegno sociale per i malati di mente e per i programmi di prevenzione del suicidio”, tutelando anche i malati cronici, chi soffre di patologie degenerative o chi vive isolato in strutture per la lunga degenza. Al contempo, i vescovi canadesi citano la Lettera “Samaritanus bonus sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita”, diffusa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel settembre del 2020 e nella quale si afferma:” Il dolore e la morte non possono essere i criteri ultimi che misurano la dignità umana, la quale è propria di ogni persona, per il solo fatto che è un essere umano”. Agli uomini e donne di fede, inoltre, i presuli di Ottawa lanciano un incoraggiamento: “Non perdetevi d’animo. Vi accompagneremo nella preghiera e nella difesa vigile contro una cultura della morte che continua ad erodere la dignità della vita umana nel nostro Paese”. Dalla Cccb arriva anche il richiamo alla possibilità dell’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari che si oppongono all’eutanasia e al suicidio assistito: “Sarebbe inaccettabile – prosegue la nota – se fossero costretti a partecipare ad atti che la loro coscienza considera moralmente sbagliati”. Tanto più che “l'uccisione diretta di una persona non può mai essere considerata un dovere”. Per questo, i presuli si dicono “categoricamente contrari a permettere che l'eutanasia e il suicidio assistito abbiano luogo in istituzioni cattoliche”. Forte inoltre l’esortazione a promuovere le cure palliative che “sono benefiche per le condizioni fisiche, emotive e spirituali di un paziente, specialmente se fornite precocemente”. Esse infatti possono “alleviare e controllare il dolore e la sofferenza fisica, psicologica e spirituale, così come la solitudine e l'isolamento, i sentimenti di perdita di dignità e il peso dell'assistenza spesso sperimentato dalla famiglia, dagli amici e da chi assiste i malati”. “Le cure palliative, e non l'eutanasia o il suicidio assistito, sono la risposta compassionevole e solidale alla sofferenza e al morire”, sottolineano ancora i vescovi canadesi. La chiamata ai fedeli è anche all’impegno ed al coinvolgimento a livello individuale, parrocchiale e comunitario per “continuare a fare pressione sui politici eletti riguardo a questi temi”. “Preghiamo seriamente per una nuova effusione di grazia – conclude la nota episcopale - in modo che la paura e la disperazione sperimentate da molti lascino il posto al coraggio e alla speranza e affinché tutti possano accogliere la chiamata a sostenere i sofferenti e i moribondi con lo sguardo amorevole e compassionevole di Cristo Risorto”. (IP)

9 aprile - ZAMBIA Presidente vescovi: “Tutela minori è responsabilità di tutti, senza eccezioni”

La creazione di un ambiente sicuro per bambini e adulti vulnerabili è responsabilità di tutti, senza eccezioni: lo ha affermato il presidente della Conferenza episcopale in Zambia (Zccb), Monsignor George Lungu, intervenuto in questi giorni ad un incontro virtuale riservato ai responsabili diocesani per la tutela dei minori. “Molto dipende da voi – ha detto il presule – e da tutti coloro che sono un punto di riferimento nelle varie diocesi. La Chiesa ha fiducia in voi ed attinge alla vostra esperienza per rinnovare la pastorale e promuovere la salvaguardia dei bambini”. La Zccb “ha dichiarato guerra al crimine degli abusi sessuali, fisici ed emotivi sui minori – ha sottolineato Monsignor Lungu – così come alla negligenza di chi non offre loro i beni essenziali”, facendoli finire nel dramma dello “sfruttamento”. Per questo, il presule ha richiamato la necessità che la Chiesa si ponga alla guida della lotta senza mezzi termini agli abusi sui minori, per il bene della nazione e delle comunità. Ma per far sì che questa lotta abbia successo, il presidente dei vescovi in Zambia ha esortato combattere un nemico in particolare, ovvero “la promozione di una cultura del silenzio e la morte della sensibilità di fronte a mali sociali così gravi”. “Se la Chiesa soprattutto resta silenziosa e inattiva, come può militare contro l’abuso dei minori?” è stata la domanda fondamentale posta dal presule. Il suo auspicio è stato dunque che i responsabili diocesani di settore riescano a formarsi in modo adeguato per promuovere attività in grado di creare un ambiente sicuro per i minori, sia nelle aree più remote che in quelle più sviluppate del Paese. (IP)

9 aprile -REGNO UNITO Morto Filippo di Edimburgo. Cordoglio unanime di cattolici e anglicani

Sua Altezza Reale il principe Filippo, Duca di Edimburgo “è stato un esempio di lealtà incrollabile e di dovere offerto con gioia”: così il Cardinale cattolico Vincent Nichols, Arcivescovo di Westminster, nel Regno Unito, ricorda in una breve nota il principe consorte della Regina Elisabetta II, scomparso oggi all’età di 99 anni nel Castello di Windsor. “Prego per la Regina e per tutta la famiglia reale – prosegue il porporato – Quanto ci mancherà la presenza e la personalità del principe Filippo, così pieno di vita! Possa riposare in pace”. E il medesimo cordoglio viene espresso anche dal Reverendo Justin Welby, Arcivescovo anglicano di Canterbury, che piange la scomparsa di Filippo e la sua “straordinaria vita di servizio dedito”. Il suo “immancabile sostegno” e la sua “incessante lealtà” alla Regina Elisabetta vengono ricordate dal Reverendo Welby, che in una nota sottolinea come Filippo abbia “costantemente messo gli interessi degli altri davanti ai propri, offrendo un esempio eccezionale di servizio cristiano”. “Maestro nel mettere le persone a proprio agio e nel farle sentire speciali”, il principe di Edimburgo viene ricordato dall’Arcivescovo anglicano anche per “la sua evidente gioia di vivere e per la sua capacità di comunicare con persone di ogni estrazione e percorso di vita”. "L'eredità che egli lascia è enorme – continua la nota - Il suo lavoro con innumerevoli enti di beneficenza e organizzazioni rifletteva i suoi interessi globali e ad ampio raggio su argomenti come l’ambiente, lo sport, il design, l'ingegneria e il dialogo interreligioso”. “Voce profetica” che ha portato “le persone di tutto il mondo ad una nuova preoccupazione e un nuovo impegno in favore del futuro del nostro pianeta”, il compianto principe consorte viene indicato dall’Arcivescovo Welby come un modello da seguire per “la forza d’animo e il profondo senso di impegno al servizio degli altri”, virtù quanto mai necessarie soprattutto ora, in tempo di pandemia da coronavirus. Anche l’Arcivescovo cattolico di Armagh e Primate di tutta l'Irlanda, Eamon Martin, si dice rattristato dalla notizia della scomparsa del Duca di Edimburgo, definendolo in una nota “marito, padre, nonno e bisnonno molto amato”. “È stato un visitatore regolare dell'Irlanda del Nord in relazione al suo diffuso impegno caritativo – afferma il Primate irlandese -  La sua visita in Irlanda, insieme alla regina Elisabetta nel 2011, si distingue come un momento di pace e riconciliazione e come una dimostrazione storica dell'importanza della comprensione reciproca e delle relazioni rispettose tra queste isole”. Dall’Arcivescovo di Armagh, infine, giunge la rassicurazione della preghiera per la Regina Elisabetta e la famiglia reale “in questo momento difficile”.  (IP)

9 aprile  AMERICA LATINA Incontro dei vescovi di frontiera sul tema delle migrazioni

Le nuove preoccupazioni che il fenomeno migratorio sta generando in America Latina e le sfide poste dalla pandemia da Covid-19: sono stati questi gli assi portanti dell’incontro virtuale che ha avuto luogo il 6 aprile tra i vescovi delle diocesi di frontiera di Perù, Bolivia, Cile e Argentina. All’evento hanno partecipato anche padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, i Nunzi apostolici e i responsabili delle Commissioni pastorali per i Migranti dei Paesi interessati. “Riflettere, conoscere, condividere e incidere come Chiesa nei contesti migratori di fronte alle manifestazioni di vulnerabilità dei diritti che si vivono nelle regioni di frontiera – si legge nella nota diffusa al termine dei lavori - è stato l'obiettivo di questo incontro che ha favorito uno spazio di dialogo fraterno, dimostrando la presenza e la rilevanza della Chiesa nei fenomeni sociali di ogni Paese”. “La migrazione è un fenomeno sempre più presente in tutto il mondo ed è presente anche in America Latina – continua la nota - Papa Francesco invita ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti, atteggiamenti che vengono assunti dalla Chiesa latinoamericana e caraibica”. Nello specifico delle regioni di confine, tuttavia – raccomandano i vescovi - questo lavoro con i migranti e i rifugiati “deve essere accompagnato da entrambi i lati della frontiera, cercando di coordinare le azioni per rendere la proposta del Pontefice una realtà”. Da ricordare che, secondo il Rapporto 2019 sullo sviluppo umano realizzato dal Programma Onu per lo Sviluppo, in America Latina il 10 per cento della popolazione più ricca concentra nelle proprie mani una quota di reddito maggiore rispetto a qualsiasi altra regione del pianeta, ovvero il 37 per cento, mentre il 40 per cento della popolazione più povera ne detiene solo il 13 per cento. Le stime quindi parlano di circa 50 milioni di persone che, in tutta la regione, vivono al di fuori dei loro Paesi di origine perché costretti da motivi economici. Questa cifra include tutti coloro che non sono riusciti ad attraversare il confine o che sono stati uccisi o detenuti nel tentativo di attraversarlo. Nel 2020, inoltre, il Sud America e i Caraibi si sono trovati ad affrontare uno dei flussi migratori più grande al mondo: quello dei migranti e rifugiati venezuelani che, a gennaio dello scorso anno, sfioravano già quota 4 milioni, incusi moltissimi bambini.   (IP)

9 aprile - MYANMAR Appello di Acs International a pregare perché cessino le violenze nel Paese

 Di fronte all’escalation di violenza in Myanmar, Aiuto alla Chiesa che Soffre International invita i cristiani di tutto il mondo a pregare. Il presidente esecutivo della fondazione pontificia, Thomas Heine-Geldern, esorta a sostenere l’appello lanciato da Papa Francesco all’udienza generale del 17 marzo scorso perché cessino le violenze e venga avviato il dialogo. Lo scorso fine settimana si sono verificati gli scontri più sanguinosi dall'inizio del colpo di stato avvenuto l’1 febbraio. Si stima che ad oggi siano oltre 500 le persone che hanno perso la vita. “Secondo gli esperti, nessuna delle parti, né i militari né il movimento per la democrazia, è disposta a ritirarsi - riferisce il presidente esecutivo di Acs -. I militari credono di avere il diritto di terrorizzare le persone alla ricerca di ‘stabilità e sicurezza’. E per le strade, il movimento guidato dai giovani, è deciso a liberare il Paese dalla dittatura militare”. Da qui l’invito di Thomas Heine-Geldern alla preghiera. “Abbiamo bisogno di pace e riconciliazione” afferma il presidente esecutivo di Acs che invita tutti a pregare quotidianamente per il Myanmar. Thomas Heine-Geldern evidenzia che segni di speranza giungono dalla testimonianza della Chiesa cattolica, come le immagini della religiosa inginocchiatasi davanti ai militari per implorare la fine delle violenze. In Myanmar solo l'8% circa della popolazione è di religione cristiana. La stragrande maggioranza è di fede buddista. Acs sostiene la Chiesa cattolica locale finanziando la formazione dei religiosi, l’istruzione superiore dei sacerdoti, la catechesi per i fedeli e progetti finalizzati alla costruzione e ristrutturazione di chiese, cappelle, case parrocchiali, conventi, comunità e centri di formazione. (TC)

9 aprile - ETIOPIA Da Caritas Ambrosiana 10mila euro per gli sfollati del Tigray. Avviata anche una raccolta fondi per assicurare aiuti

Aderendo all’appello della rete Caritas per la crisi nel Tigray, in Etiopia, Caritas Ambrosiana stanzia per gli aiuti immediati un primo contributo di 10mila euro e lancia una raccolta fondi per gli sfollati costretti ad abbandonare le loro case per sfuggire alle violenze. A fronte dell’emergenza che il Paese sta vivendo, Caritas Etiopia ha chiesto un intervento alla rete internazionale delle Caritas per avviare un programma di aiuti. Il piano, riferisce un comunicato di Caritas Ambrosiana, prevede nell’immediato la distribuzione di materiale agli sfollati: materassi, abiti, coperte, utensili per cucinare, taniche e secchi per la raccolta e la conservazione dell’acqua, indispensabili fino a quando non saranno ripristinati i sistemi idrici danneggiati dal conflitto. Per un anno, l’intervento umanitario intende garantire supporto nutrizionale ai minori di cinque anni, assicurare alla popolazione voucher per procurarsi cibo e favorire la ripresa delle attività per il sostentamento familiare attraverso l’acquisto di sementi e animali. Sarà, inoltre, offerto supporto medico-sanitario a bambini e anziani, counselling e supporto psicologico e kit scolastici. Infine si prevedono attività per favorire il dialogo e la convivenza pacificaIl contributo di Caritas Ambrosiana risponde anche all’invito di Papa Francesco, nel messaggio Urbi et Orbi di Pasqua, a trovare soluzioni pacifiche ai conflitti, come quelli del Tigray dove si registra gli sfollati sono oltre un milione. Nella regione, lo scontro tra l’esercito etiope e i ribelli secessionisti, iniziato lo scorso 4 novembre, ha costretto alla fuga la popolazione e in 60 mila hanno attraversato la frontiera e trovato rifugio nel vicino Sudan. Complessivamente si stima siano 2,3 milioni le persone ridotte all’indigenza e a preoccupare sono pure i circa 96mila rifugiati eritrei ospitati in diversi campi, dove c’è urgente bisogno di assistenza sanitaria, cibo, protezione per le categorie più vulnerabili e accesso all’acqua, indispensabile per le necessità alimentari e per garantire le condizioni minime di igiene. L’Etiopia si trova inoltre a dovere affrontare le invasioni di locuste e la pandemia di Covid-19 e in molte aree la popolazione è in una condizione di grave insicurezza alimentare. Fonti locali riferiscono che si sono già registrati i primi morti per fame. “Invisibile agli occhi dell’Occidente, la tragedia del Tigry rischia di essere dimenticata. Proprio, invece, le testimonianze raccolte dalla Caritas locale riferiscono di uccisioni di civili e di una situazione di estrema povertà - afferma Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. Non è possibile voltarsi dall’altra parte. È con questo spirito che abbiamo aderito alla richiesta di aiuto che Caritas Etiopia ha lanciato e invitiamo chi può a dare il proprio contributo e a vincere l’indifferenza nei confronti del grido di aiuto proveniente da altri Paesi”. (TC)

9 aprile - GHANA Bambino ucciso da due adolescenti. Appello vescovi alla conversione morale del Paese

Si chiamava Ishmael Mensah Abdallah, aveva solo dieci anni e il 3 aprile, Sabato Santo, è stato ucciso a Kasoa, in Ghana. A compiere il delitto sono stati due adolescenti, spinti da un duplice movente: il sequestro a scopo di riscatto e la consegna della vittima ad un presunto mago che avrebbe praticato un rito per ottenere la ricchezza in poco tempo. Una vicenda che la Conferenza episcopale nazionale (Gcbc) definisce “scioccante, triste e raccapricciante”: in una nota a firma del loro presidente, Monsignor Philip Naameh, i vescovi deplorano fortemente l’accaduto e chiedono “interventi urgenti” per evitare che simili episodi possano ripetersi in futuro. Ma soprattutto la Gcbc sottolinea la necessità di affrontare il tema della ricchezza che nel Paese viene cercata sempre più in modo parossistico e rapido. “Viviamo in una nazione – scrivono i presuli – in cui la ricchezza viene celebrata e posta al di sopra di tutto, in cui i ricchi sono venerati senza mettere in discussione la fonte dei loro possedimenti, in cui le buone qualità di un leader sono equiparate alle donazioni che fa, in cui le persone credono di dover fare i soldi in ogni modo, perché il fine giustifica i mezzi”. Ma “l’orribile delitto” di Ishmael, prosegue la nota, dovrebbe servire da “campanello d’allarme” per far comprendere “al popolo e alla nazione” quanto si sia andata smarrita “la bussola morale”. Al contempo, la Gcbc esorta chi di dovere ad “agire rapidamente per affrontare simili minacce alla sicurezza nazionale”, mentre i mass-media vengono invitati a non dare spazio alle “attività fraudolente” di presunti maghi che “propagano il male”, promettendo “di rendere le persone ricche in un breve periodo di tempo”. Bisogna “tracciare un nuovo cammino – ribadiscono ancora i presuli – se vogliamo costruire un Paese in cui le persone sappiano apprezzare la necessità del duro lavoro, dell'onestà, dei valori, dell'integrità e del desiderio di un vero raggiungimento della ricchezza che non sia avido, ingannevole e ad ogni costo, come quello attuale”.  Infine, la Chiesa cattolica del Ghana affida l’anima del piccolo Ishmael alla misericordia di Dio e prega per la sua famiglia e “per i tanti adolescenti fuorviati nel nostro mondo moderno”. (IP)

9 aprile - STATI UNITI Cardinale Dolan: “È ora di tornare a Messa!”

“È ora di tornare alla Messa!” Con questa esclamazione, il cardinale Timothy Dolan, il 7 aprile, sulla pagina web dell’arcidiocesi di New York ha invitato i cattolici a tornare alla Messa domenicale. Un anno fa, ha ricordato il porporato, "vi abbiamo consigliato di non venire in chiesa. Non abbiamo avuto scelta, poiché le sagge linee guida sanitarie ci hanno imposto di chiudere gli edifici della nostra chiesa", per fermare la diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, e abbiamo trasmesso le Messe attraverso i mezzi di comunicazione, pur sapendo che non era certo la stessa cosa. In estate, poi,  quando le restrizioni si sono attenuate e l'arcidiocesi ha ripreso le celebrazioni alla presenza dei fedeli, le parrocchie “sono state all'altezza della situazione”, - ha aggiunto - osservando una scrupolosa igiene e rispettando i protocolli sanitari. In questo modo,  i parrocchiani "gradualmente hanno cominciato a tornare" in chiesa. Ma ora, in un momento in cui sempre più persone vengono vaccinate e la gente partecipa sempre più alle attività pubbliche, dobbiamo dire “basta alla gradualità, è ora di tornare alla Messa domenicale". “Molti cattolici – ha osservato - stanno già tornando alle attività pubbliche senza partecipare alla Messa, e dovrebbero tornare in Chiesa". “Noi riconosciamo Gesù nella Messa e nella Santa Comunione” ha scritto il cardinale Dolan. “Entriamo di nuovo nel mistero eterno e infinito della sua morte sulla croce e risurrezione dai morti. Ogni Messa domenicale è il rinnovarsi dell'Ultima Cena, del Venerdì Santo e della Pasqua". Osservando, dunque, scrupolosamente tutte le misure precauzionali, ha ribadito il proporato, “è ora di tornare alla Messa domenicale!” I cattolici, ha infine precisato, continueranno comunque ad essere esonerati dal precetto festivo per motivi seri di salute e di età. (AP)

9 aprile - RD CONGO Violenze nell’est del Paese. Appello vescovi: “Non uccidete i vostri fratelli!”

Oltre 6mila morti a Beni dal 2013 e più di 2mila a Bunia solo nel 2020; 3milioni di sfollati e 7.500 persone rapite; case e villaggi bruciati, scuole e centri sanitari distrutti, edifici amministrativi saccheggiati; animali, campi e raccolti depredati. Sono questi i drammatici numeri del conflitto che attanaglia il Nord Kivu e l’Ituri, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dove da anni si verificano scontri e massacri tra diversi gruppi armati. Per questo, il Comitato permanente della Conferenza episcopale nazionale (Cenco) ha diffuso un messaggio in cui esorta a porre fine alle violenze: “Smettetela di uccidere i vostri fratelli! – implorano i presuli, rivolgendosi a tutte le parti in causa – Il loro sangue grida dalla terra”. Il documento sottolinea “la morte, la desolazione e gli sfollamenti” che la popolazione locale è costretta a subire e ricorda che, a metà gennaio, una delegazione composta da membri della Cenco e dell’Aceac (Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa centrale) ha compiuto una visita di solidarietà nelle diocesi di Goma, Butembo-Beni e Bunia, proprio per “ascoltare e confortare” i fedeli, portando “un messaggio di pace e di speranza e un appello all’unità”. Nei prossimi mesi, invece, è prevista una visita pastorale nel Sud Kivu, dove la situazione è altrettanto preoccupante. Punto per punto, dunque, la Cenco ripercorre gli incontri avuti in Nord Kivu e in Ituri, cercando di analizzare “le cause profonde” del conflitto che sembra essere di varia natura: in Nord Kivu, esso è sia “comunitario”, ovvero dovuto ad “una strategia di occupazione delle terre” e “all’arrivo improvviso e massiccio di popolazioni provenienti dall’Uganda”; sia “religioso”, poiché secondo alcuni interlocutori dei vescovi è in atto una sorta di “islamizzazione della regione” a scopo politico. In Ituri, invece, la situazione “è molto più complessa”, perché “la crisi è ricorrente e sfaccettata”: i gruppi armati qui presenti sono più di cento e spesso sono spalleggiati o strumentalizzati da alcuni leader politici; l’esercito regolare di stanza nella regione, invece, non ha alcun potere, nonostante i vescovi riconoscano “i grandi sforzi compiuti dai militari regolari per frenare massacri e saccheggi”. La realtà è che i problemi sono endemici, prosegue la Cenco: i soldati sono demotivati, anche a causa di una scarsa retribuzione; l’eccessivo numero dei centri di comando ne disperde le forze, a vantaggio della criminalità; il livello di infiltrazione di ex ribelli sospettati di complicità con il nemico è alto; la corruzione di alcuni ufficiali che “si preoccupano di più dei propri affari che delle operazioni militari” è frequente; le frontiere sono “porose” e facilitano l’ingresso di uomini armati dai Paesi vicini. L’unica costante, sottolineano i vescovi congolesi, è che “la vittima principale” di tutta questa situazione è la popolazione che “ha la sensazione di essere abbandonata” dallo Stato. Le tante promesse fatte dal governo sul ristabilimento rapido della pace, infatti, sono rimaste lettera morta, mentre la leadership politica appare sempre più negativa, perché sembra “fomentare i conflitti per trarne profitto, approfittare della crisi per saccheggiare le risorse naturali del Paese ed assistere impotente al suo sgretolamento”. Grave è anche la condizione del sistema giudiziario, affermano i vescovi, ormai sempre più debole e schiacciato dall’impunità, mentre “gli ex detenuti tornano a compiere violenze perché non riescono essere reintegrati nella comunità civile”. La Cenco chiama in causa, poi, la Monusco, ovvero la missione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Paese: nonostante essa punti alla riapertura di alcune sue basi che sono state chiuse e creda nella possibilità che la nazione esca dalla crisi, tuttavia la Monusco è “accusata dalla popolazione di passività e persino di complicità”. “La sua presenza è vista ormai con sospetto e scetticismo – si legge nel messaggio episcopale - perché non è riuscita a fermare i massacri, anche quando sono avvenuti a pochi metri dalle forze Onu”. Conclusa questa analisi capillare dalla quale emerge che “nell’est della Repubblica democratica del Congo serve una combinazione di sforzi a diversi livelli per superare una realtà molto complessa”, i vescovi fanno alcune raccomandazioni ed auspicano: una riforma strutturale del governo; una migliore gestione dell’esercito, con la rimozione di tutti gli ufficiali collusi; un rafforzamento della logistica per prevenire gli attacchi dei miliziani e ridurre, così, la perdita di vite umane; l’avvio di un’operazione militare su larga scala, sotto l’autorità del Consiglio di sicurezza dell’Onu; il disarmo e il reintegro sociale dei soldati smobilitati, per evitare che vadano ad ingrossare le fila dei miliziani; “la creazione di un quadro permanente di consultazione per la coesione e la pace nell'est del Paese, guidato da un Osservatorio scientifico multidisciplinare, e il coinvolgimento dei leader locali nella sensibilizzazione alla convivenza pacifica”. Allo stesso tempo, la Cenco chiede di sviluppare nelle zone di conflitto “spazi di dialogo” basati sulla “promozione dei valori di cittadinanza”, insieme allo sviluppo di “un partenariato bilaterale e multilaterale con i partner internazionali”. “La guerra è la madre di tutte le miserie, colpisce tutte le sfere della società e compromette il futuro dei nostri figli – sottolineano ancora i vescovi congolesi - Invitiamo coloro che sono presi dallo spettro della divisione a comprendere che è attraverso l'amore e l'unità che il male può essere vinto e la violenza spezzata”. Di qui, l’invito ad “un tempo di preghiera per la pace nell'est del Pese”, perché il dramma di questa regione “riguarda l’intera nazione”. “Siamo tutti invitati ad assumerci le nostre responsabilità e a rafforzare i nostri legami di solidarietà e fratellanza”, ribadiscono i presuli. Dal suo canto, la Cenco garantisce il suo impegno “nell’accompagnare il processo di costruzione della pace e della coesione sociale, nel consolidare la fraternità tra i popoli e le comunità, affinché i nemici si tendano la mano e gli avversari accettino di percorrere un tratto di strada insieme”. Il messaggio si conclude con un’invocazione alla Vergine Maria, Regina della Pace. (IP)

9 aprile - LIBANO Aiuti del Mecc alle persone in difficoltà e ai più fragili a causa della pandemia e del disastro al porto di Beirut

Kit per l’igiene, dispositivi anti-Covid, pacchi cibo e utensili da cucina sono stati distribuiti in Libano dall’Ufficio di Beirut del Dipartimento di Assistenza e Soccorso – Diakonia del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc) a 1.125 persone residenti nella capitale e sul Monte Libano. L’esplosione del 4 agosto dello scorso anno al porto di Beirut e la pandemia hanno avuto gravi ripercussioni sulla vita di molte famiglie che da mesi si trovano in difficoltà. Il Mecc sta sostenendo economicamente i gruppi più colpiti e bisognosi; in collaborazione con i membri del Comitato ecumenico per il soccorso di Beirut, in rappresentanza delle Chiese, stanno ricevendo aiuti in denaro 375 famiglie, mentre buoni alimentari sono stati distribuiti a 72 famiglie. Il programma di aiuto viene portato avanti in collaborazione con diverse organizzazioni internazionali, fra le quali Act Alliance (ACT), Norwegian Church Aid (NCA), FIDA ed Emergency Relief & Development Overseas (ERDO). Il Mecc ha anche offerto supporto psicologico a donne e bambini che a causa della pandemia hanno avuto ripercussioni negative sulla salute mentale. Otto sessioni, in particolare, hanno coinvolto 12 donne che si sono trovate ad affrontare problemi dovuti alla solitudine, in particolare dopo il blocco imposto dal Covid-19. Supporto psicologico è stato offerto anche ad alcune donne che vittime violenza di genere, isolamento culturale ed esperienze traumatiche. Dodici bambini, invece, hanno beneficiato di 4 sessioni di supporto psicosociale che hanno svolto un ruolo prezioso nel promuovere il loro benessere e la loro resilienza. I piccoli hanno partecipato a molti giochi e attività ricreative sviluppando capacità e risorse per affrontare sfide emotive e sociali. (TC)

9 aprile - CILE "Diamo da mangiare a Gesù 2021": campagna di solidarietà dell’arcidiocesi di Concepción

Monsignor Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción, ha inviato un messaggio all’intera comunità – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, invitandola a partecipare alla campagna di solidarietà, che prende il via oggi, 9 aprile, dal titolo "Diamo da mangiare a Gesù 2021", organizzata dalla sua arcidiocesi. L’iniziativa ha lo scopo di raccogliere fondi per finanziare le mense di fraternità e per aiutare chi ha più bisogno in questo complesso scenario generato dalla diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese. Il presule ha raccontato di aver messo in vendita, in questa occasione, i suoi quadri, dipinti durante la pandemia, “per trasformarli in cibo”. “Dal 9 aprile di quest'anno - ha annunciato - potrete vederli su Instagram e su Facebook". Nella speranza "che a nessuno manchi il necessario per vivere durante questo rigido inverno che si avvicina”, l’arcivescovo ha sottolineato come anche la bellezza e l'arte possano trasformarsi in solidarietà. “Vi invito ad aiutarci” ha concluso. “Che Dio vi benedica”. Chiunque volesse contribuire alla campagna, può farlo, usando le seguenti coordinate bancarie: Fundación Social Laudato si’ 53.333.903-4. Conto corrente – Banco BCI 28270843. (AP)

9 aprile - TERRA SANTA Ieri a Gerusalemme lo scambio degli auguri di Pasqua fra le diverse confessioni di fede cristiana interrotto lo scorso anno a causa del Covid

 Si è svolto ieri mattina a Gerusalemme, presso la Custodia di Terra Santa, lo scambio degli auguri di Pasqua fra le diverse confessioni di fede cristiana. Lo scorso anno il tradizionale appuntamento è stato cancellato a causa della pandemia. Quest’anno, nel rispetto delle norme sanitarie, l’incontro si è rinnovato. Ad accogliere le delegazioni il custode di Terra Santa, fr Francesco Patton, il vicario custodiale, fr Dobromir Jasztale, e una delegazione di frati francescani del convento di San Salvatore. Ad arrivare per prima, riferisce il portale della Custodia di Terra Santa, è stata la delegazione dei greci ortodossi, guidata dal patriarca Teofilo III che ha voluto sottolineare la vicinanza, in questo periodo particolare, a tutte le persone che hanno sofferto a causa della pandemia. “Oggi, qui, celebriamo con gioia la possibilità di vedere una luce in fondo al tunnel” ha detto Teofilo III. Il patriarca ortodosso ha aggiunto che “per Gerusalemme è importante celebrare la Pasqua perché questo posto deve essere il testimone perenne della risurrezione”, e che “con il Santo Sepolcro che abbraccia tutte le comunità” viene dimostrata “la necessità di portare la luce della resurrezione”. I rappresentati della chiesa Etiope hanno invece ricordato che occorre “profondamente ringraziare Dio per questo tempo più sereno in cui ci viene permesso di festeggiare la Pasqua”. “In questo tempo di pandemia è necessario dare un messaggio di gioia, senza parlare di tristezza e malattia ma dobbiamo dare forza”, ha affermato, invece il rappresentante della delegazione copta, mentre quello della chiesa ortodossa siriaca ha chiesto l’intercessione di Dio per la pace nel mondo e la guarigione degli ammalati, soprattutto in questo anno di pandemia. Una delegazione della Custodia si è recata al patriarcato cattolico greco-melchita, e infine, al termine della mattinata, i francescani della Custodia hanno ospitato il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa. (TC)

9 aprile - PORTOGALLO Azzorre: apre al pubblico il Museo di Arte Sacra di Horta

Il 29 maggio, il vescovo di Angra, monsignor João Evangelista Pimentel Lavrador, presiederà la cerimonia di apertura del Museo di Arte Sacra di Horta, nella Chiesa di Carmo (isola di Faial), alle ore 20. Il nuovo spazio museale, al cui interno sono conservati più di mille pezzi, aprirà con quattro mostre: “Il Barocco nell'isola di Faial”, “Maria nell'arte”, “I Santi penitenti del Terzo Ordine francescano” e “La collezione trionfale del XVIII secolo della Chiesa di Carmo”. "Vogliamo, in primo luogo, che questo sia uno spazio per l'apprezzamento dell'arte e del patrimonio artistico, ma non solo. Il nostro desiderio è quello di continuare all'interno di ciò che è l'arte sacra e dare nuovi contributi", ha riferito al portale di “Igreja Açores” il direttore del Museo di Arte Sacra di Horta, padre Marco Luciano Carvalho. "Non possiamo limitarci a ciò che esiste – ha aggiunto padre Carvalho -, dobbiamo introdurre pezzi contemporanei che ci aiutino a colmare il divario tra arte e fede, e tra questi due aspetti e la vita", e ci aiutino a creare uno spazio "di dialogo" tra la storia e il presente. Il Museo riunirà il patrimonio del Terzo Ordine di Carmo, del Terzo Ordine di San Francesco, e altri pezzi diocesani e dell'isola di Pico, con lo scopo di trasmettere la storia della Chiesa di Faial e delle Azzorre. Inoltre, nel Museo sarà esposto anche il primo paramentario della diocesi di Angra e, nella Chiesa di Carmo, una collezione di immagini del XVI e XVII secolo. I lavori di ristrutturazione delle sale della Chiesa di Carmo, assegnate al Museo, sono iniziati l'estate scorsa e "stanno procedendo bene". "Abbiamo avuto un grande sostegno da parte del Municipio di Horta – ha sottolineato il sacerdote -, anche se abbiamo bisogno urgente di fondi". (AP)

9 aprile - ITALIA Le celebrazioni di domenica a Gela, dove dal 2013 opera la Piccola Casa della Misericordia voluta dal Papa

Giornata ricca di celebrazioni l’11 aprile a Gela, dove nella domenica della Misericordia si festeggerà anche la Piccola Casa della Misericordia fondata da don Pasqualino di Dio, su suggerimento di Papa Francesco, come segno concreto della misericordia di Dio. L’idea è nata nel 2013, quando don Pasqualino, dopo aver preso parte, il 17 marzo, alla prima messa pubblica di Francesco, viene ricevuto in udienza. Era il 24 aprile, il giovane sacerdote parlò al Pontefice della sua diocesi, Piazza Armerina, delle difficoltà di tante famiglie e di quanti avevano bisogno di aiuto. Francesco suggerì di dar vita a un’opera di carità che aiutasse i poveri. Oggi, la Piccola Casa della Misericordia, che cerca di attualizzare il messaggio biblico della misericordia attraverso la spiritualità delle 3 P, Pane, Parola e Poveri, è un centro di numerose opere, svolte insieme alla Cooperativa sociale “Raphael”. Ha una mensa, un poliambulatorio medico, un dormitorio, un centro di ascolto, un emporio di abbigliamento, laboratori di cucito, falegnameria e ceramica, e ancora distribuisce pacchi alimentari, offre consulenze professionali, mediazione familiare, servizi di trasporto a persone in difficoltà e corsi di recupero scolastico. Nella Casa collaborano 150 volontari e sono in tanti a sostenere le varie attività rivolte a circa 750 famiglie. Nella chiesa di Sant’Agostino di Gela, domenica, per celebrare la Divina Misericordia, alle 15, è prevista l’adorazione eucaristica, alle 16 la celebrazione eucaristica, alle 17 l’esortazione e la preghiera d’intercessione guidata da Ironi Spuldaro, membro del Rinnovamento carismatico cattolico del Brasile, alle 18 la relazione di padre Ermes Ronchi “Paternità responsabile e creativa” e infine alle 19 la Messa solenne presieduta dal vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana. “Tutti i servizi che si svolgono presso la Piccola Casa della Misericordia - afferma don di Dio - hanno il loro fulcro nella meditazione quotidiana della Parola del giorno e nell’adorazione eucaristica perpetua; da qui arrivano la forza e la provvidenza. L’emergenza che stiamo vivendo oltre che sanitaria, è diventata sempre più un problema sociale - aggiunge il sacerdote - colpendo soprattutto chi già viveva in condizioni di difficoltà o di fragilità e creando nuove forme di povertà”. I volontari della Casa non si sono mai fermati e quotidianamente sono andati incontro alle varie richieste giunte al numero telefonico del centro d’ascolto. Tante quelle di chi è stato costretto a chiudere la propria attività commerciale o fa fatica ad arrivare a fine mese. Molti chiamano per una semplice parola di conforto, per chiedere beni di prima necessità, servizi a domicilio agli anziani o a chi si trova in quarantena, mascherine, preghiere, oppure manifestano situazioni di disagio per la difficoltà a pagare i canoni di locazione. “Questa emergenza è diventata anche spirituale - sottolinea don Di Dio - ci stiamo rannicchiando nelle preoccupazioni, nelle paure, nel sospetto. Dobbiamo essere fortemente realisti, prudenti, custodire la vita nostra e dei fratelli, dono più grande che Dio ci ha fatto, ma noi cristiani dobbiamo anche essere segno di speranza nel mondo, essere luce, lievito (…) Questo - conclude il fondatore della Piccola Casa della Misericordia - è il tempo dell’azione, il tempo dell’unità e della solidarietà verso coloro che vivono un disagio socio-economico-spirituale”. (TC)

9 aprile - ECUADOR Presidenziali. Episcopato: Il voto è un dovere civico e morale

In vista del secondo turno delle elezioni presidenziali, l’11 aprile, che vedranno al  ballottaggio il candidato progressista Andrés Arauz (Unes) e quello conservatore Guillermo Lasso (Creo-Psc), per stabilire chi dei due sarà il successore del presidente Lenin Moreno, il Consiglio di Presidenza della Conferenza episcopale ecuadoriana, dopo l’appello lanciato il 5 gennaio scorso ai politici e ai cittadini, in un comunicato dal titolo “Rifessione e decisione”, diffuso ieri sulla sua pagina web, ha voluto ricordare alcuni aspetti importanti. Rivolgendosi agli ecuadoriani, il Consiglio ha innanzitutto ribadito l’importanza, in uno Stato democratico, della partecipazione di tutti i cittadini al processo elettorale. Ha sottolineato il “dovere civico” di dare la propria opinione e decidere della ”vita politica, civile e comunitaria del Paese, in modo onesto e trasparente".   “È un dovere civico e morale – si legge nel comunicato - cercare, coscientemente e onestamente, coloro che sono più capaci di affrontare, con realismo e speranza, le crisi sanitarie, economiche ed etiche che oggi segnano la realtà personale, familiare, lavorativa e sociale degli ecuadoriani”. I presuli, nel loro messaggio, hanno sottolineato l’importanza del voto per il futuro del Paese.  È  con il nostro voto infatti – hanno osservato - che “facciamo la storia e generiamo progresso o regresso, occupazione o disoccupazione, sicurezza o insicurezza, onestà o corruzione, giustizia o impunità”. Per questo è necessario che esso esprima, rispettando chi la pensa diversamente da noi, i nostri valori, i nostri sogni, la nostra fede, fede cristiana che “non può essere vissuta solo nella sfera privata e individuale”, ma anche nell’ambito “del servizio, del dono di sé, dell’impegno e della trasformazione della società”. Da parte loro, gli attori politici, hanno osservato i vescovi, “hanno la responsabilità etica di offrire soluzioni che rispondano ai bisogni della popolazione, liberi da qualsiasi forma di demagogia che minacci la verità e la giustizia”. Chiunque verrà eletto, quindi, hanno concluso, avrà il dovere di governare il Paese “nel dialogo, nel rispetto e nella collaborazione con tutti i settori della società”. (AP)

8 aprile - OLANDA Aperte le iscrizioni per il programma di leadership interreligiosa di Emoena

Si sono aperte ieri le iscrizioni al programma di leadership interreligiosa promosso da Emoena, associazione interreligiosa che comprende anche strutture della Chiesa cattolica olandese: a riferirlo, infatti, attraverso il sito della Conferenza episcopale d’Olanda, è il vescovo responsabile per il Dialogo interreligioso, monsignor Herman Woorts. Il presule è uno dei membri del Consiglio dei fondatori di Emoena e raccomanda questo programma al suo pubblico di riferimento nella Chiesa Cattolica Romana. L’organizzazione offre un programma di leadership di diciotto giorni progettato per i professionisti che stanno cercando di aumentare la loro alfabetizzazione filosofica, acquisire capacità di dialogo e costruire ponti tra le persone e le comunità. Il programma è rivolto a sacerdoti, pastori e professionisti religiosi: negli ultimi anni, infatti, hanno partecipato soprattutto preti, rabbini, imam, pandit, pastori e professionisti che hanno a che fare con la diversità filosofica, come insegnanti, assistenti spirituali e funzionari pubblici. Durante diciotto giorni di workshop, distribuiti nell'arco di un anno, i partecipanti affrontano diversi argomenti comuni a tutte le religioni, come la sostenibilità, la violenza, il genere e la tolleranza. Sono previste anche visite a musei e luoghi sacri. (RB)

8 aprile - SVIZZERA A maggio a Ginevra torna il festival del cinema religioso “È una fede”

Tornerà dal 5 al 9 maggio il festival cinematografico religioso “È una fede” organizzato dalla Chiesa di Ginevra, giunto ormai alla sua sesta edizione, che quest’anno porrà al centro il tema “Itineranze”. L’evento, comunicano gli organizzatori e riferisce Cath, si svolgerà nell’assoluto rispetto delle misure anti-Covid in vigore al momento. La rassegna si propone di portare lo spettatore "sui molteplici sentieri del pellegrinaggio, della vita selvaggia e dell'avventura in tutte le sue forme”; saranno proiettati documentari come ‘On the Way to School’, del francese Pascal Plisson (2013); ‘Una preghiera al cinema’, del russo Andrey Tarkovsky (2019), ma anche lungometraggi di fiction, come ‘Si le vent soulève les sables’, di Marion Hänsel (2006), o ‘Le Grand Voyage’, del marocchino Ismaël Ferroukhi (2004). Prima della pandemia, i film venivano proiettati al Cinémas du Grütli di Ginevra: "Stiamo pregando che i cinema e i teatri siano di nuovo aperti dalla fine di aprile, anche se con una capacità ridotta, anche se al momento attuale non è affatto realistico”, affermano gli organizzatori che prevedono, quindi, un’edizione esclusivamente in modalità on line. Gli 11 film previsti, saranno in ogni caso trasmessi e discussi sul web, accompagnati da un podcast del dibattito e da una presentazione filmata, caricata il giorno dopo la loro proiezione. (RB)

8 aprile - ITALIA Microprestiti alle famiglie da Caritas Italiana e Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea per l’acquisto di strumenti didattici

Un programma di credito sociale per le famiglie in difficoltà con figli in età scolare finalizzato all’acquisto di strumenti per seguire la didattica, anche a distanza, e per evitare ogni forma di marginalizzazione. Si chiama CooperaDAD e a proporlo sono Caritas Italiana e Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea che grazie ad un accordo concederanno microprestiti fino a mille euro, per l’acquisto di materiale scolastico ed elettronico necessario per seguire la didattica, in presenza e a distanza. Lo scopo, riferisce un comunicato, è quello di sostenere i giovani e le loro esigenze formative. Con la collaborazione delle Caritas Diocesane, che erogheranno anche servizi di tutoraggio e assistenza, le BCC del Gruppo Iccrea che aderiscono all’iniziativa concederanno fondi che mirano all’inclusione sociale, in particolare per i nuclei familiari con disagi di natura economica o sociale, in molti casi accentuati dalla pandemia. L’iniziativa prevede pure percorsi di educazione finanziaria dedicati alle famiglie, volti anche a contrastare possibili fenomeni di sovra-indebitamento. I finanziamenti erogati nell’ambito del programma potranno godere anche della garanzia di un fondo messo a disposizione da Fondosviluppo (il Fondo mutualistico costituito da Confcooperative e Federcasse), eventualmente anche ulteriormente alimentato dalle singole Caritas Diocesane e da altri soggetti pubblici e privati. “In un anno la pandemia ha segnato in modo indelebile la vita delle persone in tutto il pianeta - sottolinea monsignor Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana -, in particolare è aumentato il peso delle famiglie con minori, delle donne e dei giovani che si sono rivolti ai centri Caritas. È necessario adesso ripartire proprio da loro - aggiunge il direttore di Caritas Italiana -, dando il sostegno necessario perché nessuno resti indietro”. “Il futuro del nostro Paese dipende dall’istruzione dei giovani ed è importante che ciascuno faccia la propria parte - afferma Giuseppe Gambi, consigliere delegato alla Sostenibilità di Iccrea Banca -. Grazie all’accordo con la Caritas, da sempre in campo nella lotta per l’inclusione sociale, vogliamo dare il nostro contributo offrendo alle giovani promesse di oggi la possibilità di crescere e formarsi adeguatamente”. (TC)

8 aprile - GERMANIA Ecumenismo. Il 17 aprile ad Augusta l’apertura della Settimana per la Vita

La preoccupazione per i malati gravi e per i moribondi è al centro della Settimana ecumenica per la Vita di quest'anno che sarà inaugurata il prossimo sabato 17 aprile ad Augusta, come riferito dal sito della Conferenza episcopale tedesca che ne è promotrice assieme alla Chiesa evangelica in Germania. All’insegna del motto "La vita nella morte", la Settimana è dedicata agli aspetti pastorali, medici ed etici dell'assistenza umana ai moribondi. Nel contesto dell'attuale dibattito sul suicidio assistito, l'informazione sulle varie opzioni di hospice e cure palliative è di particolare importanza, ma è stata anche la pandemia da Coronavirus che ha riportato alla ribalta temi come la protezione della vita e la consapevolezza dell’importanza di accompagnare le persone vulnerabili. L’apertura dell’iniziativa sarà scandita da una cerimonia ecumenica che si svolgerà alle 10.30 nella cattedrale di Augusta e sarà concelebrata dal presidente dei vescovi cattolici tedeschi, monsignor Georg Bätzing, e dal suo omologo evangelico, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, ma anche dai vescovi locali: per la Chiesa cattolica monsignor Bertram Meier, vescovo di Augusta, e per la Chiesa evangelica, il vescovo Axel Piper. Dopo la celebrazione i lavori prenderanno il via on line sulla piattaforma Zoom con la discussione del tema "Vivere mentre si muore - e come?! Prospettive in conversazione", che vedrà protagonisti alcuni esponenti della società ecclesiastica e civile. In particolare, le prospettive etiche e pastorali saranno illustrate, tra gli altri, dal vescovo ausiliare di Augusta, monsignor Anton Losinger che è membro del Consiglio etico bavarese e dal Prof. Traugott Roser, docente di Teologia pratica presso la Facoltà di Teologia Protestante dell'Università di Münster. Nel 2021 la Settimana per la Vita compie 26 anni, ma è solo dal 1994 che l'iniziativa ha valore ecumenico grazie alla collaborazione tra le chiese cattolica e protestante in Germania per riconoscere il valore e la necessità della protezione della vita umana in tutte le fasi. L’evento mira ogni anno a sensibilizzare le persone nella Chiesa e nella società sul tema della dignità della vita umana. (RB)

8 aprile - IRLANDA Al via la fase iniziale del Sinodo nazionale da tenersi entro 5 anni

Ha preso il via, in Irlanda, la fase iniziale del percorso verso un Sinodo nazionale che la Conferenza episcopale locale (Icbc) ha intenzione di indire entro i prossimi cinque anni. Ad annunciarlo, in una lunga nota, sono gli stessi presuli, sottolineando di essersi confrontati sul tema con la Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, guidata dal Cardinale Mario Grech e da Suor Natalie Becquart. In questa fase iniziale, spiega il vescovo di Limerick, Monsignor Brendan Leahy, la Chiesa irlandese è invitata a “riflettere su quali metodi di lavoro adottare nei prossimi due anni che saranno dedicati alla consultazione. Per esempio: incontri nelle sale parrocchiali, focus group, questionari, sessioni di ascolto; presentazioni scritte; riunioni incentrate sulla famiglia; sintesi dei risultati delle Assemblee che hanno già avuto luogo nelle diocesi; conferenze”. La scelta del metodo da seguire dovrà essere presentata sul sito web della Icbc entro il 23 maggio 2021, domenica di Pentecoste, e dovrà essere accompagnata da un testo esplicativo di massimo 300 parole. Inoltre, sempre on line, i fedeli irlandesi sono esortati a rispondere alla seguente domanda: “Quale sarebbe la tua opzione preferita per l'impegno in un processo di consultazione sul Sinodo?”. Le risposte verranno poi analizzate dai vescovi quest’estate e faranno da base alla pianificazione del percorso sinodale vero e proprio. Da ricordare che esso si articola in diversi passaggi basati su quattro principî: preghiera, ascolto, consultazione, discernimento. La fase iniziale dura due anni e coincide con la preparazione del Sinodo generale ordinario, in programma in Vaticano nell’ottobre 2022, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.  Ciò consentirà a “individui e parrocchie, ordini religiosi e associazioni, a gruppi, movimenti e organizzazioni sia all'interno della Chiesa che nella società irlandese in generale, di condividere le loro intuizioni sulla Chiesa in Irlanda”.  Sono previsti anche confronti e dibattiti attraverso sessioni informative correlate e programmi educativi sul significato e i processi della sinodalità.   A questa prima fase ne seguirà una seconda, dedicata più nello specifico alla preparazione del Sinodo nazionale. Essa terrà conto, naturalmente, delle conclusioni dell’Assemblea generale del 2022, insieme all’eventuale pubblicazione di un’Esortazione apostolica di Papa Francesco. “Lo scopo di questa fase – si legge ancora nella nota - sarà quello di progettare la forma precipua del Sinodo nazionale e prepararne lo svolgimento capillare sul territorio”. Intanto, il prossimo giugno, nel corso dell’Assemblea generale estiva, l’Icbc ha in programma di istituire un apposito Gruppo di lavoro incaricato di pianificare e supervisionare il percorso sinodale. Il gruppo sarà composto da donne e uomini laici, inclusi i giovani, e da religiosi, sacerdoti e vescovi. (IP)

8 aprile - SPAGNA Episcopato: album musicale per promuovere il dialogo con i giovani attraverso la musica  

"Sois el ahora de Dios", siete il presente di Dio, è il titolo dell’album presentato ieri, 7 aprile, presso il Collegio Marista di Madrid, dalla Sottocommissione per la Gioventù e l’Infanzia della Conferenza episcopale spagnola - si legge sulla pagina web dell'Episcopato -, con lo scopo di "promuovere la musica cattolica in Spagna" e di “abbracciare coloro che da anni evangelizzano attraverso la musica”. Il progetto musicale, ispirato dalle parole di Papa Francesco ai giovani, in occasione della GMG 2019 - "Voi, cari giovani, siete il presente. Voi non siete il futuro, voi, giovani, siete il presente di Dio" – riunisce venti artisti cristiani e rientra nell’iniziativa "Speranza nel presente", lanciata dalla Sottocommissione nel 2015, con l’obiettivo di promuovere il dialogo con i giovani attraverso la musica. Prodotto da David Santafé, l'album è disponibile su CD e su tutte le piattaforme digitali. Come spiegato da Raúl Tinajero, direttore della Sottocommissione episcopale per la Gioventù e l’Infanzia, che promuove e organizza gli incontri dei musicisti cattolici, l’album è composto da 19 canzoni di artisti o gruppi diversi, che hanno partecipato agli incontri organizzati in precedenza dalla Sottocommissione e che stanno iniziando ora a muovere i primi passi nel mondo della musica cattolica contemporanea. (AP)

8 aprile - FILIPPINE Anniversario Radio Veritas: 52 anni al servizio dell’evangelizzazione

Filippine, 11 aprile 1969: quel giorno, a Manila, viene inaugurata “Radio Veritas”, la principale emittente cattolica del Paese che mira all’evangelizzazione e alla promozione delle istanze della Chiesa al servizio della dignità umana e della proclamazione del Vangelo. 52 anni dopo, quella missione è ancora valida e a ribadirlo è stata una Messa solenne tenutasi presso la Veritas Chapel di Quezon City il 4 aprile, domenica di Pasqua. A presiedere la celebrazione è stato il Nunzio apostolico nelle Filippine, Monsignor Charles Brown, che nella sua omelia ha richiamato il grande ruolo svolto dall’emittente nella diffusione della verità. “Come rappresentante di Papa Francesco – ha detto il Nunzio – è un grande piacere congratularmi con ‘Radio Veritas’ per i 52 anni di fedele evangelizzazione e per l’impegno nella proclamazione della Parola di Dio”. Gli ha fatto eco Monsignor Broderick Pabillo, Amministratore apostolico di Manila, il quale ha ringraziato l’emittente per l’importante ruolo che svolge “nella vita spirituale dei fedeli”. “I programmi e le messe online di ‘Radio Veritas’ - ha detto il presule - sono diventati una fonte di ispirazione e di forza per molte persone soprattutto durante la pandemia da coronavirus che ha colpito le Filippine e il mondo un anno fa”. La Buona Notizia diffusa dall’emittente, infatti, così come le buone notizie sulla solidarietà e gli aiuti a chi è nel bisogno “hanno incoraggiato e stanno incoraggiando tante persone”, ha aggiunto Monsignor Pabillo, esortando poi tutti gli operatori dell’emittente a “continuare a porsi al servizio di Dio e del prossimo”. Infine, ai fedeli di Manila l’Amministratore apostolico ha chiesto di sostenere la missione di “Radio Veritas”. Nata con il sostegno dei cattolici di diversi Paesi, in particolare della Germania e dell’Australia, “Radio Veritas” è stata inaugurata 52 anni fa alla presenza dei cardinali Rufino Jiao Santos, allora arcivescovo di Manila, e Antonio Samoré, diplomatico della Santa Sede. Per l’occasione, Papa Paolo VI registrò un radiomessaggio in cui esprimeva apprezzamento per questo “progetto importantissimo per la Chiesa nel sud-est asiatico” che avrebbe dato “alla verità una voce nuova e potente” in tutto il continente. Il Pontefice sottolineava anche lo spirito di collaborazione “veramente cattolico” che aveva portato alla fondazione dell’emittente ed incoraggiava “il dialogo al fine di conciliare ed armonizzare le diverse esigenze e tradizioni culturali”. Oggi “Radio Veritas” parla in 18 lingue, tra cui il cinese e l'hindi, ai fedeli di diversi Paesi dell'Asia. Il suo palinsesto ruota attorno a temi quali l'evangelizzazione, lo sviluppo umano e la promozione della cultura della vita e della pace. Non mancano programmi dedicati al sociale, alla religione, all’etica e all’informazione, mentre nell’ottica di aiutare le persone ad uscire dalla povertà vengono approfondite anche questioni legate al settore agricolo, all’imprenditoria e alla finanza. (IP)

8 aprile - PORTOGALLO Riapre ai pellegrini, ristrutturata, la libreria del Santuario di Fatima

È stata riaperta al pubblico la libreria del Santuario di Fatima. Da gennaio era chiusa per lavori di ristrutturazione e ammodernamento. A benedire i locali il rettore del Santuario, padre Carlos Cabecinhas, che ha evidenziato l’importanza degli interventi realizzati, per offrire migliori servizi sia ai pellegrini che a quanti vi lavorano. I lavori hanno riguardato il consolidamento della struttura e il restyling degli ambienti. L’edificio era un tempo l’ufficio postale della Cova da Iria. All’inaugurazione, padre Cabecinhas ha sottolineato che la libreria “non è uno spazio commerciale” e che da tanto si pensava ad uno spazio che rispondesse meglio ai desideri di quanti vogliono approfondire il messaggio di Fatima. “La libreria ha un’evidente missione pastorale e risponde alla vocazione del Santuario - ha detto il rettore - essendo orientata alla diffusione e offrendo ciò che i pellegrini cercano, ossia l’approfondimento della conoscenza di questo luogo”. La libreria è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 19, così come quella di Casa de São Miguel, in Rua da Rainha Santa Isabel, che era stata allestita provvisoriamente ma che adesso offrirà un ulteriore spazio ai pellegrini. Online la libreria è attiva sul sito web www.store.fatima.pt. (TC)

8 aprile - MALTA Legalizzazione cannabis. Caritas e Scuole cattoliche: tutelare salute dei giovani

Il 30 marzo, il governo di Malta ha avviato una consultazione pubblica per la legalizzazione della produzione, della vendita e dell’uso di cannabis. La consultazione, che terminerà l’11 maggio, avrà alla base un “Libro Bianco”, con le proposte dell’esecutivo, accompagnate dal relativo background. Perplessità e preoccupazione sul progetto vengono espresse dal Segretariato per l’educazione cattolica e dall’Associazione delle scuole cattoliche maltesi che, in una nota, chiedono innanzitutto una riflessione “sull’effetto che la legalizzazione della cannabis avrà sulla salute mentale dei giovani” ed invitano il Parlamento a “tutelare sempre il benessere delle generazioni future e non gli interessi di pochi che si arricchiranno a spese dei ragazzi”. Sulla stessa linea si pone la Caritas nazionale che, in una lunga dichiarazione, esprime “seria preoccupazione” per la proposta normativa, in quanto essa suggerisce “un cambiamento fondamentale verso una maggiore accettazione della cultura dell’uso della cannabis”. “In una società democratica – si legge nella dichiarazione – rispettiamo il dialogo e comprendiamo come la politica debba confrontarsi con voci e interessi diversi”. Tuttavia, la legge proposta, così come viene presentata, “sembra dare più voce a chi è favorevole ad un uso libero della cannabis, mentre offre minor tutela a coloro che ne possono subire conseguenze gravi, come le persone affette già da altre dipendenze, gli adolescenti o chi è rischio di problemi mentali”. Nello specifico, infatti, il governo propone di legalizzare il possesso di massimo 7 grammi di cannabis per uso personale, mentre tra i 7 e i 28 grammi si sarà passibili di una multa. Ciò significa che il possesso per uso personale di cannabis non sarà più un reato che necessita di arresto e chiunque venga sorpreso con tali quantità non sarà interrogato dalla polizia. Inoltre, si potranno coltivare fino a quattro piante di cannabis per uso personale in casa, a condizione che le piante non possano essere viste dall’esterno, mentre per la vendita sarà creato un regolamento specifico. Saranno ripulite le fedine penali di chi abbia precedenti per il possesso di cannabis, mentre il consumo di questa sostanza nelle aree pubbliche sarà vietato e punito con una multa. Per i minori trovati in possesso di cannabis per uso personale, non sono previsti procedimenti penali, ma solo misure amministrative. Resteranno invariate, infine, le sanzioni previste per il traffico di cannabis al di fuori del sistema regolamentato. Di fronte a tali proposte, la Caritas di Malta mette in guardia: se esse verranno approvate, le ripercussioni sociali saranno notevoli. In primo luogo, i ragazzi saranno maggiormente esposti al rischio di malattie mentali, perché “la cannabis provoca gravi danni al cervello nella fase di sviluppo”; in secondo luogo, gli spacciatori non saranno più perseguibili o, al massimo, saranno solo sanzionati se trovati in possesso di dosi superiori ai 7 grammi; in terzo luogo, le persone affette da dipendenza avranno maggiori difficoltà a ricevere assistenza perché il possesso di meno di 7 grammi di cannabis non verrà ritenuto bisognoso di aiuto. È prevedibile, inoltre, che la legalizzazione di questa sostanza ne aumenti l’uso e la diffusione. Quanto al “Libro bianco” presentato dal governo, la Caritas sottolinea come esso lasci molte domande inevase. Ad esempio: “Come garantire che la cannabis non venga utilizzata di fronte ai bambini e che i minori non vi abbiano accesso? Quali ripercussioni si avranno nell’ambito della sicurezza sul lavoro, nel caso in cui un lavoratore abbia assunto cannabis? Sono previsti dei test specifici per le persone che si mettono al volante dopo aver preso tale sostanza?” La Caritas chiede, inoltre, di condurre “uno studio specifico per Paese sull’impatto sociale che può avere la legalizzazione della cannabis”. L’auspicio dell’organismo caritativo, infine, è che si pensi piuttosto ad offrire un’assistenza di qualità per le persone affette da dipendenze, investendo maggiormente in questo settore. (IP)

8 aprile - VIETNAM Diocesi di My Tho: Messa per il 160.mo anniversario della morte di San Pietro Nguyen Van Luu, sacerdote e martire

Il 7 aprile, monsignor Peter Nguyen Van Kham, vescovo di My Tho, nella Messa per il 160.mo anniversario della morte di San Pietro Nguyen Van Luu, sacerdote e martire, celebrata nel Centro pellegrinaggi dedicato ai martiri vietnamiti, nella parrocchia di Ba Giồng, nella provincia di Tiền Giang, ha invitato i fedeli – riporta UCA  News - a seguire l’esempio di questo religioso, che dedicò tutta la sua vita alla predicazione del Vangelo e alla cura pastorale dei suoi parrocchiani, e morì martire per la fede. Alla cerimonia erano presenti circa 100 sacerdoti e 1.000 fedeli. Il vescovo Kham ha ricordato ai presenti, seguendo l’insegnamento di padre Luu, che è possibile “incontrare Dio quando ascoltiamo la sua parola e riceviamo l'Eucaristia” e che “questo è il dono più prezioso che la Chiesa può portare all'umanità". Prima della Messa, donne in abiti tradizionali hanno marciato con candele e torce in fila indiana, portando una statua di San Pietro Nguyen Van Luu, martire, dalla chiesa al palco principale, dove alcune suore e altre persone in costume hanno eseguito danze rituali per onorare il Santo. Padre Luu, nato nel 1812 a Saigon, studiò nel Seminario di Penang, in Malesia, dove fu ordinato sacerdote prima di tornare nel suo Paese. Nel corso della sua vita sacerdotale prestò servizio presso quattro parrocchie: Mac Bac, Sa Dec, My Tho e Ba Giong. Fu arrestato nel dicembre 1860 per avere somministrato i sacramenti ai cattolici imprigionati per la loro fede. Egli ammise coraggiosamente, dopo l’arresto, di essere un prete. Fu torturato, interrogato e minacciato, ma rifiutò di abbandonare la sua fede cattolica. Disse ai soldati di non poter rinunciare al cattolicesimo, infuso nel suo corpo. ”I laici – affermò - non hanno il diritto di abbandonare la fede, tanto meno io, un prete". Padre Luu fu decapitato il 7 aprile 1861 a My Tho. Il martire fu poi beatificato il 2 maggio 1909 da Papa Pio X e canonizzato il 19 giugno 1988 da Papa Giovanni Paolo II. Egli  è uno dei 117 martiri vietnamiti morti per la loro fede. (AP)

8 aprile - EUROPA La preghiera delle Chiese d’Europa durante la Quaresima per le vittime del Covid in una galleria fotografica

Una galleria fotografica per raccontare la preghiera della Chiesa per le vittime della pandemia. La propone nel proprio portale il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa che per la Quaresima ha invitato tutte le Conferenze episcopali a celebrare una Messa di suffragio. La ‘catena eucaristica’ è iniziata il 17 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, con una liturgia celebrata in Albania e in Austria, ha visto avvicendarsi presidenti e segretari generali delle Conferenze Episcopali nazionali e si è conclusa l’1 aprile, Giovedì Santo, in Ungheria e a Genova, residenza del cardinale Angelo Bagnasco, presidente del CCEE. Per tutto il tempo di Quaresima le Chiese d’Europa hanno pregato per le vittime della pandemia con un ricordo speciale nella Celebrazione Eucaristica per far sentire la vicinanza della Chiesa alle vittime e alle loro famiglie e per offrire un segno di comunione e di speranza per l’intero Continente. “Noi vescovi d’Europa - ha dichiarato il cardinale Bagnasco - siamo tutti uniti accanto alle nostre comunità cristiane, ai nostri sacerdoti, grati a tutti coloro che continuano a dedicarsi alle persone più bisognose, per sostenere con la nostra parola e soprattutto con la nostra preghiera il loro impegno affinché possiamo guardare insieme ad un futuro migliore”. Per dare ai fedeli la possibilità di partecipare alla preghiera, molte celebrazioni sono state trasmesse via internet, in radio o alla televisione. Ogni singola Conferenza Episcopale ha organizzato la celebrazione come ha ritenuto più opportuno: inviando a tutte le parrocchie una preghiera dei fedeli con un’intenzione particolare per le vittime, invitando tutti i vescovi della nazione a unirsi alla preghiera, affidando a videomessaggi la propria vicinanza alle vittime e ai malati, con un ricordo speciale durante l’omelia. Frutto di tutte queste iniziative e il materiale inviato dagli uffici comunicazione delle Conferenze Episcopali e alcuni scatti delle celebrazioni che ora si possono sfogliare sul sito web del CCEE. (TC)

8 aprile - AMERICA LATINA Jrs: America Latina e Caraibi, regione in via di sviluppo più colpita dalla pandemia

Con il 28 per cento di morti a causa del coronavirus, l’America Latina e i Caraibi si rivelano la regione in via di sviluppo più colpita al mondo dalla pandemia in rapporto alla popolazione che vi vive, pari solo all’8,4 per cento di tutti gli abitanti del pianeta: lo afferma l’ultimo studio elaborato dal Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jrs) nel continente. I Paesi di questa parte del globo, infatti, devono “affrontare numerose sfide per controllare la pandemia”, come le disuguaglianze, il lavoro informale, la povertà, la vulnerabilità, la mancanza di tutele: tutti fattori che sono stati aggravati ulteriormente dall’emergenza sanitaria. “La regione – si legge nel rapporto – è caratterizzata da sistemi sanitari e di tutela sociale deboli e frammentari, nonché da insediamenti urbani periferici in espansione, senza alcun accesso ai servizi di base”. A tutto questo, evidenzia il Jrs, si aggiungono “i flussi migratori e gli spostamenti delle popolazioni, così come i conflitti di vario genere”. Il pensiero del Servizio dei gesuiti per i rifugiati va, in particolare, ai venezuelani il cui esodo “è il più grande della storia recente e una delle maggiori crisi globali di spostamento forzato nel mondo, dopo quella relativa alla Siria”. E non vanno dimenticate “le centinaia di migliaia di centroamericani che continuano a fuggire dai loro Paesi a causa delle violenze, delle violazioni dei diritti umani e del deterioramento delle condizioni di sicurezza”. Nell’ultimo decennio, infatti, e nell’ultimo anno aggravato dalla pandemia, “i numeri degli spostamenti forzati si sono quadruplicati – spiega il Jrs – e i rifugiati venezuelani e centroamericani ne sono stati doppiamente colpiti”. Per quanto riguarda, poi, la campagna di vaccinazione nei diversi Paesi della regione, i gesuiti denunciano il fatto che “la differenza nella domanda e nell’offerta dei vaccini è evidente nella disparità di reddito delle singole nazioni, così come nella pianificazione e nel buon uso delle risorse comuni”. Non solo: in generale, “i migranti in condizioni irregolari sono esclusi dai piani di vaccinazione già avviati”. Un dato che andrebbe “riconsiderato – sottolinea il Jrs – poiché queste persone vanno incluse in condizioni di parità e senza alcuna discriminazione”. Infine, il Servizio dei gesuiti per i rifugiati riporta alcuni dati: i primi Paesi della regione a sviluppare un piano di vaccinazione sono stati, a dicembre 2020, il Cile, il Messico e l’Argentina. La prima nazione, invece, a ricevere il siero anti-Covid tramite il programma Covax, gestito dall’Organizzazione mondiale della sanità, è stata la Colombia, cui seguiranno prossimamente il Perù e l’Hoduras. (IP)

8 aprile - INDONESIA Ciclone Seroja. Il presidente dell’Episcopato invita gli indonesiani alla compassione verso chi è stato colpito dalle inondazioni

Secondo l'Agenzia nazionale per la mitigazione dei disastri, tra il sabato e la domenica di Pasqua, sono state almeno 128 le persone uccise dalle inondazioni e dalle frane generate dal ciclone tropicale Seroja – riporta UCA News -, circa 8.000 le persone rifugiate nei centri di evacuazione - anche di proprietà della Chiesa cattolica -, circa 72 le persone disperse, 271 le case e 99 le strutture pubbliche danneggiate nel Paese. Dinanzi a tanta distruzione, il presidente dell’Episcopato, il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Jakarta, in un videomessaggio, diffuso il 7 aprile su YouTube dalla Commissione episcopale per le comunicazioni sociali, ha invitato gli indonesiani alla compassione. "A nome della Conferenza episcopale indonesiana – ha affermato -, vi invito a mostrare compassione verso i nostri fratelli e sorelle che stanno soffrendo nella provincia di Nusa Tenggara orientale e in alcune parti della provincia di Nusa Tenggara occidentale". Il porporato, sottolineando come la compassione "sia una materializzazione della nostra fede", ha spiegato che essa "può essere una benedizione per i nostri fratelli e sorelle”, invitando la popolazione a donare. Gli aiuti – ha precisato -potranno essere inviati agli enti caritativi ecclesiastici, come la Caritas, la Commissione per lo sviluppo socio-economico, la Commissione diocesana per le comunicazioni sociali e la Lembaga Daya Dharma dell'arcidiocesi di Jakarta. Anche monsignor Aloysius Sudarso, arcivescovo di Palembang e presidente del Consiglio di amministrazione di Caritas Indonesia, conosciuta localmente come Karina, nel videomessaggio ha ricordato che “la Chiesa cattolica in Indonesia non resterà in silenzio, perché “la nostra cura nei riguardi di chi soffre – ha affermato - è veramente una forma concreta della nostra fede”. Padre Fredy Rante Taruk, direttore esecutivo di Karina, da parte sua, ha raccontato ad UCA News come l’organizzazione abbia ricevuto finora donazioni per più di 1 miliardo di rupie (71.400 dollari) e come sia già impegnata in diverse diocesi nella distribuzione degli aiuti di prima necessità. Il sacerdote ha concluso con l’auspicio e il suggerimento che le Commissioni diocesane “si concentrino anche sui bisogni speciali dei bambini, delle madri incinte e degli anziani”. (AP)

8 aprile - CENTRAFRICA Necessaria la ricostruzione dell’episcopio di Alindao, Acs pronta a sostenerla

Aiuto alla Chiesa che Soffre vuole finanziare la ricostruzione dell’episcopio di Alindao, nella Repubblica Centrafricana, distrutto e saccheggiato due anni fa, quando fondamentalisti islamici hanno assaltato la cattedrale. Il Centrafrica da anni vive una grave crisi politica e sociale, causa di instabilità e insicurezza, e anche la Chiesa ha subito attacchi. Ma monsignor Nestor-Désiré Nongo-Aziagbia riferisce ad Acs che i ribelli sono banditi che “non combattono una guerra di religione” e che “per loro la religione è solo un pretesto per lo sfruttamento”. Per il presule quello in corso non è un conflitto religioso, dato che oltre due terzi dei mercenari che combattono per i gruppi ribelli provengono da paesi stranieri e puntano sulla ricchezza mineraria del Paese e su facili profitti. Qui la Chiesa coltiva il dialogo cristiano-musulmano e nella diocesi di Alindao diverse riunioni si tenevano nella casa del vescovo. L’episcopio è stato anche luogo di incontro e sostegno per i fedeli della diocesi e simbolo di fraternità. Oggi ospita la maggior parte dei sacerdoti di Alindao, in alloggi riparati in fretta, in stanze minuscole e troppo anguste per il dialogo, con poco spazio per altre attività. Per questo Acs vuole sostenerne la ricostruzione, un gesto per dare nuova speranza al clero e alla gente della diocesi. (TC)

8 aprile - REPUBBLICA CECA La cattedrale di Brno cambia volto: il vecchio altare sarà trasferito a Roma

È iniziato ieri, nella cattedrale di St. Pietro e Paolo a Brno, nella Repubblica Ceca, lo smantellamento dell’altare che verrà sostituito da uno nuovo realizzato dal team creativo degli architetti Michal Říčný, Petr Todorov e Magdalena Říčná con lo scopo di unificare gli elementi dominanti nel presbiterio. Lo riferisce la Conferenza episcopale ceca sul suo sito. L’attuale altare della cattedrale fu consacrato nell'ottobre 1984, e oggi l’attuale vescovo di Brno, monsignor Vojtěch Cikrle, ha deciso di destinarlo alla cappella di S. Giovanni Nepomuceno nel Pontificio Collegio Nepomuceno a Roma, dove è presente un altare ancora fatto in legno e con elementi di marmo, che risulta pericolante. Il rettore del Pontificio Collegio Nepomuceno a Roma, padre Roman Czudek, ha accolto con favore la decisione del presule: “L'altare della cattedrale di Brno diventerà un collegamento simbolico tra la Chiesa cattolica locale nella Repubblica Ceca e Roma, un collegamento attraversato nel corso della sua lunga storia da seminaristi, sacerdoti e futuri vescovi, attivi in ​​patria e in esilio. Per tutti potrei citare, ad esempio, il vescovo ausiliario di Brno, Petr Esterka, che ha grandi meriti per il servizio ai connazionali non solo negli Stati Uniti”. Prima dell'effettiva sistemazione dell'altare nella cappella del seminario, è necessario rafforzare la statica del presbiterio: a dirigere i lavori sarà l’accademico Petr Váňa. Durante l'ordinazione solenne del 21 maggio prossimo a Brno, monsignor Vojtěch Cikrle prevede di inserire le spoglie di Santa Zdislava, nativa della diocesi di Brno, nel nuovo altare: “Zdislava di Křižanov era una donna straordinaria, la cui bellezza emanava dalla sua connessione con Dio – ha detto - da lui ha attinto attraverso la preghiera e i sacramenti tutto il necessario per ciò che ammiriamo di lei ancora oggi”. “Mentre il ferro immerso nel fuoco inizia a brillare, a riscaldarsi e diventa malleabile, così, immersa in Dio, Zdislava divenne una ragazza amorevole, moglie, madre e medico dei malati e dei poveri, che cercavano fiduciosamente il suo aiuto e furono miracolosamente guariti, fisicamente e spiritualmente. Sono lieto che la sua missione di proteggere e incoraggiare le famiglie sia ancora viva”, ha concluso. (RB)

8 aprile - ARGENTINA 90 anni Azione Cattolica. Cardinale Poli: “Portare la gioia del Vangelo nella vita quotidiana”

“Portare la gioia del Vangelo nella vita quotidiana”: questo il mandato affidato all’Azione Cattolica Argentina (Aca), in occasione del suo 90.mo anniversario di fondazione, dal Cardinale Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di Buenos Aires. Nei giorni scorsi, il porporato ha celebrato una Santa Messa commemorativa nella Cattedrale cittadina ed ha ricordato che l’Aca è nata la domenica di Pasqua del 1931: il mistero pasquale ha, dunque, segnato tutto il suo lungo cammino, rendendola vitale fino ad oggi “nella sua vocazione permanente di servizio al compito evangelizzatore della Chiesa”. Alla liturgia eucaristica hanno preso parte solo alcuni rappresentanti dell’Aca, in osservanza alle normative anti-Covid, ma molti altri fedeli si sono uniti spiritualmente alla Messa attraverso i mass-media e i social network. A tutti il Cardinale Poli ha ricordato l’impegno dell’Aca nella promozione della “fratellanza umana”, strumento “necessario e urgente per superare le minacce dell'indifferenza e dell'iniquità e per rafforzare il cammino della giustizia e della pace". Quindi, invitando i fedeli a “lasciarsi toccare dalla Resurrezione di Cristo, che rende tutto vero, bello e permanente”, l’Arcivescovo di Buenos Aires ha concluso la sua omelia incoraggiando l’Azione cattolica nazionale a proseguire il suo compito di “evangelizzare la città”. Al termine della celebrazione ha preso la parola Rafael Corso, presidente dell’Aca, il quale ha ricordato come l’organismo, nei suoi nove decenni di attività, abbia sempre “alimentato la testimonianza di una Chiesa in uscita, che, a partire dalla vita comunitaria nelle parrocchie e nei diversi settori della società, ha portato la gioia del Vangelo di Gesù Cristo nella vita quotidiana” di tutti. “La Buona Novella – ha aggiunto – continua ad essere desiderata ed attesa dal mondo; per questo, vivere e condividere la gioia del Vangelo è la missione dell’Aca”, anche di fronte a difficoltà come quelle provocate dalla pandemia da Covid-19. Di qui, il richiamo di Rafael Corso ad “un nuovo modello di sviluppo umano integrale con tutti e per tutti, un'economia inclusiva e sostenibile che risponda al grido dei poveri e della Terra, che porti alla generazione di ricchezza con un uso più razionale dei beni universali, garantendo l'equità distributiva e l'eredità alle generazioni future, per non cedere alla crudeltà dell'indifferenza, della schiavitù e dello scarto" Guardando, inoltre, a due documenti fondamentali di Papa Francesco, l’Esortazione apostolica “Amoris laetitia sull’amore nella famiglia” e l’Enciclica “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”, il presidente dell’Aca ha esortato i presenti a vivere “la sinodalità ecclesiale secondo un percorso coerente” che punti alla “costruzione del bene comune”, “della Chiesa e della società argentina”. Infine, invocando l’intercessione della Sacra Famiglia, Rafael Corso ha concluso il suo intervento con l’auspicio di poter vivere insieme “la gioia di essere tutti fratelli, testimoniando sempre la speranza”. (IP)

8 aprile - MOZAMBICO Conflitto Cabo Delgado. Appello Caritas per aiuti materiali e sostegno psico-sociale agli sfollati

Cibo, alloggi, indumenti, ma anche sostegno psico-sociale: sono queste le necessità primarie ed urgenti della popolazione sfollata del Mozambico, in fuga dalla regione settentrionale di Cabo Delgado dove un drammatico conflitto ha provocato, dal 2017 ad oggi, circa 2mila morti e più di 700mila sfollati. A lanciare l’appello è il direttore della Caritas diocesana di Pemba, Manuel Nota, il quale evidenzia come gli aiuti offerti dalla Chiesa cattolica siano diventati essenziali anche per le persone musulmane: “Il nostro lavoro di accompagnamento psico-sociale – spiega all’agenzia Ecclesia – è molto apprezzato. La Caritas offre agli sfollati non solo beni materiali, ma anche l’occasione di parlare di ciò che hanno patito e questo permette loro di elaborare la sofferenza” e ricominciare, poi, una nuova vita. Finora, l’organismo diocesano ha assistito “quasi 40mila famiglie” grazie a Centri di accoglienza, siti di reinsediamento e famiglie ospitanti. Ma la grande sfida che resta da affrontare è quella della costruzione di nuovi alloggi, per i quali mancano però i materiali edili necessari. Attualmente, infatti, sottolinea Manuel Nota, gli sfollati vivono “in piccole capanne, allestite con teloni che sono stati assegnati loro nei siti di reinsediamento, con uno spazio delimitato per vivere e un altro per coltivare la terra”. Di qui l’appello della Caritas di Pemba a raccogliere fondi internazionali per costruire vere e proprie case per tutti gli sfollati. Fortunatamente, la macchina della solidarietà si è già messa in moto: il governo ungherese, ad esempio, si è impegnato a realizzare un progetto abitativo per la popolazione mozambicana in fuga dai conflitti. Da ricordare, infine, che la Caritas di Pemba si occupa anche delle persone non sfollate, sostenendo l’operato delle parrocchie locali e promuovendo progetti di sviluppo, educazione ed assistenza sociale ad ampio raggio. (IP)

8 aprile - BRASILE #coronavirus. Vescovi: superare pandemia e costruire mondo più giusto e sano

Continua il drammatico record del Brasile in tempo di pandemia da Covid-19: martedì, per la prima volta, sono stati superati i 4mila morti in 24 ore. La giornata, infatti, ha visto il decesso di 4.195 persone, mentre gli ospedali rasentano il collasso, soprattutto a causa della così detta “variante brasiliana” del coronavirus, più aggressiva e contagiosa del ceppo originario. Ed è in questo difficile scenario, dunque, che ieri, 7 aprile, il Paese ha celebrato la Giornata mondiale della salute, indetta dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) nel 1948. Il tema dell’edizione di quest’anno è stato “Costruire un mondo più giusto e sano”, collegato al motto dell’anno 2021, dedicato a “I lavoratori della salute e dell’assistenza”. Per l’occasione, la Chiesa cattolica brasiliana ha fatto sentire la sua voce, attraverso una nota a firma di Monsignor Roberto Francisco Ferreria Paz, responsabile della Pastorale della Salute all’interno della Conferenza episcopale nazionale (Cnbb). “Costruire un mondo più giusto e sano – afferma il presule – significa includere e distribuire, in modo equo e solidale, le risorse della salute: cure, medicine, vaccini e vita sana”. Tutto ciò comporta “l'accesso all'acqua potabile, ai servizi igienici di base, all'alimentazione e alla nutrizione equilibrata, all'agricoltura biologica, all'alloggio e al lavoro dignitoso”. In pratica, evidenzia Monsignor Ferreria Paz, si tratta di “avere una visione olistica e integrata della salute, una visione che trascenda la ricerca della qualità della vita per i pochi che possono goderne, ma che miri a garantire un diritto fondamentale per tutta la popolazione, perché la vita e la salute devono sempre venire prima". Guardando, poi, agli operatori brasiliani, il vescovo brasiliano ricorda che "è importante dare loro voce, farli partecipare ed includerli nella pianificazione sanitaria, che in tempo di pandemia è stata inesistente e spesso bloccata da misure contraddittorie e inefficaci". Di qui, il richiamo a tutelare il Sistema unico sanitario, a promuovere una campagna di vaccinazione universale e immediata, a proseguire con gli aiuti di emergenza, i sussidi per l'agricoltura familiare e biologica, la sicurezza alimentare e la conservazione delle foreste e dei biomi. “Per guarire noi stessi dalla pandemia – conclude il presule - dobbiamo guarire la Terra e la nostra convivenza sociale, che è ingiusta, disuguale e intollerante”. Intanto, sempre ieri, l’Organizzazione panamericana della salute, legata all’Oms, ha chiesto ai leader politici di garantire che l’equità sanitaria sia in cima alla lista di priorità nella fase post-pandemia. Ciò significa, ha affermato l’organismo, permettere a tutti di “avere condizioni di vita e di lavoro favorevoli alla buona salute, promuovere sistemi di informazione sanitaria adatti ad identificare le popolazioni in situazioni di vulnerabilità, e costruire una società in cui i singoli individui collaborano alla ricerca di soluzioni per le disuguaglianze e nella quale tutti hanno accesso alle cure mediche, senza discriminazione alcuna". Allo stesso tempo, alle autorità è stato chiesto di “monitorare le disuguaglianze sanitarie e garantire che tutte le persone abbiano accesso a servizi sanitari di qualità quando e dove ne hanno bisogno”. (IP)

8 aprile - TERRA SANTA Grazie alla Holy Land Christian Ecumenical Foundation vaccini anti-Covid per i residenti dei villaggi di Birzeit e Atara

Vaccini anti-Covid agli ultrasessantacinquenni e per quanti soffrono di malattie croniche a Birzeit, in Terra Santa. Sono stati somministrati il giorno di Pasqua grazie alla campagna di vaccinazione lanciata dalla Holy Land Christian Ecumenical Foundation (HCEF), con la collaborazione con la Birzeit Women’s Charitable Society, in collaborazione con il Ministero della Salute palestinese, presso il Birzeit Senior Citizen Center (BSCC). Un team speciale del personale infermieristico del Ministero della Salute, riferisce abouna.org, ha somministrato il vaccino cinese Sinopharm a 150 residenti dei villaggi di Birzeit e Atara. Alcuni anziani impossibilitati a raggiungere il centro adibito per le vaccinazioni, sono stati vaccinati a domicilio. La campagna, volta ad arginare la diffusione del coronavirus, è stata avviata per rispondere alle difficoltà di spostamento degli anziani che, per ricevere il vaccino si sarebbero dovuti recare nei centri sanitari di Ramallah affrontando un faticoso viaggio. La seconda dose del vaccino verrà somministrata il 25 aprile 2021. (TC)

8 aprile - INDIA #coronavirus Madhya Pradesh: il digiuno di monsignor Cornelio per sensibilizzare l'opinione pubblica sul rispetto dei protocolli anti Covid-19

Monsignor Leo Cornelio, arcivescovo di Bhopal, il 6 aprile, assieme a molti altri leader religiosi, si è unito allo speciale digiuno di 24 ore del primo ministro del Madhya Pradesh, Shivraj Singh Chouhan, per aumentare la consapevolezza tra le persone della necessità di proteggersi dal Covid-19 per la sicurezza di tutti. "È nostro dovere e responsabilità proteggere noi stessi e gli altri dal pericolo del Covid-19", ha riferito ieri il presule ad UCA News, ed "è giunto il momento che tutti noi prendiamo sul serio la pandemia e ci prepariamo a proteggerci dal suo imminente attacco, che potrebbe essere fatale per molti e rischioso per altri". Monsignor Cornelio ha, dunque, sottolineato la necessità di rispettare i protocolli sanitari governativi, di coprirsi il viso e lavarsi le mani regolarmente, “perché prevenire è meglio che curare". Il presule ha elogiato Chouhan per la sua iniziativa, cui hanno aderito anche i leader indù, musulmani e sikh, esortando la gente a prendere sul serio la nuova ondata di coronavirus nel Paese. Il Madhya Pradesh è tra i 13 Stati indiani dove, dalla fine di marzo, sono stati riportati più di 1.000 nuovi casi di Covid-19 al giorno. Dall’inizio della pandemia, lo Stato ha registrato 4.073 morti e 285.743 casi di coronavirus. Al momento, il governo, la domenica, ha ordinato il blocco totale nelle maggiori città, imponendo il coprifuoco dalle 22 alle 6 del mattino. Lo Stato più colpito dalla pandemia, in India, continua ad essere quello occidentale del Maharashtra con 20.916 nuovi casi e 297 morti registrati il 6 aprile. Secondo le autorità federali, sempre il 6 aprile, in India sarebbero morte 630 persone per Covid-19, portando il bilancio delle vittime a 166.177.   (AP)

8 aprile - SPAGNA Al via on line le iscrizioni ai nuovi corsi per esperti di comunicazione sociale nella Pontificia Università di Salamanca

Rendere la comunicazione sociale e religiosa sempre più professionale: questo l’obiettivo dei nuovi corsi per esperti di comunicazione sociali, promossi dalla Commissione episcopale per le Comunicazioni Sociali e dalla Pontificia Università di Salamanca (UPSA) dal Primo al 15 luglio e dal Primo al 14 settembre prossimi. A comunicarlo è il sito della Conferenza episcopale di Spagna. I corsi, per cui la Pontificia Università di Salamanca ha già aperto le iscrizioni online, sviluppano 25 crediti ECTS, per oltre cento ore totali di insegnamento distribuite in due moduli online, e fornisce una formazione teorica e pratica rilevante e sufficiente di fronte alle sfide che la comunicazione presenta oggi, anche in ambito ecclesiale. I corsi sono dunque rivolti a sacerdoti, seminaristi, religiosi, responsabili della comunicazione in enti religiosi e vescovadi oppure ong, catechisti e insegnanti, il cui interesse professionale è quello di completare, aggiornare o ampliare la loro formazione in materia di comunicazione. L'obiettivo è quello di fornire loro una maggiore efficacia nella comunicazione religiosa – per quanto riguarda omelie e pastorale - negli uffici di comunicazione, nella gestione delle reti sociali o nella generazione di contenuti audiovisivi. A guidare il team di 15 docenti che si alterneranno tra i vari argomenti, la dottoressa Gloria García González; tra gli altri, 9 sono professori di ruolo della Pontificia Università di Salamanca e 6 sono legati ad altre università e alla pratica professionale della comunicazione. (RB)

7 aprile - VENEZUELA Monsignor Moronta (vice-presidente dei vescovi): accelerare la campagna vaccinale con vaccini di buona qualità

Monsignor Mario Moronta, vescovo di San Cristóbal e secondo vicepresidente della Conferenza episcopale venezuelana (Cev), ha lanciato un forte appello alle autorità sanitarie del Paese perché accelerino la vaccinazione di massa contro il Coronavirus. "Il Covid-19 non ha ideologia, non ha credo, quindi mi sembra ingiusto e immorale che coloro che hanno questa responsabilità non si mettano d’accordo”, ha dichiarato il presule . Lo riferisce il sito del Celam. Il Venezuela ha registrato dall’inizio della pandemia più di 169mila casi e oltre 1.500 morti per coronavirus con una forte impennata nell’ultimo mese. Cifre ufficiali che sono state peraltro messe in discussione da diverse organizzazioni, perché ritenute ampiamente sottostimate rispetto alla realtà, mentre la campagna vaccinale procede a rilento, nonostante gli obiettivi annunciati dal Presidente Nicolás Maduro per raggiungere l’immunità di gregge. "Nel suo ultimo messaggio il Papa ha insistito sulla necessità di dare vaccini ai Paesi più poveri e noi rientriamo in questa fascia. Le autorità sanitarie, politiche e militari devono mettersi d’accordo", ha insistito monsignor Moronta che ha invitato i venezuelani ad esprimere sui social network il loro malcontento per le lentezze del Governo, tanto più in un momento in cui i morti tra gli operatori sanitari in Venezuela hanno superato quota 440, il tasso più alto del continente in rapporto alla popolazione, mentre i leader politici sono stati già vaccinati. Il vice-presidente dei vescovi venezuelani chiede anche “vaccini di qualità” e che i cittadini venezuelani “non vengano usati come cavie”. È quindi necessario fare "uno sforzo per importare i vaccini migliori" e iniziare a vaccinare cominciando dai più vulnerabili: ”Se ci sono soldi per comprare armi, ci sono soldi per la salute delle persone”, ha detto monsignor Moronta. (LZ)

7 aprile SUD SUDAN – Il cordoglio del Wcc per la scomparsa monsignor Paolino Lukudu Loro, “faro di speranza” per il Paese

"Un pilastro incrollabile", “un faro di speranza, libertà e vitalità in mezzo al caos del conflitto e della guerra”. Così il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) ricorda monsignor Paolino Lukudu Loro, arcivescovo emerito di Juba, in Sud Sudan, venuto a mancare il 5 aprile in un ospedale a Nairobi, all’età di 80 anni, a causa di un ictus. Numerosi membri dell’organismo ecumenico si sono uniti al lutto per la scomparsa di quello che è stato un protagonista del processo di riconciliazione e pacificazione del Sud Sudan, prima e dopo la sua indipendenza da Khartum. Tra questi la dottoressa  Agnes Abuom, moderatrice del Wcc, che in un messaggio di cordoglio ricorda quanto fosse amato dalla sua gente, soprattutto i più vulnerabili, “donne, uomini, ragazzi e ragazze, per i quali  - scrive - è stato per anni un’ancora di salvezza durante e dopo la guerra”. “Per decenni avete messo il dolore e le lacrime della gente sotto agli occhi delle forze della morte e del potere che non si preoccupavano della sua sicurezza, del suo sviluppo e della dignità umana ", continua Abuom. "I vostri messaggi spirituali hanno risuonato negli Stati e nelle comunità mentre ricordavate alla gente di pensare ai tesori del Cielo e non solo a quelli della terra. Avete chiamato i leader nazionali a rendere conto delle loro azioni", afferma ancora la moderatrice del Wcc, ricordando la sua partecipazione, nell’aprile 2019, al ritiro spirituale in Vaticano del Presidente sud-sudanese Salva Kiir insieme al leader dell'opposizione armata Riek Machar per la pace in Sud-Sudan al termine del quale Papa Francesco aveva ricevuto i due leader rivali a Santa Marta.  Un incontro di cui rimane impressa nella memoria l’immagine del Pontefice mentre bacia i loro piedi. “Quella visita resterà per sempre un segno di speranza per un futuro migliore per i sud-sudanesi”, rimarca Abuom, evidenziando come la sua saggezza e leadership abbiano dato nuova vita al Consiglio nazionale delle Chiese di cui anche la Chiesa cattolica sud-sudanese è membro. Nato il 23 agosto 1940 a Kwerijik, monsignor Lukudu Loro era stato ordinato sacerdote nella Congregazione dei Missionari Comboniani nel 1970 ed era stato arcivescovo di Juba dal 1983 al 2019, spendendosi instancabilmente per la pace e la riconciliazione anche nel nuovo Sud-Sudan indipendente. Nel 2017 aveva partecipato all’organizzazione della visita in Sud Sudan di Papa Francesco e dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Chiesa anglicana, visita che non poté avere luogo a causa dell’insicurezza nel Paese. (LZ)

7 aprile - INDIA Nuova legge anti-conversioni anche nel Gujarat. Padre Pakash (SJ): giro di vite incostituzionale

Anche lo Stato indiano del Gujarat ha adottato una nuova legge anti-conversione. Il Gujarat Freedom of Religion (Amendment) Bill 2021  è stato approvato dal parlamento locale il 1.mo aprile e prevede per i suoi trasgressori pene dai tre ai dieci anni e sanzioni pecuniarie fino a 500mila rupie (pari a 6.800 dollari). Il Gujarat diventa così il quarto Stato indiano, dopo Uttar Pradesh, Uttarakhand e il Madhya Pradesh, tutti guidati dal partito nazionalista Bjp (Bharatiya Janata Party) del premier Narendra Modi,  a introdurre un nuovo giro di vite contro quelle che vengono considerate conversioni forzate o fraudolente ad un’altra religione. La nuova legge – riporta l’agenzia Ucanews - mira in sostanza ad estendere il campo di applicazione della normativa esistente contro le conversioni forzate al matrimonio. Il pretesto è sempre lo stesso: frenare il cosiddetto "Love Jihad", termine coniato alcuni anni fa per demonizzare i matrimoni tra uomini musulmani e donne non musulmane. Ma se formalmente queste nuove leggi mirano a punire le conversioni fatte con la violenza o con l’inganno, di fatto come denunciano i suoi detrattori, vengono utilizzate per criminalizzare tutte le conversioni e prendono di mira le minoranze musulmane e cristiane. “Questo emendamento aggiuntivo alla già draconiana legge sulla libertà religiosa del 2003 è ancora più incostituzionale e va ritirata”, afferma senza mezzi termini il padre gesuita Cedric Prakash, attivista per i diritti umani da anni impegnato nella difesa dei diritti delle minoranze. "La grande domanda che dobbiamo porre oggi al governo del Gujarat è perché un cittadino adulto non può decidere quale religione desidera seguire o più banalmente se un cittadino o una cittadina può decidere di sposare chi vuole". La nuova legge prevede che, se la presunta vittima è una minorenne, una donna, un dalit (fuori casta) o un tribale, gli autori del reato possano essere puniti con una pena detentiva di 4-7 anni e una multa non inferiore a 300mila rupie, mentre essi se appartengono a un’organizzazione, le pene salgono a un massimo di 10 anni con una multa fino a 500mila rupie. Inoltre, il matrimonio contratto viene automaticamente dichiarato nullo e l’onere della prova della sua legittimità è a carico dell’imputato. Chiunque abbia legami di sangue con la stessa vittima può sporgere denuncia ed è esclusa la libertà su cauzione dell’imputato. Dello stesso tenore le nuove leggi anti-conversione introdotte di recente nell’Uttar Pradesh, nell’Uttarakhand e il Madhya Pradesh, anch’esse criticate dalle minoranze e dall’opposizione del Partito del Congresso, per i quali si tratta di leggi liberticide che violano la laicità dello Stato creando tensioni religiose. "La nostra Costituzione ci garantisce di praticare e seguire liberamente qualsiasi fede. Introdurre una legge per controllare la fede delle persone è una violazione dei diritti umani", denuncia all’Ucan Muhammad Arif, presidente del presidente del Centro per l’armonia e la pace in Uttar Pradesh.  (LZ)

 

7 aprile - BRASILE Al via, da domenica, alla 58.ma plenaria dei vescovi

Si svolgerà on line, dal 12 al 16 aprile, la 58.ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale brasiliana. Tema centrale sarà il Pilastro della Parola, proposto dalle Linee guida generali per l’azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile (DGAE 2019-2023). Si parlerà, fra gli altri argomenti, di animazione biblica e lavoro pastorale nelle comunità missionarie ecclesiali, dell’anno vocazionale previsto per il 2023, degli anni tematici indetti da Papa Francesco dedicati a San Giuseppe e alla Famiglia, del Pio Collegio Brasiliano, del Fondo Nazionale di Solidarietà, dell’attuale situazione sociale e della pandemia di Covid-19. Sarà la prima assise con il nuovo nunzio apostolico in Brasile, don Giambattista Diquattro, che parteciperà in videoconferenza. Come di consueto è previsto anche un momento di spiritualità per i vescovi. In programma il 15 aprile, al mattino, sarà guidato dal cardinale Seán Patrick O'Malley, arcivescovo di Boston. (TC)

7 aprile - TIMOR EST Gli aiuti della Chiesa locale per le vittime delle alluvioni

La Chiesa timorese è impegnata in prima linea per portare soccorso alle vittime delle alluvioni causate dalle piogge torrenziali che negli ultimi giorni si sono abbattute sul piccolo Paese del sud-est asiatico insieme alla vicina Indonesia, in particolare nella provincia del Nusa Tenggara Orientale. 36 finora i morti a Timor Est, a cui vanno aggiunti una trentina di dispersi e migliaia di sfollati. Molti di questi hanno trovato rifugio nelle strutture della Chiesa. Circa 2mila sono attualmente accolti in un centro gestito dai salesiani a Comoro, alla periferia di Dili e altri 7mila sono assistiti nella parrocchia dell’Immacolata Concezione della capitale. La Conferenza episcopale timorese ha mobilitato tutti i sacerdoti e religiose per sopperire ai bisogni più immediati. “Abbiamo urgente bisogno cibo e vestititi”, racconta all’agenzia Ucanews padre Angelo Salshina, responsabile della speciale task-force pastorale per il Covid-19 dell'arcidiocesi di Dili. In un incontro con la Protezione civile il Primo Ministro Taun Matan Ruak ha ringraziato tutte le organizzazioni impegnate nei soccorsi, comprese le organizzazioni religiose. Il governo ha disposto un allentamento delle restrizioni anti-Covis-19 per facilitare le operazioni di soccorso e il trasporto di materiali per la ricostruzione delle case. Oltre all’emergenza alluvioni, in queste settimane Timor Est deve infatti fare i conti con un’impennata di casi di Coronavirus - dopo un lungo periodo di zero contagi -  che hanno spinto le autorità a reintrodurre il lockdown dal 3 aprile al 2 maggio nelle tre principali città del Paese: Dili, Baucau e Viqueque. La Chiesa timorese è mobilitata anche su questo fronte dall’inizio della pandemia, attraverso la sua speciale task-force che fornisce aiuto materiale e psicologico ai più vulnerabili ed è attivamente impegnata a informare e sensibilizzare la popolazione. Il piccolo e giovane Stato asiatico (indipendente dall’Indonesia dal 1999) ha una popolazione di circa 1,3 milioni di abitanti, il 95% dei quali cattolici. (LZ)

7 aprile - PARAGUAY 20-22 aprile, “Settimana dell’evangelizzatore digitale”

Come approfondire concretamente le conoscenze tecniche necessarie a portare nel mondo il messaggio evangelico? E come fare tutto questo in modo efficace? Sono queste le domande poste alla base dell’iniziativa lanciata dalla Conferenza episcopale del Paraguay, ovvero la “Settimana dell’evangelizzatore digitale” che si svolgerà dal 20 al 22 aprile prossimi. “La tecnologia – spiega una nota – è sempre più presente nella vita quotidiana delle persone, anche nell'esperienza e nella trasmissione della fede”. Un fenomeno che “ha subito un’accelerazione nel corso dell’ultimo anno, in cui la pandemia di Covid-19 e il distanziamento sociale da essa causato hanno reso necessario la ricerca di alternative per comunicare ed essere presenti nella vita degli altri”. La Settimana, dunque, vuole offrire “conoscenze teoriche ed esperienze pratiche di alcuni dei così detti ‘infuencer’ digitali nel mondo cattolico” a tutti gli operatori del settore. L’iniziativa è portata avanti insieme a “Catholic Link”, ovvero il portale cattolico sulla Nuova evangelizzazione che da diversi anni mette a disposizione di tutto il mondo le competenze di circa quaranta giovani professionisti impegnati nell’apostolato della Chiesa, secondo le linee-guida dettate da Papa Francesco nella sua prima Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, dedicata proprio all’annuncio del Vangelo nel mondo attuale. ”Crediamo che condividere le nostre esperienze possa far risparmiare molto tempo e fatica a migliaia di evangelizzatori digitali – spiega il direttore del portale, Mauricio Artieda - Data l'attuale situazione che il mondo sta attraversando, siamo sfidati a capire che, se vogliamo rimanere rilevanti nei prossimi anni, noi cattolici dobbiamo conoscere e utilizzare in modo efficace e senza paura gli strumenti che il mondo digitale ci offre per raggiungere il cuore dell'uomo". Durante i tre giorni di lavoro, verranno presentate le strategie per un'evangelizzazione digitale ad alto impatto, e si rifletterà su come ottenere un contenuto digitale che catturi il pubblico, nonché su come operare con creatività per rivoluzionare il web attraverso il Vangelo. L’obiettivo è quello di formare evangelizzatori 3.0, ovvero che abbiano un approccio a Internet caratterizzato da una maggiore consapevolezza, e conseguente superiore controllo dei fruitori riguardo i contenuti e l’evoluzione grafica de web. Gli iscritti alla Settimana potranno seguire tutti gli eventi in diretta su Facebook e YouTube. (IP)

7 aprile - ITALIA La Perdonanza Celestiniana 2021 sarà aperta dal cardinale Enrico Feroci

Sarà il cardinale Enrico Feroci ad aprire il 28 agosto la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, in occasione della Perdonanza Celestiniana. Ne dà notizia il portale dell’arcidiocesi di L’Aquila. Ad annunciarlo l’arcivescovo, il cardinale Giuseppe Petrocchi. Come stabilito in una bolla da Celestino V nel 1294, chi tra il 28 e il 29 agosto visiterà la Basilica, associando la recita di Credo, Padre Nostro, Ave Maria e Gloria secondo le intenzioni del Papa, e ancora confessione e comunione eucaristica, potrà lucrare l’indulgenza plenaria. Il cardinale Feroci, ha un particolare legame con il capoluogo abruzzese, essendo nato a Pizzoli, in provincia dell’Aquila. Entrato a undici anni nel Pontificio Seminario Romano Minore per poi proseguire al Seminario Romano Maggiore, il porporato è stato ordinato sacerdote il 13 marzo 1965. Nella diocesi di Roma ha ricoperto diversi incarichi e dal 2009 al 2018 è stato presidente della Fondazione “Caritas Roma”. Papa Francesco lo ha creato cardinale il 28 novembre dello scorso, attualmente è parroco della Parrocchia Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva, a Roma. Nelle 24 ore del Giubileo Celestiniano, nella basilica di Collemaggio diversi confessori saranno disponibili per quanti vorranno accostarsi al sacramento della Riconciliazione per celebrare la perdonanza celestiniana. La Porta Santa sarà chiusa il 29 agosto dal cardinale Petrocchi. (TC)

7 aprile  SUDAFRICA Presidente vescovi: riaprire i luoghi di culto per promuovere il bene comune

La questione della riapertura delle chiese in tempo di pandemia non riguarda solo il diritto al culto, ma la promozione del bene comune: lo afferma Monsignor Sithembele Sipuka, presidente della Sacbc (Conferenza episcopale del Sudafrica), in una lunga nota pubblicata sul sito Internet dei vescovi. In occasione della Pasqua, infatti, nel Paese è stato possibile tornare a celebrare la Messa con concorso di popolo, anche se con numeri contingentati e sempre nel pieno rispetto delle normative vigenti anti-contagio. Una decisione che – afferma Monsignor Sipuka – ha suscitato “gioia e giubilo tra i cristiani” perché ha offerto loro la possibilità di “riconnettersi con le loro ‘fondamenta’, per così dire, ed esserne rivitalizzati”. La morte e la risurrezione di Cristo, infatti, rappresentano per i credenti “un evento illuminante dal valore salvifico per la vita” e il luogo di culto dona “un senso di appartenenza e di sostegno dal quale scaturisce un impulso alla missione”. Per questo, sottolinea il presidente della Sacbc, la tecnologia mediatica utilizzata finora per le celebrazioni liturgiche “non potrà mai compensare l’incontro in presenza che è un elemento fondamentale dell’essere una Chiesa”. Al contempo, il presule ricorda che tutte le Chiese cristiane del Sudafrica “hanno collaborato con il governo nazionale nello sforzo di ridurre la diffusione del virus, sviluppando linee-guida specifiche per evitare i contagi” e mettendo in atto “misure concrete per fornire i necessari servizi sociali alle persone in quarantena”. Tutto questo deve essere apprezzato, ribadisce il vescovo sudafricano, tanto più che “le organizzazioni ecclesiali hanno svolto questo tipo di servizio anche prima dell’arrivo della pandemia”. Inoltre, quando nel Paese sono stati riscontrati casi di corruzione nella strategia politica anti-Covid, “le Chiese erano lì a dare l’allarme e si sono mobilitate con successo contro il furto di risorse e di dispositivi medico-sanitari, così da aiutare i poveri”. Eppure, sottolinea il presule, ad un anno dall’inizio della pandemia, “le confessioni cristiane e gli altri credenti sentono che la loro cooperazione nella lotta al coronavirus non viene riconosciuta”, anzi: essi vengono trattati come “diffusori di contagio” e sottoposti a “restrizioni più severe rispetto ad altri settori” della società, nonostante non ci siano prove certe di focolai nei luoghi di culto. “Questo punto necessita un chiarimento – scrive ancora Monsignor Sipuka – e prima lo si fa, meglio è”, perché “contrariamente alla falsa credenza che il virus si diffonda soprattutto nelle chiese”, in realtà i luoghi di culto seguono protocolli rigidi e i leader religiosi “fanno del loro meglio per informare i fedeli e dissuaderli dai comportamento rischiosi che possono provocare contagi”. Per questo, il presidente della Sacbc definisce “arbitrarie e irrazionali” le chiusure e i contingentamenti stabiliti dalle autorità per i luoghi di culto, quando invece “i ristoranti, le sale da gioco o i taxi godono di maggiore libertà” nel servizio. Tanto è vero che “alcuni leader religiosi – sottolinea il vescovo sudafricano – stanno cominciando a chiedersi se non ci siano sentimenti anti-ecclesiali in coloro che redigono i regolamenti anti-Covid”. L’auspicio della Conferenza episcopale sudafricana, dunque, è che i luoghi di culto possano restare aperti in modo definitivo e far accedere un numero maggiore di persone, perché “più fedeli in chiesa significa individui spiritualmente più sani, capaci di offrire un contributo morale e materiale migliore alle loro famiglie e a tutta la società”. In questo senso, la riapertura delle chiese non riguarda solo “il diritto di culto”, bensì il fatto che “i credenti che partecipano ad una funzione religiosa possano sentirsi ispirati a collaborare al bene comune”. Infatti, come è stato ampiamente dimostrato, “i credenti hanno svolto un ruolo cruciale nell’alleviare le drammatiche conseguenze del Covid-19 sulla popolazione sudafricana, combattendo contro la fame, la disoccupazione e lo stress”. Essi inoltre “hanno distribuito cibo, assistito persone in difficoltà, tutelato i posti di lavoro ed esortato le autorità a fare di meglio”, ricorda ancora Monsignor Sipuka. Infine, il presidente della Sacbc esorta i fedeli a far sentire la propria voce per garantire “a tutti un accesso equo al vaccino” anti-Covid, poiché esso è “un bene comune che dovrebbe essere messo a disposizione di tutti e non accaparrato da pochi privilegiati”. (IP)

 

7 aprile - BELGIO A Cherleroi nuovo gruppo dei Pèlerins de l’Eau Vive: la fede per uscire dall’alcolismo

Un nuovo gruppo dei Pèlerins de l’Eau Vive si riunisce a Cherleroi, nella Cappella dei Gesuiti ogni lunedì sera dalle 19 alle 20.30, come scrive il sito della Conferenza episcopale del Belgio. L’associazione cattolica, presente in Francia da oltre 40 anni, da sei mesi è sbarcata in Belgio per occuparsi, anche qui, dei fratelli afflitti dalla piaga dell’alcolismo, ma anche dei loro familiari e dei loro amici. Il fondatore di questo nuovo gruppo, Luc Vanham, ex membro degli Alcolisti Anonimi, racconta la nascita di questo gruppo di condivisione che fa tanto bene ai partecipanti: “In realtà è stata una coincidenza, di quelle che noi chiamiamo coincidenze ma in realtà sono il modo che usa Dio per farsi conoscere. Un giorno, all'entrata della cappella dei Gesuiti a Charleroi, ho scoperto un libro sui Pèlerins de l’Eau Vive, in esposizione.  C’era scritto ’Gesù Salvatore, guariscici dall'alcol’. Grazie. Essendoci passato io stesso, ho preso il libro. Nel frattempo, ho scoperto un video su questa organizzazione. Li ho conosciuti così”. Come già i suoi predecessori in Francia, Luc ha capito che c'era una chiamata pressante di Dio a mettersi al servizio degli uomini e delle donne segnati da questa dipendenza. Le riunioni si svolgono in comunione con un canto allo Spirito Santo, confidenze di fiducia reciproca, meditazione e condivisione di esperienze. L'obiettivo è soprattutto il conforto e la serenità che ognuno può portare all'altro durante lo scambio.   Il gruppo è aperto anche ad altre dipendenze. “Non escludiamo nessuno”, aggiunge Luc. Allo stesso modo, anche se la riunione si tiene in una cappella e all'interno di una chiesa cattolica, chiunque può unirsi a questo movimento di auto-aiuto, indipendentemente dalla sua fede. Il fatto di appartenere a un gruppo, di riconoscersi nelle testimonianze degli altri, porta un vero conforto: “Se hai una gioia e la condividi, questa aumenta. Al contrario, se hai una tristezza o un'angoscia, quando la condividi, diminuisce – spiega ancora Luc - se, inoltre, affidiamo tutti i nostri problemi a Dio e ci arrendiamo a lui, il sollievo è tanto più grande. Perché con Dio tutto è possibile; il nostro Dio è il Dio del possibile”. “È importante ricordare che la causa dell'alcolismo spesso non è nota - continua Luc - quello che posso dire è che siamo tutti ipersensibili, tutti esposti. L'alcol ci ha permesso di ‘fuggire’ da questo malessere legato all'ipersensibilità, ma è in realtà un paradiso artificiale, proprio come la droga, il gioco d'azzardo, il sesso e le altre dipendenze. L'alcolismo è una tripla malattia: fisica, mentale e spirituale, riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Non è un vizio, né un difetto, ma una vera e propria malattia che può essere curata. Inoltre, se la mettiamo nelle mani di Dio, siamo sicuri di essere guariti”, conclude Luc. (RB)

7 aprile - BANGLADESH Golpe in Myanmar. La solidarietà dei vescovi bengalesi:  Cardinale Bo: evitare la guerra civile

Anche i vescovi del Bangladesh si uniscono ai sempre più pressanti appelli per la fine della brutale repressione militare in Myanmar. In una dichiarazione diffusa ieri dalla Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale bengalese - riporta l'agenzia Ucanews - i presuli esprimono solidarietà nella preghiera con il popolo birmano e con le sue aspirazioni alla democrazia. “Chiediamo alla giunta militare del Myanmar di essere ragionevole e di sedersi attorno a un tavolo di dialogo per trovare una soluzione politica alla crisi, invece di sparare contro i propri concittadini”, si legge nella dichiarazione firmata dal vescovo Gervas Rozario, che esprime tutto il sostegno e la vicinanza della Chiesa del Bangladesh al popolo birmano.  “Anche noi condividiamo il dolore e la sofferenza del popolo del Myanmar che ama la pace e chiede solo il ritorno della democrazia, nulla di più", si legge nella dichiarazione. “A nome dei nostri fedeli ci inginocchiamo insieme suor Ann Nu Thawng, che l'8 febbraio si è messa in ginocchio davanti ai militari e li ha supplicati di smettere di sparare a persone innocenti.  Anche noi soffriamo quando il popolo del Myanmar soffre. Anche noi,  come vicini del Myanmar, sentiamo nel nostro cuore il dolore per le privazioni e l'oppressione del suo popolo. La Chiesa in Bangladesh non può non vivere la stessa oppressione della Chiesa in Myanmar”, afferma ancora la dichiarazione.   L’auspicio dei vescovi bengalesi è dunque che la democrazia prevalga e che il Paese resti unito attraverso il dialogo tra tutte le parti. Sempre più forte è infatti il rischio di una guerra civile, accentuato anche dalla nuova recrudescenza dei combattimenti interetnici nel Paese.  Un rischio rievocato ieri dal cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, che in un tweet si è nuovamente rivolto all’esercito, ai gruppi armati e ai manifestanti con questo accorato appello: “Evitate tutti i discorsi sulla guerra civile. La sua conseguenza è un’immensa sofferenza per la gente comune. La pace è possibile, è l’unica via!”. Il bilancio delle vittime della repressione dal colpo di Stato del 1.mo febbraio si sta avvicinando a quota 600, compresi 47 bambini. Le forze di sicurezza hanno inoltre arrestato circa 3.500 persone, la maggioranza dei quali ancora detenuti. L’elenco dettagliato delle gravi violazioni dei diritti umani perpetrati dalla giunta militare è contenuto in un rapporto che sarà presentato all’Onu per una denuncia pubblica e per studiare passi per fermarle. Il dossier riporta 180mila casi accertati e comprende fra l’altro più di 540 uccisioni extragiudiziarie, 10 uccisioni di prigionieri mentre erano in custodia, torture, detenzioni illegali, uso sproporzionato della forza contro dimostranti pacifici. A stilarlo il Crph (Committee for Representing Pyidaungsu Hluttaw, Comitato dei rappresentanti della repubblica dell’unione), il gruppo di parlamentari dimessi dalla giunta a cui si deve il movimento di disobbedienza civile di questi due mesi e che sta lavorando alla stesura della bozza provvisoria di una nuova Costituzione e alla formazione di un esercito federale che riunisca gli eserciti etnici in un unico gruppo contro il governo militare. Continua intanto il pressing del Presidente indonesiano Joko “Jokowi” Widodo per la convocazione una riunione d’emergenza dell'Asean (Associazione dei Paesi del sud-est asiatico) sulla crisi birmana. Iniziativa che, con l’eccezione della Malesia, ha tuttavia ricevuto un’accoglienza tiepida da parte degli altri otto membri dell’associazione regionale, più inclini a non interferire negli affari interni di uno Stato membro come il Myanmar.   Alla crisi birmana ha fatto riferimento anche Papa Francesco nel suo messaggio “Urbi et Orbi” per la Domenica di Pasqua, in cui si è detto “vicino ai giovani di tutto il mondo e, in quest’ora, specialmente a quelli del Myanmar, che si impegnano per la democrazia, facendo sentire pacificamente la propria voce, consapevoli che l’odio può essere dissipato solo dall’amore”. (LZ)

7 aprile - GERMANIAIl 18 aprile celebrazione ecumenica perle vittime della pandemia nel Paese

All’invito del presidente federale Steinmeier, di effettuare una commemorazione delle vittime della pandemia da Coronavirus in Germania prevista per la giornata di domenica 18 aprile, le Chiese tedesche rispondono organizzando una celebrazione ecumenica per la stessa giornata – che precederà la commemorazione civile – prevista per le 10.15 nella Kaiser Wilhelm Memorial Church di Berlino. Ad annunciarlo sono i vescovi della Conferenza episcopale tedesca dal sito dell’Episcopato. La cerimonia, che sarà trasmessa in diretta su ARD, è nata da un’idea del presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Bätzing, insieme con il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm; e con il presidente dell'Associazione delle chiese cristiane in Germania, l'arciprete Radu Constantin Miron. Vi parteciperanno anche rappresentanti delle fedi ebraica e musulmana presenti sul territorio, ma proprio a causa delle restrizioni sanitarie, il numero di partecipanti sarà molto limitato. La cerimonia s’incentrerà sul racconto biblico del viaggio dei discepoli di Gesù verso Emmaus (Lc 24), e offrirà un’opportunità di riflessione, incoraggiando la speranza. Ad essa sono espressamente invitati come ospiti, tutti coloro che hanno perso una persona cara a causa dell’epidemia. Per quanto riguarda le autorità, saranno presenti, oltre al presidente federale Frank-Walter Steinmeier, il presidente del Bundestag Wolfgang Schäuble, la cancelliera federale Angela Merkel; il presidente del Bundesrat Reiner Haseloff e il presidente della Corte costituzionale federale Stephan Harbarth. Intanto la pandemia in Germania non accenna a rallentare: secondo i dati delle ultime 24 ore, si sono registrati quasi diecimila nuovi casi e poco meno di 300 decessi. (RB)

7 aprile - FILIPPINE #coronavirus. “E-Pray”, iniziativa di preghiera della diocesi di Novaliches

Si chiama “E-Pray” ed è la piattaforma digitale lanciata dalla diocesi di Novaliches, nelle Filippine, per raggiungere virtualmente i pazienti in isolamento a causa del Covid-19 e pregare per loro. Lo strumento permette, infatti, ai malati di coronavirus di collegarsi on line con un sacerdote per riceverne conforto spirituale e pregare insieme, anche se distanti fisicamente. La piattaforma è gratuita ed è gestita dalla Pastorale diocesana per le Comunicazioni sociali, diretta da padre Luciano Felloni, con l’aiuto di circa 30 volontari. “La pandemia ha impedito ai sacerdoti di restare accanto ai malati nel pieno di situazioni difficili o a rischio della vita – spiega padre Felloni – perché non è permesso entrare negli ospedali, nei reparti di terapia intensiva o nelle strutture per malati in quarantena”. Di conseguenza, alcuni sacramenti, come l’estrema unzione o la confessione, non possono essere amministrati. Però “si può offrire al malato una preghiera e un sacerdote che preghi per lui”. “Facciamo in modo che nessun resti senza un’orazione e una benedizione – conclude padre Felloni – Aiutiamo nel nostro piccolo, in modo semplice, e il nostro aiuto è la grazia della preghiera”. Da ricordare che nelle Filippine, ad oggi, l’emergenza da coronavirus ha fatto registrare 813mila casi in totale e quasi 14mila decessi. (IP)

7 aprile - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Ignoti danneggiano la chiesa di San Clemente, a Kinshasa

Un incendio doloso ha danneggiato nella notte fra lunedì e martedì la parrocchia di San Clemente, nella comune di Makala, a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. Le fiamme, riferisce Actualite.cd, sono state appiccate da ignoti, probabilmente “Kuluna”, che seminano terrore e desolazione tra la popolazione della regione. Il parroco, padre Jean-Louis Bogoga, ha raccontato di essere riuscito a domare le fiamme insieme ad alcuni laici - che hanno visto fuggire tre persone vestite di nero - e di aver chiamato la polizia per denunciare l’accaduto. Hanno riportato danni le porte della chiesa, l’impianto elettrico e quello di amplificazione. Ieri padre Bogoga ha voluto comunque celebrare la Messa, come ogni mattina. San Clemente è una delle cinque parrocchie del nuovo decanato di Sant’Antonio di Padova. (TC)

7 aprile - REPUBBLICA CECA Completati i lavori della chiesa di Cristo Salvatore a Barrandov, sud-ovest di Praga

Con l’apposizione del lucernario monumentale a cornice dorata, la ditta costruttrice Metrostav ha chiuso i lavori della chiesa di Cristo Salvatore a Barrandov, quartiere a sud-ovest di Praga costruito su alcune formazioni rocciose sulla Moldava e noto per i suoi studi cinematografici. A comunicarlo è il sito della Conferenza episcopale ceca. L’edificio, consacrato, ha anche ospitato le celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua. Si tratta di uno degli edifici sacri più moderni della Repubblica Ceca, con la sua facciata coibentata, il riscaldamento a pavimento, e l’ascensore: risponde, quindi, ai più severi requisiti tecnologici ed ecologici, comunemente imposti all'edilizia residenziale o commerciale. Il complesso, oltre alla chiesa, comprende una caffetteria, un centro sociale e una sala comunitaria per attività ricreative ed educative. “Già le prime celebrazioni hanno confermato che la chiesa piace e diventerà in breve tempo un luogo importante per la nostra comunità, in cui incontrare Dio e incontrarci l'un l'altro - ha detto il responsabile, padre Josef Ptáček - l'edificio è bello da un punto di vista estetico ed efficiente dal punto di vista energetico; inoltre contiene importanti strutture per vari gruppi di locali: madri con bambini, giovani, famiglie, anziani. Non vediamo l'ora di avviare i vari programmi educativi, le discussioni, i cineforum, gli spettacoli. Il completamento della costruzione ha riempito di ottimismo tutta la nostra comunità in tempi difficili come quelli di questa pandemia e ha riacceso la speranza che presto si tornerà alla vita di prima”. La consacrazione della chiesa è stata effettuata alla fine dello scorso anno sotto la guida del cardinale Dominika Duka, arcivescovo della capitale, Praga, che ha acquisito, così, un nuovo edificio sacro dopo 10 anni. “L'edificio è pieno di curiosità tecniche. Ad esempio, la cappella è costituita da una struttura in listelli di alluminio saldati, che insieme pesano quasi 10 tonnellate. Per ottenere parametri acustici esigenti in tutta la chiesa, abbiamo dovuto installare speciali pannelli fonoassorbenti sulla parete”, rivela il responsabile del progetto, Josef Majer di Metrostav. La nuova chiesa ha permesso di ampliare l'offerta di servizi di culto per la numerosa comunità di fedeli nel complesso residenziale Barrandov, che finora disponeva della sola chiesa di S. Filip e Jakub a Zlíchov. L'architettura della chiesa di Cristo Salvatore è opera di Atelier Žiška, che ha adottato un design capace di combinare approcci e tecnologie moderne con elementi tradizionali. (RB)

7 aprile - REGNO UNITO Cattolici e anglicani contro tagli agli aiuti internazionali: “Non si possono far quadrare i conti sulle spalle dei più poveri”

“Far quadrare i conti durante una pandemia sulle spalle dei più poveri del mondo non è accettabile": lo dichiarano alla testata “Evening Standard” l’Arcivescovo cattolico di Westminter, il Cardinale Vincent Nichols, e l’Arcivescovo anglicano di Canterbury, il Reverendo Justin Welby, deplorando i tagli agli aiuti internazionali decisi dal governo del Regno Unito, guidato da Boris Johnson. La misura è stata stabilita temporaneamente dall’esecutivo per far fronte al deficit causato dalla pandemia da Covid-19 e prevede che la spesa per gli aiuti scenda deliberatamente di 4 miliardi di sterline, sotto l'obiettivo legalmente vincolante dello 0,7 per cento della produzione nazionale. Ma i due Arcivescovi condannano tale scelta, affermando che essa è “estremamente preoccupante” perché provocherà “danni reali” ai Paesi in crisi, come lo Yemen. Il timore è anche che il taglio dei fondi diventi permanente. Sostenere chi ha bisogno invece, scrivono i due leader cristiani, “è una questione di moralità” e “non si può guardare da un’altra parte” perché proprio a causa della pandemia i destini di tutti i Paesi del mondo sono ora interconnessi. Critiche alla misura govenativa arrivano anche da alcuni membri del Parlamento: ad esempio, il deputato di Totnes Anthony Mangnall ha ricordato che “il Regno Unito è l’unico Paese del G7 che taglia gli aiuti internazionali. Eppure, a giugno il Paese ospiterà proprio il summit del G7. Dal punto di vista diplomatico, dunque, è imperativo che il Primo ministro sia in grado di portare tutti gli alleati a dare il via alla ripresa globale, combattere il Covid e scongiurare i cambiamenti climatici”. Sulla stessa linea si è posta Caroline Nokes, presidente del Comitato Donne e uguaglianza, la quale ha detto: "Il Primo ministro ha giustamente parlato contro la violenza sulle donne, ma i tagli agli aiuti umanitari lasceranno i più vulnerabili del mondo alla mercé degli stupratori nelle zone di guerra e dei predatori nei campi profughi”. Tagliare gli aiuti durante una pandemia, infatti, “sovraccaricherà oltre il limite i sistemi sanitari, lasciando le donne senza accesso all'assistenza medica durante la gravidanza e il parto. Tagliare gli aiuti è di fatto una condanna a morte". Dal suo canto, il mese scorso Boris Johnson ha detto che i britannici possono essere “orgogliosi” della loro spesa per gli aiuti, perché si tratta della più alta raggiunta tra tutti i Paesi del G7. Ma i tagli decisi ora rappresentano “una promessa non mantenuta – concludono i due Arcivescovi Nichols e Welby – che quindi va sanata”.   (IP)

7 aprile - GERMANIA Pubblicati i titoli dei finalisti al Premio cattolico Libri per bambini e ragazzi 2021

È stata pubblicata ieri sul sito della Conferenza episcopale tedesca, la lista dei 15 titoli finalisti al Premio Cattolico Libri per bambini e ragazzi 2021, la cui giuria è presieduta dal vescovo di Treviri, monsignor Robert Brahm. Al concorso vengono premiate le opere che forniscono ai lettori più giovani, di età compresa dall'infanzia all'adolescenza, un accesso esemplare ai valori cristiani e alla vita religiosa. All’edizione 2021 del premio si sono iscritti 61 editori con 175 opere complessivamente in gara. Anche la cerimonia di premiazione, inizialmente prevista a Monaco, è stata annullata a causa della pandemia da Coronavirus. (RB)

7 aprile - BRASILE Un anno fa veniva lanciato il “Patto per la vita”: bilanci e sfide dell’iniziativa

Un anno fa, esattamente il 7 aprile 2020, veniva lanciato il “Patto per la vita e per il Brasile”, documento siglato dalla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), insieme ad oltre cento organismi nazionali, come l’Ordine degli Avvocati, l’Accademia delle Scienze e l’Associazione della stampa, per cercare di arginare la grave crisi sanitaria, economica, sociale e politica che stava vivendo il Paese. La firma del Patto avveniva in concomitanza della Giornata mondiale della salute, evento significativo nel contesto della pandemia da Covid-19. Un’emergenza sanitaria che, in Brasile, un anno dopo, fa registrare un tragico record: nelle ultime 24 ore, infatti, sono stati registrati 4.195 morti e 86.979 contagi. È la prima volta che, nel Paese, in un giorno si superano i 4 mila morti. Il bilancio totale sale così a 336.947 vittime. Il Patto per la vita ribadiva, dunque, la necessità di un “dialogo maturo e corresponsabile” tra tutti gli attori della società, per cercare “soluzioni congiunte per il bene comune, in particolare per i più poveri e vulnerabili”. Centrale anche l’esortazione a diffondere una “cultura della protezione, della promozione e della difesa della vita in ogni senso”, perché “la vita umana non può esistere senza la protezione dell’ambiente”. Una missione fondamentale per la Chiesa stessa perché, come indicato dal presidente della Cnbb, l'arcivescovo di Belo Horizonte, Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, l’evangelizzazione non esclude la collaborazione con tutti i settori della società per “aiutare a superare le ingiustizie e le discriminazioni verso i poveri e i vulnerabili, ad operare in difesa dei diritti e promozione della giustizia, a sostegno della democrazia della realizzazione del bene comune”. Un anno dopo, dunque, cosa è cambiato? Come spiega il presidente del Gruppo di lavoro per il “Patto per la vita e per il Brasile”, Monsignor Guilherme Antônio Werlang, il bilancio è positivo: grazie all’impegno dei firmatari, infatti, “è stato possibile garantire la vaccinazione, la riduzione dei disastri ecologici e politiche pubbliche più efficienti". Ma resta ancora molto da fare, soprattutto per “offrire aiuti di emergenza alle famiglie”. Per questo, sottolinea il presule, bisogna fare di più per “far capire ai governanti che la vita umana è al di sopra del valore del mercato”. Un’altra sfida indicata da Monsignor Werlang è la lotta all’indebolimento del Sistema sanitario unico (Sus): “Il Sus è una questione di politica statale e non di governo o di gestione – spiega il vescovo brasiliano - È il più grande programma sanitario del mondo, ma viene costantemente indebolito. E questa è una grande sfida per il popolo brasiliano". Allo stesso tempo, la Chiesa cattolica nazionale esorta a contrastare la disinformazione sulla campagna di vaccinazione, affinché tutti accedano al siero, perché “è una questione etica”. Centrale, inoltre, il richiamo ad “una politica ambientale preventiva”, anche in vista della stagione secca che può colpire, con gravi conseguenze ecologiche, alcune regioni del Brasile, come il Pantanal e la savana del Cerrado. Nel corso del 2021, dunque, il Patto cercherà di “rafforzare il dialogo sociale per la vita e per il Paese”, cercando gli strumenti necessari per affrontare le emergenze. (IP)

7 aprile - MALAWI Beni alimentari e di prima necessità dalla Catholic Women Organization per i seminari diocesi di Mangochi

Aiuti ai seminari della diocesi di Mangochi, nel Malawi, in difficoltà a causa della pandemia. Ad offrirli, riferisce l’Amecea, Catholic Women Organization che ha donato beni alimentari e di prima necessità al Seminario maggiore di San Pietro di Zomba e al Seminario minore di San Paolo Apostolo di Mangochi. “La maggior parte delle istituzioni della Chiesa, in particolare i seminari, stanno lottando economicamente a causa della pandemia di Covid-19 - spiega padre Vincent Mwakhwawa, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Malawi e cappellano nazionale della CWO -. Le diocesi non hanno risorse adeguate per pagare le rette scolastiche dei seminaristi e la quotidianità dei seminari è messa alla prova a causa della mancanza di fondi. Quindi, sostenere i seminari (…) in questo momento è molto importante”. Isabell Khumbanyiwa Nakutho, presidente della CWO nella diocesi di Mangochi, afferma che le donne cattoliche, con la loro donazione, hanno voluto contribuire alla formazione dei futuri sacerdoti con un sostegno spirituale e materiale, e che prendersi cura dei seminari della Chiesa è una responsabilità che i laici devono condividere con i vescovi e i formatori. “Prendiamoci per mano e costruiamo una Chiesa autosufficiente e che cresca da sola sostenendo queste istituzioni” sottolinea la presidente della CWO. Isabell Khumbanyiwa Nakutho esorta quindi organizzazioni, associazioni della Chiesa cattolica e persone di buona volontà a sostenere gli studenti dei seminari, futuri ministri della Chiesa del Malawi. Per il rettore del Seminario Maggiore San Pietro, padre Anthony Kadyampakeni, l’iniziativa della CWO “è un grande gesto di generosità”, soprattutto in questo momento, ed esorta i fedeli ad emularne l’esempio. “Quando parliamo di progresso sostenibile dei nostri seminari, abbiamo bisogno di questo tipo di donazioni - specifica padre Kadyampakeni -, per una Chiesa autosufficiente occorre uno sforzo collettivo”. (TC)

7 aprile - ECUADOR Giustizia e pace: comunicare la speranza attraverso le reti sociali

Cinque miliardi su sette: a tanto ammonta la cifra di persone che, ad oggi nel mondo, ha accesso ad una connessione Internet. Parte da questo dato numerico la riflessione della Commissione episcopale Giustizia e pace dell’Ecuador, intitolata “Le reti sociali: una versione del mondo”. Nel documento, i presuli si soffermano, in particolare, sul contesto creato dalla pandemia da Covid-19 e che ha reso la tecnologia informatica sempre più necessaria, per supplire al distanziamento sociale divenuto obbligatorio per prevenire i contagi. Tra i tanti social network, in Ecuador vanno per la maggiore Facebook, Instagram, Linkedin, Tik Tok e Twitter i quali – spiega la Commissione episcopale – danno agli utenti la possibilità di “interagire con gli altri, di esprimersi, di relazionarsi in una sorta di democrazia ideale”. Ma bisogna fare attenzione, sottolineano i vescovi, perché questo fluire di pensieri ed opinioni che inonda milioni di utenti spesso “non offre il tempo necessario all’approfondimento”. Il risultato – prosegue la nota episcopale – è che a volte le persone ed il mondo, così tecnologizzati, “si riducono ad un insieme di dati” che possono essere “utilizzati o manipolati da chi fa compravendita di questo tipo di informazioni”, come le multinazionali, le aziende pubblicitarie e quelle che operano in ambito politico.  Per questo, Giustizia e pace mette in guardia: dalle reti sociali si possono ricevere tutti i tipi di informazione, inclusi i discorsi “di odio, di discriminazione o la disinformazione, parole che seminano o giustificano la violenza verso gli altri e che ci rendono facili prede dell’inganno”. Di qui, l’appello a “selezionare e a riflettere su ciò che riceviamo, prima di condividerlo”, con l’obiettivo di contrastare le fake-news con una opportuna “ortografia digitale”. Lo scopo finale, conclude la nota, deve essere quello di “comunicare la speranza”. E infatti, la Commissione episcopale ha creato uno speciale hashtag, #ComuniquemosEsperanza, proprio per incoraggiare un uso corretto dei social media, secondo quanto indicato da Papa Francesco nel 2016, in occasione della 50.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali: “Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società, ma possono anche condurre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’accesso alle reti digitali comporta una responsabilità per l’altro, che non vediamo ma è reale, ha la sua dignità che va rispettata. La rete può essere ben utilizzata per far crescere una società sana e aperta alla condivisione”. (IP)

7 aprile  - GIORDANIA Al via ad una stramissione in streaming dedicata alle famiglie in occasione dell’Anno Amoris Laetitia

Si chiama “La gioia dell’amore” e offre alle famiglie l’opportunità di parlare di sé stesse e della loro missione umanitaria e cristiana il nuovo programma del Centro cattolico di studi e media (CCSM) della Giordania che è partito lunedì in streaming in occasione dell’Anno della Famiglia Amoris Laetitia indetto da Papa Francesco. Il programma, riferisce abouna.org, comprende 24 episodi ed è frutto della cooperazione tra il CCSM, l’Organizzazione cattolica austriaca Porticus e il Patriarcato latino di Gerusalemme. Rif’at Bader, direttore del CCSM, nell’episodio introduttivo ha spiegato che ogni episodio avrà la durata di dieci minuti e racconterà in che modo le famiglie cristiane vivono la fede e come affrontano le circostanze della vita quotidiana. L’obiettivo è quello di trasmettere gioia a tutte le famiglie, di espandere il profumo Cristo e la speranza cristiana mostrando che c’è chi vive cristianamente la vita di ogni giorno. Padre Bashir Bader, responsabile del Centro pastorale per il matrimonio e la famiglia del Vicariato latino in Giordania, ricorda che riferimento San Giovanni Crisostomo, nel IV secolo, esortava tutti i cristiani a vivere quotidianamente la vita cristiana, sempre e ovunque e a trasformare le loro case in piccole chiese. Il programma, aggiunge padre Bader, vuole essere da incoraggiamento per le famiglie e intende mostrare un modello da seguire, perché nella quotidianità ogni famiglia possa celebrare i misteri della Chiesa. (TC)

7 aprile - PERÚ “Respira Perù”: ad Arequipa, inaugurato Centro di ossigenazione

Garantire assistenza medica di primo livello ai malati di Covid-19 che hanno bisogno di ricevere ossigeno, ma senza la necessità di un ricovero ospedaliero: con questo obiettivo, nella diocesi di Arequipa, in Perù, è stato inaugurato in questi giorni un “Centro di ossigenazione”. Alla cerimonia, svoltasi alla presenza di poche persone in osservanza alle normative anti-contagio, ha preso parte l’Arcivescovo locale, Monsignor Javier Del Rio, che ha benedetto la struttura: appartenente alla Chiesa locale, l’edificio è stato messo a disposizione di un’impresa edile che lo ha ristrutturato gratuitamente, allestendolo secondo le finalità mediche. La realizzazione del Centro è stata resa possibile dalla campagna “Respira Perù” che ha donato i macchinari richiesti. Altri cento ventilatori meccanici sono stati donati dall’Arcivescovo stesso che ha ringraziato tutti coloro che “lavorano insieme per il bene della società”. Da ricordare che “Respira Perù” è la campagna di solidarietà nazionale organizzata e gestita dalla Conferenza episcopale peruviana, l'Università San Ignacio de Loyola e la Società nazionale delle Industrie. Lanciata nel 2020, l’iniziativa ha raccolto, grazie ad alcune tele-maratone, numerosi fondi che hanno consentito, finora, di allestire decine di impianti di produzione di ossigeno in diverse città del Paese, insieme ad oltre 2.880 respiratori meccanici ed altre apparecchiature specifiche. La campagna ha ricevuto anche il sostegno di Papa Francesco: due mesi fa, in occasione di una nuova tele-maratona, il Pontefice ha fatto giungere agli organizzatori e ai collaboratori dell'iniziativa il suo saluto affettuoso, tramite una lettera a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e indirizzata all'arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza episcopale peruviana, Monsignor Miguel Cabrejos. Nel suo messaggio, Francesco ha incoraggiato tutti coloro che fanno sì che “la tenerezza di Dio raggiunga tutti attraverso la cura, costruendo una società più umana e fraterna in cui ci sforziamo di garantire che nessuno sia lasciato solo, che nessuno si senta escluso o abbandonato". Intanto, la pandemia da Covid-19 non si ferma e ad oggi, in Perù, si contano 1,59 milioni di contagiati e più di 53mila decessi. (IP)

7 aprile  - INDONESIA Gli aiuti della Caritas nazionale per le vittime delle alluvioni

Sono oltre 130 le persone morte in Indonesia a causa delle inondazioni che il 4 aprile hanno colpito alcune regioni centrali del Paese, tra cui le Isole di Flores e di Sumba, insieme alla parte occidentale di Timor Est. Le piogge torrenziali hanno provocato straripamenti fluviali e smottamenti che hanno travolto abitazioni e infrastrutture. Numerosi anche i dispersi e gli sfollati. Fotunatamente, la macchina della solidarietà è stata avviata: la Caritas nazionale è intervenuta sin dalle prime ore dell’emergenza, cercando innanzitutto di raccogliere informazioni utili nelle aree più danneggiate. “La zona più colpita è quella di Larantuka, da dove ancora non si hanno informazioni chiare, date le difficoltà di comunicazione per l’elettricità che va e viene   per la connessione telefonica debole – spiega   Fredy Rante Taruk, direttore di Caritas Indonesia - Molte strade sono ancora inaccessibili e l’isola di Adonara, dove i danni sono stati maggiori, è difficilmente raggiungibile Abbiamo già attivato una raccolta fondi nella nostra rete Caritas indonesiana. Molte famiglie non hanno più un posto dove potersi riparare”. “Come Caritas – prosegue - in coordinamento con il governo locale che sta procedendo alle evacuazioni, abbiamo attivato tre punti di soccorso nelle parrocchie locali per distribuire cibo e acqua, potabile e pulita, ma anche medicine, generatori e combustibile per farli funzionare”. Da ricordare che questa nuova calamità naturale ha colpito un Paese già in emergenza dopo il terremoto che, a gennaio, è avvenuto sull’Isola di Sulawesi, provocando almeno 45 morti, e a ridosso dell’attacco contro la Cattedrale di Makassar, perpetrato il 28 marzo e che ha lasciato sul campo almeno 14 vittime. Il tutto mentre la pandemia da Covid-19 non si ferma: ad oggi, in Indonesia sono oltre 1,5 milioni i contagiati, mentre i deceduti sfiorano le 42mila unità. Per questo, anche Caritas Italiana è scesa in campo, attivando una raccolta-fondi in favore del Paese asiatico. Tutte le indicazioni utili, per chi volesse contribuire, sono reperibili sul sito Internet www.caritas.it, con la causale “Indonesia”. (IP)

7 aprile - ITALIA/MONDO – Al via i nuovi corsi per Animatori Laudato si’

“Va’ e ripara la nostra casa”. Sulle orme di San Francesco d’Assisi, parte martedì prossimo 13 aprile il nuovo corso per Animatori Laudato si’. Formati dal Movimento Cattolico Mondiale per il Clima (Gccm), sono circa 17 mila in tutto il mondo: in comune hanno l’aver fatto propria l’enciclica di Papa Francesco del 2015 sentendo “forte dentro di loro il grido dei poveri e della terra”, spiega Cecilia Dall’Oglio, direttrice associata dei programmi europei del Movimento cattolico mondiale per il clima. Si tratta di persone perlopiù impegnate all'interno di realtà parrocchiali, associative e religiose ma anche di quanti sentono in modo particolare la chiamata all'ecologia integrale, mettendosi al servizio delle proprie comunità: “la sfida - dice - è sui territori, con molti degli Animatori che danno vita a Circoli Laudato si’, piccole comunità che si ritrovano per vivere nella preghiera, radicati nella fede con la loro conversione ecologica, per camminare insieme verso stili di vita sostenibili e per difendere i più vulnerabili”.  “Il numero degli Animatori nel mondo è cresciuto di anno in anno: il programma di formazione che sta ripartendo in questi giorni - spiega la rappresentante del Gccm - è organizzato in inglese, spagnolo, portoghese, polacco, italiano e stiamo sperimentando anche il francese”. In Italia il programma è stato avviato nel 2019 e ad oggi si contano 1.800 Animatori. Il corso di questa primavera, on line per le restrizioni dovute alla pandemia, viene lanciato simbolicamente da Assisi: si compone di 4 sessioni della durata di un’ora fino al 4 maggio, con un questionario di valutazione al termine di ciascun incontro virtuale. Prevista inoltre un’attività da realizzare in occasione della chiusura dell’Anno speciale di Anniversario dell’enciclica del Pontefice, che si concluderà il prossimo 24 maggio, e del Tempo del Creato 2021 (dal 1° settembre al 4 ottobre) il cui tema sarà “Una casa per tutti? Rinnovare l’oikos di Dio”. Il corso prevede l’approfondimento della Laudato si’ attraverso il contributo di diversi relatori, tra cui monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, monsignor Vincenzo Carmine Orofino, vescovo di Tursi-Lagonegro, Marika Arcopinto del Progetto Policoro della diocesi di Acerra, l’esploratore Alex Bellini, l’inviato di Avvenire Nello Scavo, la professoressa Stefania Papa dell’Università Vanvitelli. La caratteristica di questo appuntamento, le cui iscrizioni scadono il 9 aprile, è la realizzazione “in forte partenariato”, spiega Cecilia Dall’Oglio. “Il corso è promosso dal Movimento Cattolico Mondiale per il Clima che, di fatto, è già un'alleanza di organizzazioni cattoliche, ma lo portiamo avanti con delle realtà particolari. Voglio fare l'esempio dell'Associazione Papa Giovanni XXIII: uno dei responsabili, Edoardo Barbarossa, nel corso dell'ultima riunione con i partner ha sottolineato la valenza fondamentale che la partecipazione al corso Animatori Laudato si’ dello scorso anno ha rappresentato per la propria realtà, evidenziando come la conversione ecologica ne stia rinnovando la vocazione e facendo presente come ben 100 membri della comunità abbiano già partecipato. Tutti loro hanno sottolineato l’importanza di incrociare storie con altri con cui non si sarebbero altrimenti mai incontrati. Quindi una ulteriore caratteristica del nostro corso italiano è la provenienza dei partecipanti - e dei futuri Animatori - che arrivano da tantissime realtà e rappresentano tantissimi carismi presenti nella Chiesa”. L’azione del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima prosegue. Il 22 aprile ricorre l’Earth Day, a fine maggio si celebra la chiusura dell’Anno speciale di anniversario della Laudato si’, poi il Tempo del Creato. In particolare durante il Tempo del Creato, prosegue, “saremo impegnati nella preghiera e nell’azione, in unione con le realtà che si occupano qui in Italia degli sfollati climatici, dei rifugiati e dei migranti. Quest’anno a promuovere il corso sono anche il Jesuit Social Network Italia e gli scalabriniani, per essere ancora più vicini a coloro che nei nostri Paesi portano il volto umano della crisi climatica: sono i più colpiti dagli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici ma sono anche le popolazioni che meno hanno contribuito al riscaldamento della terra, come ci ha ricordato il Papa nella prefazione agli ultimi Orientamenti pastorali per gli sfollati climatici. E questo sarà un altro impegno per noi, anche a livello ecumenico: quello di promuovere eventi, ma soprattutto processi e preghiere per costruire la casa di tutti”. (GA)

6 aprile  - ITALIA Sisma de L'Aquila. Card. Petrocchi: La commemorazione è un evento di Popolo

"Oggi siamo esortati non solo a ricordare quei drammatici momenti del 6 aprile 2009: ma a farne memoria, vivendoli come comunità ecclesiale e civile". Nella messa celebrata nella Chiesa di Santa Maria del Suffragio, l’arcivescovo metropolita de L’ Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi, ha voluto così commemorare le vittime di quella tragica notte, tra il 5 e il 6 aprile di 12 anni fa, durante la quale, a causa di una scossa di terremoto di magnitudo 5.9, morirono 309 persone. Una liturgia, quella presieduta dal porporato, “non dominata da una mestizia reclinata su se stessa, ma è avvolta dalla luce e dalla grazia della Pasqua”. L’arcivescovo ha sottolineato che “il dramma del terremoto ha reso ancora più Popolola gente aquilana: la comune tragedia, affrontata insieme ha stretto, con nodi inscindibili, il mutuo senso di appartenenza. Quando un trauma, che deriva da una calamità generale, colpisce una popolazione viene vissuto in modo frammentato: ciascuno lo porta per conto suo o per aggregati sparsi” ha continuato, spiegando che “invece, dove c’è Popolo, il dramma è condiviso: vissuto da tutti e da ciascuno in modo diverso, ma universale. Si stabilisce così una interdipendenza, in cui il mio diventa nostro, e viceversa”. Parlando della comunità aquilana, il cardinale Petrocchi si è detto convinto che se venisse fatta un’analisi del DNA si ritroverebbero, tra i cromosomi identitari, la resilienza al sisma. “Questi fattori strutturali suscitano anticorpi caratteriali che neutralizzano i virus della disgregazione sociale e sconfiggono la sindrome della disfatta. Altro gene identitario”, ha proseguito, “è la tenacia del ripartire, che si rende visibile nella spinta perseverante alla ricostruzione. Dal gene della ripartenza, sempre e a qualunque costo, si sviluppa il genio del reinventarsi, pure davanti alle macerie, una esistenza non solo ri-adattata, ma re-inventata e di nuovo conio. Per tali motivazioni” ha insistito “la commemorazione, che stiamo celebrando, non riguarda solo i famigliari delle vittime e la rete degli amici: è un evento di Popolo!" Sono stati poi pronunciati i nomi delle 309 vittime perché “non si tratta solo di un appello, codificato in un rituale meccanico. Significa dichiarare un vincolo che c’è e rimane”. Poi le le luci accese sulle finestre “espressione esterna delle lampade che ardono nel cuore, alimentate dalla condivisione d’anima e da vicinanza partecipe”. Ed infine i rintocchi delle campane a Piazza Duomo, illuminata di blu, ovvero il richiamo ad un patto sociale scritto non sulle carte, ma nelle coscienze “che ci impegna a tendere, insieme, non solo al come prima, ma al di più e al meglio". Le vittime del terremoto sono state e continuano ad essere, ha osservato il porporato, a pieno titolo membri del Popolo. “Non appartengono soltanto ai loro parenti, ma sono e rimangono nostri fratelli e con-cittadini, nella grande famiglia aquilana. Perciò, insieme a noi, ri-costruttori di una Comunità, ecclesiale e civile, impegnata nel tessere iniziative di risurrezione: infatti la ricostruzione, senza risurrezione, sarebbe un’attività solo edilizia e architettonica, destinata a non ricomporre e consolidare il Popolo Aquilano”. L’arcivescovo ha poi ricordato l’altra calamità, questa volta universale, che si è abbattuta nel territorio: la pandemia. “Anche questa battaglia non può gestita solo da una élite, ma costituisce una impresa di Popolo”, ha puntualizzato, indicando che “non bastano atteggiamenti virtuosi di una minoranza, che possono essere diluiti o azzerati da comportamenti dannosi di un’altra porzione di persone. Anche se le urgenti e necessarie strategie tecnico-scientifiche e farmacologiche (come la vaccinazione di massa) risolvessero nel tempo il problema sanitario, ma non venissero messi in campo gli indispensabili stili cognitivi e relazionali, segnati da una coesione matura e fattiva, i costi umani, come anche i guasti sociali ed economici , sarebbero disastrosi, e questo non possiamo permettercelo". Il cardinalePetrocchi ha concluso l’omelia invocando la protezione di Maria: “la preghiera fatta per le vittime del sisma e dalle vittime del sisma aiuti il Popolo aquilano a crescere nei valori cristiani e umani”. (DD)

6 aprile - TERRA SANTA Messaggio dei Patriarchi di Gerusalemme: Cristo Risorto è con noi in questo periodo di crisi #coronavirus

È pensando alle vittime del coronavirus e alla buona notizia di vita eterna, pace e speranza portata da Cristo Risorto che i Patriarchi ed i Capi delle Chiese di Gerusalemme rivolgono il loro messaggio di Pasqua 2021 alle comunità di fedeli. “L'anno scorso – si legge nel documento - è stato un periodo di grande dolore per tutto il mondo. A causa della pandemia di COVID-19, milioni di persone hanno sofferto duramente e molti sono morti. Altri milioni hanno dovuto affrontare grandi difficoltà economiche, l’isolamento, la solitudine e la disperazione”. “Nostro Signore – scrivono i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme -  è stato con noi in tutte queste sofferenze. È ancora con noi. Il mattino di Pasqua, Cristo ci appare di nuovo, aprendo i nostri occhi per mostrarci il Suo volto sui volti dei nostri fratelli e sorelle bisognosi, invitandoci a raggiungerli con mani compassionevoli, portando loro la Sua guarigione, il Suo conforto, il Suo perdono. Queste sono “le cose di lassù” che ci chiama a cercare. Attraverso le nostre preghiere e le nostre azioni buone, nella potenza dello Spirito Santo, noi stessi siamo risorti con Cristo nella sua opera redentrice che riconcilia il mondo con Dio e noi stessi gli uni con gli altri”. Il Signore, prima di risorgere vittorioso dalla tomba, “ha sofferto terribilmente per noi”, “accettando obbediente il calice di dolore che gli era posto dinnanzi”, “tradito, arrestato e portato via in catene”, “falsamente accusato, condannato, picchiato e ingiustamente condotto a un'orribile morte sulla croce”. “Paradossalmente, questo strumento di dolore e di morte – si legge ancora nel messaggio - sarebbe presto diventato il trono di gloria”. “In questo modo, Cristo si è unito a noi nei nostri dolori, vincendo le forze del male con la Sua sottomissione amorevole alla volontà del Padre”. La preghiera dei Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme in questo periodo di crisi è di “poter dare nuova sostanza all'antica acclamazione di gioia” scambiata nel giorno di Pasqua: “Alleluia. Cristo è risorto! È veramente risorto. Alleluia!”. (PO)

6 aprile - INDIA Arcivescovo di Raipur condanna il sanguinario attacco dei ribelli maoisti nello Stato di Chhattisgarh ed esorta al dialogo

Un appello al dialogo con i ribelli maoisti affinché pongano fine alla violenza dopo il terribile attacco che il 3 aprile scorso ha provocato la morte di 22 membri delle forze di sicurezza nello Stato di Chhattisgarh, nell’India centrale. Lo ha levato l’arcivescovo di Raipur, Victor Henry Thakur condannando fermamente l’accaduto: “Sono addolorato che il nostro personale di sicurezza sia stato ucciso proprio mentre stava compiendo il proprio dovere. Tali violenze non possono essere giustificate in nome di nulla”. Lo riferisce l’agenzia Uca News. Lo scontro a fuoco reso noto solo il 4 aprile scorso, è il più devastante degli ultimi quattro anni. Da oltre quarantanni i ribelli maoisti, noti localmente come Naxals o naxaliti, guidano un'insurrezione armata, adducendo tra le loro motivazioni la difesa degli abitanti più poveri e delle popolazioni tribali che non avrebbero beneficiato della crescita economica dell'India. “Possiamo risolvere qualsiasi disputa o disaccordo attraverso il dialogo, la violenza non è mai stata una soluzione a nessun problema”, ha aggiunto l’arcivescovo Thakur pregando per le anime dei defunti e per le loro famiglie. L'attacco è avvenuto nelle aree boscose dei distretti di Bijapur e Sukma, proprio mentre le forze di sicurezza stavano effettuando una grande operazione di ricerca dei ribelli comunisti fuorilegge. In seguito all’attacco del 3 aprile le autorità locali hanno espresso in vari messaggi il loro cordoglio ed elogiato il sacrificio dei soldati. Secondo rapporti ufficiali, oltre ai civili, sono quasi 200 i membri del personale di sicurezza rimasti uccisi nella regione dal 2010.   (PO)

6 aprile - SPAGNA Al via #HazMemoria l'iniziativa della per rendere visibile il ruolo della Chiesa spagnola nella società

Sottolineare il ruolo della Chiesa e dei cristiani nel lavoro della società e l'importanza del loro contributo al bene comune di tutti. E' questo lo scopo della campagna #HazMemoria, lanciata ieri dalla Conferenza Episcopale Spagnola insieme ai media come Ecclesia, TRECE e COPE. L'iniziativa avrà una durata di dodici settimane e intende mostrare il lavoro della Chiesa nei diversi ambiti, da quello pastorale o assistenziale, a quello educativo o missionario. Ogni settimana la campagna svilupperà un tema diverso. Tra questi vale la pena citare i seguenti: religiosità e pietà popolare, valore dei pellegrinaggi e delle tradizioni, sostegno alla famiglia e alla vita,  attività caritativa della Chiesa e attenzione alle persone vulnerabili. #HazMemoria si prefigge l'obbiettivo di rendere presente nei media la vita reale e spesso poco visibile della Chiesa, le attività, le persone che le svolgono, le tante storie ricche di fede. L'iniziativa partita lo scorso 5 aprile, terminerà il 30 giugno con uno sguardo alla missionarietà e all'accompagnamento dei giovani. Saranno coinvolte anche le delegazioni dei media delle diocesi spagnole.  (PO)

6 aprile - COSTA RICA – Messaggio vescovi: vaccino per tutti, senza dimenticare i più bisognosi. Appello a custodire la vita

Un appello perché si prosegua la vaccinazione contro la pandemia da Covid 19 per tutta la popolazione, soprattutto nei confronti dei più bisognosi. A levarlo è la conferenza episcopale del Costa Rica che nel suo messaggio di Pasqua esorta la società civile a lavorare contro ogni forma di povertà che impedisce lo sviluppo integrale della persona. Prioritaria è secondo i presuli, al di là della pandemia, la difesa della vita: “dobbiamo prendercene cura in ogni momento e in ogni circostanza”. In vista delle prossime elezioni i vescovi esortano i candidati a presentare proposte concrete per il conseguimento del bene comune, al di là di ogni interesse particolare. Nel contempo si esorta l’attuale governo, in carica per ancora un anno, a lavorare per il bene del Paese per le urgenze attuali.   "Cristo è venuto per indicarci una vita migliore e salvarci dal male”, si legge nel messaggio: “abbracciati alla Buona Notizia della Resurrezione, sappiamo e abbiamo la certezza che esiste una via d’uscita a questa pandemia e a tutti i mali che affliggono il nostro Paese”. Da qui l’invito a porre “ogni fiducia in Cristo Risorto, con noi ogni giorno, fino alla fine del mondo”. (PO)

6 aprile - SUD SUDAN Morto l’arcivescovo emerito di Juba (Sud Sudan) Paolino Lukudu Loro

Si è spento a Nairobi, in Kenya, all’età di 80 anni l’arcivescovo emerito di Juba, in Sud Sudan, Paolino Lukudu Loro. Ne ha dato notizia ieri il successore alla guida della diocesi, l’arcivescovo Stephen Ameyu, salutando monsignor Lukudo Loro come “una stella che si è spenta”. L’anziano presule è stato colpito da un ictus mentre si trovava a Juba, quindi è stato trasportato in Kenya per essere curato e lì è deceduto. “Come vostro pastore – scrive Ameyu -  vi porto la notizia più triste di tutta la mia vita”. “L’Arcivescovo Paolino Lukudu Loro – aggiunge – è stato una stella che ha incessantemente brillato sulla nostra chiesa e nazione per ben oltre trent'anni. Questa tragica e tristissima notizia non riguarderà solo la chiesa, ma anche la più ampia comunità della nostra società del Sud Sudan ". Quattro giorni di lutto sono stati proclamati dall’attuale guida dell’arcidiocesi di Juba. Paolino Lukudo Loro era stato ordinato sacerdote nell'aprile 1970. Quattro anni dopo, fu nominato amministratore apostolico della diocesi sudanese di El Obeid. Quindi è stato ordinato vescovo della stessa sede episcopale sudanese nel maggio 1979. (PO)

6 aprile - ITALIA Ad Ascoli Piceno la quarte "piazza di Francesco" per celebrare i 100 anni della rivista dedicata al Poverello, patrono d'Italia

Quarto appuntamento domani, mercoledì 7 aprile alle 16.30 iin piazza Arringo ad Ascoli Piceno, per festeggiare i 100 anni della rivista "San Francesco Patrono d'Italia". L'evento, all'interno dell'iniziativa "Le piazze di Francesco", si svolgerà sul tema “Parole povere, uscire dalla folla: la vocazione” e sarà trasmesso in diretta streaming su sanfrancesco.org. Tra i partecipanti: il cardinale Edoardo Menichelli, il musicista, Giovanni Allevi, e il direttore della rivista San Francesco, Padre Enzo Fortunato. Ascoli Piceno è la quarta tappa dopo Assisi, Foligno e Alviano. Ogni mese infatti i frati francescani propongono un dialogo in una diversa città italiana per celebrare il Poverello ed il suo passaggio. Nel capoluogo marchigiano infatti dopo la predicazione di Francesco, trenta persone uscirono dalla folla e chiesero di seguirlo, ricevendo l'abito dalle sua mani.  «La tappa di Ascoli Piceno - spiega padre Enzo Fortunato - è un momento per riflettere sulla differenza tra popolo e fraternità, massa e comunità.  Ricorderemo uno degli episodi della vita di San Francesco dove nel predicare ad un popolo il Santo mostrò a tutti che i giovani non sono delle bottiglie da riempire, ma luci da accendere». (PO)

6 aprile - SPAGNA Migliorano le condizioni di Kiko Arguello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, positivo al coronavirus

“Miglioramento dei parametri analitici, senza bisogno di ossigeno e senza febbre”. Questo in sintesi, secondo l’ultimo aggiornamento del 5 aprile 2021 alle 15.07  diramato dall’Ospedale  Madrid, lo stato di salute di Kiko Arguello, l’iniziatore del Cammino Neocatecumenale, risultato positivo dall’ultima settimana di marzo al  virus Covid19. A diffondere quotidianamente le notizie sull’evolversi della situazione è il sito ufficiale https://neocatechumenaleiter.org/  , che il 1 aprile aveva dato comunicazione del ricovero di Kiko Arguello, 82 anni a seguito dell’insorgere di febbre fino a 38,2 gradi  e polmonite,  con scarso flusso di ossigeno. Dallo scorso fine settimana si registra un miglioramento generale delle condizioni. Le circa 21300 comunità del Cammino Neocatecumenale presenti in 134 Paesi, con oltre un milione di persone, si sono unite alla preghiera per Kiko Arguello, che nei primi anni Sessanta ha iniziato il Cammino Neocatecumenale insieme alla defunta Carmen Hernandez. (PO)

6 aprile - ITALIA- Cardinale Bassetti chiude Triduo Pasquale: anche in tempo di pandemia mai dare per scontato l’annuncio della Pasqua: la morte è vinta

Il primo compito di un un vescovo nella Chiesa è tetsimoniare che il Signore è risorto. E se il Signore è risorto, è ritornata la vita, è ritornata la speranza” Con queste parole il presidente della Cei, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, il cardinale Gualtiero Bassetti ha concluso nel pomeriggio del 4 aprile, nella Concattedrale dei santi Gervasio e Protasio di Città della Pieve, le celebrazioni del Triduo Pasquale. “Per noi cristiani la Pasqua è il cuore del mondo, centro della nostra fede. E’ il giorno di un uomo, che era morto ed è risuscitato, ora è vivo e trionfa”. Oggi, ha constatato il porporato, questo è un “fatto” che rischiamo di dare “per scontato”, ma “la morte è vinta”. “Cristo è veramente risorto e quindi il mondo intero e la nostra vita hanno un altro senso. Questo non significa non rendersi conto dei drammi che attanagliano l’umanità, cominciando dalla pandemia e pensando anche alle guerre, alle divisioni fra gli uomini e a tutti i problemi che ben conosciamo”. “Con la resurrezione di Cristo”, ha proseguito Bassetti, “la morte è vinta, è svotata del suo veleno, della sua maledizione. La morte non può più avere l’ultima parola. Accogliere questa notizia è estremamente impegnativo, perché essa deve cambiare totalmente il nostro modo di vivere”. Non a caso la parola Pasqua significa passaggio dalle tenebre alla luce, passaggio dalla morte alla vita, dall’uomo vecchio all’uomo nuovo”. A conclusione della celebrazione il cardinale ha esortato tutti a pregare Dio affinché «abbia misericordia per tanta parte della nostra umanità dove la gente muore senza medicine, senza ossigeno, senza ospedali, nelle capanne, per la strada”.  Ha preso parte alla messa, in veste non ufficiale, il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi che durante le festività pasquali ha soggiornato alla Pieve. Proprio al premier il presidente della Cei ha rivolto il suo saluto in apertura della celebrazione assicurandogli le preghiere della comunità presente. A fare da cornice alla celebrazione eucaristica è stata la concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, scrigno prezioso d’arte, cultura e storia, nella terra natale del divin pittore, Pietro Vannucci, detto il Perugino, del quale tra due anni, nel 2023, ricorrerà il V centenario della morte. Al fine di coordinare le varie  iniziative culturali legate all’importante evento è stata istituita recentemente una Commissione diocesana. (PO)

6 aprile - PERU – Elezioni presidenziali. I vescovi chiedono i rispetto delle regole elettorali e della democrazia nell’attuale contesto della pandemia

In vista delle elezioni presidenziali e congressuali che si svolgeranno domenica prossima, 11 aprile, la Conferenza Episcopale del Perù, in una lettera firmata dai suoi vertici e datata 5 aprile 2021, esorta i partiti politici a rispettare le regole elettorali e gli impegni etici assunti, così come i risultati ufficiali. In una tornata elettorale che si svolge nel contesto della pandemia i presuli invitano a favorire un clima di tranquillità e a promuovere tra gli elettori un clima di tolleranza e rispetto fino a quando non siano resi ufficiali i risultati definitivi. “Negli ultimi cinque anni – rimarcano i vescovi del Perù – la democrazia è stata seriamente messa in crisi dall’avvicendarsi di quattro presidenti e due congressi che non hanno consentito al Paese di perseguire lo sviluppo integrale, di consolidare l’istituzione democratica e di affrontare in modo efficacie la pandemia che sta causando molta sofferenza nel paese”. Da qui, sulla scorta delle parole del Papa, l’appello ad “una politica con un’etica”: una politica orientata al bene comune, alla cura dei più bisognosi e al dialogo con le popolazioni più vulnerabili nella ricerca del dialogo, della giustizia, della riconciliazione, del servizio al prossimo, a garanzia dei diritti fondamentali della persona. Imparzialità viene chiesta alle autorità competenti, così come la necessità di conoscere i risultati ufficiali in tempi rapidi e in modo affidabile, al fine di diradare i dubbi esistenti, evitare confusione e polarizzazioni per il bene della stabilità del paese. Infine i vescovi del Perù si rivolgono direttamente ai cittadini, affinché esercitino il loro diritto - dovere democratico con responsabilità perché il “futuro è nelle loro mani”. L’invito è anche al rispetto dei protocolli di sicurezza sanitaria: la pandemia – scrive l’episcopato peruviano – non deve impedire lo svolgimento di elezioni “libere, trasparenti e responsabili”. (PO)

6 aprile - INDIA Dalla Laudato si’ una energia vitale per il Bihar 

Un impegno che unisce il servizio per le persone emarginate e la cura del creato, senza confini di credo. È quello che porta avanti in Bihar, nel nord est dell’India, suor Mary Jyotisha Kannamkal, delle Suore di Notre Dame (Sisters of Notre Dame, SND). Nata in Kerala nel 1960, è entrata nella congregazione religiosa nel 1987. “All’inizio ero insegnante ma - racconta a Vatican News - una voce interiore mi ha spinto a lasciare l’insegnamento istituzionale per mettermi al servizio delle persone emarginate”, in particolare donne e ragazze. Un master in servizi sociali, uno stage all’Onu di New York, dal 2010 suor Jyotisha è la responsabile delle iniziative della Commissione ‘Giustizia, pace e integrità del creato’ della Provincia di Patna, in collaborazione con l’Unione internazionale delle Superiore generali, ed è membro del Forum interreligioso per i diritti umani di Unicef-Bihar, oltre ad essere una dei 17 mila Animatori Laudato si’ del Movimento cattolico mondiale per il clima nei cinque continenti. Suor Jyotisha si dice “rapita” dall’enciclica Laudato si’ del 2015 e dal messaggio di Papa Francesco sulla cura della casa comune: “in special modo mi ha colpito la prospettiva spirituale dell’interconnessione delle crisi socio-ambientali, che ci chiedono urgentemente una conversione ecologica, una radicale rivoluzione culturale per la promozione di un’ecologia integrale che risponda al grido della terra e dei poveri”. Negli ultimi due-tre anni, nota, siccità e alluvioni hanno lasciato milioni di persone “senza il minimo sostentamento”. Il contesto in cui opera a Patna è quello di uno Stato, il Bihar, con 125 milioni d’abitanti: già nel 2016, la Banca Mondiale registrava almeno 36 milioni di poveri. “La pandemia globale ha acuito la sofferenza e la miseria dei poveri, dovute alla crisi socio-ambientale: il suo effetto sproporzionato sui poveri in Paesi come l’India è allarmante”. In questa emergenza da Covid-19, lo sguardo della religiosa va in particolare alla “difficilissima” e “straziante” situazione dei lavoratori emigrati, spesso a giornata, non regolari: molti di loro, una volta impiegati nelle megalopoli, a causa della pandemia sono rientrati nei villaggi perché ormai privi di un’occupazione. Suor Jyotisha denuncia “l’aumento della disoccupazione tra i giovani, che non hanno prospettive per la sopravvivenza della loro famiglia” e pone l’attenzione ancora una volta sui poveri che, evidenzia, “rimangono in una condizione di angoscia e disperazione”, causa sempre più spesso di suicidio. “La precoce perdita di vite umane a causa della pandemia e dei cambiamenti climatici - aggiunge - ci sta lanciando un segnale rosso in merito allo stile di vita che stiamo conducendo”. “Considero la Laudato si’ uno strumento spirituale per ricondurre questo mondo governato dal materialismo” ai giusti valori e ad una collaborazione per il bene comune, riferisce. La collaborazione con il Movimento cattolico mondiale per il clima spinge suor Jyotisha non solo alla promozione dell’ecologia integrale ma anche alla formazione secondo lo spirito della Laudato si’. In tale prospettiva lavora con le giovani consorelle per un “nuovo modo di vivere la vita religiosa”. A maggio scorso “la celebrazione della Settimana Laudato si’ 2020 nella casa provinciale ha generato nelle religiose consapevolezza e motivazione riguardo alla necessità e all’importanza di una conversione ecologica per la cura e la protezione della nostra casa comune”. Sono state organizzate diverse iniziative per l’Anno Laudato si’, in corso fino al prossimo 24 maggio: una formazione ad hoc sull’enciclica del Pontefice per le giovani professe, passeggiate nella natura, un ritiro spirituale annuale, la creazione di una “banca della positività” per la casa comune: ogni mese, ciascuna comunità della Provincia “deposita” un’azione positiva sulla strada dell’ecologia integrale. In settembre, poi, via web per le disposizioni legate alla pandemia, ha “chiamato a raccolta” lo Stato del Bihar, i rappresentanti dell’Unicef e i leader di tutte le religioni e tradizioni locali per celebrare il Tempo del Creato 2020, nella convinzione che “prendersi cura della ‘madre Terra’ significa prendersi cura dell’umanità”. (GA)

4 aprile - NIGERIA Disastro ambientale nel delta del Niger. Il vescovo di Bomadi chiede al governo di fermare le fuoriuscite di petrolio

Monsignor Hyacinth Egbebo, vescovo di Bomadi, ha invitato il governo nigeriano – riporta Catholic News Service – a fermare le fuoriuscite di petrolio delle navi, e di sostanze chimiche utilizzate durante le perforazioni petrolifere, che, nella regione del delta del Niger, hanno portato alla morte di molti residenti nel corso degli anni, nonché alla distruzione delle creature acquatiche. "Il cancro sta uccidendo le persone” ha affermato il presule, bisogna dunque “fare qualcosa al riguardo e controllare le attività di queste chiatte e navi, appartenenti a varie compagnie”, che trasportando petrolio greggio fino al porto di Agge inquinano l'acqua. Monsignor Egbebo ha parlato alla fine di marzo, dopo un giro fatto nelle diverse comunità che vivono lungo il fiume. Egli, durante queste visite ha potuto appurare come le attività delle compagnie petrolifere abbiano reso la vita miserabile alla popolazione della zona, distruggendo le reti da pesca, le canoe e inquinando l'acqua, ha spiegato. Sono tante, infatti, le persone che qui si guadagnano da vivere "pescando e cacciando altre creature acquatiche". Il vescovo di Bomadi ha accusato le compagnie petrolifere di essere insensibili e di usare il personale militare per intimidire i residenti locali. Egli ha lanciato un appello al presidente Muhammadu Buhari affinché trasformi il porto di Agge Deep in un porto marittimo a pieno titolo, per creare sviluppo e opportunità di lavoro. È infatti eticamente sbagliato che quest'area sia usata solo come rotta per esportare il greggio, senza che questo crei sviluppo come avviene in altri Paesi. "Ci sono più di 100 comunità, da Ojobo a Ayakoromo, che non hanno acqua potabile, elettricità o strade, nonostante  si trovi qui – ha concluso – la ricchezza della nazione". (AP)

4 aprile - UGANDA È morto monsignor Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala

L’arcidiocesi di Kampala, in un comunicato diffuso ieri, ha annunciato con profondo dolore, la morte di monsignor Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala. Il presule è stato trovato morto nella sua stanza ieri mattina. L’arcidiocesi ha esteso le sue condoglianze a tutto il popolo di Dio, al clero, ai religiosi e ai laici, nonché alla famiglia dell’arcivescovo. “Preghiamo che Dio onnipotente e misericordioso - si legge nella nota - gli conceda il riposo eterno”. Nato il 19 gennaio 1953, a Kyabakadde, Naggalama, nell'attuale diocesi di Lugazi, monsignor Kizito Lwanga fu ordinato sacerdote l'8 aprile 1978 nella Cattedrale di Lubaga dal cardinale Emmanuel Nsubuga; nominato primo vescovo della diocesi di Kasana-Luweero il 16 novembre 1996 e ordinato vescovo il 1° marzo 1997 a Kasana-Luweero; e infine nominato terzo arcivescovo di Kampala il 19 agosto 2006 e installato il 30 settembre 2006 nella Cattedrale di Lubaga. (AP)

3 aprile - MAURITIUS Niente celebrazioni con i fedeli per Pasqua. Luoghi di culto chiusi a causa della pandemia. Stop anche ai matrimoni religiosi

Chiese chiuse nella diocesi di Port-Louis a causa della pandemia. Per il secondo anno consecutivo i mauriziani celebreranno la Pasqua senza poter partecipare alle celebrazioni religiose. Dall’1 aprile, infatti, le autorità governative hanno disposto la chiusura di tutti i luoghi di culto per evitare la diffusione dei contagi. Su richiesta della diocesi di Port-Louis, la MBC sta trasmettendo le liturgie della Settimana Santa celebrate dal vescovo, il cardinale Maurice Piat, nella cattedrale di Saint-Louis e domani il porporato pronuncerà il tradizionale messaggio pasquale davanti alle telecamere. È però possibile, riferisce il portale della diocesi di Port-Louis, portare la comunione agli ammalati, amministrare il sacramento degli infermi o chiedere di incontrare un sacerdote per la confessione o l’accompagnamento spirituale, sempre nel rispetto delle norme sanitarie. Il cardinale Piat sottolinea che non è solo una questione di prudenza osservare le regole e che occorre comunque dare il buon esempio. Fino a nuove disposizioni, non si possono neanche celebrare matrimoni religiosi. (TC)

3 aprile  - ITALIA In Sicilia oggi vaccino anti-Covid per circa 6mila persone in 300 parrocchie

Fino alle 18.30, oggi, in 300 parrocchie siciliane saranno somministrati vaccini anti-Covid. Sono 5867 gli appartenenti alla fascia dai 69 ai 79 anni che si sono prenotati dopo il protocollo d’intesa siglato fra Conferenza episcopale siciliana e assessorato per la Salute della Regione Siciliana che prevede l’utilizzo dei locali delle parrocchie come “punto vaccinale di popolazione” per una la “Giornata straordinaria di vaccinazione anticovid” del Sabato Santo. L’iniziativa è stata pensata per accelerare la campagna di immunizzazione coinvolgendo anche strutture non convenzionali per raggiungere più facilmente le fasce di popolazione anziana. “Per noi Pastori delle Chiese di Sicilia la giornata straordinaria di vaccinazione nelle parrocchie proposta dalle autorità regionali vuole essere un messaggio di speranza che intendiamo inviare alla vigilia di Pasqua - dice monsignor Salvatore Gristina, presidente della Conferenza episcopale siciliana -. E, al tempo stesso, occasione di prossimità e solidarietà verso le persone più fragili, nella tradizione della Chiesa che, al seguito di Gesù, medico dei corpi e delle anime, vuole essere una comunità che promuove la salute delle persone”. Per il presidente della Regione Sicilia la giornata di vaccinazione straordinaria presso le parrocchie ha un enorme significato etico, oltre che pratico. (TC)

3 aprile - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Il cardinale Ambongo Besungu: la Pasqua un invito a convertirsi e ad impegnarsi per il bene del Paese

Dio ci ama e si prende cura di noi, ha bisogno di noi perché la società cambi e per questo è necessaria la nostra conversione. Per il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, questo è il messaggio della Pasqua. Il porporato esorta i congolesi a prendere coscienza che ogni uomo è prezioso agli occhi di Dio. “È vicino a noi e ci libererà dalle umiliazioni, dall’odio, dalla fame, dalla malattia, soprattutto dal Covid-19, e dalla morte” scrive l’arcivescovo di Kinshasa. Per contribuire al progetto di salvezza di Dio, poi, aggiunge il cardinale Ambongo Besungu, occorre denunciare le ingiustizie e rispettare la dignità umana e dunque impegnarsi perché ciascuno abbia una vita dignitosa. “Non abbiate paura - prosegue il porporato rivolgendosi ai suoi fedeli - Cristo è risorto. È vivo. È al nostro fianco e lotta con noi per vincere la morte”. Infine l’arcivescovo di Kinshasa esorta tutti, e in particolare quanti esercitano delle responsabilità, ad abbandonare i “cuori di pietra”, “egoisti, insensibili, avari, meschini e avidi” per avere “cuori di carne”, misericordiosi come Dio. “È allora che il nostro Paese cambierà - conclude il porporato -. Possa Cristo risorto donarci la forza di lavorare al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei congolesi e delle congolesi”. (TC)

3 aprile - ALGERIA Monsignor Desfarges: la Pasqua e il Ramadan occasioni per coltivare la fraternità raccomandata dal Papa

“La Pasqua arriva per aiutarci ad accogliere il messaggio profetico di Papa Francesco in Iraq un mese fa”: è quanto scrive l’arcivescovo di Algeri, in Algeria, monsignor Paul Desfarges in occasione della Pasqua e del Ramadan, che inizierà il 13 aprile e si concluderà il 12 maggio. Per il presule, riferisce il portale della Chiesa d’Algeria, non bisogna dimenticare “questo viaggio del pellegrino della Fraternità nella terra di Abramo e il messaggio di Speranza che ha testimoniato”. “La Pasqua ci rivela che Dio stesso è il nostro legame fraterno con tutti. Per mezzo della sua risurrezione, Gesù Cristo, colui che si è fatto fratello di tutti, viene a raccontarci la sua presenza nel cuore di ogni persona” aggiunge l’arcivescovo di Algeri. Dunque, spiega monsignor Desfarges, la fratellanza è un segno luminoso dell’amore di Dio riversato nel cuore degli uomini. “A Ur, in Iraq, città di origine di Abramo, il Santo Padre ci rivela l’attualità della Pasqua andando ad incontrare i suoi fratelli delle diverse confessioni di fede musulmana, le grandi tradizioni sciite e sunnite, e varie minoranze, yazidi, mazdei, sabei e altri - prosegue il presule -. Prima ha incontrato una grande figura spirituale sciita, l'Ayatollah Al-Sistani. Lo ha incontrato per la prima volta come un fratello, un fratello credente”. L’arcivescovo di Algeri ricorda, inoltre, che ad Ur Francesco ha consegnato un messaggio di fraternità affermando che “l’Altissimo ci invita a non separarci mai dal fratello che è accanto a noi”, che “l’aldilà di Dio ci rimanda all’altro del fratello” che i discendenti di Abramo, e rappresentanti di altre religioni, sentono “di avere soprattutto questo ruolo”: aiutare i fratelli e le sorelle ad alzare lo sguardo e la preghiera verso Dio. L’invito del Papa alle religioni è a lavorare con lui per la pace, chiarisce il presule, precisando che questa è anche la vocazione della Chiesa algerina: lavorare per la pace facendo fraternità con tutti. E per monsignor Desfarges un momento privilegiato per vivere la fraternità sarà il Ramadan che avrà inizio fra pochi giorni. “Questo tempo di rinnovamento spirituale per i nostri fratelli e sorelle musulmani è un’opportunità per associarci con il cuore alla loro preghiera - evidenzia l’arcivescovo di Algeri - e anche per vivere momenti forti di vita fraterna, ad esempio, durante gli inviti a vivere la rottura del digiuno”. E anche se quest’anno sta mettendo alla prova molte famiglie, conclude il presule, il Ramadan “sarà sicuramente un momento di maggiore solidarietà”. (TC)

3 aprile - TERRA SANTA Videoessaggio di Pasqua di fr Patton: tutto si compie e si rinnova nella passione, morte e risurrezione di Gesù

“‘La morte è stata vinta!’ perché l’amore è più forte della morte. L’infinito amore con il quale Gesù ha vissuto la nostra umana esistenza, e il nostro stesso morire, è più forte della morte”: lo afferma nel suo videomessaggio di Pasqua il custode di Terra Santa fr Francesco Patton evidenziando che in fondo al cuore di ognuno c’è desiderio di vita, “perché sentiamo e sappiamo che siamo fatti per la vita, per una vita piena, felice, e per sempre”. Un desiderio, aggiunge fra Patton “che quest’anno è stato messo in crisi duramente tante volte e in tutto il mondo” a causa della pandemia, ma anche “dalle guerre e dalle carestie, dalle crisi umanitarie e dalla crisi di umanità, dalla globalizzazione dell’indifferenza, da forme disumane di embargo”. “Come gli occhi dei discepoli, anche i nostri rischiano di essere velati dalla percezione che la morte sia più forte della vita e che sia la fine di tutto - avverte il custode di Terra Santa -. E pur avendo letto tante volte il Vangelo, non abbiamo forse ancora compreso che tutto si compie e si rinnova proprio nella passione, morte e risurrezione di Gesù”. Ma nell’aurora della risurrezione di Gesù Cristo nostro Signore, conclude fr Patton, “la morte è stata vinta, per sempre”, che Lui è vivo e che “insieme a Lui (…) saremo vivi per sempre”. (TC)

3 aprile - TERRA SANTA Il Patriarca Pizzaballa: imparare dalle donne che andarono al sepolcro di Gesù per annunciare la risurrezione e la speranza

Alla veglia pasquale celebrata al Santo Sepolcro di Gerusalemme, il patriarca latino Pierbattista Pizzaballa, ha offerto una riflessione sulle letture della liturgia invitando anzitutto i fedeli ad imparare dalle donne che nel mattino di Pasqua si recano alla tomba di Gesù per ungerne il corpo con olii e aromi. “Loro hanno la capacità di resistere al dolore, di andare oltre l’apparente fallimento e non esitano a spendere soldi, a comprare il necessario per onorare Gesù, non un fallito, ma un amato - ha sottolineato monsignor Pizzaballa -. Il loro amore per Lui non si è spento con la sua morte, il loro legame con il Maestro va oltre i sogni umani di un nuovo regno. L’amore vero è gratuito, non dipende dalle circostanze e non conosce la morte”. Il patriarca ha spiegato che le donne descritte dai Vangeli “comprano il necessario già alla sera del sabato, non attendono il giorno dopo, si procurano subito gli oli per una degna sepoltura. Spendono del loro denaro per ungere il corpo dell'amato maestro di Galilea”, e da loro c’è da apprendere “a vivere in perdita, a spendere davvero la nostra vita per amore di Cristo, a guardare alla croce come alla misura di quell’amore che ci ha redento e a questa tomba vuota come all’annuncio di una vita eterna per tutti noi”. Parlando poi della risurrezione Monsignor Pizzaballa ha rimarcato che “nessuna teoria potrà mai convincere” e che semmai “la risurrezione si può solo incontrare, possiamo solo farne esperienza”, ma che oggi c’è bisogno “di testimoni che ci mostrino i segni del Risorto tra noi, che ci annuncino credibilmente che il mondo non è più in potere della morte”. “I testimoni oggi sono coloro che, nonostante ogni avversità, dolore, solitudine, malattia e ingiustizia, spendono la loro vita creando occasioni di giustizia, di amore e di accoglienza - ha aggiunto il patriarca latino di Gerusalemme -. Sono coloro che sanno perdonare, perché si sentono già perdonati. Sono quanti nel silenzio di ogni giorno donano la loro vita per i propri figli e i figli degli altri, che considerano ogni persona parte del proprio destino, e se ne occupano con amore e con passione, incuranti di sé”. Monsignor Pizzaballa ha precisato che “prima testimone è la Chiesa, luogo in cui il Risorto parla a noi, attraverso i Sacramenti e l’annuncio della Parola”, Chiesa che deve essere coraggiosa, non deve temere la solitudine e l’incomprensione e deve manifestare il Risorto “serenamente al mondo con una parola chiara e sicura, con una testimonianza libera, decisa e appassionata”. Infine il patriarca ha affermato che “non si incontra il Risorto se non si va al Sepolcro e si resta chiusi nei propri cenacoli”, che “se si vede e si incontra il Risorto, non si può restare immobili” e che oggi la testimonianza più necessaria è quella della speranza. “Cristo risorto è la nostra speranza e questo è ciò che siamo chiamati a testimoniare, andando ovunque, senza fermarci - ha detto monsignor Pizzaballa -. Non ripieghiamoci o chiudiamoci dunque nelle nostre paure. Non permettiamo alla morte e ai suoi sudditi di spaventarci (…) La risurrezione è l’annuncio di una gioia nuova che irrompe nel mondo che non può rimanere rinchiusa in questo Luogo, ma che da qui deve ancora oggi arrivare a tutti”. (TC)

3 aprile - ITALIA Le iniziative pasquali solidali della Comunità di Sant’Egidio

Due giorni di festa dedicati ai poveri e ai senza fissa dimora. Per Pasqua e Pasquetta la Comunità di Sant’Egidio, in numerose città, promuove diverse iniziative per non lasciare solo nessuno. In questo tempo segnato dalla pandemia e dalla crescita della povertà, la Comunità di Sant’Egidio vuole proporre “Pasqua della solidarietà” e di speranza per il futuro, in particolare per le persone più fragili e vulnerabili, che a causa delle restrizioni anti-Covid e della chiusura degli esercizi di ristorazione, sono più isolate e faticano a soddisfare primari bisogni alimentari. A Roma a Pasqua, alle 12, e a Pasquetta, alle 16.30, è aperta la mensa di via Dandolo, che ha continuato a servire i più bisognosi dall’inizio della pandemia nel rispetto rigoroso delle misure sanitarie. Saranno distribuiti pasti caldi da asporto con menù tradizionali pasquali. (TC)

2 aprile - INDIA Le ricadute della pandemia sui lavoratori migranti interni: pubblicato uno studio dei vescovi

Quali sono i fattori che spingono le persone a migrare? Quali problemi devono affrontare i lavoratori migranti? E cosa fanno il governo e le ong per aiutarli? A queste domande vuole rispondere lo studio pubblicato dalla Chiesa cattolica indiana, attraverso la Commissione dei vescovi per i Migranti e la Federazione indiana dei lavoratori, entrambi organismi afferenti alla Conferenza episcopale nazionale (Ccbi). Intitolato "Migranti interni a New Delhi: analisi pre e post Covid”, il rapporto, spiega padre Jaison Vadassery, segretario della Commissione per i Migranti, si concentra sui lavoratori migranti interni che operano nel settore edilizio di New Delhi, e che sono stati “pesantemente colpiti dagli effetti della pandemia da Covid-19”. La realtà che emerge dallo studio, infatti, è drammatica: molti lavoratori migranti operano in ambienti nient’affatto sicuri e senza alcuna reale protezione socio-economica; per molti di loro, inoltre, i salari bassi sono diventati sinonimo di povertà endemica. Per questo, la Ccbi raccomanda al governo e alle ong di scegliere “una strategia multidimensionale per assistere questa categoria di lavoratori poveri e vulnerabili, così da aiutarli a superare la loro condizione di indigenza”. Dai dati del rapporto emerge che ogni anno, in India, si contano 9 milioni di lavoratori migranti interni; il 91 per cento di loro ha meno di 50 anni, il 93,3 per cento è di sesso maschile, mentre il 50 per cento è analfabeta. La mancanza di istruzione è all’origine della scelta di migrare per il 44 per cento dei lavoratori, mentre per il 36 per cento di loro la causa scatenante è la povertà. A prevalere è sempre il lavoro informale: la maggior parte dei migranti interni vengono pagati a giornata, con un guadagno medio pari a 3,26 euro, quindi inferiore al salario legale minimo pari a 4,30 euro. Quei pochi (ossia il 20 per cento) che hanno una posizione economica più regolare, ricevono comunque lo stipendio con forti ritardi. Grave anche la situazione abitativa: il 37 per cento dei migranti non ha una casa di proprietà, tanto che molti vivono in alloggi a basso costo. Privi di tutele sociale e di cure mediche, essi operano in ambienti poco sicuri dal punto di vista sanitario e spesso senza alcun dispositivo di protezione. La pandemia, inoltre, ha aggravato le loro condizioni perché le restrizioni anti-Covid decise dal governo nazionale hanno fermato anche lo sviluppo del settore edilizio. Molti migranti sono rimasti senza lavoro ed hanno fatto ritorno nei loro villaggi d’origine compiendo centinaia di km a piedi. Alcuni sono morti di fame o in incidenti stradali. A maggio 2020, ad esempio, 15 operai sono stati travolti da un treno mentre dormivano sui binari ferroviari che costeggiano Aurangabad, nello Stato del Maharashtra. “Il mio cuore piange - ha detto in quell’occasione il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e presidente della Ccbi - È straziante vedere la mia gente morire. Le sue sofferenze sono infinite”. Di qui, l’appello del porporato al governo nazionale, ma anche alla popolazione, affinché si prendano maggiormente cura di questa categoria sociale: “Con una migliore organizzazione ed un maggior coordinamento, si può fare qualcosa”, ha sottolineato il Cardinale Gracias, ricordando infine l’incessante impegno della Chiesa cattolica in questo ambito. (IP)

2 aprile - ITALIA Pasqua tra i detenuti di Rebibbia: le iniziative di “Isola Solidale”

Sono 500 i Crocifissi artigianali da appendere al collo che, in occasione della Pasqua imminente, sono stati donati ai detenuti del carcere romano di Rebibbia dagli ospiti di “Isola Solidale”. Questa associazione accoglie persone che hanno commesso reati per i quali sono state condannate, che si trovano agli arresti domiciliari, in permesso premio o che, giunte a fine pena, si ritrovano prive di riferimenti familiari e in stato di difficoltà economica. La consegna delle piccole croci - informa una nota - è avvenuta oggi, alla presenza di Andrea Valeriani, presidente di “Isola Solidale”, Gabriella Stramaccioni, garante dei detenuti di Roma Capitale, e padre Moreno Versolato, cappellano a Rebibbia. Insieme ai Crocifissi sono state consegnate anche 1200 colombe pasquali, donate in parte dall'azienda "Bauli" e in parte raccolte dai gruppi scout Agesci. Il dono del Crocifisso “è un segno importante di vicinanza e di speranza da parte dei detenuti accolti nella nostra associazione nei confronti di quanti passeranno la Pasqua in carcere - spiega Valeriani – Le croci realizzate nel nostro laboratorio sono semplici, di materiale povero, ma portano con sé una grande ricchezza spirituale nata da un profondo percorso formativo vissuto dai nostri ragazzi”. Inaugurata il 16 giugno 1956, “Isola Solidale” è stata fortemente voluta dalla Contessa Costanza Itala Baudana Vaccolini Fabrini che donò un terreno con al centro una casa colonica per accogliere “i liberati dal carcere”. Alla Fondazione Opera Divin Redentore si deve poi la costruzione dell’attuale struttura, situata a Roma, in via Ardeatina. Nel marzo del 2016, “Isola Solidale” ha cambiato gestione ed oggi è iscritta nel Registro regionale delle Associazioni promozione sociale. (IP)

2 aprile - BURKINA FASO Gli Orionini a Tampelin: la carità è sentirsi abbracciati dal Signore

"Se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare un elefante": questo proverbio del Burkina Faso racchiude perfettamente il senso della missione che l’Opera di Don Orione porta avanti nel Paese africano da diversi anni, in particolare a Tampelin, nel cuore della savana, al confine con Benin e Niger. Raggiungibile attraverso un’unica strada sterrata, la piccola frazione del villaggio di Tougmentenga è stata raggiunta dai primi sacerdoti orionini nel novembre del 2010. Il bilancio della loro missione, a distanza di undici anni, è molto positivo: come spiega in una nota don Fernando Fornerod, responsabile della comunicazione della Congregazione, sono state realizzate diverse opere tra cui un Dispensario medico per assistenza alla gravidanza e al parto, un ambulatorio di pediatria e medicina generale, servizi farmaceutici e attività di educazione sanitaria. “Nel 2020 – aggiunge don Fornerod – sono state effettuate più di 4mila visite pre e post natali e somministrati altrettanti vaccini”. Ma oltre alla cura della persona, gli orionini sostengono anche l’istruzione di bambini e ragazzi: lo scorso anno, infatti, è stata inaugurata una scuola materna per alunni dai 3 ai 7 anni che oggi accoglie 26 bambini. È stata allestita anche una biblioteca, vero e proprio centro multimediale che, dalle 19.30 alle 21.20, offre agli studenti delle scuole media la luce elettrica e una grande lavagna perimetrale per aiutarli a fare i compiti. “Si tratta di un servizio che forse non si è mai visto da queste parti”, sottolinea ancora don Fornerod. L’apostolato degli orionini non dimentica, poi, l’ambito pastorale, catechetico e liturgico nelle diverse comunità cristiane disseminate in più di 12 cappelle. Fondamentale è il dialogo interreligioso: Negli anni – sottolinea il portavoce della Congregazione - i nostri missionari hanno saputo mantenere e costruire ottimi rapporti con i capi e i membri della comunità musulmana, che rappresenta la maggioranza, e con le comunità dei cristiani riformisti ed evangelici”. Il dialogo interreligioso si concretizza nella carità: uomini e donne di altre confessioni e religioni si rivolgono al Centro degli orionini certi di trovare sempre la giusta accoglienza. “Nessuno va via senza un conforto e un sollievo – spiega don Fornerod - Il segreto? Fare di queste esperienze di vita quotidiana l’opportunità non solo di servire il Signore nei poveri, negli ammalati, negli studenti, nei bambini, ma anche di sentirsi abbracciati da Dio tramite ciascuno di loro”. Come diceva Don Luigi Orione, infatti, “la carità non è solo un’attività, ma un’esperienza, una grande opportunità per testimoniare la presenza viva di Gesù in mezzo al suo popolo e per sentire che Dio ci ama e ci abbraccia nei poveri che riceviamo e serviamo”. Ma nonostante le tante iniziative realizzate dal 2010 ad oggi, resta ancora molto da fare: l’Opera di Don Orione mira a procurarsi un’ambulanza per il trasporto dei malati, acquistare batterie di riserva per l’energia solare, raccogliere fondi per combattere la malnutrizione, aiutare le mamme nella formazione e sostenere la produzione locale di alimenti per i più piccoli. “Alcuni sogni si sono avverati - conclude don Fornerod – E siamo fiduciosi nel fatto che sicuramente troveremo persone che vogliono far battere forte i loro cuori come quelli dei nostri missionari”. (IP)

2 aprile - ITALIA Arcivescovo Delpini: non cedere alla prostrazione, Gesù ci ama sempre

Non lasciarsi vincere dalla prostrazione e dalla stanchezza, perché Gesù ci ama e continua ad amarci sempre: così, in sintesi, l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, si è rivolto ieri ai fedeli, celebrando nel Duomo cittadino la Messa in Coena Domini. Un rito svoltosi alla presenza di un numero contingentato di persone, come previsto dalle normative anti-Covid19, e che non ha visto la tradizionale lavanda dei piedi, sempre a causa delle misure sanitarie anti-contagio. “In questa celebrazione così intensa e suggestiva – ha detto il presule – siamo indotti indotti a riconoscerci tra i discepoli che non capiscono o che hanno paura. Eppure, proprio in questo sentirci inadeguati alla missione che ci è affidata, noi riceviamo il principio di ogni consolazione: ‘Prendete, mangiate; bevetene tutti: questo è il sangue della nuova alleanza’”. Oggi, ha aggiunto l’Arcivescovo ambrosiano, “siamo tra quelli che sono spossati, logorati dalla tensione, insofferenti nei confronti di un contesto ostile e di una situazione opprimente”. Ma anche se “la stanchezza è insostenibile”, l’esortazione del presule è stata a “non lasciarsi vincere dalla prostrazione e non abbandonarsi al sonno”, perché Gesù continua ad amarci ed a donare “la Sua vita per noi”.   E di “tempi tribolati” Monsignor Delpini ha parlato anche nella sua omelia per la Messa Crismale, presieduta in Duomo nella mattinata di ieri, sempre davanti ad un numero limitato di persone. Rivolgendosi idealmente a tutti i presbiteri dell’Arcidiocesi, chiamati a rinnovare le promesse sacerdotali, il presule li ha ringraziati per la loro missione svolta durante la pandemia. “Abbiamo continuato a consolare con le parole di Gesù – ha detto – Abbiamo celebrato tanti, troppi funerali, ma abbiamo continuato ad annunciare il Vangelo della Resurrezione: vi ringrazio e vorrei farvi sentire la mia prossimità ed il mio incoraggiamento”. Ricordando, inoltre, “i momenti di smarrimento, paura ed forse anche di depressione” vissuti nell’ultimo anno da tanti sacerdoti, l’Arcivescovo ha sottolineato che “tenendo fisso lo sguardo su Gesù” si riesce comunque a donare al prossimo una testimonianza forte: si tratta di una vera e propria “responsabilità”, ovvero quella di portare ovunque “la grazia del Signore”. Nel corso della Messa Crismale, come da tradizione, sono stati benedetti gli olii santi che verranno poi usati durante l’anno per amministrare alcuni sacramenti (battesimo, cresima, ordine, unzione degli infermi). Nella mattina di oggi, l’Arcivescovo Delpini ha consegnato questi olii nelle zone diocesane più lontane da Milano, ovvero Lecco, Seveso e Varese. (IP)

2 aprile - TERRA SANTA Pizzaballa: Chiesa sia comunità di amore, no ad egoismi e false apparenze

 “Il Giovedì Santo sia per tutti noi, fedeli e clero, un invito a costruire la Chiesa di Cristo come comunità di amore”: questo l’auspicio di Monsignor Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, nella Messa in Coena Domini presieduta ieri, 1° aprile, nella Città Santa. “La liturgia di questa Messa – ha detto il presule - proclama il Vangelo della lavanda dei piedi degli Apostoli e il comandamento dell’amore. In verità, questa azione di Gesù è il vero significato di ciò che è l'Eucaristia, cioè il sacramento del servizio amorevole, in obbedienza al Padre, fino alla morte di croce”. Gesù, ha sottolineato Monsignor Pizzaballa, diventa “il diacono dell'umanità, Egli serve con umiltà e amore e desidera che i suoi discepoli facciano lo stesso”. Lasciarsi lavare i piedi, infatti, ha aggiunto il Patriarca, “significa accettare un Dio che serve, esporsi al mondo senza paura e non temere il giudizio altrui, lasciarsi amare”, perché Gesù “per amore, giorno dopo giorno, ci invita a rinnovare il nostro desiderio di appartenenza a Lui”. Il presule ha, poi, ringraziato tutto coloro che, “nella Chiesa locale, testimoniano il loro servizio con umiltà e dedizione”, senza paura di “diventare vulnerabili per incontrare i più deboli e indifesi di fronte alla sofferenza umana”. Di qui, il forte appello del presule a vincere l’egoismo per diventare “veramente icone di Cristo, servo dell'umanità”. “Il vero servizio è spesso nascosto e passa inosservato dai mass media e dalle piattaforme social – ha sottolineato il Patriarca - È solo il risultato della totale donazione di sé agli altri”. Per fare ciò, tuttavia, è necessario che “lasciare che Cristo ci serva e ci lavi i piedi, altrimenti non potremo mai capire cosa significhi essere discepoli”. Monsignor Pizzaballa si è quindi soffermato sul significato della Messa Crismale, celebrata nella mattina del Giovedì Santo con il rinnovamento delle promesse sacerdotali e la benedizione degli oli santi. Un gesto che richiama alla “dimensione sacramentale della Chiesa – ha spiegato il presule – perché i sacramenti non sono una sorta di ‘formula magica di santificazione’, ma piuttosto un segno della forza risanatrice di Cristo, che deve però passare anche attraverso l'annuncio della Parola e la testimonianza della vita”. L’auspicio, dunque, è che la Chiesa di Gerusalemme “possa crescere in questa consapevolezza, affinché la Parola arrivi a tutti i livelli della nostra società”. “Possano i nostri pastori, a cominciare da me stesso - ha sottolineato Monsignor Pizzaballa - essere testimonianza viva e credibile della nostra unione con Cristo e un'occasione di santificazione e guarigione spirituale”. Al contempo, il Patriarca ha evidenziato l’importanza della “dimensione pubblica ed ecclesiale delle promesse sacerdotali”: “Stiamo tutti agendo davanti al popolo di Dio affidato alla nostra cura pastorale – ha spiegato - Ecco perché il rito del rinnovamento delle nostre promesse sacerdotali include un invito al popolo di Dio a pregare per il vescovo e per i sacerdoti”. Quindi ha concluso: “Abbiamo bisogno di sostegno nel nostro ministero e dobbiamo essere abbastanza umili da lasciarci confrontare dai nostri fedeli, che hanno diritto di vedere in noi testimoni coraggiosi del Vangelo e segni di una vita autentica che parla da sé, e non solo attraverso parole vuote o false apparenze”. (IP)

2 aprile - TIMOR EST #coronavirus. Arcivescovo di Dili: la pandemia non fermi la speranza della Pasqua

Anche se la Solennità della Resurrezione del Signore arriva nel difficile contesto della pandemia, “lo spirito pasquale non deve rimanerne soffocato” e “la speranza” cristiana in Cristo Risorto “non deve essere fermata”: lo scrive Monsignor Virgilio do Carmo da Silva, Arcivescovo di Dili, a Timor Est, nel suo messaggio pasquale. Il Paese, infatti, sta vedendo un’impennata di contagi da Covid-19, il che ha portato il governo nazionale a varare un nuovo lockdown da domani, 3 aprile, fino al 2 maggio. Stabilito, in particolare, l'isolamento nei comuni di Dili, Baucau e Viqueque e sospese le celebrazioni religiose con concorso di popolo. Di conseguenza, i riti del Triduo pasquale devono essere seguiti dai fedeli attraverso i mass-media e non in presenza. “La pandemia – afferma Monsignor da Silva – ci costringe a restare a casa e limita i nostri spostamenti, ma Cristo resta sempre la nostra speranza e il Suo messaggio può e deve essere diffuso ovunque”. Di qui, l’invito ai fedeli a “rivolgere lo sguardo a Dio perché possa guarire tutte le nostre ferite”. Dal presule anche l’esortazione a non dimenticare “coloro che vivono da soli o che sono in quarantena e non possono ricongiungersi con le loro famiglie”. L’Arcivescovo di Dili esprime poi la sua solidarietà “con il personale medico che lavora instancabilmente giorno e notte e con tutti coloro che operano in prima linea per gestire l’emergenza sanitaria”. Intanto, l’Arcidiocesi si è attivata per fornire assistenza ai malati grazie a sacerdoti, religiosi e volontari laici competenti in psicologia e medicina che possono essere contattati in caso di bisogno. Aiuti materiali alle persone maggiormente in difficoltà vengono invece distribuiti dalla Caritas locale. Da ricordare che, pur non avendo registrato al momento alcun decesso, Timor Est ha visto crescere i contagi da coronavirus in modo vertiginoso per tutto il mese di marzo. Su 1,5 milioni di abitanti, ad oggi i casi positivi sono 643, di cui 41 riscontrati nella sola giornata del 31 marzo. Cresce quindi l’attesa per la campagna di vaccinazione che dovrebbe iniziare a breve, con l’arrivo dei primi lotti di siero AstraZeneca. (IP)

2 aprile - AMERICA Confine Usa-Messico. Appello vescovi per migranti: preservare vita umana e tutelare diritto d’asilo

“Esiste una responsabilità condivisa da tutte le nazioni di preservare la vita umana e fornire un'immigrazione sicura e umana che includa il diritto d'asilo”: lo scrivono, in una dichiarazione congiunta, i vescovi di confine tra Stati Uniti (Usccb) e Messico (Cem), sottolineando il dramma che quotidianamente “i nostri fratelli e sorelle migranti affrontano”. Per la maggior parte di loro, infatti, si legge nella nota, “la decisione di migrare non è motivata dall'indifferenza verso la loro patria o dalla ricerca di prosperità economica, ma è una questione di vita o di morte” e tale situazione “è ancora più difficile per i bambini”. Si tratta di “sfide che richiedono soluzioni umanitarie – sottolineano i vescovi - perché senza dubbio le nazioni hanno il diritto di tutelare i loro confini”, in quanto “ciò è vitale per la loro sovranità e autodeterminazione”. Ma allo stesso tempo i presuli statunitensi e messicani richiamano la responsabilità comune di salvaguardare le vite umane e permettere ai migranti di spostarsi in sicurezza. Ai governi, ai leader politici e alla società civile, dunque, Usccb e Cem chiedono di “lavorare insieme per accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti”, secondo i quattro verbi così spesso richiamati da Papa Francesco. Forte anche l’esortazione a tutelare “la dignità intrinseca” dei migranti, così come a “lavorare con altri Paesi della regione per eliminare le condizioni che costringono i loro cittadini a ricorrere a migrazioni pericolose e irregolari, producendo soluzioni a lungo termine”.  Strumento essenziale per tutto questo, ribadiscono i presuli, deve essere "il dialogo persistente e coraggioso” che “aiuta silenziosamente il mondo a vivere molto meglio". La Chiesa cattolica di Stati Uniti e Messico, inoltre, dicendosi “consapevole dell’importanza della salute e della sicurezza pubblica”, incoraggia “politiche sostenute da solide motivazioni scientifiche, e ricorda che “l'unità della famiglia deve essere una componente vitale di qualsiasi risposta”. Attenzione speciale viene richiesta per i bambini e le persone più vulnerabili, affinché “si mettano in atto strutture e si facciano riforme legislative” per “promuovere una cultura dell’accoglienza”, nonché “per rispettare la sovranità e la sicurezza dei nostri Paesi”. Dal canto loro, i vescovi rimarcano i loro impegno con le organizzazioni cattoliche di confine, “generosamente gestite da laici, consacrati e sacerdoti”. In questa Settimana Santa, infine, i presuli invitano a “sperimentare il potere dell'amore nella morte e risurrezione di Cristo, aiutando i migranti”. La dichiarazione congiunta è a firma di numerosi vescovi, tra cui Monsignor Mario E. Dorsonville presidente del Comitato per le Migrazioni della Usccb, e Monsignor José Guadalupe Torres Campos, incaricato della Pastorale della Mobilità umana per conto della Cem. Da ricordare che, secondo gli ultimi dati, solo nel mese di febbraio 2021 sono stati quasi 97mila gli immigrati fermati per aver attraversato illegalmente il confine tra Messico e Stati Uniti; tra loro il 10 per cento era formato da minori non accompagnati. La cronaca dei minori migranti non accompagnati è stata segnata, negli ultimi giorni, da due episodi drammatici: un bambino di 4 anni è stato trovato mentre camminava da solo lungo il fiume Rio Bravo, al confine tra Messico e Usa, senza essere riconosciuto da nessuno dei migranti fermati dalla polizia messicana nella stessa zona; altre due bambine dell’Ecuador, di 3 e 5 anni, sono state riprese dalle telecamere di sorveglianza nel momento in cui venivano lasciate cadere in territorio statunitense al di là della barriere che separa il Paese dal Messico. Le bimbe, rimaste illese, sono state poi raccolte dalle forze dell’ordine statunitensi. (IP)

1 aprile - ITALIA Il Serafico di Assisi si illumina di blu per la Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo

In occasione della Giornata Onu per la consapevolezza sull'autismo, celebrata domani 2 aprile in tutto il mondo, anche l’Istituto Serafico di Assisi si illuminerà di blu per richiamare l’attenzione sui problemi delle persone con disturbi autistici e delle loro famiglie. "Un gesto simbolico per incrementare l'impegno su questo specifico tema – dichiara Sandro Elisei, Direttore Sanitario del Serafico – ma anche per esortare tutti a superare il concetto limitato di "malattia”, approdando a quello più ampio di "neurodiversità”, una parola che esprime al meglio la condizione della persona che presenta dei limiti, ma anche grandi opportunità adattative e importanti capacità realizzative”.   Il Serafico da tempo ha attivato una serie di iniziative finalizzate ad assicurare risposte concrete e inclusive ai bisogni emergenti, soprattutto in questo periodo in cui la pandemia sta rappresentando un ulteriore rischio per queste persone che necessitano di attenzioni specifiche e coordinate. I servizi offerti sono molteplici: dalle prestazioni residenziali a quelle di tipo ambulatoriale e laboratoriale. L'offerta di prestazioni si è arricchita dal 2020 grazie ad un team di educatori del Serafico che hanno completato la formazione ABA, acquisendo il titolo di RBT, cioè quelle competenze specifiche che nei percorsi educativi sembrano dare i migliori risultati, e la possibilità di misurare l'efficacia dei trattamenti da condividere con la famiglia e le altre realtà educative-riabilitative. Inoltre, accanto ai laboratori di musica, teatro e arti grafiche, al Serafico riprenderà a breve anche il laboratorio di creatività, dove i ragazzi con disturbi dello spettro autistico avranno la possibilità, attraverso un sistema innovativo di realtà aumentata, di trasformare i suoni e movimenti in immagini visive e di vivere un'esperienza di relazione e integrazione senso-motoria. "In questa Giornata vogliamo richiamare l'attenzione delle Istituzioni sui problemi delle persone con disturbi dello spettro autistico e delle loro famiglie – dichiara Francesca Di Maolo, Presidente dell'Istituto Serafico di Assisi - Il cammino verso la piena cittadinanza di queste persone è purtroppo ancora all'inizio. Non solo mancano servizi adeguati in ambito scolastico, ma anche sanitario”. I dati sull’autismo, in continua crescita, indicano che questo disturbo riguarda, nel mondo, oltre 60 milioni di persone, una cifra comunque sottostimata. In Italia si stima che oltre 500.000 persone abbiano difficoltà riferibili all'autismo. Riconoscimento, diagnosi precoce e interventi tempestivi rappresentano le azioni fondamentali per migliorare la qualità della vita di queste persone e delle loro famiglie, che molto spesso si trovano ad affrontare da soli, senza punti di riferimento, numerosi problemi.

1 aprile - ITALIA Il 3 aprile, Sabato Santo, nuova venerazione straordinaria della Sindone presieduta da monsignor Nosiglia in diretta tv  

Anche quest’anno, come nel 2020, per il Sabato Santo, il 3 aprile, l’arcidiocesi di Torino propone una contemplazione televisiva della Sindone, visibile in tutto il mondo, accompagnata dalla preghiera di monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e custode pontificio del Sacro Telo. Non si tratta di un’ostensione vera e propria, in quanto la Sindone non viene spostata dalla teca in cui è custodita in cattedrale, ma sarà appunto possibile contemplarla attraverso le immagini televisive. La celebrazione sarà trasmessa in diretta su TV2000 e il segnale raggiungerà, tramite i satelliti, il mondo intero, grazie alla collaborazione Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. La prima parte (dalle 17) sarà dedicata ai vari segni della Passione (dalla corona di spine, alla flagellazione, ai chiodi nelle mani e nei piedi e alla lancia che penetra nel costato del Signore) commentati da alcune persone scelte tra quanti si prodigano per alleviare le sofferenze del loro prossimo o hanno sperimentato la pandemia o altre forme di malattie o di ingiustizie e violenze. Seguirà alle 17.30 la preghiera dell’Ora della Madre presieduta dall’arcivescovo. “Mi auguro – scrive per l’occasione monsignor Nosiglia - che tutto ciò aiuti le nostre comunità ma anche ogni persona di buona volontà ad accogliere nella speranza e per i credenti nella fede, questo messaggio pasquale di morte e risurrezione per non arrendersi e scoraggiarci mai di fronte ad ogni tragedia e difficoltà che dobbiamo affrontare nella vita ma anche a operare perché tanti nostri fratelli e sorelle bisognosi di sostegno e aiuto trovino in ciascuno di noi il coraggio di imitare il Signore che non si è lasciato vincere dal male ma lo ha vinto con il bene e per questo ha sconfitto anche la morte”. (LZ)

1 aprile - MOZAMBICO Immagini scioccanti da Palma attaccata dai jihadisti. Acs in prima linea negli aiuti alla popolazione

L’Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) continua a raccogliere testimonianze raccapriccianti dalla città di Palma, nella provincia mozambicana di Cabo Delgado, conquistata in questi giorni dai gruppi jihadisti legati al sedicente Stato Islamico dopo una serie di sanguinosi attacchi. Palma aveva una popolazione di circa 50.000 abitanti, ora è una città fantasma e vengono segnalate decine di morti e migliaia di dispersi. La fondazione pontificia ha visionato un video girato subito dopo il brutale attacco delle milizie jihadiste del 24 marzo scorso che mostra un massacro senza precedenti con persone persone decapitate e corpi mutilati. Ulrich Kny, Project Manager per il Mozambico di Acs parla di immagini scioccanti: “Non possiamo neanche condividerle – dice - perché feriscono la dignità umana con la loro brutalità. I terroristi sembrano intenzionati a causare il danno più elevato e a seminare il massimo terrore nella loro frenesia distruttiva. Ci chiediamo quanti altri morti dovranno esserci prima che il mondo faccia qualcosa per porre fine a questa violenza. Queste vite sembrano non contare”. Kny spiega che ACS “sta cercando di aiutare e sostenere con molta attenzione, mentre la Chiesa locale sta facendo il possibile e l’impossibile in questa situazione molto difficile per alleviare la crisi umanitaria. Ma è necessario fermare questa violenza senza freni” perché “il mondo non può ignorare questo dramma», sottolinea il Project Manager di ACS Internazionale. La regione di Cabo Delgado è stata teatro  di attacchi da parte di gruppi armati alleati con l'IS  sin dall’ottobre 2017. Secondo un bilancio ONU riferito alla fine del 2020, la crisi ha causato 670.000 sfollati e più di 2.500 vittime. A ciò si aggiungono i drammatici effetti degli attacchi recenti a Palma, i quali rappresentano “una evidente escalation del conflitto”, prosegue Ulrich Kny. ACS ha garantito un contributo iniziale di emergenza di 160.000 euro. A ciò si aggiunge il sostegno ai sacerdoti e alle religiose della regione, e altri progetti relativi ai bisogni più urgenti della Chiesa. Questo tuttavia non è più sufficiente. “Dobbiamo incrementare il sostegno finanziario e le preghiere per la Chiesa nel Nord Mozambico. In vista del previsto consistente incremento dell’afflusso di rifugiati, la diocesi di Pemba e quelle limitrofe, già completamente sopraffatte dal disastro umanitario, non saranno in grado di accrescere la loro attività senza un aiuto esterno”, conclude il Project Manager di ACS Internazionale. (LZ)

1 aprile - MYANMAR Messaggio pasquale del cardinale Bo: fare risorgere il Myanmar dalla tomba dell’odio

“Una nazione ferita può trovare conforto in Cristo che ha subito tutto ciò che stiamo subendo: è stato torturato, abusato e ucciso sulla Croce da poteri arroganti. Ha provato lo stesso senso di abbandono da parte di Dio, provato da tanti nostri giovani". È un accorato invito a sperare nella resurrezione del Myanmar, nei “giorni più tristi della sua storia”, quello che il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Conferenza episcopale birmana ha voluto rivolgere nel suo messaggio pasquale.  Una Pasqua segnata dalla sanguinosa repressione militare delle proteste contro il colpo di stato del 1.mo febbraio, costate finora la vita ad oltre 500 persone e l’arresto di almeno altre 2.500. Nel testo – riporta il quotidiano on-line Matters of India - il cardinale Bo parla di una vera e propria Via Crucis, un calvario che continua: “Centinaia di persone sono state uccise. Un bagno di sangue si è riversato sulla nostra terra– scrive -. Giovani e vecchi, e anche i bambini sono stati uccisi senza pietà. Migliaia di persone vengono arrestate e gettate in prigione. Altre migliaia sono in fuga per sfuggire agli arresti. Milioni stanno morendo di fame”, denuncia il messaggio diffuso il 31 marzo. Questa tragedia fa sorgere naturale la domanda di Giobbe nella Bibbia: "dov’è Dio in tutto questo?" Per la risposta il cardinale Bo rinvia all’episodio evangelico della tomba vuota di Gesù trovata dalle tre donne che ricorda quanto sta accadendo in Myanmar: giovani, donne e appunto tombe vuote. “Il loro messaggio – afferma - è quello della resurrezione e di un mondo nuovo”. L’invito è dunque a credere che anche il Myanmar potrà risorgere. Rivolgendosi in particolare ai militari, l’arcivescovo di Yangon invoca quattro tipi di resurrezione. Quello dei “sogni di democrazia seppelliti negli ultimi due mesi nelle tombe dell'oppressione”. In secondo luogo il cardinale Bo chiede il ripristino del governo civile “seppellito dal colpo di Stato” e che l’esercito torni nelle caserme rispettando il verdetto delle urne e non continui ad aggredire e uccidere i cittadini del Myanmar.  Il messaggio chiede poi che venga sepolto una volta per tutte l'odio tra i gruppi etnici e le religioni nel Paese e che dalla tomba di questo odio storico emerga “un nuovo Myanmar di pace, inclusione , attenzione  per i vulnerabili”. Il cardinale Bo chiede infine di “seppellire nelle tombe vuote i sette decenni di totalitarismo. Che vi sia scritto l’ultimo epitaffio del colpo di stato”. Il presidente dei vescovi birmani si rivolge anche ai manifestanti e in particolare ai giovani, con un rinnovato appello a non ricorrere alla violenza: “Usate metodi non violenti. Non morite inutilmente. Se vivete a lungo, la democrazia si rafforza, il male si indebolisce – afferma, ricordando che il nemico “conosce una sola lingua: violenza spietata”.  “Vuole trascinarvi sul suo terreno, dove è più forte. Non dategli questo vantaggio”, conclude il messaggio. (LZ)

1 aprile - ITALIA La nostra Pasqua nelle corsie degli ospedali. L'assistenza dell Figlie di San Camillo ai malati di Covid

Nella persona sofferente, i sentimenti di inutilità, abbandono, degrado fisico, emarginazione, perdita dell'autonomia, si combinano al dolore fisico e al disagio della malattia per costituire una dura prova. La cura dei malati diventa allora un aspetto fondamentale della carità e, insieme dell’accoglienza e della misericordia. Lo è ancora di più in tempo di pandemia. Un tempo che ha visto in prima linea lungo le corsie degli ospedali e nei dispensari di tutto il mondo le Figlie di San Camillo che, attraverso la loro testimonianza e la loro presenza ci ricordano che i malati non sono solo coloro i quali vivono nell’indigenza, ma anche quelli che necessitano della Parola di Dio, ed è ad essi che bisogna rivolgersi, in modo particolare con la preghiera, con l’apostolato, con l’azione pastorale e missionaria; è al loro dolore che va indirizzata la ricchezza della parola di Dio. “Abbiamo vissuto, e continuiamo a vivere, momenti terribili. Un giorno sono stata chiamata da un paziente che, nel suo profondo dolore, ha espresso il desiderio di morire. Di lì a poco avrebbe perso l’uso delle gambe e mi chiedeva che senso avrebbe avuto andare avanti. L’ho ascoltato e sono rimasta accanto a lui cercando di confortarlo solo con la mia presenza. Mi ha telefonato pochi giorni fa ringraziandomi. Mi ha assicurato che continuerà a lottare per superare tutti gli ostacoli”. E’ uno dei tanti racconti  di Suor Lancy Ezhupara, religiosa delle Figlie di San Camillo, direttrice amministrativa dell’Ospedale San Camillo di Treviso, che  fin dall’inizio della diffusione del virus ha scelto di assistere i pazienti Covid. “La forza del nostro quarto voto ci sprona a coltivare una dimensione che consente al malato, e a chi se ne prende cura, di affrontare con dignità la sofferenza. Non un rapporto freddo, ma l’incontro tra la fiducia di chi chiede speranza e la coscienza di chi è chiamato a offrire cure. Anche dove non può esserci la guarigione, nasce la speranza. E soprattutto misericordia” spiega la religiosa. Era l’8 dicembre 1591, quando Camillo de Lellis e i suoi compagni emisero la “Professione religiosa di voti solenni con un quarto voto di assistenza ai malati anche con pericolo di vita”. Aggiungendo il quarto voto ai voti di povertà, obbedienza e castità, i Chierici Regolari Ministri degli Infermi e le religiose Figlie di San Camillo, diedero avvio alla loro missione e alle loro opere di carità. “Ogni giorno assistiamo pazienti che non possono avere contatti con i familiari. Siamo noi le persone care che si fanno carico delle loro esigenze. Lo saremo ancora di più in questi giorni di festa” riprende Suor Lancy Ezhupara, aggiungendo che “I nostri complessi assistenziali sono diventati, oggi ancora di più, un segno della sollecitudine dell’Istituto verso i più deboli ed un singolare pulpito di evangelizzazione. Anzi, essi si collocano nel cuore della Chiesa: qui il vangelo della carità viene proclamato e testimoniato; qui si rende visibile che non si può amare Cristo, che non vediamo, senza amare prima i fratelli, che invece vediamo, specialmente quelli più bisognosi”. E' il riferimento primo di una famiglia, tesa certamente al servizio quotidiano nei confronti di chi soffre sull’esempio del Buon Samaritano, ma che, al tempo stesso, è convinta che la preghiera e la contemplazione siano parte integrante della missione. E’ stata questa l’intuizione di San Camillo del Lellis e, in seguito, dei fondatori Santa Giuseppina Vannini e il Beato Padre Luigi Tezza, e resta una consegna valida per ciascuna consacrata. Aveva ben chiaro l’Apostolo di Bucchianico quel che specialmente le Figlie di San Camillo rivelano ogni giorno per esperienza diretta e quotidiana: l’approccio con il malato deve essere “globale”; è tutto l’uomo che va aiutato a guarire mediante una sintonia di interventi, che non escludono il contributo indispensabile della preghiera.  (DD)

1 aprile -  STATI UNITI Il 25 aprile l’annuale colletta per le Home missions, le missioni nelle comunità cattoliche più povere del Paese.

Si terrà il prossimo 25 aprile l’annuale colletta promossa dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) per le “home missions”, le missioni nazionali nelle comunità cattoliche più povere del Paese. In vista dell’appuntamento, l’omonima Sottocommissione episcopale per le Missioni nazionali ha lanciato un appello alla generosità dopo un anno difficile che ha visto calare di oltre la metà le offerte a causa della pandemia del Covid-19. "Le sovvenzioni potrebbero dover essere ridotte del 10-15 % e le diocesi finanziate difficilmente potranno fare fronte a questa ulteriore perdita di fondi”, spiega in un video-messaggio il presidente della sottocommissione monsignor W. Shawn McKnight. I fondi raccolti servono a finanziare una vasta gamma di servizi pastorali, che vanno dall’evangelizzazione, all’educazione religiosa, alla formazione dei sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose e a sostenere le attività caritative delle parrocchie più povere. Nella diocesi di Kalamazoo, in Michigan, ad esempio, i fondi hanno permesso alle parrocchie locali di aiutare i lavoratori agricoli migranti, che hanno svolto un servizio essenziale durante la pandemia. “Grazie al vostro contributo, la Chiesa ha offerto loro cibo, preghiera e speranza. Nell'oscurità della pandemia, il vostro sostegno ha consentito alle parrocchie cattoliche di essere luci luminose di carità e solidarietà”, afferma monsignor McKnight. Attualmente, delle sovvenzioni beneficiano 87 diocesi ed eparchie, dall'Alaska al Delta del Mississippi alle Isole Vergini e alle remote Isole del Pacifico, pari oltre il 40% di tutte le diocesi degli Stati Uniti. Tra queste la diocesi di Fargo, dove i fondi sostengono il Young Disciples Apostolate, un programma di formazione per giovani missionari adulti nelle parrocchie rurali isolate del Nord Dakota. C’è poi l’Eparchia di Nostra Signora della Liberazione di Newark che assiste i rifugiati cattolici iracheni arrivati negli Stati Uniti senza nulla e che non potrebbe sopravvivere senza questi i fondi per le home missions. "Il vostro sostegno è più che un semplice gesto di generosità, è una testimonianza di fede, è la testimonianza che siamo un’unica Chiesa, un solo Corpo di Cristo “, ha dichiarato il vescovo Yousif Habash. (LZ)

1 aprile - NIGERIA Ancora un sacerdote ucciso in Nigeria. L’allarme delle Chiese cristiane per l’insicurezza nel Paese

Ancora un sacerdote ucciso in Nigeria. Si tratta di padre Ferdinand Fanen  Ngugban, vice-parroco della parrocchia di San Paolo di Aye-Twar, nella diocesi di Katsina-Ala situata nello Stato nigeriano di Benue. Il sacerdote è stato ucciso nella mattina del 30 marzo insieme ad altre sei persone da un gruppo di uomini armati che ha attaccato la comunità incendiando le case. Secondo quanto riferito dal Cancelliere della diocesi di Katsina citato dall’agenzia Aciafrica, il giovane sacerdote aveva appena celebrato la Messa e si stava preparando per la Messa Crismale in cattedrale insieme ai confratelli quando, attirato dal rumore è uscito dalla chiesa. Il suo corpo è stato poi ritrovato esanime con un colpo di arma di fuoco alla nuca, insieme a quello di altre sei vittime, ed è stato portato all’ospedale locale, mentre la polizia si è messa sulle tracce degli assalitori. L'omicidio di padre Ngugban è avvenuto a pochi giorni dal rilascio di un altro un sacerdote cattolico della diocesi Warri, padre Harrison Egwuenu, rapito da uomini armati il 15 marzo mentre tornava al college di San Giorgio a Obinomba. L’ennesimo rapimento di un sacerdote, che si aggiunge alla lunga lista di sequestri e omicidi in un Paese in cui l’insicurezza provocata da bande criminali, dalle razzie dei pastori Fulani e dai terroristi dei Boko Haram regna sovrana. Tra le vittime, appunto, anche diversi sacerdoti, religiosi e religiose, nonostante la disposizione emanata da diversi anni dalla Conferenza Episcopale nigeriana di evitare di pagare i riscatti. I vescovi, insieme alle altre Chiese cristiane hanno più volte denunciato questa situazione, chiamando in causa le gravi responsabilità delle autorità nigeriane. Nei giorni scorsi, dopo un attacco perpetrato dal Movimento dei Fulani contro il governatore dello Stato del Benue, Samuel Ortom, nella sua residenza a Makurdi l’Associazione cristiana della Nigeria (Can) ha nuovamente puntato il dito contro l’incapacità delle istituzioni di garantire la sicurezza ricordando che la difesa della vita e della proprietà dei cittadini responsabilità primaria del governo. Le hanno fatto eco i vescovi nigeriani, ammonendo che di fronte alle gravi mancanze delle istituzioni statali “la Nigeria rischia di cadere a pezzi”. (LZ)

31 marzo - MONDO Rapporto del Family International Monitor su “Famiglia e povertà”: relazioni familiari risorsa cruciale contro la povertà

Famiglie monogenitoriali o con uno o due genitori adolescenti sono a maggior rischio di povertà soprattutto in Kenya, In Sudafrica è rilevante il fenomeno delle mamme adolescenti; relazioni familiari forti e la presenza di reti relazionali non parentali garantiscono una migliore resilienza delle famiglie più vulnerabili;  dinamiche interne di iniquità redistributiva all’interno delle famiglie, a scapito di donne, minori e anziani, sono spesso associate a bassi livelli culturali e a emarginazione sociale. Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto su famiglia e povertà relazionale del Family International Monitor, il progetto di ricerca internazionale promosso dal Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II, l’Università Cattolica di Murcia in Spagna e il Centro internazionale di Studi sulla famiglia (Cisf) di Milano. Il primo triennio di attività del Family Monitor è stato dedicato al tema “Famiglia e povertà”, anche in considerazione degli Obiettivi Onu 2030 per lo Sviluppo sostenibile. Il cuore dell’indagine sono report nazionali realizzati da centri universitari e di ricerca attivi in 12 Paesi del mondo: Benin, Brasile, Cile, India, Italia, Kenya, Libano, Messico, Spagna, Sudafrica, Qatar e Haiti. Essa ha utilizzato 90 indicatori raggruppati in otto diverse aree tematiche che potessero fornire in maniera omogenea per ogni Paese un riferimento statistico generale, utilizzando come fonti prioritarie Banca Mondiale e Nazioni Unite. Ogni report nazionale è stato inoltre elaborato sulla base di un questionario in cui si sono tenuti presenti in particolare quattro aspetti: la famiglia come attore economico, come soggetto educativo, come soggetto di cura e reciprocità e come soggetto di cittadinanza attiva. “Il lavoro del Family International Monitor  - spiega Francesco Belletti, direttore del Cisf e responsabile scientifico del Family Monitor - intende evidenziare il ruolo che le relazioni familiari giocano nel qualificare la condizione di povertà delle persone e nel promuovere la loro resilienza a condizioni difficili, rivolgendo anche particolare attenzione ai sistemi di relazioni allargate attorno alle famiglie, così come alle dinamiche più macro-sociali come legami sociali di comunità o vicinato, coesione sociale e solidarietà delle relazioni brevi”. I dati raccolti nei Paesi presi in esame confermano che le relazioni familiari sono la più importante risorsa per affrontare le difficoltà interne ed esterne nella vita quotidiana delle famiglie e che la loro importanza è ancora più decisiva per le famiglie particolarmente vulnerabili dal punto di vista socio-economico.  Dall'indagine emerge inoltre il ruolo centrale delle reti relazionali allargate, dato che suggerisce di superare la considerazione della “famiglia nucleare” come unico ambito di definizione. Sono centrali in particolare, nei vari contesti analizzati, le relazioni intergenerazionali e la presenza di reti relazionali significative non parentali come vicinato, amicizia, associazionismo e solidarietà. Sul versante opposto, il rapporto evidenzia la presenza di dinamiche interne di forte disuguaglianza tra membri più forti ai danni dei più deboli, in genere a favore dei maschi adulti, a scapito di donne, minori e anziani. Tendenzialmente questa dinamica è correlata a bassi livelli culturali e a marginalità sociale. Secondo Family International Monitor, queste dinamiche di iniquità redistributiva possono essere contenute e contrastate da politiche pubbliche redistributive, come ad esempio tutela giuridica della donna nel matrimonio e dei minori in famiglia. I dati raccolti segnalano che alcune forme familiari sono strutturalmente più fragili di altre: tra le altre, emergono le famiglie con un solo genitore, le famiglie con uno o due genitori adolescenti e le famiglie numerose. In alcuni casi queste vulnerabilità potrebbero essere meglio sostenute da interventi mirati di welfare. Dall’indagine emerge con dunque chiarezza la necessità che le politiche pubbliche agiscano con maggiore efficacia nel contrasto alle forti condizioni di disuguaglianza socio-economica, che sono risultate in crescita, negli ultimi vent’anni, praticamente in tutti i contesti nazionali analizzati. (LZ)

31 marzo - IRLANDA Messa del Crisma. Monsignor Martin (Armagh): San Giuseppe modello anche per i sacerdoti

San Giuseppe non è solo un modello per i fedeli laici, uomini e donne, ma anche per i sacerdoti. Lo ha ricordato l’arcivescovo di Armagh, monsignor Eamon Martin, durante la Messa del Crisma celebrata stamani nella Cattedrale di San Patrizio. Nell’omelia, il Primate cattolico d’Irlanda ha esortato i sacerdoti irlandesi a consacrare il loro sacerdozio allo Sposo di Maria in questo anno speciale a lui dedicato, ricordando le tante virtù del Patrono della Chiesa universale da cui prendere esempio. “Giuseppe, l'uomo di preghiera, di profonda fede e speranza in Dio” è un modello di vita interiore e di obbedienza alla volontà di Dio “che tutti i sacerdoti dovrebbero imitare”, ha affermato. Come San Giuseppe, “saggio e fedele servitore, chiamato da Dio ad essere custode della Santa Famiglia”, anche i sacerdoti sono chiamati ad “amare Gesù e sua madre Maria e ad essere loro completamente devoti”, ha sottolineato monsignor Martin. “Grande lavoratore e uomo giusto”, è il modello perfetto a cui essi possono ispirarsi nell’esercizio del loro ministero. A lui, “uomo di purezza e castità” possono inoltre “affidare la promessa di celibato”. Giuseppe è stato anche un “premuroso e tenero, gentile e generoso”, il tipo di uomo che i preti vorrebbero essere con gli altri, “uomini compassionevoli e misericordiosi soprattutto con i vulnerabili e chi è nel bisogno materiale e spirituale”, ha affermato ancora il primate irlandese. A questo “uomo d'azione, pronto ad affrontare l'esilio e il pericolo” per proteggere la Santa Famiglia, i sacerdoti possono rivolgersi per chiedere aiuto e ispirazione di fronte alle prove e alle difficoltà di annunciare la fede “a un mondo a volte duro e incredulo”. Monsignor Martin ha quindi concluso con un ringraziamento speciale ai sacerdoti per l’amore e la dedizione nello svolgimento del loro ministero pastorale in un tempo particolarmente difficile per loro in Irlanda, ricordando, con le parole di Benedetto XVI, che tale servizio “richiede molte rinunce, ma è anche sorgente di gioia”. (LZ)

31 marzo - CIAD I vescovi esortano al dialogo e ad un impegno serio per il bene del Paese

Di fronte all’attuale contesto socio-politico, per una pacifica convivenza e uno sviluppo armonioso, i vescovi del Ciad esortano al dialogo, un dialogo vero e fruttuoso. In una lettera pastorale pubblicata in occasione delle celebrazioni pasquali domenica scorsa, la Conferenza episcopale afferma che la pace è conditio sine qua non della convivenza, ma che in quanti governano o ambiscono a governare non emergerebbe un’autentica volontà pacifica e il desiderio del bene superiore della nazione. “Nelle differenti confessioni religiose i fedeli sono incoraggiati a praticare la cultura della tolleranza e della riconciliazione per facilitare la convivenza” scrivono i presuli che però notano un clima teso provocato da condotte provocatrici e parole ingiuriose. I vescovi costatano che se c’è consenso sul carattere laico e repubblicano dello Stato, sull’intangibilità delle frontiere attuali, sul pericolo jihadista e sul carattere positivo della diversità culturale, alcuni punti di divergenza meritano delle riflessioni. È il caso dell’uguaglianza dei cittadini di fronte ai diritti e ai doveri derivanti dalla legge, della gestione delle risorse del Paese per il bene di tutti, dell’esercizio violento dell’autorità statale e della confusione dei ruoli, del rispetto dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, e infine della gestione delle crisi securitaria, economica, sociale e sanitaria. “Per noi cristiani, la forma superiore del dialogo è la preghiera - dicono i presuli - che consiste nello scambio di parole con Dio, dirgli cosa ci preoccupa, anche se Lui ne è a conoscenza, metterci in ascolto cercando la sua risposta nella sua Parola. È discernendo la sua volontà nelle situazioni della nostra vita che possiamo renderci disponibili per realizzarla”. I vescovi aggiungono che il dialogo necessita di ascolto e di colloquio fra due parti, richiede sincerità, ricerca del bene comune, umiltà e capacità di riconoscere che anche l’altro può essere portatore di verità. Da qui l’invito a tenere gli occhi fissi sulla Croce, a impegnarsi nella preghiera personale e comunitaria perché ciascuno si fortifichi nella fede di fronte alle tentazioni della vita quotidiana. Circa la situazione attuale nel Paese, prendendo spunto dalle celebrazioni pasquali, i presuli esortano a riflettere su come la presenza di Cristo possa far rinascere nelle famiglie, nelle comunità parrocchiali, e nella Chiesa-Famiglia di Dio la speranza e la fiducia nell’impegno sociale e politico. Per i vescovi segni di speranza da incoraggiare e sostenere sono i leader delle associazioni civili che pazientemente continuano a credere nel dialogo sociale inclusivo e a reclamarlo; le iniziative di riavvicinamento dei leader politici in nome del bene superiore della nazione; la capacità di chi detiene il potere di non opprimere l’altro; coloro che, rischiando la propria vita, continuano a battersi, anche nell’incomprensione, per la sicurezza sanitaria nel contesto della pandemia di Covid-19. “Il nostro cammino dietro a Cristo si compie portando le nostre croci - proseguono i vescovi - e il nostro cammino non può che essere un cammino di salvezza, che si alimenta con la lettura delle Scritture, la preghiera ardente, l’impegno professionale e nei partiti politici. Resistiamo - continuano i presuli - alla tentazione di violenze verbali, morali o fisiche”. Infine la Conferenza episcopale auspica che la speranza in un avvenire migliore per il Paese e un impegno concreto volto a placare le relazioni sociali muovano la società civile e i leader politici al rispetto reciproco e al dialogo per il bene del Paese. (TC)

31 marzo - NUOVA ZELANDA 15 agosto, vescovi rinnoveranno l’atto di affidamento del Paese alla Vergine Maria

Domenica 15 agosto 2021, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, la Chiesa cattolica della Nuova Zelanda vivrà un momento di grande spiritualità: quel giorno, infatti, verrà rinnovato l’atto di affidamento del Paese alla Madonna compiuto nel 1838 da Monsignor Jean-Baptiste Pompallier, primo vescovo in Nuova Zelanda dal 1838 al 1868 e fondatore della Chiesa cattolica nazionale. La celebrazione solenne si terrà a Wellington, nella Chiesa di “Santa Maria degli Angeli” che diventerà “Santuario nazionale di Nostra Signora Assunta in Cielo”.  È prevista la partecipazione di tutti i vescovi neozelandesi, mentre tutte le parrocchie nazionali sono invitate ad unirsi spiritualmente in preghiera all’evento. Nel frattempo – si legge sul sito web della Conferenza episcopale – i presuli hanno commissionato un’icona mariana all’artista Damien Walker. Una volta completata, l’opera sarà portata in pellegrinaggio in ciascuna delle sei diocesi nazionali, nei tre mesi che precedono la Solennità dell’Assunzione. Si partirà, dunque, a maggio da Totara Point, proprio là dove, il 13 gennaio 1838, Monsignor Pompallier celebrò la prima Messa sul suolo neozelandese e compì l’atto di affidamento della nazione a Maria. Una volta concluso il pellegrinaggio, l’opera sarà custodita nella Cappella del Battesimo della Chiesa di “Santa Maria degli Angeli”, luogo di culto storico di Wellington: inaugurato nel 1922, esso è gestito dai sacerdoti della “Società di Maria”, congregazione nata in Francia nel 1816 e alla quale apparteneva lo stesso Monsignor Pompallier. Soddisfazione per la notizia, naturalmente, viene espressa da padre Kevin Mowbray, parroco del futuro Santuario nazionale: “Siamo onorate e felici di questa scelta – afferma - Maria stessa era una pellegrina che seguiva suo Figlio in tempi difficili e pericolosi. Quindi è giusto chiedere a Lei, in questo complesso momento storico, di accompagnare la Chiesa neozelandese nella fede in Cristo". “Nel contesto della pandemia da Covid-19 – spiega dal suo canto Monsignor Stephen Lowe, segretario generale dei vescovi – rinnovare questo atto di affidamento ha un significato speciale, soprattutto perché quest’anno il 15 agosto cade di domenica”. “Maria – aggiunge – ha un posto particolare nel cuore dei cattolici e in questo tempo di emergenza sanitaria globale abbiamo ritenuto opportuno rinnovare la dedicazione del nostro Paese a Lei”. Scelto dalla Conferenza episcopale dopo un concorso nazionale, l’artista Damine Walker spiega che l’icona mariana alla quale sta lavorando raffigura Maria “come simbolo di unità, Colei che, nella sua maternità universale, racchiude nel Figlio il cielo e la terra". "La Madonna – sottolinea ancora - riflette anche l'unità della Chiesa, che arriva fino ai confini della terra, estendendosi non solo attraverso gli oceani, ma anche attraverso i secoli”. L'opera mariana avrà ha “un sapore volutamente neozelandese, perché richiamerà l'unità di tutti i popoli neozelandesi, chiamati a vivere la stessa fede, in virtù del Sacramento del Battesimo”. (IP)

31 marzo -  BELGIO Il messaggio di Pasqua del cardinale De Kesel: sfruttare isolamento per immergersi nella preghiera

Sfruttare l’isolamento cui ci costringono le necessarie misure igienico-sanitarie adottate per contenere la pandemia da Coronavirus per “immergersi nella preghiera, ascoltare la Parola di Dio e agire come cristiani responsabili”. Questo il cuore del messaggio per la Pasqua inviato ai fedeli dal cardinale Jozef De Kesel, arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles e pubblicato sul sito della Conferenza episcopale del Belgio. “Il periodo quaresimale è lungo, ma possiamo ancora portare la Buona Novella della Risurrezione di Cristo – ha scritto il porporato - le restrizioni che ci imponiamo e quelle che incontriamo involontariamente non sono necessariamente lì per mettere in discussione la nostra libertà.  Al contrario. Possono dargli il suo vero significato. Questo è il senso profondo della Quaresima: accogliere la nostra vulnerabilità e imparare a vivere con dei limiti”. Il cardinale ha poi ripercorso l’intero cammino quaresimale iniziato il Mercoledì delle Ceneri: “La Quaresima di quest'anno è stata molto speciale. In realtà è iniziata molto prima... intorno alla Pasqua dell'anno scorso! Così è diventata una Quaresima molto lunga, con ampie restrizioni che non abbiamo scelto. Questo è anche il motivo per cui molti dei nostri contemporanei li hanno percepiti come un attacco alla loro libertà. Ma cos'è la libertà? Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa, è che siamo esseri fragili e vulnerabili”. Valutare la fecondità di una vita solo in base a quanto si riesca a fare quello che si vuole è riduttivo, avverte il cardinale De Kesel: “La nostra libertà non è assoluta. Non c'è vita veramente umana e fruttuosa se non riconosciamo la nostra fragilità e vulnerabilità. È spesso nell'incontro con persone con una disabilità che scopriamo cosa significa essere veramente umani. Dio stesso ha voluto condividere questa vulnerabilità con noi. È diventato umano in questo modo e in nessun altro. Anche se il nostro cammino quaresimale si è prolungato, la luce della Pasqua arriva comunque a illuminare la nostra vita”. Il porporato ricorda poi quanto restrizioni forti come la mancanza dell’Eucaristia ci facciano male come cristiani e come uomini: “Ciò ci richiama al grande valore della preghiera. La preghiera a casa o in piccoli gruppi, e soprattutto la preghiera personale e l'ascolto orante della Parola di Dio, sono essenziali per la vita di un cristiano”. L’isolamento, poi, non deve diventare sinonimo di solitudine: “La pandemia è una grande chiamata alla solidarietà – ha detto - la solidarietà non conosce limiti. È proprio perché siamo limitati che i gesti di cura per gli altri, anche i più piccoli, possono fare miracoli. La solidarietà, insieme alla preghiera, è il cuore della nostra fede”. “Non c'è vera umanità, non c'è autentica convivenza, senza il riconoscimento della nostra fragilità e dei nostri limiti. Non c'è Pasqua senza Quaresima. Non c'è Risurrezione senza la Croce. Ciò che viviamo è già segnato dalla gioia pasquale”, ha concluso il porporato facendo a tutta la comunità i migliori auguri di Buona Pasqua. (RB)

31 marzo -  ARGENTINA Bilancio 2020 colletta “Mas por menos”: raccolti quasi 80 milioni di pesos

Ammonta a circa 80 milioni di pesos (pari a 743mila euro) il bilancio della colletta 2020 “Mas por menos”, ovvero “Di più per chi ha meno”, organizzata in Argentina dalla Commissione episcopale per gli aiuti alle regioni bisognose. La 51.ma edizione dell’iniziativa, a cadenza annuale, si è svolta il 12 e 13 settembre solo tramite web, poiché il lockdown imposto alla pandemia da Covid-19 non ha consentito altri tipi di raccolte. Il motto della colletta è stato “Nessuno può dare tutto, ma tutti possiamo dare qualcosa”. Nello specifico, informa una nota, del totale di 79.859.545,08 pesos, una parte, pari a 43.087.649,15 pesos, è stata raccolta dalle diocesi, mentre i rimanenti 36.771.895,93 pesos sono stati ottenuti attraverso donazioni fatte direttamente presso la sede della Conferenza episcopale argentina (Cea). Il bilancio è positivo: rispetto al 2019, infatti, si registra una crescita del 21 per cento, nonché un aumento del 68 per cento per le donazioni fatte presso la Cea. La media nazionale pro capite è stata di 1,99 pesos per ogni abitante. I fondi ottenuti sono stati, quindi, suddivisi già a dicembre 2020 dalla Commissione episcopale organizzatrice della colletta stessa e 57.500.000 pesos sono andati alle 25 diocesi considerate più bisognose, in ordine di priorità: 2.400.000 pesos sono stati dati a Orán, Añatuya, San Roque de Presidencia Roque Sáenz Peña, Humahuaca e Formosa; 2.350.000 pesos sono stati destinati a Puerto Iguazú, Cafayate, Gregorio de Laferrere, Oberá e Goya; 2.2.300.000 pesos sono stati inviati a Santiago del Estero, Concepción, Jujuy, Santo Tomé e Merlo-Moreno; 2.250.000 pesos a San Miguel, Quilmes, Esquel, San Carlos de Bariloche e Resistencia; e 2.200.000 pesos a Deán Funes, Cruz del Eje, Reconquista, Catamarca e La Rioja. Tali fondi, spiega la Commissione, sono destinati “non solo ad assistere le comunità colpite dalla pandemia, ma anche a rispondere a un'ampia varietà di progetti come le mense per bambini e per gli indigenti, la costruzione e la riparazione di case, i programmi lavorativi, il sostegno a strutture di accoglienza per minori e per anziani, la costruzione e l’allestimento di sale polivalenti, gli aiuti ai centri educativi e sanitari, ai laboratori di arti e mestieri e all’opera di evangelizzazione". Allo stesso modo, 7.908.000 pesos sono stati assegnati a 42 progetti di dieci diocesi "prioritarie meno bisognose" e 5.323.000 pesos a 47 progetti di diocesi "ordinarie meno bisognose". Ci sono state anche due sovvenzioni di emergenza offerte grazie ai fondi di riserva della colletta del 2019 (920.000 pesos) e tre sovvenzioni speciali straordinarie pari a 375.000 pesos. Questo porta il totale distribuito al 31 dicembre 2020 a 72.026.000 pesos. La parte restante verrà accantonata per le emergenze improvvise, “soprattutto tenendo conto della pandemia da Covid-19 che continua a colpire il mondo”, spiegano ancora i vescovi argentini, che poi ringraziano “tutti coloro che, in un modo o nell’altro, da più di 50 anni, rendono possibile la realizzazione di questa opera a favore del prossimo, soprattutto dei fratelli più bisognosi”. Dagli organizzatori, infine, l’incoraggiamento ai fedeli a contribuire nell’arco di tutto l’anno alla Colletta “Mas por menos”, poiché le regioni più bisognose vivono sempre in grande difficoltà. (IP)

31 marzo - FILIPPINE 500 anni fa la prima Messa nell’arcipelago. Monsignor Cantillas: oggi più che mai serve decisione nell’annunciare Cristo

Una maggiore decisione nel portare avanti l’annuncio di Cristo Risorto con la parola e con l’esempio viene chiesta al popolo di Dio oggi più che mai che “il mondo e il male sono così decisi nell'allontanare noi e l'umanità da Dio”. Così monsignor Prescioso Cantillas, vescovo di Maasin, nell’omelia per la celebrazione dei 500 anni dalla prima Messa nell’arcipelago filippino, che oggi come allora si è svolta sull’isola di Limasawa, nella provincia di Leyte meridionale. “La Chiesa che Gesù ha istituito e noi che siamo suoi discepoli dobbiamo essere decisi nell'annunciare la presenza amorevole e salvifica di Dio oggi e fino alla fine dei tempi nei luoghi in cui viviamo e lavoriamo”, ha ribadito il presule, come riportato dal sito dell’Episcopato locale. La celebrazione ha coinciso con il lancio diocesano della commemorazione annuale dei 500 anni del cristianesimo nelle Filippine e l'apertura della Porta del Giubileo proprio nel Santuario della Santa Croce di Limasawa. Con l’occasione, si è svolta anche una processione fluviale dell'immagine pellegrina dello Sto. Niño de Cebu da Maasin a Limasawa. Il vescovo ha anche invitato i fedeli ad “approfondire e intensificare” la propria fede e il proprio amore per Gesù nell'Eucaristia, poiché ha lamentato “i tradimenti da parte di molte persone, compresi noi stessi, del Signore Eucaristico in molte forme ed espressioni” sono in agguato. Una forma di tradimento è, ad esempio, considerare “non essenziale andare a Messa per coloro che prendono le decisioni per la salute pubblica della società”. “La diocesi di Maasin ha il privilegio di essere il luogo della prima Messa, perciò dobbiamo essere noi fedeli a guidare gli altri ad essere un popolo eucaristico ­- ha continuato Monsignor Cantillas - ma a qualunque diocesi apparteniamo o di qualsiasi chiesa particolare facciamo parte, dovremmo essere un membro attivo nel far risplendere di più l'Eucaristia". Il Nunzio apostolico nelle Filippine, monsignor Charles John Brown, avrebbe dovuto originariamente presiedere la celebrazione commemorativa, ma le restrizioni di viaggio legate alla pandemia gli hanno impedito di partecipare all'evento. Nel suo messaggio, ha detto che l'occasione serve come un invito per la Chiesa filippina “ad andare avanti e diventare una comunità di autentici discepoli missionari. L'amore di Cristo reso presente in ogni celebrazione della Santa Messa ci spinge a proclamare il Vangelo che abbiamo ricevuto in tutto il mondo”. “È in questa condivisione del dono della fede con gli altri che possiamo esprimere al meglio il nostro ringraziamento a Dio che ci ha amati attraverso suo figlio nostro Signore Gesù Cristo che ha sofferto, è morto ed è risorto dai morti”, ha concluso il Nunzio. (RB)

31 marzo -  MOZAMBICO Daesh prende il controllo della città di Palma . Il racconto di un testimone ad ACS-UK

"Stiamo correndo, fuggendo, cercando di nasconderci sulla spiaggia. Stanno sparando ovunque. Che sia fatta la volontà di Dio, qui a Palma... Le case sono state abbandonate". Questa la testimonianza anonima, inviata da un uomo ad Aiuto alla Chiesa che Soffre Regno Unito, durante l’attacco di Daesh alla città portuale di Palma, nella regione di Cabo Delgado, il 29 marzo. Secondo quanto riferito da Omar Saranga, portavoce del Ministero della Difesa del Paese, l’attacco avrebbe causato la “morte di decine di persone inermi” - Amaq, agenzia di stampa affiliata a Daesh, parla dell’uccisione di 55 persone -, nonché portato Daesh ad annunciare su Telegram di aver preso la città strategica di Palma. Padre Edegard Silva, missionario brasiliano a Pemba, la cui parrocchia, il Sacro Cuore di Gesù, nel distretto di Muidumbe, è stata scena di uno degli attacchi più violenti dello scorso anno, ha riferito ad ACS Regno Unito che la gente "se lo aspettava già, perché nelle ultime due settimane questi malfattori e insorti avevano compiuto una serie di attacchi nella regione di Nangade, e quasi tutte le comunità vicine a Palma erano già state attaccate". Il sacerdote ha raccontato come molte famiglie di catechisti di Palma siano riuscite a fuggire sulle montagne  e come quindi sia ora molto difficile comunicare con loro, essendo il segnale debole e i cellulari scarichi. All'inizio di questo mese, ACS Regno Unito ha stanziato per il Mozambico un aiuto di emergenza di 160.000 euro, distribuendo fagioli, farina, olio da cucina e altri generi alimentari agli sfollati. L'ente di beneficenza ha anche finanziato la consulenza per i traumi e la formazione del clero. L'insurrezione, nel Paese, è iniziata nell'ottobre 2017 e ha causato la morte di più di 2.000 persone, lasciandone 670.000 senza tetto. (AP)

31 marzo - SUD SUDAN #coronavirus. Appello vescovi alle istituzioni: per  Pasqua, revocare divieto di culto pubblico

Almeno durante la Settimana Santa, i cattolici del Sud Sudan possano tornare a vivere le celebrazioni in presenza: lo chiede l’Arcivescovo di Juba, Monsignor Stephen Ameyu Martin Mulla, rivolgendosi alle autorità statali. In vista della Solennità della Resurrezione del Signore, che quest’anno si celebra domenica 4 aprile, il presule lancia un appello affinché i fedeli possano tornare in chiesa, naturalmente sempre rispettando le normative sul distanziamento sociale, l’igienizzazione delle mani, la sanificazione dei luoghi di culto e l’obbligo di indossare la mascherina. “Abbiamo presentato la nostra richiesta al vicepresidente Hussein Abdelbaggi – sottolinea l’Arcivescovo di Juba – Speriamo che ci ascolti”. Abdelbaggi, infatti, ha anche l’incarico di presiedere la task force nazionale anti-Covid. “In questo modo, almeno potremo celebrare la Pasqua in presenza, anche se con pochi fedeli”, ha aggiunto il presule, ricordando che “le chiese cattoliche del Paese si sono già ben organizzate per contrastare i contagi, creando delle apposite unità operative di riferimento e contribuendo, così, a mitigare gli effetti della pandemia nel corso del tempo”. “Sappiamo bene che il Covid-19 è una minaccia per tutti e che nessuno di noi ne è immune – ha aggiunto Monsignor Ameyu – Noi che viviamo nella capitale, in particolare, siamo testimoni diretti di questa malattia”. Di qui, l’appello a tutti i fedeli a rispettare le indicazioni igienico-sanitarie previste: “Il coronavirus è una vera malattia che uccide e che è meglio prevenire, piuttosto che curare – ha concluso l’Arcivescovo di Juba – E la prevenzione migliore sono il distanziamento sociale, le mascherine e l’igienizzazione delle mani”. Un ulteriore appello è stato rivolto ai giovani affinché non sottovalutino la pandemia, pensando di “avere un sistema immunitario resistente”, ma si prendano cura “di se stessi” e, di conseguenza, della salute del prossimo. Da ricordare che, fino ad oggi, nel più giovane Paese africano, divenuto indipendente nel 2011, il coronavirus ha provocato 10.119 contagi e oltre 100 decessi. (IP)

31 marzo - COLOMBIA Settimana Santa. Monsignor Urbina Ortega: “Oggi più che mai è necessaria la speranza”

Monsignor Óscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio e presidente della Conferenza episcopale colombiana, in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi al quotidiano El Nuevo Siglo, e pubblicata ieri sulla pagina web dell’Episcopato, analizzando la situazione nel Paese ad un anno dalla pandemia, ha spiegato come si svolgerà la Settimana Santa 2021 e le norme di sicurezza che verranno adottate nelle chiese per impedire la diffusione della pandemia tra i fedeli. Il presule ha ricordato come la Chiesa abbia rispettato le indicazioni ricevute dalla Santa Sede e abbia “applicato rigorosamente le misure di biosicurezza emanate dagli enti governativi”: il distanziamento tra le persone, l'uso delle mascherine durante la cerimonia, la disinfezione delle mani all'ingresso dell’edificio e il divieto di processioni e di raduni al di fuori delle chiese. “Tutte le celebrazioni della Settimana Santa nutrono la nostra speranza”, in questo tempo di pandemia, ha affermato monsignor Urbina Ortega, sottolineando come “ oggi più che mai sia necessaria la speranza”. È la speranza infatti “la forza che permette di vivere momenti difficili come quelli che stiamo condividendo”, permette di “avvicinarci a coloro che soffrono e accompagnarli nella loro tristezza e sconforto, per aiutarli a trovare il significato della croce nel piano di Dio”. “La Pasqua – ha continuato - ci trasforma in persone nuove, che cercano il Signore, presente in tutti i nostri fratelli e sorelle che accogliamo, accompagniamo, ascoltiamo, correggiamo e perdoniamo” e “ la fraternità che nasce dall'Eucaristia, che è la sintesi del mistero della Pasqua, è il modo più sicuro per trasformare la nostra società violenta, ineguale e ingiusta” a tutti i livelli, “affinché diventi uno spazio accogliente e fraterno dove tutti possano vivere in pace”. Se da una parte, il governo, trovandosi ad affrontare, con la pandemia, qualcosa di totalmente nuovo, ha mostrato tutti i suoi limiti “economici, politici, ideologici e storici”, portando alla luce altri tipi di pandemie, come quella della corruzione; dall’altra, i cittadini e le istituzioni, in questo tempo di grande sofferenza, hanno potuto mostrare la loro solidarietà e la loro grande generosità nei confronti del prossimo. “Abbiamo imparato ad essere famiglia, tutti noi, indipendentemente dal nostro credo, dalla nostra formazione accademica, dalla nostra cultura e dalla nostra classe sociale” ha detto il presule, e la casa e la famiglia hanno di nuovo occupato un posto centrale nella nostra vita. “Abbiamo imparato a tutti i livelli, familiare, sociale, politico, religioso, - ha continuato - che dobbiamo tornare a ciò che è fondamentale” e che al centro di tutto c’è la persona umana. L’arcivescovo di Villavicencio ha parlato inoltre di una riscoperta e di un risveglio della fede in molte persone e famiglie, che quest’anno si sono organizzate per recitare il Santo Rosario o la Coroncina della Misericordia un giorno alla settimana o tutti. Infine, il presidente dell’Episcopato si è augurato che nel Paese la distribuzione dei vaccini avvenga il più celermente possibile e ha invitato i cittadini a non avere paura di vaccinarsi, essendo questo l’unico modo per proteggersi. Ha concluso poi la sua intervista, ringraziando tutti i medici e gli operatori sanitari, che con grande sacrificio si prendono cura dei malati, come lui stesso ha potuto sperimentare in prima persona, e ha ricordato ai colombiani l’importanza di prendersi cura della propria vita, avendo questa cura “ripercussioni nella vita di tutti, in famiglia, a lavoro, nel quartiere e nella comunità ecclesiale. (AP)

31 marzo - REGNO UNITO Messa del Crisma. Cardinale Nichols: ringraziamo il Signore di vivere la Settimana Santa in presenza

Ha iniziato la sua omelia per la Messa del Crisma ringraziando Dio perché le celebrazioni della Settimana Santa quest’anno possono svolgersi in presenza – sebbene con i fedeli protetti e socialmente distanti - il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles che ha celebrato nella cattedrale di Westminster ricordando le celebrazioni dello scorso anno, con le chiese vuote a causa della pandemia. “Le parole e le azioni di questa Messa del Crisma sono piene di gioia. Traboccano di una fiducia che ha la sua origine nella fede – ha continuato il porporato, la cui omelia è stata pubblicata sul sito dell’Episcopato – ‘mi è stato dato lo spirito del Signore’; una fiducia forte nella speranza ‘è lui che viene; tutti lo vedranno, anche quelli che lo hanno trafitto’; una fiducia che si esprime nel servizio ‘per fasciare i cuori infranti’, ‘per proclamare la libertà ai prigionieri’, ‘per consolare tutti quelli che piangono’”. “Il segno distintivo di questa fiducia è l'unzione con gli oli sacri, nel nostro battesimo, nella nostra cresima e, con un'attenzione speciale oggi, nell'unzione degli ordini sacri. Attraverso queste unzioni siamo segnati, chiamati a una nuova vita mentre ci identifichiamo con Gesù, il Cristo, l'Unto – ha detto - ringraziamo Dio che la nostra celebrazione della Settimana Santa quest'anno non è una ripetizione di quella dell'anno scorso. Ringrazio tutti voi che siete venuti oggi in cattedrale e saluto tutti coloro che stanno partecipando al live-streaming. E il mio saluto speciale è per i nostri sacerdoti, poiché oggi rinnoviamo le promesse e la dedizione della nostra ordinazione”. “Questo è stato un periodo così strano: estenuante, impegnativo, difficile, un periodo di tanto isolamento e solitudine, di tristezza e morte, e tuttavia di creatività e generosità splendente. Durante quest'ultimo anno abbiamo imparato un modo diverso di vivere, diversi modelli di cura per gli altri e per noi stessi – ha detto ancora - è un periodo in cui abbiamo dovuto riconoscere e vivere con vulnerabilità profondamente radicate e abbracciare nuovi modi di raggiungere, nuovi modi di stare insieme, di sostenersi a vicenda e di adempiere ai nostri compiti. Questo, lo so, è vero per noi sacerdoti e ringrazio ogni singolo sacerdote per la sua fedeltà, la sua resilienza e la sua leadership”. Poi, parole di conforto, incoraggiamento e ringraziamenti anche per i fedeli: “In questa Settimana Santa i miei pensieri prendono forma intorno alle parole di Papa Leone Magno che ci invita a fissare gli occhi del nostro cuore su Gesù crocifisso, riconoscendo in lui la nostra stessa umanità. Oggi, con gli occhi del nostro cuore, vediamo in Gesù colui che è unto dal Padre, riempito di Spirito Santo per la sua missione, e che tuttavia è chiamato a compiere la sua missione”. “In tutto questo ci riconosciamo. Anche noi adempiamo l'unzione che abbiamo ricevuto solo attraverso la grazia che ci è stata data, attraverso l'aiuto che riceviamo, attraverso la cooperazione e la solidarietà che abbiamo tra di noi – ha spiegato - come il nostro Maestro, realizziamo la nostra chiamata in modo più eloquente quando riconosciamo e accettiamo le nostre debolezze. San Paolo ci dice categoricamente che la sua più grande forza sta nella sua debolezza”. Mai come in questo anno di pandemia, l’essere umano è venuto a contatto con la propria debolezza: “I momenti in cui ci siamo sentiti più isolati ci hanno aperto una maggiore vicinanza al Signore; quando ci siamo sentiti giù e inutili abbiamo imparato ad apprezzare tutto ciò che ci viene dato; il nostro senso di essere sommersi da infiniti doveri ci ha portato ad affidarci prontamente e con gratitudine agli altri”. In ogni nostro momento di sfida, smarrimento o confusione, quindi, siamo chiamati a rivestire Cristo: “Dobbiamo rivestirci di Cristo ogni volta che intraprendiamo un atto di ministero, perché è la sua opera; ogni volta che parliamo, perché le nostre parole portano l'impatto della nostra unzione; ogni volta che siamo chiamati a giudicare, perché la nostra giustizia deve essere generosa come la sua. Dobbiamo rivestirci della sua umiltà, della sua compassione e della sua fedeltà”. “Allora ricordiamo che tutto ciò che ci viene tolto lascia più spazio al Signore per entrare nelle nostre anime con la sua dolce consolazione. Con gli occhi del cuore fissi su Cristo, oggi noi sacerdoti rinnoviamo le promesse della nostra ordinazione. Che gioia è farlo! Ci rallegriamo nel sapere che la vita e il futuro della Chiesa sono nelle sue mani e non nelle nostre. Gli offriamo le nostre mani per i suoi scopi, non per i nostri; sappiamo che la vitalità della Chiesa è il suo progetto e che egli vive e respira in tutti i fedeli”, ha concluso il cardinale Nichols. (RB)

31 marzo - ITALIA - Il giorno di Pasqua raccontato attraverso l'arte nel libro di  François Boespflug - FOTO

Una cronaca per immagini del giorno che ha cambiato le sorti dell’umanità: la domenica della Resurrezione di Cristo. A ripercorrerla attraverso una selezione di circa settanta opere d’arte di ogni tempo e luogo è il volume “Il giorno di Pasqua nell’arte”  scritto dal teologo e storico delle religioni François Boespflug e edito da Jaca Book. Cinque fasi principali, dall’alba al tramonto, scandiscono 24 ore memorabili: l’autore le ripercorre attraverso un attento studio dei racconti dei quattro Vangeli e ricorrendo al linguaggio immediato della pittura. La giornata si apre con la scoperta della tomba vuota, la mattina presto, da parte delle donne e di Maria Maddalena, recatesi con gli aromi per onorare il defunto: incontrano uno o più angeli, portatori di un annuncio sconvolgente.  A rappresentare magistralmente gli occhi increduli, ancora gonfi di lacrime, delle donne alla tomba nel 1890 è il pennello di William Adolphe Bougueraeau. Composto e pacato lo stupore delle mirofore nella tela datata 1815 di Peter Von Cornelius della Neue Pinakothek di Monaco di Baviera. Successivamente è il Risorto stesso ad apparire ad alcune donne, o secondo altri racconti solo a Maria Maddalena che, riconosciutolo, tenta di abbracciarlo, fermata nel suo slancio dal celebre ‘Noli me tangere’. La scena è inserita da Jan Brughel il Giovane nel 1630 all’interno di un giardino brulicante di ortraggi di ogni genere. Segue la corsa della donna ad annunciare la notizia agli apostoli, con Pietro e Giovanni che decidono di andare a verificare e scoprono il sepolcro vuoto. Vibrante di emozione è l’olio di Eugène Burnand: lo sguardo dei due uomini rivela incredulità, speranza, impazienza di toccare con mano quanto ascoltato. L’esperienza eccezionale dei discepoli di Emmaus è il quarto incontro illustrato dai mosaici realizzati nel VI secolo a Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. I due lungo la strada conversavano di tutti gli incredibili eventi delle ultime ore e si ritrovano, senza riconoscerlo in un primo momento, a parlare e cenare proprio con Lui: il Risorto. A concludere la lunga e movimentata giornata è l’apparizione del Signore, a tarda notte, agli Undici Apostoli chiusi per paura nel Cenacolo. La reclusione di questi ultimi, caratterizzata da paura, tristezza e sconvolgimento, è dipinta dal contemporaneo russo Andreï Nikolaïevitch Mironov. Mentre una miniatura di un codice del 1476, conservato alla Biblioteca Reale di Torino, offre una visione luminosa di Gesù che si mostra ai suoi amici. La narrazione scritta nel libro è resa più efficace da immagini ricche di fascino che consentono di far rivivere il fluire di sentimenti nelle ore di quella giornata cruciale: dalla disperazione al dubbio, dalll'incredulità alla gioia incontenibile per la vittoria di Cristo sulla morte. (PO)

31 marzo - REPUBBLICA CECA Progetto on line Liturgia delle Ore. Al via nuova app con il breviario domenicano

C’è una novità nel campo della preghiera on line grazie al progetto web Liturgia delle Ore breviar.cz: il Breviario Domenicano sarà finalmente disponibile per dispositivi mobili con Apple iOS e Google Android. Le applicazioni sono gratuite e disponibili su AppStore e Google Play, come ricorda il sito della Conferenza episcopale ceca. L'applicazione per iOS (cioè per iPhone e iPad, versione 1.6) apporta molti miglioramenti dopo più di due anni dagli ultimi aggiornamenti. È dunque disponibile il testo completo del Breviario domenicano; un calendario e testi propri per i Carmelitani scalzi. Le app sono disponibili sul sito http://breviar.cz. I testi completi della Preghiera quotidiana della Chiesa si possono trovare in ceco e nella propria lingua, cioè calendari e testi propri per 5 famiglie religiose - premostratense, cappuccini, salesiani, francescani, carmelitani scalzi - e anche il Breviario domenicano con inni e salmi nella traduzione di Renč. (RB)

31 marzo -  EUROPA Cec e Comece: Pasqua di speranza in tempo di pandemia da Covid-19

È la speranza il tema centrale del messaggio diffuso dalla Conferenza delle Chiese europee (Cec) insieme alla Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea (Comece) in vista della Pasqua, che quest’anno si celebra domenica prossima, 4 aprile. “La pura speranza nella Resurrezione di Cristo in tempo di pandemia da Covid-19” è dunque la virtù teologale richiamata nel documento, rivolto soprattutto ai più poveri ed i più vulnerabili e firmato dei presidenti dei due organismi, rispettivamente il Reverendo Christian Krieger e il Cardinale Jean-Claude Hollerich. “La Pasqua ci ricorda il passaggio del popolo eletto di Dio dalla schiavitù, dall'oppressione e dalla disperazione in Egitto, alla liberazione, alla gioia e alla speranza nella terra promessa – si legge nel messaggio – Questa Solennità celebra il passaggio di Cristo dal rifiuto, dall'abbandono dei suoi discepoli più vicini, dall'umiliazione, dalla passione e morte nel Venerdì Santo, alla vita, alla gioia e alla vittoria nella Domenica di Pasqua”. Tale percorso “dalla disperazione alla gioia, dalla morte alla vita”, proseguono Cec e Comece, comporta “l'attraversamento di avversità, dubbi, contrattempi, sofferenza e agonia”. Una condizione simile a quella vissuta dal mondo a causa della pandemia: “Vivere in lockdown per un anno – sottolinea infatti il messaggio congiunto - sperimentare la malattia e la preoccupazione, essere testimoni di lutti e perdite aggiunge un nuovo significato alla Resurrezione in questa Pasqua”. I cristiani d’Europa, evidenziano ancora i due organismi, stanno passando ora, anche grazie alle campagne di vaccinazione, “dall'isolamento, dalla perdita e dall'ansia alla guarigione, al recupero e a una vita rinnovata, dove ‘la morte è inghiottita nella vittoria’” (1 Corinzi 15:54). Ma questo “dono di nuova vita e la possibilità di riceverla e viverla - mette in guardia il messaggio - devono modificare radicalmente l’atteggiamento che si ha nei confronti di tutte le realtà del mondo, comprese la malattia e la morte”. Grazie alla Resurrezione, infatti, “il male e la morte fisica non hanno più l’ultima parola, perché la nostra vita in Cristo è ricca di speranza e di gioia eterna”. La nota congiunta si conclude con un auspicio: “Che la speranza del Risorto ci sostenga in tempo di pandemia da Covid-19”. (IP)

31 marzo - LIBANO Cresce la povertà, la Catholic Near East Welfare Association distribuirà beni alimentari a Beirut, ma il Paese è al collasso

In Libano aiuti agli indigenti dalla Catholic Near East Welfare Association. All’ufficio regionale di Beirut sono arrivati 460mila dollari per assicurare cibo a 7.050 famiglie bisognose. Sono sempre di più le persone che vivono nella povertà, riferisce abouna.org, e la CNEWA, grazie alla collaborazione di 12 partner, avvierà da aprile, e fino a luglio, un programma di distribuzione alimentare. “La situazione è molto pesante, moralmente, psicologicamente, finanziariamente e socialmente - dice Michel Constantin, direttore regionale della CNEWA -. In questi tempi difficili, la presenza e il ruolo della CNEWA sono cruciali per la Chiesa e per il popolo libanese. Dobbiamo agire rapidamente, per rispondere a tutte le catastrofi e sofferenze in aumento”. La CNEWA ricorda che nelle ultime settimane, in tutto il Paese, sono scoppiate proteste perchè le autorità politiche sembrano bloccate nei loro sforzi per formare un governo e la valuta del Libano continua a scendere. I leader della Chiesa cattolica, tra cui il patriarca maronita Bechara Boutros Rai e i vescovi greco-cattolici melchiti, guidati dal patriarca Youssef Absi, hanno invitato le autorità politiche ad assumersi le loro responsabilità e ad agire rapidamente per la formazione di un governo. Entrambi i patriarchi hanno anche chiesto al governo libanese di riaffermare la posizione neutrale del Libano nella politica estera, in particolare nei conflitti geopolitici del Medio Oriente, e hanno evidenziato la difficile situazione in cui si trova il popolo libanese. Il 50% della popolazione vive al di sotto del livello di povertà, la valuta libanese ha perso circa l’85% del suo valore sul mercato internazionale, lasciando il Paese, che dipende molto dalle importazioni, in una situazione precaria e vulnerabile, il tasso di disoccupazione è al 40%, quasi quadruplicato dal 2019, e tanti giovani professionisti stanno emigrando. “Il Libano sta attualmente perdendo i suoi giovani e le sue risorse umane istruite e ben qualificate - ha spiegato Michel Constantin -. Medici, personale sanitario, insegnanti, economisti e altri professionisti lasciano il Paese in cerca di un futuro migliore all’estero. Le attuali crisi finanziaria e monetaria stanno mettendo a dura prova ospedali, scuole, università, incluse le opere gestite dalla Chiesa cattolica e dalle comunità religiose”. Per il direttore regionale della CNEWA, “se continua così, il Libano, che una volta era un Paese con un messaggio di libertà e pluralismo (…) rischia di collassare, perdere tutte le sue risorse umane e un patrimonio consolidato e diventare un piccolo Paese povero con una popolazione anziana”. È il momento di aiutare la Chiesa a elaborare strategie reali e concrete per preservare la sua lunga eredità - ha concluso Michel Costantin - comprese scuole, ospedali, istituzioni sociali e, soprattutto, la sua gente”. (TC)

31 marzo - BRASILE 12-16 aprile, 58.ma Assemblea generale vescovi per la prima volta on line

Per la prima volta nella storia, l’Assemblea generale della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) si terrà on line, in modalità virtuale: lo rende noto il sito web dei vescovi, specificando che l’incontro si terrà dal 12 al 16 aprile e sottolineando che l’attuale contesto creato dalla pandemia da Covid-19 non permette ancora riunioni in presenza. Il Brasile, infatti, è tra i Paesi più colpiti al mondo dall’emergenza sanitaria che, ad oggi, ha provocato oltre 12milioni di contagi e quasi 320mila decessi. La prossima Assemblea generale episcopale sarà la 58.ma e seguirà la 57.ma svoltasi a maggio del 2019; quella programmata per il 2020, infatti, non si è tenuta sempre a causa della pandemia. In collegamento sono previsti 309 arcivescovi e vescovi, oltre a 165 presuli emeriti, che sono stati invitati a partecipare ai lavori. Il tema centrale della Plenaria sarà "Il pilastro della Parola di Dio – L’animazione biblica della Pastorale", proposto dagli Orientamenti generali dell'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile per il quinquennio 2019-2023. Quest’anno, in particolare, si rifletterà sull’animazione biblica della vita e della Pastorale nelle comunità ecclesiali missionarie. Ma in agenda sono presenti anche altri argomenti: l’analisi dei tempi attuali nel contesto della pandemia; la riflessione sugli Anni indetti da Papa Francesco per San Giuseppe, in occasione del 150.mo anniversario della sua proclamazione a Patrono della Chiesa universale, e per la Famiglia-Amoris Laetitia, a cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia. Entrambi gli Anni sono già in corso: il primo, fino all’8 dicembre 2021 ed il secondo fino al 26 giugno 2022, giorno in cui si concluderà, a Roma, il decimo Incontro mondiale delle famiglie. I vescovi brasiliani, inoltre, hanno in programma di tenere, nel 2023, un Anno Vocazionale a livello nazionale. La 58.ma Plenaria prevede, inoltre, l’analisi del Fondo nazionale di solidarietà e l’intervento on line del nuovo Nunzio apostolico nel Paese, l'Arcivescovo Giambattista Diquattro che per la prima volta parteciperà ai lavori. Nel dettaglio, il calendario della prossima Assemblea generale prevede sessioni di lavoro quotidiane dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00. Il 15 aprile, inoltre, al mattino, è previsto un ritiro spirituale guidato dall'Arcivescovo di Boston, il Cardinale Seán Patrick O'Malley, mentre ogni giorno alle ore 13.00 è in programma una conferenza stampa di aggiornamento. Intanto, i vescovi esortano i fedeli a promuovere, sempre nel rispetto delle normative anti-Covid, momenti di preghiera per la riuscita della Plenaria. Le orazioni potranno essere condivise anche sui social media con l’apposito hashtag #58thAGCNBB. E tra le prime persone a rispondere a questo invito ci sono le Suore Carmelitane del Brasile: le religiose dei monasteri di Cachoeiro do Itapemerim e di  São José de São Luís, infatti, stanno già pregando per i vescovi. (IP)

31 marzo -  REGNO UNITO Migranti. Monsignor McAleenan: approccio all’asilo si concentri sulla dignità umana 

Dovrebbe concentrarsi sulla “dignità umana di coloro che cercano rifugio”, mettere “le persone e le famiglie al centro” e riconoscere i “diversi e complessi fattori che modellano i viaggi dei rifugiati”, un nuovo possibile approccio normativo per la richiesta d’ asilo secondo monsignor Paul Mc Aleenan, vescovo responsabile di Migranti e rifugiati per la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, che attraverso il sito dell’Episcopato esprime la posizione della Chiesa sul dibattito in merito che sta animando il Regno Unito. Il ministro dell'Interno britannico, infatti, ha annunciato quella che è stata descritta come "la revisione più significativa del nostro sistema di asilo da decenni". Facendo eco all'appello di Papa Francesco ad accogliere, promuovere, proteggere e integrare i rifugiati, il vescovo ha dichiarato: "L'assistenza che forniamo alle nostre sorelle e ai nostri fratelli che fuggono dalla guerra, dalla povertà o dalla persecuzione è una prova fondamentale della nostra società. Un approccio giusto dovrebbe avere al suo centro le persone e le famiglie, rispettando le circostanze uniche e l'innata dignità umana di tutti coloro che cercano rifugio qui”. “Affrontare i mali del traffico di esseri umani, aprire percorsi più sicuri per il reinsediamento e trattare con equità e umanità coloro che sono arrivati con altri mezzi, non sono sforzi che si escludono a vicenda – ha concluso il presule - dobbiamo riconoscere i diversi e complessi fattori che modellano i viaggi dei rifugiati e accogliere tutti coloro che hanno bisogno della nostra protezione”. (RB)

31 marzo - VIETNAM Diocesi di Bui Chu: oltre 14.000 giovani alla Giornata della Gioventù nella Domenica delle Palme

Oltre 14.000 i giovani presenti alla Giornata della Gioventù – si legge su UCA News -, organizzata dalla diocesi di Bui Chu, nel nord del Vietnam, il 28 marzo, Domenica delle Palme, per celebrare l’importanza dell’amore familiare. Nonostante la pioggia e il vento, gruppi di ragazzi di tutte le parrocchie della diocesi si sono riversati con gioia ed entusiasmo nel Santuario del Sacro Cuore di Daidong. La Giornata è stata aperta, alle 8 del mattino, da padre Micae Pham Van Tuong, cappellano della gioventù diocesana, il quale ha spiegato il significato della Giornata ai presenti, e da padre Martino Nguyen Dai Loc, che invece ha parlato del tema dell'evento, “Accendete l'amore familiare", scelto per aumentare nei giovani la consapevolezza circa l’importanza della famiglia e il suo valore nella loro vita. Monsignor Thomas Vu Dinh Hieu, vescovo di Bui Chu, ha presieduto la solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme. Nella sua omelia, il presule ha esortato i giovani a lasciarsi sommergere e a sentire l'amore di Dio per ciascuno di noi. Gesù Cristo è sceso tra gli uomini e ha redento l'umanità con la propria morte sulla croce, ha spiegato monsignor Vu Dinh Hieu, e i giovani sono chiamati a imitare il popolo di Gerusalemme e ad accogliere il Signore, ad affidarsi a Dio e a costruire la loro famiglia con cura e amore.(AP)

31 marzo - SIERRA LEONE Caritas in aiuto delle vittime di un incendio alla periferia di Free Town

Sono 7mila gli sfollati e 400 i feriti in seguito ad un devastante incendio scoppiato il 25 marzo a Freetown, in Sierra Leone. Le fiamme sono divampate a Susan’s Bay, una sorta di “baraccopoli” sorta alla periferia della capitale e costruita con lamiere e materiale di recupero. Circa 11mila le persone che, nel corso degli anni, vi hanno trovato riparo, formando una grande comunità, principalmente dedita al commercio informale e alla pesca. Grazie alla sua posizione, infatti, Susan’s bay è l’approdo di centinaia di canoe che ogni giorno scaricano merci provenienti dall’entroterra, tra cui carbone o ortaggi, destinate ai mercati centrali. Ora, in aiuto degli sfollati, è scesa in campo la Caritas diocesana che ha avviato un programma di emergenza strutturato nell’arco di 21 giorni. Nel frattempo, il maltempo si è abbattuto sulla città, portando forti piogge che, se da una parte hanno contribuito allo spegnimento del rogo, dall’altra hanno aggravato le condizioni delle persone rimaste prive di qualsiasi genere di riparo. “La situazione è molto difficile – spiega Ishmeal Charles, responsabile dei programmi della Caritas Freetown – Finora, abbiamo fornito una media di 3mila pasti al giorno alla popolazione bisognosa e continueremo a farlo per 21 giorni”.  Per portare avanti gli aiuti, sono stati istituiti 7 punti di ristoro e coordinamento: qui, i volontari dell’organismo caritativo forniscono agli sfollati cibo, stoviglie, acqua potabile, coperte e indumenti di prima necessità. Istituita nel 1981 dalla Conferenza episcopale della Sierra Leone, la Caritas nazionale ha concentrato il suo impegno, soprattutto negli anni ’90, nel rispondere ai bisogni della popolazione vittima della guerra civile che ha devastato il Paese dal 1991 al 2002, dovuta al violento scontro le forze governative ed i ribelli del Fronte Unito Rivoluzionario. Nello specifico, l’organismo caritativo si è dedicato ai “bambini-soldato”, cercando di liberarli dai reclutamenti forzati. Oggi, la Caritas Sierra Leone è saldamente impegnata non solo in iniziative di costruzione della pace, ma anche in progetti di aiuto alla popolazione: ad esempio, un lavoro specifico viene portato avanti nel campo della prevenzione dell’Hiv/Aids, così come nel settore della sicurezza alimentare, nella promozione dei giovani, nella salvaguardia dell’ambiente e nello sradicamento della povertà e delle disparità di genere. (IP)

31 marzo FIJI Arcivescovo di Suva: Pasqua, dono della pace di Dio

“La Pasqua è il dono gratuito della pace di Dio”: lo scrive Monsignor Peter Loy Chong, Arcivescovo di Suva, nelle isole Fiji, nella sua Lettera pastorale per la prossima Solennità della Resurrezione del Signore che quest’anno si celebra il 4 aprile. “Festa delle feste”, la definisce il presule, richiamando l’importanza dei simboli che sono “il mezzo per comunicare le opere salvifiche di Dio attraverso Gesù Cristo”. Le celebrazioni della Settimana Santa, dunque, altamente simboliche, non solo servono “a rievocare avvenimenti del passato – scrive Monsignor Loy Chong – ma contribuiscono a renderli presenti oggi. In questo modo, gli eventi salvifici della vita di Gesù diventano attuali” ed il loro ricordo serve a “mediare la salvezza, la grazia e la libertà, doni gratuiti di Dio, nell’esperienza degli uomini e delle donne di oggi”. In questo senso, aggiunge l’Arcivescovo di Suva, “ricordare significa rendere presente”, affinché “la Risurrezione di Cristo non si fermi al passato, ma torni ad essere vividamente presente” ancora oggi. “La Risurrezione di Cristo è ora!”, ribadisce il presule, e il Triduo pasquale serve a rendere attuale “la grande liturgia, il grande rito dell’amore salvifico di Dio” per tutta l’umanità. Guardando, poi, alle tante difficoltà dell’epoca contemporanea – tra cui la pandemia da Covid-19 e il pericolo che l’innalzamento del livello del mare comporta per tutte le isole del Pacifico – l’Arcivescovo di Suva sottolinea che “Dio è amore e tutto ciò che fa è amore”. Ma Egli ha “fatto dono all’umanità della libertà”: gli esseri umani possono, quindi “accettare la pienezza dell’amore del Signore e sperimentare la pienezza della vita, o possono scegliere di rimanere nelle tenebre”. La Settimana Santa serve proprio a questo, conclude il presule: “Riflettere sull’amore e la pace donati da Dio e cooperare al Suo piano salvifico per l’uomo e tutto il Creato”. (IP)

31 marzo - COLOMBIA Furto nella sede dell’Episcopato. Il rammarico dei vescovi colombiani e la solidarietà del Celam

"Confidiamo nella misericordia di Dio e nell'efficienza delle autorità perché venga presto fatta chiarezza su questi fatti che deploriamo profondamente, ma che non oscurano la celebrazione di questi giorni santi che costituiscono il centro della fede cristiana". Così la Conferenza episcopale colombiana (CEC), in un comunicato diffuso ieri sulla sua pagina web, ha espresso il suo rammarico per il furto avvenuto lunedì scorso nei suoi edifici, a Bogotà. Il 29 marzo, alle ore 18, dieci uomini armati e vestiti da poliziotti, hanno fatto irruzione nella sede dell’Episcopato, nella capitale, ingannando i custodi e rubando cinque casseforti. “I rapinatori – si legge nella nota - si sono fatti strada con la forza in alcuni uffici, causando gravi danni, e sono riusciti a rubare titoli destinati al lavoro pastorale e all’aiuto umanitario della CEC. Hanno rubato anche informazioni digitali”. I vescovi hanno spiegato come al momento della rapina fossero presenti solo quattro persone, le quali sono state imbavagliate e ora sono tutte in buona salute. Le autorità competenti sono state immediatamente informate e – hanno concluso i presuli – la polizia metropolitana di Bogotà , il CTI e il SIJIN, stanno già procedendo con le indagini per fare chiarezza su quanto accaduto. Anche il Consiglio episcopale Latinoamericano (Celam), ieri, dinanzi ai deplorevoli atti di violenza e vandalismo avvenuti il 29 marzo in Colombia, ha voluto inviare un messaggio di vicinanza, solidarietà e preghiera, indirizzato al presidente e al segretario generale della CEC, monsignor Óscar Urbina Ortega e monsignor Elkin Fernando Álvarez, respingendo categoricamente "il danno causato alla missione pastorale della Chiesa in Colombia e al suo impegno sociale in difesa della vita e dei diritti umani". "Siamo testimoni della leadership profetica dei vescovi colombiani e del Segretariato Nazionale di Pastorale Sociale / Caritas Colombiana - si legge nella lettera firmata dal presidente del Celam, monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, e dal segretario generale, monsignor Jorge Enrique Lozano -, che cammina con il popolo e grida costantemente per la giustizia, il bene comune e la fine della violenza che colpisce duramente, soprattutto i poveri e gli esclusi”.  "Fratelli, siamo con voi!", ha ribadito il Celam, "grazie per essere una 'Chiesa in uscita', che sceglie i più poveri! Grazie per il vostro coraggio di essere artigiani di pace e di riconciliazione". Il Consiglio episcopale Latinoamericano, infine, si è augurato che le indagini delle autorità competenti procedano rapidamente, e ha pregato che il Signore, per intercessione di Nostra Signora di Chiquinquirá, Patrona della Colombia, continui a rafforzare la Chiesa colombiana "nella fede, nella speranza e nella carità, in questo cammino verso la Pasqua". (AP)

30 marzo - IRLANDA Monsignor Martin e l’arcivescovo McDowell: la risurrezione di Cristo rende la speranza realtà concreta

In una dichiarazione congiunta, monsignor Eamon Martin, arcivescovo cattolico di Armagh, e l’arcivescovo di Armagh della Chiesa d'Irlanda, John McDowell, invitano a riflettere sulla speranza pasquale, che non deve richiamare a qualcosa che potrebbe accadere dubitando che accadrà e che oggi va anche intravista nella vita di tante persone semplici che lavorano nascostamente. “Niente potrebbe essere più lontano dalla natura vittoriosa e positiva della nostra speranza pasquale” affermano i due arcivescovi, rimarcando che “la Pasqua cade in una stagione dell’anno piena di speranza”, con le sue serate più lunghe, i fiori primaverili, il canto degli uccelli e l’intera creazione, nell’emisfero settentrionale, piena di speranza e di promesse di nuova vita. E la risurrezione di Gesù Cristo dai morti che “porta quella speranza a un nuovo livello di realtà”. Monsignor Martin e l’arcivescovo McDowell spiegano che il rinnovamento annuale della Terra in primavera è un'anticipazione della risurrezione e che “è così che Dio creatore ha impresso qualcosa di Sé” nel mondo. Aggiungono che il creato non soddisferà “il nostro desiderio di amicizia eterna con Dio”, ma lo suscita e ci prepara a trovarlo nella vita e nella morte di Gesù Cristo. Anche oggi, per i due arcivescovi ci sono “segni intorno a noi … ma nelle vite umane”: molte persone, cristiani e altri, hanno trovato il modo, in quest’ultimo anno, di trarre il meglio da situazioni negative, aiutandosi a vicenda in modi mai sperimentati prima. “Abbiamo anche trovato il modo per mostrare il nostro apprezzamento e la nostra ammirazione per quelle persone alle quali solitamente non pensiamo - si legge ancora nella dichiarazione -. Sono infermieri, fattorini e persone che lavorano duramente in grandi magazzini e aziende alimentari per salari molto bassi. Persone che servono i bisogni fondamentali del mondo di Dio”. Per monsignor Martin e l’arcivescovo McDowell “il loro servizio nascosto è l’ombra della vita di risurrezione; la vita del cielo, il luogo di Dio. La nostra sicura e certa speranza”. (TC)

30 marzo - TERRA SANTA Ieri a Betania la benedizione degli olii che saranno usati il Venerdì Santo al Santo Sepolcro

“Questo è il luogo dove il profumo della Pasqua, che è profumo di vita eterna, dissolve l’odore cattivo della morte”: lo ha detto ieri a Betania fr Francesco Patton, custode di Terra Santa, commentando il Vangelo durante la celebrazione che ha aperto la Settimana Santa nei luoghi in cui Gesù ha vissuto gli ultimi giorni prima della Passione. Proprio nella città di Lazzaro, Marta e Maria - legati a Gesù da profondo affetto - nel santuario dell’amicizia, è stata celebrata la Messa di benedizione degli aromi e del nardo per il Venerdì Santo. Gli olii saranno usati al Santo Sepolcro e nelle parrocchie durante la tradizionale processione in ricordo dell’unzione che Maria fece a Gesù a Betania, dell’onore reso a Gesù morto da parte di Giuseppe di Arimatea e di Nicodemo e del gesto delle mirofore intenzionate a profumare il corpo di Cristo nella tomba. Fra Patton, riferisce il portale della Custodia di Terra Santa, ha evidenziato che Betania “è il luogo dove il calore dell’amicizia contrasta il clima di ostilità. È il luogo dove la gratuità dell’amore che si fa dono smaschera la logica economica dell’amore interessato”, dove “comincia a diffondersi” l’odore “buono e profumato della vita”. “Il profumo della risurrezione, sei giorni dopo, segnerà l’inizio di un mondo nuovo e sarà un profumo capace di riempire tutto il creato, l’universo e la nostra storia” ha aggiunto il Custode di Terra Santa. Fr Michael Sarquah, superiore del Santuario di Betania, ha spiegato che pochi giorni prima della sua Pasqua, Gesù sceglie di venire a Betania “per tornare in un posto che sentiva come Casa” e che la sua presenza a Betania “si racconta sempre come una festa per lui, Marta, Maria e Lazzaro”. A Betania, al-Azariya in arabo, si trova anche la Tomba di Lazzaro, citata nel diario del pellegrino di Bordeaux del 333 d.C., che menziona la cripta in cui fu deposto Lazzaro, poi resuscitato, e negli scritti della pellegrina Egeria che parla delle celebrazioni liturgiche all’interno del Lazarium. Oggi Betania è una cittadina ricca di piccole attività commerciali, che punta sulle risorse turistiche grazie ai progetti dell’Associazione Terra Santa e del Mosaic Centre, sostenuti dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione. “La chiamano anche casa dell’amicizia, e lo è davvero - ha affermato fr Sarquah -. Durante questo periodo di pandemia, nonostante tutto, diverse persone hanno continuato a visitare la chiesa sia cristiani ma e soprattutto musulmani, che abitano in maggioranza quest’area: non ci siamo mai sentiti soli”. (TC)

30 marzo - BELGIO A Pasqua campane a festa all’unisono, a mezzogiorno, in tutte le chiese del Paese

I vescovi del Belgio invitano a far suonare le campane di tutte le chiese del Paese il giorno di Pasqua, a mezzogiorno, in segno di speranza, solidarietà e vita. A causa della pandemia, e per ottemperare alle norme anti-Covid, ad ogni celebrazione potranno partecipare massimo 15 persone. Un passo avanti rispetto al contenimento totale dell’anno scorso, si legge sul portale della Conferenza episcopale. Ma, come l’anno scorso, sarà una Pasqua diversa. “Ma sarà davvero Pasqua”, affermano i vescovi in un comunicato, sottolineando che “è in un momento difficile come questo che il messaggio pasquale vuole essere portatore di speranza e di futuro”, che “Gesù vince la morte” e “la vita ha l’ultima parola”. Proprio per dare a questa Buona Novella una risonanza del tutto particolare, in questo tempo di pandemia, i vescovi del Belgio chiedono che le campane di tutte le chiese del Belgio suonino all’unisono nella domenica di Pasqua, “come segno di conforto e speranza per le vittime del coronavirus e per tutti coloro che le circondano con le migliori cure; come segno di incoraggiamento per chi combatte instancabilmente il virus; come segno del legame tra tutti noi”. “È unendo le forze che sconfiggeremo questa pandemia” concludono i presuli. (TC)

30 marzo ITALIA - Fondo San Giuseppe (Milano): in un anno quasi 5 milioni di euro distribuiti a circa 2.500 famiglie in difficoltà a causa del Covid-19

Ammontano a quasi 5 milioni di euro i fondi finora erogati dal Fondo di San Giuseppe, istituito un anno fa dall’arcidiocesi di Milano, in collaborazione con il Comune di Milano, per aiutare le famiglie in difficoltà a causa della pandemia del Covid-19.  I risultati di questi primi dodici mesi di attività sono stati presentati stamani nella Sala conferenze della Curia arcivescovile, dall’arcivescovo monsignor Mario Delpini e dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala. All’incontro sono intervenuti anche monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale, e Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana. Dal marzo 2020 il Fondo ha erogato 4.924.000 euro a 2.454 persone che hanno perso il lavoro o subito un significativo calo di reddito a causa della pandemia. I beneficiari sono per lo più uomini (il 53,8%) e la fascia di età più rappresentata è quella tra i 35 e i 44 anni (36,5%). Dall’esame delle domande di chi ha chiesto una proroga del contributo oltre i tre mesi previsti, emerge anche come i lavoratori più in difficoltà svolgono mansioni nel settore della ristorazione (36,6%) e in quello alberghiero (12,7%). Tra le famiglie che chiedono aiuto aumentano poi quelle con figli piccoli (le coppie con uno o due minori salgono dal 35,9% al 38,5%, confrontando i due periodi).  Sono inoltre sempre più numerosi i cassaintegrati: oggi sono più di un terzo dei beneficiari (38,4%), mentre erano un quarto all’inizio della pandemia. Il Fondo dell'arcidiocesi di Milano ha avuto anche un effetto ridistributivo, trasferendo risorse da chi non è stato colpito dalle conseguenze economiche della pandemia a coloro che invece si sono impoveriti. Ai 4 milioni di euro iniziali, offerti 2 dal Comune e 2 dall’arcidiocesi, si sono infatti aggiunte donazioni per una cifra di 3.616.353 euro. A tale somma hanno contribuito per il 66% singoli cittadini, per il 32% imprese e per il 2% altri soggetti. Un aspetto quest’ultimo sul quale si è soffermato monsignor Luca Bressan: “Il Fondo san Giuseppe in questo contesto si rivela un segno profetico, che consente di redistribuire reddito, tra chi ha risorse e chi le cerca, in modo gratuito e aperto a tutti – ha spiegato -. Chi dona non conosce i destinatari del proprio dono. Il Fondo si rivela in questo modo essere uno spazio di ricostruzione dei legami, un tessitore di reti di fraternità, in modo semplice ma reale e quotidiano”, ha osservato. Durante la pandemia, il Fondo san Giuseppe è diventato il perno di un dispositivo di aiuti economici di contrasto alla povertà molto articolato, che ha previsto misure diversificate, attivate da una pluralità di strumenti. Il Fondo Diocesano di Assistenza ha aiutato 995 famiglie a far fronte alle incombenze quotidiane (dal pagamento delle bollette all’affitto) per una cifra complessiva di 1.367.461 euro. L’obiettivo non è soltanto l’accompagnamento delle persone nell’emergenza, ma anche di aiutarle a trovare un lavoro che garantisca un futuro, grazie ad altri rami attivi, come ad esempio il Fondo Diamo Lavoro che dall’inizio della pandemia ha permesso di inserire in azienda 126 persone, di riqualificarne altre 27 nei settori della sanità e altre 20 nella logistica, sostenendone i costi. Il tutto con lo sguardo rivolto al lungo termine, perché, come sottolineato da Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, gli effetti collaterali della pandemia non si esauriranno rapidamente e si faranno sentire soprattutto dopo lo sblocco dei licenziamenti. Per questo – ha detto - sarà necessario continuare a sostenere le famiglie dopo la fine della crisi sanitaria anche con misure di assistenza come i contributi a fondo perduto e gli aiuti alimentarie e al contempo “promuovere la riqualificazione professionale e orientare chi perde il lavoro verso quelle imprese che hanno già reagito o non sono state investite dalla crisi”. (LZ)

30 marzo - SRI LANKA La Chiesa chiede la messa al bando dei gruppi estremisti

I vescovi e i sacerdoti del Paese, in seguito al mancato ritrovamento da parte del governo degli autori degli attacchi terroristici della domenica di Pasqua 2019, in una dichiarazione rilasciata ieri, 29 marzo, e firmata, tra gli altri, dal cardinale Malcolm Ranjith e dai vescovi ausiliari Maxwell Silva, J.D. Anthony e Anton Ranjith – si legge su UCA News -, hanno esortato il governo a bandire i gruppi estremisti musulmani che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale. Inoltre, hanno chiesto “il sequestro di vari tipi di armi che si dice siano state contrabbandate nel Paese e la rapida confisca delle risorse finanziarie, dei beni mobili e immobili che alimentano il terrorismo estremista". I presuli, nel loro comunicato, hanno condannato questo “puzzle sorprendente”, questo mancato ritrovamento, dopo due anni, degli autori degli attentati del 21 aprile 2019, domenica di Pasqua, a tre chiese e a tre hotel di lusso, rivendicati da un gruppo estremista islamico locale, National Thowheed Jamath, in cui almeno 279 persone hanno perso la vita e 500 sono state ferite. “È necessaria un'indagine completa su tutti gli individui e le organizzazioni che hanno avuto diversi rapporti e relazioni con Zahran Hashim, sospettato di essere alla guida della squadra suicida” e morto in un attacco a uno degli hotel di lusso di Colombo, hanno affermato i vescovi. Non dimenticando che ad essere colpiti sono stati, non solo i cattolici, ma anche i cingalesi, i tamil, i musulmani, i semplici cittadini, i malesi, i buddisti, gli indù, i cristiani e gli stranieri, e non dimenticando il danno economico causato a tutto il Paese da questi attacchi. “È responsabilità di tutti gli ufficiali e delle autorità mantenere la pace, far rispettare la legge e dimostrare - hanno sottolineato - che chiunque pianifichi, realizzi, assista e sostenga questi atti terroristici non può sfuggire alla legge”. Per concludere, quindi, i leader cattolici hanno sollecitato “l'applicazione della legge contro i leader politici e i funzionari che hanno deliberatamente trascurato la loro responsabilità di prevenire questo massacro, nonostante abbiano ricevuto sufficienti informazioni". (AP)

30 marzo - SVIZZERA #Coronavirus “Offri una luce”. Al via a Pasqua campagna di solidarietà delle Chiese svizzere con le vittime della pandemia del Covid-19

Dare un messaggio di comunione e di speranza nel dolore della perdita: con questo obiettivo, in occasione della Pasqua, le Chiese elvetiche hanno organizzato una speciale campagna ecumenica di solidarietà con le vittime della pandemia del Covid-19. Dal 3 aprile, vigilia di Pasqua al 24 maggio, dopo la Domenica di Pentecoste , i fedeli svizzeri sono invitati ad accendere una candela virtuale, lasciando messaggi, riflessioni e testimonianze sul sito www.offreunelumiere.ch. Intitolata “Offri una luce”, l’iniziativa è promossa dalla Conferenza episcopale svizzera (Ces), insieme con la Conferenza centrale cattolica romana (Rkz), la Chiesa evangelica riformata (Eers) la Chiesa cattolico-cristiana, la Comunità di lavoro delle Chiese cristiane svizzere (Ctec.Ch) e la Rete evangelica svizzera (Res).  La pagina centrale del sito www.offreunelumiere.ch presenta una mappa della Svizzera che sarà sempre più illuminata man mano che si aggiungeranno i messaggi dalle varie località della Confederazione. “L’obiettivo – si legge in un comunicato - è di inondare la mappa della Svizzera con un mare di luci in segno si solidarietà”. Un modo per ricordare le persone scomparse a causa della pandemia, ma anche per dare conforto ai loro cari. Come spiega,  monsignor Felix Gmür, presidente della Conferenza episcopale svizzera, la luce è al contempo un segno di comunione e di speranza: “Perdere una persona cara a causa del Coronavirus è doloroso e accendendo queste luci ci consoliamo a vicenda e riaffermiamo che crediamo nella vita”, ha detto il presule. All’iniziativa ha aderito anche il Presidente della Confederazione elvetica Guy Parmelin, che ha lanciato la piattaforma con un video-messaggio in cui invita a partecipare per dare un segnale di speranza per il futuro. (LZ)

30 marzo - ITALIA I vescovi italiani per la festa dell’1 maggio: il mondo del lavoro, dopo la pandemia, ha bisogno di trovare strade di conversione e riconversione

 “La terribile prova della pandemia ha messo a nudo i limiti del nostro sistema socio-economico. Nel mondo del lavoro si sono aggravate le diseguaglianze esistenti e create nuove povertà”: lo rileva la Conferenza episcopale che nel messaggio per la festa dell’1 maggio dal titolo “‘E al popolo stava a cuore il lavoro’ (Ne 3,38). Abitare una nuova stagione economico-sociale” evidenzia la necessità di un “vaccino sociale … rappresentato dalla rete di legami di solidarietà, dalla forza delle iniziative della società civile e degli enti intermedi” che realizzino “il principio di sussidiarietà anche in momenti così difficili”. I vescovi rimarcano che l’emergenza coronavirus ha messo più in difficoltà disoccupati, inattivi e lavoratori irregolari, “coinvolti nel lavoro nero che accentua una condizione disumana di sfruttamento”, e che quando il blocco dei licenziamenti verrà meno “la situazione diventerà realmente drammatica”. “Un piccolo segno di speranza è la forte ripresa delle attività sociali ed economiche nell’estate 2020 - notano i presuli -. Ha dimostrato come, appena il giogo della pandemia si allenterà, la voglia di ripartire dovrebbe generare una forte ripresa e vitalità della nostra società contribuendo ad alleviare i gravi problemi vissuti durante l’emergenza”. Ma è fondamentale, si legge nel messaggio della Conferenza episcopale, “che tutte le reti di protezione siano attivate”. Per i vescovi, “il mondo del lavoro dopo la pandemia ha bisogno di trovare strade di conversione e riconversione, anche per superare la questione della produzione di armi. Conversione alla transizione ecologica e riconversione alla centralità dell’uomo, che spesso rischia di essere considerato come numero e non come volto nella sua unicità”. La pandemia, per i vescovi, ha permesso di sperimentare “quanto siamo tutti legati ed interdipendenti”, da qui l’invito: “Siamo chiamati ad impegnarci per il bene comune: esso è indissolubilmente legato con la salvezza, cioè il nostro stesso destino personale”. Ricordando poi le parole pronunciate dal Papa nell’omelia di Pentecoste dello scorso anno, il 31 maggio - “Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi” – i presuli sottolineano che “i periodi di prova sono anche momenti preziosi” che insegnano molto. “La crisi ci ha spinto a scoprire e percorrere sentieri inediti nelle politiche economiche. Viviamo una maggiore integrazione tra Paesi europei grazie alla solidarietà tra stati nazionali - prosegue il messaggio della Conferenza episcopale - e all’adozione di strategie di finanziamento comuni più orientate all’importanza della spesa pubblica in materia di istruzione e sanità”. Quindi i vescovi aggiungono che “l’insostenibilità dei ritmi di lavoro, l’inconciliabilità della vita professionale ed economica con quella personale, affettiva e famigliare, i costi psicologici e spirituali di una competizione che si basa sull’unico principio della performance, vanno contrastati nella prospettiva della generatività sociale”. Per i presuli, inoltre, “l’esercitazione forzata di lavoro a distanza”, cui in tanti sono stati costretti, ha permesso di “esplorare possibilità di conciliazione tra tempo del lavoro e tempo delle relazioni e degli affetti” prima sconosciute, con l’opportunità di diventare imprenditori del proprio tempo, “più capaci di ripartirlo in modo armonico tra esigenze di lavoro, di formazione, di cura delle relazioni e della vita spirituale e di tempo libero”. E se, evidenziano i vescovi, “le relazioni faccia a faccia in presenza restano quelle più ricche e privilegiate … in molte circostanze nei rapporti di lavoro è possibile risparmiare tempi di spostamento mantenendo o persino aumentando la nostra operosità e combinandola con la cura di relazioni e affetti”. Per la Chiesa italiana, infine, due sono le bussole da seguire nel cammino pastorale e nel servizio al mondo del lavoro: la prima è l’enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti, dalla quale si impara che “la fraternità illumina anche i luoghi di lavoro, che sono esperienze di comunità e di condivisione” e che “in tempo di crisi la fraternità è tanto più necessaria perché si trasforma in solidarietà con chi rischia di rimanere fuori dalla società”; la seconda è il cammino verso la Settimana Sociale di Taranto (21-24 ottobre 2021) sul tema del rapporto tra l’ambiente e il lavoro, il cui Instrumentum laboris afferma che “la conversione che ci è chiesta è quella di passare dalla centralità della produzione - dove l’essere umano pretende di dominare la realtà - a quella della generazione - dove ciò che facciamo non può mai essere slegato dal legame con ciò e con chi ci circonda, oltre che con le future generazioni” (n. 25). La festa di San Giuseppe lavoratore, per i presuli, deve essere una spinta “a vivere questa difficile fase senza disimpegno e senza rassegnazione”, ad abitare le diocesi “con le loro potenzialità di innovazione ma anche nelle ferite che emergono e che si rendono visibili sui volti di molte famiglie e persone”. Ma nel condividere le preoccupazioni della gente, la Chiesa italiana vuole anche farsi carico “di sostenere nuove forme di imprenditorialità e di cura. (TC)

30 marzo - SUD COREA A Pasqua una preghiera speciale delle Chiese coreane per la pace e la riunificazione delle due Coree

Il prossimo 15 agosto la Corea festeggia il 76.mo anniversario della liberazione del dominio giapponese. In vista della ricorrenza, il Consiglio nazionale delle Chiese (Ncck) invita i cristiani coreani a unirsi in preghiera, nel giorno di Pasqua, per la pace e la riunificazione della Penisola, divisa dalla Guerra di Corea (1950-1953). “Con la forza della Resurrezione, preghiamo di poter porre fine definitivamente fine a questa lunga e dolorosa divisione e realizzare la nostra speranza per una convivenza pacifica e riunificazione della penisola coreana”, recita la preghiera che invoca l’aiuto del Signore per aiutare i coreani a mantenere vivo lo spirito dell'Accordo sulla riconciliazione, la non aggressione, lo scambio e la cooperazione siglato dalle due Coree nel 1991. ”Preghiamo nel nome di Gesù Cristo risorto, che vive in mezzo a noi, per un futuro pacifico per la penisola coreana e per il mondo intero", conclude il testo. Ai cristiani coreani è giunto anche un messaggio del reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim sito del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), che esorta i cristiani e tutte le persone di buona volontà ad accompagnare l’impegno dei coreani per la pace e la riunificazione nonostante gli ostacoli, i conflitti e le perduranti tensioni. "L’associazione ecumenica accompagnerà le vostre azioni e preghiere per rimuovere la costante minaccia della guerra e raggiungere una convivenza pacifica", afferma Sauca. "Camminiamo e preghiamo per voi con il vostro coraggio e perseveranza anche quando la luce della speranza sembra svanire". La Guerra di Corea è stata uno dei più sanguinosi conflitti della storia dopo le due guerre mondiali. Si calcola infatti, che in tre anni di combattimenti siano morti circa un milione e quattrocentomila civili sud-coreani, mezzo milione di militari nord-coreani e “volontari” cinesi, 225.784 militari sud-coreani, 33.629 militari americani e 3.143 membri delle forze armate di altre 15 nazioni che avevano partecipato alla guerra sotto la bandiera delle nazioni unite per salvare la Corea del Sud dall’invasione. Il sanguinoso conflitto si concluse il 27 luglio 1953 con un armistizio che sancì la divisione del Paese in due stati lungo il 38esimo parallelo. Da più di 50 anni la Chiesa cattolica sud-coreana è attivamente impegnata per la pace e la riunificazione delle due Coree. (LZ)

30 marzo  #MásUnidosMenosRiesgo: campagna di Caritas Cile per ridurre i rischi dei disastri nel Paese

#MásUnidosMenosRiesgo, ossia “più uniti, meno rischi”, è l’hashtag della campagna lanciata da Caritas Cile in tutto il Paese, lo scorso 25 marzo, affinché tutti i cileni imparino e prendano coscienza del fatto che è possibile ridurre i rischi dei disastri in Cile, da sempre Paese segnato da catastrofi naturali o causate dall'uomo, tra cui incendi boschivi, inondazioni, terremoti e tsunami. Studi internazionali collocano il Paese, infatti, tra le nazioni più inclini a subire eventi di questo tipo. L’iniziativa, sviluppata da Caritas Cile con la collaborazione e la partecipazione di diverse organizzazioni della società civile, ha lo scopo dunque di promuovere la prevenzione e la gestione dei disastri, dinanzi ad un aumento significativo delle catastrofi negli ultimi anni. "Crediamo che sia estremamente importante che la campagna #MásUnidosMenosRiesgo stabilisca che i disastri non sono naturali – ha affermato Cristóbal Mena, direttore di ONEMI - ma sono il risultato delle decisioni prese nell’ambito dello sviluppo e del lavoro fatto insieme affinché le comunità contribuiscano non solo a ridurre i rischi ma anche ad evitare di crearne di nuovi". Perché la prevenzione sia possibile è necessario coinvolgere le comunità, fornendo loro informazioni e formazione che permettano di migliorare la loro capacità di affrontare o mitigare gli effetti di un pericolo, si legge nel comunicato della Caritas. "È stato dimostrato – ha spiegato Catherine Mella, responsabile del programma Ambiente, gestione dei rischi ed emergenze di Caritas Cile - che una comunità informata, organizzata e preparata è capace di progettare il proprio sviluppo sostenibile”. Infatti, “le comunità che conoscono i loro rischi – ha sottolineato - hanno sviluppato meccanismi per gestirli, riducendo significativamente l'impatto dei pericoli a cui sono esposte". La campagna ha programmato diverse azioni di comunicazione volte a rafforzare la consapevolezza nelle comunità del rischio dei disastri. Il 15 aprile, ad esempio, si terrà sui social un webinar, un incontro di riflessione e analisi, a cui parteciperanno i portavoce delle diverse organizzazioni che hanno partecipato alla campagna, con l'obiettivo di guidare e sensibilizzare la popolazione a intraprendere azioni per prevenire, coordinare e ridurre i fattori che causano i disastri. All’appuntamento sono invitati tutti i leader della comunità del Paese. Il 30 aprile, invece, ci sarà un Concerto online, con spettacoli, conferenze, il teatro dei burattini e altro ancora, sempre con l’intento di educare la popolazione a gestire il rischio dei disastri in modo divertente ed efficace. (AP)

30 marzo - NUOVA ZELANDA La Chiesa rinnova la consacrazione del Paese a Nostra Signora Assunta in Cielo

Il prossimo 15 agosto, tutti i vescovi si riuniranno nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, simbolo di Wellington, per rinnovare la consacrazione compiuta dal vescovo Jean-Baptiste Pompallier, nel 1838, di Aotearoa Nuova Zelanda a Nostra Signora Assunta in Cielo “Maria ha un posto speciale e molto santo nel cuore dei cattolici” e “in questo tempo di pandemia mondiale, abbiamo ritenuto opportuno rinnovare la dedicazione del nostro Paese a lei”  - ha affermato monsignor Stephen Lowe,  vescovo di Hamilton e segretario della Conferenza episcopale neozelandese, - sollecitati, ha aggiunto, anche dalla richiesta di molti fedeli, in cerca della sua protezione, durante il blocco nazionale imposto per la diffusione della pandemia di Covid-19. La Chiesa ha invitato tutte le parrocchie del Paese, si legge in un comunicato diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, a raccogliersi in preghiera per l’occasione, nel Santo giorno dell’Assunzione, e ha commissionato un’icona di Maria all’artista di Christchurch Damien Walker. L’icona sarà portata in hikoi (pellegrinaggio) in ciascuna delle sei diocesi del Paese, a partire da maggio, nei tre mesi che precedono la festività, e inizierà il suo percorso a Totara Point nell'Hokianga. È proprio qui che il vescovo Pompallier celebrò la prima Messa su suolo neozelandese, il 13 gennaio 1838, e consacrò il Paese a Maria con il titolo di Nostra Signora Assunta in Cielo. L’icona, una Madonna con Bambino, presentata “come un simbolo di unità nella sua maternità universale, che unisce il cielo e la terra in suo figlio” – ha affermato Damien Walker – è stata scelta fra 17 differenti proposte e, dopo l’hikoi, sarà esposta nell'alcova del battesimo di Santa Maria degli Angeli, che presto diventerà Santuario nazionale di Maria.  Walker ha spiegato come la Madonna “rifletta l'unità della Chiesa, che arriva fino ai confini della Terra, estendendosi non solo attraverso gli oceani ma anche attraverso i secoli" e come la sua opera, dunque, voglia sottolineare anche “l'unità dei tangata whenua (maori) con tutti gli altri popoli venuti a vivere accanto a loro” e “chiamati a vivere la stessa fede e il battesimo, ognuno a modo loro". Grande la gioia della comunità di Santa Maria degli Angeli – ha riferito il parroco, padre Kevin Mowbray, SM – “onorata ed eccitata” per l’annuncio della Chiesa. "Maria stessa era una pellegrina che seguiva suo figlio in tempi difficili e pericolosi", ha detto padre Kevin. "Quindi è giusto chiederle, in questo momento della nostra storia, attraverso una tale ridedicazione, di accompagnare la Chiesa in Aotearoa Nuova Zelanda mentre anch'essa cammina nella fede con il Signore". La chiesa di Santa Maria degli Angeli, inaugurata nel 1922 e punto di riferimento storico nel centro di Wellington, è servita dalla famiglia dei Padri e Fratelli Maristi, la Società di Maria, Congregazione fondata in Francia nel 1816 sotto il patrocinio di Maria. (AP)

29 marzo - SPAGNA Settimana Santa. La chiesa di Vera Cruz a Valladolid trasformata in un “museo vivente”

Quest’anno, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, le diverse Confraternite della città di Valladolid, hanno deciso di sostituire le loro processioni durante la Settimana Santa, con azioni liturgiche all'interno delle loro chiese. Tra queste, la Confraternita Penitenziale di Vera Cruz, al cui interno sono conservati un frammento del Lignum Crucis (legno della croce di Cristo) e altre preziose opere d’arte cristiana, ha annunciato che aprirà le porte della sua chiesa ai fedeli, trasformandola in un "museo vivente", dal 27 marzo fino al 4 aprile, domenica di Pasqua. In seguito alla decisione della sospensione delle processioni – si legge in una dichiarazione diffusa il 27 marzo – la Confraternita si è impegnata ad aprire la sua chiesa penitenziale, e “ha preparato le sue macchine a spalla impiegate nelle processioni come se dovessero uscire per strada”. Secondo quanto riportato nella nota, i visitatori, nel corso della loro visita, dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 16.30 alle 22.00 (ora locale), potranno osservare diverse opere d'arte e reliquie che di solito vengono portate in processione in città nel corso della Settimana Santa, nel rispetto delle misure di sicurezza e del numero di visitatori consentito. I membri della Confraternita accoglieranno i fedeli con i caratteristici abiti neri e verdi della Confraternita di Vera Cruz. Tra le opere d’arte conservate nella chiesa in via Platería ci sono: Ecce Homo (Gregorio Fernandez, 1620), con il Cristo del Humilladero (scuola di Berruguete, XVI secolo); La Borriquilla (Francisco Giralte, XVI secolo); El Descendimiento (Gregorio Fernandez, 1623); la Virgen de los Dolores (Gregorio Fernandez, 1623); la  Virgen de la Soledad (immagine del vestito del XVII secolo) e il Lignum Crucis (reliquiario del XVI secolo con una scheggia della Croce di Cristo), incorniciato con le insegne della Confraternita; la Oracion del Huerto (Andres Solanes, 1629); e Atado a la Columna (Gregorio Fernandez, 1619). In Spagna, la Settimana Santa è una delle feste più sentite e coinvolgenti dell’anno. Durante le solenni celebrazioni che commemorano la morte di Gesù, i membri delle diverse Confraternite, in tutto il Paese, con i loro abiti caratteristici, percorrono le strade delle città portando in spalla le immagini religiose con i pasos, le portantine processionali, al ritmo di tamburi e musica. (AP)

29 marzo - REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO Reso noto il rapporto annuale 2020 di Caritas Congo

Caritas Congo, lo scorso anno, è riuscita a mobilitare circa 13 milioni di dollari per aiutare le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo. È quanto emerge dal rapporto annuale che descrive nel dettaglio le attività e le iniziative che sono state sostenute. Poco più di 3 milioni di dollari sono stati specificatamente stanziati per sostenere la risposta alla pandemia. Nel corso del 2020, grazie a Caritas Congo migliaia di persone sono state sensibilizzate, curate, assistite. Sono 5.584.725 le persone che sono state formate su Covid-19, Ebola, AIDS e malattie prevenibili con vaccini, sulla gestione sostenibile delle foreste e la lotta contro il lavoro minorile nelle miniere. Hanno ricevuto specifici trattamenti 51.517 donne incinte e bambini di età inferiore a un anno, 54.871 persone sono state curate per malaria e tubercolosi e sono stati aiutati 2.299 bambini con malnutrizione acuta grave. Altre 291.300 persone hanno beneficiato di aiuti di emergenza. Rispetto al 2019, le risorse finanziarie di Caritas Congo sono diminuite del 14%, ma sono stati sostenuti più progetti in tutto il Paese. Caritas Congo continua ad operare grazie alla propria rete diffusa in tutta la nazione, ai suoi 47 uffici, a partner tecnici e finanziari, persone di buona volontà e attraverso il Fondo di Solidarietà. (TC)

29 marzo - VATICANO Morto Gianluigi Colalucci, protagonista del restauro del secolo della Cappella Sistina. Barbara Jatta: “Giornata triste per i Musei Vaticani e per il mondo dell’arte”

“Una giornata triste per i Musei Vaticani e per il mondo del restauro”. Il direttore delle gallerie pontificie Barbara Jatta commenta così, intervistata da Vatican News, la morte ieri notte a Roma, all’età di 92 anni, di Gianluigi Colalucci, protagonista del “restauro del secolo”, che negli anni Novanta ha riportato in luce la vera ed imprevedibile cromia degli affreschi della Cappella Sistina. Un’impresa che lo ha visto a contatto con le pitture michelangiolesche per quasi 15 anni, dal 1980 al 1994. A raccontarla è stato lui stesso nel libro “Io e Michelangelo”, un diario che ripercorre fatti, persone, sorprese e scoperte come il giallo ocra dei capelli del biondo Eleazaro, al di sotto di una “pelle “scurissima, bruna, compatta, opaca”. Una cronaca avvincente che va dalla prima piccolissima prova di pulitura della patina scura accumulatasi nei secoli sulla superficie pittorica a causa del fumo delle candele e della polvere, alla difficile decisione di affrontare tutta la volta e il Giudizio, incoraggiato dagli studi che negli anni Trenta aveva condotto in Vaticano il fondatore del Laboratorio di Restauro delle Pitture Biagio Biagetti. “Ci ha lasciato un grande uomo, un grande professionista, uno dei più grandi restauratori dell’’ultimo secolo” continua Barbara Jatta. “Colalucci si è distinto a livello internazionale non soltanto per aver avuto il coraggio, la forza, la capacità di affrontare il restauro del secolo. Gli allora direttori delle Gallerie di pitture e dei Musei Vaticani, Fabrizio Mancinelli e Carlo Pietrangeli, si sono decisi ad affrontare quel restauro perché avevano come tecnico, come figura di riferimento,  Gianluigi Colalucci”. “Colalucci – spiega il Direttore Jatta - è l’erede di una grande tradizione vaticana e italiana del mondo del restauro, della tutela e della conservazione. Con lui agli inizi degli anni Ottanta il laboratorio restauro è ritornato ai livelli di Biagio Biagetti e Bartolomeo Nogara, ovvero dei tempi della direzione di cinquant’anni prima”. Nato nel 1929 a Roma Gianluigi Colalucci si era diplomato all'Istituto Centrale per il Restauro (ICR), sotto la direzione di Cesare Brandi e alla scuola di Giovanni Urbani, entrando nel 1960 nel Laboratorio di restauro delle Pitture dei Musei Vaticani, di cui divenne capo restauratore nel 1979. Da Brandi e Urbani Colalucci ha appreso l’applicazione pratica delle loro teorie in ambito di tutela, conservazione e metodologia del restauro. Malato da tempo, fino all’ultimo ha messo la propria professionalità a disposizione della Direzione dei Musei Vaticani. “Solo pochi giorni fa – ricorda Barbara Jatta -  l’ho spinto io all'interno dei Musei Vaticani con la sedia a rotelle insieme alla moglie Daniela e a tutto il gruppo del Laboratorio Restauro Pitture,  diretto da Francesca Persegati, e a Guido Cornini, responsabile del Dipartimento della Arti. Lo abbiamo sempre chiamato per avere conferma della linea di condotta per tanti interventi importanti come quello operato nel Salone di Costantino che ha visitato più volte anche recentemente, dispensandoci consigli”. “Gianluigi Colalucci – conclude il Direttore dei Musei Vaticani – è una figura chiave che ci ha lasciato, ma che rimane dentro di noi non solo umanamente e affettivamente, ma anche professionalmente. Una figura ancora oggi di riferimento per chi voglia operare nel campo della conservazione, della tutela e del restauro. Quel restauro della Cappella Sistina  ha fatto scuola”. I funerali saranno celebrati domani pomeriggio alle 15.00 nella parrocchia romana di Santa Chiara ai Giuochi Delfici (PO)

29 marzo - POLONIA Monsignor Miziński: “La Settimana Santa è un momento di riflessione sul significato della nostra vocazione cristiana”

“Cristo Signore ci ha redenti con la sua morte, dando così una nuova dimensione e una nuova prospettiva alla nostra morte. Non è più la fine della vita, ma una porta verso la pienezza della vita nel Risorto”. Queste le parole di monsignor Artur G. Miziński, segretario generale della Conferenza episcopale polacca, in un comunicato pubblicato sul sito web dell’Episcopato, in occasione della Settimana Santa, un tempo in cui - ha sottolineato - si è chiamati a “riflettere sul significato della nostra vita" e "sul significato della nostra vocazione cristiana". Il vescovo di Lublino ha ribadito come Gesù, “attraverso la sua morte e risurrezione, dia senso alla nostra sofferenza e alla nostra morte in questo mondo”, soprattutto in questo tempo segnato dalla pandemia di coronavirus, in cui “siamo stati tutti direttamente o indirettamente colpiti dalla malattia e dalla morte". Anche le società moderne, che tendono a rimuovere i pensieri legati alla sofferenza, sono state costrette a riflettere sul mistero della morte e “a pensare di più al significato di una vita così fragile e fugace". Incoraggiando i fedeli a partecipare alla liturgia del Triduo Pasquale, osservando tutte le misure di sicurezza e le norme sanitarie e, in caso di impossibilità, a seguire le celebrazioni attraverso i mezzi di comunicazione, monsignor Miziński ha ricordato, infine, che “tutta la vita religiosa dei cristiani e l'intera liturgia della Chiesa sono finalizzate a questi tre giorni santi in cui si è compiuta la salvezza del mondo. Il Triduo Pasquale è il culmine dell'anno liturgico” ha detto. È proprio durante questi tre giorni, ha continuato, che “ci viene data l'opportunità di entrare con Cristo nella sua passione, morte e risurrezione. Questi tre giorni, che commemorano Cristo crocifisso, sepolto e risorto – ha concluso -, ci ricordano la verità sulla sua vittoria sul peccato e sulla morte”. (AP)

29 marzo - CANADA Vescovi: Pasqua, Solennità-simbolo di una Chiesa che va avanti con speranza e gioia

È l’immagine di Maria Maddalena che corre ad annunciare che Cristo è risorto quella scelta da Monsignor Richard Gagnon, Arcivescovo di Winnipeg e presidente della Conferenza episcopale canadese (Cccb), per aprire il suo messaggio pasquale ai fedeli. Maria Maddalena, infatti, rappresenta “la Chiesa stessa che va avanti”, portando “un messaggio di speranza e di gioia”. Due sentimenti, sottolinea il presule, quanto mai necessari, dopo un anno di pandemia da Covid-19, in cui si è vissuto “un tempo di chiusure, restrizioni, incertezza, cancellazioni, delusioni, malattie e morte”. “Abbiamo visto le nostre comunità ecclesiali soffrire in silenzio”, scrive Monsignor Gagnon, con le chiese chiuse e l’intero Paese travolto dal dolore. Ma “nonostante questo – aggiunge il presule - le nostre famiglie cristiane continuano ad essere luoghi dove la fede vive e addirittura fiorisce”. Ed ora, dunque, forti della campagna di vaccinazione, della “riapertura dei luoghi di culto in molte parti del Paese” e di “un clima più caldo”, si può guardare al futuro con “un nuovo senso di speranza”. Oltre a Maria Maddalena, il presidente della Cccb ricorda un altro simbolo importante: quello del cero pasquale che “brilla nell’oscurità per ricordare che Gesù è la luce del mondo”. Durante la Veglia del Sabato Santo, “il cero pasquale si muove lungo la navata delle chiese accompagnato dalle parole ‘Cristo nostra luce’ – scrive ancora il presule - e non è questo un segno di ciò che siamo chiamati a fare mentre avanziamo in questa pandemia? Non siamo forse chiamati ad essere segni di speranza mentre ricostruiamo le nostre comunità dopo la distruzione causata coronavirus l'anno scorso?”. Dall’Arcivescovo di Winnipeg anche l’esortazione ad imparare dall’esperienza dello scorso anno per “rinnovare la Chiesa”. La pandemia, infatti, “ci ha insegnato quanto sia importante, bella e preziosa la nostra fede; quanto siano vitali per noi i sacramenti; quanto sia piena di speranza per noi la Parola di Dio”. Il compito dei fedeli, allora, sarà  quello di “ricostruire, rinnovare, proclamare, uscire ed essere quella luce simboleggiata nella Veglia Pasquale”. “Questa è una Chiesa post-pandemia!”, ribadisce il vescovo canadese. Il messaggio episcopale si sofferma, poi, su due Anni speciali indetti da Papa Francesco: quello dedicato a San Giuseppe, nel 150.mo anniversario della sua proclamazione a Patrono della Chiesa universale, in corso fino al prossimo 8 dicembre, e l’Anno Famiglia-Amoris Laetitita, avviato il 19 marzo per commemorare i cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica del Pontefice sull’amore nella famiglia. Da entrambe queste iniziative, sottolineano Monsignor Gagnon, emerge l’impulso ad “alzarsi, a camminare, ad andare avanti per fare del bene alle nostre comunità, superando anche i nostri confini”. A tal proposito, l’Arcivescovo di Winnipeg ricorda il recente viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq, svoltasi dal 5 all’8 marzo scorso, e di come il Pontefice abbia incoraggiato i cristiani di quel martoriato Paese “a tornare e ad assumersi il compito di ricostruire le loro comunità”, guardando anche alle famiglie come Chiese-domestiche, luogo in cui la fede viene vissuta e nutrita, e come “fonte di gioia e di amore generoso anche nelle prove e nelle difficoltà”. “In questa Pasqua, forse più che mai – continua il presidente della Cccb - c'è una buona ragione per avere fede e per vivere la realtà con vero realismo cristiano, tenendo conto di tutte le luci e le ombre”. “Avere una fede pasquale, infatti – si legge alla fine del messaggio - significa semplicemente credere che la mano di Dio si può trovare ovunque, perché tutte le cose concorrono al bene di coloro che amano il Signore". (IP)

29 marzo - FILIPPINE Diocesi di Antipolo: San Paolo della Croce elevata a Santuario diocesano

“Con gioia e gratitudine, condividiamo con voi, cari parrocchiani, questa buona notizia: la nostra amata parrocchia è stata elevata al rango di Santuario diocesano”. Così monsignor Francisco De Leon, vescovo di Antipolo, in un post su Facebook, il 19 marzo, solennità di San Giuseppe, ha annunciato ai fedeli della diocesi, nell’SSS Village della città di Marikina, l’elevazione della parrocchia di San Paolo della Croce a Santuario diocesano. L’approvazione del vescovo è arrivata cinque mesi dopo la petizione del parroco della chiesa, padre Vicentico C. Flores Jr., e dopo le consultazioni con il Consiglio Presbiterale. La dichiarazione, si legge su sito web dell’Episcopato, ha coinciso anche con il 300.mo anniversario di fondazione della Congregazione Passionista, che ha amministrato la parrocchia, fondata nel 1975, per 29 anni, per poi affidarla alla cura pastorale della diocesi di Antipolo, nel 2004. Al suo interno, il nuovo Santuario diocesano, l’ottavo della diocesi suffraganea dell'arcidiocesi di Manila, conserva una reliquia di prima classe di San Paolo della Croce, acquisita nel 2010. Una chiesa per essere elevata a Santuario diocesano deve essere considerata un luogo di importanza storica, di preghiera e di pellegrinaggio per un motivo peculiare di pietà; deve essere un luogo di evangelizzazione, di carità, di cultura e di impegno ecumenico. Solo quando una chiesa risponde a questi requisiti, il parroco può presentare una petizione al vescovo e chiedere la sua elevazione a Santuario. (AP)

29 marzo BRASILE #coronavirus. Deceduto Monsignor Kestering, vescovo di Rondonópolis-Guiratinga

La pandemia da Covid-19 provoca ancora un tragico record in Brasile: secondo gli ultimi dati diffusi dalle autorità nazionali, infatti, il 26 marzo si sono registrate 3.650 vittime e 84.245 contagi, ovvero le cifre più alte dall'inizio dell’emergenza sanitaria. Il bilancio totale, dopo un anno, sale così a 307.112 morti a fronte di 12.404.414 casi accertati. Ed anche la Chiesa cattolica continua a pagare il suo triste tributo: ieri, 28 marzo, è deceduto all’età di 74 anni Monsignor Juventino Kestering, vescovo di Rondonópolis-Guiratinga. Risultato positivo al coronavirus alla fine di febbraio, il presule era stato ricoverato l11 marzo. La patologia si è poi aggravata, fino a provocargli un arresto cardiaco. La data delle esequie, che si terranno nella Cattedrale locale di Santa Croce nel pieno rispetto delle normative igienico-sanitarie, verrà annunciata nei prossimi giorni. Cordoglio unanime per la sua scomparsa è stato espresso dalla Conferenza episcopale nazionale (Cnbb) che, in una nota, ricorda Monsignor Kestering come “un fratello evangelizzatore”. "Che il Cristo Risorto, balsamo della vittoria della vita sulla morte – scrivono i vescovi brasiliani - sia perseveranza nel nostro cammino, sostegno speciale per i professionisti e gli operatori della salute, consolazione per le persone in lutto e ferite nel cuore”. Nato il 19 maggio 1946 a Morro do Gato, oggi Morro do Cruzeiro, nella regione meridionale di Santa Catarina, Monsignor Kestering era stato ordinato sacerdote il 14 luglio 1973. Il 19 novembre 1997, l'allora Papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Rondonopolis. Riceve l'ordinazione episcopale l'8 marzo 1998, scegliendo come motto: "Mi ha mandato ad evangelizzare". Durante il suo mandato episcopale, la diocesi a lui affidata annette altri territori, divenendo così la diocesi di Rondonópolis-Guiratinga. Numerosi anche gli incarichi ricoperti dal compianto presule a livello nazionale: membro della Commissione per l'Animazione biblico-catechetica; componente del Dipartimento di Missioni e spiritualità, a cui è legata la sezione di Catechesi del Consiglio episcopale Latinoamericano, e referente nazionale per la Catechesi della Regione Ovest 2 della Chiesa brasiliana. Con la sua morte, salgono così a sei vescovi brasiliani deceduti dall’inizio della pandemia: nei mesi scorsi, infatti, sono venuti a mancare l’arcivescovo emerito di Rio de Janeiro, il Cardinale Eusébio Oscar Scheid, deceduto il 13 gennaio 2021; Monsignor Mauro Aparecido dos Santos, arcivescovo di Cascavel, morto a l’11 marzo 2021 e seguito, il 16 marzo, da Monsignor David Dias Pimentel, 80 anni, vescovo emerito di São João da Boa Vista. Nel 2020, invece, sono scomparsi Monsignor Henrique Soares da Costa, vescovo di Palmares, morto a luglio 2020 all’età di soli 57 anni, e Monsignor Aldo Pagotto, arcivescovo emerito di Paraíba, morto il 14 aprile. (IP)

29 marzo -  AFRICA Nasce nuova Provincia dei Gesuiti dell’Africa Meridionale. Padre Sosa: servono risposte comuni e audaci alle sfide dei tempi

Sudafrica, Namibia, Lesotho, Botswana, e-Swatini (già Swaziland), Zambia, Malawi, Mozambico e Zimbabwe: sono questi i territori che, d’ora in poi, rientreranno nella Provincia dei Gesuiti dell’Africa Meridionale (Sap). Ad annunciarlo, il 25 marzo, il Superiore Generale della Compagnia di Gesù, padre Arturo Marcelino Sosa Abascal, in un video-messaggio in cui si è rivolto ai suoi confratelli, invitandoli ad analizzare le sfide da affrontare nel continente africano. “Lo sconforto prevalente in molte nazioni – ha detto padre Sosa – così come le questioni emergenti tra cui il conflitto nel nord del Mozambico, il degrado ambientale in Malawi, l’aumento della povertà provocato dalla pandemia da Covid-19, hanno bisogno di una risposta comune e audace”. Di qui, l’invito a “promuovere un’analisi più profonda di queste situazioni e a tracciare le vie migliori da seguire”. La nascita della nuova Provincia, ha aggiunto, "è un sogno di audacia apostolica” per promuovere “la libertà, la generosità e la collaborazione tra tutte le Province, a prescindere dalle differenze linguistiche, culturali e storiche". "Né l'attuale pandemia da Covid-19, né le sue restrizioni, che continuano a colpire milioni di persone, sono stati i deterrenti di questo sogno – ha ribadito padre Sosa - Al contrario, hanno fatto emergere il meglio della nostra umanità e richiamato all'azione in prima linea". Dal Superiore dei gesuiti anche la riflessione sul cammino di preparazione dell’Anno Ignaziano, dedicato al fondatore della Compagnia, Sant’Ignazio di Loyola. L’evento si svolgerà dal 20 maggio 2021, data in cui Ignazio venne ferito durante la battaglia di Pamplona, iniziando così il suo percorso di conversione, al 31 luglio 2022, memoria liturgica del Santo. Il motto scelto per l’Anno è “Vedere nuove tutte le cose in Cristo”. “Attraverso l’intercessione di Maria – ha concluso padre Sosa – che possiamo continuare a dare testimonianza di ciò che significa essere compagni di Gesù e figli di Sant'Ignazio". Le origini della nuova Provincia gesuita dell’Africa Meridionale risalgono al 2011: era il 27 settembre di dieci anni fa, infatti, quando l’allora Superiore generale, padre Adolfo Nicolás, scriveva una lettera a tutti i Superiori maggiori per accompagnare il documento su “Il rinnovamento delle strutture Provinciali al servizio della missione universale”. Il 6 dicembre 2014, poi, padre Nicolás chiedeva la benedizione del Signore per la vita e la missione della Compagnia di Gesù nell’allora nuova Provincia dello Zimbabwe-Mozambico. L’anno dopo, il 31 dicembre 2015, l’allora Superiore generale decretava il trasferimento della Regione del Sudafrica dalla Provincia Britannica alla Provincia dello Zimbabwe-Mozambico. Ora, dunque, il nuovo atto di padre Sosa che ha portato alla nuova Provincia, per un totale di 280 gesuiti operanti nell’Africa del Sud. (IP)

29 marzo - REGNO UNITO Monsignor Swarbick: preghiera per il Tigray, nel cuore della Passione di Cristo

Solidarietà e preghiera per il popolo del Tigray, in Etiopia, che è “nel cuore della Passione di Cristo”: le ha chieste Monsignor Paul Swarbrick, responsabile per l’Africa all’interno della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. In un videomessaggio registrato in occasione di una Messa speciale per il popolo etiope organizzata nei giorni scorsi dal Cafod (Agenzia di aiuto e sviluppo della Chiesa cattolica nazionale), il presule ha rivolto il suo pensiero alle sofferenze del Tigray, regione dell’Etiopia in cui da tempo si registra un drammatico conflitto interno. Il 4 novembre 2020, infatti, Addis Abeba ha disposto lo stato di emergenza, accusando il Tplf (Fronte di liberazione popolare del Tigray) di aver attaccato le truppe federali in alcune basi settentrionali. Da qui l’inizio dei bombardamenti da parte del governo centrale. “Il Signore è presente nelle situazioni critiche – ha detto Monsignor Swarbrick – Per questo, mentre ci avviciniamo alla Pasqua, ricordiamo che il popolo del Tigray è nel cuore della Passione di Cristo”. Vissuto in Zambia per tanti anni, il presule ha ricordato poi un proverbio africano: “Quando due elefanti combattono, si vede l’erba soffrire”, proprio come accade alla gente del Tigray, vittima di un conflitto più grande di lei. Il vescovo inglese ha, quindi, citato le diverse testimonianze ascoltate da chi, in questa guerra, ha vissuto sulla propria pelle violenze e crudeltà, come le donne, vittime di stupri. Davanti a tutto questo, ha detto Monsignor Swarbrick, si potrebbe pensare che ogni aiuto sia inutile, perché il male tornerà a colpire di nuovo. E invece, “dobbiamo ricordarci che non bisogna abituarsi al peccato o lasciare che esso vinca”. Il Vangelo, infatti, “non è più efficace in un contesto pacifico, bensì proprio nelle situazioni drammatiche”. E questo è esattamente il lavoro che sta facendo il Cafod, ovvero “portare il Vangelo là dove è più necessario”. Dal vescovo inglese, inoltre, l’appello ad “ascoltare e condividere il più possibile il grido di dolore del Tigray”: una cosa possibile nonostante “la lontananza fisica”, perché la solidarietà si può praticare “attraverso la preghiera”. “Ringraziamo Dio per l'esempio della Chiesa in Etiopia e preghiamo per loro – ha concluso Monsignor Paul Swarbrick - lavoriamo con loro e stiamo al loro fianco nel pregare e lavorare per giorni migliori e tempi più felici”, consapevoli del fatto che “Dio non permetterà che questo dramma finisca così”. (IP)

29 marzo - INDONESIA Acs auspica che le forze dell’ordine garantiscano sicurezza ai cristiani per le celebrazioni pasquali

“Il calendario del terrore continua ad affiancarsi a quello liturgico: è l’amaro commento del direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia, Alessandro Monteduro, a proposito dell’attacco suicida, si presume ad opera di estremisti islamici, verificatosi ieri in Indonesia, nella cattedrale del Sacro Cuore di Gesù di Makassar, nella provincia indonesiana del Sud Sulawesi. Il bilancio è di almeno 20 feriti. “Ci auguriamo che le forze di polizia delle nazioni in cui sono attive queste formazioni estremiste islamiste rafforzino le misure di sicurezza per garantire ai fedeli una partecipazione serena alle celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua”, dichiara Monteduro. Secondo il generale Listyo Sigit Prabowo, capo della polizia nazionale, i due presunti attentatori appartenevano al network Jamaah Ansharut Daulah (JAD), affiliato all’ISIS e a un gruppo terroristico protagonista di attentati suicidi nell’isola filippina di Jolo nel 2018. Il JAD è accusato di diversi attacchi in Indonesia, compresi attentati ai danni di chiese. L’arcidiocesi di Makassar, tramite il suo vicario giudiziale don Fransiskus Nipa, ha diffuso un videomessaggio nel quale invita sacerdoti e fedeli a “restare calmi e vigili” e a pregare. Aiuto alla Chiesa che Soffre ha ricevuto una dichiarazione della Commissione per gli Affari Ecumenici e Interreligiosi della Conferenza Episcopale dell’Indonesia a firma di monsignor Yohannes Harun Yuwono, vescovo di Tanjungkarang, nella quale viene espressa vicinanza ai feriti e viene precisato che “l’attacco suicida non è causa di preoccupazione per i soli cattolici bensì motivo preoccupazione per l’intera nazione e per lo Stato indonesiano”. “Condanniamo fermamente l’attentato suicida che disonora la dignità umana, distrugge i valori dell’umanità e si aggiunge alla lunga lista di eventi terroristici nella nazione che amiamo” sostiene la Commissione episcopale. Rivolgendosi poi “a tutti i cattolici e all’intera popolazione”, la Commissione invita alla calma e a evitare le provocazioni e la paura. “Siamo fermamente convinti che il governo, le forze armate indonesiane e la polizia nazionale siano in grado di affrontare compiutamente il caso e creare un contesto pacifico e rassicurante per la società indonesiana, in particolare per la popolazione di Makassar - prosegue la dichiarazione della Commissione -. Ci auguriamo - che l’attentato non danneggi o indebolisca le relazioni tra i fedeli finora intensamente costruite, curate e sviluppate”.  (TC)

29 marzo - BELGIO Il portavoce dei vescovi: deplorevole che il governo non abbia disposto nuove norme per le celebrazioni

In Belgio, un nuovo decreto ministeriale pubblicato sabato scorso ha disposto ulteriori misure restrittive anti-Covid al fine di contenere i contagi, ridurre la curva dei positivi e i ricoveri negli ospedali. Nel Paese si registrano in media 221 ospedalizzazioni alla settimana, il tasso di positività è più alto fra gli adolescenti di età compresa fra i 10 e i 19 anni e gli adulti fra i 40 e i 64 anni e la maggior parte dei focolai si riscontra nell’ambito dell’istruzione e del lavoro. Le nuove disposizioni, però, non fanno alcun cenno alla pratica del culto. “Il Primo Ministro non ha menzionato il culto - osserva padre Tommy Scholtes, portavoce della Conferenza episcopale belga -. Ciò significa che è possibile celebrare messe con 15 persone. È deplorevole che i culti siano stati ancora una volta dimenticati”. Il portale dei vescovi ricorda che nei grandi magazzini è consentito l’ingresso fino a 50 persone. Per padre Scholtes il silenzio del governo è “probabilmente legato al fatto che è un periodo importante per ebrei, cristiani e musulmani”. Per la Settimana Santa, il portavoce dei vescovi spiega che ogni sacerdote sta cercando di organizzare le celebrazioni come può, consultando il proprio decano e il proprio vescovo e che in alcune chiese le messe non sono riprese perché lo screening dei fedeli autorizzati e le prenotazioni sono difficili da organizzare. Per prepararsi alla Pasqua, poi, i sacerdoti contano anche sui laici, per essere aiutati nella predisposizione di celebrazioni ordinate, ma padre Scholtes osserva che alla maggior parte dei cristiani non resterà che seguire i riti pasquali attraverso la televisione e che, come di consueto, venerdì sera l’RTBF trasmetterà la Via Crucis del Papa. Per consentire una più ampia partecipazione di fedeli in presenza, il portavoce dei vescovi suggerisce di aumentare il numero delle celebrazioni durante il Triduo Pasquale, mentre nella Vallonia, il decano di Arlon, Pascal Roger, sta preparando la Messa di Pasqua in drive-in, nel parcheggio della Maison de la Culture. Per Natale, più di 400 persone hanno potuto assistere alla Messa dalle loro auto. (TC)

29 marzo - IRLANDA Messa per gli “Scomparsi” del conflitto nordirlandese. Monsignor Martin: collaborare con autorità con compassione e misericordia

“Mi appello a chiunque abbia anche la minima informazione e gli chiedo di mostrare compassione e misericordia condividendola con la Commissione Indipendente”: con queste parole l'arcivescovo Eamon Martin, Arcivescovo di Armagh e primate di tutta l'Irlanda, ha celebrato ieri, nella Domenica delle Palme, la “Messa per gli Scomparsi”, ovvero le persone che si ritiene siano state rapite, assassinate e sepolte segretamente nell'Irlanda del Nord, soprattutto durante i così detti “Troubles”, il trentennale conflitto con l’Irish Republican Army (Ira) portato avanti tra gli  anni ’60 e ’90. Per localizzare i corpi scomparsi, è stata creata una Commissione indipendente, guidata dall'archeologo forense John McIlwaine. “Non è mai troppo tardi – ha detto Monsignor Martina - per portare la chiave che allevierà la sofferenza degli altri, e li aiuterà a trovare pace e consolazione. Per l'amore di Dio, non restate in silenzio. Abbiate compassione”. Immedesimandosi nel dolore dei familiari che hanno perso le tracce di un loro parente, Monsignor Martin ha aggiunto: “Non sapere dove è sepolto il vostro caro assassinato deve essere una sofferenza insopportabile da portare ed alcuni hanno portato questo peso per quasi cinquant'anni”. “Non possiamo neanche immaginare il dolore di non poter avere una tomba cristiana sulla quale deporre un fiore”, ha ribadito il presule. Fortunatamente, ha evidenziato, in questa vicenda la sofferenza, ossia “la passione”, si intreccia con la misericordia, ovvero “la compassione”, la capacità di "soffrire con gli altri". E nella la storia degli "Scomparsi", “sofferenza e compassione si sono incontrate e abbracciate”, perché il modo in cui i familiari delle vittime “si sono sostenuti a vicenda nel corso degli anni, in molti casi anche dopo che il loro caro è stato ritrovato, è stata una testimonianza potente del "soffrire con gli altri". La stessa compassione ha spinto anche le persone “a farsi avanti con la Commissione indipendente per fornire informazioni in grado di alleviare le sofferenze delle famiglie delle vittime, e per aiutare il minuzioso lavoro forense mirato a cercare di trovare i corpi di chi è scomparso”. “I nostri cuori sono con voi – ha aggiunto il Primate d’Irlanda - Vi incoraggiamo, come ha detto spesso Papa Francesco, a ‘non lasciatevi rubare la speranza’. Siete nelle nostre preghiere”. D’altronde, ha concluso l’Arcivescovo di Armagh, “passione e compassione sono i temi ricorrenti della Settimana Santa” che ci ricorda che “dove c'è sofferenza, lì è presente Cristo Crocifisso. Allo stesso modo, Egli è presente dove c'è compassione, tenerezza, misericordia e gentilezza. E poiché Cristo è risorto, la speranza non può morire”. (IP)

29 marzo - PERÚ 11 aprile, elezioni generali. Vescovi: 5 criteri etici per un voto consapevole e informato

Urne aperte, in Perù, domenica 11 aprile, per le elezioni generali. In vista delle votazioni, la Commissione episcopale per l’azione sociale (Ceas) ha presentato cinque criteri etici fondamentali per esercitare il diritto di voto in modo “consapevole e informato”. In primo luogo, i presuli chiamano alla “integrità per promuovere la dignità e i diritti delle persone”: auspicando rappresentanti istituzionali per sappiano ascoltare, che si impegnino “a porre fine alla corruzione e a difendere la democrazia”, la Chiesa cattolica invoca politici dignitosi e onesti, rispettosi dei loro avversari ed “integerrimi, in grado di mantenere le promesse”. Il secondo criterio invocato è quello della tutela del bene comune “da garantire a tutti”. Il nuovo presidente – scrive la Ceas - “pratichi il dialogo considerando la diversità e i valori dei popoli e degli individui, con la visione di una nuova convivenza, perché siamo un ‘noi’ e la vita di ciascuno conta”. In terzo luogo, i vescovi peruviani sperano in “una leadership solidale per far sì che i poveri siano protagonisti”, così da “migliorare la qualità della loro vita grazie ad un lavoro dignitoso ed al rispetto dei loro diritti, specialmente quelli relativi alla salute e all'educazione”. “Il nuovo presidente - auspica ancora la Ceas - guidi il Paese prendendo le decisioni insieme al popolo e generando fiducia”.   Dai vescovi, inoltre, arriva l’appello alla “tutela della vita umana” e alla “salvaguardia del Creato”, affinché ci si prenda cura “in modo urgente” “della vita fragile, della natura e della Terra, della nostra casa comune della quale siamo tutti parte”. L’esortazione rivolta al futuro Capo dello Stato, in particolare, è a proteggere l’Amazzonia che “combatte contro il riscaldamento globale ed il conseguente impatto ambientale”, mentre “le popolazioni indigene hanno bisogno di politiche pubbliche che si prendano cura delle loro risorse naturali”. Infine, l’ultimo punto evidenziato dalla Ceas è che i politici presentino “proposte rilevanti, chiare e realistiche, con progetti inclusivi e interculturali in favore della scienza, dell’innovazione, dello sviluppo digitale e dello scambio di conoscenze”. Forte anche l’invito della Chiesa a promuovere le pari opportunità tra donne e uomini e i progetti dedicati ai giovani, perché il Perù “merita un futuro dignitoso – conclude la Ceas – Scegliamo bene”. Le elezioni dell’11 aprile arrivano in un contesto difficile per il Paese: nel novembre 2020, infatti, con una decisione storica, il Congresso ha votato a maggioranza la destituzione del Capo dello Stato, Martin Vizcarra. La scelta è stata dovuta sia alle accuse di corruzione rivolte al presidente, sia alle divisioni interne del Parlamento. Nel giro di pochi giorni, il Paese ha visto avvicendarsi altri due presidenti: Manuel Merino, dimessosi in seguito alle proteste della popolazione, e Francisco Sagasti, attuale Capo dello Stato ad interim. Non solo: a dicembre dello scorso anno, il Perù ha vissuto anche la protesta dei lavoratori del settore agricolo, una rivolta che ha provocato scontri violenti e diverse vittime. La rivolta è partita dalla Regione di Ica, un’area di circa 117mila ettari che costituisce il 65 per cento delle esportazioni di prodotti agricoli nazionali e che è caratterizzata da grave sfruttamento, precarietà e assenza di diritti. Una situazione che ha portato la Conferenza episcopale nazionale (Cep) a lanciare un appello affinché il Congresso “riveda attentamente il quadro normativo che regola il settore dell’agricoltura, così da sviluppare una legislazione che permetta di generare occupazione con condizioni di lavoro dignitose e salari che garantiscano una società più giusta e solidale”. Su tutto questo, poi, si è innestata la pandemia da Covid-19 che, ad oggi, 29 marzo, nel Paese fa registrare oltre un milione e mezzo di casi totali e quasi 52mila decessi.  Un’emergenza sanitaria contro la quale la Cep si è mobilitata sin dal principio, mettendo in atto numerose iniziative di solidarietà. Tra queste, degna di nota è stata la campagna “Respira Perù – perché l’ossigeno è vita”: svoltasi nel mese di luglio 2020, l’iniziativa ha avuto l’obiettivo di raccogliere fondi per garantire l’ossigeno a tutti i malati di coronavirus, in particolare nelle regioni in cui esso è più carente. La risposta della gente è stata generosa, tanto il Comitato organizzatore della campagna, composto dalla Conferenza episcopale peruviana, dall'Università Sant’Ignazio di Loyola e dalla Società Nazionale delle Industrie, ha annunciato di aver investito 448.300 dollari nell'acquisto di tre nuovi impianti per la fornitura di ossigeno.(IP)

28 marzo - ITALIA Domenica delle Palme. Monsignor Boccardo (Spoleto-Norcia): nella Settimana Santa compiere gesti concreti di conversione

Prepararsi alla Pasqua con dei gesti concreti di conversione e di riconciliazione con Dio e con i fratelli. È L’invito rivolto ai fedeli da monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, durante la Messa della Domenica delle Palme, celebrata nella cattedrale di Spoleto e trasmessa in diretta sui canali social dell’arcidiocesi. “In questa solenne Domenica delle Palme – ha detto il presule nell’omelia - noi accompagniamo Gesù che entra nella città santa, rinnovando l'atto di fede nella sua persona e nella sua missione, riconoscendolo come re e vincitore, Signore nel quale si incentrano le sorti dell'umanità e attorno al quale si compie il disegno totale della storia”. I fedeli presenti, nel pieno rispetto delle norme sanitarie, hanno trovato sui banchi i ramoscelli di ulivi benedetti all’inizio della celebrazione dal presule.  “L'ulivo benedetto dice il nostro forte desiderio di diventare uomini e donne dalla mentalità nuova, aperta agli altri. È perciò importante, nei prossimi giorni – ha sottolineato monsignor Boccardo -, che ciascuno di noi ponga dei gesti concreti di conversione e di riconciliazione con Dio e con i fratelli - vicini e lontani -, in modo da arrivare alla gioia della Pasqua con un cuore nuovo, con una bocca che sa parlare con bontà e gentilezza, con delle mani che sappiano fare del bene con prontezza e generosità”. Con la Domenica delle Palme inizia la Settimana Santa che – ha ricordato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia - attualizza il mistero pasquale, rende presente cioè Gesù che dà la Sua vita per noi: lo rispecchia nei riti, lo riproduce nella Sua forza divina, lo rende accessibile a noi credenti che, degli esempi e della grazia di Gesù, vogliamo vivere. In altre parole, - ha detto - Gesù risorto è in mezzo a noi con gli atteggiamenti da lui vissuti nel tempo della Sua passione e noi possiamo farci presenti a Lui, stargli vicino, accompagnarlo, vivere con Lui la Sua sofferenza, la Sua morte e la Sua risurrezione”.

28 marzo - OLANDA Le iniziative per la Settimana Santa. Vescovi: non perdere la speranza pensando alla Resurrezione del Signore

Cosa stanno a significare i ramoscelli d’ulivo della Domenica delle Palme? Cosa è la Messa crismale del Giovedì Santo? Qual è il significato del rito della lavanda dei piedi?  Come si svolge la Veglia Pasquale? E perché si celebra il Lunedì dell’Angelo? Sono alcune delle domande alle quali rispondono i vescovi olandesi in otto video on-line disponibili sulla pagina www.vierpasen.nl  in cui propongono anche alcune riflessioni sulla Passione, Morte e Resurrezione del Signore, sull’Eucaristia e il Sacerdozio.  Un modo per aiutare i fedeli olandesi a vivere nel modo migliore questa Pasqua che anche quest’anno sarà celebrata in modo diverso a causa della pandemia del Covid-19. Durante la Settimana Santa appena iniziata, nei Paesi Bassi restano, infatti, le restrizioni alla partecipazione alle liturgie concordate dalle Chiese con Governo resteranno in vigore, in considerazione della nuova impennata dei contagi nel Paese. I vescovi invitano quindi a fare riferimento alle linee guida pubblicate dalla Conferenza episcopale lo scorso ottobre, che prevedono, tra le altre cose, la prenotazione dei posti in chiesa, il rispetto del distanziamento sociale e la sospensione dei cori. Inoltre, con l’anticipazione del coprifuoco alle 22.00, le celebrazioni del Triduo Pasquale, in particolare della Veglia Pasquale, dovranno essere anticipate per consentire ai fedeli di fare rientro in casa nei tempi previsti. L’invito dei vescovi olandesi è comunque a celebrare anche questa Pasqua con speranza. “La crisi del Coronavirus è profonda per tutti noi, nella società e nella Chiesa. Richiede rigore, pazienza e resilienza da parte nostra”, affermano i presuli nel loro messaggio pasquale, ricordano che “nella Sua morte e risurrezione, Gesù ha vinto la morte" e che “con Lui, è la vita ad avere l'ultima parola”. “In questo tempo che richiede sacrifici da parte nostra, manteniamo viva questa speranza, basata sulla nostra fede e sull'amore reciproco”, conclude il messaggio, disponibile sul sito della Conferenza episcopale. Nelle ultime 24 l’Olanda ha registrato quasi 9mila nuovi casi, portando il totale dall’inizio della pandemia a 1,25 milioni. (LZ)

28 marzo - ZAMBIA La Chiesa punta sul digitale. Firmato un accordo di collaborazione con un’azienda di tlc locale

I media cattolici in Zambia accelerano il passaggio al digitale. La crisi del Covid-19 ha dato un’ulteriore spinta a questo processo, aumentando la consapevolezza dell’importanza cruciale dei nuovi mezzi nella missione della Chiesa. Da questa consapevolezza è nato l’accordo di collaborazione siglato nei giorni scorsi tra Lumen TV Zambia, l’emittente televisiva della Conferenza episcopale zambiana (Cbcz) e la Loyola Television della Compagnia di Gesù con la Zamtel, importante azienda di tele-comunicazioni locale. Zamtel – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale - sponsorizzerà la trasmissione delle Messe riprese dai due canali televisivi cattolici su tutto il territorio nazionale. La nuova partnership – ha spiegato padre p. Patrick Mulemi, SJ, direttore esecutivo della Loyola Television, durante la cerimonia della firma dell’accordo - permetterà di raggiungere una platea di 6 milioni di zambiani, tra i quali gli oltre 4,5 milioni di cattolici del Paese. Ricordando che la comunicazione ha un’importanza cruciale nella Chiesa sin dalle sue origini, il sacerdote gesuita ha evidenziato la necessità di cogliere le grandi opportunità offerte dal digitale per raggiungere masse di persone che non possono partecipare fisicamente agli eventi, come sta accadendo in particolare in questi mesi di pandemia. Inoltre - ha aggiunto – la nuova collaborazione aiuterà la Chiesa ad annunciare il Vangelo Inoltre e creerà nuovi posti di lavoro in un paese in cui c’è tanta disoccupazione. Anche l'amministratore delegato di Zamtel, Sydney Mupeta, ha evidenziato come la pandemia Covid-19 abbia reso più urgente il passaggio al digitale, affermando che il nuovo passo compiuto dalla Chiesa cattolica in Zambia rappresenta una svolta per la sua missione. (LZ)

28 marzo - INDONESIA Attentato suicida contro una cattedrale nel Sud Sulawalesi: almeno 14 feriti e un morto (l'attentatore)

È di almeno 14 feriti il bilancio dell’attentato suicida compiuto stamani contro la cattedrale Sacratissimo Cuore di Gesù di Makassar, nella provincia orientale del Sud Sulawalesi, in Indonesia. L’esplosione – riferiscono fonti della polizia locale - è avvenuta alle 9.26 locali, quando una moto si è avvicinata all’entrata laterale dell’edificio al termine della Messa per la Domenica delle Palme. L’attentatore sarebbe morto. “È accaduto alla fine della Messa quando la gente stava rientrando a casa” , ha dichiarato ai giornalisti il sacerdote Wilhelmus Tulak. Non è la prima volta che le chiese indonesiane sono bersaglio di estremisti islamici in Indonesia, il Paese a maggioranza musulmana più popoloso al mondo. In particolare, nel maggio 2018, sei membri di una famiglia si erano fatte esplodere in tre chiese, una cattolica e due protestanti, a Surabaya, la seconda città del Paese, uccidendo una dozzina di fedeli. La famiglia era membro del gruppo jihadista Jamaah Ansharut Daulah (Jad) e l’attentato era stato rivendicato dal sedicente Stato islamico. Maggioritariamente musulmana, l’Indonesia non è uno Stato confessionale, ma è fondato sulla Pancasila, cinque principi iscritti nella Costituzione (fede in un unico Dio supremo; umanità giusta e civile; unità; democrazia guidata dalla saggezza; giustizia sociale) che garantiscono la libertà di tutti i credenti. La società indonesiana è infatti multi-religiosa, multi-etnica e multi-culturale, tanto che il motto del Paese è “unità nella diversità”, una particolarità che ha contribuito al carattere storicamente tollerante dell’Islam nel Paese, da sempre abituato a convivere con il pluralismo. Di questa tolleranza ha beneficiato anche la comunità cattolica che rappresenta poco più del 3% della popolazione. Questa tradizione di tolleranza è stata tuttavia messa a dura prova negli ultimi anni dalla diffusione dell’islamismo radicale (promossa anche da predicatori stranieri), che ha fomentato conflitti settari in diverse parti dell’arcipelago facendo emergere reti terroristiche locali legate ad al-Qaeda e ultimamente allo Stato Islamico. Diversi rapporti, rilevano inoltre un’escalation di violenze e discriminazioni ai danni delle minoranze religiose, tra cui i cristiani, in particolare nella provincia di Giava Occidentale, a Sumatra, nell’area metropolitana di Giakarta e nella provincia autonoma di Aceh, dove vige Sharia (la legge islamica). Fra i gruppi estremisti più attivi nel Paese, si segnalano il “Forum Umat Islam” (“Forum del popolo islamico”) e il “Front Pembela Islam” (“Fronte dei Difensori dell’Islam”) e il Laskhar Jihad, protagonista tra il 1999 e il 2001 di un sanguinoso conflitto  con le comunità cristiane. A fronte del fondamentalismo dilagante nel Paese esiste una consistente quota di musulmani moderati, leader e intellettuali aperti al dialogo. Un impegno attivamente condiviso dalla Chiesa cattolica che ha nella promozione del dialogo interreligioso e dei principi di armonia della Pancasila uno dei suoi punti focali. (LZ)

28 marzo - SCANDINAVIA Anno di San Giuseppe. Vescovi: San Giuseppe un modello di fede da seguire

L’Anno di San Giuseppe è “un’opportunità per imparare a conoscerlo meglio e chiedere il suo aiuto, per potere seguire più da vicino Gesù”. È quanto scrivono i vescovi della Conferenza episcopale dei Paesi nordici in una lettera pastorale rivolta ai fedeli a pochi giorni dall’inizio dell’anno speciale che la Chiesa dedica a questa figura discreta, ma centrale nella storia della Salvezza. La lettera, pubblicata in 12 lingue, passa dunque in rassegna le virtù dello Sposo di Maria da cui i cristiani possono prendere esempio per seguire meglio Gesù. San Giuseppe - scrivono i presuli - è innanzitutto un uomo di fede e giusto. Come Abramo, nostro padre nella fede, “ascolta la voce di Dio e segue la Sua volontà, anche se questo esige molto da lui ed è difficile da capire”. In questo senso - affermano - egli “ci insegna ad arrenderci a Dio anche in situazioni difficili”. Giuseppe è inoltre un uomo di preghiera e silenzioso: di lui non abbiamo alcuna parola – ricordano i vescovi scandinavi -  eppure “sembra aver ascoltato le istruzioni di Dio”. Egli ci indica quindi che “abbiamo bisogno del silenzio come spazio sacro in cui possiamo imparare a riconoscere la voce delicata ma chiara di Dio”. Come ebreo devoto che ha sicuramente insegnato a Gesù a pregare, è anche il nostro maestro nella preghiera. Il padre adottivo di Gesù, è poi il protettore della famiglia e una “fonte di ispirazione” per le nostre famiglie oggi: si assume la responsabilità di portare Gesù e Maria in sicurezza in Egitto per poi tornare a Nazateth ed è “quindi un modello per ogni padre”. Secondo i presuli scandinavi, è “incoraggiante” vedere oggi come i padri prendono sempre più sul serio il loro ruolo dedicandosi ai figli, “soprattutto in un momento in cui molti padri hanno rinunciato alle loro responsabilità o sono addirittura assenti”. San Giuseppe - prosegue la lettera - è inoltre un modello e difensore dei lavoratori contro ogni forma di sfruttamento, perché anche lui ha dovuto lavorare sodo per mantenere la famiglia.  Ci aiuta quindi a lavorare con il Creatore per una società migliore e più giusta.  È poi un modello di castità per la nostra società iper-sessualizzata, capace di esprimere un amore autentico e non possessivo che può aiutare gli uomini a liberarsi dai modelli maschilisti  delle società patriarcali.  I vescovi scandinavi ricordano inoltre che San Giuseppe è il patrono della Chiesa perché, come ha protetto Gesù nella sua crescita, continua oggi ad aiutare il Corpo mistico di Cristo nel suo pellegrinaggio terrestre. A lui quindi – affermano - ci rivolgiamo, in particolare per i cristiani perseguitati nel mondo. Come colui che si è preso cura della Famiglia di Nazareth, il padre adottivo di Gesù è anche il simbolo di quella “cultura della cura” tante volte invocata da Papa Francesco contro la “cultura dell’indifferenza” per costruire una società più fraterna. È poi la “speranza dei morenti”, che richiama i cristiani “ad essere testimoni di vita". Giuseppe è infine il protettore dei rifugiati e dei migranti, perché come loro è dovuto fuggire con la sua famiglia. Oggi ci invita dunque a dare un’accoglienza dignitosa, anche se solo temporanea, a chi è costretto a lasciare il proprio paese a causa di guerre, persecuzioni e fame.  Una sfida, quella delle migrazioni, che “non ha soluzioni facili”, ma che “nessuno può o dovrebbe eludere”, sottolineano i vescovi dei Paesi nordici. Giuseppe “ha protetto il Signore della vita all’inizio della sua esistenza terrena, ha posto con fiducia la sua vita al servizio di Dio”. L’auspicio dei presuli è dunque che “con il suo aiuto anche noi possiamo diventare protettori della vita al suo inizio, al suo termine e per la durata delle nostre vite su questa terra, dove le vite di così tante persone sono minacciate, rese insicure e sottovalutate”. “Possa San Giuseppe incoraggiarci nella nostra vita con Dio attraverso le sue preghiere e il suo esempio ed essere un aiuto per tutte le persone bisognose”, conclude la lettera. (LZ)

27 marzo - KENYA  Consiglio interreligioso: evitare processioni e veglie durante la Settimana Santa. Keniani incoraggiati a vaccinarsi

Continuano a crescere in modo preoccupante i contagi e i decessi per Covid-19 in Kenya, che nelle ultime 24 ore ha registrato più di 2mila nuovi casi portando il totale a 128mila, con oltre 2mila decessi. Per questo, in vista della Settimana Santa – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale - il Consiglio interreligioso del Kenya (Irck), esorta i cristiani keniani a evitare veglie e processioni notturne. In una nota diffusa in questi giorni, il Consiglio, presieduto da monsignor Anthony Muheria, arcivescovo di Nyeri, ricorda che “tutti gli incontri devono rispettare le linee guida” del Ministero della salute e dell’Organizzazione mondiale della sanità (Omc). Le celebrazioni in presenza non devono quindi superare le due ore e i sacerdoti sono vivamente esortati ad incrementare le funzioni religiose per consentire la partecipazione dei fedeli in sicurezza. Agli ultra-sessantacinquenni la raccomandazione è di seguire le Messe della Settimana Santa da casa. La nota avverte poi che troppe persone presenziano ai funerali, aumentando il rischio di contagio: “Dobbiamo ridurre I partecipanti ai funerali a 100, in pratica ai soli membri della famiglia”, esorta il Consiglio. Un’altra raccomandazione riguarda la campagna di immunizzazione, iniziata anche in Kenya con il vaccino Oxford-AstraZeneca. L’invito è a farsi vaccinare: “Riteniamo che contribuirà notevolmente a contenere la diffusione delle infezioni", affermano i leader religiosi keniani che sollecitano il Ministero della Salute a continuare a fornire quante più informazioni possibili sul vaccino per fugare eventuali dubbi sollevati dai cittadini. La nota invita inoltre tutti i leader religiosi ad incoraggiare i propri fedeli, soprattutto quelli anziani, a prendere il vaccino. Infine, il Consiglio chiede una più stretta collaborazione tra governo e organizzazioni religiose nella campagna di sensibilizzazione sulla vaccinazione. Da ricordare che la settimana scorsa anche la Conferenza episcopale keniana (Kccb) aveva dato una serie di indicazioni per le liturgie della Settimana Santa, incoraggiando la trasmissione audio-video, nonché lo streaming in diretta su web così da supplire all’impossibilità partecipare alle Messe in presenza. Tra le indicazioni specifiche offerte dalla Kccb, quella di omettere la lavanda dei piedi nella Messa in Coena Domini del Giovedì Santo, mentre nella celebrazione della Passione del Signore bacio della Croce dovrà essere limitato al solo celebrante. Per la Domenica delle Palme e la Via Crucis, inoltre, i vescovi raccomandano di evitare le consuete processioni pubbliche che commemorano, rispettivamente, l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la sua salita al Calvario per la Crocifissione. Scoraggiata anche l’organizzazione di “attività ufficiali della Chiesa” nelle ore in cui è previsto il coprifuoco nazionale, ovvero dalle 22.00 alle 4 del mattino. A tal proposito, quindi, i presuli raccomandano che la Veglia pasquale del sabato non si tenga o che, al massimo, si concluda entro le ore 20.00. (LZ)

27 marzo - MYANMAR Golpe militare. La solidarietà dell’arcivescovo di Tokyo e dei cardinali asiatici

Non si fermano le espressioni di solidarietà delle Chiese asiatiche con il martoriato popolo del Myanmar, mentre prosegue la sanguinosa repressione delle proteste contro il golpe militare del 1.mo febbraio. È di queste ore, infatti, la notizia di almeno 91 vittime nella sola giornata di oggi, il bilancio giornaliero più alto mai registrato dal colpo di Stato. In una lettera inviata nei giorni scorsi alla Conferenza episcopale del Myanmar e al cardinale Charles Maung Bo, l’arcivescovo di Tokyo, monsignor Isao Kikuchi, ha voluto assicurare la particolare vicinanza nella preghiera dell’arcidiocesi alla Chiesa “sorella” del Myanmar. "In questo tempo di Quaresima, mentre rinnoviamo la nostra dedizione a Cristo e ci sforziamo di vivere una nuova vita nella nostra comunità, preghiamo perché il sacrificio e le preghiere del popolo del Myanmar portino pace e rinnovamento al paese", esordisce la missiva che esprime “profonda preoccupazione per l’attuale situazione e per l'impatto che sta avendo sulla gente". Monsignor Kikuchi assicura quindi la sua solidarietà alla Chiesa del Myanmar, “impegnata a servire i più deboli e a promuovere la pace per tutti”. “Con il Santo Padre preghiamo perché quanti hanno l'autorità lavorino con sincera volontà di servire il bene comune e i fondamentali diritti umani e civili, di promuovere la giustizia e la stabilità nazionale per una coesistenza armoniosa, democratica e pacifica", prosegue la lettera citando un recente intervento di monsignor Ivan Jurkovic, Osservatore Permanente della Santa Sede all’Onu a Ginevra. L’arcivescovo di Tokyo ricorda quindi la sua visita in Myanmar, nel febbraio 2020, quando – afferma -  ha avuto modo di conoscere la realtà della Chiesa in Myanmar, rimanendo colpito dalla profonda fede dei cattolici birmani. L’auspicio del presule è che “le loro speranze e aspirazioni non siano distrutte". Monsignor Kikuchi conclude con le parole del cardinale Bo: “La pace è possibile, la pace è l'unica strada", e assicura la preghiera della comunità cattolica di Tokyo per il Myanmar. La lettera dell’arcivescovo di Tokyo si aggiunge ai numerosi appelli ed espressioni di solidarietà in queste settimane dalle Chiese asiatiche con la Chiesa e il popolo birmano. Tra questi la lettera aperta indirizzata nei giorni scorsi da 12 cardinali membri della Federazione della Conferenze Episcopali dell'Asia (Fabc) al cardinale Bo, in cui esprimono pieno sostegno all’impegno della Chiesa birmana per una soluzione pacifica del conflitto e contro la violenza militare nei confronti di civili innocenti. Nel messaggio i cardinali asiatici si sono rivolti ai militari, ai manifestanti e a tutti gli attori politici birmani ribadendo, con il cardinale Bo, che “la violenza non è mai una soluzione; la forza non è mai una soluzione. Dà solo origine a più dolore e sofferenza, a più violenza e distruzione”.  Ricordando che l'Asia “è un continente di pace e di speranza”, e che è “un’un'unica famiglia”, la lettera conclude ribadendo ancora una volta che “la pace è possibile” (LZ)

27 marzo - FILIPPINE La gioia dei cattolici di Manila per la nomina del cardinale Advincula a nuovo arcivescovo della capitale

“Accolgo questa nomina come una benedizione non solo per me, ma per tutti i fedeli dell'arcidiocesi di Capiz e per le Filippine intere. Chiedo ai fedeli e ai religiosi di pregare per me e io pregherò per loro”. Così il cardinale Jose Fuerte Advincula, finora arcivescovo di Capiz, nella provincia filippina di Tarlac, ha commentato la sua nomina a 33.mo arcivescovo di Manila. La nomina è stata annunciata il 25 marzo, quasi quattro mesi dopo la sua creazione a cardinale, il 28 novembre scorso. Il porporato, che compie 69 anni il 30 marzo, succede al cardinale Luis Antonio Tagle che ha guidato la più importante sede vescovile delle Filippine, nonché prima diocesi del Paese, fino al febbraio 2020, quando Papa Francesco lo ha nominato Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Da allora l’arcidiocesi è rimasta vacante ed è stata retta da un amministratore apostolico nella persona del vescovo ausiliare, monsignor Broderick Pabillo. Nato a Dumalag nel 1952, il cardinale Advincula è stato ordinato sacerdote nel 1976 e ha studiato psicologia alla De la Salle University di Manila e poi Diritto canonico, sia all’Università Santo Tomas di Manila sia all’Angelicum a Roma. Prima di essere nominato arcivescovo di Capiz da Benedetto XVI nel 2011, è stato per dieci anni vescovo diocesi di San Carlos, nella provincia di Negros Occidentale. All'interno della Conferenza episcopale filippina (Cbcp) è stato membro della Commissione per la dottrina della fede e della Commissione per le popolazioni indigene. La notizia della sua nomina è stata accolta con gioia dai cattolici di Manila, diversi dei quali hanno espresso all’agenzia Ucanews la speranza che nel nuovo incarico continui il suo attivo impegno per i diritti umani e per i poveri nel quale si è distinto in questi anni come arcivescovo di Capiz. Un’attenzione sottolineata nell’intervista rilasciata il 27 ottobre scorso a Vaticanews dopo l’annuncio della sua designazione a cardinale. Nell’intervista il porporato aveva indicato la presenza nelle periferie e l'educazione dei giovani come le due priorità del suo ministero, aggiungendo che “la Chiesa deve assicurarsi che la dignità della persona e i diritti umani siano rispettati”. La data della presa di possesso dell’arcidiocesi non è stata ancora fissata, ma - come riporta l'agenzia Cbcpnews potrebbe avvenire intorno alle metà di giugno. Prima di quella data, il 28 maggio, riceverà dal Nunzio apostolico nelle Filippine, monsignor Charles John Brown, la berretta cardinalizia che Papa Francesco non ha potuto imporgli personalmente durante il Concistoro a causa della pandemia del Covid-19 che gli aveva impedito di recarsi a Roma. Con i suoi 3 milioni di fedeli e 86 parrocchie e nove diocesi suffraganee, l’arcidiocesi di Manila è una delle più grandi giurisdizioni ecclesiastiche delle Filippine e anche la più antica. Fu infatti elevata ad arcidiocesi nel 1595. (LZ)

27 marzo - AFRICA Vescovi keniani ed etiopici all’Onu: l’ideologia di genere minaccia le conquiste e i diritti delle donne  

Sì alla tutela dei diritti fondamentali di tutte le persone, senza distinzioni di orientamento sessuale, no alla promozione alla creazione di nuovi i diritti basati su ideologie che contestano la differenza sessuale biologica come un obsoleto stereotipo culturale. Si può riassumere così la posizione espressa dalle Conferenze episcopali del Kenya e dell’Etiopia in due distinte relazioni presentate all’Esperto Indipendente delle Nazioni Unite incaricato della tutela dalla violenza e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere (Sogi). Il riferimento è a un recente rapporto della Sogi che sarà presentato alla prossima sessione, la 47.ma, del Consiglio per i Diritti Umani (Hrc), in programma dal 21 giugno al 9 luglio. Istituito nel 2016 con il compito di monitorare i progressi delle leggi esistenti sui diritti umani negli Stati membro dell’Onu e di aumentare la consapevolezza sulla violenza e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, la speciale commissione dell’Onu presenta, infatti, regolarmente raccomandazioni e suggerimenti all’Hrc durante le sue sessioni periodiche.  Nelle loro due relazioni, preparate rispettivamente dalla Commissione per l’educazione religiosa della Conferenza episcopale del Kenya (Kccb) e dalla Conferenza episcopale dell’Etiopia (Cbce) i vescovi dei due Paesi africani esprimono “profonda preoccupazione” per i contenuti del nuovo rapporto che, affermano, ha un netto orientamento ideologico “a favore delle più radicali teorie e politiche gender”. Così facendo, evidenziano, si minano “i fondamenti stessi” della tutela della parità dei diritti e delle opportunità tra donne e uomini. In particolare, scrive la Kccb, la Sogi “mira chiaramente a portare avanti teorie e ideologie di genere radicali che cercano di cancellare ogni differenza tra uomo e donna e che minano le tanto sudate conquiste nel campo dei diritti umani di donne e bambine". Secondo i vescovi keniani, se tutte le persone hanno diritto di vedere riconosciuti i loro diritti umani fondamentali, l'adozione di una politica sull'identità di genere, che ha individuato ben 112 diverse identità, creerebbe un’infinità di controversie tra gli Stati membri dell’Onu, poiché, in ultima istanza, qualsiasi individuo potrebbe denunciare una violazione di legge sulla base del proprio “sentire” di genere. “Nessuna legge al mondo funziona in questo modo”, sottolinea la relazione. Di qui la ferma opposizione della Chiesa keniana ai tentativi dell'esperto Onu “di minare i progressi conquistati a fatica da donne e ragazze”. Secondo i vescovi , invece di cercare di creare “protezioni speciali” per le persone in base alla percezione interna che hanno di se stesse e che può mutare nel tempo, “si dovrebbero piuttosto applicare le leggi e le politiche esistenti che puntano all’eliminazione della violenza contro ogni persona". Dello stesso tenore le obiezioni dei vescovi etiopici che parlano di un tentativo "integrare la teoria gender in tutto il sistema delle Nazioni Unite e di pressioni sugli Stati membri perché facciano lo stesso", con l’obiettivo di tradurre questa ideologia radicale in leggi e politiche vincolanti per gli stessi Stati. "L'idea che una persona biologicamente maschile possa diventare una ragazza o una donna, semplicemente adottando comportamenti e abiti femminili stereotipati, è regressiva e danneggia le ragazze e le donne rafforzando quegli stessi stereotipi che hanno portato a molestie, discriminazione e violenza ai loro danni", afferma con forza la relazione, firmata dal segretario generale della Cbce, padre Teshome Fikre Woldetensae. Nel ribadire la ferma condanna della Chiesa di ogni forma di discriminazione o violenza, sia essa basata sul sesso o su altri fattori, i vescovi si rivolgono in conclusione all’Esperto Onu con queste parole: "È nostro dovere morale come Chiesa chiedere alla vostra Commissione di non andare contro il bene comune degli esseri umani”. (LZ)

26 marzo - ITALIA On line il Dizionario sulla Dottrina sociale della Chiesa, curato dall’Università Cattolica

Ambiente, pandemia, demografia, disuguaglianze sociali, conflitti, intelligenza artificiale e big data: sono queste alcune delle “cose nuove del XXI secolo” che verranno affrontate dal “Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa” per la prima volta in versione digitale. A quasi venti anni dalla sua prima pubblicazione cartacea, avvenuta nel 2004, infatti, l’opera cambia veste ed è ora consultabile sul web, all’indirizzo https://www.dizionariodottrinasociale.it/. Curato dal Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il Dizionario verrà aggiornato ogni tre mesi grazie ai contributi di studiosi attivi nelle cinque sedi dell’Ateneo e che valorizzeranno la ricerca interdisciplinare. Il nuovo portale del Dizionario propone una consultazione on line lungo tre itinerari: le parole-chiave più utilizzate; i singoli fascicoli di aggiornamento; i percorsi di approfondimento che rimandano ad altri documenti, sempre accessibili sul web. Tra le voci più rilevanti del volume, si segnala quella su “lo sviluppo umano integrale e il pieno esercizio della dignità umana che – si legge - non possono essere imposti, ma devono essere costruiti e realizzati da ciascuna persona, famiglia, comunità, in tutti gli ambienti dove si sviluppa la socialità umana: villaggi, città, scuole, imprese, nazioni”. Peculiare anche l’analisi del tema della “relazione”, soprattutto in famiglia, nel mondo del lavoro e tra le generazioni, così come la riflessione sulla pace e la convivenza, perché “la dottrina sociale non solo promuove il rifiuto della guerra e l’attuazione del disarmo, ma ci ricorda che non c’è pace senza sviluppo, senza perdono, senza giustizia, senza amicizia sociale, senza il prendersi cura della dignità e del bene di tutti”. Ulteriori voci approfondiscono il ruolo e l’importanza di politiche ed istituzioni giuste ed efficaci; i progressi, ma anche i rischi, che le nuove tecnologie comportano; la necessità di un equilibrio sano tra economia reale e finanza; le opportunità offerte dai mass-media, che “oggi sono così pervasivi che è quasi impossibile immaginare l’esistenza della famiglia umana senza di essi, nel bene e nel male”. “Attraverso i media e le reti - si spiega - si può formare e trasmettere una cultura che rischia di essere al servizio dei potenti di turno; ma è anche possibile sentirci più prossimi gli uni agli altri, nell’incontro, nel dialogo, nella vicinanza”. Infine, spazio alla riflessione sulla globalizzazione che “ci rende vicini, ma non ci rende fratelli”, perché “trainata prevalentemente da interessi economici”, essa “ha portato alla costruzione di nuovi ‘muri’ fra nazioni”. Il progetto innovativo “esprime l’importanza di esserci in questo cambio d’epoca, come luogo di ricerca e di formazione”, conclude la professoressa Simona Beretta, direttore del Centro di Ateneo che si occupa del volume. La Dottrina sociale, infatti, anche oggi si presenta come “una risorsa preziosa soprattutto nei momenti di cambiamento”, perché “la fede illumina la ricerca e manifesta l’umano e il sociale”. (IP)

26 marzo - BOLIVIA Vescovo di Oruro: tutelare vita nascente e vedere nei sofferenti il volto di Cristo

La Chiesa della Bolivia ha celebrato, in questi giorni, due ricorrenze: domenica scorsa, 21 marzo, la Giornata diocesana della solidarietà, mentre ieri, 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione, la Giornata del nascituro. Per entrambe le iniziative Monsignor Krzysztof Bialasik, vescovo di Oruro, ha lanciato un appello: in primo luogo, il presule ha esortato alla tutela della vita nascente, ricordando che “uccidere un bambino non nato è il peccato più grande che si possa commettere, perché questo bambino non può difendersi o chiedere aiuto per aver salva la vita”. Di fronte, quindi, alle “tante ideologie” e ai “tanti politici” che promuovono leggi che “cercano di distruggere la vita”, i credenti sono chiamati a “prendersi cura soprattutto dei nascituri”. “Non possiamo permettere che in Bolivia e nel resto del mondo si uccidano i bambini non ancora nati”, ha ribadito Monsignor Bialasik. Quindi, l’appello alla solidarietà: “In ogni fratello e sorella che soffre – ha detto il vescovo di Oruro – la Chiesa ci chiama a vedere il volto di Cristo in cammino verso il Calvario”. Per questo, ha aggiunto, “dobbiamo essere attenti al prossimo, che sia in famiglia, in prigione o in ospedale, o che sia malato nel corpo o nello spirito”. È soprattutto in queste situazioni, ha concluso il presule che “bisogna esercitare la carità”, perché “la fede senza opere è una fede morta”. Da ricordare che in Bolivia, a dicembre 2017, è stata approvata la legalizzazione dell’aborto nelle prime otto settimane di gestazione in caso di povertà, qualora la madre sia una studentessa, in presenza di malformazioni fetali o quando la gravidanza sia conseguenza di stupro o incesto o coinvolga una bambina o un’adolescente. Una decisione controversa, contro la quale i vescovi del Paese si sono battuti più e più volte. Centinaia di migliaia anche i cittadini che, quattro anni fa, sono scesi in piazza per manifestare il proprio dissenso. “Fedeli alla missione profetica della Chiesa – scrivevano all’epoca i presuli - insistiamo sul fatto che questa decisione rappresenta una sconfitta per tutti: essa infatti mostra ai nostri figli un Paese che non affronta i propri problemi rispettando e custodendo la vita e la dignità dei più vulnerabili come i bambini e le donne, ma preferisce risolvere tali sfide eliminando gli innocenti”. (IP)

26 marzo - BRASILE “Fraternità ed educazione – Parla con saggezza, insegna con amore” tema della Campagna di fraternità 2022

Sarà dedicata al tema "Fraternità ed educazione - Parla con saggezza, insegna con amore" la Campagna di fraternità 2022, ovvero la colletta di solidarietà promossa dalla Conferenza episcopale del Brasile in tempo di Quaresima. L’argomento scelto, informa il sito web dei presuli, verrà declinato seguendo l’approccio dell’ascolto, del discernimento e della proposta. “Il gruppo incaricato di redigere il testo della Campagna – si legge ancora – prevede di concludere il lavoro entro il 15 giugno, avendo già ricevuto suggerimenti dai vescovi sui documenti dai quali trarre spunto”. Centrale sarà anche il richiamo alla “necessità di rafforzare l’importanza della famiglia nel processo educativo, nonché l’opportunità di affrontare iniziative mondiali come il Patto educativo globale e l’Anno della Famiglia-Amoris Laetitia”, indetto da Papa Francesco a cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica. “L’obiettivo generale della Campagna di fraternità 2022 – spiega la Cnbb – è quello di promuovere un dialogo sulla realtà educativa in Brasile, alla luce della fede cristiana, proponendo percorsi a favore dell'umanesimo integrale e della solidarietà”. Il testo, quindi, offrirà indicazioni sull'educazione alla trasmissione della fede e alla convivenza, alla salute e alla solidarietà, andando oltre l'educazione formale. In preparazione, inoltre, c’è anche una lettera dei vescovi agli educatori, alle famiglie e agli insegnanti per motivare la loro partecipazione alla Campagna, così da per suscitare un ampio dialogo tra tutti gli attori della società. L’edizione 2022 della Campagna di fraternità sarà la 58.ma: l’iniziativa, infatti, è stata celebrata la prima volta, a livello nazionale, nel 1964. Ma le sue origini risalgono al 1961, quando tre sacerdoti responsabili della Caritas del Brasile idearono una raccolta fondi per le attività di assistenza dell’organizzazione, così da renderla finanziariamente autonoma. L’iniziativa venne chiamata proprio “Campagna di fraternità” e realizzata nella Quaresima del 1962 nella diocesi di Natal, con il sostegno di altre tre diocesi. Nel 1963, ben sedici diocesi del nord-est del Brasile aderirono al progetto. Infine, sulla scia del Concilio Vaticano II, l’anno dopo la Campagna venne lanciato a livello nazionale. Solitamente, ai fedeli brasiliani giunge un messaggio del Pontefice: per l’edizione 2021, incentrata sul tema “Fraternità e Dialogo: impegno di amore”, Francesco ha incoraggiato i fedeli ad “aprire il cuore al nostro compagno di viaggio senza paura o sospetto, e guardare prima di tutto a ciò che cerchiamo: la pace di fronte all'unico Dio". (IP)

26 marzo - MOZAMBICO Attaccate le città di Manguna e Palma, Acs al fianco degli sfollati

Nuovi attacchi di gruppi armati in Mozambico. Don Kwiriwi Fonseca, uno dei responsabili della comunicazione della diocesi di Pemba, ha riferito ad Aiuto alla Chiesa che Soffre che ad essere colpite simultaneamente, due giorni fa, sono state le città di Manguna e Palma. Secondo testimonianze pervenute ad Acs, la popolazione è fuggita dalle proprie abitazioni. Molti anche i sacerdoti e le suore che hanno dovuto lasciare le loro parrocchie e missioni a causa delle violenze che dal 2017 affliggono il nord del Paese. Padre Edegard Silva, missionario brasiliano attualmente a Pemba, ha fatto sapere che la sua parrocchia, quella del Sacro Cuore di Gesù, nel distretto di Muidumbe, è stata teatro di uno dei più violenti attacchi terroristici dello scorso anno e ha confermato che la popolazione è attualmente in fuga a causa dell’attacco armato. “Molti parenti dei nostri catechisti di Palma ci hanno contattato per informarci che stanno fuggendo - ha detto il sacerdote -. Quando si verificano questi attacchi le persone scappano in montagna ed è difficile comunicare a causa del segnale debole e delle batterie mobili scariche. Padre Silva ha aggiunto che la città di Palma si trova nella regione “dove si sta portando avanti il ​​grande progetto di esplorazione del gas della multinazionale Total” e che per molti osservatori questo è uno dei motivi della rivolta. Gli attacchi da parte di gruppi armati legati a jihadisti del sedicente Stato Islamico hanno generato una gravissima crisi umanitaria. Secondo le Nazioni Unite alla fine dello scorso anno il bilancio era di più di 670mila sfollati e oltre duemila morti. Aiuto alla Chiesa che Soffre ha sostenuto fin dall’inizio gli sforzi della Chiesa locale per aiutare la popolazione sfollata, e ha assicurato un primo soccorso d’urgenza di 160mila euro. La fondazione di diritto pontificio inoltre, in tutto il Paese, sostiene sacerdoti e religiose, finanzia seminari, attività di formazione e altri progetti per far fronte ai bisogni più urgenti della vita della Chiesa (TC)

26 marzo - FILIPPINE #coronavirus. Settima Santa: governo permette una Messa al giorno con il 10% dei presenti

Una sola funzione liturgica al giorno alla presenza di un quantitativo massimo di fedeli pari al 10 per cento della capacità del luogo di culto: queste le disposizioni varate dal governo delle Filippine per la Settimana Santa, ovvero i giorni dal 28 marzo al 4 aprile, nell’area metropolitana di Manila. Al contempo, è stato ribadito che restano vietati gli assembramenti davanti ai luoghi di culto ed è stato sottolineato che tali normative si applicano non solo alle chiese cattoliche, ma anche agli edifici di altre confessioni religiose. Infine, l’esecutivo filippino ha incoraggiato l’uso di un accompagnamento corale registrato, e non dal vivo, di tutte le celebrazioni. È stata, così, accolta la richiesta della Conferenza episcopale locale che, nei giorni scorsi, aveva chiesto al governo di consentire almeno ad una parte di fedeli di partecipare alla Messa in presenza. In un primo momento, infatti, l’Inter-Agency Task Force on Emerging Diseases aveva vietato fino a Pasqua ogni tipo di incontro religioso, limitando anche lo svolgimento di matrimoni, battesimi e servizi funebri. Dai vescovi arriva, inoltre, l’incoraggiamento ai fedeli che non potranno recarsi in chiesa ad unirsi spiritualmente alle celebrazioni pasquali grazie alle dirette televisive, radiofoniche e in streaming su web. “Siamo consapevoli della situazione”, ha detto padre Genardo Diwa, membro della Commissione per la Liturgia dell’Arcidiocesi di Manila. Nel Paese, infatti, il Covid-19 ha fatto registrare, finora, quasi 700mila casi di contagio e più di 13mila decessi. (IP)

26 marzo - FRANCIA Lotta agli abusi al centro della plenaria primaverile dei vescovi. Approvate 11 risoluzioni contro la pedofilia

Si è conclusa oggi la sessione primaverile della Conferenza episcopale francese (Cef), iniziata il 22 marzo e svoltasi a Lourdes in modalità mista (virtuale e in presenza) a causa dell’emergenza sanitaria. In primo piano anche in questa assemblea, cui hanno partecipato 103 presuli, la piaga degli abusi nella Chiesa, con riferimento in particolare alla “questione della responsabilità” approfondita durante l’assemblea straordinaria convocata lo scorso febbraio per portare a termine il lavoro avviato dalla Cef nel novembre 2018. Un percorso in cui i vescovi francesi hanno esaminato il tema della lotta alla pedofilia nella Chiesa nelle sue quattro dimensioni, tra loro strettamente collegate: quella commemorativa, quella dell’accompagnamento degli autori, quella della prevenzione e la dimensione finanziaria. L’assemblea – riporta il comunicato finale - ha approvato una serie di 11 risoluzioni che riguardano questi quattro ambiti, ma anche i mezzi per implementarle, e che saranno accompagnate a breve da una lettera esplicativa rivolta ai cattolici di Francia per coinvolgere tutto il Popolo di Dio in tale processo di riconoscimento, vigilanza e sostegno. Questo in attesa della pubblicazione il prossimo autunno dell’atteso rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica (Ciase), che dopo l’appello lanciato alle vittime a farsi avanti nel 2019, ha già ricevuto 6.500 chiamate che hanno permesso di individuare 3mila vittime, per fatti per lo più risalenti agli anni cinquanta e sessanta. Nel discorso conclusivo, trasmesso in diretta tv sul canale Kto, il presidente della Cef, monsignor Eric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims, ha ribadito la “rabbia” ma soprattutto la “tristezza e vergogna” dei vescovi per il fatto che dei sacerdoti abbiano “potuto usare il potere che Cristo aveva dato loro e che la Chiesa aveva affidato loro per compiere opere di morte sui bambini e sui giovani”. La lettera si rivolgerà quindi alle vittime, assicurando loro che “la loro parola è e sarà presa sul serio”; a tutti i fedeli “scioccati, delusi, sconvolti” dalle notizie di questi crimini, e ai sacerdoti anch’essi sconvolti dagli atti commessi da loro confratelli. Un altro importante argomento all’ordine del giorno è stata la situazione finanziaria della Chiesa di Francia, pesantemente penalizzata, come altrove, dalla crisi del Covid-19 che ha ridotto drasticamente le offerte durante le Messe. I vescovi si sono detti piacevolmente sorpresi dall’aumento registrato in questi mesi delle donazioni dei fedeli per il sostentamento del clero che, tuttavia, coprono solo una piccola parte del deficit. Guardando al prossimo quinquennio, i vescovi hanno quindi discusso nuove iniziative da intraprendere: in particolare, il rilancio degli appelli a donare, la riduzione degli oneri e la mutualizzazione delle risorse finanziarie a livello parrocchiale e nazionale. È stata inoltre evidenziata l’importanza degli economi diocesani e del lavoro di consulenza e monitoraggio svolto da molti volontari qualificati nelle diocesi e nelle parrocchie per una gestione più rigorosa e trasparente delle finanze ecclesiastiche. Durante l’assemblea, la Cef ha anche proseguito la sua riflessione sull’ecologia integrale alla luce della “Laudato sì” di Papa Francesco, con una conferenza sul tema: “Produrre e creare: quale impronta”, alla quale sono intervenuti esperti del mondo produttivo e ambientalisti. La riflessione è stata avviata nell’autunno 2019 con il coinvolgimento rappresentanti, anche laici, di tutte le diocesi e membri di associazioni impegnate sul fronte dell’ecologia integrale. Tra gli altri temi in agenda, infine, l’implementazione nella Chiesa francese della “Ratio integralis institis sacerdotalis”, il documento pubblicato nel 2016 dalla  Congregazione per il Clero sulla formazione dei sacerdoti. (LZ)

26 marzo - BENIN Verso le presidenziali. Leader religiosi in preghiera per la pace

Una preghiera per la pace ed un’esortazione a rinunciare agli interessi particolari ed egoistici in nome del bene comune: le ha chieste Monsignor Roger Houngbédji, Arcivescovo di Cotonou, in Benin, celebrando ieri, 25 marzo, una Santa Messa nella Cattedrale cittadina per invocare la pace e la riconciliazione sulle prossime elezioni presidenziali, in programma l’11 aprile. Alla celebrazione hanno preso parte leader religiosi, rappresentanti politici e fedeli. “Siamo riuniti per pregare e per invocare la pace di Dio – ha detto Monsignor Houngbédji nella sua omelia – perché la vera pace è quella che viene dal Signore, non dal mondo e, in quanto credenti, siamo chiamati ad accettarla come un dono divino”. Al contempo, l’Arcivescovo ha esortato i presenti a “rispondere alla chiamata del Signore che ci chiede di diventare operatori di pace”. Il che significa “aprire il cuore alla Sua Parola, avere realmente fiducia in Lui e rinunciare agli interessi personali per il bene del prossimo”. La Messa dell’Arcivescovo di Cotonou è stata preceduta da altri momenti e incontri di preghiera: il 24 marzo, nella Cattedrale cittadina di “Nostra Signora della misericordia”, i rappresentanti di diverse confessioni religiose del Paese, insieme ad alcuni esponenti politici, hanno reso omaggio alla tomba di Monsignor Isidore de Souza, Arcivescovo della città dal 1990 al 1999 e tra i principali attori dell’avvento della democrazia nel Paese africano. "Possa il seme piantato dal compianto presule – ha detto padre Nathanaël Soédé, Cappellano nazionale dei dirigenti e delle personalità politiche del Benin - portare frutti per ricostruire il Paese”, affinché “cittadini, leader religiosi e politici abbiano a cuore di essere protagonisti del dialogo, della riconciliazione, del perdono reciproco e della pace". Non solo: il 19 marzo, esponenti cattolici, musulmani e delle religioni originarie locali hanno pregato insieme, secondo la stessa intenzione, nella moschea Cadjehoun di Cotonou, mentre il 10 marzo a Porto-Novo, capitale del Benin, il pastore Kponjesu Amos Hounsa, presidente della Chiesa protestante metodista nazionale, ha presieduto una funzione con lo stesso auspicio. Da ricordare che le prossime presidenziali si terranno in un contesto particolare: secondo le modifiche del 2019 alla legge elettorale, infatti, ogni candidato alla presidenza nazionale deve avere il patrocinio del 10 per cento dei sindaci o dei deputati. Tuttavia, attualmente, il Parlamento del Benin è composto esclusivamente da deputati del movimento presidenziale, il che mette a rischio il pluralismo dei candidati alla poltrona di Capo dello Stato. Tra loro, c’è anche l’attuale presidente, Patrice Talon, in corsa per un secondo mandato dopo la vittoria del 2016. Il bilancio del suo quinquennio alla guida del Paese è positivo, naturalmente, per i suoi sostenitori che evidenziano i progressi raggiunti dal Paese, che è passato dalle nazioni a basso reddito a quelle con medio reddito. Ma la povertà cresce sempre di più, i partiti dell’opposizione accusano Talon di essersi rimangiato la promessa di non ricandidarsi e la magistratura ha avviato diverse inchieste per alcuni casi di corruzione. (IP)

26 marzo - POLONIA #coronavirus Settimana Santa. Appello del presidente dell’Episcopato a sacerdoti e laici perché osservino scrupolosamente le norme durante le celebrazioni litugiche

Monsignor Stanisław Gądecki, arcivescovo metropolita di Poznań e presidente della Conferenza episcopale polacca, a causa del crescente numero di casi di coronavirus nel Paese, ha rivolto un appello a sacerdoti e fedeli laici – diffuso sul sito web dell’Episcopato -, perché, nel corso della Settimana Santa, osservino scrupolosamente le misure anti Covid-19 adottate per tutelare la salute di tutti durante le celebrazioni liturgiche. Il presule ha chiesto il rispetto dell'attuale limite dei partecipanti alle assemblee religiose, il rispetto del distanziamento sociale, l’uso delle mascherine, la disinfezione delle mani e il rispetto delle norme di igiene delle chiese. Tutti coloro che non potranno partecipare di persona alle celebrazioni – ha ricordato - potranno connettersi spiritualmente con la comunità della Chiesa attraverso la preghiera e le trasmissioni dei mezzi di comunicazione. Inoltre, "sebbene i vescovi abbiano dispensato dall'obbligo di assistere alla Santa Messa – ha ricordato -, le trasmissioni non sostituiranno mai la piena partecipazione all'Eucaristia e la ricezione dei sacramenti". Quindi, "lasciare le chiese aperte è estremamente importante, perché l'uomo non è solo un corpo, ma anche un'anima – ha sottolineato -, e la preghiera - soprattutto nei momenti di prova e di avversità - è il nostro modo di rafforzarci sulla via della salvezza". In questo tempo di pandemia, monsignor Gądecki ha ricordato tutti i malati, le loro famiglie e coloro che sono al servizio dei più bisognosi, concludendo che grazie alla responsabilità e alla solidarietà di tutti, sarà possibile vivere la festa della risurrezione del Signore con fiducia e speranza. (AP)

26 marzo - SVIZZERA #coronavirus. Appello Caritas: ridurre i premi delle assicurazioni sanitarie per combattere la povertà

La riduzione dei premi delle assicurazioni sanitarie sarebbe uno strumento efficace per combattere la povertà, soprattutto in tempi di pandemia da Covid-19: lo afferma la Caritas Svizzera in una nota in cui sottolinea che “mentre negli ultimi 20 anni i premi assicurativi sanitari sono raddoppiati, i salari non hanno tenuto lo stesso ritmo”. Di conseguenza, per le famiglie a basso reddito, “la situazione non è più sopportabile” perché esse si trovano a dover spendere “una media del 14 per cento del loro budget per tali premi”. Il che equivale a “più di un mese e mezzo di stipendio”. La gravità della situazione, continua la nota, è evidente: “Sempre più persone si rivolgono alla Caritas perché non sanno come pagare i premi assicurativi”, dato che “gli aumenti di stipendio sono fermi e i bilanci familiari si riducono”. Di conseguenza, quando queste persone si ammalano “o non si curano o si indebitano per riuscire a curarsi”. C’è, poi, anche un problema di mancanza di informazione: molte persone, infatti – spiega l’organismo caritativo – “non sanno di avere diritto ad una riduzione dei premi assicurativi o rinunciano a tale diritto a priori, a causa della complessità dei moduli da compilare per farne richiesta”, finendo per vivere “in condizioni economiche precarie”. Ma “le spese sanitarie non devono provocare il rischio di povertà – ribadisce la nota – Le riduzioni dei premi assicurativi, quindi, devono essere estese e rese accessibili a tutti, nonché adattate alle esigenze delle persone a basso reddito e rese automatiche per gli aventi diritto”. Inoltre, la Caritas auspica che siano fissati “obiettivi vincolanti per l’onere finanziario massimo dei premi assicurativi sanitari, affinché essi non superino il salario mensile di una famiglia”. (IP)

26 marzo -  COLOMBIA Diocesi di Pasto: campagna "60 giorni per la vita” per incoraggiare i cattolici a prendersi cura del creato 

"60 giorni per la vita” è la campagna lanciata dalla diocesi di Pasto, dalla prima settimana di marzo fino alla fine di aprile, per incoraggiare i cattolici a mettere in atto azioni concrete per prendersi cura delle risorse naturali, secondo il modello di ecologia integrale proposto da Papa Francesco nell'enciclica “Laudato Si'”. I giorni della Quaresima e la Pasqua sono infatti, come affermato da monsignor Juan Carlos Cardenas Toro, vescovo di Pasto - si legge in un comunicato diffuso sul sito web dell’Episcopato -, un buon momento per vivere la conversione religiosa e “pensare alla cura del creato”, collocandosi pure in un periodo dell’anno in cui si festeggiano, tra le altre, la Giornata dell'acqua, della terra, dell'albero e del bosco. Ogni giorno le reti sociali della diocesi si sono prese la responsabilità di pubblicare schede grafiche contenenti accorgimenti e azioni quotidiane da intraprendere per il bene dell'ambiente, frasi tratte dall'enciclica 'Laudato Si', nonché dati di interesse generale riguardanti l’ambiente. Già coinvolti nelle attività speciali della campagna, nelle parrocchie della diocesi, i comitati della pastorale sociale e i movimenti di pastorale giovanile. Questi ultimi hanno indetto una #BasuraChallenge, che consiste nello scegliere un luogo del proprio comune di residenza con un'alta concentrazione di rifiuti solidi non pericolosi, come plastica o carta, per raccoglierli e filmarsi durante questa azione. Tra le iniziative previste, un evento accademico virtuale per riflettere sulla cura della "casa comune", un concerto virtuale di ringraziamento a Dio per la creazione, curato dall’ufficio liturgico della diocesi, e la riforestazione di una zona vulnerabile dal punto di vista ambientale del comune di Pasto. (AP)

26 marzo - NUOVA ZELANDA Audizioni della Royal Commission sugli abusi. Le scuse formali  della Chiesa. Cardinale  Dew: l’aiuto alle vittime al primo posto

“Avete parlato e continuate a parlare. Vi stiamo ascoltando e vi abbiamo sentito. Chiediamo scusa e siamo dispiaciuti”. Esordisce con queste parole la dichiarazione con cui stamani il cardinale John Dew, arcivescovo di Wellington e presidente della Conferenza episcopale neo-zelandese, ha presentato le scuse formali della Chiesa cattolica in Nuova Zelanda alle vittime di abusi. La dichiarazione è stata pronunciata davanti alla speciale Commissione Reale di inchiesta sugli abusi riunita dal 15 al 29 marzo ad Auckland per la seconda fase delle audizioni dei testimoni. L’organismo indipendente istituito dal governo neozelandese sta indagando sui casi di abuso sessuale, ma anche fisico, emotivo e psicologico, verificatisi negli anni passati in istituti statali e religiosi. Tra queste ultime sono comprese istituzioni dell’Esercito della Salvezza, della Chiesa anglicana e appunto della Chiesa cattolica. L’inchiesta mira in particolare a verificare l’adeguatezza dei processi di ricorso e ciò che deve essere fatto per sostenere le vittime. Nella prima fase delle audizioni, svoltasi lo scorso autunno, la Commissione ha ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti, mentre in questa seconda fase sono stati chiamati a testimoniare i rappresentanti delle istituzioni religiose. Dopo le testimonianze di esponenti della Chiesa anglicana e dell’Esercito della Salvezza, questa settimana è stato il turno dei rappresentanti della Chiesa cattolica, tra i quali oggi il cardinale Dew. Nel suo intervento l’arcivescovo di Wellington ha fatto pubblica ammenda per le responsabilità della Chiesa cattolica nei casi di abusi, a nome di tutti i vescovi e religiosi, anche del passato. “Non c’è alcuna scusante per le loro e nostre azioni che vi hanno causato del male”, ha affermato il porporato che ha nuovamente ringraziato i sopravvissuti per avere avuto il coraggio di denunciare e avere accettato di partecipare all’inchiesta della Royal Commission. “Avete parlato di abusi perpetrati da vescovi, preti, fratelli, sorelle e laici nella Chiesa cattolica. Persone di cui avreste dovuto fidarvi – ha proseguito -. Vi abbiamo ascoltato e riconosciamo di avervi causato dolore, ferite e traumi e che questo continua ad avere conseguenze nelle vostre vite”. Nel ribadire che “qualsiasi tipo di abuso è inaccettabile e indifendibile”, il cardinale Dew ha anche riconosciuto che queste violenze sono state rese possibili da un sistema e da una cultura nella Chiesa che – ha detto - vanno cambiati.  “Avete parlato delle volte in cui noi, nella Chiesa, non siamo riusciti ad ascoltarvi, ad imparare da voi e in cui ci siamo rifiutati di ascoltare ciò ci dicevate” e “riconosciamo che questo ha aggravato il dolore e la sofferenza”, ha affermato. Il presidente dei vescovi ha quindi rinnovato le scuse per queste “risposte inadeguate”, “per tutto ciò che avremmo potuto fare ma non siamo riusciti a fare, e per le volte in cui siete stati respinti, ignorati, non creduti, sminuiti, dimenticati”. Infine l’impegno “a garantire una Chiesa sicura” e a porre le vittime e i sopravvissuti agli abusi al primo posto”. Da ricordare che la Chiesa cattolica neozelandese ha chiesto di essere coinvolta nell’inchiesta sin dall’istituzione della Royal Commission nel 2018 e che in questi due anni ha fornito un numero significativo di documenti per contribuire a fare luce su quanto avvenuto e assicurare il migliore aiuto possibile ai sopravvissuti. (LZ)

26 marzo - ITALIA Al via nel Duomo di Parma i restauri della Cappella dei Caduti, capolavoro dell’arte cristiana nel primo Novecento

Una testimonianza storica e artistica di anni cruciali per l’Italia, l’Europa e il mondo. La Cappella dei Caduti nel Duomo di Parma a cento anni dalla sua decorazione è oggetto in questi mesi di un importante lavoro di restauro. Commissionata nel 1919 dall’allora vescovo Guido Maria Conforti per rendere omaggio alla memoria dei 5700 parmensi deceduti durante la Grande Guerra, essa è espressione di una tappa significativa dell’evoluzione dell'arte sacra nel primo Novecento. La decorazione ad affresco fu affidata al pittore Biagio Biagetti, particolarmente apprezzato all’epoca in Italia e protagonista della scena artistica in Vaticano a partire dagli anni Venti: fu infatti Direttore artistico delle pitture delle Gallerie Pontificie e dei Palazzi Apostolici, fondatore e guida del Laboratorio di Restauro dei Musei Vaticani e direttore dello Studio Vaticano del Mosaico. Attivo nei grandi cantieri delle basiliche di Padova, Loreto, Udine e Treviso, suo anche il disegno per il mosaico della facciata della basilica della visitazione ad Ain Karim in Terra Santa, è stato  tra i più vivaci partecipanti al dibattito sull’identità e il ruolo dell’arte cristiana, promosso dal futuro cardinale Celso Costantini. A confronto con capolavori di grandi maestri italiani come la cupola del Correggio o la Deposizione dell’Antelami, nel Duomo di Parma Biagetti lascia una delle testimonianze più significative dell’auspicato rinnovamento dell’arte sacra, sempre nel rispetto della tradizione: un obbiettivo da lui a lungo ricercato in anni di applicazione e studio. Qui infatti, alla scuola di Previati e Segantini,  per rappresentare il mistero riesce a fondere e dissolvere la materia e il pensiero attraverso il colore . Il trionfo del Sacro Cuore di Gesù, l'allegoria della vittoria e della pace feconda, il sacrificio per l'altare e il focolare sono i temi affrontati nelle pareti della Cappella appartenuta ai conti Baiardi, famiglia colpita dalla perdita di un figlio durante la prima guerra mondiale. La tecnica è quella classica dell’affresco, ma Biagetti introduce un elemento innovativo: sulla superficie dell’intonaco stende pennellate di colore a secco, giustapposte secondo la tecnica divisionista, studiata da artisti come Segantini e Previati. Ne scaturiscono figure evanescenti, immateriali e una pittura profondamente moderna, di grande impatto visivo, ma alimentata dalla grande lezione del passato. E’ il caso del Cristo con le braccia aperte all’umanità, vestito di bianco, circondato da un alone di chiarore come in una Trasfigurazione, o delle figure femminili velate che partecipano al solenne corteo funebre degli eroi o, ancora, del solare trionfo militare con l’inedita raffigurazione del primo tricolore sventolante all’interno di una chiesa.  1921. Le quattro cifre dell’anno in cui il maestro pone mano ai pennelli sono ben visibili sul muro della Cappella. Ad un secolo di distanza le pitture versano in precarie condizioni conservative e da decenni si rendeva urgente un intervento di restauro. A raccogliere la richiesta di quanti da anni invocavano l’avvio dei lavori è stato l’attuale vescovo di Parma monsignor Enrico Solmi. Occorre porre rimedio sulle pareti e sulla volta alle lesioni strutturali di antica formazione, a quelle stimolate da recenti fenomeni sismici. Proprio a causa della tecnica mista affresco - tempera con numerosi particolari decorati con oro in foglia, le pitture si presentano in uno stato critico: in prossimità delle crepe murarie si osserva anche ad occhio nudo una marcata perdita di adesione dell’intonaco dallo strato sottostante e più ruvido della parete, chiamato dagli addetti ai lavori “arriccio”. Il restauro intende arrestare i fenomeni di deterioramento provocati da fessure, umidità, polvere: fattori che insieme al particolato atmosferico hanno contribuito ad un progressivo imbrunimento tonale della tavolozza di Biagetti. Iniezioni di malta idraulica sul supporto murario, opere di consolidamento strutturale, spolveratura e de-ragnatura, pulizia da muffe e microrganismi patogeni. Per queste delicate operazioni si prevedono sei mesi di lavori per un costo di 150mila euro che saranno finanziati da Bper Banca e tramite i fondi dell’Otto per Mille. L’obbiettivo è riconsegnare alla città e alla chiesa di Parma, così come a tutti gli amanti della storia dell’arte una testimonianza pittorica unica dell’epoca immediatamente successiva al liberty, troppo a lungo dimenticata. (PO)

26 marzo -  MONDO Il 20 aprile la presentazione del “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo 2021” con nuovi studi

Conterrà due novità la quindicesima edizione del “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo” di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che sarà presentato a Roma il 20 aprile, alle 11, e parallelamente a Parigi e Madrid. In una mappa le nazioni saranno classificate in base ai livelli di discriminazione e persecuzione religiosa e 6 analisi regionali raggrupperanno i 196 stati del mondo per area geografica, con conclusioni sul rispetto o sulla violazione della libertà religiosa. L’altra novità, riferisce il portale di Aiuto alla Chiesa che Soffre, è l’inserimento di una nuova categoria di paesi denominata “in osservazione”, che comprende quegli stati in cui la libertà religiosa è minacciata. Gli autori del “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo 2021” sono, in totale, 30; si tratta di esperti, gruppi di ricerca di università e centri di studio di diversi continenti che hanno analizzato ogni nazione, negli ultimi due anni, secondo parametri oggettivi e una metodologia ben precisa. Il Rapporto, l’unico studio condotto da un’istituzione cattolica che analizza l’applicazione o il rispetto della libertà religiosa in tutti i paesi del mondo, e tra l’altro disponibile in sei lingue, viene pubblicato dal 1999 e presentato ogni due anni nei 23 uffici della Fondazione di diritto pontificio sparsi nei cinque continenti. Attraverso la pubblicazione, Aiuto alla Chiesa che Soffre vuole sottolineare l’importanza della libertà religiosa come diritto fondamentale e mettere in guardia contro il suo grave declino in molti aree geografiche, essendo la religione motivo di discriminazione, emarginazione e persecuzione per milioni di persone di tutte le fedi. Con il suo rapporto, Acs desidera sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di proteggere e difesa la libertà religiosa. Per la presentazione del Rapporto, diversi eventi sono stati programmati a San Paolo, Londra, Berlino, Manila e Toronto, ma, a causa della pandemia, la maggior parte si svolgeranno online. (TC)

26 marzo - SPAGNA Brucia il campo profughi dei Rohingya in Bangladesh. La solidarietà dei vescovi a tutte le persone colpite dall’incendio a Cox's Bazar

I vescovi della Sottocommissione episcopale per le Migrazioni e la Mobilità Umana insieme al Dipartimento delle Migrazioni della Conferenza episcopale spagnola, in un comunicato diffuso ieri sulla pagina web dell’Episcopato, hanno espresso la loro solidarietà a tutte le persone colpite dall’incendio di lunedì scorso, nel campo profughi dei Rohingya a Cox's Bazar, in Bangladesh. Sono 15 le persone che hanno perso la vita, circa 560 quelle rimaste ferite e altre 400 quelle disperse. Migliaia, inoltre, le case colpite dalle fiamme e circa 87.000 i rifugiati probabilmente interessati dal rogo. “La nostra solidarietà a tutte le persone e famiglie colpite dall'incendio a Cox's Bazar”, hanno scritto i presuli, “specialmente alle vittime e ai feriti. Così come al resto della popolazione dei Rohingya  costretta a spostarsi e a rifugiarsi in altri campi profughi o in esilio”. I vescovi, condannando “tutti gli atti di violenza contro la comunità”, segregata e sottoposta a violazione dei diritti umani “in una prigione a cielo aperto”, hanno espresso sconcerto per questa emergenza umanitaria, che richiederebbe “un impegno immediato ed efficace di risorse” da parte delle nazioni; “una risposta - come ricordato da Papa Francesco e dalla Dottrina sociale della Chiesa -, di solidarietà, compassione, generosità”. Aderendo, dunque, all'appello per la pace che il Papa fece durante il suo viaggio in Myanmar e in Bangladesh tra novembre e dicembre del 2017, per “una pace basata sulla dignità e i diritti di ciascuna delle comunità che ritengono di avere la loro casa nel Paese", i vescovi hanno concluso riconoscendo e incoraggiando il lavoro svolto dalla Chiesa, soprattutto attraverso la Caritas, per assistere i rifugiati nei campi, e da tutte le altre istituzioni che lavorano affinché il popolo Rohingya possa vivere in sicurezza nel suo Paese d'origine. (AP)

26 marzo  SIRIA Presto ad Homs la riapertura della Ishakian School e della chiesa armena di San MesrobSono in fase di ristrutturazione ad Homs, in Siria, la Ishakian School e la chiesa San Mesrob della comunità armena. Fortemente danneggiate dalla guerra, risalgono agli anni Venti, quando gli armeni si stabilirono nel quartiere di Al Hamidieh. La scuola, in particolare, era considerata un fiore all’occhiello offrendo, in lingua armena, una formazione di alto livello. Con i suoi 30 dipendenti, fra docenti e personale amministrativo, poteva accogliere fino a 225 studenti. A causa della guerra civile, però, i residenti della città vecchia di Homs sono stati costretti a lasciare le loro case e a fuggire altrove e Ishakian School e la chiesa San Mesrob sono state utilizzate da gruppi armati come ospedali, poi i bombardamenti le hanno parzialmente distrutte. Ora il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, MECC, si sta impegnando perché vengano restaurate e tornino ad accogliere la comunità armena. A collaborare anche le Chiese dei Paesi Bassi. “Temiamo che le famiglie sfollate non tornino in Siria - ha detto l’arcivescovo armeno ortodosso di Damasco, Armash Nalbandian - quindi, la nostra principale preoccupazione, dopo la liberazione di Homs, è stata la riabilitazione della chiesa e della scuola”. Per l’arcivescovo Nalbandian si tratta di un importante passo per rilanciare la vita sociale e locale della popolazione della città vecchia e della parrocchia. “Questa chiesa e questa scuola saranno il faro che riporterà i cittadini nella loro città e nei loro quartieri - ha aggiunto l’arcivescovo armeno ortodosso di Damasco -. La scuola fornirà istruzione agli studenti e opportunità di lavoro ai cittadini, incoraggiandoli a tornare. Organizzeremo messe e progetti di sviluppo per coloro che vivono in condizioni difficili - ha proseguito -. Useremo la sala della chiesa per organizzare incontri per giovani e abitanti della zona, indipendentemente dalla loro religione, per farli conoscere l’un l’altro, promuovere la comprensione reciproca e porre le basi per una convivenza pacifica e sicura”. È prevista anche, per donne e giovani, l’organizzazione di corsi di formazione professionale di sartoria, ricamo, fotografia, informatica e lingue, nonché di corsi di doposcuola per gli studenti. (TC)

 

26 marzo -  ITALIA Nell’arcidiocesi di Catania, sospesa nei sacramenti la presenza di padrini e madrine per recuperarne l’identità e la missione ecclesiale

Dal 25 maggio, nell’arcidiocesi di Catania, “ad experimentum e ad triennium”, per la celebrazione dei sacramenti del Battesimo e della Cresima non sarà necessaria la presenza di padrini e madrine. Lo ha stabilito con un decreto l’arcivescovo, monsignor Salvatore Gristina, spiegando che, “nell’odierno contesto socio-ecclesiale la presenza dei padrini e delle madrine risulta spesso una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale, in cui rimane ben poco visibile la dimensione della fede”, e che, inoltre, “la situazione familiare complessa e irregolare di tante persone proposte per assolvere questo compito rende la questione ancora più delicata”. Il presule precisa che “la secolare tradizione della Chiesa vuole che padrino o madrina accompagnino il battezzando o il cresimando perché gli siano di aiuto nel cammino di fede”, ma che ad esigere la loro presenza “non è la celebrazione in quanto tale, ma la crescita nella fede del battezzando o del cresimando, per cui essi dovranno essere credenti solidi, capaci e pronti a sostenere nel cammino della vita cristiana”. Il Codice di diritto canonico, però, al canone 872, non ne prescrive l’obbligatorietà. Per tale motivo monsignor Gristina ha disposto la “sospensione temporanea dei padrini nella celebrazione dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione”, e ciò “allo scopo di verificare la possibilità di recuperarne l’identità e la missione ecclesiale” (TC)

26 marzo - INDIA Delusione nella Chiesa per il nuovo rifiuto della libertà su cauzione a padre Swamy, il Gesuita detenuto da ottobre per sedizione

Ennesimo rifiuto al rilascio su cauzione di padre Stan Swamy, l’anziano gesuita indiano attivista per i diritti degli indigeni nello Stato del Jharkhand, arrestato lo scorso 8 ottobre dall’agenzia antiterrorismo indiana (Nia) con l’accusa di presunti legami con i ribelli maoisti e sedizione. Il 22 marzo la Corte speciale della Nia ha nuovamente respinto l’istanza di scarcerazione presentata dai legali, nonostante le precarie condizioni di salute del sacerdote, affetto, tra l’altro, da Parkinson e con difficoltà di deambulazione. Secondo il giudice, le prove a carico del religioso, avrebbero solidi riscontri. In particolare, la corte ha fatto riferimento a oltre 140 e-mail, a suo dire, compromettenti scambiate tra padre Swamy e altri imputati e al fatto di avere ricevuto 800mila rupie per sostenere i ribelli maoisti. Elementi da cui, afferma l’ordinanza, “si può dedurre che il ricorrente, insieme ad altri membri dell'organizzazione fuori legge, abbia tramato un grave complotto per creare disordini nell'intero Paese e per rovesciare il governo politicamente e con il ricorso la forza". Affermazioni definite “assurde“ dal confratello Cedrik Prakash, SJ, anch'egli impegnato da anni per i diritti umani e che in questi mesi ha sostenuto attivamente la campagna per la sua liberazione. “Accompagnare i poveri e i vulnerabili, gli sfruttati e gli esclusi nella loro ricerca di una società più umana e giusta e pienamente nel quadro della Costituzione non si tratta di rovesciare alcun governo", ha dichiarato il sacerdote,  ribadendo in un post su Facebook che la detenzione un uomo in questo stato di salute e con nessuna prova consistente di un suo coinvolgimento in attività antinazionali e è una vergogna per l’India. In un’intervista al quotidiano on-line “Matters of India”, padre Prakash ricorda il suo lavoro indefesso per gli Adivasi (le popolazioni tribali dell’India) e per tutti gli emarginati nella società indiana, sempre nel rispetto della legge. Delusione e tristezza per la decisione è stata espressa, a nome di quanti si sono battuti in questi mesi per la sua liberazione, anche da padre Arockiasamy Santhanam, segretario del Forum nazionale degli avvocati di religiosi e sacerdoti che ricorda che la libertà su cauzione per una persona in attesa di giudizio è un diritto quando non ci sono pericoli di fuga e di inquinamento delle prove. "Non si tratta di una persona che fuggirebbe da un processo legale e ha sempre collaborato con la polizia e la Nia”, ha dichiarato a “Matters on India. "La custodia cautelare illimitata non può essere una punizione per accuse non dimostrate ". Suor Sujata Jena, avvocato e attivista per i diritti umani punta il dito contro un sistema giudiziario ingiusto: “Il Preambolo della nostra Costituzione afferma che la giustizia è la prima cosa che lo Stato vuole garantire. Eppure, adesso l’unica cosa che sembra contare è il potere” ha detto la religiosa della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Secondo suor Edelin Kujur, assistente sociale a Calcutta,  il sacrificio di padre Swamy per i poveri e gli emarginati non sarà vano. Detenuto a Mumbai nonostante l'età e la malattia, padre Swamy è in carcere dallo scorso ottobre insieme ad altri 15 attivisti sociali per i diritti degli Adivasi, tutti accusati, in base alla "Unlawful activities prevention act" (Uapa), di terrorismo e di complicità con i ribelli maoisti. Il sacerdote è accusato, tra l’altro, di essere coinvolto nei disordini scoppiati nel 2018 a Bhima-Koregaon, nello Stato del Maharashtra. Per la sua liberazione in questi mesi si è mobilitata tutta la Chiesa in India e non solo. Gli appelli - compreso quello rivolto da tre cardinali indiani lo scorso gennaio durante un incontro con Primo Ministro Narendra Modi - non hanno tuttavia sortito alcun effetto. (LZ)

26 marzo -  PERÙ Settimana Santa. Lettera dei vescovi al popolo di Dio: “Non c'è gloria senza croce, non c'è risurrezione senza morte”

(A pochi giorni dall’inizio della Settimana Santa, dal 29 marzo al 4 aprile, i vescovi del Perù hanno diffuso ieri la loro “Lettera al popolo di Dio”, invitando i fedeli, in questo tempo di pandemia, ”a condividere e vivere insieme il grande mistero della nostra fede: la passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente, che ha dato la sua vita per salvarci”. Quest’anno, non potendo vivere insieme le celebrazioni della Settimana Santa, a causa delle norme restrittive adottate dal governo per arginare la diffusione della pandemia di coronavirus, i presuli nella loro lettera hanno assicurato ai fedeli la loro vicinanza: “Sappiate che sarete nei nostri cuori e pregheremo per voi, per la vostra salute, quella delle vostre famiglie e per tutte le vostre intenzioni”. “Sappiamo bene – hanno continuato - cosa state passando, conosciamo le vostre sofferenze, le vostre incertezze e le vostre preoccupazioni, perché vi siamo molto vicini e continueremo ad accompagnarvi in questo tempo di dura prova”, “in questa lunga Via Crucis che stiamo vivendo nella nostra carne da più di un anno”. Sviluppando una serie di riflessioni, in questo tempo segnato “da sofferenza, angoscia e morte”, i vescovi hanno esortato i cattolici a riunirsi “come famiglia, come Chiesa domestica” e a contemplare il Crocifisso, a volgere il loro sguardo di fede a Lui e scoprire ancora una volta la grandezza dell'amore divino, perché è in questo dialogo con Lui – hanno osservato - che “troviamo il senso della vita, della storia, delle prove, anche della morte; ma troviamo anche l'ispirazione per continuare il nostro pellegrinaggio, con la pace nel cuore e con la fiducia che Dio si è fatto compagno di viaggio”.Ricordando poi le testimonianze di fede incrollabile dei laici, che hanno veramente “abbracciato la croce redentrice”, continuando ”a lottare con coraggio per superare le sofferenze causate dalla pandemia e da altre situazioni della vita”, l’Episcopato ha incoraggiato i peruviani a vivere questa dura Quaresima, “portando la croce a testa alta, con il cuore pieno di speranza, sapendo bene a chi abbiamo dato la nostra fiducia”. “Per il cristiano – hanno sottolineato - non c'è gloria senza croce, non c'è risurrezione senza morte”, e anche se può sembrare in un primo momento che tutto rimanga sempre uguale, non è così: “Cristo è risorto!” Ed è risorto, rimanendo con noi per sempre nell’Eucaristia, anche per redimere la nostra storia oggi. I vescovi hanno concluso la loro lettera con la preghiera che il Signore ci faccia sperimentare “la gioia della sua luce, la luce del Risorto”, e che tutti possiamo essere “portatori della sua luce, in modo che, attraverso la Chiesa, lo splendore del volto di Cristo risorto entri nel mondo e illumini questa notte oscura della pandemia”. “Col passare dei giorni, la speranza comincia a profilarsi, una luce comincia a brillare: la tomba è vuota, la pietra è stata spostata e il cuore sente che qualcosa di grande è successo”. (AP)

25 marzo - TERRA SANTA Il patriarca Pizzaballa: la salvezza è nell’incontro personale con Dio, non nelle messe virtuali e nei social

“Oggi veniamo qui per portare questo nostro faticoso vissuto davanti alla Vergine di Nazareth e per chiedere a noi stessi cosa possiamo imparare da quanto abbiamo sperimentato”: è quanto ha detto oggi il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa che ha celebrato a Nazareth la Messa per la solennità dell’Annunciazione. Per il patriarca la risposta a tutto consiste nell’ascoltare e compiere la Parola di Dio. “Fede e vita si devono parlare a vicenda”, ha spiegato, e oggi, giorno in cui si celebra “il sì di Maria che ha permesso a Dio di irrompere nella realtà del mondo, assumendo la nostra stessa carne”, l’incarnazione ci dice quanto Dio ami l’umanità. “Il mondo non è mai stato un’isola felice: problemi di ogni genere, ingiustizie, divisioni, guerre, malattie ci sono oggi come nel passato e sempre - ha aggiunto monsignor Pizzaballa -. Ma tutto questo non ha impedito in alcun modo il compiersi del progetto di Dio in un mondo così. Il Suo desiderio di salvezza non è stato fermato dalla nostra disobbedienza: Lui si è fatto uno di noi, perché ci ha amati come siamo”. Per il patriarca latino di Gerusalemme si tratta “di vivere nella certezza che questo mondo, per quanto ferito e offeso, è comunque il Luogo nel quale Dio si è manifestato e nel quale ci ha incontrato, e dove ancora oggi Lo incontriamo”. Ma se “sempre più spesso, e soprattutto in questo ultimo anno, nella scuola, nel lavoro e addirittura nella Chiesa”, ci sono stati più incontri virtuali che reali a causa del lockdown, e se la tecnologia ha permesso di mantenere un minimo di socialità, “non è attraverso la tecnologia che incontreremo il Signore”. “Non saranno le messe virtuali a salvarci, e nemmeno i social, ma l’incontro personale con Lui” ha affermato monsignor Pizzaballa. Il patriarca ha aggiunto che “il mistero che oggi celebriamo è anche un invito … a ritrovare nella propria vita, personale e comunitaria, così come essa è, i segni della presenza di Dio, il luogo dove incontrarlo”, che “abbiamo bisogno di recuperare uno sguardo positivo e sereno sulla Chiesa e sul mondo, ancora oggi abitato dalla Sua presenza” e che “il male, il dolore, le ingiustizie e le nostre solitudini non possono essere l’unica voce che ci interpella”. “In questo mondo, in questa società, in questa Chiesa, siamo invitati a pronunciare il nostro ‘sì’ a Dio che ci chiama per il suo progetto di salvezza - ha sottolineato monsignor Pizzaballa -. Un ‘sì’ che si traduce poi in azione concreta e positiva per il bene e per la giustizia”. Nella sua omelia il patriarca latino di Gerusalemme ha inoltre precisato che è lo Spirito Santo a donare agli uomini “la capacità di cogliere dentro i vari passaggi della storia l’opera di Dio” e che oggi più che mai c’è “bisogno di testimoni che ci aiutino a stare di fronte ai fatti della vita con speranza e fiducia”, di una comunità di credenti “con uno sguardo libero e sereno sulla vita del mondo, senza paura e desiderosa di costruire e promuovere il bene e la giustizia”. Infine monsignor Pizzaballa ha avuto un pensiero per la Terra Santa. “Ci è necessaria la fiducia nello Spirito che dona alla nostra Chiesa la capacità e la determinazione di compiere la Sua Parola - ha rimarcato -. Troppo spesso, infatti, ci rinchiudiamo dentro i nostri problemi, che diventano il nostro unico orizzonte. Siamo sempre così presi dalle piccole faccende della vita, dalle cose da fare, o anche dai grandi progetti, che ci dimentichiamo l’essenziale: l’esistenza ha senso solo se si apre all’amore”. Il patriarca latino di Gerusalemme ha concluso la sua omelia chiedendo alla Vergine di Nazareth di accompagnare e sostenere la Chiesa di Terra Santa e di renderla feconda di nuova e gioiosa vita per il bene di tutti. (TC)

25 marzo - ITALIA Da monsignor Sorrentino l’invito a pregare il 27 marzo, nello “spirito di Assisi”, per il Mozambico

Sarà dedicata al Mozambico la preghiera del 27 marzo in ricordo dello storico incontro per la pace di Assisi del 1986. L’invito è a pregare per questa intenzione nell’arco della giornata, ciascuno per conto proprio. L’appuntamento voluto dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra- Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino e portato avanti dalla Commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi”, si ripete con cadenza mensile, in memoria dell’iniziativa promossa da Giovanni Paolo II. “In questo mese vogliamo raccogliere il grido che proviene dal Mozambico e che diviene supplica e preghiera - scrive nell’invito alla preghiera, monsignor Sorrentino -. Dalle testimonianze dirette che ci provengono dai villaggi più interni e soprattutto dai distretti della provincia Nord-Est, diverse fazioni (gruppi jihadisti, esercito, compagnie militari private) si rendono protagonisti di crimini e violenze efferate”. Il presule riferisce che nei giorni scorsi sono state raccolte testimonianze circa la decapitazione di bambini inermi e che questa situazione, iniziata all’incirca nel 2017, ha provocato un numero elevato di vittime ma anche una folla di profughi interni che vagano alla ricerca di una qualche forma di assistenza. Alla situazione politica instabile e insicura, prosegue il vescovo di Assisi-Nocera Umbra- Gualdo Tadino, si sono aggiunti i gravissimi danni provocati dal ciclone Kenneth abbattutosi nel Paese nel 2019 e dalle alluvioni dell’inizio dello scorso anno. “La nostra preghiera che si rivolge al Dio misericordioso, chiede anche di risvegliare la solidarietà internazionale e la comunità politica affinché si possa intervenire efficacemente a sostegno di chi è indifeso” aggiunge il presule. Volendo dare seguito all’intuizione di Giovanni Paolo II che nell’incontro orante per la pace del 1986, alla presenza di tanti rappresentanti di religioni diverse, inaugurò lo “spirito di Assisi”, monsignor Sorrentino conclude il suo invito invocando Dio perché ascolti “la voce che, in tante lingue diverse, da tanti luoghi del mondo, invoca il dono della pace e la conversione dei cuori”. (TC)

25 marzo - COLOMBIA Giornata Nazionale per la Vita. I vescovi: “Volgiamo il nostro sguardo alla Santa Famiglia per imparare ad essere custodi e difensori della vita”

I vescovi colombiani, oggi, nella solennità dell'Annunciazione e nel contesto dell'Anno della Famiglia Amoris Laetitia, indetto da Papa Francesco, in un messaggio firmato da monsignor Juan Vicente Córdoba Villota, vescovo di Fontibón e presidente della Commissione episcopale per la Promozione e la Difesa della Vita, hanno esortato i fedeli a vivere questo 25 marzo, Giornata Nazionale per la Vita, rivolgendo il loro sguardo alla Santa Famiglia “per imparare ad essere custodi e difensori della vita”.  "Di fronte alla cultura della morte che vuole imporsi nel nostro tempo - hanno affermato -, siamo chiamati ad essere custodi della vita", perché essa è un dono che viene dalla misteriosa e generosa volontà di Dio e “la Chiesa, che è Madre, ci invita a curare, custodire e difendere ogni vita umana, dal concepimento alla  sua fine naturale”. I presuli hanno espresso il loro ringraziamento “a tutte quelle persone e istituzioni che, mosse dalla loro fede o dall'umana solidarietà”, in ambito ecclesiale e civile realizzano tante iniziative per promuovere con coraggio la cultura della vita: coloro che accompagnano le donne incinte in situazioni vulnerabili; i legislatori e le autorità che lavorano per difendere il diritto alla vita; coloro che si prendono cura degli anziani e dei malati terminali; e “tutte le persone e istituzioni che difendono e promuovono la vita in tutte le sue dimensioni sul nostro pianeta, la casa comune al servizio di tutti senza discriminazione, sostenendo l'apostolato dell'ecologia integrale a favore di tutta l'umanità". Invitando i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici a mantenere un fermo impegno a difendere la vita, i vescovi hanno concluso chiedendo l'intercessione della Santa Famiglia di Nazareth "affinché ci renda apostoli del Vangelo della Vita". (AP)

25 marzo - ITALIA Festa dell’Annunciazione. Monsignor Delpini ai medici: vostra dedizione generosa fino all’eroismo

“In questi mesi di pandemia la dedizione generosa fino all’eroismo ha caratterizzato il personale sanitario. Non sempre è stato riconosciuto, non sempre le richieste di aiuto e la speranza di guarigione si è espressa con il realismo e la comprensione che ci si possono aspettare, talora invece di attese sono state pretese irrealistiche, talora il servizio prestato invece che un grazie ha ricevuto reazioni sgarbate. Anche questo interroga il principio del dono e chiede di essere disponibili a perdonare, a ricambiare il male con il bene, a continuare a professare: ‘Ecco, vengo per fare la volontà del Signore, che io possa essere un dono, in ogni circostanza e ambiente, sempre, per tutti’”. Così l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nell’omelia alla Messa celebrata in occasione della Festa dell’Annunciazione del Signore questa mattina presso la chiesa dell’Annunciata interna all’Università degli Studi, nell’antica sede della Ca’ Granda. Il presule ha esordito ricordando che ci sono uomini per i quali la vita si fonda sulla paura e altri uomini per i quali, invece, tutto è mercato, l’esistenza stessa si fonda sulla contrattazione. Contro queste logiche aberranti l’Angelo è andato da Maria per annunciarle che è piena di grazia, una grazia gratuita che annulla la paura e non chiede nulla in cambio. Ed è proprio questo annuncio e il sì in risposta che questo riceve che inquadrano la vita umana nella giusta prospettiva: quella del dono di sé per gli altri, sull’esempio di Maria e di Gesù. Un principio, quello del dono, che poi diventa vocazione, quella che proprio oggi in questo tempo di pandemia si ritrova nell’operato quotidiano dei sanitari. “Un ospedale è un sistema complesso in cui si incontrano e si fecondano e talora si scontrano tante dimensioni - ha sottolineato l’Arcivescovo - quella della malattia e della fragilità, quella della cura e dell’assistenza, quella della ricerca e della scienza, quella della politica e delle risorse finanziarie”. “Tutte queste dimensioni hanno un’anima e quest’anima ispira tutta la vita dell’ospedale. Quest’anima è abitata dall’annunciazione dell’Angelo che rivela e tiene vivo il principio del dono: la vita è dono e la risposta al dono è decidere di donarsi, di dedicarsi a prendersi cura dei fratelli e delle sorelle”, ha concluso. (RB)

25 marzo - ZIMBABWE Leader cristiani: “Trovare la gioia nella verità”

“Trovate la gioia nella verità”: si apre così la dichiarazione diffusa dalla Churches Convergence on Conflict and Peace (Cccop), organizzazione cristiana dello Zimbabwe che opera nel campo della promozione della pace. Tra i suoi membri c’è anche la Commissione episcopale cattolica Giustizia e pace. La nota è stata pubblicata ieri, 24 marzo, in occasione della Giornata internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime. La ricorrenza è stata proclamata dall’Onu nel 2010. La Cccop sottolinea, in particolare, “il ruolo della verità negli sforzi di pace”, sottolineando come essa "crei la base per la riconciliazione, agevolando un ambiente favorevole dove si incontrano sia i colpevoli che le vittime". La verità, inoltre, porta alla luce la realtà di coloro che “usano la violenza come strumento di potere, ad esempio in politica” e garantisce “lo svolgimento corretto dei fatti fino alla pace”, permettendo anche la comprensione reciproca e lo sviluppo della giustizia. In quest’ottica, i rappresentanti dell’organizzazione cristiana invitano gli organismi ecclesiali in Zimbabwe a “riflettere sulla loro chiamata alla verità e sulle risposte che essi danno sulla riconciliazione e le sfide che si incontrano nel caso di violazioni dei diritti fondamentali delle persone". Ribadendo, poi, che, come sancito dalla Costituzione nazionale, “lo Stato è obbligato a proteggere e promuovere la dignità umana”, la Cccop esorta il governo “a rispondere di qualsiasi mancanza nel garantire alla popolazione la giusta protezione e nel trovare rapidamente un rimedio ai danni subìti” nel campo dei diritti umani. Essi, infatti – aggiunge la nota – sono presenti anche “nel Vangelo e in alcuni passi della Bibbia, in quanto Parola di Dio su cui si basano i valori cristiani ed i principî della dottrina sociale della Chiesa”. Da ricordare che la Giornata del 24 marzo coincide con l’anniversario della morte dell’Arcivescovo di El Salvador, Oscar Arnulfo Romero, che fu ucciso il 24 marzo del 1980 mentre celebrava la Santa Messa proprio a causa del suo impegno nella denuncia delle violazioni dei diritti dmani delle persone più indifese del Paese centroamericano. Beatificato nel 2015, Monsignor Romero è stato poi canonizzato nel 2018. (IP)

25 marzo - POLONIA #coronavirus Comunicato congiunto di Ministero Salute e Conferenza episcopale: contro terza ondata serve responsabilità di tutti

“Solo il nostro approccio corresponsabile alla lotta contro l'epidemia ci salverà dalla necessità di introdurre nuove norme di sicurezza più restrittive”. Così in un comunicato congiunto tra Ministero della Salute e Conferenza episcopale – pubblicato anche sul sito dell’Episcopato - il ministro Adam Niedzielski e il segretario generale dei vescovi, monsignor Artur Miziński avvertono sui rischi di sottovalutare la terza ondata della pandemia da Coronavirus attualmente in corso in Polonia dove oggi si è registrato il dato record di oltre 35mila contagiati in un giorno e 520 decessi. “La terza ondata di epidemia è un dato di fatto ed è attualmente la più grande minaccia per la salute e la vita dei polacchi. Dato il numero crescente di infezioni, non si può rimanere indifferenti. Oggi abbiamo bisogno di responsabilità, sia individuale che collettiva, che accanto al vaccino, è la nostra arma più importante nella lotta contro l'epidemia – scrivono - pertanto, sia le autorità laiche che quelle ecclesiastiche chiedono questa responsabilità. La nostra preoccupazione comune oggi è proteggere la salute e la vita di tutti, motivo per cui siamo tutti chiamati nella stessa misura a mantenere le regole e le restrizioni sanitarie ed epidemiologiche esistenti. Seguendole, mostriamo preoccupazione per i nostri connazionali. La salute e la vita sono sempre il massimo bene temporale. La mancanza di cura per la salute e la vita propria e degli altri agisce contro la solidarietà sociale e contro gli insegnamenti della Chiesa cattolica”. “Guidati dalla preoccupazione per la vita e la salute dei fedeli che partecipano alla vita della Chiesa, ci appelliamo a tutti i parroci ad adottare un approccio molto serio alle regole applicabili riguardo al numero di fedeli che possono partecipare contemporaneamente alle celebrazioni – si legge ancora - questo appello sarà supportato da una lettera indirizzata dai vescovi a tutte le parrocchie, indicando chiaramente che le norme sanitarie ed epidemiologiche siano rigorosamente rispettate. Solo il nostro approccio corresponsabile alla lotta contro l'epidemia ci salverà dalla necessità di introdurre nuove norme di sicurezza più restrittive”. (RB)

25 marzo - COLOMBIA Rapporto Annuale del Banco Alimentare di Bogotà: ottenuti risultati senza precedenti

Dall’inizio della crisi sanitaria, il Banco alimentare di Bogotà (BAB) è riuscito a consegnare quasi 30 milioni di chili di prodotti in tutto il Paese, a beneficio di 1 milione e 500 mila persone, si legge in un comunicato pubblicato ieri sulla pagina web dell’Episcopato. I dati del Rapporto Annuale, resi noti il 15 marzo, nei locali del BAB, in occasione dell’Assemblea Annuale, hanno superato ogni aspettativa. Grazie al sostegno di 1.150 studenti, l'energia di più di 3.900 volontari e la spinta di un team di 130 collaboratori, il BAB è riuscito a concludere l'anno con i migliori risultati della sua storia, “dimostrando che nel Paese esiste una cittadinanza attiva che vuole contribuire alla Giustizia Sociale”. L’emergenza sanitaria, infatti, non è riuscita a fermare il Banco Alimentare di Bogotà, anzi ha accelerato gli sforzi di più di 15.000 donatori di buon cuore. Anche “quando le previsioni a causa della pandemia erano contro di noi e le sfide si moltiplicavano giorno dopo giorno – ha dichiarato padre Daniel Saldarriaga Molina, direttore esecutivo del BAB -  abbiamo realizzato l'impensabile". A presiedere l’Assemblea, monsignor Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotà e Primate della Colombia, il quale ha ricordato, nel suo intervento, come il Banco Alimentare di Bogotà, “un simbolo delle battaglie che, per amore, dobbiamo combattere a favore dell'umanità", sia stato fondato 20 anni fa da monsignor Pedro Rubiano Saenz, con il sostegno degli imprenditori Gonzalo Restrepo e Arturo Calle. Il BAB ha consegnato aiuti nelle città di Bogotà, Cundinamarca, Quibdó, Riohacha, Cúcuta, San Vicente del Caguán, El Salado, Cartagena, Leticia, San Andrés, Providencia e Buenaventura, per nominarne solo alcune. Un risultato clamoroso, in un anno senza precedenti.  L’Assemblea si è chiusa, dunque, con i ringraziamenti a centinaia di donatori per la loro generosità e l’invito a tutti i colombiani ad unirsi anche nel 2021, anno in cui si festeggia il 20.mo anniversario del BAB, a questa crociata contro la fame. (AP)

25 marzo - ITALIA L’Anno di Volontariato Sociale giunge alla sua 40.ma edizione

Compie 40 anni la proposta dell’Anno di Volontariato Sociale (AVS) della Caritas. L’invito, ancora oggi, è rivolto a ragazze e ragazzi per un anno di servizio a tempo pieno e gratuito. L’iniziativa, si legge in un comunicato di Caritas Italiana, nasce negli anni Ottanta. Al Convegno ecclesiale “Evangelizzazione e Promozione Umana”, organizzato dalla Conferenza episcopale italiana a Roma dal 30 ottobre al 4 novembre 1976, la Commissione di studio dedicata a “Evangelizzazione, Promozione Umana e i problemi degli emarginati in Italia” chiedeva di promuovere il servizio civile in sostituzione di quello militare “come scelta esemplare e preferenziale dei cristiani, e di allargare le proposte di servizio civile anche alle donne”. Qualche mese dopo, stipulata una convenzione col Ministero della difesa per il servizio civile degli obiettori di coscienza, Caritas Italiana iniziava una riflessione, con il coinvolgimento di varie forze dell’associazionismo giovanile cattolico, per definire un progetto concreto e nel 1981, a Vicenza, quattro ragazze davano inizio alla prima esperienza di AVS con un mandato ufficiale del vescovo. Nel corso degli anni l’esperienza dell’AVS si è consolidata, le Caritas diocesane coinvolte sono state circa 70, quelle nelle quali è stata registrata una certa continuità sono una ventina, soprattutto in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Emilia Romagna e Marche. L’AVS non è riuscito a decollare al Sud e nelle Isole, nonostante alcune esperienze significative realizzate in alcune diocesi e un forte impegno di promozione da parte della Caritas Italiana. Quasi ogni anno non sono mancati, oltre alle ragazze, anche alcuni ragazzi esenti o dispensati dagli obblighi di leva, e in tanti hanno aderito nell’anno successivo all’esame di maturità. L’Anno di Volontariato Sociale si svolge normalmente in piccoli gruppi: ogni Caritas Diocesana si avvale di una coordinatrice e in genere di un’équipe che progetta, accompagna e verifica l’andamento e i concreti cammini delle persone. L’esperienza include l’aiuto agli indigenti, attraverso azioni e servizi con persone e in contesti caratterizzati da povertà, emarginazione, esclusione sociale, privilegiando l’attenzione a donne in difficoltà, ragazze madri con problemi, donne immigrate; vita comunitaria in piccoli gruppi, con autogestione dell’alloggio e del vitto, talvolta anche con l’accoglienza temporanea di ospiti, secondo uno stile di sobrietà; formazione ai temi della pace e della solidarietà, per sostenere le motivazioni al servizio e le modalità concrete nei singoli ambiti operativi; animazione sul territorio con la partecipazione a momenti di sensibilizzazione sui temi del servizio, della solidarietà, della pace presso scuole, associazioni giovanili, parrocchie. (TC)

25 marzo - FRANCIA La diocesi di Évry lancia “Sinodo dei bambini”: “Anche loro hanno cose da dire”

“Anche i bambini hanno cose da dire”: con questo motto, la diocesi di Évry-Corbeil-Essonnes, in Francia, lancia un “Sinodo dei bambini” attraverso progetto specifico loro dedicato che proseguirà fino al 2022. L’iniziativa è stata pensata dal vescovo locale, Monsignor Michel Pansard, in concomitanza dei preparativi che tutte le Chiese locali stanno avviando in vista della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi indetta da Papa Francesco per il 2022 sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Il cammino di preparazione promosso dalla diocesi di Évry vuole coinvolgere tutti i fedeli, quindi anche i più piccoli, perché “la loro partecipazione non è trascurabile”, spiega una nota. In particolare, i bimbi sono invitati a vivere tre momenti: di gioco, di scoperta della Bibbia e di riflessione. La prima fase consiste nel realizzare, seguendo un apposito video tutorial su YouTube, un origami rappresentante una chiesa, che dovrà essere dipinta, decorata ed inviata entro il 30 giugno 2021, per posta, alla sede diocesana. Tutti gli origami pervenuto verranno utilizzati, da marzo a giugno 2022, per addobbare le parrocchie diocesane e per mostrare a tutti i fedeli “la Chiesa che i bambini sognano”. Il secondo momento, invece, quello della scoperta della Bibbia, suggerisce ai più piccoli di leggere alcuni passi del Vangelo di Giovanni, in particolare i versetti 13, 34-35, in cui Gesù dice ai discepoli: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”. La terza fase, infine, quella della riflessione, presenta alcune domande alle quali i più piccoli possono rispondere o da soli o insieme ai loro coetanei. Ad esempio, si chiede: “In quali momenti della tua vita senti che Gesù è con te? Cosa fai per agire sull’esempio di Gesù? Come vuoi agire per salvaguardare il Creato che Dio ci ha dato? Che tipo di Chiesa sogni, da grande?”. Ognuno è poi invitato a sintetizzare le sue risposte in una lettera, un cartellone, una canzone o un video e ad inviare il materiale, sempre entro il 30 giugno, alla sede diocesana che lo terrà in considerazione in vista dell’Assemblea sinodale del prossimo anno. (IP)

25 marzo - ITALIA In un anno dalle mense francescane più di 500mila pasti per i bisognosi. Per Pasqua ceste di alimenti e pranzi ai più colpiti dalla pandemia

Sono oltre 500mila i pasti distribuiti dalle 14 mense francescane sostenute dal progetto solidale dell’Antoniano “Operazione Pane” nell’ultimo anno. Oltre il 40% in più rispetto all’anno precedente. Ogni mese, riferisce un comunicato stampa della Antoniano Onlus, vengono offerti circa 36mila pasti e quasi 1.200 al giorno. E ora in tutta la penisola si preparano pranzi speciali, colombe solidali e uova di Pasqua per i bambini più fragili, per cercare di trasmettere serenità e speranza anche alle persone e alle famiglie che, a causa della pandemia, si trovano in situazioni disagiate. “L’emergenza Covid-19, oltre a generare una drammatica crisi sanitaria, sta indebolendo fortemente anche il tessuto sociale, peggiorando la condizione dei più fragili e mettendo in difficoltà tante famiglie”, sottolinea il direttore dell’Antoniano fr. Giampaolo Cavalli. Tra i nuovi ospiti delle mense francescane, spiega il religioso, oggi ci sono tante persone che hanno perso il lavoro in seguito all’emergenza sanitaria e che spesso fanno anche fatica a chiedere aiuto, “perché provano quasi vergogna per la loro nuova condizione”. “Le persone che hanno bisogno di aiuto non possono essere lasciate sole - aggiunge fr. Cavalli - soprattutto in questa situazione così difficile. Operazione Pane tiene unite le mense francescane e ci aiuta a non dimenticare nessuno: a mettere in tavola un pasto caldo per tutti e a fare in modo che le nostre porte restino sempre aperte in sicurezza, nonostante le grandi difficoltà del momento”. Le realtà francescane italiane sostenute dal progetto “Operazione Pane”, di cui beneficia anche una realtà francescana in Siria, si trovano a Roma, Palermo, Catanzaro, La Spezia, Torino, Verona, Bologna, Pavia, Monza, Milano, Lonigo, Voghera e Baccanello. In questi mesi si sono tutte riorganizzate per continuare a restare accanto ai più fragili, nel rispetto delle disposizioni delle autorità per il contenimento della pandemia, attivando la distribuzione di kit alimentari all’aperto, organizzando colloqui a distanza per raccogliere le richieste di aiuto dei più fragili e distribuendo pacchi alimentari a domicilio. In occasione della Pasqua, a Palermo, la Mensa del Padre Abraham consegnerà agli ospiti le “scatole scalda cuore”, preziose confezioni piene di regali raccolti tra la gente per aiutare i senza fissa dimora e le famiglie che si rivolgono ai frati.  A Torino le famiglie della Mensa e del Centro di Ascolto Sant’Antonio, raddoppiate rispetto allo scorso anno, riceveranno uno speciale pacco alimentare, colombe e uova di Pasqua. A Bologna, sede della mensa Padre Ernesto dell’Antoniano che coordina l’intero progetto “Operazione Pane”, i frati e i volontari resteranno accanto ai più fragili preparando per loro un pranzo speciale con dolci di Pasqua. Anche le 80 famiglie accolte dall’Antoniano riceveranno un dono: ceste piene di prodotti alimentari e uova di Pasqua per gli oltre 160 bambini sostenuti dall’organizzazione. (TC)

25 marzo - BRASILE 50.mo anniversario Mese della Bibbia, le celebrazioni previste per il mese di settembre

Sarà festeggiato quest’anno a settembre il 50.mo anniversario del Mese della Bibbia, il cui tema è la Lettera di San Paolo Apostolo ai Galati e il motto: "Perché siete tutti uno in Cristo Gesù" (Gal 3,28d). Per prepararsi alla ricorrenza, informa il sito della Conferenza episcopale del Brasile, sono stati elaborati due opuscoli dalla Commissione pastorale per l'animazione biblico-catechetica dei vescovi, con lo scopo di aiutare le comunità e le parrocchie ad approfondire la loro comprensione biblica della Bibbia. L’autore dei testi, prof. Joel Ferreira che è docente di Scienze Religiose alla Pontificia Università Cattolica di Goiás, spiega che oltre alle sue forti caratteristiche teologiche e dottrinali, la Lettera ai Galati è “una delle migliori riflessioni bibliche sulla libertà umana e sul potere liberatorio della fede in Gesù Cristo. Dal Battesimo e dalle vesti di Cristo, siamo tutti figli di Dio in unità”. Il docente precisa, poi, che nel testo si affrontano soprattutto due temi: il conflitto nel primo cristianesimo che coinvolgeva gli ebrei-cristiani e i gentili-cristiani: "Gli ebrei convertiti al cristianesimo volevano che i gentili osservassero due leggi: quella della circoncisione e quella dei puri/impuri - ha detto - questo fu risolto in una riunione a Gerusalemme dove Pietro, Giacomo e Giovanni ascoltarono Paolo, Barnaba e Tito e stipularono un accordo affinché i due gruppi si rispettassero a vicenda e comprendessero la libertà in Cristo. L'importante era avere unità". I testi di riferimento sulla Lettera ai Galati e i sussidi preparatori per il Mese della Bibbia 2021, si possono trovare al seguente link: www.edicoescnbb.org.br. In occasione del 50.mo anniversario del Mese della Bibbia, inoltre, la Commissione per l'Animazione Biblico-Catechetica della Conferenza episcopale del Brasile ha lanciato un francobollo speciale per la commemorazione. Secondo padre Jânison de Sá, consigliere della Commissione, l'idea del logo è di farlo conoscere a tutte le comunità del Brasile in occasione della celebrazione del giubileo d'oro: "Vogliamo anche motivare le regioni e le diocesi a usare il nostro logo mettendo i loro nomi. Secondo padre Jânison, celebrare il giubileo d'oro del mese della Bibbia è molto importante per rafforzare l'animazione biblica, lo studio, la riflessione e la preghiera dalla Bibbia in tutta la Chiesa in Brasile. La Chiesa del Brasile ha istituito il Mese della Bibbia a partire dall'urgenza di annunciare la Parola di Dio e la bellezza di far risuonare nel cuore degli ascoltatori la Parola che rinnova e spinge alla missione. Alla luce del Concilio Vaticano II, il Mese della Bibbia è stato creato per mobilitare le persone a riflettere più profondamente e a vivere la Parola attraverso un itinerario con un tema specifico per ogni anno. Per la prima volta il Mese della Bibbia è stato celebrato nel 1971 nell'arcidiocesi di Belo Horizonte dalle Suore Paoline, attraverso il loro Servizio di Animazione Biblica, più tardi la Conferenza episcopale nazionale del Brasile lo ha assunto come proposta nazionale. Tra i suoi obiettivi c'è quello di contribuire allo sviluppo di varie forme di presenza della Bibbia nell'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile, di creare aiuti biblici per le diverse forme di comunicazione e di facilitare un dialogo creativo e trasformativo tra la Parola, la persona e le comunità. (RB)

25 marzo - GUATEMALA Appello vescovi: dignità e giustizia per migranti e rifugiati

Esquipulas, Guatemala, anno 1986: i presidenti di cinque Paesi centroamericani (Guatemala, Honduras, El Salvador, Costa Rica e Nicaragua) concordano un piano di risoluzione pacifica dei conflitti in corso nella regione, nonché un programma di cooperazione economica. Quell’accordo passa alla storia come “Dichiarazione di Esquipulas” ed ora, 35 anni dopo, i vescovi del Guatemala ne sottolineano ancora l’importanza, in quanto strumento che “ha segnato il cammino della ricerca della pace in America Centrale”. Per questo, spiegano in una nota, la città è stata scelta anche come sede dell’incontro regionale di mobilità umana per la giustizia e la dignità dei migranti, che si è svolto nei giorni scorsi. Dal 1986 ad oggi, infatti, il processo di riconciliazione e di “riposta alla situazione attuale delle nostre nazioni, di cui il fenomeno migratorio è una delle manifestazioni più evidenti”, non si è mai fermato. All’incontro – prosegue la nota – hanno preso parte “delegati della Pastorale della mobilità umana e degli organismi della società civile di Messico, Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Costa Rica, con l’obiettivo di discernere le sfide e i bisogni presentati dalla realtà della migrazione nelle sue diverse manifestazioni”. Soprattutto nel contesto attuale “in cui si svolgono le migrazioni forzate, aggravate dalla pandemia da Covid-19 e dai recenti cicloni Eta e Iota” che a novembre 2020, in sole due settimane, hanno provocato oltre 200 morti in tutto il Centroamerica, i vescovi esprimono la loro “preoccupazione e indignazione per l'atteggiamento passivo e indifferente degli Stati della regione nel creare condizioni di vita dignitose per le persone”. Infatti, sottolineano i presuli del Guatemala, “la violenza sociale, la corruzione, l'impunità, la disuguaglianza e la povertà e il crimine organizzato” sono situazioni che “gli Stati devono risolvere” e che in molti casi rappresentano le cause scatenati dell’emigrazione, costringendo “le persone a lasciare i loro Paesi”. Di fronte ad uno scenario definito “disumanizzante”, dunque, i presuli condannano “categoricamente la costante violazioni dei diritti umani e la persecuzione dei loro difensori; la mancanza di un approccio integrale e umano per le persone costrette a migrare e le violenze, persino fino alla morte, esercitate contro di esse”. Per questo, si chiede “il rispetto rigoroso” delle norme nazionali e internazionali sui diritti umani, in particolare dei migranti. Non solo: i vescovi invocano anche “una risposta regionale e globale da parte degli Stati per prevenire la migrazione forzata ed affrontare responsabilmente i flussi migratori”. I Paesi “facciano tutti gli sforzi necessari per garantire la vita e l'integrità delle persone” continua la nota che poi invita “le Chiese, le religioni, la società civile e le persone di buona volontà ad unire i loro sforzi per promuovere la giustizia e la dignità delle persone migranti”. La Chiesa del Guatemala ricorda, inoltre, i quattro verbi spesso indicati da Papa Francesco per affrontare la questione migratoria, ovvero “accogliere, proteggere, promuovere e integrare le persone in tutte le situazioni di mobilità” e conclude la sua nota con un’invocazione a San Giuseppe, “migrante e rifugiate, custode e protettore della Chiesa”, in onore del quale è in corso, fino all’8 dicembre, uno speciale Anno, indetto dal Pontefice. (IP)

25 marzo - REGNO UNITO Settimana Santa. Monsignor Lang: non dimenticare i nostri fratelli della Terra Santa

In occasione della Settimana Santa e della Pasqua ormai imminenti, un invito a non dimenticare i fratelli cristiani che vivono in Medio Oriente, e in particolare in Terra Santa, viene dal monsignor Declan Lang, presidente del dipartimento per gli Affari internazionali della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, attraverso il sito dell’Episcopato. “Affamati di visitatori pellegrini nei luoghi santi, e di fronte alle realtà quotidiane di conflitto e occupazione, i cristiani, come dice Papa Francesco, stanno soffrendo ‘le disuguaglianze economiche e le tensioni regionali che minacciano la stabilità di queste terre’”, ha detto. Il vescovo chiede ai cristiani di riaffermare il proprio impegno per la giustizia e la pace in Medio Oriente e chiede ai leader di "aumentare il sostegno per la costruzione della pace, il soccorso umanitario e la protezione della dignità umana, rinunciando a ristretti interessi politici o economici, compresa la vendita di armi che alimentano solo il conflitto". “Mentre ci avviciniamo alla Pasqua, è importante ricordare le nostre sorelle e i nostri fratelli in Terra Santa, che continuano ad affrontare le realtà quotidiane di conflitto e occupazione – ha continuato il presule - questo è un momento particolarmente importante per estendere la nostra assistenza alla comunità cristiana, che è stata privata dell'incontro e del sostegno dei pellegrinaggi per più di un anno”. “Teniamo anche nelle nostre preghiere l'intero Medio Oriente, compreso l'Iraq, dove il recente viaggio di Papa Francesco ha portato speranza a coloro che stanno ricostruendo il loro Paese; il Libano, che deve affrontare simultaneamente crisi economiche e politiche; la Siria, che ha ormai sopportato oltre un decennio di guerra; e lo Yemen, dove una delle peggiori catastrofi umanitarie del mondo continua a svolgersi. Papa Francesco ha detto che tali sfide ‘richiedono una cooperazione su scala globale al fine di affrontare, tra l'altro, le disuguaglianze economiche e le tensioni regionali che minacciano la stabilità di queste terre’”, ha concluso monsignor Lang. (RB)

25 marzo - FILIPPINE #coronavirus Il vescovo di Legazpi chiude temporaneamente due siti di pellegrinaggio nella provincia di Albay

A causa della diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, il Santuario della Divina Misericordia e la Via Crucis a Kawa-Kawa Hill, nel villaggio di Tuburan, nella provincia di Albay, saranno chiusi "fino a nuova disposizione". A dare l’ordine prima della Settimana Santa – riporta la pagina web dell’Episcopato -, per evitare raduni di massa, monsignor Joel Baylon, vescovo di Legazpi. In una circolare del 19 marzo, diffusa solo ieri, il presule ha annunciato la chiusura temporanea di questi luoghi di pellegrinaggio “per prevenire la possibile diffusione del virus", e ha spiegato che non sarà permessa nemmeno la preghiera privata alla Stazione della Croce o una semplice visita al Santuario per tutelare la salute di tutti. Il Santuario è una delle destinazioni più popolari della provincia in tempo di Quaresima. Sono migliaia i pellegrini provenienti da tutto il Paese, che, annualmente, accorrono al sito, famoso per le sculture a grandezza naturale delle 14 stazioni della Via Crucis, per pregare. In questo tempo di pandemia, dunque, il vescovo di Legazpi ha esortato i fedeli a pregare assieme alle loro famiglie a casa o privatamente. Le persone - ha affermato - potranno comunque unirsi alle comunità che trasmettono la Via Crucis online, partecipare dove e quando possibile alle Messe nelle parrocchie, recitare il Santo Rosario e offrire preghiere personali, per rendere il loro cammino quaresimale “solenne e significativo”. (AP)

25 marzo - SINGAPORE 23 maggio, forum interreligioso dei giovani per celebrare i 200 anni del cattolicesimo nel Paese

Promuovere amicizie durature e la comprensione interreligiosa tra i giovani adulti: con questo obiettivo, la Chiesa cattolica di Singapore promuove un forum di dialogo, aperto a chiunque abbia tra i 18 ed i 35 anni, a prescindere dalla sua religione. L’iniziativa, una delle tante ideate per celebrare i 200 anni del cattolicesimo nel Paese, si terrà il prossimo 23 maggio ed avrà come titolo “Spazio di dialogo a Singapore – Forum interreligioso per giovani adulti”. L’evento – informa una nota - vedrà anche “l’inaugurazione di una scultura destinata a simboleggiare e a ricordare a tutti l’importanza, il significato e il potere del dialogo interreligioso nella società di oggi”. Organizzato dal Consiglio cattolico arcidiocesano per il Dialogo interreligioso e sostenuto dal Ministero della Cultura e dei giovani, l’incontro ospiterà giovani leader religiosi e rappresentanti di dieci fedi a Singapore che “ascolteranno le prospettiva cattoliche, islamiche e laiche a partire dall’ultima Enciclica di Papa Francesco, ‘Fratelli tutti’ che incoraggia la fraternità e l’amicizia sociale”. I partecipanti al forum, prosegua la nota, “si impegneranno poi, con i loro coetanei di altre fedi, ad identificare le vie percorribili per raggiungere amicizie durature e comprensione reciproca nel Paese”. “I giovani – spiega Monsignor John-Paul Tan, ofm, vicario generale di Singapore per i Rapporti interreligiosi - non sono solo i futuri leader, ma sono il presente, ed è assolutamente fondamentale che i semi di amicizia e armonia siano piantati in loro, in modo che, nonostante ciò che il mondo ci presenta, essi abbiano gli strumenti necessari per impegnarsi in un dialogo significativo e utile tra le culture e le religioni a Singapore". Gli fa eco Mohammad Alami Musa, responsabile del corso sulle relazioni interreligiose all’interno della “S. Rajaratnam School of International Studies”: "La Chiesa cattolica è in una buona posizione per svolgere un ruolo guida nello sviluppo del dialogo interreligioso a Singapore”. Essa, infatti, ha “il vantaggio di avere posizioni chiare per guidare i suoi fedeli ed impegnarsi con i credenti di altre fedi a fare in modo che il dialogo interreligioso sia ampiamente accettato come strumento per rafforzare l'armonia nazionale”. Tra i relatori del Forum, per la Chiesa cattolica sarà presente fra’ Derrick Yap, ofm, Custode dei Francescani a Singapore e in Malesia. Per la realizzazione della scultura che verrà inaugurata a maggio, inoltre, è stato bandito un apposito concorso di design, aperto a tutti. L’unico requisito richiesto è che si pensi ad un progetto che “ispiri il dialogo interreligioso e l’azione per il bene comune e che ricordi alle generazioni future la necessità di un impegno costante” in questo ambito. Le iscrizioni del concorso si chiudono il 3 maggio ed il vincitore verrà annunciato il 14 dello stesso mese.   L’inizio della Chiesa cattolica di Singapore si fa risalire all’arrivo sull’isola di San Laurent Marie Joseph Imbert (1796-1839), missionario francese delle Missioni Estere di Parigi (Mep), l’11 dicembre 1821. Oggi, l’arcidiocesi locale accoglie 360mila fedeli, guidati dal Monsignor William Goh. “Nel corso della sua storia – informa il sito web diocesano - la Chiesa cattolica ha influenzato lo sviluppo della nazione per il bene comune, attraverso la formazione di valori etici, l'istruzione, la giustizia sociale, la sanità e il dialogo interreligioso”. Duecento anni dopo, gli eventi celebrativi cercano di “coinvolgere i cattolici e i tutti i singaporiani nel rafforzamento delle relazioni e nella costruzione della resilienza all’interno della comunità”. (IP)

25 marzo - POLONIA Solennità dell’Annunciazione. Monsignor Miziński: riflettere sul dono più prezioso di Dio che è la vita

Nel giorno della Solennità dell’Annunciazione del Signore, la Chiesa in Polonia celebra la Giornata della Santità della Vita, che vuole essere “un invito unico a riflettere sul prezioso dono di Dio, che è la vita di ogni essere umano”, come ha detto monsignor Artur G. Miziński, segretario generale della Conferenza episcopale polacca, attraverso il sito dell’Episcopato. Questa giornata è stata istituita nella Chiesa in Polonia nel 1998 in risposta all'appello di San Giovanni Paolo II incluso nell'enciclica "Evangelium Vitae": "L'uomo e la sua vita ci appaiono come uno dei più grandi miracoli della creazione ..." ( Evangelium Vitae , 84). “Questa giornata è anche un incoraggiamento a riflettere sulla vita dei bambini non nati – ha proseguito il segretario generale - i più deboli e indifesi, che sono spesso esposti a una decisione arbitraria di privarli del loro diritto fondamentale, che è il diritto alla vita”. Il presule ha sottolineato che ognuno di noi deve sentirsi obbligato a sostenere la vita, anche sostenendo le madri che hanno avuto una dolorosa diagnosi di malattia grave e i genitori che hanno intrapreso il difficile compito di educare i bambini disabili e malati: “Dato che attualmente stiamo attraversando un periodo di minaccia per la nostra stessa vita a causa della pandemia che prevale da più di un anno, ci sentiamo ancora più spinti a cercare modi per proteggere ogni vita. Approfittiamo di questo tempo e impegniamoci a diffondere la civiltà della vita”. Monsignor Miziński ha osservato che quest'anno, a causa delle restrizioni sanitarie, non si sono potute organizzare marce per la vita. “Impegnamoci, quindi, in altre forme di celebrazione; per quanto possibile, cerchiamo di essere coinvolti nell'aiutare le organizzazioni che sostengono le famiglie che si prendono cura delle madri in situazioni difficili”, ha ammonito. In questa giornata di festeggiamenti per la Vergine Maria, inoltre, il presidente del Comitato della Conferenza episcopale polacca per il Dialogo con le religioni non cristiane, monsignor Henryk Ciereszko, ha organizzato un incontro di preghiera on line tra cristiani e musulmani: “Vorremmo rivolgerci a Maria e affidare per sua intercessione il riavvicinamento di queste denominazioni per superare tutto ciò che le divide - ha affermato - questa festa è importante per noi cattolici, ma anche per i seguaci di altre religioni, i musulmani che venerano Maria, hanno preso l'iniziativa anni fa di celebrare questa festa in Libano insieme a cattolici, ortodossi e altre denominazioni e religioni, come una grande celebrazione di preghiera comune”. A causa della pandemia, l'incontro si terrà on line nella giornata di oggi sulla pagina YouTube:  https://youtu.be/l9wz5VG8Jak. (RB)

25 marzo - MYANMAR Colpo di Stato. Appello del cardinale Bo ai giovani a non cedere alla violenza e appello della FABC al dialogo  

Il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche, in una dichiarazione rilasciata il 24 marzo – riporta UCA News -, ha lanciato un appello ai giovani, affinché percorrano il sentiero della non violenza per ripristinare la democrazia nel Paese, precipitato nei disordini dopo il colpo di Stato militare del 1° febbraio. Rivolgendosi ai giovani studenti che guidano il movimento pro-democrazia, il porporato ha elencato alcune delle molte sfide che si trovano ad affrontare oggi, come "la violenza brutale contro il popolo che rende sempre più impossibili le assemblee pacifiche; la paura, la depressione e l'ansia per il futuro”, e ha riconosciuto il valore e il contributo del loro movimento al Paese. Anche se "il vostro – ha affermato - è un movimento nazionale, fondato sui valori della democrazia, della non-violenza, dell'uguaglianza e della solidarietà, e cerca di portare giustizia a tutti", oggi,  con il crescente numero di morti, "vi chiederete se la lotta armata possa essere la risposta migliore alla repressione quotidiana e alla brutalità che vi trovate ad affrontare" ha sottolineato il porporato. Ma la via della lotta violenta anche se inizialmente ecciterà qualcuno, a lungo termine – ha aggiunto -, alienerà la maggioranza, e perderà il sostegno non solo in patria ma anche all'interno della comunità internazionale, ha spiegato. Il cardinale, ricordando come il movimento dei giovani si sia “guadagnato finora l'attenzione, la solidarietà, l'ammirazione e il sostegno di tutto il mondo grazie alla sua natura pacifica”, ha esortato i giovani a non cedere alla violenza. "Mi appello a voi  - ha detto - affinché rimaniate determinati e disciplinati nella nonviolenza", aggiungendo che lui, in prima persona, "continuerà a sostenere tutti gli sforzi e gli interventi non violenti e pacifici”. “Sono pienamente impegnato a tutti i livelli – ha dichiarato - per ridurre la violenza nelle strade e per proteggere la vita delle persone". L'appello è arrivato in un momento in cui il numero giornaliero delle vittime continua a salire e in cui i militari hanno intensificato l'azione repressiva contro i manifestanti a favore della democrazia, nella nazione del sud-est asiatico. Secondo l’Assistance Association for Political Prisoners, dal colpo di Stato del 1° febbraio, almeno 275 persone sono state uccise in Myanmar. Dinanzi a questa situazione drammatica, anche la Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche si è unita ai ferventi appelli per la fine della violenza nel Paese. "Per favore, iniziate un dialogo per trovare una soluzione, una via d’uscita", hanno scritto 12 cardinali asiatici nella loro dichiarazione pubblicata il 23 marzo, indirizzata ai militari, ai politici, ai manifestanti, a tutti i leader religiosi e alla Chiesa. Essi hanno espresso la loro vicinanza al cardinale Bo, condividendo il suo dolore e la sua angoscia. “Al nostro caro fratello cardinale Bo diciamo: siamo con te” si legge nel testo. "Ci uniamo a te mentre guidi il tuo popolo nella preghiera a Dio per una rapida risoluzione del conflitto e perché tutti vedano la strada che porta ad una soluzione, condannando la violenza militare contro civili innocenti". Poiché "la violenza non è mai una soluzione; la forza non è mai una soluzione. Porta solo a più dolore e sofferenza, più violenza e distruzione”, i porporati hanno invitato ”tutti i leader religiosi del Myanmar", ad unirsi a questa preghiera e a questo appello per la pace, chiedendo infine l'intercessione della Vergine Maria per la pace e la libertà nel Paese. (AP)

25 marzo - STATI UNITI Sparatoria a Boulder. Vescovi: su armi da fuoco, servono misure prudenziali

 “Misure prudenziali di controllo per limitare le sparatorie di massa e gli omicidi e suicidi con armi da fuoco”: ad invocarle è la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), dopo la sparatoria avvenuta il 24 marzo in un supermercato di Boulder, in Colorado. Dieci le vittime, tra cui un poliziotto, dei proiettili sparati da un giovane di 21 anni, poi arrestato dalle forze dell’ordine. L’episodio è avvenuto pochi giorni dopo la triplice sparatoria di Atalanta, contro tre Centri-benessere gestiti da persone di origine asiatica. Per questo, Monsignor Paul S. Coakley, presidente del Comitato episcopale per la giustizia interna e lo sviluppo umano, ha rilasciato una dichiarazione in cui ricorda quanto già affermato dall’Usccb nel 2019: ”La nostra Conferenza continuerà a sostenere misure che controllano la vendita e l'uso delle armi da fuoco, che le rendano più sicure, che prevedano regolamenti ragionevoli per le pistole e che limitino le armi d'assalto”. Esprimendo, poi, vicinanza e preghiera per le vittime, i loro familiari ed amici, Monsignor Coakley ringrazia tutti coloro che operano per salvaguardare la comunità e curare i feriti. “Esortiamo tutte le persone di buona volontà - continua la nota episcopale - ad offrire un sostegno concreto alle vittime della violenza ovunque sia possibile". Infine, la sottolineatura del fatto che “bisogna sempre ricordare che ognuno di noi è un fratello o una sorella in Cristo, creato a immagine e somiglianza di un Dio amorevole. Mentre ci avviciniamo alla Settimana Santa, continuiamo a riflettere sull'amore e la misericordia di Dio per ognuno di noi e rinnoviamo l'appello alla conversione del cuore". Sul tragico evento di Boulder, è intervenuto anche il Capo della Casa Bianca, Joe Biden, il quale ha ribadito: “Come presidente, userò tutte le risorse a mia disposizione per tenere gli americani al sicuro", esortando quindi la Camera e il Senato ad approvare un apposito progetto di legge al riguardo. (IP)

25 marzo - BRASILE #coronavirus Ad aprile la prima assemblea generale dei vescovi on line. Monsignor Amado: rispondere alle sfide della pandemia

Si svolgerà dal 12 al 16 aprile prossimi, per la prima volta in modalità on line a causa del dilagare della pandemia, l’assemblea generale della Conferenza episcopale del Brasile, la numero 58. Ne dà notizia attraverso il sito dell’Episcopato, il segretario generale dei vescovi brasiliani, nonché vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, monsignor Joel Portella Amado. Il Brasile, infatti, ha superato ieri la soglia dei 300mila morti dall’inizio della pandemia e ha registrato nelle ultime 24 ore 89mila contagi e quasi duemila decessi, mentre il nuovo ministro della Salute si è posto l’ambizioso obiettivo di raggiungere un milione di vaccini da inoculare al giorno. Il tema al centro dell’incontro, la questione del Pilastro della Parola proposto dagli Orientamenti generali per l'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile. Anche senza la possibilità di votare un documento, si discuterà il tema "Case della Parola-Animazione biblica della vita e cura pastorale nelle comunità ecclesiali missionarie", oltre a varie altre questioni relative alle attività della Chiesa cattolica in Brasile. "È un tempo per maturare in Brasile per quanto riguarda l'animazione biblica della vita e del ministero”, ha detto ancora il segretario, ricordando che nel 2020 l'assemblea venne annullata a causa della pandemia e delle difficoltà con le risorse virtuali. Con l'approvazione unanime del Consiglio Permanente, il vescovo ha spiegato che quest’anno, invece, la Conferenza episcopale nazionale ha scelto di tenere la riunione in forma virtuale dopo aver acquisito le condizioni tecniche e l'esperienza necessaria. "Siamo una conferenza episcopale molto grande. Ci sono 278 circoscrizioni ecclesiastiche, un totale di 485 vescovi oggi, di cui 318 esercitano qualche missione e funzione di governo più 167 emeriti. Se da un lato, dopo un anno di convivenza con la realtà virtuale, abbiamo imparato molto, certamente il fatto che questa è la prima assemblea online ci porterà tutta una nuova serie di richieste nel trattare con questo mondo virtuale", ha commentato il presule. Le difficoltà, certo, non mancheranno, e sono legate soprattutto alla segretezza di determinate questioni che non potrà essere garantita, e alle modalità di voto che non può svolgersi in forma virtuale, stando alle norme stabilite dai vescovi. Infine, la richiesta di preghiera per questo appuntamento comunque fondamentale per la vita della Chiesa: "I fedeli sono invitati ad accompagnare e a pregare per i vescovi, a pregare per la Chiesa in Brasile, per il nostro Paese e per il popolo brasiliano in questo momento così difficile, pesante e di tanta perplessità e tristezza – ha concluso monsignor Amado - noi vescovi del Brasile contiamo molto sulla preghiera di ogni fratello e sorella, di ogni cuore che ama questo Paese e che vuole il rapido superamento della pandemia". (RB)

25 marzo - GERMANIA #coronavirus La soddisfazione dei vescovi per il mantenimento delle celebrazioni in presenza

Grande soddisfazione è stata espressa dai vescovi della Conferenza episcopale tedesca attraverso il proprio sito, in merito alla decisione del governo federale di mantenere la possibilità delle celebrazioni in presenza per le imminenti festività pasquali. “Abbiamo seguito con rispetto la conferenza stampa del Cancelliere – ha dichiarato il portavoce della Conferenza episcopale tedesca, Matthias Kopp -  negli Stati federali sono in corso discussioni tra i Länder e le diocesi su come celebrare le funzioni in presenza durante le vacanze di Pasqua. Le diocesi e le parrocchie hanno dimostrato nei mesi scorsi di essere consapevoli della loro responsabilità nello svolgimento dei servizi in presenza. Il rispetto di tutte le misure protettive e igieniche è una cosa ovvia". Intanto in Germania la pandemia non accenna a frenare: secondo i dati forniti dall’istituto Koch, nelle ultime 24 ore sono stati registrati oltre 22mila nuovi casi, circa 6800 in più rispetto al giorno precedente. (RB)

25 marzo - ITALIA - Il ‘saluto’ che ha cambiato la storia. L’Annunciazione del Signore attraverso l’arte 

Un interno domestico, la quotidianità di una giovane donna scossa dall’irrompere di Dio nella storia. Un angelo porta l’annuncio: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te"; la Vergine tiene lo sguardo basso e si inginocchia. Sono le caratteristiche che accomunano le innumerevoli scene dell’“Annunciazione a Maria” dipinte dagli artisti in ogni tempo e luogo.  L’episodio evangelico, narrato con particolare dovizia da Luca e che costituisce l’avvio del ‘mistero di redenzione’, è tra le tematiche sacre maggiormente rappresentate nella storia. Trattata fin dai primi secoli del cristianesimo, troviamo la scena dell’Annunciazione negli antichi mosaici di Santa Maria Maggiore a Roma, realizzati attorno al 400. Mistero e fascino contraddistinguono la galleria di immagini dedicate fino ai nostri giorni alla visita dell’angelo Gabriele. Anno 1483: Filippino Lippi riceve la commissione di due tondi per il Palazzo Comunale di San Gimignano. Nel primo rappresenta l’angelo, nel secondo Maria che riceve l’annuncio inginocchiata. “Il tempo si blocca”, osserva Sandro Barbagallo, curatore del Reparto Collezioni Storiche dei Musei Vaticani e autore del libro “L’Annunciazione nell’Arte”, pubblicato da Edizioni Musei Vaticani. “Filippino rappresenta il passaggio, avvenuto con l’Annunciazione, dal tempo precedente legato al peccato a quello successivo, legato alla redenzione. Alle spalle dell’angelo inserisce una colonna di marmo senza base, né capitello, senza inizio e fine: rappresenta il tempo eterno di Dio. Per la prima volta in pittura un orologio compare alle spalle della Vergine: è il tempo umano che per un attimo si è bloccato”. Il pendolo infatti è fermo: d’ora in avanti la storia sarà scandita in modo nuovo. Maria è la nuova Eva. Nel Museo Diocesano di Cortona il Beato Angelico dipinge Maria mentre è seduta sotto un porticato con un libro di preghiere sulle ginocchia. Sullo sfondo si intravede un giardino: è l’Eden. Un angelo sta cacciando i progenitori, Adamo ed Eva in seguito al peccato originale. “Attraverso il fiat di Maria inizia un processo di riscatto per l’umanità”. Cattura l’attenzione il confronto tra le parole pronunciate da Gabriele e la risposta di Maria: ‘Ecco la Serva del Signore. Avvenga di me secondo la tua parola’. “Le prime sono leggibili da chiunque osservi il dipinto, mentre la seconda – spiega Barbagallo - è scritta al contrario perché rivolta a Colui che è nei cieli”.  Attualizzato dagli artisti di ogni epoca, il brano dell’Annunciazione offre l’occasione, a chi scorre in rassegna le singole opere ad esso ispirate, di osservare “l’evoluzione del gusto dell’arredo attraverso i secoli”. La scena infatti avviene sempre entro le mura domestiche della casa di Maria o nel suo giardino, ambienti di vita di una famiglia agiata, che i pittori raccontano secondo il gusto dei propri tempi. Particolare dovizia di dettagli si riscontra nell’arte fiamminga. Il pittore Jean Hey ad esempio inserisce sopra al letto della Vergine l’icona di Mosè, anticipatrice del Redentore. La ‘domesticità’ è resa da Lorenzo Lotto attraverso l’inserimento nella scena di un gatto, spaventato dall’intervento divino. Un’emozione riflessa anche nel gesto di Maria che, nell’olio su tela conservato al Museo Civico di Recanati, è colta di sorpresa: “girata rispetto all’inginocchiatoio sul quale stava recitando le preghiere. Il messaggio è chiaro: dal momento in cui Dio fa irruzione nella normale vita quotidiana di questa giovane donna, tutto cambia: Maria diviene Tabernacolo vivente”. L’incontro tra Divino e umano, impossibile da raccontare nella sua ineffabilità, è tradotto dagli artisti attraverso l’inserimento nella scena di una colomba o di un fascio di luce: è lo Spirito Santo che colpisce la Vergine Maria, turbata per l’apparizione improvvisa. C’è chi ha aggiunto un ulteriore elemento. Sandro Barbagallo ci conduce nel Palazzo Apostolico Vaticano dove è esposto un trittico dipinto da Giovanni dal Ponte intorno alla metà del Quattrocento. Al centro campeggia la scena dell’Annunciazione. “Il pittore rende visibile il momento dell’incarnazione di Gesù inserendo nel cielo la figura del Padre Eterno che indica la via, benedicendolo, ad un Bambino che prende la croce per andare incontro a Maria”. Sono tanti i dettagli legati alla traduzione pittorica di questa pagina del Vangelo, spesso ignorati anche dagli studiosi d’arte. L’autore del libro li svela attraverso aneddoti e curiosità Fra tutti colpisce il fatto che l’Annunciazione a Maria sia preceduta nel tempo da altre tre “annunciazioni”. La più nota ha per protagonista il cognato della Vergine: Zaccaria, rimasto muto per aver dubitato delle parole dell’angelo che gli aveva comunicato che l’anziana moglie Elisabetta lo avrebbe reso padre del ‘precursore’, Giovanni Battista. Le altre due annunciazioni hanno coinvolto i genitori della Madre di Dio: Gioacchino ed Anna. I due coniugi avanti negli anni “entrano in disaccordo dopo che il primo viene schernito dai sacerdoti del tempio che lo giudicano indegno per il fatto di non aver avuto un figlio”. Nella Cappella degli Scrovegni Giotto dipinge il momento della riconciliazione: i due hanno appena ricevuto entrambi una visita dell’angelo con l’annuncio che sarebbero divenuti genitori: è la celebre scena del bacio, casto e profondamente umano: i due sposi anziani hanno compreso quanto “di grande” stia per avvenire nella loro vita. Infine, ricorda Barbagallo, alla scena dell’Annunciazione sono legati anche i racconti dei vangeli apocrifi, scritti secoli dopo la venuta di Cristo. Essi raccontano l’episodio in cui Maria e Giuseppe, accusati dai sacerdoti di non essere giunti puri al matrimonio, sono costretti a bere una mistura di erbe amare. I due sposi superano la prova del ‘calice amaro’, dimostrando agli accusatori di aver detto la verità e che la gravidanza della Vergine ha origini soprannaturali. La scena è presente nei meravigliosi affreschi di Castelseprio, precedenti all’anno mille, una pagina di pittura che testimonia  come l’arte abbia tentato più volte di colmare le lacune narrative dei vangeli canonici al fine di rendere con maggiore realismo l’umanità della Sacra Famiglia. (PO)

24 marzo - ITALIA “Dante è vivo”: documentario della Diocesi di Roma a 700 anni dalla morte del Sommo Poeta

 L’attualità e la forza del pensiero e della poetica di Dante Alighieri sono evidenti ancora oggi, a 700 anni dalla sua morte, avvenuta il 25 marzo 1321 a Ravenna. Ne è convinto anche l’Ufficio diocesano di Roma per la Cultura e l’università che, insieme al suo omologo per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport, ha realizzato un documentario sul Sommo Poeta. Intitolato “Dante è vivo…a 700 anni dalla morte”, il video dura 50 minuti ed è visibile sul canale YouTube. Numerosi gli interventi e le testimonianze che si alternano davanti alla telecamera, tra cui il Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; Marta Cartabia, Ministro della Giustizia; Franco Nembrini, saggista e pedagogista, grande esperto di Dante; Enrico Malato, vicepresidente della Casa di Dante a Roma; e il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo. Il documentario vuole essere “per tutti”, sottolinea Monsignor Andrea Lonardo, ideatore e regista del progetto. “È pensato sia per gli intellettuali – spiega – che possano capire che Dante va presentato come una delle figure più vive nella storia dell’uomo, ma anche per le persone semplici, che possano avere delle chiavi per accostarsi” alla sua opera. L’atteggiamento giusto da avere dinanzi al padre della lingua e della letteratura italiana, infatti, è quello di “esserne discepoli, capire cosa ci insegna”. Ma il documentario ha anche un altro obiettivo, ovvero “essere una provocazione per le scuole e per gli insegnanti”, afferma Monsignor Lonardo. La poesia suprema di Dante, infatti, “ci apre a un nuovo sguardo, a un diverso punto di vista sul mondo”. Il filmato è stato realizzato in luoghi artistici di rara bellezza, come il Casino Massimo Lancellotti, che custodisce una stanza dedicata proprio all’Alighieri, ricoperta dagli affreschi realizzati dal gruppo di artisti tedeschi noti come “I Nazareni”. (IP)

24 marzo - FILIPPINE L’arcidiocesi di Manila sfida il divieto del governo di celebrare le funzioni religiose durante la Settimana Santa

"Non condurremo alcuna attività religiosa al di fuori delle nostre chiese”, ma all'interno, “a partire dal 24 marzo, praticheremo il nostro culto religioso sfruttando il 10% della capacità massima della chiese”. È quanto dichiarato dall'amministratore apostolico di Manila, monsignor Broderick Pabillo - riporta UCA News -, in una lettera pastorale che sfida il divieto del governo di celebrare le funzioni religiose, per l’aumento dei casi di coronavirus nel Paese, nelle chiese della capitale e delle province vicine durante la Settimana Santa. Il presule ha definito "sbagliati" i protocolli anti-Covid, poiché stilati senza avere consultato prima le autorità ecclesiastiche. "Non dovremmo seguire tali linee guida, imposte senza consultazioni, che in qualche modo violano la legge di separazione tra Stato e Chiesa”, ha spiegato il vescovo a Radio Veritas. Linee guida, annunciate il 20 marzo dall'Inter-Agency Task Force on Emerging Diseases (IATF), che dal 22 marzo al 4 aprile vietano i raduni religiosi e limitano lo svolgimento di matrimoni, battesimi e servizi funebri. Anche monsignor Pablo Virgilio David, vescovo di Kalookan, nei giorni scorsi ha criticato il divieto. Egli, sottolineando come il governo chiuda le chiese nel periodo più sacro dell'anno e permetta ai centri fitness e benessere di sfruttare il 70 e il 50% delle loro capacità, ha espresso in un post sui social media tutta la sua contrarietà. “Che Dio – ha dichiarato - abbia pietà delle vostre anime", rivolgendosi alle autorità, ree anche per lui di non aver parlato con i leader della Chiesa, prima di vietare le funzioni religiose. Il portavoce del governo, Harry Roque, nel frattempo, avvertendo i vescovi, ha ribadito che i cattolici devono seguire le linee guida stabilite dalla Task Force e che rientra nei poteri dello Stato ordinare la chiusura delle chiese. ”Spero – ha concluso Roque - che non si arrivi a questo". (AP)

24 marzo -  ECUADOR 11 aprile, ballottaggio presidenziali. Giustizia e pace: scegliere il bene del Paese, non la persona

Saranno il progressista Andrés Arauz e il conservatore Guillermo Lasso gli sfidanti del ballottaggio per le presidenziali in Ecuador, in programma il prossimo 11 aprile. In vista delle votazioni, che seguono quelle del 7 febbraio, la Commissione episcopale Giustizia e pace ha diffuso una nota in cui ricorda agli elettori che “non si tratta di scegliere una persona, bensì un programma che proponga soluzioni reali e realizzabili ai gravi problemi che affliggono il Paese”. “Con il voto – scrivono i vescovi – verrà definito quale Ecuador desideriamo per il futuro”. Di fronte, dunque, ad una grave crisi “economica, sociale, politica, morale ed etica”, bisogna guardare a chi, tra i due candidati, vuole “fare il possibile per lo sviluppo integrale della società, rendendo il Paese un luogo inclusivo, in grado di assicurare una vita dignitosa a tutti, in particolare ai poveri e ai vulnerabili”. Giustizia e pace invoca, nello specifico, un’amministrazione virtuosa delle risorse pubbliche, la scelta di obiettivi concreti e un’onestà della classe politica che sia “a prova di corruzione e impunità”. Oggi, continuano i presuli, non ha più alcun senso ridurre il confronto politico ad una contesa tra destra e sinistra, ovvero tra conservatori e progressisti. Si tratta di “concetti politici evaporati nel tempo” e dai quali bisogna stare in guardia, evitando discorsi siano solo “demagogia” e che contengano “eufemismi e promesse irrealizzabili”. Perché chi uscirà vincitore dalle elezioni dell’11 aprile, prosegue la nota, si troverà davanti “un Paese praticamente a pezzi e un popolo schiacciato dalla povertà e dalla disoccupazione, sommerso da una situazione sanitaria esasperante e da una violenza galoppante, quasi vinto e con una minima, se non nessuna, speranza e fiducia nelle istituzioni”. “Votare bene - concludono i vescovi – è quindi un nostro dovere e una nostra responsabilità”. (IP)  

24 marzo - GERMANIA Il 24 e 25 aprile torna “Getta le tue reti”: le 24 ore di preghiera per le Vocazioni

Torna per il terzo anno consecutivo l’iniziativa “Getta le tue reti”, per la Giornata di preghiera per le Vocazioni. Il 24 aprile prossimo, a partire dalle ore 18, dunque, il Centro di Pastorale Vocazionale della Conferenza episcopale tedesca – che lo ricorda anche attraverso il sito dell’Episcopato – inviterà tutti i fedeli a riunirsi in preghiera nelle parrocchie ma anche singolarmente in casa.   La partecipazione è possibile nelle più diverse forme di preghiera: dall’Adorazione eucaristica alle Lodi, dalle preghiere di Taizé alle devozioni classiche o alla celebrazione della Messa. Ci saranno parrocchie o comunità in cui la preghiera si svolge durante 24 ore. Il cuore della rete di preghiera è il sito web www.wdna.de, dove individui o gruppi o parrocchie possono inserire intenzioni e iniziative di preghiera pubblici o privati visualizzabili su una mappa interattiva: n questo modo tutti possono vedere dove altri credenti stanno pregando per le vocazioni. Il sito web offre anche suggerimenti concreti per la preghiera, nonché offerte di streaming dal vivo di momenti di preghiera ai quali ci si può unire da casa. “Grazie alla homepage siamo flessibili. Anche nel tempo della pandemia di Coronavirus, possiamo unirci nella preghiera senza doverci incontrare concretamente – ha detto il pastore Michael Maas, uno dei promotori - in altri luoghi sarà possibile formare una comunità di preghiera sul posto, ma in questo modo si può essere presente in molti modi, unirsi alla preghiera di altri lontani e viverla come una grande comunità". “Soprattutto in questo momento di pandemia è importante che ci siano persone che ci siano per gli altri e che possano dare loro senso e sostegno nella loro fede – ha concluso il sacerdote - ecco perché la preghiera per le vocazioni spirituali è più urgente che mai". (RB)

24 marzo - TERRA SANTA Appello Padre Patton per Colletta del Venerdì Santo: “Aiutateci ad aiutare chi è nel bisogno”

La Terra Santa è stata messa “a dura prova dalla pandemia che ha paralizzato il mondo intero” e quest’anno “più che mai” essa ha bisogno “della generosità dei cristiani di tutto il mondo”: è il vibrante appello lanciato, con un videomessaggio, da padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa. Le sue parole arrivano oggi, alla vigilia della Solennità dell’Annunciazione del Signore, che si celebra il 25 marzo. Nonostante l’emergenza sanitaria, padre Patton ricorda l’operato portato avanti indefessamente dalla Custodia per “continuare a custodire i Luoghi Santi della nostra redenzione e la piccola comunità cristiana che qui ancora esiste e resiste”. Le preghiere per il mondo intero sono state “intensificate al Santo Sepolcro, al Getsemani, a Betlemme, a Nazareth e negli altri santuari – racconta – mentre nelle parrocchie abbiamo continuato a prenderci cura dei cristiani di lingua araba, ebraica e greca, dei migranti lavoratori stranieri e dei rifugiati”.  Grande attenzione è stata riservata anche ai giovani: attraverso le scuole di Terra Santa, infatti, “circa 10mila bambini e ragazzi hanno potuto usufruire di una buona educazione”. Rafforzato, inoltre, l’impegno caritativo per venire incontro ai “bisogni essenziali di popolazioni provate, oltre che dalla pandemia, anche dalla guerra, dall’assenza di assistenza sociale e sanitaria”. Ma tutto questo “ha un costo”, un costo che “ogni anno viene in gran parte coperto dalla Colletta del Venerdì Santo”, ricorda padre Patton. Di qui, l’invito rivolto a tutti i cristiani: “Aiutateci anche quest’anno, secondo le vostre possibilità, secondo la generosità del vostro cuore, perché possiamo anche noi aiutare chi è nel bisogno”. “Aiutateci ad aiutare – conclude - e che il Signore benedica e ricompensi ciascuno e ciascuna di voi”. Da ricordare che la Colletta del Venerdì Santo pro Terra Santa si è sviluppata, in particolare, sotto il Pontificato di San Paolo VI, con l’Esortazione Apostolica “Nobis in Animo sulle accresciute necessità della Chiesa in Terra Santa”, firmata il 25 marzo 1974. I fondi raccolti servono alla conservazione dei Luoghi Santi, allo sviluppo della minoranza cristiana locale, nonché all’assistenza ai pellegrini e alle opere liturgiche. Nel 2020, primo anno della pandemia, è stato istituito anche un fondo d’emergenza, voluto dalla Congregazione per le Chiese Orientali, con la collaborazione di varie agenzie della Roaco (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali). I finanziamenti hanno potuto così raggiungere 303 progetti in 24 Paesi. (IP)

24 marzo - BRASILE Al via il bando per l’immagine e il testo simbolo della Campagna di fraternità 2022

È stato pubblicato ieri dalla Conferenza episcopale del Brasile un primo bando per ricercare l’immagine simbolo e il testo del futuro inno della Campagna di Fraternità 2022, mentre un secondo bando per la musica dell’inno sarà lanciato in seguito, come ha deciso il Consiglio episcopale di Pastorale dell'Episcopato brasiliano. Ogni anno i vescovi del Consiglio, accogliendo i suggerimenti provenienti dalle Conferenze episcopali regionali e dalle organizzazioni ecclesiali, scelgono un tema e un motto per richiamare l'attenzione su qualche situazione della società di cui ci si deve occupare per il bene di tutti: per l'anno 2022, il tema scelto è stato “Fraternità ed educazione", e il motto: "parlare con saggezza e insegnare con amore". La proposta per il 2022, dunque, è quella di promuovere un dialogo sulla realtà educativa in Brasile, alla luce della fede cristiana, proponendo vie in favore dell'umanesimo integrale e della solidarietà. Inoltre, si cercherà di riflettere sul ruolo della famiglia, della comunità di fede e della società nel processo educativo con la collaborazione delle istituzioni educative; di incoraggiare proposte educative che, radicate nel Vangelo, promuovano la dignità umana, l'esperienza del trascendente, la cultura dell'incontro e la cura della Casa comune. Per quanto riguarda il bando inerente l’immagine, ovvero l’identità visiva della Campagna, s’intende offrire elementi teorici per aiutare nell'elaborazione dell'opera e stimolare la creatività degli artisti. Il numero di partecipanti è illimitato e ogni candidato potrà presentare una proposta di creazione individuale o collettiva. L’immagine deve contenere le parole del tema e del motto, e la sua elaborazione dovrebbe anche eccellere nella tecnica e nella creatività, ma soprattutto nell'ispirazione e nella meditazione che il motto e il tema possono portare. Inoltre, il candidato dovrebbe pensare a un'immagine praticabile su gadget quali adesivi, magliette, cappellini o zaini. Per quanto riguarda il bando per il testo dell’inno, il candidato deve tradurre in linguaggio poetico il contenuto del tema, il motto e gli obiettivi, evitando spiegazioni inutili, moralismi o cliché, cercando, possibilmente, ispirazione nella Sacra Scrittura e nel Magistero della Chiesa. La forza del testo dovrebbe essere quella di ravvivare la speranza, la creatività e l'impegno cristiano; portare un messaggio che aiuti il popolo di Dio a mettersi in movimento. Inoltre, i testi, oltre ad avere una metrica regolare, dovrebbero presentarsi preferibilmente in rima, anche se si possono usare versi liberi. Il bando per i poster scade il 17 maggio 2021, data entro la quale gli elaborati devono essere inviato alla Conferenza episcopale; per quanto riguarda il testo dell’inno, invece, il termine è fissato per il 26 aprile. Nel 1964, nel pieno sviluppo del Concilio Vaticano II, si realizzò la prima Campagna nazionale della Fraternità, sotto la cura della Conferenza episcopale brasiliana. Espressione di comunione, conversione e condivisione, la Campagna di Fraternità ha come obiettivi permanenti risvegliare la comunità e lo spirito cristiano nella ricerca del bene comune, educare alla vita in fraternità, rinnovare la coscienza della responsabilità di tutti nell'azione evangelizzatrice in vista di una società giusta e solidale. (RB)

24 marzo - PAKISTAN #coronavirus L’arcidiocesi di Lahore annulla tutte le assemblee liturgiche per fermare la diffusione del virus

L'arcidiocesi di Lahore, dinanzi all’impennata dei casi di coronavirus nel Paese, più di 3.000 al giorno, e all’inasprimento delle misure restrittive anti Covid-19 da parte del governo, che ha vietato tutti i raduni culturali e religiosi e ha chiuso santuari e cinema, ha deciso di annullare tutte le assemblee liturgiche a quasi una settimana dalla Pasqua. Monsignor Sebastian Shaw, arcivescovo di Lahore, in una lettera pastorale del 22 marzo – riporta UCA News -, ha esortato i religiosi dell’arcidiocesi ad annullare tutte le assemblee liturgiche previste nei prossimi giorni e a seguire le linee guida, emesse dal governo poche ore prima, per fermare la diffusione della pandemia. "Si consiglia anche di seguire le procedure operative standard, di mantenere il distanziamento sociale e, se necessario uscire, di farlo sempre utilizzando una mascherina", ha sottolineato l'arcivescovo. Il presule ha chiesto anche di annullare o ridurre le attività pastorali nelle parrocchie per tutelare la salute dei fedeli. "Possa Dio onnipotente proteggerci tutti dal coronavirus, per poterci preparare a celebrare la Pasqua con gioia", ha concluso. (AP)

24 marzo -  NIGERIA Allarme leader cristiani dopo attacco al governatore Ortom: sicurezza nazionale sempre più a rischio

È un vero e proprio “crollo della sicurezza” nazionale quello denunciato dall’Associazione cristiana della Nigeria (Can) dopo che, sabato 20 marzo, un gruppo di 15 uomini armati, esponenti del Movimento dei Fulani, ha attacco il governatore dello Stato del Benue, Samuel Ortom, nella sua residenza a Makurdi. Il politico è uscito illeso dall’attentato grazie all’intervento degli uomini della sua scorta, ma il grave episodio – scrive la Can in una nota – pone un interrogativo: “Se neanche un governatore è al sicuro, allora chi lo è?”. “Siamo preoccupati, tristi, scioccati, delusi e addolorati – proseguono i leader cristiani – per il crollo del sistema di sicurezza nazionale e per il fallimento con cui i responsabili hanno affrontato questa questione”. Al contempo, l’Associazione denuncia il fatto che, nonostante abbia rivendicato la responsabilità dell’attentato, il Movimento dei Fulani “non è stato ancora messo fuori legge e i suoi leader, che hanno minacciato pubblicamente il governatore, proseguono i loro affari come se non fosse successo nulla”. “Cosa aspetta l’esecutivo? - chiede ancora la Can – Che i Fulani portino a termine con successo le loro imprese criminali?”. L’Associazione cristiana incalza: “Perché le nostre forze di sicurezza sembrano impotenti davanti a questi delinquenti? Hanno forse armi superiori? O si aspettano che ciascuno si difenda da sé, con tutte le relative conseguenze?” Di qui, il richiamo al governo e al fatto che “è sua responsabilità primaria la difesa della vita e della proprietà dei cittadini”. A gran voce, dunque, la Can invoca dal Capo dello Stato, Muhammadu Buhari, la risoluzione dei problemi relativi alla sicurezza nazionale, nonché la diffusione dei nomi degli appartenenti al Movimento dei Fulani, perché “finché il governo continuerà a trattarli con guanti di velluto, allora essi continueranno ad agire impunemente”. Infine, viene espresso apprezzamento per l’avvio di un’indagine specifica sull’attacco perpetrato contro Samuel Ortom. Sulla stessa linea si è posto Monsignor Godfrey Onah, vescovo di Nsukka, che nell’omelia di domenica 21 marzo, ha evidenziato quanto la Nigeria stia “piangendo ed urlando di dolore”. “Siamo nell’oscurità, ci sentiamo confusi – ha detto il presule – Cambiare un governo senza cambiare il nostro atteggiamento non trasforma il Paese” che, invece, “ha un estremo bisogno dell’incontro trasformante con Cristo”. “Vedere Gesù – ha aggiunto – è l’unico modo per tornare indietro dal sentiero di distruzione che abbiamo intrapreso”. Gli ha fatto eco l’Arcivescovo di Abuja, Ignatius Kaigama, il quale, sempre domenica scorsa, ha denunciato il cattivo uso delle risorse pubbliche che si fa in Nigeria ed ha esortato tutti a liberare la nazione “dal dominio del peccato e della criminalità, crescendo cittadini che non fanno nulla per egoismo, bensì cercano il bene comune di tutti”. Da ricordare che la Nigeria vive da diverso tempo il dramma degli attacchi perpetrati dai Fulani: si tratta di pastori e mandriani, per lo più di religione islamica, che fuggono dalla desertificazione e che conquistano nuove terre a scapito degli agricoltori, in maggioranza cristiani, usando violenza. A giugno 2020, ad esempio, più di 200 contadini sono stati massacrati in alcuni villaggi dello Stato centrale di Plateau. (IP)

24 marzo - REPUBBLICA CECA Annunciazione. Lettera pastorale dei vescovi: restare accanto alla vita fin dal concepimento

In occasione della Solennità dell’Annunciazione, che la Chiesa festeggia nella giornata di domani 25 marzo assieme alla Giornata della Vita nascente, i vescovi dell’arcidiocesi di Olomuc, in Repubblica Ceca, hanno scritto una lettera pastorale ai fedeli pubblicata anche sul sito della Conferenza episcopale ceca: “L’atteggiamento della Chiesa non è cambiato da duemila anni, e non può cambiare, perché né la natura umana né i principi morali cambiano. I mezzi tecnici moderni non cambiano il male in bene, possono solo rendere il bene più fecondo e il male più distruttivo”. “Dio ha amato ciascuno di noi nel grembo di nostra madre e ci ha donato un'anima immortale – proseguono - la capacità di lavorare con Dio per creare un nuovo essere immortale è un nobile privilegio che nemmeno gli angeli hanno. Il dono della fede ci aiuta ad apprezzare e a meravigliarci di questo fatto”.“La società odierna non sempre si avvicina all'infanzia aperta a braccia aperte. Quali sono le preoccupazioni riguardo al concepimento e alla nascita di un bambino? Sentiamo la paura della sovrappopolazione della Terra, come se Dio stesse solo guardando le persone con indifferenza e non volesse affidarci l'intero universo trasformato dopo la Resurrezione – scrivono i presuli - sappiamo che qualsiasi convivenza con un'altra persona porta non solo grandi gioie e felicità, ma spesso anche dolore, fatica e croci. Se le persone rifiutano questo fatto e si concentrano solo sull'ottenimento della felicità personale, l'intera società viene sconvolta. Dopotutto, oggi molti bambini nascono fuori dal matrimonio e molte madri rimangono sole. Non solo questo causa problemi sociali, ma per un'intera generazione di bambini nessuno è in grado di sostituire un ambiente familiare amorevole come quello di mamma e papà”. “In tutti i tempi difficili, la vita della Sacra Famiglia può essere per noi incoraggiamento e rafforzamento. Maria non aveva intenzione di concepire il Figlio di Dio Gesù Cristo, non sapeva dove avrebbe partorito o come avrebbe provveduto al suo bambino; tuttavia, San Giuseppe è stato il suo sostegno in tutte le situazioni. Può quindi essere un modello per ogni uomo accettare coraggiosamente la responsabilità sia per la donna che per il bambino e per affrontare tutte le sfide con amore creativo. Sia Maria che Giuseppe hanno sempre avuto fiducia in Dio e hanno fatto tutto il possibile”, si legge ancora. “Papa Francesco ha recentemente ricordato: ‘L'insegnamento della Chiesa è chiaro su questo punto. La vita umana è sacra e inalienabile, e determinare la salute del nascituro nel grembo materno per la selezione deve essere risolutamente rifiutato perché è un modo di pensare disumano che approva l'aborto per i feti dalla prognosi incerta e priva le famiglie di accettare, abbracciare e amare i loro più deboli”, continuano i vescovi di Olomuc. “Allora cosa possiamo fare per i bambini non nati e i loro genitori o per i medici che agiscono contro la vita? – si chiedono i presuli alla fine del messaggio - Non possiamo imporre il bene agli altri contro la loro volontà. Neanche Cristo l’ha fatto. Dio rispetta il libero arbitrio di ogni essere umano che gli è stato dato al momento del concepimento e rimane con lui per sempre. Possiamo raccomandare fervide preghiere, ascolto paziente, parole rassicuranti e incoraggianti, un buon esempio e, naturalmente, un aiuto pratico disinteressato”. (RB)

24 marzo - STATI UNITI Prosegue l’iniziativa solidale “Camminare con le mamme bisognose”, lanciata un anno fa

Un anno fa, prim’ancora che iniziasse la pandemia da Covid-19, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti lanciava l’iniziativa “Camminare con le mamme in difficoltà: un anno di servizio”. Il progetto nasceva in concomitanza del 25.mo anniversario della “Evangelium Vitae”, l’Enciclica di San Giovanni Paolo II sul valore e l’inviolabilità della vita umana, diffusa il 25 marzo 1995. La Chiesa statunitense voleva sostenere in modo concreto e a livello nazionale le madri incinte e in difficoltà, affinché potesse prendersi cura dei loro figli nel modo migliore. Ora, ad anno di distanza, l’Usccb traccia un bilancio. In una nota, l’Arcivescovo Joseph F. Naumann, presidente del Comitato episcopale per le attività in favore della vita, scrive: “Quando abbiamo lanciato l’iniziativa, nessuno immaginava l’impatto prolungato del Covid-19 sulla vita della Chiesa e dell’intero Paese”. Ma nonostante l’emergenza sanitaria abbia “frenato in buona parte lo slancio iniziale”, essa ha anche “fornito l’opportunità di adattare ed espandere questa iniziativa” alla realtà contingente. Non solo: la pandemia “ha riaffermato la necessità, per la Chiesa, di accompagnare le madri in difficoltà proprio e soprattutto in questi tempi difficili”. Al contempo, il presule evidenzia che, purtroppo, i legislatori statunitensi “hanno sfruttato questa fase critica per ampliare i finanziamenti dei contribuenti all’aborto”, costringendoli a prendere “una decisione morale straziante, ovvero se preservare o meno la vita e la salute dei bambini non ancora nati che rappresentano il nostro prossimo vulnerabile e bisognoso”. Nel “Piano di salvataggio americano” dell’amministrazione Biden per rialzare gli Stati Uniti dopo la pandemia da Covid-19, infatti, sono inclusi i finanziamenti all’interruzione volontaria di gravidanza. Dal suo canto, l’Usccb ribadisce il suo impegno per “colmare le lacune nei servizi e nelle risorse disponibili per le madri che affrontano gravidanze impegnative e per i genitori di figli piccoli che si trovano in circostanze difficili”. “Incoraggiamo le diocesi e le parrocchie ad implementare ‘Camminare con le mamme in difficoltà’ – conclude Monsignor Naumann – e lavoriamo per una società in cui le madri e i loro figli siano protetti dalla legge e accolti nell’amore”. (IP)

24 marzo - AMERICA LATINA/SPAGNA Il cardinal Osoro alla guida di un ritiro virtuale di Settimana Santa rivolto a leader politici e sociali latinoamericani

L'arcivescovo di Madrid, il cardinale Carlos Osoro, lunedì 29 marzo, alle ore 16 (ora spagnola), presiederà un ritiro virtuale internazionale di preparazione alla Settimana Santa, rivolto ai leader sociali e politici, e alle loro famiglie, organizzato dall'Accademia Latinoamericana dei leader cattolici. Durante il ritiro – riferisce l’arcidiocesi -  si "rifletterà sulla vocazione di Zaccheo" e su quello che gli disse Gesù, "Voglio venire a casa tua", che è anche il titolo della lettera pastorale che l'arcivescovo ha scritto quest'anno per l’arcidiocesi. Perché, "la vocazione politica – come sottolineato da Papa Francesco -, cercando il bene comune, è una delle forme più preziose di carità ". Non è la prima volta che il cardinale Osoro offre questo accompagnamento pastorale a parlamentari e leader sociali. L'anno scorso, infatti, si è tenuto un altro ritiro, al quale hanno partecipato più di 200 politici di 17 Paesi latinoamericani, tra i quali l'ex consigliere comunale di Madrid, Carmen Sanchez Carazo. La Sanchez ha ricordato come l’anno scorso "per quasi tre ore, 250 politici hanno riflettuto sulla domanda che Gesù ci pone nel profondo del nostro cuore: ‘Cosa vuoi che io faccia per te?’ Una domanda che, come ha sottolineato il cardinale Osoro, i politici devono porre alle persone di cui hanno responsabilità e che hanno fiducia in loro. Alla fine della riflessione del cardinale – ha raccontato la Sanchez -, per più di mezz'ora abbiamo lavorato in piccoli gruppi, e ci ha arricchito molto condividere le diverse opinioni basate sulle diverse realtà”. Anche l'ex presidente del Costa Rica, Miguel Angel Rodríguez – nella nota dell’arcidiocesi -, ha sottolineato come la riflessione del cardinale Osoro avesse messo tutti i partecipanti di fronte a loro stessi e avesse ricordato “che tutti i cattolici sono chiamati a rispondere a questa domanda pungente, perché nulla in questo mondo ci può essere indifferente”. (AP)

24 marzo - GERMANIA #coronavirus Monsignor Bätzing: le celebrazioni religiose a Pasqua non sono un accessorio

“Pasqua è la nostra festa più importante, le celebrazioni religiose non sono un accessorio”. Così monsignor Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, commenta la decisione del governo federale di un nuovo lockdown nazionale per tutto il periodo che comprende la Pasqua, le cui celebrazioni dovrebbero, quindi svolgersi virtualmente. "Siamo stati completamente sorpresi dal risultato – ha scritto il presidente in un Tweet riportato anche sul sito della Conferenza episcopale della Germania - già a Natale abbiamo dimostrato come le funzioni religiose possano essere celebrate con prudenza e attenzione. Non vogliamo rinunciare nemmeno alla Pasqua. Porteremo questa nostra posizione nei prossimi colloqui". (RB)

24 marzo - FILIPPINE 500.mo cristianesimo. Vescovi: avere sempre zelo missionario

“Che quest'anno sia un anno in cui guardare indietro nella storia per capire meglio chi siamo nel presente come comunità di discepoli, e un'opportunità anche per guardare avanti, nei prossimi 500 anni, con lo stesso zelo missionario che ci ha reso possibile ricevere la fede cristiana”: lo scrive Monsignor Romulo Valles, Arcivescovo di Davao e presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, (Cbcp) in una Lettera pastorale sui 500 anni di evangelizzazione del Paese. Il cristianesimo, infatti, arrivò nella nazione asiatica nel 1521, grazie all’esploratore e navigatore portoghese Ferdinando Magellano. “Ciò che abbiamo ricevuto gratuitamente è anche ciò che diamo gratuitamente”, scrive Monsignor Valles, citando il motto del 500.mo anniversario, tratto dal Vangelo di Matteo, e ricordando la Messa presieduta da Papa Francesco il 14 marzo nella Basilica Vaticana a commemorazione di questo evento. Una celebrazione durante la quale il Pontefice ha esortato la Chiesa filippina ad essere "una Chiesa che ama il mondo senza giudicare, una Chiesa che si dona al mondo". Andando indietro con la memoria, poi, il presidente della Cbcp ricorda i momenti salienti della spedizione di Magellano e di come i suoi uomini, “per lo più mercenari, si trasformarono quasi immediatamente in missionari nel momento in cui scoprirono il terreno fertile di buona volontà nei nativi” filippini. Approdati dopo un viaggio pericoloso, “affamanti, assestati, diffidenti e malati”, gli esploratori trovarono un tesoro rappresentato non tanto “dall’oro contenuto in forzieri”, bensì dai “cuori di semplici pescatori” che li accolsero con cordialità e li “disarmarono” con la loro generosità e compassione, offrendo loro riparo, cibo, cure e la possibilità di seppellire i compagni defunti. Antonio Pigafetta, il cronista della spedizione, racconta “con emozione” la gentilezza con cui i nativi ospitarono la spedizione e descrive con minuzia di particolari la prima Messa celebrata nel Paese il 31 marzo 1521, domenica di Pasqua. Il 14 aprile dello stesso anno, poi, a Cebu vennero amministrati i primi Battesimi e tutto questo venne fatto non “con la minaccia delle armi, ma con lo spirito dell’evangelizzazione”. Al contempo, Monsignor Villegas sottolinea che non fu tutto facile: ben presto, infatti, Magellano assunse atteggiamenti dispotici e di lì a poco morì in un’imboscata. “La croce del dominio coloniale e dell’oppressione alla fine è stata ripudiata – afferma l’Arcivescovo di Davao – perché abbiamo abbracciato la vera Croce della libertà: quella della redenzione e dell’amore incondizionato di Dio che dà a noi esseri umani la vera dignità, in quanto sue creature”. Guardando indietro, dunque, i cristiani filippini possono dire che “nonostante tutto il dolore che hanno dovuto attraversare, saranno sempre grati di questa Croce perché la fede è giunta come un dono di Dio, attraverso persone imperfette, ma di buona volontà”. “Cinque secoli dopo – continua il presidente della Cbcp – bisogna continuare ad imparare a setacciare il grano dalla pula” e a non equiparare l’evangelizzazione al proselitismo, come ricordato anche da Papa Francesco: “La Chiesa ha questa missione: non è inviata a giudicare, ma ad accogliere; non a imporre, ma a seminare”. Il presule ricorda, quindi, che il 500.mo anniversario è stato preceduto da nove anni di preparazione, ognuno dedicato ad un tema specifico: dal 2013 al 2021 sono stati approfonditi la fede, il ruolo dei laici, le questioni relative alla povertà, l’Eucaristia e la famiglia, la parrocchia come comunità, la missione del clero e dei consacrati, le sfide e le speranze dei giovani, l’ecumenismo e il dialogo interreligioso anche in rapporto ai popoli indigeni e, infine, la missione. Inoltre, la Cbcp ha deciso di commissionare una ricerca, in collaborazione con la prima Università cattolica in Asia, l’Ateneo “San Tommaso”, per tracciare un bilancio dello stato attuale del cattolicesimo nelle Filippine. I risultati dello studio sono attesi a breve.   L’Arcivescovo di Davao esorta, poi, tutti i fedeli a partecipare attivamente alle Messe di commemorazione della prima Eucaristia nel Paese, che si terranno il 4 aprile, domenica di Pasqua. “Che sia anche l'occasione per l'apertura di una porta giubilare in ogni Cattedrale nazionale e nelle chiese selezionate per tutto il tempo pasquale”, scrive ancora il presule. Un’altra celebrazione importante è in programma a Cebu il 14 aprile, in ricordo del Primo Battesimo amministrato nel Paese. Un momento che tutte le diocesi locali sono invitate a ricordare o quello stesso giorno o il 18 aprile, terza domenica di Pasqua. (IP)

24 marzo - ARGENTINA Giorno della Memoria per la Verità e la Giustizia: la diocesi di Quilmes invita gli argentini a continuare a lavorare per i diritti umani

La Vicaria di Solidarietà della diocesi di Quilmes, in occasione del Giorno della Memoria per la Verità e la Giustizia, in cui si commemorano in Argentina le vittime dell'ultima dittatura militare, il sedicente "Processo di Riorganizzazione Nazionale", che usurpò il potere politico tra il 24 marzo 1976 e il 10 dicembre 1983, in un messaggio diffuso ieri sulla sua pagina web, ha invitato gli argentini a continuare a lavorare per i diritti umani. Nel messaggio, la Chiesa ricorda come nel 1979 i vescovi latinoamericani, a Puebla, parlarono della cosiddetta "Dottrina della Sicurezza Nazionale" come, in realtà, di una ideologia a sostegno del terrorismo di Stato che devastava il continente in quel momento, “legata a un certo modello economico-politico, con caratteristiche elitarie e verticistiche” che non permetteva al popolo di partecipare alle decisioni politiche, “che aveva bisogno del braccio militare per imporre le sue condizioni, dell'appoggio esterno per sostenere gli interessi transnazionali e dell'appoggio interno di minoranze ricche”. L’Argentina la sperimentò – si legge nel comunicato – con il “Processo di riorganizzazione nazionale", in seguito al colpo di Stato del 24 marzo 1976, 45 anni fa. Questo Processo portò il Paese all’indebitamento e alla devastazione, attraverso la tortura e la morte. I "30.000" scomparsi, in quegli anni, “sono il simbolo lacerante – scrive la Vicaria - di una storia che nel nostro Paese abbiamo deciso di chiamare ‘Mai più’”, dopo che nel 1983 si è deciso di restaurare una democrazia, in cui i diritti umani avessero piena centralità. Ed ora “quegli anni bui di violenza e morte sono alle nostre spalle” continua il testo. Molti colpevoli sono stati perseguiti “grazie alla lotta di nonne, madri, figli e organizzazioni per i diritti umani”. Tuttavia, “esistono ancora ferite aperte” e una struttura economica – sottolinea il messaggio - che si sostiene con "sempre meno ricchi che si arricchiscono a spese di sempre più poveri che si impoveriscono", che non placa il grido per la giustizia e i diritti umani dei popoli nativi, delle donne assassinate, delle foreste bruciate, delle acque inquinate, dei senzatetto e senza lavoro, dei migranti, delle vittime di tratta, contrabbando, sfruttamento lavorativo e sessuale, degli anziani, dei carcerati, e dei giovani per strada, tra gli altri. “Ci affidiamo – dunque -  a Gesù, Maria e Giuseppe – conclude la Vicaria - perché ci aiutino a trovare le risposte giuste e generose alle domande che nascono dall'ascolto delle grida del nostro popolo”. (AP)

24 aprile - VENEZUELA Vescovi contro proposte di legge su aborto, eutanasia e ideologia di genere: “Tutelare vita e dignità umana”

“L’essere umano deve essere rispettato nella sua dignità, dalla quale derivano i suoi diritti, specialmente il più fondamentale di tutti: quello alla vita”: si apre così la nota della Commissione permanente della Conferenza episcopale venezuelana (Cev), diffusa dopo che, nel Paese, sono state avanzate diverse proposte normative per depenalizzare l’aborto, consentire l’eutanasia e promuovere l’ideologia di genere. Tentativi ai quali la Cev risponde ricordando “i grandi valori umani”, in particolare “il valore sacro della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale” e il diritto che ciascuno ha di “vedere questo bene primario pienamente rispettato”, perché il riconoscimento di esso è “la base della convivenza umana” e spetta soprattutto ai “credenti in Cristo” difenderlo e promuoverlo. Un compito quanto mai necessario – prosegue la nota – considerato che, “negli ultimi anni, in tutto il mondo si è cercato di imporre una mentalità contraria al diritto alla vita e all'integrità della persona umana e della famiglia”. Ci sono, infatti, “grandi campagne pubblicitarie provenienti da ‘potenti’ corporazioni internazionali capaci di investire immense somme di denaro per imporre, a tutti i costi, una legislazione a favore dell'aborto, dell'eutanasia e dell'ideologia di genere, con tutte le sue implicazioni”. Ciò viene fatto, sottolinea la Cev, in base ad “un falso concetto di modernità e all’invenzione di ‘nuovi diritti umani’ che mirano a giustificare posizioni in contrasto con il disegno di Dio”. E il Venezuela “non sfugge” a tutto questo, scrivono i vescovi: ci sono, infatti, diversi gruppi e movimenti che “fanno eco a questa mentalità anti-vita” e che “sfortunatamente hanno trovato terreno fertile” in alcuni leader politici, i quali “da qualche tempo stanno spingendo per l’approvazione di leggi” specifiche al riguardo. Cosa ancor più grave, evidenziano i presuli di Caracas, è che tutto ciò avvenga “approfittando del fatto che siamo tutti sopraffatti dalla pandemia da Covid-19”. E invece, sottolinea la Cev, la Costituzione nazionale tutela la vita “dal concepimento fino alla morte naturale”, protegge “l’unità della famiglia e la dignità degli esseri umani creati ad immagine e somiglianza di Dio” e “sostiene il matrimonio tra uomo e donna”. Di fronte, quindi, “alla reale possibilità che una minoranza imponga un ordine giuridico completamente nuovo che sconvolge il senso della vita e stabilisce una nuova dimensione della cultura della morte”, i vescovi ribadiscono: “Alziamo la voce in difesa dei grandi valori umani”. L’appello viene lanciato a “tutti i fedeli cattolici e alle persone di buona volontà”, affinché si facciano sentire ed uniscano i loro sforzi “per evitare che simili leggi vengano approvate nel Paese”. Anche i legislatori, credenti o non credenti, vengono chiamati in causa: a loro, i vescovi chiedono di “ascoltare la voce della coscienza e di agire con la saggezza che deriva dal timore di Dio”. Così facendo, infatti, essi “sceglieranno di difendere la famiglia, l'integrità della persona umana e la vita in tutte le sue fasi”. A sacerdoti, diaconi, religiosi, consacrati, laici, gruppi pro-vita e operatori di Pastorale familiare, inoltre, la Cev raccomanda di “continuare, con determinazione e perseveranza, a sensibilizzare la popolazione, annunciando il Vangelo della vita ed organizzando tutti i tipi di iniziative possibili per impedire l’approvazione di leggi che, distanti dalla centralità della persona umana, finirebbero per imporre una cultura di morte, lontana dalla fede cattolica e dal senso di solidarietà”. Allo stesso modo, “le parrocchie, le scuole e università, i gruppi di apostolato e altri organismi ecclesiali, possono e devono, senza alcuna eccezione, far risuonare risolutamente e coraggiosamente la difesa totale della vita”. La nota episcopale si conclude con una preghiera al Signore affinché doni saggezza ai legislatori, permettendo loro di “non lasciarsi trasportare dalle pressioni di coloro che, con la scusa di un nuovo ordine mondiale, cercano di imporre una cultura sprezzante  della vita e della dignità umana”. “Nel cuore di tutti – scrivono infine i vescovi – sia inciso che essere venezuelani è sinonimo di amare la vita”. (IP)

23 marzo - ISRAELE Il Coe chiede che vengano garantito il vaccino anti-Covid ai palestinesi dei territori occupati

Alla 46.ma sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la Commissione per gli affari internazionali del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) ha espresso preoccupazione per i palestinesi dei territori occupati che hanno uno scarso accesso ai vaccini anti-Covid. In una dichiarazione il Coe ha fatto presente che “nei territori occupati, ci sono stati quasi 210mila casi confermati di Covid-19 e più di 2.200 morti” e che “la densità della popolazione e l’alto livello di povertà favoriscono le infezioni nonostante le chiusure e il coprifuoco imposti”. Mentre l’Israele risulta il Paese con il più avanzato programma di vaccinazione contro il Covid-19 al mondo, con quasi 100mila dosi giornaliere somministrate e il 44,7% degli israeliani completamente vaccinato, inclusi quanti vivono negli insediamenti della Cisgiordania, l’occupazione militare ha creato una situazione particolare. L’Autorità Palestinese non ha mezzi sufficienti per acquistare e somministrare vaccini o per combattere le conseguenze della pandemia, e se “Israele si è impegnato a fornire in totale 5mila dosi di vaccino all’Autorità Palestinese e ad immunizzare 100mila palestinesi”, resta comunque un grande divario fra israeliani e palestinesi. “Ai sensi del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, la responsabilità di garantire l’accesso a vaccini nel territorio occupato spetta al potere occupante - ha precisato il Coe -. Domandiamo quindi a Israele di adempiere ai suoi obblighi previsti dal diritto internazionale e di garantire un accesso equo ai vaccini contro il coronavirus per i palestinesi nei territori occupati”. Infine la dichiarazione chiede la fine dell’occupazione e una pace giusta sia per i palestinesi che per gli israeliani. (TC)

23 marzo - SIRIA Appello del cardinale Zenari: occorrono aiuti per far ripartire l’economia, gran parte della popolazione è sotto la soglia della povertà

Per la Siria “servono soluzioni urgenti e radicali” per far ripartire l’economia: lo ha detto questa mattina il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico nel Paese, nel corso di una conferenza on line organizzata da Caritas internationalis, a 10 anni dalla guerra civile. Per il porporato, riferisce il Sir, non ci sarà pace senza ricostruzione e risorse economiche e con il 90% della popolazione che, secondo stime dell’Onu, vive al di sotto della soglia della povertà. “Quanto devono aspettare ancora i siriani? Il tempo passa. Molti di loro hanno perso la speranza” ha aggiunto il nunzio. Il porporato ha rimarcato che “il processo di pace è in una fase di stallo, la ricostruzione e i fondi per far ripartire l’economia non sono ancora iniziati e molte persone stanno perdendo la speranza nel futuro del loro Paese”, e che se bombe e missili “non cadono più in diverse regioni della Siria da mesi”, è però “esplosa la terribile ‘bomba’ della povertà”. “La sterlina siriana ha perso valore rispetto al dollaro, il prezzo del cibo è aumentato significativamente. Le persone fanno la fila davanti ai panifici per comprare le limitate porzioni di pane disponibili - ha raccontato il cardinale Zenari -. C’è poca disponibilità di benzina in tutto il Paese. Questo è il triste risultato di dieci anni di guerra, corruzione e sanzioni”. A peggiorare la situazione, ha notato il porporato, anche la crisi libanese e la pandemia di Covid-19, tanto che i siriani definiscono questi tempi difficili come una “guerra economica, peggiore di quella degli anni precedenti”. Il cardinale Zenari ha poi ricordato che 11 milioni di siriani hanno bisogno di assistenza per vivere, ha ringraziato le organizzazioni umanitarie e Caritas Siria per il lavoro svolto e ha chiesto un maggiore coordinamento tra le istituzioni cristiane. Infine il porporato si è rivolto alla comunità internazionale perché si pensino aiuti a lungo-termine, avendo la Siria bisogno, “secondo gli esperti, di centinaia di miliardi di dollari per ricostruire ospedali, scuole, case e fabbriche e far ripartire l’economia”. (TC)

23 marzo - MAROCCO Settimana Santa e norme anti-Covid. Il cardinale López Romero: adattarsi alle circostanze con fedeltà alla liturgia, ma con creatività e fantasia

Nell’arcidiocesi di Rabat, in Marocco, la Settimana Santa potrà essere celebrata “in presenza” ma nel rispetto delle misure anti-Covid. Lo precisa l’arcivescovo, il cardinale Cristóbal López Romero, nella sua lettera periodica ai fedeli in cui ricorda che sussiste ancora l’emergenza sanitaria e che non è possibile circolare dopo le 21, dunque le celebrazioni vanno organizzate secondo gli standard sanitari, cercando di ridurne la durata e decidendo secondo il buon senso. Circa le liturgie, il porporato spiega che si dovranno privilegiare gli aspetti fondamentali e se ne sopprimeranno o abbrevieranno gli altri. Ad esempio, per la domenica delle Palme si precisa che dovrà essere data più importanza alla benedizione dei ramoscelli d’ulivo e alla proclamazione della Passione, e meno alla processione, che non è obbligatoria. Per il Giovedì Santo viene consigliato di sopprimere la lavanda dei piedi e la processione finale con il Santissimo Sacramento al tabernacolo, mentre, per il Venerdì Santo, si propone di integrare la Via Crucis nella celebrazione liturgica e di fare Venerazione della Croce con un momento di silenzio e un canto. “Occorre adattarsi alle circostanze - aggiunge il cardinale López Romero - con fedeltà alla liturgia, ma anche con creatività e fantasia”. L’arcivescovo di Rabat ha poi deciso spostare al 13 aprile la Messa Crismale, in occasione dell’incontro dei sacerdoti e dei religiosi che si svolgerà dal 12 al 14 aprile, mentre il ritiro annuale, sul tema “La spiritualità di fratello Charles de Foucauld in preparazione della sua canonizzazione”, è previsto dal 31 maggio al 4 giugno. Infine l’arcivescovo di Rabat ricorda che fino al 24 maggio si celebra l’Anno Laudato si’ ed invita a leggere e a mettere in pratica la lettera enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti. (TC)

23 marzo - ITALIA On line, a Caltanissetta, la Via Crucis con le Vare del Venerdì Santo

La tradizionale Via Crucis con le Vare del Venerdì Santo della diocesi di Caltanissetta sarà celebrata, anche quest’anno, on line. L’appuntamento è alle 19.30 in diretta streaming su YouTube e Facebook con il vescovo, monsignor Mario Russotto, che guiderà “Nel silenzio…dell’Amore più grande”, un percorso di meditazioni legate ai brani del Vangelo che corrispondono ai 16 gruppi sacri - le Vare - esposti nelle navate laterali della cattedrale di Caltanissetta. Con l’iniziativa, non si vuole interrompere la pia pratica che, negli ultimi 15 anni, animato dai giovani dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile, ha coinvolto migliaia di persone per le strade del centro storico della città lungo le quali le Vare venivano posizionate prima dell’esposizione in cattedrale. Quest’anno, riferisce il direttore dell’Ufficio stampa della diocesi, monsignor Giuseppe La Placa, le misure di sicurezza sanitaria dettate dalla pandemia non hanno consentito il percorso cittadino e il vescovo ha pensato di raggiungere i fedeli attraverso i social. La Via Crucis di quest’anno intende valorizzare il contesto di silenzio imposto anche dagli eventi e convertirlo in uno spazio interiore di meditazione e di approfondimento che possa fare vivere la Pasqua con una spiritualità più autentica, capace di illuminare la vita al di là delle giornate della devozione tradizionale. Il 31 marzo, Mercoledì Santo, il giorno della processione delle “Varicedde”, nate agli inizi del secolo scorso dalla devozione dei ragazzi lavoratori di bottega, alle 15.30 e alle 19.30, sarà trasmessa sui social una inedita “Via Crucis” dedicata ai bambini. Monsignor Russotto si rivolgerà ai più giovani con brevi meditazioni che accompagneranno i 19 Piccoli Gruppi Sacri. Attraverso le 14 stazioni che raccontano il percorso di Cristo verso il Calvario, il presule rifletterà su quanto il messaggio di Cristo e della sua Passione possa ancora sostenere un impegno di rigenerazione e di rinascita spirituale nella vita di ogni uomo. (TC)

23 marzo - ITALIA L’arcidiocesi di Milano offre la disponibilità degli spazi parrocchiali per il piano vaccinale anti-Covid

Oratori e altri spazi parrocchiali dell’arcidiocesi di Milano potranno essere messi gratuitamente a disposizione per il Piano vaccinale contro l’emergenza epidemiologica Covid-19 previsto dal Governo. L’Ufficio Avvocatura della Curia ha diffuso oggi una nota nella quale indica ai parroci i criteri da seguire nel caso venisse loro presentata una richiesta di spazi per la somministrazione del vaccino. Le richieste potranno provenire dall’Agenzia di tutela della salute, da enti pubblici o da gruppi di imprese. Spetterà poi al parroco valutare, insieme all’ente richiedente, gli spazi più idonei e la possibilità di svolgervi, in altri momenti della giornata e dopo la sanificazione, altre attività parrocchiali. Sarà responsabilità dell’ente che ha presentato domanda garantire che la somministrazione del vaccino avvenga in sicurezza e la sanificazione degli ambienti prima e dopo l’utilizzo. Per i termini dell’intesa, che dovrà essere comunicata alla Curia, sarà sufficiente una lettera d’intenti tra il parroco e l’ente richiedente. La nota dell’Avvocatura della Curia e il modello della lettera per la cessione degli spazi parrocchiali sono disponibili sul portale dell’arcidiocesi. (TC)

23 marzo - ITALIA Riparte il percorso “Generiamo LavORO”, promosso da Diocesi di Roma e Acli

Si chiama “Generiamo lavORO” ed è il percorso riservato ai giovani tra i 18 ed i 30 anni, nato con l’obiettivo di promuovere il lavoro dignitoso, quale fondamento di cittadinanza e sviluppo integrale della persona e della comunità. Promossa, tra gli altri, dall’Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Roma e dalle Acli della Capitale, l’iniziativa ha anche un risvolto concreto perché vuole fornire ai giovani gli strumenti necessari per facilitarne l’ingresso e la permanenza nel mondo lavorativo. Giunto alla quarta edizione, “Generiamo lavORO” quest’anno si svolgerà completamente online tramite la piattaforma Zoom. Il percorso, informa una nota, “prenderà avvio con una Via Crucis, proprio per simboleggiare la drammatica condizione del mondo del lavoro alle prese con gli effetti devastanti della pandemia”. A presiedere il rito, in programma il 26 marzo alle ore 18.30, sarà Monsignor Francesco Pesce, incaricato dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi. Il momento di preghiera verrà trasmesso sulle pagine Facebook delle Acli di Roma dell’Ufficio diocesano. Il programma del corso formativo, completamente gratuito, prevede un primo incontro il 12 aprile, dalle ore 16.00 alle ore 18.00, sul tema “Il valore del lavoro”. Gli appuntamenti successivi saranno a cadenza settimanale e vedranno anche webinar, laboratori e testimonianze pensati “per aiutare i giovani ad affrontare con maggiore consapevolezza il proprio futuro professionale”. Analisi del proprio potenziale, sviluppo di competenze trasversali e tecniche per scrivere un Curriculum vitae efficace ed affrontare brillantemente un colloquio di lavoro saranno i punti all’ordine del giorno. Un’attenzione particolare sarà, inoltre, riservata alla libera iniziativa sociale e imprenditoriale, alle tutele e ai diritti, alla sicurezza sul lavoro, alle cooperative e alla cooperazione. Al termine del percorso, ogni partecipante riceverà un attestato di partecipazione, il Curriculum vitae redatto professionalmente e il proprio portfolio delle competenze. “Tra le vittime di questa drammatica pandemia rientra anche il mondo del lavoro – afferma Monsignor Pesce – per questo abbiamo deciso di dare avvio a questo percorso con una Via Crucis che rappresenti il difficile periodo che stiamo attraversando ma al tempo stesso ci consegni un messaggio di speranza”, per “richiamare tutti alla necessità di rimettere il lavoro dignitoso al centro di tutte le priorità”. “In un momento così difficile in cui i giovani sono costretti a trascorrere molte ore a casa – aggiunge Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e provincia – è fondamentale raggiungerli promuovendo risposte di senso che possano aiutarli a edificare il proprio percorso di crescita e professionale”. “Ancora di più in questo anno di pandemia – sottolinea - abbiamo sperimentato quanto il lavoro sia un tassello fondamentale per la dignità della persona, perciò riteniamo indispensabile dare un segno di speranza e dotare i più giovani di tutti gli strumenti necessari per gettarsi in un ambito che cambia giorno dopo giorno e che è quindi fondamentale conoscere bene”, per “prendere in mano il proprio futuro”. Le iscrizioni al corso sono già aperte: basta inviare un mail a generiamolavoro@gmail.com o contattare i numeri di telefono 0657087038 e 3420720415. (IP)

23 marzo - NUOVA ZELANDA Abusi. Proseguono le audizioni delle vittime davanti alla Commissione Reale di inchiesta

Proseguono, in Nuova Zelanda, le audizioni delle vittime di abusi davanti alla Commissione Reale di inchiesta, organismo indipendente che ha il compito di riferire al governo quanto testimoniato dai sopravvissuti alle violenze. Dopo una prima fase svoltasi alla fine del 2020, è iniziata ora la seconda parte dell’ascolto delle testimonianze che andranno avanti fino a venerdì prossimo.  Per l’occasione, il “Te Rōpū Tautoko”, ovvero il gruppo che coordina l'impegno cattolico con la Commissione Reale, presieduto dalla signora Sally McKechnie, ha diffuso una nota in cui si ribadisce, in primo luogo, che i vescovi e i leader delle congregazioni della Chiesa cattolica neozelandese vogliono riconoscere lo sforzo dei sopravvissuti agli abusi che “hanno preso la coraggiosa e difficile decisione di impegnarsi in questa inchiesta”. Ringraziandoli tutti “per l’audacia” dimostrata, vescovi e religioso sottolineano quindi che il modo migliore di porre fine al crimine degli abusi è innanzitutto “riconoscere e affrontare ciò che è accaduto”. La nota ricorda l’impegno della Chiesa cattolica affinché sia fatta luce su quanto avvenuto, grazie anche alla fornitura, alla Commissione Reale di inchiesta, di “un volume molto significativo di documenti”. Vescovi e religiosi assicurano, inoltre, che faranno il possibile affinché “i processi di risarcimento della Chiesa siano equi e rispettosi dei sopravvissuti”. La nota spiega inoltre che, negli ultimi trent’anni, la Chiesa cattolica neozelandese ha preso diversi provvedimenti e misure contro gli abusi, in risposta a ciò che accadeva a livello locale. Tutto ciò ha portato – si legge ancora – alla considerazione del fatto che “ogni sopravvissuto è un singolo individuo” e che le risposte che ciascuno cerca nella Chiesa “possono differire tra loro in modo significativo”. Per questo, non si può applicare una soluzione standard per tutti. Al contempo, la Chiesa neozelandese fa pubblica ammenda: “C’è stato un fallimento da parte di alcuni individui – si sottolinea – e non c’è alcun dubbio che tali errori debbano essere esaminati e corretti”. Per questo, la Chiesa “continua il suo percorso di guarigione”, cercando “un equilibrio tra le diverse questioni” e lavorando “per migliorare i processi di risarcimento in modo che tutti i sopravvissuti che si impegnano con la Chiesa siano ascoltati e sostenuti”. “La Chiesa – conclude la nota – ha la volontà di partecipare, il desiderio di migliorare e l’impegno a cambiare”. (IP)

23 marzo - GERMANIA Nella Domenica delle Palme speciale colletta per la Terra Santa

Anche quest'anno, in occasione della Domenica delle Palme, il 28 marzo, la Conferenza episcopale tedesca (Dbk) promuove una colletta speciale per i cristiani in Terra Santa. Nell’invitare i fedeli a contribuire generosamente alla campagna di raccolta, il presidente della Commissione per la Chiesa mondiale della Dbk, monsignor Ludwig Schick, evidenzia con preoccupazione la forte diminuzione in Terra Santa delle offerte durante le celebrazioni religiose, per il piccolo numero di persone ammesse a partecipare alle Messe a causa della pandemia del Covid-19. “Quindi la Terra Santa conta più che mai sulla nostra solidarietà e aiuto – scrive in un comunicato di presentazione della colletta l’arcivescovo di Bamberga-. Partecipando alla colletta della Domenica delle Palme sostieni le persone in Terra Santa, nei luoghi di origine della nostra fede cristiana”. L’invito è dunque a dare loro “una nuova speranza” affinché possano restare nella loro terra in questi momenti difficili. I proventi delle donazioni sono destinati a sostenere programmi educativi, ma anche progetti pastorali e progetti socio-caritativi. Le strutture della Chiesa accolgono bambini bisognosi, disabili, anziani e migranti, tra i quali numerose donne. I vescovi tedeschi evidenziano come molte di queste istituzioni siano state penalizzate anche dal blocco dei pellegrinaggi e del turismo, che ha azzerato gli introiti non ecclesiali, ricordando il loro ruolo nella promozione di una pacifica convivenza tra cristiani, ebrei e musulmani nella regione. Monsignor Schick ricorda, infine, che l’Associazione tedesca di Terra Santa e la Provincia francescana tedesca, che ricevono fondi dalla Colletta della Domenica delle Palme, forniscono da molti anni un valido aiuto alla Chiesa locale. (LZ)

23 marzo - STATI UNITI Vescovi condannano aggressioni contro comunità asiatica e invitano a solidarietà

Parole di forte condanna, insieme ad un appello alla solidarietà, sono state lanciate dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) dopo le recenti aggressioni verificatesi nel Paese a danno della comunità asiatica. Nella notte del 17 marzo, infatti, ad Atalanta, in Georgia, tre sparatorie contro tre Centri-benessere gestiti da asiatici hanno lasciato sul campo otto vittime. La polizia ha poi arrestato un giovane di 21 anni. All’origine degli attacchi, ci sarebbe l’odio verso gli appartenenti ad un continente ritenuto responsabile della pandemia da Covid-19. In una dichiarazione a firma di Monsignor Oscar A. Solis, presidente della Sottocommissione Usccb per gli Affari asiatici e le isole del Pacifico, i presuli condannano, dunque, “la cultura di morte, odio e violenza che è alla base di questi incidenti” ed invitano, piuttosto, “alla solidarietà con i più vulnerabili”. "Sono profondamente rattristato – scrive Monsignor Solis - dall’apprendere delle sparatorie di massa che hanno tolto tragicamente la vita ad otto persone e rinnovo la mia preoccupazione per un aumento dell'ostilità contro le persone di origine asiatica”. “Come vescovi – prosegue la nota - deploriamo ogni tipo di odio e di violenza, in particolare se basati sulla razza, l'etnia o il sesso”. In preghiera per le vittime e le loro famiglie che “possono sentirsi insicure e vulnerabili in questo momento", l’Usccb nota come questi ultimi episodi “stimolino il dialogo nazionale su come affrontare il pregiudizio anti-asiatico che ha preso la forma, nell’ultimo anno, di violenze fisiche, attacchi verbali e distruzione di proprietà, lasciando traumatizzate le comunità di tutto il Paese”. Facendo, inoltre, eco alle parole dell’Arcivescovo di Atalanta, Monsignor Gregory Hartmayer, i vescovi statunitensi esortano al sostegno delle persone più fragili e indifese. “Dobbiamo sempre sottolineare – si legge nella dichiarazione - che ogni essere umano è un fratello o una sorella in Cristo, creato a immagine e somiglianza di un Dio amorevole”. In particolare in tempo di Quaresima, l’Usccb invita a ricordare “l'amore e la misericordia di Dio per ognuno di noi”, rinnovando al contempo “l'appello alla conversione del cuore, affinché possiamo essere più uniti all'amore del Signore e condividerlo con il nostro prossimo". Infine, la nota episcopale ricorda che già a maggio 2020, in pieno aumento di episodi di razzismo e xenofobia contro gli americani di origine asiatica, la Chiesa cattolica statunitense aveva diffuso una dichiarazione per esortare all’unità, alla solidarietà, alla gentilezza e all’amore reciproco, così da uscire dall’emergenza sanitaria come “un unico popolo, capace di dare valore ad ogni vita umana, indipendentemente dalla razza, dall'origine etnica, dal sesso o dalla religione”. (IP)

23 marzo - SPAGNA “Gesù Cristo, Salvatore degli uomini e dei popoli”: Giornata di Missiologia all’Università San Damaso di Madrid

(VNS) – 23mar21 - Domani, Mercoledì 24 marzo, a Madrid, nell'Aula Pablo Domínguez dell'Università San Damaso, si terrà, a partire dalle 19.30, una Giornata dedicata alla Missiologia, dal titolo "Gesù Cristo, Salvatore degli uomini e dei popoli", organizzata dalla UESD, in collaborazione con le Pontifice Opere Missionarie e l'Istituto Superiore di Scienze Religiose. Scopo della conferenza quello di “approfondire l'affermazione fondamentale della fede in Gesù Cristo: Egli è il Salvatore unico e universale". Affermazione che – come spiegano gli organizzatori nel comunicato stampa – “è la fonte e il contenuto della missione della Chiesa".  L’evento, trasmesso online sul canale YouTube dell’Università, sarà presentato da Agustín Giménez González, direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose, e da Juan Carlos Carvajal Blanco, coordinatore della Cattedra di Missiologia della Facoltà di Teologia della UESD. Ángel Cordovilla Pérez, professore della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Comillas, terrà la relazione "Gesù Cristo, Mistero di salvezza per l'uomo". José María Calderón Castro, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie e della Cattedra di Missiologia, chiuderà la Giornata. (AP)

23 marzo - TIMOR EST Secondo lockdown per impennata dei contagi. Chiesa in prima linea

Anche a Timor Est i contagi da Coronavirus sono di nuovo in preoccupante aumento. Dai primi di marzo, la curva dei contagi nell’isola, che aveva ripreso a crescere dallo scorso dicembre, ha subito una rapida impennata con 229 nuovi casi registrati dal 7 al 21 marzo e 55 nella sola giornata del 21. Finora, fortunatamente, non si è registrato alcun decesso, ma il timore delle autorità è una diffusione incontrollata della pandemia, dopo un lungo periodo con zero contagi. Di qui la decisione del Primo Ministro Taur Matan Ruak di reintrodurre il lockdown nelle tre principali città del Paese: Dili, Baucau e Viqueque. Di fronte a questa seconda emergenza, anche la Chiesa si sta nuovamente mobilitando: "Stiamo anche approfittando dei programmi di catechesi online durante la Quaresima per condurre una campagna di sensibilizzazione su come evitare il contagio", spiega all’agenzia Ucanews, padre Angelo Salshina, responsabile della speciale task-force pastorale per il Covid-19 dell'arcidiocesi di Dili. Il problema, infatti, è che molti timoresi sottovalutano la pericolosità del virus (anche grazie al fatto che l’impatto della pandemia sull’isola è stato finora molto contenuto) e non rispettano quindi le norme di prevenzione, come il distanziamento sociale, l’uso di mascherine e l’igienizzazione accurata delle mani. La Chiesa di Dili si è anche attivata per fornire assistenza psicologica ai malati, mettendo a disposizione sacerdoti, religiosi e volontari laici con competenze in psicologia e medicina che possono essere contattati in caso di bisogno. Inoltre, attraverso la Caritas locale, fornisce aiuti materiali alle persone più vulnerabili.   Anche il Governo timorese ha annunciato misure di sostegno alle fasce sociali più deboli penalizzate dal lockdown e ha anticipato che la campagna di vaccinazioni inizierà ad aprile con l’arrivo dei primi 33mila vaccini AstraZeneca, a cui seguirà un lotto più consistente a maggio. Il primo caso ufficiale di contagio da Coronavirus a Timor Est è stato registrato ufficialmente il 21 marzo 2020. Le tempestive misure prese dalle autorità timoresi per contenere il contagio, compreso un lockdown di due mesi, avevano permesso di contenere la diffusione del virus sull’isola, considerata un esempio virtuoso nel continente asiatico. Merito anche della collaborazione della Chiesa locale che ha sostenuto da subito le misure per l’emergenza, compresa la sospensione delle celebrazioni in presenza e si è attivata per informare i cittadini dell’isola . Il piccolo e giovane Stato asiatico (indipendente dall’Indonesia dal 1999) ha una popolazione di circa 1,3 milioni di abitanti, il 95% dei quali cattolici. (LZ)

23 marzo - BANGLADESH Anno di San Giuseppe. L’impegno della Chiesa per diffondere la devozione al Santo nel Paese

In occasione dell’Anno di San Giuseppe, indetto da Papa Francesco dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021, per celebrare il 150.mo anniversario della proclamazione di San Giuseppe a Patrono della Chiesa universale, la Chiesa del Bangladesh ha invitato i cattolici del Paese a visitare i nuovi luoghi di pellegrinaggio dedicati al Santo e a seguire il suo esempio per diventare cristiani migliori. Monsignor Bejoy N. D'Cruze, arcivescovo di Dacca e presidente della Conferenza episcopale del Bangladesh (CBCB), il 19 marzo, solennità di San Giuseppe – si legge su UCA News -, ha presieduto una Messa speciale nella chiesa dedicata al Custode della Sacra Famiglia, a Solapur, e ha dato il via, ufficialmente, all'Anno di San Giuseppe nel Paese. Inoltre, ha designato due parrocchie dedicate a San Giuseppe come luoghi di pellegrinaggio: una a Savar e l'altra a Solapur, esortando i cattolici a visitarle. Il presule ha invitato i fedeli a conoscere meglio il Santo, ad offrirgli un posto migliore nei loro cuori, per diventare così cristiani migliori. “Venite a visitare i luoghi di pellegrinaggio – ha affermato - per ottenere benedizioni da Dio attraverso l'intercessione di San Giuseppe”. Nel Paese, sono 10 le parrocchie cattoliche e varie le istituzioni ecclesiastiche intitolate a San Giuseppe. Tuttavia, tra i cattolici locali, è maggiore la devozione a Sant'Antonio di Padova e alla Beata Vergine Maria. Per questo motivo la Chiesa, in quest’anno speciale, vuole provare a cambiare lo scenario, promuovendo eventi ed attività dedicati a San Giuseppe. La diocesi settentrionale di Rajshahi, che possiede due parrocchie e alcune istituzioni intitolate al padre putativo di Gesù, ha deciso di organizzare seminari e incontri di preghiera nel corso dell’anno per promuovere la figura del Santo. Inoltre, come riferito da un sacerdote anziano, padre Patrick Gomes, la diocesi sarebbe in procinto di designare una sua parrocchia come luogo di pellegrinaggio. Manik Willver D'Costa, coordinatore pastorale dell'arcidiocesi di Chattogram, nel Bangladesh sud-orientale, ha riferito ad UCA News come anche nell’ambito di questa giurisdizione, in questo anno speciale, siano stati previsti programmi ed eventi, preghiere e seminari, che promuovano la devozione a San Giuseppe. In Bangladesh, nazione dell'Asia meridionale a maggioranza musulmana, sono circa 700.000 i cristiani, la maggior parte dei quali cattolici, su una popolazione di circa 160 milioni di abitanti. (AP)

23 marzo - COREA SUD Arcivescovo di Seoul: “Accanto al Myanmar finché non avrà raggiunto la piena democrazia”

“Resterò accanto al Myanmar finché il Paese non avrà raggiunto la piena democrazia”: così si è espresso il Cardinale Andrew Yeom, Arcivescovo di Seoul, durante un incontro, il 18 marzo, con un gruppo di studenti e lavoratori birmani, residenti in Corea del Sud. Le parole del porporato hanno fatto riferimento alla difficile situazione del Myanmar, dove il 1.mo febbraio si è verificato un grave colpo di Stato che ha lasciato sul campo almeno 250 vittime, oltre a numerose violenze ed arresti tra gli oppositori. Il Cardinale Yeom ha affermato si sentirsi “profondamente immedesimato” con tutto il popolo birmano, soprattutto perché la Corea del Sud ha attraversato “sfide e problemi simili in passato”. Dal porporato anche un incoraggiamento a promuovere la pace e la riconciliazione: citando il discorso di Papa Francesco all'Incontro interreligioso nella Piana di Ur, in Iraq, pronunciato il 6 marzo scorso, l’Arcivescovo di Seoul ha ribadito: "La pace non chiede vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all’unità”. Dal canto loro, gli studenti e i lavoratori presenti hanno descritto la situazione attuale del Myanmar, evidenziano molte più difficoltà di quelle riportate dai mass-media, tra cui il blocco di Internet in tutto il Paese, il decreto di legge marziale e il dispiegamento capillare di ulteriori truppe militari per impedire, con la forza, le manifestazioni di protesta. Dalle loro bocche si è quindi levato un appello alla comunità internazionale perché “la situazione attuale del Myanmar non è solo una questione interna, bensì un tema globale che merita attenzione immediata e sostegno da parte di tutti”. Da ricordare che anche Papa Francesco, in più occasioni, ha lanciato un appello per la pace in Myanmar: all’Udienza generale del 3 marzo, ad esempio, ha richiamato “l’attenzione delle autorità coinvolte, perché il dialogo prevalga sulla repressione e l’armonia sulla discordia”. “Ai giovani di quell’amata terra – ha aggiunto - sia concessa la speranza di un futuro dove l’odio e l’ingiustizia lascino spazio all’incontro e alla riconciliazione”. Parole simili sono giunte anche al termine dell’Udienza generale del 17 marzo: ricordando l'immagine di Suor Ann Nu Thawng, la religiosa cattolica saveriana che si è inginocchiata di fronte agli agenti per salvare i manifestanti pro-democrazia, il Pontefice ha detto: “Anche io mi inginocchio sulle strade del Myanmar e dico: cessi la violenza. Anche io stendo le mie braccia e dico: prevalga il dialogo. Il sangue non risolve niente”. (IP)

23 marzo - REP. DOMINICANA Organizzazioni ecclesiali e civili: no a costruzione di un muro per fermare migranti di Haiti

No alla costruzione di una doppia recinzione perimetrale tra la Repubblica Dominicana ed Haiti, allo scopo di fermare la migrazione irregolare proveniente dall’isola del Centro America: a chiederlo, in una lettera aperta a Luis Rodolfo Abinader Corona, presidente della Repubblica Dominicana, sono numerose organizzazioni ecclesiali e civili del mondo. Tra queste, il Jesuit Refugee Service, l’Arcidiocesi statunitense di Miami, i Missionari Scalabriniani, nonché gli evangelici della Commissione argentina per i Rifugiati ed i migranti e le Rete Usa per i diritti umani. La costruzione della barriera è stata annunciata dal presidente Abinader Corona lo scorso 27 febbraio, in un intervento all’Assemblea nazionale: un annuncio davanti al quale i firmatari della missiva esprimono la loro “preoccupazione”. Le ricorrenti crisi politiche verificatesi ad Haiti, nonché le difficoltà in cui l’isola versa attualmente, creano nuove “sfide migratorie” che lo Stato dominicano deve affrontare “rispettando i diritti fondamentali degli esseri umani”. Le misure “come la costruzione di muri, ancorate al paradigma della sicurezza nazionale e lontane da un approccio basato sui diritti – continua la lettera – generano ed esacerbano i problemi legati alla migrazione, invece di fornire soluzioni reali, rispettose, eque e giuste”. Se la recinzione venisse eretta, infatti, ne deriverebbero “l’aumento della corruzione e della criminalità organizzata transnazionale; l’incremento della tratta e del traffico di esseri umani; l’aggravarsi delle discriminazioni contro i dominicani di origine haitiana; la crescita della povertà nelle famiglie le cui fonti di reddito e persino la sopravvivenza dipendono dalle attività oltre frontiera”. Un muro, inoltre, “legittima i discorsi di odio e di violenza da parte di nazionalisti ed estremisti e genera una disinformazione xenofoba”. Ciò che occorre ora, invece – ribadiscono i firmatari – è “un maggior senso di integrazione latinoamericana e caraibica nei Paesi della regione”, un’integrazione basata “sulla corresponsabilità, la cooperazione, la fraternità e la solidarietà tra i popoli”, davanti alla quale “la costruzione di una recinzione è inaccettabile”. Sottolineando, inoltre, che “gli Stati devono adottare misure che rispettino e proteggano i diritti fondamentali di tutte le persone, senza alcuna discriminazione di razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche, origine nazionale o sociale, proprietà o altro”, la missiva evidenzia l’importanza di “un principio imperativo”, ovvero “l’impegno internazionale per la protezione dei popoli liberi e sovrani”, come quelli del “continente americano”. Inoltre, nel contesto della pandemia da Covid-19, che “ci ricorda il valore dell’umanità e ci insegna il principio della solidarietà e della tutela sociale, nonché la necessità di trovare soluzioni comuni” per il bene di tutti, i firmatari chiedono al Capo dello Stato dominicano  di “ripensare a questa proposta di un muro tra i due Paesi e di utilizzare, piuttosto, le ingenti risorse coinvolte in questo progetto per implementare azioni alternative, basate sui diritti, che promuovano opportunità di integrazione e sviluppo a beneficio dei dominicani e degli haitiani situati nella zona di confine”, garantendo infine anche “una migrazione regolare, più umana e sicura”. (IP)

23 marzo - REGNO UNITO Musulmani e cristiani uniti nella preghiera per la Giornata di riflessione promossa a un anno dal primo lockdown contro il Covid-19

Il 23 marzo di un anno fa anche il Regno Unito entrava nel suo primo lockdown nazionale contro il Coronavirus. Per l'anniversario il Primo Ministro Boris Johnson ha indetto per oggi una speciale giornata di riflessione e preghiera su proposta della charity britannica “Marie Curie”. Tutti i cittadini sono invitati a fermarsi alle 12.00 locali per un minuto di silenzio e ad accendere una luce, questa sera alle 20.00, nel ricordo delle oltre 100mila vittime del virus nel Paese. All’iniziativa hanno dato la loro adesione anche quattro eminenti esponenti della comunità musulmana britannica che ieri hanno diffuso una dichiarazione congiunta insieme al cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles (Cbcew), con il quale da tempo hanno un fraterno rapporto di dialogo e amicizia. L’invito a tutti i credenti è non solo a riflettere, ma anche a pregare per le vittime e per quanti hanno sofferto a causa della pandemia in questi dodici mesi, perché – affermano i leader religiosi – per chi crede in Dio “riflessione e preghiera vanno sempre di pari passo” e si completano a vicenda. “Con la riflessione, pensiamo a quanto è accaduto e con la preghiera portiamo tutto questo al nostro Creatore. La riflessione informa la preghiera” che “apre la nostra vita al suo vero orizzonte”. “In questo anno difficile - prosegue la dichiarazione, firmata dal primate cattolico con gli imam Ibrahim Mogra, Muhammad Shahid Raza, Moulana Ali Raza Rizvi, Moulana Sayed Ali Abbas Razawi – tanti sono stati ispirati e sostenuti nei loro sforzi dalla preghiera in ogni luogo”. In questa giornata di commemorazione i leader religiosi britannici esortano dunque tutti i credenti a ricordare con dolore chi non c’è più e a pregare perché Dio li accolga in cielo, a pensare con compassione a chi ha sofferto per la malattia, per lo stress psicologico e per i problemi finanziari causati dalla pandemia, e a pregare perché Dio dia loro resilienza, la capacità di perdonare e coraggio. L’invito è poi a rivolgere il pensiero a quanti, operatori sanitari, politici, lavoratori dei servizi essenziali o semplici vicini di casa, con generosità, creatività e spirito di sacrificio si sono prodigati per aiutare gli altri e a ringraziare Dio per la loro dedizione. Infine, l’esortazione a guardare con più speranza al futuro, adesso che la pandemia nel Regno Unito sembra finalmente sotto controllo grazie al successo della campagna vaccinale, e a pregare perché Dio guidi il Paese nella fase di ripresa e aiuti a trarre insegnamento da quanto esperimentato in questo anno per costruire una società più giusta e attenta ai bisogni delle persone. La campagna vaccinale contro il Covid-19 nel Regno Unito procede a un ritmo serrato e decisamente più spedito che nel resto d’Europa. Ad oggi, nel Paese, più di metà della popolazione adulta ha ricevuto almeno una dose, con un record di 874.000 vaccinazioni nella sola giornata del 20 marzo. Un traguardo che conferma il trend di crescita della capacità vaccinale nel Paese e reso possibile dalla scelta delle autorità britanniche di allungare i tempi tra prima e seconda dose fino a 12 settimane e di puntare sul vaccino AstraZeneca, messo a punto all'università di Oxford e prodotto in Gran Bretagna da due società biotecnologiche locali. Gli effetti di tale sforzo si vedono soprattutto dai dati relativi ai decessi: il 22 marzo sono stati registrati in tutto 17 morti in 24 ore, contro i record superiori ai mille decessi al giorno dello scorso gennaio. (LZ)

23 marzo - ZAMBIA 12 agosto, elezioni generali. Appello Chiese cristiane per votazioni libere, eque e pacifiche

Urne aperte, in Zambia, il 12 agosto: gli elettori aventi diritto saranno chiamati a scegliere il Capo dello Stato e i membri dell’Assemblea nazionale. Una consultazione che si annuncia difficile, dopo l’esperienza del 2016: cinque anni fa, infatti, le votazioni presidenziali furono segnate da scontri, violenze e censure alla libertà di stampa, nonostante fossero le prime tripartite dopo l’introduzione del multipartitismo nel Paese, avvenuto solo nel 1991, al termine della lunga presidenza di Kenneth Kaunda. Proprio per scongiurare il ripetersi di scenari drammatici, la Conferenza episcopale cattolica nazionale, insieme al Consiglio delle Chiese e all’Alleanza evangelica, ha diffuso il 19 marzo un corposo documento per invocare elezioni “libere, eque, credibili e pacifiche”. Le premesse infatti non sono delle migliori: con l’avvio della campagna elettorale, molti politici, soprattutto esponenti della maggioranza al potere, hanno attraversato il Paese per fare donazioni in varie chiese e parrocchie, accompagnati da un’ampia copertura mediatica. Il tutto allo scopo di ottenere consensi, mentre l’economia nazionale arranca e l’emergenza da Covid-19 ha già provocato oltre 86mila casi in totale e quasi 2mila decessi. È con “fede e speranza”, dunque, che le tre Chiese cristiane invocano elezioni giuste e utili a promuovere la riconciliazione nazionale. In primo luogo, il documento congiunto condanna il tribalismo e tutti gli atti di volenza commessi non solo da schieramenti vicini a partiti di maggioranza e opposizione, ma anche dalle stesse forze dell’ordine che “dovrebbero proteggere i cittadini ed invece usano contro di loro armi letali, provocando la perdita di vite umane” e restando per di più impunite. Di qui, l’appello affinché si provveda a sanzionare i colpevoli e si frenino simili episodi. Altro punto critico evidenziato dalle Chiese cristiane, quello del nuovo registro degli elettori: la Commissione elettorale nazionale, infatti, ha deciso di abbandonare l’attuale elenco, risalente al 2006, per stilarne uno nuovo. Ma i partiti dell’opposizione si dicono contrari, denunciando un’incompletezza di fondo del nuovo registro che finisce per privare molti elettori del loro diritto di voto, soprattutto nelle circoscrizioni più vicine all’opposizione stessa. Le Chiese cristiane si dicono consapevoli di tutte queste difficoltà ed affermano: con una miglior gestione dei tempi e del personale addetto alla registrazione degli elettori, si sarebbero potuti includere tutti i votanti, arrivando alla stesura di un elenco completo. Annunciando, quindi, una disamina approfondita della questione, le Chiese cristiane ribadiscono: “Il registro degli elettori è un documento molto importante che determina la credibilità di qualsiasi votazione”. Al contempo, i firmatari chiedono che, in campagna elettorale, le leggi sull’ordine pubblico e lo Stato di diritto vengano rispettate, purché non si violino le altre libertà dei cittadini, come quello di associazione, di stampa o di espressione. “Speriamo di vedere misure concrete per il raggiungimento di questo obiettivo”, si legge nel documento che poi auspica che la polizia non favorisca il partito al potere, ma resti “sempre imparziale, in nome della fiducia che la popolazione ripone in essa”. “Lo Stato di diritto – prosegue ancora la nota – ha lo scopo di limitare e controllare le tendenze arbitrarie, oppressive e dispotiche di coloro che sono al potere, e garantire l'uguaglianza di trattamento e la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente da razza, classe, status, religione, luogo di origine o schieramento politico”. Ciò significa, incalzano le Chiese cristiane, “avere un quadro giuridico che sia equo ed imparziale, in particolare per quanto riguarda i diritti umani, la sicurezza pubblica e l'incolumità”, con decisioni prese in conformità alle procedure istituzionali riconosciute. I tre organismi ecclesiali, inoltre, si soffermano sull’importanza della libertà di stampa e sulla necessità di un’informazione che sia il più possibile obiettiva ed imparziale. E invece, la realtà contingente dice il contrario: “Due dei quattro giornali più diffusi dello Zambia sono media pubblici, cioè gestiti dal governo”, con il risultato che manca uno strumento d’informazione “obiettivo, equilibrato e chiaro” che permetta a tutti i cittadini, “indipendentemente dalla loro affiliazione politica”, di esprimere le loro opinioni. Le Chiese cristiane denunciano anche atti di censura contro quelle testate private che hanno critico le decisioni e le azioni del governo, le cui sedi sono state chiuse o messe all’asta e i cui giornalisti hanno ricevuto minacce da parte delle autorità. A tal proposito, il documento congiunto ricorda che nel novembre 2020 è stata lanciata una nuova “politica sui media che mira a promuovere la libertà di espressione e garantisce la libertà di stampa”. Ora servono, dunque, “misure concrete” per attuare tale politica. “Vogliamo lanciare un appello a tutti gli editori – prosegue la nota – affinché esercitino la professione giornalistica in favore della pace, evitando il sensazionalismo ed aspirando ad un’informazione che sia sempre veritiera, giusta ed etica”. I firmatari deplorano, inoltre, il ritorno a “strategie politiche di esclusione come quelle usate in passato dai colonialisti”: censure, violenze e arresti arbitrari degli oppositori segnano un passo indietro, un ritorno al passato. Esattamente come fa il ddl sulla Cyber Sicurezza, attualmente al vaglio del Parlamento, che nasconde, in realtà, un nuovo giro di vite sulla libertà di espressione dei social media. “Ci appelliamo alla coscienza del presidente affinché non firmi questa legge”, chiedono le tre Chiese cristiane.Guardando, poi, al contesto provocato dalla pandemia di Covid-19, che “sta portando grande paura e dolore al nostro popolo, compresa la maggioranza dei credenti”, le tre Chiese cristiane lanciano un messaggio di speranza: “Dio, nella sua misericordia, interverrà e calmerà la tempesta” ed è quindi proprio “in momenti come questi che si è chiamati ad avere una fede forte”. Contestualmente, i fedeli vengono esortati a “rispettare tutte le normative anti-contagio per salvaguardare la salute pubblica”. Un ulteriore appello viene rivolto ai membri del clero affinché “predichino la pace, l’unità e la tolleranza prima, durante e dopo le elezioni”, perché “se vogliamo la pace, dobbiamo lavorare per la giustizia”. “Come coscienza della nazione – prosegue la nota congiunta – la Chiesa deve essere apartitica e conservare la sua voce profetica, impegnandosi nel ruolo di costruttrice della riconciliazione”. Inoltre, all’esecutivo e a tutte le parti interessate viene chiesto di “prendere misure e azioni concrete per ripristinare la fiducia dei cittadini nei processi elettorali e nello Stato di diritto”. Dal suo canto, la Chiesa si impegna ad “un dialogo significativo” con le istituzioni e le organizzazioni della società civile in modo che al popolo siano garantire votazioni “libere, eque, credibili e pacifiche”. Forte infine l’auspicio ad “una conversione dei cuori e delle menti che porti ad uno Zambia unito, riconciliato e pacifico in cui tutti i cittadini partecipino liberamente al governo del Paese, in un ambiente sociale ed economico florido”. (IP)

23 marzo - ECUADOR Quito sarà la sede del 53.mo Congresso Eucaristico Internazionale nel 2024: la gioia dei vescovi

Grande la gioia dei vescovi dell’Ecuador nel ricevere la notizia che Papa Francesco ha scelto Quito come sede del 53.mo Congresso Eucaristico Internazionale nel 2024. Una scelta – si legge nel comunicato del Consiglio di Presidenza della Conferenza episcopale ecuadoriana, diffuso ieri su Internet - fatta su proposta e iniziativa  dell’Episcopato. I presuli hanno reso "grazie a Dio per questa scelta che nasce dall'amore che Papa Francesco ha per l'Ecuador, il primo Paese latinoamericano che ha deciso di visitare nel 2015”, e hanno aggiunto che il Congresso, per la prima volta ospitato in Ecuador, sarà l'occasione per celebrare il 150.mo anniversario della Consacrazione del Paese al Sacro Cuore di Gesù. Una consacrazione, hanno affermato, “che fa parte del patrimonio spirituale intangibile della nostra identità di ecuadoriani”. I vescovi sperano che questi eventi siano “un'occasione per poter, ancora una volta, volgere lo sguardo al Cuore di Gesù e in Lui ritrovarsi come fratelli e sorelle al di là di tutte le differenze”. Pregano inoltre si possa “costruire un progetto inclusivo di nazione basato sulla libertà, la giustizia, la solidarietà e l'uguaglianza, dove l'essere umano sia sempre al centro delle nostre preoccupazioni, decisioni e azioni”. Nel 2024, dunque, spetterà alla Chiesa ecuadoriana la preparazione pastorale del Congresso Eucaristico Internazionale “attraverso i Congressi Eucaristici nazionali e diocesani, per mezzo di altre iniziative a livello di parrocchie e movimenti apostolici”. Il Congresso Eucaristico, nato in Francia nella seconda metà del XIX secolo, e ispirato “dalla fede viva nella presenza reale della persona di Gesù Cristo nel sacramento dell'Eucaristia”, “dura normalmente una settimana e culmina nella ‘Statica Orbis’ – hanno spiegato i presuli - che è la celebrazione eucaristica presieduta dal Papa o dal suo Legato come espressione visibile della comunione della Chiesa universale”. “Chiamiamo fin d'ora tutti i fedeli cattolici, tutti gli ecuadoriani di buona volontà e le autorità civili  – hanno concluso i vescovi - a unire le nostre forze, la nostra creatività e le nostre risorse affinché questo evento sia il riflesso del meglio di noi stessi”.  (AP)

23 marzo - ITALIA - In preparazione alla Pasqua, la Via Crucis Laudato si’ 

Rileggere la devozione quaresimale della Via Crucis alla luce dell’enciclica di Francesco sulla cura della casa comune. È la “Via Crucis Laudato si’”, una iniziativa del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima ripresa da Cube Radio, l’emittente radiofonica ufficiale dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia e Verona (Iusve). Un percorso che include esperienze e riflessioni generate dalla necessità di pregare durante il lockdown per la pandemia. Proprio durante i mesi più duri del 2020 è nata, dalla base del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima (Gccm), l’idea di elaborare una Via Crucis che potesse collegare le quattordici stazioni della pratica liturgica con l’enciclica del 2015. L’intuizione centrale era ripercorrere il cammino di Cristo verso la sua morte in Croce e poi la Resurrezione per restituire uno spiraglio di speranza nel futuro. “C'è stato grande coinvolgimento sia a livello di scrittura delle meditazioni sia di fruizione - testimonia Antonio Caschetto, coordinatore dei Circoli Laudato si’ in Italia - e il frutto di questo impegno è stato il gran numero di persone che hanno partecipato in diretta, attraverso la rete, alla pratica liturgica della Via Crucis. È l'inizio di un cammino comune che tutt'oggi prosegue, un cammino nato sul solco di quello di Cristo, che con la Croce sulle spalle ci ha donato la salvezza”. Le meditazioni legate alle singole stazioni sono state collegate con i temi della Laudato si’ e con il vissuto del momento particolare della pandemia che ha portato a riflettere sulla fragilità e sulle sofferenze dell’intero pianeta. Le lacrime asciugate dalla Veronica, ad esempio, sono state accostate a quelle del popolo siriano, alle lacrime dei poveri. La morte di Cristo in Croce ha portato a riflettere anche sulle tante morti provocate dal coronavirus. Lo scopo dell’iniziativa si armonizza bene con uno degli inviti principali del Papa nella Laudato si’: «prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare» (19). Proprio la scelta di “trasformare in dolorosa coscienza anche il nostro peccato nei confronti del Pianeta - testimonia Caschetto - ci spinge maggiormente ad ascoltare il grido della terra e dei poveri”. Le azioni umane che danneggiano il pianeta si rivelano, in molti casi, veri e propri crimini anche a livello giuridico. Lo sottolinea il professor Marco Monzani, giurista, criminologo e docente universitario, che commenta così la prima stazione della Via Crucis: “L’indifferenza di Pilato che segna il nostro tempo di fronte a crimini ed ingiustizie causati da una economia estrattivista, che sta danneggiando la nostra casa comune ed i nostri fratelli e sorelle, è il frutto del timore di andare contro corrente, di schierarsi tra gli ultimi e con gli ultimi, perché schierarsi costa molto. E così Pilato con il suo silenzio consegna l’innocente e lo consegna ad altri perché sia crocifisso”. Monzani auspica che “madre terra possa divenire un luogo di tutti e per tutti anche in vista del bene di coloro che verranno dopo di noi”. Cube Radio ha collaborato con il Movimento Cattolico Mondiale per il Clima nella creazione di una particolare Via Crucis digitale per la Quaresima 2021, aggiungendo alle meditazioni e ai testi delle stazioni una serie di grafiche adatte alla condivisione sui social network. In ogni stazione è stato inserito un giovane in abiti contemporanei, segno della partecipazione in prima persona alla sofferenza di Cristo e della vicinanza ai più fragili. “Ogni volta che compare il legno della Croce - spiega Marica Padoan, coordinatrice del team grafico di Cube Radio - c’è anche un germoglio verde, segno di speranza nella Risurrezione, ma anche riferimento al Libro di Ezechiele e al Vangelo di Luca: «se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?»”. La Via Crucis è stata pubblicata sui social di Cube Radio e sul sito del Settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede. (GA)

22 marzo - MONDO Al via oggi settimana di preghiera del Wcc per il primo anniversario della pandemia da Covid-19 nel segno della speranza

In occasione del primo anniversario della pandemia da Covid-19, il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) promuove da oggi fino al 27 marzo una speciale settimana di preghiera per ricordare le vittime e le sofferenze di questi 12 mesi che hanno cambiato il mondo, ma soprattutto per lanciare un messaggio di speranza per il futuro.  Il momento culminante della settimana sarà venerdì 26 marzo quando alle 14.00, ora CET, le Chiese membro del Wcc si collegheranno on-line da tutto il globo per condividere un momento di preghiera, riflessione e commemorazione delle vittime. In vista dell’evento, l’organizzazione ecumenica ha pubblicato sul suo sito uno speciale libretto di preghiere dal titolo “Voci di lamentazioni, speranza e coraggio” con testi preparati da organizzazioni e leader religiosi delle Chiese di varie denominazioni di vari Paesi. Suddiviso in quattro capitoli, l’opuscolo propone anche una sezione speciale con suggerimenti di attività e opere da potere intraprendere, individualmente o con le proprie comunità di fede, per aiutare le persone più vulnerabili e quindi dare concretezza alla speranza in questi tempi difficili e travagliati. Ed è proprio la speranza che scaturisce dalla preghiera e dall’azione la cifra dell’iniziativa: “Porteremo le nostre lamentazioni, ma esprimeremo e vivremo la speranza", ha dichiarato il reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Wcc. “Verremo con la fede in Dio che ascolta e risponde alle nostre preghiere, mantenendo viva la speranza".  Secondo il reverendo Sauca, i motivi di speranza non mancano anche nelle comunità cristiane: “In quello che è stato un anno di sofferenza senza precedenti, c'è stato anche uno straordinario riunirsi di Chiese che hanno trovato nuovi modi per adattarsi, rispondere e accompagnare le comunità attraverso crisi psicologiche, fisiche, economiche, spirituali e ambientali”, ha osservato il segretario generale del Wcc. E il ruolo delle Chiese nella crisi, con particolare riferimento alla campagna di vaccinazione in corso. è stato al centro di un colloquio on-line svoltosi venerdì scorso con il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Omc), Tedros Adhanom Ghebreyesus. Durante l’incontro, al quale, insieme al reverendo Sauca, sono intervenuti diversi leader delle Chiese membro del Wcc, è stato evidenziato l‘attivismo dell’organizzazione ecumenica per un accesso universale ai vaccini, mentre continua il suo impegno per la prevenzione e la sensibilizzazione della popolazione contro il virus. (LZ)

22 marzo - IRLANDA DEL NORD I vescovi contrari all’introduzione dei servizi per l’aborto

I vescovi dell’Irlanda del Nord, dinanzi all’intenzione del Segretario di Stato di introdurre nel Paese servizi per l’aborto estremi e discriminatori, in un comunicato diffuso oggi dall’ufficio stampa, hanno espresso profonda preoccupazione. Secondo l’Episcopato la legge che Westminster cerca di imporre, contro la volontà di una maggioranza di persone nel Paese,  “mina palesemente il diritto alla vita dei bambini non ancora nati e promuove un abominevole e indifendibile pregiudizio contro le persone con disabilità, anche prima che nascano”. “Siamo profondamente preoccupati per l'annuncio fatto dal Segretario di Stato per l'Irlanda del Nord che intende scavalcare l'Assemblea nordirlandese per costringere qui il Ministro della Salute a commissionare alcuni dei servizi per l’aborto più estremi e liberali di queste isole”. Tale intervento, l’ultimo di una serie dell'attuale governo di Westminster, non terrebbe conto dell'accordo di pace internazionale tra le isole, il famoso Accordo del Venerdì Santo, e sarebbe motivo di preoccupazione per chiunque sostenga la devoluzione dei poteri. Nel comunicato, i vescovi, hanno ribadito come “il diritto alla vita di ogni madre e del suo bambino ancora non nato debba essere sempre sostenuto e protetto”. Infatti, “un segno importante di ogni società umana e compassionevole – hanno continuato  - è la nostra capacità di affrontare sfide difficili affermando la vita, non distruggendola”. “Le norme sull'aborto introdotte da Westminster, contro la volontà qui della maggioranza delle persone  – hanno ribadito -, sono basate sul presupposto che il bambino non ancora nato nel grembo materno non abbia diritto all'amore, alle cure e alla protezione della società, a meno che il bambino non sia voluto”. Ma, “nessuno di noi acquisisce la nostra umanità, o il nostro diritto fondamentale all'esistenza - hanno spiegato -, perché desiderato o meno”. I vescovi hanno invitato i membri dell’Assemblea Legislativa locali e i partiti politici ad esprimersi contro “la natura estrema e profondamente discriminatoria di queste norme sull'aborto”. “Questo non è il momento del silenzio o di una deroga strategica” hanno dichiarato, chiedendo loro “di non acconsentire docilmente a questo tentativo di aggirare le strutture decentrate concordate a livello internazionale”. “Ci appelliamo a voi per difendere pubblicamente i diritti di tutti i bambini nel grembo materno ad essere trattati allo stesso modo – hanno concluso i vescovi - e a vedere rispettato e sostenuto il loro diritto, e quello delle loro madri, all'amore, alle cure e alla protezione da parte della nostra società”. (AP)

22 marzo - COREA DEL SUD Golpe in Myanmar. La solidarietà delle Chiese sud-coreane in preghiera per la pace e per il ripristino della democrazia nel Paese

Una campagna di preghiera per la pace e per il ripristino della democrazia in Myanmar. A lanciarla il Consiglio nazionale delle Chiese della Corea (Ncck) che ha invitato i cristiani coreani a dedicare ogni giorno a mezzogiorno, fino a Pasqua, un minuto di preghiera per il Paese , dove non si ferma la sanguinosa repressione delle manifestazioni contro la giunta militare. Dal colpo di stato del 1.mo febbraio, sarebbero almeno 250 le persone uccise dalle forze di sicurezza, con nuove vittime lo scorso week-end. Le violenze, gli arresti e le minacce di licenziamento dei lavoratori che partecipano allo sciopero e alla disobbedienza civile contro il governo golpista non fermano le proteste che sono continuate anche oggi. Proteste alle quali tutte le Chiese coreane danno il loro pieno sostegno, esprimendo preoccupazione e indignazione per la repressione in atto. "Siamo indignati, insieme ai cittadini di tutto il mondo, per le atrocità e le gravi violazioni dei diritti umani da parte dei militari, che reprimono azioni civili non violente disarmate con aggressioni indiscriminate, spari, incendi dolosi e arresti", si legge in una dichiarazione del Ncck, che chiede ai cristiani di pregare per il popolo birmano, perché – si afferma - il potere della preghiera "può cambiare il mondo”. Dalle Chiese anche l’appello al Governo sud-coreano a prendere misure “efficaci” per fare pressione sulla giunta militare e a “monitorare” l’esportazione in Myanmar di armi e di altri strumenti che possano servire alla repressione, in linea con quanto stabilito da una risoluzione approvata il 26 febbraio dall’Assemblea nazionale che ha condannato il golpe. Il Ncck si è rivolto poi alla comunità internazionale, e in particolare all’Assemblea generale, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e all’Alto Commissario Onu per i diritti umani (Unhcr) perché esercitino pressioni sul governo golpista, che si è macchiato di gravi “crimini contro l’umanità”. Le Chiese coreane hanno chiamato in causa anche le responsabilità delle potenze occidentali e della Cina, che in questi decenni hanno usato la strategia del ‘divide et impera’, hanno perpetuato i conflitti etnici in Myanmar e foraggiato il regime militare, chiedendo di attivarsi adesso per la democratizzazione del Paese. Dello stesso tenore altri appelli rivolti in questi giorni dalla Chiesa metodista e dalla Chiesa presbiteriana della Corea, i cui leader si sono riuniti in preghiera, il 18 marzo, davanti all’ambasciata del Myanmar a Seoul. Profonda preoccupazione per la crisi in Myanmar e solidarietà con il popolo birmano è stata espressa la settimana scorsa anche dalla Chiesa cattolica coreana. In una lettera inviata al cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, il cardinale arcivescovo di Seoul Andrew Yeom Soo-jung, ha criticato la brutale risposta delle forze di sicurezza contro proteste pacifiche, affermando che “non è mai accettabile per i militari usare violenza”. Il porporato ha anche donato all’arcivescovo di Yangon 50mila dollari per aiuti di emergenza. (LZ)

22 marzo - INDIA Anno di San Giuseppe. Il vescovo della diocesi di Miao benedice una Grotta dedicata al Santo su una strada al confine tra India e Myanmar

“Sono felice di benedire questa grotta e dedicarla all'Anno di San Giuseppe", indetto da Papa Francesco dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021 per celebrare il 150.mo anniversario della proclamazione di San Giuseppe a Patrono della Chiesa universale. Lo ha detto monsignor George Pallipparambil, vescovo di Miao, il 20 marzo – riporta UCA News -, durante la cerimonia di benedizione di una grotta dedicata al Santo Custode della Sacra Famiglia, costruita grazie alle donazioni dei cattolici locali, su una strada al confine tra India e Myanmar. Alla celebrazione, organizzata dalla diocesi di Miao, responsabile del progetto, hanno partecipato, e preso parte alle preghiere, giovani, donne e religiosi. Secondo monsignor Pallipparambil, la grotta, la prima del suo genere in India, nel distretto di Changlang, in un importante incrocio che collega lo Stato con l'Assam e il Passo Pangsau nel vicino Myanmar, “non sarà solo un punto di riferimento, ma anche un importante luogo di preghiera per le persone che viaggiano lungo queste strade". Padre Felix Anthony, addetto alle pubbliche relazioni della diocesi, ha riferito come la nuova costruzione rappresenti la “risposta collettiva” di un gruppo di generosi abitanti di Kharsang alla “chiamata di Papa Francesco a riflettere sul ruolo silenzioso di San Giuseppe”, e sia solo il primo degli eventi pianificati quest’anno – ritiri, pellegrinaggi e seminari -, per celebrare l’Anno di San Giuseppe. L'Arunachal Pradesh, che confina con la Cina, il Bhutan e il Myanmar, è uno Stato in cui prevalgono i gruppi etnici indigeni, che costituiscono la maggior parte degli oltre 1,5 milioni di abitanti. Circa un terzo della popolazione è cristiana. (AP)

22 marzo - MYANMAR La Chiesa invita i cattolici alla preghiera, al digiuno e all’adorazione per la pace nel Paese

Alcune diocesi del Paese hanno invitato i cattolici - si legge su UCA News - a digiunare, recitare il Rosario, adorare il Santissimo e recitare la novena, per favorire una soluzione pacifica della crisi politica nella nazione del sud-est asiatico e fermare la violenza contro chi protesta per il colpo di Stato militare compiuto nel Paese il 1° febbraio. La diocesi di Taungngu ha esortato il clero, i religiosi, i catechisti e i laici, il 21 marzo, dalle 6 del mattino alle 18 del pomeriggio, a digiunare e pregare. Il clero è stato chiamato a celebrare una Messa alle 6 del mattino e ad adorare il Santissimo Sacramento fino alle 18; e i laici sono stati invitati a pregare e recitare il Rosario in gruppo. "Tutti sappiamo e sentiamo che la crisi in corso nella nostra madrepatria sta accelerando. Credo che sia dovere di ogni cittadino - ha affermato monsignor Isaac Danu, vescovo di Taungngu - portare la pace". Dall'inizio di marzo, nella diocesi di Lashio, nel nord dello Stato Shan, il vescovo, i sacerdoti, i religiosi e i laici hanno osservato un'ora di adorazione ogni giovedì e recitato il Rosario ogni sabato. Anche la diocesi di Pathein si è unita, recitando la novena e altre preghiere per la pace nel Paese. Da parte sua, la Conferenza episcopale del Myanmar, il 7 febbraio, ha indetto una giornata di preghiere speciali, digiuno e adorazione per chiedere la fine della violenza in Myanmar. La nazione ha assistito, dal 1° febbraio, ad una sanguinosa repressione da parte della giunta militare delle proteste contro il colpo di Stato: uccisioni quotidiane, arresti e sparatorie contro i manifestanti, che hanno continuato a marciare nelle città e nei villaggi di tutto il Paese, sfidando i militari. Anche questo fine settimana si sono tenute manifestazioni all’alba, veglie a lume di candela e proteste notturne in diverse città della nazione. Indonesia e Malesia hanno chiesto al Brunei, attualmente alla guida dell’Asssociazione delle Nazioni del sud-est asiatico (ASEAN), di organizzare un incontro urgente per parlare della crisi del Myanmar, estendendo l’invito a partecipare all'inviato speciale delle Nazioni Unite, Christine Schraner Burgener. In Myanmar, dal 1° al 21 marzo, secondo gli attivisti dell’Assistance Association for Political Prisoners, sono state uccise almeno 250 persone e più di 2.665 sono state arrestate. (AP)

22 marzo - FILIPPINE Nuova impennata di contagi. Cancellate le celebrazioni della Settimana Santa in presenza nell'area metropolitana di Manila

Nuovo giro di vite contro il Covid-19 nelle Filippine. La netta ripresa dei contagi registrata in questo mese marzo, dopo diverse settimane relativamente stabili, ha indotto le autorità a reintrodurre il lockdown nell’area metropolitana di Manila che comprende diverse diocesi. Questo significa che nelle parrocchie situate nelle aree sottoposte a quarantena comunitaria generale (GCQ), anche quest’anno il Triduo Pasquale non potrà essere celebrato in presenza. La diocesi di Novaliches, compresa nel territorio metropolitano - riporta l'agenzia Ucanews è stata la prima ad annunciare la cancellazione delle Messe con concorso di popolo . “È imperativo che le nostre parrocchie chiudano per contenere il peggioramento della pandemia”, si legge in una lettera ai fedeli del vescovo Roberto Gaa. “Se non si prendono misure drastiche e le cose vengono lasciate come sono adesso, il peggioramento della situazione potrebbe estendersi ad altri luoghi, sia dentro che fuori della nostra diocesi". Il vescovo di Novaliches è stato seguito a stretto giro da quello della diocesi di Cubao che ha annunciato la chiusura di tutte le chiese a partire da oggi e per tutto il mese di aprile, per incoraggiare i fedeli a rimanere a casa .  “Chiudere i nostri luoghi di culto nel momento culminante del nostro anno liturgico è straziante. Ma dobbiamo anche aprire gli occhi su una situazione che mette a rischio i fedeli ”, spiega nella sua lettera il vescovo Honesto Ongtioco.  "I numeri stanno aumentando e i dati scientifici mostrano che, se non si fanno interventi drastici, questi numeri non diminuiranno presto", ha aggiunto Monsignor Ongtioco. L'arcidiocesi di Manila e la diocesi di Kalookan hanno già anticipato i fedeli che le Messe della Settimana Santa saranno trasmesse, come l’anno scorso, in streaming. Il vescovo di Paranaque, monsignor Jesse Mercado, ha esortato, da parte sua, i fedeli, a un “lockdown orante”: “Vi incoraggio a pregare il più possibile per la soluzione di questa crisi. Ricordiamoci sempre che dove si riuniscono due o tre persone nel Suo nome, Cristo è in mezzo a loro ”, scrive il presule. Nelle Filippine i contagi hanno ripreso a crescere a partire dalla fine di febbraio, raggiungendo il record di 7.990 nuovi casi il 20 marzo. Il mese scorso i dati sembravano incoraggianti, tanto che le autorità avevano consentito alle chiese situate nelle aree sottoposte a quarantena comunitaria generale (GCQ), compresa la regione metropolitana di Manila, di portare dal 30% al 50% della loro capacità massima il numero di fedeli autorizzati a partecipare alle Messe in presenza. (LZ)

22 marzo - COREA DEL SUD Anno di San Giuseppe.  Iniziativa nell’arcidiocesi di Seoul per incoraggiare i padri a seguire l’esempio dello Sposo di Maria

“Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui". “Essere padri significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, alla realtà”. “Il mondo ha bisogno di padri…”. Sono alcuni dei passaggi della Lettera apostolica “Patris corde” (“Con il cuore di padre”) di Papa Francesco per il 150.mo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale. Ed è da queste riflessioni del Santo Padre e anche alla luce della sua esortazione post-sinodale “Amoris laetitiae”, che prende spunto un’iniziativa promossa dall’Associazione dei padri cattolici dell’arcidiocesi di Seoul, in Corea del sud, in occasione dello speciale anno dedicato allo Sposo di Maria e all’amore nella famiglia, iniziato il 19 marzo. L’associazione, fondata nel 2010,  ha lanciato uno speciale programma di ritiri di cinque settimane per aiutare i suoi membri a diventare buoni padri e mariti seguendo l’esempio di San Giuseppe, padre e marito tenero, amorevole, obbediente e responsabile,  e quindi a rendere le loro famiglie più unite e felici come la Santa Famiglia di Nazareth.   “I padri sono chiamati a rinnovare il loro impegno per la famiglia per diventare buoni mariti e buoni padri”, spiega all’agenzia Ucanews il cappellano, padre Joseph Kim Deok-geun. “Nella società coreana c'è un'immagine distorta del ruolo degli uomini,  spesso visti come troppo presi dal lavoro e poco attenti alle loro famiglie. La nostra missione è aiutarli a capire che devono diventare buoni mariti per diventare buoni padri, ispirando così anche tanti altri”. Durante le sessioni, della durata di 6 ore a settimana, i partecipanti vengono quindi incoraggiati a trascorrere più tempo con le mogli e i figli al termine della settimana lavorativa, ad esprimere esplicitamente e fisicamente il loro affetto, a pregare insieme in famiglia e anche a compiere gesti di umiltà come lavare i piedi alle mogli. Piccoli gesti di attenzione che servono a rendere più forti i legami familiari e a creare armonia. “Il nostro focus è la spiritualità nella vita familiare per aiutare le stesse famiglie a sperimentare la gioia dell'amore, con un’attenzione prioritaria al dialogo”, precisa il coordinatore dell’associazione, Vincent Kim Sang-gil. Gli incontri offrono ai partecipanti anche un’occasione per confrontarsi sulle proprie esperienze e su come l’avere messo in pratica l’esempio di San Giuseppe stia aiutandoli a superare meglio le crisi e migliorare i loro rapporti familiari. L’associazione ha in programma anche un festival delle famiglie con il coinvolgimento di padri, mogli, figli e amici per condividere insieme la gioia dell’amore familiare. (LZ)

22 marzo - MESSICO Elezioni in Chiapas. I vescovi invitano i cittadini ad un voto consapevole, responsabile, libero e segreto

“Le elezioni sono un momento speciale in cui esprimere in modo critico, responsabile e informato il nostro diritto a decidere chi deve governarci, cioè chi deve coordinare gli sforzi affinché, tutti noi - società e governo – possiamo costruire il bene comune di cui il Chiapas ha bisogno”. È quanto affermato dai vescovi della Provincia ecclesiastica del Chiapas, in un comunicato diffuso il 20 marzo, in vista delle elezioni del prossimo 6 giugno. Quasi 4 milioni di persone, iscritte nelle liste elettorali dello Stato messicano del Chiapas, in quella data, voteranno per eleggere 163 cariche pubbliche: 24 deputati di maggioranza relativa, 16 di rappresentanza proporzionale e 123 presidenti municipali. Nel comunicato, i vescovi delle diocesi di Tapachula, San Cristóbal de Las Casas e Tuxtla Gutiérrez, memori delle divisioni e degli scontri, sfociati in violenza e morte, nel corso degli ultimi processi elettorali, hanno invitato i fedeli della zona, e tutte le persone di buona volontà, “indipendentemente dalle loro convinzioni religiose”, “a partecipare liberamente, consapevolmente e responsabilmente alla vita politica, perché - hanno sottolineato - il nostro Stato e il nostro Paese hanno bisogno di tutti noi”, chiamandoli a votare in modo responsabile, informato e critico, pensando sempre al bene comune della società. “È un obbligo morale esercitare il nostro diritto di voto” hanno sottolineato. Tutti devono partecipare a “questo importante esercizio di responsabilità civica”. “Il bene delle nostre famiglie e della società – hanno aggiunto - richiede il nostro voto consapevole, responsabile, libero e segreto”. Ricordando come nei partiti politici, negli anni passati, sia prevalsa la ricerca degli interessi personali o di gruppo, a scapito del bene dei cittadini, e come la gente in alcune zone abbia denunciato l’infiltrazione di “gruppi potenti, legati ad attività criminali, nei partiti politici”, o il finanziamento, da parte di questi gruppi, di "candidati a loro misura” per godere di protezione e impunità, i presuli hanno lanciato un forte appello a tutti i candidati, ai membri di partito e ai cittadini. “Insieme – hanno dichiarato - possiamo fare della prossima giornata elettorale un esercizio esemplare di cittadinanza, evitando ostilità, scorrettezze o violenza”. Auspicando dunque un voto consapevole, responsabile, per il bene comune, espressione di una decisione personale, libera da pressioni o condizionamenti di tutti i tipi, e segreto, per evitare rivalità, i vescovi hanno esortato i cittadini a non perdere il valore della dignità. “Non vendiamo il nostro voto – hanno concluso - perché sarebbe vendere la nostra dignità, la nostra coscienza, la nostra libertà e il nostro futuro”. (AP)

22 marzo - ITALIA Sabato la rievocazione del naufragio di Sant’Antonio in Sicilia e il ricordo delle vittime della pandemia

 Sarà ricordato sabato, alle 11, nella baia di Capo Milazzo, in Sicilia, il naufragio di Sant’Antonio di Padova, avvenuto all’inizio della primavera del 1221, esattamente 800 anni fa. Una speciale rievocazione storica sarà trasmessa in diretta video sulle pagine Facebook @fratidisantantoniodipadova e @AntonioCapoMilazzo e sul canale YouTube Messaggero di sant’Antonio. L’evento rievocherà l’arrivo in Italia di Antonio che, in missione in Marocco, spossato da una misteriosa malattia, si imbarcò per rientrare in Portogallo, ma sbarcò in Sicilia dopo che la nave sulla quale viaggiava era stata spinta da forti venti sulle coste dell’isola. A Capo Milazzo Antonio venne assistito da pescatori locali e poi dai confratelli francescani di Messina, con i quali, in seguito, raggiunse a fine maggio Assisi. A Capo Milazzo, simbolicamente, arriverà dal mare una reliquia di Sant’Antonio proveniente da Padova e accompagnata da fra Oliviero Svanera, rettore della Basilica della cittadina veneta. La data del 27 marzo è stata scelta anche per ricordare la preghiera di un anno fa in Piazza San Pietro di Papa Francesco, che, commentando il brano di Marco sulla tempesta che colpì la barca degli apostoli sul lago di Tiberiade affermò: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti”. Al santuario di Capo Milazzo verrà allestito un vero e proprio studio televisivo con diversi ospiti che commenteranno tutte le fasi della rievocazione. Fra Svanera e la reliquia saranno imbarcati su un mezzo nautico della Guardia Costiera che effettuerà il periplo di Capo Milazzo per poi raggiungere la Baia di Sant’Antonio. Dopo il trasbordo nel gommone messo a disposizione dall’Area Marina Protetta, avverrà l’approdo alla spiaggetta sotto il santuario, per un momento di silenzio e di preghiera cui seguirà l’accoglienza di un gruppo di bambini, in rappresentanza degli abitanti di Capo Milazzo. La piccola delegazione risalirà quindi la scogliera per arrivare al santuario della grotta, dove si svolgerà, poi, una breve celebrazione. Nell’occasione verrà inaugurata l’istallazione artistica “Voca me”, di ispirazione antoniana, dedicata al tema dell’accoglienza, che galleggerà sullo specchio d’acqua prospicente il santuario rupestre. L’opera, realizzata dall’artista milazzese Mariagrazia Toto, rappresenta un monito per i tanti naufragi esistenziali dei nostri giorni, ma anche la “forma” della speranza, che sopravvive ad ogni tempesta, e la “materia” della vocazione, che ricicla ogni pagina triste della vita. La rievocazione del naufragio di Sant’Antonio vuole richiamare anche la “tempesta” della pandemia da Covid-19 e ricordare pure tutte le vittime della pandemia, gli immigrati morti nel Canale di Sicilia e i tanti “naufragi” materiali ed esistenziali che si sono consumati in questo tempo di emergenza. “Davanti ad una umanità tragicamente spiaggiata su lidi che, per certi versi, restano ancora ignoti, la storia di Antonio offre una parabola di speranza” dice il rettore del Santuario di Capo Milazzo, padre Carmelo Russo. La rievocazione del naufragio di Sant’Antonio fa parte del Progetto “Antonio 20–22”, il programma di eventi antoniani dei Frati minori conventuali della Provincia Italiana di S. Antonio di Padova, della Basilica del Santo di Padova, del Messaggero di sant’Antonio di Padova, dell’Associazione Cammino di Sant’Antonio, del Centro Francescano Giovani – Nord Italia, della Peregrinatio Antoniana. (TC)

22 marzo -  BOLIVIA Progetto di Caritas El Alto per portare acqua potabile in quattro comunità di Mocomoco

“L’acqua è vita: prendiamoci cura dell’acqua per preservare la vita”: si intitola così il progetto lanciato dalla Pastorale Sociale – Caritas di El Alto, in Bolivia, per portare quattro sistemi per le risorse idriche potabili destinati a quattro comunità della regione di Mocomoco, ovvero Cariquina Grande, Liani, Quishuyo e Pacobamba. L’opera di aiuti, finanziata dalla Caritas Svizzera e dal governo locale, è stata benedetta dal Monsignor Giovani Edgar Arana, Amministratore apostolico di El Alto, che ha sottolineato “il lavoro congiunto” che è stato fatto per completare il progetto. Di qui, il richiamo all’importanza di collaborare insieme alle famiglie di Mocomoco perché “il loro lavoro e la loro partecipazione hanno consentito la messa a punto di un servizio sostenibile e condiviso nella responsabilità”, in nome del “miglioramento della qualità della vita di tutti”. Dal suo canto, il direttore di Caritas El Alto, Wilson Siñani, ha sottolineato che i sistemi idrici allestiti “dureranno circa 30 anni e serviranno a garantire che le persone nelle comunità abbiano accesso costante all'acqua”. Da ricordare che già nel corso del 2020, l’organismo caritativo ha implementato i sistemi di acqua potabile di 16 comunità in 3 giurisdizioni: El Alto, Coro Coro e Coroico. Per il 2021, dunque, il progetto prosegue in altri comuni.   (IP)

22 marzo - URUGUAY Settimana Santa in tempo di pandemia: vescovi preparano Sussidio liturgico

Un Sussidio liturgico per poter vivere la Settimana Santa in casa, date le restrizioni provocate dalla pandemia da Covid-19: a redigerlo è stato il Dipartimento di Liturgia della Conferenza episcopale dell’Uruguay (Ceu), in vista dei sette giorni che precedono la Pasqua di Risurrezione, che quest’anno ricorrerà il 4 aprile. “Abbiamo preparato questo Sussidio – si legge nell’introduzione al testo – con il desiderio di aiutarci a vivere al meglio questi giorni santi, consapevoli del fatto che per molti fedeli essi saranno momenti difficili perché non li possiamo celebrare come facciamo di solito”. Al contempo, il presidente del Dipartimento, Monsignor Luis Eduardo González, sottolinea che il Sussidio “non intende, in nessun caso, sostituire le celebrazioni liturgiche alle quali ci si può unire spiritualmente attraverso i mass-media, quanto piuttosto aiutare ad approfondire nella preghiera il significato della Settimana Santa”, così che si possa vivere “un tempo prolungato” di riflessione. Gli fa eco il segretario generale del Dipartimento, padre Andrés Paredes, il quale sottolinea che è bene vivere le preghiere del Sussidio con l’obiettivo di riceverne “un beneficio spirituale”. Oltre alle preghiere classiche del Triduo Pasquale, dunque, il Sussidio offre anche le Lodi, il Rosario, le orazioni per i Sepolcri e per i defunti, nonché la preghiera per la benedizione della tavola, nella Domenica di Pasqua e la preghiera di ringraziamento alla Vergine Maria. (IP)

22 marzo -  MALI La Conferenza episcopale pronta ad elaborare programmi per lo sviluppo umano integrale

Lo sviluppo umano integrale non è solo una questione economica, ma deve anche tener conto delle dimensioni morali, sociali, spirituali, politiche e culturali, e riguarda l’intera persona umana, e non solo i cattolici o i poveri, ma tutti. È quanto è stato evidenziato la settimana scorsa durante il workshop su “Lo sviluppo umano integrale” svoltosi al Centro padre David Traore di Sébéninkoro, in Mali, dove dal 15 al 18 marzo si sono riuniti i segretari della Conferenza episcopale e delle Commissioni episcopali. L’incontro di formazione è stato organizzato in collaborazione con Catholic Relief Service e Caritas Mali. Per l’elaborazione di programmi volti a promuovere lo Sviluppo Umano Integrale, i 28 partecipanti hanno riflettuto anzitutto sulle encicliche “Populorum progressio” di Paolo VI e “Caritas in veritate” di Benedetto XVI, rimarcando che tutti possono vivere realizzando il massimo del loro potenziale e soddisfare i loro bisogni primari in modo sostenibile, vivendo dignitosamente in una società giusta e pacifica”. È stato inoltre sottolineato che lo sviluppo umano integrale interessa ogni individuo, che deve basarsi sull’insegnamento sociale della Chiesa cattolica ed essere fondato sulla Pastorale Profetica (Fede), sulla Pastorale Sociale (Carità) e sulla Pastorale Liturgica (Speranza). (TC)

22 marzo -  Tavola interreligiosa al governo: no a disparità nelle chiusure anti-pandemia

“Il governo deve correggere le misure inique” riguardanti la chiusura dei luoghi pubblici per contenere i contagi da Covid-19: lo scrive, in una nota, la Tavola rotonda interreligiosa del Quebec, organismo che riunisce i rappresentanti di diverse Chiese cristiane, tradizioni ebraiche, moschee, nonché del Centro canadese per l'ecumenismo. “Siamo rimasti scioccati – si legge nella nota – nell’apprendere che, dal 26 marzo, in zona rossa, i teatri potranno ospitare fino a 250 persone, ovvero dieci volte di più di un luogo di culto, indipendentemente dalle sue dimensioni”. “Questo è obiettivamente ingiusto – prosegue la Tavola interreligiosa – perché entrambi i raduni in presenza, quelli nei teatri e quelli nei luoghi di culto, hanno caratteristiche simili”. Una tale “discrepanza”, afferma l’organismo, “dà una forte impressione di incoerenza”, anzi di “discriminazione contro quei cittadini del Quebec nella cui vita la religione gioca un ruolo essenziale”. Di qui, la richiesta esplicita che la Tavola interreligiosa fa al governo: in un luogo di culto o in un teatro, dal 26 marzo, dovranno poter entrare “lo stesso numero di persone”. Inoltre, l’organismo fa notare che “sarebbe più semplice calcolare la quantità di presenze all’interno di un luogo chiuso se venisse calcolata la percentuale della sua capacità massima ed il rispetto di un distanziamento sociale possibile”. Altro punto focale, quello del coprifuoco che, per consentire le celebrazioni serali, dovrebbe essere “prolungato oltre le 21.30”. “I leader religiosi giocano un ruolo importante nelle loro comunità per comunicare e implementare le raccomandazioni a tutela della salute pubblica – conclude la nota – Ma la loro responsabilità è anche quella di assicurare che le autorità civili rispettino il credo e le pratiche religiose delle comunità di fede”. Per questo, la Tavola ribadisce il suo appello alle istituzioni “per ottenere un trattamento equo” e, al contempo, incoraggia i fedeli “ad osservare rigorosamente le norme in vigore per proteggere la vita e la salute di tutti, specialmente dei più vulnerabili”. (IP)

22 marzo - GHANA Commissione episcopale Comunicazioni sociali: allarme per libri di testo, incitano all’odio etnico

Si dicono preoccupati i vescovi del Ghana per i contenuti di alcuni libri di testo per le scuole elementari che sembrano incitare alla divisione e alle tensioni tra i diversi gruppi etnici del Paese. I volumi relativi a “La storia del Ghana”, infatti, contengono inesattezze storiche ed usano termini dispregiativi e ridicolizzanti della popolazione Ewe, che vive nella parte sudorientale della nazione. A lanciare l’allarme, in particolare, è Monsignor Matthew Kwasi Gyamfi, vescovo di Sunyani e presidente della Commissione per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Ghana, il quale, in un’intervista rilasciata il 18 marzo a “The Catholic Standard”, ha condannato esplicitamente i materiali didattici che riportano “contenuti tossici”. Pur riconoscendo la possibilità che non ci sia stata, da parte degli editori, una volontà specifica di introdurre questi contenuti, il presule ha comunque sottolineato che ciò non ne giustifica la diffusione. “La bellezza del popolo ghanese – ha evidenziato Monsignor Gyamfi – sta nel fatto che continua a vivere in pace e in armonia. Per questo, è necessario preservare questo spirito di unità”, pur nel contesto delle diversità locali. Di qui, l’appello che il presule ha lanciato al Comitato nazionale per il Curriculum e la valutazione (Nacca), affinché “riveda con occhio critico i testi didattici proposti e si assicuri che i contenuti siano sempre orientati all’educazione dello studente, in quanto l’educazione crea unità, non divisione”. Forte anche l’esortazione a “correggere le inesattezze fattuali riportate nei volumi scolastici, liberandoli da un linguaggio sprezzante che non ha nulla a che vedere con gli avvenimenti storici reali”. “Maggior cautela e sanzioni specifiche” sono, inoltre, richieste non solo per gli editori, ma anche per lo stesso Comitato, in quanto responsabile di mancato controllo. Immediata la risposta del Nacca che ha ordinato il ritiro, dalle scuole pubbliche e private del Ghana, di tutti i libri di testo non approvati ufficialmente. In una dichiarazione a firma del direttore generale ad interim dell’organismo, John Mensah Anang, si informa che il Nacca ha notificato l’ordine di ritiro dal mercato a tutte le case editrici coinvolte, pena il ricorso ad azioni legali, nonché l’obbligo di fare pubblica ammenda, “attraverso la stampa, sia digitale che cartacea, e i social network”, per gli errori commessi. Sulla stessa linea si è posto il Ministro dell’Istruzione, Yaw Osei Adutwum, il quale ha respinto fermamente tutti i libri di testo “controversi che siano in circolazione”, ribadendo che il loro uso “non può essere approvato in nessun istituto scolastico”, di qualsiasi ordine e grado. (IP)

22 marzo - PORTOGALLO Si è concluso ieri l’annuale pellegrinaggio alla Cova da Iria della Leiria-Fatima proposto quest’anno in forma virtuale

“È solo un’assenza fisica. Anche stando nelle proprie case, viviamo questo momento spiritualmente uniti, come Chiesa diocesana”: si è rivolto con queste parole il vescovo di Leiria-Fatima, il cardinale António Augusto dos Santos Marto, ai suoi fedeli che ieri si sarebbe dovuti ritrovare al Santuario di Fatima per l’annuale pellegrinaggio alla Cova da Iria. L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19 ha imposto la cancellazione dell’evento, ma sono stati proposti otto giorni di pellegrinaggio spirituale, con sussidi pastorali e supporti video, e i fedeli della diocesi hanno seguito la celebrazione del cardinale dos Santos Marto nella Basilica della Santissima Trinità in streaming. Nella sua omelia, il porporato ha rimarcato che questo tempo di pandemia è come un tempo di prova per la fede, per le sofferenze che sta provocando e perché non consente celebrazioni comunitarie e altre attività pastorali. Tuttavia, per il vescovo di Leiria-Fatima, questa difficile circostanza è un’opportunità per “approfondire e maturare la fede”. “In questa situazione, sappiamo tutti quanto sia facile essere infettati dal virus dello scoraggiamento - ha detto il porporato -. Per combattere questo virus maligno, il Signore ci offre il vaccino della speranza, che ci dà un’energia sempre nuova per camminare e condividere la gioia del Vangelo come discepoli missionari”. Per il cardinale dos Santos Marto questo tempo di prova consentirà di essere cristiani migliori, con una fede più matura e forte e con una speranza più salda e fiduciosa”. Il vescovo di Leiria-Fatima ha aggiunto che bisogna accogliere la Parola di Dio come “fonte di luce e di speranza” e che per arrivare al cuore della fede occorre passare da una conoscenza superficiale di Gesù ad una conoscenza di prima mano, attraverso l’esperienza personale. Quindi il porporato ha spiegato che per “entrare in comunione con Gesù, per portarlo e annunciarlo agli altri”, lo si deve anzitutto incontrare e conoscere; cosa che è possibile attraverso gli occhi della fede, nell’ascolto della Parola di Dio; nei sacramenti; nella testimonianza di qualcuno; nella comunione fraterna; nel servizio verso chi soffre. Al termine della Messa, infine, il cardinale dos Santos Marto, a conclusione del pellegrinaggio virtuale, ha consacrato la diocesi di Leiria-Fatima alla Madonna. (TC)

22 marzo - IRLANDA Lettera pastorale di Pasqua. Monsignor Monahan: "La speranza plasmi il futuro"

Che tipo di Chiesa desiderano i fedeli irlandesi nel post-pandemia da Covid-19? A questa domanda vuole rispondere la Lettera pastorale, diffusa ad un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria mondiale ed in vista della Pasqua, da Monsignor Fintan Monahan, vescovo di Killaloe. Intitolata “Lasciate che la speranza plasmi il nostro futuro”, la missiva esorta i fedeli a non scoraggiarsi, nonostante le tante difficoltà vissute negli ultimi dodici mesi e che ancora persistono. “Siamo tutti stanchi della pandemia e tutti profondamente consapevoli della sofferenza” che essa ha provocato; tuttavia, ci sono “timidi segnali” di ripresa che fanno ben sperare per un ritorno graduale alla normalità, scrive il presule. Certo, i cambiamenti portati dall’emergenza sanitaria sono stati profondi e radicali: per la vita della Chiesa, in particolare, il vescovo di Killaloe fa riferimento all’impossibilità di celebrare la Messa con concorso di popolo, in osservanza alle normative anti-contagio. Si è trattato di un vero e proprio “shock”, afferma il presule, superato grazie all’abitudine alla trasmissione digitale delle celebrazioni che ha permesso ai fedeli di vivere comunque la Messa “nell’intimità della loro abitazione”. Un beneficio apprezzato, in particolare, dalle persone anziane, le più esposte al rischio del coronavirus, anche se – sottolinea Monsignor Monahan – permane “un naturale desiderio di tornare all'aspetto comunitario del culto della Chiesa”. Di qui, la sottolineatura che il presule fa al fatto che “la Chiesa del futuro sarà un luogo molto diverso quando riemergeremo dalla pandemia” e che “ci sarà bisogno di un nuovo modo di operare”. Le novità dovranno considerare anche il sostentamento finanziario delle parrocchie e delle diocesi, poiché l’emergenza sanitaria ha intaccato fortemente le risorse disponibili, soprattutto nelle aree rurali. “La speranza – prosegue la Lettera pastorale – sarà quella di impegnarsi in modo strutturato per pianificare il futuro” anche pensando ad “esplorare nuovi approcci e modi creativi di celebrare la fede e i Sacramenti”. Per questo, sarà “cruciale una leadership laica, ben formata, a livello locale, perché i sacerdoti diminuiscono”. Monsignor Monahan ribadisce, inoltre, l’importanza di “un’opzione missionaria” sempre più forte per diffondere nel mondo la gioia del Vangelo. Ma intanto, a breve termine, ciò che urge è il ritorno “ad una forma più accettabile di normalità” che permetterà di “riaprire le nostre chiese, ristabilire tutti gli eventi come i battesimi, le prime comunioni e le cresime che sono stati rinviati in passato”. Ovviamente, sempre nel pieno rispetto delle linee-guida della salute pubblica, perché la Chiesa è “responsabile e attenta” in questo ambito. Conta, comunque, “la gioia” di un percorso difficile che, seppur lentamente, sembra avviarsi alla fine, grazie anche alla campagna di vaccinazione. Questa gioia, sottolinea il presule, deve comprendere “una giusta relazione con il mondo e l'ambiente intorno a noi, poiché dobbiamo renderci conto che, essendo gli amministratori della Creazione, abbiamo il dovere e la responsabilità di prendercene cura”. Soprattutto, scrive ancora Monsignor Monahan, la gioia deriva “dall'interiorizzare la buona notizia della nostra fede e la grande speranza che comporta l'essere popolo della Pasqua. Per molti, questo è stato un faro di speranza nei recenti giorni bui”. “Attendo con ansia una nuova alba, un nuovo futuro – conclude il vescovo di Killaloe - in cui la Chiesa del popolo di Dio sarà libera dalla minaccia di virus dannosi e in grado di vivere pienamente la fede in Dio”. (IP)   

22 marzo - ITALIA Il cardinale Bassetti apre il giubileo di Santa Maria Novella: 800 anni di presenza domenicana a Firenze

Sarà il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, nel pomeriggio del 25 marzo alle 18.00, ad inaugurare ufficialmente il giubileo di Santa Maria Novella. Si tratta dei festeggiamenti che celebrano la nascita della Comunità Domenicana a Firenze avvenuta 800 anni fa, nell'anno stesso della morte, o nascita al cielo, di san Domenico. Alla messa seguirà il concerto online con Semperconsort e Konzert Opera Florence sul tema "L'arrivo dei frati in Santa Maria Novella". Il giorno successivo invece la comunità religiosa organizza un incontro alle 16:30 con fr. Luciano Cinelli O.P., archivista della provincia romana di Santa Maria Novella, dedicato a “Il Pane di vita nella storia della Chiesa”. “Il 2021 per l’Ordine Domenicano è davvero un anno di grazia”, spiega fra Manuel Russo, religioso della Comunità di Santa Maria Novella: “la bella basilica fiorentina di Santa Maria Novella è uno dei tesori del nostro patrimonio culturale, animato dai frati domenicani che dal 1221 sono presenti fra le sue mura”. Ma “la storia domenicana di Firenze comincia qualche anno addietro”. Nel 1219 infattu San Domenico manda da Bologna il beato Giovanni da Salerno con 12 frati, accolti prima nell’antico ospedale di San Gallo e successivamente nell’oratorio di San Jacopo a Ripoli. Per rispondere all’esigenza apostolica di vivere e predicare il Vangelo nel cuore delle città, vennero ospitati nell’ospedale di San Pancrazio e poi in quello di San Paolo. In questo luogo soggiornò anche San Domenico di passaggio da Firenze, poco prima di morire il 4 agosto 1221. Successivamente, il 20 novembre 1221, i frati si stabilirono nella chiesetta di S. Maria ad Vineas grazie all’intervento del cardinale Ugolino, futuro papa Gregorio IX. “La storia di S. Maria Novella – ricorda ancora fra Manuel Russo -  è una storia che si intreccia intimamente con la storia di Firenze. Una basilica che è un gioiello dell’architettura gotica italiana, ideata proprio da due frati domenicani fiorentini, uno scrigno dei capisaldi della storia dell’arte italiana Giotto, Brunelleschi, Masaccio, Leon Battista Alberti”. Inoltre quella fiorentina è “una comunità nella quale sono nate numerose vocazioni alla santità, come i beati Alessio Strozzi e Giovanni Dominici o il grande vescovo S. Antonino. Una comunità che ancora oggi cerca di essere vicino al popolo fiorentino che trova in S. Maria Novella un luogo dove poter conoscere il volto misericordioso del Padre”. Tutti gli eventi  del 25 aprile, giorno in cui la Chiesa fa memoria dell’Annunciazione e Firenze celebra il proprio 'capodanno', si svolgeranno nella basilica di Santa Maria Novella e saranno trasmessi online sui canali Facebook: Frati Domenicani di Santa Maria Novella, Santa Maria Novella, San Marco-Firenze e YouTube:  Opera Santa Maria Novella. Il concerto non si terrà in presenza ma soltanto online. (PO)

22 marzo - AMERICA LATINA Al via oggi “Adn Celam”, servizio informativo Whatsapp dei vescovi latinoamericani

Ricevere tutte le notizie e gli aggiornamenti della Chiesa latinoamericana e dei Caraibi via Whatsapp? Si può. Parte oggi, infatti, un nuovo servizio del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) che permette di ricevere gratuitamente, tramite Whatsapp appunto, una newsletter informativa gratuita. Il sistema si chiama “Adn Celam” ed è raggiungibile al seguente link: https://chat.whatsapp.com/IfrYJWYKUNe6BEbacdOdgj. “Nel contesto dell’attuale processo rinnovamento e ristrutturazione del Consiglio episcopale – spiega una nota – ‘Adn Celam’ risponde alla necessità di consolidare e rafforzare gli impegni comunicativi della Chiesa latinoamericana e caraibica, così come il suo impatto sociale e pastorale nel continente”. Non solo: l’obiettivo è anche quello di creare, in futuro, “una vera e propria agenzia di notizie Celam”. Il logo scelto per “Adn Celam” è un cerchio sui colori del bianco e del blu. Una scelta voluta, spiega ancora la nota, perché “la forma circolare e aperta esprime il dinamismo sinodale che attraversa l'esercizio pastorale, formativo, comunicativo e di gestione della conoscenza del Celam, in dialogo con ciascuna delle 22 Conferenze episcopali dell'America Latina e dei Caraibi”. Al centro del logo, campeggiano infatti delle “figure continue” a mo’ di freccia, simbolo delle Chiese locali del continente. Nel dettaglio, il nuovo servizio permetterà di accedere, quotidianamente, alle principali notizie generate dal team giornalistico di Prensa Celam: Paola Calderón (Colombia), Luis Miguel Modino (Brasile), Ángel Alberto Morillo (Venezuela) e Óscar Elizalde Prada (Colombia, che serve anche come consigliere ad interim del Centro di Comunicazione del Celam). “Vi aspettiamo! – concludono i promotori dell’iniziativa – Aiutateci a condividere questa buona notizia!” che rimanda alla Buona Novella, ovvero al Vangelo. (IP)

22 marzo - ITALIA 24 marzo, Giornata missionari martiri sul tema “Vite intrecciate”

“Vite intrecciate”: questo il tema scelto da Missio Giovani per la 29.ma Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri che si celebra, come ogni anno, il 24 marzo. La data scelta ha un valore speciale: quel giorno, ricorre la memoria liturgica di Sant' Oscar Arnulfo Romero, Arcivescovo metropolita di San Salvador, che il 24 marzo 1980 venne ucciso mentre celebrava la Santa Messa. “Il missionario intreccia la propria vita con Cristo – si legge in una nota esplicativa della ricorrenza - e da qui parte per tessere nuove fraternità con i popoli e le persone che incontra nel suo ministero al servizio dell’annuncio del Vangelo, una scelta in nome di Cristo che può portare al dono di sé sulla Croce”.  Per l’occasione, mercoledì prossimo, alle ore 19.00, si terrà un webinar intitolato “Vite intrecciate in Etiopia” in cui si traccerà il difficile quadro della missione nel Paese africano, segnato da conflitti, povertà e, nell’ultimo anno, anche dal Covid-19. All’Etiopia è legato, inoltre, il tradizionale progetto di solidarietà promosso insieme alla Giornata: si tratta dell’allestimento di un laboratorio informatico per i giovani della Prefettura apostolica di Robe e dell’attivazione di corsi di tecnologia per facilitare il loro accesso ai corsi universitari e al mondo del lavoro. Quella dei missionari martiri è una pagina amara della vita della Chiesa: secondo gli ultimi dati raccolti dall’Agenzia Fides, infatti, nel 2020, nel mondo, sono stati uccisi 20 missionari: 8 sacerdoti, 1 religioso, 3 religiose, 2 seminaristi, 6 laici. Il drammatico record, quest’anno, si registra in America, dove sono stati uccisi 8 missionari. Negli ultimi 20 anni, dal 2000 al 2020, sono stati uccisi nel mondo 535 operatori pastorali, di cui 5 vescovi. “Il sacrificio dei martiri - spiega Giovanni Rocca, segretario nazionale Missio Giovani -  è il segno tangibile che la propagazione della fede non è una crociata, ma un abbraccio di culture, popoli e religioni, la totale disponibilità di sé verso l’ascolto e lo scambio reciproco, il soccorso verso chi è nel bisogno”. Ma quando in queste dinamiche “subentra l’odio, ecco che il martire fa la sua comparsa nella storia”. Il martirio in odium fidei, infatti, è “l’estrema conseguenza di una fede vera, umana e tangibile”. Rocca sottolinea, inoltre, che le vite dei missionari martiri non sono segnate da “imprese eroiche”, bensì da “gesti grondanti di speranza vissuti nella quotidianità ordinaria”. Tutto ciò parla, all’uomo di oggi, di “una fedeltà sempre corrisposta a Dio, ad un amore capace di sconfiggere le tenebre e di attraversare la morte”. L’eredita dei missionari martiri, conclude il segretario nazionale di Missio Giovani, è “l’invito a riscoprire la bellezza che abita questo mondo. Ogni creatura, infatti, è un immenso tempio di Dio sulla Terra, capace di accogliere, ascoltare e sanare le ferite. Entrarvi significa coglierne la ricchezza e farsene custodi”. Da ricordare che Missio Giovani è il settore giovanile della Fondazione Missio, nata nel 2005 come “organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al fine di sostenere e promuovere la dimensione missionaria della comunità ecclesiale italiana, con particolare attenzione alla missio ad gentes e alle iniziative di animazione, formazione e cooperazione tra le Chiese”. (IP)

21 marzo - PORTOGALLO Anno Famiglia Amoris Laetitia. Commissione episcopale per i Laici: “È tempo di agire"

“È tempo di agire": così, in una nota, la Commissione per i laici e la famiglia all’interno della Conferenza episcopale portoghese ha inaugurato, il 19 marzo, l’Anno Famiglia Amoris Laetitia, indetto da Papa Francesco a cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia. “È tempo di riscoprire la bellezza del matrimonio e di dare un rinnovato impulso all’attuazione del documento pontificio”, ha detto il presidente della Commissione, Monsignor Joaquim Mendes, esortando anche tutte le famiglie a recitare il Rosario in casa. “Questo speciale Anno – ha aggiunto il presule – è un’occasione concreta per rafforzare la bellezza delle famiglie cristiane”, così da avviare “una pastorale che coinvolga tutte le generazioni e tenga in considerazione anche l’importanza dell’evangelizzazione per quei nuclei familiari che vivono nelle periferie”, sia geografiche che esistenziali, del Portogallo e del mondo. Annunciato da Papa Francesco all’Angelus del 27 dicembre 2020, Festa dalla Santa Famiglia, l’Anno Famiglia Amoris Laetitia proseguirà fino al 26 giugno 2022, giorno conclusivo del decimo Incontro mondiale delle Famiglie, previsto a Roma. Intanto, il 19 marzo, il Pontefice ha inviato un messaggio all’incontro online dal titolo “Il nostro amore quotidiano”, organizzato dal Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, assieme alla diocesi di Roma e al Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Nel documento, Francesco ha lanciato un vibrante appello: “Sosteniamo la famiglia! Difendiamola da ciò che ne compromette la bellezza. Accostiamoci a questo mistero d’amore con stupore, con discrezione e tenerezza. E impegniamoci a custodire i suoi preziosi e delicati legami: figli, genitori, nonni… C’è bisogno di questi legami per vivere e per vivere bene, per rendere l’umanità più fraterna”. (IP)

21 marzo - KENYA Nunzio Apostolico ai Comboniani: “Non arrendetevi mai, siate sempre al servizio dell’Africa”

Il 15 marzo di 190 anni fa, nel 1831, nasceva San Daniele Comboni, fondatore della Famiglia Comboniana e primo vescovo cattolico dell’Africa Centrale. Per l’occasione, l'arcivescovo Hubertus van Megen, Nunzio Apostolico in Kenya, ha tenuto una Santa Messa nella sede dei Comboniani di Nairobi, durante la quale ha incoraggiato i membri della Congregazione a non arrendersi mai nei loro ministeri apostolici, emulando sempre lo zelo missionario del loro fondatore. “San Daniele Comboni era un uomo colmo di fervore per il Regno di Dio – ha detto il Nunzio – Per lui non si poteva tornare indietro, bisognava porsi al servizio dell’Africa”. Di qui, l’esortazione a praticare “la pazienza”, anche davanti alle tante difficoltà che la vita ci pone sulla strada. "La famiglia Comboniana – ha spiegato van Megen - potrebbe vivere situazioni difficili, potrebbe essere rifiutata dalle autorità o dalla popolazione locale, il clima potrebbe essere avverso e i mezzi essere molto scarsi, ma essa non si deve mai arrendere". Al riguardo, il Nunzio apostolico ha citato le parole dello stesso San Daniele: "Dovremo lavorare duro, sudare, morire: ma il pensiero che si suda e si muore per amore di Gesù Cristo e per la salvezza delle anime più abbandonate del mondo, è troppo dolce per noi per desistere da questa grande impresa". Nonostante tutte le resistenze, i fallimenti e i disastri che ha incontrato, il rappresentante del Papa ha osservato che San Comboni ha vissuto la sua vita fedele alle parole dell'apostolo San Paolo: "Dimenticando ciò che è indietro e proteso verso ciò che è avanti, corro verso la meta per ottenere il premio della chiamata celeste di Dio in Cristo Gesù". Oggi, la Famiglia Comboniana comprende i Missionari Comboniani del Sacro Cuore di Gesù, le Suore Missionarie Comboniane, l'Istituto Secolare Comboniano e i Missionari Laici Comboniani. Secondo i dati della Congregazione, risalenti al 2017, in Kenya i comboniani sono meno di 60 in 17 comunità e prestano servizio nelle diocesi di Nairobi, Ngong, Marsabit, Lodwar e Kitale. Importante l’impegno del New People Media Centre nel campo della comunicazione sociale, con la pubblicazione della rivista “New People” per l’Africa di lingua inglese e per la produzione di programmi radiofonici. (IP)

21 marzo - ARGENTINA Arcivescovo di Mercedes-Luján ai docenti: "Educare è sempre un atto di speranza"

“Educare è sempre un atto di speranza”: lo ha ricordato agli insegnanti Monsignor Jorge Eduardo Scheinig, Arcivescovo di Mercedes-Luján, in Argentina, in occasione del secondo incontro della Comunità educativa cattolica, svoltosi in modalità virtuale, sulla piattaforma Zoom, mercoledì 17 marzo. “Questo momento storico – ha detto il presule, riferendosi al difficile contesto provocato dalla pandemia da Covid-19 – richiede la massima creatività per lavorare in favore di un essere umano più fraterno”. Ringraziando, quindi, tutti i docenti per l’impegno e le sfide affrontate nel corso dell’ultimo anno, l’Arcivescovo li ha anche messi in guardia dal “cambiamento culturale e antropologico” che sta avvenendo in epoca contemporanea, per di più “in modo molto veloce”. Tutto ciò che prima era inteso come “un punto di riferimento” della realtà educativa, infatti, ora “sta mutando molto rapidamente e questo costringe ad un continuo ‘ricalcolo’ nei percorsi formativi”. Basti pensare al passaggio dalla lezione in presenza e in aula a quella a virtuale da casa per capire come le cose siano cambiate. Ci sono però, alcune certezze che sono rimaste uguali, ha aggiunto Monsignor Scheinig: la prima è che “l’educazione è essenziale”; la seconda è che “educare ha sempre un impatto sulla trasformazione culturale, al di là delle forme pedagogiche, didattiche e metodologiche che vengono utilizzate”. E proprio perché l’istruzione cambia il contesto della cultura, “non si può restare a guardare, come meri spettatori – ha evidenziato il presule – bensì occorre essere protagonisti, affinché ciascuno dia il suo contributo a questo cambiamento”. Infine, l’Arcivescovo di Mercedes-Luján ha rassicurato tutti gli insegnanti: “La Chiesa vi sostiene, prega per voi e vi benedice – ha detto – Ci mettiamo al vostro servizio e auspichiamo che facciate dell’educazione, che è la vostra vocazione, un strumento di piena realizzazione”. (IP)

21 marzo - BRASILE Violenze contro migranti Roraima: la denuncia di 121 organizzazioni sociali ed ecclesiali

Mercoledì 17 marzo a Pacaraima, al confine tra Brasile e Venezuela, le forze di polizia sono entrate, senza uno specifico mandato, nella “Casa San José”, un centro di accoglienza per i migranti, gestito dalla Suore di San Giuseppe e dalla Pastorale per i Migranti della diocesi di Roraima. I poliziotti hanno cacciato via 70 persone, tra cui 21 donne, comprese quelle in stato di gravidanza, e 40 bambini. I responsabili della struttura sono stati costretti a recarsi presso la Stazione di polizia locale e gli apparecchi telefonici della Casa sono stati sequestrati. La vicenda ha indotto 121 organizzazioni sociali ed ecclesiali a diramare una nota pubblica per chiedere giustizia, tutela della dignità e la fine di simili violenze. Si è trattato, infatti, di “gravissime violazioni dei diritti della popolazione migrante e degli operatori umanitari”. Ciò che fa la Casa San José “non è un crimine – ribadisce la nota – ma un atto di umanità” e lo fa perché “i poteri pubblici non agiscono o agiscono in modo precario e limitato”. Inoltre, i migranti sono stati minacciati di espulsione, in violazione alle leggi internazionali, e ciò provoca “grande timore tra la popolazione immigrata e rifugiata che, essendo terrorizzata, finisce per non chiedere più assistenza ai Centri di servizi sociali”. Denunciando, quindi, “con indignazione i ripetuti attacchi perpetrati dalle forze di sicurezza a Roraima contro gli immigrati”, i firmatari della nota ricordano che “migrare non è illegale, ma è un diritto umano universale”. Così come “non è illegale neppure l’assistenza sociale e umanitaria fornita ai migranti in situazione irregolare da parte di enti della società civile”, il che dovrebbe portare al “rispetto delle organizzazioni umanitari e dei loro operatori”. Quanto alle motivazioni sanitarie anti-Covid addotte per giustificare l’intervento delle forze dell’ordine, i 121 firmatari affermano che l’espulsione e il rimpatrio immediato dei migranti, senza alcun diritto alla difesa e senza regolare processo, sono “incostituzionali e illegali e non rispettano i Trattati e gli impegni internazionali firmati e ratificati dal Brasile”. Inoltre, si sottolinea che il governo federale ha aperto le frontiere “in modo selettivo, favorendo il turismo e gli interessi economici, invece di accogliere le persone che necessitano di emigrare in cerca di protezione internazionale, perché vittime di una crisi umanitaria o di persecuzioni”. Per questo, la nota pubblica chiede alle forze di sicurezza di non cercare di “identificare, fermare, cacciare o impedire l’accesso ai servizi sociali ai  migranti irregolari”, di non favorire “espulsioni collettive ed immediate senza la garanzia di un regolare processo” e, infine, di “non minacciare o penalizzare l’operato legittimo degli operatori umanitari che assistono i migranti”. A firmare la nota sono, tra gli altri, diverse Caritas diocesane, la Commissione brasiliana Giustizia e pace, il settore Giovani della Repam (Rete ecclesiale panamazzonica), la Conferenza dei religiosi del Brasile, il Consiglio indigenista missionario, la Pastorale carceraria nazionale, il Servizio dei gesuiti per i migranti e la Rete Clamor del Brasile. (IP)

21 marzo - GERMANIA Anno Famiglia Amoris Laetitia. Arcivescovo di Berlino: tutela famiglia sia priorità della politica

Le famiglie meritano che i politici le mettano in cima alla lista delle priorità”, perché “senza famiglie stabili, la nostra società non funziona”: lo ha detto Monsignor Heiner Koch, Arcivescovo metropolita di Berlino e presidente della Commissione per il matrimonio e la famiglia all’interno della Conferenza episcopale tedesca (Dbk). Inaugurando, il 19 marzo, l’Anno Famiglia Amoris Laetitia, indetto da Papa Francesco a cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia, il presule si è soffermato su quanto la pandemia da Covid-19, iniziata un anno fa, abbia “cambiato radicalmente la vita familiare”. “Mentre alcuni sono riusciti ad affrontare la situazione provocata dall’emergenza sanitaria – ha spiegato – tanti altri hanno già oltrepassato il limite delle loro capacità di resistenza. Perché, in generale, per le famiglie gli oneri sono divenuti molto alti e questo è vero soprattutto per coloro che vivono sfide particolarmente difficili, come i genitori single”. Inoltre, la didattica a distanza, dovuta alla chiusura delle scuole per evitare i contagi del coronavirus, ha comportato la difficoltà di “conciliare famiglia e lavoro”: un ostacolo – ha sottolineato Monsignor Koch – già complicato da affrontare “in una vita quotidiana normale, senza pandemia”. Ma in tempo di emergenza sanitaria, “con la chiusura degli istituti scolastici e senza il supporto degli insegnanti e dei nonni, le famiglie hanno raggiunto il massimo livello di stress”. I genitori, infatti, devono anche essere contemporaneamente “lavoratori da remoto e insegnanti domestici per i figli”. Notevoli, inoltre, le difficoltà economiche: “A causa delle limitate opportunità lavorative o della perdita del lavoro – ha detto il presule – i nuclei familiari si sentono ‘strozzati’ dalla mancanza di un sostentamento finanziario, solo parzialmente alleviato dai contributi statali”. Per di più, molti anziani, rimasti isolati nel rispetto delle normative anti-contagio, “patiscono la solitudine e la mancanza di contatto con i loro cari”. Ci sono poi, ha ricordato ancora l’Arcivescovo di Berlino, le tante famiglie “che sono in lutto perché hanno perso un parente al quale non sono riuscite neanche a dire addio a causa delle misure restrittive anti-Covid”. Gravi conseguenze si riscontrano anche sui bambini: la lunga chiusura di asili e scuole, infatti, ha influito e influisce “sulla salute mentale, lo sviluppo sociale ed il percorso educativo” di tutti i minori. Soprattutto, quelli che vivono in condizioni particolarmente disagiate e che non hanno, quindi, alcun supporto per la didattica a distanza, “sono doppiamente svantaggiati”, ha ribadito il presule, esortando “la società ad occuparsi in modo speciale di questi minori e delle loro famiglie”. “La crisi attuale – ha aggiunto – mette in evidenza gli importanti servizi che i genitori e i nuclei familiari forniscono a livello sociale. La cura, l’educazione e l’istruzione dei bambini, così come l’assistenza agli anziani, sono troppo spesso poco riconosciuti, perché solo un impiego remunerato viene considerato un lavoro”. In tempo di pandemia, invece, le famiglie “hanno continuato a portare avanti il loro lavoro di assistenza agli altri, assumendosi anche ulteriori compiti che non potevano più essere espletati dalla società”. Per questo, l’Arcivescovo di Berlino ha invocato la massima attenzione e considerazione da parte delle istituzioni nei confronti delle famiglie. “Gli esperti della famiglia devono essere coinvolti nelle decisioni politiche riguardanti la pandemia - ha concluso - per evidenziare i problemi e i bisogni più urgenti e discutere e sviluppare soluzioni con persone preparate in tutte le discipline pertinenti". Annunciato da Papa Francesco all’Angelus del 27 dicembre 2020, Festa dalla Santa Famiglia, l’Anno Famiglia Amoris Laetitia proseguirà fino al 26 giugno 2022, giorno conclusivo del decimo Incontro mondiale delle Famiglie, previsto a Roma. (IP)

21 marzo - PORTOGALLO Diocesi ricevono replica del logo per preparare Gmg di Lisbona 2023

Ventuno repliche benedette del logo della Giornata mondiale della gioventù (Gmg), in programma a Lisbona, in Portogallo nel 2023, sono state inviate ai Comitati diocesani organizzatori dell’evento. L’iniziativa vuole incoraggiare, così, il cammino di preparazione della Gmg, nonostante le attuali difficoltà logistiche e sanitarie provocate dalla pandemia da Covid-19. Prevista inizialmente nel 2022, infatti, a tre anni dalla precedente edizione svoltasi a Panama, la Gmg di Lisbona è stata posticipata di un anno proprio nel rispetto delle normative anti-contagio. L’invio delle copie benedette del logo – informa l’agenzia Ecclesia – sostituisce, per il momento, il pellegrinaggio della storica Croce della Gmg e dell’icona mariana della “Salus populi romani” che tradizionalmente si tiene nel Paese ospitante l’evento, durante i mesi che precedono l’incontro mondiale dei giovani. Attualmente, quindi, il pellegrinaggio dei simboli della Gmg è stato rinviato a data da destinarsi, ma la Croce e l’icona mariana sono comunque giunti a Lisbona già alla fine di gennaio e sono custoditi nella Cattedrale cittadina. “Questi simboli – ha detto il Cardinale Patriarca di Lisbona, Manuel Clemente – ci ricordano che tutto porta a Gesù: la Croce, con il suo braccio verticale ci spinge verso l’Alto e con quello orizzontale ci abbraccia in Cristo e nello Spirito; l’icona, invece, ci ricorda che Maria ‘andò in fretta’ in aiuto della cugina Elisabetta e ci invita, quindi, alla carità”. Incentrata proprio sul tema “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc, 1,39), la Gmg 2023 ha visto già la presentazione, avvenuta ad ottobre 2020, del suo logo:  dominato dal disegno di una Croce attraversata da una strada che simboleggia lo Spirito Santo, il logo vuole essere un invito ai giovani a non rimanere fermi, ma ad essere i protagonisti della costruzione di un mondo più giusto e fraterno. I colori (verde, rosso e giallo) evocano la bandiera portoghese. Nel logo campeggiano anche il profilo della Vergine Maria e una coroncina del Rosario: la prima è raffigurata nella giovinezza dei suoi anni, caratteristica di chi non è ancora madre, ma che porta la luce del mondo dentro di sé, mentre il Rosario celebra la spiritualità del popolo portoghese nella sua devozione a Nostra Signora di Fatima. Autrice del logo è Beatriz Roque Antunez, una giovane designer portoghese di 24 anni. Da ricordare che la Croce della Gmg fu consegnata ai giovani da San Giovanni Paolo II nel 1984; nel 2003 poi fu lo stesso Pontefice ad assegnare ai ragazzi una copia della “Salus populi Romani”. L’originale di questa icona è custodito nella Basilica pontificia di Santa Maria Maggiore, a Roma, ed è particolarmente cara a Papa Francesco: davanti ad essa, infatti, il Pontefice è solito raccogliersi in preghiera, soprattutto prima e dopo ogni viaggio apostolico internazionale. (IP)

20 marzo - GIAPPONE Presidente vescovi: in tempo di pandemia, l’invito del Papa è a sostenere la famiglia

Uno speciale Anno dedicato a San Giuseppe, in corso fino all’8 dicembre, nel 150.mo anniversario della sua proclamazione a Patrono della Chiesa Universale; un altro Anno incentrato sulla Famiglia Amoris Laetitia, da celebrarsi fino a giugno 2022, nel quinto anniversario della pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica post-sinodale, e l’indizione di una Giornata mondiale dei nonni e degli anziani da festeggiarsi nella quarta domenica di luglio: sono queste le tre decisioni con cui Papa Francesco “chiama tutti noi, ad un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19, a pensare e ad avere cura soprattutto della famiglia”. Lo afferma, in una nota, il presidente dalla Conferenza episcopale giapponese (Cbcj), l’Arcivescovo di Nagasaki Joseph Mitsuaki Takami. Al contempo, il presule sottolinea che, poiché siamo “tutti fratelli”, la famiglia non va intesa “solo come un legame di sangue”, bensì deve includere “tutte le comunità, le regioni, le nazioni. Insomma: il mondo intero”, come una vera famiglia umana. Un modello di riferimento per questo atteggiamento da assumere, continua il presidente della Cbcj, è proprio San Giuseppe le cui virtù – elencate da Papa Francesco nella Lettera apostolica “Patris corde–Con cuore di padre” – sono da tenere presenti e da imitare soprattutto ora, in tempo di pandemia. Nel documento, infatti, il Pontefice definisce lo Sposo di Maria come “padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza; padre dal coraggio creativo, lavoratore, sempre nell’ombra”. Tratti che – scrive ancora Monsignor Takami – si applicano “a tutti noi, non solo ai padri”. Ricordando, infine, la devozione di lunga data che la Chiesa ha avuto ed ha nei confronti del padre putativo di Gesù, nonché “Santo protettore della vita”, l’Arcivescovo di Nagasaki esorta i fedeli ad invocare la sua intercessione affinché “questa piaga della pandemia finisca il più presto possibile”. (IP)

20 marzo - SUD SUDAN Incendi nello Stato di Equatoria. Vescovo di Tombura-Yambio lancia appello alla solidarietà

Sono numerosi gli incendi e i roghi che, da tempo, stanno devastando il territorio dell’Equatoria occidentale, in Sud Sudan. A provocare le fiamme, la stagione secca del mese marzo. Finora, si sono registrate vittime, feriti e danni strutturali alle abitazioni e all’ambiente: nella sola contea di Maridi, ad esempio, si contano 11 villaggi distrutti, almeno cento case bruciate e più di 3.500 persone sfollate. Di fronte a tale devastazione, il vescovo di Tombura-Yambio, Monsignor Edward Hiiboro Kussala, ha lanciato un appello alla solidarietà: “Esprimo le mie condoglianze e la mia vicinanza alle persone colpite dagli incendi che hanno causato tanto lutto e dolore all’interno della comunità – ha scritto in una nota pubblicata il 16 marzo – Quanto accaduto è un disastro”, perché si aggiunge, in forma più grave, ad episodi simili avvenuti già in passato. Di qui, l’appello a tutte le parti in causa affinché l’emergenza venga gestita con “intelligenza, attenzione e nel modo giusto”, in modo tale che “tutti possano sentirsi responsabili quando si verificano calamità del genere”. Consapevole, inoltre, del fatto che la stagione secca è ancora in corso e che le fiamme possono divampare in qualsiasi momento, il vescovo di Tombura-Yambio aggiunge: “Prendiamo le precauzioni necessarie per prevenire qualsiasi possibile causa di ulteriori roghi nelle foreste e nelle piantagioni”. L’invito a ciascun è alla responsabilità, a non accendere o lasciare falò incustoditi, anche nell’ottica di salvaguardare l’ambiente. “Noi siamo amministratori del Creato – sottolinea il presule – Farlo bruciare non è giusto e può provocare danni che ricadono su tutti noi”. Distruggere l’ambiente, spiega il vescovo sud sudanese, è pericoloso “non solo per gli individui che ne istigano la demolizione, ma anche per l’intera comunità che dipende da quel particolare habitat”. Per questo, è necessario “educare noi stessi per cambiare quella mentalità secondo la quale l’ambiente si può distruggere a piacimento, bruciando le foreste”. Dal vescovo di Hiiboro arriva anche l’esortazione, ai leader politici e della società civile, a “lanciare una campagna contro gli incendi selvaggi che divampano per negligenza ed incuria”. Un invito quanto mai urgente soprattutto in Quaresima, conclude il presule, tempo durante il quale “si può cogliere l’opportunità per imparare a cambiare le nostre abitudini e ad agire per il benessere e la sicurezza di tutti”. (IP)

20 marzo - ITALIA La Cei pubblica “Ite ad Ioseph”, un sussidio per accompagnare la preghiera delle comunità ecclesiali nell’anno dedicato a San Giuseppe

L’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza episcopale italiana, ha pubblicato ieri, el giorno in cui la Chiesa ha celebra San Giuseppe, nell’anno speciale a lui dedicato da Papa Francesco, “Ite ad Ioseph”, un sussidio liturgico-pastorale per accompagnare la preghiera delle comunità ecclesiali. La pubblicazione raccoglie le parole dei Pontefici e preghiere e propone schemi per le celebrazioni. “Nelle diverse Chiese che sono in Italia non mancherà il costante e significativo richiamo alla dimensione della carità, evidenziando la particolare concessione dell’Indulgenza a coloro i quali, sull’esempio di San Giuseppe, compiranno un’opera di misericordia corporale o spirituale”, sottolinea nella presentazione il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo. In questo anno, aggiunge monsignor Russo, “saranno valorizzati i santuari o le chiese parrocchiali intitolate a San Giuseppe, come punti di riferimento per la preghiera comunitaria e personale e per la celebrazione del sacramento della riconciliazione”. Il segretario generale della Cei conclude la presentazione del sussidio precisando che sarà ogni diocesi ad indicare i tempi e i modi più opportuni per venerare San Giuseppe e invocare la sua protezione sulla Chiesa, sulle famiglie e sull’intero popolo di Dio. (TC)

20 marzo - ITALIA I vescovi siciliani scrivono una lettera alle famiglie per invitarle ad aprirsi a chi è nel bisogno

In una lettera indirizzata alle famiglie, nell’anno a loro dedicato e iniziato ieri, nel giorno in cui la Chiesa ha celebrato San Giuseppe, per volontà di Papa Francesco a 5 anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica post sinodale Amoris Laetitia, i vescovi siciliani invitano a “mettere insieme e condividere”, ossia ad aprirsi a chi è nel bisogno. “È la caratteristica della famiglia soggetto dell’azione pastorale, famiglia che sostiene tutto l’edificio della Chiesa - scrivono i presuli -, in essa, in questo tempo travagliato della pandemia, abbiamo riscoperto la gioia e la responsabilità della preghiera domestica e della trasmissione della fede, e la necessità della solidarietà con i vicini e gli anziani, i disabili e i migranti. Il vero antidoto alla solitudine - aggiungono i presuli - siete voi, famiglie illuminate dalla speranza e dalla carità cristiana”. Prendendo spunto dalla devozione a San Giuseppe, vissuta dai siciliani “come una manifestazione della famiglia che si apre a chi è nel bisogno”, con “le tavolate, ricche di primizie, di dolci, di piatti tradizionali da offrire a chi è nel bisogno, la minestra cucinata da molti e consumata nella condivisione, il pane, prodotto con il grano e la farina donati dalle famiglie, distribuito ai poveri”, i vescovi evidenziano che “tutta la tradizione siciliana legata alla festa di San Giuseppe parla di condivisione e di fraternità. Ma in questo tempo di pandemia i vescovi richiamano alle necessità quotidiane: il pane, il lavoro, il perdono, il coraggio, l’amore. “In questo anno che si apre - proseguono i presuli - le famiglie siciliane di una volta, quelle abituate alla povertà, ci ricordano che è possibile aprirsi a chi è nel bisogno, certi che la Provvidenza di Dio ci sarà sempre”. Da qui la preghiera dell’episcopato: “Come vescovi di Sicilia chiediamo i doni che il Padre celeste non mancherà di concederci. Gli chiediamo: ‘dacci oggi il nostro amore quotidiano’. Lo chiediamo per e con tutte le famiglie di Sicilia e del mondo, invocando con Papa Francesco l’intercessione paterna di san Giuseppe, patrono della Chiesa universale”. Infine i vescovi, esprimendo la volontà di accogliere tutte le famiglie della Sicilia auspicano di camminare insieme nella fraternità, di sostenersi reciprocamente e di imparare la disponibilità e la condivisione verso i fratelli più fragili e più bisognosi. (TC)

20 marzo - ETIOPIA Delegazione vescovi cattolici visita sfollati a Bahir Dar-Dessie

Mostrare solidarietà, incoraggiare e fornire sostegno alle persone sfollate, perché in fuga dai conflitti ricorrenti nella regione: questo lo scopo della visita che una delegazione di vescovi cattolici dell’Etiopia ha compiuto, in questi giorni, nell’Eparchia di Bahir Dar-Dessie. A guidare i presuli è stato il Vicario apostolico di Hosanna, Monsignor Seyoum Fransua Noel, che ha accompagnato il Nunzio apostolico nel Paese, Monsignor Antoine Camilleri; il segretario generale della Conferenza episcopale cattolica etiope, padre Teshome Fikre, ed alcuni rappresentanti della Conferenza dei Superiori maggiori, dell’Associazione dei sacerdoti e del Consiglio nazionale dei laici cattolici. “Durante la visita – informa una nota dell’Amecea (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell'Africa orientale) – i delegati hanno ascoltati le testimonianze degli sfollati e le sfide a cui li hanno costretti i conflitti”. Nell’Eparchia, in particolare, hanno trovato rifugio le persone sfuggite al massacro di Metekel, avvenuto tra il dicembre 2020 e il gennaio 2021, a Bikuji kebele, regione di Benishangul-Gumuz. Oltre cento i morti e molte le devastazioni provocate da numerosi uomini armati. Durante la visita della delegazione episcopale, continua la nota, ampio spazio è stato dedicato anche al dialogo dei vescovi con il clero e i consacrati locali, nonché con alcuni rappresentanti dell’amministrazione del governo e di varie agenzie umanitarie operanti nella zona. “La Chiesa – ha detto Monsignor Noel – continuerà sempre a sostenere le persone vittime dei conflitti e a lavorare per aiutare gli sfollati”. Dal canto loro, i funzionari governativi presenti hanno ringraziato i vescovi cattolici per il loro contributo e la loro vicinanza. Da ricordare l’Eparchia di Bahir Dar-Dessie è stata eretta da Papa Francesco il 19 gennaio 2015, con territorio dismembrato dall’Arcieparchia Metropolitana di Addis Abeba. L’organismo comprende tredici zone amministrative degli Stati regionali di Benishangul, Amhara e Afar con una superficie di circa 221.776,23 kmq ed una popolazione totale di oltre 16 milioni abitanti, di cui più di 17mila cattolici e oltre 3mila catecumeni. L’Eparchia è guidata da Monsignor Lisane-Christos Matheos Semahun. (IP)

20 marzo - LA RIUNIONE Uno schema di adorazione eucaristica per le famiglie nell’anno a loro dedicato

Nella diocesi della Riunione, la Commissione Diocesana per la Pastorale Familiare propone un tempo di adorazione eucaristica per e con le famiglie. Dopo il via, ieri, all’Anno della Famiglia Amoris Laetitia, voluto da Papa Francesco nel quinto anniversario della pubblicazione dell’Esortazione apostolica sull’amore familiare e con il quale si vogliono coinvolgere tutte le famiglie del mondo in iniziative spirituali e pastorali, nelle parrocchie, nei movimenti ecclesiali e nelle associazioni familiari, il portale della Chiesa riunionese ha reso disponibile uno schema per scoprire o riscoprire l’importanza e la potenza della preghiera in famiglia. L’esperienza della pandemia, evidenzia la Commissione Diocesana per la Pastorale Familiare ha mostrato il ruolo centrale della famiglia come “Chiesa domestica” e l’importanza dei legami comunitari tra famiglie, che fanno della Chiesa una “famiglia di famiglie” (AL 87). Da qui l’idea di una proposta di preghiera. “Questo tempo di adorazione sarà vissuto, in via prioritaria, nelle nostre chiese, una volta al mese, durante quest'anno dedicato alla famiglia, per approfondire la gioia dell'amore – spiega la Commissione Diocesana per la Pastorale Familiare -. Ma, per motivi di salute, possiamo adattare questo tempo di adorazione come tempo di preghiera a casa, con la maggior parte dei membri della nostra famiglia, mantenendo lo stesso clima, pur senza l’esposizione del Santissimo Sacramento”. (TC)

20 marzo - AUSTRALIA Ddl eutanasia. Vescovo di Adelaide: aiutare qualcuno ad uccidersi non è farlo morire con dignità

Non c’è alcuna dignità nel permettere o nell’aiutare qualcuno ad uccidersi: lo scrive chiaramente Monsignor Patrick O'Regan, Arcivescovo di Adelaide, nell’Australia del Sud, in una lunga lettera ai fedeli. Nello specifico, il presule controbatte ai sostenitori del “Voluntary Assisted Dying Bill”, ovvero il disegno di legge sulla legalizzazione del suicidio assistito, attualmente in discussione presso il Parlamento. I fautori della proposta normativa, infatti, ne spiegano la finalità come “il morire con dignità”, ma Monsignor O’Regan afferma il contrario. Certo – spiega – “nessuno vuole vedere le persone soffrire inutilmente soprattutto se sono in fin di vita”, ma morire con dignità non significa ricorrere a pratiche eutanasiche, bensì “a cure palliative di alta qualità e ben finanziate”. Il suicidio assistito, invece, “mina il principio fondamentale che tutti gli esseri umani hanno pari valore, sancendo così legalmente che alcune vite non sono degne di essere vissute” e che, quindi, “possono essere direttamente e volutamente eliminate con l’aiuto e il supporto dello Stato”. Non solo: l’Arcivescovo di Adelaide sottolinea che, nel caso in cui il Ddl venisse approvato, tutte le persone vulnerabili, come gli anziani, “correrebbero il rischio di subire coercizioni e abusi”. E a chi fa l’esempio di persone lasciate sole e abbandonate nella sofferenza che tentano il suicidio, il presule risponde: “Sentirsi soli, indipendentemente dal proprio stato fisico o mentale, non è certo una giustificazione per dare a qualcuno gli strumenti per suicidarsi”. Anzi: legalizzare tale pratica implica che “il rispetto per la vita di una persona non è più scontato, ma dipende dal fatto che si abbia la volontà o meno di tutelarla”. Al contempo, Monsignor O’Regan evidenzia che “il senso di colpa di essere un peso per gli altri, la perdita di controllo sulla nostra vita e la potenziale umiliazione che può derivare dal dover dipendere dagli altri per i nostri bisogni fondamentali” rappresenta “un timore” condiviso da tutti. Ma se la legge ci desse ragione su questo, allora il timore e la paura sarebbero ancora più grandi. Al contrario, spiega il presule, l’uomo “fiorisce come essere umano proprio quando si prende cura degli altri e permette agli altri di curarlo”, perché “l’umanità è al suo meglio quando le persone sono coinvolte in relazioni di amore, preoccupazione e considerazione reciproche, con gli esseri umani che a volte sono donatori e a volte destinatari di tali cure”. E si tratta di relazioni che “la legge dovrebbe favorire, non indebolire”. Con fermezza, dunque, l’Arcivescovo australiano ribadisce che la Chiesa si oppone alla “legalizzazione di qualsiasi azione diretta specificamente intesa a provocare la morte di una persona”, inclusa “la fornitura o la somministrazioni di farmaci letali a tale scopo”. Al contrario, la Chiesa non si oppone al rifiuto dell’accanimento terapeutico, né alla somministrazione “intenzionale e appropriata” di farmaci per alleviare “i sintomi del dolore e della sofferenza”. Queste sono “pratiche legittime” ma che, purtroppo, nota il presule, sono ignorate o incomprese da molti malati e persino da alcuni medici e operatori sanitari.  Guardando alla morte “attraverso la lente della fede”, inoltre, Monsignor O’Regan esorta i fedeli a non perdere mai la speranza: “Crediamo nella vita eterna – spiega ancora – ed accompagnare i malati in tutte le fasi della loro patologia ed in particolare nei momenti critici e terminali, è essenziale nella fede cattolica”. Praticare l’eutanasia, invece, significa “scartare il malato” e mette in atto “una falsa compassione”. Infine, l’Arcivescovo di Adelaide “invita caldamente” i fedeli a contattare i deputati locali per esprimere la propria opposizione “a questa legge pericolosa e ricordare loro il dovere di valutarne le implicazioni sociali e istituzionali a lungo termine”. “La comunità australiana – conclude il presule – fiorirà nella libertà e nella dignità umana se si migliorerà l’assistenza al fine-vita, non se si introdurranno leggi per il suicidio assistito”. (IP)

20 marzo - SPAGNA #coronavirus La diocesi di Tarazona dona alla Caritas diocesana 18.000 euro per aiutare le persone colpite dalla pandemia

Monsignor Eusebio Hernández Sola, vescovo di Tarazona, ha consegnato al direttore della Caritas diocesana, Lola Esteras – si legge in un comunicato della diocesi -, un assegno di 18.000 euro, perché l'organizzazione cattolica possa continuare ad aiutare le persone colpite dalla pandemia. Alla cifra raccolta hanno contribuito, donando parte dei loro stipendi, i sacerdoti diocesani e lo stesso vescovo di Tarazona. Il presule, soddisfatto per il risultato ottenuto, ha raccontato di aver lanciato l’iniziativa ad aprile dello scorso anno, in coincidenza con la Domenica della Misericordia.  "Ho voluto che – i sacerdoti -, oltre al grande aiuto che hanno dato nel confortarci e consolarci nei momenti più duri e complicati della pandemia  - ha affermato -, contribuissero economicamente nella misura delle loro possibilità, donando parte dei loro modesti stipendi per aiutare chi se la sta passando peggio e mostrare così la propria misericordia". Da parte sua, la Esteras ha ringraziato i sacerdoti per questo denaro, "segno di carità e fraternità", sottolineando che esso verrà investito per rispondere alle necessità sorte in questo anno di pandemia. Un anno che ha visto crescere il numero delle persone in difficoltà nella diocesi, come nel resto del Paese, come testimoniano le “code per la fame” davanti alle mense Caritas e le richieste di lavoro. Il conto aperto da monsignor Hernández Sola per aiutare le persone più svantaggiate, in questo tempo di pandemia, è ancora attivo, per permettere ai sacerdoti di continuare a dare il loro contributo. (AP)

20 marzo - STATI UNITI Camera approva riforma immigrazione. Vescovi: questione urgente per sostenere dignità umana

Con 228 voti a favore e 197 contrari, la Camera dei deputati degli Stati Uniti ha approvato, il 18 marzo, l'American Dream and Promise Act e il Farm Workforce Modernization Act. Si tratta di due proposte di legge bipartisan che aprono la strada verso la cittadinanza a diverse categorie: i più di tre milioni di ”dreamers”, ovvero gli immigrati entrati nel Paese da minorenni insieme ai loro genitori in condizioni di illegalità; i titolari dello Status temporaneo protetto, ovvero la condizione di immigrazione autorizzata, valida 18 mesi, che permette alle persone di rimanere a lavorare negli Usa in un periodo in cui si ritiene che non sia sicuro, per loro, tornare nel proprio Paese d’origine; e infine, i lavoratori agricoli stagionali e alle loro famiglie. La decisione della Camera è stata accolta “con favore” dalla Conferenza episcopale nazionale (Usccb): in una nota, l’Arcivescovo José H. Gomez e il vescovo Mario E. Dorsonville, presidenti rispettivamente dell’Usccb e del Comitato episcopale per le migrazioni, affermano che tale scelta “aiuterà molti immigrati laboriosi a far emergere il loro potenziale, donato da Dio, non solo per il loro stesso beneficio, ma per quello dell'intero Paese”. “Ispirata da Cristo – continua la nota – la Chiesa cattolica rimane impegnata a garantire che a tutte le persone all'interno della nostra società sia data l'opportunità di prosperare, specialmente a quelle così spesso relegate ai margini”. Di qui, l’appello dei vescovi al Senato affinché “adotti e approvi rapidamente queste misure”. La medesima esortazione viene rivolta ai legislatori del Congresso, perché “lavorino insieme per attuare riforme più ampie e di vitale importanza per affrontare il nostro sistema di immigrazione malfunzionante”. Dal suo canto, l’Usccb ribadisce la propria disponibilità ad operare insieme all’Amministrazione corrente per raggiungere questo obiettivo che rappresenta “una questione urgente per sostenere la vita e la dignità umana”. Da ricordare che già il 15 marzo Monsignor Dorsonville aveva inviato, tramite email, una lettera alla Camera dei deputati per esprimere il sostegno dei vescovi alle proposte normative approvate tre giorni dopo. “La Chiesa cattolica – si leggeva nella lettera - crede nella protezione della dignità di ogni essere umano, indipendentemente dal suo status di immigrato”. Ricordando, inoltre che i vescovi hanno “a lungo sostenuto gli sforzi per una riforma dell'immigrazione, così da permettere a coloro che contribuiscono alla nostra economia, che si distinguono nelle nostre università e che sono leader nelle nostre parrocchie, di farsi avanti e di integrarsi pienamente nella vita americana”, Monsignor Dorsonville concludeva:“Il nostro Paese ha un disperato bisogno di una riforma legislativa più ampia e completa delle leggi sull’immigrazione. E come sempre, l’Usccb è pronta a collaborare affinché tali cambiamenti siano umani, giusti e ragionevoli”. (IP)

20 marzo - REGNO UNITO Caso Pippa Knight. Vescovi: ogni vita ha valore e dignità, anche se malata o disabile

Fa discutere, nel Regno Unito, il caso di Pippa Knight, la bimba di cinque anni che da due vive in stato vegetativo a causa di una encefalopatia acuta. A dicembre 2020, l’ospedale di Londra in cui la piccola è ricoverata ha chiesto l’intervento dell’Alta Corte per sospenderle la ventilazione artificiale. Per i medici, infatti, non ci sono speranza di miglioramento e sarebbe quindi “nel suo migliore interesse” farla morire. Ora, la sentenza è stata confermata dalla Corte d’Appello che ha respinto il ricorso presentato dalla mamma di Pippa, Paula, che chiedeva il mantenimento in vita della bimba. Le cure alla piccola verranno quindi interrotte. Un dramma davanti al quale la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha levato subito la sua voce: in una nota a firma di Monsignor John Sherrington, vescovo referente per le questioni della vita, si afferma: “Pippa vive in modo gravemente disabile a causa della sua complessa e rara condizione medica. Ma la Chiesa cattolica insegna che ogni persona ha un valore e una dignità che sono indipendenti dalla sua condizione. La decisione di permettere ai medici di interrompere il trattamento di Pippa sulla base della sua qualità di vita o del suo valore non le riconosce e non le concede quella dignità umana intrinseca con cui lei è, invece, nata”. Chiedendo, inoltre, di “assicurare, senza compromessi, che le cure adeguate siano offerte dove c'è ancora vita, nonostante una grave malattia o la disabilità”, i vescovi ricordano che “nella cura e nell'accompagnamento di un paziente, bisogna prendere in considerazione in modo adeguato la dignità umana". Al contrario, porre fine “intenzionalmente alla vita di un malato in condizioni critiche, a causa di un giudizio sulla qualità della sua esistenza, non è mai nell’interesse del paziente”. Di qui, l’appello dei presuli affinché “nel cuore dell’umanità ci sia una chiamata a mostrare amore e solidarietà con i più vulnerabili della società, e a difendere la vita dei nostri fratelli e sorelle più fragili che non sono in grado di farlo da soli”. Infine, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles leva la sua preghiera per la piccola Pippa e per la sua mamma, Paula, “in questo difficile momento di sofferenza”, così come per tutti i medici e gli operatori sanitari. “Speriamo si faccia tutto il possibile per accompagnare e sostenere la bimba e la famiglia dopo la sentenza della Corte d’appello”, conclude la nota. (IP)

20 marzo - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Presentato il programma pensato dai vescovi per preparare la popolazione alle elezioni del 2023

Un programma pensato per mobilitare la popolazione in vista delle elezioni del 2023 nella Repubblica Democratica del Congo: questo è “Agenda 2023”, la roadmap che l’episcopato congolese ha consegnato alla Commissione episcopale per la giustizia e la pace (CEJP) giovedì scorso, presso il Centro Interdiocesano di Kinshasa, perché la gente possa essere aiutata nell’esercizio del diritto di voto, affinché al potere giungano candidati con programmi pensati per il bene comune. Il segretario generale della Conferenza episcopale nazionale del Congo, padre Donatien Nshole, ha precisato che “Agenda 2023” non è una tabella di marcia per combattere gli attori politici e ha ricordato che qualche settimana fa i vescovi del Comitato permanente hanno inviato un messaggio ai fedeli cattolici e agli uomini di buona volontà dopo aver esaminato la situazione socio-politica e umanitaria nel Paese. I vescovi, si legge sul portale della Conferenza episcopale, hanno raccomandato in particolare al Governo di fare tutto il possibile per organizzare elezioni credibili, trasparenti e pacifiche nel 2023 e non oltre, cosa che ha provocato diverse reazioni, tra cui insulti, calunnie e minacce contro alcune personalità della Chiesa. Ma padre Nshole ha ribadito che, in conformità con quello che il ruolo profetico della Chiesa, i vescovi hanno solo richiamato alcune disposizioni degli articoli 70, 103, 105, 197 e 198 della Costituzione sulla durata e il numero di mandati del Presidente della Repubblica, dei Deputati nazionali, dei Senatori, dei Deputati provinciali, nonché dei Governatori e dei Vice Governatori. Padre Clément Makiobo, segretario della CEJP, ha spiegato la preparazione delle elezioni richiede tempo e risorse e che spetta ai diversi attori del processo elettorale, partiti politici in testa, impegnarsi nelle diverse fasi di questo processo. Il segretario della CEJP ha aggiunto che in qualsiasi Stato di diritto, l’autorità dei poteri pubblici può essere basata solo sulla volontà del popolo, espressa attraverso elezioni trasparenti, libere ed eque, e che il popolo si aspetta che voti anzitutto le riforme, per evitare che ci siano ritardi nel processo elettorale. L’auspicio di padre Makiobo è che “Agenda 2023” contribuisca in modo positivo al consolidamento della democrazia, della pace e della coesione nazionale congolese e che possa essere accolta come uno strumento di lavoro e di scambio in uno spirito di tolleranza e rispetto reciproco, consentendo così l’emergere di un’autentica cultura democratica tra i cittadini. “Agenda 2023” è un programma suddiviso in tre parti: Tutela e mediazione, Osservazione elettorale ed Educazione civica. Sempre giovedì scorso, il presidente della Camera Bassa del Parlamento, Christophe Mboso N’kodia Pwanga, è stato ricevuto dall’arcivescovo di Kinshasa, il cardinale Fridolin Ambongo Besungu per chiedere il sostegno della Chiesa cattolica al suo mandato. Mboso N’kodia, riferisce La Prospérité, ha dichiarato di voler organizzare un incontro per riunire i cristiani cattolici impegnati politicamente e non. “Come creature di Dio, dobbiamo vivere in unità e in unione con Colui che ci ha creati - ha detto -. A questo si dedicano, i pastori, i sacerdoti, i vescovi e la politica, a questo si dedicano lo Stato e tutti coloro che lavorano nelle istituzioni statali. Ma lavoriamo tutti per l’uomo, che lo si chiami cittadino o cristiano”. Il cardinale Ambongo Besungu è stato lieto di accogliere il presidente della Camera Bassa del Parlamento e ha affermato che fra la Chiesa e le attuali cariche al potere ci sono ottimi rapporti. (TC)

20 marzo - AMERICA LATINA Il presidente del CELAM invita i cattolici ad essere “custodi della vita” come San Giuseppe

"Riconosciamo San Giuseppe come un 'uomo giusto', falegname di professione, sempre obbediente ai disegni di Dio, anche nei momenti di difficoltà e incomprensione percorse il cammino che il Signore gli indicava". Lo ha detto, in un videomessaggio diffuso ieri su Internet, monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), in occasione della solennità di San Giuseppe, una delle figure più notevoli delle Sacre Scritture, sebbene protagonista di “una delle storie più discrete dei Santi Vangeli". Il Santo, Custode della Sacra Famiglia, ha assunto la paternità di Gesù e la difesa della sua vita, nonché di Maria, sua moglie, e ha “avuto il coraggio di emigrare in Egitto per proteggerli dalla persecuzione dei potenti del suo tempo” ha ricordato il presule. Tuttavia, nonostante questo "è rimasto anonimo, nella semplicità, come fanno tanti nostri fratelli e sorelle che in questi tempi difficili di pandemia – ha sottolineato - danno la loro vita per gli altri". San Giuseppe, con il suo silenzio e la sua perseveranza, sempre aperto ai segni di Dio e "disponibile al suo piano, e non tanto al proprio", è, secondo monsignor Cabrejos, una testimonianza viva che ci incoraggia "ad essere, come lui, custodi della vita che ci è stata affidata: quella delle nostre famiglie, quella dei fratelli più bisognosi, quella del Creato", e ci insegna "ad essere una Chiesa in movimento, itinerante, per realizzare meglio i piani di Dio". Il presidente del CELAM ha incoraggiato, dunque, i fedeli a seguire l'esempio di questo grande Santo, e a chiedere la sua intercessione, affinché ci conceda “la grazia delle grazie: la conversione permanente", come ha proposto Papa Francesco nella sua lettera apostolica 'Patris Corde', e “la grazia di essere testimoni di speranza". (AP)

20 marzo - INDIA Incendio in un villaggio cristiano della diocesi di Miao: due morti e centinaia di senzatetto

Il 18 marzo, un incendio, propagatosi nel villaggio a maggioranza cristiana di Longliang, nel distretto di Tirap, nello Stato indiano dell'Arunachal Pradesh, ha ucciso due persone e distrutto centinaia di abitazioni. L’incendio, durato quasi due ore, ha demolito “tutto ciò che la povera gente aveva guadagnato in una vita" ha riferito ad UCA News padre Felix Antony, responsabile delle pubbliche relazioni della diocesi di Miao, riducendo in cenere 136 case e lasciando senza un tetto circa 500 persone, la maggior parte delle quali cattoliche. "È ignota la causa esatta dell'incendio” ha precisato il sacerdote, ma sono state identificate finora due vittime: un uomo di 65 anni costretto a letto e una bambina di quattro anni, entrambi impossibilitati a fuggire dalle loro case a causa delle fiamme. Case fatte di bambù con tetti di paglia, vicine le une alle altre, in una zona che i vigili del fuoco hanno avuto difficoltà a raggiungere. Monsignor George Pallipparambil, vescovo di Miao, ha lanciato un appello ai fedeli affinché preghino e si adoperino per aiutare i senzatetto di questa zona al confine con la Cina, bisognosi di tutti i beni di prima necessità: cibo, vestiti, utensili e tende per un alloggio temporaneo, tra le altre cose. Il vescovo di Miao, “nel conoscere l'entità della perdita e del dolore” si è detto "profondamente rattristato”. “Faccio appello a tutti – ha dichiarato - affinché si facciano avanti per aiutare la gente di Longliang in qualsiasi modo possibile". Infine, ha invitato i servizi sociali della diocesi a prestare soccorso immediato alla popolazione, chiedendo ai sacerdoti e alle religiose della zona di sostenere le persone colpite "in quest'ora di profonda crisi". (AP)

20 marzo - ITALIA Il cardinale Bassetti: per combattere le mafie occorre impegno e sostegno a chi combatte per una società più giusta e libera

Nel suo messaggio a don Luigi Ciotti, in occasione della XXVI “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, promossa da Libera e Avviso pubblico, che si celebra domani, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, invita all’impegno quotidiano nel seguire il Vangelo, onorare le vittime e sostenere chi combatte per una società più giusta e libera, per un concreto sviluppo umano integrale. Il porporato auspica che la Giornata susciti speranza, coraggio e impegno ed evidenzia che dal 21 marzo 1996 quando, a un anno dalla fondazione di Libera, venne celebrata per la prima volta, le mafie sono molto cambiate. “Si sono adattate ai mutamenti sociali, la loro pervasività è stabilmente planetaria, e si compirebbe un errore se fossero considerate solo un fenomeno italiano, o solo relegato al nostro meridione” afferma. Le mafie non sono soltanto violenza delle armi, aggiunge il cardinale Bassetti, ma anche corruzione. “Con la pandemia, le mafie, e la sottocultura mafiosa, si stanno rafforzando, e così aumentano le loro vittime - denuncia poi il porporato - Non possiamo rischiare di farci avvelenare dai loro frutti cattivi, ecco perché dobbiamo dare forza ai corpi intermedi come Libera”. A tutta la Chiesa e alle persone di buona volontà, quindi, il presidente della Cei chiede “un impegno costante e chiaro, nel ricordo dei martiri e dei loro cari, nella consapevolezza che le mafie prosperano lì dove c’è corruzione, inefficienza ed ambiguità”. Ricordando quanti hanno lottato contro le mafie con coraggio, onestà e impegno, e fra questi Rosario Livatino, di cui è imminente la beatificazione, il porporato parla di martiri, modelli e maestri, da “guardare per imprimere in noi stessi la consapevolezza della gravità di questi fenomeni che divorano le società, in Italia e all’estero”. “Questi martiri sono lì a osservarci, a giudicare le nostre azioni, le nostre intenzioni e le nostre coscienze - rimarca il porporato -. sono tutti lì a misurare la nostra verità e coerenza”. Anche il Papa, osserva il cardinale Bassetti, ha più volte parlato delle “forze nemiche dell’essere umano e del Vangelo” ed evidenzia quanto detto dal Pontefice a Sibari, il 21 giugno 2014: “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati”. Per il presidente della Cei non si tratta di una dichiarazione conclusiva, ma di un invito ad andare avanti. Il porporato termina il suo messaggio menzionando i progetti della Chiesa italiana portati avanti con l’associazione Libera, come “Libera il bene – dal bene confiscato al bene comune” e “Liberi di scegliere” - che permette ai minori e alle loro madri di allontanarsi dalle famiglie di ’ndrangheta”-, e con un pensiero al momento attuale. “Sarà una Pasqua dolorosa, nella quale alla sofferenza per la salute e per i troppi defunti, si associa l’ansia e il dolore della crisi economica - conclude il cardinale Bassetti -. Sentiamo i segni della Passione del Cristo, ma uniti potremo tornare a sperare secondo la Sua volontà che ha redento il mondo, contro le forze del male”. (TC)

20 marzo - COLOMBIA  La Chiesa di Mocoa deplora l’assassinio della leader indigena María Bernarda Juajibioy

La Chiesa di Mocoa, in un comunicato del 18 marzo, diffuso dalla Pastorale Sociale della diocesi di Mocoa Sibundoy, ha respinto totalmente il brutale assassinio, il 17 marzo, per mano di un commando armato, della leader indigena María Bernarda Juajibioy, sindaco della riserva Cabildo Camentzá Biyá, e di sua nipote di appena un anno e cinque mesi. Secondo il quotidiano El Espectador, la donna stava viaggiando in moto in compagnia di altre donne, e si stava recando ad El Placer, nel comune di Valle del Guamuez, Putumayo, per un’ispezione. Un gruppo di uomini armati avrebbe bloccato la moto, aperto il fuoco e ucciso  la leader indigena e sua nipote. Padre Luis Hernan Miramag, direttore della Pastorale Sociale e firmatario del comunicato, ha lanciato un appello ai gruppi armati illegali, “perché rispettino la dignità della persona umana e la cosa più sacra che è la vita”, e li ha esortati al dialogo "affinché la difesa dei diritti umani prevalga su tutto". “Nessuna persona - ha affermato - ha il diritto di togliere la vita ad un altro essere umano". Nello stesso tempo, padre Hernan ha invitato lo Stato e le istituzioni incaricate della difesa della vita e dei diritti umani ad “un maggiore impegno e risultati, affinché cessino gli omicidi, affinché questi atti criminali non restino impuniti e la giustizia prevalga per il bene del popolo di Putumayo”. Il sacerdote ha concluso con un forte appello a coloro che hanno responsabilità istituzionali, affinchè mettano “i diritti umani al centro di tutte le politiche, comprese quelle di cooperazione allo sviluppo, anche quando questo significa – come sottolineato da Papa Francesco - andare controcorrente”. (AP)

20 marzo - MOZAMBICO Grave situazione umanitaria a causa di terrorismo, Covid-19 e colera. Acs invia aiuti

Il Mozambico ha bisogno di aiuti. Terrorismo, Covid-19 e colera continuano a seminare morte. “Quasi settimanalmente, Aiuto alla Chiesa che Soffre riceve nuove informazioni sugli orrori che accadono. Il Paese è teatro di una catastrofe umanitaria dopo l’altra, largamente ignorata dall’opinione pubblica” afferma Ulrich Kny, responsabile dei progetti di Acs nel Mozambico. Nonostante gli aiuti internazionali, c’è una grave carenza di cibo e molte persone soffrono la fame. Per questo Aiuto alla Chiesa che Soffre ha stanziato 160mila euro. “Grazie a questo sostegno, sacerdoti e suore possono distribuire cibo ai rifugiati - dice Ulrich Kny -. Un altro progetto è dedicato alle conseguenze psicosociali degli sfollati, la maggior parte dei quali è gravemente traumatizzata a causa delle indicibili sofferenze dovute al terrore e alla fuga. Ad oggi, più di 120 assistenti pastorali e volontari hanno ricevuto una formazione psicologica a Pemba”. Dal 2017 il Mozambico è bersaglio di attacchi jihadisti. Gli obiettivi delle unità terroristiche non sono noti; gli osservatori ritengono che alla base vi siano interessi economici, politici e religiosi. Il 10 marzo scorso, riferisce Acs, il governo degli Stati Uniti ha classificato tali unità come una propaggine del sedicente Stato islamico e quindi come organizzazione terroristica, imponendo delle sanzioni. Ma essendo trattandosi di gruppi sconosciuti, si ritiene improbabile che le sanzioni abbiano effetto. Secondo i media statunitensi, testimoni oculari riportano massicce decapitazioni e violenze inimmaginabili contro la popolazione civile. E mentre il terrorismo jihadista avanza al confine con la Tanzania, aumentano i rifugiati e i contagi di Covid-19. “Se le conseguenze della prima ondata non erano preoccupanti, il numero di persone infette è cresciuto notevolmente da gennaio di quest’anno - afferma Ulrich Kny -. L’elevato numero dei decessi è preoccupante. Inoltre, date le catastrofiche condizioni igieniche nei campi profughi dove manca l’accesso all’acqua potabile, l’epidemia di colera continua a dilagare”. Migliaia di persone fuggite dal nord del Paese hanno trovato rifugio nella capitale della provincia di Cabo Delgado e nei comuni limitrofi. Secondo l’Onu, alla fine dello scorso anno gli sfollati erano circa 670mila. Sono stati attaccati 9 dei 17 distretti della provincia di Cabo Delgado e ad essere colpiti sono sia cristiani che musulmani, racconta suor Aparecida Ramos Queiroz, responsabile del coordinamento dei progetti di Acs nella diocesi di Pemba. Tuttavia è la Chiesa a soffrire più conseguenze: diverse chiese sono state distrutte, 6 delle 23 parrocchie della diocesi di Pemba sono state abbandonate, c’è tanta insicurezza e la maggior parte dei credenti è fuggita. Nonostante ciò sacerdoti e religiose continuano a prendersi cura della gente rimasta. Ulrich Kny spiega che il governo sta iniziando a spostare i profughi da Pemba in altri luoghi, che molti stanno chiedendo ospitalità presso altre famiglie, mentre altri si ritrovano in nuovi campi profughi. Sacerdoti e religiose delle zone dove infuriano gli scontri sono fuggiti insieme ai loro fedeli e cercano di continuare a sostenere i rifugiati supportati dalla Chiesa locale. Acs finanzia in Mozambico anche aiuti di sussistenza a sacerdoti e suore, la formazione di seminaristi e di religiose, l’ampliamento delle infrastrutture della Chiesa e altri progetti. “La Chiesa in Mozambico è un’ancora di speranza e carità in un oceano di sofferenza e violenza - conclude Ulrich Kny -. Ecco perché questo Paese è una priorità per noi. Qualunque sia, ogni supporto allevia la sofferenza della gente” (TC)

20 marzo - PERÙ Sciopero trasporti. Episcopato: “L’unico modo per risolvere le differenze è il dialogo”

Grande preoccupazione è stata espressa ieri dai vescovi della Conferenza episcopale peruviana, per lo sciopero dei lavoratori nel settore dei trasporti, causato tra le altre cose, dall’aumento dei prezzi del carburante e dei costi del pedaggio. Le proteste, che si protraggono ormai da quattro giorni, hanno portato “al blocco delle strade, della libera circolazione degli alimenti, all'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità nei mercati, all'interruzione del transito, del trasferimento dei malati e del trasporto di ossigeno medicale, con gravi conseguenze sulla salute e sull'economia nazionale”. “Chiediamo ai camionisti e alle autorità del Ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni  - hanno scritto i vescovi nel loro comunicato - di risolvere questa situazione, che danneggia soprattutto le persone più vulnerabili, attraverso un dialogo rispettoso. Non si deve permettere che la crisi che ha già causato tanta sofferenza, malattia e morte si aggravi”. I presuli, pur sottolineando l’obbligo dello Stato di rispondere alle richieste dei cittadini, hanno ricordato l’art.2 della Costituzione, secondo il quale ogni persona ha il diritto di muoversi liberamente sul territorio nazionale, e hanno ribadito, come già successo in altre situazioni conflittuali, che “l'unico modo per risolvere le differenze, non importa quanto distanti possano essere le posizioni”, è il dialogo. Un accordo tra le parti in conflitto non deve rappresentare né una vittoria nè una sconfitta, per nessuno, poiché unico vincitore sarà sempre il bene comune. (AP)

19 marzo - CAPO VERDE Oggi il via ai vaccini anti-Covid grazie al programma Covax, il plauso del vescovo di Mindelo

Con grande gioia e speranza: hanno accolto così i capoverdiani l’arrivo dei vaccini contro il Covid-19. Lo ha dichiarato all’Agenzia Ecclesia il vescovo di Mindelo, monsignor Ildo Augusto Dos Santos Lopes Fortes per il quale l’inizio oggi nel Capo Verde della campagna di vaccinazione, oltre far diminuire il rischio dei contagi, “apre le porte all’economia”, dato che il Paese, e soprattutto le isole di Sal e Boa Vista, si regge in particolare sul settore turistico e “molte famiglie vivono dei tanti servizi collegati”. Il 12 marzo è stato consegnato il primo lotto di 24mila vaccini, reso disponibile nell’ambito del programma internazionale Covax che ha come obiettivo l’accesso equo ai vaccini anti-Covid, per garantire la vaccinazione al 20% della popolazione di 200 Paesi. Con la pandemia i quattro aeroporti internazionali sono stati chiusi e gli hotel hanno smesso di accogliere turisti. Questa situazione ha lasciato “tante famiglie in difficoltà” e “molte sono dovute tornare nelle isole di origine”, ha detto il vescovo di Mindelo. Ad oggi si registrano 16.298 positivi e 158 decessi. La vaccinazione è stata organizzata nelle strutture sanitarie e in tutte le località sono state approntati appositi centri. A essere vaccinati, sono prioritariamente gli operatori sanitari. Per il presule ci sono delle responsabilità circa la distribuzione dei vaccini, dato che i paesi più ricchi si sono approvvigionati di un gran numero di dosi dimenticando le nazioni più povere. Ma felice di sapere che in alcuni paesi dell’Africa, come nel caso del Capo Verde, le vaccinazioni sono già iniziate, monsignor Dos Santos Lopes Fortes sottolinea che, da un anno a questa parte la Chiesa di Capo Verde svolge un ruolo importante nella sensibilizzazione delle comunità cattoliche per la lotta alla pandemia. (TC)

19 marzo - CHIESA San Giuseppe e l’arte. Il custode silenzioso della Sacra Famiglia nella rappresentazione degli artisti lungo i secoli

Non un protagonista del racconto evangelico, ma una figura apparentemente periferica eppure essenziale al progetto divino dell’Incarnazione del Signore. Alla santità discreta di Giuseppe si sono ispirate generazioni di artisti che, nelle varie epoche hanno cercato di colmare il silenzio della Scrittura. Nei Vangeli Canonici infatti lo Sposo della Vergine non proferisce neanche una parola: è l’uomo a cui il Signore rivela i suoi disegni durante il sonno. Frasi brevi e laconiche gli sono attribuite dagli Apocrifi che lo descrivono come custode silenzioso della Sacra Famiglia. “Per i primi quattro secoli del cristianesimo – spiega a Vatican News Sandro Barbagallo, curatore del Reparto Collezioni Storiche dei Musei Vaticani e autore del libro “San Giuseppe nell’Arte. Iconologia e iconografia del Custode silenzioso del Redentore”, pubblicato da Edizioni Musei Vaticani - san Giuseppe non viene citato nell’ iconografia”. Inciampa in un errore interpretativo chi osservando la lastra sepolcrale del 330 d.C., proveniente dalle Catacombe di Priscilla, nota come Iscrizione di Severa e custodita nel Museo Pio Cristiano in Vaticano, identifica il falegname nella figura rappresentata alle spalle di Maria e Gesù, all’interno della scena dell’Adorazione dei Magi. Il personaggio che indica la stella infatti è il profeta Balaam, non Giuseppe. Per reperire la prima raffigurazione dello sposo di Maria dobbiamo attendere il Concilio di Efeso che nel V secolo sancì il dogma del parto verginale della Madonna e recarci nella Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore a Roma. “Nel 440 circa – prosegue Barbagallo -  troviamo Giuseppe in varie scene dei mosaici che decorano l’arco trionfale: è un baldo quarantenne dai capelli folti  e riccioluti, vestito con le classiche vesti romane”. Tiene già in mano la verga che diverrà poi il suo segno distintivo. Il riferimento è al racconto tratto dagli Apocrifi che narra come avvenne la scelta del marito di Maria. “Fin dall’infanzia la Vergine vive all’interno del Tempio di Gerusalemme. Quando giunge l’età delle nozze, sulla scelta del futuro marito viene chiamato ad esprimersi il sommo sacerdote, il quale rimanda la decisione alla volontà Dio. Tutti i candidati sono invitati a consegnare una verga, ognuna delle quali viene deposta all’interno del Sancta Sanctorum. Durante una notte di preghiera solo una di queste fiorisce: è quella di Giuseppe”. Il bastone non rappresenta dunque il simbolo del potere, del patriarcato o del pastore. Esso con i fiori che gemmano sulla sua superficie è emblema della scelta operata dallo Spirito Santo nei confronti di un uomo puro. “All’inizio del Trecento Giotto nella Cappella degli Scrovegni rappresenta il duplice episodio della consegna delle verghe e della fioritura di quella depositata da Giuseppe”. Negli affreschi di Padova la barba è bianca, l’uomo è avanti negli anni. Ma il padre putativo di Gesù era giovane o anziano? Se a Santa Maria Maggiore è raffigurato come un giovane, più tardi, in epoca moderna, comparirà vecchio e stanco. È il caso ad esempio delle opere di grandi artisti come Guido Reni che traggono ispirazione dalla statuaria antica. La scelta dell’età è legata alla sensibilità del singolo pittore. “San Bernardino da Siena – ricorda Sandro Barbagallo - ammoniva gli artisti lo rappresentavano Giuseppe come un anziano. Essi erano stolti, in quanto se l’uomo fosse stato troppo avanti negli anni, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a vivere in castità il matrimonio con la giovanissima Maria. Al contrario la sua santità viene sottolineata dalla rappresentazione della sua giovane età, nel pieno della maturità virile”. Tra gli artisti che danno a Giuseppe il volto di un uomo di mezza età spicca Raffaello che nello “Sposalizio della Vergine” della Pinacoteca di Brera “lo presenta come un cinquantenne, enfatizzando così l’aspetto della purezza”. Giuseppe è figura periferica rispetto al “fiat” di Maria, ma è essenziale nel custodire e proteggere prima la sua sposa, tabernacolo vivente, e poi il Bambino, Verbo Incarnato e la Sacra Famiglia. “Durante il parto – osserva Barbagallo - Giuseppe non è presente, si allontana per cercare l’aiuto di una levatrice. Poi ricompare durante l’adorazione dei Magi e dei pastori. Subito dopo l’angelo lo avverte in sogno di scappare in Egitto e sarà lui a condurre in salvo Maria e il Figlio, riconducendoli a Nazareth. É il padre putativo che permette a Gesù di crescere in salute e saggezza fino a quando non comparirà sulla scena pubblica”. Poco o niente si conosce della morte di quest’uomo santo, eppure l’arte più volte ne ha rappresentato il transito sulla scorta del racconto apocrifo. “É un momento importante perché avviene alla presenza di Maria e Gesù il quale, prima del trapasso, gli promette il Paradiso. Proprio grazie all’iconologia della morte di Giuseppe si è sviluppata la tradizione devozionale della cosiddetta ‘buona morte’. Giuseppe infatti è patrono degli agonizzanti perché è il primo a ricevere prima di spirare la benedizione del Figlio di Dio”. Sisto IV nel 1479 ha inserito la festa nel Breviario e nel Messale Romano. A proclamarlo Patrono della Chiesa Universale è stato Pio IX, l’8 dicembre 1870. Lo stesso Pontefice volle celebrare Giuseppe negli affreschi della Sala dell’Immacolata in Vaticano affidati al pittore Francesco Podesti. Da allora i successori di Pietro hanno più volte reso omaggio allo Sposo della Vergine: da Leone XIII a Pio X, da Benedetto XV a Pio XI e Pio XII. Giovanni XXIII ha voluto dedicargli un altare nel transetto meridionale della Basilica di San Pietro decorato dal pittore Achille Funi e ha donato il suo anello papale al santuario polacco di Kalisz, dove si venera un dipinto “miracoloso” di san Giuseppe. Sempre in Polonia si conserva un altro anello papale offerto allo Sposo della Vergine Maria. E’ quello affidato da Giovanni Paolo II alla Chiesa di Wadowice dove trascorse l’infanzia e intitolata proprio al padre putativo di Gesù. Il ‘piscatorio’ è incastonato tra le dita del san Giuseppe dipinto nel 1899 da Franciszka Bergmana nella chiesa carmelitana della città natale di Wojtyla. Un riferimento a Giuseppe è riconducibile al fiore di presente nello stemma di Papa Francesco, il quale ha iniziato il suo ministero proprio il 19 marzo 2013 ed ha dedicato quest’anno a celebrare la memoria del padre putativo di Gesù. “La devozione del Papa – conclude Barbagallo - è rappresentata dalla figura del san Giuseppe che dorme: nel suo studio Francesco ha una statuina del santo dormiente, sotto la quale pone le sue preghiere in forma scritta”. “Quando ho un problema o una difficoltà”, ha detto il Santo Padre, “lo scrivo su un pezzo di carta e lo metto sotto San Giuseppe, in modo che lui sogni sopra esso”. E' nel sogno infatti che Giuseppe è sempre entrato in contatto con messaggi portati a lui dall'angelo del Signore. (PO)

19 marzo - AFRICA Amecea ai futuri sacerdoti: apprezzare la diversità culturale, simbolo di unità nella Chiesa 

Sono 15 i seminaristi ammessi, recentemente, al Seminario “Beato Isidore Bakanja” situato nell’arcidiocesi di Nairobi, in Kenya e gestito dall’Amecea (Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale). L’evento ha offerto l’occasione al segretario generale dell’organismo, padre Anthony Makunde, per incoraggiare i futuri sacerdoti ad apprezzare la diversità culturale che esiste all’interno del Seminario, grazie alla presenza di studenti provenienti da diversi Paesi e culture. L’Istituto, infatti, accoglie giovani originari di Etiopia, Eritrea, Kenya, Malawi, Tanzania, Uganda, Sud Sudan e Sudan, e da altre regioni dell'Africa. "Usate le differenze culturali – ha detto quindi padre Makunde ai giovani - per arricchirvi culturalmente e portare poi questa esperienza nei vostri Paesi d’origine”.  Il multiculturalismo, ha aggiunto il sacerdote, “deve essere inteso come un qualcosa di significativo, perché la Chiesa è una e universale, indipendentemente dalla diversità di cultura, lingua e confini”. Di qui, l’esortazione ad “restare uniti ed a collaborare tutti alla missione della Chiesa, così da essere anche un simbolo di unità nel mondo secolarizzato”. Dal suo canto, il rettore del Seminario, padre Peter Moudie Zingari ha esortati i nuovi arrivati a prendere “sul serio” la loro vocazione ed a riflettere sul fatto che “la comunione è l’elemento fondante della Chiesa”. Infine, il pensiero del sacerdote è andato a tutti i giovani che intraprendono il cammino sacerdotale e a tutti coloro che, pur volendolo fare, al momento non vi sono riusciti, anche a causa delle misure restrittive igienico-sanitarie, messe in atto dalle autorità statali per fermare la pandemia da Covid-19. Attualmente, infatti, il Seminario ospita solo 24 studenti, ovvero la metà di quelli presenti in passato. Padre Moudie si è detto, comunque, fiducioso nel miglioramento dell’emergenza sanitaria e nell’arrivo di nuovi iscritti, la prossima estate. (IP)

19 marzo - ITALIA 700.mo Dante Alighieri: restaurato il celebre ritratto dipinto da Andrea del Castagno

Una tra le più famose immagini di Dante Alighieri ritrova il suo splendore originario. L’affresco staccato di Andrea del Castagno, custodito alla Galleria deli Uffizi e sottoposto a sei mesi di restauro curato dai tecnici dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, si ripresenta nella sua leggerezza, tipica della pittura murale. Durante lo scorrere dei secoli infatti l’opera che faceva parte della celebre galleria di Uomini e Donne Illustri dipinti tra il 1447 e il 1449 da Andrea del Castagno per la Villa suburbana di Legnaia, alla periferia di Firenze, aveva perso freschezza. ll progressivo deposito di sedimenti sulla superficie pittorica e i successivi interventi e ritocchi avevano infatti scurito ed appesantito il cromatismo della tavolozza di Andrea del Castagno, uno tra i protagonisti indiscussi della pittura fiorentina di metà Quattrocento, insieme a Beato Angelico, Filippo Lippi, Domenico Veneziano e Paolo Uccello. L’offuscamento dei colori dell’affresco faceva apparire l’opera simile ad un dipinto ad olio e il volto del Poeta della Divina Commedia quasi invecchiato, cupo, accigliato. Ora Dante si presenta al grande pubblico in un aspetto luminoso e in una freschezza quasi giovanile, fedele all’immagine desiderata dal pittore fiorentino vissuto tra il 1421 e il 1475, noto per il realismo quasi espressionista delle sue figure, appreso da Masaccio e Donatello. Il restauro è stato condotto grazie ad un’attenta analisi scientifica della tecnica esecutiva e dello stato di conservazione mediante tecniche di diagnostica non invasive come riprese fotografiche nelle varie lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico, indagini ottiche e micro-invasive per la diagnostica dei materiali e per la caratterizzazione delle casistiche conservative. L’affresco staccato sarà tra i protagonisti della grande mostra aperta dal 1 aprile all’11 luglio 2021 a  Forlì: ‘Dante – La visione dell’arte’. Un’esposizione per la quale le Gallerie degli Uffizi concederanno in prestito circa cinquanta opere, ed organizzata nell’ambito delle celebrazioni per il Settecentenario della morte del Divin Poeta. Terminata la mostra,  l’affresco staccato verrà esposto a Castagno d’Andrea, paese natale del pittore e significativo luogo dantesco. Qui infatti Alighieri, esiliato da Firenze, decise di accettare il provvedimento dei fiorentini contro di lui e di non tornare nella sua città. Nell’originario ciclo ad affresco Andrea del Castagno dipinse accanto a Dante i poeti Boccaccio e Petrarca; i condottieri Pippo Spano, Farinata degli Uberti e Niccolò Acciaioli; le donne sapienti come la Regina Ester, la Regina Tomir e la Sibilla Cumana. Ancora in loco sono visibili inoltre le figure di Adamo ed Eva accanto alla Madonna con il Bambino, sotto un baldacchino. Il ciclo di Andrea del Castagno è l'unico tipo giunto fino a noi commissionato per una dimora privata: la Villa era appartenuta a Filippo Carducci che a Firenze era stato, tra gli altri incarichi,  Gonfaloniere di Giustizia. In un’epoca non precisata, a causa di un cambio di destinazione d’uso degli ambienti, gli affreschi furono coperti da imbiancature. Se ne perse memoria fino a quando furono ritrovati nel 1847: quindi vennero “strappati” dal supporto murario e acquistati qualche anno più tardi dagli Uffizi. Secondo il direttore delle Gallerie Eike Schmidt, il Dante di Andrea del Castagno è indubbiamente “un’icona che si lega alla cultura e allo spirito italiani”, ma precisa, “Dante è un poeta universale, e la sua opera è attuale ovunque nel mondo”.  PO)

19 marzo - EUROPA Conclusa Assemblea Comece: l’impegno di Chiesa cattolica e Ue contro la pandemia

Chiesa cattolica e Unione Europea fianco a fianco per affrontare questo particolare momento storico: è quanto emerge dall’Assemblea di primavera della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea), svoltasi on line il 17 e il 18 marzo. “In dialogo con Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione europea – si legge nel comunicato finale dei lavori - i vescovi si sono confrontati su alcuni dei temi più urgenti dell'agenda dell'Ue, sottolineando la necessità di lavorare insieme per affrontare questo periodo storico segnato dalla crisi climatica e dalla pandemia da Covid-19”. Centrale anche la riflessione “sullo stato attuale del processo di ripresa nell'Ue e nei suoi Stati membri”. In questo contesto, l'Assemblea ha evidenziato l'importanza di politiche europee “incentrate sulle persone e basate sui valori per proteggere i poveri e i più vulnerabili, soprattutto alla luce del peggioramento delle condizioni socio-economiche derivanti dalla pandemia”. Tra gli altri temi in esame, anche quello sulle migrazioni: a tal proposito, il comunicato dei vescovi sottolinea che “pur riconoscendo gli sforzi per definire un quadro nuovo e completo volto a creare un meccanismo equo di gestione delle migrazioni, i presuli dell'Ue hanno esortato tutte le parti in causa promuovere un contesto di accoglienza e un approccio giusto per chi ha bisogno”. "Dobbiamo lavorare – ribadisce la Comece - per garantire il pieno rispetto del diritto individuale di chiedere asilo a chiunque raggiunga il territorio dell'Ue, senza respingimenti alle nostre frontiere". Anche perché alle origini delle migrazioni spesso ci sono “il cambiamento climatico e il suo impatto ecologico”. Per questo, i vescovi ricordano che sarebbe bene varare il così detto “Green Deal europeo”, ovvero il piano della Commissione Ue per combattere le drammatiche conseguenze dei mutamenti del clima. Centrale, poi, la riflessione sulla libertà religiosa all’interno dell’Ue: un punto sul quale i presuli esprimono “le loro preoccupazioni per le recenti restrizioni dovute alla pandemia, nonché per l'aumento dell'analfabetismo religioso, che spesso può portare a percezioni negative della religione” stessa. Per tale motivo, la Comece sottolinea la necessità di “un approccio dialogico con le autorità pubbliche, evitando l'autocensura e favorendo le iniziative interreligiose per promuovere questo diritto fondamentale”. Infine, è stato stabilito che l’Assemblea d’autunno della Comece si terrà dal 27 al 29 ottobre prossimi. (IP)

19 marzo - FILIPPINE Anno Famiglia Amoris Laetitia. Vescovi: famiglia, prima scuola di evangelizzazione

“La famiglia è destinata da Dio ad essere la prima scuola di discepolato dove i genitori sono i primi catechisti dei loro figli e la prima scuola di evangelizzazione dove i membri imparano a condividere con altri la grazia e la luce di Cristo": scrive così la Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcp) in una Lettera pastorale a firma del suo presidente, l’Arcivescovo di Davao, Romulo Valles, diffusa oggi, 19 marzo, giorno in cui si apre ufficialmente lo speciale “Anno Famiglia Amoris Laetitia”. Indetto da Papa Francesco alla fine del 2020, l’evento vuole celebrare i cinque anni di pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica post-sinodale sull’amore nella famiglia, frutto di due Sinodi – quello straordinario del 2014 e quello ordinario del 2015 – incentrati sul medesimo tema. Nel contesto della pandemia da Covid-19 che “continua a sconvolgere le nostre vite”, dunque, l’auspicio dei vescovi filippini è che le famiglie, grazie alla fede cristiana, “possano vivere e prosperare in una nazione libera, che nutre una civiltà della vita e dell'amore". Forte, poi, la sottolineatura della coincidenza tra l’Anno Famiglia Amoris Laetitia e le celebrazioni per i 500 anni dall’arrivo del cristianesimo nelle Filippine. Una concomitanza che mette in luce l’importanza dei laici nell’evangelizzazione. La Cbcp ricorda, infatti, che nel Paese “il kerygma fu predicato per la prima volta da un laico, il navigatore Ferdinando Magellano” che, nel 1521, evangelizzò i popoli nativi del Paese, insegnando loro che “Dio ha fatto cielo e terra e ci ha dato il comandamento di onorare il padre e la madre”. I presuli ricordano, poi, le numerose attività portate avanti dalla Chiesa filippina 2016 ad oggi per sostenere ed incoraggiare l’operato dei laici e delle famiglie: ad esempio, costruire “reti pastorali per portare il Vangelo a tutti i livelli della società e della Chiesa, specialmente nelle periferie esistenziali”; rilanciare i corsi di preparazione al matrimonio cristiano nell’ottica dell’amore fecondo e della spiritualità di comunione; integrare meglio e maggiormente le organizzazioni per la famiglia all’interno delle strutture diocesane, affinché “le parrocchie possano diventare davvero una ‘famiglia di famiglie’”. E ancora: i vescovi filippini hanno concentrato la loro Pastorale nell’accompagnamento delle vittime di violenze e abusi domestici, dei tossicodipendenti, dei migranti e delle loro famiglie. Centrale anche l’operato dei presuli nel campo dell’Apostolato dei giovani, per aiutarli a “scoprire la dignità e la bellezza del matrimonio”. La Chiesa di Manila – sottolinea la Lettera pastorale – non si è fermata neanche durante la pandemia da Covid-19 ed ha continuare a camminare, sostenere ed accompagnare la vita familiare attraverso nuovi modi creativi, come ad esempio i corsi e le consulenze on line. Particolarmente apprezzato è stato, poi, “il coinvolgimento attivo dei laici che hanno difeso la famiglia nelle cause davanti allo Stato”. Al riguardo, si ricorda che la Cbcp ha conferito un’onorificenza all'avvocato Maria Concepcion S. Noche “per aver sostenuto con successo la rimozione delle disposizioni incostituzionali della legge sulla salute riproduttiva”. Ma a tutti questi traguardi raggiunti, ora se ne aggiungono altri, da concretizzarsi nel corso di questo speciale Anno Famiglia Amoris Laetitia. I vescovi ne indicano cinque: condividere più ampiamente il contenuto dell'Esortazione Apostolica di Papa Francesco, perché “una famiglia che scopre e sperimenta sia la gioia di avere un dono, sia di essere un dono per la Chiesa e la società, può diventare una luce nelle tenebre del mondo. E il mondo oggi ha certamente bisogno di questa luce!”. In secondo luogo, “proclamare che il sacramento del matrimonio è un dono e contiene in sé una potenza trasformatrice dell'amore umano”. E ancora: “permettere alle famiglie di diventare agenti attivi dell'apostolato familiare”; “sensibilizzare i giovani sull'importanza della formazione nella verità dell'amore e nel dono di sé” e, infine, “ampliare l'apostolato familiare grazie ad un approccio trasversale che includa le coppie sposate, i bambini, i giovani, gli anziani e le situazioni di fragilità familiare”. La Cbcp ricorda, poi, i dodici modi con cui il Dicastero della Santa Sede per i Laici, la famiglia e la vita propone di accompagnare le famiglie: rafforzare i programmi pastorali di preparazione al matrimonio con nuovi itinerari catecumenali affidati anche alle coppie sposate che, insieme ai pastori, “diventano compagni di viaggio per i fidanzati e i nuovi sposi”; favorire il ministero pastorale di accompagnamento degli sposi, attraverso incontri di formazione e tempi dedicati alla preghiera e allo sviluppo spirituale; organizzare incontri per i genitori “sull'educazione dei figli e sulle sfide attuali”;  promuovere incontri di riflessione “sulla bellezza e le sfide della vita familiare”, creando anche “reti consolidate di pastori e famiglie” che possano accompagnare chi è in difficoltà. Il Dicastero suggerisce inoltre di “migliorare l'accompagnamento delle coppie in crisi per formarle ad un atteggiamento di resilienza che le aiuti a crescere nell'amore”; ripensare la formazione degli operatori pastorali, dei seminaristi e dei sacerdoti, affinché possano collaborare fruttuosamente con le famiglie; rilanciare “la vocazione missionaria nelle famiglie”;” sviluppare programmi di cura pastorale degli anziani, così da superare la cultura dell'’usa e getta’; suscitare l'entusiasmo dei giovani ed accrescere la loro capacità di impegnarsi pienamente per i grandi ideali. Le ultime tre indicazioni riguardano, infine, la preparazione al 10.mo Incontro mondiale delle famiglie, fissato per il giugno 2022 a Roma; l’accompagnamento e il discernimento delle famiglie ferite e l’approfondimento, in parrocchia e in comunità, dell’Amoris Laetitia stessa.  La Lettera pastorale della Cbcp si conclude, quindi, con una preghiera alla Santa Famiglia di Nazareth. (IP)

19 marzo - ZAMBIA Si conclude domani l’incontro del Coe sul programma “Iniziative ecumeniche per la lotta all’HIV”

Rappresentanti delle Chiese che fanno parte del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) e di altre comunità di fede, malati di Aids, adolescenti, giovani e persone con disabilità hanno iniziato ieri in Zambia un incontro sul programma “Iniziative ecumeniche per la lotta all’HIV”. Fino a domani, insieme al Consiglio delle Chiese dello Zambia, il Coe insisterà sull’importanza del trattamento HIV. L’iniziativa, riferisce il portale del Coe, vuole evidenziare in che modo la comunità dei credenti può affrontare i problemi posti da alcuni leader religiosi che scoraggiano le terapie antiretrovirali a quanti convivono con l’HIV, impedendo, in questo modo, l’adesione al trattamento contro l’Aids. Nel corso dell’incontro si parlerà di dignità umana e diritti umani, e saranno analizzate proposte concrete per l’adozione di teologie più olistiche e di sostegno alla vita nel contesto dell’HIV. Padre Emmanuel Chikoya, segretario generale del Consiglio delle Chiese dello Zambia afferma che “il Manuale sull’adesione al trattamento del Coe contiene informazioni preziose sul ruolo della comunità religiosa nel promuovere appunto l’adesione al trattamento e la riduzione dello stigma”. Il Manuale di adesione al trattamento del Coe è stato redatto nello Zambia nel 2018. (TC)

19 marzo - ITALIA A Bologna Dad e Doposcuola nelle parrocchia: due progetti dell’arcidiocesi per aiutare le famiglie

Per aiutare le famiglie e gli studenti in questo difficile momento segnato dalla pandemia di Covid-19, diverse parrocchie dell’arcidiocesi di Bologna hanno messo a disposizione locali per i progetti “Dad” e “Doposcuola”. È un modo per fornire assistenza nella didattica a distanza e favorire lo studio. I due progetti, curati dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Scolastica, sono stati accolti anche dall’Ufficio scolastico regionale e sono illustrati sul sito https://scuola.chiesadibologna.it/aiutiamo-la-scuola, che include anche l’elenco dei doposcuola. Sono 20 le parrocchie in città e 18 quelle sul territorio metropolitano che, in collaborazione con Agesci e Protezione civile, offrono i propri spazi a studenti di scuola primaria e secondaria di primo grado che non hanno la possibilità di accedere alla Didattica a distanza (Dad) in modo autonomo, in particolare per mancanza di computer o connessione. I doposcuola, invece, rappresentano un’occasione per combattere la solitudine o la difficoltà di studio grazie a persone, adulti e giovani, disponibili ad aiutare gli studenti nei compiti del pomeriggio. Secondo gli ultimi dati di febbraio dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Scolastica, in situazione di regolarità i doposcuola nella diocesi di Bologna erano 123, frequentati da un totale di 3.263 studenti di cui 146 con disabilità certificata. “È un segnale, piccolo e semplice quanto concreto. Questi progetti nascono dall’impulso dato dall’arcivescovo, il cardinale Matteo Zuppi, dalla volontà di aiutare le famiglie e gli studenti, di essere un po’ tutti parte della scuola, in questo momento - afferma Silvia Cocchi, incaricata dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Scolastica -. Immagino un futuro in questa direzione, realizzare didattica in prossimità, non solo nel luogo fisico della classe (…) Nel rispetto dei Protocolli Sanitari e del distanziamento, aiutando a ritrovare il valore della relazione umana, cerchiamo di essere di aiuto concreto”. (TC)

19 marzo - POLONIA Al via alla Settimana di Preghiera per la Protezione della Vita

L’Associazione Polacca Difensori della Vita Umana propone a partire da oggi, festa di San Giuseppe, una Settimana di Preghiera per la Protezione della Vita. L’invito è a recitare quotidianamente le litanie di San Giuseppe e una preghiera composta da Giovanni Paolo II, tratta dalla Lettera enciclica Evangelium vitae. L’associazione, spiega Magdalena Guziak-Nowak, vuole pregare anche per tutti i bambini non ancora nati, le loro madri e i genitori che hanno avuto una diagnosi prenatale difficile, e ancora per gli infermieri, le ostetriche e i medici, per i politici e i giornalisti. La settimana di preghiera, riferisce un comunicato dell’Ufficio per le comunicazioni estere della Conferenza episcopale, si concluderà il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, che la Chiesa polacca celebra anche come Giornata della Santità della Vita. Ricerche, in tutto il mondo, confermano che la vita inizia al momento del concepimento, ricorda l’Associazione Polacca Difensori della Vita Umana, e allo stesso tempo, il piccolo essere umano è fin dall'inizio un organismo separato e non è mai parte del corpo della madre. “Quindi, per essere pro-vita, non è necessario essere credenti, basta solo essere onesti” scrivono gli organizzatori della settimana di preghiera. Per sostenere l’iniziativa, a fine gennaio la segreteria della Conferenza episcopale ha fatto pervenire a tutte le curie diocesane il materiale necessario. (TC)

19 marzo - ITALIA Il 22 marzo il consiglio permanente della Cei discuterà dei sacerdoti in Italia e dell’accesso delle donne al lettorato e all’accolitato

La situazione dei sacerdoti in Italia, la sfida della formazione nei seminari e la presenza di presbiteri provenienti da altri Paesi saranno al centro della sessione primaverile del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana che si svolgerà a Roma, a Villa Aurelia, dal 22 al 24 marzo. Previste anche tre comunicazioni, riferisce un comunicato stampa: la prima sul percorso da sviluppare per l’elaborazione degli Orientamenti per l’attuazione del Motu Proprio di Papa Francesco Spiritus domini sull’accesso delle donne al ministero istituito del lettorato e dell’accolitato; la seconda sui tre recenti documenti della Congregazione per l’Educazione Cattolica sull’affiliazione, aggregazione e incorporazione degli Istituti di studi superiori e sul monitoraggio delle Facoltà e Istituti superiori di scienze religiose in Italia; la terza sull’itinerario di condivisione avviato con l’Incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo frontiera di pace” svoltosi lo scorso anno, nel mese di febbraio, a Bari, “per dare la nostra risposta col Vangelo ai problemi della Chiesa, alle nostre Chiese e alla società di oggi”, ha detto a un anno dall’evento il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. Il 25 marzo, alle 11, il segretario generale, monsignor Stefano Russo, illustrerà il comunicato finale in una conferenza stampa online trasmessa in streaming sul canale Youtube della Conferenza episcopale italiana. (TC)

19 marzo - ECUADOR In un libro monsignor Espinoza Mateus racconta un anno di pandemia per alimentare la fede e la speranza

“Penso che questo libro sia una grande lettera pastorale, la prima del mio arcivescovado. Una lettera pastorale diversa, scritta a sacerdoti e fedeli dal dolore di un mondo che è rimasto a casa e con la penna di chi scrive sempre con ‘l’inchiostro del cuore’”: con queste parole monsignor Alfredo José Espinoza Mateus, arcivescovo di Quito, in Ecuador, definisce il suo eBook “Messaggi di speranza” in cui, a un anno dalla dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità della pandemia di Covid-19, ha raccolto 75 storie scritte durante l’emergenza sanitaria, la quarantena e i momenti più critici vissuti dal suo Paese. Si tratta di semplici storie, spiega il presule, che raccontano la pandemia e che propongono valori da vivere. Il volume, riferisce il portale dell’arcidiocesi di Quito, è dedicato a tutti gli eroi della pandemia: medici, infermieri, personale sanitario, polizia, militari, lavoratori in genere, contadini, operatori ecologici, insegnanti, famiglie e sacerdoti, “che hanno chiuso le loro chiese, ma non il loro cuore di pastori”. Con la prefazione dell’arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, l’eBook, afferma monsignor Espinoza Mateus, vuole “alimentare la speranza e la fede” dell’intera arcidiocesi di Quito. (TC)

19 marzo - FRANCIA Dalla Conferenza episcopale i suggerimenti per pregare San Giuseppe

Una grande opportunità per avvicinarsi al padre putativo di Gesù, un uomo umile, tenero, coraggioso: così il portale della Conferenza episcopale francese definisce l’anno dedicato a San Giuseppe, indetto da Papa Francesco lo scorso 8 dicembre, al quale oggi si affianca l’Anno della Famiglia Amoris Laetitia. A 5 anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica post sinodale sull’amore nella famiglia, e nel giorno in cui si celebra il patrono della Chiesa Universale, saranno proposti nelle diocesi di tutto il mondo riflessioni, approfondimenti e iniziative per accompagnare le famiglie di fronte alle sfide del mondo contemporaneo. Il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita sosterrà parrocchie, diocesi, università e associazioni con “strumenti di spiritualità familiare, di formazione e azione pastorale sulla preparazione al matrimonio, l’educazione all’affettività dei giovani, sulla santità degli sposi e delle famiglie che vivono la grazia del sacramento nella loro vita quotidiana”, fino al 26 giugno 2022, quando in occasione del X Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolgerà a Roma, lo speciale anno ci concluderà. La Conferenza episcopale francese, ricordando che San Giuseppe, nella vita quotidiana, è stato un padre che ha accettato lo ‘straordinario’ di Dio, intraprendendo il suo cammino verso la santità, suggerisce le proposte della rete sociale di preghiera Hozana. “Con tanta discrezione, tenerezza e forza, San Giuseppe è pronto ad aiutarci nella nostra vita quotidiana, a prendersi cura di coloro che Dio gli affida” si legge nel portale dei vescovi di Francia che illustrano tre modalità per accostarsi al patrono della Chiesa Universale: chiedendo la sua intercessione con la preghiera per le famiglie o per i problemi quotidiani (lavoro, alloggio, ecc.), o con le litanie di San Giuseppe; recitando il rosario di San Giuseppe meditando sui momenti della vita di Gesù, attraverso gli occhi di Giuseppe; dedicando alcuni giorni di preghiera con una novena (preghiera di nove giorni) o una trentina (preghiera di trenta giorni). (TC)

18 marzo - GERMANIA Presentato Rapporto indipendente sulla lotta agli abusi nell’Arcidiocesi di Colonia

È stato presentato oggi, 18 marzo, un “Rapporto indipendente sulla lotta agli abusi sessuali nell’Arcidiocesi di Colonia”, in Germania, commissionato ad ottobre 2020 dall’arcivescovo locale, cardinale Rainer Maria Woelki, e frutto di un’indagine svolta in modo indipendente dallo studio legale Gercke & Wollschläger. Il documento, ampio oltre 800 pagine – informa il sito web diocesano - copre “il periodo che va dal 1975 al 2018 ed esamina in dettaglio 236 fascicoli, con l'obiettivo di identificare, nel modo più specifico possibile, eventuali mancanze e violazioni legali esistenti, nonché i responsabili”. In particolare, il Rapporto riferisce di 314 vittime di abusi sessuali, tutti minori tranne uno, e di 202 aggressori, di cui quasi due terzi appartenenti al clero. Come primo atto, il cardinale Woelki ha temporaneamente sollevato dall’incarico il vescovo ausiliare di Colonia, monsignor Dominikus Schwaderlapp, e il vicario giudiziale, padre Günter Assenmacher, che sarebbero responsabili di violazioni di obblighi d’ufficio, ribadendo quanto detto in passato: la preoccupazione primaria è di creare chiarezza e, per quanto possibile, giustizia per coloro che sono stati vittime di abusi sessuali. Tra le altre persone che avrebbero compiuto violazioni degli obblighi nel trattare i casi di abuso, ci sarebbero anche l'arcivescovo di Amburgo Stefan Heße e l'ex vicario generale di Colonia Norbert Feldhoff, così come i cardinali arcivescovi già deceduti Joseph Höffner (1906-1987) e Joachim Meisner (1933-2017). Il cardinale Woelki, dal suo canto, non è accusato di violazioni. Dallo studio emerge anche una mancanza di responsabilità, chiarezza giuridica e trasparenza che hanno favorito il fenomeno degli abusi. Condizioni cambiate solo con l'istituzione di un centro di intervento nel 2015. "Gli incidenti e gli eventi menzionati” dal Rapporto – ha sottolineato il cardinale Woelki - "mi colpiscono profondamente. Gli ecclesiastici sono stati colpevoli di aver inflitto violenza alle persone a loro affidate. E in molti casi senza essere puniti per questo e - ancora peggio - senza che le persone colpite da questi abusi fossero prese sul serio e protette”. Questa è una forma di “copertura” – ha sottolineato, aggiungendo: “Ma una prima promessa è stata finalmente mantenuta: scoprire ciò che è stato e ciò che è. Per chiarire gli insabbiamenti e far luce su chi siano stati i responsabili". Oltre che al cardinale Woelki, il Rapporto è stato consegnato in copia anche a Peter Bringmann-Henselder, membro del Comitato consultivo dell’Arcidiocesi, il quale ha commentato: “Come persone colpite dagli abusi, abbiamo dovuto aspettare a lungo questo importante passo avanti di chiarimento. Ma oggi sono contento che almeno questa promessa sia stata mantenuta”. Il 23 marzo, si terrà poi una seconda conferenza stampa in cui verranno presentate ulteriori dati, relativi soprattutto alla prevenzione degli abusi. (IP)

18 marzo - SPAGNA La Caritas diocesana di Merida-Badajoz lancia la campagna "Tendi la mano e fatti coinvolgere"

Continua l’impegno della Caritas diocesana di Merida-Badajoz a sostegno delle persone più svantaggiate, in questo tempo di pandemia, con la nuova campagna "Tendi la mano e fatti coinvolgere". La Caritas, nella consapevolezza che solo tramite  l’unione e l’impegno di tutte le persone si riesca a creare una rete di risorse che migliora la vita di tutti, ha lanciato un appello ai cattolici a farsi coinvolgere e a diventare membri dell’organizzazione, per poter rafforzare così il suo impegno nella lotta contro la disuguaglianza e la povertà e per fare in modo che nessuno venga lasciato indietro. È solo grazie al lavoro dei volontari, e alla solidarietà di molte persone, organizzazioni, aziende e collaboratori, che la Caritas di Merida-Badajoz è riuscita, infatti, a rispondere ai bisogni di coloro che hanno vissuto e stanno vivendo ancora un momento difficile. L’appello è rivolto, dunque, a tutta la società, a tutte le persone che vogliono impegnarsi, dare una mano, permettendo così alla Caritas di essere presente ovunque ce ne sia più bisogno. (AP)

18 marzo - SPAGNA #coronavirus Comunità di Sant’Egidio di Madrid: nell’ultimo anno distribuite 300.000 cene ai senzatetto

"La pandemia sta aumentando la povertà. Che cresca anche la solidarietà. Abbiamo bisogno di te!": è il grido lanciato dalla Comunità di Sant'Egidio di Madrid, sulla sua pagina web, dopo un anno che ha visto crescere in maniera preoccupante la povertà non solo tra coloro che già ne soffrono gli effetti, come i senzatetto, ma anche tra le famiglie a basso reddito, gli anziani e i lavoratori precari. Dal 15 marzo 2020 ad oggi, il movimento cattolico ha dovuto raddoppiare i suoi sforzi per rispondere ai bisogni delle persone più fragili e vulnerabili colpite dalla crisi sanitaria ed economica. 300.000 sono state le cene distribuite ai senzatetto e 1.500 le famiglie aiutate, nel rispetto delle norme anti Covid-19. Una situazione "senza precedenti", secondo la Comunità. Tuttavia, di fronte alle crescenti necessità, si è moltiplicata anche la solidarietà, “sotto forma di numerose persone che si sono avvicinate alla Comunità di Sant'Egidio per sostenere chi ha bisogno". Ciò ha permesso di aiutare un maggior numero di persone e più spesso, è stato precisato. "Oggi più che mai - ha concluso il movimento -, data la situazione di grande fragilità e incertezza, è essenziale continuare a sostenere coloro che stanno soffrendo di più a causa della crisi sanitaria, economica e sociale", impegnarsi a non abbandonare chi soffre di più in questo tempo di pandemia, essere "Fratelli tutti" e “costruire la Chiesa, a partire dagli ultimi". (AP)

18 marzo - MAURITIUS #coronavirus. Consiglio delle Religioni: praticare la fede in sicurezza, per proteggerci dal contagio

È il momento di dimostrare che si può praticare la fede in sicurezza, proteggendoci a vicenda dal contagio di coronavirus: così, in sintesi, il Consiglio delle religioni delle Mauritius, in una nota rivolta ai leader religiosi. “Stiamo vivendo un’esperienza particolare, dovuta alla pandemia da Covid-19 che crea scompiglio e sconvolge la nostra vita quotidiana – si legge - Noi persone di fede siamo addolorate per l’impossibilità di riunirci in preghiera nei nostri luoghi di culto. Ma siamo convinti che mettere a rischio la vita dei nostri cari e delle nostre comunità in generale, riunendoci in massa, non sia un atto di culto”. Per questo, è importante far capire che la fede rientra “nelle azioni preventive” dell’emergenza sanitaria. Il Consiglio delle religioni si dice, poi, “molto deciso a ridurre lo stigma e a prevenire le discriminazioni contro le persone affette dal coronavirus. I pregiudizi, infatti, derivano dalla disinformazione o dall’isteria generalizzata”. In quest’ottica, l’organismo ribadisce che “non importa a quale religione si appartenga: le parole da mettere in pratica devono essere sempre amore, compassione, rispetto e dignità per ogni fase della vita”. Solo così, infatti, si potrà “prosperare” come comunità. Al contempo, l’organismo religioso esorta i fedeli a “non contestare il numero di morti o di contagiati e a non credere che la fede, da sola, possa impedire la diffusione del virus”, perché è necessario sempre e comunque proteggersi in modo adeguato. La pandemia, infatti, “può essere fermata solo se seguiamo le linee-guida igienico-sanitarie previste. E a coloro che affermano di scegliere la preghiera al posto della scienza, si ricordi che la scienza è una risposta alla nostra preghiera”. La nota si conclude con l’invocazione al Signore affinché ascolti “il grido di misericordia” lanciato dall’umanità. Istituito ufficialmente nel 2001 a seguito di un appello delle Nazioni Unite ai leader religiosi di ogni Paese affinché lavorassero insieme per promuovere la pace, il Consiglio delle religioni delle Mauritius è composto da undici membri esecutivi in rappresentanza delle principali fedi presenti sulle Isole e delle varie confessioni cristiane (cattolica romana, anglicana, presbiteriana). Tra le sue attività, quella di sensibilizzare la società sulla lotta all’Aids e di gestire la Facoltà di Dialogo interreligioso presso l’Università locale. (IP)

18 marzo - POLONIA Al via #CarForAfrica, nuova attività missionaria della Chiesa polacca

Si chiama “#Car for Africa - Rays of Mercy - sedie a rotelle per i disabili nelle missioni", la nuova iniziativa di solidarietà missionaria organizzata da Miva Polonia e annunciata dal sito della Conferenza episcopale della Polonia. “I missionari sono sinonimo di fedeltà a Dio e al Vangelo. Evangelizzano attraverso i loro servizi caritativi, educativi e medici”, ha dichiarato padre Kazimierz Szymczycha, segretario della Commissione episcopale polacca per le Missioni, durante la conferenza stampa di presentazione. Il sacerdote ha ricordato la dimensione evangelizzatrice ed educativa del servizio dei missionari in vari angoli del mondo. "La nostra azione è più legata al terzo elemento: la cura della salute aiuta molto, nobilita le persone che non possono muoversi, le solleva da terra, letteralmente e figurativamente”, ha sottolineato riferendosi all'azione di acquisto di sedie a rotelle indicando sia la possibilità di muoversi, ma anche il senso di sicurezza morale, fisica e psicologica che una sedia a rotelle dà ai disabili. Il segretario della Commissione ha ricordato che in 99 Paesi del mondo ci sono più di 1883 missionari in servizio: "Sono un segno di speranza per i malati", ha notato ricordando quanto nell’attuale difficile periodo della pandemia, i missionari siano rimasti con i loro fedeli. Padre Jerzy Kraśnicki, direttore di Miva Polonia, ha parlato della campagna #CarForAfrica: "Il nostro motto e slogan è ‘Portiamo Cristo’: un motto che viviamo non solo con la carità, anche se servono aiuti concreti". Tra questi le iniziative portate avanti da Miva per fornire ai missionari mezzi di trasporto, come "1 penny per 1 km", "Con il Vangelo su una moto", "Salviamo vite - Ambulanza missionaria" e altri più piccoli come "Motoslitta per le missioni", "Un atto di fede" e "Raggi di misericordia". "La nostra intenzione è che la testimonianza dei nostri compatrioti in Polonia e dei missionari che servono nelle missioni diventi visibile attraverso un aiuto concreto nell'acquisto di sedie a rotelle", ha detto ancora padre Kraśnicki, riferendo che nell’ultimo anno, nonostante la pandemia e le restrizioni alla raccolta di fondi, Miva Polonia non ha sospeso i suoi aiuti, anzi, c'è stato ancora di più: "Il nostro aiuto raggiunge ogni anno 35 Paesi. L'anno scorso abbiamo donato aiuti per un importo pari a tre milioni 582 mila zloty. Questo è un dono della Chiesa in Polonia, della gente, di singoli benefattori". (RB)

18 marzo - CILE #coronavirus Monsignor Chomali invita i fedeli a pregare San Sebastián de Yumbel nelle loro case

Ieri, mercoledì 17 marzo, monsignor Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción, in occasione della festa di San Sebastián de Yumbel, che si celebrerà il prossimo 20 marzo, ha annunciato ai fedeli  - si legge sul sito web dell’Episcopato - che  il 19, 20 e 21 marzo il Santuario in onore del Santo, meta di pellegrinaggio ogni anno, terrà le porte chiuse, per evitare assembramenti e nuovi contagi. "Vi invito a non andare, dobbiamo evitare la folla” ha scritto il presule, chiamando i cattolici a pregare San Sebastián  nelle loro case. ”Siamo in un momento molto complesso della pandemia e dobbiamo collaborare rispettando rigorosamente tutte le norme stabilite dalle autorità sanitarie ", ha precisato. Monsignor Chomali ha, infine, benedetto tutta la comunità e ha fatto appello all'unità nella società per superare il difficile momento che il Cile sta attraversando a causa della diffusione della pandemia di coronavirus. (AP)

18 marzo - ITALIA Anno San Giuseppe. Composta a L’Aquila la musica per la preghiera di Papa Francesco

Salve, custode del Redentore e sposo della Vergine Maria. A te Dio affidò il suo Figlio; in te Maria ripose la sua fiducia; con te Cristo diventò uomo”: sono questi alcuni versi della preghiera a San Giuseppe, posta da Papa Francesco a chiusura della Lettera apostolica “Patris corde – Con cuore di Padre”. Un documento che celebra il 150.mo anniversario della dichiarazione dello Sposo di Maria quale Patrono della Chiesa universale e che è accompagnato da un decreto della Penitenzieria apostolica che annuncia l’indizione di uno speciale “Anno di San Giuseppe”. L’evento, apertosi già l’8 dicembre scorso, si concluderà nella stessa data di quest’anno. Ad accompagnare la preghiera voluta dal Pontefice ora c’è una musica, opera del Maestro aquilano Emanuele Castellano. Inizialmente – spiega l’artista, in una nota diffusa dalla diocesi abruzzese, guidata dal Cardinale Giuseppe Petrocchi - avevo scritto una musica pensata per coro a quattro voci miste, con un'armonizzazione piuttosto semplice. Successivamente ho voluto rimettere mano all'armonizzazione corale, rendendola più completa, e scrivendo l'orchestrazione per un ensemble di archi e flauto concertante, coinvolgendo come musicisti dei giovani professionisti della nostra città”. Del brano è stata realizzata anche “una registrazione professionale”, grazie “alla disponibilità dell’Ufficio Liturgico arcidiocesano, diretto da don Martin Gajda, che ha messo a disposizione per l’esecuzione la monumentale chiesa di San Silvestro nel centro cittadino”. Alla registrazione hanno preso parte il Coro “San Massimo”, composto dai ragazzi della Pastorale Giovanile locale, e il Coro della Parrocchia Universitaria dell’Aquila, che ha come patrono San Giuseppe, venerato con il titolo di “artigiano". (IP)

18 marzo - ITALIA #coronavirus Giornata in memoria delle vittime. Il cardinale Bassetti (Cei): il silenzio si fa preghiera

“Vogliamo pregare per tutti coloro che sono stati strappati alla vita dal virus che da più di un anno sta flagellando l’Italia e il mondo intero. Oggi è il momento di fare silenzio e di rivolgere il nostro pensiero alle oltre centomila persone che non ce l’hanno fatta. Un silenzio che si fa preghiera e che apre alla speranza”. Così il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza episcopale italiana, annuncia la preghiera per la prima Giornata nazionale in memoria delle vittime di Covid che si celebra oggi. “Oggi è l’occasione per fare memoria, perché chi non ha memoria non ha radici e viene sradicato da qualunque vento – ha detto ancora il porporato - la memoria è come un contenitore che dà senso profondo alla vita e da cui si può attingere. La preghiera diventa allora una cannella d’acqua fresca che sgorga da questo contenitore e si traduce in un dialogo con Dio”. “La gente ha bisogno di pane, ma anche di lavoro, di solidarietà e di grazia perché senza grazia la vita non ha senso – riflette il presidente della Cei - c’è una primavera che si prepara in questo inverno apparente, ripeteva La Pira e anche noi, oggi, vogliamo pensare che sia così, certi che la morte non abbia l’ultima parola”. La Giornata nazionale istituita per conservare e rinnovare la memoria di tutte le persone decedute a causa dell’epidemia di Coronavirus viene celebrata nelle chiese che sono in Italia con liturgie e momenti dedicati. Nella sede della Conferenza episcopale italiana è stata issata la bandiera a mezz’asta. Per l’occasione, infine, l’Ufficio liturgico nazionale ha composto una preghiera da recitare singolarmente o in comunità. (RB)

18 marzo - AMERICA LATINA Verso la 38.ma Assemblea Celam: “Tessere sogni, rinnovare impegni”

“Tessere sogni, rinnovare impegni” è il tema della 38.ma Assemblea generale del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) per la quale l’organismo si sta preparando. “Finora – informa una nota – sono stati raccolti i contributi del magistero di Papa Francesco, della presidenza dell’organismo e delle 22 Conferenze episcopali del continente”. Inoltre, ci si è messi al lavoro per attuare il così detto “Mandato di Tegucigalpa”, ovvero per dare vita ai principî basilari emersi dalla 37.ma Plenaria del Celam, tenutasi a maggio 2019 proprio a Tegucigalpa, per rilanciare “la natura sinodale dalla Chiesa latinoamericana e caraibica come necessità di discernere i segni dei tempi”. I sette principî ribadiscono, in primo luogo, che il Celam “è un organismo necessario ed attuale, chiamato a guidare la comunione, la missione e il servizio nel continente”. In secondo luogo, si ricorda che il Consiglio episcopale è “una scuola di sinodalità”, il che implica “ascoltare le Conferenze Episcopali, promuovere una Chiesa meno ‘clericale’, dare maggiore spazio alle donne e creare ponti di comunicazione con altri organismi”. In terzo luogo, si afferma “la natura sussidiaria del Celam, al servizio delle Conferenze episcopali”. Un principio che porta al successivo, ovvero al “bisogno di una struttura conforme e di una pianificazione più adeguata alle realtà emergenti e alle sfide pastorali continentali”. Altro punto emerso dall’incontro di Tegucigalpa, quello dell’importanza di “stabilire una relazione più diretta con le Conferenze episcopali al fine di promuovere iniziative comuni di advocacy nella regione”. Centrale, inoltre, il richiamo ad “ampliare l’offerta formativa del Consiglio, grazie all’uso dei media”, mentre come settimo e ultimo punto è stato proposto lo svolgimento di una nuova Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, come quella tenutasi nel 2007 ad Aparecida, in Brasile. Da ricordare che la ristrutturazione del Celam è stata al centro anche dell’Assemblea che l’organismo ha tenuto a settembre 2020. Obiettivo dell’incontro è stato infatti quello di ripensare il Consiglio episcopale, dotandolo di un’organizzazione più leggera, più flessibile e più efficace nelle risposte, soprattutto in quelle pastorali, per renderlo sempre pronto ad affrontare le sfide che la Chiesa incontra nel continente latinoamericano. Per raggiungere tale obiettivo, hanno detto i vescovi, occorre “un discernimento teologico-pastorale dei segni dei tempi, così da realizzare una conversione integrale e promuovere una Chiesa davvero evangelizzatrice, missionaria, sinodale e in uscita che tenga conto della realtà continentale, senza però dimenticare che tutto è connesso”. Importante anche porre l’accento sull’annuncio propositivo della fede, affinché sia sempre accompagnata “da una proposta di speranza e da una rivoluzione della tenerezza che porti al superamento delle situazioni più difficili”. Il rinnovamento e la ristrutturazione del Celam, hanno affermato i presuli, sono “un processo in costruzione, articolato e sinodale” che punta “alla collegialità, alla conversione integrale, ad una visione inclusiva”, rafforzando la cooperazione con le istituzioni e integrando i diversi organismi ecclesiali. In questo modo, hanno concluso, si arriverà alla costruzione di una vera “rete di reti”. (IP)

18 marzo - COLOMBIA I vescovi denunciano la grave situazione umanitaria vissuta dalle comunità indigene del comune di Murindó

I vescovi che hanno partecipato ad una missione umanitaria nel comune di Murindó, dal 7 all’11 marzo, hanno denunciato la grave situazione umanitaria vissuta dalle comunità indigene del comune nel dipartimento di Antioquia, in occasione di una conferenza stampa, tenutasi il 17 marzo, presso la sede della Conferenza episcopale colombiana, alla presenza di monsignor Luis José Rueda, arcivescovo di Bogotà e Primate della Colombia. Monsignor Juan Carlos Barreto, vescovo di Quibdó, e monsignor Hugo Alberto Torres, vescovo di Apartadó, insieme a Germán Valencia, rappresentante dell'Organizzazione Nazionale Indigena (ONIC) e Amelicia Santacruz, dell'Organizzazione Indigena di Antioquia (OIA), hanno denunciato le gravi violazioni commesse contro i diritti umani sia dall'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) che dal gruppo paramilitare dell’Autodefensas Gaitanistas de Colombia (AGC). Secondo un comunicato, diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, la missione avrebbe scoperto l’installazione da parte dell’ELN di mine antiuomo nei campi coltivati e sulle strade della città di Murindó, nella regione di Urabá, nel dipartimento di Antioquia, e la libertà di movimento dell'AGC nel territorio, perché in collusione con le forze di sicurezza. "I gruppi armati combattono per il controllo delle rotte del narcotraffico, la semina e la raccolta di colture illecite e il posizionamento geo-strategico", si legge nel documento letto nel corso della conferenza stampa, portando le comunità indigene ad essere vittime di "confinamento, spostamento, reclutamento dei loro giovani, minacce ai leader e alle comunità e perdita della loro autonomia". Per questo motivo, i vescovi hanno chiesto allo Stato di rispondere alle violazioni contro la popolazione indigena di questi territori. "L'intervento dello Stato – hanno affermato - è necessario per garantire i diritti sociali, l'aiuto umanitario urgente, lo sminamento del territorio e la protezione collettiva che permetta loro di godere della pace nei loro ambienti culturali", hanno osservato, aggiungendo inoltre che “le forze di pubblica sicurezza sono tenute a prendere completamente le distanze dagli attori illegali affinché il loro lavoro di protezione sia garantito”. "Tutte le agenzie statali – hanno continuato -, compreso il Governo Nazionale, il Governo di Antioquia, l'Ufficio del Sindaco di Murindó e gli organi di controllo e giudiziari, sono tenuti a rispettare i loro impegni costituzionali e l'intervento adeguato e tempestivo in questa situazione e nelle situazioni strutturali che si stanno vivendo nella regione". Hanno insistito inoltre che il governo nazionale "riapra lo spazio per una soluzione del conflitto armato attraverso il dialogo", per evitare che si precipti  in una spirale di violenza senza fine che distruggerà la vita di molte persone". Infine, hanno esortato i gruppi armati a riconoscere “che le loro azioni sono assolutamente dannose per la popolazione civile", invitandoli al rispetto del diritto internazionale umanitario e al rispetto dei diritti umani delle comunità. Da parte loro, per concludere, i vescovi si sono impegnati a continuare ad accompagnare le comunità colpite dalla violenza, incoraggiandole a non abbandonare i loro territori e "a perseverare nella rivendicazione dei diritti loro riconosciuti dalla costituzione nazionale". Alla missione umanitaria hanno partecipato le delegazioni delle diocesi di Quibdó e Apartadó, il Consiglio Comunitario Maggiore dell'Organización Campesina Integral del Atrato (Cocomacia), il Cabildo Mayor de Murindó e il Coordinamento Regionale del Pacifico. (AP)

18 marzo - GERMANIA Domenica 21 marzo torna la raccolta quaresimale per i poveri  Misereor

Si svolgerà durante le celebrazioni della quinta domenica di Quaresima, il prossimo 21 marzo, la tradizionale raccolta Misereor, che comprende le offerte per i bambini più poveri. Molte le attività previste all’insegna del motto di quest'anno “Funziona!”, tutte rigorosamente in digitale a causa della pandemia in corso, come ricorda il sito della Conferenza episcopale tedesca. I fondi che verranno raccolti quest’anno nella campagna nazionale saranno inviati nella regione amazzonica boliviana, dove la crisi è particolarmente insostenibile e dove le organizzazioni partner di Misereor lavorano risolutamente con la popolazione indigena per preservare il loro habitat naturale. “Dove le persone si prendono cura l'una dell'altra e si difendono a vicenda, lì il futuro può avere successo”. Esordiscono così, i vescovi tedeschi, nel loro appello ai fedeli affinché partecipino a Misereor: “Abbiamo urgente bisogno di uno stile di vita caratterizzato dal rispetto per ogni essere umano e per la creazione di Dio. L'habitat delle popolazioni indigene è minacciato dagli interessi economici dell'agribusiness, delle miniere e dell'estrazione del gas, perciò stiamo dalla parte del popolo in Bolivia e altrove! Facciamo insieme della Quaresima un tempo di conversione. Sforziamoci per una maggiore giustizia globale, sociale ed ecologica. Condividiamo con i popoli del Sud globale le nostre speranze, le nostre preghiere e il nostro impegno. Vi ringraziamo anche sinceramente per la vostra generosa donazione a Misereor”. (RB)

18 marzo - KENYA #coronavirus. Vescovi incoraggiano dirette audio-video per celebrazioni liturgiche della Settimana Santa

In Kenya, sono attualmente 116mila i casi totali di coronavirus e quasi 2mila i decessi. Per questo, in vista della Settimana Santa, la Conferenza episcopale nazionale (Kccb) incoraggia la trasmissione audio-video, nonché lo streaming in diretta su web, delle celebrazioni liturgiche, così da supplire, in qualche modo, all’impossibilità di tenere Messe con concorso di popolo. In una nota a firma del presidente dei vescovi, l’Arcivescovo Philip Anyolo, la Chiesa cattolica del Kenya ricorda che la tecnologia ed in particolare i social media possono rappresentare “un valido aiuto per offrire sostegno e vicinanza alle comunità durante la pandemia”. “Facilitare e favorire” dunque la copertura mediatica delle Messe pasquali, esortando i fedeli a seguire le trasmissioni in diretta, “è un segno di unità” della Chiesa. Tra le altre indicazioni specifiche offerte dalla Kccb, quella di omettere la lavanda dei piedi nella Messa in Coena Domini del Giovedì Santo, mentre nella celebrazione della Passione del Signore, il giorno seguente, il bacio della Croce dovrà essere limitato al solo celebrante. Per la Domenica delle Palme e la Via Crucis, inoltre, i vescovi raccomandano di evitare le consuete processioni pubbliche che commemorano, rispettivamente, l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la sua salita al Calvario per la Crocifissione. Scoraggiata anche l’organizzazione di “attività ufficiali della Chiesa” nelle ore in cui è previsto il coprifuoco nazionale, ovvero dalle 22.00 alle 4 del mattino. A tal proposito, quindi, i presuli raccomandano che la Veglia pasquale del sabato non si tenga o che, al massimo, si concluda entro le ore 20.00, perché “non è saggio esporre inutilmente i fedeli alle sanzioni da parte dell’autorità civile per violazioni del coprifuoco”. Riconoscendo, poi, che le linee-guida per le celebrazioni in tempo di pandemia “non sono sempre state facili da seguire per il popolo di Dio in Kenya”, i vescovi ricordano tuttavia che esse sono state prese “per garantire il culto nel rispetto del bene comune e della salute pubblica”. Infine, la rassicurazione ai fedeli: “Molto presto torneremo alla normale liturgia”.  (IP)

18 marzo - ITALIA #coronavirus Aperto nuovo Emporio a Baranzate: a quota 11 i minimarket solidali di Caritas Ambrosiana

A un anno dall’inizio della pandemia apre a Baranzate, alle porte di Milano, un nuovo Emporio della Solidarietà, il secondo in 12 mesi, che porta a 11 il numero di questi dispensari alimentari presenti nella Diocesi di Milano. Lo scrive Caritas Ambrosiana in un comunicato. “Questo anno abbiamo deciso di investire i nostri sforzi su queste strutture che, a differenza di altri sistemi di distribuzione di aiuti, consentono alle persone in difficoltà di scegliere, come in un normale negozio di alimentari, quello che vogliono. Inoltre chi lo desidera, può anche contribuire come volontario alla gestione stessa dell’emporio – dichiara Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana - rispettare la dignità delle persone che chiedono è la premessa affinché chi è finito sotto le macerie di questo terremoto non si perda d’animo e trovi la forza per tirarsi fuori”. Collocato in un ex capannone industriale, il nuovo Emporio ha cominciato a funzionare all’inizio di questa settimana; qui, come negli altri dispensari alimentari, volontari e operatori offrono un servizio essenziale nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitaria. Gli utenti provengo dal Comune, ma anche da Bollate e dagli altri centri del territorio circostante, compreso il confinante quartiere di Quarto Oggiaro, a nord di Milano. “È noto che la crisi abbia colpito più duramente proprio chi stava peggio. Noi ne siamo stati testimoni in questi mesi. Tantissime persone sono sprofondate nella povertà e hanno bussato in parrocchia. Noi le abbiamo aiutate, aumentando il numero di pacchi alimentari e avremmo potuto continuare a farlo, ma poi abbiamo preferito scegliere un altro modello che supera la semplice assistenza. E mi pare significativo che questo nuovo approccio trovi una piena concretizzazione proprio da noi e in questo momento, in cui nonostante le nuove limitazioni, si cerca di guardare anche oltre, al futuro”, spiega don Paolo Steffano, parroco di Baranzate. Operativi anche durante il lockdown e durate i blocchi previsti dal regime delle zone, in quanto servizi essenziali, gli Empori della Solidarietà hanno aiutato dall’inizio dell’emergenza sanitaria oltre 18mila persone affiancando i centri di ascolto delle parrocchie. I prodotti che si trovano sugli scaffali sono eccedenze alimentari, vale a dire cibo adatto al consumo ma che per varie ragioni non viene venduto: la legge contro lo spreco alimentare oggi permette di donare le eccedenze a enti in grado di ridistribuirle alle persone in difficoltà. Secondo il numero di componenti e il reddito complessivo ad ogni famiglia è attribuita una tessera con un certo numero di punti ed è con questi punti che gli utenti pagano quello che hanno scelto. (RB)

18 marzo - STATI UNITI Vescovi lanciano pagina web per l’Anno Famiglia-Amoris Laetitia

Si apre domani 19 marzo, nella Festa di San Giuseppe, l’Anno “Famiglia-Amoris Laetitia”, indetto il 27 dicembre 2020 da Papa Francesco per celebrare i cinque anni dalla pubblicazione dell’omonima Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia. Lo speciale evento si concluderà il 26 giugno 2022, in coincidenza con il 10.mo Incontro mondiale delle famiglie previsto a Roma. In vista, dunque, dei prossimi dodici mesi, sono numerose le iniziative che si stanno programmando nelle Chiese di tutto il mondo. La Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ad esempio, attraverso la Commissione per i Laici, il matrimonio, la famiglia e la gioventù, ha lanciato una nuova pagina web dedicata all’evento. Raggiungibile al link https://www.usccb.org/topics/marriage-and-family-life-ministries/year-amoris-laetitia-family, la pagina offre diverso materiale: approfondimenti sull’Esortazione apostolica del Pontefice; catechesi sul sacramento del matrimonio, sulla famiglia come Chiesa domestica, sulla teologia del corpo e sulla pianificazione familiare naturale; riflessioni sulla gioia dell’amore coniugale e familiare; risorse per le famiglie in difficoltà e per i pellegrini che intendono partecipare all’Incontro mondiale di Roma; suggerimenti per le diocesi che intendono, invece, celebrare l’Incontro a livello locale, in simultanea con quello mondiale.   “L’Anno Famiglia Amoris Laetitia – spiegano i vescovi degli Stati Uniti - vuole essere un'opportunità per riflettere e apprezzare l'esortazione apostolica del Pontefice e per sostenere l'importante ruolo che le famiglie svolgono, evidenziato soprattutto durante la pandemia da Covid-19”. I contenuti e le risorse spirituali, pastorali e culturali dell'iniziativa, prosegue la nota, “sono destinati a raggiungere le famiglie di tutto il mondo e sono pensati per essere attuati a livello locale nelle parrocchie e nelle diocesi, così come nelle università, dai movimenti ecclesiali e dalle associazioni familiari.” Da ricordare che sempre domani, 19 marzo, il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, la diocesi di Roma e il Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II terranno un evento on line sul tema “Il nostro amore quotidiano”. La conferenza virtuale, visibile a tutti sui rispettivi sito web degli organismi promotori, si suddividerà in due momenti: il primo in programma alle ore 15.00 e dedicato al tema “Nel quinto anniversario di Amoris Laetitia”; il secondo previsto alle ore 16.30 ed incentrato sugli “Approfondimenti teologici”. È atteso un messaggio di Papa Francesco, insieme agli interventi, tra gli altri, del Cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero Laici, famiglia, vita; del Cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, e dell’Arcivescovo Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere dell’Istituto Teologico Giovanni Paolo II. (IP)

18 marzo - BRASILE #coronavirus Si aggrava la crisi, nel Nord le chiese adottano nuove misure di prevenzione e contenimento

La Conferenza episcopale del Brasile, attraverso il suo sito, fa sapere che nelle regioni del Nord e del Nordest sono state adottate nuove misure di sicurezza nelle chiese per la prevenzione e il contenimento della pandemia da Coronavirus resesi necessarie in seguito all’aggravarsi della pandemia nel Paese. Stando agli ultimi dati diffusi dal Consiglio nazionale delle segreterie di salute degli Stati, infatti, nella sola giornata di ieri il Brasile ha varcato la soglia dei tremila morti in un giorno per un totale di contagi di oltre 99mila, mentre il bilancio dei morti da inizio pandemia si attesta a più di 284mila morti e oltre 11 milioni di casi. Secondo le stime del ministero della Salute, il numero di decessi per Coronavirus ha già superato quello dei decessi per Aids degli ultimi 23 anni. Nella regione del Nordest, quindi, cambia il funzionamento degli spazi religiosi e lo svolgimento delle celebrazioni; l'arcidiocesi di Rio Grande do Norte ha pubblicato una lettera in difesa della vita; le arcidiocesi di Olinda e Recife e la diocesi di Cajazeiras hanno annunciato misure sull’apertura delle chiese. Gli Stati di Alagoas, Paraíba, Pernambuco e Rio Grande do Norte, in particolare, stanno accumulando record di infezioni da Coronavirus e un aumento del tasso di occupazione dei letti nelle reti sanitarie pubbliche e private. Infine anche l'arcidiocesi di Natal ha pubblicato nei giorni scorsi una lettera aperta in difesa della vita firmata dall'arcivescovo, monsignor Jaime Vieira Rocha, e dai rappresentanti di 80 gruppi e movimenti che compongono la Pastorale Sociale della Chiesa locale, per richiedere iniziative in favore dell'espansione della vaccinazione, della promozione della dignità umana e della giustizia sociale. (RB)

18 marzo - FILIPPINE 500 anni di cristianesimo. Sacerdote di Homonhon chiede di smettere di “profanare” l’isola con le attività estrattive

Nell’isola di Homonhon, mercoledì, in occasione della celebrazione eucaristica per i 500 anni del cristianesimo nel Paese - si legge su UCA News -, padre Christian Ofilan, parroco di San Giovanni Battista, ha lanciato un appello ai filippini, affinché si uniscano per salvare la storica isola, questo spazio sacro a lungo “profanato” dalle operazioni minerarie. Un luogo considerato sacro, perché è qui, al largo della città di Guiuan, nella provincia di Samar orientale, che cinque secoli fa sbarcò il cristianesimo. "Ma noi cosa abbiamo fatto?” ha chiesto il sacerdote. “L'abbiamo profanata. Abbiamo distrutto quest'isola”. "Abbiamo perso la sua sacralità a causa della nostra irresponsabilità", sottoponendo, fin dai primi anni '90,  un territorio di 26.000 acri, ricco di depositi di nichel e cromite, all'estrazione a cielo aperto. Padre Ofilan si è rivolto umilmente, dunque, ai capi di governo, chiedendo il loro aiuto.  "Invito i capi del governo, dal sindaco di Guiuan fino al presidente Duterte – ha detto -, a smettere di dissacrare la nostra isola". Rivolgendosi poi ai fedeli, ha chiesto loro di cogliere l’opportunità di questo Anno Giubilare, indetto per celebrare l’arrivo del cristianesimo nelle Filippine, per ricordare che parte della loro missione è quella di essere buoni amministratori della creazione di Dio. Alla Messa, presieduta da monsignor Crispin Varquez, vescovo di Borongan, e concelebrata con 37 sacerdoti delle diverse parrocchie della diocesi, hanno partecipato anche alcuni leader del governo locale, ospiti spagnoli e portoghesi e l'ambasciatore di Polonia nelle Filippine, Jarosław Szczepankiewicz. Durante la celebrazione è stato ricordato lo sbarco sull’isola, 500 anni fa, dell'esploratore portoghese Ferdinando Magellano e del suo equipaggio spagnolo. Monsignor Varquez ha sottolineato come i loro antenati accolsero i viaggiatori con "grata ospitalità" e con la stessa gioia accolsero anche la fede che i missionari portarono con loro.  (AP)

18 marzo - MAURITIUS Consiglio Educazione cattolica: “Il bene degli studenti, centro della nostra missione”

“Il bene degli studenti rimane il centro della nostra missione educativa”: così, in una nota, il Consiglio dell’Educazione cattolica delle Mauritius commenta le disposizioni del Ministero dell’Istruzione per la fine dell’anno scolastico, nel contesto della seconda ondata di pandemia da Covid-19. Nei giorni scorsi, infatti, con una conferenza stampa, il governo nazionale ha annunciato che si svolgeranno solo alcuni esami finali dei percorsi scolastici, e non tutti, per ridurre al minino il contatto tra gli studenti e limitare, così, il rischio di nuovi contagi. Al contempo, viene raccomandata la promozione automatica, tranne nei casi in cui un alunno non abbia nessuno dei requisiti richiesti. Il Consiglio dell’Educazione sottolinea, tuttavia, che “ci sono ancora importanti dettagli da elaborare” che dovranno essere discussi con i responsabili nazionali dell’Istruzione. “Le misure di tutela della salute messe in atto dal Ministero per lo svolgimento degli esami sono benvenute – prosegue la nota – Ci sentiamo rassicurati dal fatto che le autorità interessate abbiano come priorità la sicurezza degli studenti e del personale scolastico. Cerchiamo quindi di essere positivi e lasciamo che lavorino per far sì che gli esami si svolgano nelle migliori condizioni possibili”. È importante, infatti, ribadisce il Consiglio, “accompagnare gli studenti e dare loro il sostegno pedagogico ed emotivo necessario affinché possano sentirsi rassicurati e pronti”. Rivolgendosi, inoltre, ai genitori e agli educatori, l’organismo cattolico afferma: “Contiamo su di voi per creare un'atmosfera serena e stabile”. Quanto al personale docente, il Consiglio ribadisce che “la vaccinazione anti-Covid degli insegnanti è una priorità”, perché si tratta di una categoria che lavora “in prima linea”. “Tutto ciò che facciamo è per il bene dei nostri studenti che rimangono al centro della nostra missione educativa – prosegue la nota - Prepariamoci con tutta la serenità possibile”. La nota del Consiglio si conclude con un augurio di “buona fortuna” a tutti gli esaminandi. Da ricordare Il sistema scolastico delle Mauritius è particolarmente efficiente: l'istruzione è obbligatoria dai 5 ai 12 anni di età e gratuita a tutti i livelli. La scuola elementare dura 6 anni, quella secondaria, di cultura generale, dura 7 anni con un ciclo inferiore di 5 e uno superiore di 2. Nel Paese sono presenti anche l’Università nazionale e quella di Teologia, entrambe situate nei pressi della capitale, Port-Louis. (IP)

18 marzo - POLONIA Parte domani la Settimana di preghiera per la protezione della vita

Prenderà il via domani, solennità di San Giuseppe, in Polonia la Settimana di preghiera per la protezione della vita: un appuntamento che i vescovi, dal sito dell’Episcopato, raccomandano ai fedeli di condividere sui social. L’evento è organizzato dall'Associazione polacca dei difensori della vita umana e si concluderà il 25 marzo, nella solennità dell'Annunciazione del Signore che, per istituzione di San Giovanni Paolo II, è celebrata in tutta la Chiesa come la Giornata della Santità della Vita. “Confido che la presente e le altre iniziative pro-vita contribuiscano efficacemente alla promozione della civiltà della vita e al rafforzamento, tra i fedeli, di un atteggiamento di preoccupazione attiva per la protezione degli esseri umani in ogni fase del loro sviluppo”, ha osservato monsignor Artur G. Mizinski, segretario generale della Conferenza episcopale polacca. Anche l'arcivescovo Stanislaw Gądecki, presidente dell’Episcopato, ha incoraggiato i fedeli a partecipare attivamente all'iniziativa. L'iniziativa consiste nella recita quotidiana delle litanie di San Giuseppe: una preghiera composta da San Giovanni Paolo II e tratta dall'enciclica Evangelium vitae, e una breve riflessione. (RB)

18 marzo - IRLANDA Prima donna laica nominata preside di Teologia a Maynooth

La dottoressa Jessie Rogers è la prima donna e la prima laica ad essere nominata preside della Facoltà di Teologia presso la Pontificia Università di Maynooth, in Irlanda. A dare l’annuncio, ieri, nella Festa di San Patrizio, è stata la Conferenza episcopale nazionale, con una nota in cui i vescovi si dicono “lieti” della notizia e sottolineano che “la dottoressa Rogers porta nel suo nuovo ruolo un'esperienza internazionale ed ecumenica”. Originaria del Sudafrica, Jessie Rogers ha intrapreso i suoi studi universitari presso l'Università di Stellenbosch, a 50 km di Città del Capo. Trasferitasi in Irlanda nel 2007, ha insegnato al Mary Immaculate College prima di entrare alla Facoltà di Teologia del Saint Patrick's College nel 2014. Studiosa delle Sacre Scritture e specializzata nell'Antico Testamento, ha concentrato il suo lavoro accademico principalmente sulla letteratura sapienziale biblica.  Negli ultimi anni, ha ampliato il suo campo di ricerche, includendo la spiritualità e un focus sulla teologia dell'infanzia. La neo-preside è membro dell’Associazione biblica irlandese, della Società sudafricana per gli studi sul Vicino Oriente, della Società europea per la Teologia cattolica e del Godly Play International College of Trainers, ovvero l’Istituto irlandese sugli studi pastorali. Da ricordare che il Saint Patrick's College di Maynooth ospita sia la Pontificia Università che il Seminario Nazionale. Attualmente, presso l’Ateneo sono iscritti 765 studenti tra universitari e post-laurea. (IP)

17 marzo - STATI UNITI Appello Arcivescovo di Miami: no all’espulsione dei migranti haitiani

“L’espulsione dei migranti haitiani dagli Stati Uniti abbia immediatamente fine”: questo l’accorato appello dell’Arcivescovo di Miami, Monsignor Thomas Wenski, dopo che, recentemente, 72 haitiani, tra cui 22 bambini, sono stati rimpatriati forzatamente sull’isola dalla polizia per l’immigrazione (Ice). Ma “in mezzo alle turbolenze politiche in corso ad Haiti, esacerbate dagli effetti della pandemia Covid-19 – scrive il presule in una lettera aperta ai Dipartimenti Usa di Stato, per la Sicurezza interna e per la Giustizia - il ritorno di queste persone in patria non solo è contrario ai nostri valori nazionali, ma è anche inutile per garantire la salute pubblica e la sicurezza negli Stati Uniti e potrebbe contribuire a un'ulteriore destabilizzazione”. Ricordando, poi, che l’Arcidiocesi di Miami presenta “la più grande percentuale di haitiani-americani di qualsiasi area metropolitana degli Usa”, Monsignor Wenski sottolinea che essi “sono membri delle nostre parrocchie e iscritti alle nostre scuole. Sono anche lavoratori essenziali, che sostengono la nostra nazione in questo momento difficile e contribuiscono alla sua ripresa”. Di qui, l’appello al Capo della Casa Bianca, Joe Biden, affinché mantenga la promessa di “adottare un approccio più umano nei confronti degli immigrati e dei rifugiati”. L’Arcivescovo di Miami sottolinea, inoltre, che continuare le espulsioni verso Haiti “rischia di favorire la diffusione del coronavirus sia tra i passeggeri dei voli in partenza dagli Usa, sia tra i cittadini residenti sull’isola” del Centro America. Un elemento non da poco, considerando che “Haiti è il Paese più povero dell'emisfero occidentale” e che le sue infrastrutture sanitarie “sono fragili e mal equipaggiate”, quindi inadatte ad accogliere un alto numero di malati. Inoltre, il dramma dell’isola – continua Monsignor Wenski – è aggravato da “instabilità politica e disordini civili, stagnazione economica, insicurezza alimentare e calamità naturali”. Quindi, peggiorare questa instabilità con “un aumento dei contagi da coronavirus”, non farebbe che facilitare la fuga dal Paese centroamericano di quelle famiglie che cercano una vita migliore altrove. “Haiti è sull’orlo di un’esplosione – sottolinea l’Arcivescovo di Miami, citando i confratelli haitiani - La vita quotidiana della gente ruota intorno alla morte, all'omicidio, all'impunità e all'incertezza". In quest’ottica, dunque, Monsignor Wenski suggerisce di assegnare ai migranti haitiani presenti negli Stati Uniti il Tps, ovvero lo “Status di protezione temporanea”. Si tratta di una condizione di immigrazione autorizzata che permette alle persone di rimanere a lavorare negli Usa in un periodo in cui si ritiene che non sia sicuro, per loro, tornare nel proprio Paese d’origine. Tale particolare designazione è valida per diciotto mesi ed è soggetta a rinnovo, se le condizioni che l’hanno provocata risultano essere ancora in corso al momento della sua scadenza. Tra gli haitiani espulsi dagli Stati Uniti, ci sono anche molti casi di famiglie inviate in Messico, dove non hanno potuto presentare una richiesta di asilo, subendo così “la persecuzione e la discriminazione a causa della loro razza e dell'incapacità di parlare spagnolo”. “Tutto questo – spiega il presule – finisce per isolarle e per esporle allo sfruttamento in un contesto pieno di attività criminali, corruzione e abusi dei diritti umani”. Per questo, l’Arcivescovo Wenski chiede “ancora una volta di fermare la deportazione e l'espulsione degli immigrati haitiani verso la loro patria, al fine di prevenire ulteriori destabilizzazioni e perdite di vite umane ad Haiti, nonché di proteggere i membri più vulnerabili della nostra società”. Al contempo, il presule incoraggia le autorità statunitensi a “considerare misure a lungo termine che riducano la necessità di migrazione” degli haitiani stessi, nonché per “curare al meglio quelli presenti negli Stati Uniti, sempre nel rispetto delle norme della salute pubblica”. Da ricordare che la drammatica situazione di Haiti è legata al presidente Jovenel Moïse, a capo dello Stato dal 2017, nonostante la società civile locale ne chieda da tempo le dimissioni in seguito a scandali, corruzione e scadenza del mandato. Inoltre, Moïse ha avviato una riforma della Costituzione, molto contestata, che gli permette di governare da tempo grazie a singoli decreti. Le elezioni legislative di gennaio 2020, infatti, sono state posticipate al prossimo settembre, insieme alle presidenziali, e il Parlamento non si è ancora formato. Intanto, il Covid-19 miete vittime: ad oggi, sull’isola si contano oltre 12mila contagi e più di 250 decessi. Su tutto ciò, grava anche una fortissima povertà, che tocca il 60 per cento della popolazione, e nonché le innumerevoli violenze commessi da veri e propri “squadroni della morte” che agiscono nell’impunità pressoché totale, creando un clima di terrore. (IP)

17 marzo - FILIPPINE Anno San Giuseppe. Vescovi di Bicol: evento provvidenziale per la Chiesa e il mondo

Una ricorrenza che appresenta una coincidenza “provvidenziale” per la Chiesa cattolica nelle Filippine: così, in una Lettera pastorale, i vescovi della regione di Bicol, nel Paese asiatico, definiscono lo speciale “Anno di San Giuseppe”, in corso fino al prossimo 8 dicembre, indetto da Papa Francesco per commemorare il 150.mo anniversario della dichiarazione dello Sposo di Maria quale come Patrono della Chiesa Universale da parte di Pio IX. I dodici mesi commemorativi, infatti, coincidono con “l’Anno della Missione” che la Chiesa filippina sta celebrando per ricordare il 500.mo anniversario dell’arrivo del cristianesimo nel Paese. L’evento ha per tema “Gifted to give – Donati per dare”, che ricorda la frase evangelica “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” e che rimanda all’esempio dello Sposo della Vergine. A lui, infatti – spiegano i vescovi – fu fatto il dono di essere “il padre terreno di Gesù ed egli ha condiviso tale dono con tutta la Chiesa, attraverso la Sacra Famiglia”. I vescovi di Bicol sottolineano anche un’altra coincidenza provvidenziale: il 19 marzo, proprio nella festa di San Giuseppe, si aprirà l’Anno “Famiglia - Amoris Laetitia”, voluto dal Pontefice per commemorare il quinto anniversario della sua omonima Esortazione apostolica sulla gioia e la bellezza dell'amore familiare. “Auspichiamo – scrivono i vescovi filippini - che questa commemorazione aiuti le famiglie a scoprire e sperimentare sia la gioia di avere un dono, sia di essere un dono per la Chiesa e la società, e quindi diventare una luce nelle tenebre del mondo”. In tutte e tre queste ricorrenze, prosegue la Lettera episcopale, “San Giuseppe brilla come un'ispirazione, una figura unificante e centrale a cui guardare” soprattutto ora, “in questi tempi critici” provocati dalla pandemia, poiché ciascun fedele è chiamato a “riflettere sulla sua missione individuale nella Chiesa, nella famiglia, nella società e nel mondo in generale”. I vescovi di Bicol sottolineano poi “il ruolo centrale della famiglia come Chiesa domestica”, emerso in modo particolare durante il lockdown: “La famiglia è diventata un luogo di rifugio in un momento di crisi - affermano - una comunità di fede che ci ha rafforzato nei momenti di paura causati dal Covid-19”. Ed anche coloro che “hanno avuto la sfortuna di essere stati messi in quarantena altrove, lontano da casa, hanno capito quanto avessero bisogno di essere con i loro cari”. Ma la distanza tra i fedeli può essere fisica e sociale, ma mai spirituale, evidenzia ancora la Chiesa filippina, perché la lontananza “non può inibire l'intimità spirituale nell'amore e nella fede”. Dopo tutto, spiegano i presuli, “è così che siamo con Dio che non vediamo, ma con il quale è possibile raggiungere un'intimità profonda, anche senza la presenza fisica. Quindi, “attraverso le nostre relazioni familiari, le nostre amicizie, il nostro essere fratelli tutti, siamo in grado di connetterci e tendere la mano al prossimo, in modo possibile e sicuro”. La Lettera pastorale guarda, inoltre, ai numerosi tifoni che hanno colpito le Filippine nel corso del 2020, tra cui i cicloni “Goni” e “Vamco” che hanno lasciato una scia di morte e distruzione. Nonostante ciò, però, le catastrofi naturali “non hanno potuto smorzare lo spirito e fermare gli sforzi di tutti per tendere la mano gli uni agli altri in mezzo alla pandemia”, anzi: il passaggio dei tifoni è diventato “un’opportunità di missione che ha spinto molte persone ad aiutare gli altri”.  Esattamente come ha fatto San Giuseppe che “ha svolto la sua missione anche in tempi di minaccia e di pericolo”, sfuggendo ad Erode il Grande. Per di più, lo Sposo di Maria ha agito “in silenzio”, riuscendo ugualmente a lasciare “una testimonianza molto potente di cosa significhi essere un discepolo del Signore”. Ed ora, in un momento storico “difficile” e “in questi tempi di necessità e di incertezza”, in cui “la Chiesa e il mondo intero sono oppressi da una perniciosa crisi ideologica e travolti da malattie e calamità sia naturali che provocate dall’uomo – concludono i vescovi di Bicol – Papa Francesco ci invita a rivolgerci a San Giuseppe per avere protezione”. Egli, infatti, che “ha un cuore di padre”, è custode e protettore del Redentore e del suo Corpo mistico che è la Chiesa.  Da ricordare che la regione di Bicol comprende l'arcidiocesi di Caceres e le diocesi di Legazpi, Libmanan, Masbate, Virac, Daet e Sorsogon. (IP)

17 marzo - NORD IRLANDA #coronavirus. 26 marzo, chiese riaprono al culto pubblico. Vescovi invitano a cautela e solidarietà

Vigilanza e cautela, ma anche solidarietà e speranza: sono i termini con cui i vescovi dell’Irlanda del Nord annunciano la ripresa del culto pubblico a partire da venerdì 26 marzo. Dopo lo stop provocato dalla pandemia da Covid-19, dunque, le chiese locali, ove possibile, potranno riaprire i battenti per accogliere la celebrazione della Messa con concorso di popolo. Una decisione che i vescovi hanno preso – spiegano in una nota – “a seguito di costanti consultazioni tra i rappresentanti delle Chiese, il governo e le autorità sanitarie pubbliche”. La scelta della data non è casuale: si è ragionato, infatti, in vista della Settimana Santa e della Pasqua, che quest’anno cade il 4 aprile. “Da notare – evidenziano i presuli – che altre Chiese cristiane prenderanno una decisione simile, in linea con la data delle loro tradizioni liturgiche pasquali”. I vescovi nord-irlandesi ringraziano, quindi, tutti coloro che “con uno sforzo collettivo ed eroico”, hanno reso possibile questa decisione, ma al contempo richiamano alla “necessità di una continua cautela e di una rigorosa applicazione di tutte le normative necessarie per assicurare il ritorno più sicuro possibile al culto pubblico nelle chiese”. Nello specifico, si sottolinea che la ripresa delle celebrazioni in presenza dei fedeli dovrebbe avviarsi “solo dopo un'accurata valutazione del rischio ed una consultazione con gli organismi parrocchiali preposti”. Ciò significa che in alcune parrocchie, “a causa di particolari circostanze”, non sarà ancora possibile tornare alle Messe con concorso di popolo. Per questo, i vescovi ricordano che resta sospeso l’obbligo di prendere parte all’Eucaristia la domenica e nei festivi e che tutti i fedeli che vogliono tornare al culto collettivo devono prima valutare la sicurezza ella loro decisione, in base alle circostanze. “Continuiamo a incoraggiare fortemente la partecipazione anche alle cerimonie della Settimana Santa attraverso il live-streaming”, e “nelle famiglie quali Chiese-domestiche”, scrivono ancora i vescovi dell’Irlanda del Nord. A tal proposito, si ribadisce che le celebrazioni pasquali in presenza dovranno assolutamente rispettare il distanziamento sociale, le normative sulla sanificazione dei luoghi di culto e tutte le altre indicazioni igienico-sanitarie anti-contagio. Di qui, il ringraziamento che i presuli fanno a tutti coloro che si occupano “con generosità” della pulizia e della sicurezza delle chiese. “Si tratta di un compito non facile – si legge ancora nel messaggio – per il quale facciamo appello alla piena collaborazione dei fedeli”. Il messaggio richiama, inoltre, all’importanza della carità, soprattutto nei confronti di chi è colpito, direttamente o indirettamente, dalla pandemia. “Chiediamo alle famiglie e ai singoli di portare al prossimo la luce della speranza – dicono i vescovi - facendo uno sforzo particolare per sostenere la tradizionale raccolta del Venerdì Santo che esprime la nostra solidarietà con i cristiani in Terra Santa”. Ricordando, poi, che la Quaresima è “un tempo di solidarietà e di speranza”, i presuli incoraggiano fortemente i fedeli a “portare nella preghiera le intenzioni di tutte le persone colpite dal Covid19”. “Teniamo a mente le persone che stanno affrontando un lutto, le famiglie che non possono stare insieme, i pazienti nelle Case di cura che possono ricevere solo visite limitate dai loro cari – prosegue il messaggio episcopale - Il periodo pasquale sarà difficile anche per gli emigranti irlandesi e i migranti che vivono in Irlanda, che non possono tornare a casa.  Preghiamo che arrivi presto il momento in cui i legami d'amore tra le famiglie e gli amici possano essere pienamente ripristinati”.  Infine, dai vescovi arriva l’appello a riflettere “in uno spirito di speranza, sulle sfide dell’anno passato derivanti dalla pandemia”, fiduciosi nel fatto che “gli sforzi di tutti coloro che lavorano duramente perché tutti i settori della nostra società possano riaprire in sicurezza, diano presto i loro frutti”. La nota episcopale è a firma dell’Arcivescovo di Armagh e Primate di tutta l’Irlanda, Monsignor Eamon Martin; il vescovo di Down e Connor, Monsignor Noel Treanor; il vescovo di Derry, Monsignor Donal McKeown; il vescovo di Clogher, Monsignor Larry Duffy e il vescovo ausiliare di Armagh, Monsignor Michael Router. (IP)

17 marzo - CONGO Avviata una campagna per promuovere la costruzione di una chiesa a Bokouelé

Una chiesa per i fedeli di Bokouelé, nel Congo Brazzaville. Nel villaggio del distretto di Tchicapika, nell’arcidiocesi di Owando, tempo fa, i missionari avevano eretto una chiesa in legno che però non è sopravvissuta alle intemperie. Nel luogo in cui sorgeva ora c’è una scuola, riferisce la Semaine Africaine, ma la comunità cristiana non ha un luogo di culto in cui riunirsi, così padre Gervais Protais Yombo, parroco della parrocchia di Nostra Signora dell'Assunzione di Oyo, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per promuovere la costruzione di una nuova chiesa. L’iniziativa ha preso il via poco più di un mese fa con una messa celebrata nella chiesa di Nostra Signora delle Vittorie a Ouenzé. L’eucaristia è stata presieduta da padre Yombo che ha esortato tutti a contribuire al progetto e a pregare per la sua realizzazione. (TC)

17 marzo - ROMANIA 30° anniversario Conferenza episcopale. Presidente vescovi: essere costruttori di pace per il bene e l’unità del Paese

Era il 16 marzo 1991 quando veniva istituita la Conferenza episcopale della Romania (Bcr). A tre decenni da quella data, l’organismo celebra il suo anniversario con un messaggio a firma del suo presidente, l’Arcivescovo metropolita di Bucarest, Monsignor Aurel Percă, il quale in primo luogo si dice grato a Dio per “il servizio, la missione e l’opera di evangelizzazione” portata avanti dalla Chiesa cattolica rumena, “alla guida del popolo cristiano verso la salvezza”. Un pensiero speciale il presule lo leva per tutti i vescovi, passati e presenti, per “il loro servizio offerto alla Chiesa e alla società del Paese”. “Credo che in tutti questi trent’anni di esistenza – scrive Monsignor Percă - la Conferenza episcopale rumena abbia voluto trasformare in realtà l'affermazione conciliare che apre la ‘Gaudium et Spes’ ovvero che la gioia e la speranza, la tristezza e l'ansia della gente di oggi, soprattutto dei poveri e di tutti coloro che soffrono, sono e la gioia e la speranza, il dolore e l'angoscia dei discepoli di Cristo”. Al contempo, l’Arcivescovo di Bucarest chiede “perdono per le occasioni in cui ciò non è stato fatto e non siamo stati all'altezza delle richieste e delle aspettative di molte persone”. Guardando, poi, alla storia del Paese, il presule sottolinea i cambiamenti avvenuti tra “i diversi regimi politici, l'istituzione di un sistema democratico costituzionale, lo sviluppo di un crescente pluralismo, l’emergere di diverse correnti di pensiero e modelli di vita, alcuni anche lontani dalla tradizione cristiana”. Di fronte a questi “momenti importanti, a volte pieni di tensione, ma anche di aspettative e promesse”, il presidente della Bcr sottolinea che comunque la Chiesa ha sempre voluto essere “costruttrice di pace e ricercatrice di riconciliazione tra tutti cittadini, superando le ferite del passato in favore dell'unione fiduciosa di tutti, per realizzare un presente e un futuro migliori per l’intera società”. Sempre presente “in una società in continua trasformazione”, dunque, la Chiesa “ha rivendicato il suo diritto alla libertà di azione, affermando la propria identità e il diritto indiscutibile all'evangelizzazione”, prosegue il messaggio episcopale che poi ricorda le visite di San Giovanni Paolo II e di Papa Francesco nel Paese, avvenute rispettivamente nel 1999 e nel 2019. Dai Successori di Pietro, dice l’Arcivescovo di Bucarest, “vescovi, sacerdoti e credenti sono stati costantemente incoraggiati a difendere la vita umana, l’identità cristiana”, “il primato di Dio nella vita personale e pubblica, soprattutto in questi tempi minacciati dalla laicità e dal relativismo”, nonché “lo sforzo evangelizzatore che mostri a tutti il volto misericordioso di Dio”. Da una “riconoscente visione del passato”, e “dall'esempio eroico dei martiri che hanno sofferto durante la dittatura comunista” scaturisce ora “un impegno pieno di speranza ed entusiasmo per il futuro”, afferma Monsignor Percă, soprattutto nell’ottica di una “più intensa conversione pastorale e missionaria, nella quale noi, vescovi, dobbiamo assumerci nuove responsabilità per sviluppare un'efficace evangelizzazione” nel mondo di oggi. Affidandosi, infine, alla protezione della Beata Vergine Maria e del suo Sposo, San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, del quale quest’anno ricorre uno speciale Anno indetto da Papa Francesco, il presiedente dalla Bcr auspica la Chiesa rumena possa “essere rafforzata e rimanere fedele a Cristo fino alla fine dei secoli”. Da ricordare che il primo presidente della Bcr è stato Monsignor Alexandru Todea (poi cardinale), eletto a Roma il 20 marzo 1991, in occasione della prima visita ad limina dei vescovi rumeni dopo la caduta del regime comunista. Oggi, l’organismo episcopale riunisce i sei vescovi delle sei diocesi di rito latino, delle sei eparchie greco-cattoliche e dell’Ordinariato per i cattolici di rito armeno residenti in Romania con sede a Gherla. Alla presidenza e vice-presidenza si alternano i vescovi dei due riti. Nella Chiesa cattolica locale sono usate tre lingue liturgiche principali: il rumeno, l’ungherese e il tedesco. (IP)

17 marzo - PAKISTAN Matrimoni forzati: Acs e Commissione Cattolica per la Giustizia e la Pace in aiuto alle giovani

Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) e Commissione Cattolica per la Giustizia e la Pace del Pakistan (CCJP) danno il via ad una serie di progetti nell’ambito della campagna di protezione di minorenni e giovani donne appartenenti a minoranze religiose, anzitutto quella cristiana. L’iniziativa l’assistenza legale alle vittime, il confronto con i responsabili politico-istituzionali a vari livelli e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. “Alla CCJP stiamo documentando e monitorando i casi di sequestro, matrimoni e conversioni forzati che si sono verificati ai danni di ragazze minorenni, cristiane e hindu, e ai danni di donne adulte” spiega in un colloquio con ACS padre Emmanuel (Mani) Yousaf, direttore della CCJP. Per avviare e dare efficacia al cambiamento, ritiene la CCJP, è necessario impegnarsi a livello nazionale e internazionale, affinché lo Stato compia azioni adeguate e legiferi in materia. Il Pakistan non ha leggi adeguate e le misure di sicurezza per proteggere le giovani minorenni e le donne appartenenti alle minoranze religiose non vengono applicate. Inoltre, leggi come il Child Marriage Restraint Act, in vigore nel Sindh dal 2014 per prevenire i matrimoni di ragazze rapite tramite il limite minimo di età fissato a 18 anni, non ha impedito ai tribunali di favorire i sequestratori, com’è accaduto nel caso di Huma Younus, rapita quando aveva solo 14 anni. I giudici decisero basandosi su una sentenza della Corte Suprema relativa ai matrimoni fra musulmani, stabilendo che il matrimonio con il presunto rapitore Abdul Jabbar era da considerarsi valido. Secondo il Pakistan’s Movement for Solidarity and Peace, ogni anno circa mille ragazze e donne cristiane e hindu di età compresa fra i 12 e i 25 anni vengono sequestrate, ma, a causa del deficit di denunce e dei problemi sperimentati con le forze di polizia, il numero dei sequestri potrebbe essere più elevato. “ACS segue già da tempo, e cioè sin dal rapimento di Huma Younus, il dramma di questa adolescenza violata, in particolare attraverso il sostegno all’assistenza legale delle vittime - afferma Alessandro Monteduro, direttore di ACS Italia -. Per conferire maggiore efficacia alla nostra azione abbiamo deciso di collaborare con la Commissione Cattolica per la Giustizia e la Pace del Pakistan, con l’auspicio che questo dramma sia internazionalmente riconosciuto e le vittime adeguatamente tutelate”.  (TC)

17 marzo - GUINEA EQUATORIALE Esplosioni a Bata, oltre 100 vittime. Solidarietà e vicinanza del Secam

Sono almeno 107 le vittime e più di 600 i feriti di una forte serie di esplosioni verificatasi il 7 marzo presso il quartiere militare di Nkoa Ntoma, vicino a Bata, in Guinea Equatoriale. La deflagrazione è stata così potente che ha devastato un raggio di 10 chilometri, distruggendo interi quartieri. Il Capo dello Stato, Teodoro Obiang Mbasogo, ha attribuito la detonazione a della dinamite mal conservata, mentre l’organizzazione Human Rights Watch ha chiesto alle autorità locali di chiamare esperti internazionali a condurre indagini specifiche. A tutte le vittime, ai feriti ed ai loro familiari, intanto, sono giunte la solidarietà e la vicinanza del Secam (Simposio della Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) che, in una nota del 15 marzo, a firma del suo presidente, il Cardinale Philippe Ouedraogo, si dice "profondamente rattristato" per l’accaduto che rappresenta "una situazione tragica e deplorevole aggravata dall'attuale pandemia di coronavirus". “Cari fratelli e sorelle della Guinea Equatoriale – continua la nota - siate certi che la Chiesa-famiglia di Dio in Africa vi è vicina, vi porta con sé nelle sue preghiere quotidiane e rivolge suppliche a Gesù Cristo affinché vi conforti e vi dia forza". Di fronte “al dolore e all’angoscia” che un simile dramma provoca, affermano i presuli, si può arrivare persino a “dubitare dell’onnipotenza e dell’onnipresenza di Dio”; di qui, l’invito alla preghiera, in particolare al Libro dei Salmi, in cui si legge: "Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato e aiuta coloro il cui spirito è schiacciato". "Guardate a Dio con speranza; Egli soffre con voi e non vi ha abbandonato. Coraggio!", ribadisce il Secam, rivolgendosi ai fedeli e lanciando anche un appello “alle persone di buona volontà, alla leadership della Chiesa e alle organizzazioni civili di tutto il continente africano affinché accorrano in aiuto del popolo di Dio in Guinea Equatoriale”. La nota del Simposio episcopale si conclude con l’invocazione della Vergine Maria, “Regina dell’Africa”, affinché assicuri “protezione materna ai suoi figli”. Oltre al Secam, le vittime ed i feriti dalle esplosioni hanno ricevuto messaggi di cordoglio da parte di numerosi organismi, come l’Unione Africana e il Fondo monetario internazionale.   (IP)

17 marzo - POLONIA Anno della Famiglia. Presidente dell’Episcopato: “La famiglia merita di essere celebrata tutto l'anno”

“La famiglia merita di essere celebrata tutto l'anno e dovrebbe essere al centro dell'impegno e dell'attenzione di ogni realtà pastorale ed ecclesiale”. È quanto affermato dall’arcivescovo Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca – si legge sul sito web dell’Episcopato -, in occasione dell'Anno “Famiglia Amoris Laetitia", che avrà inizio il 19 marzo, quinto anniversario della pubblicazione dell'Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Amoris Laetitia” sulla bellezza e la gioia dell’amore familiare. Monsignor Gądecki ha sottolineato, innanzitutto, quale sia lo scopo di questo Anno della Famiglia che si concluderà il 26 giugno 2022, e cioè quello ”di offrire alla Chiesa la possibilità di una riflessione più profonda, per vivere concretamente la ricchezza dell'Esortazione Apostolica Amoris Laetitia", e ha ricordato le strade da percorrere insieme alle famiglie per metterla in pratica. Tra queste, la preparazione pastorale al matrimonio; la cura pastorale degli accompagnatori attraverso incontri e preghiere; l’organizzazione di incontri per i genitori e incontri  dedicati alla riflessione sulla bellezza e sulle difficoltà della vita familiare; l’accompagnamento di situazioni di crisi di coppia; e il coinvolgimento dei coniugi, nell’ambito delle diocesi e delle parrocchie, per creare una pastorale familiare. Il presidente dell'Episcopato ha parlato dell’importanza della reciprocità tra la famiglia, la Chiesa domestica, e la Chiesa, "affinché ciascuna parte possa scoprire se stessa e il suo valore come dono insostituibile per l'altra parte" e ha invitato le famiglie cattoliche, in un momento in cui stanno vivendo una situazione molto difficile e in cui hanno bisogno di sostegno, a riflettere su tutte le iniziative che accompagneranno questo Anno della Famiglia. (IP)

17 marzo - TERRA SANTA Uno studio rivela l’importante ruolo delle istituzioni cristiane nella società palestinese

Ci sono 296 istituzioni cristiane a Gerusalemme, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza che hanno un ruolo di primo piano nell’occupazione offrendo lavoro a 9098 persone, di cui 5.017 cristiani e 4.081 musulmani. Lo rivela uno studio finanziato dalla Dar Al-Kalima University College of Arts and Culture e dalla Missione Pontificia a Gerusalemme presentato ieri in conferenza stampa. I dati, riferisce abouna.org, mostrano inoltre che 416 milioni di dollari vengono spesi dalle istituzioni cristiane ogni anno in settori vitali come l’assistenza medica, i servizi sociali, la formazione professionale e gli aiuti allo sviluppo. Dei sei ospedali di Gerusalemme, quattro sono affiliati alle Chiese e curano ogni anno 330mila persone; forniscono prestazioni di alta qualità che includono emodialisi pediatrica, servizi oncologici pediatrici, operazioni cardiache complesse, servizi per la salute materna, banca del sangue, cure oculistiche e assistenza specifica per persone con disabilità. Lo studio, durato cinque mesi, mirava ad esplorare in che modo viene mantenuta la presenza cristiana in Terra Santa, analizzando il ruolo e il contributo di diverse organizzazioni cristiane operanti nel territorio. È emerso che, nonostante la diminuzione dei cristiani a causa dell’emigrazione, lo sviluppo e il lavoro promossi dalle istituzioni cristiane sono cresciuti, fornendo un supporto necessario e vitale al popolo palestinese, indipendentemente dagli orientamenti politici e religiosi. Nel corso della conferenza stampa, il reverendo Mitri Al-Raheb, pastore luterano, fondatore e presidente del Dar Al-Kalima University College of Arts and Culture, ha affermato che il ruolo delle Chiese e delle istituzioni ecclesiastiche è ben visibile e che, se anche i cristiani palestinesi non sono numerosi, hanno, attraverso le istituzioni cristiane, un ruolo importante e sono parte del tessuto palestinese. Joseph Hazboun, direttore regionale della Missione Pontificia, ha affermato che le istituzioni ecclesiastiche cristiane sono al fianco del popolo palestinese da decenni, senza discriminazioni, specialmente nei settori della salute, dell’istruzione e in ambito sociale e che per tale motivo la Missione Pontificia si è adoperata per sostenerle e aiutarle. Per Hazboun lo studio della Dar Al-Kalima University College of Arts and Culture è “un importante incentivo che spinge la Missione Pontificia a continuare il suo lavoro in questo campo, concentrandosi in particolare sui giovani che necessitano di maggiore attenzione. “Apprezziamo molto quanto svolto dalle istituzioni ecclesiastiche cristiane in Palestina - ha detto Samer Salameh, sottosegretario del ministero del Lavoro palestinese -. Questo ruolo è frutto del radicamento e dell’incarnazione di queste Chiese nella società palestinese e del loro effettivo contributo alla costruzione della patria”. L’intenzione è quella di consolidare il rapporto, la cooperazione e il partenariato tra governo e istituzioni cristiane nella loro qualità di istituzioni della società civile palestinese che si sforzano di fornire servizi, ha aggiunto il sottosegretario, che ha manifestato la volontà del governo di facilitare e sostenere il loro lavoro. (TC)

17 marzo - STATI UNITI Appello vescovi: tutelare i servizi di adozione e affido basati sulla fede

“I fornitori di servizi di assistenza all'infanzia, che si occupano dei bisogni e dei diritti dei bambini indipendentemente dal loro background, godono della libertà di religione come tutti gli americani": lo scrive la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), ribadendo il suo forte sostegno al Child Welfare Provider Inclusion Act del 2021. Tale normativa impedirebbe al governo federale e ai singoli Stati di intraprendere azioni negative contro un fornitore di servizi di assistenza ai minori il quale si rifiuti di operare in modo opposto alla propria religione o alla propria morale. In una lettera aperta, inviata ai rappresentanti di Camera e Senato, i vescovi degli Usa ricordano che “alcuni fornitori di assistenza all'infanzia basati sulla fede, compresi quelli che operano in Massachusetts, Illinois, California, Filadelfia, New York e nel Distretto di Columbia, sono stati esclusi dallo svolgimento di servizi di adozione e affidamento perché operano in base alla loro convinzione che i bambini meritano di essere collocati con una madre e un padre sposati”. L'Inclusion Act, invece, “rimedierebbe a questa ingiusta discriminazione e massimizzerebbe il beneficio per migliaia di bambini bisognosi”, permettendo a tutti i fornitori di servizi di affido e adozione di “andare incontro ai bisogni dei genitori e dei bambini in modo coerente con le loro convinzioni religiose e morali". Non solo: l’Usccb evidenzia che la legge sull’inclusione “rispetta anche l’importanza della scelta dei genitori adottivi e affidatari”: essi infatti, “così come le donne e gli uomini che vogliono dare in adozione o in affido i propri figli, dovrebbero poter scegliere un fornitore di servizi che condivida il loro Credo religioso o le loro convinzioni circa il miglior interesse dei minori". La missiva della Conferenza episcopale è a firma del Cardinale Timothy M. Dolan, presidente del Comitato per la libertà religiosa dell'Usccb; dell'arcivescovo Paul S. Coakley, presidente del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano; e del vescovo David A. Konderla, presidente del Sottocomitato per la promozione e la difesa del matrimonio. (IP)

17 marzo - REPUBBLICA CECA Censimento 2021. I vescovi: l’appartenenza alla Chiesa è data solo dal Battesimo

In vista del prossimo censimento che nella Repubblica Ceca si svolgerà nel corso di quest’anno, i vescovi di Boemia, Moravia e Slesia lanciano un appello congiunto per i credenti sulle differenze rispetto all’ultima rilevazione di dieci anni fa, sottolineando, dal sito dell’Episcopato, che alla domanda sull’appartenenza a una Chiesa si potrà rispondere volontariamente. “Dal punto di vista della Chiesa cattolica, l'appartenenza alla Chiesa è data dal Battesimo – ricordano i vescovi - un cattolico è colui che è stato battezzato nella Chiesa cattolica, e questo fatto è stato annotato nei registri. Negli ultimi cento anni, il concetto di affiliazione alla chiesa ha subito diversi cambiamenti ed è ora su base volontaria. La Conferenza episcopale ceca nel 2020 ha pubblicato un dato statistico secondo cui nella Repubblica Ceca sono attualmente battezzate nella Chiesa cattolica 4.591 milioni di persone, ovvero il 43% della popolazione”. “Tuttavia, è necessario registrarsi presso la propria chiesa anche durante il censimento. Pertanto, invitiamo a compilare il campo nella casella B10 barrando il testo: Credenti - professano una chiesa, e sotto di essa o la Chiesa cattolica romana o la Chiesa greco-cattolica – spiegano ancora – si potrebbe pensare che non è importante, ma non è vero. Meno cattolici si uniscono alla loro chiesa, più piccola sarà la Chiesa agli occhi dello Stato, diventerà un partner meno importante, la cui voce è meno ascoltata. Sappiamo dall'ultimo censimento che anche se quasi la metà della popolazione ha scelto di non rispondere a questa domanda, le autorità statali, i media e le scienze sociali hanno considerato il numero del censimento (1.082 milioni) come il numero di credenti o cattolici. Non sapremo mai quanti altri credenti e cattolici sono rimasti nascosti nella metà silenziosa del censimento”. “La Chiesa ha ancora bisogno di rinnovamento, ma prendendo le distanze da essa non la aiuteremo – concludono i presuli - sottoscriviamola e poi adoperiamoci soprattutto per la sua e la nostra santità. Ricordiamo la promessa di Gesù: a tutti coloro che si confessano davanti agli uomini, anch'io confesserò davanti al mio Padre celeste. Dimostriamo che siamo cattolici. Diciamo alla Chiesa: conta su di noi”. (RB)

17 marzo - PORTOGALLO Corte Costituzionale boccia legge su eutanasia. Soddisfazione dei vescovi

Con 7 voti contrari su 12, la Corte Costituzionale del Portogallo boccia la legge sull’eutanasia e il suicidio assistito, approvata dal Parlamento alla fine di gennaio. La normativa, affermano i giudici, è “anti-costituzionale” perché troppo indeterminata quando fa riferimento a “sofferenza intollerabile” e “lesione definitiva di estrema gravità”, ovvero alle prerogative per accedere all’eutanasia e al suicidio assistito, senza conseguenze penali. Ciò che occorre, piuttosto, afferma la Corte, sono “norme chiare, precise e controllabili”. Soddisfazione per la sentenza viene espressa dalla Conferenza episcopale nazionale (Cep) che a lungo si era battuta, nei mesi scorsi, contro l’approvazione della legge. In una breve nota, i vescovi riaffermano “la posizione presa dalla Chiesa in tutto questo processo, ribadendo sempre che la vita umana è inviolabile. Qualsiasi legalizzazione dell'eutanasia e del suicidio assistito è sempre contraria all'affermazione della dignità della persona umana e alla Costituzione della Repubblica portoghese”. Approvata il 29 gennaio scorso, la legge sull’eutanasia e il suicidio assistito è stata deferita alla Corte Suprema il 18 febbraio, per volere del Capo dello Stato, Marcelo Rebelo de Sousa, per il quale il testo della normativa presenta diversi aspetti poco chiari. I giudici hanno quindi dato ragione al presidente e pertanto ora la legge tornerà all’esame del Parlamento. (IP)

17 marzo - REGNO UNITO Festa di San Patrizio. Monsignor Mc Aleenan: ricordiamo la nostra identità anche in tempi di pandemia

Una riflessione su come la pandemia da Covid-19 abbia provocato 12 mesi di "ansia e incertezza" dal giorno di San Patrizio dell'anno scorso, ma anche un appello a riconoscersi come “popolo d’Irlanda”. È questo il contenuto del messaggio inviato ai fedeli proprio in occasione della festa del Santo Patrono da monsignor Paul Mc Aleenan, vescovo ausiliare di Westminster, nativo di Belfast, nell’Irlanda del Nord, coem riferisce il sito della Conferenza episcopale. “In mezzo a tutto questo sconvolgimento, la festa di San Patrizio quest'anno fornisce un po' di stabilità e di sicurezza mentre ricordiamo la nostra identità come popolo d'Irlanda. E si spera che l'orgoglio che conosciamo e sperimentiamo come gente d'Irlanda ci dia fiducia e speranza - oggi e in futuro. "Beannachtaí na Féile Pádraig oraibh! – ha scritto il presule - Ovunque voi siate oggi, vi saluto e vi auguro un felice giorno di San Patrizio. Il 17 marzo, ogni anno, non manca mai di toccare qualcosa di profondo in noi. In questo giorno ricordiamo le nostre origini e la nostra eredità. Da quando abbiamo celebrato la festa di San Patrizio 12 mesi fa, tutti noi abbiamo sperimentato qualcosa che non avevamo mai conosciuto prima, e quell'ignoto è stato accompagnato da un senso di ansia e di incertezza”. “Forse la pandemia vi ha toccato in un modo molto personale – ha continuato - oggi non abbiamo bisogno di cercare qualche distrazione che ci intrattenga al di fuori di noi stessi, né vogliamo farlo. No, oggi siamo abbastanza felici di ricordare chi siamo e da dove veniamo, la nostra eredità e quelle parole dell'inno che conosciamo così bene: ‘E i nostri cuori bruceranno ancora, per sempre vagheremo, Per Dio e San Patrizio, e per la nostra patria’”. (RB)

17 marzo - REPUBBLICA CECA In Boemia orientale una casa-famiglia per prendersi cura delle madri sole

Il settimanale cattolico della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca racconta oggi una bella storia che per molte persone segna l’inizio di una speranza: la casa-famiglia per madri bisognose ad Hamry, vicino a Hlinsko, nella Boemia orientale, che aiuta le donne che aspettano un bambino non pianificato o non hanno un contesto familiare. Si trova in campagna, vicino a una foresta, in un contesto di tranquillità molto diverso dalla frenesia della città che non tutte le ospiti e non subito apprezzano, secondo il direttore Pavla Glogarová. Attualmente la struttura accoglie sei “famiglie monoparentali”, cioè sei madri con bambini, alle quali fornisce alloggio, consulenza e servizi, anche nell'attuale periodo di pandemia. L'anno scorso, ad esempio, la casa ha ospitato una donna al sesto mese che era in ospedale per complicazioni della gravidanza e qui è stata infettata dal Coronavirus. Una volta dimessa non aveva dove andare e per dieci giorni la casa l'ha accolta, ovviamente in un’area isolata dalle altre in condizioni di sicurezza. La casa è aperta a mamme con bambini sotto i sette anni e dispone di sette stanze. L'anno scorso ha ospitato in totale dodici donne, le cui preoccupazioni comuni sono state aggravate da una pandemia. "Abbiamo cercato di calmarle e mantenere una buona atmosfera - ricorda l'assistente sociale Marie Danielová – lo facciamo ancora perché abbiamo ad esempio due mamme che stanno attualmente aspettando i risultati dei test perché i loro bambini che frequentano l'asilo hanno avuto contatti con persone positive”. La storia di questa struttura per la protezione dei bambini risale agli anni '90, quando simili esigenze erano tutt'altro che comuni: le donne incinte con gravidanze non pianificate avevano scelte limitate, erano spesso costrette ad abortire e si trovavano in situazioni di estrema povertà. (RB)

17 marzo - ECUADOR Arcidiocesi di Guayaquil: competizione online per catechisti

"Il catechista loda, insegna e balla per Dio": è il titolo della competizione online lanciata dalla Commissione per la catechesi dell'arcidiocesi di Guayaquil, per ricordare ai fedeli il lavoro svolto dal catechista e la sua importanza nella formazione delle nuove generazioni di cristiani. Per partecipare, i catechisti dovranno inviare delle coreografie costruite sul tema musicale “Jerusalema” di Master KG. I loro video saranno pubblicati sulla pagina Facebook della Commissione per la catechesi e i fedeli potranno votare i loro preferiti fino al 19 marzo. I primi due classificati riceveranno un premio in denaro del valore di 150 e 100 dollari. Padre Juan Carlos Saltos, responsabile della Commissione – si legge sul sito web dell’arcidiocesi -, ha spiegato come questa iniziativa cerchi di dare nuovi stimoli ai catechisti, soprattutto in questo tempo di pandemia di coronavirus, e di dimostrare che oltre all'insegnamento, sono importanti anche gli inni, i canti e le lodi nel loro lavoro. La sfida è, dunque, un’opportunità per mostrare chi sono i catechisti, per sostenerli e soprattutto per ricordare il loro ruolo nella vita dei bambini: sono loro che educano i più piccoli alla fede cristiana e li incoraggiano a vivere sull’esempio di Cristo, diffondendo il Vangelo con le loro parole e il loro esempio. (AP)

17 marzo - COREA DEL SUD I vescovi esprimono la loro solidarietà alla popolazione del Myanmar

I vescovi coreani, in una dichiarazione rilasciata in occasione del recente incontro generale della Conferenza episcopale coreana (CBCK) – si legge su UCA News -, hanno espresso la loro solidarietà ai fratelli e alle sorelle del Myanmar, auspicando la fine del governo militare e il ripristino della democrazia. I presuli si sono detti seriamente preoccupati per la recente ondata di violenza e lo spargimento di sangue nel Paese birmano, causati dalla repressione delle proteste contro il golpe. "Molte persone hanno versato sangue e sono morte solo perché hanno invocato a gran voce libertà, democrazia e pace, e una vita dignitosa che nessuno possa violare" hanno affermato. Ricordando la lotta del popolo sudcoreano per la fine della dittatura militare di Chun Doo-hwan e il ritorno della democrazia negli anni '80, i presuli coreani hanno sottolineato come, in un momento di così grande dolore, la storia insegni che sia “la solidarietà della gente comune e semplice a poter creare un mondo nuovo". Per questo motivo hanno assicurato la loro preghiera alla popolazione del Myanmar durante la Quaresima. Essi pregheranno affinché la democrazia possa prevalere attraverso l'unità nazionale e che questo desiderio di democrazia del popolo birmano si realizzi al più presto grazie ad un dialogo a cuore aperto. Anche il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo metropolita di Seoul, ha recentemente scritto ai vescovi del Myanmar – riporta sempre UCA News -, esprimendo la sua vicinanza e la sua profonda tristezza per la violenza dei militari contro la popolazione, e promettendo un aiuto di 50.000 dollari al popolo birmano, attraverso l'arcivescovo Paul Tschang In-nam, attuale nunzio apostolico in Myanmar. “In qualsiasi circostanza è inaccettabile che i militari sopprimano i loro cittadini con la forza", ha dichiarato il cardinale Yeom. "Esprimo la mia profonda solidarietà al popolo del Myanmar che anela alla democrazia, e spero sinceramente che essa venga ripristinata al più presto". I militari del Myanmar, guidati dal generale Min Aung Hlaing, hanno organizzato un colpo di Stato lo scorso 1° febbraio, estromettendo il governo della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), rimasto in carica dopo una vittoria schiacciante nelle elezioni del novembre 2020. Hanno anche arrestato i principali leader della NLD, tra cui il capo del partito, Aung San Suu Kyi, e dichiarato lo stato di emergenza. In varie parti del Paese sono scoppiate le proteste anti-golpe, cui hanno aderito decine di migliaia di manifestanti, per lo più pacifici. Per reprimere le proteste, la polizia e i militari hanno fatto ricorso alle armi, uccidendo almeno 149 persone e ferendone centinaia. (AP)

17 marzo - NUOVA ZELANDA La solidarietà dei vescovi alla comunità islamica nel secondo anniversario degli attentati a Christchurch

"In uno spirito di pace e di preghiera ci rivolgiamo in questo momento a coloro che vivono in questa terra, e specialmente alla comunità musulmana della Nuova Zelanda". Scrivono così i rappresentanti del Comitato interreligioso dei vescovi della Nuova Zelanda nel messaggio di solidarietà e vicinanza in occasione del il secondo anniversario dell'atrocità avvenute il 15 marzo di due anni fa presso le moschee di Christchurch. La notizia è riportata dal sito della Conferenza episcopale neozelandese. La lettera, inviata alla comunità musulmana, è firmata dal presidente del comitato, Colin MacLeod, che è anche il direttore del Centro nazionale della Chiesa per gli studi religiosi: “Rendiamo grazie per la diversità delle credenze religiose profondamente radicate che attirano le persone ad abbracciarsi l'un l'altro con compassione, guarigione e speranza – si legge ancora - mentre molti possono ritenere che le credenze religiose siano la causa della violenza, sappiamo dai nostri rapporti con le altre fedi, che la scelta di causare danno agli altri non è fondata sul divino, ma su altri atteggiamenti come l'egoismo o la paura”. “Preghiamo il nostro Dio amorevole che tutta la violenza cessi e che la diversità di fede sia vista come un'opportunità di dialogo attraverso la quale tutti possano essere benedetti”, ha concluso il presidente. Nei due attacchi del 15 marzo 2019 a Christchurch, sono rimasti uccisi 51 fedeli e altrettanti sono stati feriti quando un uomo armato ha aperto il fuoco presso le moschee Masjid Al-Noor e Linwood. (RB)

17 marzo - ITALIA In vista della 97.ma Giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il rettore invita a riflettere sul legame con la Chiesa

Il centenario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che si celebra quest’anno “rappresenta, forse ancor più intensamente che in un tempo ‘normale’, un’occasione emblematica per riflettere” sulla missione dell’Ateneo e sui nuovi scenari nei quali attuarla. Lo scrive nella lettera in occasione della 97.ma Giornata Universitaria, che si celebra il 18 aprile, il rettore Franco Anelli che rivolge un pensiero particolare alla comunità del Policlinico Agostino Gemelli, per l’eccezionale sforzo profuso in questi mesi da tanti docenti e dal personale tecnico-amministrativo. Il rettore aggiunge che è l’intenso rapporto con la Chiesa Italiana ad offrire all’Ateneo “alimento spirituale, sollecitazioni e preziose indicazioni su processi di cambiamento, vecchi e nuovi bisogni delle persone e della società, che in particolare le chiese locali e le parrocchie, in quanto ‘tende del Signore’ piantate in mezzo agli uomini, intercettano prima di altre istituzioni”. La 97.ma Giornata per l’Università Cattolica, quest’anno, viene celebrata dopo la notizia che presto Armida Barelli, co-fondatrice nel 1921, insieme a padre Agostino Gemelli, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sarà beata. Il 20 febbraio scorso, infatti, Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione dei Decreto della Congregazione delle Cause dei Santi che porterà agli altari l’attivista, ideatrice della Gioventù femminile di Azione Cattolica. A tal proposito, Anelli osserva che nella figura della Barelli “viene così riconosciuta un’esemplare caratura spirituale che si unisce in una speciale sintesi con le doti di tenacia e lucidità organizzativa che l’hanno resa protagonista non solo della nascita e del consolidamento della Cattolica nei suoi primi difficili anni, ma della ridefinizione del ruolo delle donne nella società, e in particolare, nella comunità dei cattolici, ponendo particolare accento proprio sull’accesso all’educazione e alla conoscenza quale strumento di crescita della persona”. Nella sua lettera, Anelli rimarca, inoltre, che in Armida Barelli è possibile “trovare ancora oggi una fonte di ispirazione: nel suo esempio c’è infatti la risposta a quella che il Santo Padre definisce la tentazione della rigidità causata dalla paura dei cambiamenti”. Per il rettore tutto ciò “riporta alla prospettiva di una missione educativa, scientifica e culturale che, cristianamente orientata, sia sempre volta a operare una sintesi vitale tra fede e scienza”, un filo conduttore che legando il passato al presente, proietta verso il futuro “e che assume ulteriore attualità in un contesto oggi condizionato sia da una preoccupante svalutazione sociale della conoscenza, sia dalla crescente inquietudine sulle possibili e necessariamente nuove declinazioni dell’umanesimo, messo alla prova dai tanti mutamenti in corso”. “L’Università Cattolica - prosegue il rettore - testimoniando il valore di una cultura tesa alla ricerca della verità e alimentata dalla fede, rivendica il ruolo della ragione e il valore di un sapere plurale (purché fondato) come fattori di crescita e libertà personale e comunitaria”. Da qui la promozione di “un’idea integrale della persona e delle sue relazioni con l’ambiente quale presupposto indispensabile per costruire una società e un’economia rispettose della dignità di ogni essere umano e dell’intero creato”. Infine Anelli si rivolge a tutti cattolici italiani, affinché, con la loro preghiera e la loro benevola attenzione, continuino a far sentire la loro vicinanza all’Università Cattolica del Sacro Cuore. (TC)

17 marzo - REGNO UNITO Il 4 maggio nuova Giornata di preghiera per le vittime degli abusi

La Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, come si legge sul sito dell’Episcopato, ha spostato al 4 maggio prossimo la Giornata di preghiera per le vittime di abusi di natura sessuale, un'importante iniziativa proposta dalla Pontificia Commissione per la protezione dei minori. Il Santo Padre ha accolto la proposta e ha chiesto che ogni Conferenza episcopale scegliesse un giorno appropriato nella propria nazione per celebrare una Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi sessuali. Inizialmente, nel 2018, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles aveva scelto il venerdì della quinta settimana di Quaresima. Tuttavia, ascoltando le voci delle vittime e dei sopravvissuti, i vescovi hanno ritenuto giusto cambiare giorno e scegliere un momento del Tempo di Pasqua. Si è ritenuto, infatti, che l'inclusione di questo giorno nella Quaresima fosse penitenziale, mentre la motivazione originale dell’istituzione della Giornata non riguardava la Chiesa che cercava il perdono per le sue mancanze, ma la speranza e il rinnovamento che è necessario per le vittime, i sopravvissuti e le persone colpite dall'abuso come le famiglie delle vittime e le comunità parrocchiali. Per questo motivo, i vescovi hanno spostato questa Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi al martedì della quinta settimana di Pasqua, che nel 2021 cadrà martedì 4 maggio. Fare questo cambiamento, dopo aver ascoltato le voci delle vittime e dei sopravvissuti, afferma il desiderio della Chiesa nei nostri Paesi di mettere i sopravvissuti al centro della risposta agli abusi. Tenere la giornata nel periodo pasquale offre la speranza di cui Papa Francesco ha parlato nella sua prima udienza generale: "Ha guarito, confortato, compreso, ha dato speranza. Ha condotto tutti alla presenza di Dio". (RB)

17 marzo - REGNO UNITO Per i leader cristiani “immorale” l’aumento delle testate nucleari nel Paese

"La decisione del Governo nella Revisione integrata di difesa, sicurezza e politica estera di aumentare lo stock delle testate nucleari Trident di oltre il 40% è un passo indietro che non renderà nessuno di noi più sicuro”. E’ quanto affermato dai leader di sette denominazioni cristiane, in una dichiarazione congiunta, rilasciata ieri pomeriggio, che condanna la decisione del Governo britannico di aumentare le scorte di armi nucleari del Paese. I firmatari della dichiarazione - membri della Chiesa d'Inghilterra, della Chiesa del Galles, dell'Unione battista di Gran Bretagna, della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, della Chiesa metodista in Gran Bretagna, dei Quaccheri in Gran Bretagna, della Chiesa Riformata Unita, nonché di Churches Together in Gran Bretagna e Irlanda - descrivono questa mossa del Governo, di aumentare del 40% - da 180 a 260 - le testate previste nel Regno Unito, annunciata nel documento “Global Britain in a Competitive Age, the Integrated Review of Security, Defence, Development and Foreign Policy”, pubblicato martedì mattina, come un passo indietro. "Questo annuncio – hanno affermato - ci porta in una direzione preoccupante e completamente sbagliata". "I nostri sottomarini Trident – si legge nel comunicato - trasportano già testate che in totale hanno una resa esplosiva equivalente a centinaia di bombe sganciate su Hiroshima”. È, dunque, “immorale  - continua - che il Governo britannico stia impegnando risorse, che potrebbero essere spese per il bene comune della nostra società, per immagazzinarne ancora di più”. Un tale annuncio, per i leader cristiani, mette in pericolo quanto raggiunto negli ultimi 50 anni con il Trattato di non proliferazione nucleare, che ha limitato “ l'aumento del numero di armi nucleari nel mondo e il numero di nuovi Stati dotati di armi nucleari”, e complica anche l’avanzare di questo processo di disarmo ”attraverso il dialogo, la diplomazia e un'azione fondata sui principi”. (AP)

17 marzo - IRLANDA Festa San Patrizio. Il messaggio delle Chiese del Paese: in Cristo viaggiamo insieme

"In Cristo viaggiamo insieme": s’intitola così il messaggio pubblicato congiuntamente dai leader delle Chiese d’Irlanda per la giornata di oggi in cui si celebra la festa di San Patrizio. Come riporta il sito della Conferenza episcopale cattolica irlandese, nel documento, le Chiese d’Irlanda unite “esplorano come la fede cristiana e l'etica sociale cristiana possano contribuire alla guarigione delle relazioni e offrire una visione di speranza per il futuro”. Nella loro dichiarazione congiunta, i leader della Chiesa accolgono con favore i progressi che sono stati fatti attraverso il processo di pace nella costruzione di relazioni di rispetto e fiducia reciproci. Pur riconoscendo che c'è ancora molto lavoro da fare, hanno delineato una visione comune per una società in cui le diverse identità possano essere valorizzate: “Ciò che è innegabile è la realtà che dobbiamo vivere in uno spazio condiviso su queste isole, e renderle un luogo di appartenenza e accoglienza per tutti”, hanno scritto. Scegliendo di pubblicare questo messaggio congiunto proprio il giorno di San Patrizio, hanno inteso sottolineare e far proprio il modo in cui questo ex schiavo, che ha incarnato questa interconnessione tra genti, ha portato il cristianesimo in Irlanda circa 1500 anni fa. “Nel nostro approccio al passato abbiamo la responsabilità morale di riconoscere l'impatto corrosivo della violenza e delle parole che possono portare alla violenza - hanno detto i leader della Chiesa - c'è la necessità di affrontare verità difficili sui fallimenti della leadership delle chiese nel lavoro di pace e riconciliazione. Siamo stati spesso chiese prigioniere; non prigioniere della Parola di Dio, ma degli idoli dello Stato e della nazione”. I leader delle chiese stanno condividendo questo messaggio oggi come un invito al dialogo: “Come discepoli di Gesù Cristo, condividendo la grazia della sua redenzione e l'amore incrollabile del Padre per la sua Creazione, abbiamo riflettuto insieme sugli eventi del 1921 su quest'isola. Desideriamo condividere alcuni dei nostri pensieri mentre continuiamo queste conversazioni e mentre camminiamo insieme durante l'anno”. “Abbiamo l'opportunità, nel segnare questi eventi del nostro passato, di essere intenzionali nel creare gli spazi per l'incontro con coloro che sono diversi da noi, e con coloro che possono sentirsi emarginati nelle narrazioni che hanno formato la nostra identità comunitaria. Questo ci richiederà di affrontare verità difficili sui fallimenti della nostra stessa leadership nel lavoro di pace e riconciliazione – hanno continuato - come Chiese cristiane riconosciamo e lamentiamo le volte in cui non siamo riusciti a portare a una società timorosa e divisa il messaggio della connessione più profonda che ci lega, nonostante le nostre diverse identità, come figli di Dio”. “Le Chiese, insieme agli altri leader civili, hanno un ruolo da svolgere nel fornire spazi al di fuori delle strutture politiche che danno espressione alla nostra interconnessione e alla preoccupazione condivisa per il bene comune – concludono i leader - la nostra speranza è che la riflessione condivisa sul nostro passato sostenga e rafforzi questo impegno, ispirandoci a rinnovare il nostro impegno nel lavoro di costruzione della pace per il futuro. Come disse l'apostolo Pietro nella Lettera ai Romani: ‘cerchiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e all'edificazione del prossimo’”. (RB)

16 marzo - ITALIA Inaugurato a Torino un nuovo centro per i senza fissa dimora per rispondere ai bisogni scaturiti dalla pandemia

Nasce a Torino “La Sosta”, un centro polifunzionale di servizi dedicati alla popolazione senza dimora gestita da Caritas Diocesana e Comunità di Sant’Egidio. La struttura è stata inaugurata questo pomeriggio dall’arcivescovo Cesare Nosiglia ed è stata pensata per rispondere ai bisogni dei senzatetto e per il persistere delle difficoltà legate alla crisi sanitaria. Vi si può usare docce, lavare indumenti e altri effetti personali, ricaricare cellulari e chiedere cibo. Gli ospiti, nel pieno rispetto delle norme anti Covid, potranno anche rimanere qualche tempo al coperto, avere informazioni, ricevere consigli. Il Centro sarà anche un punto di riferimento per quanti possono trovarsi in condizione di bisogno a causa di povertà, solitudine e malattia e vuole essere un punto di partenza per ritrovare fiducia nel futuro. I destinatari sono i senza dimora che non si relazionano usualmente con la rete dei dormitori e dei centri diurni, anche se sprovvisti della documentazione solitamente richiesta. L’accesso, almeno fino al sussistere delle restrizioni dovute alla pandemia, sarà regolato con appuntamenti per evitare assembramenti. “La scelta di collocare ‘La Sosta’ proprio al centro della città è fondamentale in un momento di particolare impegno per le istituzioni cittadine e molte associazioni e realtà religiose e laiche, per offrire migliori servizi ai nostri fratelli e sorelle senza dimora - ha detto monsignor Nosiglia -. Aumentano così i luoghi di accoglienza diffusa notturna e diurna e viene garantito un sempre più adeguato servizio sanitario e di assistenza per le persone che hanno bisogno”. Il presule ha aggiunto che “l’avvio di questo centro diurno, che si aggiunge a quello dell’episcopio e ad altri attivi in città”, è l’inizio di una collaborazione con il Comune volta a far sì che l’accoglienza notturna, solitamente assicurata fino ad aprile, si estenda a tutti i giorni dell’anno. “È una scelta che richiede grande impegno, ma a mio avviso necessaria perché i problemi che assillano tutto l’anno tanti nostri fratelli e sorelle senza dimora trovino una adeguata risposta dalla nostra città” ha aggiunto l’arcivescovo di Torino. Per il presule, in un tempo così prolungato di pandemia, è fondamentale offrire luoghi di incontro e di sostegni essenziali diurni e notturni, nel rispetto delle norme anti-Covid. (TC)

16 marzo - POLONIA Presentato il Rapporto sulle organizzazioni caritative cattoliche e le attività di beneficenza parrocchiali

Nel 2019, in Polonia, le organizzazioni caritative cattoliche hanno offerto oltre 4 milioni di servizi. Lo rivela il Rapporto sulle organizzazioni caritative cattoliche e le attività di beneficenza parrocchiali presentato oggi all’Università Cardinale Stephan Wyszyńszy di Varsavia da padre Wojciech Sadłoń, direttore dell’Istituto di statistica della Chiesa cattolica, durante l’incontro sul tema “Attività caritativa come manifestazione della libertà religiosa”. Fino al 2019, riferisce l’Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca risultavano attive 891 opere caritative nel Paese, di queste 684 gestite da ordini religiosi e 207 diocesane o nazionali, e oltre 65mila parrocchiali. Il maggior numero dei servizi erogati riguarda gli aiuti alimentari e beni di prima necessità. Oltre 1.200 opere di beneficenza si occupano dell’aiuto ai bambini, agli adolescenti e alle madri in difficoltà, circa 900 di interventi di emergenza e aiuti generali, oltre 700 forniscono aiuto psicologico e di sostegno familiare, quasi 600 per i senzatetto. I lavoratori dipendenti presso opere caritative sono 40mila, mentre i volontari 223mila. Il numero totale delle ore donate dai volontari può essere stimato in 2,7 milioni. Un terzo degli enti organizza raccolte fondi e un quinto ricava le proprie entrate da attività imprenditoriali autonome. Il sostegno della pubblica amministrazione incide per il 59%. A livello parrocchiale, le 65mila opere caritative sono distribuite in 11mila parrocchie e il numero dei volontari si aggira intorno ai 2,6 milioni. Per lo più fondate da parroci (51%), per un terzo dalla collaborazione con i laici, e nel 17% da soli laici. I destinatari sono per lo più bambini e giovani, soprattutto quelli a rischio, ma anche anziani, poveri e disabili. Secondo il Rapporto la pandemia ha segnato negativamente le opere di beneficenza, sia dal punto di vista del funzionamento a causa dell’introduzione delle nuove norme sanitarie e dei contagi tra operatori e beneficiari, sia dal punto di vista economico a causa dell’aumento dei costi operativi. Ma molte le opere caritative si sono anche adattate alle nuove esigenze, ampliando le proprie attività per includere altri gruppi di bisognosi. (TC)

16 marzo - IRLANDA Monsignor Martin: San Patrizio sia fonte di coraggio e di valori per l’oggi e per il futuro del Paese

Anche quest’anno l’Irlanda celebra San Patrizio con le limitazioni imposte dalla pandemia di Covid-19. L’arcivescovo di Armagh e primate di tutta l’Irlanda Eamon Martin, tuttavia, nel suo “messaggio al popolo irlandese, in patria e all’estero”, per il giorno di San Patrizio, che si celebra domani, evidenzia che le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria aprono all’opportunità di concentrarsi un po’ di più sulla figura del patrono dell’Irlanda, al di là delle leggende e delle tradizioni che vi ruotano intorno. Rievocando i tratti di Patrizio, monsignor Martin evidenzia che fu dopo essere stato rapito, durante gli anni della cattività, solo, fra greggi, esposto al freddo e alla pioggia, sulle colline e sulle valli dell’Irlanda, che trovò forza e coraggio nella preghiera e conobbe l’amore e la protezione di Dio. E che tornato fra i suoi divenne sacerdote e tempo dopo vescovo, inviato, poi, ad evangelizzare l’Irlanda, dove affrontò prove e pericoli, non dubitando mai della presenza di Dio al suo fianco, a guidare il suo cammino. Quindi, con uno sguardo all’oggi il presule richiama le virtù del patrono d’Irlanda e assicura la sua preghiera per le persone che si trovano in difficoltà a causa della pandemia e per quanti hanno contratto il virus, perché trovino in San Patrizio il coraggio e la resilienza per andare avanti; prega affinché San Patrizio sia fonte di coraggio e di valori per l’oggi e per il futuro del Paese e perché la Chiesa e i suoi fedeli siano aperti, come lo è stato San Patrizio, al grido dei poveri, dei soli e degli isolati, dei defunti, degli stranieri e dei senzatetto. “Prego che, come San Patrizio, portiamo la fede alla vita e vita alla fede - conclude l’arcivescovo di Armagh -. Possiamo noi essere missionari dell’amore, del perdono, della guarigione, della misericordia e della gioia di Dio ovunque andiamo, oggi e sempre”. (TC)

16 marzo - PERÚ In vista delle elezioni dell’11 aprile, i vescovi esortano i politici ad impegnarsi a fare uscire il Paese dall’attuale crisi

“Una buona politica richiede candidati onesti e responsabili, con spirito di servizio, capaci di dialogare e costruire ponti a favore del bene comune”: lo scrivono i vescovi del Perù nel messaggio pubblicato ieri in vista delle elezioni generali che si svolgeranno l’11 aprile. I presuli evidenziano che il Paese sta vivendo una delle peggiori crisi della sua vita repubblicana, una crisi sanitaria, economica, morale, educativa e politica che può incidere ancora più gravemente sul futuro. Rimarcano, quindi, che occorre una politica non subordinata all’economia o alla tecnocrazia, ma che sia parte di un più ampio progetto di sviluppo umano integrale sostenibile, in cui venga data un’attenzione privilegiata ai poveri. La Conferenza episcopale sottolinea, poi, che nell’attuale realtà, i candidati hanno una grande responsabilità, perché dovranno guidare il destino del Paese e cooperare alla riabilitazione della politica e al rafforzamento della società. Quindi i vescovi, rilevando l’elevato tasso di corruzione fra autorità e funzionari pubblici, gli sterili scontri tra i poteri dello Stato e all’interno dei partiti politici, i tentativi di introdurre ideologie contrarie alla famiglia e alla vita, notano che la classe politica è ormai diventata autoreferenziale. Per i presuli è necessario il lavoro e lo sforzo congiunti di tutti i peruviani per uscire da questa crisi, così chiedono anzitutto ai partiti politici e ai loro candidati “di bandire epiteti umilianti e offese contro i loro rivali dalle campagne elettorali e di dare priorità alla presentazione di proposte che non siano demagogiche ma serie e fattibili, mantenendo sempre aperte le possibilità di un dialogo rispettoso con i diversi attori della vita sociale, economica, culturale, educativa e politica del Paese”. Richiamando poi, più volte, la lettera enciclica di Papa Francesco Fratelli Tutti, i vescovi esortano i cittadini a non lasciarsi trasportare da “un febbrile scambio di opinioni sui social network, spesso guidati da informazioni mediatiche non sempre affidabili” (200), a partecipare alla vita politica, a prepararsi adeguatamente ad esprimere un voto consapevole e informato, soppesando i problemi che affliggono il Paese e valutando se i candidati siano in grado di risolverli. Per i presuli una politica che raggiunga il più alto grado della carità è possibile, ma richiede leader che vivano con passione la loro vocazione al servizio delle persone che rappresentano e che promuovano una cultura dell’incontro e dell’amicizia sociale, mettendo al centro la persona umana, la famiglia e la comunità. Ma necessita pure della partecipazione attiva di tutti i peruviani, che vivano e insegnino “il valore del rispetto, l’amore capace di accogliere ogni differenza, la priorità della dignità di ogni essere umano rispetto a qualunque sua idea, sentimento, prassi e persino ai suoi peccati (Fratelli tutti, 191). Infine, ricordando l’invito rivolto da Papa Francesco ai fedeli il 19 gennaio del 2018, a Lima, durante la sua visita in Perù, a non lasciarsi derubare della speranza e a lavorare insieme per il bene del Paese, i vescovi rimarcano che le prossime elezioni generali “sono un’occasione propizia per riprendere la strada della buona politica” e per rafforzare la democrazia. I presuli concludono il loro messaggio assicurando la loro vicinanza e le loro preghiere in questo processo elettorale, affinché nessuno si senta solo. (TC)

16 marzo - TERRA SANTA Frammenti biblici in terra di Israele. La scoperta archeologica più importante degli ultimi sessant’anni 

E’ la scoperta archeologica di rotoli biblici più emozionante e clamorosa degli ultimi 60 anni. Nel Deserto di Giuda, il territorio che si estende tra lo Stato di Israele e la Cisgiordania, grazie ad una complessa operazione di scavo condotta dalla Israel Antiquities Authority, sono stati portati alla luce nuovi frammenti di rotoli biblici risalenti a 2mila anni fa. I reperti rinvenuti sono principalmente scritti in greco e contengono porzioni dei dodici profeti minori, in particolare Zaccaria e Naum. L’operazione ha svelato anche un nascondiglio di monete rare dei tempi di Bar-Kokhba, il condottiero ebraico che tra il 132 e il 135 d.C.  guidò la rivolta contro i romani; uno scheletro di bambino di 6.000 anni fa, probabilmente femminile, avvolto in un panno e mummificato; e un grande cesto integro risalente a 10.500 anni fa, probabilmente il più antico del mondo. Si tratta di una parte del patrimonio depositato nelle grotte del Deserto di Giuda durante le grandi rivolte antiromane del popolo ebraico. Sulla portata di questa clamorosa scoperta Vatican News ha sentito l’opinione di Marcello Fidanzio, professore di Ambiente Biblico alla Facoltà di Teologia di Lugano e Direttore dell’Istituto di Archeologia e Cultura delle Terre Bibliche. “Nel corso delle due rivolte - racconta Fidanzio - alcuni profughi trovarono rifugio nelle grotte perché inseguiti dai romani. Nel caso specifico ci riferiamo ad una grotta dal nome drammatico, si chiama Grotta degli Orrori”. Perché questo nome? “Qui morirono di fame e sete circa 40, tra uomini, donne e bambini. In questo luogo durante la loro fuga avevano portato alcuni dei loro oggetti più preziosi: averi, utensili di vita quotidiana e testi scritti: documenti e testi biblici”. La recente missione archeologica della Israel Antiquities Authority,  iniziata nel 2017, ha svelati 20 piccoli frammenti di rotoli biblici. E’ una scoperta importante perché, spiega il Direttore dell’Istituto di Archeologia e Cultura delle Terre Bibliche di Lugano, “dopo le grandi scoperte degli anni 40 e 50, soprattutto a Qumran e nel Deserto di Giuda, non era più accaduto nulla di simile in relazione ai testi biblici. Rinvenimenti di una tale rilevanza riaccendono l’emozione dei pionieri”. E’ un patrimonio che non si immaginava potesse esistere, “una nuova pagina nella storia degli scavi archeologici”. Ora gli addetti ai lavori si chiedono se si tratti dell’ultima di tappa di una serie di scoperte o, al contrario, sia rivelatrice di nuove ricerche possibilità da indagare. “E’ qualcosa che appassiona molto noi studiosi della Bibbia”, confida Fidanzio, “ma interessa molto anche gli israeliani che sottolineano come queste ricerche siano legate alla loro identità, alla storia della loro presenza in terra di Israele. Non a torto dunque la Israel Antiquities Authority ha dato particolare enfasi alla campagna di scavi. “Finora – aggiunge lo studioso di Lugano - le grandi scoperte sono state fatte da scavi clandestini”. In questo caso invece si è giunti a questo risultato “con una filiera tracciata condotta da una Autorità per le Antichità che ha lavorato con metodo e ha permesso di mettere in salvo antichità come testi biblici, un cesto con coperchio risalente a 10500 anni fa, forse il più antico fino ad ora ritrovato, o il commovente scheletro di una bambina deposto lì, avvolto in un panno di lino oltre seimila anni fa”. Ma cosa aggiunge questa scoperta alla conoscenza della Bibbia? “Siamo di fronte a piccoli frammenti, quindi ad un limitato numero di righe di testo scritte in greco riguardanti l’Antico Testamento. Sono la testimonianza di quella che gli studiosi chiamano la fluidità testuale, il tempo in cui il testo della Bibbia non era ancora stabile e unico. Solo in seguito infatti le Scritture sono state canonizzate, fissate e poi con grandissima fedeltà tramandate fino ai nostri giorni”. I frammenti della Grotta degli Orrori rappresentano invece un momento ancora costitutivo e grazie ad essi possiamo cogliere una tappa che ha condotto al testo definitivo. “Queste scoperte ci introducono in un momento storico estremamente affascinante: quello in cui la Bibbia trova la sua forma, si costituisce”. Tra le tante caratteristiche emerse dallo studio dei frammenti emerge un dettaglio: nel testo greco le quattro lettere impronunciabili del nome di Dio sono scritte nel linguaggio paleo-ebraico, l’antica scrittura che si usava ai tempi del Primo Tempio (fino al 586 aC). “C’era già in quel tempo, come nei rotoli usati all’epoca di Gesù, un grande rispetto per il Nome di Dio che non si pronunciava. Scriverlo ricorrendo ad un altro alfabeto – conclude Fidanzio - è una strategia scribale finalizzata a indurre il lettore a focalizzare l’attenzione su quelle lettere. E’ cioè un punto del testo che richiede grande rispetto e sacralità” (PO)

16 marzo - COLOMBIA #coronavirus Arcidiocesi di Bogotà: Settimana Santa senza processioni, lavanda dei piedi e Via Crucis

“Quest'anno, date le circostanze, non ci saranno processioni, né lavanda dei piedi il Giovedì Santo, né la Via Crucis con la partecipazione dei fedeli”. È quanto stato deciso ieri, lunedì 15 marzo, nella sede dell’arcidiocesi di Bogotà, dall’arcivescovo, monsignor Luis José Rueda, e dal sindaco di Bogotà, Claudia Lopez, per la Settimana Santa, che si svolgerà dal 28 marzo al 4 aprile 2021. Tale decisione è stata presa, si legge in un comunicato diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, in questo tempo di pandemia, per "proteggere la vita e la salute di tutti gli abitanti della città, specialmente quelli che parteciperanno alle liturgie della Chiesa cattolica". Le celebrazioni rispetteranno il numero massimo di presenze consentite e “per evitare assembramenti, le parrocchie e i centri di culto programmeranno più celebrazioni ed eviteranno così riunioni troppo affollate". Infine, "quest'anno la strada per il Santuario di Monserrate verrà chiusa, perché di solito concentra molte persone e in questo momento non conviene che ciò accada”. Per il momento, controllandone la capacità, saranno abilitati solo i servizi di funicolare e teleferica. L’arcidiocesi di Bogotà, ricordando infine che le cerimonie presiedute da monsignor Rueda Aparicio saranno trasmesse su Canal RCN e Canal Capital, ha invitato “tutti i fedeli a fare delle loro case un luogo di preghiera e di raccoglimento durante questo periodo santo”. (AP)

16 marzo - REGNO UNITO #coronavirus Giornata Nazionale di Riflessione per il Covid-19. La Chiesa invita a pregare davanti al Santissimo Sacramento 

Il cardinale Vincent Nichols e l'arcivescovo Malcolm McMahon, rispettivamente presidente e vicepresidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, in una dichiarazione rilasciata ieri sulla pagina web dell’Episcopato, hanno esortato i fedeli a pregare di fronte al Santissimo Sacramento, il 23 marzo, nella Giornata Nazionale di Riflessione per il Covid-19. La Giornata, proposta dall'associazione Marie Curie, è stata indetta dal primo ministro Boris Johnson ad un anno dalla prima chiusura nazionale, decisa dal governo per fermare la diffusione della pandemia di coronavirus. "Per tutti coloro che vivono nella fede in Dio, la riflessione e la preghiera vanno sempre di pari passo” hanno affermato i due alti esponenti dell’Episcopato. “La preghiera completa la riflessione” ed “apre la nostra vita al suo vero orizzonte. Senza la preghiera, il mondo è ristretto e siamo più facilmente sommersi dal suo clamore e dalla sua tragedia” hanno spiegato. La speranza, dunque, dei vertici della Conferenza episcopale è che il 23 marzo tutte le chiese siano aperte, in modo che tutti possano entrarvi “per riflettere e pregare alla presenza del Santissimo Sacramento”. “Sappiamo che questo comporterà uno sforzo in più – hanno precisato -, ma può essere parte del nostro importante contributo in un momento significativo nella vita del nostro Paese”. Essi hanno chiesto inoltre ai fedeli “di invitare un amico, un vicino o un collega a venire in chiesa” con loro, per riflettere su tutti coloro che sono morti, tutti coloro che hanno sofferto in quest'ultimo anno, tutti coloro che hanno dimostrato “generosità, inventiva, abnegazione e  determinazione” in questo periodo così difficile, e per riflettere sulle lezioni da imparare per costruire una società migliore, “più compassionevole, meno segnata dalle disuguaglianze, più sensibile ai bisogni e alle privazioni”. Il 23 marzo, dunque, verrà osservato un minuto di silenzio a mezzogiorno e, alle 8 di sera, tutti gli edifici e i punti di riferimento più importanti del Paese verranno illuminati. Non solo, tutta la popolazione contribuirà a creare una "luce della memoria" sulla propria porta di casa, proiettando la luce di telefoni, candele e torce nel cielo notturno. “Possa martedì 23 marzo – hanno concluso il porporato e il presule - essere un grande giorno di preghiera affinché questa pandemia abbia fine e che il dono dello Spirito Santo di Dio ci porti tutti ad una vita nuova e migliore, sia qui che nel mondo a venire”. (AP)

16 marzo - COLOMBIA Anno della Famiglia. Diocesi Montería: il 19 marzo, Giornata di riflessione

Venerdì 19 marzo, la diocesi di Montería, aderendo all’invito di Papa Francesco a celebrare un anno dedicato alla famiglia, terrà, a partire dalle ore 20.00, una Giornata di riflessione, in occasione della celebrazione del 150.mo anniversario di San Giuseppe a patrono della Chiesa universale. La giornata, che si svilupperà online e segnerà l’inizio delle attività dell’Anno della Famiglia, avrà uno spazio dedicato all’animazione biblica, presenterà la lettera apostolica “Patris Corde”, la preghiera di consacrazione della famiglia, e si concluderà con la benedizione di monsignor Ramón Alberto Rolón Güepsa, vescovo della diocesi di Montería. Tutte le parrocchie parteciperanno ad un’ora santa il giorno prima, giovedì 18 marzo, per prepararsi a questa celebrazione. (AP)

16 marzo - MALESIA Quaresima. L’arcidiocesi di Kuala Lumpur avvia un programma di promozione della salute mentale

Dinanzi all’incremento delle malattie mentali dovute alla crisi socioeconomica, generata dalla diffusione della pandemia di Covid-19 in Malesia, l'arcidiocesi di Kuala Lumpur ha deciso di porre al centro del suo programma quaresimale la salute mentale dei fedeli. In una dichiarazione, rilasciata il 14 marzo – riporta UCA News -, l’arcidiocesi ha sottolineato come, nonostante le malattie mentali siano in aumento nella società, “si ignori l’importanza di cercare un aiuto tempestivo”. Secondo uno studio del National Health and Morbidity Survey, nel 2020, i problemi mentali in Malesia sono stati tra i problemi di salute più comuni, dopo le malattie cardiache. Tre adulti su 10 di età superiore ai 16 anni soffrirebbero di vari tipi di malattie mentali. Uno scenario peggiorato dalla pandemia di coronavirus. Il Ministero della Salute, nel novembre dello scorso anno, ha rivelato che sono state circa 37.009 le chiamate fatte alle linee di assistenza per i servizi di salute mentale e supporto psicosociale, a livello nazionale, da persone alla disperata ricerca di supporto emotivo e psicologico. Tuttavia,  in questa drammatica situazione, secondo lo University Malaya Specialist Center (UMSC), il Paese avrebbe a disposizione uno psichiatra ogni 100.000 persone, quando invece il rapporto ideale sarebbe di uno psichiatra ogni 10.000. È per questo motivo che l’arcidiocesi di Kuala Lumpur ha deciso di avviare una campagna di sensibilizzazione sui disagi mentali, invitando  i fedeli a sentirsi liberi di contattare il Ministero della Salute Mentale dell'arcidiocesi, qualora ne avessero bisogno. Nel suo comunicato, dunque, la Chiesa di Kuala Lumpur ha annunciato  una attività di consulenza: “Offriremo e-counseling e consulenza psicologica – ha affermato - a coloro che ne avranno bisogno". "La Bibbia ci insegna che Gesù è il nostro guaritore – continua -, e nulla è impossibile a Dio. Quindi, qualunque sia la malattia che ci affligge, noi, come credenti, possiamo chiedere la guarigione nel nome di Gesù". L'arcidiocesi di Kuala Lumpur possiede un Ministero della Salute Mentale composto da nove membri con lo scopo di formare spiritualmente coloro che sono impegnati nei servizi di salute mentale, di sostenere e promuovere i servizi di consulenza e assistenza alle persone in difficoltà, e di promuovere la salute mentale nell'arcidiocesi. (AP)

16 marzo - PERÙ Caricatura della Vergine Maria. L’Episcopato: “Il rispetto dei simboli religiosi è alla base della vera tolleranza”

Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza episcopale peruviana, ha espresso ieri in una lettera inviata al direttore del giornale El Diario di Lima, il signor Gustavo Mohme Seminario, “la preoccupazione e l'indignazione di migliaia di fedeli peruviani per l'uso dell'immagine della Vergine Maria in una caricatura di Heduardicio, pubblicata la scorsa domenica, 14 marzo”. Pur ribadendo il diritto alla libertà di coscienza e di religione, sancito dalla Costituizione del Paese all’art.2, il presule ha ricordato l’art. 5 del codice deontologico della Federazione dei Giornalisti del Perù, dove si afferma che: “Indipendentemente dalla religione o dalle credenze che uno professa, e anche se si dichiara agnostico, il giornalista è moralmente obbligato nella sua pratica professionale a onorare Dio e i dogmi. È suo dovere rispettare le credenze religiose, anche se non le condivide". “Il rispetto dei simboli religiosi è alla base della vera tolleranza, perché facilita la convivenza, la coesistenza e la cooperazione tra i vari gruppi nelle società democratiche” ha concluso monsignor Cabrejos, aggiungendo che “il disprezzo o l'abuso, in questo caso, di un'immagine amata e rispettata da milioni di uomini e donne peruviani, ferisce il sentimento religioso del popolo cattolico e incoraggia una società intollerante e aggressiva”. (AP)

16 marzo - ITALIA - Il Circolo Laudato si’ di Assisi: un dono al servizio dei poveri e del creato 

Tutti possiamo collaborare “come strumenti di Dio” alla cura della creazione, ognuno con le proprie “iniziative e capacità”. È la sollecitazione di Papa Francesco all’impegno per la casa comune, contenuta nell’enciclica Laudato si’, a motivare Antonio Caschetto, coordinatore dei programmi italiani del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima (Gccm) e responsabile del Circolo Laudato si’ di Assisi. Architetto quarantenne di origini siciliane trapiantato in Umbria, si dice “particolarmente affezionato” al paragrafo 14 del documento del Pontefice, che richiama la dichiarazione pastorale sulla crisi ambientale del 1999 dei vescovi del Sudafrica. Il coinvolgimento personale e i talenti - cioè “quelli che sono il dono di Dio per ciascuno di noi”, ricorda Caschetto - appaiono oggi come “necessari” per riparare il danno causato dagli umani alla creazione di Dio. Una chiamata ad agire, quella del Papa, che per Antonio vuol dire non “soltanto” realizzare nella professione progetti per ridurre l’impatto ambientale, ma soprattutto far riemergere e alimentare “un fuoco che già c'era” nella propria vita, contrassegnata dall’esperienza di insegnare la lingua italiana ai richiedenti asilo, dal servizio di guida spirituale al Santuario della Spogliazione di Assisi, dall’incontro nel 2018 col Movimento Cattolico Mondiale per il Clima da cui è nato, nel febbraio dell’anno successivo, il Circolo Laudato si’ di Assisi: un piccolo gruppo di persone che si riunisce regolarmente per approfondire il rapporto col Creatore e con gli altri, alla luce dell’enciclica del 2015, nel bisogno di affrontare urgentemente il cambiamento climatico e la crisi ecologica. “Il Circolo Laudato si’ ha sede al Santuario della Spogliazione, che è il luogo dove San Francesco rinunciò a tutti i beni e si spogliò in piazza”. Lì, dove oggi riposa il corpo del Beato Carlo Acutis, il Circolo è nato “per fare rete”, per mettere in collegamento “sia le realtà che ad Assisi si occupano della cura della nostra casa comune, quindi le associazioni, la diocesi, gli uffici, sia gli altri Circoli d’Italia”, oltre un centinaio su più di 500 in tutto il mondo. “Il Circolo - racconta - si basa su tre pilastri. Il primo è la preghiera: nella preghiera ci rendiamo conto della contemplazione della bellezza che ci circonda e al contempo proviamo ad ascoltare il grido della terra, il grido dei poveri. Poi c'è un momento di riflessione sui nostri stili di vita, quindi quello dell’azione, con delle proposte. Il Circolo diventa quasi un’agorà, in cui ognuno fornisce delle informazioni, ad esempio sull'uso dei detersivi, sul contenimento del consumo della plastica, sullo spreco di carne e poi queste riflessioni si tramutano in azioni concrete”. Il Circolo si trasforma quindi in un “luogo di sperimentazione” dove per esempio si provano detersivi prodotti con “materiali organici”, “non chimici”, ma anche “di riflessione” sull’ambiente. “Durante la Quaresima dell'anno scorso, dedicata anche al ‘digiuno dal consumo irresponsabile’, abbiamo proiettato - ricorda - un video sull’impronta di carbonio generata dalla produzione intensiva di carne, che determina poi le emissioni di gas serra”. Nella Quaresima in corso invece ha preso vita una nuova esperienza, il “pane della pace”: “una volta a settimana le persone del Circolo producono pane in un forno a legna di una casa d’accoglienza, utilizzando farine selezionate e prodotte localmente”, agevolando poi il consumo dei prodotti tra chi ne ha più bisogno. Caschetto racconta come il Circolo di Assisi, come gli altri in tutto il mondo, sia facilitato da Animatori Laudato si’ del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, mossi dalla chiamata all'ecologia integrale a mettersi al servizio della comunità: egli stesso è tra gli organizzatori del prossimo Corso di formazione on line per Animatori Laudato si’, dal 13 aprile al 4 maggio sul tema “Va’ e ripara la nostra casa”, “reinterpretando - sottolinea - la chiamata di Gesù a San Francesco”. Tra le attività del Circolo ricorda poi la collaborazione con diverse associazioni, in modo particolare con una Fondazione, la Casa Regina della Pace, “che accoglie persone bisognose, poveri, senzatetto e anche pellegrini: abbiamo iniziato insieme un cammino, che ci richiama all'azione concreta”. A settembre scorso, durante il Tempo del Creato 2020, è stato inaugurato un Orto Laudato si’, nella “piacevolezza” della natura di San Damiano, ricorda Antonio. “Abbiamo dato vita a questo orto, in un appezzamento di terra della Casa Regina della Pace: non abbiamo separato la terra in lotti, ma l’abbiamo messa in comune, lavorandola e dividendo insieme i frutti della terra tra le persone che ne hanno bisogno e i partecipanti al Circolo”. (GA)

15 marzo - VIETNAM L’aiuto e il conforto delle suore di Nostra Signora della Visitazione di Da Nang ai lebbrosi

A Da Nang, le suore di Nostra Signora della Visitazione aiutano da anni i malati del morbo di Hansen, costretti nel 2012 ad abbandonare un lebbrosario sulla collina, per lasciare spazio alla costruzione di un villaggio turistico. Il resort, del valore di 130 milioni di dollari, non è stato ancora realizzato per le dispute tra gli abitanti della zona circostante e gli investitori. Suor Mary Nguyen Thi Loi, responsabile del convento di Da Nang, ha raccontato ad UCA News le visite fatte dalle religiose per portare aiuto e conforto ai pazienti lebbrosi, trasferiti per la maggior parte in case messe a disposizione dal governo locale, nel distretto di Lien Chieu; portati in ospedale per essere curati; oppure rientrati nelle loro province d'origine. Il lebbrosario, chiamato Hy Lac Vien o Happy Haven, era stato fondato nel 1968 da Gordon Smith e sua moglie, missionari americani, ex membri della Christian and Missionary Alliance, che lasciarono il Paese nel 1974 per problemi di salute.  I  lebbrosi, alla fine della guerra del Vietnam, nel 1975, vivevano in povertà, isolati e abbandonati, non avendo mezzi di trasporto per raggiungere altri luoghi. Per sopravvivere coltivavano la terra, pescavano e raccoglievano frutta e verdura nella foresta. Solo nel 1980, grazie alla pulizia di un sentiero tortuoso sulla collina, alcune suore di Da Nang iniziarono a visitare regolarmente i lebbrosi. A quel tempo il lebbrosario ospitava circa 100 cattolici, ma poiché la lebbra era ancora considerata una malattia altamente contagiosa e devastante, ai sacerdoti era vietato offrire loro cura pastorale. Le suore fingevano, dunque, di essere persone comuni, somministravano la Santa Comunione e offrivano loro regolarmente vestiti, cibo, medicine e altre forniture di base. Oggi, le religiose – ha riferito suor Loi - lavorano con 100 lebbrosi, appartenenti a 23 famiglie, a Da Nang e Thua Thien Hue, Quang Nam e Quang Ngai, trovando difficoltà nel mantenere un contatto, poiché i pazienti sono analfabeti e non possiedono telefoni cellulari. Le suore, ogni due o tre mesi, visitano le case dei malati, offrono denaro, vestiti, cibo, medicine e borse di studio, grazie anche ai finanziamenti di Friends of Lepers in Vietnam, organizzazione no-profit, con sede negli Stati Uniti, che sostiene i lebbrosi. "Cerchiamo di consolarli e di condividere qualcosa di utile con loro e con le loro famiglie, per ridurre le loro sofferenze fisiche e mentali, perché sono nostri fratelli e sorelle”, ha concluso suor Loi. (AP)

15 marzo - BOLIVIA Arcivescovo di Santa Cruz: “Un governo democraticamente eletto deve ‘agire secondo verità’”

Monsignor Sergio Gualberti, arcivescovo di Santa Cruz, ieri, nella sua omelia domenicale, pronunciata nella Cattedrale – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, ha affermato che un governo democraticamente eletto deve "agire secondo verità", rafforzare le istituzioni democratiche e il rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona, preservare la salute e la vita dei cittadini e costruire un Paese riconciliato, unito e in pace, sulla base della giustizia e del bene comune. “Gesù – ha ricordato il presule - chiede a ciascuno di noi di agire secondo la verità e la volontà di Dio, dando coerente testimonianza degli autentici valori evangelici di solidarietà, giustizia e pace nella nostra vita personale, comunitaria e sociale”. Tuttavia, ha continuato monsignor Gualberti, questo non sembra essere il parametro con cui si agisce nel Paese, animato in questo periodo da forti scontri politici e da un forte spirito di vendetta dei gruppi di potere, per quanto accaduto durante la crisi politica del 2019, che costrinse Evo Morales a lasciare il Paese. Sono “il popolo e i suoi rappresentanti, coloro che hanno difeso il voto dei cittadini e la democrazia - ha sottolineato il presule  - ad essere etichettati come autori del colpo di Stato, mentre gli autori della frode vengono presentati come vittime”. A cinque mesi dalle elezioni, vinte di nuovo dal partito di Morales, l’ex presidente ad interim, Jeanine Añez, che ha guidato il Paese fino alle ultime elezioni, è stata infatti arrestata nei giorni scorsi insieme ad alcuni suoi ex ministri e ufficiali delle Forze Armate, con l’accusa di “sedizione e terrorismo”, per il presunto golpe contro Morales. L’arcivescovo di Santa Cruz ha ricordato ai fedeli come anche l’Episcopato, preoccupato per questa situazione di tensione, abbia diffuso un comunicato, dal titolo "La democrazia esige il rispetto dei diritti umani", nel quale ha denunciato la persecuzione politica e l'arresto delle ex autorità, chiedendo un giusto processo, l'immediato rilascio dei detenuti, e invitando “i poteri dello Stato Plurinazionale a desistere dal controllo totale del potere, dalla vendetta e dalla persecuzione”. “Che il Signore – ha concluso monsignor Gualberti - ci guidi tutti e ci conceda di agire secondo verità, di avvicinarci alla luce e di riaccendere la speranza in giorni di pace e fraternità”. (AP)

15 marzo - PORTOGALLO Riaperto ai fedeli il Santuario di Fatima. Domani, in tutte le messe, si pregherà per le vittime del Covid-19 in Europa

Tornano le messe in presenza al Santuario di Fatima, in Portogallo. Da oggi al via a sei messe quotidiane - alle 07.30, 09.00, 11.00, 15.00 e 18.30 nella Basilica della Santissima Trinità e alle 12.30 nella Cappellina della Apparizioni -, alla preghiera del Rosario alle 12.00, 18.30 e 21.30 nella Cappellina delle Apparizioni Capelinha das Aparições - nel fine settimana anche alle 10 -, e alla preghiera dei Vespri la domenica alle 17.30 nella Basilica di Nostra Signora del Rosario di Fatima. Le celebrazioni con i fedeli, precisa il portale del santuario di Fatima, erano state sospese il 23 gennaio scorso a causa della nuova ondata di Covid-19, stamattina, alle 9, già con un numero considerevole di pellegrini ha preso parte alla liturgia. Domani, in tutte le celebrazioni del Santuario si pregherà per le vittime della pandemia in Europa, in adesione all’iniziativa dei presidenti delle Conferenze Episcopali d’Europa. Al Santuario di Fatima, si uniranno le diocesi e gli Istituti di Vita Consacrata del Portogallo, in una rete di preghiera, per ricordare le oltre 800mila persone morte a causa della Covid-19 nel continente europeo. Un modo per ribadire la vicinanza della Chiesa a tutti coloro che lottano a causa del coronavirus: le vittime e le loro famiglie, i malati e gli operatori sanitari, i volontari e tutti coloro che si trovano in la prima linea in questo momento delicato. “Non posso fare a meno di sottolineare la gioia di essere di nuovo insieme - ha detto padre Miguel Sottomayor, cappellano del Santuario, che ha celebrato Messa stamattina -. Se è stato molto difficile per tutti voi trascorrere questo tempo senza l’Eucaristia, per noi cappellani del Santuario, che abbiamo la missione di accogliere, non avere pellegrini è stata un’esperienza che ci ha segnato. Lodiamo il Signore per averci dato l’opportunità che abbiamo oggi”. Padre Sottomayor ha sottolineato che è un’esperienza innaturale celebrare una messa senza credenti. “Un sacerdote può sempre celebrare l’Eucaristia, ma noi siamo ordinati per servire, per parlare di Dio al suo popolo - ha aggiunto -. Ecco perché anche per noi parlare a banchi vuoti, come abbiamo fatto durante questo periodo di confinamento in cui le messe venivano trasmesse attraverso i social e i media, è un’esperienza che segna”. Il Santuario di Fatima continuerà a trasmettere in diretta le messe delle 11, 18.30 e 21.30 su www.fatima.pt, sul canale YouTube, sulla pagina Facebook e su MeoKanal707070. Le messe delle 11 e delle 18.30 saranno trasmesse anche su Radio e TV Canção Nova dal lunedì alla domenica, mentre Radio Renascença trasmetterà quella delle 18.30 dal lunedì al venerdì. Durante la Quaresima il Santuario trasmetterà anche la Via Crucis, il venerdì, alle ore 16. Riapre pure oggi la libreria del santuario, provvisoriamente allestita nella Casa de São Miguel, mentre il 5 aprile riapriranno gli spazi museali e la mostra “I volti di Fatima - Volti di un paesaggio spirituale”. (TC)

15 marzo - EUROPA Pandemia, migrazioni e libertà religiosa al centro all’assemblea di primavera della Comece prevista il 17 e 18 marzo

Il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas prenderà parte all’assemblea di primavera della Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea, Comece, che si terrà in formato digitale il 17 e 18 marzo. I delegati delle Conferenze episcopali discuteranno di Covid-19, di politiche su migrazione e asilo e di libertà religiosa all’interno dell’Ue. Ad un anno dalla pandemia, che ha causato la morte di oltre 2,5 milioni di persone in tutto il mondo, i vescovi dell’Unione Europea si confronteranno sullo stato attuale del processo di ripresa nell’Ue e dei suoi Stati membri e discuteranno su come promuovere al meglio un approccio centrato sulle persone e basato sui valori nelle politiche dell’Ue, diventato ancora più urgente a causa dell’impatto socio-economico dell’emergenza sanitaria. La partecipazione di Margaritis Schinas consentirà ai vescovi di analizzare lo stato di avanzamento del “dialogo aperto, trasparente e regolare” tra le Chiese e le istituzioni dell’Ue, sancito dall’articolo 17 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), e di ribadire alcune concrete raccomandazioni politiche in vista dei futuri negoziati sul patto migrazioni e asilo. Tali raccomandazioni sono contenute in una dichiarazione elaborata dal gruppo di lavoro della Comece su migrazione e asilo nel dicembre dello scorso anno. Alla luce delle diverse preoccupazioni nazionali circa la promozione e la protezione della libertà religiosa, i vescovi rifletteranno anche su come affrontare le sfide future. (TC)

15 marzo - FILIPPINE Plebiscito per la divisione della provincia di Palawan. Monsignor Mesiona: “Il popolo si è espresso e deve essere ascoltato”

Monsignor Socrates Mesiona, vescovo di Puerto Princesa, in occasione del Plebiscito, tenutosi il 13 marzo, per ratificare la legislazione che propone la divisione di Palawan in tre province - Palawan del Norte, Palawan Oriental e Palawan del Sur -, ha dichiarato - si legge sulla agina web dell'Episcopato - che la voce del popolo deve essere ascoltata e i suoi voti rispettati. I risultati parziali, non ufficiali, hanno mostrato come la maggior parte dei residenti sia contraria alla divisione. Secondo i conteggi del Vicariato Apostolico di Taytay, ha dominato il "no", con 168.895 voti contro i 121.237 voti del "sì". Il presule ha esortato i fedeli a rimanere "molto vigili" durante lo spoglio dei voti, assicurando preghiere per tutti coloro che sono impegnati in questo compito. "Che possiate sempre essere ispirati e guidati dalla vostra solenne promessa di servire il popolo e il bene comune" ha sottolineato monsignor Mesiona. Il vescovo di Porto Princesa ha ringraziato anche coloro che hanno servito come volontari, nell’ambito del Consiglio Pastorale Parrocchiale per il Voto Responsabile (PPCRV), per garantire il corretto svolgimento delle votazioni. “Che Dio vi ricompensi – ha concluso - per questo buon lavoro". (AP)

15 marzo - REGNO UNITO Avvio inchiesta pubblica su miniera di Whitehaven. Plauso dei vescovi

Le autorità del Regno Unito hanno deciso di avviare un’inchiesta pubblica sui progetti relativi alla costruzione di una profonda miniera di carbone a Whitehaven. Situato nella contea nord-occidentale di Cumbria, il giacimento, il primo in trent’anni nel Paese, è al centro di un acceso dibattito pubblico poiché, a detta di alcuni politici ed esperti, esso danneggerebbe la reputazione britannica sulle questioni ambientali in un anno chiave per il Regno Unito. A novembre, infatti, la città di Glasgow accoglierà la Cop26, la Conferenza Onu delle parti sui cambiamenti climatici. Considerata, dunque, la rilevanza che il progetto estrattivo ha assunto a livello nazionale, il governo ha deciso di intervenire per valutarne l’appropriatezza. E dalla Chiesa cattolica arriva il plauso per la scelta dell’esecutivo: in una nota, Monsignor Paul Swarbrick, vescovo di Lancaster, “accoglie con favore” la decisione che avrà ricadute “sia in termini di economia locale, sia per quanto riguarda i cambiamenti climatici”. Di qui, l’auspicio che l’esito dell’indagine possa “bilanciare” entrambi i fattori, trovando un equilibrio tra “le prove scientifiche” e “lo sviluppo sociale ed economico” locale. Secondo i progetti, la miniera di Whitehaven dovrebbe produrre carbone, per lo più a scopo di esportazione industriale, estraendolo da sotto il Mare d'Irlanda per almeno 25 anni, ovvero fino al 2045. Il che vorrebbe dire andare oltre la data del 2030, fissata proprio in vista della Cop26, che chiede l’impegno di tutta la comunità internazionale per raggiungere zero emissioni nocive. Senza dimenticare che il Regno Unito è, insieme al Canada, è co-fondatore di un gruppo globale di governi che si propongono di rinunciare completamente al carbone. (IP)

15 marzo - SPAGNA 10 anni di guerra in Siria: Caritas Spagna ribadisce il suo sostegno alle vittime del conflitto

Oggi, 15 marzo, nel decimo anniversario del conflitto siriano, Caritas Spagna, in un comunicato diffuso sulla sua pagina web, ha ribadito il sostegno alle vittime della guerra in Siria, “una delle crisi più complesse e prolungate a livello globale”, che in dieci anni ha portato a “continue perdite di vite umane” - più di 470.000 persone – a “massicci spostamenti di popolazione, all'esilio di milioni di persone nei Paesi limitrofi” e ha reso impossibile il recupero alle comunità locali, a causa delle ostilità ancora in corso in aree localizzate. Caritas Spagna è stata molto presente sul terreno fin dallo scoppio della crisi, nel 2011 – ha sottolineato nel comunicato -, fornendo il suo sostegno a Caritas Siria e alle altre Caritas nazionali della regione e dell'Europa orientale, nel tentativo di rispondere ai bisogni di un totale di 534.258 persone. Sono stati 80 i progetti umanitari finanziati dall’organimo cattolico, nell’ambito della campagna "Caritas con la Siria", sia all’interno del Paese che nei Paesi che ospitano le comunità di rifugiati, come Iraq, Libano, Giordania, Turchia, Grecia, Albania, Serbia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Macedonia. Caritas Spagna è riuscita a raccogliere circa 5.776.138,78 euro per la Siria da donatori spagnoli e, grazie ai propri fondi di emergenza, ha investito 8.978.095,57 euro in diverse azioni di aiuto umanitario, fornendo accesso al cibo e all'acqua potabile; combustibile per il riscaldamento e per la cucina; alloggio; prodotti non deperibili per uso personale e abbigliamento per bambini; assistenza medica ambulatoriale e mobile e aiuto farmaceutico; assistenza alle donne in gravidanza e in allattamento; sostegno psicosociale; copertura educativa attraverso corsi di formazione, borse di studio e materiale scolastico. Tra le altre cose, sono stati realizzati anche programmi di sostegno alle comunità locali che ospitano i rifugiati siriani; progetti di accompagnamento degli orfani di guerra attraverso le istituzioni sociali locali; attività per favorire l'occupazione; e nell’ultimo anno sono stati attivati piani di sicurezza per far fronte alla diffusione della pandemia di Covid- 19, nonché distribuiti prodotti per la prevenzione. Alla campagna per la Siria, dove si stima oggi più di 11 milioni di persone abbiano bisogno di assistenza umanitaria, hanno contributo 42 Caritas diocesane in tutto il Paese, istituzioni private e amministrazioni pubbliche, come l'AECID (Agenzia spagnola per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo). (AP)

15 marzo - ZAMBIA Giornata nazionale gioventù. Appello vescovi ai giovani: uniti contro “corruzione endemica”

I giovani si uniscano nella lotta contro la “corruzione endemica” che devasta il Paese: questo l’appello lanciato, in Zambia, dalla Conferenza episcopale nazionale (Zccb), in occasione della “Giornata nazionale della gioventù”, celebrata il 12 marzo. In particolare, Monsignor George Zumaire Lungu, vescovo di Chipata e presidente della Zccb, ha diffuso una nota per ribadire che un sistema sociale profondamente corrotto rappresenta “un ostacolo al processo di realizzazione di un futuro stabile e sostenibile per i giovani”, perché “li deruba dei loro sogni e blocca le possibili opportunità di far emergere il potenziale che Dio ha donato loro per il bene comune”. Per questo, i ragazzi sono stati esortati ad “unirsi alla lotta contro la corruzione ovunque essa si trovi e si palesi”, perché è necessario il contributo di tutti: “Non si può combattere da soli – ha spiegato il presule – ma bisogna agire insieme”. “La corruzione è inaccettabile – ha aggiunto Monsignor Lungu – perché affoga la gioventù ancor di più nella povertà, dandole poche speranze di sopravvivenza e soffocandola in scelte di vita disperate che, altrimenti, non si farebbemo mai”. Quindi, in riferimento al tema della Giornata scelto per quest’anno, ovvero "I giovani, costruire un futuro stabile e sostenibile", il presidente della Zccb ha esortato i ragazzi a darsi da fare che creare e garantire un futuro non solo a se stessi, ma anche alle prossime generazioni: "Voi siete i preziosi agenti del cambiamento di oggi, in preparazione di un domani migliore", ha spiegato il presule, rassicurandoli poi del sostegno costante della Chiesa “nella ricerca di un ambiente che promuova la realizzazione” dei sogni di tutti. “Le gioie e le speranze, le pene e le angosce degli uomini di questo tempo, specialmente di quelli che sono poveri o in qualche modo afflitti, infatti – ha sottolineato ancora Monsignor Lungu -  sono le gioie e le speranze, le pene e le angosce dei discepoli di Cristo”, come afferma la Costituzione pastorale “Gaudium et spes”, frutto del Concilio Vaticano II. Al contempo, il vescovo ha ribadito che “la Chiesa ha bisogno dello slancio, delle intuizioni, della fede” dei giovani, nonché della loro “pazienza” affinché la sappiano aspettare là dove essa non è ancora arrivata. Infine, l’auspicio che la gioventù possa continuare la sua “corsa in avanti”, attratta dal volto di Cristo e sospinta dallo Spirito Santo. Istituita dal governo zambiano nel 1966, la Giornata nazionale della gioventù ha cadenza annuale ed è una commemorazione dei disordini del 12 marzo 1962, quando i giovani del Paese furono uccisi dalle forze di sicurezza coloniali. L’evento si propone l’obiettivo di valorizzare l’impegno dei ragazzi all’interno della società, nonché il loro contributo allo sviluppo del Paese, come futuri leader. (IP)

15 marzo - BELGIO Proposte “10 piste per una pastorale interculturale”

Essere presenti agli eventi chiave in ogni ambiente di vita, integrare i sacerdoti tenendo conto della diversità delle culture, avere un’attenzione particolare alle questioni sociali, adattarsi alle realtà in continua evoluzione: sono alcune delle “10 piste per una pastorale interculturale” in Belgio discusse lo scorso 11 marzo ad una riflessione on line organizzata dal Servizio pastorale migrazioni della diocesi di Tournai. Durante l’incontro, riferisce cathobel, è stato sottolineato che tutti questi approcci sono modi che seguono l’esempio raccomandato dalla Fratelli Tutti, l’ultima enciclica di Papa Francesco: aprirsi all’amore universale, allargare quotidianamente la propria cerchia, raggiungere coloro che non si considerano spontaneamente parte del proprio centro di interesse (cfr FT n. 97). Padre Olivier Frölich, vicario generale della diocesi di Tournai, ha precisato che occorre, anzitutto, sviluppare una riflessione sulla pastorale interculturale in senso lato, prima di cercare di applicarla, ad esempio, alla situazione particolare della pastorale africana. Diverse le idee condivise nel corso del confronto. Molti hanno convenuto che va riconosciuto il valore dei pasti e del cibo come luogo di incontro, attingendo alla ricchezza delle differenze culturali e dell’età, mentre altri hanno presentato casi concreti di integrazione, in particolare con le strutture parrocchiali. È stato, poi, evidenziato che per costruire nel quotidiano una pastorale interculturale, non bisogna accontentarsi dei momenti in cui si parla di migranti, ma che occorre tenere conto dei “riflessi d’interculturalità” che tutti possono sviluppare, che non bisogna cambiare l’altro ma ascoltarlo, lasciandosi interpellare da ciò che apporta. (TC)

15 marzo - MONDO #coronavirus. Allarme Cidse: disuguaglianze globali della distribuzione dei vaccini

Nella distribuzione dei vaccini anti-Covid sussistono “disuguaglianze globali che provocano disperazione”: lo affermano i direttori della Cidse (Cooperazione internazionale per lo sviluppo e la solidarietà), l’organizzazione che raduna le agenzie di sviluppo cattoliche dell’Europa e del Nord America. “Vogliamo richiamare l’attenzione – si legge in una nota – sull’urgente necessità di un quadro etico ed efficace per la distribuzione globale dei vaccini”. È “uno scandalo internazionale”, infatti, “l’attuale ritardo, nonché la scarsità di vaccini disponibili per il Paesi del Sud del mondo e le loro popolazioni più povere”, perché ciò “peggiorerà l’indigenza e la disuguaglianza, perpetuerà la vulnerabilità globale e alla fine ritarderà il superamento della pandemia”. Di qui, l’esortazione ai “Paesi ricchi” affinché non monopolizzino il vaccino anti-Covid. Tali nazioni, infatti, hanno “l’opportunità di migliorare la resilienza internazionale alle future pandemie per il benessere a lungo termine, sia dei loro cittadini che delle persone più vulnerabili del mondo”. Il monopolio delle forniture dei vaccini e dei brevetti, invece, “è una risposta miope” alla crisi sanitaria che finisce per “privilegiare gli interessi egoistici rispetto alle vere soluzioni, mettendo tutti in pericolo”. La Cidse fa anche notare che i Paesi ricchi, nonostante costituiscano “solo il 13 per cento della popolazione mondiale”, hanno già pre-ordinato “la metà dei vaccini che verranno prodotti entro la fine del 2021”, grazie alle risorse che essi hanno “per assicurarsi accordi bilaterali con le industrie farmaceutiche”. Al contrario, nei Paesi a basso reddito, “solo il 10 per centro della popolazione riuscirà a ricevere il vaccino quest’anno”; anzi: in alcuni nazioni, come la Somalia, si prevede che “neanche gli operatori sanitari in prima linea” riusciranno ad ricevere il siero “fino all’anno prossimo”. Ma “in un mondo globalizzato – continua la Cidse – non basta chiudere le frontiere” per contenere il virus. Basti pensare che molti dei prodotti essenziali, a livello globale, dipendono dalla “catena di approvvigionamento” a cui lavorano “le popolazioni rurali ed indigene”, spesso “sfruttate ed emarginate” per produrre beni necessari a tutti. Di conseguenze, sono proprio “le comunità povere dei Paesi del Sud del mondo” a “mantenere tutti in vita”, nonostante vivano “un'enorme precarietà” ed abbiano “poche garanzie di un'adeguata assistenza sanitaria in caso di malattia”. “Se le comunità del Sud del mondo sono vulnerabili quindi – mette in guarda la Cooperazione internazionale – siamo tutti vulnerabili”. Di qui, il suggerimento affinché l’Organizzazione mondiale del commercio applichi “una deroga al Trips”, ovvero al Trattato internazionale per la tutela della proprietà intellettuale, in modo da permettere “a tutti i Paesi di aumentare e diversificare la produzione di vaccini”. Tale deroga è stata bloccata, al momento, da alcune nazioni, tra cui l’Unione Europea, gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Canada. Per questo, la Cidse ribadisce il suo “appello urgente per un accesso globale e paritario ai vaccini”. Nei Paesi meno sviluppati, il lento arrivo dei vaccini peggiorerà le già difficili condizioni di vita delle comunità “vulnerabili e sfruttate”, mentre le misure di confinamento offriranno “una scusa ai regimi autoritari per opprimere la circolazione e la resistenza di certe popolazioni e per approvare, segretamente, leggi per sequestrare territori a scopo di estrarvi le risorse naturali”. In tal modo, le nazioni del Sud del mondo saranno sempre più escluse “dai processi internazionali, come la Cop26”, in programma il prossimo novembre a Glasgow, nel Regno Unito, con il risultato che “le loro preoccupazioni per la crisi ecologica globale”, saranno “ulteriormente oscurate”. La Cidse esorta anche alla “cancellazione del debito globale” per i Paesi del Sud del mondo, perché ciò “libererebbe fondi enormi per il miglioramento dei sistemi sanitari nazionali, per la distribuzione dei vaccini e per l’assistenza ai malati in isolamento”.   Al contempo, la Cooperazione internazionale sottolinea che la pandemia “è un sintomo del rapporto malsano dell’uomo con la natura” e “della mancanza di solidarietà globale”. Al di là dell’urgenza dei vaccini, dunque, ciò che occorre è “continuare a esortare le istituzioni ad agire con integrità in favore di una ripresa giusta per tutti, che assicuri il benessere di tutte i nostri fratelli e sorelle, specialmente quelli che rischiano di più e hanno meno possibilità di essere ascoltati”.  (IP)

15 marzo - GIAPPONE I partecipanti alla 7.ma Conferenza Interreligiosa Globale: Covid-19 e nucleare richiedono la solidarietà di tutti i popoli

Pregare per la pace e la giustizia, nello spirito dell’articolo 9 della Costituzione giapponese: è lo scopo della Conferenza Interreligiosa Globale che da 7 anni riunisce rappresentanti di diversi paesi, fra cui quelli del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe), e che quest’anno si è tenuta ad Okinawa, on line, il 9 marzo. I 120 partecipanti da Giappone, Corea del Sud, Filippine, Taiwan, Guam, Indonesia, Thailandia, India, Regno Unito, Francia, Germania, Canada e Stati Uniti, in una dichiarazione, riferisce il portale del Coe, hanno riconosciuto che la pandemia di Covid-19 è diventata un problema per l’intera umanità e richiede la solidarietà globale di tutti i popoli. “Allo stesso modo, la crisi nucleare, il cambiamento climatico e l’inquinamento marino da plastica dovrebbero essere tutti affrontati come sfide per l'umanità - prosegue la dichiarazione -. Il Giappone non deve diventare una minaccia per i paesi vicini, né una fonte di destabilizzazione della pace e della sicurezza”. Il documento sollecita tutti gli stati a ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, per porre fine alla minaccia di distruzione nucleare in tutto il mondo e per aprire la strada a una penisola coreana priva di nucleare. Per i partecipanti alla settima Conferenza Interreligiosa Globale, la dichiarazione vuole essere simbolo dell’impegno per la costruzione della pace. Il Coe da anni è impegnato con i leader religiosi e di governo del Giappone per un mondo senza armi nucleari e per la promozione della pace, e per questo promuove iniziative e incontri. (TC)

15 marzo - IRLANDA #coronavirus. Vescovo di Killaloe: prudenza nelle celebrazioni funebri, evitare assembramenti

È un invito alla prudenza ed al rispetto delle normative igienico-sanitarie anti-Covid quello lanciato dal Monsignor Fintan Monahan, vescovo di Killaloe, in Irlanda: in una nota, il presule esprime la sua preoccupazione “per la salute e la sicurezza riguardo al numero di persone che si riuniscono dopo le cerimonie funebri in chiesa e per la sepoltura dei loro cari nei cimiteri”. Pur apprezzando il fatto che, nel Paese, sia “profondamente radicata” la cultura di manifestare vicinanza e solidarietà alle famiglie e alle persone in lutto, il presule sottolinea che tutto ciò “a causa della natura altamente contagiosa del coronavirus, non è una pratica sicura”. Il presule si dice dunque “vicino ai bisogni delle persone in lutto, in un momento così difficile”, ma anche “profondamente preoccupato” per il benessere dei parrocchiani che si assembrano. Alle esequie “sono ammesse solo dieci persone”, ribadisce il vescovo di Killaloe, un’indicazione che è stata rispettata “sin dall’inizio della pandemia”, grazie anche all’impegno del “clero, del personale parrocchiale e delle imprese funebri”. Ma a preoccupare sono i raduni di persone “prima e dopo le Messe funebri”, perché capita che alcuni “scelgano di non indossare la mascherina”. “Faccio appello alle persone affinché prendano tutte le precauzioni possibili per la massima sicurezza di tutti - sottolinea dunque il presule – e affinché trovino modi alternativi per offrire condoglianze in questo momento di pandemia e per il prossimo futuro, fino a quando la vaccinazione non ci renderà tutti più sicuri”. Da Monsignor Monahan, infine, arriva il suggerimento ad offrire alle famiglie in lutto “una preghiera, un biglietto, una telefonata, una lettera, un messaggio on line, una candela accesa in casa o in chiesa”, nell’attesa di poter dare, in un secondo momento, “un sostegno personale”. “Le mie preghiere sono per tutti coloro che sono stati colpiti da malattie e lutti dall'inizio della pandemia – conclude il presule - Prendiamoci tutti cura l'uno dell'altro, e insieme supereremo questo momento difficile”. (IP)

15 marzo - ITALIA La Conferenza episcopale sarda lancia il concorso per la creazione del logo che accompagnerà l’offerta dell’olio alla tomba di San Francesco

Un logo ufficiale accompagnerà il pellegrinaggio dei vescovi sardi e delle chiese locali il 3 e 4 ottobre per l’offerta dell’olio della Sardegna per la lampada che arde sulla tomba di San Francesco. La Conferenza episcopale ha pubblicato sul suo portale il bando che invita a realizzarlo per rappresentare il senso del dono dell’olio, quale segno di affidamento e invocazione a Francesco d’Assisi, patrono d’Italia e messaggero di pace. La partecipazione al concorso è gratuita e aperta a tutti; il progetto dovrà essere inviato entro il 10 aprile. Il vincitore riceverà come premio il viaggio e il pernottamento completo ad Assisi nei due giorni del pellegrinaggio. Il logo verrà utilizzato per tutte le iniziative connesse all’evento e i vescovi chiedono che evidenzi il carattere comunitario del pellegrinaggio. La Sardegna torna ad offrire l’olio per la tomba di San Francesco dopo vent’anni; a rappresentarla saranno la presidenza della Regione, il sindaco di Cagliari e altri, insieme ai tanti pellegrini, se le condizioni sanitarie lo permetteranno. (TC)

15 marzo - ITALIA Giornata Caritas. Monsignor Nosiglia: promuovere cultura della cura e della carità

“Vicini, con cura. Figli Suoi, fratelli tutti”: su questo tema, la diocesi di Torino ha celebrata, il 13 marzo, la 32.ma “Giornata Caritas”. Un modo – hanno spiegato gli organizzatori – per “interpellarsi soprattutto sul versante della spiritualità, della motivazione e della metodologia di azione. Dopo un anno di sconvolgimento causato dal Covid-19 siamo chiamati a rimodulare il nostro modo di stare con gli ultimi, ovvero la vicinanza, e lo stile del servizio, ossia la cura”. Nel rispetto delle normative vigenti anti-contagio, la “Giornata” è stata celebrata esclusivamente on line, tramite un convegno in streaming durante il quale ha preso la parola anche l’Arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia. “Promuovere una cultura della cura – ha detto il presule – è necessario per sostenere una società e un mondo dove predomini la fraternità reciproca, vera via privilegiata per costruire e mantenere la pace”. Ma è necessario “collegare tale principio alla carità, fonte prima di amore al prossimo, riconosciuto come fratello e sorella”.    “Custodire – ha ribadito l’Arcivescovo di Torino - significa avere a cuore, non tralasciare niente che possa sostenere e dare aiuto a chi ce lo chiede”. Evidenziando come il Covid 19 abbia abbattuto “tante barriere e steccati, perché ci ha fatto capire che siamo tutti deboli e indifesi e soggetti a una forza superiore che nessuno sospettava invincibile”, il presule ha ricordato che, con la pandemia, “ci siamo scoperti impari rispetto a un’orgogliosa cultura, fondata sui soldi e sul profitto, sulla scienza e sulle capacità tecnologiche e sociali che ci garantivano sicurezza su tutto, per cui diventava fondamentale esaltare ogni pseudo valore che ci assicurava una vita gaudente e scapito di chi viveva nella povertà a volte assoluta”. Come vincere, dunque, la paura che si è impadronita dell’umanità? “Con la fiducia in Dio, in se stessi e negli altri – ha spiegato Monsignor Nosiglia – perché la fede, anche piccola come un granello di senapa, sostiene e rende forti e coraggiosi nell’affrontare ogni avversità, sicuri che da soli è illusorio e impossibile. Ma con Lui, il Signore, tutto diventava facile e fecondo di frutti. Non solo per se stessi, ma per tutti”. Di qui, l’esortazione ai fedeli ad essere “sale della terra e luce del mondo”, che “non sono solo una pia esortazione spirituale, ma un programma di vita sociale e civile, che promuova per tutti, e in specie per le persone più fragili e povere, la giustizia e la solidarietà”. “A nessuno manchi la certezza di essere accolto e considerato a tutti gli effetti una persona da rispettare e aiutare – ha aggiunto il presule - ma anche da valorizzare e responsabilizzare, secondo le proprie potenzialità e competenze”. Al contempo, l’Arcivescovo di Torino ha ribadito che, “sul piano della carità e del servizio al prossimo, bisogna oltrepassare il semplice assistenzialismo di circostanza e promuovere verso ciascuno una sinergia di relazioni, ricche di amicizia e di impegno permanente”. Diverse, dunque, le tappe da percorrere indicate dal presule: anzitutto, “l’accoglienza, che è il primo passo da compiere, perché accogliere significa “far spazio nel cuore, nella propria casa, nel proprio tempo, al prossimo in difficoltà; accogliere senza aspettare che vengano a cercarci, ma andare noi a cercare i poveri e chi sta peggio”. Il secondo gesto è quello dell’accompagnamento, ovvero “affiancarsi passo dopo passo alle persone per conoscerle, familiarizzare, avviare relazioni meno superficiali e permanenti nel tempo”; e ancora, occorre offrire “un aiuto concreto che sfoci nel lavoro che risulta più consono ad ogni singola persona”, ossia “un welfare di inclusione sociale”. Un ulteriore principio da applicare sarà, poi, quello di “educare a mettersi in gioco per aiutare gratuitamente il prossimo in difficoltà”. Infine, Monsignor Nosiglia ha ribadito che è decisivo che una città come Torino, che può contare su “un esercito di persone impegnate e disponibili a mettersi a servizio di chi è debole e povero”, si muova “all’unisono, nel senso di attivare una rete, e non si limiti solo a una situazione in cui ciascuno fa la sua parte in un ambiente che non lo sostiene e resta alla finestra ad osservare, senza coinvolgersi”. “La soluzione di tutti i problemi che assillano ogni persona viene dal considerarsi e dall’essere figli e fratelli in una famiglia che ingloba quella naturale – ha ricordato ancora il presule - ma va oltre i suoi confini e si allarga a tutti, supera le barriere ed apre a alla condivisione, che crea nuovi legami forti e indissolubili di amore e di eternità”. “La famiglia di Dio e la famiglia umana – ha aggiunto - sono strettamente congiunte da un unico disegno di salvezza, che è frutto dell’amore di Dio”. Fare dunque famiglia “secondo il desiderio che c’è in ogni uomo e secondo l’esempio che ci dà Gesù”, ha concluso l’Arcivescovo di Torino, è la condizione fondamentale per “vivere l’amore vero e costruire il mondo nuovo, l’umanità nuova che il Signore ha voluto e per cui ha sofferto ed è morto”. (IP)

13 marzo - SIRIA 10 anni di guerra, tra violenze, distruzione e vite sospese. Dossier Caritas

85 progetti con un investimento complessivo di oltre 8,3 milioni di euro, provenienti da donazioni e dall’8xmille alla Chiesa Cattolica. E’ uno dei dati più significativi che riassumono l’impegno della Caritas Italiana dal 2011 ad oggi e disponibili on line sul sito dell’organismo pastorale della Cei.  I fondi raccolti sono stati destinati ad aiuti di urgenza, alloggio, istruzione, costruzione di percorsi di pace e riconciliazione, interventi sanitari, sostegno psicologico, riabilitazione socio-economica, protezione per i più vulnerabili (bambini, anziani e donne), accompagnamento e formazione delle organizzazioni locali. “Proseguono gli interventi a carattere umanitario e non solo, in tutti i Paesi coinvolti, tenendo conto anche della pandemia di Covid-19. In particolare in Siria l’impegno si concentra nelle città di Aleppo, Homs, Hassakeh” si legge nel comunicato ufficiale di presentazione del report. “I programmi hanno un approccio olistico rispondendo a diverse tipologie di bisogni: cibo e altri beni di prima necessità, alloggio, assistenza medica e psicologica, sostegno all’educazione scolastica” evidenzia la nota. L’impegno della Caritas si inserisce in un quadro più ampio di iniziative che la rete dei Vescovi promuove nei Paesi toccati dalla crisi. “Un impegno che nel complesso, in dieci anni di guerra, si è concretizzato in progetti per oltre 170 milioni di euro. In particolare in Siria, nel 2020 Caritas Siria ha attuato 20 progetti per oltre 9 milioni di euro, molti dei quali proseguono nel 2021 portando aiuto a più di 100 mila persone a Damasco-Ghouta, Aleppo, Hassakeh, Homs, Latakia, Littoral‐Tartus” indica il comunicato. Il dossier ripercorre i dieci anni di scontri e le fasi principali di una guerra sanguinosissima e ancora in corso: “Una rivoluzione di popolo trasformatasi in un conflitto ad ingerenze internazionali, inasprito dalle violenze del califfato islamico, tutt'altro che sconfitto. Una guerra raccontata dalla prospettiva degli sfollati, interni o esterni al Paese, attraverso dati, analisi e studi specifici, testimonianze e ipotesi di futuro” prosegue. L’eredità della primavera siriana, dunque, è tutt’altro che florida: una miseria fatta di polvere, macerie, di centinaia di migliaia di morti; di un’instabilità da cui il Paese non si libererà presto. “Di milioni di civili in fuga: 6,6 milioni di essi hanno trovato rifugio fuori dalla Siria, 6,7 all'interno dei confini nazionali. Una miseria che ha il volto di 13,4 milioni di siriani bisognosi di assistenza umanitaria e di oltre 12 milioni che nel Paese hanno fame per le conseguenze della guerra” conclude la nota. (DD)

13 marzo - PORTOGALLO Allarme Caritas: “A due anni dai cicloni, in Mozambico è a rischio la sicurezza alimentare”

"A due anni di distanza dal disastro naturale che ha colpito la regione settentrionale del Mozambico, la situazione continua ad essere drammatica, soprattutto in termini di sicurezza alimentare". L’allarme arriva da Oikos, Cáritas Portuguesa e ADPM (Associação de Defesa do Património de Mértola), i tre organismi internazionali che, unitamente a Cáritas Moçambique e Associação Luarte, stanno lavorando nelle province di Sofala e Cabo Delgado dopo il passaggio di Idai del 2019. Nell’occasione il ciclone devastò il centro del Paese dell'Africa australe sommergendo interi villaggi e distruggendo quasi per intero la città portuale di Beira. Unitamente al Mozambico vennero colpiti anche Malawi e Zimbabwe. Il passaggio di Idai causò la morte di oltre mille persone. Sei settimane dopo, il paese venne colpito da Kenneth, un secondo ciclone proveniente dalle isole Comore, nell'Oceano Indiano. Secondo il rapporto IPCC sul Mozambico (l’organismo scientifico che passa in rassegna e valuta le più recenti informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche prodotte a livello mondiale per la comprensione dei cambiamenti climatici), realizzato con il Coordinamento del Segretariato tecnico per la sicurezza alimentare e la nutrizione, si stima che “2,9 milioni di persone in tutto il paese sono allo stremo”. Le Ong portoghesi continuano a lavorare nelle aree più critiche sostenendo la ripresa del settore agricolo e il rilancio dell’economia delle comunità colpite. “La priorità in questo momento è fornire alle famiglie condizioni che permettano loro di produrre e garantire il loro cibo” fanno sapere. Sono già state effettuate consegne di semi (mais, fagioli e sesamo) e materiali agricoli nella provincia di Sofala e sono stati creati anche “diversi campi dimostrativi” per insegnare nuove tecniche di coltivazione e potenziare l'efficienza produttiva. Grazie a questi interventi "migliorerà anche la capacità di stoccaggio dei raccolti, in modo che i singoli gruppi non perdano i raccolti e aiutino le persone a creare nuove fonti di reddito, vivendo di agricoltura". Non verrà trascurato, infine, il servizio volto a migliorare le capacità locali di rispondere ai futuri impatti che i disastri naturali avranno proprio sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sussistenza. Secondo il Pam (Programma alimentare mondiale), il Mozambico ha uno dei più alti tassi di malnutrizione cronica al mondo: ne soffre il 43% dei bambini al di sotto dei cinque anni. Anche Papa Francesco, in occasione del viaggio apostolico in Mozambico, Madagascar e Maurizio (4 - 10 settembre 2019) espresse la sua vicinanza e solidarietà alle comunità colpite Idai e Kenneth. Nel discorso alle autorità, al Palazzo “Ponta Vermelha” di Maputo manifestò il suo rammarico per non aver potuto raggiungere i luoghi colpiti. “Ma voglio che sappiate che condivido la vostra angoscia, il vostro dolore e anche l'impegno della comunità cattolica nell'affrontare una così dura situazione" disse, aggiungendo che “In mezzo alla catastrofe e alla desolazione chiedo alla Provvidenza che non manchi la sollecitudine di tutti gli attori civili e sociali che, ponendo la persona al centro, siano in grado di promuovere la necessaria ricostruzione”. (DD)

13 marzo - ITALIA Anniversario Pontificato. Vescovi italiani: “Ci ha fatto capire che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri”

“La ringraziamo per averci fatto capire che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che nessuno di noi è un’isola, che possiamo costruire il futuro solo insieme, senza escludere nessuno”. E’ il messaggio dei vescovi italiani a Papa Francesco nel giorno dell’ottavo anniversario dell’elezione a Pontefice. “Il nostro augurio si fa riconoscenza per il dono della Sua parola, arricchita da segni e iniziative che orientano il cammino delle nostre Chiese verso una nuova tappa evangelizzatrice” scrivono i presuli della CEI, sottolineando che “Siamo consapevoli, come Lei ha avuto modo di ricordarci, che la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro. Con se stessi, con Dio, con gli altri, con gli ultimi”. I presuli dedicano un passaggio dello scritto al momento difficile che la comunità sta vivendo a causa del Covid: “Questo periodo della storia, segnato dalla pandemia e dai suoi effetti, ci ha tolto la bellezza dello stare insieme, ma ci ha ancora più radicati nella convinzione che nessun uomo si salva da solo”. Infine il sentimento di gratitudine per “averci insegnato, con gesti concreti, che lo scorrere dei giorni ha senso pieno quando è vissuto per gli altri”. (DD)

13 marzo - AMERICA LATINA Anniversario Pontificato. Vescovi Celam: “Otto anni vissuti con la gioia del Vangelo”

Un ringraziamento speciale per “otto anni di pontificato vissuti con la gioia del Vangelo”. Il messaggio dei vescovi del Celam evidenzia i punti chiave del magistero ed esprime piena gratitudine per “l’incoraggiamento a diventare discepoli missionari”, per “la Chiesa in uscita” e per aver sollecitato l’abbandono di qualunque privilegio e raggiungere “le periferie geografiche ed esistenziali, come fece Gesù di Nazareth”. I presuli ricordano con commozione la “buona notizia” di quel 13 marzo 2013 per l’elezione del primo papa latinoamericano. “Grazie per essere primo tra noi come pastore con odore di pecora, vicino a tutti, pellegrino di pace. Ogni giorno, con i suoi gesti e le sue parole, ci incoraggia a rendere presente il Regno di Dio nei nostri popoli, soprattutto tra i più poveri” scrivono. “Sappiamo bene che in mezzo alle disuguaglianze e alle ingiustizie che patisce il nostro continente, come Ecclesia semper reformanda, dobbiamo fare nostra la chiamata permanente alla conversione per realizzare i sogni che ci hai donato in Querida Amazonia, per cedere il passo a una Chiesa ogni volta più samaritana, misericordiosa, sinodale, partecipativa e, soprattutto, al servizio del Popolo di Dio. Una Chiesa” continuano “sempre pronta a sanare le ferite come ospedale da campo tra i migranti, gli sfollati, chi subisce violenze, le vittime della tratta e i più vulnerabili, a cui vengono negati i diritti fondamentali, ovvero salute, lavoro, alloggio e istruzione”. I vescovi del Celam ringraziano Papa Francesco per avergli insegnato ad essere “Chiesa povera per i poveri, impegnata nello sviluppo umano integrale, nella difesa della vita e nella cura della casa comune. Come Vescovo di Roma” sottolineano “ha preso il primo posto nella fraternità e nell'amicizia, e ci ha invitato a guardare, in modo speciale, ai giovani e agli anziani, alle donne e ai bambini, alle minoranze indigene che oggi sono escluse e rese invisibili da un'economia che uccide. Infine il sentimento di gratitudine per aver indicato la strada maestra per "vivere il Vangelo con gioia e semplicità di cuore" (DD)

13 marzo - ITALIA 8° Anniversario Pontificato. Card. De Donatis: "Gratitudine per aver guidato la Chiesa con cuore di Padre"

“Ricordo con viva emozione quella sera piovosa del 13 marzo 2013, in una piazza San Pietro gremita di fedeli in preghiera, quando risuonò per la prima volta la voce di Papa Francesco: La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo; e adesso incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese”. Comincia così il messaggio di auguri che il cardinale vicario Angelo De Donatis ha inviato a Papa Francesco in occasione dell’ottavo anniversario della sua elezione a Pontefice e Vescovo di Roma. “A nome di tutta la comunità ecclesiale di Roma, dei vescovi ausiliari, dei presbiteri, dei diaconi, delle consacrate e dei consacrati e di tutti i membri del Santo Popolo fedele di Dio e di tutti gli uomini di buona volontà della nostra città” scrive il porporato “esprimo profonda gratitudine e sentimenti di stima e di filiale devozione a Papa Francesco che in questi anni ha guidato la nostra Chiesa con cuore di Padre. Il Card. De Donatis continua esprimendo l’affetto, l’ammirazione e la gratitudine “per averci fatto riscoprire, con il Suo insegnamento e la Sua testimonianza di vita, “la dolce e confortante gioia di evangelizzare”. Infine, scrive il vicario di Roma: “Ogni giorno nella nostra preghiera affidiamo la Sua persona e il Suo ministero petrino a Cristo Buon Pastore, per intercessione della Salus Populi Romani, chiedendo che continui a custodire il Suo gregge e a vegliare sulla nostra Chiesa e sulla città di Roma con amore di padre”. (DD)

12 marzo - BRASILE #coronavirus. Appello vescovi e società civile: “Il popolo non può pagare con la vita!”

“Il popolo non può pagare con la vita!”: è forte ed accorato l’appello lanciato dalle istituzioni firmatarie del “Patto per la vita” in Brasile, ovvero la Conferenza episcopale nazionale, l'Ordine degli avvocati, la Commissione ‘Dom Paulo Evaristo Arns’ per la difesa dei diritti umani, l'Accademia delle scienze, l'Associazione della stampa e la Società per il Progresso scientifico. L’appello è contenuto in nota diffusa l’11 marzo, visto l'aggravarsi della pandemia da Covid-19 nel Paese, dove ad oggi si contano 11,3 milioni di contagi e più di 270mila decessi. “Con dolore e la massima urgenza ci rivolgiamo alla società brasiliana – si legge nella nota – e ribadiamo la nostra solidarietà con tutti coloro che hanno perso i loro cari”. “Non c’è tempo da perdere, il negazionismo uccide – continua il documento - Il virus circola da nord a sud del Brasile, replicando ceppi, colpendo diversi gruppi di età, infierendo sui più vulnerabili. I pazienti muoiono in agonia per mancanza di risorse ospedaliere”, mentre “gli operatori sanitari, dopo un anno in prima linea, sono sull'orlo dell'esaurimento”. Per questo, “è giunta l’ora di fermare l’escalation della morte! – si legge ancora - La popolazione brasiliana ha bisogno del vaccino ora. Il virus non sarà dissipato dall’oscurantismo, dai discorsi violenti o dalle frasi offensive. Basta con la stupidità e l'irresponsabilità. Serve il vaccino ora e per tutti”. Esortando vivamente il Ministero della Salute ad assumersi le proprie responsabilità, “garantendo un rapido accesso ai farmaci e ai test convalidati dalla scienza, la tracciabilità permanente del virus e un minimo di serenità alla gente”, i firmatari del “Patto per la vita” deplorano, poi, “l'inefficienza del governo federale, principale responsabile della tragedia che stiamo vivendo” con totale “disprezzo della vita”. Di qui, l’invito a governatori e sindaci a compiere ogni sforzo per garantire “l’immunizzazione rapida della popolazione”, guardando non solo agli interessi del singolo territorio, ma a quelli dell’intero Paese. “Siamo un solo Brasile”, ribadiscono i firmatari. Al contempo, il Congresso nazionale viene invitato a “dare la massima priorità alle questioni relative al Covid-19, perché tutelare la vita è la cosa più urgente”. “Chiediamo alla magistratura – si legge ancora nell’appello – che, sotto la guida della Corte Suprema, garantisca i diritti della cittadinanza; chiediamo che la stampa agisca liberamente e deontologicamente, compiendo la sua missione di diffondere informazioni affidabili e scientificamente fondate; chiediamo che la voce delle istituzioni suoni molto ferma in difesa del popolo brasiliano”. Rivolgendosi anche ai giovani, ora più che mai colpiti e uccisi dal virus che “li usa come vettori di trasmissione”, il “Patto per la vita” li esorta a “diventare protagonisti nella difesa della vita e del Paese, smontando il negazionismo che promuove la morte”. “Il cammino è impegnativo, lo sappiamo – concludono i firmatari – ma l’opportunità di ricostruire la società brasiliana è unica e la speranza è la luce che ci guiderà verso una nuova epoca”. Lanciato il 7 aprile 2020, in occasione della Giornata mondiale della Salute, il “Patto per la Vita” sottolineava già un anno fa la  grave crisi sanitaria, economica, sociale e politica del Brasile ed esigeva, sin da allora, “dai governanti e dai rappresentanti del popolo l'esercizio della cittadinanza guidata dai principi di solidarietà e dignità umana, basata su un dialogo maturo e corresponsabile, nella ricerca di soluzioni congiunte per il bene comune, in particolare per i più poveri e vulnerabili". (IP)

12 marzo - CANADA #coronavirus. Vescovi invitano a vaccinarsi per il bene comune e la salute di tutti

“I cattolici son invitati a vaccinarsi, sia in linea con i dettami della loro coscienza, sia per contribuire al bene comune, promuovendo la salute e la sicurezza degli altri”: è quanto scrive la Conferenza episcopale del Canada (Cccb) in una nota diffusa ieri, 11 marzo. Nello specifico, i vescovi chiariscono alcuni punti di una loro precedente dichiarazione, pubblicata il 9 marzo in riferimento alle preoccupazioni etiche relative ai vaccini attualmente approvati, sollevate da alcuni fedeli. Ribadendo che tale nota “non intendeva mettere in dubbio l’efficacia medica di alcun vaccino”, i vescovi affermano che “tutti i vaccini anti-Covid che sono medicalmente approvati dalle autorità sanitarie competenti possono essere ricevuti lecitamente dai cattolici”. Soprattutto, “poiché attualmente non viene offerta una scelta di vaccino, i cattolici, in buona coscienza, possono ricevere quello che è disponibile e offerto loro”. Ad un anno dall’inizio della pandemia, inoltre, la Cccb ricorda “con il pensiero e la preghiera” tutte le vittime, i malati e “coloro che hanno sperimentato più acutamente l’impatto della pandemia” che in Canada ha provocato 900mila contagi ed oltre 22mila vittime. Al contempo, i presuli esprimono il loro “profondo apprezzamento” e la loro “sentita gratitudine per tutti i lavoratori essenziali ed i volontari che forniscono assistenza al prossimo, spesso con grande sacrificio personale”. Nel comunicato del 9 marzo, la Chiesa cattolica canadese faceva eco alla “Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19” diffusa a dicembre 2020 dalla Congregazione per la Dottrina della fede, chiedendo al governo di Ottawa di assicurare che gli antidoti al coronavirus non creassero “un dilemma etico per la popolazione”. “La scelta di essere vaccinati, in particolare nel contesto dell’attuale pandemia, può essere un atto di carità che riconosce il bisogno di prendersi cura degli altri”, scrivevano i vescovi. Di qui, l’incoraggiamento “ad una maggiore adozione del vaccino tra tutta la popolazione per rafforzare il bene comune della società”. Quanto agli interrogativi sollevati dai cattolici sull’ammissibilità morale di ricevere vaccini il cui sviluppo, produzione e/o test ha coinvolto l'uso di linee cellulari derivate dall'aborto, come accade per i prodotti AstraZeneca e Johnson&Johnson, i presuli affermavano che “la questione è importante perché riguarda la sacralità della vita umana e la sua intrinseca dignità”. Al contrario, i vaccini Pfizer e Moderna, già approvati in Canada, hanno “una connessione estremamente remota” con le linee cellulari derivanti da aborti. Pertanto, “quando viene fornita una scelta tra i diversi vaccini da ricevere, quello con il legame inferiore con linee cellulari derivate dall'aborto dovrebbe sempre essere preferito, se possibile”. Questo significa - spiegavano i vescovi - che, “date le opzioni di vaccino attualmente approvate in Canada, se/quando viene presentata la scelta, si dovrebbe scegliere di ricevere il Moderna o Pfizer, rispetto ad AstraZeneca o Johnson & Johnson”. Se invece, non è possibile scegliere il tipo di vaccinazione a cui sottoporsi, allora i prodotti AstraZeneca o Johnson&Johnson possono essere “usati in buona coscienza, con la consapevolezza certa che l'uso di essi non costituisce una formale cooperazione formale con l'aborto". Data “l'emergenza sanitaria”, infatti, concludevano i presuli, “nulla impedisce moralmente a chiunque di ricevere in buona coscienza tali antidoti”. (IP)

12 marzo - MAURITIUS Messe e incontri sospesi ancora una volta nella diocesi di Port-Louis a causa della pandemia

Nuovo lockdown alle Mauritius a causa dell’aumento dei contagi di Covid-19. Il cardinale Maurice Piat, vescovo della diocesi di Port-Louis ha dunque disposto la sospensione delle messe e delle celebrazioni pubbliche, ma ha disposto che ogni sacerdote dovrà trovare modalità per facilitare la preghiera a distanza, restando in contatto con i fedeli per telefono o attraverso i social network. Non si potranno celebrare i battesimi e le chiese resteranno chiuse tranne che per i funerali, dove è ammessa la presenza di un massimo di 30 persone. Per l’unzione degli infermi, i sacerdoti potranno recarsi negli ospedali oppure nelle abitazioni degli ammalati nel rispetto delle misure sanitarie. Per la comunione ai pazienti che non sono in pericolo di morte, il porporato suggerisce al momento di sospenderla fino alla fine del confinamento. Sono sospese, poi, le lezioni all’Istituto Cardinal Jean Margéot (ICJM) o in aule di lavoro, e ancora sono annullati ritiri di gruppo, sessioni di catechesi o di formazione, incontri di movimenti o servizi. Infine il cardinale Piat esorta i parroci a chiedere ai membri della Caritas e del CPQ (Quartier Pastoral Council) di essere attenti ai bisogni delle persone sole, di coloro che vivono alla giornata, degli anziani o di chi non può spostarsi. (TC)

12 marzo - ITALIA Alla sessione primaverile dei vescovi siciliani presentati l’Osservatorio socio politico e l’attività del Laboratorio di Pastorale Familiare

Osservazione, ascolto e discernimento: sono i compiti dell’Osservatorio Socio Politico dell’Ufficio Regionale di Pastorale Sociale e del Lavoro della Conferenza episcopale siciliana che è stato presentato nel corso della sessione primaverile svoltasi lunedì e martedì scorso a Enna. L’organismo, riferisce un comunicato dei presuli, è stato istituito per esaminare i fenomeni sociali, politici ed economici alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa e condividerà in rete le sue analisi e le iniziative diocesane di osservazione già avviate nelle diverse realtà dei territori. L’Osservatorio, composto da delegati diocesani, da un segretario e da un coordinatore, ha fra i suoi obiettivi quello di valorizzare i laici nel compito specifico di promuovere il rinnovamento dell’ordine temporale. All’ordine del giorno anche il sostegno economico alla Chiesa Cattolica. Orazio Sciascia, direttore regionale del Servizio per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa Cattolica, ha presentato la situazione regionale, sottolineando la necessità di rilanciare l’attività di promozione e sensibilizzazione del Sovvenire, soprattutto con la creazione o il potenziamento della rete dei referenti parrocchiali. Monsignor Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani, ha invece aggiornato i vescovi sullo svolgimento del primo anno del triennio del Laboratorio regionale di Pastorale Familiare, avviato all’inizio di questo anno pastorale, e che coinvolge quasi tutte le diocesi della Sicilia. Il laboratorio sta coinvolgendo 500 persone, di cui 234 coppie, e 158 parrocchie di 93 comuni. La Conferenza episcopale, in occasione dell’apertura dell’Anno della Famiglia, prevista il 19 marzo, nel quinto anniversario della pubblicazione dell’Esortazione apostolica di Papa Francesco Amoris Laetitia sulla bellezza e la gioia dell’amore familiare, invieranno un messaggio. Infine i vescovi hanno deciso di spostare, per il perdurare della pandemia di Covid-19, la Giornata Sacerdotale Mariana e il Convegno Regionale dei Presbiteri di Sicilia, sul tema “Esercizi di fraternità presbiterale”, previsti dal 17 al 19 maggio a Siracusa, nei giorni 1, 2 e 3 settembre, durante la festa della Madonna delle Lacrime. (TC)

12 marzo - MALAWI #coronavirus. Vescovi: vaccinarsi è “un gesto d’amore nei confronti del prossimo”

Sottoporsi al vaccino anti-Covid è “un gesto d’amore nei confronti del prossimo” e un atto “moralmente corretto”: lo afferma la Conferenza episcopale del Malawi (Ecm) in una nota diffusa l’11 marzo, dopo che nel Paese africano è giunto il primo lotto di antidoto al coronavirus. Incoraggiando “fortemente tutti i cattolici e le persone di buona volontà” ad aderire alla campagna vaccinale, i presuli ribadiscono che tale gesto rappresenta “un atto di carità verso gli altri membri della comunità e parte della nostra responsabilità morale per il bene comune”. “L’amore non fa nessun male al prossimo”, scrive ancora l’Ecm che poi aggiunge: "Insieme ad altri mezzi per fermare o addirittura prevenire la pandemia da Covid-19, il bene comune richiede la vaccinazione, soprattutto per proteggere i più deboli e vulnerabili". I vescovi chiariscono, inoltre, di aver deciso di sostenere la campagna di vaccinazione “dopo aver consultato esperti della salute, aver osservato le indicazioni della Santa Sede ed aver ascoltato il governo del Malawi, il quale farà del suo meglio per garantire che tutte le persone idonee, nel Paese, accedano al vaccino anti-Covid”. Al contempo, i presuli si dicono consapevoli de “le paure e i sentimenti contrastanti che alcune persone potrebbero avere nei confronti della vaccinazione, soprattutto in termini di sicurezza ed efficacia”. Tuttavia, pur “prendendo atto con attenzione di tali sentimenti”, l’Ecm ricorda che “la Chiesa ha sempre condiviso la preoccupazione del governo per la salute delle persone”, sostenendo un mezzo “che non è di natura sanzionatoria o punitiva”, ma rappresenta “l’equilibrio tra la tutela della salute collettiva e la libertà di scelta individuale”. Quindi, la Chiesa cattolica di Lilongwe si rivolge direttamente alle autorità nazionali chiedendo loro di “impiegare tutte le misure necessarie per sostenere la genuinità, la sicurezza e l'efficacia del vaccino", lavorando anche ad “una massiccia campagna di sensibilizzazione e di educazione civica, perché la maggior parte delle paure e delle dicerie diffuse tra la gente, specialmente nelle zone rurali, sono dovute alla mancanza di informazioni corrette". In quest’ottica, il governo è esortato, da una parte, a “fare uno sforzo extra per acquistare più vaccini, in modo che molte più persone, rispetto ad ora, possano riceverli”, dall’altra a “continuare ad attuare tutte le misure necessarie per fermare la diffusione del contagio e portare avanti la cura delle persone infette e la tutela della popolazione”. Dal suo canto, la Conferenza episcopale del Malawi ribadisce il suo sostegno alle autorità nella lotta contro la pandemia e lancia un appello a tutti i cittadini affinché rispettino le normative igienico-sanitarie, proteggendo così se stessi e gli altri. I presuli, infine, assicurano la loro preghiera per tutti coloro che operano in prima linea nell’emergenza sanitaria e invocano la Vergine Maria, “Consolatrice degli afflitti”, affinché interceda per la fine della pandemia. (IP)

12 marzo - STATI UNITI Status di protezione temporanea per migranti venezuelani. Il plauso dei vescovi

Negli Stati Uniti, l’amministrazione Biden ha annunciato che designerà il Venezuela per lo “status di protezione temporanea” (Tps). Si tratta di una condizione di immigrazione autorizzata che permette alle persone di rimanere a lavorare negli Usa in un periodo in cui si ritiene che non sia sicuro, per loro, tornare nel proprio Paese d’origine. Tale particolare designazione è valida per diciotto mesi ed è soggetta a rinnovo, se le condizioni che l’hanno provocata risultano essere ancora in corso al momento della sua scadenza. L’annuncio delle autorità è stato accolto con favore dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), che ha diffuso una nota a firma di Monsignor Mario E. Dorsonville, presidente del Comitato per le migrazioni, e Monsignor David J. Malloy, presidente del Comitato per la giustizia internazionale e la pace. "Lodiamo questa decisione giusta e umana che fornirà il necessario sollievo ai venezuelani già presenti negli Stati Uniti”, scrivono i vescovi. “La situazione in Venezuela si è costantemente deteriorata negli ultimi dieci anni – sottolineano i presuli - causando disordini civili, grave insicurezza alimentare e perdita di vite umane”, tanto che “molti venezuelani continueranno ad essere colpiti dalle condizioni che hanno giustificato la designazione del Paese per il Tps”. Pertanto, la Chiesa cattolica incoraggia l'amministrazione di Washington a “lavorare per affrontare queste condizioni attraverso la diplomazia, l'assistenza umanitaria e gli aiuti internazionali che cercano di promuovere e preservare la vita umana”. Ribadendo la loro solidarietà con “i fratelli e le sorelle del Venezuela”, i vescovi statunitensi pregano “per la fine delle circostanze che perpetuano la loro sofferenza”. “Che Nostra Signora di Coromoto, patrona del Venezuela, li conforti nel momento del bisogno", conclude la nota episcopale. (IP)

12 marzo - SIRIA Dieci anni di guerra. ACS agli USA e alla UE: si agevolino gli aiuti umanitari e si sospendano le sanzioni contro Damasco

“É nostro dovere fornire aiuto alla popolazione civile sofferente della Siria, e soprattutto alla minoranza cristiana in rapida diminuzione”. Per questo la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) chiede agli Stati Uniti e all’Unione Europea di adoperarsi per agevolare gli aiuti umanitari nel Paese che sono attualmente ostacolati dalle sanzioni, nonostante esse prevedano deroghe per l’invio di fondi per aiuti umanitari. Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di ACS Internazionale, spiega che il codice bancario europeo IBAN e l’americano SWIFT bloccano i trasferimenti contenenti riferimenti alla Siria e a qualsivoglia città del Paese, per cui per le organizzazioni caritative diventa quasi impossibile trasferire fondi con finalità umanitarie. L’invio di denaro è di importanza vitale perché le istituzioni ecclesiastiche e le ONG non sono in grado di consegnare i beni necessari per la sopravvivenza degli sfollati interni e degli altri milioni di siriani presenti nel Paese. “Per questo ordinariamente inviamo denaro affinché i nostri referenti possano acquistare sul posto cibo, cure mediche e abbigliamento”, prosegue Heine-Geldern.  Le difficoltà di trasferire denaro si aggiungono a quelle di importare beni in Siria, anche in piccole quantità: “Per richiedere le autorizzazioni i nostri partner devono spesso superare insormontabili procedure multilingue adottate dalle autorità sanzionatorie”, spiega Heine-Geldern, evidenziando che è particolarmente difficile importare beni suscettibili di impieghi diversi da quelli umanitari, i cosiddetti prodotti a duplice uso, poiché l’interpretazione di queste disposizioni è molto ampia., tanto che anche il latte in polvere per neonati e bambini denutriti viene ricompreso in questa categoria. Per questo Acs chiede che siano presto adottate procedure che definiscano chiaramente ciò che è permesso e ciò che è vietato, rendendo così possibile l’attuazione di tutte le misure consentite.  Anche la fondazione pontificia coglie l’occasione del decimo anniversario dell’inizio del conflitto in Siria, il 15 marzo, per rilanciare con forza l’appello per la revoca delle misure contro Damasco, che non fanno che peggiorare la crisi umanitaria in atto, come evidenziato da tutte le organizzazioni umanitarie e anche dalle Nazioni Unite.   In questi dieci anni, grazie alla generosità dei benefattori che hanno donato complessivamente oltre 40 milioni di euro la fondazione pontificia ha fornito sostegno alla popolazione civile siriana e in particolare alla minoranza cristiana, che – evidenzia Alessandro Monteduro, direttore di ACS Italia - dall’inizio del conflitto vive in condizioni catastrofiche e in molti casi è stata costretta a emigrare “tanto da correre il rischio di una totale estinzione”. Da ricordare che la guerra in Siria ha costretto 6,5 milioni dei suoi 21 milioni di abitanti, a fuggire all’estero soprattutto in Libano, Giordania e Turchia. Un milione i siriani che hanno l’Europa. Ad essi vanno aggiunti poco più di sei milioni di sfollati interni, molti dei quali costretti a continui spostamenti per fuggire ai combattimenti. Almeno undici milioni di siriani dipendono dagli aiuti umanitari  per sopravvivere e l’80% vive in condizioni di povertà.  (LZ)

12 marzo - OLANDA 17 marzo, elezioni generali. Vescovi: politica deve tutelare vita e bene comune

Urne aperte, in Olanda, mercoledì 17 marzo per le elezioni generali. Le votazioni si terranno in tempo di pandemia da Covid-19; per questo, sono state stabilite alcune misure cautelari: i seggi elettorali apriranno il 15 e 16 marzo per le persone più vulnerabili al coronavirus, mentre circa 2,4 milioni di persone di età superiore ai 70 anni hanno ottenuto il diritto di votare per posta. In vista delle votazioni, la Conferenza episcopale nazionale ha diffuso una lunga nota in cui esorta i cattolici a far sentire la propria voce, perché il voto “non è solo un diritto, ma anche un dovere con il quale si rende noto ai politici in quale società si vuole vivere”. Nell’attuale contesto, dunque, guidati “dalla fede, dalla speranza e dalla carità”, i fedeli sono esortati a guardare avanti verso il ritorno alla “normalità”. Ma i vescovi fanno una sottolineatura importante: la “normalità” a cui tornare non deve essere quella “vecchia”, precedente alla crisi, in cui “c’era ingiustizia, violenza e degrado ambientale”; bensì “una nuova normalità che sappia valorizzare la cura, la solidarietà e l’equità” all’interno di tutta la società. In primo luogo, dunque, la Chiesa cattolica olandese richiama l’importanza di “scegliere la vita”: “Siamo convinti della dignità di ogni essere umano – scrivono i vescovi – Pertanto, è importante vedere come i politici la pensano su questo punto e sui valori, i diritti ed i doveri che ne derivano”. “Rifiutiamo l'aborto, l'eutanasia, il suicidio assistito e il sacrificio di embrioni per la ricerca scientifica – aggiungono i presuli - Il rispetto dell'inviolabilità della vita umana dal concepimento alla morte naturale, indipendentemente dallo stato in cui si trova, è di primaria importanza”. Di qui, l’appello a “la promozione e la protezione di una cultura della vita”, così come al “rispetto della libertà di espressione e di religione”. In sostanza, la Chiesa cattolica olandese esorta a costruire “una società aperta”, come quella descritta da Papa Francesco nell’Enciclica “Fratelli tutti”, ovvero “una società in cui le persone sono aperte ai loro simili, anche se diversi, vulnerabili, rifugiati o migranti”. A tal proposito, i vescovi affermano che “è un bene che il governo usi criteri generosi per l'ammissione di rifugiati e migranti, regolando il sistema migratorio in base alla sua specifica responsabilità per il bene comune”. Il vero incontro tra i popoli, infatti, “non esclude nessuno”, ma offre ad ogni persona “la possibilità di svilupparsi liberamente e di partecipare alla costruzione della società”. Forte anche l’appello dei vescovi a fornire sostegno, assistenza e servizi necessari a tutti, in particolare a “coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà”, “a tutte le famiglie in difficoltà a causa della pandemia” e ai giovani, affinché abbiano “l’opportunità di crearsi un proprio nucleo familiare e di affittare o comprare un alloggio a prezzi accessibili”. La nota episcopale ricorda, poi, che una società aperta “permette le differenze e protegge i diritti e i valori delle minoranze”. In questo senso, “i genitori hanno il diritto di crescere i propri figli secondo il loro credo e, pertanto, la libertà di educazione va tutelata”, insieme alla “libertà di religione”, affinché “i credenti possano vivere senza impedimenti la propria fede e celebrarla apertamente, non solo in casa”. I presuli richiamano, poi, al “principio del bene comune”, così da contrastare la tanto radicata “mentalità di mercato”, che “subordina le persone alla realizzazione degli interessi personali di pochi”, “degradandole a mero mezzo e calpestandone la dignità”. In una società “altamente individualistica – mettono in guardia i vescovi – i valori morali e il senso di responsabilità nei confronti del bene comune vengono sacrificati in nome degli interessi economici e questo allontana le persone, crea solitudine, incrina la solidarietà” che non è soltanto “aiutarsi a vicenda ogni tanto”, bensì è “entrare in empatia con gli altri e agire come un’unica comunità per il bene di tutti”, perché “siamo tutti fratelli e sorelle”. La “nuova normalità” a cui bisogna aspirare, dunque, si legge ancora nella nota, “è quella del Regno di Dio”, in cui tutti sono “interconnessi”, “solidali” con chi vive in difficoltà e attivi nel praticare “una cultura della cura” nei confronti del prossimo, trattandolo “con rispetto, anche se ha un punto di vista diverso”, perché ciò che conta è “condividere e dare, non escludere e possedere”. Alle prossime elezioni, i cristiani sono quindi esortati a “guardare oltre la pura politica di partito”, così da “scegliere i candidati che sapranno considerare i valori fondamentali come base del loro programma” elettorale. Infine, ricordando che “la politica è una delle forme più alte di carità”, i vescovi olandesi ringraziano tutti coloro che sono disposti “ad assumersi la responsabilità” di guidare il Paese e pregano affinché essi abbiano “saggezza, intuizione e perseveranza”. Da ricordare che le elezioni di mercoledì prossimo giungono in un momento critico per l’Olanda: oltre alla pandemia che ha provocato ad oggi 1,14 milioni di contagi e quasi 16mila decessi, il Paese è senza governo da due mesi. A metà gennaio, infatti, l’esecutivo si è dimesso, a causa di uno scandalo relativo ai bonus per famiglie in difficoltà: oltre 10mila nuclei familiari erano stati erroneamente accusati di frode fiscale e obbligati a restituire il sussidio, sebbene ne avessero effettivamente diritto. Nonostante ciò, il premier uscente, Mark Rutte, del partito Vvd (People’s Party for Freedom) risulta in vantaggio nei sondaggi e sembra avviarsi al suo quarto mandato. (IP)

12 marzo - SIRIA Dieci anni di guerra. Gli aiuti della Caritas Internationalis alla popolazione

Lunedì 15 marzo il conflitto in Siria compirà dieci anni. Un triste traguardo con un bilancio devastante: dal 2011 ad oggi, si contano oltre 400mila vittime 12 milioni di sfollati e 12,4 milioni persone, pari al 60 per cento della popolazione, colpite dall’insicurezza alimentare. In tanto buio, però, una luce c’è: quella della Caritas Internationalis che in questo decennio ha sostenuto le comunità locali fornendo alloggi, cibo, istruzione, salute, protezione, mezzi di sussistenza, acqua e servizi igienici. “Al momento – informa una nota - ben 22 delle 162 organizzazioni Caritas stanno sostenendo progetti in Siria. Sette di questi membri hanno uffici nella regione. Nel 2020 la Confederazione Caritas ha sostenuto circa 830mila siriani in tutto il Medio Oriente”. “I siriani si trovano ad affrontare condizioni umanitarie disperate – sottolinea Aloysius John, segretario generale dell’organismo caritativo – Nel Paese, sono presenti nuove sfide a causa della crisi economica e della pandemia da Covid-19 che richiedono il nostro sostegno incondizionato”. L’obiettivo è dunque quello di “aumentare l'autonomia e le opportunità di sussistenza sostenibili e, di conseguenza, stimolare i mercati e aiutare la ripresa economica a lungo termine nell’intera regione”. Attualmente, l’ufficio di Caritas Siria conta un totale di 200 impiegati e una media di 100 volontari che affrontano le medesime difficoltà del resto della popolazione: “Noi stessi viviamo la crisi nel Paese, proprio come le persone che aiutiamo”, sottolinea Elias Hamwi, coordinatore di progetti caritativi nella parte orientale di Aleppo.  Ma oggi, dopo dieci anni di guerra, Caritas oggi guarda anche al futuro dei siriani, cercando di favorire “l'autosufficienza delle comunità” e potenziando i programmi di sviluppo. Il Paese sta affrontando “una grave crisi economica – si legge ancora nella nota - l'85 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà e più di 11 milioni di persone hanno bisogno di aiuto umanitario. Circa 6,7 milioni di persone sono sfollati interni e solo nel 2020, 4,5 milioni di siriani si sono ritrovati a patire la fame”. Drammatica anche la situazione dell’istruzione: “Due bambini siriani su tre non vanno a scuola, mentre gli attacchi agli edifici scolastici continuano. A questo deve aggiungersi il triplice impatto di sanzioni, conflitto e Covid-19 ha comportato la chiusura di molte scuole”. Per questo, la Confederazione Caritas ha lanciato a Ghouta, nei pressi di Damasco, un progetto da 1 milione di euro per permettere la ricostruzione di case e la riabilitazione di due istituti scolastici. I progetti di assistenza alle persone più vulnerabili e a rischio, come i bambini, gli anziani e le famiglie, vengono realizzati principalmente ad Aleppo, Damasco, Homs, Hassakeh e sul litorale siriano. Attualmente, oltre una dozzina di organizzazioni facenti parte della Caritas stanno sostenendo un progetto triennale (2018-2021) ad Aleppo, con un budget di 4 milioni di euro. Destinato ad oltre 37.000 persone, il programma è incentrato sull'aiuto alle piccole e medie imprese al fine di rilanciare le loro attività, con “un passo in avanti rispetto alla risposta ai bisogni di base delle persone”. A Homs, invece, il progetto della Caritas "Migliorare gli standard di vita e l'ambiente della comunità" mira ad incrementare il reddito delle persone Ma gli aiuti della Caritas Internationalis raggiungono anche il milione e mezzo di siriani rifugiati in Libano e gli oltre 600mila in Giordania, mentre la loro difficile condizione viene ricordata dall’organismo caritativo anche in sede internazionale. Il 10 marzo, infatti, rivolgendosi al Consiglio dei diritti umani dell’Onu, a Ginevra, Caritas Internationalis ha chiesto al governo degli Stati Uniti e all'Unione Europea di “rimuovere le sanzioni che impediscono ai siriani di accedere ai bisogni e ai servizi di prima necessità e alle forniture sanitarie e stanno inibendo la ricostruzione delle infrastrutture di base”. (IP)

12 marzo - MALESIA L'Alta Corte di Kuala Lumpur dichiara incostituzionale il divieto dell’uso della parola “Allah” ai cristiani

Importante vittoria legale per i cristiani in Malesia. Dopo un annoso contenzioso - riporta l'agenzia Ucanews - l'Alta Corte di Kuala Lumpur ha dichiarato incostituzionale e non valida una direttiva governativa che vieta ai cristiani l'uso della parola "Allah" e di altre tre parole usate nell’islam. Secondo la Corte, la normativa, che è stata introdotta nel 1986, viola la libertà religiosa sancita dall’articolo 11 della Costituzione malese. La sentenza è l’esito di un contenzioso iniziato 13 anni fa con il ricorso di una cristiana della provincia di Sarawak alla quale erano stati sequestrati dei CD all’aeroporto in quanto contenenti la parola Allah”. Ne è seguito un braccio di ferro legale che ha coinvolto anche il settimanale cattolico locale “The Herald”, il quale nel 2014 ha invece perso una causa contro il Governo per il diritto di usare il termine “Allah” nella sua edizione in lingua malese.  L’argomento della comunità cristiana è che la parola “Allah” riferita a Dio viene usato da secoli dai cristiani in Malesia, soprattutto negli Stati di Sabah and Sarawak. Alcune frange radicali musulmane, sostenute dal Malays National Organization (Umno), al potere fino al 2018, e dal partito islamico della Malesia Malaysian Islamic Party (PAS), rivendicano invece l’uso esclusivo della parola per i soli musulmani, con il pretesto di non creare confusione e tensioni. Per i cristiani si tratta di una rivendicazione strumentale finalizzata a islamizzare una società pluralista.  In Malesia, Paese multietnico e multireligioso, musulmani rappresentano il 60%  dei suoi 37,2 milioni di abitanti. I cristiani sono invece circa il 9% della popolazione e sono concentrati negli Stati di Sabah e Sarawak. (LZ)

12 marzo - ITALIA A Siracusa esposizione straordinaria del simulacro di Santa Lucia per pregare per la fine della pandemia

Domani, ad un anno dall’atto di affidamento a Santa Lucia in tempo di pandemia, il simulacro della patrona di Siracusa, custodito nella cattedrale, sarà esposto, in via straordinaria per l’intera giornata. Lo ha deciso la Deputazione della Cappella di Santa Lucia che ha disposto alle 7.30 l’inizio delle celebrazioni. Le cinque chiavi necessarie per aprire la nicchia in cui si trova il simulacro della santa saranno consegnate al maestro di cappella Benedetto Ghiurmino da infermieri, medici e persone che hanno vissuto l’esperienza del Covid-19. Seguirà, alle 8, la messa presieduta dal parroco della cattedrale Salvatore Marino. Alle 17 ci sarà uno spazio dedicato ai bambini con il racconto della storia della vergine e martire, durante il quale saranno mostrate le scarpette rosse e le reliquie della patrona di Siracusa. Alle 18.30 l’arcivescovo, monsignor Francesco Lomanto, presiederà la celebrazione eucaristica alla quale prenderanno parte personale sanitario e associazioni di volontariato della Pastorale della Salute. La liturgia sarà trasmessa sui canali social dell’arcidiocesi - la pagina Facebook e il canale You Tube - e sulla pagina Facebook della Deputazione della Cappella di Santa Lucia. Al termine della messa avrà luogo la chiusura della nicchia. Nell’arco della giornata si svolgerà una raccolta alimentare curata da operatori della Caritas diocesana per aiutare le tante persone che a causa della pandemia stanno sperimentando condizioni di gravi disagi economici. “La preghiera insieme alla carità sull’esempio di Lucia - ha detto il presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, Giuseppe Piccione - sarà un momento per ricordare insieme le troppe vittime della pandemia e per ringraziare chi ha aiutato e sta aiutando gli altri nel periodo di emergenza sanitaria. La preghiera e la solidarietà sono l’antidoto autentico al Covid-19”. La Deputazione della Cappella di Santa Lucia ha disposto una serie di linee guida ed un piano di evacuazione nel rispetto delle normative Covid-19. Durante lo svolgimento delle funzioni religiose non sarà consentita la visita al Simulacro. Nella cattedrale è ammessa la presenza di 100 persone. Attraverso un percorso delimitato, potranno stazionare all’interno della Cappella al massimo due persone, in piedi, il tempo necessario per una preghiera. (TC)

12 marzo - POLONIA: Famiglia, formazione dei sacerdoti e abusi al centro della 388.ma plenaria dei vescovi

La situazione delle famiglie in Polonia, gli abusi sui minori nella Chiesa, la formazione dei sacerdoti e la preparazione alla Pasqua. Sono stati questi i temi che hanno caratterizzato la 388.ma plenaria della Conferenza episcopale polacca, svoltasi l’11 marzo a Varsavia. All’inizio dei lavori i presuli hanno rivolto un messaggio a Papa Francesco in vista dell’ottavo anniversario della sua elezione al soglio di Pietro, il 13 marzo, per ringraziarlo dei “molti e preziosi frutti” di questi otto anni di pontificato che, affermano, “ridanno speranza alla Chiesa e al mondo”. Particolare gratitudine è stata espressa per il messaggio di fratellanza scaturito dal recente viaggio in Iraq, per l’indizione dell’anno di san Giuseppe e dell’anno della famiglia nel quinto anniversario pubblicazione dell’esortazione post-sinodale “Amoris laetitia”. Proprio la pastorale familiare – riporta il comunicato conclusivo - è stato uno dei principali punti all’ordine del giorno dei lavori.  I vescovi hanno incoraggiato pastori, consacrati e fedeli a promuovere ancora più attivamente “la gioia dell’amore che si vive nelle famiglie”. Centrale in questo senso – è stato evidenziato - la preparazione al sacramento del matrimonio, il rafforzamento del rapporto delle famiglie con il Signore, la promozione e il sostegno alle coppie e famiglie e l'accompagnamento di quelle in difficoltà, come indicato dall'"Amoris latitia". Dai presuli anche un ringraziamento a quanti si occupano della tutela della vita umana dal concepimento alla morte naturale e l'incoraggiamento a sostenere madri e padri che accettano il dono di una nuova vita, in un momento segnato da forti contrasti nella società polacca, in particolare sulla questione dell’aborto.  Tutte le manifestazioni di gentilezza umana  sono importanti, così come l'assistenza pastorale, medica, psicologica ed economica,  hanno sottolineato. Riguardo alla situazione attuale della Chiesa in Polonia l’assemblea ha ribadito l’importanza della conversione personale di ogni credente, tante volte richiamata da Papa Francesco, esprimendo apprezzamento per l’impegno del clero e dei laici nel rinnovamento della Chiesa polacca, ma ricordando anche che solo le iniziative intraprese in unione con i pastori porteranno buoni frutti alla comunità ecclesiale. Durante i lavori i vescovi hanno inoltre approvato la versione definitiva del documento “Ratio institutionis sacerdotalis pro Polonia” sulla formazione al sacerdozio, per la cui implementazione sarà necessaria l’approvazione della Santa Sede, e hanno preso conoscenza del rapporto annuale sulla tutela dei minori e l’assistenza alle vittime di abusi sessuali nella Chiesa in Polonia, presentato dal responsabile monsignor Wojciech Polak. Ricordando il significato della Quaresima quale momento speciale di conversione personale per prepararsi alla celebrazione della Pasqua del Signore, i vescovi polacchi hanno infine incoraggiato i i fedeli a continuare a partecipare alle celebrazioni domenicali, così come al sacramento della penitenza, nel rispetto della norme sanitarie contro il Covid-19. (LZ)

12 marzo - FILIPPINE L' amministratore apostolico di Manila critica "l'uso non necessario della forza" del Governo contro gli attivisti 

Monsignor Broderick Pabillo, amministratore apostolico di Manila, ha criticato "l'uso non necessario della forza" e “l’ossessione per l’azione militare” del governo, per raggiungere i sui scopi e risolvere i problemi del Paese, dopo le sanguinose operazioni di polizia che hanno ucciso nove attivisti politici in quattro province vicino a Manila domenica scorsa. I raid - si legge sul sito web dell'Episcopato - hanno avuto luogo due giorni dopo l’invito del presidente Rodrigo Duterte alle forze di sicurezza di "uccidere" i ribelli comunisti armati, senza riguardo per i diritti umani. Il governo, “ossessionato dall’uso della forza militare” – ha affermato monsignor Pabillo – “trascura la ragione della sua esistenza: proteggere la dignità e i diritti dei suoi cittadini”.  Parlando a nome della Church Labor Conference, di cui è co-presidente, il presule ha spiegato che "prendere di mira e uccidere gli attivisti non fa che esacerbare le ingiustizie commesse contro i poveri", e piuttosto il governo "dovrebbe iniziare ad affrontare le cause profonde” delle proteste, “come la povertà, la corruzione e l'ingiustizia". Come ha sottolineato monsignor Gerardo Alminaza, vescovo di San Carlos, le persone uccise e arrestate non sono ribelli, ma attivisti che lottano per la terra, per un giusto salario e per i diritti umani. I leader della Chiesa hanno fatto appello alla Corte Suprema affinché si pronunci al più presto sull’incostituzionalità della legge antiterrorismo, firmata dal presidente Duterte lo scorso luglio. La controversa legge ha, infatti, garantito alle forze di sicurezza ampi poteri per contrastare individui e organizzazioni sospettate di terrorismo, ma anche dissidenti pacifici. (AP)

12 marzo - GIORDANIA Chiese e moschee chiuse il venerdì e la domenica fino al 31 marzo per contrastare la diffusione del Covid-19

La nuova ondata di contagi di Covid-19 costringe le autorità governative della Giordania a disporre la chiusura di chiese e moschee. Al fine di garantire la sicurezza delle persone e per evitare contagi da Covid-19, fino al 31 marzo, il venerdì e la domenica non sarà possibile frequentare i luoghi di culto. Ieri, riferisce abouna.org, il vicario patriarcale latino per la Giordania monsignor William Shomali, ha diffuso nuove disposizioni precisando che le Messe del sabato sera e della domenica saranno trasmesse in diretta sui social media in modo che i fedeli possano partecipare spiritualmente da casa. Le celebrazioni quotidiane, invece, potranno svolgersi con un massimo di 20 persone. Lo stesso numero è previsto per i matrimoni, i battesimi e i funerali. Il presule esorta i sacerdoti a sanificare continuamente le chiese, a sottolineare l’importanza dell’uso delle mascherine e a raccomandare il distanziamento sociale. Per la comunione e l’unzione ai malati l’invito ai presbiteri è a recarsi nelle case e negli ospedali. Infine, nella sua dichiarazione, monsignor Shomali rivolge una preghiera a Dio per gli ammalti, per quanti hanno perso la vita a causa del coronavirus e per quanti sono in lutto. (TC)

12 marzo - NUOVA ZELANDA La povertà, la pandemia e i vaccini al centro dell’incontro fra leader cristiani e primo ministro

I leader cristiani della Nuova Zelanda hanno incontrato ieri ad Auckland il primo ministro Jacinda Ardern per discutere di alloggi, povertà, risposta alla pandemia di Covid-19 e vaccinazioni. Erano presenti, riferisce il portale della Conferenza episcopale cattolica neozelandese, l’arcivescovo anglicano Philip Richardson, il pastore battista Charles Hewett, il cardinale John Dew, arcivescovo di Wellington e presidente della Conferenza episcopale cattolica neozelandese, il reverendo Etuini Talakai, vicepresidente della Chiesa metodista, il commissario dell’Esercito della Salvezza Mark Campbell e il reverendo Richard Waugh dei leader della Chiesa nazionale Aotearoa Nuova Zelanda. “Ho parlato dell’importanza delle vaccinazioni per il bene comune e ho offerto sostegno - ha detto il cardinale Dew sulla sua pagina Facebook - inclusa la possibilità di utilizzare chiese e strutture ecclesiastiche come centri di vaccinazione. L'impegno con i leader politici è stato positivo”. I vescovi cattolici della Nuova Zelanda stanno sostenendo fortemente il programma di vaccinazione. In una dichiarazione del 15 gennaio scorso, il cardinale Dew ha affermato che tutti, compresi i cattolici, hanno la responsabilità morale di proteggere se stessi e gli altri vaccinandosi secondo il programma stabilito dal governo. “Rifiutiamo le false informazioni che circolano su Internet e altrove secondo cui i vaccini non dovrebbero essere usati - aveva precisato il porporato a nome della Conferenza episcopale -. I vaccini funzionano e proteggono da un’ampia gamma di malattie. Grazie ai vaccini, malattie un tempo universali come il vaiolo sono state spazzate via, salvando innumerevoli vite”. L’incontro di ieri, tra leader cristiani e primo ministro, rientra fra quelli istituiti dopo l’Hikoi of Hope, la manifestazione guidata dalla Chiesa anglicana nel 1998 che coinvolse migliaia di fedeli. I partecipanti si radunarono davanti alla sede del Parlamento per chiedere interventi su questioni sociali ed economiche. Da allora le riunioni si sono tenute ogni anno; quella dello scorso anno è stata annullata a causa del lockdown disposto per l’emergenza Covid-19. (TC)

12 marzo -  – ITALIA Il progetto “Antonio 20-22” dei francescani di Padova ripensato a causa della pandemia

 Il progetto “Antonio 20-22”, voluto dai frati minori conventuali della Basilica di Sant’Antonio di Padova per ricordare gli 800 anni dall’arrivo in Italia di Antonio, è stato revisionato a causa del perdurare della pandemia di Covid-19 e il calendario degli eventi è stato aggiornato. Tra le tante iniziative c’è il percorso a piedi a staffetta che vuole ricalcare il cammino che sant’Antonio intraprese 800 anni fa, da Capo Milazzo ad Assisi, e poi a Padova, con una serie di eventi lungo il percorso. I 1.675 chilometri a piedi sono stati rinviati da marzo a giugno 2022. Quest’anno, invece, sarà proposta l’iniziativa “Sulla strada di Antonio”: in 10 tappe, saranno costruiti video che collegheranno la Basilica del Santo di Padova, dove sono custodite le spoglie mortali del frate francescano, con alcuni dei luoghi più significativi che lungo la Penisola, nel solco tracciato dal Cammino di Sant’Antonio, sono testimonianza vivente del legame particolare con la figura di Antonio. Gli eventi saranno in diretta social sulla pagina Facebook “Sant’Antonio – i frati della Basilica” e sul canale Youtube del progetto e, in alcuni casi, anche in diretta televisiva su alcune emittenti. La prima tappa sarà il 27 marzo con una speciale rievocazione storica del naufragio-sbarco del giovane Antonio a Capo Milazzo, per proseguire dopo Pasqua con una tappa a settimana che toccherà, nell’ordine: Messina l’8 aprile, Palmi il15 aprile, Lamezia Terme il 22 aprile, Rotonda il 29 aprile, Cava de’ Tirreni il 6 maggio, Nocera Inferiore il 14 maggio; Rieti il 20 maggio, Terni il 27 maggio. Il decimo e ultimo appuntamento sarà ad Assisi il 29 maggio, a 800 anni dal Capitolo delle stuoie, la grande adunanza di tutti i frati voluta da San Francesco e prima occasione in cui Antonio e Francesco si incontrarono. In estate, invece verranno percorsi 315 chilometri a piedi: da Montepaolo (l’eremo sulle colline forlivesi dove Sant’Antonio visse tra il 1221 e il 1222) a Rimini dal 18 al 21 agosto; da Gemona del Friuli (dove sorge la prima chiesa storicamente dedicata al Santo) a Sacile dall’11 al 15 ottobre; da Conegliano a Padova dal 9 al 13 novembre. (TC)

12 marzo - IRLANDA Il santuario di Knock riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede come santuario mariano ed eucaristico internazionale

Grande gioia per la Chiesa d’Irlanda: la Santa Sede ha dato il via libera al riconoscimento ufficiale del santuario nazionale di Knock come santuario mariano ed eucaristico internazionale. Lo ha annunciato monsignor Michael Neary, arcivescovo di Tuam, arcidiocesi nel cui territorio ricade il sito teatro 151 anni fa di un’apparizione silenziosa della Madonna con san Giuseppe e san Giovanni Evangelista rivolti verso un altare sovrastato da un Agnello e da una Croce. E proprio nella festa di san Giuseppe, il 19 marzo, Papa Francesco eleverà Knock a santuario internazionale in un’omelia trasmessa in collegamento video durante la messa che sarà celebrata alle 19.30 nella cappella del santuario dallo stesso monsignor Neary insieme al rettore del santuario, padre Richard Gibbons. L’arcivescovo di Tuam parla di una “pietra miliare” nella storia di quella che è oggi la più visitata meta di pellegrinaggio in Irlanda, esprimendo profonda gratitudine a Papa Francesco e alla Santa Sede per avere accolto la richiesta presentata dai vescovi. Monsignor Neary osserva come la scelta della solennità di San Giuseppe per l’elevazione è particolarmente felice e significativa nell’Anno speciale dedicato al padre putativo di Gesù, ma anche in relazione alla storia singolare delle apparizioni mariane avvenute il 21 agosto 1879. In quella sera di 151 anni fa, infatti, alle 15 persone che vi assistettero, alla destra della Vergine vestita di bianco apparve anche san Giuseppe. Da allora il sito è diventato una meta di pellegrinaggi la cui importanza - ricorda il presule - è evidenziata dalla visita che San Giovanni Paolo II volle compiere nel 1979, nel centenario delle apparizioni, lasciandovi una Rosa d’Oro, ma anche dalle successive visite di Santa Teresa di Calcutta, nel 1993, e di Papa Francesco, nel 2018, in occasione del suo viaggio apostolico per l'Incontro mondiale delle famiglie a Dublino, in cui il Pontefice chiese alla Madonna di intercedere per tutte le persone sopravvissute agli abusi e di confermare ogni membro della famiglia cristiana nel risoluto proposito di non permettere mai più il loro ripetersi. Il culto della Madonna di Knock è stato autorizzato nel 1936 dopo il riconoscimento dell’autenticità delle apparizioni da parte di una speciale Commissione ecclesiastica.  Il santuario è situato nella contea di Mayo, nella parte occidentale dell’Irlanda, ed ogni anno è visitato da più di un milione e mezzo di pellegrini che cercano l’assistenza celeste della Vergine. Nel santuario sono stati documentati numerosi miracoli e guarigioni iniziati nei giorni successivi alle apparizioni. Nel 2019 la Chiesa irlandese ha riconosciuto come miracolosa la guarigione, scientificamente inspiegabile, di una donna affetta da sclerosi multipla, completamente paralizzata, che dopo esser stata benedetta con l'ostensorio durante la benedizione dei malati, ha ripreso a camminare ed è guarita. (LZ)

12 marzo - COLOMBIA Profanazione della Cattedrale di Ibagué. Cerimonia di riparazione presieduta dall’arcivescovo Roa Barbosa

La Chiesa di Ibagué, in un comunicato del 9 marzo, firmato dall’arcivescovo Orlando Roa Barbosa – si legge sulla pagina web dell’Episcopato –, ha condannato gli atti di vandalismo compiuti da un gruppo di donne femministe, l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, ai danni della Cattedrale dell'Immacolata Concezione di Ibagué. Queste donne hanno preso a calci le porte della chiesa e imbrattato le pareti con graffiti e pubblicità, mentre i parrocchiani si trovavano al suo interno. "La Chiesa di Ibagué  - si legge nella nota - si rammarica e piange il vandalismo contro la sua cattedrale, un luogo sacro che è destinato all'incontro con Dio e che è stato testimone dello sviluppo del popolo di Tolima, un patrimonio culturale che deve essere valorizzato, conservato e custodito". Poiché il diritto canonico considera questo tipo di attacchi una profanazione dei luoghi di culto e indica che debbano essere riparati con un atto penitenziale, il presule, oggi, venerdì 12 marzo, alle ore 11.30, ha invitato i fedeli ad una cerimonia di riparazione da lui presieduta, per pregare il Signore affinché abbia pietà e misericordia del suo popolo, conceda la conversione dei cuori superbi e mostri come “continuare a difendere la dignità della donna secondo la legge di Cristo, che è la legge della libertà e dell'amore”. (AP)

12 marzo - CILE Azione globale per il clima. Caritas: “Siamo chiamati ad agire con urgenza”

"Oggi siamo chiamati ad agire con urgenza per far fronte all'emergenza climatica, poiché le proiezioni fatte decenni fa sul cambiamento climatico si sono avverate prima del previsto e in modo allarmante”. Lo ha detto Catherine Mela, responsabile del Programma Ambiente, Gestione dei Rischi ed Emergenze (MAGRE) di Caritas Cile, che ieri si è unita alla giornata di azione comune per il clima, indetta dalla rete globale interreligiosa “Green Faith International”, con lo lo slogan "Umanità Sacra, Terra Sacra". Anche Caritas Cile, in questa giornata, che ha visto persone di diverse fedi e tradizioni spirituali unirsi virtualmente in preghiera ed osservare alcuni minuti di silenzio per la salvaguardia del Creato, ha lanciato l'allarme sulla crisi che ci sta colpendo, chiedendo la cura della nostra Casa Comune. “Negli ultimi tempi – ha affermato la Mela - siamo stati testimoni di come le condizioni meteorologiche, a causa del cambiamento climatico, stiano colpendo seriamente la popolazione più vulnerabile. Per questo oggi da Caritas Cile, insieme all'Alleanza Interreligiosa e Spirituale per il Clima e a Green Faith, invitiamo tutti a porre l'accento sulla cura e la difesa della Casa Comune, facendo profondi cambiamenti nei nostri stili di vita, nei modelli di produzione e nella struttura del potere. Per uno sviluppo umano sostenibile, equo e integrale, è tempo di agire" ha concluso. (AP)

11 marzo - POLONIA Presentato alla Conferenza episcopale il rapporto annuale sulla tutela dei minori e l’assistenza alle vittime di abusi sessuali

Lo sviluppo e l’attuazione di soluzioni sistematiche a servizio della tutela dei minori, l’aiuto per le vittime, il monitoraggio del sistema di assistenza a livello nazionale, la comunicazione interna ed esterna, l’assistenza individuale alle vittime: sono le aree delle attività intraprese nel 2020 dall’Ufficio del delegato della Conferenza episcopale polacca per la tutela dei minori monsignor Wojciech Polak. Una delle principali sfide dello scorso anno è stata l’organizzazione e l’avvio della Fondazione San Giuseppe (FSJ), finanziata con i fondi donati dalle singole diocesi in proporzione al numero di vescovi e sacerdoti ad esse appartenenti. I dati sono contenuti nel rapporto annuale “Tutela dei minori e assistenza alle vittime di abusi sessuali nella Chiesa in Polonia” presentato alla Conferenza episcopale. In particolare, nel primo anno di attività, la Fondazione San Giuseppe ha finanziato terapie individuali per 13 persone di 9 diocesi, sostenuto le attività del Centro di Protezione del Bambino (COD), programmi di prevenzione nelle scuole cattoliche e progetti in 11 diocesi. Inoltre 10 persone provenienti da 5 diocesi hanno beneficiato dei finanziamenti della Fondazione per studi specialistici post-laurea per offrire assistenza più qualificata alle vittime. Le diocesi di Poznań e Gniezno hanno, poi, istituito congiuntamente il Punto Regionale di Consultazione per le vittime nella Chiesa, con sede a Poznań, mentre sono stati avviati due gruppi di sostegno per le vittime di violenza sessuale a Varsavia e a Cracovia. Sono stati creati, inoltre, due siti web: zgloskrzywde.pl, che offre una guida per le vittime o per coloro che sono a conoscenza di fatti da segnalare, e Wspolnotazezranymi.pl, per il supporto ad attività pastorali. È stato, inoltre, ampliato il sistema delle “strutture di base”, responsabili nelle diocesi e negli ordini religiosi maschili per la prevenzione degli abusi. Sono stati nominati delegati operativi per la tutela dei minori (che ricevono persone che segnalano abusi e intraprendono azioni appropriate), responsabili della prevenzione degli abusi sessuali, sacerdoti per il sostegno spirituale delle vittime, dei parenti e delle comunità, ufficiali di sorveglianza per sacerdoti sospettati, accusati, condannati o assolti. Nel 2019-2020 le segnalazioni di abusi sessuali da parte del clero sono state ricevute dal 64% dei delegati, che hanno avuto contatti con oltre 270 persone lese. (TC)

11 marzo - NIGERIA Arcivescovo Kaigama: dare da mangiare gli affamati è imperativo etico

Praticare la prima delle sette opere di misericordia corporali, ovvero “Dare da mangiare agli affamati”, è “un imperativo etico e una potente forma di preghiera”: lo ha detto l’Arcivescovo di Abuja, in Nigeria, Monsignor Ignatius Kaigama, celebrando nei giorni scorsi la Santa Messa nella parrocchia diocesana di “San Matteo”.  Nella sua omelia, il presule ha evidenziato che l’insicurezza, la disoccupazione e la pandemia da Covid-19 hanno aggravato la carenza di cibo nel Paese africano dove oltre 80 milioni di persone patiscono le conseguenze della malnutrizione. Facendo riferimento all'Enciclica "Caritas in veritatis”, scritta dal Papa, ora emerito, Benedetto XVI, e pubblicata nel 2009, l'arcivescovo nigeriano ha ribadito: "Il diritto al cibo, come il diritto all'acqua, ha un posto importante nella ricerca di altri diritti". “I poveri vanno amati con i fatti, non con le parole”, ha aggiunto Monsignor Kaigama. Quindi, la forte preoccupazione espressa dal presule per il fatto che la Nigeria “si sia guadagnata il soprannome di capitale mondiale della povertà”, anche a causa di “una combinazione di fattori, come i conflitti e la disoccupazione, che stanno peggiorando i livelli nazionali di indigenza”. “La nostra terra è fertile ed ha enormi risorse naturali – ha evidenziato ancora l’Arcivescovo di Abuja – Ma la povertà estrema e l’insicurezza alimentare di cui soffrono i nigeriani sono dovute alla mancanza di volontà politica e di lungimiranza economica a tutti i livelli”. Monsignor Kaigama ha poi ricordato “i molti sfollati interni; i mendicanti lungo le strade; i giovani disoccupati e a disagio; i pensionati abbandonati nella miseria”, nonché “gli attacchi perpetrati da uomini armati contro gli agricoltori, ai quali negli ultimi tempi sono state sottratte fattorie e case”. Per questo, il presule ha deplorato “la mancanza di sforzi sinceri” per affrontare e superare le difficoltà del Paese ed ha aggiunto che la situazione attuale “richiede, da parte del popolo di Dio, un maggior sostegno ai bisognosi”. In quest’ottica, l’Arcidiocesi di Abuja ha lanciato una campagna di Quaresima distribuendo agli indigenti pacchi contenenti generi di prima necessità e avviando alcune collette il cui ricavato servirà ad aiutare i più poveri. Infine, dal presule sono giunti due moniti: il primo, ad “evitare la cultura dello spreco di cibo che viene perpetrata buttando via o facendo marcire i prodotti agricoli a causa dell’assenza di adeguate strutture di stoccaggio”. Il secondo invito, invece, è stato rivolto ai responsabili della sicurezza nazionale affinché “affrontino in modo creativo questa questione, così da creare un ambiente favorevole alla popolazione e permettere lo sviluppo dell’economia rurale”. (IP)

11 marzo - FILIPPINE L’impegno della Chiesa per diffondere nel Paese la devozione a San Giuseppe 

In questo Anno di San Giuseppe, indetto da Papa Francesco l’ 8 dicembre scorso, in occasione del 150.mo anniversario della proclamazione del Santo a patrono della Chiesa universale, la Chiesa filippina ha deciso di creare a livello nazionale un’organizzazione costituita solo da uomini per diffondere la devozione al Santo, Custode della Sacra Famiglia, nel Paese, e proporlo come modello a tutti i padri di famiglia. Lo ha annunciato ieri, mercoledì 10 marzo - riporta il sito web dell’Episcopato -, l’amministratore apostolico di Manila, monsignor Broderick Pabillo, a capo della Commissione episcopale per i Laici, durante una conferenza stampa online. L’intenzione, ha spiegato il presule, è quella di formare dei gruppi, con l’aiuto degli Oblati di San Giuseppe, congregazione religiosa impegnata nella diffusione della devozione al Santo, in tutte le parrocchie, ed organizzarli a livello nazionale. "Parte dell'eredità che noi vescovi vorremmo lasciare alla gente in questo anno di San Giuseppe è la formazione di un'organizzazione nazionale o di un gruppo dedicato alla devozione a San Giuseppe” ha detto monsignor Pabillo, con la speranza che la conoscenza della vita del Santo porti gli uomini filippini ad emularne le virtù nelle loro famiglie. La Conferenza episcopale del Paese ha incaricato la Commissione per i laici di preparare un programma di attività per questo Anno Giubilare. Tra le iniziative principali previste, la consacrazione della nazione a San Giuseppe  il 1° maggio, festa di San Giuseppe Lavoratore,  nella città di Mandaue, nella provincia di Cebu; una novena di Sante Messe, dall’11 al 19 marzo, solennità di San Giuseppe, nel Santuario di San Jose, a Greenhills, Mandaluyong City; e per finire, il 1° dicembre la consacrazione delle famiglie al Santo come evento conclusivo dell’anno liturgico. (AP)

11 marzo - GIAPPONE I vescovi ringraziano quanti hanno sostenuto la ricostruzione dopo il triplice disastro del 2011, ma avvertono che c’è ancora tanto da fare

A dieci anni dal triplice disastro che ha colpito la costa del Pacifico della regione di Tohoku, nel Giappone orientale, i vescovi del Paese tracciano un bilancio di quanto è stato fatto per la ricostruzione e colgono l’occasione per esprimere il loro cordoglio a tutte le persone colpite dalla pandemia e assicurare la loro preghiera affinché le nazioni lavorino insieme per porre fine all’emergenza sanitaria. L’11 marzo del 2011 un terremoto, uno tsunami e l’esplosione di una centrale nucleare provocarono circa 20mila morti e ad oggi, riferisce la Conferenza episcopale giapponese in un comunicato, sono oltre 40mila, secondo le statistiche del governo, le persone sfollate. “Di fronte a una distruzione inimmaginabile, molte persone da tutto il mondo, non solo dal Giappone, hanno offerto aiuti” scrivono i vescovi. Per la regione di Tohoku sono nati legami di solidarietà in tutto il mondo, la Chiesa cattolica giapponese ha istituito un centro di assistenza alla ricostruzione a Sendai e ha avviato attività di supporto coinvolgendo le 16 diocesi della nazione. Nel loro comunicato i presuli esprimono gratitudine a quanti, in tutto il mondo, hanno sostenuto, spiritualmente e finanziariamente le attività di ricostruzione promosse dalla Chiesa e ringraziano in particolare i volontari che si sono prestati in diverse iniziative. “La Chiesa cattolica ha lavorato e continuerà a lavorare con le comunità colpite per creare speranza di vita - aggiungono i vescovi - (…) e continuerà, attraverso le sue parrocchie, a contribuire all’ulteriore ricostruzione delle comunità locali”. La Conferenza episcopale ricorda poi quanto detto Papa Francesco durante la sua visita in Giappone nel novembre 2019, all’incontro con le vittime del triplice disastro: “Nessuno si ‘ricostruisce’ da solo; nessuno può ricominciare da solo. È essenziale trovare una mano amica, una mano fraterna, in grado di aiutare a risollevare non solo la città, ma anche lo sguardo e la speranza”. “Ispirata da queste parole, la Chiesa cattolica in Giappone continuerà a camminare con la gente di Tohoku” concludono i vescovi, che assicurano ancora il loro sostegno e chiedono preghiere per quanti stanno vivendo le conseguenze del disastro. (TC)

11 marzo - GERMANIA On line la XVI Conferenza annuale sull’illegalità. La Chiesa portavoce dei migranti privi di documenti

"Visibilità, rappresentanza e partecipazione per le persone in soggiorno illegale": era questo il tema scelto per la XVI Conferenza annuale sui fenomeni dell’illegalità e svoltasi on line in osservanza delle vigenti norme anti-Covid. Ne dà notizia il sito della Conferenza episcopale tedesca, confermando che vi hanno partecipato più di 130 esperti della Chiesa e delle ong, dell'amministrazione, della politica e della scienza. La conferenza è stata organizzata anche quest'anno dal Catholic Forum Living in Illegality in collaborazione con l'Accademia Cattolica di Berlino e il Council for Migration, un'associazione indipendente di studiosi della migrazione. Il vicepresidente della Commissione per le Migrazioni dell’Episcopato della Germania, monsignor Ansgar Puff, che è anche vescovo ausiliare di Colonia, ha descritto le preoccupazioni principali nella sua dichiarazione di apertura: "La conferenza annuale è un luogo per rendere visibili le persone che vivono tra noi ma vogliono o devono rimanere invisibili. È un luogo per condividere le preoccupazioni e le difficoltà di coloro che sono stati colpiti. Insieme possiamo sviluppare strategie per aiutare le persone che vivono in una residenza illegale a ottenere i loro diritti. Questo richiede empatia, creatività e coraggio politico". Riferendosi al motto della conferenza, il presule ha sottolineato: "Insieme a molti attori della società civile, la Chiesa è avvocato e portavoce delle persone senza documenti né permesso di soggiorno. I diritti umani si applicano anche a loro. Ecco perché sosteniamo insieme il rafforzamento delle opportunità di partecipazione di base delle persone in situazione di illegalità”. Nel corso della Conferenza, i partecipanti hanno anche confrontato i diversi approcci dei Paesi europei per regolarizzare lo status di irregolare, soprattutto Austria e Spagna; sono state affrontate questioni come l’accesso ai servizi sociali e sanitari analizzando i diversi modelli di servizi sociali locali per i migranti senza documenti e il tema dell’accesso alle cure sanitarie. Inoltre, è stata sollevata la questione della visibilità e della rappresentanza delle persone in soggiorno illegale e la problematica della percezione delle persone senza status nei media e nel pubblico. La conferenza si è poi conclusa con una tavola rotonda su come garantire accesso senza paura ai servizi sanitari indipendentemente dallo status di residenza, anche e soprattutto in tempi di pandemia, perché l'assistenza sanitaria è un diritto umano che deve essere garantito a tutte le persone che vivono in Germania, perciò anche le persone in soggiorno illegale dovrebbero avere accesso ai test e alle vaccinazioni Covid 19: una questione etica ma anche un interesse della società nel suo insieme. (RB)

11 marzo - BRASILE Quaresima. Pastorale giovanile propone “Cammino di pace” per riscoprire un tempo di conversione

La stagione della Quaresima è il tempo per prepararsi alla celebrazione della Pasqua del Signore, durante il quale la Chiesa propone ai fedeli un cammino che passa attraverso l’ascolto più frequente della Parola di Dio, la devozione e la preghiera. Per collaborare a questa preparazione, scrive la Conferenza episcopale del Brasile sul proprio sito, la Pastorale Giovanile ha proposto "Cammino di Pace": un ritiro quaresimale con video, meditazioni, testi di preghiera e audio per "camminare con Cristo, che è la nostra pace", secondo l'ispirazione biblica della Campagna della Fraternità Ecumenica 2021. Ogni domenica, quindi, il sito web di Youth Connected offre riflessioni sul Vangelo della domenica in questione, così come materiali sulla Quaresima. La Pastorale giovanile incoraggia i propri membri, ma anche le comunità, i gruppi, i movimenti e anche i familiari e gli amici a vivere il ritiro. "Anche se si tratta di un'esperienza personale, questo itinerario può e deve essere condiviso affinché molti giovani possano percorrere il cammino della pace con disposizione e coraggio", scrivono i responsabili della Pastorale. La prima domenica, la riflessione è stata sul tema "Vincere il male", offerta da padre Antônio Ramos do Prado, consigliere della Commissione Pastorale episcopale per la gioventù della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani. "Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto, dove vince le tentazioni di Satana. Proprio come il popolo di Dio è passato attraverso il deserto per raggiungere la terra promessa, Gesù passa attraverso il deserto per rafforzarsi per la missione che inizia in Galilea con l'annuncio del Regno di Dio", ha detto. Nella domenica dedicata alla Trasfigurazione, invece, la riflessione ha chiesto ai giovani come e se rispondono alla chiamata del Padre: "Questo è il mio Figlio prediletto, Ascoltatelo”. "Possiamo chiederci: è questa la voce che la nostra gioventù segue? Eppure sappiamo che ci sono molte voci che gridano dal cuore dei nostri giovani! Voci che seminano venti e vuoti esistenziali, che dividono e non riempiono i cuori né danno senso alla vita. L'Amato dal Padre ci rivela che siamo amati e qual è il destino di un cammino di fedeltà e missione, cioè partecipare alla sua gloria", insegna padre Alcindo Martins Milena, consigliere diocesano per la Gioventù della diocesi di Duque de Caxias. Per questa terza settimana, invece, sarà il vescovo ausiliare di Manaus e referente per la Gioventù della Regione Nord 1, monsignor Edmilson Tadeu Canavarros, a intervenire stimolando la riflessione: "Tutta l'azione di Gesù nel suo ministero è motivata da uno zelo instancabile per le cose del Padre, specialmente per l'essere umano che ha avuto la sua dignità rubata da un sistema ingiusto e sfruttatore. ‘Zelo per la casa’ significa molto più di una preoccupazione cultuale; esprime il suo amore per l'essere umano, dimora privilegiata di Dio. Gesù era così consumato da questo zelo che fu condannato per questo”. (RB)

11 marzo - ITALIA Il 19 marzo la XVIII edizione della Via Crucis degli scout a Roma, presso la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

Torna venerdì 19 marzo prossimo la Via Crucis degli scout, giunta ormai alla 18.ma edizione, un appuntamento che tradizionalmente si svolge nella cornice della Basilica di Santa Croce i Gerusalemme a Roma. “Signore salvaci!” questo il versetto del Vangelo di Matteo che dà il titolo all’edizione di quest’anno, ancora in piena pandemia. “Al grido di Pietro, che camminando sulle acque nel mare in tempesta ebbe paura e temendo di aver mal riposto la sua fiducia in Gesù cominciava a sommergersi, Gesù rispose, lo afferrò e lo portò in salvo. Poi, dopo aver placato le acque, Gesù gli rimproverò la debolezza della sua fede. Ora tocca a noi, incerti del domani, affidarci al Signore in quest’ora drammatica”, spiegano gli organizzatori. La Via Crucis è come sempre organizzata dalla Compagnia di San Giorgio in collaborazione con la Parrocchia di Santa Croce in Gerusalemme, il Gruppo Scout Fse Roma 68, rappresentanti delle Associazioni Scout Agesci, Fse, Masci e i gruppi scout che saranno presenti. Nel pieno rispetto della normativa sanitaria in vigore, l’evento si svolgerà interamente all’interno della Basilica e sarà trasmesso in streaming tramite un canale YouTube appositamente dedicato a partire dalle ore 20 del 19 marzo per concludersi entro le ore 21 e consentire così il rientro nelle proprie abitazioni prima del coprifuoco in vigore. “Affidiamoci insieme al Signore rendendo viva nel nostro stile questa antica tradizione del popolo romano, rinnovata e assunta come propria dallo scautismo cattolico. Se puoi non mancare! Altrimenti seguici su YouTube”, è l’appello degli organizzatori. (RB)

11 marzo - IRLANDA Plenaria vescovi: no al Ddl sul suicidio assistito e appello per accesso globale a vaccino anti-Covid

La ferma opposizione al disegno di legge sul suicidio assistito e il forte appello affinché tutti abbiano un accesso paritario al vaccino anti-Covid: sono stati questi i punti principali dell’Assemblea Plenaria di primavera, tenuta dalla Conferenza episcopale irlandese (Icbc) in modalità virtuale, nei giorni scorsi. Al termine dei lavori, presieduti dall'arcivescovo di Armagh, Eamon Martin, i presuli hanno rilasciato due note: la prima relativa al progetto normativo “Morire con dignità” sul suicidio assistito, attualmente all’esame del Parlamento, e la seconda incentrata sull’emergenza sanitaria globale scatenata dal coronavirus. Il primo comunicato riguarda, dunque, il disegno di legge che prevede “l'assistenza per il raggiungimento di un fine-vita dignitoso e pacifico” per gli adulti malati terminali che sono giudicati “competenti a presentarne richiesta” tramite una dichiarazione, la quale dovrà essere contro validata da due medici, dopo opportune verifiche. Una proposta normativa che i vescovi definiscono “un fallimento della compassione” perché parte da un principio sbagliato, proponendo la morte come “un modo per conferire dignità” ai malati terminali. In realtà “è esattamente il contrario – scrivono i vescovi – La dignità umana appartiene ad ogni persona in virtù della sua natura umana e la malattia terminale non la elimina”. “Noi crediamo che ogni vita abbia un valore intrinseco, che dovrebbe essere sostenuto dalla società - ribadisce la Chiesa cattolica irlandese - Questo progetto di legge, invece, se approvato, sarebbe un triste riflesso della mancanza di volontà della società di accompagnare le persone con una malattia terminale”. Non solo: il Ddl presenta il suicidio assistito come “un’espressione dell’autonomia personale”, ma ciò crea un grave rischio, sottolineano i presuli, perché se si accetta, in linea di principio, che una persona possa partecipare attivamente alla fine della vita di un’altra, allora “non c'è più alcuna base logica per rifiutare questa stessa opzione a qualsiasi persona che senta che l’esistenza non è più degna di essere vissuta”. È prevedibile – mette in guardia l’Icbc - come è già accaduto in altri Paesi, che il suicidio assistito venga esteso anche a persone non malate terminali, ovvero anziani, disabili e persino minori. Un’ulteriore riflessione i presuli la fanno sui medici e gli infermieri, la cui vocazione, ricordano, “è servire la vita”. Se il Ddl verrà approvato, invece, dovranno essere pronti “a porre fine all’esistenza” delle persone e “questo rappresenterebbe una trasformazione radicale del significato dell'assistenza sanitaria”. Anche se la proposta normativa prevede l’obiezione di coscienza, infatti, i vescovi sottolineano che essa richiede ai medici e agli operatori sanitari obiettori di “indirizzare i pazienti a colleghi che eseguano le loro volontà”. Ciò significa, quindi, che “i professionisti della sanità sono tenuti ad impegnarsi in qualcosa che ritengono contrario alla morale e alle migliori pratiche mediche. E questo è inaccettabile”, scrivono i vescovi. Inoltre, nel contesto della pandemia da Covid-19 che, ad un anno dal suo propagarsi, in Irlanda ha provocato 225mila casi in totale e quasi 5mila decessi, i vescovi ricordano “gli enormi sforzi fatti in ogni settore della società per proteggere la vita e la salute delle persone più vulnerabili”. Per questo, il Ddl in questione “è in chiara contraddizione con questo impegno” ed è “in contrasto con il bene comune, che spetta alla Stato promuovere”. In quest’ottica, i vescovi chiedono al Parlamento di “respingere totalmente” la proposta normativa. E proprio sul tema dell’emergenza sanitaria si sofferma, principalmente, la seconda nota diffusa dai vescovi irlandesi che sottolineano “l’urgente bisogno di equità tra tutti i Paesi, indipendentemente dallo status economico, per quanto riguarda la fornitura e la distribuzione tempestiva dei vaccini Covid-19”.  Nello specifico, l’esortazione dell’Icbc al governo nazionale e all’Ue è a “garantire che le popolazioni vulnerabili e gli operatori sanitari di prima linea nei Paesi in via di sviluppo siano vaccinati il più presto possibile”. Non solo: l’auspicio è che ciò avvenga “prima che le nazioni più ricche abbiano vaccinato le loro intere popolazioni o siano rimasti con vaccini in eccesso a causa di un surplus di ordini”. Ciò serve anche per evitare “un catastrofico fallimento morale” che manterrebbe la pandemia in vita più a lungo. Ribadendo che “il principio che l'accesso all'assistenza sanitaria è un diritto umano fondamentale”, i presuli sottolineano che “la Chiesa, pur rispettando i diritti di proprietà intellettuale, ritiene che le medicine essenziali, compresi i vaccini, dovrebbero essere rese disponibili sulla base del bisogno, piuttosto che della capacità di pagare”.  Pertanto, “in questa crisi globale di salute pubblica”, i vescovi irlandesi chiedono che “si possa rinunciare ai diritti di proprietà intellettuale per i vaccini anti-Covid, in modo che i Paesi possano produrli rapidamente e a costi inferiori”. Una pandemia globale, infatti, “dovrebbe suscitare una soluzione globale giusta ed equa per il bene di tutti”, sottolinea la nota che infine il 17 marzo, giorno di San Patrizio, esorta tutti i fedeli a pregare per i malati, i più vulnerabili e i lavoratori in prima linea. Ma la Plenaria dei vescovi ha affrontato anche altri temi, tra cui la decisione di “intraprendere un percorso sinodale per la Chiesa cattolica in Irlanda che porti alla convocazione di un'Assemblea sinodale nazionale entro i prossimi cinque anni”. Sono tante, infatti, le sfide che l’epoca contemporanea presenta, notano i presuli: la secolarizzazione della società “che ha portato con sé un grande declino nella pratica della fede e nel numero di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa”; gli scioccanti casi di abuso commessi da alcuni membri del clero che richiedono “guarigione interiore e speranza” per tanti fedeli; la promozione di una “cultura dell’accoglienza” nei confronti dei migranti, affinché si possa “continuare a costruire la pace, la fiducia e la riconciliazione”; il sostengo alla famiglia come “Chiesa domestica”, riscoperta soprattutto in tempo di pandemia; la necessità di “connettersi con i giovani”, “formandoli e rendendoli capaci di essere missionari gli uni verso gli altri e invitandoli a diffondere la Buona Novella non solo in Irlanda ma in tutto il mondo”. L’ultima sfida, ma non certo la meno importante, è quella di “onorare il contributo delle donne nella vita della Chiesa in Irlanda”: “Riconosciamo la necessità – scrivono i vescovi - di ascoltare le loro profonde preoccupazioni, di riconoscere formalmente i loro ruoli e di articolare nuovi modelli di corresponsabilità e di leadership che coinvolgano tutti i laici, sia donne che uomini. Abbiamo bisogno di ascoltare anche le loro voci”. La fase inziale del Sinodo prevede due anni di preparazione, anche in coincidenza con il Sinodo generale ordinario indetto da Papa Francesco per il 2022 e dedicato al tema della sinodalità. Seguirà una seconda fase di pianificazione vera e propria dell’Assemblea nazionale; per questo, il prossimo giugno, nel corso della Plenaria estiva, i vescovi intendono istituire un apposito gruppo di lavoro, composto da “donne e uomini laici, inclusi giovani, religiosi, sacerdoti e vescovi”, con il compito di “programmare e supervisionare i primi passi lungo il cammino sinodale”. Nel corso dell’attuale Plenaria è intervenuto, in video-collegamento, anche il Cardinale Luis Antonio Tagle, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che si è soffermato sull’importanza della solidarietà, in tempo di pandemia. In particolare, il porporato ha auspicato “una pandemia della gentilezza per sostenere i fratelli e le sorelle in tutto il mondo”, perché “la protezione dei più vulnerabili, nonché la cura della nostra casa comune devono essere la preoccupazione primaria di tutti”. Al contempo, i vescovi irlandesi hanno ricordato la necessità di aiuto e sostegno per Paesi come il Sud Sudan, la Siria e la Somalia, che vivono in situazioni di conflitto da molti anni. Per questo, in Quaresima, i fedeli irlandesi sono stati invitati a sostenere l’operato di Trócaire, l'agenzia cattolica nazionale di sviluppo oltremare, affinché possa alleviare le sofferenze di queste popolazioni. L’Icbc ha poi pregato per la pace in Myanmar, dove il 1.mo febbraio si è verificato un colpo di Stato militare, sollecitando “con forza un ritorno al dialogo come unica via possibile” da percorrere. Altrettante preghiere i presuli le hanno rivolte all’Iraq, appena visitato da Papa Francesco nel corso del suo 33.mo viaggio apostolico internazionale. La presenza del Pontefice in questo martoriato Paese, hanno ribadito i vescovi, aiuterà a “portare la pace e la riconciliazione nella regione”. Infine, la nota episcopale informa che è stata presa in considerazione la revisione del Lezionario approvato più di cinquant’anni fa. “In linea con la fedeltà ai testi nelle loro lingue originali, i vescovi riconoscono la necessità di una nuova edizione”, conclude il comunicato, “seguendo anche l’esempio di altre Conferenze episcopali di lingua inglese stanno prendendo la medesima decisione”. (IP)

11 marzo - ITALIA Grazie a una convenzione fra Caritas e INPS, aiuti alle persone più fragili per usufruire delle misure di sostegno statali

Caritas Ambrosiana e INPS hanno definito una convenzione per favorire l’accesso anche delle persone più fragili alle misure di sostegno previste dallo Stato. Per senza fissa dimora, stranieri, impoveriti a causa del Covid sarà ora più facile richiedere reddito di cittadinanza o di emergenza, bonus bebè, assegno familiare e in generale vedersi riconosciuti gli aiuti ai quali si ha diritto. In tempi di crisi sociale. Caritas Ambrosiana e la Direzione di coordinamento metropolitano INPS di Milano hanno avviato una collaborazione nell’ambito dell’accordo quadro tra l’Istituto di previdenza e la Caritas Italiana “INPS per tutti”. Una convenzione a titolo gratuito è stata sottoscritta oggi dal direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, e dal direttore della Direzione di coordinamento metropolitano INPS di Milano, Michele Salomone. L’accordo prevede che i 130 centri di ascolto del capoluogo lombardo, con i loro oltre mille volontari, diventino le porte di accesso ad un sistema di contributi ancora più integrato tra pubblico e privato. Chi si rivolgerà a questi sportelli, in genere presso le parrocchie, sarà indirizzato ai servizi assistenziali e di promozione umana offerti dalla Caritas Ambrosiana e verrà aiutato a ottenere le misure statali di sostegno al reddito. Inoltre i 1.300 volontari dei centri di ascolto saranno formati sulle misure di sostegno erogate dall’INPS e avranno a disposizione un canale di comunicazione privilegiato con i funzionari. Un tavolo tecnico costituito da rappresentanti di Caritas Ambrosiana e Direzione di coordinamento metropolitano di Milano monitorerà l’andamento della convezione per tutta la sua durata che è prevista di un anno. “Facciamo un significativo passo in avanti per garantire alle persone in difficoltà l’accesso a quelle misure sociali previste dalle norme ma delle quali proprio chi si trova in uno stato di bisogno a volte non usufruisce semplicemente perché le ignora - ha dichiarato Gualzetti -. Con questo accordo il progetto diventa ora operativo a Milano in un momento molto difficile per la città. Ci auguriamo che i risultati siano soddisfacenti e che possa essere esteso anche sul resto del territorio della nostra diocesi nei tanti centri medi e piccoli in cui la Caritas è presente”. (TC)

11 marzo - REPUBBLICA CECA #coronavirus Dopo un anno di pandemia la Caritas sempre accanto ai più vulnerabili

A un anno dall’inizio della pandemia di Coronavirus, come scrivono i vescovi sul sito della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca, gli ospedali cechi si trovano ancora in sofferenza, per questo la Caritas nazionale continua a stare accanto a chi sta male e anche a chi si occupa degli ammalati, ad esempio distribuendo respiratori all’interno delle strutture e occupandosi direttamente dei più poveri. Gli operatori della Caritas, infatti, stanno al fianco delle squadre ospedaliere, lavorando nella cosiddetta seconda linea e aiutando le persone bisognose in molte altre aree: per i poveri, ad esempio, ha a disposizione alcuni respiratori e, attraverso 40 centri di consulenza professionale e sette linee telefoniche dedicate alla crisi, cerca di alleviare le paure e le ansie di chi è colpito dall’emergenza Covid. Ma la Caritas si fa carico spesso anche dell’assistenza domiciliare: “Trattiamo pazienti dopo il Covid, persone con disabilità in quarantena, bendiamo, iniettiamo insulina – è la testimonianza di Pavlína Šimková, capo del Centro di assistenza infermieristica e assistenziale di beneficenza a Mladá Boleslav -  il tipo di clienti dell'assistenza domiciliare di beneficenza è cambiato molto. Attualmente vengono da noi pazienti in condizioni pessime: spesso sono quasi immobili, non alzano nemmeno una tazza di tè, hanno problematiche della pelle che devono essere trattate... Prendersi cura di loro è sempre più impegnativo perché dobbiamo visitarli a volte fino a cinque volte al giorno”. Particolarmente utili, dunque, si sono rivelati i cento ossigenatori che la Caritas della Repubblica Ceca ha acquistato lo scorso anno grazie al sostegno di alcuni donatori. Questi dispositivi servono a concentrare l'ossigeno dall'aria e lo portano al paziente rendendo molto più facile il recupero da una malattia polmonare come questa. “Non siamo solo fisicamente stanchi, ma soprattutto mentalmente. Le persone sono più tranquille oggi rispetto all'anno scorso, quando erano molto spaventate, ma qualcosa sta ancora cambiando, niente funziona come dovrebbe. Spesso riceviamo informazioni contrastanti dalle autorità, è molto difficile monitorare i cambiamenti e nessuno sa quando finirà”. "Il numero di Covid positivi è aumentato tra i pazienti dall'inizio dell'anno. Siamo stati raggiunti da molti altri che hanno dovuto rimanere a casa a causa della limitata capacità dei letti d'ospedale. Ma avevano bisogno di cure professionali, così siamo corsi in loro aiuto”, ha detto Dita Kujovská, capo infermiera dell'Home Health Care di Trutnov, distretto completamente chiuso da un decreto governativo da febbraio. Dalle cure domiciliari alla fornitura di materiale protettivo a chi ne ha bisogno, fino al sostegno psicologico: gli operatori e gli infermieri della Caritas sono impegnati nella Reubblica Ceca su tutti i fronti. A loro va l’incoraggiamento di Ludmila Kučerová, coordinatrice delle attività sanitarie dell’organizzazione: "Vi abbraccio tutti da lontano, vi tengo le mani, ho paura per voi e con voi. Ma sono giustamente orgogliosa di voi! Vi prendete cura delle persone con Covid in modo disinteressato, in silenzio, con naturalezza e dolcezza, giorno dopo giorno. Siete davvero i migliori fratelli e le migliori sorelle che si possa avere. Grazie, grazie!”. (RB)

11 marzo - ARGENTINA 187.ma riunione della Commissione permanente della CEA. I vescovi al lavoro sull'agenda della prossima Assemblea Plenaria 

Si è svolta, in modalità semi-presenziale, martedì 9 marzo, alla presenza del nunzio apostolico, monsignor Miroslaw Adamczyk, la 187.ma riunione della Commissione permanente dell’Episcopato, presieduta dal presidente della Conferenza episcopale argentina (CEA), monsignor Oscar V. Ojea, vescovo di San Isidro. Tra i partecipanti, i presidenti delle Commissioni episcopali e i delegati delle diverse regioni pastorali. L’incontro è iniziato con la presentazione di quanto sta accadendo nel Paese, dal punto di vista sociale e pastorale, da parte dei delegati regionali, ed è poi passato ad analizzare l’Assemblea Ecclesiale Continentale, organizzata dal Consiglio Episcopale Latino Americano (Celam), che si terrà il prossimo novembre. I vescovi hanno, quindi, lavorato all'agenda della prossima 119.ma Assemblea Plenaria della CEA, che si svolgerà ad aprile, e presentato i rapporti delle Commissioni episcopali per il sostegno alla missione evangelizzatrice della Chiesa, per la Catechesi, per l'Educazione Cattolica e per i Ministeri (CEMIN). Tra le altre cose, hanno anche approvato la formazione della nuova Commissione Nazionale di Giustizia e Pace, i cui nuovi membri saranno annunciati dalla Commissione episcopale per la Pastorale Sociale. Per concludere, tutti i partecipanti alla riunione della Commissione permanente hanno scritto una lettera a Papa Francesco, con la quale hanno espresso gratitudine per l’indizione dell’Anno di San Giuseppe e grande gioia per il suo recente viaggio apostolico in Iraq. Hanno, infine, colto l’occasione per esprimere il loro affetto filiale al Papa, in occasione dell’ottavo anniversario della sua elezione a successore di Pietro. (AP)

11 marzo - GERMANIA Decimo anniversario Fukushima. Monsignor Lohmann: monito per abbandono del nucleare

Sono passati dieci anni dall’incidente avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, l’11 marzo 2011 appunto, e per commemorare l’anniversario, il vescovo responsabile per le Questioni ambientali e climatiche nella Conferenza episcopale tedesca e presidente del gruppo di lavoro per le questioni ecologiche della Commissione per le questioni sociali e sociali, nonché ausiliare della città di Münster, monsignor Rolf Lohmann, ha affidato al sito dell’Episcopato il suo messaggio. "Il disastro del reattore di Fukushima ha causato grandi sofferenze umane e gravi danni ambientali ed è profondamente radicato nella nostra memoria – ha detto - il decimo anniversario è un'occasione per ricordare le molte vittime e le persone colpite; tuttavia ci incoraggia anche a riflettere sulle questioni sollevate dal disastro, che riguardano il modo in cui noi umani trattiamo la natura e che siamo lontani dall'aver risolto in modo soddisfacente”. “L'energia nucleare è un caso etico, perché quasi nessun'altra tecnologia illustra così bene l'ambivalenza del progresso – ha proseguito - nel maggio 2011 la Commissione etica per la sicurezza dell'approvvigionamento energetico istituita dal governo tedesco è giunta alla conclusione che l'abbandono del nucleare in Germania è necessario e possibile ‘perché esistono alternative a minor rischio’. Oggi è preoccupante che in alcuni Paesi si costruiscano nuove centrali nucleari e si allunghino i tempi di funzionamento per produrre energia presumibilmente neutrale per il clima, anche se gli incidenti non possono mai essere completamente esclusi e il problema dello stoccaggio finale non è stato risolto”. Eppure negli ultimi anni Germania molto è stato fatto per la transizione energetica, come riconosce lo stesso presule: “Sono stati fatti notevoli progressi con l'espansione delle energie rinnovabili, ma c'è ancora molta strada da fare prima di raggiungere la neutralità climatica – ha dichiarato - dobbiamo continuare a fare sforzi per ridurre le nostre emissioni di gas serra; dobbiamo anche usare l'energia in modo più efficiente ed essere fantasiosi, per esempio sfruttando seriamente il potenziale delle tecnologie dell'idrogeno verde in particolare”. E poi ci sono diversi modi per sanare i possibili conflitti nell'uso della terra, aggiunge monsignor Lohmann: “La protezione e la riforestazione, la coltivazione intelligente e sostenibile dei suoli e la rinaturalizzazione delle vecchie brughiere sono esempi di come sia la biodiversità che i pozzi naturali di carbonio possono essere rafforzati nei nostri climi domestici. L'energia rimane una questione chiave nei prossimi anni. Dobbiamo procedere con saggezza e continuare a lavorare insieme con la partecipazione di tutti gli attori della società a livello nazionale, europeo e globale”. Negli anni successivi alla catastrofe del reattore di Fukushima, i vescovi tedeschi si sono espressi sulla questione energetica spiegando che è anche una questione di giustizia, in cui gli oneri devono essere distribuiti equamente senza trascurare gli obiettivi fondamentali: “Da un punto di vista cristiano, una componente molto importante della transizione energetica è consumare moderatamente e praticare stili di vita che si accontentano di un minor consumo di energia e di risorse. La Chiesa può fungere da modello per questo obiettivo chiaro: vivere in modo sostenibile per preservare la buona creazione di Dio. Fukushima rimane un monito. Non aspettiamo nuovi disastri per prendere le misure necessarie per il bene della nostra Casa comune", ha concluso. (RB)

11 marzo - ITALIA Messa al Santuario di Santa Maria del Fonte stamattina per le 28.923 vittime di Covid della Lombardia

“Si aggira sulla nostra terra una specie di inespressa persuasione che la battaglia sia persa”: lo ha detto stamani monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, durante la Messa celebrata nel Santuario di Santa Maria del Fonte, a Caravaggio (BG), insieme a tutti i vescovi della Conferenza episcopale lombarda, per le vittime della pandemia di Covid-19. In Lombardia, sono 28.923 le persone morte dall’inizio della pandemia, tra cui circa 90 sacerdoti diocesani. Monsignor Delpini ha descritto lo stato d’animo che si percepisce tra la gente ed ha aggiunto che serpeggia “una specie di grigiore, una inclinazione alla rassegnazione, una inquietudine pervasiva che forse non si dichiara, ma che rende guardinghi, sospettosi, inclini a fare di meno piuttosto che di più, a stare soli piuttosto che in compagnia, a sospendere ogni cosa piuttosto che prendere iniziative”. Nella sua omelia, il presule, descrivendo i vari “demoni” che minacciano l’umanità ha spiegato: “C’è il demone muto, che impone il silenzio, a cui tanti uomini e donne, anche discepoli del Signore Gesù, hanno aperto la porta. E perciò non hanno più parole. Non hanno più parole cristiane. (…)”. L’arcivescovo di Milano ha affermato che tuttavia “il regno di Dio è giunto a noi e Gesù ha scacciato il demone muto. Perciò ora coloro che il virus ha assalito e ucciso hanno cominciato a parlare e cantano la vittoria di Gesù sul demone muto e proclamano che la morte è stata vinta”. Poi il presule ha evidenziato che ancora, c’è “il demone ribelle, che insinua la disperazione: ‘Vedete quanti morti? Muoiono insieme il santo e il peccatore. A che cosa serve servire il Signore? Voltategli le spalle e siate disperati!’”, ma che “il regno di Dio è giunto a noi e Gesù ha scacciato il demone ribelle (…) ha sofferto con coloro che soffrono, ha pianto con coloro che piangono, è morto con coloro che sono morti”. E c’è pure “una nuova forma di compassione abitata da una fortezza mite e paziente, una pratica instancabile della dedizione abitata dalla carità”. Infine, monsignor Delpini ha rilevato che il terzo demone è quello “della divisione e della solitudine” che “semina la desolazione nel constatare che coloro che amiamo sono irraggiungibili” e che tante lacrime hanno accompagnato morti solitarie. “Ma il regno di Dio ha consolato i morti che non abbiamo potuto consolare, ha abbracciato i nostri cari che non abbiamo potuto abbracciare - ha concluso l’arcivescovo di Milano - ci ha introdotto in quella comunione che il demone non può spezzare, ci ha radunati nella preghiera che non teme le distanze”. (TC)

11 marzo - STATI UNITI Approvato piano di aiuti anti-Covid. Vescovi: occorrono maggiori tutele per la vita nascente

Con 220 sì dei democratici e 211 no dei repubblicani, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato definitivamente l’American Rescue Plan Act, il piano di aiuti all’economia varato dall’amministrazione Biden per contrastare gli effetti negativi della pandemia da Covid-19. Nel complesso, sono 1.900 i miliardi di dollari stanziati, dei quali circa 800 sono pensati per sostenere le famiglie, con assegni una tantum; altri fondi saranno destinati ai sussidi per la disoccupazione e al settore lavorativo statale, mentre si prevede il rafforzamento, per un anno, dei crediti di imposta per i figli minorenni, così da ridurre le fasce di povertà. Non mancano, naturalmente, le misure di contrasto del coronavirus: sono 123, infatti, i miliardi che andranno investiti in tamponi, produzione e distribuzione dei vaccini e assistenza sanitaria. Ulteriori fondi saranno impegnati nel settore dell’istruzione, affinché le scuole possano riaprire in sicurezza, nelle piccole aziende e nei trasporti. Dal suo canto, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti si dice soddisfatta solo in parte del Piano approvato che fornisce, sì, aiuto ai più bisognosi, ma non contiene alcuna tutela per i nascituri. “Siamo fortemente convinti che aiutare le persone più vulnerabili ed esposte al rischio a causa della pandemia – affermano i vescovi in una nota - significhi anche proteggere i bambini non ancora nati e il loro diritto alla vita”. “Siamo grati che questa legge affronti molte questioni cruciali– si legge ancora – perché si tratta di disposizioni che salveranno le persone da situazioni estremamente disperate, tutelando la loro vita”. Tuttavia, l’Usccb ribadisce: “È inconcepibile che il Congresso abbia approvato questa legge senza le clausole necessarie a garantire che i miliardi di dollari dei contribuenti siano usati per l'assistenza sanitaria a sostegno della vita e non per l'aborto”. I vescovi fanno quindi notare che, a differenza di altri progetti di legge sugli aiuti anti-Covid, i sostenitori dell’American Rescue Plan Act non hanno incluso “la tradizionale politica di consenso bipartisan per impedire che i dollari dei contribuenti servano a finanziare gli aborti, sia a livello nazionale che internazionale”. La politica di consenso bipartisan “era necessaria – ricordano i presuli – perché questa legge include molti riferimenti generali all'assistenza sanitaria che, senza l'espressa esclusione dell'aborto, sono stati costantemente interpretati dai Tribunali federali non solo per consentire, ma anche per obbligare alla pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza, senza limiti significativi”. Di conseguenza, l’Usccb conclude: "Le molte disposizioni importanti e salvavita dell'American Rescue Plan Act sono minate perché così si facilita e si finanzia la distruzione della vita, il che è antitetico allo scopo della legge stessa, cioè proteggere gli americani più vulnerabili in un momento di crisi". La nota dei presuli è firmata dall'Arcivescovo José H. Gomez, presidente dell’Usccb, e dai presidenti di sei Commissioni episcopali: l'arcivescovo Joseph F. Naumann, presidente del Comitato per le attività pro-vita; l'arcivescovo Paul S. Coakley, presidente del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano; il vescovo David J. Malloy, presidente del Comitato per la giustizia internazionale e la pace; il vescovo Michael C. Barber, presidente del Comitato per l'educazione cattolica; il vescovo Shelton J. Fabre, presidente del Comitato ad hoc contro il razzismo; e il vescovo Mario E. Dorsonville, presidente del Comitato per le migrazioni. (IP)

11 marzo - COLOMBIA Intervento di monsignor Álvarez Botero al Forum sulla difesa della vita organizzato dalla Camera dei Rappresentanti

Ieri, mercoledì 10 febbraio, monsignor Elkin Fernando Álvarez Botero, vescovo di Santa Rosa de Osos e segretario generale della Conferenza episcopale colombiana (CEC), è intervenuto al Forum "La difesa della vita dal punto di vista legislativo", convocato dalla Presidenza della Camera dei Rappresentanti, per ricordare quanto esposto nel Catechismo della Chiesa cattolica, e cioè che la vita umana deve essere ritenuta sacra, perché frutto dell'azione creatrice di Dio. Tra gli argomenti trattati dai partecipanti, esperti nazionali e internazionali appartenenti a diversi settori della società: tra le altre cose, tutto ciò che concerne la lotta per la difesa della vita, le cure palliative e l’eutanasia. "Dio solo è il Signore della vita, dal suo inizio alla sua fine” ha affermato nel suo intervento monsignor Álvarez Botero. “Nessuno, in nessun caso, può arrogarsi il diritto di uccidere direttamente un essere umano innocente”. Il presule ha fatto appello, dunque, alla società civile e alle autorità legislative affinché i diritti di ogni persona siano riconosciuti e rispettati. Diritti - ha aggiunto – che “non sono una concessione della società o dello Stato, ma appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona”. Per questo motivo ha ringraziato tutti coloro che lavorano con convinzione per difendere la vita, così come le diverse confessioni religiose e altre organizzazioni che si uniscono per salvaguardare la vita delle persone dal concepimento alla morte naturale.Il suo intervento si è concluso con la recita del Salmo 138, che celebra il Dio Creatore, pronto a guidare e  sostenere la vita di ogni persona in ogni momento. (AP)

11 marzo - MONDO 11 marzo, ore 11.00, al via azione interreligiosa e globale per il clima

“Chiedere una leadership climatica, guidata dalla compassione, dall’amore e dalla giustizia”: con questo obiettivo, la rete globale interreligiosa “Green Faith International” ha indetto per oggi, 11 marzo, alle ore 11.00, un’azione comune per il clima. In tal modo, nei luoghi di culto e nelle case di tutto il mondo, persone di diverse fedi e tradizioni spirituali si uniranno virtualmente in preghiera ed osserveranno alcuni minuti di silenzio per la salvaguardia del Creato. “I nostri cuori sono colmi di preoccupazione nel vedere milioni di comunità, tra le più vulnerabili del mondo, colpite dall’aumento delle temperature e del livello del mare, dagli incendi boschivi, dalla siccità e da violente tempeste – si legge nel comunicato di indizione dell’evento – Il nostro imperativo morale non potrebbe, quindi, essere più chiaro di così: le persone di fede devono far sentire la loro voce e mobilitarsi”. La data e l’ora prescelta per l’iniziativa non è casuale: gli organizzatori, infatti, vogliono simboleggiare che “siamo giunti all’undicesima ora, l’ultima prima della fine” e che quindi “non c’è più tempo per rimandare o trovare scuse per non agire. Sono necessarie misure forti, rapide e complete per limitare in modo efficace gli effetti del riscaldamento globale”. Ad essere chiamata in causa, in particolare, è la Cop26, la “Conferenza delle parti” delle Nazioni Unite dedicata ai cambiamenti climatici, in programma a Glasgow, nel Regno Unito, dall'1 al 12 novembre prossimi. L’auspicio, spiega “Green Faith”, è che da tale congresso possano emergere decisioni concrete “per garantire il 100 per cento di energia rinnovabile per tutti; prevedere la fine dei combustibili fossili, dell'agricoltura industriale e della deforestazione, e per creare milioni di lavori ecologici con salari decenti”. Oltre alla preghiera, si può aderire all’iniziativa odierna firmando la dichiarazione “Umanità sacra, Terra Sacra”, diffusa dagli organizzatori, e che mira alla promozione di un’ecologia integrale, inseparabile dal rispetto della dignità umana e del bene comune. Oppure ci si può scattare un selfie all’aperto, sempre alle ore 11.00, che contenga un messaggio con cui si esortano per le autorità di tutto il mondo a intraprendere azioni decisive per salvare il clima, la Terra e i suoi abitanti. La foto andrà poi condivisa sui sociali network con gli hashtag #Faiths4Climate e #SacredPeopleSacredEarth. Numerosi i partecipanti all’iniziativa che hanno in programma momenti specifici: in Belgio, ad esempio, alcune parrocchie cattoliche hanno invitato ai fedeli a digiunare, ridurre il consumo dell’acqua e sospendere l’uso dell’automobile per limitare l’inquinamento. In Svizzera, invece, la Chiesa protestante di Ginevra suonerà le campane dei suoi luoghi di culto per richiamare l’attenzione dei credenti, mentre a Bouxwiller, in Alsazia, i luterani sono esortati a cucinare un pasto con soli ingredienti di stagione e a km zero, così da calcolare il proprio impatto ecologico sull’intero ecosistema. Iniziative simili si sono svolte in Australia, che con il suo fuso orario sta per giungere alla conclusione della giornata che ha visto un sit-in davanti al Parlamento  per chiedere al governo di impegnarsi a raggiungere l’obiettivo “emissioni zero” entro il 2030. In Minnesota, negli Stati Uniti, invece, oltre 200 membri del clero e persone di fede si mobiliteranno presso il fiume Mississippi, per invitare il presidente Biden a rifiutare i progetti di combustibili fossili. Anche in Africa sono in programma diversi eventi: ad esempio, a Nairobi, in Kenya, un gruppo di giovani appartenenti a diverse religioni pianterà mille alberi e chiederà pubblicamente al Ministero nazionale dell'Energia di porre fine all'esplorazione di combustibili fossili. Infine, a Santiago del Cile, le chiese cattoliche e protestanti, insieme a templi baha'i e buddisti, suoneranno le loro campane chiedendo al loro governo di porre fine alla repressione delle proteste climatiche e ambientali. (IP)

11 marzo - FILIPPINE Elevata a Santuario diocesano la parrocchia dedicata a San Giovanni Paolo II nella provincia di Bataan

È stata elevata allo status di “Santuario diocesano” la parrocchia nella provincia di Bataan, nel nord delle Filippine, dedicata a San Giovanni Paolo II, si legge sul sito web dell'Episcopato. La cerimonia, lunedì scorso, presieduta dall'arcivescovo Charles John Brown, nunzio apostolico nel Paese, è avvenuta nell’anno in cui la diocesi di Balanga celebra il 40.mo anniversario della visita del santo polacco, il 21 febbraio 1981, nella provincia di Bataan. Nella sua omelia, monsignor Ruperto Santos, vescovo di Balanga, rivolgendosi ai parrocchiani, li ha invitati ad essere orgogliosi del Santuario, dedicato al “Grande Papa, San Giovanni Paolo II”, e ha sottolineato l’impresa di essere riusciti, nonostante le difficoltà e le sfide generate dalla diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, a portare a termine la costruzione di questa parrocchia, ora elevata a Santuario diocesano. Monsignor Santos ha parlato di "un'offerta, un dono e una grazia", tenendo presente quali siano le tre responsabilità di questo luogo sacro, di servire cioè da "rifugio, conforto e protezione". "Siamo chiamati attraverso questo Santuario – ha affermato - non solo ad avere un luogo dove cercare Dio, ma anche ad essere un popolo che cerca Dio e ad essere una casa dove i pellegrini sperimentano la speranza, come quella che San Giovanni Paolo II ha mostrato ai filippini e ai rifugiati 40 anni fa”. Il vescovo di Balanga si è augurato, dunque, che questo luogo, visibile da chiunque transiti per Bataan, possa essere “una luce che porti la gente a sentirsi benvenuta a Bataan e guidata da Dio quando si lascia Bataan". Il Santuario, costruito nel villaggio di Culis, sarà la prima parrocchia che i viaggiatori potranno visitare – ha spiegato padre Anthony Sibug, vicario parrocchiale -, una volta entrati a Bataan attraverso la strada provinciale. Oggi, ci sono almeno 249 santuari diocesani nel Paese, sei dei quali si trovano nella diocesi di Balanga. (AP)

10 marzo - SVIZZERA Prosegue il dialogo tra i vescovi e le associazioni femminili cattoliche sul ruolo della donna nella Chiesa

Prosegue in Svizzera il dialogo tra la Conferenza episcopale (Ces) e la Lega delle donne cattoliche (Lsfc) per ridiscutere il ruolo delle donne nella Chiesa elvetica. La questione era stata posta l’anno scorso in vista del cammino di rinnovamento ecclesiale deciso dalla Ces nel 2019 ed è stato uno dei punti discussi durante la 331.ma assemblea plenaria dei vescovi del settembre scorso, durante la quale una delegazione dei vescovi, accompagnati dalle delegate del Consiglio delle donne in seno alla Conferenza episcopale ha avuto un primo importante incontro interlocutorio con una delegazione della Lsfc. L’incontro, in cui le tre delegazioni hanno convenuto sul fatto che il rinnovamento della Chiesa nella Confederazione non può avvenire senza il coinvolgimento attivo delle donne, si era concluso con la decisione di costituire un gruppo di lavoro congiunto per un esame più approfondito delle istanze delle associazioni femminili cattoliche. Tra le principali questioni all’esame del gruppo di lavoro in questi mesi - riporta un comunicato della Ces - la partecipazione delle donne nei processi decisionali in seno alla Chiesa elvetica, che la Lsfc ritiene troppo marginale. Secondo l’organizzazione femminile cattolica, infatti, coinvolgere le donne solo occasionalmente come consulenti non basta. Su questo punto le delegate Lega e della Cef hanno concordato di consultare le presidenze della Conferenza degli ordinari della Svizzera Romanda (Cor) e della Svizzera tedesca (Dok) e della stessa Ces per sondare la possibilità di aumentare la rappresentanza femminile al loro interno. In questa prospettiva anche il ruolo e la composizione del Consiglio delle donne della Ces, che attualmente ha solo una funzione consultiva, dovranno essere rivisti. Un'altra importante questione all’esame del gruppo di lavoro è poi la partecipazione delle donne alla missione sacramentale della Chiesa sulla quale la Ces si riserva un ulteriore approfondimento, alla luce degli orientamenti della Chiesa universale. Tra le richieste emerse dagli incontri anche la creazione di spazi indipendenti di mediazione nelle diocesi per risolvere conflitti tra superiori gerarchici e subalterni. Dopo una serie di incontri con altri organismi ecclesiali il gruppo di lavoro presenterà le sue proposte alla prossima plenaria estiva dei vescovi. (LZ)                          

10 marzo - SVIZZERA L’impegno della Caritas Svizzera per i siriani: in 10 anni stanziati 76 milioni di franchi. La Svizzera faccia di più per i profughi 

Dallo scoppio della guerra in Siria nel 2011, la Caritas Svizzera ha realizzato programmi di aiuto alla popolazione per un valore complessivo di 76 milioni di franchi svizzeri (pari a circa 68,644 mila euro) assistendo dal 2012 un totale di 670mila siriani. Lo rende noto un comunicato della stessa organizzazione caritativa cattolica, precisando che, oltre agli aiuti di emergenza e di sopravvivenza, i fondi stanziati servono anche a finanziare iniziative educative a favore dei bambini rifugiati e misure di sostegno al reddito e per la qualificazione professionale. Il prossimo 15 marzo il conflitto in Siria, uno dei più gravi disastri umanitari dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, compirà dieci anni. Un decennio che ha visto 6,5 milioni di siriani, più di un quarto della popolazione, fuggire all’estero per cercare accoglienza soprattutto nei Paesi limitrofi. La maggior parte, circa 1,5 milioni, sono ospitati in campi profughi in Libano, già in gravi difficoltà, mentre un milione ha raggiunto l’Europa. Ad essi vanno aggiunti poco più di sei milioni di sfollati interni, molti dei quali costretti a continui spostamenti per fuggire ai combattimenti. La situazione umanitaria nel Paese – ricorda la Caritas Svizzera - è tuttora drammatica: per undici milioni di siriani gli aiuti umanitari sono essenziali per la sopravvivenza quotidiana. Più della metà della popolazione attiva è disoccupata e l’80% vive in condizioni di povertà. Il sistema educativo statale funziona a stento, lasciando bambini e adolescenti senza prospettive di istruzione. Il ritorno in Siria resta impossibile per i profughi, a causa delle minacce di violenza, della distruzione diffusa, della mancanza dei servizi essenziali. Sempre più drammatica anche la situazione umanitaria nei Paesi confinanti come il Libano e la Giordania, le cui strutture per accogliere i profughi sono al collasso. In questo contesto la Caritas Svizzera continua a portare il suo aiuto in Siria, ma anche in Libano e in Giordania. Al contempo chiede al Consiglio federale di stanziare ulteriori fondi non solo per l’emergenza: “La popolazione devastata dalla guerra ha bisogno di prospettive sotto forma di aiuti allo sviluppo sul medio e lungo periodo”, afferma il comunicato. In particolare, occorrono investimenti per l’istruzione perché, a causa della guerra, molti bambini e adolescenti siriani non vanno più a scuola. Alle autorità elvetiche si chiede inoltre il riconoscimento dello status di rifugiati anche a quegli 8.500 profughi siriani ammessi solo provvisoriamente in Svizzera: “L’ammissione temporanea significa infatti avere minori prospettive di trovare un alloggio e un lavoro adeguato, oltre a rendere più difficile la loro integrazione", afferma il comunicato chiedendo anche che nei casi di separazione dei membri più stretti di una famiglia, sia consentito un ricongiungimento familiare mediante i visti umanitari. Secondo la Caritas la Svizzera deve poi fare di più per promuovere corridoi umanitari sicuri e aumentare l’ammissione di rifugiati nel quadro dei programmi di reinsediamento. (LZ)

10 marzo - FRANCIA Vescovi incontrano Primo Ministro per discutere di Covid-19, legge sulla bioetica e laicità

La crisi sanitaria e le sue conseguenze in Francia, in particolare per i giovani; le questioni etiche sollevate dal disegno di legge di bioetica e dalle attuali disposizioni o proposte riguardanti l'interruzione volontaria della gravidanza, la clausola di coscienza, nonché il fine vita; laicità e libertà religiosa; la lotta agli abusi sessuali sui minori nella Chiesa. Saranno questi i principali temi all’ordine del giorno del Forum per il dialogo tra il Governo e la Chiesa cattolica francese in programma questo pomeriggio all’Hôtel de Matignon, residenza ufficiale del Primo Ministro Jean Castex. L’incontro si iscrive nel quadro delle riunioni periodiche tra una delegazione della Conferenza episcopale francese (Cef) e il capo del Governo per discutere temi di interesse comune. In primo piano - riporta un comunicato della Cef- oltre al punto sulla pandemia nel Paese, la controversa riforma della legge sulla bioetica voluta dal partito di Macron, la République en Marche (Lrem), e sostenute dalla sinistra, sulla quale la Chiesa francese è intervenuta più volte per esprimere la sua contrarietà. Le obiezioni dei vescovi riguardano in particolare l’estensione della procreazione medicalmente assistita (Pma), finora riservata alle coppie eterosessuali con problemi di infertilità, alle coppie composte da donne e alle donne single, la possibilità per le donne di conservare i loro ovociti anche nei casi in cui non ci siano necessità mediche , l'emedamento che vuole estendere ulteriormente l'aborto e le norme sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali. In questo ambito affronteranno anche i temi dell'obiezione di coscienza  e del fine vita. Durante l’incontro si discuterà poi di laicità, libertà religiosa e diritto al culto e di fraternità repubblicana, con riferimento al disegno di legge voluto dal Presidente Emmanuel Macron volto a rafforzare il rispetto dei principi della Repubblica per combattere ogni forma di settarismo e fondamentalismo, ma che è stato criticato dagli esponenti delle comunità religiose francesi. Sempre in questo ambito si parlerà anche delle difficoltà e delle le esigenze delle cappellanie negli ospedali, nelle carceri e nelle comunità studentesche, della situazione delle persone convertite o in fase di conversione, del futuro del sistema previdenziale francese per le comunità religiose. Altro tema importante in agenda la lotta agli abusi sessuali contro i minori e le persone vulnerabili, sulla quale i vescovi hanno nuovamente discusso durante la loro recente plenaria a febbraio. Infine, i vescovi parleranno degli eventi più importanti dell’anno nella Chiesa francese, compresa una possibile visita di Papa Francesco. La delegazione della Cef, composta da otto persone, sarà guidata da monsignor Celestino Migliore, nunzio apostolico in Francia, e da monsignor Éric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza episcopale. (LZ)

10 marzo - ITALIA Le riflessioni dei giovani dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia per la Quaresima in un progetto con video on line

Una serie di riflessioni per la Quaresima proposta dai giovani dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia. Il progetto si chiama “La stazione mancante” e offre dei video, pubblicati nel sito e nei canali social dell’arcidiocesi, dove i giovani si interrogano sulla notte che Gesù ha trascorso in carcere tra il Giovedì e il Venerdì Santo e invitano a cogliere la possibilità di una speranza oltre le “sbarre” della detenzione, della disabilità, della povertà e della mancanza di futuro. “Il filo conduttore di questo progetto sono i volti narranti - afferma don Marco Rufini, parroco di Norcia e direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale de lavoro dell’archidiocesi -, quelli dei giovani che raccontano la realtà e la illuminano nella preghiera affidandosi alla parola ricca di umanità dei Salmi e quelli di chi la realtà la vive portandone il peso sulle proprie spalle”. “La stazione mancante” è frutto degli incontri che hanno coinvolto i giovani dell’arcidiocesi ogni lunedì sera sulla piattaforma Zoom, da novembre dello scorso anno fino a marzo, in un confronto su alcune tematiche: ambiente, comunicazione, nuove tecnologie, trasporti, luoghi di aggregazione, arte e fede. “Questo percorso - spiega don Rufini - è nato sulla spinta di The Economy of Francesco, l’evento voluto dal Papa che ha visto riuniti, on line, economisti, imprenditori e promotori di economia sostenibile under 35 di tutto il mondo con l’obiettivo di far sì che i giovani non rimangano fuori dalle azioni e dalle decisioni di chi detiene il ‘potere’, dalle quali si genera il loro presente e il loro futuro”. Don Rufini aggiunge che in questi mesi i giovani dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia hanno riflettuto sulla Lettera enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco e che sono state individuate alcune tematiche significative, affrontate poi con il contributo di vari professionisti. “In questo percorso è emersa la percezione di una sorta di paura da parte del mondo istituzionale e degli adulti in genere circa l’ascolto e il confronto con i giovani - aggiunge il sacerdote - La speranza ora è di avviare la fase progettuale, ossia di costruire qualcosa insieme, di concreto, nelle nostre comunità”. (TC)

10 marzo - SPAGNA L’Arcivescovado di Barcellona cede uno spazio all’Ospedale Clínic per la costruzione di un centro di ricerca sanitaria

L'Arcivescovado di Barcellona cederà un spazio, ora occupato dalla parrocchia di Sant Isidor, sulla strada Comte d'Urgell, 176, all’Ospedale Clínic di Barcellona. L’accordo stipulato tra le due parti permetterà all’ospedale, con la collaborazione del centro tecnologico Leitat, di costruire un innovativo centro di ricerca sanitaria e tecnologica, il Clinical Advanced Technologies Institute, CATI. La Chiesa concederà il diritto di superficie per 75 anni in cambio di un canone annuale. La struttura, che sarà costruita dopo la sconsacrazione dell'attuale edificio, sarà di 8 piani e di circa 8.000 mq, di cui almeno 5.000 saranno destinati alle aree di lavoro e di ricerca. La comunità parrocchiale di Sant Isidor sarà accolta nella vicina chiesa di Sant Josep Oriol e la sua attività sarà progressivamente trasferita ad altre chiese dello stesso quartiere della città. L'Arcivescovado di Barcellona ha già avviato le procedure necessarie e ha già provveduto a comunicare i dettagli dell’iniziativa a tutti i parrocchiani. (AP)

10 marzo - REPUBBLICA CECA L’azione della Chiesa in tempo di pandemia: sempre accanto ai malati

Essere vicino agli ammalati: la Chiesa è sempre stata dedita a questa missione, anche se negli ultimi dodici mesi questo ha significato un'attenzione particolare sul tema dell’assistenza sanitaria. Questa la riflessione portata avanti dai vescovi che sui media cattolici hanno raccolto alcune testimonianze sul campo, poi pubblicate sul sito dell’Episcopato: la pandemia ha trasformato notevolmente questo servizio per i cristiani, sia che lo svolgano negli ospedali cattolici che negli ospedali pubblici. Quasi dall'inizio, i fratelli dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, hanno vissuto la pandemia in modo intenso: ciò è in parte dovuto al fatto che i loro colleghi della provincia italiana dell'Ordine gestiscono diversi ospedali a Roma, nel nord Italia o nelle città spagnole di Barcellona, ​​Madrid e Siviglia, i luoghi in cui la pandemia europea era più forte un anno fa e le strutture mediche pubbliche erano sovraffollate. "Insieme a molti donatori della Repubblica Ceca, siamo stati in grado di aiutarli allora. Oggi ci chiedono se abbiamo bisogno di aiuto qui ", dice il delegato provinciale dell'Ordine, il fratello Martin Macek. In autunno, poi, la seconda ondata del virus ha coinvolto in pieno l’Ordine nella Repubblica Ceca: “Quasi tutto il nostro convento è andato a dare una mano all'Ospizio di Santa Elisabetta a Brno, dove c’era una grave carenza di personale. Inoltre, siamo grati del fatto che la nostra struttura di Vizovice, dove sono ospitati per lo più disabili, sia stata aiutata da volontari e dalla Regione di Zlín, che ha inviato studenti di medicina in aiuto ai medici – prosegue fratello Martin - l'anno di pandemia dimostra che la solidarietà e l’aiuto verso il prossimo è qualcosa che non conosce limiti e che Dio ci invierà sempre qualcuno pronto ad aiutare". La pandemia, poi, ha segnato anche un'altra forma di presenza della Chiesa accanto agli ammalati: il lavoro dei cappellani ospedalieri che si occupano principalmente dei bisogni spirituali dei ricoverati. Nella situazione di crisi degli ultimi mesi, anche loro hanno dovuto adattarsi alle esigenze: indossare tute protettive, prendersi cura di persone affette da una malattia finora sconosciuta, aiutare il personale medico e fungere da collegamento tra i pazienti chiusi negli ospedali e le loro famiglie. Padre Řehoř J. Žáček lavora da quasi un anno nel reparto dedicato ai pazienti Covid dell'ospedale Thomayer di Praga. La natura del suo lavoro qui è diversa da come serviva i pazienti prima: “Una volta vestito con una tuta protettiva, visito ogni paziente. La maggior parte degli interventi, per ragioni di sicurezza, si limita a un incontro fugace: poche persone mi conoscono e vogliono parlare dei loro desideri o sentimenti - spiega il sacerdote – d’altra parte, anche questi incontri sono molto importanti per i pazienti: mostrano loro che c’è qualcuno pronto ad ascoltarli”. Suor Marie Doubravka Vokáčová, del Thomayer Hospital, nella sua testimonianza sottolinea, invece, che anche in questo ambiente non sono escluse opportunità per approfondire l'accompagnamento spirituale: "Ho vissuto un rapporto così intenso con un paziente affetto da Coronavirus, che ho accompagnato per quasi cinque mesi. In quel periodo tra noi si è instaurata una grande fiducia e io ero in contatto frequente con la sua famiglia”. Negli ultimi giorni sono rimasta seduta con lui fino al suo ultimo respiro: era molto sollevato quando abbiamo affidato tutto a Dio e io sono stata felice di essere vicino a lui e adempiere la mia missione”. (RB)

10 marzo - SUDAFRICA Al via la Novena per il 19 marzo, Festa di San Giuseppe, nell’anno a lui dedicato

Inizia oggi la Novena proposta dalla Chiesa sudafricana in onore di San Giuseppe la cui solennità del 19 marzo si avvicina. Come ricorda il sito della Conferenza episcopale del Sudafrica, lo scorso dicembre Papa Francesco ha annunciato un Anno di San Giuseppe, in onore del 150.mo anniversario dalla proclamazione del Santo come patrono della Chiesa universale. “La Chiesa osserva lo scorrere del tempo attraverso il calendario liturgico che comprende feste come la Pasqua e il Natale, la Quaresima e l'Avvento. Tuttavia, i Papi possono mettere da parte il tempo per la Chiesa per riflettere più profondamente su un aspetto specifico dell'insegnamento o del credo cattolico”, spiegano i vescovi. L’8 dicembre 2020, ha segnato il 150.mo anniversario della proclamazione di San Giuseppe come Patrono della Chiesa Universale. Papa Francesco ha anche detto che la pandemia da Coronavirus ha accresciuto il suo desiderio di riflettere su San Giuseppe, poiché così tante persone durante questa emergenza sanitaria hanno fatto sacrifici nascosti per proteggere gli altri, proprio come San Giuseppe ha silenziosamente protetto e curato Maria e Gesù. Il Papa ha anche detto di voler evidenziare il ruolo di San Giuseppe come padre che ha servito la sua famiglia con carità e umiltà, aggiungendo: "Il nostro mondo oggi ha bisogno di padri". “Mentre i cattolici pregano e riflettono sulla vita di San Giuseppe durante quest'anno, hanno anche l'opportunità di ottenere un'indulgenza plenaria, o remissione di tutte le pene temporali dovute al peccato. Un'indulgenza può essere applicata a se stessi o a un'anima in Purgatorio – proseguono i vescovi - un'indulgenza richiede un atto specifico, definito dalla Chiesa, così come la confessione sacramentale, la Comunione eucaristica, la preghiera per le intenzioni del Papa e il pieno distacco dal peccato”. (RB)

10 marzo -  BRASILE Webinar nazionale su cultura digitale e catechesi

Qual è l’impatto della cultura digitale sulla catechesi? Questa la domanda alla qual vuole rispondere il seminario promosso dalla Commissione episcopale per l’Animazione biblico-catechistica della Conferenza dei vescovi del Brasile (Cnbb). L’evento, iniziato ieri, si concluderà domani, 11 marzo ed è suddiviso in tre sessioni di lavori: la prima, svoltasi il 9 marzo, è stata dedicata alla cultura digitale; la seconda, in programma oggi, si sofferma su “L'annuncio kerigmatico: accompagnamento ed esperienze di Dio”, mentre domani il seminario si concluderà con una riflessione su "La dimensione mistagogica nella catechesi di iniziazione alla vita cristiana". Lo scopo principale dell’iniziativa, spiega padre Jânison de Sá, responsabile nazionale della Commissione per l’Animazione biblico-catechistica, è quello di “trovare modi per rendere la catechesi più evangelizzante, capace di raggiungere il cuore di tutti: bambini, adolescenti, giovani e adulti”.  Il seminario, inoltre, darà continuità alle formazioni online sviluppate dalla Commissione stessa nel 2020. "Cerchiamo, più da vicino, di offrire accompagnamento e cura ai catechisti nella loro missione, in modo che insieme possiamo trovare nuove piste e rafforzare l'iniziazione alla vita cristiana nel nostro paese", ha concluso padre de Sá. (IP)

10 marzo - MONDO Caritas Italiana e Focsiv: i più colpiti dalla pandemia sono gli anziani

Il coronavirus ha colpito maggiormente gli anziani e li ha resi più fragili, sia fisicamente che psicologicamente: è il bilancio di Caritas Italiana e Focsiv a un anno dalla dichiarazione della pandemia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In un comunicato diffuso nell’ambito della campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, lanciata lo scorso luglio per sensibilizzare l’opinione pubblica alla solidarietà al tempo del Covid-19 e raccogliere fondi per cercare di dare risposte a bisogni concreti in diverse parti del mondo, l’organismo pastorale della Conferenza episcopale e la Federazione degli organismi cristiani di volontariato fanno sapere che le restrizioni disposte per contrastare il contagio hanno ridotto drammaticamente lo spazio vitale di chi è in età avanzata. Ne è scaturito un impatto negativo sullo stato fisico, ma soprattutto sullo stato di fragilità psicologica e cognitiva di queste persone. L’isolamento domestico, poi, non ha consentito agli anziani neppure una minima attività fisica ed ha acuito in loro la percezione della perdita, il senso di paura per il futuro e quello di isolamento, costringendoli a rinunciare ai legami affettivi con i propri familiari. Anche le Nazioni Unite hanno registrato che il Covid-19 colpisce di più le persone anziane, tanto da stimare che gli ultraottantenni si ammalano 5 volte di più. Un dato emerso pure in Italia, dove l’età media dei pazienti deceduti e positivi al SARS-CoV-2 è di circa 81 anni ed è più alta di 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione. A pesare è il maggior numero di patologie che si sovrappongono con gli anni. Caritas Italiana e Focsiv ricordano quanto importante sia quella che Papa Francesco chiama “cultura della cura” per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro e ripropongono le parole del Pontefice nel messaggio per la 54ma Giornata Mondiale della Pace: “Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri”. Caritas Italiana e Focsiv rilevano ancora che se nel mondo occidentale gli anziani soffrono, nei paesi più impoveriti numerose discriminazioni accentuano e peggiorano la loro condizione e gli effetti provocati dalla pandemia. Molti anziani, aggiunge il comunicato di Caritas e Focsiv, vivono in condizioni di marginalità dalla vita sociale ed economica e solo il 20% ha una pensione, mentre gli altri devono continuare a lavorare esponendosi al rischio del contagio per ricavare redditi molto bassi da piccole attività artigianali o commerciali, messe ulteriormente in crisi dal virus. Caritas Italiana e Focsiv evidenziano, poi, che pesanti discriminazioni sanitarie ledono gravemente diritti e dignità degli anziani. Quelli disabili, ad esempio, vivono in una condizione peggiore e gli effetti della pandemia li rendono ancora più isolati, con gravi conseguenze psicologiche. Non bisogna, inoltre, dimenticare che spesso le persone più anziane, soggette ad altre malattie, non vengono curate proprio a causa dell’emergenza Covid, che assorbe le poche risorse sanitarie esistenti. E c’è da considerare, ancora, la discriminazione più grave dovuta alla carenza dei servizi sanitari che determina la scelta di dare cure e terapie ai più giovani, alle persone produttive e che hanno ancora un futuro da vivere, piuttosto che agli anziani. Per questo la campagna “Dacci oggi il nostro pane quitidiano”, che si avvale della partnership di AgenSIR, Agenzia DIRE, L’Osservatore Romano, Avvenire, Famiglia Cristiana, FISC – Federazione Italiana Settimanali Cattolici, TV2000, Radio InBlu, Radio Vaticana, Vatican News, di Banca Etica come partner finanziario e della Pontificia Università Lateranense come partner accademico, vuole richiamare l’attenzione sugli anziani. Parte del progetto globale di collaborazione tra Caritas Italiana e Focsiv “Insieme per amore degli ultimi” (www.insiemepergliultimi.it), grazie al quale vengono sostenuti oltre 60 interventi di aiuto in varie aree del mondo, ogni mese punta il suo obiettivo sulle conseguenze e le necessità causate dalla pandemia. (TC)

10 marzo -  ECUADOR Vicariato Apostolico di Puyo: celebrazione eucaristica ad un anno dall’inizio della pandemia

Domenica 7 marzo, il Vicariato Apostolico di Puyo, nella provincia del Pastaza, ha invitato i fedeli a partecipare ad una Messa nella piazza della Concha Acústica, ad un anno dall’inizio della pandemia nel Paese. La celebrazione eucaristica è stata presieduta da monsignor Rafael Cob, vicario apostolico di Puyo – si legge sul sito web dell’Episcopato -,  il quale ha ricordato il dolore e la morte causati dalla diffusione del coronavirus, ma anche la riflessione interiore generata dalla crisi nella società ecuadoriana e nel mondo intero. Durante la cerimonia sono stati ricordati coloro che hanno perso la vita a causa del Covid-19 e coloro che hanno lavorato in questo tempo per salvare vite umane: le istituzioni sanitarie, la Chiesa, la Polizia, l'Esercito, i Vigili del Fuoco e altri. Il presule ha ringraziato tutti per la loro generosità e per i loro sforzi. Al termine, dopo aver chiesto a Dio di porre fine a questa terribile pandemia e dopo aver espresso la speranza che i vaccini possano mettere fine al più presto a questa sofferenza, centinaia di palloncini bianchi hanno riempito il cielo di Puyo, in memoria dei defunti, e alcuni gruppi musicali hanno allietato i presenti con un repertorio, comprendente anche la canzone ormai popolare “Resistiré”. (AP)

10 marzo - AFRICA Conferenza delle Chiese: pandemia mette a rischio la promozione della donna

La pandemia da Covid-19 e la crisi socio-economica che ne è derivata hanno annullato tanti passi avanti compiuti finora in favore della promozione della donna e del riconoscimento dell’importanza del suo ruolo sociale: è quanto ha osservato la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (Aacc) nel corso di un webinar svoltosi l’8 marzo, in occasione della “Giornata internazionale della donna”. Tema dell’incontro: “Le donne nella leadership: raggiungere un futuro di parità in un mondo di Covid-19”. I leader religiosi, governativi e sociali, si è detto durante i lavori, devono “invertire la rotta” per rimediare al danno provocato dall’emergenza sanitaria al genere femminile, soprattutto nei Paesi africani. In particolare, i partecipanti al seminario virtuale hanno riflettuto sul “ruolo della religione per migliorare la piena partecipazione delle donne alla leadership ed eliminare tutte le forme di violenza di genere nel mondo, in tempo di pandemia”. Oggi, è stato ribadito, le donne devono ancora affrontare “sfide complesse”, come “lo scarso potere decisionale e l’aggravio degli oneri domestici”, nonostante i tanti sforzi già compiuti. Ancora una volta, a causa dell’emergenza sanitaria, esse sono state “relegate a svolgere umilianti faccende domestiche e a fare assistenza ai familiari anziani e malati”. Inoltre, le difficoltà economiche derivanti dalla pandemia “hanno esposto le ragazze ad un maggior rischio di sfruttamento, lavoro minorile e violenza di genere”. Senza contare che tanti governi hanno dirottato molte delle loro risorse sanitarie alla lotta contro il coronavirus, riducendo ulteriormente l’accesso delle donne ai servizi per la salute. L’Aacc ha inoltre osservato “con preoccupazione” che le donne non sono “sufficientemente integrate negli spazi decisionali” sulla gestione della crisi, nonostante di fatto esse siano “in prima linea come operatori sanitari, madri o responsabili della famiglia”. In Senegal, ad esempio, “solo 5 dei 30 membri del Comitato di monitoraggio del Covid-19 sono donne”. Di qui, l’esortazione affinché “governi e leader religiosi prendano le misure necessarie, ad esempio stabilendo quote specifiche, per assicurare che le donne siano ben rappresentate e partecipino efficacemente alle decisioni sulla gestione della crisi”. Ma il problema è soprattutto culturale: il webinar ha evidenziato, infatti, che “anche quando le donne hanno opportunità di lavoro, le norme e le tradizioni sociali e patriarcali impongono loro di mettere la carriera al secondo posto, dando priorità al lavoro da casalinga”. E spesso ciò avviene prendendo spunto, in modo scorretto, da alcuni testi biblici che rappresentano la donna come subordinata all’uomo. Chi cita tali riferimenti, però, dimentica che “esistono anche i fondamenti biblici per la parità di genere”, affinché “le donne possano far fruttare, sia negli spazi pubblici che in quelli privati, il potenziale donato loro da Dio”. Al contrario, la disparità di genere impedisce tutto questo, “accelerando anche gli atti di violenza contro le donne”. Per contrastare tale fenomeno, l’Aacc ha dunque suggerito ai leader religiosi, culturali e di governo di “implementare politiche e leggi che tutelino le donne e ne promuovano l’inclusione nella leadership della società, affinché esse siano considerate alla pari e il loro contributo sia riconosciuto per il bene di tutti”. La pandemia non dovrebbe ledere la dignità umana delle donne, è stato ribadito, perché esse devono essere sempre “ascoltate e protette dalla violenza di genere”. Di qui, l’appello lanciato dal segretario generale dell’Aacc, il luterano Fidon Mwombeki, il quale ha esorato gli uomini e le donne a lavorare insieme, fianco a fianco, per “superare gli ostacoli posti all’emancipazione femminile”. Solo operando insieme, infatti, si potranno superare i pregiudizi che tuttora sussistono. Fondata a Kampala, in Uganda, nel 1963, la Aacc è un’associazione ecumenica che oggi conta 173 Chiese membri presenti in 40 Paesi africani, in rappresentanza di oltre 120 milioni di cristiani del continente. La sua sede centrale è a Nairobi, in Kenya.   (IP)

10 marzo - MONDO Un sussidio di preghiera per celebrare l’81.mo anniversario della morte di San Luigi Orione che ricorre il 12 marzo

Ricorre venerdì l’81.mo anniversario del dies natalis di San Luigi Orione (Sanremo, 12 marzo 1940) e il portale della congregazione Piccola Opera della Divina Provvidenza da lui fondata pubblica il sussidio di preghiera “Vedere e sentire Dio Cristo nell’uomo”. “Oggi più che mai sentiamo il bisogno di chiedere al Signore, per sua intercessione, aiuto e grazia per la Chiesa, per il mondo e per la famiglia religiosa - scrive nella presentazione l’autore dei testi, don Filippo Benetazzo -. Il Covid, la povertà che cresce, l’incertezza del futuro, il calo della fede e delle vocazioni, ma anche il futuro delle nostre opere, le fatiche della vita fraterna, come poter essere alla testa dei tempi... umanamente sono sfide grandi, situazioni che ci sconcertano e un po’ ci spaventano”. Da qui l’invito del sacerdote orionino a chiedere una rinnovata effusione dello Spirito per ravvivare il dono del carisma di don Orione. Oggi la Famiglia orionina è diffusa in 35 nazioni con i Figli della Divina Provvidenza, le Piccole Suore Missionarie della Carità, l’Istituto Secolare Orionino e il Movimento Laicale Orionino. La congregazione Piccola Opera della Divina Provvidenza, come racconta lo stesso Luigi Orione, nasce in un venerdì di Quaresima del 1892, ai piedi del Crocifisso. In quello stesso anno, il 3 luglio viene fondato un oratorio allo scopo di “impossessarsi del cuore e dell’affetto del popolo”, di “illuminare la gioventù”, ed “effondere in tutti la grande idea della redenzione cattolica col Papa e per il Papa”. È invece il 15 ottobre 1893 quando viene aperto il primo collegio a San Bernardino di Tortona, chiamato Piccola Casa della Divina Provvidenza, mentre il 13 aprile 1895 Luigi Orione viene ordinato sacerdote. Avrebbe compiuto 23 anni il 23 giugno. Quattro grandi amori lo hanno sempre ispirato: Gesù, Maria, il Papa e le Anime. Lo spingevano a “vivere e diffondere la conoscenza e l’amore di Gesù Cristo, della Chiesa e del Papa, specialmente nel popolo e tra i poveri più lontani da Dio e più abbandonati”, affinché ogni persona potesse trovare la propria dignità e la libertà dei figli di Dio. In particolare l’amore a Gesù in lui diviene enorme amore caritatevole e attivo verso gli umili e i poveri, al fine di portarli all’unione col Papa e con la Chiesa, mentre la fiducia nella Divina Provvidenza, lo porta ad affermare: “La perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione a Dio e agli uomini”. (IP)

10 marzo - ITALIA V Centenario della morte di Perugino 1523- 2023. Al lavoro la Commissione dell’arcidiocesi di Perugia- Città della Pieve

In attesa di celebrare, nel 2023, i 500 anni dalla morte di Pietro Vannucci, detto il Perugino, l’arcidiocesi di Perugia Città della Pieve ha istituito una Commissione per dare rilievo ad un evento culturale di rilevanza nazionale tanto atteso e importante. A presiederla è monsignor Marco Salvi, vescovo ausiliare e vicario generale. Il gruppo di lavoro, la cui formazione è stata annunciata alcune settimane fa, ha già dato avvio alle prime riunioni al fine di concentrarsi sull’organizzazione di una serie di iniziative mirate a valorizzare il ricco patrimonio storico-artistico dell’Archidiocesi legato alla figura di Perugino, tra i maggiori esponenti del Rinascimento Italiano e maestro del grande Raffaello Sanzio. “L’istituzione della Commissione diocesana – ha detto monsignor Salvi – è un’occasione importante per dare inizio ad un percorso di valorizzazione delle opere di proprietà della Diocesi: un patrimonio da tutelare ma anche da far conoscere attraverso mostre, conferenze e studi specialistici». «Ho avvertito da subito – prosegue il presule - la necessità di costituire un gruppo di lavoro ritenendo fondamentale la presenza della nostra Arcidiocesi nelle celebrazioni che si andranno a programmare a livello regionale. L’Umbria, regione conosciuta in tutto il mondo per la sua arte e la sua spiritualità, deve molto alla personalità di Pietro Perugino, grande artefice del rinnovamento del linguaggio artistico rinascimentale». Tra le priorità della neonata Commissione diocesana c’è quella di promuovere un dialogo con le Istituzioni comunali, provinciali e regionali che possa portare ad una progettualità in vista del 2023. Formatosi all’interno della bottega del Verrocchio a Firenze, Perugino è il pittore umbro che per primo assimila la lezione di Piero della Francesca e magistralmente riesce a creare un accordo tra figure e paesaggio: sua maggiore conquista è il senso spaziale caratterizzato dall’indefinitezza e da una graduale successione di piani e modellazioni chiaroscurali. Tra i suoi capolavori vanno ricordati l’”Adorazione dei Magi”, una delle prime opere ad olio dipinte in Umbria conservate presso la Galleria Nazionale di Perugia, gli affreschi di Santa Maria Assunta di Cerqueto o le opere custodite nella Pinacoteca Vaticana come “La Pala dei Decemviri” o la “Resurrezione di San Francesco al Prato”.  Nella Cappella Sistina intorno al 1480 Perugino dipinse ad affresco la finta pala d’altare dedicata all’Assunta, poi distrutta per far posto al Giudizio Universale di Michelangelo e, nel registro mediano delle pareti laterali, le scene con “Il Battesimo di Cristo”, “Il Viaggio di Mosè in Egitto” e la celebre “Consegna delle chiavi”. La visione architettonica di quest’ultimo capolavoro, espressiva degli ideali di perfezione classica del Rinascimento, divenne un modello per gli allievi di Pietro Vannucci, primo fra tutti Raffaello che ad esso si ispirò per lo “Sposalizio della Vergine” della Pinacoteca di Brera. (PO)

10 marzo - INDONESIA #coronavirus Giacarta: scuola gestita dai Gesuiti avvia campagna di vaccinazione rivolta agli anziani per aiutare il Governo

A Giacarta, il Canisius College, scuola gestita dai Gesuiti, e la sua associazione di ex allievi hanno dato il via ad una campagna di vaccinazione gratuita anti Covid-19, per aiutare gli anziani, ma soprattuto il governo indonesiano ad accelerare le vaccinazioni. La campagna, che è iniziata l’8 marzo e si concluderà il 13, mira a vaccinare almeno 2.500 persone anziane nella capitale. Il padre gesuita Alexander Koko Siswijayanto, coordinatore dell’iniziativa degli ex-alunni, ha riferito ad UCA News che 500 persone oltre i 60 anni ogni giorno riceveranno il vaccino cinese Sinovac, che prevede una seconda iniezione a 28 giorni di distanza. Le seconde dosi saranno somministrate dal 5 al 9 aprile dagli operatori sanitari dell'ospedale San Carlo, gestito dalla Congregazione delle Suore di San Carlo Borromeo, e dell’ ospedale gestito dall'Università Cattolica Atma Jaya. Il presidente degli ex alunni, Irlan Suud, ha ribadito come l'iniziativa rappresenti un piccolo sforzo per porre fine alla pandemia in un Paese con più di 7.000 nuovi casi di coronavirus ogni giorno. "Vogliamo essere partner del Governo nel porre fine alla pandemia in Indonesia” ha sottolineato Suud. “Abbiamo ricevuto il vaccino dal Governo gratis e lo stiamo usando", in piena collaborazione con il Ministero della Sanità. Il Ministro della Sanità, Budi Gunadi Sadikin, ha riferito che il Governo ha accolto favorevolmente l’aiuto degli ex alunni, nella speranza che questo acceleri le vaccinazioni e incoraggi chi ancora nutre dei dubbi sul vaccino a prenotarsi per la vaccinazione. (AP)

10 marzo - ARGENTINA Allarme Pastorale Aborigena: indigeni, vittime della “cultura dello scarto”

Le popolazioni indigene dell’Argentina sono vittime dell’indifferenza, della “cultura dello scarto” e dell’usa-e-getta: questa la forte denuncia dell’Equipe nazionale di Pastorale aborigena (Endepa) del Paese. Parole chiare contenute in una dichiarazione diffusa l’8 marzo, al termine della XVI Assemblea dell’organismo, durante la quale si è riflettuto “sulle sofferenze che patiscono oggi i popoli nativi argentini”. “Condividiamo il loro grido per il rispetto dei loro territori – sottolinea l’Endepa – per il diritto all’educazione indigena, alla salute, all'economia, alla partecipazione, all'autonomia, all'identità e all'autodeterminazione”. Forte quindi la condanna “delle discriminazioni, dei maltrattamenti, della repressione messa in atto dallo Stato” nella Provincia di Formosa, e “gli sgomberi violenti e ingiusti” avviati nella Provincia di Jujuy. Si tratta di “atti inammissibili in uno società e in un Paese democratico – evidenzia la Pastorale aborigena – in cui i diritti dei popoli nativi sono stati riconosciuti e, nonostante ciò, vengono violati soprattutto da coloro che dovrebbero garantirli”. L’Endepa esprime, poi, particolare preoccupazione per “l’emarginazione e la violenza provocata dai progetti estrattivi che si stanno moltiplicando su tutto il territorio nazionale”. Un proliferare dannoso, voluto da una “politica irresponsabile”, al quale l’Endepa si oppone fermamente, rifiutando “la deforestazione irrazionale di diverse Province, nonché la promozione di un progetto minerario nell’altopiano di Chubut”. Anzi: la Pastorale aborigena si dice “solidale con l’instancabile resistenza dei popoli indigeni”, perché “la loro lotta in difesa delle risorse idriche è una lotta per la vita che deve riguardare tutti” in nome della salvaguardia del Creato. Schiacciati da numerosi “atti di sottomissione”, inoltre, i nativi vedono la loro situazione aggravarsi “nel contesto della pandemia da Covid-19”, che in Argentina ha provocato, finora, 2,16 milioni di contagi ed oltre 53mila decessi. La Pastorale aborigena alza ancora la voce contro “la devastazione della nostra madre terra, la discriminazione e la distruzione delle culture indigene”, i cui popoli non vedono riconosciuta la loro “sacrosanta dignità umana”, finendo per essere trattati come “un surplus eliminabile”. Invece, “senza alcun dubbio – riafferma l’Endepa – la loro esistenza e la loro diversità sono vitali nella costruzione di un mondo più giusto a cui tutti aspiriamo”. “Solidarietà e rispetto dei diritti e delle multietnicità” sono fondamentali, ribadisce l’organismo pastorale, insieme alla speranza che permane sempre, “anche di fronte ad un sistema opprimente ed egemonico”. Di qui, l’auspicio alla trasformazione di “un sistema patriarcale escludente e coloniale”, perché l’umanità deve “guarire le sue disarmonie”. “Ancora una volta – conclude il messaggio – riaffermiamo il nostro impegno ad accompagnare i popoli indigeni nella lotta per la rivendicazione dei loro diritti e dei loro territori, nel profondo rispetto della loro visione del mondo”, perché “è giunta l’ora di rispondere con la giustizia e la pace al loro grido per un mondo dai molteplici volti!”. (IP)

10 marzo - COREA DEL SUD Il Vaticano proclama Haemi luogo di pellegrinaggio internazionale

Il terreno di Haemi, dove avvenne il martirio di migliaia di cattolici, nella Corea del Sud, è stato proclamato dalla Santa Sede luogo di pellegrinaggio internazionale. Lo afferma, in un comunicato stampa – si legge su UCA News -, monsignor Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon.  Un annuncio – ha sottolineato il presule – che "illumina la vita di quanti vivono per sempre nella memoria della Chiesa". Il riconoscimento - ha riferito monsignor You - è stato reso noto il 1° marzo, in occasione del 200.mo anniversario della nascita del teologo e sacerdote missionario locale, proclamato Venerabile nel 2016, padre Thomas Choe Yang-eop. Il Santuario di Haemi, nel comune di Seosan, nella provincia di South Chungcheong, a circa 280 chilometri a sud della capitale, Seoul, testimonia la fede di circa 2.000 cattolici, imprigionati, torturati e sepolti vivi, durante la persecuzione di massa dei cristiani da parte dei governanti della dinastia Joseon, tra il 1866 e il 1882. I “martiri – spiega il vescovo di Daejeon - sono una testimonianza dell'opera di salvezza di Dio attraverso la loro vita e la loro morte", una testimonianza che "trasmetterà la fede ai discendenti e farà nascere una comunità vivente di discepoli e testimoni di Gesù Cristo", come affermato, nel Decreto, dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Grazie agli sforzi della Chiesa, sul terreno di Haemi è stata eretta una torre commemorativa di 16 metri per rendere omaggio a questi centinaia di martiri sconosciuti. I registri della Chiesa, infatti, riportano i nomi di soli 132 cattolici morti ad Haemi. Il santuario è il secondo sito coreano, e il terzo in Asia, ad essere riconosciuto come luogo di pellegrinaggio internazionale dal Vaticano, dopo i “Sentieri del pellegrinaggio cattolico di Seoul'”. Secondo il Pew Research Center, il 46% dei sudcoreani non aderisce a nessuna religione, il 29% è cristiano, in maggioranza protestante, e il 23% è buddista, in una popolazione di circa 51,8 milioni. L'11% della popolazione è cattolica. (AP)

10 marzo - GERMANIA Al via la 19.ma edizione del Premio cattolico dei media, da quest’anno a parte la categoria “Web”

La missione è sempre la stessa: premiare coloro che promuovono l'orientamento verso i valori cristiani e la comprensione delle persone e dei contesti sociali, rafforzando il senso di responsabilità umanitaria e sociale e contribuendo alla coesistenza di diverse comunità, religioni, culture e individui. Così scrive la Conferenza episcopale tedesca sul suo sito, annunciando il bando della 19.ma edizione del Premio cattolico per i media, che ha lo scopo di motivare i giornalisti a produrre reportage di qualità e orientati al valore. Ci si potrà iscrvere mandando i proprio contributi entro il prossimo 12 aprile. Ma una novità quest’anno c’è: l’introduzione del “Web” come categoria in concorso a sé stante, separata dalle classiche “Stampa”, ma soprattutto “Radio” e “Televisione”. L'assemblea plenaria di primavera della Conferenza episcopale tedesca ha modificato gli statuti per tenere conto degli sviluppi digitali nel mondo dei media. Il premio ammonta totalmente a 12mila euro che saranno ripartiti tra le diverse categorie. I vincitori verranno selezionati da una giuria di nove membri, guidata dal presidente della Commissione giornalistica della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Gebhard Fürst, che è anche vescovo di Rottenburg-Stuttgart. Il modulo di partecipazione è disponibile sulla pagina del Premio così come su www.gkp.de e www.katholischer-medienverband.de. Si può presentare un lavoro che sia stato pubblicato tra il 18 aprile 2020 e il 12 aprile 2021 in qualunque dei media giornalistici nel mondo di lingua tedesca. (RB)

10 marzo - STATI UNITI #coronavirus Vescovi: garantire vaccino a tutti, nessuno resti indietro

Sono 29,2 i milioni di contagiati dal coronavirus, ad oggi, negli Stati Uniti, mentre i deceduti superano le 520mila unità. Cifre drammatiche che sembrano, però, registrare un segnale di speranza: ieri, infatti, nel Paese, per la prima volta da novembre 2020, si sono contate 749 vittime, ossia meno di mille, in 24 ore. Una cifra ben lontana dagli oltre 4mila morti in un giorno, visti nei mesi precedenti. Intanto, la pandemia da Covid-19 arriva al giro di boa di un anno: era marzo 2020, infatti, quando tutto il mondo si fermava. Un evento che – scrive in un messaggio il Comitato amministrativo della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) - ha “cambiato drammaticamente la vita nel Paese, provocando un'immensa sofferenza. Molti hanno sopportato difficoltà enormi: malattia, morte, lutto, mancanza di cibo, alloggi precari, perdita di lavoro e di reddito, ostacoli nell'istruzione, separazione, abusi, isolamento, depressione e ansia”. I presuli non dimenticano, inoltre, “coloro che hanno subìto ingiustizie razziali, la morte dei poveri e degli anziani, nonché le dolorose divisioni nella vita politica”. Tuttavia, “fiduciosi nel Signore che dà la vita”, i vescovi statunitensi ricordano “gli innumerevoli atti di sacrificio” compiuti dagli operatori sanitari, dai cappellani, dai lavoratori essenziali, “dagli amici e persino dagli sconosciuti”.  Si è trattato di “gesti di gentilezza, offerti da così tante persone”, che sono serviti a ricordarci quanto la stessa sofferenza accomuni tutti. Il Consiglio amministrativo episcopale si dice grato di tutto ciò, così come dell’operato di “sacerdoti, diaconi, religiosi, insegnanti, catechisti e laici che hanno servito il popolo di Dio in questi tempi difficili”. D’altronde, “la legge di Cristo è la legge dell’amore – sottolinea l’Usccb – ovvero il portare i pesi gli uni degli altri”, perché siamo tutti “interconnessi”. Al contempo, la Chiesa cattolica statunitense mette in luce un risvolto positivo della pandemia: l’aver “ravvivato il nostro senso di comunità globale e il nostro essere ciascuno il custode l’altro”. Di qui, l’invito alla speranza, rafforzato anche dalla “crescente disponibilità di vaccini”: “Anche questa pandemia passerà – affermano i vescovi – ma le nazioni più ricche e le aziende farmaceutiche devono lavorare insieme per garantire che nessun Paese, nessuna persona sia lasciata indietro”. La sofferenza globale può essere di grande insegnamento, si legge ancora nel messaggio, perché porta ad investire “sulla gentilezza e sull’accoglienza sociale non solo per guarire le ferite e l’isolamento provocati dalla pandemia in tante persone, ma anche per evitare che essi si ripetano”. “Sogniamo come un’unica famiglia umana – è l’esortazione dei vescovi – guardando ad un orizzonte in cui siamo più attenti gli uni agli altri e promuovendo il bene comune”. In questo tempo di Quaresima, infine, l’auspicio dell’Usccb è che tutti “mantengano vivo l’amore di Dio nei loro cuori, in famiglia e nella comunità” e che presto si possa tornare a “partecipare in presenza e in modo sicuro alla Santa Messa” e alla vita parrocchiale. Da ricordare che il Comitato Amministrativo dell’Usccb opera come Consiglio di amministrazione dei vescovi. Esso è guidato dal presidente della Conferenza episcopale, attualmente l’Arcivescovo di Los Angeles, Monsignor José H. Gomezed è composto da tutti i presidenti dei Comitati episcopali e da un rappresentante di ogni Regione episcopale degli Stati Uniti. (IP)

10 marzo - AFRICA Acs promuove durante la Quaresima cinque diversi progetti per sostenere sacerdoti e religiose al fianco delle comunità cristiane

È dedicata alle religiose della diocesi di Fada N’Gourma, nel Burkina Faso, questa settimana, la campagna di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) pensata per la Quaresima. La fondazione di diritto pontificio sta promuovendo 5 iniziative, nelle 5 settimane che precedono la Settimana Santa, per i cristiani perseguitati in Africa e in questa terza settimana di Quaresima vuole sostenere, in particolare, le 36 religiose di varie congregazioni che a Fada N’Gourma si occupano delle migliaia di cristiani obiettivo degli estremisti islamici. Le suore, ogni giorno, visitano le famiglie, sostengono soprattutto le mamme, cercano di assicurare le medicine ai malati e non dimenticano la catechesi per i bambini. Nelle scorse settimane Acs ha focalizzato invece l’attenzione sulle famiglie cristiane sfollate a Cabo Delgado, in Mozambico, dove negli ultimi mesi la situazione dei cristiani è diventata drammatica a causa della spirale di violenza innescata dagli estremisti islamici. Oltre 500mila persone hanno cercato rifugio nel territorio della più sicura diocesi di Pemba. Le ferite da curare sono tante, evidenzia Acs, dalla perdita delle persone care all’aver dovuto abbandonare ogni cosa pur di salvarsi. Gli aiuti della fondazione pontificia sosterranno sacerdoti e religiose non soltanto con il conforto della fede, ma anche con cibo e medicine. Nella seconda settimana di Quaresima Acs ha presentato la realtà dell’ampia regione del Sahel, ancora nel Burkina Faso, dove le vittime cristiane della violenza degli estremisti islamici sono ormai migliaia e i sacerdoti, chiamati a portare avanti il loro ministero pastorale, sono l’unico punto di riferimento per i credenti. La “Fraternità sacerdotale dei preti africani” organizza incontri periodici nei quali i sacerdoti possono ritrovare energie spirituali, ed è questo progetto che Acs vuole sostenere. La quarta settimana di Quaresima sarà focalizzata sulla Mauritania e sulle religiose che, pur vivendo in una realtà quasi completamente islamica, mantengono viva la fiamma della carità, impegnate nei villaggi al fianco di mamme, bambini, anziani e malati. Infine, nella quinta settimana di Quaresima, Acs vuole promuovere a Bauchi, in Nigeria, la ricostruzione della chiesa di San Pietro. Nella città i cattolici sono appena il 3% e sono le prime vittime del terrorismo di Boko Haram, che per piegare la resistenza delle piccole comunità cristiane attacca anche i luoghi di culto. I fedeli però non vogliono rinunciare a ricostruire le chiese distrutte e questo desiderio anima anche i parrocchiani della chiesa di San Pietro, rasa al suolo in un attacco del 2018. Vogliono nuovamente avere un luogo dove celebrare la Santa Messa, i battesimi, i matrimoni e i funerali, ma la povertà impedisce loro di farcela da soli. Per questo Acs ha deciso di contribuire. Per ogni progetto promosso nelle 5 settimane di Quaresima è possibile fare donazioni sulla pagina web della fondazione pontificia. (TC)

9 marzo - MAROCCO Grazie al gruppo delle Cicogne garantiti a Rabat aiuti nel tempo della pandemia

Migliaia di mascherine e prodotti per l’igiene distribuiti, 33mila pasti offerti, assistenza e aiuto a circa 70 persone a settimana: è il bilancio di un anno di attività del gruppo delle Cicogne della cattedrale di Rabat, in Marocco reso noto dal periodico della diocesi “Ensenble”. Nato nel marzo dello scorso anno, quando diversi volontari hanno voluto rimboccarsi le maniche per aiutare la popolazione subsahariana ad affrontare il periodo del confinamento dovuto alla pandemia, il gruppo, nel corso dei mesi, ha ampliato le sue attività. Oggi, grazie alle donazioni di ambasciate, associazioni caritative e diversi benefattori, accoglie chi ha bisogno di essere ascoltato, offre indumenti, coperte e alimenti. Particolare attenzione viene dedicata ai migranti. In accordo, poi, con diverse associazioni, i più disagiati vengono indirizzati presso quelle organizzazioni che possano assisterli nella maniera più adeguata. (TC)

9 marzo - IRLANDA L’episcopato chiede al governo di allentare le restrizioni per la pratica del culto

Per i vescovi dell’Irlanda il culto pubblico va ripristinato non appena le attuali restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19 saranno allentate. In una dichiarazione rilasciata nel secondo giorno dell’Assemblea generale di primavera, che si sta svolgendo on line, i presuli affermano che “è particolarmente doloroso per i cristiani essere privati, per il secondo anno consecutivo” della possibilità di esprimere pubblicamente la loro fede durante il tempo della Settimana Santa e della Pasqua. I vescovi aggiungono che in realtà è stato dimostrato che gli edifici ecclesiastici sono tra i luoghi più sicuri in cui potersi riunire e che le continue severe restrizioni per i funerali, ai quali sono ammesse solo dieci persone, stanno causando tanto dolori a molte famiglie. “In tutto questo periodo di pandemia l’approccio della Chiesa è stato saldamente fondato sulla protezione della salute e della vita e sulla promozione del bene comune - si legge nella dichiarazione dei vescovi -. Riconosciamo che sono necessarie forti restrizioni in tempi di grave minaccia per la salute pubblica. Tuttavia, tali restrizioni alla libertà personale dovrebbero essere proporzionate e per il più breve tempo possibile”. Per i presuli “occorre anche tenere in considerazione il benessere mentale, spirituale ed emotivo degli individui”. Per questo chiedono al governo: che l’allentamento delle restrizioni dal livello 5 includa la riapertura del culto pubblico, anche se in modo sicuro e limitato; che venga aumentato il numero delle persone che possono partecipare ai servizi funebri. Per i vescovi queste misure contribuirebbero notevolmente a dare un senso di speranza e consolazione a molti cristiani, in linea con il messaggio centrale della Pasqua, costituirebbero un sostegno sostanziale al benessere delle persone e delle comunità parrocchiali e sosterrebbero il bene comune. Infine i presuli raccomandano di posticipare le Prime Comunioni e le Cresime per il momento e assicurano la loro preghiera per quanti stanno soffrendo a causa del Covid-19 e per tutti coloro che se ne prendono cura. (TC)

9 marzo - SENEGAL Dopo i disordini e le violenze dei giorni scorsi, l’episcopato invita alla pace e al dialogo

I vescovi della provincia ecclesiastica di Dakar, in Senegal, hanno lanciato un appello alla pace dopo le violente manifestazioni seguite all’arresto di Ousmane Sonko, alla guida del partito di opposizione Patriotes du Sénégal pour le travail, l’èthique et la fraternité (Pastef). Arrestato il 3 marzo scorso perché accusato di stupro e di minacce di morte, il leader politico è stato rilasciato ieri su cauzione, ma è sottoposto a controllo giudiziario. Le tensioni, tuttavia, non accennano a diminuire. Nei giorni scorsi, negli scontri con le forze dell’ordine, 8 persone hanno perso la vita, mentre diverse sono rimaste ferite. Si contano pure svariati danni ad esercizi commerciali. L’arcivescovo Benjamin Ndiaye, arcivescovo di Dakar, invita alla ragionevolezza, alla saggezza e al senso civico” nell’interesse della nazione. Sonko si dichiara innocente e accusa il governo del presidente Macky Sall di voler mettere a tacere l’opposizione e di impedirgli di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2024. I presuli, riferisce La Croix Africa, chiedono di porre fine alle violenze. “Lo possiamo e lo dobbiamo - affermano - non solo difendendo i nostri diritti, ma anche assumendoci i nostri doveri e stabilendo le condizioni adatte per una migliore convivenza”. I vescovi incoraggiano inoltre al dialogo, “essenziale” per un clima di pace e serenità, ed esortano tutte le entità della società senegalese “a fare causa comune, per salvare la nazione”. “È possibile, e lo dobbiamo al Creatore, in cui crediamo, che si aspetta un impegno sincero e vero da tutti noi per il bene di tutti” aggiungono. Per monsignor Ndiaye, i gravi avvenimenti, verificatisi nel contesto della pandemia di Covid-19, hanno mostrato come il Paese possa cadere nella violenza indiscriminata, minacciando la coesione sociale. “Vite umane sono state strappate via (...) beni pubblici e privati (…) sono stati saccheggiati, distrutti e rubati, senza alcuna considerazione morale o etica, sfidando ogni giustizia - osserva monsignor Ndiaye - rendendo la situazione di molti lavoratori e delle loro famiglie ancor più precaria”. (TC)

9 marzo -  GERMANIA Designati i vincitori del Premio cattolico contro xenofobia e razzismo 2021 promosso dai vescovi

Si svolgerà il prossimo 8 giugno a Colonia la cerimonia di premiazione dei vincitori della quarta edizione del Premio cattolico contro la xenofobia e il razzismo conferito dalla Conferenza episcopale tedesca (DBK). Istituito nel 2015, il premio viene assegnato ogni due anni a persone e gruppi cattolici che si sono distinti nella lotta contro le discriminazioni razziali e nella promozione della convivenza pacifica tra comunità in Germania. Il suo obiettivo è di rafforzare la testimonianza della Chiesa contro tutte le forme di esclusione e stigmatizzazione sociale verso le persone. “Negli ultimi anni la nostra società è stata scossa dal terrorismo di destra.  La posizione dei cristiani è dalla parte delle vittime della violenza razzista. Insieme a molte altre persone di buona volontà, sosteniamo la convivenza pacifica, specialmente nei momenti difficili”, spiega monsignor Stefan Hesse, presidente della giuria, nonché responsabile della Commissione per le Migrazioni della Dbk. Anche per questa quarta edizione si sono presentati numerosi i candidati, in tutto sessanta, segno – osserva monsignor Heße - della diffusa sensibilità dei cattolici tedeschi su questo tema. Il Premio mette in palio 10mila euro che possono essere divisi tra un massimo di tre vincitori. Il primo premio quest'anno quest’anno – riporta il sito della Dbk - è andato agli organizzatori del Festival della pace di Ostrizt, in Sassonia ("Ostritzer Friedensfest"), iniziativa nata nel 2018 come risposta un festival musicale organizzato da esponenti di estrema destra alla periferia della città. Con il tempo l’evento, promosso dalla comunità cattolica locale insieme a diverse associazioni della società civile, è riuscita a coinvolgere sempre più cittadini contribuendo a diffondere un messaggio di integrazione in un contesto sociale che ha visto crescere in questi anni i consensi per i movimenti populisti. Per il secondo premio è stato designato invece il progetto “Lost Places", iniziativa che riunisce giovani donne rifugiate e persone anziane sole, offrendo al contempo prospettive di lavoro e opportunità di incontro tra diverse culture e generazioni. Infine, il terzo premio è andato a “Divine Concern”, progetto promosso dai cappellani carcerari della diocesi di Fulda per aiutare, attraverso la musica, a superare sentimenti xenofobi nei confronti dei detenuti stranieri che inevitabilmente sono favoriti dall’ambiente carcerario. (LZ)

9 marzo - ITALIA “In cammino verso la luce”: a Spoleto, Via Crucis on line animata dai giovani

“In cammino verso la luce”: si intitola così il progetto che l’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia, in Umbria, ha avviato in questa Quaresima 2021, attraverso l’Ufficio catechistico. Si tratta di una Via Crucis on line animata dai bambini e dai ragazzi delle varie Pievanie, ovvero le zone pastorali. Ogni martedì e venerdì, sul sito web e sui canali sociali diocesani, i giovani ripercorrono, in audio-video, le stazioni del doloroso cammino di Gesù verso il Golgota, prima della Crocifissione. “In questo anno pastorale particolare – afferma Sabrina Guerrini, coordinatrice del progetto - in cui la pandemia da Covid-19 costringe a limitare i rapporti umani e le frequentazioni con gli altri, i ragazzi che seguono la catechesi nella nostra diocesi non si sono scoraggiati, ma hanno voluto, insieme ai loro sacerdoti, alle famiglie ed ai catechisti, dare un segno visibile di comunione nella preghiera”. “Ogni Pievania segue, con le oraizoni, le orme di Gesù, animando una parte della Via Crucis – spiega la coordinatrice – E così, percorrendo un’unica strada tutti insieme, nella sequela di Cristo, si arriverà a vedere la Luce del Risorto”. Al termine di ogni stazione della Via Crucis, inoltre, c’è una video-presentazione delle parrocchie che compongono il territorio diocesano. “Si tratta di una bella occasione – sottolinea ancora la Guerrini – per far conoscere ai ragazzi le diversità e la bellezza della nostra Chiesa locale, affinché possano comprendere che siamo un unico popolo di Dio in cammino e parte di un’unica Chiesa”. Finora, sono state realizzate le prime quattro stazioni della Via della Croce, disponibili al seguente link: https://www.spoletonorcia.it/via-crucis-on-line-animata-dai-ragazzi-della-catechesi/ L’iniziativa dedicata ai giovani non è l’unica avviata dall’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia in tempo di Quaresima: degne di nota sono anche le “24 ore per il Signore”, ovvero la liturgia penitenziale voluta da Papa Francesco sin dal 2014 ed oggi estesa in tutte le Chiese del mondo. Nella cittadina umbra, l’evento si terrà venerdì prossimo, 12 marzo, e vedrà svolgersi, dalle 9.00 alle 20.00, l’Adorazione Eucaristica nella Sala della Resurrezione del Centro giovanile diocesano. Infine, domenica 14 marzo, in tutte le diocesi dell’Umbria si terrà una “Giornata di preghiera” per implorare dal Signore la fine della pandemia e la liberazione da ogni male. Momento centrale della giornata sarà la Santa Messa che l’Arcivescovo locale, Monsignor Renato Boccardo, presiederà alle ore 11.30 nella Basilica Cattedrale di Spoleto. (IP)

 9 marzo - FILIPPINE Il vescovo di Calbayog condanna fortemente l’omicidio del sindaco della città

"Condividiamo il dolore della famiglia Aquino e delle famiglie del suo autista e della sua guardia del corpo, offrendo loro le nostre condoglianze e preghiere per l'eterno riposo delle anime dei loro cari e per il conforto nel loro lutto". Queste le parole di condoglianza di monsignor Isabelo Abarquez, vescovo di Calbayog, in seguito all’omicidio, nel pomeriggio di ieri, 8 marzo, del sindaco della città, Ronald Aquino, del suo autista e della sua guardia del corpo, riporta la pagina web dell'Episcopato e la stampa locale. "Il togliere la vita e l'infliggere ferite e sofferenze a chiunque, sia come atto di aggressione sia per seminare paura nei cuori e nelle vite delle persone non può mai essere giustificato", ha affermato il vescovo, dopo che Aquino è stato assalito da alcuni poliziotti mentre si stava recando alla festa di compleanno di suo figlio a Calbayog, Samar. "La diocesi di Calbayog non tollera alcuna forma di repressione – ha dichiarato -, specialmente attraverso le uccisioni extragiudiziali. La vita è un dono per tutti e nessuno ha il diritto di toglierla” ha aggiunto, invitando le autorità competenti "a condurre un'indagine approfondita e rapida sull'uccisione” e a portare sul banco degli imputati i responsabili. (AP)

9 marzo - HAITI I religiosi haitiani rilanciano l’allarme dei vescovi: il Paese sta morendo. Il Presidente Moïse rispetti la volontà del popolo 

A poco più di un mese dall’allarme lanciato dai vescovi haitiani sulla situazione “esplosiva” e insostenibile che sta vivendo il Paese, la Conferenza dei religiosi e delle religiose haitiani (Chr) lancia un duro atto di accusa contro il Presidente Jovenel Moïse, ancora saldamente al potere nonostante la società civile haitiana ne chieda da tempo le dimissioni, anche in seguito a scandali ed episodi di corruzione, e la scadenza del mandato. Moïse, che ha voluto avviare una contestata riforma della Costituzione,  governa da più di un anno a colpi di decreto, perché non esiste un parlamento e le elezioni legislative, previste originariamente nel gennaio 2020, sono state rinviate al prossimo settembre, insieme alle presidenziali. Questo mentre la popolazione haitiana, già vessata da miseria e malattie, vede il proprio futuro sempre più incerto, minacciato adesso anche dal Covid-19: il 60% vive sotto la soglia della povertà, l’inflazione è altissima e mancano cibo e carburante. A ciò si aggiungono le violenze perpetrate dagli squadroni della morte che seminano terrore ovunque in un contesto di “impunità quasi totale”, come denunciato dagli stessi vescovi nella loro lettera pastorale del 2 febbraio.  Ad Haiti, infatti, l'insicurezza e i rapimenti sono all'ordine del giorno. Nessuno è risparmiato, creando così una paura diffusa tra la popolazione. Secondo i religiosi e le religiose haitiane, a un mese di distanza, il “quadro cupo” descritto dai vescovi continua a diventare sempre più oscuro: “Nessuna decisione seria è stata presa per alleviare le sofferenze delle persone o per proteggerle dalle aggressioni”, è la denuncia contenuta in una lettera aperta indirizzata a Moïse. “L'unica cosa che sembra premervi – scrivono - è portare a termine il vostro cosiddetto mandato a tutti i costi, in spregio delle legittime richieste di un intero popolo. Viene da chiedersi – prosegue la missiva - che senso ha aggrapparsi al potere anche illegittimamente o illegalmente, quando più della metà della sua popolazione vive in condizioni di insicurezza alimentare cronica? Perché volere a tutti i costi estendere o revocare una parvenza di mandato senza poter garantire la sicurezza della vita e dei beni, la libera circolazione delle persone? A cosa serve un presidente o un governo incapace di fermare il treno della morte che semina quotidianamente il lutto tra la popolazione?”. Ricordando l’invito a cambiare il Paese lanciato da San Giovanni Paolo II in occasione del suo viaggio apostolico ad Haiti nel 1983, i religiosi haitiani lamentano come a 38 anni di distanza il cambiamento si sia verificato in peggio: “Il Paese – scrivono - sta morendo, la popolazione è sotto giogo, l’insicurezza dilaga, i più poveri non ce la fanno più, la popolazione è allo sbando e al limite della disperazione, il Paese non è più governato. Siamo testimoni e vittime di troppi crimini, troppe ingiustizie e disuguaglianze”. “Una discesa agli inferi” la cui responsabilità – afferma in conclusione la lettera – ricade interamente sul Presidente Moïse che  “ha il dovere di dare risposte rapide e concrete alle richieste del popolo, a cominciare dal rispetto delle leggi del Paese”. (LZ)

9 marzo - BOLIVIA Appello vescovi all’unità nazionale: rispetto per tutti

“Dio vuole il rispetto per ogni essere umano, rispetto incompatibile con il clima di scontro e di divisione che si crea e che si vive nel nostro Paese”: è quanto affermato da Monsignor Aurelio Pesoa, segretario generale della Conferenza episcopale della Bolivia (Ceb), nella Messa presieduta domenica scorsa presso la Basilica minore di “San Francesco” a La Paz. Durante la sua omelia, il presule ha invitato i fedeli a “lasciarsi liberare da Cristo da ogni ingiustizia, da ogni male, da ogni atteggiamento di rancore e intolleranza”, per condurre così una vita “nell’amore del Signore”. “Ci relazioniamo con Dio – ha detto Monsignor Pesoa - attraverso l'onestà, la testimonianza, la compassione, la misericordia, la carità e una vita aperta alla sua volontà”, perché “il culto cristiano consiste nell'obbedire a Cristo e Lui ci ha insegnato a rispettare la dignità di ogni essere umano”. Ricordando, poi, che “ogni essere umano è un tempio della presenza di Cristo”, il presule ha evidenziato che “il rispetto dell'essere umano” è oggi “la cosa più importante”. No, quindi a “insulti e litigi”; no a chi “cerca il guadagno con il culto di Dio” e a chi “trama ogni tipo di trappola per annientare coloro che la pensano diversamente”, perché “Gesù ci chiede di non fare della casa del Padre un luogo di mercato”. La Bolivia, quindi, “il nostro amato Paese dove una grande maggioranza di persone si professa cattolica, non sia trasformata in uno spettacolo di intessi e di scontri”. Guardando, poi, al tempo di Quaresima, Monsignor Pesoa ha invitato i fedeli a “seguire Cristo ed a vivere secondo i suoi insegnamenti”, riconoscendo “tutto ciò che Egli ha fatto per noi, con tutto il suo amore”. Da ricordare che l’omelia di Monsignor Pesoa è stata pronunciata nel giorno in cui la Bolivia si è recata alle urne per le elezioni regionali e municipali. Secondo i risultati non ancora definitivi, le consultazioni vedono luci ed ombre per il Movimento al Socialismo (Mas) attualmente al governo: gli exit poll, infatti, indicano che, pur avendo vinto in almeno sei dipartimenti su nove, il partito ha perso i sindaci delle città principali, La Paz, Santa Cruz e Cochabamba. La tornata elettorale era stata richiamata dai vescovi in un messaggio diffuso i primi di marzo ed intitolato “Ma voi, fratelli, non stancatevi di fare il bene" (2 Tess 3,13). In esso, i presuli ribadivano che la politica è necessaria per costruire il Paese su solidi valori democratici; pertanto, essa va rivalutata attraverso la partecipazione attiva di tutti i cittadini al voto. Al contempo, la Ceb sottolineava che le elezioni si sarebbero svolte nel pieno della pandemia da Covid-19, che in Bolivia ha provocato finora circa 255mila casi e più di 11.800 decessi. Ma non solo: l’emergenza sanitaria “ha portato allo scoperto le gravi carenze della sanità pubblica ed ha causato una crisi generale economica, finanziaria e lavorativa”, si legge nel messaggio. In quest’ottica, i vescovi chiedevano a tutti il massimo rispetto delle normative igienico-sanitarie in tutte le procedure elettorali. Il documento si concludeva con la preghiera “al Dio della vita e della pace” e con l’appello a “cittadini e candidati affinché contribuiscano a costruire una Bolivia più democratica e giusta, un’autentica casa comune per tutti”. (IP)

9 marzo -  PARAGUAY Crisi politica. Appello vescovi all’ascolto e alla pace

Resta alta la tensione in Paraguay dove, da venerdì 5 marzo, si registrano manifestazioni della popolazione che chiede le dimissioni del governo. All’origine delle proteste, la cattiva gestione, da parte delle autorità, della pandemia da Covid-19 che finora ha provocato, su tutto il territorio, 170mila casi in totale e più di 3.300 decessi, mentre la campagna di vaccinazione procede a rilento. Di fronte a questa drammatica situazione, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale nazionale (Cep) ha diffuso un messaggio in cui invita le parti in causa “all’ascolto e alla pace”. “Le manifestazioni dei cittadini – si legge nel testo – sono iniziate come una celebrazione della democrazia”, con cui la popolazione “è scesa in piazza per esprimersi pacificamente e per far conoscere alle autorità le sue legittime rivendicazioni” nel contesto dell’emergenza sanitaria. Tuttavia, i presuli si rammaricano del fatto che questi momenti “civici” siano stati “rovinati da atti di violenza che hanno provocato feriti tra manifestanti e forze dell’ordine”. Di qui, l’invito ad evitare situazioni simili, “in una quadro di civiltà e di strategia intelligente della sicurezza, così da identificare e ridurre le zone ad alto rischio”. Centrale, dunque, il richiamo alla “collaborazione” tra la polizia e cittadini. “Esigere pacificamente risposte dalle autorità è un diritto della popolazione che chiede gesti, azioni e, soprattutto, risultati nella gestione pubblica della pandemia – si legge nel messaggio episcopale – grazie alla fornitura, nei tempi e nei modi giusti, delle attrezzature e dei farmaci necessari a soddisfare i bisogni prioritari della cittadinanza, colpita dal coronavirus”. La Cep riscontra, però, una “frattura nel rapporto di fiducia tra cittadini e coloro che hanno la responsabilità del governo del Paese”; per questo, i vescovi sottolineano “l’urgenza di ripristinare” tale patto reciproco, così da “rafforzare la convivenza, la pace e la sicurezza nazionale”. Al contempo, la Chiesa del Paraguay sottolinea l’importanza della “trasparenza e del patriottismo”, pratiche che le istituzioni pubbliche devono favorire “in nome del bene comune, con particolare attenzione alla salute e all’educazione, soprattutto in questa situazione critica provocata dalla pandemia”.  “Dobbiamo fare meglio e cambiare per il bene di tutti – aggiungono i vescovi – Abbiamo bisogno del coraggio della verità, dell’equità e dell’impegno per ciò che è giusto”. In quest’ottica, i presuli domandano che “la legittima indignazione del popolo sia ascoltata”, perché “servono urgentemente risposte e gesti concreti per risanare e ripristinare la fiducia” nello Stato. Di fronte ad autorità che “non sono all’altezza delle esigenze del Paese”, in quanto “inefficienti, inadatte ed improbe moralmente”, la Cep denuncia la corruzione delle risorse pubbliche che “oltraggia gravemente il popolo, indebolisce la credibilità necessaria per generare l'unità ed ostacola un positivo dialogo nazionale incentrato su soluzioni in favore di tutti”. L’appello alla cittadinanza è, comunque, “alla calma e alla serenità, affinché le manifestazioni siano veramente un momento democratico e non uno scontro tra fratelli”. Giustizia, rispetto dei diritti umani e dialogo sono le vie indicate dalla Chiesa cattolica per “cercare una soluzione di sostanza, e non solo di forma, ai problemi che affliggono la società”, perché le tensioni sociali sono “il sintomo di una società che ha bisogno di un cambiamento efficiente ed efficace nella gestione e nel raggiungimento del bene comune”. Richiamando, poi, il pensiero di Papa Francesco, la Cep sottolinea che “gli atteggiamenti di odio, la violenza e lo spargimento di sangue sono incompatibili con gli insegnamenti religiosi” e che “la fraternità chiama tutti all’eroismo dell’amore”. Intanto, si attende che il Capo dello Stato Mario Abdo Benítez, annunci i nomi dei nuovi ministri che prenderanno il posto dei funzionari che hanno lasciato il loro incarico nei giorni scorsi. Il ministro della Salute, Julio Mazzoleni, infatti, si è dimesso, mentre il presidente ha rimosso il responsabile dell'Istruzione, Eduardo Petta, il capo di gabinetto, Juan Ernesto Villamayor e la responsabile delle Pari Opportunità, Nilda Romero. (IP)

9 marzo - POLONIA Vescovi: i temi della 388.ma Assemblea Plenaria 

Il portavoce della Conferenza episcopale polacca, padre Leszek Gęsiak SJ, ha annunciato sulla pagina web dell’Episcopato, i temi principali che saranno affrontati, giovedì 11 marzo, a Varsavia, dalla 388.ma Assemblea Plenaria della Conferenza episcopale polacca, che si svolgerà nel pieno rispetto delle norme sanitarie vigenti.  “Tra gli argomenti in discussione – ha riferito - ci saranno le questioni relative all'insegnamento della religione a scuola, quelle riguardanti la cura pastorale della famiglia, il documento  “Il cammino di formazione dei sacerdoti in Polonia”, e le questioni riguardanti la Fondazione San Giuseppe dell'Episcopato polacco". (AP)

9 marzo - ZAMBIA #coronavirus. L’impegno ecumenico delle Chiese per fermare la pandemia

Sensibilizzare le comunità per arginare la pandemia da Covid-19: è quanto fanno le Chiese cristiane in Zambia, attraverso un’apposita campagna informativa portata capillarmente sul territorio. Un esempio di questo operato ecumenico si è avuto nei giorni scorsi, quando alcuni rappresentati della Conferenza episcopale cattolica (Zccb), del Consiglio nazionale delle Chiese (Ccz) e della Fraternità evangelica (Efz) si sono recati in due mercati di Lusaka per spiegare alle persone come difendersi dai contagi. Parlando a nome dei tre organismi, il pastore evangelico Paul Mususu ha ribadito la necessità di “non abbassare la guardia” di fronte al virus. Per questo, egli ha ribadito l’impegno della Chiesa a supportare gli sforzi del governo nazionale nella lotta alla pandemia. “L’emergenza sanitaria ha cambiato il moto con cui conduciamo la nostra vita quotidiana ed ha generato paure e incertezze nelle nostre comunità – ha sottolineato il reverendo Mususu – Per superare una pandemia di tale portata, sarà necessaria la piena partecipazione del governo e di tutte le parti interessate”. Di qui, l’appello delle Chiese cristiane a tutta la popolazione, affinché continui ad essere “proattiva” e ad “aderire a tutte le linee-guida sanitarie stabilite dalle autorità”. “La vita è un dono prezioso e dobbiamo trattarla come tale”, ha sottolineato ancora il reverendo Mususu. “Le Chiese – ha concluso – si sentono in dovere di assumere un ruolo attivo nella creazione di un ambiente che favorisca la buona salute delle persone”. Nello specifico, la campagna si sensibilizzazione che si è svolta nei due mercati di Lusaka ha visto anche la distribuzione di mascherine, gel disinfettanti e sapone per il lavaggio delle mani: tutti strumenti utili ad arginare la diffusione del Covid-19. Ad oggi, in Zambia si registrano più di 82mila casi di contagi ed oltre 1.100 decessi, il che rende il Paese uno dei più colpiti, in Africa, dalla seconda ondata della pandemia, provocata dalla così detta “variante sudafricana”. (IP)

9 marzo - PORTOGALLO Consiglio Nazionale della Pastorale Familiare. Monsignor Mendes: “È necessario rendere le famiglie protagoniste della pastorale familiare"

Sabato scorso, nella sessione di apertura online del Consiglio Nazionale della Pastorale Familiare, il presidente della Commissione per i Laici e la Famiglia (CELF), monsignor Joaquim Mendes, vescovo ausiliare di Lisbona – si legge su Ecclesia - ha affermato quanto sia necessario "rendere le famiglie protagoniste della pastorale familiare" in questo anno della “Famiglia Amoris Laetitia”. "Per raggiungere questo obiettivo – ha dichiarato -, è necessario uno sforzo evangelizzatore e catechetico rivolto alla famiglia, che passa soprattutto attraverso la ‘relazione’, l'allargamento delle relazioni - senza dimenticare che sono le relazioni che evangelizzano, all'interno di un cammino sinodale - affinché una famiglia discepola diventi anche una famiglia missionaria". "Per svolgere la nostra missione abbiamo bisogno più che mai di rafforzare il nostro ‘cammino insieme’, cioè il nostro essere Chiesa, la nostra identità", ha spiegato il presidente della CELF. C’è bisogno che anche la famiglia sia protagonista e che una delle sue missioni  sia proprio la trasmissione della fede, ha continuato monsignor Mendes, sottolineando la fragilità di coloro che invece appoggiano la "mentalità della delega" in parrocchia. Con questa mentalità – ha proseguito – si corre il rischio che i bambini percepiscano la fede “non come una realtà che illumina la vita quotidiana, ma come un insieme di nozioni e regole che appartengono a una sfera separata dell'esistenza". Da qui, dunque, l’importanza di “camminare insieme”. La parrocchia infatti “ha bisogno della famiglia per far sperimentare ai bambini e ai giovani il realismo quotidiano della fede" e "la famiglia ha bisogno del ministero dei catechisti e della struttura parrocchiale per offrire ai figli una visione più organica del cristianesimo, per introdurli nella comunità e portarli verso orizzonti più ampi". "Non basta avere strutture se non si sviluppano relazioni autentiche al loro interno – ha concluso il presule -; è la qualità di tali relazioni che evangelizza in maniera efficace”. Il Consiglio Nazionale della Pastorale della Famiglia riunisce i membri dei Consigli diocesani della Pastorale Familiare e dei Movimenti legati alla Pastorale Familiare. (AP)

9 marzo - BRASILE Festa della donna. Al via ciclo di incontri live promossi dai vescovi sul ruolo delle donne nella missione della Chiesa

“Donne in missione”. Questo il titolo di una serie di incontri on-line lanciati l’8 marzo dalla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) in occasione della Giornata internazionale della donna. Organizzati dalla Commissione pastorale per l'azione missionaria e la cooperazione interecclesiale della Cnbb, gli incontri si svolgeranno l'8 di ogni mese per concludersi l’8 dicembre, Festa dell’Immacolata, e saranno trasmessi in diretta sul canale Youtube della Cnbb. Ieri – riporta il sito della Cnbb - la prima sessione dedicata al tema: “Un ritratto della presenza femminile nella missione ecclesiale oggi”, in cui è intervenuta la presidente della Conferenza dei religiosi del Brasile (Crb), suor Maria Inês Ribeiro, nominata a gennaio da Papa Francesco consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Obiettivo dell’iniziativa è di dare visibilità al contributo delle donne alla missione della Chiesa in Brasile e nel mondo, poiché, il più delle volte, sono proprio loro a svolgere attività missionarie e il loro ruolo è quanto mai centrale nella Chiesa. È quanto sottolinea suor Sandra Amado, che lavora come consigliera nella Commissione pastorale per l'azione missionaria e la cooperazione interecclesiale: “Questi colloqui vogliono sottolineare la dimensione femminile dell’azione missionaria della Chiesa – spiega -. Le donne partecipano attivamente alla costruzione del Regno di Dio nella società del mondo contemporaneo. Sono state coraggiose e impavide nella missione loro affidata dal Vangelo, nel servire i più poveri e bisognosi nel loro tempo e nei loro contesti. Senza la loro collaborazione, la missione della Chiesa non sarebbe così attiva e attuale nella vita del nostro popolo", evidenzia suor Sandra. Secondo la religiosa, per parlare dell'importanza delle donne nella missione, è necessario ricordare le figure femminili della Bibbia, soprattutto quelle del Nuovo Testamento: “Basti pensare – dice - alla madre di Gesù che lo ha amato, curato ed educato. Senza di lei, la Sua missione non sarebbe la stessa. C’è poi la donna samaritana che, incontrando Gesù, sente di aver trovato la sorgente dell'acqua viva! E Maria Maddalena, che vinse la paura delle tenebre e partì per incontrare il Risorto che la mandò dagli apostoli, facendola così apostola degli apostoli!”. Ma ancora oggi le donne nella Chiesa continuano a fare parlare di sé: "L'immagine della suora inginocchiata davanti ai militari in assetto di guerra in Myanmar, è un'icona dell'azione delle donne che vanno in missione con il cuore aperto, per abbracciare, incoraggiare, animare e servire coloro che ne hanno più bisogno nella nostra società", afferma suor Sandra. “Questa è la sua missione: essere strumento di amore in un mondo polarizzato e impregnato di odio! Le donne sono in prima linea nella missione”. (LZ)

9 marzo - KENYA Allarme Consiglio interreligioso: politici non rispettano normative anti-Covid

“L’inosservanza delle linee-guida contro il coronavirus da parte dei politici è spaventosa e deludente”: questo l’allarme lanciato dal Consiglio interreligioso del Kenya (Irck), Paese in cui la pandemia ha provocato, finora, oltre 108mila contagi e circa 1.800 decessi. “Mentre noi compiamo ogni sforzo per evitare i contagi e la diffusione del virus nei luoghi di culto – si legge in auna nota – i politici continuano a tenere incontri pubblici, prendendo poche o nessuna misura preventiva né per se stessi, né per i partecipanti”. “Siamo delusi e sconvolti da questo atteggiamento”, ribadiscono i membri dell’organismo, perché “tale comportamento sconsiderato, insieme al cattivo esempio dei politici kenioti, ha influenzato negativamente anche il popolo di Dio, facendogli prendere meno seriamente il rispetto dei protocolli, anzi: portando persino alla loro ignoranza totale”. Di qui, l’appello del Consiglio interreligioso ai rappresentanti delle istituzioni affinché “diano il buon esempio, rispettando le normative necessarie per evitare ulteriori vittime”. Guardando, poi, con “gioia e gratitudine” all’arrivo di un milione di dosi di vaccino AstraZeneca giunto nel Paese il 2 marzo, il Consiglio ne auspica l’efficacia “contro l’ulteriore diffusione del coronavirus, a partire dai lavoratori in prima linea”. L’organismo interreligioso invita poi i kenioti a continuare a seguire le normative igienico-sanitarie, perché “tutti devono fare la nostra parte in questa lotta”. In particolare, il Consiglio chiede ai fedeli di osservare scrupolosamente tutte le misure necessarie soprattutto per quanto riguarda le funzioni funebri, spesso tenute in condizioni di totale insicurezza, con tempi molto lunghi, mancata igienizzazione e nessun distanziamento fisico tra i partecipanti. Infine, dai membri dell’organismo arriva l’invito alla preghiera: “Dio cammina con noi – conclude la nota – Dobbiamo intensificare le nostre orazioni al Signore affinché possa porre fine alla pandemia”. (IP)

9 marzo - FILIPPINE I vescovi: la pandemia non deve ostacolare gli sforzi fatti per proteggere la nostra “casa comune”

I vescovi, il 3 marzo, in occasione del lancio virtuale del loro "Programma Nazionale Laudato Si' 2021", che istituzionalizza il "pieno impegno della Chiesa a prendersi concretamente cura della nostra casa comune" - si legge sulla pagina web dell'Episcopato -, hanno invitato i cattolici a non lasciare che la diffusione della pandemia di coronavirus, e la crisi da essa generata,  ostacolino gli sforzi fatti per proteggere l’ambiente. Monsignor Jose Colin Bagaforo, direttore di Caritas Filippine, intervenendo alla presentazione del Programma e ribadendo quanto sia stata devastante la pandemia, ha spiegato che se non riusciremo ad affrontare il cambiamento climatico e altre problematiche ambientali, ciò non farà che aggravare la tragedia. Affinché, dunque – ha aggiunto -, il Programma, nato dal lavoro svolto dal gruppo della Intercommissione dell’Episcopato sulla Laudato Si’ e il Global Catholic Climate Movement – Pilipinas, abbia successo e impatto sull’emergenza climatica, è necessiario l’impegno e la responsabilità di tutti. "Facciamo appello al vostro sostegno” ha detto il presule, perché “i nostri sforzi rimarranno insufficienti, incompleti e immateriali, se non vi unirete a questa causa”. Anche  il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e presidente di Caritas Internationalis, in un videomessaggio ha insistito sulla necessità di passare dalle parole ai fatti nella cura del pianeta. "Sosteniamo la protezione della nostra ‘casa comune’. Non basta parlare, ma bisogna promuovere quella che noi chiamiamo la spiritualità della gestione", ha dichiarato il porporato. Da parte sua, il presidente dell’Episcopato, l'arcivescovo Romulo Valles, ha precisato che il cambiamento climatico e il Covid-19 rappresentano due sfide diverse, ma esse hanno comunque alcune cose in comune: entrambe, infatti, sono globali ed entrambe richiedono che i Paesi lavorino insieme per trovare una soluzione. "Spero che tradurremo i nostri ‘sì’ in azioni, per quanto piccole esse siano”, ha concluso. “Cominciamo ad affrontare questa preoccupazione globale, facendo passi a livello locale e pratici, a casa e nelle nostre comunità". (AP)

9 marzo -  STATI UNITI Il 13-14 marzo l’annuale colletta di Quaresima per i Catholic Relief Services

Aiuti alle vittime di persecuzioni, guerre e disastri naturali; assistenza e protezione ai minori immigrati non accompagnati alla frontiera tra Messico e Stati Uniti; progetti di sviluppo nei Paesi poveri; promozione della pace e della riconciliazione nelle aree di conflitto nel mondo: sono le aree di intervento dei Catholic Relief Services (Crs), l’agenzia caritativa della Chiesa degli Stati Uniti per gli aiuti ai Paesi d’oltremare. Ad essi è dedicata l’annuale colletta promossa dalla Conferenza episcopale (Usccb) nel periodo di Quaresima. Quest’anno - informa il sito dei vescovi - la campagna di raccolta si terrà nel week-end tra il 13 e il 14 marzo all’insegna del motto “Aiuta Gesù nascosto”.  I fondi raccolti saranno destinati a sei organismi cattolici impegnati in vari ambiti (emergenze, sviluppo, migrazioni, legalità, giustizia e pace e pastorale). Essi sono, oltre ai Crs, l’Ufficio nazionale per i servizi ai migranti e ai rifugiati (Mrs); l’ufficio della Usccb per la giustizia e la pace internazionale; il Segretariato della Conferenza episcopale sulla diversità culturale nella Chiesa, che si occupa anche della pastorale dei migranti, rifugiati e gli itineranti  e degli abitanti delle isole dell'Asia e del Pacifico; la Catholic Legal Immigration Network, Inc. (Clinic), la rete cattolica per l'assistenza legale agli immigrati, e il Fondo del Papa per gli aiuti di emergenza. Nell’attuale crisi sanitaria mondiale, che nel 2020 ha ridotto drasticamente le offerte dei fedeli anche negli Stati Uniti, i fondi raccolti con la colletta sono ancora più necessari e urgenti quest’anno, come evidenzia monsignor Paul D. Etienne, presidente del Comitato per le Collette nazionali dell'Usccb: “La colletta raccoglie piccole donazioni che possono però avere un grande impatto. Anche una donazione di 10 dollari può trasformare la vita di persone che erano già nel bisogno quando è scoppiata la pandemia”, afferma il presule.  Fondati nel 1943, in questi decenni i Crs hanno realizzato progetti importanti con effetti duraturi.  Il sito dei vescovi statunitensi cita l’esempio degli aiuti forniti nel mondo alle famiglie colpite da disastri naturali: grazie al loro intervento non solo sono stati forniti beni di prima necessità per l’emergenza, ma è stata anche stimolata l’economia locale dei loro paesi, consentendo una ripresa nel lungo termine.  Inoltre, grazie alle donazioni,  l’Ufficio nazionale per i servizi ai migranti e ai rifugiati (Mrs), continua ad aiutare gli immigrati minori non accompagnati al confine con il Messico, in particolare per i ricongiungimenti familiari, e a condurre la sua campagna per la riforma delle politiche migratorie negli Stati Uniti. "Questa raccolta serve a garantire assistenza immediata ai poveri e ai vulnerabili, ma fornisce loro anche i mezzi per prosperare in futuro", sottolinea monsignor Etienne che esorta i fedeli alla generosità nei limiti delle loro possibilità. (LZ)

9 marzo - AMERICA LATINA Giornata internazionale donna. Celam: donne tessono Chiesa sinodale e missionaria

L’operato delle donne “tesse una Chiesa sinodale e missionaria”: lo afferma Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) in una nota diffusa ieri, 8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna. Esprimendo la sua riconoscenza e la sua gratitudine “a tutte le donne dei nostri popoli latinoamericani e caraibici, soprattutto per il loro dono unico di essere una fonte di vita e per il loro coraggio di difenderla”, il presule ricorda che la Giornata della donna non deve essere celebrata in una sola data, bensì “in un’intera esistenza”. Le donne, sottolinea in particolare Monsignor Cabrejos, “sono le prime a portare la Buona Novella del Vangelo”. Di qui, il richiamo al fatto che “è urgente che esse possano partecipare pienamente alla vita ecclesiale, familiare, culturale, sociale ed economica, grazie alla creazione di spazi e strutture che favoriscano una loro maggiore inclusione”. In quest’ottica, seguendo l’esempio di Papa Francesco che in più occasioni ha sottolineato il ruolo fondamentale delle donne nella Chiesa, il Celam sta avviando “passi decisivi per riconoscere e promuovere la leadership femminile”, soprattutto nel cammino sinodale di riforma del Consiglio stesso, attualmente in atto. “La presenza delle donne – evidenzia il presidente dell’organismo – spicca nel nostro proposito di continuare a tessere sogni, rinnovando impegni”. “Care sorelle – si legge ancora nel messaggio – i vescovi del continente latinoamericano vi ringraziano per la vostra dedizione e per il vostro impegno in favore delle comunità”. “La Chiesa è Madre e Maestra”, conclude il presule, incoraggiando tutte le donne a lasciarsi ispirare dal modello della Vergine Maria, “donna colma di saggezza” e “Stella dell’evangelizzazione”. Oltre al Celam, altre singole Chiese latinoamericane hanno diffuso messaggi nella Giornata internazionale della donna. Ad esempio, il presidente della Conferenza episcopale del Venezuela, Monsignor José Luis Azuaje, ha espresso la sua vicinanza al genere femminile per “il servizio di evangelizzazione e di promozione umana che garantisce la missione della Chiesa nella formazione dottrinale, nell’esperienza della fede e nella carità”. Ma il presule si è detto anche consapevole delle difficoltà presenti: “Non tutto è facile per le donne – ha ribadito – In una società che presenta segni di maschilismo, di violenza, tratta e altri mali, le donne vengono fatte soffrire in tanti modi. Per questo, nella società e nelle famiglie devono essere presenti il perdono e la riconciliazione”. Da Monsignor Azuaje anche il richiamo al fatto che “le donne stanno assumendo sempre più responsabilità in ambito politico, economico, scientifico, artistico e poetico, religioso, familiare ed educativo, il che è una garanzia affinché l'essere umano e la sua dignità siano al centro dell'attenzione civile". Sulla stessa linea Monsignor José Domingo Ulloa, Arcivescovo di Panama, il quale ha sottolineato “rendere omaggio alle donne non è sufficiente; occorre fare di più affinché esse possano sviluppare pienamente il loro protagonismo”. In un mondo pieno di contrasti sociali, economici, politici, ambientali e culturali, ha ribadito il presule, “in cui le principali vittime sono le donne e i bambini”, bisogna saldare “il debito sociale ed ecclesiale con il genere femminile in diversi settori della società”. La Conferenza episcopale del Costa Rica, invece, ha chiesto di orientare “la Chiesa e la società verso il rafforzamento del ruolo indispensabile della donna, non come un favore, ma come il riconoscimento della loro dignità intrinseca”. È improrogabile, quindi, “porre fine alla piaga della violenza e delle molestie, riconoscere la parità dei diritti nel mondo del lavoro, permettere alle donne di affermarsi in posizioni di comando, non manipolare ideologicamente la loro figura e condizione”. Questo è il momento giusto, ha concluso la Chiesa costaricense, per “continuare a rivendicare i diritti che, per natura, dovrebbero essere propri delle donne”, commemorando “le loro lotte instancabili per la parità sociale”. (IP)

9 marzo - NAMIBIA I vescovi anglicani contro le perforazioni petrolifere nel bacino del Kavango

Trentaquattro vescovi e tre arcivescovi anglicani di tutto il mondo hanno firmato una petizione, che chiede alla compagnia canadese ReConAfrica di fermare immediatamente le perforazioni petrolifere nel bacino del Kavango, in Namibia, si legge sulla pagina web del Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC). La petizione è stata consegnata al Governo e al Consolato namibiano, a Città del Capo, al quartier generale della ReconAfrica, a Vancouver, in Canada, e all’Ombudsperson for Responsible Enterprise canadese. L’iniziativa ha preso il via dopo che monsignor Luke Pato, vescovo di Namibia, ha annunciato alla Chiesa anglicana l’inizio della trivellazione esplorativa. ReconAfrica ha acquistato i diritti di trivellazione su più di 35.000 chilometri quadrati del bacino del Kavango, un'area protetta e sensibile dal punto di vista ambientale, che fornisce acqua al delta dell'Okavango. Il bacino è un patrimonio mondiale e un sito Ramsar Wetland, un'area chiave della biodiversità e una delle sette meraviglie naturali dell'Africa. La regione ospita l’ultima più grande popolazione di elefanti africani, 400 specie di uccelli ed è un santuario per molti altri animali. È protetta dal protocollo della Commissione permanente per l'acqua del bacino del fiume Okavango. Questa esplorazione - si legge nella petizione - viola i diritti dei popoli indigeni secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite, essendo"l'acqua un bene scarso e prezioso in Namibia, il Paese più arido a sud del Sahara", uno dei Paesi  più vulnerabili al cambiamento climatico. Secondo il sito web di ReconAfrica, "il bacino potrebbe generare miliardi di barili di petrolio", e rappresentare “la più grande operazione petrolifera del decennio", ma "con un potenziale di energia solare quasi senza rivali”, estrarre miliardi di barili di petrolio in Namibia non ha senso, continua la petizione, anche perché "ridurre le emissioni di carbonio è una responsabilità globale". "Le preoccupazioni sollevate dagli attivisti locali sono state sminuite” continua la petizione, nonostante "le perforazioni nel bacino del Kavango frattureranno la sua struttura geologica e distruggeranno il sistema idrico che sostiene questo ecosistema unico e il santuario della fauna selvatica". Persino il “The Namibian, il giornale nazionale che ha dato la notizia, è stato minacciato di azioni legali". A queste voci di protesta si è unito il segretario generale del WCC, il Rev. Prof. Ioan Sauca, che ha espresso solidarietà al popolo della Namibia e alla comunità anglicana.  "Non possiamo sacrificare i diritti delle comunità indigene – ha affermato - e distruggere il dono della creazione di Dio per il petrolio". “Se vogliamo raggiungere l'obiettivo internazionale di dimezzare le emissioni entro il 2030 e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 – ha concluso -, dobbiamo porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili e passare a sistemi di energia rinnovabile ora". Giovedì prossimo, sui gradini della Cattedrale di San Giorgio, a Città del Capo, si terrà una protesta silenziosa contro la trivellazione petrolifera nel bacino del Kavango. (AP)

8 marzo - PANAMA Giornata Internazionale della donna. Monsignor Ulloa Mendieta celebra le donne e la loro missione indispensabile svolta per il bene della società

“Ringraziamo Dio per il genio femminile, per la sua capacità di rendere bello questo mondo prendendosene cura e mantenendolo vivo”. Queste le parole di monsignor José Domingo Ulloa Mendieta, O.S.A., arcivescovo metropolitano di Panamá, nel suo messaggio, diffuso oggi, per la Giornata Internazionale della Donna, con il quale ringrazia tutte le donne di Panama. Il presule ricorda i tanti ruoli ricoperti dalla donna nella società e la sua leadership a sostegno della vita e della missione della Chiesa in molte comunità. “Celebriamo la donna e la missione indispensabile che svolge per il bene della società nelle diverse dimensioni della sua vita” scrive l’arcivescovo, precisando che ringraziare e rendere omaggio, tuttavia, non è sufficiente, poiché esiste un debito sociale ed ecclesiale nei confronti delle donne. Sono loro infatti, insieme ai bambini, a vivere la maggior parte dei drammi che colpiscono questo mondo “pieno di contrasti sociali, economici, politici, ambientali e culturali”. Quindi, affinchè esse “possano sviluppare pienamente il loro ruolo e sviluppare al massimo il loro protagonismo”, nella chiesa e nella società, spiega, “è necessario fare ancora di più” per loro. Alle donne, invece, monsignor Ulloa Mendieta chiede di essere fedeli al Dio che le ha chiamate, e le esorta ad aiutare “la Madre-Chiesa ad ungere e guarire le ferite che tutti noi in un modo o nell'altro abbiamo aperto o inferto all'umanità”, nonché “ad illuminare senza paura, con il loro protagonismo la realtà sociale, politica ed economica, e a contribuire a trasformare la violenza e la discriminazione in opportunità di uguaglianza”. (AP)

8 marzo - VIETNAM Al via ad Hanoi un nuovo istituto teologico per religiosi, sacerdoti e laici

Migliorare la preparazione teologica dei sacerdoti, religiosi e laici e sostenere il loro ministero e la loro missione evangelizzatrice in Vietnam. Con questo obiettivo l’arcidiocesi di Hanoi ha deciso di fondare un nuovo istituto di teologia. Intitolato a San Pietro Lê Tùy Martire, sarà diretto dall’arcivescovo, monsignor Joseph Vu Van Thien, assistito da tre sacerdoti e una suora. Nei giorni scorsi – riporta l’agenzia Eglises d’Asie - 300 religiosi e religiose hanno partecipato a un primo incontro semestrale nel convento locale delle Suore di San Paolo di Chartres in cui è stato presentato il programma dei corsi. L'istituto proporrà un triennio di formazione con 54 corsi e seminari che coprono diverse materie: Filosofia, Scritture, Storia della Chiesa, Dottrina, Liturgia, Ministeri, Morale, Vita consacrata e Musica sacra. Al termine del triennio conseguiranno una laurea in teologia. L'obiettivo è di aiutare gli studenti ad approfondire la loro formazione spirituale attraverso lo studio della Parola di Dio e della teologia e ad adattare il loro lavoro pastorale e missionario alla situazione della Chiesa locale.  Le iscrizioni per il primo anno accademico, che inizierà il 6 settembre prossimo, sono già aperte. Una religiosa presente all’incontro ha spiegato che il nuovo istituto permetterà a religiosi e religiose della sua congregazione di completare la loro formazione in loco, senza dovere andare in altre diocesi. Secondo le statistiche della Chiesa locale, l'arcidiocesi di Hanoi conta oggi 31 congregazioni e istituti religiosi con in tutto circa 750 membri. Solo tre congregazioni hanno la loro casa madre nell'arcidiocesi. (LZ)

8 marzo - AUSTRIA Al via la plenaria virtuale dei vescovi  su tratta, pandemia e fine vita

Si è aperta questo pomeriggio l’assemblea plenaria della Conferenza episcopale austriaca (OBK) in corso per quattro giorni in modalità virtuale a causa della pandemia del Covid-19. A presiedere i lavori il presidente dei vescovi, monsignor Franz Lackner, arcivescovo di Salisburgo. La sessione – informa il sito della Conferenza episcopale – era prevista inizialmente in presenza a Seitenstetten, ma monsignor Lackner è in autoisolamento per essere stato in contatto con una persona contagiata dal Covid-19 e si è quindi deciso per una riunione on-line. La giornata odierna sarà dedicata a un seminario di studio sulla tratta di esseri umani preparata da monsignor Franz Scharl, ausiliare dell'arcidiocesi di Vienna e vescovo incaricato del tema, con la partecipazione di esperti di diverse organizzazioni. Tra queste l'associazione "Solwodi Austria", da più di trent’anni impegnata a dare assistenza materiale, legale e psicologica a donne e ragazze vittime di violenza, traffico di esseri umani, sfruttamento sessuale e matrimoni forzati. In primo piano durante i lavori anche la questione del suicidio assistito e della cura nel fine vita, dopo la controversa sentenza la Corte costituzionale (VfGH) che l’11 dicembre scorso lo ha depenalizzato in quanto violerebbe il diritto all’autodeterminazione delle persone. Una decisione che ha provocato la viva reazione dei vescovi per i quali si tratta di una “inaccettabile rottura culturale” con la precedente protezione incondizionata delle persone alla fine della vita Un altro tema all’ordine del giorno sarà infine l’impatto della pandemia sulla vita della Chiesa in Austria, sulla pastorale e sulle sue opere di aiuto. (LZ)

8 marzo - SRI LANKA Attentati di Pasqua. I cattolici chiedono giustizia per le vittime

Ieri, migliaia di cattolici in tutto il Paese – riporta UCA News- hanno partecipato nelle loro parrocchie alla Messa domenicale vestiti di nero in segno di protesta, non essendo ancora stata fatta giustizia per le vittime degli attacchi terroristici della domenica di Pasqua 2019. Attentati a tre chiese e a tre hotel di lusso, rivendicati da un gruppo estremista islamico locale, il National Thowheed Jamath, in cui hanno perso la vita almeno 279 persone e ne sono state ferite 500. In questa “Domenica Nera”, come è stata definita, i fedeli hanno esposto striscioni e manifesti nelle principali città dello Sri Lanka, si sono raccolti in silenzio in ricordo delle vittime e, accompagnati dal suono delle campane, hanno recitato preghiere alle 8.45, l’ora in cui, il 21 aprile 2019, tre bombe sono state fatte esplodere simultaneamente in tre chiese, il giorno di Pasqua. "Tutti i membri del governo dovrebbero lavorare insieme per completare le indagini il più presto possibile e far rispettare la legge a tutte le persone coinvolte” – ha affermato il cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, dopo la Messa, nella chiesa di Sant'Antonio a Kochchikade - e “il presidente – ha aggiunto - dovrebbe fare ciò che deve il più presto possibile”. Il rapporto finale della Commissione d'inchiesta, che ha indagato sugli attacchi terroristici, è stato consegnato al presidente il mese scorso e ora il governo, secondo il cardinale Ranjith, dovrebbe impegnarsi ancora di più in “un'indagine onesta sul presunto coinvolgimento delle forze politiche negli attentati, su chi li ha pianificati e li ha finanziati, e sulle organizzazioni internazionali dietro le esplosioni”. Il porporato, sperando che per trovare i colpevoli siano coinvolti nelle indagini i Servizi segreti, la Polizia criminale e la Divisione che indaga sui reati di terrorismo, ha auspicato che si svolga presto un processo, prima del 21 aprile. “Se tale processo non avrà luogo – ha dichiarato -, dovremo mobilitare ancor di più la popolazione". "Non possiamo rimanere in silenzio finché non scopriremo chi c'è dietro questa catastrofe. Ottenere una risposta è una questione di giustizia", ha affermato  monsignor  J.D. Anthony, vescovo ausiliare di Colombo, durante la messa a Katuwapitiya, Negombo, il 7 marzo. Questo è solo il primo passo, ha concluso il presule, “continueremo questo grande e lungo viaggio finché non otterremo giustizia. Abbiamo aspettato pazientemente per due anni e ora i giorni bui sono finiti". (AP)

8 marzo - UNGHERIA La gioia dei vescovi dopo aver appreso che il Papa si recherà a Budapest per il 52.mo Congresso Eucaristico Internazionale

“Con grande gioia abbiamo appreso la notizia, che il Santo Padre ha annunciato la sua decisione di venire a Budapest per la Santa Messa alla conclusione del 52.mo Congresso Eucaristico Internazionale”: lo scrivono in un comunicato i vescovi dell’Ungheria dopo che Francesco, durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dal viaggio apostolico in Irak, ha spiegato ai giornalisti che il suo prossimo impegno internazionale sarà in Ungheria. Il Congresso Eucaristico Internazionale è previsto dal 5 al 12 settembre, vuole confermare la fede dei credenti, ricostruire l’identità della comunità cristiana mediante una nuova evangelizzazione, approfondire la comunione con Cristo e con i fratelli, lavorare alla riconciliazione fra i popoli, essere un’occasione per rinsaldare il dialogo tra i cristiani. “Siamo sicuri - concludono i vescovi - che la presenza del Santo Padre sarà un grande incoraggiamento e rinforzamento spirituale a tutti noi e ai partecipanti del Congresso Eucaristico”. (TC)

8 marzo - ITALIA Compie un anno il Caffe carmelitano, riflessione sul Vangelo che arriva su Whatsapp

Sono quasi 4 mila ormai le persone che in Italia, e non solo, ricevono tutti i giorni esattamente da un anno la riflessione sul Vangelo quotidiano inviata, tramite Whatsapp, dai padri carmelitani scalzi della Liguria. Il 9 marzo è infatti il primo anniversario del Caffè carmelitano, nato nel 2020 “nei giorni difficili del confinamento per il Covid-19”, per iniziativa dei carmelitani scalzi di Sant’Anna a Genova: lo ricorda padre Federico Trinchero, missionario carmelitano in Centrafrica, che fa parte dell’equipe animatrice dell’iniziativa. Come riportato lo scorso anno da Vatican News, si tratta di un breve audio contenete la lettura del Vangelo del giorno, seguita da una riflessione del frate incaricato, una preghiera e un augurio per una serena giornata. È possibile iscriversi e riceverlo anche via Telegram. “Per fare un caffè - ricorda il missionario - sono necessarie quattro semplici cose: acqua, una miscela ben macinata e tostata, fuoco e una moka. Anche il Caffè carmelitano - spiega padre Trinchero - ha bisogno di quattro semplici ingredienti: l’acqua della nostra vita, il caffè della Parola di Dio, il fuoco della preghiera, la moka di una comunità di frati. E così, ogni mattina, un gruppo sempre più grande di amici riceve, direttamente a casa propria, una piccola tazzina di caffè caldo, che si beve in cinque minuti. Un caffè buono come il Vangelo che, per ormai ben più di 3.780 persone sparse in Italia e nel mondo, è diventato un buongiorno atteso, un compagno di viaggio, un aiuto per la preghiera e per la vita”. “Se le epidemie si susseguono lungo la storia, se la tecnologia evolve rapidamente, la Parola di Dio, invece, resta in eterno”, riflette il frate. Il Caffè carmelitano vuole essere “un piccolo aiuto affinché la Parola del Vangelo possa raggiungere tante persone”, quelle che poi in fondo costituiscono “lo zucchero” da aggiungere al caffè. (GA)

8 marzo - TERRA SANTA Pastorale ecumenica, scuole cattoliche e Anno della Famiglia Amoris laetitia le priorità degli Ordinari Cattolici

Le “Linee guida per una pastorale ecumenica”, il futuro delle scuole cattoliche e l’Anno della Famiglia Amoris laetitia sono stati al centro della riunione plenaria dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa svoltasi la scorsa settimana ad Haifa, allo Stella Maris Pilgrims Center. I partecipanti, alcuni in presenza, altri on line, hanno anzitutto analizzato le Linee guida per la pastorale ecumenica, precisato alcuni punti e approvato il testo per le Chiese Cattoliche di Terra Santa. Il documento dovrà ora essere sottoposto alla Santa Sede e successivamente sarà consegnato ai sacerdoti come strumento di aggiornamento per una pastorale ecumenica più chiara e rispettosa della fede dei singoli individui. I parroci vi troveranno risposte circa le celebrazioni eucaristiche, l’amministrazione di alcuni sacramenti in caso di necessità e i matrimoni misti. A proposito delle scuole cattoliche gli Ordinari di Terra Santa hanno ribadito di averne a cuore il futuro e la missione alla quale sono chiamate: la formazione integrale della persona umana, la formazione di cittadini impegnati culturalmente, socialmente e professionalmente, la formazione di cristiani capaci di testimoniare Cristo nel loro ambiente di vita. L’obiettivo, adesso, è di aiutare le scuole cattoliche per un rilancio più energico e fedele all’ideale per il quale sono state create. A proposito dell’Anno della Famiglia Amoris laetitia, istituito da Papa Francesco e che sarà aperto il 19 marzo, gli Ordinari di Terra Santa hanno deciso che in nei prossimi mesi saranno organizzati corsi di formazione per giovani e fidanzati, di accompagnamento per giovani famiglie e iniziative per assicurare vicinanza a quelle in difficoltà o in situazione di sofferenza. “L’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia offre grandi incentivi per rinnovare la nostra pastorale rivolta alla famiglia, composta da genitori, figli, nonni - si legge nel comunicato finale della plenaria degli Ordinari di Terra Santa -. Tanto si è fatto, ma si potrebbe fare di più e in maniera più organizzata ed incisiva. È importante per i parroci essere disponibili ad accompagnare le famiglie, farsi aiutare da persone competenti quando sia necessario ricorrere alle scienze umane, e coinvolgere famiglie mature ed impegnate quali testimoni credibili”. Infine è stato deciso che un Ufficio di consulenza giuridica e un Centro di ascolto saranno operativi da Pasqua presso la segreteria dell’Assemblea e che la prossima plenaria si svolgerà a Nazareth il 5 e 6 ottobre. (TC)

8 marzo - MYANMAR Appello dei Francescani alla leadership militare affinché fermi la violenza

L'Ordine dei Frati Minori dell'Asia orientale, in una dichiarazione rilasciata oggi e riportata da Licas News, hanno espresso la loro preoccupazione per l’aumento degli episodi di violenza in Myanmar, in seguito al colpo di Stato militare, avvenuto il 1° febbraio scorso, e hanno invitato la leadership militare a “fermare la fame di sangue”, affinché regnino la giustizia e la pace nel Paese. La Congregazione religiosa, alla luce delle immagini e dei video trasmessi dal Myanmar, che ritraggono la sofferenza di un popolo che ha sperato e lottato per un governo democratico, nella nota hanno detto di volersi unire nella preghiera ai molti cristiani del Paese birmano - sacerdoti, missionari e laici – affinché “questo periodo di oscurità che aleggia sulla loro terra finisca presto”. Hanno chiesto, inoltre, il rilascio dei leader e degli attivisti civili, esortando i militari a sostenere "la dignità umana e i diritti umani". "Invochiamo il Signore, che ha promesso di essere vicino al suo popolo – hanno scritto i francescani -, affinché la giustizia e la pace regnino in Myanmar, e la riconciliazione, attesa da tempo, possa avere inizio". La dichiarazione è arrivata nel giorno in cui i sindacati hanno chiesto la chiusura di negozi, fabbriche e banche nella città più grande del Myanmar, Yangon, per esprimere dissenso e protestare contro i governanti militari. Il Paese è stato attraversato da grandi proteste anche ieri, 7 marzo, in varie città, tra cui Yangon, Lashio e Mandalay. Secondo le Nazioni Unite, la polizia e i militari, per cercare di reprimere le manifestazioni e gli scioperi quotidiani, dopo il colpo di Stato, hanno ucciso più di 50 persone e, secondo i dati forniti dall'Associazione di assistenza ai prigionieri politici sarebbero quasi 1.800 le persone trattenute dalla giunta militare dal 7 marzo. (AP)

8 marzo - MAURITIUS Cardinale Piat: tolleranza zero contro la corruzione, ne va della sopravvivenza della società

Contro la corruzione, occorre la “tolleranza zero”, perché ciò che è in gioco è la sopravvivenza stessa della società, non solo l’etica e la moralità. Questo il passaggio principale della lunga Lettera pastorale per la Quaresima scritta dal Cardinale Maurice Piat, vescovo di Port-Louis, nelle Isole Mauritius. Un documento ampio ed articolato, dal titolo “Sperare ancora oggi”, che si sofferma sulla drammatica realtà del Paese. “La corruzione è un cancro che indebolisce la fiducia nel futuro”, afferma il porporato, ricordando che oltre alla pandemia da Covid-19, esiste anche “la pandemia della corruzione”, una piaga che va deplorata e che “mette in pericolo la sicurezza dell’intera nazione”. “Ogni cittadino che si rispetti e che vuole servire la comunità – aggiunge il Cardinale Piat – non deve guardare alla ribalta mediatica, al profitto o al potere personale, bensì soltanto al servizio leale della giustizia ed al rispetto del diritto”. Questa, infatti, “è la sola eredità che bisogna lasciare ai posteri”. Il vescovo di Port-Louis sottolinea, dunque, che per vincere le pratiche corrotte occorre “la saggezza di uomini e donne che sappiano porre il bene comune al di sopra dei loro interessi personali”. Di qui, l’esortazione a praticare “concretamente la solidarietà” a tutti i livelli, mettendo in atto la condivisione, l’ascolto e il sostegno reciproco, “lottando anche contro lo scoraggiamento” che i tempi contemporanei comportano. Le Isole Mauritius, infatti, stanno vivendo un momento difficile: il Cardinale Piat ricorda che la pandemia ha provocato non solo contagi e vittime, ma anche una grave crisi economica e sociale, aggravata da un alto tasso di disoccupazione e diverse violenze. Ma questa situazione di incertezza, sottolinea il porporato, deve però essere uno stimolo ad una maggiore creatività per migliorare la qualità della vita, puntando su sobrietà, solidarietà e salvaguardia del Creato. Questo “tempo di crisi”, ricorda ancora il porporato, in realtà è “un tempo di grazia” per riflettere sulle vere questioni di senso della vita e, soprattutto, per accogliere ed ascoltare maggiormente la Parola di Dio. Di qui, l’invito rivolto ai fedeli a sviluppare un dialogo “cuore a cuore” con il Signore, così da scoprire tutte le opportunità che Egli ci offre, perché “la vita conserva il suo valore anche nel tempo della prova”. La crisi “non è una punizione divina”, ribadisce il Cardinale Piat, bensì è un’occasione per “aprire nuove prospettive”, forti del fatto che “Dio ci ama gratuitamente, come suoi figli”. La “nuova alleanza” con Lui, basata non sulla paura, ma sull’amore e della quale si deve fare memoria attraverso l’Eucaristia, deve essere “la bussola della nostra vita”, spiega il porporato. In questo modo, sarà possibile costruire “un mondo più fraterno”, basato sulla promozione del bene comune, sulla solidarietà, sulla misericordia, sull’impegno per la pace sociale e sulla lotta per la giustizia. La crisi derivante dalla pandemia da Covid-19 può rappresentare “una speranza”, si legge ancora nella Lettera pastorale, perché “può aiutare a risvegliare la coscienza delle persone”. L’esempio da seguire, suggerisce il vescovo di Port-Louis, è quello di Noè che, fiducioso nel Signore, ricominciò da capo. Spetta dunque a noi, ora, “mettere in atto un nuovo stile di vita”, praticando l’equa ripartizione delle risorse, il rispetto della natura e l’aiuto per i poveri. “Nessuno si salva da solo – conclude la missiva – Dio non ci abbandona”. (IP)

8 marzo - MESSICO Violenza contro le donne. Il cardinale Aguiar Retes: “Piaga ingiustificabile che va eliminata dalla nostra società”

ll cardinale Carlos Aguiar Retes, arcivescovo metropolita di Città del Messico, nella Messa celebrata nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, ieri, nella terza domenica di Quaresima, in occasione della Giornata internazionale della donna, che si festeggia oggi in tutto il mondo, ha condannato la violenza contro le donne, una piaga ingiustificabile che deve essere "eliminata dalla nostra società". “La comunità dei discepoli di Cristo – ha affermato - è chiamata a testimoniare ed esprimere la presenza, in ogni persona, maschio o femmina, dello Spirito Santo; per questo la Chiesa difende la stessa dignità per entrambi i sessi, poiché ogni persona è una dimora, un nuovo tempio, dove risiede Dio”. "È quindi necessario – ha aggiunto - educarci ad esprimere nella condotta sociale il rispetto per ogni persona, e ad eliminare dalla nostra società l'ingiustificabile piaga della violenza contro le donne". Per essere discepoli del Signore Gesù – ha continuato il porporato – “dobbiamo prendere la croce e seguirlo”, affrontando tutte le situazioni conflittuali e difficili che si presentano e “vivendole con fiducia in Dio”, esattamente ”come Gesù ha vissuto la sua Passione e la sua morte sulla croce, con piena fiducia, e in un atteggiamento di obbedienza filiale a Dio, suo Padre”. Non dobbiamo, dunque, lasciarci scoraggiare dai ”nostri fallimenti, limiti e peccati” e ricorrere alla miserircordia divina. Il cardinale Aguiar Retes, infine, si è affidato alla Vergine di Guadalupe e, in questo mese di marzo, ha chiesto che essa aiuti e accompagni la conversione delle “famiglie in cellule dinamiche e partecipative in una società fraterna, solidale, capace di riconciliarsi, di rafforzare la speranza e di esprimere con il suo stile di vita, che Dio cammina con noi!”. Che Nostra Signora di Guadalupe – ha concluso – ci aiuti “ad affrontare le conseguenze di questa pandemia globale,  ci renda coraggiosi per intraprendere i cambiamenti che sono necessari per il bene comune” e accresca “nel mondo il senso di appartenenza ad un'unica grande famiglia, rendendoci consapevoli del legame che ci unisce tutti”. (AP)

8 marzo -  IRAQ Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc): visita del Papa “segno di amore e guarigione”

“Un segno di amore e guarigione” che “cerca di sanare le ferite della popolazione sofferente del Medio Oriente, in particolare dell’Iraq”. Così il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc) ha commentato la visita di tre giorni di Papa Francesco in Iraq, terminata questa mattina con la partenza dell’aereo papale da Baghdad alla volta di Roma. In una nota, il Segretario Generale del Mecc, Michel Abs, ha sottolineato che la visita del “Pontefice della fratellanza umana” è “un richiamo alla fermezza di fronte all’oscurantismo, alla violenza e all’annientamento” in “uno dei momenti più critici della storia moderna”. Osservando la partecipazione di tutte le componenti della società irachena agli incontri con il Papa, Abs sottolinea l’importanza religiosa, ma anche politica per il Paese di questo evento “storico”, che offre un’occasione di “riconciliazione tra fratelli in una società ricca di risorse e di innovazione, dopo che erano stati alienati l’uno dall’altro da guerre e trasformazioni globali”. In questo senso, afferma, “la visita di Papa Francesco può costituire senza dubbio un cambio di passo nei rapporti tra le varie componenti di una società unificata, ma annegata nelle sabbie mobili degli interessi internazionali”. Per il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente questa “visita benedetta” è, inoltre, in sintonia con gli obiettivi che l’organismo ecumenico si è prefisso dal suo inizio mezzo secolo fa “di riunire persone e gruppi di varie affiliazioni”. Membro del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), il Mecc riunisce 27 Chiese di 8 paesi in Medio Oriente e del Nord Africa appartenenti a quattro famiglie (ortodossa, ortodossa orientale, evangelica e cattolica) con l’obiettivo di costruire ponti tra le Chiese mediorientali e le Chiese di tutto il mondo ed esprimere una voce cristiana comune nella regione, rafforzando la presenza e la testimonianza delle Chiese in Medio Oriente. (LZ)

8 marzo - MONDO Giornata internazionale donna. Movimento lavoratori cristiani: donne leader per un futuro di uguaglianza e pienezza di vita

“Donne leader per un futuro di uguaglianza e pienezza di vita, nel contesto della pandemia da Covid-19”: questo il tema del messaggio diffuso dal Movimento dei lavoratori cristiani (Mmlc) per l’odierna Gionata internazionale della donna. Il testo di quest’anno è stato scritto, nello specifico, dal Consiglio delle donne del Movimento dei lavoratori contadini di San Marcos, in Guatemala. “L’esperienza della pandemia – si legge nel documento – ci ha permesso di vedere e apprezzare il contributo delle donne nell'economia familiare e comunitaria. Abbiamo contribuito come tecniche e professioniste della salute, restando in prima linea. Come leader, guide spirituali e promotrici della salute integrale della famiglia e della comunità, inoltre, abbiamo contribuito con le nostre conoscenze ed esperienze in diversi ambiti: nella tutela della salute, nella professione, nel lavoro nei campi e delle fattorie familiari, riducendo le prognosi mortali previste, data la nostra vulnerabilità socio-economica e politica”. Al contempo, l’Mmlc evidenzia che “la pandemia ha triplicato le condizioni lavorative” delle donne che, “oltre ad essere madri e lavoratrici, hanno assunto il ruolo di insegnanti dei loro figli per l’adempimento dei loro compiti di studio, di fronte ad un sistema educativo che si è trasferito nelle case attraverso le piattaforme virtuali”. Non solo: le firmatarie del messaggio fanno notare che “questa nuova condizione ha implicato ulteriori spese, dovute ad Internet, alla nostra già precaria economia familiare, il che ha comportato il ritiro di molti giovani dalla scuola”.  Altrettanto forte è la sottolineatura del messaggio al fatto che “in molti Paesi, il lockdown in casa ha comportato ad un aumento della violenza domestica e degli abusi sui bambini da parte degli stessi componenti il nucleo familiare”. “Noi donne continuiamo a lottare contro una società iniqua, patriarcale e discriminatoria – prosegue il testo - Subiamo quotidianamente politiche di segregazione, criminalizzazione delle nostre lotte e femminicidio. Continuiamo ad essere oggetto del commercio sessuale. Il crimine organizzato, radicato nelle strutture stesse dei nostri Stati, ha approfittato della pandemia per innovare i suoi meccanismi di arricchimento illecito, con una crescita dell'industria dei sequestri di persona, del traffico di droga e di armi”. Ma nonostante tutto ciò, le donne si impegnano per “la costruzione di un nuovo mondo, basato su un'economia sociale e solidale, e sulla cura delle famiglie e della Madre Terra”. Centrale, quindi, la promozione di “relazioni intergenerazionali, equità e nuove pratiche di mascolinità libere dalla violenza”, nonché lo svolgimento di “compiti di advocacy sociale e politica, affinché i governi locali, regionali e nazionali favoriscano e garantiscano lo sviluppo umano integrale, prendendo come riferimento gli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Nell’odierna Giornata internazionale della donna, dunque, il Mlc, “illuminato e animato dai principî e dai valori cristiani”, chiede e si impegna a “vegliare sulla Casa comune, per il godimento di una vita piena, espressa in tenerezza, amore e solidarietà”. L’Mlc è un movimento internazionale composto da movimenti di lavoratori e lavoratrici cristiani provenienti da tutto il mondo, che svolgono un lavoro di coscientizzazione e di educazione umana e cristiana permanente e che organizzano un'azione sociale e apostolica per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori dal punto di vista sociale, economico e culturale. La prima riunione dell’organismo si è tenuta a Roma nel maggio 1961, in occasione del 75.mo anniversario dell'enciclica “Rerum novarum”. Cinque anni dopo, nel maggio del 1966, alla chiusura del Concilio Vaticano II, l’Mlc nacque con il sostegno del Cardinale Joseph-Léon Cardijn, fondatore dello “Young Christian workers”. Quasi quaranta movimenti provenienti dai cinque continenti parteciparono all’Assemblea costituente. Dal 2015, l’Mlc è riconosciuto dalla Santa Sede come “Associazione internazionale di fedeli” e, come ong, esso ha uno status consultivo presso l'Oil (Organizzazione internazionale del lavoro) di Ginevra. Guardando al Vangelo e alla Dottrina sociale della Chiesa, il Movimento vuole contribuire alla realizzazione dei diritti umani, economici, sociali e culturali, nonché alla promulgazione e all'attuazione dei diritti dei lavoratori. Per fare ciò, esso organizza la consultazione, la collaborazione e il partenariato tra tutti i movimenti membri, al fine di globalizzare la solidarietà. La sede centrale del Movimento è a Bruxelles, in Belgio. (IP)

8 marzo - INDIA Appello cristiani: cambiare data elezioni distrettuali a Tripura, previste nella domenica di Pasqua

Sono previste per il 4 aprile, domenica di Pasqua, le elezioni distrettuali a Tripura, Stato nord-orientale dell’India. Una data che ha sollevato il disappunto dei cristiani, preoccupati della coincidenza tra le votazioni e la Solennità della Risurrezione del Signore. “La Pasqua è il culmine della Settimana Santa, al quale tutti i fedeli vogliono prendere parte e ciò ostacolerebbe la loro partecipazione al processo elettorale”, ha detto in una nota padre Joseph Pulinthanath, portavoce della diocesi di Agartala che copre lo Stato di Tripura. Inoltre, in una lettera alla Commissione elettorale, il vescovo locale, Monsignor Lumen Monteiro, ha espresso le sue preoccupazioni per la comunità cristiana: "Le consultazioni tenute nella domenica di Pasqua feriranno i sentimenti religiosi dei fedeli. Per permettere al popolo di esercitare il suo diritto di voto e per consentirgli di adempiere al suo precetto pasquale, vi chiediamo di riprogrammare la data delle votazioni, nell'interesse degli elettori cristiani dello Stato". Copie della lettera del presule sono state inviate anche alla Commissione elettorale nazionale, al governo di Tripura e al responsabile elettorale delle votazioni distrettuali locali. All’appello della Chiesa si è unito anche il Forum cristiano per i diritti umani. Situato al confine con il Bangladesh, lo Stato di Tripura è tra i più piccoli dell’India. Isolato geograficamente dalle catene montuose, presenta notevoli sacche di povertà, grave disoccupazione e carenza di infrastrutture, basando le sue entrate economiche prevalentemente sull’agricoltura. Abitato da oltre 3milioni di abitanti, lo Stato di Tripura è a prevalenza indù, pari all'83 per cento della popolazione, mentre i cristiani superano di poco il 4 per cento. L’8,6 per centro è, invece, rappresentata dai musulmani; la percentuale restante si suddivide tra sikh e culti locali. Da ricordare che richieste di posticipare le elezioni sono state presentate anche dai cristiani degli Stati del Bengala e dell’Assam, dove le votazioni sono previste il primo aprile, Giovedì Santo. Tuttavia, tali petizioni sono state respinte dalle autorità con la motivazione che “le disposizioni necessarie sono state già avviate e completate”. (IP)

8 marzo - BELGIO La Conferenza episcopale modifica alcune norme anti-Covid: da oggi ai funerali potranno partecipare fino a 50 persone

I vescovi del Belgio hanno disposto modificato alcune norme anti-Covid per le celebrazioni liturgiche pubbliche in seguito all’entrata in vigore oggi del nuovo decreto ministeriale che consente la partecipazione di un massimo di 50 persone ai funerali. Le celebrazioni, stabilisce il nuovo protocollo della Conferenza episcopale, dovranno svolgersi nel rispetto delle norme sanitarie stabilite per evitare la diffusione del coronavirus. Dovrà, quindi, essere osservato il distanziamento sociale, bisognerà indossare mascherine, occorrerà adottare le dovute misure igieniche e garantire una buona ventilazione degli ambienti. I vescovi precisano che le chiese rimarranno aperte alla preghiera personale e che potranno essere applicati anche statuti regionali o provinciali, ma assicurano l’assistenza spirituale ai fedeli, individuale e collettiva. Per tutte le altre celebrazioni e le attività pastorali restano valide le norme stabilite in precedenza. (TC)

8 marzo - AMERICA LATINA Celam: viaggio del Papa in Iraq, incontro storico con una comunità sofferente

È previsto nella tarda mattinata di oggi il rientro di Papa Francesco dall’Iraq, al termine del suo 33.mo Viaggio apostolico internazionale. L’aereo papale atterrerà all’aeroporto di Roma Ciampino alle ore 12.45 circa; dopo di che, il Pontefice farà rientro in Vaticano. Si è trattato di un viaggio “storico”, come è stato definito da molti, tra cui anche il Celam (Consiglio episcopale latinoamericano). In un messaggio, i presuli esprimono la loro gratitudine al Papa per aver visitato “un Paese dove vive una piccola e sofferente comunità cattolica”, alla quale il Celam manifesta la sua “vicinanza”, pregando affinché “questa storica visita pastorale, compiuta nel contesto della pandemia da Covid-19 che sta flagellando il mondo, porti frutti”. È stato “un viaggio nella culla della civiltà – scrive ancora il Celam – che attualizza il segno del nostro padre Abramo che unisce cristiani, ebrei e musulmani e ci rende membri della stessa famiglia umana”. I vescovi latinoamericani sottolineano, poi, “la coraggiosa testimonianza offerta dal nostro amato Papa Francesco”, visitando coloro che “soffrono le conseguenze del radicalismo religioso, fino al martirio”. Il Pontefice si è presentato come “un pellegrino della fraternità universale – si legge ancora nel messaggio episcopale – e la sua visita sarà uno strumento che, senza dubbio, incoraggerà e animerà la fede di questa Chiesa perseguitata e sofferente". Il viaggio del Papa in Iraq “farà parte degli eventi più importanti della storia – rimarca il Celam – e rimarrà impresso nel cuore dei nostri fratelli iracheni che non dimenticheranno mai che il Santo Padre in persona si è recato in mezzo a loro”. L’auspicio, ma anche la certezza, è che questo viaggio “aiuti a superare l’odio e la violenza, promuovendo il rispetto della santità della vita”. Ringraziando ancora Bergoglio “per la sua testimonianza di vicinanza a coloro che affrontano le conseguenze della guerra, della persecuzione e della sofferenza”, il messaggio del Celam si conclude con un invito ai vescovi dell’America Latina e dei Caraibi affinché promuovano “tra i sacerdoti, i religiosi ed i fedeli la preghiera costante che accompagna il Successore di Pietro perché la sua visita in Iraq produca abbondanti frutti pastorali e promuova il dialogo interreligioso”. (IP)

8 marzo - UNGHERIA Le chiese restano aperte nel rispetto delle norme anti-Covid

I vescovi ungheresi hanno deciso di lasciare aperte le chiese nella terza ondata di Covid-19. La Conferenza episcopale, tenendo conto del parere degli esperti e delle norme sanitarie, precisa in un comunicato che “nell’emergenza dichiarata a causa del coronavirus, le chiese sono particolarmente importanti come luoghi di ricarica spirituale e di preghiera”. Le liturgie aperte al pubblico potranno essere celebrate nel rispetto delle disposizioni delle autorità civili, specialmente quelle riguardanti i divieti di spostamento, e dei decreti dell’ordinario competente. “Bisogna agire in modo responsabile e prudente, rispettando le ordinanze sulla pandemia - affermano i vescovi -, in particolare riguardo l’uso di disinfettanti, mascherine e il mantenimento delle distanze di sicurezza”. I presuli ricordano poi che, nell’attuale situazione, per evitare contagi, “secondo le norme del Codice di Diritto Canonico, l’ordinario della diocesi, qualora lo ritenga opportuno, può dispensare dall’obbligo di partecipare alla Messa domenicale”. Le nuove decisioni della Conferenza episcopale sono valide per tutte le diocesi ungheresi di rito latino. Nel comunicare, infine, che riguardo alle celebrazioni pasquali saranno diffuse altre disposizioni, i vescovi offrono le loro preghiere per tutti i fedeli, e specialmente per coloro, che sono coinvolti in prima persona e quotidianamente nella lotta alla pandemia. (TC)

7 marzo - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO In una lettera pastorale i vescovi invitano a valorizzare e sostenere gli anziani

Rivitalizzare la cura pastorale degli anziani e sollecitare tutti i membri della Chiesa-Famiglia di Dio a vegliare su di loro con particolare attenzione, secondo le raccomandazioni della Bibbia e i valori di Tradizione africana: è l’obiettivo che ha mosso la Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo nel redigere la lettera pastorale “Nella vecchiaia daranno ancora frutti” (Sal 92 (91) 15). Attraverso tale documento i vescovi vogliono anche assicurare agli anziani il loro sostegno e la loro vicinanza e incoraggiarli a far fruttificare i loro talenti e carismi. Il testo esordisce precisando che la Chiesa è sempre stata al fianco degli anziani, che il Magistero ricorda costantemente l’importanza della loro dignità, del loro ruolo e del loro posto nella Chiesa e nella società, che in Africa “gli anziani conservano ancora la loro influenza e rispettabilità”, ma che la loro considerazione sta cambiando. Emergono sempre più atteggiamenti di rifiuto, esclusione, emarginazione e abuso, la vecchiaia è vista come malattia, deficit, miseria, decadimento, fardello e morte e la mancanza di assistenza sanitaria, la fame, la carenza di alloggi spinge molte persone anziane a chiedere l’elemosina. La Conferenza episcopale ricorda che Papa Francesco, proprio per i nonni e gli anziani, ha istituito una Giornata nella quarta domenica di luglio, in prossimità della memoria liturgica dei Santi Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù. Da qui l’invito a preparare e celebrare questa festa, considerando pure la data dell’1 ottobre, dichiarata dalle Nazioni Unite Giornata internazionale delle persone anziane. I vescovi richiamano inoltre l’avvertimento di Francesco sulle conseguenze di una “cultura dello scarto”, di cui gli anziani sono più spesso le principali vittime, e ribadiscono quanto affermato dal Papa all’udienza generale del 4 marzo 2015: “Una civiltà dove gli anziani non hanno posto porta con sé il virus della morte”. Richiamando, poi, quei passi della Sacra Scrittura che fanno riferimento ad individui di età avanzata, i vescovi li evidenziano come “edificanti testimonianze”, che rendono chiaro come a tutte le età Dio chiede di mettere i propri talenti a servizio del Vangelo. I presuli rimarcano ancora che “l’insegnamento della Bibbia mostra che la vecchiaia non è una malattia”, ma un tempo favorevole al completamento dell’avventura umana che rientra nel piano di Dio. Per i presuli “pertanto, è urgente porsi nella giusta prospettiva che consiste nel considerare la vita nel suo insieme, guardando all’eternità, relativamente alla quale la vita, in ciascuna delle sue fasi, è una preparazione significativa. Dunque, evidenziano i vescovi, “anche il tempo della vecchiaia ha un suo ruolo in questo processo di maturazione progressiva dell’essere umano in cammino verso l’eternità”. Per questo i presuli raccomandano di amare gli anziani e di valorizzarli come figli di Dio, tenendo conto dei loro bisogni e mettendosi al loro servizio attraverso opere di carità. “Dobbiamo fare tutto il possibile nella nostra cura pastorale, da un lato avendo a cuore la loro situazione e dall’altro valorizzando i loro doni e le loro capacità” precisano i vescovi. Infine i presuli rivolgono una serie di raccomandazioni anzitutto ai giovani, perché amino e rispettino gli anziani, soprattutto i più abbandonati, nelle case di riposo e negli ospizi, e quelli che non vedono più i propri cari. I vescovi sollecitano ad usare “l’immaginazione dell’amore”, a fare telefonate, videochiamate, ad inviare messaggi, ad ascoltarli e, dove possibile, nel rispetto degli standard sanitari, ad andarli a trovare. Invitano poi a lasciarsi attrarre dagli anziani, dal loro attaccamento alla vita della Chiesa, alla devozione mariana e alla trasmissione della fede. I presuli incoraggiano inoltre gli anziani ad essere consapevoli delle loro qualità, a non dubitare di sé stessi, a non sentirsi inutili, a non dimenticare i propri talenti, a condividere le proprie esperienze e a farsi coinvolgere nella vita ecclesiale e sociale. “Quindi osa, sogna, ridi, viaggia, gioca, leggi, piangi, corri, bacia, balla, sii felice e ama” dicono ad ogni anziano i vescovi. E ancora, rivolgendosi ai sacerdoti e a quanti assistono le persone anziane i presuli esortano: “Coinvolgeteli nella trasmissione della fede, nel dialogo con i giovani e nella conservazione delle radici dei popoli”. Il suggerimento è anche a lavorare su attività che promuovano la solidarietà tra le generazioni e a far sì che gruppi, comunità, associazioni e movimenti di azione cattolica includano nei loro programmi attività rivolte agli anziani e alle famiglie. (TC)

7 marzo - ITALIA 8 marzo. Le donne in carcere raccontate da Suor Busnelli, volontaria nella Casa di reclusione femminile di Venezia

“Il modo per fare riflettere i miei studenti sull’8 marzo, quest’anno, parte da un incontro con una donna straordinaria, una suora dal sorriso emozionante, una persona gracile e fortissima”. La religiosa a cui si riferisce la testimonianza di Alessandra Fiori, docente di Lettere nella scuola Secondaria di Primo grado “Virgilio” di Cremona, è Suor Franca Busnelli, delle Suore di Carità (di Maria Bambina ndr) che presta servizio da sette anni nella Casa di reclusione femminile di Venezia-Giudecca. E’ lei la protagonista scelta per la Festa della Donna per raccontare le storie delle “sue” ragazze “inchiodando al video” tanti studenti, oltre l’orario scolastico. “Sono storie ruvide di emarginazione sociale, di tossicodipendenza e di dolore, di bisogno d’amore e di strazianti separazioni, di dieci minuti di telefonate alla settimana ai famigliari lontani, di quei minuti che sono pochi e così si deve scegliere se parlare con i figli grandi o scherzare con quelli piccoli. Poi ci sono quelli piccolissimi da crescere in carcere e a cui nascondere le divise delle guardie carcerarie. Una sorta di pena del contrappasso: costrette alla reclusione in una delle città più belle al mondo, la possono solo immaginare” spiega la professoressa del Virgilio, aggiungendo che “Suor Franca trasmette ai miei alunni e a quelli di altre due classi della scuola un messaggio straordinario nella sua semplicità: si può sbagliare e si deve pagare, ma il carcere deve rieducare, deve offrire la possibilità di un riscatto”. Secondo la professoressa Fiori, la testimonianza della religiosa arriva agli studenti “come un’onda potente” perché “si può inciampare anche più volte, ma ciò non impedisce di essere accettati, accolti, amati”. La docente è convinta che “In un periodo così complicato della loro esistenza, la preadolescenza, la narrazione asciutta e profonda giunge come una carezza inaspettata. È un’onda che bagna ma non travolge, perché è necessario conoscere e comprendere che dalle storie di quelle donne dannate si impara a fare i conti con le fragilità e con la verità. Persone come suor Franca e i volontari nel carcere” continua “seminano amore e propongono concrete opportunità, prospettano la possibilità di credere ancora in se stesse, di vedersi come donne a cui scelte sbagliate hanno portato via affetti e sicurezze, ma a cui è possibile restituire dignità e comprensione”. Un modo diverso per raccontare l’8marzo e le donne che “attraversa il sorriso dolce e accogliente di suor Franca, una donna che è madre, perché l’esserlo è una condizione che appartiene a qualunque donna decida di amare e dedicarsi agli altri, una donna che insegna a me, alle mie colleghe e ai nostri ragazzi che le donne vanno amate e basta, di qualunque colore sia la loro pelle, qualsiasi sia la loro religione, qualunque sia la loro colpa”. Suor Busnelli, con il gruppo delle ospiti della Giudecca, si era già distinta durante la fase più acuta della pandemia per un gesto molto significativo di solidarietà: era riuscita a raccogliere 110 euro (cifra enorme per chi è detenuto) donati al Reparto di Terapia Intensiva dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre. Nell’occasione le ragazze vollero così testimoniare la loro vicinanza agli ammalati, ai loro familiari, ai medici e agli infermieri. Nel contempo inviarono una lettera al Presidente della Repubblica alla quale lo stesso Mattarella rispose elogiando l’iniziativa delle ospiti. (DD)

7 marzo - ZAMBIA Caritas e gesuiti a sostegno degli abitanti del distretto di Chingola contro lo sfruttamento delle miniere

Circa 2.500 persone del distretto di Chingola, nello Zambia, saranno risarcite per i danni causati dai rifiuti tossici della miniera di rame di Nchanga, gestita dalla Vedanta Resources, con sede a Londra, e dalla sua controllata zambiana Konkola Copper Mines. Gli abitanti dei villaggi del distretto, riferisce EarthBeat, affermano che l’attività estrattiva ha provocato conseguenze negative sulla loro salute, il bestiame e i terreni agricoli. Attivisti e organizzazioni cattoliche spiegano che il problema è dovuto alla mancata applicazione delle normative ambientali. Le organizzazioni cattoliche, in particolare, hanno fornito consulenza tecnica, hanno sensibilizzato l’opinione pubblica sugli impatti dell’inquinamento delle miniere e hanno fatto pressione su governi e aziende perché venisse garantita la corretta gestione dei rifiuti tossici. Il caso giudiziario di Chingola faceva parte di uno sforzo da parte della Chiesa e di altre organizzazioni affinché venissero applicate le normative minerarie e identificate le responsabilità delle violazioni. Sono state Caritas Zambia e la Caritas della diocesi di Ndola, insieme all’agenzia umanitaria internazionale ActionAid, a contribuire alla raccolta di prove e a sensibilizzare le comunità. I gesuiti e la Caritas nel Paese si stanno anche impegnando per coinvolgere compagnie minerarie, funzionari governativi e membri della comunità locale perchè l’attività mineraria vada anche beneficio delle comunità che vivono intorno alle miniere. L’estrazione mineraria è un’attività redditizia in Africa, ma gran parte degli investimenti proviene da aziende estere. Tuttavia il boom dello sfruttamento minerario ha degli impatti negativi sull’ambiente. Lo Zambia, il secondo più grande produttore di rame dell’Africa, è uno dei paesi più colpiti dall’inquinamento minerario. Quest’anno si prevede che la produzione di rame raggiungerà 1 milione di tonnellate, mentre, secondo un rapporto del 2019, aria e acqua sono inquinate dalle emissioni delle fonderie e dalla polvere delle miniere, delle rocce di scarto e dei cumuli di rifiuti. “In assenza di regolamenti che disciplinano l’estrazione delle risorse naturali, o quando questi sono deboli o scarsamente applicati, una maggiore apertura agli investimenti stranieri può accelerare modelli di utilizzo delle risorse insostenibili” precisa Micomyiza Dieudonne del Jesuit Center for Theological Reflection di Lusaka. Sono diverse le azioni legali intentate, come nel caso Chingola, ma molte comunità stanno subendo in silenzio, perché non fanno valere il loro diritto al risarcimento o perché i governi non tengono conto delle società minerarie. “Le società estrattive devono essere tassate sui loro profitti, per fornire servizi pubblici a beneficio delle comunità e devono essere obbligate a rispettare gli standard ambientali” sottolinea Nalucha Nganga Ziba, direttore di ActionAid per lo Zambia che ricorda le tante aree del Paese danneggiate dalle attività minerarie. Nella provincia di Copperbelt, il Jesuit Center for Theological Reflection ha identificato depositi di roccia, cumuli di scorie e rifiuti e nelle province nord-occidentali e centrali si registra una diffusa contaminazione. L’inquinamento da piombo provocato dalle miniere e da una fonderia ha reso la città di Kabwe una delle più inquinate al mondo, tanto da causare problemi neurologici e di sviluppo soprattutto nei bambini. E ancora, nella provincia nord-occidentale, il deflusso da una miniera di rame della First Quantum Minerals ha inquinato il fiume Musangezhi, che è stato una fonte di sostentamento per le comunità locali per molti anni, mentre l’esplosione della miniera Lumwana della Barrick Gold Corporation ha danneggiato abitazioni a Manyama, nel distretto di Kalumbila. (TC)

7 marzo - ARGENTINA Mons. Gallego (Formosa): “La radice delle disuguaglianze sociali è l’avidità”

“Gesù Cristo è il Signore di tutti, beati coloro che confidano in Lui”. Il cuore del messaggio di mons. José Vicente Conejero Gallego, vescovo di Formosa, è tratto dal Salmo ed è volto a ringraziare tutti coloro che si sono prodigati “con la preghiera, la vicinanza e la solidarietà” a favore di “questo spazio a nord del paese, confinante con il fratello Paraguay”. Chiaro il riferimento del presule alla difficile situazione che sta vivendo la provincia a causa della pandemia. “Il tempo che stiamo vivendo è un'occasione propizia per confessare la nostra fede e per essere testimoni di Gesù crocifisso e risorto” scrive il presule nella sua lettera pastorale. “Beati quelli che hanno un'anima povera, gli afflitti, coloro che hanno sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, chi lavora per la pace, i perseguitati. Il Signore, che si è speso facendo del bene e guarendo tutti, ci ha lasciato una grande eredità. Siamo chiamati a seguire le sue orme”. Secondo mons. José Vicente Conejero Gallego “Per decenni pace e giustizia sociale sono stati i due grandi temi che hanno segnato il nostro tempo. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che la giustizia deve tendere al rispetto della dignità dell'uomo per contenere le eccessive disuguaglianze economiche. Disuguaglianze che hanno una unica radice: l’avidità”. Il vescovo di Formosa lancia poi un appello: “Sradichiamo ogni forma di violenza e promuoviamo la fratellanza universale. Così come sta facendo in questi giorni Papa Francesco in Iraq”. A fine gennaio si erano verificati nella provincia argentina irregolarità nell’esecuzione delle misure di quarantena nei centri di assistenza sanitaria (Cas). A denunciare episodi di “reclusione forzata”, era stata Amnesty International che aveva chiesto alle autorità il rispetto dei diritti umani. Secondo alcune testimonianze riportare dalla ong internazionale “persone con sintomi lievi e asintomatici e anche persone che non avevano Covid-19 erano state obbligate a rimanere in centri di isolamento. Ad altre non sarebbero state fornite informazioni sul loro stato di salute, oppure era stato fatto oralmente senza permettere l'accesso ai risultati dei loro test Covid-19. Coinvolti anche bambini, bambine e adolescenti costretti, secondo Amnesty, a rimanere in questi centri sanitari “in alcuni casi senza l'accompagnamento dei loro genitori". (DD)   

7 marzo - PORTOGALLO La “Fratelli tutti” al centro del Forum nazionale dei docenti e ricercatori universitari 

“Imparate e mettere in pratica l’arte dell’ascolto”. E’ l’invito rivolto dal Patriarca di Lisbona, Card. Manuel José Macário do Nascimento Clemente, ai ricercatori e ai docenti universitari durante il loro quinto forum nazionale, che si tiene ogni due anni, promosso dal Servizio nazionale per la pastorale dell'istruzione superiore (SNPES). L’incontro si è tenuto on line e ha visto dibattere e confrontarsi i cattedratici portoghesi sul futuro della formazione alla luce dell’ultima enciclica di Francesco “Fratelli tutti”. Interpellato sullo scenario post- pandemia, il Patriarca ha spiegato che: “Ciascuno tenderà ad andare per la sua strada, ma il Papa ci chiede di conoscerci, unirci, cercando sempre nuovi punti di contatto” ha spiegato, indicando il viaggio del Pontefice in Iraq quale esempio più alto di “avvicinamento”, nonostante le difficoltà. Il Card. Clemente ha ribadito che Francesco ha più volte sollecitato l’incontro tra i diversi mondi della cultura, compreso quello universitario: “Per questo è fondamentale l’interdisciplinarietà in un mondo sempre più segnato dalla specializzazione” ha ribadito. Dell’importanza strategica degli scienziati cristiani ha parlato Joaquim Mendes, presidente della Commissione episcopale per i laici e la famiglia (CELF), che ha aperto i lavori rilevando che: “L’Università è uno spazio prezioso per l’incontro tra il Vangelo e la cultura”. Soddisfazione è stata espressa per l’esito dell’incontro, nonostante gli impedimenti dovuti al Covid, da Padre Eduardo Duque, riconfermato a febbraio assistente nazionale dello SNPES: “Ritengo che l’ateneo rappresenti sempre di più un laboratorio di trasformazione” ha specificato. Sulla scia della riflessione del Patriarca di Lisbona, l’intervento dell’arcivescovo di Évora e responsabile del CELF per l’accompagnamento della Pastorale universitaria, Francisco Senra Coelho: “Dobbiamo essere capaci di incontrarci attraverso l’immensa cultura accademica” ha rilevato. (DD)

6 marzo - PERÚ Il vescovo di Lurín lancia una pagina Facebook dedicata all’Anno di San Giuseppe

Nasce in Perù la nuova pagina Facebook “Anno di San Giuseppe”. Ne ha dato notizia con un videomessaggio monsignor Carlos Enrique García Camader, vescovo di Lurín. Il presule ha spiegato che lo spazio virtuale diffonderà riflessioni ed iniziative sull’anno giubilare indetto l’8 dicembre scorso da Papa Francesco con la Lettera apostolica “Patris corde” nel 150.mo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale. Nell’attuale contesto storico segnato dalla pandemia di Covid-19 e di fronte alla crisi sanitaria che ne è scaturita, la Chiesa peruviana vuole anche ricordare che il Paese nel 1823 è stato consacrato a San Giuseppe dal Congresso. Monsignor García ha detto che il 2021 sarà un anno caratterizzato dalla solidarietà verso i migranti, per consolare i sofferenti e dare il pane agli ultimi. In tal senso, sono state sviluppate una serie di iniziative e sono stati predisposti strumenti e materiali didattici per tutti i fedeli. “Ogni mese faremo conoscere un aspetto della vita di San Giuseppe - ha concluso il presule -, della sua santità”. La pagina Facebook conterrà anche discorsi, risorse devozionali, e collegamenti con altre piattaforme informative. (TC)

6 marzo - ITALIA Sussidio della Cei per vivere la Quaresima e la Pasqua nel tempo del Covid

È on line, sul portale della Conferenza episcopale italiana, il sussidio liturgico-pastorale per la Quaresima e la Pasqua “Cristo, mia speranza, è risorto” che vuole aiutare a vivere più intensamente questo tempo liturgico. Monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, nella presentazione scrive che “mentre l’esperienza del buio, dell’oscurità, del peccato e della morte tendono ad avvolgere la nostra vita, la Quaresima è il ‘tempo favorevole’ per prenderne coscienza ma soprattutto per lasciarci afferrare da Cristo, il Crocifisso Risorto che ci prende per mano, ci strappa al peccato e alla morte e ci riconsegna alla Vita”. “Se la situazione sanitaria sembra non darci tregua, l’impegno di tanti fratelli e sorelle e la loro testimonianza di carità aprono il cuore alla speranza” aggiunge monsignor Russo sottolineando che parole e gesti di amore ricordano che la morte non è l’ultima parola e annunciano che la Vita vince la morte e che in questo consiste “la forza e la bellezza dell’annuncio pasquale”. Il Sussidio si articola in tre parti. La prima include due riflessioni sul cammino quaresimale attraverso le Prime Letture della Liturgia della Parola e le Collette delle domeniche; una presentazione delle Orationes super populum per il tempo di Quaresima, una delle novità della terza edizione del Messale Romano; e un approfondimento sul canto della sequenza pasquale. La seconda sezione offre alcune schede per le celebrazioni domestiche, la preghiera della famiglia nelle domeniche di Quaresima e suggerisce tracce audio per favorire, mediante l’ascolto, la meditazione. La terza parte, infine, propone gli schemi per una celebrazione comunitaria nel tempo di Quaresima, per la Via Crucis e per una Veglia della luce nel tempo di Pasqua. (TC)

6 marzo - TOGO Riaprono le chiese ma i vescovi invitano ad osservare le norme anti-Covid e a prepararsi al vaccino

I vescovi del Togo hanno accolto con favore la riapertura dei luoghi di culto e la ripresa delle celebrazioni nel Paese, ad eccezione per alcune chiese delle prefetture di Golfe e di Agoe-Nyivé. Riuniti in assemblea la scorsa settimana, i presuli hanno anche esortato tutti i fedeli a osservare scrupolosamente le misure del governo e le direttive della Chiesa per contrastare la diffusione del Covid-19 e ad essere vigili. Nel corso dei lavori, riferisce il portale koaci.com, la Conferenza episcopale ha incoraggiato il governo e le autorità sanitarie a continuare la collaborazione con organizzazioni della società civile e leader religiosi, per un fronte comune nella lotta al coronavirus. I presuli hanno infine invitato tutta la popolazione a prepararsi per il vaccino invitando il governo a fornire le informazioni necessarie al fine di dissipare dubbi e incertezze e perché la campagna vaccinale possa partire con successo. Ad oggi nel Paese si contano 7.428 casi di Covid-19 e 88 decessi. TC)

6 marzo POLONIA 1700° anniversario della domenica come giorno festivo. Appello vescovi: rispettare questa tradizione

Era il 7 marzo 321 quando l’imperatore Costantino ordinò che il “dies solis”, ovvero il giorno del sole, la domenica, fosse un giorno libero dall’attività lavorativa. A 1700 anni da quel decreto, la Conferenza episcopale polacca (Kep) ha diffuso un messaggio in cui esorta al rispetto di questa tradizione millenaria e alla costruzione di “una cultura della domenica come giorno di riposo, di rafforzamento e di rinascita dei legami familiari e sociali indeboliti”. Il settimo giorno della settimana “sia un’opportunità anche per il silenzio spirituale e per l’edificazione di una comunità familiare, religiosa e nazionale”, si legge nel messaggio a firma del presidente della Kep, l'Arcivescovo Stanisław Gądecki, e del responsabile della Commissione episcopale pastorale, l'arcivescovo Wiktor Skworc. “Incoraggiamo tutti – ribadiscono i presuli – a rispettare questa tradizione, ad apprezzarla, custodirla, alimentarla, nonché a trasmetterla alle giovani generazioni”. La Kep ricorda, poi, che “liberare il dies solis dall’obbligo del lavoro ha contribuito, nel tempo, a celebrare la domenica come giorno del Signore e dell’uomo”. Per questo, il carattere festivo di tale giornata va tutelato, senza farsi schiacciare dai “dettami di organizzazioni e corporazioni che si occupano di commercio” e che, “spinte unicamente dal profitto, non tengono contro dei costi derivanti dalla distruzione del tessuto sociale”. Lavorare anche la domenica, infatti, sottolinea la Kep, priva la società sia “del tempo libero” che “della condivisione della celebrazione festiva che dovrebbe essere un elemento permanente della nostra identità culturale”. La Chiesa polacca cita, poi, due documenti: la Lettera apostolica “Dies domini” sulla santificazione della domenica, firmata da San Giovanni Paolo II nel 1998, in cui si afferma che “anche nel nostro contesto storico resta l'obbligo di adoperarsi perché tutti possano conoscere la libertà, il riposo e la distensione che sono necessari alla loro dignità di uomini, con le connesse esigenze religiose, familiari, culturali, interpersonali, che difficilmente possono essere soddisfatte, se non viene salvaguardato almeno un giorno settimanale in cui godere insieme della possibilità di riposare e di far festa” (66). Il secondo documento richiamato dai presuli è, invece, l’Appello delle Chiese in Polonia per il rispetto e la celebrazione della domenica, diffuso il 20 gennaio 2015 e con il quale, già 6 anni fa, si sollecitavano le autorità a “fare di tutto per tutelare la domenica, affinché le persone non siano trattate come una macchina del profitto e possano vivere la giornata secondo le proprie convinzioni”. “Facciamo appello ai datori di lavoro affinché rispettino la santità del Giorno del Signore, non impegnando i dipendenti se non in casi strettamente necessari – scrive ancora la Kep – e ci appelliamo ai dipendenti affinché non svolgano lavori retribuiti non necessari la domenica e nei giorni festivi”. Ulteriori esortazioni vengono rivolte ai fedeli, perché partecipino alle celebrazioni domenicali e festive “per il bene della famiglia”, nonché ai parlamentari, affinché tutelino il giorno di riposo come “diritto presente in molte democrazie europee, nel rispetto della dignità di ogni cittadino”. Un principio che “non deve essere messo in discussione nel sistema legale del nostro Paese”, evidenziano i vescovi polacchi. Infine, il messaggio richiama il terzo Comandamento, “Ricordati di santificare le feste” che, oggi come all’inizio del cristianesimo, “ha mantenuto lo stesso significato” e la stessa importanza. (IP)

6 marzo - LA RIUNIONE Monsignor Aubry invita i fedeli a rispettare le nuove restrizioni anti-Covid ed esorta i fedeli a vaccinarci

 Nell’isola della Riunione nuove misure restrittive per evitare la diffusione del Covid-19. Da ieri è in vigore dalle 18 il divieto di circolazione e monsignor Gilbert Aubry, vescovo della diocesi, ha disposto la riorganizzazione dei servizi religiosi. Tutte le “Messe serali” sia infrasettimanali che domenicali dovranno essere celebrate nel rispetto delle disposizioni delle autorità civili e consentendo ai fedeli di fare ritorno a casa entro gli orari stabiliti. Ciò vale anche per le celebrazioni della “Via Crucis” in questo tempo di Quaresima. Il presule, in una circolare, osserva che si tratta di un “vincolo doloroso che si aggiunge a quello dei gesti di barriera”, ma chiede ai fedeli di trasformare questi “vincoli in offerte spirituali” per il bene di tutti. Monsignor Aubry richiama inoltre l’attenzione di tutti sull'importanza della vaccinazione anti-Covid e raccomanda: “Vista la rapidità con cui si sta diffondendo la ‘variante sudafricana’ e la situazione tesa negli ospedali, è necessario che ciascuno di noi si vaccini prima possibile. È un dovere proteggersi - aggiunge - e proteggere gli altri. È un dovere civico aiutare a rallentare e contenere la diffusione del Covid-19”. Il vescovo della Riunione infine raccomanda ancora di osservare il distanziamento sociale nelle celebrazioni e negli incontri ecclesiali ed invoca San Giuseppe perché, particolarmente in questo mese di marzo a lui dedicato, aiuti i fedeli a vivere le prove “in uno slancio di speranza verso la piena luce della Pasqua”. (TC)

6 marzo - MONDO JRS: garantire un accesso equo ai vaccini Covid-19 anche a rifugiati e sfollati

Garantire un accesso equo ai vaccini Covid-19 anche ai rifugiati e agli sfollati forzati nel mondo. A chiederlo è il Jesuit Refugee Service (Jrs), il Servizio per i rifugiati della Compagnia di Gesù, che ricorda che il principio guida degli sforzi di vaccinazione globali e nazionali “deve essere la dignità di ogni persona umana”.   “La nostra presenza affianco agli sfollati forzati in 56 paesi dei sei continenti sottolinea l'obbligo morale ed etico di garantire che i rifugiati siano al sicuro e protetti dal virus", ha dichiarato il direttore del Jrs, padre Thomas H. Smolich, S.J., evidenziando che la “parità di accesso alle vaccinazioni è necessaria per assicurare la salute pubblica a tutti nella società”. Il Jrs ricorda come i ripetuti appelli di Papa Francesco per un accesso universale ai vaccini, a cominciare dai più vulnerabili, siano stati fatti propri anche all’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che ha promosso il piano Covax proprio per garantire un’equa distribuzione delle dosi nei paesi a basso reddito. In questo senso, anche il Jrs sostiene la richiesta di sospendere temporaneamente i brevetti e di altri diritti di proprietà intellettuale su farmaci, test diagnostici e vaccini Covid-19 per tutta la durata della pandemia, in modo da permettere una produzione più rapida delle dosi nei Paesi più poveri dove, tra l’altro, è concentrata la maggior dei rifugiati. Secondo la rete dei Gesuiti, questi non devono essere discriminati nella distribuzione dei vaccini, come sta accadendo invece in alcuni Paesi come l’Angola, la Colombia e il Sudafrica i cui piani vaccinali escludono proprio i rifugiati e gli sfollati. Il Jrs ricorda che la pandemia ha colpito in modo particolare questi gruppi : “Le ragazze e le donne rifugiate confinate nelle loro case affrontano maggiori rischi di violenza di genere; l'accesso alla scuola per i bambini rifugiati è stato limitato; l'occupazione e le opportunità economiche sono state limitate e la recessione economica globale ha causato carenza di cibo nei campi profughi”. Di qui il rinnovato appello ai leader mondiali ad aiutare tutti senza distinzioni nei propri Paesi: “Tutti hanno il diritto di condividere la speranza” di vedere la fine delle sofferenze provocate dalla pandemia, afferma il Jrs. (LZ)

6 marzo - AFRICA Stampa cattolica: giornalisti cattolici africani siano agenti di speranza contro i profeti di fake-news sul Covid-19

In un momento di difficoltà e disperazione come quello attuale a causa del Covid-19, i giornalisti cattolici devono continuare ad essere “agenti di speranza e modelli di comportamento”. Lo ricorda il presidente dell’Unione della stampa cattolica africana (Ucap) in una dichiarazione a firma del suo presidente, George Sunguh ripresa dall’agenzia Aciafrica. L’invito ai reporter cattolici africani in questo momento storico "unico" è a “restare vigili” ma anche ad essere “più innovativi” perché “in ogni nuvola oscura c’è sempre un filo di luce”. “Mai lasciare cadere a terra la palla nel nostro ruolo giornalistico di interpretare ed educare i nostri fedeli sulle regole indicate dall'Organizzazione mondiale della sanità, dai governi e dalle Conferenze episcopali per contenere la pandemia", ammonisce Sunguh che esorta in particolare i giornalisti cattolici africani ad assumersi la responsabilità di individuare le fake-news per contrastare la crescente disinformazione in rete sul Covid-19. "Come giornalisti professionisti, dobbiamo misurarci per portare all'attenzione del pubblico i ‘profeti delle  notizie false’", afferma il presidente dell’Ucap. "Armata degli insegnamenti cristiani, la Chiesa conta su di noi per demistificare tutte le menzogne diffuse da questi ‘profeti’, attraverso i social media". Tracciando un bilancio del lavoro dell’Ucap in questi mesi difficili, Sunguh osserva che, nonostante il Covid-19, l’anno appena trascorso non è passato invano. Sono state organizzate diverse sessioni che hanno permesso ai suoi membri di riunirsi in forma virtuale.   Il presidente della  Stampa cattolica africana ricorda in particolare il webinario organizzato il 26 giugno 2020 sul “Ruolo dei nuovi media nei servizi religiosi durante e dopo il Covid-19, " in cui esponenti di diverse istituzioni cattoliche da tutto il continente hanno discusso come i media cattolici possono sostenere nel modo migliore la Chiesa africaba e aiutare i fedeli a partecipare alle liturgie in tempi di pandemia. Adesso l’Ucap si sta preparando per il suo prossimo Congresso,  posticipato a quest’anno a data da definirsi a causa del Covid-19. Insieme alla data, per motivi logistici - informa la nota - è stato cambiato il luogo dell’incontro che si terrà in Togo,anziché a Libreville, in Gabon. (LZ)

6 marzo - ITALIA Giornata internazionale donna. Arcivescovo Delpini: alzare grido di protesta contro violenze

“Contro la viltà del prepotente, contro la violenza ottusa che colpisce, contro la pretesa aggressiva di possedere, contro la perfidia dell’umiliare, alzerò il grido della protesta”: sono le parole dell’Arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini, contenute nel messaggio diffuso oggi, in vista dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna. “Sarò la voce di ogni donna ferita, di ogni giovinezza negata, di ogni bellezza sfruttata, di ogni fedeltà tradita – continua il presule - Alzerò il grido della protesta e l’invocazione della giustizia per ogni bambina violata, per ogni ragazza ingannata, per ogni maturità umiliata, per ogni morte violenta”. E ancora l’Arcivescovo milanese deplora “ogni uomo che percuote una donna e che disprezza una sorella, un fratello”; “ogni casa corrotta a prigione, ogni bellezza ridotta a spettacolo, ogni sogno trasformato in incubo, ogni donna usata come oggetto”. All’opposto della violenza, invece, conclude Monsignor Delpini, c’è la complementarietà tra uomini e donne, poiché gli uni senza le altre “si ripiegano nella solitudine” e “cantano la malinconica elegia dell’incompiuto” nel pensiero, nella vita, nell’amore. Intanto, sempre oggi la Caritas Ambrosiana ha lanciato un sito web dove chiedere aiuto contro la violenza sulle donne, un fenomeno drammatico acuito da un anno di pandemia che ha costretto molte vittime a restare chiuse in casa, insieme ai loro carnefici. Secondo l’Istat, infatti, la scorsa primavera il numero verde anti-violenza ha visto un aumento del 73 per cento delle richieste di aiuto, rispetto allo stesso periodo del 2019. Per ampliare, dunque, la rete di soccorsi è stato avviato il nuovo sito web “Non è amore” (https://noneamore.caritasambrosiana.it/): concepito per essere “uno strumento non solo di informazione e sensibilizzazione, ma anche un mezzo attraverso il quale chiedere aiuto in maniera sicura”, il sito offre “indicazioni per riconoscere i primi segni rivelatori della violenza domestica, nonché la possibilità, attraverso un apposito form, di entrare in relazione con gli operatori del servizio antiviolenza in maniera protetta, ricorrendo alla navigazione privata sui browser, così da non destare sospetti e quindi possibili ritorsioni del partner molestatore”. Una speciale sezione della pagina, inoltre, dà “consigli pratici su come mettersi al sicuro quando la situazione precipita e la sola soluzione è abbandonare il proprio domicilio (i documenti da raccogliere, chi contattare, cosa portare con sé)”. “La crisi sociale innescata dalla pandemia – sottolinea Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana – ha esasperato i rapporti all’interno delle famiglie. E a farne le spese sono state spesso le donne, per le quali, purtroppo, la propria casa non è sempre il posto più sicuro dove restare”. “Bisogna prenderne atto di tutto questo – conclude - e offrire, quando è il caso, delle vie d’uscita, prima che sia troppo tardi”. (IP)  

6 marzo - MONDO Una dichiarazione di oltre 30 organizzazioni cristiane esorta i governi rendere i vaccini anti Covid un bene pubblico globale

Le reti sanitarie cristiane chiedono equità e solidarietà in tutto il mondo per l’accesso al vaccino anti Covid-19. Oltre 30 organizzazioni, fra le quali il Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe), hanno sottoscritto una dichiarazione nella quale vengono espresse preoccupazioni circa l’ineguale servizio sanitario offerto alla popolazione mondiale e si esortano i governi, la comunità internazionale e le società farmaceutiche ad affrontare il problema. Ci sono comunità più vulnerabili e difficili da raggiungere per assicurare cure sanitarie essenziali, spiegano le reti sanitarie cristiane, specialmente nei paesi a basso reddito. E se il progetto COVAX si propone di diffondere la ricerca per un vaccino efficace, disponibile e a prezzi accessibili per tutti i paesi, con l’obiettivo di distribuire equamente 2 miliardi di dosi di vaccino entro la fine del 2021, occorre fare di più. “Fornire vaccini a tutti deve essere parte di un piano globale per porre fine alla pandemia - si legge nella dichiarazione -. Si stima che il costo per l’economia globale della mancata vaccinazione sarebbe di 9,2 trilioni di dollari, pari al 7% del Prodotto mondiale lordo. Queste conseguenze economiche della pandemia - prosegue il testo - sono e continueranno ad essere più devastanti nei paesi poveri che non hanno riserve economiche per attutire un’ulteriore deriva nella povertà e nell’insicurezza alimentare per anni”. Le reti sanitarie cristiane evidenziano poi che la pandemia “ha messo in luce le iniquità già esistenti nel mondo”, che “una risposta globale basata sulla solidarietà e l’equità deve essere interesse di tutti” e che “le decisioni guidate dal nazionalismo isolazionista non faranno che prolungare la pandemia, peggiorare la necessità di restrizioni e aumentare i già alti costi umani ed economici, invertendo anni se non decenni di sviluppo”. Sulla base di tutto ciò le reti sanitarie cristiane, che forniscono dal 15 al ​​60% dell’assistenza sanitaria in Africa e contribuiscono significativamente anche in altre parti del mondo, si impegnano a mantenere il loro contributo alla risposta globale al Covid-19, ispirandosi agli insegnamenti di Gesù nella promozione della salute, nel dare priorità ai malati e ai più deboli, nell’offrire una testimonianza evangelica. Esortano, poi, i leader dei governi a fare tutto ciò che è in loro potere per rendere i vaccini anti Covid un bene pubblico globale, accessibile, disponibile ed equamente distribuito, e per garantire che i lavoratori in prima linea, le persone più vulnerabili e gli anziani vengano vaccinati per primi, come proposto dall’Organizzazione mondiale della sanità. Le reti sanitarie cristiane invitano infine i governi e la comunità internazionale a espandere le capacità di produzione globale dei vaccini, ad aumentare l’offerta e a ridurre i prezzi. (TC)

6 marzo - MONDO Celebrata il 5 marzo la Giornata mondiale di preghiera per le donne

“Costruire su solide fondamenta”: su questo tema si è svolta ieri, 5 marzo, primo venerdì del mese, la Giornata mondiale di preghiere per le donne, iniziativa ecumenica per promuovere l’unità nella preghiera in favore della pace e della giustizia. A causa della pandemia da Covid-19, l’evento si è tenuto on line, in modalità virtuale. Ogni anno, la Giornata è accompagnata da un apposito sussidio, redatto di volta in volta da un diverso Paese. Per il 2021, è stata la volta delle donne di Vanuatu, arcipelago situato a 2mila miglia a est dell’Australia settentrionale, con una popolazione cristiana pari all’83 per cento del totale. Ad aprile 2020, la zona è stata colpita dal forte ciclone “Harold”, di categoria 5, che ha devastato il Paese portando morte e distruzione, mentre la pandemia da Covid-19 ha reso difficili gli aiuti ed ha abbattuto l’industria del turismo, principale fonte di reddito per la popolazione. La Giornata del 5 marzo, spiegano gli organizzatori, “non è solo un evento globale, ma è anche una data importante per ogni ambito ecumenico locale”. Per l’occasione, è stato registrato un video del servizio di culto, guidato dal Comitato di Vanuatu, così da permettere a tutti di partecipare, spiritualmente, ad un’unica celebrazione. Un altro video, in forma breve e musicato a ritmo rap, è stato ideato per i giovani, in modo tale da coinvolgerli maggiormente nell’iniziativa. Inoltre, è stato redatto materiale di approfondimento e di supporto per altri momenti di preghiera, nonché un apposito numero telefonico per raccogliere eventuali donazioni, tramite Sms. (IP)

6 marzo - TANZANIA Record di morti sospette per Covid-19 tra sacerdoti e religiosi. Vescovi: non abbassare la guardia perché il virus c’è ancora

Dalla metà di dicembre alla fine di febbraio, in Tanzania più di 25 sacerdoti e 60 suore, infermiere e medici cattolici, sono deceduti per problemi respiratori riconducibili al Covid-19. Lo ha reso noto nei giorni scorsi padre Charles Kitima, segretario generale della Conferenza episcopale tanzaniana (Tec), precisando che una cosa simile non era mai accaduta prima in un così breve lasso di tempo e che quindi c’è motivo di credere che molti di questi decessi siano legati al Coronavirus, anche se non vi è alcuna certezza, dal momento che nessuno dei deceduti aveva potuto fare il test. Secondo il segretario dei vescovi - riporta l’agenzia Aciafrica - questo è un motivo in più per tenere alta la guardia. “Il Coronavirus esiste. Vi chiediamo di prendere precauzioni. Dobbiamo aumentare i nostri sforzi per proteggerci”, ha detto padre Kitima ai giornalisti. “Abbiamo la responsabilità di proteggere gli anziani e le persone con condizioni di salute precarie prendendo le precauzioni necessarie”, ha insistito il sacerdote, rinnovando così recente l’appello lanciato dal presidente della Tec, monsignor Gervas Nyaisonga, in occasione della presentazione del Messaggio di Quaresima dei vescovi. Il presule aveva esortato i fedeli “a considerare questa malattia come una minaccia alla salute di tutti”, affermando che la Tanzania “non è un’isola” e può essere ancora colpita dalla pandemia. Affermazioni dissonanti con quelle del Presidente John Pombe Magufuli che ha dichiarato il Paese Covid-free, sostenendo che questo è stato reso possibile dalla preghiera. Dal 19 aprile dell’anno scorso non si è registrato alcun nuovo caso ufficiale e il bilancio dei contagi è fermo a 509, con 21 decessi. Tuttavia le cifre appaiono poco realistiche, soprattutto alla luce di quanto sta accadendo in Paesi vicini come lo Zambia a causa del diffondersi della variante sudafricana del virus. Tre settimane fa l’Ambasciata degli Stati Uniti a Dar-es Salaam ha parlato di un aumento di contagi nel Paese. È inoltre di questi giorni la notizia della morte per Covid-19 del vicepresidente dell'arcipelago semiautonomo di Zanzibar, Seif Sharif Hamad. Durante la conferenza stampa, il segretario generale del Tec ha anche sottolineato la necessità fornire ai cittadini "informazioni scientifiche accurate" sul virus, per non alimentare la paura nella popolazione. Proprio per non diventare “schiavi della paura” che “è un’arma che indebolisce le persone”, monsignor Nyaisonga aveva esortato due settimane fa i fedeli a seguire le indicazioni degli esperti, proteggendo la vita propria e degli altri. (LZ)

6 marzo - ITALIA Caritas Assisi in prima linea per contrastare emergenza sociale

La Caritas diocesana di Assisi, in Umbria, resta in prima linea per contrastare l’emergenza sociale creata dalla pandemia da Covid-19. “Attualmente – spiega la direttrice dell’organismo, Rossana Galiandro – stiamo registrando un costante aumento di richieste di aiuto e di sostegno economico. La situazione, infatti, è davvero difficile, perché ormai da troppo tempo tante attività del territorio, soprattutto quelle legate al turismo, sono chiuse”. Numerosi, dunque, gli strumenti messi atto: servizi di ascolto; Centri di volontariato sociale; un Emporio soldale per la distribuzione dei beni di prima necessità; una Casa di accoglienza per gli indigenti, così da offrire loro un pasto e la possibilità di fare una doccia e trovare un posto-letto nei giorni più freddi dell’anno. “Nel corso del 2020 – informa una nota – più di 2mila persone sono state seguire dalla Caritas ed oltre 4.500 pacchi sono stati distribuiti, pari a 115 tonnellate di viveri e prodotti per l’igiene e per l’infanzia”. Oltre 600, poi, le famiglie assistite, delle quali il 60 per cento è italiano: molte di esse, infatti, si trovano in isolamento a causa del contagio da Covid-19. A loro, dunque, la Caritas garantisce un servizio di prenotazione e di consegna della spesa a domicilio, grazie all’aiuto “prezioso dei volontari e degli Istituti religiosi che ogni giorno si alternano per garantire la distribuzione dei beni di prima necessità, nel rispetto delle normative sanitarie vigenti”. Da ricordare che la regione Umbria è attualmente classificata “arancione”, ovvero con un tasso di contagio da coronavirus medio, più alto del “giallo” e meno grave del “rosso” di altre zone italiane. Ad oggi, in Umbria, il virus ha fatto registrare quasi 46mila casi in totale e più di mille decessi. (IP)

6 marzo - ITALIA L’8 marzo la benedizione on line dal Santuario di San Gabriele dell’Addolorata per i giovani abruzzesi che affronteranno la maturità

Anche quest’anno il tradizionale raduno a “Cento giorni dagli esami di Stato” al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, in provincia di Teramo, per gli studenti delle scuole superiori dell’Abruzzo si svolgerà a on line a causa dell’emergenza coronavirus. L’appuntamento è per l’8 marzo alle ore 16.00 sulla pagina Facebook del Santuario di San Gabriele e della diocesi di Teramo-Atri. Giunta alla 41.ma edizione, l’iniziativa propone un momento di preghiera e il rito della benedizione delle penne insieme al vescovo Lorenzo Leuzzi e alla comunità dei Padri Passionisti del santuario di San Gabriele. Seguirà uno spazio di intrattenimento dal titolo “Un caffè con padre Alberto e suor Francesca”. Sempre lunedì, nel Santuario, saranno celebrate due Messe, alle ore 9.30 e alle ore 11.00, alle quali si potrà partecipare nel rispetto delle normative anti Covid-19. (TC)

6 marzo - AMERICA LATINA La Repam amplia la sua presidenza con la presenza di due donne

La Repam (Rete ecclesiale panamazzonica) amplia la sua presidenza con tre persone in più, tra cui due donne: suor Maria Carmelita de Lima Conceição, e Yesica Patiachi Tayori, indigena del popolo Harakbut, che avranno l’incarico di Consigliere. Rodrigo Fadul Andrade, invece, sarà Segretario aggiunto. Tutti e tre si vanno ad aggiungere al direttivo già esistente dell’organismo: il presidente, Cardinale Pedro Barreto; il vicepresidente, Monsignor Rafael Cob, e il segretario esecutivo, il fratello marista João Gutemberg Sampaio. “Si tratta di un ulteriore passo lungo il cammino della sinodalità – informa una nota – che, come afferma il Documento finale del Sinodo per la Regione panamazzonica, è caratterizzata dal rispetto della dignità e dell'uguaglianza di tutti i battezzati, dalla complementarietà dei carismi e dei ministeri, dalla gioia di riunirsi in assemblea per discernere insieme la voce dello Spirito". “Ascoltare la voce delle donne – continua la nota – è stata una delle istanze dell’ultimo Sinodo che ha ribadito l’importanza che esse siano consultate e partecipino ai processi decisionali, avendo accesso anche a servizi ecclesiali che non richiedano l’ordinazione, ma che permettano loro di esprimersi al meglio”. Inoltre, sia Suor Maria Carmelita che Yesica sono “nate in Amazzonia, il che dovrebbe aiutare a realizzare una Chiesa dal volto amazzonico”, così come auspicato dal Sinodo stesso, nonché da Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Querida Amazonia”. Dal suo canto, Suor Maria Carmelita, Superiora delle Suore salesiane dell’Amazzonia brasiliana, accoglie il suo nuovo servizio con "un sentimento di gratitudine per questa continuità data alla proposta del Pontefice, ovvero che la Chiesa sia sempre più sinodale e che tutti possano essere ascoltati". "Avverto la grande gioia di poter dare voce a coloro che non sempre hanno la possibilità di parlare", sottolinea ancora la religiosa, concludendo: “Questa è una delle tante sfide che si presentano oggi, insieme alla gioia di una nuova missione”. (IP)

6 marzo - SIRIA Dieci anni di guerra. Caritas Internationalis: aiutare i bambini a costruire il futuro

Dieci anni fa, esattamente il 15 marzo 2011, si apriva il drammatico conflitto in Siria. Quel giorno, a Damasco, si levò una forte protesta a causa dell’arresto di alcuni giovani fermati dalla polizia mentre dipingevano graffiti contro il presidente Bashar al-Assad. Nei giorni successivi, le proteste crebbero, si verificano scontri con le forze dell’ordine ed alcuni manifestanti vennero uccisi. Cominciava così una guerra straziante dalla scia lunga e complessa, che ha provocato finora innumerevoli morti, feriti e sfollati in cerca di sicurezza. “Complessivamente – spiega la Caritas Internationalis in una nota - si stima che 11,1 milioni di persone abbiano avuto bisogno di una qualche forma di assistenza umanitaria nel 2020, tra cui 4,7 milioni di persone con necessità acute, mentre gli sfollati interni sono 6,7 milioni”. A tutto ciò va aggiunto il forte impatto della pandemia da Covid-19 che, nel Paese, ad oggi ha causato quasi 16mila casi in totale ed oltre mille decessi, insieme a notevoli perdite economiche. “In Siria – sottolinea infatti l’organismo caritativo – 8 persone su 10 vivono al di sotto della soglia di povertà e particolarmente a rischio sono i bambini, le donne incinte, le ragazze più giovani, le persone con disabilità e gli anziani”. Ed è pensando proprio a queste categorie più vulnerabili, in particolare a quella dei minori, che la Caritas Internationalis ha lanciato la campagna “Il domani è nelle nostre mani”. “I bambini siriani – sottolinea l’organismo caritativo – non hanno conosciuto altro che la guerra, hanno imparato a nascondersi al primo rumore, hanno detto addio ai loro cari ed ai loro amici, costretti ad emigrare o uccisi nei combattimenti”. Ma soprattutto i minori “rischiano di essere privati del loro futuro: già alla fine del 2019, infatti, si stimava che 2,45 milioni tra loro, ovvero 1 su tre, non frequentasse la scuola”. Il coronavirus, poi, ha spinto “un ulteriore 50 per cento di bambini fuori dal sistema educativo, esponendolo alla trappola del lavoro minorile”. La campagna della Caritas si concentra dunque tre obiettivi: aiuti umanitari, educazione e salute.  In primo luogo, si mira a “sostenere i bambini nei luoghi di istruzione, fornendo loro un pasto giornaliero per aiutarli ad aumentare e mantenere la frequenza in aula”; in secondo luogo, si cerca di “fornire ad essi un kit completo di materiale didattico a seconda della classe di età”; infine, si punta ad “educarli alle regole igienico-sanitarie anti-Covid, così da evitare che diventino vettori di contagio in famiglia e tra i loro coetanei”. Ogni obiettivo della campagna può essere sostenuto dai donatori con un contributo rispettivo di 25, 50 o 100 euro. Tutte le informazioni al riguardo sono reperibili sul sito web https://www.caritas.org/2021/02/syria-tomorrow-is-in-our-hands/ (IP)

6 marzo - FILIPPINE Concessione dell’Indulgenza plenaria per i 500 anni di evangelizzazione del Paese

Il prossimo 4 aprile, domenica di Pasqua, nelle Filippine si apriranno ufficialmente le celebrazioni del 500.mo anniversario dell’arrivo del cristianesimo nel Paese, giunto in terra asiatica nel 1521 grazie all’esploratore portoghese Ferdinando Magellano. In vista dell’evento, la Conferenza episcopale nazionale (Cbcp) ha reso noto, sul suo sito web, un decreto della Penitenzieria Apostolica con cui viene concessa l’indulgenza plenaria. I fedeli potranno lucrarla fino ad aprile 2022, compiendo un pellegrinaggio devozionale in una delle 537 chiese giubilari designate per l’occasione nelle 85 diocesi filippine. Qui, essi dovranno accostarsi al Sacramento della riconciliazione, ricevere l’Eucaristia e pregare secondo le intenzioni del Papa. “L’indulgenza plenaria – si legge sulla pagina Internet – sarà un’occasione per incrementare le virtù della fede, della speranza e della carità”. Ai credenti, inoltre, viene raccomandato di levare un’orazione “per la fedeltà del popolo filippino alla sua vocazione cristiana, per l'aumento delle vocazioni sacerdotali e religiose e per la difesa della famiglia, concludendo la preghiera con il Padre Nostro, la Professione di fede e un'invocazione alla Beata Vergine Maria". Nel contesto dell’attuale pandemia da Covid-19, che nel Paese asiatico ha provocato, ad oggi, 588mila casi in totale ed oltre 12mila decessi, il dono dell’indulgenza plenaria è esteso anche “ai malati, agli anziani e a tutti coloro che, per motivi legittimi, non possono uscire di casa”. Anch’essi, infatti, “se distaccati da qualsiasi peccato e con l’intenzione di adempiere al più presto alle consuete condizioni”, potranno ottenere l’indulgenza “unendosi spiritualmente alle celebrazioni, offrendo le loro preghiere, sofferenze e disagi a Dio misericordioso, per intercessione di Maria”. Al contempo, i vescovi filippini rendono noto che, a metà marzo, è prevista una speciale celebrazione nella Basilica Vaticana, alla quale è auspicata la presenza di Papa Francesco, oltre a quella del Cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e già Arcivescovo di Manila. A causa delle normative vigenti anti-Covid, la Messa si terrà in presenza di un numero limitato di partecipanti, ma si prevede la diretta audio-video. Da ricordare che l’Anno giubilare ha per motto “Con il dono di dare – Gifted to give” (ispirato al Vangelo di Matteo 10,8: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”) ed arriva dopo nove anni di preparazione pastorale, durante i quali i vescovi hanno invitato i fedeli a riflettere su alcuni temi fondamentali per la storia e la vita della Chiesa nel Paese. Tra il 2013 e il 2014 è stata approfondita la formazione integrale alla fede e il ruolo dei laici, intesi come “agenti di evangelizzazione”. Il 2015 è stato dedicato ai poveri, mentre nel 2016 si è riflettuto sul legame tra Eucaristia e famiglia, anche in coincidenza del Congresso eucaristico internazionale che ha avuto luogo a Cebu nel gennaio di quell’anno. Il 2017 è stato poi l’Anno della parrocchia, il 2018 l’Anno dei sacerdoti, mentre i giovani sono stati i protagonisti del 2019 anche alla luce dei risultati del Sinodo dei vescovi loro dedicato, svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2018. Dopo il 2020, dedicato all’ecumenismo e al dialogo interreligioso, il 2021 è infine riservato alla missio ad gentes, affinché ciascun fedele sia spinto a “diventare missionario”. (IP)

6 marzo - MOZAMBICO Crisi a Capo Delgado. L’allarme delle Chiese dell’Africa meridionale e orientale: violenze raccapriccianti contro i civili

“L'insurrezione a Cabo Delgado non è solo un problema mozambicano: è un'emergenza regionale, quindi un fardello per tutta l’Africa che non può essere ignorato a livello globale”. È il monito lanciato dall’Associazione dei Consigli delle Chiese  dell’Africa meridionale (Fellowship of Christian Councils in Southern Africa - Foccisa), che chiede azioni urgenti a sostegno della la popolazione “terrorizzata” dalle raccapriccianti violenze nella provincia, dal 2017 teatro di una sanguinosa insurrezione armata di gruppi jihadisti legati al cosiddetto Stato Islamico. Il loro obiettivo è fondare un califfato governato dalla sharia, la legge islamica. Più di 2mila ad oggi i morti e almeno 530mila gli sfollati a causa del conflitto. Un dramma portato all’attenzione della comunità internazionale dall’allora vescovo di Pemba, monsignor Luiz Fernando Lisboa, oggi vescovo di Cachoeiro de Itapemirim, in Brasile, e che è stato più volte al centro dell’attenzione di Papa Francesco. In una dichiarazione pubblicata giovedì, al termine di una riunione dei segretari generali dei Consigli nazionali delle Chiese membro dell’associazione, la Foccisa riferisce di aver appreso notizie di “attacchi brutali” compiuti dai ribelli contro la popolazione civile. Tra questi “decapitazioni di persone, e prelievo e traffico di parti di corpi umani”, saccheggi, incendi, esecuzioni sommarie e innumerevoli violazioni dei diritti umani che stanno provocando un esodo massiccio della popolazione locale, il 10% della quale è oggi sfollata. In questo contesto drammatico, le Chiese dell’Africa meridionale e orientale lanciano dunque un pressante appello alle autorità mozambicane e agli organismi internazionali per fermare le violenze e riportare la sicurezza nella provincia, situata nel nord del Mozambico. Esse si rivolgono innanzitutto al Governo di Maputo perché abbia il coraggio di agire con misure adeguate alla gravità della situazione invece di “minimizzare” la crisi riducendola a una questione di criminalità e quindi di indagare sui “fattori sociali ed economici che rendono Cabo Delgado un terreno fertile e maturo per questo tipo di insurrezione". La provincia è, infatti, una regione povera di infrastrutture, di servizi primari, con il più alto tasso di analfabetismo nel Paese, ma ricca di materie prime, con enormi giacimenti di gas naturale, miniere di grafite, rubini e altre risorse il cui sfruttamento è iniziato solo di recente, tuttavia con scarsi benefici per la popolazione locale. Attraverso l’analisi di questa situazione - affermano i leader cristiani africani -  il Governo e il popolo mozambicano "possono lavorare insieme per la ricostruzione della loro società e lavorare con le comunità colpite per migliorare la loro qualità di vita”.  A questo scopo essi sollecitano anche il sostegno de Stati dell’Unione Africana (Ua) e in particolare dei membri della Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe (Sadc): “Chiediamo ai Paesi e ai governi del Comitato per lo sviluppo dell'Africa australe (SADC), di rispondere con urgenza all'insurrezione in Mozambico, sia individualmente sia collettivamente perché, in realtà, non si tratta di una crisi solo mozambicana e molto presto coinvolgerà l'intera regione con un impatto materiale ed economico sulle vite e sui mezzi di sussistenza dei poveri della regione”, ammonisce la Foccisa. I leader cristiani si rivolgono anche agli attori economici, in particolare alle aziende coinvolte nell'estrazione delle risorse naturali nella provincia che – affermano - devono “contribuire alla ricerca di soluzioni durature e non limitarsi a garantire la sicurezza delle loro attività. Facciamo appello a ogni settore affinché svolga il proprio ruolo nell'ora del bisogno”. Essi invitano poi gli operatori delle reti di telefonia mobile ad offrire chiamate gratuite o almeno una parte di esse perché le persone possano chiedere aiuto. In particolare - affermano - occorre soccorrere le vittime più deboli: “bambini, madri, disabili, malati cronici e anziani; per non parlare delle vittime del Covid-19, che lottano per respirare”. Infine, l’appello alle Nazioni Unite a seguire da vicino la crisi in Mozambico e tutte le crisi che minacciano oggi il continente africano “prima che sia troppo tardi”. Da parte loro, afferma in conclusione la dichiarazione, le Chiesa cristiane dell’Africa meridionale si uniranno in preghiera con il Consiglio delle Chiese del Mozambico per invocare il dono della pace in queste terre. Fondata nel 1980, la Foccisa è membro del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) e comprende i Consigli nazionali delle Chiese di 12 Paesi dell’Africa meridionale e orientale: Tanzania, Angola, Namibia, Zambia, Swaziland, Malawi, Kenya,  Zimbabwe, Botswana, Lesotho, Mozambico e Sud Africa, di cui è membro anche la Conferenza episcopale sudafricana. (LZ)

6 marzo - STATI UNITI Nel Piano di salvataggio anti-Covid, finanziamenti all’aborto. Preoccupazione dei vescovi  

I bambini non ancora nati sono il nostro prossimo, vulnerabile e bisognoso: così, in sintesi, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) ribadisce l’importanza di tutelare la vita nascente, sin dal concepimento. In una dichiarazione a firma del presidente dei vescovi, Monsignor José H. Gomez, e dei responsabili di altre sette Commissioni dell’Usccb, i presuli si dicono quindi contrari al finanziamento all’aborto, contenuto nel “Piano di salvataggio americano” dell’amministrazione Biden per rialzare il Paese dopo la pandemia da Covid-19. "La nostra nazione ha bisogno di guarire, di restare unita e di aiutarsi a vicenda – scrivono i vescovi - Il ‘Piano di salvataggio americano’ è un passo importante che dovrebbe fornire l'assistenza necessaria alle famiglie e alle imprese nazionali duramente colpite dalla pandemia del coronavirus”. Tuttavia, la Chiesa cattolica si dice “profondamente preoccupata” per il fatto che tale Piano “così come è scritto”, rischi di “creare nuove divisioni” all’interno del Paese, dopo “un accordo bipartisan di lunga data che rispetta la coscienza di milioni di americani”. “Per 45 anni infatti – sottolinea ancora la nota episcopale – il Congresso degli Stati Uniti, sia a maggioranza democratica che repubblicana, ha sostenuto che i contribuenti non dovrebbero essere costretti, contro la loro coscienza, a finanziare l’aborto”. Perciò, abbandonare questa linea “in un momento di emergenza nazionale”, spiega l’Usccb, serve solo “a dividere le persone, proprio nel momento in cui tutti dovremmo restare uniti”. Di qui, l’appello dei presuli a “concentrarsi, invece, sugli aiuti contro il Covid-19, di cui si ha un disperato bisogno”. Il presidente Joe Biden e il Senato vengono, al contempo, esortati a “non costringere gli americani a prendere una decisione morale straziante, ovvero se preservare la vita e la salute dei nati o dei non nati, perché essi sono il nostro prossimo vulnerabile e bisognoso”. Ai leader politici, infine, la Conferenza episcopale statunitense chiede di “non mettere le persone l’una contro l’altra e di includere nella normativa di aiuti anti-Covid le stesse misure contro il finanziamento all’aborto presenti in ogni disegno di legge di spesa annuale per quasi mezzo secolo ad oggi”. Oltre al presidente di tutti i vescovi statunitensi, Monsignor Gomez, la dichiarazione è firmata dal Cardinale Timothy M. Dolan, presidente del Comitato per la libertà religiosa; l'arcivescovo Joseph F. Naumann, presidente del Comitato per le attività pro-vita; l'arcivescovo Paul S. Coakley, presidente del Comitato per la giustizia, pace e sviluppo umano; il vescovo David J. Malloy, presidente del Comitato per la giustizia e la pace internazionale; il vescovo Michael C. Barber, presidente del Comitato per l'educazione cattolica; il vescovo Shelton J. Fabre, presidente del Comitato ad hoc contro il razzismo; e il vescovo Mario E. Dorsonville, presidente del Comitato per le migrazioni. (IP)

5 marzo - TOGO Nella diocesi di Aného, una Pastorale per i moto-taxi

La gente li conosce come “zemidjan”: sono i tassisti in moto che lavorano ad Anfoin, in Togo. A loro ha pensato la diocesi locale di Aného: il 3 marzo, infatti, il vescovo titolare, Monsignor Isaac Jogues Gaglo, ha celebrato una Messa speciale dedicata a questo tipo di lavoratori. La celebrazione si è tenuta nella parrocchia locale di “Nostra Signora della salvezza” ed è stata seguita, al termine, dalla benedizione dei moto-taxi radunati nel cortile dell’edificio. Nel corso della liturgia eucaristica, il presule ha evidenziato l’importanza di una Pastorale specifica per i tassisti in motocicletta, spiegando l’iniziativa con queste parole: “La Chiesa è presente in ogni settore del mondo del lavoro e in modo particolare essa è accanto a chi vive in difficoltà. Non si possiamo pensare solo a coloro che possono venire da noi, ma dobbiamo rivolgerci anche a chi non può raggiungerci”. Gli ha fatto eco il parroco locale, padre Joseph Loko, sottolineando la necessità di “sensibilizzare i guidatori a tenere un comportamento corretto su strada, per il benessere proprio e degli altri”. Spesso, infatti, i piloti dei moto-taxi sono vittime di incidenti, ma sono anche esposti maggiormente al rischio di aggressioni e rapine. Il clero locale li ha aiutati spesso, donando loro anche i caschi protettivi da indossare al volante. Rispetto del codice della strada, rispetto dell’altro, abbigliamento adeguato e no al consumo di alcool e droghe sono stati, infine, i consigli che il parroco ha rivolto ai motociclisti presenti. Da ricordare che Anfoin non è l’unica cittadina ad avere questo servizio Pastorale: esso è presente anche Agoègan, sempre nel territorio della diocesi di Aného, ed è curato da padre Léon Kassehin. (IP)

5 marzo - ITALIA Riunione on line vescovi del Triveneto: l’importanza delle comunità ecclesiali in tempo di pandemia

L’attuale situazione socio-religiosa del Nordest italiano, a seguito della crisi provocata dalla pandemia da Covid-19, è stata al centro, oggi 5 marzo, della riunione on line tenuta dai vescovi della Conferenza episcopale del Triveneto. In particolare, informa una nota, i presuli hanno manifestato preoccupazione per la recrudescenza dell’emergenza sanitaria che si sta registrando in queste ore nella regione ed hanno ribadito la loro “vicinanza e solidarietà a quanti vivono oggi situazioni di lutto, sofferenza e fragilità, anche sul piano economico”. Forte, dunque, la speranza riposta nella campagna di vaccinazione, affinché possa “presto ottenere risultati positivi e in grado di restituire sollievo alla vita quotidiana di persone, famiglie, comunità e imprese”. Altro tema in esame, nel corso dell’incontro virtuale, è stato quello relativo “al compito e alle capacità delle comunità ecclesiali di accompagnare la vita concreta delle persone e delle famiglie, in questo tempo particolare”. In tale contesto, quindi, i presuli hanno riaffermato “la centralità della famiglia, sia nella vita civile che nell’azione pastorale, e il valore della domenica, giorno del Signore e della comunità ecclesiale che si ritrova ‘in presenza’, pur con le necessarie attenzioni e limitazioni odierne, si riconosce e crede insieme”. Sulle celebrazioni della Settimana Santa, invece, la Chiesa del Triveneto ha informato che si farà riferimento alla nota della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, mentre per il sacramento della penitenza “si è convenuto di confermare quanto già stabilito in occasione dello scorso Natale, ossia di prevedere la possibilità di valorizzare, ad esclusivo giudizio del vescovo diocesano, per un tempo determinato e secondo modalità da lui fissate, anche la ‘terza forma’ del rito della penitenza con assoluzione comunitaria e generale, sia per gli adulti che per i bambini e i ragazzi”. Infine, i presuli hanno espresso “viva preoccupazione e condanna di ogni forma di abuso e sfruttamento delle persone”, con particolare riguardo alla “grave situazione migratoria esistente sulla cosiddetta ‘rotta balcanica’ e che tocca direttamente molte zone del Triveneto”. (IP)

5 marzo - PORTOGALLO Appello organizzazioni cattoliche all’Ue: lavorare per una transizione climatica giusta ed inclusiva

Sono oltre trenta le organizzazioni cattoliche e della società civile che hanno scritto una lettera aperta alla presidenza portoghese dell’Unione europea per chiedere una transizione climatica “giusta ed inclusiva” per tutti. I firmatari - tra cui c’è anche la Cidse (Coopération internationale pour le développement et la solidarité), organizzazione che raccoglie le agenzie di sviluppo cattoliche dell'Europa e del Nord America – lanciano il loro appello in vista di quello che definiscono “un semestre decisivo” per la lotta al cambiamento climatico. Tre, in particolare, le raccomandazioni contenute nella missiva: in primo luogo, “garantire una maggiore coerenza nelle politiche dell’Ue” rispetto agli impegni contenuti nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. In secondo luogo, si auspica “una legge sul clima compatibile con il limiti stabiliti per il riscaldamento globale” ed infine si richiede “una strategia di adattamento al cambiamento climatico dell’Ue, in modo da prevenire le crisi future”. Oltre a queste tre macro-richieste, i firmatari presentano anche ulteriori suggerimenti, tra cui quello di “promuovere un maggiore equilibrio tra giustizia sociale e climatica”; incentivare “la riconversione delle piccole e medie imprese”; mettere tutte le economie dell’Unione europea su “un percorso di riduzione delle emissioni” di Co2; definire “un approccio politico globale coerente per affrontare le sfide ambientali, tra cui l’inquinamento dell’aria, la distruzione degli ecosistemi e delle risorse naturali e la perdita della biodiversità”. Al contempo, la lettera aperta auspica l’eliminazione del sostegno, diretto e indiretto, ai combustibili fossili entro il 2025 ed il rafforzamento delle politiche europee destinate ad “aumentale la resilienza” del settore agricolo, dell’energia nazionale e delle strategie forestali. Infine, i firmatari chiedono che siano promossi “la sensibilizzazione, il sostegno politico e la condivisione delle conoscenze su argomenti importanti come la distribuzione delle risorse idriche”, e di fare in modo che “tutti gli Stati membri dell’Ue approvino piani nazionali, accompagnati da obiettivi vincolanti e misure attuative efficaci” in tema climatico.   (IP)

5 marzo - GERMANIA Vescovi: “La Pasqua porta speranza, anche in tempo di pandemia”

“La Pasqua porta speranza, anche in tempo di pandemia da coronavirus”: lo afferma la Conferenza episcopale tedesca (Dbk) che, in vista della Solennità della Resurrezione del Signore, ha creato una pagina tematica sul suo sito web, in modo da aiutare i fedeli a vivere il tempo pasquale nel modo migliore possibile, considerate le restrizioni sanitarie tuttora vigenti. “Un’altra Pasqua in pandemia si avvicina – si legge sulla pagina Internet, raggiungibile all’indirizzo www.dbk.de/themen/ostern-2021 - e ancora una volta non saranno possibili molte cose alle quali, come cristiani, siamo abituati”. Per questo, la sezione web specifica offrirà “informazioni sulle festività e sul loro significato, oltre a presentare vari suggerimenti delle arcidiocesi e diocesi nazionali”, come quelli per “i momenti di preghiera da vivere in casa o per giochi creativi e lavori manuali dedicati ai bambini. Previsti, inoltre, alcuni podcast” per accompagnare i fedeli nelle orazioni. Ma non solo: la pagina tematica offre anche l’opportunità di creare un contatto tra le persone che si sentono maggiormente isolate o che stanno vivendo con particolare preoccupazione questo drammatico periodo. I dipendenti della TelefonSeelsorge, infatti, che è sostenuta dalle Chiese cattoliche e protestanti, sono disponibili per un supporto psicologico sia per telefono che via chat. Inoltre, i cappellani cattolici di InternetSeelsorge sono pronti ad aiutare coloro che si sentono smarriti, restando loro accanto nel cammino di fede. “I cristiani vogliono celebrare la Pasqua, perché celebrare insieme la Resurrezione di Gesù dà speranza e forza", affermano Monsignor Franz-Josef Bode, presidente della Commissione Pastorale della Dbk. In Germania – dove ad oggi si contano 2,48 milioni di casi di coronavirus ed oltre 71mila decessi - le celebrazioni pasquali si terranno alla presenza fisica di poche persone; per questo, il presule ricorda che l’opportunità di unirsi spiritualmente ai momenti di preghiera grazie alla tv, alla radio ed al web. (IP)

5 marzo - INDONESIA Vescovo di Pontianak mette in guardia i giovani dalla pratica della “magia nera”

Porre fine a rituali violenti, vicini alla “magia nera”: lo chiede ai giovani Monsignor Agustinus Agus, Arcivescovo di Pontianak, in Indonesia, facendo riferimento ad una pratica della popolazione Dayak. Si tratta di un antico rituale che coinvolge i ragazzi tra i 15 ed i 16 anni, i quali si recano per quattro giorni nella foresta per invocare la protezione degli spiriti contro le ferite da armi da taglio. Citato dall’agenzia Ucanews, il presule esprime il suo “rispetto per la cultura tradizionale” dei Dayak, ma sottolinea quanto tali pratiche possano essere “pericolose”, perché finoscono per “spingere le persone ad agire in modo violento”. Piuttosto, ribadisce l’Arcivescovo, “oggi bisogna concentrarsi su altre lotte, come quella alla povertà”, poiché “l’Indonesia sta affrontando problemi sociali sempre più gravi”. Alle parole del presule fanno eco quelle di Yoris Maskendar, presidente della gioventù cattolica del Kalimantan occidentale, il quale esorta ad un maggior coinvolgimento dei ragazzi Dayak nella vita della Chiesa, affinché si allontanino da queste pratiche ormai “obsolete”. Da ricordare che, nel 2013, in Indonesia, nell’ambito della riforma del Codice penale, è stata presentata una proposta che prevedeva cinque anni di prigione e una multa di 300 milioni di rupie, pari a 31mila dollari, per la pratica della “magia nera”. La proposta aveva sollevato pareri contrastanti: per alcuni, rappresentava un passo indietro nel sistema giuridico nazionale; per altri, invece, poteva essere uno strumento utile per fermare i così detti “maghi”, ovvero quei truffatori che approfittano della debolezza delle persone in difficoltà, proponendo loro inutili “incantesimi”. Successivamente, la proposta è stata respinta. (IP)

5 marzo - MONDO Il Coe organizza dal 22 al 27 marzo una settimana di preghiera a un anno dalla pandemia

A un anno dalla dichiarazione con la quale l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito pandemia la diffusione del Covid-19, il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Coe) osserverà una settimana di preghiera dal 22 al 27 marzo. L’iniziativa vuole invitare ad un tempo di riflessione sulle problematiche e le sofferenze provocate dall’emergenza sanitaria, sulla speranza riposta nel futuro e sul modo in cui le Chiese hanno trovato lavorato insieme per andare incontro alle comunità e per sostenerle. Per il reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Coe, questa settimana di preghiera sarà un'opportunità per provare ed esprimere la comune fedeltà delle Chiese verso Cristo. “Nel corso della settimana ci riuniremo per offrire intercessioni, specialmente per i più vulnerabili e per coloro che in prima linea si prendono cura di loro, spesso in circostanze difficili – ha detto il reverendo Sauca - ma anche per impegnarci nuovamente nella compassione attiva, al di là di ciò che ci separa, quindi obbedendo a colui che aveva compassione delle folle e che è venuto in loro aiuto per la loro guarigione”. La settimana di preghiera è organizzata con le Chiese del Coe e i partner ecumenici e sarà un’opportunità per condividere preghiere e risorse spirituali in risposta alla pandemia. Sarà anche predisposto un servizio mondiale online al quale parteciperanno otto regioni del Coe e una serie di risorse saranno disponibili sul portale www.oikoumene.org dal 18 marzo in inglese, francese, tedesco e spagnolo. (TC)

5 marzo - GHANA #coronavirus. Vescovi ai fedeli: vaccinarsi per il bene di tutti

Sono 600mila i vaccini anti-Covid arrivati finora in Ghana ed altri ne sono previsti prossimamente. Per questo, la Conferenza episcopale locale (Cbcg) ha diffuso una nota in cui esorta i fedeli ad “avvalersi dell’opportunità di essere vaccinati” contro il coronavirus. “Desideriamo incoraggiare i nostri sacerdoti, consacrati e consacrate, tutti i fedeli e tutti i ghanesi a cogliere questa opportunità – si legge nel documento – In passato, i vaccini contro malattie come il vaiolo, il morbillo, la polio e l’influenza hanno avuto successo e quindi siamo convinti che anche per la pandemia da Covid-19 il vaccino possa essere la risposta” giusta, nonostante “le preoccupazioni sollevate dai gruppi no-vax”. In quest’ottica, i presuli sottolineano la necessità che “tutti i Paesi lavorino insieme per gestire la pandemia e fermare ulteriori mutazioni del virus”; per questo, la Chiesa cattolica ghanese si dice “convinta e fiduciosa che tutti gli organismi istituiti per testare, valutare e monitorare i vaccini” abbiano agito con “la dovuta diligenza” e “sicurezza”. I vescovi ricordano, poi, che secondo quanto stabilito dal governo nazionale, la priorità della vaccinazione viene data agli operatori sanitari, agli ultra-sessantenni e agli alti funzionari pubblici. Ciò dimostra, quindi, che i vaccini sono “sicuri ed efficaci”, altrimenti “il governo non avrebbe messo se stesso tra le categorie prioritarie”. Non solo: la Cbcg evidenzia che sottopporsi al vaccino “è un atto di ‘buon vicinato’, ovvero un segno dei buoni principî cristiani. Quando si accetta di ricevere l’antidoto, infatti, non si protegge solo se stessi dalla malattia, ma si proteggono anche gli altri, fermando i contagi”. I vantaggi del vaccino sono, infatti, numerosi: oltre a ridurre la mortalità della popolazione, esso ne “migliorerà il benessere psicologico permettendo anche la ripresa delle attività educative, sociali ed economiche”, nonché degli spostamenti. La Chiesa cattolica ghanese, inoltre, sfata alcuni “miti” relativi alla vaccinazione: in primo luogo, si sottolinea che essa è più efficace rispetto all’immunità naturale del singolo e ai sistemi preventivi già in atto; in secondo luogo, “il vaccino non è il virus” e quindi non provoca la malattia da Covid-19. I presuli smentiscono anche chi dice che il vaccino “può causare infertilità” o che “può cambiare il Dna” di coloro che lo ricevono o che è “un segno demoniaco”. “Non c’è alcuna verità in queste affermazioni”, specifica la nota episcopale. Infine, i vescovi ricordano quanto si sia pregato, nel corso del 2020, affinché si trovasse un rimedio al coronavirus. L’arrivo del vaccino, dunque, va visto come “una risposta alla nostra preghiera”. L’auspicio dei presuli è che ora la popolazione colga questa opportunità, che “non è un obbligo”, ma appunto un’occasione per fermare la pandemia. La nota episcopale si conclude con l’invocazione a Maria “Madre del perpetuo soccorso e Salute degli infermi”. (IP)

5 marzo - RD CONGO Pax Christi International condanna omicidio dell’Ambasciatore Attanasio e chiede giustizia per le vittime

Una ferma condanna dell’accaduto e una richiesta di giustizia per le vittime: così, in una nota diffusa ieri, 4 marzo, Pax Christi International commenta la morte dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista Mustapha Milambo, uccisi lo scorso 22 febbraio nel corso di un agguato a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo. “Pax Christi International ed i suoi membri nella regione dei Grandi Laghi – si legge nel comunicato – condannano fermamente questo atto spregevole e chiedono al governo locale di consegnare i colpevoli alla giustizia”. L’organismo sottolinea, poi, come “ogni settimana si registrino, nel Paese, attacchi e perdite di vite umane innocenti”, un “flagello insidioso che ha invaso tutto il territorio congolese negli ultimi trent’anni e che attualmente non risparmia nessuno”. Sia nei villaggi che nelle città, infatti, si registrano “omicidi, rapimenti, rapine a mano armata e altri atti violenti, mentre gruppi armati saccheggiano regolarmente le proprietà della popolazione, facendo innumerevoli vittime”. Esprimendo, poi, il suo sostegno ai giovani che, nella Repubblica democratica del Congo, “promuovono continuamente la pace, la sicurezza, la lotta al crimine organizzato, l’unità, la coesistenza pacifica e la riconciliazione”, Pax Christi International, insieme alla società civile, lancia un appello “alle autorità congolesi e alla comunità internazionale” affinché facciano “tutto il possibile per sradicare i gruppi armati che stanno decimando la popolazione e soffocando l'economia nazionale”. “La situazione va di male in peggio”, mette in guardia l’organismo, sottolineando l’urgenza di “misure sostanziali”. Infine, unendosi alla richiesta delle Nazioni Unite, Pax Christi esorta il governo congolese “ad indagare prontamente su questo atroce attacco alla missione congiunta dell’Onu nel Paese”. (IP)

5 marzo - SVIZZERA Le iniziative dei vescovi per ricordare le vittime della pandemia e per accompagnare con la preghiera il Papa in Iraq

Il ricordo delle vittime del Covid-19 e il viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq sono stati al centro della 331.ma assemblea ordinaria della Conferenza episcopale svizzera (CES) che si è svolta dall’1 al 3 marzo 2021, in forma abbreviata a causa della pandemia e in videoconferenza. Il previsto incontro con una delegazione della Conferenza Centrale Cattolica Romana (RKZ) nell’ambito del processo “In cammino insieme per rinnovare la Chiesa” è stato invece rinviato alla prossima plenaria prevista a giugno. Oggi, per rispondere all’appello del presidente della Confederazione elvetica Guy Parmelin rivolto a tutti i cittadini a osservare sabato un minuto di silenzio per commemorare tutte le vittime della pandemia nel Paese, ma anche per esprimere riconoscenza e gratitudine a quanti sono impegnati in prima persona nella lotta al Covid-19, la Conferenza episcopale, insieme alla Chiesa evangelica riformata della Svizzera e alla Chiesa cattolico-cristiana della Svizzera, hanno invitato parrocchie e circoscrizioni ecclesiastiche a suonare le campane a mezzogiorno. I fedeli sono stati esortati a cessare ogni attività - in chiesa, a casa, per strada, al lavoro o nei gruppi di preghiera ecumenici - e a pregare per le vittime del coronavirus e le loro famiglie. In seguito alla decisione dei presidenti delle Conferenze episcopali europee di celebrare una Messa, ogni giorno in un Paese diverso, per le tante vittime del coronavirus e formare così una “catena di preghiera eucaristica”, i vescovi svizzeri hanno deciso dedicare pregare per quanti hanno perso la vita a causa della pandemia il 29 marzo a Einsiedeln. La celebrazione sarà presieduta dal vescovo Urban Federer alle 11.15 e potrà essere seguita in diretta via Livestream. Circa il viaggio del Papa in Iraq iniziato oggi e che si concluderà lunedì, i presuli, riferisce un comunicato della Conferenza episcopale, si sono impegnati a pregare “affinché la visita apostolica porti forza e coraggio ai cristiani che vi abitano e speranza e pace alla sua gente”. I vescovi invitano inoltre i fedeli a condividere le loro preghiere per il Pontefice. (TC)

5 marzo - POLONIA Presentato il Rapporto 2021 sulla situazione della Chiesa cattolica. I credenti nel Paese sono il 91,9 per cento

Diminuiscono in Polonia i giovani praticanti nella Chiesa cattolica. In circa 30 anni la loro presenza si è dimezzata. Lo riferisce l’Agenzia di Informazione Cattolica KAI, che oggi ha presentato il Rapporto 2021 sulla situazione della Chiesa polacca. Nel Paese i giovani credenti e praticanti sono il 30,1%, mentre i giovani credenti e poco praticanti il 21,6% e i non praticanti il 18,5%. Il 50,7% degli studenti non ritiene la Chiesa un’autorità. Globalmente, il 91,9 % dei polacchi si dichiara di religione cattolica, lo 0,9% è ortodosso e il 3,1% afferma di non avere alcuna fede. Nel 2019 si consideravano appartenenti alla Chiesa Cattolica 32.461.000 fedeli, distribuiti in 10.382 parrocchie con un tasso di religiosità tra i più alti in Europa, con il 36,9% dei cattolici che partecipa regolarmente alla Messa domenicale. Si riduce, però, sempre più il numero di coloro che si dichiarano a favore degli insegnamenti della Chiesa su questioni morali, in particolare nella sfera dell’etica sessuale. Ad esempio, solo il 20% dei fedeli ritiene inammissibile la convivenza prematrimoniale. La pandemia di Covid-19, si legge in un comunicato dell'Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca, se da un lato ha evidenziato il processo di indebolimento delle pratiche religiose collettive e dei legami con la parrocchia, in atto già negli ultimi decenni, dall’altro ha permesso il rafforzamento dei legami familiari e della religiosità, con la ricerca del trascendente e di risposte ai bisogni spirituali. Circa le strutture della Chiesa cattolica, in Polonia si contano 1050 santuari, dei quali 793 mariani. Il più importante rimane quello di Jasna Góra, che nel 2019 ha registrato oltre 4 milioni di pellegrini, mentre il Santuario della Divina Misericordia, legato alle apparizioni di Gesù a Santa Faustina Kowalska, registra annualmente circa 2 milioni di pellegrini da 90 paesi. Il clero annovera 2 cardinali, 29 arcivescovi, 123 vescovi (dei quali 4 di rito bizantino-ucraino), 33.600 sacerdoti (dei quali 24.700 diocesani e 8.900 religiosi) e circa 1200 religiosi semplici di 59 congregazioni. Le religiose sono circa 19mila, raggruppate in 104 istituti religiosi e 13 congregazioni di vita contemplativa. Sono invece oltre 2,5 milioni i fedeli laici che prestano la loro opera nelle parrocchie o comunità di appartenenza. Nel 2020, poi, i seminaristi sono stati 2556. Secondo i dati forniti alla KAI dalla Conferenza dei Rettori dei Seminari Teologici Superiori, per l’anno accademico 2020/2021 sono in formazione 438 nuovi candidati al sacerdozio, dei quali 289 nei seminari diocesani e 149 negli ordini religiosi, i più numerosi dei quali presso i domenicani. Gli abbandoni del sacerdozio, invece, dal 2000 al 2017, sono in media 56 all’anno. Nell’ambito dell’ecumenismo vi sono organismi inter-ecclesiastici e commissioni bilaterali per il dialogo con le Chiese ortodossa, luterana, polacco-cattolica e avventista. Sono state avviate nel 2009, invece, le procedure per protezione dei minori in caso di abusi. La Conferenza Episcopale Polacca ha adottato delle Linee Guida e, più recentemente, ha applicato le norme introdotte da Papa Francesco con il Motu Proprio "Vos estis lux mundi”. Dal 2004, poi, è aperto il Centro di Protezione del Minore presso l’Accademia “Ignatianum” di Cracovia, una unità inter-disciplinare che propone attività di formazione in campo psicologico, pedagogico e spirituale sviluppa programmi di prevenzione pastorali, formativi ed educativi utili a creare ambienti sicuri per i minori. Nel 2019 la Conferenza episcopale ha istituito, inoltre, un delegato per la Protezione dei minori e la Fondazione San Giuseppe, la cui missione è proteggere i minori e costruire strutture efficaci nella prevenzione e a sostegno della guarigione delle vittime di abusi. Circa la presenza dei cattolici polacchi nel mondo, si contano 2.697 missionari; di questi 500 sono sacerdoti diocesani, 1.283 religiosi, 875 suore e 39 laici. In Polonia l’ente caritativo più importante è Caritas Polska che raggruppa 44 Caritas diocesane - cui fanno riferimento 3.250 Caritas parrocchiali - e 834 punti di aiuto gestiti da religiosi o religiose. Circa l’associazionismo, secondo i dati del 2018, solo l’8% dei laici praticanti è impegnato stabilmente in comunità, associazioni o organizzazioni. Invece la pietà popolare più diffusa resta quella mariana. L’educazione cattolica viene offerta in 487 scuole, delle quali 259 elementari e medie, 173 superiori e 55 speciali (dati del 2019). Vi studiano oltre 70mila studenti, di cui circa 2.500 nelle scuole ‘speciali’. Le Università Cattoliche sono 2: la Giovanni Paolo II di Lublino e la Pontificia Giovanni Paolo II di Cracovia. Offrono formazione cattolica pure l’Accademia Cattolica di Varsavia, l’Accademia “Ignatianum” di Cracovia dei gesuiti e la Pontificia Facoltà Teologica di Breslavia e le facoltà di Teologia nelle Università di Katowice, Poznań, Toruń, Opole, Olsztyn e Stettino. Tra le centinaia di iniziative culturali annuali è da citare il Congresso di Cultura Cristiana di Lublino, evento internazionale dedicato alla cultura e organizzato dalla Chiesa polacca, giunto alla sesta edizione, e la Convenzione di Gniezno, incontro internazionale, con cadenza pluriennale, che vede la partecipazione di clero, politici, persone di scienza e cultura e che ha come obbiettivo la riflessione sulla situazione spirituale dell'Europa. Nel mondo cattolico ci sono poi festival di musica cristiana, film religiosi, concerti d’organo e la Fiera degli editori cattolici. Sempre in ambito culturale c’è da ricordare che la Chiesa cattolica si prende cura della conservazione di circa 13mila chiese storiche e quasi 100 musei diocesani, religiosi e parrocchiali. I media cattolici comprendono, invece, 4 settimanali nazionali, 44 stazioni radiofoniche, Radio Maryja a livello nazionale e redazioni cattoliche nei media pubblici e privati come Telewizja Trwam. Il settore più in crescita è quello dei portali Internet cattolici. Un ruolo importante a livello nazionale svolgono l’Agenzia Cattolica di Informazione (KAI), della Conferenza Episcopale Polacca, e la Fondazione Opoka, il portale a servizio della Chiesa cattolica per la realizzazione di sistemi per lo scambio di informazioni, anch’esso voluto dalla Conferenza Episcopale Polacca. Dal punto di vista socio-sanitario, infine, si annoverano case di cura per gli anziani, ospedali e hospice per malati terminali, cliniche e centri sanitari. Vi sono anche centri di noleggio di attrezzature per la riabilitazione dei disabili, centri di riabilitazione, laboratori di terapia occupazionale e case famiglia. Per i più piccoli sono attivi orfanotrofi, strutture di cura, centri di cura ed educazione per disabili e orfani, nonché centri terapeutici. Le famiglie possono contare, pure, sull’aiuto di cliniche specializzate e distrettuali, centri di consulenza parrocchiale, centri di sostegno e centri per l’adozione. Ci sono poi case per madri single, case per madri con figli minori e per bambini abbandonati, mentre senzatetto e i poveri possono rivolgersi a punti per la distribuzione di vestiti, a centri di ristorazione, mense, rifugi e ostelli. Per i disoccupati vi sono centri di integrazione sociale e cooperative sociali, ai quali si aggiungono centri di assistenza per migranti e rifugiati, e case per rimpatriati. (TC)

5 marzo - TERRA SANTA I frati francescani da oggi in preghiera per la buona riuscita del viaggio di Papa Francesco in Iraq

Il custode di Terra Santa, fr Francesco Patton, invita a una giornata di digiuno e a offrire la pia pratica della Via Crucis per la buona riuscita del viaggio di Papa Francesco in Iraq, “perché porti a maturazione il frutto dello Spirito che è “amore, gioia e pace, pazienza, benevolenza bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé” (Gal 5,22)”. Lo rende la Custodia di Terra Santa. Raccogliendo la richiesta del Papa all’udienza di mercoledì scorso di accompagnare con la preghiera il suo viaggio apostolico, “perché possa svolgersi nel migliore dei modi e portare i frutti sperati”, fr Francesco chiede a tutti i frati della Custodia di “accompagnare questa visita con una preghiera speciale e intensa” secondo uno specifico calendario. Domani viene proposta la recita del rosario comunitariamente e la lettura personale del capitolo VIII della Lettera enciclica Fratelli tutti (nn. 271-285) dedicato alle religioni a servizio della fraternità nel mondo. “Vi chiedo di concludere la preghiera del rosario con la preghiera trinitaria che Papa Francesco pone al termine dell’Enciclica ‘Fratelli tutti’” scrive il custode di Terra Santa. Domenica l’ufficio vigiliare che verrà celebrato al Santo Sepolcro e la successiva Celebrazione Eucaristica al Calvario sarà in suffragio per le vittime della guerra e per chiedere il dono della pace in tutto il Medio Oriente, mentre per lunedì 8 marzo fr Patton esorta ad accompagnare il viaggio di ritorno del Papa con la preghiera personale. (TC)

4 marzo - SRI LANKA #coronavirus I cattolici dell’isola di Iranaitivu contrari alla sepoltura delle vittime di Covid-19 nel loro territorio

Ieri, sull'isola di Iranaitivu, cattolici e organizzazioni di volontariato hanno lanciato una protesta contro la decisione del governo di seppellire le vittime della pandemia di Covid-19 nell’isola. I sacerdoti cattolici, che hanno preso parte alla manifestazione, si sono detti preoccupati che il trasporto dei corpi delle persone colpite dal contagio possa creare problemi di salute alla gente del posto e danneggiare la pesca. "Ci opponiamo fermamente a questa azione – ha riferito ad UCA News padre Madutheen Pathinather, parroco di Iranaitivu - perché causerà danni agli isolani”, che “piano piano stanno tornando alla normalità”. Essi, già preoccupati per la diffusione del virus attraverso l’acqua, - ha aggiunto il religioso - “non accetteranno mai questa decisione del governo”. Il sacerdote si è chiesto perché le autorità abbiano scelto di ignorare le molteplici aree suggerite dalla comunità musulmana per seppellire i suoi morti. Lo scorso aprile, ignorando le proteste dei musulmani, che costituiscono quasi il 10% della popolazione, le autorità avevano costretto le due comunità, cristiana e musulmana, a cremare i loro morti, in linea con la pratica buddista, per paura che le sepolture contaminassero le acque. Dopo aver affrontato severe critiche internazionali, lo Sri Lanka ha poi fatto un passo indietro, permettendo la sepoltura dei morti per coronavirus. Il Consiglio Nazionale per la Pace (NPC) – riporta UCA News -, evidenziando come la decisione di imporre la cremazione delle vittime di Covid-19 per motivi di salute non avesse alcuna base scientifica, come sottolineato dagli esperti del Ministero della Salute e dal Collegio dei medici del Paese,  si è detto speranzoso che la nuova decisione del governo sia foriera di un cambiamento verso una politica più inclusiva e più equa e faccia capire ai cittadini musulmani che il governo ha finalmente risposto alle loro richieste. Infine, il leader dello Sri Lanka Muslim Congress, Rauf Hakeem, in una sua dichiarazione, ha sottolineato la volontà dei musulmani di Iranaitivu di battersi per i diritti di sepoltura dei fedeli musulmani e di opporsi alle cremazioni forzate, precisando però che il trasporto dei cadaveri delle persone contagiate dal Covid-19 da un luogo all'altro sia “una violazione della dignità dei defunti e delle loro famiglie”. (AP)

4 marzo - REPUBBLICA CECA Grande successo per la raccolta fondi di Caritas: nove milioni e mezzo per le famiglie monoparentali

Un grande concerto di solidarietà: è stata questa l’iniziativa promossa dalla Caritas della Repubblica Ceca per sostenere le famiglie monoparentali che spesso si trovano in difficoltà e durante la quale sono state raccolte, come precisa il sito della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca, ben nove milioni e mezzo di corone, circa 360mila euro. La Caritas, ora, si occuperà della loro distribuzione tra i bisognosi di tutto il Paese i quali potranno rivolgersi direttamente a uno dei 300 punti Caritas presenti in tutto il Paese. I genitori single – spiegano i promotori dell’iniziativa - sono tra i gruppi più vulnerabili. Si prendono cura dei bambini e allo stesso tempo proteggono finanziariamente la famiglia, spesso attraverso lavori a breve termine che rendono il loro sostentamento molto fragile. Se c'è una perdita di reddito, ad esempio a causa di una perdita di lavoro, e non hanno i risparmi o il sostegno di una famiglia allargata, si trovano improvvisamente in una situazione critica. L’assistenza viene fornita a chi ne ha bisogno attraverso gli enti di beneficenza locali: ci si può rivolgere alla Caritas diocesana di appartenenza, dove si verrà messi in contatto con un assistente sociale vicino al luogo di residenza. L'assistenza può assumere la forma di fornimento o rimborso dell'acquisizione di un elemento necessario, ma può anche essere un contributo finanziario a fondo perduto. (RB)

4 marzo - ITALIA Il valore insostituibile della famiglia ai tempi del coronavirus al centro del Premo Giuseppe Toniolo 

Fondamentale realtà generativa, educativa, di incontro fra le generazioni e di apertura alla società: alla famiglia è dedicata la sesta edizione del Premio Giuseppe Toniolo, intitolato al grande sociologo ed economista cattolico (1845 - 1918), proclamato beato dalla Chiesa nel 2012, sepolto nel Duomo di Pieve di Soligo. Promotori dell’iniziativa sono l’Istituto Diocesano “Beato Toniolo. Le vie dei Santi”, Diocesi di Vittorio Veneto, Pastorale sociale e del lavoro, Azione Cattolica Diocesana e Parrocchia di Pieve di Soligo. Il tema scelto si radica nella convinzione che la famiglia possa essere la risposta alle tante voci preoccupate sull’inverno demografico che caratterizza il contesto italiano,  o ai timori sulla tenuta della coesione sociale a causa della pandemia. Il Premio prevede tre sezioni, con premi in denaro offerti da Istituto Beato Toniolo, Comune di Pieve di Soligo e aziende locali: “Pensiero”, “Azione & Testimoni” e  “Giovani”. Le prime due , a carattere nazionale,  prevedono la segnalazioni di possibili candidati, tesi di laurea, libri o articoli. La terza sezione propone a giovani dai 15 ai 25 anni, risiedenti nella diocesi di Vittorio Veneto, di realizzare un elaborato scritto nel quale si metta in evidenza "la visione e l’esperienza concreta di famiglia delle giovani generazioni, anche e soprattutto alla luce della vicenda covid-19 che all’interno delle case - nella fase del lockdown 2020 - ha fatto riscoprire il valore fondante e l’importanza dei legami fra genitori e figli e fra generazioni diverse, in particolare rispetto alla componente anziana. In generale, si punti a evidenziare la necessità e la bellezza dell’incontro fra caratteri età e stili diversi a livello familiare, soprattutto in riferimento al dialogo e all’incontro fecondo tra la componente più giovane e più adulta, nel segno della memoria e del futuro”.  “Già nella Settimana Sociale del 1910 a Napoli”, si legge nel comunicato, “Giuseppe Toniolo era convinto che la famiglia stesse per diventare “il cuore della odierna questione sociale. Egli si esprimeva pure allarmato sul rischio di una  «formidabile catastrofe» nel caso in cui gli attentati alla cellula basilare della società avessero potuto raggiungere il loro obiettivo”. La famiglia era infatti centrale nella visione del beato trevigiano, sposo e padre esemplare. Così l’aveva illustrata nel Trattato di economia sociale: “È il prototipo dell’unità organica della società civile: i figli a immagine dei genitori rappresentano l’eguaglianza essenziale di tutti gli umani; le differenze di sesso e di età ne additano le varietà accidentali; le singole attitudini e vocazioni psico-fisiche di figli rivelano la personale libertà. Essa, colle sue successive generazioni, alimenta nelle nazioni il duplice senso della conservazione e del progresso”. “Oggi la famiglia soffre molto - si legge ancora nella nota di presentazione del Premio Toniolo 2021 - stretta fra un “pensiero unico“ dominante che vorrebbe indebolirla e le oggettive difficoltà legate alla solitudine e alla fragilità delle relazioni. Eppure non c’è alternativa, non si può pensare di abbandonare la famiglia, la sua essenziale funzione sociale, la sua forza generativa ed educativa nell’incontro fecondo fra generazioni diverse, il suo insostituibile ruolo a fondamento della convivenza civile”.   Nell’elenco dei premiati delle passate edizioni figurano i nomi dell’arcivescovo vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino,   Domenico Sorrentino, dell’imprenditore  Leonardo Del Vecchio,  dell’economista Stefano Zamagni e del giornalista Antonio Polito. Il termine per la consegna delle candidature e degli elaborati  è fissato al 30 giugno 2021. La cerimonia finale avrà luogo il 7 ottobre 2021. E’ possibile ottenere informazioni sul premio ai seguenti sul sito :  www.beatotoniolo.it  o scrivendo a info@beatotoniolo.it (PO)

4 marzo - SPAGNA In aumento dichiarazioni dei redditi in favore della Chiesa cattolica. Vescovi: segnale di fiducia, continuiamo ad aiutare i bisognosi

In Spagna, il numero delle dichiarazioni dei redditi in favore della Chiesa cattolica è aumentato, registrando 106mila unità in più: lo rende noto la Conferenza episcopale nazionale, in un resoconto dettagliato pubblicato sul suo sito web, corrispondente all’attività economica del 2019. Ciò dimostra che i contribuenti “hanno fiducia nell’opera della Chiesa”, scrivono i vescovi, esprimendo la loro gratitudine e ribadendo il loro “impegno nel continuare ad aiutare i più bisognosi”. “Il numero di dichiarazioni a favore della Chiesa è stato di 7.297.646 – prosegue il rapporto - Tenendo conto delle dichiarazioni congiunte, più di 8,5 milioni di contribuenti hanno scelto liberamente di destinare lo 0,7% delle loro tasse alla Chiesa”, con una media di circa 35,4 euro ciascuno. Da notare che quest’anno i contribuiti dei fedeli “sono coincisi con i mesi più duri della prima ondata della pandemia da Covid-19 e con lo sforzo della Chiesa di moltiplicare la sua presenza e la sua attenzione nei confronti dei gruppi più svantaggiati”. In questo senso, le 106mila nuove dichiarazioni dei redditi in favore della Chiesa dimostrano “il sostegno sociale e personale all’opera da essa svolta in questo periodo”. Le regioni in cui la percentuale più alta di persone ha deciso di sostenere la Chiesa sono state Castilla La Mancha (45,18%), La Rioja (44,77%), Extremadura (44,03%), Murcia (43,68%) e Castilla y León (42,3%). All’opposto, le Isole Canarie (25,6%), la Galizia (24,7%) e la Catalogna (16,9%) hanno riscontrato i tassi di assegnazione più bassi. Grazie a questi contributi, “la Chiesa cattolica ha più risorse per continuare a svolgere un'attività che va a beneficio di tutta la società spagnola – si legge nel resoconto - Per questo è grata a tutti i fedeli che contribuiscono a sostenere il lavoro religioso, spirituale e sociale al servizio di milioni di persone” e che oggi più che mai “ha bisogno della collaborazione di tutti”. (IP)

4 marzo -  ITALIA . Messa per le vittime della pandemia. Cardinale Bassetti: non dimenticare chi è accanto a chi soffre

(VNS) – 4mar21 – Esordisce esprimendo gratitudine “al Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa per questa iniziativa di preghiera per le vittime della pandemia, che ad oggi sono circa 800mila in Europa”, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, nell’omelia della Messa celebrata questa mattina nella Cappella di Gesù Buon Pastore nella sede della Cei a Roma. Il porporato definisce una “catena eucaristica”, questa iniziativa europea in suffragio di centinaia di migliaia di persone che non vanno dimenticate: “È importante ricordare anche tutte le famiglie che hanno subito lutti e tutti coloro che ancora sono colpiti dal virus, tutti i malati”, ha detto rimarcando l’importanza di questo gesto, così significativo, e un segno di comunione e di speranza per l’intero Continente europeo. “Esprimiamo gratitudine a quanti continuano a dedicarsi alle persone più bisognose di cure: i medici, gli operatori sanitari, i volontari e tutti coloro che sono in prima linea in questo momento così delicato – ha continuato - lo ripeto: non possiamo e non dobbiamo dimenticare soprattutto i morti di questa pandemia, uomini, donne, anziani, giovani, sacerdoti e religiosi, che sono stati strappati alla vita dalla violenza del virus. Vogliamo pregare per loro, per i loro cari, per quanti stanno ancora soffrendo e per tutti gli operatori sanitari che sono impegnati in prima linea e, con dedizione e professionalità, si prendono cura degli ammalati”. Il presidente della Cei ha poi proseguito spiegando le letture del giorno: “Nella logica della parabola del Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato, il ricco non ha nome: la ricchezza è anonima quando è frutto di ingordigia e, quindi, di indifferenza verso l’altro. Il povero ha invece un nome preciso: Lazzaro. È prediletto da Dio non perché sia migliore degli altri ma perché è un ‘povero’, coperto di piaghe, rifiutato da tutti: solo i cani sembrano interessarsi di quest’uomo, che desidera solo sfamarsi, almeno delle briciole che cadono dalla mensa del ricco. Muore il povero e a lui è riservata la gioia della compagnia fraterna di Abramo; muore anche il ricco e resta solo fra i tormenti e i rimpianti per sé e per la sua famiglia”. “Gesù guarda la storia con quel realismo evangelico, che non è il nostro realismo. C’è un’economia che arricchisce uccidendo, che semina tante vittime e produce miriadi di scarti. Ma agli occhi di Dio questi perdenti sono in realtà i vincitori – conclude il cardinale Bassetti parlando del senso della Quaresima per un cristiano - dobbiamo avere il coraggio non solo di annunciare il Vangelo, ma, come ci insegna Papa Francesco, di renderlo attuale nella nostra vita già oggi. Cari fratelli, cari amici, viviamo il tempo provvidenziale di Quaresima in questo orizzonte di preghiera e di impegno concreto per chi soffre ed è dimenticato”. (RB)

4 marzo - ARGENTINA Vaccino-gate. Università cattolica: no al virus dell’egoismo, vaccino sia per tutti

Il vaccino anti-Covid deve essere distribuito a tutti, senza atti di favoritismo e, soprattutto, di egoismo: lo ribadisce l’Università cattolica dell’Argentina (Uca) attraverso una nota di padre Rubén Revello, direttore dell’Istituto di bioetica dell’Ateneo. Le sue parole arrivano dopo che, alla fine di febbraio, nel Paese si è registrato un vero e proprio “vaccino-gate”: il Ministro della Salute, Gines Gonzalez Garcia, è stato costretto alle dimissioni per aver riservato, in via preferenziale, circa 3mila di dosi di vaccino anti-Covid ai suoi alleati politici. “La campagna di vaccinazione richiede trasparenza”, scrive dunque padre Revello, richiamando l’assunto fondamentale della bioetica: “Prendere decisioni oggettive, scientificamente certe ed eticamente corrette, ispirate al principio tradizionale di 'fare il bene ed evitare il male' che trascende la cultura, il tempo e la religione”. Purtroppo, sottolinea ancora il sacerdote, l’emergenza sanitaria globale ha portato alla luce non solo il coronavirus, ma anche “il virus dell’opportunismo, dell’egoismo sfrenato e della mancanza di solidarietà con i propri simili, che disumanizza coloro che compiono tali azioni”. “Nessuna scuola di bioetica può approvare questi atti di corruzione – si legge ancora nella nota – perché essi trasgrediscono il principio della giustizia, ovvero il dare a ciascuno ciò che gli è dovuto”. Per questo, “non può essere giusto vaccinare prima qualcuno che non rientra in una categoria a rischio, a scapito del personale sanitario che opera in prima linea o delle persone anziane, già gravate da altre patologie”, per le quali il Covid “diventa spesso fatale”. Non solo: il virus dell’egoismo è contrario al principio di sussidiarietà, “con il quale si tutela la relazione di reciproca cura tra l’individuo e la società”. Tale principio, infatti, “stabilisce responsabilità e obblighi a ciascuno livello della salute pubblica” e mira quindi “alla distribuzione equa delle risorse disponibili, a prescindere dalle questioni sociali, economiche e politiche”. “Un vaccino per pochi, in tempo di pandemia e di penuria di farmaci è una pessima scelta che va condannata”, aggiunge padre Revello; piuttosto, bisogna guardare all’esempio del “Buon Samaritano che si fa prossimo all’uomo ferito non con le parole, ma con i fatti, prendendosi cura di lui”. “La pandemia – conclude il sacerdote – ha dimostrato la profonda correlazione che esiste tra gli esseri umani. Agire in favore dell’amicizia sociale, con trasparenza e giustizia, è dunque essenziale” per il bene di tutti. (IP)

4 marzo -  NUOVA ZELANDA #coronavirus Domenica 7 marzo riprendono le trasmissioni delle celebrazioni su Shine TV

Riprenderanno domenica 7 marzo, terza domenica di Quaresima, le trasmissioni di Shine TV che alle ore 14 sul canale 25 in chiaro e sul canale 201 di Sky trasmetterà la Santa Messa celebrata da monsignor David Tonks dalla chiesa di San Giuseppe a Takapuna, mentre in passato, tutte le Messe di Shine Tv sono state trasmesse dalla diocesi di Auckland. Ne dà notizia il sito della Conferenza episcopale della Nuova Zelanda. La Messa su Shine tv è un’iniziativa avviata l'anno scorso per il lockdown regionale e nazionale dovuto alla pandemia da Covid-19 che ha impedito di celebrare le Messe in presenza. Secondo il livello di allerta 4, le funzioni religiose sono vietate a causa; nel livello 3, invece, sono ammesse con un limite di 10 partecipanti e tuttte le misure igienico-sanitarie del caso. Anche al livello 2, che permette raduni di 100 persone, molte messe non possono essere celebrate perché vi parteciperebbe molta più gente, soprattutto nei fine settimana, da qui la decisione di trasmetterle in televisione. Questa settimana, infatti, Auckland è tornata al Livello 3 di allerta, mentre il resto del paese è in Livello 2, fatto che ha portato molte parrocchie ad annullare la messa o a trovare modi per limitarne il numero di partecipanti a 100.  La decisione di trasmettere le Messe su Shine tv in chiaro si è rivelata preziosa a causa della non capillare diffusione nella popolazione, soprattutto anziana, della connessione internet, affermano i vescovi.  (RB)

4 marzo - SCOZIA A Pasqua, possibili le celebrazioni con concorso di popolo. Soddisfazione dei vescovi

I fedeli scozzesi potranno partecipare in presenza alle celebrazioni pasquali, che cadono il mese prossimo. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il Primo Ministro, Nicola Sturgeon, prevedendo che ad aprile si possa tornare in chiesa, dopo le chiusure dovute alla pandemia da Covid-19, che sul territorio ha provocato oltre 200mila casi e più di 7mila decessi. In una nota, i vescovi scozzesi accolgono “con favore” la decisione del governo, nonché “il riconoscimento del culto pubblico implicito in questa scelta”. Inoltre, i presuli rassicurano del fatto che “la comunità cattolica conosce la gravità della pandemia e si impegna a collaborare con tutti per evitare la diffusione dei contagi”, nel pieno rispetto “del distanziamento sociale e dei protocolli igienico-sanitari” prestabiliti. Tuttavia, i vescovi mostrano perplessità sul tetto numerico stabilito dal governo per ogni celebrazione liturgica: per i presuli, infatti, più che una cifra standard, uguale per ogni luogo di culto, “sarebbe più appropriato che ogni edificio ospitasse un numero di persone proporzionato alle sue dimensioni”. Richiamando, quindi, il discorso di Papa Francesco al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, pronunciato l’8 febbraio scorso, la Chiesa scozzese sottolinea: “Le esigenze di contenere la diffusione del virus hanno avuto ramificazioni anche su diverse libertà fondamentali, inclusa la libertà di religione, limitando il culto e le attività educative e caritative delle comunità di fede. Non bisogna tuttavia trascurare che la dimensione religiosa costituisce un aspetto fondamentale della personalità umana e della società, che non può essere obliterato; e che, nonostante si stia cercando di proteggere le vite umane dalla diffusione del virus, non si può ritenere la dimensione spirituale e morale della persona come secondaria rispetto alla salute fisica”. “La riapertura delle chiese – conclude la nota episcopale – è un segno che i sacrifici sopportati fino ad ora stanno dando i loro frutti, donandoci speranza ed incoraggiandoci a perseverare”. Infine, i presuli esortano alla preghiera, soprattutto in questo tempo di Quaresima, affinché “Cristo Risorto benedica e porti guarigione a tutta la nazione”. (IP)

4 marzo - SVIZZERA Il 5 marzo campane a distesa per ricordare le vittime del Covid-19 a un anno dal primo decesso per la malattia

Il 5 marzo di un anno fa moriva la prima vittima del Covid-19 in Svizzera. Nel primo anniversario di questa data il presidente della Confederazione elvetica, Guy Parmelin ha invitato tutti i cittadini a osservare sabato un minuto di silenzio per commemorare tutte le vittime della pandemia nel Paese, ma anche per esprimere riconoscenza e gratitudine a tutti coloro che si sono impegnati in prima persona per superare la crisi. All’iniziativa – riporta l’agenzia cattolica Cath.ch – hanno aderito anche Conferenza dei vescovi svizzeri (Ces), la Chiesa evangelica riformata e la Chiesa cattolica cristiana della Svizzera che hanno invitato tutte le parrocchie e le comunità ecclesiastiche a far suonare le campane di una chiesa a mezzogiorno. I fedeli – si legge in un comunicato della Conferenza episcopale svizzera – sono chiamati a interrompere qualunque attività e pregare per le vittime e i loro congiunti in chiesa, a casa, in viaggio, sul lavoro o riuniti in gruppi di preghiera ecumenica”. In una nota la Presidenza della Confederazione ricorda che anche la Svizzera ha pagato un prezzo elevato per la pandemia  con oltre 9mila morti e tante altre che ne soffrono le conseguenze. “Il minuto di silenzio non rappresenta solo un momento di lutto. Vuole anche essere l’occasione per trarre forza dalla solidarietà e dall’amicizia, due legami di conforto reciproco per guardare avanti. Solo così possiamo vincere la crisi attuale”, afferma la nota. (LZ)

4 marzo - CROAZIA Rinnovato mandato e membri della Commissione per la Protezione dei minori

Si è tenuta un paio di giorni fa a Zagabria la prima sessione della Commissione dei vescovi per la Protezione dei Minori e delle Persone Vulnerabili, presieduta dall'arcivescovo coadiutore di Rijeka, monsignor Mate Uzinić, che è anche presidente della suddetta Commissione i cui membri e la cui missione sono stati rinnovati, come riporta il sito della Conferenza episcopale croata. La Commissione è un organo specializzato che abilita e attua l'attività di protezione dei minori e delle persone vulnerabili per conto della Conferenza episcopale croata e funge da supporto alle istituzioni di vita consacrata e alle società di vita apostolica, associazioni, entità giuridiche ecclesiastiche e movimenti che agiscono nell'area della Conferenza episcopale locale. Il suo compito è consigliare e promuovere la tutela dei minori e delle persone vulnerabili proponendo contenuti e programmi che rafforzano la cultura di tutela dei minori e delle persone vulnerabili, contribuiscono alla sicurezza dei luoghi di culto e sensibilizzano e prevengono ogni forma di abuso. Di conseguenza, la Commissione può proporre misure preventive per assistere i genitori e gli accompagnatori di minori e persone vulnerabili, operatori pastorali, chierici o laici, al fine di identificare i segni di abuso e applicare misure di protezione adeguate. Le misure preventive includono programmi educativi da attuare nei seminari e negli orfanotrofi, inclusi i candidati per ricevere gli ordini sacri e la loro formazione permanente. La Commissione monitorerà e promuoverà il lavoro degli Uffici metropolitani e dei commissari diocesani per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili. La prossima sessione della Commissione la protezione dei minori e delle persone vulnerabili è stata annunciata per l'inizio di giugno. (RB)

4 marzo - ANGOLA Conclusa Plenaria vescovi: appello all’unità nazionale

È un appello all’unità e alla riconciliazione nazionale quello lanciato dalla Conferenza episcopale di Angola e São Tomé (Ceast) al termine della sua Assemblea Plenaria, svoltasi dal 24 febbraio al 1.mo marzo. In un comunicato, i presuli esortano in particolare gli esponenti politici alla moderazione, affinché non si alimentino l’acrimonia e la divisione del Paese. "Siamo preoccupati per lo scadere della qualità del discorso politico, che minaccia di rompere l'unità nazionale, la riconciliazione, la giustizia e la pace, costruite con tanto sacrificio”, si legge nella nota episcopale. Di qui, l’invito “alla moderazione, al rispetto reciproco, al dialogo costruttivo e al rinnovato impegno in favore dell’etica” e del bene comune. Tra gli altri temi esaminati dalla Plenaria, svoltasi presso il Santuario di Muxima a Luanda, anche la pandemia da Covid-19 che nella nazione ha provocato quasi 21mila casi di contagio e più di 500 decessi. Nello specifico, la Ceast esorta alla solidarietà con i malati, alla carità nei confronti dei più indigenti, alla convivenza sociale e alla necessità di una “cultura dell’incontro” che non lasci indietro nessuno. A tal proposito, i vescovi sottolineano “la difficile situazione sociale ed economica che stanno vivendo molte famiglie angolane”, una crisi che “continua a peggiorare, vista la gravità della povertà, della fame e della disoccupazione, nonché la forte perdita del potere di acquisto e la chiusura di molte imprese”. A tutto ciò si aggiunge la siccità: “La mancanza di pioggia nel centro e nel sud del Paese – notano infatti i vescovi – risveglia, ancora una volta, lo spettro della carestia”. Per questo, la Chiesa cattolica chiede alle autorità nazionali competenti di “preparare un piano di emergenza, così da aiutare la popolazione che risiede nelle zone più a rischio”. La Ceast si dice poi “gravemente preoccupata” per “la corsa sfrenata” che si registra nel Paese alla ricerca di “idrocarburi in aree sensibili, come parchi e riserve naturali”. Si tratta di azioni che “mettono a rischio la biodiversità e la sopravvivenza delle popolazioni”, evidenziano i presuli. La nota episcopale affronta anche la questione della Provincia ecclesiastica di Saurimo, ricca di diamanti, dove a fine gennaio gli indipendentisti del Movimento portoghese Lunda Tchokwe (Mpplt) si sono scontrati con le forze di polizia, provocando la morte di almeno 12 persone ed il ferimento di molte altre. I vescovi condannano gli atti di violenza ed esprimono la loro solidarietà con i confratelli che operano sul territorio, chiedendo “l’accertamento della verità e il perseguimento, secondo la legge, dei responsabili”. Inoltre, la Ceast ribadisce la necessità di riprendere “il catechismo per i bambini in tutte le diocesi, ma con le dovute misure preventive anti-Covid”. Infine, i presuli si soffermano sui preparativi del Simposio di Pastorale Biblica, previsto per il prossimo settembre, e sul regolamento degli Scout cattolici dell’Angola, approvato “ad experimentum” per tre anni. (IP)

4 marzo - MESSICO Un sito web della Commissione per la Pastorale delle Comunicazioni per accompagnare i fedeli in tempo di Quaresima

“Dias de guardar 2021” è il sito web creato dalla Commissione per la Pastorale delle Comunicazioni (CEPCOM) dell’Episcopato per offrire sostegno pastorale ai fedeli durante la Quaresima e la Settimana Santa, in questo secondo anno di pandemia di Covid-19. Essendo i cattolici costretti a vivere il periodo quaresimale in modo diverso dal solito, e non potendo partecipare alle celebrazioni in parrocchia, a causa della diffusione del coronavirus nel Paese, la Chiesa ha sviluppato una serie di sussidi pastorali, raccolti in una piattaforma facilmente accessibile, per aiutarli a vivere la fede in tempo di Quaresima. I fedeli, sulla pagina web, potranno scaricare il materiale preparato dalla Pastorale Liturgica, per realizzare celebrazioni in casa con la famiglia; guide per i sacerdoti a celebrazioni che rispettino le nuove disposizioni sanitarie; catechesi, podcast e testi su pietà popolare. (AP)

4 marzo - GERMANIA Ecumenismo. Il 5 marzo Giornata mondiale di preghiera per le donne, monsignor Feige: segno di solidarietà che ha lunga tradizione

Domani, venerdì 5 marzo, sarà celebrata la Giornata Mondiale della preghiera ecumenica per le donne in oltre 150 Paesi del mondo. In Germania, come precisa il sito della Conferenza episcopale tedesca, si tratta di un appuntamento molto sentito e che ha una lunga tradizione. Sono dodici le associazioni femminili tedesche di varie confessioni cristiane che in occasione dell’appuntamento chiedono preghiera, solidarietà e beneficenza. Il movimento che ha portato all’istituzione della Giornata Mondiale di Preghiera ogni primo venerdì del mese di marzo, per decenni ha unito i cristiani in Germania nella preghiera e nell'azione per la pace, la giustizia e i diritti delle donne. Il vescovo di Magdeburgo, monsignor Gerhard Feige, che è anche presidente della Commissione ecumenica della Conferenza episcopale tedesca, invita tutti alla partecipazione: "La Giornata mondiale di preghiera delle donne è un impressionante segno di solidarietà delle donne per le donne con una lunga tradizione – ha detto - sono molto grato per questo ampio impegno di donne provenienti da diverse chiese e denominazioni, perché l'ecumenismo vive dell'esperienza di pregare e agire insieme”. La pandemia in corso con le sue restrizioni, ovviamente, cambierà un po’ le regole, ma non lo spirito comunitario, assicura ancora il presule: "Attraverso idee creative in conformità con le restrizioni per il Coronavirus e formati innovativi come la trasmissione di un servizio televisivo e offerte digitali, l'iniziativa rimane presente anche in tempi difficili. Auguro alla Giornata Mondiale di Preghiera di quest'anno l'attenzione che merita, e spero che riceva le donazioni necessarie per continuare a sostenere progetti di aiuto per le donne, soprattutto nei Paesi poveri di questo mondo, spesso duramente colpiti dalle drammatiche conseguenze della pandemia e del cambiamento climatico”. (RB)

4 marzo - LIBANO Crisi nazionale. Vescovi deplorano “amaro fallimento” della politica

“Un amaro fallimento” della politica: così i vescovi maroniti del Libano definiscono la crisi nazionale che attanaglia il Paese da diverso tempo. In una dichiarazione rilasciata al termine della loro riunione mensile a Bkerké – riportata dalla testata “L’Orient le jour” – i presuli fanno riferimento alle manifestazioni popolari che, nei giorni scorsi, hanno visto scendere in piazza la folla in segno di protesta contro le gravi difficoltà che si respirano in tutti i settori. A livello economico, si registra infatti una forte svalutazione della moneta locale, in contemporanea all’aumento del dollaro; a livello governativo, il Paese è da mesi in stallo politico poiché i partiti non riescono a trovare un accordo per formare un esecutivo; a livello sociale, il Libano paga duramente le conseguenze della pandemia da Covid-19 che, finora, ha provocato oltre 380mila casi in totale e quasi 5mila decessi. Inoltre, la grave esplosione verificatasi lo scorso agosto nel porto di Beirut ha arrecato ulteriori danni sociali e infrastrutturali in tutto il Paese. Di fronte a questa drammatica situazione, dunque, i vescovi maroniti sottolineano l’amaro fallimento del potere politico nell’affrontare la crisi ed esortano al rafforzamento delle istituzioni, in nome della sicurezza nazionale. Riprendendo, poi, l’auspicio espresso già da tempo dal cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, i presuli sostengono la proposta di una conferenza internazionale che, sotto l’egida delle Nazioni Unite, lavori alla ricostruzione del Libano su una solida base istituzionale, politica e diplomatica. (IP)

3 marzo -  IRLANDA Un anno fa l’arrivo del Covid-19 in Irlanda. Messaggio pastorale dei vescovi di Tuam

Un anno fa, esattamente il 29 febbraio con il primo caso, il Covid-19 arrivava anche in Irlanda, un mese dopo l’Italia.  Ad oggi il bilancio nel Paese è di 221mila contagi e 4.333 morti e, come in tutto il mondo, una società sconvolta dalla pandemia in tutti i suoi ambiti. Ed è a questi dodici mesi di sofferenze, paure, restrizioni e privazioni che i vescovi delle sei diocesi irlandesi della Provincia di Tuam hanno voluto dedicare un messaggio pastorale per condividere con i fedeli alcune riflessioni su quanto accaduto, ma anche sul futuro immediato. La battaglia contro il virus non è finita, anche se si comincia ad intravedere “la cima della montagna”.  Proprio come quando si sale una montagna – osservano i vescovi di Tuam - la parte finale è la più difficile: i continui lockdown e restrizioni sono vissuti con sentimenti di crescente “frustrazione e delusione”. Eppure - sottolineano i vescovi di Tuam - si tratta di misure necessarie che i cattolici sono chiamati a rispettare per il bene comune: “Nessuno può dirsi io sto bene, finché non stiamo tutti bene”. Questo – avvertono i vescovi - non significa tacere quando una decisione è ritenuta sbagliata o inadeguata. La Chiesa irlandese si è espressa più volte in questi mesi contro la chiusura dei luoghi di culto, per chiedere misure di protezione migliori nelle residenze per anziani e per una più equa distribuzione dei vaccini e delle cure. Anche sul piano di ripresa annunciato dal Governo di Dublino, il “Covid-19 Resilience and Recovery 2021: The Path Ahead” – prosegue il messaggio - la Chiesa ha qualche osservazione critica da fare in merito alle restrizioni alle attività di culto e pastorali. Non convince, tra le altre cose, il mantenimento della restrizione a 10 del numero delle persone ammesse a partecipare ai funerali nelle zone rosse (livello 5 in Irlanda), che per i vescovi potrebbe essere portato a 25 senza compromettere la sicurezza e che servirebbe a dare conforto alle famiglie in lutto. Non convince poi il mantenimento del divieto al culto in presenza anche nelle zone a livello 3. I vescovi ribadiscono a questo proposito l’importanza per il benessere mentale e spirituale delle persone di fede della partecipazione fisica alle celebrazioni. Il divieto – evidenziano - sarebbe particolarmente doloroso durante la Settimana Santa e la Pasqua.  In attesa di avere chiarimenti sulla celebrazione delle Prime Comunioni e delle Cresime, l’invito dei presuli ai bambini e ai cresimandi è a proseguire comunque il cammino di preparazione. Inoltre, la Chiesa di Tuam continuerà, nei limiti consentiti dalle restrizioni, ad assicurare assistenza pastorale e sacramentale ai fedeli anche attraverso gli strumenti on-line. Dai vescovi delle sei diocesi irlandesi, infine, l’invito alla speranza con lo sguardo rivolto alla Pasqua: “L'amore di Dio per noi si rivela nella vita, morte e risurrezione di Gesù, che ha condiviso la nostra condizione umana, con tutte le sue gioie e dolori. Come suoi discepoli oggi, possiamo confidare nella Sua promessa che resterà sempre con noi, fino alla fine dei tempi”, conclude il messaggio. (LZ)

3 marzo - EUROPA Il tempo libero va tutelato: così all’Ue l’Alleanza europea per la domenica di cui è membro la Comece

 L’Alleanza europea per la domenica, di cui è membro la Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), chiede ai leader politici dell’Ue di “inserire il tempo libero sincronizzato tra le priorità dell’agenda della politica sociale”. In una dichiarazione pubblicata oggi, Giornata internazionale della domenica libera dal lavoro, il network che riunisce enti, organizzazioni e comunità religiose impegnate a sensibilizzare sul valore unico del tempo libero sincronizzato, ricorda che il 3 marzo del 321 d.C. l’imperatore Costantino decretò che la domenica fosse un giorno di riposo tutelato dalla legge. L’Alleanza europea per la domenica rimarca poi il valore del tempo libero sincronizzato - nella maggior parte dei paesi europei tradizionalmente la domenica - e la sua importanza ed evidenzia che in questo tempo in cui la pandemia di Covid-19 ha accelerato le sfide della digitalizzazione, intensificando il lavoro, soprattutto quello mobile, e prolungandone l’orario, è a rischio l’equilibrio vita-lavoro di molte persone. “Lavorare la sera e durante i fine settimana è sempre più comune e anzi atteso da molti datori di lavoro - precisa l’Alleanza europea per la domenica -. Ciò aumenta lo stress per i lavoratori (…) e questo compromette la salute e il benessere dei lavoratori (…) provocando sempre più spesso la loro assenza dal lavoro per malattie psicosociali per periodi di tempo prolungati”. Secondo l’Alleanza europea per la domenica, un giorno intero di riposo alla settimana è indispensabile, aumenta il benessere e porta un effetto positivo sulla salute. L’istituzione di un diritto europeo alla disconnessione è attualmente oggetto di dibattito in tutta Europa. L’equilibrio tra vita professionale e vita privata, nonché ambienti di lavoro sani, sicuri e adeguati, sono al centro del pilastro europeo dei diritti sociali, che tutte le istituzioni dell’Ue e i governi degli Stati membri si sono impegnati ad assicurare. Per la giornata di oggi, l’Alleanza ha dato vita a una campagna video sui social media, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore della domenica per la società e sull’importanza di un comune giorno di riposo.  (TC)

 

3 marzo - EUROPA Il tempo libero va tutelato: così all’Ue l’Alleanza europea per la domenica di cui è membro la Comece

L’Alleanza europea per la domenica, di cui è membro la Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), chiede ai leader politici dell’Ue di “inserire il tempo libero sincronizzato tra le priorità dell’agenda della politica sociale”. In una dichiarazione pubblicata oggi, Giornata internazionale della domenica libera dal lavoro, il network che riunisce enti, organizzazioni e comunità religiose impegnate a sensibilizzare sul valore unico del tempo libero sincronizzato, ricorda che il 3 marzo del 321 d.C. l’imperatore Costantino decretò che la domenica fosse un giorno di riposo tutelato dalla legge. L’Alleanza europea per la domenica rimarca poi il valore del tempo libero sincronizzato - nella maggior parte dei paesi europei tradizionalmente la domenica - e la sua importanza ed evidenzia che in questo tempo in cui la pandemia di Covid-19 ha accelerato le sfide della digitalizzazione, intensificando il lavoro, soprattutto quello mobile, e prolungandone l’orario, è a rischio l’equilibrio vita-lavoro di molte persone. “Lavorare la sera e durante i fine settimana è sempre più comune e anzi atteso da molti datori di lavoro - precisa l’Alleanza europea per la domenica -. Ciò aumenta lo stress per i lavoratori (…) e questo compromette la salute e il benessere dei lavoratori (…) provocando sempre più spesso la loro assenza dal lavoro per malattie psicosociali per periodi di tempo prolungati”. Secondo l’Alleanza europea per la domenica, un giorno intero di riposo alla settimana è indispensabile, aumenta il benessere e porta un effetto positivo sulla salute. L’istituzione di un diritto europeo alla disconnessione è attualmente oggetto di dibattito in tutta Europa. L’equilibrio tra vita professionale e vita privata, nonché ambienti di lavoro sani, sicuri e adeguati, sono al centro del pilastro europeo dei diritti sociali, che tutte le istituzioni dell’Ue e i governi degli Stati membri si sono impegnati ad assicurare. Per la giornata di oggi, l’Alleanza ha dato vita a una campagna video sui social media, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore della domenica per la società e sull’importanza di un comune giorno di riposo. (TC)

3 marzo - MYANMAR Golpe militare. La solidarietà dei vescovi degli Stati Uniti con il popolo e la Chiesa birmana

Continua in Myanmar la repressione delle proteste contro il colpo di Stato del 1.mo febbraio scorso. Anche oggi le forze di sicurezza hanno sparato contro i manifestanti in diverse città del Paese, uccidendone almeno 8, secondo quanto riportato media e social locali.  E al popolo birmano è giunta anche la solidarietà dei vescovi degli Stati Uniti. In una nota diffusa martedì, monsignor David J. Malloy, presidente della Commissione per la giustizia internazionale e la pace della Conferenza episcopale (Usccb), si è unito alla voce di Papa Francesco che oggi, all’Udienza generale, ha rinnovato il suo appello “perché il dialogo prevalga sulla repressione e l’armonia sulla discordia” rivolgendosi anche alla comunità internazionale, “perché si adoperi affinché le aspirazioni del popolo del Myanmar non siano soffocate dalla violenza”. “A nome del Comitato per la giustizia e la pace internazionale – si legge nella nota - ho scritto una lettera di solidarietà alla Conferenza episcopale del Myanmar e ho chiesto al Governo degli Stati Uniti di considerare attentamente i suggerimenti della Chiesa locale per raggiungere una giusta soluzione alla crisi”.  Monsignor Malloy ha quindi invitato i cattolici e tutte le persone di buona a pregare per il popolo e i leader birmani. La situazione in Myanmar è precipitata il 28 febbraio, quando in diverse città le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i manifestanti uccidendone 20 e ferendone molti altri. Mentre il Paese era devastato dalle violenze, a Yangon, nella stessa giornata di domenica, il cardinale Charles Bo, presidente della Conferenza episcopale birmana, ha pronunciato parole molto forti per chiedere che non sia più versato sangue innocente. “Siamo tutti figli e figlie della stessa terra, della stessa madre, il Myanmar. L’oscurità non vince mai l’oscurità; solo la luce può dissipare le tenebre. La logica dell’occhio per occhio rende cieco il mondo. Crediamo tutti nel potere dell’amore e della riconciliazione”, ha detto l’arcivescovo di Yangon nell’omelia durante la Messa della seconda Domenica di Quaresima, avvertendo che “l’odio non vince mai e su nulla”. Lunedì, intanto è iniziato il processo alla leader deposta Aung San Suu Kyi,  arrestata insieme ad altri leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld), con l’accusa di “importazione illegale di walkie-talkie” e di “aver organizzato una protesta durante la pandemia”. (LZ)

3 marzo - STATI UNITI Le riserve etiche dei vescovi sul vaccino Covid della Johnson & Johnson: da usare solo se non ci sono alternative   

Il vaccino della Johnson & Johnson ha una connessione più diretta con linee cellulari derivate da feti abortiti e dovrebbe pertanto essere evitato se ci sono alternative disponibili. Queste le indicazioni dei vescovi degli Stati Uniti dopo il via libera dato dalla Food and Drug Administration (Fda) al nuovo antidoto contro il Covid-19 prodotto dall’azienda americana. In una nota a firma di monsignor Kevin C. Rhoades e di monsignor Joseph F. Naumann, presidenti rispettivamente delle Commissioni episcopali per la Dottrina e per le attività pro-vita, la Usccb spiega che anche i vaccini della Pfizer e Moderna (già autorizzati dalla Fda insieme a quello di Astrazeneca), hanno un qualche collegamento con cellule fetali abortite, ma non nella fase di produzione. Diverso invece il discorso del vaccino della Johnson & Johnson che è stato sviluppato testato ed è prodotto con cellule di feti abortiti e quindi pone problemi etici maggiori. In questo senso - spiegano i due presuli - i vaccini della Pfizer e Moderna vanno preferiti a quello della Johnson & Johnson, in linea con quanto chiarito nella Nota pubblicata lo scorso dicembre della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo la quale “quando non sono disponibili vaccini contro il Covid-19 eticamente ineccepibili è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione”. I vescovi ribadiscono comunque l’invito a farsi vaccinare contro il Covid-19 come “atto di carità al servizio del bene comune", ribadendo al contempo la necessità di “continuare ad insistere perché le aziende farmaceutiche smettano di utilizzare linee cellulari derivate dall'aborto”. Da ricordare che lo scorso dicembre la Usccb aveva espresso riserve anche sul vaccino AstraZeneca, in quanto "più moralmente compromesso", affermando anche in questo caso che il suo uso è ammissibile se “non si ha realmente la possibilità di scegliere il vaccino, non senza un lungo ritardo nell'immunizzazione che può avere gravi conseguenze per la salute propria e degli altri". (LZ)

3 marzo - CONGO BRAZZAVILLE Lettera pastorale di monsignor Milandou perché i cristiani incarnino la fede quotidianamente

Monsignor Anatole Milandou, arcivescovo di Brazzaville, in Congo, ha annunciato che presto terminerà il suo mandato e che dunque l’arcidiocesi sarà guidata dal successore designato monsignor Bienvenu Manamika-Bafouakouahou, attualmente coadiutore. Per questo ha voluto scrivere un’ultima lettera pastorale ai suoi fedeli offrendo una riflessione sul sacramento del Battesimo e sul futuro del Paese dove imperversano violenza, corruzione, sincretismo, tribalismo e odio. “La nazione congolese è stata quasi sempre sconvolta da ondate di sventure: guerre civili, disoccupazione giovanile, miseria, continuo degrado della scuola e dei sistemi sanitari, tasso di mortalità infantile, materna e senile, decadimento morale” afferma il presule, profondamente convinto, tuttavia, che un Congo pacifico e unito è possibile. L’arcivescovo di Brazzaville spiega che un simile progetto deve però essere voluto da tutti, necessita impegno, richiede il superamento di odio, gelosie, egoismo, corruzione e impunità e richiede dialogo, perdono, riconciliazione e mitezza. Il presule esorta poi ad avere attenzione per i giovani e per il loro futuro e lancia l’allarme per quanti sono esposti a facili guadagni e alla tentazione della violenza nei vari contesti sociali. In tutto ciò, riflette monsignor Milandou, sembra non esserci spazio per la contemplazione, la meditazione, la riflessione e l’equilibrio. L’invito ai giovani è ad abbandonare quelle pratiche di lutto che non si ispirano alla fede cristiana e che sfociano in persecuzioni, regolamenti di conti, volgarità del linguaggio, canti osceni, consumo di droghe e alcolici. Il presule ricorda inoltre l’importanza dell’istruzione e precisa che “educare non è solo trasmettere conoscenza intellettuale, ma formare l’uomo in tutte le sue sfaccettature”, per questo chiede agli adulti e ai leader politici di aiutare i giovani “a trarre da sé stessi l’energia di una nuova fertilità che darà vita a un nuovo Congo”. L’arcivescovo di Brazzaville denuncia poi la situazione delle vedove e le loro difficoltà economiche derivanti da usi e costumi che non tutelano il loro status giuridico e indica l’esempio dei cristiani che non trascurano quelle donne che non hanno più un marito. “Malgrado l’evoluzione e lo sviluppo del mondo nel quale viviamo, malgrado i progressi tecnici (…) continuiamo a vivere nelle tenebre - rimarca monsignor Milandou - dedicandoci a pratiche di un’altra epoca”. Il presule aggiunge inoltre che troppi cristiani abbandonano il Vangelo per tornare a vecchie tradizioni e credenze ancestrali, per questo ritiene urgente dar vita ad un nuovo progetto di evangelizzazione e ad una nuova pastorale di inculturazione. “In realtà - osserva l’arcivescovo di Brazzaville - il cantiere dell’evangelizzazione è interminabile”. Rivolgendosi poi a sacerdoti, religiosi e religiose, sollecita alla riscoperta dello zelo dei primi missionari nel Paese, e ancora all’inventiva, alla creatività, all’audacia pastorale e ad una pastorale di prossimità. Per il presule occorre anzitutto che la Chiesa cominci con l’evangelizzare sé stessa, che i pastori ascoltino la voce del Maestro e che offrano una testimonianza di vita. Quindi sarà poi necessaria la formazione dei laici, soprattutto perché la vita di numerosi cristiani congolesi è caratterizzata da un divario profondo tra fede professata e vita quotidiana. Monsignor Milandou rimarca che è necessaria una catechesi contestualizzata e inculturata e una preparazione permanente dei catechisti. “Riconsiderando la nostra appartenenza a Cristo ciascuno deve sentirsi inviato in missione là dove le grandi sfide ci aspettano - conclude l’arcivescovo di Brazzaville - in particolare le sfide della miseria, della disoccupazione, della corruzione, dell’insicurezza e dell’ingiustizia”. (TC)

3 marzo -  R.D. CONGO Vescovi: elezioni pacifiche e trasparenti entro 2023.  Situazione securitaria e umanitaria sempre più critica

Elezioni "credibili, trasparenti e pacifiche” entro al massimo il 2023, nel rispetto della scadenza prevista dalla Costituzione e senza cercare pretesti per rinviarle. Con questa richiesta rivolta al nuovo Governo di “Unione sacra” costituito dal Presidente Felix Tshisekedi, conclude il messaggio pubblicato dalla Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) al termine della riunione del Consiglio permanente, svoltosi la settimana scorsa a Kinshasa.  Al centro della riunione l'attuale  situazione politica e socio-economica, l’insicurezza nell’est del Paese e la crisi umanitaria e dei diritti umani in tutta la Repubblica Democratica del Congo. Intitolato “Laceratevi il cuore e non le vesti” (Gioele 2,13), il messaggio inizia con il punto sull’attuale congiuntura politica dopo la fine della coalizione di governo formata dal Fronte Comune per il Congo (Fcc) dell'ex Presidente Joseph Kabila e da “Verso il Cambiamento” (Cach) di Felix Antoine Tshisekedi. Un cambio di passo che i presuli salutano con favore, ammonendo però che “non basta cambiare semplicemente campo politico (vestito)”, ma che occorre “rompere con gli anti-valori” e impegnarsi a lavorare per il benessere dei congolesi, che - affermano - passa attraverso il consolidamento della democrazia nel Paese. “Sarebbe frustrante per il popolo vedere chi ha partecipato al saccheggio, all'insicurezza, alla violazione dei diritti umani tornare al potere e non mostrare alcun segno di pentimento e conversione”, avvertono i presuli ribadendo che la riforma del sistema elettorale e la riorganizzazione della Commissione elettorale indipendente (Ceni) in vista delle prossime elezioni, deve essere una priorità per il nuovo esecutivo. Il messaggio si sofferma quindi sulla situazione socio-economica, a cominciare dall’emergenza sanitaria del Covid-19. Anche se la Repubblica Democratica del Congo è stata finora risparmiata dagli effetti più nefasti della pandemia, i vescovi sono preoccupati per la fragilità del sistema sanitario nazionale e per il negazionismo diffuso tra molti congolesi, con il conseguente rilassamento del rispetto delle regole di distanziamento sociale raccomandate dalle autorità sanitarie. Per altro verso, salutano con favore la ripresa, il 22 febbraio, delle lezioni in presenza nelle scuole e università. Al contempo, però, lamentano i bassi stipendi degli insegnanti e l’inadeguatezza delle infrastrutture scolastiche che minacciano la qualità dell’insegnamento. A questo proposito essi ricordano che la Chiesa cattolica “assicura un'educazione gratuita nel 98,8% delle sue scuole” ed è “disponibile a collaborare con lo Stato per una sana gestione dell’educazione e per il consolidamento e la sostenibilità dell’educazione di base gratuita”. Nel messaggio la Cenco richiama ancora una volta l’attenzione sull’emergenza sicurezza soprattutto nella parte orientale del Paese aggravata dalla presenza di gruppi armati che le forze dell’esercito sostenute dalla Missione Onu nella RD. Congo (Monusco), “non sono  ancora in grado di sradicare”. Lo dimostrano “i massacri di popolazioni, i rapimenti e lo sfollamento di persone, nel Nord Kivu e nell’Ituri, e ultimamente lo spregevole assassinio dell’Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo con la sua guardia del corpo e l’autista”, ricordano i vescovi riferendosi all’omicidio avvenuto la settimana scorsa nel Nord Kivu dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo. Dalla Cenco anche la condanna della “repressione degli attivisti per i diritti umani, gli attacchi contro i civili da parte di gruppi armati o forze governative, gli impedimenti alla libertà di espressione e di manifestazione”, insieme alla denuncia della corruzione endemica che continua ad essere impunita .  “Una giustizia vera che sia al servizio della ripresa, della pace e della riconciliazione del Paese deve occuparsi indistintamente di tutti gli autori di crimini economici e violazioni dei diritti umani”, affermano i vescovi. Il messaggio conclude con una serie di raccomandazioni rivolte al popolo congolese alle istituzioni. In particolare, la Cenco esorta tutti i cittadini a rifiutare la violenza e al contempo ad essere protagonisti del cambiamento. A tutte le istituzioni politiche e giudiziarie i vescovi chiedono, infine, un impegno comune per garantire elezioni libere, trasparenti e pacifiche nel 2023. (LZ)

3 marzo  SPAGNA “Con Maria uniti nella tribolazione”: domenica 7 marzo la Giornata dell’America ispanica

Si celebrerà la prossima domenica, 7 marzo, in Spagna, la Giornata dell’America ispanica che si pone come obiettivo rendere grazie per i sacerdoti, i religiosi e i laici che si trovano a vivere come missionari nel continente americano. Come afferma il sito della Conferenza episcopale iberica, il tema scelto per quest’anno è "Con Maria, uniti nella tribolazione". Attualmente ci sono 178 sacerdoti dell'Opera per la Cooperazione Sacerdotale Ispanoamericana in America Latina e il loro operato viene particolarmente ricordato in questo giorno. In occasione della Giornata, anche l’invito ai fedeli a collaborare con le loro opere attraverso la preghiera e l'aiuto economico. Grazie a questi aiuti, l'anno scorso sono stati raccolti oltre 55mila euro. La Giornata di quest'anno si configura come una chiamata speciale alla fede e alla solidarietà: il confinamento causato dalla pandemia di Covid-19, infatti, tiene le persone lontane e terrorizzate, e la fede è lo strumento fondamentale per superare questa prova. (RB)

3 marzo - REGNO UNITO #coronavirus La Messa del cardinale Nichols per le vittime: l'umanità è una sola grande famiglia

“Un anno fa Papa Francesco stava da solo in Piazza San Pietro, in una sera buia e piovosa. Lì ha pregato per tutta la nostra famiglia umana, presa in mezzo a questa terribile pandemia. Lì ha sottolineato che la grande famiglia dell'umanità si è trovata sulla stessa barca, lottando insieme contro la tempesta degli effetti della pandemia. Il primo di questi effetti è stata la morte di così tante persone, in ogni paese d'Europa; solo in questo Paese più di 120mila. Questa sera preghiamo per ognuno di loro, di ogni fede o filosofia, di ogni razza o nazione”. Così il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, ieri nell’omelia nella cattedrale di Westminster a Londra per la Messa in commemorazione dei morti della pandemia da Covid-19, secondo quanto riferito dal sito dell’Episcopato. I vescovi britannici hanno raccolto così l’invito del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa per la Quaresima 2021 di promuovere celebrazioni nazionali in suffragio delle vittime che sono oltre 770mila in tutto il Vecchio Continente. “Preghiamo che le vittime siano accolte nell'abbraccio compassionevole di Dio – ha continuato il porporato - sappiamo che molte di queste morti sono avvenute in un isolamento forzato, aggiungendo una forte profondità al dolore di chi muore e al lutto di chi lo subisce. Oggi preghiamo in compagnia di questa immagine di Maria, perché lei è la Madre di tutti i dolori, la Madre benedetta, che abbracciando il suo Figlio morto abbraccia anche tutti i nostri dolori. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori ora e nell'ora della nostra morte”. Il presidente dei vescovi si è poi soffermato sul brano del Vangelo di San Matteo, che ricorda tre verità fondamentali della nostra esistenza: “La prima è che abbiamo un solo Padre Celeste, che ci pone in questo mondo con il dono del libero arbitrio affinché ci sforziamo di servirlo sopra ogni cosa – ha spiegato - la seconda deriva da questo: che avendo un solo Padre siamo tutti una sola famiglia, fratelli e sorelle, legati insieme, che ci piaccia o no. La terza grande verità fondamentale è questa: che nostro Padre ci dà un Maestro supremo, il Cristo, che ci mostra, nella sua pienezza, la via della vita in tutta la sua ricchezza”. “Mentre continuiamo la nostra lotta contro questa pandemia, mentre costruiamo un nuovo futuro, ricordiamo queste tre grandi verità: un solo Padre, una sola famiglia, un solo grande Maestro nella via della verità – ha concluso il cardinale Nichols - mentre preghiamo per coloro che sono morti, rafforziamoci nella speranza certa e sicura che per coloro che sono abbracciati da Dio, la vita è cambiata. Possano riposare in pace. Amen”. (RB)

3 marzo - GERMANIA 60 anni di Pastorale maschile. Monsignor Schick: lavorare separatamente ma per il bene comune

La Chiesa tedesca festeggia 60 anni dall’istituzione dell’Ufficio dedicato alle attività pastorali specifiche per gli uomini in seno alla Conferenza episcopale della Germania. Ne dà notizia il sito dell’Episcopato, specificando che la ricorrenza è stata celebrata con una Messa officiata dall’arcivescovo di Bamberga, monsignor Ludwig Schickk, che è anche responsabile dell’ufficio. “La Pastorale ha il compito di rafforzare l'anima, il nucleo della vita dell'uomo, affinché ognuno viva la vita in pienezza – ha detto il presule - per questo obiettivo, è importante che la Pastorale sia individuale che comunitaria e specifica per il genere”. Per 60 anni, l'ufficio per la Pastorale maschile è stato impegnato nel costruire la vita di fede degli uomini, nella realizzazione della loro missione cristiana all’interno del matrimonio e della famiglia, sul posto di lavoro e nelle attività del tempo libero, nella politica e negli affari. “Per 20 anni, da responsabile della Pastorale maschile, ho sperimentato quanto questo servizio specifico sia importante – ha continuato l’arcivescovo - ci siamo occupati per anni del difficile tema della violenza in famiglia e nella società, e ora anche della violenza sessuale degli uomini contro gli uomini nel contesto ecclesiale. L'ufficio si occupa anche di temi come la giustizia di genere e l'equa distribuzione del lavoro di cura e di allevamento dei bambini”. Per monsignor Schick è importante “tenere sempre presente la dimensione olistica dell'essere umano. Dobbiamo offrire una cura pastorale alle donne e agli uomini sia insieme sia individualmente, in modo che le donne e gli uomini possano vivere singolarmente per il proprio bene e lavorare insieme per il bene comune”. Anche il presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Bätzing, ha voluto sottolineare la ricorrenza con un messaggio in cui ha sottolineato come le questioni di genere, cioè le domande sull'essere uomo e donna oggi, siano tra i temi centrali del rinnovamento della Chiesa, anche nel cammino sinodale: “Più che mai, quindi, al di là dei confini delle singole diocesi, abbiamo bisogno di un gruppo di lavoro ecclesiale per uomini e donne che scopra le questioni di genere rilevanti, le discuta e le renda fruttuose per la Chiesa nel suo insieme", ha scritto. "Soprattutto in tempi in cui la polarizzazione sembra aumentare anche nel discorso di genere, è necessaria un'autorità per gli uomini per resistere alla tentazione di sviluppare direttamente tendenze misogine o di far rivivere le mascolinità tradizionali, che però alla fine danneggiano loro stessi – è l’intervento del direttore dell’ufficio, Andreas Heek – è tanto più importante che gli uomini siano sostenuti nella loro ricerca di Dio, di significato, di realizzazione, soprattutto in un momento in cui i classici modelli di ruolo dell'uomo e della donna vengono abbandonati e bisogna stabilirne di nuovi. La Pastorale maschile contribuisce, quindi, a una migliore comunicazione tra i sessi e nella società”. (RB)

3 marzo IRAQ Dichiarazione congiunta delle organizzazioni interreligiose del Paese: accogliamo Papa Francesco e il suo messaggio di fraternità

C’è grande attesa per l’imminente visita apostolica di Papa Francesco in Iraq da parte delle organizzazioni religiose – cattoliche, cristiane e non – che operano nel Paese, le quali nella giornata di ieri hanno affidato a un messaggio congiunto l’espressione della propria gioia per quanto sta per accadere.   “Noi, le sottoscritte organizzazioni religiose operanti in Iraq, che rappresentiamo il richiamo delle nostre rispettive religioni alla solidarietà umana, accogliamo la visita di Sua Santità Papa Francesco nel luogo di nascita di Abramo, padre di molti nella fede – scrivono - l'Iraq è la culla della civiltà umana e un bellissimo Paese ricco di diversità culturali e religiose. Per secoli, molte comunità etniche e di fede hanno vissuto fianco a fianco in questa terra; tuttavia negli ultimi decenni l'Iraq ha sofferto di guerra, insicurezza e instabilità e, più recentemente, dell'ascesa degli estremisti. Una tale sequenza di conflitti ha profondamente teso le relazioni tra le comunità e danneggiato il tessuto sociale del Paese”. “Oggi, l'Iraq deve ancora affrontare sfide impressionanti: più di un milione di cittadini iracheni continuano a essere sfollati all'interno del Paese e dei quasi cinque milioni che sono stati rimpatriati, molti hanno estremo bisogno di aiuto. Nel frattempo, una crisi economica in peggioramento, esacerbata dalla pandemia da Covid-19, sta spingendo molti nella povertà e sta privando il governo delle risorse necessarie per assistere il suo stesso popolo”, è l’analisi delle organizzazioni che operano nel Paese.“Nella sua recente Enciclica ‘Fratelli Tutti’, Papa Francesco scrive che le religioni hanno un ruolo importante da svolgere al servizio della fraternità nel nostro mondo – proseguono - il documento di Abu Dhabi sulla fraternità umana spiega ulteriormente: ‘La fede porta il credente a vedere nell'altro un fratello o una sorella da sostenere e amare. [...] I credenti sono chiamati ad esprimere questa fraternità umana salvaguardando la creazione e l'intero universo e sostenendo tutte le persone, specialmente le più povere e le più bisognose’”. “Come organizzazioni basate sulla fede, abbracciamo pienamente questo messaggio di fraternità e di dialogo che Papa Francesco sta portando in Iraq – continuano nella dichiarazione congiunta - crediamo fermamente che questo messaggio rappresenti un modo necessario per guarire le ferite del passato e costruire un futuro per le diverse comunità del Paese. Lavoriamo in collaborazione con le autorità nazionali e locali per aiutare le comunità a riconciliarsi, ricostruire la pace e reclamare i loro diritti collettivi alla sicurezza, ai servizi e ai mezzi di sussistenza”. In particolare, ispirati dall'insegnamento di Papa Francesco sulla fraternità umana, le organizzazioni firmatarie del documento affermano di impegnarsi a: “Continuare a servire e dare potere alle persone solo sulla base dei loro bisogni, rifiutando ogni forma di discriminazione; rispettare i valori culturali e le convinzioni religiose degli altri, continuando a rifiutare ogni settarismo e proselitismo nelle nostre azioni e nelle nostre partnership; rafforzare le iniziative e gli approcci inclusivi che favoriscono la coesione sociale; intensificare la collaborazione tra noi al servizio dei bisognosi, mentre viviamo la nostra comune chiamata alla solidarietà”. “Infine, esortiamo la comunità internazionale a rimanere impegnata a sostenere il popolo iracheno per superare le sue attuali sfide, in un vero spirito di fraternità e solidarietà umana”, concludono le organizzazioni tra cui figurano diverse Caritas, società di aiuto cristiano, fondazioni, associazioni luterane, il Sevizio dei Gesuiti per i Rifugiati, il Comitato umanitario Ankawa e la Società di aiuto assiro Iraq. (RB)

2 marzo - ITALIA A Palermo fratel Biagio Conte digiuna dal 17 febbraio perchè il coronavirus venga sconfitto e nasca una società migliore

“Mi rivolgo a tutte le istituzioni, alla Chiesa, ai genitori, agli insegnanti, a tutte le professioni e ad ogni uomo e ad ogni donna di questa sofferta umanità. Bisogna uscire immediatamente da questa crisi dei valori, dal mal vivere, dal proprio io, dall’orgoglio, dall’egoismo, dall’indifferenza”: lo scrive in un messaggio fratel Biagio Conte, il missionario laico palermitano, fondatore della “Missione di Speranza e Carità”, che dal 17 febbraio sta digiunando e pregando affinché il coronavirus venga sconfitto e nasca una società migliore. Fratel Biagio, comunica la Missione, ha sentito di fermarsi accanto all’ingresso della Cattedrale di Palermo, e si è preparato un giaciglio per terra, come tanti fissa dimora, con dei cartoni, coperte e un sacco di iuta in segno di penitenza. Chiede che si esca “dall’ipocrisia, dalle false leggi, dalle false ideologie, dai poteri forti, dai propri interessi, dall’accumulare soldi e proprietà”. “È tempo di rivedere tutti i nostri errori, le tante leggi, regole e insegnamenti sbagliati e non ispirati per il bene di questa società - aggiunge -. Se le istituzioni hanno immesso prontamente tante norme restrittive per contrastare il Covid, perché si sottovaluta di immettere urgentemente leggi e regole che tutelino i cittadini, i bambini e i giovani? Abolendo così tutto ciò che è negativo, violento, pornografico, diseducativo”. Fratel Biagio invita le autorità a fare “leggi restrittive e norme nuove” perché venga meno il male e perché genitori, insegnanti e tutti gli educatori possano essere aiutati a “trasmettere un corretto e sano insegnamento ai loro figli e agli alunni, in modo da formare una nuova e più sicura generazione per il bene di tutta la società”. “Non possiamo ignorare che il buon Dio ci ha donato le giuste leggi, norme e decreti per un sano e giusto modo di vivere questa vita terrena per poi meritarci, se li rispetteremo, la vita eterna” conclude il missionario provato dal digiuno ma assistito ogni giorno da famiglie, giovani, anziani, persone di varie religioni, autorità civili e religiose, e giornalisti che si fermano a parlare e a pregare con lui. (TC)

2 marzo - MONDO Il Coe seleziona 160 giovani per la sua 11.ma Assemblea che si svolgerà in Germania nel 2022

Consiglio Ecumenico delle Chiese (Coe) cerca giovani per il servizio di accoglienza alla 11ma Assemblea che si terrà a Karlsruhe, in Germania, nel 2022. L’obiettivo è costituire un gruppo dinamico e diversificato di 160 giovani provenienti da tutto il mondo, di diversa estrazione e appartenenti a diverse Chiese, che sarà impegnato dal 21 agosto al 10 settembre del prossimo anno. Giovani che poi potranno mettere a frutto la loro esperienza di steward nel loro contesto locale, disposti a condividere l’entusiasmo ecumenico e pronti a “fare ecumenismo” nelle loro realtà.  Possono presentare domanda entro il 10 aprile giovani dai 18 ai 30 anni. Il programma per gli steward include: formazione ecumenica, partecipazione al Raduno Ecumenico Mondiale della Gioventù e partecipazione all’organizzazione dell’11.ma Assemblea. Gli steward arriveranno a Karlsruhe una settimana prima dell’Assemblea per prepararsi e partecipare alla riunione pre-assembleare. Il loro compito è portano la loro fede, le loro esperienze e la loro visione in un’esperienza ecumenica di solidarietà e amicizia. Secondo Joy Eva Bohol, responsabile del programma del Coe per il reclutamento dei giovani ed ex steward, essere steward incoraggia al coinvolgimento e alla partecipazione al movimento ecumenico. Per diventare steward occorre pazienza e capacità di lavoro in squadra con persone di altri paesi e culture. Thomas Kang, ex steward racconta di conservare bei ricordi da una assemblea del Coe. “Mi ha aperto gli occhi sui diversi modi in cui possiamo essere coinvolti come giovani cristiani in un mondo che cambia - spiega -. Ho incontrato centinaia di persone provenienti da diversi contesti che cercavano di lavorare e pensare insieme come il corpo di Cristo. Ha decisamente rafforzato la mia fede - prosegue - e mi ha aiutato a conoscermi meglio. Il programma per steward ha cambiato la mia vita”.  (TC)

2 marzo - TERRA SANTA Partite le iniziative educative del Terra Sancta Museum aperto adesso solo su prenotazione

Ad un anno dall’avvio del progetto “Terra Sancta Museum: Un museo vivente per i giovani palestinesi” sono diverse le attività avviate nel museo allestito nel santuario della Flagellazione, a Gerusalemme. Al momento il Terra Sancta Museum è aperto solo su prenotazione, secondo le direttive delle autorità civili che richiedono il distanziamento sociale, l’uso della mascherina protettiva e l’igienizzazione delle mani, ma diversi passi sono già stati fatti per rendere lo spazio dei francescani un polo culturale per attività educative e dialogo. Tra gli obiettivi, riferisce la Custodia di Terra Santa, fare network tra le scuole, le associazioni culturali e i musei presenti sul territorio, oltre ai partner storici, come il Mosaic Centre e alcune ONG locali che operano nel mondo scuola. Nelle linee programmatiche, anche il tema dell’inclusività di persone con disabilità, con la creazione di attività per permettere ai non vedenti e ipovedenti di visitare il museo. Il progetto è stato avviato a febbraio 2020, poco prima che la pandemia di Covid-19 si diffondesse, poi il lockdown a Gerusalemme ha portato alla chiusura del Terra Sancta Museum. Ma intanto è stato creato il team di lavoro, sono stati assunti un contabile e due addette al networking e al marketing, sono stati creati contatti con scuole e istituzioni locali e soprattutto con le scuole pubbliche gestite dall’Autorità Palestinese a Gerusalemme Est. I destinatari del progetto sono i giovani di Gerusalemme Est: si tratta studenti palestinesi, 10mila tra i 5 e 18 anni e 2mila tra i 18 e i 30 anni con le loro 200 famiglie. A causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria le attività in presenza sono limitate, ma le iniziative non mancano. “Noi siamo un museo che parla di cristianità, ma lo facciamo in modo storico – spiega Sara Cibin, coordinatrice del progetto -. È importante per l’identità locale e per l’identità palestinese. Parlare di identità è spesso associato alla politica e alle etichette, ma secondo noi ha a che fare con la storia e le radici”. Il progetto del Terra Sancta Museum ha una vocazione educativa per la popolazione locale, in maggioranza di religione musulmana, ma anche per i pellegrini o i turisti. “Il museo ha anche una forte vocazione pastorale - afferma Sara Cibin -e per questo abbiamo proposto al parroco di San Salvatore, fr. Amjad Sabbara, di portare i parrocchiani. Si potrebbe parlare del Vangelo attraverso ogni oggetto del museo, come quelli esposti nella sala della vita quotidiana al tempo di Gesù”. Per lavorare invece sul tema dell’inclusione, il progetto prevede la creazione di una App compatibile con i sussidi di autolettura, alcune repliche tridimensionali di oggetti della collezione per consentire l’esplorazione tattile e infine un percorso di visita guidato con l’inserimento di pannelli in linguaggio braille. “Abbiamo deciso di iniziare dalle disabilità visive, partendo anche dalla collaborazione con un'associazione per persone non vedenti che si trova sulla via Dolorosa a Gerusalemme, vicino al museo - spiega la responsabile del progetto -. Anche con i ragazzi delle scuole, possono essere usate le riproduzioni degli oggetti, per creare un percorso tattile che faccia comprendere come usare il senso del tatto”. (TC)

2 marzo - TERRA SANTA Atti di vandalismo contro il monastero della Chiesa Rumena a Gerusalemme: la condanna degli ordinari cattolici

L’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa condanna i ripetuti atti di vandalismo contro il monastero della Chiesa Rumena a Gerusalemme, l’ultimo dei quali avvenuto ieri. Sconosciuti hanno appiccato il fuoco all’ingresso, ma il sacerdote del posto è riuscito a spegnere rapidamente il fuoco. “È la quarta volta in un mese che accade un simile atto di vandalismo contro lo stesso monastero; secondo le autorità, gli aggressori potrebbero essere alcuni ebrei ortodossi religiosi – si legge in un comunicato dell’Assemblea degli ordinari cattolici - noi, Chiese cattoliche, ci uniamo alle Chiese ortodosse e a tutte le altre comunità cristiane di Gerusalemme e condanniamo fermamente tali atti di vandalismo che offendono non solo la vita dei cristiani, ma anche di molti che ancora credono nel dialogo e nel rispetto reciproco. Sono atti contrari allo spirito di pacifica convivenza tra le diverse comunità religiose della Città”. Per gli ordinari cattolici “tutte le autorità politiche e religiose della città dovrebbero unirsi nel condannare questi atti che sono sempre più frequenti in questi ultimi mesi a Gerusalemme”, per questo motivo, chiedono “alle autorità di sicurezza israeliane di indagare seriamente su questi incidenti e di assicurare gli aggressori alla giustizia”. L’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa ritiene che “questi atti e la logica che ne sta alla base” rendano “necessario e urgente lavorare per garantire che tutte le istituzioni educative del Paese educhino i propri alunni alla tolleranza e al rispetto verso le altre religioni, comunità e nazioni”. “Preghiamo l’Onnipotente perché ci dia la saggezza per imparare a vivere insieme, rispettando la dignità e i diritti degli altri” concludono gli ordinari cattolici. (TC)

2 marzo - IRAQ In occasione della visita del Papa Acs promuove borse di studio per 150 studenti dell’Università Cattolica di Erbil

Aiuto alla Chiesa che Soffre lancia un progetto in Iraq “per accompagnare Papa Francesco nel suo imminente viaggio apostolico in Iraq”. La Fondazione di diritto pontificio offrirà borse di studio per 150 studenti dell’Università Cattolica di Erbil (Uce), capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, per i prossimi quattro anni, per promuovere la coesione sociale fra le diverse comunità religiose e assicurare agli studenti cristiani migliori prospettive di impiego. Il programma ha il valore di 1,5 milioni di euro. La maggior parte degli studenti universitari sono rifugiati o sfollati interni provenienti da diverse parti dell’Iraq, tra le quali Baghdad, Basra, Diala, Duhok, Kirkuk, Ninive/Mosul, Sinjar e Sulaimaniya. “Senza dubbio l’Università Cattolica di Erbil rappresenta un raggio di luce e un simbolo di speranza specialmente per le generazioni più giovani - afferma monsignor Bashar Warda, arcivescovo caldeo di Erbil e fondatore dell’ateneo -. Aiutare finanziariamente la Uce attraverso borse di studio assicurerà un grandissimo sostegno, e (…) allo stesso tempo rappresenterà un forte gesto di solidarietà nei confronti dei cristiani, delle altre minoranze e degli emarginati della regione”. Per il presule c’è bisogno di dare buone notizie alla gente durante la visita del Papa, e poter annunciare la prospettiva di avere mille studenti entro il 2025, assicurando un chiaro futuro ai giovani e ai loro genitori, dona grande speranza. “Crediamo che questo progetto possa sostenere il messaggio del Papa per la coesione sociale e la riconciliazione - sostiene Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di Acs Internazionale -. L’Università si sviluppa intorno alla diversità, con il 72% di cristiani, il 10% di musulmani e il 18% di yazidi”. Il presidente esecutivo di Acs Internazionale aggiunge che la Uce è un progetto di importanza cruciale per i cristiani che intendono restare nell’Iraq settentrionale e nel Kurdistan. “I cristiani non penserebbero di abbandonare la propria nazione se non si sentissero costretti da forze fuori il loro controllo - spiega -. Se ai giovani cristiani viene data l’opportunità di acquisire una buona formazione resteranno. Acs ha già fatto quanto possibile per aiutarli a restare in patria, investendo nella ricostruzione delle loro case, chiese e infrastrutture. Ora è tempo di iniziare questo progetto, molto ambizioso per noi, e investire nella gioventù del Paese”. Secondo Alfredo Mantovano, presidente di Acs Italia, “nel Kurdistan iracheno la minoranza cristiana vive in un contesto di sicurezza relativa” per la persistente sensazione di instabilità causata anzitutto dalla precaria situazione economica. Ciò pone, in particolare ai giovani, il dilemma: restare o emigrare. Negli ultimi dieci anni la presenza cristiana è drammaticamente diminuita e l’Uce, fondata cinque anni fa, vuole dare ai giovani l’opportunità di restare in patria. Ad oggi l’Università Cattolica di Erbil è la sola università cattolica della nazione, gli iscritti sono 170 ma monsignor Warda punta a un forte incremento nell’arco dei prossimi quattro anni, grazie anche al sostegno finanziario dei benefattori di Acs. (TC)

2 marzo - CAMBOGIA Morto per Covid-19 monsignor Yves Ramousse protagonista della rinascita della Chiesa cambogiana dopo il regime dei Khmer Rossi

Lutto nella Chiesa francese e cambogiana. È morto la settimana scorsa per Covid-19, all’età di 93 anni, monsignor Yves Ramousse, vicario apostolico di Phnom Penh dal 1962 al 1976 e dal 1992 al 2001 e figura centrale della rinascita della Chiesa in Cambogia, dopo la fine del regime dei Khmer Rossi di Pol Pot. Lo riporta l’agenzia Eglises d’Asie.   Nato il 23 febbraio 1928 in Francia e ordinato sacerdote 1953 nelle Missioni estere di Parigi (MEP) Ramousse aveva iniziato a lavorare in Cambogia nel 1957, diventando nel 1962, a soli 35 anni, vicario apostolico di Phnom Penh. A questa giovane età partecipò al Concilio Vaticano II, dove incontrò due vescovi del Laos monsignor Jean Arnaud e monsignor Etienne Loosdregt insieme ai quali fondò nel 1968 la Conferenza episcopale del Laos e della Cambogia. A lui si deve, tra l’altro, l’introduzione della Riforma liturgica conciliare in Cambogia che ha permesso ai cattolici cambogiani di avere accesso ai testi religiosi nella loro lingua, e la progressiva indigenizzazione della Chiesa cambogiana, come anche la fondazione del seminario maggiore di Phom Penh. D’accordo con la Santa Sede eresse le due Prefetture apostoliche Battambang e Kampong Cham. Dopo lo scoppio della guerra civile in Cambogia, nel 1970, i cattolici i vietnamiti che rappresentavano la maggioranza nella Chiesa cambogiana furono costretti a tornare in Vietnam portando il numero di fedeli da 65mila fedeli a 7mila, fra cui 183 religiose, che decisero di rimanere. L'avanzata dei Khmer Rossi all'inizio del 1975 lo costrinse a invitare gli ultimi missionari presenti a partire. Rimasto con i padri Robert Venet, Emile Destombes e François Ponchaud,  dovette anche lui lasciare la Cambogia e fare rientro in Francia poche settimane dopo. Un periodo doloroso di separazione in cui non interruppe il suo lavoro per la Chiesa cambogiana. Costretto a rassegnare le dimissioni dalla carica di vicario apostolico di Phno Penh e inviato in Indonesia, si occupò rifugiati cambogiani fuggiti dall’oppressione del regime tenendo informato il Vaticano sulla situazione dei cristiani Khmer. Fu così che nel 1983, la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli creò l'Ufficio per la Promozione dell'Apostolato dei cambogiani affidandone la direzione proprio a monsignor Ramousse con l’obiettivo di creare cappellanie per cattolici della diaspora. Nel 1992, tre anni dopo la fine dei Khmer Rossi, fu nuovamente nominato vicario apostolico di Phnom Penh con il difficile compito di aiutare i cattolici cambogiani a ricostruire la Chiesa, annientata dal sanguinoso regime di Pol Pot. Grazie alla sua amicizia con il Re Sihanouk, nel 1994 riuscì a ottenere lo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Cambogia con la Santa Sede e nel 1997 il riconoscimento della Chiesa cattolica come istituzione religiosa, e non come semplice ong, com’era fino a quel momento. Sostituito nel 2001 da monsignor Emile Destombes era rimasto in Cambogia fino al 2013 nella parrocchia di Siahnoukville dove aveva continuato il suo sacerdozio. È quindi tornato in Francia dove è deceduto  25 febbraio a Montbeton.  Monsignor Olivier Schmitthaeusler, attuale vicario apostolico di Phnom Penh e padre Vincent Chrétienne, da tre anni in Cambogia, lo ricordano così: "La sua pazienza, la sua visione, la sua perspicacia, il suo coraggio, la sua resilienza e i suoi sacrifici hanno permesso alla Chiesa di Cambogia di risorgere dalle sue ceneri negli anni '90. La giovane generazione di battezzati non conosce il vescovo Yves, ma se sono oggi felici di seguire Cristo lo devono in gran parte a lui”. I cattolici in Cambogia sono oggi circa 22mila (molti dei quali di etnia vietnamita), pari ad appena lo 0,15% dei cambogiani nella quasi totalità (95%) buddista theravada.  Resta significativa la presenza di sacerdoti e religiosi, ma anche di laici provenienti dall'estero. Appartengono a comunità religiose, ong e istituzioni impegnate in ambiti come l'educazione, la sanità, lo sviluppo e la promozione umana, ma anche nella lotta contro le piaghe sociali quali lo sfruttamento del lavoro minorile, la prostituzione infantile, il traffico di esseri umani,  l'Aids e la tossicodipendenza.  (LZ)

2 marzo - FRANCIA/CIAD Gaël Giraud, l’economista “Laudato si’” 

Sarh è la terza città del Ciad, nel sud del Paese, sulle rive del fiume Chari. E’ in questa località, che conta oggi centomila abitanti, che Gaël Giraud arriva 25 anni fa per svolgere i due anni del suo servizio civile. Insegna matematica e fisica nel collegio gesuita Saint Charles Lwanga. Per questo giovane dal brillante percorso universitario, che diventerà ricercatore al Cnrs (Centre national de la recherche scientifique), il tempio della ricerca scientifica francese, tale esperienza è allo stesso tempo uno choc e una rivelazione. “Lì ho visto materialmente, già all’epoca, sia la carenza d’acqua in una zona che era ancora savana sia l'avanzata velocissima della desertificazione”, dice l’economista gesuita. “Questo ha fatto sì che io - parigino venuto dall’élite universitaria francese - mi rendessi conto, toccandola con mano, che la questione della desertificazione, del riscaldamento climatico, della carenza d’acqua, dell’erosione del suolo, della biodiversità era qualcosa di estremamente tangibile”. La permanenza di due anni in una città dove non c’era nemmeno la corrente elettrica ha messo Giraud a confronto anche con un’altra realtà, umana questa volta: i bambini di strada. Passa il primo anno come volontario nel collegio dei gesuiti di Sarh ma poi decide di passare il secondo tra la gente del posto, nelle condizioni materiali dei poveri. Ogni mattina va al pozzo a prendere l’acqua, prepara il tè sul kanoune, il braciere. Giorno dopo giorno si trova fianco a fianco con i bambini che vivono per strada, quelli che non hanno più famiglia o che sono costretti a lasciarla per non pesare più sulle spalle - spesso - della madre. Gaël Giraud si stabilisce quindi tra le rovine del cinema Rex, per essere loro vicino. E’ così che nasce il centro di Balimba, che oggi sorge qualche km fuori dalla città. Vi trovano accoglienza non più di 40 bambini, che qui hanno un tetto, il cibo e l’istruzione. Questa esperienza “mi ha permesso di vedere con i miei occhi cosa significhi per i diseredati essere vittime del riscaldamento climatico”, spiega. “Quando nell’enciclica Laudato si’ il Papa dice che il grido della terra e il grido dei poveri sono un solo e unico grido, ci ritrovo l’esperienza che i bambini di strada in Ciad mi hanno fatto vivere già venti anni fa”, dice il sacerdote. Tornato in Francia, Gaël Giraud studia per diventare gesuita e segue la formazione teologica, pur continuando il lavoro di economista. “Poco a poco, l’esperienza che avevo fatto in Ciad e quello che avevo imparato in campo economico hanno fatto sì che mi rendessi conto come il mio compito fosse capire, da economista, l’impatto straordinario del cambiamento climatico sulla popolazione”. “Oggi percepisco la fragilità del creato molto più fortemente, come pure il fatto che il creato è posto nelle nostre mani e che noi ne abbiamo la responsabilità di custodi - spiega il gesuita; e questo è quello che scrive Papa Francesco nella Laudato si’. Noi non siamo i proprietari della creazione: l’unico proprietario del creato è Dio”. Ma Egli stesso “non vuole essere il padrone del mondo ma servitore di esso”. E questa è la strada che dobbiamo seguire, afferma l’economista. Spetta ai cristiani, forti della tradizione biblica e spirituale incarnata in particolare da San Francesco d'Assisi, “inventare insieme le soluzioni alla crisi ecologica”. Questo è ciò che Gaël si impegnerà a fare nella nuova missione affidatagli dalla Compagnia di Gesù: creare e sviluppare un centro per la giustizia ambientale presso la Georgetown University di Washington, negli Stati Uniti. (XS)

2 marzo - SRI LANKA Il 7 marzo “Domenica in nero” per chiedere giustizia per le vittime degli attentati di Pasqua

La Chiesa srilankese ha indetto per domenica 7 marzo una “Domenica in nero” ("Black Sunday") per chiedere giustizia per le vittime degli attentati di Pasqua del 2019. Un modo per ribadire il malcontento dei cattolici per il rapporto della speciale commissione presidenziale d’inchiesta istituita dal precedente Governo Sirisena che non indica i mandanti degli attacchi compiuti il 21 aprile contro tre chiese e tre alberghi. Dietro alle esplosioni, che causarono almeno 279 vittime, tra cui decine di stranieri, e oltre 500 feriti, ci sarebbe la mano del cosiddetto Stato Islamico, che ne ha rivendicato la matrice, ma a tutt’oggi non si è giunti al processo dei colpevoli. Numerose persone sospettate di avere legami con il gruppo estremista islamico locale “National Thowheed Jamath” sono state arrestate e poi rilasciate, ma secondo il rapporto non ci sono prove sufficienti che indichino un legame diretto tra gli autori e il terrorismo internazionale. La commissione d’inchiesta, che ha interpellato più di 400 testimoni, ha peraltro suggerito al Procuratore generale di avviare un procedimento contro l’ex Presidente Maithripala Sirisena e i responsabili dell’intelligence srilankese per non avere saputo prevenire gli attacchi. La Chiesa srilankese, con in prima fila il cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha ripetutamente lamentato gli scarsi progressi dell’inchiesta con diverse iniziative di protesta per chiedere che sia fatta finalmente giustizia. Questo il senso anche della “Black Sunday” indetta per il 7 marzo, in cui i cattolici sono stati invitati a vestirsi di nero per esprimere solidarietà alle vittime. Per l’occasione - riporta l'agenzia Ucanews - è stata anche preparata una speciale preghiera. “Dobbiamo protestare a contro la mancanza di giustizia per tutte le vite che sono state perdute in questi attacchi. Questo rapporto è incompleto e non rende loro giustizia,"  ha detto ai fedeli domenica scorsa padre Ranjith Terry Fernando, parroco della St. Mary's Church a Negombo, uno dei luoghi degli attentati, precisando che all’iniziativa ne seguiranno altre. Ad aumentare il malcontento nella comunità cattolica srilankese è stata anche la recente la decisione del Governo del Premier Mahinda Rajapaksa di affidare a un nuovo comitato governativo l’esame del rapporto, la cui relazione finale è attesa per il prossimo 15 marzo. Il sospetto avanzato da alcuni è che si tratti di una mossa per coprire alcune affermazioni “imbarazzanti” per il Governo. Rajapaksa, da parte sua, ha affermato che il comitato avrà il compito di esaminare i passi sinora compiuti dall’Esecutivo e quello che rimane da fare ottemperare alle raccomandazioni della commissione presidenziale. Critiche al rapporto sono state mosse anche da alcuni politici e da altri esponenti religiosi. (LZ)

2 marzo - MYANMAR Giustizia e pace Europa: la giunta militare si astenga dalla violenza e ripristini la democrazia nel Paese

La pace in Myanmar è l’unica strada possibile, la pace è possibile. A un mese dal golpe del 1.mo febbraio e mentre si inasprisce la repressione delle proteste, anche Conferenza delle Commissioni europee per la giustizia e la pace ("Justice & Peace Europe"), si unisce all’accorato appello rivolto dalla Chiesa birmana alla giunta militare perché si astenga dalla violenza e ripristini le regole dello Stato democratico percorrendo la strada della riconciliazione.   “Siamo preoccupati per le notizie pervenute in questi giorni che indicano un aumento significativo della violenza, delle vittime e delle sofferenze per la società e i cittadini - si legge nella dichiarazione -. "A nome del Comitato esecutivo desideriamo sostenere il popolo del Myanmar nella difesa della democrazia ed esprimere la nostra solidarietà ai manifestanti pacifici”. Giustizia e Pace Europa rilancia quindi l’appello rivolto da Papa Francesco all’Angelus del 7 febbraio “affinché quanti hanno responsabilità nel Paese, si mettano con sincera disponibilità al servizio del bene comune, promuovendo la giustizia sociale e la stabilità nazionale per un’armoniosa convivenza democratica”. “Chiediamo un tempestivo rilascio di tutti i prigionieri politici e sosteniamo l'appello dei vescovi cattolici del Myanmar alle autorità militari ad astenersi dalla violenza e cercare la riconciliazione, nel rispetto dei principi democratici e nel pieno rispetto dei diritti umani, compreso il diritto alla vita, il divieto della tortura, della libertà di riunione, dei media e di espressione” prosegue la dichiarazione che, in conclusione, incoraggia l’Unione Europea “a utilizzare tutti i canali di dialogo con le principali parti interessate al fine di facilitare un pacifico e rapido ripristino del potere delle legittime istituzioni democratiche”. La situazione in Myanmar è precipitata il 28 febbraio, quando in diverse città le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i manifestanti uccidendone almeno 18 e ferendone molti altri. Mentre il Paese era devastato dalle violenze, a Yangon, nella stessa giornata di domenica, il cardinale Charles Bo, presidente della Conferenza episcopale birmana, ha pronunciato parole molto forti per chiedere che non sia più versato sangue innocente. “Siamo tutti figli e figlie della stessa terra, della stessa madre, il Myanmar. L’oscurità non vince mai l’oscurità; solo la luce può dissipare le tenebre. La logica dell’occhio per occhio rende cieco il mondo. Crediamo tutti nel potere dell’amore e della riconciliazione”, ha detto l’arcivescovo di Yangon nell’omelia durante la Messa della seconda Domenica di Quaresima, avvertendo che “l’odio non vince mai e su nulla”. Lunedì è intanto iniziato il processo alla leader deposta Aung San Suu Kyi,  arrestata insieme ad altri leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld), con l’accusa di “importazione illegale di walkie-talkie” e di “aver organizzato una protesta durante la pandemia”. (LZ)

1 marzo - INDONESIA Appello dei vescovi papuani per la pace  a Papua: “La violenza non deve mai prevalere”

Un pressante appello per la fine delle violenze nella Papua Occidentale e per l’avvio di una soluzione negoziata all’annoso conflitto tra esercito indonesiano e i gruppi separatisti che continua a mietere vittime tra la popolazione civile. A rilanciarlo – come riporta l’agenzia Eglises d’Asie – sono i vescovi della provincia, dove dal 1969 il Movimento per Papua Libera combatte per l’indipendenza da Giakarta, accusata di discriminare la popolazione papuana. L’appello è contenuto nel comunicato finale della loro assemblea annuale svoltasi nei giorni scorsi e segue le critiche mosse da alcuni sacerdoti e laici che rimproverano ai vescovi locali e alla Conferenza episcopale indonesiana di tacere di fronte all’inasprirsi del conflitto. La nota è firmata da monsignor Leo Laba Ladjar, vescovo di Jayapura, da monsignor Aloysius Murwito vescovo di Agats, da padre Marthen Kuayo, amministratore apostolico della diocesi di Timika e da padre Hengky Kariwop, vicario generale dell'arcidiocesi di Merauke. Nonostante una legge speciale introdotta vent’anni fa dal Governo indonesiano con scadenza nel 2021 riconosca una relativa autonomia, la lotta armata delle forze indipendentiste continua e ha provocato omicidi extragiudiziali e violenze da entrambe le parti. A farne le spese la popolazione civile e anche alcuni esponenti religiosi, come è accaduto il 26 ottobre con l’uccisione, nel distretto Intan Jaya, del catechista cattolico Rufinus Tigau, accusato di essere un separatista.  Gli ultimi episodi si sono verificati nuovamente nel distretto di Intan Jaya e in quello di Punca, dove il fuoco incrociato tra indipendentisti ed esercito ha costretto diverse migliaia di civili a fuggire dai loro villaggi. “Quali che siano le vittime, questa violenza ci rattrista e ci indigna. Quali che siano i colpevoli, siano essi la polizia, i militari o i separatisti, questi atti non possono essere giustificati, anche se considerano le proprie ragioni nobili ", scrivono i vescovi papuani nel comunicato. “La violenza non deve mai prevalere. Essa genera solo ulteriore violenza, in un circolo vizioso. Per questo chiediamo a tutti le parti coinvolte nel conflitto di fermarsi". Secondo i presuli, andrebbero anche rivisti i ruoli delle forze dell'ordine nella regione: “Agisci con il cuore e con amore: questo è uno slogan che si sente spesso. Ci auguriamo che possa diventare reale nel comportamento delle forze dell'ordine”, scrivono. La polizia è, infatti, spesso accusata di abusi e di un uso eccessivo della forza.  Il messaggio si rivolge anche ai militari inviati da Giakarta, esortandoli a imparare a conoscere le comunità locali, le loro culture e tradizioni. Agli eletti locali, infine, i presuli, chiedono di impegnarsi per offrire più opportunità ai nativi, in particolare attraverso l’istruzione, e per i loro diritti, proteggendoli in particolare dalla deforestazione provocata dalle piantagioni di olio di palma. Da ricordare che lo scorso 1.mo novembre il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giakarta e presidente della Conferenza episcopale indonesiana , ha guidato una delegazione di vescovi per discutere i vari problemi che affliggono la provincia, la più povera dell’Indonesia, con il Ministro della Sicurezza indonesiano Mahfud MD. Durante l’incontro i presuli avevano evidenziato la necessità di un maggiore dialogo da parte delle autorità indonesiane, senza ricorrere alla violenza e di un maggiore rispetto e ascolto nei confronti dei papuani. (LZ)

1 marzo - ITALIA A Corleone atto vandalico ai danni di una chiesa

 È stato bruciato questa mattina a Corleone, il portone d’ingresso della Chiesa di Sant’Agostino in cui oggi si celebra la festa liturgica del santo monaco bizantino Leoluca. Ne da notizia l’arcidiocesi di Monreale. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno spento l’incendio impedendo danni maggiori al luogo di culto risalente al XV secolo, e le forze di Polizia hanno subito iniziato i rilievi per le indagini. Corleone ha una ricca tradizione religiosa e culturale e i parroci, riferisce un comunicato dell’arcidiocesi, sono fortemente impegnati a indirizzare le nuove generazioni verso la strada della reazione morale alla mafia, attraverso una crescita culturale e sociale, per sostenere un processo di riappropriazione di una identità positiva. Non si conoscono le ragioni dell’atto vandalico che ha turbato le celebrazioni liturgiche dedicate a San Leoluca. “Certamente questo non farà mancare la preghiera per questa città e anche per questi ignoti vandali - ha detto il parroco Luca Leone – affinché, per intercessione del Santo Monaco bizantino, il pentimento del male fatto porti frutti nuovi di conversione”. Il faticoso e lungo lavoro di rinascita di Corleone, ha visti impegnati in questi anni la Chiesa di Monreale, per mezzo della Caritas diocesana e in partenariato con Confcooperative Sicilia, nella valorizzazione e gestione dei beni culturali ecclesiali. Sostenuto con i fondi dell’8 per mille, è attivo il progetto “Questa terra sarà bellissima” che è volto allo sviluppo della comunità locale. “Sembra profetico questo progetto per Corleone - ha affermato l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi - esso nasce dal desiderio di offrire la ‘via della bellezza’, coniugata con la legalità e la solidarietà, e la fatica della lotta alla durezza e brutalità di simili gesti, come quello di oggi, ci fanno capire che siamo sulla via giusta”. (TC)

1 marzo -  PERÚ I gesuiti chiedono che venga consentito il passaggio dei migranti diretti verso Ecuador e Stati Uniti

 La Rete dei Centri Sociali della Conferenza dei Provinciali della Compagnia di Gesù in America Latina (RCS-CPAL) lancia un appello alle autorità peruviane perché ai migranti venga facilitato l’accesso nel Paese e consentito di proseguire il loro viaggio. Nelle scorse settimane circa 450 migranti, per lo più haitiani, sono rimasti bloccati nel tentativo di entrare in Perù dal Brasile attraverso un ponte di confine in Amazzonia, sorvegliato da militari e polizia. “Comprendiamo che in Perù, dalla fine di gennaio, è vietato l’ingresso di viaggiatori provenienti da Brasile, Regno Unito e Sud Africa, paesi in cui sono stati rilevati nuovi e più aggressivi ceppi di Covid-19 - afferma la Rete dei Centri Sociali della Conferenza dei Provinciali della Compagnia di Gesù in America Latina - chiediamo tuttavia di rendere più flessibile questa disposizione per consentire il passaggio dei migranti in modo che possano proseguire verso la loro destinazione”. I migranti, riferisce un comunicato della RCS-CPAL, tra cui donne incinte e bambini, affermano di aver bisogno solo di un permesso di transito in Perù, essendo diretti verso Ecuador e Stati Uniti. Al momento dormono in tende o sono alloggiati nelle scuole di Assis in condizioni assai precarie. “Siamo preoccupati per la vulnerabilità di queste persone che, mosse dalla crisi scatenata dalla pandemia, hanno perso il lavoro e hanno deciso di migrare nuovamente - si legge in un comunicato di RCS-CPAL pubblicato su jesuitas.lat -. In questo senso, chiediamo al governo peruviano di risolvere questa situazione consentendo il transito di questi fratelli, anche loro esposti a malattie, e che vogliono solo proseguire verso la loro destinazione”. (TC)

1 marzo - PERÚ Partita la campagna “Uniti in Solidarietà” della Caritas per aiutare le persone colpite dalle inondazioni a Puerto Maldonado

Per aiutare le 15mila persone di Puerto Maldonado, in Perù, colpite, nei giorni scorsi, dalle forti piogge e inondazioni dovute allo straripamento dei fiumi nella regione di Madre de Dios, il vicariato apostolico di Puerto Maldonado, attraverso la Caritas, ha avviato la campagna “Uniti in Solidarietà”. L’obiettivo è raccogliere cibo non deperibile, acqua potabile, prodotti per l’igiene per i 9 distretti in difficoltà. Sabato scorso, per sensibilizzare i fedeli del vicariato apostolico, bambini, giovani e adulti hanno percorso le strade di Puerto Maldonado in bicicletta dando vita ad una manifestazione di raccolta fondi e viveri. Iscrivendosi all’evento i partecipanti hanno donato beni prima necessità. Sono stati lanciati anche spot sui social per promuovere la campagna della Caritas e ogni giorno vengono promosse iniziative. Intanto sono arrivati i primi aiuti nella comunità di “Santa Teresita” e nelle zone agricole limitrofe e la Caritas Madre de Dios ha accolto anche l’iniziativa di Sloow Food Tambopata, guidata dallo chef Roy Riquelme, che sta offrendo colazioni e pranzi agli sfollati. (TC)

1 marzo  - ETIOPIA Aiuti dalla Cei, dai fondi dell’otto per mille, per la popolazione del Tigray

Per le popolazioni del Tigray, in Etiopia, la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha deciso lo stanziamento di 500mila euro dai fondi otto per mille, quelli che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. Lo riferisce un comunicato stampo che ricorda la situazione attuale del Tigray, dal novembre scorso al centro di uno scontro militare e politico che sta aggravando le già precarie condizioni dell’area, provata dalla malnutrizione e da importanti problemi sanitari. Sono milioni le persone che necessitano di assistenza umanitaria. La Chiesa cattolica etiope, con la Caritas nazionale, ha subito attivato una rete di coordinamento per monitorare la crisi e garantire una risposta umanitaria adeguata, coinvolgendo gli Uffici diocesani, i membri internazionali della rete Caritas già presenti sul territorio e altre realtà tra cui Medici con l’Africa Cuamm. Il conflitto ha provocato 1,3 milioni di sfollati interni, circa 60mila profughi sono fuggiti, per lo più in Sudan, e si registrano danni significativi alle infrastrutture. Sono sempre più frequenti, inoltre i saccheggi, che stanno mettendo a repentaglio l’erogazione dei servizi sociali essenziali. Un numero imprecisato di centri sanitari è stato vandalizzato e gli operatori non retribuiti hanno lasciato i loro posti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che solo il 22% delle strutture sanitarie sono in funzione. Lo stanziamento della Presidenza CEI è destinato, attraverso Caritas Italiana, a garantire cibo e acqua, beni di prima necessità, kit sanitari e scolastici e a supportare le strutture sanitarie della regione sia con interventi di ristrutturazione che di fornitura di farmaci, dispositivi medici e materiali. (TC)

 

 

28 febbraio - PORTOGALLO Bilé (Caritas): “Si abbassa la curva epidemica, ma anche quella economica. E’ allarme sociale”

Vns 28 feb. - “Vivremo un periodo di grandi sfide a causa dell’aggravarsi del disagio sociale dovuto alla pandemia”. Ne è convinto il presidente di Caritas-Portalegre-Castelo Branco, Elicídio Bilé, che in una intervista rilasciata ad Ecclesia, l’agenzia di informazione religiosa dei vescovi portoghesi, ha spiegato che “pur migliorando la situazione sanitaria, le ferite rimangono aperte. Si abbassa la curva epidemica, ma anche quella economica”. Parlando nello specifico di Portalegre, Bilé ha spiegato che “la regione è popolata da persone anziane senza grandi aspettative. Il Covid ha creato una infinità di problemi legati alla contrazione del reddito pro-capite per la disoccupazione o il regime di cassa integrazione. Questo era già un territorio in sofferenza economica a causa della chiusura dei poli industriali del primario e del terziario”. Nell’ultimo anno la Caritas ha registrato un incremento delle richieste di aiuto pari al 25%. “A farne le spese sono stati soprattutto gli immigrati, i primi che hanno perso il lavoro” ha raccontato il Presidente. L’organismo guidato da Bilé attualmente ospita 856 persone provenienti per lo più dal Brasile (43%) e dall'Africa subsahariana (30%). La Caritas si avvale, inoltre, del supporto della Fondazione “La Caixa” che, attraverso il suo programma denominato “Incorpora”, assiste e sostiene i soggetti a rischio di esclusione sociale. “E’ fondamentale avviare sempre nuove forme di collaborazione e parteneriato. La Caritas deve mobilitarsi e innovare costantemente il suo modo di agire” ha sottolineato Bilé, presentando un report piuttosto eloquente: nel 2020, 19.903 persone assistite, circa 5500 famiglie. Quanto alle somme raccolte, il bilancio parla di 134mila euro (ottenuti grazie al programma “Invert the Curve of Poverty”) inviati ai bisognosi. “La nostra sede è sempre aperta. E’ stato così anche durante il periodo di lockdown” ha detto il Presidente, aggiungendo che: “La crisi è un’occasione per prestare maggiore attenzione nei confronti dei più vulnerabili. E lo dobbiamo fare con gli occhi del cuore, proponendo un progetto di vita alternativo”. A causa della pandemia, la raccolta fondi avverrà on line. “Un’ottima idea”, secondo Bilé “E’ un modo per allargare e potenziare il nostro servizio”. La settimana della solidarietà e delle donazioni comincia oggi e ha per tema “Caritas 65 anni: l'amore che trasforma”. (DD)

28 febbraio - PERU’ Caso Estrada. I Vescovi: “L’eutanasia è sempre la strada sbagliata”

“In qualunque condizione fisica o mentale si trovi, l’uomo mantiene la sua dignità originaria di essere creato a immagine e somiglianza di Dio". La risposta dei vescovi peruviani al caso Ana Estrada è affidata ad un comunicato ufficiale nel quale viene ribadito che. “La Chiesa, a imitazione di Gesù, il Buon Samaritano, assisterà, curerà e accompagnerà sempre i malati, nella certezza che tutta la vita umana è inalienabile e ha un valore infinito perché è un dono di Dio”. Secondo i presuli “La terribile esperienza della pandemia che stiamo vivendo, e che ha causato la morte di migliaia di connazionali, ci ha uniti nell'instancabile sforzo di salvare la vita, e tutta la vita, fino all'ultimo momento, senza alcuna distinzione o eccezione, perché siamo guidati dall'amore verso il prossimo e riconosciamo in ogni paziente lo stesso Cristo che soffre nella carne del fratello”. Con una sentenza emessa nei giorni scorsi un giudice ha ordinato di depenalizzare l'eutanasia per il caso di Ana Estrada, la prima persona ad aver chiesto in Perù di poter decidere quando morire attraverso assistenza medica. Il giudice ha tuttavia respinto la richiesta di creare un protocollo per futuri casi simili. Da circa due anni, Estrada è diventata un’attivista per la propria causa attraverso il suo blog "Ana Busca La Muerte Digna" (Ana cerca una morte degna). Nel Paese, però, l'atto di porre fine alla vita di una persona che chiede espressamente e consapevolmente la morte costituisce un reato punibile con 3 anni di reclusione. “Comprendiamo la sofferenza che Ana sta patendo” riferisce la nota della Conferenza episcopale. “Esprimiamo la nostra vicinanza e assicuriamo la nostra preghiera. Ma in queste circostanze è bene ricordare la testimonianza di tante persone che hanno vissuto il mistero del dolore e della malattia dall'esperienza della loro fede, trovando in essa il senso della loro sofferenza, trasformando il letto dell'ospedale o della loro casa in un autentico altare, da cui si proclama il valore della vita, insieme ai suoi parenti e a quanti si sono prodigati per curarli”. I vescovi ribadiscono che: “L'eutanasia sarà sempre una strada sbagliata, perché è un attacco contro il diritto inalienabile alla vita, causa direttamente la morte di un essere umano e quindi è un atto intrinsecamente orrendo in tutte le occasioni e circostanze”. Richiamando i principi costituzionali, lo scritto precisa che “L'obiettivo supremo della società e dello Stato è la difesa della persona umana e il rispetto della sua dignità. Questo è prendersi cura, rispettare e promuovere la vita dal concepimento al suo termine naturale, pertanto, nessuna autorità può legittimamente ingtervenire in materia. Non dovrebbe essere tollerato che un organo dello Stato cerchi di cambiare una norma costituzionale e promuovere azioni contro questo sacro principio” tuonano i vescovi. Segue l’appello affinché tali decisioni non vengano condivise. “Dobbiamo esigere il rispetto dell'obiezione di coscienza” specificano, aggiungendo che “Lo straordinario e progressivo sviluppo delle tecnologie che hanno accresciuto in modo esponenziale le capacità cliniche della medicina nella diagnosi, terapia e cura del paziente deve essere valorizzato, considerato come bene prezioso, per aiutarci a combattere, così come sottolineato da Papa Francesco, tutto ciò che rende la morte ancora più carica di dolore e solitudine”. Infine l’invito a “porre lo sguardo sul Buon Samaritano, affinché nel nobile servizio di cura dei nostri fratelli ammalati possiamo essere segno di speranza e fermento di unità attorno ai nostri valori più alti”. (DD)

28 febraio - ITALIA - Carcere, Comunità Giovanni XXIII: l’alternativa è possibile

Un carcere “aperto” e “leggero”, senza armi, né agenti di polizia penitenziaria. La sicurezza? Garantita dai volontari e dai detenuti stessi. Il metodo non è nuovo e proviene dalle Associazioni di protezione e assistenza ai condannati (APAC) del Brasile e si tratta di un sistema carcerario, entrato a far parte del’impianto istituzionale nazionale e di cui si è parlato nel corso di un seminario dal tema “Carcere, Covid-19 e Comunità” organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. “Su 1000 persone che escono dal carcere, 750 tornano a delinquere e a commettere reati più gravi di quelli per cui sono entrati. Inoltre sappiamo che il 70% di coloro che varcano la soglia della galera già ci sono stati” sostiene Giorgio Pieri, autore del libro “Carcere, l’alternativa è possibile” (Sempre Editore), presentato nel corso del forum. “Tutto questo comporta enormi spese e non solo in termini economici. Dobbiamo uscire dalla logica della giustizia vendicativa e pensare a strutture in grado di educare”. A tal proposito Pieri racconta l’esperienza della CEC (acronimo di Comunità Educante con i Carcerati) proposta dall’Associazione fondata da Don Oreste Benzi, sul modello delle Apac. “Abbiamo visto come funzione in Brasile e i risultati ottenuti” riprende, sottolineando che “Chi è inserito non torna a delinquere e il protagonismo degli stessi condannati e della società civile sono in grado di far precipitare il tasso di recidiva, di abbassare i costi, oltre a garantire ai recuperandi condizioni di vita dignitose e un più semplice reinserimento in società”. Punto fondamentale del metodo Cec è il riconoscimento da parte della persona che ha commesso il reato di aver sbagliato e di volere ricominciare. Tra i punti cardine ci sono: partecipazione alla comunità, lavoro, assistenza giuridica, assistenza sanitaria, valorizzazione umana, merito, spiritualità e vicinanza alla famiglia. “Don Oreste era solito ripetere che l’uomo non è il suo errore e se effettivamente si pente non deve scontare neanche un giorno di carcere” riprende Pieri. “Le nostre strutture accolgono persone senza fissa dimora, stranieri prive di alcun riferimento, gente che, una volta approdata qui, non è più un problema ma una risorsa per la società. La nostra è una università del perdono”. Il Covid, poi, ha rappresentato una emergenza nell’emergenza. Mentre le varianti del coronavirus stanno mettendo a dura prova il piano di contenimento e di cura della pandemia, oltre 53 mila persone vivono rinchiuse nelle carceri italiane in condizioni di promiscuità: un rischio enorme per loro, per i familiari, per il personale che lavora negli istituti penitenziari. “Per affrontare l’emergenza, lo stato è disposto a finanziare l’accoglienza in comunità. E’ una bellissima notizia. Purtroppo pur avendo molte associazioni dato la propria disponibilità, diverse comunità restano vuote; sono stati occupati meno di un quarto dei posti disponibili” indica Pieri, sottolineando che “Il male non si combatte con il male, ma con il bene. Anche in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo i nostri centri possono fare la differenza”. L’esperienza della Comunità ha dimostrato, dunque, che è possibile ricomporre fratture sociali, responsabilizzare i colpevoli e far sì che questo strumento rappresenti un’occasione di responsabilizzazione ed educazione e che tale misura volta alla deflazione delle carceri va incontro alla funzione di garantire condizioni umane per i detenuti, che comunque versano ancora in condizioni molto difficili. Ma soprattutto risulta più efficace per il recupero di coloro che hanno commesso reati e che mediante un sistema di giustizia riparativa hanno maggiori possibilità di non delinquere oltre. Occasione che in carcere verrebbe senz’altro meno. (DD)

28 febbraio - AFRICA La donazione delle detenute di Bergamo alle Suore Poverelle della Repubblica Democratica dle Congo, Malawi, Costa d’Avorio e Kenya

“Ci è stata consegnata nei giorni scorsi la somma di tremila euro da parte delle sorelle che operano nella sezione femminile del carcere di Bergamo, frutto del loro lavoro con le detenute, nella produzione di mascherine. E’ proprio vero che tante gocce formano un mare di bene”. La lettera di ringraziamento arrivata nei giorni scorsi alle ospiti dell’Istituto orobico è firmata da Suor Madeleine Tanoh, religiosa delle Suore Poverelle-Istituto Palazzolo, che a nome dei bambini della Repubblica Democratica del Congo, Malawi, Costa d’Avorio e Kenya, ha voluto ringraziare le ospiti per un gesto di generosità che consentirà ai piccoli di “vivere sani e sereni”. Tutto è nato all’inizio di marzo dello scorso anno. “Con il dilagare della pandemia e la necessità impellente di reperire mascherine omologate in larga misura, è arrivata la richiesta da parte della Direzione della Casa Circondariale di Bergamo, di ovviare alla presente necessità, attraverso la possibilità di una produzione interna utile a soddisfare i bisogni di detenuti e detenute, il corpo di Polizia Penitenziaria e il personale dell’Istituto” racconta Suor Anna Pinton, una delle tre religiose che vive all’interno del carcere dove, peraltro, gestisce una lavanderia e consente alle ragazze di lavorare. “Si è pensato per tale motivo, dopo l’approvazione del progetto e gli opportuni permessi, di far partire un laboratorio di produzione di mascherine all’interno della sezione femminile del carcere, gestito da una di noi con l’aiuto di alcune detenute a titolo volontario” continua Suor Pinton “Visto l’esito positivo della produzione, l’entusiasmo e la creatività, la tenacia, la costanza e l’impegno delle partecipanti, è sorto il desiderio di un’ulteriore produzione che potesse raggiungere l’esterno del carcere e diventare possibilità buona e concreta di un aiuto personale per la drammatica situazione in corsi”. Da qui l’idea di devolvere il ricavato delle offerte ottenute ad una realtà di maggiore povertà. “In accordo con la Direzione tutto il ricavato è stato donato a favore delle quattro comunità per bambini in diversi paesi dell’Africa” conclude la religiosa. L’iniziativa rientra nel progetto denominato “dà vita alla vita” che contribuisce a sostenere le comunità di accoglienza dei bambini rimasti orfani in attesa di essere adottati o di ricongiungersi ai propri familiari. Le Suore delle Poverelle, le cui Regole furono approvate dalla Santa Sede nel 1912, sono presenti, oltre che in Italia, in Africa e in America Latina (Brasile e Perù). Svolgono attività, in collaborazione con le Chiese locali, nei contesti educativi a vario livello, in strutture sanitarie, nell’assistenza e promozione di quanti sono nel bisogno, con predilezione a favore dei più poveri. Il loro fondatore è il Beato Luigi Palazzolo, sacerdote bergamasco (1827-1886) che avviò l’Opera di Santa Dorotea nel popoloso e povero quartiere bergamasco di San Bernardino e fondò con Teresa Gabrielli, l’Istituto delle Suore delle Poverelle, impegnate a condividere in tutto la vita dei poveri. Fondò anche un istituto maschile, i Fratelli della Sacra Famiglia, che però si estinse nel 1928. (DD)

28 febbraio - FRANCIA - Diocesi di Metz: la Quaresima diventa cammino di conversione ecologica

È “un’antica istituzione nella diocesi” che continua però a rinnovarsi con il passare degli anni. “La Quaresima a domicilio” esiste ormai da decenni ed è diventata un punto di riferimento, spiega monsignor Jean-Pierre Vuillemin, dal 2019 vescovo ausiliare di Metz. Quando è ancora in corso lAnno speciale di anniversario della Laudato si', voluto da Papa Francesco per i 5 anni dell’enciclica dedicata alla cura della casa comune, la diocesi del Nord-Est della Francia ha scelto di incentrare il proprio cammino di Quaresima sull’ecologia integrale, con il titolo “Laudato si’: cammini di conversione”.

E’ stato proprio mons. Jean-Pierre Vuillemin, vescovo accompagnatore del settore “Ecologia e società” della Conferenza episcopale francese e che segue anche le questioni ecologiche della sua diocesi, a coordinare il lavoro per l’edizione 2021. L’opuscolo “La Quaresima a domicilio”, distribuito su vasta scala nelle parrocchie e richiesto anche da altre diocesi, è suddiviso in cinque capitoli - uno per ciascuna delle settimane del tempo di Quaresima - che riguardano diversi argomenti: dall’attenzione alla propria vita interiore a quella per i poveri, passando per la conversione ecologica delle parrocchie. Ogni capitolo è stato scritto da una persona diversa: monsignor Vuillemin, una religiosa carmelitana, un diacono, un sacerdote e un laico. La lettura si completa con dei video con le testimonianze di coloro che vivono la conversione ecologica a livello locale. I fedeli possono intraprendere questo percorso di riflessione in piccoli gruppi, in famiglia o anche in maniera individuale. “La consuetudine, nelle parrocchie, è di viverlo in gruppi”, riflette monsignor Vuillemin, ma quest’anno gli assembramenti lasceranno ovviamente il posto a una lettura “a domicilio”.

Nel ricordare le ragioni che hanno portato alla scelta dell’ecologia integrale come filo rosso di questa Quaresima, il vescovo sottolinea il contesto dell’Anno Laudato si’ nonché “l’importanza di rileggere e di riappropriarsi di questa enciclica, alla quale bisogna costantemente tornare”. La recente assunzione, poi, nella diocesi di Metz di un referente ecologico nella persona di una giovane donna laica è un’ulteriore spinta a lavorare su questo tema. Infine va ricordato che i vescovi di Francia inseriscono, da qualche tempo, una riflessione sull’ecologia integrale nelle loro assemblee plenarie, che chiede di essere sempre aggiornata nei successivi incontri. Questo approccio ha stimolato la diocesi di Metz: “Nella Chiesa di Francia c’è un vero e proprio ‘richiamo’ riguardo alla nostra capacità di recepire la Laudato si’”, aggiunge il presule.

Secondo monsignor Vuillemin, questo cammino quaresimale consentirà ai fedeli di “esplorare” l’ecologia integrale a diversi livelli, in particolare sul piano spirituale. L’attuale pandemia ha rivelato che “ad essere malato è anche il cuore dell’uomo”. Il suo desiderio è soffocato da mille richiami consumistici. “Il Papa ci invita a prenderci cura del cuore dell’uomo”, sottolinea l’ausiliare di Metz. “La crisi ha anche qualche aspetto positivo, perché ci costringe a re-investire nella nostra vita interiore. Dobbiamo impegnarci davvero perché la vita dopo non sia come la vita di prima”, continua, facendo eco alle parole del Pontefice. Certo, può accadere anche che la crisi - prosegue - porti a ribellarsi a Dio, ma c’è anche “un altro atteggiamento” che consiste nel credere fermamente nella presenza di Dio nel mezzo della prova e in fondo al proprio cuore. Ora, “l’intelletto dell’uomo, liberato per opera del Signore, gli consente di aprire la sua volontà al desiderio di un bene assoluto”, spiega mons. Vuillemin. Questa Quaresima 2021 è dunque una buona occasione per “ritrovare in noi questo desiderio di un bene infinito che si compie soltanto in Dio”.

Per i fedeli della diocesi di Metz, la riflessione sulla Laudato si’ non si concluderà con la fine della Quaresima. Questo tempo pasquale, infatti, segnerà una nuova tappa. “In sei distinte località della diocesi saranno organizzate delle serate sul tema dell’ecologia, nella speranza che per quelle date ci si possa nuovamente incontrare”, spiega il vescovo. L’obiettivo sarà “cercare insieme come onorare la riflessione della Laudato si’, come rendere ancora più applicabile l’etichetta di ‘Chiesa verde’ [offerta in Francia a quelle comunità cristiane che si impegnano nella cura del creato, ndr] e lanciare progetti pedagogici e catechetici”. Si stabiliranno infine anche le prime tappe verso un’assemblea diocesana, prevista nel 2022 sull’arco di due giorni, nel corso della quale i partecipanti approfondiranno la tematica della conversione ecologica secondo un approccio sinodale. (APa)

27 febbraio - UCRAINA #Coronavirus Al via la campagna vaccinale. Chiese: vaccinazione sia su base volontaria

Dopo l’arrivo martedì del primo lotto di 500mila dosi  AstraZeneca,  anche l’Ucraina ha iniziato questa settimana la vaccinazione di massa contro il Covid-19. I beneficiari del vaccino saranno in primis i dipendenti delle strutture sanitarie e coloro che quotidianamente lavorano con un alto rischio di contagio, come il servizio statale di emergenza, le forze dell’ordine, gli insegnanti e il personale scolastico. Con l’avvio della campagna vaccinale, il Consiglio panucraino delle Chiese e le organizzazioni religiose (AUCCRO), presieduto quest’anno da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha diffuso una dichiarazione in cui sottolinea che la vaccinazione non ha alcuna implicazione religiosa, ma non può essere imposta. “Ribadiamo la nostra posizione comune che la vaccinazione è una procedura medica e che in quanto tale non impedisce l'esercizio della libertà religiosa - si legge nella dichiarazione -. Non vi è alcun divieto di vaccinazione nelle nostre norme canoniche, poiché la questione è di competenza del personale medico”. Al contempo i leader delle Chiese ucraine chiedono che le vaccinazioni siano “su base volontaria”, somministrate senza “alcuna forma di coercizione palese o occulta” e che le autorità pubbliche garantiscano l’accesso ai vaccini a chi ne ha bisogno “in particolare per chi è stato impoverito dalla recessione economica a causa della pandemia”. L’AUCCRO esorta anche ai leader politici e alle autorità di pubbliche di “svolgere con la massima coscienza” il compito di “testare l’efficacia e la sicurezza dei farmaci”, in modo che i cittadini ucraini possano fare “una scelta consapevole e responsabile”. I leader delle Chiese cristiane ucraine esprimono, infine, piena disponibilità al dialogo con gli esperti, le autorità statali e il governo locale nella lotta comune contro la pandemia e ad offrire il loro aiuto. L’Ucraina è uno degli ultimi Paesi europei ad avere avviato la campagna vaccinale contro il Covid-19, a causa dei limitati mezzi finanziari e anche del rifiuto acquistare il vaccino Sputnik V dalla Russia. A sbloccare la situazione è stato l’ingresso del Paese, lo scorso 2 febbraio, nel piano il COVAX, l’iniziativa promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dalla Commissione Europea e, tra gli altri, dall’Unicef, per garantire vaccini nei Paesi a basso reddito. (LZ)

27 febbraio - AFRICA Appello dei Gesuiti africani per la sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini Covid

Anche i Gesuiti africani aderiscono alla proposta del Sudafrica e dell’India di sospendere temporaneamente i brevetti e altri diritti di proprietà intellettuale su farmaci, test diagnostici e vaccini utili per la risposta al Covid-19 per tutta la durata della pandemia. Dopo essersi rivolti al Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, la Conferenza dei Gesuiti dell’Africa e del Madagascar (JCAM) ha scritto una lettera all’Ambasciatrice tedesca in Kenya, Annett Günthe, per chiedere alla Germania e all’UE di non ostacolare questa iniziativa che potrebbe salvare milioni di vite e alla quale hanno dato il loro sostegno un centinaio di Paesi e oltre 400 organizzazioni della società civile nel mondo. Nella lettera, firmata dal presidente del JCAM, padre Agbonkhianmeghe E. Orobator, SJ, i Superiori Maggiori dei Gesuiti uniscono la loro voce a quella di Papa Francesco per chiedere di rendere i vaccini Covid-19 disponibili e accessibili a tutti in quanto “beni universali”. Secondo i Gesuiti africani, la posizione di quei Paesi che, come la Germania, si sono dimostrati tiepidi all’ipotesi di una deroga temporanea all’Accordo sui i diritti della proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPS), è “indifendibile” perché “contribuisce ad aggravare la crisi globale della disuguaglianza”. L’impatto della pandemia tra le comunità povere e vulnerabili, soprattutto nel sud del mondo, è infatti particolarmente devastante e non intervenire rischia di avere ripercussioni su tutti: “Più continuerà a circolare il virus tra le popolazioni non protette, maggiore è la probabilità che si verifichino mutazioni trasmissibili, che ovviamente interesseranno tutti i paesi, compresi quelli che si oppongono alla proposta di sospensione dei brevetti", avverte il JCAM. In Africa – rimarca ancora la lettera - le nuove varianti stanno già provocando un aumento dei casi e dei decessi con ulteriori danni alle già fragili economie del continente che, come ha segnalato la Banca africana per lo svilupp,  “rischiano di allontanare l’Africa dall'Obiettivo di sviluppo sostenibile di eliminare la povertà estrema" entro il 2030. La missiva insiste quindi sull’urgenza di accelerare la produzione e la distribuzione dei vaccini, aumentando i finanziamenti multilaterali a questo scopo. Di qui l’appello alla Germania e ai Paesi del G-20 a chiedere al Fondo Monetario Internazionale ad emettere nuovi Diritti Speciali di Prelievo (la valuta usata dal FMI, ndr) per finanziare la produzione delle dosi e in particolare il piano Covax, l’iniziativa promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dalla Commissione Europea e, tra gli altri, dall’Unicef, per garantire vaccini nei Paesi a basso reddito. Da ricordare che la sospensione dei TRIPS per agevolare l'accesso universale dei farmaci, test diagnostici e vaccini Covid-19  è stata nuovamente sollecitata dalla Santa Sede il 23 febbraio durante una riunione del Consiglio per i diritti della proprietà intellettuale attinenti al commercio presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Nel suo intervento l’Osservatore vaticano, monsignor Ivan Jurkovič, aveva evidenziato che gli attuali complessi meccanismi per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale rappresentano un ostacolo per affrontare l'attuale emergenza, ribadendo  che le “politiche e le leggi dovrebbero mantenere una prospettiva incentrata sul rispetto e sulla promozione della dignità umana, in uno spirito di solidarietà all'interno e tra le nazioni”. (LZ)

27 febbraio - AFRICA SECAM e ong all’UE: l’Europa promuova un partenariato con l’Africa che sia equo e responsabile

Un nuovo partenariato europeo con i settori agricolo e alimentare dell’Africa. Sarà questo l’oggetto del prossimo importante vertice tra Unione Europea e Unione Africana (UA). Previsto inizialmente nell’ottobre del 2020, ma rinviato al 2021 in data da definirsi a causa della crisi del Covid-19, il summit si propone la definizione di una partnership di lungo periodo tra le due sponde del Mediterraneo nel quadro della nuova e ambiziosa “Alleanza Africa-Europa”, alla quale l’UE sta lavorando dal 2018, in particolare attraverso la speciale Task Force Africa rurale, dando seguito agli impegni assunti nel 2017. L’obiettivo è il rilancio degli investimenti pubblici e privati nell’agricoltura sostenibile dell’Africa, il potenziamento gli scambi commerciali tra i due continenti, la condivisione delle conoscenze e del know-how e la creazione di posti di lavoro e attività che generino reddito nelle zone rurali dell’Africa. In vista del vertice, che dovrà mettere a punto questa collaborazione rafforzata tra le economie dei due continenti, il Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (SECAM),  diversi altri organismi ecclesiali africani, insieme e organizzazioni della società civile (CSO), hanno pubblicato una dichiarazione congiunta in cui ribadiscono alcune preoccupazioni per l’impronta eurocentrica della nuova strategia comune Africa-UE. Secondo la Chiesa africana, infatti il grande assente è proprio l’Africa con i grandi problemi che deve affrontare, a cominciare dal monopolio del settore alimentare da parte delle multinazionali dell’agro-industria, con i danni che essi arrecano all’ambiente, alla terra, alle risorse idriche, alla biodiversità e alla stessa alimentazione e salute dei popoli africani. “Sebbene l'obiettivo dichiarato sia quello di costruire un futuro più prospero, più pacifico e più sostenibile per tutti - si legge nel testo - i cinque partenariati proposti in materia di energia, digitalizzazione, investimenti interni, pace e migrazione dicono poco sulle esigenze di quel 60% di famiglie africane che dipendono dall'agricoltura familiare e dalla produzione alimentare su piccola scala per il proprio sostentamento”. Nonostante i piccoli agricoltori, i pastori, i pescatori e le comunità forestali siano la componente principale dell'Africa rurale, a dominare la scena sono attori esterni: filantropi, imprese, agenzie di aiuto multilaterali e bilaterali. Le politiche economiche nel continente – rileva la dichiarazione – continuano ad essere dettate dal nord del mondo che privilegia investimenti privati e partenariati pubblico-privato, la monocoltura orientata all'esportazione e la cessione di terre per lo sfruttamento delle risorse naturali senza valutare, o nonostante l’impatto ambientale di tali attività. A questa impostazione la Chiesa africana contrappone un’altra “visione”: “Per il 60% degli africani che dipendono dall'agricoltura per il proprio sostentamento – spiega il documento - la terra non è né una merce né un bene individuale. È  un dono di Dio e dei nostri antenati” che “determina la nostra identità di esseri umani, la nostra dignità, il nostro senso di appartenenza”. Inoltre - si osserva  - in Africa - il cibo è un diritto umano fondamentale, non una merce nelle mani di pochi eletti che determinano i prezzi attraverso le loro industrie alimentari”. La dichiarazione rimarca ancora che il settore agricolo è il pilastro dell’economia africana, come della maggior parte dei paesi nel mondo: non solo garantisce “una migliore sicurezza alimentare e nutrizionale, benefici ambientali e una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici”, ma svolge anche “un ruolo importante nella coesione e nella cultura della comunità”. Le scelte di politica economica hanno dunque un forte impatto anche su questi aspetti. La dichiarazione firmata dal SECAM offre quindi una serie di raccomandazioni volte rimodellare le relazioni politiche ed economiche intercontinentali per stabilire un partenariato che sia equo e responsabile. Tra queste, in primo luogo, quella di maggiori investimenti nell'agro-ecologia per rafforzare, in modo sostenibile, la sicurezza e la sovranità alimentare, riducendo così la povertà e la fame, preservando la biodiversità e rispettando le conoscenze ancestrali delle popolazioni locali. Si tratta, quindi, di ripensare anche l’attuale modello di sviluppo agricolo in Africa e di riconoscere il ruolo chiave delle imprese familiari, delle cooperative, dei piccoli agricoltori. In questo senso si muove anche la raccomandazione di fare in modo che tutte le acquisizioni di terre su larga scala siano precedute da una valutazione trasparente dell'impatto ambientale, sociale e culturale e dal consenso informato delle comunità indigene e contadine. Si chiede poi uno stop alla riduzione delle risorse naturali del continente a "commodity" a disposizione delle multinazionali. Altri punti del documento riguardano, infine, i diritti umani, per la quale la Chiesa africana chiede una legislazione vincolante per le multinazionali, e la pace e la sicurezza, condizione imprescindibile per lo sviluppo in Africa. (LZ)

26 febbraio - ITALIA Nel 2020 Caritas Sant’Antonio ha realizzato 111 progetti in tutto il mondo. Diversi quelli avviati a causa della pandemia

L’attività di Caritas Sant’Antonio nel 2020 ammonta a 3 milioni e 273mila euro che sono stati destinati ai poveri del mondo, di cui il 23,8% in Italia. La onlus dei francescani della Basilica del Santo di Padova si è impegnata particolarmente nell’ambito dell’emergenza sanitaria. Ai 96 progetti in 31 Paesi, per un totale di 2 milioni e 646 mila euro, si sono aggiunti in Italia interventi straordinari dopo lo scoppio della pandemia, e in 10 regioni sono stati realizzati 15 progetti, per un totale di 627 mila euro. In totale sono dunque 111 i progetti attraverso i quali Caritas Sant’Antonio ha fornito aiuti concreti. Nel numero di marzo del Messaggero di sant’Antonio, lo speciale “Solidarietà a doppio binario”, precisa che, per rispondere alle tante emergenze causate alle famiglie dalla crisi sanitaria, è stata organizzata un’apposita raccolta di fondi, grazie alla collaborazione di parrocchie, Caritas diocesane, associazioni, cooperative, istituti comprensivi. I futuri progetti per contrastare l’emergenza Covid-19 saranno legati, per tutto il 2021, al progetto “Antonio 20-22”, lanciato in occasione degli 800 anni della scelta francescana del Santo, progetto che riguarderà tutta l’Italia, con alcune realizzazioni importanti per la ricostruzione post-Covid. Caritas Sant’Antonio in Italia ha sostenuto opere sociali, come case famiglia, comunità per disabili e per persone con dipendenze, che a causa della crisi economica da Covid-19, sono entrate in sofferenza nel gestire le proprie attività. Nel resto del mondo gli aiuti sono stati necessari per sistemi sanitari precari, per sopperire alla mancanza di accesso all’acqua salubre e a servizi igienici. L’Africa si conferma anche per il 2020 il continente che ha ricevuto più fondi; più della metà dei progetti realizzati hanno riguardato investimenti per rinforzare il sistema sanitario e migliorare le condizioni igieniche della popolazione, dall’aiuto diretto a ospedali locali all’accesso all’acqua potabile per alcune comunità. Caritas Sant’Antonio è intervenuta con 1.440.100 euro totali, per 66 progetti in 17 nazioni. A seguire l’Asia, con 566.200 euro totali per 10 progetti in 4 nazioni; l’Europa con 403.844 euro per 9 progetti in 4 nazioni (tra cui l’Italia che da sola ha ricevuto 319.544 euro per 5 progetti); l’America del Sud con 235.800 euro per 11 progetti in 6 nazioni. Il progetto e la nazione che hanno ricevuto più fondi sono stati il progetto “13 giugno” in Sri Lanka, dove sono stati attivati aiuti ai sopravvissuti all’attentato terroristico di Pasqua 2019: 446.400 euro. Nel dettaglio i progetti hanno riguardato: scuola e formazione professionale (26), salute e igiene (25), promozione umana (20), accesso all’acqua (18), costruzione di abitazioni (5 progetti). Oltre 600 mila i beneficiari in 31 Paesi, in particolare bambini, adolescenti e giovani. Non sono mancati progetti di promozione delle comunità, specie più isolate o in zone rurali (dall’accesso all’acqua al sostegno all’agricoltura e a microimprese). Considerando, invece, complessivamente i progetti realizzati in Italia, ordinari (319.544 euro) e specifici per l’emergenza Covid (626.976 euro), è l’Italia la nazione più aiutata, per un totale di 946.520 euro. (TC)

26 gebbraio - BRASILE Sinodo per l'Amazzonia: tre missionari arrivano a São Gabriel da Cachoeira

Mercoledì scorso, 24 febbraio, tre sacerdoti sono arrivati a São Gabriel da Cachoeira, in Amazzonia, per lavorare come missionari nella diocesi più indigena del Brasile, in un luogo remoto, dove le distanze rendono difficile la vita quotidiana e la missione della Chiesa. I sacerdoti sono stati accolti con un caloroso benvenuto dal vescovo Edson Damian. Il Sinodo per l'Amazzonia ha contribuito ad aumentare la consapevolezza del bisogno di un lavoro missionario nella regione amazzonica. Papa Francesco ha lanciato un forte appello in questo senso, che sta lentamente dando i suoi frutti. Mercoledì scorso, 24 febbraio, sono arrivati a São Gabriel da Cachoeira - AM tre sacerdoti che lavoreranno come missionari nella diocesi più indigena del Brasile, in un luogo remoto, dove le distanze rendono difficile la vita quotidiana e la missione della Chiesa. Secondo il loro vescovo, sono stati accolti dalla diocesi "a braccia e cuori aperti". Monsignor Edson Damian ha sottolineato che "è interessante vedere come Dio ha agito nella vita di ognuno di loro": padre Alair Alexandre da Silva, del clero dell'arcidiocesi di Vitória - ES; padre Lucio André Pereira, della diocesi di Registro - SP; e padre Luís Carlos Araújo Moraes, missionario del Sacro Cuore, una congregazione che è presente nella diocesi di São Gabriel da Cachoeira da 23 anni. I tre sono arrivati con le loro motivazioni e pieni di aspettative. Tutti sentivano questa chiamata missionaria da tempo, alcuni fin dal seminario, come ha detto padre Alair. Egli aveva conosciuto l'Amazzonia nelle sue visite alla Prelatura di Labrea, Chiesa sorella dell'Arcidiocesi di Vitoria. Il suo arrivo a São Gabriel da Cachoeira, "un posto dove non ero mai stato, un posto che non conoscevo, non mi era mai passato per la testa di essere al servizio di questa Chiesa", è stato frutto di un suggerimento dell'arcivescovo di Vitoria, dom Dario Campos, che già conosceva São Gabriel. Padre Alair, che ha ricevuto l'invito dell'arcivescovo come una notizia "piovuta dal cielo con grande gioia", è arrivato con il desiderio "di conoscere le comunità fluviali, di conoscere i popoli indigeni, e di imparare da tutte queste persone, imparare a vivere la vita in un’altra maniera e imparare a vivere la fede in un’altra maniera, insieme a loro". Egli ha detto che arriva "non per portare conoscenza, perché non è questa l'intenzione, ma per imparare insieme a tutte queste persone", e così "poter crescere nel mio ministero servendo la gente più semplice, la gente più povera, una Chiesa concentrata sulla missione, una Chiesa che si preoccupa veramente di coloro che ne hanno più bisogno". Padre Alair, che proviene da una realtà e da una Chiesa completamente diversa, insiste sul suo proposito di "imparare sempre di più ed essere, come dice Papa Francesco, tra i più semplici, tra i più poveri, cercando di vivere in semplicità, cercando di vivere con umiltà, al servizio di Dio e anche di queste persone che ci sono tanto care, ma che hanno anche sofferto tanto in tutto il Paese, a causa delle malefatte dei governi che non si preoccupano tanto di coloro di cui dovrebbero preoccuparsi". Per la sua nuova missione, padre Alair ha chiesto: "che Dio ci aiuti, ci rafforzi, per poter continuare questo viaggio e rendere così un servizio a Dio e a questa Chiesa qui sulle rive del Rio Negro". Nell'ambito del Progetto di Chiese sorelle tra le Regioni Sud 1 e Nord 1 della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile - CNBB, che ha già compiuto 25 anni, è arrivato padre Lucio André Pereira, che dice di essere stato motivato dal Sinodo dell'Amazzonia e dall'invito di Papa Francesco ai sacerdoti di avere un cuore spogliato per la missione, per aiutare la Chiesa dell'Amazzonia. Per questo si è messo "al servizio della Chiesa di São Gabriel per tutto ciò di cui ha bisogno, per andare incontro alla gente, per sentire la gioia, ma anche per sentire insieme la tristezza". Il sacerdote della diocesi di Registro si aspetta "di potersi nutrire della fede di queste persone e di nutrire la loro fede". Ricorda le sue parole nella Messa di addio, dove ha detto: "Ho lavorato come cameriere, ho lavorato come aiutante muratore, ho lavorato aiutando mio padre a tirare su la rete, pescando, sulla spiaggia". Da questi lavori nascono le sue aspettative, "essere un sacerdote cameriere che serve la tavola del Vangelo, che serve la tavola della gente come il Cristo Risorto, Vivo, che rafforza la vita. Essere anche l'aiutante del muratore che va riempiendo e mantenendo piena la cassa di malta affinché il piccolo mattone della speranza, della gioia, sia sempre posato. E colui che viene ad aiutare a tirare la rete, insieme al vescovo Edson, insieme ai sacerdoti missionari e ai missionari che sono già qui. La mia aspettativa è di mettermi veramente al servizio di questa Chiesa". Le motivazioni di padre Luís Carlos Araújo Moraes, MSC, hanno a che fare con il carisma della sua congregazione, che lo chiama, "in qualche modo, a contribuire partendo dal carisma, che è il carisma della misericordia, della compassione, dell'accoglienza, dell'ascolto, del rispetto delle persone, delle realtà, delle culture". Il religioso ha detto che questa è la prima volta che lavorerà in una realtà così specifica come quella di São Gabriel da Cachoeira, considerato il comune più indigeno del Brasile. Essendo questa "una ricchezza molto grande", ha affermato di "essere orgoglioso di questa realtà che, d'altra parte, mi porta a immergermi nelle mie origini indigene, nel mio essere brasiliano". Lui, che si è detto anche toccato dalla richiesta di Papa Francesco di una maggiore sensibilità verso i popoli amazzonici, vuole anche, a partire da quello che è, con le sue ricchezze e i suoi limiti, "essere quel cuore di Dio per la gente, nella vicinanza, nell'ascolto, nel servizio gratuito". Mosso dal Vangelo, di cui vuole essere espressione, il religioso vuole poter imparare, "lasciare andare la mia esperienza precedente per aprire la mia mente, il mio cuore per imparare qualcosa di nuovo, per bere dalla fonte che è qui", una fonte sconosciuta che spera lo aiuti a crescere, a puntare un nuovo orizzonte, sentendo di avere davanti a sé "un foglio bianco per scrivere una nuova storia, un nuovo momento, con la gente di questo luogo". Parlando delle sue aspettative, spera di essere una “di quelle persone che in qualche modo danno la loro vita al servizio di questa diocesi". Il missionario spera "di essere uno in più da aggiungere, di entrare in questo cerchio della vita, come ci mostra il tema della Campagna della Fraternità, questo cerchio che è aperto e a cui arrivo per aggiungermi". Allo stesso tempo, spera "di imparare a camminare con quelli che sono qui, di poter contribuire in qualche modo", ed essere così "un ingrediente in più nella missione, con il mio modo di essere, che si unisce ad altre vite di missione". Dom Edson Damian ha ringraziato i vescovi che hanno inviato i missionari, che considera amici, "che conoscono la nostra realtà e hanno la sensibilità missionaria per rispondere all'appello dei loro sacerdoti che vogliono venire qui". Ha ringraziato anche la Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore, che frequentano la parrocchia più grande di São Gabriel da Cachoeira, che copre tutta la periferia di questa città che sta crescendo tanto. Tutto questo è motivo, nelle parole del vescovo, per "ringraziare Dio, i vescovi che mandano questi missionari, e ancor più la disponibilità di questi fratelli che vengono qui ad assumere la missione che Dio affida loro". (AP)

26 febbraio - La gratitudine dei cristiani  iracheni per realizzazione di due nuovi progetti di Acs con il ricavato della vendita della Lamborghini donata al Papa 

Mentre la comunità cristiana in Iraq aspetta con impazienza l’arrivo di Francesco, continua l’opera dell’Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS) a sostegno dei cristiani espulsi dalla Piana di Ninive dal sedicente Stato Islamico. Proprio grazie a una generosa donazione del Papa, la fondazione pontificia ha potuto realizzare due nuovi progetti. La donazione ammonta a 200mila euro ed è parte del ricavato della vendita all’asta della Lamborghini, modello Huracán, donata dalla casa automobilistica al Santo Padre nel 2017. Dopo averne autografato il cofano, il Pontefice ha deciso di venderla all’asta per beneficenza affidando ad ACS una parte dei proventi da destinare ai cristiani iracheni della Piana di Ninive. I due progetti finanziati con la donazione sono la ricostruzione della sala polivalente siro-cattolica intitolata alla Vergine Maria a Bashiqa, totalmente distrutta dall’Isis, e quella della scuola materna siro-cattolica anch’essa intitolata alla Vergine Maria a Bashiqa.  Alla prima iniziativa – spiega Alessandro Monteduro, direttore di ACS Italia- sono stati destinati 166mila euro, ai quali sono stati aggiunti altri 124mila offerti dai benefattori della fondazione, per un totale di 290mila euro, mentre alla seconda ACS ha destinato 34mila dei 200mila euro donati dal Papa. “L’edificio, che accoglierà circa 70 bambini, è ormai completato, anche se le attività non hanno avuto ancora inizio a causa della pandemia da Covid-19”, precisa Monteduro. “Con i due progetti - conclude - Aiuto alla Chiesa che Soffre ha voluto onorare la donazione del Santo Padre ponendosi concretamente a fianco dei cristiani aggrediti dall’Isis, ed è lieta che essi siano stati terminati a ridosso dello storico viaggio apostolico dello stesso Francesco in Iraq”. Grande la gioia della comunità cristiana locale per la realizzazione dei due nuovi progetti: “Siamo felici di terminare i lavori della scuola materna Vergine Maria, che aiuterà e incoraggerà i nostri bambini a tornare a Bashiqa e a studiare ancora”, commentano monsignor Yohanna Boutros Mouche, vescovo siro-cattolico di Mosul, e Don Rezqallah Alsimanni, parroco della chiesa della Vergine Maria. Secondo gli ultimi dati di ACS, aggiornati al 12 gennaio 2021, più del 45% delle famiglie originariamente residenti nella Piana di Ninive e cacciate dalla violenza islamista hanno potuto fare rientro nelle proprie case, grazie anche al grande sforzo di solidarietà profuso dalla comunità cattolica internazionale, a cominciare dai benefattori della fondazione. Le case ricostruite con il contributo di diverse organizzazioni sono quasi il 57% di quelle distrutte. (LZ)

26 febbraio - MONDO Appello del Cidse al G-20: estendere la moratoria del debito dei Paesi poveri per assicurare una ripresa sostenibile nel dopo Covid-19

Cancellare il debito dei Paesi più poveri sostenendoli finanziariamente per aiutarli a riprendersi dalla crisi del Covid-19. A chiederlo è il Cidse, la rete europea e nordamericana delle maggiori organizzazioni cattoliche di sviluppo della Chiesa, in occasione della riunione dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali del G20 in corso oggi in modalità virtuale sotto la Presidenza italiana.  “Oltre alla tragica perdita di vite umane - ricorda il Cidse - il Covid-19 ha portato al collasso dei sistemi sanitari di molti Paesi poveri, ha lasciato milioni di persone senza lavoro e mezzi di sussistenza e ha annientato le economie”. Inoltre - denunciano le ong cattoliche – la pandemia ha esacerbato le disuguaglianze esistenti “per cui le nazioni più potenti possono usare la loro posizione dominante per garantire l'accesso ai vaccini e sostenere la propria ripresa economica”. A questo si aggiunge l’impatto su molti paesi del cambiamento climatico. Ricordando le parole di Papa Francesco all’inizio della pandemia nel 2020, il Cidse ribadisce che “la priorità immediata per tutti i paesi è salvare vite umane e sostenere i mezzi di sussistenza e che la cancellazione del debito è il modo più rapido per questo obiettivo. A lungo termine - afferma - sono necessarie una ristrutturazione permanente del debito e nuovi finanziamenti per ricostruire società ed economie che mettono al primo posto i bisogni delle persone più povere e vulnerabili, si prendono cura della nostra casa comune e affrontano la crisi climatica”. Di qui l’appello ai ministri delle finanze del G-20 a rispondere alla crisi "con la cooperazione, la solidarietà e la leadership globali necessarie". In concreto si tratta di supportare una nuova e significativa emissione di 3mila miliardi di Diritti speciali di prelievo (Dsp) da parte dell'Fondo Monetario internazionale (Fmi) per permettere ai Paesi di affrontare una ripresa post Covid “giusta e sostenibile” e di estendere la moratoria del debito attraverso la Dssi (Debt Service Suspension Initiative) per un periodo più lungo (almeno 4 anni) e a più paesi, compresi quelli più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Secondo il Cidse, inoltre, i creditori privati, che attualmente continuano a riscuotere i pagamenti da Paesi che lottano per rispondere ai bisogni dei loro cittadini, dovrebbero essere obbligati a partecipare a tutte le ristrutturazioni e riduzioni del debito. Infine, occorre sostenere meccanismi di recupero del debito che permettano una ristrutturazione tempestiva, completa ed equa a tutti i paesi con un onere debitorio insostenibile, senza condizionalità. Vatican News Service - (LZ)

26 febbraio -  COLOMBIA Diocesi di Yopal: progetto di “ascolto, perdono e riconciliazione” per le vittime del conflitto armato

"Ascolto, perdono e riconciliazione come strategie per la costruzione della pace": è l’iniziativa promossa da novembre 2020 a febbraio 2021 dalla diocesi di Yopal, con il sostegno della Commissione Nazionale di Conciliazione (CCN) e dell'Ambasciata Norvegese in Colombia, per migliorare le condizioni di vita delle vittime del conflitto armato e per creare un centro di ascolto per chi, colpito dal conflitto o in condizioni di vulnerabilità, ha bisogno di essere ascoltato, sostenuto e accompagnato dalla Chiesa. Finora sono state seguite circa 60 persone, attraverso attività di accompagnamento pastorale e di intervento psicosociale. Con queste attività si è cercato di offrire a tutti un ascolto efficace; di garantire il rispetto dei diritti umani; e di sensibilizzarli a compiere passi che li aiutino a smettere di essere solo vittime e a riconoscersi come sopravvissuti. Al progetto, guidato da monsignor Edgar Aristizábal Quintero, vescovo di Yopal, hanno aderito psicologi, sacerdoti, agenti pastorali locali e membri del team della Segreteria Tecnica della Commissione Nazionale di Conciliazione. (AP)

26 febbraio - INDIA L’Uttar Pradesh approva un disegno di legge contro le conversioni forzate. La preoccupazione del vescovo di Lucknow per i gruppi minoritari

Nello Stato settentrionale dell'Uttar Pradesh, il 24 febbraio, è stato approvato, tra le proteste, un disegno di legge, l’Uttar Pradesh Prohibition of Unlawful Conversion of Religion Bill, contro le conversioni religiose ottenute con la forza e con mezzi fraudolenti. Il disegno di legge, che sostituisce un'ordinanza approvata lo scorso novembre, prevede per i trasgressori  la reclusione fino a 10 anni e una multa fino a 50.000 rupie (690 dollari). Secondo le nuove disposizioni, nessuno potrà essere convertito, direttamente o in altro modo, ad un’altra religione mediante l'uso o la pratica di false dichiarazioni, forza, influenza indebita, coercizione, persuasione, qualsiasi mezzo fraudolento o con il matrimonio, e nessuna persona potrà favorire, convincere o cospirare ai fini di tale conversione. Monsignor Gerald John Mathias, vescovo di Lucknow, ha riferito ad UCA News come non ci fosse bisogno di una nuova legge, essondocene già una che permetteva allo Stato di controllare la conversione religiosa, e si è detto preoccupato che essa possa essere usata impropriamente dai gruppi di maggioranza contro i gruppi minoritari. La Chiesa, infatti, è impegnata in molte opere di carità che potrebbero essere interpretate come un atto di “persuasione alla conversione". Anche per il leader musulmano Muhammad Arif, presidente del Center for Harmony and Peace di Varanasi, la nuova legge non è necessaria, poichè “la costituzione indiana ci garantisce – ha spiegato sempre ad UCA News - che si possa praticare e seguire qualsiasi fede di propria scelta”. Quindi, “questo disegno di legge – ha aggiunto -  controllando la fede delle persone, rappresenta una violazione dei diritti umani”.  Il governo farebbe meglio ad occuparsi di disoccupazione, fame, povertà e dei giovani. “Il mondo - ha aggiunto - parla di sviluppo e il governo dovrebbe concentrarsi su questo". Anche gli Stati di Haryana e Madhya Pradesh, gestiti dal partito filo-indù Bharatiya Janata Party (BJP), hanno recentemente introdotto leggi per controllare i presunti tentativi di conversione delle donne indù all'islam con la scusa del matrimonio, contro la cosiddetta "jihad dell'amore". (AP)

26 febbraio - AUSTRALIA Presentato ieri l’Instrumentum laboris del quinto Concilio della Chiesa cattolica australiana

Entrano nel vivo i preparativi del quinto Concilio della Chiesa cattolica australiana in programma dal 2 al 10 ottobre ad Adelaide. Giovedì è stato presentato l’Instrumentum Laboris che servirà da base di discussione per gli oltre 250 delegati attesi alla sessione prevista in parte in presenza e in parte on line a causa dell’emergenza Covid-19. Intitolato “Continuing the Journey”, il documento di 76 pagine sintetizza i contributi raccolti durante le due fasi di confronto e discernimento che hanno segnato il cammino di preparazione iniziato nel 2018.  Si tratta di “un passo avanti entusiasmante che facciamo insieme, in un momento di grandi cambiamenti - ha dichiarato l’arcivescovo Timothy John Costelloe, presidente del Concilio Plenario -. Più di 220.000 persone hanno partecipato alle prime fasi di ascolto e dialogo e le loro voci risuonano chiaramente in questo documento di lavoro”. “Per la sua stesura – ha spiegato il presule alla presentazione - ci siamo ispirati alle Scritture, agli scritti e agli insegnamenti della Chiesa, compresi i documenti del Concilio Vaticano II, le encicliche e le esortazioni papali, le lettere pastorali dei vescovi australiani e altro ancora”. Il Concilio plenario rappresenta il più importante incontro nazionale dopo quello convocato nel 1937: la comunità cattolica australiana, infatti, è chiamata a confrontarsi e a riflettere sul futuro della missione evangelizzatrice della Chiesa nel Paese, soprattutto di fronte alle sfide dell’epoca contemporanea. A muovere i vescovi la consapevolezza delle profonde trasformazioni intervenute nella società australiana in questi ultimi 80 anni e la volontà di seguire l’approccio pastorale e dialogico di Papa Francesco per affrontare  queste nuove sfide. Un’esigenza che si è resa ancora più pressante dopo la pubblicazione nel 2017 del Rapporto finale della Royal Commission, la Commissione federale sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali contro i minori, che ha evidenziato l’urgenza di una profonda riforma della governance nella Chiesa del Paese.  Il processo di preparazione è iniziato nel 2018 con l’avvio di incontri di “Ascolto e dialogo” svoltisi in tutte le diocesi australiane in cui sono stati presentati 17mila contributi sulla realtà della Chiesa in Australia oggi e sulle speranze delle comunità dei fedeli. Completata questa fase, nel giugno 2019 ha preso il via la seconda, quella dell’”Ascolto e del discernimento”, per individuare le tematiche da mettere in agenda nel Consiglio. L’Instrumentum laboris è suddiviso in quattro sezioni, più un capitolo introduttivo che illustra i suoi obiettivi e un capitolo conclusivo. Il primo capitolo ripercorre le tappe del cammino preparatorio e traccia una panoramica della realtà pastorale in Australia. Il secondo si sofferma sugli aspetti teologici, mentre il terzo e il quarto svolgono una prima analisi delle sei aree tematiche individuate per il Concilio. Tra i temi chiave presi in esame: il rinnovamento della Chiesa incentrato su Cristo che guarisce le ferite; il rafforzamento della sinodalità e del discernimento pastorale e la chiamata alla corresponsabilità nella missione e nella governance della Chiesa. In primo piano anche la risposta della Chiesa alle raccomandazioni della Royal Commission per la lotta ai gli abusi; la rinnovata solidarietà della Chiesa australiana alle popolazioni aborigene e a chi è ai margini della società e la promozione dell’ecologia integrale proposta da Papa Francesco nella “Laudato si’”. Altri temi importanti all’attenzione dell’Instrumentum laboris sono il rinnovamento e il sostegno ai ministeri ordinati, la promozione del discepolato nelle parrocchie, nelle famiglie e tra i giovani; la formazione di comunità oranti e centrate sull’Eucaristia, desiderose di impegnarsi nella società al servizio di tutti e l’annuncio del Vangelo nel contesto dei mutamenti epocali in atto nel contesto della crisi del Covid-19. Insieme all’Instrumentum Laboris il comitato organizzativo ha anche messo a disposizione una Guida di riflessione per accompagnare i fedeli nel cammino di preparazione . “In questa fase di profondi mutamenti delle norme sociali e nella nuova realtà di vita del dopo Covid-19, è importante la massima partecipazione possibile a questo processo di discernimento continuo”, ha sottolineato Lana Turvey-Collins che affianca monsignor Costelloe come “facilitatrice” del Concilio. Annunciato nel 2016 e approvato da Papa Francesco nel 2018, il quinto Concilio plenario australiano si articola in due sessioni plenarie che avrebbero dovuto svolgersi rispettivamente nell’ottobre scorso ad Adelaide e il prossimo luglio a Sydney, ma, a causa della pandemia sono state rimandate esattamente di un anno, a ottobre 2021 e a luglio 2022. (LZ)

26 febbraio - PANAMA Arcidiocedi di Panama: “L’abuso sui minori è un grave peccato sociale e un crimine irrazionale”

“Siamo convinti che l'abuso fisico, psicologico e sessuale sui bambini e gli adolescenti nelle famiglie e nelle istituzioni pubbliche e private, sia un grave peccato sociale, oltre che un crimine irrazionale”. Scrivono così, in un comunicato diffuso ieri dall’ufficio stampa dell’arcidiocesi di Panama, le case di accoglienza di ispirazione cattolica, il Consiglio di Pastorale Sociale-Caritas, la Pastorale Familiare e i Movimenti Familiari della Chiesa Cattolica, ribadendo la loro “tolleranza zero” per questi atti abominevoli e chiedendo “una punizione rigorosa nei confronti dei responsabili”. Essi sottolineano come questi atti, compiuti su minori già provati per l’assenza dei genitori, vadano avanti da decenni ormai nelle case di accoglienza, “senza che si faccia nulla per affrontare la situazione con forza e coraggio”. Per questo motivo, invitano la nazione a “promuovere una riprogettazione”, una revisione delle istituzioni, in modo che siano in grado di rispondere alle denunce di maltrattamenti e abusi, trovino programmi atti ad assicurare il benessere e lo sviluppo integrale dei minori in questi centri o rifugi; e introducano meccanismi più severi che “impediscano ad abusatori sessuali, trafficanti e persone con intenzioni malvagie di avere accesso a bambini e adolescenti”. Le associazioni e i movimenti cattolici ricordano che anche la Chiesa è chiamata a fare la sua parte, e proprio per questo “al fine di rafforzare e adattare i centri e le case per bambini e anziani ispirati alla dottrina cattolica”, e camminare al loro fianco, ha creato un gruppo di accompagnamento permanente. Nella nota si esorta, inoltre, quando si affrontano questi crimini, a tenere sempre a mente il benessere dei bambini vulnerabili. Le autorità sono tenute a rivelare la verità e a portare avanti un processo investigativo in cui prevalgano la giustizia e la trasparenza, che però tuteli le vittime; e i media e i social media sono chiamati a non approffittare della situazione per attaccare o disinformare, perché così facendo, involontariamente, a volte vengono aperte nuove ferite in questi bambini e adolescenti. “Uniamoci tutti – conclude il comunicato - per combattere ogni forma di violenza! Costruiamo le condizioni perché i piccoli possano ricevere in eredità dalla nostra generazione un mondo più giusto e solidale!” (AP)

25 febbraio - IRAQ Monsignor Warda ad Acs: con la visita del Papa la condizione della minoranza cristiana può migliorare

“Ci auguriamo che la sua visita alla nazione sensibilizzi l’opinione pubblica in merito alla presenza dei cristiani in Iraq”: è quanto dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) monsignor Bashar Warda, arcivescovo caldeo di Erbil a proposito visita apostolica in Iraq di Papa Francesco in programma dal 5 all’8 marzo. “Il rispetto da parte del popolo iracheno nei confronti di questa comunità crescerà - aggiunge il presule - La gente in Iraq sa poco di noi. Speriamo si rendano conto che non siamo ospiti bensì abitanti originari del Paese”. Monsignor Warda sottolinea inoltre l’importanza dell’incontro del Pontefice con il capo degli sciiti, il Grande Ayatollah Ali Al Sistani, previsto il 6 marzo. “L’Iraq ha una maggioranza sciita. Al Sistani è notoriamente considerato un uomo di pace che condanna la dilagante corruzione della nazione - spiega l’arcivescovo caldeo di Erbil -. L’incontro fra le due personalità avrà certamente un impatto positivo sull’idea che gli sciiti hanno di noi cristiani”. Ad Acs monsignor Warda non nasconde poi le difficoltà della visita e riferisce che “alcuni religiosi fondamentalisti stanno assumendo sui social media un atteggiamento ostile nei confronti del viaggio del Papa”, che “qualsiasi cosa provenga dall’Occidente viene da loro considerata una crociata” e che “per questa gente il Papa è il re dei crociati che arriva nel Paese come missionario”. I giovani iracheni, invece, prosegue l’arcivescovo caldeo di Erbil, hanno un’idea diversa di Francesco, perché “hanno notato quanto spesso e con quanta compassione il Papa ha parlato della situazione della Siria e dell’Iraq”. Dopo la sconfitta militare del sedicente Stato Islamico, con l’aiuto dei benefattori di Aiuto alla Chiesa che Soffre, decine di migliaia di cristiani sono tornati nelle loro case, abbandonate nel 2014 a causa dell’aggressione dei jihadisti. Acs ha sostenuto la minoranza cristiana sia durante l’esilio sia nella fase di ricostruzione delle abitazioni con finanziamenti di oltre 48 milioni di euro. Monsignor Warda rimarca che i cristiani vorrebbero che il Papa visitasse un numero maggiore di luoghi, ma che capiscono le problematiche legate alla pandemia. Il numero delle infezioni, infatti, è nuovamente aumentato, sia a Baghdad che ad Erbil, e per questo alla Messa nello stadio di Erbil - durante la quale sarà esposta la statua della Vergine di Karemlesh danneggiata dai terroristi del sedicente Stato Islamico - è stata prevista la partecipazione di 10mila persone, sebbene la capienza sia di 30mila posti. Infine, circa la cooperazione delle autorità della regione autonoma curda per l’arrivo di Francesco, il presule afferma che tali autorità “stanno trattando la sicurezza del Papa in modo molto serio, attraverso l’impiego di 10mila addetti alla sicurezza” e informa che i media “trasmetteranno gli eventi in alta definizione”. (TC)

25 febbraio - COLOMBIA Omicidi a Nariño. Vescovo di Tumaco: “Le autorità raddoppino gli sforzi per tutelare la vita di ogni persona”

Monsignor Orlando Olave Villanova, vescovo di Tumaco, in un videomessaggio diffuso ieri su Youtube, in seguito all’omicidio, nel fine settimana, di 11 persone sulla costa pacifica di Nariño, in scontri tra bande - si ipotizza - per il dominio territoriale, respingendo questi eventi violenti, ha invitato tutti ad “essere difensori e garanti della vita” e ha espresso la sua vicinanza ai parenti delle vittime. "Vogliamo inviare un saluto fraterno e con il cuore alle famiglie di coloro che sono stati assassinati – ha detto -, non solo le 11 persone morte nei giorni scorsi, ma anche le tre donne morte nel comune di Satinga. Alle loro famiglie la nostra solidarietà e vicinanza spirituale". Il presule ha, quindi, esortato le autorità a raddoppiare i loro sforzi per tutelare la vita di ogni persona. "Le autorità devono proteggere la vita di ciascuno – ha affermato -  e di fronte a questi atti di violenza, chiediamo che esse aiutino a chiarire queste morti e a garantire che i responsabili siano sottoposti a giudizio". Perché se qualcuno ha debiti con la giustizia – ha spiegato -, sono le autorità che devono agire per punire i responsabili del reato. Monsignor Olave ha invitato la comunità ad impegnarsi nel tentativo di trasformare queste realtà di morte in percorsi di riconciliazione e di pace perché, in un Paese dove non vige la pena di morte, nessun crimine può giustificare la morte di qualcuno e “tutti - ha concluso - anche se hanno commesso un errore, hanno il diritto di essere processati". (AP)

25 febbraio - CROAZIA #coronavirus Messa per le vittime in Europa. Monsignor Bogdan: preservare anche salute spirituale

Ieri è stato il turno della Croazia che ha celebrato l’Eucaristia per le vittime della pandemia da Coronavirus in Europa in una Messa presieduta dall'Ordinario Militare nella Repubblica di Croazia, monsignor Jure Bogdan. In questo modo i vescovi croati, come sottolinea il sito della Conferenza episcopale della Croazia, hanno raccolto l’invito del presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa, cardinale Angelo Bagnasco, di pregare ogni giorno per le vittime della pandemia durante l’intera Quaresima di quest'anno, a partire dal Mercoledì delle Ceneri. Mons. Bogdan ha celebrato la messa nella sede dell’Episcopato Zagabria, alla presenza di monsignor Tomo Vukšić, arcivescovo coadiutore di Sarajevo e amministratore apostolico dell'Ordinariato militare in Bosnia ed Erzegovina; monsignor Petar Palić, vescovo di Mostar-Duvanj e amministratore apostolico di Trebinje-Mrkanj; e padre Krunoslav Novak, segretario generale dell’Episcopato, oltre ad altri sacerdoti e fedeli. “In queste celebrazioni comunitarie, ricordiamo anche le famiglie che stanno piangendo la perdita dei loro cari e tutti coloro che sono ancora colpiti da questa malattia e sono preoccupati per la loro vita. Preghiamo anche per tutti coloro che si prendono cura degli ammalati - ha detto monsignor Bogdan introducendo la celebrazione – oltre ai problemi di salute, ci affliggono insicurezza e paure, le forzate interruzioni delle abitudini di vita, l’allontanamento, quasi alienazione, e il ritirarsi in se stessi di fronte alle incertezze. È come se il mondo fosse caduto in una trappola da cui non sa come uscire”. "Tuttavia, le crisi non sono un momento per lasciarsi andare alla disperazione, ma sono opportunità di riesame, interrogatorio, giudizio e valutazione della propria vita – ha continuato - è necessario trovare un punto d'appoggio saldo, qualcosa che sia costante e non soggetto alla corrente”, ha detto, aggiungendo che il tempo della Quaresima è un dono di grazia da riscoprire. Riferendosi alla Parola di Dio alla luce della quale "gli occhi dovrebbero essere illuminati e l'anima e il cuore purificati" e le letture della Messa del giorno, ha detto: “Ascoltare la chiamata alla conversione è l'unica salvezza per tutte le città e i Paesi". “La distruzione minaccia ovunque l'armonia tra creatura e Creatore, così come tra creatura e natura. Ci vuole una svolta, un ritorno alla fonte. È necessaria la vera conversione, non solo individualmente ma collettivamente, come a Ninive, digiuno e penitenza dal più grande al più piccolo”. Monsignor Bogdan ha inoltre affermato che un segno viene offerto in ogni momento, sottolineando che Gesù Cristo, sebbene contestato, è un segno duraturo e duraturo di amore incommensurabile per ogni essere umano. “Mentre ci preoccupiamo di come preservare la salute e il lavoro, è anche necessario mantenere la serenità dello spirito, impegnarci a rafforzare la fede e la fiducia nella Provvidenza e nella protezione di Dio", ha concluso. (RB)

25 febbraio - BELGIO #coronavirus Case di riposo religiose escluse dalla priorità dei vaccini, la Chiesa chiede spiegazioni

Le case di riposo delle congregazioni cattoliche, che ospitano religiosi e religiose, non sono state incluse nelle prime fasi dei piani di vaccinazione di Bruxelles e della Vallonia, a differenza delle altre. La questione emerge da un articolo apparso sul sito della Conferenza episcopale del Belgio. La Maison Saint-Claude La Colombière, situata a Bruxelles, ad esempio, accoglie una quarantina di gesuiti anziani che vivono in comunità; come nelle case di riposo ordinarie, i residenti beneficiano di un'assistenza infermieristica di personale addetto alla cucina e alla manutenzione. Tuttavia, i residenti di questa casa non sono ancora vaccinati. Dopo aver contattato Iris Care, che si occupa della vaccinazione a Bruxelles, hanno ricevuto come risposta che il vaccino sarebbe arrivato a febbraio. Da allora, non ci sono state più notizie e nessun vaccino è mai arrivato, precisa l’articolo. Mentre La Colombière ha deciso di non preoccuparsi e di aspettare pazientemente, non è così per tutti i luoghi di residenza dei religiosi e delle religiose, che a quanto pare sono stati tutti lasciati fuori dalle prime fasi delle campagne di vaccinazione. A questo punto la Coreb, la Conferenza dei religiosi e delle religiose del Belgio, ha deciso di indagare facendosi portavoce delle istanze delle diverse congregazioni: venerdì 19 febbraio ha inviato una lettera ai ministri della Sanità, tra cui Franck Vandenbroucke, chiedendo che questi 1750 religiosi e religiose, così come il personale infermieristico di questi istituti, siano riconosciuti come persone a rischio e chiedendo di porre fine a questa differenza di trattamento che si profila come vera e propria discriminazione. Le strutture di queste case per religiosi anziani variano a seconda della congregazione: alcune sono solo per persone disabili o molto anziane, altre per persone che si prendono cura dei disabili. In tutti i casi, la promiscuità della vita comunitaria porta a un aumento del rischio di contagio da Covid-19 in gruppi già fragili. Informandosi presso l'Aviq - l'Agenzia vallone per la qualità della vita incaricata di organizzare la vaccinazione - padre Robert Huet, tesoriere del Coreb, ha appreso che queste congregazioni facevano parte della fase di vaccinazione 1B, cioè la vaccinazione delle persone oltre i 65 anni che doveva iniziare a marzo, poiché realtà non ufficialmente riconosciute. In proposito, il ministro vallone della Sanità, Christie Morreale, sarà sentito in commissione martedì 2 marzo. (RB)

25 febbraio - EUROPA La Comece al Parlamento europeo: la risoluzione sull’aborto in Polonia sembra intaccare lo Stato di diritto e l’obiezione di coscienza

In una lettera inviata al presidente del Parlamento europeo, David Maria Sassoli, la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (Comece) esprime preoccupazione circa alcuni argomenti e punti chiave della Risoluzione del Parlamento stesso del 26 novembre scorso sul diritto all’aborto in Polonia perché intaccherebbero lo Stato di diritto e contesterebbero il diritto fondamentale all’obiezione di coscienza. Una sentenza del 22 ottobre della Corte costituzionale polacca ha dichiarato anticostituzionale - in quanto non conforme agli articoli della Legge fondamentale sulla protezione della vita del nascituro - ogni tipo di aborto, eccetto le interruzioni di gravidanza chieste da donne vittima di incesto o stupro, o nel caso che si profili un pericolo per la vita della madre, ed illegale anche l’interruzione di gravidanza nel caso di malformazioni gravi e letali del feto e di problemi sanitari tali da implicare l’inevitabile morte post parto del neonato. Il Parlamento Ue ha contestato la legge di Varsavia perché, impedendo l’interruzione di gravidanza anche nei casi di gravi e irreversibili malformazioni fetali, porta all’aumento di aborti illegali e più pericolosi e mette così a rischio la salute e la vita delle donne. “La Chiesa Cattolica, la quale si sforza di sostenere le donne in situazioni di vita derivanti da gravidanze difficili o indesiderate, richiama alla protezione e alla cura di tutta la vita nascente - scrive la Comece -. Ogni persona umana è chiamata in vita da Dio e ha bisogno di protezione, soprattutto quando è più vulnerabile. Una speciale salvaguardia e cura del bambino, prima e dopo la nascita - prosegue la lettera - è espressa anche negli standard legali internazionali, per esempio nella Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’infanzia”. Per le Conferenze Episcopali dell’Unione Europea “alle donne in situazioni di vita travagliate, come nel caso di gravidanze indesiderate o difficili” deve essere fornito tutto il sostegno necessario, ma è da evidenziare che “da un punto di vista giuridico … né la legislazione dell’Unione Europea, né la Convenzione Europea dei Diritti Umani prevedono un diritto all’aborto. La questione è di competenza dei sistemi giuridici degli Stati membri”. I vescovi d’Europa ricordano poi che “un principio fondamentale dell’Unione europea è il principio di attribuzione, in base al quale l’Unione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze a lei conferite dagli Stati membri nei trattati” e che “il rispetto rigoroso di questo principio è, a sua volta, un requisito dello Stato di diritto”, tra i valori fondamentali dell’Unione. Lo Stato di diritto, a sua volta, “richiede anche il rispetto delle pertinenze degli Stati membri e delle scelte da essi operate nell’esercizio delle loro esclusive competenze”. Per la Comece, in tal senso, la risoluzione del Parlamento europeo è particolarmente preoccupante lì dove sembra contestare il diritto fondamentale all'obiezione di coscienza, che deriva dalla libertà di coscienza, perché, “nel settore sanitario gli obiettori di coscienza sono, in molti casi, oggetto di discriminazione”. “È necessario considerare i diritti fondamentali - come la libertà di pensiero, di coscienza e di religione - alla luce della loro universalità, inviolabilità, inalienabilità, indivisibilità e interdipendenza” afferma il Comitato permanente della Comece. Circa il diritto all’obiezione di coscienza, il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente, monsignor Mariano Crociata, primo vicepresidente, e i vicepresidenti monsignor Franz Josef Overbeck, monsignor Noel Treanor e monsignor Jan Vokal, precisano che “la Carta dell'Unione europea comporta la necessità di rispettare le tradizioni costituzionali nazionali e lo sviluppo delle legislazioni nazionali in materia”. La Comece, inoltre, osserva che “la risoluzione del Parlamento europeo fa riferimento in diversi passaggi al diritto alla parità di trattamento e alla non discriminazione” e ritiene preoccupante “che il principio di non discriminazione possa essere usato per estendere o offuscare i limiti delle competenze dell’Unione europea”. Le Conferenze Episcopali dell’Unione Europea fanno presente, poi, che la Carta dell’Unione europea “non estende l’ambito di applicazione del diritto dell’Unione al di là delle competenze dell’Unione, né introduce competenze nuove o compiti nuovi per l’Unione stessa”. Concludendo, la Comece nota “con amarezza che nel testo nessuna condanna o tantomeno solidarietà è stata espressa riguardo agli inaccettabili attacchi alle Chiese e ai luoghi di culto, avvenuti in Polonia nel contesto delle proteste legate a questa legge”. Infine, comunica di essere a disposizione del Parlamento europeo “per qualsiasi chiarimento che possa essere necessario su questo tema”, con la consapevolezza “che la risoluzione avrà un impatto fortemente negativo sul modo in cui l’Unione è percepita dagli Stati membri”. (TC)

25 febbraio - BRASILE #coronavirus No agli sfratti durante la pandemia, la soddisfazione dei vescovi

A chiederlo erano stati proprio loro: i vescovi brasiliani che attraverso l’Osservatorio dei Diritti umani, si erano rivolti alla magistratura per bloccare gli sfratto in una situazione già molto difficile come quella della pandemia che stiamo vivendo e che nel Paese ha superato le 250mila vittime. In Brasile, secondo i dati delle ultime 24 ore, i morti oltrepassano quota 1400 e i contagi sono più di 66mila. Come riportato dal sito della Conferenza episcopale brasiliana, il Consiglio nazionale di Giustizia martedì scorso, durante la sua 325.ma sessione ordinaria, ha approvato una risoluzione che raccomanda alla magistratura di non autorizzare azioni di sfratto collettivo durante la pandemia di Covid-19. Secondo il presidente del Consiglio nazionale di Giustizia e della Corte Suprema federale, il ministro Luiz Fux, l'approvazione della proposta è un atto di estrema sensibilità umana: "Questa è una dimostrazione della nostra sensibilità, di fronte ai dati presentati dall’Osservatorio. Ringrazio i vescovi per questo significativo risultato nel campo dei diritti umani”. Padre Paulo Renato, che ha partecipato alla sessione in rappresentanza dell’Episcopato, ha commentato così: "Molto bene, è una questione umanitaria. È un nuovo umanesimo, questo umanesimo cristiano. È una visione differenziata, in tempi così difficili. Grazie al ministro Fux che ha approvato questa istanza!”. Intanto il rappresentante dell'Osservatorio dei diritti umani della magistratura, l'avvocato Leandro Gaspar Scalabrin, ha presentato ai ministri alcuni dati del rapporto sul Diritto alla casa, elaborato nel giugno 2020: "Durante la pandemia, sono già avvenuti 79 sfratti. Tra questi, novemila famiglie sono state messe senza casa. Attualmente, 64mila famiglie sono minacciate di sfratto in questo momento in Brasile", ha spiegato. (RB)

25 febbraio - FILIPPINE Anniversario della Rivoluzione EDSA. Nunzio apostolico: “La giustizia è il fondamento della pace nella società"

“Non ci può essere pace senza giustizia sociale": è quanto sottolineato dal Nunzio apostolico nelle Filippine, l'arcivescovo Charles John Brown – si legge sul sito web dell’Episcopato -, nel corso della Messa da lui presieduta nel Santuario di Maria, Regina della Pace, Nostra Signora dell'EDSA, a Manila, ieri, mercoledì 24 febbraio, alla vigilia della 35.ma commemorazione della Rivoluzione del Rosario o Rivoluzione EDSA del 1986, che portò alla caduta del regime militare del presidente Ferdinand Marcos. "La giustizia è il fondamento della pace nella società. Quando non c'è giustizia, quando la gente non può ricevere giustizia, reagisce in modo violento", ha affermato il presule nella sua omelia. “Quindi ogni volta che promuoviamo la giustizia nella società, stiamo promuovendo la pace”. Per raggiungere, dunque, una vera giustizia sociale – ha aggiunto il Nunzio – andrebbero affrontate le disuguaglianze sociali e le persone dovrebbero essere trattate equamente. L'arcivescovo ha quindi riflettuto sul ruolo di Maria durante la caduta del regime dittatoriale di Marcos e ha ringraziato la Madre di Dio “per la sua intercessione come Madre della Pace in quel momento di transizione pacifica del potere qui nelle Filippine". Anche monsignor Broderick Pabillo, amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Manila, in questa occasione, ha invitato i filippini a "non lasciarsi portar via le promesse di libertà di EDSA". "Opponiamoci a tutti i tentativi fatti per controllare la nostra libertà di espressione e per spaventarci ", ha detto Pabillo. Monsignor Ruperto Santos, vescovo di Balanga, da parte sua ha ricordato che la rivoluzione pacifica è stata una "benedizione", che ha mostrato "il meglio di noi e ciò che era vantaggioso per il nostro Paese", anche se molti leader di allora non sono poi stati “all'altezza della nostra fiducia e dell'eredità di EDSA". "Commemoriamo EDSA per dare ciò che è meglio, giusto e morale al nostro Paese e a Dio – ha concluso Il vescovo di Balanga -, non a noi stessi o a un particolare partito o colore politico". (AP)

25 febbraio - SPAGNA Appello del vescovo di Huelva alle istituzioni sociali e politiche perché offrano condizioni di vita decenti ai lavoratori temporanei

Il vescovo di Huelva, monsignor Santiago Gomez, nei giorni scorsi, in un'intervista rilasciata ad Europa Press, parlando della situazione del caporalato e degli insediamenti dei lavoratori temporanei nella provincia, che ha definito come “sanguinante” e “una clamorosa ingiustizia”, ha chiesto alle istituzioni sociali e politiche di aprirsi al dialogo per cercare soluzioni insieme, non potendo queste persone “continuare a vivere in condizioni subumane". Monsignor Gómez, ricordando le parole di un noto teologo che affermava che nella cultura occidentale "tutto è sbagliato ma nessuno ne ha colpa" ha sottolineato l’urgenza di affrontare questa sfida in maniera radicale. Il presule ha messo in evidenza il lavoro svolto dalla Caritas in questi insediamenti e la sua profonda conoscenza della situazione che, ormai da anni, è una realtà presente a Huelva.  Egli ha parlato della necessità di interventi concreti in questi luoghi come la possibilità di accedere all’acqua tramite autobotti, per impedire così che i lavoratori temporanei debbano camminare per chilometri e conservare l’acqua in fusti in plastica per prodotti chimici, dannosi per la loro salute. Infine, egli ha invitato tutte le istituzioni e gli agenti sociali a "non incolparsi a vicenda" e a cominciare a cercare "soluzioni umane e definitive", offrendo condizioni di vita decenti ai lavoratori stagionali presenti nella regione. (AP)

24 febbraio - BRASILE Alluvioni nello Stato brasiliano di Acri. La mobilitazione della Chiesa locale

È stato di emergenza nello Stato brasiliano di Acri, nella sezione occidentale dell’Amazzonia, dove le piogge torrenziali hanno causato in questi giorni esondazioni e alluvioni in diverse località, lasciando senza casa migliaia di famiglie, in un momento già molto critico a causa della pandemia del Covid-19. I più colpiti sono i poveri che vivono sulle rive dei fiumi. È il caso della comunità di Sena Madureira, cittadina vicina al fiume Iaco, cresciuta attorno all’estrazione del caucciù. Situata a circa 145 km dalla capitale Rio Branco, Sena, è il terzo comune più popoloso di Acri, dopo Rio Branco e Cruzeiro do Sul. A Sena Madureira l'alluvione ha coinvolto 17mila persone. Di questi, 4mila sono già ospitati in strutture di accoglienza pubblica, alcune messe a disposizione dal governo, come campi sportivi e scuole comunali e statali. Anche la Chiesa cattolica si è unita alla mobilitazione di solidarietà e accoglie le famiglie, come racconta a Vatican News padre Moisés de Oliveira Coelho dell'Ordine dei Servi di Maria e parroco della Parrocchia di Nossa Senhora da Conceição. “Abbiamo alcune cappelle che vengono usate come rifugio temporaneo, come la Cappella Nossa Senhora Aparecida, la Cappella di São Sebastião e la Cappella di Santa Cruz. Anche altre cappelle sono occupate, non dalle famiglie però, ma dai beni che sono riuscite a recuperare". La Chiesa si sta mobilitando anche per raccogliere donazioni per chi ha perso tutto. A questo scopo - spiega padre Moisés - è stata lanciata l’Ação Bom Samaritano (“Azione del Buon Samaritano”), una campagna di solidarietà promossa in collaborazione con il governo locale. La parrocchia raccoglie cibo, scarpe, vestiti, prodotti per l’igiene personale e per la pulizia. “Riceviamo donazioni dai nostri fedeli, da persone di buona volontà, prepariamo pacchi alimentari e poi li distribuiamo nei rifugi”. La solidarietà della Chiesa locale non si ferma all’emergenza, ma guarda anche al dopo, quando le persone dovranno tornare a casa. Per questo - spiega padre Moisés - si stanno mettendo da parte i soldi ricavati con le donazioni: “Abbiamo aperto un conto corrente in modo che, dopo la fine delle alluvioni, possiamo aiutare le famiglie ad acquistare prodotti per la pulizia, articoli per l'igiene personale e beni di prima necessità. Si tratta di azioni ancora piccole, rispetto alla grandezza di quanto sta accadendo, ma sono sufficienti e necessarie e aumentano con la crescita delle donazioni. Quindi, dipendiamo dalle donazioni per potere fare queste buone azioni ed è per questo che contiamo sempre sull'aiuto e sulla collaborazione di tutti in questo momento ". Le inondazioni dei fiumi regionali nello Stato di Acri hanno creato disagi anche nella capitale Rio Branco, a Cruzeiro do Sul e nei comuni di Tarauacá, Feijó, Santa Rosa do Purus e Rodrigues Alves. Per far fronte all’emergenza, tutti gli enti pubblici sono in massima allerta e stanno provvedendo a soccorrere la popolazione a rischio. Le autorità statali hanno creato 23 rifugi temporanei per gli sfollati e nello scorso weekend hanno distribuito oltre 500 pacchi alimentari alla popolazione . In tutto sono circa 120mila persone colpite. Il numero di famiglie sconvolte da questi eventi meteorologici estremi sono oltre 32mila. Ad Acri anche la situazione sanitaria è particolarmente critica a causa della pandemia di Covid-19, dell’epidemia di dengue e della malaria. Sia i contagi che i ricoveri stanno aumentando mettendo sotto forte pressione gli ospedali. (AC/LZ)

24 febbraio - ITALIA Nuovo naufragio di migranti nel Mediterraneo. Centro Astalli: portare via i migranti dalla Libia in un porto sicuro

Ancora morti nel Mediterraneo. Sarebbero 41 le vittime di un nuovo naufragio avvenuto il 20 febbraio al largo delle coste libiche. Fra i dispersi, secondo le testimonianze raccolte dall'Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), 3 bambini e 4 donne, tra cui la mamma di un neonato portato in salvo a Lampedusa. Le vittime si trovavano a bordo di un gommone con 120 persone partito dalla Libia il 18 febbraio. Dopo circa 15 ore il gommone ha cominciato a imbarcare acqua e le persone a bordo hanno provato in ogni modo a chiedere soccorso. In quelle ore, sei persone sono morte cadendo in acqua, mentre altre due, avendo avvistato un'imbarcazione in lontananza hanno provato a raggiungerla a nuoto, annegando.  Altre persone hanno perso la vita durante le operazioni di salvataggio tre ore dopo, aggiungendosi ai 160 migranti morti in mare di cui si ha notizia dall'inizio del 2021. Dopo questa ennesima tragedia dell’immigrazione, il Centro Astalli-Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS) rilancia ancora una volta un appello alle istituzioni nazionali e sovranazionali ad attivare operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale per salvare i migranti e portarli in un porto sicuro. “Non soccorrere i naufraghi e rimandare i migranti in Libia è contrario alle convenzioni internazionali in vigore in tutti i paesi UE oltre che ai basilari principi di umana solidarietà”, si legge in una nota che chiede al Governo italiano di attivarsi per l’immediata evacuazione  dei campi libici. “Si tratta infatti di uomini e donne che subiscono sistematicamente detenzioni illegittime, violazioni e torture di cui portano segni indelebili. Scappano da un paese in guerra che usa abitualmente la detenzione illegale e la tortura come strumento di coercizione, per questo hanno diritto alla protezione dell'Europa”, afferma il Centro Astalli. (LZ)

24 febbraio  - SVIZZERA Allarme povertà. Caritas chiede proroga degli aiuti alle categorie più fragili fino alla fine della pandemia

Prorogare le misure di sostegno per le fasce sociali più fragili fino alla fine della crisi, così da garantire loro i mezzi di sussistenza. A chiederlo è la Caritas Svizzera che in un comunicato diffuso ieri avverte che le conseguenze sociali della pandemia sono ben lungi dall’essere superate nel Paese. “Il numero di richieste di aiuto e di domande pervenute ai consultori sociali della Caritas lo scorso anno si situava ben al di sopra della media degli anni normali ed è aumentato ulteriormente con la seconda ondata pandemica”, si legge nella nota che evidenzia come le misure per contenere il contagio colpiscono in modo particolare la manodopera a basso reddito. Molti lavoratori dipendenti e autonomi chiedono aiuti pubblici solo dopo avere esaurito i propri risparmi, quando le fatture si accumulano e i debiti privati aumentano. In questo contesto – afferma la nota – il sostegno statale alle persone colpite dalla crisi sanitaria presenta gravi lacune alle quali devono sopperire organizzazioni umanitarie come appunto la Caritas che dall’inizio della crisi ha sostenuto in tutto 17mila persone con contributi diretti per un totale di oltre 6 milioni di franchi svizzeri (pari a circa 5,5 milioni di euro). Troppo lunghi i tempi per l’evasione delle domande e troppo complicate le procedure. Eppure – fa notare il comunicato -  le persone bisognose necessitano di aiuti immediati. A queste persone si aggiungono le famiglie con un reddito di poco superiore alla soglia sotto la quale è possibile beneficiare dell’assistenza sociale, che spesso non ricevono dagli enti pubblici il supporto di cui hanno bisogno e devono quindi rivolgersi alle organizzazioni caritative. Ci sono poi gli stranieri che il più delle volte rinunciano all’aiuto sociale per il timore di perdere il permesso di soggiorno.  Questo mentre il tasso di disoccupazione ha raggiunto nel mese di gennaio la soglia record del 3,7%, il più alto degli ultimi vent'anni. “I costi a livello sociale ed economico generati dalla pandemia sono già enormi, ma le ripercussioni più gravi devono ancora farsi sentire”, osserva il direttore della Caritas elvetica, Peter Marbet. Di qui l’appello al Consiglio federale e al Parlamento in vista della discussione nei prossimi giorni delle nuove misure per l’emergenza: “Per garantire il fabbisogno vitale al maggior numero possibile di persone, Caritas ritiene essenziale prorogare l’indennità di disoccupazione parziale al 100% del salario per i redditi più bassi fino al termine della pandemia e di non interromperla alla fine di marzo come previsto”. Secondo la Caritas “occorre facilitare ancora di più l’accesso all’assistenza sociale e ai servizi di consulenza per far sì che gli aiuti arrivino dove c’è bisogno”. L’organizzazione caritativa chiede inoltre che i benefici assistenziali siano estesi anche alle persone che sono appena sopra la soglia di povertà prima che esauriscano tutti i loro risparmi e che nell’assistenza sociale sia compreso anche l’accompagnamento delle persone in difficoltà. (LZ)

24 febbraio – ITALIA Resi noti gli Orientamenti per la Settimana Santa della Conferenza episcopale

Per la Settimana Santa la Conferenza episcopale italiana esorta i fedeli “alla partecipazione di presenza alle celebrazioni liturgiche nel rispetto dei decreti governativi riguardanti gli spostamenti sul territorio e delle misure precauzionali”. Lo specificano gli Orientamenti resi noti oggi che suggeriscono l’uso dei social media “solo dove strettamente necessario o realmente utile”, con la ripresa in streaming delle celebrazioni in diretta e mai in differita, nel rispetto della dignità del rito liturgico. Le disposizioni riguardano anche seminari, collegi sacerdotali, monasteri e comunità religiose, mentre per quanto riguarda le espressioni della pietà popolare e le processioni, dovrà essere il vescovo diocesano ad offrire le indicazioni convenienti. Nello specifico, poi, la Cei suggerisce per la Domenica delle Palme, che la Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sia celebrata con la seconda forma prevista dal Messale Romano; di evitare assembramenti dei fedeli; di non consegnare o scambiarsi ramoscelli d’ulivo; di utilizzare la terza forma del Messale Romano, che commemora in forma semplice l’ingresso del Signore in Gerusalemme, lì dove opportuno. I vescovi indicano poi di celebrare la Messa crismale la mattina del Giovedì Santo o, secondo la consuetudine in alcune Diocesi, il mercoledì pomeriggio, e che “qualora fosse impedita ‘una significativa rappresentanza di pastori, ministri e fedeli’, il vescovo diocesano valuti la possibilità di spostarla in un altro giorno, entro il tempo di Pasqua”. Circa la Messa vespertina della “Cena del Signore” si chiede di omettere la lavanda dei piedi e al termine della celebrazione, di portare il Santissimo Sacramento, come previsto dal rito, nel luogo della reposizione in una cappella della chiesa dove ci si potrà fermare in adorazione, nel rispetto delle norme per la pandemia, dell’eventuale coprifuoco ed evitando lo spostamento tra chiese al di là della propria parrocchia. Per il Venerdì Santo, riprendendo l’indicazione del Messale Romano (“In caso di grave necessità pubblica, l’Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione”, n. 12), i vescovi dovranno introdurre nella preghiera universale un’intenzione “per chi si trova in situazione di smarrimento, i malati, i defunti”, mentre l’atto di adorazione della Croce mediante il bacio deve essere limitato al solo presidente della celebrazione. Infine la Veglia pasquale “potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito, in orario compatibile con l’eventuale coprifuoco”. (TC)

24 febbraio - ITALIA On line il XXIV Tertio Millennio Film Fest, festival cinematografico sul dialogo interculturale e interreligioso

È iniziata ieri e si protrarrà fino al 2 marzo la XXIV edizione, quest’anno on line, del Tertio Millennio Film Fest (TMFF), il festival del dialogo interculturale e interreligioso organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, dal titolo “Vita Nuova. Dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva”. La rassegna si sta svolgendo su MYmovies.it. Traendo spunto da una citazione del poeta Friedrich Hölderlin, lo storico festival – nato nel 1997 per volere di Papa Giovanni Paolo II – propone una lettura dell’attualità partendo da “ciò che salva”, cercando nella filmografia contemporanea spunti di ripresa, di salvezza, per individui e comunità. Il titolo rimanda a Dante Alighieri nel 700.mo anniversario della sua morte, spiegano Marina Sanna e Gianluca Arnone, direttori artistici, “muovendo dall’idea di rinascita, che diventa oggi un invito a guardare oltre la pandemia, a costruire un orizzonte ampio che superi, comprendendola, l’esperienza della perdita, della lacerazione individuale e sociale, della crisi”. Otto i lungometraggi in concorso - provenienti da diversi Paesi del mondo, dalla Repubblica Dominicana alla Lapponia passando per il Lesotho e la Bulgaria - che offrono un panorama di storie apparentemente distanti ma che in realtà hanno in comune il desiderio di una “vita nuova” che non può più attendere di essere vissuta. Una selezione che tocca temi universali e profondi: le inquietudini degli adolescenti (Adorationm di Fabrice du Welz), la crisi della comunità (The Last Ones, di Veiko Õunpuu), il rapporto tra memoria e oblio (Oylem, di Arthur Borgnis), l’irruzione del miracolo (Liborio, di Nino Martínez Sosa), l’inviolabilità del Sacro (This is not a Burial, It’s a Resurrection, di Lemohang Jeremiah Mosese), il conflitto tra aspirazioni individuali e legami affettivi (German Lessons, di Pavel G. Vesnakov), l’accettazione del lutto (The Fisherman’s Daughter, di Ismail Safarali), la necessità di una vera giustizia (Unguarded, Simonetta d’Italia-Wiener). A valutarli una giuria espressione di tutte le comunità religiose coinvolte nel festival – cattolica, protestante, ebraica, musulmana, buddhista e induista –, luogo di dialogo interreligioso e confronto su temi comuni che muove da punti di vista diversi e talvolta diametralmente opposti. A presiederla il regista, attore e sceneggiatore Giulio Base.  In concorso anche 8 cortometraggi attraverso i quali porsi domande e scorgere possibili risposte. Sarà Laura Delli Colli, presidente della Fondazione Cinema per Roma, a guidare i giovani esponenti delle comunità religiose che li valuteranno. “Tertio Millennio Film Fest vuole mostrare l’inizio di un sentiero che corre lungo la direzione da cui viene il dono della Salvezza - afferma monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo -. Custodisce frammenti di salvezza la pluralità degli sguardi artistici sulla realtà che ci propongono i registi delle sedici opere in concorso con la varietà di esperienze che narrano - prosegue - in una edizione che, nonostante la dimensione digitale, non manca di essere occasione di incontro e confronto, come da tradizione del festival”. Per la visione dei film è possibile acquistare i biglietti su MYmovies.it, è inclusa la presentazione del regista e un commento critico a cura della redazione della Rivista del Cinematografo. Il costo per la visione di un singolo lungometraggio è di 1.99€, quello del cortometraggio 0,99€. L’abbonamento all’intero festival è di 7,99€. I contenuti extra sono gratuiti. (TC)

24 febbraio CILE Sempre più diocesi mettono a disposizione chiese e parrocchie per le vaccinazioni anti-Covid

I vescovi del Cile ritengono che il vaccino contro il Covid-19 sia una priorità, tanto che diverse diocesi hanno messo a disposizione le loro chiese per facilitare la campagna di vaccinazione. Lo riferisce il portale del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) che ricorda anche il recente messaggio di Quaresima dei presuli cileni in cui “la possibilità di accedere a uno dei vaccini contro il Covid-19 è indicata come una finestra di speranza per avviare il processo di superamento di questa grave pandemia”. Per questo l’episcopato invita tutti a farsi vaccinare, secondo i piani dell’autorità sanitaria, presso i centri di vaccinazione, “perché non ci sono fondati motivi per sospettare che i vaccini siano dannosi o che il loro utilizzo possa essere oggetto moralmente inaccettabile”. Rancagua, Osorno, Chillán e Concepción sono alcune delle diocesi che hanno voluto trasformare parrocchie e basiliche in centri per la vaccinazione, “un atto di amore al prossimo e di responsabilità morale per il bene comune”. Ad Osorno anche la cattedrale ospita la campagna vaccinale, e il vescovo, monsignor Jorge Concha, ha insistito sulla sua importanza, precisando che occorre unirsi e sostenere il progetto “perché si tratta di promuovere la salute, la vita, e questo è un bene per tutti”, è un “segno di fratellanza”. Nella diocesi di Chillán, padre Gonzalo Gómez, ha affermato di aver accolto con gioia la possibilità “di poter contribuire a questa importante campagna” per il Paese. “La gente ha accolto molto bene questa disponibilità della parrocchia ad aprire le sue porte - ha aggiunto -. I commenti che abbiamo avuto sui social sono stati positivi e riconoscenti; gli anziani, soprattutto, in questo modo, non devono spostarsi in altri luoghi … Non saremo la grande soluzione - ha proseguito padre Gómez - ma il piccolo apporto che possiamo dare contribuisce ed è per questo che chiediamo alle persone di prendere coscienza di questa vaccinazione in modo che tutti possiamo essere immunizzati contro la pandemia”. Infine, dall’arcidiocesi di Concepción, padre Héctor Osório ha dichiarato: “Siamo felici di poter aprire le porte della nostra parrocchia per offrire un servizio alla comunità. Farsi vaccinare ci aiuta a prevenire e a prenderci cura l’uno dell’altro”. (TC)

24 febbraio - IRLANDA In vista della seconda fase vaccinale per gli over-65 e 70, i vescovi rinnovano l’invito a farsi vaccinare 

I vescovi irlandesi rinnovano l’invito ad aderire alla campagna vaccinale contro il Covid-19. In una nota firmata da monsignor Michael Router, presidente del Consiglio per la Sanità della Conferenza episcopale, i presuli ribadiscono quanto dichiarato lo scorso dicembre e cioè che una vaccinazione sicura ed efficace è essenziale per la prevenzione e che va fatta non solo per proteggere se stessi “ma anche per proteggere la vita e la salute dei più vulnerabili e per il bene comune dell’umanità”. “Lo sviluppo e la somministrazione dei vaccini sta già tranquillizzando chi è più vulnerabile al virus e ci aiuterà a tornare al più presto alla normalità nel lavoro, nella scuola, nella pratica religiosa e nelle attività sportive e ricreative”, afferma la nota, che saluta il rapido avanzamento della campagna vaccinale nel sud come in nord Irlanda e in particolare l’avvenuto completamento delle vaccinazioni del personale e degli ospiti delle strutture sociosanitarie per anziani e degli operatori sanitari. In vista dell’avvio della seconda fase vaccinale, i vescovi invitano quindi tutte le parrocchie e il personale religioso a promuovere il programma di vaccinazioni e ad incoraggiare i fedeli ad avvalersi di questa possibilità. Infine, l’appello al Ministero della salute e alle autorità sanitarie a dare priorità anche ai cappellani che lavorano in strutture socio-sanitarie e ai sacerdoti che devono celebrare funerali. (LZ)

24 febbraio - COLOMBIA I vescovi di Antioquia e Chocó chiedono al governo maggiore attenzione ai territori colpiti dalla violenza

I vescovi dei dipartimenti di Antioquia e Chocó, in un videomessaggio diffuso il 22 febbraio su YouTube, hanno chiesto con forza e chiarezza al governo nazionale di guardare con maggiore attenzione a questi territori e alla subregione di Baudó, così duramente colpiti dalla violenza. Rivolgendosi inoltre ai gruppi illegali, dopo l’assassinio di Luz Aida Concha, una donna indigena della comunità Miacora, li hanno esortati a fermare questa ondata di violenza e a considerare la sofferenza da loro causata alla comunità. Monsignor Juan Carlos Barreto Barreto, vescovo di Quibdó, monsignor Mario de Jesús Álvarez Gómez, vescovo di Istimina – Tadó, e monsignor Hugo Alberto Torres Marín, vescovo di Apartadó, impegnati dal 22 al 26 febbraio nell’ascolto delle vittime della disputa territoriale tra l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) e le Forze di Autodifesa Gaitanista della Colombia (AGC), in questo loro intervento hanno spiegato che “la Chiesa vuole collaborare e stare accanto” agli abitanti dei due dipartimenti, ma che spetta ai governi nazionali, dipartimentali e locali agire “affinché queste comunità possano cominciare a riprendersi e a percorrere il cammino della redenzione". Dinanzi ad "assassinii, mine antiuomo, reclutamento di minori, sfollamenti, isolamento, minacce a leader e a comunità", che continuano a terrorizzare queste popolazioni, “la risposta che si chiede è integrale" ha dichiarato monsignor Barreto, ricordando l’importanza della presenza dei vescovi in questi territori, per rendere visibile questa realtà alla comunità internazionale e allo Stato colombiano. (AP)

24 febbraio - POLONIA Domenica Ad Gentes 2021. Monsignor Mazur: viviamo a pieno l’Eucaristia

“Preghiamo affinché i missionari traggano forza dall'Eucaristia per le loro lotte quotidiane, il ministero della Parola e la testimonianza dell'amore”, così il presidente della Commissione episcopale polacca per le Missioni, monsignor Jerzy Mazur ha scritto in un messaggio diffuso per la domenica Ad Gentes, per la quale quest'anno è stato scelto il tema: "Viviamo l'Eucaristia", come ricorda il sito della Conferenza episcopale polacca. La seconda domenica di Quaresima è celebrata nella Chiesa in Polonia come Giorno di preghiera, digiuno e solidarietà con i missionari: "Ringraziando Dio per i loro sforzi e la loro devozione al Vangelo, chiediamogli di proteggerli dai pericoli, aiutarli nelle difficoltà e benedire il loro lavoro - ha continuato il presule ricordando che attualmente in Asia e Oceania, Africa e Madagascar e in America Latina ci sono 1883 missionari e missionarie in servizio - siamo orgogliosi che durante la pandemia, i missionari siano rimasti ai loro posti, anche se molte ong si sono ritirate dai territori di missione. Essi sono rimasti per essere un segno di speranza e per portare sollievo agli afflitti, ai malati e ai poveri”. Monsignor Mazur ha poi rivolto parole di gratitudine a tutti coloro che si uniscono al lavoro missionario, e in modo speciale ha ringraziato i malati e i sofferenti: "L'Eucaristia dà la forza di portare la Croce della malattia e della disabilità, ma è necessario chiedere per i missionari l’intercessione della grazia affinché continuino ad annunciare il Vangelo". Il presule ha anche fatto appello alle famiglie, vere chiese domestiche: "Educate i bambini e i giovani allo spirito di solidarietà e di fratellanza cristiana. I missionari si aspettano il nostro aiuto", ha scritto. L'anno scorso, l'Opera di Carità "Ad Gentes" ha realizzato 99 progetti e ha sostenuto la lotta contro gli effetti della pandemia tra i poveri: "I missionari si aspettano il nostro aiuto. Poiché svolgono molte opere evangelizzatrici, educative, mediche e caritative, hanno bisogno di risorse materiali per sostenerle”, ha concluso il vescovo. (RB)

24 febbraio - IRLANDA Incontro tra governo e vescovi: rinnovato sostegno a esigenze di salute pubblica

Si è svolto nei giorni scorsi un incontra bilaterale tra i rappresentanti del governo irlandese e i vescovi della Chiesa cattolica d’Irlanda, nelle persone di monsignor Eamon Martin, arcivescovo metropolita di Armagh; monsignor Dermot Farrell, arcivescovo metropolita di Dublino e Primate d’Irlanda; monsignor Kieran O'Reilly, arcivescovo di Cashel ed Emly, e monsignor Michael Neary, per discutere l'attuale livello di restrizioni Covid-19 e il desiderio della Chiesa di tornare al culto in presenza, in particolare durante la stagione della Quaresima e con l'avvicinarsi della Settimana Santa e della Pasqua. Come riferisce il sito della Conferenza episcopale irlandese, gli arcivescovi hanno richiesto l'incontro come parte del dialogo costruttivo in corso riguardante la pandemia di Covid-19 e le restrizioni al culto pubblico. Riconoscendo le enormi sfide che la pandemia pone, gli arcivescovi hanno sottolineato il loro desiderio di continuare a sostenere il messaggio di salute pubblica e di incoraggiare tutte le misure necessarie, compresa la vaccinazione, per proteggere la salute e il benessere, soprattutto quello dei più vulnerabili. I presuli, tuttavia, hanno condiviso anche la loro preoccupazione per il fatto che la vita attuale è particolarmente stressante e difficile da sopportare per le persone, sia dal punto di vista emotivo che spirituale. Riconoscendo il conforto e la speranza che la partecipazione in presenza alle celebrazioni con il resto della comunità porta, gli arcivescovi hanno chiesto che il culto pubblico riprenda appena sarà possibile un allentamento delle restrizioni.  I vescovi hanno altresì espresso un forte desiderio che le persone possano riunirsi in sicurezza quest'anno per le importanti cerimonie della Settimana Santa e della Pasqua, chiedendo al tempo stesso un aumento delle presenze consentite ai funerali. Da parte sua il governo ha ringraziato gli arcivescovi per il loro sostegno e ha riconosciuto l'importanza della Chiesa nella vita delle persone in questo periodo di stress e preoccupazione e ha delineato la preoccupazione riguardo alla diffusione del virus, in particolare le nuove varianti, sottolineando che qualsiasi aumento della mobilità può avere gravi conseguenze per la salute pubblica e mettere sotto pressione il servizio sanitario. (RB)

24 febbraio - BOSNIA E ERZEGOVINA Operativo da qualche giorno il refettorio della Caritas Ambrosiana per i profughi di Lipa

Grazie ai fondi raccolti dalla Caritas Ambrosiana gli oltre 900 sfollati del campo bosniaco di Lipa, devastato il 23 dicembre scorso da un incendio, possono finalmente mangiare un pasto al caldo dopo due mesi passati al gelo, senza acqua, elettricità e servizi igienici. Come riferisce riferisce un comunicato dell'organizzazione, da venerdì scorso  è infatti operativo un refettorio allestito in una tensostruttura che è diventata anche un luogo di socializzazione per i migranti, provenienti per lo più da Pakistan e Afghanistan. Secondo Sergio Malacrida, responsabile dei progetti nell’Est Europa per Caritas Ambrosiana si tratta di un primo passo verso condizioni di vita più umane: “Finalmente, i profughi possono iniziare ad intravvedere una luce in fondo a quel tunnel in cui sono finiti il 23 dicembre, quando le fiamme hanno distrutto il primo insediamento autorizzato dal governo, un luogo che per altro non sarebbe stato adatto per l’inverno tanto che l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) lo aveva abbandonato per protesta – spiega -. Ora può iniziare un nuovo capitolo”.  Resta da monitorare la situazione sanitaria ancora molto precaria, aggravata dalla minaccia della pandemia di Covid-19 che ha colpito duramente anche la Bosnia. Nei giorni scorsi sono state consegnate medicine. È stata donata un’ambulanza all’ospedale locale e allestita una tenda per i casi di emergenza che al momento viene utilizzata per isolare le persone affette da scabbia, malattia che si è molto diffusa tra i migranti a causa delle precarie condizioni igieniche in cui sono costretti a vivere.  Di fronte all’ostilità delle autorità locali a riaprire il campo profughi di Bihac, la cittadina più vicina, il governo di Sarajevo ha stabilito di realizzare proprio a Lipa un campo ufficiale che è tuttavia una località isolata e resta comunque una soluzione transitoria per i migranti decisi a proseguire il loro viaggio verso l’Europa. “Abbiamo iniziato distribuendo legna da ardere, perché nelle prime settimane i migranti non avevano più un tetto sotto il quale ripararsi e con il gelo non sapevano come riscaldarsi se non accendendo falò in mezzo alla neve. Appena le condizioni lo hanno reso possibile abbiamo portato i farmaci. Ora abbiamo allestito la tenda refettorio per offrire un luogo caldo per i pranzi e la socializzazione. In futuro vedremo”, spiega Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana. “Quello che è certo e che, come facciamo sempre, anche in questa occasione non ci accontenteremo di interventi a breve termine. Rimarremo accanto a queste persone per tutto il tempo che sarà necessario”. Attualmente la Caritas, la Croce Rossa e le Acli, sono tra le poche organizzazioni umanitarie presenti a Lipa per assistere i profughi. (LZ)

24 febbraio - IRAQ Monsignor Yaldo: la visita del Papa possa contribuire alla pace nel Paese

“Ogni passo in questa visita è significativo e ha un suo valore poiché incoraggia le persone a essere unite e a lavorare insieme la pace”: lo ha detto monsignor Basel Yaldo, vescovo ausiliare di Baghdad e coordinatore generale per la Chiesa irachena del viaggio in Iraq che Papa Francesco compirà dal 5 all’8 marzo. A rendere nota la dichiarazione è thenationalnews.com, a sua volta riportata da Abouna.org. Il presule auspica che la visita di Francesco possa aiutare il Paese “a essere una nazione dalla mentalità aperta”, soprattutto perché i giovani possano gioiosamente impegnarsi per il loro futuro, per assicurare un domani migliore alla prossima generazione. Oggi in Iraq, dei circa 1,5 milioni di cristiani presenti prima della seconda Guerra del Golfo del 2003, se ne stimano solo 250mila. In tanti sono fuggiti dal Paese anche a causa della guerra settaria. Inoltre, nel 2014, gli attacchi del sedicente Stato Islamico contro i gruppi minoritari hanno inferto un altro duro colpo alle comunità cristiane e molti non sono più tornati nelle loro case a Mosul e in altre città. In Iraq convivono diverse Chiese di rito orientale, sia cattoliche che ortodosse; la Chiesa cattolica spera che il viaggio apostolico del Papa incoraggi i cristiani iracheni a tornare nei loro luoghi d’origine. “La visita garantirà visibilità ai cristiani - ha aggiunto monsignor Yaldo - dando grande significato e rilevanza alla loro presenza in questa parte del mondo e alle loro sofferenze nel corso della storia”. Papa Francesco si fermerà in diverse città, tra cui Baghdad, Erbil, Mosul e l’antica Ur, dimora del patriarca Abramo, il padre delle tre religioni monoteiste, cristianesimo, ebraismo e islam. “Ur è il momento clou della visita perché - ha evidenziato il vescovo ausiliare di Baghdad - Abramo rappresenta il segno di unità per tutti noi che abitiamo questa terra. Vedere la casa di Abramo sarà un grande simbolo di unità per tutte le religioni che hanno questo elemento in comune”. Francesco si sarebbe dovuto recare in Iraq lo scorso anno ma problemi di sicurezza e pandemia hanno fatto slittare il viaggio. Monsignor Yaldo ha precisato che ci sono ancora preoccupazioni su questi due elementi, ma che premura della Chiesa è “garantire la sicurezza di tutti”. L’auspicio del presule è che la visita del Papa possa contribuire alla pace nel Paese, dove da anni si soffre tanto. (TC)

24 febbraio -  ECUADOR Nell’arcidiocesi di Guayaquil aumentano a sei gli anni di formazione cristiana per i bambini. Aggiunti i livelli di Iniziazione e Studio Biblico

Con l’obiettivo di approfondire e rafforzare lo studio della fede cristiana, da quest’anno, nell’arcidiocesi di Guayaquil e nelle diocesi di Babahoyo e San Jacinto, in Ecuador, nel piano di formazione catechetica si aggiungeranno i livelli “Iniziazione” e “Studio biblico”, dunque gli anni di catechismo diventano sei. Il decreto con le nuove disposizioni, riferisce il portale dell’arcidiocesi, interessa parrocchie, scuole, collegi e i chiese rettorali. Già la Conferenza episcopale aveva stabilito che la formazione cristiana passasse da quattro a sei livelli e diverse parrocchie si erano adeguate. Ora l’arcidiocesi di Guayaquil ha disposto l’obbligatorietà, precisando che i bambini potranno cominciare il catechismo all’età di 7 anni. L’itinerario di catechesi per bambini e adolescenti, dunque, consta adesso dei livelli di: Iniziazione, Prima Comunione 1, Prima Comunione 2, Biblico, Cresima 1 e Cresima 2. Il responsabile della Commissione Magistero dell’arcidiocesi, monsignor Giovanni Piccioli, ha spiegato che i due nuovi anni aggiunti sono molto importanti per la formazione dei bambini, che vi apprenderanno, in modo didattico, i misteri della fede, come quella della Creazione o della Salvezza. Nei due nuovi livelli, inoltre, i ragazzi impareranno a usare, e leggere la Bibbia, a riflettere sui testi e a viverli. Quest’anno le iscrizioni al catechismo riguarderanno i livelli di Iniziazione, Comunione 2, Biblico e Cresima 2. Il prossimo anno i sacramenti della Prima Comunione e della Cresima non saranno celebrati, mentre nel 2023 saranno aperti tutti e sei i livelli di catechesi. Monsignor Piccioli ha esortato genitori e ragazzi a non lasciarsi scoraggiare da questo nuovo provvedimento. “Nonostante sia aumentato il tempo della catechesi (sei anni), il periodo che dedichiamo allo studio della fede è molto breve (un’ora alla settimana), ed è un’opportunità per saperne di più su nostro Signore Gesù Cristo”. Le parrocchie hanno aperto le iscrizioni al catechismo, ma a causa della pandemia le lezioni saranno ancora proposte in modalità virtuale. (TC)

24 febbraio - REGNO UNITO Cardinale Nichols: necessaria legislazione inequivocabile per combattere odio ed estremismo

Sostegno e approvazione al nuovo rapporto della Commissione per il contrasto all'estremismo nel Regno Unito che richiama l'attenzione sulle lacune della legislazione che consentono agli estremisti di operare impunemente nel Paese, è stato espresso dai vescovi britannici attraverso il loro presidente, il cardinale Vincent Nichols, sul sito della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. “Operating with Impunity”, questo il nome del rapporto, evidenzia alcuni dei contenuti estremisti più scioccanti e pericolosi attualmente legali nel Regno Unito. "L'estremismo è un pericolo e quindi abbiamo bisogno di lavorare insieme per garantire che ci sia una legislazione inequivocabile che non solo prevenga e penalizzi coloro che lo diffondono, ma protegga anche coloro che lo sperimentano”, ha commentato il cardinale Nichols. “Il rapporto della Commissione è un contributo significativo a una questione molto importante. L'aumento dell'estremismo di odio, non ultimo attraverso l'uso dei social media, è una grave preoccupazione e richiede sforzi continui da parte di tutti coloro che hanno a cuore il nostro bene comune – ha continuato il porporato - è una voce stimolante nel richiamare l'attenzione su queste questioni, con tutta la sensibilità e risonanza dovute”. “Affinché la libertà di religione e la libertà di parola siano realizzate nel loro significato, devono includere il diritto di esprimere opinioni che vanno contro il consenso culturale prevalente, senza abbracciare o proporre odio o violenza”, ha concluso il cardinale Nichols che cita poi l’Enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco: "L'autentico dialogo sociale implica la capacità di rispettare il punto di vista dell'altro e di ammettere che esso può includere convinzioni e preoccupazioni legittime... è auspicabile che essi articolino le loro posizioni per il bene di un più fruttuoso dibattito pubblico”. (RB)

23 febbraio - BURKINA FASO I vescovi lanciano una raccolta fondi per sostenere i più bisognosi

Si concluderà domenica la campagna di raccolta fondi che si svolgerà in tutte le diocesi, le parrocchie e le comunità cristiane del Burkina Faso, lanciata dalla Conferenza episcopale, per alimentare il “Fondo Cattolico di Solidarietà Alfred Diban”. Lo ha spiegato ieri il presidente della Conferenza episcopale Burkina-Niger e vescovo di Dori, monsignor Laurent Dabiré, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Ouagadougou. Istituito due anni fa, il Fondo è stato pensato dai vescovi per far fronte alle emergenze provocate da crisi umanitarie, disastri naturali e altre situazioni precarie e alimentare la solidarietà. L’iniziativa viene portata avanti con la collaborazione dell’Organizzazione cattolica per lo sviluppo e la solidarietà (OCADES). “Obiettivo principale del fondo in Burkina Faso è aiutare gli sfollati interni o quanti sono stati colpiti da disastri naturali o epidemie, concentrando gli interventi anzitutto sulla sicurezza alimentare” ha detto monsignor Dabiré. Il presule ha precisato inoltre che la Chiesa vuole essere al fianco di quelle persone che per un motivo o per un altro si trovano in condizioni di precarietà e ha esortato quanti possono offrire un contributo a prendere parte alla raccolta fondi attraverso i canali appositamente predisposti. Lo slogan della campagna di raccolta fondi si ispira ai versetti 7-9 della seconda lettera di San Paolo ai Corinzi: “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia”. (TC)

 

23 febbraio - ITALIA Monsignor Nosiglia ricorda i senzatetto morti a causa del freddo: per aiutarli occorre accompagnarli e reinserirli nella società

Non basta l’assistenzialismo, per aiutare i senza fissa dimora è necessario promuovere verso ciascuno di loro una sinergia di relazioni ricche di amicizia e di impegno permanente. È in sintesi quanto ha evidenziato questo pomeriggio monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e Susa che nel duomo del capoluogo piemontese ha presieduto una Messa in suffragio dei senza fissa dimora morti a causa del freddo. Il presule ha ricordato, in particolare Modesta Valenti, deceduta a Roma 36 anni fa, e altri due senzatetto morti in questo mese, Mostafa Hait Bella e Radu Chirinbuta, e ha poi ringraziato la Comunità di Sant’Egidio e le altre realtà che si occupano di chi vive in strada, “offrendo loro qualcosa di cui hanno bisogno ma soprattutto avviando con ciascuno un rapporto di amicizia e affetto, aprendo il proprio cuore e riconoscendo in esse la dignità che va sempre rispettata e promossa”. Per monsignor Nosiglia, per quanti non hanno un posto in cui dormire il primo passo da compiere è l’accoglienza. “Accogliere significa far spazio nel cuore, nelle proprie case, nel proprio tempo, al prossimo in difficoltà” ha detto l’arcivescovo di Torino che ritiene poi necessario l’accompagnamento, “un aiuto concreto che sfoci nel mondo del lavoro … il cuore del welfare di inclusione sociale”, l’educare a mettersi in gioco per aiutare gratuitamente il prossimo in difficoltà, e infine l’attivazione di una rete di interventi. “Il Vangelo ci fa comprendere come tutto ciò è realizzabile se accogliamo la novità assoluta che Gesù ci ha donato” ha aggiunto il presule che ritiene fondamentale considerarsi ed essere “figli e fratelli in una famiglia che ingloba quella naturale”, che “va oltre i suoi confini e si allarga a tutti, supera le barriere che umanamente sono insite nel pure importante ‘mio’ e apre a un ‘noi’ di condivisione che crea nuovi legami di amore, forti, indissolubili di amore e di eternità”. L’arcivescovo di Torino ha rimarcato inoltre che “è bene provare a costruire soluzioni che mettano in campo tutte le forze sane della città”, ma ha osservato che le sole strutture organizzative non sono sufficienti. “Occorre l’impegno comune per creare le condizioni necessarie perché questi nostri fratelli sappiano cogliere le opportunità che la nostra comunità mette a loro disposizione - ha concluso monsignor Nosiglia - e trovino la forza di una nuova speranza capace di mettere in campo le loro resilienze”. (TC)

23 febbraio - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Dal Consiglio ecumenico delle Chiese la condanna all’attentato alla missione Onu in cui hanno perso la vita tre persone

Il segretario generale ad interim del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe), il reverendo Ioan Sauca, condanna l’attacco al convoglio delle Nazioni Unite avvenuto ieri nella Repubblica Democratica del Congo orientale in cui sono rimasti uccisi l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, un uomo della sua scorta, il carabiniere, Vittorio Iacovacci, e l’autista, Mustapha Milambo. Il diplomatico era in missione di pace verso Rutshuru a bordo di mezzi del Programma Alimentare dell’Onu. “Chiediamo la fine di questi attacchi insensati che violano la protezione essenziale degli operatori umanitari - ha detto il reverendo Sauca -. Rivolgiamo la nostra preghiera per le famiglie che hanno perso i loro cari e porgiamo loro le nostre più sentite condoglianze”. In un comunicato, il Consiglio ecumenico delle Chiese osserva che l’agguato alla missione Onu si inquadra in un più ampio sfondo di sofferenza provocata dalle atrocità dei gruppi armati nella regione nord-orientale e aggiunge che, segnati da una lunga e complessa storia di violenza etnica transfrontaliera, da interferenze esterne e dallo sfruttamento di ricche risorse minerarie, i conflitti che vi si consumano hanno ripercussioni a livello nazionale, regionale e internazionale. Per il segretario generale ad interim del Coe, quanto accaduto ieri “dovrebbe riaffermare l'impegno della comunità internazionale per la pace, la sicurezza e la giustizia nella regione”. “Il nostro obbligo morale è sostenere le comunità locali provate da decenni da terribili sofferenze” conclude il reverendo Sauca. (TC)

23 febbraio - ITALIA A Padova riaprono i Musei di Sant'Antonio, patrimonio di cultura e devozione - FOTO

Un patrimonio culturale e di devozione finalmente di nuovo aperto al pubblico. E' quello costituito dai tre siti del complesso museale della Pontificia Basilica di Sant’Antonio a Padova che, chiusi da novembre scorso a causa dell'emergenza Covid-19, tornano ad essere accessibili a partire da oggi (23 febbraio). Si tratta nello specifico del Museo Antoniano, dell'Oratorio di San Giorgio e  della Scuola del Santo.  Il biglietto per i tre siti è unico e da diritto a godere dei tesori artistici realizzati nei secoli per la Basilica e per la Veneranda Arca, custoditi nel Museo Antoniano, vera e propria stanza delle meraviglie: custodisce al suo interno dipinti, sculture, gessi, paramenti sacri, arazzi, oreficerie. Tra questi si segnalano autentici capolavori come la  lunetta ad affresco di Andrea Mantegna, le tarsie lignee quattrocentesce, la preziosa Navicella di arte orafa tedesca del Cinquecento, le pale d’altare di Tiepolo, Carpaccio e Piazzetta o un raro paramento liturgico tessuto a Lione nel Settecento. Nel Museo inoltre è possibile ammirare la mostra permanente dedicata a "Donatello al Santo": fotografie, calchi in gesso e pannelli informativi offrono la possibilità al visitatore di vedere da vicino i capolavori che il celebre artista fiorentino realizzò per a Padova per il Santo. Spazio anche alla devozione popolare con una sezione espositiva dedicata agli ex-voto donati alla Basilica dai fedeli come ringraziamento delle grazie ricevute da sant’Antonio. All'interno dell’Oratorio di San Giorgio, appena dotato di un nuovo sistema illuminotecnico immersivo, è possibile ammirare gli affreschi di Altichiero da Zevio, testimonianza di come a fine Trecento a Padova la lezione di Giotto fosse assimilata ed elaborata. Infine la Scoletta del Santo, prestigiosa sede dell’Arciconfraternita di sant'Antonio, è scrigno di pregevoli opere d'arte nate per educare alla vita cristiana  attraverso gli insegnamenti e le esperienze di vita e di apostolato di Antonio. E' grande l'emozione di chi entra nella Sala Priorale che custodice un meraviglioso ciclo di dipinti rinascimentali, tra cui spiccano quelli di Girolamo Tessari, Bartolomeo Montagna, Jacopo da Verona, Domenico Campagnola, Antonio Buttafuoco, e i tre realizzati da Tiziano Vecellio nel 1511: un'anteprima della sua geniale pittura e momento d’inizio del Rinascimento della pittura veneta.  L'orario di visita ai tre siti è dal martedì al venerdì (dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18). Gli ingressi sono contingentati e, a differenza di quanto accadeva nel periodo pre-pandemico, non saranno consentiti durante il fine settimana.  (PO)

23 febbraio - GIORDANIA A Jubeiha la nuova chiesa di San Paolo Apostolo frequentata da 1.200 famiglie di rito latino

Anche monsignor William Shomali, vicario patriarcale latino della Giordania, ha celebrato Messa nella nuova chiesa di San Paolo Apostolo di Jubeiha, a circa 10 chilometri a nord-ovest di Amman, in Giordania. I lavori sono stati completati, dopo più di quattro anni, a dicembre e la prima celebrazione eucaristica si è svolta a Natale. Monsignor Shomali ha fatto visita alla parrocchia il 14 febbraio scorso. L’idea di fondare una parrocchia a Jubeiha, riferisce il portale del Patriarcato latino di Gerusalemme, risale al 1984. La ebbe don Labib D’Aibes, costatando che la comunità cristiana stava crescendo. La costruzione di una scuola parrocchiale ha portato ad un ulteriore aumento dei cristiani, costretti poi ad assistere alle messe nell’atrio del plesso scolastico. Nel 2016 si è pensato ad un nuovo edificio che permettesse di celebrare con più agio le liturgie e di partecipare meglio alla vita parrocchiale, così grazie ai fondi raccolti dalla comunità locale e alla generosità di donatori privati il progetto ha cominciato a prendere vita. A donare il terreno per la costruzione della chiesa è stato un parrocchiano e cavaliere dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Omar Naber, che ha anche contribuito alle prime fasi di costruzione. Altri fondi sono stati offerti, nel corso degli anni, dall’Ordine Equestre del Santo Sepolcro. Nel marzo dello scorso anno, quando la pandemia di Covid-19 ha raggiunto anche la Giordania, il governo ha imposto il lockdown, i lavori sono stati bloccati. Ripresi a giugno, sono stati ultimati a fine anno. La chiesa di San Paolo Apostolo può ospitare circa mille fedeli ed è dotata di diversi servizi. Oggi Jubeiha conta 1.200 famiglie di rito latino, alla nuova parrocchia spetta la cura delle anime della parte settentrionale del Governatorato di Amman, che comprende ben 12.000 cristiani. (TC)

23 febbraio - PERÙ “Respira Perù”: raccolti quasi 8 milioni di euro per acquistare impianti per la produzione di ossigeno e attrezzature mediche

La campagna Respira Perù, avviata dalla Conferenza episcopale peruviana, in collaborazione con la Società nazionale delle industrie e con l’Università Sant’Ignazio di Loyola, allo scopo di fornire attrezzature mediche per aiutare a combattere il Covid-19 in tutto il Paese, è riuscita a raccogliere più di 3,5 milioni di soles, quasi 8 milioni di euro. L’annuncio è stato fatto durante la seconda “telemaratona” di quattro ore, tenutasi nel fine settimana su Panamericana Televisión. Gli organizzatori hanno riferito che i proventi saranno investiti per acquistare impianti per la produzione di ossigeno e per continuare a fornire attrezzature e forniture mediche agli ospedali del Paese. Monsignor Miguel Cabrejos, presidente dell’Episcopato, in un messaggio trasmesso nel corso della Temaratona, ha ringraziato le aziende e i singoli per la loro generosità, sottolineando il valore profondamente umano e spirituale degli sforzi fatti per salvare vite umane. Anche il presidente e fondatore dell’Università Sant’Ignazio di Loyola, Raúl Diez Canseco Terry, ha ricordato tutte le persone di buon cuore che hanno lavorato, anche in silenzio, per aiutare gli altri e ha proposto di riformulare l’assetto della politica sanitaria e di dare priorità alla fornitura di ossigeno. Ha suggerito inoltre al settore privato di creare centri di ossigenoterapia temporanea per i lavoratori e tutta la comunità. Il presidente della Società nazionale delle industrie, Ricardo Márquez Flores, invece, ha messo in risalto la capacità dell’azienda di produrre impianti di ossigeno per rafforzare la capacità di risposta all’emergenza delle strutture ospedaliere. E ha concluso sottolineando come  la volontà e la solidarietà dei peruviani manifestate in tempi così difficili, dovrebbero incoraggiare tutti a continuare a collaborare con il Paese. (AP)

23 febbraio - MALESIA I vescovi malesi si oppongono al rimpatrio di 1.200 cittadini del Myanmar

"È stato recentemente riportato da diverse fonti informative locali e internazionali che la Malesia sta per rimpatriare dalle sue coste 1.200 cittadini del Myanmar, e tra questi ci sono anche rifugiati e richiedenti asilo”. Così scrive oggi la Conferenza episcopale malese - riporta UCA News -, in un comunicato, in cui  esorta il governo a mostrare umanità e ad astenersi dal rimpatriare i cittadini del Paese birmano. All'inizio del mese, l'ambasciata del Myanmar a Kuala Lumpur ha scritto al Ministero degli Esteri malese, chiedendo il rimpatrio di "1.200 cittadini del Myanmar senza documenti" su tre navi della marina birmana. La  richiesta è stata accettata dal direttore generale dell'Immigrazione malese, Khairul Dzaimee Daud, e le navi dovrebbero lasciare le coste malesi proprio oggi, 23 febbraio. Il rimpatrio arriva dopo mesi di raid e arresti dei migranti, in seguito ad episodi di rabbia del popolo malese per la presenza di lavoratori stranieri e rifugiati Rohingya, accusati di diffondere la pandemia di coronavirus e di gravare sulle risorse dello Stato in una situazione di difficoltà. Dall’anno scorso, sono stati centinaia i migranti e i richiedenti asilo senza documenti arrestati  e rinchiusi in 12 centri di detenzione sovraffollati. “In un momento di grave incertezza politica in Myanmar – hanno affermato i vescovi -, la nostra fede ci dice che non possiamo rimanere in silenzio ed essere complici di questa azione nei confronti di coloro che sono fuggiti a causa di una grave crisi umanitaria”. L’Episcopato ha sottolineato che il compito di "garantire la sicurezza personale ai rifugiati, ai migranti e ai richiedenti asilo più vulnerabili non deve essere regolato solo dalle leggi internazionali, ma anche dalle leggi dell'umanità, che sono fondate sulla misericordia, la compassione e l'amore". Invitando, dunque, il governo malese a non sottoporre le vite di queste persone ad un destino incerto e sconosciuto, rimpatriandoli in un momento in cui il Myanmar, in seguito al colpo di Stato militare sta vivendo una situazione politica tumultuosa, i presuli hanno chiesto che anche “organizzazioni internazionali come l'UNHCR siano autorizzate a controllare questi individui in modo che la loro sicurezza personale possa essere garantita. Come malesi attenti – hanno precisato -, non dovremmo sottoporre nessuno a situazioni che siano segnate dalla paura, dall'incertezza e dal disagio". Come ci ricorda l’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, “siamo parte di una più grande famiglia umana” e “la nostra fraternità umana ‘trascende le barriere della geografia e della distanza’" hanno scritto, concludendo che la Chiesa “non può chiudere gli occhi di fronte ai bisognosi e ai vulnerabili, indipendentemente da chi siano e da dove vengano, soprattutto in tempi di crisi”. (AP)

 

23 febbraio - SANTA SEDE Monsignor Jurkovič: derogare all’accordo sui diritti di proprietà intellettuale per garantire l’accesso universale a vaccini Covid-19

Rimuovere alcune restrizioni sulla proprietà intellettuale che ostacolano l’accesso universale ai vaccini anti-Covid-19. A chiederlo è stato monsignor Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto stamani al Consiglio per i diritti della proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPs), presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc). “Nelle ultime settimane -  ha osservato monsignor Jurkovič - abbiamo visto come alcuni Paesi e aziende continuino a privilegiare accordi bilaterali, facendo salire i prezzi e tentando di saltare la fila”. Questo nonostante Papa Francesco abbia messo in guardia dal rischio di dare la priorità nell’accesso al vaccino ai più ricchi. Inoltre, l’Osservatore permanente ha messo in evidenzia un altro paradosso: da un lato, la maggior parte dei Paesi del mondo sta registrando ritardi nei programmi di vaccinazione a causa di una produzione insufficiente, mentre, dall’altro, in molti Paesi esistono numerosi impianti di produzione in grado di produrre vaccini sicuri ed efficaci che non possono farlo proprio a causa delle restrizioni sulla proprietà intellettuale. Secondo la Santa Sede, considerata l’urgenza di tali vaccini nell’attuale emergenza sanitaria, ma anche le ingenti somme investite dagli Stati per il loro sviluppo, essi andrebbero considerati come un “bene pubblico” al quale “tutti dovrebbero avere accesso, senza discriminazioni, secondo il principio della destinazione universale dei beni” richiamato da Papa Francesco. Tuttavia – ha evidenziato il Nunzio apostolico - gli attuali complessi meccanismi per la legittima protezione dei diritti di proprietà intellettuale rappresentano un ostacolo in questo senso. “Anche in tempi ‘normali’ il meccanismo dell'articolo 31bis dell’accordo TRIPs, istituito per aiutare i Paesi con capacità di produzione farmaceutica insufficiente o assente, è stato ampiamente criticato a causa della macchinosità delle sue procedure”,  ha osservato, sottolineando che le “politiche e le leggi dovrebbero mantenere una prospettiva incentrata sul rispetto e sulla promozione della dignità umana, in uno spirito di solidarietà all'interno e tra le nazioni”. Di qui la richiesta della Santa Sede di una deroga all’applicazione e implementazione delle sezioni 1, 4, 5 e 7 della seconda parte dell'accordo, per la prevenzione, il contenimento o la cura del Covid-19. La decisione di concedere questa deroga – ha concluso monsignor Jurkovič - sarebbe un “segnale forte che dimostrerebbe un impegno reale”  e quindi la volontà di passare “dalle parole ai fatti nell’interesse di tutta la famiglia umana”. (LZ)

23 febbraio - ITALIA La Cei: dall’incontro di Bari dello scorso anno più collaborazione e solidarietà fra le Chiese del Mediterraneo

La Conferenza episcopale italiana fa un bilancio di quanto accaduto ad un anno dall’incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo frontiera di pace” svoltosi a Bari e che ha coinvolto i vescovi di 20 paesi. Le Chiese del Mare Nostrum, si legge in un comunicato, hanno consolidato forme di collaborazione e solidarietà per dare risposte comuni a problemi comuni. Ne sono esempio la solidarietà portata dalla Chiesa italiana al Libano, colpito il 4 agosto scorso da una tremenda esplosione nella zona portuale di Beirut, e alla popolazione della Croazia, devastata da una serie di scosse sismiche nel mese di dicembre. Inoltre “il confronto tra Chiese sorelle e il supporto vicendevole hanno continuato a caratterizzare i mesi della crisi sanitaria” e proprio la pandemia di Covid-19 sta dimostrando che “l’umanità è una sola e che i destini dei popoli sono strettamente correlati in questa era globale”. L’incontro di Bari, sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, è stato “la prima tappa, l’inizio di un cammino che era necessario intraprendere, per dare la nostra risposta col Vangelo ai problemi della Chiesa, alle nostre Chiese e alla società di oggi”. Nel solco di “Mediterraneo frontiera di pace” si è alimentato lo spirito di fraternità e condivisione maturati durante l’incontro, fa sapere la Cei. Di fronte al diffondersi della pandemia e dalle sue tragiche conseguenze, i vescovi dei paesi del Mediterraneo hanno convenuto sulla necessità di individuare piste per far sì che l’evento dello scorso anno non resti un unicum, ma apra cammini di riflessione e di azione a livello locale e internazionale. In questo senso è da leggere la recente visita di una delegazione della Cei in Niger e la volontà del cardinale Bassetti di riprendere l’intuizione di Bari per rendere il Mare Nostrum quel “grande lago di Tiberiade” che fu in passato, come lo definiva Giorgio La Pira, le cui sponde tornino ad essere simbolo di unità e non di confine. “È essenziale proseguire in questo percorso di comunione - afferma il presidente della Cei -, nell’orizzonte indicatoci da Papa Francesco che, nella Fratelli tutti, ci ricorda che il dialogo perseverante e coraggioso, anche se non fa notizia, aiuta il mondo a vivere meglio, molto più di quanto possiamo rendercene conto”. (TC)

23 febbraio - PORTOGALLO Vescovi salutano il rinvio della Legge sull’eutanasia alla Corte Costituzionale

I vescovi portoghesi salutano con soddisfazione la decisione del Presidente Marcelo Rebelo de Sousa di inviare alla Corte Costituzionale la controversa legge sull’eutanasia approvata dal Parlamento il 29 gennaio scorso. Lo ha dichiarato all’agenzia Ecclesia, il portavoce della Conferenza episcopale (CEP), padre Manuel Barbosa, precisando che, quale che sia la decisione della Corte, la Chiesa a lottare per la vita. Sebbene la Costituzione portoghese affermi che la vita umana è “inviolabile”, la richiesta inviata da de Sousa il 18 febbraio non verte sulla verifica di conformità del concetto di eutanasia alla Legge fondamentale, ma sul testo della normativa approvata, che presenta diversi aspetti poco chiari. Nello specifico, il Presidente della Repubblica ritiene, tra l’altro, che il testo "utilizzi concetti eccessivamente indeterminati”, nella definizione dei requisiti per accedere senza conseguenze penali alla morte medicalmente assistita. Il testo, infatti, stabilisce che essa venga depenalizzata nel caso in cui risponda alla richiesta di una persona che si trova in “una situazione di intollerabile sofferenza con lesioni definitive di estrema gravità o di malattia incurabile e mortale”, ma non specifica in alcun modo che la sofferenza “intollerabile” del paziente debba derivare da tali lesioni o malattie.  Il capo dello Stato chiede chiarimenti anche sull'espressione "situazione di intollerabile sofferenza", sostenendo che "questo concetto non è minimamente definito". Il Consiglio permanente della Conferenza episcopale portoghese, riunito ieri a Lisbona ha intanto ribadito la ferma posizione espressa dalla Cep nella nota diffusa lo scorso 29 gennaio, subito dopo l’approvazione della legge. In essa i presuli avevano definito inaccettabile il fatto che l'eutanasia sia "una risposta alla malattia e alla sofferenza", deplorando anche che l'approvazione sia arrivata in piena pandemia da Covid-19. "È una contraddizione – avevano scritto - legalizzare la morte in questo contesto, rifiutando le lezioni che questa pandemia ci ha dato sul valore prezioso della vita umana, che la comunità in generale e gli operatori sanitari in particolare stanno cercando di salvare in modo sovrumano".  La nota deplorava "una politica legislativa che mina la dignità di ogni vita umana", lamentando "un'involuzione culturale senza precedenti, caratterizzata dall'assolutizzazione dell'autonomia e dell'autodeterminazione della persona". Da ricordare che la nuova legge sull’eutanasia è il risultato di cinque disegni normativi approvati il 20 febbraio 2020 dall’Assemblea della Repubblica e poi raccolte in un unico testo legislativo. Tra i suoi punti più controversi vi sono anche le norme che riguardano le persone con gravi disabilità e quelle relative all’obiezione di coscienza, che pure è riconosciuta in altri ambiti dalla legge portoghese. La Chiesa ha inoltre denunciato il limitato accesso alle cure palliative , delle quali in Portogallo possono usufruire attualmente solo il 30% dei pazienti. (LZ)

23 febbraio VATICANO – Missionarietà e donne nella Chiesa al centro della Visitazione dipinta da Rodolfo Papa per il Pont. Collegio Missionario San Paolo a Roma 

Un olio su tela di grandi dimensioni per il Pontificio Collegio Missionario Internazionale San Paolo a Roma. E’ la “Visitazione” del pittore e storico dell’arte Rodolfo Papa che sarà inaugurata il prossimo 28 febbraio con una cerimonia in forma privata secondo quanto previsto dalle norme precauzionali di contrasto all’epidemia Covid19. Sarà collocata nel corridoio centrale del Collegio, ai lati della porta della grande Cappella, occupando lo spazio simmetrico ad un’altra opera di Papa, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, inaugurata lo scorso anno dal segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli monsignor Protase Rugambwai. In comune i due dipinti hanno lo schema compositivo: entrambi presentano nello spazio inferiore una predella dipinta a moncromo, come fosse una bassorilievo. Quella della Visitazione raffigura gli eventi fondamentali della vita della Vergine: la Natività, Maria presso la Croce, la Pentecoste. Forte il carattere missionario dato alla scena centrale: la Visitazione è resa secondo uno schema molto dinamico. Maria è in movimento: come i missionari porta Gesù alla cugina Elisabetta che la accoglie in atto di riverenza. La luce del tramonto caratterizza il cielo su cui brilla già una prima stella, proprio sopra il capo della Madonna. Dietro Elisabetta si intravede il marito Zaccaria, è ancora muto e ha in mano la tavoletta per scrivere. A scegliere il tema della tela di Rodolfo Papa è stato il Direttore della Pontificia Fondazione "Domus Missionalis" monsignor Remigio Bellizio. «Ho sempre riflettuto sullo spessore missionario dell'episodio della Visitazione – ha dichiarato - e sono felice che i sacerdoti che vivono presso il Collegio San Paolo per completare la loro formazione accademica, possano meditare sulla figura di Maria come regina e maestra della missione». Secondo il rettore del Pontificio Collegio, padre Lisandro Rivas Duran, sacerdote venezuelano della Congregazione dei Missionari della Consolata, «è importante curare ogni aspetto della formazione dei sacerdoti, secondo i quattro pilastri indicati da papa Francesco: preghiera, vita comunitaria, studio e apostolato”. La speranza del sacerdote è che “la presenza di opere di arte sacra possa servire a questo scopo, parlando al cuore e alla mente dei sacerdoti che qui trascorrono almeno tre anni della loro vita”. Il Pontificio Collegio Missionario Internazionale San Paolo Apostolo infatti accoglie circa 200 sacerdoti prevalentemente africani e asiatici, scelti dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli affinché completino a Roma la loro formazione presso le Facoltà Pontificie, secondo le esigenze delle rispettive diocesi.  E’ pensando a loro che Rodolfo Papa ha realizzato la tela, di dimensioni 260x200, ma non solo: “ ho pensato anche alle parole di Papa Francesco sul ruolo delle donne nella Chiesa. Vorrei che questo mio quadro – ha dichiarato l’artista -  fosse strumento di meditazione e di riflessione, e in qualche modo servisse allo slancio missionario della Chiesa, nutrendone sempre l'entusiasmo, secondo quanto ci chiede il Pontefice». La tela è stata donata dalla Associazione Culturale Accademia Urbana delle Arti. (PO)

23 febbraio - REGNO UNITO Sì del cardinale Nichols a proposta delle Chiesa anglicana di vendere proprietà ecclesiastiche per emergenza abitativa

Un’iniziativa “apprezzabile e opportuna”. Il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew), commenta così la pubblicazione di un rapporto della Chiesa d’Inghilterra che propone di impiegare le proprietà fondiarie ecclesiastiche per affrontare l’emergenza abitativa nel Paese.  Intitolato “Coming Home – Tackling the Housing Crisis Together”, il documento è stato preparato da due commissioni delle arcidiocesi di Canterbury e York che hanno raccolto una serie di dati sulle proprietà immobiliari della Chiesa anglicana e sul fabbisogno abitativo nel Regno Unito. Il rapporto stima in circa 8 milioni i cittadini britannici che vivono in case insalubri e sovraffollate.  Secondo le due commissioni, la Chiesa potrebbe contribuire ad alleviare questa situazione vendendo i suoi terreni per la costruzione di case di qualità a prezzi accessibili. Stando ai dati raccolti, la Chiesa anglicana possiede 81mila ettari di terreni, gestititi da commissari, diocesi e parrocchie. Una buona parte non è edificabile, ma secondo il rapporto, la parte rimanente potrebbe essere utilizzata per progetti di edilizia economica riservata alle fasce sociali più povere. Uno dei problemi tuttavia è legato al fatto che, per legge, la maggior parte delle proprietà possono essere vendute solo a prezzi di mercato che rendono il costo finale delle nuove case inaccessibili. Di qui la proposta di modificare la legislazione in vigore per consentire la costruzione di case a prezzi calmierati. Una proposta accolta con favore anche dal cardinale Nichols. “L’approvvigionamento di alloggi sicuri e dignitosi per tutti è il segno distintivo di una buona società”, ha commentato l’arcivescovo di Westminster. “Il fatto che circa otto milioni di nostri concittadini vivano oggi in alloggi sovraffollati, inaccessibili o inadatti in uno dei paesi più ricchi della terra dovrebbe farci vergognare. Come dovrebbe farci vergognare il fatto che stanotte in Inghilterra più di 4mila persone dormiranno all’addiaccio”. Per il presidente dei vescovi inglesi e gallesi il rapporto propone una visione positiva e una soluzione concreta al problema, che interpella tutti. “Si chiede un'azione, non solo dal governo, ma a tutti noi. Il cambiamento in meglio può essere ottenuto solo con un'ampia e generosa cooperazione di tutti noi”, ha detto il cardinale . (LZ)

23 febbraio - POLONIA 90.mo anniversario della prima apparizione di Gesù a Suor Faustina Kowalska

La Chiesa polacca, con una solenne celebrazione liturgica, presieduta da monsignor Jan Romeo Pawłowski, Segretario per le Rappresentanze Pontificie, ha celebrato ieri il 90.mo anniversario della prima apparizione di Gesù a Suor Faustina Kowalska. Il 22 febbraio 1931, nel convento di Plock, in Polonia, Gesù apparve alla religiosa – beatificata nel 1993 e canonizzata nel 2000 da San Giovanni Paolo II - e le affidò la missione di proclamare al mondo la Sua Divina Misericordia, di diffondere la Sua immagine come le era apparsa, con la scritta “Gesù confido in te!”, e di trasmettere nuove forme di culto della Divina Misericordia. Nel corso della cerimonia, monsignor Pawłowski ha ricordato che “oggi, dopo 90 anni, la preghiera ‘Gesù confido in te!’ è tradotta in centinaia di lingue, ed è ripetuta milioni di volte. Possiamo osar dire che questa preghiera completi il ‘Padre Nostro’ - ha affermato -, la preghiera stabilita da Gesù stesso per insegnare ai suoi discepoli come rivolgersi al Padre, mentre quella insegnata a Suor Faustina - ha spiegato - ci dice come rivolgerci al Figlio Misericordioso”. In questa ricorrenza, Papa Francesco ha voluto manifestare la sua vicinanza con una lettera indirizzata al vescovo di Płock, monsignor Piotr Libera, nella quale ha ricordato le parole di Gesù scritte dalla Santa nel suo “Diario”: “L'umanità non conoscerà la pace finché non si volgerà alla fonte della mia Misericordia”. Il Presidente della Repubblica, Andrzej Duda, impossibilitato a partecipare, in un messaggio inviato per la celebrazione, si è detto convinto “soprattutto nei tempi moderni”, che “l'umanità abbia bisogno della solidarietà e della speranza che risuonano così fortemente negli scritti di entrambi i nostri Santi”, suor Faustina e San Giovanni Paolo II . A San Giovanni Paolo II, infatti, devoto della Divina Misericordia fin da giovane, va il merito di averla fatta conoscere al mondo. Nel 1965, quando era arcivescovo di Cracovia promosse la causa di beatificazione di Suor Faustina in ambito diocesano, che si concluse positivamente nel 1967. Divenuto Papa, nel 1978 proclamò la Misericordia di Dio come uno degli elementi essenziali per la salvezza umana; nel 1980, pubblicò l’enciclica "Dives in misericordia"; e nel Santuario di Łagiewniki, il 17 agosto 2002, affidò se stesso, la Chiesa e il mondo intero alla Misericordia di Dio. Il Papa Santo beatificò Suor Faustina nel 1993 e la canonizzò nel 2000, anno in cui la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti istituì la Festa della Divina Misericordia la prima domenica dopo la Pasqua. In Polonia, uno dei frutti della consacrazione del mondo alla Divina Misericordia è stata la decisione di realizzare un Santuario della Divina Misericordia a Vilnius, città dove la suora ebbe la maggior parte delle sue visioni e dove ricevette la coroncina della Divina Misericordia. La fama di santità di Suor Faustina, morta di tubercolosi a 33 anni, è cresciuta nel tempo insieme alla diffusione del culto della Divina Misericordia, sulla scia delle grazie ottenute tramite la sua intercessione. Nel 2016, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia, circa un milione e mezzo di giovani pellegrini provenienti da 182 Paesi del mondo hanno visitato il Santuario di Łagiewniki. E ogni anno sono circa 2,5 milioni i fedeli, provenienti da tutte le parti del mondo, che vi si recano, per pregare vicino alle reliquie della Santa. (AP)

23 febbraio - FILIPPINE Profanate da ignoti diverse cappelle a Mindanao. Chiesa invita i cattolici a non a non puntare il dito contro i musulmani

Sono ancora ignoti gli autori e i moventi degli atti vandalici compiuti il Mercoledì delle Ceneri in diverse cappelle nell’Isola filippina di Basilan, nella Regione Autonoma del Mindanao Musulmano. Gli attacchi – riporta l’agenzia Ucanews - si sono verificati in due cappelle della città di Lamitan. Poco prima della celebrazione delle Ceneri i fedeli hanno trovato le statue di santi decapitate e diversi oggetti religiosi danneggiati. La sera precedente due uomini hanno tentato di rubare statue in un un’altra chiesa in un villaggio vicino. Ferma la condanna del vescovo della Prelatura di Isabela de Basilan, monsignor Leo Dalmao: “Non ci lasceremo dettare l’agenda da queste persone e non vogliamo nobilitare i loro gesti dando loro pubblicità”, ha dichiarato il presule che ha esortato i cattolici a restare vigili, ma anche a non lasciare che questi atti seminino nuove tensioni con i musulmani.  La regione autonoma di Mindanao è stata infatti per decenni teatro di un’insurrezione armata di milizie islamiche separatiste che si è conclusa solo nel 2019 con un referendum e il riconoscimento di una maggiore autonomia, anche se la pace continua ad essere minacciata da gruppi terroristi islamisti e dalla guerriglia maoista. In questo contesto l’invito di monsignor Dalmao è dunque alla calma e a non puntare il dito contro i musulmani: “È più facile rifugiarsi nei pregiudizi del passato piuttosto che leggere il presente in una nuova prospettiva – ha affermato il vescovo -. È mia speranza che non ci lasceremo tentare dai primi". Dello stesso tenore l’auspicio di monsignor Arturo Bastes, vescovo emerito di Sorsogon, secondo il quale cristiani e musulmani a Mindanao devono continuare a focalizzare la loro attenzione sulla pace: “Non dobbiamo lasciare che quanto accaduto ci divida. Qualsiasi forma di profanazione, che sia nell’Islam o nella Chiesa cattolica, è sbagliata. Il rispetto è fondamentale in ogni religione”, ha affermato il presule all’agenzia Ucan. In un conflitto che in 50 anni ha fatto oltre 120mila morti, accanto a gruppi guerriglieri che negli anni sono scesi a patti con Manila sono nati altri gruppi fondamentalisti islamici come Abu Sayyaf che ha scelto metodi terroristici per rivendicare l’indipendenza. Su questo terreno si è innestata negli ultimi anni la presenza del sedicente Stato Islamico, balzata agli onori della cronaca nel 2017 con la presa della città di Marawi, organizzata dal gruppo filippino “Maute”, affiliato all’Is. (LZ)

23 febbraio - ITALIA Luca Attanasio. Il cordoglio di Monsignor Delpini: “Interpretava il servizio diplomatico come una forma di solidarietà”

“È stato ucciso un uomo buono, un diplomatico competente, un giovane intraprendente e, insieme con lui, sono stati uccisi un carabiniere e il loro autista: sono vittime di una violenza incontrollabile e devastante”. Queste le parole di monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, nel messaggio di cordoglio diffuso ieri per l’uccisione dell’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista, Mustapha Milambo. I tre uomini sono stati uccisi in un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite nel parco dei Virunga, nel Congo orientale. Il presule, nella nota, ricorda l’incontro avuto con l’ambasciatore Attanasio a Milano il 7 luglio 2019. “Ricordava il suo passato in oratorio – scrive l’arcivescovo -, la sua educazione nella comunità cristiana, le radici della sua scelta professionale in una considerazione della fraternità universale che nella sua stessa famiglia si è realizzata”. Monsignor Delpini ricorda anche “le parole di stima, di gratitudine, di apprezzamento” raccolte sul diplomatico durante il suo viaggio a Kinshasa “per il suo modo di vivere la missione, per la moglie e il suo impegno per opere di solidarietà, per il personale dell’ambasciata che rappresenta il governo italiano in Congo”. Un viaggio, quello dell’arcivescovo, che lo aveva portato a far visita all’Ambasciata e quindi anche ai carabinieri che vi prestavano servizio, probabilmente anche al carabiniere Iacovacci. Per questo motivo il presule esprime un dolore “più profondo e personale per la morte di persone dedicate al loro dovere, che hanno interpretato il servizio diplomatico come una forma di solidarietà tra i popoli, hanno mostrato la disponibilità a farsi carico della povertà desolante di un Paese ricco di risorse, la rabbia incontenibile di una popolazione troppo tribolata”. “Nella mia visita a Kinshasa – continua il presule - i nostri missionari mi hanno descritto una situazione così difficile, confusa e percorsa dalla violenza spietata che insinuava in ogni cosa inquietudine, in ogni iniziativa un senso di precarietà, in ogni evento un pericolo”. L’arcivescovo di Milano conclude il suo messaggio, in questo “evento tragico che commuove il Paese” e “scuote l’indifferenza che talora ci paralizza”, invitando tutti “alla preghiera che ci apre orizzonti, costringe a pensare e a sentire la responsabilità di mettere mano all’impresa di aggiustare il mondo”. (AP)

22 febbraio -  LUSSEMBURGO La Caritas plaude alla gratuità dei vaccini anti-Covid e chiede priorità per gli ultimi

VNS – 22feb21 – Caritas Lussemburgo ha accolto con favore la disponibilità gratuita dei vaccini contro il Covid-19, ma data l’attuale l’insufficienza delle dosi per l’intera popolazione, ritiene sia importante stabilire delle priorità, tenendo conto di questioni epidemiologiche ed etiche. In una presa di posizione diffusa nei giorni scorsi, la Caritas precisa che sono le persone che vivono in condizioni di disagio, gli indigenti e i senza fissa dimora, i più colpiti dalla pandemia. Inoltre, come rivelano studi internazionali, la probabilità del contagio aumenta con il livello di precarietà. “La crisi accentua e amplia le disuguaglianze economiche e il governo deve vigilare perché la situazione non peggiori” afferma Caritas Lussemburgo che chiede di includere i più vulnerabili, i senzatetto e gli irregolari nella seconda fase della vaccinazione. Ciò attraverso campagne informative, specifiche misure e piani organizzativi che coinvolgano associazioni dedite agli ultimi. A livello internazionale, infine, Caritas Lussemburgo chiede che venga garantito un accesso giusto ed equo ai vaccini nei cinque continenti, rimarcando che solo uno sforzo globale, coordinato e decisivo può fornire una soluzione reale. (TC)

22 febbraio - SRI LANKA Cattolici chiedono verità sugli attentati di Pasqua e contestano l’istituzione di un nuovo comitato governativo

I cattolici srilankesi tornano a chiedere a viva voce chiarezza sugli attentati di Pasqua del 21 aprile 2019. Il 20 febbraio - riporta l'agenzia Ucanews - i familiari delle vittime hanno manifestato davanti alla chiesa di San Sebastiano, a Negombo, uno dei luoghi degli attacchi, per protestare contro la decisione del Governo di affidare a un nuovo comitato governativo l’esame del rapporto preparato dalla commissione presidenziale d’inchiesta. “Anche la giustizia tace”, “Rendete pubblici i nomi degli responsabili” “Basta comitati!”, “Non possiamo attendere oltre”, questi alcuni degli slogan della protesta alla quale hanno partecipato anche il cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, l’ausiliare J.D. Anthony e diversi sacerdoti. In un breve intervento, il porporato ha chiesto l’immediata pubblicazione del rapporto: “Dobbiamo scoprire chi c'è dietro a chi ha pianificato e compiuto materialmente gli attacchi. Il Presidente ci ha promesso giustizia", ha detto “Non chineremo il capo davanti ai leader senza ottenere giustizia, ma continueremo a lottare per i nostri diritti. Fateci conoscere tutte le proposte fatte da questa commissione e poi agite per attuare quelle proposte”, ha incalzato. Il nuovo comitato è composto da sei membri ed è presieduto dal Ministro della sicurezza nazionale Chamal Rajapaksa. La sua relazione finale è attesa per il prossimo 15 marzo. Rajapaksa ha affermato che l’organismo avrà il compito di esaminare i passi sinora compiuti dall’Esecutivo e quello che rimane da fare per in ottemperanza alle raccomandazioni della commissione presidenziale. Ma secondo monsignor Anthony il comitato non serve: "Se la commissione presidenziale ha stilato raccomandazioni, non sono necessarie altre commissioni o consigli", ha detto. Gli attacchi perpetrati il 21 aprile di due anni fa contro tre chiese, mentre i fedeli stavano partecipando alla Messa pasquale, e anche contro tre alberghi, avevano provocato almeno 279 vittime, tra cui decine di stranieri, ferendo oltre 500 persone. La Chiesa locale ha chiesto più volte un rapido accertamento della verità sugli autori e mandanti dell’attentato, rivendicato da un gruppo islamista locale, il National Thowheed Jamath, chiamando in causa anche le responsabilità e le negligenze delle autorità srilankesi. Il 30 agosto scorso il cardinale Ranjith si era rivolto al nuovo Primo Ministro Mahinda Rajapaksa, chiedendogli di tenere fede alle promesse fatte dalla precedente compagine governativa, con indagini “adeguate su quanto avvenuto”. A dicembre ha incontrato personalmente Rajapaksa per discutere dell’inchiesta e il risarcimento delle famiglie colpite. (LZ)

22 febbraio - TANZANIA #coronavirus. Appello vescovi alla responsabilità: rispettare i protocolli anti-contagio

“È bene che ognuno di noi accetti la realtà del Coovid-19 e viva seguendo le indicazioni degli esperti e di coloro che sanno come gestire la pandemia”: lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale della Tanzania (Tec), l’Arcivescovo Gervas Nyaisonga, presentando ai fedeli il Messaggio dei vescovi per il tempo di Quaresima. “Ricordiamo la responsabilità di evitare il rischio di contagi - ha ribadito il presule – Ognuno protegga se stesso e gli altri per il bene della nazione”. Di qui, il suggerimento di mantenere il distanziamento sociale, usare le mascherine e lavarsi spesso le mani, affinché tutti “possano contribuire alla crescita del Paese”. “La Tanzania non è un’isola e può essere ancora colpita dalla pandemia - ha aggiunto il presidente della Tec – Per questo, ogni persona deve considerare questa malattia come una minaccia alla salute di tutti”. Allo stesso tempo, Monsignor Nyaisonga ha esortato i fedeli a “non essere schiavi della paura”, poiché essa “è un’arma che indebolisce le persone”. Piuttosto, “preghiamo e chiediamo a Dio di salvarci da questo male”, ciascuno con la propria responsabilità di “proteggere la vita sua e di tutti gli altri per edificare una Tanzania libera e prospera”. Da ricordare che nel Paese africano la pandemia di Covid-19 ha provocato, ad oggi, più di 500 casi in totale e oltre 20 decessi. Dati relativamente bassi che avevano portato, il presidente John Pombe Magufuli a dichiarare il Paese “Covid-free” già a giugno 2020, Tuttavia, l’insorgere della così detta “variante sudafricana” del virus ha riacceso l’allarme, tanto che in diverse occasioni i vescovi hanno invitato i fedeli alla massima cautela e alla prudenza. (IP)

22 febbraio - SANTA SEDE Monsignor Jurkovič all’Unctad: rilanciare il multilateralismo per plasmare un diverso paradigma di sviluppo nel dopo Covid

Rivitalizzare la cooperazione multilaterale tra gli Stati, basata sul rispetto dei pari diritti e dell’autodeterminazione dei popoli, nello spirito della Carta delle Nazioni Unite: questa la strada per affrontare con successo le nuove complesse sfide che il mondo ha davanti a sé nel dopo-Covid-19. Lo ha ribadito l’arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra. Il presule è intervenuto oggi a una riunione del Comitato preparatorio al 15.ma sessione ministeriale della Conferenza Onu sul Commercio e lo Sviluppo (Uctad XV). La sessione, prevista inizialmente nell’ottobre 2020, si svolgerà dal 3 all'8 ottobre di quest'anno alle Barbados sul tema "Dalla disuguaglianza e vulnerabilità alla prosperità per tutti", con l’obiettivo di rimettere a punto l'Agenda dello sviluppo sostenibile 2030 alla luce dell’impatto drammatico del Covid-19 sulle economie di tutto il mondo. Al centro delle discussioni saranno, nello specifico, le strategie e politiche necessarie per aiutare i Paesi a resistere meglio, in futuro, a shock come quello della pandemia e a riprendersi rapidamente dalle crisi economiche, finanziarie, climatiche e sociali. Obiettivi condivisi dalla Santa Sede che, al contempo, ribadisce l’importanza di rafforzare la cooperazione tra gli Stati in un momento in cui il multilateralismo viene messo ancora più a dura prova. “I diversi aspetti di questa crisi imprevedibile, le sue soluzioni e qualsiasi nuovo sviluppo che il futuro potrebbe portare, sono sempre più interconnessi e interdipendenti”, ha rimarcato monsignor Jurkovič nel suo intervento. Ecco perché “la Famiglia delle Nazioni è chiamata a ripensare il suo percorso, a scoprire nuove forme di impegno responsabile. In questo modo - ha evidenziato - la crisi diventa un'opportunità per discernere come plasmare una nuova visione integrale per il futuro”. Secondo la Santa Sede, la prima bozza del documento di lavoro della Conferenza presentata lo scorso dicembre offre una “base solida” in questo senso. Tra i suoi punti salienti la sottolineatura dei limiti dell’attuale “paradigma di sviluppo”, emersi in tutta la loro evidenza proprio durante la crisi del Covid-19, che - ha osservato il rappresentante vaticano - è servita “a ricordarci che questo è davvero un mondo interdipendente” e quindi l’esigenza di “un'azione collettiva responsabile e lungimirante”. Non solo, la crisi ha anche evidenziato anche quanto ambiente, sviluppo e sicurezza siano interconnessi: “Risolvere uno senza pensare agli altri non è quindi più una prospettiva percorribile”.  Secondo monsignor Jurkovič, il documento finale che l’Unctad si appresta a discutere nei prossimi mesi offre dunque "un‘occasione unica per organizzare una risposta efficace alle conseguenze economiche del Covid-19”, purché - ha sottolineato in conclusione -  il focus non sia solo sulle misure macroeconomiche, ma “anche su una serie di politiche correttive per costruire un percorso di sviluppo equo, integrale e rispettoso del clima”. (LZ)

22 febbraio - IRLANDA Conferenza on line sulla Divina Misericordia. Arcivescovo di Dublino: “Dio è misericordia“

“Dio è misericordia, ci tratta con misericordia. Con la Sua misericordia, noi diventiamo capaci di praticare la misericordia, e ricevendo la Sua misericordia possiamo e dobbiamo fare altrettanto”: lo ha detto Monsignor Dermot Farrell, Arcivescovo di Dublino, in Irlanda, concludendo ieri la 30.ma Conferenza sulla Divina Misericordia. Organizzata dai vescovi locali, l’iniziativa si è svolta dal 19 al 21 febbraio in modalità on line, a causa della pandemia da Covid-19. Il tema dell’evento è stato “Tuo il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli”. Soffermandosi sul passo del Vangelo di Marco che narra i 40 giorni di Gesù nel deserto (Mc 1, 12) e le tentazioni a cui Satana lo sottopone, Monsignor Farell ha evidenziato come il deserto sia proprio “il luogo in cui Gesù assapora la misericordia del Padre”.  “Nel deserto ci rendiamo conto che Dio non punta il dito contro nessuno, ma apre le braccia per abbracciarci – ha detto il presule - E come la fede, l’abbraccio della misericordia deve crescere, perché non è una realtà statica”. Anche oggi esistono le tentazioni, ha aggiunto Monsignor Farrell, non solo quelle materiali, ma anche quelle che “colpiscono più in profondità”, come “l’insensatezza, la disperazione, la vanagloria e, soprattutto, l’allontanarsi da Dio”. Scoprendo, quindi, il deserto come “luogo di pentimento”, si potrà comprendere che “la misericordia non è che un altro nome di Dio”.  Monsignor Farrell ha ribadito, poi, che “la misericordia di Dio non esclude nessuno”, ma essa va “accolta con umiltà”, soprattutto in tempo di Quaresima, “un cammino che non dura solo 40 giorni, ma coinvolge tutta la nostra vita, il nostro essere”. Il periodo quaresimale, infatti, ci offre “l’opportunità di recuperare il nostro rapporto con Dio”. Di qui, l’esortazione del presule al digiuno, alla preghiera, alla solidarietà con i poveri e i bisognosi e all’impegno a “lavorare in favore della riconciliazione” personale e sociale. Inoltre, guardando alla Croce di Cristo, alle “braccia tese” di Colui che “ha conosciuto in prima persona il deserto della vita”, ha evidenziato l’Arcivescovo, si può cogliere “il volto della misericordia del Padre, il segno del suo Amore imperituro per noi”. “Possano le nostre vite – ha concluso Monsignor Farrell – testimoniare un Dio di misericordia”. Da ricordare che proprio oggi, 22 febbraio, ricorre il 90.mo anniversario della manifestazione di Gesù a Santa Faustina Kowalska, l’apostola polacca della Divina Misericordia che, nella cella del convento di Płock della Congregazione delle suore della Beata Vergine Maria della Misericordia, ricevette dal Signore l’impegno di far dipingere un quadro con la didascalia: “Gesù confido in te”. Per l’occasione, Papa Francesco ha inviato ha inviato un messaggio al vescovo locale, Monsignor Piotr Libera, esortando a tornare alla “fonte della misericordia” per diventare capaci di “pazienza, perdono e amore”. La festa della Divina Misericordia è stata istituita formalmente da Giovanni Paolo II il 30 aprile 2000, durante la canonizzazione di Santa Faustina, ed è stata fissata per tutta la Chiesa nella seconda domenica di Pasqua. (IP)

22 febbraio PORTOGALLO 27 febbraio, “Notte della fede” per i giovani in modalità virtuale

“Restate saldi”: su questo tema si terrà l’edizione 2021 della “Notte della fede”, evento di preghiera per i giovani, in programma in Portogallo il 27 febbraio. A causa della pandemia da Covid-19, l’incontro di svolgerà in modalità virtuale e sarà trasmesso on line a partire dalle 21.30 di sabato prossimo. “Il tema prescelto – spiega Pedro Furtado de Mendonça, coordinatore dell’iniziativa – è calzante in questo anno difficile, segnato da incertezze e dubbi” che “hanno molto colpito i giovani e la loro missione”. Per questo, è importante ribadire un messaggio di speranza, affinché si resti “saldi nella fede”. Il programma della “Notte della fede” prevede la testimonianza di otto relatori che narreranno la propria esperienza nel “restare saldi” in alcuni valori principali: oltre alla fede, infatti, si parlerà di fiducia, amore, gioia, coraggio, armonia, moderazione e servizio. Tra coloro che interverranno ci saranno il medico e deputato Ricardo Batista Leite, una voce molto attiva nella lotta e nel servizio contro la pandemia; il direttore del Servizio di Infettivologia dell'Ospedale “San Giovanni”, António Sarmento, in prima linea nella lotta al Covid-19 ed a cui è stata somministrata la prima dose di vaccino del Portogallo; la giornalista Laurinda Alves e la conduttrice Joana Carneiro. Nata nel 2013, la “Notte della fede” è promossa dall’equipe dei “Giovani di Nostra Signora” movimento cattolico sorto nel 1976. Nel corso degli anni, l’iniziativa ha avuto come scenario sia Lisbona, sia altre città portoghesi, come Porto ed Evora, nonché San Paolo del Brasile. (IP)

TERRA SANTA A Tiberiade la celebrazione della Cattedra di San Pietro

 Sulla professione di fede di Pietro, antica di duemila anni, si fonda la fede cattolica, da questa affermazione è nata la Chiesa stessa”: lo ha affermato sabato scorso il custode di Terra Santa fr Francesco Patton che nella chiesa di San Pietro di Tiberiade, in Terra Santa, ha presieduto la celebrazione della Cattedra di San Pietro. Fr Patton ha ricordato che, facendosi portavoce dei discepoli e “guidato dal dono di grazia del Padre attraverso lo Spirito Santo”, alla domanda di Gesù “Voi chi dite che io sia?”, Pietro disse: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Il custode di Terra Santa ha inoltre citato le parole di Gesù dopo la risposta di Pietro, “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”, ed ha aggiunto che “nonostante le persecuzioni interne ed esterne la Chiesa continua a portare avanti questo ministero da secoli attraverso i successori di Pietro ai quali sono state affidate da Cristo le chiavi del Regno dei Cieli, simbolo del compito della riconciliazione affidato alla Chiesa”. Alla Messa hanno preso parte, tra gli altri, i consacrati della comunità Koinonia Giovanni Battista e alcuni parrocchiani di Tiberiade, nel rispetto delle norme anti-Covid. La celebrazione si è conclusa con una preghiera per Papa Francesco, chiamato a vivere e ad esercitare il ministero di Pietro, davanti alla statua di San Pietro posta all’entrata della chiesa. (TC)

22 febbraio - MALAWI Le lezioni di catechismo in tv e alla radio pensate in risposta alla pandemia piacciono ai bambini

Se la pandemia di Covid-19 ha costretto le parrocchie ad interrompere il catechismo in presenza per bambini e giovani, in Malawi i programmi di catechesi pensati in alternativa su Luntha Television e altri media cattolici come Radio Maria Malawi, Radio Alinafe, Radio Tigabane, Radio Tuntufye e Kuwala Radio, sono stati particolarmente apprezzati dalle famiglie. Diverse le segnalazioni raccolte dalla Pontificia Opera Missionaria e dalla Commissione pastorale della Conferenza episcopale che hanno ricevuto feedback positivi da genitori e bambini di tutto il Paese. Ad un anno dalla trasmissione “Impara la tua fede e vinci”, messa in piedi in risposta all’emergenza sanitaria, padre Henry Chinkanda, coordinatore della Commissione pastorale, ha rivelato in un’intervista che bambini e giovani, hanno particolarmente apprezzato le trasmissioni di catechismo, tanto che alcuni di loro hanno chiesto ai genitori di sostenere i loro compagni più bisognosi perché potessero averne accesso. Padre Chinkanda, riferisce il portale della conferenza episcopale, evidenzia che non tutti possiedono telefoni cellulari, televisori o radio, e così diversi bambini delle zone rurali non riescono ad ascoltare le lezioni. Tra le sfide da affrontare in queste nuove modalità di catechismo ci sono anche le spese da sostenere per portare avanti le trasmissioni. Ad impegnarsi sono le Pontificie Opere Missionarie che stanno sostenendo delle spese. Alcuni insegnanti, poi, non riescono a raggiungere gli studi di trasmissione a causa di difficoltà finanziarie, e a volte le lezioni possono non essere garantite. Da qui l’invito a contribuire con donazioni al finanziamento dei programmi. Le lezioni di catechismo sono trasmesse in diretta il sabato dalle 8 alle 10 su Luntha TV e su Radio Maria Malawi e Radio Alinafe, in inglese e chichewa; la domenica, dalle 13.30 alle 15.30, bambini e giovani possono partecipare attivamente rispondendo a quiz, chiedendo chiarimenti, facendo commenti o ponendo domande. (TC)

22 febbraio - BRASILE #coronavirus. Vescovo di Manaus: appello alla vaccinazione, “unica via d’uscita”

Resta drammatica la situazione a Manaus, in Brasile: tra gennaio e febbraio, ovvero con la così detta “seconda ondata”, la pandemia da Covid-19 ha provocato 3.572 decessi, con un grave aumento rispetto ai 3.380 morti registrati nel corso di tutto il 2020. Numeri che rendono il tasso di mortalità della capitale dell’Amazonas cinque volte superiore alla media delle altre 26 capitali del Paese. Un bilancio sui cui pesa molto il collasso delle strutture sanitarie locali, in particolare la mancanza di ossigeno negli ospedali, e la mala gestione della campagna di vaccinazione. Gran parte della popolazione, infatti, non riesce a raggiungere i Centri di somministrazione dell’antidoto a causa di difficoltà logistiche, mentre altri rifiutano di farsi vaccinare, perché influenzati da alcuni politici che mettono in dubbio la reale efficacia del trattamento sanitario. Di fronte a tutto questo, l’Arcivescovo di Manaus, Monsignor Leonardo Steiner, nella sua omelia per la prima domenica di Quaresima, ha esortato tutti i fedeli alla vaccinazione, ribadendo che “il vaccino è l’unica via d’uscita che abbiamo per superare questo momento”. “Non dobbiamo pensare che sia tutto finito – ha aggiunto – perché la situazione è ancora grave”. “Se non ci prendiamo cura gli uni degli altri – ha ribadito il presule – finiremo per avere anche una terza ondata pandemica, che sarebbe estremamente difficile e grave per tutti”. Di qui, l’invito rivolto ai fedeli a “collaborare ed a cercare, alla prima occasione possibile, di farsi vaccinare”. Dal presule anche un commento amaro sulla “scarsa organizzazione” con il cui governo locale ha avviato la campagna vaccinale, così come il richiamo alla necessità di “tornare ad una convivenza più pacifica”, affinché si possa tornare anche alle celebrazioni comunitarie in chiesa. Di fronte all’aumento dei contagi, infatti, l’Arcidiocesi di Manaus ha sospeso le Messe e tutti gli incontri pastorali in presenza dal 5 gennaio fino al 12 marzo compreso. Nell’omelia del presule, inoltre, centrale l’appello alla conversione ed al dialogo, evitando “il rumore assordante della violenza verbale e fisica, dell'ideologia che cerca di distruggere la convivenza, della religiosità che tradisce l'essenza della fede e ci allontana da Dio e dai nostri fratelli". “Il tempo della pandemia è un tempo di deserto, ma anche dello Spirito – ha concluso Monsignor Steiner – Essa ci può indicare una trasformazione, una purificazione nella nostra vocazione e missione cristiana”. (IP)

22 febbraio - MYANMAR Quaresima. Cardinale Bo: non cedere alla disperazione, nonostante pandemia e colpo di Stato

Nonostante la pandemia da Covid-19 e il recente colpo di Stato, il Myanmar deve vivere la Quaresima con grande speranza: così, in sintesi, il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, nella sua omelia pronunciata per l’inizio dei 40 giorni che preparano alla Pasqua. Due le sfide che deve affrontare il Paese asiatico, ricordate dal porporato: l’emergenza sanitaria da coronavirus che ha provocato, ad oggi, 142mila casi in totale ed oltre 3mila decessi, e il colpo di Stato avvenuto il 1.mo febbraio ad opera della giunta militare e che ha portato all’arresto della leader Aung San Suu Kyi. “Questa Quaresima arriva in uno nei momenti più impegnativi della nostra vita personale e del Paese – ha evidenziato l’Arcivescovo – Ci sentiamo bloccati dalla disperazione. Ma di fronte a grandi sfide, questo è il tempo della preghiera, del digiuno, della conversione”. Il Myanmar “non può essere sempre sulla via della sofferenza – ha ribadito il Cardinale Bo - Cominciamo i nostri quaranta giorni con la speranza e con la preghiera per la riconciliazione della nostra nazione”.   Tre, in particolare, i “nutrimenti spirituali” che il porporato ha suggerito ai fedeli: il primo è quello della “compassione umana” che “si prende cura dei deboli e dei vulnerabili”. “La Quaresima è un tempo in cui si pensa alle persone che soffrono in questo mondo -ha spiegato l’Arcivescovo – Ci sono milioni di persone, al mondo, per cui la Quaresima non dura solo 40 giorni, ma è una sofferenza che dura tutta la vita”. Ed è quindi ai bisognosi che i cristiani “devono rivolgersi”, condividendo con loro i beni di prima necessità, ma anche “trattandoli equamente ed offrendo loro un riparo”. Il secondo nutrimento spirituale indicato dal Cardinale Bo, invece, è quello “dell’autopurificazione attraverso la preghiera, il sacrificio e l’elemosina”, affinché ciascuno si redima “dall’odio e dal peccato”. Infine, il terzo suggerimento del porporato riguarda la speranza, della quale il Myanmar ha “urgente bisogno”. Nell’ultimo anno, infatti, il Paese ha visto “vari disastri”, tanto che “alcuni dicono che la Via Crucis del popolo birmano è molto lunga e senza fine”. Ma l’Arcivescovo di Yangon ha ribadito che la Chiesa cattolica è “generatrice di speranza” e che quindi “questi sono tempi di speranza, non di disperazione”. Di fronte agli “eventi contemporanei”, dunque, l’esortazione del porporato è stata a “ristabilire le priorità”, tornado “al piano di Dio” e digiunando “dalla rabbia, dall’odio reciproco, dalla fame insaziabile di potere e dalla vendetta”. “Abbiamo bisogno di vedere l'arcobaleno della pace, della prosperità e del perdono – ha concluso il Cardinale Bo - Che la riconciliazione ritorni nella nostra nazione”, grazie ad “una bussola morale” che punti verso “la verità, liberandoci dalla menzogna”. (IP)

22 febbraio - ARGENTINA #coronavirus. Presidente vescovi: no a politicizzazione del vaccino, è un bene per tutti

Il vaccino anti-Covid “è per il bene di tutti” e “non può essere politicizzato”: questo il richiamo di Monsignor Oscar Vicente Ojea, vescovo di San Isidro e presidente della Conferenza episcopale argentina (Cea), pronunciato nella sua riflessione per la prima domenica di Quaresima. “Siamo perplessi – ha sottolineato il presule – per la politicizzazione del vaccino, perché esso, come ha detto più volte Papa Francesco, deve avere una portata universale”. “Nessuno deve rimanere senza e soprattutto a riceverlo per primi devono essere coloro che hanno la responsabilità di fornire le cure essenziali” alla popolazione, ha spiegato il presule. “È una questione di vita o di morte – ha proseguito – e quando ci si trova di fronte alla possibilità di sostenere la vita, allora non possono esserci politicizzazioni”. Guardando al contesto attuale dell’Argentina, poi, il presidente della Cea ha deplorato “la tentazione” che ciascuno ha di “distruggersi a vicenda e di boicottare” il bene comune. Ma alla tentazione “della rottura e della divisione non bisogna cedere”, ha esortato Monsignor Ojea, perché “il male ci porta ad infrangere il legame con i nostri fratelli e sorelle”. Di qui, l’appello conclusivo alla preghiera affinché ciascuno trovi “la forza di superare la tremenda lusinga dell’autodistruzione”. Il richiamo di Monsignor Ojea non è casuale: due giorni fa, infatti, il Ministro della Salute, Gines Gonzalez Garcia, è stato costretto alle dimissioni per aver riservato, in via preferenziale, circa 3mila di dosi di vaccino anti-Covid ai suoi alleati politici. La notizia è venuta alla luce dopo che un giornalista vicino al governo, Horacio Verbitsky, ha rivelato di essere stato contattato dal Ministero della Salute per farsi vaccinare, nonostante egli non rientri nelle categorie più rischio né per età, né per lavoro. Lo stesso sarebbe accaduto al sindacalista Hugo Moyano, vaccinato prima del tempo insieme alla sua famiglia. Il nuovo responsabile della Salute è ora Carla Vizzotti. Da ricordare che in Argentina il coronavirus ha provocato, ad oggi, più di 2 milioni di contagi ed oltre 51mila decessi. La campagna di vaccinazione, finora, ha raggiunto 390mila persone su 45 milioni di abitanti, ovvero lo 0,86 per cento della popolazione. (IP)

22 febbraio - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Inaugurata a Matadi, grazie alla Caritas, una scuola per studenti con disabilità uditiva

Ha 14 aule il nuovo Complesso Scolastico Speranza per studenti con disabilità uditiva che ha aperto i battenti nei giorni scorsi nella diocesi di Matadi, nella Repubblica Democratica del Congo. Costruita con il sostegno finanziario di Caritas-Linz Austria, la struttura fa parte della Direzione nazionale dell’educazione speciale ed è annessa alla parrocchia di Nostra Signora di Fatima. La scuola è stata inaugurata da monsignor Daniel Nlandu, vescovo di Matadi, e vuole favorire la formazione integrale dei bambini con disabilità uditiva; il nome “Speranza”, spiega il portale della diocesi di Matadi, vuole evidenziare che nessun handicap fisico deve essere un ostacolo alla crescita di ogni individuo. Il progetto rientra nell’ambito degli interventi della diocesi per i più poveri, i disagiati e i più deboli e intende fornire un ambiente adeguato agli studenti sordomuti, per consentire loro un apprendimento specifico. (TC)

22 febbraio - SUD SUDAN 1° anniversario Governo di unità nazionale. Consiglio delle Chiese: ripristinare pace, sicurezza e stabilità

Un anno fa, il 22 febbraio 2020, il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, e il leader dei ribelli Riek Machar annunciavano un'intesa per formare un governo di unità nazionale (Transitional Government of National Unity). A 365 giorni da quella data, il Consiglio delle Chiese del Paese (Sscc), insieme al Forum nazionale della società civile (Sscsf) e alla Coalizione delle donne sud sudanesi per la pace (Sswcp) hanno diffuso un appello congiunto al governo affinché ripristini la pace, la sicurezza e la stabilità, ponendo fine “ad ogni spargimento di sangue”. In particolare, i firmatari della nota denunciano “le devastanti violenze intercomunitarie, gli sfollamenti di civili, le violenze sessuali e di genere, i blocchi stradali per estorcere denaro a viaggiatori e operatori umanitari”, insieme ad “un’economia che vacilla con tassi di inflazione vertiginosi”. Inoltre, si ricorda che “i rapporti delle agenzie umanitarie indicano costantemente un aumento del numero di persone che hanno bisogno di aiuto nel Paese”. I firmatari ribadiscono anche che “non è la prima volta che facciamo appello agli stessi leader affinché adempiano alle loro responsabilità nei confronti della nazione e dei suoi cittadini”. Di fronte ad una “insopportabile situazione di sofferenza umana”, per di più “crescente”, i tre organismi si dicono quindi “spinti a dare voce alla richiesta del popolo di porre fine ai conflitti violenti e all'insicurezza, agli spostamenti dei civili e alla continua creazione di orfani e vedove”. Per questo, essi esortano congiuntamente “tutti i rappresentanti e i leader religiosi, le donne, i giovani e gli esponenti della società civile ad unirsi, alzare la voce e chiedere ciò di cui la popolazione ha disperatamente bisogno, ovvero pace, sicurezza e stabilità”. “Mentre riconosciamo il calo degli scontri militari tra le parti in causa”, così come “i passi positivi” compiuti per riconoscere i responsabili “dei crimini contro i civili” e per promuovere il lavoro dell’esecutivo, prosegue la nota, “rimaniamo profondamente preoccupati del fatto che la situazione generale non sia migliorata in modo convincente”. I firmatari evidenziano, infatti, che nonostante i numerosi appelli lanciati nel corso dell’ultimo anno, non si è verificato alcun “cambiamento significativo di fronte alla crisi” che attanaglia il Paese e “alla sofferenza umana” dei cittadini. Per questo, essi si impegnano a reiterare il proprio appello “fino a quando tutti i leader nazionali lo ascolteranno e porteranno pace, giustizia, libertà e prosperità a tutti i cittadini del Sud Sudan”. La nota congiunta si conclude con l’hashtag #SouthSudanIsCalling (Il Sud Sudan sta chiamando). Da ricordare che il Sscc è un organismo ecumenico che comprende diverse Chiese membri, nonché Chiese associate e che opera in favore della riconciliazione nazionale. La Coalizione delle donne e il Forum della società civile lavorano, invece, sulla ricerca della pace. (IP)

21 febbraio - MALTA Quaresima. L’invito dei vescovi a costruire una società basata sulla cura e sulla solidarietà

Nella lettera pastorale per la Quaresima, i vescovi di Malta e Gozo, ispirati dal messaggio dell’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, hanno lanciato un appello ai maltesi per la costruzione di una società basata sulla cura e sulla solidarietà e hanno elogiato le tante persone che sono riuscite in modo concreto a dimostrare vicinanza, soprattutto in questo tempo di pandemia, a chi è più vulnerabile, cogliendo “le grida silenziose di chi soffre da solo”. I vescovi hanno esortato i fedeli ad ascoltare il grido delle persone emarginate, vittime della “cultura dello scarto”, ricordando che solo se siamo veramente aperti all'amore di Dio e lo condividiamo con gli altri possiamo vivere la fraternità. Solo guardando gli altri come fratelli e non come nemici, possiamo “lavorare per una società senza muri e senza confini”, e solo così possiamo “sconfiggere il virus dell'individualismo”. La lettera, firmata da monsignor Charles Jude Scicluna, arcivescovo di Malta, monsignor Anton Teuma, vescovo di Gozo, e monsignor Joseph Galea-Curmi, vescovo ausiliare, spiega che solo “guardandoci come fratelli e sorelle, è possibile lavorare insieme per una società del dialogo” e alimentare l'amicizia sociale. È il dialogo infatti che “rispetta, rafforza e ricerca la verità. Ci aiuta ad avvicinarci gli uni agli altri, a guardarci, ad ascoltarci, a sapere come vivere quella che Papa Francesco chiama ‘l'arte dell'ascolto’ degli altri”; è il dialogo che ci aiuta a capire quanto il prossimo, diverso da noi, rappresenti un dono e una ricchezza che aiutano a crescere; è il dialogo che ci permette di riconoscere le ferite che subiamo individualmente e come società: “tribalismo, razzismo, odio, violenza domestica, disgregazione familiare, usura, abuso di alcol e droghe, avidità e abuso di potere, e anche la rovina del nostro patrimonio naturale”.  Dobbiamo lavorare per guarire queste ferite  - sottolineano i presuli - e farlo nello spirito del perdono, laddove perdono “non significa dimenticare o permettere che la nostra esperienza dolorosa venga repressa dentro di noi, o rimanere in silenzio di fronte a ciò che è sbagliato e ingiusto. Perdonare significa non permettere alle esperienze negative che attraversiamo di renderci schiavi e condizionarci”. Il perdono infatti “ci libera dal circolo vizioso della vendetta mentre continuiamo a lavorare con tutto il cuore per la giustizia e la rettitudine”. “Dobbiamo lavorare più duramente – continuano - per una cultura che rispetti la vita e la dignità di ogni essere umano. Ogni vita umana è preziosa, creata a immagine di Dio”, quindi nessuno può essere considerato “inutile, nessuno dovrebbe mai essere eliminato”. Per costruire una società della cura e della solidarietà, i presuli – per concludere - hanno invitato i fedeli a seguire l’esempio di San Giuseppe, il Custode della Sacra Famiglia, un uomo “che ha attraversato momenti di crisi e di sofferenza” e che  “come rifugiato, ha dovuto cercare riparo per la sua famiglia lontano dalla sua patria”. Tuttavia egli “ha sempre avuto una grande fede in Dio, ha sempre mostrato amore e gentilezza verso gli altri ed è sempre stato pronto ad aiutare". “Durante questa Quaresima – hanno concluso - chiediamo la sua protezione e intercessione affinché nel corso di questo anno aiuti tutti noi ad essere strumenti di amore e solidarietà nella società maltese”. (AP)

21 febbraio - POLONIA Monsignor Gądecki: “Il cammino quaresimale è un progetto spirituale”

Monsignor Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, nella sua lettera pastorale per la Quaresima, letta nelle chiese dell’arcidiocesi di Poznań, ha spiegato ai fedeli – si legge sul sito web dell’Episcopato -, che il cammino quaresimale è una sorta di progetto spirituale che possiamo realizzare attraverso la preghiera, il digiuno e l'elemosina. In questo tempo quaresimale, il presule ha incoraggiato i cattolici a dedicare più tempo al dialogo con Dio, “imparando anche altri modi per rivolgersi a Lui rispetto a quelli praticati da tempo”. Un buon libro di preghiere – ha affermato - può essere un aiuto appropriato, “ma l'Eucaristia rimarrà sempre la preghiera più importante”. Da qui, l’urgenza in Quaresima di partecipare alla Messa domenicale, e forse anche alla Messa quotidiana.  Il presidente dell’Episcopato, continuando ad illustrare il cammino quaresimale, ha spiegato come sia “impossibile esprimersi bene senza digiunare, cioè senza mortificare la carne, l'amor proprio o le ambizioni malate”. Le austerità del digiuno sono, quindi, fondamentali in questi giorni, perché sono uno strumento che ci permette di organizzare la nostra vita, rinunciando ad attività non necessarie e che richiedono molto tempo. Per questo motivo, egli ha invitato a “lavorare su se stessi, sul proprio carattere, sui propri sentimenti, sull'intera sfera della vita spirituale” e a “dedicare il tempo guadagnato a costruire relazioni con chi ci è vicino”, nonché a donare i soldi risparmiati digiunando ai poveri. Tuttavia, in merito all’elemosina, l’arcivescovo di Poznań ha dichiarato che essa “solo in senso stretto è una donazione fatta ad una persona bisognosa”, perché “in senso lato, si tratta di un atteggiamento generale di amore attivo per il prossimo”. “Praticare l'elemosina – ha sottolineato - ci libera dall'avidità e ci aiuta a scoprire che l'altro è mio fratello e ciò che ho non è mai solo mio”. In questo tempo di pandemia e di incertezza per il futuro, il presule ha incoraggiato i polacchi a risparmiare denaro e prodotti alimentari per donarli a chi ha più bisogno e ha chiesto aiuto prima di tutto per le opere che aiutano i bambini malati, le madri sole o le famiglie che crescono figli disabili. Ha invitato poi i fedeli ad offrire preghiere e digiuno per coloro che si sono allontanati da Dio e dalla Chiesa, perché ingannati dalla propaganda contro la Chiesa o per mancanza di testimonianza di fede da parte degli stessi membri della Chiesa. Monsignor Gądecki, infine, ricordando che la chiamata quaresimale alla conversione è indirizzata a ciascuno di noi personalmente, ha esortato a non fermarsi a gesti e pratiche di penitenza esteriori, perché esse “sono importanti, ma non significano molto se non trasformano in meglio i nostri cuori”. (AP)

21 febbraio - SPAGNA Commissione Permanente della CEE: uffici diocesani per la tutela dei minori, eutanasia e ministero del lettorato e dell’accolitato aperto alle donne

I vescovi della Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) si riuniranno il 23 e il 24 febbraio a Madrid, per discutere,  tra gli altri argomenti, del lavoro svolto dagli uffici diocesani per la tutela dei minori, aperti più di otto mesi fa; per parlare di eutanasia e della possibilità che le donne possano accedere al ministero di lettori e accoliti, ruolo riservato finora agli uomini. In occasione del primo incontro del 2021, i presuli discuteranno del lavoro degli uffici aperti in tutte le diocesi spagnole per assistere le vittime di abusi sessuali, che in questi mesi hanno registrato una bassa attività e pochissime denunce, secondo quanto affermato  lo scorso novembre dal segretario generale della CEE. Due mesi dopo l’approvazione della legge che regola l’eutanasia, la Commissione affronterà questo delicato tema assieme a  quello del testamento biologico. Infine, studierà le linee di azione pastorale della Conferenza episcopale per il quinquennio 2021-2025; discuterà l'attuazione del piano formativo approvato nella precedente Plenaria e analizzerà il lavoro della nuova piattaforma Apse, cui i vescovi stanno lavorando. (AP)

21 febbraio - PARAGUAY Rivolta nel Penitenziario di Tacumbú. I vescovi denunciano le terribili condizioni delle carceri

In seguito alla violenta rivolta scoppiata martedì 16 febbraio nel Penitenziario Nazionale di Tacumbú, il più grande del Paese, ad Asunción, durante la quale hanno perso la vita sette persone e diverse sono state ferite, la Conferenza Episcopale Paraguaiana (CEP), in un comunicato diffuso sul sito web dell’Episcopato, il 19 febbraio, ha parlato delle terribili condizioni delle carceri e dell’intero sistema carcerario del Paese, esprimendo il suo cordoglio e la sua vicinanza spirituale alle famiglie che hanno perso tragicamente i loro cari. "I fatti dimostrano  - hanno affermato i vescovi  - che non ha senso avere una sovrastruttura per detenere persone che hanno conti in sospeso con la Giustizia, se nelle carceri continua a prevalere una forte corruzione e se non si realizza una profonda riforma carceraria". I presuli hanno deplorato l’assenza di un’azione efficace per “ridurre la popolazione carceraria non condannata in via definitiva e per evitare il sovraffollamento, lesivo dei diritti fondamentali di ogni essere umano”, e hanno espresso preoccupazione “per l'estrema violenza con cui agiscono i gruppi criminali” – sempre più numerosi e violenti -, “che condizionano le autorità nazionali con il ricatto e hanno il controllo della popolazione carceraria”. Ricordando che “molti di coloro che sono privati della loro libertà e stanno scontando una pena, o aspettano che la giustizia agisca secondo la legge, hanno sogni e speranze, hanno famiglie che li aspettano e vogliono veramente essere reintegrati nella società”,  i vescovi hanno esortato “il governo nazionale, la magistratura e la legislatura a raddoppiare i loro sforzi” e a spingerci ad avere uno sguardo più umano verso chi è privato della libertà e merita una seconda possibilità, cosa che rappresenta un vantaggio per tutta la popolazione. (AP)

20 febbraio - GIAPPONE-COREA Vescovi coreani e giapponesi: no a sversamento in mare delle acque contaminate di Fukushima

I vescovi giapponesi e sud-coreani si uniscono alle vive preoccupazioni espresse da ambientalisti, autorità locali e pescatori circa l’ipotesi allo studio del Governo Suga di gettare nell’oceano l’acqua contaminata usata per il raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima dopo il catastrofico incidente dell'11 marzo 2011. L’acqua è attualmente stoccata in oltre mille mega-serbatoi che tuttavia nel 2022 saranno pieni. Il piano di Tokyo è quindi di gettarla in mare previo trattamento attraverso un processo di rimozione multi-nuclide (Advanced Liquid Processing System - Alps) che tuttavia non è in grado di filtrare alcune sostanze pericolose. In una recente lettera congiunta al Primo Ministro giapponese Yoshihide Suga le Commissioni Giustizia e pace e Ambiente della Chiesa nipponica e sud-coreana hanno espresso la loro ferma contrarietà a questa ipotesi. La missiva cita alcuni studi che confermano come anche dopo il trattamento l’acqua sia ancora a tutti gli effetti contaminata e quindi pericolosa per la salute. Secondo i vescovi nipponici e coreani, le rassicurazioni offerte dalle autorità giapponesi si baserebbero su dati sperimentali incompleti e dunque ancora inaffidabili. Tra le sostanze contenute nell’acqua contaminata il trizio che – evidenzia la lettera - secondo alcune ricerche può provocare morti fetali, leucemia infantile e sindrome di Down.  A preoccupare i vescovi dei due Paesi sono anche gli effetti a lungo termine dell'acqua trattata con l’Alpi sull’ecosistema marino, con le sue inevitabili ripercussioni sull’economia locale che vive di pesca. L’unica certezza – affermano - è che una volta riversato nell'oceano, il materiale radioattivo rimarrà in mare. Di qui il pressante appello a cercare soluzioni alternative: “Abbiamo la responsabilità di consegnare alle future generazioni un ambiente in cui possano vivere in sicurezza e con la massima tranquillità”, scrivono i presuli  nella missiva che conclude con le parole di Papa Francesco nella “Laudato Si’”: ““In un mondo che ci è stato consegnato non possiamo più guardare alla realtà solo in termini utilitaristici, orientando l'efficienza e la produttività solo al nostro profitto individuale. La solidarietà tra generazioni non è un optional, ma una questione elementare di giustizia”. (LZ)

20 febbraio - ITALIA Parte domani al carcere di Paliano un progetto che impegnerà i detenuti nella realizzazione di ceri pasquali

Si chiama “La luce della libertà” e consentirà ai detenuti di realizzare ceri pasquali dipinti per le cappelle delle carceri italiane. Si tratta di un percorso formativo finalizzato alla rieducazione della pena. Ideato dall’Ufficio Ispettorato dei cappellini delle carceri italiane in collaborazione dell’associazione Liberi nell’arte (affiliato Acli del Molise) e dell’Associazione Caritas Regina Pacis, il progetto artistico partirà domani nella Casa di Reclusione di Paliano, in provincia di Frosinone. I ceri verranno dipinti interamente a mano da alcuni detenuti che frequenteranno un corso di formazione guidati da un maestro d’arte figurativa. L’iniziativa vuole essere un cammino di reinserimento attraverso il linguaggio dell’arte e si inserisce tra i percorsi di formazione culturale e civica negli istituti di pena per contribuire allo sviluppo dei valori di libertà e di giustizia, all’affermazione della dignità della persona, al bene condiviso secondo i principi e i cardini della Dottrina Sociale della Chiesa. “Sarà un cammino di Luce - afferma don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri d’Italia, ideatore del progetto - con lo scopo di indicare la strada e annunciare ai detenuti dentro le mura di un carcere, che il Cristo Risorto ha spezzato le catene della schiavitù, ha liberato l’uomo dal suo male, ha rialzato chi è caduto, ha ridonato Misericordia e Tenerezza all’umanità avvolta nelle tenebre”. Il progetto è sostenuto e promosso dal Provveditorato del Lazio-Abruzzo-Molise e dalla Direzione del Carcere di Paliano. “La luce nella libertà vedrà” vedrà impegnati i detenuti in attività artistico-manipolative per perseguire finalità di reinserimento, e vuole anche rilanciare un appello alla giustizia, riferisce un comunicato stampa dell’Ispettorato dei Cappellani delle Carceri, che non deve essere solo punitiva ma soprattutto ripartiva, restaurativa, riconciliativa, capace cioè di sanare le ferite e di colmare il vuoto di tante vittime della società. “Anche in questo tempo di pandemia, di distanziamento e di solitudine - sottolinea don Grimaldi - non possiamo ignorare un mondo nascosto e sofferente, dove le persone che hanno sbagliato, stanno pagando il loro errore con la restituzione della pena. Il mondo ha bisogno di essere più umano - aggiunge l’ispettore generale dei cappellani -, libero da pregiudizi che uccidono la speranza e il futuro di uomini già emarginati e macchiati dal reato commesso come sosteneva già negli anni ‘90 il cardinale Carlo Maria Martini affermando che ‘anche se gli errori indeboliscono e deturpano la personalità dell’individuo, non la negano, non la distruggono non la declassano. Perciò le leggi hanno senso se operano in funzione dell’affermazione, dello sviluppo e del recupero della dignità della persona’”. (TC)

20 febbraio - STATI UNITI Tempesta artica. Appello vescovi a preghiera e solidarietà con vittime

Temperature polari negli Stati Uniti dove, da giorni, una tempesta artica sta colpendo il Midwest e tutta la zona sud del Paese. Il termometro è sceso fino a -28° e in Texas 5 milioni di persone sono rimaste prive di energia elettrica e acqua, a causa della rottura dei sistemi di alimentazione.  Diversi i morti e molte anche le vittime di intossicazione da gas delle auto, accese per tentare di scaldarsi. Una situazione drammatica che arriva, per di più, durante la pandemia da Covid-19, rallentandola campagna nazionale di vaccinazione. Di fronte a tante difficoltà, la Conferenza episcopale statunitense (Usccb) esorta i fedeli alla preghiera e alla solidarietà, facendo donazioni on line alla Caritas. In una nota a firma del presidente dell’Usccb, l’Arcivescovo di Los Angeles José Gomez, la Chiesa cattolica “incoraggia la speranza e il sostegno generoso di tutti”, soprattutto “all’inizio di questo tempo di Quaresima”. “Preghiamo per tutti coloro che sono morti e sono rimasti feriti – scrive l’Usccb - Preghiamo specialmente per coloro che sono rimasti senza elettricità e riscaldamento e per i primi soccorritori che stanno offrendo assistenza a coloro che hanno bisogni urgenti. Nella nostra elemosina quaresimale, troviamo modi concreti per aiutare i nostri fratelli e sorelle”. La nota si conclude con l’affidamento al Cuore Immacolato della Vergine Maria, affinché Ella possa concedere “conforto e pace". (IP)

20 febbraio - COREA DEL SUD Misure allentate contro il Covid-19. Nuove linee guida dei vescovi per la partecipazione dei fedeli alle Messe

Si allentano nuovamente anche in Corea del Sud le restrizioni contro il Covid-19. Come conseguenza le diocesi del Paese hanno introdotto nuove linee guida per le celebrazioni in presenza. L’arcidiocesi Gwangju, nel sudest del Paese - riporta l’agenzia Ucanews -, ha fissato al 30% della capacità massima delle chiese il limite delle persone autorizzate a partecipare alle Messe, mantenendo il divieto di altri assembramenti e dei cori, mentre le Vie Crucis durante il periodo di Quaresima dovranno svolgersi nel rigido rispetto del distanziamento sociale. Misure analoghe sono state disposte nella diocesi di Busan, dove al limite del 30% è stato aggiunto anche l’obbligo di un distanziamento di due metri tra i fedeli in chiesa, nell’arcidiocesi di Seoul e nella diocesi Cheongju. Le Messe con concorso di popolo erano state sospese in Corea del Sud nel mese di febbraio dell’anno scorso, dopo il primo caso registrato il 20 gennaio del 2020. Erano riprese ad aprile, ma nuovamente sospese lo scorso dicembre, con la seconda ondata della pandemia.  In un primo momento, grazie alle rigide misure di prevenzione e all’efficiente organizzazione del sistema sanitario sudcoreano, la diffusione della pandemia è stata piuttosto contenuta nel Paese asiatico. Successivamente, a partire dal febbraio 2020 si è verificata un’impennata di casi, il cui focolaio sarebbe stata una controversa setta cristiana, la Shincheonji di Gesù , i cui seguaci si riuniscono in  grandi raduni di preghiera a stretto contatto fisico e senza indossare mascherine. Ad oggi la Corea del Sud ha registrato oltre 86mila casi con circa 1.550 decessi. La pandemia ha messo in grandi difficoltà finanziarie anche la Chiesa cattolica sudcoreana. La maggior parte delle parrocchie ha registrato una significativa riduzione degli introiti. Nonostante questo le chiese hanno continuato a offrire servizi spirituali, pastorali e sociali ai fedeli e alle persone alle persone in difficoltà, in particolare i poveri, grazie anche alla generosità di tanti volontari, laici e religiosi. (LZ)

20 febbraio -  GHANA Dichiarazione dei vescovi sulle recenti attività Lgbt nel Paese

Ha fatto discutere, in Ghana, la recente apertura di un ufficio per il movimento Lgbt nel Paese. La struttura è stata avviata ad Accra, suscitando l’immediata reazione del segretario esecutivo della Coalizione nazionale per i diritti sessuali umani e i valori familiari, Moses Foh-Amoaning, che ne ha chiesto al governo la chiusura, deplorando al contempo i tentativi dei Paesi occidentali di imporre le loro idee nella cultura africana. Sulla vicenda è intervenuta la Conferenza episcopale nazionale (Gcbc) che, in una lunga nota a firma del suo presidente, l’Arcivescovo Philip Naameh, esprime il suo sostengo alla richiesta di Foh-Amoaning. “La Chiesa vede la pratica dell'omosessualità come incompatibile con i racconti della Genesi sulla creazione dell'uomo e della donna– si legge nel documento episcopale - Scegliere qualcuno dello stesso sesso per la propria attività sessuale o per il matrimonio vuol dire annullare il significato e gli obiettivi del progetto di Dio”. Al contempo, i vescovi ghanesi sottolineano che “la Chiesa condanna gli atti omosessuali, ma non le persone omossessuali” ed “insiste affinché i loro diritti siano rispettati”. Anch’esse, infatti, sono “persone create ad immagine e somiglianza di Dio” e devono quindi “godere degli stessi diritti umani fondamentali di cui godono tutti”. I diritti cui fanno riferimento i presuli sono quelli “universali, inviolabili e inalienabili che spettano alla persona umana” e pensati per “proteggere la sua dignità”. Essi includono “il diritto alla vita, alla libertà personale, al giusto processo; alla libertà di pensiero, espressione, religione, organizzazione e movimento; alla libertà da discriminazione sulla base della razza, della religione, dell'età, della lingua e del sesso; all'istruzione di base; all'occupazione e alla proprietà”. Da tutto ciò – prosegue la nota – deriva che “non è giusto sottoporre gli omosessuali a qualsiasi forma di molestia semplicemente perché sono omosessuali. La dignità intrinseca di ogni persona deve essere, infatti, sempre rispettata con le parole, le azioni e il diritto”. Inoltre, gli omosessuali devono essere accettati con “rispetto, compassione e sensibilità”, evitando “discriminazioni, aggressioni e violenze”. Serve anche che la Chiesa metta in atto “una guida pastorale rispettosa” nei loro confronti, affinché essi “possano compiere pienamente la volontà di Dio nella loro vita”. Tuttavia, la Gcbc sottolinea che “secondo la comprensione della Chiesa dei diritti umani, i diritti degli omosessuali come persone non includono il diritto alle nozze tra persone dello stesso sesso, perché questo è moralmente sbagliato e va contro il progetto di Dio sul matrimonio”. A tal proposito, i vescovi ghanesi sottolineano che, a giugno 2016, la Corte europea per i diritti umani ha stabilito che non esiste un diritto al matrimonio omosessuale e che gli Stati non sono obbligati a introdurre le nozze tra persone dello stesso sesso, anche se sono invitati a legiferare per garantirne i diritti. “Alla luce di ciò – conclude la nota – chiediamo al governo del Ghana d chiudere l’Ufficio Lgbt e di non farsi intimidire o di non cedere alle pressioni” in questo ambito. (IP)

20 febbraio - MONDO Nel 63.mo Dossier con Dati e Testimonianze della Caritas Italiana il bilancio di un anno di Covid-19

A un anno dal primo caso accertato di contagio da Covid-19 in Italia, a Codogno, la Caritas Italiana traccia un bilancio sull’impatto del virus sulle comunità più fragili nel mondo. In questo tempo inedito, gli interventi della Caritas sono stati e continuano a essere numerosi e diversificati. L’arrivo del vaccino è ora una nuova speranza, si legge in un comunicato, ma restano le drammatiche conseguenze sanitarie e sociali della pandemia che in un anno ha segnato in modo indelebile i cinque continenti, superando i 110 milioni di contagi e i 2,4 milioni di decessi. Con il 63.mo Dossier con Dati e Testimonianze (DTT) “Virus forte, comunità fragili. Un anno di emergenza sanitaria tra le popolazioni indigene”, Caritas Italiana fa un bilancio a livello internazionale dell’evoluzione della pandemia e approfondisce in modo particolare l’aspetto della diffusione del virus in America. Il dossier analizza alcuni dati complessivi sulla diffusione del virus su scala globale, dalla pressione antropica sul pianeta, in particolare la continua pressione sulla biodiversità, alle difficoltà che hanno segnato alcune categorie particolari di persone e alcuni ambiti, come quello educativo, soprattutto in alcuni Paesi in cui non sono state messi in campo strumenti e misure di accompagnamento e di protezione sociale. Vengono prese, poi, in esame la situazione delle comunità indigene del continente americano e le situazioni di criticità a cui tali popolazioni sono sottoposte a causa della pandemia e delle misure di contenimento sociale. Nel Centro e Sud America, i più colpiti dalla pandemia sono le persone con meno di sessant’anni e il numero più alto di morti si conta tra i più poveri. Nel mondo più di 476 milioni di persone appartengono a popolazioni indigene. Si tratta di un raggruppamento pari al 6% della popolazione mondiale. Nella sola America Latina sono presenti 522 popolazioni indigene. Molte di queste sono tra le più esposte al rischio di malattie infettive emergenti. Nel Dossier, oltre a ribadire l’importanza di un sistema sanitario pubblico e universale a tutela del diritto alla salute per tutti - in Italia, in Europa e nel resto del mondo - a fronte dell’impatto della pandemia in società sempre più diseguali, sono riportate anche testimonianze inedite raccolte sul territorio. Vengono descritte, infine, alcune forme di resilienza e le risposte alle situazioni di crisi, messe in atto dalle popolazioni native, sia in forma autonoma che mediante il sostegno di organismi nazionali e internazionali, tra cui le Caritas e le Chiese locali. Il Dossier è disponibile online sul sito www.caritas.it (TC)

20 febbraio - AMERICA #coronavirus. Repam: solidarietà ai popoli amazzonici

Aumento allarmante del numero di contagi e di morti a causa del Covid-19; carenze gravi nel sistema sanitario; assenza di politiche pubbliche efficienti e fragilità nella cura della vita umana: sono questi i punti critici evidenziati riscontrati negli ultimi mesi in Amazzonia dalla Repam (Rete Ecclesiale Panamazzonica), presieduta dal Cardinale Pedro Ricardo Barreto Jimeno, Arcivescovo di Huancayo, in Perù. In un messaggio di solidarietà ai popoli della regione, l’organismo deplora “la mancanza di letti d'ospedale, di ossigeno e di attrezzature protettive; l’aumento delle persone che vivono in povertà e delle disuguaglianze sociali”, nonché “la situazione critica che stanno vivendo la città di Manaus e l'intero stato brasiliano di Amazonas”, dove la pandemia ha colpito più duramente, provocando 300mila contati e più di 10mila decessi. Ma la situazione è drammatica in tutta la Panamazzonia, sottolinea la Repam: “Ad oggi, abbiamo un totale di 2.025.223 casi confermati e 50.364 decessi dovuti al coronavirus. Il Brasile concentra il 76,3% del numero totale di casi, seguito da Perù (11,7%), Colombia (4,7%), Bolivia (4,3%) e gli altri Paesi con meno dell'1%. Il Brasile è in testa anche la percentuale di morti, con il 69,8%, seguito dalla Bolivia (15,1%), Perù (8,1%), Colombia (5%) e gli altri Paesi con meno dell'1%”. Non solo: la così detta “seconda ondata” della pandemia ha fatto registrare, tra dicembre e febbraio, “un aumento di 415.093 casi confermati e 12.617 decessi”, il che corrisponde a “più di un quinto dei casi identificati e un quarto dei decessi registrati dall'inizio del monitoraggio”. La Repam esprime, quindi, il suo apprezzamento per “gli sforzi e la dedizione” con cui la Chiesa cattolica in Amazonia offre aiuto umanitario di emergenza alle popolazioni locali, anche attraverso di diverse campagne di solidarietà. La medesima gratitudine viene rivolta a Papa Francesco che “ha seguito da vicino questo momento, offrendo anche preghiera, solidarietà e vicinanza a tutta la nostra regione”. Allo stesso tempo, insieme al Coica (Comitato di coordinamento delle organizzazioni indigene del bacino amazzonico), la Repam si dice preoccupata “dell'aumento delle situazioni di vulnerabilità a cui sono esposti i popoli indigeni” e pertanto chiede ai governi "di implementare le barriere sanitarie e i controlli epidemiologici, nonché di garantire l'effettivo funzionamento delle unità mediche specializzate in tutta l'Amazzonia". In quest’ottica, prossimamente Repam e Coica lanceranno una campagna, denominata “Il grido della foresta – voci dell’Amazzonia”, con l’obiettivo di “rafforzare la lotta dei popoli indigeni per il diritto alla salute integrale”. (IP)

20 febbraio -  IRLANDA Conferenza on line sulla Divina Misericordia. Monsignor Walsh: la misericordia, antidoto all’indifferenza

“Tuo il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli”: su questo tema, la Conferenza episcopale irlandese ha inaugurato ieri sera, 19 febbraio, la 30.ma Conferenza sulla Divina misericordia. A causa della pandemia da Covid-19, l’evento si tiene in modalità virtuale, su web, radio e tv. I lavori, che proseguiranno fino a domenica 21 febbraio, sono stati aperti dalla Santa Messa presieduta da Monsignor Éamonn Walsh, vescovo ausiliare emerito dell'Arcidiocesi di Dublino, il quale nella sua omelia si è soffermato su quanto la pandemia abbia costretto il mondo a “ripensarsi”. “Siamo stati costretti a ripensare – ha detto il presule – a ciò che è veramente importante ed essenziale”, il che può essere un’occasione per “uscire dalla crisi migliorati”. “Questo è il momento di costruire una nuova società che ci sosterrà nel futuro – ha detto Monsignor Walsh - un'opportunità per reinventare e rivedere il nostro modo di vivere e insieme possiamo farlo”, dando priorità a “l'inclusione dei poveri, e la cura del pianeta terra, nostra casa comune”. L’esortazione del vescovo irlandese, dunque, è stata ad agire secondo “la Divina Misericordia” la quale “contrasta quegli atteggiamenti indifferenti” che “blindano il nostro cuore impedendoci di sentire i suggerimenti dello Spirito” e lasciano il campo ad una sorta di “cancro della mancanza di rispetto nei confronti delle persone”. Al contrario, il vescovo irlandese ha sottolineato che bisogna “essere un’unica famiglia umana, in cui ciascuno è custode degli altri, nonché amministratore della Casa comune”. “La terra non è nostra – ha aggiunto il presule – e non deve essere saccheggiata o svuotata delle sue risorse a spese delle generazioni future”. “La pandemia sia un severo promemoria per tutti noi del fatto che nessuno si salva da solo – ha concluso Monsignor Walsh – e la Quaresima sia una stagione in cui ascoltare la voce di Dio per sostituire ogni traccia del cancro dell'indifferenza e dell'autosufficienza con la generosità dell'amore”, “vedendo e sentendo la presenza e il volto di Dio in tutte le persone, specialmente le più povere e nel mondo che ci circonda”. La devozione alla Divina Misericordia è ispirata dalle esperienze della Santa polacca Faustina Kowalska, cui Gesù apparve il 22 febbraio 1931. La festa della Divina Misericordia è stata istituita formalmente da Giovanni Paolo II il 30 aprile 2000, durante la canonizzazione di Santa Faustina, e fu fissata per tutta la Chiesa nella seconda domenica di Pasqua.  (IP)

20 febbraio - INDIA Governo conferma esclusione dei cristiani Dalit dalle quote elettorali. La delusione dei vescovi

Nuovo colpo ai diritti dei cristiani in India. Nei giorni scorsi, il Governo del Primo Ministro Narendra Modi ha ribadito il rifiuto di concedere ai Dalit convertiti al cristianesimo e all'islam la possibilità di beneficiare delle quote elettorali riservate ai fuori casta e alle comunità indigene (le cosiddette Scheduled Castes and Scheduled Tribes), infrangendo ancora una volta le speranze delle comunità più emarginate del Paese. La legge elettorale indiana riserva 84 seggi ai 200 milioni di Dalit del Paese e 47 ai 104 milioni di persone appartenenti alle comunità indigene, ma un ordine presidenziale del 1950 ha privato di questo diritto e di altri benefici statali previsti dalla legge i Dalit non indù. L’ordine è stato successivamente emendato a favore dei Dalit buddisti e sikh, ma ha mantenuto l’esclusione dei cristiani e musulmani con il pretesto che le loro religioni non riconoscono il sistema castale indiano, peraltro formalmente abolito. Da anni i leader cristiani, con in testa la Chiesa cattolica, chiedono di modificare la misura e hanno anche presentato ricorso alla Corte Suprema. Nei giorni scorsi la nuova doccia fredda: l’11 febbraio il Ministro della Giustizia e delle Tecnologie dell’informazione, Ravi Shankar Prasad, ha dichiarato al Parlamento che il Governo non intende modificare le regole in vigore. Grande il disappunto dei vescovi. “È deplorevole che il governo persista in questa posizione", ha dichiarato monsignor Sarat Chandra Nayak, vescovo di Berhampur e presidente della Commissione per i Dalit e le caste inferiori della Conferenza episcopale indiana (Cbci). “A meno che non si raggiunga un ampio consenso politico, non sarà possibile annullare le storiche ingiustizie commesse ai cristiani e ai musulmani Dalit ", ha lamentato presule all’agenzia Ucanews. Una possibilità attualmente remota, considerate le posizioni ultranazionaliste del partito di Governo, il Banata Janata Party (Bjp), che da sempre considera il cristianesimo e l’Islam come “religioni straniere”. “La Corte Suprema può porre fine a questa discriminazione basata sulla religione, ma adesso che il Governo ha chiarito la sua posizione, è improbabile. Non abbiamo alcuna speranza di avere giustizia nell’immediato ", ha aggiunto monsignor Nayak. Più sfumata le posizione di R. L. Francis, presidente del Movimento di liberazione dei cristiani poveri (Pclm), impegnato nella difesa dei diritti dei cristiani Dalit, che vorrebbe che la Chiesa abbandonasse l'idea delle quote riservate e si impegnasse di più per "una Chiesa senza casta". "Chiedere quote riservate può solo portare a divisioni di caste all'interno della Chiesa", ha affermato.  Per monsignor Nayak tuttavia "approfittare dei benefici concessi dal governo non significa che la Chiesa sostenga il sistema delle caste". Secondo i leader cristiani Dalit, l'80%, dei 30 milioni di cristiani in India (pari a circa il 2,3% della popolazione) provengono dalle fila dei fuoricasta, anche se le statistiche ufficiali affermano che essi rappresentano solo un terzo dei cristiani. (LZ)

20 febbraio - VATICANO Cardinale Tomasi: Tpnw primo fondamentale passo verso un mondo senza armi atomiche

Un primo fondamentale passo che annuncia l’inizio di una “nuova era” nel diritto internazionale e “sempre più anche nell’opinione pubblica” circa il fatto che “non è giusto che gli Stati usino e detengano armi nucleari”. Il cardinale Silvano M. Tomasi si esprime così sulla recente entrata in vigore, il 22 gennaio, del Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw). Intervistato dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), l’ex Osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni specializzate delle Nazioni Unite a Ginevra e presso l’Organizzazione mondiale del commercio, si dice ottimista sugli effetti nel lungo termine del trattato, nonostante manchi ancora la firma di diversi Stati, nucleari e non. “Nessuno si illude che le dichiarazioni morali da sole portino al disarmo, ma le nuove norme emanate possono sostenere e persino guidare negoziati complessi, si spera verso il raggiungimento dell'obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari”, afferma. Secondo l’ex nunzio apostolico, il Tpnw dovrebbe incoraggiare gli Stati non dotati di armi atomiche ad unirsi per dimostrare che è possibile avanzare anche sul fronte del disarmo: “La prossima conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare – afferma - offre agli Stati una grande opportunità per far sentire la propria voce e impegnarsi per una maggiore cooperazione”. Anche il peso degli attori della società civile, che si stanno mobilitando con campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, è importante. Le loro azioni, sostiene, “possono avere un impatto reale nelle società democratiche. Di fatto, tutti gli Stati e le organizzazioni politiche possono svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento del disarmo nucleare”. Il cardinale Tomasi richiama in particolare il ruolo della Santa Sede e delle altre Chiese cristiane che hanno attivamente sostenuto questo trattato e continuano a battersi per un mondo senza armi atomiche: “In questo campo – dice - le religioni e tutte le denominazioni cristiane possono convergere e amplificare insieme lo stesso messaggio morale per credenti e non credenti”, soprattutto attraverso iniziative di sensibilizzazione e informazione a livello locale e campagne di pressione sui decisori politici. Nell’intervista il porporato ribadisce ancora una volta come “la sola esistenza di armi nucleari”, insieme alle minacce portate dai progressi delle tecnologie, rappresenti un “rischio costante” per la sicurezza mondiale, ma anche un ostacolo allo sviluppo, che di questa sicurezza è la vera condizione, come ha più volte evidenziato Papa Francesco: “I maggiori investimenti in armi derivano da un sentimento di insicurezza, ma – afferma - una società non potrà mai essere sicura se i bisogni essenziali dei suoi cittadini non vengono soddisfatti”. Per questo motivo, insiste il cardinale Tomasi, la proposta rilanciata da Papa Francesco di istituire un Fondo mondiale per lo sviluppo umano con i soldi precedentemente investiti in armi è cruciale per affrontare le sfide che il mondo ha davanti oggi: “L'istituzione del Fondo ridurrebbe il rischio di conflitto, poiché si muove nella direzione dell'eliminazione degli arsenali nucleari, della riallocazione dei fondi per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e della realizzazione degli impegni degli Stati per la sicurezza integrale”. L’attuale pandemia del Covid-19 potrebbe servire da catalizzatore in questo senso: “In tempi economicamente difficili per tutti gli Stati, comprese le grandi potenze, essere in grado di liberare fondi per rilanciare l'economia è essenziale – osserva -. Ridurre gli stanziamenti destinati alla corsa agli armamenti e dedicarli alla ripresa economica è in realtà una scelta strategica per quegli Stati che desiderano mantenere il loro ruolo preminente nel sistema internazionale”, sottolinea in conclusione il cardinale Tomasi. (LZ)

20 febbraio - POLONIA Giornata preghiera vittime abusi. Vescovi: offriamo il dono della penitenza

“Le vittime di abuso possono contare sul fatto che nel lungo e difficile percorso di guarigione saranno supportate anche dall'intera comunità ecclesiale”: lo ha detto l’Arcivescovo Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca (Kep) in occasione della Giornata di preghiera e penitenza per gli abusi sessuali sui minori, celebrata ieri, 19 febbraio, primo venerdì di Quaresima. Gli ha fatto eco Monsignor Artur Miziński, segretario generale della Kep, celebrando una Messa nella cappella della sede episcopale: “La Chiesa vuole che le persone ferite si sentano parte di una comunità in cui, nella dimensione spirituale, preghiera e penitenza sono doni che possiamo offrirci a vicenda – ha detto il presule nella sua omelia – Essa vuole essere un ambiente benevolo in cui le vittime possano ottenere il supporto di cui hanno bisogno”. “Questa Giornata di preghiera - ha sottolineato ancora Monsignor Miziński - ci mostra che la Chiesa sta cercando di fornire aiuto alla prevenzione degli abusi, organizzando incontri, laboratori e sessioni di formazione per i delegati nelle diocesi o nelle congregazioni religiose”. Ma non solo: la Chiesa desidera anche che le vittime possano “ricostruire le loro vite e credere nell'amore di Dio che è immutabile e soprattutto include i più piccoli". “La preghiera sia un aiuto a tutti i minori, abusati dal peccato di impurità da parte degli adulti, ora o anni fa – ha concluso il segretario generale della Kep - Possa il Signore rafforzarli e guidarli e possa Egli sostenerci nella preghiera e nella penitenza, convertendo i nostri cuori ad un profondo cambiamento". Sulla stessa linea anche Monsignor Wojciech Polak, delegato Kep per la tutela dei minori, il quale ha ricordato che “i fedeli hanno il diritto di sapere che facciamo sinceramente i conti” con le negligenze del passato e “stiamo facendo tutto il possibile perché la luce del Vangelo non più sia oscurata”. La Giornata di quest’anno ha avuto come motto “Comunità con le vittime”. Nel corso della ricorrenza, sono state celebrate Sante Messe, Via Crucis, e recitate numerose “Coroncine della divina misericordia”, uno dei modi in cui si esprime il culto alla Divina misericordia, secondo quanto rivelato da Gesù a Suor Faustina Kowalska, religiosa polacca canonizzata da San Giovanni Paolo II nel 2000. (IP)

19 febbraio - SUD SUDAN Governo introduce nuove banconote di grosso taglio. Perplessità dei vescovi: indice di corruzione

In Sud Sudan, la Banca Centrale ha introdotto, il 4 febbraio, nuove banconote da mille sterline locali (pari a circa 6 euro). A motivare la scelta, ha spiegato il governatore della Banca stessa, è stata la necessità di ridurre sia i costi di stampa delle banconote da piccolo taglio, sia lo spazio di stoccaggio per conservarle. Il Paese africano, infatti, ha una valuta pari a 1, 2, 5, 10, 20, 25, 50, 100 e 500 sterline, anche se le prime due sono scomparse dalla circolazione già nel 2014, a causa dell’inflazione. Dal suo canto, la Chiesa cattolica si dice perplessa di fronte a tale decisione: in particolare, Monsignor Erkolano Lodu Tombe, vescovo di Yei, parla di una scelta che evidenza “la corruzione dilagante nel Paese e il fallimento dell’economia nazionale”. “Una banconota di grosso taglio – spiega – non è il rimedio giusto alla crisi economica, bensì è solo la dimostrazione di quanto la situazione stia peggiorando di giorno in giorno”. Sul mercato il denaro non circola, aggiunge, perché “tra le autorità ci sono persone corrotte che lo detengono” in esclusiva, provocando un vero e proprio “disastro” a livello nazionale. Al contempo, di fronte alla povertà dilagante nel Paese, Monsignor Tombe esorta i fedeli al “coraggio”, senza cedere “alle rapine e ai furti”: “Bisogna lottare con il poco che abbiamo. Dio farà il resto”, sottolinea. Da ricordare che, secondo Trasparency International, organizzazione non governativa che annualmente pubblica un rapporto sulla corruzione a livello globale, nel 2020 il Sud Sudan è risultato al secondo posto nella classifica dei Paesi più corrotti al mondo, preceduto solo dalla Somalia. Inoltre, nel Paese il Covid-19 ha provocato oltre 6mila casi in totale e più di 80 decessi. Ma la pandemia ha avuto ripercussioni gravi anche sul settore economico, perché gran parte del Pil nazionale si fonda sull’esportazione del petrolio, la cui richiesta ed i cui prezzi sono molti calati durante l’emergenza sanitaria. (IP)

19 febbraio - SUDAFRICA Quaresima. Nella diocesi di Aliwal, cinque settimane di riflessione per alimentare la speranza

Cinque settimane di riflessione per alimentare la speranza dei fedeli ed aiutarli a superare i timori e le paure suscitati dalla pandemia da Covid-19: questa l’iniziativa lanciata dalla diocesi di Aliwal, in Sudafrica, per il tempo di Quaresima. Intitolata “Piccole comunità cristiane: note per la riflessione”, l’idea vede la scelta di un argomento a settimana sul quale poi i fedeli sono invitati a meditare. Ad accompagnarli sarà il vescovo locale, Monsignor Joseph Kizito, che si pone l’obiettivo di ricostruire la fiducia nei credenti, ancora spaventati dall’emergenza sanitaria. “Tra le persone – spiega il presule – si respira un sentimento di distacco e di paura. Con questo programma vogliamo, quindi, ricreare quello stato d’animo che c’era in Chiesa prima che arrivasse il coronavirus”. La prima settimana di riflessione sarà dedicata proprio al tema della paura, così da aiutare le persone a capire che si può frequentare la chiesa per la preghiera personale, sempre rispettando tutte le normative anti-contagio vigenti. La seconda settimana, invece, sarà incentrata sulla disoccupazione, un dramma acuito dalla pandemia, e sulla povertà che ne deriva e che ha colpito gran parte della popolazione. “Le imprese hanno chiuso i battenti e molte persone hanno perso il lavoro, finendo per cadere in depressione – spiega Monsignor Kizito – Per questo, sceglieremo dei testi delle Sacre Scritture in cui si parla di speranza, come il racconto biblico di Abramo a cui fu detto di lasciare tutto per raggiungere un posto che non conosceva”. Il terzo tema, poi, sarà quello della morte: in particolare, nella terza settimana, i cattolici saranno invitati a pregare per le anime dei loro cari scomparsi causa della pandemia, soprattutto di coloro che non è stato possibile accompagnare fino alla fine perché le misure di sicurezza anti-contagio hanno impedito la celebrazione classica delle esequie. “Una parrocchia della mia diocesi – racconta a tal proposito il presule – ha visto morire 15 persone in soli due mesi, senza poter dare loro un degno commiato”. E ancora: la speranza ritornerà come tema centrale delle riflessioni della quarta settimana, mentre nell’ultima i cattolici di Aliwal saranno esortati a pregare per la conversione dei cuori dei criminali nel Paese. Durante il lockdown infatti, spiega il vescovo, molte parrocchie hanno subito furti ed atti vandalici. “Nella mia diocesi – aggiunge il presule – il crimine ha colpito circa 55 chiese dalle quali sono stati rubati paramenti sacri, calici, ma anche attrezzature tecnologiche come computer, microfoni ed altoparlanti”. La stessa sorte è toccata a molte Case per religiosi, nonché ad alcuni conventi. Di qui, l’auspicio di Monsignor Kizito che l’iniziativa di preghiera e riflessione possa aiutare a porre fine a tali fenomeni di vandalismo. (IP)

19 febbraio - PERÚ Vescovi: vaccini anti-Covid per tutti, no ad abusi delle autorità

Ha destato indignazione, in Perù, la notizia che alcuni funzionari statali, insieme ai loro familiari, avrebbero già ricevuto la vaccinazione anti-Covid, non rispettando la precedenza da dare alle categorie più a rischio. Lo scandalo ha portato alle dimissioni di alcuni ministri e alla decisione del governo di avviare un’indagine ufficiale. Dura la posizione della Conferenza episcopale nazionale (Cep) che, in una nota, definisce “riprovevole” l’accaduto, bollando la vaccinazione dei funzionari statali come un atto “egoistico”, “contrario agli interessi del Paese, al bene comune e all’obbligo di prendersi cura dei più bisognosi e di coloro che sono in prima linea nella lotta alla pandemia”. Rifiutando categoricamente ogni “uso improprio dei vaccini” ed ogni “abuso” nella loro somministrazione, i vescovi notano poi, con rammarico, quanto tutto questo “mostri un nuovo volto del mostro della corruzione e della crisi etica e dei valori che impedisce l'autentica realizzazione della giustizia e dello sviluppo nazionale”. Con “indignazione”, dunque, i presuli ribadiscono che “non è possibile che medici, infermieri, poliziotti, funzionari pubblici e tanti altri volontari continuino a morire, mentre un gruppo insensibile di persone cerca i propri interessi”. Di qui l’auspicio della Cep affinché simili episodi siano oggetto delle dovute indagini e sanzioni, “in modo che l'impunità non abbia più spazio tra i peruviani”. Solo così, si legge nella nota, il Perù potrà “finalmente lavorare in unità e trasparenza per sconfiggere questa pandemia”. Dalla Chiesa cattolica di Lima arriva anche il richiamo alla necessità di “una programmazione che venga rispettata da tutti e senza preferenze”, così da “garantire una corretta distribuzione e somministrazione dei vaccini”, dando la priorità a “coloro che sono in prima linea, la cui quota di sacrificio ed eroismo è stata molto elevata”. Al contempo, la Cep esorta ad “una continua conversione personale”, affinché si riconosca “ciò che ci allontana da Dio e dal nostro prossimo” e, “con la luce dello Spirito Santo”, si possa “discernere con saggezza questo periodo critico che il Perù sta attraversando”. Il messaggio episcopale si conclude con parole di incoraggiamento: “Ricordiamoci che ci sono tante altre persone che stanno lavorando e facendo del bene per superare questa difficile prova. Non permettiamo che ci venga rubata la speranza!”. Da ricordare che in Peru' il coronavirus ha provocato, ad oggi, 1,25 milioni di casi totali ed oltre 44mila decessi. (IP)

19 febbraio - POLONIA A Varsavia, istituito un Centro studi sulla libertà religiosa

Nel 2020, 170mila cristiani sono stati uccisi per il loro credo religioso, soprattutto in Africa, ma anche in Europa: questi i dati emersi dalla presentazione, ieri 18 febbraio, del nuovo Centro di studi sulla libertà religiosa, avviato a Varsavia, in Polonia, dall’Università Cardinale Wyszyński. “Questa situazione – ha spiegato il direttore del neo-organismo, il reverendo Waldemar Cisło - ci dice che dobbiamo agire”. “Osservando quanto sta accadendo nel mondo da alcuni anni – ha aggiunto il rettore dell’Ateneo, il reverendo Ryszard Czekalski - l'Università ha deciso di intraprendere un cammino educativo per le persone perseguitate a causa della loro fede che provengono dall'Africa, dove c'è una forte persecuzione dei credenti”. In tal modo, esse potranno tornare nei loro Paesi d’origine ed essere “leader non solo nella Chiesa, ma anche nella società”. Dal suo canto, il ministro dell'Istruzione e della scienza, Przemysław Czarnek, ha sottolineato che “la cristianofobia è un dato di fatto” ed è quindi molto apprezzabile la creazione di un Centro studi sulla libertà religiosa che “non è solo cristiana, ma è una libertà fondamentale dell’uomo”. Nello specifico, il Centro condurrà ricerche interdisciplinari sulla libertà religiosa e sulla cristianofobia; diffonderà notizie sulle attività delle organizzazioni statali, internazionali, sociali, di beneficenza e ecclesiastiche nel campo degli aiuti umanitari; promuoverà la difesa e il rispetto dei diritti umani; organizzerà corsi, conferenze e simposi in materia, dando infine spazio allo studio e all’approfondimento della tradizione polacca della tolleranza religiosa. (IP)

19 febbraio - ITALIA 90 anni Cardinale Ruini. Cei: grazie per aver rafforzato legami ecclesiali, sociali e culturali dell’Italia

“Quanto più siamo radicati nella nostra appartenenza cristiana ed ecclesiale, tanto più siamo uomini interiormente liberi e possiamo anche essere creativi”: questa frase, pronunciata dal Cardinale Camillo Ruini, viene ricordata dal Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana) nel messaggio di auguri inviato al suo predecessore che oggi compie 90 anni. In particolare, l’Arcivescovo di Perugia sottolinea il contributo offerto “con sapienza e cura” dal Cardinale Ruini, alla guida della Cei dal 1991 al 2007, per “rafforzare i legami ecclesiali, sociali e culturali della nostra Chiesa e del nostro Paese”. L’amore vero alla Chiesa e alla comunità cristiana è un altro tratto caratteristico del porporato, evidenziato dal Cardinale Bassetti che aggiunge: “Resta come consegna alle future generazioni la Sua capacità di custodire gli insegnamenti del Concilio Vaticano II”. Richiamando sentimenti di “stima e di amicizia”, la nota augurale della Cei si chiude con una citazione del documento conciliare “Gaudium et spes”: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (n. 1). Nato a Sassuolo, in provincia di Modena e diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, il 19 febbraio 1931, il Cardinale Ruini ha compiuto gli studi filosofici e teologici a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ordinato sacerdote l'8 dicembre 1954, ha ricoperto diversi incarichi nella sua diocesi di origine, tra cui quelli di Vicario episcopale per l'apostolato dei laici, presidente del Centro Culturale diocesano “Giovanni XXIII” e responsabile della Consulta diocesana per la Pastorale scolastica. Ordinato vescovo il 29 giugno 1983, come vice-presidente del Comitato preparatorio ha contribuito alla realizzazione del Convegno ecclesiale nazionale di Loreto, svoltosi 1985: un evento che ha costituito un punto di riferimento del dialogo Chiesa-società italiana, dopo le lacerazioni degli anni sessanta-settanta. Il 28 giugno 1986 Giovanni Paolo II lo ha nominato Segretario generale della Cei, mentre il 7 marzo 1991 lo ha scelto come presidente del medesimo organismo. Un incarico confermato per due quinquenni, nel 1996 e nel 2001 e riconfermato da Benedetto XVI nel 2006. Il 7 marzo 2007, poi, Papa Ratzinger ha accolto le dimissioni del porporato per raggiunti limiti di età. Nell’ambito della Cei, il Cardinale Ruini è poi ricoperto, dal gennaio 2008 al gennaio 2013, il ruolo di presidente del Comitato per il progetto culturale.  Tra gli altri numerosi incarichi, il Cardinale Ruini è stato, fino al 2008, Vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma e Arciprete della Basilica papale di San Giovanni in Laterano; Gran Cancelliere della Pontificia Università Lateranense e presidente della "Peregrinatio ad Petri Sedem", nonché membro del Comitato del Giubileo del 2000. Dal 2010 al 2014 ha anche presieduto la Commissione internazionale di inchiesta su Medjugorje, costituita presso la Congregazione per la Dottrina della fede. Giovanni Paolo II lo creato Cardinale nel Concistoro del 28 giugno 1991, del Titolo di Sant’Agnese fuori le mura. (IP)

19 febbraio - IRLANDA Oggi, Giornata preghiera vittime abusi. Videomessaggio Monsignor Martin: crimini terribili, chiediamo scusa

“Mi dispiace per quello che vi è successo.  Mi dispiace per i terribili fallimenti e crimini che sono accaduti nella Chiesa, e voglio fare del mio meglio per assicurare che nessun altro soffra come voi": così Monsignor Eamon Martin, Arcivescovo di Armagh e Primate di Irlanda, si rivolge alle vittime di abusi in un videomessaggio diffuso oggi, nell’odierna Giornata di preghiera a loro dedicata. Il presule presenta quindi le scuse della Chiesa, invita i fedeli a partecipare all’iniziativa e ad accendere una candela come gesto di espiazione. "Non c'è da meravigliarsi se così tante persone che hanno subìto abusi trovino così difficile perdonare o fidarsi ancora della Chiesa – afferma l’Arcivescovo irlandese - Hanno bisogno di sentire da noi, leader della Chiesa, che ci rendiamo conto del male che è stato fatto loro, che ci dispiace per questo, e che vogliamo espiare” il male commesso. Istituita dalla Conferenza episcopale irlandese nel 2017, la ricorrenza prevede che, in tempo di Quaresima, nelle cattedrali e in tutte le parrocchie del Paese vengano accese le “Candele dell’espiazione” benedette dai vescovi, simbolo di pentimento e di speranza luminosa nelle tenebre. La Giornata prevede anche la recita di una speciale preghiera basata sull’Atto penitenziale con cui, nella Messa conclusiva dell'Incontro mondiale delle famiglie del 2018 a Dublino, Papa Francesco ha chiesto perdono e invocato la misericordia del Signore per questi crimini. (IP)

19 febbraio - ITALIA - Il trasporto urbano mosso da uno spirito comunitario

Il messaggio “fondamentale” della Laudato si’, l’enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune, “è che siamo un’unica famiglia”. Dobbiamo allora pensare “come comunità” anche nel campo dei trasporti: “dai calcoli che abbiamo a disposizione, quel settore provoca quasi un quarto delle emissioni di gas serra da cui dipendono i cambiamenti climatici”. È la riflessione di don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Con Vatican News il salesiano riprende il proprio intervento tenuto questa settimana in occasione di MobilitARS, simposio formativo digitale organizzato da Bikenomist con il supporto di Selle Royal per parlare del ruolo dell’enciclica Laudato si’ nella discussione sulla trasformazione della mobilità e dello spazio urbano. Di fronte ai cambiamenti climatici in atto, spiega don Joshtrom, “non c'è molto tempo per cambiare rotta”, tenendo presente che il “grido della terra” è anche “quello dei poveri”. Il concetto di comunità diventa quindi “importante soprattutto nel campo del trasporto”: in una città come Roma – osserva – “capita spesso di vedere tantissime macchine con a bordo una sola persona”. Va invece “rafforzata e incoraggiata la mobilità comunitaria: i mezzi di trasporto pubblico, il car pooling per condividere i viaggi, le biciclette, il tutto animato da uno spirito comunitario”. Soffermandosi sull’enciclica del 2015, il coordinatore del settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale torna alle sollecitazioni del simposio MobilitARS, il cui ultimo evento on line si terrà il prossimo 24 febbraio sul tema della ‘città resiliente’. “Che mondo lasceremo ai figli, ai bambini che stanno crescendo, alle future generazioni?”, chiede il salesiano. La risposta, dice ancora, passa per un “io” che lasci il posto ad un “noi”, perché anche nel trasporto urbano “la comunità è la categoria che riassume e ingloba tutto”. E la Quaresima che stiamo vivendo, aggiunge, è il tempo propizio per “abbracciare” e vivere “la sobrietà e l’essenzialità” ispirateci da Papa Francesco. (GA)

18 febbraio – REPUBBLICA CECA Tempo di Quaresima, tempo di carità. Monsignor Graubner: elemosina segno d’amore per gli altri

I vescovi della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca invitano non solo i credenti, ma tutta la popolazione a unirsi alla tradizione quaresimale dell’elemosina. Il principio è semplice: si può mettere da parte i soldi delle proprie rinunce durante il periodo di digiuno e portarli in chiesa alla fine del digiuno. La Chiesa utilizzerà quindi questi fondi per l'assistenza sociale ai bisognosi attraverso l'ente di beneficenza locale. “Il cristianesimo presume che l'uomo sia un corpo e un'anima. Pertanto, lo sforzo spirituale coinvolge anche il corpo. Lo sforzo di uscire da se stessi e vivere per Dio e per gli altri non può rimanere solo nell'emozione o nel pensiero, quindi la negazione concreta di qualche dolcezza, cibo o esperienza deve essere avvertita anche dal corpo. La rinuncia e il risparmio hanno quindi senso quando avvantaggiano un altro che ha bisogno di aiuto. L'elemosina aiuta lo spirito di chi la fa a governare il corpo. Per coloro che vengono aiutati, è un segno d'amore ", afferma monsignor Jan Graubner, arcivescovo di Olomouc. Quest'anno l’elemosina si svolge dal 17 febbraio alla seconda domenica di Pasqua, ovvero l'11 aprile. La Chiesa utilizzerà i fondi attraverso la Caritas per aiutare le persone bisognose e per sostenere il lavoro di beneficenza. La missione centrale dell’elemosina in Quaresima è unire gli sforzi delle parrocchie e delle associazioni di beneficenza locali per esercitare l'amore misericordioso per gli altri bisognosi. (RB)

18 febbraio – POLONIA Ecumenismo. Il messaggio congiunto delle Chiese cristiane per la Quaresima: tempo di presa di coscienza

“Possa la Quaresima di quest'anno aprirci al rispetto dei valori comuni che sono la fonte del Vangelo. Lasciamo che le sue parole ci ispirino al rispetto e al dialogo reciproci” Così i portavoce delle chiese delle varie denominazioni cristiane in Polonia scrivono in un documento congiunto in occasione della Quaresima. Secondo quanto riportato dal sito della Conferenza episcopale polacca, il documento è stato firmato da padre Leszek Gęsiak, portavoce della Conferenza episcopale polacca per la Chiesa cattolica; da Agnieszka Godfrejów-Tarnogórska, portavoce della Chiesa evangelica-Augusta in Polonia; e da Łukasz Leonkiewicz, portavoce della Chiesa ortodossa autocefala polacca. “Il tempo quaresimale o tempo della Passione è un periodo di preparazione per tutti i cristiani a celebrare il gioioso mistero della Risurrezione, un tempo di conversione, preghiera, digiuno, elemosina e cura speciale per i poveri e i più deboli – si legge ancora – ma deve essere anche un momento di esame di coscienza personale, confessando i difetti, riparando i danni causati, pronunciando atti di riconciliazione e impegnandosi a vivere quotidianamente secondo le indicazioni del Vangelo". Ma la Quaresima è anche il tempo privilegiato in cui esercitare le nostre “devozioni radicate nella tradizione e nella pietà polacca, che sono espressione della nostra volontà di cambiare i nostri cuori in questo periodo speciale”, ha affermato il portavoce della Conferenza episcopale polacca, padre Leszek Gęsiak, nel suo messaggio. "Cerchiamo di trovare il tempo per partecipare alla Via Crucis, così come ai ritiri nelle nostre comunità parrocchiali, nel rispetto delle norme di sicurezza dovute all’emergenza sanitaria, che sono espressione di la nostra volontà di cambiare i nostri cuori in questo periodo speciale”, ha continuato il presule. (RB)

18 febbraio – GERMANIA #coronavirus Domenica di solidarietà e preghiera. Monsignor Schick: raccolti oltre due milioni di euro

Saranno finalmente utilizzati i fondi raccolti nella colletta effettuata dalla Chiesa tedesca il 6 settembre, denominata Domenica di preghiera e solidarietà della Chiesa mondiale con coloro che soffrono a causa della pandemia da Coronavirus. L'obiettivo, ricorda oggi il sito della Conferenza episcopale tedesca, era commemorare le vittime e le persone colpite dalla pandemia, ma anche tenere una speciale raccolta fondi per aiutare a livello internazionale, che ha fruttato più di 2.4 milioni di euro di donazioni. È molto soddisfatto monsignor Ludwig Schick, presidente della Commissione per la Chiesa universale dei vescovi tedeschi, che ha ringraziato le numerose parrocchie e i singoli donatori per aver risposto così positivamente all'appello, dimostrando così la propria solidarietà: "Molte parrocchie hanno celebrato questa giornata come espressione di solidarietà spirituale nella Chiesa universale e di cura per coloro che soffrono nel mondo. Hanno chiesto i materiali e pregato per le vittime della pandemia in tutto il mondo. Per questo vi ringrazio dal profondo del mio cuore. Il grande e generoso risultato della raccolta è già stato inoltrato e confluisce in numerosi progetti con cui le agenzie di soccorso e gli ordini religiosi aiutano ad alleviare il bisogno di molte persone". (RB)

18 febbraio – CANADA “Viaggio nella Quaresima”: la nuova serie video dei vescovi per stimolare la riflessione

Dopo il successo della serie di video lanciata a novembre 2020 dal titolo “Viaggio attraverso l'Avvento”, la Conferenza episcopale del Canada, come pubblicato sul suo sito, ci riprova con la serie di video “Viaggio nella Quaresima”, un insieme di appuntamenti che offrirà riflessioni sulle letture del Vangelo per ogni domenica di Quaresima. Mentre i fedeli cattolici canadesi continuano a sperimentare le difficili realtà della pandemia, secondo l’intento dei vescovi questa serie vuole essere fonte di profondo conforto spirituale e preparazione pastorale in vista della Pasqua. Ieri, in occasione del Mercoledì delle Ceneri, è stato lanciato il primo video, al quale ne seguirà uno ogni domenica. Nei filmati, in funzione di presentatori, monsignor Gerard Bergie, vescovo di St. Catharines e monsignor Marcel Damphousse, arcivescovo di Ottawa-Cornwall, forniranno riflessioni spirituali e pastorali significative per gli individui, le famiglie e le comunità che si preparano a celebrare la Passione, morte e Risurrezione di Gesù. L’iniziativa nasce da una collaborazione tra l'Ufficio nazionale di Liturgia della Conferenza episcopale e l'Ufficio per l'Evangelizzazione e la Catechesi. Saranno disponibili sul sito web dell’Episcopato e ogni lunedì sarà pubblicato il link per la celebrazione della domenica successiva. (RB)

18 febbraio – PERU’ Migranti. Monsignor Martínez: urgono diplomazia e dialogo tra Paesi confinanti

Il passaggio di frontiera tra lo stato di Acre, in Brasile, e Madre de Dios, in Perù, è teatro in questi giorni di un'emergenza sociale e umanitaria in seguito all'arrivo di oltre 300 migranti di diverse nazionalità, bloccati a causa della chiusura delle frontiere per l'emergenza sanitaria. “Chiediamo che si faccia uno studio e che si cerchi una soluzione a questa crisi, perché temiamo che possa peggiorare e possa scatenare un grave conflitto sociale”, dice il vicario apostolico di Puerto Maldonado, monsignor David Martínez de Aguirre, intervistato da Vatican News. La crisi sociale in corso è precisamente alla frontiera di Iñapari, una città della regione peruviana di Madre de Dios e Assisi, nello stato brasiliano di Acre, per la presenza di un folto gruppo, di migranti, per lo più soprattutto haitiani, ma provenienti anche del Burkina Faso, Pakistan, Bangladesh, India, che vogliono lasciare il Brasile e attraversare il Perù, per partire attraverso Tumbes, continuare, poi, attraverso l'Ecuador e proseguire la loro rotta verso Panama o verso diverse altre destinazioni, ma non possono a causa della chiusura delle frontiere dovuta all’emergenza sanitaria del Coronavirus. “Si tratta di una rotta migratoria ormai comune da diversi anni, che sporadicamente genera crisi di questo tipo - ha proseguito ai microfoni di Vatican News monsignor Martínez de Aguirre - sappiamo che ci sono già circa 380 persone e ci stanno riferendo che altre persone stanno arrivando dall'interno del Brasile. Come Chiesa stiamo facendo un appello alle autorità peruviane, specialmente al Ministero degli Esteri, affinché prendano in considerazione questa situazione speciale”. “Quello che chiediamo è che si faccia uno studio e che si cerchi una soluzione a questa crisi, perché temiamo che possa peggiorare e che possa scatenare un grave conflitto sociale – ha continuato il presule - crediamo che ci siano soluzioni o che si possano studiare alternative. Le paure che hanno qui in Perù è che questi migranti possano portare nel Paese la variante brasiliana del Covid, una mutazione che si è già verificata a Manaus e che sta mettendo sotto scacco la zona di Loreto”. (MC e CM)

18 febbraio -  VATICANO Missionarietà e donne nella Chiesa al centro della Visitazione dipinta da Rodolfo Papa per il Pontificio Collegio Missionario Internazionale San Paolo a Roma

Un olio su tela di grandi dimensioni per il Pontificio Collegio Missionario Internazionale San Paolo a Roma. E’ la “Visitazione” del pittore e storico dell’arte Rodolfo Papa che sarà inaugurata il prossimo 28 febbraio con una cerimonia in forma privata secondo quanto previsto dalle norme precauzionali di contrasto all’epidemia Covid19. Sarà collocata nel corridoio centrale del Collegio, ai lati della porta della grande Cappella, occupando lo spazio simmetrico ad un’altra opera di Papa, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, inaugurata lo scorso anno dal segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli monsignor Protase Rugambwai. In comune i due dipinti hanno lo schema compositivo: entrambi presentano nello spazio inferiore una predella dipinta a moncromo, come fosse una bassorilievo. Quella della Visitazione raffigura gli eventi fondamentali della vita della Vergine: la Natività, Maria presso la Croce, la Pentecoste. Forte il carattere missionario dato alla scena centrale: la Visitazione è resa secondo uno schema molto dinamico. Maria è in movimento: come i missionari porta Gesù alla cugina Elisabetta che la accoglie in atto di riverenza. La luce del tramonto caratterizza il cielo su cui brilla già una prima stella, proprio sopra il capo della Madonna. Dietro Elisabetta si intravede il marito Zaccaria, è ancora muto e ha in mano la tavoletta per scrivere. A scegliere il tema della tela di Rodolfo Papa è stato il Direttore della Pontificia Fondazione "Domus Missionalis" monsignor Remigio Bellizio. «Ho sempre riflettuto sullo spessore missionario dell'episodio della Visitazione – ha dichiarato - e sono felice che i sacerdoti che vivono presso il Collegio San Paolo per completare la loro formazione accademica, possano meditare sulla figura di Maria come regina e maestra della missione». Secondo il rettore del Pontificio Collegio, padre Lisandro Rivas Duran, sacerdote venezuelano della Congregazione dei Missionari della Consolata, «è importante curare ogni aspetto della formazione dei sacerdoti, secondo i quattro pilastri indicati da papa Francesco: preghiera, vita comunitaria, studio e apostolato”. La speranza del sacerdote è che “la presenza di opere di arte sacra possa servire a questo scopo, parlando al cuore e alla mente dei sacerdoti che qui trascorrono almeno tre anni della loro vita”. Il Pontificio Collegio Missionario Internazionale San Paolo Apostolo infatti accoglie circa 200 sacerdoti prevalentemente africani e asiatici, scelti dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli affinché completino a Roma la loro formazione presso le Facoltà Pontificie, secondo le esigenze delle rispettive diocesi. (PO)

18 febbraio – BRASILE #coronavirus Altre 204 bombole di ossigeno consegnate in Amazzonia grazie ai Cavalieri di Colombo

Non si ferma la solidarietà con lo Stato di Amazonas e Roraima, dove lunedì scorso sono state consegnate altre 204 bombole di ossigeno, grazie alla donazione dei Cavalieri di Colombo, che dopo un lungo viaggio da Aparecida de Goiania, per strada e traghetto da Belém, sono arrivati a Manaus. Ne dà notizia il sito della Conferenza episcopale del Brasile. Immediatamente è iniziata la distribuzione di bombole di ossigeno in diverse città dell'interno dello Stato di Amazonas, che hanno ringraziato la mediazione dell'arcidiocesi di Manaus e i vescovi del Brasile per aver ottenuto un risultato così importante in questo momento. Dall'inizio della Campagna "Amazonas e Roraima contano sulla vostra solidarietà", lanciata il 15 gennaio scorso, sono state distribuite oltre 300 bombole di ossigeno, oltre a concentratori di ossigeno, dispositivi di protezione individuale e materiale ospedaliero vario. Nel Paese, tuttavia, la situazione resta grave: nella sola giornata di ieri si sono contati oltre 56mila contagi e 1.150 morti, tra cui l’ultimo guerriero della tribù indigena Juma. In oltre il 60% delle città, inoltre, sono state esaurite le dosi dei vaccini. (RB)

18 febbraio – ITALIA Al via il 27 febbraio all’anno giubilare di San Gabriele dell’Addolorata a 100 anni dalla canonizzazione

Iniziano a Teramo, il 27 febbraio, le celebrazioni per il centenario della canonizzazione di San Gabriele dell’Addolorata. Nel santuario dedicato al giovane santo si apre l’anno giubilare “Con i giovani, protagonisti nella storia” che si concluderà il 27 febbraio 2022. Le celebrazioni si sarebbero dovute svolgere lo scorso anno, ma sono state rinviate a causa della pandemia. I passionisti vogliono far memoria del giorno della canonizzazione di Gabriele, proclamato santo da Benedetto XV il 13 maggio 1920 a Roma, nella Basilica di San Pietro. Al rito presero parte Michele, fratello maggiore di Gabriele, altri parenti e anche l’unico confratello superstite, fratel Silvestro Polidori. La cerimonia ebbe inizio alle 8 e terminò alle 13. Erano presenti 40 cardinali, più di 300 vescovi da ogni parte del mondo e migliaia di fedeli. Fitto il calendario delle manifestazioni che si svolgeranno al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata. Il 27 febbraio la prima celebrazione è prevista alle 6.30 ed è quella dedicata al transito del santo, seguiranno liturgie eucaristiche alle 7, 8, 9, 10, 16, 17 e 18, mentre alle 11, monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo di Teramo-Atri, presiederà la Messa e aprirà la Porta Santa. L’inizio dell’anno giubilare sarà trasmesso in diretta Facebook e You Tube, sarà anche possibile collegarsi al sito del santuario www.sangabriele.org, a quello della diocesi di Teramo-Atri www.diocesiteramoatri.it o ancora al nuovo sito dedicato al giubileo www.giubileosangabriele.it. (TC)

18 febbraio – AUSTRALIA L’educazione cattolica nel Paese compie 200 anni. I vescovi: pietra miliare nella vita della Chiesa

Con una lettera pastorale in tema pubblicata sul sito della Conferenza episcopale dell’Australia, i vescovi locali hanno voluto celebrare i 200 anni dall’introduzione dell’educazione cattolica nelle scuole del Paese. Il messaggio, indirizzato ai dirigenti scolastici, al personale, agli studenti e alle famiglie, annuncia le iniziative in programma per festeggiare questo importante traguardo, fondamentale nella vita della Chiesa, e riconosce il contributo dei religiosi, del clero e dei laici alla fondazione dell'educazione cattolica, e il ruolo distintivo che le scuole cattoliche svolgono nell'educare e formare giovani di fede e di servizio nelle loro comunità. In Australia, oggi, ci sono 1.751 scuole cattoliche che educano 768mila studenti e impiegano 98mila persone – si legge - quasi il 40 per cento delle scuole cattoliche si trova al di fuori delle città metropolitane in aree di competenza regionale, in comunità rurali e remote. Il presidente della Commissione episcopale per l'educazione cattolica, monsignor Anthony Fisher, ha invitato tutti coloro che sono coinvolti nell'educazione cattolica a riconoscere questa significativa pietra miliare nella vita della Chiesa: “Da inizi molto umili con l'apertura della prima scuola cattolica ufficiale che educava solo 31 studenti in Hunter Street a Parramatta, le scuole cattoliche sono cresciute fino ad educare più di uno studente australiano su cinque, e molti altri frequentano le scuole materne cattoliche, collegi e università cattoliche”, ha detto. (RB)

18 febbraio – ITALIA Carceri. Il messaggio di Quaresima di don Grimaldi: in pandemia più amore e tenerezza per i detenuti

Una Quaresima diversa dalle altre: così l’Ispettore Cappellani Carceri D’Italia, don Raffaele Grimaldi, esordisce nel suo messaggio per la Quaresima inviato ieri, in occasione del Mercoledì delle Ceneri, a tutti i cappellani, i religiosi e i volontari attivi nelle carceri italiane nonostante questo tempo di pandemia. Pandemia che “ha messo a tacere e ha rallentato un mondo in corsa, riducendo anche, con grande sofferenza, le nostre vive attività pastorali nelle nostre carceri – ha scritto - ma noi tutti vogliamo vivere questo tempo di grazia, come dono e opportunità che ci permetterà di ‘incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa’. La Quaresima è tempo di digiuno, per porre maggiore attenzione al necessario. Il digiuno non solo però dalle cose materiali, ma in questo tempo difficile, anche con i nostri consolidati rapporti umani”. Questo tempo di paura, non deve, però, minare l’orizzonte di speranza che è proprio del cristiano: “Cristo, il Vivente e il Risorto; è Lui che ‘fa nuove tutte le cose’ – ricorda ancora - il nostro compito è solo prenderci cura dell’altro per rendere migliori noi stessi e migliorare il mondo che ci circonda. Papa Francesco nel suo messaggio ci invita a rinnovare e a fortificare i pilastri del nostro essere credenti: la fede, per aprire e accogliere nel nostro cuore la verità del Vangelo, una fede che con la vostra attività pastorale, aiuterà i molti ristretti a superare e ad affrontare sofferenza e solitudine; la speranza che ci consente di continuare il nostro cammino e che non mai deve crollare; essa ci parla di misericordia e di fiducia e che noi tutti che siamo chiamati a infondere in tanti uomini e donne rinchiusi nei luoghi del dolore”. Infine la carità: “La più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza – spiega l’Ispettore dei Cappellani -  la carità non deve solo accontentarsi dell’emergenza, ma nel rallegrarsi di vedere crescere l'altro. Come afferma Papa Francesco: la carità è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi. Nelle carceri, l’uomo angosciato che incrociamo ogni giorno, ha bisogno di incontrare l’amore, ha bisogno di sentirsi accolto dalla tenerezza e non essere giudicato per i suoi errori. Nel cuore dei ristretti infondiamo la certezza che Dio li ama, il loro dolore non è nascosto ai suoi occhi paterni”. (RB)

18 febbraio – SVIZZERA Quaresima. Campagna ecumenica per la giustizia climatica

“Giustizia climatica ora”: si intitola così la campagna ecumenica di Quaresima promossa, in Svizzera, dall’organismo “Action de Carême”, (Adc) opera di aiuti dei cattolici nel Paese, insieme ai protestanti di “Pain pour le prochaine” ed ai cristiani di “Etre partenaire”. L’iniziativa mira a chiedere alla Banca nazionale svizzera (Bns), attraverso una petizione, di disinvestire nel settore dei combustibili fossili, così da evitare conseguenze drammatiche sui cambiamenti climatici. "Alla fine del 2019 – si legge in una nota - la Bns deteneva quasi 6 miliardi di dollari in azioni di società che producono combustibili fossili", finanziando, di fatto, “l'emissione di 43 milioni di tonnellate di biossido di carbonio all'anno” e “favorendo un progressivo riscaldamento climatico da 4 a 6 gradi”, ben al di sopra del livello stabilito con l’Accordo di Parigi sul clima. Siglata nel 2015, tale intesa mirava infatti a contenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto della soglia di 2 °C oltre i livelli pre-industriali, e a limitare tale incremento a 1.5 °C. “La campagna ecumenica – prosegue la nota – mira a sensibilizzare la Svizzera sulla situazione nei Paesi del Sud del mondo, dove le persone più svantaggiate stanno sopportando il peso delle conseguenze del cambiamento climatico, pur non essendone affatto responsabili”. Per esempio, il 50 per cento della popolazione mondiale più povera genera solo il 10 per cento delle emissioni di gas serra legate al consumo, mentre il 10 per cento più ricco ne produce quasi il 50 per cento. "È quindi imperativo promuovere la giustizia climatica. È un principio che non può essere compromesso", affermano i promotori dell’iniziativa. Le conseguenze del cambiamento climatico, intanto, si sono rivelate drammatiche per Paesi come le Filippine, dove sono aumentate la frequenza e l’intensità dei tifoni, o l’Indonesia, in cui il livello del mare si sta alzando pericolosamente, mettendo a rischio 90mila kmq di terra e 23milioni di persone. (IP)

18 febbraio – ITALIA Quaresima. Ogni sera, momento di preghiera on line con l’Arcivescovo di Milano

Si intitola “Epiousios, il pane di oggi” l’iniziativa di preghiera on line promossa dall’Arcidiocesi di Milano per il tempo di Quaresima. Si tratta – informa una nota – di “un appuntamento quotidiano di preghiera e meditazione” guidato dall’Arcivescovo locale, Monsignor Mario Delpini, quanto mai essenziale in questo periodo di pandemia da Covid-19, in cui “la crisi socio-economica che ne è derivata si sta tramutando in una profonda crisi spirituale”. “Epiousios” è l’aggettivo greco usato nella preghiera del “Padre nostro” quando si chiede a Dio il pane quotidiano, un termine traducibile come “sovra-essenziale, qualcosa che alimenta l’esistenza non solo materiale”. Nello specifico, l’iniziativa si svolgerà da domenica 21 febbraio fino a Mercoledì Santo, 31 marzo, alle ore 20.32, ora in cui l’Arcivescovo Delpini si collegherà con i fedeli tramite i mass-media ed i canali social diocesani, per tenere una meditazione. Ogni riflessione sarà introdotta da un versetto biblico, la cui lettura è stata affidata ad alcuni allievi della Scuola del Piccolo Teatro di Milano “Luca Ronconi”. (IP)

18 febbraio – GHANA Quaresima. Vescovi: appello a riconciliazione, giustizia e pace 

È un forte incoraggiamento a promuovere riconciliazione, giustizia e pace il cuore della Lettera pastorale di Quaresima diffusa dalla Conferenza episcopale del Ghana (Gcbc). Invitando i fedeli a rafforzare il loro rapporto con Dio, con l’umanità e con il Creato, i presuli sottolineano che “la Quaresima ci offre l'opportunità perfetta per attingere alla misericordia di Dio. È una stagione che apre i nostri cuori alla speranza di essere amati per sempre, nonostante il nostro peccato". Di qui, l’esortazione a praticare preghiera, astinenza, digiuno ed elemosina e ad accostarsi al Sacramento della confessione. I quaranta giorni che precedono la Pasqua rappresentano, infatti, “un tempo speciale per riconciliarsi con Dio”. Ma non solo: i fedeli vengono invitati a riconciliarsi gli uni con gli altri, perché – spiegano i vescovi – “la nostra riconciliazione con Dio è incompleta senza quella con i nostri simili". Essa dovrà quindi riguardare tutte le categorie: vescovi, sacerdoti, religiosi, capi di governo, leader e partiti politici, coniugi, genitori e figli. “Apriamo i nostri cuori a tutte le persone – si legge nella Lettera pastorale - famiglia, amici, fratelli, sorelle ed anche ai nostri nemici e a coloro che sono stati feriti dalle nostre parole, azioni e/o omissioni”. Al contempo, i presuli raccomandano, in Quaresima, maggiore attenzione verso i più vulnerabili della società, poiché “la misericordia, che è il cuore della riconciliazione con gli altri, comporta anche l’aiuto a chi è nel bisogno”. Ricordando, quindi, di mettere in pratica le opere di misericordia corporali e spirituali, la Gcbc chiede ai credenti di “non conformarsi a questo mondo, ma di lasciarsi trasformare in modo da poter discernere la volontà di Dio e di ciò che è bene”. (IP)

17 febbraio – ETIOPIA I salesiani chiedono aiuti per garantire istruzione e formazione professionale per i giovani in difficoltà

“Sosteniamo insieme il diritto allo studio e promuoviamo la formazione professionale”: è l’appello lanciato per l’Etiopia dalla Fondazione Opera Don Bosco onlus di Milano. La nazione sta vivendo le conseguenze della pandemia e del recente conflitto, nel nord, tra ribelli e governo nazionale, e per i salesiani è più che mai fondamentale aiutare i giovani etiopi a risollevarsi da una situazione drammatica. Se da un lato il Covid-19 ha portato misure di contenimento purtroppo poco affini alla quotidianità di tante persone che vivono senza lavori stabili e senza una fissa dimora, il conflitto ha aggravato la situazione, riferisce un comunicato della Fondazione Opera Don Bosco, provocando morti, feriti e molti profughi interni o in fuga verso il Sudan, oltre ad un nuovo blocco delle attività scolastiche. In questa situazione, i missionari salesiani presenti nel Tigray stanno impiegando ogni sforzo per portare soccorso, ma è necessario un forte sostegno esterno per attivare interventi urgenti per garantire, soprattutto ai ragazzi delle famiglie più povere, il diritto allo studio e alla formazione professionale. Le Opere Salesiane nel nord dell’Etiopia hanno bisogno di aiuti. Tra quelle presenti nel Tigray e sostenute dalla Fondazione Opera don Bosco onlus di Milano, vi sono: il Centro Giovanile di Adigrat, nel quale i salesiani offrono numerose attività formative a bambini e ragazzi; il Don Bosco Technical College di Adwa, che ad oggi ha formato 2.330 diplomati del settore manifatturiero, delle costruzioni ed elettrotecnico; i corso di sartoria per le ragazze e le donne di Adwa; il corso di applicazioni informatiche di base; il corso di artigianato, di lavorazione dei metalli di base, di saldatura, di fabbricazione di mobili; la Don Bosco Catholic School di Shire, che con la scuola primaria e secondaria garantisce a tanti bambini e bambine l’istruzione; il Don Bosco Technical College di Makallè che permette di formarsi nel settore della meccanica. (TC)

17 febbraio -  SVIZZERA Dall’8 marzo al via al corso on line “Religions from the inside” su religioni e dialogo interreligioso

Le religioni e il dialogo interreligioso sono al centro di un corso on line, gratuito, aperto a quanti vogliano informarsi e trovare vie concrete di collaborazione ed incontro. “Religions from the inside”: questo il nome del progetto promosso dalla Facoltà di Teologia di Lugano, in collaborazione con l’Università della Svizzera italiana, che nasce dall’idea del professor Adriano Fabris, direttore dell’Istituto ReTe (Religione e Teologia) della Facoltà di Teologia di Lugano e docente di Filosofia Morale dell’Università di Pisa. Ephraim Meir, professore emerito della Università Ebraica di Bar-Ilan, Israele, Renée Roux, rettore della Facoltà di Teologia di Lugano, Yahya Sergio Yahe Pallavicini, presidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana, Seung Chul Kim, professore alla Università di Nanzan, Giappone, e membro del Nanzan Institute for Religion and Culture, e Svamini Hamsananda Giri, Vice-presidente dell’Unione Induista Italiana-Sanatana Dharma Samgha, a partire dall’8 marzo, racconteranno la loro religione ‘dall’interno’, dal punto di vista del fedele, per trovare da questa prospettiva i motivi di dialogo con l’altro. Ci si può iscrivere al corso sulla piattaforma britannica FutureLearn, dal 2012 promotrice di corsi online accessibili su larga scala, in collaborazione con 144 diverse università britanniche ed innumerevoli altre nel resto del mondo. “Religions from the inside” vuole spiegare cosa significa dialogo interreligioso da un punto di vista filosofico ed epistemologico e insegnare un dialogo interreligioso produttivo. Consentirà di esplorare le caratteristiche fondamentali di ebraismo, cristianesimo, islam, buddismo e induismo da una prospettiva storica e concettuale, evidenzierà che ogni religione offre lezioni simili che incoraggiano gli uomini a relazionarsi e connettersi tra loro e incoraggerà alla cooperazione e alla comprensione tra le diverse fedi e forme di fede. Sono previsti anche dibattiti interreligiosi online fra i partecipanti al corso. (TC)

17 febbraio - ITALIA Le regioni e i luoghi attraversati dal Santo di Padova ogni mese sul “Messaggero di sant’Antonio”

Il “Messaggero di sant’Antonio”, il mensile francescano media partner del progetto “Antonio 20-22” che vuole ricordare gli ottocento anni della vocazione francescana di Antonio e dell’incontro con Francesco d’Assisi, ha cominciato lo scorso mese a ripercorrere idealmente il cammino fatto da Antonio in Italia. Voluta dalla Provincia Italiana di S. Antonio di Padova dei frati minori conventuali, l’iniziativa, riferisce un comunicato, è in fase di rimodulazione del proprio calendario a causa della pandemia. Intanto sulla rivista, mese dopo mese, le pagine “Sui passi di Antonio” e “Antonio oggi” saranno dedicate a una differente regione italiana, o a un territorio antoniano significativo, su un tema caratterizzante e un luogo di devozione popolare legato al Santo. Dopo la Sicilia, con il tema dell’accoglienza, è la Calabria la protagonista del numero di febbraio, che sviluppa il tema della legalità, con 12 pagine dedicate a servizi, interviste e approfondimenti. Il prossimo mese sarà la regione protagonista sarà la Basilicata con il tema del Creato, seguiranno ad aprile la Campania con le Periferie, a maggio l’Umbria con l’“Incontro”, a giugno la Toscana con il Silenzio, a luglio e agosto Montepaolo con la “Parola di Dio annunciata”, a settembre Rimini e Bologna con “Economia”, a ottobre il Friuli Venezia Giulia con “Missionarietà”, a novembre il Veneto con “Pietà popolare”, a dicembre da Padova al Mondo con l’“Universalità del messaggio di Antonio”. (TC)

17 febbraio - ITALIA “Piaghe del presente e orizzonti di resurrezione”: il sussidio per la Quaresima della Commissione film della Cei

La Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) della Conferenza episcopale italiana propone un Sussidio pastorale per la Quaresima e la Pasqua con spunti di riflessione a partire da sette titoli di recente diffusione, disponibili sulle principali piattaforme in streaming e in home video. “Piaghe del presente e orizzonti di resurrezione”, questo il titolo, racconta gli affanni della quotidianità segnati da debolezze, discese e risalite, per ricordare che Cristo è con noi, è vicino alla nostra umanità sofferente, piegata e piagata. “La sua presenza è invito a guardare oltre la croce, oltre il sepolcro - scrive nell’introduzione il direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei Vincenzo Corrado -. L’occhio diventa, allora, specchio della conversione interiore e appello a non fermarsi nella ricerca della luce che dà pace”. Il Sussidio, preparato da Sergio Perugini, don Andrea Verdecchia ed Eliana Ariola, vuole far capire, in questo “tempo contrassegnato dalla frammentarietà e dalla dispersione, amplificate dalla disperazione per la pandemia da Covid-19”, che “occorre rieducare gli occhi a visioni di senso” e che “il lavoro trasformativo dell’artista può suggerire modelli d’impegno e azione”. È suddiviso in 7 schede e ciascuna richiama un passo del messaggio per la Quaresima di Papa Francesco, una parola chiave, una piaga del presente e una suggestione teologico-pastorale cui segue la proposta di un film. Il Sussidio non propone titoli cinematografici o televisivi a carattere cristologico, ma racconta le “stazioni della croce” nell’oggi - malattia, morte, lutto, solitudine, emarginazione, povertà, assenza di lavoro, malavita, criminalità e guerra - per rintracciare le orme della risurrezione. Viene offerta anche una riflessione sull’importanza della cultura, della memoria, della storia, oltre che della famiglia, delle relazioni, e soprattutto sul ruolo della donna. I film Un luogo, una carezza di Marco Marcassoli; La sfida delle mogli di Peter Cattaneo; Cosa sarà di Francesco Bruni; Soul di Pete Docter; La nave sepolta di Simon Stone; Sorry We Missed You di Ken Loach; Il sindaco del rione Sanità di Mario Martone scandiscono il tempo di Quaresima, dalla Prima Domenica alle Palme e alla Pasqua, mentre un focus finale, a firma del presidente della Cnvf, Massimo Giraldi, è dedicato alle pellicole sulla figura di Gesù Cristo. (TC)

17 febbraio -  FILIPPINE Vescovi: in Quaresima, carità e solidarietà per chi soffre la pandemia

Compiere opere di carità e solidarietà, soprattutto in favore di chi soffre a causa della pandemia da Covid-19: questo l’invito rivolto ai fedeli da Monsignor Romulo Valles, presidente della Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcp), nel suo messaggio di Quaresima. “La mia speranza e la mia preghiera in questi tempi difficili” provocati dall’emergenza sanitaria e dalle sue “molteplici conseguenze negative che colpiscono tutti” – scrive il presule – è che “arriviamo ad apprezzare più profondamente il nostro essere configurati a Cristo”. E ciò significa “fare azioni di misericordia e compassione, portando la nostra croce e aiutando e ispirando gli altri a portare la loro”. In questo modo, ciascuno potrà fare ripensare al proprio dono battesimale e fare “nuovamente tesoro della dignità” ricevuta tramite questo Sacramento. Da Monsignor Valles, inoltre, arriva l’invito a vivere la Quaresima in preghiera e digiuno, donando speranza al prossimo, anche solo un atteggiamento gentile, ovvero – come suggerito da Papa Francesco - “mettendo da parte le proprie preoccupazioni e le proprie urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza”. Nei quaranta giorni che precedono la Pasqua, infine, l’auspicio della Cbcp è che ogni fedele non abbia paura di portare la Croce, perché “sicuro della Risurrezione”. (IP)

17 febbraio - NIGERIA Arcivescovo Kaigama: contro discriminazioni e povertà, promuovere amore e carità

La discriminazione sociale, la povertà, le violenze, i rapimenti, la corruzione: sono le pagine amare della storia contemporanea della Nigeria. Pagine ricordate dall’Arcivescovo di Abuja, Monsignor Ignatius Kaigama, nella sua omelia di domenica scorsa, 14 febbraio, pronunciata nella Pro-cattedrale cittadina, dedicata a “Nostra Signora della Nigeria”. Si tratta di gravi problemi per il Paese, ha detto il presule, esortando tutti a “colmare soprattutto il divario sociale” che vi si respira, tanto che la povertà “è stata definita una malattia sociale minacciosa” che sembra “giustificare le discriminazioni”. Di qui, il richiamo a “rompere le barriere” tra le diverse classi della società, perché “nella famiglia di Dio nessuno deve essere discriminato, rifiutato o escluso". Forte anche l’esortazione a “costruire ponti d'amore e non muri d'odio, ed mostrare compassione soprattutto nei confronti di coloro che vengono maltrattati, privati e respinti dalla società". Il pensiero dell’Arcivescovo è andato, poi, “ai malati di Aids, ai disabili mentali o fisici, agli ex detenuti, agli analfabeti, agli alcolisti, ai tossicodipendenti, ai malati gravi e a tutti coloro che, lottando contro coronavirus, hanno subìto o subiscono gravi discriminazioni”. Tutto questo avviene – ha spiegato il presule – perché il mondo sembra escludere Dio, ritenendolo quasi “un intruso, piuttosto che il Creatore del cielo e della terra”. Per questo, Monsignor Kaigama ha messo in guardia dal peccato che, ha detto, “è peggio di qualsiasi malattia infettiva”: esso, infatti, “corrompe la nostra anima, ci separa da Dio, rovina il nostro rapporto con gli altri, ci rende perennemente schiavi, ci mantiene inquieti, ci priva della pace interiore e ci separa dalla comunità dei credenti”. Invece, il mondo contemporaneo ha bisogno di “portatori di buone notizie – ha evidenziato l’Arcivescovo di Abuja - come la guarigione dei cuori feriti, la pace, la gioia e il progresso e non delle miserie create dall'uomo che ci infliggiamo l'un l'altro a causa di una mancanza di moralità su larga scala”. Di qui, l’esortazione finale rivolta ai fedeli affinché “abbraccino la carità” che è la forma di amore più grande, senza la quale, come diceva San Paolo, “non siamo nulla”. “Se non possiamo mostrare il vero amore agli altri – ha concluso il presule nigeriano - tutto ciò che diciamo è inefficace e incompleto; ciò in cui crediamo è insufficiente; ciò che diamo è insignificante e tutto ciò che realizziamo è inadeguato". (IP)

17 febbraio - TERRA SANTA A Gerusalemme, Via Crucis virtuale in tempo di pandemia

“Hic – Sulla via della croce”: si intitola così il progetto lanciato dalla Custodia di Terra Santa in tempo di pandemia da Covid-19. La regione, infatti – spiega una nota - non è accessibile ai fedeli a causa dell’emergenza sanitaria, ma grazie a questa iniziativa essi potranno virtualmente percorrere la “Via Dolorosa” di Gerusalemme, seguendo passo dopo passo “lo stesso percorso che Gesù fece duemila anni fa, portando la croce sulle spalle, dal luogo dove fu frustato fino al luogo della sua crocifissione”. Ad ogni stazione della Via Crucis sarà dedicato un breve video contenente le immagini della Città Santa in cui si sono svolti gli episodi narrati nei Vangeli. I religiosi della Custodia, poi, terranno una meditazione, ciascuno nella propria lingua madre e in collegamenti da diversi Santuari della regione. Nel complesso, saranno disponibili tredici video, uno per ogni stazione della Via Crucis, commentati in tredici lingue diverse, “a testimonianza del fatto che i frati francescani della Custodia di Terra Santa costituiscono una fraternità internazionale”. I video saranno diffusi ogni martedì e venerdì di Quaresima attraverso i canali social della Custodia di Terra Santa (FacebookInstagram e Twitter). La Via Crucis virtuale si concluderà il 30 marzo, Martedì Santo, per lasciare spazio alle celebrazioni del Triduo Pasquale e della Pasqua. (TC)

17 febbraio - NICARAGUA Quaresima. Appello vescovi a riconciliazione e conversione dei cuori

Superare ogni tipo di scontro che vada contro l’esercizio civico e democratico del diritto di voto che ogni nicaraguense ha: questo l’auspicio dei vescovi del Nicaragua nel loro messaggio di Quaresima. I presuli si uniscono alle aspirazioni della popolazione per una riforma elettorale “necessaria” che garantisca “un processo elettorale libero e trasparente” alle consultazioni previste per il 7 novembre prossimo. Ma questo si potrà raggiungere solo “deponendo ogni atteggiamento di potere e di individualismo”, in nome di “un cammino di conversione per il bene comune”. E il richiamo alla conversione del cuore, definita “un cammino urgente”, è uno degli altri principî richiamati dai presuli per liberarsi da “male, ingiustizia, iniquità, egoismo, arroganza, distruzione della vita e della natura, opposizione alla volontà di Dio”. La conversione, infatti – prosegue la nota – “implica il proteggere e il custodire la vita e la dignità di ogni persona”, riconoscendo i propri errori per fare ammenda e ritornando all’amicizia con Dio, “sperimentando la gioia del suo perdono”. Altro punto essenziale della Quaresima, evidenziato dalla Cen, è la preghiera: “La persona che abbraccia la preghiera è capace di affrontare qualsiasi situazione”, consapevole della “potenza dell’amore di Dio”, scrivono i vescovi. I quaranta giorni che preparano alla Pasqua sono infatti “un tempo di grazia per pregare per una nuova società”, dedita al “perseguimento del bene comune” e alla ricostruzione costante “del suo ordine politico e sociale, del suo tessuto di relazioni, del suo progetto umano". Al contempo, i vescovi sottolineano che “la penitenza è una grazia”, perché ci permette di riconoscere “il nostro peccato” e” il nostro bisogno di convertirci”. “Continuiamo su questa strada di preghiera, penitenza e conversione per il Nicaragua”, si legge quindi nel messaggio, che invita anche “alla pratica delle opere di misericordia” nei confronti del prossimo, perché “fa bene pensare agli altri”. Guardando, poi, al contesto della pandemia da Covid-19, che nel Paese ha provocato oltre 6mila casi e più di 170 decessi, la Chiesa cattolica nazionale esorta i fedeli a vivere “la chiesa domestica e la pietà popolare come una nuova evangelizzazione”, soprattutto “attraverso i media digitali”. Ciò permetterà di “rinnovare l’esperienza della fede, celebrando questo tempo di grazia con tutti i mezzi possibili a disposizione e in accordo con gli orientamenti pastorali di ogni diocesi”. Infine, la Cen invita alla “speranza che non delude”, quella che deriva da Dio e che “sostiene tutta la vita”. “Chi è in comunione con Gesù Cristo, anche in mezzo ad ogni avversità, potrà vivere e condividere la speranza cristiana – affermano i presuli - e potrà dare l'amore di Dio dal quale derivano la giustizia, la libertà, la verità e la bontà”. Il messaggio episcopale si conclude con l’affidamento del Nicaragua al Cuore immacolato di Maria, affinché interceda per il Paese. (IP)

17 febbraio - ITALIA Memoria liturgica di Beato Angelico. Le celebrazioni a Firenze del 18 febbraio

Il 18 febbraio in occasione della memoria liturgica del Beato Angelico, patrono degli artisti, i domenicani di Firenze organizzano una giornata di celebrazioni ed incontri. Le iniziative si svologono in collaborazione con il Museo Nazionale di San Marco, il luogo dove sono custodite le opere più belle e significative di fra Giovanni da Fiesole. La mattina alle 10.30 fra Manuel Russo, OP, licenziando in Dogmatica, terrà una relazione dal titolo "San Marco: dal Beato Angelico ad oggi": sarà un'occasione per ripercorrere la storia della Basilica di San Marco, la sua evoluzione nel tempo e illustrare i tesori di arte e devozione che custodisce al suo interno, come la scultura del Bambino Gesù attribuita a Donatello. Nel pomeriggio prenderà la parola lo storico dell'arte Carl Brandon Strehlke, conservatore emerito del Philadelphia Museum of Art, sul tema "San Domenico, San Marco e il Beato Angelico". Strehlke è  autore di diverse pubblicazioni di studi sui dipinti italiani, fiamminghi e spagnoli ed ha curato la mostra che il Museo del Prado ha dedicato al maestro del primo Rinascimento fiorentino nel 2019. A conclusione dei lavori, alle 18.30, il vescovo della Diocesi di Fiesole e vice presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mario Meini, celebrerà solenne celebrazione eucaristica nella memoria del Beato. Tutti gli eventi saranno trasmessi in diretta sui canali social della Basilica di San Marco, del Museo di San Marco  e della Basilica di Santa Maria Novella. Recentemente la sala espositiva del Museo di San Marco a Firenze, che custodisce la più importante raccolta al mondo delle opere su tavola del Beato Angelico, è stata completamente rinnovata: consente di ammirare in un unico ambiente i 16 capolavori del pittore e frate domenicano vissuto tra il 1395 e il 1455. L’intero Complesso di San Marco, tra  opere mobili e pitture murali, offre al visitatore la possibilità di comprendere l’intima essenza e la complessità storica, artistica e spirituale di questo gigante dell’arte.  All'interno del convento abita ancora la piccola comunità domenicana composta da quattro frati che sono custodi anche della Basilica di Santa Maria Novella. (PO)

17 febbraio - POLONIA Il primo venerdì di Quaresima è la Giornata di preghiera e di espiazione per il peccato di abuso sui minori

La Chiesa della Polonia ha scelto di fare “Comunità con le vittime”: questo, infatti, lo slogan scelto per la celebrazione della prima Giornata di preghiera e di espiazione per il peccato di abuso sessuale su minori che ricorrerà il primo venerdì di Quaresima, cioè il prossimo 19 febbraio. “Le persone ferite in questo modo hanno il diritto di contare sul fatto che nel lungo e difficile percorso di recupero non mancherà loro il sostegno spirituale dell'intera comunità ecclesiale”, ha sottolineato monsignor Wojciech Polak, delegato della Conferenza episcopale polacca per la Protezione dei bambini e dei giovani. La Chiesa in Polonia, organizzando questa iniziativa, ha risposto all'appello di Papa Francesco in merito: “Il nostro coinvolgimento con la preghiera solidale, col digiuno e con altre azioni penitenziali deriva dalla profonda convinzione che oltre a fornire il necessario aiuto psicologico alle vittime, a intraprendere azioni legali e penali specifiche nei confronti dei perpetratori, nonché un'ampia educazione e prevenzione sociale prevenendo simili drammi, come comunità ecclesiale ci dobbiamo anche porre davanti a Dio con spirito di preghiera, penitenza e attività di carattere pastorale”, ha continuato monsignor Polak. Nella giornata è prevista la Messa alle ore 7, trasmessa dal Santuario da Jasna Góra per l'intenzione delle vittime, presieduta da padre Bogumił Kępa, delegato della diocesi di Kalisz per la Protezione dei bambini e dei giovani. La medesima intenzione sarà espressa anche durante la preghiera della Coroncina alla Divina Misericordia alle ore 15, in diretta dal Santuario di Cracovia-Łagiewniki. Il giorno prima, invece, l'Appello di Jasna Góra in programma alle ore 21 sarà guidato da padre Łukasz Knieć, delegato per le vittime di abusi della diocesi di Opole. Il materiale pastorale per la Giornata, preparato dall'Ufficio del Delegato della Conferenza episcopale polacca per la Protezione dei bambini e dei giovani, contiene materiale liturgico utile e testi di riflessioni: Via Crucis, il Rosario, e l'intenzione della Coroncina alla Divina Misericordia: “Le meditazioni della Via Crucis preparate per quest'anno mostrano che ci sono persone e istituzioni che si assumono la responsabilità del dolore dei nostri fratelli, feriti nel corpo e nell'anima, e che li accompagnano in modo molto concreto”, osserva padre Piotr Studnicki, direttore dell'Ufficio del delegato della Conferenza episcopale polacca per la Protezione dei bambini e dei giovani. In collaborazione con i padri spirituali delle persone lese e la Fondazione San Giuseppe della Conferenza episcopale polacca, è stato realizzato anche il sito web wspolnotazezranionymi.pl: un aiuto permanente per tutti coloro che desiderano fornire sostegno spirituale e pastorale a persone che sono state ferite con abusi sessuali in ambienti ecclesiastici. “Il sito è in fase di sviluppo, prevediamo di integrarlo a breve con la possibilità di aggiungere intenzioni e, d'altra parte, di segnalare gruppi e parrocchie che durante l'anno pregano per le vittime. Vogliamo che le persone ferite sentano in ogni momento il sostegno spirituale dell'intera comunità della Chiesa”, ha concluso padre Studnicki. (RB)

17 febbraio - IRLANDA Vescovi Nulty e McGuckian: Quaresima è cammino verso Dio, non un noioso fardello

La Quaresima è un cammino “per tornare a Dio, per riesaminare la nostra vita attraverso la lente della fede, per spingere il pulsante di ‘reset’ su come viviamo in relazione con il Signore, con gli altri e con noi stessi”: lo scrive Monsignor Denis Nulty, Amministratore apostolico di Ossory, in Irlanda, nel suo Messaggio quaresimale, in preparazione alla Pasqua di Resurrezione. Il presule ricorda le tante difficoltà provocate dalla pandemia da Covid-19 che, oltre ad uccidere molte persone, ne ha fatte ammalare tante altre (i dati nazionali, ad oggi, indicano 211mila contagiati e quasi 4mila deceduti) e ha sconvolto il settore lavorativo e la vita delle famiglie, costrette in casa dal lockdown. Ma la Quaresima, afferma il presule, serve proprio a ricordarci che, di fronte al dolore e alla sofferenza, “il Signore è con noi e cammina con noi”. Preghiera, digiuno e carità sono, dunque, “gli strumenti” invocati da Monsignor Nulty per “compiere il cammino quaresimale verso Dio”: essi “non vanno intesi come azioni vuote”, bensì come “una scelta: quella di Dio e di una vita vissuta nella fede”. Così facendo, aggiunge l’amministratore apostolico di Ossory, si potrà “approfondire la speranza” cristiana per “condividerla in solidarietà con il mondo intero”. Dal presule arriva, infine, la gratitudine verso tutti coloro che “con spirito di iniziativa, creatività e ingegnosità”, organizzano la preghiera in casa, rendendo “la Chiesa domestica viva e attiva in questo tempo di pandemia”. Sulla stessa linea si pone Monsignor Alan McGuckian, vescovo di Raphoe, che, nel suo Messaggio di Quaresima, ricorda come questo tempo forte non sia “un noioso fardello, ma una meravigliosa opportunità, data da Dio, per una scossa personale e comunitaria”. “Vi invito, ovunque vi troviate, anche in una situazione tragica – scrive il presule ai fedeli - a vedere la Quaresima come un gentile e generoso invito di Dio ad aprire il vostro cuore a nuovi inizi, ad un rinnovato e più profondo cammino con Lui nella vostra vita”. Al contempo, Monsignor McGuckian invita i credenti alla preghiera quotidiana, anche silenziosa per “lasciare che Dio parli al nostro cuore”, così come al digiuno o “al sacrificio di qualcosa che ci piace”, in modo da sostenere più intensamente la preghiera stessa. Infine, il vescovo di Raphoe esprime l’auspicio che si possa tornare presto a celebrare la Santa Messa con concorso di popolo. Ma, allo stesso tempo, conclude: “Non importa quando ciò avverrà, perché comunque la Quaresima è una grande dono che ci viene dato ora” e un’opportunità per “rivolgerci a Dio con tutto il nostro cuore”. (IP)

17 febbraio - PERÚ Migranti haitiani bloccati al confine. Vescovi: sono nostri fratelli, servono aiuti

Si respira un clima di tensione in Perù: da giorni, infatti, circa 380 migranti, per lo più haitiani, sono bloccati in attesa di passare la frontiera e raggiungere, poi, altre destinazioni. Ad essere coinvolto, in particolare, è lo snodo tra la regione brasiliana di Acre e quella peruviana di Madre de Dios. Le autorità di Lima, infatti, hanno chiuso i confini, decretando l’emergenza sanitaria per coronavirus ed impedendo, quindi, l’accesso agli stranieri. In loro difesa si leva la voce del Vicariato apostolico di Puerto Maldonado, guidato da Monsignor David Martínez de Aguirre Guinea, il quale, in una nota, invoca “una soluzione immediata per questa situazione, evitando che si inneschi un grave conflitto sociale”. Ribandendo che i migranti non vogliono restare in Perù, bensì solo raggiungere la regione di Tumbes, al confine con l’Ecuador, per poi proseguire da lì il loro viaggio verso le rispettive destinazioni, il Vicario apostolico sottolinea che tra i migranti ci sono “donne incinte, minori di età e madri di bambini appena nati”: tutte persone “in condizioni di salute molto vulnerabili”. “I migranti non chiedono di ricevere assistenza sociale dal Perù – scrive ancora    Monsignor de Aguirre Guinea – Domandano solo il permesso di transitare nel nostro Paese” e, “se il governo nazionale facilita il passaggio e i mezzi di trasporto, essi stessi si dicono disposti a pagare tali servizi”. In quest’ottica, il presule richiama i principî evangelici, nonché l’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, invitando a “deporre i pregiudizi che ci fanno vedere queste persone come straniere e portatrici di potenziali rischi”, piuttosto che “fratelli e sorelle, membri di un’unica famiglia umana, che stanno patendo una situazione critica che necessita del nostro aiuto e di una risposta immediata”. Inoltre, il Vicario apostolico sottolinea che nella zona frontaliera peruviana di Iñapari il governo regionale ha “le infrastrutture necessarie per sottoporre tutti i migranti al tampone molecolare” per il Covid-19, facendo in modo che “questo atto umanitario si possa realizzare con successo, senza mettere a rischio la salute pubblica nazionale”. Di qui, l’appello conclusivo del presule affinché tutte le autorità, ad ogni livello, trovino “il modo di rispondere a questa emergenza, evitando un grave conflitto sociale che si andrebbe a sommare ai seri problemi già esistenti”. (IP)

17 febbraio  REPUBBLICA CECA La Chiesa pregherà per le vittime della pandemia durante la Quaresima

La Chiesa della Repubblica Ceca raccoglie l’invito dei presidenti delle Conferenze episcopali europee a pregare per le vittime della pandemia per tutta la Quaresima, a partire da oggi, Mercoledì delle Ceneri. Ogni Paese celebrerà la Santa Messa in un giorno di Quaresima e il turno della Repubblica Ceca sarà il 17 marzo 2021, come scrivono i vescovi sul sito della Conferenza episcopale ceca. In molte occasioni, i vescovi europei si sono uniti alla voce di Papa Francesco per rendere la Chiesa ancora più vicina a tutti coloro che combattono il Coronavirus: le vittime e le loro famiglie, i malati e gli operatori sanitari, i volontari e tutti coloro che sono al all'avanguardia in questi tempi difficili. Inizia, quindi, una preghiera e una catena eucaristica speciale per le oltre 770mila vittime europee che durerà per tutta la Quaresima. Nella sua lettera per lanciare l'iniziativa, il cardinale Bagnasco ha detto: “Insieme abbiamo colto l'opportunità, o meglio l'obbligo, di ricordare nella Santa Messa il gran numero di vittime della pandemia. Ogni Conferenza episcopale d'Europa si è impegnata a tenere almeno una Santa Messa: sarà una catena immaginaria di preghiere e Messe, un sacrificio per tante persone. In queste preghiere vogliamo ricordare le famiglie colpite dal dolore e tutti coloro che sono attualmente colpiti dalla malattia e temono per la propria vita”. Nell'iniziativa sono coinvolte tutte le Conferenze episcopali europee secondo un calendario opportunamente redatto; l'iniziativa vuole offrire un segno di comunione e di speranza per l'intero continente: "Noi, i vescovi europei - aggiunge il Presidente della Ccee - siamo vicini alla comunità dei nostri credenti, sacerdoti e siamo particolarmente grati a tutti coloro che si dedicano costantemente alle persone più bisognose. Sosteniamo i loro sforzi con la parola e la preghiera in modo che insieme possiamo guardare a un futuro migliore ". Come anticipato, la Messa per le vittime europee della pandemia nella Repubblica Ceca è prevista per il 17 marzo 2021 e sarà celebrata dal segretario generale dei vescovi, padre Stanislav Přibyl. (RB)

17 febbraio - REGNO UNITO Ambiente. Il progetto della diocesi di Salford per guidare un futuro sostenibile

Diventare “carbon neutral”: è questo l’obiettivo finale del nuovo progetto intrapreso dalla diocesi britannica di Salford guidata da monsignor John Arnold in tema di ambiente. Il progetto di ricerca, come riportato dal sito della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, si spera possa guidare gli sforzi della comunità cattolica per affrontare l'attuale crisi ecologica, aprendo la strada a un futuro sostenibile e neutrale. Il team di ricerca collaborerà con altre diocesi, comunità parrocchiali, esperti dell'industria, teologi e altri gruppi per sviluppare strumenti di contabilità del carbonio e di gestione ambientale che porteranno a un quadro di attuazione da utilizzare in altre diocesi. Il progetto pilota, biennale, mira a coinvolgere oltre 100 parrocchie e oltre 200 scuole, insieme a comunità religiose e altre parti della diocesi. Lo studio fa parte della risposta della Chiesa a quello che Papa Francesco ha descritto come il "grido della terra e il grido dei poveri". Tra gli obiettivi: ridurre le emissioni di carbonio, migliorare l'efficienza energetica e la generazione di energia, nonché facilitare un maggiore coinvolgimento dei parrocchiani e delle comunità locali. La dottoressa Emma Gardner, responsabile dell'ambiente della diocesi di Salford, ha detto: "Dobbiamo agire con urgenza oggi per proteggere la nostra Casa comune. Questo progetto aiuterà a fornire modi per affrontare la crisi ecologica attraverso soluzioni pratiche e cambiamenti positivi. La diocesi di Salford non vede l'ora di lavorare con altre diocesi e organizzazioni per poter fare la nostra parte insieme". Nel 2019, i vescovi cattolici di Inghilterra e Galles hanno stabilito il loro impegno nelle questioni ambientali nella loro dichiarazione "Guardians of God's Creation". Nel documento si sono impegnati a evitare le peggiori conseguenze di questa crisi ecologica intraprendendo fin da ora e nel corso del prossimo decennio, quello che hanno chiamato “il lungo cammino verso il rinnovamento”. Il vescovo John Arnold è responsabile delle questioni ambientali alla Conferenza episcopale, così ha reso disponibile la sua diocesi, Salford, per iniziare. “La Chiesa cattolica riconosce la crisi ecologica che stiamo vivendo ed è desiderosa di fare la sua parte nella realizzazione della strategia ‘net-zero’ del Regno Unito – ha detto il vescovo - stiamo cercando di approfondire la nostra comprensione su come mettere una diocesi cattolica sulla strada della neutralità da carbonio, e questa ricerca ci dirà cosa deve essere fatto e quali strutture devono essere messe in atto. Spero che i risultati possano aiutare le organizzazioni e le istituzioni al di là della Chiesa, sia qui che all'estero". La diocesi di Salford sta collaborando al progetto con la St Mary's University, Twickenham, e il Laudato Si' Research Institute di Oxford, ed è sostenuta dalla Conferenza episcopale. Altri partner, tra cui il Tyndall Centre dell'Università di Manchester, saranno coinvolti man mano che il progetto andrà avanti. (RB)

17 febbraio - ECUADOR Quaresima. Messaggio vescovi: vaccinare prima i più vulnerabili

Le autorità pubbliche facilitino “i procedimenti per l’acquisizione e la somministrazione dei vaccini” anti-Covid19, “rispettando i criteri stabiliti in modo che siano le persone più vulnerabili a riceverli per primi e non i familiari, gli amici o le istituzioni che non sono in prima linea di fronte al pericolo di contagio o nella lotta alla pandemia”: è quanto si legge nel Messaggio di Quaresima diffuso dalla Conferenza episcopale dell’Ecuador e intitolato “Responsabilità”. E infatti, i presuli esortano i fedeli ad attenersi scrupolosamente “e con maggior responsabilità” alle normative sanitarie anti-contagio, evitando così un’ulteriore diffusione del coronavirus, che nel Paese ha provocato, finora, 268mila casi in totale e più di 15mila decessi. L’appello della Chiesa cattolica locale è anche a mettere in pratica la carità soprattutto nei confronti di coloro che “vivono in condizioni di sofferenza, abbandono o dolore” proprio a causa dell’emergenza sanitaria. Il messaggio episcopale richiama, poi, tre capisaldi della Quaresima, ovvero il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Il digiuno è rappresentato da “la fede nell’amore gratuito di Dio – si legge nel testo – che ci spinge a condurre una vita libera da tutto ciò che ci ostacola ed a condividere i beni con i più bisognosi”. La preghiera, invece, si esplicita nella speranza cristiana, la quale ci sostiene nel “superare la fragilità, l’ansia, l’incertezza”, e ci permette di “aprirci al presente e al futuro con la pace e la gioia che il Signore ci dona”. L’elemosina, infine, deriva dalla “carità che ci rende compassionevoli e solidali nei confronti di coloro che soffrono a causa della solitudine, della malattia o della discriminazione”, trattandoli come “fratelli e amici”. La nota della Cee si conclude, quindi, con un richiamo “alla fede sincera, alla speranza viva e alla carità operante”. (IP)

17 febbraio - ITALIA Etica digitale: Cube Radio avvia Quaresima e celebra i 4 anni di Parole O_Stili 

Parole scelte con cura, considerando sempre che hanno conseguenze e senza dimenticare che i social media sono luoghi virtuali, ma che le persone che vi si incontrano sono reali. Alla luce di tale riflessione Cube Radio, l’emittente accademica dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia e Verona (Iusve), contribuisce oggi alla celebrazione del quarto compleanno di Parole O_Stili, l’associazione che si occupa di etica degli scambi digitali che in queste ore lancia la condivisione del proprio manifesto nei vari social. Cube Radio apre una stanza su Clubhouse, il social network dedicato ai messaggi audio, che verrà popolata dalle 12.30 alle 13.30 sul profilo del direttore don Marco Sanavio, un modo per declinare in maniera radiofonica il manifesto. I giovani collaboratori di Cube Radio hanno realizzato cinque brevi video, prodotti da un team guidato da Jasmine Pagliarusco, che tradurranno altrettanti principi di stile del manifesto di Parole O_Stili con forme grafiche composte grazie al dispositivo creativo di origine cinese Tangram. Le sette tessere comporranno varie forme e saranno accostati da altrettante frasi tratte dall’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco. Il direttore di Cube Radio è tra gli esperti che hanno contribuito alla riedizione, nel maggio 2020, del manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva. “Allenarci a scambi non ostili e inclusivi nella comunicazione digitale - dice don Sanavio - fa parte di quella palestra mentale e psichica che ci aiuta ad abitare in maniera civile l’Infosfera. Analogamente a quanto succede con l’esercizio fisico, è fondamentale esercitare ogni giorno la consapevolezza nelle mediazioni tecnologiche, così da non perderci in umanità. Per noi - prosegue - diventerà un itinerario di Quaresima che ci condurrà al confronto con la Parola di Dio e con le pratiche di digiuno, carità e preghiera”. L’iniziativa sarà disponibile sul sito di Cube Radio ed è citata sul sito di Parole O_Stili, tra i regali messi a disposizione per l’occasione e identificati dall’hashtag #AncheioManifesto e #AncheioRegalo. Il percorso per la Quaresima di Cube Radio si arricchisce di altre novità: in questo Mercoledì delle Ceneri l’emittente annuncia anche una Via Crucis online, che richiama l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Realizzata con la collaborazione di don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del Settore Ecologia e Creato del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, e del Global Catholic Climate Movement (Gccm), vuole mettere a disposizione di utenti ‘confinati’ nelle loro abitazioni nell’emergenza Covid uno strumento di riflessione e preghiera; creare 14 immagini che richiamino l’iconografia classica della Via Crucis, rivisitandole con una grafica contemporanea e in formati adatti ai social media; consentire l’interazione social. In ogni stazione è rappresentato un giovane accanto al Cristo sofferente, una modalità per rammentare la partecipazione del mondo giovanile a questo percorso liturgico. È presente poi un elemento legato alla terra e uno legato al cielo, segno sia del Sacrificio Eucaristico che “unisce cielo e terra” (Laudato si’, 236) sia della sofferenza che anche il nostro pianeta incontra a seguito di poca cura e crimini ambientali. Cliccando su ciascuna stazione verranno resi disponibili l’icona della stazione, il testo del Vangelo tratto dal libretto liturgico della Via Crucis presieduta da Papa Francesco nel 2020, una breve meditazione scritta. Le immagini realizzate dal team grafico di Cube Radio, coordinato da Marica Padoan, hanno visto il contributo di alcuni docenti Iusve, tra cui Luca Chiavegato (web design), Federico Gottardo e Carlo Meneghetti (risvolti pastorali), e del responsabile della comunicazione integrata, Michele Lunardi. (GA)

17 febbraio - VATICANO Ordinato vescovo Monsignor Mathieu. Cardinale Sandri: offrire la luce gentile del Vangelo

È la figura di San Francesco e la sua esperienza di configurarsi pienamente al Cristo Crocifisso il modello richiamato dal Cardinale Sandri nella sua omelia. A fare da sfondo alle sue parole ci sono la Basilica romana dei Santi XII Apostoli e la data 16 febbraio, giorno in cui il martirologio romano ricorda San Maruta, Patrono dell'Iran. Una ricorrenza non casuale, dal momento che il porporato presiede l’ordinazione episcopale di Monsignor Dominique Mathieu, ofm Conv., nominato l’8 gennaio scorso Arcivescovo di Teheran-Ispahah dei Latini. “Nel suo desiderio di recarsi pellegrino nei luoghi della nostra salvezza, nella cosiddetta Provincia d’Oltremare – spiega il prefetto della Congregazione delle Chiese orientali - Francesco ha incontrato il Sultano Al-Malik Al-Kamel”. Quell’incontro “non ha cambiato le sorti sul campo, ma ha avuto una forza ben più dirompente”: seminare il Vangelo, farlo germogliare e portare frutto. A più di 800 anni da tale momento, ricorda il porporato, ora il Papa invia come nuovo Arcivescovo di Teheran-Ispahan proprio “un figlio di San Francesco”, con l’auspicio che possa continuare “lo stile di presenza” indicato dal Poverello di Assisi: “Parla con la vita prima che con le parole, e vivi sottomesso ad ogni creatura”. “A Damietta – dice ancora il Cardinale Sandri a Monsignor Mathieu - Francesco non ha avuto paura di Maometto e il Sultano non ha avuto paura del Vangelo, l’uno e l’altro ponendosi in ascolto. Così potrai fare anche tu”. Il porporato si sofferma, poi, sulla comunità cattolica dell’Iran: la definisce “forse piccola nei numeri e diversificata nella tradizione rituale”, poiché accanto ai Latini, ci sono gli armeni e i caldei, nonché “i fratelli delle altre confessioni cristiane”. Il compito del nuovo Arcivescovo sarà, dunque, quello di “offrire la luce del Vangelo”, una luce della quale “nessuno deve avere paura”, perché “non è un bagliore sfolgorante che abbaglia e distrugge come il lampo, ma è piuttosto quella luce gentile invocata dal Santo Cardinale Newman che sa risplendere e guidarci a casa proprio quando la tenebra può sembrare più fitta e impenetrabile”. Quella stessa luce, evidenzia il prefetto vaticano, ha aiutato Monsignor Mathieu a non scoraggiarsi di fronte al Covid-19, dal quale è stato contagiato pochi mesi fa, uscendone guarito. E lo ha supportato anche in passato, alla guida della Provincia Belga dei Frati minori conventuali, “nella testimonianza offerta come cristiani nella Chiesa di Sant’Antonio a Bruxelles, in una zona abitata in prevalenza da vicini appartenenti ad altre religioni, specie quella musulmana”. Lo stesso sostegno Monsignor Mathieu lo ha avuto in Libano, “nella formazione dei confratelli più giovani, ma capace di tessere relazioni di amicizia con i fedeli non cristiani”. Nel 2013, infatti, il neo-Arcivescovo si è traferito nel Paese dei Cedri, nella Custodia Provinciale d’Oriente e di Terra Santa, dove è stato Segretario custodiale, formatore, maestro dei novizi e rettore dei postulanti e dei candidati. “La luce di Cristo ti ha guidato – aggiunge il porporato – e Dio non si dimenticherà di continuare a farlo ancor più da oggi”, in Iran. Il Cardinale Sandri evidenzia, inoltre, che il nuovo Arcivescovo, partendo per “l’antica e nobile terra Persiana”, compie di fatto “a ritroso il cammino dei Magi che da quelle zone si misero in cammino scrutando le stelle e cercando il Salvatore”: di qui l’esortazione del porporato al neo-presule affinché “continui a scrutare i segni che Dio ancora invia per coloro che non smettono di cercarlo”. D’altronde, Monsignor Mathieu ha scelto di porre nel suo stemma episcopale proprio “la stella persiana”, ovvero una stella giallo oro ad otto punte, formata da due quadrati. Essa simboleggia l’astro che i Magi seguirono per incontrare Cristo e raffigura anche il quadrato, forma geometrica tipica dell’area iraniana, simbolo dell’universo creato e della giustizia. Ma la stella ricorda pure la Vergine Maria: invocata con l’antico titolo di “Stella Maris”, essa è segno di speranza e stella polare per i cristiani. Il motto episcopale scelto dal neo Arcivescovo, invece, recita “Deus meus in te confido”. Accanto al Cardinale Sandri, co-consacrati sono stati il Cardinale Mauro Gambetti e Monsignor Ignazio Bedini, Arcivescovo emerito di Ispahan dei Latini. A concelebrare la Messa, che si è svolta nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, sono stati il Cardinale Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede; gli Arcivescovi Giorgio Demetrio Gallaro e José Rodriguez Carballo, rispettivamente Segretari delle Congregazioni per le Chiese orientali e per gli Istituti di Vita consacrata e le società di vita apostolica; i Vescovi Gianfranco Girotti, Reggente emerito della Penitenzieria apostolica; Daniele Libanori, ausiliare del Vicariato di Roma per il settore Centro; Giuseppe Piemontese, Vescovo di Terni; Rami Al Kabalan, Procuratore del Patriarcato di Antiochia dei Siri la Santa Sede. Presenti anche gli Ambasciatori dell'Iran e del Belgio presso la Santa Sede. (IP)

17 febbraio - VATICANO Urbańczyk: serve parità tra uomo e donna nel mondo del lavoro

“La libertà della persona in materia economica è un valore fondamentale e un diritto inalienabile da proteggere e difendere": lo ha ribadito chiaramente Monsignor Janusz Urbańczyk, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, con sede a Vienna), intervenendo il 16 febbraio, via Zoom, alla sessione conclusiva del primo incontro preparatorio del 29.mo Forum economico e ambientale dell’organismo. Ognuno “dovrebbe poter fare un uso legittimo dei suoi talenti”, ha aggiunto, solleticando gli Stati membri a “garantire un accesso giusto ed equo al mercato del lavoro per tutti i loro cittadini, indipendentemente dal loro sesso”. Ciò sarà possibile, ha spiegato il presule, compiendo “un primo passo indispensabile”, ovvero offrendo “la possibilità concreta di accesso alla formazione professionale" e “la parità di retribuzione a parità di lavoro” tra uomo e donna. Al contempo, l’Osservatore permanente ha sottolineato la necessità di “prestare attenzione alla famiglia, cellula fondamentale della società ed elemento costitutivo della vita economica di domani”.  In quanto “intrinsecamente legati alla dignità e allo sviluppo della persona umana”, così come “al miglioramento della società”, il lavoro e la famiglia, infatti, “formano un'unità o interdipendenza in cui la famiglia, in definitiva ha un valore superiore”. Di qui, l’auspicio espresso da Monsignor Urbańczyk che il lavoro sia “prudentemente orientato verso la famiglia”. Forte anche il richiamo del rappresentante vaticano a “ricordare l'enorme ruolo del lavoro non retribuito delle donne”. Pur non essendo ufficialmente riconosciuto dall'economia formale, infatti, esso “contribuisce non solo allo sviluppo economico di ogni Paese, ma sostiene anche i pilastri fondamentali che governano una società e una nazione”. A tal proposito, l’Osservatore permanente ha citato “il lavoro nobile e non retribuito dell'educazione dei bambini e della cura degli anziani”: veri e propri “servizi sociali” per i quali uno Stato dovrebbe altrimenti spendere molto. Quindi, anche se nel mondo del lavoro è stato fatto molto “nel campo della parità tra uomo e donna”, tuttavia, ha concluso il presule, fino a quando ci saranno “differenze ingiustificate tra i sessi in termini di retribuzione, assicurazione e sicurezza sociale, ci aspetta altro lavoro” da fare. (IP)

16 febbraio - POLONIA Al via domani la campagna “Missionari durante la Quaresima 2021” a sostegno dei missionari polacchi in terra di missione  

Sono 1.892 i missionari polacchi che lavorano attualmente in terra di missione e che in questo momento difficile a causa della pandemia hanno ancora più bisogno di sostegno spirituale. A loro è dedicata la campagna “Missionari durante la Quaresima 2021”, l’annuale appuntamento promosso in Polonia dal Mercoledì delle Ceneri alla Domenica di Pasqua per dare sostegno spirituale con la preghiera. Giunta alla sua ottava edizione, la campagna è stata presentata stamattina a una conferenza stampa moderata da padre Leszek Gęsiak SJ, portavoce della Conferenza episcopale polacca (Kep).  “La Quaresima è un momento particolare, nel quale cerchiamo un sostegno per i nostri buoni propositi e quando sappiamo che quello che facciamo è conosciuto e sostiene qualcuno, questo aiuta la nostra fedeltà a quel proposito”, ha spiegato alla conferenza stampa l’ideatore dell’iniziativa, l’Oblato padre Marcin Wrzos, capo redattore del bimestrale ‘Misyjnych Dróg’ e del portale web Misyjne.pl.“ “Il tema della missione non è frequente nei media, ma è importante ricordare che nel mondo lavorano i missionari, non solo per l’evangelizzazione, ma anche con aiuti concreti",  ha osservato dal suo canto Michał Jóźwiak, redattore di Misyjne.pl’.  Per padre Robert Ablewicz, da otto anni missionario della Sacra Famiglia in Papua Nuova Guinea, si tratta di un sostegno importante: “Sapere che tante persone pregano per noi, si ricordano di noi, ci dà forza e ne siamo grati - ha detto -. La preghiera è una coperta calda che ci copre quando le nostre forze umane sono esaurite”. Alla conferenza stampa è intervenuto anche il direttore delle Pontificie Opere Missionarie polacche, padre Maciej Będziński, , che ha sottolineato come la chiamata alla missione riguardi tutti: “Siamo tutti missionari. Sei battezzato, sei cresimato, e quindi sei inviato, attraverso la preghiera, l’offerta della sofferenza, la missione vera e propria” . Nel 2020 alla campagna hanno partecipato 50mila persone. Quest’anno gli iscritti sono già 39mila. Per aderire basta iscriversi sul sito https://misjonarznapost.pl/:  ogni partecipante viene assegnato un missionario da sostenere con il digiuno, la preghiera o offrendo la propria sofferenza.  Patrocinano l’iniziativa monsignor Stanisław Gądecki, arcivescovo di Poznań e presidente della Conferenza episcopale polacca e monsignor Jerzy Mazur SVD, presidente della Commissione episcopale per la missione. (LZ)

16 febbraio - MONDO Il cammino quaresimale attraverso l’arte. I misteri di Cristo e le opere di misericordia – AUDIO - FOTO

Un cammino di preparazione dei catecumeni al Battesimo. La Quaresima nasce con questa finalità attorno al IV secolo. Un periodo forte che la Chiesa propone ogni anno in vista della celebrazione della Resurrezione di Gesù. Rispondendo all’esigenza umana di “vedere l’opera di Dio”, l’arte sacra adempie alla chiamata di dare forma visibile e concreta a ciò che la liturgia propone. “Dal Concilio di Nicea II del 787  – spiega a Vatican News monsignor Andrea Lonardo, direttore del Servizio per la Cultura e l’Università del Vicariato di Roma e autore del libro “La Parola si è fatta carne non  libro” edito da San Paolo - raffigurare il Cristo nelle opere d'arte è stato dichiarato conforme alla verità dell'incarnazione. Le immagini per la Chiesa sono divenute obbligatorie, perché a volte per parlare di Dio aiuta di più vedere un’immagine che non tante parole”. L’immagine cristiana è legata all’evento di Dio che in Gesù ha preso un volto. L’arte sacra ha da sempre associato le feste liturgiche ai “misteri” o episodi della vita di Cristo. Interi cicli pittorici seguono infatti fedelmente ciò che propone la liturgia. Pensando alla Quaresima, monsignor Lonardo cita ad esempio gli affreschi dell’Abbazia campana di Sant’Angelo in Formis, XI secolo, fedeli nella successione delle scene dipinte agli episodi evangelici proposti dalla liturgia nelle domeniche che precedono la Pasqua. “L’arte rappresenta ciò che la liturgia vive. Si parte dall’episodio delle tentazioni con la grande domanda posta a Gesù dal diavolo: Tu sei Figlio di Dio? Si prosegue con la Trasfigurazione e poi con la Samaritana al pozzo, la guarigione del cieco nato e la resurrezione di Lazzaro. Tutti episodi tratti dal Vangelo di Giovanni, usato fin dalla Chiesa antica per la formazione dei catecumeni”. Ma perché il rito dell’imposizione delle Ceneri con cui si apre la Quaresima non trova diffusione nell’iconografia cristiana? “Il Mercoledì delle Ceneri – risponde monsignor  Lonardo - non è rappresentato perché non è un episodio della vita di Cristo, ma è un insegnamento di Cristo. L’arte si è incentrata più che sulle parole che Cristo ci ha detto, sulla vita di Cristo, sui misteri di Cristo”. Preghiera, digiuno ed elemosina sono i compagni di viaggio del cammino quaresimale: azioni richiamate con forza dalle sette opere di misericordia rappresentate nell’arte svariate volte, ma associate nell’immaginario collettivo al capolavoro di Caravaggio conservato a Napoli. “La tela – ricorda il Direttore del Servizio Cultura del Vicariato di Roma - fu dipinta per il Pio Monte della Misericordia, istituzione fondata nel 1602 da sette laici napoletani che si offrirono alla Madonna per poter vivere la propria vita nella carità. Caravaggio rappresenta la Madonna, colei alla quale si votavano questi laici, uomini e donne. In cinque figure sono identificate le sette opere di misericordia. San Martino di Tours che veste gli ignudi e visita i malati; un oste che accoglie un pellegrino che ha la conchiglia di Santiago di Compostela, ad evidenziare il valore del pellegrinare della Chiesa alla ricerca del volto di Dio; un chierico con una torcia seppellisce i morti; Sansone riceve l’acqua da Dio e beve con una mascella d’asino; infine  il visitare i carcerati e sfamare gli affamati sono resi da Caravaggio attraverso l’episodio classico desunto dalla caritas romana dell’anziano Cimone agli arresti, condannato a morire di fame, a cui la figlia Pero offre il latte dal seno. Comprendiamo quindi che la Quaresima è tempo di carità, incontro con il povero e il bisognoso. Con il digiuno impariamo a rinunciare per fare spazio; con la carità a donare al fratello; con la preghiera scopriamo che non di solo pane vive l’uomo”. Monsignor Andrea Lonardo sottolinea infine il valore dato dalla Chiesa alle sette opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Sono opere che, per certi aspetti valgono ancora di più, di quelle corporali”. (PO)

16 febbraio - AUSTRALIA Emergenza povertà. Agenzia cattolica chiede di mantenere le misure di sostegno al reddito anche dopo la crisi sanitaria

Mantenere le indennità di disoccupazione previste per l’emergenza Covid-19 anche dopo la fine della fase emergenziale e riformare il welfare australiano per sostenere le categorie sociali più precarie, sottopagate e vulnerabili. È la ricetta suggerita all’esecutivo dai Catholic Social Services Australia (Cssa), l’agenzia cattolica australiana per i servizi sociali, per affrontare nel lungo termine la crisi della povertà causata dalla pandemia in Australia. Come in diversi Paesi nel mondo, anche il Governo di Canberra, guidato dal liberale Scott Morrison, ha adottato fin dall’inizio della pandemia misure straordinarie per sostenere la ripresa, attraverso strumenti di politica economica, monetaria e fiscale. Misure che sono state rafforzate dal Budget federale 2020-2021 presentato il 6 ottobre. Tra queste l’aumento temporaneo delle indennità di disoccupazione (“JobSeeker”).   Secondo la Cssa, se questi sussidi tornassero ai livelli pre-crisi, molti giovani e famiglie australiane si troverebbero sul lastrico. Lo ha ribadito l’amministratore delegato dell’agenzia Ursula Stephens, citando il recente rapporto “Strong Economy, Stronger Australia” che propone un piano di rilancio per il dopo-Coronavirus attraverso misure di sostegno al reddito delle famiglie. "Nel giro di poche settimane, le persone costrette a chiedere l’indennità di disoccupazione durante la crisi del Covid-19 precipiterebbero nella povertà perché i pagamenti del programma JobSeeker scenderebbero a 40 dollari australiani al giorno che è insostenibile per pagare affitti, acquistare cibo, per non parlare della salute o delle cure dentistiche”, afferma Ursula Stephens, sottolineando che queste condizioni sarebbero un ostacolo anche alla ricerca di una nuova occupazione in tempi in cui trovare un lavoro a tempo pieno è straordinariamente difficile. La strada per uscire dal circolo vizioso della povertà, dunque, è di mantenere in vita le misure di sostegno al reddito a chi è in difficoltà. “È un fatto - evidenzia ancora l’amministratore delegato - che avremo sempre bisogno di una rete di sicurezza sociale decente per chi, per qualsiasi motivo, non può lavorare". Come prima misura la Cssa propone quindi di aumentare le indennità di disoccupazione. Il secondo passo proposto è invece una riforma complessiva dell’attuale welfare attraverso l’istituzione di un gruppo di esperti. La richiesta del Cssa giunge mentre il Governo Morrison sta studiando la riforma del mercato del lavoro con l’introduzione di un nuovo disegno di legge, il “Fair Work Bill”. Il provvedimento sta suscitando diverse critiche in quanto contribuirebbe a precarizzare ulteriormente il lavoro. In questo senso - si legge sul sito della Conferena episcopale australiana - si è espresso anche il Consiglio nazionale  della Società di San Vincenzo De Paoli che ha chiesto al Governo di sospendere l’iter legislativo della legge fino alla pubblicazione di un rapporto il prossimo mese di giugno. (LZ)

16 febbraio -  REGNO UNITO Le Chiese si preparano alla Quaresima. Il cardinale Nichols invita i fedeli a celebrare il Mercoledì delle Ceneri in casa

Riunirsi in preghiera in famiglia invocando in particolare la misericordia di Dio contro il Coronavirus. Il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew), consiglia ai fedeli di celebrare così questo Mercoledì delle Ceneri, con il vivo invito a restare a casa per proteggersi dal contagio. “Quest'anno ricevere le ceneri in chiesa sarà difficile”, scrive l’arcivescovo di Westminster in una lettera pastorale pubblicata ieri in cui spiega che anche se alcune chiese rimarranno aperte per la celebrazione delle Messe, le parrocchie hanno ricevuto istruzione di non tenere il tradizionale rito dell’imposizione delle ceneri. E tuttavia è possibile celebrare l’inizio della Quaresima in modo diverso, concentrandosi sulla dimensione “spirituale” di questo rito che – ricorda il porporato - rappresenta "un segno 'esteriore' di un passo 'interiore', un movimento del cuore verso il Signore che amiamo”. La proposta è dunque di riunirsi in famiglia, pregare insieme e offrire una benedizione reciproca con un segno di croce sulla fronte l'uno dell'altro e con le tradizionali formule liturgiche del Mercoledì delle Ceneri: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” e  “Convertitevi e credete al Vangelo”. Oltre a recitare il testo della preghiera da lui proposta, il cardinale Nichols invita a pregare individualmente invocando in particolare la misericordia di Dio in questi tempi difficili di pandemia.  La lettera conclude quindi con un rinnovato invito ai fedeli ad aprire il loro cuore “al dono della presenza di Dio” perché li sostenga, li conforti e li rafforzi. Anche la Chiesa d’Inghilterra si sta preparando a celebrare la Quaresima con il pensiero rivolto alle vittime del Covid-19. Per tutto il periodo quaresimale, dal Mercoledì delle Ceneri al 4 aprile, Domenica di Pasqua,  la Chiesa anglicana inglese propone l’iniziativa #LiveLent, una serie di preghiere e riflessioni quotidiane su alcuni brani della Bibbia con un tema conduttore per ciascuna settimana. I fedeli potranno ottenere le meditazioni tramite un’app scaricabile sul telefonino o via e-mail. Le riflessioni sono offerte in formati diversi, da un libro a video disponibili anche YouTube. Dal sito della Church of England, dove vengono anche ricordate, con una preghiera, le oltre 100mila vittime del Covid-19 nel Regno Unito,  è inoltre possibile scaricare un calendario con una serie di attività da fare in famiglia per ognuno dei giorni di Quaresima. (LZ)

 

16 febbraio - ITALIA ACS lancia una raccolta fondi per sostenere in tutto il mondo le istituzioni dedicate a San Giuseppe 

L’occasione è stata quella della Lettera Apostolica Patris Corde, pubblicata a dicembre scorso, con la quale Papa Francesco ha indetto uno speciale Anno di San Giuseppe in occasione del 150° anniversario della proclamazione dello stesso Santo quale Patrono della Chiesa universale. Partendo dalla riflessione contenuta nella lettera e dall’invito ad imitare un “Padre dal coraggio creativo”, la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha lanciato una raccolta fondi per sostenere diversi progetti intitolati al Santo in America Latina, Africa, Medio Oriente, Europa dell’Est e Asia.  Uno di essi prevede un contributo per la chiesa di San Giuseppe a Beirut, gestita dai padri gesuiti, che ha subito gravi danni a seguito dell’esplosione avvenuta nel porto della capitale libanese all'inizio di agosto 2020. Oltre alle porte e alle finestre anche il tetto, risalente al XIX Secolo, richiede urgenti interventi. E’ stato lo stesso Padre Gabriel Khayrallah, che vi presta servizio, a sottolineare il profondo legame della sua comunità con il Santo: “Come sacerdoti gesuiti, ci concentriamo su San Giuseppe, uomo di misericordia e carità”. Nell'isola del Madagascar ACS intende finanziare la costruzione di una casa parrocchiale a Betatao, per aiutare i sacerdoti della parrocchia comprendente il territorio di numerosi villaggi. In Uruguay, in Sud America, la fondazione intende raccogliere i fondi per l’acquisto di un furgone per la parrocchia di San Giuseppe a Lavelleja, un distretto situato nella parte settentrionale del Paese. Tale parrocchia ha bisogno del veicolo per realizzare progetti socio–caritativi e di catechesi, alcuni dei quali in regioni molto lontane. ACS intende sostenere anche 56 suore nella diocesi di San Giuseppe in Russia. Situata nella Siberia orientale, tale diocesi si estende su di un'area grande quanto il Canada. Le religiose, appartenenti a varie comunità, si dedicano prevalentemente ai bambini di strada e agli orfani, soprattutto nelle grandi città. “Per me è un modello di lavoro silenzioso e di pace. Non si è mai lamentato nei tempi difficili. Non parla nel Vangelo, sebbene la sua vita fosse talvolta piena di difficoltà, proprio come la nostra” ha spiegato una delle religiose. In Ucraina, Aiuto alla Chiesa che Soffre intende finanziare la ristrutturazione del convento delle suore dell'Ordine greco-cattolico di San Giuseppe a Potelych. Le religiose gestiscono un orfanotrofio nell'edificio in rovina. “San Giuseppe è il santo patrono del nostro ordine. Seguendo il suo esempio virtuoso svolgiamo il nostro lavoro con umiltà, senza aspettarci alcuna ricompensa, e con gioia per la gloria di Dio e per il bene della Chiesa” hanno fatto sapere. (DD)

16 gennaio REGNO UNITO Vescovi: “irresponsabile” l’uso delle caserme per accogliere richiedenti asilo. Necessarie soluzioni a lungo termine 

Una scelta “irresponsabile” che in piena pandemia da Coronavirus mette a rischio la vita dei residenti e del personale addetto alla custodia.  È netta la posizione dei vescovi inglesi e gallesi contro l’uso di caserme dismesse decisa dal governo per l’accoglienza dei migranti e richiedenti asilo. La misura si è resa necessaria dopo la decisione dell’esecutivo di non espellere i migranti ospitati nei centri di accoglienza esistenti durante tutto il periodo dell’emergenza sanitaria. In una lettera al Segretario per gli Interni Priti Patel i presuli chiedono soluzioni alternative e più umane per l’emergenza, unendosi all’appello di altri leader cristiani nel Paese. “Anche come misura temporanea, le ex caserme sono inadatte allo scopo e del tutto inadeguate – scrivono, ricordando che “in assenza di canali sicuri e legali per richiedere lo status di rifugiato fuori del Regno Unito, molti (richiedenti asilo) non hanno altra scelta che intraprendere un viaggio pericoloso per cercare sicurezza da guerre, persecuzioni e violenze”. “Dopo un viaggio così traumatico e spesso dopo avere passato diverso tempo dietro fili spinati in campi profughi, accogliere queste persone in tali strutture è semplicemente insensibile”, afferma la missiva firmata dal cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale (Cbcew) e da monsignor Paul McAleenan, responsabile dei vescovi per i migranti e i rifugiati. Consapevoli delle difficoltà in cui si trova il governo per trovare una sistemazione ai nuovi richiedenti asilo, i presuli chiedono dunque di studiare “piani di azione sostenibili nel lungo termine”. In concreto, si tratta mettere in piedi un sistema di accoglienza diffusa “più adatta e più dignitosa” per queste persone. Per alleggerire le pressioni sul sistema, aggiungono, è inoltre necessario velocizzare e snellire le pratiche burocratiche per il riconoscimento dello status di rifugiato. Secondo i vescovi, l’accoglienza diffusa facilita e migliora l'integrazione dei richiedenti asilo e l’accesso ai servizi di supporto: “Non sono più visti come ‘estranei’, ma come vicini e amici. In questo contesto il loro benessere fisico e mentale può essere tutelato”.  Di qui la richiesta al governo di “continuare a lavorare in modo costruttivo” con le autorità e le amministrazioni locali insieme alle organizzazioni di supporto per garantire alloggi sufficienti e appropriati che consentano la dispersione geografica dei migranti e mettere al più presto fine all'uso delle caserme. (LZ)

15 febbraio - ITALIA Il Card. Parolin incontra i giovani della World House e del progetto “Mediterraneo: frontiera di pace”

"Parlando con voi scopro che venite da zone piene di tensioni e di conflitti e sapere che qui ci sia questo sforzo per costruire la pace è una cosa bellissima. Dirò al Papa che ho fatto questo incontro oggi e porterò a lui i vostri saluti ma soprattutto riferirò del vostro impegno". E’ il messaggio del Cardinale Pietro Parolin rivolto oggi ai giovani della World House di Rondine, l’organizzazione fondata nel 1988 da Franco Vaccari che si impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo. All’incontro hanno partecipato ragazzi e ragazze provenienti da luoghi di conflitto e con loro anche gli undici giovani selezionati per il progetto Mediterraneo: frontiera di pace, educazione e riconciliazione”, l’Opera "segno" lanciata dalla Conferenza Episcopale Italiana, in occasione delle giornate di Bari dello scorso anno. Nel corso della breve visita alla Cittadella della Pace, nei pressi di Arezzo, il Segretario di Stato ha incoraggiato il lavoro dei giovani che hanno seguito un anno di formazione centrato sul Metodo Rondine e sulla leadership. “Dirò al Papa che qui si sta costruendo la pace, poco a poco, mattone dopo mattone” ha detto il porporato ai ragazzi che saranno chiamati a intervenire nei contesti di provenienza, in collaborazione con le Chiese locali del bacino mediterraneo (dai Balcani alla Penisola Turca, fino al Medio-Oriente e al Nord Africa), per gestire i cambiamenti socio-culturali in atto, avviare interventi di cooperazione, progettare iniziative di peacebuilding e di impresa sociale. “Nonostante il difficile anno passato siamo molto felici di essere riusciti a venire in Italia per lavorare sui nostri progetti e per dimostrare che è possibile convivere e dialogare” ha detto Amina, giovane bosniaca, parlando a nome dei giovani del Mediterraneo. “I progetti che realizzeremo nei nostri paesi al rientro hanno come obiettivo il dialogo, la riconciliazione e la pace e continueremo a sviluppare la rete, che qui stiamo costruendo, di giovani che vogliono promuovere la coesione sociale nel Mediterraneo” ha evidenziato la ragazza. Il percorso sarà affiancato dal progetto di ricerca-azione condotto dall’équipe del Centro d’Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per misurare i cambiamenti prodotti dal percorso formativo e sull’effettivo impatto generato nei territori al rientro dei ragazzi nei Paesi di origine. “Siamo onorati di questa visita del Cardinale che oggi ha potuto incontrare di persona i giovani leader che Rondine sta formando perché possano incidere nei contesti di conflitto” ha detto il Presidente Vaccari, segnalando che Parolin già due anni fa dette il suo supporto alla campagna Leaders for Peace presentata poi alle Nazioni Unite per sensibilizzare i Governi sulla necessità di formare i giovani ad nuova leadership globale capace di generare pace. “Il suo apprezzamento è un grande stimolo per questi giovani che si impegnano per diventare ambasciatori di pace” ha ricordato. L’incontro con il Segretario di Stato, alla presenza dell’Arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mons. Riccardo Fontana e di Domenico Giani oggi presidente della Fondazione Enel, è avvenuto nella cornice dell’Arena di Janine inaugurata da Liliana Segre lo scordo 9 ottobre come monito contro l’indifferenza. Al termine dell’incontro il Cardinale ha visitato il cantiere della scuola che a settembre prossimo ospiterà la nuova classe del Quarto Anno Liceale d’Eccellenza a Rondine e che vedrà anche 27 studenti liceali di tutta Italia formarsi per un anno nell’ambiente internazionale dell'organizzazione aretina. (DD)

15 febbraio - FILIPPINE Governo allenta restrizioni alla partecipazione delle Messe nella maggior parte delle diocesi

Si allentano le restrizioni contro il Coronavirus nelle Filippine. A partire da oggi - riporta l'agenzia dei vescovi Cbcpnews - le chiese situate nelle aree sottoposte a quarantena comunitaria generale (GCQ), compresa la regione metropolitana di Manila, potranno portare dal 30% al 50% della loro capacità massima il numero di fedeli autorizzati a partecipare alle Messe in presenza. La misura, che riguarda anche cinema, musei e attività commerciali, interessa la maggior parte delle diocesi filippine dal momento che si trovano nelle aree GCQ. Per quelle in quarantena comunitaria rafforzata (ECQ) resta in vigore il limite del 30%. L’allentamento delle restrizioni nei luoghi di culto era stata sollecitata la settimana scorsa dall’amministratore apostolico di Manila, monsignor Broderick Pabillo. Il presule aveva affermato che le chiese offrono sufficienti condizioni di sicurezza, grazie alle linee guida introdotte dai vescovi lo scorso maggio, citando i risultati di una recente indagine ufficiale che non ha riscontrato un aumento di casi dopo le celebrazioni natalizie e della tradizionale Festa del Nazzareno lo scorso gennaio. L’invito ai fedeli è comunque a continuare a rispettare scrupolosamente i protocolli sanitari. "Non siamo al sicuro da questo virus la cui imprevedibilità rappresenta una minaccia per la salute di tutti”, ha avvertito il portavoce della Conferenza episcopale , padre Jerome Secillano. Le linee guida preparate dai vescovi lo scorso maggio in vista della riapertura delle chiese nella seconda fase dell’emergenza, prevedono oltre al rispetto del distanziamento fisico, l’obbligo per i fedeli di indossare mascherine e guanti, la Comunione nelle mani, la riduzione numerica dei cori per i canti liturgici, la messa a disposizione di scatole speciali per le offerte e la dispensa dalla Messa domenicale per gli anziani e per tutte le persone vulnerabili. Da quest’ultimo obbligo sono invece esclusi i sacerdoti, che durante la celebrazione devono invece mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro. È prevista anche la distribuzione della Comunione ai malati nelle case, con tutte le precauzioni necessarie per evitare il contagio. Inoltre, ai matrimoni non sono ammesse folle di fedeli, ma solo in presenza degli sposi e dei familiari più vicini, mentre per i battesimi sono ammessi solo i genitori e i padrini e per i funerali la partecipazione è limitata ai familiari del defunto. Le parrocchie sono poi incoraggiate ad aumentare la frequenza e gli orari delle celebrazioni per decongestionare le chiese. Ad oggi le Filippine hanno registrato un totale di 549.000 casi di Coronavirus con 11.515decessi. Dopo i picchi dell’estate scorsa, la curva dei contagi si è lentamente abbassata, sia pure con qualche oscillazione (LZ)

15 febbraio SIRIA Monsignor Jeanbart (Aleppo): sanzioni aggravano la catastrofe umanitaria nel Paese

Le sanzioni occidentali hanno fatto precipitare i siriani nella povertà più abietta senza toccare il regime di Bashar Al-Assad. A denunciarlo l’arcivescovo greco-melkita di Aleppo, monsignor Jean-Clément Jeanbart, che in un’intervista alla sezione britannica dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) torna a lanciare un appello per la revoca delle misure coercitive imposte contro Damasco, confermando una situazione umanitaria drammatica nel Paese, stremato da dieci anni di guerra e dalla crisi economica. “La gente non ha più cibo, elettricità, carburante e gas sufficienti per riscaldare le case. Non riesce ad ottenere prestiti. Hanno davvero perso tutto", afferma il presule.  Per monsignor Jeanbart, le sanzioni non fanno che peggiorare la situazione e non otterranno l’effetto sperato di indebolire il regime: “Hanno come unico risultato quello di far soffrire le persone e di farle diventare povere e miserabili, mentre non avranno alcun impatto sul governo e sulla sua politica”dice. “Stanno sottraendo alle famiglie ciò di cui hanno bisogno per vivere con dignità". Nell'intervista monsignor Jeanbart si rivolge anche alle ong: "Se vogliono aiutarci - dice - ci aiutino a rimanere dove siamo e a continuare a vivere nel Paese in cui siamo nati". Secondo l’arcivescovo di Aleppo, è necessario aprire un dialogo con Assad: “Ci vuole un dialogo equo che lasci aperta la possibilità al governo e al presidente di presentare le sue istanze. I governi occidentali possono esercitare pressione offrendo quanto richiesto a condizione che accetti di trovare una strada per la pace e per cambiare alcuni suoi comportamenti". La denuncia di monsignor Jeanbart segue l’appello rivolto il 21 gennaio scorso al neo presidente degli Stati Uniti Joe Biden dal Segretario generale del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc), Michel Abs, insieme al patriarca siro-ortodosso Mor Ignatius Aphrem II, a quello siro-cattolico Ignace Yussif III Younan e a quello greco-melkita Youssef Absi. Nella missiva, i leader cristiani mediorientali chiedevano al capo della Casa Bianca una “risposta urgente” per aiutare i siriani ad alleviare la crisi umanitaria “che minaccia di scatenare una nuova ondata di instabilità nel Medio Oriente”, a cominciare appunto dalla revoca delle sanzioni.  I firmatari hanno evidenziato che tra gli operatori umanitari cresce il consenso sul fatto che “questa forma di punizione collettiva inferta a tutto il popolo siriano sta facendo precipitare il Paese in una catastrofe umanitaria senza precedenti”. La missiva citava in particolare le recenti raccomandazioni della Relatrice speciale delle Nazioni Unite sugli impatti negativi delle misure coercitive unilaterali sui diritti umani, che ha richiamato l’urgenza di rimuovere le sanzioni in quanto “rendono ancora più insostenibile la grave situazione in Siria, specialmente mentre è in atto la pandemia da Covid-19, bloccando gli aiuti, il commercio e gli investimenti necessari per far funzionare il sistema sanitario siriano e l’economia”. (LZ)

 

15 febbraio - VATICANO Urbańczyk all’Osce: promuovere empowerment economico delle donne

“Il desiderio di proteggere e promuovere la reale uguaglianza di ogni persona umana e il riconoscimento della complementarietà di donne e uomini rimangono importanti priorità della Santa Sede”: ha esordito così, stamani, Monsignor Janusz Urbańczyk, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, con sede a Vienna), intervenendo via Zoom al primo incontro preparatorio del 29.mo Forum economico e ambientale dell’organismo. Dal presule, in particolare, il richiamo a “considerare importante l’argomento dell'empowerment economico” femminile, perché "la persistenza di molte forme di discriminazione offensive della dignità e della vocazione della donna nell'ambito del lavoro è dovuta a una lunga serie di condizionamenti che la penalizzano”, travisandone le prerogative e relegandola “ai margini della società e persino ridotta in schiavitù". Sulla scia di quanto affermato da San Giovanni Paolo II, dunque, l’Osservatore permanente ha insistito sulla “urgente necessità di raggiungere una reale uguaglianza in ogni campo: parità di retribuzione a parità di lavoro, protezione delle madri lavoratrici, equità negli avanzamenti di carriera, uguaglianza dei coniugi per quanto riguarda i diritti familiari e il riconoscimento di tutto ciò che fa parte dei diritti e dei doveri dei cittadini in uno Stato democratico". Al contempo, Monsignor Urbańczyk ha evidenziato come l'aumento dell'empowerment economico e politico delle donne e la promozione della loro partecipazione alla vita pubblica “contribuisca sicuramente ad aumentare la pace e la sicurezza sia all'interno della società in generale, sia all'interno della famiglia, cellula sociale fondamentale”. Il presule ha poi sottolineato come, purtroppo, l’attuale pandemia da Covid-19 abbia “confermato che la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è ancora fragile”: esse, infatti, spesso “sono le prime a perdere il lavoro, soprattutto in impieghi scarsamente retribuiti o nel settore informale, dove rappresentano la maggioranza e mancano di tutela finanziaria e di benefici”. Per di più, l'onere dell'istruzione domestica “ha aumentato la pressione sul genere femminile”, indipendentemente dal fatto che esso abbia un lavoro retribuito o meno. Per questo, il rappresentante vaticano ha chiesto “la collaborazione complementare di uomini e donne” per costruire un futuro migliore. La valorizzazione del genere femminile ed il suo rafforzamento “in ogni area della vita e del lavoro”, ha concluso Monsignor Urbańczyk, potenzierà infatti la sicurezza, la stabilità e lo sviluppo sostenibile di tutti.

15 febbraio - KENYA L’Opera Don Orione avvia progetto agricolo in aiuto delle tribù Masai

È una delle più antiche popolazioni africane, quella dei Masai; vive sugli altopiani al confine tra Kenya e Tanzania; mantiene antiche usanze e conduce uno stile di vita prettamente indigeno che comporta rischi di pregiudizi e isolamento. Per questo, l’Opera Don Orione è corsa in suo aiuto: i religiosi di Kandisi, cittadina del Kenya a 30 km da Nairobi, guidati da padre Alejandro Ruiz, stanno realizzando un progetto agricolo per avviare una coltivazione di fagioli gialli proprio in terra Masai. "L'idea - spiega in una nota lo stesso padre Ruiz - è nata principalmente dall'esigenza di condividere le buone pratiche agricole, che abbiamo acquisito in questi anni, con la tribù Masai locale". "La sfida legata a questa iniziativa – si legge ancora nella nota - non è soltanto quella di adoperare delle tecniche di lavorazione che rispettino l'ambiente, senza l'utilizzo di pesticidi chimici, ma anche quella di abbattere i pregiudizi nei confronti dei Masai, che rischiano di essere bistrattati”. La realizzazione di questo progetto è possibile grazie al contributo di alcuni benefattori che sostengono le iniziative della Congregazione orionina, che in questa zona del Kenya ha in cura una parrocchia che accoglie, tra gli altri, molti persone di etnia Masai. D’altronde, l’esperienza non manca: da diversi anni, infatti, il Training Don Orione Center di Kandisi, dedicato all’accoglienza di giovani disabili fisici e psichici, ha avviato diversi progetti di orticoltura che coinvolgono direttamente circa 80 giovani che frequentano la struttura e che hanno, così, l'opportunità di studiare, di diplomarsi e di fare un praticantato di due anni nel settore agricolo. Al termine del percorso formativo, poi, essi vengono assunti nella fattoria del Centro che vende i propri prodotti a diversi supermercati e alla comunità locale. Così facendo, i ragazzi diventano indipendenti, inserendosi socialmente nella comunità. Il Centro è diviso in 5 aule dove si svolgono le varie attività: riabilitazione fisica; riabilitazione psichica con musicoterapia; laboratori per il recupero attraverso la manualità per i più piccoli; atelier occupazionali di ortoterapia per i più grandi; e infine, lezioni scolastiche.   (IP)

15 febbraio - ITALIA Quaresima: monsignor Sorrentino esorta i fedeli a pregare e ad essere solidali verso il prossimo

Incrementare la supplica a Dio: è l’invito del vescovo della diocesi Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, nel messaggio inviato, tramite i sacerdoti, a tutta la comunità in vista della Quaresima che avrà inizio mercoledì. Il presule ricorda ai fedeli l’invito del Papa a vivere la preparazione alla Pasqua “tornando all’essenziale: fede, speranza e carità”, “le tre virtù teologali, di cui abbiamo bisogno almeno come del ‘vaccino’ da tutti atteso”, ed esorta a non chiudersi verso gli altri. Monsignor Sorrentino aggiunge che la Caritas diocesana e le Caritas parrocchiali si stanno adoperando generosamente, che “da sempre la Quaresima è stata il periodo forte della carità” e che “quest’anno dovrà esserlo ancora di più”. Circa celebrazioni, tradizioni e consuetudini proprie del periodo di Quaresima, come benedizioni delle case o Via Crucis per le strade il presule lancia un appello alla prudenza e alla responsabilità. “Faremo quello che, caso per caso, giorno per giorno, ci sarà consigliato dall’evolversi della situazione” precisa il vescovo Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, specificando che “in questo momento di pericolo, andare nelle case a benedire o fare Vie crucis esterne è del tutto fuori luogo”. Per le case verranno suggeriti, a cura dell’Ufficio Liturgico, schemi di preghiera, di lettura della Parola di Dio e di benedizione pasquale da fare in famiglia. “Vogliamo (…) approfittare di questo tempo di ‘silenzio’ per pregare di più” conclude monsignor Sorrentino che invita, martedì a pregare specialmente per la fine della pandemia. Infine, a partire dal 18 febbraio, ogni giovedì alle 18.30, verrà trasmesso, a cura della Caritas, un incontro di preghiera. (TC)

15 febbraio - FRANCIA “Laudato si’: percorsi di conversione”: la Quaresima “ecologica” nella diocesi di Metz

Laudato si’: percorsi di conversione” è il titolo che racchiude l’iniziativa di Quaresima della diocesi di Metz, in Francia. La scelta del tema ambientale non è casuale, ma cade a poco più di cinque anni dalla pubblicazione dell’Enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune”, firmata da Papa Francesco nel 2015, nonché nello speciale “Anno Laudato si'” in corso fino al 24 maggio 2021.Per l’occasione, dunque, la diocesi francese propone un volume che contiene cinque riflessioni per approfondire i punti salienti dell’Enciclica e promuovere la conversione ad una “ecologia integrale” da mettere in pratica quotidianamente. La prima riflessione è incentrata su “L’attenzione alla vita interiore”; la seconda su “L’attenzione al nostro ambiente più vicino”, mentre la terza invita i fedeli a rispondere alla domanda “Che tipo di consumatore sono?”. I poveri ed il loro grido di aiuto sono, invece, l’argomento principale del penultimo testo, mentre l’ultimo si concentra sulla “Conversione ecologica delle parrocchie”. A chiudere il ciclo di riflessione c’è un sussidio liturgico per una Veglia di preghiera. “La Quaresima è un tempo di cammino fino alla Pasqua, festa della Resurrezione – scrive nella prefazione del volume Monsignor Jean-Christophe Lagleize, vescovo di Metz - Proprio come ha risuscitato Gesù dai morti, Dio fa nuove tutte le cose nella nostra vita, se siamo disposti. È urgente, quindi, che anche noi acconsentiamo alla novità nel modo in cui ci prendiamo cura della Creazione che Dio ci affida”. “Le cinque riflessioni che vi proponiamo in questa Quaresima domestica esplorano cinque percorsi di conversione che conducono ad un maggiore rispetto per la nostra casa comune – conclude il presule - A tutti auguro di essere gli amministratori fedeli e felici dell'opera di Dio”. (IP)

15 febbraio - PORTOGALLO Pandemia, carità e speranza nei messaggi di Quaresima dei vescovi

Il dolore della pandemia da Covid-19, ma anche la gioia della carità e della speranza cristiana: si muovono lungo queste due linee-guida i messaggi di Quaresima di diversi vescovi del Portogallo, diffusi in questi giorni. “La Quaresima è un tempo favorevole per rinnovare la fede e la carità ed una sfida a costruire un’altra pandemia: quella della speranza”, scrive ad esempio il vescovo di Bragança-Miranda, Monsignor José Cordeiro. Esortando i fedeli “alla conversione e alla missione”, il presule li invita al contempo a praticare “elemosina, digiuno, silenzio, preghiera, penitenza”, nonché “Lectio divina, adorazione eucaristica, Rosario e Via Crucis". Dal vescovo, infine, il suggerimento a guardare a San Giuseppe, esempio di “persona comune” che, “come tanti uomini e donne in tempo di pandemia, apparentemente nascosti o in secondo piano”, in realtà “hanno un protagonismo senza pari nella storia dell’umanità”, operando in favore della vita. Gli fa eco il vescovo di Porto, Monsignor Manuel Linda, il quale nel suo messaggio auspica che, dopo questo tempo di crisi, "sorga un tempo nuovo e più solidale”, anche in famiglia, “vera e insostituibile Chiesa domestica”. Di qui, l’esortazione a sostenere l’operato della Caritas diocesana, affinché “l’amore fraterno tra i fedeli possa ridurre al minimo la sofferenza di chi vive nell’emergenza”. “Nessun cristiano – conclude il vescovo – dovrebbe mai smettere di condividere il poco o il tanto che Dio gli dona”. Sulla stessa linea il vescovo di Funchal, Monsignor Nuno Brás, che nel suo messaggio scrive: “Nessuno sia ‘paralizzato’ dal virus. Rendiamo comunque reale la Quaresima: non smettiamo di avvicinarci a Dio e al Sacramento della confessione; non smettiamo di aiutare il nostro prossimo; non smettiamo di crescere interiormente". Il presule ricorda anche che il prossimo 11 giugno si celebrerà il 500.mo anniversario della scelta di San Giacomo il Minore a Patrono diocesano: per questo, ogni giorno di Quaresima i fedeli sono invitati a seguire una riflessione sulla Lettera di questo apostolo, contenuta nel Nuovo Testamento. La meditazione sarà tenuta dallo stesso vescovo e sarà divulgata sulla pagina web diocesana, sui canali social e attraverso la radio locale. Infine, Monsignor Bras suggerisce che la colletta della Domenica delle Palme sia devoluta alla diocesi di Pemba, in Mozambico, che dal 2017 “sta vivendo momenti di grande sofferenza a causa di calamità naturali e violenti attacchi". Il vescovo di Coimbra, Monsignor Virgílio Antunes, invece, ricorda che “ogni persona è un dono di Dio e un dono per gli altri”. In questa Quaresima “così diversa” dal solito, dunque, è importante che in fedeli non cadano “nello scoraggiamento e nella prostrazione”, bensì “riconoscano i segni della speranza”, come “l’umanità, la fraternità, la solidarietà e l’amore” sempre presenti, anche in tempo di pandemia. Questa “ondata di bontà”, infatti, “commuove e lascia intravedere squarci di speranza". Anche questo vescovo si sofferma, poi, sulla figura di San Giuseppe, ricordando lo speciale Anno in corso fino al prossimo 8 dicembre, indetto da Papa Francesco per i 150 anni dalla proclamazione dello sposo della Vergine Maria a Patrono della Chiesa cattolica. “San Giuseppe non si è mai scoraggiato; era sempre fiducioso di essere nelle mani di Dio – conclude Monsignor Antunes – Ora sta a noi, come individui, come famiglie, come Chiesa e come comunità prenderci cura delle persone, come Giuseppe si prese cura di Gesù e Maria”. Dal suo canto, nelle Azzorre, il vescovo di Angra, Monsignor João Lavrador, rende noto che le collette Quaresimali diocesane saranno destinare a sostenere le vittime della pandemia. “Non possiamo ignorare l’emergenza sanitaria che ci invade e che sta causando tanta sofferenza, povertà e solitudine. Questa situazione richiede la condivisione con tutti coloro che soffrono", afferma il presule. Lanciando, quindi, un appello a tutti i fedeli affinché compiano “un itinerario di preghiera e conversione, facendo della carità un impulso del cuore”, Monsignor Lavrador ricorda che “con il digiuno e l'elemosina, con l'ascesi e l'austerità di vita, con l'ascolto più assiduo della Parola, con la frequentazione dei sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione e con una preghiera più intensa e fervida, rafforziamo la comunione con Dio e con i nostri fratelli". Ad oggi, in Portogallo, il Covid-19 ha provocato 786mila casi in totale ed oltre 15mila decessi. A fine gennaio, l’emergenza sanitaria ha fatto registrare un vero e proprio record: in 24 ore, si sono contati 303 morti e 16.342 nuovi contagi. Per far fronte alla situazione, le autorità hanno prolungato lo stato di emergenza fino al 1.mo marzo, con un lockdown generalizzato che comporta anche la sospensione delle celebrazioni religiose con concorso di popolo. (IP)

15 febbraio SPAGNA 9-10 marzo, conferenza virtuale dei Cappellani carcerari sulle sfide della pandemia

Quali sfide ha comportato e comporta la pandemia da Covid-19 per la Pastorale carceraria in Spagna? A questa domanda vuole rispondere la conferenza virtuale in programma il 9 e 10 marzo sulla piattaforma Zoom. L’evento è organizzato dalla Sotto-Commissione per l’Azione caritativa e sociale della Conferenza episcopale spagnola (Cee) e sarà aperto dall’intervento di Monsignor José Cobo, vescovo ausiliare di Madrid e responsabile del settore, che rifletterà sul tema “La pandemia e le sue sfide per la vita cristiana e la Pastorale penitenziaria”. Seguirà una tavola rotonda dal titolo “L’impegno pastorale durante la pandemia”, cui parteciperanno diversi cappellani e volontari. Il giorno successivo sarà dedicato alla questione dei “Diritti limitati in tempo di pandemia”, nonché allo scambio di informazioni ed esperienze vissute in questi mesi da diversi responsabili pastorali. L’incontro di marzo, inoltre, si terrà in preparazione ad altri due appuntamenti della Pastorale penitenziaria: la speciale “Settimana” in programma in tutte le parrocchie spagnole dal 17 al 24 settembre, nonché il decimo “Congresso nazionale” del settore, previsto a Madrid dal 15 al 17 ottobre prossimi. Ad oggi, in Spagna, il Covid-19 ha provocato oltre 3milioni di contagi e più di 64mila decessi. Il lockdown stabilito dalle autorità ha quindi imposto, già nei mesi scorsi, la chiusura delle carceri a persone esterne, tranne che agli agenti di custodia ed al personale sanitario. Di conseguenza, sono stati sospesi tutti i colloqui personali dei detenuti con i familiari, che hanno potuto parlare con i propri cari solo per telefono o tramite lettera. Revocato anche l’ingresso di pacchi dall’esterno e ridotti i laboratori produttivi e la didattica per detenuti. Anche le celebrazioni religiose si sono fermate, in quanto l’accesso ai cappellani carcerari è stato vietato. Le misure restrittive hanno funzionato: pochi, infatti, i contagi registrati dietro le sbarre di circa dieci prigioni, mentre l’85 per cento di esse è risultato Covid-free, portando il tasso di mortalità nei penitenziari iberici a dieci punti in meno rispetto a quello della popolazione in generale. Tuttavia, il lockdown ha creato grande disagio e difficoltà alle persone dietro le sbarre, come testimoniato da padre Florencio Roselló Avellanassacerdote mercedario membro della Pastorale penitenziaria spagnola: “Si è trattato di scelte dure – ha detto - perché la famiglia è il balsamo curativo che tranquillizza la vita dietro le sbarre; è il motore che alimenta la speranza”, così come le celebrazioni religiose “costituiscono una boccata di ossigeno” per chi vive in carcere. Nonostante ciò, la Chiesa non si è persa d’animo, bensì si è “reinventata con creatività”, senza mai “smettere di assistere i reclusi e le loro famiglie”. Alcune cappellanie, ad esempio, “hanno fabbricato circa 20mila mascherine e 100 schermi protettivi per i carcerati e le guardie”; altre “hanno aperto indirizzi e-mail a cui raccogliere messaggi di sostegno e di solidarietà ai detenuti”; altre ancora hanno dato “un aiuto economico ai prigionieri più poveri e indigenti”, privati del sostegno delle loro famiglie. Infine, alcune cappellanie hanno inviato ai carcerati sussidi liturgici per permettere loro di vivere la celebrazione della Messa a distanza, attraverso televisori autorizzati. In tempo di pandemia, dunque, ha concluso padre Avellanas, “i detenuti hanno percepito la Chiesa vicina, anche dal di fuori”, perché essa “ha accompagnato le loro famiglie e lottato per i loro sogni”. La speranza, ora, è che “questa esperienza porti ad un impegno maggiore con le carceri e con le persone che vi sono rinchiuse”. (IP)

15 febbraio - INDIA Verso le elezioni in Kerala. Vescovi: no alle polarizzazioni su questioni religiose

No alle manipolazioni politiche volte a polarizzare le comunità su questioni religiose: lo chiede la Conferenza dei vescovi cattolici dei Kerala (Kcbc), nel sud dell’India. L’appello dei presuli – riportato dall’agenzia Eglise d’Asie - arriva in vista delle elezioni per il rinnovo dei 140 deputati dell’Assemblea legislativa dello Stato, in programma tra aprile e maggio. In particolare, la Chiesa cattolica deplora il tentativo, messo in atto da alcuni candidati, di creare “tensioni tra cristiani e musulmani, attraverso campagne false, fuorvianti e calunniose”. Azioni portate avanti “anche sui social network”, denuncia Monsignor Joseph Pamplany, presidente della Commissione dei media della Kcbc. “Attualmente, cristiani e musulmani convivono pacificamente nello Stato – nota il presule – Ma nuovi interessi politici cercano di creare una spaccatura tra di loro”, citando l’esempio di musulmani che sposano donne cristiane solo per convertirle all’Islam. Ma “si tratta di informazioni false e fuorvianti che creano odio tra le comunità”, ribadisce Monsignor Pamplany. Al contempo, il presule sottolinea che “la Chiesa non è schierata con alcun partito politico. Anzi: essa sostiene gli schieramenti che promuovono la laicità e i valori democratici associati ad un’agenda di sviluppo per il bene di tutti”. Lo Stato del Kerala è a maggioranza indù, pari al 54 per centro della popolazione; cristiani e musulmani costituiscono invece, rispettivamente, il 18 e il 26 per cento del totale. Il partito filo-indù Bharatiya Janata Party (Bjp), che gestisce il governo federale, punta quindi ad ottenere maggiori consensi. (IP)

15 febbraio - PERÚ Proseguono le campagne promosse dalla Conferenza episcopale per combattere la pandemia

Questo momento difficile insegna a valorizzare l’amicizia, la fraternità, la solidarietà, a vivere con speranza il presente e ad essere uniti come una famiglia. È in sintesi quanto ha voluto dire il cardinale Pedro Barreto, arcivescovo di Huancayo e vicepresidente della Conferenza Episcopale Peruviana, in un videomessaggio incoraggiando i fedeli  ad aderire a “Resuscita Perù ora”, l’iniziativa pastorale promossa dai vescovi volta ad offrire aiuto alle persone colpite dalla pandemiaIl porporato esorta a mettere da parte ciò che separa e a cercare la verità dell’unità. “‘Resuscita Perù ora’ ha bisogno di ognuno di voi, siamo parte della soluzione” aggiunge. Obiettivo dei presuli è sensibilizzare la società a tutte le disuguaglianze in materia di salute, lavoro e istruzione, affinché tutti possano avere una vita dignitosa. Prendendo spunto dall’invito di Papa Francesco a trasmettere, in questo tempo di pandemia, la gioia e la speranza di resuscitare con il Risorto, facendo un bilancio dei progetti promossi per andare incontro alle persone più in difficoltà e dopo aver ascoltato esperti e specialisti su come superare la gravissima crisi che sta attraversando il Paese, “Resuscita Perù ora” ha riunito organizzazioni, movimenti e piattaforme di diverse aree. Comunità di fede, università, associazioni e aggregazioni varie si organizzeranno in gruppi di lavoro e commissioni per promuovere azioni di solidarietà per superare le pandemie sociali derivate dalla disuguaglianza e che hanno indebolito i servizi pubblici essenziali. Intanto prosegue “Respira Perú”, la campagna che coinvolge la Conferenza episcopale, la Società Nazionale delle Industrie e l’Università San Ignacio de Loyola nella realizzazione di impianti di produzione di ossigeno. Il 20 febbraio si svolgerà una telemaratona con l’obiettivo di raccogliere fondi per continuare a fornire impianti di produzione di ossigeno e attrezzature mediche agli ospedali per poter aiutare i malati di Covid-19. Ad oggi, “Respira Perù” ha consegnato 13 impianti di produzione di ossigeno agli ospedali di Arequipa, Huánuco, Lima, Tacna, Picota (San Martín), Tingo María, Trujillo, Abancay e Ica, Piura; oltre a 2.880 respiratori meccanici per uso personale, 2.500 protettori acrilici per personale medico, concentratori di ossigeno, dispositivi di ossigeno ad alto flusso, kit medici, altri materiali e forniture per gli ospedali di Minsa, EsSalud, governi regionali, Forze Armate e Polizia Nazionale. Sempre su iniziativa di “Respira Perù”, l’azienda nazionale Modasa ha realizzato i primi sei impianti che producono ossigeno medicinale. Presentati il ​​21 gennaio scorso dal presidente della Repubblica, Francesco Sagasti, e dalla ministra della Salute, Pilar Mazzetti, tre sono stati consegnati al sistema sanitario nazionale: due all'ospedale nazionale Arzobispo Loayza di Lima e uno all'ospedale José Cayetano Heredia de EsSalud di Piura. (TC)

15 febbraio -  AFRICA Conferenza Chiese africane al nuovo presidente UA: porre fine a conflitti armati

È Felix-Antoine Tshisekedi Tshilombo il nuovo presidente di turno dell’Unione Africana (Ua). Il capo di Stato della Repubblica democratica del Congo è stato eletto nel corso della 34.ma Assemblea dell’Ua, svoltasi il 6 e 7 febbraio, succedendo al presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa. Al neo-eletto è arrivato il messaggio della Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (All Africa Conference of Churches - Aacc) che lo ha esortato a fare della fine dei conflitti armati nel continente la sua “massima priorità”, così da mantenere e preservare la pace. “Lo scorso anno – si legge nel messaggio – l’Africa ha mancato il suo obiettivo di mettere a tacere le armi entro il 2020”. Anzi: proprio negli scorsi dodici mesi “sono emersi nuovi conflitti, come quello in Etiopia”, precisamente nella regione del Tigray. Esprimendo, quindi, apprezzamento per il tema scelto dalla 34.ma Assemblea dell’Ua, ovvero “Arti, cultura e patrimonio: leve per costruire l'Africa che vogliamo", l’Aacc ribadisce: "L'Africa ha bisogno di sfruttare al massimo il potenziale delle arti per unirsi e catalizzare la pace, la tolleranza e l'armonia in tutto il continente”. Ulteriori appelli vengono lanciati dalle Chiese riguardo alla diffusione del coronavirus e alla corruzione: “L’emergenza pandemica ha colto l’Africa impreparata”, nota l’Aacc, esortando i governi del continente a “rispettare i loro impegni nel settore sanitario”, mentre preoccupazione viene espressa per “la corruzione endemica ed il debito crescente” su tutto il territorio. “Continuiamo ad alzare la voce ed a ricordare ai governi l’obbligo morale di fermare la corruzione e frenare l’aumento del debito pubblico in Africa – ribadisce il messaggio – Tutto questo, infatti, continua ad attirare i governi africani nelle morse dei finanziatori stranieri, minacciando la futura indipendenza dei nostri Paesi”. Infine, l’Aacc ribadisce che di essere pronta e disposta a lavorare con l'Ua per il miglioramento delle condizioni di vita dei popoli del continente: le comunità di fede, infatti, “sono un aspetto indispensabile per lo sviluppo dell'Africa. Lavoriamo in prima linea nella ricerca della giustizia, nella lotta alla povertà, nell’offerta di servizi sociali e nello sviluppo spirituale dell'umanità". Da ricordare che l’All Africa Conference of Churches è una comunità ecumenica che conta 193 membri e rappresenta oltre 140 milioni di cristiani africani in 42 Paesi del continente. (IP)

15 febbraio - SCOZIA Cattolici ed evangelici: ritirare Ddl su crimini d’odio, serve una “adeguata considerazione”

Il governo scozzese ritiri una parte della proposta di legge sui crimini d’odio per lasciare il tempo di “esaminare nel dettaglio le disposizioni cruciali”: è quanto chiedono i leader della Chiesa cattolica ed evangelica della Scozia, in una lettera aperta inviata il 12 febbraio al Segretario di gabinetto per la giustizia, Humza Yousaf. Il progetto di legge, che potenzialmente criminalizza qualsiasi critica all’ideologia di gender, viene disapprovato dai cattolici e dagli evangelici perché mette a rischio la libertà di espressione, per la quale i leader religiosi richiedono maggiori tutele. "L’ideologia di genere – prosegue la lettera - è stata oggetto di discussioni pubbliche ampie e sentite. Tale discussione, libera e critica dei vari punti di vista, è vitale all’interno della società". Di conseguenza, “è inaccettabile che non si debba ascoltare qualsiasi posizione o opinione in contrasto con l’assunto che il sesso o il genere sia fluido e mutevole". “Come cristiani – spiegano cattolici ed evangelici - sappiamo che molti non condividono o non comprendono le nostre convinzioni, ma siamo assolutamente impegnati nello scambio libero e aperto di idee nella società”. Per questo, i leader cristiani ribadiscono: “La gente deve essere completamente libera di essere in disaccordo con la nostra fede, in qualsiasi modo”, poiché tale fede “ha una base probatoria sufficiente per resistere a qualsiasi critica, e quindi il dibattito aperto è accolto con favore”. Al contempo, però, si richiede che il Ddl abbia “un approccio sostanziale alla libertà di espressione in relazione alla religione” e si esorta il Parlamento scozzese “a garantire il diritto di tutti, nella società, di esprimere liberamente il proprio credo”. In quest’ottica, la missiva evidenzia due necessità: “proteggere le comunità vulnerabili dai crimini d'odio” e “tutelare le libertà fondamentali” di tutti. “Il nostro approccio – affermano i leader cristiani - non è mai stato quello di considerare solo le esigenze delle nostre comunità, ma piuttosto di guardare all'impatto che questa legge, una volta approvata, avrebbe su tutta la società”. Inoltre, sostenendo la necessità di un dibattito “aperto ed onesto”, i firmatari della missiva ribadiscono che "il diritto di affermare che i due sessi non esistono o che il genere è fluido deve essere abbinato al diritto di non essere d'accordo con questa opinione e alla possibilità di averla”, certi di non essere perseguiti penalmente. “Crediamo quindi – si legge nella lettera - che nel progetto di legge si debba prevedere la possibilità di discutere e criticare le opinioni sull’ideologia di genere senza temere sanzioni penali”. Il Parlamento scozzese ha, ora, circa quattro settimane di tempo per procedere all’approvazione del Ddl. Un tempo “molto ristretto – sottolinea ancora la missiva – che rischia di far passare una legislazione inadeguata e male elaborata”. Finora, infatti, “non è stata suggerita alcuna soluzione praticabile per i problemi di libertà di espressione”. Ma se tali soluzioni non possono essere trovate, concludono cattolici ed evangelici, si auspica che “il governo scozzese prenda in considerazione il ritiro dei reati di fomentazione dell'odio nella parte 2 del progetto normativo, in modo da consentire una considerazione e una discussione più dettagliata, garantendo che le disposizioni sulla libertà di espressione, che sanciscono un dibattito libero e aperto, ricevano il controllo di cui hanno bisogno”. Da segnalare che è la prima volta che Chiesa cattolica, Alleanza evangelica e Chiesa libera di Scozia presentano congiuntamente una petizione al governo locale, chiedendo anche un incontro con Humza Yousaf. I firmatari della missiva sono Anthony Horan, direttore dell'Ufficio parlamentare cattolico della Conferenza episcopale di Scozia; Stephen Allison, assistente ecclesiastico della Chiesa libera di Scozia e Fred Drummond, direttore nazionale dell'Alleanza Evangelica Scozzese (IP)

 

14 febbraio - SUD SUDAN Monsignor Kussala (Tombura-Yambio): urgente la riorganizzazione dell’esercito per garantire il successo del processo di pace

Procedere senza ulteriori indugi alla riorganizzazione dell’esercito nazionale e al disarmo delle milizie ancora operative in Sud Sudan come previsto dall’Accordo rivitalizzato di pace (Revitalized agreement on the resolution of the conflict in south sudan - R-ARCSS). A chiederlo è monsignor Edward Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, che in una dichiarazione ripresa dall’agenzia Aciafrica evidenzia come questa sia una condizione imprescindibile per garantire finalmente una pace duratura al Paese. La pacificazione tra le fazioni in lotta durante la guerra civile che dal 2013 ha visto contrapposte le forze governative del presidente Salva Kiir e quelle dell’ex vicepresidente Riek Machar, ha compiuto un ulteriore passo lo scorso autunno con la firma di un accordo mediato da Sant’Egidio per un cessate il fuoco con le opposizioni armate riunite nella sigla del SSOMA (South Sudan Opposition Moviment Alliance), che erano rimaste fuori dall’intesa siglata il 12 settembre 2018 ad Addis Abeba. Resta tuttavia da realizzare l’integrazione delle varie milizie nell’esercito regolare, senza la quale – ammonisce monsignor Kussala – sarà impossibile stabilizzare il Paese, garantire la giustizia e una pacifica convivenza tra le sue varie componenti etniche. Di qui il pressante appello al Governo transitorio di unità nazionale ad accelerare il processo di riorganizzazione delle forze armate perché il popolo sud-sudanese si senta protetto e non sia spinto, a sua volta, a riprendere le armi.  "Se (i soldati) sono organizzati, svolgeranno in modo efficiente il loro ruolo di protezione, per garantire l’applicazione della giustizia e il rispetto dell’ordine pubblico nel nostro paese – rimarca il vescovo di Tombura-Yambio -. Lasciarli nel caos in questo momento significa lasciare il Paese in balia della disorganizzazione, della confusione, della violenza e dell'illegalità". A preoccupare monsignor Kussala è anche il fatto che molti gruppi armati non hanno ancora deposto le armi e non sono stati sciolti. Per il presule la loro presenza rappresenta un’ ulteriore minaccia alla pace per il popolo del Sud Sudan che ha bisogno di ordine. Non meno importante – aggiunge - è garantire ai militari del nuovo esercito nazionale una paga adeguata perché non siano indotti alla tentazione di compiere abusi nello svolgimento della loro missione. L’avvio del disarmo, della smobilitazione delle milizie e della loro integrazione in un unico esercito regolare sono quindi un’esigenza prioritaria, insiste monsignor Kussala, ammonendo che il ritardo di questi processi costituisce oggi una seria minaccia per l'attuazione dell’Accordo rivitalizzato di pace e per il successo della transizione allo Stato di diritto, all'ordine e alla pace in Sud Sudan. Il presule conclude quindi con un appello agli stessi militari a restare leali al loro Paese e a non usare le armi contro il loro popolo. (LZ)

14 febbraio - ZAMBIA Cristiani in preghiera oggi per invocare l’aiuto di Dio contro la seconda ondata della pandemia più letale della prima in Africa

“Riponiamo la nostra fiducia in Dio”: questo il titolo di uno speciale incontro di preghiera virtuale organizzato questo pomeriggio a Lusaka dalla Conferenza episcopale dello Zambia (Zccb), insieme al Consiglio nazionale delle Chiese (Ccz) e dalla Comunione evangeliza dello Zambia (Efz), per invocare l’aiuto del Signore contro la pandemia Coronavirus. Lo Zambia è uno dei Paesi africani più colpiti dalla seconda ondata della pandemia che in tutto il continente si sta rivelando più letale e contagiosa della prima, anche grazie alla nuova variante sudafricana del virus, la 501.V2. Ad oggi sono registrati più di 68mila casi con 940 decessi, tra i quali si ricorda monsignor Moses Hamungole, il vescovo della diocesi di Monze scomparso lo scorso gennaio per complicanze legate alla malattia. Di fronte a questa situazione drammatica l’invito delle Chiese zambiane è dunque alla preghiera. "È nostra ferma convinzione che Dio sia l'unica risposta alla seconda ondata ancora più mortale del primo Coronavirus", si legge in una dichiarazione congiunta. In vista dell’appuntamento, previsto alle 14.30 locali e trasmesso su Facebook, i leader cristiani zambiani hanno inoltre reiterato l’invito a seguire scrupolosamente tutte le linee guida del Ministero della salute, come l’uso costante delle mascherine, il rispetto del distanziamento sociale , l'igiene personale, il lavaggio frequente delle mani con sapone e acqua pulita ". Questo - affermano -  nella certezza che il Covid-19 "può essere ridotto drasticamente dell'80% se tutti rispettiamo le regole e preghiamo fervidamente". Dalle Chiese zambiane anche l’esortazione a rivolgersi tempestivamente a un medico appena si manifestano sintomi sospetti. "La pandemia – avvertono  - ha raggiunto tutti i distretti del paese, diventando un problema trasversale". L’Africa  è stata relativamente risparmiata dal virus nella prima fase della pandemia, ma l’aumento del tasso di mortalità, salito negli ultimi mesi al 2,5 % rispetto a una media mondiale del 2,2, ha segnato un’inversione di rotta che preoccupa gli esperti. In netto aumento anche il tasso dei contagi, che a dicembre è cresciuto del 14% settimanalmente .  Tra i Paesi più contagiati, oltre allo Zambia, il Sudafrica, il Malawi, lo Swaziland, il Mozambico e lo Zimbabwe. Inoltre più di 20 Paesi dell’Ua hanno tassi di letalità superiori alla media mondiale e tra loro spiccano la Repubblica Araba Democratica dei Sahrawi, il Sudan , l’Egitto e la Liberia. La progressione dell’epidemia sopravanza la capacità di sistemi sanitari già fragili e inadeguati di prendersi carico dei pazienti, mentre il continente aspetta i vaccini. (LZ)

14 febbraio -  IRLANDA Mercoledì delle Ceneri. Monsignor Martin: celebrare l’inizio della Quaresima con la preghiera, il digiuno e opere di carità

A causa della chiusura delle chiese per le celebrazioni comunitarie in Nord e Sud Irlanda, i cattolici irlandesi non potranno partecipare fisicamente al rito delle Ceneri il 17 febbraio. Per questo monsignor Eamon Martin, arcivescovo di Armagh e presidente della Conferenza episcopale irlandese (Icbc), invita i fedeli a concentrarsi sulla preghiera, la carità e il digiuno che – afferma - sono parimenti importanti nel cammino di Quaresima che ci prepara alla celebrazione della Pasqua del Signore. Il primate irlandese ricorda che molte le parrocchie trasmetteranno le celebrazioni online e stanno incoraggiando i fedeli a celebrare il Mercoledì delle Ceneri pregando in casa. Inoltre, le famiglie potranno utilizzare il materiale messo online dal Northern Pastoral Network (NPN), la rete delle diocesi irlandesi per sostenere le loro attività condividendo sussidi e programmi pastorali. Tra i suggerimenti proposti, in alternativa alle Ceneri, oltre al digiuno e alle risoluzioni quaresimali, quella di indossare una croce di nastro o cartoncino nero. Alcune parrocchie metteranno anche a disposizione piccole buste di ceneri benedette che i fedeli potranno ritirare quando visiteranno le loro chiese per la preghiera individuale nei primi giorni di Quaresima. Allo stesso modo potranno ritirare il “Trócaire Box”, la scatola che l’agenzia dei vescovi per lo sviluppo nei Paesi d'oltremare invita a riempire con generi di prima necessità per i bisognosi durante il periodo di Quaresima. Monsignor Martin invita infine i fedeli i fedeli a seguire #LivingLent, l’annuale iniziativa quaresimale dei vescovi, che prevede la diffusione quotidiana su Facebook, Twitter e Instagram  di una breve riflessione o suggerimento liturgico sulla Quaresima, con un focus particolare sulla carità. (LZ)

14 febbraio - BELGIO Mercoledì delle Ceneri. Moltiplicate le celebrazioni per consentire la partecipazione di più fedeli nel rispetto dei protocolli sanitari

Aprire più spazi possibile, comprese le chiese che non hanno ancora ripreso le loro attività, per consentire la partecipazione del maggior numero possibile di fedeli nel rispetto dei protocolli sanitari. Questa l’indicazione dei vescovi belgi per il prossimo Mercoledì delle Ceneri, il 17 febbraio, che come le altre celebrazioni liturgiche di questi ultimi 12 mesi hanno subito modifiche a causa dell’emergenza Covid-19. Per il rito penitenziale che segna l’inizio della Quaresima  - riporta l'agenzia della Conferenza episcopale Cathobel - i presuli rinviano alle recenti indicazioni della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che saranno applicate anche da Papa Francesco in Vaticano. I sacerdoti, dunque, dopo avere igienizzato le mani, potranno avvicinarsi ai fedeli con la mascherina correttamente indossata e lasciare cadere le ceneri sul capo di ciascuno senza toccare la fronte e pronunciare la formula di rito ("Convertitevi e credete al Vangelo" oppure "Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai") che sarà invece proclamata dall'altare una volta per tutti per mantenere il distanziamento fisico. Per quanto riguarda la presenza dei fedeli, secondo le disposizioni del Governo belga, il limite è fissato a 15. Per questo i vescovi belgi incoraggiano tutte le parrocchie ad aprire le loro porte e celebrare in più luoghi possibile le liturgie,  con o senza Messa, per consentire la partecipazione di un numero maggiore di fedeli a più celebrazioni. È infatti importante compiere insieme l’ingresso nella Quaresima per sottolineare la sua dimensione comunitaria, sottolinea il portavoce della Conferenza episcopale, padre Tommy Scholtes. Per chi non potrà partecipare fisicamente al Rito delle Ceneri sarà sempre possibile seguirlo in radio o in televisione sui canali di RCF e KTO TV. (LZ)

13 febbraio  ITALIA Violenza giovanile. Monsignor Delpini invita il 21 febbraio a un momento di preghiera per i giovani: dare voce allo strazio dell’impotenza

Uno speciale momento di preghiera per i giovani e gli adolescenti in un momento difficile anche per loro. A convocarlo il 21 febbraio, prima domenica di Quaresima, l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini,  che alle 20.45 presiederà la preghiera nel Santuario di San Pietro in Seveso. L’invito è esteso a tutte le chiese, santuari, conventi e monasteri della diocesi.  Con l’iniziativa – spiega monsignor Delpini in un’accorata lettera rivolta a tutte le parrocchie della diocesi – la Chiesa di Milano vuole condividere “lo strazio dell’impotenza” di fronte all’escalation di violenza giovanile registrato in diverse città italiane in concomitanza con la crisi del Coronavirus di isolamento e restrizioni a causa del Coronavirus. Le cronache di questi mesi di lockdown e isolamento parlano di sempre più frequenti risse, pestaggi, atti di vandalismo che vedono come protagonisti giovani e giovanissimi, segno di un disagio diffuso, ma soprattutto di quella “catastrofe educativa” richiamata da Papa Francesco nel suo recente discorso al Corpo diplomatico in Vaticano, sottolinea monsignor Delpini. Desiderio dell’arcivescovo è di “dare voce a tutti i genitori, gli educatori, gli insegnanti che percepiscono questo momento come una emergenza spirituale ed educativa e si rendono conto che non sono a portata di mano rimedi e soluzioni immediate”. Soprattutto, monsignor Delpini vuole “dare voce a ragazzi e ragazze che sono sconvolti dall’isolamento, dai comportamenti incomprensibili e violenti fino alla morte di coetanei ai quali sono affezionati”. “Vorrei - scrive ancora monsignor Delpini nella lettera - che questa voce arrivasse alle istituzioni e che l’alleanza tra le istituzioni si rivelasse con maggior evidenza e incisività. Brucia dover constatare la mia, la nostra impotenza. Ma, precisa, "non ho niente da rimproverare a nessuno, non ho niente da insegnare. Verrà il momento per discorsi più ragionati, per proposte e impegno: la Chiesa c’è, ci sarà, per tutti. Ma in questo momento porto davanti al Signore questi sentimenti, con la certezza che il Signore continua ad amare ciascuno”. E sarà questo spirito ad animare il momento di preghiera del 21 febbraio: “Vorrei sentire che siamo in tanti in ogni parte della Diocesi a pregare in quella sera di inizio Quaresima. Tanti: genitori, adolescenti e giovani appassionati del bene e avvertiti del male che insidia e rovina anche i loro coetanei. Tanti: preti, persone consacrate, insegnanti, educatori, tutti coloro che condividono lo strazio dell’impotenza e continuano a gridare verso Dio. Ogni chiesa, ogni santuario, ogni convento, ogni monastero, può essere aperto, in questo stesso orario, per un tempo di preghiera”, conclude la lettera. (LZ)

13 febbraio - IRLANDA Il 19 febbraio l’annuale Giornata di preghiera per le vittime di abusi sessuali con l’accensione della Candela dell’Espiazione

Il 19 febbraio, primo venerdì di Quaresima, in Irlanda, si terrà l’annuale Giornata di preghiera per i sopravvissuti e le vittime di abusi sessuali. Voluta da Papa Francesco su suggerimento di alcuni sopravvissuti, in Irlanda la ricorrenza viene celebrata ogni anno nel periodo di Quaresima dal 2017. Durante la giornata sarà letta una preghiera e nelle cattedrali e in tutte le parrocchie del Paese verranno accese le “Candele dell’espiazione”, per "chiedere perdono come Chiesa per la sofferenza causata dall’abuso”.      “Accendendo queste candele ricorderemo i nostri fratelli e le nostre sorelle e le loro famiglie, che sono stati segnati a vita dagli abusi subiti”, spiega in una nota  monsignor Eamon Martin, arcivescovo di Armagh e presidente della Conferenza episcopale irlandese. “La loro fiducia è stata profondamente tradita e la loro fede è stata crudelmente messa alla prova dai responsabili degli abusi in seno alla Chiesa”. Il primate cattolico irlandese ricorda di avere avuto l’onore di incontrare diverse volte le vittime e sopravvissuti agli abusi e membri delle loro famiglie nelle quattro province dell’Irlanda: “Molti mi hanno parlato dell’importanza della preghiera e della necessità che la Chiesa sia aperta alla giustizia, ad espiare e a non dimenticarli mai. Mi sono sentito umile di fronte al loro coraggio e sopraffatto dalla loro generosità d’animo”.  Monsignor Martin rinnova quindi l’invito alle diocesi e parrocchie irlandesi a partecipare all’iniziativa di preghiera e ad accendere anche quest'anno la “Candela dell'Espiazione” nelle cattedrali e nelle chiese di tutta l'Irlanda, sottolineando l’importanza di questo gesto per le vittime: “Sono convinto che la preghiera e il contatto con i sopravvissuti agli abusi sia una moderna opera di misericordia corporale e spirituale ", afferma. Il presule ricorda in proposito il forte impatto emotivo del Rito Penitenziale voluto e presieduto da Papa Francesco il 26 agosto 2018 a Phoenix Park, durante la Messa conclusiva dell’Incontro mondiale delle famiglie a Dublino, in cui il Pontefice implorò la misericordia di Dio e il perdono per i crimini commessi. L’auspicio di monsignor Martin è dunque che la “Candela dell’Espiazione” e la preghiera che l’accompagna ricordino a tutti “la necessità di espirare e che possano simboleggiare il pentimento, la luce nelle tenebre e la speranza". Sul sito della Conferenza episcopale (Icbc), i vescovi irlandesi hanno messo a disposizione i testi liturgici per la benedizione della “Candela dell’Espiazione”, il testo della preghiera di accompagnamento insieme ai testi di altre preghiere per i sopravvissuti, nonché il link alla pagina “Towards Peace”, un servizio di sostengo spirituale ai sopravvissuti e ai loro familiari finanziato dalla stessa Conferenza episcopale e dall’associazione dei religiosi e dei missionari d’Irlanda. (LZ)

13 febbraio - MONDO “L’amore non ferisce, guarisce”: campagna social del Wcc per la Festa di San Valentino contro la violenza sulle donne

Sarà un San Valentino all’insegna della sensibilizzazione sulle violenze di genere e sui femminicidi quella proposta quest’anno dal Consiglio mondiale delle Chiese (WCC).  Per la festa degli innamorati l’organizzazione ecumenica mondiale ha deciso di lanciare una nuova campagna online per ribadire l’aspirazione a un mondo senza paura di molestie, abusi e violenze sessuali contro le donne. Violenze che non sono solo fisiche, ma anche emotive e psicologiche, e che hanno un carattere sistemico, perché avvengono in ogni ambito della società: tra le mura domestiche, come nelle scuole, nei luoghi di lavoro e anche nei luoghi di culto. L’idea della nuova campagna è quella di condividere sui social immagini - rose rosse, cuori, mani nelle mani - accompagnate da frasi come "L'amore non ferisce guarisce" “L’amore è gentile”, “Celebrate l’amore, prevenite gli abusi”, “Ogni giorno, afferma rispetto, devozione e amore”. Parole che vogliono invitare alla “riflessione in un anno in cui una ‘pandemia ombra’ degli abusi domestici e della violenza è cresciuta in modo allarmante”, spiega il sito del Wcc.   L’iniziativa si inserisce nell’ambito della sua campagna mondiale dei #ThursdaysinBlack, l’iniziativa di sensibilizzazione nata dal Decennio delle Chiese in solidarietà con le donne (1988-1998)  in cui si chiede a chi riconosce la violenza di genere come una piaga delle nostre società di indossare ogni giovedì indumenti neri. Nata per denunciare gli stupri come arma di guerra, l’ingiustizia e le violenze di genere, la campagna #ThursdaysinBlack è cresciuta in questi anni di fronte all’escalation di femminicidi e delle violenze domestiche, un fenomeno che non ha confini geografici e sociali perché colpisce indistintamente Paesi sviluppati e meno sviluppati e tutti gli strati sociali, come hanno purtroppo confermato i dati drammatici di quest’ultimo anno di lockdown in tutto il mondo. “Per secoli abbiamo romanticizzato le difficoltà e la violenza che bisogna sopportare per avere una relazione”, afferma l’ambasciatrice del Giovedì in nero Larissa Aguiar Garcia, della Igreja Medista do Brasil. “Questa stereotipizzazione emerge nei modi di dire, nella letteratura, in tutti i di media. Tuttavia l’amore è gentile, solidale e rispettoso. Ci auguriamo che questo giorno di San Valentino serva a ricordare che l’amore guarisce ed è, deve essere, un sentimento sincero”. Le fa eco il pastore zambiano Damon Mkandawire, anche lui ambasciatore dei Giovedì in nero, che invita le persone a non stravolgere il concetto di amore, anche se tutti gli altri sembrano farlo: “Si sente dire da tanti che ‘l'amore fa male’ e noi seguiamo la massa credendo che veramente l'amore faccia male, ma non è vero", sottolinea Mkandawire. “Questo San Valentino deve ricordarci che l'amore non fa male. Una persona che non sa amare ti fa male. Quindi non stravolgere la verità: l'amore è una cosa straordinaria." È possibile scaricare le immagini e le frasi del Wcc da condividere sui social per San Valentino dal sito del Wcc (LZ)

12 febbraio - BOLIVIA 17 febbraio – 28 marzo, “40 giorni per la vita”: iniziativa di preghiera e digiuno contro l’aborto

Porre fine all’interruzione volontaria di gravidanza: con questo obiettivo si svolgerà, in Bolivia, un’iniziativa di preghiera e digiuno in favore della tutela della vita nascente. L’evento, denominato “40 giorni per la vita” – si legge sul sito della Conferenza episcopale nazionale - avrà inizio il 17 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, e proseguirà fino al 28 marzo. La campagna è iniziata qualche anno fa a La Paz, ma con il tempo si è estesa in 7 città del Paese: Cochabamba, Yacuiba, Oruro, La Paz, Sucre, Potosi e Tarija. Al di fuori della Bolivia, inoltre, l’evento coinvolge altre 60 nazioni. Durante i 40 giorni per la vita, “le persone, le chiese, le famiglie e i gruppi comunitari sono tenuti a unirsi in preghiera intorno ad un obiettivo comune”. Centrale sarà una Veglia di preghiera di 12 ore davanti ad una struttura della comunità in cui si pratica l’aborto volontario. La Veglia dovrà essere “una presenza pacifica ed educativa – spiegano gli organizzatori – per inviare un messaggio significativo alla società sulla tragica realtà dell’Ivg”. Essa, inoltre, dovrà servire anche da esortazione al “pentimento” per coloro che “lavorano nei Centri abortivi o che finanziano tali strutture”. Fino al 28 marzo, inoltre, il messaggio in favore della tutela della vita dovrà arrivare “a tutta la comunità”, attraverso “una campagna di sensibilizzazione” massiccia che possa raggiungere più persone possibile. Da ricordare che in Bolivia, a dicembre 2017, è stata approvata la legalizzazione dell’aborto nelle prime otto settimane di gestazione in caso di povertà, nel caso in cui la madre sia una studentessa, in presenza di malformazioni fetali o quando la gravidanza sia conseguenza di stupro o incesto o coinvolga una bambina o un adolescente. Una decisione controversa, contro la quale i vescovi del Paese si sono battuti più e più volte. Centinaia di migliaia anche i cittadini che, quattro anni fa, sono scesi in piazza per manifestare il proprio dissenso. “Fedeli alla missione profetica della Chiesa – scrivevano all’epoca i presuli - insistiamo sul fatto che questa decisione rappresenta una sconfitta per tutti: essa infatti mostra ai nostri figli un Paese che non affronta i propri problemi rispettando e custodendo la vita e la dignità dei più vulnerabili come i bambini e le donne, ma preferisce risolvere tali sfide eliminando gli innocenti”. (IP)

12 febbraio - CANADA Conferenza episcopale inaugura nuovo Ufficio per la Famiglia e la vita, diretto da una donna  

“Accompagnare le famiglie alla luce delle mutevoli realtà della società canadese, lavorando con le reti diocesane di settore”: questa una delle priorità della Conferenza episcopale del Canada (Cccb). Una priorità che ora di concretizza nella creazione di un nuovo Ufficio per la Famiglia e la Vita, diretto da una donna, la signora Michelle Dabrowski: già attiva dal 2020 presso l'Ufficio per l'evangelizzazione e la catechesi della Cccb, in qualità di assistente alla ricerca e allo sviluppo delle risorse, la neo-direttrice ha sostenuto iniziative relative alle cure palliative, alle consultazioni giovanili e allo sviluppo di risorse online. L’avvio del nuovo servizio, spiega una nota dei vescovi, arriva “in seguito all’Assemblea Plenaria del 2020 e dopo un ampio periodo di discussione, consultazione e discernimento da parte della Cccb in collaborazione con altre organizzazioni del settore”. “Data la centralità delle questioni relative alla vita e alla famiglia rispetto al ministero dei vescovi – spiega Monsignor Richard Gagnon, Arcivescovo di Winnipeg e presidente della Cccb – il lavoro che sarà realizzato dal nuovo Ufficio potrà rafforzare e sostenere il ruolo delle famiglie nelle nostre comunità locali e ci permetterà di realizzare pienamente le nostre priorità pastorali”. Il nuovo organismo sarà operativo da lunedì prossimo, 15 febbraio, con il mandato di “far crescere l'impegno della Conferenza episcopale per le questioni della famiglia e della vita, così come di coltivare relazioni con organizzazioni esterne e singoli individui per promuovere la formazione, lo scambio di idee, la costruzione di reti e l'advocacy incentrata sulla cura pastorale delle famiglie e la dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale”. I vescovi sottolineano che il nuovo Ufficio sosterrà anche il lavoro del “Comitato permanente per la Famiglia e la Vita”, organo consultivo all'interno della Cccb che ha il mandato di fornire agli organi episcopali “informazioni, approfondimenti e raccomandazioni su questioni relative alla famiglia e alla vita”. Anche questo Comitato è un organismo creato di recente e risulta composto da quattro vescovi e da membri non episcopali che rappresentano realtà anglofone e francofone del Paese e che hanno esperienza e competenze in aree relative alla famiglia e alla vita. Attualmente, i vescovi del Comitato già nominati sono: il presidente, Monsignor Christian Lépine, Arcivescovo metropolita di Montréal, e i Monsignori Christian Rodembourg, Douglas Crosby, e Gérard Pettipas, rispettivamente vescovi di Saint-Hyacinthe, Hamilton e Grouard-McLennan. Gli altri componenti, invece, saranno nominati dal Consiglio permanente della Cccb nel corso di quest’anno e includeranno anche un delegato ufficiale dei Cavalieri di Colombo come membro ex officio. (IP)

12 febbraio - KENYA 13 febbraio, conferenza on line sulla castità dei giovani in tempo di pandemia

La pandemia da Covid-19 e i suoi riflessi sulla castità dei giovani: questo il tema della conferenza on line in programma domani, sabato 13 febbraio, in Kenya. Organizzata dalla Congregazione delle “Sorelle della Misericordia”, l’iniziativa vuole aiutare i ragazzi a riflettere sul valore della castità, offrendo loro uno spazio di condivisione e di testimonianza, soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria. Come spiega Suor Rose Macharia, responsabile dell’organizzazione, l’incontro on line si tiene ogni anno a ridosso della festa di San Valentino, Patrono degli innamorati, che ricorre il 14 febbraio: la scelta della data non è casuale, ma vuole essere un’occasione per riflettere, insieme ai giovani, sul significato della memoria liturgica di questo Santo. “La sua festa ormai è stata travolta dalla pubblicità commerciale – sottolinea Suor Macharia – ma in realtà San Valentino può essere un modello per i ragazzi, un modello di castità e di amore puro, in contrasto con ciò che i mass-media vogliono imporci”. Una volta intrapresa “la retta via”, infatti, “i giovani sapranno prendere le giuste decisioni e saranno in pace con se stessi e con Dio”, conclude la religiosa. La conferenza si svolgerà sulla piattaforma Zoom, dalle ore 10.00 alle ore 12.00. Nel corso dei lavori, alcuni studenti in rappresentanza di sei scuole superiori gestite dalle “Sorelle della Misericordia” terranno una relazione, ciascuna di tre minuti, sugli argomenti principali dell’incontro, soffermandosi anche sul ruolo che hanno genitori ed amici nella promozione del valore della castità. Seguiranno, infine, gli interventi di alcune organizzazioni internazionali, come “l’Alleanza mondiale dei giovani d’Africa”, che si soffermeranno sul tema della castità dal punto di vista globale. (IP)

12 febbraio - FILIPPINE #coronavirus. Vescovi: tutelare anche salute mentale delle persone, si rischia un’altra pandemia

La pandemia da Covid-19 non deve far dimenticare altre patologie, come quelle legate alla salute mentale, altrimenti si corre il rischio che si verifichi un’altra pandemia: lo ha detto padre Dan Cancino, segretario generale della Commissione episcopale per l'assistenza sanitaria (Echc) all’interno della Conferenza episcopale filippina (Cbcp). Durante una conferenza stampa virtuale tenuta ieri, 11 febbraio, in occasione della 29.ma Giornata mondiale del malato, il religioso camilliano ha insistito sulla necessità di un’azione forte, da parte della Chiesa, per contrastare “la pandemia della salute mentale”, sempre più “incombente”. La diffusione del coronavirus, infatti – ha aggiunto padre Cancino – ha comportato “l’isolamento sociale”, con conseguenze drammatiche “durature” a livello mentale per molte persone, che si sono sentite sempre più sole e abbandonate. Per questo, il religioso ha esortato le istituzioni ad “agire subito” per contenere ulteriori peggioramenti in questo ambito. “Se non resteremo accanto ai nostri fratelli e sorelle più bisognosi – ha aggiunto il segretario generale della Commissione episcopale – rischiamo un’altra pandemia, questa volta della salute mentale”. Dal suo canto, Monsignor Rex Ramirez, presidente dell'Echc, ha sottolineato il ruolo significativo della famiglia, della Chiesa e della comunità, nel senso più ampio, nell'affrontare questo problema che “sembra colpire particolarmente i giovani”. Al contempo, il presule ha reso noto che nella sua diocesi, Naval, è stato avviato un ufficio specifico per la Pastorale per la salute che, scorporato dalla Pastorale sociale e insieme alle parrocchie, cercherà di raggiungere tutti i fedeli. Le attività verranno portate avanti in collaborazione con le agenzie di salute pubblica, anche se la supervisione spetterà alla diocesi stessa. Al centro del nuovo servizio ci saranno gli anziani, specialmente quelli più malati e fragili, in risposta anche alla “Giornata mondiale dei nonni e degli anziani”, indetta da Papa Francesco il 31 gennaio e che verrà celebrata, per la prima volta, il prossimo luglio. (IP)

12 febbraio - IRLANDA Ddl suicidio assistito. Vescovi: è un fallimento per la società. Appello a incentivare cure palliative

“Il suicidio assistito riflette il fallimento della compassione nella società”: lo scrive la Conferenza episcopale di Irlanda (Icbc), in una lunga e dettagliata nota riferita al progetto di legge “Morire con dignità”. Il Ddl prevede “l'assistenza per il raggiungimento di un fine-vita dignitoso e pacifico” per gli adulti malati terminali che sono giudicati “competenti a presentarne richiesta” tramite una dichiarazione, la quale dovrà essere controfirmata da due medici, dopo opportune verifiche. A firmare la nota episcopale sono il Consiglio per la Vita, organo consultivo istituito dai vescovi irlandesi, e il Gruppo consultivo di bioetica, ente accademico che consiglia i presuli in materia. “Abbiamo la responsabilità morale di prenderci cura del nostro prossimo, secondo l’immagine evangelica del Buon Samaritano”, si legge nel documento che esorta a promuovere “buone cure palliative”, le quali, “rispettando la vita e, allo stesso tempo, riconoscendo la mortalità umana, offrono ai malati terminali la migliore possibilità di giungere alla fine della vita in modo dignitoso e pacifico". I vescovi deplorano, inoltre, “il presupposto che è alla base del suicidio assistito”, ovvero il fatto che “esista una vita senza valore, una vita che non vale più la pena di essere vissuta”. Si tratta di “una falsità che erode inevitabilmente la base stessa del rispetto e della tutela legale di ogni vita umana, indipendentemente dall'età, dalla disabilità, dalla competenza o dalla malattia”.  Il Ddl, per di più, “rappresenta una costrizione per la coscienza degli operatori sanitari che vi si oppongono, perché sanno che è gravemente immorale e del tutto incompatibile con la loro vocazione di curare”. E questo peso sulla loro coscienza “è inutile, sproporzionato e gravemente ingiusto”. E ancora: la nota evidenzia che “identificare i professionisti della salute come coloro che assisteranno e, in certe circostanze, eseguiranno effettivamente il suicidio assistito secondo le istruzioni del loro cliente, è seriamente dannoso per l'ethos e la credibilità delle professioni mediche, nonché cambia radicalmente il significato dell'assistenza sanitaria”. La Chiesa cattolica irlandese ricorda, poi, che “qualunque sia la prognosi e per quanto limitata siano le capacità di una persona, il suo valore come essere umano è radicato in ciò che è, piuttosto che nella sua aspettativa di vita o nella sua capacità di raggiungere certi standard di prestazione fisica o mentale”. “La dignità umana si riferisce al valore individuale – continua la nota - ed è inerente ad ogni persona umana, in virtù della sua natura. Non è quindi qualcosa di dato o conferito da una qualsiasi istituzione, legge, processo o standard di benessere fisico o mentale”. L’Icbc mette, inoltre, in guardia dal fatto che, se approvata, una simile proposta normativa “indebolirebbe significativamente le tutele contro l'uccisione non consensuale di classi particolarmente vulnerabili di persone”, che sarebbero quindi sempre più a rischio. Particolare preoccupazione viene espressa dai vescovi per il fatto che progetto di legge “non richiede ai care givers di fornire adeguate cure palliative alla persona malata terminale”.  Ciò significa che “qualcuno potrebbe decidere di porre fine alla propria vita senza aver mai sperimentato ciò che le cure palliative hanno da offrire e, quindi, potrebbe prendere questa decisione senza essere pienamente consapevole delle altre opzioni disponibili”.  Un’altra “grave omissione” è che il Ddl non riconosce il fatto che “molti pazienti che richiedono il suicidio assistito sono depressi”. Ma se ben curati, questi pazienti migliorano e sentono diminuire il loro desiderio di morte. Quindi, piuttosto che facilitare il suicidio assistito – sottolinea la nota – bisognerebbe “migliorare le cure psichiatriche e mediche per i malati terminali”, offrendo loro nuove possibilità di vita. Quanto al principio della compassione, spesso “presentato come una giustificazione per il suicidio assistito”, i vescovi ricordando che “avere compassione significa proprio ‘patire con’ qualcuno”. Per questo, il Ddl rappresenta un fallimento, una sconfitta nella sfida di “prendersi cura dei malati terminali”. Inoltre, “coloro che assistono un suicidio, qualunque siano le loro motivazioni – prosegue il documento - cooperano con l'autodistruzione di un'altra persona”. Rispondendo, poi, a chi ribadisce la necessità di garantire l’autonomia del paziente, i vescovi evidenziano che essa “riconosce il diritto di una persona ad essere trattata e curata secondo i suoi valori personali, le sue speranze e i suoi desideri”, ma non è un principio assoluto, “perché come membri della società le nostre decisioni possono avere serie implicazioni per gli altri”. Quindi, l’autonomia è sì un bene, ma “il suo esercizio deve essere coerente con i diritti degli altri e con tutti i requisiti di un comportamento umano e decente, perché nessun uomo è un’isola”. L’Icbc nota anche che, prevedere per legge il suicidio assistito, lo renderebbe in un certo senso “buono” o “desiderabile”, con la conseguenza che “le cure di fine vita sarebbero ridotte ad un favore, piuttosto che ad un diritto”, mettendo sotto pressione “emotiva e sociale” i malati terminali, i disabili e altri pazienti vulnerabili, i quali si sentirebbero costretti a “risparmiare ad altri il peso di prendersi cura di loro”. “Le disposizioni del progetto di legge sono radicalmente contrarie al bene comune, all'uguale valore di tutte le vite umane e all'ethos della medicina”, ribadisce ancora il documento episcopale. E a riprova del fatto che “la logica del suicidio assistito spinge l'allargamento della pratica verso gruppi estremamente vulnerabili, come disabili o malati psichiatrici, e verso l'uccisione non consensuale”, la Chiesa cattolica irlandese cita l’esempio di Paesi come il Belgio, l’Olanda e la Svizzera dove si registra “un livello sorprendentemente alto di morti legalmente assistite senza esplicita richiesta”. Non solo: “In Oregon i suicidi assistiti sono aumentati del 218 per cento negli ultimi 10 anni, mentre in Belgio e Olanda tale pratica rappresenta il 4,6 per cento di tutti i decessi, inclusi quelli di bambini e persone vulnerabili”. Pertanto, i vescovi chiedono ai legislatori irlandesi di “non ignorare questi dati e di non sottrarsi alla gravissima responsabilità di riflettere sulla logica che li sottende”, perché “quando l'uccisione medicalizzata è accettata come legittima in linea di principio e quando la verità che tutte le vite umane hanno lo stesso valore è abbandonata, allora non c'è più alcun limite”. Guardando infine alla pandemia da Covid-19 e a tutti gli sforzi compiuti da governo, operatori sanitari e popolazione per combatterla e proteggere le persone più vulnerabili, i vescovi si dicono convinti del fatto che, in nome del “servizio migliore nei confronti dell’umanità e del bene comune”, il Parlamento irlandese non debba approvare il Ddl “Morire con dignità”, ma piuttosto investire risorse in favore delle cure palliative. (IP)

12 febbraio - SIRIA L’Istituto di Bossey propone un corso on line di introduzione agli studi ecumenici

Parte ad aprile il corso online “Insieme verso l’unità. Fare Chiesa in un mondo frammentato” organizzato dall’Istituto Ecumenico Bossey del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe). La finalità è aprire nuove prospettive agli studenti per esplorare le dimensioni bibliche, teologiche, etiche, sociali, interreligiose e missiologiche dell’ecumenismo, come concepito dall’Istituto Bossey. “L’Istituto è unico nel suo modo di insegnare e promuovere incontri ecumenici da 75 anni - afferma il decano dell’Istituto ecumenico, il pastore Lawrence Iwuamadi -. Questo nuovo corso online si ispira alla formazione in studi ecumenici, proposta ormai da tempo a Bossey, per far fronte all’evoluzione delle dinamiche e delle configurazioni mutevoli dell’ecumenismo su un supporto nuovo”. Il pastore Iwuamadi evidenzia che il corso vuole rendere gli studi ecumenici accessibili nel tempo della pandemia, mentre il pastore Simone Sinn, decano associato e docente di Bossey, spiega che “l’obiettivo è guidare gli studenti nell’esplorazione delle relazioni ecumeniche nei loro contesti locali, nell’interazione di un ampio gruppo studentesco internazionale”. Il corso, che ha già aperto le iscrizioni in scadenza l’1 marzo, si svolgerà dal 5 aprile al 12 giugno. Introduce agli studi ecumenici e intende rafforzare le capacità d’azione e il discernimento teologico degli studenti. (TC)

12 febbraio - VIETNAM  Festa del Tết. La vicinanza e l’assistenza dei cattolici ai più bisognosi

In occasione della festa del Tết, il Capodanno vietnamita, che quest’anno cade proprio oggi, 12 febbraio, i cattolici di tutto il Paese si sono presi cura delle persone più bisognose e hanno condiviso il proprio cibo, permettendo anche ai più poveri di celebrare il nuovo anno lunare. La festa del Tết Nguyên Đán, noto anche come “Festival di Primavera”, segue il calendario lunare e cade ogni anno tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Durante i festeggiamenti, che di solito durano almeno tre giorni, i vietnamiti trascorrono del tempo con i loro amici e le loro famiglie, ricordando l’anno passato e pregando per un felice anno nuovo. Tanti i cattolici che in questi giorni di festa e di fine anno hanno cercato di offrire vicinanza e assistenza ai meno fortunati. Tra questi, padre Joseph Pham Ba Lam, parroco di Hoa Hung, ad Ho Chi Minh City, - riporta UCA News -, che ha raccolto 300 pacchi dono nella sua parrocchia, distribuiti poi dagli operatori della Caritas a persone indigenti della zona. Pacchi contenenti sottaceti, carne di maiale e la tradizionale banh chung, una torta di riso quadrata fatta con fagioli mung, maiale e altri ingredienti. Suor Nguyen Ngoc Trinh, delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, direttrice della Ai Linh Love School, ha riferito ad UCA News di aver offerto 420 banh chung agli studenti delle famiglie povere, ai membri del personale della scuola e alle famiglie indigenti nei pressi dell’istituto. "Il banh chung è considerato tradizionalmente simbolo di benessere e di unità nel nuovo anno lunare, tuttavia molte famiglie di studenti e migranti non possono permetterselo", ha spiegato la suora. Per questo motivo, la religiosa ha raccontato di aver iniziato, lo scorso anno, il programma Banh Chung-Sharing Love per i poveri. Anche padre Joseph Nguyen Huu Triet, parroco di Tan Sa Chau, ha spiegato di aver aperto un negozio di dolciumi e frutta nel cortile della sua chiesa, per poter devolvere il ricavato all’acquisto di cibo per i più poveri. A mobilitarsi, in questi giorni, sono stati anche la Caritas della diocesi di Ha Tinh, che ha fornito vestiti, latte, dolci e scarpe a 800 studenti, oltre a coperte e zanzariere a 200 famiglie che hanno perso le loro proprietà nelle inondazioni dello scorso anno, e i gesuiti e le suore di altre due Congregazioni che, tra le altre cose, hanno aiutato molti malati di cancro, ricoverati ad Ho Chi Minh City, a tornare a casa, nella provincia di Ca Mau, nel delta del Mekong, per celebrare la festa del Tết con le loro famiglie. (AP)

12 febbraio - ETIOPIA 100 giorni di conflitto nel Tigray. Allarme Caritas: grave catastrofe umanitaria

Cento giorni di conflitto, cento giorni di sofferenza per la popolazione, cento giorni di catastrofe umanitaria: il calendario del Tigray, regione settentrionale dell’Etiopia, segna purtroppo queste date. Da novembre, infatti, è in atto un violento scontro tra le forze regolari etiopiche e quelle del Fronte popolare di liberazione del Tigray, con gravi ricadute sulla vita dei civili: decine di migliaia le vittime, oltre 2,3 i milioni di persone che necessitano di aiuto umanitario e più di 1,3 milioni gli sfollati interni. Una situazione drammatica davanti alla quale la Caritas Etiopia, insieme a Caritas Italiana, lancia l’allarme: “Vi è urgente bisogno di assistenza sanitaria, cibo, protezione per le categorie più vulnerabili, alloggi temporanei, accesso ad acqua e igiene - si legge in una nota – Preoccupa anche la condizione dei circa 96mila rifugiati eritrei ospitati in diversi campi nella regione, alcuni dei quali risultano essere gravemente danneggiati”. Il conflitto, per di più, infierisce su una popolazione già provata da “malnutrizione, carenza di servizi essenziali, catastrofi naturali come l’invasione delle locuste, nonché la pandemia da Covid-19” che in Etiopia ha fatto registrare 145mila casi in totale ed oltre 2mila decessi. La Caritas locale, dunque, supportata dalla sua omologa italiana, si è prontamente attivata avviando una rete di coordinamento per “garantire una risposta umanitaria adeguata”, grazie ad “un ampio programma di aiuti della durata di un anno”. Il progetto è stato lanciato “per offrire un supporto nutrizionale ai bambini minori di 5 anni malnutriti e la distribuzione di voucher per l’acquisto di cibo, la consegna di semi e animali per la ripresa di attività di sostentamento familiare”. È in corso anche la distribuzione di materiale agli sfollati (materassi, abiti, coperte, utensili per cucinare, secchi per la raccolta e la conservazione dell’acqua), nonché la consegna diretta di acqua potabile Al contempo, per offrire un sopporto medico-sanitario a bambini e anziani, sono previsti kit per il trattamento dei traumi, aiuto piscologico e assistenza didattica per i minori sfollati. Infine, è in programma l’avvio di attività che favoriscano il dialogo e la convivenza pacifica. Per sostenere tutti questi progetti, la Caritas Italiana lancia un appello alla solidarietà: chi volesse contribuire, può trovare tutte le informazioni utili sul sito www.caritas.it. “Cessino le violenze, siano tutelati i civili, sia garantito l’accesso agli aiuti, si torni al dialogo e le popolazioni possano ritrovare la pace”, conclude la nota. L’appello della Caritas si unisce a quelli di tanti altri organismi ecclesiali che hanno invocato la pace per la regione del Tigray, tra cui i vescovi dell’Etiopia, quelli dell’Eritrea e i presuli del Regno Unito. Anche l’Amecea (Associazione delle Conferenze Episcopali Membro dell'Africa Orientale) e il Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) hanno chiesto, in questi mesi, un cessate-il-fuoco immediato, mentre il Consiglio mondiale delle Chiese ha pregato “per la fine del conflitto, per il ritorno sicuro degli sfollati e per un processo di riconciliazione inclusivo che porti a una pace sostenibile per tutti in Etiopia". In ultimo, ma non per importanza, vanno ricordate le esortazioni alla “ricomposizione pacifica delle discordie” e alla fine delle violenze, lanciate da Papa Francesco all’Angelus dell'8 novembre e nel Messaggio Urbi et Orbi di Natale. (IP)

12 febbraio - SRI LANKA Cardinale Ranjith: “Se non sarà resa giustizia alle vittime dell’attacco di Pasqua, mi rivolgerò alla Corte Internazionale di Giustizia”

"Se la Commissione presidenziale e il governo non renderanno giustizia alle vittime dell'attacco di Pasqua, mi rivolgerò alla Corte Internazionale di Giustizia". Queste le parole del cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo – riporta UCA News -, in una dichiarazione rilasciata ieri, 11 febbraio, in cui ha esortato il governo a fornire una copia del Rapporto finale dell’indagine della Commissione presidenziale sugli attacchi terroristici della domenica di Pasqua 2019, per scoprire chi ci sia dietro. Attacchi a tre chiese e a tre hotel di lusso, ad opera del gruppo estremista islamico locale National Thowheed Jamath, in cui hanno perso la vita almeno 279 persone e ne sono state ferite 500. Il porporato si è detto insoddisfatto “per il modo in cui il Criminal Investigation Department (CID) ha condotto le indagini sugli attacchi di Pasqua e per il modo in cui il CID ha agito”. “La nostra gente non può più tollerare tutto questo” ha affermato. “Se non otterremo giustizia dalla Commissione o dal governo, dovremo prendere provvedimenti”, ha aggiunto. Il Rapporto finale della Commissione presidenziale, nominata dall'ex presidente Maithripala Sirisena nel 2019, composto da 472 pagine e 215 allegati, è stato consegnato al presidente Gotabaya Rajapaksa il 1° febbraio e, secondo quanto riferito dal ministro dei Mass Media e dell’Informazione, Keheliya Rambukwella, sarà presto discusso in sede governativa. (AP)

12 febbraio - ECUADOR L'Episcopato firma una convenzione quadro di cooperazione interistituzionale con l’Istituto Ecuadoriano di Sicurezza Sociale

La Conferenza Episcopale Ecuadoriana (CEE) ha firmato, nei giorni scorsi, una convenzione quadro di cooperazione interistituzionale con l'Istituto Ecuadoriano di Sicurezza Sociale (IESS) – si legge sul sito web dell’Episcopato - per l'accompagnamento e il sostegno dei pazienti, dei familiari e del personale degli istituti per la sicurezza sociale. A firmare l’accordo, a nome della CEE: monsignor Luis Cabrera, OFM, arcivescovo di Guayaquil e presidente della Conferenza episcopale ecuadoriana, e monsignor David De La Torre, SS.CC., vescovo ausiliare di Quito e segretario generale, nonché rappresentante legale, dell'organismo; e a nome dello IESS, Patricio Camino, vice direttore generale, e Mauricio Flores, direttore provinciale dello IESS Pichincha. Monsignor Cabrera, nel suo intervento, ha ringraziato l'Istituto Ecuadoriano di Sicurezza Sociale per questa convenzione che permette l'assistenza spirituale ai pazienti ricoverati, indipendentemente dalle loro convinzioni, tenendo conto che "la salute integrale è uno dei diritti fondamentali dell'essere umano". "Vogliamo essere un sostegno e un aiuto per i pazienti ricoverati – ha dichiarato - in modo che possano essere ben curati". Patricio Camino, da parte sua, ha voluto sottolineare che "con questo tipo di convenzione, lo IESS rafforza molti legami che si basano su principi fondamentali di rispetto”. “Questo – ha affermato - è un grande contributo per gli ecuadoriani che sono nei nostri centri sanitari e anche per le loro famiglie". Il vicedirettore generale dello IESS ha, quindi, ringraziato la Conferenza Episcopale per l’aiuto, “affinché i nostri servizi, oltre che tecnici, siano sostenibili dal punto di vista spirituale e umano”. “Grazie per il vostro impegno per la salute e la società", ha concluso Patricio Camino. (AP)

12 febbraio - ITALIA XXIX Giornata mondiale del malato. Monsignor Delpini: “Dio compie le sue opere in tutti: in quelli che possono fare molto e in quelli che non possono fare niente”

“Maria rivela che ciò che rende superbi e prepotenti è destinato a finire nel niente. Quello che vale, quello che realmente conta non è “l’efficienza, la capacità di fare, di fare bene, di fare in fretta”, e nemmeno “la ricchezza, il poter fare, andare, comprare, mostrare i segni di quanto uno possiede” o “il potere, quello di dare valore o toglierlo a una persona, a un gruppo, a una iniziativa”. “Quello che dà veri motivi per cantare è lo sguardo di Dio, è l’opera di Dio, è la benedizione di Dio”. Queste le parole pronunciate dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini - si legge nel comunicato stampa dell’Arcidiocesi di Milano -, nella Messa per la XXIX Giornata mondiale del malato, nella Basilia di Santa Maria di Lourdes, a Milano, ieri pomeriggio. “Dio - ha spiegato l’arcivescovo - compie le sue opere in tutti”: “in quelli che possono fare molto, che hanno tante risorse, che hanno tanta salute, tanti talenti” e “in quelli che non possono fare niente, che sono malati, che sono anziani, che sono costretti all’inattività”. Sempre ieri, nella mattina, l’arcivescovo di Milano, nella liturgia della Parola, organizzata dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, nel Santuario diocesano “Beato don Carlo Gnocchi”, rivolgendosi agli ammalti, aveva paragonato il malato ad un prigioniero chiuso nella sua cella, cui “è impedito tutto quello che prima era consueto e quotidiano” e di comunicare con gli altri. Il prigioniero, quindi, “ha bisogno dell’amicizia come dell’aria” e l’incontro “con una persona amica è come una porta che si apre su un sentiero promettente: il malato non può forse andare molto lontano, ma sa che c’è un sentiero. Un giorno forse potrà correre in libertà”. Paragonando, dunque, il tempo della malattia ad un tempo di ingiusta detenzione, pieno di angoscia, rabbia e smarrimento, il presule aveva concluso, ricordando, che anche in una “cella desolata si aprono porte: la porta dell’amicizia, la porta del buon pastore, la porta di Maria, ianua coeli”. (AP)

11 febbraio - TERRA SANTA I Commissariati di Terra Santa festeggiano il 14 e 15 febbraio sei secoli di storia

Celebrano 600 anni i Commissariati di Terra Santa. È la bolla “His quae pro ecclesiasticarum” di Papa Martino V del 14 febbraio 1421 ad essere considerata il loro atto di nascita. Creati per sostenere la missione nei luoghi di Gesù, furono inizialmente affidati dai frati francescani ad alcuni laici. Loro responsabilità era “procurare” aiuti economici per la Terra Santa: fu così che nacque la figura del Procuratore, e in seguito quella del commissario, riferisce la Custodia di Terra Santa. I 67 Commissariati oggi attivi festeggeranno lunedì i loro 6 secoli di storia, con celebrazioni eucaristiche di ringraziamento per i benefattori di Terra Santa. “La storia colloca la loro nascita durante un periodo duro per la vita della Custodia, in cui era necessario un forte sostegno alla missione in Terra Santa - racconta fr. Marcelo Ariel Cichinelli, delegato custodiale per i Commissari di Terra Santa”. Il primo laico incaricato è citato in atti risalenti al 1392 ed è il mercante Ruggero Contarini. Nel corso dei secoli i laici furono poi sostituiti da frati francescani, tanto che oggi tutti i Commissari di Terra Santa sono religiosi nominati dal loro superiore territoriale, in accordo con il custode di Terra Santa. Nel corso dei secoli i Commissariati di Terra Santa si sono diffusi in tutto il mondo. Si deve alla corona spagnola, ad esempio, la creazione di commissariati a Città del Mexico, Lima, Cartagena, Quito e a Buenos Aires alla fine XVI secolo, poco dopo quelli di Madrid e dell’attuale Santiago de Compostela. Mentre fu la corona lusitana, dopo la fondazione del Commissariato di Lisbona, a sostenere l’istituzione dei commissariati generali di Ouro Preto, Salvador de Bahia e Rio de Janeiro. Nel tempo, i commissari hanno assunto la funzione di “ambasciatori” dei Luoghi Santi, arrivando anche ad organizzare pellegrinaggi. Oggi rappresentano dei ponti tra la missione della Terra Santa e le Chiese locali e il loro operato è promosso non solo dall’Ordine Francescano ma pure dalla Chiesa stessa, che li sostiene anche grazie alla “Collecta pro Locis Sanctis”, istituita da Papa Leone XIII il 26 dicembre 1887 e ripetuta annualmente nel giorno del Venerdì Santo. “A 600 anni di distanza la Custodia vuole celebrare questo istituto e dire grazie a Dio e alla Chiesa per l’autorizzazione di questa istituzione - sottolinea fr. Marcelo -. Vogliamo comunicare al mondo che non siamo fermi a 600 anni fa, ma questa figura si è sempre evoluta seguendo i tempi e camminandogli accanto anche attraverso i congressi dei commissari, di cui l'ultimo risale solo alla fine del 2018, e il lavoro continuo di animazione”. (TC)

11 febbraio - REGNO UNITO Abusi. Pubblicato Rapporto annuale della National Catholic Safeguarding Commission: sei punti-chiave per le vittime

Sono sei i punti-chiave per la tutela delle vittime di abusi, indicati nel Rapporto annuale pubblicato dalla National Catholic Safeguarding Commission (Ncsc), organismo indipendente che opera all’interno della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles. Il Report, riferito all’anno 2019, è stato diffuso il 10 febbraio e si apre con una prefazione dell’allora presidente della Commissione, Chris Pearson, prematuramente scomparso il 30 gennaio. Il primo punto indicato dal documento è quello della “comunicazione”: occorre “rispondere con onestà, umiltà e cuore aperto”, si legge nel testo; segue il richiamo ad “ascoltare con il cuore”: “Non c'è bisogno di sospendere le proprie facoltà critiche, ma di imparare ad ascoltare dal profondo del cuore – spiega il Rapporto - incontrare i sopravvissuti e le vittime di abusi; sedersi faccia a faccia con loro, ascoltare le loro storie, cercare di capire come si sentono”. In terzo luogo, l’Ncsc esorta a “riconoscere i problemi”, in modo “vero e onesto”, “chiedendo scusa e facendo sul serio” per “mostrare tolleranza zero nei confronti degli abusi o di qualsiasi tipo di copertura”. E ancora: la Commissione esorta alla preghiera, affinché “Dio non venga lasciato fuori dalle soluzioni”, e richiama l’importanza della “formazione”: “Bisogna dare la priorità – spiega il Rapporto - a livelli appropriati di formazione che siano forniti da chi è adeguatamente qualificato per farlo, da un punto di vista professionale e personale, tenendo conto della sua credibilità dal punto di vista delle vittime e dei sopravvissuti”. Centrale anche la raccomandazione di non far mai calare l’attenzione: “Non dare per scontato e non dire ai sopravvissuti di cosa hanno bisogno, ma chiederlo a loro. Ascoltare, rispettare, rispondere e supportare le loro necessità”. Dai dati della relazione, emerge che “il 96 per cento delle parrocchie ha un rappresentate per la salvaguardia” e che “un ulteriore 2 per cento ha avviato accordi in questo senso”. Ampia, inoltre, la gamma di corsi di formazione fornita al personale addetto, così da “sostenerlo nel loro ruolo cruciale di assicurare che le politiche e le procedure nazionali di salvaguardia siano seguite, creando un ambiente sicuro a livello parrocchiale”. I Piani di salvaguardia “rimangono uno strumento efficace”, tanto che ora quelli in vigore sono 479, con un aumento del 3 per cento rispetto al 2018. Per quanto riguarda i minori, tra il 2018 e il 2019 il numero di persone contro cui sono state mosse accuse o espresse preoccupazioni è aumentato del 29 per cento. 161, in totale, gli individui accusati in questo periodo; tra loro, il 77 ricopriva incarichi per nomina della Chiesa, mentre il 23 per cento non aveva alcun legame con i ruoli ecclesiali. Simili le cifre che riguardano gli adulti, sempre tra il 2018 ed il 2019: in aumento del 14 per cento il numero di persone contro cui sono state avanzate accuse o preoccupazioni; 79 gli individui accusati, di cui il 73 per cento ricopriva incarichi nella Chiesa, mente il 27 per cento non aveva legami con essa. Alcuni dati riguardano anche le donne: il Rapporto evidenzia, ad esempio, che 9 religiose hanno ricevuto accuse e che, in questi casi, “l'abuso sessuale rappresenta il 10 per cento delle denunce, quello fisico ed emotivo l'80 per cento, mentre nel 10 per cento dei casi l’abuso è sconosciuto”. La Relazione sottolinea, inoltre, “ritardi significativi nella denuncia degli abusi sui minori” avvenuti in passato, il che “rimane un problema rilevante per la Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles”. Ed anche se oggi molte persone, soprattutto adulte, denunciano l’abuso entro l’anno o pochi anni in cui esso è avvenuto, tuttavia “bisogna incoraggiare e facilitare la denuncia” di tale crimine “nel momento in cui si verifica, in modo che le vittime possano ricevere un sostegno tempestivo e i responsabili possano essere affrontati”. Il Report 2019 è dedicato al tema dell’impatto”: “L'abuso sui minori causa danni significativi e ha effetti traumatici a lungo termine nell'età adulta – si legge nel documento - Tutti noi proviamo vergogna per il profondo impatto causato dagli abusi sessuali perpetrati da coloro che occupano posizioni di fiducia e di potere nella Chiesa cattolica”. Non solo: l'abuso ha “un effetto a catena in quanto ha conseguenze sulla vittima, la sua famiglia, gli amici, i sacerdoti, la vita religiosa e su tutti i fedeli”. La Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles ha, quindi, “la responsabilità di rispondere pastoralmente e spiritualmente per assicurare un efficace sistema di salvaguardia che prevenga e risponda a tutte le forme di abuso su bambini, giovani e adulti a rischio”. “Tutta la Chiesa ha bisogno di ascoltare la voce delle vittime e dei sopravvissuti e di imparare da ciò che ascolta – conclude il Rapporto - La sua responsabilità pastorale e spirituale, infatti, è quella di camminare a fianco di coloro che sono stati feriti, permettere che la loro voce sia ascoltata, e riconoscere sempre il loro contributo nella risposta e nella prevenzione di tale crimine”. (IP)

11 febbraio - FILIPPINE Giornata mondiale malato. Monsignor Baylon: riconoscere ruolo e valore della famiglia nella cura delle persone

“Riconoscere il grande ruolo e valore della famiglia nella cura delle persone”, perché “per i malati non è importante solo la guarigione fisica, ma anche l’attenzione e la comprensione da parte dei loro cari”: questo il cuore del messaggio diffuso da Monsignor Joel Baylon, vescovo di Legazpi, nelle Filippine, in occasione della Giornata mondiale del malato che si celebra oggi, in coincidenza con la memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes. Esortando ogni nucleo familiare ad essere “una culla di amore e comprensione” per i malati, il presule ha ricorda che i sofferenti necessitano di “un approccio olistico” per guarire. La preghiera e la presenza delle persone care, dunque, sono “essenziali” per rendere il dolore “più sopportabile” e per far sentire i malati “amati ed accuditi”. A causa delle restrizioni anti-Covid19, che nel Paese ha provocato 542mila casi ed oltre 11mila morti, quest’anno i sacerdoti filippini non potranno amministrare il Sacramento dell’unzione degli infermi; tuttavia Monsignor Baylon sottolinea: “La nostra missione per i malati continuerà” attraverso “la preghiera che è sempre uno strumento efficace in tutte le missioni della Chiesa”. “La grazia di Dio – spiega infatti il presule – scorre ancora e non è limitata alla presenza fisica”. Centrale, dunque, la celebrazione di Messe per i malati, che sacerdoti locali sono esortati a presiedere, sempre nel pieno rispetto delle normative anti-contagio. “La preghiera non è un modo per dimenticare le difficoltà della vita – sottolinea il vescovo di Legazpi – bensì è un mezzo per renderci responsabili verso il prossimo in difficoltà”. Al contempo, i fedeli vengono incoraggiati a compiere opere di misericordia o a fare donazioni ad enti benefici che si prendono cura dei malati. L’appello del presule è stato raccolto, in particolare, dalla Caritas locale che ha deciso di tenere un Rosario on line per tutti i malati e di organizzare una raccolta di beneficenza per i pazienti ricoverati in ospedale. (IP)

11 febbraio - SUD SUDAN #coronavirus. Monsignor Kussala al governo: consentire Messe pubbliche, la gente ne ha bisogno

La popolazione del Sud Sudan è scoraggiata dalla pandemia, si sente sopraffatta e, per di più, molte persone non hanno accesso ad Internet e non possono seguire la Messa in streaming su web; per questo, il bisogno di partecipare di persona alle celebrazioni liturgiche è impellente. Così, in sintesi, Monsignor Edward Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, si rivolge al governo di Juba, per chiedere che venga ripensato il divieto di culto pubblico, stabilito di fronte alla seconda ondata di pandemia da Covid-19. Nel Paese africano, finora, si contano circa 5mila casi in totale ed oltre 70 decessi. “Esorto il governo a revocare la sua decisione di vietare il culto comunitario – afferma il presule - I benefici delle celebrazioni con concorso di popolo sono enormi, considerato anche che la maggior parte delle persone ha scarso o nessun accesso alla tecnologia" e quindi non ha modo di partecipare alla Messa on line. "Come cristiani – aggiunge - abbiamo una speranza radicata in Dio che ci conforta al di là della paura stessa". "In un momento come questo – sottolinea il presule - la Chiesa è qui per offrire conforto e sostegno spirituale a tutti. Abbiamo il dovere di prenderci cura gli uni degli altri, ma in particolare di coloro che sono vulnerabili o che possono essere più a rischio". Di qui, l’esortazione rivolta all’intera nazione “a pregare per coloro che sono in prima linea” nella lotta alla pandemia. Al contempo, Monsignor Kussala chiede che il governo ascolti il parere degli esponenti religiosi sulle misure da prendere per fermare i contagi: "In una crisi come questa, vorremmo esortare l’esecutivo a consultarsi con le Chiese e le comunità di fede sul modo migliore per unire i nostri sforzi e combattere questo problema con tutte le nostre energie e risorse". Ribadendo, quindi, che "la chiusura unilaterale di chiese, moschee e luoghi di culto indebolisce e danneggia le anime delle persone", il presule ricorda ai fedeli la possibilità di recarsi in chiesa per la preghiera privata e li incoraggia, se particolarmente vulnerabili o a rischio, a pregare comunque, restando a casa. In Sud Sudan, il decreto di chiusura è stato emesso dall’esecutivo il 3 febbraio e riguarda anche asili, scuole, università e tutti gli istituti di formazione. Sono esclusi soltanto le sessioni d’esame già programmate, purché espletate nel pieno rispetto delle normative igienico-sanitarie di sicurezza. Vietati anche gli eventi sportivi e politici, gli incontri sociali e la preghiera in moschea. (IP)

11 febbraio - ITALIA A Milano un progetto con Caritas Ambrosiana per assicurare cure anti-Covid agli ultimi  

Garantire cure mediche alle persone gravemente emarginate nell’emergenza Covid: è nato per questo stradUSCA, il progetto che coinvolge Caritas Ambrosiana, Casa della carità, Fondazione Culturale San Fedele e l’Associazione San Fedele onlus-Assistenza sanitaria e proposto ad ATS Città Metropolitana di Milano. Il nome scelto intende richiamare l’acronimo dell’Unità Speciale di Continuità Assistenziale in questo caso rivolta prioritariamente a chi sta in strada. Alle persone prive di medico di medicina generale e segnalate ambulatori del volontariato, unità mobili, centri di ascolto, da oggi viene offerta la possibilità di fare un tampone antigenico rapido, qualora presentino sintomi sospetti di coronavirus o siano stati a stretto contatto con malati di Covid-19. Il progetto prevede anche l’assistenza della persona nell’intero percorso di cura nel caso di riscontro di positività, con la valutazione delle condizioni cliniche, della possibilità di isolamento e l’attivazione del tracciamento dei contatti. Nel caso in cui le persone non avessero la possibilità di isolarsi in un ambiente idoneo, potranno essere inviate nelle strutture predisposte allo scopo da ATS e Comune di Milano. Caritas Ambrosiana, Casa della carità, Fondazione Culturale San Fedele e Associazione San Fedele onlus-Assistenza sanitaria, in pratica intendono dare una risposta di cura alle persone agli “hard-to-reach”, difficili da raggiungere. L’assistenza sanitaria è offerta su appuntamento presso le sedi di via san Bernardino 4, via Brambilla 10 e Galleria Hoepli. (TC)

11 febbraio - STATI UNITI Vescovi chiedono status temporaneo protetto per cittadini di America Centrale, colpiti da uragani

L’amministrazione Biden fornisca una designazione, per 18 mesi, di Status temporaneo protetto (Tps) ai cittadini stranieri di El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua, devastati dagli uragani Eta e Iota a novembre 2020: lo chiede la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), in una nota a firma dei Monsignori Mario Dorsonville e David J. Malloy di Rockford, presidenti rispettivamente della Commissione per le migrazioni e del Comitato giustizia e pace, ai quali si aggiunge Sean Callahan, presidente dei Catholic Relief Services. Secondo la legge statunitense, il Tps è una tutela temporanea e rinnovabile dell'immigrazione che permette agli individui di rimanere e lavorare legalmente nel Paese durante un periodo in cui si ritiene che non sia sicuro, per loro, tornare nella loro nazione d'origine a causa di determinate condizioni, incluso il disastro ambientale. "I recenti uragani Eta e Iota – si legge nella nota episcopale - hanno devastato le comunità dell'America Centrale. Oltre a fornire l’assistenza necessaria alle popolazioni in difficoltà, gli Stati Uniti hanno la responsabilità morale di offrire ai cittadini stranieri di questi Paesi, attualmente presenti negli Usa, una protezione umanitaria temporanea”. Nicaragua, El Salvador, Honduras e Guatemala, ribadiscono i presuli, “stanno affrontando le conseguenze di un disastro ambientale”. Pertanto, l’amministrazione viene “sollecitata fortemente” a designare il Tps per tali Paesi “per un periodo di 18 mesi”. “Le condizioni attuali – infatti - impediscono ai cittadini stranieri di tornare a casa in sicurezza e la gestione del loro ritorno non farebbe che aumentare le sfide già esistenti”, per di più in un contesto “aggravato dalla pandemia da Covid-19” che “mette maggiormente a dura prova le risorse limitate sul campo e crea ulteriori complicazioni”. Richiamando “i valori, le leggi e gli ideali” che stanno “a cuore agli americani”, nonché l’impegno come cristiani, i vescovi, insieme “alle persone di fede in tutti gli Stati Uniti”, pregano “per una rapida ripresa da queste tempeste devastanti e una risposta umana per coloro che ne sono colpiti". Scatenatisi in poco meno di due settimane, gli uragani Eta e Iota hanno colpito i Paesi dell’America Centrale rispettivamente il 3 e il 16 novembre, lasciando una scia di morte e distruzione. Il bilancio delle vittime conta oltre 200 defunti, innumerevoli dispersi e danni strutturali per milioni di dollari. In diverse occasioni, Papa Francesco ha lanciato appelli alla preghiera e alla solidarietà, in particolare agli Angelus dell’8 e del 29 novembre . (IP)

11 febbraio - ITALIA Lanciata su web Radio Onda UER, l’emittente dell’Università Europea di Roma

Anche l’Università Europea di Roma ha una web radio. Sono iniziate il 5 febbraio scorso le trasmissioni di Radio Onda UER, l’emittente nata nell’ambito delle attività di Formazione Integrale dell’ateneo fondato dai Legionari di Cristo. I programmi sono realizzati in collaborazione con gli studenti e il sito internet della radio offre già alcuni podcast di trasmissioni da ascoltare e scaricare. Il palinsesto propone trasmissioni su temi di responsabilità sociale, eccellenza umana, formazione integrale, sport, cultura, musica e spiritualità. “L’avvio di Radio Onda UER rappresenta un passo molto importante per la nostra giovane università - spiega il giornalista Carlo Climati, coordinatore dell’iniziativa, all’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza episcopale italiana -. Stiamo vivendo un’esperienza bellissima di dialogo con i nostri studenti, che collaborano attivamente alle trasmissioni. La nostra principale fonte di ispirazione sono i Messaggi per le Giornate Mondiali delle Comunicazioni Sociali di Papa Francesco. Questa web radio, infatti, vuole diffondere una cultura di dialogo, di incontro e di accoglienza - prosegue Climati -. Non ci limiteremo solo a comunicare, ma sapremo anche e soprattutto ascoltare, dando spazio a tutte e a tutti”. (TC)

11 febbraio - ITALIA Al via alla rassegna cinematografica sul dialogo interreligioso “Fedi in gioco a scuola”

Far riflettere i giovani su pregiudizi, razzismi, discriminazioni e promuovere pace, solidarietà, responsabilità e non violenza attraverso film e corti: è l’obiettivo di “Fedi in gioco a scuola”, la seconda edizione della rassegna cinematografica sul dialogo interreligioso promossa dall’Acec, l’Associazione Cattolica Esercenti Cinema, per educare gli studenti, attraverso il cinema, all’incontro e al confronto tra fedi diverse. Partito questo mese, il progetto coinvolgerà, fino al 31 maggio, 370 classi, e circa 10mila studenti di ogni ordine e grado, con un programma gratuito di documentari e cortometraggi di livello internazionale, (scelti in collaborazione con Religion Today Filmfestival. Data l’emergenza Covid-19 e la conseguente chiusura delle sale cinematografiche, fa sapere l’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza episcopale italiana, la proposta si articolerà online. Le sale dell’Acec, circa 30 su tutta la penisola, organizzeranno proiezioni online per le scuole, grazie alla partnership tecnica di Mymovies. La visione sarà accompagnata da una scheda didattica di approfondimento, redatta da esperti di media education, e – per i cortometraggi – anche da un video di commento che potrà supportare la discussione in classe. Saranno inoltre proposti webinar con la partecipazione di rappresentanti di diverse religioni, critici cinematografici, accademici, autori, attori e registi. “Attraverso la seconda edizione di “Fedi in gioco a scuola”, l’Associazione - afferma il segretario generale Francesco Giraldo - intende stimolare la coscienza critica delle persone verso la cultura dell’incontro e della pace. Per favorire un’idea di dialogo interreligioso è importante comprendere il contesto odierno, intessuto da complessità, dal pluralismo culturale e dal ‘politeismo dei valori’”. Fra i titoli proposti dalla rassegna i cortometraggi vincitori del premio MigrArti come “Il mondiale in piazza” di Vito Palmeri, “Indovina chi ti porto per cena” di Amin Nour, “Palla prigioniera” di Hermes Mangialardo, i corti internazionali “Ave Maria” di Basil Khalil (Francia, Germania, Palestina, 2015) e “Gas Pipe” di Hossein Darabi (Iran, 2016); infine i documentari “Paese nostro” di Michele Aiello, Matteo Calore, Stefano Collizzolli, Andrea Segre, Sara Zava-rise, “Sorelle d’Italia” di Daniele Gaglianone e Stefano Collizzolli, “Il Sistema Sanità” di Andrea De Rosa e Mario Pistolese, “African Dreamers” del collettivo Hic Sunt Leones, e “Nel bene e nel male” di Lorenzo Stanzani. (TC)

11 febbraio - EL SALVADOR 28 febbraio, elezioni legislative. Vescovi: siamo tutti fratelli, nessuno sia indifferente a pace e bene comune

Urne aperte il 28 febbraio nel Salvador, per le elezioni parlamentari: i cittadini aventi diritto al voto saranno chiamati a rinnovare i 48 seggi dell’Assemblea legislativa. In vista della tornata elettorale, la Conferenze episcopale nazionale (Cedes) ha diffuso un lungo messaggio intitolato “Siamo tutti fratelli e sorelle” ed aperto dal versetto del Vangelo di Giovanni “Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato” (13,34). In primo luogo, i presuli scattano una fotografia della situazione attuale del Paese, sottolineando “la crudele esperienza della pandemia”, che ha provocato oltre 56mila casi e più di 1.700 decessi; il clima di tensione e “la mancanza di dialogo” politico e sociale; “i gravi attacchi all’ambiente, nostra casa comune”, il cui emblema è “la scarsità d’acqua” su tutto il territorio nazionale e “la tragedia delle migrazioni forzate” che portano le persone a radunarsi “in grandi carovane” ed affrontare “abusi, pericoli, umiliazioni e, a volte, la morte” per “cercare un futuro migliore” altrove. Non solo: il dramma delle migrazioni è stato aggravato dalla stessa pandemia e dagli uragani Eta e Iota che hanno colpito la regione negli ultimi mesi. Tutto questo, scrivono i presuli, “non dovrebbe lasciarci indifferenti”. Nel Salvador, continua il messaggio, si vive “nell’angoscia” a causa di “povertà, disoccupazione, insicurezza, violenza e incertezza sul futuro”. Un quadro drammatico di fronte al quale la Chiesa ha reagito, accompagnando le organizzazioni della società civile nella richiesta di una riforma costituzionale, affinché sia riconosciuto “il diritto umano all’acqua e al cibo per tutti i salvadoregni”. La riforma è stata approvata, ma i vescovi ricordando che essa entrerà in vigore “solo se sarà ratificata dall’Assemblea legislativa che risulterà dalle elezioni del 28 febbraio”. Per questo i vescovi incalzano: “Senza acqua, non c’è vita. Non si può giocare con la vita del nostro popolo”, anche perché il grido della terra è strettamente connesso con quello dei bisognosi e ad entrambi va prestato ascolto, in nome “della pace e della giustizia”. Soffermandosi, poi, sulla pandemia da Covid-19, che “continua a strappare vite preziose ogni giorno, seminando incertezza e angoscia”, i presuli del Salvador ricordano che “nessuno si salva da solo” ed esortano alla promozione di “una cultura della cura come via della pace”, in nome del bene comune. Gratitudine ed ammirazione vengono, inoltre, espresse ai medici, agli operatori sanitari e a tutti coloro che, “con grande dedizione e sacrificio”, restano accanto ai malati, anche a rischio della propria vita. Di qui, l’esortazione a “sradicare la cultura dell’indifferenza, del rifiuto e dello scontro”, oggi così prevalente, per dare spazio “alla cultura della pace”. Ciò sarà possibile, spiegano ancora i vescovi, avviando “un processo educativo basato su valori che rendano possibile la riconciliazione”, perché l’educazione, soprattutto se “aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e comprensione reciproca”, costituisce “uno dei pilastri più giusti e solidali della società”. Di qui, il richiamo a valorizzare e tutelare la famiglia, “nucleo fondamentale della società, in cui si impara a vivere nelle relazioni e nel rispetto reciproco”. Anche i mass-media sono chiamati in causa dai presuli, in quanto hanno il compito di “trasmettere un sistema di valori basato sul riconoscimento della dignità di ogni persona e di ogni comunità linguistica, etnica e religiosa, nonché dei diritti fondamentali che ne derivano”. In quest’ottica, la Cedes ricorda le parole di Monsignor Oscar Romero, Arcivescovo di San Salvador assassinato il 24 marzo 1980 e canonizzato nel 2015, che nella sua ultima omelia, invocò “il rispetto della dignità della persone e la salvezza del bene comune del popolo”. Quanto alla campagna elettorale che si sta svolgendo in questi giorni, i vescovi salvadoregni ne deplorano “la mancanza di dialogo e di rispetto dell’avversario” e il clima di “intolleranza e disprezzo” che vi si respira. “Crediamo fermamente che questo non è il modo di costruire un progetto nazionale – sottolinea il messaggio episcopale – Abbiamo il diritto di vivere in pace”, perché tutti siamo stati creati “ad immagine e somiglianza di Dio”. A tal proposito, la Cedes fa riferimento a tre recenti documenti di Papa Francesco: l’Enciclica “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”; il Messaggio per la 54.ma Giornata mondiale della pace del 1.mo gennaio ed il videomessaggio per la Giornata internazionale della fraternità umana, celebrata per la prima volta il 4 febbraio. In quest’ultimo, il Pontefice afferma che “o siamo fratelli o tutto crolla” e richiama “al rispetto, alla mano tesa, all’ascolto a cuore aperto, alla fermezza nelle proprie convinzioni, all’accettazione sincera” perché “o si è fratelli o si è nemici”. Rispondendo, poi, indirettamente a chi si domanda perché “i pastori della Chiesa si interessino di politica”, i vescovi affermano: "La Chiesa ha un ruolo pubblico che non si limita alle sue attività di assistenza ed educazione, ma che cerca la promozione della persona umana e della fratellanza universale”. In questo senso, “la politica migliore è una delle forme più preziose della carità, perché si pone al servizio del bene comune”. In vista della tornata elettorale, dunque, i presuli esortano i cittadini a cercare, nei candidati, “l’interesse per il bene comune del Paese, specialmente dei più poveri e degli esclusi”. “Il voto è un diritto ed un dovere per ogni cittadino – sottolinea ancora il messaggio – Esso deve essere espresso in modo consapevole, libero e responsabile. Bisogna votare secondo coscienza, rettamente formati e pensando al futuro”, nel pieno rispetto di “chi non la pensa come noi”. Per questo, “le elezioni sono un pilastro fondamentale della democrazia”, grazie alle quali si costruisce “il Paese che sogniamo”. Si tratta di principî che vanno ricordati oggi più che mai, afferma la Cedes, considerata “la crisi profonda, aggravata dalla pandemia” che sta attraversando El Salvador. Tuttaiva, non bisogna rassegnarsi, incalzano i presuli, bensì reagire con “il dialogo, il rispetto, la tolleranza e la solidarietà”, perché solo così si potrà realizzare “un progetto di nazione”. Il messaggio episcopale si conclude con l’invocazione a San Giuseppe, nell’anno a lui dedicato per il 150.mo anniversario della sua proclamazione a Patrono della Chiesa universale, e con la preghiera a Dio affinché “conceda al popolo del Salvador di scegliere, “in un clima di armonia e di pace, le persone più adatte, quelle che possono legiferare meglio a favore di tutti i salvadoregni e in difesa dei loro diritti”. (IP)

11 febbraio - PANAMA I vescovi: i vaccini anti-Covid siano garantiti a tutti, si risolva l’emergenza educativa e si opti per uno sviluppo più equo ed efficace

L’impatto della pandemia nella società, la necessità di un piano etico per i vaccini e l’emergenza educativa sono state al centro della prima assemblea ordinaria dell’anno della Conferenza episcopale panamense riunitasi dall’8 al 10 febbraio. Nel loro messaggio finale i presuli, che ricordano la ricorrenza, quest’anno, del bicentenario dell’Indipendenza del Paese dalla Spagna, vogliono incoraggiare uomini e donne e dare loro speranza, evidenziando che in questo ultimo anno la Chiesa ha accompagnato i fedeli e l’intera nazione, provati dall’emergenza sanitaria. “Abbiamo verificato con gioioso stupore, la risposta creativa e illuminante di una Chiesa viva” si legge nel messaggio. Dai sacerdoti vicini ai malati e alle famiglie nel dolore, alla disponibilità di tanti laici che si sono impegnati nel volontariato, si è consolidata una pastorale sociale attiva e attenta, precisano i vescovi, che richiamano l’invito di Papa Francesco, nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno 2021, a praticare la cultura della cura come via di pace. Esprimendo poi apprezzamento per il personale sanitario e per tutti coloro che si impegnano nella lotta alla pandemia, i presuli esortano “a non abbassare la guardia” e ad osservare le misure di sicurezza per evitare il contagio e le norme stabilite per le celebrazioni liturgiche. Per i vescovi, poi, la somministrazione dei vaccini deve essere garantita a tutti, occorre impedire che sia monopolio dei più potenti e vanno osservati correttamente i protocolli. “Oggi più che mai - aggiungono i presuli - si impongono trasparenza e piena responsabilità nell’uso delle risorse e del denaro pubblico”. La Conferenza episcopale lancia inoltre l’allarme istruzione, specificando che l’era digitale, con le sue nuove tecnologie, ha messo a dura prova il sistema educativo. Parte della popolazione scolastica non vi ha accesso, né dispone di risorse nelle proprie case e scuole per potervisi adeguare, e il problema, osservano i vescovi, va considerato al di là della pandemia, perché diverrà una questione di tutti i giorni nel processo educativo nazionale. “L’attenzione speciale per quei bambini e adolescenti privi di attrezzature tecnologiche e accesso a internet per seguire le lezioni virtuali, si complica ancora di più senza genitori o tutori che li accompagnino” specificano inoltre i presuli, che rilevano quanto importante sia considerare bambini e giovani con disabilità, perché possano essere efficacemente inseriti nei processi di apprendimento. Infine i presuli rimarcano che la pandemia ha aggravato i problemi sociali, in particolare la disuguaglianza e l’esclusione, e che la ripresa economica del Paese dovrebbe tener conto, soprattutto, del benessere della persona, perché l’economia è per l’essere umano e non il contrario. Dunque, per la Conferenza episcopale, “le azioni annunciate per la ripresa economica, dopo ampie e continue consultazioni, devono garantire un nuovo modello economico che nella sua applicazione consenta uno sviluppo più equo, sicuro ed efficace”. “È urgente che tutte le forze attive nel Paese, nella società politica e nella società civile, partecipino al dialogo proposto - concludono i presuli -. Che il dialogo sia aperto e onesto, che proponga soluzioni ai problemi più immediati e urgenti”. Per questo, a quanti sono coinvolti nel dialogo, i vescovi raccomandano disponibilità a raggiungere il consenso sui piani adottati e applicati, lasciando da parte gli interessi di parte e cedendo il passo alla tolleranza, al rispetto e alla fiducia reciproca. (TC)

10 febbraio - ITALIA Una mostra itinerante dedicata a Caspar Friedrich, pittore della presenza di Dio nella natura

Un pittore romantico, divenuto simbolo di un’epoca. Caspar Friedrich è considerato il più rappresentativo esponente della pittura del Romanticismo tedesco. A lui è dedicata la mostra itinerante promossa dal Meeting per l’amicizia tra i popoli “Friedrich, un viandante in un mare di luce”. Rinviata lo scorso anno a causa della lockdown, l’esposizione nel corso del 2021, non appena le condizioni lo permetteranno, sarà allestita in varie sedi tra Verona e Brescia ed è stata al centro lo scorso 9 febbraio di una presentazione sui canali Facebook e Youtube dell’organizzazione no profit Rivela, promotrice di varie mostre itineranti. Durante la diretta web inserita nel ciclo di eventi online «Il dono della speranza. Testimonianze da un tempo difficile» non poteva mancare un riferimento al capolavoro di Friedrich: «Il viandante sul mare di nebbia», un olio su tela del 1818 e conservato alla Hamburger Kunsthalle di Amburgo. E’ un’opera emblematica della spiritualità cristiana del pittore: un personaggio di spalle in cima ad un monte, guarda un paesaggio avvolto da una coltre di nebbia, attraversata dalle rocce e dal profilo della cima del Rosenberg,. E’ quest’altura della Svizzera boema nell’immaginario di Friedrich a rappresentare Dio, una presenza forte e rassicurante che non abbandona nel cammino di una vita, fatta di prove e incertezze, ma anche dalla consolazione della fede. Certamente non è stata immune da sofferenze, lutti, malattie e angoscia l’esistenza di Friedrich, artista profondamente religioso che individuava nella centralità di Cristo il senso della storia. Un pittore della natura, che non dipingeva all’aria aperta, ma nel silenzio del suo studio. Solitario, amante delle camminate in montagna e appassionato disegnatore della natura, amico di grandi intellettuali tedeschi del tempo, Friedrich sapeva cogliere il bello di ciò che osservava per parlare della presenza di Dio e della morte quale passaggio verso la vita eterna. “Devo concedermi totalmente a ciò che mi circonda, unirmi alle mie nuvole e alle rocce, per riuscire ad essere quello che sono. La Natura – scriveva Friedrich - mi serve per comunicare con la Natura, e con Dio”. “Il pittore non deve soltanto dipingere ciò che vede davanti a sé, ma anche ciò che vede in sé”. Nell’unione fra la visione esterna e la visione interna Friedrich indicava dunque l segreto per un quadro autentico e sincero. “L’unica vera sorgente dell’arte è il nostro cuore, il linguaggio di un animo infallibilmente puro. Un’opera che non sia sgorgata da questa sorgente può essere soltanto artificio. Ogni autentica opera d’arte viene concepita in un’ora santa e partorita in un’ora felice, spesso senza che l’artista ne sia conscio, per impulso interiore del cuore.” La mostra itinerante è stata presentata per la prima volta al Meeting di Rimini del 2002 per offrire un incontro con un grande artista e con la sua proposta di cercare la presenza immancabile di Colui che ci ama sempre per primo in ogni istante della vita, e di saper ascoltare la Sua consolazione nella natura e nella sua bellezza. (PO)

10 febbraio - PORTOGALLO “Dalla fede alla vita – in famiglia”: cammino di Quaresima della diocesi di Aveiro

“Dalla fede alla vita – in famiglia”: ha questo tema il cammino proposto dalla diocesi di Aveiro, in Portogallo, in vista della Quaresima. L’iniziativa offre proposte e contenuti specifici per bambini e ragazzi, rievocando le origini del cristianesimo. I minori delle comunità diocesane sono, infatti, invitati a costruire un pannello raffigurante un pesce, simbolo dei cristiani, e il nome di Gesù. Il primo tassello del pannello andrà posizionato Mercoledì delle Ceneri, 17 febbraio; le parti successive, invece, andranno aggiunte di volta in volta nelle domeniche di Quaresima, insieme alle lettere che compongono il nome di Gesù. L’immagine dovrà essere completata il 28 marzo, domenica delle Palme. Il cammino di riflessione offre anche un video con due personaggi, denominati “Quaresima” e “Metanoia”, che spiegano come prepararsi alla Pasqua di Risurrezione. Per gli adolescenti, invece, è previsto un podcast settimanale che invita alla riflessione e alla preghiera, sia individuale che di gruppo. Il materiale preparato dalla diocesi presenta, inoltre, alcuni passi biblici sui quali meditare, nonché alcune “sfide” che ogni fedele può affrontare spiritualmente nelle diverse settimane: in particolare, di volta in volta i cattolici sono esortati a pentirsi, credere nel Vangelo, cambiare, ricostruire, illuminare la vita, seguire l’altro, seguire Gesù e annunciarLo. Ogni riflessione spirituale dovrà essere accompagnata da un gesto concreto, come quello di scrivere un messaggio di incoraggiamento per un amico o un familiare in difficoltà, recitare una preghiera in silenzio o decidere un atteggiamento o un’abitudine da modificare nella propria vita. Da ricordare che venerdì 12 febbraio verrà diffuso il consueto Messaggio del Pontefice per la Quaresima. Quest’anno, Papa Francesco ha scelto per tema “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme… (Mt 20,18). Quaresima: tempo per rinnovare fede, speranza e carità”. La presentazione del documento pontificio avverrà con una conferenza stampa in programma alle ore 11.30 presso la Sala Stampa della Santa Sede e seguibile anche on line. Interverranno il Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale; Monsignor Bruno-Marie Duffé, segretario del medesimo Dicastero e, in video-collegamento, la dottoressa Marcela Szymanski, rappresentante della Fondazione pontificia "Aiuto alla chiesa che soffre". (IP)

10 febbraio -TERRA SANTA Allarme varianti Covid-19 a Taybeh. La Casa per anziani Beit Afram adattata a centro per i malati

 La Casa per anziani Beit Afram di Taybeh, in Terra Santa gestita dalle suore Serve del Signore e della Vergine di Matarà, ramo femminile della Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato, è stata adattata come centro i malati di Covid-19. La decisione è stata presa, con il sostegno del Patriarcato Latino di Gerusalemme e la supervisione del Ministero della Salute palestinese e del Comune in seguito al lockdown imposto dal governatore di Ramallah e al-Bireh, Laila Ghannam, dopo la scoperta di casi del nuovo ceppo britannico del coronavirus a Taybeh. Ad oggi, riferisce il portale del Patriarcato latino di Gerusalemme, sono stati registrati 139 casi. Nella casa per anziani di Beit Afram sono 26 le persone che lo hanno contratto; si tratta di 17 anziani residenti, 5 dipendenti, 2 suore dell’Istituto del Verbo Incarnato e 2 volontarie. Non potendo ricoverare gli anziani contagiati negli ospedali, è stato deciso di curare i positivi nella stessa struttura. Fino al 14 febbraio chiese, scuole, asili e strutture ricettive dovranno restare chiusi, mentre all’ingresso del villaggio sono stati disposti posti di blocco della polizia. Sul suo account Facebook, il parroco di Taybeh, p. Johnny Abu Khalil, ha lanciato un appello: “Abbiamo un disperato bisogno di uomini e donne che lavorino presso la Casa per anziani Beit Afram per le prossime due settimane”. In tanti hanno risposto e ad oggi sono state scelte due persone, mentre l’Istituto del Verbo Incarnato ha inviato due religiose. La casa per anziani, in questo ultimo periodo, è stata sostenuta da generose donazioni di organizzazioni palestinesi governative, enti di beneficenza e senza scopo di lucro, nonché da tanta altra gente. “È un momento davvero difficile ma tutto andrà per il meglio - ha detto suor María Pía, madre superiora della Casa per anziani Beit Afram -. Voglio ringraziare tutte le persone che ci hanno aiutato in questi giorni e ci hanno portato medicine, cibo e persino chiamato per chiederci come stavamo. Sono anche grata per il sostegno del Patriarcato latino e della mia superiora suor María del Cielo Leyes”. La Casa per anziani Beit Afram è stata fondata nel 2005 dal Patriarcato latino di Gerusalemme. La sua missione è offrire un ambiente sano agli anziani attraverso l’assistenza sanitaria. Amministrata dal Patriarcato, la Casa era stata affidata nel 2011 alla Comunità Filhos de Maria. Il 15 agosto dello scorso anno sono subentrate le Serve del Signore e alla Vergine di Matarà. (TC)

10 febbraio COLOMBIA Episcopato: lo Statuto Temporaneo di Protezione per i Migranti Venezuelani (ETPV) prezioso strumento di accoglienza e integrazione

La Conferenza Episcopale colombiana e il suo Segretariato Nazionale di Pastorale Sociale - Caritas Colombia hanno accolto con favore l’annuncio del governo di uno Statuto Temporaneo di Protezione per i Migranti Venezuelani (ETPV) di 10 anni, che mira a regolarizzare 1,7 milioni di venezuelani che si trovano nel Paese privi di documenti, consentendo loro di accedere all’attività lavorativa, all’istruzione e alle cure sanitarie. In un comunicato, diffuso ieri sul sito web dell’Episcopato, i vescovi hanno affermato che lo Statuto rappresenta “una valida risposta volta a promuovere l'accoglienza, la protezione, la promozione e l'integrazione della popolazione migrante”. “La sua implementazione - si legge nel testo - sarà un atto fraterno che farà sì che la popolazione che arriva nel nostro territorio possa godere dei diritti fondamentali di tutte le persone e possa accedere alle opportunità di una vita dignitosa”. I vescovi hanno ricordato come la Chiesa, le sue diocesi, le congregazioni religiose, i gruppi e i movimenti apostolici, con tutti i loro organismi pastorali, al pari della comunità nazionale e internazionale, abbiano sempre cercato di contribuire per fornire una risposta integrale ai bisogni di chi nel tempo ha cercato protezione in Colombia. E ora continuerà comunque questa sua opera di sostegno alla popolazione migrante e rifugiata, “promuovendo una politica pubblica sulla migrazione che si concentri sui diritti umani e promuova soluzioni durevoli e sostenibili per le persone che hanno bisogno di protezione internazionale”. (AP)  

10 febbraio  ITALIA Le associazioni di volontariato di Torino invitate da monsignor Nosiglia a coordinarsi con le istituzioni per aiutare i senza fissa dimora

Un confronto per identificare alcune proposte operative al fine di affrontare, gestire e accompagnare le persone senza dimora. Lo ha voluto questa mattina l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ed ha radunato 16 tra le principali realtà associative di volontariato di ispirazione ecclesiale e altre impegnate nello stesso ambito che da tempo sono al fianco dei senzatetto del capoluogo piemontese. Nel corso dell’incontro, riferisce un comunicato dell’arcidiocesi di Torino, sono stati identificati i punti fondamentali per poter avviare un’azione concreta: la necessità di una maggiore cura per tutto il percorso di accompagnamento delle persone senza dimora, dal primo approccio fino all’elaborazione di un progetto personalizzato; la revisione delle modalità e delle ubicazioni di accoglienza notturna; l’interazione con operatori qualificati, sia nell’ambito sociale che in quello sanitario, e il coinvolgimento di enti appositi; l’animazione diurna; la cura di una buona comunicazione pubblica. Le associazioni hanno ribadito la piena disponibilità a sostenere l’impegno della città per i senza fissa dimora, in attesa delle indicazioni progettuali che le istituzioni dovranno definire secondo la strategia discussa ieri in un vertice svoltosi in Prefettura. L’auspicio è che questo percorso si svolga in tempi brevi, soprattutto perché coinvolge la vita di tante persone e la crescita coesa della città. (TC)

10 febbraio - SINGAPORE Arcivescovo Goh: sì al vaccino, proteggere la salute nostra e altrui è un dovere morale

“Dio ci ha dato il dono della vita. Abbiamo tutti il dovere morale di proteggere la nostra salute e di perseguire il bene comune della salute di tutti nella società”: lo scrive Monsignor William Goh, Arcivescovo di Singapore, in una Lettera pastorale dedicata al tema della “moralità della vaccinazione anti-Covid-19”. Attraverso la missiva, il presule – che informa di aver ricevuto la prima dose di vaccino il 2 febbraio e che a fine mese si sottoporrà alla seconda – risponde ai dubbi e alle perplessità di diversi fedeli su quanto sia “moralmente accettabile ricevere un vaccino creato con l'uso di linee cellulari moralmente compromesse, derivate dalle cellule di feti umani abortiti”. Riprendendo la relativa nota della Congregazione per la Dottrina della fede, pubblicata a dicembre 2020,  Monsignor Goh spiega che le linee cellulari risalenti a feti abortiti negli anni ’60 e ’70, “non sono usate come ingredienti nei vaccini, ma funzionano come una sorta di ‘terreno biologico’ in cui si sviluppa un vaccino”. Quindi, “la connessione dei vaccini di oggi con gli aborti originali è piuttosto remota”. Di conseguenza, secondo la Chiesa, “è moralmente accettabile per noi usare tali vaccini, se non sono disponibili altri antidoti ottenuti eticamente, e se abbiamo ragioni sufficientemente serie o gravi”, come quella di “far parte di una categoria vulnerabile”, o “se le vaccinazioni sono necessarie per aiutare a costruire l'immunità di gregge e porre fine all'epidemia”. Per questo, il presule ricorda che “la vaccinazione sembra essere il miglior mezzo a nostra disposizione ora per fermare o rallentare una pandemia che ha già ucciso più di due milioni di persone nel mondo”. E questa “è una ragione sufficientemente grave per vaccinarsi, anche se il vaccino deriva da linee cellulari moralmente compromesse”. Al contempo, Monsignor Goh sottolinea che “abbiamo tutti un enorme debito di gratitudine” nei confronti di medici, operatori sanitari, fornitori di servizi essenziali, volontari addetti alla sicurezza delle chiese, che “hanno lavorato instancabilmente in prima linea, e senza paura, per arginare la marea del virus”. Di qui, l’esortazione dell’Arcivescovo di Singapore a tutti i fedeli, affinché “si vaccinino per il bene della comunità”. Se, tuttavia, qualcuno dovesse decidere di non farlo, “per ragioni mediche o di coscienza”, il presule raccomanda di “fare tutto il possibile” per seguire le normative sanitarie anti-contagio, tra cui indossare la mascherina, igienizzarsi spesso le mani, rispettare il distanziamento sociale. In tal modo, si potranno tutelare “le persone più vulnerabili della società”. Ricordando, infine, che quest’anno la Chiesa di Singapore celebra il suo 200.mo anniversario, il presule spera che tutti possano essere “ispirati dal coraggio e dalla fede dei primi missionari” per agire e sconfiggere “insieme, in solidarietà con i nostri fratelli”, il flagello del Covid-19. La Lettera pastorale si conclude con l’invito alla preghiera “incessante” a Dio e con l’esortazione ad “amare il prossimo, facendo ciò che è giusto”. (IP)

10 febbraio FRANCIA Le celebrazioni di domani a Lourdes per ricordare le apparizioni della Madonna a Bernadette

Tutto pronto a Lourdes, in Francia, per celebrare l’anniversario della prima apparizione di Maria a Bernadette Soubirous avvenuta a Massabielle, lungo il fiume Gave, l’11 febbraio del 1858, e la Giornata mondiale del malato. Domani, alle 10, nella basilica San Pio X, monsignor Antoine Hérouard, delegato apostolico per il Santuario di Lourdes, presiederà una messa che sarà trasmetta in diretta dalle televisioni cattoliche. Dalle 14.30 alle 17 è prevista l’adorazione del Santissimo Sacramento nella basilica di Nostra Signora del Rosario, mentre alle 15.30 è in programma il Rosario alla grotta, che sarà ripetuto, in lingua italiana, alle 18 e alle 20.30, “aux flambeau”. Chiuderà la giornata la benedizione del rettore del santuario di Lourdes, monsignor Olivier Ribadeau Dumas. Domani si conclude anche la novena iniziata il 3 febbraio e alla quale i fedeli di tutto il mondo sono stati invitati ad unirsi associandosi alla preghiera proposta dai cappellani di Lourdes, con la possibilità di seguire Messa e Rosario su TV Lourdes. Esattamente 162 anni fa, la giovane Bernadette, accompagnata dalla sorella e da un’amica, si trovava a Massabielle per raccogliere legna, quando, toltasi le calze per attraversare il torrente ed entrare nella grotta, udì un rumore simile a una folata di vento, alzò la testa verso la grotta e vide “una signora vestita di bianco” che “indossava un abito bianco, un velo bianco, una cintura blu e una rosa gialla su ogni piede”. La piccola contadina si fece il segno della croce e recitò il Rosario con la Signora, poi, terminata la preghiera, la Signora scomparve all’improvviso. Seguirono, fino al 16 luglio 1858, altre 17 apparizioni. Rivelando di essere l’Immacolata Concezione, Maria, Madre di Gesù, volle spiegare che tutto il suo essere consiste nel concepire il Figlio di Dio, nell’essere tutta per Lui. “Per questo è Immacolata, abitata da Dio - spiega il sito web del Santuario di Lourdes -. Così la Chiesa ed ogni cristiano devono lasciarsi abitare da Dio per divenire a loro volta immacolati, radicalmente perdonati e graziati in modo da essere, anch’essi, testimoni di Dio”. (TC)

10 febbraio - COLOMBIA Violenze nei dipartimenti di Cauca e Nariño. Vescovi di Popayán: “Non ci sarà un altro futuro se persiste la piaga dell’indifferenza”

I vescovi della Provincia Ecclesiastica di Popayán, in un messaggio diffuso sul sito web dell’Episcopato, hanno espresso il loro dolore e la loro preoccupazione per l’inasprimento della violenza che ha provocato molteplici omicidi nei dipartimenti di Cauca e Nariño, invitando tutti i membri della società civile a confrontarsi con questa drammatica realtà e a non ignorare questi gravi fatti, “perché non ci sarà un altro futuro se persiste la piaga dell'indifferenza”. “Non possiamo abituarci a contare i nostri morti: dobbiamo abituarci a coltivare e rispettare la vita, i diritti umani, l'intoccabile dignità di tutte le persone” hanno affermato, sottolineando come tutti gli argomenti che cerchino di “giustificare la morte di questi fratelli e sorelle siano inaccettabili”. Quindi, dopo aver esortato i violenti a fermarsi, “a riflettere e ad aprire il loro cuore alla vocazione alla vita”, i presuli hanno chiesto allo Stato colombiano di agire “con urgenza, prontezza ed efficacia” per tutelare la vita e i beni di tutti i cittadini, in tutti i territori, soprattutto dove si trovano i più poveri e i più vulnerabili, affinché i colombiani non si sentano soli e indifesi e sentano invece di appartenere ad una patria che li protegge e li sostiene. Essi, rivolgendosi ai giovani che vivono in queste zone così difficili, hanno ricordato loro che “il cammino per la felicità che tanto desiderano passa per il sentiero del bene” e che non c'è altra via che porti alla vita e alla vera gioia. Infine, i presuli hanno invitato i colombiani a preoccuparsi di più dei giovani, ad ascoltarli e a comprenderne la realtà e le ragioni. "Lasciamoci contagiare dalla loro gioia e dalla loro speranza, circondiamoli di amore familiare e vicinanza comunitaria, offrendo loro opportunità che rendano dignitosi i loro progetti di vita", perché – hanno concluso – “i nostri giovani sono il patrimonio su cui verrà costruito il futuro del nostro Paese”. (AP)

10 febbraio  ITALIA #coronavirus. Oggi pomeriggio, preghiera di ringraziamento per medici e operatori sanitari, organizzato dalla CEI

“Invece un Samaritano. Preghiera di ringraziamento a Dio per i curanti”.”: è questo il titolo dell’iniziativa di preghiera che si terrà nel pomeriggio di oggi, 10 febbraio, dalle ore 16.00 alle ore 17.00. Organizzato dall’Ufficio nazionale per la Pastorale della Salute della Cei (Conferenza episcopale italiana), l’evento si terrà on line e potrà essere seguito sul canale Youtube o sulla pagina Facebook della Cei. “Le Cappellanie ospedaliere – si legge in una nota – vivranno contemporaneamente un’Adorazione Eucaristica per ringraziare Dio Padre del dono dei medici, infermieri e tutti i curanti che quotidianamente si dedicano volentieri e con professionalità alla cura e alle cure di ogni persona malata”. La celebrazione, che si tiene alla vigilia della 29.ma Giornata mondiale del Malato, “intende sottolineare l’importanza di una presenza che costituisce, nella rete di collaborazione all’interno delle strutture sanitarie e nel territorio, un elemento essenziale e irrinunciabile della relazione di cura, poiché tutti i curanti non solo seguono il malato, ma costruiscono anche relazioni di cura con i suoi familiari”. Per l’occasione, è stato preparato un apposito libretto liturgico che riporta intenzioni di preghiera per l’operatore operoso, per chi si prende cura del debole e per i malati riconoscenti. Il testo contiene anche alcuni passi dai Vangeli di Luca e di Marco e diversi estratti dall’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, che alla figura del Buon Samaritano dedica l’intero secondo capitolo, e dalla Lettera “Samaritanus bonus” della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita. Previste, infine, alcune testimonianze di medici e di ammalati. (IP)

10 febbraio - ECUADOR Grazie al sostegno di tanti donatori la Caritas aiutate centinaia di famiglie colpite dall’emergenza sanitaria

 Sono oltre 4mila in Ecuador le persone che hanno ricevuto aiuti umanitari grazie alla campagna della Caritas “Nessuno sia lasciato indietro” avviata per rispondere ai bisogni scaturiti dalla pandemia. Nei mesi di luglio e agosto, riferisce il portale di Caritas Ecuador, l’azienda Beiersdorf, attraverso i suoi marchi Nivea e Farmacias Fybeca, ha aderito alla campagna “È tempo di prenderci cura di noi stessi e di aiutare” e sono stati raccolti oltre 17mila dollari cui sono stati aggiunti più di 7mila dollari arrivati da donazioni fatte attraverso il sito web di Caritas Ecuador e da un gruppo di ecuadoriani residenti in Giappone. Grazie a cinque micro-progetti di aiuto umanitario sono state sostenute famiglie delle province di Napo, Loja, Santo Domingo de los Tsachilas, Cañar e Ambato. In particolare, ad Ambato sono state fornite cure mediche e test di laboratorio e sono stati consegnati kit alimentari a 100 famiglie; a Santo Domingo de los Tsachilas sono state acquistate provviste di cibo per la mensa Sant’Oscar Romero  che serve 110 persone al giorno; a Cañar è stato supportato un banco alimentare a beneficio della popolazione che vive in condizioni di estrema povertà; nella provincia di Loja a 300 famiglie sono arrivati viveri e prodotti per l’igiene, a Napo a 540 famiglie. Tutti questi progetti hanno visto la Chiesa in prima linea attraverso la Caritas, che, con le braccia di volontari, parroci, laici e di tutto il suo staff, non ha mai smesso di prodigarsi per i più bisognosi. (TC)

10 febbraio - INDONESIA Messe e incontri di preghiera per celebrare la VII Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone

L’8 febbraio, giorno in cui la Chiesa ricorda Santa Bakhita, schiava bambina del Sudan divenuta religiosa in Italia, le suore indonesiane hanno celebrato la VII Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone con preghiere interreligiose e celebrazioni eucaristiche. Suor Chatarina RGS, coordinatrice della rete internazionale di vita consacrata contro la tratta di persone Talitha Kum, nella provincia di Yogyakarta, nel corso di un incontro di preghiera interreligioso online – riporta UCA News - , ha ricordato che “il traffico di esseri umani è un crimine contro l'umanità”, che “Papa Francesco ha definito una ferita aperta sul corpo della società contemporanea”. “Ogni individuo – ha affermato la suora - deve partecipare a curare questa ferita secondo le proprie capacità”. E un modo per curare le lesioni alla dignità umana, ha suggerito la religiosa, è quello di “pregare Dio, perché una preghiera è il potere più grande e non ha confini temporali e spaziali". Citando poi il "Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune", firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da Papa Francesco e dal grande Imam di Al-Azhar, ha aggiunto che "la giustizia basata sulla misericordia è la strada da seguire per raggiungere una vita dignitosa a cui ogni essere umano ha diritto", in quanto nobile creatura di Dio. “Siamo qui – ha continuato - per pregare per le vittime del traffico di esseri umani affinché la loro dignità sia curata e i loro diritti come esseri umani siano rispettati". La rete Talitha Kum, a Jakarta, per celebrare la Giornata contro la tratta, ha organizzato anche una celebrazione eucaristica, trasmessa in diretta sul canale YouTube, guidata dal padre gesuita Ignatius Ismartono, consulente di Sahabat Insan, un'associazione che si occupa dei problemi dei lavoratori migranti indonesiani. Nella sua omelia, padre Ismartono ha invitato i cattolici a continuare a pregare per le vittime del traffico di esseri umani. "Dovremmo sempre aprire i nostri occhi e i nostri cuori” e “trovare i modi migliori per aiutarli", ha osservato il sacerdote. Anche la diocesi di Tanjung Karang, nella provincia di Lampung, in questa occasione ha celebrato una Messa, presieduta da monsignor Yohanes Harun Yuwono, vescovo della diocesi e presidente della Commissione episcopale indonesiana per gli affari ecumenici e interreligiosi. (AP)

10 febbraio - BRASILE Campagna fraternità ecumenica. Vescovi: una ricchezza per la Chiesa, da migliorare sempre più

“La Campagna di Fraternità Ecumenica (Cfe) è come un marchio e, allo stesso tempo, una ricchezza della Chiesa in Brasile che deve essere curata e migliorata sempre più attraverso il dialogo”: lo scrive, in una nota, la presidenza della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb), in risposta al dibattito che si è sollevato in questi giorni sull’iniziativa, il cui tema per l’edizione 2021 è: "Fraternità e dialogo: impegno per l'amore - Cristo è la nostra pace, Da ciò che era diviso ha fatto l'unità" (Ef 2,14a). Perplessità e dubbi sono stati espressi da più parti in relazione ai paragrafi 67 e 68 del documento-base della Cfe, in cui si affronta la questione di genere. A tal proposito, i vescovi affermano che la pubblicazione del testo ha seguito la struttura di pensiero e di lavoro del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane (Conic), l’organismo incaricato di preparare e coordinare la Cfe, e quindi non si tratta di “un testo preparato solo dalla Cnbb". Al contempo, i presuli ricordano che “la Chiesa cattolica rimane fedele alla sua dottrina stabilita sulle questioni di genere, cioè che esso deve obbedire all'ordine naturale già predisposto dal corpo”. Un altro punto dibattuto della Cfe riguarda il Fondo di solidarietà nazionale (Fns), collegato alla Campagna: a tal proposito, la nota episcopale informa che le risorse del Fondo seguono “linee-guida rigorose”, obbedendo non solo alla legislazione civile vigente in materia, ma anche alla preoccupazione per l'identità dei progetti serviti. "Le risorse saranno investite solo in programmi che non violano i principî difesi dalla Chiesa cattolica", ribadiscono i vescovi. Infine, i presuli ricordano che, che sebbene non sia sempre facile occuparsi della realizzazione della Cfe e di molti altri aspetti legati all'azione evangelizzatrice della Chiesa, “non bisogna scoraggiarsi e interrompere la comunione, che rappresenta è uno dei segni più grandi dei cristiani”. "Non scoraggiamoci. Non dobbiamo arrenderci. Uniamoci", conclude la presidenza della Cnbb. Sullo stesso tema è intervenuto anche l'Arcivescovo di San Paolo, il cardinale Odilo Pedro Scherer che, in una nota, ha affermato: "La Campagna di fraternità è una grande iniziativa della Chiesa in Brasile. In tempo di Quaresima, essa ci ricorda sempre la dimensione sociale della nostra fede, perché la fede in Dio ha sempre una dimensione sociale, cioè la carità e la fraternità. Senza fraternità, la nostra fede in Dio può essere vuota”. Il dibattito che si è scatenato intorno all’iniziativa, invece, “è mosso da pregiudizi” e da “polarizzazioni ideologiche”: tutte cose non necessarie, ha sottolineato il porporato, poiché l’obiettivo reale della Campagna è quello di “avvicinare le Chiese”, non di dividerle. “Non dimentichiamo il tema e il motto della Cfs – ha aggiunto il Cardinale Scherer – Possiamo avanzare delle critiche e fare delle osservazioni, ma il focus della Campagna è un altro”: essa infatti “intende insegnarci che Cristo è la nostra pace”.  Da ricordare che la Cfe ha una cadenza quinquennale: svoltasi per la prima volta nel 2000, nella sua ultima edizione del 2016 ha affrontato il tema “Casa comune, nostra responsabilità”, ispirato al versetto biblico di Amos “Scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne” (Am 5,24). L’iniziativa costituisce il momento più forte del cammino ecumenico in Brasile, con il coinvolgimento di Chiese e movimenti in tutto il Paese, impegnati nella celebrazione di momenti di preghiera e nella realizzazione di progetti per gli ultimi, così da valorizzare le singole tradizioni cristiane. Ma nell’ottica di promozione del dialogo, talvolta la Campagna assume anche una dimensione interreligiosa, perché vede coinvolti organismi e gruppi non cristiani. (IP)

10 febbraio -POLONIA 14-21 febbraio, 54° Settimana di preghiera per la sobrietà, per combattere alcolismo e altre dipendenze  

Accendere i riflettori sul dramma dell’alcolismo e delle altre dipendenze e rimarcare il valore della sobrietà e della libertà interiore che l’astinenza comporta: con questo obiettivo, la Conferenza episcopale polacca (Kep) propone, ogni anno, una “Settimana di preghiera per la sobrietà della nazione”. L’iniziativa si tiene tra l'ultima domenica di Carnevale e la prima domenica di Quaresima, quindi le date dell’edizione 2021, la 54.ma, sono quelle tra il 14 e il 21 febbraio. Il tema di quest’anno è “Superare la crisi con sobrietà”, in riferimento anche alla pandemia da Covid-19 e a tutte le sue drammatiche conseguenze non solo in ambito sanitario, ma anche sociale, economico e familiare. La “Settimana” verrà presentata in video-conferenza venerdì prossimo, 12 febbraio, alle ore 10.00. Interverranno Monsignor Tadeusz Bronakowski, presidente del Comitato episcopale per l'apostolato della sobrietà e dei tossicodipendenti, e il dottor P. Dr. Marek Dziewiecki, psicologo ed esperto in terapia delle dipendenze. “La Settimana – spiega una nota della Kep – vuole essere un momento di preghiera speciale sia per le persone affette da dipendenze, sia per coloro che supportano gli alcolisti nel loro percorso di guarigione”. Per l’occasione, verrà presentato anche un apposito “Vademecum”, ovvero un compendio per far conoscere il problema dell'alcolismo, nonché l’importanza e il valore della sobrietà. Il volume fornirà anche informazioni su persone e istituzioni coinvolte nell'Apostolato di settore. Da ricordare che già ad agosto 2020 la Kep aveva indetto un “Mese della sobrietà”, con il motto “Bambini felici in famiglie sobrie”. “Troviamo doloroso che il problema delle dipendenze venga trascurato nel dibattito pubblico – si leggeva nel messaggio diffuso nell’occasione – mentre tradizioni nazionali e familiari continuano, erroneamente, a promuovere l’uso diffuso dell’alcool come espressione di festa e di divertimento”. In particolare, la Kep invitava a prestare attenzione alla situazione dei bambini che “soffrono tragicamente l’ubriachezza e le dipendenze dei loro genitori, finendo per essere ancora più esposti a tali patologie”. Là dove si riscontrano problemi di dipendenza, infatti, “soffrono tutti – spiegavano i vescovi - sia coloro che abusano di sostanze tossiche, sia chi è a contatto ravvicinato con essi. E la pandemia da coronavirus ha reso questo fenomeno particolarmente doloroso”, poiché la quarantena ha obbligato le famiglie a stare chiuse in casa. In quest’ottica, la Chiesa cattolica invitava le autorità statali a non trascurare l’importanza dell’astinenza nei minori e raccomandava ai pastori di “aiutare i giovani a crescere nella saggezza e nella grazia attraverso la prevenzione costante di tutti i comportamenti per loro dannosi". Ricordando, infine, alle donne incinte quanto sia dannoso bere alcol in gravidanza o durante l’allattamento, perché ciò mette a rischio la salute del nascituro, la Kep concludeva il suo messaggio con un forte appello: “Cari genitori, se amate i vostri figli, osservata l’astinenza dall’alcool”. (IP)

10 febbraio - ITALIA Positivo al Covid-19 l’arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia

È risultato positivo al coronavirus il neo arcivescovo di Napoli, monsignor Mimmo Battaglia. In un breve comunicato la Curia Arcivescovile informa che sono sospese tutte le attività, le celebrazioni e le visite già programmate e in cui era coinvolto l’arcivescovo. Il presule, 58 anni, si è insediato nel capoluogo campano il 2 febbraio scorso e aveva annunciato un intenso programma di visite pastorali e incontri. Monsignor Battaglia è in buone condizioni di salute ed è in quarantena. È guarito, invece, il suo predecessore, il cardinale Crescenzio Sepe, che aveva contratto il Covid-19 a metà gennaio. Ricoverato all’Ospedale Cotugno per alcuni giorni, ha superato la malattia e si è trasferito in un appartamento annesso alla Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio, dove hanno vissuto, terminato il loro incarico, anche i cardinali Michele Giordano e Corrado Ursi. (TC)

10 febbraio - Celebrato ieri San Marone. Il cardinale Sandri: interceda perché vengano illuminati quanti decidono per il bene del Libano

Alla Divina Liturgia in rito Siro-Antiocheno Maronita, celebrata ieri a Roma nella chiesa del Pontificio Collegio Maronita in Urbe, per la festa del fondatore della Chiesa Maronita, il monaco San Maroun, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha rivolto il suo pensiero al Libano, dove nel V secolo Marone diede vita a una congregazione monastica-spirituale. Nel suo saluto, il porporato ha ricordato la terribile esplosione del 4 agosto nel porto di Beirut e gli sforzi del popolo libanese che, “benché piegato dalla crisi economica, sociale e politica, si è dato da fare per venire incontro alle necessità dei più colpiti: per liberare le strade, accogliere quelli rimasti senza un tetto, distribuire generi di prima necessità, pensare a riparare le strutture ad uso della comunità come ospedali e scuole”. “C’è stata una gara di sensibilizzazione, con visite internazionali tese a dare speranza, appelli, parole di incoraggiamento, insieme ad una gara di solidarietà concreta da parte di istituzioni e privati, fondazioni, libanesi nella diaspora e molti altri - ha aggiunto il cardinale Sandri -. In entrambe le dimensioni, quella della parola e quella della carità, il Santo Padre Francesco in persona e la Santa Sede sono stati in prima linea: pensiamo a tutti gli interventi, alle Udienze Generali e durante la recita dell’Angelus, fino al lungo passaggio dedicato al Libano nel contesto del Medio Oriente nel discorso di lunedì scorso al Corpo Diplomatico”. Il porporato ha chiesto a San Marone di intercedere perché vengano illuminati “in particolare coloro che sono chiamati a prendere decisioni per il bene del Paese dei Cedri”, e ha poi citato le parole del Papa: “È dunque necessario che tutti i leader politici e religiosi, messi da parte i propri interessi, si impegnino a perseguire la giustizia e ad attuare vere riforme per il bene dei cittadini, agendo in modo trasparente e assumendosi la responsabilità delle proprie azioni”. Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha anche elencato quanto è stato fatto per il Libano, la visita come inviato speciale del Papa del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ad un mese dalla tragedia del 4 agosto, l’aiuto per le borse di studio, il sussidio straordinario dopo l’esplosione, la sessione straordinaria della ROACO dedicata al Libano con il coordinamento delle iniziative di monitoraggio e ricostruzione da parte di alcune Agenzie. Per il porporato tutti “segnali di una Chiesa viva e che vuole vivere per le strade del mondo accanto ai suoi figli e alle sue figlie e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, riproducendo nel concreto quell’immagine del Buon Samaritano” che Francesco ha indicato nella Fratelli tutti. L’enciclica, ha osservato il cardinale Sandri, “ha nel Paese dei Cedri un testimone e un precursore, per la capacità di convivenza tra diversi, cristiani e musulmani di diverse appartenenze e confessioni”. Spiegando poi che la storia di Mar Maroun e della Chiesa Maronita, sorta dalla sua testimonianza cristiana, è costellata di tempi di dura prova e sofferenza, che l’hanno sempre più purificata e passata nel crogiolo, facendole custodire il tesoro della fede, il porporato ha affidato al santo la Chiesa Maronita, il Libano e tutti i suoi figli sparsi nel mondo. “Ottieni con la tua preghiera la fine della sofferenza aggravata dalla pandemia e dona a noi tutti un cuore purificato e ardente - ha proseguito - perché nonostante le molte prove ci rendiamo conto che la perla preziosa, il Signore Gesù, non ci è mai stato tolto e noi non vogliamo allontanarci da Lui con le nostre scelte”. La celebrazione è stata presieduta dal procuratore del Patriarca Maronita  presso la Santa Sede, monsignor Rafic El Warcha; vi hanno preso parte il segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, monsignor Giorgio Demetrio Gallaro, monsignor Flaviano Rami Al Kabalan, procuratore del Patriarca Siro presso la Santa Sede, i procuratori degli Ordini Maroniti, il sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, monsignor Andrea Palmieri, il delegato del cardinale vicario Angelo De Donatis e direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma monsignor Pierpaolo Felicolo, e diversi sacerdoti, oltre che agli Ambasciatori del Libano presso la Santa Sede e l'Italia. (TC)

10 febbraio MYANMAR Colpo di Stato. I vescovi chiedono l'immediato rilascio di Aung San Suu Kyi e degli altri leader detenuti

"Ci appelliamo ai cristiani affinché preghino e digiunino per far prevalere la pace, la giustizia e lo sviluppo nel Paese".  Così si è espressa la Conferenza episcopale del Myanmar (CBCM) - riporta UCA News -, in una dichiarazione rilasciata ieri, 9 febbraio, in cui esorta i militari ad agire in modo pacifico e a rilasciare immediatamente Aung San Suu Kyi e gli altri leader detenuti. I vescovi, profondamente preoccupati per l'imposizione dello stato di emergenza per un anno dopo la presa del potere da parte dei militari il 1° febbraio, hanno invitato i cittadini ad astenersi da ogni forma di violenza e discriminazione e hanno chiesto alla comunità internazionale di dare una mano alla popolazione del Myanmar. In tutta la nazione, le proteste contro il colpo di Stato, che ha rimosso il governo guidato dalla Lega Nazionale per la Democrazia di Suu Kyi, si stanno intensificando. Il 9 febbraio, migliaia di persone sono scese in strada a Naypyitaw, Yangon, Mandalay e altre città, sfidando il divieto di grandi raduni. A Naypyitaw, la polizia ha usato cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e munizioni vere. Qui, durante le manifestazioni, secondo i media, una donna è stata uccisa, un'altra è stata ricoverata in ospedale e almeno 60 persone sono state arrestate dalla polizia. Le Nazioni Unite hanno condannato l'uso della forza da parte degli agenti di pubblica sicurezza e rivendicato il diritto delle persone di riunirsi pacificamente ed esprimere liberamente la propria opinione. Nella lettera, firmata dal cardinale Charles Bo, presidente della Conferenza episcopale del Myanmar, e da monsignor John Saw Yaw Han, suo segretario generale, i presuli hanno affermato che "i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi non sono autorizzati a tenere manifestazioni di piazza con bandiere della Chiesa cattolica o con simboli cattolici o con i nomi di organizzazioni cattoliche” e possono esprimere il loro sostegno solo come cittadini del Myanmar. La direttiva è stata accolta con pareri discordanti dai cattolici del Paese. (AP)

9 febbraio - SLOVENIA Il Governo propone il missionario in Madagascar padre Pedro Opeka per il Nobel per la Pace

Il primo ministro della Slovenia, Janez Janša, ha proposto la candidatura del missionario lazzarista padre Pedro Opeka, presbitero argentino di origini slovene, e della comunità Akamasoa, la “Città dell’Amicizia”, da lui fondata, nella periferia di Antananarivo, in Madagascar, per il Premio Nobel per la Pace 2021. Per il premier, il religioso e la comunità Akamasoa, dove Papa Francesco si è recato in visita l’8 settembre del 2019, durante il viaggio apostolico in Mozambico, Madagascar e Maurizio, operando per lo sviluppo della società e dell’umanitarismo, perseguono gli obiettivi delle Nazioni Unite. Gli sforzi umanitari del missionario e dei suoi collaboratori in Madagascar sono diventati un progetto di pace globale nella lotta contro la povertà, l’emarginazione e l’ingiustizia, al fine di consentire ai poveri di tutto il mondo di vivere una vita dignitosa, si legge sul portale del Governo della Repubblica di Slovenia. Janša ha anche ricordato quanto detto nel 2014 dall’ex presidente del Madagascar, Hery Rajaonarimampianina, su padre Opeka, definito “un faro vivente di speranza e di fede nella lotta alla povertà”. Il lazzarista ha combattuto diverse battaglie contro la povertà, dando speranza a quanti vivevano ai margini della società e offrendo loro nuove opportunità per una vita più dignitosa. Da quasi 50 anni aiuta i più poveri tra i poveri, i senzatetto e gli ultimi, rendendoli in grado di condurre una vita indipendente, garantendo loro istruzione, lavoro e autonomia finanziaria. La comunità Akamasoa, che nel 2019 ha compiuto 30 anni, comprende oggi più di 18 villaggi, dove ex senzatetto e famiglie vivono in più di 4mila case di mattoni. A bambini e ragazzi offre un’istruzione completa, dagli asili nido fino all’università, e attualmente sono circa in 13mila ad essere inseriti nel sistema scolastico. I giovani, inoltre, hanno la possibilità di formarsi per varie professioni. Akamasoa ha poi sei cliniche, tre ospedali, quattro strutture sanitarie per la maternità e dispone di 18 campi sportivi. Grazie agli sforzi di padre Opeka e dei suoi collaboratori, nel Madagascar sono state aiutate più di mezzo milione di poveri e Akamasoa riesce a fornire circa 5 milioni di pasti ogni anno. Nella “Città dell’Amicizia” lavorano circa 500 nativi, mentre, in totale, sono 4mila le persone impegnate nelle cave, nelle piccole fattorie e nei vari laboratori e negozi. Oltre aa Akamasoa, padre Opeka ha dato vita a diverse strutture educative nel Paese, oggi gestite da istituzioni statali. Il religioso insegna, tra l’altro, ai giovani a rispettare la natura, sostiene fortemente il rimboschimento e la protezione delle foreste - il 70% delle quali nel Madagascar è stato distrutto - e ogni anno, insieme a tanti ragazzi, pianta circa 50mila piantine. La comunità Akamasoa ha amici, donatori e sostenitori in diverse nazioni del mondo, con il suo esempio insegna ad aiutare i più vulnerabili. (TC)

9 febbraio - REPUBBLICA CECA #coronavirus La Giornata del malato dell’11 febbraio ai tempi della pandemia

Giovedì 11 febbraio prossimo, ricorrerà la Giornata Mondiale del malato, un’occasione molto sentita nella Repubblica Ceca – come ricorda il sito dell’Episcopato locale – in cui i vescovi di tutte le diocesi del Paese visitano i malati negli ospedali, incontrano medici e paramedici e celebrano la Messa direttamente nei nosocomi. Quest'anno, tuttavia, le condizioni epidemiologiche non lo consentono. Per questo, grazie ai moderni mezzi di comunicazione, la Santa Messa celebrata da monsignor Josef Nuzík, vescovo ausiliare di Olomouc e presidente del Consiglio per la Pastorale sanitaria, sarà trasmessa alle 18 dalla NOE Television Chapel.  Successivamente, ci sarà un breve incontro con il vescovo e i cappellani dell'ospedale. Tutti i credenti sono invitati a partecipare alla preghiera per i fratelli e le sorelle ammalati, per rendere grazie al Signore per l’opera di medici e operatori sanitari, più che mai in questo lungo anno di emergenza. La Giornata Mondiale del Malato fu dichiarata per la prima volta da Papa Giovanni Paolo II nel 1992. Ogni anno cade l'11 febbraio, giorno in cui si celebra anche la Festa della Madonna di Lourdes, dal nome della cittadina dove molti anni fa la Vergine Maria apparve più volte alla veggente Bernadette, raccomandando, attraverso di lei, che le persone pregassero di più, soprattutto per la conversione dei peccatori. In questo stesso luogo la Madonna ha poi fatto miracolosamente sgorgare una sorgente curativa, alla quale accorrono ancora ogni giorno migliaia di pellegrini malati. “Abbiamo molti modi per aiutare i malati, anche durante una pandemia - scrivono i vescovi - se non possiamo visitarli per non farli sentire soli, possiamo dipingere loro un bel quadro o comprare un fiore, dare una mano a casa, fare una telefonata. Ma soprattutto possiamo aiutarli con la preghiera”. (RB)

9 febbraio - AUSTRIA Giornata preghiera contro il traffico di esseri umani. Monsignor Scharl: tema da approfondire alla plenaria

La lotta alla tratta degli esseri umani è per i vescovi austriaci una priorità, tanto che ieri, in occasione della Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro il traffico di esseri umani, monsignor Franz Scharl, vescovo ausiliare di Vienna e vescovo incaricato del tema, ha annunciato una giornata di studio sull’argomento nell’agenda della prossima riunione plenaria della Conferenza episcopale austriaca che si svolgerà in primavera. Lo riporta il sito dell’Episcopato. “La Chiesa è impegnata in molti modi per i diritti umani delle persone vittime di traffico – ha detto - la lotta per la dignità umana universale e la lotta contro il traffico di esseri umani hanno bisogno di un lungo respiro, la lotta contro la schiavitù dura da secoli, anzi, da millenni!”. Il presule ha poi spiegato che la Chiesa cattolica ha un contributo essenziale da dare a questa lotta in virtù della dignità data da Dio a tutti gli esseri umani. “Iniziative come ‘Solwodi’, con cui le religiose offrono un aiuto concreto alle vittime del traffico di esseri umani e della prostituzione forzata per uscirne, saranno affrontate, così come la sensibilizzazione portata avanti, per esempio, dai Salesiani Don Bosco e ‘Missio Austria’ o il lavoro di strada organizzato dalla ‘Legio Mariä’ - ha detto ancora monsignor Scharl in un'intervista a Kathpress - tuttavia, è necessaria molta più assistenza". La Giornata di preghiera è stata introdotta da Papa Francesco nel 2015 per ricordare la dignità di tutte le persone e per lavorare nell’ottica di un'espansione dei diritti umani nel senso che il Santo Padre ha espresso nella recente Enciclica "Fratelli tutti". “Soprattutto il traffico di esseri umani e altre forme attuali di schiavitù sono un problema mondiale – ha proseguito monsignor Scharl – tra le motivazioni di ciò, da un lato fattori di spinta come la povertà in termini materiali e mentali, e dall'altro fattori di attrazione come la domanda di sesso nelle società più ricche”. “Oltre alla preghiera e alla riflessione, sono necessarie azioni e progetti contro il traffico di esseri umani. La Chiesa dovrebbe cercare partner anche esterni con cui collaborare , perché lo spirito di Dio soffia dove vuole e dove viene fatto entrare", ha concluso il vescovo. (RB)

9 febbraio - ITALIA Nasce a Torino “Un armadio di lavoro”, un aiuto a chi deve sostenere colloqui

Un aiuto a chi deve sostenere un colloquio di lavoro. Ad offrirlo, a Torino, è il progetto ABITO del Consiglio Centrale della Società di San Vincenzo De Paoli, che con l’iniziativa “Un armadio di lavoro” offre una seconda vita agli indumenti usati, donandoli alle persone in difficoltà. L’idea è semplice, spiega un comunicato: chiunque possiede un vestito formale, in buone condizioni e che non indossa più, può donarlo; chi ne avesse bisogno per un colloquio imminente di lavoro potrà averlo in dono. “In questo delicato contesto economico, in cui tante persone sono alla ricerca di un nuovo impiego - raccontano Elisa Valenti e Giorgio Ceste, coordinatori del progetto ABITO - ci siamo chiesti come potessimo dare il nostro contributo con un progetto che unisse la nostra vocazione sociale ai nostri valori di sostenibilità”. È nato così “Un armadio di lavoro”, un’idea in cui la condivisione e il dono non sono solo gesti di cura verso il prossimo, ma anche strumenti per ridurre l’impatto ambientale e che consentono il riutilizzo di indumenti, spesso abbandonati nei guardaroba e preziosi per chi è in procinto di sostenere un colloquio. “Un armadio di lavoro” è solo una delle tante attività del progetto ABITO, che ha sede in via Santa Maria 6/i; dalla sua nascita nel 2019, ha dato vita ad un emporio sociale di abbigliamento e ha avviato un laboratorio di sartoria per donne migranti che rigenera indumenti danneggiati. (TC)

9 febbraio - GERMANIA Dentro o fuori dalla Chiesa: i temi della plenaria primaverile dei vescovi dal 23 al 25 febbraio

Si svolgerà dal 23 al 25 febbraio prossimi, sempre in modalità on line a causa della pandemia da Coronavirus, l’assemblea plenaria di primavera dei vescovi tedeschi: ne dà notizia sul proprio sito la Conferenza episcopale della Germania. Vi parteciperanno 68 membri della Conferenza episcopale tedesca, guidati dal presidente, monsignor Georg Bätzing; all’apertura parteciperà anche il Nunzio Apostolico nel Paese, monsignor Nikola Eterović, e come ospite il presidente della Conferenza episcopale boliviana, monsignor Ricardo Ernesto Centella Guzmán. Lasciare o rimanere all’interno della Chiesa: questo uno dei temi al centro dell’incontro che prevede un’intera giornata di studio sulle statistiche ecclesiali analizzate nell'assemblea generale dell’autunno 2020. Tra gli altri argomenti in agenda, lo stato attuale del Cammino Sinodale, il dibattito sul suicidio assistito e come affrontare il voto del gruppo di lavoro ecumenico "Insieme alla tavola del Signore". Inoltre, fanno sapere i vescovi, l'assemblea plenaria discuterà l'area tematica del "chiarimento e del venire a patti con il passato", cioè si occuperà delle conseguenze dello studio "Abusi sessuali su minori da parte di preti cattolici, diaconi e membri maschi di ordini religiosi". Infine, in programma anche l'elezione del segretario della Conferenza episcopale tedesca. Per quanto riguarda la stampa, le due conferenze con il presidente Bätzing saranno offerte in livestream da Bonn sul sito katholisch.de e saranno disponibili anche su www.dbk.de e sul canale YouTube della Conferenza episcopale tedesca. (RB)

9 febbraio - MALAWI Acs in aiuto ad una comunità di carmelitane dedite alla produzione di ostie

Grazie alla generosità dei benefattori, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato al monastero carmelitano femminile della diocesi di Zomba, nel sud del Malawi, 25.570 euro per l’acquisto di un’automobile, necessaria per il trasporto di farina e del necessario per la sopravvivenza. La comunità religiosa è nata nel 2003 ed è composta da 11 monache che condividono quel poco che possiedono con i poveri che bussano alla loro porta. I fedeli della regione sono molto legati alle religiose e le sostengono come possono, ma la siccità, nella regione, dura otto mesi all’anno, e così sono le suore ad offrire aiuto ai più bisognosi. Le carmelitane si guadagnano da vivere producendo ostie e nel tempo gli ordini sono aumentati; arrivano non soltanto dalla diocesi di Zomba, ma anche da altre diocesi. Era sorto dunque il problema del trasporto della farina necessaria. La vecchia automobile delle religiose non era più efficiente e poiché le strade nella regione sono in pessime condizioni, occorreva un fuoristrada. La donazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre ha consentito alla comunità carmelitana di acquistarne uno. “Siamo molto contente di questa autovettura” hanno fatto sapere, grate, le religiose, che rivolgendosi ai benefattoti di Acs hanno aggiunto: “Che Dio vi benedica e vi restituisca il centuplo!”. (TC)

9 febbraio - MONDO Gran parte delle Chiese a favore dei vaccini anti-Covid  

L’impatto della pandemia da Covid-19 sulla vita ecclesiale e sulle relazioni ecumeniche nei diversi contesti locali è stato al centro della riunione del Comitato esecutivo del gruppo di lavoro congiunto (JWG) del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) e Chiesa cattolica romana. L’incontro si è svolto on line il 3 febbraio scorso, il portale del Coe ne ha diffuso ieri il comunicato stampa finale. Nel corso dei lavori è stato rilevato che la grande maggioranza dei leader della Chiesa e dei fedeli sostiene la campagna di vaccinazione promossa dai governi di tutto il mondo. Nel suo aggiornamento sulle attività in corso del Coe, il reverendo Odair Pedroso Mateus, vice segretario generale ad interim, ha sottolineato che l’emergenza sanitaria ha avuto un influito significativamente sul lavoro del Consiglio, comportando il rinvio dell’elezione del nuovo segretario generale e della prossima Assemblea, rinviata a settembre del 2022. Il Comitato Centrale, che si riunirà on line a giugno, affronterà anche tali questioni. Tra gli altri argomenti, poi, il JWC ha discusso del Decimo Rapporto da pubblicare al termine del mandato in corso insieme ai due documenti di studio “La pace è un tesoro per tutti. Costruzione della pace in situazioni di conflitto e violenza” e “Migranti e rifugiati. Sfide e opportunità ecumeniche”. Se ne prevede l’approvazione, dopo le ultime revisioni, alla plenaria di aprile. Per il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha partecipato all’incontro il segretario, monsignor Brian Farrell che ha aggiornato il JWG sulle attività del dicastero. Monsignor Farrell ha poi ricordato la recente pubblicazione del documento “Il vescovo e l’unità dei cristiani: un vademecum ecumenico” che ha riscontrato svariate reazioni positive, non solo nella Chiesa cattolica ma anche in altre Chiese. Ha inoltre parlato della conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, e della celebrazione, il 25 gennaio, dei vespri ecumenici nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma, con la partecipazione di un numero limitato di rappresentanti di varie tradizioni cristiane, mentre molti si sono online, inclusi gli studenti dell’Istituto Ecumenico Bossey che si sarebbero dovuti trovare a Roma per la loro annuale visita di studio. (TC)

9 febbraio -  REGNO UNITO Plauso dei vescovi a nuova campagna del servizio sanitario per la donazione di organi

Si chiama “Leave Them Certain” (“Lasciali nella certezza”) ed è la campagna lanciata dal Servizio sanitario britannico (NHS) per incoraggiare i cittadini a comunicare in anticipo ai propri familiari la loro volontà in materia di donazione di organi e tessuti dopo la morte. Dal maggio del 2020, infatti, al pari di quanto accade da tempo in altri Paesi, nel Regno Unito viene applicato il principio del “silenzio-assenso”. Basta quindi che una persona adulta e capace di intendere e di volere non si rifiuti esplicitamente quando è in vita, perché i suoi organi e tessuti possano essere usati per trapianti dopo il suo decesso. L’obiettivo della campagna è di assicurare che la donazione avvenga nel pieno rispetto della volontà del defunto, anche alla luce delle sue convinzioni religiose. I vescovi inglesi e gallesi, che in linea con la dottrina della Chiesa, hanno sempre incoraggiato la donazione degli organi, purché fatta in piena libertà, plaudono all’iniziativa. Per monsignor Paul Mason, responsabile del Dipartimento per la sanità e la salute mentale della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galle (Cbcew) si tratta “un passo nella giusta direzione” che garantisce il coinvolgimento delle famiglie nelle cure del fine vita e nelle decisioni riguardanti i loro cari. "La morte di un parente o di una persona cara è una delle sfide più difficili e umane che dobbiamo affrontare, ma avere queste conversazioni prima di quel momento può aiutarci a sentirci più tranquilli sapendo che stiamo realizzando il desiderio di coloro che terremo per sempre nei nostri cuori”, ha dichiarato il presule. Monsignor Mason sottolinea anche l’importanza di coinvolgere soprattutto i giovani: “Come ha detto nel 2000 San Giovanni Paolo II al 18.mo Congresso internazionale della Società dei trapianti, ‘occorre seminare nei cuori di tutti, ed in particolare dei giovani, motivazioni vere e profonde che spingano a vivere nella carità fraterna, carità che si esprime anche attraverso la scelta di donare i propri organi’”.  “All'inizio l’idea può spaventare – ha aggiunto - ma incoraggiare questo tipo di confronto alla fine ci permette di confidare apertamente i nostri desideri per il fine vita. Questo darà alla nostra famiglia e ai nostri amici la certezza di sapere che, anche se non siamo in grado di esprimere tali desideri in punto di morte, stanno facendo la nostra volontà”. Di qui l’incoraggiamento dei vescovi a parlare più apertamente della donazione di organi. Dopo l’introduzione della nuova legge, l’anno scorso la Cbcew ha pubblicato delle Linee guida, scaricabili dal suo sito, per chiarire le varie implicazioni della questione e quindi aiutare i cattolici a prendere una decisione consapevole. (LZ)

9 febbraio - POLONIA 11 febbraio, Giornata mondiale malato. Vescovi: non lasciare le persone sole

“I malati aspettano il nostro aiuto, non possono essere lasciati soli”: lo ha affermato Monsignor Romuald Kamiński, presidente della Commissione pastorale per la salute, all’interno della Conferenza episcopale della Polonia (Kep), nel corso della conferenza stampa di presentazione della Giornata mondiale del malato, in programma l’11 febbraio. L’incontro con i giornalisti si è svolto lunedì 8 febbraio, in modalità virtuale. Guardando, in particolare, al contesto attuale della pandemia da Covid-19, il presule ha messo in luce come “la situazione dei malati sia diventata particolarmente difficile”. Pertanto, oggi più che mai essi non possono essere abbandonati, ma bisogna restare loro accanto “in modo fruttuoso e con fiducia reciproca”. Dal presule è arrivato anche l’invito ad immedesimarsi nella condizione di chi è affetto da una patologia, affinché “tutti coloro che vogliono portare aiuto e conforto sappiano bene come agire e come comportarsi”. Gli ha fatto eco il Prof. Małgorzata Krajnik, membro della medesima Commissione pastorale, il quale ha richiamato l’attenzione sull’importanza del sostegno sociale e spirituale per i pazienti ricoverati a causa del Covid-19. “La vicinanza – ha spiegato – si può sperimentare non soltanto di persona, ma anche nella dimensione comunitaria”; di qui, il richiamo ad “un approccio olistico” al paziente ed alla necessità di porre “la sua dignità al centro di qualsiasi cura”. Per fare questo, la Kep, in collaborazione con la “Società polacca per l'assistenza spirituale in medicina” ha organizzato un programma nazionale di sostegno per tutti i malati di coronavirus, degenti in ospedale.  Il servizio permette al paziente, soprattutto a chi non è autosufficiente o è in pericolo di vita, di avere un contatto telefonico con i propri familiari, in modo da non sentirsi solo o abbandonato. Finora, quasi 120 ospedali di tutta la Polonia hanno aderito al programma. La Giornata Mondiale del Malato è stata istituita da San Giovanni Paolo II nel 1992 e viene celebrata ogni anno l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes. Quest’anno ricorre, quindi, la 29.ma edizione. Il tema scelto da Papa Francesco per il tradizionale messaggio pontificio è “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli (Mt 23,8). La relazione di fiducia alla base della cura dei malati”. (IP)

9 febbraio VATICANO Musei Vaticani sempre più accessibili ed inclusivi. Inaugurato l'ascensore per visitatori con disabilità motoria

Le collezioni pontificie  si confermano tra le realtà museali più accessibili e fruibili anche da visitatori con difficoltà motoria . Da oggi infatti i caplavori i capolavori scultorei classici del Museo Pio Clementino, così come le preziose collezioni del Museo Gregoriano Egizio e del Museo Gregoriano Etrusco sono alla portata anche di chi ha difficoltà di deambulazione o è costreto su una sedia a rotelle. Un nuovo ascensore, con l’assistenza fissa del personale del Corpo di Custodia, garantisce l’accesso in tutta sicurezza alle tre importanti aree espositive dei Musei Vaticani che fino ad oggi erano precluse a questa significativa fascia di pubblico. La novità, frutto della collaborazione tra I Musei Vaticani e la Direzione Infrastrutture e Servizi del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, si inserisce nel solco di una progettazione inclusiva, rispettosa dei vincoli storici e archeologici, e nel perseguimento di un progressivo e costante abbattimento delle barriere architettoniche. L'ascensore rivestito esternamente  in mattoni fatti a mano e cotti a legna, ed internamente in noce nazionale con pulsantiera in ottone brunito, è concepito nel rispetto dei criteri estetici, funzionali e di sicurezza che connotano i Musei Vaticani, un luogo dove tutto è un'opera d'arte.  (PO)

9 febbraio - SPAGNA 19 marzo, Giornata Seminario. Vescovi: sacerdoti si prendano cura di tutti, con cuore di padre e di fratello

“I sacerdoti sono inviati da Dio a prendersi cura della vita di ogni persona, con il cuore di un padre e vedendo in ognuno un fratello”: è quanto si legge nel messaggio che la Conferenza episcopale spagnola (Cee) ha diffuso in vista della “Giornata del Seminario”, che ricorre il 19 marzo, in coincidenza con festa di San Giuseppe. E proprio al padre putativo di Gesù è dedicato il tema della ricorrenza di quest’anno: “Padre e fratello, come San Giuseppe” è infatti il motto della Giornata 2021, che cade anche nello speciale “Anno di San Giuseppe”, indetto da Papa Francesco per celebrare i 150 anni dalla proclamazione dello sposo della Vergine Maria a Patrono della Chiesa universale. Iniziato l’8 dicembre 2020, l’Anno si concluderà l’8 dicembre prossimo. “San Giuseppe si è preso cura della Sacra Famiglia nella casa di Nazareth – scrivono i presuli – Ed ogni seminario, come la casa di Nazareth, vuole essere il luogo in cui il dono della vocazione al sacerdozio, seminato da Dio nel cuore di alcuni uomini, viene curato e fatto crescere”. “Custodire e coltivare le vocazioni perché portino frutti maturi” è dunque l’auspicio della Cee. I vescovi descrivono, inoltre, San Giuseppe come “il padre dei seminaristi”: in quanto genitore putativo di Gesù, infatti, egli ne “ha curato e forgiato l’educazione e la persona”; pertanto, può essere ritenuto il padre di “coloro che hanno ricevuto la chiamata a modellare la loro vita su Cristo con il sacerdozio”, compiendo “un atto di fede” ed affidandosi totalmente a Dio. In questo senso, spiegano i presuli iberici, “il seminario è un luogo e un tempo privilegiato in cui ogni seminarista può scoprire come Dio lo fa crescere attraverso la Chiesa e la Sua mano provvidente”. Ed è grazie a “questa esperienza della cura di Dio che i futuri sacerdoti saranno in grado, un domani, di andare nel mondo” a portare la Parola del Signore. Non solo: in seminario si impara a “coltivare la preghiera di contemplazione” che “rende il rapporto con Cristo intimo e personale, favorendo la conoscenza e l’accettazione della propria identità sacerdotale”. “Gesù si presenta come il Buon Pastore di tutti gli uomini – si legge ancora nel messaggio – e la sua vita è una manifestazione continua e una realizzazione quotidiana della carità pastorale”. Tale opera continua nella Chiesa “attraverso gli apostoli ed i loro successori, ovvero i sacerdoti, chiamati ad imitare e a ravvivare la medesima carità pastorale ed a custodire i fedeli loro affidati”. Fuggendo, inoltre, dalla tentazione di “guardare dall’altra parte e restare indifferenti”, i vescovi spagnoli esortano i seminaristi a non dimenticare i più vulnerabili, perché “l’esistenza di ognuno di noi è legata quella degli altri e la vita non è un tempo che passa, ma un tempo di incontro”. In questo senso, ribadisce il documento, “la vita sacerdotale è un continuo incontro con Dio e con i fratelli”, perché in ogni persona il sacerdote vede il volto di Gesù. Avvicinarsi alle persone “con cuore di padre” è, dunque, l’incoraggiamento dei presuli ai futuri presbiteri, proprio come fece San Giuseppe che “portò fino in fondo la missione che gli era stata affidata, e nonostante le difficoltà, non si è voltato dall'altra parte”. “Ovunque vediamo fratelli da avvicinare, da curare ed a cui prestare il nostro ascolto e la nostra attenzione – conclude la Cee – Come San Giuseppe, dunque, svolgiamo fedelmente la nostra missione e prendiamoci cura della Chiesa”, “nel pieno compimento della volontà di Dio”, così da “essere padri e fratelli” del prossimo. (IP)

9 febbraio VATICANO "Essere anziani è un dono di Dio". Documento della Pontifica Accademia per la Vita sulla condizione della “terza età” dopo la pandemia

La vecchiaia: il nostro futuro. La condizione degli anziani dopo la pandemia. E’ questo il titolo del documento pubblicato oggi con cui la Pontificia Accademia per la Vita, d’intesa con il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, propone una riflessione sugli insegnamenti da trarre dalla tragedia causata dalla diffusione del Covid-19, sulle sue conseguenze per l’oggi e per il prossimo futuro delle nostre società. Insegnamenti che hanno fatto emergere una duplice consapevolezza: “Da una parte l’interdipendenza tra tutti e dall’altra la presenza di forti disuguaglianze. Siamo tutti in balìa della stessa tempesta, ma in un certo senso, si può anche dire che stiamo remando su barche diverse: le più fragili affondano ogni giorno. È indispensabile ripensare il modello di sviluppo dell’intero pianeta” si legge nello scritto che riprende la riflessione già avviata con la Nota del 30 marzo 2020 (Pandemia e Fraternità Universale), proseguita con la Nota del 22 luglio 2020 (L’Humana Communitas nell’era della Pandemia. Riflessioni inattuali sulla rinascita della vita) e con il documento congiunto con il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale (Vaccino per tutti. 20 punti per un mondo più giusto e sano) del 28 dicembre 2020. L’intenzione è di “proporre la via della Chiesa, maestra di umanità, ad un mondo cambiato dal Covid-19, a donne e uomini alla ricerca di un significato e di una speranza per la loro vita”. Durante la prima ondata della pandemia una parte considerevole dei decessi da Covid-19 si è verificato nelle istituzioni per anziani, luoghi che avrebbero dovuto proteggere la “parte più fragile della società” e dove invece la morte ha colpito sproporzionatamente di più rispetto alla casa e all’ambiente familiare. "Quanto è accaduto durante il Covid-19 impedisce di liquidare la questione con la ricerca di capri espiatori, di singoli colpevoli e, di contro, che si alzi un coro in difesa degli ottimi risultati di chi ha evitato il contagio nelle case di cura. Abbiamo bisogno di una nuova visione, di un nuovo paradigma che permetta alla società di prendersi cura degli anziani". Il documento della PAV evidenzia che “Sotto il profilo statistico-sociologico, uomini e donne hanno in generale oggi una più lunga speranza di vita. Questa grande trasformazione demografica rappresenta, infatti, una sfida culturale, antropologica ed economica”. Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2050 nel mondo ci saranno due miliardi di ultrasessantenni: dunque, una persona su cinque sarà anziana. “È pertanto essenziale rendere le nostre città luoghi inclusivi e accoglienti per gli anziani e, in generale, per tutte le forme di fragilità”. Nella nostra società prevale spesso l’idea della vecchiaia come di un’età infelice, intesa sempre e solo come l’età dell’assistenza, del bisogno e delle spese per le cure mediche. “Essere anziani è un dono di Dio e un’enorme risorsa, una conquista da salvaguardare con cura” prosegue “anche quando la malattia si fa invalidante ed emergono necessità di assistenza integrata e di elevata qualità. Ed è innegabile che la pandemia abbia rinforzato in noi tutti la consapevolezza che la ricchezza degli anni è un tesoro da valorizzare e proteggere”. Quanto all’assistenza, la Pav indica un nuovo modello soprattutto per i più fragili ispirato soprattutto alla persona “L’implementazione di tale principio implica un articolato intervento a diversi livelli, che realizzi un continuum assistenziale tra la propria casa e alcuni servizi esterni, senza cesure traumatiche, non adatte alla fragilità dell’invecchiamento” specifica il documento, osservando che “le case di riposo dovrebbero riqualificarsi in un continuum socio-sanitario, ossia offrire alcuni loro servizi direttamente nei domicili degli anziani: ospedalizzazione a domicilio, presa in carico della singola persona con risposte assistenziali modulate sui bisogni personali a bassa o ad alta intensità, dove l’assistenza sociosanitaria integrata e la domiciliarità rimangano il perno di un nuovo e moderno paradigma”. Viene auspicato in sostanza di reinventare una rete di solidarietà più ampia “non necessariamente ed esclusivamente fondata su vincoli di sangue, ma articolata secondo le appartenenze, le amicizie, il comune sentire, la reciproca generosità nel rispondere ai bisogni degli altri”. Quanto al confronto con i giovani, il documento evoca un “incontro” che possa portare nel tessuto sociale “quella nuova linfa di umanesimo che renderebbe più solidale la società. Più volte Papa Francesco ha esortato i giovani a stare accanto ai nonni” prosegue, aggiungendo che “L’uomo che invecchia non si avvicina alla fine, ma al mistero dell’eternità; per comprenderlo ha bisogno di avvicinarsi a Dio e di vivere nella relazione con Lui. Prendersi cura della spiritualità degli anziani, del loro bisogno di intimità con Cristo e di condivisione della fede è un compito di carità nella Chiesa”. Il documento chiarisce che “È solo grazie agli anziani che i giovani possono ritrovare le proprie radici ed è solo grazie ai giovani che gli anziani recuperano la capacità di sognare”. Preziosa è anche la testimonianza che gli anziani possono dare con la loro fragilità. “Essa può essere letta come un magistero, un insegnamento di vita” rileva la riflessione, chiarendo che “La vecchiaia va compresa anche in questo orizzonte spirituale: è l’età propizia dell’abbandono a Dio. Mentre il corpo si indebolisce, la vitalità psichica, la memoria e la mente diminuiscono, appare sempre più evidente la dipendenza della persona umana da Dio”. Infine un appello: “L’intera società civile, la Chiesa e le diverse tradizioni religiose, il mondo della cultura, della scuola, del volontariato, dello spettacolo, dell’economia e delle comunicazioni sociali debbono sentire la responsabilità di suggerire e sostenere nuove e incisive misure” si legge “perché sia reso possibile agli anziani di essere accompagnati e assistiti in contesti familiari, nella loro casa e comunque in ambienti domiciliari che assomiglino più alla casa che all’ospedale. Si tratta di una svolta culturale da mettere in atto”. (DD)

9 febbraio - FILIPPINE Al via il concorso per i migliori social media cattolici filippini del 2020. Cresce il loro ruolo nella Chiesa filippina in tempi di Coronavirus

Aperte le candidature per la quinta edizione dei Catholic Social Media Awards, premio assegnato ogni anno dalla Chiesa filippina a persone e istituzioni che si sono distinte nell’annuncio del Vangelo attraverso i social media. La cerimonia di premiazione si svolgerà in modalità virtuale il prossimo 20 marzo. Il premio è un’iniziativa del gruppo giovanile “Youth Pinoy”, in collaborazione con l’ufficio stampa della Conferenza episcopale filippina (Cbcp) e della la società di comunicazione Areopagus Communications, Inc.. Tra i suoi principali obiettivi - riporta l’agenzia della Cbcpnews - quello di incoraggiare parrocchie, diocesi e organizzazioni cattoliche a diffondere al meglio contenuti cattolici e a contrastare la disinformazione on-line. Un compito che la pandemia del Covid-19, con l’isolamento fisico delle persone, ha fatto emergere in tutta la sua importanza. Dieci le categorie in concorso che comprendono i principali profili social, come Twitter, Facebook, Instagram, la popolare piattaforma di condivisione di foto, i migliori siti, blog e video-blog cattolici, nonché i migliori influencer maschile e femminile e la migliore canzone cattolica dell’anno. I giudici - spiega il sito del premio - valuteranno i candidati in base ai contenuti, segnatamente per il loro contributo alla sensibilizzazione su questioni sociali e su temi di attualità sociale ed ecclesiale alla luce degli insegnamenti della dottrina cattolica, per la loro capacità innovativa anche sul piano tecnologico e in base al numero di follower, like e condivisioni dei loro contenuti sulle varie piattaforme. Anche nella Chiesa delle Filippine la crisi del Coronavirus ha fatto apprezzare ancora di più l’importanza degli strumenti digitali, e dei social media in particolare, quali strumenti di evangelizzazione e di comunione tra i fedeli. Nel 2020 si sono moltiplicate le iniziative in questo ambito.  Ne è un esempio il programma di approfondimento "Fede vivente", un programma on-line lanciato lo scorso settembre dal movimento per il dialogo islamo-cristiano Silsilah, fondato dal missionario del Pime padre Sebastiano D'Ambra nell’isola filippina di Mindanao, che approfondisce le otto Beatitudini evangeliche e i "99 nomi di Allah" . Il programma è trasmesso online su vari social network, con una puntata a settimana per una durata complessiva di venti settimane. Sempre i social hanno permesso ai fedeli filippini, in questi mesi di restrizioni a causa della pandemia, di partecipare a distanza alle Messe domenicali e ad altri eventi religiosi. (LZ)

9 febbraio - ITALIA “Ora et labora”: iniziativa dell’Ospitalità religiosa per rimettere in moto il lavoro

Si chiama “Ora et labora”, come l’antica regola dei monaci benedettini, la nuova iniziativa avviata sul portale no-profit www.ospitalitareligiosa.it Si tratta di una pagina che raccoglie le offerte di lavoro riguardante il settore della ricettività turistico-religiosa. Patrocinato dalla Conferenza episcopale italiana, il progetto – informa una nota – nasce in tempo di pandemia, durante il quale il mondo del lavoro è andato in crisi, “incombe lo spettro della fine della cassa integrazione ed il ripristino dei licenziamenti”. Per cercare di rispondere, dunque, alle esigenze e ai bisogni di chi “non ne vuole sapere di rassegnarsi” e “nella prospettiva di una stagione estiva” che si spera il più normale possibile, l’Ospitalità religiosa ha pensato di offrire a cuochi, pizzaioli, camerieri, lavapiatti e personale addetto alle pulizie l’opportunità di cercare lavoro tramite il web. Ma non solo: nella sezione “Ora et labora” sono presenti anche annunci per corsi di formazione in determinati settori, come ad esempio la manutenzione del verde, o per chi “vuole fare un’esperienza di volontariato, mettendo il proprio tempo a disposizione di comunità che, in estate, accolgono bambini, anziani e disabili”. “Ora et labora – conclude la nota – rappresenta infine la preghiera, affinché tutto possa tornare presto come prima”. L’Associazione no-profit “Ospitalità Religiosa Italiana” ha lo scopo di favorire l'incontro tra la domanda e l'offerta di ospitalità religiosa in Italia. L’organismo è presieduto da Fabio Rocchi, membro del Consiglio Pastorale Nazionale della Cei per il Turismo. Tra le altre iniziative portate avanti, si segnala quella della “vacanza etica” in strutture ricettive no-profit i cui introiti alimentano attività benefiche caritatevoli, assistenziali, sociali, missionarie e naturalistiche. “Si tratta di vere e proprie ‘fabbriche del bene’ – si legge sul sito - dove fare il semplice turista si traduce automaticamente in un aiuto agli ultimi, ai disagiati, a chi vive nelle difficoltà o cura la natura ferita”. (IP)

9 febbraio - INDIA Disastro naturale Himalaya: cordoglio e vicinanza dei vescovi alle vittime

Sarebbero almeno 14 i morti e 200 i dispersi della calamità naturale che ha colpito lo Stato di Uttarakhand, in India: domenica 7 febbraio, un pezzo di ghiacciaio a ridosso dell’Himalaya è crollato nel fiume Rishiganga, causando massicce inondazioni. La zona è servita da una diga, ora danneggiata, alla quale stavano lavorando molti operai, rimasti intrappolati sul bordo del fiume. La Chiesa cattolica locale ha espresso subito il suo cordoglio e la sua vicinanza alle vittime: “Siamo rattristati dalla notizia della perdita di così tante vite preziose – ha detto Monsignor John Vadakel, vescovo della circostante diocesi di Binjor - Preghiamo per i dispersi, sperando che vengano trovati sani e salvi". "L'inondazione è stata improvvisa – ha aggiunto il presule – ed è stato un vero un disastro naturale. Sappiamo che il governo sta facendo del suo meglio, quindi possiamo solo aspettare e osservare la situazione”, anche se le premesse non sono delle migliori: “Il luogo in cui si è verificata la catastrofe – ha osservato Monsignor Vadakel – è particolarmente impervio e le condizioni meteorologiche sono avverse”. Dal canto loro, alcuni esponenti cristiani attivisti per i diritti umani hanno sottolineato che “l'Uttarakhand è una delle regioni meno monitorate e più vulnerabili" dell’India: situata ai piedi dell'Himalaya, essa è infatti particolarmente esposto al maltempo e alle calamità naturali.  Già nel giugno 2013, questo Stato settentrionale del Paese aveva subito una grave inondazione provocata da un forte temporale, con conseguenti frane, smottamenti ed un drammatico bilancio di 5.700 morti.   (IP)

9 febbraio COLOMBIA Domani “Grande catena umana per la pace a Buenaventura” organizzata dalla diocesi

I vescovi di Valle, Provincia ecclesiastica di Cali, dopo essersi riuniti il 5 febbraio, hanno diffuso una lettera sul sito web dell’Episcopato, in cui esprimono la loro solidarietà e preoccupazione per l’aumento della violenza nella città di Buenaventura. “Uniamo la nostra voce a quella del nostro fratello vescovo, Rubén Darío Jaramillo Montoya,  - hanno affermato  - che ha messo in guardia, con fermezza e angoscia, sul rischio di massacri in vari comuni e frazioni del distretto”. I presuli, nella lettera, denunciando “la presa di possesso mafiosa della città da parte di bande e cartelli”, che hanno occupato interi quartieri, uccidendo selettivamente i giovani e portando alla fuga i cittadini, hanno annunciato che si uniranno nelle loro città alla "Grande catena umana per la pace a Buenaventura”, organizzata dalla diocesi, il 10 febbraio, alle ore 10.00. Essi esprimeranno così solidarietà, unità e alleanza alla popolazione, cercando di isolare i tiranni visibili e invisibili, colpevoli di omicidi e genocidi nella città, nella regione del Pacifico e nel sud-ovest della Colombia. Assicurando a tutti, uomini e donne, le loro preghiere, la loro benedizione e l'appoggio della Chiesa, i vescovi hanno affidato le autorità civili, militari e nazionali a Dio e alla Beata Vergine Maria, perché continuino ad assumersi la responsbailità di proteggere il popolo colombiano. (AP)

9 febbraio -  COLOMBIA Confederazione Cattolica Nazionale dell'Educazione: V Incontro di Pastorale Educativa

Si terrà on line, in tre momenti - il 10, il 17 e il 24 febbraio -, dalle 16.00 alle 18.00, il V Incontro di Pastorale Educativa, dal titolo "Risignificare ed esplorare gli spazi della pastorale", organizzato dalla Confederazione Cattolica Nazionale dell'Educazione (CONACED), con lo scopo di affrontare le sfide generate dalla pandemia di Covid-19 in ambito educativo e favorire processi di adattamento e creatività virtuale. Gli incontri – si legge sul sito web dell’Episcopato -, rivolti ad insegnanti, operatori pastorali, delegati diocesani dell'insegnamento, responsabili pastorali delle comunità religiose, coordinatori accademici e pastorali nelle scuole e seminaristi, secondo gli organizzatori, cercheranno di "motivare gli agenti pastorali a ridefinire gli spazi educativi che già abbiamo, come quelli dell’arte e dello sport, ma anche ad esplorare nuovi ambienti come quelli offerti dalla tecnologia e dai media". Tre, dunque, gli obiettivi di CONACED:  identificare e valorizzare il ruolo dell'arte, dello sport e dei media nello sviluppo della missione educativa evangelizzatrice; trovare nell'arte, nello sport e nei media nuove opportunità per lo sviluppo della pastorale educativa; e, infine, identificare pratiche educative di successo nel campo dell'arte, dello sport e dei media. Obiettivi che si proverà a raggiungere, affrontando tre temi: i media come spazio di creazione e cura; l'arte come spazio di espressione dell'essere e del sentire; e lo sport come spazio per imparare a vivere insieme. (AP)

9 febbraio - NIGERIA Diocesi di Yola in aiuto delle vittime di Boko Haram: case per 86 famiglie sfollate

Un progetto pioneristico quello avviato dalla diocesi di Yola, in Nigeria: la costruzione di case destinate ad accogliere le vittime di Boko Haram che da oltre cinque anni vivono in campi-profughi. Le nuove abitazioni, spiega il vescovo locale, Monsignor Stephen Dami Mamza, saranno abitabili dalla prima settimana di marzo, permettendo così una vita più sostenibile agli sfollati interni che sono fuggiti dalle loro case a causa delle violenze perpetrate dai gruppi jihadisti. “Dopo più di cinque anni nei campi, la gente è stanca e vuole cominciare una nuova vita”, sottolinea il presule, evidenziando anche che, a causa della pandemia da Covid-19, si è verificato un calo delle donazioni esterne, il che rende ancora più difficile il sostentamento degli sfollati. Da ricordare sin dal 2014, prima ancora allestire il campo-profughi, la diocesi di Yola ha accolto le vittime di Boko Haram nella Cattedrale di Santa Teresa, nei Centri per la pastorale e la catechesi e in alcune scuole cattoliche. Tra il 2015 e il 2016, poi, dopo che l’esercito regolare ha ripreso il controllo di alcune zone invase da Boko Haram, molti sfollati sono potuti rientrare nei loro villaggi. Ma tantissimi altri non sono riusciti a tornare a casa, dato il livello ancora elevato di insicurezza nella regione, in particolare nella zona circostante la foresta di Sambisa. “Attualmente – afferma Monsignor Dami Mamza – circa 86 famiglie vivono ancora nelle tende allestite dalla diocesi”, in spazi ristretti e con poca possibilità di privacy. Per alleviare le loro difficoltà, dunque, due anni fa si è cominciato a pensare ad un progetto abitativo più sostenibile: “I finanziamenti principali ci sono arrivati tramite ‘Missio Germania’ – spiega il presule – ma anche il governatore locale ha dato il suo contributo, donandoci un terreno di dieci ettari sui cui costruire le abitazioni”. Oggi, il progetto conta 43 appartamenti, divisi in due abitazioni ciascuno, così da poter accogliere tutte le 86 famiglie sfollate. Ogni casa prevede una stanza da letto, un soggiorno, una cucina e un bagno. Ma resta ancora diverso spazio libero che può essere sia edificato con altre abitazioni, sia coltivato dalle famiglie interessate all’agricoltura, perché il terreno è ampio e fertile. Sempre con il sostegno di “Missio Germania”, la diocesi di Yola ha costruito anche una scuola primaria destinata ai minori sfollati ed ai bambini dei villaggi circostanti. Il complesso residenziale prevede, nel prossimo futuro, la costruzione di una piccola Chiesa e di una moschea, così da andare incontro ai bisogni spirituali degli sfollati e favorire il dialogo interreligioso. (IP)

9 febbraio  - FILIPPINE Vescovi chiedono di alzare il limite massimo delle persone autorizzate a partecipare alle Messe in presenza al 50%

Riportare il numero dei fedeli autorizzati a partecipare alle Messe in presenza al 50% della capacità massima delle chiese. A chiederlo è l’amministratore apostolico di Manila, monsignor Broderick Pabillo. Attualmente il limite imposto dalle autorità per contenere il contagio del Coronavirus è del 30%, ma secondo monsignor Pabillo ci sono le condizioni per aumentarlo del 20%, grazie all’applicazione delle linee guida introdotte dai vescovi lo scorso maggio per garantire celebrazioni in sicurezza. “Le Chiese non sono focolai di contagio perché l’organizzazione delle celebrazioni e i protocolli è buona”, ha affermato il presule durante una Messa celebrata l’8 febbraio, citando i dati degli esperti. Un recente rapporto conferma infatti che dopo le celebrazioni natalizie e della tradizionale Festa del Nazzareno lo scorso gennaio non si è registrato il temuto aumento di casi. “Questo dimostra che le chiese, con l’applicazione rigida dei protocolli sanitari, non contribuiscono alla diffusione del virus”, ha detto monsignor Pabillo. Di qui la richiesta di aumentare il numero dei posti a sedere nelle chiese, anche in vista delle prossime celebrazioni pasquali. Una richiesta – riporta l’agenzia Ucanews - sostenuta anche da altri vescovi filippini appoggiati da molti fedeli.” “Molti erano preoccupati per le celebrazioni religiose di Natale e dei giorni festivi, ma grazie a Dio, sono stati smentiti”, afferma un post della diocesi di Tarlac, che ringrazia i fedeli per avere rispettato scrupolosamente i protocolli sanitari. Le linee guida preparate dalla Conferenza episcopale (Cbcp) lo scorso maggio in vista della riapertura delle chiese nella seconda fase dell’emergenza, prevedono oltre al rispetto del distanziamento fisico, l’obbligo per i fedeli di indossare mascherine e guanti, la Comunione nelle mani, la riduzione numerica dei cori per i canti liturgici, la messa a disposizione di scatole speciali per le offerte e la dispensa dalla Messa domenicale per gli anziani e per tutte le persone vulnerabili. Da quest’ultimo obbligo sono invece esclusi i sacerdoti, che durante la celebrazione devono invece mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro. È prevista anche la distribuzione della Comunione ai malati nelle case, con tutte le precauzioni necessarie per evitare il contagio. Inoltre, ai matrimoni non sono ammesse folle di fedeli, ma solo in presenza degli sposi e dei familiari più vicini, mentre per i battesimi sono ammessi solo i genitori e i padrini e per i funerali la partecipazione è limitata ai familiari del defunto. Le parrocchie sono poi incoraggiate ad aumentare la frequenza e gli orari delle celebrazioni per decongestionare le chiese. Ad oggi le Filippine hanno registrato un totale di 539.000 casi di Coronavirus con 11.231 decessi. Dopo i picchi dell’estate scorsa, la curva dei contagi si è lentamente abbassata, sia pure con qualche oscillazione. (LZ)

9 febbraio - REGNO UNITO Cardinale Nichols: con la pandemia in aumento il traffico di esseri umani 

La crisi del Coronavirus ha creato una nuova “riserva” di vittime delle moderne forme di schiavitù e del traffico di esseri umani che esige un accresciuto impegno nella lotta contro questa piaga. Lo ha ricordato il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles, (Cbcew) in occasione della Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, celebrata ogni anno l’8 febbraio nella Festa liturgica di Santa Josephine Bakhita. “La pandemia sta seminando il caos” e “le reti criminali organizzate, che traggono uno spietato profitto dalla vendita dei nostri fratelli e sorelle come schiavi e come niente più che merci da sfruttare, stanno approfittando di questo caos”, ha affermato il porporato durante la Messa celebrata ieri sera nella cattedrale di Westminster, ricordando che oggi 40 milioni nel mondo sono vittime di questo turpe mercato. “Si tratta di una ferita terribile nella carne dell'umanità e nel corpo stesso di Cristo” di fronte alla quale – ha affermato il cardinale Nichols nell’omelia - la Chiesa è chiamata a rispondere portando “l’onda lunga del Vangelo sulle nostre sponde" con l’esempio di persone come santa Josephine Bakhita. Ripercorrendo la vita esemplare della suora canossiana sudanese canonizzata nel 2000, che fu schiava lei stessa, l’arcivescovo di Westminster ha evidenziato che essa “insegna ancora oggi la bellezza dell’incontro con Gesù”. Il cardinale Nichols ha quindi voluto ringraziare tutti coloro che lavorano per la liberazione e per sostenere le vittime delle moderne forme di schiavitù, tra i quali ha ricordato tante religiose nel mondo e chi le sostiene e in particolare il Gruppo Santa Marta, l’alleanza globale di vescovi, comunità religiose e capi delle polizie creata nel 2014 per volere di Papa Francesco per sradicare il traffico di esseri umani. Infine, l’auspicio di un’azione più incisiva delle istituzioni nel Regno Unito contro questa piaga, attraverso l’investimento di maggiori risorse per aiutare le vittime e punire i trafficanti: “Oggi parliamo a nome di tutti i prigionieri della schiavitù per chiedere una maggiore reattività da parte del nostro Governo (…) e per un rinnovato impegno delle forze dell’ordine per individuare, fermare e perseguire i trafficanti. Oggi seguiamo le orme di santa Giuseppina”, ha concluso. (LZ)

9 febbraio - SPAGNA Giornata per la vita 2021. Vescovi: “Guardiamo a San Giuseppe per imparare ad essere custodi della vita”

“La vita umana ha un valore in se stessa e non è legata al vigore fisico, alla giovinezza, alla salute fisica o psicologica. È un bene fondamentale per l'uomo, senza il quale non ci può essere esistenza o godimento di altri beni”. Queste le parole della Sottocommissione episcopale per la Famiglia e la Difesa della Vita, in un messaggio, diffuso ieri sulla pagina web dell’Episcopato, in occasione della celebrazione, il 25 marzo, della Giornata per la vita 2021, sul tema  “Custodi della vita”.   In un’epoca in cui le persone valutano se una vita sia degna di essere vissuta o meno in base alla sua salute, al suo benessere o alla sua utilità, i presuli hanno invitato i cattolici a prendere come esempio, nell’Anno di San Giuseppe, il Custode della Sacra Famiglia, il falegname di Nazareth, per imparare ad essere custodi della vita; colui che “sapeva come trasformare un problema in un'opportunità, mettendo sempre al primo posto la fiducia nella Provvidenza”. I vescovi, domandandosi quale dovrebbe essere la risposta dei cristiani in questo momento storico, che si trova ad affrontare l’avanzata della cultura della morte con la proposta di Legge organica di regolamentazione dell’eutanasia, hanno invitato i fedeli a non cedere al disfattismo, alla convinzione che non ci sia soluzione o che non si possa tornare indietro. Seguendo l’esempio di San Giuseppe, hanno esortato i cristiani a farsi custodi della vita, sottolineando che essa – come affermava San Giovanni Paolo II – “è sempre un bene”, perché è “un dono che viene dalla misteriosa e generosa volontà di Dio”. “Ogni vita è degna di essere vissuta  - hanno spiegato - perché in essa c'è un ordine precedente e un destino profondamente voluto dal suo Creatore”. Il suo valore, dunque, non può essere misurato in base a criteri soggettivi e “deve essere sempre considerata come fine a se stessa e mai come un mezzo per altri fini”. Come insegna la Chiesa, la vita va rispettata fin dal suo concepimento, perché l'uomo è l'unica creatura che Dio ha "voluto per se stesso". “La vita umana è sacra perché fin dal suo inizio – hanno osservato i presuli - implica ‘l'azione creatrice di Dio’ e rimane sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine”. Quindi “nessuno, in nessun caso, può arrogarsi il diritto di uccidere direttamente un essere umano innocente”. La Sottocommissione per la Famiglia e la Difesa della Vita ha ringraziato tutti coloro che, mossi dalla fede o dalla solidarietà umana, sia in ambito ecclesiale che civile, hanno  intrapreso iniziative per promuovere la cultura della vita: chi è vicino a donne incinte in situazioni di vulnerabilità, che altrimenti sarebbero costrette ad abortire; e chi si prende cura degli anziani e dei malati terminali, impedendo loro di sentirsi un peso e di considerare l’eutanasia come una via d’uscita. "Inguaribile, infatti – hanno ricordato -, non è mai sinonimo di ‘incurabile’". Infine, i vescovi, hanno invitato tutti i cristiani a prendersi cura della loro formazione per essere "sempre pronti a dare una spiegazione” a chiunque domandi ragione della loro speranza; e a guardare “più profondamente le motivazioni che ci portano ad essere custodi della vita; motivazioni che vengono in molti casi non solo dalla nostra fede, ma anche dall'evidenza scientifica”. (AP)

9 febbraio - BRASILE #coronavirus. Arcidiocesi di Manaus lancia “Rete di ascolto spirituale”

“Apostolato dell’orecchio”: così, in diverse occasioni, Papa Francesco ha definito la capacità, portata avanti da diversi organismi cattolici, di prestare attenzione ed ascolto alle sofferenze e alle difficoltà altrui. Ora un esempio concreto di questa missione arriva da Manaus, in Brasile, dove l’Arcidiocesi locale ha lanciato una “Rete di ascolto spirituale” per persone affette da Covid-19. Il servizio, che si svolge via telefono, è quanto mai necessario in una zona dove la pandemia ha provocato una vera e propria catastrofe: secondo i dati delle autorità locali, infatti, al 6 febbraio si sono contate 6.208 vittime, il che rappresenta 2.839 morti per milione di abitanti, tra le cifre più alte a livello mondiale. Un triste record aggravato dalla carenza di ossigeno negli ospedali. Di fronte a tale dramma, l’Arcidiocesi ha dunque avviato questo progetto di sostegno spirituale e pastorale; coordinata del Consiglio presbiterale e supportata da volontari, l’iniziativa ha ricevuto la benedizione dell’Arcivescovo di Manaus, Monsignor Leonardo Steiner, il quale ha ribadito l’importanza di offrire alle persone la possibilità di parlare, in un momento storico così difficile. “Non si tratta di un servizio psicologico – ha specificato il presule – ma di offrire a chi ne ha bisogno la possibilità di raccontare, di esternare ciò che sente. In tal modo, chi soffre riesce a metabolizzare meglio il suo dolore”. “Accogliere con amore, ascoltare e guidare con misericordia e pazienza le sofferenze delle persone colpite dal Covid-19 e dalle sue conseguenze – ha spiegato ancora l’Arcivescovo Steiner – è dunque lo scopo del nostro servizio, un servizio di consolazione”. A fare da base saranno le Sacre Scritture: i volontari che risponderanno al telefono, infatti, potranno suggerire a chi chiama la lettura di alcuni passi biblici che “offrono sempre parole di speranza e di incoraggiamento”, perché “nessuna parola è meglio della stessa Parola di Dio”. Al contempo, Monsignor Steiner ha rimarcato che al servizio potranno accedere anche persone non credenti, perché l’importante è avere “un cuore aperto e bisognoso di incoraggiamento e consolazione”. Dal suo canto, padre Geraldo Bendaham, coordinatore del servizio, ha ricordato che l’idea del progetto deriva da “molte altre esperienze di ascolto attivo di persone che hanno vissuto sofferenze, gioie, dolori, sogni frustrati perché la loro vita si è interrotta improvvisamente”. Ora questo nuovo progetto permetterà di raggiungere molte più persone, “nella sequela di Gesù”. (IP)

9 febbraio - SOMALIA Iniziativa di Trócaire contro violenze sessuali di genere

In Somalia, il 98 per cento delle ragazze e delle donne tra i 15 ed i 49 anni è vittima di mutilazione genitale femminile (Mgf): il dato drammatico arriva dalle Nazioni Unite. Ed è per contrastare questa ed altre brutalità che Trócaire, l'agenzia ufficiale di sviluppo oltremare della Chiesa cattolica in Irlanda, ha deciso di avviare nel Paese africano una campagna contro la violenza sessuale di genere. L’iniziativa è pensata, in particolare, per i distretti di Belet Hawa e Luuq della regione di Gedo ed ha come titolo “Firm Acts - Facilitare i diritti inclusivi nelle comunità per combattere la violenza sessuale e di genere". Finanziato anche dall’Unione Europea, il progetto ha la durata di due anni (2021-2022) e mira a creare un ambiente sicuro per le ragazze e le donne, promuovendo i loro diritti e ponendo fine ai crimini di genere. Due, nello specifico, le componenti principali dell’iniziativa, spiega Trócaire: “Interventi di cambiamento culturale per abbandonare le mutilazioni femminili e progetti di rafforzamento delle comunità e delle organizzazioni della società civile, per uno sviluppo sociale sostenibile”. Nell’attuazione del progetto, Trócaire punta “ad un approccio basato sui diritti umani, così da affrontare le cause profonde delle violenze sessuali di genere e promuovere, al contempo, l’emancipazione femminile”. L’iniziativa, inoltre – si ribadisce – è “in linea con le aspirazioni del governo della Somalia, che si è impegnato nella tolleranza zero contro le Mgf per il suo piano di sviluppo nazionale”. Dal suo canto, l'ambasciatore Ue in Somalia, Nicolás Berlanga Martinez, ha definito le mutilazioni genitali femminili come un atto "in conflitto con i diritti umani fondamentali", e ha promesso il sostegno dell'Unione europea alla nazione africana. "L'Ue – ha aggiunto - è sempre stata una convinta sostenitrice dei diritti delle donne, e più specificamente quando si tratta di combattere la violenza sessuale e di genere e le Mgf”. Il progetto di Trócaire è stato presentato il 6 febbraio, in occasione “Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili”: pensata sin dal 2003, la ricorrenza quest'anno ha avuto per tema "Non c'è tempo per l'inazione globale. Unirsi, finanziare e agire per porre fine alle mutilazioni genitali femminili". Nel mondo, tale fenomeno colpisce 200 milioni di donne in 30 Paesi, principalmente in Africa, ma anche in America Latina e in Asia. Attualmente, tra le nazioni africane in cui le mutilazioni genitali femminili sono diffuse, solo cinque non hanno ancora approvato una legge che le consideri reato: Somalia, Liberia, Sierra Leone, Ciad e Mali. (IP)

9 febbraio - ITALIA L’impegno di un prete contro la cementificazione selvaggia

“Padre, lei si occupi di anime”. È una frase che don Rosario Lo Bello si è sentito ripetere più volte da quando nel 2009 è diventato parroco della chiesa di San Paolo Apostolo a Siracusa e ha cominciato a indirizzarne l’azione pastorale e sociale verso quella che definisce una “riaffermazione degli spazi pubblici” della città, attraverso un’attività di sensibilizzazione e studio. Al suo fianco, un migliaio di parrocchiani del quartiere Graziella sull’isola di Ortigia, una volta zona di soli pescatori, ora anche di povertà, degrado e spaccio. È un fiume in piena don Rosario nel raccontare a Vatican News un impegno che si rinnova ogni giorno in difesa dei valori paesaggistici, ambientali e naturali. La sua, spiega, è una terra che “all’indomani del dopoguerra, negli anni ’50, ha conosciuto uno sviluppo industriale fortissimo” all’insegna di una “modernità” entrata all'interno del tessuto sociale di questa parte di Sicilia “in maniera molto invasiva”, a cui non è corrisposto “un vero e proprio sviluppo sociale”. A partire da fine anni ’90 - racconta poi il giovane parroco, 45 anni - “quando si è capito che le industrie frenavano, si perdevano posti di lavoro e si iniziavano a notare gli effetti negativi delle emissioni sulla salute degli abitanti, è nato un secondo miraggio per Siracusa: quello dello sviluppo turistico”. E “soprattutto nelle campagne a sud di Siracusa si è data la possibilità di costruire ben sei aree destinate allo sviluppo turistico e ad altissima quantità volumetrica”, in una zona balneare “dove ancora non c’era una forte urbanizzazione”. Negli anni, spiega don Rosario, ne sono state costruite due. Per le altre, precisa, erano stati individuati terreni pure sulla spiaggia della Pillirina, “un tratto del Plemmirio, zona costiera della Penisola della Maddalena, che è area marina protetta dal 2009”. Tutto ciò ha generato, va avanti don Rosario, una campagna contro le cementificazioni, un “movimento cittadino che è riuscito a bloccare la costruzione di questi villaggi turistici, trovando anche nella parrocchia di San Paolo Apostolo un luogo di riflessione identitaria e amalgamando sia giovani cattolici - tra Scout e Azione Cattolica - sia gente che veniva da Legambiente, Arci, Italia Nostra”. “La nostra riflessione nasce da due principali motivazioni che nella Laudato si’ hanno trovato conferme”, ritiene don Rosario. La prima è che “un paesaggio ha dei valori che vanno oltre le possibilità di sfruttamento imprenditoriale”. La seconda è che “all'interno della città devono esserci degli spazi in cui la natura abbia la possibilità di non essere toccata dall'uomo”. D’altra parte, sottolinea, il Papa al paragrafo 151 dell’enciclica del 2015 evidenzia come sia necessario curare “gli spazi pubblici, i quadri prospettici e i punti di riferimento urbani che accrescono il nostro senso di appartenenza, il nostro ‘sentirci a casa’ all’interno della città”, esortando a “vivere la città intera come uno spazio proprio condiviso con gli altri”. Un impegno, quello del parroco siracusano per riconsegnare i beni del creato alla gratuità, che va avanti da oltre un decennio. Non sono mancati i momenti bui, contrassegnati da ritorsioni, minacce, offese. “È stato molto difficile in un primo momento”, “ho sofferto molto”, confessa don Rosario. “Però da quando c’è la Laudato si’ di Papa Francesco è come se tutti i preti ‘sventurati’ come me avessero trovato una legittimazione”. (GA)

8 febbraio - EUROPA La Comece invita il 17 febbraio ad un webinar su migranti e comunità d’accoglienza

Far sentire la voce dei migranti, dei richiedenti asilo e delle comunità ospitanti, ascoltare i loro problemi e valutare possibili soluzioni: con questo obiettivo è stato pensato il webinar “Dignità umana e resilienza: migranti e comunità ospitanti”, organizzato dalla Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece) insieme alla Comunità di Sant'Egidio il 17 febbraio alle ore 16. L’evento si inserisce nel contesto dell’appello della Comece a “porre la dignità umana e il bene comune al centro dei futuri negoziati del Patto Ue su migrazione e asilo” lanciato alla Commissione Europea nel settembre scorso. “I migranti e i richiedenti asilo che entrano nell’Ue devono affrontare enormi difficoltà. Chi emigra sperimenta la separazione dal proprio luogo di origine, spesso anche un percorso culturale e lo sradicamento religioso - si legge nel programma del webinar -. La loro situazione di vulnerabilità li rende a rischio di discriminazione, intolleranza e persino di trattamenti disumani e degradanti. Ma allo stesso tempo, nel loro percorso e nel processo di integrazione nelle società ospitanti, si possono trovare esempi della loro resilienza”. L’incontro on line vuole far riflettere su come l’UE possa creare situazioni più favorevoli. Sono previste le testimonianze di due migranti e di alcuni rappresentanti delle comunità ospitanti; interverranno padre Manuel Barrios Prieto e il prof. Jan De Volder, rispettivamente segretari generali della Comece e della Comunità di Sant'Egidio Europa; i deputati Javier Zarzalejos (PPE) e Damian Boeselager (Verdi) e Alkisti Alevropulou-Mali, ricercatore umanitario e fotografo. (TC)

8 febbraio - ITALIA Riapre il Cenacolo leonardesco di Santa Maria delle Grazie. Tante le novità: restauri, nuova luce, attenzione al creato e un progetto per il reinserimento sociale dei detenuti 

Interventi conservativi e di restauro, una nuova illuminazione ed un museo più accogliente e attento alla salvaguardia del creato. In occasione della riapertura, martedì 9 febbraio, del refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano dove è si conserva il Cenacolo di Leonardo da Vinci, la Direzione dei Musei della Lombardia ha annunicato oggi nel corso di una conferenza stampa via web una serie di novità.  La notizia numero uno è sicuramente la possibilità di poter tornare a godere del capolavoro rinascimentale nel rispetto della normativa per il contenimento del covid. Gli ingressi acquistabili online saranno possibili dalle 9.30 alle 18.30 e saranno contingentati: visite di 15 minuti per un numero massimo di 12 visitatori fino al 12 febbraio, per divenire 18 a partire dal 16 del mese.   Nei prossimi mesi  inoltre il Cenacolo, sarà oggetto di significativi interventi finalizzati ad intensificare il controllo dello “stato di salute” del capolavoro di Leonardo. Oltre a monitorare la qualità dell’aria nel Refettorio e gli aspetti statici della parete dell’Ultima Cena, sono state avviate nuove indagini diagnostiche per verificare l’effettivo, attuale stato della superficie dipinta. Una novità è costituita da una campagna di indagini multispettrali che rileveranno l'eventuale presenza di tracce non percepibili presenti sul dipinto e andranno ad integrarsi con quelle già in corso ad opera del CNR e dell’ICR. Ai fini della raccolta informazioni è stato sottoscritto un  accordo con il Politecnico di Milano.   Rimasta spesso nell’ombra rispetto al capolavoro di Leonardo è, sempre nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, l’affresco della coeva Crocifissione dipinto da Donato Montorfano.  La recente spolveratura della parete realizzata tra novembre e dicembre durante la chiusura imposta dalla pandemia,  ha messo in evidenza la necessità di provvedere a interventi conservativi. Il grande dipinto, alto 9 metri e largo 5, sarà presto oggetto di un restauro a porte aperte: il pubblico potrà infatti assistere all’intervento in corso  su ponteggi mobili che consentiranno effettuare il lavoro senza compromettere la godibilità dell’opera d’arte. Esempio tipico della pittura lombarda il dipinto doveva presentare originariamente una decorazione molto ricca con finiture metalliche in argento e oro. La campagna di immagini multispettrali e a luce ultravioletta ha messo in evidenza l’aspetto più sfavillante della superficie pittorica. Inoltre dal prossimo autunno il refettorio di Santa Maria delle Grazie, uno tra i primi siti italiani ad essere inseriti nel 1980 all'interno del Patrimonio Mondiale dell’Unesco,  sarà dotato di una nuova illuminazione. La luce diverrà il filo conduttore del racconto: avrà un impatto funzionale alla conservazione dell’opera e nello stesso tempo migliorerà l’esperienza di visita.  Il direttore del Polo Museale Regionale della Lombardia Emanuela Daffra tiene poi ad evidenziare che “entro quest’anno il Cenacolo sarà anche più green. In collaborazione con il Politecnico di Milano verrà rinnovato il sistema impiantistico con una centrale termica e produzione di energia a pompa di calore che consentirà l'abbassamento delle emissioni, ottimizzando la produzione di energia. Attenzione anche al sociale: il Museo del Cenacolo per il 2021 sta perfezionando una convenzione con il carcere di Opera con l'obbiettivo di facilitare il reinserimento dei detenuti e di offrire a loro ed alle famiglie un'opportunità di avvicinarsi alla cultura. Tra le novità va segnalata infine il ‘Cenacolo Live’: un’iniziativa per rendere fruibile il museo anche nei momenti di chiusura e a chi vive al di fuori della Lombardia. “La pensiamo come una proposta propedeutica all’incontro dal vivo con questo spazio straordinario”, precisa Emanuela Daffra. Il Museo del Cenacolo è rimasto chiuso dal 26 febbraio al 9 giugno e poi da novembre 2021 ad oggi. L’impatto economico è stato drammatico: se in precedenza si contavano 35-38 persone ogni 15 minuti, attualmente con le nuove limitazioni finalizzate a garantire il distanziamento sociale non sarà possibile far accedere più di 18 visitatori alla volta. L’obbiettivo più ottimista dei responsabili del museo è di arrivare ad un 40% degli ingressi del 2019, considerando che il Cenacolo resterà chiuso nel fine settimana.  (PO)

8 febbraio - MALAYSIA Lettera pastorale vescovi: non politicizzare pandemia, vaccino anti-Covid sia per tutti

Evitare di politicizzare la pandemia e stroncare ogni forma di corruzione nell’approvvigionamento e nella distribuzione dei vaccini anti-Covid, affinché essi raggiungano davvero tutti e non solo pochi privilegiati: è la forte esortazione contenuta nella Lettera pastorale diffusa il 4 febbraio dalla Conferenza episcopale della Malaysia (Cbcm), presieduta dall'Arcivescovo di Kuala Lumpur, Monsignor Julian Leow Beng Kim. "La pandemia non può essere usata per politicizzare o dividere i malesi – si legge nel documento - Chiediamo ai nostri leader di mettere da parte qualsiasi differenza per guidare il Paese e aiutare a ricostruire le nostre vite e quelle della nazione”. “La vita della popolazione – ribadiscono i presuli - deve essere in primo piano nel superamento questo periodo turbolento". Dai presuli anche l’appello alla trasparenza dell’informazione, poiché “i cittadini hanno il diritto di conoscere la gestione e la distribuzione dei vaccini”, in quanto “è moralmente inammissibile aggravare la sofferenza umana con qualsiasi forma di corruzione”. In quest’ottica, la Chiesa di Kuala Lumpur auspica che “nessun individuo e nessuna organizzazione sfrutti la situazione attuale per ricavarne una qualsiasi forma di beneficio finanziario”. Non solo: il diritto della cittadinanza all’informazione riguarda anche la preparazione dei vaccini stessi, per quanto concerne la loro dimensione scientifica ed etica: “In tal modo – spiegano i presuli - le persone di fede potranno prendere decisioni al riguardo, dopo essere state informate con chiarezza”. A tal proposito, la Cbcm riprende quanto già affermato, a dicembre 2020, dalla Congregazione per la Dottrina della fede, ovvero che è “moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione”. Nel caso dell’attuale pandemia, infatti, “si possano usare tutte le vaccinazioni riconosciute come clinicamente sicure ed efficaci, con coscienza certa che il ricorso a tali vaccini non significhi una cooperazione formale all’aborto dal quale derivano le cellule con cui i vaccini sono stati prodotti”. Al contempo, i vescovi malesi rimarcano il fatto che “l’accessibilità al vaccino non deve essere solo per pochi privilegiati, anzi: la campagna vaccinale deve iniziare proprio da coloro che ne hanno più bisogno, come ad esempio gli anziani, le persone a rischio, i più vulnerabili e coloro che si trovano ai margini della società e che potrebbero non essere in grado di permettersi una cura”. Ed è compito del governo, rimarcano i vescovi, “garantire che tutti abbiano un accesso equo al vaccino”. La Lettera pastorale si conclude con un invito alla preghiera per tutti i malati di Covid-19 e per tutti gli operatori sanitari impegnati in prima linea nella lotta alla pandemia. Forte, infine, l’appello dei vescovi a tutti i cattolici affinché, in questi tempi di “paura, ansia ed incertezza”, si sforzino di promuovere il bene comune, attraverso “i valori umani, sociali e spirituali”. Da ricordare che in Malaysia l’emergenza sanitaria da coronavirus ha provocato, ad oggi, 242mila casi totali ed oltre 870 decessi. (IP)

8 febbraio - PORTOGALLO Vescovi: non abbandonare i malati, ascoltare i loro bisogni

Un appello alla solidarietà e alla prossimità con i malati, affinché non si sentano abbandonati in questo tempo di pandemia da coronavirus e possano trovare sempre qualcuno che ascolti i loro bisogni: a lanciarlo sono stati, ieri, diversi vescovi del Portogallo, in occasione delle Messe domenicali celebrate in vista dell’11 febbraio, Giornata mondiale del malato nonché festa della Beata Vergine di Lourdes. “La pandemia da Covid-19 – ha detto il Patriarca di Lisbona, Cardinale Manuel Clemente –ha messo in luce le tante persone che, in ogni ambito del servizio sanitario, restano accanto agli ammalati, con un coraggio ed una perseveranza esemplari per tutti”. Così facendo, “in un certo senso è come se ogni operatore sanitario prendesse per mano un paziente e lo aiutasse a rialzarsi”, ha spiegato il porporato. Gli ha fatto eco Monsignor António Moiteiro, vescovo di Aveiro, il quale ha chiesto “attenzione e premura per i malati in isolamento”: anche per loro è necessaria “una parola di affetto, un gesto di confronto, una presenza amica”. Dalla diocesi di Faro, invece, Monsignor Manuel Quintas ha sottolineato che, proprio “in tempi difficili come quello attuale”, il Signore “ci è vicino, ci tende la mano e ci solleva, perché Lui guarisce e cura”. Al contempo, il presule ha suggerito di offrire ai malati non solo cure mediche, ma anche attenzioni spirituali, perché ciò per un cristiano significa “essere un discepolo missionario”. “In vista della Giornata mondiale del malato – ha detto dal suo canto il vescovo di Setúbal, Monsignor José Ornelas – mentre viviamo la fragilità della pandemia, abbiamo bisogno del messaggio di Cristo”. “Prima di tutto – ha aggiunto – dobbiamo prestare ascolto ai bisogni di tutti coloro che sono malati, alle loro famiglie, a chi ha perso il lavoro, a chi anela ad una parola di incoraggiamento, affetto e speranza”. In quest’ottica, il vescovo di Setúbal ha esortato i fedeli a vivere “gli uni per gli altri”, ad “unire gli sforzi per aiutare chi soffre e cerca aiuto”. Forte, infine, la condanna del presule per chi specula sul male altrui per ottenere favori politici personali o per il proprio partito: “È molto triste vedere che alcune persone approfittano di situazioni già di per sé difficili” solo per interesse, ha concluso. E ancora: il vescovo di Vila Real, Monsignor António Augusto Azevedo, ha esortato a non dimenticare i malati di Covid-19, costretti all’isolamento, affinché “non si sentano ancora più soli o impotenti”. “Alla sofferenza fisica della malattia – ha spiegato – non possiamo aggiungere anche la sofferenza della solitudine e dell’abbandono”, perché “i nostri fratelli malati più di tutti gli altri hanno bisogno di manifestazioni di affetto e di sostegno” da parte di chi lotta fino alla fine naturale per “tutelare la persona umana”. Da Viseu, invece, Monsignor António Luciano dos Santos Costa ha ricordato che, oltre alla pandemia sanitaria, esiste anche “la pandemia economica” provocata dalla mancanza di lavoro e di risorse, nonché “la pandemia della violenza”, spesso favorita dal lockdown che ha costretto le famiglie a restare chiuse in casa. Per questo, è necessario sempre più “leggere, ascoltare, discernere e mettere in pratica la Parola di Dio, affinché porti molto frutto”. Il Cardinale António Marto, vescovo di Leiria-Fatima, infine, ha sottolineato che l'attenzione di Gesù alla "moltitudine di coloro che soffrono" ci dimostra che questa "è un'opera che non ha mai fine: tutti abbiamo una responsabilità personale e sociale di fronte al mondo della sofferenza, in modo che nessuno si senta solo e abbandonato". Facendo quindi appello a tutti i fedeli, il porporato li ha esortati a “rispettare i protocolli igienico-sanitari anti-contagio”, ricordando la possibilità di ricevere il vaccino “per non causare la morte dei nostri fratelli”. Da ricordare che in Portogallo la pandemia da Covid-19 ha provocato, ad oggi, 765mila casi in totale, con più di 14mila decessi. A fine gennaio, l’emergenza sanitaria ha fatto registrare un vero e proprio record: in 24 ore, si sono contati 303 morti e 16.342 nuovi contagi. Per far fronte alla situazione, le autorità hanno prolungato il lockdown fino al 14 febbraio, chiudendo il confine con la Spagna e vietando i viaggi all’estero per due settimane. (IP)

8 febbraio - ITALIA Nell’arcidiocesi di Torino un progetto pensato con Intesa San Paolo per aiutare le piccole imprese in crisi a causa della pandemia

L’arcidiocesi di Torino e Intesa Sanpaolo hanno avviato un’iniziativa congiunta per sostenere le microimprese e i lavoratori autonomi particolarmente colpiti dalla pandemia e dall’incertezza economica. L’obiettivo, si legge in un comunicato dell’arcidiocesi, è offrire un servizio di accompagnamento al credito per permettere una riprogrammazione del lavoro. L’iniziativa è stata presentata oggi in live streaming dall’arcivescovo, monsignor Cesare Nosiglia, da Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, Tom Dealessandri, presidente della Fondazione Don Mario Operti, e Teresio Testa, direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo. Il progetto è coordinato dalla Fondazione don Mario Operti Onlus, “braccio operativo” dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro. Sarà rafforzerà in questo modo la disponibilità del Fondo So.rri.so, nato arginare gli effetti sociali ed economici della pandemia. I territori coinvolti coincidono con il perimetro dell’arcidiocesi di Torino: 137 comuni della città metropolitana, 15 in provincia di Cuneo e 6 in provincia di Asti. L’impatto dell’emergenza sanitaria, in Piemonte, secondo i dati dell’Ires, ha fatto registrare, nel dicembre scorso, oltre 33mila aziende e circa 100mila lavoratori in Cassa integrazione in deroga, con una spesa stimata di circa 182 milioni di euro. Nel solo periodo gennaio-novembre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, sono state registrate 174mila assunzioni in meno mentre è aumentato il numero delle famiglie beneficiarie di misure pubbliche a sostegno del reddito. Il Reddito di emergenza è stato richiesto da 15,1 famiglie piemontesi ogni mille. Monsignor Nosiglia ha osservato che “il lavoro è la prima emergenza sociale”. “Era un nodo critico già prima dello scoppio violento della pandemia - ha detto -, oggi lo è diventato drammaticamente. E senza le imprese non può esistere lavoro. Per tali ragioni - ha aggiunto - abbiamo ritenuto opportuno costruire un’iniziativa specifica a sostegno del credito delle microimprese che, come sappiamo, rappresentano la principale filiera produttiva del nostro Paese e del territorio torinese”. Per il presule si tratta un gesto concreto, “complementare alle tante iniziative pubbliche e private”, per mostrare vicinanza “a quei tanti piccoli imprenditori che quotidianamente devono lottare per mantenere viva la propria realtà produttiva”. All’iniziativa hanno aderito tutte le Associazioni di categoria delle piccole imprese e Compagnia di San Paolo. Punto di forza dell’iniziativa è la tutela congiunta fornita dai soggetti promotori ai richiedenti, che potranno contare su un supporto professionale per la valutazione dei progetti e su un sostegno morale per guardare al futuro con maggiore fiducia. I finanziamenti concessi, rimborsabili in massimo 6 anni, beneficiano di un tasso dello 0,4% grazie alla garanzia prestata dalla Fondazione Operti, moltiplicata da Intesa Sanpaolo. “Siamo grati a monsignor Nosiglia per aver contribuito con forza e determinazione a tenere alto il livello di attenzione rispetto alla situazione di emergenza e orgogliosi di poter dare subito il via ad un’iniziativa congiunta molto concreta” ha affermato il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro. (TC)

8 febbraio - SENEGAL Gli scout al fianco della Chiesa nelle campagne anti-Covid

Gli scout della diocesi di Thiès, in Senegal, in campo per la lotta al Covid-19. Dato l’aumento nel Paese dei positivi e dei decessi - ad oggi si contano 28.760 casi e 682 decessi -, accanto alle autorità, anche la Chiesa si sta mobilitando per sensibilizzare i cittadini al rispetto delle misure sanitarie necessarie ad evitare la diffusione dei contagi. Ad impegnarsi anche il Movimento Nazionale delle Guide del Senegal che ha avviato il progetto “Piano risposta Covid-19”, allo scopo di dotare le parrocchie di tutto il necessario per prevenire e combattere la diffusione della pandemia. Le guide scout, riferisce il portale della diocesi di Thiès, si sono prima riunite nella parrocchia di Santa Giuseppina Bakhita di Hann, dove si sono svolti degli atelier formativi. Quindi, nei laboratori dell’ospedale Abass Ndao, è iniziata la preparazione di soluzioni idroalcoliche nei laboratori dell’ospedale Abass Ndao, mentre nella parrocchia di Santa Bakhita sono stati confezionati flaconi di sapone liquido. Il progetto è supportato da “Voce e Leadership delle donne”, che promuove le organizzazioni locali impegnate nella difesa dei diritti delle donne e delle ragazze, e prevede anche l’avvio della produzione di mascherine. L’obiettivo degli scout è quello di offrire aiuto alle parrocchie e alle istituzioni ecclesiali nelle campagne anti-Covid. (TC)

8 febbraio - LIBANO Cardinale Béchara Raï auspica conferenza internazionale Onu per ricostruire il Paese

Una conferenza internazionale che, sotto l’egida delle Nazioni Unite, lavori alla ricostruzione del Libano su una solida base istituzionale, politica e diplomatica: questo l’auspicio espresso ieri, nella sua omelia domenicale, dal Cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti. Il Paese dei Cedri sta vivendo da molti mesi una situazione critica su diversi fronti: le forze politiche non riescono a trovare un accordo per formare un nuovo governo, vacante da tempo; a livello economico, la moneta è stata svalutata dell’80 per cento, mentre il lockdown provocato dalla pandemia da Covid-19 ha aggravato ulteriormente la situazione sociale. A tutto ciò si sono aggiunte le tante manifestazioni di piazza contro lo stallo dell’esecutivo. Due episodi drammatici, inoltre, hanno colpito recentemente il Paese: il 4 agosto 2020, un’esplosione al porto di Beirut ha provocato circa 200 morti e 7mila feriti, mentre tre giorni fa, il 5 febbraio, è stato ucciso l’attivista Lokman Slim, intellettuale fortemente critico con Hezbollah. Di fronte a questo “collasso”, dunque, il Cardinale Raï ha invocato una conferenza internazionale che si ponga l’obiettivo di "consolidare il Libano nelle sue basi costituzionali moderne", fondate “sull'unità e sul principio di neutralità". In particolare, la speranza del Patriarca è che tale incontro internazionale possa “rimediare alla mancanza di un’autorità costituzionale definita, così da sbloccare la paralisi costante del potere” e da lavorare per il bene comune. “Nel quadro di un sistema democratico che tenga conto di tutti i libanesi e di tutto il Libano”, ha aggiunto il porporato, “proponiamo di preservare la coesistenza cristiano-islamica”. E proprio stamani, la crisi libanese è stata tra i temi affrontati da Papa Francesco nel suo discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede: “Auspico un rinnovato impegno politico nazionale e internazionale per favorire la stabilità del Libano, che è attraversato da una crisi interna e rischia di perdere la sua identità e di trovarsi ancor più coinvolto nelle tensioni regionali – ha detto il Pontefice - È quanto mai necessario che il Paese mantenga la sua identità unica, anche per assicurare un Medio Oriente plurale, tollerante e diversificato, nel quale la presenza cristiana possa offrire il proprio contributo e non sia ridotta a una minoranza da proteggere”. Inoltre, “senza un urgente processo di ripresa economica e di ricostruzione – ha aggiunto Francesco - si rischia il fallimento del Paese, con la possibile conseguenza di pericolose derive fondamentaliste”. (IP)

8 febbraio - ITALIA L’arcidiocesi di Palermo propone un e-book per vivere la Quaresima come un percorso creativo

L’Ufficio Diocesano per la Catechesi dell’arcidiocesi di Palermo ha pubblicato un e-book per la Quaresima dal titolo “Rispondiamo al suo Amore”. Il sussidio multimediale, disponibile anche in formato PDF, è disponibile e scaricabile gratuitamente sulla pagina Facebook Ufficio Diocesano per la Catechesi Palermo e sul sito www.ufficiocatechistico.diocesipa.it, e propone un itinerario dal mercoledì delle Ceneri alla Pasqua. Ideato e realizzato dall’equipe diretta da don Angelo Tomasello, direttore dell’Ufficio per la Catechesi, la pubblicazione vuole offrire strumenti e linguaggi in grado di trasmettere l’annuncio in maniera creativa ed entusiasmante. Il percorso proposto può essere realizzato negli incontri di catechesi dell’iniziazione cristiana, in presenza, dove è possibile, oppure online, in famiglia, negli oratori e nei gruppi di formazione. Ogni tappa prevede: una parte introduttiva, con un gioco online che presenta l’argomento; l’ascolto della Parola, che propone il Vangelo delle diverse domeniche, con video del “Vangelo per bambini”, filastrocche e poesie; la riflessione in famiglia, che suggerisce il dialogo tra i componenti della famiglia e aggiunge una fiaba, un video sul messaggio del Vangelo e un pensiero di Papa Francesco; l’impegno per bambini e ragazzi, ossia l’invito a un’azione da far scaturire dall’interiorizzazione del messaggio del Vangelo; la conclusione, che consente di scegliere fra un gioco online riepilogativo o un laboratorio creativo. (TC)

8 febbraio - AMERICA LATINA Rete Clamor lancia campagna anti-tratta: “La vita non è merce in vendita”

“La vita non è merce in vendita”: con questo motto, Clamor, la Rete ecclesiale latinoamericana e caraibica sulle migrazioni e la tratta di persone, ha lanciato, il 7 febbraio, una campagna continentale contro il traffico di esseri umani. L’evento è stato presentato, in modalità virtuale, alla vigilia della “Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro il traffico di esseri umani” che ricorre l’8 febbraio, in coincidenza con la memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese, liberata e divenuta religiosa canossiana. L’iniziativa – hanno spiegato gli organizzatori – mira a “denunciare quanto la vita umana venga trasformata in un oggetto che viene messo in vendita ed offerto sul mercato”. “La tratta di esseri umani è un grave flagello – ha ribadito Rete Clamor - Per questo, bisogna pregare il Signore, Dio della vita e della speranza, affinché ci accompagni e ci incoraggi nella tutela della vita, soprattutto quella più fragile e minacciata”. "Anche se ci sembra che ci siano molte istituzioni e persone di Chiesa sensibili a questa piaga contemporanea, a questo cancro dell'umanità - ha spiegato Monsignor Gustavo Rodríguez Vega, presidente di Clamor - ci sono anche tante altre persone, dentro e fuori la Chiesa, che ignorano questa terribile realtà, o che semplicemente restano indifferenti". Per questo, la campagna deve “creare la consapevolezza della realtà attuale del traffico di esseri umani, che non è mai davvero finito, ma è un business ininterrotto", aggravato da un mondo globalizzato. Dal presule è arrivata anche la denuncia del fatto che "la tratta non potrebbe avvenire se non ci fosse la corruzione delle autorità e la presenza di criminali che si arricchiscono a spese della sofferenza e della morte di migliaia di persone, nostri fratelli e sorelle". Dal suo canto, Monsignor Jorge Eduardo Lozano, segretario generale del Celam (Consiglio episcopale latinomericano), ha definito la tratta come "una realtà criminale che ci fa vergognare come esseri umani, poiché considera l’altro come un oggetto che può essere venduto secondo la legge della domanda e dell'offerta". “Siamo di fronte ad una decomposizione sociale”, “ad un dramma molto grave che ci mostra la bassezza in cui riusciamo a cadere", ha deplorato il presule, ricordando anche le difficoltà che le vittime, una volta liberate dalla rete del traffico, devono affrontare per recuperare una vita normale. Spesso, infatti, esse “non tornano a vivere con la loro famiglia d'origine o nel loro villaggio, per paura o vergogna". Per questo, la campagna della Rete Clamor è un esempio del "volto di una Chiesa samaritana che si avvicina con il cuore di una madre e si inchina davanti all'enorme sofferenza che non trova consolazione". “Non voltiamoci dall’altra parte – ha concluso il segretario generale del Celam – ma portiamo avanti la speranza in Gesù che è Amore”. Gli ha fatto eco Suor Liliana Franco, presidente della Clar (Conferenza latinoamericana dei religiosi), la quale ha insistito sull'urgenza di "umanizzare le relazioni, purificandole da ogni sfumatura di utilitarismo e violenza". Bisogna pregare, ha aggiunto, per “fermare l’impunità per questo crimine, rompere il silenzio complice e rafforzare e le reti di aiuto", osando “denunciare le strutture che opprimono, che usano e commercializzano l'essere umano". Invece, il presidente della Caritas dell’America Latina e dei Caraibi, Monsignor José Luis Azuaje, ha messo in luce come oggi “tutto venga misurato con il potere e l'avere, ma non per condividere, bensì per escludere ed agire con violenza, in modo che le persone, le società e i popoli possano essere dominati sempre più". Di qui, il richiamo a "guardare e sentire l'altro come ad un fratello, una sorella, perché o siamo salvati insieme o non lo siamo". Come Chiesa, ha concluso il presule, “continuiamo a fare sforzi non solo per denunciare, ma anche per risvegliare in ognuno di noi quell'entusiasmo speranzoso che questo flagello finisca". Da tutti i partecipanti all’evento è arrivato, infine, un appello a contrastare modelli economici “ingiusti, crudeli, che vanno a beneficio di pochi e a scapito di molti, i quali finiscono per essere scartati”. Allo stesso tempo, è emerso l’auspicio che venga stabilita “una vera economia di comunione e condivisione dei beni, una cura dei diritti umani che sia al di sopra degli interessi privi di valori umanitari e che metta fine alla vergognosa speculazione sulla schiavitù”. “Noi cristiani – si è detto - siamo chiamati a cercare di superare la disuguaglianza, la discriminazione e un'economia che uccide”, perché “di fronte a tanto dolore e a tante ferite, l'unica via d'uscita è essere come il Buon Samaritano, ricostruire una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri e che non permettono di costruire una società dell'esclusione”. “È essenziale proteggere la dignità della persona umana e promuovere lo sviluppo umano integrale, denunciando la mercificazione e lo sfruttamento delle persone”, ha concluso Rete Clamor, esortando al contempo all’avvio di “un’economia dell’incontro, animata dai valori di una vera comunione universale”. (IP)

8 febbraio - GHANA Arcivescovo di Cape Coast ricoverato in ospedale

L’Arcivescovo di Cape Coast, in Ghana, Monsignor Charles Palmer-Buckle, è risultato positivo al Covid-19 ed è stato ricoverato in ospedale, presso il “Ghana Infectious Disease Center”. Dal nosocomio, sabato 6 febbraio il presule ha inviato un videomessaggio ai fedeli, rassicurandoli sulle sue condizioni di salute e chiedendo preghiere per tutti i pazienti e gli operatori sanitari impegnati nella lotta alla pandemia. “Il mio consiglio – ha detto l’Arcivescovo – è quello di seguire le tre P, ovvero preghiera, protocolli e ancora preghiera”, perché “il Covid-19 è reale, ma anche la guarigione è altrettanto reale, se facciamo del nostro meglio”. In vista della festa della Madonna di Lourdes, che si celebra l’11 febbraio, inoltre, il presule ha inoltre invitato i fedeli ad affidarsi all’intercessione di Maria ed a portare, idealmente, alla Grotta di Massabielle le intenzioni di tutti i malati e i medici in prima linea nella lotta al coronavirus. Al contempo, Monsignor Palmer-Buckle ha ricordato alla popolazione l’importanza di seguire i protocolli igienico-sanitari anti-contagio, così da contribuire tutti insieme a fermare la diffusione della pandemia. “Sto migliorando – ha concluso l’Arcivescovo – Grazie per le vostre preghiere e per i vostri auguri di pronta guarigione. Spero di poter tornare presto a casa”. Da ricordare che il presule di Cape Coast è il primo vescovo ad aver contratto il virus in Ghana dove, ad oggi, si registrano 70.768 casi in totale e 457 decessi. Ma in tutto il continente africano sono numerosi i presuli che si sono ammalati di Covid-19. Alcuni, purtroppo, sono deceduti: Monsignor Angelo Moreschi, Vicario apostolico di Gambella, in Etiopia, morto a marzo 2020; Monsignor Gérard Mulumba, vescovo emerito di Mweka, nella Repubblica Democratica del Congo, deceduto il 15 aprile dello scorso anno; Monsignor Silas Silvius Njiru, vescovo emerito della diocesi di Meru in Kenya, morto il 28 aprile 2020 e, infine, Monsignor Moses Hamungole, vescovo di Monze, in Zambia, deceduto 13 gennaio di quest’anno. Altri vescovi, invece, pur essendosi ammalati di coronavirus, sono riusciti a guarire, come il Cardinale Phillip Ouédraogo, Arcivescovo Metropolita di Ouagadougou, in Burkina Faso; Monsignor Stephen Dami Mamza, Vescovo di Yola, in Nigeria, e l’arcivescovo keniano di Nyeri, Monsignor Anthony Muheria.  (IP)

8 febbraio - GERMANIA Giornata preghiera contro tratta. Vescovi: schiavitù non è finita, serve maggiore consapevolezza

“Le circostanze e i metodi possono essere cambiati, ma la schiavitù è tutt'altro che finita": l’allarme arriva dal “Gruppo di lavoro sulla tratta di esseri umani" istituito dalla Conferenza episcopale tedesca (Dbk) e presieduto da Monsignor Ansgar Puff, vescovo ausiliare di Colonia. In una nota diffusa in occasione dell’odierna Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro il traffico di esseri umani, il presule scrive: “Oggi si riscontra ancora una quantità significativa di traffico di esseri umani per lo sfruttamento del lavoro, che avviene soprattutto nel settore dell'estrazione delle materie prime o nell'industria tessile”. Di qui, l’auspicio del vescovo tedesco affinché gli Stati siano responsabili nell’investire in strumenti di contrasto di tale piaga, formando anche in modo adeguato “personale attento alle esigenze delle vittime”. Allo stesso tempo, Monsignor Puff sottolinea che la lotta al traffico di esseri umani non è solo un compito istituzionale, bensì è un impegno che “inizia da ogni singolo individuo. Dovremmo tutti chiederci, ad esempio, se sosteniamo lo sfruttamento con il nostro comportamento negli acquisti commerciali". Importante è anche il ruolo svolto dalle organizzazioni ecclesiastiche: "Esse – spiega il presule - devono essere all'altezza della loro funzione di modello. L'obiettivo è: uniamo le forze per un'economia senza sfruttamento". In quest’ottica, Monsignor Puff evidenzia che, oltre all'acquisto di prodotti derivanti dal commercio equo e solidale, spesso già avviato nelle diocesi e in altre organizzazioni cattoliche, si dovrebbe prestare particolare attenzione anche ad un'altra dimensione della missione della Chiesa, ovvero quella de “l’educazione e la riflessione sul crimine del traffico di esseri umani”, in modo da “contribuire ad un cambiamento di consapevolezza". E questo è un ambito nel quale “le istituzioni educative cattoliche sono chiamate in causa". Infine, il vescovo ausiliare di Colonia ricorda che anche la preghiera ha il potere di cambiare le coscienze e conclude: “Oggi, invito tutti a pregare per il superamento della schiavitù”. Lanciata nel 2015 dall’allora Pontifici Consigli della Pastorale per i Migranti e gli itineranti e della Giustizia e della pace e dalle Unioni internazionali femminili e maschili dei superiori e superiore generali, la Giornata dell’8 febbraio coincide con la memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese, liberata e divenuta religiosa canossiana, canonizzata nel 2000. (IP)

8 febbraio - TERRA SANTA Il patriarca esorta il CCAO ad un migliore coordinamento delle attività per far fronte alle necessità dovute alla pandemia

Sviluppare interventi congiunti e un migliore coordinamento per servire le comunità locali in modo più efficiente: è quanto prospetta il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa ai membri del Coordinamento Cattolico delle Organizzazioni di Aiuto (CCAO) incontrati on line venerdì scorso. L’obiettivo riavviare le attività dell’organismo che coordina le istituzioni caritative in Terra Santa ferme da alcuni mesi. Il patriarca ha evidenziato che, seppure si riuscirà a debellare la pandemia, i suoi effetti si protrarranno a lungo ed è dunque necessaria una risposta più coordinata. In qualità di presidente del CCAO, monsignor Pizzaballa ha anche espresso la volontà di assumere un ruolo più attivo nel prossimo periodo ed ha evidenziato la necessità di stabilire priorità chiare, alla luce dell’indebolimento della situazione finanziaria di tutte le istituzioni dovuto all’emergenza sanitaria, e di razionalizzare il lavoro alla luce dei budget ridotti. In modo particolare, il patriarca ha sottolineato la necessità di dedicare ulteriori sforzi nel distretto di Betlemme, duramente colpito dalla disoccupazione a causa dell'assenza di turisti e pellegrini; a Gerusalemme Est, poiché molte famiglie continuano ad affrontare gravi difficoltà sociali, politiche ed economiche; e su Gaza. A conclusione dell’incontro, il patriarca ha esortato i membri del CCAO a concentrarsi nel lavoro comune e ha ringraziato tutti per l’impegno profuso negli ultimi mesi, nelle difficili condizioni imposte dalla pandemia, a beneficio della Chiesa e della comunità locale. (TC)

7 febbraio - VIETNAM 10 febbraio, Capodanno lunare. Vescovi ai fedeli: essere in comunione e aiutarsi reciprocamente

Il Vietnam si prepara a celebrare la festa del Tet, ovvero il Capodanno lunare. La ricorrenza avrà inizio il 10 febbraio e, in vista dell’evento, l’Arcivescovo di Hanoi, Monsignor Joseph Vu Văn Thiên, ha esortato i fedeli a “mantenere uno spirito di comunione, aiutandosi reciprocamente anche nel nuovo anno, soprattutto di fronte alle circostanze attuali” provocate dalla pandemia da Covid-19. Nel Paese asiatico, infatti, il coronavirus ha fatto registrare, ad oggi, quasi 2mila casi in totale e circa 40 decessi. L’appello del presule è stato lanciato il 30 gennaio scorso, quando Monsignor Văn Thiên ha preso parte ad un incontro circa cento anziani dell’Arcidiocesi, che hanno condiviso un pasto completo, servito dalla Caritas locale. “La festa del Tet – ha detto il presule – è una buona occasione per esprimere l’amore familiare e per sostenere l’unità e la solidarietà all’interno della comunità”. Ricordando, poi, che la missione della Chiesa è quella di “accogliere le persone in difficoltà, dando priorità al servizio per i poveri”, l’Arcivescovo ha sottolineato che “Cristo è venuto per annunciare l’amore del Padre per gli ultimi”. In tempo di pandemia, inoltre, i cristiani sono chiamati “a vivere in armonia e ad aiutarsi a vicenda, per testimoniare l'amore divino attraverso le loro buone opere”, perché la cultura dell'aiuto reciproco è un percorso essenziale per la pace. Nelle parole del presule, infine, anche l’invito a salvaguardare l’ambiente, “nostra casa comune”, ed a pregare per gli sposi, così da “aiutarli a comprendere il significato del matrimonio cristiano”. Al termine dell’incontro, agli ospiti presenti sono state donate alcune buste rosse, tipiche del Capodanno lunare, contenente ognuna una piccola cifra in denaro, a simboleggiare la fortuna, la salute e la prosperità per il nuovo anno. Nella stessa giornata, la Caritas di Hanoi ha anche distribuito alcuni regali a 150 persone senza-tetto o in difficoltà. (IP)

7 febbraio - SUD SUDAN #coronavirus, impennata di contagi. Sospese le Messe con concorso di popolo

Impennata di contagi da coronavirus in Sud Sudan dove il Covid-19 ha fatto registrare, finora, più di 4.300 casi e quasi 70 decessi. Di conseguenza, il governo locale ha stabilito un lockdown, al momento parziale, della durata di un mese. Annullati tutti gli eventi con presenza di grandi folle e chiuse le scuole, le università e le attività commerciali principali. La Chiesa cattolica si è subito adeguata, tanto che la diocesi di Wau ha ordinato la sospensione delle Messe e di tutte le celebrazioni liturgiche con concorso di popolo. Stop anche alle riunioni parrocchiali, ai corsi di catechismo e alle attività sociali. “Per la sicurezza di tutti – ha spiegato il vescovo locale, Monsignor  Matthew Remijio Adam Gbitiku – le visite pastorali nelle parrocchie sono sospese fino a nuove indicazioni. Inoltre, le celebrazioni eucaristiche, comprese le esequie funebri, non si potranno tenere alla presenza fisica dei fedeli in nessuna delle 23 chiede e parrocchie della diocesi”. Al contempo, il presule ha garantito che le Messe domenicali e tutti i programmi spirituali “saranno trasmessi dalla radio cattolica locale ‘Voice of Hope’”. Esortando, poi, i fedeli a rispettare le regole, tra cui “mantenere il distanziamento sociale, lavare spesso le mani ed indossare la mascherina”, Monsignor Remijio li ha comunque incoraggiati a “non perdere la speranza, continuando a pregare in casa ed in famiglia”. Da sottolineare che, secondo un recente rapporto dei consulenti che forniscono servizi spirituali e psicosociali online all'interno della regione Amecea (Associazione delle Conferenze episcopali nell'Africa orientale), in Sud Sudan la pandemia da Covid-19 ha provocato e sta provocando sempre più problemi di salute mentale come ansia e depressione. Il panorama che emerge dal rapporto è drammatico: la popolazione è traumatizzata “non solo a causa del coronavirus – spiegano i consulenti – ma anche per tutto ciò che ne consegue, come le difficoltà finanziarie, le violenza di genere, le gravidanze adolescenziali e l’abuso di droghe”. A pagare lo scotto sono soprattutto le fasce più giovani della popolazione, le quali non riescono più a frequentare la scuola, mettendo così a repentaglio il proprio futuro. (IP)

7 febbraio - BRASILE Inaugurata “Casa del Buon Samaritano” per migranti e rifugiati venezuelani. Vescovi: “Qui si vede la presenza di Dio!”

“Come uomo di fede posso dire: qui vedo la presenza di Dio!”: con queste parole, Monsignor Joel Portella, segretario generale della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb), ha inaugurato ufficialmente, il 4 febbraio, la “Casa del Buon Samaritano”, destinata ad accogliere temporaneamente i migranti e rifugiati venezuelani. La struttura si trova a Brasilia, su una proprietà concessa dalla stessa Cnbb, e sarà amministrata congiuntamente dai vescovi e dall’Imdh (Istituto Migrazioni e diritti umani), gestito dalle Suore Scalabriniane. Il Centro fungerà da residenza momentanea per nuclei familiari, singole persone e gruppi che si alterneranno per un periodo non superiore a tre mesi, integrandosi nello sviluppo di attività multidisciplinari. L’inaugurazione è avvenuta alla presenza di pochissime persone a causa dei protocolli sanitari anti-Covid, ma è stata trasmessa interamente sul web. “Un’iniziativa come questa – ha aggiunto Monsignor Portella – è un’opera di salvezza per l’umanità”. Gli ha fatto eco Suor Rosita Milesi, direttrice dell’Imdh, il quale ha definito la struttura come “l’inizio di una speranza per tante persone”. "Accogliere i migranti e aiutarli ad integrarsi – ha sottolineato la religiosa - corrisponde al senso umanitario che tutti proviamo. Quindi è incoraggiante vivere questo momento”. “Speriamo – ha concluso – che la ‘Casa del Buon Samaritano’ possa essere uno strumento di rafforzamento della fede, nonché di preparazione e sostegno affinché i migranti e i rifugiati si sentano accolti all’interno della società”. Ristrutturata nel 2020, la Casa dispone di 18 alloggi individuali e numerosi ambienti collettivi, come la cucina, la lavanderia e le aule-studio per imparare la lingua portoghese o essere avviati al mondo del lavoro. Presenti inoltre una cappella, un auditorium e una sala lettura. Esteso su un’area di 3.500 metri quadri e in grado di accogliere fino a 94 persone, il Centro prevede anche la presenza di un assistente sociale che aiuterà i migranti nella transizione verso un alloggio definitivo, in base alle condizioni economiche che riusciranno ad avere, una volta trovato un lavoro. (IP)

7 febbraio - GERMANIA Incontro on line sul Cammino sinodale: “Fare tutto il possibile per porre fine ad abusi”

Fare tutto il possibile per porre fine agli abusi che rappresentano “un'inconcepibile perversione del Vangelo”: questo uno degli impegni primari emersi dall’incontro on line sul Cammino sinodale della Chiesa cattolica tedesca. Svoltosi il 4 e il 5 febbraio, l’evento ha rappresentato una nuova tappa del percorso voluto dai vescovi della Germania, in risposta alla crisi provocata dalla pubblicazione di uno studio sugli abusi sessuali di minori da parte di alcuni membri del clero nelle diocesi nazionali. Dopo la prima Assemblea svoltasi a gennaio 2020 a Francoforte sul Meno e le Conferenze regionali dello scorso settembre, ora dunque si è tenuta una riunione in modalità virtuale, nel rispetto delle normative sanitarie anti-contagio da Covid-19. Vi hanno preso parte i membri dell'Assemblea sinodale, i componenti dei quattro Forum sinodali e gli osservatori dei Paesi vicini e della comunità ecumenica. Oltre 80 i rappresentati dei media che hanno seguito i lavori. Il focus del primo giorno, riferisce una nota della Conferenza episcopale (Dbk), è stato proprio il dibattito sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica. In particolare, Monsignor Stephan Ackermann, Commissario della Dbk per le questioni di abuso sessuale nell'ambito ecclesiastico e per la tutela dei bambini e dei giovani, ha ricordato i passi avanti già compiuti dalla Dbk, come “l'istituzione di un Comitato consultivo per gli interessati, lo sviluppo della procedura per il riconoscimento della sofferenza e lo sviluppo di criteri uniformi per i processi di rivalutazione nelle diocesi”. Nel prossimo futuro, inoltre, si pensa di avviare “un monitoraggio efficace per gli strumenti di prevenzione e intervento” contro tali crimini, affinché la Chiesa possa guadagnare “nuova fiducia e credibilità”. Il secondo giorno della conferenza, invece, è stato dedicato alla discussione dei lavori portati avanti dai Forum sinodali che verranno ora ulteriormente approfonditi e sviluppati, in vista della prossima Assemblea sinodale. Il bilancio dell’incontro virtuale è comunque positivo: come afferma Monsignor Georg Bätzing, presidente della Dbk, “fa particolarmente piacere la buona cooperazione tra vescovi e laici in discussioni concrete e chiare. Si ha come l’impressione che, attraverso questo Cammino Sinodale, si stia plasmando il futuro della Chiesa come via di conversione e rinnovamento". Gli fa eco il vice presidente della Dbk, Monsignor Franz-Josef Bode, che sottolinea l’importanza dei contributi ecumenici, in quanto offrono “domande e osservazioni utili e stimolanti". “In una Chiesa così sfidata dalla pandemia e dagli abusi – aggiunge il presule - questa riunione online è un segno di speranza e del sorprendente lavoro dello Spirito”. Dall’incontro on line è emersa anche la consapevolezza delle difficoltà e delle divergenze che si possono verificare lungo il Cammino sinodale: “Non sarà un percorso privo di impegno – affermano i partecipanti – anzi: esso metterà in luce le differenze che sussistono”. Tuttavia, ciò “rende ancora più importante l’essere Chiesa insieme” per “dare risposte franche in un tempo di cambiamenti che solleva nuove domande”. “Il dibattito è giustificato e necessario – conclude la nota della Dbk – per arrivare alla verità”. (IP)

7 febbraio - STATI UNITI Vescovi: scuole cattoliche, un dono per tutta la nazione

“La Camera dei Rappresentanti sostiene la dedizione delle scuole cattoliche, degli studenti, dei genitori e degli insegnanti in tutti gli Stati Uniti verso l'eccellenza accademica, e sostiene il ruolo chiave che esse svolgono nel promuovere e garantire un futuro più luminoso e più forte per la nazione”: si legge così nella Risoluzione 66, “Supportare i contributi delle scuole cattoliche” introdotta il 28 gennaio scorso dalla Camera degli Stati Uniti. La risoluzione, di fatto, è il primo passo verso una vera e propria legge in materia. Soddisfazione viene espressa dalla Conferenza episcopale nazionale (Usccb) che, in una nota a firma di Monsignor Michael Barber, presidente del Comitato per l’Educazione cattolica, scrive: "Le scuole cattoliche sono un dono unico per la nazione. Noi onoriamo la dignità di ogni bambino attraverso una formazione integrale che include l'eccellenza accademica, ma con un'uguale attenzione al cuore, alla mente e all'anima”. Si tratta di una formazione importante “non solo per il college e la carriera” futura degli studenti, ma anche per la loro anima. Tale impegno, ribadisce l’Usccb, è stato “pienamente dimostrato l’anno scorso, quando le scuole cattoliche si sono distinte durante la pandemia da Covid-19”: esse, infatti, “già nella primavera del 2020 sono passate alla Didattica a distanza, mentre tutti i dirigenti scolastici hanno lavorato l’intera estate per preparare gli Istituti al ritorno dell’insegnamento in presenza”. E infatti “nell’autunno del 2020, l’80 per cento delle scuole cattoliche è riuscito a garantire in parte la didattica in loco”. Non solo: i vescovi ricordando che “la Dottrina sociale cattolica infonde l’amore per la comunità e per il Paese, mentre i laureati contribuiscono alla società civile a tutti i livelli, anche tra i leader di governo e del servizio pubblico”. Le scuole cattoliche, quindi, “formano gli studenti ad essere buoni cittadini del mondo, ad amare Dio e il prossimo, e ad arricchire la società con il lievito del Vangelo e con l’esempio della fede”. Da segnalare che la Risoluzione 66 è stata introdotta in concomitanza della “Settimana nazionale delle scuole cattoliche”, celebrata da 31 gennaio al 6 febbraio sul tema “Scuole cattoliche: fede, eccellenza, servizio”. Ad organizzare l’evento è stata l’Associazione nazionale educativa cattolica (Ncea) che ha reso noti anche alcuni dati: per l’anno scolastico 2020-2021, gli iscritti alle scuole cattoliche degli Stati Uniti sono quasi 1.650.000 in oltre 6mila Istituti. Il 22 per cento degli studenti proviene da minoranze razziali, il 18,1 per cento è di origine ispanica e il 24,5 per cento arriva da famiglie non cattoliche. La pandemia da Covid-19, tuttavia, ha avuto “un impatto devastante sulle scuole cattoliche”, spiega l’Ncea, tanto che oltre 200 Istituti hanno chiuso i battenti definitivamente. (IP)

7 febbraio - UCRAINA Trentesimo anniversario del rinnovo delle strutture ecclesiastiche della Chiesa cattolica di rito latino

“E’ un evento che ci offre l’opportunità di ricordare tante persone coraggiose, sacerdoti, religiosi e laici, che durante la persecuzione del regime comunista hanno continuato a svolgere il loro servizio pastorale e si si sono impegnate per il bene della Chiesa”. E’ quanto ha detto l’arcivescovo Mieczysław Mokrzycki, arcivescovo di Leopoli dei latini in occasione del trentesimo anniversario del rinnovo delle strutture ecclesiastiche della Chiesa cattolica di rito latino. Era il 16 gennaio 1991 quando Giovanni Paolo II, di cui l’arcivescovo fu segretario, confermò l’Arcidiocesi di Lviv ed altre due diocesi latine, nominandone anche i vescovi. Uno dei testimoni di questo passaggio storico è stato il vescovo emerito di Kharkiv-Zaporizhia, mons. Marian Buczek, che al tempo era sacerdote. Fondamentale fu la visita di Papa Wojtyla in Ucraina nel 2001, ha spiegato il presule, sottolineando che “fu un evento che diede un nuovo impulso allo sviluppo della Chiesa dei due riti in Ucraina e alla loro collaborazione”. Ripercorrendo le tappe più importanti di questo percorso, ha raccontato che “All’inizio i vescovi invitavano i sacerdoti ed i religiosi dall’estero. Ora invece la maggior parte sono locali. Inoltre ci sono due giovani vescovi che hanno terminato gli studi nel seminario a Horodok (regione di Lviv ndr), aperto all’inizio degli anni 90. Nelle parrocchie la Santa Messa si celebra in ucraino e in altre lingue. A seconda delle esigenze dei fedeli” ha aggiunto, rilevando che “Nella regione di Transcarpazia, per esempio, le liturgie sono in ungherese e slovacco. In Kharkiv, grande centro dell’Ucraina dell’est dove vivono persone di diverse nazionalità, ogni domenica si celebra in vietnamita. Questa è la testimonianza più chiara dell’universalità della Chiesa”. Il vescovo emerito Kharkiv-Zaporizhia ha poi parlato delle sfide pastorali della Chiesa di rito latino in Ucraina: “Innanzitutto l’emigrazione dei giovani” ha osservato. “Abbandoneranno le nostre chiese perché lasceranno il paese. Ma ci sono tanti altri che non sono mai venuti e che hanno l’esigenza di un’assistenza spirituale”. Mons. Buczek ha ricordato che durante il regime i sacerdoti invitavano i fedeli a pregare per la rinascita della Chiesa nel paese. “In tanti mostrarono diffidenza, ma la visita di San Giovanni Paolo II e il successivo rilancio delle strutture ecclesiastiche, ha confermato tutta la forza di quelle preghiere” ha concluso il presule. La visita di Papa Wojtyla fu preceduta, il 25 giugno dell’anno precedente, dalla riunione che per la prima volta vide riuniti in Vaticano lo stesso pontefice e i 28 vescovi ucraini (dieci in patria e 18 all’estero). Fu una plenaria durante la quale ci fu un incontro personale del pontefice con i 10 vescovi residenti in Ucraina che, per un’ora, raccontarono le loro vicende: storie spesso di deportazioni, con particolari sulla morte di uno di loro, in Siberia. Tre i punti principali del discorso che il Papa pronunciò: il perdono e la riconciliazione da parte dei cattolici, la strada dell’ecumenismo verso gli ortodossi; la responsabilità della chiesa per ridare organica unità a un’Europa artificiosamente divisa dalla Guerra Mondiale. La Chiesa cattolica ucraina “esce dalle catacombe”, disse, dopo “importanti cambiamenti di natura morale e sociale che hanno portato a riconoscere il diritto alla libertà religiosa”. Pur ricordando quanti “in questo lungo periodo di prova hanno reso testimonianza della loro fede”, Giovanni Paolo II invitò al perdono, dicendo tra l'altro che la “riconciliazione è uno dei primi compiti della Chiesa, oggi”. (SD/DD)

7 febbraio - MALI In preghiera per la liberazione di Sr. Gloria Narvaez, rapita 4 anni fa

“Cara Sorella Gloria Cecilia, da lontano ti accompagniamo chiedendo al Signore forza e protezione nella tua prigionia. Le tue sorelle, che ti amano, ti aspettano con gioia”: così, in un post pubblicato su Facebook, la Congregazione delle Suore Francescane di Maria Immacolata invoca la liberazione della consorella Gloria Cecilia Narvaez Argoti, rapita il 7 febbraio 2017 in Mali. Dietro la sua scomparsa, ci sarebbe la mano di un gruppo estremista vicino ad Al-Qaeda. Le religiose invitano tutti i fedeli a pregare per il ritorno a casa di Suor Gloria ed a lei, in un secondo post accompagnato da alcune foto che la ritraggono sorridente mentre porta avanti la sua missione, dicono: “Ti aspettiamo. La nostra preghiera ti accompagna”. Insieme ad altre religiose, Sr. Narvaez operava nella parrocchia di Karangasso, promuovendo programmi di assistenza sanitaria e di valorizzazione delle donne ed impegnandosi in un orfanotrofio. Da ricordare che il 7 febbraio dello scorso anno tutta la Chiesa cattolica del Mali ha organizzato una giornata di preghiera per il rilascio della religiosa. L’iniziativa ha coinvolto nove parrocchie della diocesi di Sikasso, guidata dal Monsignor Jean-Baptiste Tiama. Lo stesso è avvenuto nel 2018: allora, la Conferenza episcopale del Mali diffuse un messaggio attraverso tutti i principali mass-media dell’Africa Occidentale, chiedendo la liberazione di Sr. Gloria. Nel 2109, invece, su alcune fonti locali sarebbe apparso un breve video in cui la religiosa lanciava un appello per la sua liberazione. Le Suore Francescane di Maria Immacolata sono un Istituto di vita religiosa fondato da Madre Carità Brader Zahner, a Túquerres, in Colombia, il 31 marzo 1893 e definitivamente approvato dalla Santa Sede il 16 maggio 1933. Le religiose si dedicano, principalmente, all'istruzione e all'educazione cristiana della gioventù, soprattutto delle fanciulle povere. La loro fondatrice è stata beatificate nel 2003 da l’allora Papa Giovanni Paolo II che, nella sua omelia, ne ricordò le ultime volontà: "Non abbandonate le buone opere, le elemosine e molta carità verso i poveri". Una “bella lezione – concluse il Pontefice - di una vita missionaria al servizio di Dio e degli uomini!”. (IP)

7 febbraio - HAITI Vescovi: “Paese sull’orlo dell’esplosione, appello all’unità”

Haiti sta vivendo “una situazione di estremo disagio” ed è “sull’orlo dell’esplosione”: queste le drammatiche parole contenute nel messaggio diffuso dalla Conferenza episcopale locale (Ceh) per esortare tutti gli abitanti del Paese ad “essere solidali gli uni con gli altri, specialmente con coloro che soffrono”. “La vita quotidiana della popolazione – scrivono i vescovi – è fatta di morte, omicidi, impunità, insicurezza” che hanno causato malcontento “ovunque, in quasi tutte le regioni”. Al contempo, i presuli ribadiscono che “nessuno è al di sopra della legge e della Costituzione nazionale”; pertanto, alcune questioni come quella di “istituire un Consiglio elettorale provvisorio o redigere un’altra Costituzione” non hanno fatto altro aggravare le tensioni già esistenti, portando il Paese ad essere “totalmente inabitabile”. A tutto ciò si aggiungono la piaga dei “continui rapimenti” e una grave “crisi socio-politica ed economica, alimentata dal veleno dell’odio e della sfiducia”. “Dovremmo davvero accettare o tollerare tutto questo?” si domanda la Conferenza episcopale. “Nella sequela di Cristo – scrivono ancora i vescovi – la Chiesa sta sempre dal lato della legge, della verità, della giustizia, e del rispetto della vita e della dignità umana”. Auspicando, quindi, che si possa “cercare e trovare il consenso su ogni questione spinosa”, la Ceh propone “un dialogo sociale e istituzionale, così da evitare conseguenze disastrose”. “La chiave di tutto è il consenso – ribadiscono i vescovi – Solo così, possiamo evitare che Haiti sprofondi ancor di più nell’abisso”. Al contempo, la Chiesa di Port-au-Prince chiede alla popolazione di “dimostrare disciplina, ragione e saggezza nel perseguire i migliori interessi della nazione”. Anche le forze di sicurezza vengono chiamate in causa: a loro si chiede di proteggere la vita e la proprietà della cittadinanza, ponendo fine agli atti di violenza. Infine, esortando tutti a darsi da fare “rapidamente e senza timori”, la Ceh conclude il suo messaggio con la speranza che ognuno possa “rinnovare il suo amore per la nostra patria comune”. La situazione di Haiti è drammatica da diverso tempo: nell’ottobre del 2019, la popolazione è scesa in piazza in segno di protesta contro il presidente Jovanel Moise, accusato di corruzione. Il clima di insicurezza costante ha fatto saltare le elezioni previste nel gennaio del 2020 per il rinnovo del Parlamento ed ha portato il governo ad agire tramite continui decreti. La situazione si è ulteriormente aggravata con l’arrivo della pandemia da Covid-19 che ha provocato quasi 12mila contagi e 245 decessi. A tutto ciò si aggiungono le violenze perpetrate da bande armate, i così detti “squadroni della morte” che seminano terrore ovunque, per di più “in un contesto di impunità quasi totale”, come denunciato dall’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet. Il Paese, intanto, si prepara ad una triplice tornata elettorale: il 25 aprile è previsto un referendum sulla nuova Costituzione che, però, è ancora in fase di stesura ed è oggetto di critiche sia da parte delle forze di opposizione, sia degli ambienti vicini al Capo dello Stato; a settembre, sono in programma le elezioni presidenziali e legislative, mentre a novembre si attendono quelle amministrative. (IP)

7 febbraio - HONDURAS Cardinale Rodríguez Maradiaga positivo al #coronavirus

Il Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras, è risultato positivo al Covid-19. Lo rende noto, con un comunicato, la stessa Arcidiocesi, specificando che le condizioni di salute del porporato sono comunque stabili e in leggero miglioramento, anche grazie alle cure mediche ricevute. Numerose le manifestazioni di vicinanza e incoraggiamento al porporato, tra cui quella di Papa Francesco che – riferisce sempre l’Arcidiocesi – si è informato personalmente sul suo stato di salute. “Contiamo sulle vostre preghiere – continua la nota, rivolgendosi ai fedeli – e preghiamo Dio per la salute non solo del Cardinale, ma anche per quella delle migliaia di fratelli e sorelle che stanno vivendo questa prova della pandemia”. Tutto il personale sanitario, infine, viene affidato alla Vergine Maria, Salute degli infermi e Consolatrice degli afflitti. Anche il Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) ha espresso, in una nota, la sua solidarietà: “In questo momento di prova – si legge – accompagniamo il Cardinale Rodríguez Maradiaga con il nostro affetto e la nostra vicinanza e chiediamo a tutte le Chiese e le comunità locali di unirsi nella preghiera perché il Signore della vita e la Santissima Maria Vergine gli concedano una pronta guarigione”. Nato a Tegucigalpa nel 1942, 79 anni non ancora compiuti, il Cardinale Rodríguez Maradiaga è membro della Congregazione Salesiana. Ordinato sacerdote nel 1970 e vescovo nel 1978, è stato creato Cardinale da San Giovanni Paolo II nel 2001. Per lungo tempo presidente della Conferenza episcopale dell’Honduras, nonché della Caritas Internationalis (2007-2015), dal 2013 il porporato è coordinatore del Consiglio dei Cardinali. (IP)

6 febbraio - ITALIA 8 febbraio, Giornata preghiera contro tratta. Eventi organizzati dalla Comunità Giovanni XXIII

Nel 2019, le ong italiane hanno assistito 1.877 vittime di tratta: lo rende noto la Comunità Giovanni XXII, in un comunicato diffuso in vista della Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebra lunedì prossimo, 8 febbraio, ed è stata lanciata nel 2015 dagli allora Pontifici Consigli della Pastorale per i Migranti e gli itineranti e della Giustizia e della pace, insieme alle Unioni internazionali femminili e maschili dei superiori e superiore generali. “L'82 per cento delle vittime della tratta sono donne, sfruttate nell'industria della prostituzione. Solo 42 sono stati i trafficanti condannati – continua la nota - Migliaia di uomini, durante la pandemia da Covid-19, hanno continuato a comprare corpi di giovani migranti anche sul web: 2 milioni e 300mila utenti al mese solo in Italia”. La Comunità si unisce, quindi, alla celebrazione della Giornata, con iniziative di preghiera e riflessione, in collaborazione con le diocesi Bari, Catania, Ferrara, Genova, Lecce, Modena, Padova, Piacenza, Treviso e Venezia. Nella città lagunare, in particolare, alle ore 17.30, presso l’oratorio di San Giovanni Battista di Rio Terà dei Catecumeni a Dorsoduro, il Patriarca Francesco Moraglia celebrerà la Santa Messa a pochi metri dalla Basilica della Madonna della Salute, dove è stato celebrato il battesimo di Santa Giuseppina Bakhita. La “Giornata contro la tratta” coincide, infatti, con la memoria liturgica di questa Santa, schiava sudanese, liberata e divenuta religiosa canossiana, canonizzata nel 2000. Da ricordare che la Comunità Giovanni XXIII, fondata a Rimini nel 1968 da Don Oreste Benzi, durante la pandemia ha proseguito il suo impegno fra le vittime della tratta, assistendo 105 donne di cui 2 minori e con età prevalente 23 anni. La nazionalità maggiormente riscontrata fra le vittime costrette alla prostituzione è stata quella nigeriana; ma sono state assistite anche donne provenienti da Bulgaria, Romania e Costa d'Avorio. La Comunità ha messo in campo 27 le unità di strada in 12 Regioni (Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Lazio, Abruzzo, Umbria, Campania, Puglia, Sardegna). Tre di queste (in Liguria, Piemonte, Emilia Romagna) sono specializzate nell'emersione delle vittime di tratta dallo sfruttamento lavorativo o per accattonaggio. La Comunità ha infine portato a termine 3 progetti europei, in sinergia con partner in Austria, Belgio, Germania, Italia, Spagna, per il supporto all'integrazione di giovani donne e di mamme, e per la sensibilizzazione di studenti e gruppi giovanili. (IP)

6 febbraio - MONDO Concorso internazionale Signis: podcast radiofonici dai giovani di tutto il mondo

Sfidare i giovani a leggere e ad approfondire l’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”: con questo obiettivo, Signis, l'associazione cattolica mondiale per la comunicazione, ha bandito un concorso radiofonico. Riservata ai ragazzi fino ai 35 anni di età, sia cattolici che non cattolici, provenienti da tutto il mondo, l’iniziativa chiede la realizzazione di un podcast, dalla durata di 1-3 minuti, sui contenuti dell’Enciclica. I file audio dovranno essere inviati tramite email ed accompagnati da una breve presentazione in lingua inglese, approvata dalle sedi Signis locali. Il concorso, che scadrà a giugno, vuole essere anche una tappa del cammino di preparazione del primo incontro radiofonico internazionale cattolico, organizzato da Signis per febbraio 2022, in Sri Lanka. Intitolata “Coinvolgere i giovani per una radio dinamica che unisca l'Asia e il mondo”, la riunione vedrà numerosi esperti di radiofonia condividere e scambiarsi reciprocamente le proprie esperienze. Da ricordare che, in tempo di pandemia da Covid-19, la radio è risultata essere uno strumento fondamentale per la comunicazione soprattutto in Africa, dove solo il 39 per cento della popolazione ha accesso ad Internet. Attraverso le loro trasmissioni, molte emittenti cattoliche del continente sono infatti riuscite  non solo a restare accanto ai fedeli dal punto di vista spirituale, ma anche ad informarli e a sensibilizzarli sui problemi creati dall’emergenza sanitaria. Un esempio concreto di tutto questo arrivata dalla Liberia dove, ad ottobre 2020, è nata “Radio Paraclete” che prende il suo nome dal Paraclito, la voce dello Spirito. Inaugurata il 31 maggio, domenica di Pentecoste, l’emittente ha ricevuto il contributo della Cei (Conferenza episcopale italiana) e di Signis. Oltre all’evangelizzazione, il palinsesto è dedicato anche alla promozione di valori umani come quello della riconciliazione, quanto mai essenziale in Liberia, Paese devastato da decenni di guerra civile, conclusa solo nel 2003. Una sottolineatura merita anche la strumentazione tecnica di “Radio Paraclete” che è alimentata da pannelli solari. Un’altra emittente nata in tempo di pandemia è “Radio Hekima”, traducibile con “unità” dalla lingua Swahili, sorta a Mbinga, a sud della Tanzania, sempre grazie alla Cei e a Signis. E ancora l’aiuto di Signis è stato fondamentale per il Burkina Faso, dove è stato possibile realizzare un sistema satellitare che permette a 14 emittenti locali diocesane di interagire tra loro, ricevendo e condividendo trasmissioni da una stazione-madre creata nella capitale Ouagadougou. In Costa d’Avorio, invece, la Radio nazionale cattolica (Rnc) si è data da fare, nella fase più acuta della pandemia, per trasmettere la Messa quotidiana tre volte al giorno, in orari diversi, così da andare incontro il più possibile alle esigenze dei fedeli. Oltre alla celebrazione eucaristica, l’emittente, affiancata da altre radio locali, ha proposto meditazioni spirituali e la recita del Rosario. Esemplare anche l’esperienza della Repubblica Democratica del Congo dove da più di dieci anni è attiva “Radio Ditunga”, con sede a Ngandajika, creata grazie al sostegno della Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Durante il lockdown, l’emittente ha adattato il suo palinsesto dedicando più spazio alla celebrazione dell’Eucaristia, alla preghiera e agli esercizi spirituali. In seguito alla chiusura delle scuole, poi, la stazione radio ha anche deciso di trasmettere lezioni in diretta per consentire agli insegnanti di restare in contatto con i loro studenti. In Kenya, invece, da oltre un anno è operativa “Radio Osotua”, nella diocesi di Ngong, che trasmette anche nelle lingue swahili e masai, e fa parte del programma per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale locale. Il nome dell’emittente significa “pace” e mira a dare agli ascoltatori una maggiore educazione spirituale e materiale, sottolineando l’importanza di concentrarsi sui temi etici e di lottare contro ogni forma di corruzione, rivalità etniche, egoismo e avidità. Importante è poi la testimonianza di “Radio Sol Mansi”, in Guinea Bissau che si è impegnata nel sensibilizzare la popolazione locale sulle misure da prendere per arginare l’epidemia da coronavirus, ma anche per assicurare ai fedeli i servizi pastorali fondamentali, come la Messa, la catechesi e i momenti di preghiera. A livello continentale, c’è da segnalare il programma di assistenza socio-psicologica e spirituale trasmesso via radio e destinato a tutte le persone colpite dal Covid-19. L’iniziativa è stata lanciata la scorsa estate dal Dipartimento pastorale dell’Amecea (Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale) ed ha coinvolto tutti i Paesi membri della regione: Etiopia, Eritrea, Sudan, Sud Sudan, Uganda, Kenya, Tanzania, Malawi e Zambia. Infine, una riflessione a parte va fatta sulla Radio Vaticana e sui suoi programmi per l’Africa che, a luglio 2020, hanno festeggiato i 70 anni di attività. Una vera e propria missione, resa possibile grazie alle onde corte e che ha portato la voce del Papa e della Chiesa in dialogo con il continente e con il mondo.  Oggi, i Programmi per l’Africa dell’emittente pontificia vengono trasmessi in diverse lingue: oltre a inglese, francese e portoghese, essi sono disponibili anche in swahili, somalo, tigrino e amarico. (IP)

6 febbraio - CANADA “Nutrire l’amicizia”: webinar dei vescovi sull’Enciclica “Fratelli tutti”

L’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale” sarà al centro di una serie di webinar, suddivisa in quattro parti, promossa dalla Conferenza episcopale canadese nel mese di marzo. L’iniziativa, dal titolo “Nutrire l’amicizia”, è organizzata dall’Ufficio per l’Evangelizzazione e la catechesi ed è rivolta a tutte le persone che operano nel settore, tra cui i sacerdoti, i consacrati, i laici e gli educatori cattolici. La serie di webinar segue quella dell’ottobre 2020, dedicata alla presentazione del “Direttorio per la catechesi”, pubblicato a giugno dello scorso anno dal Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione. I nuovi incontri, cercheranno dunque di “proporre modi concreti per formare comunità di discepoli missionari nelle diocesi, nelle eparchie, nelle parrocchie e nelle scuole cattoliche del Paese”. I webinar avranno luogo martedì 2,9, 16 e 23 marzo, dalle ore 13.00 alle ore 14.30, sulla piattaforma Zoom. Il primo incontro avrà per tema “I catechisti portano speranza: navigare i segni del nostro tempo”; il secondo “La parabola del Buon Samaritano come paradigma per incontri di misericordia”; il terzo “La promozione della dignità umana e la comunione con Dio”, mentre l’ultimo rifletterà su come “Costruire ponti con le diverse comunità di fede”. (IP)

6 febbraio - MALAWI La Conferenza episcopale promuove un progetto per incentivare i malati di Aids ad aderire alle cure sanitarie

Parte in Malawi un progetto per i positivi all’Hiv a Machinga e a Mangochi. A lanciarlo è la Conferenza episcopale che intende coinvolgere uomini e giovani nei programmi di cura. Nel Paese, in questi anni, sono stati fatti tanti sforzi per ridurre la diffusione dell’Aids. Nel 2018, riferisce il portale dei vescovi, il 90% delle persone affette da Hiv risultava a conoscenza delle proprie condizioni di salute e l’87% inserito in un programma di trattamento. Tuttavia, tra le persone di sesso maschile si registrano ancora reticenze, la maggior parte non si sottopone al test per l’Hiv e chi risulta positivo non inizia il trattamento. Ciò accade anche a causa di credenze, orgoglio, stigma e discriminazione. Il progetto della Commissione per la salute e della Commissione per le comunicazioni della Conferenza episcopale mira a far sì che uomini e giovani positivi all’Hiv possano curarsi e che la carica virale possa essere soppressa. Obiettivo del progetto è anche quello di prevenire la violenza sessuale e di genere contro donne e bambini. La Conferenza episcopale, a tal proposito, sta lavorando con leader religiosi, centri sanitari, gruppi di sostegno, esperti e volontari, attraverso la formazione e l’assistenza. È stata inoltre avviata una campagna radiofonica e televisiva sulla prevenzione, i test Hiv, il trattamento e l’adesione ai programmi di cura su Radio Maria Malawi, sulla Radio della comunità Dzimwe e su Luntha TV. (TC)

6 febbraio - ETIOPIA #coronavirus. Giustizia e pace dona aiuti ai campi-profughi

Mascherine, sapone e gel disinfettante per le mani: sono gli aiuti donati dalla Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale d’Etiopia alle scuole elementari e secondarie allestite nei campi-profughi di Jewi, Itang e Kule, nella parte occidentale del Paese. La distribuzione della donazione, necessaria al contenimento della pandemia da Covid-19, è avvenuta nei giorni 1 e 2 febbraio, in collaborazione con il Vicariato apostolico di Gambella e con il sostegno finanziario dell’Ambasciata del Canada in Etiopia, la quale ha offerto un contributo pari a circa 17mila dollari Usa. “La diffusione del coronavirus resta alta, quindi anche la protezione deve essere altrettanto elevata – ha detto Monsignor Roberto Bergamaschi, Vicario apostolico di Gambella – Purtroppo, nei campi-profughi notiamo che le misure preventive igienico-sanitarie sono poco attuate ed è per questo che è necessario incentivarle, soprattutto tra i giovani studenti”. “Tutti dobbiamo assumerci le nostre responsabilità per il bene della comunità”, ha concluso il presule. Da ricordare che ad aprile il Consiglio interreligioso dell’Etiopia (Irce), che annovera la Chiesa ortodossa di Tewahdo, il Consiglio supremo degli affari islamici etiopi, la Chiesa cattolica etiope, le Chiese evangeliche, la Chiesa avventista del settimo giorno, la Chiesa evangelica Mekane Yesus e le chiese Kalehiwot, ha indetto uno speciale “Mese di preghiera” per fermare la pandemia da coronavirus nel Paese. Fino al 6 maggio, dunque, la preghiera quotidiana dei rappresentanti dell’Irce è stata trasmessa sui canali della tv nazionale e su alcune stazioni televisive private. Infine, qualche dato: secondo l’ultimo aggiornamento dell’Unhcr (Alto Commissariato Onu per i rifugiati), al 31 dicembre 2020 i profughi presenti nei campi allestiti in Etiopia erano circa 337mila. Riguardo alla pandemia da coronavirus, invece, ad oggi nel Paese si contano 141mila casi in totale ed oltre 2mila decessi. (IP)

6 febbraio - STATI UNITI Verso abolizione pena di morte in Virginia. Plauso dei vescovi

Con 57 voti a favore e 41 contrari, la Camera della Virginia ha abolito, ieri, la pena di morte. La sua decisione è arrivata dopo quella del Senato che già nei giorni scorsi si era espresso nella stessa direzione. Ora manca solo la firma del governatore dello Stato, il democratico Ralph Northam, per portare la Virginia a diventare il 23.mo Stato americano e il primo del Sud a dire no alla pena capitale. Immediata la reazione della Conferenza episcopale locale che, in una dichiarazione a firma dei vescovi Michael F. Burbidge e Barry C. Knestout, rispettivamente alla guida delle diocesi di Arlington e Richmond, afferma: “Accogliamo con favore il voto della Camera e del Senato ed offriamo il sostegno della preghiera alle famiglie delle vittime di orribili crimini”. Al contempo, i presuli ribadiscono “con chiarezza e convinzione, le parole del Catechismo della Chiesa Cattolica: “La pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona" (n.2267). Ricordando, poi, che “la dignità della persona non viene meno nemmeno dopo la commissione di reati molto gravi", i vescovi rimarcano che “oggi la pena di morte è inaccettabile, per quanto grave sia il crimine del condannato; è anche in contraddizione con il piano di Dio per gli individui e la società, e con la sua giustizia misericordiosa”. “Abbiamo altri modi per punire” chi è colpevole di un crimine, concludono Monsignor Burbidge e Monsignor Knestout, “così come per proteggere la società, senza ricorrere alle esecuzioni capitali”. Dalla sua fondazione come colonia, la Virginia ha giustiziato 1.329 persone, più di qualsiasi altro Stato americano. La prima condanna a morte in assoluto fu eseguita nel 1608. In epoca contemporanea, la Virginia è seconda solo al Texas nel numero di esecuzioni: da quando la Corte Suprema ha ripristinato la pena di morte nel 1976, infatti, nel primo Stato si sono contate 114 condanne a morte, mentre nel secondo ne sono state giustiziate 569. Da ricordare che, ad agosto 2018, Papa Francesco ha approvato una modifica al testo del Catechismo della Chiesa cattolica relativo proprio alla pena capitale. “La Chiesa insegna alla luce del Vangelo - si legge nel documento - che la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”. (IP)

6 febbraio - ARGENTINA Settimana delle vocazioni a Mar del Plata. Monsignor Mestre: vocazione è uscire a predicare il Vangelo

“Uscire a predicare il Vangelo”: il significato della vocazione cristiana è racchiuso qui. Lo ricorda Monsignor Gabriel Antonio Mestre, vescovo di Mar del Plata, in Argentina, dove da oggi al 14 febbraio si tiene la “Settimana delle vocazioni”, sul tema “Mi è stata affidata una missione”. In un messaggio ai fedeli, il presule si sofferma sulle paure e le sofferenze dell’umanità, diventate ancora “più evidenti e visibili nel contesto della pandemia da Covid-19”, e si chiede: “Cosa dobbiamo fare di fronte a tutto questo?”. La risposta è nelle Sacre Scritture, spiega Monsignor Mestre, e in tre parole in esso contenute: “Uscire, Vangelo, oggi”. La missione di Gesù, infatti, è quella di “uscire costantemente per predicare la Parola di Dio”. Ma uscire significa allontanarsi “dai nostri confini, dalle nostre paure, dal nostro comfort personale, dalle nostre comodità”, aggiunge il vescovo argentino; significa “andare incontro all’altro, ai sofferenti, all’umanità bisognosa di Dio e dei suoi valori”. “Uscire per farsi prossimi, come fece Gesù – sottolinea ancora Monsignor Mestre – vuol dire che, alla luce della Parola di Dio, ogni battezzato si assume la vocazione e la responsabilità di essere Chiesa nella salvezza e Chiesa in uscita”. La seconda parola, “Vangelo”, richiama il concetto di “buona notizia”. Ma non si tratta di “una buona notizia qualsiasi – spiega il vescovo – bensì della buona novella della salvezza, di Dio che muore e risorge per salvarci”. Annunciare il Vangelo, dunque, significa dire a tutti “che Gesù è veramente vivo, che ci ama e per questo ci salva”. Infine, la terza parola, “oggi” racchiude “l’urgenza” dell’evangelizzazione, nonché “l’atteggiamento di Gesù che non si riposa mai per andare a predicare il Vangelo in diversi luoghi”. Attualmente, spiega il presule, l’oggi è rappresentato “dalle difficoltà” dell’epoca contemporanea ed è proprio per questo che “dobbiamo andare ad evangelizzazione il nostro tempo, con la potenza di Gesù” La Settimana delle vocazioni, conclude il vescovo di Mar del Plata, possa essere dunque un’occasione per “rinnovare la nostra vocazione di servizio evangelico per tutti gli uomini e incoraggiare nella scelta definitiva coloro che sono in cammino verso il discernimento”. Domani, 7 febbraio, il presule presiederà la Santa Messa che verrà trasmessa in diretta streaming sulle reti social diocesane. Lunedì 8 febbraio, invece, nella Cattedrale locale, si terrà un’ora di Adorazione eucaristica riservata ai giovani, a partire dalle ore 21.00. La Settimana si concluderà domenica 14 febbraio con una celebrazione dedicata ai fidanzati, nella memoria liturgica di San Valentino, Patrono degli innamorati. (IP)

6 febbraio - ITALIA 7 febbraio, Giornata per la vita. Monsignor Delpini: contrastare mentalità abortista

“Contrastare gli ostacoli, gli impedimenti, le avversità che rendono difficile vivere e generare vita”: è l’appello dell’Arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini, contenuto nel messaggio consegnato a operatori, volontari e mamme del Centro di Aiuto alla Vita (Cav) “Mangiagalli”, situato nell’omonima clinica milanese. Il presule vi si è recato in visita oggi, 6 febbraio, alle ore 13.00, alla vigilia della 43.ma Giornata nazionale per la vita che la Chiesa italiana celebra annualmente nella prima domenica di febbraio. Il tema dell’edizione 2021 è “Libertà è vita”. Nella sua missiva, Monsignor Delpini esorta a combattere tutto ciò che mette in pericolo la vita, come “la mentalità abortista, la paura delle responsabilità, l’insofferenza di fronte alla fatica di vivere e di prendersi cura dei fratelli e delle sorelle che chiedono aiuto”. Allo stesso tempo, l’Arcivescovo esprime “gratitudine alle mamme e ai papà che offrono alla loro famiglia e alla nostra società un futuro”. “Celebriamo la Giornata per la vita per cantare la nostra gioia di essere vivi – scrive ancora il presule - per invocare la libertà di vivere, la libertà di generare vita per gli uomini e le donne che si amano, per far pervenire un messaggio di gratitudine alle mamme e ai papà che offrono alla loro famiglia e alla nostra società un futuro, con la loro gioia, con la loro generosità e perciò affrontano di buon animo anche prove e tribolazioni”. Infine, dall’Arcivescovo il richiamo al fatto che la Giornata per la vita si può celebrare “anche con un gesto di carità”, offrendo un contributo per sostenere il progetto della casa di accoglienza che il “Cav Mangiagalli” sta realizzando, in collaborazione con la parrocchia cittadina di Sant'Ambrogio, per dare alloggio e assistenza alle donne in particolare difficoltà economica e sociale che sono in attesa di un figlio. La visita di Monsignor Delpini presso il “Cav Mangiagalli” è iniziata alle ore 13.00 nella cappella Santi Innocenti, dove l’Arcivescovo ha celebrato la Messa insieme al cappellano della struttura, don Giuseppe Scalvini. Al termine, il presule ha benedetto le primule, simbolo della vita nascente, ed ha assistito all’inaugurazione di una targa in ricordo di Paola Chiara Marozzi Bonzi, fondatrice della struttura, scomparsa nell’agosto 2019. (IP)

6 febbraio - ASIA L’invito dei leader religiosi di diversi paesi asiatici a promuovere la fratellanza umana per costruire la pace mondiale

Anche in diversi paesi dell’Asia è stata celebrata la Prima Giornata Internazionale della Fratellanza Umana indetta dalla Nazioni Unite il 21 dicembre 2020 per il 4 febbraio di ogni anno, nell’anniversario dello storico “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” siglato nel 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib. Tra essi l’Indonesia, il più grande paese musulmano del mondo. Qui a Bogor, in Giava occidentale i leader religiosi locali hanno firmato, insieme un gruppo di giovani, una dichiarazione comune in cui si impegnano a rafforzare la loro fratellanza religiosa. “Noi, leader religiosi e giovani nella città di Bogor crediamo che la diversità sia un nobile dono di Dio. Manterremo questo dono con lo spirito di fratellanza umana e tolleranza”, si legge nella dichiarazione promossa dalla Chiesa cattolica locale. “La diversità non deve impedire alle persone di costruire la fratellanza umana. Con questo spirito, combatteremo per l'umanità, proteggeremo l'ambiente e rafforzeremo l'impegno per l’unità della nazione indonesiana", affermano i firmatari. Tra questi il vescovo della città, monsignor Paskalis Bruno Syukur of Bogor. Intervistato dall’agenzia Ucanews, il presule spiegato che i leader delle sei religioni riconosciute dell'Indonesia - Buddismo, Cattolicesimo, Confucianesimo, Induismo, Islam e Protestantesimo - hanno voluto sottolineare l'importanza di costruire una fratellanza basata sulla dignità umana: “Promuovere un tale spirito è compito dei leader religiosi. Con questa dichiarazione affermiamo che le religioni svolgono un ruolo significativo nella costruzione della pace. Esse devono diventare strumenti per costruire la fratellanza umana e non creare divisioni”, ha sottolineato, evidenziando che la Chiesa cattolica di Bogor è da anni impegnata a promuovere buone relazioni con le persone di altre fedi. Tra i firmatari della dichiarazione Rusli Saemun, un leader musulmano locale che ha plaudito l’iniziativa. “La dichiarazione è importante per promuovere l’unità in Indonesia”, ha dichiarato all’agenzia Ucanews. “Spero che la fratellanza umana che abbiamo costruito e stiamo costruendo possa servire a porre fine ai conflitti religiosi nel nostro Paese”. Anche in Pakistan è stata celebrata la Giornata Onu. Il presidente della Commissione nazionale per la pace e l’armonia, Muhammad Ahsan Siddiqui, ha sottolineato come il dialogo tra le religioni possa “aprire la strada alla comprensione dei valori comuni condivisi dall'umanità".  La Commissione - riporta l'agenzia Ucanews - ha anche inviato le sue congratulazioni al Segretario Onu Antonio Guterres,e all'attivista franco-marocchina Latifa Ibn Ziaten, fondatrice in Francia dell'Associazione Imad per i giovani e la pace, vincitori del Premio Zayed 2021  assegnato il 4 febbraio  e ispirato al Documento di Abu Dhabi. In Malesia, altro grande Paese musulmano asiatico, in occasione della Giornata, l’arcivescovo di Kuala Lumpur, monsignor Julian Leow, ha pubblicato una lettera pastorale per esortare i fedeli a farsi promotori della fratellanza ispirandosi al modello del Buon Samaritano “che – scrive - ha messo da parte tutte le differenze che potevano esistere e ha visto solo un essere umano bisognoso". “La nostra fede cattolica che si fonda sul duplice comandamento dell'amore trova espressione 'nel primato dato alla relazione, all'incontro con il sacro mistero dell'altro, alla comunione universale con l'intera famiglia umana'. sottolinea il presule con le parole di Papa Francesco nella “Fratelli tutti”, riamarcando che questa è la vocazione di ogni cattolico. Monsignor Leow ha concluso la terrea esprimendo l’auspicio che “mentre celebriamo oggi la fratellanza e la solidarietà le nostre case diventino il terreno fertile per seminare compassione e amore, pace e armonia, rispetto e accettazione, un luogo dove le generazioni future possono guardare indietro e trarre forza per un mondo migliore ". (LZ)

6 febbraio - FILIPPINE Università cattolica mette a disposizione il suo campus per la campagna vaccinale

In occasione della loro recente plenaria, alla fine di gennaio, i vescovi filippini avevano detto che la Chiesa era pronta ad aprire le sue strutture per la campagna vaccinale anti-Covid-19 nel Paese. E la risposta non si è fatta attendere: come riporta l'agenzia Ucanews, a Davao, nell’Isola di Mindanao, le Religiose della Vergine Maria (RVM), la prima e più antica congregazione religiosa femminile nelle Filippine, hanno messo a disposizione delle autorità l’intero campus della loro Università dell’Immacolata Concezione (UIC), che diventerà così il più grande polo vaccinale di tutta la regione. “Siamo più che disponibili ad aiutare il programma di immunizzazione del governo permettendo di fare le operazioni vaccinali nel nostro campus”, ha dichiarato ai giornalisti suor Marissa Viri, presidente dell’Uic. A rendere più facile la decisione è anche il fatto che le lezioni in presenza sono state sospese per un anno in tutte le università filippine. Gratitudine alle religiose per la loro disponibilità è stata espressa dal presidente della Conferenza episcopale filippina (Cbcp), monsignor Romulo Valles, che ha ricordato che la Chiesa ha già messo a disposizione numerose scuole in tutto il Paese per aiutare gli operatori sanitari e i senzatetto durante la pandemia: “Vorremmo ripetere lo stesso appello per le vaccinazioni - ha detto -. Abbiamo bisogno di azioni ispirate al Vangelo non solo da parte di preti o vescovi, ma anche di istituzioni come le scuole. Dobbiamo ricordarci della bontà e della necessità di prenderci cura l'uno dell'altro. Ognuno di noi può partecipare a questo sforzo collettivo per combattere e porre fine alla pandemia”, ha sottolineato il presule. Dall’inizio dell'emergenza la mobilitazione della Chiesa filippina per portare aiuto alla popolazione non si è mai fermata, nonostante le difficoltà finanziarie causate dalla crisi sanitaria: dagli aiuti materiali alle famiglie in difficoltà, alle campagne di prevenzione, all’apertura delle strutture cattoliche per accogliere i senzatetto, particolarmente esposti al contagio, e le persone in quarantena, alle campagne di raccolta fondi, alla distribuzione gratuita dei dispositivi di protezione personale  a chi non se li può permettere: in questi 12 mesi sono state innumerevoli le iniziative di solidarietà realizzate nelle diocesi, anche grazie alla generosià dei fedeli.  Aiuti materiali, ma non solo. La pandemia ha infatti avuto anche un drammatico impatto psicologico sulla popolazione.  A causa del Coronavirus sono cresciuti disturbi mentali come ansia, paura e depressione, che possono portare anche al suicidio. Consapevoli di questa emergenza, numerose diocesi hanno avviato speciali programmi di assistenza e consulenza psicologica e spirituale. (LZ)

6 febbraio - ITALIA L’arcidiocesi di Agrigento auspica la data del 9 maggio per la beatificazione del giudice Livatino, nell’anniversario del viaggio di Giovanni Paolo II

Ieri, nel corso di una conferenza stampa promossa dall’arcidiocesi di Agrigento, è stato auspicato che sia il 9 maggio la data della beatificazione del giudice Rosario Angelo Livatino, assassinato in odio alla fede il 21 settembre 1990 e per il quale Papa Francesco, il 21 dicembre scorso, ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul martirio. La data ufficiale della beatificazione non è stata ancora fissata. L’auspicio dell’arcidiocesi è che possa coincidere con la ricorrenza dell’anniversario della visita di Giovanni Paolo II nella cittadina siciliana, avvenuta nel 1993, quando il Pontefice, al termine della Messa celebrata il 9 maggio nella Valle dei Templi, si rivolse duramente agli uomini di mafia lanciando un grido accorato: “Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!”. Ma l’attuale emergenza sanitaria non consente, al momento, una programmazione sicura del rito della beatificazione. Nato il 3 ottobre 1952 a Canicattì e ucciso a soli 37 anni, Rosario Angelo Livatino, magistrato, visse negli anni in cui il territorio agrigentino era scosso da una vera e propria guerra di mafia. Fu assassinato in un agguato, mentre si recava, in automobile, a lavoro, in Tribunale. “La motivazione che spinse i gruppi mafiosi di Palma di Montechiaro e Canicattì a colpire il Servo di Dio fu la sua nota dirittura morale, per quanto riguarda l’esercizio della giustizia, radicata nella fede” si legge nel Decreto della Congregazione delle Cause dei Santi”. Dai suoi persecutori, era ritenuto inavvicinabile, irriducibile a tentativi di corruzione “a motivo del suo essere cattolico praticante”. Consapevole dei rischi che correva, il giovane magistrato, malgrado le intimidazioni, continuò a compiere il proprio dovere con rettitudine, rispettoso verso ogni persona, anche se indagata o detenuta. Giunse ad accettare la possibilità del martirio attraverso un percorso di maturazione nella fede. Morì per mano di quattro sicari. In fin di vita, prima del colpo di grazia esploso in pieno volto, si era rivolto ai suoi assassini con mitezza. (TC)

6 febbraio - ITALIA Immigrazione. Acse, la grande avventura della solidarietà comboniana

Ancora prima del Concilio, i Comboniani avvertirono che la presenza dei cosiddetti “Terzomondiali” era un segno dei tempi e che occorreva essere coinvolti nel tentare di dare almeno parziale soluzione ai loro problemi. “Ma è nel 1969 che Padre Bresciani, sostenuto da un gruppo di laici, fondò l’Acse, un'associazione al servizio inizialmente di studenti sudanesi, ugandesi e burundesi. In seguito divenne il primo centro aperto in Italia per migranti dall’ Africa, dall’ Asia e dall’ America latina” spiega Padre Venanzio Milani, presidente dell'Associazione I servizi dell’ACSE, resi da volontari e da alcuni comboniani e comboniane, dalle suore vincenziane e francescane, nei primi tempi erano molteplici: assistenza sanitaria e burocratica, ricerca di alloggi e collocamento, buoni pasto, offerta di sussidi per viaggi e rimpatri, deposito bagagli e documenti fino al recapito postale. “Di rilievo l’impegnativo servizio alle famiglie dal 1984. Non c'erano per loro centri di ospitalità statali o ecclesiali perché gli alloggi erano, e sono, strutturati per soli uomini o donne. L’Acse raccoglie una rete di famiglie italiane, circa 200, disposte a dare ospitalità” rivela il sacerdote comboniano. Alla fine degli anni Settanta il numero dei migranti che venivano assistiti oscillava tra i 10 e i 13mila l’anno. “Provenivano da circa 100 paesi. Nel 1986 l’Acse assisteva 902 profughi, 137 studenti, 191 nuclei familiari, 304 persone in estrema necessità. La media giornaliera era di 240-260 persone al giorno, fino a raggiungere al sabato 480-500 persone” continua Padre Milani, sottolineando che anche le spese erano rilevanti: “Nel 1991 ammontavano a 414.238.294 lire”. L’Acse è stata la prima a iniziare in Italia una scuola di informatica per migranti con il rilascio della certificazione ECDL. Dal 1997 gestisce un ambulatorio odontoiatrico per migranti, effettuando prestazioni identiche a quelle di altri ambulatori. Tiene corsi di lingua italiana, differenziati per livelli, che permettono di effettuare in sede gli esami di lingua dell’Università per stranieri di Perugia. Offre inoltre corsi di lingua inglese,  rende servizi per la ricerca di lavoro, l’assistenza legale per la richiesta di documenti e la soluzione di problemi familiari, di alloggio e di controversie per il lavoro. Si occupa inoltre del ritorno volontario assistito e della la distribuzione di alimenti. “Oggi assistiamo complessivamente oltre 1.500 migranti l’anno” sottolinea padre Milani La pandemia ha fatto registrare un picco di presenze soprattutto per quel che riguarda la distribuzione dei viveri, che si svolge ogni giovedì. “Quasi il 30% in più” osserva Padre Milani. “Segno che la povertà e i bisogni della gente aumentano. Finora siamo riusciti a dare a tutti qualcosa, grazie al Banco alimentare, alle Suore Guanelliane e anche all’Elemosiniere del Papa, Card. Konrad Krajewski”. “Il nostro obiettivo è quello di favorire una cultura di rispetto della vita e delle persone nei loro diritti e nella loro identità che porti a un maggiore senso di umanità nelle relazioni fino a una fraterna solidarietà nella giustizia”. Il Presidente di Acse specifica inoltre che: “Sarà importante qualificare sempre più professionalmente i servizi attualmente resi e ricercandone dei nuovi secondo le nuove esigenze” E’ necessario, secondo il sacerdote comboniano promuovere, motivare e coordinare un volontariato gratuito e promuovere l’integrazione: “E’ bene relazionarsi e interagire, senza contraddire le proprie finalità, con le non poche associazioni e organismi simili. Senza escludere interventi di denunce. Migliorare la rete di relazioni con attori pubblici e privati. Solo una azione comune è incisiva e ha premesse di risultati” (DD)

6 febbraio - MYANMAR Dopo il golpe del primo febbraio, i vescovi indicono per il 7 febbraio una giornata di digiuno e di preghiera per la pace nel Paese

Mentre cresce in Myanmar la campagna di disobbedienza civile per protestare contro il golpe militare del primo febbraio che ha deposto Aung San Suu Kyi, la Conferenza episcopale birmana (Cbcm) invita i fedeli a partecipare domenica 7 febbraio a una speciale giornata di digiuno e di preghiera per la pace nel Paese. “Esortiamo il clero a celebrare Messe con una speciale intenzione per la pace e a chiedere a tutti i cattolici di unirsi in preghiera, digiuno e nell’adorazione eucaristica”, si legge in una dichiarazione firmata da monsignor John Saw Yaw Han, segretario generale della Cbcm. La dichiarazione – riporta l’agenzia Ucanews - invita inoltre i vescovi delle 16 diocesi del Paese a rilanciare nelle loro omelie l’accorato appello al dialogo, alla non violenza e al ripristino della democrazia lanciato il 4 febbraio dal cardinale Charles Bo presidente della Conferenza episcopale. All’appello, in cui l’arcivescovo di Yangon ha sottolineato che la pace e la democrazia sono l’unica strada possibile, è giunto in questi giorni il sostegno del cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles  (Cbcew) che in una breve dichiarazione si è unito alla preghiera per la riconciliazione in Myanmar e per la liberazione di tutti i prigionieri politici. Mercoledì, intanto, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto la liberazione di tutti gli arrestati, il rispetto dei diritti umani evitando il ricorso alla violenza e il ripristino del processo democratico, senza peraltro condannare esplicitamente il colpo di Stato per l’opposizione della Cina e della Russia. Inoltre ieri, l’Indonesia e la Malesia hanno chiesto la convocazione una riunione straordinaria dell’Asean, l’Associazione dei Paesi del sud-est asiatico,  di cui il Myanmar è membro. La mobilitazione internazionale e le iniziative di protesta pacifica che si stanno moltiplicando nel Paese non fermano gli arresti di parlamentari, attivisti e funzionari legati al Lega nazionale per la democrazia (Nld). Tra questi Win Htein, uno dei leader leader del movimento arrestato il 5 febbraio. Dopo l’arresto il 1.mo febbraio, Aung San Suu Kyi è stata anche formalmente accusata di aver violato le leggi riguardanti l'import-export per il possesso di walkie-talkie nella sua abitazione. Il colpo di Stato è avvenuto dopo la vittoria della Nld alle elezioni dell’8 novembre scorso contro il Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione (USDP), sostenuto dall’esercito che ha contestato i risultati accusando la Ndl brogli. I militari che hanno controllato direttamente il potere nel Paese dal 1962 al 2011 , hanno dichiarato lo “stato di emergenza” per un anno affidando la guida del nuovo governo al generale Min Aung. (LZ)

5 febbraio - ECUADOR 7 febbraio, elezioni generali. Vescovi invitano a “Giornata di preghiera e digiuno”

Urne aperte, in Ecuador, domenica 7 febbraio, per le elezioni generali. I cittadini saranno chiamati a scegliere il presidente ed il vicepresidente del Paese, così come i componenti dell’Assemblea nazionale e del Parlamento Andino, ovvero l’organismo che si occupa delle questioni comuni dei Paesi della regione (Bolivia, Colombia, Ecuador, Perú e Cile). In vista della tornata elettorale, la Conferenza episcopale di Quito (Cee) esorta i fedeli ad aderire alla “Giornata di preghiera e digiuno” indetta da famiglie, gruppi di fedeli, parrocchie e singole diocesi, in una qualunque data possibile entro il 7 febbraio. “Rivolgiamo i nostri occhi al Cuore di Gesù – scrivono i vescovi in una nota – al quale siamo consacrati come nazione. In questo momento cruciale per la patria, la luce della fede può e deve rinnovare le coscienze e rafforzare la responsabilità degli elettori e dei candidati”. La dichiarazione dei presuli si conclude con una citazione di Papa Francesco , tratta dal videomessaggio per la prima  Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, celebrata ieri, 4 febbraio: “Oggi non c’è tempo per l’indifferenza. Non possiamo lavarcene le mani, con la distanza, con la non-curanza, col disinteresse. O siamo fratelli – consentitemi –, o crolla tutto. Fratellanza vuol dire mano tesa; fratellanza vuol dire rispetto. Fratellanza vuol dire ascoltare con il cuore aperto. Fratellanza vuol dire fermezza nelle proprie convinzioni. Perché non c’è vera fratellanza se si negoziano le proprie convinzioni. È il momento dell’ascolto. È il momento dell’accettazione sincera. È il momento della certezza che un mondo senza fratelli è un mondo di nemici”. (IP)

5 febbraio - FILIPPINE 500 anni evangelizzazione del Paese. Monsignor Pabillo: dire sì alla missione di Dio

Il nome di Gesù e quello di Maria, scritti sia a carattere romani che in baybayin, ovvero con l’antico sistema di scrittura usato per la lingua tagalog prima della colonizzazione spagnola: sono queste le scritte che caratterizzato la “Croce Missionaria”, ovvero il logo preparato nelle Filippine per celebrare i 500 anni dall’arrivo del cristianesimo e l’inizio dell’evangelizzazione nel Paese. Nell’Arcidiocesi di Manila, il simbolo dell’evento è stato trasformato in un ciondolo, affinché ogni fedele ne possa portare uno. Per l’occasione, Monsignor Broderick Pabillo, Amministratore apostolico locale, invita i fedeli ad indossare la croce missionaria domani, sabato 6 febbraio, segnando così l’avvio ufficiale delle celebrazioni giubilari, anche se al momento esse sono possibili solo in modalità virtuale o a livello individuale. La pandemia da Covid-19, infatti, che nel Paese asiatico ha fatto registrare 532mila casi in totale ed quasi 11mila decessi, non permette grandi festeggiamenti in presenza assembramenti di massa. “Portare la croce al collo – spiega il presule in un video postato sulla pagina Facebook dell’Arcidiocesi – è il segno della nostra fede in Gesù, della protezione che riceviamo da Dio e, soprattutto, è un tratto distintivo della nostra opera missionaria”. “Indossando la croce – aggiunge – ci ricordiamo che siamo cristiani, che siamo cattolici e diciamo sì alla missione di Dio”. Sempre domani, alle ore 21.00, dalla Cattedrale di Manila verrà eseguito, in diretta su vari mass-media, l’inno ufficiale scelto per l’evento, intitolato “Diciamo il nostro sì”. Le celebrazioni in presenza per il 500 anniversario dell’evangelizzazione del Paese, invece, sono state rinviate al prossimo anno ed avranno inizio il 17 aprile 2022, Domenica di Pasqua, in ricordo della prima Messa celebrata nelle Filippine il 31 marzo 1521, sull’isola di Limasawa, a sud di Leyte. Intanto, l’Arcidiocesi di Manila ha già designato le sue “chiese giubilari”, ovvero i luoghi di culto che apriranno una “Porta Santa”; tra questi, vi sono la Cattedrale cittadina e il Santuario del Santo Niño, immagine molto cara ai fedeli filippini. (IP)

5 febbraio - AUSTRALIA Arcivescovo di Sydney: genitori sono primi educatori dei figli, sostenere i loro diritti

I diritti dei genitori nell’educazione dei figli sono al centro di una proposta di legge su cui si discute in Australia, nello Stato del Nuovo Galles del Sud: denominato “Education Legislation Amendment (Parental Rights) Bill 2020”, il progetto normativo in questione mira a garantire che i genitori degli studenti in età scolare siano pienamente consapevoli di ciò che viene insegnato in classe ai loro figli, impedendo così agli Istituti formativi di impartire lezioni di tipo ideologico e politico non rispettose dei valori dei genitori, i quali avrebbero comunque il diritto di ritirare i loro figli da scuola. Inoltre, la proposta cerca di proibire la promozione della “fluidità di genere” nei programmi didattici. Il disegno di legge ha ricevuto il sostegno dell’Arcivescovo di Sydney, Monsignor Anthony Fisher, che, in una nota pubblicata sul sito web diocesano, scrive: “La proposta normativa dimostra il rispetto dovuto al ruolo dei genitori come educatori primari dei loro figli, assicurando loro la giusta informazione su ciò che viene insegnato in classe”. Un simile progetto di legge, continua il presule, “richiede alle scuole di essere oneste e trasparenti con le famiglie degli studenti, evidenziando la necessità di una collaborazione reciproca in favore della crescita dei più piccoli”. Di qui, l’incoraggiamento rivolto da Monsignor Fisher a “tutti coloro che hanno a cuore il ruolo dei genitori nell’educazione dei figli e che vogliono tutelare i minori da programmi educativi nascosti: esprimete il vostro consenso a questo progetto”. Sulla stessa linea, il Consiglio dei genitori delle scuole cattoliche (Ccsp) il cui presidente, Wayne Davie, ha evidenziato “l’attenta considerazione” che merita il Bill 2020, soprattutto per questioni rilevanti come “il genere e la sessualità”. “I genitori – ha spiegato Davie – devono essere sicuri del fatto che il loro ruolo di primi educatori dei figli non venga minato dai programmi scolastici o dai singoli docenti”. Per permettere alle persone di esprimere il proprio parere, è stato avviato un questionario on line, raggiungibile all’indirizzo https://www.surveymonkey.com/r/VSPC2FX: disponibile fino al 28 febbraio, il modulo permette, dopo essersi iscritti alla piattaforma, di dire sì o no al progetto normativo, rispondendo a diverse domande sul ruolo dei genitori nella formazione dei figli e sui loro diritti come educatori. Le risposte del questionario verranno rese note nel mese di marzo. (IP)

5 febbraio - COREA SUD #coronavirus. Sacerdoti di Seoul accanto ai malati

Portare conforto spirituale e supporto psicologico ai malati di Covid-19, ricoverati in ospedale: questa la missione dei sacerdoti dell’Arcidiocesi di Seoul, in Corea del Sud che, dall’inizio della pandemia, sono sempre restati accanto agli ammalati, trovando modalità alternative là dove le restrizioni anti-contagio hanno impedito le visite in presenza. “Alcuni sacerdoti – spiega infatti padre Kim Ji-hyung, presidente del Comitato pastorale ospedaliero diocesano – hanno utilizzato le video-chiamate per continuare ad offrire aiuto e conforto spirituale ai loro fedeli”. Altri, invece, hanno avviato una collaborazione proficua con l’Associazione cattolica dei caregivers, così da poter sia supportare il loro lavoro, sia raggiungere i pazienti ricoverati nei nosocomi. Da ricordare che la Chiesa di Seoul ha avviato diverse attività in favore delle persone colpite dalla pandemia: i primi di gennaio, ad esempio, è partito un servizio-mesa per i più poveri. Si tratta di pranzi al sacco che vengono distribuiti, tre volte a settimana, davanti alla Cattedrale cittadina di Myeongdong. L’obiettivo vuole essere quello di raggiungere tutti coloro che sono ai margini della società, donando loro aiuti materiale e spirituale. Attualmente, in Corea del Sud si registrano 80mila casi totali di coronavirus, 70mila guariti e circa 1.500 deceduti. Ma la Caritas nazionale allarga il suo sguardo anche alle vittime della pandemia nel resto del mondo: alla fine di gennaio, infatti, è stata organizzata la “Overseas Aid Week 2021”, ossia la Settimana degli aiuti ai Paesi esteri. Intitolata “Una famiglia umana, una casa comune", l’iniziativa si è posta l’obiettivo di raccogliere donazioni e aiuti da inviare alle nazioni più bisognose, perché – come ha spiegato il presidente dell’organismo caritativo, Monsignor Giovanni Battista Jung Shin-chul, vescovo di Incheon - “c’è più gioia nel dare che nel ricevere" (Atti 20:35). (IP)

5 febbraio - BRASILE #coronavirus. Comitato bioetica dei vescovi preoccupato per distribuzione delle risorse sanitarie

Preoccupazione: è il sentimento espresso dalla Commissione di bioetica della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) in relazione alla distribuzione delle risorse per la cura dei malati di Covid-19. Nel corso di una riunione tenutasi lunedì 1.mo febbraio, il presidente dell’organismo, Monsignor Ricardo Hoeper ha messo in luce le difficoltà che molti ospedali nazionali stanno vivendo, a causa della carenza di posti-letto nelle Unità di terapia intensiva e della mancanza di beni essenziali come l’ossigeno. Con 9,4 milioni di casi totali e 229mila decessi, infatti, il Brasile è uno dei Paesi maggiormente colpito dalla pandemia di coronavirus. Drammatica, in particolare, la situazione in Amazzonia dove le strutture sanitarie sono più carenti e l’ossigeno è sostanzialmente assente ovunque. Un dramma che ha fatto lanciare un’accorata richiesta di aiuto al vescovo di Manaus, Monsignor Leonardo Ulrich Steiner, ed ha fatto levare la preghiera di Papa Francesco all’Udienza generale del 20 gennaio scorso. Ma non è solo l’emergenza sanitaria a destare la preoccupazione dei vescovi brasiliani: la Commissione di bioetica, infatti, ha rivolto la sua attenzione anche all’attualità internazionale, soffermandosi sulla recente approvazione dell’eutanasia in Portogallo. “Bisogna riflettere – ha spiegato Monsignor Hoeper – su quali ripercussioni questa vicenda può avere sul nostro Paese e su quanto possa essere dannoso per la difesa della vita dal concepimento alla sua morte naturale”. Guardando ai programmi futuri, la Commissione episcopale si è inoltre posta l’obiettivo di implementare sempre più il proprio operato con la Pastorale della Famiglia, in modo da avviare “attività integrate”. La finalità, infatti, ha sottolineato ancora il presule, è quello di “ampliare la partecipazione di diversi gruppi di lavoro che operano nell’ambito della difesa della vita, come scienziati, giuristi e medici cattolici”. Ciò consentirebbe “l’avvio di Osservatori regionali di bioetica, strutturati in collaborazione con le Università cattoliche di tutto il Paese”, così da condividere risultati e risolvere dubbi e perplessità in materia. (IP)

5 febbraio - ITALIA Catania festeggia la sua patrona Sant’Agata nel rispetto delle norme anti-Covid. In streaming le celebrazioni solenni

Liturgie a porte chiuse a Catania, per celebrare la patrona della città Sant’Agata. Oggi alle 10, l’arcivescovo, monsignor Salvatore Gristina, ha presieduto il Pontificale in cattedrale senza la presenza dei fedeli, ma in diretta streaming sui canali Facebook e YouTube dell’arcidiocesi. A rappresentare i cittadini il sindaco, Salvo Pogliese. In una nota l’arcidiocesi ha invitato i fedeli a partecipare alla Messa della solennità odierna nella chiesa più vicina alla propria abitazione, nel rispetto delle norme anti Covid. “La devozione a Sant'Agata, è bene sottolinearlo sempre, deve significare il nostro costante impegno a farci suoi imitatori - ha detto nella sua omelia l’arcivescovo di Catania -. Un tal impegno, in questo tempo di pandemia, si concretizza nella fiducia filiale ed amorosa verso il Padre, che condividiamo come discepoli di Gesù e che, con la forza dello Spirito Santo, vogliamo sempre più diffondere attorno a noi, nell'ambiente dove viviamo ed operiamo (…) Nelle difficoltà e persino nelle persecuzioni non stacchiamoci da Cristo - ha aggiunto il presule -. Al riguardo, Agata è per noi esempio luminoso ed incoraggiante; un esempio da poter imitare e che di fatto ispira il comportamento dei giovani martiri di sempre”. Monsignor Gristina ha ricordato poi che “Agata si è affidata al Signore” e che “il Signore l’ha accolta” e le ha affidato la nostra città e la Chiesa di Catania, le famiglie e tutte i devoti che con fiducia la invocano. Quindi il presule ha esortato: “Siamo chiamati a vivere con questo stile: crescere nel nostro affidamento al Signore per ricevere da Lui l’incarico di stare vicini a tutte le persone e particolarmente a quelle che portano il peso di difficoltà nella salute, nella mancanza di lavoro, nelle relazioni con gli altri. Agata giovane - ha proseguito - ci invita a stare particolarmente vicini ai suoi coetanei di oggi che sperimentano speciali difficoltà nella loro crescita integrale, soprattutto in questo tempo di pandemia”. Le annuali celebrazioni in onore di Sant’Agata, iniziate il 24 gennaio, sono state adattate all’attuale situazione epidemiologica e nel rispetto della tradizione, precisa un comunicato dell’arcidiocesi. Monsignor Gristina spiega che questi giorni di festa, anche se vissuti senza i tipici aspetti esteriori che li caratterizzano, sono per tutta la comunità ecclesiale l’occasione per accostarsi con fiducia, ancora una volta, alla coraggiosa testimonianza di fede della giovane martire. “A Sant’Agata continueremo a rivolgerci perché sia nostra compagna di viaggio in questa difficile prova che la vita ci offre - ha evidenziato il presule nell’invito ai fedeli a festeggiare la loro patrona quest’anno in una maniera diversa -. A Lei, nostra amata protettrice, affideremo ancora una volta gli ammalati, il personale sanitario, il volontariato ed i responsabili del bene comune”. (TC)

5 febbraio - PORTOGALLO #coronavirus, campagna vaccinazione. Vescovi: raggiungere tutti, con giustizia e trasparenza

Oltre 140mila dosi di vaccino pervenute, più 66mila quelle distribuite e circa 32mila le somministrate: questi i numeri della campagna di vaccinazione anti-Covid-19 in Portogallo, iniziata da poco più di un mese. Un procedimento che la Conferenza episcopale portoghese (Cep) guarda con favore: in una nota diffusa ieri, il Segretariato della Cep scrive: “Contiamo sull’appoggio di tutti per il procedimento in corso, in modo che possiamo riprenderci dalla situazione pandemia che stiamo vivendo”. Al contempo, i vescovi ricordano che “è essenziale che il vaccino arrivi a tutti, con giustizia, attenzione e trasparenza, cominciando dai più vulnerabili, ma anche dalle persone che, nelle differenti istituzioni sociali e sanitarie, sono fondamentali per il funzionamento” della catena di distribuzione e somministrazione dell’antidoto.   A tal proposito, la Cep sottolinea che “i ministri e i collaboratori della Chiesa cattolica in Portogallo, sia ecclesiastici che laici, hanno accesso alla vaccinazione come qualsiasi altro cittadino e seguono le disposizioni stabilite dalle autorità competenti per le varie fasi di questo processo”. Di qui, il richiamo dei presuli al “necessario coinvolgimento di tutti nella lotta contro la pandemia, con la certezza che nessun altro interesse debba essere posto al di sopra degli sforzi congiunti che siamo chiamati a fare”, finalizzati a “trovare il modo migliore per utilizzare le risorse esistenti e quindi per superare” l’attuale emergenza sanitaria. Secondo le ultime stime, in Portogallo i casi totali di Covid-19 sono ad oggi 749mila, mentre i decessi sfiorano la cifra di 13.500. Numeri che portano il Paese sul podio della classifica europea dei contagi: a gennaio, in particolare, il numero di infezioni è cresciuto in modo esponenziale, attestandosi intorno al 43 per cento, mentre la media dei morti giornalieri è arrivata a 28 per ogni milione di abitanti, superiore anche a quella del Regno Unito, pari a 17,38. Ciò rende il picco di mortalità di Lisbona il più alto in Europa da quando è esplosa la seconda ondata pandemica. (IP)

5 febbraio - GERMANIA Cattolici ed evangelici: vaccino anti-Covid sia disponibile anche per i più poveri

I vaccini anti-Covid devono essere disponibili anche per i più poveri: lo chiedono, in una dichiarazione congiunta, il rappresentante del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), Martin Dutzmann, e il responsabile del Commissariato dei vescovi tedeschi - Ufficio cattolico a Berlino, il prelato Karl Jüsten. Il comune appello arriva dopo il vertice del governo nazionale sulle vaccinazioni, svoltosi il 1.mo febbraio, e in occasione del dibattito ricorrente sulla reale disponibilità di tali antidoti in Europa. Per questo, spiega la nota, sussiste “la preoccupazione che la maggior parte dei cittadini dei Paesi del Sud del mondo dovrà probabilmente restare senza la tanto agognata protezione fornita dai vaccini fino al 2023”. Jüsten e Dutzmann ricordano, quindi, che l’accesso mondiale ai vaccini contro il coronavirus è essenziale soprattutto per ragioni umanitarie, ma anche per ragioni epidemiologiche ed economiche”: solo se “si faranno progressi a livello mondiale per contenere la pandemia”, infatti, “le restrizioni alla vita pubblica e tutte le drammatiche conseguenze socio-economiche e sanitarie potranno essere alleggerite nel lungo termine”. Al contempo, i rappresentanti cattolici ed evangelici evidenziano che “per garantire l’accesso ai vaccini in tutto il mondo il più rapidamente possibile, le capacità di produzione per la realizzare di tali antidoti devono esser sviluppate o utilizzate anche nei Paesi del Sud del mondo”, il che significa che “deve essere messo a disposizione di queste nazioni anche il know-how necessario”. “Per raggiungere questo importante obiettivo – continua ancora la nota congiunta – dovrebbero essere utilizzati tutti i mezzi disponibili”. Ciò comporta “il sostegno, anche finanziario, alla disponibilità delle aziende farmaceutiche alla condivisione o anche alla sospensione temporanea dei loro diritti di proprietà intellettuale, nonché alla concessione di licenze accessibili” per tecnologie di prevenzione, contenimento e trattamento del Covid-19. “La pandemia – concludono i due esponenti religiosi – può essere combattuta e vinta solo a livello globale”. “Da ricordare – si legge sul sito della Conferenza episcopale tedesca -  che secondo gli ultimi rapporti le nazioni industrializzate si sono assicurate più della metà dei vaccini disponibili, destinati a circa il 15 per cento della popolazione mondiale. Alla fine di gennaio 2021, 39 milioni di persone di questi Paesi risultavano già vaccinate contro il Covid-19 o avevano ricevuto la prima dose. Al contrario, nell’intero continente africano, il mese scorso si contavano solo 25 vaccinazioni.  (IP)

5 febbraio - MALAWI #coronavirus. Vescovi: no a stigma dei malati. Cordoglio per la morte di padre Giannini

“Stop a stigma e discriminazione”: questo il motto scelto dalla Conferenza episcopale del Malawi (Ecm) per una campagna di sensibilizzazione in favore delle persone malate di Covid-19. Sulla pagina Facebook dei vescovi, questo slogan campeggia al centro di un manifesto, raffigurante un presule in atto benedicente. “È inumano – afferma la Chiesa cattolica locale – vedere come le persone affette da coronavirus patiscano talmente tanto la loro condizione di solitudine e isolamento da finire per essere private della loro dignità”. Di qui, l’appello dell’Ecm alla creazione di reti solidali che, a livello parrocchiale, possano accompagnare i malati di Covid, sempre nel pieno rispetto delle normative vigenti anti-contagio. La solidarietà, aggiungono i vescovi, deve raggiungere anche le famiglie dei contagiati e dei defunti a causa del coronavirus, affinché esse possano sentirsi sostenute dall’intera comunità. Intanto, secondo gli ultimi dati, in Malawi la pandemia ha provocato quasi 26mila casi in totale e 779 decessi. Tra loro, la Chiesa locale piange la scomparsa di un sacerdote, il quarto dalla metà di gennaio: si tratta di padre Giuseppe Giannini, 74 anni, missionario Comboniano, che fino alla sua scomparsa ha prestato servizio presso la parrocchia di Lisungwi, nell'arcidiocesi di Blantyre. Nel Paese da quasi 40 anni, padre Giannini è stato ricordato dai suoi confratelli come “un esempio di grande vicinanza al popolo e di amore per la terra africana”, un sacerdote “molto conosciuto ed amato” anche dal clero locale”. (IP)

5 febbraio - BELGIO La Chiesa oggi e domani al centro della sessione annuale di studio dei vescovi

La rivoluzione digitale e la Chiesa durante e dopo la pandemia di Covid-19 sono stati gli argomenti sui quali si è sviluppata l’annuale sessione di studio di gennaio dei vescovi del Belgio. Due le giornate dedicate alla riflessione e al confronto. La prima è stata aperta da Emmanuel Tourpe, direttore della programmazione e direttore aggiunto dei programmi di Canale Arte, esperto di media, che ha parlato del significato e del contributo della rivoluzione digitale nella società di oggi e delle opportunità e insidie ​​per la Chiesa cattolica. “Il digitale non è una somma di tecnologie - ha detto l’esperto - ma una modifica centrale degli esseri umani e dell’essere nella società”. Tourpe ha anche parlato della rapida diffusione del Vangelo ad opera dei primi cristiani, spiegando che essa è stata agevolata dall’organizzazione dell’Impero Romano e dalla koinè (la lingua comune), ha evidenziato che oggi il digitale può essere paragonato a questa lingua e questa struttura comune e ha aggiunto che se la Chiesa vuole cogliere tale opportunità, evitandone i pericoli, deve adattarsi e imparare a pensare e agire anche digitalmente. L’esperto ha osservato, inoltre, che nel corso della storia la Chiesa ha sempre utilizzato i mezzi a sua disposizione per diffondere il messaggio del Vangelo e che la tecnologia digitale è ormai parte integrante di tale diffusione. Dopo la discussione sul tema, i vescovi hanno parlato del piano strategico comune - elaborato sulla base delle risposte ad una vasta gamma di domande rivolte alle diocesi, alla segreteria della Conferenza episcopale e al Centro Interdiocesano - che mira a una risposta comune e lungimirante ai bisogni concreti dei diversi livelli della Chiesa. Tra gli altri: l’accesso e l’utilizzo tempestivo dei dati per iniziative e attività; la facilitazione della ricerca; la creazione di maggiori opportunità di dialogo e collaborazione; lo sviluppo di nuove leve per l’annuncio del Vangelo. Il secondo giorno dei lavori è stato dedicato soprattutto all’attualità. Il teologo Arnaud Join-Lambert ha rimarcato che il confinamento dovuto all’emergenza coronavirus ha costretto alla sospensione di una serie di attività, che la pandemia ha causato tanta sofferenza e angoscia, ma che allo stesso tempo, in questi mesi, è emersa tanta inventiva. Join-Lambert ha analizzato, inoltre, l’impatto del lockdown sulla liturgia, la diakonia e l’annuncio e ha poi ipotizzato quali strade può intraprendere la Chiesa. Sulla base dei frequenti appelli di Papa Francesco ad osare sogni, il teologo ha evidenziato che sono tante le idee, le iniziative, i metodi promettenti, soprattutto digitali, che la pandemia ha generato, e ha definito i tempi maturi “per un sinodo nazionale o un concilio”. Il filosofo Guido Van Heeswijck ha precisato che la pandemia ha insegnato a riconoscere la propria vulnerabilità e invita alla solidarietà, ha raccomandato il dialogo e la mitezza e a investire nella comunicazione e nella digitalizzazione. I vescovi hanno poi discusso dei risultati dell’inchiesta avviata in autunno che invitava fedeli e organizzazioni ad esprimere la propria visione dell’attuale crisi dovuta alla pandemia. Le risposte hanno mostrato che molti cristiani vedono il presente come un kairos, un “momento di verità”, che mette in luce punti di forza, debolezze e tensioni, non solo della Chiesa, ma anche della società. Infine i presuli hanno stabilito di celebrare il Mercoledì delle Ceneri offrendo più liturgie nelle diocesi. Per ogni celebrazione sarà consentita la presenza di un massimo di 15 persone, secondo le misure stabilite dal Governo. Alcune diocesi stanno pianificando ulteriori celebrazioni nei giorni successivi al Mercoledì delle Ceneri e sarà possibile ricevere le ceneri senza contatto fisico dopo la celebrazione o in un momento annunciato in anticipo. (TC)

5 febbraio - GIORDANIA Un incontro on line per celebrare la prima Giornata internazionale della fratellanza umana

La celebrazione della Giornata internazionale della fratellanza umana, istituita il 21 dicembre scorso da una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, risponde al chiaro invito rivolto da Papa Francesco a tutta l’umanità a costruire un presente di pace nell’incontro con l’altro. Lo ha detto l’incaricato d’Affari della Nunziatura Apostolica ad Amman, monsignor Mauro Lalli, che ieri ha preso parte ad un incontro on line organizzato dal Centro cattolico di studi e media (CCSM) della Giordania per celebrare la Settimana mondiale dell’armonia interreligiosa (che ricorre nella prima settimana di febbraio) e la prima Giornata internazionale della fratellanza umana. Monsignor Lalli, riferisce Abouna.org, ha definito l’iniziativa del CCSM un modo per creare un’autentica amicizia sociale, come chiede il Papa, e ha definito il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato da Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmed Tayeb ad Abu Dhabi il 4 febbraio di due anni fa, una proposta e un progetto di relazione tra cristiani e musulmani, che rappresenta sia l’obiettivo che il punto di partenza di una progressiva apertura reciproca al dialogo tra il mondo islamico e le altre fedi monoteiste. L’incontro è stato aperto con la lettura di versetti della Bibbia e del Corano. Fra i vari interventi quello del vicario episcopale del Patriarcato latino di Gerusalemme per la Giordania monsignor William Shomali. Il presule ha affermato che la fratellanza si basa sulla cultura del dialogo, l’accettazione dell’altro, la condivisione delle responsabilità, l’amore reciproco e ha aggiunto che occorre diffondere il messaggio della fratellanza in ogni momento e in ogni luogo, specialmente nelle scuole e nelle università come parte di un curriculum strutturato. Da parte sua, il rappresentante del ministero dell’Awqaf e degli Affari Islamici, Bassam Al-Qawasmi, si è congratulato con il Centro cattolico per gli studi e i media per l’iniziativa e ha rimarcato che la convivenza interreligiosa in Giordania costituisce un esempio, mentre il presidente della Corte suprema Abdul-Hafez Irbita ha evidenziato i denominatori comuni tra cristianesimo e islam. Hassan Abu Arqoub, mufti del Dipartimento Generale Ifta in Giordania, ha sottolineato che il Regno hascemita è un modello da emulare nel dialogo e nella vita comune. Nel corso dell’incontro, cui hanno preso parte diverse personalità, numerosi accademici e giornalisti, è stato proiettato il cortometraggio “Fratellanza e umanità”, preparato dal CCSM, sulle varie iniziative di dialogo e umanitarie lanciate dal Regno hascemita di Giordania. (TC)

4 febbraio - ITALIA Giornata di preghiera contro la tratta. Caritas Ambrosiana: in pandemia, aumentate violenze e abusi sulle donne

La pandemia da Covid-19 ha reso le donne “sempre più vulnerabili e ricattabili e quindi vittime di violenze e abusi ancora maggiori che nel passato”: l’allarme arriva dalla Caritas Ambrosiana, in una nota pubblicata in vista della Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebra l’8 febbraio. “Allo stato di schiavitù in cui sono tenute – si legge nel comunicato - si è aggiunto anche un livello di miseria materiale che non ha precedenti”. Il 70 per cento di loro, infatti, è dovuto ricorrere “ad aiuti alimentari, di cui non aveva avuto bisogno prima”. Non solo: come osserva Suor Claudia Biondi, responsabile dell’area tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana, “il coronavirus ha spostato il dramma della prostituzione sempre più on line”, rendendo le vittime “ancora più invisibili, difficilmente avvicinabili se non dai clienti e sfruttatori, e quindi più sole”, “più emarginate”. Quanto ai Paesi di provenienza delle vittime della tratta, l’organismo caritativo dell’Arcidiocesi di Milano rende noto che al primo posto c’è la Romania, con il 53 per cento delle presenze, seguita da Albania e Nigeria, rispettivamente con il 21 e il 17 per cento. Tuttavia, in particolare per le donne africane, ciò non significa che esse siano in salvo, ma che, non essendo riuscite ad attraversare il Mediterraneo, sono “rimaste prigioniere nei campi di detenzione libici e lì, per sopravvivere e sperare di raccogliere i soldi sufficienti a continuare il viaggio, si offrono ai loro stessi carcerieri”. Lo stesso avviene per le ragazze del Niger, costrette “a vendersi agli uomini impegnati nell’estrazione dell’oro nelle miniere”. La domanda di sesso a pagamento, infatti, non è mai calata, tanto da vincere persino la paura del contagio, sottolinea ancora la Caritas Ambrosiana. “Serve un sussulto di coscienza da parte dei clienti – esorta il direttore dell’organismo, Luciano Gualzetti - Non è possibile ridurre le donne a dei corpi senza anima, ma bisogna imparare a guardare il dramma che c’è dietro le loro storie”. Al contempo, Gualzetti invita ad offrire a tali vittime non solo accoglienza, ma anche “reali opportunità di inserimento nel mercato del lavoro”, perché “la crisi sociale che si è aperta con la pandemia non può essere un alibi per dimenticarsi degli ultimi, ma al contrario deve essere un’occasione per ripartire da loro”. Intanto, in preparazione alla Giornata di preghiera contro la tratta, sabato 6 febbraio la Caritas Ambrosiana, in collaborazione con altri organismi tra cui il Centro Pime, promuove un webinar dal titolo "Tratta, prostituzione e schiavitù. Nuove frontiere e nuove sfide". L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming dalle 10 alle 12. Infine, da ricordare che la Giornata dell’8 febbraio è stata lanciata nel 2015 dall’allora Pontifici Consigli della Pastorale per i Migranti e gli itineranti e della Giustizia e della pace e dalle Unioni internazionali femminili e maschili dei superiori e superiore generali. La ricorrenza vuole essere una risposta all’appello di Papa Francesco a combattere il fenomeno della tratta e a prendersi cura delle vittime. La scelta della data non è stata casuale: l’8 febbraio, infatti, è la memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese, liberata e divenuta religiosa canossiana, canonizzata nel 2000. (IP)

4 febbraio - ANGOLA Vescovi di Saurimo condannano uso della forza sui manifestanti

Soffiano venti di tensione in Angola dove, nella Provincia nord-orientale di Lunda, ricca di diamanti, gli indipendentisti del Movimento portoghese Lunda Tchokwe (Mpplt) si sono scontrati con le forze di polizia. Le proteste sono esplose sabato 30 gennaio nella città di Cafunfo, dove che i manifestanti avrebbero tentato l’irruzione in una stazione di polizia per innalzare la bandiera del loro Movimento. Gli scontri che ne sono seguiti hanno fatto registrare la morte di almeno 12 persone ed il ferimento di molte altre. Sulla vicenda è intervenuta la Chiesa cattolica locale che, in una nota a firma dei vescovi della Provincia ecclesiastica di Saurimo, condanna l’uso eccessivo della forza da parte della polizia sulla folla. “Abbiamo seguito con sgomento quanto avvenuto – scrivono i presuli – e notiamo che ciò è lo specchio di una realtà più ampia che si estende a tutto il Paese”. L’Angola, infatti, è pervasa dalla “frustrazione di un popolo che vive in una terra ricca, ma non ne vede i benefici”. In particolare, i vescovi denunciano la mancanza “di investimenti pubblici, di acqua potabile ed elettricità, l’assenza quasi totale di assistenza medico-sanitaria, il deterioramento delle infrastrutture e la presenza di condizioni igieniche che gridano al cielo”, mentre “la tranquillità è solo illusoria e precaria”. Al contempo, i vescovi di Saurimo chiedono “un’indagine seria per accertare la verità” sugli scontri del 30 gennaio, perché “nessun angolano dovrebbe morire o essere ucciso per aver pensato diversamente” dalle autorità. Al contempo, sulla sua pagina Facebook, l’Arcivescovo di Saurimo nonché vicepresidente della Conferenza episcopale nazionale, Monsignor José Manuel Imbamba, deplora “il sangue inutilmente versato”, ribadendo che “tanta violenza e disumanità” non erano necessarie. In questa regione del Paese, aggiunge il presule, sono “molto evidenti i problemi sociali legati alla povertà, all’emarginazione e all’analfabetismo”. Invece di agire con la forza, ovvero con “la politica dei muscoli”, evidenzia quindi Monsignor Imbamba, “sarebbe più saggio coltivare la politica del dialogo per risolvere e superare insieme queste palesi asimmetrie sociali”. Dal suo canto, in un comunicato, il Mpplt respinge l'accusa di “ribellione armata”, condannando la reazione della polizia come “una atto barbaro” contro “la popolazione indifesa”. L'autonomia della regione di Lunda è rivendicata dal Mpplt sulla base di un accordo di protettorato concluso tra i nativi Lunda-Tchokwe e il Portogallo nel 1885 e 1894. Tale intesa darebbe al territorio uno status internazionalmente riconosciuto. (IP)

4 febbraio - STATI UNITI Vescovi al Congresso: nuovo pacchetto di aiuti anti-Covid-19 promuova la dignità di ogni vita umana

VIl nuovo pacchetto anti-Covid deve avere come punto fermo la promozione della “dignità e del valore di ogni vita umana e la protezione dei poveri e vulnerabili che sono le persone più a rischio”. È quanto scrivono i vescovi degli Stati Uniti in una lunga lettera ai membri del Congresso che si appresta a discutere il nuovo piano di aiuti dell’Amministrazione Biden per battere la crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia. Un piano condiviso nelle sue linee generali dai vescovi, che tuttavia esortano “con la massima fermezza” i legislatori a utilizzare i finanziamenti per promuovere politiche che salvaguardino tutte le vite umane, comprese quelle non nate, e che sostengano le famiglie in difficoltà nell’interesse del bene comune. La lettera indica, in particolare, 13 priorità che vanno dalle vaccinazioni, test e cure anti Covid-19 gratuiti per tutti, alle politiche abitative e contro la fame, ai sostegni al reddito, all’occupazione e alla scuola, alla sicurezza sanitaria nelle carceri e in tutti i centri di detenzione fino agli aiuti internazionali degli Stati Uniti nella lotta globale alla pandemia. I presuli chiedono in primo luogo l’approvazione di misure urgenti per affrontare la crescente crisi della fame che devono affrontare 29 milioni di americani e 12 milioni di bambini con l'estensione dei programmi federali di assistenza nutrizionale. La lettera chiede inoltre di rinnovare i fondi federali per i programmi abitativi a favore delle persone a basso reddito, compresi anziani e disabili. Tra le priorità segnalate dalla missiva il pari accesso ai fondi di emergenza stanziati per le scuole statali e non statali, che hanno subito un duro colpo dalla pandemia. Inoltre, secondo i vescovi, nell’attuale situazione di precarietà e insicurezza creata dalla pandemia è importante garantire uno status legale e regolari permessi di lavoro e semplificare il percorso verso la cittadinanza ai tanti  “Dreamers” (i giovani immigrati arrivati bambini negli Stati Uniti a seguito di genitori senza documenti regolari) e beneficiari dello Status di protezione temporanea (Tps) impegnati nei servizi essenziali. Un altro punto evidenziato dalla lettera riguarda il diritto alla salute e l’accesso alle cure, che secondo i vescovi americani va garantito a tutti,  senza discriminazioni razziali ed economiche. Si tratta, in concreto, di eliminare le disuguaglianze sociali e sanitarie che determinano tassi sproporzionatamente più elevati di esposizione, malattia e morte nelle comunità afro-americane, ma anche in altre categorie svantaggiate ed emarginate, come disabili e anziani. A questo proposito, i vescovi americani chiedono di assicurare pari accesso a test, vaccinazioni e cure gratuite per il Covid-19  anche agli immigrati. Altre misure sollecitate dalla Chiesa americana riguardano i sostegni all’occupazione e al reddito per le famiglie e imprese in difficoltà, nonché facilitazioni e esenzioni fiscali anche a favore delle organizzazioni no-profit impegnate in prima linea nell’emergenza. Per quanto riguarda la sicurezza sanitaria nelle carceri, particolarmente esposte al contagio, i presuli chiedono, tra le altre cose, la scarcerazione dei detenuti più vulnerabili e di considerare misure alternative alla detenzione. La lettera insiste, infine, sull’importanza di una rinnovata leadership globale degli Stati Uniti per rafforzare la risposta internazionale Covid-19 e per promuovere un accesso equo e trasparente ai vaccini dei Paesi poveri. In questo senso essi incoraggiano il Congresso a sostenere gli sforzi multilaterali per mitigare gli impatti umanitari, economici e sociali della pandemia nel mondo. (LZ)

4 febbaraio - CONGO BRAZZAVILLE Allarme vescovi: pandemia e sistema instabile minano credibilità elezioni presidenziali

“Serie riserve”: sono quelle che esprime la Conferenza episcopale del Congo Brazzaville (Cec) in una nota diffusa il 2 febbraio, al termine della sua Plenaria e in vista delle elezioni presidenziali del 21 marzo prossimo. Due, in particolare, i punti che suscitano le perplessità dei vescovi: le restrizioni anti-Covid e l’attuale sistema elettorale, molto carente, che rischiano di minare la credibilità delle votazioni. “Abbiamo serie riserve sulla possibilità di tenere un'elezione presidenziale pacifica, partecipativa, trasparente, libera e credibile nelle condizioni attuali – si legge nella nota – e siamo consapevoli del ruolo chiave che votazioni attendibili possono svolgere nella costruzione della nazione". I vescovi si dicono perplessi anche di fronte alle difficoltà organizzative provocate dall’emergenza sanitaria da coronavirus: "La legge elettorale vigente richiede che il conteggio delle schede sia pubblico – spiegano - Come si può soddisfare questo requisito di trasparenza con un coprifuoco stabilito alle 8 di sera? E come possiamo mantenere tutte le misure anti-contagio e, allo stesso tempo, organizzare comizi e assembramenti di massa, necessari per una campagna elettorale libera?”. Al contempo, la Cec mette in luce il fatto che i cittadini hanno “sempre meno fiducia” nel sistema elettorale attuale, dato che “nella lista degli elettori sono state registrate alcune persone decedute e che gli organismi addetti al controllo delle votazioni non hanno dimostrato la loro indipendenza”. “Temiamo – ribadiscono i presuli – che i risultati di queste votazioni siano contestati e che queste contestazioni vengano usate come pretesto dai più facinorosi”. Ulteriori squilibri derivano dal fatto che “nell’Assemblea nazionale sono sotto-rappresentate le aree più popolate, mentre le zone meno popolate sono sovra-rappresentante”, mentre “la debolezza della coesione sociale e un’immagine offuscata del Paese all’estero” aggravano la situazione. Invocando, quindi, “la regola inviolabile dell’alternanza del potere” e chiedendo che “un mandato possa essere rinnovato solo una volta”, la Cec sottolinea che “il popolo è stanco” di tutto questo. Di qui, l’avviso dei presuli: "Se non prendiamo coscienza dei mali che hanno minato il sistema elettorale nel nostro Paese negli ultimi decenni, corriamo il rischio che le stesse cause producano gli stessi effetti". Dal suo canto, la Chiesa cattolica “continua a credere che il dialogo politico più ampio possibile sia lo strumento più appropriato per ricostruire la nazione su basi istituzionali e morali consensuali". In quest’ottica, i vescovi auspicano che “il potere giudiziario sia finalmente indipendente da quello esecutivo”, perché “solo una magistratura autonoma è davvero capace di difendere i diritti di tutti e di combattere efficacemente la corruzione”. Al contempo, la Cec invita i fedeli a “formare una catena di preghiera per la pace, il benessere sociale, l'apertura di un vero dialogo, il rilascio di tutti i prigionieri politici nel Paese", “spalancando le porte a Cristo Redentore e alla sua grande speranza”. In tal modo, conclude la nota episcopale, ogni cittadino del Congo Brazzaville potrà impegnarsi nella costruzione di “una nazione democratica, libera e prospera”. Tra i candidati alla poltrona di Capo dello Stato c’è il presidente uscente, Denis Sassou Nguesso, in lizza per un ulteriore mandato: salito al potere per la prima volta nel 1979, vi è rimasto fino al 1992. Eletto nel 2002, grazie ad una modifica della Costituzione ha prolungato il suo incarico per 7 anni. Rieletto nel 2009, con un ulteriore cambiamento della Carta fondamentale si è potuto ricandidare nel 2016, rimanendo al potere. I suoi principali avversari sono Mathias Dzon, che è stato Ministro delle finanze dal 1997 al 2002, e Guy-Brice Parfait Kolélas, che è arrivato secondo nelle elezioni presidenziali di cinque anni fa. (IP)

4 febbraio -  MONDO Gli antichi busti reliquiario dei santi dell'area alpina in mostra a Torino. Apre finalmente l'esposizione rinviata a causa dell'emergenza Covid 

°Oggetti di fede vissuta, testimonianze storico artistiche di indubbio valore. Sono i circa trenta busti reliquiario che finalmente, dopo il rinvio dovuto all'emergenza Covid, dal 5 febbraio al 12 luglio 2021 saranno esposti nella Sala Atelier di Palazzo Madama di Torino nell’ambito della mostra Ritratti d’oro e d’argento. Reliquiari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia. Manufatti realizzati dal Duecento al primo Cinquecento, provenienti dagli armadi delle sagrestie o dai tesori delle chiese delle diocesi del Piemonte e d'oltralpe, lontani dai circuiti turistici, e raffiguranti santi legati alle devozioni del territorio. Una produzione tipicamente medievale, particolarmente fiorente nel territorio della Savoia, una zona di frontiera, divisa oggi tra Italia, Francia e Svizzera. Lo documentano gli inventari dei monasteri e dei castelli o i necrologi delle cattedrali: attestano una produzione di ritratti in argento dorato e rame, ideati fin dall’XI secolo per conservare le reliquie del cranio degli "eroi della fede". Dall’esigenza di censire questi capolavori di oreficeria sopravvissuti ai secoli, nasce l’idea dell’esposizione torinese. Oggetti spesso arricchiti da pietre preziose, vetri colorati e smalti, in cui convivono il gusto per il ritratto di tradizione classica, il culto e le pratiche devozionali. Ma perché in questa regione, più che altrove, i busti reliquiario risalenti al 12mo - 14mo secolo sono tanto diffusi? “In Piemonte e nell’area alpina”, spiega in anteprima a Vatican News la curatrice Simonetta Castronovo, “ci sono molte miniere. La zona montuosa della Savoia e della Valle d’Aosta è un’area ricca di materia prima: l’argento, utilizzato per i volti, e il rame, impiegato per i busti”. Ma non solo. “È di grande importanza la presenza fin dal 9° secolo di un prototipo molto importante. Si trova nella Cattedrale di Vienne, vicino Grenoble, ai confini tra la Savoia e il Delfinato. E' la testa reliquiario di San Maurizio, la più antica dell’Europa medievale, andata perduta nell’epoca tra le guerre di religione e la rivoluzione francese, ma attestata da disegni e antiche descrizioni”. Inoltre  “tali opere sono sopravvissute al tempo in questa regione a causa della sua collocazione geografica periferica", una zona che meno ha risentito delle mode e dei mutamenti culturali. "Altrove infatti i busti reliquiari sono stati fusi in epoca rinascimentale o barocca per impiegare il metallo in opere più moderne”. In rassegna sono esposti i santi più amati dalla tradizione locale: san Giovenale di Fossano, san Bernardo di Aosta, san Teobaldo di Alba, tutte figure a cui le comunità sono legatissime da secoli: “si tratta di oggetti che ancora oggi sono portati in processione. Molti di questi giungono in mostra con le reliquie all’interno”. Un aspetto che le rende straordinarie. “Il fedele che si rivolgeva a queste immagini – continua Simonetta Castronovo - era consapevole di non rivolgersi solo a busti ritratti. La presenza delle reliquie infatti ha da sempre reso tali oggetti unici, favorendo l’elevazione spirituale di chi le contemplava”. La mostra di Torino offre al visitatore vari esempi di questa produzione artistica. La più antica è la gotica e sorridente santa Felicola dell’abbazia di Sainte-Marie d’Aulps,  evocante la statuaria delle cattedrali della Francia settentrionale ai tempi di Filippo il Bello. Marcato il linearismo di derivazione fiamminga nel busto ligneo cinquecentesco della santa Margherita del Musée d’art et d’histoire di Ginevra. Volti cesellati da artisti di varia estrazione culturale si avvicendano lungo il percorso: dalle forme idealizzate del gotico e tardogotico al naturalismo quattrocentesco. Fonte di ispirazione per molti orafi furono i busti di età romana.  A Palazzo Madama sarà esposto quello argenteo di Giove, riconducibile al II-III secolo dopo Cristo, proveniente dal Museo Archeologico Regionale di Aosta. L’esposizione nasce da un’iniziativa condivisa con i musei facenti parte della rete internazionale Art Médiéval dans les Alpes, che dal 2001 lavora alla promozione del patrimonio artistico alpino con il coinvolgimento di musei italiani, francesi e svizzeri. “Ritratti d’oro e d’argento” è infatti solo una tappa della serie di mostre che contemporaneamente avranno luogo sui due versanti delle Alpi. Il periodo di apertura della mostra era previsto inizialmente dal 4 dicembre  2020 al 12 aprile 2021. L'entrata in vigore lo scorso 5 novembre del Dpcm contenente le misure urgenti per il contimento della pandemia, con la conseguente chiusura dei musei degli altri luoghi di cultura, ha comportato uno slittamento delle date. Il "ritorno" del Piemonte dallo scorso 1 febbraio nella cosiddetta zona gialla, cdi visitare consente ora l'accesso alla mostra nel rispetto delle norme anticovid e in sicurezza. "L’ingresso - si legge sul sito di Palazzo Madama - sarà contingentato e, grazie ad alcune semplici norme di comportamento, sarà garantita una visita piacevole e sicura: si potrà inoltre approfittare dell’orario serale prolungato per visitare i nostri musei e le mostre". (PO)

4 febbraio - ESWATINI  Novena di preghiera alla Madonna di Lourdes e cordoglio per la morte di un sacerdote

Una Novena di preghiera alla Madonna di Lourdes per invocare la sua intercessione nella lotta contro la pandemia da Covid-19: a promuoverla è la diocesi di Manzini, in e-Swatini. L’iniziativa è stata avviata il 2 febbraio e proseguirà fino a giovedì 11, giorno in cui si celebra la Beata Vergine di Lourdes, nonché la Giornata mondiale del malato. In un messaggio, il vescovo locale, Monsignor José Luís Ponce de León, esorta i fedeli a riunirsi in preghiera, “in casa e in famiglia”, ogni sera alle 18.00, “consapevoli di essere in comunione spirituale” con l’intera comunità. Il 10 febbraio, inoltre, il presule guiderà la recita del Rosario in streaming sul web, mentre il giorno successivo presiederà la Santa Messa. L’auspicio è che la preghiera aiuti a “cercare soluzioni su come combattere la pandemia”. Nel Paese, il coronavirus ha provocato, finora, circa 16mila casi ed oltre 580 decessi. A destare preoccupazione, ora, è la così detta “variante sudafricana” del virus che ha già provocato una seconda ondata di contagi. Tra i defunti, si conta anche un sacerdote: si tratta di padre Alwyn Zothansanga, originario dell’India e membro dei Missionari di San Francesco di Sales, deceduto il 22 gennaio, all'età di 38 anni. Le sue esequie sono state celebrate il 28 gennaio alla Missione di San Giuseppe di Mzimpofu. Nella sua omelia, Monsignor de León ha affermato: “La seconda ondata della pandemia ci ha cambiato. I morti non sono più solo numeri o dati statistici, ma sono diventati nomi perché ora conosciamo le persone contagiate o, peggio ancora, le persone che sono morte”. “Ciò ci fa sentire più vulnerabili”, ha spiegato il presule. Ringraziando, quindi, padre Alwyn per la testimonianza offerta “sia con la sua vita che con la sua morte”, il vescovo di Manzini ha chiesto per lui l’eterno risposo e per tutti pace e consolazione. (IP)

4 febbraio AMERICA LATINA Jrs: allarme per migranti e rifugiati al confine tra Colombia e Venezuela

Un no fermo ad “azioni lesive della dignità umana e della tutela dei diritti fondamentali di migranti e rifugiati”: lo dice il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati dell'America Latina e dei Caraibi (Jrs Lac), in una nota in cui deplora le misure messe in atto dalle autorità della Colombia per impedire l’ingresso irregolare nel Paese dei migranti provenienti dal Venezuela. Deplorando, in particolare, “l’uso eccessivo della forza” da parte delle forze di sicurezza di Bogotà, il Jrs esorta il governo colombiano a “attuare le misure globali necessarie alla tutela della vita e dei diritti umani di tutte le persone, indipendentemente dalla loro nazionalità e dal loro status migratorio”. Allo stesso modo, i gesuiti sottolineano “la necessità di applicare i meccanismi di protezione dei diritti umani, ratificati dalla Colombia, con particolare attenzione alla garanzia di accesso al territorio e al meccanismo di determinazione dello status di rifugiato”. In particolare, il Jrs ricorda la “Dichiarazione di Cartagena”: elaborata nel 1984, essa estende la definizione di rifugiato alle persone in fuga dal loro patria perché “la loro vita, la loro sicurezza o la loro libertà è minacciata da violenze generalizzate, un'aggressione straniera, un conflitto interno, massicce violazioni dei diritti umani o altre gravi turbative dell'ordine pubblico”. “La frontiera colombiano-venezuelana è una frontiera viva – prosegue ancora la nota dei gesuiti – attraversata da una cultura condivisa”. In base, dunque, al “riconoscimento di questo tessuto che accomuna due nazioni”, il Jrs esorta al “rispetto e alla promozione di tali dinamiche, in una reciproca relazione tra gli Stati, al fine di proteggere questa interazioni naturale, culturale e storica che rappresenta l’identità degli abitanti delle regioni di confine”. Un ulteriore appello viene rivolto a “tutti gli uomini e le donne di frontiera” affinché “promuovano una cultura dell’ospitalità”, di “convivenza e integrazione”, superando le difficoltà e venendosi reciprocamente incontro “attraverso la riconciliazione e la pratica di una sana convivenza”. Secondo gli ultimi dati, gli immigrati venezuelani in Colombia sfiorano la cifra di 2 milioni, dei quali circa il 55 per cento è composto da migranti irregolari. A provocare l’esodo da Caracas, sin dal 2015, è stata la grave crisi politica, economica e sociale del Paese. Ma una volta giunti a Bogotà, i venezuelani rischiano di essere reclutati da gruppi armati o di finire a lavorare nelle coltivazioni illegali, subendo discriminazioni, violenze sessuali e prostituzione forzata. Spesso costretti a difficili condizioni di vita, senza accesso all’acqua e in scarse condizioni igienico-sanitarie, ora i migranti corrono ulteriori pericoli a causa della pandemia da Covid-19: come annunciato dal presidente colombiano Iván Duque, infatti, essi saranno vaccinati solo se in regola con la legge sull’immigrazione. (IP)

4 febbaio - MYANMAR Golpe militareCardinale Bo: ripristinare la democrazia attraverso il dialogo. No alla violenza  

“La pace è possibile. La pace è l’unica strada e la democrazia è la luce di questo percorso”. Termina con queste parole l’accorato messaggio rivolto ieri dal cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Conferenza episcopale del Myanmar a due giorni dal golpe militare che il primo febbraio ha deposto Aung San Suu Kyi. Il messaggio si rivolge a tutti: al popolo del Myanmar, all’esercito birmano, ai leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld) uscito nuovamente vincitore alle elezioni dello scorso novembre, alla stessa San Suu Kyi e al presidente della Repubblica Win Myint, ma anche alla comunità internazionale. Al popolo birmano l’appello è alla calma e a non cedere alla tentazione della violenza: ”Abbiamo versato abbastanza sangue. Ci sono sempre modi non violenti per esprimere le nostre proteste. Anche in questo momento così difficile, credo che la pace sia l’unico modo, che la pace sia possibile”, scrive il porporato. Il messaggio interpella in particolare gli operatori sanitari che hanno aderito a una campagna di disobbedienza civile e di boicottaggio come segno di protesta perché continuino a prestare servizio negli ospedali e non abbandonino il popolo birmano soprattutto in questo momento di emergenza del Covid-19. Quindi l’arcivescovo di Yangon si rivolge all’esercito birmano che promette più democrazia e elezioni multipartitiche tra un anno, dopo un’inchiesta sui presunti brogli elettorali attribuiti alla Lega nazionale per la democrazia. Osservando che il contenzioso avrebbe potuto essere risolto con un dialogo mediato da osservatori indipendenti, il cardinale Bo chiede che “alle parole seguano i fatti” e soprattutto che non ci sia violenza contro il popolo del Myanmar.  Quanto alle persone arrestate dopo il golpe, il messaggio chiede la loro immediata scarcerazione: “Non sono prigionieri di guerra, sono prigionieri di un processo democratico. Se promettete la democrazia, iniziate con la loro liberazione e il mondo vi capirà”. Il porporato esprime quindi solidarietà ad Aung San Suu Kyi pregando affinché possa tornare presto tra la sua gente. Infine, l’appello alla comunità internazionale alla quale il cardinale Bo chiede di non ricorrere alle sanzioni, che – afferma - rischiano “di far crollare l’economia, gettando milioni nella povertà”. L’unica strada per uscire dalla crisi -  sottolinea - è impegnare gli attori politici nella riconciliazione.  Il presidente dei vescovi birmani conclude quindi con un rinnovato l’appello a risolvere tutte le controversie con il dialogo. E un appello a un “dialogo costruttivo che porti alla pace e alla riconciliazione” e al ripristino della democrazia in Myanmar è stato lanciato sempre nella giornata di ieri dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) e dalla Conferenza cristiana dell'Asia (Cca) che in una lettera pastorale congiunta hanno espresso grande preoccupazione per i recenti sviluppi nel Paese asiatico e solidarietà nella preghiera alle Chiese birmane. (LZ)

4 febbraio - GERMANIA Giornata internazionale fraternità umana. Vescovi: religioni hanno il dovere di contribuire a pace e giustizia

"Le religioni hanno il dovere di contribuire alla pace e alla giustizia": lo afferma la Conferenza episcopale tedesca (Dbk), in una nota a firma di Monsignor Bertram Meier, presidente della Sotto-commissione per il dialogo interreligioso. La riflessione dei presuli arriva in occasione della prima Giornata internazionale della fraternità umana, indetta dalle Nazioni Unite per oggi, 4 febbraio. La ricorrenza cade nell’anniversario del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, siglato ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, il 4 febbraio 2019 da Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib e vedrà, nel pomeriggio di oggi, lo stesso Pontefice unirsi virtualmente alle iniziative in programma. “Ognuno di noi – scrive Monsignor Meier - è chiamato a lavorare per una cultura di pace e tolleranza, a difendere i diritti umani e a superare ciò che ci divide”. “Il Papa e il Grande Imam – aggiunge - sono consapevoli dell'odio e del fanatismo che si scatenano in nome della religione. Ed è proprio per questo che ci ricordano con forza che siamo tutti figli di Dio, uguali in diritti e dignità, chiamati a vivere insieme come sorelle e fratelli”. “Questa Giornata – evidenzia ancora il presule tedesco - manda il chiaro segnale che le religioni hanno l’opportunità, ma anche il dovere, di contribuire alla pace e alla giustizia sulla terra, nostra casa comune. Per quanto grandi siano gli ostacoli da superare sulla via della pace universale, noi la percorriamo confidando nel nostro Dio che unisce i cuori divisi ed eleva lo spirito umano”. Guardando, poi, al difficile contesto mondiale provocato dalla pandemia di Covid-19 e che rende tutti “più consapevoli del fatto che siamo parte di un’unica famiglia umana”, Monsignor Meier mette in guardia dalla crescente tentazione dell’egoismo ed esorta i cristiani “a tradurre la missione della carità in azioni concrete”, perché “la carità cristiana non è solo una questione privata, ma ha sempre una dimensione sociale”. Di qui, l’invito conclusivo del vescovo “a lasciarsi ispirare dallo spirito di fraternità e ad unirsi ai cristiani di tutto il mondo per recitare la Preghiera al Creatore” posta da Papa Francesco alla fine della sua Enciclica “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”. (IP)

3 febbraio - VATICANO “Nessuna condotta criminale nei pagamenti dal Vaticano all’Australia”. Comunicato della Polizia Federale Australiana

L’Australian Federal Police non ha identificato alcuna condotta criminale nei pagamenti arrivate in Australia dal Vaticano. Lo dichiara un brevissimo comunicato pubblicato sul sito della Polizia federale. “L’AFP - si legge nel testo della nota - ha completato l’analisi delle informazioni finanziarie fornite dall’AUSTRAC in relazione ai pagamenti dal Vaticano all’Australia. Finora non è stata identificata alcuna condotta criminale. Se l’AFP riceverà ulteriori informazioni da partner australiani o internazionali, queste saranno riviste di conseguenza”. Come si ricorderà, lo scorso 13 gennaio Australian Transaction Reports and Analysis Centre (AUSTRAC), organismo di vigilanza finanziaria australiano, aveva divulgato attraverso il sito web del quotidiano “The Australian” un comunicato dove si ammetteva di aver massicciamente sovrastimato il flusso dei trasferimenti di denaro avvenuti tra Vaticano e Australia. Era stato proprio l’AUSTRAC, negli ultimi mesi del 2020, ad affermare che negli ultimi sei anni risultassero inviate dal Vaticano in Australia somme di denaro pari a 1,4 miliardi di euro (2,3 miliardi di dollari australiani), per un totale di circa 47.000 singoli trasferimenti. Una cifra enorme, apparsa subito irreale, sia come quantità di denaro sia come numero di operazioni, in quanto assolutamente non compatibile con le movimentazioni della Santa Sede. Nel comunicato dei giorni scorsi AUSTRAC correggeva enormemente al ribasso quelle stime affermando che non erano 1,4 miliardi di euro con 47.000 transazioni finanziarie negli ultimi sei anni, ma 6 milioni di euro per 362 transazioni. Le verifiche, richieste dalla Santa Sede, e compiute da AUSTRAC congiuntamente con ASIF, l’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria vaticana, avevano riportato i numeri alle loro corrette dimensioni. E la cifra reale, informava un comunicato della Santa Sede, “è riconducibile, tra l’altro, ad alcuni obblighi contrattuali e all’ordinaria gestione delle proprie risorse”. Ora la Polizia Federale australiana afferma che dalle analisi delle transazioni non è emersa alcuna condotta criminale.

3 febbraio - MONDO Anche il Consiglio mondiale delle Chiese alle celebrazioni della Giornata internazionale della fratellanza umana

Anche il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) parteciperà alle celebrazioni della prima Giornata internazionale della fratellanza umana, indetta dalle Nazioni Unite per il 4 febbraio, giorno dell’anniversario dello storico documento siglato nel 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib. Durante l’incontro virtuale, organizzato domani pomeriggio dallo Sceicco Mohammed Bin Zayed ad Abu Dhabi con la partecipazione dello stesso Pontefice e del Grande Imam Al-Tayyib, il segretario generale ad interim del Wcc, il reverendo Ioan Sauca, porgerà un saluto all’Alto Comitato per la fratellanza umana, di cui l’organizzazione ecumenica è membro, con un video-messaggio. Nel messaggio, il reverendo Sauca si congratula per la risoluzione Onu che ha istituito la Giornata con la quale – afferma – si evidenzia “l’importanza dell’unità degli esseri umani con tutte le loro diversità e l’universalità dei valori umani unanimemente condivisi dalle religioni e dalle organizzazioni per i diritti umani”. Il Wcc invita quindi tutte le Chiese membro ad unirsi alla Giornata con l’appello ai cristiani nel mondo a “pregare perché sia data la forza e la comprensione necessarie a promuovere il dialogo interreligioso e interculturale” insieme ai valori della “tolleranza, del rispetto reciproco e delle diversità delle religioni e delle credenze”. Sempre domani, il reverendo Sauca parteciperà a un altro evento virtuale ospitato dalla Missione permanente degli Emirati Arabi Uniti presso le Nazioni Unite a Ginevra e parlerà ad una tavola rotonda sul tema “La fratellanza umana per lavorare insieme per un futuro migliore” con un intervento su come i valori umani possono aiutare ad eliminare il razzismo nelle società. L’istituzione della Giornata internazionale per la fratellanza umana è stata approvata all’unanimità dall’Assemblea generale dell’Onu il 21 dicembre scorso proprio su proposta dell’Alto Comitato per la fratellanza umana. Costituito nell’agosto 2019 allo scopo di raggiungere gli obiettivi del Documento di Abu Dhabi e per sviluppare un quadro operativo per le finalità e gli obiettivi in esso indicati, il Comitato comprende cinque esponenti musulmani, due cattolici (il cardinale Miguel Ayuso Guixot e monsignor  Yoannis Lahzi Gaid), un ortodosso, un ebreo, l'ex segretario generale dell’UNESCO, Irina Bukova e il Premio Nobel per la Pace Leymah Roberta Gbowee. Tra i suoi compiti la supervisione dell'attuazione del Documento di Abu Dhabi a livello regionale e internazionale e l'organizzazione di incontri internazionali con personalità religiose, vari leader, responsabili di organizzazioni internazionali e altre parti interessate. Inoltre, ha un ruolo centrale nella supervisione della Abrahamic Family House di Abu Dhabi, una delle sue iniziative iniziali, che incarna il rapporto tra le tre fedi abramitiche e fornisce una piattaforma per il dialogo, la comprensione e la coesistenza tra le loro religioni. Da ricordare che il 14 maggio scorso il Comitato aveva promosso una speciale Giornata di preghiera, digiuno e supplica per l’umanità contro il Coronavirus a cui aveva aderito anche Papa Francesco. (LZ)

3 febbraio POLONIA Celebrate a Varsavia le esequie di padre Andrea Koprowski. Ruffini: ha lasciato un segno indelebile nella storia dei media vaticani

Si sono svolti oggi a Varsavia, nel Santuario di Sant’Andrzej Bobola, i funerali di padre Andrea Koprowski, gesuita, direttore dei programmi della Radio Vaticana dal 2003 al 2015, deceduto il 29 gennaio scorso per complicanze dovute al Covid-19. A presiedere la celebrazione, riferisce l’Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza Episcopale Polacca, il cardinale Kazimierz Nycz, arcivescovo di Varsavia, che lo conosceva da 43 anni. “Ha davvero capito cosa stava succedendo nella società - ha detto il porporato - soprattutto nei tempi difficili di transizione. L’ho sempre ammirato per la sua grande freschezza: non è mai caduto nei solchi delle abitudini (…). Nonostante le resistenze e le difficoltà - ha raccontato - voleva andare avanti. Era la sua grandezza, unita alla sua grande creatività”. In un messaggio, letto da padre Tomasz Ortmann, superiore della Provincia Polonia-Masovia, Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, ha scritto: “Ho conosciuto padre Koprowski attraverso i frutti della sua testimonianza, i frutti della sua vita. L’ho conosciuto con questo sguardo che ormai fa parte della mia vita e testimonia che noi siamo tutti membra di un unico corpo (…). Con la sua presenza e il suo lavoro ha lasciato un segno indelebile nel cuore di molte persone ed è diventato parte permanente della storia comune dei media vaticani”. Nella sua omelia, il confratello padre Andrea Majewski ha ricordato i diversi incarichi ricoperti da padre Koprowski: cappellano universitario, docente di Storia e Sociologia della Cultura all’Università Cattolica di Lublino, assistente del Generale dei Gesuiti a Roma, fondatore delle redazioni cattoliche della televisione polacca e della radio polacca, provinciale dei gesuiti polacchi, ideatore della redazione dei programmi cattolici di Radio e Tv polacche, direttore dei programmi della Radio Vaticana e co-fondatore dell’Agenzia di informazione cattolica (KAI). “Ciascuna delle fasi della sua vita è adatta per un saggio separato o anche per un libro - ha affermato padre Majewski -. Ovunque ha lavorato, ha lasciato un segno chiaro. Si considerava un ‘gesuita per convinzione’. Una volta in pensione, si è dedicato alla scrittura e alle confessioni. Gli piaceva scherzare e dire di sé: ‘Grazie a Dio, non sono ancora arrugginito’”. Padre Majewski ha richiamato alla memoria anche i primi anni in televisione, particolarmente difficili, di padre Koprowski. La presenza di un sacerdote nei corridoi della televisione polacca, nel 1989, ha proseguito padre Majewski, ha provocato sorrisi e panico. “Chiedeva che la Chiesa ci fosse nei grandi dibattiti della società. Questo non lo ha reso popolare né gli donato amici, anche negli ambienti ecclesiastici” ha aggiunto padre Majewski. Ha voluto inviare un suo pensiero anche il cardinale Stanisław Dziwisz che ha definito quello di padre Koprowski “un prezioso contributo alla vita e alla missione della Chiesa, non solo in Polonia, ma anche nel più ampio forum della Chiesa universale”. (TC)

3 febbraio - MYANMAR Preoccupazione del Wcc e delle Chiese asiatiche per il golpe militare: no a violenza, il Paese riprenda la strada della democrazia

“Un rapido e pacifico ritorno sulla via della democrazia” e un “dialogo costruttivo che porti a una pace e riconciliazione in Myanmar”. È quanto chiedono, in una lettera pastorale congiunta, il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) e la Conferenza cristiana dell'Asia (Cca), esprimendo solidarietà alle Chiese birmane dopo il golpe militare che il 1 febbraio ha deposto la Presidente Aung San Suu Kyi, arrestata insieme ad altri leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld). A guidare il golpe il generale Min Aung Hlaing che ha dichiarato lo “stato di emergenza” e ha assunto il ruolo di capo del governo fino a quando non verranno intraprese azioni contro le irregolarità delle elezioni. I militari, infatti, accusano il partito di San Suu Kyi di avere commesso gravi brogli durante il voto dello scorso novembre da cui la Nld è uscita nuovamente vincitrice contro il Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione (USDP) sostenuto dall’esercito. La lettera pastorale del Wcc e della Caa esprime “allarme e grande tristezza” per la l’interruzione del processo democratico avviato nel Paese nel 2010, dopo decenni di dittatura militare:  “È con profonda preoccupazione che seguiamo gli sviluppi nel vostro Paese per la brusca ripresa del governo militare, il ribaltamento del risultato delle elezioni dell'8 novembre 2020, così come la detenzione di rappresentanti politici e pro-democrazia e la dichiarazione dello stato di emergenza", si legge nel documento . Forte il timore delle due organizzazioni ecumeniche di una possibile “escalation di violenza e sofferenza nel Paese". Esse rivolgono quindi un appello al rispetto dei diritti umani e delle libertà, ”compresa la libertà di religione o di credo:  tutto il popolo del Myanmar deve essere pienamente rispettato e protetto", affermano.  La Wcc e la Caa ribadiscono , infine, la loro vicinanza nella preghiera e solidarietà alle Chiese e alle comunità del Myanmar impegnate "a dare conforto al popolo birmano in questo momento di profonda ansia e incertezza sul futuro". Mentre si moltiplicano le reazioni internazionali al golpe, nel Paese si registrano le prime proteste pacifiche, soprattutto sulle reti sociali. In diversi ospedali del Paese - riporta Ucanews - medici e infermiere hanno aderito a una campagna di disobbedienza civile e di boicottaggio. Dalla Chiesa cattolica l’invito ai fedeli e al clero a vivere questo momento delicato per il Paese “con uno spirito di vigilanza e preghiera" per la pace.  Ad esprimerlo ieri – come riporta l’agenzia Fides - il vescovo ausiliare di Yangon, mons. John Saw Yaw Han,  che ha chiesto a sacerdoti, religiosi e parroci di non rilasciare dichiarazioni individuali che rischiano di creare ulteriore incertezza e smarrimento.La Chiesa in Myanmar è sempre stata attivamente impegnata a sostegno del difficile processo di democratizzazione e di riconciliazione avviato dal regime militare birmano nel 2010 con una serie di riforme. Nel suo messaggio per il nuovo anno, lo scorso dicembre, il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, aveva rinnovato l’auspicio dei vescovi di un Paese finalmente pacificato e saldamente ancorato alla democrazia, invitando tutti i birmani a “sognare insieme” un nuovo Myanmar e rivolgendo un appello ai leader politici a rispettare i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali di tutti.  (LZ)

3 febbraio - NIGERIA Vescovi di Ibadan lanciano forte appello per la sicurezza nel Paese

È un appello forte e chiaro alla sicurezza quello lanciato dai vescovi della Provincia ecclesiastica di Ibadan, in Nigeria, al termine della loro prima riunione del 2021, svoltasi il 25 e 26 gennaio presso il Jubilee Conference Centre della città. Il richiamo dei presuli di Ibadan, Ilorin, Ondo, Oyo, Ekiti e Osogbo è contenuto in un lungo comunicato in cui si denunciano nettamente le mancanze del governo nella gestione della sicurezza nazionale. In primo luogo, i presuli evidenziano “l'insincerità, gli interessi egoistici l’assenza di volontà politica” con cui le autorità hanno più volte gestito le attività dei mandriani Fulani che hanno portato conflitti, “distruzione di vite e di proprietà, dolore indicibile e difficoltà a cittadini innocenti”. Per questo, i vescovi ribadiscono che è compito dello Stato applicare la legge e sanzionare coloro che la violano, perché “nessun nigeriano deve sentirsi al di sopra del diritto”. Di qui, l’auspicio della Chiesa di Ibadan affinché si provveda ad “una revisione del sistema di sicurezza nazionale, quanto mai necessario”, considerati i continui “focolai” di scontri che esplodono sul territorio, la mancanza di “un controllo efficace” delle “atrocità” commesse dai jihadisti di Boko Haram per oltre un decennio e le recenti proteste popolari contro gli abusi e le violenze perpetrati dalla Sars, le speciali forze di polizia anti-rapina. L’atteggiamento inefficiente del governo, denunciano i vescovi, è indice di un potere che si esercita a vantaggio di pochi e a spese della sicurezza dell’intera nazione. “Noi vescovi – prosegue la nota – ci uniamo a tutti i nigeriani di buona volontà nel chiedere alle autorità di consentire iniziative alternative e legali alle forze di sicurezza attuali, così da tutelare la vita e la proprietà di tutti i cittadini”. Tali iniziative “meritano di essere sostenute e ottimizzate come complementari”, scrivono ancora i presuli, a beneficio dell’intera popolazione. Altro punto focale del documento episcopale è la pandemia da Covid-19: da un lato, i vescovi esprimo il loro apprezzamento per la fede dimostrata dalla popolazione durante il lockdown, una fede espressa con la preghiera familiare e con le opere di carità e di misericordia. Uguale apprezzamento i presuli lo manifestano nei confronti delle molte organizzazioni religiose e civili, nonché delle singole persone che si sono prese cura “dei poveri, dei malati, degli anziani e dei vulnerabili”. Lo stesso governo, federale e statale, viene lodato per come ha gestito la pandemia, mentre tutta la popolazione viene inviatata a non abbassare la guardia perché l’emergenza sanitaria continua a sussistere e “rimane mortale”. “Esortiamo le autorità e i mass-media – scrivono i vescovi - a sostenere l'educazione e l'informazione del pubblico, a fornire più possibilità per i test rapidi e a non permettere a nessuno di usare la pandemia per guadagni o interessi egoistici”. Quanto al vaccino anti-Covid, la Chiesa di Ibadan chiede che i medici nigeriani li valutino in modo appropriato, così da rassicurare la popolazione sulla loro efficacia. E ancora: i presuli denunciano le carenze del sistema educativo nazionale, nonostante esso sia “il fondamento di una buona cittadinanza”. Chiedendo “con urgenza” un tavolo di confronto che faccia “tutto il possibile per salvare il sistema educativo fallimentare della Nigeria”, i vescovi esortano a gran voce le autorità statali a non sottovalutare mai l’importanza della formazione e delle strutture che ad essa si dedicano, cercando “una rapida soluzione” là dove sussistano criticità e difficoltà di gestione. “Ci appelliamo alle organizzazioni religiose e pubbliche e ai cittadini – prosegue il comunicato – affinché rafforzino e promuovano l’emancipazione e l'occupazione dei giovani”, offrendo loro maggiori opportunità. Il tutto con l’obiettivo di favorire “la diffusione della cultura dell’onestà e della verità”, perché senza di essa “non si possono fare molti progressi”.” Se ci uniamo tutti per abbracciare la verità ovunque essa si trovi – scrivono i presuli - salviamo le nostre vite e arriveremo molto più velocemente ad avere un Paese migliore per tutti”. Un altro paragrafo del lungo documento episcopale è dedicato, invece, all’Anno di San Giuseppe, indetto da Papa Francesco per commemorare il 150.mo anniversario dalla proclamazione dello sposo della Vergine Maria a Patrono della Chiesa universale. In corso fino al prossimo 8 dicembre, lo speciale Anno – spiegano i vescovi nigeriani – incoraggia i fedeli “ad evidenziare e promuovere le responsabilità e le virtù della paternità”. Un’ulteriore riflessione, poi, viene riservata al “Documento di Kampala” diffuso il 21 gennaio dal Secam (Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar) al termine del suo Giubileo per i 50 anni di fondazione, celebrato dal luglio 2018 al luglio 2019. Il documento, ricordano i vescovi nigeriani, invita “il popolo di Dio in Africa e Madagascar a studiare la vita di Gesù nei Vangeli, per seguirLo più da vicino, in modo da ricevere da Lui la pienezza di vita". Di qui, l’invito rivolto a tutti “i sacerdoti, religiosi, seminaristi e fedeli laici affinché conoscano, studino e mettano in pratica tale documento in base alle esigenze pastorali concrete”. (IP)

3 febbraio - IRLANDA Giornata internazionale fraternità umana. Vescovi: promuovere dialogo tra religioni e culture

Domani, 4 febbraio, verrà celebrata per la prima volta la Giornata internazionale della fraternità umana, indetta dalle Nazioni Unite. L’evento vedrà la partecipazione anche di Papa Francesco che si unirà virtualmente alle iniziative in programma per domani pomeriggio. La ricorrenza cadrà nell’anniversario del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, siglato ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, il 4 febbraio 2019 da Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib. La Giornata ha ricevuto il plauso, tra gli altri, della Conferenza episcopale irlandese: in una nota a firma di Monsignor Alan McGuckian, presidente del Consiglio dei vescovi per la Giustizia e la pace, si afferma: “Ciò che ci unisce tutti come esseri umani e come credenti in Dio è di più di ciò che, troppo facilmente, viene evidenziato come causa di divisione”. Il “Documento sulla fratellanza”, continua il presule, sottolinea “le sfide che tutti noi affrontiamo, tra cui l'ingiustizia, la povertà, l'estremismo e il degrado ambientale” presenti nel mondo. Di qui, l’invito della Chiesa cattolica irlandese a guardare all’esempio del Buon Samaritano che, come sottolineato dal Pontefice nell’Enciclica “Fratelli tutti”, non passa oltre, ma “supera tutte le barriere culturali, religiose e storiche per prendersi cura del suo prossimo”. L’auspicio dei vescovi di Dublino, dunque, è che nella giornata di domani i fedeli “riflettano su questo tema ed aumentino i loro sforzi in favore del dialogo interreligioso e interculturale, promuovendo una cultura della tolleranza, dell’accettazione dell’altro e del vivere insieme pacificamente, così da contribuire alla riduzione significativa di molti problemi economici, sociali, politici e ambientali che pesano così tanto su gran parte dell'umanità". Citando, infine, l’incipit del “Documento sulla fratellanza”, Monsignor McGuckian conclude: “La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani, uguali per la Sua Misericordia, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere”. (IP)

3 febbraio - STATI UNITI Vescovi salutano nuove misure contro discriminazioni razziali e per riformare il sistema carcerario

I vescovi degli Stati Uniti accolgono con favore due nuovi ordini esecutivi del Presidente Joe Biden finalizzati a promuovere l’uguaglianza razziale nell’ambito delle politiche abitative e carcerarie negli Stati Uniti. Nello specifico, la prima misura ripristina l’"Affirmatively Furthering Fair Housing Regulation" (Affh), un provvedimento varato nel 2015 dall'Amministrazione Obama per rendere più efficaci le disposizioni introdotte nel 1968 contro la segregazione residenziale ai danni delle minoranze. La scorsa estate il provvedimento era stato abolito per essere sostituito da un nuovo regolamento intitolato “Preserving Community and Neighborhood Choice” (“Tutelare la scelta della comunità e del vicinato”) che di fatto vanificava il contrasto a pratiche discriminatorie come la negazione di investimenti di riqualificazione urbana nei quartieri abitati da minoranze o nella vendita e nell’affitto delle case.  Il secondo ordine esecutivo, invece, impone al Dipartimento della Giustizia di non rinnovare i suoi contratti con le carceri private a livello federale. Negli Stati Uniti, infatti, un numero significativo degli oltre due milioni di condannati a pene detentive è rinchiuso in strutture private, note per le cattive condizioni in cui sono detenuti i prigionieri e per il comportamento spesso brutale delle guardie carcerarie. La misura è il primo passo di una più vasta riforma del sistema carcerario annunciato da Biden per renderlo meno discriminatorio e favorire la riabilitazione e il reinserimento sociale dei carcerati. Secondo i vescovi, le due misure sono un primo passo nella buona direzione. In questo senso si esprime una dichiarazione firmata da monsignor Paul S. Coakley, presidente della Commissione per la giustizia e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale (Usccb), e da monsignor Shelton J. Fabre, presidente della Commissione episcopale contro il razzismo. La nota osserva che abrogazione del regolamento Affh disposta sotto la Presidenza Trump aveva ridotto al minimo la responsabilità dell’amministrazione pubblica di promuovere con misure “affermative” l’accesso equo alla casa. Per la Chiesa americana, invece, il “governo federale ha un ruolo fondamentale da svolgere per superare e correggere la storia di discriminazione che ha segnato il Paese“. I vescovi esprimono quindi l’auspicio che la nuova Amministrazione porti avanti questo “importante lavoro di promozione dell’equità abitativa e della dignità umana”. Analogamente essi plaudono anche il mancato rinnovo dei contratti ai centri di detenzione privata, sulla cui efficacia la Conferenza episcopale (Usccb) ha più volte espresso forti dubbi. Il loro auspicio è che la nuova misura si estenda anche ai centri di detenzione degli immigrati irregolari. Dal suo primo giorno alla Casa Bianca, il 20 gennaio, Biden ha firmato numerosi ordini esecutivi, molti dei quali hanno smantellato alcune decisioni prese dalla precedente amministrazione di Donald Trump. Diverse misure hanno incontrato il favore e il sostegno dei vescovi, come quelle sociali e quelle riguardanti gli immigtati. Ferma invece loro opposizione alle misure sull’aborto. (LZ)

3 febbraio - MONDO Caritas Italiana e Focsiv chiedono che i vaccini vengano assicurati anche ai paesi più poveri

Gli stati dovrebbero accrescere la capacità di regolazione internazionale e di mobilitazione finanziaria per sostenere i sistemi sanitari pubblici e la crescita di imprese nel settore della salute anche nei paesi impoveriti. Lo affermano Caritas Italiana e Focsiv che in un comunicato evidenziano le disuguaglianze emerse con la pandemia di Covid-19. Nell’ambito della campagna “Dacci il nostro pane quotidiano” lanciata per sensibilizzare le comunità cristiane e tutta l’opinione pubblica sui temi della fame, della povertà, del lavoro, dell’educazione, delle disuguaglianze, l’organismo pastorale della Conferenza episcopale e la Federazione degli organismi cristiani di volontariato, approfondiscono la questione dell’accesso ai vaccini, che non ha una valenza solo di carattere finanziario e di potere economico tra gli stati, ma riguarda anche le diverse strutture e capacità dei sistemi nazionali. Per i paesi impoveriti, inoltre, la questione è più complessa a causa dei sistemi di trasporto e della organizzazione logistica, come ad esempio l’insufficiente disponibilità di celle frigorifere per l’immagazzinamento, conservazione e distribuzione, che in alcuni casi è inesistente. A questo, aggiungono Caritas Italiana e Focsiv, si sovrappone il problema della distribuzione e somministrazione della vaccinazione nei tanti villaggi e piccole città disperse in vasti territori, dove sono assenti medici e personale infermieristico. A titolo esemplificativo, mentre in Guinea, Liberia e Sierra Leone la densità dei medici è di 4,5 ogni 100mila abitanti, la media italiana è di circa 376 medici ogni 100mila abitanti. A tal proposito sono tante le iniziative che stanno nascendo per sensibilizzare l’Italia e l’Unione Europea e l’Organizzazione Mondiale del Commercio affinché gli stati possano produrre direttamente vaccini e farmaci salva-vita scavalcando l’esclusività dei brevetti e considerando i vaccini anti-covid un bene comune per l’umanità. Per Caritas e Focsiv occorre mettere in pratica quanto indicato da Papa Francesco nella Laudato Si’, “cambiare il modello di sviluppo globale” perché sorgano “nuovi modelli di progresso”, cosa che implica una riflessione responsabile “sul senso dell’economia e sulla sua finalità, per correggere le sue disfunzioni e distorsioni”. La campagna “Dacci il nostro pane quotidiano”, promossa sul portale  www.insiemepergliultimi.it, dove vengono presentati interventi in Africa, Medio Oriente, Asia, America Centrale, America Latina, Europa dell’Est e Balcani, con la partnership di AgenSIR, Agenzia DIRE, L’Osservatore Romano, Avvenire, Famiglia Cristiana, Federazione Italiana Settimanali Cattolici, TV2000, Radio InBlu, Radio Vaticana, Vatican News, Banca Etica e Pontificia Università Lateranense, evidenzia, inoltre, che altra disuguaglianza messa in luce dalla pandemia riguarda la capacità produttiva di medicinali e di attrezzature medicali. Nei paesi impoveriti non c’è industrializzazione del settore sanitario e tutto dipende da costose importazioni dall’estero e dall’aiuto dei paesi più ricchi. Oggi, inoltre, gli stati devono trattare con le grandi multinazionali per avere accesso al vaccino, in parte finanziandole con denaro pubblico. L’egemonia dei colossi farmaceutici è ancora più evidente con la corsa dei governi nazionali a concorrere tra di loro per ottenere sia i migliori contratti che i vaccini al minor prezzo. Da tale mercato restano fuori i paesi più poveri. A tutto ciò si deve aggiungere la difficoltà di ottenere le licenze di produzione per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini, dunque, seppure i paesi impoveriti avessero capacità produttiva, si troverebbero a dover negoziare il pagamento dell’utilizzo dei brevetti, su un prodotto che apparentemente è riconosciuto come bene pubblico globale. (TC)

3 febbraio - ITALIA La miracolosa immagine della Vergine di Forlì scampata al fuoco e l’invocazione ai tempi del coronavirus

Illesa dalle fiamme. Il devastante incendio divampato all’interno di una scuola di Forlì nella notte tra il 4 ed il 5 febbraio 1428 non ha minimamente intaccato la bellezza dell’immagine mariana che un maestro, un certo Lombardino da Riopetroso, aveva affisso sulle pareti di un’aula. Domato il rogo, tra le macerie dell’edificio ci si accorse che quella xilografia, una stampa su carta, non aveva subito alcun danno, neanche un annerimento provocato dal fumo. Subito si riconobbe la straordinarietà dell’accaduto. “Da allora – racconta a Vatican News don Giovanni Amati, responsabile dell'Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi di Forlì Bertinoro – quell’immagine così fragile, subito portata in processione all’interno della Cattedrale è pregata dalla popolazione locale nei momenti di prova come guerre, terremoti, calamità, malattie ed epidemie. E non è mai mancata la protezione della Vergine”. Quest’anno la dura prova del lutto, della malattia e della crisi economica a causa della pandemia rende la festa particolarmente sentita. “Durante il lockdown, lo scorso 19 aprile 2020, il vescovo monsignor Livio Corazza ha voluto portare l’immagine in un pellegrinaggio solitario per le vie del centro di Forlì. Le celebrazioni del 4 febbraio, precedute da una novena di preparazione, sono vissute nel rispetto delle misure di sicurezza per il contenimento del contagio. I bambini hanno partecipato domenica scorsa alla tradizionale “fiorita”, facendo pervenire i loro disegni e fiori: evitando assembramenti, sono stati deposti fuori dalla cattedrale ai piedi della colonna della Madonna del Fuoco. Don Giovanni Amati ricorda l’edizione speciale della fiorita celebrata l’8 maggio del 1986. “Fu organizzata in occasione della visita pastorale in Romagna di san Giovanni Paolo II che omaggiò la Madonna con un mazzo di fiori”. Prima di lui altri tre Papi s hanno sostato in preghiera davanti alla Vergine del Fuoco: Pio VI nel  1782, mentre era in viaggio per Vienna; Pio VII nel 1814, reduce dalla prigionia in Francia sotto Napoleone; Pio IX nel corso di una visita nel 1857. Poco si conosce di questa sacra effige la cui bellezza è rimasta immutata nei secoli: “sappiamo solo che fu portata a Forlì dal maestro Lombardino – spiega don Giovanni Amati - e che probabilmente fu realizzata da un circolo di artisti bolognesi del Quattrocento. Inizialmente collocata in un sacello laterale della cattedrale, nel Seicento trovò definitiva sistemazione in una grande cappella ad essa dedicata. E’ una composizione molto popolata: al suo interno sono rappresentate una trentina di figure. Al centro c’è la Vergine con il Bambino che si aggrappa teneramente alla veste materna. Ai loro lati ci sono il sole e la luna. In alto le scene dall’Annunciazione e della Crocefissione”. Una corte di santi invece decora la composizione. Si riconoscono i dodici apostoli e due figure femminili. “Probabilmente si tratta di Santa Dorotea e Santa Caterina di Alessandria. Tra i santi figurano Giorgio, Francesco, Antonio abate, Girolamo, Cristoforo, Giovanni Battista, Lorenzo e Petronio”. (PO)

3 febbraio  FILIPPINE Elevata a Santuario diocesano la parrocchia Sant'Andrea Kim Taegon di Bucalan

È stata elevata allo status di “Santuario diocesano” la parrocchia di Bucalan, nelle Filippine, dedicata al coreano Sant’Andrea Kim Tageon. La cerimonia – informa il sito web dei vescovi filippini – si è tenuta il 30 gennaio ed è stata aperta da una processione fluviale di un’immagine del Santo, così da rievocarne l’arrivo a Lolomboy, avvenuto alla metà del 1800. A presiedere il rito, il vescovo di Malolos, Monsignor Dennis Villarojo che, nella sua omelia, ha esortato i fedeli ad “imparare” da Sant’Andrea, primo sacerdote coreano martire, il quale “comprese molto bene cosa significa vivere una vita ispirata da Dio”. Al termine della Messa, il vescovo ha benedetto il nuovo Museo per i pellegrini adiacente al Santuario: costruito in stile coreano e caratterizzato da una pagoda a 15 livellI, lo spazio espositivo è gestito dalla chiesa locale insieme alle “Suore di Sant’Andrea”, una congregazione di religiose coreane da tempo presente a Lolomboy per promuovere la devozione del loro fondatore. L’elevazione della parrocchia a Santuario si è tenuta in concomitanza del 200.mo anniversario della nascita di Sant’Andrea Kim. Per l’occasione, la Chiesa cattolica della Corea del Sud ha indetto uno speciale Giubileo, inaugurato il 29 novembre 2020 e che si concluderà il prossimo 27 novembre. Andrea Kim nasce, infatti, nel 1821; battezzato all’età di 15 anni, studia nel Seminario di Macao. Alla metà dell’800, i disordini scoppiati nel Paese lo portano a continuare il suo percorso formativo nel convento domenicano di Lolomboy, dove resta fino al 1844. Ordinato sacerdote e rientrato in Corea, a Seoul, inizia ad evangelizzare la popolazione locale, ma in seguito alle persecuzioni avviate dalla dinastia Joseon, viene arrestato e decapitato nel settembre 1846. Canonizzato insieme ad altri 102 martiri coreani da Giovanni Paolo II a Seoul il 6 maggio 1984, il Santo viene ricordato il 20 settembre. Da sottolineare che l’Unesco, durante la sua 40.ma Conferenza generale, ha concesso il suo patrocinio al Giubileo di Sant’Andrea: come ha spiegato Monsignor Lazzaro You Heung-sik, vescovo della diocesi coreana di Daejeon e responsabile dell’organizzazione dello speciale Anno, ciò è avvenuto perché “l’Unesco ha riconosciuto la grande eredità umana e culturale che questo Santo ha lasciato non solo alla chiesa in Corea, ma anche al mondo intero”. Andrea Kim è stato, infatti, “un instancabile sostenitore dei diritti umani ed insegnò che tutte le persone sono preziosi figli e figlie di Dio, sia coloro che appartenevano alle classi sociali alte sia a quelle più basse nel sistema delle caste dell’epoca”. In tal modo, egli “introdusse il valore universale dell’umanità ai coreani”. Infine, da segnalare che a Solmoe, sul luogo di nascita del martire coreano, dove sorge già un Santuario a lui dedicato, durante il Giubileo verrà realizzato un apposito Centro pastorale con una capienza di oltre 3mila persone. Qui, il 18 dicembre si terrà l’ordinazione diaconale di dieci seminaristi. (IP)

3 febbraio - INDONESIA Gli aiuti della Caritas alla popolazione, colpita da terremoto e inondazioni

Il 2021 si è aperto in modo drammatico per l’Indonesia: a gennaio, infatti, il Paese è stata colpito a più riprese da calamità naturali: un terremoto di magnitudo 6,2, ha raggiunto Sulawesi, provocando almeno 50 vittime; successivamente, violente inondazioni hanno devastato 11 dei 14 distretti e città della Provincia del Sud Kalimantan, uccidendo almeno 24 persone e costringendone oltre 700mila alla fuga. Al loro fianco è prontamente scesa la Caritas nazionale (Karina) che, insieme alla Caritas di Banjarmasin, ha allestito, all’interno della Cattedrale diocesana della Sacra Famiglia, un Centro di distribuzione di beni di prima necessità e una mensa per i bisognosi. “Abbiamo iniziato a distribuire aiuti alle vittime il 16 gennaio – spiega Francis Xavier Rudy Djong, direttore dell’organismo caritativo di Banjarmasin – ma si dovrà continuare almeno fino a marzo”, perché l’emergenza non accenna a diminuire. Finora, sono state raggiunte 80 località di 6 diversi distretti che hanno ricevuto “4.500 pacchi di cibo, indumenti, coperte, acqua potabile e cure mediche gratuite”. Aiuti importanti, spiega ancora Djong, che hanno visto anche “la collaborazione di gruppi umanitari locali musulmani e buddisti”. Il medesimo supporto la Caritas lo garantisce anche alle migliaia di persone colpite dal terremoto, attualmente alloggiate in alcune tendopoli. Da ricordare che per loro Papa Francesco aveva levato un appello all’Angelus di domenica 17 gennaio, esortando i fedeli a “pregare insieme per i nostri fratelli di Sulawesi, per i defunti, per i feriti, e per quanti hanno perso la casa e il lavoro”. Medesima vicinanza e solidarietà era stata espressa dal Pontefice in un telegramma a firma del Segretario di Stato, Pietro Parolin. (IP)

3 febbraio - AFRICA Appello Gesuiti: #Coronavirus non faccia dimenticare dramma Aids

La pandemia da Covid-19 non deve far dimenticare che il virus Hiv e l’Aids sono ancora una grave minaccia per l’Africa e il Madagascar: lo afferma la Conferenza dei Gesuiti per il continente (Jcam), esortando ad “azioni forti e coordinate” per contrastare questa drammatica situazione. In una nota pubblicata in vista dell’Assemblea dell’Ajan (Africa Jesuit Aids Network), in programma dal 4 al 6 febbraio, il presidente del Jcam, padre Agbonkhianmeghe Orobator evidenzia che lo spostamento dell’attenzione globale sul coronavirus ha comportato una diminuzione delle risorse per la lotta all’Aids “come se questa malattia fosse ormai superata. Ma si tratta di una percezione errata, perché il virus Hiv è e rimane una minaccia”. Non solo: il Covid-19 ha avuto ricadute più pesanti proprio sulle persone malate di Aids per due motivi: in primo luogo, spiega padre Orobator, esse “sono più vulnerabili al coronavirus a causa di un sistema immunitario già indebolito dall’Hiv”; in secondo luogo, questi malati ora “non hanno più le stesse risorse di prima a disposizione” per cercare di vincere la loro patologia. Di qui, il suggerimento del religioso a “diversificare le fonti di finanziamento, così da non dover fare affidamento solo sui donatori esterni”, e poter davvero rispondere alle esigenze dei fedeli “alla luce dei segni dei tempi”. Il mondo, infatti, conclude il direttore del Jcam, vede sempre più “un aumento delle conseguenze di malattie, disuguaglianze e iniquità, accompagnato da una crescente mancanza di accesso ai farmaci e alle medicine per i poveri”. Per questo, i Gesuiti ribadiscono il loro impegno nella “advocacy in favore della salute pubblica e della giustizia sociale”. Dal suo canto, il direttore dell’Ajan, padre Ismael Matambura, punta a “migliorare la capacità di gestione, valutazione, monitoraggio e misurazione dell’organismo in relazione all'impatto dell’Aids sul territorio”. Per questo, il network investirà sulla formazione e l’avvio di progetti specifici, guardando agli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile e le priorità della salute pubblica mondiale. Con sede nell'arcidiocesi di Nairobi, in Kenya, l’Ajan facilita e coordina gli sforzi dei membri della Compagnia di Gesù nella lotta contro l'Hiv e l'Aids in Africa attraverso il networking, la comunicazione, lo sviluppo delle capacità, l'advocacy, la raccolta di fondi e la mobilitazione di risorse. Nel dettaglio, l’organismo offre servizi quali la cura e il trattamento dell'Hiv, la consulenza spirituale e psicosociale nonché lo sviluppo umano integrale dei malati attraverso la donazione di mezzi di sussistenza e il supporto all'istruzione per gli orfani e i bambini vulnerabili. (IP)

3 febbraio - SVIZZERA Crescono i confronti fra vescovi e donne nell’ambito del percorso “Insieme in cammino per rinnovare la Chiesa”

La Conferenza episcopale svizzera (CES) e la Lega svizzera delle donne cattoliche (LSFC) proseguiranno nelle prossime settimane i colloqui avviati nell’ambito del percorso “Insieme in cammino per rinnovare la Chiesa”, il processo che i vescovi hanno deciso di intraprendere per il rinnovamento della Chiesa coinvolgendo giovani, adulti, religiosi e migranti. Durante l’incontro del 21 gennaio scorso per discutere le sette aspettative definite dalle donne cattoliche, riferisce il portale della Chiesa svizzera, non è stato esaurito l’ordine del giorno ed è stato deciso di fissare un nuovo appuntamento. Dovrà essere precisato come intendere la richiesta della Lega svizzera delle donne cattoliche della creazione di punti di mediazione/contatto per le questioni di genere. Saranno, in tal senso, valutate, anzitutto, le varie strutture e le iniziative già presenti nelle diocesi. Verrà inoltre chiarito se occorrerà elaborare progetti pilota nelle varie diocesi per l’istituzione di punti di mediazione/contatto per le questioni di parità di genere che identifichino anche le relative responsabilità e competenze. Nel corso dei lavori la Lega svizzera delle donne cattoliche e il Consiglio delle donne della Conferenza episcopale svizzera hanno espresso apprezzamento ai vescovi per aver accettato di sostenere un colloquio sulla “sacramentalità nella Chiesa”, per la cooperazione costruttiva e per aver manifestato la volontà di difendere congiuntamente l’uguaglianza di genere all’interno della Chiesa cattolica. Alla sessione di lavoro la delegazione della Conferenza episcopale svizzera era rappresentata da monsignor Denis Theurillat, vescovo ausiliare di Basilea, e da Marlies Höchli, del Consiglio delle donne della CES, mentre la delegazione della Lega svizzera delle donne cattoliche da Iva Boutellier, membro del comitato, e Simone Curau-Aepli, presidente. Vi hanno preso parte anche Erwin Tanner, segretario generale della CES, e Karin Ottiger, co-direttore generale della LSFC. (TC))

3 febbraio - REGNO UNITO Appello vescovi al governo: sostenere giustizia e pace nel Tigray

(VNSIntensificare l’assistenza per le vittime delle violenze nella regione del Tigray, in Etiopia, e sostenere le iniziative di pace: è quanto chiede la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles al governo britannico, in relazione al Paese africano, da novembre 2020 divenuto teatro di guerra tra le forze regolari etiopiche e quelle del Fronte popolare di liberazione del Tigray. Un conflitto che ha già provocato molte vittime e oltre un milione di sfollati. In una lettera a firma di Monsignor Paul Swarbrick, responsabile per l’Africa dei vescovi inglesi, si legge: "Siamo consapevoli delle atrocità avvenute nel Tigray e del proseguimento del conflitto, senza pace in vista. Siamo altresì particolarmente preoccupati per le notizie su numerosi casi di violenza sessuale e sottolineiamo l’urgente bisogno di garantire la protezione dei gruppi vulnerabili, specialmente delle donne e delle ragazze”. Al contempo, i presuli di Inghilterra e Galles lanciano l’allarme sull’emergenza umanitaria: “Molte persone muoiono ogni giorno per mancanza di cibo, acqua, medicine e altri beni essenziali – affermano - Questa situazione è aggravata da blocchi che impediscono alle agenzie di soccorso di raggiungere gli sfollati, fuggiti dai combattimenti”. Di qui, l’appello dei presuli ad un intervento urgente da parte del governo britannico: "Poiché la situazione continua a peggiorare – spiega Monsignor Swarbrick – vi imploro di raddoppiare l'assistenza del Regno Unito alle persone colpite dal conflitto e il sostegno diplomatico per le iniziative di pace”. L’auspicio del presule è che si possa “ribadire l'importanza fondamentale che ogni parte in causa rispetti il diritto internazionale, anche in relazione alla sistemazione sicura dei rifugiati”. La lettera del vescovo si conclude con l’esortazione, rivolta ai fedeli, alla preghiera per la popolazione del Tigray e per tutti coloro che operano in favore della giustizia e della pace. Infine, la Chiesa cattolica inglese ricorda che si possono sostenere le iniziative del Cafod, l'agenzia cattolica per lo sviluppo oltremare legata alla Conferenza episcopale nazionale, che da diversi mesi sta fornendo assistenza umanitaria all’Etiopia. In particolare, “si stanno sostenendo i centri locali sanitari per fornire cure vitali e medicine alla popolazione, nonché aiuto psico-sociale alle comunità più colpite dal conflitto”. Ulteriori aiuti riguardano la costruzione di alloggi temporanei per gli sfollati e la distribuzione di generi alimentari e di kit igienico-sanitari e di prima necessità alle famiglie maggiormente in difficoltà. Insieme alla Caritas Internationalis e alla Chiesa cattolica etiope, è stata organizzata anche la fornitura di acqua potabile per 30mila persone e il supporto nutrizionale per oltre 50mila bambini minori di 5 anni. Infine, si sta lavorando a progetti a lungo termine che includono la donazione di sementi e di materiale educativo alla popolazione locale. (IP)

3 febbraio - STATI UNITI Mercoledì delle Ceneri: colletta vescovi per Europa centrale e orientale

Si terrà il 17 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, la speciale colletta che la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) ha indetto in favore dei cattolici dell’Europa centrale e orientale. Un gesto che - spiegano i presuli sul loro sito web - vuole “portare speranza” nella regione, dove si continua a lavorare per ricostruire la vita religiosa e le attività di assistenza sociale, impedite per anni dal regime sovietico. “I cattolici dell’Europa centrale e orientale – sottolinea l’Usccb - hanno sopportato decenni di persecuzione anti-religiosa sotto il dominio sovietico ed hanno urgente bisogno di aiuto”. Per questo, la colletta del 17 febbraio servirà a “sostenere i seminari, la Pastorale giovanile, i servizi sociali e i centri pastorali, così come la costruzione e la ristrutturazione di chiese in 28 nazioni”. Quest’anno, un focus particolare sarà dedicato “alla comunità cattolica del Kirghizistan”, Paese “spesso paragonato alla Svizzera per la sua bellezza e alla Siberia per la sua storia”: qui, infatti, venivano deportati le persone di origine polacca e tedesca ritenute dissidenti. “Durante la mia visita in Kirghizistan nel 2019 – spiega Monsignor Jeffrey M. Monforton, presidente della Sotto-commissione dell’Uscbb per l'aiuto alla Chiesa nell'Europa centrale e orientale - sono rimasto commosso e colpito dal fervore religioso della gente, compresi i giovani, che riempiva le chiese". "Una delle esperienze più toccanti del mio ministero – racconta - è stata quella di amministrare il sacramento della Confermazione ad una donna anziana, residente in una casa di riposo. Era stata battezzata da bambina, ma i suoi genitori avevano avuto paura di farle fare la cresima. Per molti, molti anni ha pregato per ricevere il sacramento e quindi ha visto la mia visita come una risposta alle sue preghiere”. “Incoraggio i cattolici a sostenere la colletta del 17 febbraio – conclude il presule - perché i progetti sostenuti dalla generosità dei fedeli degli Stati Uniti avranno un impatto positivo sulla vita di molti fratelli dell'Europa centrale e orientale". Da ricordare che, nel 2020, la Sotto-commissione presieduta da Monsignor Monforton ha devoluto 6,1 milioni di dollari in finanziamenti per 323 progetti in 25 Paesi. (IP)

3 febbraio - GUYANA FRANCESE Un anno fa, pubblicata “Querida Amazonia”. Monsignor Lafont: documento profetico

Un documento “profetico”: così Monsignor Emmanuel Lafont, vescovo emerito di Cayenne, nella Guyana francese, definisce l’Esortazione apostolica di Papa Francesco “Querida Amazonia”, ad un anno esatto dalla sua pubblicazione. Il testo è frutto del Sinodo speciale per la Regione panamazzonica, svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2019, e che ha coinvolto nove Paesi di quel territorio, ovvero: Brasile, Venezuela, Guyana francese, Guyana britannica, Suriname, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia.  Diffusa il 2 febbraio 2020, l'Esortazione mirava a fornire alcune risposte alle sfide ecologiche, sociali e pastorali di quella regione dell’America Latina. Dal documento, sottolinea il presule in un’intervista pubblicata dall’agenzia cattolica Cathobel, emerge che “tutto sulla Terra è collegato” e che i danni che l’uomo provoca all’ambiente fanno sorgere “nuove sfide”. “È urgente capire tutto ciò”, aggiunge il vescovo emerito che nel 2019 era ancora in carica ed ha partecipato al Sinodo, auspicando un cambiamento, “una conversione” nello stile di vita dell’umanità. Ricordando, poi, che “Querida Amazonia” riporta quattro “sogni” di Papa Francesco per il territorio – un sogno sociale, uno culturale, uno ecologico ed uno ecclesiale – Monsignor Lafont aggiunge: “L’Esortazione apostolica è stata molto ben accolta in Amazzonia: il suo stile coinvolgente e i sogni che esprime sono stati molto apprezzati”. Numerose, infatti, le iniziative che ne sono derivate: basti pensare, spiega il presule, al “Sinodo della Guyana francese”, svoltosi un anno fa e che, proprio a partire da “Querida Amazonia”, ha messo l’accento “sulla riduzione delle disuguaglianze e la salvaguardia del Creato”. Non solo: Monsignor Lafont ricorda che ad ottobre 2020 si è svolta “la prima Assemblea Plenaria della Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia (Ceama), organismo nato proprio dal Sinodo e che riunisce vescovi, religiosi e laici”. Inoltre, l’Esortazione apostolica, che tra i diversi temi affronta anche quello della difficoltà di ricevere l’Eucaristia per i fedeli residenti nelle zone più remote dell’Amazzonia, è servita da strumento di riflessione in questo tempo di pandemia, in cui il divieto di celebrare la Messa con concorso di popolo per evitare la diffusione dei contagi ha costretto molte persone a restare lontane dal Sacramento della Comunione. Ma ciò è stata occasione di riflessione, conclude Monsignor Lafont: “Ai fedeli, ho spiegato che era arrivato il momento di condividere di più la prima parte dell’Eucaristia, cioè la Parola. Ci siamo trovati in esilio, proprio come il popolo ebraico in passato. E come quel popolo, abbiamo riscoperto la potenza della Parola del Signore, l’abbiamo onorata, meditata e condivisa di più, sentendoci in comunione con tutti i cristiani”. (IP)

2 febbraio - BELGIO Un questionario voluto dai vescovi rivela in che modo i fedeli stanno vivendo l’attuale crisi sanitaria

“Invitiamo i cristiani e le loro comunità a continuare ad avere speranza nella preghiera, nel discernimento e nella creatività. A trarre anche insegnamenti dalle esperienze, perché tutti gli sforzi compiuti non siano vani, ma ispirino nuovi modi di vivere da cristiani, nel servizio fraterno, nella preghiera e attraverso le celebrazioni”: è quanto scrivono ai fedeli i vescovi del Belgio dopo averli invitati a rispondere, lo scorso ottobre, a un questionario sull’attuale crisi sanitaria. La Conferenza episcopale ha pubblicato il documento “Cerchiamo di essere anticorpi contro il virus dell’indifferenza” per condividere le riflessioni di quanti hanno aderito all’indagine ricerca e per incoraggiare i cristiani ad affrontare la pandemia e le sue conseguenze. La ricerca rivela che “molti cristiani vedono questa crisi come un kairos, un ‘momento di verità’ che rivela i punti di forza e di debolezza non solo della nostra Chiesa, ma anche della nostra società”. Dalle risposte fornite sono emersi i drammi vissuti in questi mesi, personali, sociali, economici e spirituali, ma anche la consapevolezza che a viverli sono migliaia di persone in tutto il mondo; il coraggio di quanti si sono posti al servizio degli altri; le miriadi di iniziative concrete; le esigenze della vita spirituale; l’importanza dei media e dei social network, per i contatti interpersonali e per le celebrazioni, ma anche il rischio di una frammentazione. Il questionario dei vescovi lascia emergere, poi, le tensioni tra chi ritiene che priorità della Chiesa debba essere il ripristino di tutte le liturgie - che tuttavia dipende dalle misure sanitarie stabilite dai Governi Federali e Regionali -, e chi considera, invece, essenziale la solidarietà verso le persone più colpite dalla pandemia; quelle tra chi crede che la Chiesa faccia “troppo poco”, e chi, al contrario, testimonia i frutti della creatività di cristiani, comunità ed organizzazioni. Ma per i vescovi “le diverse dimensioni della vita cristiana, lungi dall’essere opposte, si rafforzano a vicenda”. Concludendo poi le loro considerazioni i presuli ricordano le parole di Papa Francesco nel libro ‘Ritorniamo a sognare’: “Se vogliamo uscire meno egoisti da questa crisi, dobbiamo lasciarci toccare dalla sofferenza degli altri”. Quindi assicurano le loro preghiere per quanti hanno perso la vita a causa del Covid-19 e per i loro cari che non hanno potuto accompagnarli, umanamente e spiritualmente, come avrebbero voluto. (TC)

2 febbraio - VATICANO Gregorio di Narek, Giovanni D'Avila e Ildegarda di Bingen iscritti nel Calendario Romano

Iscritte nel Calendario Romano Generale le memorie facoltative di san Gregorio di Narek (27 febbraio), san Giovanni D'Avila (10 maggio) e santa Ildegarda di Bingen (17 settembre). Lo ha decretato Papa Francesco “considerando i recenti riconoscimenti del titolo di dottore della Chiesa a particolari figure di santi d’Occidente e di Oriente”. Le nuove memorie dovranno essere indicate in tutti i Calendari e Libri liturgici per la celebrazione della Messa e della Liturgia delle Ore e i testi liturgici da adottare dovranno essere tradotti, approvati e pubblicati a cura delle Conferenze Episcopali. “La santità si coniuga con la conoscenza, che è esperienza, del mistero di Gesù Cristo, indissolubilmente congiunto al mistero della Chiesa" si legge nel decreto che porta la data del 25 gennaio 2021. "Questo legame tra santità e intelligenza delle cose divine ed insieme umane, rifulge in modo del tutto particolare in coloro che sono stati ornati del titolo di 'dottore della Chiesa'”. Il monaco san Gregorio di Narek è vissuto molto probabilmente intorno all’anno 950 ad Andzevatsik in Armenia, oggi territorio turco. Fu un fine teologo, poeta e scrittore religioso. Nella sua teologia si ritrovano importanti elementi di mariologia, tra cui il preannuncio del dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato più di ottocento anni dopo. Nel 2015 Papa Francesco lo ha dichiarato “Dottore della Chiesa universale” con la Lettera apostolica “quibus sanctus Gregorius Narecensis Doctor Ecclesiae universalis renuntiatur”. Visse nel secolo XVI in Spagna, san Giovanni d’Avila che divenuto sacerdote voleva recarsi nelle Indie come missionario, ma l’arcivescovo di Siviglia lo trattenette in patria per destinarlo alla predicazione in Andalusia. Immeritatamente accusato di eresia dall’Inquisizione, fu poi scagionato dalle ingiuste accuse. Sarà consigliere e amico di grandi santi e uno dei maestri spirituali più prestigiosi e consultati del suo tempo. Tra essi Sant’Ignazio di Loyola, Santa Teresa d’Avila e San Giovanni di Dio. Canonizzato nel 1970, Benedetto XVI lo ha proclamato “Dottore della Chiesa” il 7 ottobre del 2012. Una donna dotata di un’intelligenza straordinaria, genio poliedrico ed eclettico, Sant’Ildegarda di Bingen, vissuta nel XII secolo, fu monaca benedettina e badessa, scrittrice, mistica, filosofa e teologa, compositrice di musica, esperta di scienze naturali e medicina, consigliera di principi, Papi, imperatori. Nel 2012 è stata dichiarata Dottore della Chiesa da Benedetto XVI. (DD)

2 febbraio  - PAKISTAN I Padri Camilliani iniziano ufficialmente la loro missione in Pakistan

I Padri Camilliani hanno ufficialmente iniziato la loro missione in Pakistan. Presenti nel Paese con qualche confratello dai primi anni 2000, sia pure in modo discontinuo, nei giorni scorsi hanno aperto la loro prima casa a Karachi. A benedirla - riporta l'agenzia Ucanews - è stato l’arcivescovo della città, il cardinale Joseph Coutts. “Sono felice che il vostro lavoro cominci proprio qui. È un lavoro necessario”, ha detto il porporato durante la cerimonia. “Troppo spesso ci dimentichiamo dei malati. Non siamo adeguatamente attrezzati”. Per l’occasione è giunto anche un video-messaggio di padre Luigi Galvani, superiore della Delegazione Camilliana indonesiana. “Questo è sicuramente un giorno storico per noi”, ha affermato il superiore congratulandosi con padre Mushtaq Anjum, unico sacerdote camilliano pakistano a cui si deve la realizzazione dell’impresa. Una vocazione, quella di padre Anjum, ispirata proprio dal lavoro svolto dai Camilliani che hanno iniziato una prima forma di presenza in Pakistan nel 2001 con lo stesso padre Galvani, insieme un confratello padre Rino Metrini. Da allora i Camilliani hanno continuano ad aiutare il Paese, sia pure a distanza. Infatti, nel 2010, hanno iniziato diversi progetti di sostegno e di aiuto ai malati in tre diocesi di Faisalabad, Multan e Hyderabad. Nel 2011, per iniziativa di fratel Luca Perletti, allora Segretario Generale dei Camilliani è stata fondata la Famiglia Camilliana Laica pakistana (Fcl) i cui membri dal 2012 operano anche come ministri straordinari della Comunione in diverse località del Paese. L’emergenza sanitaria del Covid-19 ha visto la Fcl impegnata in prima linea, in particolare nella distribuzione di generi alimentari alle famiglie più bisognose. La presenza stabile in loco dovrebbe incoraggiare in futuro anche altre vocazioni locali. (LZ)

2 febbraio - IRLANDA Messa di ringraziamento di monsignor Farrell da arcivescovo di Dublino: vengo con la speranza nel cuore

La lucida consapevolezza delle proprie inadeguatezze, ma anche la certezza che le difficoltà della vita vadano vissute come un tempo di grazia: c’è tutto questo nell’omelia della prima Messa da arcivescovo di Dublino di monsignor Dermot Farrell, celebrata in cattedrale oggi, Festa della Presentazione del Signore ma anche Giornata della Vita Consacrata. "Oggi mi trovo davanti a voi più che consapevole delle mie inadeguatezze.  Ma io e voi siamo anche davanti a Dio, il dispensatore di doni ... la fede ci chiede di vedere le difficoltà della vita come un tempo di grazia”, ha detto il presule, che ha poi ricordato la festa odierna: “La Presentazione del Signore è la storia di una giovane donna e di un giovane uomo che rendono grazie a Dio per il dono del loro bambino. È anche la storia di due figure profetiche, una donna e un uomo più anziani, che hanno riconosciuto il significato di ciò che si stava svolgendo davanti ai loro occhi.  È in questo giorno che abbraccio il ministero che mi è stato affidato dalla Chiesa: questa mattina assumo il mio ruolo di vescovo di questa diocesi”. “Sono felice di abbracciare questa nuova missione. Vengo a voi con la speranza nel cuore. Non è una speranza ingenua che tutto andrà meglio domani, ma una speranza che nasce da una convinzione che trascende questi giorni difficili che stiamo vivendo, e una speranza che trascende i limiti delle nostre capacità – ha proseguito - la fede non è un invito a sopportare le difficoltà e le frustrazioni della vita. Piuttosto, la fede ci chiede di vederle come un tempo di grazia. Questo tempo, con tutte le sue frustrazioni e paure, è ricco di possibilità, già portatore del futuro, traboccante di Cristo. Dobbiamo abbracciare il futuro: dopo tutto, l'oggi e il domani sono il dono di Dio per noi”. Il pensiero va, poi, a coloro con i quali condivide la vocazione e il cammino sacerdotale: “Oggi è anche il giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata mondiale della Vita consacrata, un'occasione per ringraziare il Signore per il dono delle vite date a Dio, vite di impegno al servizio del Vangelo e della missione della Chiesa, e di testimonianza profetica della presenza e del significato di Gesù”. “Sono particolarmente felice di assumere questo nuovo ruolo nella Giornata Mondiale della Vita Consacrata.  Le donne e gli uomini che dedicano la loro vita alla chiamata del Vangelo sono il cuore della vita della nostra Chiesa. Senza il loro servizio, senza la presenza delle loro comunità, la nostra Chiesa sarebbe una Chiesa molto diversa”, ha detto ancora. Sulla propria missione di vescovo che inizia oggi a Dublino ha affermato: “Siamo qui per ‘preparare la via del Signore’ per la prossima generazione, nostro compito è discernere ciò che è vivificante nel patrimonio di fede della Chiesa e, soprattutto, di portare in modo appropriato ed efficace la buona notizia agli uomini del nostro tempo". “Attendo con ansia la vostra continua collaborazione e il vostro sostegno, mentre insieme continuiamo a servire il popolo della diocesi – si è rivolto ai fedeli - quanto è importante sognare insieme... da soli, rischiamo di vedere miraggi, cose che non ci sono. ‘I sogni, invece, si costruiscono insieme’. Tutti in questa diocesi - laici, sacerdoti e diaconi, religiosi, tutti coloro che abbracciano i carismi apostolici, così come le donne e gli uomini chiamati a una via più contemplativa - hanno qualcosa di essenziale da contribuire al futuro della fede a Dublino”. Piene di speranza le parole sul futuro: “Il futuro è un dono di Dio per noi. Vengo a Dublino conoscendo pochi di voi, ma questa è la nostra esperienza in tutta la vita: veniamo in posti nuovi, incontriamo nuove persone, e siamo cambiati, siamo arricchiti.  Viviamo in modi nuovi.  Non esiste un piano preconfezionato per affrontare la realtà in cui ci troviamo.  C'è una direzione; ci sono indicatori di via e li conosciamo bene: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, generosità, fedeltà, dolcezza e autocontrollo. Ci chiamano a costruire o a ri-costruire parrocchie segnate dall'accoglienza, dall'apertura, dal perdono, dalla resilienza e dal coraggio.  Ci chiamano al servizio di comunità che mettono in pratica nuovi modi di vivere nella nostra casa comune”. “Ho iniziato questa, la mia prima omelia come arcivescovo di Dublino, riconoscendo la mia gratitudine al clero, ai religiosi e ai fedeli laici.  La chiudo ringraziando Dio per tutti coloro che hanno fatto parte del mio cammino vocazionale.  Ho un debito di gratitudine verso i miei defunti genitori, Carmel e Dermot, i miei fratelli e sorelle, i vicini, gli amici, gli insegnanti, la gente delle parrocchie di Castletown-Geoghegan, Mullingar, Tullamore e Dunboyne, gli studenti e il personale del Saint Patrick's College, Maynooth e del Pontificio Collegio Irlandese, Roma, e la gente, i sacerdoti e i vescovi delle diocesi di Meath e Ossory e i miei fratelli vescovi – ha concluso monsignor Farrell - in molteplici modi, ognuno di voi mi ha formato per questo nuovo ministero e ha testimoniato per me cosa potrebbe e dovrebbe essere il vero ministero sacerdotale. Come Maria, la Madre del Signore, dobbiamo trovare il nostro posto nella storia di Dio.  Affido il mio ministero episcopale alle cure materne della Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa e patrona di questa Pro-Cattedrale”. (RB)

2 febbraio - FRANCIA Vescovi ribadiscono il fermo impegno della Chiesa nella lotta all’antisemismo

“La lotta contro l’antisemitismo riguarda tutti e i vescovi francesi affermano la loro ferma volontà di lavorare insieme a quanti e quante sono impegnati in questa lotta”. È uno dei passaggi chiave della Dichiarazione "Lottare insieme contro l'antisemitismo e l'antigiudaismo sarà il banco di prova di ogni vera fraternità" firmata dai membri del Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese (Cef), i quali il presidente monsignor Éric de Moulins-Beaufort.  Il documento è stato consegnato lunedì 1.mo febbraio al Rabbino capo di Francia, Haïm Korsia, e al presidente del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia), Francis Kalifat, ricevuti per la prima volta in maniera solenne e ufficiale nella sede nella sede della Cef a Parigi. I vescovi francesi hanno da tempo rapporti intensi e regolari con la comunità ebraica e hanno lanciato ripetuti appelli per il rispetto reciproco e la pacificazione della società dopo gli attentati e gli omicidi fondamentalisti che hanno insanguinato negli ultimi tempi la Francia. Nell’attuale contesto di risorgente antisemitismo, la Conferenza episcopale ha voluto tuttavia lanciare un messaggio forte alla comunità ebraica francese con un appello “ad essere particolarmente attenti” a questo fenomeno che - affermano - è un problema che riguarda tutti. Tale appello – evidenzia il documento –  è “tanto più urgente in quanto, negli ultimi anni, abbiamo assistito a una preoccupante banalizzazione della violenza con il proliferare di parole e azioni che esprimono discriminazione e razzismo. I social network, che, di per sé, rappresentano una grandissima opportunità di comunicazione e trasmissione, sono anche uno spazio di espressione individuale e collettiva che non conosce, limiti beneficiando dell’anonimato che troppo spesso porta ai peggiori eccessi”. Per i cattolici – ricordano i vescovi francesi –la preoccupazione per la rescrudenza dell’antisemitismo si iscrive nella filiazione spirituale che lega i cristiani all'ebraismo, come avevano già ricordato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: "Se la fede in Gesù ci distingue e ci separa, essa ci obbliga anche, ricordando le ore terribilmente buie della storia e conservando la memoria delle vittime della Shoah e degli omicidi antisemiti degli ultimi decenni, a riconoscere che guarire dall'antisemitismo e dall'antigiudaismo è il fondamento indispensabile di una vera fraternità universale". In questo impegnativo “percorso di guarigione”, i vescovi francesi esortano infine "non solo i cattolici, ma anche tutti i loro concittadini a lottare con forza contro tutte le forme di antisemitismo politico e religioso in sé e intorno a sé". (LZ)

2 febbraio - REPUBBLICA CECA On line gli esercizi di lectio divina dei Padri Pallottini

Pregare partendo dalla Parola di Dio quotidiana: è questo l’obiettivo degli esercizi di lectio divina proposti da 14 monaci di 9 ordini diversi che hanno unito le forze per accompagnare spiritualmente tutti i partecipanti alla lectio divina su internet. L'iniziativa fa capo ai Padri Pallottini. Come riferisce il sito della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca, infatti, dal 17 al 23 gennaio scorsi si è svolto il secondo esercizio di lectio divina on line, questa volta sul tema "La Vergine Maria, icona della salvezza". A questa forma di pratica spirituale hanno partecipato oltre 140 persone: coppie, persone sole, uomini e donne di vita consacrata e soprattutto sacerdoti che, come prevede la lectio divina, hanno ascoltato e pregato secondo la Parola di Dio del giorno. Una pratica che si ripete dall’inizio della pandemia. È stato Padre Martin Sedloň a introdurre i partecipanti alla via della lectio divina: "Fede significa scoprire l'opera di Dio nella nostra vita, è la Parola di Dio in noi, e noi siamo al centro della preoccupazione di Dio, proprio come lo era nella vita di Maria - ha detto - è possibile leggere molti articoli e libri sulla preghiera, ascoltare le testimonianze di chi prega, ma senza iniziare a pregare non serve a niente. È come raccontare all'affamato del pane: è possibile farlo, parlare del suo gusto e di come sazia, ma se non glielo diamo da mangiare, sarà inutile”, spiegano i sacerdoti Pallottini l'importanza della preghiera personale per la vita spirituale di uomo. I partecipanti agli esercizi erano accompagnati da un gruppo di sacerdoti e suore provenienti dalla Repubblica Ceca, dalla Slovacchia e dall'Italia, con i quali hanno potuto parlare quotidianamente al telefono. Questa forma di accompagnamento spirituale è stata utilizzata da 56 partecipanti agli esercizi. S. Doubravka Mazancova, sull’esperienza dell’ascolto, scrive: “Accompagnare i partecipanti a questi esercizi è stata per me una grande gioia e incoraggiamento. Nell'atmosfera intima delle conversazioni telefoniche, ho potuto ‘vedere’ Dio che guidava ogni persona in modo unico verso se stesso. L'accompagnatore è solo un testimone di questo incredibile processo, non è il suo iniziatore o creatore. Ogni volta che vedo come Dio opera in un’anima anima, è fonte di grande incoraggiamento per me. Sono anche grata delle riunioni on line quotidiana del team organizzativo: ci ha permesso di lavorare insieme da diverse parti del mondo e allo stesso tempo di ravvivare i rapporti con altri religiosi”. Il programma degli esercizi consisteva in due introduzioni quotidiane alla preghiera sul canale YouTube, una meditazione individuale della Parola di Dio e una Messa in onda dalla chiesa di pellegrinaggio della misericordia di Dio a Slavkovice. Chi ha partecipato per la prima volta a questo tipo di esercizio ha conosciuto un nuovo modo di pregare, altri hanno potuto approfondire il loro rapporto con la Parola e tutti insieme soprire la Verità di come la parola di Dio "si fa carne" e si compie nella loro vita. (RB)

2 febbraio - POLONIA Aborto. Maxi campagna delle forze pro-life: oltre mille cartelloni in tutto il Paese

La Polonia si è espressa a favore della vita: sono oltre mille, infatti, i cartelloni pubblicitari apparsi in questi giorni in molte città del Paese in favore della vita. È la maxi campagna promossa dalle forze pro-life che in questo modo vogliono far sentire la loro voce nel dibattito pubblico sull’aborto. Il 22 ottobre scorso, infatti, il Tribunale costituzionale polacco ha dichiarato incostituzionale l'aborto in caso di alta probabilità di danno grave e irreversibile al feto o di una malattia incurabile che ne minacci la vita, mantenendo, invece, la possibilità di interrompere la gravidanza in caso di stupro o incesto. La sentenza ha scatenato un'ondata di proteste organizzate da gruppi pro-abortisti giunta fino ad attacchi alle chiese, che ha ritardato l’entrata in vigore della norma. Da parte pro-life, invece dalla fine di novembre, in decine di città sono apparsi poster con messaggi in favore della vita: il più esplicito raffigura un utero materno a forma di cuore, all'interno del quale si vede un bambino in posizione fetale. Nessun sottotitolo o slogan. Dietro questa campagna c'è la Fondazione Nostri Bambini - Educazione, Salute, Fede che motiva così: “Abbiamo voluto che ognuno nella propria coscienza potesse giudicare e interpretare il messaggio che arriva dal poster”. A dicembre erano apparsi altri poster di grande formato con slogan come: "Penso, sento, non uccido", "Dò la vita, ci tengo", "Scegli la vita" o "Ogni vita è un dono". La motivazione della Sentenza dello scorso ottobre è stata resa pubblica solo il 27 gennaio scorso a causa delle proteste. Si tratta di un documento di 154 pagine, dove tra l’altro si afferma che “la Repubblica di Polonia garantisce a tutti la protezione legale della vita” (art. 38 della Costituzione) e che la sua protezione è responsabilità delle autorità pubbliche (art. 30). Ogni limitazione della tutela giuridica della vita umana deve essere ‘assolutamente necessario’, cioè trattato come ultima risorsa assoluta”. Un handicap o una malattia incurabile di un bambino nella fase prenatale non può, dunque, determinare automaticamente l'ammissibilità dell’interruzione della gravidanza. L’aspetto da sottolineare è che il Tribunale ha dichiarato che l'onere di allevare un bambino gravemente e irreversibilmente disabile o malato terminale non può ricadere solo sulla sua famiglia, ma l’intera società deve farsene carico introducendo disposizioni che forniscano alla famiglia tutta l’assistenza e il supporto di cui necessita. Il 28 ottobre, in un messaggio ai polacchi pronunciato pochi giorni dopo la Sentenza della Corte costituzionale polacca, Papa Francesco aveva ricordato il messaggio di San Giovanni Paolo II sulla protezione della vita: "Per intercessione di Maria Santissima e del Santo Pontefice polacco, chiedo a Dio di suscitare nei cuori di tutti il rispetto per la vita dei nostri fratelli, specialmente dei più fragili e indifesi, e di dare forza a coloro che la accolgono e se ne prendono cura, anche quando ciò richiede un amore eroico”. L'arcivescovo Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, ha apprezzato la decisione della Corte, in quanto conferma che “il concetto di vita non degna di essere vissuta” è in diretta contraddizione con il principio di uno Stato di diritto democratico: “Nessuno in coscienza può negare ad altri il diritto di vivere, soprattutto a causa della sua malattia", aveva aggiunto. Dal 19 al 25 marzo 2021 prossimi, l’Associazione per la vita polacca ha indetto una settimana di preghiera in difesa della vita che inizierà nella memoria liturgica di San Giuseppe e si concluderà in occasione della Giornata della Santità della Vita, nell’Anno che Papa Francesco ha voluto dedicare proprio al padre putativo di Gesù. (RB)

2 febbraio - IRLANDA Giornata mondiale nonni e anziani. Monsignor Neary: grazie a loro preghiera al centro della vita familiare

“Come patrono dell'Associazione Cattolica dei Nonni, accolgo con grande favore l'annuncio del Santo Padre di istituire una Giornata mondiale di preghiera per i nonni e gli anziani che sarà celebrata dalla Chiesa universale ogni anno la quarta domenica di luglio, cioè la più vicina alla festa dei Santi Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù”. Commenta così, dalle pagine del sito dell’Episcopato irlandese, la notizia monsignor Michael Neary. “Questo annuncio arriva alla fine di un lungo processo di impegno e discussione tra l'Associazione Cattolica dei Nonni e la Santa Sede, e ringrazio il Nunzio Apostolico, l'Arcivescovo Jude Thaddeus Okolo, per il suo sostegno e la sua assistenza”, ha continuato il presule. L'Associazione dei Nonni Cattolici esiste per incoraggiare e assistere i nonni a trasmettere la fede cattolica ai loro nipoti e a mantenere la preghiera al centro della vita familiare. Lo fa, ad esempio, organizzando l'annuale Pellegrinaggio dei Nonni a Knock, organizzando appelli di preghiera per i nipoti, organizzando la Giornata dei Nonni nelle scuole e promuovendo la Preghiera Universale per i Nonni di Papa Benedetto XVI. “Attraverso questa iniziativa molto gradita, Papa Francesco sta evidenziando il ruolo molto importante che i nonni e gli anziani svolgono nel trasmettere la fede alle prossime generazioni di bambini. I nonni e gli altri membri della famiglia partecipano con orgoglio a tutte le importanti tappe sacramentali della vita dei giovani come Battesimo, Prima Comunione e Cresima – ha concluso monsignor Neary – è sempre molto edificante incontrare le tre generazioni in queste occasioni e condividere l'orgoglio e la gioia della famiglia.  I nonni sono spesso molto generosi con il loro tempo e la loro saggezza, insegnano delicatamente e amorevolmente ai loro nipoti le ben note preghiere e condividono il dono della fede in modo molto edificante”. (RB)

2 febbraio GERMANIA Formazione dei giornalisti cattolici: comunicare la Verità e cercare notizie in modo pulito

Fino al Primo marzo per tutti coloro che lo vorranno, è possibile presentare domanda d’iscrizione per i tirocini della scuola cattolica di giornalismo - Institut zur Förderung publizistischen Nachwuchses e. V. – in cui i giovani imparano il mestiere di giornalista per radio, televisione, giornali e media digitali. La forma del tirocinio biennale, che partirà il prossimo autunno, è una combinazione unica di scuola di giornalismo e formazione in redazioni cattoliche in varie città, come riferisce il sito della Conferenza episcopale tedesca.I tirocinanti si incontrano regolarmente per i seminari, che durante la pandemia di Coronavirus si stanno svolgendo nella formula della videoconferenza, in cui giornalisti esperti insegnano argomenti come la conduzione di interviste, ricerche, reportage, riprese video e social media. Oltre a lavorare nelle rispettive redazioni, i tirocinanti completano anche due o tre stage presso note aziende di media. "Il mio compito è quello di tradurre i molti numeri riguardanti la pandemia da Coronavirus per i nostri utenti", è la testimonianza di Manuel Mohr, giornalista che analizza dati presso il MDR Saxony-Anhalt. Dall'inizio della pandemia, ha fornito informazioni su statistiche, studi e analisi attraverso l'app e il sito web della testata. La sfida è stata farlo in un modo che la gente capisse: "Questo è il nostro contributo giornalistico per smascherare le notizie false, evitare confusione e malintesi", racconta. Per farlo, chiama le autorità, si fa spiegare i numeri e fa i conti da solo: "Ci facciamo furbi per rendere furbi gli altri". Mohr ha imparato la sua professione alla scuola cattolica di giornalismo ifp e presso l’ufficio stampa della diocesi di Würzburg. "Oggi che tutti possono diffondere disinformazione anche attraverso i social network, è ancora più importante che noi dell'ifp impariamo a produrre notizie ricercate in modo pulito", dice Denise Thomas, tirocinante dell'ifp alla Catholic News Agency. La Scuola Cattolica di Giornalismo si concentra sul lavoro di squadra e sul supporto professionale e personale intensivo. L'esperienza internazionale può essere acquisita attraverso stage all'estero, viaggi di giornalismo o seminari europei a Bruxelles. Dopo aver completato il tirocinio, la strada per tutti i settori dei media è aperta, come dimostra la rete di più di tremila laureati. (RB)

2 febbraio PAPUA NUOVA GUINEA - La via dello sviluppo sostenibile per fermare lo sfruttamento

È un legame stretto quello che unisce i missionari del Pime, il Pontificio istituto missioni estere, con la Papua Nuova Guinea. Quella terra dell’Oceano Pacifico fu nel 1852 la loro prima destinazione, con una spedizione di 7 persone. Una presenza interrotta nel 1855, dopo il martirio del beato Giovanni Mazzucconi, e ripresa nel 1981. Oggi nel Paese sono in 12 e a loro si aggiungono 28 suore dell’Immacolata. Dopo aver portato avanti negli anni vari progetti di sviluppo, i missionari del Pime hanno scelto di dedicare proprio alla Papua Nuova Guinea il Fondo Paese 2021, una raccolta di donazioni che nelle campagne 2019 e 2020 era stata destinata ad Amazzonia e Cina. La riflessione che li ha guidati parte dall’enciclica Laudato si’ del Papa che, nel 2015, scattava l’istantanea del Pianeta, denunciando il superamento di «certi limiti massimi di sfruttamento», senza che fosse stato risolto il problema della povertà. Eppure oggi, quasi sei anni dopo, in certi Paesi si sono aperte ulteriori “frontiere” di sfruttamento delle risorse naturali, alcune di queste proprio in Papua Nuova Guinea. Ne parla a Vatican News Giorgio Bernardelli, responsabile della comunicazione del Pime. L’equilibrio ambientale del Paese del Pacifico ha subito “un grave degrado nell’ultimo decennio a causa - spiega il Pontificio istituto missioni estere - di pratiche non sostenibili di utilizzo delle risorse, deforestazione, distruzione degli habitat naturali, inquinamento e cattiva governance del territorio”. Si tratta di uno dei luoghi, aggiunge Bernardelli, in cui “la nostra economia globale trova in maniera più facile quella abbondanza di materie prime di cui abbiamo bisogno”: oro, argento, rame, minerali in generale. “La Papua Nuova Guinea è una terra ricchissima da questo punto di vista ed è una terra in cui esistono anche nuove frontiere di questo sfruttamento. Uno dei problemi oggi più gravi - riferisce - è quello del sand mining, l'estrazione della sabbia. Ci sono intere aree della costa della Papua Nuova Guinea che rischiano di essere erose proprio per lo sfruttamento di questi materiali per l'esportazione. Ma ci sono progetti addirittura per il seabed mining, cioè per lo sfruttamento delle risorse sotto il mare, sui fondali marini”. Grazie al Fondo ‘S142 - Sorella Papua Nuova Guinea’, i missionari del Pime puntano a promuovere progetti e attività di sviluppo eco-sostenibile nelle missioni locali, che prevedono ad esempio la fornitura di energia elettrica e acqua utilizzando strumenti a basso impatto ambientale. (GA)

2 febbraio – BRASILE Istituzione Giornata mondiale nonni e anziani. La gioia del servizio di Pastorale per gli anziani

Grande gioia ed entusiasmo per la notizia dell'istituzione della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani da parte di Papa Francesco, è stata manifestata dal servizio di Pastorale per gli anziani del Brasile, attraverso la coordinatrice nazionale, suor Maria Lúcia Rodrigues, e il vescovo referente, monsignor José Antônio Peruso, che è anche arcivescovo di Curitiba. Ne dà notizia sul proprio sito la Conferenza episcopale brasiliana. Al termine della preghiera dell'Angelus di domenica scorsa, 31 gennaio, il Santo Padre ha infatti annunciato l'istituzione della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, da celebrare in tutta la Chiesa ogni anno la quarta domenica di luglio, in prossimità della festa di San Gioacchino e Sant’Anna: i nonni di Gesù. La nuova Giornata voluta da Francesco incoraggia a non dimenticare i nonni, la memoria e le radici che rappresentano per ognuno di noi. “La decisione del Santo Padre è stata motivata dalla situazione di isolamento in cui stanno vivendo gli anziani durante questo periodo di pandemia. Per il Papa, la memoria, le radici dei popoli e il legame tra le generazioni portato dagli anziani sono un tesoro da preservare. Nella mente del Papa, gli anziani e i nonni sono un vero "dono" di cui la gente spesso dimentica la ricchezza”, si legge. Secondo la Pastorale per gli anziani, il gesto del Papa rafforzerà certamente le attività dei propri servizi: un’azione gratuita che da 16 anni si occupa dell’accompagnamento mensile sistematico degli anziani più vulnerabili in tutto il Brasile, per un totale di 170 mila anziani assistiti nel Paese da 25mila operatori. Nel periodo della pandemia, tuttavia, per questioni di emergenza sanitaria alcune visite personali si sono dovute interrompere. "È attraverso azioni come quella del Papa che potremo dare sempre più visibilità e apprezzamento agli anziani di tutto il mondo. Una società che onora e accoglie i suoi anziani può guardare al futuro", conclude Suor Maria Lúcia Rodrigues. (RB)

2 febbraio  - MONDO Più di 5.000 senzatetto cambiano la loro vita dopo tre anni di collaborazione vincenziana

Tra le persone più vulnerabili ed esposte al contagio del Coronavirus ci sono loro: gli homeless, quei tanti “invisibili” senza una dimora fissa in cui sentirsi al sicuro dalle malattie, ma anche potere costruire la propria vita. Ed è a loro che è dedicata la Campagna “13 Case”, progetto lanciato nel 2018 dall’Alleanza della Famiglia Vincenziana con i senzatetto (FHA), istituita nel 2017 in occasione del quarto centenario del Carisma del fondatore, San Vincenzo de’ Paoli, con l’obiettivo di supportare quei programmi Vincenziani a favore dei senzatetto, consolidati ed emergenti in tutto il mondo, e sostenere il cambiamento sistemico globale per porre fine alla mancanza di una casa, in ogni sua forma. Per farlo, la FHA ha cercato di offrire un quadro a favore della collaborazione e lo scambio tra i vari rami della Famiglia Vincenziana. Nel 2018, l’Alleanza Famvin ha organizzato una prima Conferenza da cui è nata appunto la Campagna “13 Case”. Lo scopo era quello di cambiare la vita di 10mila persone senza fissa dimora in 5 anni. Ma ne sono bastati due perché la Campagna raggiungesse la metà del suo obiettivo, attraverso 54 progetti di cooperazione in 40 Paesi.  Ad oggi sono infatti più di 5mila i senzatetto che hanno cambiato la loro vita grazie alla collaborazione vincenziana: è quanto emerge dall’Impact Report, che copre i primi tre anni di lavoro di questa iniziativa globale. Il Rapporto riporta le testimonianze di cinque ex homeless di diversi Paesi: Véronique profuga burundese in Rwanda; Antônio Manuel, in Brasile; Rolando nelle Filippine;  Flore, che dalla Costa d’Avorio è giunta in Spagna, Ihor in Ucraina. Cinque storie di successo che testimoniano l’impegno concreto dei differenti Rami della famiglia vincenziana per cambiare la vita alle migliaia di persone senza fissa dimora che popolano le città nel mondo, spesso nell’indifferenza della società. Ma l’opera dei Vincenziani non si ferma qui. Oltre alla campagna "13 Case", l’Impact Report evidenzia anche le sue conferenze, e il successo dell'impegno di advocacy vincenziano, che nel 2020 ha portato alla prima risoluzione Onu che eleva la riduzione del numero dei senzatetto a traguardo misurabile nel Quadro degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati per il 2030.  Come parte della loro continua attività di sensibilizzazione, i membri della FHA hanno anche dato il loro contributo al libro “L’Insegnamento Sociale Cattolico e la mancanza di una casa”, in collaborazione con la Santa Sede. La FHA ha inoltre risposto ai recenti eventi, lanciando appelli di emergenza per sostenere la risposta vincenziana a Covid-19 e per sostenere le vittime dell’esplosione che ha devastato Beirut il 4 agosto scorso lasciando senza casa 300mila persone. Due appelli per la raccolta-fondi hanno sostenuto gli sforzi per l’emergenza gestiti da differenti gruppi vincenziani presenti in oltre 15 Paesi. Negli ultimi tre anni sottolinea nel Report il coordinatore Mark McGreevy  “la FHA è stata testimone della vivacità globale dei Vincenziani impegnati, su tutti i fronti a risolvere il problema della mancanza di un’abitazione, con il supporto dei suoi 14 ‘Ambasciatori’ formati ad hoc e provenienti da diverse parti della Famiglia Vincenziana di tutto il mondo”. Un impegno sottolinea McGreevy che proseguirà nei prossimi anni.  Una seconda conferenza su rifugiati e sfollati, prevista per il 2020, è stata riprogrammata nel 2021 a causa dell’attuale crisi sanitaria. Anche una terza conferenza, sugli abitanti delle baraccopoli, è fissata a breve. (LZ)

1 febbraio VATICANO BULGARIA Messa del cardinale Sandri per i quattro Beati Martiri della Bulgaria

Erano 2.618: politici, ufficiali dell’esercito, professori universitari e tanti religiosi, ortodossi ma anche cattolici: tutti condannati a morte il 1 febbraio 1945 (un centinaio giustiziati il giorno stesso) da una “Corte popolare” del nascente regime comunista bulgaro. Ed è in questa data simbolica che in Bulgaria si celebra ogni anno la “Giornata di riconoscimento e rispetto delle vittime dei totalitarismi ed in particolare del regime comunista”, istituita dal Governo bulgaro il 20 gennaio 2011. Una giornata commemorata dalle autorità civili e dalla Chiesa ortodossa bulgara alla quale si è unito spiritualmente oggi da Roma il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che stamani ha presieduto nella Basilica di San Bartolomeo all'Isola Tiberina, una Eucaristica votiva per i quattro Beati Martiri della Bulgaria, anch’essi vittime del regime comunista: il vescovo passionista di Nicopoli, monsignor Eugenio Bossilkov e i Padri Assunzionisti Pavel Dzidzov, Kamen Vichev e Josafat Scisckov condannati a morte e fucilati nel 1952. L'iniziativa, promossa a Roma dall'Ambasciata di Bulgaria presso la Santa Sede, si è svolta in collegamento streaming con il Paese visitato da Papa Francesco nel maggio del 2019, in occasione proprio del decimo anniversario dell'Istituzione della giornata commemorativa. Nell’omelia il cardinale Sandri ha evidenziato il filo rosso che lega i quattro martiri cattolici alle altre vittime del regime comunista in Bulgaria: “Con il loro martirio – ha detto - hanno testimoniato che i cattolici, bizantini e latini, oggi come allora, sono e vogliono essere veramente figli della Bulgaria, cittadini esemplari che contribuiscono alla sua crescita e al bene comune, accanto ai fratelli della Chiesa Ortodossa, ai Musulmani, agli Ebrei e agli uomini e donne di buona volontà”. Il loro sangue, ha osservato , citando le parole del Beato Bossilkov, è stato la garanzia per “uno splendido futuro per la Chiesa in Bulgaria”.  Ricordando il racconto del Vangelo sull'indemoniato di Gerasa, il cardinale Sandri ha quindi ammonito come questa eredità possa essere tenuta viva solo continuando a lasciarsi “trasformare ogni giorno sempre più a immagine di Cristo”. “Solo così – ha concluso - saremo capaci di rimanere vincitori di fronte alle antiche e nuove ideologie che anche nel mondo di oggi sfigurano il volto dell’altro trasformandolo da fratello in nemico, ergono muri, generano divisione, lasciando alla fine l’uomo più solo e il suo cuore più povero”. Con il cardinale Sandri hanno concelebrato i Superiori Generali dei Passionisti e degli Assunzionisti, e circa una decina di sacerdoti. Erano inoltre presenti alcuni membri del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede. Il Rettore della Basilica, don Angelo Romano, all'inizio del rito ha portato il saluto ai presenti, dopo quello dell'Ambasciatore di Bulgaria presso la Santa Sede, Bogdan Patashev. In occasione della celebrazione, il Superiore Generale dei Passionisti ha portato in dono alla Basilica di San Bartolomeo, che già conserva le reliquie dei padri Pavel Dzidzov, Kamen Vichev e Josafat Scisckov, una reliquia del Beato Bossilkov.  si tratta di una parte della camicia che i carcerieri restituirono alla sorella del presule, che andava a portargli il cibo in prigione, comunicandogli la morte del fratello. (LZ)

1 febbraio - MONDO La presentazione del Signore al tempio. Mantegna e l’annuncio della croce. AUDIO - FOTO

Il primo annuncio della croce narrato dal Vangelo. E’ il racconto della presentazione al tempio di Gesù. La Sacra Famiglia assolvendo alla legge di Mosè porta Gesù a Gerusalemme dove incontra Simeone. L’anziano profeta dice che il Bambino è “qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”. Poi rivolto a Maria aggiunge “anche a te una spada trafiggerà l'anima”. Rifiuto, smarrimento e infine accettazione del dolore e della morte, vissuti nella fede e nella speranza. C’è tutta questa gamma di sentimenti in ognuno di noi al cospetto della croce. Emozioni e stati d’animo che il pennello di Andrea Mantegna nel 1455 riesce a concentrare nell’esiguo spazio di 68,9x86,3 cm, tanto misura la tempera su tavola conservata alla Gemäldegalerie di Berlino. I personaggi, come scolpiti in un bassorilievo, appoggiati su una cornice marmorea, sembrano sconfinare dallo spazio dipinto a quello reale. Il pittore li rappresenta a mezzobusto concentrando l’attenzione sugli occhi e sulle mani, sul vedere e sull’agire, sulla relazione che intercorre tra loro. “Mantegna – spiega a Vatican News monsignor Vincenzo Francia, docente di Iconografia Mariana alla Pontificia facoltà “Marianum” di Roma e autore del libro “Maria attraverso la pittura” edito da Paoline – mette in risalto il momento più tragico del racconto evangelico. Simeone con uno sguardo intenso prende in braccio il Bambino e ringrazia Dio di avergli consentito di vedere la salvezza prima di morire; poi preannuncia che quel neonato è la luce del mondo, incontrerà l’opposizione delle tenebre e sarà segno di contraddizione”. Maria “partecipa e coglie il dramma che si sta per aprire davanti alla sua vita e a quella del Figlio. Da una parte vorrebbe consegnare il Bambino al profeta, ma dall’altra desidera tenerlo per sé. Lo sguardo della Vergine sembra perso”. L’altissima tensione psicologica è affidata da Mantegna all’intensità degli sguardi, enfatizzata dal fondo scuro della tavola: dal pianto contenuto del Bambino, al volto accigliato di Giuseppe, fino allo smarrimento di Maria. Nella scena è presente ogni uomo. “L’arte non è solo insegnamento, ma partecipazione e liturgia. E’ un invito ad entrare e partecipare dell’evento che ricordiamo e celebriamo”. Mantegna inserisce nel quadro il mondo degli affetti più intimi, i volti familiari di chi ama. Nella donna voltata sulla sinistra rappresenta la moglie Nicolosia, sorella del pittore Giovanni Bellini: “è una figura femminile che non vuole guardare, si rifiuta di accettare la prospettiva della croce e l’idea che l’amore per realizzarsi debba passare anche attraverso la sofferenza”. L’autore che conoscerà il lacerante dolore della perdita di due dei suoi quattro figli, si autoritrae nel giovane sulla destra rivolto a contemplare le quattro figure aureolate. La scelta di vestire i personaggi secondo la moda della Venezia del Quattrocento è una conferma del messaggio che il dipinto vuole trasmettere: nel racconto evangelico ci siamo anche noi. “Questa è la liturgia”, commenta monsignor Francia. “Noi non ripetiamo la morte di Cristo, ma siamo presenti e partecipiamo all’avvenimento della salvezza, accaduto una volta per sempre”. L’attualità del Vangelo, il suo essere valido e immutabile ieri, oggi e sempre ha portato sempre la Chiesa ad una costante attenzione verso il rinnovamento dei codici espressivi dell'arte. “E’ una costante del nostro linguaggio comunicativo: vale per la parola, per l’architettura, per la musica, per la pittura e la scultura. Il grande mistero dell’arte che nel Rinascimento e in quest’opera di Mantegna in particolare tocca uno dei suoi vertici massimi è quello di saper coniugare Bellezza e Verità, per aprire la strada al bene che si realizza anche attraverso la via della croce”.  (PO)

1 febbraio - LESOTHO Immigrazione. La strage dei rifugiati nel fiume Caledon. Allarme dei vescovi dell'IMBISA

“Il Caledon è diventato un abisso che inghiotte durante la stagione delle piogge i miei connazionali. Tentano di raggiungere a nuoto il Sudafrica alla ricerca di pascoli verdi e di fortuna. Con la diffusione del Covid la situazione è andata peggiorando e i morti annegati sono in sensibile aumento”. Ci troviamo alla frontiera con il Lesotho, dove il fiume Caledon attraversa la capitale Maseru, e per un tratto, delimita il confine con il Sudafrica. La denuncia degli eventi drammatici che stanno coinvolgendo soprattutto i Basotho, la popolazione bantu meridionale stanziata nei due paesi, arriva da Suor Clementine Sekantsi, religiosa che presta servizio nell'ufficio Migranti e Rifugiati della Conferenza Episcopale del Sudafrica (SACBC) a Johannesburg. “Non abbiamo più notizie di tante persone che hanno cercato di attraversare la frontiera” spiega Suor Sekantsi, rivelando che i rapporti delle forze dell’ordine parlano di morti annegati: “L’ultimo risale al 3 gennaio scorso. La polizia ha recuperato 7 corpi, ma è chiaro che le cifre sono ben più alte”. A loro, racconta, viene chiesto una sorta di doppio passaporto: “Quello tradizionale, e l’altro cosiddetto Covid-19 che, in sostanza, certifica che non si ha il virus. Ma tutto questo è impossibile. Soprattutto per i più poveri”. Le tensioni alla frontiera non riguardano solo il Lesotho, ma anche lo Zimbabwe e il Mozambico. Si cerca di passare per tornare nei luoghi di lavoro o a casa dopo aver trascorso un periodo di vacanza con le famiglie nei loro paesi di origine. Altri tentano di fuggire da paesi al collasso economico o da aree dove la pandemia sta mietendo vittime. Chi è riuscito ad emigrare legalmente ha trascorso diversi giorni in coda prima di oltrepassare il confine, senza alcuna assistenza. La situazione si è ulteriormente aggravata all’indomani della decisione del governo sudafricano di chiudere le frontiere fino al 15 febbraio. “Questo costringerà a cercare vie illegali per fuggire. Non è un caso che gli arresti alla frontiera sono sensibilmente aumentati” continua la religiosa. Preoccupazione è stata espressa dall’Associazione dei Vescovi di Angola, Botswana, Eswatini, Lesotho, Mozambico, Namibia, Sud Africa, Sao Tome e Principe e Zimbabwe (Imbisa) che, attraverso una nota ufficiale, hanno denunciato la mancanza del rispetto delle norme igienico-sanitarie soprattutto nelle aree di confine: “Centinaia di persone senza mascherine, assembrate, disidratate ed affamate. Non possiamo rimanere passivi di fronte a questo scenario anche perché ognuno di loro lascia la propria terra per cercare protezione e un ambiente sicuro” hanno scritto. “Molti sono tornati indietro perché non avevano i documenti in regola, ma in questi casi dobbiamo comprendere, accogliere e aiutare”. I presuli hanno poi invitato le autorità a “sostenere i gruppi che intendono intraprendere un viaggio per attraversare il confine. Soprattutto in questo periodo di pandemia”. L’auspicio è quello della pronta riapertura delle frontiere al fine di assicurare il rientro dei lavoratori. Inoltre è necessario fornire mezzi di sostentamento a chi è in difficoltà: “Innanzitutto porre la persona al centro. Non è pensabile di superare la crisi sanitaria senza un’assistenza a misura d’uomo”. (DD)

1 febbraio - POLONIA Giornata Mondiale Vita Consacrata. Monsignor Kiciński: ringraziamo il Signore per tutti coloro che rispondono alla sua chiamata

“Mentre celebriamo un'altra Giornata Mondiale per la Vita Consacrata, ringraziamo Dio per tutte le persone che hanno intrapreso questa vocazione", ha scritto monsignor Jacek Kiciński, presidente della Commissione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica della Conferenza episcopale polacca, in un messaggio per la Giornata per la Vita Consacrata, che sarà celebrata domani, e pubblicato sul sito dell’Episcopato.  Il presule ha ricordato che questa festa, comunemente chiamata la festa della Madonna del Tuono, è strettamente legata alla Candelora, simbolo della luce che dissipa le tenebre della nostra vita: "La fonte e il culmine della nostra preghiera è l'Eucaristia, la Santa Cena, che ci permette di rimanere in comunione con Dio. Solo con la forza che scaturisce dall'Eucaristia possiamo vincere ogni e rimanere costantemente nel cerchio della luce di Dio", ha scritto. Il presidente della Commissione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ha evidenziato la coincidenza delle due ricorrenze: "Dio ha scelto alcuni di noi per essere, nel cammino della vita secondo i consigli evangelici votati, un segno della vita futura per tutti. Mentre celebriamo un'altra Giornata Mondiale per la Vita Consacrata, ringraziamo Dio per tutti coloro che hanno intrapreso questa vocazione". “Venendo al tempio per l'Eucaristia, veniamo a creare una comunità di fede, speranza e amore – si legge ancora - la fede, che nasce dall'ascolto della Parola di Dio, può maturare solo in una comunità. La comunità è lo spazio per la sua crescita e il suo sviluppo. È nella comunità, tra le persone, che si può sperimentare l'amore e imparare ad amare veramente. La comunità è anche la nostra forza quando siamo deboli, il nostro sostegno quando cadiamo, ci aiuta ad andare avanti verso i nostri obiettivi, quando perdiamo la speranza". Monsignor Kiciński ha sottolineato che le persone consacrate sono il segno del senso della vita comunitaria: "Nella comunità della loro congregazione, istituto, nella comunità della Chiesa o semplicemente dove svolgono il loro ministero, senza separarsi dal Tempio, ci ricordano la presenza incessante di Dio nella nostra vita. La loro fedeltà nella preghiera e nel lavoro, in un mondo che sperimenta un indebolimento dei legami coniugali, familiari e sociali, assumono un significato particolare", ha sottolineato. "Oggi molte persone stanno vivendo una profonda crisi di fede, altre stanno abbandonando la comunità della Chiesa. In questa situazione le comunità religiose diventano una sorta di fonte di luce in un mondo immerso nelle tenebre della dispersione - ha scritto ancora - il tempo recente, segnato dal dramma della pandemia, è diventato per molti di noi una prova di fede e allo stesso tempo una prova di responsabilità reciproca. In questo spazio non mancava la presenza di persone consacrate che accorrevano e accorrono per aiutare i bisognosi, i malati, i sofferenti, le persone sole, i poveri e i dimenticati". "Ringraziamo tutte le persone consacrate che accompagnano la nostra vita quotidiana in modi così diversi. Sappiamo bene quante opere, troppo numerose per elencarle qui, intraprendono nella Chiesa e nel mondo. Che il buon Dio ricompensi la vostra dedizione e la vostra fatica con benedizioni quotidiane", ha concluso. (RB)

1 febbraio - MOZAMBICO Vescovo di Pemba: crisi umanitaria sempre più grave

La mancanza di aiuti e la stagione delle piogge aggrava la crisi umanitaria della Provincia di Cabo Delgado, in Mozambico, già devastata da un pesante conflitto iniziato nel 2017 che ha causato, finora, 2mila morti e 600mila sfollati. Dal 23 gennaio, inoltre, il Paese africano è flagellato dal ciclone Eloise che ha provocato oltre 260mila profughi e almeno 21 vittime. L’allarme arriva dal vescovo di Pemba, Monsignor Luiz Fernando Lisboa che, in un’intervista rilasciata all’agenzia cattolica portoghese “Ecclesia”, descrive la drammatica situazione della popolazione locale. “Le persone radunate nei campi-profughi della regione di Metuje, a circa 40 km da Pemba, vivono in tende molto precarie, flagellate dalla pioggia e con poco cibo a disposizione”. E intanto, il conflitto continua: “Negli ultimi giorni – sottolinea il presule – si sono verificati alcuni attacchi nelle città di Palma, Macomia e Nangade”. Di conseguenza, “la gente continua a fuggire per cercare rifugio altrove”, rendendo “sempre più difficile recuperare aiuti sufficienti per tutti”. Ringraziando, poi, Papa Francesco per la vicinanza dimostrata alla popolazione locale in diverse occasioni, non ultima l’udienza concessa a Monsignor Lisboa lo scorso 18 dicembre, il vescovo di Pemba ribadisce il proprio impegno ad essere “una voce attiva nella difesa del popolo mozambicano”, perché la missione della Chiesa è proprio quella di “dare voce a coloro che non la  hanno”. Al contempo, il presule evidenzia che l’attuale situazione di crisi ha costretto la Chiesa locale a “reiventarsi” per offrire “una nuova speranza” agli sfollati, soprattutto perché, una volta che il conflitto sarà finito, la ricostruzione della comunità locale richiederà “molti anni”. L’allarme di Monsignor Lisboa riguarda anche la crisi sanitaria provocata dalla pandemia da Covid-19 e che, finora, in Mozambico ha provocato oltre 38mila casi in totale e 367 decessi. Ma i numeri, purtroppo, sono in aumento in modo vertiginoso ed è per questo che il vescovo di Pemba lancia un appello per “una distribuzione più equa dei vaccini”, per evitare che arrivino in Africa solo all’ultimo, “dopo aver raggiunto tutti gli altri Paesi del mondo”. “Questo non sarebbe giusto”, conclude il vescovo. (IP)

1 febbraio - AUSTRALIA Catholic Social Services: ripresa economica sia guidata da ricerca bene comune

La solidarietà che ha ispirato la popolazione australiana nella lotta alla pandemia da Covid-19 deve guidare anche la ripresa economica del Paese: lo affermano i Catholic Social Services nazionali (Cssa), pubblicando un nuovo rapporto. Intitolato “Un’economia forte per un’Australia più forte. Costruire la nostra prosperità per servire il bene comune”, il documento delinea gli effetti dannosi della pandemia, soprattutto su alcune categorie più vulnerabili di lavoratori, ed offre una serie di strategie per sostenere un’economia incentrata sulla persona. In Australia, il coronavirus ha provocato quasi 29mila casi in totale e 909 decessi: numeri che sono “fonte di tristezza – spiega Ursula Stephens, amministratore delegato dei Cssa – anche se impallidiscono di fronte a quelli di altri Paesi. Tuttavia, il comportamento degli australiani nel limitare la diffusione dei contagi mostra la genuina preoccupazione che i cittadini hanno gli uni per gli altri”. I benefici derivanti da tale comportamento, infatti, “sono ricaduti su tutta la nazione” e lo stesso deve avvenire ora, con la ripresa economica. “Il bene comune è un principio saldamente radicalo nella Dottrina sociale della Chiesa – sottolinea ancora la Stephens – e quest’ultima è presente in gran parte della società australiana”, che la riconosce comunque, a prescindere dalla dimensione religiosa. Due i capisaldi fondamentali da evidenziare, aggiunge l’amministratore delegato dei Cssa: “la rilevanza della dignità del lavoro e la garanzia di una rete di sicurezza sociale”. Il rapporto dei Cssa, inoltre, riassume una serie di sfide-chiave che hanno affrontato l’economia e il mondo del lavoro ancor prima della pandemia, tra cui la sottoccupazione, la precarietà, la crescita lenta dei salari ed alcuni comportamenti immorali da parte dei datori di lavoro. Il suggerimento dell’organismo, quindi, non è tanto a ripristinare ciò che esisteva prima dell’emergenza sanitaria, quanto a fare emergere un sistema economico “nuovo e più equo”, soprattutto a partire – conclude a Stephens – da quel “rinnovato senso di interdipendenza comunitaria dimostrata negli ultimi 12 mesi”, così da arrivare “ad una situazione migliore per tutti gli australiani”. I Cssa rappresentano la rete nazionale australiana di organizzazioni cattoliche che forniscono servizi sociali e assistenza ai più bisognosi. Attualmente, si contano 650 siti in tutto il Paese che offrono aiuto e sostegno ad oltre 450mila persone all’anno, attraverso 10.600 impiegati e quasi 6mila volontari. (IP)

1 febbraio - GERMANIA #Coronavirus Festa di San Biagio: la benedizione della gola ai tempi della pandemia

Il 3 febbraio la Chiesa celebra la Festa in onore di San Biagio, venerato come protettore della gola. In questa giornata, tradizionalmente, è prevista una benedizione speciale che, come riferisce il sito della Conferenza episcopale tedesca, il presidente dei vescovi, monsignor Georg Bätzing, impartirà in diretta sui canali Facebook e Youtube dell’Episcopato, alle 12 di mercoledì 3 febbraio. "La benedizione è sempre un incoraggiamento. Dio è lì, non ci dimentica. Soprattutto nella situazione attuale, tali rassicurazioni sono importanti", spiega il presule, ricordando anche come la preghiera di mezzogiorno sarà trasmessa, oltre che su YouTube e Facebook, anche sui canali della Diocesi di Limburg. La benedizione di San Biagio è particolarmente sentita perché oltre a proteggere dalle malattie specifiche della gola, protegge da tutti i mali e viene pronunciata tenendo due candele accese incrociate. (RB)

1 febbraio - NICARAGUA #coronavirus. Cardinale Brenes presenta nuove disposizioni per attività pastorali

Continuare il cammino pastorale della Chiesa, in mezzo all’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19: con questo obiettivo, l’Arcivescovo metropolita di Managua, in Nicaragua, Cardinale Leopoldo José Brenes, ha presentato nei giorni scorsi le nuove disposizioni ecclesiali diocesane. Nel documento, il porporato esorta i fedeli a mantenere “con carità e disciplina” i protocolli sanitari di base già in vigore dall’ottobre 2020, adattandoli alla “realtà concreta di ogni comunità parrocchiale”. In particolare, l’Arcivescovo ha ribadito l’importanza di indossare sempre le mascherine, evitare gli assembramenti e realizzare gli incontri comunitari “in modo misto”, ovvero in parte in presenza, in parte on line, così da rispettare sempre “il distanziamento sociale”. I sacerdoti, inoltre, sono stati invitati a “prendere le dovute precauzioni igienico-sanitarie” prima di amministrare i Sacramenti. Un punto, nello specifico, riguarda lo svolgimento del Mercoledì delle Ceneri, che quest’anno cadono il 17 febbraio: facendo riferimento alla nota della pubblicata lo scorso 12 gennaio dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il Cardinale Brenes ha ricordato che i sacerdoti dovranno indossare la mascherina e recitare la tradizionale formula una sola volta, lasciando poi cadere le ceneri sul capo dei fedeli, senza dire null’altro. Inoltre, il porporato ha esortato il clero diocesano a ricordare ai fedeli che l’essenziale di questo “giorno penitenziale” è “il fermo proposito di conversione e di rinnovamento della vita battesimale”, così da vivere “un fruttuoso periodo quaresimale”. Infine, l’Arcivescovo di Managua ha ringraziato “la generosità” dimostrata dai cattolici in tutto il periodo dell’emergenza sanitaria, perché, nonostante le difficoltà economiche personali, essi hanno sostenuto le loro parrocchie, “testimoniando in tal modo la ricchezza evangelica” condivisa dai credenti. Dal Cardinale Brenes, quindi, l’auspicio conclusivo che tale disposizioni siano utili “per accompagnare e motivare il popolo di Dio in questo tempo di prova”. Da ricordare che, secondo le ultime stime, il Nicaragua ha fatto registrare, ad oggi 1.mo febbraio, 6.253 casi totali di Covid-19 e 169 decessi. (IP)

1 febbraio - MONDO Una pubblicazione della Cec approfondisce il tema dell’11.ma Assemblea prevista in Germania nel 2022

Una risorsa per le Chiese e i cristiani di tutto il mondo in vista dell’11.ma Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec), che si terrà a Karlsruhe, in Germania, dal 31 agosto all’8 settembre del 2022: questo vuole essere la nuova pubblicazione dell’organismo ecumenico sul tema dell’Assemblea “L’amore di Cristo conduce il mondo alla riconciliazione e all’unità”. Disponibile in inglese, francese, spagnolo e tedesco, il testo è frutto del lavoro di un gruppo internazionale di diverse aree geografiche e tradizioni confessionali ed evidenzia che l’Assemblea sarà un’opportunità per trovare ispirazione nell’amore di Dio Uno e Trino, rivelato in Cristo, che fluisce nell’umanità e in tutta la creazione mediante la potenza dello Spirito Santo. “L’amore di Cristo, che è al centro del tema dell’Assemblea, si colloca in un contesto trinitario - spiega il reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Cec - e sviluppa il punto di vista espresso nel documento ‘Concezione e visione comune del Cec’, secondo il quale fine dell’amore di Dio incarnato in Gesù Cristo è la riconciliazione e l’unità di tutti, del cosmo nel suo insieme”. Il reverendo Sauca aggiunge che il tema si concentra su cosa significhi, per le Chiese e per l’unità dei cristiani, affrontare insieme le tante sfide del mondo e testimoniare i valori evangelici comuni. Impegni che implicano apertura e attenzione al mondo intero, nonché dialogo e cooperazione con persone di altre fedi o senza convinzioni religiose, ma che condividono gli stessi valori. Per la professoressa Marina Kolovopoulou, moderatrice del gruppo redazione della nuova pubblicazione del Cec, “il tema dell’assemblea ci invita, in questo tempo travagliato per il nostro mondo, a riorientare la nostra esistenza verso l’unico Dio nella Trinità, verso la sorgente stessa della vita, che ha tanto amato il mondo da dare il suo unigenito Figlio”, e a darne testimonianza. “Questa riflessione sul tema della prossima Assemblea del Cec mira a incoraggiare i leader della Chiese e le congregazioni locali a meditare e discutere sull’importanza della compassione di Cristo in un mondo segnato dall’emergenza climatica, dall’ingiustizia economica sistemica, dalla rivoluzione digitale e dai populismi nazionali alimentati dalla paura dell’altro - afferma il pastore Odair Pedroso Mateus, assistente segretario generale del CEc e direttore della Commissione Fede e ordine -. Quando cristiani e Chiese si uniscono per affrontare queste sfide globali, crescono nell’amore per Cristo e dimostrano il suo dono di unità”. L’Assemblea del Cec si sarebbe dovuta svolgere quest’anno ma è stata rinviata a causa della pandemia di Covid-19. “Le Chiese della Germania non vedono l’ora di accogliere i membri dell’Assemblea e questa pubblicazione fornirà loro anche una guida mentre affrontano le sfide attuali pastorali come la profonda incertezza, le ambivalenze della rivoluzione digitale, il cambiamento climatico, la xenofobia e la pandemia” afferma Verena Hammes. segretaria generale del Consiglio delle Chiese della Germania e membro della redazione della pubblicazione del Cec. Secondo il pastore Kenneth Mtata, segretario generale del Consiglio delle Chiese dello Zimbabwe, la riflessione sul tema dell’Assemblea esplora come l’amore sia uno dei pilastri fondanti della fede cristiana, su cui si possono costruire fiducia e speranza, e sottolinea la necessità di un “ecumenismo del cuore” e di una ricerca dell’unità “non solo intellettuale, istituzionale e ufficiale”, ma basata anche sulla relazione, la preghiera comune e l’amore reciproco. “Un mondo che richiede amore profondo, convivenza, giustizia e speranza, ha bisogno di Chiese che siano visibilmente in comunione, che aspirino all’unità dove c’è divisione e che scoprano un nuovo futuro per l’umanità e per tutto il creato” conclude il pastore Mtata. (TC)

1 febbraio - REPUBBLICA CECA La preghiera di monsignor Graubner per i giovani che stanno prendendo decisioni sul futuro

Una presentazione delle varie alternative nell’ambito dell’istruzione ecclesiastica e un augurio a fare la scelta migliore per la propria vita: questo il contenuto della lettera pastorale che l’arcivescovo di Olomuc e presidente dei vescovi della Repubblica Ceca, monsignor Jan Graubner, ha inviato ai fedeli più giovani che in questo periodo sono alle prese con decisioni importanti per il futuro in merito agli studi da intraprendere, come riferisce il sito della Conferenza episcopale ceca.   “Preghiamo per i giovani che ora stanno prendendo decisioni importanti – ha scritto il presule - anche se stiamo attraversando un periodo di pesanti restrizioni a causa della pandemia da Coronavirus, per i nostri giovani è il momento di iscriversi alle scuole superiori o all’università”. Il presule pone l'attenzione sulle numerose scuole ecclesiastiche presenti nel Paese, come il liceo arcivescovile di Kroměříž, Prostějov o Velehrad, ma anche la scuola tedesca a Olomouc, o la scuola secondaria di pedagogia e scienze sociali dei Domenicani a Bojkovice, ma anche la Secondary Vocational School of St. Jan Bosek a Kroměříž. “Ho spesso sentito lamentele dai genitori per l’assenza di una scuola pratica. Oggi abbiamo una scuola con i seguenti campi di studio: Meccanista forestale, Riparatore di macchine forestali, agricoltore contadino e giardiniere, corsi triennali che conferiscono certificato di apprendistato. La scuola ha un dormitorio gestito da sacerdoti salesiani. Sono lieto di poter offrire alle famiglie credenti questa particolare offerta di aiuto ecclesiastico per preparare i loro figli alla vita in un ambiente religioso sano”, si legge ancora. Oltre alle scuole per gli studenti, ricorda il presule, c'è un'altra offerta di natura completamente diversa: è il seminario sacerdotale a Olomouc, destinato ai giovani che vogliono offrire se stessi per servire Dio e il prossimo, rispondendo, così, alla chiamata del Signore. “Mi rivolgo a voi, giovani che si stanno già diplomando o si stanno preparando quest'anno e hanno l'idea del sacerdozio, il desiderio di vivere per gli altri, di approfondire l’amicizia con Gesù e di aiutare le persone a non allontanarsi dal sentiero verso la salvezza. La vita sacerdotale non è comoda, ma è piena dell'avventura di Dio e ne vale la pena. Le domande per il seminario, che devono essere presentate all'arcivescovado entro la fine di marzo, saranno raccolte tramite il vostro sacerdote”. “Sorelle e fratelli, chiedo a ciascuno di voi di pregare per i nostri giovani che ora devono prendere decisioni importanti. Che l'esperienza, il buon esempio e la saggezza di vita degli adulti li aiutino nella loro coraggiosa ricerca. Con l'augurio della gioia dell'amicizia di Cristo, egli benedice ciascuno di voi dal profondo del suo cuore”, ha concluso. (RB)

1 febbraio - NIGERIA #coronavirus. Vescovi di Lagos: distribuzione vaccino sia equa e giusta

La distribuzione del vaccino anti-Covid19 sia “giusta ed equa”: lo chiedono i vescovi cattolici della Provincia ecclesiastica di Lagos, in Nigeria, nel comunicato conclusivo della loro Assemblea, svoltasi il 28 gennaio scorso presso la Chiesa locale di Sant’Agnese. La pandemia, si legge nella nota, ha bloccato “quasi ogni attività religiosa, socio-economica e politica nel Paese”; per questo, lodando “il clero, i religiosi e i fedeli laici per essere rimasti saldi nella fede”, i presuli sperano che il 2021 “inauguri una nuova speranza per l'umanità” nel contenimento dell’emergenza sanitaria. Purtroppo, le premesse non sono incoraggianti: “La Nigeria e il mondo intero – prosegue infatti il documento – continuano a vedere un aumento incessante del numero di persone che muoiono o vengono ricoverate in ospedale con gravi malattie a causa del coronavirus”, tanto che, a distanza da un anno dai primi casi segnalati, “il virus non mostra alcun segno di scomparsa e non permette alle persone di tornare ad una vita normale”. I vescovi di Lagos plaudono, dunque, “alla scoperta e alla produzione di vaccini”, ma chiedono che la distribuzione di tali antidoti “sia fatto in modo giusto ed equo, in modo da garantire che essi arrivino a tutti coloro che ne hanno bisogno quando ne hanno bisogno, indipendentemente dal loro status sociale o economico”. Al contempo, i presuli esortano la popolazione “a prendere sul serio la pandemia” da Covid-19 e a “non deriderla come una fantasia”: fondamentale, quindi, “il rispetto rigoroso di tutte le normative di sicurezza varate delle autorità” per ridurre i contagi, così come è forte l’incoraggiamento alla “preghiera a Dio onnipotente e misericordioso, affinché ponga fine rapidamente” a questo dramma globale. Il documento episcopale si sofferma, poi, sulla questione della sicurezza nazionale: esprimendo il loro apprezzamento per il fatto che il Capo dello Stato, Muhammadu Buhari, abbia sostituito alcuni responsabili delle forze armate nigeriane, dopo le proteste della popolazione contro violenze ed abusi da essi perpetrati, i vescovi “sperano e pregano” che i neo-nominati portino “un nuovo vigore e una nuova visione” all’interno della “lotta all’insicurezza che, attualmente, tormenta ogni angolo del Paese”. “Questo compito è la ragione della loro nomina – ribadiscono i vescovi – ed essi devono perseguirlo con tutte le risorse umane e materiali necessarie”. Lo stesso auspicio viene rivolto ai “governatori statali” affinché “siano all’altezza delle loro responsabilità”, tra cui quella primaria di “garantire la sicurezza della vita e della proprietà di tutti gli abitanti” della Nigeria, fermando “terroristi, banditi, rapitori e altri criminali” che “terrorizzano e brutalizzano cittadini innocenti”. Gli stessi nigeriani vengono chiamati in causa: ad essi, i vescovi chiedono “la massima vigilanza” nella vita quotidiana, così da “fare prontamente rapporto alle autorità competenti” di fronte ad attività sospetta e “stroncare sul nascere qualsiasi minaccia alla vita umana e alla proprietà”. “Se vedete qualcosa, parlate, non restate zitti!”, è l’appello dei presuli ai nigeriani per rompere un clima di omertà. “Vivere in pace è una necessità – prosegue la nota episcopale – La Chiesa cattolica sostiene il bisogno di un maggior dialogo tra i vari gruppi etnici come un modo per vivere in pace e in unità, con la speranza che tali incontri possano effettivamente portare al rispetto reciproco e alla sicurezza” delle persone e delle proprietà. In quest’ottica, i vescovi auspicano che i responsabili dei “crimini di omicidio, stupro, rapimento a scopo di riscatto e distruzione di terreni agricoli, così come i loro mandanti, vengano indentificati e consegnati alla giustizia, senza ulteriori ritardi”. Tra gli altri temi affrontati nella riunione dei vescovi di Lagos, c’è anche l’Anno di San Giuseppe, indetto da Papa Francesco a 150 anni dalla proclamazione dello sposo della Vergine Maria quale Patrono della Chiesa universale e in corso fino all’8 dicembre prossimo. Esortando i fedeli a “partecipare attivamente a tutte le iniziative organizzate a livello diocesano” in questo speciale Anno, i vescovi nigeriani pregano San Giuseppe di “intercedere per tutte le famiglie”. Netto, inoltre, il richiamo all’importanza de “l’apostolato della comunicazione”, perché “la comunicazione è il cuore dell'evangelizzazione, la grande missione che Gesù Cristo, comunicatore per eccellenza, ha dato alla Chiesa”. Un’importanza resa ancora più evidente in tempo di pandemia quando, a causa del lockdown, il clero locale ha messo a frutto tutte le sue competenze mediatiche per rendere accessibili ai fedeli la Messa e le celebrazioni liturgiche, grazie alla tecnologia digitale. “In vista della necessità di rafforzare questo importantissimo ambito della Chiesa – scrivono i vescovi – vogliamo continuare ad esplorare i modi per assicurare maggiori finanziamenti e formazione per il personale addetto alle comunicazioni sociali”. La nota episcopale si conclude con l’invocazione a Maria, “Regina della Nigeria”, affinché interceda per tutti, “mentre navighiamo in uno dei momenti più difficili che il nostro mondo abbia conosciuto nella storia recente”. Da ricordare che la Provincia ecclesiastica di Lagos comprende l'Arcidiocesi di Lagos, la diocesi di Ijebu-Ode e la diocesi di Abeokuta. (IP)

1 febbraio - GERMANIA Al via la riorganizzazione della formazione sacerdotale nel Paese

Rivedere le modalità e i criteri di organizzazione della formazione sacerdotale in Germani: è questa una delle priorità individuate dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca che ne dà notizia sul suo sito. L'anno scorso – si spiega - ha visto la conclusione di un processo spirituale pluriennale per assicurare la qualità della formazione sacerdotale in Germania, che è stato discusso al Consiglio permanente nel giugno scorso. Ne è uscito fuori che gruppi di apprendimento sufficientemente grandi, istruttori a tempo pieno e sedi accademiche sono i prerequisiti individuati per consentire una formazione comune di tutti i ministeri pastorali. Il Consiglio permanente aveva anche affrontato la questione di concentrarsi su possibili siti di formazione. A novembre, inoltre, il vescovo di Fulda, monsignor Michael Gerber è stato incaricato dal Consiglio di coordinare le prossime decisioni prese in merito alla formazione sacerdotale. Negli ultimi mesi ha strutturato il processo di riflessione e di decisione a livello della Conferenza episcopale tedesca e ha presentato ulteriori risultati al Consiglio permanente nella sua riunione tenuta in videoconferenza il 25 e 26 gennaio scorsi. Nel Consiglio Permanente si è affermato che i vescovi continueranno sulla strada intrapresa di concentrare i centri di formazione sacerdotale. Una riorganizzazione continua a prevedere tre sedi per la fase di studio, come già presentato nel giugno 2020. Il responsabile della formazione a livello diocesano resterà il vescovo, ma per la riorganizzazione della formazione sacerdotale, il Consiglio permanente ha già deciso di istituire un Consiglio di coordinamento che servirà a mettere in rete tutte le diocesi coinvolte e anche a coordinare i contenuti tra le singole fasi di formazione. Il Consiglio è composto dai vescovi diocesani delle diocesi coinvolte nel processo, dai responsabili dei gruppi di progetto regionali delle località; inoltre, è previsto un Consiglio consultivo per sostenere i gruppi di progetto regionali e il Consiglio di coordinamento nelle questioni di contenuto. La prima riunione del Consiglio di coordinamento per la formazione sacerdotale è prevista dopo l'Assemblea plenaria di primavera della Conferenza episcopale tedesca, cioè alla fine di febbraio 2021. Le prossime riunioni del Consiglio di coordinamento sono previste dopo ogni assemblea plenaria. (RB)

1 febbraio - KENYA Anno San Giuseppe: iniziative nella diocesi di Ngong

Aiutare i fedeli ad approfondire la loro conoscenza su San Giuseppe: con questo obiettivo, la diocesi di Ngong, in Kenya, ha deciso di avviare un ciclo di riflessioni mensili dedicate allo sposo della Vergine Maria. L’iniziativa – spiega il coordinatore pastorale della diocesi, don Boniface Mukwe – si inserisce nel contesto dell’Anno San Giuseppe, indetto da Papa Francesco per celebrare i 150 anni dalla dichiarazione del padre putativo di Gesù quale Patrono della Chiesa universale. Lo speciale Anno è iniziato l’8 dicembre 2020 e si concluderà il prossimo 8 dicembre. “Vogliamo che i fedeli sappiano bene chi è San Giuseppe, che lo imitino e prendano esempio dalla sua vita”, ribadisce il coordinatore pastorale. Le riflessioni saranno guidate sia dai sacerdoti che dai catechisti locali e mireranno a “nutrire la fede dei cristiani e ad aiutarli nella crescita all’interno dei vari gruppi della Chiesa". “L’Anno di San Giuseppe – aggiunge il vescovo ordinario locale, Monsignor John Oballa Owaa – è un’opportunità per rendere il ruolo di questo Santo più visibile, conosciuto ed amato e per aiutare i fedeli ad interiorizzare la sua figura ed il suo ruolo”. Da gennaio a marzo, dunque, le riflessioni si concentreranno su San Giuseppe come Patrono della Chiesa universale, capo-famiglia della Sacra Famiglia e uomo giusto. Da aprile a luglio, invece, la diocesi di Ngong approfondirà la figura di questo Santo quale padre amorevole e coraggioso, modello di lavoratore silenzioso, uomo obbediente e uomo casto e fedele. Tra agosto e dicembre, infine, i temi in esame saranno: Giuseppe specchio della pazienza; uomo prudente; padre umile; patrono de moribondi e consolatore degli afflitti; maestro di morale e di fede. L’iniziativa si concluderà il 4 dicembre 2021, in coincidenza con la “Giornata diocesana della famiglia”. Inoltre, ogni parrocchia diocesana preparerà una statua di San Giuseppe, una Bibbia e un Crocifisso che, di volta in volta, raggiungeranno i diversi gruppi ecclesiali in una sorta di pellegrinaggio che crei comunione tra i fedeli. “Siamo una sola Chiesa e condividiamo una sola fede in San Giuseppe – spiega ancora don Mukwe – Lo scambio di questi simboli religiosi tra le persone è quindi un modo per condividere la nostra fede, tutti insieme”. “L’intercessione dello sposo di Maria, inoltre, renderà possibile una maggiore evangelizzazione – conclude il sacerdote - Lasciamoci formare da San Giuseppe, così da essere veri padri”. (IP)

31 gennaio - IRLANDA La settimana delle scuole cattoliche al tempo del Covid

“L'improvviso passaggio all'insegnamento e all'apprendimento a distanza e il conseguente utilizzo di dispositivi per la connessione ci ha costretti a ripensare e a ricreare, in uno spazio virtuale, la vita quotidiana della nostra comunità scolastica”. Quanto è accaduto alle scuole cattoliche irlandesi è sintetizzato nella testimonianza di Bernadette Fitzgerald, Dirigente scolastico della dell’Istituto femminile San Giuseppe, a Lucan, (nei pressi di Dublino), fondato dalle Suore della Presentazione della Beata Vergine Maria e amministrato dal Ceist (Catholic Education An Irish Schools' Trust), ovvero il Consorzio delle congregazioni religiose che da oltre tre secoli e mezzo si occupa di formazione cattolica nel paese. Nel corso della settimana dedicata alle scuole cattoliche, la preside Fitzgerald tira le somme di quanto compiuto soprattutto durante la fase acuta della diffusione del Covid, spiegando che si è fatto ricorso soprattutto alla creatività. “La nostra risposta a questa ultima chiusura ha dimostrato che abbiamo imparato a reagire e a gestire la crisi” rivela, aggiungendo che: “Siamo riusciti a mantenere integro lo spirito della missione attraverso il nostro spirito di adattamento. In una parola ci siamo scoperti resilienti. Fin dall’inizio della pandemia, insegnanti, studenti e famiglie hanno dimostrato di essere una vera comunità, all’interno della quale ci si aiuta reciprocamente”. Il San Giuseppe, così come tutte le scuole cattoliche irlandesi, non guardano unicamente al benessere dei propri utenti o di chi lavora all’interno delle strutture. “Durante il periodo di Natale, per esempio, le ragazze hanno voluto inviare biglietti augurali ad una vicina casa di cura dove vivono anziani” prosegue la preside. Garantita durante il lockdown anche l’assistenza spirituale. “Abbiamo organizzato momenti di preghiera on line da seguire a piccoli gruppi. A novembre si sono attivati i docenti di religione per condividere con le studentesse le loro esperienze, per affrontare l’inedita situazione e, in alcune situazioni, anche per ricordare i cari scomparsi a causa del virus” continua Fitzgerald. I periodi forti del calendario liturgico sono stati celebrati on line con messe presiedute da Padre Tom Kennedy della vicina parrocchia “Santa Maria”. Ma come intendono affrontare i mesi che verranno? La Dirigente risponde che “la chiusura prolungata della scuola è sempre una scelta triste, ma molto dipende da come riusciremo ad affrontarla. Non penso ai problemi e agli ostacoli che dovremo superare, semmai ai tesori presenti nelle nostre scuole: l’amicizia, l’empatia, la solidarietà e la speranza. Quella speranza, in particolare, di tornare presto alla normalità” (DD)

31 gennaio CAMERUN - Parolin porta in Camerun il messaggio di pace e riconciliazione del Papa

“Il Papa è ben consapevole delle difficoltà che avete vissuto in questi anni e che state ancora vivendo: chiede per voi la consolazione del Signore, in particolare per coloro che sono stati vittime della violenza o che, in questa crisi, hanno perso amici e persone care”. Così il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, nel corso dell’omelia in occasione dell’imposizione del Pallio a monsignor Andrew Nkea Fuanya, arcivescovo di Bamenda, ha espresso la vicinanza di Francesco alla popolazione camerunense e, più in generale, al continente africano, terra ricca di umanità ma segnata da tante sofferenze. Il Papa, ha aggiunto il porporato, “si unisce al desiderio di pace e di riconciliazione che da questa amata e meravigliosa terra sale verso Dio”. Il Cardinale Parolin è arrivato in Camerun giovedì scorso accompagnato da monsignor Ivan Santus, officiale della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Il suo è un viaggio che vuole essere un segno concreto di quell'impegno comune, solidale e partecipativo, per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti e per interessarsi alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto, all’accoglienza, soprattutto nel contesto dell'attuale emergenza umanitaria da coronavirus. “Il Pallio - ha spiegato il Segretario di Stato durante la Messa nella Cattedrale di Bamenda - è simbolo di un particolare legame di comunione con il Papa: tessuto con la lana di agnelli da lui benedetti nella festa di Sant’Agnese, esso evoca la figura del buon Pastore, che va in cerca della pecora smarrita ponendosela sulle spalle. Rappresenta la potestà che l’Arcivescovo esercita nella Provincia Ecclesiastica, in comunione con il Sommo Pontefice. È un segno ricco di significato, che inaugura con forza il mandato di ogni nuovo Arcivescovo: il suo nuovo ministero viene posto fin dall’inizio sotto il segno della comunione, in obbedienza e unione al Santo Padre e in condivisione con i confratelli Vescovi”. “Mentre molte voci risuonano e si rincorrono intorno a noi; mentre tanti vogliono fare da maestri nella nostra vita” - ha sottolineato il Cardinale - occorre dare “un peso unico alla Parola di Cristo” che è la Parola che non passa: “Per questo motivo, il Papa, in diverse occasioni, ci ha invitati a portare con noi un piccolo libro del Vangelo. Il Vangelo in tasca non è uno slogan ma un programma spirituale”. “Gesù vuole il bene dell’uomo e per questo lo libera dal Male” ha indicato il porporato. “Gesù è in grado di operare una totale liberazione precisamente attraverso la sua semplice e potente Parola: Esci da lui! Non formule magiche; neppure strani gesti: è la Sua Parola che risulta oltremodo efficace”. Il Segretario di Stato ha evidenziato che “il Male c’è e Cristo è in grado di sconfiggerlo. Sta a noi esercitarci, ogni giorno, in tale combattimento”. Il Cardinale Parolin ha poi evocato l’insegnamento dell’apostolo Paolo, indicando due termini preziosi che devono segnare il cammino spirituale di ciascuno: serenità e vigilanza: “Serenità perché con Cristo siamo vincitori, nell’adesione a lui attraverso la preghiera e la vita sacramentale; vigilanza per poter discernere il Male lì dove si annida, a cominciare dal nostro cuore”. Rivolgendosi ai fedeli, ha poi esortato a contrastare le violenze, le divisioni e le lotte fratricide che affliggono questa terra: “Chi lotta contro il male che alberga nel suo cuore, diventa portatore di bene e di pace nella sua famiglia, tra i suoi amici, nella sua comunità: e diviene, in questo modo, un seme di speranza per tutti”. Il Segretario di Stato ha concluso l’omelia ricordando che dopo duemila anni, lo stupore e la domanda, di fronte al Signore Gesù, sono atteggiamenti preziosi da custodire con cura: “Non dovremmo mai smettere di riflettere su tale Mistero per evitare il rischio della superbia spirituale, di chi è convinto di saper già tutto su Gesù, senza rendersi conto che egli è sempre più grande di quanto possiamo umanamente comprendere. Non dovremmo mai smettere di meravigliarci davanti al Mistero fondamentale della nostra fede cristiana: quello del Figlio di Dio che si è fatto uomo per la nostra liberazione”. Tanti i fedeli che hanno voluto partecipare alla Messa nella Cattedrale di Bamenda, segno dell’affetto per l’arcivescovo Fuanya e di gioiosa comunione con il Papa rappresentato dal suo Segretario di Stato. (DD)

31 gennaio - PORTOGALLO Gtir (organismo interreligioso). Eutanasia, battuta d’arresto della civiltà. Non esistono vite usa e getta

“Un battuta d’arresto della civiltà”. Non si placano le proteste nei confronti del voto di venerdì scorso che ha visto il Parlamento portoghese approvare il disegno di legge che depenalizza l’eutanasia e il suicidio assistito. Dopo la dura nota dei vescovi attraverso la quale hanno espresso “tristezza e indignazione”, è arrivata a stretto giro anche la ferma posizione di “Religioni e Salute” (GTIR), ovvero l’organismo interreligioso formato dai rappresentati cattolici, induisti, islamici, ebrei, buddisti, dell'Alleanza evangelica, della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, e dell’Unione degli Avventisti del Settimo Giorno. “Rafforzeremo il nostro impegno affinché venga ovunque proclamato il valore della vita” scrivono in un documento ufficiale inviato all’agenzia stampa della Conferenza Episcopale Portoghese, Ecclesia. “Ogni essere umano è unico, irripetibile, insostituibile e necessario alla società a cui appartiene” sottolineano. “Non esistono vite usa e getta” ammoniscono. Gli esponenti di GTIR spiegano che i portoghesi sono fortemente provati dallo tsunami di una pandemia che ha generato morte e disperazione. “E’ una popolazione stordita dal suono delle ambulanze che corrono da una parte all’altra per assistere malati costretti poi ad attendere ore ed ore in attesa di cure. Pensiamo alla loro disperazione e all’angoscia dei familiari” si legge nella nota che continua puntando l’indice contro “l’indifferenza” mostrata nei confronti di uno scenario come quello descritto che ha portato “una maggioranza (relativa) dei deputati a proporre ai portoghesi una legge per morire (o uccidere?). Quella, appunto, sull’eutanasia”. Secondo i rappresentanti del Gtir “E’ necessario sostenere, accompagnare, prendersi cura delle persone malate, vulnerabili e fragili. Quello che invece l’Assemblea parlamentare ha offerto come via d’uscita alla persona che soffre è la morte su richiesta. Cosa possiamo aspettarci, considerate le difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria, la povertà diffusa, la mancanza di una rete di solidarietà e la presenza di case di cura per anziani che non sono altro che presidi inutili?”. Gli esponenti del Gtir parlano di “nichilismo morale”, “relativismo etico”, “individualismo”. La sola risposta è il sostegno a chi soffre: “L’esperienza dell'accompagnamento compassionevole è una forma di aiuto e di vicinanza non solo materiale, ma anche umana e spirituale. La vita ha un valore sacro e questo è uno dei grandi insegnamenti delle grandi tradizioni religiose” conclude la nota. (DD)

31 gennaio - MALTA One Church, one Journey. Progetto di rinnovamento ecclesiale promosso da Mons. Scicluna

Rinnovamento ecclesiale e sinergia tra le diverse realtà diocesane. Sono questi gli obiettivi del forum organizzato da Mons Charles Scicluna, arcivescovo di Malta, tenutosi nei giorni scorsi, durante il quale sono stati presentati i risultati, i progetti in atto e le iniziative prossime dell’arcidiocesi, disponibili e fruibili all’interno della piattaforma One Church, One Journey. Si tratta di una sezione specifica del sito della Conferenza episcopale contenente le proposte di catechesi per i più piccoli, la quinta edizione della Bibbia maltese, unitamente ad una app della Bible Society e il progetto Views on Catholicism dall'Istituto Discern Research. Durante il webinar, al quale hanno preso parte i diversi rappresentanti delle diverse commissioni pastorali è stata presentata anche l'esegesi del racconto di Emmaus del Dipartimento di Scrittura della Facoltà di Teologia, i progetti della Caritas con le parrocchie e le entità diocesane per aiutare i poveri, oltre ad una breve guida alla cura pastorale dei giovani. Nella sezione anche diversi rapporti sulle attività a sostegno degli emarginati e il nuovo video sulle radici cristiane del popolo maltese. Sono tutte tappe di un processo di rinnovamento fortemente voluto dallo stesso presule e lanciato ufficialmente il 7 giugno dello scorso anno grazie proprio all’idea di One Church, One Journey. “Un viaggio di trasformazione e di rilancio che vede protagoniste parrocchie, congregazioni, scuole, movimenti e famiglie” si legge nel documento conclusivo del webinar, al termine del quale l’Arcivescovo ha deciso di istituire un gruppo di lavoro che sosterrà i progetti, li coordinerà e avrà il compito di coinvolgere altri soggetti e organismi espressione della società maltese. (DD)

30 gennaio - IRLANDA Sei incontri on-line proposti dal Santuario di Knock durante la Quaresima su come vivere la fede cristiana oggi

Cosa alimenta la nostra fede e cosa la sfida oggi? Dove troviamo speranza e gioia nelle nostre vite? Come può la nostra fede costruire forza mentale, benessere e resilienza? Che impatto ha avuto la pandemia del Covid-19 sulla nostra fede? Sono solo alcune delle domande che verranno discusse in una serie di incontri virtuali proposti dal Santuario irlandese di Knock nel periodo di Quaresima dedicati al tema “Vivere la fede cristiana”. A presiederli – riporta il sito della Conferenza episcopale irlandese - sarà padre Eamonn Conway DD, sacerdote della diocesi di Tuam e professore di teologia presso il Mary Immaculate College. Ogni giovedì e per sei settimane diversi relatori condivideranno le loro esperienze fede in diversi ambiti. Ad inaugurare il ciclo sarà, il 18 febbraio, una sessione dal titolo "Vivere la fede cristiana in famiglia”, in cui interverranno Patrick e Linda Treacy, una coppia di sposi con quattro figli che parleranno delle gioie e delle sfide della fede cristiana nella famiglia oggi. Il secondo incontro, la settimana successiva, sarà dedicato alla fede tra i giovani e vedrà l’intervento di un gruppo di giovani che parleranno della forza data loro dalla fede e di come comunicare oggi la gioia del Vangelo. Il 4 marzo sarà invece la volta di un gruppo di insegnanti, mentre l’11 marzo interverranno la baronessa Nuala O'Loan della Camera dei Lord britannica e Ronan Mullen, senatore della Repubblica di Irlanda e leader del movimento pro-life Human Dignity Alliance, che racconteranno come si vive la fede cristiana nella vita pubblica. Protagonisti della quinta sessione saranno invece una religiosa e due sacerdoti terranno un colloquio con un giornalista. Al centro dell’ultima sessione, sarà infine, lo studio della teologia per approfondire la fede. Ne parleranno due professioniste che stanno completando un dottorato di ricerca in teologia. I colloqui potranno essere seguiti sul sito del santuario di Knock: www.knockshrine.ie/watch-live (LZ)

30 gennaio  ZAMBIA Ancora in deciso aumento i contagi. Appello all’unità dei vescovi

Anche lo Zambia è alle prese con la seconda ondata di Covid-19 che, come in altre nazioni del continente, sembra decisamente peggiore della prima a causa della nuova variante del virus.  Nelle ultime settimane il paese sudafricano ha registrato un’impennata vertiginosa dei contagi che hanno ormai superato quota 51mila con 728 morti. Tra le vittime anche membri del clero locale, come monsignor Moses Hamungole, vescovo di Monze, deceduto il 13 gennaio scorso. La situazione allarma i vescovi zambiani, che il 28 gennaio – riporta l’agenzia Aciafrica - hanno diffuso una nuova dichiarazione in cui chiedono alla nazione di dare prova di unità e compattezza di fronte alla nuova emergenza . "Mentre combattiamo contro Covid-19, esortiamo tutti gli zambiani, indipendentemente dalla loro appartenenza sociale, culturale, religiosa e politica, a mettere da parte le loro differenze e unirsi per un obiettivo comune", scrivono i presuli sottolineando la necessità di seguire ancora più scrupolosamente i protocolli sanitari: “Non è il momento – affermano – di sospendere le mascherine e di non rispettare più il distanziamento sociale (...) i morti ci ricordano che il Covid-19 è reale, serio e mortale”. I vescovi si rivolgono quindi a tutto il personale religioso e agli agenti pastorali che sono in questo momento tra le persone più esposte al contagio.  L’invito è ad agire in modo responsabile “sempre e ovunque come custodi del nostro fratello e nostra sorella": “Vi chiediamo di pensare alla protezione di voi stessi e degli altri, di essere particolarmente vigili e di seguire giudiziosamente e far rispettare i regolamenti Covid-19 nelle vostre comunità, parrocchie, istituzioni e programmi pastorali". Inoltre, i vescovi incoraggiano a farsi testare regolarmente e a consultare tempestivamente un medico nel caso di sintomi sospetti. Al contempo, la nota esorta a continuare a pregare e offrire assistenza spirituale e psicologica a tutte le persone contagiate e colpite dalla pandemia. Infine un accorato appello ai leader politici ad evitare riunioni che espongono le persone al rischio di contagio.  Nei giorni scorsi anche il Centro nazionale dei gesuiti per la riflessione teologia (Jctr) aveva espresso forti preoccupazioni per la nuova ondata di contagi chiedendo governo di reintrodurre misure preventive più rigorose. (LZ)

30 gennaio - BRASILE Il 2 febbraio Giornata di preghiera indetta dai vescovi per invocare la luce della speranza di fronte alla pandemia

Chiedere l'intercessione della Vergine Maria e di San Giuseppe perché tengano viva la speranza dei brasiliani di fronte alle incertezze causate dalla crisi del Coronavirus nel mondo. Questo l’obiettivo della speciale Giornata di preghiera indetta dalla Conferenza episcopale brasiliana per il 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù. "Tieni la luce della speranza" è il motto della giornata per la quale è stata scelta simbolicamente la data della Festa della Madonna della Candelora. "Con questa giornata di preghiera – spiega monsignor Joel Portella Amado, il segretario generale della CNBB - vogliamo chiedere a Dio di nutrire la nostra speranza e il nostro coraggio per restare saldi di fronte alla pandemia". Per l’occasione la Conferenza episcopale chiede ai fedeli, come gesto simbolico e per sentirsi in comunione, di tenere accesa durante tutta la giornata giornata una candela da porre, di notte, in un luogo visibile al riparo dal vento, come una finestra. L'idea, spiega monsignor Portella, è che, anche se piccola, la luce si irradia ad altre persone come segno di speranza. I fedeli potranno condividere fotografie della loro candela sui social media con l'hashtag # LuzdaEsperança. Il programma della giornata inizia alle 9.00 locali, con una Messa nel Santuario di di Nostra Signora della Pietà di Belo Horizonte, capitale dello Stato di Minas Gerais, uno dei più colpiti dalla seconda ondata di contagi, presieduta dall'arcivescovo della città, monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, presidente della Cnbb. Alle 17.00 è quindi previsto un evento live in cui si proporranno riflessioni sulle fonti che nutrono lo spirito e la speranza in questo tempo di pandemia. Interverranno Frei Paulo Batista, membro della fraternità San Francesco di Assisi nella Provvidenza di Dio; una coppia della Pastorale Familiare di Santa Catarina; una laica impegnata nella pastorale dei non udenti; tre adolescenti dell'Infanzia Missionaria e il segretario esecutivo della Regione Nord della Cnbb. Seguirà dalle 19.00, in diretta dal Santuario Nazionale di Aparecida nello Stato di San Paolo, la recita del Rosario  trasmessa in diretta su TV Aparecida. Quindi, alle 21.00. la Compieta recitata nella sede della Cnbb a Brasilia da monsignor Joel Portella Amado insieme ad alcuni ospiti e che sarà trasmessa in diretta sui social media. (PB)

30 gennaio - ITALIA - Attenti a cibo, ambiente e sprechi: i giovani in una ricerca di Iusve

Nove su dieci fanno la raccolta differenziata, chiudono la luce quando escono di casa, cercano di riciclare e di sprecare meno acqua possibile. Una percentuale variabile tra il 40% (al Nord) e il 60% (al Sud) cerca poi di acquistare cibo biologico. E se l’auto privata domina gli spostamenti dei 19 - 29enni (con il 36,8%), i più giovani segnalano invece soprattutto altre forme di mobilità alternativa (“a piedi” si muove il 23,7% dei quattordici-diciottenni, con l’autobus il 15,1% ma solo il 3,0% in treno). I ragazzi e i giovani adulti italiani sembrano insomma attenti agli stili di vita consapevoli. È quanto emerge da una ricerca dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia, mediante una rilevazione campionaria affidata alla società Demetra. Lo studio viene reso noto oggi, alla vigilia della festa di San Giovanni Bosco, fondatore dei salesiani. L’indagine “Youth for Future” s’inserisce nel progetto “Ecologia integrale e nuovi stili di vita”. Sono stati raggiunti due campioni rappresentativi di giovani italiani: il primo ha coinvolto 1.821 ragazzi tra i 14 e i 18 anni, frequentanti la scuola secondaria di secondo grado, il secondo 1.523 giovani adulti 19 - 29enni. “Come università - spiega Nicola Giacopini, direttore di Iusve - abbiamo fatto nostro e accolto l’accorato appello di Papa Francesco, rivolto a tutto il mondo con l’enciclica Laudato si’, a custodire e prendersi cura della nostra casa comune, la terra. Il primo passo scientifico per rispondere alla sfida ambientale è - prosegue - rilevare, dare ascolto, vedere e capire in profondità le conoscenze, le opinioni, ma anche gli atteggiamenti e le pratiche quotidiane, in particolare degli adolescenti e dei giovani, veri apripista e portavoce sociali. Solo così si potranno poi fornire interpretazioni, valutazioni e attivare percorsi e pratiche trasformative comuni. Siamo pienamente nel solco di una tradizione scientifica, culturale e pedagogica delle università salesiane, interessate a far emergere, studiare e valorizzare il contributo generativo dei giovani a tutta la società. Questa importante ricerca nazionale sulle rappresentazioni sociali degli adolescenti e dei giovani sulle tematiche ambientali si inserisce all’interno di una serie di eventi, di progetti, di pratiche trasformative per far crescere una cultura e una società sostenibili ed inclusive. Le tematiche ambientali sono infatti inscindibilmente connesse con quelle sociali, economiche, culturali ed educative”. Nell’indagine, per esempio, alla domanda: “A quale dei seguenti aspetti presta attenzione?”, i giovani pongono al primo posto la raccolta differenziata dei rifiuti. Tra gli alimenti biologici consumati maggiormente, figurano perlopiù frutta e verdura. Tra i canali che vengono utilizzati prevalentemente per l’informazione sui temi ambientali, la ricerca riscontra come internet sia dichiarato fonte informativa privilegiata dal 40,9% dei 19 - 29enni (contro il 27,7% dei quattordici - diciottenni), mentre tra i più giovani i social network raggiungono il 25,3% delle risposte, rispetto al 14,1% dei 19 - 29enni. Va inoltre notato come la televisione osservi un ruolo tutt’altro che marginale. C’è inoltre una domanda sulle riflessioni innescate dal movimento di Greta Thunberg: “Qual è il motivo principale che l’ha spinta a partecipare ai Fridays for Future?”, a cui i ragazzi rispondono con “sensibilità sui temi ambientali” per il 45,1% nella fascia tra i 14 e i 18 anni e il 57,5% in quella tra i 19 e i 29. “L’indagine - spiega Davide Girardi, docente di Sociologia allo Iusve - evidenzia tante luci, ma anche qualche ombra. Tra le prime, emerge chiaramente il potenziale ecologico dei giovani italiani, soprattutto di quelli che frequentano ancora la scuola. Così come la fiducia nel ruolo dei cittadini per affrontare efficacemente le questioni ambientali. Si stagliano però anche le preoccupazioni per il futuro o il timore che molte persone non siano effettivamente interessate ai temi che riguardano l’ecosistema. Starà allora al Paese – conclude - fare in modo che i giovani possano mettere a frutto il loro potenziale, creando quelle opportunità che oggi per molti aspetti mancano. Da ciò dipenderà l’alternativa tra la valorizzazione del loro contributo e lo spreco di una grande opportunità di rinnovamento”. (GA)

30 gennaio - UCRAINA Chiese unite nella lotta alle violenze domestiche

La collaborazione delle comunità religiose nella lotta alle violenze di genere è stato il tema principale al centro di un incontro che ha visto riuniti il 28 gennaio a Kiev di rappresentanti del Consiglio delle Chiese in Ucraina (Auccro) e di altre comunità religiose con un gruppo interpartitico del Parlamento ucraino riunito sotto la sigla “Valori, dignità famiglia”. A organizzarlo - riporta il sito della Chiesa greco-cattolica ucraina - l'Istituto per la libertà religiosa (Irf), ong ucraina per i diritti umani fondata nel 2001 con l’obiettivo di promuovere il dialogo tra le religioni e con lo Stato in particolare sul tema dei diritti religiosi. In primo piano durante l’incontro un nuovo progetto interreligioso contro le violenze domestiche lanciato l’anno scorso dall’Irf in collaborazione con l’Auccro. Il problema è da tempo all’attenzione delle Chiese e organizzazioni religiose in Ucraina che hanno promosso diverse iniziative in questo ambito. L’obiettivo del progetto interreligioso è appunto di promuovere il dialogo, la comprensione reciproca e l'interazione tra comunità religiose, attivisti e istituzioni per rendere più efficace la loro azione di prevenzione e contrasto alla violenza domestica, che anche in Ucraina è aumentata durante la pandemia del Covid-19. All’incontro ha partecipato anche S.B. Sviatoslav Scevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, che nel suo intervento ha sottolineato come il problema non vada sottovalutato dalle Chiese, osservando che la lotta a questa piaga è importante “per tutelare l'istituzione della famiglia”. In questo senso - ha evidenziato- è fondamentale sensibilizzare le comunità religiose locali sull’inammissibilità della violenza domestica attraverso l’educazione. Secondo il metropolita ortodosso Epifaniy, presidente dell'Auccro, la collaborazione tra le Chiese nella prevenzione e nel contrasto alla violenza domestica deve coinvolgere le comunità religiose soprattutto a livello locale. Oleksandr Zayats, presidente dell’Icr, da parte sua, ha auspicato la prosecuzione del progetto interreligioso in particolare attraverso la campagna “Stop violence!” lanciata sul sito www.family.org.ua  in cui i leader religiosi ucraini hanno pubblicato diversi appelli e riflessioni sulle violenze domestiche. (LZ)

 

29 gennaio - MALAWI Commissione Giustizia e pace in aiuto delle persone albine

Aiutare le persone albine ad affrontare le loro sfide quotidiane: è l’operato portato avanti dalla Commissione episcopale Giustizia e pace (Ccjp) della diocesi di Zomba, in Malawi, per difendere i diritti delle persone affette da questa malattia genetica, spesso vittime di pregiudizi, abusi e violenze. Nello specifico, la Ccjp distribuisce biciclette ad alcuni rappresentanti dei Gruppi in favore dei diritti comunitari: in tal modo, essi potranno raggiungere meglio le persone albine là dove vivono ed aiutarle nelle loro difficoltà sociali. La Ccjp esorta anche tali Gruppi a lavorare insieme ai responsabili delle comunità, per assicurare che i diritti degli albini siano sostenuti e tutelati senza compromessi, in modo pieno e durevole. L’iniziativa delle biciclette rientra nel progetto biennale sull’albinismo avviato dalla Commissione Giustizia e pace nella diocesi di Zomba. Da ricordare che, secondo alcuni dati diffusi da Amnesty International, il Malawi è uno dei Paesi in cui lo stigma contro gli albini è particolarmente diffuso. Nonostante negli anni passati sia stato modificato il Codice penale in materia, imponendo pene severe a chi agisce contro questa categoria di persone, gli albini continuano ad essere emarginati dalle comunità che li ritengono un’anomalia da eliminare, rapire, uccidere e smembrare, così da vendere i loro corpi a chi compie riti magici ritenuti propiziatori. (IP)

29 gennaio - PORTOGALLO Parlamento approva eutanasia. Vescovi: offesa inviolabilità vita umana, sancita da Costituzione

Con 136 voti a favore, 78 contrari e 4 astenuti, il Parlamento del Portogallo ha approvato, oggi pomeriggio, il disegno di legge che depenalizza la morte assistita, ovvero l’eutanasia e il suicidio assistito. "Tristezza e indignazione" viene espressa dalla Conferenza episcopale locale (Cep) che, in una nota, deplora che l'approvazione sia arrivata in piena pandemia da Covid-19, in cui "tutti noi vogliamo impegnarci a salvare più vite possibili, accettando restrizioni della libertà e sacrifici economici senza precedenti". "È una contraddizione - ribadiscono i vescovi - legalizzare la morte in questo contesto, rifiutando le lezioni che questa pandemia ci ha dato sul valore prezioso della vita umana, che la comunità in generale e gli operatori sanitari in particolare stanno cercando di salvare in modo sovrumano". Il disegno di legge approvato oggi "offende il principio dell'inviolabilità della vita umana sancito dalla nostra Legge fondamentale", aggiungono i presuli, ricordando che, nonostante sia stata approvata, la normativa "può ancora essere soggetta a revisione costituzionale".  La Cep definisce, quindi, inaccettabile il fatto che l'eutanasia sia "una risposta alla malattia e alla sofferenza", perché accettare questo significa "rinunciare ad alleviare la sofferenza stessa e trasmettere l'idea sbagliata che la vita segnata dalla e dal dolore non merita più protezione e diventa un peso per se stessi, per chi ci circonda, per i servizi sanitari e per l'intera società". Di qui, l'appello piuttosto a tutelare la vita, "soprattutto quando è più fragile, con tutti i mezzi  e in particolare con l'accesso alle cure palliative, che la maggioranza della popolazione portoghese non ha ancora". Deplorando, infine, "una politica legislativa che mina la dignità di ogni vita umana", i vescovi portoghesi lamentano inoltre "un'involuzione culturale senza precedenti, caratterizzata dall'assolutizzazione dell'autonomia e dell'autodeterminazione della persona", contro la quale "bisogna reagire energicamente". "Ora più che mai - concludono i presuli - rafforziamo il nostro proposito di accompagnare con cura e amore tutti i malati, in tutte le fasi della loro vita terrena e soprattutto nella fase finale".  Il dibattito sulla legalizzaizone dell'eutanasia è stato molto acceso nel corso degli ultimi mesi e su di esso la Chiesa cattolica ha fatto sentire spesso la sua voce, ribadendo l’importanza di tutelare la vita dal concepimento fino alla morte naturale. In vista della votazione odierna, dunque, i cattolici erano scesi nuovamente in campo per dire no alle pratiche eutanasiche. “Chiediamo ai deputati, un'ultima volta, di rivedere la loro posizione quando voteranno la legge e chiediamo al Presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, di fare tutto ciò che è in suo potere per fermare la legalizzazione dell'eutanasia in Portogallo", si legge in un documento congiunto firmato ieri da diverse organismi cattolici, tra cui la Caritas nazionale, l’Università cattolica e l’Unione delle Misericordie. “In un momento buio della storia del Paese – continuava la nota – che per due settimane ha fatto registrare più di duecento morti al giorno vittime di Covid-19, (…), l'approvazione dell'eutanasia rappresenterebbe una mancanza di rispetto per tutte queste persone". Non solo: i firmatari ribadivano che la normativa va contro il parere del Consiglio nazionale di Etica e l’opinione di migliaia di cittadini. Di procedimento “profondamente scioccante” aveva parlato, inoltre, la Federazione portoghese per la vita che, in un comunicato, faceva appello “alla coscienza dei parlamentari, indipendentemente dalla loro posizione sull'eutanasia, per riconoscere il sacrificio di tutta la società in questa disperata lotta contro la pandemia e per impedire l'approvazione di questa legge". “Mentre si stima che ogni cinque minuti muore un malato di Covid-19 – proseguiva la nota – approvare la morte su richiesta sarebbe un segno di forte dissonanza con il Paese reale: il Parlamento legifera sulla morte, mentre i portoghesi lottano per la vita, combattendo contro la pandemia”. “Questo non è il momento di abbandonare alla solitudine coloro che dubitano del valore della loro vita – scrivevano a loro volta i Gesuiti del Portogallo - La solitudine, la malattia, la fatica fisica ed emotiva mettono molti di loro di fronte alla domanda sul senso della vita. E negli ospedali, gli operatori sanitari si esauriscono nello sforzo sovrumano di curare e preservare l’esistenza di tutti i malati”. In questo contesto, dunque, è “profondamente inquietante che una legge del Parlamento diventi una valida premessa per dire che esistono situazioni in cui la vita non è più degna di essere vissuta”. Di qui, il richiamo dei religiosi affinché tutti si assumano “la responsabilità di difendere e promuovere la vita”, perché “è proprio quando siamo costretti a restare più isolati che abbiamo più bisogno di rafforzare la solidarietà”. E invece, il Parlamento sembra pronto a “rompere questi legami solidali”. Da ricordare che la legge sottoposta oggi al voto è il risultato di cinque disegni normativi sulla legalizzazione dell’eutanasia approvati il 20 febbraio 2020 dall’Assemblea della Repubblica. Le cinque proposte sono state poi raccolte in un unico documento dalla deputata del Partito socialista, Isabel Moreira. Bocciata, invece, ad ottobre 2020, la proposta di indire un referendum popolare sull’argomento. Ora la normativa verrà inviata al Presidente della Repubblica che avrà tre opzioni: emanarla, porvi il veto e quindi rinviarla all'Assemblea perché confermi il voto, oppure inviarla alla Corte Costituzionale perché si pronunci su di essa.  Nel caso di adozione in via definitiva, la legge che autorizza “la morte medicalmente assistita” renderebbe il Portogallo il quarto Paese in Europa a legalizzare l'eutanasia, dopo Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. La normativa prevede che i cittadini portoghesi maggiorenni e residenti in Portogallo e che si trovano in "una situazione di estrema sofferenza, presentando lesioni irreversibili" o sono affetti da "malattia incurabile", possono ricorrere a tale pratica di morte. La richiesta del paziente di porre fine alla sua vita deve essere convalidata da diversi medici, oltre che da uno psichiatra, quando ci sono dubbi sulla capacità della persona di fare una scelta "libera e cosciente". Tale scelta dovrà essere dichiarata nuovamente in presenza di testimoni, nell’ultimo giorno di vita del richiedente. La morte assistita può essere praticata nelle strutture del servizio sanitario nazionale o in un altro luogo "scelto dal paziente", purché abbia "condizioni cliniche e comfort adeguati". (IP)

29 gennaio - AFRICA 23-27 agosto, 18.ma Plenaria dell’Associazione donne consacrate africane (Acweca)

Si terrà in modalità virtuale la 18.ma Assemblea Plenaria dell’Acweca, l’Associazione delle donne consacrate dell’Africa orientale e centrale. La decisione è stata resa necessaria dal crescente numero di casi di Covid-19 nella maggior parte dei Paesi della regione. La riunione on line, spiega la presidente dell’organismo, Suor Cecilia Njeri, si terrà dal 23 al 27 agosto. “Non è stata una scelta facile” pensare ad una modalità esclusivamente virtuale, sottolinea la religiosa; tuttavia, “per una questione di sicurezza delle persone che arrivano da diverse nazioni, abbiamo ritenuto prudente prendere questa decisione”. Da ricordare che la 18.ma Plenaria è stata posticipata di un anno – era prevista nell’agosto 2020 a Nairobi, in Kenya – proprio a causa delle varie misure restrittive anti-Covid messe in atto dai governi della regione. Ora la situazione pandemica non è mutata di molto, quindi l’Acweca ha stabilito di procedere con i lavori on line. Il tema della riunione sarà “Risvegliare il ruolo profetico: un appello alla riforma verso una trasformazione olistica nella regione dell’Acweca oggi”. Attesa la partecipazione dei membri di dieci Congregazioni religiose femminili in rappresentanza di Eritrea, Etiopia, Kenya, Malawi, Sud Sudan, Sudan, Tanzania, Uganda, Zambia e Zimbabwe. In vista dell’evento, Sr. Njeri ha esortato i fedeli alla preghiera sia per il successo dell’incontro che per la fine della pandemia. A cadenza triennale, la Plenaria dell’Acweca ha visto la sua ultima edizione, la 17.ma, nell’agosto del 2017. L’incontro si è tenuto a Dar es Salaam, in Tanzania, ed ha avuto come tema: "Rivitalizzare la nostra solidarietà per una più profonda evangelizzazione nella complessa realtà odierna della regione". La Messa inaugurale è stata presieduta dal Cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. (IP)

29 gennaio - ITALIA Comunità Papa Giovanni XXIII: futuro governo istituisca Ministero della pace

“In questo momento in cui il Paese deve mettere in atto ogni sforzo per ricomporre i conflitti sociali e politici acuiti dalla pandemia, auspichiamo che nell’agenda politica del governo che si formerà ci sia l’istituzione del Ministero della pace”: è quanto chiede Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovani XXIII in una nota in cui ribadisce: “La pace va sostenuta, curata, pianificata e organizzata”. Per questo, l’organismo promuove, insieme ad un cartello di associazioni, la campagna “Ministero della pace, una scelta di governo” per far sì che l’Italia abbia, primo Paese in Europa, un organismo ufficiale addetto alle politiche di pace, sia all’interno che all’esterno dei confini nazionali. Al contempo, la Comunità esprime “grande soddisfazione” per la decisione dell’attuale esecutivo di revocare, e non solo sospendere, le autorizzazioni per l'esportazione di missili e bombe d’aereo verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, usati poi nella guerra in Yemen. “Ora l’Italia non è più complice del massacro di oltre diecimila civili morti nel conflitto”, conclude Ramonda. Stremato da un conflitto iniziato nel 2015, lo Yemen vede contrapposte le forze degli Huthi, di stanza a Sana'a, alleate con le truppe fedeli all'ex presidente Ali Abdullah Saleh, e gli uomini vicini al governo di Abd Rabbuh Mansur Hadi, con sede ad Aden, sostenuto da Riad e dalle potenze occidentali. Oggi il Paese è il più povero del mondo arabo: secondo le ultime stime, infatti, si contano 4 milioni di sfollati e 20 milioni di persone prive delle cure mediche di base. Allarme anche per la malnutrizione che si prevede arriverà a toccare 5 milioni di abitanti entro il prossimo giugno. Lo Yemen è stato spesso al centro dei pensieri di Papa Francesco: all’Angelus del 1.mo gennaio di quest’anno, ad esempio, il Pontefice ha espresso “dolore e preoccupazione per l'ulteriore inasprimento delle violenze nello Yemen che sta causando numerose vittime innocenti”. Di qui, la preghiera “affinché ci si adoperi a trovare soluzioni che permettano il ritorno della pace per quelle martoriate popolazioni. Fratelli e sorelle, pensiamo ai bambini dello Yemen, senza educazione, senza medicine, affamati. Preghiamo insieme per lo Yemen”. La medesima esortazione il Papa l’aveva lanciata nel Messaggio Urbi et Orbi di Natale 2020, invitando i fedeli a “volgere lo sguardo  ai troppi bambini che in tutto il mondo, specialmente in Siria, in Iraq e nello Yemen, pagano ancora l’alto prezzo della guerra. I loro volti scuotano le coscienze degli uomini di buona volontà, affinché siano affrontate le cause dei conflitti e ci si adoperi con coraggio per costruire un futuro di pace”. (IP)

29 gennaio - BRASILE Chiesa in aiuto di migranti e rifugiati: una Casa di accoglienza e una piattaforma per accesso al lavoro

È denominata “Casa del Buon Samaritano” la struttura di accoglienza temporanea per migranti e rifugiati venezuelani che aprirà i battenti a febbraio in Brasile. Il Centro si trova a Brasilia, su una proprietà concessa dalla Conferenza episcopale nazionale (Cnbb). Lo spazio sarà gestito congiuntamente dai vescovi e dall’Imdh (Istituto Migrazioni e diritti umani, gestito dalle Suore Scalabriniane) e servirà da residenza temporanea per nuclei familiari, singole persone e gruppi che si alterneranno per un periodo non superiore a tre mesi, integrandosi nello sviluppo di attività multidisciplinari. L’inaugurazione ufficiale della Casa avverrà il 4 febbraio, alle ore 18.30, con una cerimonia in presenza di pochissime persone a causa dei protocolli sanitari anti-Covid, ma trasmessa interamente sul web. Come spiega il vicepresidente della Cnbb, Monsignor Mário Antônio da Silva, la realtà della migrazione tra Venezuela e Brasile continua, quindi è importante che tutti facciano la loro parte per accogliere queste persone. "La mancanza di lavoro, la fame, l'insicurezza, la malattia sono per i migranti una prova di sopravvivenza – afferma il presule - Tuttavia, i venezuelani mantengono la speranza di una nuova vita in Brasile; di avere un posto decente dove vivere; di trovare un lavoro e integrarsi nella nostra società". Ristrutturata nel 2020, la Casa ha oggi 18 alloggi individuali e numerosi ambienti collettivi, come la cucina, la lavanderia e le aule-studio per imparare la lingua portoghese o essere avviati al mondo del lavoro. Presenti inoltre una cappella, un auditorium e una sala lettura. Esteso su un’area di 3.500 metri quadri e in grado di accogliere fino a 94 persone, il Centro prevede anche la presenza di un assistente sociale che aiuterà i migranti nella transizione verso un alloggio definitivo, in base alle condizioni economiche che riusciranno ad avere, una volta trovato un lavoro. Dal suo canto, l’Imdh esprime la sua grande soddisfazione per la realizzazione del progetto che rappresenta il corollario delle celebrazioni giubilari per i 125 anni della Congregazione scalabriniana: fondata a Piacenza, in Italia, il 25 ottobre 1895, dal Beato Giovanni Battista Scalabrini, essa ha come carisma primario il servizio ai migranti e ai rifugiati.  “È la realizzazione di un sogno – afferma Suor Rosita Milesi, direttrice dell’Istituto – Speriamo che la Casa del Buon Samaritano sia un luogo accogliente e propizio per nutrire la fede e la speranza dei migranti e dei rifugiati, permettendo loro di inserirsi nel mercato lavorativo e di essere autonomi”. Il 28 gennaio, invece, la Caritas del Brasile ha lanciato un’altra iniziativa, ovvero una piattaforma per facilitare l’accesso al mondo del lavoro per i migranti e i rifugiati. Denominato “Nuovi percorsi”, lo strumento vuole creare una rete di protezione, sostegno e integrazione locale per le persone in difficoltà provenienti da altri Paesi. La data del lancio della piattaforma non è stata una scelta casuale, perché è coincisa con la “Giornata nazionale per la lotta al lavoro-schiavo”, istituita nel 2009, una piaga che affligge sempre più i migranti e i rifugiati. Secondo i dati dell'Osservatorio digitale per l’eradicazione del lavoro-schiavo in Brasile, infatti, tra il 2003 e il 2018, più di 45 mila lavoratori sono stati salvati da un’occupazione coatta. Come spiega Cristina dos Anjos, consigliere dell'area Migrazione della Caritas brasiliana, il progetto “Nuovi percorsi” rappresenta “una possibilità concreta per le aziende di agire in difesa dei migranti e dei rifugiati e diventare alleati di questa causa umanitaria”. “È necessario rendere tutta la società consapevole di questa realtà – continua la donna - generare condizioni reali di solidarietà e stabilire azioni comuni”. La piattaforma, dunque, servirà a collegare i datori di lavoro impegnati nei diritti umani con i migranti e ai rifugiati, stabilendo le connessioni ai base ai bisogni dei primi e le competenze dei secondi. (IP)

29 gennaio - ITALIA In Sardegna, nell’ultimo triennio, realizzati 228 progetti sui beni ecclesiastici  

Sono 3.703 i posti di lavoro, nell’ambito di 228 interventi avviati nei diversi settori dei Beni Culturali Ecclesiastici e della Nuova Edilizia di Culto, attivati fra il 2018 e il 2020 nelle dieci diocesi della Sardegna. Lo rende noto il portale della Conferenza episcopale sarda che riferisce di aver speso un totale di 54.002.866,78 euro, di cui 9.190.094,92 per i Beni Culturali Ecclesiastici e 44.812.771,86 per la Nuova Edilizia di Culto, grazie all’Otto per Mille alla Chiesa Cattolica e a contributi di enti pubblici, Diocesi e comunità parrocchiali. In particolare sono stati investiti ad Ales-Terralba 3.774.795,90 euro; ad Alghero-Bosa 6.471.497,00; a Cagliari 5.981.178,00; a Iglesias 4.386.956,02; a Lanusei 7.465.898,86; a Nuoro 7.279.159,00; a Oristano 4.615.831,00; a Ozieri 3.938.049,00; a Sassari 3.715.286,00; a Tempio-Ampurias 6.374.216,00. Le diocesi hanno potuto realizzare ex novo o rifunzionalizzare diversi complessi parrocchiali, che oltre a svolgere la loro precipua funzione di luoghi di culto e di incontro dei fedeli, si pongono come punti di riferimento nella riqualificazione di aree urbane degradate, nei settori dell’assistenza ai poveri, di formazione alla socialità per giovani e non, e di promozione socio culturale. “Questo concreto impegno della Chiesa sarda - si legge nella pagina web della Conferenza episcopale - è un piccolo segno di quella speranza che fiorisce nel giorno che viviamo e che apre alla speranza più grande dell’essere per sempre gli uni accanto agli altri, una sola famiglia in Cristo”. I progetti nelle varie diocesi, che si avvalgono di propri Uffici per i Beni Culturali Ecclesiastici e per la Nuova Edilizia di Culto per restauri, funzionalizzazione edilizia, valorizzazione di musei, archivi e biblioteche diocesane, catalogazione di beni culturali, installazione di impianti di sicurezza, sono stati coordinati e valutati dall’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Un centinaio i cantieri di restauro architettonico aperti. Realizzato anche un programma di catalogazione e studio dei beni storici artistici mobili e immobili. Un lavoro che ha permesso di valorizzare la grande mole dei patrimoni archivistici bibliotecari e museali ecclesiastici a favore delle comunità, degli studiosi e dei visitatori. Queste attività, oltre ad aver sensibilizzato e coinvolto gruppi di volontari associati, hanno permesso di qualificare specifici operatori, mediante periodici corsi di specializzazione. Tra gli accordi stipulati con la Consulta Regionale per il Patrimonio Ecclesiastico della Sardegna, con l’approvazione e la supervisione della Conferenza Episcopale Sarda anche con la Regione Autonoma della Sardegna, è invece ancora in corso “Sardegna in cento chiese”, un piano di recupero e valorizzazione dello straordinario patrimonio storico-artistico e architettonico di pertinenza ecclesiastica che rientra nel più ampio Piano Operativo Regionale per i fondi strutturali europei. (TC)

29 gennaio - LUSSEMBURGO L’arcidiocesi invita al ritorno della catechesi in presenza nel rispetto delle norme anti-Covid

Nell’arcidiocesi di Lussemburgo sono migliorati nelle ultime settimane i parametri dell’epidemia di Covid-19 e l’amministrazione diocesana ha specificato quali norme sanitarie osservare per la catechesi e la celebrazione della Prima Comunione. La tendenza attuale è incoraggiante, ma instabile, si legge in un comunicato dell’arcidiocesi, non è possibile prevedere come si svilupperà la situazione nelle settimane e nei mesi a venire e bisogna tener conto degli eventuali pericoli legati alle mutazioni del coronavirus. Da un punto di vista pastorale, tuttavia, l’arcidiocesi ritiene opportuno un ritorno alla catechesi in presenza, nel rispetto delle misure igieniche e del distanziamento sociale. “È importante mantenere le relazioni con i bambini e i giovani e impedire che le lacune di conoscenza diventino eccessive” si legge nel comunicato che precisa quali disposizioni osservare sulla base di quanto stabilito dal governo fino al 21 febbraio circa le attività in presenza. L’arcidiocesi di Lussemburgo ha stabilito che per la catechesi i partecipanti vengano divisi in gruppi fissi; che ogni gruppo può includere al massimo 10 persone; che è obbligatorio indossare mascherina protettiva a partire dai 6 anni; che la regola dei 2 metri di distanza deve essere rispettata il più possibile. Lì dove è possibile, invece, soltanto una ripresa parziale della catechesi in presenza, deve essere preferita quella per i bambini della Prima Comunione. Circa le celebrazioni della Prima Comunione, poi, a causa dell’incerta situazione sanitaria, del rischio di contagio durante le riunioni familiari e dell’elevata probabilità della proroga di molte restrizioni, viene consigliato di posticiparle prima o dopo le vacanze estive. Ciò non preclude, tuttavia, alle singole parrocchie, sulla base di proprie valutazioni, di programmare diversamente, salvo limitazioni in vigore. Ma viene sempre raccomandato di garantire ai bambini una preparazione adeguata. (TC)

29 gennaio - GIAPPONE Chiese giapponesi: il Giappone firmi e ratifichi il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari

Tra le numerose voci nel mondo che in questi giorni hanno espresso soddisfazione per l’entrata in vigore, il 22 gennaio, del Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw) non poteva mancare quella della Chiesa di Hiroshima e Nagasaki, le due città martiri e simbolo degli orrori della bomba atomica. In una lettera congiunta, monsignor Mitsuaki Takami, arcivescovo di Nagasaki e monsignor Mitsuru Shirahama, vescovo di Hiroshima, sottolineano come il Trattato rappresenti “la misura più efficace verso la completa abolizione delle armi nucleari”, anche se – osservano - la semplice proibizione non basta, perché occorre la cooperazione internazionale anche per rispondere ad altre esigenze quali, esempio, l'assistenza alle vittime delle armi e dei test nucleari e il recupero ambientale delle aree interessate. Soprattutto – ribadisce la dichiarazione - resta da superare la “cultura della deterrenza nucleare”, che ha spinto molti Paesi a non firmare e ratificare il Tpnw. Tra questi, paradossalmente, anche il Giappone, protetto dall'ombrello nucleare degli Stati Uniti. Secondo i due presuli, in quanto unico Paese al mondo ad avere vissuto sulla propria pelle le conseguenze di un attacco atomico, esso dovrebbe “assumere un ruolo guida nella firma e nella ratifica del Trattato e nella promozione del dialogo tra gli Stati dotati di armi atomiche e Stati che ne sono sprovvisti”. In questo senso - come riferisce il dito del Consiglio mondiale delle Chiese - si esprime anche il Consiglio nazionale cristiano  che, in una dichiarazione pubblicata il 27 gennaio, manifesta “rammarico” per il mancato sostegno del Giappone al Trattato, “primo passo – afferma - del lungo cammino dell’umanità verso la speranza”. Di qui l’appello al governo giapponese a firmarlo e ratificarlo “il prima possibile”. E un appello “a tutti i popoli nel mondo” a unirsi per l’eliminazione delle armi atomiche è giunto anche dall’Hiroshima Religious Federation che riunisce scintoisti, buddisti e cristiani della città: “Non abbiamo bisogno di armi nucleari! Alziamo insieme la nostra voce per la totale abolizione delle armi nucleari nel mondo”, si legge nell'appello in cui i leader religiosi “salutano calorosamente” l’entrata in vigore del Tpnw con l’auspicio che presto anche altri Paesi vi aderiscano. (LZ)

29 gennaio - EUROPA Comece e Cec pronte a contribuire ad una Ue volta al bene comune e alla promozione del dialogo

La partecipazione delle Chiese alla Conferenza sul futuro dell'Europa è stata ieri al centro dell’incontro on line della delegazione ecumenica della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece) e della Conferenza delle Chiese europee (Cec) con Nuno Brito, rappresentante permanente del Portogallo presso l’Unione europea. Vi hanno preso parte padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece, Jørgen Skov Sørensen, segretario generale della Cec e José-Luis Bazán, consulente legale della Comece per i temi della migrazione, dell'asilo e della libertà religiosa. Discutendo delle priorità della presidenza portoghese del Consiglio dell’Unione europea, Comece e Cec riferisce un comunicato, hanno ricordato l’importanza di mantenere un dialogo e un’interazione costruttivi con le presidenze dell’Ue, in conformità dell’articolo 17 del Trattato sul funzionamento dell’Ue (TFUE). Quindi hanno sottolineato che le Chiese, insieme ad altri stakeholder, possono contribuire in modo significativo a una struttura istituzionale tesa a servire meglio il bene comune, riducendo la distanza tra le istituzioni dell’Ue e i cittadini e promuovendo il dialogo e le politiche centrate su persone, famiglie e comunità. Nuno Brito ha evidenziato che le Chiese, nel Vecchio Continente, “svolgono un ruolo importante nel ricordare alle nostre società che l’Europa si basa sulla centralità della dignità umana” e che non dobbiamo aver paura dei nostri vicini”. Nel corso dei lavori, la delegazione delle Chiese europee ha presentato un contributo congiunto con riflessioni, proposte e raccomandazioni politiche, e, in particolare nel difficile contesto della pandemia di Covid-19, ha rimarcato la necessità di promuovere una ripresa europea rafforzata dalle transizioni verdi e digitali. L’obiettivo è implementare il Pilastro Sociale dell’Ue per garantire una transizione verde e digitale equa e inclusiva e per rafforzare l’autonomia strategica di un’Europa aperta al mondo. Le Chiese hanno poi sollecitato la presidenza a promuovere il dialogo e l’unità tra gli Stati membri dell’UE per riaccendere speranza, fiducia e credibilità. Per Comece e Cec il rispetto della dignità umana e dei diritti umani, la libertà, la democrazia, la solidarietà, l’uguaglianza e lo Stato di diritto devono essere continuamente rafforzati al fine di riaffermare l’impegno per una visione dell’Unione europea come una vera comunità di valori che contribuiscono al futuro condiviso e sostenibile del mondo. Le Chiese d’Europa hanno inoltre accolto con favore il programma ambizioso, lungimirante e orientato verso tali valori della Presidenza portoghese dell’Ue e il suo impegno a rafforzare la resilienza dell’Europa e la fiducia dei cittadini nel modello sociale. Programma che vuole promuovere, tra l’altro un’Unione basata sulla solidarietà, la convergenza e la coesione, con un approccio coordinato riguardo al cambiamento climatico, alla transizione digitale e al benessere sociale, volto a promuovere uno stile di vita libero, responsabile dal punto di vista ambientale, socialmente forte, sostenibile e sano nel contesto della ripresa. (TC)

29 gennaio - VATICANO Urbańczyk: ferma condanna di ogni forma di antisemitismo

“La Santa Sede continua a condannare fermamente tutte le forme vecchie e nuove di antisemitismo”: lo afferma chiaramente Monsignor Urbańczyk nel suo intervento all’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e cooperazione in Europa), ribadendo, sulla sica di Papa Francesco, che “per un cristiano ogni forma di antisemitismo è un rifiuto delle proprie origini cristiane e, quindi, una completa contraddizione". Soffermandosi, poi, sul significato della Giornata della Memoria, celebrata a 76 anni dalla liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau, avvenuta il 27 gennaio 1945, l’Osservatore permanente ricorda “l'orribile e terrificante persecuzione e sterminio degli ebrei da parte del regime nazista”, nonché “le migliaia di altre vittime della furia omicida e disumana dei nazisti: Rom e Sinti, membri delle minoranze nazionali e credenti di varie fedi e confessioni”. Al contempo, il presule esorta a commemorare “coloro che hanno protetto i perseguitati a rischio della propria vita, combattendo l'orrenda crudeltà che li circondava”. Simili “atrocità”, aggiunge Monsignor Urbańczyk, richiedono una riflessione approfondita perché, soprattutto nel frenetico mondo contemporaneo, “il silenzio aiuta a mantenere viva la memoria”, evitando così di “diventare indifferenti”. Ma insieme ad “una memoria viva” del passato, evidenzia il presule, un altro “strumento indispensabile” per combattere l’antisemitismo è “il dialogo interreligioso”, perché esso “ha lo scopo di promuovere l'impegno per la pace, il rispetto reciproco, la protezione della vita, la libertà religiosa e la cura del Creato." Citando, quindi, un passo dell’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, l’Osservatore permanente sottolinea che “le diverse religioni, a partire dal riconoscimento del valore di ogni persona umana come creatura chiamata ad essere figlio o figlia di Dio, offrono un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società” (271). Al contempo, il presule deplora il fatto, “negli ultimi anni si sia assistito al diffondersi di un clima di malvagità e di antagonismo, in cui l'odio antisemita si è manifestato attraverso una serie di attentati in vari Paesi”. Un clima che, rimarca il rappresentante vaticano, “non risparmia neanche la regione dell’Osce”. Di qui, l’auspicio conclusivo che la Giornata della Memoria possa essere “non solo una semplice commemorazione, ma anche un avvertimento del fatto che l'antisemitismo, se non viene contrastato attraverso sforzi olistici concertati, continuerà tristemente a diffondersi nella nostra regione e oltre”. (IP)

29 gennaio  POLONIA 19-25 marzo, Settimana di preghiera in difesa della vita

“La vita è un dono impagabile, anche se fragile”: così l’Associazione polacca dei difensori della vita presenta, in un apposito sussidio, la “Settimana di preghiera in difesa della vita”, che si terrà dal 19 al 25 marzo prossimi. La scelta delle date non è casuale: la prima, infatti, coincide con la memoria liturgica di San Giuseppe, padre putativo di Gesù, al quale Papa Francesco ha dedicato un intero Anno che si concluderà l’8 dicembre 2021. Il 25 marzo, invece, in Polonia ricorre la “Giornata della santità della vita”. L’iniziativa dell’Associazione dei difensori della vita ha ricevuto il sostegno della Commissione episcopale nazionale (Kep). “La ricerca scientifica di tutto il mondo – informano gli organizzatori della preghiera - conferma che una persona vive dal momento del suo concepimento e che già nel grembo materno acquisisce consapevolezza e avverte il dolore”. “Per essere pro-vita, quindi, – si ribadisce - non bisogna essere per forza credenti, ma è sufficiente essere onesti”. Intanto, il 27 gennaio nel Paese è entrata in vigore la legge che vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto, consentendolo solo in caso di pericolo di vita della madre o di stupro, incesto e pedofilia. Stabilita dalla Corte Costituzionale lo scorso ottobre, la norma è stata definita dal presidente della Kep, Monsignor Stanisław Gądecki, “nella dimensione umana, un grande e positivo passo di civiltà", nonché “coerente con la Dichiarazione universale dei diritti umani”. “La decisione della Corte – spiega l’Arcivescovo polacco – conferma che il concetto di ‘vita non degna di essere vissuta’ è in palese contraddizione con il principio di uno Stato di diritto democratico”. “Nessuno – conclude il presule – può negare ad altri, in coscienza, il diritto di vivere, soprattutto a causa di una malattia”. Dal suo canto, il presidente del Consiglio episcopale per la Famiglia, Monsignor Wiesław Śmigiel, afferma che l’essenza del problema sta nella cura della vita dal concepimento alla morte naturale, non nei divieti e nelle sanzioni. Una donna in stato di gravidanza, spiega, deve innanzitutto ricevere il sostegno del padre del bambino e della sua famiglia, ma anche “l’aiuto spirituale, psicologico, medico ed economico della comunità più ampia e dallo Stato”. Soprattutto nel caso di un bambino gravemente disabile, ribadisce il presule, il suo accudimento “non deve essere posto esclusivamente sulla spalle della sua famiglia, ma è l'intera società che deve assumersene la responsabilità”. Inoltre, la Chiesa cattolica in Polonia non dimentica di andare incontro alle molteplici esigenze e difficoltà della famiglia: sono numerose infatti le organizzazioni ecclesiastiche che gestiscono strutture per bambini e adolescenti in stato di povertà. I numeri parlano di 92 orfanotrofi, 27 case famiglia, 27 collegi, 378 circoli terapeutici, 30 centri di intervento di crisi, 105 centri di gioco, 257 campi estivi, 21 linee telefoniche e 65 borse di studio. Non solo: per le persone con disabilità vi sono 116 noleggi di attrezzature per la riabilitazione, 108 laboratori di terapia occupazionale e 18 centri di attività professionale, 81 uffici di riabilitazione, 16 centri diurni e 34 centri educativi. Da ricordare che il 27 gennaio sono state rese note anche le motivazioni della sentenza della Corte, emessa ad ottobre 2020: in esse, si ricordano, innanzitutto gli articoli 30 e 38 della Costituzione polacca che affermano l’inviolabilità della dignità intrinseca ed inviolabile dell’essere umano, così come la tutela legale della vita per tutti, che deve garantita dallo Stato e che è un valore in ogni fase dello sviluppo. Con l’entrata in vigore della sentenza, dunque, la disabilità, la malattia incurabile o l’alta probabilità di un danno grave e irreversibile del feto non hanno alcuna giustificazione costituzionale per l’aborto. Allo stesso tempo, la Corte sottolinea che l’onere di allevare un figlio disabile o malato terminale non deve spettare solo alla madre, bensì principalmente alle autorità pubbliche e all’intera società che “sono tenute a prendersi cura delle persone nelle condizioni più difficili”. Pertanto, i giudici esortano ad “introdurre disposizioni che forniscano assistenza alle famiglie che si fanno carico di bambini portatori di handicap”. (IP)

29 gennaio - FILIPPINE Plenaria vescovi. Chiesa pronta ad aprire le sue strutture per la campagna vaccinale. La dichiarazione finale dei vescovi

 La Chiesa filippina è pronta ad aprire le sue strutture per la campagna vaccinale anti-Covid-19 nel Paese. Lo ha dichiarato ieri il presidente della Conferenza episcopale filippina (Cbcp), monsignor Romulo Valles al termine della 121.ma Assemblea plenaria dei vescovi, svoltasi in modalità virtuale il 26 e 27 gennaio. Il Governo di Manila ha annunciato l’ambizioso obiettivo di vaccinare 60-70 milioni di filippini entro l’anno, un’impresa che richiederà una complessa organizzazione logistica e spazi. Spazi che la Chiesa metterà a disposizione se necessario, ha dichiarato monsignor Valles durante la conferenza stampa conclusiva, anch’essa on-line, riporta l'agenzia dei vescovi Cbcpnews. Il presidente della Cbcp ha inoltre detto che i vescovi sono anche disposti a farsi vaccinare per primi, se questo può servire a convincere i filippini a prendere il vaccino. “Il Santo Padre e  il Papa emerito si sono fatti vaccinare pubblicamente e, a mio avviso questo può aiutare a superare le paure, quindi perché no?”, ha detto. In primo piano durante i lavori dell’assemblea, oltre alla gestione della crisi del Covid-19, sono state le celebrazioni del quinto centenario dell’evangelizzazione delle Filippine previste originariamente nel 2021 ma che, a causa della pandemia, i vescovi hanno deciso di rinviare di un anno. L’inizio ufficiale delle commemorazioni avverrà, dunque, il 17 aprile 2022, Domenica di Pasqua, in ricordo della prima Messa celebrata nel Paese il 31 marzo 1521, sull’isola di Limasawa, a sud di Leyte. La Chiesa filippina commemorerà comunque il prossimo il 14 aprile i 500 anni del Primo Battesimo, avvenuto nell’arcidiocesi di Cebu nel 1521 ad opera dei missionari spagnoli. E da questa ricorrenza storica prende spunto la dichiarazione finale della plenaria, firmata da monsignor Valles, che coglie l’occasione per rinnovare l’invito a tutti i cattolici filippini a condividere “l’immenso dono” della fede ricevuto cinquecento anni fa. “Ogni dono è anche una responsabilità”, perché “non siamo i suoi destinatari finali”, bensì i suoi amministratori, chiamati a metterlo al servizio degli altri “specialmente i nostri fratelli e sorelle poveri”, afferma la dichiarazione. L’opzione preferenziale per i poveri, richiamata nuovamente da Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium”, continua a guidare l’opera della Chiesa filippina ed è con questo spirito, sottolinea il testo, che la Chiesa filippina sta progressivamente sopprimendo il sistema della decima (“alcancel”) per il sostentamento del clero e dei relativi ministri religiosi. Questo rende ancora più necessario il contributo di tutti i membri della Chiesa, come famiglia di Dio, alla sua missione al servizio dell’evangelizzazione, e dell’umanità. L’invito ai fedeli è dunque a continuare a contribuire generosamente anche in questi tempi difficili di Covid-19: “Sosteniamo lo spirito di traboccante generosità che si è scatenato spontaneamente durante la pandemia e ha consentito di mantenere operative le nostre comunità” è l’esortazione di monsignor Valles. Durante la conferenza stampa conclusiva il presidente dei vescovi ha anche parlato della posizione dei vescovi sulla riforma della Costituzione del 1987 sulla quale la Chiesa filippina ha manifestato in più occasioni forti riserve. Il timore, già espresso dai vescovi nel 2018, è per la tenuta democratica del Paese di fronte a una riforma che, a loro giudizio, non risponde a nessuna necessità effettiva, tanto più in questo momento di emergenza sanitaria che dovrebbe essere una priorità, hanno sottolineato monsignor Valles e il vice-presidente della Cbcp, monsignor Pablo Virgilio David. (LZ)

29 gennaio - TERRA SANTA Nuove edizioni dei Libri Liturgici in arabo disponibili a breve a Gerusalemme

Il Patriarcato Latino di Gerusalemme ha avviato l’aggiornamento dei Libri Liturgici latini in arabo. Saranno revisionati il Messale Romano, la Liturgia delle Ore e l’Evangeliario. L’Ufficio Liturgico Diocesano ha intrapreso il progetto con la collaborazione di fr Bahjat Qarqash, francescano di Damasco. I testi dei Vangeli, riferisce il portale del Patriarcato, saranno scritti a mano su un tipo di carta che resisterà alla prova del tempo, in una scrittura simile a quella del I secolo d. C., epoca in cui è nata la Chiesa. Le icone rifletteranno influenze sia orientali che occidentali. Padre Aziz Halaweh, direttore dell'Ufficio Liturgico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, spiega che il Messale non è stato più ristampato ed aggiornato dal 1970 e che gli aggiornamenti apportati sono in linea con la nuova edizione del Messale Romano. “Ci sono molte preghiere e ricorrenze inserite nel Messale in lingua latina che non erano state ancora aggiunte in quello in arabo” evidenzia padre Halaweh intervistato dal Christian Media Center. Per quanto riguarda il libro della Liturgia delle Ore in arabo era un volume di preghiere costituito da un capitolo unico diviso in due sezioni, una dedicata ai salmi e una alle letture; la nuova traduzione si divide in quattro parti ed è in linea con i tempi liturgici. “L’Evangeliario in lingua araba è invece una novità: per noi è un nuovo libro - sottolinea padre Halaweh -. Prima avevamo solo il Lezionario, che contiene la Prima Lettura, la Seconda, il Salmo e un brano del Vangelo. Ora abbiamo separato i Vangeli e li abbiamo messi in un unico libro per portarlo in processione durante la Messa”. Il testo di riferimento è una Bibbia in latino, con immagini in stile bizantino e armeno, risalente all’epoca dei crociati e alla regina Melisenda, scritta nella Basilica del Santo Sepolcro, chiarisce suor Maria Ruiz, della Famiglia Eremita Suore di Betlemme, che sta realizzando le icone dell’Evangeliario. “Le cornici attorno al testo del Vangelo venivano colorate a seconda dell’autore - prosegue suor Maria - rosse a simboleggiare l’evangelista Marco, verde per Luca, blu per Matteo e oro per Giovanni”. Per lo stile è stato scelto, come riferimento, quello degli affreschi della chiesa di Abu Gosh, alle porte di Gerusalemme, risalenti pure al tempo delle crociate. Nei prossimi mesi verranno stampati prima il Messale, poi il Libro della Liturgia delle Ore e infine l’Evangeliario. (TC)

29 gennaio -  ITALIA Caritas italiana lancia il nuovo dossier  “Terra senza pace” sul Sahel

In un nuovo dossier disponile on line, Caritas Italiana fa un bilancio della crisi nel Sahel centrale. Si intitola “Terra senza pace. La crisi nel Sahel centrale tra estremismi, variabilità climatiche, contesa della terra” ed è il 62.mo documento dell’organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana, con dati e testimonianze che richiamano l’attenzione sul dramma in corso nella martoriata regione africana. Cinquemila morti nel 2020, più di 1,4 milioni gli sfollati interni, circa 17 mila rifugiati, 3,7 milioni in insicurezza alimentare, 3.600 scuole e 241 centri di salute non più operativi, 5,3 milioni di bambini in bisogno umanitario, 900 mila almeno in fuga: questi alcuni numeri della catastrofe umanitaria che affligge Niger, Mali e Burkina Faso, inaspritasi negli ultimi mesi, ma che ha radici profonde in annosi fenomeni di disgregazione sociale. Papa Francesco nella Laudato si' offre una riflessione che va al cuore stesso anche del problema del Sahel, rimarca un comunicato di Caritas Italiana: la crisi ambientale si è fatta alimentare, poi sociale ed economica, etnico-religiosa, e infine umanitaria, sfociando in una grave forma di degrado umano. Il dossier ricostruisce la crisi nel Burkina Faso e nel Sahel centrale, dove l’estremismo religioso è solo il fattore più recente, e mette in luce come molte delle dinamiche conflittuali in atto partano dalla questione terra. Caritas Italiana è impegnata nel Burkina Faso da oltre un decennio, in collaborazione con Ocades-Caritas Burkina Faso. Negli ultimi anni sono stati tre gli ambiti di azione: la risposta umanitaria soprattutto per garantire la sicurezza alimentare in favore degli sfollati, il rafforzamento della resilienza e lo sviluppo delle comunità rese più vulnerabili dai cambiamenti climatici, dai conflitti e dalla pandemia di Covid-19, la promozione della coesione sociale e della pace. Medesimi ambiti di intervento, seppur con programmi differenti, vengono assicurati anche in Niger, Senegal, Mali e Nigeria, in collaborazione con le rispettive Caritas nazionali. Con queste ultime vi è pure un impegno in programmi di contrasto al traffico di esseri umani e in favore di migranti lungo la rotta verso il Nord Africa e l’Europa nell’ambito della campagna “Liberi di partire, liberi di restare” della Conferenza Episcopale Italiana. In Niger inoltre, sono stati avviati corridoi umanitari verso l’Italia per rifugiati evacuati dalla Libia. (TC)

29 gennaio ITALIA Un Master in Diritto delle Migrazioni promosso dall’Università di Bergamo per la  formazione operatori qualificati e per tutelare i più deboli 

Essere preparati e competenti sui diritti e i doveri dei migranti. Capaci di indicare percorsi di integrazione nel segno della legalità, sia per gli immigrati che si trovano nel territorio nazionale, sia per coloro che intendono entrare e soggiornare regolarmente in Italia. Diventare esperti nel promuovere e tutelare i diritti delle fasce più deboli, utilizzando gli strumenti del diritto. Essere esperti in “Diritto delle migrazioni”. Sono gli obbiettivi del 11.mo Master in “Diritto delle Migrazioni” promosso dall’Università di Bergamo e rivolto ai laureati interessati a sviluppare le competenze in materia. “Le migrazioni contemporanee – spiega a Vatican News Paola Scevi, direttrice del Master e membro del consiglio strategico e scientifico del Cir, il Consiglio italiano per i rifugiati -  presentano delle caratteristiche del tutto peculiari che le rendono analizzabili alla luce di categorie sempre più sfocate. Gran parte delle categorie analitiche tradizionalmente utilizzate come migrante economico, profughi, richiedenti asilo, vittima di tratta migranti irregolare, sono davvero ormai poco efficaci nell'interpretare percorsi migratori che sono multiformi, complessi e all'interno dei quali si intrecciano negazione di diritti, esperienze di sfruttamento, di emarginazione, magari di progettualità che vengono a crollare. Ecco perché è importante fornire una formazione e una qualificazione alta”. Si punta quindi a formare esperti destinati ad operare con funzioni di orientamento, progettazione e ricerca in una dimensione regionale, nazionale e internazionale.  “Gli sbocchi professionali – precisa Pala Scevi - sono quelli degli studi professionali di avvocato, di consulente del lavoro, ma anche le organizzazioni non governativie, le ONLUS. Ci sono inoltre borse di studio riconosciute e sostenute dalla fondazione Migrantes della Conferenza della Cei”. Il percorso formativo della durata di un anno con lezioni in presenza e a distanza, il venerdì e il sabato, ha un approccio multidisciplinare, giuridico economico sociale, e prevede stage presso le organizzazioni internazionali che hanno collaborato alla realizzazione del progetto: OIM (International Organization for Migration), ICMC (International Catholic Migration Commission) e CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati).  E’ possibile iscriversi fin all’8 marzo, 10 le borse di studio messe a disposizione, alcune delle quali a copertura totale. (PO)

29 gennaio - STATI UNITI Ordine esecutivo su finanziamenti esteri all’aborto. Vescovi: decisione contraria alla ragione

Un provvedimento “contrario alla ragione, che viola dignità umana ed è incompatibile con l'insegnamento cattolico”. I vescovi degli Stati Uniti esprimono con queste parole la loro ferma opposizione al nuovo ordine esecutivo firmato dal neo-Presidente Joe Biden che consente l'invio di fondi finanziati dai contribuenti a organizzazioni che promuovono e forniscono aborti nei Paesi in via di sviluppo. L’iniziativa capovolge la cosiddetta “Politica di Città del Messico” (Mexico City Policy) che separa l'aborto dalle attività di pianificazione familiare, impedendo alle ong che forniscono consulenza o promuovono pratiche abortive di ricevere finanziamenti pubblici dagli Stati Uniti. La Mexico City Policy era stata ripristinata dall’Amministrazione Trump che nel 2017 aveva introdotto il Protecting Life in Global Health Assistance (Plgha) estendendo tale politica anche ai gruppi che promuovono l’aborto. Scontata, dunque, la reazione dei vescovi che già nei giorni scorsi avevano replicato a una dichiarazione del nuovo capo della Casa Bianca sulla sentenza “Roe vs Wade” che nel 1973 ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti, da lui definita “un progresso”.  "È grave che uno dei primi atti ufficiali del Presidente Biden promuova attivamente la distruzione di vite umane nei Paesi in via di sviluppo”, si legge in una nota firmata da monsignor Joseph F. Naumann e da monsignor David J. Malloy, presidenti, rispettivamente, della Commissione per le attività pro-vita e Comitato per la giustizia e la pace internazionale della Conferenza episcopale (Usccb).  Di qui l’appello a Biden “a usare il suo ufficio per il bene, dando la priorità ai più vulnerabili, compresi i bambini non nati”. Da parte sua, prosegue la dichiarazione, la Chiesa negli Stati Uniti è pronta a lavorare con l’Amministrazione “per promuovere la salute delle donne nel mondo in modo che favorisca lo sviluppo umano integrale, salvaguardando i diritti umani innati e la dignità di ogni vita umana, a partire dal grembo materno”. “Per servire i nostri fratelli e sorelle con rispetto, è imperativo che la cura della persona cominci assicurando che i nascituri siano liberi dalla violenza, riconoscendo che ogni persona è figlio/a di Dio. Ci auguriamo che la nuova Amministrazione lavorerà con noi per soddisfare queste importanti esigenze", conclude la nota. (LZ)

29 gennaio -  NIGERIA Monsignor Kaigama ad Acs: la Chiesa non pagherà alcun riscatto nel caso di rapimenti di sacerdoti, religiosi o prelati

I vescovi della Conferenza episcopale nigeriana hanno concordato all’unanimità di non pagare riscatti se si dovessero verificare nuovi sequestri di sacerdoti o prelati. Lo ha dichiarato in un’intervista rilasciata alla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja, pronunciandosi sulla serie di rapimenti e atti di violenza ai danni dei cristiani che si stanno susseguendo ultimamente nel Paese e che manifestano un peggioramento della situazione già gravissima per la comunità religiosa. Il presule ha chiarito che nel malaugurato caso di un nuovo sequestro di un sacerdote, questi chiarirà che la sua diocesi non paga riscatti. Lo scopo è quello di evitare di alimentare un macabro mercato. Monsignor Kaigama ritiene ci siano diverse motivazioni alla base dei rapimenti: “alcuni sono a scopo economico, perpetrati da criminali alla ricerca di denaro facile”, che tengono le persone in ostaggio e chiedono riscatti di milioni di naira; altri sono legati al fondamentalismo religioso che mira all’espansione territoriale per dominare coloro che sono ritenuti infedeli - e i cristiani in cima alla loro lista -, ma attaccano e uccidono anche i musulmani che non approvano il loro modus operandi. Il presule aggiunge che criminali e banditi sono consapevoli che l’attacco a un prete o a una suora cattolica fa più notizia e pensano così di spingere il governo a prenderli sul serio. “C’è urgente bisogno che il governo nigeriano affronti la situazione addestrando gli agenti di sicurezza ad agire in modo più efficace - afferma monsignor Kaigama -. Ci si aspetterebbe che, con tutto il denaro gestito dai politici, il governo investisse di più nell'acquisto di strumenti validi a perseguire i criminali. Gli agenti guadagnano molto poco e devono affrontare malviventi che hanno armi più sofisticate e spesso sono loro le prime vittime”. L’arcivescovo di Abuja definisce la situazione “un morbo che si sta diffondendo senza che venga fatto alcuno sforzo significativo per arginarlo”. Il 15 gennaio don John Gbakaan, sacerdote della diocesi di Minna, è stato rapito e ucciso il giorno dopo; il 27 dicembre, per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica in Nigeria, un vescovo, monsignor Moses Chikwe, ausiliare dell’arcidiocesi di Owerri, è stato rapito da uomini armati e trattenuto per alcuni giorni. Il 15 dicembre è stato sequestrato padre Valentine Ezeagu, sacerdote della Congregazione dei Figli di Maria Madre della Misericordia, rilasciato 36 ore dopo, il 22 novembre è stato prelevato nella sua casa parrocchiale don Matthew Dajo, dell’arcidiocesi di Abuja, liberato dopo dieci giorni di prigionia. Monsignor Kaigama chiarisce che non solo i leader religiosi ma molti altri nigeriani stanno subendo la medesima drammatica sorte. Parlando poi degli autori dei crimini spiega che i termini “terroristi”, “banditi”, “uomini armati” sono stati usati indiscriminatamente per definire gli autori dei rapimenti, poichè la loro identità non è nota con certezza. Rammaricato per le migliaia di persone uccise in diverse parti del Paese senza alcuna reazione significativa, il presule ritiene sconcertante che le forze di polizia non siano in grado di identificare questi soggetti, e ciò avvalora l’opinione che non sono molti gli sforzi compiuti finora per garantire la pubblica sicurezza.  (TC)

28 gennaio - GERMANIA “La vita nella morte”: la cura e la Pastorale dei moribondi al centro della Settimana ecumenica per la Vita

In programma dal 17 al 24 aprile prossimi, la Settimana ecumenica per la Vita 2021 organizzata dalla Chiesa tedesca avrà come tema centrale "La vita nella morte". Non essendosi potuta svolgere lo scorso anno a causa del lockdown e proprio a causa della pandemia è stato confermato il tema che mette al centro la preoccupazione per i malati gravi e i moribondi attraverso le cure palliative e pastorali. Nella prefazione al libretto tematico della Settimana per la vita di quest'anno, già pubblicato come afferma il sito della Conferenza episcopale tedesca, il presidente dei vescovi, monsignor Georg Bätzing, e il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, scrivono: "Vogliamo promuovere in modo ancora più coerente di prima un'espansione delle cure palliative e degli hospice, che sia basata sui bisogni e una cultura globale della vita nella nostra società". Le due Chiese condividono il concetto secondo cui la dignità umana vada di pari passo con la protezione della vita: "L'uomo è accettato da Dio e da noi come cristiani in ogni fase della sua vita. Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza. Per noi cristiani, l'inviolabile dignità dell'uomo deriva dal suo essere fatto a immagine di Dio, il che ci obbliga a lottare per la protezione di ogni vita umana. Questo include l'assistenza ai malati e ai loro parenti nelle situazioni difficili. Vogliamo rendere forti queste prospettive, soprattutto sullo sfondo della situazione giuridica attualmente in evoluzione in Germania riguardo alla questione del fine vita". I due presuli si sono poi detti grati per le molte iniziative per il benessere dei moribondi e hanno apprezzato soprattutto le numerose persone che si impegnano a tempo pieno e volontariamente nell'assistenza al fine vita: "Svolgono un insostituibile servizio di carità”, dicono. La Settimana per la Vita inizierà sabato 17 aprile alle 10.30 con una celebrazione ecumenica nella cattedrale di Augsburg, al quale partecipano monsignor Bätzing, il vescovo Bedford Strohm e i titolari della diocesi di Augsburg: monsignor Bertram Meier e il vescovo evangelico Axel Piper. Siamo giunti alla 26.ma edizione della Settimana per la Vita che si è svolta per la prima volta nel 1994: è un'iniziativa ecumenica delle chiese cattolica e protestante in Germania per riconoscere il valore e la necessità della protezione della vita umana in tutte le fasi. /RB)

28 gennaio - REPUBBLICA CECA Seminari educativi per i giovani sul sito ecumenico signal.cz

Alfabetizzazione mediatica, pensiero critico ed evangelizzazione nell’epoca moderna: sono solo alcuni dei temi che verranno trattati nel nuovo ciclo di seminari educativi per i più giovani organizzati dal sito di formazione ecumenica signal.cz. Ne dà notizia il portale della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca. I seminari sono parte di un progetto di evangelizzazione digitale più ampio che coprirà l’arco di un intero anno e che non sarà indirizzato solo agli studenti delle scuole superiori e dell'università, ma anche ai più giovani. Ogni mese, quindi, si terrà un seminario sul web incentrato sui temi cari alla gioventù di oggi, non solo legati alla fede ma anche alla vita di tutti i giorni, quali: l’uso corretto dei social network e dei blog, la sessualità, l’organizzazione di eventi e perfino un appuntamento dal titolo “Come avere una conversazione con Dio”. I seminari sono completamente gratuiti e si svolgeranno tramite la piattaforma Zoom. Ognuno durerà circa 60 minuti, seguito da uno spazio per domande econfronto tra i partecipanti. Tra i relatori annunciati: il vescovo di Pilsen, monsignor Tomáš Holub, il sacerdote e teologo Jan Koblížek Th.D, e padre Daniel Vícha, che ha più volte preso parte a progetti per i giovani come le Giornate mondiali della Gioventù. (RB)

28 gennaio - CROAZIA Il messaggio dei vescovi per la Giornata di Vita Consacrata: prendere a cuore l’esempio di San Giuseppe

Prendere a modello San Giuseppe - in obbedienza a Papa Francesco che ha dedicato l’intero anno al Santo padre putativo di Gesù – come lui non ha potuto comprendere appieno il mistero dell’Incarnazione di Gesù in Maria ma l’ha accettato, così noi dobbiamo essere capaci di accettare le difficoltà del mondo attuale, ancora invaso dalla pandemia, pur non riuscendo a comprenderne il senso. È questo il cuore del messaggio che i vescovi della Conferenza episcopale della Croazia, inviano a sacerdoti, frati e suore in occasione dell’imminente Giornata dedicata alla Vita Consacrata – che ricorrerà il 2 febbraio prossimo – e che è stato pubblicato sul sito dell’Episcopato croato.   Nel documento, i presuli esordiscono ripercorrendo tutto quello che è accaduto nell’anno che separa dall’ultima Giornata della Vita Consacrata celebrata: “Stiamo ancora assistendo a una pandemia che ha colpito il mondo intero e che ha cambiato in modo significativo il modo in cui viviamo, il modo in cui ci incontriamo e persino il modo in cui celebriamo i misteri di Dio – scrivono - molti si sono ammalati e un gran numero di nostri concittadini sono morti. Tra loro c'erano persone che avevano dedicato la propria vita a Dio. Inoltre, la nostra patria è stata colpita da terremoti devastanti, prima quello di Zagabria e dintorni, poi quello di Petrinja, Sisak e Glina. Molti sono rimasti senza casa e diverse persone sono rimaste uccise. In queste circostanze, abbiamo assistito alla solidarietà dimostrata da suore, monaci e laici consacrati nel mondo. Sebbene le loro comunità fossero spesso colpite da questi problemi, non hanno smesso di aiutare gli altri”. “L'anno scorso il Papa ha pubblicato l'enciclica Fratelli tutti, riferendosi alle parole rivolte da San Francesco d'Assisi ai suoi fratelli: ‘Tutti, fratelli, vediamo il Buon Pastore che sopporta le sofferenze della Croce per salvare le sue pecore. Le pecore hanno seguito il Signore nella fatica, nella vergogna e nella fame, nella debolezza e nella tentazione e in ogni altra cosa, e per questo ricevettero la vita eterna dal Signore – continuano - San Francesco vede i suoi fratelli in modo evangelico, come pecore il cui Pastore ha sofferto per loro. Li paragona ai primi discepoli che, anch'essi come pecore, seguivano il pastore in difficoltà. Le persone consacrate a Dio sono sempre chiamate a guardare al Signore, a imitarlo e, imitandolo, a saper accettare i guai che capitano”. Se, dunque, il Papa chiede “la fraternità mondiale”, secondo i vescovi croati “le persone consacrate non possono rimanere indifferenti a questa vocazione. È innanzitutto necessario riconoscere veramente i membri della propria comunità come fratelli, come sorelle, partecipi della stessa vocazione e missione spirituale. Una tale vita di fratellanza e sorellanza con il Suo amore disinteressato ha il potere missionario di testimoniare il Vangelo”. Segue, poi, nel messaggio, il riferimento alla figura di San Giuseppe: “Siamo già entrati nell'Anno di San Giuseppe – ricordano - nella sua Lettera Apostolica ‘Patris corde’, il Papa presenta San Giuseppe come un padre tenero e pieno di amore, e sulla base del suo esempio dice: ‘Il maligno ci fa guardare negativamente la nostra debolezza, mentre lo spirito ci rivela con tenero amore che la tenerezza è il modo migliore per toccare le fragilità che sono dentro ognuno di noi’”. “Il dito puntato e la condanna, che spesso usiamo in relazione agli altri, sono segno della nostra incapacità di accettare la nostra stessa debolezza, la nostra fragilità – si legge ancora nel documento che cita Papa Francesco - accettare la propria fragilità è un passo essenziale nel cammino della conversione personale e nel cammino dell'accettazione degli altri come fratelli e sorelle con le loro debolezze e fragilità. Il Papa ci ricorda anche che san Giuseppe ‘si invoca come il protettore degli sfortunati, dei bisognosi, degli esiliati, dei poveri e dei morenti. Pertanto, la Chiesa non può non mostrare un amore speciale per i nostri fratelli e sorelle più giovani, perché Gesù ha mostrato loro una cura speciale e si è identificato personalmente con loro. Dobbiamo imparare la stessa cura e responsabilità da San Giuseppe”. “Pertanto, fratelli e sorelle, vi incoraggiamo, nel periodo a venire, a prendere a cuore l'esempio di San Giuseppe, a sapere, come lui, nell'ombra, non tendere alla gloria, nella vita per gli altri, ad essere fratelli e sorelle di tutti – concludono i presuli – come San Giuseppe, che non ha potuto comprendere appieno il mistero dell'incarnazione di Gesù e la missione di Maria, possiamo essere incoraggiati ad accogliere con fiducia sia il mistero dei tempi in cui viviamo sia le difficoltà che affrontiamo”. (RB)

28 gennaio - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Rappresentanti dell’Aceac e della Cenco in missione di pace nell’Ituri

Una delegazione di vescovi dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa centrale (Aceac) e quelli della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) si trova nella provincia dell’Ituri da una settimana con l’obiettivo pastorale di incontrare la popolazione, predicare la pace e pregare per le vittime degli orrori del conflitto tra etnie di agricoltori Lendu e pastori Hema ripreso nel dicembre del 2017. Lo rende noto il portale della Cenco. Lo rende noto il portale della Cenco. “È una visita di vescovi, di pastori. Ascolteremo le persone e pregheremo per loro - ha detto monsignor Marcel Madila, arcivescovo di Kananga e presidente dell’Aceac -. Veniamo come fratelli che vengono a incontrare i loro fratelli in difficoltà”. I presuli hanno ricevuto una calorosa accoglienza. La popolazione spera che la missione di pace dei vescovi possa fermare le violenze e l’ondata di massacri che hanno raso al suolo interi villaggi, costretto alla fuga decine di migliaia di persone e provocato centinaia di vittime. Fanno parte della delegazione monsignor José Moko, vescovo di Idiofa e vicepresidente della Cenco, monsignor François-Xavier Moroy, arcivescovo di Bukavu, padre Donatien Nshole, segretario generale della Cenco, Henry Chiza, vicario episcopale della diocesi di Goma, Jean-Pierre Badidike, segretario generale dell’Aceac, e Lydie Waridi, responsabile della comunicazione. (TC)

28 gennaio - REGNO UNITO #coronavirus, record di decessi. La preghiera del Cardinale Nichols

Triste record per il Regno Unito che, due giorni fa, ha superato i 100mila morti a causa della pandemia da Covid-19. I dati rendono il Paese primo in Europa per i decessi e quinto nel mondo per il numero di casi totali. Cordoglio è stato espresso dalla Conferenza episcopale inglese, attraverso una nota a firma del suo presidente, il Cardinale Vincent Nichols, Arcivescovo di Westminster: “Questo è un giorno di grande tristezza in tutto il Paese – ha detto il porporato - Tante persone, famiglie, comunità piangono i loro cari scomparsi in questi terribili mesi di pandemia. Tutti siamo in lutto, tutti dobbiamo pregare". “La nostra preghiera – ha aggiunto il Cardinale Nichols – è radicata nella fede che, con la morte, la vita non finisce, ma viene trasformata, perché la promessa della vita eterna apre la porta della speranza anche nei momenti più bui”. “Prego per tutti e per ciascuno – ha concluso l’Arcivescovo – per coloro che sono morti, per coloro che li piangono e per coloro che sono al servizio dei malati. Per favore, unitevi a me nella preghiera”. Uguale cordoglio è stato espresso dal Ministro della Salute, Matt Hancock, il quale si è detto vicino “a tutti coloro che hanno perso una persona cara”. “So quanto sia stato difficile l’ultimo anno – ha aggiunto – ma so anche quanto sia forte la determinazione dei britannici”. Gli ha fatto eco il Primo Ministro, Boris Johnson che, in conferenza stampa da Downing Street, ha ricordato anche la sofferenza di chi non ha potuto dire addio ai propri cari, a causa delle misure restrittive anti-contagio. Dal premier, infine, una promessa: quando il Regno Unito sarà uscito dalla crisi sanitaria, “ci riuniremo come nazione per ricordare tutti quelli che abbiamo perso e per onorare l’eroismo disinteressato di chi che, in prima linea, ha donato la sua vita per salvare quella degli altri”. (IP)

28 gennaio - TANZANIA #coronavirus. Appello vescovi ai fedeli: siate prudenti e rispettate le regole

Cambio di scenario, in Tanzania, in relazione alla pandemia da Covid-19: a giugno 2020, infatti, il presidente del Paese, John Pombe Magufuli, aveva dichiarato il Paese libero dal virus. Ma ora, con lo sviluppo della così detta “variante sudafricana” della patologia, la nazione è di nuovo in allerta. Come scrive la Conferenza episcopale locale (Tec) in una nota del 26 gennaio, infatti, una nuova ondata di coronavirus sta colpendo diversi Paesi dell’Africa e del mondo, “provocando altre vittime”; di qui, l’invito rivolto ai fedeli affinché siano prudenti e si attengano strettamente alle regole sanitarie anti-contagio. “Il nostro Paese non è un’isola – ribadiscono i vescovi – Dobbiamo difenderci, prendere le dovute precauzioni e pregare Dio con tutte le nostre forze affinché questo flagello non ci sorprenda” nuovamente. Per questo, la Cet esorta la popolazione locale a raddoppiare gli sforzi nella lotta contro il virus, “usando tutti gli strumenti spirituali, fisici, scientifici e sociali” necessari: “Non smettiamo di pregare – spiegano i presuli – né di mantenere il distanziamento sociale; continuiamo a igienizzarci spesso le mani, ad agire per tempo ai primi segni della malattia ed evitare assembramenti, che possono essere pericolosi”. Da ricordare che in precedenza si era già espresso l’Arcivescovo di Dar es Salaam, Monsignor Jude Thaddaeus Ruwa'ichi, il quale il 25 gennaio aveva affermano: “La lotta contro il Covid-19 non è finita. Preghiamo, perché il virus esiste ancora; restiamo vigili e non trascuriamo le misure anti-contagio già varate nel 2020”. “Molti hanno smesso di lavarsi le mani con acqua corrente e sapone – aveva notato l’Arcivescovo – e invece questa pratica deve continuare, insieme a quella di indossare le mascherine” per coprire naso e bocca. “Amiamoci e prendiamoci cura di noi stessi e degli altri – aveva concluso il presule – così da collaborare con Dio alla nostra protezione e alla nostra sicurezza”. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal governo, fermi tuttavia a diversi mesi fa, in Tanzania sono stati registrati 509 casi di contagio e 21 decessi. Ieri, intanto, come riferito dalla Bbc, il presidente Magufuli ha esortato il ministero della Salute alla cautela sull’uso vaccini, invitando a fare ulteriori ricerche scientifiche. (IP)

28 gennaio - COREA DEL SUD Il nuovo presidente di Caritas Corea invita i fedeli a dare e a condividere

Monsignor Giovanni Battista Jung Shin-chul, vescovo di Incheon, dal 25 gennaio nuovo presidente di Caritas Corea, in occasione della Overseas Aid Week 2021, la settimana degli aiuti ai Paesi esteri, dal titolo "Una famiglia umana, una casa comune", che la Chiesa coreana organizza ogni anno alla fine di gennaio, per raccogliere donazioni e aiuti da inviare ai Paesi che ne hanno bisogno, ha ricordato ai fedeli - riporta UCA News – di come possano sentirsi "più felici dando e condividendo". "Nella mia vita ho sempre creduto che "C’è più gioia nel dare che nel ricevere" (Atti 20:35)” ha affermato il presule. “Spero – ha aggiunto - che i nostri credenti e la nostra società trovino la felicità nel condividere e nel dare". Caritas Corea è stata fondata nel 1975 come Comitato per lo sviluppo umano della Conferenza episcopale cattolica coreana (CBCK). Nel 1979 è diventata membro di Caritas Internationalis, confederazione di cui fanno parte le Caritas nazionali e le associazioni caritative cattoliche. È cresciuta fino agli anni ’80 grazie agli aiuti dall’estero. Nel 1993, la CBCK ha deciso di trasformarla in un'istituzione che offrisse aiuti ad altri Paesi e nel 2010 è stata ristrutturata e registrata come Caritas Corea International. Da allora, ha sostenuto più di 1.015 progetti di aiuto e di sviluppo comunitario in risposta a crisi umanitarie come carestie, disastri naturali, epidemie e conflitti, includendo anche disastri su larga scala come il conflitto in Siria, l'insurrezione di Boko Haram, la crisi dei rifugiati Rohingya, l'insicurezza economica del Venezuela, le inondazioni del sud-est asiatico e le atrocità umane in Asia, Africa e Medio Oriente. Inoltre, in collaborazione con Caritas Internationalis, dal 2006, ha anche svolto un ruolo di primo piano per sostenere lo sviluppo delle comunità in Corea del Nord. Tuttavia, nonostante questi risultati, molti in Corea del Sud non sono a conoscenza dei programmi e delle attività della Caritas, ha dichiarato il vescovo Jun, sottolineando la necessità di un impegno maggiore, da parte dell’organizzazione cattolica, nelle pubbliche relazioni. Tanti fedeli, ad esempio, - ha aggiunto - non hanno ancora capito che gli aiuti non sono destinati al proprio Paese, ma ad altre parti del mondo. Infine, il presule si è detto preoccupato per il possibile calo delle donazioni e delle sponsorizzazioni, a causa della pandemia di Covid-19, e ha chiesto ai cattolici di aiutare chi, accanto a loro, sta affrontando maggiori difficoltà. (AP)

28 gennaio - BRASILE Nuova veste per il sito dell’editrice legata ai vescovi brasiliani: pandemia ha messo in luce esigenze di accessibilità e modernità

È stato lanciato questa settimana, on line, il nuovo sito web delle Edições della Conferenza episcopale del Brasile, frutto di un intenso processo di riformulazione in vista delle nuove esigenze dell'ambiente digitale. Come riportato da José Bezerra Luna, consulente di gestione dei processi per la Conferenza nazionale dei Vescovi brasiliani, l'aumento del numero di accessi al sito web dell'editore e le vendite on line hanno indicato la necessità di ripensare la piattaforma: "Si tratta del canale più importante attraverso il quale clienti e partner hanno accesso alla collezione fisica e digitale, i lanci e le promozioni", ha detto. La parola chiave che ha guidato questo cambiamento, secondo Luna, era la fruibilità e la migliore esperienza dei clienti e le persone che consultano lo strumento per l'analisi dei contenuti delle opere e per un acquisto efficace: "Dagli indicatori analizzati, attualmente il maggior volume di accesso arriva da dispositivi mobili come telefoni cellulari, che rende necessaria la capacità del sito di adattarsi a qualsiasi tipo di dispositivo utilizzato per l'accesso", ha spiegato. La riformulazione della piattaforma ha tenuto conto dei feedback dati dai clienti negli ultimi mesi; una strategia di benchmark con le piattaforme di e-commerce del mercato ha anche guidato la riprogettazione: "Tutti questi elementi sono stati organizzati in progetti, e questo lancio è il risultato del primo di diversi che seguiranno nei prossimi mesi, in un ciclo di miglioramento continuo", ha detto il consulente di gestione. Come risultato finale, l'utente ha accesso a una navigazione più leggera, fluida e piacevole; inoltre, in questa nuova versione, tutti i prodotti e i vari metodi di pagamento disponibili, sono integrati con la logistica dell'editore. Il processo di miglioramento e sviluppo della pagina continua nei prossimi giorni per rendere il sito ancora più leggero ed efficace. Il direttore generale di Edições dei vescovi brasiliani, monsignor Jamil Alves de Souza, celebra questo risultato: "Edições festeggia il suo 15.mo anniversario. Saldi nella nostra missione di evangelizzare, abbiamo lanciato, con rinnovato entusiasmo, il nostro nuovo sito", ha detto, sottolineando l'impegno dell'editore a fornire un servizio migliore anche con tutte le avversità incontrate nel corso del 2020 e all'inizio di quest'anno a causa della pandemia. "Siamo fiduciosi riguardo a ciò che seguirà questa fase pandemica; la nuova pagina, più moderna e accessibile, è una delle nostre azioni volte a costruire questo nuovo tempo", ha concluso. (RB)

28 gennaio - MONDO Il Wcc: lavorare insieme per combattere la violenza sessuale e altre forme di ingiustizia aumentate con la pandemia

Accelerare la parità fra i sessi, l’uguaglianza e la giustizia: è quanto si propongono i partecipanti alla settima edizione del Simposio annuale sul ruolo della religione e delle organizzazioni basate sulla fede negli affari internazionali, svoltasi on line martedì scorso. L’incontro è stato co-organizzato dal Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), dal Consiglio Generale Chiesa e Società della Chiesa Metodista Unita, dal Soccorso Islamico, da ACT Alliance, dalla Chiesa Avventista del Settimo Giorno, da Soka Gakkai International, dalla United Religions Initiative e dalla UN Women e UNFPA per la Task Force inter-agenzie delle Nazioni Unite su religione e sviluppo. Nel corso dei lavori, riferisce il portale del Wcc, Peter Prove, direttore della Commissione delle Chiese per gli affari internazionali del Wcc, ha osservato che la pandemia di Covid-19 ha comportato il rinvio di eventi sull’uguaglianza di genere, l’interruzione di processi chiave per la promozione della giustizia di genere e l’aumento di casi di violenza sessuale e altre forme di ingiustizia, e che l’occasione del simposio è un impegno a lavorare insieme per combatterle. “Avremo bisogno l’uno dell’altro per questi anni a venire, poiché ci sono molti orfani, molte vedove, molte famiglie distrutte” ha detto Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttore esecutivo di UN Women. I relatori hanno convenuto che occorre continuare a lavorare per costruire rapporti tra comunità di fede e organizzazioni civili. “Dobbiamo reindirizzare le energie religiose negative in energie religiose positive - ha esortato Victor Ochen, fondatore dell'African Youth Initiative Network -. Nelle attuali circostanze, dobbiamo creare una coalizione che la pensi allo stesso modo”. Rudelmar Bueno de Faria, segretario generale di ACT Alliance, ha parlato dell’interpretazione errata dei testi sacri, che combinata con pratiche culturali e tradizionali dannose, mina l’essenza dell’uguaglianza di genere. “È fondamentale lavorare con leader religiosi e responsabili per promuovere un approccio di fede trasformativo che rimodelli le strutture e le organizzazioni per favorire la giustizia di genere” ha evidenziato. Per Ganoune Diop, segretario generale dell’Associazione internazionale per la libertà religiosa, ha rimarcato che è importante affrontare la disuguaglianza di genere a tutti i livelli e che sono soprattutto le donne a subirla, ad esempio sul posto di lavoro. Ib Petersen, vicedirettore esecutivo per la gestione del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), ha invece riferito che l’impatto della pandemia su donne e ragazze è stato enorme, tanto da intaccare decenni di conquiste duramente raggiunte sull’uguaglianza di genere. Ib Peterson ha inoltre sottolineato quanto importante sia sostenere l’accessibilità ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva e ridurre il rischio di violenza di genere, affrontando le cause profonde di molti comportamenti discriminatori e violenti. Un ruolo chiave in tutto ciò è stato riconosciuto alle organizzazioni basate sulla fede e ai leader religiosi. (TC)

28 gennaio - SPAGNA Santiago de Compostela: rinviato ad agosto 2022 il Pellegrinaggio Europeo della Gioventù (PEJ)

La Conferenza episcopale Spagnola (CEE) e l'Arcidiocesi di Santiago de Compostela hanno deciso di comune accordo di spostare il Pellegrinaggio Europeo della Gioventù (PEJ) a Santiago, previsto nel mese di agosto, all’anno prossimo, dal 3 al 7 agosto 2022, per garantirne il normale svolgimento. L'arcivescovo di Santiago de Compostela, monsignor Julián Barrio, ha provveduto ad informare le varie istituzioni che collaborano all'organizzazione. La decisione – si legge sul sito web dell’Arcidiocesi – è stata presa in considerazione dell’emergenza sanitaria, causata dalla pandemia di Covid-19, per tutelare i partecipanti, i volontari e gli organizzatori dell’evento. Sono, dunque, rinviati al 2022 anche i vari percorsi di pellegrinaggio alla Tomba dell'Apostolo e tutti gli eventi precedenti legati al PEJ. La misura arriva dopo la decisione del Papa, annunciata dal Nunzio durante la cerimonia di apertura della Porta Santa, di prorogare l’Anno Giacobeo fino al 31 dicembre 2022. Una misura, presa prima che iniziasse la formazione dei volontari in Galizia. Coloro, quindi, che l’anno prossimo parteciperanno al Pellegrinaggio Europeo della Gioventù potranno ancora beneficiare delle grazie giubilari dell’Anno Santo Compostelano. (AP)

28 gennaio - POLONIA Consiglio dell’Apostolato laico: sempre più centrale il ruolo delle donne nella Chiesa

È un ruolo sempre più centrale, quello delle donne all’interno della Chiesa: questo uno dei temi al centro dell’ultima riunione del Consiglio per l’Apostolato Laico che si è svolta il 23 gennaio scorso, per la seconda volta in modalità on line, come riferisce il sito della Conferenza episcopale della Polonia. Tra le altre tematiche discusse,  la necessità di una forte formazione spirituale dei laici, di grande importanza per i credenti, soprattutto in tempi di pandemia, e la necessità di sostenere le attività dei consigli parrocchiali. “La preghiera è una fonte di forza e di speranza per molte persone, soprattutto oggi - sottolinea monsignor Adrian Galbas, presidente del Consiglio - è importante che ogni iniziativa che i laici prendono come espressione del loro apostolato abbia un forte fondamento spirituale". Perciò il Consiglio organizzerà in autunno un ritiro spirituale a Jasna Góra, in collaborazione con i Padri Paolini, che sarà rivolto ai rappresentanti delle varie comunità che operano nella Chiesa. In agenda alla riunione, anche l'assistenza per un migliore funzionamento dei Consigli pastorali ed economici delle parrocchie. Padre Waldemar Borzyszkowski, parroco della parrocchia di Sant'Andrea Bobola a Varsavia, e il suo assistente laico, Paweł Witkowski, hanno condiviso la loro esperienza di funzionamento del Consiglio Pastorale ed economico parrocchiale, mostrando un modello concreto di azione, guidato dalla cooperazione tra clero e laici su molte funzioni. "Il compito del nostro Consiglio parrocchiale è quello di alleggerire il parroco che spesso deve occuparsi di questioni pratiche come le riparazioni necessarie, l'uso quotidiano dell’edificio chiesa e degli spazi sacrali e allo stesso tempo deve occuparsi della buona qualità di tutto ciò che riguarda il ministero pastorale e la formazione spirituale". Il Consiglio per l'Apostolato dei Laici ha in programma di preparare, nel prossimo futuro, una sorta di modesto compendio utile per organizzare e far funzionare gli organismi ausiliari nella parrocchia, così come un programma di formazione per i membri del Consiglio e per coloro che vorrebbero essere coinvolti in questo lavoro. Per quanto riguarda la questione del ruolo delle donne nella Chiesa, la discussione è iniziata con la testimonianza della signora Zuzanna Flisowska-Caridi, che lavora per l'organizzazione internazionale "Voices of Faith", ed è una storica dell'arte con una laurea in teologia e ha il ruolo di osservatrice del percorso sinodale nella Chiesa tedesca. Condividendo la sua esperienza di essere parte attiva della Chiesa, ha detto che secondo lei il tema del ruolo della donna sarà sempre più importante nei prossimi anni e ha richiamato l'attenzione sugli ambiti in cui si potrebbe dare alle donne un posto maggiore e più importante, senza cambiare la dottrina attuale, anche in risposta all'appello di Papa Francesco, che nella Evangelii gaudium scrive che "gli spazi per una presenza più significativa delle donne nella Chiesa devono ancora essere ampliati". Durante il dibattito, è stata richiamata l'attenzione sull'importanza fondamentale di Maria nel plasmare la spiritualità delle donne, così come sugli esempi di donne che hanno avuto un grande impatto sulla storia della Chiesa e del mondo e che possono essere modelli per le donne di oggi. Si è parlato, infine, anche dell'incontro nazionale delle Confraternite previsto per maggio a Czestochowa e che avrà luogo prima dell'incontro europeo organizzato dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione nel settembre a Malaga. (RB)

28 gennaio - AFRICA Conferenza Chiese del continente: possesso armi nucleari è immorale

Il possesso di armi nucleari è “immorale”: lo scrive in una nota la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (Aacc), salutando con gioia l’entrata in vigore, il 22 gennaio, del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Sottoscritto da 86 Paesi e ratificato da 51, tra cui la Santa Sede, il documento internazionale è giuridicamente vincolante e proibisce ai suoi firmatari di produrre, stoccare, vendere e usare armi nucleari. “Come parte del movimento ecumenico globale – si legge nella nota – crediamo che la detenzione stessa, nonché la potenziale minaccia dell’uso di armi nucleari, siano immorali ed attendiamo con ansia il giorno in cui il mondo sarà liberato da questo tipo di armamenti in modo permanente”. Di qui, l’esortazione rivolta a tutti gli Stati che ancora non lo hanno fatto a “firmare e ratificare” il Trattato. "La detonazione accidentale o deliberata di un'arma nucleare – spiega ancora l’Aacc - causerebbe un danno grave, duraturo e di vasta portata su tutti gli aspetti della nostra vita e del nostro ambiente, in tutto il mondo. Inoltre, tali armamenti sono parte di strutture e sistemi che portano grande sofferenza e distruzione". “Non ci sono mani sicure per queste armi – sottolinea ancora la Conferenza delle Chiese africane – Le nazioni che hanno firmato il Trattato, infatti, parlano di conseguenze umanitarie catastrofiche che deriverebbero da qualsiasi uso di simili armamenti”, anche per incidente o per errore di calcolo, perché tali effetti supererebbero ogni confine. Al contempo, l’Aacc esprime il suo apprezzamento per il fatto che il Trattato affronta l’impatto delle armi nucleari sulle donne e sulle popolazioni indigene, nonché la questione dell’assistenza alle vittime e della cura dei danni ambientali. In questo senso, il documento “apre alla possibilità di annunciare un nuovo mondo libero dalle minacce e dalle tensioni scatenate dalla lotta per sviluppare e detenere armi nucleari”. Forte anche il significato storico dell’entrata in vigore del Trattato, in un mondo devastato dalla pandemia da Covid-19: “In un momento in cui il globo ha disperatamente bisogno di una nuova speranza – afferma l’Aacc – tale strumento ci ispira a lavorare per eliminare completamente la minaccia delle armi nucleari, e per creare condizioni di pace, giustizia e benessere". A tal proposito, la Conferenza delle Chiese africane cita l’esempio degli “hibakusha”, ovvero i sopravvissuti ai bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagagasaki, avvenuti nel 1945: “Il loro coraggio e la loro perseveranza servono da ispirazione, guida e fondamento morale nella ricerca di un mondo libero dalle armi nucleari”. Oltre ai singoli Stati, tutte le persone di buona volontà sono incoraggiate a promuovere attivamente il bando di simili armamenti: "Non bisogna scoraggiarsi per la lentezza” con cui ciò avviene, spiega l’Aacc, bensì divenire “ancora più determinati ad agire per un mondo migliore”. “Questo fa parte della nostra missione e sappiamo che Dio è dalla nostra parte", conclude la Conferenza, suggerendo il lancio di una una petizione popolare che coinvolga più persone possibili per chiedere a tutti i Paesi del mondo di firmare e ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Fondata a Kampala, in Uganda, nel 1963, la Aacc è un’associazione ecumenica che oggi conta 173 Chiese membri presenti in 40 Paesi africani, in rappresentanza di oltre 120 milioni di cristiani del continente. La sua sede centrale è a Nairobi, in Kenya, e il suo attuale Segretario generale è il Reverendo Fidon Mwombeki, ministro della Chiesa luterana in Tanzania. (IP)

28 gennaio - AUSTRIA #coronavirus Nuove misure adottate dai vescovi: in chiesa distanza di due metri e mascherine ffp2

In coerenza con le nuove restrizioni anti Covid-19 decise lunedì scorso dal governo austriaco che prevedono l’obbligo di mascherine di tipo ffp2 in autobus, nei negozi e negli altri luoghi pubblici potenzialmente affollati, anche i vescovi impongono l’obbligo all’interno delle chiese, dove d’ora in poi si dovrà osservare una distanza di sicurezza di almeno due metri. Lo riferisce il sito della Conferenza episcopale austriaca. Le funzioni, comunque, rimangono sospese e le chiese aperte solo per la preghiera personale. Le nuove misure adottate per arginare la pandemia, che comprendono l’obbligo di un massimo di dieci persone per i servizi funebri, rimarrà in vigore, per ora, fino al 6 febbraio. Per quanto riguarda le altre misure adottate nel provvedimento precedente della fine di dicembre 2020, restano in vigore, compresa quella di rimandare battesimi e matrimoni. I bambini dai sei ai 14 anni possono indossare una protezione bocca-naso aderente invece della maschera ffp2, mentre per i sacerdoti che per qualunque motivo, durante un servizio liturgico, non riescano a indossare una mascherina con filtro, per compensare andrà osservata una distanza di sicurezza maggiore. E a proposito di servizi liturgici, questi devono essere celebrati con la dovuta brevità: "All'interno del gruppo di cinque fino a un massimo di dieci co-celebranti, è possibile solo il canto di solisti e si considerano da effettuare solo i canti strettamente necessari". La musica strumentale, infatti, deve prendere il posto dei canti, per quanto possibile. Confermata anche la pratica di disinfettarsi le mani entrando in chiesa e la dispensa per chiunque è malato, si senta male o si sospetti di avere una malattia contagiosa. Confermato anche il divieto di stringere la mano durante il segno di pace, mentre per quanto riguarda l’Eucaristia, le ostie dovranno essere coperte durante la Messa fino a quando non viene amministrata, e comunque, poco prima della distribuzione, il sacerdote deve indossare la maschera con filtro e lavare accuratamente le mani. La Comunione a mano è ora l’unica possibile. (RB)

28 gennaio - SUDAFRICA Plenaria vescovi: pandemia ha portato devastazione, ma anche solidarietà e consapevolezza  

Si sarebbe dovuta tenere dal 19 al 22 gennaio l’Assemblea Plenaria della Conferenza episcopale del Sudafrica (Sacbc). Ma l’improvvisa scomparsa dell’Arcivescovo Abel Gabuza, coadiutore dell'arcidiocesi di Durban, morto il 17 gennaio a causa del Covid-19, ha portato i presuli a posticipare l’incontro dal 26 al 29 gennaio. Ad aprire i lavori, che si svolgono in modalità virtuale sulla piattaforma Zoom, è stato il presidente della Sacbc, Monsignor Sithembele Sipuka che, all’inizio del suo intervento, ha rivolto un pensiero e una preghiera al Mozambico, vittima sia di un violento conflitto iniziato nel 2017, sia del ciclone Eloise che, due giorni fa, ha provocato vittime e sfollati, lasciando una scia di distruzione e morte. Un’altra preghiera il presule l’ha levata per tutti i defunti e i malati di coronavirus, esprimendo vicinanza ai loro familiari e incoraggiando tutti i fedeli ad osservare le normative sanitarie anti-contagio. “Il Covid-19 ha portato devastazione – ha detto Monsignor Sipuka – ma è stato anche, in qualche modo, provvidenziale”, soprattutto nel promuovere “un senso di unità e solidarietà” tra la popolazione e nell’ampliare “la capacità di utilizzare i mezzi di comunicazione” tra gli stessi vescovi. Ma non solo: la pandemia “ha accresciuto il senso di Dio tra le persone ed ha ridotto il loro senso di autosufficienza”, portando ad una maggiore consapevolezza del fatto che non si è padroni del mondo, ma solo suoi amministratori. La Chiesa stessa si è dovuta “re-immaginare” a causa dell’emergenza sanitaria, ha aggiunto Monsignor Sipuka, riformando il suo modo di essere vicina ai fedeli: a tal proposito, il presule ha incoraggiato una riflessione sul rafforzamento delle “capacità di consulenza dei sacerdoti e degli operatori pastorali, perché le conseguenze spirituali e psicologiche del Covid-19 sono molto devastanti”. Lutti familiari, perdita del lavoro, isolamento sociale, infatti, possono avere ricadute gravi sul benessere delle persone. Per questo, il clero è stato esortato a restare accanto a chi soffre sfruttando tutte le possibilità che il web offre. Il presidente dei vescovi sudafricani si è detto, poi, critico sia nei confronti del governo che della Chiesa stessa, in quanto entrambi non hanno saputo affrontare al meglio le difficoltà sollevate dalla pandemia. Di qui, il suggerimento a puntare di più sull’ecumenismo per creare “strutture in grado di rispondere efficacemente a situazioni critiche come quella attuale”. Dell’operato del governo, in particolare, il presule ha deplorato “la corruzione, problema perenne del Sudafrica”, ma che in questo periodo è esploso maggiormente perché legato alla gestione dei fondi di emergenza anti-Covid. Ciò ha provocato “disgusto e rabbia tra la popolazione”, ha rimarcato Monsignor Sipuka, ed anche se “ancora nessun colpevole è finito dietro le sbarre”, tuttavia l’avvio di indagini specifiche e la confisca dei beni dei sospetti corrotti rappresentano “un segnale di speranza” per la lotta a questo male. Altro punto critico evidenziato dal presule è l’iniqua distribuzione del vaccino anti-Covid tra i Paesi del mondo: “Gli interessi delle singole nazioni e del profitto sembrano prevalere sulla considerazione necessaria verso tutti- ha detto il presule – Secondo alcuni dati, infatti, i Paesi ricchi hanno già acquistato il 53 per cento dei vaccini disponibili”. Al contrario, “il vaccino contro il Covid-19 è un bene comune che dovrebbe essere messo a disposizione di tutti e non accaparrato da pochi”, ha sottolineato il presidente della Sacbc, proponendo quindi che la Plenaria si soffermi su questo punto, elaborando un modo per contribuire a tale sfida. Infine, Monsignor Sipuka ha auspicato “la ripresa di una vita dignitosa per tutti”. All’intervento del presidente dei vescovi ha fatto seguito quello del Nunzio apostolico nel Paese, Monsignor Peter Welles, il quale, prendendo spunto da due Encicliche di Papa Francesco, “Laudato si’ sulla cura della casa comune” e “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”, ha ricordato ai presuli sudafricani il loro impegno ad essere “costruttori di ponti”, “raggiungendo il prossimo e creando opportunità per incontri fruttuosi” con la popolazione. Dal Nunzio, infine, la rassicurazione che si sta lavorando alle nomine di vescovi per le diocesi vacanti. (IP)

28 gennaio - AUSTRALIA Abusi sui minori: dal 1° febbraio nuovo Protocollo nazionale di risposta della Chiesa

Sarà attuato a partire da lunedì 1° febbraio il nuovo Protocollo della Chiesa per rispondere a chi solleva preoccupazioni o accuse di abusi sui minori, adottato dalla Conferenza episcopale australiana nella sua Assemblea plenaria dello scorso novembre. Il Protocollo - si legge nel comunicato stampa diffuso sulla pagina web dell’Episcopato – è il risultato di due anni di lavoro e di ampie consultazioni svoltesi all’interno e all’esterno della Chiesa. Consultazioni che hanno coinvolto vittime e sopravvissuti e i loro difensori. Considerando i vari requisiti normativi e legislativi statali e territoriali, il nuovo Protocollo stabilisce il "punto di riferimento nazionale rispetto al quale le politiche e le procedure locali dovrebbero essere allineate" – spiega la nota - e offre una guida su come comportarsi  con le persone vittime di abusi. Come ha sottolineato il presidente della Conferenza episcopale, l'arcivescovo Mark Coleridge, infatti, "attingendo alla saggezza della Commissione reale, dei governi e delle università, e all'esperienza della Chiesa all'estero, il nuovo Protocollo presenta un approccio informato sul trauma per sostenere coloro che sono stati traditi negli ambienti ecclesiastici". L'attuazione da lunedì prossimo del Protocollo avvierà anche la graduale eliminazione dei due protocolli precedenti - Towards Healing e The Melbourne Response – introdotti negli anni ’90 e “molto criticati - ha spiegato l'arcivescovo Coleridge -, a causa di un'applicazione incoerente o incompleta”. Per questo motivo, “uno dei punti di forza del nuovo Protocollo” sarà quello di fornire ”un unico quadro nazionale, che assicurerà un approccio coerente alla gestione delle preoccupazioni e delle accuse". Monsignor Coleridge, considerando l’adozione e l'attuazione del Protocollo nazionale di risposta un importante passo avanti, ha ringraziato tutti coloro “che hanno portato a termine con scrupolo questo processo”, sottolineando come la Chiesa continuerà a lavorare duramente “per rafforzare le misure di prevenzione che sono state messe in atto negli ultimi anni". (AP)

28 gennaio - STATI UNITI Amministrazione Biden potenzia aiuti per poveri e senza-tetto. Plauso dei vescovi

Il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie e il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti hanno annunciato il potenziamento delle tutele e degli aiuti per chi si trova ad affrontare l’emergenza abitativa e l’insicurezza alimentare, in tempo di pandemia. La decisione ha ricevuto il plauso della Conferenza episcopale locale (Usccb) che, in una nota a firma dell'Arcivescovo Paul S. Coakley, presidente della Commissione dei vescovi per la giustizia interna e lo sviluppo umano, esprime la sua gratitudine per tali “azioni tempestive, volte ad affrontare i bisogni urgenti di cibo e di alloggio per coloro che si trovano in difficoltà durante l’attuale pandemia da Covid-19”. Il presule fa riferimento, in particolare, alla moratoria sugli sfratti, definendola “un passo avanti per assicurare la stabilità degli alloggi e mantenere le nostre comunità al sicuro”. “Decine di milioni di persone sono in ritardo con il pagamento dell’affitto – spiega – Senza alcuna tutela, correrebbero il rischio di perdere la casa. Ma sarebbe dannoso per il benessere di tutti se, nel pieno di una crisi sanitaria pubblica, sempre più persone diventassero senza-tetto”. Allo stesso modo, aggiunge Monsignor Coakley l’annuncio di voler aumentare gli aiuti alimentari alla popolazione provata “dal dramma della riduzione del reddito o della perdita del lavoro”, contribuirà ad “affrontare i livelli senza precedenti di fame tra i minori e farà in modo che l’assistenza nutrizionale di emergenza arrivi alle persone più a rischio”. Si tratta di “azioni che dimostrano un forte impegno verso i bisognosi", sottolinea ancora l’Arcivescovo, ricordando che l’Usccb ha sempre evidenziato che “una nutrizione adeguata e un alloggio decente sono diritti fondamentali, indicati anche dalla Dottrina sociale della Chiesa”. “Questi diritti richiedono l'azione – conclude il presule – Per questo, continuiamo a chiedere al governo di perseguire il bene comune e di dare priorità ai poveri e ai vulnerabili, soprattutto in questo periodo difficile". Intanto, negli Stati Uniti, i contagi da coronavirus hanno superato i 25 milioni, con circa 430mila decessi. Soltanto ieri, le statistiche della Johns Hopkins University, riportate dalla Cnn, evidenziano oltre 152mila nuovi casi e quasi 4mila morti, mentre prosegue la campagna di vaccinazione: finora, nel Paese sono state distribuite circa 47milioni di dosi di vaccino e più di 26 milioni sono state già somministrate. (IP)

28 gennaio - POLONIA Giornata vittime Olocausto. Presidente vescovi: opporsi al degrado della dignità umana

“Questo anniversario ci obbliga a opporci a gran voce a tutte le forme di degrado della dignità umana: razzismo, xenofobia e antisemitismo”: lo ha detto Monsignor Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca (Kep), intervenuto ieri, 27 gennaio, alle celebrazioni per la Giornata internazionale delle vittime dell’Olocausto. La commemorazione, svoltasi esclusivamente on line a causa della pandemia da Covid-19, ricorda il 27 gennaio 1945, giorno della liberazione di Auschwitz. “In questo anniversario – ha detto Monsignor Gądecki - ci appelliamo al mondo contemporaneo per la riconciliazione e la pace, per il rispetto del diritto di ogni nazione di esistere e per la libertà, l'indipendenza e la conservazione della propria cultura”. In Polonia, la Giornata di quest’anno è stata dedicata agli oltre 200mila bambini vittime dell’Olocausto. “Oggi viviamo in un mondo virtuale, anche a causa del coronavirus - ha ricordato il presidente Polonia, Andrzej Duda - ma la loro sofferenza, la loro morte non erano virtuali. Hanno sofferto terribilmente e sono stati uccisi veramente con crudeltà”. “Come ai morti, nessuno ridarà la vita, così ai bambini a cui è stata tolta l’infanzia, nessuno potrà ridarla – ha aggiunto Piotr M. A. Cywiński, direttore del Museo statale di Auschwitz-Birkenau - Ma quanti bambini anche oggi sono uccisi, venduti, usati, abusati, affamati, abbandonati?”. La Giornata ha visto poi un momento di preghiera interreligiosa guidato dal Rabbino Michael Schudrich, dal vescovo cattolico Roman Pindel, dal vescovo ortodosso Atanazy e dal vescovo evangelico Adrian Korczago. Quindi, si è tenuta una conferenza online dal titolo “L’influenza della guerra e dell’Olocausto nella formazione dell’identità del bambino”, durante la quale sono state ascoltate le testimonianze di alcuni sopravvissuti. Ai partecipanti all’evento sono giunti anche i messaggi del vice ambasciatore di Israele in Polonia, Tal Ben-Ari Yaalon, e dell’ambasciatore russo in Polonia, Siergiej Andriejew. (IP)

27 gennaio  ITALIA Monsignor Sorrentino nel ricordo dell’Olocausto: il futuro va costruito senza sentimenti di odio e intolleranza

Ad Assisi sono diverse le iniziative nel giorno della commemorazione delle vittime dell'Olocausto. Questa mattina monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino durante il primo degli incontri organizzati in diretta streaming dalla diocesi, dal Museo della Memoria, dalla Fondazione diocesana Opera Casa Papa Giovanni e dal Comune sul tema “Assisi e l’Umbria ricordano la Shoah”, rivolgendosi in particolare agli studenti ha rimarcato che il futuro va costruito mettendo da parte sentimenti di odio e intolleranza. “Noi siamo qui a rendere una testimonianza - ha detto il presule -. Siamo eredi di una grande pagina di storia che è veramente ricca di tanti valori. Vorremmo consegnarla soprattutto a voi nuove generazioni perché il futuro è vostro”. L’incontro, moderato da Marina Rosati, responsabile del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, è stato aperto con il documentario sul “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”. Il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, ha affermato che “la tragedia dell’Olocausto deve essere ricordata come uno schiaffo alle nostre coscienze”, mentre il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Antonella Iunti, ha sottolineato che occorre “lavorare insieme affinché i ragazzi siano sempre più aperti alle differenze, non facendosi condizionare da forme di intolleranza, razzismo, antisemitismo”. Da Gerusalemme si è collegato il rabbino Alon Goshen-Gottstein, che offerto una riflessione sulla memoria e sulla sua necessità di renderla attuale e viva nel presente. Nel pomeriggio, alle 16.30, viene presentato, il libro-racconto “Il Castelletto” scritto da una bambina ebrea, Mjriam Viterbi, rifugiata e salvata ad Assisi negli anni della persecuzione nazista del 1943-1944. Domani, allo stesso orario è in programma la testimonianza “Io figlio di un rifugiato, nato in una clausura assisana” di Francesco Clerici che racconterà la sua toccante esperienza nel Monastero Santa Croce di Assisi, dove la sua famiglia venne accolta e salvata. Tutti gli eventi si terranno in diretta streaming e saranno visibili sul sito www.diocesiassisi.it, sui canali social della diocesi, la pagina Facebook del Museo della Memoria e del Comune di Assisi. Fino al 31 gennaio, inoltre, dai social della Biblioteca comunale sarà possibile seguire dei percorsi culturali organizzati in collaborazione con Sistema Museo. (TC)

27 gennaio - BENIN Verso le presidenziali. Appello vescovi: voto sia pacifico, democratico e trasparente

Il Benin si prepara a vivere, il prossimo 11 aprile, le elezioni presidenziali. In vista della tornata elettorale, la Conferenza episcopale nazionale (Ceb) ha lanciato un appello, raccomandando vivamente che “tutti i partiti politici e le istituzioni coinvolte nell'organizzazione delle votazioni si impegnino in un dialogo franco, in vista di un'elezione presidenziale pacifica, veramente inclusiva, democratica e trasparente". L’esortazione della Ceb è contenuta nel messaggio finale dell’Assemblea plenaria dei vescovi, svoltasi dal 19 al 22 gennaio. In particolare, i presuli notano con apprensione "le crescenti differenze tra gli attori politici in lizza, il calendario elettorale e i patrocini". Secondo le modifiche del 2019 alla legge elettorale, infatti, ogni candidato alla presidenza nazionale deve avere il patrocinio del 10 per cento dei sindaci o dei deputati. Tuttavia, attualmente, il Parlamento del Benin è composto esclusivamente da deputati del movimento presidenziale, il che mette a rischio il pluralismo dei candidati alla poltrona di Capo dello Stato. Il tema è stato al centro anche della riflessione della Corte Costituzionale che, però, l’8 gennaio, ha dichiarato di non avere le competenze necessarie per dare seguito al ricorso di tre cittadini, i quali chiedevano l’abolizione del sistema del patrocinio. Sulla stessa linea si è mosso l'Osservatorio cattolico cristiano della governance che, a dicembre, ha esortato il Parlamento e la stessa Corte Costituzionale a prendere le misure necessarie per eliminare tale sistema, poiché “esso pone problemi che rendono difficile applicare e organizzare un'elezione presidenziale trasparente, credibile e pacifica”. Tra gli altri argomenti evidenziati dalla Ceb nel suo messaggio conclusivo della Plenaria, c’è anche l’allarme per l'aumento dell'inquinamento acustico nei quartieri delle città e dei villaggi del Paese, con la conseguente richiesta alle autorità nazionali di far rispettare la legislazione in materia. Forte anche la sottolineatura dei presuli sull’incremento degli incidenti stradali e l’esortazione a tutti a “rispettare rigorosamente il codice della strada”. Infine, i vescovi del Benin ribadiscono l’auspicio di elezioni pacifiche. Da ricordare che tra i candidati alle prossime consultazioni c’è anche l’attuale presidente, Patrice Talon, in corsa per un secondo mandato dopo la vittoria del 2016. Il bilancio del suo quinquennio alla guida del Paese è positivo, naturalmente, per i suoi sostenitori che evidenziano i progressi raggiunti dal Paese, soprattutto in ambito economico. La Banca mondiale, infatti, ha segnalato il passaggio del Benin dalle nazioni a basso reddito a quelle con medio reddito. Numerose, inoltre, le inchieste avviate dalla magistratura per fermare la corruzione. Diverse però le opinioni della popolazione sempre più vittima della povertà, mentre i partiti politici dell’opposizione accusano Talon di essersi rimangiato la promessa di non ricandidarsi. (IP)

27 gennaio -  ITALIA Il cardinale Petrocchi ai giornalisti: andate incontro all’altro. E sulla pandemia invita ad avere attenzione ai risvolti sociali ed economici

Dialogando i giornalisti, che domenica scorsa hanno celebrato la festa del loro patrono, San Francesco di Sales, il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo di L’Aquila e presidente della Conferenza episcopale abruzzese-molisana, ha rimarcato l’importanza di andare incontro all’altro. Il porporato è intervenuto nell’Aula Magna dell’Istituto superiore di Scienze Religiose “Fides et Ratio” di L’Aquila dove si è svolto un incontro sul tema proposto da Papa Francesco per la prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali “‘Vieni e vedi’. Comunicare incontrando le persone come e dove sono”. “L’importanza di uscire da sé per incontrare l’altro è una sollecitazione che investe qualsiasi persona abbia a cuore la capacità di mettersi in relazione con l’altro nella verità e nell’autenticità - ha detto -. Chiunque stabilisce un contatto con l’altro, se vuole che diventi incontro, deve uscire dal perimetro di sé, per lasciare spazio all’altro e far in modo che egli si manifesti per quello che è, per come è”. Per il porporato si tratta di “un dinamismo d’anima”, di accogliere l’altro, di “creare dentro di sé quelle dimensioni di accoglienza che permettono all’altro di trovare ospitalità e dunque di poter essere compreso (…) ovvero di trovare spazio all’interno del proprio cuore e della propria mente”. Il cardinale Petrocchi ha ricordato, poi, l’invito del Papa, nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, ad “uscire dalla comoda presunzione del ‘già saputo’” e a “mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone”, “per poter raccontare la verità della vita”. Per il porporato occorre anche fare attenzione “affinché l’altro non sia considerato un ‘marginale’, uno che non interessa” ma persona che ha diritto di essere al centro di un’attenzione vigile e autentica. A proposito della pandemia l’arcivescovo di L’Aquila ha affermato che “per uscire da questa calamità sanitaria non bastano misure di tipo solo farmacologico, che sono importantissime, come i vaccini”, ma che è necessario pensare pure ai risvolti di tipo relazionale, sociale, economico, culturale. “Siamo tutti chiamati a fare un passo in avanti per guadagnare una sensibilità più attenta ai valori comune, più capace di spendersi per gli interessi generali” ha concluso il porporato. (TC)

27 gennaio - ITALIA Vaccino anti-Covid. Allarme Istituto Serafico di Assisi: disabili dimenticati, serve intervento urgente

Le persone con disabilità sono state “totalmente dimenticate” dal Piano nazionale di vaccinazione anti-Covid: è la denuncia che arriva da Francesca Di Maolo, presidente dell'Istituto Serafico di Assisi, che lancia anche un forte appello alle Regioni italiane affinché adottino con urgenza “interventi correttivi” in questo ambito. L’assenza dal Programma di vaccinazione dei disabili e dei caregivers, così come delle residenze e delle strutture sanitarie loro dedicate, è “un'assenza allarmante, soprattutto in questa fase in cui la disponibilità dei vaccini è limitata - spiega la Di Maolo - È necessario che le Regioni intervengano rapidamente per colmare questa grande lacuna”. Nei Centri per disabili di tutta Italia, prosegue la presidente del Serafico, “molte giovani vite si sono spezzate a causa del Covid”. Di qui, l’appello a vaccinare con priorità per lo meno il personale sanitario impiegato in tali strutture, perché ciò rappresenterebbe “una garanzia per le persone con disabilità gravi ricoverate”. Ciò è tanto più vero per il Serafico dove “sono ricoverati bambini e ragazzi anche al di sotto dei 16 anni che non potranno essere vaccinati per la loro giovane età, ma che non per questo devono essere giudicati esenti da rischi a causa delle loro gravi patologie”. “Le persone con disabilità – continua la Di Maolo - rappresentano una delle categorie fragili più a rischio nello scenario epidemiologico attuale, perché a causa della loro condizione clinica e fisica hanno maggiori probabilità di contrarre il virus e di subirne complicanze gravi”. Al Serafico, purtroppo, il Covid-19 è arrivato, mietendo una vittima, un uomo di 30 anni; ora “c’è disperatamente bisogno dell'arma del vaccino per mettere in sicurezza i più fragili”, dichiara la presidente. Non solo: a causa delle misure sanitarie restrittive, che il Serafico segue scrupolosamente da marzo 2020, alcuni pazienti stanno avendo “gravi conseguenze psicologiche, con un aumento di comportamenti disadattivi”. Queste vite, quindi, “non possono e non devono più continuare a rimanere invisibili”, conclude la Di Maolo.   Fondato nel 1871, l’Istituto del Serafico di Assisi è convenzionato con il Servizio sanitario nazionale e si dedica alla riabilitazione e alla ricerca medico-scientifica per i ragazzi con disabilità plurime. La struttura accoglie e cura ogni giorno 166 pazienti, provenienti da tutto il territorio italiano, per un totale di 16.157 trattamenti riabilitativi e 17.297 trattamenti all'anno. Inoltre, sono disponibili 84 posti letto in regime residenziale e 30 in regime semi-residenziale, oltre ad un servizio ambulatoriale e di valutazione diagnostica-funzionale. Oltre 200 le persone in servizio, tra dipendenti e volontari. L’Istituto è stato visitato da Papa Francesco il 4 ottobre 2013: in quell’occasione, parlando a braccio, il Pontefice ha sottolineato che “Gesù è nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Hanno bisogno di essere ascoltate!”. Di qui l’invito alla speranza perché “Gesù è presente” in coloro che soffrono. (IP)

27 gennaio - BRASILE 2 febbraio, Giornata vita consacrata. Vescovi: “Dove sono i consacrati, lì ci sia gioia!”

Testimoniare che l'incontro con Cristo rende felice il mondo: è questa l’identità propria dei consacrati e delle consacrate. Lo ricorda, in una nota, Monsignor João Inácio Muller, Arcivescovo di Campinas e membro della Commissione per i Ministeri ordinati e la vita consacrata della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb). La riflessione del presule arriva in vita della 25.ma Giornata mondiale della Vita consacrata che si celebra il prossimo 2 febbraio. Avere il coraggio di “andare verso le periferie esistenziali con gesti concreti” è, dunque, il mandato che Monsignor Muller affida ai consacrati, esortandoli a dare prova del “primato assoluto di Dio e del suo Regno”. “I consacrati – aggiunge – sono discepoli missionari di Gesù, testimone del Padre. Ogni religioso consacrato è un dono del Padre, attraverso lo Spirito, alla sua Chiesa” ed è per questo che “abbiamo bisogno di pregare per maggiori vocazioni alla vita consacrata”. Citando, poi, il “Documento di Aparecida”, frutto della quinta Conferenza generale dell’episcopato latino-americano e dei Caraibi, svoltasi in Aparecida, in Brasile, nel 2007, Monsignor Muller sottolinea che “la bellezza della vita religiosa consacrata è la gioia di essere conformi a Cristo, perché è un cammino di speciale sequela di Cristo, per dedicarsi a Lui con cuore indiviso e mettersi, come Lui, a servizio di Dio e dell’umanità”. In questo senso, il presule ricorda che “la vita del religioso consacrato è un ritratto del Vangelo, una sua esegesi che dà visibilità della volontà del Padre”. Per questo, spiega, “le persone consacrate vivono in Dio, lo conoscono e lo riconoscono, e sanno quello che Egli vuole”: perché “si sentono amate da Dio e sanno di essere importanti per Lui. E questo è il fondamento della vera gioia”, la gioia di coloro che “servono il Signore, disposti a tutto, perché ancorati a Dio che è Amore”. Voluta da San Giovanni Paolo II, la Giornata mondiale della Vita consacrata è stata celebrata, per la prima volta, il 2 febbraio del 1997. La ricorrenza – scrisse allora il Pontefice polacco nel messaggio di istituzione dell’evento - vuole “aiutare l'intera Chiesa a valorizzare sempre più la testimonianza delle persone che hanno scelto di seguire Cristo da vicino mediante la pratica dei consigli evangelici e, in pari tempo, vuole essere per le persone consacrate occasione propizia per rinnovare i propositi e ravvivare i sentimenti che devono ispirare la loro donazione al Signore”. (IP)

27 gennaio - ITALIA - Cei: "Riconciliazione e comunione per sanare le fratture. Prioritaria la dimensione dell’ascolto"

“In questa fase delicata, è emersa l’urgenza di un’opera di riconciliazione che sappia sanare le diverse fratture che la pandemia ha provocato sul territorio nazionale, andando ad aggredire tutte le fasce della popolazione, in particolare i più vulnerabili e gli ultimi.” E’ quanto riporta il documento finale del Consiglio Episcopale Permanente della Cei, che si è svolto in videoconferenza ieri, guidato dal Card. Gualtiero Bassetti, Presidente dei vescovi italiani e Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. Al centro della riflessione e del confronto, le fratture, sanitaria, sociale, delle nuove povertà, educativa, causate dall’emergenza Covid in un paese messo ulteriormente alla prova dall’attuale crisi politica. “Sebbene complesso, questo non è un tempo sospeso, ma deve essere colto come un’opportunità” si legge nel documento. Per i vescovi la riconciliazione diventa “lo strumento da utilizzare per ricucire il tessuto sociale lacerato e per dare speranza alle donne e agli uomini di oggi”. Accogliendo l’invito di Papa Francesco rivolto a Firenze, in occasione del V Convegno Ecclesiale Nazionale, quello di “essere una Chiesa con il volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza”, i Vescovi hanno ribadito che è necessario “mettere al bando ogni autoreferenzialità ecclesiale che impedisce di guardare l’altro con tratto materno e di lavorare in armonia per realizzare una comunione reale. Solo superando la frammentazione e mettendosi in ascolto attento delle persone” hanno ricordato “sarà possibile offrire una visione comune, radicata nel contesto ma in grado di proiettarsi oltre il contingente in modo progettuale”. Nell’esprimere ancora una volta la loro vicinanza agli ammalati, ai familiari e il cordoglio per quanti sono morti a causa del virus COVID-19, hanno evidenziato la grande opportunità offerta dalla Campagna vaccinale. “Vaccinarsi” hanno convenuto “non è solo un gesto di amore per se stessi, ma di attenzione e di cura verso gli altri, oltre che un atto di fiducia nella ricostruzione del sistema-Paese". Anche perché, hanno rilevato “la pandemia ha aggredito tutti gli ambiti di vita, andando ad incidere in particolare sulle condizioni dei più vulnerabili, dei poveri, degli anziani, dei disabili e dei giovani, i grandi dimenticati di questa crisi”. I vescovi si sono detti, inoltre, preoccupati per il calo demografico al quale si aggiunge un invecchiamento progressivo della popolazione e la desertificazione di alcuni territori. “Occorre moltiplicare gli sforzi per continuare, nonostante le gravi difficoltà nelle quali le famiglie, gli insegnanti e i catechisti si trovano a operare, l’impegno educativo nei confronti delle nuove generazioni e per ricostruire al più presto condizioni e contesti che permettano esperienze formative integrali. Le nuove tecnologie sono di grande aiuto per tenere i contatti e per svolgere attività” hanno spiegato “ma non possono sostituire la ricchezza dell’incontro personale, della presenza”. Secondo i presuli italiani, infatti i bambini, i ragazzi, i giovani e l’intera comunità hanno bisogno che le scuole, i centri educativi, le parrocchie, gli oratori possano tornare il prima possibile a svolgere la loro funzione di contesti di crescita. “Sta maturando la consapevolezza che i processi educativi sono significativi per le persone quando si basano sulla comunicazione dell’attenzione e della cura, anche quando si è costretti a interagire a distanza” hanno evidenziato, aggiungendo che “è chiaro ormai che le realtà educative, a partire dalle scuole, hanno bisogno di essere sostenute dalla collaborazione di tutti”. Di fronte alle molteplici povertà, “quelle degli ultimi, che la pandemia ha reso in molti casi invisibili, quelle di tanti che sono costretti a bussare alle porte delle Caritas, quelle di un numero sempre crescente di famiglie e imprese strette nella morsa dell’usura a causa del sovraindebitamento e quelle dei migranti”, i vescovi esortano a tendere la mano al prossimo. “La paura non deve infatti farci rinchiudere in noi stessi né impedirci di tendere la mano al prossimo, se si vuole costruire una società più equa e più solidale”. “La Chiesa”, conclude lo scritto, "con lo stile dell’ospedale da campo, può e deve dare un contributo fondamentale al protagonismo dell’Italia. Di primaria importanza, in questa fase, resta la dimensione dell’ascolto: ci sono sussurri da intercettare, voci confuse da schiarire eliminando i rumori di fondo, richieste velate da cogliere con prontezza. Ricomporre le fratture, chiariscono “non significa cancellare le ferite né far finta che non ci siano mai state, ma chiede un di più di coraggio e di pazienza per valorizzarle, farle diventare un’opportunità e il segno della rinascita”. Tra le comunicazioni finali del Consiglio Permanente, le indicazioni sul Rito della pace nella Messa (può essere sufficiente guardarsi negli occhi e augurarsi il dono della pace, accompagnandolo con un semplice inchino del capo), gli aggiornamenti sulla prossima Assemblea Generale che ruoterà intorno al tema dell’annuncio e il percorso di preparazione della 49aSettimana Sociale dei Cattolici Italiani (Taranto, 21-24 ottobre 2021). E’ stata infine riportata l’indicazione del Papa di trasferire, a partire dal 2021, la celebrazione diocesana della GMG dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Cristo Re. Pertanto la prossima Giornata sarà domenica 21 novembre 2021. (DD)

27 gennaio - ITALIA La più antica raffigurazione di san Tommaso al centro delle celebrazioni a Santa Maria Novella nell’anno del giubileo domenicano

E’ la più antica raffigurazione pittorica di san Tommaso ed è stata scoperta di recente al di sotto di uno strato di intonaco nelle pareti di Santa Maria Novella a Firenze. L’opera, un affresco del 1323, attribuito al Maestro di Santa Cecilia, il prossimo 28 gennaio sarà al centro delle celebrazioni nella memoria liturgia del Dottore Angelico che avranno luogo in Basilica. Saranno festeggiamenti speciali. Quest’anno ricorre infatti il Giubileo domenicano che si aprirà ufficialmente il 25 marzo e che commemora due importanti ricorrenze: gli 800 anni dalla nascita al cielo di san Domenico di Guzman, avvenuta a Bologna il 6 agosto 1221 e gli otto secoli dall’arrivo dei primi 12 frati domenicani nella piccola chiesa fiorentina di "S. Maria ad Vineas" o “Santa Maria delle Vigne”, luogo su cui nel 1279 sorse la rinomata Basilica. “I frati vengono inviati a predicare da san Domenico a causa dell’eresia catara. Inizialmente - spiega a Vatican News padre Manuel Russo O.P, religioso della Comunità di Santa Maria Novella - vivono fuori Firenze. Concentrano la loro attività apostolica sulla duplice natura, divina ed umana, di Gesù Cristo. Sostenuta dal cardinale Ugolino di Segni che poi diverrà Gregorio IX e canonizzerà san Domenico, la piccola comunità ottiene l’assegnazione di una chiesa nei pressi di un terreno agricolo a Firenze”. All’epoca dell’elevazione all’onore degli altari di Domenico, avvenuta nel 1324, risale il bellissimo affresco, scoperto due anni e mezzo fa, studiato da Gaia Ravalli ed inaugurato nel 2020 con un convegno di studio. Vi è raffigurata la lezione inaugurale del dottorato di san Tommaso. “Tommaso – prosegue padre Manuel Russo - fu dichiarato “Magister in Sacra Pagina”, ovvero in Sacra Scrittura ed è rappresentato nel momento in cui inaugura il proprio magisterato con la celebre lezione all’Università di Parigi Rigans montes sulla sapienza divina”. L’intervento di restauro ha restituito alla pittura, celata per circa mezzo millennio, la sua originaria brillantezza cromatica. “Nel 1565, dopo il Concilio di Trento, Cosimo I de’ Medici ordinò a Giorgio Vasari di rinnovare la Basilica di Santa Maria Novella secondo i canoni tridentini. Il pittore, autore delle celebri “Vite”, ne rivoluzionò la decorazione: gran parte delle pitture medievali e rinascimentali andarono distrutte. Tra queste c’erano anche alcuni affreschi di Beato Angelico. Solo pochi dipinti non vennero raschiati dalle pareti, ma scialbati, coperti cioè da uno strato di intonaco”. E’ il caso del dipinto raffigurante Tommaso che, sotto una coltre bianca, cadde così nell’oblio. Sul posto furono collocati un altare in pietra di epoca manierista ed una tavola dipinta dallo stesso Vasari. Circa tre anni fa nel corso di un intervento di conservazione è venuta alla luce l’impressionante scoperta. Il restauratore Simone Vettori con grande maestria è riuscito a rimuovere lo scialbo e i depositi di sporco, facendo riaffiorare una pittura che nonostante i danni subiti resta ancora leggibile nella sua impostazione generale e rivela una raffinata ricercatezza nell’uso di tecniche e materiali diversi come biacca, dorature e azzurrite. L’affresco è tra i protagonisti della giornata del 28 gennaio a Santa Maria Novella, insieme alla relazione teologica tenuta dal decano della Facoltà di filosofia della Pontificia Università di S. Tommaso d’Aquino in Roma e presidente della Pontificia Accademia di San Tommaso, fr. Serge-Thomas Bonino O.P,  sul tema “Il Pane di Vita negli scritti di san Tommaso”. In programma anche la celebrazione eucaristica presieduta da fr. Gerard Timoner OP, Maestro dell'Ordine dei Frati Predicatori e 87mo successore di Domenico. Padre Manuel Russo tiene a sottolineare il legame tra la Basilica fiorentina e san Tommaso. “L’architettura di Santa Maria Novella infatti – racconta  - è evocativa della concezione estetica di Tommaso. Nella chiesa inoltre dal Trecento sorse un importante studio teologico-filosofico, erede di quello fondato da Tommaso a Napoli, a san Domenico Maggiore”.  La Basilica fiorentina conserva al suo interno altre celebri raffigurazioni pittoriche dedicate al santo. “Tra queste vanno menzionate la pala di Andrea Orcagna nella Cappella Strozzi di Mantova e il Cappellone degli Spagnoli nel Chiostro Verde, antico capitolo della comunità, affrescato come una grande cattedrale tomista: un vero e proprio trionfo del domenicanesimo, conosciuto in tutto il mondo. San Tommaso è ritratto seduto, attorniato dalle scienze”. La Basilica di santa Maria Novella conserva inoltre il dito di San Tommaso, una reliquia dalla storia travagliata. “Tommaso – ricorda padre Russo – muore nell’Abbazia di Fossanova a Priverno, in provincia di Latina. Il diritto canonico dell’epoca stabiliva che al monastero, luogo del decesso, spettasse la proprietà dei resti morali. Tuttavia i frati domenicani organizzarono un rapimento e una traslazione delle reliquie a Tolosa, luogo di nascita dell’ordine domenicano. Nel loro viaggio verso la Francia le spoglie del santo fecero una sosta a Firenze e, per volontà del Papa Urbano V, il dito rimase a Santa Maria Novella. Memoria terrena dell’autore degli Inni Eucaristici, nei secoli scorsi era tradizionalmente portato in processione durante le celebrazioni del Corpus Domini. Attorno ad esso negli ultimi tempi si è sviluppata una rinnovata attenzione da parte dei fedeli che potranno venerarlo anche in occasione delle celebrazioni di ques’anno. (PO)

27 gennaio - BRASILE Monsignor Da Silva: la Chiesa stia accanto ad anziani, malati e persone in lutto

Tempo di prendersi cura degli altri, che siano anziani, persone malate, depresse, o che abbiano subito un lutto a causa della pandemia: sono queste le prospettive pastorali che si pone la Chiesa brasiliana per il 2021, secondo quanto riferito sul sito della Conferenza episcopale brasiliana dal vescovo di Roraima, presidente della Caritas nazionale e vicepresidente dell’Episcopato, monsignor Mário Antônio da Silva. Ispirandosi alle Encicliche di Papa Francesco, il presule afferma la necessità della Chiesa, in questo tempo di pandemia, di essere “Chiesa in uscita” con una rinnovata azione pastorale, coinvolgendosi direttamente con i problemi e le lotte del popolo brasiliano: "Una Chiesa samaritana e profetica, con particolare attenzione agli anziani, ai malati, ai depressi e ai lutti", ha detto. Entrando nello specifico, "È ora di prendersi cura", il programma di solidarietà della Caritas, è un'azione aperta al futuro. Fernando Zamban, consigliere della Caritas brasiliana, l'ha classificata come la più grande azione di solidarietà nella storia recente della Chiesa nel Paese. “Questa azione, in un contesto come quello della pandemia, era e resterà una vera pagina vivente del Vangelo – ha affermato monsignor da Silva - le prospettive nel 2021 per l'azione caritativa della Chiesa in Brasile e per l'azione solidale di emergenza sono di continuità, aprendo nuovi percorsi per azioni di sostenibilità e di promozione integrale delle persone in difficoltà”. Il presule ha, poi, voluto toccare anche il tema dei rifugiati: “La Chiesa riconosce il diritto di migrare. Di fronte alla realtà della migrazione, in Brasile e nel mondo, sono necessarie alcune azioni a favore dei migranti e dei rifugiati – ha detto - prendersi cura di queste persone è una sfida pastorale alla quale siamo chiamati a rispondere oggi. Quattro verbi, indicati da Papa Francesco nella Giornata mondiale dei rifugiati e dei migranti del 2018, illuminano le risposte a queste sfide: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Non può mancare, inoltre, una riflessione sulla pandemia e la conseguente crisi sanitaria purtroppo ancora in corso: “Abbiamo concluso l'anno 2020 e non abbiamo vinto il Coronavirus. Nel 2021, abbiamo il compito di superare questa pandemia – ha dichiarato - la Chiesa ha una missione importante in questo scenario: essere una Chiesa di periferia, come indicato da Papa Francesco nelle sue Encicliche Envangelii Gaudium, Laudato Si' e Fratelli Tutti. Essere una Chiesa all'inizio con una rinnovata azione pastorale, coinvolgersi con i problemi e le lotte del popolo brasiliano”. “È necessario che la Chiesa dia un'importanza fondamentale alle piccole comunità ecclesiali missionarie rendendole, di fatto, case della Parola, del Pane e della carità. Tutto questo permetterà alla Chiesa di vivere e trasmettere la speranza con tenerezza e vicinanza, riuscendo a risvegliare la gioia nella gente”, ha proseguito. “Vediamo anche la necessità, in questo anno 2021, che la Chiesa sia la Chiesa della solidarietà attenta alle cause dei poveri, promuovendo la giustizia e la cura concreta, compresa la Casa comune. Bisogna anche essere la Chiesa della fraternità che si occupa delle persone nelle loro situazioni concrete, nella loro vita quotidiana e nella loro storia reale, promuovendo la pace e la carità – ha concluso – è anche importante che la Chiesa, in questo scenario di pandemia, continui la sua azione evangelizzatrice e missionaria, simile a Gesù Cristo che aveva, nella sua predicazione, il Regno di Dio come centro di tutto. Per Gesù, i poveri, e i volti più minacciati, sono il centro del Regno di Dio. La Chiesa in Brasile deve rimanere ferma nella preghiera e nell'impegno come i più poveri se vuole essere fedele a Dio”. (RB)

27 gennaio  - STATI UNITI 7-14 febbraio, Settimana nazionale matrimonio: “Avere, tenere e onorare” le promesse coniugali

Dal 7 al 14 febbraio, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti promuove la Settimana nazionale del matrimonio, sul tema “Avere, tenere e onorare”, le promesse fatte il giorno delle nozze. In vista dell’iniziativa, i vescovi Usa hanno preparato del materiale di riflessione e approfondimento, così da consentire alle coppie coniugate di “leggere, ascoltare, meditare, riflettere e pregare la Parola di Dio” insieme, ogni giorno. La campagna informativa sulla Settimana prevede anche l’utilizzo di appositi “meme” che i partecipanti all’iniziativa possono utilizzare sui loro profili social: si tratta di immagini che ritraggono, in maniera stilizzata, coppie di sposi con o senza figli, accompagnate da un’intenzione di preghiera specifica. Appuntamenti specifici, poi, si terranno in modalità virtuale il 10, il 12 e il 14 febbraio: il primo è una conferenza on line tra padre Daniel Hanley, membro della Commissione episcopale per il Clero, la vita consacrata e le vocazioni, e Dominic Lombardi, membro del Segretariato organizzatore dell’evento. Al centro del loro dialogo ci sarà la figura paterna e sponsale esemplare di San Giuseppe. Il 12 febbraio, sempre on line, è prevista la recita del Santo Rosario per le coppie sposate e le famiglie, che sarà guidata dall’Arcivescovo Salvatore Cordileone, presidente della Commissione episcopale per i Laici, il matrimonio la famiglia e i giovani. Domenica 14 febbraio, infine, ogni parrocchia del Paese è invitata a celebrare, secondo le modalità più opportune, la “Domenica del matrimonio”, per la quale viene proposto un apposito sussidio liturgico. In esso, si sottolinea che “il matrimonio e la famiglia riguardano tutti, perché ognuno di noi proviene da una famiglia e ognuno di noi è un figlio o una figlia di Dio”. Pertanto, “l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la famiglia è importante per tutti”. Dai vescovi arriva anche l’indicazione a “riconoscere l'esperienza e il dolore dei matrimoni e delle famiglie distrutte”, sapendo che “la misericordia del Signore è grande”. Forte anche il monito a tener presente il fatto che, “indipendentemente dalle nostre circostanze individuali, abbiamo tutti un ruolo da svolgere nella visione di Dio della famiglia”, perché “attraverso il battesimo, tutti noi facciamo parte della famiglia perfetta: la famiglia di Dio, in quanto figli amati del Padre”. La Settimana nazionale del matrimonio, si legge ancora nel sussidio, “offre alle coppie sposate l’opportunità di riflettere sulla loro crescita dal giorno del loro matrimonio e su come continuare a maturare nell'amare e nell'onorare il proprio coniuge”. Di qui, tre suggerimenti pratici, a partire da quello della preghiera: “Ricordiamoci di pregare con e per il matrimonio e la famiglia, soprattutto per quelle in crisi, che lottano con la disoccupazione o vivono la ferita di una separazione”, chiedono i vescovi. In secondo luogo, si invoca la domenica come “giorno del Signore, giorno di riposo da dedicare ai propri cari e da vivere, insieme ad essi, nella celebrazione della Santa Messa o nei momenti di relax”. Infine, come terzo punto, i presuli statunitensi ribadiscono che “la Chiesa è la famiglia di Dio e una famiglia di famiglie”. In quest’ottica, i fedeli vengono invitati a restare accanto ai nuclei familiari in difficoltà, in particolar modo quelli più provati dalla pandemia da Covid-19, così come alle persone più anziane e bisognose. (IP)

27 gennaio -  GERMANIA Suicidio assistito e dibattito pubblico. I vescovi: sostenere le persone nei momenti bui della vita

Sostenere le persone nei momenti bui della loro vita, promuovere gli hospice e le cure palliative, insomma: prevenire il suicidio assistito in ogni modo. È questa la posizione espressa dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca, nella riunione in videoconferenza che si è svolta tra il 25 e il 26 gennaio scorsi – e riportata sul sito dell’Episcopato - in cui è stata approfondita in maniera particolare la questione sul suicidio assistito, alla ribalta nel dibattito pubblico in Germania. “Nella sua sentenza del 26 febbraio 2020, la Corte costituzionale federale ha dichiarato incostituzionale il paragrafo 217 del diritto penale che nel 2015 aveva introdotto il divieto al suicidio assistito”, scrivono i vescovi. In pratica questo pronunciamento depenalizza il suicidio assistito anche in caso di malattia non terminale. “La Corte è dell'opinione che il rispetto della dignità umana richiede che la possibilità del suicidio volontario sia mantenuta aperta anche all'individuo. In questo contesto, l'individuo ha anche il diritto di accettare assistenza per il suicidio – spiegano i vescovi - allo stesso tempo, i giudici concedono al legislatore la possibilità di regolare il suicidio assistito in modo tale che la libertà di scelta sia preservata, ma allo stesso tempo le persone siano protette da un'attuazione affrettata o addirittura determinata dall'esterno del desiderio di morire”. Subito dopo la pubblicazione della sentenza, il presidente della Conferenza episcopale tedesca e il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che criticava aspramente la sentenza definendo il suicidio assistito “un’opzione eticamente inaccettabile”. “Anche da un punto di vista cristiano, la libertà dell'individuo di modellare la vita secondo le proprie idee in ogni fase è di fondamentale importanza e un sistema giuridico liberale impegnato nella protezione dell'autonomia umana è un grande bene – hanno dichiarato - Questa autodeterminazione, rispettata dallo Stato costituzionale, deve ovviamente applicarsi anche al morire, tuttavia, questo non rende il suicidio assistito un'opzione eticamente accettabile”. I vescovi tedeschi sono consapevoli che ci possono essere situazioni nella vita in cui le persone sviluppano desideri suicidi o addirittura si sentono spinte a commettere tali atti, ma è proprio allora che vanno attuate attività di prevenzione di questa pratica estrema, come il sostegno nei momenti più bui, la promozione degli hospice e delle cure palliative. (RB)

27 gennaio -  POLONIA Celebrata ieri la 21.ma Giornata dell’islam nella Chiesa cattolica

Ha voluto sottolineare l’importanza di chiese e moschee, dove di prega e si sperimenta l’incontro con Dio la 21.ma Giornata dell’islam nella Chiesa cattolica, celebrata ieri in Polonia. Lo ha evidenziato monsignor Henryk Ciereszko, delegato della Conferenza episcopale polacca per il dialogo tra cattolici e musulmani che ha spiegato anche l’obiettivo dell’iniziativa: superare avversioni e pregiudizi ed evidenziare ciò che unisce”. Con lo slogan “Cristiani e musulmani: proteggere insieme i luoghi di culto”. La giornata, riferisce un comunicato dell’Ufficio per le Comunicazioni Estere della Conferenza episcopale, viene celebrata tradizionalmente dopo la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, e lo slogan di quest’anno, “Cristiani e musulmani: proteggere insieme i luoghi di culto”, si rifà al tema del Messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso rivolto ai musulmani al termine del Ramadan lo scorso anno. A causa della pandemia, la celebrazione si è svolta online, alle ed è stata trasmessa su YouTube. “Ogni uomo è creato da Dio, dobbiamo quindi rispettarci tutti perché deriviamo tutti dagli stessi progenitori: Adamo ed Eva” ha sottolineato l’imam Youssuf Chadid, presidente della Lega Musulmana in Polonia. L’incontro, organizzato dal Comitato congiunto dei cattolici e dei musulmani per il dialogo con le religioni non cristiane, si è concluso con la lettura di brani della Bibbia e del Corano e con una comune. (TC)

27 gennaio - FILIPPINE Assemblea Plenaria. Monsignor Valles: “Far brillare la nostra fede con atti di carità e misericordia"

Monsignor Romulo Valles, arcivescovo di Davao e presidente della Conferenza episcopale filippina, ha affermato ieri, online, nel discorso di apertura dell'Assemblea Plenaria dell’Episcopato – si legge sulla pagina web dei vescovi – che il modo migliore per celebrare i 500 anni di cristianesimo nel Paese, in tempo di pandemia, è quello di "far brillare la nostra fede con atti di carità e misericordia". Il presule ha sottolineato, nel suo intervento, che il "dono della fede" deve essere condiviso con gli altri e che  “ognuno di noi può raccogliere questa sfida: servire gli ultimi e i più piccoli dei nostri fratelli". La Chiesa e i fedeli – ha spiegato - "non possono dare per scontato questo prezioso dono", in quanto "potremmo svegliarci un giorno, come hanno fatto altri popoli – ha aggiunto -, senza poter più condividere questo dono con gli altri, perché i nostri cuori e le nostre anime sono stati dirottati da altre credenze effimere se non vuote". A causa della pandemia, i vescovi hanno deciso di spostare di un intero anno il calendario degli eventi per i  500 anni di evangelizzazione del Paese, che si sarebbero dovuti svolgere quest’anno. L’inizio ufficiale delle commemorazioni avverrà, dunque, domenica 17 aprile 2022, Domenica di Pasqua, a ricordo della prima Eucaristia celebrata nel Paese il 31 marzo 1521, sull’isola di Limasawa, a sud di Leyte. La Chiesa filippina, tuttavia, il 14 aprile 2021, commemorerà il cinquecentenario del Primo Battesimo, avvenuto nell’arcidiocesi di Cebu nel 1521, ad opera dei  missionari spagnoli. Un momento storico importante per la storia del cristianesimo locale, poiché dopo quella celebrazione la popolazione nativa ricevette l'icona del Santo Niño (il Bambino Gesù), ancora oggi molto venerata in tutto il Paese. (AP)

27 gennaio - STATI UNITI 2 febbraio, Giornata vita consacrata. Sondaggio del CARA: molte le vocazioni nate in famiglia e a scuola

Famiglie e scuole cattoliche come centri di educazione alla fede e “sorgenti” di vocazione: è quanto emerge dal sondaggio realizzato, negli Stati Uniti, dal Cara (Center for Applied Research in the Apostolate), su richieste dalla Conferenza episcopale nazionale (Usccb). Diffusa in vista della Giornata mondiale della Vita consacrata che si celebra il 2 febbraio, la ricerca ha riguardato religiosi e religiose che hanno professato i voti perpetui nel 2020 in una congregazione, una provincia o un monastero con sede negli Stati Uniti. 172 i religiosi e le religiose intervistati, dei quali hanno dato risposta 55 donne e 57 uomini, in totale 112. I dati principali del rapporto indicano che il 75 per centro degli intervistati proviene da famiglie in cui entrambi i genitori sono cattolici e che l’84 per cento è cattolico dalla nascita. Quasi la metà dei religiosi che ha risposto (ovvero il 45 per cento) ha frequentato una scuola elementare cattolica, mentre la medesima percentuale del 38 per cento è stata riscontrata per chi ha frequentato una scuola superiore o un college cattolici. Nove religiosi su dieci (ovvero l’89 per cento), inoltre, hanno ricevuto un incoraggiamento a considerare la vocazione alla vita religiosa attraverso la testimonianza di un parroco, di un amico o di altri consacrati. In generale, la vocazione è stata avvertita intorno ai 19 anni, mentre attualmente l’età media dei religiosi intervistati è di 38 anni; il più giovane ne ha 24 e il più anziano 71. Infine, il 71 per cento dei consacrati che ha risposto al sondaggio rientra nell’etnia caucasica, europea americana o bianca; il 13 per cento in quella asiatica; il 7 per cento è afroamericano e il 5 per cento è ispanico. Intanto, Monsignor James F. Checchio, presidente della Commissione episcopale per il Clero, la vita consacrata e le vocazioni), invita i fedeli a rinnovare la gratitudine a Cristo per il dono della vita consacrata. "La testimonianza fedele dei religiosi e degli altri consacrati che vivono la loro vocazione è potente – scrive il presule in una nota - Con le loro preghiere e apostolati, coloro che sono nella vita consacrata ci forniscono un esempio dell'amore misericordioso di Cristo e, specialmente in questi tempi incerti e difficili, ci indicano che Cristo è il nostro fine ultimo". Negli Stati Uniti, la Giornata della Vita consacrata vedrà, oltre alle celebrazioni nazionali del 2 febbraio, anche le celebrazioni parrocchiali locali, previste per il fine-settimana del 6 e 7 febbraio. Da ricordare che quest’anno l’evento festeggia il “Giubileo d’argento”: fu istituito infatti 25 anni fa, nel 1997, per volere dell’allora Pontefice Giovanni Paolo II. La Giornata si celebra in concomitanza con la Festa della Presentazione del Signore ed è conosciuta anche come “Candelora”, perché, attraverso la benedizione e l'accensione delle candele, ci ricorda che Cristo è la luce del mondo e che i consacrati sono chiamati a riflettere questa luce su tutti i popoli. (IP)

27 gennaio - PAKISTAN Unità dei cristiani. I leader delle Chiese cristiane del Paese invitano a promuovere l’ecumenismo

Padre Saleh Diego, direttore della Commissione nazionale per la giustizia e la pace (NCJP) e vicario generale dell'arcidiocesi di Karachi, in occasione del raduno annuale dei leader cristiani, a chiusura della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (18-25 gennaio), sul tema "Rimanete nel mio amore... Porterete molto frutto" (Giovanni 15:17), ha affermato - riporta UCA News - che il desiderio di Gesù, menzionato nella Bibbia, è che tutti "siano uno", e ha invitato a tenere a mente le parole di San Paolo, secondo il quale ”siamo tutti parti diverse dello stesso corpo e se c'è un dolore in qualsiasi parte del nostro corpo, tutto il nostro corpo lo sente". Da qui, ha continuato, “tutti i cristiani, uniti e legati nel corpo di Gesù, devono sentire il dolore degli altri e restare uniti”. Kashif Anthony, attivista per i diritti umani e coordinatore della Commissione nazionale per la giustizia e la pace dell'arcidiocesi di Karachi, intervenendo, ha invitato i cristiani a praticare nella loro vita l'ecumenismo e, pur appartenenendo a denominazioni diverse, a lavorare insieme per promuovere l'unità tra le Chiese. Il reverendo Salman Babar Lal della Chiesa anglicana pakistana, da parte sua, ha ringraziato la NCJP per aver riunito tutti i rappresentanti cristiani della società civile. "Dobbiamo adempiere alle parole di Gesù affinché possiamo essere uno, non solo nei momenti più felici ma anche negli episodi tristi della nostra vita. L'unità – ha affermato - inizia con l'amore, e l'unità è un bisogno fondamentale”. Senza di essa – ha aggiunto Sabir Michael, un professore cattolico di Karachi -  non ci può essere nè pace nè progresso. "Siamo tutti diversi – ha detto Michael - ma Dio vuole che viviamo tutti in pace, uniti e che ci amiamo”. Anche il maggiore Haroon dell'Esercito della Salvezza ha lodato l’inizitiva della Chiesa cattolica di riunire tutti i leader cristiani, sottolineando come l’unità dovrebbe essere sempre promossa e rappresentare una priorità per tutte le Chiese. Saleem Michael, consigliere legale dell'arcidiocesi di Karachi, ha parlato di questo momento, in cui le Chiese sono tutte impegnate a lottare per i diritti umani e per gli emarginati, come di un momento opportuno per riunirsi e parlare di unità. La comunità in difficoltà ha bisogno di aiuto e “se non siamo uniti o non possiamo stare insieme - si è chiesto Michael -, cosa succederà alla nostra gente e dove andrà?" (AP)

27 gennaio - ECUADOR A Guayaquil i fedeli si mobilitano per il progetto “Parrocchia Álvaro del Portillo”

Sta portando i suoi frutti nell’arcidiocesi di Guayquil, in Ecuador, la solidarietà fra parrocchie. Per sostenere il progetto “Parrocchia Álvaro del Portillo”, che andrà a beneficio di circa 30mila persone del piano abitativo popolare Socio Vivienda, a nord-ovest di Guayaquil, la parrocchia Nostra Signora di Czestochowa ha dato vita a una raccolta fondi con la vendita di piatti tipici locali al termine di ogni Messa. Dopo la costruzione della parrocchia è in corso l’edificazione della canonica. Il progetto “Parrocchia Álvaro Del Portillo” è stato avviato nel 2015, dopo la visita di Papa Francesco nel Paese. La struttura utilizzata per la celebrazione presieduta dal Pontefice il 6 luglio, al Parco Los Samanes, è stata smontata e donata dall’allora arcivescovo Antonio Arregui Yarza per la costruzione, nell’area di Socio Vivienda, di una cappella dedicata al beato Álvaro Del Portillo, poi eretta a parrocchia. Ultimata il 29 luglio del 2018, è la prima chiesa dedicata ad Álvaro del Portillo, vescovo spagnolo e successore di San Josémaría Escrivá, il fondatore dell’Opus Dei. Mantenendo lo stile del palco allestito al Parco di Los Samanes, vuole tenere viva la memoria della visita di Papa Francesco a Guayaquil. Accanto alla chiesa, a breve, sarà completata la canonica, quindi si procederà con la terza fase del progetto: la realizzazione di ambienti e spazi per le attività pastorali. I fedeli si stanno attivando in svariati e fantasiosi modi per reperire risorse: cucinano pietanze da vendere, organizzano lotterie e sale bingo. E a mobilitarsi sono anche altre parrocchie. “La parrocchia di Czestochowa ha voluto darci una mano – spiega padre Lenin Alvarado, parroco della chiesa del Beato Álvaro Del Portillo -. È un aiuto che ci dà l'impulso per rimetterci al lavoro. Siamo aperti alla collaborazione di aziende private e di tutte le persone di buona volontà che desiderino unirsi in qualche modo alla realizzazione di questo progetto”. (TC)

27 gennaio - IRLANDA DEL NORD Rapporto Case della Madre e del Bambino e Case Magdalene. Monsignor Martin: "Chiedo perdono ai sopravvissuti”

 “Il mese di gennaio 2021 passerà alla storia come il momento in cui il popolo d'Irlanda - a nord e a sud - si è trovato faccia a faccia con una cruda realtà del nostro passato che avremmo preferito fosse taciuta e nascosta - il modo in cui abbiamo stigmatizzato e giudicato duramente molte donne incinte vulnerabili in crisi e trattato loro e i loro bambini in modo così freddo e indifferente”. Scrive così il presidente della Conferenza episcopale irlandese, monsignor Eamon Martin, in un comunicato diffuso ieri dall’ufficio stampa dell’Episcopato, riferendosi ad un Rapporto reso noto una decina di giorni fa, di 3mila pagine, frutto di cinque anni di inchieste, sull'orrore vissuto, in Irlanda del Nord, dalle madri sole, nelle Case della Madre e del Bambino e nelle Case Magdalene, gestite spesso da suore. "Le abbiamo fatte sentire colpevoli e le abbiamo fatte vergognare", ha detto l’arcivescovo, aggiungendo di  sentirsi in imbarazzo e colpevole per il modo in cui la Chiesa ha “contribuito e sostenuto quella cultura di occultamento, condanna e moralismo”.  “Per questo – ha affermato - sono veramente addolorato e chiedo perdono ai sopravvissuti”. “Come abbiamo fatto ad oscurare così tanto l'amore, la misericordia e la compassione di Cristo – si chiede il presule - che è il cuore stesso del Vangelo?  Vergogniamoci”. Solo grazie alla perseveranza e alle testimonianze degli stessi “coraggiosi sopravvissuti”, ha spiegato l’arcivescovo di Armagh, si è potuto sollevare “il coperchio di questo capitolo oscuro della nostra storia comune” ed esporre “la nostra ipocrisia alla luce abbagliante”. Toccando la vita di innumerevoli famiglie nel Paese, la storia delle Case per ragazze madri e delle Case Magdalene, istituti in cui donne ritenute perdute, immorali, avrebbero potuto mondare e purificare le proprie colpe tramite l'attività di lavandaie, “riaccenderà ricordi inquietanti e solleverà domande difficili – ha osservato il presule - in molti di noi”. Tutti - ha proseguito - possiamo giocare un ruolo importante verso la guarigione e la riparazione, assicurandoci di aver imparato la lezione per il presente e per il futuro, in modo che nessuna madre e nessun bambino possa oggi mai sentirsi “sgradito, indesiderato o non amato”. “Nessuna famiglia oggi  - ha continuato monsignor Martin - dovrebbe evitare il proprio figlio per proteggere qualche idea sbagliata di ‘rispettabilità’ nella comunità parrocchiale”. Ringraziando, infine, la Commissione per il lavoro svolto finora, il presule ha incoraggiato tutti i dirigenti della Chiesa e dello Stato a continuare a cooperare nell'indagine, “in modo che coloro che sono stati maggiormente colpiti possano essere aiutati a trovare speranza e pace nel futuro”. (AP)

27 gennaio - REGNO UNITO Appello vescovi inglesi al governo indiano: rilasciare Padre Swamy

Rilasciare padre Stan Swamy: è l’appello lanciato dal Cardinale Vincent Nichols, Arcivescovo di Westminster, e padre Damin Howard, provinciale dei Gesuiti in Gran Bretagna, al governo indiano per la liberazione dell’anziano religioso, membro della Compagnia di Gesù e attivista per i diritti delle popolazioni indigene nello Stato del Jharkhand. 83 anni, affetto dal morbo di Parkinson, padre Swamy è stato arrestato lo scorso 8 ottobre con l’accusa di terrorismo e sedizione ed è quindi in carcere da oltre cento giorni. In una lettera aperta all’esecutivo di New Delhi, il Cardinale Nichols e padre Howard scrivono: "I rappresentanti delle Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per l'arresto arbitrario di padre Swamy e per il modo in cui lo Stato indiano sta cercando di delegittimare il suo lavoro pacifico per i diritti umani. Aggiungiamo le nostre voci alle loro, in solidarietà con padre Swamy, ed esortiamo le autorità a rilasciarlo su cauzione, per motivi umanitari, in modo che possa ricevere le cure mediche di cui ha bisogno e contestare le accuse manifestamente ingiuste mosse contro di lui". “Padre Swamy – conclude la missiva - ha impegnato la sua vita a lavorare per i diritti costituzionali delle persone più povere ed emarginate in India”, una causa per la quale “molti gesuiti hanno già dato la loro vita”. La voce della Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles si unisce, così, a quella di numerosi esponenti religiosi che si sono mobilitati in favore di padre Swamy, tra cui la Conferenza episcopale indiana che ha sollevato la questione in un recente incontro con il premier Narendra Modi; la Conferenza dei religiosi dell’India e la Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc) che, in una nota dei mesi scorsi, ha scritto: “L'arresto e la spietata incarcerazione di padre Stan Swamy ci rammentano il trattamento riservato al Mahatma Gandhi quando si è battuto per i diritti del popolo indiano”. (IP)

27 gennaio  - REGNO UNITO Deceduto il paziente R.S. Cordoglio dei vescovi e appello a tutela dignità umana

È spirato il signor R.S., originario della Polonia e ricoverato nell’ospedale Derriford di Plymouth, nel Regno Unito, dopo un attacco cardiaco avuto all’inizio di novembre 2020. Entrato in coma, dal 13 gennaio l’uomo (noto solo con le sue iniziali per motivi di privacy) non aveva più ricevuto nutrizione e idratazione clinicamente assistita, per decisione dei giudici. Del suo caso si era interessata anche la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles che aveva inviato una lettera al Ministro della salute, Matt Hancock. Nella missiva, i presuli esprimevano la loro opposizione alla decisione del Tribunale a manifestavano la loro solidarietà ai familiari di R.S. e ai vescovi polacchi che, insieme al Governo di Varsavia, avevano chiesto il trasferimento del paziente in Polonia. Ora, appresa la notizia della morte dell’uomo, i presuli inglesi tornano a far sentire la loro voce: “Siamo profondamente rattristati – scrivono in una nota - e porgiamo le nostre sincere condoglianze a tutta la sua famiglia”, assicurando “preghiere per l’eterno riposo del signor R.S.”. “Toccati da questo tragico caso – continuano i vescovi - preghiamo affinché quello che è successo non si ripeta in futuro e speriamo che tutti coloro che hanno bisogno di nutrizione e idratazione clinicamente assistita siano trattati con la giusta dignità umana”. Dal suo canto, il vescovo di Plymouth, Monsignor Mark O'Toole, assicura: "Il clero locale continuerà a offrire sostegno pastorale alla famiglia di R.S. che vive a Plymouth, come ha fatto per tutto il periodo di degenza in ospedale". La nota dei vescovi inglesi si conclude poi con una sottolineatura: “La Chiesa cattolica continua ad opporsi alla definizione di nutrizione e idratazione assistita come trattamento medico. Fornire cibo e acqua, anche clinicamente assistiti, a pazienti molto malati, è una forma di assistenza di base che deve essere offerta ogni volta che è possibile, a meno che non sia indicato dal punto di vista medico come eccessivamente oneroso o non in grado di raggiungere il suo scopo”. (IP)

26 gennaio - ITALIA A Palermo i funerali della bambina morta forse per una sfida social. Monsignor Lorefice: la pandemia ha reso i giovani più fragili

La morte di Antonella Sicomero è un monito. La ha detto l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, che stamattina ha celebrato nella chiesa della Magione i funerali della bambina palermitana, deceduta per asfissia il 21 gennaio scorso, probabilmente per avere partecipato a una sfida social sull’applicazione Tik Tok. “Questa pandemia ha reso i nostri ragazzi più fragili, più impauriti - ha aggiunto il presule -. Vogliono diventare adulti, vogliono crescere da soli senza genitori, per sentirsi grandi. E i genitori, a volte, si sentono a disagio, perché i figli non vogliono più essere bambini, vogliono prendere il volo, sganciarsi, malgrado la fragilità, malgrado la paura”. Monsignor Lorefice ha rimarcato che l’emergenza sanitaria ha portato solitudine, depressione e smarrimento, ma che c’è da ascoltare “il disagio dei giovani, dei più piccoli”, da “affiancare e sostenere i genitori”. “Il nostro futuro, la nostra terra hanno bisogno di ragazzi, di giovani buoni, belli come Antonella. Ma nessuno li deve illudere, confondere, sedurre - ha proseguito l’arcivescovo di Palermo -. Per questo leviamo insieme la nostra voce, ci appelliamo e imploriamo. Che la scuola sia lo spazio vitale di giovani e di adulti capaci di accompagnare i ragazzi nel mondo!”. Spetta poi alla Chiesa, ha affermato il presule, farsi carico “di questa umanità ferita, facilitando l’incontro con il Cristo, l’Amico che fa diventare adulti, che apre le strade della vera maturità e dell’amore!”. Monsignor Lorefice ha poi lodato la fede e la generosità dei genitori della bambina, che hanno deciso di donarne gli organi, quindi ha esortato a volgersi verso Gesù, “perché abbiamo bisogno di essere guariti, abbiamo bisogno di vita. E Lui è sorgente di vita e di guarigione (TC)

26 gennaio - ITALIA Giorno della memoria. I Giusti, testimoni di libertà, responsabilità e speranza al centro di un convegno di  studio online

Tra libertà e responsabilità c’è una consanguineità. L’una non può esistere senza l’altra. Insieme favoriscono la speranza, virtù e forza che consente di opporsi alla morte. E’ citando il filosofo Emmanuel Levinas che Emilia D’Antuono, coordinatrice del Seminario Permanente «Etica Bioetica Cittadinanza» del Dipartimento di Scienze sociali dell'Università Federico II di Napoli ci introduce al convegno dedicato in occasione del “Giorno della Memoria” a “I giusti tra le nazioni”. L’evento si svolge online e sarà possibile seguirlo a partire dalle 9 del mattino sul canale youtube del CIRB , il  Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica di Napoli che lo ha promosso. L’«Incoercibile libertà, l’ostinazione del bene»  è quella testimoniata persone che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare anche un solo ebreo dalla furia nazista della Shoah. Sono riconosciuti come “Giusti”, onorificenza conferita dal Memoriale ufficiale di Israele, Yad Vashem fin dal 1962. “La libertà è incoercibile, malgrado i tentativi dell’ideologia nazifascista e totalitaria di estirparla dalla nostra cultura e civiltà, azzerando l’etica della nostra Europa”, spiega Emilia D’Antuono a Vatican News. “L’ostinazione del Bene si è palesata con i Giusti. Sono convinta che non sarebbe stata possibile la ricomposizione dell’ethos europeo dalle lacerazioni nazifasciste se esseri umani ‘comuni’, non avessero nella quotidianità del loro vivere salvato gli uomini, l’onore e la dignità dell’umanità”. “I Giusti – prosegue D’Antuono - hanno testimoniato che la libertà e la pratica del bene sono possibili anche in situazioni estreme. Sarebbe stato più facile non agire e, sotto il tallone della paura, omologarsi ad un pensiero comune. Tante storie dei Giusti – precisa – non sono sempre storie a lieto fine. In molti hanno pagato anche con la vita i loro gesti. La loro coscienza ha sempre distinto il bene dal male, hanno conservato questo ‘discernimento’, per usare una parola cara a Papa Francesco”. Nel corso del convegno, alla presenza di esponenti delle comunità ebraica e accademica, interverranno i parenti di alcuni noti Giusti come Franco Perlasca, figlio di Giorgio Perlasca che nel 1944 salvò la vita di oltre cinquemila ebrei ungheresi. Prenderà la parola anche suor Grazia Loparco, docente della Pontificia Facoltà Auxilium, con una relazione intitolata “Abbiamo fatto il nostro dovere”. Le religiose che nascosero ebrei a Roma (1943-44)”. (PO)

26 gennaio - GIAPPONE Tensioni tra Tokyo e Seoul sulla questione delle Comfort Women. Vescovi giapponesi al Governo: riconoscere che fu un crimine

Tornano a riaccendersi le tensioni tra Corea e Giappone sull’annosa questione dei risarcimenti alle cosiddette “Comfort Women”, le donne sud-coreane costrette a prostituirsi con i soldati nipponici durante l’occupazione giapponese della Penisola. Una recente sentenza di un tribunale di Seoul ha ordinato al Giappone di pagare una somma pari a 91.360 dollari a 12 vittime che avevano avviato un procedimento legale nel 2013.  Il Governo giapponese ha contestato la validità del processo e l’efficacia della condanna. Il Ministro degli Esteri Toshimitsu Motegi ha chiesto al Governo di Seoul di prendere provvedimenti contro la sentenza, accusando la Corea del Sud di violare i trattati esistenti. Si tratta in particolare di un accordo bilaterale siglato nel 1965 che avrebbe risolto il contenzioso relativo all’occupazione giapponese della penisola coreana tra il 1910 e il 1945 e di un accordo firmato nel 2015 in cui il Giappone si è scusato e ha promesso l’istituzione di un fondo per le vittime di quasi 8,5 milioni di dollari. Quest’ultimo accordo è peraltro ritenuto insufficiente dalla maggior parte delle sopravvissute, perché non riconosce il Giappone “legalmente” responsabile di quanto successo e non offre una compensazione diretta e ufficiale. Alle accuse di Tokyo le autorità sudcoreane hanno replicato minacciando ritorsioni economiche contro il Giappone, come è accaduto in precedenti occasioni.  Sulla questione è intervenuta di recente la Conferenza episcopale giapponese da sempre sensibile al tema dei diritti umani. Lo ha fatto in una dichiarazione pubblicata in occasione del ventesimo anniversario del “Tribunale internazionale per i crimini di guerra delle donne sulla schiavitù sessuale militare giapponese” insediato simbolicamente a Tokyo nel dicembre 2000 da alcuni movimenti femminili, tra cui anche diverse donne cristiane, proprio ricordare le responsabilità del Giappone verso le "donne di conforto”. La Dichiarazione, firmata da monsignor Katsuya Taiji, presidente del Consiglio Giustizia e Pace, chiede al governo giapponese di impegnarsi per una soluzione del problema pensando alle sofferenze delle vittime e non all’orgoglio nazionale. Il testo rievoca le principali tappe del percorso che, a partire dai primi anni ’90, ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale e delle istituzioni il dramma delle “Comfort Women”, dopo decenni di silenzio. Giustizia e pace definisce senza mezzi termini gli abusi inflitti a queste donne “un crimine nazionale”, evidenziando come la violenza sessuale sia ancora diffusa nella società, come testimonia il movimento “#Metoo”,  e in alcuni casi anche nella Chiesa. Proprio alla luce dell’esperienza della Chiesa nella lotta agli abusi sessuali contro i minori e le persone vulnerabili, con l’assunzione delle sue responsabilità, la richiesta di perdono alle vittime e la collaborazione con le autorità civili, monsignor Taiji si rivolge al Primo Ministro giapponese Yoshihide Suga chiedendo di “non nascondere la realtà dei fatti" accaduti ma piuttosto di affrontarli “conservandone la memoria senza timori perché non si ripetano mai più”. In concreto, per i vescovi giapponesi si tratta di riconoscere ufficialmente che si trattò di un sistema “schiavitù sessuale” di cui lo Stato giapponese era a conoscenza, di ascoltare le ragioni delle vittime non consultate  nel 2015 e di risarcirle secondo le loro richieste.  Il documento chiede altresì la presentazione di “scuse pubbliche e formali” e di inserire la drammatica vicenda delle “Comfort Women” nella storia ufficiale del Giappone proprio per non dimenticare. Tra gli anni Trenta e il 1945 furono decine di migliaia, in maggioranza sudcoreane, a diventare schiave sessuali dei soldati giapponesi. Del tema si era iniziato a parlare apertamente nel 1991, quando una donna di nome Kim Hak-soon aveva raccontato per la prima volta pubblicamente la sua esperienza nei bordelli giapponesi durante la guerra. Da allora sono state 240 le donne sudcoreane ad avere riferito di esperienze simili. Il tema è stato motivo di ripetute frizioni Corea del Sud e Giappone, soprattutto a causa del rifiuto opposto in particolare dei conservatori giapponesi di riconoscere che si trattava di “schiave sessuali”, allo scopo di suggerire che non ci fu coercizione. (LZ)

26 gennaio  BANGLADESH La Chiesa al fianco dei Garo minacciati di sfratto dal governo

Centinaia di indigeni Garo, per lo più cattolici, di due parrocchie del Bangladesh centrale, si sono uniti a una manifestazione, nella zona di Madhupur, nel distretto di Tangail, il 25 gennaio, per protestare contro la decisione del governo di sfrattare migliaia di abitanti dalle loro terre con la scusa di recuperare la riserva forestale. I manifestanti, accompagnati dallo slogan "La nostra terra è nostra madre, non lasceremo che ci venga strappata via!”, hanno presentato un memorandum al primo ministro Sheikh Hasina – si legge su UCA News -, attraverso i funzionari del governo distrettuale, chiedendo che intervenga per fermare immediatamente lo sfratto. Se questo non avverrà, essi hanno annunciato un’altra manifestazione, che si terrà il 31 gennaio. Da quando, nel 2016, il Ministero per l'Ambiente e le Foreste ha deciso di riclassificare come riserva forestale 1.945 acri di terra, a Madhupur, la gente del posto ha vissuto nella rabbia e nel panico. Questa decisione, infatti, se attuata, minaccerebbe la sopravvivenza di circa 7.000 abitanti, per lo più cattolici, di 13 villaggi della diocesi di Mymensingh, che vivono lì da più di un secolo. Finora le proteste, organizzate anche a Dhaka, non hanno avuto alcun successo, e il Ministero ha chiesto al governo di emettere un avviso di sfratto per gli occupanti abusivi della foresta entro il 30 gennaio, nonché lo sgombero qualora non se ne andassero entro sette giorni dall'avviso. Padre Liton H. Gomes, segretario della Commissione episcopale Giustizia e Pace, ha riferito ad UCA News che la Chiesa farà “di tutto per assistere la comunità, affinché questa mossa inaccettabile venga fermata", perchè "per anni, le comunità etniche sono state vittime di politiche e azioni ingiuste e disumane nel Paese e l'ultimo caso ne è solo un ulteriore esempio". La Commissione, dnque, assieme ai gruppi indigeni, - ha raccontato padre Gomes - ha cercato di incontrare il primo ministro per chiedere il suo intervento e per trovare una soluzione pacifica alla crisi, nella convinzione che il governo, rendendosi conto della grave ingiustizia che si sta compiendo nei confronti dei popoli etnici, si fermerà. (AP)

26 gennaio - UCRAINA P. Shaban (Chiesa greco-cattolica ucraina). Ascoltarsi è il primo passo per conoscersi, capirsi ed accettarsi

Coltivare nel popolo ucraino il desiderio dell’unità. L’appello del Metropolita Andrey Sheptytskyy (1865-1944) della Chiesa greco-cattolica ucraina è stato rievocato più volte nel corso della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Lo rivela padre Ihor Shaban, presidente della Commissione per l’unita dei cristiani della Chiesa greco-cattolica ucraina che, in una intervista a Vaticannews, spiega i progetti e i programmi che hanno caratterizzato l’attività dell’organismo della CGCU da lui guidato. “La pandemia ci ha impedito di vivere la Settimana pienamente e quindi sono venuti meno gli incontri con i rappresentanti delle diverse confessioni, così come gli spazi di riflessione. Non sono certo mancati i momenti di preghiera nelle parrocchie, ma in assenza delle altre delegazioni”. Parlando dell’attività della Commissione, il sacerdote spiega che la collaborazione e il dialogo sono costanti. “In particolare con gli ortodossi ai quali siamo legati da tradizione e cultura” specifica, aggiungendo che “nel settore dell’assistenza, siamo insieme operativi al servizio degli orfani, dei poveri e dei bisognosi. Le nostre strade si incontrano spesso anche nell’ambito militare, ospedaliero e della formazione. E’ chiaro” continua padre Ihor Shaban “abbiamo ben presenti le questioni teologiche per questo nel 2015 il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina ha pubblicato il documento Visione ecumenica della CGCU che traccia precise linee guida e prospettive future”. Il sacerdote prosegue osservando che, in qualità di rappresentante della Chiesa greco-cattolica ucraina, fa parte del progetto denominato “Riconciliazione in Europa – Il compito delle Chiese in Belarus, Ucraina, Polonia e Germania”. Si tratta di un gruppo di lavoro interconfessionale, formato inizialmente da rappresentanti delle chiese appartenenti al Consiglio ecumenico polacco e alla Chiesa evangelica tedesca. “Oggi ci sono esponenti delle Chiese protestanti, ortodosse, cattolici di rito latino e greco-cattolici provenienti dai quattro paesi” precisa il Presidente, chiarendo che: “Il compito di questo progetto è quello di sollecitare le diverse Chiese dell'Europa centrale e orientale a sedersi attorno ad un tavolo per dialogare. Ascoltarsi è il primo passo per conoscersi, capirsi e accettarsi”. (SD)

26 gennaio -  ITALIA 31 gennaio, “Carovana della Pace” in modalità telematica

Una tradizione salda nei contenuti, ma nuova nella forma: è quella della “Carovana della pace”, organizzata ogni anno dall’Azione cattolica ragazzi di Roma (Acr) ed in programma domenica 31 gennaio. A causa della pandemia da Covid-19, però, quest’anno l’iniziativa si svolgerà in modalità telematica: ragazzi, genitori ed educatori dell’Acr si collegheranno alle 11.00 dell’ultima domenica del mese con Telepace e i canali social dell’Azione cattolica per guardare, tutti insieme, un “Telegiornale della pace”. In collegamento ci saranno il Cardinale Vicario, Angelo De Donatis, e Luca Marcelli, responsabile nazionale dell’Acr. Lo speciale Tg darà spazio all’approfondimento sul Messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della pace, celebrata il 1.mo gennaio, e ad alcuni videomessaggi registrati dai ragazzi di diverse parrocchie di Roma. Due giovani, inoltre, leggeranno un messaggio di pace scritto per l’occasione. Alle ore 12.00, infine, tutti si uniranno spiritualmente a Piazza San Pietro, per l’Angelus del Pontefice. “La modalità del telegiornale – spiega Antonio Culla, vice-responsabile diocesano Acr – non è casuale: proprio quest’anno, i nostri ragazzi stanno vivendo il loro cammino associativo con un’iniziativa ambientata in una redazione giornalistica. Con questa scelta vogliamo porre l’attenzione sul fatto che le notizie non sono soltanto quelle che sentiamo nei telegiornali in questo tempo, ma esistono anche quelle di speranza, di gioia e di impegno, a partire dalla Buona Notizia per eccellenza che ci accompagna nelle nostre vite, il Vangelo”. La “Carovana”, che ha superato i 40 anni di attività, negli anni passati si svolgeva in Piazza San Pietro, alla presenza di tanti giovani, e vedeva due di loro affacciarsi con il Papa dalla finestra del Palazzo Apostolico per leggere un messaggio di pace. Una tradizione che ora viene interrotta, in parte, dalla pandemia ma che, come afferma Marilena Pintagro, responsabile diocesana Acr, anche in nella nuova modalità “permetterà di diffondere il nostro messaggio di pace alla città”. In tutte le case e le parrocchie aderenti all’iniziativa, infatti, verranno esposti striscioni riportanti messaggi di invito alla riconciliazione e questo “è bellissimo – conclude la Pintagro – perché proprio quest’anno, riusciremo a realizzare la Carovana della Pace più lunga di sempre!” Da ricordare, infine, che la “Carovana” è legata anche a due progetti di solidarietà: uno nazionale, per il sostegno della rete di aiuto per l’emergenza sanitaria che Terre des Hommes ha avviato in diversi Paesi del mondo; e uno diocesano, ovvero il “Fondo Gesù Divino Lavoratore” promosso dalla Caritas diocesana di Roma. Ad illustrare quest’ultimo, durante il “Tg della pace”, sarà Massimo Soraci, vice-direttore dell’organismo caritativo, che ne spiegherà le finalità a sostegno delle famiglie in difficoltà a causa della crisi economica provocata dalla pandemia. (IP)

26 gennaio - KENYA Campagna di Quaresima 2021 dedicata alla buona governance: ripartire dalla formazione morale

“Ricostruire la Nazione attraverso una governance inclusiva e affidabile”. È questo il tema scelto dai vescovi keniani per la prossima Campagna di Quaresima che quest’anno prenderà il via il 13 febbraio, quattro giorni prima del Mercoledì delle Ceneri, il 17 febbraio. La campagna sarà focalizzata in particolare sulla formazione morale. “Senza un’adeguata formazione morale è difficile ottenere una buona governance”, spiega  nella prefazione al sussidio della Conferenza episcopale (Kccb), monsignor John Owaa Oballa , presidente della Commissione Giustizia e Pace (CJPC).  Essa “è il fondamento del cammino verso la santità che tutti i cristiani e le persone di buona volontà sono chiamati a intraprendere attraverso i Sacramenti, aiutando il prossimo e amministrando in modo responsabile i doni che Dio ci ha dato”.  Secondo i vescovi keniani, tuttavia, il Paese sembra avere perso oggi questa bussola dell’integrità morale che pone al centro della condotta e delle opere di ciascuno il servizio altruistico al prossimo, come chiede Gesù. Il sussidio segnala in particolare le crescenti minacce alla famiglia nel Paese, l’aumento preoccupante delle gravidanze adolescenziali, l’istigazione alla violenza politica tra i giovani, la corruzione dilagante, l’insicurezza in alcune regioni e le pulsioni divisive che minacciano l’unità nazionale. Temi sui quali la Chiesa cattolica keniana è intervenuta ripetutamente nell’ultimo anno,  insieme agli altri leader religiosi preoccupati per il riaccendersi delle tensioni politiche nel Paese, uscito nel 2019 da una grave crisi istituzionale dopo le contestate elezioni presidenziali del 2017-2018, per il nuovo scandalo di corruzione scoppiato l’estate scorsa sulla gestione dei fondi Covid-19, a cui si aggiungono le mai sopite tensioni etniche e sociali. Le cinque settimane di Quaresima saranno quindi dedicate ciascuna ad un tema specifico: difesa della santità nella famiglia, formazione morale dei giovani, lotta alla corruzione, sicurezza e perseguimento del bene comune.  I temi saranno approfonditi alla luce delle riflessioni proposte dai vescovi nella Lettera pastorale per la Quaresima 2020, in cui avevano invitato i cattolici ad essere “fedeli, responsabili ed affidabili” nella gestione del bene comune e del Creato. (LZ)

26 gennaio - ITALIA Giorno della Memoria. Vescovo di Assisi: “Non stanchiamoci di ricordare”. Acli di Roma: “Memoria è responsabilità”

“Non stanchiamoci di ricordare”: lo afferma Monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, in un messaggio diffuso alla vigilia del Giorno della Memoria che si celebra domani, 27 gennaio, in ricordo delle vittime dell’Olocausto. “Ogni anno è incoraggiante ricordare, ascoltare e testimoniare – scrive il presule - perché la memoria non si cancelli e diventi il pilastro del nostro presente e del nostro futuro”. Per l’occasione, la città di San Francesco sarà protagonista di una serie di iniziative che si terranno mercoledì 27 e giovedì 28 gennaio in modalità virtuale sul sito web diocesano, organizzate dalla Chiesa locale insieme al Museo della Memoria, la Fondazione diocesana Opera Casa Papa Giovanni e il Comune di Assisi. L’obiettivo degli eventi, sottolinea ancora Monsignor Sorrentino, è quello di “diffondere la cultura del bene e una coscienza critica, soprattutto tra le nuove generazioni”. Il programma degli incontri prevede, tra l’altro, domani alle 11.00 la messa in onda del documentario sul “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, realizzato da Maria Vision a cui seguirà il saluto del vescovo di Assisi. Giovedì 28 gennaio alle ore 16,30, invece, verrà trasmessa la testimonianza di Francesco Clerici, figlio di un rifugiato, nato in una clausura assisana. All’incontro interverranno le suore del Monastero di Santa Croce, dove la famiglia Clerici venne accolta e salvata. Ma le iniziative per il Giorno della Memoria sono in programma in diverse parti di Italia: ad esempio, le Acli di Roma e provincia hanno realizzato una cartolina commemorativa che ha come slogan "Spazio alla memoria – Memoria è responsabilità". La cartolina, informa una nota, è stata presentata ieri pomeriggio dalla presidente delle Acli romane, Lidia Borzì, alla presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, che ha commentato: “Quello della responsabilità è un principio che guarda contemporaneamente al passato e al futuro, riaffermando l'importanza della Memoria per far sì che la tragedia della Shoah non accada mai più”. “Il Giorno della Memoria – ha aggiunto la Borzì – è una data senza tempo, un testamento da rinnovare ogni giorno per non spalancare mai più le porte all'antisemitismo e alla violenza. È una pietra su cui costruire una società di fratellanza e di inclusione, con un imperativo: ricordare per non ripetere”, così da “vivere il presente e camminare verso il futuro con consapevolezza e responsabilità”. Istituito il 1.mo novembre 2005 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Giorno della Memoria si celebra il 27 gennaio perché in quella data del 1945 le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. (IP)

26 gennaio - ARGENTINA Una reliquia del Beato Carlo Acutis custodita nella Basilica della Vergine del Pilar

Il Beato Carlo Acutis è la dimostrazione che “non è necessario avere molti anni per diventare un Santo”: con queste parole, padre Sergio Gastón Lorenzo, parroco della Basilica di Nostra Signora del Pilar di Buenos Aires, in Argentina, ha accolto una reliquia del giovane italiano, ricevuta il 20 gennaio scorso. Si tratta di un frammento di pelle del ragazzo morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante e noto come “il beato millennial” perché, nativo digitale, aveva fatto di Internet un vero strumento di evangelizzazione. A soli 14 anni, infatti, aveva progettato e realizzato una mostra virtuale sui miracoli eucaristici. La reliquia era stata richiesta da padre Lorenzo all’Associazione “Amici di Carlo Acutis di Italia”, con una lettera firmata dallo stesso parroco e dal vescovo ausiliare di Buenos Aires, Monsignor Alejandro Daniel Giorgi. “Preghiamo affinché Carlo interceda per i giovani – ha detto il sacerdote nella Messa di intronizzazione della reliquia in una cappella della Basilica del Pilar – Egli ci dimostra che la chiamata alla santità è una chiamata alla quale dobbiamo rispondere nel momento presente, per vivere sempre la grazia e la vicinanza di Dio”. Beatificato ad Assisi il 10 ottobre 2020 alla presenza del cardinale Agostino Vallini, legato pontificio per le basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi, Carlo Acutis ha visto anche l’esposizione delle sue spoglie alla venerazione dei fedeli dal 1.mo al 19 ottobre. L’evento ha fatto registrare una grande partecipazione di fedeli: presso la tomba del giovane, infatti, hanno sostato in preghiera più di 41 mila persone, con una media giornaliera di 2.100, regolate e controllate con i termoscanner, onde evitare la diffusione di contagi da Covid-19. Nato a Londra il 3 maggio del 1991, Carlo vive per lo più a Milano. Nel 2006 si ammala improvvisamente di leucemia fulminante, che lo porta alla morte in soli tre giorni, il 12 ottobre. Viene sepolto ad Assisi, per sua espressa volontà. Di lui Papa Francesco ha scritto nell’Esortazione apostolica “Christus vivit”, pubblicata nel 2019 dopo il Sinodo dei vescovi sui giovani: “Ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza. Vedeva che molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento. In tal modo, non lasciano sbocciare i doni che il Signore ha dato loro, non offrono a questo mondo quelle capacità così personali e uniche che Dio ha seminato in ognuno. Così, diceva Carlo, succede che “tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”. (IP)

26 gennaio - PORTOGALLO 27 gennaio, presentazione on line dell’Inno della Gmg di Lisbona

Si terrà esclusivamente on line, sul sito www.lisboa2023.org e sulle relative reti social, la presentazione dell’Inno ufficiale della prossima Giornata mondiale della gioventù, in programma a Lisbona, in Portogallo, nel 2023. L’Inno verrà reso noto domani, mercoledì 27 gennaio, alle ore 11.00 locali (le 12.00 di Roma). Lo rende noto il Comitato organizzatore dell’evento specificando che, invece, a causa della recrudescenza della pandemia da Covid-19 nel Paese, è stata sospesa la prevista celebrazione di accoglienza dei simboli della Gmg, ovvero della Croce pellegrina e dell’icona mariana “Salus Populi Romani”. Giunti già a Lisbona, i due simboli sono ora custoditi presso la sede del Comitato organizzatore, in attesa che l’emergenza sanitaria si risolva e sia possibile avviare un pellegrinaggio tra tutte le diocesi del Portogallo. Intanto, venerdì 8 gennaio Papa Francesco ha ricevuto in udienza la presidenza della Conferenza episcopale portoghese, composta da Monsignor José Ornelas e Monsignor Virgílio Antunes, rispettivamente presidente e vicepresidente, e dal segretario e portavoce, padre Manuel Barbosa. Secondo quanto riferito dai presuli in una nota successiva all’incontro, il Pontefice è stato informato sui preparativi della Gmg ed ha espresso il suo entusiasmo per l’evento, manifestando la speranza di potersi recare in Portogallo nel 2023. Da ricordare che la Croce pellegrina e l’icona mariana, simboli della Gmg, sono state consegnate da una delegazione panamense ad una delegazione portoghese lo   scorso 22 novembre, Solennità di Cristo Re, in occasione della Santa Messa presieduta da Papa Francesco nella Basilica Vaticana. Al termine del rito, inoltre, il Pontefice ha annunciato che, d’ora in poi, la celebrazione diocesana della Gmg verrà spostata dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Cristo Re. Affidata da San Giovanni Paolo II ai giovani sin dal 1984, a conclusione dell'Anno Giubilare della Redenzione, la Croce del Giubileo è oggi conosciuta come la Croce della Gmg e da allora è uno dei simboli di ogni edizione internazionale della Giornata. Nel 2003, inoltre, Papa Wojtyła offrì alla gioventù anche una copia dell'Icona di Maria Salus populi romani, che affianca la Croce nei suoi pellegrinaggi per il mondo. Il 16 ottobre 2020, invece, nel 42.mo anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Giovanni Paolo II, il Papa ideatore delle Gmg, è stato presentato, sempre on line, il logo della Giornata, realizzato da una giovane designer portoghese, la 24enne Beatriz Roque Antunez. Il simbolo, con i colori della bandiera nazionale ovvero verde, rosso e giallo, descrive sullo sfondo di una grande Croce il dinamismo di Maria in visita a Elisabetta, secondo il motto scelto dal Papa per l’evento: "Maria si alzò e andò in fretta" (Lc 1,39). Prevista inizialmente per il 2022, la Gmg di Lisbona è stata posticipata di un anno a causa della pandemia. L’annuncio della sede portoghese per l’evento è stato dato, come è tradizione, al termine dell’edizione precedente, ovvero il 27 gennaio 2019 a Panama. (IP)

26 gennaio - CILE Cardinale Aós: “Convertirsi significa cambiare la propria vita”

Domenica scorsa, il cardinale Celestino Aós, nella Messa concelebrata con il vescovo ausiliare Alberto Lorenzelli – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, ha messo in guardia i fedeli dal dimenticare la risurrezione di Gesù Cristo e ha parlato dell’atteggiamento di molte persone che resistono al cambiamento in questo tempo di pandemia. "Guai a noi – ha detto - se dimentichiamo la risurrezione di Gesù Cristo! È il centro, è il fondamento”. Egli ha ricordato come San Paolo,  - di cui la Chiesa ha celebrato ieri, 25 gennaio, la conversione -, sia stato categorico nell'affermare che “se Cristo non è risorto, la nostra fede è vana”, e “siamo stolti a riporre la nostra fiducia in un morto”. L'arcivescovo di Santiago ha sottolineato che la nostra fede “dovrebbe trasformare tutta la nostra vita”, perché convertirsi signfica cambiare la propria vita, cosa che richiede uno sforzo e, a volte, grandi sacrifici. Ma Gesù Cristo può condurci a questa conversione. Anche nel Paese adesso, in questo tempo di pandemia, – ha osservato il porporato – “c’è bisogno di cambiare, ma nessuno vuole cambiare!” Tutti vogliono continuare a vivere la loro vita come sempre, senza rinunciare a niente. “Noi non vogliamo cambiare!” ha sottolineato. Ha quindi invitato tutti a chiedere a Dio la conversione e una trasformazione della propria vita, del proprio cuore e della comunità cristiana, assicurando che Dio vuole la nostra felicità e “gioia e pace nei nostri cuori”. Alla fine della Messa, il cardinale Aós ha pregato la Vergine Maria, specialmente per i malati, affinché, "come alle nozze di Cana, torni la gioia e la festa dopo questo tempo di prova". (AP)

26 gennaio - COSTA D’AVORIO Plenaria dei vescovi. Nuovo appello in vista delle elezioni parlamentari: la pace è possibile con la riconciliazione

 “Non cedere allo scoramento”, ma impegnarsi tutti e ciascuno a costruire una “nuova Costa d‘Avorio” guidata dalla riconciliazione, nella consapevolezza che la “strada verso la pace è lunga e difficile”.  Con questo invito si è conclusa il 24 gennaio a Bonoua, nella diocesi di Grand-Bassam, la 117.ma Assemblea Plenaria plenaria della Conferenza episcopale della Costa d’Avorio (Cecci). Al centro del messaggio finale, pubblicato in coincidenza con la giornata conclusiva delle celebrazioni del 125.mo anniversario dell’evangelizzazione della Costa d’Avorio, la pace nel Paese, dopo le recenti violenze che hanno segnato le elezioni presidenziali dello scorso 31 ottobre. Il voto ha confermato per un terzo mandato il Presidente uscente Alassane Ouattara, ma la sua vittoria è stata contestata dall’opposizione. Ne sono seguiti scontri che hanno causato 87 vittime e più di 200 feriti, mentre oltre 10mila ivoriani sono fuggiti nei Paesi confinanti, facendo riemergere lo spettro della guerra civile nel Paese, già teatro in questi ultimi due decenni di due conflitti interni, tra il 2002 e 2003 e tra il 2010 e il 2011. La crisi sembra rientrata dopo l’avvio, l’11 novembre, di un tavolo di dialogo tra il Presidente Ouattara, e il suo principale rivale Henri Konan Bédié, leader del Partito Democratico della Costa d’Avorio (Pdci).  Nel loro messaggio i vescovi ivoriani esprimono l’auspicio che il processo di normalizzazione in corso e in particolare il lavoro del nuovo Ministero per la Riconciliazione creato a questo scopo dall’esecutivo procedano “senza ostacoli”. Per questo incoraggiano gli ivoriani a “lavorare instancabilmente per la pace, che – rimarcano - non è il mero silenzio delle armi”: “La pace presuppone una giustizia vera ed equa nel nell’amministrazione e l'equa ridistribuzione della ricchezza del Paese. Una pace vera e sincera, senza compromessi, è l’unica la strada per realizzare una nuova Costa d’Avorio”, affermano. Secondo i vescovi ivoriani, questa nuova Costa d’Avorio è un obiettivo raggiungibile, ma la sua costruzione “richiede un impegno individuale e collettivo e uno dei suoi presupposti è la riconciliazione” per ricomporre le divisioni che le recenti elezioni presidenziali hanno esasperato, sottolineano con forza. “È giunto il momento di riportare la gioia di vedere i figli della Costa d’Avorio uniti senza ostacoli politici, etnici o religiosi”, aggiugono. Per i vescovi un passo in questo senso sarebbe il ritorno di tutti gli esuli politici e la liberazione dei prigionieri politici e di coscienza. Con lo sguardo rivolto alle prossime elezioni parlamentari a marzo, il messaggio quindi invita ancora una volta gli ivoriani a uno “scrupoloso” rispetto della legalità e alla “ricerca instancabile della verità nel confronto politico e al rispetto della dignità della persona e della vita umana".  Esso incoraggia in particolare i leader politici a proseguire i loro sforzi “per un dialogo sereno e basato sulla verità con tutte le componenti della nazione che consenta di stabilire un clima socio-politico disteso e pacificato”. In conclusione, l’invocazione di una “conversione dei cuori” che possa portare a una “nuova era di riconciliazione, giustizia e pace” in Costa d’Avorio. L’assemblea plenaria della Cecci è iniziata il 18 gennaio ed ha avuto come tema centrale “L’educazione in Costa d’Avorio al servizio dello sviluppo umano integrale”. La sessione si è conclusa con una solenne Messa nella Cattedrale Saint Esprit di Mockeyville, nella diocesi di Grand-Bassam, per il Giubileo dei 125 anni di evangelizzazione del Paese. (LZ)

26 gennaio - POLONIA 26 gennaio, Giornata Islam nella Chiesa cattolica: insieme per proteggere i luoghi di culto

"Cristiani e musulmani: insieme per proteggere i luoghi di culto": è questo il tema della 21.ma Giornata dell’Islam nella Chiesa cattolica in Polonia che ricorre oggi, martedì 26 gennaio. Tradizionalmente celebrata subito dopo la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, conclusasi ieri, l’iniziativa ha il medesimo tema del messaggio che il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso ha indirizzato, ad aprile 2020, ai musulmani per il mese di Ramadan e Id Al-Fitr. Organizzato sin dal 2001 dal Consiglio congiunto di cattolici e musulmani in Polonia e dal Comitato della Conferenza episcopale polacca (Kep) per il dialogo con le religioni non cristiane, quest’anno l’evento si tiene esclusivamente in modalità virtuale a causa della pandemia da Covid-19. Alle ore 18.00, quindi, si terrà una conferenza su YouTube durante la quale si rifletterà sulla tutela dei luoghi di culto sia da parte cristiana che musulmana, si ricorderanno i defunti di entrambe le religioni e si darà lettura di alcuni passi sia della Bibbia che del Corano. L’incontro on line si concluderà con due preghiere, una musulmana ed una cattolica, ovvero il “Padre Nostro”, e con lo scambio del segno di pace. “Come per molte religioni – si legge in una nota del Consiglio congiunto - i luoghi di culto nel cristianesimo e nell'Islam svolgono un ruolo importante: sono luoghi di incontro speciale con Dio e di condivisione di tale incontro con altre persone”. Di qui, l’invito a promuovere “un sentimento di unità, fratellanza, rispetto reciproco, nonché un senso di sicurezza”, in quanto questi luoghi “dovrebbero essere protetti in modo speciale”. “La tutela collettiva” di essi significa, infatti, “mostrare rispetto per persone di fede diversa, fede in Dio che nobilita ogni persona, indipendentemente dalla forma di culto che ciascuno professa”. Dal Consiglio congiunto arriva anche un monito: “Il mondo moderno si sta allontanando dal mostrare rispetto reciproco”, tanto che si verificano “attacchi a chiese, moschee, sinagoghe e altri luoghi santificati dalle preghiere dei fedeli”. Simili atti di violenza, continua la nota, “non solo dovrebbero essere condannati, ma anche ispirare la solidarietà di tutti coloro che sono vicini a valori come l'amore per il prossimo e rispetto per gli altri”. “Cristiani e musulmani dovrebbero opporsi a questo fenomeno con una sola voce”, ribadisce l’organismo congiunto, ricordando il Documento sulla fratellanza umana firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar nel febbraio 2019. “La protezione dei luoghi di culto, templi, chiese e moschee, è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dalle convenzioni internazionali – si legge nel Documento - Ogni tentativo di attaccare i luoghi di culto o di minacciarli attraverso attentati o esplosioni o demolizioni è una deviazione dagli insegnamenti delle religioni, nonché una chiara violazione del diritto internazionale”. Bisogna fare del tutto, conclude la nota del Consiglio congiunto, per “garantire che i luoghi di culto siano sempre sicuri, aperti non solo a coloro che in essi pregano, ma anche a tutte le persone che vi cercano rifugio e quiete, indipendentemente dalla fede che professano e da quale visione del mondo che rappresentano”. Dal suo canto, Monsignor Henryk Ciereszko, presidente del Comitato della Kep per il dialogo con le religioni non cristiane, ribadisce: “Nella religione non c’è posto per la violenza, né per la distruzione dei luoghi di culto. Essi infatti sono espressione di riverenza verso Dio e di incontro con Lui, nella preghiera e nelle celebrazioni”. (IP)

26 gennaio - SPAGNA San Francesco di Sales. Messa in suffragio dei giornalisti deceduti nel 2020.  

L'arcivescovo di Barcellona, il cardinale Joan Josep Omella, ha presieduto ieri la celebrazione diocesana della festa di San Francesco di Sales (24 gennaio), patrono dei comunicatori, con una Messa in suffragio dei giornalisti deceduti nel 2020. Quest’anno, segnato dalla pandemia di coronavirus, la celebrazione è stata spostata al 25 gennaio nella parrocchia del Santo. Presenti alla celebrazione eucaristica, nel rispetto delle misure di sicurezza sanitarie per l'emergenza coronavirus, oltre alla stampa, i parenti e gli amici dei 23 giornalisti morti l’anno scorso. Il cardinale Omella, congratulandosi con i giornalisti presenti, ha voluto ricordare la festa della conversione di San Paolo, un uomo “alla ricerca della verità”, “un uomo colto che combatteva contro la falsità”, celebratasi ieri; e il messaggio del Santo Padre, nella festa di San Francesco di Sales, per la 55.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che coincide con la celebrazione della festa dell'Ascensione del Signore (24 maggio), in cui il Papa ha invitato i comunicatori a “mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà, che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto”. Il cardinale Omella, dunque, alla luce delle parole del Santo Padre, ha sottolineato ai presenti che "il giornalista che dà la notizia deve capire i fatti dal luogo e dalla testimonianza. Perché quando si lavora in ufficio, scrivendo notizie osservate da terzi, si crea una distanza che allontana dai fatti ed è più facile cadere nelle fake news". Il porporato, dunque, invitando i giornalisti a "dare una qualità spirituale e umana alle notizie per avere una profondità che è impossibile raggiungere se non si partecipa", ha chiesto al Signore “di renderli più presenti nella vita, nella gioia e nelle sofferenze” delle persone, “per vivere la comunione e non lo scontro cui a volte porta la notizia”. Infine, l'arcivescovo di Barcellona ha comunicato i dati pubblicati dal Centro Studi d'Opinione della Generalitat de Catalunya, che registrano una rinascita della fede in Catalogna, in questo tempo di pandemia. Il numero di catalani che si dichiarano cattolici è aumentato, infatti, di più di 440.000 nel 2020, costituendo il 60% del totale della popolazione. Se a febbraio, poco prima del confinamento, il 54,2% si dichiarava cattolico (4.185.434); a dicembre questa percentuale è salita al 59,9% (4.625.600), "la cifra più alta da cinque anni a questa parte", ha affermato il porporato. "In questi tempi di pandemia e di difficoltà, quando sembra che più persone dubitino di Dio, siamo riusciti ad aumentare il numero dei cristiani” ha affermato l’arcivescovo di Barcellona. “Con le sue virtù e i suoi difetti, rispettiamo la Chiesa perché è portatrice del messaggio di Gesù Cristo", ha concluso il cardinale. (AP)

26 gennaio - AUSTRALIA Melbourne. Messa per apertura Anno giudiziario: appello a giustizia e misericordia

Giustizia e misericordia: questi i due principî fondamentali ricordati da padre Cameron Forbes, cappellano dell’Associazione dei giuristi cattolici dell’Arcidiocesi di Melbourne, in Australia. Lunedì 24 gennaio, nella Cattedrale cittadina di San Patrizio, il religioso ha presieduto la tradizionale “Messa rossa”, ovvero la celebrazione per l’apertura dell’Anno giudiziario che veda la partecipazione dei giudici del Paese, vestiti con la toga e la parrucca, insieme ai professionisti del settore legale e delle loro famiglie. “Questa Messa – ha detto padre Forbes – serve a ricordare che operare nella giustizia è più di un lavoro: è una vocazione alla ricerca della giustizia e della misericordia”. Di qui, l’invocazione allo Spirito Santo affinché ispiri l’operato di tutti i giuristi e non solo: “Tutti noi abbiamo bisogno dei doni dello Spirito Santo”, ha sottolineato padre Forbes. “Questa celebrazione – ha aggiunto - fa rivivere il sacrificio di Gesù sulla Croce per noi, e ci ricorda che anche noi dobbiamo continuare a fare sacrifici per il bene comune". “La professione legale e la Chiesa cattolica – ha ricordato il cappellano – condividono gran parte del loro Dna: la Chiesa, infatti, ha fortemente influenzato lo sviluppo della civiltà occidentale, le sue istituzioni e i suoi sistemi legali. I giuristi di oggi, quindi, sentono che la loro vocazione legale porta avanti questo processo al servizio della giustizia e della misericordia”. Da ricordare che la “Messa rossa” prende il suo nome dal fatto che il celebrante indossa i paramenti rossi, quelli consueti per le funzioni religiose che celebrano lo Spirito Santo. In passato, inoltre, i giudici dell’Alta Corte indossavano toghe rosse. (IP)

26 gennaio - AUSTRIA Caritas lancia l'allarme: la povertà infantile peggiora in tutto il mondo

La Caritas indica le stime dell'UNICEF e di Save the Children secondo cui tra gli 86 e i 117 milioni di bambini in tutto il mondo potrebbero ricadere in una vita di estrema povertà a causa della pandemia - in aggiunta ai 386 milioni di bambini che già vivono una vita sotto la soglia di povertà dal 2019. Anche nei Paesi più ricchi del mondo, 76,5 milioni di bambini vivono in povertà relativa. Inoltre, come effetto indiretto del Covid-19, si prevede che centinaia di migliaia di bambini moriranno prematuramente nei prossimi anni. Questo è il risultato della mancanza di accesso alle cure mediche, della fame, delle gravidanze infantili o della violenza, informa la Caritas. La situazione della vita dei bambini nelle regioni di crisi è particolarmente devastante. Oltre ai problemi causati dalla pandemia, molti bambini non sanno se stanno al sicuro a casa a causa di guerre e di combattimenti, o se potranno andare a scuola, secondo l'organizzazione umanitaria. Quando fuggono dalla guerra, i bambini vengono feriti o uccisi, separati dai loro genitori e parenti, o reclutati come soldati. Soprattutto le ragazze corrono il grande pericolo di essere sfruttate sessualmente durante e dopo i disastri, avverte la Caritas. Landau sottolinea: "I bambini sono spesso i più colpiti dalle crisi, e le conseguenze a lungo termine su di loro sono fatali". Secondo la Caritas, la situazione di molti bambini è migliorata dagli anni '90; anche il numero di bambini che crescono in estrema povertà si è dimezzato. Tuttavia, una persona su due colpita dalla povertà estrema è ancora un bambino. E anche se oggi più bambini che mai frequentano la scuola, ci sono ancora circa 60 milioni di minori nel mondo che non possono nemmeno andare alla scuola primaria, spiega la Caritas Austria  Secondo la Caritas, non ci sono prospettive positive nemmeno per il 2021: la stagnazione dei dati sulla povertà è lo scenario più ottimistico, ma presumibilmente il numero di persone colpite dall’indigenza continuerà ad aumentare. Landau ha detto che non ci si deve rassegnare: "Ogni bambino deve avere la possibilità di crescere in sicurezza, in modo che possa un giorno condurre una vita indipendente e felice come un adulto responsabile". Landau ha citato come fattori chiave una casa sicura ed accogliente, pasti sufficienti ed equilibrati, assistenza e, soprattutto, istruzione. Caritas Austria sostiene ogni anno 90.000 bambini in tutto il mondo nell'apprendimento. Landau conclude: "Possiamo e dobbiamo rafforzare questo aiuto e dobbiamo essere uniti sul tema dell'educazione e nella lotta contro la povertà". (MG)

25 gennaio - ETIOPIA Appello di Acs: servono aiuti nel Tigray dilaniato dal conflitto tra governo e indipendentisti

Sarebbero centinaia i morti nel Tigray, nel nord dell’Etiopia, dove è in corso un conflitto tra governo centrale e indipendentisti. La comunicazione, da circa tre settimane, è precaria, mancano i collegamenti internet e non c’è linea telefonica. A lanciare l’allarme è Aiuto alla Chiesa che Soffre International che riporta le dichiarazioni della project manager Regina Lynch. “Le notizie che riceviamo da coloro che hanno potuto visitare la zona sono terribili - afferma la manager di Acs -. Sono centinaia i cittadini che vengono uccisi nei conflitti della regione del Tigray. Nessuno sa con certezza il numero dei morti, ma ci è stato detto che tra loro ci sono sacerdoti e leader della chiesa. Negozi, scuole, chiese e conventi sono stati saccheggiati e distrutti - prosegue Regina Lynch -. Migliaia di persone sono fuggite dalle loro case. Molti hanno varcato il confine con il Sudan, ma altri hanno cercato rifugio in zone remote, in montagna, senza acqua né accesso al cibo”. L’isolamento della regione rende molto difficile l’invio degli aiuti e la project manager di Acs chiede sostegno perché possano essere alleviate le sofferenze di tante persone e si possa offrire conforto ai cristiani che vivono nell’angoscia. “Al momento è quasi impossibile accedere alle informazioni - sottolinea Regina Lynch - ma stiamo cercando soluzioni per vedere come sostenere la Chiesa locale. Nel frattempo chiediamo a tutti di unirsi in preghiera per questo Paese, la sua Chiesa e la sua gente”. Nella regione del Tigray circa il 95% della popolazione è di etnia tigrina e appartiene alla Chiesa copta ortodossa etiope. Nei giorni scorsi si è diffusa la notizia di un possibile assassinio di 750 persone, lo scorso novembre, in un assalto alla chiesa ortodossa di Santa Maria di Sion (Maryam Tsiyon) ad Aksum, ma Acs riferisce che non è stato possibile verificare quanto accaduto realmente, date le comunicazioni limitate e l’impossibilità degli spostamenti, e che potrebbe essersi verificato un altro massacro a dicembre, nella chiesa di Maryam Dengelat, con oltre cento vittime. Fonti di Acs affermano che, sebbene gli scontri abbiano portato alla morte di centinaia di cristiani, la violenza non è motivata da motivi religiosi ma dal conflitto politico. A causa della pandemia di Covid-19 le elezioni parlamentari previste il 29 agosto scorso sono state rinviate a dopo la pandemia, ma il partito nazionalista Fronte popolare per la liberazione del Tigray (FPLT), all’inizio di settembre, ha organizzato nel Tigray, in modo indipendente e senza il permesso del governo nazionale, elezioni regionali. Da qui la crisi politica che ha portato all’intervento militare. A novembre lo scoppio dei combattimenti dopo l’invio, da parte del primo ministro Abiy Ahmed, di truppe federali, che sarebbero state affiancate da truppe eritree, contro l’FPLT. “È un problema politico, ma chi paga con la vita sono cittadini e civili” evidenzia la project manager di Acs. (TC)

25 gennaio - POLONIA Domenica della Parola di Dio. Monsignor Gądecki: “La Bibbia non è Parola del passato, ma Parola viva e attuale”

La Domenica della Parola di Dio vuole attirare l'attenzione sul fatto che la Bibbia “non è Parola del passato, ma Parola viva e attuale, dove Dio stesso parla al suo popolo e Cristo stesso proclama il suo Vangelo”. Lo ha affermato, ieri – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, il presidente della Conferenza episcopale polacca, monsignor Stanisław Gądecki, nella Messa, celebrata nella chiesa parrocchiale di Połajewo, in occasione del 21.mo Incontro Internazionale degli Zampognari, nella  Domenica della Parola di Dio. Istituita da Papa Francesco, nella Lettera apostolica in forma di Motu Proprio “Aperuit illis”, la  Domenica della Parola di Dio, che cade ogni anno la III Domenica del tempo ordinario, ha lo scopo - sottolinea il presule - di “contribuire a risvegliare la consapevolezza sul ruolo insostituibile della Sacra Bibbia nella vita dei credenti”. "Senza la Scrittura, gli eventi della missione di Gesù e della Sua Chiesa sono impossibili da leggere” spiega l'arcivescovo, e “d'altra parte, senza che Cristo ci illumini, è impossibile comprendere la profondità delle Scritture”. Il presidente dell’Episcopato ha dunque analizzato la Parola di Dio come una Parola che chiama alla conversione; che chiama a seguire Cristo; una Parola di ammonimento; e infine - nel contesto dell'incontro a Połajevo - come una Parola che, arricchita dalla musica, “ha un grande potere di influenzare non solo i sensi dell'uomo, ma soprattutto la sua mente e il suo cuore, perché è qui che Dio incontra l'uomo”. Monsignor Gądecki, per concludere, ha invitato i fedeli ad “ascoltare la Parola del Signore e a meditarla, affinché viva in noi e ci parli tutti i giorni della nostra vita”. (AP)

25 gennaio - MOZAMBICO “Nei campi profughi tra la paura e il dolore”. Il racconto di un missionario Cavanis in servizio a Macomia

“Proseguono incessanti gli attacchi armati con l’obiettivo di allontanare la popolazione. La situazione è drammatica, viviamo costantemente nella paura di essere colpiti”: E’ la testimonianza di Padre Jeancy Kayaba, unico missionario in Mozambico della Congregazione delle Scuole di Carità, comunemente nota come “Istituto Cavanis”. Il sacerdote racconta che: “Dopo le tristi notizie inviate alla fine dello scorso anno sull’attività della missione a Macomia, purtroppo lo scenario non è cambiato. Permane lo stato di insicurezza soprattutto nelle aree settentrionali e centrali del paese. A farne le spese, le comunità dei distretti di Palma e Mocimboa da Praia. Aree, peraltro, ricche di gas naturale e petrolio”. Padre Kayaba rivela che “In questi giorni si vive in uno stato di calma apparente, tanto è vero che alcune persone stanno tornando a causa dell’alto costo della vita nelle città in cui si sono rifugiate. Ma serpeggia costantemente il timore di esseri sorpresi dagli insorti”. Nonostante il disagio e le difficoltà, il missionario Cavanis continua il suo servizio pastorale a supporto della locale Parrocchia di Santa Cecilia de Ocua. “Presiedo le celebrazioni, partecipo agli esercizi spirituali e organizzo le visite alle comunità dei diversi villaggi. Inoltre, sotto la guida del nostro vescovo (Mons. Luiz Fernando Lisboa, vescovo di Pemba ndr), insieme alle suore carmelitane di San Giuseppe, che fanno parte della nostra equipe missionaria, mi reco nei campi dove vivono i rifugiati e lì celebro la Santa Messa. Con queste persone condividiamo quel poco di cui disponiamo, senza distinzione alcuna di etnia o religione” spiega il sacerdote. “Il 10 gennaio scorso” continua “siamo stati nel campo di Metoro, nel distretto di Ancuabe, mentre il 15 e il 16 ci siamo spostati verso nord, nei centri accoglienza di Marupa, nel distretto di Chiure. Qui, in particolare, ci siamo fermati a parlare con le comunità per incoraggiarle e per comprendere meglio i motivi di tanta violenza. Nei prossimi giorni arriveremo a Pemba, città che ospita anch’essa gli sfollati di Macomia”. L’auspicio del sacerdote è quello del raggiungimento di una pace duratura anche se gli ostacoli da superare saranno molti. Ma non per questo, il servizio e l’assistenza verranno meno: “Siamo riusciti a formare un gruppo di ragazzi e un coro parrocchiale. Tra tante macerie e buio, c’è anche una piccola luce che ci regala speranza. Il giorno della fuga da Macomia per raggiungere Mentepuez (altro campo profughi) è nato un bambino. I genitori lo hanno chiamato Marcos Cavanis, il nome di uno dei nostri fondatori”. L’Istituto a cui appartiene Padre Jeancy Kayaba è stato fondato a Venezia dai fratelli, Marco e Antonio Cavanis, all’inizio dell’800. I due sacerdoto diedero inizio alla prima scuola gratuita per il popolo e da allora in poi la loro vita fu caratterizzata da una lunga, faticosa azione di promozione cristiana e culturale dei giovani. Da oltre trent’anni la congregazione è presente in vari paesi con attività apostoliche parrocchiali e di assistenza ai ceti più poveri. (DD)

25 gennaio - BRASILE Rapporto della pastorale carceraria sulla situazione delle carceri durante la pandemia: in netto aumento la tortura

Con il Covid-19, oltre ai morti per il virus, sono nettamente aumentati anche i casi di tortura nelle carceri in Brasile. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto della Pastorale carceraria della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) presentato venerdì scorso, secondo il quale i casi denunciati nel 2020 sono cresciuti di quasi il doppio rispetto a quelli registrati nel 2019. Tra il 15 marzo e il 31 ottobre 2020, la Pastorale penitenziaria brasiliana, che pubblica il rapporto dal 2010, ha infatti ricevuto 90 denunce di casi di tortura, contro le 53 dello stesso periodo dell’anno precedente.  I dati confermano che la tortura “non è una cosa del passato in Brasile, ma qualcosa di presente nella vita delle persone detenute in Brasile”, afferma Lucas Gonçalves, referente della Pastorale carceraria brasiliana, che parla di una vera e propria “pandemia della tortura” nelle prigioni del Paese. Le violenze comprendono aggressioni fisiche, ma anche trattamenti degradanti e privazioni, come quella dell’ora d’aria. Il rapporto segnala in particolare negligenze nell’erogazione dell’assistenza sanitaria, di cibo o di articoli per l’igiene personale: quasi il 75% delle 90 denunce riguardano la violazione del diritto fondamentale alla salute. Le violazioni avvengono nella quasi totale indifferenza delle istituzioni. La maggior parte delle denunce inoltrate alle autorità giudiziarie non hanno avuto seguito con il pretesto del sospetto che le accuse fossero false. Spesso lo Stato si rifiuta persino di indagare sulle denunce, tanto che solo in 16 casi essa ha ricevuto notizie sulle denunce e solo in 8 casi è stata condotta un’ispezione nelle carceri. L’impatto della pandemia del Covid-19 è stato particolarmente drammatico nelle carceri brasiliane che, con 800mila detenuti e detenute, sono al terzo posto nel mondo per popolazione carceraria dopo Cina e Stati Uniti. Il rapporto denuncia un vero e proprio “massacro”: solo tra maggio e giugno, durante il primo picco della pandemia, nelle carceri brasiliane si è registrato un aumento del 100% dei morti, mentre nello stesso periodo i contagi sono cresciuti dell’800%. Secondo la Pastorale carceraria, che punta il dito anche contro la politica negazionista del Governo federale nella lotta al Covid-19, la pandemia non ha fatto che mettere ancora più in evidenza le criticità e la “crudeltà ontologica” del sistema carcerario in Brasile, e il carattere fondamentalmente “razzista” del suo sistema penale.  Basti considerare che più del 60% dei detenuti è afro-americano, mentre i bianchi rappresentano il 37% (in Brasile il 53,6% della popolazione brasiliana è nera, il 45,4 bianca). Sono proprio loro le principali vittime dell’attuale crisi sanitaria nel Paese. Ed è su questa realtà drammatica che vuole gettare luce il rapporto per ribadire ancora una volta l’urgenza di riformare il sistema e che un’alternativa al carcere è possibile. (LZ)

25 gennaio - VIETNAM Inaugurato nuovo Centro Pastorale nella diocesi di Phat Diem

È situato accanto alla Cattedrale di Phat Diem, nel Vietnam settentrionale, il nuovo Centro pastorale inaugurato il 21 gennaio. La struttura è – nelle parole dell’Amministratore apostolico locale, l'arcivescovo Joseph Nguyen Nang, citato dall’agenzia Ucanews - il risultato del lavoro di “tutto il clero locale, dei religiosi e dei laici che hanno collaborato strettamente nel pregare, costruire e dare enormi contributi a questa costruzione”. Trentamila, infatti, le famiglie locali che, nel corso di due anni, hanno donato ciascuna una piccola cifra per permettere la realizzazione del Centro, sostenuta anche da altri benefattori al di fuori della diocesi. Celebrando la Santa Messa di inaugurazione della struttura, l’Arcivescovo ha quindi esortato i fedeli a vivere l’evento come “un giorno storico per migliorare la vita di fede e le attività pastorali della diocesi, nonché per testimoniare l’amore di Dio e portare i valori cristiani ad altre persone”. Il Centro è denominato “Nha Chung”, ovvero “casa comune”, l’appellativo con cui i cattolici locali chiamano sia le residenze episcopali che i luoghi in cui si svolgono le attività pastorali. Articolato su quattro piani che includono una cappella, sale polivalenti e diverse stanze, l’edificio verrà utilizzato per ritiri spirituali, corsi di formazione e altre attività pastorali destinate a sacerdoti, religiosi e laici. La struttura – ha spiegato ancora Monsignor Nguyen Nang – fa parte del piano decennale che la Chiesa vietnamita ha intrapreso per celebrare sia il 125.mo anniversario della diocesi di Phat Diem, che cadrà nel 2026, sia il 400.mo anniversario dell’arrivo del cattolicesimo nel Paese, che verrà commemorato nel 2027. (IP)

25 gennaio PERÙ "Ecologia integrale nella foresta peruviana": progetto di formazione di Caritas Selva Central e Caritas Spagna 

"Ecologia integrale nella foresta peruviana": è il progetto lanciato da Caritas Selva Central, in collaborazione con Caritas Spagna, allo scopo di "contribuire all'esigibilità dei diritti dei popoli indigeni" e alla "realizzazione di politiche pubbliche interculturali e di recupero dell'ecosistema amazzonico", principalmente nelle regioni di Junin, Pasco e Ucayali. Un progetto, dunque, che vuole rafforzare lo sviluppo socio-ambientale delle popolazioni indigene Asháninca e Yanesha, garantendo  i loro diritti territoriali, ambientali, alimentari e di uguaglianza di genere nelle province di Oxapampa e Chanchamayo. Il progetto nasce – ha spiegato Wolmar Bernuy, segretario generale della Caritas Selva Central, sulla pagina web di Caritas Perù - in sostegno delle popolazioni indigene, che quotidianamente si trovano ad "affrontare la deforestazione dei loro suoli (perdita di biodiversità) e la scarsa produzione (insicurezza alimentare), così come la perdita della loro identità culturale e la limitata partecipazione politica". La Caritas, dunque, coordinandosi con 80 leader di organizzazioni indigene, la Federazione delle Comunità Native Yanesha - FECONAYA e l'Associazione delle Comunità Native Ashaninca di Palcazu – ANAP, nonché i funzionari del sistema giudiziario e i funzionari del governo locale, provinciale e regionale, ha coinvolto 942 indigeni di sei comunità - Loma Linda, Shiringamazu, Tsachopen, El Milagro, Hanswald e Santa Rosa de Chivis -, in corsi di formazione su coltivazioni agricole, territorialità, governance ambientale e modelli di sviluppo, per far sì che “queste persone possano assumere la leadership ed essere protagonisti del loro stesso sviluppo", ha spiegato Bernuy. "Ringraziamo Caritas Spagna e le Organizzazioni Indigene per aver camminato assieme a noi e per averci permesso di continuare ad accompagnarle in questo processo verso un'ecologia integrale", ha concluso Bernuy. (AP)

25 gennaio BOLIVIA Monsignor Gualberti:  in tempo di pandemia e di campagna elettorale diamo priorità alla salvaguardia della vita e della salute

L'arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, monsignor Sergio Alfredo Gualberti Calandrina, ieri, nella sua omelia, pronunciata nella Cattedrale di San Lorenzo, - si legge sulla pagina web dell’Episcopato - ha affermato che in questi tempi molto difficili e complessi, per la crescita esponenziale dei contagi di coronavirus e la campagna elettorale nel Paese, i boliviani sono chiamati a dare priorità alla salvaguardia della vita e della salute e ad essere pronti a sacrificare altri beni e interessi. "Questo implica, da parte di tutti, - ha spiegato il presule - la responsabilità morale di rispettare le misure di sicurezza e sanitarie stabilite e, da parte delle autorità, di assegnare personale, strutture e risorse economiche per migliorare i servizi sanitari nel Paese e garantire l'assistenza sanitaria a tutti i cittadini”. In vista delle elezioni amministrative, il 7 marzo 2021, inoltre, l'arcivescovo di Santa Cruz ha ricordato anche agli attori coinvolti nella campagna elettorale, ai media e ai social, la loro responsabilità morale e li ha invitati a “non favorire un'atmosfera di tensione e di lotta che interferisca o metta in ombra l'impegno per la salute e la vita”. Essi dovrebbero, invece, impegnarsi a “creare un clima di serenità, di dialogo, di comunione e pace che favorisca l'attuazione delle misure necessarie per contrastare il contagio”. (AP)

25 gennaio - EUROPA 29 gennaio, “Next Generation Edu”, convegno on line organizzato da Don Bosco International

“Volete fare una buona azione? Educate i giovani! Volete compiere un atto santo? Educate i giovani! In verità, ora e per il futuro, tra le cose sante, questa è la più santa”: diceva così San Giovanni Bosco, fondatore della Congregazione Salesiana e noto per il suo carisma formativo nei confronti dei ragazzi. A ridosso della memoria liturgica della sua scomparsa, che si celebra il 31 gennaio, il “Don Bosco International” (Dbi), ovvero l’ufficio salesiano che si occupa di promuovere i diritti dei giovani presso le istituzioni europee, ha organizzato un convegno intitolato Next Generation Edu – L’educazione per il futuro dell’Europa”. L’incontro si terrà il 29 gennaio dalle 12.00 all3 13.30 in modalità virtuale e vedrà numerosi interventi, tra cui il messaggio di David Maria Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, e le testimonianze di Salesiani impegnati nel settore educativo di vari Paesi del mondo. A concludere l’incontro sarà don Miguel Angel Garcia Morcuende, presidente del Dbi e consigliere generale dei Salesiani per la Pastorale giovanile. “Nel bel mezzo di una pandemia globale – informa una nota del Dbi - l’educazione dei giovani è un tema centrale in Europa” sul quale è sempre più necessaria “una riflessione”, in particolare per “sensibilizzare l’opinione pubblica sulle potenzialità” di questo settore e sull’attenzione necessaria ai “più vulnerabili”. Guardando, poi, agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e al Patto globale per l’educazione, sostenuto da Papa Francesco, i Salesiani mirano a fare in modo che, “riducendo le disuguaglianze e prevenendo la discriminazione attraverso un’educazione di qualità e inclusiva, nessun minore e nessun giovane sia lasciato indietro in Europa”. Il convegno si propone, nello specifico, di “mettere in evidenza alcune delle buone pratiche e delle alleanze esistenti, in Europa e nel resto del mondo, per costruire società a misura di minori e giovani”, con “un approccio basato sui diritti”. In quest’ottica, il Dbi esorta a rafforzare le garanzie per le prossime generazioni ed incoraggia gli Stati membri dell’Ue a fare del loro meglio per “raggiungere i ragazzi più vulnerabili che non hanno un lavoro, un’istruzione o una formazione”, assicurando loro “un approccio olistico all’educazione ed allo sviluppo umano integrale”. “Come diceva Don Bosco, al di là del trasferimento di competenze, l’educazione è una questione di cuore – conclude la nota salesiana - Il futuro dell’Europa ha bisogno di immaginazione, di un’educazione di qualità e inclusiva, perché bambini e i giovani del continente sognano di osare e noi dobbiamo osare sognare con loro”. (IP)

25 gennaio - ITALIA 27 gennaio, in preghiera per Usa e Africa “nello spirito di Assisi”

Gli Stati Uniti che hanno visto, ai primi di gennaio, l’assalto al Palazzo del Congresso in un clima di tensione sociale e politica; ma che l’Africa che vede disordini e proteste violente di diversi Paesi tra cui la Repubblica Centrafricana, la Nigeria, l’Uganda e il Niger: sono queste le regioni del mondo che mercoledì 27 gennaio saranno al centro delle preghiere della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino. L’appuntamento, a cadenza mensile, ricorda lo storico incontro interreligioso di preghiera per la pace, tenutosi il 27 ottobre 1986 proprio nella città di San Francesco. “L’anno nuovo – scrive in una nota il vescovo locale, Monsignor Domenico Sorrentino - si è inaugurato nel segno delle cifre allarmanti della pandemia da Covid-19, che ancora mette a dura prova tutte le regioni del mondo”. Per questo, il presule esorta i fedeli a “supplicare il Signore perché ci faccia superare questa tremenda crisi, in una solidarietà universale che non lasci dietro nessuno”. Uguali preghiere vengono chieste per “i fenomeni di aggressività e di violenza” esplosi in diversi Paesi del mondo e che “ci amareggiano e preoccupano”, spiega ancora Monsignor Sorrentino, auspicando “un cammino lungo la via della giustizia e della pace” per gli Stati Uniti e per l’Africa. Le popolazioni locali raggiungano la riconciliazione grazie “alla conversione del cuore dei violenti e l’orientamento dei governanti verso il bene” comune, conclude il presule. Da ricordare che, a causa dell’emergenza sanitaria, mercoledì non è previsto un momento di preghiera collettivo, ma ogni fedele, cattolico o appartenente ad altra confessione o religione, è invitato a pregare per le suddette intenzioni. (IP)

25 gennaio - MOZAMBICO Appello della Ceta alla preghiera per la pace nel Paese

Una preghiera per il Mozambico. Per una pace duratura, perché cessi la violenza, per la guarigione delle ferite provocate dalla colonizzazione e dalle guerre civili, perché i leader religiosi ricerchino la pace. A chiederla è la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (Ceta) che lancia un appello alla famiglia ecumenica. “Continuiamo a ricevere notizie inquietanti sul Mozambico circa il conflitto armato - si legge in una lettera firmata dal segretario generale della Ceta, il reverendo Fidon Mwombeki -. Le province centrali di Sofala e Manica soffrono ancora brutali attacchi. La morte di persone innocenti e la distruzione di case e di fonti di sostentamento si sono susseguite senza sosta”. La violenza politica che sarebbe stata perpetrata dal partito della Renamo, la Resistenza Nazionale Mozambicana, l’insurrezione islamica esplosa nel 2007, soprattutto nel nord del Paese, dove estremisti religiosi hanno incitato a violenti e terribili attacchi contro la popolazione che ha subito saccheggi e roghi, stanno sconvolgendo la nazione. Migliaia di persone sono state costrette a lasciare le proprie case per cercare zone più sicure e il numero degli sfollati interni continua ad aumentare. Si contano più di due milioni di sfollati che vivono in condizioni deplorevoli, specifica l’appello della Ceta, per di più nel contesto della pandemia di Covid-19, che in Mozambico, ad oggi, registra 32.418 casi e 305 morti. Tutto ciò aggrava una situazione già indebolita dalle conseguenze dei cicloni tropicali del 2019 sull’economia e sulla vita delle popolazioni. La Ceta teme possano scaturire instabilità e disordini, con il conseguente rallentamento degli sforzi del governo per la ricostruzione post-ciclone. Di fonte a tutto questo, la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa, che da tempo cerca di accompagnare le Chiese e la popolazione del Mozambico nella ricerca di una pace, di una giustizia e di una democrazia durature, esprime solidarietà ai mozambicani, invita alla preghiera e invoca Dio perché conduca l’Africa alla pace e alla giustizia. (TC)

25 gennaio - COREA DEL SUD L’arcidiocesi di Seoul apre una mensa per i poveri nella Cattedrale di Myeongdong

L’arcidiocesi di Seoul ha lanciato nei giorni scorsi un nuovo progetto – riporta UCA News -, il Myeongdong Babjib, una mensa per i poveri nella Cattedrale di Myeongdong, impegnandosi, assieme alla divisione Energia e Chimica della SK Group, azienda coreana leader nell'industria chimica e cinematografica, a distribuire 1.400 pranzi al sacco ai senzatetto, ogni  mercoledì, venerdì e domenica. In questa occasione, il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, ha esortato tutti i fedeli coreani a "tendere la mano ai poveri". "È una chiamata per tutti noi a impegnarci nella cura dei poveri come un'unica famiglia umana” ha affermato. “La mensa per i poveri è il posto giusto per raggiungere coloro che vivono nei bassifondi del mondo e per condividere il nostro cibo in modo che nessuno soffra la fame. Spero che la mensa diventi un luogo che offra un vero aiuto e servizio a chi ne ha bisogno" ha aggiunto. Inoltre, padre Matthias Hur Young-yup, portavoce dell'arcidiocesi di Seoul, ha riferito ad UCA News come il cardinale Yeom speri che la mensa per i poveri non solo distribuisca pasti ai senzatetto, ma fornisca loro anche un'opportunità per diventare soggetti attivi nella loro vita e membri della società. "Potrebbe dare ai senzatetto l'accesso a luoghi sicuri per lavarsi e fare il bucato - ha spiegato -, e offrire loro opportunità di lavoro in modo che possano reintegrarsi nella società". Infine, padre Francis Kim Jeong-hwan, direttore esecutivo dell’organizzazione, che fa parte di Caritas Seoul, “One Body One Spirit” (OBOS), fondata dal defunto cardinale Stephen Kim Sou-hwan, nel 1988, - impegnata, fra le altre cose, nella cooperazione internazionale allo sviluppo e nell’assistenza sociale -, ricordando la visita del Papa alla Cattedrale, nel 2014, e il suo invito ad essere “lievito”, come si legge nel Vangelo, ha auspicato che la mensa per i poveri possa essere, appunto, come lievito e contribuisca a cambiare la Chiesa e la società “in un mondo di amore”.   (AP)

25 gennaio -  FILIPPINE Assassinato un sacerdote nell’isola di Mindanao

Un sacerdote cattolico filippino è stato ucciso domenica mattina da un gruppo di uomini armati vicino alla città di Malaybalay, nell’isola di Mindanao nel sud dell’arcipelago. Don Rene Bayang Regalado, 42 anni, stava facendo rientro nel Seminario del “St. John XXIII College”,  nel villaggio di Patpat, nelle cui vicinanze è stato ritrovato il cadavere, a pochi metri dalla vettura che guidava. A lanciare l’allarme alla polizia i confratelli del seminario dopo avere udito colpi di arma da fuoco. Sul corpo sono stati riscontrate contusioni a un occhio, come se fosse stato colpito prima della morte. Inoltre il braccio sinistro era legato da un laccio bianco. Dopo il sopralluogo della polizia, la macchina è stata portata al commissariato per le indagini della scientifica. Terminata l’autopsia, don Regalado sarà trasferito nella cattedrale di Malaybalay dove si svolgeranno i funerali. Ferma condanna e profondo cordoglio per l’omicidio sono stati espressi dalla diocesi di Malaybalay che in un messaggio su Facebook ha invitato i fedeli a pregare per la famiglia e per la rapida individuazione dei responsabili. Don Regalado era stato ordinato sacerdote nel 2007 dopo avere svolto la sua formazione al Seminario San Giovanni XXIII e conseguito la licenza Teologia al San Isidoro College, concludendo i suoi studi teologici presso il Seminario teologico San Giovanni Maria Vianney a Cagayan de Oro City. Il suo omicidio potrebbe essere legato al suo impegno sociale a favore degli agricoltori locali. Prima di essere ucciso aveva infatti ricevuto minacce di morte. Secondo quanto riferisce l’agenzia dei vescovi Cbcpnews , don Regalado è il quarto sacerdote cattolico a essere ucciso nelle Filippine dal dicembre 2017. Il 10 giugno 2018 due uomini armati avevano sparato contro padre Richmond Nilo nella cappella di Nuestra Señora de la Nieve a Saragozza, nella provincia di Nueva Ecija, circa cento chilometri a nord di Manila. Il 29 aprile precedente, padre Mark Ventura, 37 anni, era stato ucciso, sempre a colpi di arma da fuoco, dopo aver celebrato la Messa nella provincia settentrionale di Cagayan, mentre il 4 dicembre, il settantaduenne padre Marcelito Paez era rimasto vittima di un attacco nella città di Jaen, nella provincia di Nueva Ecija, dopo aver facilitato il rilascio di un prigioniero politico. (LZ)

25 gennaio MONDO  –  Conversione di San Paolo. La folgorazione di Saulo e la luce di Caravaggio. La travagliata storia della tela di Santa Maria del Popolo 

“Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentì una voce che mi diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Il racconto della conversione di Paolo negli Atti degli Apostoli è fedelmente riprodotto su tela tra il 1600 e il 1601 da Caravaggio. Nella celebre tela conservata nella Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo a Roma, Michelangelo Merisi assolve in pieno al compito dell’arte sacra, di porsi al servizio della trasmissione della Parola di Dio.   “Caravaggio non è un rivoluzionario, non stravolge le regole dell’arte sacra, ma elabora un sistema innovativo”, spiega Rodolfo Papa, pittore, storico dell’arte ed esperto del grande maestro italiano. “La narrazione del testo sacro è il modello a cui aderire e Caravaggio nel solco della tradizione riesce a far emergere la sua cifra stilistica: il rapporto luce –ombra”. La tela della Cappella Cerasi è il risultato di una faticosa elaborazione artistica. Il pittore infatti si vide rifiutare una prima versione, nota come Pala Odescalchi. “In essa – ricorda Rodolfo Papa – venne riscontrato un errore teologico.  Traendo ispirazione dagli affreschi michelangioleschi della Cappella Paolina in Vaticano, Caravaggio raffigura un dialogo tra Cristo e Saulo, disarcionato da cavallo. Gesù irrompe nello spazio pittorico, spezzando un ramo di pioppo. Un soldato si difende con uno scudo e alza la lancia. E’ una lotta durante la quale l’essere umano sembra soccombere. Quest’irruenza provocò la domanda: Saulo è libero o costretto di fronte alla chiamata?”. La necessità di una corretta e immediata comprensione del tema della grazia e del libero arbitrio in epoca di riforma cattolica comportò la decisione di elaborare una nuova versione dell’opera. Da qui ebbe origine la tela più intima della Cappella Cerasi in cui "è raccontata l’adesione di Saulo alla chiamata. Paolo abbraccia Colui che sta vedendo ad occhi chiusi, ma che è nascosto al nostro sguardo. Cristo, il crocifisso, non è presente fisicamente, ma è rappresentato da un’inondazione di luce.  Colui che diverrà Apostolo delle genti è steso ai piedi del cavallo, la sua vanagloria è atterrata . E’ divenuto parvulus, piccolo ed è vestito da soldato romano: la conversione avviene infatti mentre era intento a catturare e punire gli ebrei convertiti al cristianesimo. D’ora in avanti Cristo diverrà la sua guida”. Nel solco della tradizione pittorica d’Occidente da Giotto ai fiamminghi, da Leonardo a Tiziano, il Figlio di Dio è luce. Caravaggio, maestro del contrasto luce-ombra, riesce a riempire la tela della presenza del Risorto. (PO)

25 gennaio - MONDO L’Onu vuole azioni concrete per la protezione dei siti religiosi e condanna qualunque atto volto a distruggere o danneggiare luoghi di culto

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha invitato il segretario generale António Guterres a convocare una conferenza mondiale per mobilitare il sostegno politico al Piano d’azione Onu per la protezione dei siti religiosi. L’idea, riferisce il portale delle Nazioni Unite, scaturisce dalla necessità di un’azione globale, in una logica di prevenzione e responsabilità, contro atti commessi in situazioni di conflitto o in tempo di pace, da attori statali e non e da gruppi terroristici. Con la risoluzione “Promuovere la cultura della pace e della tolleranza per la protezione dei siti religiosi”, presentata dall’Arabia Saudita giovedì scorso alla 50.ma riunione plenaria della 75.ma sessione, l’Assemblea Generale ha chiesto, per la conferenza mondiale, il coinvolgimento di entità delle Nazioni Unite, stati membri, personalità politiche, leader religiosi, organizzazioni religiose, media, società civile e altri soggetti interessati. Ricordando che il 20% dei beni iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco sono di natura religiosa o spirituale, l’Assemblea Generale ha rilevato che “siti religiosi e oggetti rituali sono sempre più spesso oggetto di attacchi da parte di terroristi e milizie fuorilegge”, a seguito dei quali vengono alterati, completamente distrutti, rubati e immessi nel traffico illecito. Da qui la condanna di questi atti e di quelli volti a far scomparire o a trasformare con la forza qualunque sito religioso. Per l’Assemblea Generale il dibattito “aperto, costruttivo e rispettoso” di idee e il dialogo interreligioso, interconfessionale e interculturale a livello locale, nazionale, regionale e internazionale possono svolgere un ruolo positivo nella lotta contro l’intolleranza religiosa e l’incitamento all’odio e alla violenza. Elaborato dall’Alleanza delle civiltà delle Nazioni Unite, il Piano d’azione per la protezione dei siti religiosi, per il quale l’Assemblea Generale vuole impegni concreti, si articola attorno al tema “Uniti e solidali: esercitare il proprio culto nella pace e nella sicurezza”. (TC)

25 gennaio - AMERICA LATINA Assemblea Celam. Cardinale Oullet: segno profetico per il futuro della Chiesa

“Un segno profetico per il futuro della Chiesa”: così in un messaggio, il Cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina (Cal), definisce l’Assemblea ecclesiale dell’America Latina e Caribe che è stata presentata ieri, 24 gennaio, dal Celam (Consiglio episcopale latinoamericano). L’evento avrà poi luogo dal 21 al 28 novembre prossimi a Città del Messico, sul tema “Siamo tutti discepoli missionari in uscita”. “Vi invito a pensare alla cultura delle vocazioni in America Latina – ha detto il porporato ai partecipanti alla presentazione - Se vogliamo veramente lavorare insieme, rispettando la diversità dei carismi, dobbiamo sviluppare ulteriormente una cultura vocazionale che tocchi tutte le vocazioni di vescovi, laici e persone consacrate”. Dal porporato, infine, l’augurio e la preghiera affinché l’Assemblea abbia successo. Al saluto del presidente della Cal ha fatto eco quello del presidente del Celam stesso, l’Arcivescovo Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, il quale ha descritto l’incontro del prossimo novembre come un’occasione per “rendere grazie, contemplare, approfondire e ravvivare i frutti e le sfide” lasciati dalla quinta Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano, svoltasi ad Aparecida nel 2007. “Siamo tutti discepoli missionari, non solo i vescovi, gli operatori pastorali o i teologi, ma tutti i fedeli cristiani”, ha detto il presule, esortando ad “una teologia della sinodalità che apra nuove strade sul cammino dell'evangelizzazione e dell'annuncio del Regno di Dio”. Quindi, il presidente del Celam ha richiamato alla necessità della conversione in ogni ambito della Chiesa: pastorale, ecologica, sinodale, culturale e sociale. E per ognuna di esse, il presule ha indicato un documento fondamentale di Papa Francesco: l’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”; l’Enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune”; la Costituzione apostolica “Episcopalis Communio sulla struttura del Sinodo dei vescovi”; l’Esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia” e l’Enciclica “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”. Ascolto e coerenza al Vangelo sono state, quindi, le linee-guida richiamate da Monsignor Carbejos per l’Assemblea di novembre affinché, “in una prospettiva sinodale e in base discernimento”, si possano comprendere “i passi futuri che il Celam deve fare nel seguire Gesù incarnato”. Essere “Chiesa in uscita, incontrare i più lontani e costruire insieme” è il cuore della missione della Chiesa latinoamericana, ha concluso l’Arcivescovo peruviano, esortando tutti ad “una nuova presenza di solidarietà e di dialogo nel continente e nel mondo globalizzato”. Al Celam sono giunti anche i messaggi di presidenti di diverse Conferenze episcopali della regione, come ad esempio quello dell’Arcivescovo Rogelio Cabrera López, responsabile dei vescovi messicani (Cem): “Vogliamo che l'America Latina e i Caraibi siano la casa comune in cui tutti vivono come fratelli e sorelle – ha detto il presule - un ‘luogo sacro’ in cui si sperimenta la fratellanza, l'amore di Cristo e la protezione amorevole della Vergine di Guadalupe”. Dal Brasile, invece, sono giunte le parole di incoraggiamento di Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, presidente della Conferenza episcopale nazionale (Cnbb): in particolare, il presule ha esortato “ciascuno all'impegno illimitato di essere corresponsabile nei confronti dei fratelli, specialmente di coloro che vivono nelle periferie geografiche ed esistenziali” del mondo, perché  “assumersi la responsabilità verso il prossimo è l'atteggiamento di chi ha un cuore missionario, di una Chiesa in uscita che va incontro ad ogni persona”. “Annunciare la Buona Novella – ha continuato Monsignor Azevedo - è molto più che professare la fede a parole”: non è “né proselitismo, né strumentalizzazione delle verità del Vangelo”, bensì “è cercare di essere la presenza di Gesù nella vita quotidiana delle persone”, soprattutto facendo “dell'opzione preferenziale per i poveri” una scelta quotidiana. “Cerchiamo tutti di essere sempre più missionari, divenendo una presenza che trasforma la vita delle persone”, ha concluso il presule brasiliano, affidando i lavori dell’Assemblea alla protezione della Vergine Maria. Infine, alle Chiese latinoamericane è giunto anche il saluto del Cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras. Il porporato ha definito l’Assemblea di novembre come “un incontro senza precedenti” che “per la prima volta vuole far rivivere la Chiesa in modi nuovi, presentando una proposta restauratrice e rigeneratrice”. Centrale, in quest’ottica, il ricorso alla metodologia “sinodale, ovvero rappresentativa, inclusiva e partecipativa”, affinché la Chiesa in America Latina sia sempre “più protagonista”, soprattutto nella fase futura del “post-pandemia”. Da ricordare che anche Papa Francesco, ieri, ha fatto pervenire ai vescovi latinoamericani il suo saluto, attraverso uno speciale videomessaggio. Due, in particolare, i criteri indicati dal Pontefice per i lavori assembleari: essere “insieme al popolo” perché “la Chiesa si dà a tutti, senza esclusione” e senza élite; e poi la preghiera, affinché “il Signore si faccia sentire”. (IP)

25 gennaio - GERMANIA Al via Anno nazionale Ecumenismo: "Azione concreta per il prossimo e crescita nello spirito"

Nel cuore della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si celebra annualmente dal 18 al 25 gennaio, la Germania ha inaugurato ieri, 24 gennaio, l’Anno dell’Ecumenismo. L’evento si è aperto ufficialmente nella chiesa di San Pietro ad Amburgo, con un momento di preghiera ospitato dall’Associazione delle Chiese cristiane in Germania (Ack), presieduta dall’Arciprete Radu Constantin Miron il quale, nella sua omelia, ha sottolineano che, per i cristiani, la fede e l’azione sono inseparabili. A riprova di ciò, l’Arciprete ha citato il motto scelto per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno, ovvero "Rimanete nel mio amore e porterete molti frutti" ispirata dal Vangelo di Giovanni (15, 5-9): "Portare frutto – ha detto - significa porre in atto un’azione molto concreta verso il prossimo, ma anche avviare una crescita nello Spirito Santo che sottende questa azione". Gli ha fatto eco il vescovo cattolico Horst Eberlein, ausiliare di Amburgo, il quale ha sottolineato come un simile momento di preghiera "ci incoraggi e ci rafforzi a continuare sulla buona strada verso l'unità. Soprattutto ora, mentre la pandemia da Covid-19 oscura la vista di molte altre cose, l’ecumenismo ci aiuta a guardarci reciprocamente e nuovamente, dimostrando che non tutti pregano solo per se stessi”. “Abbiamo il compito di camminare insieme", ha concluso Monsignor Eberlein. “Quando la diversità delle Chiese si riunisce per un servizio ecumenico, l'ecumenismo è vivo - ha aggiunto dal suo canto il pastore Uwe Onnen, presidente dell'Ack di Amburgo - Pregare per l'unità dei cristiani è un'espressione di fiducia gli uni negli altri e di riconoscimento dell'unica fede in Gesù Cristo. L'ecumenismo è un lavoro di riconciliazione costruttivo e mostra che vale la pena parlarsi, ascoltarsi e camminare insieme". A prendere la parola è stato poi il vescovo luterano Kirsten Fehrs, membro della Chiesa Evangelica Luterana del Nord della Germania, che ha detto: "Soprattutto in questi tempi in cui la pandemia promuove la polarizzazione, riunire i dispersi, riconciliare le persone in conflitto, confortare i timorosi e pregare per i vicini e i lontani è la nostra missione comune, al di là dei confini confessionali e religiosi". Infine, il sindaco di Amburgo, Peter Tschentscher, ha ricordato come la città tedesca ospiti persone provenienti da 180 Paesi del mondo. "La diversità di culture e religioni è parte integrante della nostra metropoli cosmopolita e internazionale – ha detto – Per questo, l'Ack, il Forum interreligioso e molti altri credenti sono impegnati nella creazione di opportunità di incontro, scambio e cooperazione”, tanto che “i principî dell'ecumenismo si possono ritrovare in molti settori della nostra società urbana”. Da ricordare che le quest’anno è stata la Comunità monastica di Grandchamp, in Svizzera, a preparare il materiale per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Le suore elvetiche hanno incentrato le loro riflessioni su tre pilastri fondamentali: preghiera, vita comunitaria e ospitalità. Oggi pomeriggio, intanto, nella solennità della Conversione di San Paolo, verranno celebrati i Secondi Vespri a conclusione della Settimana. Il rito avrà inizio alle ore 17.30 nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma, e sarà presieduto dal Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani. Papa Francesco non sarà presente, a causa del ripresentarsi di una sciatalgia. (IP)

25 gennaio - KENYA Incendiati altare e ambone di una chiesa di Kisii. Appello diocesi: rispettare luoghi sacri

La chiesa piena di fumo, il lino dell’altare completamente carbonizzato e diversi paramenti sacri trasportati sull’ambone ed incendiati: questa il drammatico attacco piromane che, nella notte del 19 gennaio, è stato perpetrato nella chiesa di Santa Monica della diocesi di Kisii, in Kenya. La polizia ha avviato le indagini, ma i responsabili dell’aggressione sono ancora ignoti. Ma chiunque essi siano, la Chiesa locale li ha esortati a pentirsi: in un’intervista rilasciata all’agenzia Aci Africa, il direttore diocesano per le Comunicazioni sociali, padre Arnold Maronga, ha chiesto ai piromani di “pentirsi del loro atto malvagio e chiedere perdono a Dio, affinché non si ripetano mai più atti simili”. Al contempo, il sacerdote si è rivolto ai fedeli: “Come cristiani – ha spiegato – dobbiamo pregare per questi criminali, perché senza la preghiera non possiamo andare avanti”. Di qui, l’esortazione alla tutela dei luoghi sacri: “Ogni persona, non importa quale sia la sua religione, dovrebbe comprendere che gli edifici di culto devono essere rispettati”. Infine, padre Maronga ha reso noto che la diocesi ha organizzato una Messa per riconsacrare la chiesa. Da ricordare che, nella zona di Kisii, ultimamente di sono verificati numerosi incendi dolosi in alcune chiese cristiane, non solo cattoliche. Per fermare questi attacchi e prevenirli in futuro, i leader religiosi locali e le forze di sicurezza hanno fissato un incontro per domani, martedì 26 gennaio. (IP)

25 gennaio - PANAMA Nasce l’Associazione Comunicatori Cattolici

Comunicare a partire dalla verità: si propone questo obiettivo l’Associazione dei Comunicatori cattolici di Panama (Ccp), promossa dalla Conferenza cattolica nazionale, insieme a Signis Alc., ovvero la sezione latinoamericana dell’Associazione mondiale cattolica per la comunicazione. La presentazione del nuovo organismo panamense è avvenuta in video-conferenza ieri, 24 gennaio, nella memoria liturgica di San Francesco di Sales, Patrono della stampa cattolica. La Ccp, ha detto il suo presidente, Monsignor José Domingo Ulloa, vuole essere un luogo di incontro per i professionisti e gli operatori della comunicazione, sia in ambito ecclesiale che secolare. Essa è, inoltre, “l’espressione del rinnovamento che le strutture della Chiesa e della società richiedono”. “Siamo fedeli sostenitori – ha aggiunto il presule – del valore e del ruolo dei comunicatori, specialmente di quelli cattolici”. All’origine del nuovo organismo, si è detto nel corso della presentazione, c’è la Giornata mondiale della gioventù svoltasi a Panama nel gennaio 2019: in quell’occasione, molti hanno avuto l’occasione di riflettere sull’importanza della verità come “punto essenziale per ogni comunicatore”, ma di una verità che deriva “dall’incontro con una Persona”, ovvero con Cristo. Al contempo, il presidente di Signis Alc., Carolos Ferraro, ha ribadito la necessità dell’ascolto: “Non c’è comunicazione se prima non si ascolta”, ha detto. Centrale, infine, il richiamo alla Dottrina sociale della Chiesa come punto di partenza delle esperienze comunicative. Da ricordare che l’esortazione a raccontare la vita vera, evitando un’informazione fotocopia, è il cuore del Messaggio di Papa Francesco per la 55.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, diffuso il 23 gennaio. Incentrando il documento sul tema “Vieni e vedi (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono”, Francesco mette in guardia gli operatori mediatici dal rischio di un’informazione sempre uguale, invitandoli ad andare “laddove nessuno va” e soprattutto non raccontare l’attuale pandemia da Covid-19 solo con gli occhi del mondo più ricco (IP)

24 gennaio - BURKINA FASO Crescono le vocazioni nel Paese, ma servono più infrastrutture per i seminaristi in formazione

 Aumentano le vocazioni e i seminaristi nel Burkina Faso. Il dato è emerso nell’ultima assemblea plenaria della Conferenza episcopale Burkina-Niger che si è svolta dall’11 al 15 gennaio ad Ouagadougou. Come di consueto la sessione di gennaio è dedicata alla formazione dei futuri sacerdoti e ai seminari; quest’anno, in particolare, si è discusso del Seminario maggiore di San Pietro e Paolo di Kossoghin. Sono intervenuti anche i rettori dei seminari di San Pietro Claver di Koumi, di San Giovanni Battista di Wayalgè e di Sant'Ireneo di Toesê che hanno consegnato ai vescovi le loro relazioni. Ne sono emersi questioni e problemi comuni, e se i vescovi si sono rallegrati per il crescente numero di seminaristi, è stata evidenziato che occorrono adeguate infrastrutture sia per l’alloggio che per la formazione dei seminaristi. Sono necessari edifici residenziali per i seminari di Toesê, a Koupela, e di San Pietro e Paolo, a Ouagadougou, dove, tra l’altro, è necessaria la realizzazione di una nuova cappella, essendo quella esistente ormai troppo piccola per la comunità. Monsignor Joseph Sama, vescovo di Nouna, ha presentato il resoconto della sua visita al seminario di Toesê, svoltasi dal 15 al 18 dicembre 2020. Il presule ha riferito che, nonostante le carenze delle infrastrutture e di elettricità e il numero insufficiente di insegnanti, la vita nel seminario procede bene grazie alla buona organizzazione della casa che incoraggia i giovani ad assumersi responsabilità e all’autodisciplina. Nel corso dei lavori della plenaria, i vescovi hanno poi parlato dell’emergenza coronavirus e, data la crescita dei contagi, nel loro comunicato finale hanno voluto ricordare ai fedeli che le direttive e le indicazioni diffuse il 12 marzo dello scorso anno sono ancora in vigore, per questo i presuli invitano tutti a rispettarle, insieme alle misure disposte dalle autorità del Paese, al fine di contribuire al meglio alla lotta contro la pandemia. Una delegazione di quattro vescovi è stata ricevuta inoltre dal presidente della Repubblica, Roch Marc Christian Kaboré, rieletto per un secondo mandato quinquennale il 22 novembre scorso. I presuli hanno assicurato al capo dello Stato le loro preghiere affinché i progetti per la riconciliazione e la coesione sociale abbiano un felice esito per garantire al Paese l’unità necessaria per affrontare le grandi sfide dello sviluppo penalizzate in particolare dall’insicurezza e dalla pandemia di Covid-19. (TC)

24 gennaio - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Nel Nord Kivu oltre 55 km di strade saranno rese percorribili per favorire l’agricoltura. Coinvolta anche la Caritas

Caritas Congo renderà fruibili oltre 26 chilometri di strade per il servizio agricolo, nell’ambito di un progetto dell’Unicef, del Programma alimentare mondiale (Wfp) e dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) che mira alla sistemazione di un totale di 55,6 chilometri. Il piano, riferisce il portale di Caritas Congo, interessa i territori di Nyiragongo, Masisi e Rutshuru, nella provincia del Nord Kivu. Martedì scorso è stato dato il via ai lavori per 5 chilometri che collegano la zona di Muja, nel territorio del Nyiragongo, alla città di Goma, attraverso il distretto di Ndosho. Il direttore di Caritas Goma, padre Richard Muhindo, che coordinerà l’intervento della Caritas, precisa che gli interventi dureranno 4 mesi e mentre serviranno 2 mesi per la valutazione da parte dell’Ufficio Strade di Servizio Agricolo (Ovda). “Queste sono le strade che aiuteranno a dare una spinta all’agricoltura - ha detto il direttore della Caritas -. Gli agricoltori potranno così andare a vendere i loro prodotti a Goma ad ogni raccolto, senza difficoltà negli spostamenti”. Il ministro provinciale responsabile dell’Agricoltura del Nord Kivu, Fatouma Hassan, ha affermato che la realizzazione di questo progetto offrirà maggiore sicurezza. “Ora sarà possibile accedere più rapidamente nelle strade e sarà anche più facile intervenire in caso di emergenza”, ha precisato Fatouma Hassan, assicurando che i lavori saranno seguiti perché vengano portati a termine. A beneficiare del progetto saranno 12.500 persone del territorio di Rutshuru e altre 15mila di Masisi e Nyiragongo, che saranno assistiti dalla Fao. E sempre nel Nord Kivu, nei giorni scorsi, si è recata in visita una delegazione di vescovi dell’Associazione delle conferenze episcopali dell’Africa centrale (Aceac) e della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco). I presuli si sono recati nei villaggi situati sulla strada nazionale 4, nel settore Beni-Mbau del territorio di Beni. A Mayimoya, i vescovi, incontrando la popolazione locale, hanno espresso vicinanza e solidarietà. I membri dell’Aceac, poi, sono stati invitati dal governatore della provincia, Carly Nzanzu Kasivita, a prendere parte ad un incontro con alti ufficiali dell’esercito per discutere della questione sicurezza nella regione di Beni. I presuli hanno evidenziato che ai militari vanno assicurate paghe regolari, mentre i rappresentanti dell’esercito hanno chiesto l’intervento della Chiesa perché la gente torni ad avere fiducia nelle relazioni con le istituzioni. Una Messa per la pace nel Paese e per ricordare le vittime dei massacri nella regione di Beni, è stata poi celebrata lunedì scorso nella Pro-Cattedrale di Beni-Paida. Vi hanno preso parte monsignor Marcel Madila, arcivescovo di Kananga e presidente dell’Aceac, monsignor François Xavier-Maroy, arcivescovo di Bukavu, monsignor José Moko, vescovo di Idiofa e vicepresidente della Cenco; padre Jean-Pierre Badidike, segretario generale dell’Aceac e padre Donatien Nshole, segretario generale della Cenco. Nella sua omelia monsignor Maroy ha chiesto ai fedeli di pregare per le autorità civili e in particolare per i militari che difendono il Paese. Era presente il governatore Carly Nzanzu Kasivita che ha rassicurato la popolazione circa la determinazione del capo dello Stato, Félix-Antoine Tshisekedi, nel voler sradicare i gruppi armati, ha trasmesso il messaggio di cordoglio del presidente alla popolazione di Beni, vittima di una ricorrente insicurezza, e ha infine invitato tutti, e i giovani in particolare, a sostenere le istituzioni nei loro sforzi perché si raggiunga la pace. (TC)

24 gennaio - LUSSEMBURGO Avviato dalla Caritas un servizio infermieristico di strada per senza fissa dimora

Sono circa 100 i senzatetto che Caritas Lussemburgo ha incontrato in queste settimane grazie ad un nuovo progetto che offre assistenza sanitaria in strada, sostenuto dall’Oeuvre Nationale de Secours Grande-Duchesse. Una ventina sono invece quanti vengono monitorati regolarmente. L’obiettivo del progetto, che beneficia anche di donazioni private, è aiutare i senza fissa dimora a prendere coscienza di quanto importante sia prendersi cura della propria salute e avere attenzione all’igiene personale, soprattutto data l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 che richiede più misure igieniche per evitare la diffusione della pandemia. Sono tanti i senzatetto che da anni non fanno controlli medici, si legge sul portale dell’arcidiocesi di Lussemburgo, che avrebbero bisogno di essere curate, ma che sono diffidenti, non osano chiedere aiuto o non sanno a chi rivolgersi. Tra quanti vivono in strada, molti si sono trascurati peggiorando situazioni che avrebbero potuto essere facilmente curate, e, purtroppo, la maggior parte hanno più di una malattia e sono quindi particolarmente vulnerabili. Grazie al nuovo progetto della Caritas viene assicurata assistenza medica per qualunque tipo di problema, comprese le malattie mentali. “È più facile accettare aiuto che chiederlo - dice Laurie Gatley, responsabile del progetto -. Da qui l’importanza di andare in strada, dove si trovano i senzatetto, piuttosto che portarli da noi”. Laurie Gatley aggiunge che si punta a sviluppare in Lussemburgo una competenza in infermeria di strada che ancora non c’è, a differenza che in altri paesi, “È essenziale - osserva - se vogliamo che i senzatetto possono beneficiare di cure complete e avere accesso all’assistenza sanitaria”. Il progetto di infermieristica stradale della Caritas, spiega l’arcidiocesi di Lussemburgo, va oltre la semplice assistenza, come ad esempio il trattamento di una ferita. Il primo passo è conquistare la fiducia di quanti vivono in strada, renderli consapevoli dei vari problemi di salute e igiene che li riguardano, far sì che prestino attenzione ai segnali del loro corpo e restituire loro, poco a poco, fiducia nel sistema sanitario e, se lo desiderano, supportarli nel processo di ricerca delle cure. Il team del progetto sanitario della Caritas lavora con una rete di associazioni, assistenti sociali, medici e altri professionisti della salute. L’accesso all’assistenza sanitaria per i senzatetto, infatti, è spesso difficoltoso: c’è chi non ha più una copertura sociale, altri non l’hanno mai avuta, altri ancora hanno paura di ritrovarsi in una sala d’attesa affollata, mentre alcuni professionisti temono che i senzatetto spaventino gli altri pazienti. La missione del team della Caritas lussemburghese è far sì che la persona senza fissa dimora possa cercare cure con fiducia, beneficiare del sistema sanitario e continuare il trattamento medico. (TC)

24 gennaio - ITALIA Fra Raffaele Di Muro è il 19esimo Preside del Seraphicum, la Facoltà retta dai Frati Minori Conventuali

Fra Raffaele Di Muro è il nuovo Preside della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum, la più antica realtà accademica francescana, fondata il 24 gennaio 1905, e retta dall’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Nato a Lucera, in provincia di Foggia, il 25 marzo 1969, fra Di Muro è docente ordinario di Teologia Spirituale e di Spiritualità Francescana nello stesso ateneo, direttore della Cattedra Kolbiana, coordinatore della Licenza in Francescanesimo e direttore della “Scuola di Grafologia Seraphicum”. È inoltre docente invitato di Teologia Mistica all’Istituto di Spiritualità della Pontificia Facoltà Teologica Teresianum, di Storia della Spiritualità all’Istituto Francescano di Spiritualità presso la Pontificia Università Antonianum e di Teologia Spirituale e Storia della Spiritualità all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. In ambito editoriale, fra Di Muro è direttore responsabile ed editoriale di Miscellanea Francescana (la più antica rivista di studi francescani, a carattere scientifico, a livello nazionale e internazionale) e dell’omonima casa editrice, riveste inoltre l’incarico di direttore editoriale delle riviste Miles Immaculata e Luce Serafica, oltre che di redattore del mensile San Bonaventura informa. Assistente spirituale della Milizia dell’Immacolata internazionale (di cui è stato anche presidente), dal 2014, con nomina di papa Francesco, è Consultore della Congregazione per le Cause dei Santi. Si tratta del 19esimo Preside di una facoltà ultracentenaria che ebbe, come primo preside fra Stefano Ignudi, passando per fra Luigi Bondini che ebbe tra i suoi studenti Massimiliano Kolbe divenendone anche direttore spirituale, quindi apprezzati studiosi come fra Lorenzo Di Fonzo, fra Alfonso Pompei, fra Giovanni Iammarrone, fra Orlando Todisco ancora oggi impegnato nell’insegnamento della Filosofia francescana. Sino ai Presidi degli ultimi anni come il polacco fra Zdzisław Kijas, fra Domenico Paoletti e il vietnamita fra Dinh Anh Nhue Nguyen. “Un nuovo passo in avanti per la Facoltà francescana, caratterizzata da una marcata impronta internazionale” si legge nel comunicato ufficiale dell’ateneo “meta della visita di due pontefici oggi santi, Paolo VI nel 1974 e Giovanni Paolo II nel 1986, impegnata a tramandare l’insegnamento teologico e francescano con uno sguardo sempre proteso verso le domande di senso che la storia impone” (DD)

24 gennaio - ITALIA Il cardinale Sepe ricoverato a causa del coronavirus. Buone le sue condizioni di salute

Il cardinale Crescenzio Sepe, risultato positivo al Covid-19 circa due settimane fa, è stato ricoverato all’Ospedale Cotugno di Napoli. Le sue condizioni di salute sono buone, fa sapere un comunicato dell’arcidiocesi. Il porporato si trovava in isolamento in episcopio e risultato ancora positivo “è stata ravvisata la necessità di sottoporlo ad accertamenti diagnostici, che non è possibile fare fuori dalla struttura ospedaliera”. Nella serata di venerdì è stato portato in ospedale “dove, dopo i primi importanti esami con esito favorevole, ha trascorso una serena notte”. “Si è molto fiduciosi sul decorso e sulla degenza, tanto che si spera possa essere dimesso in tempi rapidi” conclude il comunicato. Arcivescovo del capoluogo campano dal 2006, il cardinale Sepe a febbraio lascerà la curia dove si insedierà monsignor Mimmo Battaglia, nominato nuovo arcivescovo di Napoli il 12 dicembre scorso. Il porporato si trasferirà in un appartamento annesso alla Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio, dove hanno vissuto, terminato il loro incarico, anche i suoi predecessori, i cardinali Michele Giordano e Corrado Ursi. Nato a Carinaro, in provincia di Caserta, il 2 giugno 1943, il cardinale Sepe ha presentato la sua rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Napoli due anni fa, al compimento del 75mo anno di età, come previsto dalle norme di diritto canonico. (TC)

24 gennaio - COREA Caritas. Giornata aiuti all’estero. Insieme per una pandemia di solidarietà

Il vaccino che può curare la nostra casa comune è l'amore. E’ lo slogan scelto da Caritas Corea per la Settimana degli aiuti destinati all’estero che ha l’obiettivo di “creare un ponte di solidarietà con i fratelli poveri nel mondo”. L’edizione 2021 dell’iniziativa, che si celebra il 31 gennaio, guarda alle fasce più deboli colpite ulteriormente dagli effetti della pandemia. “Le disuguaglianze causata dal cambiamento climatico sono diventate ancora più forti a causa del virus” si legge nel documento pubblicato sul sito ufficiale dei vescovi coreani. “Il 2020 abbiamo ascoltato il grido di tanti indifesi minacciati dal Covid che in Africa si è aggiunto alla siccità e alla fame, in Asia ai tifoni e ai conseguenti problemi di alloggio e di igiene, in Medio Oriente ai continui conflitti e alla questione irrisolta dei profughi” denuncia Caritas. “Il Virus ha fatto irruzione nel nostro quotidiano e i poveri hanno pagato, e stanno pagando, il prezzo più alto”. Rievocando il Messaggio di Papa Francesco in occasione della quarta Giornata Mondiale dei poveri, il documento sottolinea: “Non possiamo sentirci a posto quando un membro della famiglia umana è relegato nelle retrovie e diventa un’ombra. E noi siamo un’unica famiglia che deve riscoprire il senso di una nuova fratellanza e dell’aiuto reciproco. E questo rispetto deve includere anche la casa comune. La Chiesa coreana è impegnata a sensibilizzare i fedeli in questa azione di aiuto e condivisione e, soprattutto in questo ultimo anno, si è fatta portavoce degli ultimi”. Infine un appello: “Creiamo una pandemia di solidarietà. La Caritas in tutto il mondo ha dimostrato che il solo modo per uscire da questa crisi è aiutarci a vicenda e tutelare l’ambiente in cui viviamo. Preghiamo affinché il Signore ci dia la forza di andare avanti e di non stancarci mai di donare speranza e di sognare un mondo nuovo dopo il Covid. Quella speranza di amore che è il vaccino più efficace”. (DD)

24 gennaio - PERÚ Grazie all’iniziativa solidale Respira Perù, promossa anche dai vescovi, prodotti nel Paese i primi sei impianti di ossigeno

Sono stati presentati giovedì scorso a Lurín, nella provincia di Lima, in Perù i primi sei impianti di produzione di ossigeno realizzati su impulso di “Respira Perù”, un’iniziativa di solidarietà della Conferenza episcopale, della Società Nazionale delle Industrie e dell’Università Sant’Ignazio di Loyola. I macchinari, riferisce il portale della Conferenza episcopale peruviana, sono stati assemblati totalmente nel Paese dalla società Motores Diesel Andinos SA (Modasa), possono produrre 20 metri cubi di ossigeno medicinale con una purezza del 93% e servire contemporaneamente più di 30 pazienti Covid-19, ricoverati nelle aree di terapia intensiva, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Il sistema modulare di fabbricazione consente agli impianti anche di operare in rete, nel caso in cui fosse necessario fornire una maggiore quantità di ossigeno. “Respira Perù”, ad oggi, ha fornito impianti per la produzione di ossigeno a Huánuco, Trujillo, Picota (San Martín), Abancay, Ica, Tacna e Arequipa; ha donato più di 1.900 ventilatori meccanici monouso, 90 generatori di flusso wayrachi, 36 concentratori di ossigeno e 800 bombole di ossigeno; ha consegnato i primi Centri di assistenza per l’ossigenazione temporanea (CAT-O2) ad Arequipa, Ate e Rimac. Alla presentazione erano presenti il presidente della Repubblica, Francesco Sagasti, la ministra della Salute, Pilar Mazzetti. Il capo dello Stato ha sottolineato che il risultato si deve agli sforzi del settore pubblico e privato, del mondo accademico e della società civile e ha aggiunto: “Questa è una chiara dimostrazione di ciò che tutti i peruviani possono fare quando mettiamo da parte differenze e punti di vista diversi e ci concentriamo su un obiettivo comune”. La ministra della Salute ha spiegato che la pandemia ha portato a un deficit di ossigeno nelle strutture sanitarie, ma che grazie all'iniziativa della società civile è stato possibile realizzare nuovi impianti nel territorio nazionale e che l’industria locale potrà adesso fornire a tutti gli ospedali del Paese questi dispositivi per combattere il Covid-19. Ricardo Márquez, presidente della Società Nazione delle Industrie e rappresentante della campagna solidale “Respira Perù”, ha sottolineato che i nuovi impianti di produzione di ossigeno sono segno della volontà della società civile di reagire di fronte alla situazione pandemica. “Vogliamo dire alla popolazione che Respira Perù è qui per aiutarli - ha affermato -. È necessario che il settore privato continui a fornire tutto il sostegno possibile affinché il Paese possa andare avanti”. Héctor García, direttore di Modasa, ha dichiarato, da parte sua, di sentirsi orgoglioso di presentare i macchinari che, progettati secondo i più elevati standard, sono segno della grande crescita dell’industria nazionale. Inoltre ha aggiunto che il progetto ha permesso di dare lavoro a tanti peruviani, in questo difficile momento. (TC)

23 gennaio - PERÚ Conclusa la 117.ma plenaria. I vescovi: pronti a celebrare l’Anno di San Giuseppe e quello della Famiglia

Riuniti in assemblea plenaria dal 18 al 21 gennaio, i vescovi del Perù, si sono impegnati, in piena sintonia con Papa Francesco, a celebrare l’anno dedicato a San Giuseppe, indetto l’8 dicembre scorso e che culminerà l’8 dicembre di quest’anno, e l’Anno della Famiglia Amoris Laetitia, che inizierà il 19 marzo e si protrarrà fino al 26 giugno 2022, in occasione del X Incontro Mondiale delle Famiglie a Roma. La 117.ma plenaria, presieduta da monsignor Miguel Cabrejos, arcivescovo di Trujillo, ha riunito i 54 presuli di tutto il territorio nazionale in videocollegamento a causa dell’emergenza coronavirus. Nel corso dei lavori, riferisce il portale della Chiesa peruviana, è stato presentato il Processo di Rinnovamento e Ristrutturazione del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), organismo presieduto da monsignor monsignor Cabrejos, che riunisce le 22 Conferenze Episcopali dell’America Latina, e l’iniziativa pastorale “Resuscita Perù adesso”, che coinvolge diverse istituzioni della società civile. I presuli hanno inoltre ricordato la visita di Papa Francesco di tre anni fa nelle città di Puerto Maldonado, Trujillo e Lima, hanno riflettuto sull’imminente commemorazione del bicentenario dell’Indipendenza Nazionale e sulle elezioni generali che si terranno l’11 aprile. Infine l’episcopato ha discusso dell’attuale situazione pandemica e della seconda ondata che il Paese sta vivendo ed ha sottolineato l’importanza delle norme sulla biosicurezza. (TC)

23 gennaio - PORTOGALLO Dal Santuario di Fatima cinque celebrazioni on line al giorno per sopperire alla sospensione delle celebrazioni a causa della pandemia

Una situazione “dolorosa ma necessaria”: così il rettore del Santuario mariano di Nostra Signora del Rosario di Fatima, in Portogallo, padre Carlos Cabecinhas, definisce il nuovo lockdown disposto il 15 gennaio scorso nel Paese per fare fronte alla terza ondata di contagi da Covid-19 e l’odierna decisione della Conferenza episcopale di sospendere le Messe con concorso di popolo. In un comunicato i vescovi invitano a trasmettere celebrazioni in diretta digitale e per questo, da oggi, il Santuario di Fatima offrirà ogni giorno, on line, attraverso media e social, cinque celebrazioni quotidiane: tre messe, alle 11, alle 12.30 e alle 15, e due momenti di preghiera con la recita del Rosario, alle 18.30 e alle 21.30. I canali disponibili sono il sito web www.fatima.pt, le pagine Facebook e Youtube del Santuario e MEOKanal, posizione 707070. La basilica di Fatima si avvarrà della collaborazione di TV Canção Nova Portugal. “Sappiamo che non è la stessa cosa poter essere fisicamente presenti e seguire in televisione, ma questo è il modo possibile in cui ora dobbiamo partecipare e, quindi, vogliamo essere presenti con voi in questo momento difficile - spiega padre Cabecinhas in un messaggio inviato a tutti i pellegrini di Fatima - Questo è un momento in cui è necessario rafforzare la nostra speranza. Stiamo vivendo momenti drammatici ma sappiamo anche che non li stiamo vivendo da soli. Dio non ci lascia mai. Sappiamo anche di poter contare sulla protezione materna di Maria”. Padre Cabecinhas sottolinea che, ogni giorno, nel Santuario, si pregherà per la fine della pandemia, per le vittime, per infermieri, medici, i vigili del fuoco, assistenti e familiari. “Vogliamo aiutarvi ad affidare ogni giorno le difficoltà, i dolori e le sofferenze nelle mani di Maria che qui, in questo luogo, ha presentato il suo Cuore Immacolato come nostro rifugio” conclude il rettore del Santuario di Fatima. (TC)

23 gennaio - PORTOGALLO I vescovi decidono nuovamente di sospendere le Messe a causa dell’emergenza coronavirus

L’estrema gravità della situazione pandemica in Portogallo costringe i vescovi a sospendere da oggi le celebrazioni pubbliche dell’Eucaristia, le catechesi e altre attività pastorali. In un comunicato pubblicato sul proprio portale, la Conferenza episcopale ritiene “un imperativo morale per tutti i cittadini, e in particolare per i cristiani, disporre del massimo delle precauzioni sanitarie per evitare il contagio”. “Queste misure - aggiungono i vescovi - devono essere integrate con le possibili offerte celebrative trasmesse in diretta digitale”. Dopo la decisione, il 15 gennaio scorso, di sospendere cresime, comunioni e matrimoni, in seguito all'entrata in vigore del nuovo lockdown disposto dal governo per fare fronte alla terza ondata di contagi da Covid-19, i presuli hanno deciso lo stop delle Messe con concorso di popolo. I funerali potranno essere celebrati, invece, secondo gli orientamenti della Conferenza episcopale dell'8 maggio dello scorso anno e delle autorità competenti. Nel comunicato la Conferenza episcopale esprime poi apprezzamento e gratitudine verso coloro che, “in prima linea negli ospedali e in tutto il sistema sanitario, continuano a lottare con estrema dedizione per salvare vite a rischio”. “Che Dio benedica questa inestimabile testimonianza di umanità e generosità” proseguono i vescovi che auspicano per quanti sono impegnati nella lotta contro il Covid-19 di poter “contare sulla solidarietà coerente e responsabile di tutti i cittadini”, affinché, con la collaborazione di tutti si possa superare questa gravissima crisi e costruire un mondo più solidale, fraterno e responsabile. Infine i presuli esprimono il loro cordoglio a quanti sono in lutto e concludono: “Chiediamo che, a livello individuale, nelle famiglie e nelle comunità, si mantenga un atteggiamento di costante preghiera a Dio per le vittime della pandemia, e si chieda al Signore della Vita di accoglierle tra le sue braccia misericordiose”. (TC)

23 gennaio - PORTOGALLO 24 gennaio, elezioni presidenziali. Giustizia e pace: no all’astensionismo, votare per il bene comune

Urne aperte, domenica 24 gennaio, in Portogallo per le elezioni presidenziali. Una tornata che arriva in un momento particolarmente difficile per il Paese, segnato gravemente dalla pandemia da Covid-19 e dalle sue conseguenze economiche. In quest’ottica, la Commissione nazionale Giustizia e pace (Cnjp), organismo laicale legato alla Conferenza episcopale portoghese, ha diffuso una nota in cui auspica una “partecipazione massiccia” dei cittadini al voto “in nome del bene comune”. “Che tutti possano superare la paura del contagio pandemico – si legge nella nota, a firma della vicepresidente dell’organismo, Rosário Carneiro – in nome dei valori primari della cultura portoghese, ovvero la dignità della persona, i diritti umani, la lotta contro l'esclusione e la disuguaglianza”. Il diritto di voto è “un atteggiamento di libertà”, spiega la Commissione, mentre l’astensionismo può non esserlo: “Quando non votiamo infatti – si sottolinea – si lascia agli altri la decisione del nostro futuro. E questo è molto discutibile”. Inoltre, se il numero di astenuti dovesse essere particolarmente alto, dalle urne non uscirà “un quadro preciso” di come la pensa il Paese, con il rischio che prevalgano gli estremismi, a scapito della “democrazia nazionale”. “La matrice umana della democrazia è la partecipazione elettorale – conclude Giustizia e pace – Quindi proteggiamoci con la mascherina, il gel disinfettante e la distanza di sicurezza, ma andiamo a votare e poi torniamo a casa”. Da ricordare che i candidati in lizza per la poltrona presidenziale sono, in particolare, l’attuale Capo dello Stato in carica, il conservatore Marcelo Rebelo de Sousa, attualmente favorito dai sondaggi; la socialista Ana Gomes, e Andrè Ventura del partito di destra “Chega”.  Più distaccati ci sono altri politici, espressione degli schieramenti della sinistra, del partito comunista portoghese e del partito liberale. Intanto, il Covid-19 ad oggi fa registrare nel Paese 609mila casi totali e quasi 10mila decessi, una situazione che il 15 gennaio ha portato il governo a stabilire un nuovo lockdown. La Chiesa cattolica si è subito adeguata alle nuove misure ed i vescovi hanno deciso di sospendere tutte le cresime, le prime comunioni e i matrimoni. Possibile, invece, la celebrazione in presenza di Messe e funerali, purché con un numero limitato di persone e nel pieno rispetto dei protocolli sanitari. (IP)

23 gennaio - ITALIA Due carcerati dell’Ucciardone di Palermo raccontano in una lettera a monsignor Lorefice il loro cammino di conversione

“Noi due detenuti abbiamo ritrovato il cammino che conduce a Dio. Da un anno ci siamo abbandonati all’amore di Dio, all’amore misericordioso della SS. Maria Vergine Immacolata e in Gesù”: così scrivono due reclusi del carcere Ucciardone di Palermo in una lettera all’arcivescovo Corrado Lorefice raccontando del loro cammino di fede e ringraziando il presule per aver donato all’istituto penitenziario delle mascherine. Da quando è arrivato nel capoluogo siciliano, il presule non ha mai dimenticato gli ospiti delle case di reclusione e li ha incontrati diverse volte per condividere con loro i momenti forti dell’anno liturgico o per altre iniziative. “Lei ha avuto un pensiero gentile e ci scusiamo per non averle inviato gli auguri di Natale - si legge nella missiva - e le auguriamo un felice anno nuovo nella grazia e nella misericordia di Dio nostro Padre, che la benedica abbondantemente nel suo percorso nell’amore e nella sua vocazione, assieme ai suoi fratelli che s’impegnano nella conoscenza in Dio e nel divulgare il Santo Vangelo”. Poi i carcerati aggiungono: “E un grazie a tutti i Santi, i Beati, gli Angeli, gli Apostoli e a S. Rosalia e al Beato don Pino Puglisi al quale dobbiamo molto per il suo impegno nel difficile quartiere “Brancaccio” al quale ha dato la sua vita”. Di sé i due detenuti raccontano che da un anno recitano il Rosario di Lourdes e seguono la Messa grazie a TV2000 e ai collegamenti in diverse chiese della penisola, quindi proseguono: “Chiediamo perdono a Dio nostro con il cuore, con la mente e con il corpo nel pentimento dei nostri peccati”. E rivolti a monsignor Lorefice domandano: “Preghiamo Sua Eccellenza di pregare per noi e per le nostre famiglie, come noi preghiamo sempre per voi”. L’Eucaristia celebrata ogni domenica dal cappellano fr. Carmelo Saia, la preghiera e le celebrazioni trasmesse dall’emittente della Conferenza episcopale italiana sono state nutrimento spirituale per i due reclusi che descrivono così la loro esperienza: “In questo percorso religioso abbiamo ritrovato la fede, l’amore, la misericordia, l’amore verso il nostro prossimo e siamo felicissimi, non abbandoneremo mai questo grande amore in Dio (…) dobbiamo rafforzare la fede, ma Dio ci perdona e ci ama ed è misericordioso e caritatevole per noi!”. (TC)

23 gennaio - AUSTRALIA Vescovi al premier: firmare Trattato su proibizione delle armi nucleari

L’Australia si unisca ai Paesi che hanno firmato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari: lo chiede la Conferenza episcopale australiana (Acbc) al Primo Ministro del Paese, Scott Morrison, con una nota a firma di Monsignor Terry Brady, delegato episcopale per la Giustizia sociale. L’appello dei presuli è arrivato ieri, 22 gennaio, giorno in cui è entrato in vigore il Trattato. Sottoscritto da 86 Paesi e ratificato da 51, il documento internazionale è giuridicamente vincolante. Da ricordare che la Santa Sede lo ha firmato e ratificato già il 20 settembre del 2017, nel primo giorno utile per la ratifica. L’Australia, invece, non è ancora tra le nazioni firmatarie. Per questo, Monsignor Brady ricorda che “l’eliminazione delle armi nucleari sarebbe un passo importante per creare la pace nel mondo”. “L’esperienza – si legge nella nota episcopale – ci ha insegnato che la minaccia di distruzione reciproca, con la possibilità di una totale catastrofe per l’umanità e per l’ambiente, nostra casa comune, non può essere la base della pace e della sicurezza nel mondo del XXI secolo”. Le armi nucleari, infatti, non sono in grado di “affrontare il terrorismo, i conflitti asimmetrici, la sicurezza informatica, i problemi ecologici o la povertà”.“Qualsiasi uso delle armi nucleari è chiaramente immorale – continuano i vescovi – in quanto esse agiscono intrinsecamente in modo indiscriminato ed hanno un impatto incontenibile nel tempo e nello spazio”. L’Acbc rileva, poi, che la continua disponibilità di simili armamenti “pone il rischio, inaccettabile, di un loro uso deliberato o accidentale”, e “sottrae risorse a ciò che, invece, favorisce positivamente la pace”. Ricordando, quindi, quanto detto da Papa Francesco nel 2017, i vescovi australiani affermano: “La pace deve essere costruita sulla giustizia, sullo sviluppo umano integrale, sul rispetto dei diritti umani fondamentali, sulla custodia del creato, sulla partecipazione di tutti alla vita pubblica, sulla fiducia fra i popoli, sulla promozione di istituzioni pacifiche, sull’accesso all’educazione e alla salute, sul dialogo e sulla solidarietà”. Monsignor Brady riconosce, inoltre, l’impegno del governo di Canberra nella promozione della pace, ma al contempo sottolinea che “l’impatto di questo sforzo è minato dalla continua esistenza di armi nucleari che creano paura, ledono i rapporti di fiducia e limitano il dialogo". "È ora che l'Australia – conclude il presule - inizi il processo di abbandono di ogni coinvolgimento con le armi nucleari, firmando il Trattato sulla loro proibizione”. (IP)

23 gennaio - ETIOPIA Visita di solidarietà di una delegazione della Chiesa etiopica nel Tigrè per coordinare gli aiuti alla popolazione vittima del conflitto

A più di un mese dalla dichiarazione della fine della guerra nella regione etiopica del Tigrè da parte del Governo di Addis Abeba, resta drammatica la situazione umanitaria nel territorio riconquistato dall’esercito regolare etiopico dopo un mese di combattimenti con le forze del Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè(Tplf). Nei giorni scorsi – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale - una delegazione composta da rappresentanti della Conferenza episcopale etiopica (Cbce) e dei Catholic Relief Service (Crs) degli Stato Uniti ha compiuto una visita di solidarietà nell’eparchia cattolica di Adigrat per fare il punto sui bisogni più urgenti della popolazione civile con l’ordinario locale, monsignor Tesfassilasie Medhin, e coordinare gli aiuti della Chiesa con il Governo ad interim installato dopo la disfatta delle forze ribelli. La delegazione, di cui facevano parte il segretario generale della Cbce, padre Teshome Fikre Woldetensae, il direttore esecutivo della Commissione per lo sviluppo sociale della Chiesa etiope (Ecc-Sdco) e tre rappresentanti dei Crs, ha distribuito aiuti alimentari agli sfollati interni delle aree urbane e rurali. Secondo il rapporto sulla visita, diffuso il 22 gennaio, in tutto 70mila persone riceveranno aiuti da Usaid, l’agenzia di aiuti del governo degli Stati Uniti tramite il suo Joint Emergency Operation for Food (Jeop). La delegazione ha anche discusso il contributo e il ruolo della Chiesa cattolica etiope (Ecc) e dei suoi partner per la ricostruzione. La Ecc è da tempo impegnata in diversi interventi nel campo educativo, sanitario, alimentare e per i migranti, tra i quali molti rifugiati dalla vicina Eritrea, ma per portare avanti la sua attività e gli aiuti umanitari è fondamentale il pieno ripristino delle infrastrutture, comprese la rete elettrica, quella telefonica e internet, i servizi bancari e i mercati locali che sono stati interrotti dal conflitto. A questo proposito, la delegazione della Chiesa ha potuto constare che la maggior parte delle attività non è ancora tornata alla normalità: i negozi e le banche sono ancora chiusi e molti edifici, anche nell’eparchia di Adigrat,  sono stati danneggiati. Inoltre - riferisce ancora il rapporto - dopo la presa in consegna di Adigrat da parte delle autorità federali, si sono verificati ancora saccheggi e danneggiamenti e perdurano tensioni e violazioni dei diritti umani. Il conflitto nella regione del Tigray è esploso il 4 novembre, quando il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha ordinato un'offensiva militare contro le autorità locali, in risposta ad un attacco alla principale base militare etiope situata nella capitale del Tigray, Macallè, causando centinaia di morti e migliaia di sfollati che si sono rifugiati nel vicino Sud Sudan. Ma il conflitto affonda le sue radici nei mesi scorsi, da quando, a settembre, il Tplf, alla guida del governo regionale, ha organizzato le elezioni nella regione, contro il parere del governo centrale. Sin da subito, la Chiesa locale ha fatto sentire la sua voce per fermare le armi: ad invocare la riconciliazione sono stati i vescovi cattolici di Etiopia, quelli in Eritrea, nonché l'Associazione delle Conferenze Episcopali Membro dell'Africa Orientale (Amecea).  Forti, inoltre, gli appelli del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) e del Consiglio mondiale delle Chiese per la fine del conflitto, per il ritorno sicuro degli sfollati e per un processo di riconciliazione inclusivo che porti a una pace sostenibile per tutti nel Paese. Da ricordare, anche gli appelli di Papa Francesco, in particolare all’Angelus dell'8 novembre scorso in cui aveva esortato a respingere la tentazione dello scontro armato e a ricomporre pacificamente le discordie. (LZ)

23 gennaio - STATI UNITI Vescovi: lotta a discriminazioni e tutela dei migranti e del diritto alla vita

La lotta alle discriminazioni, la tutela dei migranti e il rispetto del diritto alla vita: questi gli argomenti affrontati dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) in alcune dichiarazioni rilasciate in questi giorni. Nella prima di esse, i presuli raccomandano la fine delle discriminazioni ingiuste e il sostegno della dignità di ogni essere umano. La nota fa riferimento all'ordine esecutivo del presidente Joe Biden, varato il 20 gennaio, sulla prevenzione e la lotta alla discriminazione basata sull’identità di genere o l’orientamento sessuale. La decisione della Casa Bianca recepisce, in tal modo, la sentenza emessa dalla Corte Suprema nazionale a giugno 2020 nella causa “Bostock contro Clayton County”, con la quale veniva considerato illegittimo licenziare una persona perché omosessuale o transessuale. Pur ribadendo l’importanza di tutelare il diritto ad un lavoro remunerativo, all’istruzione e ai servizi basilari “liberi da ingiuste discriminazioni”, i vescovi statunitensi ricordano, tuttavia, che la decisione della Corte Suprema ha ignorato l’integrità della Creazione di Dio di due sessi complementari, maschio e femmina. Per questo, l’ordine esecutivo varato dalla Casa Bianca rischia di violare i diritti delle persone che riconoscono la verità della differenza sessuale o che sostengono “l’istituzione del matrimonio tra uomo e donna per tutta la vita”. Ciò potrebbe comportare, sottolineano i presuli, un’erosione del diritto di coscienza in materia di assistenza sanitaria e una mancata cautela verso le implicazioni nei confronti della libertà religiosa. Riaffermando, infine, che è un atto “nobile” indentificare e porre rimedio “al razzismo e al suo impatto sulla società”, i vescovi sottolineano che però l’obiettivo dell’uguaglianza razziale non deve essere “parzialmente confuso” con l’imposizione di nuovi atteggiamenti e false teorie sulla sessualità umana che possono produrre “danni sociali”. Sempre il 20 gennaio, il presidente Biden ha firmato un altro ordine esecutivo che richiede che tutti i residenti negli Usa siano inclusi nel censimento decennale nazionale, compresi gli immigrati privi di documenti. Al riguardo, l’Usccb ha diffuso una nota in cui accoglie “con favore” la decisione della Casa Bianca che riflette “una verità inalienabile”, ovvero che tutte le persone contano ed hanno una loro dignità umana. L’ordine esecutivo testimonia, inoltre, che lo status di immigrazione non nega “il valore intrinseco della vita umana”, né la capacità di ciascuno di contribuire al benessere e alla crescita di una nazione. “Cittadini e non cittadini - conclude l’Usccb - devono continuare ad essere riconosciuti come membri della stessa famiglia umana”. Un ulteriore commento i vescovi americani lo hanno fatto in relazione alla data del 22 gennaio, 48.mo anniversario della sentenza della Corta Suprema “Roe contro Wade” che, di fatto, nel 1973 pose fine alle restrizioni sull’aborto in tutto il Paese. La Casa Bianca ha ricordato tale data definendola un progresso. A tal proposito, l’Usccb ha ribadito l’importanza di tutelare il diritto umano fondamentale alla vita, rifiutando l’aborto e promuovendo, piuttosto, l’aiuto per le donne in difficoltà. (IP)

23 gennaio - GERMANIA  “Una candela alla finestra”: vescovi ricordano vittime della pandemia

“Lichtfenster” ovvero “Una candela alla finestra”: questo il titolo dell’iniziativa che si è svolta ieri sera, 22 gennaio, in Germania, in memoria di tutte le vittime della pandemia da Covid-19 che nel Paese ha fatto registrare più di 2 milioni di contagi e oltre 51mila decessi. Per questo, il presidente federale Frank-Walter Steinmeier ha invitato la popolazione ad accendere una candela ed a porla davanti alla finestra in segno di cordoglio per chi ha perso la vita e di solidarietà con le loro famiglie. L’iniziativa ha visto l’adesione anche della Conferenza episcopale tedesca (Dbk): in una nota, il presidente dei vescovi, Monsignor Georg Bätzing, ha espresso “apprezzamento” per la preoccupazione dimostrata da Steinmeier ed ha invitato i fedeli a partecipare attivamente all’evento. “Lichtfenster è un forte segno di empatia e compassione - ha detto il presule - Noi cristiani commemoriamo il giorno della morte di Gesù ogni venerdì. Ora, in questo ricordo includiamo le vittime della pandemia”. “Con la candela davanti alla mia finestra – ha aggiunto Monsignor Bätzing – dico ai parenti dei defunti che non sono soli e che una luce è accesa per i loro cari”. "Ricordiamoci gli uni degli altri e non dimentichiamo di coloro che sono scomparsi”, ha concluso il presule che, per l’occasione, ha scritto anche una speciale preghiera. In essa, si chiede al Signore, “Padre Buono”, di “fare brillare la Sua luce anche ora, in questi giorni e settimane difficili della pandemia”, affinché sia “un segno di speranza per tutti noi”. “Preghiamo per i defunti, i loro parenti, i medici, gli infermieri, i cappellani, i malati e le persone sole – conclude l’orazione – Che la luce perpetua risplenda su di loro”. (IP)

23 gennaio - SPAGNA I vescovi dell’Estremadura preoccupati per l’aumento dei contagi

I vescovi delle diocesi dell'Estremadura - monsignor Celso Morga, monsignor José Luis Retana e monsignor Diego Zambrano – in un comunicato diffuso ieri sulla pagina web della Provincia ecclesiastica, preoccupati per l’allarmente crescita dei contagi, hanno invitato i fedeli a rispettare rigorosamente le misure sanitarie adottate dalle autorità e hanno chiesto l’attuazione di misure economiche e sociali che permettano alle famiglie di "andare avanti" in questo momento di emergenza. L'arcivescovo metropolita di Mérida-Badajoz, il vescovo di Plasencia e l'amministratore diocesano di Coria-Cáceres hanno condiviso con i cittadini la grande preoccupazione e ansia, generate, nelle ultime settimane,  dall’impennata dei contagi e delle ospedalizzazioni in Estremadura. Apprezzando gli sforzi fatti finora dalle autorità sanitarie, i presuli hanno ricordato “alle comunità parrocchiali, ai fedeli cristiani e, in generale, a tutte le persone di buona volontà, la necessità di prestare estrema attenzione alle misure sanitarie stabilite dalle autorità civili”. Inoltre, hanno esortato i cattolici a ”promuovere una cultura della ‘cura’ degli uni verso gli altri e di se stessi” e a chiedersi “cosa vuole il Signore da noi in una situazione così drammatica come quella attuale”. Addolorati per le conseguenze economiche e sociali provocate dall’emergenza sanitaria in tante persone e famiglie, i vescovi hanno infine auspicato che vengano prese le misure economiche necessarie per superare questo momento e, al contempo, hanno incoraggiato i sacerdoti a raddoppiare la loro attenzione, compresa quella spirituale, ai malati e alle loro famiglie. “Incoraggiati dalla fede, restiamo fiduciosi che la lotta contro un virus così distruttivo – hanno concluso - ci aiuterà finalmente a diventare più umani e fraterni”. (AP)

23 gennaio - AMERICA LATINA A Città del Messico, a novembre, l’Assemblea Ecclesiale di America Latina e Caraibi

Domenica 24 gennaio, a partire dalle ore 10.45 (ora locale), nella Basilica di Guadalupe, a Città del Messico, nell'ambito della Domenica della Parola e della 55.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni, il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) presenterà online l'Assemblea Ecclesiale di America Latina e Caraibi, che si terrà tra il 21 e il 28 novembre 2021, a Città del Messico. L’Assemblea Ecclesiale, il cui motto sarà "Siamo tutti discepoli missionari in uscita", chiamerà tutti ad intraprendere un cammino alla ricerca di nuove strade da percorrere per rispondere alle sfide pastorali attuali della Chiesa in America Latina e nei Caraibi, e a ricordare la V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, svoltasi ad Aparecida (Brasile), nel 2007. Laici, religiosi, diaconi, seminaristi, sacerdoti, vescovi, cardinali e persone di buona volontà, prenderanno parte, sotto la protezione di Nostra Signora di Guadalupe, Patrona dell'America Latina e dei Caraibi, a questo grande evento, a questa esperienza di ascolto, dialogo e incontro, alla luce della Parola di Dio, del Documento di Aparecida e del Magistero di Papa Francesco, per approfondire le sfide del continente nel contesto della pandemia di Covid-19, per rinnovare l’impegno pastorale e cercare nuove vie che conducano ad una vita di abbondanza. Chiunqe fosse interessato, potrà seguire l’evento, domani, sulle pagine di Facebook e YouTube del CELAM. (AP)

23 gennaio - ARGENTINA Pastorale Aborigena di Formosa denuncia drammatica situazione della popolazione Wichí

È una situazione drammatica quella che sta vivendo la popolazione Wichí di Formosa, in Argentina. A lanciare l’allarme è la Pastorale Aborigena diocesana, insieme ad altre istituzioni civili e religiose: in una nota diffusa il 21 gennaio e ripresa dall’agenzia cattolica Aica si parla, nello specifico, di “repressione violenta” messa in atto dalle forze dell’ordine contro gli indigeni. A motivare gli scontri, l’ampia diffusione del coronavirus nel dipartimento di Ramón Lista, dove sono stati riscontrati più di 150 casi di contagio. Per questo, il governo della Provincia ha stabilito una quarantena molto rigida che prevede il trasferimento delle persone in specifici “centri di isolamento”. Ma tali trasferimenti – osserva la Pastorale Aborigena – molte volte “vengono effettuati di notte, con veicoli inadeguati e senza dare alle persone alcuna informazione o spiegazione”. Non solo: una volta arrivata nei centri, la gente rimane “isolata, lontana dalla propria famiglia, nella totale incertezza, in condizioni di sovraffollamento e impotenza”. Di fronte a tutto questo, la Pastorale Aborigena chiede che “le persone siano messe in quarantena all’interno delle proprie comunità”, che “la polizia non agisca di notte” e che “gli individui contagiati o presunti contagiati siano trattati con rispetto”. "Quando si perde il dialogo, il rispetto e l'ascolto, diventa impossibile costruire una società giusta e fraterna – continua la nota - L'autorità diventa autoritarismo” e “lo Stato, invece di essere responsabile della pace, del benessere e della protezione dei cittadini, diventa repressivo e genera disordini”, con il conseguente indebolimento “dei diritti e della libertà”. La Pastorale Aborigena sottolinea, poi, che le misure di isolamento stabilite dal governo rivelano, in realtà, “la debolezza del sistema sanitario”. Pertanto, si esortano le autorità al “dialogo interculturale”, poiché esso è “una parte indispensabile della prevenzione e del contenimento del virus, specialmente per i settori più vulnerabili e più colpiti”. Infine, l’organismo pastorale mette a disposizione il suo “impegno sociale”, nonché “la sua esperienza e credibilità” con la popolazione Wichí per “contribuire alla all'analisi della situazione attuale e alla ricostruzione di quanto è necessario per una vita migliore". (IP)

23 gennaio - STATI UNITI Vescovi salutano il rientro degli Stati Uniti nell’Accordo di Parigi sul clima: passo importante per la famiglia umana

Tra i primi provvedimenti attesi dal nuovo Presidente Joe Biden figura anche la firma dell’ordine esecutivo per il rientro degli Stati Uniti nell'Accordo di Parigi, la convenzione quadro dell’Onu adottata nel dicembre 2015 alla XXI Conferenza delle Parti sul clima (COP21). Il patto, finalizzato a contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi e a rafforzare la capacità dei Paesi di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici, era stato, come è noto, aspramente criticato dalla precedente Amministrazione, in quanto dannoso per l’economia americana, che nel 2017 aveva quindi deciso di uscirne.  La nuova inversione di rotta è stata accolta positivamente anche dai vescovi americani, che in una nota esprimono l’auspicio che gli Stati Uniti “non solo coglieranno questa sfida per raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050”, come auspicato dagli stessi vescovi nel 2017, ma “diventeranno anche il leader climatico globale, implementando politiche efficaci volte a preservare l’ambiente e promuovano lo sviluppo economico attraverso l'innovazione, gli investimenti e l'imprenditorialità”. A firmare la nota è monsignor Paul S. Coakley e monsignor David J. Malloy, presidenti, rispettivamente, delle Commissioni per la giustizia interna e lo sviluppo umano e della giustizia e della pace internazionale della Conferenza episcopale (Usccb), insieme a Sean L. Callahan, presidente dei Catholic Relief Services (Crs), l’agenzia della Usccb per gli aiuti ai Paesi d’oltre mare. Ricordando gli appelli di Papa Francesco per “una cultura della cura, che metta al centro la dignità umana e il bene comune”, i presuli americani sottolineano come dalla cura della nostra casa comune trarranno vantaggio “l’ambiente e tutti gli esseri umani, specialmente i poveri e i vulnerabili”. Per questo esortano gli Stati Uniti a un maggiore impegno per aiutare le nazioni più povere ad adattarsi ai cambiamenti climatici che non possono essere evitati.  “Il cambiamento climatico è un problema concreto che tocca tutti i popoli e la decisione di aderire nuovamente all'accordo di Parigi è un passo importante nel percorso di cura per l'ambiente e rispetto per la famiglia umana ", conclude la nota, citando la Costituzione conciliare “Gaudium et Spes” secondo la quale "non c’è nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel cuore dei cristiani". Da ricordare che in questi ultimi cinque anni la Chiesa degli Stati Uniti ha espresso a più riprese il suo convinto sostegno all’Accordo di Parigi, in linea con l’Enciclica di Papa Francesco sulla “Laudato sì” sulla cura della casa comune. L’ultimo documento sull’argomento è stato pubblicato lo scorso dicembre dai Catholic Relief Service in occasione del quinto anniversario della firma del Trattato, il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici. (LZ)

23 gennaio - AFRICA Pubblicato “Documento di Kampala” per i 50 anni del Secam

Conoscere meglio Gesù per ricevere da Lui, e non dai beni materiali, la pienezza della vita: questo, in sintesi, il cuore del “Documento di Kampala” che il Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) ha diffuso il 21 gennaio, per commemorare il 50.mo anniversario della sua istituzione. Il “Giubileo d’oro” dell’organismo è stato celebrato dal luglio 2018 al luglio 2019 ed ora questo documento, una vera e propria Esortazione pastorale dal titolo “Perché conoscano Cristo e abbiano la vita in abbondanza”, ne rappresenta la conclusione. Nel dettaglio, la lunga Esortazione pastorale raccomanda al popolo di Dio in Africa e Madagascar di dedicare tempo allo studio della vita di Gesù nei Vangeli, così da conoscerLo più profondamente e seguirLo più di vicino “per ricevere da Lui la pienezza della vita”. Composto da cento pagine suddivise in quattro parti, il documento prende il nome da Kampala, capitale dell’Uganda, perché è lì che si è tenuta la celebrazione eucaristica conclusiva del Giubileo del Secam. Forte, in esso, il richiamo a rinnovare “un impegno missionario più proattivo in tutto il continente”. Il testo traccia anche un’analisi approfondita delle sfide socio-culturali, politiche, economiche, etiche ed ecologiche che oggi il continente africano deve affrontare e chiede a tutti di pentirsi dei peccati commessi, così da alleviare le sofferenze del territorio. Indirizzata a “tutti i membri della Chiesa-famiglia di Dio in Africa e nelle Isole circostanti”, compresi vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, nonché fedeli laici, l’Esortazione fa appello ad ogni cattolico affinché, ciascuno nel proprio ambito, svolga il suo mandato di evangelizzatore non solo con la parola, ma anche con la vita e con le azioni per condurre gli altri a Cristo. In tal senso, il documento di Kampala fornisce alcune linee-guida necessarie per una missione evangelizzatrice che sia basata sull’esempio di Cristo e sostenga la costruzione di un nuovo continente. Centrale, in quest’ottica, la sottolineatura del fatto che tutti i cristiani, in virtù del loro battesimo, sono chiamati ad annunciare il messaggio di Cristo e a far scoprire Cristo agli altri. Al contempo, il documento esorta i membri del clero a trattare i fedeli laici “con rispetto” e ad offrire loro l'opportunità di “contribuire in modo significativo alla crescita della Chiesa”. Un ulteriore invito viene rivolto ai politici cristiani affinché diano “il buon esempio” portando la loro fede nella vita politica, lavorando per l’unità ed evitando le polarizzazioni. In particolare, a coloro che ricoprono le cariche pubbliche viene chiesto di “porre fine alla dicotomia tra fede e politica, salvezza delle anime e vita terrena, contemplazione e azione", resistendo al vizio per rimanere fedeli al Vangelo. Infine, il Secam chiama in causa gli operatori dei media e li esorta ad utilizzare i mezzi di comunicazione per diffondere la verità e non la falsità, "per proporre la bellezza e non la bruttezza” del mondo. Presentando in video-conferenza il testo, Monsignor Gabriel Edoe Kumordji, tesoriere ad interim del Secam, ha ribadito: "Dobbiamo vivere la nostra vita e la nostra vocazione cristiana senza ridurre il suo significato alla soddisfazione materialistica dei nostri desideri, evitando di promuovere un cristianesimo inteso come ‘una ricetta’ per fuggire dalla croce alla ricerca di miracoli e soluzioni rapide ai problemi umani". Di qui, il richiamo ad ogni fedele a “cercare o ad approfondire un incontro personale con Cristo, ad aderire a Lui come persona piuttosto che come idea, e ad impegnarsi con Lui". Una devozione profonda, infatti, ha spiegato il presule, permetterà ai cristiani di “attingere da Gesù la forza e lo zelo necessari per la missione evangelizzatrice”, sempre più necessaria “per una nuova Africa che ponga Dio al centro”. "La nuova Africa - ha spiegato il presule - è quella in cui i battezzati, consapevoli del fatto che la loro identità e vocazione sono intimamente legate alla persona di Gesù Cristo, diventano come il lievito del Regno di Dio che la Chiesa mette nella pasta della società africana". E per fare questo, ha aggiunto, il documento rappresenta “uno strumento pastorale” adatto per comprendere come “intensificare l’impegno missionario da parte di tutti gli agenti di evangelizzazione”. A mo’ di esempio, Monsignor Kumordji ha citato la proclamazione della Parola di Dio che diventa “più efficace quando è vissuta nel quotidiano” perché permette ai cristiani di “far emergere nella loro vita il Vangelo, nonché le qualità del Buon Pastore”.  "La nostra missione cristiana è capace di unirci - ha ribadito ancora il presule - Noi cristiani dobbiamo dimostrare che siamo uno. Ed anche se non siamo d'accordo su un qualcosa, ciò non deve significare che siamo nemici gli uni degli altri”. Tale atteggiamento è tanto più necessario considerata la dilagante polarizzazione presente in diversi ambiti, come quelli “dell’educazione, della famiglia e dell’economia”. Come ricordato, inoltre, da padre John Kobina Louis, vicario generale dell'Arcidiocesi di Accra, in Ghana, anch’egli presente alla video-conferenza stampa, “in questo documento il Secam esorta ad ascoltare continuamente Cristo e ad abbracciare, accettare, credere e vivere secondo i Suoi insegnamenti evangelici”. Inaugurato ufficialmente il 29 luglio 1969 nella Cattedrale di Lubaga, in Uganda, nel corso della prima riunione plenaria dei presuli del continente africano, il Secam affonda le sue radici nel Concilio Vaticano II, durante il quale cominciò a maturare l’idea della sua struttura. Alla sua istituzione ufficiale fu presente Papa Paolo VI che nel luglio del 1969 era in viaggio apostolico proprio in Uganda. Il Giubileo del Secam ha avuto per tema "Chiesa-Famiglia di Dio in Africa, celebra il tuo Giubileo! Proclamate Gesù Cristo, il vostro Salvatore". Da ricordare che, a luglio 2019, Papa Francesco ha inviato ai vescovi africani un messaggio, a firma del Segretario di Stato, Pietro Parolin, in cui ha ricordato il “servizio prezioso” svolto dall’organismo episcopale per le Chiese africane nel “portare aiuto a tutto il Continente”, evidenziando anche “la comunione fraterna” che ha caratterizzato i suoi 50 anni di attività. (IP)

23 gennaio COLOMBIA Appello del vescovo di Tumaco ai gruppi armati illegali affinché fermino tutti gli atti di violenza

"Invitiamo tutti gli attori armati a convertire i loro cuori, a scoprire nei loro cuori la volontà di Dio che ci chiede di rinnovarci e di cambiare il nostro atteggiamento. Ci chiede di difendere la vita di tutte le persone". Queste le parole, rivolte ai gruppi armati illegali, di monsignor Orlando Olave Villanova, vescovo di Tumaco, in seguito alla notizia della scomparsa, il 13 gennaio, di undici uomini partiti in barca e diretti al comune di Mosquera (Nariño), per cercare lavoro in una segheria. La costa pacifica di Nariño continua a soffrire per la violenza dei gruppi armati illegali che controllano intere regioni nel Paese. Qui le comunità vivono nell'ansia e nella paura, ha denunciato il presule, sottolineando pure la mancanza di una comunicazione efficace nel territorio, che aiuti a chiarire quello che sta succedendo. "Ci sono diverse informazioni e commenti – ha affermato - , ma ciò che è certo e reale è che undici persone sono scomparse, e sono stati trovati due corpi non ancora identificati". Monsignor Olave, lanciando un appello ai gruppi illegali affinché fermino tutti gli atti di violenza e non infieriscano sulla popolazione, ha concluso il suo intervento, sottolineando come sacerdoti, religiosi e agenti pastorali continuino costantemente a sostenere le comunità e come la pastorale sociale prosegua il suo impegno in progetti volti a costruire un cammino di pace, un cammino di riconciliazione. (AP)

23 gennaio - BOLIVIA L’impegno della Caritas in un progetto per la difesa dei diritti umani degli indigeni e contadini e per la cura del creato

Si è tenuto nei giorni scorsi – riporta il sito web dell’Episcopato - l’incontro di Caritas Bolivia con i leader indigeni che hanno aderito al progetto “Accompagnamento delle organizzazioni indigene e contadine nell'esercizio e la difesa dei diritti umani e della cura del creato", del Programma Ambiente ed Ecologia Integrale dell’organizzazione cattolica, per valutarne i processi di formazione e di addestramento. Il progetto, sostenuto dalle agenzie di cooperazione CAFOD (Inghilterra) e DKA (Austria), attraverso una formazione incentrata sui diritti in generale e sui diritti delle popolazioni indigene in particolare, mira a far sì che i leader diventino referenti delle loro comunità di base, “oltre a fornire loro gli strumenti per poter influenzare le loro autorità locali, dipartimentali e/o nazionali al fine di migliorare la loro qualità di vita nel quadro dell'esercizio e della difesa dei loro diritti". La Pastorale Sociale di Caritas Bolivia, promotrice dello Sviluppo Umano Integrale, è riuscita a formare finora 30 leader degli altopiani e delle pianure di 10 comunità e di tre aree sub-centrali, sensibilizzandoli ed educandoli al rispetto dell'ambiente e alla sua cura, con una visione integrale della vita, secondo i mandati delle Lettere Pastorali “Terra: Madre feconda per tutti” (2000), “Acqua, Fonte di Vita e un Dono per tutti” (2003), “L'Universo, Dono di Dio per la Vita” (2012) e le linee guida dell'Enciclica “Laudato Si’” (2015). Si è parlato inoltre di leadership trasformazionale, di valori, dei documenti della Chiesa, del cambiamento climatico e dei diritti dei popoli indigeni. Infine, va sottolineato che il processo ha privilegiato la formazione e l'addestramento di donne leader affinché possano partecipare, all'interno delle loro comunità, agli spazi decisionali. (AP)

 

22 gennaio - REGNO UNITO Vescovi al lavoro su nuovo Lezionario per l'Inghilterra e il Galles

È atteso con molta probabilità per il 2022 il nuovo Lezionario a cui sta lavorando la Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles. L’annuncio arriva dagli stessi presuli che, in una lunga nota corredata da apposite “Faq”, ovvero risposte alle domande più frequenti, spiegano le motivazioni, il processo e le finalità dell’intero progetto. La nuova edizione del volume sostituirà quella originaria risalente al 1969 e rieditata nel 1981. “Dopo aver consultato un certo numero di Conferenze episcopali di lingua inglese – si legge nella nota - i vescovi di Inghilterra e Galles hanno studiato la traduzione della Bibbia prodotta dalla Conferenza episcopale cattolica dell'India”. Approvata dalla Santa Sede, tale versione è stata vista come “rispondente alle qualità che la Chiesa cerca”, ovvero “accurata nella traduzione che trasmette il significato degli autori biblico, nonché dignitosa e accessibile nel linguaggio necessario per una degna proclamazione della Parola di Dio”. Nel 2018, dunque, i vescovi inglesi hanno concordato che il testo redatto dalla Chiesa indiana avrebbe fatto da base per il nuovo Lezionario britannico. All’inizio del 2020 è iniziato il lavoro vero e proprio, ad opera del Dipartimento episcopale per la Vita e il Culto cristiani: ogni due settimane, i vescovi di Inghilterra e Galles hanno ricevuto le sezioni completate dal Dipartimento stesso e le hanno revisionate e commentate. A luglio dello scorso anno, poi, anche la Conferenza episcopale di Scozia ha dato il suo contributo, lavorando alla sua versione del Lezionario e condividendo i suoi risultati con la Chiesa cattolica inglese. Il primo volume completo del Lezionario è stato deposto nelle mani dei presuli a novembre 2020, in occasione della loro Assemblea Plenaria. Tale libro riporta le indicazioni liturgiche per le domeniche, le solennità e le feste del Signore. Attualmente, si sta lavorando al secondo volume, che sarà dedicato ai giorni feriali del Tempo Ordinario, e che si prevede che verrà presentato ai vescovi nella Plenaria del prossimo aprile. Entro l’autunno 2021 è atteso il termine di tutto il lavoro. Dopo di che, il Lezionario dovrà essere rivisto dalla Santa Sede e quindi la pubblicazione non è attesa prima del 2022. I cambiamenti che sono stati introdotti rispetto al 1981 riguardano “la modernizzazione del linguaggio e il suo aggiornamento in base alle ultime ricerche”. Nuova anche la disposizione dei Santi che sono stati inseriti nel calendario universale dopo l’ultima versione del Lezionario. E nuove sono le letture aggiuntive previste ora per alcuni riti liturgici che hanno avuto una revisione, come il matrimonio. Infine, si segnala che per la nuova versione non è possibile al momento sapere di quanti libri sarà composta perché i cambiamenti dell’impaginazione e le nuove letture richiederanno sicuramente più spazio rispetto agli originari tre volumi. “Il nuovo Lezionario sarà un dono per la Chiesa di Inghilterra e Galles – conclude l'Arcivescovo George Stack, presidente del Dipartimento episcopale per la Vita e il Culto cristiani – Esso approfondirà l'amore delle Scritture da parte del popolo di Dio”, perché “è indispensabile che la Parola di Dio sia sempre più pienamente compresa nel cuore di ogni attività ecclesiale”. (IP)

22 gennaio - SVIZZERA Ad aprile, “Giornata nazionale della gioventù” on line

Si terrà solo in modalità virtuale, ovvero tramite eventi on line, la Giornata nazionale della gioventù della Svizzera. La pandemia da Covid-19, infatti – spiega il comitato organizzatore elvetico – non permette lo svolgimento di grandi eventi con la presenza fisica di molte persone. Le date prescelte per l’evento sono quelle che vanno dal 23 al 25 aprile prossimi, mentre il tema sarà quello indicato da Papa Francesco, ovvero “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!” (At 26,16). Le nuove modalità di svolgimento della Gmg verranno stabilite con un apposito progetto, denominato “Be online 2021”. Il programma dettagliato sarà comunicato prossimamente, ma comunque gli elementi fondamentali della Giornata - ovvero i momenti di riflessione, le testimonianze, le catechesi e le lodi - troveranno certamente il loro posto. Celebrata in precedenza nella Domenica delle Palme, la Giornata della gioventù a livello diocesano è stata spostata, per volontà di Papa Francesco, alla Domenica di Cristo Re. L’annuncio è stato dato dallo stesso Pontefice il 22 novembre 2020, alla fine della Santa Messa, presieduta in San Pietro, per la consegna dei simboli della Gmg – la Croce e l’Icona Mariana – tra i ragazzi di Panama, protagonisti della Giornata mondiale del 2019, e i loro coetanei di Lisbona, in Portogallo, dove la Gmg in presenza è attesa per il 2023. (IP)

22 gennaio - NORD IRLANDA #coronavirus, lockdown prorogato al 5 marzo. Sospese Messe con concorso di popolo. Vescovi: decisione dolorosa, ma necessaria

È allarme, in Irlanda del Nord, per la brusca impennata dei contagi da coronavirus, legati alla così detta “variante inglese” del Covid-19: i dati diffusi dalle autorità di Belfast, infatti, dicono che l’ultima settimana nel Paese è stata la più critica dall’inizio della pandemia, con un numero elevato di nuovi casi ed un totale di 156 morti in più. Per questo, il governo locale ha deciso di prorogare il lockdown almeno fino al 5 marzo. I vescovi cattolici nord-irlandesi si sono adeguati alle nuove restrizioni e, in una nota diffusa nel pomeriggio del 22 gennaio, informano i fedeli che “fino al 5 marzo (data soggetta a revisione continua, in linea con qualsiasi variazione indicata dal Consiglio della sanità pubblica) la celebrazione dell’Eucaristia e le altre liturgie devono continuare a svolgersi senza la presenza fisica dei fedeli”. Alcune deroghe, sempre “soggette a severe linee-guida e regolamenti di sicurezza”, sono concesse per matrimoni, battesimi, funerali e servizi drive-in. Al contempo, i presuli incoraggiano la registrazione e/o la diretta streaming delle celebrazioni e ricordano che, comunque, le visite individuali in chiesa “per la preghiera privata” sono consentite, “sempre in conformità con i regolamenti”. “Sappiamo – sottolineano ancora – che la fede e la preghiera sono un enorme sostegno per le persone e la società in questi tempi difficili”. I vescovi, poi, affermano di prendere questa decisione “a malincuore, consapevoli del dolore che il non potersi riunire per il culto pubblico provoca in tutti i fedeli”. Tuttavia, permane “la speranza che questo periodo di sacrificio sia ispirato dal Comandamento di Gesù di amare il nostro prossimo e quindi venga messo in atto per tutelare la vita, la salute e il bene comune di tutti”. Chiedendo “preghiere per i malati, le persone in lutto e tutti coloro i cui mezzi di sussistenza sono stati particolarmente colpiti dalla pandemia”, i presuli nord-irlandesi ricordano anche l’impegno di “tutti gli operatori sanitari, gli assistenti, i cappellani e i lavoratori essenziali”. Infine, la nota episcopale esprime apprezzamento per il fatto che simili decisioni restrittive siano state prese anche da altre “denominazioni e comunità di fede” dell’Irlanda del Nord, in adeguamento alle indicazioni delle autorità sanitarie pubbliche. (IP)

22 gennaio - COREA SUD Arcidiocesi di Seul distribuisce “pranzi al sacco” ai senza-tetto

Pranzi al sacco, a portar via: un modo per aiutare le persone indigenti e senza un tetto sopra la testa anche in tempo di pandemia da Covid-19 che non consente il servizio mensa tradizionale. L’iniziativa è stata lanciata i primi di gennaio dall’Arcidiocesi di Seul, in Corea del Sud, che ogni mercoledì, venerdì e domenica, alle ore 15.00, ha deciso di garantire un ristoro ai più poveri. La distribuzione dei pasti avviene all’aperto, nello spazio antistante la Cattedrale di Myeongdong, sotto un apposito gazebo. “Quando Papa Francesco ha visitato Seul nel 2014 – spiega l’Arcidiocesi in una nota - ci ha esortati ad essere lievito del Vangelo: questa iniziativa vuole essere proprio questo: un piccolo grammo di lievito che, però, trasforma il mondo con l’amore”. Dal suo canto, il Cardinale Andrew Yeom Soo-jung, Arcivescovo di Seul, esorta i fedeli a “tendere la mano ai poveri”, perché “questa chiamata ad agire come un’unica famiglia umana è per tutti”. Il porporato auspica inoltre che tale iniziativa possa essere il modo giusto per “raggiungere tutti coloro che vivono ai margini della società e per condividere con loro il nostro cibo, in modo che nessuno resti affamato”. Dal suo canto, padre Matthias Young-yup Hur, portavoce dell'Arcidiocesi di Seoul, sottolinea che il servizio di pranzi al sacco ai senza-tetto non vuole essere solo una mera “distribuzione di pasti”, ma anche “un’opportunità per il riscatto sociale di queste persone, affinché divengano agenti attivi della loro vita”. In futuro, infatti, oltre alla mensa, l’Arcidiocesi vorrebbe offrire ai poveri anche “un luogo sicuro per lavarsi, per fare il bucato e per trovare opportunità lavorative, con l’obiettivo di aiutarli a reintegrarsi nella società”. A gestire in concreto, la distribuzione dei pasti è il Movimento “Un solo corpo, un solo spirito”, diretto da padre Francis Jeong-hwan Kim. Avviato nel 1989, in occasione del 44.mo Congresso eucaristico internazionale svoltosi a Seul, l’organismo oggi è collegato alla Caritas diocesana e, insieme ad essa, è attivo nel campo della cooperazione allo sviluppo e l’assistenza sociale. (IP)

22 gennaio - AFRICA Apostolato biblico. Vescovi: promuovere la formazione, perché conoscere la Bibbia è incontrare Gesù

Qual è lo stato dell’apostolato biblico in Africa? A questa domanda ha voluto rispondere la conferenza on line organizzata il 20 gennaio dalla Federazione cattolica biblica (Cbf) e dal Centro biblico cattolico per l’Africa e il Madagascar (Bicam), diretto da padre Albert Ngengi Mundele. Durante i lavori – riferisce l’agenzia Aci Africa – ci si è soffermati, in particolare, sulle traduzioni della Bibbia nelle lingue locali africane, rese difficili dalla carenza di fondi e di strutture adeguate, e sulla necessità di una maggiore “oralità nella proclamazione della Parola di Dio”. Ciò nonostante, padre Xene Sanchez, direttore di “Verbum Bible”, una casa editrice di libri religiosi gestita dai Missionari Verbiti nella Repubblica Democratica del Congo, ha fornito esempi di ciò per cui l'Africa è conosciuta, ovvero "il suo particolare amore per la Parola di Dio". "L'Africa è il primo continente con il maggior numero di traduzioni della Bibbia – ha spiegato padre Sanchez - il che è sorprendente perché è un territorio più piccolo rispetto a quello asiatico. Eppure, è stato il primo a tradurre la Bibbia”. Le statistiche dicono anche, ha continuato il missionario verbita, che gli africani sono “secondi solo ai latino-americani nell’acquisto della Bibbia, un dato che, nel contesto delle difficoltà finanziarie in cui vive la popolazione locale, rappresenta una grande testimonianza dell’amore che essa ha per le Sacre Scritture”. Molto elevato anche “il numero di volontari per la formazione biblica”, ha sottolineato padre Sanchez, perché “la gente è davvero affamata” di questo. Perciò, ha aggiunto, la formazione dovrà essere sempre “più efficace”: in Africa, infatti, sono presenti molte sètte alle quali bisogna rispondere con “l’interpretazione corretta delle Sacre Scritture”. Di qui, l’auspicio che la Bibbia possa essere “disponibile per tutti gli africani di ogni età, posizione sociale e condizione economica”. Alla conferenza virtuale è intervenuto anche padre Rafael Simbine Junior, responsabile della Commissione per l'evangelizzazione del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar), il quale ha evidenziato come “far conoscere e amare il Vangelo apra la strada all’incontro personale con Gesù Cristo”. In quest’ottica, egli ha suggerito di “incoraggiare il possesso personale della Bibbia sia da parte del clero e dei consacrati che dei fedeli laici”. (IP)

22 gennaio - ITALIA Monsignor Sorrentino: l’entrata in vigore del Trattato che vieta le armi nucleari un notevole passo verso la pace nel mondo

Da Assisi il plauso di monsignor Domenico Sorrentino per l’entrata in vigore del Trattato che proibisce l’uso delle armi nucleari. “Ad Assisi, città della pace, viviamo con gioia, come un notevole passo verso la pace nel mondo, l’andata in vigore, in data odierna, del Trattato di proibizione delle armi nucleari” afferma il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino”. Le parole del presule sono state diffuse dall’Ufficio stampa della diocesi in un comunicato. “La pace - sostiene monsignor Sorrentino - ha bisogno che vengano eliminate non solo le armi nucleari, ma tutte le armi di distruzione, anzi ogni minaccia alla vita in tutte le sue fasi ed espressioni”. Per il presule occorre che vengano meno “atteggiamenti aggressivi” e c’è bisogno di una geo-politica della solidarietà, e non del dominio. La pace, aggiunge il vescovo, “ha bisogno di costruirsi nella giustizia, nella non violenza, nell’accoglienza. Ha bisogno che i cuori si convertano al rispetto della dignità di ogni persona umana, di ogni popolo, di ogni cultura e religione”. Monsignor Sorrentino spiega che la pace “non è pura assenza di guerra, ma va costruita nella sua interezza spirituale, familiare, sociale, economica e politica” e ribadisce che “l’odierno passo, che prende di mira una delle armi di distruzione più terribili che la mente umana abbia concepito, va salutato con gioia”. “Ne rendiamo grazie al Signore - conclude il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino -, mentre prendiamo l’impegno, sulle orme del Vangelo e della testimonianza di San Francesco di Assisi, di diventare sempre di più testimoni e costruttori di pace”. (TC)

22 gennaio - BRASILE Giornata contro intolleranza religiosa. Vescovi: promuovere il rispetto delle differenze

Si chiamava Iyalorixá Gildásia dos Santos, ma tutti la conoscevano come Mãe Gilda. Era un’attivista sociale brasiliana e nel 2000 morì di infarto a causa dell’intolleranza religiosa. Quell’anno, infatti, alcuni fondamentalisti attaccarono e saccheggiarono un tempio da lei voluto e dedicato alla religione afrobrasiliana Candomblé. In seguito agli avvenimenti, la donna ebbe un attacco cardiaco e spirò. Era il 21 gennaio del 2000. Sette anni più tardi, l’allora presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, istituì la “Giornata nazionale contro l’intolleranza religiosa” e la fissò per il 21 gennaio, proprio in ricordo di Mãe Gilda. Il significato di tale ricorrenza viene ricordato anche dalla Conferenza dei vescovi cattolici del Brasile (Cnbb): come afferma in una nota il consigliere della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, padre Marcus Barbosa, “l'intolleranza è l’atteggiamento di chi non accetta ciò che è diverso da sé, aprendo così al fondamentalismo, alla discriminazione e al pregiudizio". La Giornata del 21 gennaio, quindi, deve essere “un invito a riflettere su come procedano i rapporti tra le diverse religioni, su come il diritto alla libertà religiosa venga rispettato e tutelato, e su quali azioni concrete si stiano compiendo in favore del dialogo e della pace interreligiosa”. La ricorrenza, aggiunge padre Barbosa, “ci aiuta anche a vedere quanto siamo ancora lontani dal comandamento di Gesù: 'Come io ho amato voi, così dovete amarvi gli uni gli altri' (Gv 13,34)". Essa, inoltre, “chiama alla lotta per l'uguaglianza e per una società più fraterna, in cui il rispetto è imperativo per una convivenza tra persone diverse e per un’unità nell'amore". A tal proposito, padre Barbosa cita alcuni documenti fondamentali della Chiesa cattolica, tra cui la “Dignitatis Humanae”, dichiarazione del Concilio Vaticano II sulla libertà religiosa: approvato nel 1965, il testo afferma che la persona umana ha diritto alla libertà religiosa e sottolinea che essa deve essere garantita da tutte le nazioni. Una sottolineatura ripresa, più recentemente, dall’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, pubblicata il 4 ottobre 2020, in cui si legge: “C’è un diritto umano fondamentale che non va dimenticato nel cammino della fraternità e della pace: è la libertà religiosa per i credenti di tutte le religioni. Tale libertà manifesta che possiamo trovare un buon accordo tra culture e religioni differenti; testimonia che le cose che abbiamo in comune sono così tante e importanti che è possibile individuare una via di convivenza serena, ordinata e pacifica, nell’accoglienza delle differenze e nella gioia di essere fratelli perché figli di un unico Dio” (279). Oltre a tali testi della Chiesa universale, padre Barbosa sottolinea l’importanza delle iniziative delle Chiese locali, ovvero di quelle “buone pratiche” che aiutano a superare l’intolleranza religiosa. Una tra queste è la “Campagna di fraternità ecumenica”, che quest’anno ha per tema "Fraternità e dialogo: impegno d'amore" e come motto: "Cristo è la nostra pace: da ciò che era diviso ha fatto l'unità" (Ef 2,14). Promossa dal Conselho nacional de Igrejas cristãs (Conic) do Brasil, l’iniziativa viene organizzata in media ogni cinque anni e si pone lo scopo, attraverso la celebrazione di momenti di preghiera e la realizzazione di progetti per i più vulnerabili, di valorizzare le singole tradizioni cristiane nel quadro della ricerca dell’unità. Ma non solo: talvolta, alcuni progetti hanno anche una dimensione interreligiosa perché coinvolgono gruppi non cristiani. (IP)

22 gennaio - ITALIA Nuova luce per i mosaici del Battistero di Firenze. Concluso il restauro delle prime quattro pareti

E’ una tecnica a mosaico unica nel suo genere quella venuta alla luce in seguito ai restauri, presentati questa mattina, delle prime quattro pareti del Battistero di Firenze, il monumento più antico della città. Qui fu battezzato Dante Alighieri di cui si festeggiano quest’anno i 700 anni dalla morte e che amava definire questo luogo “il mio bel San Giovanni”. A partire da lunedì 25 gennaio, contemporaneamente alla riapertura della cattedrale e della Cupola di Santa Maria del Fiore, le superfici musive appena restaurate, dopo quattro anni di lavoro, mostreranno il loro splendore originario. “Qua vengono tutti coloro che vogliono vedere cose mirabili” si legge sul pavimento di marmi intarsiati del Battistero,  entrando dalla Porta del Paradiso. Mirabile è in effetti la lucentezza di questi mosaici   raffiguranti profeti, vescovi e cherubini. L’obbiettivo è ora completare il restauro delle rimanenti quattro pareti entro la fine del 2021. Nonostante il crollo del turismo e le limitazioni imposte dalla pandemia , l’Opera di Santa Maria del Fiore che ha finanziato l’intervento si è posta questo ambizioso traguardo. Particolarmente complesso il restauro delle pareti di marmo bianco, verde di Prato e mosaici, ha interessato l’architettura, la struttura e la decorazione a mosaico.  Mai prima d’ora era stata eseguita una così approfondita campagna di studi e di indagini diagnostiche. Sono emerse interessanti scoperte: l’originalissima tecnica musiva impiegata; la cera pigmentata sul verde di Prato, utilizzata per coprire il bianco del calcare formatosi a causa delle infiltrazioni di acqua; le tracce di foglia d’oro su uno dei capitelli dei matronei. Non è escluso che in origine fossero tutti dorati, abbagliando di splendore lo sguardo di chi accedeva nello spazio sacro. La grande sfida per i mosaicisti trecenteschi fu sovrapporre i mosaici parietali al preesistente rivestimento marmoreo. “L’impasto utilizzato per applicare le tessere– spiega Beatrice Agostini, progettista e direttore dei lavori di restauro dell’Opera di Santa Maria del Fiore -  è un’assoluta particolarità: non fu impiegata una normale malta ma un mastice. Il degrado di questo composto ha rappresentato le problematiche più complesse affrontate da questo restauro”. (PO)

22 gennaio - STATI UNITI Immigrati: Biden rafforza il Daca. Plauso dei vescovi

Un memorandum che preserva e rafforza il programma Daca (Deferred Action for Childhood Arrivals): è tra le prime decisioni prese da Joe Biden, nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, insediatosi il 20 gennaio. Voluto nel 2012 dall’amministrazione Obama, il progetto permette gli immigrati irregolari arrivati negli Usa da bambini seguendo i propri genitori (i così detti “dreamers”) di essere esentati da espulsioni e di ottenere permessi di lavoro, coadiuvando notevolmente le risorse nazionali. È stato stimato, infatti, che i beneficiari del Daca contribuiscono all'economia degli Stati Uniti con più di 42 miliardi di dollari all'anno. Il Daca è stato nel mirino della precedente amministrazione Trump che, nel giugno 2020, ha tentato di abolirlo, ricevendo però parere contrario dalla Corte Suprema. Ora, dunque, il memorandum di Biden apre un nuovo scenario. Immediata la reazione della Conferenza episcopale nazionale (Usccb) che, in una nota a firma del suo presidente, l’Arcivescovo José Gomez, nonché del responsabile del Comitato episcopale per le migrazioni, Monsignor Mario Dorsonville, accoglie “con favore” la decisione del nuovo Capo di Stato. “Per anni – scrivono i vescovi – i giovani del Daca hanno arricchito il nostro Paese. Sono contribuenti della nostra economia, veterani delle nostre forze armate, eccellenze accademiche delle nostre università e personaggi di spicco delle nostre parrocchie e comunità”. Si meritano, dunque, “insieme alle loro famiglie”, “certezza, vicinanza, generosità e giustizia”. La Chiesa cattolica statunitense, poi, “incoraggia fortemente il Capo dello Stato e il Congresso nazionale a promulgare immediatamente una legislazione che fornisca un percorso verso la cittadinanza ai ‘dreamers’”, perché “da tempo si attende una tutela legislativa permanente che superi gli schieramenti di parte e metta al primo posto la dignità umana e il futuro delle persone”. “La protezione dei ‘dreamers’ – incalzano i presuli – dovrebbe essere solo il primo passo di una riforma sistematica delle nostre leggi sull’immigrazione, ormai obsolete”. Di qui, il forte appello dell’Usccb ad “andare avanti, in modo bipartisan, per riparare le fratture presenti nel sistema nazionale dell’immigrazione”. Oltre a tutelare i ‘dreamers’, i vescovi auspicano che una riforma che “sostenga l’immigrazione basata sulla famiglia, garantisca il giusto processo e lo Stato di diritto, riconosca i contributi dei lavoratori, protegga i vulnerabili in fuga dalle persecuzioni e affronti le cause profonde della migrazione”. “Siamo pronti a lavorare con il presidente Biden, la sua amministrazione ed il Congresso – conclude l’Usccb – su questa questione urgente che riguarda la vita e la dignità umana”. In una seconda dichiarazione, poi, Monsignor Dorsonville si sofferma sulla revoca, stabilita da Biden il 20 gennaio, dell’ordine esecutivo 13768/2017 che prevede l’allontanamento dagli Stati Uniti degli stranieri con precedenti penali, nonché delle persone accusate, ma non condannate. Il nuovo presidente ha anche attuato una moratoria di cento giorni su alcune espulsioni. “Si tratta di primi passi importanti – commenta il presule - per assicurare che l'applicazione della normativa sull’immigrazione nel nostro Paese sia equilibrata e umana”. “Troppe persone infatti – continua il vescovo - hanno sperimentato un'attuazione dura e pesante della legge sia al confine tra Stati Uniti e Messico, sia all'interno degli Usa”, il che ha portato ad avere “famiglie inutilmente divise”. Ricordando, quindi, che “la fede cattolica riconosce il diritto delle nazioni di controllare i loro confini”, Monsignor Dorsonville sottolinea che comunque “si può sostenere lo Stato di diritto senza negare rifugio ai vulnerabili, il tutto riconoscendo l'importanza e la necessità dell'unità familiare”. Dal presidente del Comitato episcopale per le migrazioni anche l’impegno della Chiesa a “lavorare con la nuova amministrazione” nella revisione delle politiche migratorie che “preservino la sovranità nazionale ma, allo stesso tempo, riconoscano l'intrinseca dignità umana di ogni persona, indipendentemente dallo status di immigrazione". (IP)

22 gennaio - GIORDANIA Il patriarca Pizzaballa ringrazia re Abdullah II, le istituzioni e le Chiese sorelle per l’accoglienza ricevuta

Lasciando la Giordania, al termine della sua prima visita ufficiale nel Paese, iniziata il 7 gennaio e conclusasi ieri, il patriarca latino di Geruselemme, Pierbattista Pizzaballa, ha voluto formulare una serie di ringraziamenti per l’accoglienza ricevuta. In una dichiarazione rilasciata dal Vicariato Latino di Amman, monsignor Pizzaballa ringrazia anzitutto re Abdullah II Ben Al Hussein, con il quale si è intrattenuto in un incontro on line, ed esprime apprezzamento per il plauso del sovrano circa quanto la Chiesa latina sta facendo a Gerusalemme in collaborazione con le Chiese sorelle. Il patriarca, riferisce Abouna.org, ricorda anche i rapporti di amicizia fra il re e Papa Francesco e rivolge inoltre il suo grazie al principe Ghazi Ben Mohammad, al principe El-Hassan Ben Talal, al presidente del Senato Faisal Al-Fayez, al presidente del Parlamento Abdul Mon’em Odat e al governo giordano per gli enormi sforzi compiuti nell’organizzare le sue visite e i suoi incontri nel Regno Hascemita. Monsignor Pizzaballa spiega poi di aver scelto di celebrare la prima Messa nel sito del Battesimo di Gesù per l’importanza che il luogo riveste e invita pellegrini e fedeli a visitarlo non appena la pandemia sarà finita. Rivolgendosi poi a vescovi, sacerdoti e laici evidenzia di avere percepito tanta solidarietà e cooperazione tra tutti i componenti della famiglia allargata giordana e sottolinea la necessità di preservare questa unità. Il patriarca latino di Gerusalemme elogia quindi l’armonia che trapela tra i cittadini giordani e osserva che la Giordania ha dato vita a un modello globale di convivenza tra cristiani e musulmani. Il grazie di monsignor Pizzaballa va anche ai vari media locali, arabi e internazionali che hanno raccontato la sua visita in Giordania e alle Chiese sorelle, che, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, hanno organizzato visite al Vicariato Latino di Amman per incontrarlo e partecipato alla Messa celebrata nel Luogo del Battesimo di Gesù.  Il patriarca rimarca infine la necessità di più iniziative possibili per il compimento dell’unità dei cristiani e conclude il suo saluto con un pensiero alla famiglia giordana allargata, sotto la saggia guida hashemita, al governo e al popolo giordano: “Citerò sempre la Giordania nelle mie preghiere quotidiane, soprattutto in questi giorni per i malati di Covid-19, nonché per il personale medico del Regno e del mondo in generale”. (TC)

22 gennaio - ITALIA - "Di chiesa in chiesa", un ciclo di visite sul web promosso dal Museo Diocesano di Milano

Un percorso online alla riscoperta delle più belle chiese di Milano.  Se i musei restano chiusi a causa della pandemia, la possibilità di godere dei tesori dell'arte sacra è offerta da una singolare iniziativa del Museo Diocesano di Milano. A partire dal prossimo giovedì 28 gennaio infatti è previsto un ciclo di incontri online, a cadenza quindicinale, a cura dell'associazione  Ambarabart, per scoprire i capolavori architettonici, scultorei e pittorici nel cuore della città ambrosiana.  L'iniziativa si chiama "Di chiesa in chiesa" e propone per quattro giovedì consecutivi, fino all'11 marzo, sempre alle 18, un tour tra cicli di affreschi, sculture e pale d’altare realizzate da importanti artisti e custoditi all'interno dei seguenti monumenti: San Lorenzo Maggiore e la Cappella di Sant’Aquilino; Sant’Eustorgio e la Cappella Portinari; Santa Maria presso san Satiro e Bramante; San Giorgio al Palazzo e Bernardino Luini.  L’intero ciclo è acquistabile fino a mezz'ora prima dell'inizio delle visite. Le lezioni durano un'ora e si svolgono sulla piattaforma ZOOM. Secondo quanto previsto dal governo italiano, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini ed il Museo della Basilica di Sant'Eustorgio restano chiusi fino a nuove disposizioni. Sul sito internet tuttavia per mantenere il contatto con i visitatori sono numerose le iniziative promosse in ambito artistico  e culturale. (PO)

22 gennaio - EUROPA La Comece critica il disegno di legge danese che prevede la pronuncia di prediche e omelie nella lingua nazionale: viola la libertà di religione

Il presidente della Commissione delle Conferenze episcopali d’Europa (Comece), il cardinale Jean-Claude Hollerich, esprime preoccupazione per un disegno di legge, prossimo alla discussione in Danimarca, che, disponendo la pronuncia di prediche e omelie nella lingua nazionale, potrebbe ostacolare il diritto fondamentale alla libertà di religione. In un comunicato la Comece afferma di rispettare i processi legislativi nazionali, ma intravede una tendenza sempre più ampia e crescente negli Stati membri dell’Ue a trascurare il diritto fondamentale alla libertà di religione, tutelato sia dall’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che dall’articolo 10 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Le Conferenze episcopali d’Europa avevano già espresso preoccupazioni sulla libertà di religione a proposito delle rigide misure nazionali imposte alle Chiese e alle comunità religiose a causa della pandemia di Covid-19. Per il cardinale Hollerich l’erosione di diritti specifici mette in pericolo l’intera architettura dei diritti fondamentali, basati sull’idea di universalità e di interconnessione. Se, tuttavia, la Comece comprende che l’obiettivo della proposta danese è quello di prevenire la radicalizzazione e di contrastare l’incitamento all’odio e al terrorismo, ritiene che la nuova norma avrebbe un impatto negativo e discriminatorio per le Chiese e le comunità religiose - “contrarie ed estranee a tali azioni, agendo in uno spirito di pace e integrazione” - e in particolare per le minoranze religiose, spesso costituite da comunità di immigrati. Il presidente della Comece ricorda a tal proposito che l’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea indica tra i suoi valori il rispetto dei diritti delle persone appartenenti a minoranze e che la recente agenda antiterrorismo dell’Ue riconosce tra le fondamenta dell’Unione Europea proprio la libertà di religione. Infine il porporato, precisa che la Comece sostiene comunque l’Ue nel suo sforzo di identificare alternative efficaci a soluzioni legali invasive e potenzialmente dannose, e, a nome di tutte le Conferenze episcopali d’Europa, esprime solidarietà alla Conferenza episcopale scandinava, ai cattolici e alle altre comunità della Danimarca, incoraggiando le autorità pubbliche nazionali competenti ad un intenso e proficuo dialogo. (TC)

22 gennaio - HAITI Appello della Compagnia di Gesù perché le forze politiche e sociali si impegnino per far uscire il Paese dalla crisi

L’attuale crisi che sta attraversando Haiti sta minando le fondamenta della società perché le istituzioni pubbliche stanno crollando. Lo afferma in un documento la Compagnia di Gesù che invita tutte le forze religiose a unirsi nel cammino della rinascita di Haiti, a superare le divisioni tra cattolici, protestanti, vuduisti, in ambito sociale, per il bene della nazione, ed esortano gli attori nazionali e internazionali, le forze vive del Paese, gli attivisti sociali e politici, la diaspora haitiana e “il valoroso popolo di Haiti” a unirsi per salvare Haiti. Nella loro presa di posizione diffusa ai media, i gesuiti evidenziano in particolare la crescita dell’insicurezza nel Paese a causa all’impunità di cui godono le bande armate. Per i religiosi, quella di Haiti “è una crisi politica perché la classe politica è totalmente screditata”. “I leader non dimostrano alcun coraggio: sono pigri, senza creatività, senza capacità di pianificazione. Così lo Stato sta gradualmente perdendo il controllo delle leve di una società organizzata - si legge sul portale della Compagnia di Gesù -. Questo lascia anche spazio alla possibilità di un ritorno alla dittatura, come quella conosciuta ai tempi di François Duvalier, perché il governo governa attraverso decreti, spesso in spregio alla Costituzione”. Per i gesuiti, quindi, c’è anche una crisi costituzionale e una crisi economica, con un calo della produzione, il PIL in caduta, l’impossibilità di accedere all’istruzione e ai servizi sociali di una società moderna e con il conseguente esodo dalle campagne e l’aggravarsi della povertà nelle città. La Compagnia di Gesù ritiene che le cause di questa situazione sono da ricercare nelle disuguaglianze sociali, nell’assenza di politiche pubbliche per l’integrazione dei cittadini, nella mancanza di empatia e di consapevolezza civica, nell’accumulo di ingiustizie sociali e nel disprezzo di valori fondamentali come la solidarietà, il rispetto della vita e dell’ambiente, la promozione del bene comune e il superamento di sé stessi. Tutto ciò, per i gesuiti, rischia però di nascondere molte ricchezze che possono contribuire a superare la crisi e a rilanciare il Paese, che tra l’altro possiede un immenso potenziale naturale e culturale. Haiti ha un sottosuolo ricco, 1.700 km di costa, numerosi siti storici e naturali, una diaspora di oltre 2 milioni di persone dotate di risorse e si sta iniziando a formare un movimento di cittadini portatore di speranza per la costruzione della democrazia e dello stato di diritto. (TC)

22 gennaio - COSTA D’AVORIO Monsignor Borgia alla plenaria dei vescovi: siate una comunità ecclesiale che si impegna senza paura

La Chiesa della Costa d’Avorio sia una Chiesa in uscita: è l’invito che il nunzio apostolico, monsignor Paolo Borgia, ha rivolto ai vescovi del Paese all’apertura, martedì scorso, della 117.ma Assemblea Plenaria a Bonoua, nella diocesi di Grand-Bassam, presso il Centro Giovanni Paolo I di Kodjoboué. L’incontro, si legge sulla pagina Facebook della Conferenza episcopale, si concluderà domenica, con una Messa solenne nella cattedrale dello Spirito Santo, che segnerà anche la conclusione della celebrazione del giubileo dei 125 anni di evangelizzazione della Costa d'Avorio. E proprio ricordando l’importante anniversario, monsignor Borgia ha esortato i vescovi “a rendere grazie a Dio per i prodigi del suo amore, nel corso di tutti questi anni, e a chiedere umilmente perdono per gli eventuali errori commessi” e ancora a fare un bilancio sull’attività della Chiesa e a riflettere sulla sua azione pastorale per il futuro”. Il nunzio apostolico ha affermato che la Chiesa deve essere “una comunità ecclesiale che si mette in gioco, cioè che si impegna senza paura. Che con costanza, senza compromessi, va fino in fondo, chi riduce le distanze e che si china verso gli altri per toccare le membra sofferenti di Cristo nei più bisognosi”. Toccando poi il tema dell’assise, “L’educazione in Costa d’Avorio al servizio dello sviluppo umano integrale”, monsignor Borgia ha incoraggiato la Chiesa a contribuire con le sue attività in campo educativo, alla promozione ad un umanesimo sempre nuovo “che favorisca l’incontro e il dialogo, che consenta uno sviluppo vero e autentico e che costituisca un percorso di pace”. Prima di dare il via ai lavori, monsignor Ignace Bessi Dogbo, presidente della Conferenza episcopale ivoriana e arcivescovo di Korhogo, ha precisato che “l’educazione è, senza dubbio, lo strumento più indicato per il servizio dello sviluppo umano integrale, poiché aiuta l’uomo a raggiungere la statura di Cristo rimuovendo tutte le asperità e rugosità e soprattutto instillando le virtù che il Vangelo e la coscienza propongono”. Per l’arcivescovo di Korhogo, nell’ambito dell’educazione, tutti gli attori, i partner, i membri della Chiesa, i genitori, gli insegnanti e i giornalisti devono svolgere il loro ruolo con molta più responsabilità. Per il presule, inoltre, l’educazione sarà a servizio dell’uomo totale nella misura in cui la crescita psicofisiologica scaturisce da metodi che includono la formazione, la correzione, la presa di coscienza, la cooperazione. Durante la Messa che ha dato inizio alla plenaria, nella parrocchia di San Pietro Claver di Bonoua, monsignor Bessi Dogbo ha invece invitato le famiglie a seguire l’esempio dalla Sacra Famiglia di Nazareth e a impegnarsi ad educare i propri figli alla pietà. Per il presule, in questo modo, i bambini entreranno nel progetto educativo dei loro genitori come ha fatto Gesù con Giuseppe e Maria, attraverso l’obbedienza, “che è prima di tutto obbedienza a Dio”. (TC)

21 gennaio - MONDO - Le sfide dell'architettura sacra contemporanea nel segno della continuità. Un confronto ecumenico tra Occidente ed Oriente in un ciclo di convegni internazionali 

Affrontare le sfide della contemporaneità senza dimenticare il passato perché il nuovo deriva dalla tradizione e la tradizione non è statica: si evolve e cammina. Ruota attorno a questa convinzione il ciclo di convegni internazionali “L’Eterno nel Tempo. Arte e architettura cristiana tra Oriente e Occidente” che l’Associazione Pantaleone organizza nella città di Otranto. Significativa la sede: la terra salentina ha inscritta nelle proprie radici una vocazione al dialogo. Chiamati ad incontrarsi sono in quest’ambito studiosi di area cattolica ed ortodossa. Il tema della crisi dell’architettura sacra contemporanea è di quelli che infiammano il dibattito. Ad esso è dedicato il volume “Spazio sacro e iconografia. Limiti, sfide, respponsabilità”, edito da Jaca Book, che raccoglie gli atti del primo Convegno Internazionale dell’Associazione Pantaleone. Ne è co-autrice Ada Toni, architetto e membro della Commissione  di Arte Sacra dell’Arcidiocesi di Otranto. La chiave della conciliazione all’interno di un dibattito che accende gli esperti risiede in una parola: continuità, quell’ermeneutica della continuità che Benedetto XVI ha indicato alla liturgia contemporanea quale via da intraprendere. “Il nostro desiderio – spiega a Vatican News - è trarre dalla storia dell’arte quei fondamenti e simboli che abbiamo dimenticato a causa di un eccesso di sperimentalismo verificatosi soprattutto in Occidente negli ultimi decenni. Senza contenuto è infatti difficile produrre un’arte che sia espressiva del proprio tempo e portatrice di un messaggio”. “Nel dialogo tra passato e presente occorre trovare un equilibrio. In Occidente talvolta il dibattito ha assunto toni di contrasto fra partigiani di due fazioni, ma all’interno della Chiesa non possono esistere divisione”. Tradizionalisti e modernisti sono chiamati ad un confronto e ad una sintesi. C’è un minimo comune denominatore: “l’oggettiva bellezza del nostro passato, della storia dell’arte cristiana unisce tutti, di fronte ad essa siamo tutti uguali. Oggi abbiamo bisogno di lasciarci ispirare dalla bellezza. La storia dell’arte cristiana è un luogo di incontro e non di divisione”. Stimolante la chiave ecumenica di questo percorso scientifico di studio e confronto, con il coinvolgimento del mondo ortodosso nel dibattito attorno al ruolo, all’identità e alla vocazione dell’arte sacra contemporanea. “In Occidente – prosegue Ada Toni - abbiamo preso di petto la sfida della contemporaneità e talvolta ci sono stati eccessi e sbavature. Con la smania della novità abbiamo spesso dimenticato i contenuti da esprimere. D’altro canto in Oriente è accaduto l’opposto. La tradizione è stata interpretata con la reiterazione di modelli che non sempre riescono ad esprimere le attese del nostro tempo. Eppure in Oriente ci sono notevoli fermenti nell’arte contemporanea, ma spesso non approdano nel settore eletto dell’arte e dell’architettura per il culto. C’è quasi paura a compiere quel salto che in Occidente è stato affrontato forse con troppo leggerezza ed entusiasmo”. Dopo il Vaticano II i Padri Conciliari nella Costituzione sulla liturgia “Sacrosanctum Concilium” hanno indicato una strada. Mettere al bando linguaggi contemporanei senza interrogarsi su quello che queste rappresentazioni vogliono evidenziare, non è la direzione giusta. Va accolta la sfida della contemporaneità “In tante espressioni dell’arte contemporanea - secondo Ada Toni - c’è un’istanza che potrebbe essere molto utile alla Chiesa se si facesse lo sforzo di comprenderla. Dobbiamo anche ammettere però che l’arte contemporanea si è allontanata spesso da principi, valori e criteri di cui l’arte cristiana non può fare a meno. Come diceva Paolo VI bisogna ripristinare un’amicizia tra arte e Chiesa, ma abbiamo ancora molta strada da fare”. La tradizione è un tesoro inestimabile a cui attingere. “In passato – aggiunge la co-autrice del libro - c’era più consapevolezza dei contenuti religiosi, c’era una fortissima spiritualità e non c’era la smania di novità, la fissazione con la figura dell’artista che deve lasciare la firma e distinguersi ad ogni costo. L’artista dava espressione ad una sapienza collettiva, ad una fede condivisa e vissuta. Oggi non è così: c’è eccesso di soggettivismo, ma non mancano architetti che hanno la capacità di mettere da parte il loro estro e porlo al servizio di un’istanza superiore: rappresentare la novità nel solco della tradizione”. Gli esempi non mancano: Ada Toni cita la Chiesa dell’Ospedale di Bergamo, le cui forme elaborano la tradizione in un linguaggio contemporaneo; in modo analogo, sempre nel segno della continuità, l’architetto John Pawson fa propria la sapienza degli antichi monaci costruttori e la traduce in architetture autenticamente contemporanee. “É questa la strada che vogliamo percorrere attraverso le nostre sessioni di studio. L’arte – conclude Ada Toni - deve essere espressione del tempo. Rifugiarsi nella mera imitazione, del passato è un fallimento, ma anche un tradimento”. (PO)

21 gennaio  SPAGNA Presentato il Patto globale per l’educazione dell’arcidiocesi di Madrid. Il cardinale Osoro: compito educativo della Chiesa è vitale  

In un incontro virtuale tenutosi lo scorso martedì, 19 gennaio, l’Arcidiocesi di Madrid ha presentato il suo Patto globale per l’educazione, in obbedienza a quanto proposto da Papa Francesco. Ad annunciarlo è il sito dell’Arcidiocesi di Madrid. Nel corso della presentazione, l’arcivescovo della capitale spagnola, il cardinale Carlos Osorio, ha sottolineato “il ruolo vitale dell'educazione per la Chiesa nella presentazione del Patto globale per l'educazione”. Riferendosi alle parole del Papa, il porporato ha esortato a "riattivare l'impegno per le giovani generazioni, rinnovando la passione per un'educazione più umanistica", e le ha messe in relazione all'appello alla fraternità che il Pontefice fa in Fratelli tutti. In questo senso, quindi, ha messo in guardia contro una vita vissuta "con aggressività" che nasce "forse lasciandosi penetrare da ideologie che stanno creando forme piene di egoismo e di perdita del senso di ciò che è comune e di ciò che appartiene a tutti". Di fronte a ciò, è importante conquistare giorno per giorno "ciò che è bello", l'amore, la giustizia, la solidarietà, "la verità dell'uomo da cui si costruisce un popolo", ed è per questo che questo Patto ha un "realismo speciale". L'espressione più umana "ci è stata data da Gesù Cristo Nostro Signore": guardando a Lui e non a "noi stessi", ha assicurato ancora il cardinale, "possiamo contribuire molto in questo momento della storia dell'umanità". È tempo di essere samaritani, "gente che guarisce"; di "mostrare grandi orizzonti", di vedere il mondo, "non il mio mondo"; ed è anche tempo di essere consapevoli dell'importanza di andare insieme, cosa che forse ha rivelato più fortemente il Covid-19. Da parte sua, il presidente delle Escuelas Católicas de Madrid, Manuel de Castro, ha spiegato che "la nascita di questo mondo nuovo e migliore" che il Papa propone come obiettivo sarebbe praticamente impossibile senza la presenza della dimensione religiosa che porta l'educazione cattolica. La grande sfida posta dal Papa è che tutto ciò che propone "ci obbliga a ripensare la pratica educativa". “Questa iniziativa del Papa - ha voluto sottolineare il decano dell'Associazione professionale degli insegnanti, Roberto Salmerón, che ha aderito al patto - è pienamente in linea con la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, che riconosce il diritto all'istruzione di ogni persona. Un'educazione che è a sua volta garanzia di questi diritti, nel quadro di un umanesimo solidale". Il Patto proposto dal Papa supera le differenze e si costituisce come "uno strumento per unire le forze" e realizzare un mondo migliore. Carlos Esteban, insegnante di Religione, ha portato la sua testimonianza, affermando che gli insegnanti di Religione si uniscono alla proposta del Papa guardando all'essenza stessa della classe, prima di tutto, "prendendo coscienza delle finalità educative della religione nella scuola. Perché la religione, nella sua essenza, è una formazione umana che offre un apprendimento culturale, sociale, vitale e significativo e che dà la possibilità di umanizzare il nostro mondo". (RB)

21 gennaio - BRASILE Cardinale Hummes: combattere indifferenza e aiutare i sofferenti a Manaus

Superare l'indifferenza, protestare con pratiche consapevoli, pregare e aiutare concretamente i fratelli di Manaus, con progetti di raccolta fondi e materiali da destinare ai più vulnerabili: questi i quattro suggerimenti avanzati dal Cardinale Claudio Hummes, presidente della Commissione per l’Amazzonia della Conferenza dei vescovi del Brasile (Cnbb), per rispondere alla “enorme tragedia" provocata dalla crisi sanitaria da Covid-19 in Amazzonia, soprattutto a Manaus. La prima cosa da fare, dunque, spiega il porporato in un'intervista rilasciata a “Rede Vida”, è superare l'indifferenza seguendo esempi come quello di Papa Francesco, che ha insistito su “questo comportamento virtuoso e cristiano fin dal suo primo viaggio apostolico quando è andato ad incontrare i rifugiati a Lampedusa”, nel luglio 2013. “La stessa parabola del Buon Samaritano – dice l'arcivescovo emerito di San Paolo - serve come riferimento, perché dovremmo agire come lui, che lascia tutto da parte, dimentica le sue cose, per prendersi cura dell’altro”. “Bisogna combattere l'indifferenza e cominciare a farsi coinvolgere – ribadisce il porporato - a pensare direttamente: 'Devo fare qualcosa, non posso essere indifferente, sono i miei fratelli quelli che stanno morendo’”. La seconda indicazione del Cardinale Hummes è quella di affrontare “il contesto di irresponsabilità” con cui viene vissuta la crisi sanitaria attuale “protestando con pratiche consapevoli”: "Dobbiamo protestare, non possiamo accettare” questa situazione – afferma il porporato – Ci sono molti modi di protestare, certamente non violenti, ma consapevoli e questo è ciò che di pratico e reale dobbiamo fare". Il terzo suggerimento, invece, è alla preghiera costante. "La preghiera ha una grande forza - sottolinea l’Arcivescovo brasiliano - Pregate per coloro che sono infetti e per coloro che stanno cercando di prendersene cura di loro e di guarirli”. “Dobbiamo pregare anche per gli scienziati – aggiunge - affinché i vaccini siano effettivamente alla portata della gente”. In questo ambito, in particolare, il porporato auspica maggiore “sensibilità e organizzazione”. Infine, come quarto punto, il Cardinale Hummes suggerisce a tutte le comunità di creare progetti per raccogliere fondi e materiali da destinare ai più vulnerabili, colpiti in particolare dall’emergenza sanitaria. (R. Bra.)

21 gennaio - BOSNIA ED ERZEGOVINA Caritas lancia allarme sulla drammatica situazione dei migranti nel Paese

È attraverso un comunicato di Caritas Internationalis che la Caritas locale della Bosnia ed Erzegovina, lancia l’allarme sulla situazione in cui versano circa tremila migranti che nel nord del Paese lottano per sopravvivere al gelo e in condizioni drammatiche, senza alloggi adeguati, vestiti caldi, né cibo o assistenza medica. Sebbene le temperature scendano frequentemente sotto lo zero, infatti, numerosi migranti provenienti da Paesi quali Pakistan, Afghanistan, Iraq, Iran e Siria sono costretti a dormire in vecchi edifici, veicoli abbandonati, nei boschi o per strada. “Non si tratta solo di fornire cibo, vestiti, kit igienici e alloggi dignitosi, è una questione di dignità e di diritti umani. I cani e il bestiame ricevono un trattamento migliore di quello riservato a questi migranti - è la denuncia di Dijana Muzička, direttore umanitario di Caritas Bosnia ed Erzegovina - le sofferenze fisiche e mentali sono ampiamente diffuse tra i migranti a causa delle cattive condizioni e delle enormi difficoltà che devono affrontare, in primis le violazioni dei diritti umani e violenze subite durante il loro viaggio verso nord per raggiungere altri Paesi europei”. Il direttore, in particolare, sottolinea come i respingimenti alla frontiera terrorizzino i migranti e li rendano maggiormente vulnerabili, mentre annovera tra i disturbi fisici l'ipotermia a causa del freddo, la scabbia e altre infezioni della pelle dovute alla mancanza di servizi igienici, nonché diverse infezioni respiratorie. Le sindromi psicologiche, invece, comprendono il disturbo post-traumatico da stress, l'ansia e l'insonnia. “È essenziale offrire ai migranti sistemazioni adeguate al fine di garantire loro condizioni più stabili e dignitose. Purtroppo fornire alloggi adeguati non è semplice, giacché si stima che la Bosnia ed Erzegovina ospiti attualmente circa 8000 migranti”, dice ancora la responsabile Caritas. Nella regione ci sono diversi campi di accoglienza che tuttavia spesso mancano di acqua corrente, elettricità e riscaldamento, giacché le autorità locali hanno preferito allocare le strutture in aree distanti dal centro della città di Bihać. Inoltre, un incendio devastante ha distrutto uno di questi campi, quello di Lipa, lasciando 1500 migranti senza un posto in cui vivere. Molti di loro sono rimasti nel campo incendiato, senza alcuna assistenza né struttura. Altri sono stati temporaneamente sistemati in tende militari riscaldate. Il campo sarà ripristinato, ma occorrerà del tempo prima che possa essere funzionante: almeno tre mesi, secondo le stime. “Dal 2018 Caritas ha aiutato oltre 60mila migranti in Bosnia ed Erzegovina – spiega ancora Muzička – ora raddoppieremo i nostri sforzi per aiutare i migranti di Lipa, ad esempio abbiamo già attivato un servizio di lavanderia per i migranti, per offrire loro almeno lenzuola e vestiti asciutti e puliti”. In un quadro già estremamente drammatico, un’ulteriore preoccupazione è costituita dal rischio di contagio da Covid-19 tra i migranti, costretti a vivere in spazi ridotti e in scarse condizioni igieniche. La Caritas di Bosnia ed Erzegovina sottolinea, infine come il dramma dei migranti sia molto stressante anche per la popolazione locale, un quinto della quale vive in condizioni di grave povertà. Per sostenere la Caritas di Bosnia ed Erzegovina si può effettuare una donazione al seguente link :www.caritas.org/donate-now/migrants-in-bosnia/ (RB)

 

21 gennaio - AMERICA LATINA #coronavirus. Appello del Celam alle autorità di Manaus: non abbandonare la gente al suo destino

“Non abbandonare la popolazione di Manaus al suo destino”: questo il forte appello lanciato dal Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) alle autorità del Brasile, esprimendo apprensione per la regione settentrionale del Paese, colpita gravemente dalla pandemia da Covid-19 e in forte carenza di ossigeno negli ospedali. In una lettera indirizzata a Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, presidente della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani (Cnbb), il presidente del Celam, Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, avanza una "richiesta urgente per un'azione immediata da parte delle autorità governative brasiliane, affinché agiscano con la dovuta diligenza, velocità ed efficienza di fronte all'avanzata del contagio da coronavirus in Brasile, soprattutto a Manaus". Il presule sottolinea di aver ascoltato le richieste dei vescovi brasiliani affinché le autorità nazionali “non lascino la gente al suo destino ed agiscano subito”, così come di aver raccolto l’esortazione “all’azione solidale di tutti gli attori sociali”. Allo stesso tempo, il presidente del Celam ricorda l’importanza, ribadita anche dalla Chiesa brasiliana, di “cambiare stile di vita” e di “porre l’attenzione ai settori più vulnerabili” della società. Sottolineando, poi, l’impegno per “una Chiesa in uscita, missionaria e solidale”, Monsignor Cabrejos cita l’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco che esorta alla fraternità: un atteggiamento, spiega il presule, tanto più necessario di fronte alla “grave crisi che il Covid-19 ha provocato in tanti luoghi del mondo, inclusa l’America Latina”. Per questo, conclude, siamo chiamati a “rendere reale un amore senza frontiere, senza limiti, che va incontro all’altro ed è capace di superare qualsiasi tipo di distanza”. La voce del Celam si unisce, così, a quella di Papa Francesco che proprio ieri, all’Udienza generale, nel salutare i fedeli di lingua portoghese, ha ricordato le sofferenze di Manaus. "In questi giorni – ha affermato il Pontefice - la mia preghiera va a quanti soffrono per la pandemia, specialmente a Manaus, nel nord del Brasile. Il Padre Misericordioso vi sostenga in questo momento difficile. Vi benedico di cuore!". (IP)

21 gennaio ITALIA 24 gennaio, centenario della rivista “San Francesco”, mensile dei Frati di Assisi

Cento anni fa veniva pubblicato il primo numero della rivista “San Francesco”, il mensile curato dai frati francescani del Sacro Convento di Assisi. Per commemorare l’anniversario, i religiosi hanno organizzato una serie di incontri incentrati sul tema della comunicazione e sull’importanza del Santo Poverello. Il primo appuntamento – informa una nota – è previsto per domenica prossima, 24 gennaio, alle ore 21.00. A causa della pandemia da Covid-19, l’evento si terrà in diretta streaming sul sito www.sanfrancesco.org, sulla pagina Facebook e YouTube della rivista e vedrà un dialogo intitolato “Parole povere” tra  il vescovo di Assisi, Monsignor Domenico Sorrentino, il Custode del Sacro Convento di Assisi, fra’ Marco Moroni, la direttrice di Rai Giornale Radio e Radio Uno, Simona Sala, il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Beppe Giulietti, e il direttore della rivista San Francesco, padre Enzo Fortunato. “Sulle orme di San Francesco – spiega padre Fortunato - abbiamo deciso di adottare a piene mani ogni strumento di comunicazione, come mezzo diretto, immediato, interattivo e partecipativo”. Il web come “elemento divulgativo e di incontro non nasce dalla tecnologia stessa – continua il religioso – ma è la potenza tecnica che permette di realizzare il sogno di un umanesimo francescano”, ovvero è la tecnologia che deve essere “adoperata per creare nuovi contenuti e nuovi valori al servizio dell’uomo”. Il calendario delle celebrazioni del centenario prevede, ogni mese, un appuntamento – virtuale fin quando durerà l’emergenza sanitaria, poi l’auspicio è che si passi ad incontri in presenza – con una delle “piazze” che ha visto il passaggio di San Francesco: Alessandria, Alviano, Ancona, Ascoli Piceno, Assisi, Bologna, Foligno, Gubbio, Perugia, Roma, Santa Maria degli Angeli e Trevi. In tal modo, si vuole “testimoniare e comunicare il francescanesimo e il messaggio del Poverello di Assisi”, nonché l’invito di Papa Francesco alla Chiesa ad essere “ospedale da campo, in uscita e prossima all’altro”. Sempre in occasione dell’anniversario, i frati del Sacro Convento di Assisi hanno ideato per la rivista anche un nuovo carattere tipografico: si chiama “Franciscus” ed è stato elaborato prendendo ispirazione dai manoscritti dal ‘200 al ‘400 della Biblioteca del Sacro Convento e dagli affreschi della Basilica di San Francesco. (IP)

21 gennaio – CILE Aborto ed eutanasia. Monsignor Chomali: la ragione sia sempre a servizio della vita umana

Parlerà di aborto ed eutanasia questa sera alle 18 ora locale, monsignor Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción, alla conferenza "Aborto ed eutanasia: due facce della stessa medaglia", organizzata dall'Istituto di Teologia dell'Università Cattolica della Santissima Concezione di cui è anche Gran Cancelliere. A riportarlo è il sito della Conferenza episcopale del Cile. Lo scopo dell'evento è quello di far conoscere le riflessioni che l'arcivescovo di Concepción ha espresso nei suoi scritti su questi temi - "La ragione al servizio della vita umana" e "Morire con dignità" - per orientare e informare la comunità su due delle questioni valoriali che generano più opinioni contrastanti in un Paese, come il Cile, che sta pensando alla depenalizzazione dell’aborto come già avvenuto di recente in Argentina. Il presule ha sottolineato l'importanza di un'adeguata formazione ed educazione quando si discute sia dell'aborto che dell'eutanasia: "Penso che sia molto importante avere un dialogo con una visione chiara, un dialogo dove si introducono tutti i contributi della scienza - ha detto - il trauma delle donne che hanno abortito le accompagna per tutta la vita. Spero che la ragione prevalga sulla passione, che riusciamo a comprendere il dramma delle donne che si sentono molto sole e abbandonate dalla società quando sono incinte. Lo stesso vale per le persone sul letto di morte che si sentono molto sole”. L'arcivescovo di Concepción conosce in prima persona la situazione che stanno vivendo molti malati terminali della zona: è per questo che fin dall'inizio ha espresso la sua feroce opposizione al progetto di legge che è stato approvato dalla Camera dei Deputati cilena il 17 dicembre. "Trovo molto deplorevole che, nel mezzo di una pandemia che vede molte persone gravemente malate o collegate a respiratori artificiali, venga presentato un progetto di legge di questo tipo. Non credo sia opportuno parlare di eutanasia quando in Cile abbiamo un grande debito con gli anziani e i malati", ha detto. "L'esperienza in altri Paesi ci insegna che le persone chiedono l'eutanasia perché non si sentono accompagnate o amate – ha continuato il presule - pertanto sarebbe meglio avere una legge che assicuri agli adulti anziani e malati una buona salute, migliori le cure palliative e offra un accompagnamento adeguato". "La libertà è il segno eminente della dignità dell'essere umano. Una decisione autenticamente umana è una decisione libera, legata alla verità e al bene. Una libertà che non è orientata alla verità e al bene finisce per essere una schiavitù. Una persona che ignora le leggi, che è sconsiderata, queste persone, in questa apparente libertà, capita che siano veri schiavi di se stessi", ha concluso. (RB)

21 gennaio - TERRA SANTA Coordinamento vescovi: appello per una pace giusta tra israeliani e palestinesi

“Sottolineiamo l'importanza che le leadership israeliana e palestinese si impegnino nuovamente in negoziati diretti. Chiediamo ai nostri governi e leader politici di rinnovare con urgenza la loro partecipazione attiva nella ricerca di una pace giusta, sostenendo il dialogo tra tutte le parti in causa, tutelando il diritto internazionale e riaffermando la pluralità di Gerusalemme, dato il suo significato unico per ebrei, cristiani e musulmani”: questo uno dei passaggi principali del comunicato finale diffuso dal Coordinamento di Terra Santa (Holy Land Coordination- Hlc) a conclusione del suo incontro annuale. Svoltosi dal 16 al 21 gennaio, l’evento si è tenuto per la prima volta on line a causa della pandemia da Covid-19. Vi hanno partecipato virtualmente 15 vescovi di 11 Conferenze episcopali di diversi Paesi (Stati Uniti, Unione Europea, Canada e Sud Africa) che si sono confrontati sulla condizione dei cristiani nella regione, con l’obiettivo di “esprimere la solidarietà della Chiesa universale ai cristiani della Terra Santa” e di attirare l’attenzione internazionale sulla loro situazione nel difficile contesto politico locale. “La comunità internazionale – continua la nota episcopale - deve ritenere Israele responsabile del suo dovere morale, legale e umanitario di rendere i vaccini contro il Covid-19 accessibili ai palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, e incoraggiare la cooperazione da parte dell'Autorità Palestinese, ascoltando il messaggio di Papa Francesco che ‘di fronte a una sfida che non conosce confini, non possiamo erigere muri’". L’Hlc ribadisce, quindi, il proprio impegno “risoluto” a sostenere “le sorelle e i fratelli nella patria di Cristo” ed esprime la sua vicinanza per la “loro missione, resilienza e testimonianza” offerta ora, “in queste circostanze senza precedenti”. Oggi, infatti, “è diventato dolorosamente chiaro – spiegano i vescovi – che c’è meno motivo di ottimismo che in qualsiasi momento storico precedente”. Le sfide sanitarie provocate dal coronavirus in tutto il mondo, infatti, in Terra Santa “sono aggravate dal conflitto”, mentre “l'assenza di pellegrini internazionali ha esacerbato le diffuse difficoltà economiche, aumentato i livelli di disoccupazione e spinto molte altre famiglie nella povertà”. Il Coordinamento episcopale lamenta, inoltre, “la mancanza di progressi politici” che, “insieme all'inesorabile espansione degli insediamenti e all'impatto della legge dello Stato-nazione di Israele”, che definisce Israele come Stato ebraico in modo esclusivo, continuano ad “erodere ogni prospettiva di una soluzione pacifica a due Stati”. Di qui, il forte appello lanciato dall’Hlc affinché si rafforzi “la solidarietà con il popolo della Terra Santa”, una solidarietà che non deve essere “un sentimento vago, ma una ferma e perseverante determinazione a impegnarsi per il bene comune”. “Abbiamo la profonda responsabilità – sottolineano i presuli - di sostenere i cristiani in Terra Santa”, perché le scuole, le cliniche, gli ospedali e gli altri progetti sociali della Chiesa, compreso il lavoro della Caritas, “anche se sotto forte pressione, sono modelli di carità, giustizia e pace”. Tali istituzioni cristiane risultano essere “vitali” nel riunire persone “provenienti da molti ambienti diversi” e nel porsi al servizio del “bene comune di tutti”. Il Coordinamento dei vescovi evidenzia poi che la comunità cristiana della Terra Santa, “anche se piccola, è un importante garante della coesione sociale e portatrice di speranza per un futuro migliore”. Di qui, l’auspicio che si possa presto tornare in pellegrinaggio nella regione, così da sostenerla in prima persona. “Fino a quel momento – concludono i vescovi - incoraggiamo le nostre comunità a fornire tutta l'assistenza possibile e a ricordare nella preghiera tutte le popolazioni dell’area”. Il comunicato finale è firmato da tutti i vescovi membri dell’Hlc, tra cui Monsignor Declan Lang, vescovo di Clifton, in Inghilterra, e presidente dell’organismo. (IP)

21 gennaio - SUD SUDAN A Rumbek, Salesiani creano un ospedale per i più vulnerabili

Un ospedale specializzato in ginecologia ed ostetricia, dedicato alle donne più vulnerabili e in difficoltà: lo hanno realizzato i salesiani in missione a Tonj, nella diocesi sud sudanese di Rumbek. La struttura, ideata da padre Omar Delasa, medico di origini italiane, offre due sale operatorie, diverse sale-parto, un laboratorio di analisi e una casa in grado di ospitare una quindicina di volontari che aiutano a colmare le carenze del settore sanitario, fornendo aiuto a coloro che “altrimenti non potrebbero avere accesso alle cure mediche”. Il nosocomio è intitolato a padre John Lee Tae-seok, missionario e medico coreano salesiano scomparso nel 2010, dopo aver servito a lungo nella missione di Tonj tanto da essere conosciuto come “il Don Bosco di Tonj”. Da sottolineare che, secondo gli ultimi dati, nello Stato di Warrap in cui rientra la missione di Tonj, la mortalità materna è piuttosto elevata (2mila decessi su 100mila casi), con oltre il 40 per cento delle donne che, prima, durante e dopo la gravidanza, non riceve assistenza alcuna. Numerose anche le nascite che avvengono in casa, senza nessun aiuto. L’idea dell’ospedale – spiega padre Delasa – è nata nel 2006, quando il missionario si è recato nel Paese africano per la prima volta e il Sud Sudan non era ancora indipendente dal Sudan. Commosso dalla vista della popolazione locale che “aveva così poco”, il salesiano si è attivato subito per cercare di far partire il progetto. “Nel Sud Sudan – racconta – ci sono molte vite dimenticate e problemi di cui nessuno vuole farsi carico”, come “povertà, guerra, fame, esclusione”. Fortunatamente, “intorno a tale dramma c’è il meraviglioso mondo dei volontari” che, oltre all’aiuto materiale, contribuiscono alla “formazione del personale sanitario”. Fondato nel novembre 2008, il “Tonjproject” oggi porta avanti numerose iniziative che mirando a “garantire la disponibilità e la gestione sostenibile delle strutture idriche e sanitarie nell'ospedale e negli ambienti della missione", nonché a contenere il problema della fame e a fornire un'istruzione di qualità e un'opportunità di apprendimento per tutti. (IP)

21 gennaio - REPUBBLICA CECA Conclusa la plenaria dei vescovi in modalità semivirtuale

Si è svolta il 19 e 20 gennaio scorsi presso l’arcivescovado di Praga, la 125.ma sessione plenaria dell’assemblea della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca – che riporta la notizia sul proprio sito – cui hanno partecipato i vescovi di Boemia, Moravia e Slesia. A causa delle misure anti-pandemiche, alcuni vescovi si sono incontrati di persona e alcuni si sono uniti all'incontro on line. Il tema principale di questa sessione plenaria erano le questioni economiche, la cui approvazione è stata necessaria per l'ulteriore funzionamento delle istituzioni ecclesiastiche nel 2021. Alla plenaria ha partecipato anche il Nunzio Apostolico in Repubblica Ceca, Monsignor Charles D. Balvo, che ha salutato i vescovi all’inizio dei lavori e ha ricordato, tra l'altro, che la prevista visita ad limina in Vaticano nel marzo di quest'anno è stata rinviata. All'incontro hanno partecipato anche i presidenti delle conferenze dei religiosi anziani, l'arcivescovo Prokop Siostrzonek e la sorella Krista Chládková, che hanno informato sulla situazione negli Ordini maschili e femminili in un momento in cui la possibilità di riunioni è limitata, discutendo anche il tema di come le restrizioni rese necessarie dall’emergenza sanitaria influenzino la vita della Chiesa e dei credenti. I presidenti delle commissioni di esperti e dei consigli facenti parte della Conferenza episcopale locale, hanno informato sulle attività del 2020: il vescovo delegato per il Servizio spirituale nell'esercito, nelle carceri e nella polizia, ha introdotto il nuovo cappellano capo del Servizio spirituale carcerario, monsignor Otto Broch e il vicecappellano capo del servizio spirituale della prigione, monsignor Pavel Zvolánek, che ha brevemente informato sulla situazione in quest'area. La prossima sessione plenaria dovrebbe svolgersi dal 17 al 18 maggio 2021 a Nepomuk. (RB)

21 gennaio - SUD SUDAN 31 gennaio, a Tombura-Yambio festa diocesana per i giovani in memoria di Don Bosco

Saranno le sfide giovanili a fare da filo conduttore alle celebrazioni organizzate dalla diocesi di Tombura-Yambio, in Sud Sudan, in occasione della memoria liturgica di San Giovanni Bosco, che ricorre il 31 gennaio. “Don Bosco – spiega il vescovo locale, Monsignor Eduardo Hiiboro Kussala – è stato un vero e proprio modello di sacerdote per i giovani ai quali ha fornito soluzioni concrete per le loro difficoltà”. “L’anno 2021 – aggiunge il presule – a livello diocesano è incentrato sul tema del lavoro. Dedicare quindi la festa di Don Bosco ai giovani, che nel mondo dell’occupazione vivono molte sfide, significa offrire loro suggerimenti e riflessioni”. Il Santo piemontese, continua il vescovo di Tombura-Yambio, è “il Santo patrono delle soluzioni per le cose difficili, perché egli ha dedicato il suo tempo e la sua vita ad aiutare e salvare i giovani che si trovavano in difficoltà, senza meta”. Rivolgendosi, poi, direttamente ai ragazzi, Monsignor Kussala li esorta ad ideare “progetti personali” da realizzare nel corso del 2021: “Cari giovani di Tombura Yambio – dice il presule – quest’anno deve prendere la strada di Don Bosco: vi trovate davanti a sfide e difficoltà sociali ed economiche? Allora voglio vedere i vostri progetti, i vostri punti di riferimento” per affrontarle. Per questo, il vescovo invita ogni ragazzo a scegliere, il 31 gennaio, tre obiettivi personali da raggiungere entro la fine del 2021. “Voglio che ognuno di voi – spiega il presule sud sudanese – guardi le sfide che ha in casa o in parrocchia e si dedichi a tre di esse nel corso dell’anno”. Gli obiettivi individuati e le possibili soluzioni andranno poi comunicati alla comunità diocesana. “Dovete chiedere a tutta la diocesi di restarvi accanto nella ricerca di soluzioni ai vostri problemi”, suggerisce ai ragazzi Monsignor Kussala che poi fa loro una promessa: “Io sarò con voi al cento per cento, in qualsiasi cosa sceglierete e farete in questo 2021”. Nato il 16 agosto 1815 da contadini ai Becchi, una frazione di Castelnuovo d’Asti, in Piemonte, Giovanni Bosco è il Santo dei giovani. Fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, muore il 31 gennaio 1888. Viene beatificato nel 1929 e canonizzato nel 1934, durante il pontificato di Pio XI, a chiusura dell’anno della Redenzione. È Patrono di educatori, giovani, studenti e editori. (IP)

21 gennaio -  INDONESIA  I leader religiosi del Paese si sono riuniti virtualmente in preghiera per chiedere la fine della pandemia   

I leader delle sei religioni riconosciute nel Paese - buddismo, cattolicesimo, confucianesimo, induismo, islam e protestantesimo - si sono riuniti online per pregare, il 20 gennaio – riporta UCA News -, e chiedere la fine della pandemia di Covid-19, nonché il sostegno alle vittime dei recenti disastri che hanno colpito il Paese. L’evento, che è durato due ore, è stato organizzato dalla Conferenza indonesiana su Pace e Religione (ICRP) con sede a Giacarta.  Nel suo messaggio, monsignor Yohanes Harun Yuwono, vescovo di Tanjungkarang, presidente della Commissione episcopale indonesiana per gli Affari Ecumenici e Interreligiosi, ha invitato gli indonesiani a continuare a osservare i protocolli sanitari per il bene della nazione. "Così facendo – ha affermato -, ciò che è stato fatto dal governo e da tutti noi può dare frutti“. Il presule ha chiesto preghiere e aiuto per le vittime dei recenti disastri che hanno colpito il Paese, tra cui un incidente aereo, frane, terremoti e inondazioni. Il 9 gennaio, un aereo si è schiantato poco dopo il decollo, a Giacarta, uccidendo l'equipaggio e i 64 passeggeri a bordo. Lo stesso giorno, alcune frane nel distretto di Sumedang, nella provincia di West Java, hanno ucciso almeno 40 persone. E sei giorni dopo, un terremoto di magnitudo 6,2 ha scosso la provincia di Sulawesi occidentale, uccidendo più di 90 persone. Mukti Ali Qusyairi del Consiglio indonesiano degli Ulema, il principale organo clericale musulmano, nel suo messaggio, ha sottolineato l'importanza di promuovere l'unità in tempi così difficili. "La nostra nazione è sufficientemente forte” ha osservato. Quindi, “la chiave è rafforzare il senso di fratellanza. L'unità deve essere promossa tra persone di diverse origini religiose ed etniche", ha spiegato. "Chiunque, indipendentemente dalla sua religione o dalla sua provenienza, può essere contagiato dal coronavirus. È il nostro nemico comune, quindi dobbiamo affrontarlo insieme". Il segretario generale dell'ICRP, il padre gesuita Johannes N. Hariyanto, ha poi riferito ad UCA News che l’incontro di preghiera aveva lo scopo di tenere alto il morale delle persone. "La pandemia è un problema a lungo termine” ha dichiarato. E tanto quanto sono necessari gli sforzi dei medici, altrettanto necessaria è la lotta contro la disperazione. “Volevamo ricordare alla gente – ha concluso - che dobbiamo affrontare questa minaccia insieme, nonostante le nostre differenze". (AP)

21 gennaio - BRASILE Pellegrinaggio “virtuale” per l’ecologia integrale in ricordo della tragedia di Brumadinho, 272 vittime

Si svolge in forma virtuale, quest’anno, a causa della pandemia, il Pellegrinaggio di Ecologia integrale della regione del Minas Gerais in ricordo del disastro di Brumadinho. Il 25 gennaio di due anni fa, nel 2019, in questa località avvenne il cedimento di un bacino di decantazione della vicina miniera di ferro, che causò la morte di almeno 272 persone, mentre 22 risultano ancora disperse. Secondo gli organizzatori – riporta il sito della Conferenza episcopale del Brasile - la necessità di mantenere vivo nei cuori il grido di denuncia ha motivato la costruzione del pellegrinaggio, in collaborazione con varie organizzazioni, movimenti popolari e consulenti tecnici che operano nei territori colpiti, che concordano sui seguenti  quattro criteri: la memoria delle vittime; la denuncia di un crimine; la lotta per la giustizia e la riparazione integrale di tutti gli interessati; e l'annuncio di un'Ecologia Integrale che mette la vita al di sopra del profitto. "La condizione dei pellegrini ci ricorda che il popolo di Dio è in cammino per costruire la libertà, per cercare la pace e la giustizia sociale. In questo senso, il Pellegrinaggio Regionale per l'Ecologia Integrale a Brumadinho rafforza la memoria delle 272 persone e, più recentemente, di un altro nostro fratello, anch'egli morto sepolto da questo crimine - dice il vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Belo Horizonte e membro della Commissione episcopale per l'Ecologia integrale e l'estrazione mineraria, monsignor Vicente de Paula Ferreira - è una denuncia, una richiesta di riparazione e la speranza di seminare, combattere e cercare un'Ecologia Integrale". Tante sono le attività in programma di questo “pellegrinaggio virtuale” iniziato lunedì scorso: scambi di videolettere tra le persone colpite; un webinar internazionale in diretta con la Commissione per l'Ecologia Integrale dei vescovi brasiliani; un'edizione speciale del programma Sarau Versos e Preces domenica 24 gennaio, su TV Horizonte. Lunedì 25, giorno dell’anniversario del disastro, sono previste altre attività, tra cui la celebrazione in diretta streaming della Santa Messa. Tra queste c’è anche il cosiddetto “Patto degli afflitti”. Lanciato il 15 gennaio scorso, si tratta di un documento costruito collettivamente da persone colpite da tragedie di questo tipo e provenienti da tutto il bacino del Paraopeba: famiglie di agricoltori, indigeni, quilombole, coloni, parenti delle vittime, persone che hanno perso la loro casa, le loro piantagioni, la loro sicurezza idrica e corrono ancora il rischio di essere contaminate ogni giorno dai rifiuti minerari che si trovano nell'acqua, nel suolo e nell'aria. Oltre alla denuncia, il documento affronta aspetti di come dovrebbe essere la ricostruzione dei territori colpiti, evidenziando quanto sia predatorio il modello minerario: "Questo documento riunisce i nostri dolori, le nostre denunce e il nostro grido di giustizia e di riparazione integrale di tutti coloro che sono stati colpiti - dice Marina Oliveira, colpita dalla tragedia Brumadinho e tra i responsabili del pellegrinaggio - il documento porta anche, attraverso l'amore, la fede e la speranza, la nostra quotidiana resistenza contro l'estrazione mineraria, nei confronti della quale difendiamo, invece, un'Ecologia Integrale e pensiamo a nuovi orizzonti, con alternative economiche e un mondo molto migliore, diverso da questo, dove la vita è sempre al di sopra del profitto". (RB)

21 gennaio - REGNO UNITO Vescovi contro la sospensione dell’alimentazione e idratazione assistita a RS, cittadino polacco in coma ricoverato a Plymouth

Nel Regno Unito fa discutere la recente decisione dei giudici di autorizzare l‘interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione assistita a un cittadino polacco ricoverato in coma in un ospedale a Plymouth a seguito di un infarto lo scorso novembre. Al paziente, conosciuto solo con le iniziali R.S. per motivi di privacy, erano stati già interrotti i supporti vitali alla vigilia di Natale, dopo il via libera del Tribunale di Tutela (Court of Protection), ma la decisione era stata sospesa in seguito all’intervento del Governo polacco e ai ricorsi della madre alla Corte europea per i diritti umani e alla Corte di Appello britannica. I ricorsi, in cui si chiedeva la possibilità di far ascoltare dai giudici alcuni specialisti secondo i quali l’uomo potrebbe recuperare in parte le sue facoltà e, in seconda battuta, il suo trasferimento in Polonia per proseguire le cure, sono stati tutti respinti e cibo e fluidi sono stati quindi nuovamente sospesi il 13 gennaio. Sul caso sono intervenuti i vescovi inglesi e gallesi che ieri hanno indirizzato una lettera al Ministro della salute Matt Hancock per esprimere la loro opposizione alla decisione e la loro solidarietà alla famiglia e ai vescovi polacchi che, insieme al Governo di Varsavia, hanno chiesto il trasferimento in Polonia di R.S.  La missiva, firmata da monsignor John Sherrington, responsabile per le questioni pro-life della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew) e da monsignor Mark O’Toole, vescovo di Plymouth, ribadisce che l’alimentazione e l’idratazione assistita non possono essere considerati alla stregua di un trattamento medico, bensì come un sostegno vitale ordinario: “Somministrare cibo e acqua, anche artificialmente, a pazienti molto malati è un livello di cura di base – affermano -. Tale cura deve essere prestata sempre, a meno che, da un punto di vista medico, non sia indicata come eccessivamente onerosa o inadeguata a raggiungere lo scopo”. I vescovi inglesi fanno inoltre notare che il signor RS non aveva rifiutato cibo e liquidi,  né aveva espresso un desiderio in questo senso qualora le circostanze rendessero l’alimentazione e l’idratazione artificiale necessarie e che non ci sono prove che le considerasse come un trattamento medico. Nonostante la conclusione dell’iter legale, i due presuli si uniscono quindi alla richiesta del presidente della Conferenza episcopale polacca (Kep), monsignor Stanisław Gądecki, di di trasferire R.S. in Polonia esprimendo l’auspicio che la famiglia possa decidere sulle cure da intraprendere. (LZ)

21 gennaio - POLONIA Monsignor Ciereszko: Giornata dell’Islam indica cosa unisce cristiani e musulmani

“La Giornata di preghiera dedicata all'Islam “ha lo scopo di superare il risentimento e i pregiudizi nei loro confronti, sottolineando ciò che unisce musulmani e cristiani, e non ciò che li divide”. Così, dal sito della Conferenza episcopale della Polonia, monsignor Henryk Ciereszko, presidente del Comitato per il dialogo con le religioni non cristiane, ha annunciato la celebrazione della 21.ma Giornata dell'Islam, che sarà celebrata dalla Chiesa polacca martedì prossimo, 26 gennaio. Lo slogan scelto per la Giornata dell'Islam di quest'anno sono le parole: "Cristiani e musulmani: proteggere insieme i luoghi di culto". "È per sottolineare l'importanza e il ruolo di questi luoghi, chiese cattoliche e moschee musulmane, dove si venera Dio, si celebrano le preghiere, si vive l'incontro con Dio", ha spiegato ancora il presule. La celebrazione della 21.ma Giornata dell'Islam sarà diversa rispetto agli anni precedenti a causa delle restrizioni sanitarie: non ci sarà, infatti alcun incontro in presenza, bensì una trasmissione sul canale YouTube dell'incontro, condotta on line con la partecipazione di rappresentanti di entrambe le parti-cattolica e musulmana. La Giornata dell'Islam, posizionata in calendario subito dopo la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, "mira a diffondere tra cattolici e musulmani l'idea del dialogo, a conoscere il cristianesimo e l'islam e i loro costumi, a superare i risentimenti e i pregiudizi tra i loro seguaci, a sottolineare ciò che unisce piuttosto che ciò che divide musulmani e cristiani", ha sottolineato monsignor Ciereszko. Il presidente del Comitato per il dialogo con le religioni non cristiane ha inoltre evidenziato che questa iniziativa non può essere trattata "come una sorta di inchino all'Islam, ma al contrario, come una coraggiosa presa di posizione a favore della verità della propria religione e una dimostrazione di autentica libertà nel dialogo e nel riavvicinamento, senza timore di danneggiare l'identità della propria fede, che può essere approfondita e rafforzata solo attraverso l'apertura e il dialogo con i seguaci di altre religioni e credenze”. La prima Giornata di preghiera per l'Islam, in Polonia è stata celebrata nel 2001. Da allora, la sua preparazione e realizzazione è compito del Comitato per il dialogo con le religioni non cristiane della Conferenza episcopale polacca, in collaborazione con il Consiglio congiunto dei cattolici e dei musulmani. (RB)

21 gennaio - FILIPPINE #coronavirus. 26-27 gennaio, Plenaria dei vescovi in modalità virtuale

La pandemia da Covid-19 costringe la Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcp) a tenere la sua prossima Assemblea Plenaria in modalità virtuale: come informa il sito ufficiale dei vescovi, infatti, l’incontro si terrà il 26 e 27 gennaio esclusivamente on line e sarà guidato dall’Arcivescovo di Davao, Monsignor Romulo Valles, presidente della Cbcp. Nell’agenda dei lavori – informa il segretario generale dei vescovi, Monsignor Bernardo Pantin – ci sono la presentazione dei nove rappresentanti regionali del Consiglio permanente, insieme ad una valutazione generale della pandemia e dei drammatici tifoni, come Hayan e Vamco, che hanno colpito le Filippine nel corso del 2020. Il tutto nell’ottica di strutturare un piano di risposta più pronto ed adeguato per simili calamità. Una riflessione particolare verrà dedicata, inoltre, alle celebrazioni per il 500.mo anniversario dell’arrivo del cristianesimo nelle Filippine. Previsti inizialmente nel 2021, i festeggiamenti sono stati rinviati ad aprile 2022 a causa della pandemia. L’avvio ufficiale delle commemorazioni avverrà domenica 17 aprile 2022, Domenica di Pasqua, a ricordo della prima Eucaristia celebrata nel Paese il 31 marzo 1521, sull’isola di Limasawa, a sud di Leyte. Nel frattempo, però, il 14 aprile 2021 la Chiesa filippina commemorerà il cinquecentenario del Primo Battesimo, avvenuto nell’arcidiocesi di Cebu nel 1521, ad opera dei missionari spagnoli. Un momento storico importante per la storia del cristianesimo locale, poiché dopo quella celebrazione la popolazione nativa ricevette l'icona del Santo Niño (il Bambino Gesù), ancora oggi molto venerata in tutto il Paese. Alla Plenaria è previsto, inoltre, l’intervento del nuovo Nunzio apostolico nel Paese, l’Arcivescovo Charles John Brown, nominato a settembre dello scorso anno e giunto nelle Filippine alla fine di novembre. Da ricordare che la precedente Assemblea episcopale si è tenuta in presenza esattamente un anno fa, a gennaio 2020, dopo di che l’emergenza sanitaria – che nella nazione asiatica ha provocato oltre 500mila casi e più di 10mila decessi - ha portato all’annullamento della Plenaria prevista per il mese di luglio. (IP)

21 gennaio - CILE Messa del Nunzio Apostolico nel carcere femminile di San Joaquín a tre anni dalla visita del Papa

A tre anni dalla visita di Papa Francesco al carcere femminile di San Joaquín, a Santiago del Cile, in occasione del suo viaggio apostolico nel Paese (15-18 gennaio 2018), monsignor Alberto Ortega Martín, nunzio apostolico in Cile, assieme a padre Andrew Gawrych C.S.C., – si legge sul sito web dell’Episcopato -, ha celebrato una Messa nella cappella del Penitenziario femminile più grande del Paese, affidato alle Suore della Congregazione del Buon Pastore, in quella comunità dove ancora risuona il messaggio di speranza del Pontefice. Le detenute del “Cortile Mandela”, accompagnate da funzionari e professionisti della Fondazione Women's Arise, hanno partecipato alla celebrazione eucaristica nel rispetto delle misure di sicurezza sanitarie in vigore, e hanno riascoltato, in video, le parole che il Papa aveva dedicato loro nel 2019. Monsignor Ortega, da parte sua, nella sua omelia, ha raccolto i messaggi consegnati alle donne dal Pontefice, di cui ha elogiato la volontà di dare sempre priorità all'incontro con i diseredati e gli scartati, ribadendo che "la dignità si cura, si custodisce e si accarezza". Anche Suor Nelly Leon, cappellana del carcere, che aveva dato il benvenuto al Papa quel 16 gennaio 2018, salutandolo come ”padre dei poveri e amico della giustizia”, e ringraziandolo per essere venuto a visitare “le persone più dimenticate del Paese”,  nel suo intervento, ha descritto la visita del Santo Padre come "un dono di Dio", e ha ringraziato il Nunzio per la sua vicinanza e per le sue qualità umana. Le 43 donne del “Cortile Mandela” del carcere di Joaquín hanno partecipato entusiasticamente alla celebrazione eucaristica e hanno infine “ricevuto con gioia e gratitudine” dal Nunzio un santino di Papa Francesco con la sua preghiera. (AP)

21 gennaio - SPAGNA Esplosione Madrid. Morto un sacerdote, il cordoglio del Cardinale Osoro

Si chiamava padre Rubén Pérez Ayala ed aveva 36 anni il sacerdote morto nella notte a Madrid, in Spagna, a causa delle gravi ferite riportate dopo l’esplosione di un edificio della parrocchia della “Virgen de la Paloma”. Ricoverato in ospedale subito dopo la deflagrazione, il presbitero è deceduto all’1.30 di notte. Ad amministrargli il sacramento dell’estrema unzione è stato suo fratello Pablo, anch’egli sacerdote diocesano. Il decesso di padre Rubén si aggiunge a quello di altre tre persone, morte nel pomeriggio di ieri. Cordoglio è stato espresso dall’Arcivescovo di Madrid, Cardinale Carlos Osoro Sierra che, in un tweet dal suo account ufficiale, ha ringraziato padre Pérez per "la sua vita di dedizione a Cristo e alla sua Chiesa". Ordinato sacerdote appena sette mesi fa proprio dall’Arcivescovo di Madrid, padre Rubén aveva raccontato – in un’intervista pubblicata sul sito diocesano – che “la felicità non sta nel vivere tutto per sé, ma nel donarsi agli altri”. La parrocchia della “Virgen de la Paloma” era stato il suo primo incarico sacerdotale; a giugno, celebrando la sua prima Messa, padre Ayala aveva invitato i fedeli a “guardare al Signore, a confidare in Lui”, che è “la nostra gioia e la nostra pace”. La deflagrazione dell’edificio è avvenuta ieri pomeriggio, intorno alle 15.00; a provocarla, sarebbe stata una fuga di gas. Il palazzo, situato nel centro di Madrid, in Calle de Toledo, è stato colpito negli ultimi quattro piani. Tra le altre vittime, si contano gli operai che stavano controllando la caldaia e l’impianto di riscaldamento della struttura. A loro e a tutti i feriti (circa una decina) è giunta la vicinanza di Papa Francesco che, ieri sera, in un telegramma invitato al Cardinale Osoro, a firma del segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, ha pregato per le vittime affidandole alla misericordia del Signore ed esprimendo il suo affetto “a tutti i figli dell’amato popolo” spagnolo. (IP)

21 gennaio - BRASILE Monsignor Steiner ringrazia il Papa per la donazione che farà respirare Manaus

Un grazie di cuore “a Papa Francesco, per la per la sua solidarietà con il popolo dell’Amazzonia, che ha subìto le conseguenze dell'aumento del numero di casi di Covid-19 e del crollo del sistema sanitario”. Così l’arcivescovo di Manaus, monsignor Leonardo Steiner, si rivolge al Santo Padre che ha prontamente raccolto il suo accorato appello di qualche giorno fa sulla carenza di bombole di ossigeno per il suo popolo. Come riportato dal sito della Conferenza episcopale del Brasile, l’arcivescovo ha anche detto che il Papa si sta rendendo presente per la preghiera in questo momento della seconda ondata della pandemia, e ha rivelato che il Sommo Pontefice ha fatto una donazione affinché "possiamo acquisire ossigeno e anche essere in grado di servire meglio i nostri fratelli che vivono nelle nostre strade e i nostri immigrati". “Vogliamo ringraziare il Santo Padre per questo gesto di solidarietà e per questo gesto di consolazione. È un modo per lui di essere presente in mezzo a noi e questa presenza del Santo Padre ci aiuta, ci incoraggia a continuare a essere presenti con i nostri fratelli che soffrono di più", ha detto ancora il presule, ricordando come nel salutare i fedeli di lingua portoghese presenti all'Udienza generale di ieri, mercoledì 20 gennaio, Papa Francesco ha rivolto la sua preghiera alle vittime del coronavirus, soprattutto a Manaus: "In questi giorni la mia preghiera è per coloro che soffrono della pandemia, soprattutto a Manaus, nel nord del Brasile. Possa il Padre di Misericordia sostenerli in questo difficile momento. Li benedico di cuore", esortava il Papa. L’arcivescovo ha poi riferito che il popolo di Manaus è "profondamente grato a Papa Francesco per la sua solidarietà, per il suo amore paterno per l'Amazzonia, per i popoli dell'Amazzonia". Dalla fine dello scorso anno, la regione amazzonica sta sperimentando un progresso incremento dei contagi da Covid-19 e ha occupato quasi tutti i posti letto delle unità di terapia intensiva e clinica sia nella rete pubblica che in quella privata. Secondo monsignor Steiner la situazione ha ormai raggiunto livelli drammatici: "Non abbiamo letti negli ospedali, in terapia intensiva, con mancanza di ossigeno, anche se si dice che l'ossigeno viene fornito, non abbiamo ancora un programma di aiuto per l'ossigeno e non possiamo dimenticare che non c'è solo Manaus in Amazzonia, ci sono altre città e abbiamo notizie che anche altrove la gente muore per mancanza di ossigeno e il dramma è così grande che abbiamo portato la gente da Manaus in altri Stati”. "Naturalmente in questo momento drammatico siamo sorpresi e grati per la solidarietà. C'è molta solidarietà a Manaus, in Amazzonia, nel resto del Brasile e a livello internazionale – ha proseguito - questi piccoli gesti, questi piccoli contributi, ci fanno rendere conto di quanto formiamo una grande fraternità e quanto è bello e importante aiutare e consolare attraverso questi piccoli gesti. Speriamo che questo momento possa passare presto". (RB)

21 gennaio - SPAGNA La Comunità di Sant'Egidio presenta la "Guida Michelin" per i poveri di Barcellona

Martedì 19 gennaio, a Barcellona, la Comunità di Sant'Egidio – riporta Vida Nueva Digital -, ha presentato la 17.ma guida "ON menjar, dormir, rentar-se" ("Dove mangiare, dormire, lavarsi"), un'autentica "Guida Michelin per i poveri", di 221 pagine, che raccoglie indirizzi utili per chi vive per strada, per persone e famiglie in difficoltà, per gli immigrati, ma anche per gli operatori del sociale, per le associazioni, per le comunità e per le parrocchie.   La Guida è stata promossa dall'istituzione in città come Roma, Genova, Milano, Napoli, Firenze, Padova, Buenos Aires, Madrid e ora Barcellona. Preparata da volontari, è offerta gratuitamente a chi si trova nel bisogno, al pari di una "bussola da tenere in tasca - afferma la Comunità – che guidi in città" verso luoghi dove si possa trovare aiuto e accoglienza. L’edizione 2021, di cui sono già state stampate 2.250 copie, contiene più di 500 indirizzi: 30 mense, 26 centri in cui pernottare, 12 docce pubbliche, 37 centri sanitari, 92 centri di orientamento e di accoglienza - di cui 58 sono parrocchie - 14 linee di assistenza, 31 centri per tossicodipendenti, oltre a servizi per madri, detenuti, donne vittime di violenza o corsi di spagnolo per stranieri. Sono presenti, inoltre, indicazioni sui servizi pubblici e privati indispensabili a chi si trova in difficoltà, si tratti di spagnoli o di stranieri. Quindi, indicazioni sulla registrazione, la documentazione, l'assistenza sanitaria, la formazione professionale, e così via. Rispetto alle edizioni precedenti, tuttavia, i servizi elencati dalla Guida sono "il 30% in meno rispetto all'anno scorso", ha avvertito la Comunità di Sant'Egidio. Infatti, "a causa della pandemia – ha spiegato l’itituzione -, alcuni centri hanno ridotto il numero di docce giornaliere, hanno modificato gli orari e i servizi o hanno chiuso temporaneamente o definitivamente". (AP)

20 gennaio ITALIA Nuovo naufragio di immigrati al largo della Libia. P. Ripamonti (Centro Astalli): inerzia UE intollerabile

Ancora morti nel Mediterraneo. La notte scorsa un gommone con 53 persone a bordo è naufragato davanti alle coste libiche di Zuara, causando la morte di 43 migranti. 10 i sopravvissuti che sono stati recuperati e riportati in Libia da cui scappavano. Di fronte a questa ennesima tragedia dell’immigrazione, il Centro Astalli torna a chiedere con forza all’Europa l’evacuazione della Libia, così come delle isole greche e dei Balcani e soluzioni dignitose per tutti, senza derogare mai al rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali su migranti e rifugiati: “Ogni giorno ascoltiamo di torture e violenze nei racconti dei migranti che incontriamo al Centro Astalli”, ha dichiarato il presidente padre Camillo Ripamonti. “Dalla Libia le persone non hanno altra possibilità che tentare di fuggire: la situazione che descrivono è di un clima generalizzato di violenza e terrore. È evidente che c’è un problema molto serio di gestione delle frontiere da parte degli Stati europei e di un’inerzia intollerabile da parte delle istituzioni nazionali e sovranazionali -  ha aggiunto  padre Ripamonti -. Le isole greche, i Balcani, la frontiera della Spagna e il Mediterraneo centrale, pur essendo contesti giuridicamente diversi, sono sempre più luoghi di morte. Non è possibile continuare a ignorare l’ecatombe che si consuma alle porte di casa nostra”, ha concluso.

20 gennaio - SCOZIA Domani i funerali monsignor Philip Tartaglia, arcivescovo di Glasgow, contagiato dal Covid-19 lo scorso Natale

Si svolgeranno domani a mezzogiorno, ora locale, i funerali di monsignor Philip Tartaglia, arcivescovo di Glasgow, scomparso prematuramente il 13 gennaio mentre era in autoisolamento a casa per Covid-19. Ne dà notizia un comunicato della Conferenza episcopale scozzese (Bcs). Le esequie si terranno nella Cattedrale di San’Andrea della città alla presenza dei familiari e dei suoi stretti collaboratori, in tutto venti persone nel rispetto dei protocolli sanitari. A presiedere la celebrazione, che sarà trasmessa su youtube, sarà monsignor Hugh Gilbert, vescovo di Aberdeen, e presidente della Conferenza episcopale. Tra i concelebranti don Gerry Tartaglia, fratello minore dell’arcivescovo. Questa sera, alle 18.30 locali è inoltre prevista una veglia anch’essa trasmessa su youtube. Nato nel 1951 da una numerosa famiglia di origini italiane, monsignor Tartaglia era stato ordinato sacerdote nel 1975 e trent’anni dopo, nel 2005, era stato nominato vescovo di Paisly, prima di diventare arcivescovo di Glasgow nel 2012. Numerosi i messaggi di cordoglio giunti in questi giorni anche sulla pagina Facebook dell’arcidiocesi. Il presidente della Conferenza episcopale scozzese, monsignor Gilbert, lo ricorda come “un pastore caloroso che aveva combinato la compassione con un acuto intelletto”. Qualità ricordate anche dal cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles (Cbcew): “Tutta la Scozia sarà scioccata e addolorata per la sua morte, sentimenti condivisi anche in Inghilterra e Galles”, ha scritto l’arcivescovo di Westminster nel suo messaggio di cordoglio. (LZ)

20 gennaio - GERMANIA Renovabis. Aumento delle donazioni nonostante la pandemia

Aumentano le donazioni a favore di Renovabis, l’organizzazione di solidarietà dei cattolici tedeschi con i popoli dell’Europa centrale e orientale. Il bilancio del 2020 ha fatto registrare un sensibile incremento rispetto all’anno precedente attestandosi a 2,3 milioni di euro, nonostante la ridotta partecipazione dei fedeli alle messe dovuta al Covid e il conseguente ridimensionamento delle collette. Soddisfazione per il risultato ottenuto è stata espressa da Don Christian Hartl, presidente di Renovabis, che ha ringraziato i fedeli per la generosità manifestata anche perché “si tratta di denaro necessario soprattutto in un momento di crisi come questo. La pandemia ha colpito in maniera più violenta maggiormente i paesi dell’Est Europa, rispetto alle aree occidentali” fanno sapere i volontari dell’organizzazione. In totale è stato stanziato oltre un milione di euro per aiuti diretti, destinato a progetti in Europa centrale, orientale e sud-orientale. “Promuoviamo ogni anno la Pfingstaktion (azione di Pentecoste ndr) in tutte le parrocchie della Germania. Si tratta di una raccolta fondi che coinvolge tutta la Chiesa tedesca. Quest’anno abbiamo avuto seri problemi a causa delle restrizioni e inevitabilmente abbiamo subito una battuta d’arresto” racconta Don Hartl in una intervista a Vaticannews. “Avevamo chiuso con un segno meno rispetto alle edizioni passate che ci ha preoccupato. Eravamo sotto di 1,4 milioni di euro. La sorpresa, però, è arrivata dalle donazioni dirette che abbiamo rilevato sul conto che, non solo hanno colmato il mancato introito, ma addirittura hanno consentito di apporre il segno più al bilancio. 2,3 milioni, appunto. Uno slancio di altruismo e di disponibilità inatteso, proveniente da persone anch’esse alle prese con il Covid”. Il Presidente dell'organismo, che ha sede a Frisinga, ha spiegato che inizialmente ci si è orientati a tamponare le emergenze, fornendo generi di prima necessità e dispositivi di protezione. “Un esempio su tutti: Kiev” prosegue. “Prima del virus potevo liberamente raggiungere la capitale dell’Ucraina e, nel corso dei viaggi, ho avuto occasione di conoscere i volontari della Comunità di S. Egidio. Grazie a loro ho raccolto le richieste provenienti dalle aree più povere e siamo riusciti ad aiutare i senzatetto”. Oltre al Movimento fondato da Andrea Riccardi, tra gli altri partner di Renovabis figura Caritas Armenia, e Caritas Romania. “A loro abbiamo garantito aiuti alimentari” continua Don Hartl, precisando che “Tra i destinatari c’è anche il vescovo di Prizren-Prishtina (Kosovo), mons. Dodë Gjergji, a cui abbiamo spedito medicinali, disinfettanti e presidi sanitari da distribuire alle sue 25 parrocchie. Dobbiamo tenere presente che l’assistenza in queste zone non sono all’avanguardia. Molto spesso non viene garantita. Per questo è fondamentale poter contare sulla generosità dei sostenitori e sul supporto dei volontari”. (DD)

20 gennaio - BANGLADESH Settimana per l’unità. L’impegno della Chiesa per superare incomprensioni e pregiudizi

Anche in Bangladesh la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si celebra in formato ridotto a causa della pandemia. Gli incontri previsti per l’Ottavario si tengono solo a livello locale e con una partecipazione limitata. Per i cristiani bengalesi questo appuntamento ecumenico ha una valenza particolarmente importante: l’unità e la collaborazione sono infatti cruciali in un Paese in netta maggioranza musulmano come il Bangladesh, evidenzia all’agenzia Ucanews padre Leonard C. Rebeiro, amministratore dell’arcidiocesi di Chittagong.  In Bangladesh “tutte le denominazioni cristiane vivono in pace e armonia ma tra loro deve esserci più collaborazione – spiega il sacerdote -. Dovrebbero dialogare di più, scambiare più idee e azioni spirituali e pastorali, così le persone di altre fedi possano capire che siamo tutti discepoli di Cristo”.  A parte le differenze dottrinali, perdurano incomprensioni e pregiudizi reciproci: “È vero che i cattolici spesso si considerano superiori ai protestanti - ammette padre Rebeiro -. D'altra parte, i protestanti deridono i cattolici come adoratori di idoli. Inoltre, sia i cattolici che i protestanti tentano aggirare le regole quando ci sono matrimoni interconfessionali”.  A questo si aggiunge il proselitismo aggressivo di alcuni predicatori evangelici tra i cattolici più poveri e meno istruiti che creano confusione e tensione. “La Chiesa cattolica sta lavorando attivamente per rimuovere queste barriere attraverso il dialogo e programmi interconfessionali ”, spiega il sacerdote. Per l’Ottavario di preghiera , la Chiesa cattolica locale  ha tradotto in bengalese il sussidio preparato quest’anno dalla Comunità monastica riformata di Grandchamp, in Svizzera. Da ricordare che Bangladesh i cristiani rappresentano meno dello 0,5% della popolazione per il 90% musulmana. I cattolici sono la denominazione cristiana più numerosa. (LZ)

20 gennaio - FILIPPINE Settimana per l’unità. Vescovi: l’unità è un dono e una responsabilità di tutti i cristiani per l’umanità

L’unità è al tempo stesso un dono e una responsabilità di tutti i cristiani che sono chiamati a promuoverla per tutta l’umanità. Lo afferma il presidente della Commissione per gli affari ecumenici della Conferenza episcopale filippina (Cbcp) monsignor Angelito Lampon in un video-messaggio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani in corso fino al 25 gennaio sul tema “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto” (Gv 15, 5-9). “Se l’unità è un dono di Dio, essa è anche un compito a cui siamo chiamati impegnandoci attivamente per raggiungerla e questo si può fare rispettando le credenze di ciascuno e rallegrandoci della nostra diversità", evidenzia l’arcivescovo di Coatabato, rimarcando che l’importanza di questa testimonianza di unità nella diversità tra i cristiani per tutta la comunità umana: “Stiamo dicendo una cosa enorme al mondo: che l'unità è possibile non solo tra i cristiani ma anche per l'umanità”, afferma. L’importanza dell’ottavario di preghiera in questo senso è stata sottolineata anche dal Nunzio apostolico nelle Filippine, monsignor Charles John Brown, che – come riporta l’agenzia dei vescovi Cbcpnews- ha elogiato gli sforzi compiuti nel Paese per celebrare anche quest’anno l’evento ecumenico annuale, nonostante i problemi creati dalla pandemia. "L'ecumenismo è un dono di Dio, un dono che diventa possibile attraverso la preghiera", ha sottolineato il presule. In occasione della Settimana – riferisce l’agenzia cattolica filippina Licas - l’amministratore apostolico di Manila, monsignor Broderick Pabillo ha sottolineato, da parte sua, che non basta pregare per l’unità, occorre anche unire gli sforzi per aiutare i più poveri e vulnerabili, soprattutto in questi tempi di pandemia. “Dobbiamo avere una voce comune per rendere i vaccini accessibili”, ma anche per “prevenire abusi da parte delle autorità”, ha affermato il vescovo.  (LZ)

20 gennaio - EUROPA Comece: “Mediterraneo sia luogo di incontri pacifici”

“Il Mediterraneo sia un luogo di incontri pacifici”: è quanto ha chiesto una delegazione della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea) a Olivér Várhelyi, Commissario europeo per l'allargamento e la politica di vicinato, nel corso di un incontro svoltosi on line il 18 gennaio e volto ad offrire raccomandazioni politiche su un futuro partenariato meridionale equo e incentrato sulle persone. Per l’occasione, i vescovi hanno presentato al Commissario Ue un documento elaborato dalla Comece stessa, in dialogo con le autorità ecclesiali locali. Da ricordare che, nel 2020, in occasione del 25.mo anniversario dei principî fondanti dell’Unione per il Mediterraneo - organizzazione intergovernativa che raggruppa i 27 Stati membri dell'Unione europea e 15 Paesi mediterranei del Nordafrica, del Medio Oriente e dell'Europa sud-orientale – l’Ue ha annunciato, per l’inizio del 2021, il rinnovo del partenariato con dieci Paesi ai confini meridionali dell’Unione Europea. A tal proposito, nel corso dell’incontro con il Commissario Várhelyi, il Cardinale Jean-Claude Hollerich Presidente della Comece, ha affermato: "Accogliamo con favore gli sforzi dell'Unione europea per contribuire a creare stabilità, pace e prosperità nel vicinato meridionale". Al contempo, il porporato ha chiesto all’Ue "risposte politiche radicate nei valori fondamentali dell'Unione e pienamente rispettose della dignità umana e dei diritti di ogni persona, compresi i migranti e i rifugiati". Di fronte a “molteplici sfide relative alla pace, alla società, all’economia, ai diritti umani e all’ecologia – ha sottolineato la Commissione episcopale – la regione mediterranea dovrebbe tornare ad essere un luogo di incontro pacifico di persone di culture e religioni diverse”. Per questo, ha affermato Monsignor Youssef Soueif, Arcivescovo di Tripoli dei Maroniti, in Libano, “l’Ue dovrebbe sostenere una cultura dell'incontro nel suo vicinato meridionale e contribuire a promuovere la pace attraverso l'educazione, il dialogo, la costruzione della fiducia e il rispetto della diversità socio-culturale e religiosa, promuovendo al contempo il concetto di cittadinanza uguale e piena". La delegazione episcopale ha anche ricordato “l'impegno attivo delle Chiese locali, in Libano e in altri Paesi del vicinato meridionale, in favore degli sforzi umanitari e ha espresso la disponibilità a collaborare con l'Ue per rispondere alle esigenze della popolazione, anche nel campo dell'assistenza sanitaria e dell'istruzione”. Quanto al documento presentato dai vescovi, esso offre più di trenta proposte suddivise in cinque aree prioritarie: migrazione, pace, libertà religiosa, sviluppo umano ed ecologia integrale. Riguardo al primo punto, la Comece esorta l’Europa a lottare concretamente contro le cause profonde dell’emigrazione, rendendo effettivo “il diritto primario” delle persone a rimanere nel loro Paese d’origine o a farvi ritorno in sicurezza e dignità. Assistenza e tutele vengono suggerite per le minoranze più vulnerabili, come quelle religiose, attraverso partenariati specifici tra Ue e Comece. Un appello ulteriore viene levato per il sostegno ai rifugiati siriani in Libano, affinché possano tornare a casa “in modo umano e senza intoppi”. Altri suggerimenti riguardano la formazione dei funzionari di frontiera sulle norme in materia dei diritti umani, inclusi il diritto a chiedere asilo e a non essere torturato o sottoposto a pratiche disumane. Forte anche il richiamo a tutelare i minori migranti non accompagnati, favorendo i ricongiungimenti familiari, e a garantire il rispetto dei diritti sociali dei lavoratori. Sul tema della pace, invece, la Comece ricorda le tante “guerre e i violenti conflitti” presenti tra e negli Stati del vicinato meridionale, con una conseguente de-stabilizzazione dell'intera regione e la nascita di “gruppi estremisti e terroristi” che, con le loro attività criminali, rappresentano “una minaccia per la sicurezza europea”. Senza dimenticare – sottolineano i presuli europei – “la repressione, la povertà e la disoccupazione” che portano le popolazioni alla disperazione. In quest’ottica, l’impegno della Chiesa cattolica è ad una pace nel senso più ampio, ovvero non solo come assenza di guerra, ma come costruzione di giustizia, sviluppo umano integrale, rispetto per i diritti umani fondamentali e la cura del Creato, nonché come garanzia della sicurezza e dell’incolumità delle popolazioni locali. Quanto alla libertà religiosa, il suggerimento dei vescovi europei è alla promozione di “una cittadinanza inclusiva, comune, uguale e piena nei Paesi del vicinato meridionale”, soprattutto nel campo dell’educazione, evitando i discorsi di odio e “qualsiasi riferimento negativo o peggiorativo ad altre religioni e fedeli”. Centrale anche l’esortazione a ricordare, nelle sedi internazionali, gli episodi di intolleranza e discriminazione contro le minoranze religiose, compresi i cristiani, e ad utilizzare gli strumenti di diritto comunitario e internazionale per “prevenire e punire i crimini atroci”. Sanzioni “mirate” sono richieste contro i trasgressori della libertà religiosa, insieme al partenariato e al dialogo tra Ue, Chiese, comunità e associazioni religiose che “promuovono attività umanitarie”, rispettando i principi di “imparzialità e neutralità”. Per la Siria, in particolare, la Comece domanda il sostegno al “processo costituzionale in corso, facilitato dall’Onu, al fine di raggiungere una soluzione pacifica, che rispetti le minoranze religiose nel Paese”. Ricordando, poi, che la pandemia da Covid-19 ha ulteriormente aggravato le sfide socio-economiche del vicinato meridionale, rendendo più difficile, per gli emarginati, l’accesso ai servizi di base, tra cui “un'adeguata assistenza sanitaria, l'alimentazione e l'alloggio”, la Chiesa cattolica europea ribadisce l’importanza dello sviluppo umano integrale, “specialmente dei più poveri, degli esclusi e dei più vulnerabili nella società”, avendo particolarmente a cuore “il valore dei giovani, delle donne e della famiglia, come motori della società e suo fondamento”. In concreto, la Comece suggerisce di promuovere iniziative di “commercio e investimento sostenibile” che creino “opportunità di lavoro dignitose, rimuovendo gli ostacoli che persistono ad un accesso equo ai servizi sociali di base”. Inoltre, si raccomanda all’Ue di “migliorare la connessione tra aree rurali e urbane”, nonché di  “sostenere la creazione di istituzioni educative e sanitarie anche nelle aree rurali”, affinché siano “adeguatamente attrezzate” con strutture moderne e personale adatto. Infine, guardando alle “gravi sfide ambientali” che attanagliato il vicinato meridionale dell’Ue, la Comece – sulla scia dell’Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco - invoca la promozione di una “ecologia integrale”. Al riguardo, si suggerisce di contrastare la desertificazione e la perdita di biodiversità della regione promuovendo modelli sostenibili nel settore estrattivo e nell’uso delle risorse; ripulire l’ambiente marino tutelandolo dall’inquinamento della plastica e rafforzando il potenziale della così detta “Blue economy”; garantire, per legge, il rispetto dei diritti umani nell’ambito delle società commerciali e, infine, migliorare la resilienza climatica delle comunità locali attraverso l'educazione. (IP)

20 gennaio - INDIA Il ruolo della Chiesa in India al centro di un colloquio tra il Premier Modi e tre cardinali che chiedono di invitare Papa Francesco nel Paese

La richiesta di formalizzare di un invito a Papa Francesco a visitare l'India; l’opera della Chiesa cattolica nel Paese; varie questioni che interessano la comunità cristiana indiana; la distribuzione di beni e servizi federali tra le minoranze. Sono stati questi i temi al centro di un colloquio, ieri, a New Delhi tra il Primo Ministro indiano Narendra Modi e i cardinali Oswald Gracias, George Alencherry, arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese e il cardinale Baselios Cleemis, arcivescovo maggiore della Chiesa siro malankarese. Durante l’incontro durato meno di un’ora – riporta un comunicato della Conferenza episcopale indiana (Cbci) - i tre porporati hanno illustrato al Premier l’opera portata avanti dalla Chiesa in India nel campo educativo, sanitario e sociale e sul fronte della pandemia, assicurando che essa continuerà il suo impegno a favore dei più poveri e vulnerabili, in particolare durante questa emergenza sanitaria. Modi, da parte sua ha espresso apprezzamento per il contributo della Chiesa.  I cardinali hanno colto l’occasione anche per rinnovare a Modi la richiesta di presentare un invito ufficiale a Papa Francesco per una visita nel Paese. La richiesta era stata già presentata nel 2017, in vista del viaggio pastorale nei vicini Bangladesh e Myanmar nel 2018, ma non aveva avuto seguito. Questa volta il Premier si è dimostrato più possibilista. Riguardo alla situazione delle minoranze religiose, i tre lader religiosi cattolici hanno evidenziato la necessità di una più equa distribuzione dei fondi federali per il welfare. Attualmente i musulmani, che rappresentano il 14% della popolazione indiana, ricevono l’80% di tali fondi in considerazione della loro maggiore consistenza numerica rispetto ai cristiani, che sono il 2,3 %. Tuttavia - è stato evidenziato - il Governo dovrebbe essere più generoso verso i cristiani negli Stati in cui sono decisamente più numerosi, come ad esempio il Kerala e lo Jharkhand. Modi di è impegnato ad approfondire la questione. Si è anche parlato anche della Foreign Contribution Regulation Act (FCRA) la nuova legge che regola i finanziamenti stranieri a enti e organizzazioni indiane, penalizzando anche quelle cattoliche. Su questo punto il Primo Ministro ha giustificato il provvedimento con la necessità di un maggiore controllo sulla gestione contabile degli enti operanti in India che non è sempre trasparente.   Altra questione toccata durante il colloquio è stata la liberazione di padre Stan Swamy, l’anziano sacerdote gesuita attivista per i diritti degli indigeni arrestato a ottobre dall’agenzia anti-terrorismo con l’accusa di sedizione. Modi ha detto di essere a conoscenza del caso, ma di non volere interferire perché è affidato a un’agenzia indipendente. Durante l’incontro si è parlato anche delle proteste dei contadini contro la contesta riforma agraria. I tre porporati hanno espresso l’auspicio che si possa trovare una soluzione giusta al contezioso. I cardinali hanno, infine, sollevato la questione dei diritti dei dalit (i fuori casta del sistema castale indiano, ndr) con riferimento in particolare ai cristiani dalit che, insieme a quelli musulmani, continuano ad essere discriminati nell’accesso ai benefici statali per la loro promozione sociale. A questo proposito essi hanno nuovamente chiesto al Premier che i criteri di accesso a tali benefici siano economici e non religiosi. Alla conferenza stampa il cardinale Gracias ha precisato di aver chiarito a Modi che "la Chiesa non fa politica”, non parteggia per nessun partito e che il suo unico obiettivo è il buon governo, la cura per i poveri, la crescita economica e lo sviluppo, la giustizia e il progresso del Paese.  Da parte sua, il cardinale Alencherry ha ribadito che la Chiesa è sempre in dialogo con il Governo per migliorare la condizione dei poveri nel Paese. (LZ)

20 gennaio - CROAZIA Plenaria dei vescovi: vicinanza e solidarietà a diocesi colpite da pandemia e terremoto

Si è svolta a Zagabria, il 18 e 19 gennaio scorsi, la 61.ma riunione plenaria della Conferenza episcopale croata, in osservanza delle norme di sicurezza imposte dalla pandemia, come precisa il sito dei vescovi della Croazia. All'apertura dei lavori ha partecipato anche il Nunzio Apostolico, monsignor Giorgio Lingua; il secondo giorno si è aggiunto l'inviato della Conferenza episcopale della Bosnia ed Erzegovina, e arcivescovo di Vrhbosna, monsignor Tomo Vukšić. Accogliendo i presenti all'inizio della sessione, il presidente della Conferenza episcopale croata, monsignor Želimir Puljić ha salutato in modo particolare l'arcivescovo di Zagabria e il vescovo di Sisak, le cui diocesi sono state colpite dalla pandemia e da un devastante terremoto, esprimendo, a nome di tutti i vescovi, vicinanza fraterna e solidarietà. Introducendo il programma della sessione, poi, il presidente ha sottolineato le difficoltà causate dal Coronavirus a livello mondiale, che ha sconvolto piani, interrotto programmi e provocato l'annullamento di numerosi incontri o ha imposto che si tenessero a distanza. Ha ricordato, quindi, le parole di Papa Francesco sulla pandemia, che ha lasciato un segno profondo in tutti noi, ha sconvolto e cambiato in modo significativo i vari ambiti della vita, e su come le sospensioni forzate e i ritardi degli eventi religiosi abbiano costretto molti sacerdoti a cercare nuove vie di azione pastorale. Esprimendo le sue condoglianze alle numerose vittime, monsignor Puljić ha ringraziato tutti coloro che si sono presi cura della salute delle persone in questo momento difficile. Ha trasmesso il desiderio dei vescovi di essere vicini a tutti coloro che sono stati colpiti da questo virus crudele e dal terremoto che ha causato immense sofferenze e miseria. Le questioni relative alla pandemia da Covid-19 e il suo impatto sulla vita e sul lavoro della Chiesa e sul contesto sociale più ampio, è stata trattata anche nelle varie sessioni di lavoro in cui si sono divisi i vescovi, che al tempo stesso sono stati anche informati sull'entità dei danni causati dai grandi terremoti di marzo e dicembre dello scorso anno, che hanno colpito soprattutto l'area dell'arcidiocesi di Zagabria e la diocesi di Sisak. Nell'arcidiocesi di Zagabria, in particolare, un totale di 220 edifici ecclesiastici sono stati danneggiati, compresi gli edifici facenti capo a istituzioni centrali e parrocchie. Inoltre, 101 chiese parrocchiali sono state danneggiate, di cui 33 risultano completamente inagibili, e 47 case parrocchiali e 64 cappelle solo parzialmente. Nella diocesi di Sisak, invece, il bilancio è di 71 edifici ecclesiastici distrutti, tra cui 37 chiese parrocchiali, 21 cappelle e 20 case parrocchiali. Sfortunatamente, questo non è ancora il dato definitivo poiché dal campo arrivano costantemente nuovi rapporti sui danni. È stato sottolineato comunque, in sede di plenaria, che la priorità deve essere quella di prendersi cura delle persone che hanno perso la casa e che dovrebbero essere fornite le condizioni per una vita dignitosa. In questo senso, un'attenzione particolare è riservata alle attività intraprese dalla Caritas croata croata con l'obiettivo di aiutare le vittime nell'area sismica attraverso la distribuzione di migliaia di sacchi a pelo, coperte, letti, tende e altre necessità. Dopo che è stato stabilito sul terreno che il processo di ricostruzione di città e villaggi sarebbe stato lungo, la Caritas croata ha deciso di aiutare le famiglie colpite fornendo alloggi più stabili e di qualità fino a quando le loro case non saranno ricostruite. Oltre all’avvicendamento delle cariche negli organi interni, e all’istituzione di un Comitato speciale per i migranti, il cui presidente è il vescovo di Varaždin, monsignor Božo Radoš, durante la sessione è stato concordato il calendario degli eventi della Conferenza episcopale croata per il 2021. In particolare, la sessione congiunta delle due conferenze episcopali della Croazia e della Bosnia ed Erzegovina, si terrà il 23 febbraio prossimo a Zagabria. Infine, al termine della plenaria, i vescovi croati si sono recati in pellegrinaggio alla tomba del Beato Alojzije Stepinac nella cattedrale di Zagabria, danneggiata dal terremoto, raccomandato alla sua intercessione la Chiesa in Croazia e l'intero popolo croato. (RB)

20 gennaio -  BRASILE Allarme Cimi: indigeni delle aree urbane esclusi da campagna vaccinazione

Il Consiglio indigeno missionario (Cimi), organismo legato alla Conferenza episcopale del Brasile, lancia l’allarme per l’esclusione delle popolazioni indigene residenti nelle aree urbane dalla campagna di vaccinazione anti-Covid promossa dal governo federale. Esprimendo preoccupazione per l’alto numero di morti da coronavirus registrati nella regione settentrionale del Paese, il Cimi sottolinea che tra queste vittime ci sono 923 indigeni, di cui 216 solo nello Stato di Amazonas. Senza dimenticare il dramma della popolazione di Manaus, dove negli ospedali manca l’ossigeno. “Un avvenimento tragico – scrive il Consiglio in una nota – emblema dell’irresponsabilità delle autorità a livello comunale, statale e federale nell’affrontare la pandemia”. Già nel 2020, ricorda ancora il Cimi, i movimenti indigeni e sociali, sia nazionali che internazionali, avevano chiesto all’esecutivo di “prendere tutte le misure necessarie per contrastare la diffusione del coronavirus tra le popolazioni autoctone nei villaggi e nelle aree urbane”. La richiesta ha poi portato all’approvazione della legge 14021 che prevede misure di emergenza anti-Covid in favore degli indigeni, tra le quali l’accesso all’acqua e la distribuzione di kit igienico-sanitari. Tale normativa, però, “pur essendo in vigore – denuncia il Consiglio – non è stata applicata dal governo federale per tutto il 2020”. Solo nel novembre dello scorso anno – spiega la nota – l’esecutivo federale ha pensato ad un piano anti-pandemico anche per i popoli autoctoni. Esso, tuttavia, è rivolto solo agli “abitanti dei villaggi indigeni” e finisce per tralasciare le popolazioni originarie che vivono nei centri urbani e che rappresentano, secondo le stime del 2010, “il 46 per cento di tutti gli indigeni del Brasile”. Non solo: il Cimi fa notare che usare il termine “indigeni dei villaggi”, come ha fatto il Ministro della Salute, Eduardo Pazuello, “rappresenta una discriminazione” perché in tal modo “il governo intende definire, in modo arbitrario, chi è indigeno e chi non lo è, entrando in conflitto con la Costituzione, con le leggi nazionali e internazionali, nonché con il movimento indigeno stesso”. “In questa grave situazione di pandemia – incalza il Cimi – escludere alcuni gruppi autoctoni dalla sanità pubblica è una contraddizione politica e umanitaria”, anche perché gli indigeni che risiedono nei centri urbani vi si trovano in quanto “sono stati espulsi dai loro territori con un atto di violenza” perpetrato da chi ha espropriato i loro territori. Ma il fatto che essi vivano al di fuori dei villaggi “non significa che non siano più indigeni”. Di qui, l’appello ad un piano di vaccinazione che riconosca la totalità delle popolazioni autoctone in Brasile”, pari a circa 9mila persone, e “le raggiunga nella loro interezza”. Il Consiglio missionario accusa, poi, la posizione dell’attuale governo che nega l’esistenza degli autoctoni in Brasile, paralizza la regolarizzazione dei loro territori e giustifica, di fatto, “le invasioni, le persecuzioni e le violenze contro di essi”. Tale posizione “ha generato gravi conseguenze anche per l'assistenza sanitaria”, provocando l’aggravarsi della pandemia tra gli autoctoni. Un recente studio dell'Università Federale di Pelotas mostra, infatti, che “la prevalenza del coronavirus tra la popolazione indigena urbana, pari al 5,4 per cento, è cinque volte superiore a quella della popolazione non indigena, che è dell'1,1 per cento”. E “l'asfissia a cui è sottoposta oggi la popolazione di Manaus – ribadisce a tal proposito il Cimi - è la triste realtà della situazione politica, sociale ed economica del Paese, governata da persone impreparate e malintenzionate”.  Esprimendo, infine, solidarietà con “gli oltre 209mila di brasiliani uccisi dal Covid-19”, il Cimi chiede a tutti di “continuare a lottare ed a resistere ad ogni forma di oppressione, violenza e paura, in nome della vita e perché tutti la abbiano in abbondanza”. (IP)

20 gennaio BELGIO Rappresentanti religiosi scrivono al governo per rivedere i criteri di accesso ai luoghi di culto del Paese

In una lettera congiunta indirizzata al governo federale, i rappresentanti di tutte le religioni riconosciute in Belgio, chiedono di cambiare i criteri attualmente adottati nel Paese in tempo di pandemia da Coronavirus sul numero di persone ammesse nei luoghi di culto, portandolo dagli attuali 15 in senso assoluto a uno standard che tenga conto della superficie dei luoghi di culto stessi, secondo una proporzione di una persona ogni 10 metri quadri. L’iniziativa, riportata dal sito della Conferenza episcopale belga, fa seguito alla manifestazione che si era svolta una settimana fa a Bruxelles in favore della libertà di culto. “In questi tempi difficili e incerti, il bisogno di significato e di spiritualità è più che mai sentito. Da mesi ormai, un massimo di 15 persone alla volta hanno potuto riunirsi nelle chiese, nelle moschee e nelle sinagoghe del nostro Paese – si legge - anche se la vita di un credente non si svolge esclusivamente nel luogo di culto, molti sentono questa misura a lungo termine come una drastica restrizione della propria libertà”. “Tutte le religioni riconosciute nel nostro Paese sollecitano, quindi, il governo federale a considerare ora i futuri criteri per le celebrazioni religiose – prosegue - sulla base di numerosi esempi provenienti dall'estero e dell'esperienza della primavera del 2020, durante il primo confino, si propone di riutilizzare il massimo standard relativo di una persona/10m2. L'uso di questo standard si è rivelato meno restrittivo per la pratica religiosa e allo stesso tempo molto protettivo per la salute pubblica. La lotta contro il virus rimane, naturalmente, la prima preoccupazione dei rappresentanti dei culti. È inoltre chiaro che le misure di sicurezza precedentemente introdotte dal governo continueranno ad essere applicate nella loro interezza, quali ad esempio il mantenimento della distanza di sicurezza di un metro e mezzo, l’obbligo di indossare la mascherina e di disinfettarsi frequentemente le mani, così pure tutte le attrezzature utilizzate. La lettera, indirizzata al ministro della Giustizia Vincent Van Quickenborne è un'iniziativa congiunta dei rappresentanti delle fedi cattolica, protestante-evangelica, ebraica, anglicana, islamica e ortodossa. Per la Chiesa cattolica, il documento è stato firmato da monsignor Guy Harpigny, vescovo di Tournai, monsignor Johan Bonny, vescovo di Anversa e monsignor Herman Cosijns, segretario generale della Conferenza episcopale belga. (RB)

25 gennaio - IRAQ Dal 25 gennaio, “Resurrezione di Ninive”: tre giorni di digiuno e preghiera per la pace e la fine della pandemia 

Digiuno fino a mezzogiorno o, per chi può, fino a sera, e partecipazione quotidiana ai momenti di preghiera e alla celebrazione della Messa: così la maggioranza dei cristiani dell’Iraq si prepara a vivere la così detta “Resurrezione di Ninive”, una tre giorni di digiuno e preghiera che avrà inizio lunedì prossimo, 25 gennaio, dando vita ad una sorta di anticipazione della Quaresima. Come spiega in una nota il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Cardinale Louis Raphaël Sako, il nome dell’iniziativa fa riferimento all’episodio biblico di Giona: inviato da Dio nella città di Ninive per predicare alla popolazione, egli si rifiuta di obbedire perché Ninive è una città non ebraica. Travolto da una tempesta marina, Giona viene inghiottito da una balena: terrorizzato e pentito, implora il perdono di Dio ed ha salva la vita. Questo episodio, sottolinea il Cardinale Sako, dimostra che “Dio è misericordioso, è un Padre compassionevole che si prende cura di tutti i suoi figli e figlie che ha creato e desidera la loro salvezza”. Inoltre, Ninive fu al centro di una drammatica pestilenza che colpì la Mesopotamia nel VI secolo: una situazione simile a quella di oggi, ribadisce il porporato, in cui la pandemia da Covid-19 ha colpito “la vita di milioni di persone”. “Si tratta di una catastrofe globale sotto tutti i punti di vista – scrive ancora il Patriarca caldeo – con conseguenze negative per la salute delle persone, le attività sociali, culturali, economiche e religiose”. Ma come la peste del passato è stata superata, così “anche noi possiamo trasformare questa dolorosa esperienza della pandemia in un’opportunità di grazia e di bontà, attraverso la solidarietà spirituale e sociale”. “Pentiamoci dei nostri peccati – è l’esortazione del Cardinale Sako – preghiamo per la salvezza dal coronavirus, contempliamo il significato della nostra esistenza, assumiamoci le nostre responsabilità nei confronti dei nostri fratelli e sorelle ed esprimiamo la solidarietà a tutti i malati, a chi ha perso il lavoro e il sostentamento: tendiamo loro la mano”.  Dal porporato arriva anche un forte invito a “pregare per il ritorno della pace, della sicurezza e della stabilità nel Paese e nella regione, dopo tutte le guerre e i conflitti che le hanno consumate”. Un’orazione speciale è richiesta, infine, affinché si possa realizzare la visita di Papa Francesco in Iraq, prevista dal 5 all’8 marzo prossimi, con tappe a Bagdad, alla piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, alla città di Erbil, così come Mosul e Qaraqosh nella piana di Ninive. Da ricordare che, a tal proposito, il Patriarca caldeo ha composto un’apposita supplica che la Chiesa locale recita da domenica scorsa, 17 gennaio. E la tanto attesa visita del Pontefice è stata al centro anche della riunione del Consiglio dei vescovi cattolici iracheni, svoltasi martedì 19 gennaio presso la sede del Patriarcato caldeo ad Al-Mansour nella capitale, Baghdad. A presiedere i lavori è stato il Cardinale Sako; vi hanno partecipato i vescovi Jean Soliman, John Boutros Moshe, Ephrem Youssef Aba, Mikha Makdisi, Bashar Warda, Youssef Touma, Habib Al-Nawfali, Basileus Yeldo, Mikhail Naguib, Robert Gerges, Nathanael Nizar Samaan, Felix Shabi, Athanasios Firas Dardar e Monsignor Joseph Narcis. Presente anche il Nunzio apostolico in Iraq, Monsignor Mitja Leskovar. (IP)

20 gennaio - BRASILE Monsignor Oliveira de Azevedo: chiamati a costruire la fraternità sociale

Prosegue la serie di interviste "Chiesa in Brasile - Prospettive pastorali 2021" pubblicate dal portale della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile che dopo aver incontrato il segretario generale, monsignor Joel Portella Amado, il 31 dicembre scorso per un bilancio dell’anno appena concluso, oggi pubblica l’intervista con il presidente della Conferenza episcopale nazionale, nonché arcivescovo di Belo Horizonte, monsignor Walmor Oliveira de Azevedo. Secondo il presidente, il difficile anno 2020 ha richiesto la riorganizzazione di diverse istituzioni sociali, senza eccezioni, tra cui la Chiesa in Brasile: "La Chiesa aveva bisogno di diventare ancora più forte nel servizio ai più poveri, con azioni di solidarietà d'emergenza – ha dichiarato - allo stesso tempo, considerando l'esigenza di distanza sociale, importante per contenere la diffusione del Covid-19, ha riconfigurato la sua azione evangelizzatrice, avanzando rapidamente nell'uso corretto delle nuove tecnologie per proclamare la Parola di Dio". Monsignor Oliveira de Azevedo ha anche sottolineato che la Chiesa in Brasile, in ogni comunità ecclesiale missionaria, di fronte al dolore dell'umanità, ha avanzato nel suo compito di essere Casa della Parola, Casa del Pane, Casa della Carità e Casa della Missione, in riferimento ai pilastri delle Linee guida generali per l'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile, approvate alla 57.ma assemblea generale dei vescovi del Brasile nel maggio 2019 ad Aparecida. Secondo il presule, inoltre, nonostante questo momento molto avverso vissuto dal mondo e dalla Chiesa, concentrato nell'affrontare la pandemia, è possibile coltivare la speranza in questo nuovo anno. Quanto al progetto 2021, evidenzia la necessità di riferirsi al cammino già percorso, all'orizzonte delle Linee guida generali per l'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile. "Quello che le comunità missionarie ecclesiali hanno fatto in questo tempo di pandemia è un esercizio incoraggiante per fare nuovi passi", ha detto. "È necessario riconoscere che il rafforzamento della Chiesa è un processo continuo, un cammino di maturazione permanente che siamo chiamati a seguire, in fedeltà a ciò che Gesù chiede a ogni persona: annunciare il Regno di Dio a ogni creatura", ha sottolineato, indicando poi che, per fare nuovi passi in questa missione, la Chiesa in Brasile ha bisogno di essere sempre più accogliente, affinché tutti si sentano confortati, sostenuti, nelle tante comunità ecclesiali: "La comunità ecclesiale deve essere una casa per tutti. Questa prospettiva ci avvicina agli inizi della Chiesa e, allo stesso tempo, ci indica la nostra responsabilità in questo tempo: contribuire alla costruzione della fraternità sociale, come ci chiede Papa Francesco". "Siamo testimoni di questa fraternità nelle nostre comunità, rispettando le differenze che tanto arricchiscono la nostra unità. In questo modo evangelizziamo in molti contesti, soprattutto nelle regioni più urbanizzate, dove i legami della fraternità sono indeboliti, le persone soffrono di solitudine e di relazioni superficiali", ha concluso il presidente dei vescovi brasiliani. (RB)

20 gennaio - GERMANIA Entrata in vigore Trattato Onu proibizione armi nucleari. Vescovi: pasce nasce dal seme del dialogo

Adottato dalla Conferenza delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017, il Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari sta per entrare in vigore, il 22 gennaio prossimo, a 90 giorni dalla ratifica di almeno 50 Stati membri. A ricordare l’appuntamento è il sito della Conferenza episcopale della Germania, che pubblica anche una dichiarazione congiunta di monsignor Heiner Wilmer, presidente della Commissione Giustizia e Pace dell’Episcopato tedesco, e di monsignor Peter Kohlgraf, presidente della Sezione tedesca di Pax Christi. “Come vescovi che, in varie posizioni, si considerano particolarmente impegnati a lavorare per la pace nel mondo, accogliamo favorevolmente questo sviluppo – scrivono i due presuli - tutti quegli Stati che non solo hanno firmato, ma hanno anche ratificato il trattato ci danno un esempio lampante del fatto che non dobbiamo mai rassegnarci a realtà apparentemente inamovibili”. “Il cosiddetto deterrente nucleare, che per oltre 60 anni ha suggerito una presunta sicurezza, è costruito sull'inimmaginabile potenziale distruttivo delle armi nucleari – continuano - come abbiamo spesso sottolineato, mentre ogni escalation militare del conflitto è in qualche modo una sconfitta per la convivenza umana, nessun conflitto potrà mai legittimare l'uso delle armi nucleari ai nostri occhi. Sottoscriviamo, quindi, con forza il messaggio di Papa Francesco secondo cui non solo l'uso, ma anche il possesso di tali sistemi di armi non è etico”. “Chiediamo, quindi, a tutti gli Stati che non hanno ancora firmato o ratificato il Trattato, in particolare alle potenze nucleari, di aderirvi e di riconsiderare la dottrina della deterrenza nucleare. La pace non nasce dalla paura della distruzione totale, ma dai semi del dialogo e dell'unione", hanno concluso i vescovi. (RB)

20 gennaio - ITALIA Sempre più parrocchie usano le tecnologie digitali, lo rivela uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Indagare le relazioni sociali interpersonali e associative capaci di costruire ambiti di comunità e la presenza delle tecnologie digitali: era questo l’obiettivo dell’indagine condotta, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, da un’equipe multidisciplinare dell’Università Cattolica del Sacro Cuore su un campione di 420 parrocchie, il 68,1% delle quali del nord Italia. Dalla ricerca è emerso che il 70% delle parrocchie usa tecnologie digitali per entrare in relazione con gli altri, mentre per il 24% soltanto per facilitare l’accesso alle informazioni. Solo il 6% ha un profilo avanzato con il quale favorisce la partecipazione alle attività. I risultati, riferisce l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana, evidenziano frequenti relazioni tra parrocchia e gruppi o associazioni parrocchiali, diocesi, associazioni di terzo settore, enti pubblici e, più raramente, con enti privati. Emerge poi che, per il 53% dei parroci la funzione principale della parrocchia è quella di offrire senso di appartenenza alla comunità, mentre per il 27% è offrire risorse pratiche, fornire ambiti intersoggettivi di socialità (13%), operare un significativo empowerment fiduciario (7%). Nell’ambito della pastorale, gli strumenti più utilizzati sono WhatsApp/Telegram (56%) e le e-mail (54%). Quanto ai social media, una parrocchia su due ha un profilo Facebook, più raramente un account Twitter (solo il 15% circa) o Instagram (26%).  “Nei contesti di grandi dimensioni emerge l’importanza di creare reti di relazioni significative con altri soggetti operanti nell’ambiente circostante la parrocchia - spiega Lucia Boccacin, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi e coordinatrice dell’indagine -. Emerge un contributo distintivo delle parrocchie in favore della costruzione sia della comunità locale, sia di quella simbolica in cui le relazioni interpersonali e digitali svolgono un ruolo cruciale”. Per la docente la relazione fra tecnologie digitali e parrocchie va approfondita, soprattutto a fronte degli effetti prodotti dall’emergenza sanitaria in termini di isolamento sociale. Per questo, dopo la prima ondata della pandemia, nell’ottobre dello scorso anno, è stata effettuata una seconda rilevazione, alla quale hanno risposto 144 parrocchie che avevano partecipato alla prima ricognizione. I risultati preliminari di questa seconda parte dello studio mettono in luce un uso più frequente delle tecnologie digitali nell’ambito delle attività pastorali e un atteggiamento mediamente più favorevole verso il loro impiego. (TC)

20 gennaio - REPUBBLICA CECA Arcidiocesi Olomuc organizza un concerto per i sanitari, “gli eroi della prima linea”

Un concerto per gli “eroi della prima linea”, cioè medici e operatori sanitari che da mesi vivono faccia a faccia con il Coronavirus, come ringraziamento per il loro lavoro in favore della salute pubblica: lo ha organizzato l’arcidiocesi di Olomouc nella sede del palazzo arcivescovile per domani, giovedì 21 gennaio 2021, a partire dalle 18. La performance, riferisce il sito della Conferenza episcopale ceca, potrà essere seguita on line sul sito web o sul canale YouTube della città di Olomouc. Il concerto in streaming è un ringraziamento a tutti i medici, infermieri, vigili del fuoco, agenti di polizia e assistenti sociali per il loro lavoro, ed è stato promosso dall'assessorato alla Cultura e dall'Assessorato al Turismo, Cultura e Sport della Città di Olomouc in collaborazione con il Centro per la Cultura dell'Arcivescovado di Olomouc. Tra le altre personalità, sarà presente anche l’arcivescovo della città, monsignor Antonín Basler, che pronuncerà un discorso introduttivo. Durante il concerto, le composizioni del laboratorio dell'autore di J. S. Bach, W. A. ​​Mozart, H. Purcell, J. A. Bendy o A. Vivaldi saranno eseguite dall'ensemble Camerata Classica e dal soprano Markéta Israel Večeřová. Il concerto si svolge nel momento in cui la cosiddetta “Colletta dei Re Magi” – la principale raccolta fondi della Chiesa ceca - si sta svolgendo in tutto il Paese e parte dei suoi proventi serviranno anche per aiutare le persone colpite dalla pandemia di Coronavirus in corso. (RB)

 

20 gennaio - COREA Il Forum ecumenico per la pace, la riunificazione e la cooperazione nella penisola coreana fa un bilancio delle iniziative del 2020

Le iniziative intraprese lo scorso anno per promuovere la pace nella penisola coreana, nonostante i vincoli imposti dalla pandemia di Covid-19, e le implicazioni del contesto globale sono stati al centro dell’incontro del Forum ecumenico per la pace, la riunificazione e la cooperazione nella penisola coreana svoltosi on line la scorsa settimana. Nel corso dei lavori, riferisce il portale del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), è stato esaminato il rapporto sulla campagna di preghiera di 70 giorni del Wcc “We Pray, Peace Now, End the War” per la pace nella penisola coreana, a 70 anni dalla guerra di Corea, e si è discusso degli impatti umanitari e politici delle sanzioni economiche contro la Corea del Nord. “Durante tutto il 2020, sono giunto alla profonda consapevolezza che la storia, la memoria e la narrativa della guerra di Corea sono interconnesse in varie dimensioni, coinvolgendo diversi percorsi ermeneutici contestuali di persone che l’hanno vissuto in modi differenti - ha detto il reverendo Hong-Jung Lee, segretario generale del Consiglio nazionale delle Chiese in Corea -. Attraverso questo viaggio ermeneutico, noi coreani abbiamo identificato cause e significati all’interno della guerra di Corea, rivelando in che modo ricordiamo e reinterpretiamo e come manifestiamo le identità della nostra esistenza”. Tra le svariate iniziative del 2020, Peter Prove, direttore del Wcc per gli affari internazionali, ha ricordato, in particolare, il Messaggio ecumenico congiunto di pace, in occasione del 70.mo anniversario dell’inizio della guerra di Corea, co-sponsorizzato da Chiese e consigli ecumenici di 16 paesi che hanno partecipato alla guerra. Da parte sua, il Consiglio nazionale delle Chiese in Corea ha condiviso una lettera inviata al presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden in cui è stata espressa la speranza che con la nuova amministrazione gli Stati Uniti possano tornare ad essere guida, nel mondo, nella protezione della democrazia, dei diritti umani e nel fornire risposte alla pandemia globale. “Poiché siamo grati per il lungo e leggendario rapporto tra gli Stati Uniti e la Repubblica di Corea, ci auguriamo un futuro più promettente nel lavorare insieme”, si legge nella lettera. Jim Winkler, presidente e segretario generale del Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti, ha riflettuto, invece, sulle implicazioni del risultato delle elezioni statunitensi sugli sforzi ecumenici per la pace nella penisola coreana e ha proposto, sull’argomento, un incontro congiunto tra il Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti e il Consiglio nazionale delle Chiese in Corea. Winkler ha inoltre manifestato la disponibilità per incontri con politici statunitensi a Washington per sostenere l’impegno e il dialogo come percorso verso la pace in Corea. (TC)

20 gennaio - PORTOGALLO 24 gennaio, Domenica della Parola. Arcivescovo di Braga: “Analfabetismo biblico è preoccupante”

Si dice preoccupato per “un certo analfabetismo biblico” presente nelle comunità cattoliche Monsignor Jorge Ferreira da Costa Ortiga, Arcivescovo di Braga e Primate del Portogallo. Le sue osservazioni arrivano attraverso una nota episcopalediffusa in vista della “Domenica della Parola di Dio” che si celebra il 24 gennaio. La ricorrenza, che cade ogni anno nella III Domenica del Tempo ordinario, è stata istituita da Papa Francesco il 30 settembre 2019, memoria liturgica di San Girolamo, con il Motu proprio “Aperuit illis”; il suo obiettivo è quello di rammentare ai Pastori e fedeli l’importanza della Sacra Scrittura per la vita cristiana, nonché il rapporto tra Parola di Dio e liturgia. “Dobbiamo riconoscere – scrive dunque il presule portoghese – che la credibilità del messaggio che annunciamo richiede più lavoro per una conoscenza più approfondita. E questo è un compito che riguarda tutti i cristiani”. “La Domenica della Parola – aggiunge Monsignor Ortiga – deve portarci ad avviare iniziative volte a creare una maggiore familiarità con la Scrittura”. Di qui, l’esortazione a dare “una nuova centralità” alla Bibbia, così da “capire cosa significhi veramente e come debba essere accolta”. In quest’ottica, il presule invita a restare lontani da “retorica e idee astratte” per puntare maggiormente e “scommettere” su una vera e propria “Pastorale biblica”, affinché le Sacre Scritture possano “permeare l’intero tessuto pastorale e tutto parta e riconduca alla Parola di Dio”. Tra gli esempi pratici suggeriti dall’Arcivescovo di Braga c’è la “lettura orante” della Bibbia, con un’attenzione particolare alla dimensione comunitaria e familiare, perché “non si tratta semplicemente di leggere un libro che ci piace”, ma di “aprirsi alla presenza di Cristo che ha voluto dialogare con noi”. E “in un ambiente comunitario – spiega il presule – la voce di Cristo diventa più chiara”. Per questo, le parrocchie vengono esortate a “fare rete” così da unire insieme gruppi e movimenti di preghiera che operano per il Regno di Dio “guidati dai testi sacri e in armonia con il cammino liturgico”. Al contempo, Monsignor Ortiga ricorda che “se la Parola deve plasmare la vita delle persone e delle comunità, deve anche strutturare la società come lievito” e ciò sarà possibile grazie “alla testimonianza” concreta dell’amore di Dio che “ha a che fare con la carità”. La Parola di Dio, infatti, sottolinea il presule citando Papa Francesco, “si appella costantemente all'amore misericordioso del Padre, che chiede ai suoi figli di vivere nella carità”. Essa, inoltre, “non ci rende insensibili, ma ci permette di riconoscere le varie forme di povertà, discernendo le riposte da dare, in modo personale o comunitario, affinché il mondo sia un posto più equo e rispettoso della dignità di tutti”. La Parola di Dio, continua il Primate del Portogallo, “non è un tesoro nascosto”, ma “deve essere annunciata coraggiosamente usando ogni mezzo che la società attuale fornisce”, perché “è responsabilità della Chiesa raggiungere l’areopago della cultura moderna ed entrare in dialogo con i diversi parametri che la caratterizzano”. “Non si può avere paura – conclude il presule – Dobbiamo impegnarci nella ricerca di nuove strade per raggiungere il cuore di tutte le persone”. (IP)

20 gennaio - BRASILE Pastorale carceraria. Da venerdì 22 il rapporto “La pandemia di tortura in carcere”

Sarà lanciato venerdì 22 gennaio prossimo il rapporto "La pandemia della tortura in carcere", risultato dell'analisi dei casi e delle accuse relative alla pandemia di Coronavirus ricevute dalla Pastorale carceraria brasiliana nel corso del 2020. A riferirlo è il sito della Conferenza episcopale del Brasile, che precisa che il rapporto verrà pubblicato anche sui canali Facebook e Youtube. Tra il 15 marzo e il 31 ottobre 2020, la Pastorale penitenziaria nazionale ha ricevuto 90 denunce di casi di tortura, che hanno comportato numerose violazioni dei diritti in varie unità carcerarie del Paese. Nel 2019, nello stesso periodo preso in considerazione, i casi denunciati alla conoscenza della Pastorale, erano appena 53. La violazione del diritto alla salute della popolazione privata della libertà, invece, è stata al centro delle denunce ricevute lo scorso anno e proprio durante il periodo più brutto della pandemia: circa 67 dei 90 casi (74,44%) riguardano la negligenza nel fornire assistenza sanitaria. Secondo il rapporto, persistono anche pratiche di violenza e tortura, amplificate dalla maggiore chiusura del carcere a causa della pandemia: 53 casi di tortura ricevuti dalla Pastorale penitenziaria hanno comportato aggressioni fisiche, 52 hanno riguardato condizioni di trattamento umilianti e degradanti, e 52 hanno riguardato la negligenza nella fornitura di assistenza materiale come, ad esempio, la precaria fornitura di cibo, vestiti, prodotti per l'igiene personale e per la pulizia. Oltre ai dati generali, i familiari, gli attivisti e i ricercatori si trovano d’accordo sulle conclusioni del rapporto in merito all'uso della pandemia come forma di tortura, che rafforza la struttura razzista e violenta del carcere, così come il suo impatto su varie popolazioni carcerarie, specialmente le donne, le persone omosessuali e le popolazioni indigene. RB)

20 gennaio - ARGENTINA L’orionina Radio Providencia Córdoba premiata con il “Martín Fierro”

Il premio “Martín Fierro”, il più importante riconoscimento giornalistico assegnato in Argentina e organizzato dall’APTRA (Associazione dei giornalisti televisivi e radiofonici argentini), alla radio del Cottolengo “Don Orione” di Córdoba. Attiva dal 2007, l’emittente Providencia Córdoba è un mezzo di comunicazione della congregazione orionina in Argentina e, riferisce un comunicato, nei suoi 13 anni di attività ha visto anche la partecipazione di tante persone con disabilità, che attraverso la radio hanno potuto esprimere le proprie capacità, hanno fatto ascoltare la loro voce e sono diventati parte della realtà quotidiana interagendo con gli ascoltatori. I premi Martín Fierro vengono assegnati fin dagli anni ’50; inizialmente erano attribuiti ai soli media della provincia di Buenos Aires, poi, a partire dal 1991, la consegna è stata estesa a livello nazionale. Le cerimonie annuali si tengono solitamente in diverse città del Paese, ma quest’anno si sono tenute online, a causa della pandemia. Il premio a Providencia Córdoba rappresenta per la casa di Don Orione a Córdoba non solo un incentivo, ma anche un’opportunità per rendere il progetto della radio ancora più visibile, comunitario e inclusivo. (TC)

20 gennaio - AFRICA 21 gennaio, vescovi presentano “Documento di Kampala” per i 50 anni del Secam

Si intitola “Documento di Kampala” ed è il testo conclusivo del Giubileo del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar), celebrato dal luglio 2018 al luglio 2019, in occasione dei 50 anni di istituzione dell’organismo. Il documento – informa l’agenzia Aci Africa - verrà presentato pubblicamente domani, 21 gennaio, con un evento virtuale che si svolgerà alle 9.30 in Burkina Faso e Ghana e alle 11.30 in Sud Africa e Mozambico. Il richiamo a Kampala, capitale dell’Uganda, fa riferimento al fatto che è proprio in questa città che si sono tenute, dal 19 al 29 luglio 2019, le celebrazioni giubilari conclusive. “Il Documento – ha affermato in quell’occasione il presidente del Secam, Cardinale Philippe Ouédraogo – servirà a mantenere vivo lo slancio del Giubileo ed aiuterà il popolo di Dio in Africa ad approfondire la conoscenza di Cristo nostro Salvatore e a farlo conoscere come la via, la verità e la vita". Gli ha fatto eco il segretario generale del Secam, padre Terwase Henry Akaabiam, che ha sottolineato: “Il Documento sarà indirizzato a tutti i figli e le figlie dell’Africa e delle sue isole, così come alle persone di buona volontà che vivono altrove”. “Tutti i membri della Chiesa-Famiglia di Dio del continente africano – ha aggiunto – ne saranno orgogliosi”. In Burkina Faso, Paese in cui opera il Cardinale Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou, la presentazione del testo vedrà in collegamento circa 150 persone, in stretta osservanza delle normative anti-Covid: i responsabili per le Comunicazioni sociali, i vicari generali diocesani, i parroci e i loro delegati, i media nazionali e quelli della Chiesa. Previsto anche l’invito di rappresentanti amministrativi e politici, nonché di altre confessioni e religioni, come protestanti e musulmani. L'evento virtuale sarà aperto da un momento di preghiera per l’unità dei cristiani, poiché fino al 25 gennaio è in corso la tradizionale Settimana dedicata a questo tema. Quindi, il Cardinale Ouédraogo provvederà ad illustrare il documento. La presentazione sarà trasmessa in diretta su Radio Maria, sui social media e sulla piattaforma Zoom al seguente link: https://us02web.zoom.us/j/5478392297?pwd=NTYvU25XMTFtWHdCWHJNTlY1MWlvZz09. Una volta presentato ufficialmente, il “Documento di Kampala” sarà affidato ai vescovi ed ai sacerdoti africani, affinché lo diffondano tra i fedeli. Pensato dai vescovi africani già durante il Concilio Vaticano II, svoltosi tra il 1962 e il 1965, il Secam è stato inaugurato ufficialmente il 29 luglio 1969 nella Cattedrale di Lubaga, in Uganda, nel corso della prima riunione plenaria dei presuli del continente. Quell’incontro fu concluso da Papa Paolo VI, in quei giorni in visita proprio in Uganda, primo Pontefice a recarsi in Africa. Il Giubileo dell’organismo episcopale ha avuto per tema "Chiesa-Famiglia di Dio in Africa, celebra il tuo Giubileo! Proclamate Gesù Cristo, il vostro Salvatore", in linea con le Assemblee speciali per l'Africa del Sinodo dei vescovi, tenutesi a Roma nel 1994 e nel 2009, e concluse con la pubblicazione delle Esortazioni apostoliche post-sinodali “Ecclesia in Africa” di San Giovanni Paolo II e “Africae Munus” di Papa Benedetto XVI. Da ricordare che, in occasione del Giubileo, a luglio 2019, Papa Francesco ha inviato al Secam un messaggio, a firma del Segretario di Stato, Pietro Parolin, in cui ha ricordato il “servizio prezioso” svolto dall’organismo episcopale per le Chiese africane nel “portare aiuto a tutto il Continente”, evidenziando anche “la comunione fraterna” che ha caratterizzato i suoi 50 anni di attività. (IP)

20 gennaio - GABON I vescovi: la scuola cattolica una priorità per la Chiesa per contribuire allo sviluppo del Paese

È dedicato all’educazione cattolica nell’attuale contesto, sociale, politico ed economico il messaggio dei vescovi del Gabon in occasione della chiusura, la scorsa settimana a Libreville, della 28.ma assemblea plenaria. “La multiforme sofferenza che tragicamente attraversa il mondo, e più particolarmente le crisi sanitarie, economiche e sociali vissute dalle nazioni, segnano in modo indelebile la storia personale e collettiva dei popoli - scrivono i presuli -. Queste crisi ci invitano a vivere, dal punto di vista della fede, la nostra avventura umana come la traversata in un mare in tempesta”. I vescovi aggiungono che nel corso della sua storia di evangelizzazione nel Gabon, la Chiesa cattolica, trasmettendo valori duraturi, ha sempre offerto risposte coraggiose alle divisioni sociali, facendo della Scuola uno strumento al servizio del pieno sviluppo umano e della crescita della nazione. Per la Conferenza episcopale la Scuola Cattolica resta una proprietà della Chiesa, uno strumento fondamentale dell’azione evangelizzatrice e umanitaria, ed è prioritaria una gestione basata su un’etica e una deontologia adeguate. Nel loro messaggio i vescovi ribadiscono anche l’impegno della Chiesa cattolica nel dialogo con le istituzioni statali e rivolgendosi alla Direzione Nazionale dell’Educazione Cattolica incoraggiano all’utilizzo di strumenti di gestione sempre più pertinenti ed efficienti e chiedono vigilanza su tutto ciò che minaccia la qualità dell’istruzione: imbrogli, corruzione, falsificazione, deterioramento dell’ambiente scolastico. I presuli invitano poi sacerdoti, religiosi e religiose ad essere più presenti nel processo di ristrutturazione della Scuola Cattolica, a sostenere e incoraggiare le scuole cattoliche nelle loro aree pastorali e a cooperare con i cappellani, la cui missione esige una fedeltà creativa alla visione educativa della Chiesa e una presenza efficace e amorevole. “Vi incoraggiamo a formare agenti nella pastorale scolastica e a stabilire i necessari ponti evangelici tra pastorale familiare e pastorale scolastica” rimarcano i vescovi. Ai responsabili degli istituti educativi l’invito è ad essere non solo professionisti dell’educazione ma anche e soprattutto professionisti della fede nella missione educativa e a collaborare con i dipendenti per rendere più trasparente la gestione umana, educativa, amministrativa, finanziaria e pastorale delle scuole. Ai genitori si raccomanda, invece, come principali educatori dei figli e responsabili della trasmissione della fede e dell’educazione religiosa, di vegliare sulla pratica sacramentale e sulla preghiera in famiglia. I vescovi ricordano, poi, la situazione particolare di quei giovani ai quali manca la figura paterna, che non può essere sostituita dalla scuola. Infine i presuli esprimono un pensiero per i giovani ai quali spiegano che il futuro si costruisce attraverso ogni singola decisione presa. “Decidete sulla base dei valori evangelici che vi sono stati trasmessi. Esercitatevi scegliendo sempre il meglio, non le cose più semplici - sollecitano i vescovi -. Distinguetevi per l’assiduità agli studi e per l’adesione a un’istruzione che vi garantisca un futuro felice … Coltivate spazi per la vostra spiritualità”. Il messaggio della Conferenza episcopale si conclude raccomandando a tutti l’impegno nel processo di responsabilizzazione e ristrutturazione della scuola cattolica in Gabon e con lo sguardo rivolto a San Giuseppe i vescovi auspicano: “Alla scuola di San Giuseppe, Padre di Gesù Bambino, a cui Papa Francesco si dedica quest'anno, impariamo tutti cos'è la vera paternità con Dio nostro Padre!”. (TC)

20 gennaio - STATI UNITI 29 gennaio, “Marcia per la vita” in modalità virtuale

Si svolgerà in modalità virtuale, venerdì 29 gennaio, la tradizionale “Marcia per la vita” negli Stati Uniti, sostenuta dalla Conferenza episcopale cattolica nazionale (Usccb). L’evento sarà trasmesso, a partire dalle ore 11.00 locali, in live streaming sul sito web www.marchforlife.org/2021-virtual-events/ e includerà gli interventi di alcuni leader pro-life, informazioni su come restare coinvolti nel movimento pro-vita per tutto l'anno ed alcune esibizioni di artisti cristiani. In una nota, l’Arcivescovo Joseph F. Naumann, presidente della Commissione per le attività pro-vita dell’Usccb, scrive: "Come partecipanti di lunga data all'annuale ‘Marcia per la vita’, io e i miei fratelli vescovi elogiamo gli organizzatori dell’iniziativa per la loro preoccupazione per la vita e la sicurezza di tutti i partecipanti”. "La preghiera e la testimonianza pacifica” in favore della vita, aggiunge il presule, “devono e continueranno quest'anno in un formato diverso”. Monsignor Naumann sottolinea, poi, che la “Marcia” conclude la Novena nazionale di preghiera per la vita, in programma, sempre in modalità virtuale, dal 21 al 29 gennaio. La scelta delle date non è casuale: il 22 gennaio, infatti, ricorre la “Giornata di preghiera per la tutela legale dei bambini non nati”, iniziativa che commemora l’anniversario della sentenza “Roe vs Wade” della Corte Suprema che, il 22 gennaio 1973, ha legalizzato l’aborto nel Paese. Ai fedeli, dunque, Monsignor Naumann ricorda che la Novena di preghiera, benché on line, permette di seguire in diretta Messe, Rosari e meditazioni specifiche sul tema. “Unitevi a noi nella preghiera”, conclude il presule. (IP)

20 gennaio - AMERICA CENTRALE Carovana migranti. Sedac: non violare i diritti umani

Non violare i diritti umani dei migranti: lo chiede il Sedac (Segretariato episcopale per l’America Centrale) in una nota, suddivisa in nove punti, riguardante la carovana di migranti honduregni che hanno lasciato la loro patria in questi giorni, a causa di disoccupazione, violenze, pandemia e dei gravi danni causati dai due uragani, Eta e Iota, che hanno recentemente colpito l’America centrale. Novemila, secondo le prime stime, le persone che hanno già superato il confine con il Guatemala, mentre non sono mancati tensioni e scontri con le forze dell’ordine, che hanno usato gas lacrimogeni per fermare il flusso di persone. “Riconosciamo e rispettiamo il legittimi diritto alla sovranità dei Paesi coinvolti nel transito di questi migranti – scrive il Sedac – Tuttavia, a nome della carità politica auspicata da Papa Francesco, chiediamo di non violare i loro diritti umani e di mettere in atto un atteggiamento profondamente umanitario, indipendentemente dalla loro condizione di migranti”. “Di fronte ad eventuali atti di violenza – aggiungono i presuli – chiediamo urgentemente alle istituzioni di garantire e controllare la conformità e il rispetto dei diritti umani e delle garanzie costituzionali, che vanno monitorate costantemente per difendere le persone, in particolare donne e bambini”. Sottolineando che la questione migratoria non riguarda un solo Paese, il Sedac esorta quindi i governi del Messico e dell’intera regione a “lavorare in modo congiunto”, così da “attaccare le cause strutturali che causano la migrazione”. Forte anche l’invito a tutte le autorità del settore a “garantire la sicurezza dei migranti in transito nei rispettivi Paesi”, per evitare che cadano “vittima della criminalità organizzata e la delinquenza comune”. Un ulteriore appello viene lanciato dai vescovi dell’America Centrale affinché gli Stati coinvolti dalla carovana tutelino “i nuclei familiari” e rispettino “il diritto di accesso al territorio e al non rimpatrio di tutte quelle persone che hanno particolare bisogno di protezione internazionale”. E ancora: i governi della regione vengono esortati dal Sedac a “sviluppare politiche che forniscano effettivamente opportunità di miglioramento per tutti”, soprattutto di istruzione per i giovani e di lavoro per gli adulti, in modo che “non siano costretti a lasciare il proprio Paese, mettendo a rischio la propria vita”. Infine, esprimendo gratitudine a tutte “le persone e le organizzazioni della Chiesa che sono in prima linea nel fornire cure umanitarie” sull’esempio del Buon Samaritano, i vescovi dell’America Centrale invocano la protezione della Vergine di Guadalupe su tutti “i fratelli e le sorelle migranti” e su “coloro che li aiutano”. Il documento è a firma di Monsignor José Luis Escobar Alas e del Cardinale Gregorio Rosa Chávez, rispettivamente presidente e segretario generale del Sedac. (IP)

19 gennaio - SIRIA Acs lancia una nuova campagna di aiuti per i cristiani in difficoltà

Si chiama “Siamo la loro àncora di salvezza” la nuova campagna di raccolta fondi che Aiuto alla Chiesa che soffre vuole interamente dedicare alla minoranza cristiana della Siria. Sfollati interni e poveri sono i più vulnerabili alla minaccia del Covid-19 nel Paese, afflitto da elevate inflazione e disoccupazione e le cui strutture sanitarie sono state pesantemente danneggiate dal lungo conflitto armato. All’inizio di quest’anno, inoltre, riferisce il portale della Fondazione di diritto pontificio, Acs ha promesso aiuti alimentari e sanitari alle famiglie cristiane di Aleppo, sostegni alle iniziative pastorali di diverse diocesi, aiuti alle famiglie di Homs per il pagamento dei canoni di locazione abitativa e infine un finanziamento per i lavori di recupero del monastero di Nostra Signora del Transito di Kafroun. “I benefattori di Aiuto alla Chiesa che Soffre hanno già dato forza e coraggio a tantissime famiglie cristiane che vivevano in condizioni disumane. In Siria infatti i poveri sono ovunque” racconta Suor Annie Dermerjian, da anni partner dei progetti di ACS in Siria.  Aiuto alla Chiesa che Soffre vuole proseguire quanto realizzato lo scorso anno: 8.700 case hanno ricevuto energia elettrica, 900 famiglie sono state sostenute nel pagamento dell’affitto, 3.050 poveri hanno beneficiato di aiuti quotidiani, altri 9.200 bisognosi hanno avuto pacchi alimentari, a 6.050 indigenti è stato distribuito materiale per l’igiene personale, a 6.500 studenti sono arrivate borse di studio, per 5.100 altri studenti è stato distribuito equipaggiamento scolastico, per 28.450 bambini c’è stato un dono natalizio (soprattutto cappotti), per 12.400 latte e infine 6.200 malati sono stati curati. Il vescovo di Lattakia, monsignor Antoine Chbeir, ha ricevuto sostegno da Acs per un piano di aiuti sanitari della durata di quattro mesi al fine di assicurare assistenza a chi vive nelle città di Lattakia e Tartous, nella Siria orientale. Sono stati resi possibili 108 interventi chirurgici, 60 trattamenti medici, 1.400 prescrizioni sanitarie e l’attività di 5 medici. Ad Homs è stata sostenuta l’attività del Centro “Semi di senape” che segue 90 bambini e adolescenti con gravi difficoltà di apprendimento. Nel quartiere Al Jdeydeh di Aleppo, lo scorso anno, è stata infine riaperta e riconsacrata la cattedrale di Sant’Elia, grazie soprattutto ai circa 400mila euro di donazioni dei benefattori di Acs. Uno sforzo di solidarietà profuso nonostante le difficoltà economiche provocate della pandemia di Covid-19. (TC)

19 gennaio - ECUADOR Al via ad un corso on line sull’ecumenismo

Uno spazio per il dialogo e l’approfondimento su ciò che rappresenta l’unità dei cristiani. Questo vuole essere il corso online “Conoscere e praticare l’ecumenismo” partito ieri in Ecuador e organizzato dall’Istituto Teologico Pastorale e dalla Commissione episcopale sul Magistero della Chiesa. La prima lezione è stata tenuta da padre Juan Carlos Garzón Ochoa, direttore dell’Istituto Teologico Pastorale dell’Ecuador, che ha parlato della storia del movimento ecumenico. Il corso nasce come iniziativa della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nell’emisfero settentrionale cominciata ieri e che si concluderà il 25 gennaio. Sul tema “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”, sono diverse le iniziative pensate in tutto il mondo per la Settimana, tutte riorganizzate a causa della pandemia di Covid-19, nel rispetto delle misure sanitarie per evitare la diffusione del coronavirus. Il Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), che dal 1968 la organizza insieme al Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha invitato la famiglia ecumenica di tutto il mondo a unirsi on line in preghiera il 25 gennaio, alle 14 CET, su oikoumene.org/live. I testi per la riflessione e la preghiera sono stati preparati dalla Comunità monastica femminile di Grandchamp, che si trova in Svizzera. (TC)

19 gennaio - GIORDANIA Il patriarca Pizzaballa incontra le alte cariche del Paese

La Giordania rappresenta un modello da emulare nella ricerca della pace e del dialogo, così come nel rifiuto della violenza e di ogni forma di estremismo: lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, in visita ufficiale nel Regno Hascemita dal 7 gennaio, che ieri ha incontrato il presidente della Camera Bassa del Parlamento Abdul Mun’im Odat. Durante il colloquio, riferisce il portale del Patriarcato latino di Gerusalemme, il patriarca ha espresso profondo apprezzamento per le posizioni di re Abdullah II e per il suo ruolo fondamentale nella protezione delle realtà cristiane a Gerusalemme, nell’ambito della custodia hascemita dei luoghi santi della città. Ha inoltre evidenziato l’importanza del rapporto storico tra il Patriarcato latino di Gerusalemme e la Giordania. Da parte sua, il presidente della Camera bassa del Parlamento ha affermato che la Giordania, sotto la guida del re Abdullah II, continua a sostenere la presenza cristiana in Terra Santa e nella regione e ha sottolineato che la custodia hashemita dei luoghi santi cristiani e islamici a Gerusalemme rimarrà storica, oltre ad essere una garanzia per la loro conservazione. Abdul Mun’im Odat ha spiegato, inoltre, che la Giordania è uno Stato tollerante, sia nei confronti dei suoi cittadini musulmani che di quelli cristiani, e che i giordani sono uniti al re Abdullah II nel suo sostegno al ruolo del Consiglio delle Chiese di Gerusalemme che mira a consolidare una cultura della moderazione, del dialogo e della tutela dei beni delle Chiese e delle loro istituzioni. La scorsa settimana monsignor Pizzaballa ha invece avuto un incontro con il presidente del Senato Faisal Al Fayez. Esprimendo ancora apprezzamento per gli sforzi compiuti dalla Giordania, sotto la guida di re Abdullah II, nel preservare i luoghi santi di Gerusalemme, il patriarca ha accennato al “rapporto eccezionale” tra il popolo palestinese e il popolo di Gerusalemme da un lato e la leadership hashemita dall’altro. A sua volta, il presidente del Senato ha invitato gli ulema, i politici, gli intellettuali e i religiosi della nazione a rafforzare i denominatori comuni tra i fedeli delle religioni abramitiche e a diffondere i valori della fratellanza, della tolleranza e della moderazione. Faisal Al Fayez ha anche rimarcato che la Giordania, ha sempre sostenuto la questione palestinese, che il re Abdullah II continua a proteggere i luoghi sacri cristiani e islamici di Gerusalemme, e che il Regno Hascemita resta un esempio di unità, fratellanza e pacifica convivenza fra cristiani e musulmani. “Siamo orgogliosi in Giordania di essere benedetti da una saggia leadership hascemita - ha concluso il presidente del Senato - che ha sempre dedicato sforzi alla diffusione della cultura della vita comune, dell’amore e dell’armonia, alla promozione dei valori umani, al rifiuto della cultura dell’odio, della violenza e dell’estremismo e ha sempre esaltato i valori comuni per mantenere l’equilibrio”. (TC)

19 gennaio - TERRA SANTA A Gerusalemme, a causa del Covid-19, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sarà celebrata nel tempo di Pentecoste

La celebrazione ecumenica e gli incontri tra le diverse Chiese di Gerusalemme non possono essere attualmente sostituiti da celebrazioni virtuali online, pertanto, le Chiese di Gerusalemme per celebrare la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si uniranno alle Chiese dell’emisfero meridionale della terra che la organizzeranno nel tempo di Pentecoste. Lo spiega padre Frans Bouwen, missionario d’Africa, presidente della Commissione episcopale per le relazioni ecumeniche. Dunque Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani rinviata a Gerusalemme a causa delle restrizioni imposte dal Covid-19, riferisce il portale del Patriarcato latino. Padre Bouwen ha osservato che la prevista programmazione “di una o due celebrazioni virtuali online, con l’aiuto del Christian Media Center” non è realizzabile a causa dell’aumento dei contagi e dei nuovi obblighi di quarantena. Per questo motivo il missionario d’Africa ha invitato tutte le Chiese e le comunità religiose a pregare per l’unità dei cristiani dal 23 al 31 gennaio soltanto con i propri membri. Durante la settimana si prevede la pubblicazione di messaggi di unità sui social media. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si celebra, ogni anno, dal 18 al 25 gennaio nell'emisfero settentrionale e durante la Pentecoste in quello meridionale. Quest’anno il tema della Settimana, “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”, è stato scelto dalla Comunità Monastica di Grandchamp, in Svizzera, richiama a Gv 15, 1-7 e intende esprimere la “vocazione della Comunità alla preghiera, alla riconciliazione e all’unità nella Chiesa e nella famiglia umana”. (TC)

19 gennaio - MYANMAR Il cardinale Bo ai cristiani: “L’unità è la nostra forza e la nostra chiamata”

"Abbiamo urgente bisogno del vaccino della pace. Tutti i cristiani devono unirsi e ascoltare le parole di nostro Signore: ‘Vi lascio la pace, vi do la mia pace’". Si è espresso così il cardinale Charles Maung Bo, presidente della Conferenza episcopale del Myanmar (CBCM), in un messaggio diffuso il 18 gennaio – riporta UCA News -, in occasione della Settimana per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio). “Una guerra di sette decenni è una pandemia. Migliaia di persone che vivono in miserabili campi per sfollati sono una pandemia. La droga e il saccheggio delle nostre risorse è una pandemia. Generazioni hanno vissuto guerre senza fine" -, ha affermato il cardinale Bo -, e queste guerre non hanno risolto alcun problema per decenni. Il porporato ha invitato, dunque, i cristiani ad essere profeti di pace in un Myanmar dilaniato dai conflitti, tormentato da decenni di guerre civili, dove la pace rimane elusiva, poiché sporadici combattimenti continuano ad infuriare negli Stati Karen, Shan e Rakhine. Solo unendoci – ha osservato -, possiamo affrontare e superare le sfide della vita, come ci ha insegnato anche l’emergenza sanitaria generata dalla diffusione del coronavirus . "L'unità – ha continuato - è la nostra forza e la nostra chiamata". "La pace è possibile – ha aggiunto -; la pace è l'unica via”. "Riuniamoci attorno all'altare della nostra terra sacra – ha concluso - e spezziamo il pane della pace. Uniti, Dio ci darà la saggezza per trascendere le nostre differenze e ci benedirà con una ricerca incrollabile della pace". (AP)

 

19 gennaio - MONDO “Insieme per San Francesco”. Una raccolta fondi per la conservazione degli affreschi di Giotto ad Assisi

Nonostante abbia trascorso 46 anni, dei suoi 69, a contatto con gli affreschi di Giotto ad Assisi, Sergio Fusetti, conservatore e capo restauratore della Basilica Papale di San Francesco, prova sempre emozione quando avvicina la superficie pittorica di diecimila metri quadri che decorano il luogo in cui si trova la tomba del Poverello. Conosce ogni centimetro di quelle pareti. La sfida più grande è stata dopo il terremoto del 1997, quando fu chiamato a recuperare oltre trecentomila frammenti di colore sbriciolati dalle scosse sismiche. “In quell’occasione – racconta a Vatican News  - ci siamo concentrati sugli affreschi della Basilica Superiore, mentre nell’Inferiore che rimase aperta realizzammo solo un monitoraggio”. L’ultimo restauro delle pitture della Basilica Inferiore risale al 1968. Da alcuni anni è iniziato un check-up di tutti i cicli pittorici. "Questo comporta un certo impegno economico. In piccola parte - prosegue il capo restauratore -  interviene lo Stato, ma per proseguire sono necessarie le campagne di raccolta fondi e la ricerca di donatori”.  Proprio con l’obbiettivo di provvedere ad un intervento conservativo della vela ovest della volta giottesca sopra l'altare della chiesa inferiore, reso necessario dal degrado causato dagli eventi sismici e dall’azione dei fattori microclimatici, la Fondazione per la Basilica di San Francesco e l’organizzazione no-profit LoveItaly lanciano la campagna di crowdfunding “Insieme per San Francesco”. “In questi giorni – spiega Sergio Fusetti -  stiamo ultimando i restauri nella Cappella della Maddalena di Giotto. Subito dopo vorremmo affrontare le quattro vele del presbiterio. Si tratta di un intervento di manutenzione straordinario: consiste nell’assicurare gli intonaci dipinti al supporto murario e nel controllare la pellicola pittorica. Dobbiamo eliminare le sedimentazioni di pulviscolo: stiamo parlando di una Basilica dove, emergenza Covid a parte, affluiscono 5-6 milioni di turisti l’anno. Tra polvere, vapore acqueo e incenso sulla superficie si è depositato uno strato di grigio. Una volta montati i ponteggi lo elimineremo ed effettueremo una manutenzione che permetterà altri 50 anni di sicurezza”.Allo stato attuale infatti sono visibili anche ad occhio nudo i distacchi e i micro-sollevamenti della pellicola pittorica. Lesioni sono state riscontrate lungo tutta la superficie. La mano esperta di Fusetti e del suo team di collaboratori è una garanzia, ma è necessario il contributo economico.  In accordo con la Custodia Generale e la Soprintendenza si è pensato di sfruttare questo momento di emergenza nazionale, senza pubblico in Basilica, per montare il ponteggio . “Per il momento la raccolta fondi prevede una vela sola, quella del san Francesco in gloria: circa 60 metri quadri di superficie. Confidiamo però di poter mettere mano anche alle altre tre vele rappresentanti i voti dei frati, povertà, castità e obbedienza, completando così il transetto”. Incommensurabile il valore artistico delle pitture. “Ci troviamo di fronte ad un’opera riconducibile a Giotto e ai giotteschi. Giotto si è formato nella Basilica di San Francesco. Qui ha ricevuto le prime commissioni e quello su cui ci apprestiamo a lavorare è uno degli ultimi lavori da lui svolti in Basilica tra il 1318 ed il 1320. Il Transetto infatti è stato sicuramente progettato dal Maestro toscano che insieme alla sua bottega lo realizzò per metà. La parte rimanente fu eseguita da Pietro Lorenzetti”. Anche i frati del Sacro Convento invitano a partecipare alla campagna di raccolta fondi. “Abbiamo un privilegio grandissimo”, è l’appello del Padre Custode Marco Moroni, “quello di custodire la Basilica dove riposano le spoglie mortali di San Francesco d’Assisi. Molti artisti vennero chiamati qui a onorarlo con la loro opera sapiente. Ora tocca a noi preservare queste opere d’arte. Le custodiamo perché le generazioni future possano ancora godere di tutta questa bellezza, testimonianza di arte e di fede”. (PO)

19 gennaio - SPAGNA La Fraternità operaia di Azione Cattolica (HOAC) rinvia la sua XIV Assemblea Generale al 2023

La Fraternità operaia di Azione Cattolica (HOAC - Hermandad Obrera de Acción Católica), movimento ecclesiale nel mondo operaio spagnolo, in occasione della Plenaria Generale Straordinaria dei Rappresentanti (PGR), tenutasi sabato 16 gennaio, in videoconferenza, alla presenza di oltre 100 rappresentanti di 42 diocesi e della Commissione permanente dell’HOAC, ha approvato la decisione delle Assemblee diocesane di sospendere, in questo tempo di pandemia, il processo organizzativo della XIV Assemblea Generale e di rinviarne la celebrazione ad agosto 2023. Nel suo comunicato stampa, l’HOAC, questo movimento di operatori cristiani dell'Azione Cattolica per la Pastorale degli Operai, ha assicurato che continuerà, comunque, a svolgere i compiti prioritari della sua missione. Nel corso di quest'anno, quindi, fra le altre cose, si impegnerà come sempre ad aprire e a mantenere spazi di dialogo e relazioni istituzionali con operatori ecclesiali, sociali e politici alla ricerca del bene comune, soprattutto dei più poveri del mondo operaio; e continuerà a promuovere la campagna "Lavoro dignitoso per una società dignitosa". Nel 2021, il movimento continuerà anche a celebrare il suo 75.mo anniversario, approfondendo la sua storia, in un processo che si concluderà nel novembre 2021. Intorno al mese di maggio, in occasione della Giornata dell'HOAC, cercherà di approfondire la situazione e le sfide del mondo del lavoro; e, a giugno, intraprenderà l'elezione dei nuovi membri della sua Commissione Permanente, che tornerà a rinnovare il suo impegno e ad assumersi le sue responsabilità. (AP)

19 gennaio - CILE Misure restrittive nelle chiese. Vescovi "La vita è sacra, per questo prendercene cura è la nostra più grande preoccupazione"

I rappresentanti del Comitato Permanente della Conferenza episcopale cilena (Cech), in una lettera firmata dal presidente, dal vicepresidente e dal segretario generale della CECh, e indirizzata al giornale El Mercurio – si legge sul sito dell’Episcopato –, rispondendo ai dubbi dei lettori sulle disposizioni che continuano a limitare il culto religioso, nella speranza di tornare al più presto alle cerimonie in presenza, hanno ribadito l'invito a prendersi cura di se stessi e a rispettare responsabilmente le decisioni dell'autorità sanitaria. "La vita è sacra, per questo prendercene cura è la nostra più grande preoccupazione in questo e in ogni tempo" hanno affermato. Il Comitato ha spiegato ai lettori come da mesi abbia fatto presente alle autorità il desiderio “di poter recuperare, nel più breve tempo possibile, il carattere comunitario della fede condivisa” con le cerimonie in presenza. E dice di averlo fatto, "per l'importanza che l'Eucaristia, i sacramenti e la vita spirituale hanno, non solo per i pastori ma per tutto il popolo di Dio, “attraverso le autorità nazionali e locali competenti, e anche con altre confessioni religiose che condividono la stessa preoccupazione". In occasione del Natale, per esempio, la Chiesa aveva inviato una richiesta speciale al governo affinché desse la possibilità di svolgere più funzioni religiose, ma ciò non è stato possibile. "Sappiamo e comprendiamo  - scrivono - che la situazione sanitaria attuale è molto complessa. Per questo abbiamo espresso, in comunione con Papa Francesco, la nostra piena adesione alla chiamata a prenderci cura di noi stessi e a rispettare responsabilmente le decisioni dell'autorità sanitaria”. Essi hanno dunque ribadito questo impegno, nella consapevolezza di quanto “un comportamento irresponsabile da parte di individui e gruppi ci esponga tutti a un rischio maggiore”. Non cercando, dunque, alcun privilegio, in questa difficile situazione, i presuli hanno invitato la comunità “a perseverare nella preghiera, ad agire con umiltà e rispetto, e a non essere impaziente di fronte alla grave situazione che ci affligge", assicurando che continueranno a dialogare con le autorità affinché i credenti possano tornare ad incontrarsi il prima possibile. (AP)

19 gennaio - MONDO Settimana per l’unità. Lanciata dal Wcc una app biblica in arabo che permetterà anche ai cristiani  arabofoni di partecipare da casa

Per la prima volta, anche i cristiani arabofoni possono partecipare quest’anno alle preghiere e meditazioni bibliche della Settimana per l’unità dei cristiani nella propria lingua da casa grazie alla traduzione in arabo di una innovativa app biblica lanciata nel 2016 dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc). L’app – si legge sul sito del Wcc - è stata prodotta da YouVersion e la traduzione è stata curata dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc). Si tratta di una novità che torna particolarmente utile quest’anno in cui gran parte degli eventi della Settimana ecumenica si svolgeranno in modalità virtuale. Lo evidenzia la direttrice della comunicazione del Mecc. Huguette Salameh: “In Medio Oriente, le tradizionali celebrazioni per la Settimana di preghiera sono state sospese a causa della pandemia, quindi siamo particolarmente felici di potere offrire ai cristiani della regione un nuovo strumento per potere partecipare da casa attraverso i loro computer o apparecchi mobili”, afferma. Il nuovo materiale in arabo – spiega da parte sua Marianne Ejdersten, direttrice della comunicazione del Wcc - si aggiunge alle 2.062 versioni della Bibbia in 1.372 lingue, messe a disposizione dall’app che è stata finora installata su oltre 450 milioni di dispositivi fissi o mobili in tutto il mondo, consentendo agli utenti di leggere la Bibbia, condividere versetti tramite i social media e contrassegnare i passaggi preferiti. “È importante essere in grado di pregare nella propria lingua, la lingua del tuo cuore", sottolinea Ejdersten. Dal 2016 le meditazioni bibliche e le preghiere della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sono disponibili sull’app YouVersion Bible in inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si celebra, come ogni anno, dal 18 al 25 gennaio. La Commissione internazionale costituita dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Pcpuc) e dalla Commissione Fede e costituzione del Consiglio mondiale delle Chiese ha affidato la scelta del tema e la redazione Il sussidio d’approfondimento e per la preghiera alla Comunità monastica riformata di Grandchamp, in Svizzera. Il tema scelto è ispirato dal Vangelo di Giovanni e sintetizzato nelle parole “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto” (Gv 15, 5-9). (LZ)

19 gennaio - REPUBBLICA DOMINICANA Centenario dell’incoronazione della Madonna di Altagracia: i vescovi affidano il Paese alle sue mani protettrici 

In una lettera pastorale dal titolo "Nostra Signora di Altagracia, un dono di Dio al popolo dominicano", diffusa il 17 dicembre in occasione della festa della Vergine di Altagracia (21 gennaio) e del centenario della sua incoronazione canonica (15 agosto 2021-15 agosto 2022), – riporta Aciprensa –, la Conferenza episcopale dominicana (CED), ha inviato alla comunità parole di forza e di speranza in questo tempo di pandemia. Ricordando loro come la Vergine di Altagracia sia stata la Protettrice della nazione, nel corso di tutta la sua storia, i vescovi hanno incoraggiato i dominicani ad affidarsi alla sua intercessione e a mantenere vivo un atteggiamento di servizio e dedizione verso i fratelli, soprattutto verso coloro che soffrono gli effetti della pandemia di Covid-19. "L'immagine della Madonna di Altagracia è stata un dono per il popolo dominicano – si legge nella lettera -, per essersi manifestata attraverso tanti favori” alla nazione. Ed oggi in cui siamo chiamati dalla nostra Madre Protettrice - scrivono i presuli - ad uno dei momenti più difficili della nostra vita, come nazione, avendo bisogno della sua intercessione, incontriamola di nuovo per “chiederle di non privarci della sua protezione, di non lasciarci soli”. "Il nostro Paese – ha scritto l’Episcopato - è stato ed è benedetto da Dio e noi crediamo che lo sia, per aver piantato nel nostro suolo, per la prima volta nel continente americano, la Croce di nostro Signore Gesù Cristo, e per averci lasciato Maria, sua Madre, come Patrona del popolo dominicano". L'immagine della Vergine di Altagracia è un dono che è stato fatto al popolo – ricordano i presuli -, attraverso una giovane ragazza, chiamata "la Niña", che ha concentrato le sue aspirazioni non sugli ornamenti che abbelliscono la gioventù, ma sull'amore e la devozione alla "Madre del Cielo", che in sogno le era apparsa come "Altagracia". Nel corso della storia Maria  - sottolineano -  ha costantemente scelto persone umili e dal cuore pulito "per dimostrare la sua devozione e il suo amore". L’Episcopato ha ricordato, dunque, l’importanza della Vergine per il popolo dominicano. “Solo il nome di Dio è più acclamato del suo”  - hanno osservato - e “per sua intercessione l'impossibile diventa possibile". È Lei, “modello di discepola missionaria”, ad indicarci “che la Chiesa è una madre accogliente, una scuola di comunione, adatta alla missione e ci insegna ad uscire da noi stessi e a metterci sul cammino del sacrificio, dell'amore e del servizio". Per mostrare gratitudine a Maria, per i suoi favori e le sue grazie, i presuli hanno incoraggiato i fedeli ad essere solidali e a servire i più bisognosi, ad essere "più ferventi nella preghiera e più fedeli alla Chiesa", a partecipare alla liturgia e a lavorare per accrescere la fede. Inoltre, hanno colto l’occasione per ribadire ai cattolici di non adorare le immagini, perché l’unico che dovrebbero adorare è Dio. "Affidiamo nelle sue mani protettrici tutto il popolo dominicano, le sue autorità e i responsabili della sanità e dell'ordine pubblico”, hanno concluso, chiedendo l’intercessione della Vergine per tutti i malati di Covid-19, per i più vulnerabil, per i depressi, per chi ha perso il lavoro, per chi ogni giorno esce a cercare il sostentamento per la sua famiglia, e anche per chi inconsapevole non si preoccupa della salute degli altri o dell'ordine sociale. L'incoronazione canonica dell'immagine della Vergine di Altagracia avvenne il 15 agosto 1922 a Santo Domingo, capitale della Repubblica Dominicana, nel corso di una celebrazione durata una settimana. Tuttavia, la sua venerazione risale "agli anni della scoperta dell'America, all'inizio del XV secolo". (AP)

19 gennaio - SENEGAL Vescovi preoccupati per la nuova variante del Covid-19: necessario uno sforzo collettivo contro la pandemia 

La nuova variante del Covid-19 preoccupa anche i vescovi del Senegal che nei giorni scorsi ne hanno discusso con il Presidente Macky Sall e con il Ministro della sanità. Durante i due incontri – riporta l’agenzia Aciafrica - i presuli ha sottolineato l’importanza essenziale di uno sforzo collettivo per contenere la diffusione della variante che è particolarmente contagiosa e si sono detti disposti a sospendere nuovamente le celebrazioni con concorso di popolo, se necessario. “Ognuno di noi è responsabile con il proprio comportamento per il nostro fratello e sorella”, ha sottolineato al capo dello Stato l’arcivescovo di Dakar, monsignor Benjamin Ndiaye, che ha esortato i fedeli a non sottovalutare il pericolo e quindi a rispettare scrupolosamente le regole igienico-sanitarie. A nome di tutti vescovi, monsignor Ndyaye ha inoltre ringraziato il Presidente Sall per le misure preventive prese contro la pandemia. Al Ministro della sanità i presuli hanno chiesto una più stretta collaborazione tra lo Stato e le 75 strutture sanitarie della Chiesa cattolica nella lotta alla pandemia. Il governo senegalese aveva allentato le restrizioni anti-Covid lo scorso mese di luglio, dopo il calo dei casi, ma i vescovi avevano preferito attendere per sicurezza fino al primo novembre per riaprire le Chiese al culto pubblico, esortando i fedeli "ad essere pazienti nella fede e nella speranza". La seconda ondata di contagi registrata in queste ultime settimane potrebbe spingere le autorità a ripristinare le misure restrittive e i vescovi non escludono la possibilità di chiudere nuovamente le chiese. (LZ)

18 gennaio - FILIPPINE Vescovi chiedono un’inchiesta indipendente sull’uccisione da parte delle forze di sicurezza di nove leader indigeni Tumandok

Non convince la versione ufficiale sulla recente uccisione da parte delle forze di sicurezza filippine di nove leader indigeni Tumandok, nelle isole Visayas occidentali. I nove sono stati uccisi il 30 dicembre scorso nella provincia di Capiz durante una retata per catturare 28 persone accusate di essere membri del New People’s Army, braccio armato del Partito Comunista filippino. Secondo le autorità, i sospetti avevano cercato di resistere all’arresto. Su questa versione anche diversi esponenti della Chiesa locale hanno da subito espresso forti dubbi condannando l’uccisione. Condanna e dubbi ribaditi in una lettera pastorale pubblicata in questi giorni e firmata dal neo-cardinale Jose Advincula, arcivescovo di Capiz insieme ad altri sette vescovi locali. La lettera – riporta l’agenzia Ucanews - chiede un'indagine approfondita da parte di un’autorità indipendente che accerti la verità sull’accaduto. Secondo quanto riportato da diversi testimoni oculari, infatti, le vittime non erano armate e non hanno opposto resistenza. Anche per i vescovi dunque i nove leader indigeni sono stati assassinati.  La loro uccisione sarebbe invece riconducibile all’ostinata resistenza delle tribù Tumandok alla costruzione di una mega-diga sulle loro terre. Non è infatti raro che le autorità filippine accusino i leader indigeni che lottano per i loro diritti di essere membri o sostenitori dei guerriglieri comunisti. I vescovi delle Visayas occidentali affermano che le atrocità commesse hanno creato un clima di paura e incertezze tra nelle comunità Tumandok.: “La paura ha costretto molti a lasciare le loro comunità e a migrare verso luoghi più sicuri", affermano. Alcuni sono stati addirittura costretti a confessare di essere membri del Partito Comunista. I presuli ribadiscono quindi la loro solidarietà e vicinanza “ai fratelli e sorelle della tribù Tumandok”: “Condividiamo il loro dolore e ansie. Ci immedesimiamo con la paura e l’insicurezza di coloro che sono stati sfollati a causa della violenza e condanniamo fermamente tutte le uccisioni ", scrivono. L’assassinio dei leader indigeni di Capiz si aggiunge alla lunga scia omicidi extra-giudiziali verificatisi nelle Filippine in questi ultimi tempi e che vede tra le vittime leader sociali, compresi quelli legati alla Chiesa, anch’essi non di rado accusati di simpatizzare per i ribelli comunisti. Nella loro lettera, i vescovi delle isole Visayas occidentali chiedono dunque che la polizia e l'esercito “seguano scrupolosamente gli standard etici fissati dalle regole di ingaggio durante le loro operazioni”, anche portando telecamere in tutte le operazioni per tutelarsi da false accuse e per proteggere i civili” da ogni abuso. (LZ)

18 gennaio - MYANMAR Appello dei vescovi ai fedeli a donare per comprare vaccini anti-Covid

I vescovi del Myanmar hanno rivolto un appello ai cattolici del Paese a contribuire generosamente alla campagna di raccolta fondi promossa dalle autorità birmane per l’acquisto dei vaccini anti-Covid. L’appello – riporta l’agenzia Ucanews - è stato lanciato domenica al termine della loro riunione annuale svoltasi su Zoom. L’invito è a consegnare le donazioni ai vescovi che provvederanno a trasferire i soldi  allo speciale fondo istituito . Nella lettera, firmata dal presidente della Conferenza episcopale (Cbcm), il cardinale Charles Bo, e da monsignor John Saw Yaw Han, segretario generale, i presuli evidenziano come la scoperta di un vaccino rappresenti una nuova “alba di speranza” per il mondo, ricordando la pandemia è anche un monito per “la pace e l’armonia con la natura, la nostra madre terra”. “Tutti – affermano – come genitori dobbiamo lasciare dietro di noi un più verde in modo che i nostri figli possano ereditare quanto gli è dovuto senza sprecare le nostre risorse”, sottolineano i vescovi birmani, riprendendo l’invito lanciato dal cardinale Bo nel suo messaggio di fine anno. Nella lettera la Cbcm rinnova anche la sua gratitudine a tutte le persone impegnate in prima linea nella prevenzione e nella cura della pandemia. Con più di 134mila casi e quasi 3mila morti, il Myanmar resta la terza nazione più colpita dal Covid-19 nella regione dell’Asean, dopo le Filippine e l’Indonesia. A rendere il Paese asiatico particolarmente vulnerabile è la fragilità del suo sistema sanitario nazionale. In questi mesi di emergenza l’opera caritativa della Chiesa locale a sostegno dei fedeli e a tutte le persone colpite dalla pandemia non si è mai fermata. La Conferenza episcopale ha istituito uno speciale comitato guidato dal cardinale Charles Bo per coordinare gli aiuti alle famiglie più bisognose. La Chiesa ha organizzato diverse raccolte per finanziare gli aiuti. Non meno importante il suo lavoro sul fronte della prevenzione attraverso volontari. La settimana scorsa l’arcidiocesi di Mandalay, Marco Tin Win, ha donato 10 milioni di kyat, pari a 7.560 dollari, al Governo locale per l’acquisto di vaccini. Tra il 6 e il 12 gennaio il Governo birmano ha raccolto 2.67 milioni di dollari per l’acquisto dei vaccini. L’obiettivo è di vaccinare il 20% della popolazione entro la fine dell’anno. (LZ)

18 gennaio - POLONIA Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

In occasione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (18-25 gennaio), dal titolo "Rimani nel mio amore e porterai molto frutto" (cfr Gv 15, 5-9), il segretario del Consiglio per l'ecumenismo della Conferenza episcopale polacca, padre Sławomir Pawłowski SAC, ha annunciato – si legge sul sito web dell’Episcopato – che per motivi sanitari, a Varsavia gli incontri di quest’anno si terranno nelle chiese più grandi in modo che più persone possano parteciparvi. L’incontro ecumenico centrale si terrà nella Basilica Cattedrale di San Stanisława Kostka a Łódź (ul. Piotrkowska 265), sabato 23 gennaio, alle ore 18.00, e sarà presieduto dall'arcivescovo Grzegorz Rys, metropolita di Lodz. Il sermone sarà pronunciato da monsignor Jerzy Samiec, vescovo della Chiesa evangelica della Confessione di Augusta in Polonia e presidente del Consiglio ecumenico polacco. Inoltre, giovedì 21 gennaio, alle 18.00, nella Cattedrale metropolita ortodossa di Santa Maria Maddalena, si celebreranno i Vespri; venerdì 22 gennaio, alle 18.00, nella Chiesa Evangelica della Santissima Trinità di Augusta, ci sarà un incontro sulla Parola; e domenica 24 gennaio, alle 16.00, nella Cattedrale di San Michele Arcangelo e San Floriano Martire, nel quartiere Praga di Varsavia, si celebreranno i Vespri. (AP)

18 gennaio - ITALIA – Antichi documenti per capire la storia della Chiesa e della società in mostra presso gli Archivi Diocesani di Orvieto e Todi

Un’occasione per capire la storia della Chiesa e della società attraverso i documenti e le testimonianze del passato. E’ l’iniziativa “Aperti al MAB” che, nel rispetto delle limitazioni imposte dalle misure di contrasto alla pandemia,  la Diocesi di Orvieto Todi e l’Associazione Pietre Vive promuovono anche quest’anno, grazie al contributo 8xmille della Conferenza Episcopale Italiana e della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. Il progetto “Mab” della Cei ha per scopo la valorizzazione di Musei, Archivi e Biblioteche. In questo ambito si inserisce l’esposizione documentaria “Ieri, oggi e domani: le comunità parrocchiali tra storia, fede e arte” allestita dal 18 gennaio al 20 febbraio 2021 presso gli Archivi Diocesani di Orvieto e Todi. In mostra documenti conservati presso i due Istituti relativi ad alcune delle parrocchie legate ai Capitoli della Cattedrale di Orvieto e della Concattedrale di Todi. Tra i pezzi più antichi si segnalano un documento dell’Archivio di Orvieto risalente al 1024 o la pergamena dell’Archivio Diocesano di Todi , di poco posteriore all’anno mille. L’ingresso alle mostre è contingentato, massimo due persone per volta per una visita di trenta minuti e richiede l’obbligo di prenotazione. Il progetto Aperti al MAB è promosso dall’Ufficio nazionale Cei per i Beni culturali ecclesiastici e l’Edilizia di culto, insieme all’Associazione Musei ecclesiastici italiani (Amei), all’Associazione archivistica ecclesiastica (Aae) e all’Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani (Abei), con il patrocinio del coordinamento Mab-Italia Musei archivi biblioteche e in collaborazione con l’International archives day e con le Giornate nazionali dei musei ecclesiastici. (PO)

18 gennaio - SPAGNA Nuove restrizioni. Vescovi di Castilla e León: Il numero chiuso nelle chiese è ingiusto

In vista delle nuove restrizioni adottate dal governo spagnolo per prevenire il contagio da coronavirus ed impedire il collasso del sistema sanitario, pubblicate il 16 gennaio scorso, i vescovi delle undici diocesi di Castilla e León hanno firmato tutti insieme una dichiarazione in cui esprimono la loro contrarietà in merito alla decisione di limitare la partecipazione dei fedeli nelle chiese ad un massimo di 25 persone. “Non crediamo sia ragionato o accettabile” hanno affermato i presuli, essendo la superficie e il volume delle migliaia di chiese e cappelle in Castiglia e León molto diversi. Molto più equo, invece, il criterio proporzionale seguito in tutto il Paese durante le varie fasi della pandemia. Il numero chiuso è ingiusto, hanno ribadito i vescovi, anche perché è sproporzionato, esso “impedisce l'esercizio del diritto fondamentale della libertà di culto  a persone che potrebbero esercitarlo in tante nostre chiese” che, nonostante le limitazioni, potrebbero ospitare più di 25 partecipanti senza rischio per la loro salute. I vescovi, dunque, esprimendo il loro impegno a continuare a sollecitare i cristiani a mettere in pratica le misure adottate dalle autorità per prevenire il contagio, hanno chiesto al Governo di Castilla e León di abolire il numero chiuso di 25 persone e mantenere la limitazione proporzionale e ragionata dei posti a sedere nelle chiese, come nel resto delle Comunità Autonome. I presuli hanno concluso rivendicando il diritto dei cristiani di partecipare all'Eucaristia, nella convinzione che “la  celebrazione della domenica di Pasqua sia una fonte di amore e di speranza di cui la nostra società ha particolarmente bisogno in questo momento”. (AP)

18 gennaio - NORVEGIA Appello di Regilions for Peace a Parlamento e Governo: si ratifichi il Trattato sul divieto delle armi nucleari

Religions for Peace Norvegia chiede al Parlamento di aderire al Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari che entrerà in vigore il 22 gennaio. “Siamo profondamente dispiaciuti che la Norvegia non abbia aderito al trattato” scrivono i 10 leader del movimento multireligioso nel Paese auspicando che lo Storting e il governo rispettino il divieto di utilizzare armi nucleari e osservino quanto stabilito dal diritto internazionale. Religions for Peace rammenta che il trattato, è stato adottato il 7 luglio del 2017 con il voto favorevole di 122 paesi, che sono 86 gli stati che lo hanno firmato e 51 quelli che lo hanno ratificato. “La minaccia di un catastrofico sterminio di massa dovuto ad armi nucleari è stata una delle ragioni principali per cui più di 400 leader religiosi si sono riuniti a Kyoto, in Giappone, nel 1970 per la prima Conferenza mondiale sulle religioni per la pace” si legge nell’appello del movimento multireligioso che ricorda le tragiche conseguenze che potrebbero derivare dall’uso di armi nucleari. “Uccideranno alla cieca, saranno sacrificate innumerevoli vite innocenti, porteranno sofferenze e malattie indescrivibili e distruggeranno la natura e il clima, con conseguenze per molte generazioni” spiegano i leader di Religions for Peace Norvegia, profondamente convinti che l’esistenza e l’uso di armi nucleari sia in conflitto con i valori religiosi e principi etici delle confessioni rappresentate. “In nome dell'umanità, non possiamo accettare l’uso di armi nucleari. Finché esistono armi nucleari, c’è il pericolo che vengano utilizzate - aggiungono -. Pertanto, riteniamo che sia inaccetabile che la Norvegia continui a sostenere l’uso di armi totalmente contrarie alla dignità umana”. Per Religions for Peace non c’è alcuna contraddizione internazionale o morale tra l’adesione della Norvegia alla NATO e la ratifica del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Considerando infine che i costi annuali per le armi nucleari a livello mondiale sono stimati in almeno 100 miliardi di dollari Usa, i leader religiosi concludono: “Più delle nostre risorse dovrebbero essere utilizzate per lo sviluppo umano e la conservazione del creato, e non per investimenti in armi che possono sterminare l’umanità”. (TC)

18 gennaio - ITALIA Toscana zona gialla. A Grosseto torna visibile fino al 21 marzo il Tondo Luzzetti di Sandro Botticelli - FOTO

Torna visibile, fino al prossimo 21 marzo, il Tondo di Sandro Botticelli con la Madonna, Gesù bambino, san Giovannino e l’angelo Gabriele. L’opera, tempera su tavola di 85 centimentri di diametro,  è la protagonista della mostra “La bellezza svelata”, che, realizzata in collaborazione tra la Diocesi e la Fondazione Grosseto Cultura,  era stata sospesa dopo pochi giorni dall’apertura a causa della pandemia. La proroga consentita dopo che la Toscana è “diventata” zona gialla rappresenta un’occasione unica per ammirare un capolavoro mai esposto al pubblico italiano dal 1898, acquistato dal collezionista Gianfranco Luzzetti nel 1985 e da allora mai uscito dalla sua casa fiorentina di Borgo san Jacopo. “E’ un grande regalo che Luzzetti fa a Grosseto”, commenta don Roberto Nelli, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale culturale. L’esposizione avrebbe dovuto chiudere i battenti il 10 gennaio scorso. “Il rammarico” per la chiusura, aggiunge, “era stato tanto, perché un’occasione unica veniva in qualche modo sprecata”.  La mostra allestita presso il Polo culturale “Le Clarisse” sarà visitabile solo nei giorni feriali, come previsto dalle norme nazionali. “Approfittiamo, allora!”, è l’esortazione di don Nelli: “In questo momento riempire i nostri occhi di bellezza ci fa bene al cuore”. Il successo è stato grande nei poci giorni in cui l’esposizione, curata da Mauro Papa e Giovanni Gazzaneo, è stata aperta dopo la sua inaugurazione lo scorso 23 ottobre. Dipinto da Sandro Botticelli con parziali contributi della bottega, il Tondo Luzzetti ha evidenti affinità con il tondo con la Madonna con Bambino, san Giovanni Battista bambino, san Michele Arcangelo e san Gabriele Arcangelo conservato a Palazzo Pitti a Firenze. Con il biglietto di ingresso alla mostra è possibile acquistare a prezzo ridotto anche l’accesso al percorso di sette opere custodite presso il Museo diocesano di Grosseto, intitolato “Essere dono, dare vita per amore”. (PO)

18 gennaio - STATI UNITI Vescovi: superare l’odio e le divisioni nel Paese con l’amore e la non-violenza come Martin Luther King

Negli Stati Uniti resta alta la guardia per la possibilità di nuove violenze in occasione della cerimonia insediamento del nuovo Presidente Joseph Biden, istigate da diversi gruppi estremisti dopo l’assalto al Congresso, mentre si moltiplicano le minacce di morte contro esponenti del Congresso. In questo clima e alla luce di quanto accaduto il 6 gennaio, che ha spinto le autorità a blindare l’area tra la Casa Bianca e Capitol Hill con 25mila militari, i vescovi rinnovano il loro accorato appello a rinunciare alla violenza come strumento di lotta politica e a tornare a un dibattito civile e pacifico. “A chi pensa a ulteriori violenze dico, come cristiano, che siete fuorviati da una voce che non è quella di Dio”, avverte monsignor Paul S. Coakley, presidente della Commissione per la giustizia interna e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale (Uscbb), facendo riferimento all’uso anche di simboli cristiani da parte degli assalitori di Capitol Hill. Quindi l’appello: “Per favore, guardate nel vostro cuore. Guardate le immagini degli eventi del 6 gennaio e i messaggi che li hanno accompagnati sui social. Guardate i simboli dell'odio razziale nella folla. Se avete sostenuto tutto questo, o state considerando ulteriori azioni questa settimana, chiedetevi: quello che voglio è il frutto dello Spirito Santo? Le mie intenzioni sono un’espressione di amore per gli altri, compresi quelli che posso considerare nemici? Porteranno alla pace? Mostrano pazienza, gentilezza e autocontrollo? La violenza del 6 gennaio e le tante voci che l'hanno sollecitata, compresi alcuni leader politici, sono state l'opposto di tutte queste cose”, rimarca con forza monsignor Coakley che, citando le parole di San Paolo nella Lettera ai Galati, esorta quindi a non ascoltare le parole di chi semina odio, rabbia e divisioni: “Nel vostro interesse e nel nell’interesse degli altri non confondete promesse vuote con l'amore e la pace che vengono solo da Dio", conclude. E al clima di tensione e violenza che ha segnato il passato anno elettorale negli Stati Uniti e che continua a marcare la difficile transizione alla nuova presidenza fa riferimento anche il messaggio del presidente della Usccb, monsignor José Horacio Gomez, per l’odierna Giornata nazionale di Martin Luther King, in cui richiama il forte messaggio di amore cristiano lasciato in eredità dall’apostolo della non violenza e dei diritti civili degli afro-americani assassinato più di 50 anni fa.    “La violenza nelle nostre città della scorsa estate e quella scoppiata nuovamente al Campidoglio ci dicono che il nostro Paese è diventato troppo arrabbiato, avvelenato e diviso”, scrive monsignor Gomez. Di fronte a queste profonde divisioni, osserva “affrontiamo le stesse scelte affrontate dal Reverendo King e dal movimento per i diritti civili. Anche per noi la domanda è: come lotteremo contro le ingiustizie nella nostra società, quali mezzi useremo?”. L’arcivescovo di Los Angeles rilancia quindi le sue parole : “Nella vita qualcuno deve avere abbastanza buonsenso e moralità per tagliare la catena dell'odio. Questo può essere fatto solo mettendo l'etica dell'amore al centro della nostra vita". Questa, afferma, “è la sfida per chi di noi crede nella promessa dell'America e cerca di rinnovare l'anima di questa grande nazione. Con lo spirito del Rev. King, dobbiamo affrontare le forze dell'odio e dell'ignoranza con il potere dell'amore. Dobbiamo imparare di nuovo la saggezza del Vangelo, amare i nostri nemici e benedire coloro che ci si oppongono”. Come aveva detto il Reverendo King, puntualizza monsignor Gomez, “non amiamo i nostri nemici perché sono amabili, o addirittura simpatici. Li amiamo perché Dio li ama. E con il nostro amore cerchiamo la loro conversione e amicizia, non la loro umiliazione. Questo è il nostro dovere cristiano in questo momento: essere guaritori e operatori di pace, vincere il male e le menzogne, non con le stesse armi, ma con parole di verità e opere d'amore”, conclude il presule. (LZ)

18 gennaio - FILIPPINE Festa del Santo Niño. Arcivescovo di Cebu: “Riponete la vostra fiducia in questo bambinello, piccolo ma potente"

"Oggi il Niño ci dice di avere fede piuttosto che paura. Riponete la vostra fiducia in questo bambinello, piccolo ma potente". Così si è espresso, ieri, monsignor Jose Palma, arcivescovo di Cebu, nella sua omelia per la festa del Santo Niño, nella Basilica Minore di Cebu. La celebrazione eucaristica, che attira ogni anno milioni di fedeli, ha visto quest’anno una partecipazione limitata di devoti, a causa delle misure restrittive per la prevenzione dei contagi da Covid-19. Nei giorni scorsi, inoltre, la Basilica aveva sospeso tutte le Messe pubbliche per arginare la diffusione del coronavirus, e aveva esortato i fedeli a seguire le celebrazioni online. Tuttavia, nonostante la pandemia e la cancellazione degli eventi più significativi, la giornata di ieri è stata vissuta da tutti come un "momento di ringraziamento", nella certezza - come ha affermato il presule  - “della presenza e del sostegno di Dio nel cammino di fede". Monsignor Palma ha esortato i fedeli a "concretizzare" la loro devozione, raggiungendo coloro che si trovano nelle periferie, spiegando che l'immagine secolare del Santo Niño deve servire da promemoria e richiamare alla mente gli altri "bambini della società". Anche il Santo Niño – ha osservato l’arcivescovo di Cebu - aveva bisogno della cura di Maria e Giuseppe, "quindi  - ha concluso - dobbiamo prenderci cura l'uno dell'altro, specialmente dei poveri, dei malati, dei piccoli e degli emarginati". (AP)

18 gennaio - IRLANDA Rapporto su Case della Madre e del bambino. Monsignor Farrell: servono scuse sincere, senza riserve

“È necessaria una risposta sincera: le nostre - come Chiesa e come società - non possono che essere delle scuse complete, senza alcuna riserva": così Monsignor Dermot Farrell, Arcivescovo eletto di Dublino, in Irlanda, ha commentato la recente pubblicazione, da parte del Ministero per l’Infanzia, del Rapporto della Commissione di inchiesta sulle “Case della Madre e del bambino”, strutture destinate a ragazze madri e gestanti in condizioni di disagio. La relazione indica che, in tali centri gestiti anche dalla Chiesa irlandese, sono stati perpetrati numerosi abusi per tutto il ’900. “Questo Rapporto – ha detto il presule ieri, 17 gennaio, nell’omelia per la Messa presieduta nella Cattedrale di Santa Maria di Kilkenny - evidenzia un fallimento della nostra società e della sua cultura nel riconoscere la dignità di ogni persona”; per questo, “sia la Chiesa che lo Stato hanno ora motivo di offrire profonde scuse a tutte le donne e i bambini che sono passati attraverso queste Case, alle loro famiglie e alla gente del Paese” perché “sono stati molti i modi con cui le persone di fede in Irlanda non hanno rispecchiato i valori evangelici”. Particolarmente “eclatante” e “doloroso” – ha ribadito l’Arcivescovo eletto – è stato “lo stigma dell’illegittimità” e “la vergogna” fatti provare alle donne rimaste incinte al di fuori del matrimonio. Un peso che “alcune hanno portato con sé per tutta la vita”, insieme alle conseguenze di “violenze e abusi verbali ed emotivi” subiti nelle Case. Monsignor Farrell ha quindi definito il comportamento di alcuni religiosi che hanno gestito tali strutture come “sbagliato” e come “un vergognoso tradimento della fiducia”. La Chiesa, infatti, “aveva la responsabilità di infondere i valori della compassione e della cura, ma in molti casi non è riuscita a farlo”. “Come società e come Chiesa – ha sottolineato il presule - abbiamo perso di vista il dono che ogni bambino rappresenta”, finendo per trattare alcuni di loro “come un problema”. L’auspicio, dunque, è che “la comprensione del passato ci dia il coraggio morale di fare qualcosa nel presente”. La sofferenza emersa dal Rapporto, infatti, non è qualcosa che appartiene solo al passato: Monsignor Farrell ha ricordato, a tal proposito, che oggi “i migranti sono vittime del traffico di esseri umani”, “non poche donne sono costrette a vivere una vita di prostituzione”, mentre “giovani e meno giovani si trovano a dipendere dalla droga e ad essere sfruttati dai mercanti della dipendenza”. Non solo: l’Arcivescovo ha citato “i migliaia di bambini che non hanno un posto che possano chiamare casa o che non hanno assistenza sociale”. Un elenco drammatico che potrebbe “continuare a lungo” e che mette in luce come “ci sia ancora molto da affrontare” prima di poter dire, con certezza, che “la portata e la profondità della sofferenza rivelata dal Rapporto appartengono a una società diversa”. Dall’Arcivescovo eletto di Dublino, infine, è arrivato l’invito ad “affrontare le giuste preoccupazioni dei sopravvissuti seppellendo i neonati morti in queste Case in modo rispettoso e dignitoso” ed a “contrastare qualsiasi sfruttamento delle persone”. L’omelia si è conclusa con una preghiera al Signore affinché riempia “i nostri cuori della Sua compassione” e rafforzi la volontà ad operare “per il bene di tutti, specialmente dei vulnerabili, dei poveri e dei più piccoli”. (IP)

18 gennaio - CILE Monsignor Chomali: “In Cile manca un progetto Paese”

Monsignor Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción, ieri, in un’intervista rilasciata al direttore dei media regionali, Guido Rodriguez, pubblicata sul quotidano El Sur – riporta la pagina web dell’Episcopato -, ha parlato del complesso scenario che il Paese si trova oggi ad affrontare e dell’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto sull’opera della Chiesa. Affrontando la tematica della pastorale, in questo tempo di pandemia, egli ha sottolineato che ”nonostante il distanziamento fisico, paradossalmente, si è stati più attivi che mai nella Pastorale sociale”, e nel corso dell’anno, tra le altre cose, sono state aperte mense comuni, una casa per donne migranti con bambini, e aperte le porte alla gente che vive per strada. Grazie alle donazioni e ad un grande sforzo della Chiesa, è continuato inoltre il lavoro svolto per proteggere i giovani con sindrome di Down. Tuttavia, nonostante l’impegno e gli sforzi fatti per superare la difficile situazione, è venuto ancor più a galla un problema molto grave di cui soffre il Cile, ha affermato il presule, e cioè quello di non avere ”un progetto Paese e una visione del significato dell’essere umano e della comunità”. “Ci è stato insegnato - ha continuato - che la vita è una competizione, che ognuno gestisce al meglio, e che il sistema si farà carico di regolare. Non funziona, e oggi è diventato più chiaro che mai”. Il plebiscito e le successive elezioni primarie – ha spiegato – hanno rappresentato lezioni importanti, mostrando che il popolo cileno non è contento dei suoi leader politici. “Questo – ha aggiunto - merita una riflessione molto profonda". E anche se la nuova Costituzione, secondo l’arcivescovo, potrà essere “una buona occasione per avere un quadro di riferimento sui diritti e i doveri, sul potere e soprattutto su come intendiamo noi stessi come società”, sarebbe, tuttavia, “un errore credere che la nuova Costituzione – ha dichiarato - risolverà i problemi che la maggior parte della gente ha oggi". Essendo questo, dunque, “un momento  estremamente propizio per riconoscere che non siamo soli, che siamo in debito l'uno con l'altro e che tutto ciò che facciamo avrà ripercussioni positive o negative sugli altri”, monsignor Chomali ha invitato, per concludere, ad “agire avendo in mente le persone che amiamo”, facendo così uno sforzo per rispettare le misure restrittive e il distanziamento fisico. (AP)

18 gennaio -  ITALIA La pandemia, l’Anno della Famiglia e l’ecumenismo al centro della plenaria dei vescovi siciliani

I vescovi siciliani esortano i cittadini a rispettare le norme emanate dalle autorità al fine di prevenire il diffondersi del Covid-19, nell’attesa che la campagna vaccinale produca i suoi effetti. Riunitasi per la Sessione invernale la scorsa settimana, dall’11 al 13 gennaio, in modalità on-line, la Conferenza episcopale, nel comunicato finale, esprime vicinanza e solidarietà al personale medico e paramedico, dei mezzi di soccorso e a tutti i volontari per la dedizione mostrata nel curare e soccorrere i malati, e ancora alle forze dell’Ordine “che in svariati ambiti, prestano il loro servizio con autentico senso del dovere e di amore al prossimo”. I vescovi assicurano, inoltre, il ricordo nella preghiera per le vittime della pandemia e per le famiglie che hanno perso i propri cari. Nel corso dei lavori i presuli hanno discusso dell’Anno della Famiglia Amoris laetitia, del Vademecum ecumenico Il Vescovo e l’Unità dei Cristiani pubblicato dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e che riguarda la responsabilità ecumenica dei vescovi, dell’insegnamento della Religione Cattolica e di proposte formative per il clero. Monsignor Pietro Maria Fragnelli, vescovo delegato per la pastorale della Famiglia, ha riferito della conclusione della fase preparatoria del Laboratorio triennale di Pastorale Familiare al quale si sono iscritte circa 500 persone. Per il percorso di formazione, con l’ausilio delle moderne tecnologie didattiche, sono state organizzate tre aree tematiche - teologiche, psicologiche e canonistiche - accompagnate da tre sacerdoti esperti. Le aree sono articolate in 20 moduli, ognuno dei quali è guidato da un tutor. I 20 tutor seguiranno 267 formatori in formazione. Si tratta di coppie giovani e meno giovani, con lunga esperienza pastorale alle spalle o ai primi passi, di persone che hanno vissuto esperienze di dolore nell’ambito della famiglia, di sacerdoti e religiosi. “L’Anno della famiglia indetto da Papa Francesco - ha sottolineato monsignor Fragnelli - ci provoca ancora di più a lavorare insieme, come diocesi e come movimenti e associazioni, per stimolare la conoscenza dell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco Amoris laetitia e la crescita di una mentalità sempre più rispondente al ‘Vangelo della Famiglia’”. A proposito dell’insegnamento della Religione Cattolica, i vescovi hanno ribadito la grande riconoscenza e il forte incoraggiamento ai docenti, che stanno continuando a svolgere il loro servizio con passione ed entusiasmo anche in questo difficile periodo. I presuli si sono poi soffermati sullo sviluppo del percorso che dovrebbe portare allo svolgimento del concorso per l’assunzione in ruolo di nuovi insegnanti. Circa l’elaborazione e la pubblicazione del bando, l’auspicio è che vengano rispettate le legittime attese dei docenti, soprattutto di coloro che da tanti anni lavorano con impegno e preparazione. Riprendendo, poi, il messaggio della presidenza della Conferenza episcopale italiana pubblicato qualche giorno fa sull’ora di religione e sulla sua importanza, i vescovi hanno rivolto un appello a studenti e genitori perché ponderino la scelta di avvalersi dell’insegnamento della Religione Cattolica in occasione dell’iscrizione al prossimo anno scolastico. Infine sono state illustrate le proposte formative per il clero programmate per quest’anno. Gli incontri, che si svolgeranno on line, si ispireranno alla lettera che Papa Francesco ha indirizzato ai sacerdoti di Roma il 31 maggio dello scorso anno e alla lettera che i vescovi di Sicilia hanno scritto ai presbiteri dell’isola in vista della Giornata Sacerdotale Mariana celebrata il 9 giugno scorso. Sono stati pensati tre percorsi formativi per i seminaristi del sesto anno di pastorale, i diaconi, i presbiteri e i parroci, sul sacramento della Riconciliazione (“Per ogni lacrima l’uomo rinasce”, 8-12 febbraio), sulla parrocchia (“La conversione pastorale della Parrocchia”, 22-25 febbraio), sulle “Beatitudini del prete” (22-24 marzo). La Commissione Presbiterale Siciliana (CPS) ha inoltre programmato una tre giorni - “Esercizi di fraternità presbiterale” - in coincidenza con la XXIX Giornata Sacerdotale Mariana, che si svolgerà dal 17 al 19 maggio presso il Santuario Madonna delle Lacrime a Siracusa. Mentre per i delegati per la formazione dei diaconi e dei presbiteri, i vicari episcopali per il clero, i rettori dei seminari e i membri della CPS è previsto un modulo formativo sul discernimento vocazionale il 19 e 20 aprile. I vescovi hanno anche convenuto sulla necessità che la formazione dei futuri diaconi permanenti sia qualificata e per questo è stato deciso un iter formativo unitario a livello regionale. (TC)

18 gennaio - POLONIA Celebrata a Varsavia la 24ma Giornata Nazionale dell’Ebraismo

La preghiera del rabbino e dei vescovi di Varsavia nel cimitero ebraico del distretto di Bródno, una liturgia della Parola e un concerto di musica ebraica. E’ stata scandita così la 24ma Giornata Nazionale dell’Ebraismo celebrata ieri in Polonia. Ebrei e cattolici si sono ritrovati insieme in uno dei cimiteri ebraici più grandi al mondo dove sono sepolte circa 320mila persone. “E’ stato un momento molto intenso di dialogo e preghiera silenziosa” si legge in una nota diffusa dalla Conferenza Episcopale Polacca. Le meditazioni si sono svolte attorno al tema tratto dal Libro del Deuteronomio. “Vita e morte”: “Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male”. Versetti che   – ha ricordato il rabbino Stas Wojciechowski – vengono letti tradizionalmente prima del capodanno ebraico, quando ciascuno si interroga sull’uso fatto della propria libertà. Da qui il monito: “finchè una persona è viva, può convertirsi”. Da parte sua il vescovo di Varsavia Praga, monsignor Romulad Kamiński, ha fatto un riferimento all’attuale situazione della pandemia che ci pone a contatto diretto con il tema della vita e della morte. Il presule ha definito un privilegio la possibilità di ascoltare la Parola di Dio, invitando tutti a chiedersi quanta disponibilità c’è effettivamente a lasciarsi interpellare dal Signore e a porsi in suo ascolto.  Le narrazione delle vite di ebrei polacchi di oggi e di ieri si è intrecciata alla melodia dei brani musicali proposti nel corso del concerto di musica ebraica dal titolo "Per i miei fratelli e le mie sorelle", eseguito dal Gruppo Symcha Keller. Dopo Varsavia, il prossimo anno sarà Poznan ad ospitare la 25ma  Giornata Nazionale dell’Ebraismo. Ad annunciarlo è stato il presidente  del Comitato per il dialogo con l'Ebraismo della Conferenza Episcopale Polacca, monsignor Rafał Markowski.  La Giornata è organizzata ogni anno su iniziativa dei vescovi polacchi e si pone come obbiettivo il dialogo interreligioso e la riscoperta delle radici del cristianesimo. (PO)

18 gennaio  - LIBANO L’associazione Pro Terra Sancta: a Beirut fondamentale assicurare l’istruzione ai bambini

“Il problema più grande riguarda tutti quei bambini che non vanno più a scuola. E sono più di quelli che ci immaginiamo”: è quanto afferma il direttore di Pro Terra Sancta, Tommaso Saltini, a proposito delle conseguenze dell’esplosione del 4 agosto scorso che a Beirut, in Libano, ha provocato gravissimi danni nell’area del porto. “Quest’anno vogliamo impegnarci di più per sostenere la popolazione libanese - prosegue Saltini che di recente si è recato nella capitale del Paese dei cedri -. Oltre a fornire i beni di prima necessità, fondamentali in questo momento di emergenza, la priorità rimane l’istruzione. Siamo consapevoli della grave emergenza educativa che il Libano sta affrontando e siamo pronti a investire perché i bambini tornino a scuola”. Per il direttore di Pro Terra Sancta, si legge su Terrasanta.net, assicurare l’istruzione è fondamentale per far ripartire il Paese e per una ripresa nel lungo periodo. Nei mesi che sono seguiti alla devastante deflagrazione, Pro Terra Sancta ha sostenuto centinaia di famiglie con aiuti di emergenza. Ora, per aiutare il Libano a rialzarsi, l’obiettivo è la scuola per i bambini. Terrasanta.net riferisce che a Beirut le macerie sono ancora ben visibili, la crisi è sempre più profonda e il quadro sanitario non è incoraggiante; il Paese, infatti, è entrato in un nuovo lockdown, dopo che gli ultimi dati hanno segnato oltre tremila contagi in un solo giorno. Dall’inizio della pandemia si registrano 220mila contagi, ma negli ospedali mancano posti e respiratori. Il governo ha imposto un coprifuoco e uno stop totale delle attività (fatta eccezione per l’aeroporto) e la nazione è sull’orlo del collasso: cominciano a mancare posti di lavoro e si esauriscono i risparmi. Pro Terra Sancta ha allestito nei giorni successivi all’esplosione un centro di emergenza nel cortile del convento francescano di Gemmayzeh e sono sempre più numerose le persone che vi si rivolgono per ricevere aiuto. Ad oggi il centro, grazie anche al generoso contributo di tanti donatori, sostiene 500 famiglie con la distribuzione di pacchi alimentari e di dispositivi di protezione medica. A queste se ne aggiungeranno altre 400 nei prossimi mesi. Inoltre, continuano i lavori di ristrutturazione del convento francescano, duramente colpito dall’esplosione, e di venti case danneggiate, alcune delle quali devono essere ricostruite. Presto sarà attivo anche un dispensario medico che ha già ricevuto un numero enorme di richieste di medicinali, difficilmente reperibili da chi nell’esplosione ha perso tutto. (TC)

18 gennaio - ITALIA Nasce “Forum permanente degli amministratori delle aree interne”. Vescovi: serve sinergia tra Stato, Chiesa e società

Sinergia e convergenza: sono gli strumenti evocati dalla Conferenza episcopale regionale di Abruzzo e Molise per la promozione sociale, economica e culturale delle così dette “aree interne” delle Regioni. Sinergia e convergenza che – spiega una nota – devono coinvolgere le istituzioni statali, civili ed ecclesiali, onde evitare il “graduale ma inesorabile declino demografico, urbanistico e produttivo” delle zone interne, con “la conseguente perdita di tradizioni secolari e di specifiche sensibilità progettuali”. Per questo, sulla spinta dei vescovi per le aree interne – che, oltre a Abruzzo e Molise, includono zone di Campania, Lazio, Marche, Emilia e Toscana - nasce il “Forum permanente degli amministratori delle aree interne” che punta ad “una nuova frontiera politica dei territori”, raggiungibile “in spirito di unità e con una visione comune e condivisa” dello sviluppo di tali regioni. Pensato già nel 2019, dopo il “Forum degli amministratori campani” svoltosi a Benevento, il “Forum 2021” prevede un percorso di approfondimento grazie a tre webinar tematici che si terranno rispettivamente il 20 gennaio, il 15 febbraio e il 10 marzo ed ai quali sono invitati a partecipare amministratori, operatori socio-politici, ricercatori e studenti universitari. Il primo incontro online avrà come titolo: “Il Sud ci riprova, atti governativi, analisi economica e la spinta dei giovani”, mentre la tappa del 15 febbraio rifletterà sul tema “Restare, la sfida (Consapevolezza, risorse e potenzialità). Infine, il webinar del 10 marzo sarà dedicato a “Una visione condivisa (Esperienze e progetti di unità territoriali)”. Al termine delle tre tappe di approfondimento, si terrà il “Forum 2021” vero e proprio, in programma a Benevento per la prossima primavera-estate. L’evento è stato pensato in presenza, sempre nel pieno rispetto delle normative sanitarie anti-Covid, e sarà coordinato da 20 delegati in rappresentanza di diocesi, comuni, regioni, atenei e associazioni giovanili. Nella lettera di presentazione del progetto, le diocesi di Benevento, Avellino, Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata dei Goti, Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia, Ariano Irpino-Lacedonia, nonché l’Abbazia di Montevergine, sottolineano la necessità di “una più sistematica attenzione ai temi dei territori e alla problematicità che ne caratterizza i processi di crescita”, oltre che di “un impegno concreto per favorire il dialogo istituzionale e con quanti hanno sinceramente a cuore le sorti dell’Italia,  tanto più in questa difficile fase di pandemia”. “Servono un forte spirito di collaborazione e una ferma convinzione, perché decolli un progetto condiviso a vantaggio delle aree più deboli – si legge nella missiva - le quali, nonostante la fatica a crescere e svilupparsi, restano un’assoluta risorsa per l’intero Paese”. I vescovi delle aree interne sottolineano, poi, di aver discusso tali temi con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e con il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e di voler mettere in atto, “grazie ai Ministeri competenti”, una riflessione su “questioni concrete” che, insieme “ad un utilizzo fecondo di finanziamenti europei, statali e regionali”, possano “produrre nuova occupazione, evitare l’esodo massiccio dei giovani e ridare attrattiva ai territori, affinché mettano a reddito le loro preziose tradizioni e un’invidiabile qualità della vita”. L’auspicio dei presuli è che il “Forum permanente” costituisca “un’importante occasione per aggregare realtà del Paese in cui forse la crisi strutturale non è mai stata affrontata con la dovuta decisione da parte delle istituzioni, e che deve attirare sempre più l’interesse della comunità ecclesiale”. “Vogliamo sperare – concludono i vescovi – che questa iniziativa costituirà per le nostre terre l’avvio di un processo virtuoso” che porti molto frutto. (IP)

18 gennaio - PERÚ 1-5 febbraio, “Settimana dei catechisti” in modalità virtuale

Si terrà in modalità virtuale, a causa della pandemia da Covid-19, la “Settimana dei catechisti”, organizzata dalla Conferenza episcopale del Perù dal 1.mo al 5 febbraio prossimi. L’evento, gestito dalla Commissione dei vescovi per la Catechesi e la Pastorale biblica, vuole essere “uno spazio di formazione e di aggiornamento per i catechisti e gli altri operatori pastorali, con l'obiettivo di promuovere processi di evangelizzazione e di catechesi”. L’iniziativa è quindi rivolta a “catechisti, agenti pastorali, responsabili parrocchiali, animatori biblici e liturgici, movimenti apostolici, fraternità, nonché a tutti gli interessati”. La “Settimana” ha cadenza annuale e per questo 2021 prevede anche alcune conferenze tenute da relatori internazionali su temi di carattere globale, tra cui: “Covid: tragedia e sfida” e “Le sfide di una catechesi digitale”. Ulteriori spazi di approfondimento saranno dedicati all’evangelizzazione nel mondo contemporaneo e alla catechesi dell’iniziazione cristiana. A fare da sfondo alla “Settimana” ci sarà il nuovo “Direttorio per la catechesi” redatto dal Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione e pubblicato a giugno 2020. Il testo segue il “Direttorio catechistico generale” del 1971 e il “Direttorio generale per la catechesi” del 1997 e si pone l’obiettivo di evidenziare lo stretto legame tra evangelizzazione e catechesi, sottolineando l’unione tra primo annuncio e maturazione della fede, alla luce della cultura dell’incontro. Una peculiarità quanto mai necessaria di fronte a due sfide per la Chiesa, in epoca contemporanea: la cultura digitale e la globalizzazione della cultura. Il nuovo Direttorio ricorda, poi, che ogni battezzato è discepolo missionario e che urgono impegno e responsabilità per trovare nuovi linguaggi con cui comunicare la fede. Tre i principî basilari lungo i quali si può agire: la testimonianza, perché “la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione”; la misericordia, catechesi autentica che rende credibile l’annuncio della fede; e il dialogo, quello libero e gratuito, che non obbliga ma che, partendo dall’amore, contribuisce alla pace. (IP)

18 gennaio - TERRA SANTA Celebrata a Cana la Messa che ricorda il primo miracolo di Gesù

“Qui a Cana di Galilea, siamo invitati a comprendere tutto il valore dell'amore umano, a partire dall’amore che Dio ha per il suo popolo e l’intera umanità, che è come l’amore dello sposo per la sposa”: lo ha detto ieri il custode di Terra Santa, fr. Francesco Patton, che ha presieduto una Messa solenne nel santuario di Cana di Galilea, nel villaggio arabo di Kafr Kana, per ricordare il primo miracolo di Cristo. Secondo il Vangelo di Giovanni, Gesù, invitato a un banchetto di nozze, trasformò l’acqua in vino, sollecitato da Maria, sua madre, che gli aveva fatto notare l’inconveniente del vino venuto a mancare (Gv 2, 1-11). Fr. Patton, riferisce il portale della Custodia di Terra Santa, ha evidenziato che l’episodio evangelico invita a scoprire che anche la propria relazione personale con Dio deve essere una relazione d’amore, una relazione sponsale, poi ha ricordato che quest’anno, come annunciato dal Papa il 27 dicembre scorso, festa della Sacra Famiglia, il 19 marzo inizierà l’anno dedicato alla Famiglia Amoris laetitia, ispirato all’ideale dell’amore coniugale e familiare incarnato da Gesù, Maria e Giuseppe e sottolineato nell’Esortazione apostolica a cinque anni dalla promulgazione. Per questo il custode di Terra Santa ha esortato a pregare per tutti i fidanzati e gli sposi del mondo, e in particolare per “le famiglie e i matrimoni in crisi, le situazioni in cui sta venendo meno il vino della gioia, dell’amore, del servizio reciproco”.  Fr. Patton ha poi evidenziato che l’evangelista Giovanni pone all’inizio del ministero di Gesù il brano evangelico delle nozze di Cana per far comprendere che il matrimonio tra Dio e il suo popolo si realizza nella vita, nel ministero e nella Pasqua di Gesù. Quindi ha aggiunto: “Siamo fatti per un amore infinito. Siamo fatti per ricevere l’amore di Dio e ricambiarlo in una relazione così intensa e personale da poter trovare una similitudine solo nell’immagine del matrimonio”. Alla celebrazione, a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza coronavirus, hanno preso parte solo i frati delle comunità della Galilea, tra quelli di Nazaret, del Monte Tabor, di Tiberiade e di Haifa. Ogni anno, durante questa Messa, tante coppie affollavano la chiesa e rinnovavano le loro promesse matrimoniali. “Si festeggiava in modo speciale - racconta il parroco Fr. Haitham Franso Yalda Hano -.  Tanti cristiani della Galilea venivano a rinnovare le promesse matrimoniali e la gente aspettava con piacere questo”. Data l’assenza dei parrocchiani, per il rispetto delle misure sanitarie, il parroco ha assicurato che uno speciale certificato sarà consegnato alle famiglie in Quaresima, durante la visita per la benedizione delle case. La chiesa di Cana è un punto di riferimento per gli oltre tremila cristiani locali, di cui 700 cattolici e gli altri greco-ortodossi e melchiti. Per rispettare le norme anti-Covid, che consentono presenze limitate, le messe domenicali attualmente vengono trasmesse sulla pagina Facebook del santuario, chiuso a causa del lockdown. Nell’annesso convento sono in servizio tre francescani della Custodia di Terra Santa. Fin dall’epoca bizantina vari testimoni parlano di Kafr Kana come luogo del primo miracolo di Gesù, ma non si hanno notizie certe nei quattro secoli precedenti. Nel 1641 i francescani della Custodia di Terra Santa acquisirono legalmente il Luogo Santo, ma soltanto nel 1862 riuscirono a prenderne possesso. Nel 1879 sulle rovine di una vecchia basilica, venne costruita la nuova chiesa con un convento, successivamente ingrandita tra il 1897 e il 1905. L’altare marmoreo e gli affreschi in stile nazareno sono opera di artisti bavaresi, e poiché il parroco era di Salisburgo, per la facciata si ispirò alla cattedrale della sua città. Gli scavi archeologici, condotti nel 1969 da padre Stanislao Loffreda e nel 1997 da padre Eugenio Alliata, hanno portato alla luce un cortile e i resti di una sinagoga con mosaici a motivi geometrici e melograni. Il luogo di culto fu costruito sui resti di abitazioni precedenti (I-IV sec. d.C.) e possedeva un atrio porticato con al centro una grande cisterna, conservata ancora oggi. Sotto l’attuale chiesa, si trovano i resti di una casa, dove si presume sia avvenuto il primo miracolo di Gesù. Tali resti sono stati trasformati in una cripta. (TC) 

18 gennaio - IRLANDA 24-31 gennaio, Settimana scuole cattoliche: “Comunità di fede e resilienza”

“Scuole cattoliche: comunità di fede e di resilienza” è il tema della Settimana delle scuole cattoliche che la Conferenza episcopale irlandese (Icbc) celebra dal 24 al 31 gennaio prossimi. “Dato che viviamo in un periodo senza precedenti di sfide e di incertezze – affermano i presuli, in riferimento alla pandemia da Covid-19 – la nostra fede e la nostra resilienza possono essere messe alla prova e possiamo porci domande come: ‘Le cose torneranno mai più come prima?’, ‘Quando potremo tornare alla normalità?’, ‘Dov'è Dio in tutto questo?’". E proprio in risposta a ciò, l’Icbc riflette su come “le scuole cattoliche siano comunità di fede e resilienza”, poiché all’interno di esse si è “chiamati a sostenersi a vicenda e ad avere fede nella promessa della Buona Novella”. Gli istituti formativi cattolici, sottolineano i vescovi irlandesi, “sono ispirati dalla convinzione che Dio ha creato ognuno di noi con la capacità di dare amore e ricevere amore”, un amore “legato nella fede e che è più resistente di qualsiasi virus”. In quest’ottica, “ogni scuola cattolica è una comunità di questo tipo”, perché “promuove lo sviluppo olistico dei suoi studenti, promuove il loro benessere e offre loro la possibilità di coltivare un rapporto più profondo e amorevole con Dio”. Lo scopo della Settimana sarà, dunque, la celebrazione “dei doni e dei talenti che abbiamo nel seguire l’insegnamento di Gesù”.   In vista dell’evento, i vescovi irlandesi hanno preparato anche dell’apposito materiale di approfondimento, destinato agli istituti primari e secondari: per ogni giorno della Settimana, è previsto un tema specifico di riflessione, accompagnato da un passo di un autore cattolico e il suggerimento di un’attività per studenti (ad esempio, ascoltare una canzone sul tema della fede e rispondere ad alcune brevi domande). I temi scelti, sono in sequenza: fede, comunità, amore, solidarietà intergenerazionale, sfide, speranza. Ulteriore materiale di approfondimento viene offerto per celebrare la Settimana a livello parrocchiale, con indicazioni per la Messa e la preghiera dei fedeli. (IP)

18 gennaio - STATI UNITI Libertà religiosa. Vescovi: diritto radicato nella dignità della persona umana

 “Il diritto alla libertà religiosa è radicato nella dignità della persona umana che ha il dovere di cercare la verità”: lo ha affermato il Cardinale Timothy M. Dolan, Arcivescovo di New York e presidente del Comitato per la libertà religiosa della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb). Il porporato ha rilasciato una dichiarazione in occasione della “Giornata nazionale della libertà religiosa” celebrata il 16 gennaio. “Il nostro Paese – ha sottolineato l’Arcivescovo - è dilaniato dalle fazioni politiche e culturali, a causa delle quali i gruppi in competizione non cercano la verità, ma piuttosto il semplice potere”. Non solo: il Cardinale Dolan ha notato che “gli appelli alla verità oggettiva sono trattati come tentativi di oppressione” e “l’arma preferita” è “inventare storie”.  Al contrario, “la verità, non il potere, è alla base della nostra legge e della nostra politica – ha evidenziato il porporato – anche in una società pluralista”. Citando, quindi, un passo dell’Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”, l’Arcivescovo statunitense ha ricordato: “Affinché una società abbia futuro, è necessario che abbia maturato un sentito rispetto verso la verità della dignità umana, alla quale ci sottomettiamo (…) In una società pluralista, il dialogo è la via più adatta per arrivare a riconoscere ciò che dev’essere sempre affermato e rispettato, e che va oltre il consenso occasionale”. Di qui, il richiamo del porporato al fatto che “la libertà religiosa apre lo spazio per quel dialogo, permettendo alle comunità di vivere secondo le loro convinzioni e quindi di contribuire alla società più grande. Quando questo spazio di dialogo è limitato, la società ne soffre”. L’auspicio del Cardinale Dolan, infine, è che nella “Giornata della libertà religiosa”, “i cattolici americani e tutte le persone di buona volontà possano impegnarsi a coltivare la grande eredità di libertà religiosa del nostro Paese per tutti". Istituita ufficialmente nel 1993, la “Giornata” commemora l'adozione, avvenuta il 16 gennaio 1786 da parte dell'Assemblea Generale della Virginia, dello Statuto per la libertà religiosa. Tale documento divenne la base per la clausola istitutiva del Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che, tra gli altri principî, garantisce la terzietà della legge rispetto al culto della religione e il suo libero esercizio. (IP)

16 gennaio - OLANDA La Rete delle organizzazioni sociali cattoliche: i Paesi poveri hanno diritto ai vaccini quanto noi. Siamo tutti connessi

“Mentre il ricco Occidente sta lanciando campagne di vaccinazione su vasta scala, il resto del mondo è a un punto morto, totale o parziale” con “conseguenze disastrose, soprattutto per le comunità più vulnerabili”. I Paesi ricchi “hanno infatti già acquistato il 51% dei vaccini disponibili, mentre rappresentano appena il 14% della popolazione mondiale”.  A denunciarlo è la Rete delle organizzazioni sociali cattoliche olandesi (Vkmo) che sul suo sito rilancia l’appello di Papa Francesco, delle Chiese e di altre organizzazioni nel mondo perché sia effettivamente garantito l'accesso universale a vaccini anti-Covid-19 sicuri ed efficaci anche nei Paesi poveri. L’organizzazione cattolica richiama l’attenzione su diversi dati. Anche se “non se in molti Paesi in via di sviluppo non ci sono stati grandi focolai di Covid-19, l’impatto sulla salute pubblica è comunque significativa”.   Ad esempio, nelle aree in cui le strutture sanitarie non sono raggiungibili a causa delle restrizioni agli spostamenti, milioni di bambini non potranno essere vaccinati per malattie importanti; si rischia un aumento dei casi di malaria perché le fabbriche cinesi che producono anti-malarici sono chiuse e anche la produzione e distribuzione dei farmaci anti-retrovirali per l’Hiv sono sotto pressione e si prevede un aumento di infezioni e decessi per Aids nei prossimi cinque anni.  Inoltre, c'è il rischio che il virus dell’Hiv muti e diventi resistente ai farmaci esistenti perché le persone sono costrette a interrompere il trattamento. A tutto questo si aggiungono i devastanti effetti sociali ed economici della pandemia evidenziati in questi mesi da diverse organizzazioni internazionali. Le prime vittime sono i bambini, evidenzia la Vkmo, citando i recenti dati dell’Unicef, secondo i quali almeno 320 milioni di studenti sono rimasti a casa a causa della chiusura delle scuole. Per i più poveri questo non significa solo perdere lezioni che sono così importanti per la loro istruzione, ma anche i pasti forniti dalle scuole, osserva l’organizzazione. La povertà tra i bambini è aumentata del 15% negli ultimi mesi, cresce la malnutrizione e l’abbandono dei minori, ma anche la violenza e la criminalità. Se è presto per valutare a pieno tutte le conseguenze della pandemia, il quadro che si sta delineando è sicuramente preoccupante, osserva la Vmko: “Milioni di bambini sono colpiti direttamente dalla pandemia e “la domanda è se riusciranno mai a recuperare”.  “Se c’è una cosa che il Covid ci ha insegnato – sottolinea la Vmko citando Papa Francesco - è che siamo tutti connessi e dipendenti l’uno dall’altro. Se quindi voltiamo le spalle adesso, ci sarà presentato il conto”. Di qui l’appello ai leader politici europei “a prendersi cura di quei fratelli e sorelle più colpiti dalle conseguenze della pandemia”. “Hanno diritto ai vaccini e alla salute tanto quanto noi”, conclude la nota. (LZ)

16 gennaio - INDONESIA La CEI stanzia 500mila euro per le popolazioni colpite dal terremoto

Anche la Conferenza episcopale italiana si mobilita per le popolazioni colpite del violento terremoto verificatosi nella notte tra giovedì e venerdì nella parte occidentale dell’isola di Sulawesi, in Indonesia. Il bilancio del sisma, ancora provvisorio, è di più di 35 morti e di oltre 600 feriti e di circa 15mila sfollati, mentre si continua a scavare tra le macerie. La città più colpita è Mamuju, con 110 mila abitanti. Almeno tre frane hanno travolto diversi villaggi, intrappolando molte persone sotto le macerie, mentre la mancanza di elettricità rende difficile gli aiuti e le comunicazioni. Ad aggravare la situazione il fatto che l’area colpita è ancora considerata “zona rossa” per la pandemia. L’Indonesia è infatti il Paese del Sudest asiatico più colpito dal Covid-19 con quasi 900mila casi e più di 25mila morti. La Chiesa italiana esprime cordoglio e vicinanza alla popolazione e assicura la propria preghiera per le vittime, i loro familiari e i feriti. La Presidenza della Conferenza episcopale italiana ha annunciato oggi lo stanziamento 500mila euro per la popolazione. La Caritas Indonesia è intanto già all’opera anche con l’aiuto della Caritas italiana che ieri invitato contibuire a sostenere i soccorsi seguendo le indicazioni riportate sul suo sito www.caritas.it. Ieri, il direttore della Caritas locale, padre Fredy Rante Taruk, ha informato che le parrocchie locali di Mamuju e Poliwali hanno deciso di aprire subito un Centro di emergenza per l’accoglienza degli sfollati, mentre numerosi volontari si sono recati “sui luoghi più colpiti per raccogliere informazioni e dati e capire cosa serva”. (LZ)

16 gennaio - TERRA SANTA Al via oggi il pellegrinaggio virtuale del Coordinamento di Terra Santa

Prende il via oggi il tradizionale incontro del Coordinamento di Terra Santa (Holy Land Coordination- Hlc) che dal 2000 vede riuniti ogni anno nel mese di gennaio i vescovi di Stati Uniti, Unione Europea, Canada e Sud Africa per sostenere la Chiesa di Terra Santa. A causa dell’emergenza Coronavirus, per la prima volta questo 21.mo il pellegrinaggio non si tiene in loco, ma in formato virtuale. Vi partecipano 15 vescovi di 11 Conferenze episcopali che, come di consueto, si confronteranno sulla condizione dei cristiani nella regione, con l’obiettivo di “esprimere la solidarietà della Chiesa universale ai cristiani della Terra Santa” e di attirare l’attenzione internazionale sulla loro situazione nel difficile contesto politico locale. A guidare il gruppo, il moderatore del Coordinamento, monsignor Declan Lang,  vescovo di Clifton che in una dichiarazione pubblicata sul sito della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles (Cbcew)  ha voluto assicurare ai cristiani di Terra Santa che, nonostante l’annullamento della visita, non sono stati dimenticati e che anche quest’anno i vescovi dell’Hlc si impegneranno “ad ascoltare attentamente le loro esperienze” per comprendere meglio la realtà locale resa ancora più difficile dalla pandemia. Per molti cristiani impiegati nel settore turistico e nei pellegrinaggi, infatti, la diffusione del Covid-19 ha rappresentato anche un pesante danno economico che ha messo in gravi difficoltà molte famiglie. Ad aprire dunque l’incontro oggi – riporta il sito della Cbcew - una sessione dedicata alla presentazione di una panoramica generale dell'attuale situazione in Terra Santa e dell’impatto della pandemia sulla popolazione. Domani i vescovi si uniranno alla celebrazione delle Messe domenicali in diretta dalle parrocchie del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Quindi lunedì 18 gennaio si collegheranno per incontrare il nuovo patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Pierbattista Pizzaballa, e il nunzio apostolico, monsignor Leopoldo Girelli. Nell’occasione essi torneranno a ribadire la solidarietà della Chiesa universale con le comunità cristiane in Terra Santa e richiameranno l'attenzione internazionale sulla loro difficile realtà. Martedì, i delegati saranno invece aggiornati sulla situazione nella Striscia di Gaza e in particolare sulla gestione del Covid-19 e parleranno con i promotori di un progetto per la creazione di nuovi posti di lavoro e della "Casa della pace" che accoglie bambini con disabilità. All’attenzione dei vescovi anche i giovani in Israele e Palestina e quindi il tema dell'educazione a cui sarà dedicata la giornata di mercoledì 20. Nella giornata conclusiva, il 21 gennaio, è invece prevista la pubblicazione del comunicato finale. Sul sito della Cbcew è stata anche pubblicata la preghiera per questa 21.ma edizione, che costituisce una delle tre “3 P” alla base dell’azione del Coordinamento, insieme al pellegrinaggio e alla persuasione. Quest’ultima si riferisce al lavoro da svolgere dopo l’incontro annuale. Una volta rientrati nei rispettivi Paesi, i vescovi infatti sono chiamati a parlare con i propri Governi, parlamentari, ambasciatori israeliani e palestinesi e ai media su questioni che interessano la vita dei cristiani in Terra Santa. (LZ)

16 gennaio - INDIA Nuova mobilitazione per la liberazione di padre Swamy, in carcere da 100 giorni con l’accusa di terrorismo

È ancora in carcere padre Stan Swamy, l’anziano gesuita indiano attivista per i diritti delle popolazioni indigene nello Stato del Jharkhand, arrestato lo scorso 8 ottobre con l’accusa di terrorismo e sedizione. A 100 giorni dal suo arresto disposto dalla National Investigation Agency (NIA), l’agenzia antiterrorismo indiana, il religioso resta detenuto nella prigione di Taloja a Mumbai, nonostante l’inconsistenza delle prove a suo carico, le sue precarie condizioni di salute in piena pandemia Covid-19 e i ripetuti appelli per la sua scarcerazione, sempre respinti dal tribunale. E per la sua liberazione sono tornati a fare sentire nuovamente la loro voce i cristiani nel Paese. Venerdì diversi fedeli e attivisti dello Stato del Jharkhand hanno partecipato a una processione nella città di Dumka con candele e striscioni per protestare pacificamente contro l’ingiusta detenzione del religioso. All’iniziativa hanno aderito anche alcuni esponenti di altre religioni. “Padre Stan ha difeso la causa dei nostri poveri tribali ed è un esempio per tutti i cristiani” ha dichiarato uno dei manifestanti al quotidiano cattolico on line Matters of India. Intanto la Conferenza dei Gesuiti dell’Asia Meridionale rinnova la mobilitazione per la liberazione del confratello. Tra le voci più attive quella di padre Cedrik Prakash, anch'egli impegnato da anni per i diritti umani, che ha rilanciato su twitter gli hashtag #StandwithStan e #FreeStanSwamy.  Il caso è all’attenzione anche dell’Ufficio dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani. Ieri la Relatrice Speciale per gli attivisti dei diritti umani, Mary Lawlor, ha condotto un incontro su Zoom in cui è stato ribadito il carattere illegale del suo arresto. Quella dei Gesuiti dell’Asia Meridionale è una delle numerose voci che si sono levate in questi mesi per il rilascio di padre Swamy. Tra queste quella della Conferenza episcopale indiana (Cbci) che lo scorso ottobre ha parlato di “arresto incomprensibile”, ribadendo il notevole impegno del sacerdote a tutela dei diritti degli Adivasi, gli aborigeni indiani. I vescovi hanno ricordato, inoltre, che “i cattolici in India sono sempre stati elogiati da tutti come una comunità di cittadini leali, rispettosi della legge e al servizio della ‘Madre India’. Hanno sempre contribuito alla costruzione della nazione e continuano a collaborare con il Governo per il bene comune di tutti gli indiani e per il progresso del nostro Paese”. Anche la Conferenza dei religiosi dell’India ha lanciato nei mesi scorsi un appello per la scarcerazione di padre Swamy, così come la Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc) che, in una nota, ha scritto: “L'arresto e la spietata incarcerazione di padre Stan Swamy ci rammentano il trattamento riservato al Mahatma Gandhi quando si è battuto per i diritti del popolo indiano”. Agli appelli della Chiesa si sono uniti anche diversi esponenti politici indiani. Padre Swamy, che soffre di Parkinson, è accusato di presunti legami con i ribelli maoisti e di essere coinvolto nei disordini scoppiati nel 2018 a Bhima-Koregaon, nello Stato del Maharashtra. Accuse che il religioso ha sempre respinto. (LZ)

16 gennaio - REGNO UNITO “Tempo di agire” tema della prossima Domenica per la Giustizia Razziale celebrata dalla Chiesa inglese e gallese il 31 gennaio

Sarà all’insegna del tema “Tempo di agire”, la prossima Racial Justice Sunday (Rjs), la tradizionale giornata promossa dalla Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles (Cbcew) per denunciare il persistere del razzismo nelle nostre società e che sarà celebrata quest’anno il 31 gennaio. Tempo di agire perché non basta denunciare, sottolinea monsignor Paul McAleenan, responsabile per le questioni razziali in nella Cbcew, in un messaggio in vista della giornata, in cui richiama “la responsabilità tutte le parrocchie, scuole e organizzazioni di praticare nei fatti l’anti-razzismo” in ogni ambito delle loro attività. Questo - osserva - è tanto più urgente ora, in un momento in cui la questione razziale è tornata alla ribalta nel mondo dopo l’uccisione a Minneapolis dell’afro-americano George Floyd e le proteste che ne sono seguite, ma anche alla luce dell’attuale pandemia del Covid-19 che sta colpendo in modo sproporzionato le minoranze etniche in tanti Paesi. Citando Papa Francesco nella sua recente Enciclica “Fratelli tutti”, il presule evidenzia che le “espressioni di razzismo rinnovano in noi la vergogna dimostrando che i presunti progressi della società non sono così reali e non sono assicurati una volta per sempre” e, come ricordato dai vescovi degli Stati Uniti, tutti sono chiamati alla conversione personale su questo fronte, anche nella Chiesa, perché se “solo se si affrontano le cause del razzismo e le ingiustizie che produce sarà possibile la guarigione” da questa malattia sociale. Di qui l’appello di monsignor McAleenan ad agire per “smantellare le strutture dell’ingiustizia”: “Dobbiamo affrontare la mancanza di una diversità visibile a tutti i livelli, in modo che le persone possano vedere se stesse, la loro razza, la loro cultura e la loro storia nella vita della Chiesa. Dobbiamo coinvolgere i fornitori e le imprese in tutta la comunità, cercando quelli che promuovono la diversità e l’inclusione. Soprattutto, dobbiamo sollecitare le persone di diverse comunità etniche a condividere le loro esperienze e ad ascoltare sinceramente le loro voci, per quanto difficile questo possa essere”, afferma il presule che conclude con l’invito lanciato da Papa Francesco nel suo recente libro “Ritorniamo a sognare”, scritto con il giornalista Austen Ivereigh, a sognare in grande, a rivedere le nostre priorità e a realizzare nella nostra vita quotidiana quanto abbiamo sognato. In vista della giornata del 31 gennaio la Conferenza episcopale ha messo a disposizione sul suo sito diverso materiale per suggerire spunti di riflessione e una speciale preghiera contro il razzismo. Inoltre nelle prossime due settimane saranno caricati diversi video. Racial Justice Sunday (Rjs), è un’iniziativa nata in ambito evangelico, nella metà degli Ottanta, quando veniva celebrata la seconda domenica di settembre ed è diventata, nel 1995, una tappa del cammino ecumenico per i cristiani del Regno Unito, tanto da pensare a un tema comune e alla redazione di un sussidio orientativo per le singole comunità. (LZ)

15 gennaio - STATI UNITI Corte Suprema ripristina requisiti di sicurezza per farmaci abortivi. Plauso dei vescovi

Negli Stati Uniti, la Corte Suprema ha accolto la richiesta della Food and Drug Administration (Fda) di rispristinare la sua autorità per far rispettare i requisiti sanitari e di sicurezza per il mifepristone, un farmaco per l’aborto chimico. La decisione dei giudici arriva dopo che, il 13 luglio 2020, un magistrato della Corte distrettuale federale del Maryland aveva emesso un’ingiunzione preliminare che impediva alla Fda di far rispettare gli elementi per un uso sicuro del medicinale, consentendone così di fatto l’erogazione, da parte di cliniche e ospedali, anche attraverso l’invio via posta o via corriere. Soddisfazione è stata espressa dalla Conferenza episcopale statunitense che, in una nota a firma dell’Arcivescovo Joseph F. Naumann, presidente della Commissione per le attività pro-vita, sottolinea: “Accogliamo con favore il ripristino, da parte della Corte Suprema, del ruolo della Fda nel far rispettare gli importanti e duraturi requisiti di salute e sicurezza relativi ai farmaci abortivi chimici”. “Il mifepristone per corrispondenza infatti – continua la nota - aggrava i rischi e i traumi dell'aborto, incoraggiando le donne a porre fine alla vita dei loro figli nel bagno di casa, spesso senza cure mediche o assistenza”. Ma “questo processo pericoloso, doloroso ed emotivamente tetro – sottolinea ancora l’Usccb - porta alla morte di vite innocenti non ancora nate e spesso ha un impatto negativo duraturo sulle donne”. “L'inalienabile dignità delle donne e dei loro figli non nati merita molto di più”, concludono i vescovi. Dopo la decisione della Corte Suprema, ora il dibattito sul tema passa dal livello federale a quello nazionale e si sposta presso la Corte d’Appello degli Stati Uniti. (IP)

15 gennaio - BRASILE #coronavirus. Accorato appello dell’Arcivescovo di Manaus: alla gente manca l’ossigeno

Con un accorato appello lanciato attraverso un videomessaggio, l’Arcivescovo di Manaus, in Brasile, Monsignor Leonardo Steiner, chiede che venga fornito ossigeno alla popolazione, sempre più provata dalla pandemia da Covid-19 nelle regioni dell’Amazzonia e della Roraima. “Nella prima ondata dell’emergenza sanitaria – sottolinea il presule – le persone sono morte per mancanza di informazione, di posti-letto negli ospedali e nelle unità di terapia intensiva. Ma oggi, nell’attuale seconda ondata, si muore anche, per quanto possa sembrare incredibile, per mancanza di ossigeno”, sempre più carente nelle strutture sanitarie. Per questo, Monsignor Steiner implora: “Per l’amor di Dio, mandateci ossigeno, dateci ossigeno. La gente non può continuare a morire così”. Dall’Arcivescovo di Manaus anche l’invito a tutti i fedeli a “lasciare da parte i negazionismi, la politica che divide e corrompe, il profitto come priorità”, per dare spazio, invece, “al servizio nei confronti di tutta l’umanità”, un servizio da porre in atto anche grazie alla “forza spirituale” di ciascuno. Infine, Monsignor Steiner sottolinea l’importanza di attenersi alle linee-guida anti-contagio: “Rispettiamo il distanziamento sociale – spiega – indossiamo la mascherina, non trascuriamo la nostra salute, perché siamo in un momento difficile, su una strada quasi senza uscita”. (IP)

15 gennaio - POLONIA Giornata Vita consacrata. Vescovi: occasione per ringraziare Chiesa e mondo per nuove vocazioni

La pandemia da Covid-19 non permetterà, quest’anno, grandi celebrazioni a livello diocesano per la Giornata mondiale della Vita consacrata che ricorre il prossimo 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore. Per questo, la Conferenza episcopale polacca (Kep) esorta i consacrati a vivere l’evento soprattutto nelle parrocchie. L’invito arriva attraverso una lettera di Monsignor Jacek Kiciński, presidente del Comitato per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica della Kep, il quale ricorda, in primo luogo, che la Giornata è “un’occasione speciale per ringraziare la Chiesa e il mondo per la grazia di una vocazione e per chiedere vocazioni nuove e fedeli al Vangelo”. Quindi, il suggerimento del presule a tutti i membri delle comunità religiose affinché vivano la ricorrenza nelle parrocchie, proponendo anche ai singoli parroci un momento pubblico per rinnovare la professione religiosa. Tale momento – è la proposta di Monsingor Kiciński – potrà tenersi durante la Santa Messa del giorno.  “Sarebbe bene – scrive ancora il vescovo polacco – che voi consacrati e consacrate condivideste, in quell’occasione, il carisma della vostra Congregazione o del vostro Istituto dando ai fedeli testimonianza della vostra vocazione”. Infine, il presule ringrazia tutte le persone consacrate per la “loro presenza e la loro preghiera”. Da ricordare che quest’anno la Giornata mondiale della Vita consacrata assume un valore peculiare, poiché vede la sua 25.ma edizione: fu celebrata, infatti, per la prima volta nel 1997, per volere di San Giovanni Paolo II.  “La celebrazione di questa Giornata – disse l’allora Pontefice nel Messaggio del 6 gennaio 1997 con cui istituiva la ricorrenza  - vuole aiutare l'intera Chiesa a valorizzare sempre più la testimonianza delle persone che hanno scelto di seguire Cristo da vicino mediante la pratica dei consigli evangelici e, in pari tempo, vuole essere per le persone consacrate occasione propizia per rinnovare i propositi e ravvivare i sentimenti che devono ispirare la loro donazione al Signore”. (IP)

15 gennaio - GERMANIA 4-5 febbraio, conferenza on line sul Cammino sinodale

Continua il cammino sinodale della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), voluto dai vescovi in risposta alla crisi provocata dalla pubblicazione di uno studio sugli abusi sessuali di minori da parte di alcuni membri del clero nelle diocesi nazionali. Dopo la prima Assemblea svoltasi a gennaio 2020 a Francoforte sul Meno e le Conferenze regionali dello scorso settembre, si apre ora una seconda fase. Il 4 e 5 febbraio, infatti, si terrà un nuovo incontro al quale prenderanno parte, oltre ai membri dell'Assemblea sinodale, anche i componenti dei Forum sinodali e gli osservatori dei Paesi vicini e della comunità ecumenica. A causa della pandemia da Covid-19, la riunione si terrà in modalità virtuale e rifletterà sulle misure adottate e da adottare contro gli abusi. “La conferenza on line – si legge sul sito web della Dbk – è da intendersi come un passo intermedio verso un lavoro ulteriore da svolgersi nei relativi Forum sinodali tematici”. Istituiti nel 2019, tali Forum hanno avuto l’incarico di approfondire alcuni argomenti specifici: “Potere, partecipazione e separazione dei poteri della Chiesa”; “La morale sessuale”; “La forma di vita sacerdotale” e “Le donne nei servizi e ministeri della Chiesa”. Inoltre, obiettivo del prossimo incontro di febbraio è quello di “prendere nota in modo più dettagliato delle impressioni degli osservatori esterni e della comunità ecumenica”. Prima dell’inizio dei lavori, è prevista una conferenza stampa on line che sarà tenuta, il 4 febbraio alle 15.30, dalla presidenza del Cammino sinodale che include Monsignor Georg Bätzing, alla guida della Dbk. (IP)

15 gennaio -  FILIPPINE Vaccino anti-Covid. Vescovi: dare priorità alle persone a rischio, come medici e anziani

“Sarebbe una tragedia morale” se i medici, gli infermieri, gli anziani e tutte le persone più a rischio non avessero la priorità nell’accesso alla vaccinazione anti-Covid: è quanto dichiara, in una nota, Monsignor Ricardo Bacay, presidente dell’Ufficio di Bioetica della Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcpnews). “Dopo quasi un anno di sofferenza per le devastazioni provocate dalla pandemia, sia in termini di perdita di vite umane che di disastro economico – scrive il presule – rendiamo grazie a Dio per il fatto che gli scienziati abbiano trovato il vaccino” contro il coronavirus. Per questo, a nome della Chiesa cattolica nazionale, Monsignor Bacay esorta il governo di Manila a “procurarsi ed a distribuire il vaccino in tutto il Paese”, dando vita ad una “unica campagna di vaccinazione” pensata, in primo luogo, per le persone più vulnerabili e a rischio. Gratitudine, poi, viene espressa all’esecutivo nazionale che “ha tenuto in considerazione i poveri per la campagna di vaccinazione”. Essi, infatti, “sono amati dal Signore – sottolinea Monsignor Bacay – e devono essere particolarmente protetti perché la loro indigenza li rende vulnerabili alle infezioni e alle malattie gravi”. Al contempo, pur riconoscendo che “ogni singola persona deve essere lasciata libera di decidere se farsi vaccinazione o meno”, con “la piena consapevolezza dell’obbligo di evitare di essere uno strumento di contagio e di diffusione del virus”, i vescovi di Manila sottolineano che la fine della pandemia si avrà “solo se un numero sufficiente di filippini sarà vaccinato”. Per questo, l’intera popolazione viene esortata “all’immunizzazione”. Quanto alle preoccupazioni etiche dovute al fatto che alcuni vaccini anti-Covid sono stati prodotti utilizzando cellule derivanti da tessuti fetali abortiti negli anni ’60, la Cbcp ricorda quanto affermato, recentemente, dalla Congregazione per la Dottrina della fede, ovvero che, quando per diversi motivi non sono disponibili vaccini contro il coronavirus “eticamente ineccepibili”, è “moralmente accettabile” vaccinarsi con quelli che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti. Un ringraziamento speciale, poi, i presuli filippini lo rivolgono agli scienziati che con “un arduo lavoro”, “hanno messo a disposizione la loro esperienza al benessere degli esseri umani e alla protezione dal flagello della malattia”. Infine, levando preghiere per i defunti e per tutti coloro che “in prima linea e con coraggio, hanno servito il prossimo in questi terribili mesi”, la Chiesa filippina affida i fedeli alla protezione di San Giuseppe, colui che “ha salvato Gesù e Maria”. (IP)

15 gennaio - INDONESIA Gli aiuti della Caritas per le vittime del sisma, le parrocchie accolgono gli sfollati 

Sono decine le vittime e centinaia i feriti del violento sisma verificatosi, nella notte, nella parte occidentale dell’isola di Sulawesi, in Indonesia. La scossa più forte è stata di livello 6.2 della Scala Richter. Almeno tre le frane che hanno travolto diversi villaggi, intrappolando molte persone sotto le macerie, mentre la mancanza di elettricità rende difficile gli aiuti e le comunicazioni. Immediati gli aiuti della Caritas nazionale: “Le parrocchie locali di Mamuju e Poliwali - spiega padre Fredy Rante Taruk, direttore della Caritas Indonesia - hanno deciso di aprire subito un Centro di emergenza per l’accoglienza degli sfollati che sono già 15mila”, mentre numerosi volontari si sono recati “sui luoghi più colpiti per raccogliere informazioni e dati e capire cosa serva”. I soccorsi sono resi più difficili anche dalla pandemia da Covid-19: l’Indonesia è, infatti, è il Paese più a rischio di tutto il Sudest asiatico, con quasi 900mila casi di coronavirus e più di 25mila morti. Fortunatamente, gli aiuti arrivano anche da altri Paesi: la Caritas Italiana, infatti, che da anni lavora in Indonesia in sinergia con la sua omologa locale, ricorda che si può contribuire a sostenere i soccorsi in Indonesia seguendo tutte le indicazioni riportate sul sito web www.caritas.it. “È fondamentale – afferma l’organismo caritativo - che ogni sforzo venga fatto per assicurare la massima tempestività nel raggiungere le zone più periferiche e le comunità più vulnerabili”, “nella speranza che il bilancio delle vittime e dei danni non debba aggravarsi ulteriormente con il passare delle ore”. (IP)

15 gennaio - PORTOGALLO Nuovo lockdwn. Vescovi sospendono cresime, comunioni e matrimoni. Restano aperte le scuole

Anche il Portogallo entra nuovamente in lockdown, per fare fronte alla terza ondata di contagi da Covid-19 all’impennata di ricoveri. La misura è stata annunciata giovedì dal Primo Ministro António Costa ed è entrata in vigore oggi, 15 gennaio. I vescovi portoghesi hanno di conseguenza deciso di sospendere, sempre a partire da oggi, tutte le cresime, comunioni e matrimoni. Lo ha reso noto comunicato del Consiglio permanente della Conferenza episcopale (Cep) pubblicato sul sito dell’episcopato. “La gravissima situazione della pandemia in questo momento esige da tutti noi un’accresciuta responsabilità e solidarietà nella lotta al Coronavirus, contribuendo a a superare la crisi con il massimo impegno”, spiega la nota. Nel disporre il nuovo confinamento il Governo di Lisbona ha peraltro autorizzato la celebrazione delle Messe e dei funerali in presenza che potranno dunque continuare, ma nel rispetto dei protocolli sanitari emanati lo scorso 8 maggio che prevedono la partecipazione di un numero ristretto di persone. Altre celebrazioni, come i battesimi, le cresime e i matrimoni saranno invece sospesi fino al momento opportuno “quando la situazione sanitaria lo permetterà”, si legge nella nota del Consiglio permanente, che precisa che i corsi di catechismo in presenza potranno continuare solo se è possibile rispettare i requisiti sanitari. “Altrimenti, si dovranno svolgere in formato digitale o essere annullati”. La stessa raccomandazione vale per le altre attività pastorali. “La nostra celebrazione della fede ci apre al Dio della misericordia ed esprime un impegno solidale con gli sforzi di tutti coloro che cercano di ridurre al minimo la sofferenza, generando nuova speranza che, oltre ai vaccini, dà senso e si prende cura della vita in tutte le sue dimensioni”, sottolinea in conclusione il Consiglio permanente della Cep. Il nuovo decreto ministeriale ha escluso dalla chiusura le scuole.  Una decisione salutata con favore dall’Associazione delle scuole cattoliche portoghesi (Apec). Secondo il presidente Fernando Magalhães, è acclarato che grazie, alle misure adottate contro il contagio, le scuole sono luoghi sicuri, anche se - ha precisato in un’intervista all’agenzia dei vescovi portoghesi Ecclesia - non bisogna trascurare quanto accade prima di arrivare a scuola. Nell’intervista Magalhães spiega che i dirigenti scolastici lavorano in stretta collaborazione con le autorità sanitarie per gestire i casi Covid-19 che si verificano negli istituti: “Non viviamo fuori dal mondo: se il contesto della società ha casi, è naturale che tutte le istituzioni ne abbiano. Quello che fa la differenza è anche il modo in cui ne parliamo con i ragazzi, con le famiglie, con il corpo docente”, ha osservato il presidente dell’Apec, evidenziando che compito della scuola è "la formazione integrale della persona che va oltre l’insegnamento delle lettere e dei numeri". In questo senso, “il modo in cui le scuole hanno risposto è esemplare sotto diversi punti di vista”, ha concluso. Nella giornata di ieri il Portogallo ha registrato 10.698 nuovi contagi portando il totale a 518.000 casi con 8.384 morti. (LZ)

15 gennaio -  MONDO Salvato dalla persecuzione nazista, grazie alla Chiesa. La testimonianza di Leone Pontecorvo

“Un’esperienza che non dimenticherò mai, che mi ha segnato nella vita e rafforzato nell’identità ebraica”. Leone Pontecorvo,  86 anni, ebreo, descrive così a Vatican News i nove mesi trascorsi al riparo dalle persecuzioni naziste nel Convento delle Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù a Roma.  All’epoca aveva otto anni. Era l’ottobre 1943. Con il fratellino minore Bruno di 4 anni, fu accolto nell’istituto maschile gestito dalle religiose: il loro cognome per quel periodo divenne Buoncristiani. Il padre di Leone riuscì ad ottenere e falsificare i documenti di identità di una famiglia deceduta sotto i bombardamenti di Cassino. Solo la madre superiora e la direttrice della scuola erano al corrente della verità. Nessun altro. La custodirono gelosamente. “Furono eccezionali: noi eravamo come tutti gli altri bambini”, ricorda Pontecorvo. Subito i due bambini si adattarono alle rigide regole del convento: sveglia all’alba, acqua fredda per lavarsi, studio, preghiera, ma anche tanta umanità e momenti di svago. Leone, divenuto Cino Buoncristiani, si fece addirittura promotore di un torneo di football all’interno delle mura del collegio. Neanche il fratellino si annoiò mai: diede vita con i coetanei dell’asilo ad un singolare “ce l’ho, mi manca”. Oggetto dello scambio: non le figurine dei calciatori, ma i santini disponibili in grandi quantità nella casa delle suore. Nonostante l’apprensione per la sorte dei genitori, nascosti a loro volta in una stanza murata in un appartamento di amici cristiani, la vita della scuola coinvolse e distrasse i due bambini. “Dopo le prime settimane – prosegue - mi ero adattato a tutte le regole della vita del convento. Dalla recita delle preghiere in latino, al servire la messa”. Leone – Cino si distinse,  tra i più bravi del collegio: “Osservando le raccomandazioni dei miei genitori volli recitare al meglio quella finzione, al punto che divenni il più bravo tra i chierichetti: in due occasioni importanti come il Natale e la Pasqua – racconta – fui chiamato a servire messa accanto al vescovo. Fui scelto io tra oltre cinquanta bambini cattolici della scuola”. “Una letterina scritta ai miei genitori in occasione della Pasqua– ricorda ancora – è la lettera di un bambino cattolico al cento per centoMa non ricevemmo mai pressioni per convertirci al cristianesimo”. Tanti e vivi nella memoria i ricordi di Pontecorvo: da quelli più belli come il volto, “uno dei più belli che abbia mai visto”, di una suora che amorevolmente si prese cura di lui quando era a letto malato con un febbrone, a quelli più drammatici. Un giorno risalendo le scale del convento, trovò una signora che tratteneva per un braccio il fratellino dicendogli: “Io lo so chi sei. Tu non sei Bruno Buoncristiani, sei Bruno Pontecorvo! Io sono come te!”.  Subito Leone intervenne, liberando il piccolo in lacrime dalla presa della donna.   “Probabilmente sarà stata ebrea anche lei, scappò via e da quel giorno non l’ho più vista”. Lacrime, di commozione, i due bambini le versarono dopo la Liberazione quando il 4 giugno 1944 dovettero lasciare la casa delle Suore Oblate. Il cuore di Leone è ancora colmo di gratitudine nei confronti delle religiose. Non le ha più riviste. “Tra tante polemiche, mi sono sempre schierato dalla parte di Pio XII: il Papa aprì le porte di tutti i conventi. Diede disposizione di offrire aiuto agli ebrei. Solo a Roma ne furono protetti 5mila”. Pontecorvo, pur confidando di non comprendere da un punto di vista storico la scelta di Papa Pacelli di agire in modo silenzioso, riconosce: “Pio XII merita le più grandi lodi e gratitudini del mondo. L’ospitalità da lui disposta per gli ebrei all’interno di chiese, conventi e monasteri è stata straordinaria”. (PO)

15 gennaio - SUDAFRICA 19-22 gennaio, Plenaria vescovi in modalità virtuale

Cresce, in Sudafrica, l’allarme per l’aumento dei contagi da Covid-19 che, ad oggi, fanno registrare oltre 1 milione di casi e più di 35mila decessi. A destare preoccupazione è, in particolare, la variante sudafricana del virus, identificata come “501.V2”. In osservanza alle misure restrittive stabilite dallo Stato, quindi, la Conferenza episcopale nazionale (Sacbc) ha stabilito di tenere in modalità virtuale la sua prossima Assemblea Plenaria, che avrà luogo on line dal 19 al 22 gennaio. "Alla luce dell'attuale impennata di coronavirus e delle restrizioni imposte dal Capo dello Stato, Cyril Ramaphosa, nonché nell'incertezza di ciò che accadrà nel corso di questo mese – si legge in una nota ufficiale - i vescovi della Conferenza dei vescovi cattolici dell'Africa australe hanno deciso di tenere un'Assemblea Plenaria virtuale, diversamente dall’incontro in presenza annunciato in precedenza”. Contestualmente, si informa che l’insediamento di Monsignor Xolelo Thaddeus Kumalo, nominato il 25 novembre vescovo di Witbank, non si terrà il 24 gennaio, ma in una nuova data ancora da stabilire. La pandemia costringe a rinviare a data da destinarsi l’ordinazione episcopale del vescovo eletto di Rustenberg, Robert Mphiwe. Dal 28 dicembre il Sudafricaè tornato in lockdown di livello tre, il che implica la sospensione di tutti gli incontri, compresi quelli nei luoghi di culto. Le chiese sono state nuovamente chiuse e le Messe con concorso di popolo vietate. Tali misure sono valide fino ad oggi, 15 gennaio; ora si attendono nuove decisioni a livello governativo. (IP)

15 gennaio - BANGLADESH Grande incendio nel campo per rifugiati Rohingya a Cox's Bazar: il sostegno della Caritas

Un enorme incendio ha devastato il campo per i rifugiati Rohingya di Nayapara, nel distretto meridionale di Cox's Bazar, il 14 gennaio, distruggendo più di 500 abitazioni e lasciando circa 3.500 rifugiati senza un tetto. Non sono riportati morti, ma diverse persone - si legge su UCA News - sono rimaste ferite prima che l'incendio venisse domato, secondo quanto riferito da un funzionario della Commissione statale per il soccorso e il rimpatrio dei rifugiati (RRRC). La causa dell'incendio è ancora sconosciuta. Le autorità statali e le associazioni di beneficenza, tra cui la Caritas, si sono precipitate a sostenere migliaia di persone presenti nel campo. I circa 3.500 senzatetto sono stati portati in alcuni centri educativi per bambini, dove hanno ricevuto cibo, vestiti e medicine. Un funzionario di Caritas Bangladesh, Inmanuel Chayan Biswas, ha riferito ad UCA News che l’organizzazione cattolica farà di tutto per aiutare a ricostruire le abitazioni dei rifugiati. "L'incendio è stato abbastanza grande, ma con gli sforzi di tutti è stato domato velocemente. Purtroppo, tutti gli effetti personali dei poveri sono spariti”, ha spiegato, ed ora “il governo e le Ong stanno collaborando per ricostruire i loro alloggi". Biswas ha aggiunto che l’anno scorso sono bruciate negli incendi almeno 400 abitazioni e che quindi la Caritas e altre organizzazioni non governative stanno lavorando in programmi di sensibilizzazione affinché i Rohingya riescano a proteggersi dagli incendi. Cox's Bazar ospita dal 2017 oltre un milione di musulmani Rohingya, fuggiti da una campagna di repressione militare nello Stato di Rakhine in Myanmar. Nonostante il Bangladesh e il Myanmar abbiano concordato nel 2018 di avviare il rimpatrio di centinaia di migliaia di Rohingya, nessuno di loro è ancora tornato in Myanmar, mancando le condizioni di sicurezza sufficienti e necessarie a favorirlo. (AP)

15 gennaio -  ITALIA Il cardinale Bassetti sulla crisi politica italiana: è tempo di costruttori ma anche tempo di speranza

Tornato a Roma, nella sede della Conferenza Episcopale, dopo essersi rimesso dal Covid-19, questa mattina il cardinale Gualtiero Bassetti, ha incontrato i direttori dei media Cei. Conversando con loro, riferisce un comunicato, il presidente della Conferenza episcopale si è soffermato sull’attualità italiana: “Sono ore d’incertezza per il nostro Paese. In questo momento guardiamo con fiducia al Presidente della Repubblica che con saggezza saprà indicare la strada meno impervia”. Per il porporato le parole pronunciate dal presidente Mattarella nel messaggio di fine anno sono un forte stimolo. “Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori - ha aggiunto - questo è anche tempo di speranza! Ci attendono mesi difficili in cui ricostruire le nostre comunità”. Il presidente della Conferenza episcopale ha detto inoltre che si deve “puntare a uscire dall’emergenza sanitaria e alle fondamenta di una nuova stagione che non lasci indietro nessuno”. Il cardinale Bassetti ha colto inoltre l’occasione per esprimere a tutti gli organi d’informazione, gratitudine per la vicinanza e l’attenzione dimostrate durante il suo ricovero. (TC)

15 gennaio - REGNO UNITO Il 17 gennaio in Inghilterra e Galles Domenica della Pace dedicata al tema della cultura della cura

Il 17 gennaio la Chiesa inglese e gallese celebrerà la Domenica della Pace. La ricorrenza - riporta il sito dei vescovi - viene celebrata annualmente in Inghilterra e Galles nella terza domenica di gennaio per riflettere sul tema proposto dal Papa per la Giornata mondiale della pace. Il materiale viene fornito tradizionalmente dal segretariato nazionale di Pax Christi. Quest’anno dunque l’appuntamento sarà un’occasione per approfondire il Messaggio di Francesco per la 54.ma Giornata della pace dedicata alla “Cultura della cura come percorso di pace”, in cui, alla luce dell’attuale emergenza globale del Covid-19, il Papa esorta i responsabili delle organizzazioni internazionali e dei governi, del mondo economico e di quello scientifico, della comunicazione sociale e delle istituzioni educative a prendere in mano la “bussola” dei principi della Dottrina sociale della Chiesa per affrontare le grandi crisi del nostro tempo: dalle guerre, ai cambiamenti climatici, alle ingiustizie sociali. Temi che vedono da sempre impegnati in prima linea Pax Christi, sottolinea il presidente nazionale dell’organizzazione, monsignor Malcolm McMahon, arcivescovo di Liverpool e vice-presidente della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew) che, in una lettera in vista della Giornata di domenica, esorta tutte le parrocchie a sostenere la sua opera organizzando collette e offrendo donazioni. “Il messaggio cristiano di pace, attraverso la riconciliazione, la giustizia e la nonviolenza, può offrire speranza e orientamento in questi tempi”, sottolinea il presule. Molte diocesi nel Regno Unito si stanno dando da fare per promuovere la Domenica della Pace sui loro siti web e nelle loro parrocchie. Alcune sono particolarmente creative, come la parrocchia di Our Lady and St Edmund of Abingdon, nella diocesi di Portsmouth che affiggerà al proprio ingresso uno striscione la parola "Pace" in diverse lingue. Sul sito di https://paxchristi.org.uk/ ha messo a disposizione il Messaggio di Papa Francesco per la 54.ma Giornata mondiale della Pace, sussidi liturgici, varie proposte e suggerimenti per la Giornata di domenica e materiale informativo sulle attività e iniziative dell’organizzazione. (LZ)

15 gennaio - MONDO Il 25 gennaio preghiera mondiale on line del Wcc a conclusione della Settimana per l’unità dei cristiani

Il Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) invita la famiglia ecumenica di tutto il mondo a unirsi on line in preghiera il 25 gennaio, ultimo giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, alle 14 CET su oikoumene.org/live. A convocare tutti i cristiani, in una lettera, è il segretario generale facente funzione del WCC, il reverendo Ioan Sauca. “Poiché le restrizioni dovute alla pandemia di coronavirus rendono difficile riunirsi fisicamente in molti luoghi, questa celebrazione online globale ci consentirà di pregare insieme ovunque ci troviamo” scrive. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani inizierà il 18 gennaio, e il tema di quest’anno è “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”. “Quando ci riuniamo in preghiera, lo facciamo come affermazione ed espressione della nostra comune vocazione a pregare per l’unità dei cristiani e la riconciliazione della nostra famiglia umana - aggiunge il reverendo Sauca -. Questo tempo di preghiera sarà anche un’occasione per conoscere la Preghiera del Pellegrino, il nuovo volume per il Ciclo ecumenico di preghiera. Questo libro di risorse, che integra quanto disponibile on line su www.oikoumene.org/prayer-cycle - spiega il reverendo Sauca - ci assisterà ogni settimana nel nostro impegno a pregare con e per i popoli e le Chiese del mondo. Il reverendo Sauca conclude la sua lettera ribadendo che la preghiera è uno dei frutti che nasce dal dimorare nell’amore di Cristo e auspicando che l’appuntamento del 25 gennaio possa rinnovare l’impegno all’invito a “pregare incessantemente” rivolto da San Paolo ai Tessalonicesi (1, 5-17). (TC)

15 gennaio - BOSNIA ED ERZEGOVINA Nuovi appelli per i migranti del campo di Lipa: monsignor Komarica e Caritas Italiana chiedono interventi immediati

L’emergenza per i migranti bloccati del campo di Lipa, nel nord-ovest della Bosnia e Erzegovina, si aggrava sempre di più e la Caritas Italiana rilancia l’appello del vescovo di Banja Luka, monsignor Franjo Komarica, che chiede ai politici di “lavorare insieme, con l’aiuto materiale della comunità internazionale, per risolvere questa catastrofe umanitaria in modo positivo ed efficace, il prima possibile”. Abbondanti nevicate e temperature che scendono fino a -10°C stanno mettendo a rischio la vita di circa 900 persone che vivono nel campo in condizioni assai precarie. Ad oggi l’esercito bosniaco ha montato solamente una dozzina di tende non ancora riscaldate che danno riparo notturno a circa metà di queste persone, mentre l’altra metà continua a dormire in rifugi improvvisati. Le condizioni igieniche sono disastrose: mancano servizi igienici, acqua potabile, sistema fognario e collegamenti elettrici. Le strade di accesso al campo sono ghiacciate e difficilmente percorribili, e l’altopiano di Lipa è di fatto isolato. Caritas Italiana, in collaborazione con altre realtà non profit presenti sul posto, è impegnata nella distribuzione di cibo e di abbigliamento invernale (scarpe, giacche a vento, sciarpe, cappelli) e soprattutto di legna da ardere, per consentire ai migranti di scaldarsi. Gli aiuti sono resi possibili grazie alla solidarietà di singoli e organizzazioni che in questi giorni stanno contribuendo alla raccolta fondi necessaria per l’acquisto di beni essenziali. In un comunicato, Caritas Italiana evidenzia che “rimane difficile comprendere la decisione del governo della Bosnia e Erzegovina di trasformare Lipa in un campo permanente, pur sapendo che serviranno molte settimane per raggiungere degli standard minimi di sicurezza, e il rifiuto di ricollocare i migranti in strutture più pronte e più adatte all’inverno a seguito anche delle forti proteste delle comunità locali interessate”. L’Unione Europea ha chiesto che a Lipa vengano rispettati i diritti umani ed ha stanziato nuovi fondi, oltre quelli già messi a disposizione, per poter migliorare le condizioni del campo, ma senza un esito concreto immediato. Caritas Italiana lancia per questo, ancora una volta, l’allarme per l’estrema drammaticità della situazione. “Non si può più aspettare - sottolinea don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana - è assolutamente urgente fare ogni sforzo per garantire un’accoglienza dignitosa e sicura, rafforzare l’assistenza umanitaria a Lipa e in tutti gli altri campi profughi della Bosnia e Erzegovina”. Per Caritas Italiana “è necessario far cessare le prassi di respingimenti violenti sulla frontiera bosniaco-croata e ridiscutere le procedure e le politiche migratorie del Paese e della regione, “sviluppare un sistema che tuteli maggiormente la vita e i diritti delle persone in transito o dei richiedenti asilo” e “procedure più snelle e sicure per il transito verso l’Unione Europea dei migranti, soprattutto di quelli in condizioni più vulnerabili, anche grazie a nuovi corridoi umanitari”. Chi percorre la Rotta Balcanica è infatti spesso in fuga da scenari di guerra e persecuzione, e, conclude il comunicato di Caritas Italiana, ha pieno diritto alla protezione internazionale lungo il proprio percorso migratorio. (TC)

15 gennaio - PORTOGALLO Nuove misure restrittive nelle Azzorre. Il parroco di Ponta Garça parla della necessità di comunicare speranza alla popolazione

Il governo regionale delle Azzorre ha annunciato nuove misure restrittive, dalla mezzanotte di oggi fino al 22 gennaio, per combattere la diffusione della pandemia di Covid-19 sull'isola di São Miguel, tra cui il confinamento, nel villaggio di Rabo de Peixe, comune di Ribeira Grande, e nella parrocchia di Ponta Garça, comune di Vila Franca do Campo. Il parroco di Ponta Garça, padre Tiago Tedéu, parlando con Ecclesia, ha sottolineato la necessità in questo momento di comunicare speranza e fiducia nella popolazione, estremamente preoccupata per il suo futuro. "Nonostante il senso di responsabilità, la gente ha paura di quello che ci aspetta", ha affermato il sacerdote, raccontando i timori espressi dai suoi parrocchiani sui social network e sul sito web della parrocchia. "Dobbiamo unirci come cristiani e avere parole di speranza e di incoraggiamento per coloro che sono contagiati da questo virus e per le loro famiglie, per coloro che stanno vivendo le maggiori difficoltà in questo momento", ha spiegato. Il sacerdote, invitando le persone a proteggersi e a rispettare le misure restrittive volte a contenere la diffusione del virus, ha comunicato ai cattolici che le celebrazioni eucaristiche in chiesa, a Vila Franca do Campo, fino al 23 gennaio, saranno sospese e trasmesse solo online. Ha poi voluto ricordare come, in questi mesi, la Chiesa abbia sempre agito esemplarmente, nel pieno rispetto dei protocolli sanitari, organizzando nelle parrocchie due squadre, una impegnata nell'accoglienza dei fedeli e un’altra impegnata a disinfettare la chiesa prima e dopo le celebrazioni. (AP)

15gen21  LIBANO I francescani di Tripoli Al-Mina al fianco di cristiani e musulmani in difficoltà a causa della pandemia

VNS – 15gen21 – Dal convento San Francesco di Tripoli Al-Mina, in Libano, aiuti alle famiglie in difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus. Da qualche mese, riferisce la Custodia di Terra Santa, la comunità francescana, che offre un supporto alla vita pastorale dei cristiani non solo latini, ma anche di altri riti, oltre che alla comunità di migranti filippini, a sostegno dei più bisognosi, ha promosso la distribuzione di pacchi alimentari. “Tra i beneficiari, ci sono anche famiglie musulmane - spiega il superiore fr. Quirico Calella -. Se prima della pandemia aiutavamo solo i singoli che venivano a bussarci in convento, oggi cerchiamo di organizzarci con i pacchi alimentari per dare sostegno alle famiglie. La prossima distribuzione sarà a inizio febbraio e forniremo a circa 150 famiglie viveri, materiale sanitario e medicine. Aiuteremo chi ha bisogno: libanesi, migranti, rifugiati siriani e palestinesi”. Lo scorso dicembre, è stata messa in campo un’altra iniziativa di supporto per l’emergenza sanitaria: una dottoressa italiana ha svolto opera di volontariato nel convento, effettuando, per una settimana, circa cento test sierologici e visite mediche gratuite. A causa delle restrizioni e dei lockdown, diverse attività si sono però spostate online. Anche il concerto organizzato in occasione della Settimana di preghiera dell’unità dei cristiani il 20 gennaio non potrà svolgersi in presenza e sarà la televisione libanese Telelumiere a trasmetterlo in diretta. Ad esibirsi nel convento San Francesco sarà la cantante musulmana Muna Hallab, accompagnata da uno studente di organo, alla cui formazione ha contribuito la Custodia con una borsa di studio. Il convento San Francesco di Tripoli Al-Mina è anche un centro che fornisce, solitamente, servizi di accoglienza con modalità Bed and breakfast, ha un centro sportivo per il calcio, la pallacanestro, la pallavolo, il tennis, il judo e la danza, ed è un punto di riferimento per i giovani. Impegnato nella promozione del dialogo con il mondo musulmano, negli ultimi anni ha organizzato incontri di confronto e formazione tra cristiani e musulmani. In occasione della festa musulmana del Ramadan, inoltre, nel convento vengono offerte iftar, cene di condivisione che segnano la fine del digiuno quotidiano osservato dai musulmani fino al calare del sole. Per i cristiani, invece, vengono organizzati incontri mirati alla formazione in un contesto in prevalenza musulmano. “A causa della pandemia abbiamo dovuto limitare le attività del centro sportivo e per il momento anche il nostro Bed and breakfast è chiuso - spiega fr. Calella -. Non abbiamo rinunciato però quest’estate al nostro campo estivo. È durato tre settimane e ha visto diversi bambini dai cinque ai dodici anni riunirsi nei nostri locali”. La storia del convento San Francesco di Tripoli Al-Mina affonda le radici nella genesi della presenza francescana in Terra Santa. Sembra sia stato fondato da fr. Elia Da Cortona, il primo frate incaricato da San Francesco di raggiungere la Terra Santa. Fonti francescane raccontano che lo stesso San Francesco, dopo lo storico incontro con il sultano a Damietta nel 1219, tornò nell’allora terra di Siria a marzo del 1220, per consolidare i conventi fondati a partire dal 1217. Proprio a Tripoli, dove poi nacque il sobborgo di Al-Mina, i francescani tennero un Capitolo provinciale nel 1255 e questo fa pensare che vi fosse convento fosse ampio e importante. Dopo la distruzione di tale convento nel 1289, ad opera dell’esercito del sultano mamelucco Qalawan, i francescani vennero probabilmente martirizzati. I frati minori della Custodia di Terra Santa tornarono a risiedere a Tripoli solo nel 1582, in un nuovo convento con una chiesa; da lì assistevano i mercanti europei in transito e i cristiani maroniti della regione. Nel 1852 la Custodia fece stabilire due religiosi a Tripoli Al-Mina, città che si affaccia sul mare a cinque chilometri a ovest della moderna Tripoli; sei anni dopo furono costruiti il convento dedicato a San Francesco e la chiesa. I frati si prendevano cura di circa duecento fedeli di rito latino e di altri cristiani di rito orientale. Dal 1976, a causa della guerra e di altre difficoltà, a Tripoli Al-Mina non c’è stata una comunità stabile. Il Capitolo custodiale del 2016, però, ha deciso di rinfondare una fraternità che è quella attualmente attiva. (TC)

15 gennaio - MONDO Il IV Summit di Halki in formato virtuale su Covid-19 e cambiamenti climatici

Il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli di nuovo in campo per l’ambiente: si terrà dal 26 al 28 gennaio il quarto "Summit di Halki”, convocato dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo per promuovere una maggiore consapevolezza globale sull’emergenza ambientale e climatica e quindi cambiamenti positivi e costruttivi per la nostra casa comune. L’incontro, che nelle precedenti edizioni ha visto riuniti sull’isola greca leader religiosi, ambientalisti, studiosi, scienziati, imprenditori e giornalisti da tutto il mondo, si terrà quest’anno in formato virtuale a causa della pandemia e avrà come tema “Il Covid-19 e il cambiamento climatico: convivere e imparare dalla pandemia”.  Quali lezioni abbiamo imparato dalla crisi sanitaria? Quali le sue implicazioni per l'assistenza sanitaria? Qual è stato l'impatto sulla natura e sull'ambiente? E cosa abbiamo capito della rilevanza e dell'importanza della scienza?  A queste e ad altre domande cercheranno di rispondere i partecipanti alla tre-giorni che sarà introdotta, come di consueto, dal Patriarca Bartolomeo. La prima giornata di lavori – riporta il sito halkisummit.com- avrà come oggetto l’impatto della pandemia sulla natura. Il nuovo Coronavirus è infatti una crisi umana ed ecologica globale, ci ricorda il nostro rapporto fallimentare con il Creato: la perdita di fauna selvatica e degli habitat naturali, così come le ripercussioni di tali perdite sulle comunità più povere e su quelle indigene sono state aggravate dalla crisi sanitaria. Nello specifico, i partecipanti rifletteranno su cosa ci insegna il cambiamento climatico sul Coronavirus, su come quest’ultimo influisca sul cambiamento climatico, su cosa abbiamo appreso e cosa dobbiamo ancora imparare da questa pandemia o in che modo mitigare i suoi effetti sociali, economici ed ecologici. A parlarne saranno, oltre al Patriarca ecumenico, il professor Bill McKibben, fondatore del movimento 350.org e autore di diversi libri su temi ambientali,  Shantha Ready Alonso, direttrice esecutiva del movimento ecumenico statunitense Creation Justice Ministries e la professoressa Mary Evelyn Tucker, co-direttrice del Yale Forum on Religion and Ecology. Il focus della seconda giornata sarà invece l’importanza della scienza. I rapporti tra la scienza e la politica e tra la scienza e la religione non sono sempre facili, ma la pandemia le ha costrette rapportarsi anche se con qualche resistenza. I relatori analizzeranno dunque come i governi e le Chiese abbiano risposto agli scienziati e alla scienza durante la pandemia, soffermandosi su come il Covid-19 abbia influenzato la scienza e la tecnologia, nonché la nostra percezione della scienza e della religione.  Tra i relatori il il metropolita ortodosso Giovanni di Pergamo (Zizioulas). Infine, nella giornata conclusiva, il 28 gennaio, si parlerà delle implicazioni della pandemia per la salute. Il nuovo Coronavirus colpisce la vita di milioni di persone in tutto il mondo, superando i confini nazionali e le differenze razziali, ha lasciato un segno indelebile sulla salute pubblica, fisica, ma anche mentale. I partecipanti si confronteranno sull'importanza del coordinamento e della collaborazione, a livello nazionale e internazionale, per affrontare la crisi sanitaria, sull’impatto dei lockdown e del distanziamento sociale, su come conciliare salute ed economia, su cosa abbiamo imparato dalla pandemia circa la necessità di prendersi cura delle persone. Da ricordare che il primo Summit di Halki si è tenuto nel 2012 sul tema della responsabilità globale e la sostenibilità ambientale. Esso seguiva una lunga serie di simposi internazionali dedicati all’ambiente, che si sono tenuti dal 1995 al 2009 nel Mediterraneo e nel Mar Nero, sui fiumi Danubio e Rio delle Amazzoni, nell’Adriatico e nel Mar Baltico, nell’Artico e lungo il Mississippi e infine ad Atene e nelle isole Saroniche. Ad ispirare il Patriarca Bartolomeo, conosciuto come il "patriarca verde”, il predecessore Dimitrios a cui si deve l’istituzione, nel 1989, della Giornata di preghiera per la protezione e la conservazione dell’ambiente naturale celebrata il 1.mo settembre, in coincidenza con l’inizio dell’anno ecclesiastico ortodosso. Un’iniziativa poi ripresa dalla Conferenza delle Chiese europee (Cecc) e dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) e quindi a Papa Francesco, la cui Enciclicica “Laudato sì” prende spunto proprio dalle iniziative ecologiche di Bartolomeo. L’ultimo Summit di Halki si è tenuto nel 2015  e ha visto riuniti una cinquantina di delegati provenienti da oltre 40 istituzioni di tutto il mondo sul tema della formazione teologica e consapevolezza ecologica”. (LZ)

15 gennaio - SPAGNA Compagnia di Gesù: corso dal titolo "Abusi dei minori e delle persone vulnerabili: approccio e intervento negli ambienti ecclesiastici" dell'Università Pontificia Comillas di Madrid

La Chiesa dinanzi alla necessità, sempre più evidente, di affrontare il problema degli abusi nelle istituzioni che da lei dipendono, che si tratti di abusi di potere, di abusi di coscienza o di abusi sessuali, si sta impegnando, esortata da Papa Francesco, ad assicurare la protezione dei più vulnerabili e dei minori, e di ogni persona che potrebbe essere coinvolta in forme di abuso a causa della sua posizione di sottomissione a figure di potere. Nell’ambito di questo impegno, la Compagnia di Gesù - si legge in un suo comunicato stampa -, attraverso l'Unità Clinica di Psicologia (UNINPSI) dell'Università Pontificia Comillas di Madrid, impegnata ad assistere le vittime di abusi attraverso la diagnosi e la psicoterapia, ha organizzato un corso di formazione dal titolo "Abusi dei minori e delle persone vulnerabili: approccio e intervento negli ambienti ecclesiastici", il cui obiettivo principale è quello di affrontare, da un punto di vista psicologico, la formazione nell’accompagnamento delle vittime e nella capacità di individuare gli abusanti ed intervenire adeguatamente. Un corso di 65 ore, di cui 60 in presenza e 5 di moduli online, i cui destinatari sono tutti coloro che operano nell’ambito della formazione alla vita religiosa e nei seminari; sacerdoti, religiosi e laici che lavorano in campo pastorale; coloro che gestiscono istituzioni e scuole collegate alla Chiesa; agenti pastorali di opere educative e legate ai minori; religiosi e seminaristi in formazione; e delegati della pastorale giovanile, universitaria e vocazionale. Chi avesse difficoltà a seguire il corso di persona, potra comunque farlo online, nelle date del 29-30 gennaio, 19-20 febbraio, 5-6 marzo, 9-10 aprile e 21-22 maggio 2021. (AP)

15 gennaio - SPAGNA Domani si celebra la Giornata dell’infanzia missionaria

“Con Gesù a Nazareth, siamo famiglia!”: è il motto della Giornata dell’infanzia missionaria che viene celebrata in Spagna sabato. Nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, presso la Delegazione Diocesana delle Missioni di Madrid, a partire dalle 10.30, nel rispetto delle norme anti-Covid, si svolgerà la XIV Giornata Diocesana dell’Infanzia Missionaria, sarà celebrata l’Eucaristia e saranno rese note due testimonianze missionarie. Il direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, padre José María Calderón, riferisce il portale della POM spagnola, presiederà invece domenica alle 13 una Messa che sarà trasmessa sul canale YouTube OMP-Spagna. Le iniziative sono della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria che in tutto il mondo promuove la formazione dei più piccoli. Nata ufficialmente a Parigi il 19 maggio 1843 dall’intuizione del vescovo di Nancy, monsignor Charles Auguste de Forbin-Janson (1785 – 1844), colpito dai racconti dei missionari cinesi circa il dramma dei bambini all’epoca costretti ad abbandonare le proprie famiglie per mancanza di denaro, venne riconosciuta come “Opera Pontificia” da Papa Pio XI, il 3 maggio 1922. Diversi i progetti realizzati nei cinque continenti grazie alla rete internazionale di bambini che, con le loro preghiere e i loro contributi, aiutano i missionari nel loro lavoro. La Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria mira proprio a rendere i bambini protagonisti della missione nel sostegno ai tanti religiosi, religiose, sacerdoti e laici che nel mondo si impegnano a favore dei minori. Tutto ciò scaturisce da un percorso di formazione missionaria, motto dell’Infanzia Missionaria è infatti “i bambini aiutano i bambini”. I missionari forniscono istruzione, salute e formazione cristiana a oltre 4 milioni di bambini in 120 paesi. A finanziare le Pontificie Opere Missionarie dei diversi paesi è il Fondo di solidarietà missionaria universale per l’infanzia della Santa Sede che distribuisce te le donazioni ricevute nei 1.115 territori di missione che dipendono dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. I progetti finanziati nel 2020 sono 2.800; grazie alla generosità di migliaia di bambini e adulti da tutto il mondo sono stati raccolti 16.924.025 dollari, la Spagna ha contribuito con 2.162.193,92 euro. Milioni di bambini hanno avuto un rifugio in cui vivere, hanno frequentato il catechismo, hanno imparato a leggere e a scrivere, hanno ricevuto assistenza sanitaria. (TC)

15 gennaio - AMERICA LATINA Repam: oltre 40.000 morti per #coronavirus in Amazzonia

La Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM), nel suo ultimo Rapporto dell’11 gennaio, riporta Vida Nueva Digital, ha riferito che nel bacino amazzonico, composto da nove Paesi sudamericani – Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Brasile, Venezuela, Guyana, Suriname e Guyana francese – 40.320 persone sono morte per coronavirus. La giurisdizione più colpita è Manaus, nel nord del Brasile, con 104.405 casi di Covid-19 e 3.919 morti. Finora, sarebbero state contagiate 1.715.410 persone. Le informazioni, ottenute dalle autorità sanitarie dei Paesi, e nel caso del Venezuela attraverso i rapporti delle parrocchie dei territori amazzonici, mostrano una curva dei contagi in crescita esponenziale dalla metà di dicembre 2020, e ciò starebbe a significare che si è entrati in una seconda ondata della pandemia. Le giurisdizioni con il maggior numero di casi sono: Villavicencio (Colombia) con 32.069; Iquitos e Pucallpa (Perù), entrambe con 71.014; Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) con 45.858; Roraima, Manaus, Macapá, Cuiabá, São Luiz do Maranhão e Porto Velho (Brasile), tutte con 397.309. (AP)

14 gennaio - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO In un memorandum i vescovi evidenziano le problematicità dell’istruzione gratuita di base voluta dallo Stato

Nel corso di una conferenza stampa al Centro Interdiocesano di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, il segretario generale della Conferenza episcopale, padre Donatien Nshole, ha reso note ieri le difficoltà e le problematiche scaturite dall’attuazione della norma costituzionale che prevede la gratuità per l’insegnamento di base. In un documento pubblicato sul loro portale, i vescovi spiegano che la decisione da parte delle autorità statali di rendere gratuite le scuole primarie era stata accolta con favore, perché in linea con la Dottrina Sociale della Chiesa che sostiene l’opzione preferenziale per i poveri e che lo scorso giugno era stato anche inviato al presidente della Repubblica Félix Tshisekedi un memorandum con i prerequisiti per garantire una giusta retribuzione agli insegnanti. La riforma, su larga scala, ha tuttavia incontrato alcune difficoltà anche nelle scuole cattoliche e la questione, inoltre, notano i vescovi, è stata politicizzata al punto che la Chiesa cattolica è stata accusata di essere contro la decisione del capo dello Stato. Al termine del primo trimestre del secondo anno di istruzione gratuita, la Conferenza episcopale ha fatto il punto della situazione sull’attuazione della riforma nelle scuole cattoliche. La Chiesa cattolica gestisce almeno 40.851 insegnanti, di cui 566 prestano il loro servizio nelle scuole primarie senza essere pagati dallo Stato. Delle sue 12.616 scuole primarie, il 97,2%, ovvero 12.263 scuole, utilizza i costi operativi per i docenti che ricevono mensilmente tra i 10mila e 50mila franchi congolesi e i genitori non pagano nulla. L’1,6%, ovvero 202 scuole, ricorre invece all’autofinanziamento comunitario, al pagamento in natura o a contributi. Delle 6.022 scuole materne e secondarie, poi, 5.408 retribuiscono gli insegnanti facendo ricorso ai costi di gestione, 319 scuole ricorrono ai contributi dei genitori, 164 all’autofinanziamento o al pagamento in natura e infine 133 si affidano alla generosità degli insegnanti retribuiti. La Conferenza episcopale, nella relazione presentata al capo dello Stato, rileva che, in tale contesto, vanno presi anche in considerazione il sovraffollamento delle classi, dovuto anche alla mancanza di infrastrutture; la demotivazione degli insegnanti e l’insoddisfazione circa il trattamento economico; le frequenti interruzioni delle lezioni dovute al boicottaggio e a scioperi bianchi; i costi di esercizio insufficienti; i programmi scolastici che non vengono portati a termine; il degrado delle scuole che mancano di manutenzione; la mancanza di materiale didattico e di libri di testo. Per i presuli la gestione dell’istruzione gratuita soffre di un deficit e non ha pianificazioni e budget a lungo termine. Per garantire l’efficacia e la sostenibilità dell’istruzione gratuita la Conferenza episcopale raccomanda allora di revisionare le province educative e gli uffici di gestione; di razionalizzare la creazione di scuole e uffici direttivi; di retribuire i docenti che prestano servizio nelle scuole gratuite; di aumentare i costi operativi delle scuole e degli uffici direzionali; di sostenere l’istruzione gratuita attraverso finanziamenti alternativi. Dal memorandum dei vescovi emerge che nel 98,8% delle scuole primarie cattoliche i genitori non pagano nulla per l’istruzione dei loro figli, che le scuole cattoliche convenzionate si sono adeguate al dettato costituzionale sulla gratuità dell’istruzione di base e sono state cercate soluzioni ai problemi non risolti dallo Stato. Inoltre la Conferenza episcopale ritiene che non va incoraggiato il contributo da parte dei genitori nelle scuole delle grandi città perché tale prassi violerebbe il dettato costituzionale. I vescovi infine continuano a sostenere la gratuità dell’istruzione di base gratuita, ma auspicano che il governo affronti il problema con urgenza perché, nelle condizioni attuali, l’istruzione gratuita rischia di compromettere il futuro dei bambini e del Paese. (TC)

14 gennaio - SPAGNA 25-27 gennaio, Assemblea Commissione episcopale Comunicazioni sociali: “Comunicare la verità”

“Le sfide della comunicazione oggi: la domanda e l’impegno a comunicare la verità”: questo il tema dell’Assemblea annuale che la Commissione episcopale per le Comunicazioni sociali in Spagna (Cecs) ha in programma dal 25 al 27 gennaio prossimi. Guidata dal presidente dell’organismo, l’Arcivescovo Juan del Rio, la riunione si svolgerà in modalità virtuale a causa della pandemia da Covid-19. I lavori si apriranno con una riflessione sul centenario, ricorso nel 2020, della nascita del Beato Manuel Lozano Garrido, meglio noto come “Lolo”: laico, giornalista e autore cattolico spagnolo, è conosciuto anche come “il primo beato in carrozzella”, essendo rimasto paralizzato a seguito di una spondilite. A riferire sulle celebrazioni commemorative sarà il vescovo di Jaén, Monsignor Amadeo Rodríguez Magro. Il 26 gennaio, invece, il segretario generale della Conferenza episcopale spagnola (Cee), Monsignor Luis Argüello, terrà una relazione dal titolo “Le parole rubate". Il programma dell’Assemblea prevede anche una tavola rotonda tra alcune riviste religiose per conoscere e approfondire il percorso dall’editoria cartacea a quella digitale e la diffusione delle pubblicazioni tramite i social network. Il 27 gennaio, poi, il Nunzio apostolico in Spagna, Monsignor Bernardito Auza, offrirà una riflessione sul tema scelto da Papa Francesco per il suo 55.mo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, ovvero “Vieni e vedi” (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone come e dove sono”. Al termine della riunione, presso la sede della Cee di Madrid, si terrà la cerimonia di consegna del Premio “Bravo! 2020”, assegnato nell’ambito della comunicazione sociale. L’evento si svolgerà alla presenza limitata di un gruppo di partecipanti, nel pieno rispetto delle normative anti-contagio. Annunciati il 3 dicembre scorso dalla Cee stessa, i vincitori del riconoscimento saranno premiati per “il loro servizio alla dignità umana, ai diritti umani e ai valori evangelici". Le categorie dell’onorificenza sono molteplici: si va dalla stampa al fotogiornalismo, dalla radio alla televisione, dal cinema alle nuove tecnologie. Ulteriori settori riguardano le nuove tecnologie, la musica e la pubblicità. Quest’anno, inoltre, verrà consegnato un premio speciale all’Associazione stampa di Madrid nel suo 125.mo anniversario di attività. (IP)

14 gennaio - FILIPPINE Missio 500, l’iniziativa delle diocesi della Cagayan Valley: piantare alberi dopo le inondazioni

Si chiama "Missio 500", l'iniziativa ecologica finalizzata a piantare 500 alberi al giorno nell'arcidiocesi di Tuguegarao, e nelle aree di Ilagan, Bayombong, Tabuk e Batanes nella Cagayan Valley devastate dalle inondazioni. Lo riporta il sito della Conferenza episcopale delle Filippine. L'obiettivo finale, comunicano i vescovi, è piantare almeno 1,25 milioni di alberi all'inizio del prossimo anno. Il progetto mira anche a celebrare quest'anno il 500.mo anniversario dell'arrivo del cristianesimo nelle Filippine; poiché l'iniziativa coinvolge i governi locali, le organizzazioni della società civile e le organizzazioni non governative, il numero di alberi da piantare potrebbe addirittura superare l'obiettivo. Il vescovo di Bayombong, monsignor Elmer Mangalinao, ha detto che l'alluvione dello scorso novembre, che ha colpito migliaia di famiglie, dimostra "l'urgenza di proteggere la nostra Casa comune": "Missio 500 è una testimonianza del nostro impegno ad insegnare, a plasmare e a ricordare ai nostri fedeli che siamo gli amministratori della creazione di Dio". Anche il vescovo di Batanes, monsignor Danilo Ulep, ha espresso l'impegno della sua diocesi in favore dell'iniziativa: "Possa questo progetto intensificare e rafforzare la nostra difesa per proteggere la creazione di Dio e guarire le ferite della madre terra per lo sviluppo sostenibile delle nostre comunità". Sono stati lanciati anche il Metropolitan Ecology Desk e l'Eco-convergence Luzon Hub, in collaborazione con Caritas Filippine. Quest’ultimo è un partenariato di gruppi della Chiesa e della società civile per promuovere gli insegnamenti dell'Enciclica di Papa Francesco Laudato Si’. (RB)

14 gennaio - COLOMBIA Assassinio di una minorenne a Guapi: il cordoglio del Vicariato apostolico

"Respingiamo con veemenza la tortura, lo stupro e il successivo omicidio della minorenne Mayra, trovata questa mattina su un terreno di proprietà del Vicariato vicino alla Casa Monica, un luogo di protezione e rifugio per i bambini vulnerabili". Così ha scritto, in un comunicato, diffuso ieri sulla pagina web dell’Episcopato, monsignor Carlos Alberto Correa Martínez, vicario apostolico di Guapi, nel dipartimento di Cauca, in seguito all’assassinio dell’undicenne Mayra Alejandra Orobio Solís. Addolorato dalle tristi notizie di morte che continuano a giungere da questo territorio, il presule ha ricordato che "la vita è un dono, perché qualcuno ce l'ha data - Dio per noi credenti - quindi nessuno ha il diritto di distruggere la vita degli altri".  E poiché ogni atto violento può portare ad una maggiore violenza, odio o morte, ha esortato la comunità, con le parole di Papa Francesco, presenti nell’enciclica “Fratelli Tutti”, a "spezzare questa catena che appare ineluttabile". Il presule, offrendo la sua preghiera ed esprimendo la sua vicinanza alla famiglia della ragazza, ha chiesto alle autorità competenti di indagare rapidamente su questo omicidio, essendosi ripetuti nel comune, con tragica sistematicità, diversi episodi di stupri di ragazze e giovani donne, nel silenzio complice della comunità. Per concludere, monsignor Correa Martínez ha invitato i fedeli a conservare la fiducia nel Signore e a “mantenere un atteggiamento proattivo in difesa della vita dal suo concepimento fino alla sua fine naturale”, perché come ha detto il Papa, sempre nell’enciclica “Fratelli Tutti”, “la vera pace può essere raggiunta solo quando lottiamo per la giustizia attraverso il dialogo, perseguendo la riconciliazione e lo sviluppo reciproco”. (AP)

14 gennaio - REPUBBLICA CECA #coronavirus Iniziati i vaccini nelle case di assistenza cattoliche

Con la Casa della Sacra Famiglia a Praga è iniziata in questi giorni la somministrazione delle vaccinazioni anti Covid-19 nelle case di assistenza cattoliche della Repubblica Ceca, come annuncia sul proprio sito la Conferenza episcopale locale. Nella giornata di ieri l’equipe mobile che si occupa delle inoculazioni del siero, ha vaccinato quasi un centinaio di persone tra ospiti e lavoratori della Casa della Sacra Famiglia, gestita dall'arcidiocesi di Praga a Liboc e Petřiny, che si prende cura di settanta persone con disabilità mentali: "Siamo lieti che la prima ondata di vaccinazioni sia avvenuta qui – ha affermato il direttore, Pavel Kopka - le persone con disabilità mentali, come gli anziani, sono tra le più a rischio: la maggior parte dei nostri ospiti soffre di disabilità ssociate e complicazioni di salute associate, come diabete, ipertensione, ecc. Sebbene l'età media degli abitanti della nostra casa sia di 50 anni, il loro stato di salute reale corrisponde all'età avanzata. È importante fare del nostro meglio per proteggerli dall'infezione ". Oltre a proteggere la salute degli ospiti, il direttore della Casa della Santa Famiglia promette che la vaccinazione ridurrà la carenza di personale a causa del Covid-19 o delle quarantene. "È stato un grande aiuto per noi che la vaccinazione potesse avvenire direttamente nella struttura – ha aggiunto il direttore - non c'è bisogno di trasportare gli ospiti, molti dei quali non si muovono, al centro di vaccinazione. Vorrei ringraziare il team per la sua disponibilità e professionalità”. Intanto il piano vaccinale prosegue con la Casa della Carità, una struttura a Hlubočepy, Praga, con un regime speciale, che si prende cura degli anziani con Alzheimer. Il Municipio di Praga ha stanziato ben settemila dosi di vaccino per le strutture di assistenza sociale, tra cui si annoverano anche quelle cattoliche. (RB)

14 gennaio - POLONIA On line la riunione annuale della Commissione Pastorale dei vescovi polacchi

I presupposti, gli obiettivi e i contenuti del terzo anno del programma pastorale della Chiesa polacca inscritto nel motto "Inviato nella pace di Cristo", sono stati al centro dell'incontro annuale della Commissione pastorale della Conferenza episcopale polacca che, come riferisce il sito dell’Episcopato, a causa della situazione di emergenza per la pandemia, si è svolto rigorosamente on line. La riunione è stata presieduta da monsignor Wiktor Skworc, presidente della Commissione per la Pastorale della Conferenza episcopale polacca e Metropolita di Katowice, che ha ricordato brevemente il tema del programma pastorale in corso "L'Eucaristia dà vita" e menzionato i due quaderni pastorali recentemente pubblicati e preparati dalla Commissione nell'ambito del programma pastorale. Uno è dedicato alle sfide pastorali in tempo di pandemia, l'altro contiene materiale da utilizzare nelle parrocchie in occasione del centenario dell'affidamento della Polonia nel giugno di quest'anno. Nella sua introduzione all'incontro, l'arcivescovo Wiktor Skworc ha richiamato l'attenzione sulle iniziative pastorali proposte da Papa Francesco: l'Anno di San Giuseppe e l'Anno della famiglia, riferendosi alla pubblicazione nel 2016 dell'esortazione apostolica "Amoris laetitia". Padre Krystian Piechaczek della Segreteria della Commissione, discutendo la struttura del programma, ha sottolineato, tra l'altro, l'importanza degli effetti dell'Eucaristia, soprattutto quelli diretti alla realizzazione della missione, e della testimonianza cristiana: al centro del suo intervento è stato il postulato di una più consapevole partecipazione dei fedeli alla Santa Messa e la scoperta dei compiti derivanti dall'unione con Cristo nella Santa Comunione. Il dottor Przemysław Sawa, dogmatista della Facoltà di Teologia dell'Università della Slesia a Katowice, ha tenuto la sua presentazione dal titolo "Compiti di evangelizzazione nel contesto dell'esperienza cristiana dell'Eucaristia", in cui ha richiamato l'attenzione sul legame tra l'Eucaristia e l'opera di evangelizzazione, postulando, così, il rinnovamento della predicazione liturgica, della catechesi mistagogica e kerigmatica. Questo postulato è stato motivato dal fatto che i rapidi cambiamenti sociali, che colpiscono anche i battezzati, sono stati determinati da rapidi cambiamenti sociali. A sua volta, padre Arkadiusz Wuwer, professore dell'Università della Slesia, specialista in Insegnamento sociale cattolico, ha fatto riferimento alla questione dell'obbligo morale dell'impegno sociale nei contesti contemporanei. Ha dato alla conferenza il titolo: "I messaggeri di pace di Cristo al mondo". Le presentazioni, e le lotte degli ultimi mesi con l'impatto della pandemia, hanno ispirato una vivace discussione tra i partecipanti all'incontro. Un numero significativo di relatori ha sottolineato il problema della limitata partecipazione dei fedeli all'Eucaristia a causa della situazione epidemica e delle conseguenze che ne deriveranno nel prossimo futuro. In proposito, padre Jerzy Brusiło ha sostenuto in questo contesto che la "riabilitazione post Covid" dovrà essere accompagnata da una "riabilitazione eucaristica" che porti alla riscoperta del valore della Messa vissuta nella comunità di fede. Sottolineato anche  il ruolo della famiglia come Chiesa domestica, soprattutto per quanto riguarda la formazione e il mantenimento delle pratiche religiose nel tempo presente. Questa sfida è stata descritta sull'esempio della loro stessa famiglia da Jadwiga e Jacek Pulikowski, consulenti laici della Commissione Pastorale. Padre Wiesław Przygoda dell'Università Cattolica di Lublino, invece, si è concentrato sulla necessità di plasmare nelle parrocchie forme extra-liturgiche di vivere la domenica all'interno della cosiddetta pre-evangelizzazione. Al termine dell'incontro, l'arcivescovo Wiktor Skworc, presidente della Commissione Pastorale della Conferenza episcopale polacca, ha ringraziato tutti i partecipanti all'incontro per gli impulsi forniti, che saranno presi in considerazione nella creazione dei materiali per aiutare nella realizzazione del programma pastorale nelle parrocchie di tutta la Polonia. (RB)

14 gennaio - SVIZZERA 28 febbraio, “Giornata dell’ebraismo”. Vescovi: cristiani ed ebrei, fratelli nella fede

“La religione ebraica non è estrinseca al cristianesimo, bensì in un certo qual modo intrinseca”: con queste parole, pronunciate da San Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986, in occasione della sua storica visita alla Sinagoga di Roma, la Conferenza episcopale svizzera (Ces) apre la sua lunga nota diffusa in vista della “Giornata dell’ebraismo” che nel Paese elvetico verrà celebrata il prossimo 28 febbraio, seconda Domenica di Quaresima. Quest’anno, la ricorrenza assume un valore particolare, perché ricorre il suo decimo anniversario: è stata istituita, infatti, nel 2011. “L’ebraismo rabbinico e il cristianesimo primitivo – si legge nella nota episcopale - si sviluppano fianco a fianco, vicini ma delimitati”, tanto che “gli ebrei e i cristiani sono definiti, a ragione, fratelli nella fede”, fratelli che “spesso sono diversi tra loro e possono persino essere in lotta tra loro”. A tal proposito, i vescovi elvetici ricordano che “la rivalità tra l’ebraismo e il cristianesimo in merito al patrimonio biblico ha concretamente plasmato i secoli”, tanto che “un antigiudaismo cristiano ha contribuito al nascere dell’antisemitismo nell’età moderna, che ha poi raggiunto il suo triste apice nella Shoah in cui hanno perso la vita sei milioni di ebrei”. Per questo, la “Giornata dell’ebraismo” si celebra durante la Quaresima, tempo in cui “la Chiesa fa penitenza e si converte”, cercando “la riconciliazione anche per la colpa di cui si è fatta carico, nelle parole e nei fatti, nei confronti del popolo ebraico”. Oggi, i cristiani – sottolinea ancora la Ces – cercano “una comprensione più approfondita dell’ebraismo” e quindi “tutti i fedeli cattolici sono chiamati ad avere un rapporto pacifico, fraterno e di stima reciproca con i fedeli ebrei”. In quest’ottica, la “Giornata” del 28 febbraio “non vuole solo dare uno sguardo al passato e rimediare” alle incomprensioni, ma mira anche a “mantenere in vita il patrimonio spirituale comune” alle due religioni. Ed è proprio per questo che la “Giornata dell’ebraismo” si celebra sempre di domenica, che “è sorella dello Shabbat”: entrambi i giorni, infatti, “prescrivono alla rispettiva comunità di fedeli di celebrare la vittoria sulla morte”. Al contempo, la Chiesa cattolica svizzera sottolinea che “le esigenze ecumeniche e la relazione tra ebrei e cristiani sono strettamente legate”, perché “così come le Chiese hanno l’incarico di costruire l’unità in un mondo lacerato, allo stesso modo il popolo ebreo vuole essere luce per i popoli”. La nota episcopale suggerisce quindi che, nelle celebrazioni cattoliche-romane del 28 febbraio, si faccia riferimento alla “tradizione religiosa ebraica”, con omelie che “evochino le numerose similitudini” le due liturgie. Una raccomandazione presente anche nel documento del 2001 intitolato “Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana”, con il quale la Pontificia Commissione Biblica ha mostrato come ebrei e cristiani possano leggere insieme le Sacre Scritture. “Nella storia della salvezza – concludono i presuli svizzeri - la Chiesa non ha preso il posto di Israele. Anzi, il popolo di Dio oggi ha un duplice volto: ebreo e cristiano”. La “Giornata dell’ebraismo” aiuterà dunque a “cercare le tracce di questo mistero e a esplorare questa sapienza”. (IP)

14 gennaio - COLOMBIA Vescovo di Pasto: “Fermiano l’altra pandemia: la violenza irrazionale”

Alla notizia del recente e crudele assassinio della giovane Marbel Rosero, a Las Mesas, comune di El Tablón de Gómez, a Nariño, il vescovo di Pasto, monsignor Juan Carlos Cardenas Toro, in un comunicato, diffuso ieri sul sito web dell’Episcopato, ha parlato di un’altra pandemia, che si aggiunge a quella del Covid-19, in questa regione, la violenza irrazionale, che non può lasciare nessuno indifferente. Il presule ha espresso la sua vicinanza come pastore ai genitori e ai parenti della giovane ragazza, e alle altre quattro donne che sono state uccise durante la prima settimana dell'anno. Quindi, rivolgendosi alle persone che attentano alla vita umana, ha ricordato loro che essa è sacra e le ha invitate a pentirsi e a cessare ogni azione violenta. Il vescovo di Pasto ha chiesto alle autorità competenti di garantire la tutela della vita di ogni persona, in particolare dei più vulnerabili. Ha, inoltre, esortato sacerdoti e religiosi ad organizzare giornate di preghiera, attraverso i social network, senza creare assembramenti, per chiedere a Dio la pace e la riconciliazione, nonchè la fine di ogni tipo di violenza. Infine, per concludere, ha rinnovato la sua vicinanza alle persone che hanno perso i loro cari a causa della pandemia. Essi non sono stati dimenticati, “preghiamo per loro ogni giorno - ha scritto - e chiediamo consolazione per le loro famiglie". (AP)

14 gennaio - ITALIA Lettera Ecumenica per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

“Abbiamo sentito il desiderio di farci vicini gli uni gli altri, insieme alle nostre comunità che sono in Italia. La sofferenza, la malattia, la morte, le difficoltà economiche di tanti, la distanza che ci separa, non vogliamo nascondano né diminuiscano la forza di essere uniti in Cristo Gesù”: è quanto scrivono in una Lettera Ecumenica, pensata in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si svolgerà dal 18 al 25 gennaio, monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana, monsignor Polykarpos Stavropoulos, vicario patriarcale della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, e il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Con uno sguardo alla realtà attuale segnata dalla pandemia, i tre firmatari della lettera osservano che non si può “solo aspettare che dopo questa pandemia ‘tutto torni come prima’, come abitualmente si dice”, e auspicano “che tutto torni meglio di prima, perché il mondo è segnato ancora troppo dalla violenza e dall’ingiustizia, dall’arroganza e dall’indifferenza”. Spiegano che però, in questi mesi di dolore e di grande bisogno, si è moltiplicata la solidarietà. “Molti si sono uniti alle nostre comunità per dare una mano, per farsi vicino a chi aveva bisogno di cibo, di amicizia, di nuovi gesti di vicinanza, pur nel rispetto delle giuste regole di distanziamento - proseguono monsignor Spreafico, monsignor Stavropoulos e il pastore Negro -. Sentiamo il bisogno di ringraziare il Signore per questa solidarietà moltiplicata … La gratuità del dono ci ha aiutato a riscoprire la continua ricchezza e bellezza della vita cristiana, inondata dalla grazia di Dio, che siamo chiamati a comunicare con maggiore generosità a tutti”. I tre firmatari della Lettera Ecumenica sottolineano che in questi mesi, nonostante le conseguenze dovute all’emergenza sanitaria, non è stata la paura a prevalere: “Abbiamo continuato ad uscire per sostenere i poveri, i piccoli, gli anziani, privati spesso della vicinanza di familiari e amici. Le nostre Chiese e comunità hanno trovato unità in quella carità, che è la più grande delle virtù e che, unica, rimarrà come sigillo della nostra comunione fondata nel Signore Gesù”. Quindi monsignor Spreafico, monsignor Stavropoulos e il pastore Negro assicurano la loro preghiera “per i malati, per coloro che li curano, per gli anziani soli o in istituto, per i profughi, per tutti coloro che soffrono in questo tempo” e, richiamando quanto scritto nella presentazione del sussidio per la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani, chiedono a Dio di guarire l’umanità “dalla forza del male e della pandemia, dall’ingiustizia e dalla violenza” e il dono l’unità. Infine, ricordando il metropolita Zervos Gennadios, deceduto il 16 ottobre scorso e che per diversi anni ha condiviso “il cammino verso la piena unità”, i tre firmatari della lettera rivolgono l’invito a vivere e celebrare l’unità nella preghiera comune, che la prossima settimana vedrà riunite le comunità cristiane in diverse iniziative. (TC)

14 gennaio - BELGIO Bilancio positivo per il primo anno dell’emittente cattolica 1RFC nonostante la pandemia

È con un risultato positivo che 1RCF conclude il suo primo anno di attività nonostante le complicazioni portate dalla pandemia di Coronavirus: tutto il team della nuova stazione radio e monsignor Jean-Luc Hudsyn, il vescovo di riferimento per i media, ne tracciano un bilancio positivo riportato dal sito della Conferenza episcopale del Belgio. Il lockdown dei primi mesi del 2020 certo non ha reso l'inizio dei più facili, ma poi, grazie all'equipe di 50 collaboratori fissi e volontari e alle numerose partnership formate con le altre radio RCF, CathoBel, i servizi di comunicazione delle diocesi di Tournai, Liegi e il vicariato del BrabantWallon, la radio è decollata: "Lanciare una nuova stazione che alla fine raggiungerà oltre cinque milioni di belgi francofoni in DAB+ non è un compito da poco, ma è emozionante, è un'esperienza unica", dice Lucas Ghazarian, un giovane ingegnere del suono che si è recentemente laureato all'IAD di Louvain-la-Neuve e si occupa di tutti gli aspetti tecnici della stazione radio. "Per il suo primo anno, la radio e i podcast hanno già attirato più di 40mila ascoltatori, mentre il DAB+ copre ancora solo il 10-15% della popolazione. I podcast sono stati ascoltati 68.000 volte e sono ancora in crescita. Forse un terzo del nostro pubblico è costituito da podcast, disponibili sul nostro sito web rcf.fr, la nostra applicazione mobile RCF o aggregatori di podcast", spiega, invece, Jacques Galloy, direttore volontario part-time di 1RCF Belgio. Sul piano finanziario, l'incasso al 2020 da parte di revisori e mecenati ha portato circa 98.000 euro, di cui il 70% è arrivato a novembre e dicembre. La RCF sta pianificando un'importante operazione "Radio Don" ogni anno a metà novembre per mobilitare i suoi ascoltatori, mentre dalla Conferenza episcopale è arrivata una sovvenzione di ben 70mila euro. "La sfida principale per il 2021 è quella di aumentare la notorietà dell'RCF in tutto il Belgio francofono", dice Elise Vanesche, responsabile della comunicazione. Tra i progetti principali per il futuro, l’implementazione di programmi di musica classica. Le squadre delle radio RCF in Belgio sono consapevoli della loro bella missione: accompagnare tante persone isolate, desiderose di vivere la loro fede o alla ricerca di un senso, ancora di più in tempi di pandemia. (RB)

14 gennaio - AUSTRIA I vescovi pubblicano il bilancio ufficiale della Chiesa 2019

Vita intensa nelle parrocchie e nelle istituzioni ecclesiastiche, meno Messe, più Prime comunioni ma meno battesimi, in accordo con la tendenza di calo demografico in atto. Sono solo alcuni dei dati inerenti il bilancio 2019 della Chiesa in Austria pubblicati ufficialmente sul sito della Conferenza episcopale austriaca. Si evidenzia, inoltre, la fitta rete di parrocchie e uffici pastorali con molti volontari, nonostante il calo dei partecipanti alle celebrazioni domenicali, come si registra un calo anche dei numeri delle Cresime e dei matrimoni religiosi rispetto all’anno precedente. Secondo le statistiche del 2019, anche il numero dei sacerdoti che lavorano in Austria è leggermente diminuito, mentre il numero dei diaconi permanenti è rimasto stabile.  Non ci sono, invece, ancora dati ufficiali della Conferenza episcopale per il 2020. Tuttavia, si può già dire che il numero di battesimi, cresime, prime comunioni e matrimoni è diminuito a causa della pandemia da Coronavirus, poiché molte celebrazioni hanno dovuto essere rinviate. Le statistiche ufficiali della Chiesa 2019 contengono, tra l'altro, anche dati sul clero, sui religiosi e sulle parrocchie, nonché dati sulla vita pastorale della Chiesa: stando a quanto rilevato, sebbene il numero dei sacerdoti sia leggermente diminuito, si può notare una situazione relativamente stabile, così come quello dei diaconi permanenti. Il numero dei fratelli religiosi è, invece, sceso ancora, così come il numero delle religiose che in Austria è in leggera ma costante diminuzione da anni. In diminuzione, come si diceva, i Battesimi, anche se c’è da rilevare che il 2017 è stato l’anno con il massimo dei Battesimi di adulti - dai 14 anni in su – in numero di ben 890, mentre nel 2019 erano solo 540. Diminuito anche il numero dei matrimoni in chiesa che invece negli anni precedenti si era mantenuto pressoché stabile. Allo stesso tempo, le statistiche mostrano anche il forte impegno volontario nella preparazione ai Sacramenti: il numero di persone coinvolte nella preparazione alla Prima Comunione – l’unico in aumento - e alla Cresima è relativamente alto, ma su un periodo di tempo più lungo diminuisce leggermente in parallelo con la diminuzione del numero dei bambini e dei cresimandi. (RB)

14 gennaio - PAKISTAN L’Episcopato annuncia ai fedeli che il 2021 sarà l’Anno di San Giuseppe

Monsignor Joseph Arshad, arcivescovo di Islamabad-Rawalpindi e presidente della Conferenza episcopale pakistana, in un videomessaggio speciale trasmesso sul canale YouTube Ave Maria Catholic TV, diffuso il 12 gennaio – riporta UCA News -, ha annunciato che il 2021 sarà l’anno dedicato a San Giuseppe, come dichiarato nel Decreto della Penitenzieria Apostolica che accompagna la Lettera apostolica Patris Corde di Papa Francesco dell'8 dicembre 2020, a 150 anni dalla dichiarazione di San Giuseppe come Patrono della Chiesa universale. Monsignor Arshad ha lodato San Giuseppe come un padre tenero e amorevole che si è preso cura di Gesù e della sua famiglia, aggiungendo che era un uomo giusto che ha seguito la volontà di Dio e ha contribuito alla nostra salvezza. "Essendo un comune falegname, San Giuseppe lavorava duramente e si prendeva cura della sua famiglia - ha spiegato il presule - affinché l'opera che Dio aveva consegnato al Bambino Gesù potesse essere compiuta”. E così come ha protetto Maria e Gesù, “allo stesso modo, è protettore e difensore della Chiesa e dei poveri, dei bisognosi e di tutta l'umanità sofferente”. Egli, che aveva guidato e custodito Gesù, è oggi in ognuno di noi e ci conduce a Lui. Nella celebrazione, dunque, dell'Anno di San Giuseppe, l’arcivescovo ha invitato a riflettere sul ruolo fondamentale dei genitori e soprattutto dei padri. Il padre, come capo famiglia e seguendo le orme del Santo, “deve prendersi cura e custodire la sua famiglia", ha sottolineato monsignor Arshad. (AP)

14 gennaio - EUROPA 15 gennaio, Caritas Europa Innovation Festival, evento virtuale per presentare progetti solidali più innovativi

“Presentare nuovi progetti e servizi sviluppati in tutta Europa nel campo della solidarietà, consentire lo scambio di esperienze di successo e lasciarsi ispirare”: questo lo scopo del Caritas Europa Innovation Festival che si terrà domani, venerdì 15 gennaio, in modalità virtuale, a causa della pandemia da Covid-19. E proprio le drammatiche conseguenze provocate dalla diffusione del coronavirus saranno al centro della riflessione dei partecipanti, i quali cercheranno di “trovare nuovi modi per affrontare il problema dei senza-tetto e dello svantaggio sociale derivante dall’emergenza sanitaria, pensando anche a nuove collaborazioni con alcune start-up per cercare soluzioni ad un problema mondiale”. Dodici, nello specifico, i progetti che verranno presentati, due dei quali sono della Caritas Italiana: il primo è “Food4life”, che mostra come la riduzione dello spreco di cibo possa effettivamente aiutare le vittime della tratta di esseri umani e dello sfruttamento sessuale. Il secondo è denominato “Ribes” e adotta un modello multidimensionale per prevenire la povertà educativa dei minori, promuovendo l'impegno della comunità per dare nuova vita alla scuola e al sistema di welfare. Dalla Caritas Armenia arriva, invece, il progetto “Il mio diritto” dedicato all’inclusione dei giovani con disabilità, mentre “Ecosol” di Caritas Spagna promuove nuovi servizi per il social bunisess. La Caritas Grecia patrocina “Shediaart”, che prende il nome dall’unico giornale di strada del Paese, fondato nel 2013 da alcuni senza-tetto. In greco, “shedia” significa “scialuppa di salvataggio” e infatti per molti emarginati questo progetto ha rappresentato davvero una salvezza. Nello specifico, “Shediaart” crea nuovi posti di lavoro attraverso il riciclaggio degli scarti di produzione che vengono trasformati in oggetti di design e messi in vendita. E ancora, in lizza c’è il progetto “Noah housing first” del Cafod, ovvero l’Agenzia cattolica dei vescovi inglesi per lo sviluppo di iniziative solidali d’Oltremare. Il programma si dedica soprattutto ai casi più difficili dell’emergenza abitativa, mentre “Moneta d’argilla”, lanciato da Caritas Slovacchia, mira a mettere in luce l’importanza e il significato dell’elemosina per chi vive per strada. Dal suo canto, Trócaire, ovvero la Caritas Irlanda, ha sviluppato una soluzione innovativa per gestire lo smaltimento dei servizi igienici nei campi per sfollati in Myanmar, riducendo così il rischio di malattie come il colera. Dalla Caritas Austria, invece, arriva “Chat net”, ovvero un progetto relativo all’uso delle nuove tecnologie per rompere l’isolamento sociale, creando una nuova forma di volontariato facile e flessibile. In Serbia, la Caritas nazionale promuove un’iniziativa solidale per lo sviluppo sostenibile nell’agricoltura, nella produzione alimentare e nell’etno-turismo, mentre la Caritas Danimarca collabora con aziende del settore privato per costruire prodotti innovativi a prezzi accessibili per i mercati locali dei Paesi in via di sviluppo: una stufa elettrica a energia solare o uno speciale sacco per la purificazione dell’acqua piovana possono, infatti, risolvere problemi urgenti e fornire posti di lavoro eco-sostenibili. Infine, la Caritas Portogallo presenta il progetto "Tripla D” che mira ad aumentare il coinvolgimento democratico e la partecipazione politica dei cittadini, sulla base dei legami tra democrazia, demografica e diritti umani. (IP)

14 gennaio - STATI UNITI Monsignor Gómez: la nostra società ha dimenticato che Dio è Amore e che siamo tutti figli di Dio

Monsignor josé Horacio Gómez, arcivescovo di Los Angeles e presidente della Conferenza episcopale statunitense, il 12 gennaio, nel suo discorso di apertura della Conferenza annuale del de Nicola Center for Ethics and Culture dell’Università di Notre Dame (12-14 gennaio), in Indiana, sul tema "Ci apparteniamo l'un l'altro", sottolineando come ormai l’uomo viva in una società secolare che ha dimenticato la verità su Dio e sulla persona umana, ha esortato i cristiani ad adempiere ad un dovere urgente, quello di testimoniare la verità “soprattutto alla luce della violenza della scorsa settimana in Campidoglio, e della profonda polarizzazione e divisione del Paese”. Egli ha ricordato ai cristiani che hanno il dovere di raccontare al loro prossimo che Dio è Amore, “che siamo tutti figli di Dio” e  “che c'è una grandezza nella vita umana”. Questa verità “è la chiave per la guarigione e la riconciliazione”; è la via da seguire per “riunirci come un'unica nazione sotto Dio”. Il presule ha iniziato il suo intervento raccontando una storia della vita di Madre Teresa, che insegna una lezione sulla compassione e sul rispetto della dignità umana, quella in cui la Santa, rivolgendosi ad una donna vecchia  e malata, coperta di piaghe aperte e infette, che aveva raccolto per strada, a Calcutta, e curato, spiegò che l’aveva aiutata perché glielo aveva insegnato il suo Dio. “Tu conosci il mio Dio – le disse -. Il mio Dio si chiama Amore". Questa storia – ha commentato l’arcivescovo – “ci dice chi è Dio e ci dice chi siamo come esseri umani”. “Come cristiani, noi adoriamo un Dio che si è rivelato come Amore. E come cristiani, sappiamo che gli esseri umani sono fatti a immagine di questo Dio, a immagine dell'Amore”. Senza queste verità – precisa monsignor Gomez - “non possiamo capire i nostri impegni cristiani - per gli immigrati e i rifugiati, per i poveri, i nascituri, i non nati, i carcerati, i malati, l'ambiente. Se non conosciamo queste verità, non possiamo capire come creare una società che sia un bene per gli esseri umani”. Oggi, purtroppo, in Occidente, si ha la convinzione di non aver bisogno di fare affidamento su Dio o sui valori e i principi religiosi tradizionali, per costruire un ordine economico e politico globale. Ma quello che è sempre più chiaro è che perdendo “questa idea giudaico-cristiana - di un Dio che crea la persona umana a sua immagine – afferma il presule, “perdiamo la base di tutti i nobili principi e obiettivi che abbiamo nella nostra società”. Infatti, “se non crediamo di avere un Padre in cielo, non c'è una ragione necessaria per trattarci come fratelli e sorelle sulla terra”. E questa è anche una delle preoccupazioni di fondo dell'enciclica di Papa Francesco "Fratelli Tutti": ribadire  che Dio è Amore; chiamarci “a formare un'unica famiglia umana e vivere insieme nell'amore come fratelli e sorelle”. Tuttavia, la condizione dei migranti e dei rifugiati, di circa 80 milioni di persone in fuga dalla guerra, dalla persecuzione, dal caos sociale e dal disagio economico, che ha rappresentato una delle principali preoccupazioni morali di questo Pontificato - continua il presule, che lavora da almeno 20 anni sulla riforma dell’immigrazione -, mostra invece “il fallimento della fraternità umana e della solidarietà”, mostra il “fallimento dell'amore” nella nostra società. In questa situazione, “non c'è dubbio su ciò che Dio si aspetti da ciascuno di noi, come seguaci di Gesù Cristo” afferma l’arcivescovo. Quello che dobbiamo ai migranti e ai rifugiati è il nostro amore; ricordare che sono anime, non statistiche; che sono uomini, donne e bambini con sogni e speranze, non diversi da noi, i cui diritti e dignità non possono mai essere negati. Quindi, conclude il presidente della Conferenza episcopale statunitense, solo “con il nostro amore - con il modo in cui serviamo il nostro prossimo, con il modo in cui ci prendiamo cura l'uno dell'altro, specialmente dei deboli e dei vulnerabili - possiamo cambiare il nostro Paese e possiamo cambiare il mondo. Possiamo aiutare il nostro prossimo a conoscere questo Dio e a conoscere il suo amore”. (AP)

14 gennaio - STATI UNITI 23-24 gennaio, colletta per la Chiesa in America Latina

Si terrà il 23 e 24 gennaio, nel quarto fine-settimana di gennaio, la traduzionale colletta per l’America Latina, promossa dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti, attraverso la sua speciale Sotto-Commissione. Il tema dell’edizione 2021 è “Condividi la tua fede”. “Da oltre cinquant’anni – informa il sito web dei vescovi statunitensi – questa raccolta è un segno di solidarietà. Essa sostiene la Chiesa latinoamericana finanziando programmi pastorali, la formazione di seminaristi e religiosi e la Pastorale per i giovani e la famiglia”. “La colletta – sottolinea Monsignor Octavio Cisneros, presidente dell’apposita Sotto-commissione – è un segno tangibile della fraternità tra le diverse nazioni delle Americhe che condividono una sola fede”. “Sono grato – aggiunge il presule – a tutti coloro che hanno contribuito e contribuiscono alla raccolta e che pregano per i nostri fratelli e sorelle in America Latina e nei Caraibi”. Per l’occasione, è stato preparato un apposito sussidio informativo suddiviso in tre parti, relative alla settimana prima, durante e dopo la colletta. Nella prima parte, si sottolinea che per molte persone dell’America Latina e dei Caraibi, “una cultura secolare crescente e una carenza di sacerdoti sono ostacoli alla pratica della fede”. Il sostegno alla raccolta, quindi, servirà “alla formazione dei laici, dei sacerdoti e dei religiosi, alla catechesi e ad altri programmi di condivisione della fede con coloro che desiderano ascoltare la Buona Novella di Cristo”. Durante la settimana della raccolta, invece, si esortano i fedeli “alla generosità che rende possibile, per i fratelli e le sorelle dell’America Latina, la condivisione della vita della Chiesa e l’avvicinamento a Cristo”. Dopo la colletta, infine, le parrocchie sono invitate ad informare i fedeli sulla cifra raccolta e a ringraziarli per il sostegno donato. Tutte le iniziative potranno essere condivise sui social media, usando gli hashtag #ShareYourFaith e #1church1mission. Tra i tanti esempi dei risultati concreti prodotti dall’iniziativa, i vescovi degli Usa citano la Federazione “San José de Guadalupe”, una rete di 37 monasteri di Suore carmelitane presente in Messico: beneficiaria della colletta, la Federazione riesce a fornire cibo, vestiario e assistenza sanitaria a tutte le donne che si avviano alla formazione carmelitana. “La loro preghiera contemplativa – prosegue il sito web – è al centro della preghiera di intercessione della Chiesa per le molteplici necessità dell’umanità e del mondo”. Nel novembre 2020, la Sotto-commissione ha raccolto 3,2 milioni di dollari da devolvere alla Chiesa latinoamericana, in particolare a quella operante nelle aree devastate da calamità naturali, come uragani o terremoti. (IP)

14 gennaio - BRASILE Progetti di sostenibilità per gli indigeni di Maranhão in collaborazione con Repam Brasile

Sviluppare attività produttive con le comunità indigene del Popolo Krepym Katejê/Timbira mirate alla sovranità alimentare; promuovere la sostenibilità economica nella Terra Indigena Geralda Toco Preto partendo dalle conoscenze tradizionali del Popolo Krepym e aggiungendo elementi del Sistema Agroforestale Sintetico: sono questi gli obiettivi del nuovo progetto sostenuto da Repam-Brasile a Barra do Corda, nella diocesi di Grajaú, come riferisce il sito della Conferenza episcopale del Brasile in una nota. L'idea è nata durante la condivisione dei cesti alimentari di base consegnati alle comunità indigene della regione, in questo periodo di pandemia. Si è aperto, dunque, un dialogo con le comunità per vedere e sentire la loro realtà: “Nella terra indigena Geralda Toco Preto, i villaggi hanno espresso il desiderio di essere aiutati nelle seguenti richieste: agricoltura comunitaria, piantagione di cereali, ortaggi e frutta autoctoni e piantati, secondo l'usanza degli antenati", ha spiegato la missionaria suor Marinete Silva. Per questo, le comunità avevano bisogno di strumenti e di semi. "Sognano di garantire la sovranità alimentare, la produzione per l'autosostentamento e la commercializzazione. Vogliono anche una macchina per la macinazione della polpa per sfruttare i frutti, un mulino per la farina, ecc.", ha continuato la religiosa testimoniando la volontà degli indigeni di condividere i propri sogni con i religiosi i sogni delle comunità in relazione al progetto sostenuto da Repam-Brasile. Delle azioni sviluppate nei villaggi di Esperança, Geralda Toco Preto e Sibirino, già circa 70 famiglie ne hanno beneficiato. Una volta instaurata la partnership con Repam-Brasile, c’è stato l’incontro con i leader indigeni per articolare il Workshop per l'implementazione del Sistema Agroforestale Sintetico nella Terra Indigena Geralda Toco Preto: "Nell'attuale situazione brasiliana di cattiva gestione, di smantellamento dei diritti degli indigeni, di disattenzione e di lentezza degli organi competenti, soprattutto in questo periodo di pandemia, le comunità si sentono sostenute dalla solidarietà della Chiesa cattolica e del Repam", ha concluso la religiosa. (RB)

14 gennaio - ZAMBIA #coronavirus. Deceduto Monsignor Hamungole, vescovo di Monze e già responsabile della sezione Inglese-Africa della Radio Vaticana

Non ce l’ha fatta Monsignor Moses Hamungole, vescovo di Monze, in Zambia: è deceduto ieri, 13 gennaio, per complicazioni legate al Covid-19. Aveva 53 anni e da tempo era ricoverato presso l’Ospedale “Levy Mwanawasa” di Lusaka. Nei giorni scorsi, il presule aveva pubblicato su Facebook un post rassicurante, esprimendo la sua fiducia nel poter superare la patologia, ringraziando i fedeli per le preghiere ed esortandoli a rispettare le normative anti-contagio. Poi, l’improvviso aggravarsi delle sue condizioni di salute e il decesso. Primo vescovo cattolico ad essere stato colpito dal coronavirus in Zambia, dove il Covid-19 ha provocato oltre 31mila casi positivi e più di 500 deceduti, al momento della sua scomparsa Monsignor Hamungole era anche presidente della Commissione per le Comunicazione sociali della Conferenza episcopale dello Zambia. In precedenza, era stato responsabile della Sezione Inglese-Africa della Radio Vaticana. Nato il 1° maggio 1967 a Kafue, vicino di Lusaka, il presule aveva frequentato il Seminario minore di Mukasa, proseguendo poi l’iter ordinario per la preparazione al sacerdozio presso il Seminario Filosofico di St. Augustine e il Seminario Teologico di St. Dominic di Lusaka. Ordinato sacerdote il 6 agosto 1994 ed incardinato nell’arcidiocesi di Lusaka, aveva ricoperto diversi incarichi, tra cui quello di direttore della Radio Yatsani e dell’Ufficio Comunicazioni dell’arcidiocesi di Lusaka (1997-1999). All’inizio del 2000, aveva perfezionato gli studi in Comunicazioni sociali presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Successivamente, dal 2002 al 2008 era stato segretario per le Comunicazioni dell’Amecea (Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale) con sede a Nairobi, in Kenya, mentre dal 2002 al 2009 aveva guidato di SIGNIS-Africa in qualità di presidente. Nel 2010 era diventato direttore dei programmi inglesi e kishwahili della Radio Vaticana. La nomina a vescovo di Monze era arrivata il 10 febbraio 2014, seguita, il 3 maggio dello stesso anno, dall’ordinazione episcopale. (IP)

13 gennaio - CROAZIA Dalla Caritas 100 moduli abitativi per le vittime del terremoto

Cento moduli abitativi per ospitare le persone che in seguito alla forte scossa di terremoto del 29 dicembre 2020 sono rimaste senza casa: è questo l’accordo stipulato tra Caritas Croazia, a firma del direttore monsignor Fabijan Svalina, e l’azienda Tehnix Đuro Horvat, l’8 gennaio scorso, come riportato dal sito della Conferenza episcopale croata. Prima di firmare il contratto, il presidente della Caritas croata e vescovo di Varaždin, monsignor Božo Radoš, ha visitato assieme al direttore mons. Svalina, lo stabilimento dove verranno realizzati i moduli abitativi, assieme ai vertici dell’azienda che si occupa della produzione. Monsignor Radoš ha sottolineato che la Caritas croata, in collaborazione con Caritas Internationalis, l'Ordine di Malta e le donazioni provenienti dalle missioni e dalle comunità di tutto il mondo, ha ordinato 100 container che saranno destinati alle persone residenti nell’area dell’epicentro del sisma, che vengono considerati i più colpiti, e perciò più bisognosi di aiuto. L’attenzione di Caritas è rivolta al fatto che rispettino le condizioni di base e che alle famiglie con bambini siano destinati alloggi speciali, più moduli che possano collegarsi in cortile, in modo che possano stare insieme. All’avvio della produzione, fa sapere l’azienda, saranno consegnati circa sei container al giorno mentre Caritas si preoccuperà di preparare il terreno dove questi saranno sistemati. Monsignor Svalina ha espresso una gioia e una gratitudine speciali al Signore per essere riusciti a firmare il contratto e avviato la costruzione di queste case modulari completamente attrezzate per la vita familiare, anche se temporanee. Il ringraziamento del vescovo è infine andato all'azienda Tehnix, che "ha fatto del suo meglio in ogni senso della parola, per poter portare a termine l'intero progetto a beneficio di persone che sono davvero in difficoltà". Da parte sua, il direttore di Tehnix, Đuro Horvat, ha espresso la sua gioia per la visita dei vescovi e la gioia di tutti i 500 dipendenti di aiutare attraverso la partecipazione a questo importante progetto della Caritas, realizzando i container con speciali vantaggi finanziari, perché “credono che il loro futuro sia comune in molte aree, perché stiamo facendo del bene agli altri". (RB)

13 gennaio -  ITALIA Positivo al coronavirus il cardinale Crescenzio Sepe

Il cardinale Crescenzio Sepe è risultato positivo al Covid-19. Ne dà notizia un comunicato dell’arcidiocesi di Napoli. Il porporato sta osservando l’isolamento prescritto e “la comunità diocesana è invitata alla preghiera”, si legge sul portale della Chiesa di Napoli. Arcivescovo del capoluogo campano dal 2006, il cardinale Sepe a febbraio lascerà la curia dove si insedierà monsignor Mimmo Battaglia, nominato nuovo arcivescovo di Napoli il 12 dicembre scorso. Il 24 gennaio è previsto il saluto ai fedeli del porporato che si trasferirà in un appartamento annesso alla Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio, dove hanno vissuto, terminato il loro incarico, anche i suoi predecessori, i cardinali Michele Giordano e Corrado Ursi. Nato a Carinaro, in provincia di Caserta, il 2 giugno 1943, il cardinale Sepe ha presentato la sua rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Napoli due anni fa, al compimento del 75mo anno di età, come previsto dalle norme di diritto canonico. (TC)

13 gennaio - IRLANDA Rapporto su Case della Madre e del Bambino. Arcivescovo di Tuam: chiedo perdono per il fallimento della Chiesa

“Riconosco e chiedo umilmente perdono per il fallimento della Chiesa e per il dolore e la sofferenza inflitta alle donne e ai loro figli nelle Case della Madre e del Bambino a livello nazionale”: così, in una dichiarazione, Monsignor Michael Neary, Arcivescovo di Tuam, in Irlanda, commenta la pubblicazione, da parte del Ministero per l’Infanzia, del Rapporto della Commissione di inchiesta sulle strutture destinate a ragazze madri e gestanti in condizioni di disagio. La relazione indica che, in tali centri gestiti dalla Chiesa irlandese, sono stati perpetrati numerosi abusi in tutto il ’900. Accogliendo “con favore” la pubblicazione dei dati, Monsignor Neary ribadisce che essi “sono motivo di vergona, perché ci troviamo di fronte, in un periodo storico molto recente, al modo scandaloso con cui donne e bambini vulnerabili della nostra società sono stati privati di cure e dignità e sottoposti a umiliazioni”. La Chiesa “ha lo scopo di portare speranza e guarigione – continua Monsignor Neary – e invece ha arrecato danno e sofferenza a molte persone” che si sono sentite “tradite e disilluse”. Duro, quindi, il monito del presule: “La Chiesa ha fallito nella sua responsabilità di amare e custodire coloro che erano così indifesi” e quando “la Chiesa non si pone al servizio dell’uomo con compassione, allora sta fallendo”. Per questo, ribadisce il presule, “sono sinceramente rammaricato e mi scuso senza riserve”. L’Arcivescovo ricorda, inoltre, che la “Casa dei bambini” di Tuam era proprietà del Consiglio della Contea di Galway ed era gestita dalle “Suore del Buon Soccorso”. La diocesi quindi “non ha mai avuto un ruolo amministrativo nella gestione della struttura, ma ha avuto un ruolo pastorale”, in quanto “i sacerdoti della parrocchia di Tuam vi servivano come cappellani”. Al contempo, il presule esorta alla comprensione del “crudo dolore e del danno psicologico” subìto dalle donne e dai bambini accolti nella Casa, così come richiama alla responsabilità “gli uomini che hanno generato quei figli”, sottolineando che “la Chiesa avrebbe dovuto essere più franca nel riconoscere tale responsabilità”. Monsignor Neary si dice, poi, “inorridito” dal fatto che, nel 2017, nel sito di Tuam, siano stati scoperti “resti umani corrispondenti, temporalmente, alle attività della Casa”, una scoperta che rivela “l’enorme sofferenza e dolore dei bambini e delle loro madri”. Si tratta, tra l’altro, di sepolture che non risultano nel “Registro ufficiale dei defunti”, una discrepanza che “ha causato comprensibilmente il massimo sdegno”. Per questo, l’Arcivescovo esorta a compiere tutti i passi necessari per giungere “alla scoperta della verità”, affinché “si possano prendere le misure appropriate per guarire le ferite del passato ed andare avanti insieme”. Rendendo, quindi, omaggi a tutti coloro che hanno lavorato alla realizzazione del Rapporto di inchiesta, offrendo “dignità, giustizia e verità ai defunti ed alle loro famiglie”, l’Arcivescovo irlandese auspica che “simili atrocità non si ripetano mai più” e che si operi maggiormente “a servizio del bene comune”. (IP)  

13 gennaio - GERMANIA Da quest’anno il 31 gennaio duplice celebrazione: la Domenica della Parola di Dio coincide con la Domenica ecumenica della Bibbia

Una coincidenza fortunata e importantissima viene a trovarsi da quest’anno nel calendario della Chiesa tedesca: la coincidenza all’ultima domenica di gennaio – che nel 2021 è il 31 – della Domenica della Parola di Dio, celebrata a livello mondiale, con la Domenica ecumenica della Bibbia, che in Germania viene festeggiata insieme da tutte le confessioni cristiane. Lo annuncia il sito della Conferenza episcopale tedesca. In tutte le parrocchie cattoliche, la terza domenica del ciclo dell'anno, che cade alla fine di gennaio, viene celebrata la Domenica della Parola di Dio, come stabilito da Papa Francesco nel Motu Proprio Aperuit illis del 30 settembre 2019. Questa domenica mondiale, interamente dedicata alla Parola di Dio appunto, come ha detto il Papa, aiuta a comprendere, "l'inesauribile ricchezza che deriva da questo costante dialogo di Dio con il suo popolo". La terza domenica del ciclo annuale, infatti, è in prossimità della Settimana ecumenica di preghiera per l'unità dei cristiani, che ricorre tra il 18 e il 25 gennaio 2021: in questo modo, la Domenica della Parola di Dio cerca anche di evidenziare l'importanza ecumenica della Bibbia, perché "la Sacra Scrittura mostra a chi l'ascolta il cammino da seguire per arrivare a un'autentica e solida unità", secondo il Papa Francesco. In Germania, inoltre, dal lontano 1982, ogni ultima domenica di gennaio si celebra la Domenica ecumenica della Bibbia, giornata in cui le comunità cattoliche, protestanti, ortodosse e della Chiesa libera celebrano la Parola di Dio. Così quest’anno le due domeniche coincidono e si è deciso che verranno festeggiate contemporaneamente in modo permanente l'ultima domenica di gennaio, come deciso in ambito cattolico dalla Conferenza episcopale della Germania. "La decisione dei vescovi cattolici di Germania di non celebrare due diverse, ma una sola, comune Domenica della Bibbia ecumenica, è, proprio dal punto di vista ecumenico, un segno meraviglioso che riconosce il grande impegno che anche il Katholisches Bibelwerk (Associazione biblica cattolica ndr) ha assunto per molti anni – evidenzia Katrin Brockmöller, direttrice esecutiva del Katholisches Bibelwerk di Stoccarda - allo stesso tempo, è un incoraggiamento per i numerosi gruppi di volontari che celebrano insieme la Domenica della Bibbia". La Katholisches Bibelwerk e l'Istituto liturgico tedesco sono stati incaricati di continuare a svolgere un ruolo attivo nella formazione della Domenica biblica ecumenica. (RB)

13 gennaio - ITALIA 106° anniversario terremoto della Marsica: documenti inediti sugli aiuti che Don Orione portò alla popolazione

13 gennaio 1915, ore 7.55: la terra trema del Cento Italia e tutta la regione abruzzese della Marsica, in particolare la cittadina di Avezzano, viene travolta da un violento terremoto di magnitudo 7.0 della scala Richter. Il sisma ha ripercussioni su tutta la Penisola, tanto che il bilancio finale conta circa 30mila morti. Tra i primi soccorritori a giungere in aiuto della popolazione, c’è Don Luigi Orione, che si prodiga anima e corpo per salvare centinaia e centinaia di giovani dalle macerie. La sua opera è tuttora indelebile e, a distanza di 106 anni da quel drammatico 13 gennaio, l’Archivio centrale dell’Opera Don Orione ha diffuso alcuni documenti inediti, tra cui una lettera scritta il 22 gennaio 1915 da Don Roberto Risi, principale collaboratore di Don Orione a Roma. “Il Direttore – scrive Don Roberto, riferendosi a Don Luigi - è partito alle 7 per Avezzano, dove va a stabilirsi in una baracca per organizzare la raccolta degli orfani di tutti i luoghi terremotati”. “Tutte le ore arrivavano orfani – racconta ancora - Una sera alle 10 e mezza ne giunsero ben 24. Stesi quattro materassi e poi 12 di qua e 12 di là col tappeto dell'altare sopra feci loro passare la notte, alla bene meglio, contenti però, che da 4 giorni dormivano per le campagne. Ne abbiamo uno che venne estratto sabato alle 3 e mezza dalle macerie. Sono 81 in tutto. Però il Direttore ne vuole accettare altri 15”. Scrive inoltre Don Roberto: “L'altro ieri il Direttore salì coll'automobile a metri 1.300 per raccogliere orfani negli Abbruzzi. Vide parecchi lupi. L'automobile per il gelo slittò, e non potevano più proseguire con 6 orfani quasi morti e gelati: per fortuna sopraggiunsero altre 2 automobili e così poté ritornare ad Avezzano, di dove con 40 orfani ritornò a Roma col treno in poche ore”. Da un altro documento inedito, inoltre, emerge che il Ministero degli Interni autorizzò Don Orione ad utilizzare, per la raccolta degli orfani, un camion requisito durante la visita del Re ai terremotati. Rilevante anche la testimonianza di Ernesto Campese, segretario di Prefettura del Ministero degli Interni, che incontrò Don Orione tra i terremotati: “Dov'è Don Orione? – si legge in un documento - Mi indicano un vasto tendone. Mi avvicino. Vagiti di bimbi. Entro. Don Orione è lì. (…) Seduto su di uno sgabello; ciascun braccio sostiene un bimbetto; li ballonzola sulle ginocchia, li acqueta con la ninna-nanna e chiede i biberon”. “Questi è Don Orione – aggiunge Campese - Un piccolo prete striminzito; una tonaca frusta e impillaccherata; e due piedoni grossi così, in scarpacce ingobbite e scalcagnate”. E conclude: “Correva qua e là, ovunque portando fiducia”. (IP)  

13 gennaio - SPAGNA #coronavirus Arcidiocesi di Pamplona e Tudela: sospese le Javieradas 2021

A causa della diffusione della pandemia di Covid-19, e date le circostanze sanitarie nazionali, l’arcidiocesi di Pamplona e Tudela, in un comunicato diffuso sulla sua pagina web, ha annunciato la cancellazione delle Javieradas, i pellegrinaggi in onore di San Francesco Saverio che si tengono i primi due fine settimana del mese di marzo, a Javier, in Navarra. In queste giornate, migliaia di pellegrini percorrono le strade che portano al castello di Javier – un pellegrinaggio di 50 chilometri - per venerare il Santo. Le origini della festa risalgono al XIX secolo quando, si racconta, il popolo navarro si liberò da un’epidemia di colera per intercessione di San Francesco Saverio. Pertanto, nel comunicato, l’arcidiocesi avvisa che non saranno celebrate le Messe corrispondenti alla prima e alla seconda Javierada; e che sono confermate invece le celebrazioni della Novena della Grazia a San Francesco Saverio, a Javier, dal 4 al 12 marzo, nel rispetto delle misure sanitarie in vigore in quel momento. Gli orari delle celebrazioni della Novena della Grazia saranno disponibili sui siti web: www.javieradas.com e www.santuariojaviersj.org  (AP)

 13 gennaio - POLONIA Il 24 gennaio istituita la Giornata di solidarietà con la Croazia

Sostenere con la preghiera, ma anche con le donazioni le popolazioni colpite dal grave sisma in Croazia in una giornata dedicata espressamente a loro il 24 gennaio prossimo: è questo l’invito che fa ai polacchi il presidente della Conferenza episcopale della Polonia, monsignor Stanislaw Gądecki, dalle pagine del sito web dell’Episcopato. L’arcivescovo ha ricordato che il 29 dicembre scorso la Croazia è stata colpita dal terremoto più forte degli ultimi 140 anni, con epicentro vicino alla capitale Zagabria. Sette persone sono morte, centinaia sono state ferite e migliaia sono rimaste senza casa. Il 6 gennaio 2021, poi, c'è stata un'altra scossa nella regione. “Di fronte a questo evento, la Caritas Croazia si è rivolta a tutte le persone di buona volontà con una richiesta di aiuto. Come Chiesa in Polonia, attraverso la Caritas Polonia, abbiamo già donato 100mila zloty, ma le necessità sono molte", ha sottolineato il presidente dei vescovi. Oltre a partecipare alle raccolte per le vittime davanti alle chiese, le donazioni possono essere versate sul conto della Caritas Polonia: 70 1020 1013 003 0000 0102 0002 6526, con la causale “Croazia”. (RB)

13 gennaio - SUDAN 2021, Anno di preghiera e ringraziamento per centenario cristianesimo sui Monti Nuba

Le Chiese del Sudan, tra cui quella cattolica, hanno indetto per il 2021 un “Anno di preghiera e ringraziamento” a conclusione del centesimo anniversario dell’arrivo del cristianesimo sui Monti Nuba. Risale, infatti, alla metà del ‘900 la prima presenza di missionari in questa regione del Paese africano. Lo speciale Anno, iniziato il primo gennaio, si concluderà il prossimo 31 dicembre; per l’occasione, i leader cristiani hanno diffuso una “Guida alla preghiera” così da permettere ai rispettivi fedeli di celebrare l’avvenimento passo dopo passo, nell’arco di 52 settimane. “Il 2020 – spiegano gli esponenti religiosi – ha segnato il centesimo anniversario del primo arrivo dei missionari sui Monti Nuba: vogliamo, perciò, celebrare ciò che Dio ha fatto finora, risvegliarci ad un nuovo impegno missionario e prepararci a ciò che verrà nel futuro”. “Vogliamo dare inizio ad un nuovo secolo – aggiungono – inondando di preghiere la terra dei Monti Nuba. Chiamiamo il corpo della Chiesa di tutto il mondo ad unirsi a noi in questo impegno e in questo sforzo, perché crediamo che vedremo una messe abbondante”. Articolata in 32 pagine, la “Guida alla preghiera” descrive nel dettaglio i temi di riflessione scelti per ogni settimana ed offre anche opportuni riferimenti alle Scritture e intenzioni di preghiera specifiche. Per questo mese di gennaio, in particolare, i leader religiosi suggeriscono di pregare per la vita e la missione della Chiesa, mentre a febbraio si esortano orazioni in favore della pace e del giusto operato dei leader di governo. Nei mesi successivi, le riflessioni punteranno, invece, sulle comunità; i villaggi; la famiglia; il sistema educativo; le infrastrutture; la sanità; gli sfollati dalle terre di origine; l’agricoltura; la spiritualità e la formazione cristiana. I fedeli sono invitati ad aderire all’iniziativa pregando in casa, in chiesa o anche all’aperto. Inoltre, è stata attivata un’apposita casella di posta elettronica (prayfornuba21@gmail.com) alla quale, nel corso dell’anno, coloro che lo desiderano possono far pervenire testimonianze, messaggi di incoraggiamento o richieste di preghiere per intenzioni particolari. Dal canto loro, i leader cristiani confidano di “vedere la speranza fluire in ogni zona dei Monti Nuba, affinché le famiglie e le comunità crescano sempre più forti e avvengano cambiamenti positivi nella situazione politica del Paese”. Questa iniziativa di preghiera, aggiungono, “è un’opportunità per sedersi, ascoltare e avere una prospettiva celeste sulle nostre difficoltà quotidiane”; la preghiera, infatti, “è un tempo creativo in cui Dio ci parla dei suoi progetti e della sua grazia”. “Proprio come il terreno deve essere preparato prima di piantare i nuovi semi di stagione – concludono gli esponenti cristiani – possa quest’Anno di preghiera preparare il terreno spirituale per una nuova stagione di semina di vita eterna”. Da ricordare che in Sudan, Paese a maggioranza musulmana, i cristiani rappresentano una piccola percentuale della popolazione. Le origini del cristianesimo nel Paese risalgono al VI secolo, ma dopo le migrazioni arabe tale religione fu gradualmente sostituita dall’Islam, con un lungo processo completatosi alla fine del XV secolo. Dal 1600 in poi, con varie fasi, è iniziata una seconda fase di rinascita del cristianesimo; quello attuale è il frutto degli sforzi missionari europei che hanno avuto inizio a metà del XIX secolo. (IP)

13 gennaio - BOLIVIA Seconda ondata di #coronavirus. Episcopato: “Prendetevi cura della vostra salute e di quella degli altri"

I vescovi boliviani, in un comunicato diffuso sulla loro pagina web, l’11 gennaio, hanno invitato i fedeli a prendersi cura della loro salute e di quella degli altri, seguendo "i consigli di biosicurezza degli esperti e dei tecnici", in un momento in cui il Paese sta vivendo una “seconda ondata” di Covid-19. La difficile situazione che si trova a vivere la Bolivia – hanno affermato i presuli  - è un’opportunità, “un momento per coltivare e crescere nella solidarietà e nella fraternità, per uscire dall'individualismo e per cercare insieme il bene comune”; è un momento –hanno aggiunto- in cui prendersi cura della propria salute e di quella degli altri diventa un obbligo morale. “Pertanto, le opinioni e le azioni sconsiderate che mettono a rischio la propria vita e quella degli altri sono da respingere” hanno precisato. “A maggior ragione, se queste opinioni – hanno spiegato - si basano su presunti principi religiosi che, ignorando i consigli di biosicurezza degli esperti e dei tecnici sanitari, invitano a una falsa sicurezza in Dio, che non tiene conto dell'intelligenza, dono del Signore, e del buon senso; o sconsigliano i farmaci e gli altri mezzi proposti dagli esperti, creando confusione e mettendo in serio pericolo la vita e la salute”. In merito all'uso del vaccino contro il Covid-19, che hanno auspicato venga garantito a tutti, senza alcun tipo di esclusione, i presuli, come affermato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, senza pretendere di "giudicare la sicurezza e l'efficacia dei vaccini, perché la loro valutazione è di competenza dei ricercatori biomedici”, hanno ribadito che "la moralità della vaccinazione dipende non solo dal dovere di proteggere la propria salute ma anche dal dovere di perseguire il bene comune". Essi hanno, quindi, concluso, augurandosi che il Dio Bambino, che si è fatto uomo per noi, e la sua Santa Madre possano “liberarci dalla malattia e aiutarci ad essere responsabili con l'immenso dono della vita e della salute”.  (AP)

13 gennaio -  REPUBBLICA CECA La testimonianza di monsignor Graubner: “Il Signore mi ha regalato altro tempo”

“Mi sono trovato sulla soglia dell’eternità. Ringrazio il Signore per avermi regalato ancora del tempo qui”. Così monsignor Jan Graubner, arcivescovo di Olomuc, racconta in un’intervista al sito web Olomouc.cz – e riportata dal sito della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca – la sua esperienza con il Covid 19 che l’ha colpito alla fine di novembre. Il presule, a causa di gravi problemi respiratori, è stato ricoverato nell'unità di terapia intensiva dell'ospedale universitario di Olomouc. Nelle sue commosse parole, oltre al racconto del suo contatto diretto con il virus, anche una riflessione sul mondo di oggi, sul negazionismo, sui servizi di streaming e, ovviamente, sull'amore di Dio. "Quando vedi non solo dalle reazioni dei medici, ma anche da quello che stai vivendo, che le tue possibilità di guarigione sono scarse, guardi le cose in modo diverso – racconta - sai che non puoi più fare nulla, l'unica possibilità per te è la misericordia di Dio. È allora che capisci quanto l'esperienza con Lui sia importante ". L’arcivescovo ha testimoniato quanto sia stato importante avere la consapevolezza che le persone in tutto il Paese pregavano per lui. "Nella mia giovinezza ho scoperto l'amore di Gesù, che ama fino all'ultimo respiro sulla Croce, anche quando si sente abbandonato da tutti, anche da Dio. Per tutta la vita ho imparato nell'angoscia e nel dolore a conoscere Gesù abbandonato e ad abbracciarlo. L’ho fatto anche in questa esperienza, perciò nel momento in cui pensavo che la morte stesse arrivando, ero pieno di grande pace”. Secondo monsignor Graubner, l'epidemia ha offerto al mondo intero e anche alla Chiesa alcune opportunità: "Sono soddisfatto dell'ingegnosità e della disponibilità di molte persone che sono state coinvolte nello sviluppo delle nuove possibilità offerte dalla tecnologia. Alcune saranno certamente mantenute, come le varie catechesi e discorsi domenicali per i bambini offerti su YouTube”.In chiusura, il pensiero va a quanti, nella Chiesa abbiano cercato di essere vicini ai bisognosi dall'inizio dell'epidemia e continuino a farlo. "Raccolte fondi per i più poveri, centri di consulenza psicologica e spirituale o aiuto volontario per gli anziani con la spesa. La Caritas ha, tra le altre cose, un servizio di assistenza infermieristica, agisce in ospizi e case per anziani. Lì, in particolare, si sta combattendo una dura battaglia contro il virus, e si è sempre alla ricerca di volontari. Infine voglio ricordare i tanti sacerdoti, teologi e suore che si recano negli ospedali per aiutare ", ha concluso. (RB)

13 gennaio - COLOMBIA Incendio a Cúcuta: sette morti e quattro feriti. Il messaggio di vicinanza della diocesi

La diocesi di Cúcuta, in seguito al grande incendio, scoppiato sabato mattina nel quartiere de La Castellana, che ha provocato sette morti e quattro feriti, e le cui cause sono oggetto di indagine da parte delle autorità, attraverso un messaggio pubblicato sui suoi social network, ha espresso la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e dei ricoverati. Ha inoltre assicurato le sue preghiere per una pronta guarigione alle persone che si trovano in un delicato stato di salute a causa di questi stessi eventi. Nella lettera, la diocesi fa arrivare "alle famiglie colpite le sue condoglianze per la perdita dei loro cari; allo stesso tempo offre preghiere e suppliche al Signore Dio Onnipotente affinché riposino nella pace eterna". (AP)

13 gennaio - COSTA D’AVORIO Chiesa prepara Plenaria vescovi e chiusura Giubileo per 125.mo evangelizzazione

Due importanti appuntamenti attendono la Chiesa cattolica della Costa d’Avorio in questo gennaio 2021: la 117.ma Assemblea Plenaria della Conferenza episcopale nazionale (Cecci) e le celebrazioni conclusive del Giubileo indetto nel 125.mo anniversario dell’evangelizzazione del Paese. Risale, infatti, al 1895, la creazione della Prefettura apostolica della Costa d’Avorio, separata dall’attuale arcidiocesi di Cape Coast, in Ghana, ed affidata ai religiosi della Società delle Missioni Africane. Ad evidenziare il significato di questi due grandi eventi è Padre Emmanuel Wohi Nin, segretario generale della Cecci, in un’intervista rilasciata alla “Radio Nationale Catholique” e pubblicata sulla pagina Facebook della stessa Cecci. Riguardo alla Plenaria, in programma dal 18 al 24 gennaio nella diocesi di Grand-Bassam, padre Nin spiega: “Oggetto principale della riunuine sarà la riflessione sulla questione educativa. L’Assemblea, infatti, avrà per tema ‘L'educazione al servizio dello sviluppo umano integrale in Costa d'Avorio’, ma naturalmente all’ordine di giorni ci saranno anche altri argomenti relativi al ministero episcopale e alla vita delle diocesi”. Tra gli obiettivi del confronto tra i vescovi ci sarà, inoltre, “la tutela della dottrina da interpretazioni errate e l’implementazione della spiegazione corretta della Parola di Dio”. Quanto alle celebrazioni conclusive del Giubileo, il segretario della Cecci ricorda che esse sono in programma per il 24 gennaio sempre a Grand-Bassam: “Un Giubileo è la festa della presenza di Dio, un momento di ringraziamento, di impegno e di fedeltà al Vangelo – afferma il sacerdote - L'annuncio del Vangelo deve riscoprire l'ardore degli inizi dell'evangelizzazione del continente africano”. Di qui, il richiamo di padre Nin alla “gratitudine”, per “imparare dall'entusiasmo dei tanti missionari che, per molti secoli, hanno sacrificato la loro vita per portare la Buona Novella ai loro fratelli africani. Ma nel rendere grazie e nel ricordare tutto questo, dobbiamo anche impegnarci per celebrare, in futuro, i 150 anni di evangelizzazione”. Nel corso della lunga intervista, il segretario generale della Cecci traccia anche un bilancio del 2020, anno “dominato dalla crisi sanitaria del Covid-19 e che ha avuto ripercussioni anche sulla pratica della fede e sull’attività pastorale”, con “misure drastiche e restrizioni precise adottate dallo Stato”. Di conseguenze, sottolinea il sacerdote, “anche nella vita della Chiesa le attività sono state rallentate”. Tuttavia, “il popolo di Dio in Costa d’Avorio non si è seduto sugli allori ma si è dato da fare”, per portare aiuto là dove necessario. Inoltre, sempre nel rispetto delle normative anti-contagio, l’amministrazione di Sacramenti come il battesimo, la prima comunione, la cresima e il matrimonio si è svolta “in tutte le diocesi”. Numerosi anche i momenti celebrativi per “l’Anno biblico” indetto dalle Suore Paoline e per l’arrivo di nuovi sacerdoti e consacrati nel Paese. Padre Nin ricorda, inoltre, che “durante tutto il 2020 i vertici della Chiesa cattolica hanno costantemente sollecitato i leader politici e i cittadini a lavorare per consolidare lo Stato di diritto attraverso elezioni inclusive e trasparenti, la coesistenza pacifica e la promozione del senso del bene comune”. Di qui, il richiamo a lavorare costantemente per la riconciliazione nazionale, così da rispondere “alle sofferenze e alle paure del popolo ivoriano”. Tale impegno – ricorda il segretario della Cecci – deve proseguire anche nel nuovo anno, nonostante le difficoltà, gli attacchi o le intimidazioni che a volte la Chiesa può incontrare, perché “la cosa più importante è agire sempre in nome di Cristo e del Vangelo”. La Chiesa, dal suo canto, “avrà sempre il ruolo di sentinella e di profeta”, un ruolo portato avanti grazie “a testimoni” credibili dei quali “il mondo oggi ha bisogno più che mai”. In quest’ottica, il segretario generale dei vescovi ivoriani esorta i fedeli ad “aprirsi totalmente a Dio, piuttosto che a ripiegarsi su se stessi, e ad impegnarsi pienamente nella difesa dei diritti umani”, perché “non c’è amore più grande del dare la vita per chi si ama”. Nel 2021, dunque, la Chiesa in Costa d’Avorio intende “riconciliare l’uomo con Dio e con il prossimo e contribuire allo sviluppo umano integrale”, ponendo infine l’accento “sull’impegno cittadino del cristiano in relazione al Vangelo e alla fede”. (IP)

13 gennaio  - IRLANDA Rapporto su Case della Madre e del Bambino. Le scuse di monsignor Martin (primate) e monsignor Gavin

In occasione della pubblicazione del Rapporto della Commissione  d’inchiesta sulle Case della Madre e del Bambino, case di accoglienza destinate a ragazze madri e gestanti in condizioni di disagio, nel passato stigmatizzate, giudicate e rifutate dalla società, - atteggiamento di una cultura cui la Chiesa apparteneva -, monsignor Eamon Martin, arcivescovo di Armagh e presidente dell’Episcopato, in una dichiarazione diffusa ieri dall’ufficio stampa della Conferenza episcopale irlandese, si è scusato senza riserve con i sopravvissuti e con tutti coloro che sono stati colpiti da questa realtà. Quindi ha invitato tutti a riflettere su questo Rapporto, che mette in luce una parte nascosta della storia irlandese, mostrando l'isolamento, la segretezza e l'ostracismo sociale che hanno dovuto affrontare le "madri non sposate" e i loro figli nel Paese. “Chiedo a tutti coloro che occupano posizioni di leadership nella Chiesa – ha scritto l’arcivescovo di Armagh - di studiare attentamente questa lunga relazione e soprattutto di riflettere sulle coraggiose testimonianze dei testimoni della Commissione”. Il Primate d’Irlanda ha invitato a chiedersi "come sia potuto accadere” e “ad identificare, accettare e rispondere alle questioni più ampie che il Rapporto solleva”. “Dobbiamo continuare a trovare il modo di raggiungere coloro le cui testimonianze personali sono al centro di questo Rapporto” ha dichiarato, e “impegnarci a fare ciò che possiamo per aiutarli e sostenerli”. Molti di loro oggi stanno ancora tentando di ricostruire la loro storia personale e cercando i membri della loro famiglia. Essi – ha affermato l’arcivescovo - hanno il diritto “di accedere alle informazioni personali che li riguardano”. Questo diritto deve essere pienamente rispettato, ha osservato, e lo Stato deve “garantire che tutti gli ostacoli che ancora si frappongono all'informazione e al tracciamento siano superati”. Per esempio, potrebbero esserci persone in possesso di informazioni sui luoghi di sepoltura, che non si sono ancora fatte avanti. “Mi rivolgo a chiunque possa contribuire in tal senso” ha osservato il presule. “Tutti i luoghi di sepoltura dovrebbero essere identificati e contrassegnati in modo che i defunti e le loro famiglie siano riconosciuti e non siano mai dimenticati”. Monsignor Martin, congratulandosi con chi ha lottato per raccontare questa storia inquietante e dolorosa, e ringraziando chi nel tempo ha sostenuto i sopravvissuti, spera che il Rapporto possa rappresentare una lezione per il presente e per le generazioni future. “Come Chiesa, Stato e società in generale, dobbiamo garantire insieme che, nell'Irlanda di oggi, tutti i bambini e le loro madri si sentano desiderati, accolti e amati. Dobbiamo anche continuare a chiederci  - ha concluso - dove le persone di oggi potrebbero sentirsi allo stesso modo rifiutate, abbandonate, dimenticate o relegate ai margini”. Anche monsignor Fintan Gavin, vescovo di Cork e Ross, ha accolto con favore il Rapporto sulle Case della Madre e del Bambino, ringraziando la Commissione per aver reso un grande servizio alla società e alla Chiesa, aiutandole a conoscere la verità su questo triste passato. Leggendo le storie di queste donne, isolate e abbandonate dalla società, che non avevano altri posti cui rivolgersi se non queste istituzioni, il presule, in un comunicato diffuso oggi, 13 gennaio, ha scritto di “provare un senso di vergogna e di imbarazzo per come, la Chiesa e la società, abbiano spesso fallito nel rispondere compassionevolmente alle loro esigenze”. “Come vescovo – ha precisato - voglio riconoscere il ruolo svolto dalla Chiesa nel contribuire a questa cultura del giudizio e della segretezza che a volte ha mostrato così poca compassione o rispetto per le donne e i loro bambini”, che  “erano trattati come cittadini di seconda classe”. Monsignor Fintan Gavin si è quindi appellato ai legislatori affinché aiutino gli ex residenti delle Case, impegnati a ricostruire la propria storia personale, e facciano in modo che “le informazioni sui registri delle nascite e dei battesimi possano essere legalmente condivise con compassione e sensibilità con coloro a cui giustamente appartengono”. Egli si è detto convinto che solo riconoscendo “la verità di questa realtà e il dolore provato” sarà possibile iniziare un cammino di guarigione. (AP)

13 gennaio - GIORDANIA Gli incontri del patriarca Pizzaballa con il Tribunale ecclesiastico, le istituzioni scolastiche e i sacerdoti   

Prosegue in Giordania la visita del patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa. Ieri, riferisce Abouna.org, si è svolto l’incontro con i sacerdoti che lavorano presso il Tribunale ecclesiastico latino e il presidente, Jihad Shwaihat, ha informato il patriarca delle attività del tribunale e del costante impegno di quanti vi prestano il loro servizio per servire la verità, la giustizia e la legge divina e per applicare le nuove normative della Santa Sede valide nella Chiesa universale. In totale sono 25 i sacerdoti che svolgono il loro servizio nei tribunali ecclesiastici in Giordania, Gerusalemme e nella Galilea; lo scorso anno il tribunale della Giordania si è occupato di 295 cause e di 21 casi di annullamento. Nel corso dell’incontro si è discusso anche dell’intenzione di applicare il principio della “prospettiva pastorale del diritto pastorale” che mira a valorizzare anzitutto il bene pubblico prima dell’avvio degli atti giudiziari. Sempre ieri, il patriarca Pizzaballa, accompagnato dal vicario patriarcale latino per la Giordania, monsignor William Shomali, e dal segretario generale del vicariato, padre Imad Alamat, ha visitato la direzione generale delle scuole del Patriarcato in Giordania ed ha preso conoscenza della situazione attuale delle scuole a livello amministrativo, educativo e finanziario, delle problematiche e prospettive future e del piano quinquennale destinato allo sviluppo delle scuole. Successivamente, il patriarca ha visitato l’ufficio del Comitato Finanze del Patriarcato Latino ad Amman, incontrando il vice economo, il diacono Jubran Salameh, e altri membri dello staff che con lui hanno discusso dei piani futuri e degli aiuti umanitari ad Amman. Lunedì scorso, invece, si è svolta una videoconferenza con i sacerdoti del patriarcato latino in Giordania. Nel suo discorso il patriarca Pizzaballa ha invitato in particolare ad un coinvolgimento di sacerdoti e laici nel lavoro pastorale e parlato dell’avvio di un piano pastorale integrato con un consiglio pastorale integrato che includa l’intera diocesi o un consiglio pastorale speciale per ciascuna sezione della diocesi. Il patriarca, infine, ha manifestato la sua disponibilità a collaborare con i sacerdoti perché le istituzioni patriarcali offrano migliori servizi pastorali, culturali, spirituali e umanitari. (TC)

13 gennaio - AMERICA LATINA Presidente Celam: accesso per tutti al vaccino anti-Covid sia priorità del 2021

L’accesso per tutti alla vaccinazione anti-Covid deve essere la priorità del 2021: lo scrive Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, presidente della Conferenza episcopale del Perù (Cep) e del Consiglio episcopale dell’America Latina (Celam), in un messaggio diffuso nei giorni scorsi, in occasione dell’inizio del nuovo anno. Tra i compiti prioritari dei prossimi dodici mesi, si legge nel documento episcopale, c’è “il prendersi cura della vita di migliaia di nostri fratelli e sorelle, rafforzando il sistema sanitario per affrontare con successo la pandemia da coronavirus e trovare una soluzione alla crisi economica che ha impoverito migliaia di famiglie". "La speranza che tutti possano accedere al vaccino è un bisogno urgente e una richiesta di tutti i settori della società", sottolinea il presule, che rivolge poi un pensiero ai tanti morti provocati dalla pandemia in America Latina, nonché alle “migliaia di persone che hanno perso il lavoro e la cui povertà si è acuita”. Tuttavia, nonostante le tante difficoltà verificatesi, aggiunge Monsignor Cabrejos, il 2020 appena concluso passerà alla storia anche per “i grandi atti di umanità e carità cristiana” che sono emersi: si è trattato di “gesti di solidarietà, di vocazione al servizio, di dedizione fino all’eroismo” che hanno “scritto storie belle di autentico amore per il prossimo”. In particolare, scrive ancora il presidente del Celam, la pandemia ha messo in luce “il volto di una Chiesa samaritana, che accoglie e guarisce il fratello caduto lungo il cammino”, mettendo al primo posto i più vulnerabili e gli esclusi della società. "Insieme siamo riusciti a salvare molte vite e a dare cibo e salute ai più poveri", ricorda il presule, soprattutto di fronte ai gravi problemi che affliggono la regione latinoamericana e caraibica, come “la grave ingiustizia sociale e la disuguaglianza, la fragilità dei nostri sistemi politici, la necessaria lotta alla corruzione e la distruzione del Creato". E questi – ribadisce il presidente della Cep – sono “compiti e sfide che non possiamo permetterci di trascurare nel nuovo anno appena iniziato”. Citando, poi, i quattro grandi sogni per l’Amazzonia, indicati da Papa Francesco nell’Esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia”, Monsignor Cabrejos esorta i fedeli a realizzare in tutta l’America Latina “il sogno sociale di costruire la giustizia e rafforzare la pace; il sogno ecologico di prendersi cura della casa comune per tutti; il sogno culturale di promuovere l’accesso ad un’istruzione di qualità, il rispetto per le donne e i bambini, la valorizzazione dei giovani e la tutela dei popoli indigeni e degli afroamericani”; infine, il sogno ecclesiale per una Chiesa latinoamericana “più missionaria, sinodale e in uscita”. Dal presule anche l’esortazione a “costruire spazi che rendano possibile il bene comune”, vera “pietra angolare che permetterà di progredire nel rispetto dei diritti e dei doveri di tutti, soprattutto dei migranti e dei rifugiati”. “Desideriamo – scrive il presidente del Celam – l’amicizia sociale e la fratellanza universale, senza frontiere”. Infine, affidando l’America Latina alla Vergine di Guadalupe, Monsignor Cabrejos esorta alla solidarietà, alla costruzione di “ponti di dialogo, legami di unità e percorsi di rispetto per tutti”. (IP)

 

13 gennaio - BRASILE Pastorale giovanile: preghiera e compassione verso il prossimo la cura per i tempi di pandemia

Pregare per i malati e i sofferenti e compiere azioni verso il prossimo che siano mosse dalla compassione e dalla solidarietà: è questa la ricetta per affrontare la pandemia dettata ai giovani dalla Commissione della Pastorale giovanile interna alla Conferenza episcopale del Brasile, come riportato dal sito dell’Episcopato brasiliano. Tracciando un bilancio dell’anno appena concluso, fortemente segnato dal dolore connesso con la pandemia da Coronavirus che sta provando fortemente il Paese, la Commissione si è riunita nella diocesi di Erexim dal 7 al 12 gennaio, per un incontro sul tema "Avvicinatevi, riaffermiamo la lotta e condividiamo il pane! Nella diversità si fa la comunione”, cui hanno partecipato, tra gli altri, monsignor Amilton Manoel da Silva e la suor Valéria Leal. Per monsignor Amilton è stato un momento molto importante per i giovani del Brasile e una pietra miliare nella celebrazione dei 50 anni di attività della Pastorale giovanile in Brasile. Il vescovo ha sottolineato il lavoro della Commissione finalizzato a rafforzare i legami della Conferenza con le espressioni giovanili in Brasile: “La Pastorale giovanile ha una storia forte, ha segnato la storia del Brasile in tante occasioni e dobbiamo essere sempre più uniti perché abbiamo molto da crescere come Chiesa nazionale", ha detto. Tra le varie iniziative svolte, si ricordano i corsi di formazione a distanza offerti dalla Pastorale giovanile in materia di guida dei giovani, consulenza nelle politiche pubbliche, oltre al nuovo corso sul Sinodo dei giovani basato sull'Esortazione Apostolica Christus Vivit. Infine, sono stati offerti corsi post-laurea in comunione con il Ministero della gioventù e corsi post-laurea in accompagnamento di adolescenti e giovani. Attraverso la campagna contrassegnata dall’hashtag #pastoralejuvenilsamaritana, la Commissione invita i giovani a pregare e agire in questi tempi di pandemia: “Questo è il momento per i giovani di unirsi e di invocare la potenza di Dio su tutta questa situazione. Questa iniziativa significa per noi unire le forze e invocare il potere di Dio su questa realtà che sta spaventando tutto il nostro Paese e il mondo intero". La proposta si è concretizzata nell’incoraggiare gruppi di giovani, in base alla loro realtà e alle esigenze del loro ambiente, a mettersi al servizio della società promuovendo azioni di solidarietà che vanno dall'aiuto agli anziani, offrendosi ad esempio di far loro la spesa, al portare cibo e materiale igienico ai senzatetto. Secondo quanto riferito dalla Commissione, molte comunità, parrocchie e diocesi svolgono da anni opere di questo tipo, che promuovono la dignità umana, e azioni di solidarietà con persone in situazioni di vulnerabilità sociale. Per questo motivo, la Chiesa del Brasile ha chiamato tutte le persone di buon cuore, soprattutto i giovani, ad unirsi alle iniziative già in corso o a promuovere nuove azioni di solidarietà in questo momento molto difficile. Il 2020 ha segnato anche la celebrazione dei 10 anni di Connected Youth, il team di comunicazione della Commissione episcopale per la Gioventù dei vescovi brasiliani. I consiglieri, i vescovi e i giovani che collaborano al servizio dell'animazione e dell'evangelizzazione attraverso la comunicazione hanno ripercorso le realizzazioni dell'ultimo decennio: "L'équipe di comunicazione giovanile della Commissione Episcopale per la Pastorale Giovanile, meglio conosciuta attraverso il portale Youth Connected, vuole essere uno strumento per l'evangelizzazione dei giovani, come canale che dà voce e volto ai giovani del Brasile e, inoltre, aiuta a costruire ponti tra la Chiesa e i giovani", hanno detto. Il portale dei Giovani Connessi è estremamente importante per la Chiesa in Brasile, perché "porta Gesù Cristo ai giovani, con un linguaggio giovanile che sfida i giovani a fare una scelta fondamentale per Gesù". (RB)

13 gennaio - FILIPPINE Festa del Santo Niño. Folla nella Basilica Minore di Cebu, cancellate tutte le Messe pubbliche fino al 17 gennaio

I frati agostiniani della Basilica Minore del Santo Niño de Cebu hanno cancellato tutte le Messe pubbliche a partire da oggi, martedì 13 gennaio, fino alla festa del Bambino Gesù, il 17 gennaio, per "il bene comune e il beneficio di tutti". I reigiosi lo hanno annunciato ieri,  preoccupati per la folla, sempre più crescente, riversatasi in Basilica.  Padre Pacifico Nohara Jr., priore e rettore della Basilica, ha affermato – si legge sulla pagina web dell’Episcopato - che la situazione li ha chiamati a prendere provvedimenti per prevenire la diffusione del coronavirus. Negli ultimi quattro giorni, infatti, migliaia di devoti si sono riversati in chiesa, nonostante la minaccia del Covid-19, per partecipare alla novena.Chiedendo comprensione, padre Nohara ha invitato i fedeli a partecipare alle restanti novene di Messe e alle celebrazioni della festa online, attraverso la pagina Facebook della diocesi e il canale YouTube, e ha ricordato che comunque la Basilica e il suo complesso rimarranno aperti ai fedeli che vorranno visitarli. (AP)

 

13 gennaio - NUOVA ZELANDA #coronavirus. Vescovi esortano tutti alla vaccinazione

La Conferenza episcopale cattolica della Nuova Zelanda (Nzcb) esorta fortemente tutti i fedeli a vaccinarsi contro il Covid19, nel momento in cui l’antidoto sarà disponibile. In una nota, il presidente della Nzcb, Cardinale John Dew, ricorda l’esortazione di Papa Francesco affinché tutti si sottopongano al vaccino, in quanto “azione etica”, a tutela non solo di se stessi, ma anche degli altri. Al contempo, il porporato cita la recente nota della Congregazione per la Dottrina della Fede che ha definito “moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione”. Ribadito, inoltre, che nel caso dell’attuale pandemia, “si possano usare tutte le vaccinazioni riconosciute come clinicamente sicure ed efficaci con coscienza certa che il ricorso a tali vaccini non significhi una cooperazione formale all’aborto dal quale derivano le cellule con cui i vaccini sono stati prodotti”. “I vaccini funzionano e proteggono da una vasta gamma di malattie – afferma ancora il Cardinale Dew – Rifiutiamo le false informazioni che circolano su internet e altrove e che affermano che i vaccini non dovrebbero essere usati". Al contrario, è proprio grazie ad essi che “malattie un tempo universali come il vaiolo sono state cancellate, salvando innumerevoli vite”. A tutela di tutti, quindi, “è vitale che la maggior parte delle persone in un Paese sia vaccinata". A tal proposito, il presidente della Nzcb ricorda l'epidemia di morbillo verificatasi nel 2019 proprio in Nuova Zelanda e dilagata rapidamente perché solo l'80 per cento della popolazione era vaccinato. Di conseguenza, la malattia ha ucciso più di 80 persone, la maggior parte delle quali bambini e neonati. “Tutti, compresi i cattolici – conclude il porporato – hanno la responsabilità morale di proteggere se stessi e gli altri sottoponendosi al vaccino anti-Covid19 non appena se ne avrà il diritto, nell'ambito del programma di vaccinazione previsto dal governo". Da ricordare che il coronavirus, in Nuova Zelanda, ha fatto registrare, ad oggi 13 gennaio, 2.228 casi in totale. (IP)

13gen21 - STATI UNITI Designazione di Cuba “Stato sponsor del terrorismo”. Disaccordo dei vescovi: serve collaborazione

Il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo, ha annunciato la designazione di Cuba come “Stato sponsor del terrorismo”. Il Paese rientra nuovamente, quindi, nella così detta “black list” che include Iran, Siria e Corea del Nord e dalla quale la presidenza di Barack Obama l’aveva rimosso nel 2015. Immediata la reazione della Conferenza episcopale statunitense (Usccb): in una nota a firma di Monsignor David J. Malloy, presidente del Comitato Giustizia e pace, si afferma: “Per decenni, in collaborazione con la Santa Sede e la maggior parte della comunità internazionale, l’Usccb ha sollecitato la collaborazione e le relazioni reciprocamente vantaggiose tra gli Usa e Cuba, così come la completa revoca dell’embargo economico contro l’isola”. Di qui, “il profondo disaccordo” dei presuli di fronte alla decisione annunciata da Mike Pompeo. Monsignor Malloy ricorda, inoltre, che già in passato il Comitato episcopale Giustizia e pace ha sottolineato la necessità di maggior relazioni tra Stati Uniti e Cuba “per costruire legami commerciali, culturali e scientifici reciprocamente vantaggiosi, così da produrre una prosperità duratura per entrambe le nazioni”. “Preghiamo – conclude il presule – affinché non ci stanchiamo mai di lavorare per questi obiettivi e affinché entrambe le parti riconoscano la necessità di amicizia e di collaborazione”. (IP)

 

12 gennaio - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Cibo e kit per l’igiene distribuiti dalla Caritas a case per anziani e famiglie bisognose

Grazie al progetto “CDP-COVID19” sono stati distribuiti dalla Caritas a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, beni alimentari e dispositivi anti-Covid. A beneficiarne parrocchie e case per anziani. Caritas Congo riferisce che a ricevere aiuti sono state anche 8mila famiglie bisognose che hanno ricevuto kit per l’igiene. Il progetto è stato finanziato dal Center for Disaster Philanthropy tramite il Catholic Relief Services, che ha messo a disposizione circa 250mila dollari. In quattro ospizi sono arrivati farina di mais, fagioli, olio e sale. Fra questi l’ospizio Bolingo, creato 18 anni fa nel distretto di Kingabwa Wireless. “Questo ospizio è stato nato per soddisfare le esigenze degli anziani abbandonati dai genitori e dallo Stato - spiega padre Kevin-Serge Vomi, salesiano, parroco di San Kiwanuka, che gestisce la struttura, grato per gli aiuti pervenuti -. Ospita dieci anziani e un centinaio di persone vengono per ricevere cibo o cure”. (TC)

12 gennaio - MONDO La Commissione Fede e Ordine del Wcc affronterà on line in due diversi incontri le questioni ecumeniche nel mondo di oggi

Il significato ecumenico della visione comune della Chiesa e le sfide del dialogo ecumenico su questioni morali saranno al centro degli incontri on line della Commissione Fede e Ordine del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) che si svolgeranno dal 14 al 20 gennaio e dal 23 al 25 febbraio. I membri della commissione si incontrano dopo l’analisi, da parte di un gruppo di studio, di circa 80 osservazioni sul documento “La Chiesa: verso una visione comune” dalle quali si stanno sviluppando 16 temi teologici controversi chiave. Il messaggio alle Chiese circa una visione comune scaturirà poi dopo l’undicesima assemblea del Wcc, che si terrà nel 2022 a Karlsruhe, in Germania. Al centro dei lavori anche il rapporto “Facilitare il dialogo per costruire la koinonia” sulla diversità delle risposte delle Chiese alle questioni etiche, che porta a divisioni interne o a diverse testimonianze. Il rapporto esplora tra l’altro il terreno comune delle Chiese di tradizioni diverse in relazione alla riflessione etica. La Commissione Fede e Ordine discuterà infine della proposta di una sesta conferenza mondiale su fede e ordine nel 2025, anno in cui si celebreranno i 1700 anni del primo Concilio Ecumenico a Nicea. L’obiettivo è affrontare questioni legate alle sfide attuali: come confessare la fede apostolica oggi e identificare la visione dell’unica Chiesa come comunione conciliare. (TC)

12 gennaio - CAMERUN La Chiesa presbiteriana condanna gli attentati dei separatisti armati che nei giorni scorsi hanno provocato una ventina di morti

“Condanniamo tutti coloro che sprecano la vita fatta a immagine di Dio”: è quanto afferma in un comunicato diffuso ieri la Chiesa Presbiteriana del Camerun facendo riferimento alle uccisioni di civili da parte di separatisti armati e militari che hanno tristemente inaugurato il nuovo anno. Il 6 gennaio una bomba esplosa sul ciglio della strada su un convoglio di funzionari governativi scortati da militari tra Andek e Mbengwi ha provocato la morte di cinque persone, fra cui una giornalista; l’8 gennaio, in un attacco alla postazione dell’esercito a Matazem - Santa sono rimasti uccisi quattro militari e due civili; il 9 gennaio uomini non identificati hanno ucciso il figlio di cinque anni di un pastore della Chiesa presbiteriana a Wum – Menchum; il 10 gennaio si contano almeno nove vittime, compreso un bambino, nella sottodivisione di Mautu-Muyuka. “Condanniamo con forza e inequivocabilmente tutti coloro che perpetrano violenze nella nostra nazione. La violenza non vincerà mai, ma la giustizia e la pace lo faranno” affermano i leader religiosi firmatari del comunicato. Per la Chiesa presbiteriana “la natura complessa degli attacchi e dei contrattacchi, l’ulteriore uso di esplosivi insinua la determinazione sia nelle forze militari che in quelle ‘separatiste armate’ a proseguire sulla strada della guerra. Questa è una preoccupazione seria perché giustizia, dialogo e non guerra portano a una pace sostenibile”. Per questo i leader religiosi condannano con fermezza “tutte le forme di violenza che continuano a portare indicibili dolori e torture alla popolazione del Camerun” e “tutti coloro che versano sangue sacro”. “Dio riterrà ciascuno di noi responsabile per atti che contraddicono la sua volontà e saggezza” aggiungono, chiedendo poi al governo “di assumersi la responsabilità di porre fine a questo conflitto”. “Come leader religiosi – concludono gli esponenti della Chiesa presbiteriana - continueremo a guidare i nostri aderenti a rimanere in ginocchio a pregare e ci renderemo disponibili come mediatori nella ricerca di una pace e una giustizia durevoli». (TC)

12 gennaio - BRASILE Il presidente della Conferenza episcopale chiede che nel Paese comincino al più presto le vaccinazioni anti-Covid

“È urgente iniziare le vaccinazioni contro il coronavirus”: lo ha detto, il presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, in un video diffuso ieri nel quale esorta le autorità del Paese ad avviare al più presto la campagna di vaccinazione anti-Covid. Ne da notizia la Conferenza episcopale. Il presule ha definito la pandemia “è un deserto che stiamo attraversando tutte noi famiglie umane” e ha sottolineato che diventerà ancora più pericolosa se prevarrà la disinformazione. Ricordando poi le 200mila persone morte a causa del Covid-19, l’arcivescovo di Belo Horizonte ha aggiunto che “per vincere questa traversata, dobbiamo camminare insieme” e a proposito della vaccinazione già iniziata in diversi paesi ha affermato: “Non possiamo essere lasciati indietro. È urgente per noi chiedere ai funzionari governativi di iniziare la vaccinazione il più presto possibile. E ancora più importante è che non possiamo lasciarci ingannare da notizie false. I vaccini, prima di raggiungere la popolazione, sono ampiamente testati da vari team di scienziati indipendenti”. Il presidente della Conferenza episcopale brasiliana ha poi evidenziato che le notizie false e la disinformazione rendono la pandemia ancora più pericolosa e allontanano le persone dal vaccino e, che, dunque, si devono evitare le notizie false. Monsignor de Azevedo ha spiegato che i rischi del vaccino sono infinitamente inferiori alle minacce della malattia, che ogni giorno uccide migliaia di persone ed ha osservato che il Sistema Sanitario Unificato (SUS) va rafforzato perché ogni persona, ricca o povera che sia, abbia il diritto di essere vaccinata. Tutti sono “corresponsabili” nel prendersi cura l’uno dell’altro, ha concluso il presule. (TC)

12 gennaio - INDIA Cristiani preoccupati per nuova legge anti-conversioni in Madhya Pradesh: legge di parte e anticostituzionale

Nuovo giro di vite contro le cosiddette “conversioni forzate” nello Stato indiano del Madhya Pradesh. Il governo locale guidato dal partito nazionalista Bharatiya Janata Party (Bjp) ha varato una nuova legge, il “Madhya Pradesh Freedom of Religion Ordinance 2020”, che rende perseguibile con fino a 10 anni di reclusione una conversione ottenuta con “false dichiarazioni, lusinghe, minacce, influenza indebita, coercizione, matrimonio o con qualsiasi altro mezzo fraudolento”. Secondo le nuove disposizioni, chi desidera convertirsi dovrà da ora in poi presentare domanda all'amministrazione distrettuale con 60 giorni di anticipo. Sono vietate anche le conversioni di massa. Il provvedimento, che sostituisce una precedente legge del 1968, già emendata nel 2006, permette peraltro la riconversione di una persona alla religione parentale, che nel caso delle minoranze religiose è per lo più quella induista. All’origine della misura, secondo il partito di governo, la volontà di contrastare la cosiddetta “love-jihad”, i matrimoni a scopo di conversione all’Islam. Un’accusa che i cristiani respingono insieme a quella di fare conversioni forzate. Sono proprio le minoranze religiose le più preoccupate per la “Madhya Pradesh Freedom of Religion Ordinance 2020”. In questo senso si è espresso padre Maria Stephan, portavoce della Chiesa cattolica locale. “Questa legge è di parte ed è contro i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione Indiana”, ha dichiarato il sacerdote all’agenzia Ucanews. “Adesso, se una scuola di una minoranza religiosa offre istruzione o lavoro gratuiti a una persona bisognosa, i suoi responsabili potranno essere accusati di tentata conversione”. Secondo padre Stephan, di fatto la legge attribuisce un potere illimitato ai radicali indù “che spesso attaccano i cristiani con l'accusa di conversione". Basterà infatti il semplice sospetto di avere convertito con lusinghe o con la forza per essere processati. Il Madhya Pradesh  è uno degli stati indiani in cui i cristiani sono più perseguitati per presunte conversioni forzate. Tra gli altri figurano il Karnataka e l’Uttar Pradesh, anch’essi guidati dal Bjp. Lo scorso novembre il Governo dell’Uttar Pradesh  ha varato una nuova legge contro le “conversioni illegali” attualmente al vaglio della Corte Suprema. Leggi simili sono state approvate o in discussione anche in altri stati. (LZ)

12 gennaio - ARGENTINA A Catamarca, al via l’Anno dedicato a Fra’ Mamerto Esquiú

Il 10 gennaio, la diocesi di Catamarca, in Argentina, ha inaugurato uno speciale Anno dedicato a Fra’ Mamerto Esquiú. La data prescelta ha voluto commemorare il 138.mo anniversario della morte del religioso, che prossimamente sarà beato. Per l’occasione, il vescovo locale, Monsignor Luis Urbanc, ha diffuso una Lettera pastorale nella quale sottolinea che il compianto frate francescano “è un esempio anche ai nostri giorni”, perché egli “ha lasciato tutto per seguire il Signore”, imparando sin da piccolo, in famiglia, che “l'umiltà, la tenerezza, la dolcezza nel trattare gli altri, l'amore e la dedizione a Dio sono i pilastri di una vita dalle solide fondamenta”. Lo speciale Anno si concluderà il 10 gennaio 2022 ed avrà l’obiettivo – spiega ancora il presule – di riflettere “sulla persona, le opere e gli insegnamenti di Fra’ Mamerto, il cui nome, scritto con inchiostro indelebile nei libri di storia, è presente anche nel Libro della vita eterna”. Nei prossimi dodici mesi, dunque, i fedeli di Catamarca sono invitati ad “invocare l’intercessione” del futuro beato e a “seguire il suo esempio, affinché la devozione di ciascuno sia espressione di un amore attivo” che dia vita “alla grazia, alle virtù e ai doni che nel Frate brillano con un particolare splendore". Non solo: Monsignor Urbanc ricorda che lo speciale Anno coincide con l’Anno di San Giuseppe, indetto da Papa Francesco dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021 per commemorare il 150.mo anniversario della proclamazione dello Sposo di Maria a Patrono della Chiesa universale. La coincidenza dei due eventi richiama il particolare legame tra Fra’ Esquiú e San Giuseppe: il primo, infatti, era particolarmente devoto al padre putativo di Gesù, tanto da “scriverne un’Apologia per spiegare perché era un uomo giusto”. La Lettera pastorale si conclude con un’invocazione al Signore affinché tutti i fedeli cristiani di Catamarca vivano con “gioia e gratitudine” questo anno, “tempo favorevole di salvezza”. Nato l’11 maggio 1826 a San José de Piedra Blanca, Mamerto de la Ascensión Esquiú riceve la fede e la devozione a San Francesco d'Assisi sin dall'età di 5 anni, grazie agli insegnamenti materni. Entrato nell'Ordine dei Frati Minori, il 31 maggio 1836 inizia la sua educazione e il suo periodo di noviziato presso il convento francescano di Catamarca. Nel 1842 emette la professione solenne nell'ordine e viene ordinato sacerdote il 18 ottobre 1848. Dopo una breve esperienza nel mondo della scuola, si impegna sul fronte della concordia sociale e dell'unità del popolo argentino nei difficili anni della guerra che, nel pieno del 1800, porta alla costituzione del Paese moderno. Famoso il suo sermone predicato durante la celebrazione del “Giuramento della Costituzione” del 9 luglio 1853 centrato sulla preghiera per l'unione di tutto il popolo argentino, che il presidente Justo José de Urquizalodò fa stampare e distribuire in tutto il Paese.  Nel suo ministero, il religioso si distingue per dottrina e autorevolezza, proponendo la santità come cuore della vita sacerdotale e dell’impegno cristiano. Fondamento della sua straordinaria attività pastorale è l’intensa vita di preghiera e di unione a Cristo. Nominato vescovo di Córdoba nel 1880, muore il 10 gennaio 1883, provato dalla fatica. Viene dichiarato Venerabile nel 2006, mentre il 19 giugno 2020 Papa Francesco autorizza la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante un miracolo a lui attribuito, dando così il nulla osta alla sua futura beatificazione. Il miracolo si è verificato nella diocesi di Tucumán, in Argentina, nel 2016, a favore di una neonata affetta da grave osteomielite del femore. (IP)

12 gennaio - POLONIA Monsignor Wiktor Skworc: San Giuseppe esempio per la Chiesa di oggi

“La riscoperta della ricchezza delle qualità spirituali e personali del Custode del Salvatore può contribuire alla formazione di atteggiamenti specifici che sono una risposta pratica ai mali dei nostri tempi”. Scrive così, nelle proposte pastorali per l'Anno di San Giuseppe – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, l'arcivescovo Wiktor Skworc, presidente della Commissione pastorale della Conferenza episcopale polacca. Il presule, sottolineando come l’esempio di San Giuseppe possa aiutare a superare la crisi attuale che si trova ad affrontare la Chiesa, di cui è il Patrono, ha invitato a raccomandare umilmente al Custode della Sacra Famiglia le questioni degli abusi sui minori dei rappresentanti della comunità ecclesiale, soprattutto del clero, nonché le situazioni di crisi causate dalla pandemia in corso. E poiché “San Giuseppe si mostra come un uomo che apprezza la vicinanza e l'amore sponsale e la sua fonte, che è lo Spirito Santo", ha chiamato tutti ad affidarsi a lui, in quest’Anno Giubilare, per affrontare un’altra sfida altrettanto attuale che ci chiama a prenderci cura del dono dell'amore coniugale.  Monsignor Skworc, invitando clero e laici ad impegnarsi nella preparazione dell'Anno Giubilare dal punto di vista pastorale, ha ricordato l'ampio ventaglio di indulgenze relative all'Anno di San Giuseppe riportato nel documento della Penitenzieria Apostolica. Ha poi incoraggiato i vescovi diocesani a istituire chiese giubilari con un decreto speciale nelle singole diocesi. Infine, ha chiesto ai media diocesani e ai dipartimenti teologici di partecipare alle celebrazioni dell'Anno Giubilare, e a recitare la preghiera a San Giuseppe nelle varie diocesi e parrocchie. (AP)

12 gennaio - INDIA Vescovi salutano la sospensione da parte della Corte Suprema della riforma agraria al centro delle proteste dei contadini

I vescovi indiani salutano l’ordinanza della Corte Suprema che oggi ha disposto la sospensione delle tre contestate leggi agrarie del Premier Narendra Modi  al centro, da quasi due mesi, di manifestazioni di protesta dei contadini. La riforma varata lo scorso autunno consente ai produttori agricoli di vendere i loro prodotti sul mercato aperto e di negoziare con gli acquirenti all'ingrosso all'interno del Paese e all'estero, ma secondo gli agricoltori essa li lascia alla mercé delle multinazionali, senza più la garanzia di un prezzo minimo di vendita. Obiezioni inascoltate dal governo Modi che ha deciso di procedere comunque alla riforma reprimendo le proteste, in cui sono morti finora 50 manifestanti. Oggi tuttavia la Corte Suprema ha ordinato all’esecutivo di sospendere le tre leggi per consentire l’avvio di una nuova trattativa e di costituire a questo scopo una commissione di esperti, mentre i contadini dovranno sospendere le loro proteste. La decisione è stata accolta con sollievo dalla Chiesa indiana, che sostiene le ragioni degli agricoltori. In questo senso si è espresso monsignor Alex Vadakumthala, presidente della Commissione lavoro della Conferenza episcopale (Cbci): “L’ordinanza dà speranza ai contadini che protestano in condizioni sfavorevoli”, ha dichiarato all’agenzia Ucanews il presule sottolineando che “il Governo dovrebbe trovare una soluzione amichevole e porre fine alla protesta perché non è un bene in nessun paese lasciare che i propri agricoltori lottare per fare ascoltare le loro fondate richieste”. Secondo monsignor Vadakumthala la decisione dei giudici “potrebbe essere un passo per trovare una soluzione definitiva all’impasse”. Il governo indiano ha avviato finora otto giri di negoziati con i sindacati che tuttavia insistono per il completo ritiro delle tre leggi in quanto costringerebbero gli agricoltori indiani, nella stragrande maggioranza proprietari di piccolissimi appezzamenti di terreno,  a competere con le grandi multinazionali facendoli precipitare nella povertà e nella fame. Secondo l’esecutivo, esse sono invece necessarie per liberalizzare il settore agricolo e renderlo più competitivo. Adesso si attende la risposta dei sindacati all’ordinanza della Corte Suprema. In questi mesi di proteste diversi esponenti della Chiesa indiana hanno espresso solidarietà con i contadini affermando di comprendere le loro ragioni. Lo scorso dicembre i vescovi del Kerala aveva chiesto al governo di  New Delhi di rispondere subito alle loro preoccupazioni affermando che la riforma non è nel loro interesse (LZ)

12 gennaio - MESSICO Messaggio vescovi di Toluca alla comunità educativa: insegnare a vivere in fraternità, responsabilità e solidarietà

“Siamo ben consapevoli del fatto che ci troviamo di fronte ad un’emergenza educativa”: si apre così il messaggio che, all’inizio del nuovo anno, i vescovi della Provincia ecclesiastica di Toluca, in Messico, rivolgono a tutta la comunità educativa, ovvero docenti, studenti, genitori, scuole di ispirazione cristiana e autorità del settore afferenti alle diocesi di Cuernavaca, Atlacomulco, Tenancingo e Toluca. I presuli mettono in luce, da un lato, “la crescente difficoltà a trasmettere alle nuove generazioni i valori fondamentali dell'esistenza” e, dall'altro, “la tentazione di rinunciare ai doveri educativi che comportano la formazione della persona affinché essa sia in grado di contribuire, in modo efficiente ed efficace, al bene dell'intera comunità umana”. Nel momento di “difficoltà, sfide ed opportunità provocato dalla pandemia da Covid-19”, dunque, i vescovi esortano tutte le parti in causa a non demordere dalla propria missione e vocazione educativa, in modo tale cbe “i giovani siano protagonisti di una società corresponsabile e solidale”.  Dal suo canto, la Chiesa messicana ribadisce il proprio “accompagnamento fraterno” nel “fondamentale e nobile compito educativo” portato avanti da ciascuno. Ai docenti, in particolare, i vescovi rivolgono la loro gratitudine ed il loro incoraggiamento a “svolgere con responsabilità il compito educativo che mira all’umanizzazione dell’ambiente scolastico”. Gli insegnanti vengono esortati ad essere “testimoni della verità, del bene e della dignità che la vita di ogni essere umano ha”, assicurando “un'educazione integrale e di qualità per tutti”, senza dimenticare “la dimensione morale, spirituale e sociale” degli studenti e mantenendo “un rapporto stretto, affabile e rispettoso con tutti gli alunni”, nonché “una comunicazione aperta con i loro genitori”. Maggiore attenzione viene richiesta per i ragazzi che “sono più a rischio di abbandono scolastico, sia per mancanza degli strumenti digitali che consentano loro di seguire la Didattica a distanza, sia per l’assenza del sostegno familiare”. Nei confronti di questi giovani, sottolineano i vescovi di Toluca, “è tempo di agire con creatività e vicinanza”. Ai genitori, invece, i presuli ricordano che è un loro “diritto naturale educare i figli”, così come “è un diritto dei figli vivere in una famiglia unita e in un ambiente etico in cui la loro intelligenza, il loro spirito e la loro libertà possano maturare”. Per questo, i genitori sono esortati ad assumersi “con responsabilità” la vocazione educativa, insegnando ai propri discendenti “i valori e l'esperienza della solidarietà, del rispetto reciproco, del perdono, dell'accettazione dell'altro e dell'amore per la vita stessa”, trascorrendo insieme, in famiglia, “un tempo di qualità”. “Non lasciate mai soli gli insegnanti – è l’ulteriore appello dei presuli ai genitori – ma accompagnateli nel processo educativo dei giovani, riconoscete il grande lavoro che fanno, evitando l’indifferenza ed agendo insieme a loro con corresponsabilità”. Un altro invito viene rivolto, poi, alle autorità di settore affinché, pur considerando il difficile contesto provocato dalla pandemia, sappiano fare della scuola “un'estensione della casa degli studenti, dove essi possano imparare a relazionarsi, crescere come persone e prepararsi a prendere sul serio la propria vita, con entusiasmo e con autentica libertà, assimilando i valori universali e quelli specifici della propria cultura”. “Sinergia” è in particolare la parola richiamata dai presuli per avviare una stretta collaborazione tra scuola e famiglia in ambito formativo, affinché le proposte presentate siano sempre “serie”, lontane da “ideologie parziali e tendenziose” e mirate, piuttosto, a “far emergere le migliori potenzialità dei ragazzi”. Inoltre, nel “rispetto del laicismo positivo della scuola pubblica”, i presuli chiedono alle autorità di “non chiudere mai la porta ai valori trascendenti ed alla giusta libertà religiosa”, nell’ottica di “una mentalità aperta”, perché “dietro ad ogni atto di violenza, ingiustizia ed emarginazione presentato come un insegnamento, c’è la cultura dello scarto”. Ciò che serve, invece, è “un’educazione a favore della fraternità, della solidarietà e della responsabilità”. Anche gli studenti vengono chiamati in causa: “Fate della vostra esperienza educativa – scrive la Chiesa cattolica messicana - un processo di crescita per raggiungere la realizzazione personale, in una sana apertura agli altri, al mondo e a Dio”. Rivolgendosi, poi, alle scuole di ispirazione cristiana, i vescovi ricordano che “la Chiesa in Messico ha evangelizzato ed educato durante i 500 anni della sua esistenza”, poiché “l’evangelizzazione esige anche il compito dell’educazione”.  Di qui, l’impegno richiesto per “la promozione di un impegno pastorale specifico e continuo, in dialogo con tutta la comunità educativa”. Pur nel rispetto della “libertà di coscienza e di religione dei non cristiani”, inoltre, i vescovi sottolineano la necessità che le scuole di ispirazione cristiana offrano “sempre un’educazione che costruisca la personalità degli studenti avendo Cristo come punto di riferimento” e promuovendo “una cultura del perdono, della riconciliazione e della pace”. Il richiamo è anche al “Patto educativo globale”, sostenuto da Papa Francesco, e alla “proposta di spazi di dialogo tra il sistema scolastico e la società in generale”. E proprio la società in generale è la destinataria dell’ultimo appello contenuto nel messaggio episcopale: ad essa viene ricordato che “per educare, è necessaria la collaborazione di tutta la comunità”, così da permettere “la promozione integrale di ogni essere umano”. “La realtà pandemica – aggiungono i vescovi - con la sua crisi sanitaria, economica, sociale e politica, può portare alla disperazione e seminare sfiducia. Spesso se ne approfitta chi nega agli altri il diritto di esistere e di esprimere le proprie opinioni, e per questo ricorre alla strategia di ridicolizzarli”, con “gli atteggiamenti arroganti dei più forti”. Al contrario, la Chiesa messicana esorta a “vivere nella speranza che supera ogni isolamento e chiusura in noi stessi o nei nostri interessi, e ci apre alla cultura dell'incontro”, perché “la pandemia ci ha scoperto come compagni di viaggio e ci ha fatto capire che nessuno si salva da solo”. (IP)

12 gennaio - ITALIA Diocesi di Assisi–Nocera Umbra–Gualdo Tadino:  al via la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2021

Con il tema “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto”, prende il via, nella diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, dal 18 al 25 gennaio, l’annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il tema scelto quest’anno, incentrato sull’Amore, sulla Carità - precisa Marina Zola, presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo, sul comunicato stampa della diocesi – ci ricorda che “è il dimorare in Gesù, nel suo amore, che ci unisce e ci dà forza, anche in tempi così critici, per andare verso gli altri, in particolare verso i sofferenti, i soli, i deboli”. La Zola, nella nota, spiega che verrà mantenuto l’ottaviario itinerante e che gli incontri, previsti nel corso della Settimana, si svolgeranno in presenza nel rispetto delle norme anti Covid-19 attualmente in vigore, ma, “a differenza degli altri anni, le celebrazioni saranno trasmesse in diretta sulla pagina Facebook della Diocesi Assisi – Nocera – Gualdo così da raggiungere chi sarà nell’impossibilità di intervenire”. Tra i tanti approfondimenti previsti quest’anno, la diocesi segnala, in occasione della XXXII Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, mercoledì 13 gennaio, alle ore 17.30, un dialogo online tra Asher Salah, professore associato dell’Accademia delle Arti Bezalel e della Hebrew University di Gerusalemme, e il dottor Giovanni Lenzi, specialista di letteratura ebraica e siriaca, sul Libro del Qohelet. Anche questo incontro sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook della diocesi. (AP)

12 gennaio - SUDAFRICA Monsignor Gabuza, arcivescovo coadiutore di Durban, in terapia intensiva con la variante sudafricana del Coronavirus

Non si ferma in Sudafrica l’escalation dei contagi da Coronavirus. Il numero dei casi ha ormai superato quota 1.21 milioni con 32.824 morti. Ad allarmare le autorità di Pretoria è adesso la nuova variante sudafricana, denominata 501.V2, che, come quella inglese, è molto più contagiosa. I clinici sudafricani hanno inoltre rilevato un maggior numero di pazienti giovani e senza patologie pregresse in condizioni critiche. Dalla nuova variante del virus è stato contagiato anche monsignor Abel Gabuza, 65enne arcivescovo coadiutore di Durban, attualmente ricoverato in terapia intensiva. A darne notizia in un tweet pubblicato domenica è stato il cardinale Wilfrid Cardinal Napier, arcivescovo della stessa città, che ha chiesto ai fedeli preghiere per la sua guarigione. La nuova ondata di contagi ha colpito in modo particolare le comunità religiose in Sudafrica che hanno registrato diversi casi e anche decessi. Tra queste il convento delle Figlie di San Francesco di Port Shepstone, nella diocesi di Marianhill, che nel nella sola settimana tra il 10 e il 17 dicembre ha perso sei suore. Di fronte a questa situazione il 22 dicembre la Conferenza delle Superiore religiose sudafricane (Leadership Conference of Consecrated Life - Lccl) e la Conferenza episcopale (Sacbc) hanno lanciato un appello a tutte le religiose e sacerdoti ad alzare la soglia di guardia e a ridurre al massimo le loro attività comunitarie, ricordando che l’unico modo per difendersi dal virus è di rispettare scrupolosamente i protocolli sanitari. Inoltre, la Commissione Giustizia e pace della Sacbc si è attivata in queste settimane per fornire ai conventi del Paese dispositivi di protezione individuale. Sulla sua pagina Facebook la Commissione ha annunciato di avere già consegnato dpi ai conventi nelle province di Gauteng e del Free State e che sta procedendo alla loro distribuzione tra le religiose di Eastern Cape, Western Cape and Kwazulu Natal. Intanto il Presidente Cyril Ramaphosa ha deciso a fine dicembre di reintrodurre un nuovo lockdown di livello tre, con un coprifuoco più lungo e il divieto di assembramenti. Il divieto - riporta l'agenzia Aciafrica - riguarda anche le celebrazioni religiose in chiesa che rimarranno chiuse fino al 15 gennaio. Anche il vescovo della diocesi di Manzini, nel Regno di eSwatini (già Swaziland), che è sotto la giurisidizione dell’arcidiocesi di Johannesburg, in Sudafrica, ha disposto la sospensione delle Messe con concorso di popolo a partire dall’8 gennaio. Il piccolo Stato enclave ha registrato ad oggi 11.711 casi con 298 morti. (LZ)

12 gennaio - MOZAMBICO Iniziativa solidale portoghese "Insieme per Cabo Delgado" raccoglie oltre 54 mila euro

Sono oltre 54mila gli euro raccolti dalla campagna solidale “Insieme per Cabo Delgado”, promossa dal Centro missionario dell’arcidiocesi portoghese di Braga (Cmab), in favore del Mozambico e della sua Provincia nord-orientale, da più di tre anni al centro di un violento conflitto. L’iniziativa si è svolta tra settembre e dicembre 2020 ed ha contribuito ad aiutare – spiega il Cmab – circa “mezzo milione di sfollati in fuga dai loro villaggi, costantemente attaccati da gruppi armati che seminano terrore e morte”. I sopravvissuti, privati di tutto, hanno trovato rifugio a Pemba, capitale della Provincia di Cabo Delgado, dove vengono assisiti dalla diocesi e dalla Caritas locale. Ringraziando, quindi, “tutte le persone e le istituzioni che hanno contribuito con la preghiera, le donazioni e la sensibilizzazione” alla campagna di solidarietà, il Centro missionario sottolinea che comunque l’iniziativa proseguirà perché “purtroppo il conflitto non è finito e le sue conseguenze dureranno per molti anni ancora”, tanto che da settembre ad oggi “il numero degli sfollati interni è già raddoppiato”. Pertanto, oltre alla raccolta fondi, il Cmab ha deciso di avviare anche “una raccolta di beni di prima necessità”, in risposta alle richieste della stessa diocesi di Pemba. “Queste iniziative – conclude il Centro – potranno andare avanti finché ci saranno persone generose disposte a contribuire, a pregare ed a far sì che questa tragedia non venga dimenticata”. Da ricordare che, dal 2017 ad oggi, il conflitto armato di Cabo Delgado ha provocato oltre 2mila morti e 600mila sfollati. Un dramma che è stato più volte al centro dell’attenzione di Papa Francesco: il suo ultimo appello, in ordine cronologico, è stato pronunciato il giorno di Natale, in occasione del Messaggio Urbi et Orbi: ”Il Divino Bambino – ha detto il Pontefice il 25 dicembre - rechi conforto agli abitanti della regione di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, vittime della violenza del terrorismo internazionale”. (IP)

12 gennaio - PORTOGALLO Paese presidente di turno UE. Vescovi: eredità cristiana è base della costruzione dell’Europa

Dal primo gennaio al 30 giugno 2021, la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea spetta al Portogallo che ha improntato il suo programma al motto: “Tempo di agire: per una ripresa equa, verde e digitale”. Cinque i settori principali di azione previsti da Lisbona: rafforzare la resilienza dell’Europa; promuovere la fiducia nel modello sociale europeo; promuovere una ripresa sostenibile; accelerare una transizione digitale equa e inclusiva e riaffermare il ruolo dell'Ue nel mondo, facendo in modo che sia basato sull'apertura e sul multilateralismo. “È un progetto ambizioso – commenta il delegato dei vescovi portoghesi presso la Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea), Monsignor Nuno Brás da Silva Martins, citato dall’agenzia “Ecclesia” – ma è importante puntare al massimo per risolvere i problemi”. Ribandendo, quindi, la necessità di una risposta congiunta dell’Europa alla crisi provocata dalla pandemia da Covid-19, il presule sostiene anche la valorizzazione delle radici cristiane del progetto comunitario: “L'eredità cristiana – sottolinea - è alla base della costruzione e dell'integrazione europea", quindi "non è un qualcosa da recuperare, ma è un dato tuttora presente". Centrale, per Monsignor Brás, l’attenzione alla questione sociale, in particolare in risposta alla pandemia: dopo “lo sconcerto iniziale” dovuto alla prima ondata dell’emergenza sanitaria, infatti, l’Ue ha dimostrato di essere “una presenza unificante” nell’aiutare i singoli Paesi ad affrontare la crisi, tanto che ora “è molto difficile pensare a cosa saremmo senza l’Unione europea”. Nello specifico del Portogallo, infine, il delegato presso la Comece richiama l’importanza al tema delle migrazioni, chiedendo “accordi che rispettino la dignità della persona”, perché “ogni migrante è innanzitutto una persona e come tale deve essere trattato”. (IP)

12 gennaio - BANGLADESH #coronavirus Continua l’impegno della Caritas a sostegno delle vittime della pandemia di Covid-19

Caritas Bangladesh, dopo la pausa natalizia, ha ripreso i suoi programmi di assistenza a migliaia di poveri e persone a basso reddito colpite dalla pandemia di Covid-19 nel Paese, dove, secondo la Banca Mondiale – riporta UCA News – circa un quarto di oltre 160 milioni di persone vivrebbe al di sotto della soglia di povertà o guadagnerebbe meno di 2 dollari al giorno. Un importante economista dell'organizzazione ha avvertito che il Covid-19 potrebbe spingere altre 50 milioni di persone alla povertà. Sukleash George Costa, direttore regionale di Caritas Rajshahi, ha riferito ad UCA News come l’organizzazione cattolica sia impegnata, tra le altre cose, a selezionare comunità estremamente povere ed emarginate, conducendo programmi di sensibilizzazione, installando cartelloni pubblicitari e distribuendo volantini nelle baraccopoli urbane; ad allestire dozzine di punti dove potersi lavare le mani; e a riparare servizi igienici per gli indigenti. "I poveri sono stati eliminati dalla lista delle priorità dei programmi di sostegno statale”, ha spiegato Costa, che hanno favorito le grandi comunità imprenditoriali. “Solo una manciata di Ong come la Caritas – ha aggiunto - hanno continuato ad assistere i poveri". Affinchè chi ha perso il lavoro possa avviare una piccola attività commerciale, Caritas Rajshahi si è impegnata a distribuire 15.000 taka (187 dollari), in tre fasi, ad ogni persona. "Speriamo che questa povera gente possa fare qualcosa - ha spiegato Costa - come avviare una piccola impresa per guadagnarsi da vivere, avendo perso il lavoro e il reddito”. Secondo i dati della Caritas, i suoi otto uffici regionali hanno sostenuto oltre 226.000 persone con pacchetti di aiuti in denaro e non, per un valore di oltre 4,65 milioni di dollari in 44 dei 64 distretti del Bangladesh. (AP)

12 gennaio-  ITALIA Comunità Sant’Egidio: salvare la vita di Lisa Montgomery, condannata a morte negli Usa 

È un appello alla preghiera e all’azione quello lanciato dalla Comunità di Sant’Egidio per salvare la vita di Lisa Montgomery, la donna di 53 anni condannata a morte negli Stati Uniti. La sua pena capitale, prevista per oggi nello Stato dell’Indiana, è stata sospesa in extremis dopo che la Corte distrettuale ha richiesto un’ulteriore udienza per determinare le condizioni mentali di Lisa. La donna, infatti, condannata per un omicidio compiuto sedici anni fa, ha sempre sofferto di disturbi mentali e di ripetuti abusi sessuali in ambito familiare, sin dall’infanzia. In una nota, dunque, la Comunità di Sant’Egidio esorta a “fermare definitivamente l’esecuzione capitale, nella convinzione che non esiste giustizia senza la vita”. Il provvedimento della Corte distrettuale "evolva verso la sospensione definitiva della sentenza e alla donna venga risparmiata la vita", asupica l'organismo. Per l’occasione, la Comunità si unirà alla Veglia di preghiera on line promossa dal Catholic Mobilizing Network per le ore 20.00 (ora italiana) di oggi, e che verrà trasmessa su Facebook. Intanto, negli Stati Uniti, oltre mille avvocati hanno firmato lettere che esortano il presidente uscente, Donald Trump, a commutare la condanna a morte di Lisa in ergastolo, proprio a causa della sua grave patologia mentale. “Non stiamo chiedendo che sia assolta. Quello che le chiediamo è che sia perdonata”, spiega Sandra Babcock, professore di diritto presso la Cornell Law School e direttrice di facoltà del Cornell Center on the Death Penalty Worldwide. Il crimine di cui si è macchiata Lisa è l’uccisione di una donna incinta all’ottavo mese, allo scopo di rapire la bambina che portava in grembo. La bambina è sopravvissuta e oggi ha 16 anni. “Nella vicinanza a chi non può cessare di soffrire per un crimine ingiusto ed odioso – sottolinea ancora la Comunità di Sant’Egidio - siamo fermamente consapevoli che nessuna riparazione può venire mettendo a morte ancora un essere umano, una donna nella condizione di massima fragilità. Non esiste giustizia senza la vita. Non esiste giustizia senza considerare, di fronte al male più grande, le ragioni della misericordia”. “Chiediamo a chi può decidere per la vita - conclude l’organismo - di fermarsi e considerare, come sempre più sta accadendo nel mondo, ogni misura alternativa disponibile di giustizia e clemenza”. (IP)

12 gennaio - PERÙ In tre settimane, CAAAP e REPAM hanno registrato 43 morti e più di 4.000 nuovi casi di Covid-19 nell'Amazzonia peruviana

Il Centro amazzonico di antropologia e applicazione pratica (CAAAP), organizzazione non governativa collegata alla Conferenza episcopale del Perù, ha registrato nella foresta amazzonica, dal 20 dicembre all'11 gennaio 2021, un aumento di 4.154 nuovi casi di coronavirus e, cosa più preoccupante, altri 43 decessi. Fin dalle prime settimane dello stato di emergenza, il CAAAP, insieme alla Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM), ha monitorato il comportamento della pandemia nel territorio amazzonico peruviano, registrando nella foresta un notevole aumento di casi positivi e di decessi dovuti al virus. Secondo  i dati ufficiali del Ministero della Salute, delle Direzioni Sanitarie Regionali e delle reti sanitarie, dall'inizio della pandemia, l'Amazzonia peruviana avrebbe riportato un totale di 5.030 morti per Covid-19 e 218.172 casi confermati. Tra le regioni più colpite da questa nuova ondata di coronavirus, la regione di Ucayali, dove 15 persone avrebbero perso la vita nelle ultime tre settimane, San Martín, Loreto, la foresta di Cusco, nella provincia di La Convención, Madre de Dios, Bagua e Oxapampa. (AP)

12 gennaio - STATI UNITI Sospesa in extremis l’esecuzione di Lisa Montgomery. Nuovo appello dei vescovi contro la pena capitale

È stata sospesa in extremis l’esecuzione di Lisa Montgomery, la prima donna a dovere subire la pena capitale in quasi 70 anni negli Stati Uniti. L’iniezione letale era prevista per oggi, 12 gennaio, presso il Federal Correctional Complex di Terre Haute, nell’Indiana, ma un giudice della locale Corte distrettuale ha deciso di sospenderla indicando la necessità di un’udienza probatoria per determinare le condizioni mentali della donna. Si fermano così temporaneamente a 10, sul totale delle 13 disposte dal Presidente uscente Trump prima della fine del suo mandato, le pene capitali eseguite dallo scorso 13 luglio, dopo il via libera dato dalla Corte Suprema alla ripresa delle esecuzioni a livello federale, sospese nel 2008 dall’Amministrazione Bush. Una decisione osteggiata dai vescovi che ieri hanno lanciato nuovo pressante appello contro la pena di morte. In una lettera ai senatori ai rappresentanti, monsignor Paul S. Coakley, presidente della Commissione per la giustizia interna  e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale (Uscbb) e monsignor Joseph F. Naumann, presidente commissione episcopale delle attività pro-vita, hanno chiesto all’amministrazione uscente di fermare le tre esecuzioni previste in questo mese e alla nuova amministrazione che si insedierà il 20 gennaio di abolire la pena capitale definitivamente a livello federale. Nella missiva i due presuli osservano che per la prima volta il 2010 ha registrato un record di esecuzioni, con più condanne a morte eseguite di tutti i 50 Stati dell’Unione messi insieme.  Di qui l'appello ai membri del Congresso ad  approvare il Federal Death Penalty Prohibition Act, la nuova legge che vieterebbe a livello federale l’imposizione della pena di morte prevedendo la sua conversione in pene alternative. I vescovi ricordano in proposito le parole di Papa Francesco al Congresso contro la pena capitale durante il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti nel 2015, come anche le posizioni più volte espresse da San Paolo VI e da Benedetto XVI. La lettera richiama inoltre i ripetuti appelli degli stessi vescovi contro la pena capitale in quanto contraria alla dignità umana e spesso applicata in modo discriminatorio e arbitrario. La cosa più grave - si sottolinea - è che tra le persone giustiziate vi siano 170 persone dichiarate poi innocenti. La lettera non trascura peraltro le sofferenze delle famiglie delle vittime per le quali invocano un’adeguata assistenza psicologica. “Con le carceri moderne, non abbiamo bisogno della pena di morte per tenerci al sicuro”, ribadiscono in conclusione i presuli. “Possiamo ottenere giustizia senza di essa e rafforzare il rispetto della dignità e sacralità di ogni vita umana che è tanto necessario oggi”. Gli ultimi due condannati nel braccio della morte ad essere giustiziati negli Stati Uniti, il 10 e l'11 dicembre, in piena fase di transizione presidenziale, sono Brandon Bernard ed Alfred Bourgeois, entrambi afroamericani. Il presidente eletto Joe Biden ha dichiarato, da parte sua, di voler bloccare le esecuzioni a livello federale durante il proprio mandato. Secondo un recente sondaggio Gallup il 60% degli americani è oggi contrario alla pena di morte e anche nei singoli Stati dell'Unione le esecuzioni capitali risultano in calo.  (LZ)

12 gennaio - GERMANIA “La scuola è più di una lezione”: sussidio dei vescovi su Pastorale educativa

“In dialogo con la scuola. I punti-chiave per l’ulteriore sviluppo della Pastorale educativa”: si intitola così il sussidio pubblicato ieri, 11 gennaio, dalla Conferenza episcopale tedesca (Dbk), a circa 25 anni dal precedente sul medesimo tema. “La scuola e il mondo degli studenti – si legge nella presentazione del materiale – sono cambiati molto negli ultimi decenni. Oggi, le parole-chiave sono la pluralità delle religioni e delle idee tra gli alunni e i docenti, l’eterogeneità, le esigenze di inclusione e la digitalizzazione”. Ma questi cambiamenti, sottolineano i presuli, “non riguardano solo il settore pedagogico e le strategie educative, bensì sono significativi anche per l’azione pastorale della Chiesa nelle scuole”. Questo perché “la scuola è più che una lezione in classe”, spiega il presidente della Commissione per l'educazione e le scuole della Dbk, l’Arcivescovo Hans-Josef Becker. Essa, infatti, è “uno spazio vitale in cui gli alunni e gli insegnanti trascorrono gran parte della loro giornata. Di conseguenza, le attività pastorali scolastiche rappresentano un contributo fondamentale per dare forma a questo spazio vitale". Tali attività implicano giornate di orientamento religioso e offerta spirituale, servizi sociali diaconali, programmi di mediazione delle controversie, progetti per la salvaguardia del Creato, supporto individuale e cura pastorale per gli studenti che hanno subito incidenti o lutti. Centrale anche il ruolo dei cappellani, soprattutto per “la dimensione spirituale della vita umana”, sottolinea l’Arcivescovo Becker, una dimensione che “deve trovare posto anche nella vita scolastica”. Composto da 47 pagine suddivise in 4 capitoli, il nuovo sussidio episcopale della Dbk descrive i cambiamenti avvenuti nel tempo all’interno della scuola e della vita degli studenti; presenta poi i fondamenti teologici e pedagogici dell’impegno della Chiesa nella scuola e suggerisce alcuni principî fondamentali per l’ulteriore sviluppo della Pastorale educativa. Tra questi, vi sono “la pratica della responsabilità politica e sociale, le misure per la prevenzione della violenza, una maggiore cooperazione con la cappellania scolastica protestante e suggerimenti per la qualificazione dei cappellani scolastici”. (IP)

12 gennaio - MONDO I reliquiari del primo millennio al centro di un convegno internazionale sul web - AUDIO - FOTO

Strumenti di sacralità, ma anche manufatti di notevole pregio storico-artistico. Ai reliquiari del primo millennio, alle loro forme, funzioni, usi e contesti, è dedicato il convegno internazionale dal titolo “Custodire il Sacro”, organizzato nelle giornate dell’11 e 12 gennaio 2021 in modalità webinar dall’Università del Piemonte Orientale, dalla Fondazione Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli, dall’Archivio Capitolare e dall'Arcidiocesi, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli. Il simposio è coordinato da Eleonora Destefanis, professore associato di Archeologia Cristiana e Medievale del Dipartimento di Studi Umanistici dell’UPO. Obbiettivo è indagare il valore di questi oggetti nell’ampio spazio geografico e culturale compreso tra Mediterraneo ed Europa settentrionale e nell’arco cronologico compreso tra IV e X secolo. Le reliquie  rappresentano un tema centrale nella storia della mentalità e della società medievali, per le loro molteplici implicazioni in ambito devozionale, rituale, simbolico, materiale. Ma non solo. Erano anche oggetti politici e giudiziari, scambiati per suggellare i rapporti, usate per giuramenti, portate in giudizio davanti a re e nei tribunali per rivendicare diritti o risolvere conflitti. Intorno a queste memorie o frammenti del sacro sono nate leggende, sono state edificate chiese, si sono intessuti rapporti. Particelle corporee, sezioni di vesti, oggetti venuti a contatto con il corpo di un santo, le reliquie sono state collocate in contenitori dalle forme e funzioni più disparate. “Il mondo delle reliquie – spiega Eleonora Destefanis a Vatican News - è molto conosciuto e indagato da molti secoli. Ai reliquiari è stata dedicata invece un’attenzione inferiore, se non negli ultimi anni. Ecco perché abbiamo pensato di riunire attorno a questi oggetti che ebbero nel Medioevo un valore sacrale importante, alcuni tra i massimi esperti provenienti da Italia, Francia, Usa, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Svizzera”  “In alcuni casi – aggiunge Eleonora Destefanis – parliamo di manufatti di alta caratura sul piano artistico”. Si pensi ai due esemplari particolarmente pregiati, di epoca altomedievale, conservati presso il Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli. “In altri casi sono oggetti molto più ordinari che non sempre hanno avuto uno studio adeguato, ma che comunque costituiscono testimonianze importanti anche per la ricostruzione storica. Vengono analizzati  nella loro materialità attraverso studi chimici o botanici, nel caso di reliquiari lignei. Inoltre sono spesso piccoli oggetti mobili che hanno viaggiato tra il Mediterraneo e l’Europa del nord“. La modalità webinar consente il coinvolgimento di un alto numero di partecipanti. L’auspicio espresso da Eleonora De Stefanis è quello di "avvicinare il pubblico a tematiche finora considerate di nicchia, ma che fanno parte dell’esperienza quotidiana e di fede vissuta.  Quando entriamo in una chiesa o visitiamo il tesoro di una cattedrale, piuttosto che di una grande abbazia, incontriamo questi oggetti provenienti da un passato lontano. Il nostro convegno internazionale è l’occasione per approfondirne la conoscenza”. Per partecipare al convegno, attraverso la piattaforma Google Meet è necessaria l'iscrizione tramite email all'indirizzo info@tesorodelduomovc.it. (PO)

12 gennaio - BRASILE Sussidio di preghiera in preparazione alla 25.ma Giornata Vita Consacrata

“La vita consacrata nel cuore della Chiesa, testimone di una certezza”: è questo il tema scelto dalla Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) per la 25.ma Giornata della Vita Consacrata che ricorre, a livello mondiale, il prossimo 2 febbraio. Fu San Giovanni Paolo II, infatti, ad istituirla ed a celebrarla per la prima volta il 2 febbraio del 1997. Per l’occasione, la Cnbb ha redatto un apposito sussidio per un triduo di preghiera che può essere utilizzato sia all’interno delle comunità religiose che favorendo la partecipazione di tutti i fedeli. Il materiale è a cura della Commissione episcopale per i ministeri ordinati e la vita consacrata, presieduta da Monsignor João Francisco Salm il quale, in uno speciale messaggio, scrive: “I consacrati e le consacrate, avendo sperimentato, come Gesù, il potere vivificante e trasformante dell’amore del Padre, sono diventati liberi di disporre della loro vita: hanno scoperto un tesoro in cambio del quale hanno donato tutto”. In un momento in cui “si parla tanto della mancanza di punti di riferimento, di grande superficialità, dell’individualismo, delle tante ombre di un mondo chiuso – ribadisce Monsignor Salm – la vita consacrata offre, con la sua vocazione, il suo carisma ed il suo entusiasmo, una testimonianza luminosa della certezza dell’amore del Padre rivelato in Cristo Gesù”. Oggi più che mai, continua il presule, è necessario risvegliare “la consapevolezza della presenza illuminante della vita consacrata nella Chiesa e nel mondo”, “dono del Padre per mezzo dello Spirito”. “Il mondo, la società, le comunità, le famiglie, le persone hanno bisogno di luce – continua il vescovo brasiliano – e Gesù è la luce del mondo perché testimonia il Padre”. Guardando, poi, al “Giubileo d’argento” della Giornata, Monsignor Salm sottolinea che tale evento rappresenta “una nuova opportunità, un nuovo inizio perché, guardando al passato si vede quanto dobbiamo essere grati; osservando il presente, si comprende quanto ci sia ancora da fare e intravedendo il futuro si intuisce la missione che ci aspetta”. Inoltre, in questo anno segnato dalla pandemia da Covid-19, la Cnbb invita a celebrare la giornata del 2 febbraio riflettendo sul fatto che “tutto è connesso” e che “l’Amore porta gli uomini e le donne consacrate ad essere sempre più ‘in uscita”, nell’ottica della fraternità e dell’amicizia sociale, richiamate da Papa Francesco nella sua Enciclica “Fratelli tutti”. “Rendiamo grazie a Dio per le meraviglie che ha diffuso nel mondo nel corso della storia attraverso i consacrati e le consacrate – conclude Monsignor Salm - Possa il Padre donare a ciascuno un cuore pieno di pace e ardente di Amore per illuminare il mondo”. (IP)

12 gennaio - CILE Violenze in Araucania. Monsignor Vargas: “Cerchiamo di non indurire i nostri cuori con odio, risentimento o vendetta”

“Migliaia di anni di evoluzione eppure rimane il peccato più grande, che è quello di concedersi il diritto di porre fine alla vita di un altro essere umano. Questa sarà sempre la base di una grande violenza, che non può che portare a nuovi e gravi mali”. Si è espresso così monsignor Héctor Vargas, vescovo di Temuco, in una dichiarazione rilasciata il 9 gennaio, e diffusa sul sito web dell’Episcopato, in seguito agli ultimi episodi di violenza, verificatisi nella regione della Araucania.   "In questi giorni la nostra regione, profondamente colpita dalla pandemia, dalla povertà e dalla mancanza di opportunità, dalla polarizzazione, dal mancato rispetto delle promesse fatte al popolo mapuche e dal sentimento di abbandono per quella che considera un’assenza dello Stato - ha scritto il presule -, è stata scossa da nuovi atti di gravissima violenza che sono oggetto di indagine, che si aggiungono a quanti nel mondo rurale hanno perso la vita, sono stati feriti o hanno subito violazioni dei loro diritti, con azioni indiscriminate indipendentemente dall'età, dal sesso, dalla razza o dallo status sociale". Il vescovo ha spiegato come questa violenza, in Araucania, abbia origine non solo da azioni criminali, ma anche da profonde ingiustizie, conflitti politici, ideologici, sociali ed economici di lunga data, che le istituzioni non sono state in grado di valutare nel tempo, né di risolvere.   Tuttavia, come ricordato da Papa Francesco, ha sottolineato il presule, “solo la fraternità genera la pace sociale, perché crea un equilibrio tra libertà e giustizia, tra responsabilità personale e solidarietà, tra il bene degli individui e il bene comune”. Obbligo, dunque, della comunità politica è quello di promuoverla con trasparenza e responsabilità. Seppur consapevoli del dolore delle vittime di ieri e di oggi, l’invito è quello a non indurire il proprio cuore con l’odio, il risentimento o la vendetta, e di aspettare con pazienza il conforto di Dio e della sua giustizia. Monsignor Vargas ha ricordato, infine, il “Küme Mongen”, il buon vivere del popolo mapuche, basato sull’equilibrio “con se stessi, con gli altri, con le forze spirituali e la creazione”. “Un desiderio profondo - come ha detto il Papa a Maquehue - che non nasce solo dal nostro cuore, ma risuona come un grido".  “La storia insegna che la violenza non sarà mai la via migliore per un'autentica trasformazione, per la giustizia e per una sana convivenza sociale – ha osservato il presule -, ancor meno se è irrazionale, indiscriminata e perpetrata contro gli innocenti”. Solo “accettando il grande principio dei diritti che scaturiscono dal possesso dell'inalienabile dignità umana – ha concluso -, sarà possibile accettare la sfida di sognare e pensare a un'altra politica, a un'altra umanità, a un'altra Araucania". (AP)

11 gennaio - AUSTRIA Monsignor Glettler (Innsbruck): l’Austria e l’Europa rispondano subito, “senza se e senza ma”, all’emergenza rifugiati a Lesbo

L’Austria dia l’esempio accogliendo subito “senza se e senza ma” 100 famiglie rifugiate a Lesbo che hanno già hanno avuto esito positivo alla richiesta di asilo, perché “il tempo dell'attesa paziente sta volgendo al termine”. È un appello fermo quello rivolto alle autorità austriache ed europee da monsignor Hermann Glettler, vescovo di Innsbruck, che ieri – riporta l’agenzia dei vescovi austriaci Kathpress - ha lanciato l’allarme sulla nuova emergenza umanitaria sull’isola greca colpita da un’ondata di freddo. Da una settimana l’affollato campo di Kara Tepe è sferzato da piogge persistenti e secondo le previsioni, le temperature durante la notte scenderanno a 5 gradi per almeno due settimane. Una situazione che, come quella nei vicini Balcani, è diventata ormai insostenibile per i rifugiati, e che - afferma monsignor Glettler - dovrebbe scuotere le famiglie austriache ma soprattutto il Governo federale e l’Europa. Secondo il vescovo di Innsbruck, “parlare di 'aiuti sul posto' quale alternativa all'evacuazione del campo è cinico”, viste le temperature: “Dov'è l'aiuto sul posto se c'è acqua sui percorsi tra le tende di emergenza invase dall'umidità e dal freddo e si devono temere le peggiori malattie? Dov'è l'aiuto sul posto se più di 7mila persone devono ancora fare una doccia fredda con un secchio d'acqua perché le 37 (!) docce con l’acqua calda non sono sufficienti e quando un misero pasto al giorno non può saziare la fame delle persone?", chiede il presule, ricordando che la “decenza umanitaria è un obbligo per aiutare rapidamente ed efficacemente in un'emergenza acuta”. Non si tratta quindi “di un dibattito sull’asilo, ma della necessità di dare un’accoglienza umanitaria immediata a persone bisognose”.   Monsignor Gettler chiama in causa le responsabilità di tutti i Paesi dell'UE, osservando che la situazione di Lesbo e delle altre isole greche che ospitano migranti  è ormai "sinonimo del fallimento della politica europea in materia di rifugiati”. Questo “non è più scusabile – ribadisce.- Si tratta del destino di migliaia di persone” che non possono essere “un giocattolo della politica europea della deterrenza. Dopo l’esito positivo delle procedure di asilo, queste persone devono essere distribuite equamente in Europa”. In questo senso, secondo monsignor Gettler, accogliere in Austria 100 famiglie (delle almeno 250 già con il decreto di ammissione all’asilo) sarebbe “un segno chiaro che tutta l'Europa deve agire”. (LZ)

11 dicembre  - REGNO UNITO I vescovi invitano il governo britannico a “rinunciare al suo arsenale nucleare"

I vescovi di Inghilterra, Galles e Scozia, in una dichiarazione congiunta, diffusa oggi sulle loro pagine web, hanno invitato il governo britannico a "rinunciare al suo arsenale nucleare" e a sostenere il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, che entrerà in vigore venerdì 22 gennaio 2021. Il Trattato - si legge nel comunicato - rappresenta “una pietra miliare storica sulla via del disarmo nucleare”, e “un'opportunità per rifocalizzarsi su un'autentica costruzione della pace radicata nel dialogo, nella giustizia, nel rispetto della dignità umana e nella cura del nostro pianeta”. I presuli, citando il discorso di Papa Francesco all'Onu, definiscono la completa eliminazione delle armi nucleari un "imperativo morale e umanitario". Auspicano, inoltre, che “le risorse spese per la produzione, la manutenzione e l'aggiornamento di queste armi di distruzione di massa” siano “reinvestite per alleviare le sofferenze dei membri più poveri e vulnerabili della nostra società, per il bene comune di tutti i popoli”. Allo stesso tempo, essi implorano “il governo di rafforzare le sue norme sul controllo degli armamenti, affrontando la produzione e la vendita di altre armi, che continuano a distruggere così tante vite in tutto il mondo”. Infine, rivolgendosi al Signore, che ha creato tutti gli esseri umani uguali nella dignità, i vescovi lo pregano affinchè “infonda nei nostri cuori uno spirito fraterno”. “Fa' - concludono - che possiamo creare società più sane e un mondo più dignitoso, un mondo senza fame, povertà, violenza e guerra". (AP)

VNS – FILIPPINE A Manila circa 300 mila persone per la festa del Nazareno Nero 

(VNS) – 11gen21 - Centinaia di migliaia di fedeli hanno partecipato sabato, a Manila, alla festa del Nazareno Nero, una delle più grandi celebrazioni cattoliche nel mondo, che attira ogni anno milioni di persone. Circa 284 mila devoti, secondo le autorità ecclesiastiche, si sono riversati nella Basilica di Quiapo e nelle chiese di Santa Cruz e San Sebastian, per seguire le Messe, svoltesi nel pieno rispetto dei protocolli sanitari. Nella Basilica minore del Nazareno, nel quartiere di Quiapo, dove è ospitata la statua, sono state celebrate 15 Messe, a ognuna delle quali hanno potuto partecipare 400 persone. Grandi schermi sono stati collocati all'esterno della Basilica, per permettere a chi non fosse riuscito ad entrare in chiesa, di seguire le funzioni. Il rettore della Basilica di Quiapo, mons. Hernando Coronel, ha riferito - si legge sul sito web dell’Episcopato -,  che le celebrazioni dell'intera giornata si sono svolte in maniera ordinata. "Siamo molto contenti – ha detto il presule - perché i devoti hanno mostrato autodisciplina”, entrando ordinatamente e sistematicamente in chiesa. Quest'anno, a causa della pandemia, la festa non si è potuta svolgere come sempre e sono stati annullati il tradizionale bacio della statua e la processione, che raccoglie milioni di fedeli ogni anno. Le autorità ecclesiastiche hanno ripetutamente chiesto ai fedeli di non affollare la chiesa di Quiapo e di unirsi invece alle celebrazioni nelle loro parrocchie. Tantissime le persone che hanno seguito le funzioni in diretta su Facebook. "Un numero enorme di persone – ha affermato monsignor Coronel - ha partecipato online” e “le sole prime due Messe sono state seguite da più di 100.000 spettatori". Monsignor Broderick Pabillo, vescovo ausiliare di Manila, che ha aperto la festa con una Messa alle 4.30 nella chiesa di Quiapo, ha detto che la folla, presente nonostante la paura della pandemia, ha mostrato la grande devozione della popolazione al Nazareno Nero e il suo "magnetismo". "Il Nazareno Nero è davvero un magnete, un magnete molto forte che attira molte persone, e non possiamo fermare questa attrazione", ha detto monsignor Pabillo nella sua omelia, spiegando come i fedeli non siano attratti solo da un'immagine, perché “un'immagine è solo un simbolo”. “Siamo attratti – ha concluso - dall'amore di Dio". Ogni anno sono centinaia di migliaia i devoti filippini che partecipano alla processione della statua annerita del Cristo sofferente, invocato per i suoi poteri miracolosi. Si tratta di uno degli eventi religiosi più importanti nel Paese. La statua, che rappresenta Gesù piegato sotto il peso della Croce a grandezza naturale, fu portata a Manila dal Messico dai frati dell'Ordine degli Agostiniani Recolletti il 31 maggio 1606. Posto all'inizio nella chiesa di San Giovanni Battista, il Nazareno Nero fu trasferito nella chiesa di Quiapo nel 1787. La statua è sopravvissuta a numerosi disastri: i grandi incendi che distrussero la chiesa nel 1791 e nel 1929; e i terremoti nel 1645 e nel 1863. (AP)

11 gennaio BRASILE - L’arte sacra attraverso i secoli. La riapertura del Museo d’Arte Sacra di San Paolo

(VNS) 11gen21 - Il Museo d’ Arte Sacra di San Paolo in Brasile riapre le porte al pubblico dopo sette mesi di chiusura imposta dalla pandemia Covid-19. L’occasione è offerta dalla mostra “Arte Sacra attraverso i secoli” che ha l’obbiettivo di promuovere la comprensione della produzione artistica brasiliana tra 16mo e 20mo secolo. Tra i pezzi esposti figura la “Via Crucis” di Victor Brecheret, scultore italiano naturalizzato brasiliano morto nel 1955. Si tratta di un’opera in terracotta – 26 pezzi in tutto -  realizzata tra il 1942 e il 1946 e comprendente le 14 stazioni che ripercorrono le tappe della Passione di Gesù. In mostra anche opere a tematica sacra realizzate da artisti brasiliani della corrente modernista come Anita Malfatti e Aldo Bonadei. Il Museo d’Arte di San Paolo comprende numerose testimonianze del patrimonio religioso e storico artistico brasiliano e mondiale attraverso le quali è possibile comprendere le dinamiche sociali e culturali che hanno segnato l’identità e la religiosità locali. “La conservazione, la fruizione e la salvaguardia del patrimonio d’arte sacra – si legge sul sito del Museo – sono importanti e dovrebbero costituire un’attività permanente. Al passato va ricondotta infatti la costruzione del senso di appartenenza di una comunità. Mantenere vivo il rapporto tra il patrimonio storico artistico e la comunità è fondamentale”. (PO)

11 gennaio - STATI UNITI Assalto al Congresso. La solidarietà del Wcc alle Chiese cristiane Usa: lavorare insieme per la riconciliazione

Dopo la condanna anche dei leader religiosi degli Stati Uniti dell’assalto del 6 gennaio al Capitol Hill da parte di un gruppo di sostenitori del Presidente uscente Donald Trump, il Consiglio mondiale delle Chiese ha scritto una lettera in cui esprime sostegno e vicinanza alle Chiese degli Stati Uniti in questo difficile momento storico per il Paese.  Nei giorni scorsi diversi leader cristiani statunitensi, compresi i vescovi cattolici, si sono detti profondamente sconcertati per l’accaduto, definito “un oltraggio inaccettabile e vergognoso" dal Consiglio nazionale delle Chiese degli Stati Uniti che ha chiesto la punizione dei responsabili. Sconcerto viene manifestato anche dal reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Wcc. “Abbiamo assistito a scene che pochi di noi avrebbero immaginato di vedere”, scrive nella missiva. “Purtroppo quando la divisione, lo scontro, la denigrazione e la disinformazione diventano le modalità primarie del confronto politico e quando la ricerca del potere sostituisce il bene comune come obiettivo principale dei leader politici, tali risultati - o peggio - sono in definitiva inevitabili", osserva Sauca. Ricordando l’attivo impegno profuso da tanti leader cristiani negli Stati Uniti “per la pace, la giustizia, contro il razzismo e per la pari dignità e diritti conferita da Dio a ogni essere umano”, il segretario ad interim del Wcc ribadisce quindi la solidarietà e il sostegno dell’organismo ecumenico mondiale alla “voce profetica” delle Chiese americane in questa crisi e si unisce alle loro preghiere “per una transizione pacifica nel rispetto della volontà del popolo”. “Siete chiamati ad essere i pastori di un gregge profondamente diviso, diffidente e spaventato, le cui paure e differenze sono state manipolate da chi cerca di assicurarsi e mantenere il potere politico per sé", scrive ancora Sauca, rimarcando il grave danno che questo ha arrecato al Paese. "Il peso di ricostruire la fiducia e promuovere la riconciliazione in una società così polarizzata è un compito straordinariamente pesante da portare da soli", aggiunge. Di qui, in conclusione, la preghiera “che Dio doni a ciascuno di voi e a tutti noi una dose speciale di saggezza e di forza perché possiamo lavorare insieme per affrontare questa sfida". (LZ)

11 gennaio - ITALIA Le neuroscienze nell’attuale contesto antropologico e culturale al centro dell’assemblea ordinaria dei vescovi del Triveneto

Il dibattito relativo alle neuroscienze e ai loro risultati sull’antropologia e sul contesto culturale in cui oggi ci si trova ad annunciare e vivere il Vangelo è stato al centro dell’annuale incontro di studio ed approfondimento dei vescovi del Nordest. Svoltosi la scorsa settimana in modalità on line per le necessità dettate dalla pandemia, riferisce un comunicato, vi hanno preso parte il prof. Piero Paolo Battaglini, ordinario di Fisiologia all’Università di Trieste, che ha parlato di “Cervello, corpo e mente”, e il prof. Paolo Benanti, sacerdote francescano, docente e teologo, con la relazione “Funzionare o esistere? Le neuroscienze e i dubbi sull’umano”. Nel corso dell’ampio e articolato dialogo che ne è seguito si sono toccate anche questioni rilevanti e significative, tra le quali la definizione e i “confini” tra la vita e la morte, la scienza come sapere prezioso ma sempre e in qualche modo “ipotetico” e mai definitivo, il libero arbitrio, la coscienza e la singolarità di ogni essere umano, le connotazioni del “carattere” maschile e di quello femminile, il bisogno di maggiore dialogo e collaborazione tra i saperi umani e le diverse discipline scientifiche passando da una mera “multidisciplinarietà” ad una vera “interdisciplinarietà”. Nella seconda parte dell’assemblea ordinaria la Conferenza episcopale del Triveneto ha discusso della Facoltà Teologica del Triveneto, del Tribunale Ecclesiastico Regionale Triveneto e della situazione attuale dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole anche alla luce della recente intesa stipulata in vista del prossimo concorso per il personale docente. (TC)

11 gennaio - PAPUA NUOVA GUINEA Caritas e Professionisti cattolici: riformare gestione risorse minerarie per salvaguardare ambiente e tutelare cittadini

Riformare il sistema di controllo e gestione delle risorse minerarie in Papua Nuova Guinea: è quanto chiedono la Caritas nazionale e la Società professionale cattolica (Cps), in una nota diffusa nei giorni scorsi, mentre nel Paese sono attualmente in valutazione tre progetti estrattivi riguardanti due giacimenti auriferi, quello di Wafi e quello lungo il fiume Frieda, e una miniera di sabbia, collocata a Madang.  “I nostri padri fondatori – si legge nella nota – hanno sempre sostenuto che il Paese debba prendere il pieno e responsabile controllo dello sviluppo delle sue risorse naturali, così da assicurare il giusto guadagno alla popolazione”. La stessa Costituzione, all’articolo 4, sancisce “un uso saggio delle risorse naturali come il legname, la pesca, i minerali, il petrolio e il gas, sia per le generazioni presenti che per quelle future”. Per questo, Caritas e Cps sottolineano che “qualsiasi progetto estrattivo deve essere attento all’ambiente e avere un impatto minimo su di esso, così da evitarne l’inquinamento e la distruzione”. Spetta quindi “al governo, alle imprese e alle industrie – prosegue la nota – assicurare un approccio responsabile allo sviluppo delle risorse naturali della nazione”. Gli investitori stranieri “sono i benvenuti – ribadiscono i due organismi cattolici – purché non agiscano a spese della nostra gente e dell’ambiente”. L’obiettivo da raggiungere è quello dell’utile per tutte le parti interessate, ovvero “governo, imprese, proprietari terrieri, singoli cittadini e salvaguardia del Creato”. In quest’ottica, la nota chiede “riforme legislative” che vadano verso questo obiettivo, puntando ad “accordi contrattuali che raggiungano una posizione vantaggiosa per tutti”, grazie ad una “equa partecipazione dei benefici”, al posto del consueto schema “concessione–tasse– royalties” che, invece, porta alla suddivisione soltanto “degli impatti negativi dei progetti estrattivi”. Quanto allo sviluppo proposto per le miniera d’oro di Wafi e del fiume Frieda e per il giacimento di sabbia situato a Madang, i firmatari della nota sottolineano come tutti questi progetti “comportino gravi rischi” sia perché “non sostenibili dal punto di vista dell’ambiente”, sia perché “non redditizi dal punto di vista economico”. In particolare per Madang, si fa notare che il progetto presentato “è privo del consenso informato”, nonché “di una legge specifica in materia relativa allo sfruttamento dei fondali marini”. Forte anche la preoccupazione della Caritas e della Cps per “il peggiore degli impatti e le conseguenze negative” che le proposte estrattive potrebbero avere sulle popolazioni direttamente interessate. “Il governo nazionale deve tenere conto di questi gravi problemi”, conclude la nota che riafferma infine l’opposizione di entrambi gli organismi cattolici a simili progetti, nonché il sostegno a tutti coloro che vi si dicono contrari. (IP)

11 gennaio - MONDO I reliquiari del primo millennio al centro di un convegno internazionale sul web - AUDIO - FOTO

Strumenti di sacralità, ma anche manufatti di notevole pregio storico-artistico. Ai reliquiari del primo millennio, alle loro forme, funzioni, usi e contesti, è dedicato il convegno internazionale dal titolo “Custodire il Sacro”, organizzato nelle giornate dell’11 e 12 gennaio 2021 in modalità webinar dall’Università del Piemonte Orientale, dalla Fondazione Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli, dall’Archivio Capitolare e dall'Arcidiocesi, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli. Il simposio è coordinato da Eleonora Destefanis, professore associato di Archeologia Cristiana e Medievale del Dipartimento di Studi Umanistici dell’UPO. Obbiettivo è indagare il valore di questi oggetti nell’ampio spazio geografico e culturale compreso tra Mediterraneo ed Europa settentrionale e nell’arco cronologico compreso tra IV e X secolo. Le reliquie  rappresentano un tema centrale nella storia della mentalità e della società medievali, per le loro molteplici implicazioni in ambito devozionale, rituale, simbolico, materiale. Ma non solo. Erano anche oggetti politici e giudiziari, scambiati per suggellare i rapporti, usate per giuramenti, portate in giudizio davanti a re e nei tribunali per rivendicare diritti o risolvere conflitti. Intorno a queste memorie o frammenti del sacro sono nate leggende, sono state edificate chiese, si sono intessuti rapporti. Particelle corporee, sezioni di vesti, oggetti venuti a contatto con il corpo di un santo, le reliquie sono state collocate in contenitori dalle forme e funzioni più disparate. “Il mondo delle reliquie – spiega Eleonora Destefanis a Vatican News - è molto conosciuto e indagato da molti secoli. Ai reliquiari è stata dedicata invece un’attenzione inferiore, se non negli ultimi anni. Ecco perché abbiamo pensato di riunire attorno a questi oggetti che ebbero nel Medioevo un valore sacrale importante, alcuni tra i massimi esperti provenienti da Italia, Francia, Usa, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Svizzera”  “In alcuni casi – aggiunge Eleonora Destefanis – parliamo di manufatti di alta caratura sul piano artistico”. Si pensi ai due esemplari particolarmente pregiati, di epoca altomedievale, conservati presso il Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli. “In altri casi sono oggetti molto più ordinari che non sempre hanno avuto uno studio adeguato, ma che comunque costituiscono testimonianze importanti anche per la ricostruzione storica. Vengono analizzati  nella loro materialità attraverso studi chimici o botanici, nel caso di reliquiari lignei. Inoltre sono spesso piccoli oggetti mobili che hanno viaggiato tra il Mediterraneo e l’Europa del nord“. La modalità webinar consente il coinvolgimento di un alto numero di partecipanti. L’auspicio espresso da Eleonora De Stefanis è quello di "avvicinare il pubblico a tematiche finora considerate di nicchia, ma che fanno parte dell’esperienza quotidiana e di fede vissuta.  Quando entriamo in una chiesa o visitiamo il tesoro di una cattedrale, piuttosto che di una grande abbazia, incontriamo questi oggetti provenienti da un passato lontano. Il nostro convegno internazionale è l’occasione per approfondirne la conoscenza”. Per partecipare al convegno, attraverso la piattaforma Google Meet è necessaria l'iscrizione tramite email all'indirizzo info@tesorodelduomovc.it. (PO)

11 gennaio - INDIA In forma ridotta il tradizionale pellegrinaggio al Santuario mariano di Bandel

Ridotto nella modalità di svolgimento, ma sempre forte nella devozione dei fedeli: così ieri, domenica 10 gennaio, si è svolto il tradizionale pellegrinaggio al Santuario mariano di Bandel, vicino Calcutta, in India. Lo svolgimento ridimensionato dell’evento è stato dovuto alla pandemia da Covid-19 che ha impedito la tradizionale e imponente processione di fedeli verso il luogo di culto mariano. Al suo posto, l’icona della Madonna è stata trasportata, in auto, dalla parrocchia di Howrah a quella di Gobra, dove è stato recitato il Rosario, seguito dalla celebrazione della Santa Messa. A presiedere i riti, è stato il vicario generale dell’Arcidiocesi di Calcutta, padre Dominic Gomes. Solitamente, invece, il pellegrinaggio a Bandel vede la partecipazione di migliaia di fedeli che si pongono in cammino verso il Santuario, compiendo un percorso di oltre 40 km a piedi scalzi, in segno di devozione e per grazia ricevuta. L’evento, che si tiene ogni anno nella seconda domenica di gennaio, è stato istituito oltre sessant’anni fa ed è organizzato dall’Associazione cattolica del Bengala. Dedicata alla “Nostra Signora del Rosario”, la Basilica mariana di Bandel è una delle chiese cristiane più antiche del Bengala. Fu costruita, infatti, nel 1599 ed è un memoriale dell’insediamento dei portoghesi che, nel XVI secolo, fondarono la colonia di Hooghly. Distrutta nel corso dei secoli, la chiesa è stata ricostruita nel 1660. Oggi, al suo interno, custodisce la statua della “Madonna del Buon viaggio”, ritenuta miracolosa, mentre all’esterno vi campeggia l’albero di una nave: si tratta del dono di un capitano di vascello che, incappato in una tempesta nel Golfo del Bengala, ebbe salva la vita grazie all’intercessione della Vergine Maria.  (IP)

11 gennaio - GERMANIA Suicidio assistito. Portavoce vescovi: eticamente inaccettabile

“Il suicidio assistito non è un’opzione eticamente accettabile”: è quanto afferma il portavoce della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), Matthias Kopp, commentando l’articolo “Abilitare il suicidio medicalmente assistito”, pubblicato ieri, 10 gennaio, dal Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz). Nel pezzo, si afferma che “le istituzioni della Chiesa dovrebbero garantire le migliori cure palliative possibili, ma non rifiutare il suicidio assistito e dovrebbero offrire consulenza, sostegno e accompagnamento a una persona disposta a morire, nel rispetto dell'autodeterminazione”. “Dal punto di vista cristiano – spiega Kopp in una nota diffusa sul sito web della Dbk – si dà grande importanza alla libertà che ogni essere umano ha di indirizzare la propria vita secondo le proprie idee”. Tuttavia, “questa autodeterminazione” non implica che il suicidio assistito sia accettabile dal punto di vista etico. “Tra l’altro – aggiunge il portavoce – da alcune ricerche sappiamo che il desiderio di porre fine alla propria vita è, nella maggior parte di casi, il risultato della paura, della disperazione derivanti da situazioni estreme e non può essere inteso come l’espressione dell’autodeterminazione”. Per questo, “il desiderio di suicidarsi non può essere accettato incondizionatamente, né identificato come una forma normale di morte”. Anzi: al contrario, è proprio in queste “situazioni di vita fortemente drammatiche” che è necessario “uno sguardo attento ed empatico”. Di qui la sottolineatura che il portavoce della Dbk fa: “Siamo convinti che permettere il suicidio assistito non sia la risposta giusta” da dare a chi manifesta il desiderio o l’intenzione di porre fine alla propria vita. In tali contesti, infatti, ciò che serve non è l’aiuto a morire, quanto piuttosto “il sostegno per sviluppare prospettive di vita”. Inoltre, “la sottile pressione di acconsentire al suicidio assistito per non essere un peso per gli altri – aggiunge Martin Kopp – è un grande pericolo” perché, una volta approvato il suicidio assistito come “un modello di morte naturale”, tale pressione potrebbe essere esercitata su tutti “i malati ed i moribondi”. E “questo non deve succedere!”, ribadisce il portavoce dei vescovi tedeschi. Guardando, poi, alla Pastorale cristiana, Kopp sottolinea come, soprattutto in questo caso, non sia possibile “restare neutrali”, bensì sia necessario “accostarsi alle persone senza pregiudizi, trasmettendo un messaggio di speranza e restando sempre dalla parte della vita”. Chi opera in questo campo, quindi, “accetta le persone così come sono e, allo stesso tempo, offre loro un orientamento” in favore della vita in ogni settore. “Anche la nostra Chiesa e le istituzioni caritative si dedicano a promuovere la vita in questo modo – conclude il portavoce - Permettere il suicidio assistito in queste istituzioni sarebbe, quindi, incompatibile con la loro essenza". (IP)

11 gennaio - INDONESIA La Cattedrale di Giacarta sarà la prima chiesa nel Paese ad utilizzare energia solare

La cattedrale di Giacarta sarà la prima chiesa in Indonesia a sfruttare il sole per soddisfare il proprio fabbisogno energetico. L’annuncio è stato dato il 9 gennaio, nel corso di una cerimonia svoltasi nel complesso della Cattedrale di Nostra Signora dell'Assunzione – riporta UCA News -, alla presenza del cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giacarta, e del senior manager dell’Indonesian Museum of Records (MURI), Awan Rahargo. In un videomessaggio trasmesso durante la cerimonia, il fondatore del MURI, Jaya Suprana, ha affermato che la parrocchia, utilizzando energia solare, "contribuirà e parteciperà attivamente alla promozione e all’utilizzo di energia a basso costo". Producendo 238 kilowatt, risparmerà fino al 30 per cento sulla bolletta dell’elettricità – ha osservato Suprana – e manterrà fede al suo impegno di tutelare l’ambiente e la nostra casa comune. Secondo un funzionario della parrocchia, il gesuita padre Albertus Hartoko, l'installazione di pannelli solari sul tetto della chiesa rappresenta anche una risposta a ciò che chiedeva il Papa nella sua enciclica Laudato si’, nel maggio 2015, e cioè una rapida azione per combattere il cambiamento climatico e proteggere l'ambiente. "Il nostro scopo principale  - ha detto il sacerdote - è quello di partecipare e contribuire alla creazione di un’energia ecologica, pulita e rinnovabile". “Vogliamo anche dare l'esempio" ha aggiunto, sperando di “spronare altre parrocchie ad utilizzare la stessa tecnologia". (AP)

11 gennaio- RUSSIA Kirill: San Giuseppe esempio per i padri nell’educazione dei figli

Il patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill ha ricordato ieri quanto importante sia il ruolo del padre in una famiglia. Durante la Messa dedicata a San Giuseppe, celebrata a Mosca nella chiesa di Sant’Alexander Nevsky, Kirill ha rimarcato che oggi, spesso, i padri, sono immersi nelle preoccupazioni quotidiane, impegnati nel lavoro, e che l’educazione dei figli viene talvolta relegata ai margini, mentre invece proprio nell’educazione i genitori devono investire il massimo. “Se ciò non accade - ha detto il patriarca di Mosca e di tutta la Russia - i genitori tradiscono il loro compito più importante: educare le giovani generazioni. Anzitutto, durante l’infanzia e l’adolescenza, c’è bisogno soprattutto del consiglio dei genitori, del loro sostegno, del loro amore dei genitori e allo stesso tempo del loro rigore”. Kirill, riferisce il portale del Patriarcato di Mosca, ha aggiunto che internet, la televisione, gli altri media e la comunicazione hanno un forte impatto sulla coscienza di un bambino, e la cura e l’attenzione dei genitori potranno essere d’aiuto per i figli, trascorrendo molto tempo fuori casa, a scuola, con gli amici. Inoltre per il patriarca, se nell’infanzia e nell’adolescenza è richiesta una certa disciplina, nella fase successiva è la preghiera dei genitori al Dio a far da guida ai figli, oltre ad un dialogo amorevole. Nella sua omelia il patriarca ha spiegato poi che l’educazione di Giuseppe e Maria ricevuta da Gesù ha certamente influenzato il suo carattere umano, i suoi pensieri umani. “Sappiamo che nel Signore Gesù, la natura divina e la natura umana sono unite indistintamente e inseparabilmente - ha proseguito Kirill - cioè l’Uomo rimane un Uomo, ma in nessun modo si distacca dal principio Divino in una persona. E dopotutto, la natura umana del Salvatore era bellissima, come notiamo dal Vangelo. Nel linguaggio abituale era una persona amabile e meravigliosa”. Il patriarca ha anche precisato che tutto ciò che accade durante l’infanzia, in un modo o nell’altro, si manifesta negli anni successivi della vita di una persona, pertanto, i genitori, prima di tutto, devono porsi più e più volte domandarsi se stanno facendo il meglio per i loro figli, se stanno trasmettendo loro la propria esperienza di vita, la propria fede. Infine Kirill ha chiesto l’intercessione di San Giuseppe perché possa ispirare i genitori nell’educazione dei figli e perché l’amore nelle famiglie possa essere rafforzato. (TC)

11 gennaio - SIERRA LEONE In costruzione una nuova chiesa a Freetown

Cresce il numero dei fedeli a Freetown, in Sierra Leone, tanto da aver bisogno di una nuova chiesa, attualmente in costruzione: il luogo di culto – riporta l’agenzia Aci Africa – è afferente alla parrocchia locale intitolata a Sant’Agostino ed affidata ai Salesiani. “Con l'aumento del numero dei parrocchiani e delle dimensioni della comunità – informano i religiosi di Don Bosco - abbiamo intrapreso un progetto in più fasi per espandere la chiesa precedente, ormai obsoleta". La nuova struttura accoglierà centinaia di parrocchiani e da lunedì al giovedì ospiterà attività giovanili, destinate a circa 150 ragazzi. Previsto anche l’avvio di servizi didattici per le scuole materne ed elementari gestite dalla stessa parrocchia. Non mancano, tuttavia, le difficoltà economiche: “Pe completare il progetto – spiegano i salesiani – occorrono finanziamenti, necessari all’acquisto di finestre e porte ed alla realizzazione di lavori di pavimentazione, pittura, idraulica ed elettricità”. Di qui, l’appello a donatori e persone di buona volontà, affinché contribuiscano generosamente all’opera. Da ricordare che i salesiani sono in missione nel Paese africano da almeno due decenni, sempre accanto ai giovani, soprattutto agli ex bambini-soldato, per contribuire alla loro riabilitazione. Punto nevralgico dell’opera salesiana è il Centro “Don Bosco Fambul”: situato a Freetown, il luogo è divenuto, nel tempo, una delle principali organizzazioni di assistenza all’infanzia a livello nazionale, poiché offre cibo, vestiti, aiuti di emergenza, alloggi, opportunità educative, consulenze a lungo termine e supporto per il ricongiungimento familiare. Il Centro aiuta anche ragazze che hanno subito ogni tipo di abuso o che vivono in situazioni di prostituzione, mentre un programma educativo e di sostegno psico-sociale è stato pensato per i detenuti del carcere di Pademba. Inoltre, una linea telefonica gratuita, attiva 24 ore su 24, offre consulenza ai bambini in difficoltà. (IP)

11 gennaio - GIORDANIA Incontro on line fra il re Abdullah II e il patriarca latino di Gerusalemme Pizzaballa

Il Patriarcato latino e le altre Chiese di Gerusalemme svolgono un importante ruolo per l’unità dei gerosolimitani, che è la chiave per mantenere l’armonia interreligiosa e preservare lo status quo storico e legale nella Città Santa. Lo ha detto il re di Giordania Abdullah II, custode hascemita dei luoghi sacri cristiani e islamici a Gerusalemme, nel corso di un incontro on line con il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, in visita ufficiale in Giordania dal 7 gennaio.  Re Abdullah II si è congratulato anzitutto con monsignor Pizzaballa per la sua nomina a patriarca augurandogli buon lavoro e ha poi ribadito il suo sostegno al Consiglio delle Chiese di Gerusalemme, che promuove la moderazione, preserva le proprietà, le dotazioni e le istituzioni della Chiesa ed è impegnato nella salvaguardia della presenza cristiana in Terra Santa. Il sovrano ha inoltre ricordato i legami profondi con Papa Francesco e il Vaticano, i principi reciproci a sostegno della pace e della moderazione e il rifiuto della violenza e ha riaffermato la responsabilità globale a sostegno dei rifugiati e delle comunità ospitanti in tutto il mondo. Da parte sua, il patriarca latino di Gerusalemme, ha elogiato l’impegno del re nella salvaguardia dei luoghi santi cristiani a Gerusalemme, in linea con la Custodia hascemita dei luoghi santi cristiani e islamici della città, ha sottolineato i forti legami tra il Patriarcato latino di Gerusalemme e la Giordania e ha espresso apprezzamento per l’attenzione del Paese verso i bisognosi e i rifugiati. (TC)

11 gennaio - ITALIA Ora di religione. Presidenza CEI: strumento essenziale di dialogo e conoscenza EMBARGO ORE 11.00

L’insegnamento della religione cattolica consente di “conoscere e contestualizzare in un’ottica più ampia la storia culturale del nostro Paese e del mondo intero, attraverso le idee che la religione cristiana ha prodotto” e offre agli studenti la possibilità di “confrontarsi con le domande profonde della vita”: lo scrive la Presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei), in un messaggio diffuso in vista della scelta che, entro il 25 gennaio, gli studenti e i genitori sono chiamati a compiere relativamente alla così detta “ora di religione” per l’anno scolastico 2021-2022. “L’insegnamento della religione cattolica – sottolinea la nota - si pone proprio nell’orizzonte degli interrogativi esistenziali, che sorgono anche nei nostri ragazzi”. E in tempo di pandemia da Covid-19, che “ci sta ponendo di fronte problemi inediti per l’umanità – affermano i vescovi italiani - pensiamo che le generazioni future potranno affrontare meglio anche le sfide nel campo dell’economia, del diritto o della scienza se avranno interiorizzato i valori religiosi già a scuola”. Al contempo, la Cei ribadisce che una solida preparazione nell’ambito religioso consente di “apprezzare il mondo guardando oltre le apparenze, di non accontentarsi delle cose materiali puntando piuttosto a quelle spirituali, di confutare le false superstizioni escludendo ogni forma di violenza in nome di Dio, di allenarsi al dialogo sempre rispettoso dell’altro, di formare una coscienza matura imparando a crescere tenendo conto degli altri e soprattutto dei più deboli”. Per questo, i presuli si dicono sicuri del fatto che “l’alleanza educativa stretta tra genitori, studenti e insegnanti di religione cattolica consenta di vivere il tempo della scuola come un’occasione di reale formazione delle nuove generazioni in modo sano e costruttivo, per il bene dei nostri ragazzi e della nostra società”. (IP)

11 gennaio ESWATINI Nuova ondata di #coronavirus: sospese Messe pubbliche

L’aumento dei contagi da Covid-19 in Eswatini (già Swaziland) ha costretto la diocesi di Manzini a sospendere le celebrazioni con concorso di popolo: lo rende noto la Chiesa locale in una nota, sottolineando che la decisione è in linea con il divieto di riunioni e assembramenti, emesso dal governo. “Tutte le celebrazioni liturgiche – scrive il vescovo locale, Monsignor José Luis Ponce de León – devono essere celebrate in presenza solo dei sacerdoti, senza la partecipazione fisica dei fedeli”. Al contempo, il presule incoraggia i cattolici a “pregare in casa e negli ambienti privati”, perché “la preghiera è l’unica arma che abbiamo contro il ‘nemico’ rappresentato dal Covid-19”. “Prendiamoci tutti cura di noi stessi e del nostro prossimo”, ribadisce il vescovo. Il presule esprime, poi, la sua solidarietà alle famiglie colpite dal lutto a causa della pandemia e ricorda: "Né la morte, né la vita, né altro potrà separarci dall'Amore di Cristo". A tal proposito, si sottolinea che per la celebrazione di esequie c’è una deroga che permette la partecipazione dei familiari più stretti del defunto, sempre in osservanza delle direttive governative. Ai sacerdoti ed ai religiosi diocesani, invece, il vescovo di Manzini raccomanda di tenere viva la comunicazione e la vicinanza ai fedeli grazie all’ausilio del telefono e delle tecnologie digitali, limitando gli spostamenti allo stretto necessario. Da ricordare che in Eswatini, al 7 gennaio, sono stati segnalati 234 nuovi casi di coronavirus, portando così il totale dei contagi a 10.773, tra cui 268 decessi. Le nuove misure restrittive del governo, entrate in vigore l’8 gennaio, saranno valide per le prossime due settimane. (IP)

11 gennaio - POLONIA Al via le celebrazioni per centenario della consacrazione del Paese al Sacro Cuore di Gesù

“Nel momento in cui nuvole scure si radunano sulla nostra patria e sulla nostra Chiesa, gridiamo come tuoi discepoli sorpresi da una tempesta in mare: Signore, salvaci, perché stiamo morendo”: con questa invocazione, il 27 luglio 1920 la Conferenza episcopale polacca (Kep) implorava l’aiuto di Dio di fronte all’avanzata dell’Armata Rossa e consacravano il Paese al Sacro Cuore di Gesù. Il mese successivo, l’esercito polacco riuscì a sconfiggere le forze armate russe, nonostante l’inferiorità numerica, riportando una vittoria militare passata alla storia come “Il miracolo sulla Vistola”, dal nome del fiume polacco che fu scenario della battaglia. A cento anni da quel momento storico, ieri, domenica 10 gennaio, nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù di Cracovia, sono state inaugurate le celebrazioni ufficiali della ricorrenza. I festeggiamenti si concluderanno il prossimo 11 giugno, con un nuovo atto di consacrazione della Polonia al Sacro Cuore di Gesù. La cerimonia sarà presieduta dal presidente della Kep, Monsignor Stanisław Gądecki, alla presenza di membri dell’episcopato e in collegamento con tutte le parrocchie nazionali. La Santa Messa di ieri, invece, è stata guidata da padre Jarosław Paszyński, Provinciale dei Gesuiti della Polonia meridionale, il quale nella sua omelia ha sottolineato che "Gesù vuole che andiamo a Lui e plasmiamo i nostri cuori per seguire il suo esempio, affinché sperimentiamo il fatto che siamo i figli prediletti del Padre". In preparazione all’evento di giugno, è stato redatto un apposito sussidio di preghiera e sono stati organizzati convegni, incontri di preghiera e diversi concerti. Prevista anche la pubblicazione di un album speciale dedicato alla devozione del Sacro Cuore di Gesù. Tutte le cerimonie in programma saranno fruibili attraverso il canale YouTube della Basilica di Cracovia e sul rispettivo sito Internet www.bazylikaserca.pl (IP)

10 gennaio - KENYA #coronavirus Il Consiglio Nazionale delle Chiese chiede un rafforzamento delle misure di sicurezza nelle scuole

Il Consiglio Nazionale delle Chiese del Kenya (NCCK), in una dichiarazione diffusa il 7 gennaio, e firmata dal segretario generale, il reverendo Chris Kinyanjui - riporta la Cisa -, ha chiesto al governo di rafforzare le misure di sicurezza nelle scuole, per proteggere la salute degli studenti, rientrati negli istituti scolastici il 4 gennaio, in questo tempo di pandemia. “Esortiamo il governo a velocizzare il pagamento e la consegna dei banchi acquistati l'anno scorso – si legge nella dichiarazione - e a facilitare la costruzione delle aule". Il Consiglio ha richiesto inoltre gli amministratori scolastici di “permettere agli studenti, le cui vite sono state sconvolte durante la pandemia, specialmente alle ragazze che sono rimaste incinte o sono state trascinate in matrimoni precoci, di riprendere lo studio". Ha voluto ricordare poi ai genitori e ai tutori ”che la riapertura delle scuole non significa la fine della pandemia”, pregandoli di continuare a rispettare le misure di prevenzione. “In questo modo - ha continuato -, preverremo tutti insieme una terza ondata di contagi da Covid-19". Il Consiglio si è detto pronto ad offrire strutture ecclesiastiche a quelle scuole che dovessero avere bisogno di più spazio per le aule e a dare sostegno spirituale a tutti gli istituti in questo momento così difficile. “Anche il nostro clero e i nostri professionisti sono pronti e disposti a fornire sostegno spirituale e psicosociale a studenti e insegnanti - si legge nella nota - per consentire loro di affrontare le misure di contenimento della pandemia". Infine, il Consiglio Nazionale delle Chiese ha espresso preoccupazione per l'aggravarsi della crisi nel settore della sanità e ha esortato il governo a rispondere alle preoccupazioni degli operatori sanitari. (AP)

10 gennaio - PORTOGALLO ACS: Cresce la  minaccia terroristica in Africa

Aiuto alla Chiesa che soffre, in una nota del segretariato portoghese della fondazione pontificia, lancia un allarme sulla preoccupante situazione vissuta in diversi Paesi del Sahel e nel nord del Mozambico, a Cabo Delgado, una regione sotto il violento attacco di gruppi armati che affermano di appartenere all'autoproclamato Stato islamico (Daesh), avvertendo che la "minaccia terroristica sta crescendo" in Africa. ACS ricorda che per tutto il 2020 si è assistito ad "un notevole aumento della violenza" a Cabo Delgado, "con persone decapitate, villaggi e città caduti nelle mani dei jihadisti e molte persone rapite", negli attacchi iniziati nell'ottobre 2017. Si parla di "più di duemila morti” e di “più di 600 mila sfollati interni". In questo contesto, a novembre, la fondazione internazionale ha deciso di sostenere le diocesi mozambicane che accolgono gli sfollati, e "cercano di alleviare le sofferenze e i traumi" di queste popolazioni, "con un aiuto d'emergenza di 100.000 euro", ha spiegato Regina Lynch, responsabile del Dipartimento Progetti ACS Internazionale. "Hanno bruciato chiese e distrutto conventi e hanno anche rapito due suore. Ma quasi nessuno ha prestato attenzione a questo nuovo focolaio di terrore e violenza jihadista in Africa, che sta colpendo tutti, sia cristiani che musulmani” ha commentato la Lynch. “Speriamo - ha concluso - che ci sia finalmente una risposta a questa crisi nel nord del Mozambico, in nome dei più poveri e dei più abbandonati". (AP)

10 gennaio - PERÙ Arcidiocesi di Cusco: si apre oggi l’Anno Missionario di Iniziazione alla Vita Cristiana

Si apre oggi, domenica 10 gennaio, solennità del Battesimo di Gesù, nella Basilica Cattedrale di Cusco, l’Anno Missionario di Iniziazione alla Vita Cristiana. Monsignor Richard Daniel Alarcón Urrutia, arcivescovo metropolita di Cusco, sulla pagina web dell’Episcopato, ha sottolineato l’importanza che avrà questo 2021 per la formazione dei fedeli come discepoli missionari di Gesù Cristo. Quest'anno missionario richiamerà l’attenzione sul processo di formazione cristiana dei bambini, degli adolescenti, dei giovani e degli adulti. Tutti i battezzati – ha affermato - saranno chiamati a questo impegno di essere discepoli missionari di Gesù Cristo. Il presule ha esortato, dunque, tutti i religiosi, così come tutti gli operatori pastorali laici che contribuiscono all'evangelizzazione della Chiesa a Cusco, nelle diverse aree pastorali e nelle rispettive parrocchie, a partecipare con gioia, ottimismo e speranza a questo Anno Missionario di Iniziazione alla Vita Cristiana,  invitando i parroci della sua comunità a celebrare l’apertura nella loro Messa domenicale, secondo le loro possibilità, con i gruppi pastorali della loro parrocchia. Inoltre, aderendo all'iniziativa di Papa Francesco, che ha dichiarato il 2021 "Anno di San Giuseppe", il pastore della Chiesa di Cusco ha annunciato che sarà proprio il Santo, il Patrono dell'Iniziazione alla vita cristiana, considerando che è stato Giuseppe a formare ed educare il bambino Gesù alla fede. (AP)

10 gennaio - COLOMBIA Crescita dei contagi. La Chiesa si adegua alle misure restrittive imposte dal Governo

Dinanzi alla grave situazione pandemica, e seguendo le linee guida stabilite dai Ministeri della Salute e dell'Interno, la Conferenza episcopale colombiana, attraverso padre Jorge Enrique Bustamante Mora, direttore dei Dipartimenti di Dottrina e Promozione dell'Unità e del Dialogo, - si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, ha invitato i fedeli a rispettare le misure stabilite dai leader locali e li ha sollecitati ad innalzare continue e ferventi preghiere a Dio, affinché con la sua misericordia si riesca presto a superare il difficile momento che stiamo vivendo. Il sacerdote ha ricordato che “spetta a ciascun vescovo nella sua rispettiva giurisdizione, secondo le misure adottate dalle autorità locali, determinare le procedure da seguire e fornire l'accompagnamento spirituale a tutta la comunità". Alla luce di tutto questo, monsignor Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá e Primate di Colombia, in un comunicato rivolto ai sacerdoti della sua giurisdizione, ha dato istruzioni di chiudere le porte delle chiese in vista del crescente numero di contagi, secondo le disposizioni emanate dal Governo nazionale e dall'ufficio del sindaco della capitale del Paese. Le chiese, chiuse da giovedì 7 gennaio a mezzanotte, fino a martedì 12 gennaio alle 4 del mattino, potranno essere riaperte, in seguito, solo in luoghi non sottoposti a rigorosa quarantena. Per quanto riguarda i funerali, - ha spiegato il presule -, questi potranno continuare ad essere celebrati nel rispetto dei protocolli di biosicurezza già stabiliti dall'arcidiocesi. Monsignor Rueda Aparicio ha invitato infine i sacerdoti a prendersi cura di se stessi e della salute di tutto il popolo e ad offrire la loro cura pastorale e le celebrazioni eucaristiche attraverso i mezzi digitali, "affinché tutti i fedeli si sentano accompagnati e rafforzati spiritualmente in questo tempo di confinamento". (AP)

9 gennaio - PORTOGALLO #coronavirus L’arcivescovo di Évora invita i fedeli ad un “Gennaio con San Giuseppe”

"Nelle prossime domeniche di gennaio, 10, 17, 24 e 31, pregherò nella cappella di San Giuseppe Lavoratore per l'intenzione di tutti i fedeli dell'arcidiocesi di Évora, soprattutto per la fine della pandemia, per tutti gli operatori al servizio della sanità pubblica e per tutti coloro che aiutano e assistono le persone più fragili, soprattutto gli anziani e i malati". Così ha deciso, si legge in un comunicato diffuso dall’arcidiocesi di Évora, monsignor Francisco Senra Coelho. Nel rispetto delle “misure di protezione e di confinamento", il presule ha sospeso le "celebrazioni domenicali che erano previste nelle varie parrocchie nel mese di gennaio” e ha invitato fedeli a partecipare spiritualmente alla celebrazione eucaristica attraverso i mezzi digitali. "È nostro dovere – ha affermato - essere proattivi nel collaborare con gli Enti Ufficiali nella promozione della salute pubblica e non rendere mai i nostri gesti parte del problema". L’arcivescovo ha espresso la volontà di dedicare queste domeniche di gennaio a San Giuseppe, figura alla quale Papa Francesco ha consacrato questo anno speciale fino al prossimo 8 dicembre. Monsignor Francisco Senra Coelha reciterà il Rosario ogni domenica, alle 17.00, e celebrerà l'Eucaristia alle 17.30, concludendo con un breve momento di adorazione e benedizione del Santissimo Sacramento per tutti i malati e le loro famiglie. I momenti di preghiera saranno trasmessi online, sulla pagina Facebook e sulla pagina web dell'arcidiocesi di Évora. (TC)

9 gennaio - PORTOGALLO La diocesi di Funchal si prepara a festeggiare quest’anno i 500 anni della scelta del Santo Patrono, San Giacomo il Minore

A 500 anni dalla scelta del Patrono, San Giacomo il Minore, la diocesi di Funchal ha annunciato, sulla sua pagina web, la creazione di una Commissione il cui scopo quest’anno sarà quello di lavorare al programma delle celebrazioni che si svolgeranno in ricordo di questo evento e di far conoscere meglio la testimonianza di vita del Santo e la sua Lettera nel Nuovo Testamento. La diocesi ha ricordato come l’11 giugno 1521, in un momento in cui la peste aveva decimato gli abitanti di Madeira, "tutto il popolo di Dio, il clero e le autorità, riuniti nella Cattedrale di Funchal, elessero San Giacomo il Minore Patrono della città di Funchal e della diocesi di Funchal".   "In segno di gratitudine”, si legge nella nota, "fu fatta la promessa di costruire una Chiesa in suo onore" e nel "1523, nella Cattedrale di Funchal fu promessa una processione, che attualmente si svolge - il 1° maggio - tra la Cattedrale e la chiesa di Santa Maria Maior, chiamata il ‘Voto di San Giacomo’". Funchal, eretta il 12 giugno 1514 con la bolla “Pro Excelenti praeminentia” di Papa Leone X, è suffraganea del Patriarcato di Lisbona ed è retta dal vescovo Nuno Brás da Silva Martins. (TC)

9 gennaio - FRANCIA Le “Giornate di Lourdes” ripensate nel rispetto delle norme anti-Covid

Si apriranno il 20 gennaio le iscrizioni per le “Giornate di Lourdes” in programma, in modalità on line, l’11 e 12 febbraio. All’incontro, appuntamento assai atteso ogni anno da oltre 800 operatori del settore, fra cui responsabili di pellegrinaggi e professionisti del turismo religioso, sarà dedicato il sito internet www.lesjourneesdelourdes.org. L’iniziativa è stata ripensata a causa dell’emergenza coronavirus e tutti gli appuntamenti si svolgeranno nella chiesa di Santa Bernadette appositamente attrezzata per accogliere il pubblico che potrà parteciparvi nelle condizioni igieniche richieste e consentire i collegamenti a distanza. Tra gli argomenti che saranno sviluppati gli orientamenti pastorali per il santuario di Lourdes, le meditazioni proposte per quest’anno, l’accoglienza in sicurezza dei pellegrini. Il programma definitivo sarà diffuso nei prossimi giorni. (TC)

9 gennaio - FILIPPINE Arcidiocesi di Cebu: al via ieri le celebrazioni della festa del Santo Niño

Nel rispetto dei rigidi protocolli adottati dal governo per arginare la pandemia di Covid-19, l'arcidiocesi di Cebu ha dato il via ieri, con una Messa nella cattedrale metropolitana, alle celebrazioni della festa del Santo Niño, la statua di Gesù Bambino, che secondo la tradizione venne donata nel 1521 dall'esploratore portoghese Ferdinando Magellano alla Regina di Cebu, in occasione della sua conversione al cattolicesimo. I festeggiamenti, che attirano milioni di devoti, si concludono ogni anno la terza domenica di gennaio. Gli organizzatori hanno invitato i fedeli a mantenere il distanziamento fisico, a non toccare, come vuole la tradizione, la statua di Gesù Bambino, e a presentare un "lasciapassare" rilasciato dai centri sanitari locali che attesti la loro negatività al coronavirus. A chi non presenterà il lasciapassare sarà negato l'ingresso in chiesa. Padre Mhar Balili, sacerdote dell'arcidiocesi, ha raccontato ad UCA News come i cattolici abbiano accettato e compreso le linee guida applicate per l’occasione. “Sono stati molto collaborativi" ha affermato. “Hanno capito perché abbiamo dovuto cancellare alcune attività" come la processione fluviale e la danza di strada del Sinulog. È tradizione, infatti, che la statua, la più antica immagine cristiana del Paese, venga portata in processione dalla Basilica Minore, dove è custodita, ai Santuari Nazionali di San Giuseppe e della Madonna della Regola, prima di tornare nella sua sede il mattino della domenica della festa, attraverso una grande processione fluviale. Anche se “con il Covid-19, molte cose si sono fermate, il virus non ci impedirà mai di esercitare la nostra fede e la devozione al Santo Niño " ha concluso padre Balili. (AP)

9 gennaio - MAURITIUS Cardinale Piat: “Nel 2021, è in gioco il futuro di tutti. Lavorare per il bene comune”

In questo 2021 “è in gioco il futuro di tutti. Dobbiamo essere capaci di ascoltarci, di pensare insieme, di cercare il bene comune del Paese e non i nostri interessi personali, siano essi economici o politici”: questo l’auspicio per il nuovo anno espresso dal Cardinale Maurice Piat, vescovo di Port-Louis, nelle Isole Mauritius. In un’intervista rilasciata al settimanale diocesano “Vie catholique” e riportata l’8 gennaio sul sito web diocesano, il porporato sottolinea come il Paese stia attraversando “uno dei momenti più difficili della sua storia”, anche a causa della pandemia da Covid-19. “La nostra economia sta andando male e le prospettive non sono rosee – spiega - Mi sembra urgente che donne e uomini di esperienza e di saggezza in questa nazione, di ogni estrazione sociale e di ogni comunità, si incontrino con le autorità per riflettere seriamente su come il nostro Paese possa riprendersi”. Due, quindi, le strade indicate dal Cardinale Piat per uscire dalla crisi: oltre a quella della collaborazione tra popolazione e autorità, l’altra è quella della solidarietà, che spesso è “spontanea e generosa”, ma “non deve rimanere come un flash”, una cosa momentanea, bensì durare nel tempo. Per mantenere vivo lo slancio solidale, dunque, il porporato suggerisce due metodi: “Il primo è quello di non praticare la solidarietà da soli, bensì in gruppo, così da sostenersi fraternamente quando si incontrano le inevitabili difficoltà, valutando il cammino percorso e imparando da esso per ripartire in modo sempre più appropriato”. Il secondo metodo è quello della “frequentazione della Parola di Dio, che ci invita a contemplare come Gesù stesso ha vissuto la solidarietà anche in mezzo alle prove peggiori”. Per questo, il vescovo di Port-Louis invita i cristiani “a prendere o a riprendere l’abitudine di leggere il Vangelo insieme, in piccoli gruppi di amici, di vicini, di colleghi”. Questo gesto apparentemente “semplice, di poca importanza”, in realtà “è una vera fonte di coraggio per mantenere saldi i legami”, nonostante le distanze dovute all’emergenza sanitaria. E guardando proprio alla pandemia, il porporato mette in guardia: il nuovo anno “non segnerà certamente la fine di questo calvario”; tuttavia l’insegnamento che si può trarre da questa drammatica esperienza è l’aver compreso “la grande vulnerabilità della nostra economia e la fragilità delle nostre fonti di reddito” e, di conseguenza, “l’aver imparato a vivere più sobriamente e a sperimentare in prima persona che si può essere felici con una vira semplice”. Al contempo, il Cardinale Piat esprime apprezzamento per tutta la creatività messa in atto dalle parrocchie in tempo di pandemia e per la grande adesione, riscontrata tra i fedeli, alle tante iniziative di solidarietà, come se “lo shock inaspettato del Covid-19 avesse risvegliato il meglio in molte persone”. L’auspicio del vescovo di Port-Louis è che tutto questo “non sia solo un successo isolato, bensì l’inizio di un nuovo modo di vivere”, rafforzati anche da “una vita di fede che non si accontenta più della mera frequentazione della Messa domenicale, ma si nutre maggiormente dell’ascolto della Parola di Dio” e della sua importante risonanza “in questi tempi difficili”. (IP)

9 gennaio - ITALIA Sant’Egidio chiede alle istituzioni la disponibilità di strutture per i senzatetto e avvia una raccolta di aiuti in tutta la penisola

La Comunità di Sant’Egidio lancia un appello perché in tutta l’Italia venga avviata una raccolta straordinaria di aiuti per quanti vivono in strada. Dopo la morte a Roma, il 6 gennaio scorso, di un senza fissa dimora nei pressi della stazione Termini, davanti ad un albergo chiuso a causa dell’emergenza Covid, la Comunità di Sant’Egidio chiede che vengano aperti edifici pubblici e alberghi. Dall’inizio di novembre sono 7 i senzatetto morti in strada nella capitale, per Sant’Egidio un numero inaccettabile che chiama direttamente in causa le istituzioni. “L’inverno, quest’anno, arriva nel cuore di una pandemia non risolta che ha aggravato la condizione di chi vive per strada accentuandone l'isolamento - si legge in un comunicato della Comunità di Sant’Egidio -. Di fronte al freddo … occorre agire in fretta scavalcando l’ordinaria, colpevole, burocrazia che dispensa gli aiuti con il contagocce. Basta pensare che, agli 800 posti letto offerti durante tutto l’anno, il comune di Roma è riuscito finora ad aggiungerne solo alcune decine in più per l’inverno, mentre la Caritas e le altre associazioni accolgono complessivamente 1.700 persone, cioè il doppio”. Per i circa 3mila senza fissa dimora che, a Roma, passano ancora la notte all’aperto, Sant’Egidio chiede alle istituzioni - con un piano coordinato dalla prefettura - la disponibilità immediata di edifici e stabili di pronto utilizzo, del Comune o dello Stato, nonché di alberghi e altre strutture attualmente chiuse per il Covid-19, con appositi contributi per i proprietari, e una sinergia con la società civile che in questi mesi ha mostrato generosità negli aiuti a chi è più fragile. La Comunità di Sant’Egidio, che, oltre all’accoglienza ordinaria, ha aperto il mese scorso, per l’ospitalità notturna, la chiesa di San Calisto a Trastevere e ha avviato alcuni progetti (tra cui “Housing First” e “Riparto da casa”) per fornire risposte alloggiative alle persone fragili e ai senza dimora, invita le istituzioni ad avviare iniziative simili. Invita inoltre a partecipare alle iniziative della Comunità, promosse in tutta la penisola, sia donando coperte, sacchi a pelo e accessori di lana nei centri di raccolta, sia unendosi di persona alle distribuzioni in programma. (TC)

 9 gennaio ITALIA Dall’8xmille della CEI segni di speranza per il Centrafrica

“Segni di speranza in un contesto difficile e di sofferenza”: così, in una nota, Don Leonardo Di Mauro, responsabile del Servizio della Conferenza episcopale italiana (Cei) per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo, definisce i progetti avviati in Centrafrica grazie al contributo dell’8xmille. “Attraverso questi fondi – spiega – la Chiesa italiana riesce ad essere presente e a farsi prossima a tante persone che hanno bisogno d’aiuto e che sono spesso dimenticate”. Ad esempio, vicino Bangui, con l’aiuto dei Frati Carmelitani Scalzi, è nata la “Scuola Agricola Carmel” che a novembre ha aperto le porte a una quarantina di giovani che vogliono diventare piccoli imprenditori agricoli. Ma l’8xmille aiuta concretamente anche l’Ospedale pediatrico della capitale centrafricana, gestito dal 2018 dall’Opera San Francesco Saverio C.U.A.M.M. e che opera non solo per garantire assistenza medica alla popolazione, ma anche per migliorare le competenze del personale medico e sanitario locale. Intanto, il contesto sociale e politico del Paese africano fa registrare numerose tensioni, dopo le elezioni parlamentari e presidenziali del 27 dicembre scorso. I risultati provvisori indicano vincitore il presidente uscente, Faustin-Archange Touadera, ma il processo elettorale ha visto scontri armati, saccheggi e atti di guerriglia sul territorio. “Diversi gruppi ribelli – spiega padre Federico Trinchero, missionario a Bangui - hanno seminato paura in numerose città” dove “non è stato possibile votare, sia perché il materiale elettorale non è arrivato, sia perché i cittadini sono stati minacciati e quindi non si sono recati ai seggi”. Il timore del religioso, quindi, è che ora si apra “un periodo buio di non facile soluzione”. Da ricordare che la drammatica situazione del Centrafrica è stata al centro dell’appello del Papa lanciato al termine dell’Angelus del 6 gennaio, Solennità dell’Epifania del Signore: “Seguo con attenzione e preoccupazione gli eventi nella Repubblica Centrafricana – ha detto il Pontefice mercoledì scorso - dove si sono recentemente svolte le elezioni, con le quali il popolo ha manifestato il desiderio di proseguire sulla via della pace. Invito perciò tutte le parti a un dialogo fraterno e rispettoso, a respingere l’odio ed evitare ogni forma di violenza”. (IP)

9 gennaio - REGNO UNITO Migliaia di cristiani in fuga dal Libano. Padre Chlouk ad ACS: “Il numero dei cristiani sta diminuendo di giorno in giorno”

Padre Jad Chlouk, parroco della cattedrale maronita di San Giorgio a Beirut, in un’intervista rilasciata ad Aiuto alla Chiesa che Soffre Regno Unito, ha raccontato come centinaia di migliaia di cristiani stiano cercando di lasciare il Libano dopo l'esplosione nell’area portuale della capitale dello scorso 4 agosto, suscitando timori per il futuro della Chiesa. I media libanesi hanno riferito, infatti, che dopo l'esplosione, sono state presentate migliaia di domande all’ufficio immigrazione. "Le statistiche mostrano che più di 380.000 richieste di immigrazione sono state presentate alle ambasciate dell'UE e dei Paesi del Nord America - ha affermato Padre Chlouk -, e che la maggior parte di esse provenivano da cristiani, che purtroppo ora si sentono come estranei nel loro Paese d'origine”. "Di conseguenza, il numero dei cristiani nel Paese – ha continuato il sacerdote - sta diminuendo di giorno in giorno, e questo sta influenzando negativamente la situazione e causando ancor più pressione in quelli che rimangono, in una condizione in cui potrebbero presto soffrire perché perseguitati”. Padre Chlouk ha sottolineato come in tutto il Medio Oriente il numero dei cristiani sia crollato. L'Iraq aveva 1,5 milioni e mezzo di cristiani prima del 2003, e ora potrebbero essere meno di 150 mila. La Siria, a metà del 2017, ne contava meno di 500.000, - in calo rispetto a 1,25 milioni prima dell'inizio della guerra civile nel 2011. "Questa non è una teoria cospirativa – ha precisato iil sacerdote -, questa è la realtà di cui siamo stati testimoni con i nostri vicini più prossimi, tra cui Siria, Iraq, Palestina e Giordania". Il sacerdote ha, infine, concluso con una nota di ottimismo. “Nonostante tutto – ha affermato -, guardiamo al futuro con speranza, perché sappiamo che nostro Signore Gesù Cristo è il padrone della storia, e che nelle sue mani giace tutta la nostra storia e la nostra vita". (AP)

9 gennaio - PORTOGALLO Nuove restrizioni anti-Covid fanno slittare al Santuario del Rosario gli “Incontri in Basilica”. Al via i video sulla mostra “Volti di Fatima”

In Portogallo, rinviato a data da destinarsi, a causa del nuovo stato d’emergenza causato dalla pandemia di Covid-19, il primo dei cinque “Incontri in Basilica” che si sarebbe dovuto svolgere domani alle 15.30 al Santuario di Nostra Signora del Rosario di Fatima. Con l’entrata in vigore di ulteriori restrizioni sono previste limitazioni alla circolazione tra i comuni e il coprifuoco dalle 13 nel fine settimana. L’incontro, inserito nell’ambito del primo anno del Ciclo Pastorale triennale “Come Maria, portatori di gioia e di amore - Lodate il Signore, che rialza i deboli”, prevedeva una riflessione di padre Ricardo Freire sul tema “‘Giovane, io ti dico, alzati’: il Dio che risuscita i deboli e dà la vita” e un concerto d’organo di António Mota. Con le nuove disposizioni cambia anche l’orario liturgico del santuario: cancellate tutte le celebrazioni serali, viene mantenuto il Rosario delle 18.30 e delle 21.30, trasmesso in diretta. L’ultima Messa, il sabato e la domenica, sarà celebrata alle 11 nella Basilica della Santissima Trinità. Le misure imposte dallo stato di emergenza in vigore da ieri, si sono rese necessarie perché il comune di Ourém è entrato a far parte dell’elenco dei comuni ad alto rischio di contagio da Covid-19 e saranno valide fino alla mezzanotte del 15 gennaio. Intanto il vescovo di Leiria-Fatima, il cardinale António Augusto dos Santos Marto, ha dato il via al primo di una serie di video sulla mostra “Volti di Fatima: fisionomie di un paesaggio spirituale” dedicata alla storia della cittadina portoghese e allestita al Santuario di Nostra Signora del Rosario. Ogni primo mercoledì del mese, sui social network del Santuario, un video illustrerà una sezione dell’esposizione e saranno anche proposte riflessioni su temi di attualità. “Siamo tutti consapevoli che questa terribile pandemia ha avuto un forte impatto sull’umanità e ha quindi trasformato anche il panorama culturale e spirituale in cui viviamo - afferma il cardinale dos Santos Marto -. Questa pandemia ci ha portato a vivere una profonda esperienza di vulnerabilità, fragilità e precarietà della nostra vita, della nostra salute, dei nostri beni materiali ... della nostra stessa condizione umana”. Per il porporato lo “shock esistenziale” generato dalla pandemia “invita e provoca alla dimensione trascendente della vita”, in una “apertura della mente al Mistero di Dio”, dove l’uomo trova “la Luce per vita”. In tale contesto, per il vescovo di Leiria-Fatima il messaggio di Fatima è “un nuovo cammino di speranza per l’umanità”. Evocando poi la “cultura dell’incontro”, cui Papa Francesco fa riferimento nell’enciclica Fratelli Tutti, il cardinale dos Santos Marto rileva che la pandemia ha fatto maturare anche la “necessità di una nuova fraternità” e dunque di una “cultura della cura”. Per il porporato la pandemia ha evidenziato anche le disuguaglianze sociali, con le sue prime vittime fra i più fragili, vulnerabili e poveri, e per questo indica la cura degli altri come via per la pace. “La cultura della cura è chiamata a costruire la vera pace, che crea armonia. Pace con se stessi, con gli altri, con Dio e con il creato” conclude il vescovo di Leiria-Fatima. La mostra “Volti di Fatima”, è stata allestita grazie ai contributi di collezioni private e istituzionali e del Museo del Santuario di Fatima; è visitabile fino al 15 ottobre 2022, ed è divisa in due sezioni. Nella prima vengono resi noti i volti della storia della Cova da Iria, a cominciare dai tre veggenti, sono esposte inoltre opere dedicate alla fisionomia artistica e diverse fotografie dei protagonisti di Fatima, dei pellegrini e degli oggetti offerti dai papi al Santuario. Nella seconda sezione viene proposto, invece, un viaggio centrato sulla fede attraverso “fisionomie spirituali”, ossia i “volti che Fatima presenta ai volti che la visitano”. La mostra culmina con una riflessione sulla condizione umana dal punto di vista della fede, in un dialogo tra arte antica e contemporanea che solleva diversi interrogativi sulla fragilità umana, e si chiude con un arazzo che presenta Cristo come Signore della Storia, in un’epifania sottotitolata con un estratto dall’ultima enciclica Fratelli tutti. (TC)

9 gennaio - URUGUAY Commissione Famiglia e vita su aborto in Argentina: è il più grande genocidio di tutti i tempi

“Denunciamo il più grande genocidio di tutti i tempi, che si sta diffondendo nel mondo con l'infanticidio nel grembo materno, approvato e promosso dallo Stato”: con toni fermi e netti, la Commissione Famiglia e vita della Conferenza episcopale dell’Uruguay (Ceu) commenta la legalizzazione dell’aborto in Argentina, varata dal Senato di Buenos Aires lo scorso 30 dicembre. In una lunga nota a firma del suo presidente, Monsignor Alberto Sanguinetti Montero, la Commissione argomenta la riflessione suddividendola in due parti: nella prima, ribatte punto per punto alle motivazioni che hanno portato all’approvazione della normativa in Argentina; mentre nella seconda si sofferma su considerazioni più generali riguardanti la tutela del diritto alla vita.   In primo luogo, dunque, la Ceu sottolinea come la nuova legge “crei il diritto all’aborto”, ossia “legalizzi il diritto di uccidere un essere umano indifeso”, andando di fatto “contro il diritto alla vita” che ogni essere umano ha. Inoltre, le condizioni di partenza per l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) in Argentina sono i casi di stupro e il rischio per la vita della madre. Ma poi, notano i vescovi dell’Uruguay, si fa riferimento alla “salute integrale della persona incinta”, definendola come “lo stato completo di benessere fisico, mentale e sociale e non solo l’assenza di malattie o infermità”. In che significa, spiega la Ceu, che “non ci sono limiti”: “Qualsiasi situazione che la persona in gravidanza ritenga dannosa per se stessa può essere utilizzata per abortire”. In secondo luogo, la Ceu sottolinea che la nuova legge “limita i diritti dei genitori” nei confronti dei figli adolescenti dai 13 ai 16 anni, poiché i primi non possono opporsi alle decisioni dei secondi, se questi ultimi hanno dato il loro consenso all’aborto. In ogni caso, se c’è un evidente disaccordo, “è il medico a decidere, mentre dopo i 16 anni, gli adolescenti possono agire senza nemmeno informare i genitori”. Un ulteriore limite, deplorano i presuli di Montevideo, viene posto in campo educativo, perché la legge prevede che “l’insegnamento dell’aborto come un diritto venga imposto a tutti gli studenti di ogni età”.   Di qui, la riflessione che apre la seconda parte della nota: “Rifiutiamo totalmente l’idea che sia un diritto uccidere un essere umano nel grembo materno – scrivono i vescovi – La rifiutiamo perché nega il diritto alla vita e la respingiamo come ingiusta e falsa”. La normativa argentina, infatti, disconosce l’art. 3 della Dichiarazione Onu dei diritti umani, in cui si afferma che “ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona”, nonché l’art. 4 della Convezione americana sui diritti umani, la quale sancisce che “ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita” “dal momento del concepimento”. Per questo, i presuli di Montevideo parlano di “genocidio” e lanciano un forte appello affinché si continui a lavorare per “aiutare soprattutto i più deboli, a partire dai nascituri e dalle donne che hanno difficoltà fisiche, psicologiche, economiche e spirituali a dare alla luce i loro figli”. Non solo: i vescovi chiedono sostegno per “le madri che hanno abortito e per tutti coloro che hanno postumi fisici, psichici e spirituali conseguenti alla loro partecipazione alla Ivg”. Soprattutto, la Ceu esorta ad “accompagnare le nuove generazioni con un'educazione alla verità, alla virtù, alla generosità e all'amore che valorizzi l'altro, anche il nascituro”, affinché, “con una corretta formazione umana, sessuale e familiare, siano in grado di prendersi cura della vita umana”. L’aborto, infatti, “non aiuta nessuno”, è “iniquo”, come sono inique sono “le leggi che lo difendono e lo impongono socialmente e culturalmente”, rivelando “la corruzione della ragione e del potere che non ammettono altra verità se non l’interesse individuale o di un gruppo” e provocando “l’evidente declino della giustizia”. Là dove, infatti, “la volontà prevale sulla ragione”, viene minata “la legittimità del sistema democratico che viene trasformato in uno strumento di ingiustizia”. Su questo punto in particolare i vescovi dell’Uruguay insistono, ribadendo che “non è vero che se una legge è stata approvata, allora va apprezzata: resta sempre una legge ingiusta, anche se votata”. Se fosse vero il contrario, infatti, “allora la legge sulla schiavitù sarebbe valida”. Auspicando, poi, “un rinnovamento più virtuoso e più nobile della società”, la Ceu ricorda che “l’umanesimo senza Dio finisce per essere anti-umano perché non si basa sulla verità, sulla rettitudine morale e sulla dignità della persona umana”. A tal proposito, i vescovi scrivono: “Non accettiamo in alcun modo che la testimonianza dei credenti e la ragione illuminata dalla fede non siano riconosciute come fonte di conoscenza legittima, mentre si può imporre un pensiero unico che rifiuta la verità e poggia sulla volontà del potere”. Pertanto, la Chiesa cattolica dell’Uruguay chiama al “riconoscimento della dignità di ogni essere umano fin dal suo concepimento”, un riconoscimento “basato sulla legge naturale e su Dio Creatore”. La lunga nota episcopale si conclude con una preghiera al Signore affinché “apra i nostri occhi all’impegno per la vita e la salvezza di tutti”. (IP)

9 gennaio - COLOMBIA Rinnovamento Carismatico Cattolico: 39.mo Congresso Nazionale della Gioventù

Da ieri fino al 10 gennaio – si legge su ACIPRENSA -, si svolge il 39.mo Congresso Nazionale della Gioventù, con il motto "Rimanete nel mio amore", promosso dal Rinnovamento Carismatico Cattolico (CCR) in Colombia, in unione con l'arcidiocesi di Bogotà e le diocesi di Engativá e Fontibón. L’evento, trasmesso online, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus, ha permesso a migliaia di giovani di tutto il Paese di riunirsi per pregare, formarsi e condividere la loro fede in Cristo. Rafael Beltrán, coordinatore del Servizio diocesano di comunicazione del CCR di Engativá, ha riferito che tutti i giovani che hanno aderito all’evento hanno la possibilità di partecipare virtualmente alle Messe, all'adorazione eucaristica, alla formazione, alle testimonianze, agli eventi musicali e agli incontri tra le comunità, tra le altre cose, dalle ore 18.00 alle ore 22.00 del 9 e 10 gennaio. Al Congresso Nazionale della Gioventù – ha spiegato Beltrán - partecipano, tra gli altri, monsignor Francisco Antonio Nieto, vescovo di Engativá, monsignor Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá e Primate di Colombia, padre Diego Jaramillo, pioniere del CCR in Colombia e in America Latina e presidente del Minuto de Dios, e i gruppi musicali di "La Tribu", "Estación Cero" e "JHS". Il primo "Incontro nazionale della gioventù" si svolse a Cali dal 19 al 22 luglio 1979 per iniziativa dei dirigenti locali del Rinnovamento Carismatico Cattolico. La manifestazione si tenne per un altro anno e poi fu sospesa per riprendere nel 1985, quando più di duemila giovani provenienti da tutto il Paese si riunirono nella città di Bogotà. Da allora l'evento si è svolto annualmente e "senza interruzioni" nel mese di gennaio, con la partecipazione di più di cinquemila persone ogni anno. Quest’anno l'evento viene trasmesso in diretta dal canale Cristovisión, dal Minuto de Dios Broadcasting Network, dal canale Youtube del Catholic Media Network, dalla pagina Facebook del Congresso Nazionale della Gioventù e dalla pagina Facebook del CCR di Engativá. (AP)

9 gennaio - BOSNIA ED ERZEGOVINA A Lipa 900 sfollati in ripari di fortuna: Caritas e Acli avviano una raccolta fondi per inviare legna da ardere

Gli sfollati del campo di Lipa, sulle alture della Bosnia ed Erzegovina, a pochi chilometri dal confine con la Croazia, vivono sotto ripari di fortuna da 17 giorni. Almeno 900 persone - tutti uomini, richiedenti asilo, provenienti per lo più da Pakistan e Afghanistan - dopo l’incendio, il 23 dicembre, della tendopoli che li ospitava, sono senza acqua, né elettricità, né servizi igienici. Lo denuncia in un comunicato la Caritas Ambrosiana, che, in collaborazione con Caritas Italiana, Istituto Pace Sviluppo e Innovazione (IPSIA) delle Acli e il network delle Caritas locali, si è attivata in questa emergenza migratoria sulla rotta balcanica dal 2015. Attualmente i profughi sono costretti a scaldarsi accendendo piccoli falò, non hanno vestiti adeguati e scarpe per affrontare l’inverno e possono contare solo su un pasto al giorno fornito dalla Croce Rossa. In queste gravissime condizioni umanitarie, Caritas Ambrosiana, Caritas Italiana, IPSIA, hanno deciso un intervento di urgenza e nei giorni scorsi sono arrivati i primi sei camion carichi di legna da ardere. La fornitura continuerà nelle prossime settimane per tutto il tempo che sarà necessario a superare l’inverno. Per sostenere questo sforzo è partita una raccolta fondi. “Non è la soluzione al problema, ma è la sola cosa che in questo momento è possibile fare per permettere a queste persone almeno di sopravvivere” sottolinea Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, che si è impegnata, in questi anni sia con programmi di emergenza (distribuzione di aiuti umanitari ai migranti in transito o in sosta) sia con interventi pensati per il medio periodo (allestimento di strutture per accoglienza diffusa, creazione di una mensa per preparare pasti caldi per l’inverno) e soprattutto avviando attività psico-sociali con personale qualificato e l’invio di decine di volontari durante l’estate. I militari dell’esercito bosniaco stanno allestendo nuove tende che dovrebbero garantire una sistemazione meno precaria. Tuttavia non sono al momento previsti né allacciamenti idrici né collegamenti con la rete elettrica, che sarebbero fondamentali per affrontare i prossimi mesi invernali e assicurare standard igienico sanitari minimi, soprattutto in questo periodo in cui la pandemia di Covid-19 richiede maggiori precauzioni per prevenire i contagi. Nata come soluzione transitoria, Lipa avrebbe dovuto trasformarsi in un campo ufficiale. Ma il Cantone e la Municipalità si sono opposte alla decisione del Consiglio dei ministri di Sarajevo rifiutandosi di dare corso ai lavori di adattamento necessari per assicurare una sistemazione dignitosa ai 1500 ospiti. Una presa di posizione che ha spinto l'International Organization for Migration (IOM) a ritirarsi dalla gestione. Tra l’altro, nemmeno un trasferimento a Bihac pare al momento un’opzione praticabile per il no del sindaco della cittadina e delle autorità del Cantone di Una Sana. Lo scorso 22 dicembre, la popolazione ha bloccato e rimandato indietro i minibus di migranti in arrivo da Lipa organizzati dal governo. Nei giorni scorsi, lo stesso presidio ha impedito l’accesso al campo anche agli operatori umanitari di IPSIA e Caritas. Secondo l’IOM quella in Bosnia ed Erzegovina è una crisi civile, politica e istituzionale che sta generando una catastrofe umanitaria. Ad oggi sarebbero almeno 3mila le persone senza un posto dove stare; una situazione aggravata dai violenti respingimenti alla frontiera della polizia croata denunciati anche al Parlamento Europeo che impediscono ai migranti di proseguire il loro viaggio in Europa. Caritas e IPSIA, durante il lockdown, nonostante le difficoltà e le necessarie misure di sicurezza, non si sono fermate. Grazie ai loro operatori non è mancata una tazza di the al “Caj Corner” per le migliaia di migranti confinati nella ex fabbrica “Bira”; in occasione della Pasqua sono stati distribuiti alle famiglie, ai bambini e ai minori non accompagnati, ospitati al campo “Sedra” kit per affrontare le rigide temperature invernali. Anche durante le festività natalizie, l’equipe locale ha distribuito giocattoli, vestiti, scarpe e materiale scolastico sia ai bambini ospitati nei centri di accoglienza sia alle famiglie bosniache in difficoltà a causa della pandemia. (TC)

9 gennaio - REGNO UNITO Terzo lockdown. Vescovi: chiese restano aperte perché sono sicure e offrono servizio essenziale

“Le chiese sono un luogo sicuro e il servizio che offrono è essenziale”: così la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles risponde a chi si chiede come mai, nel momento in cui il Regno Unito è entrato nel terzo lockdown da Covid-19, i luoghi di culto restino aperti per la preghiera individuale e le celebrazioni comuni. La risposta arriva attraverso una nota a firma di Monsignor John Sherrington, vescovo ausiliare di Westminster. “Le chiese sono autorizzate ad aprire per la preghiera e il culto secondo quanto previsto dalla più recente legislazione nazionale e dalle direttive del governo – spiega il presule - La sicurezza di esse è stata affermata dalla Public Health England (Phe)”, a riconoscimento dell’efficacia “dei grandi sforzi compiuti nell'implementare le procedure sanitarie richieste” e nello stabilire le condizioni più sicure possibili. Al contempo, Monsignor Sherrington sottolinea che le chiese cattoliche “stanno dando un contributo significativo alla resilienza personale e alla forza interiore delle persone, particolarmente necessarie in questo momento”. Molte di esse, infatti, sono “centri in cui viene offerto un sostegno essenziale soprattutto a coloro che ne hanno più bisogno e che vanno ben oltre le comunità di fede”. Ciò include “la regolare fornitura di cibo, la cura dei senzatetto e l'essere un luogo di pace e di riflessione sicuro per molti le cui condizioni di vita sono limitate”. Inoltre, “con l’attuazione del programma di vaccinazione – spiega il vescovo ausiliare di Westminster – tutto ciò sarà ancora più apprezzato”. Dal presule anche l’impegno affinché, “in questa fase della pandemia che sta causando allarme e paura, le chiese esercitino il loro ruolo con ancora maggiore diligenza per garantire la sicurezza e la continuità del servizio”. Ai sacerdoti si raccomanda, in particolare, di ricordare ai fedeli che l’obbligo di partecipare alla Messa domenicale è attualmente sospeso e di vigilare affinché “siano mantenuti i più alti standard di sicurezza” in tutte le parrocchie, il che significa “il mantenimento del distanziamento sociale, una routine costante di pulizia e la considerazione delle circostante personali del clero e dei fedeli”. Tutti fattori che, spiega il presule, possono portare alla “riduzione dell’orario di apertura e del numero di persone ammesse al culto comunitario”. “Riconosciamo la paura e l’ansia che la nuova variante del virus ha suscitato – conclude la nota – e siamo consapevoli del fatto che tutti dobbiamo fare attenzione, rispettando le normative della sanità pubblica”. Allo stesso tempo, i vescovi inglesi riconoscono che “l’isolamento sta avendo un effetto molto dannoso sulle persone”, contro il quale “il ruolo delle chiese è stato riconosciuto come positivo, in nome del bene comune”. Infine, il pensiero grato dei presuli va anche ai cappellani che operano negli ospedali e nelle comunità, fornendo sostegno spirituale ai malati e al personale sanitario. Sulla stessa linea si pone, in una seconda nota, l’Ufficio del portavoce dell’Arcivescovo di Westminster, il Cardinale Vincent Nichols, che risponde alla richiesta presentata dal sindaco di Londra, Sadiq Khan, al premier Boris Johnson, affinché vengano chiusi tutti i luoghi di culto. “Le nostre chiese sono sicure, è nostra responsabilità seguire le linee-guida della sanità pubblica, stabilite dal governo”, il quale “riconosce che la pratica regolare della fede in Dio è una fonte consolidata di resilienza personale e di servizio dedicato a coloro che ne hanno bisogno”.  "Non ci sono prove che le Chiese siano luoghi in cui il contagio si stia diffondendo – si legge ancora nella nota - Continueremo ad attenerci alle regole e a lavorare con l’esecutivo per garantire la sicurezza di tutti coloro che vengono nelle nostre chiese per la preghiera individuale e per partecipare al culto pubblico". (IP)

9 gennaio  RD CONGO 10 gennaio, diocesi di Butembo-Beni promuove colletta per vittime di violenza

Si terrà domani, domenica 10 gennaio, Solennità del Battesimo del Signore, la speciale colletta promossa dalla diocesi di Butembo-Beni, nella Repubblica democratica del Congo, in favore delle vittime di violenza. Da molto tempo, infatti, la regione, situata nel Nord Kivu, è al centro di un drammatico conflitto tra ribelli e forze governative. Secondo gli ultimi dati diffusi dalla ogn Cepadho (Centro Studi per la promozione della pace, la democrazia e i diritti dell’uomo), lunedì 4 gennaio a Beni sono stati massacrati almeno 22 civili, che si sommano ad altri 22 uccisi il 31 dicembre 2020 a Tingwe e Kamungu. Vittime che allungano la lista delle oltre 3mila persone che, dal 2014, hanno perso la vita nella regione a causa degli scontri. La decisione di indire una speciale colletta è stata presa dal vescovo locale, Monsignor Melchisédech Sikuli Paluku, al termine di un incontro con i parroci; la raccolta si terrà dalla prima alla quarta Messa del giorno in tutte le chiese diocesane. “Così facendo – spiega il presule – i fedeli potranno tradurre in azioni concrete la solidarietà per le vittime espressa attraverso la preghiera”. “Siamo tutti fratelli e sorelle – sottolinea il vescovo – Ed è giunto il momento della condivisione, requisito fondamentale per ogni cristiano”. Dal presule anche l’allarme sulle condizioni degli sfollati, costretti alla fuga da Beni per mettere in salvo la propria vita: una situazione che ha lasciato “quasi vuote” le parrocchie locali. I sopravvissuti si sono trasferiti, infatti, a Kasindi e a Butembo, lasciando disabitata una parte della diocesi.  Monsignor Paluku lancia poi l’esortazione alla preghiera, affinché si ponga fine alle violenze e si giunga alla pace e alla riconciliazione. Il ricavato delle offerte verrà consegnato ai funzionari della Caritas che lo useranno per portare assistenza alle vittime e agli sfollati. (IP)

9 gennaio - ZAMBIA Vescovi deplorano uso della violenza da parte delle forze dell’ordine  

“Condanniamo con la massima fermezza l'uccisione di due cittadini da parte della polizia”: lo scrive la Conferenza episcopale in Zambia (Zccb) in una nota diffusa dopo che, il 24 dicembre, due persone sono morte durante una manifestazione di protesta. Nello specifico, la popolazione si era radunata davanti al Comando delle forze di sicurezza di Lusaka, dove il leader dell’opposizione ed esponente del Partito unito per lo Sviluppo nazionale, Hakainde Hichilema, veniva interrogato. Tra i principali sfidanti del presidente in carica, Edgar Lungu, alle prossime elezioni previste per agosto, Hichilema è stato ascoltato dalle forze dell’ordine per alcuni chiarimenti su una compravendita avvenuta vent’anni fa. Negli scontri tra polizia e manifestanti, alcuni testimoni affermano di aver visto le forze dell’ordine sparare direttamente sulla folla, mentre i poliziotti dichiarano che le due persone sono rimaste uccise dopo che erano stati sparati gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Dal suo canto, la Zccb sottolinea come le forze di sicurezza abbiano agito “contro il loro mandato principale, che è quello di salvaguardare la vita dei cittadini, indipendentemente dalla loro affiliazione politica, sociale, culturale e religiosa”. Ribadendo che il Paese deve essere guidato secondo “i principî della democrazia, tra cui la libertà di assemblea, parola, manifestazione e accesso all’informazione”, i presuli esortano “coloro che hanno la responsabilità di proteggere tali diritti a non compiere abusi, seminando gravemente la disgregazione” nazionale. Di qui, la richiesta avanzata dai vescovi al presidente Lungu affinché “resti super partes e fornisca al Paese una vera leadership, quanto mai necessaria”, garantendo “che le disposizioni della Costituzione vengano rigorosamente rispettate da tutte le istituzioni di governo, comprese le forze di polizia”. I presuli domandano, inoltre, al Capo dello Stato di “assicurare che venga immediatamente avviata un'indagine dettagliata per accertare chi sia la persona che ha dato l'ordine di sparare, con un uso eccessivo della forza, e chi sia l'ufficiale che ha eseguito l'ordine”, in modo che i colpevoli vengano perseguiti a norma di legge. Anche il Ministero degli Interni e il Comando centrale di polizia vengono chiamati in causa: a loro, la Zccb chiede di accertarsi che, tra gli agenti addetti alla sicurezza nazionale, “vi sia un alto livello di professionalità che includa la consapevolezza di come agire davanti a cittadini disarmati e pacifici, svolgendo il proprio compito senza attendere ordini da parte degli schieramenti politici”. E a tal proposito, i partiti vengono esortati dalla Chiesa cattolica ad “agire sempre entro i limiti della legge e ad usare un linguaggio costruttivo” per il bene del Paese. “Vi invitiamo ad essere canali e strumenti della pace di Dio – concludono i vescovi, rivolgendosi ai leader politici – Non chiudete la porta al dialogo, ma siate pronti ad impegnarvi, in modo genuino, nella riconciliazione nazionale”. (IP)

9 gennaio - GIORDANIA Visita ufficiale del patriarca Pizzaballa nel Regno hascemita

Il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa è in visita in Giordania fino al 21 gennaio. La sua è la prima visita ufficiale nel Regno hascemita come 10° patriarca della diocesi latina di Gerusalemme, che comprende Giordania, Palestina, Galilea e Cipro. Monsignor Pizzaballa è arrivato giovedì scorso, riferisce il portale Abouna, e ha presieduto una celebrazione eucaristica nella chiesa di Nostra Signora di Nazareth a Sweifieh. Oggi il patriarca si è recato nel luogo del battesimo di Gesù ed è stato accolto dal ministro del Turismo e dell’Antichità Nayef Al-Fayez. Nel corso di una conferenza stampa organizzata dal Centro cattolico di studi e media (CCSM), il direttore Rif'at Bader ha ricordato che quest’anno ricorre il 21.mo anniversario dell’inizio del pellegrinaggio cristiano nei tempi moderni al sito del battesimo Gesù, ma che, data l’emergenza coronavirus, le celebrazioni sono state consentite a un numero limitato di persone. Monsignor Pizzaballa ha poi celebrato la Messa nella chiesa del Battesimo, sulla riva del fiume Giordano, e nella sua omelia ha ricordato il significato spirituali e umano del battesimo di Gesù che ha segnato l’inizio della sua missione pubblica. Ha poi incoraggiato i fedeli a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà provocate dalla pandemia e ha esortato a vivere pienamente ogni giorno, come ha fatto Gesù Cristo. “In questi tempi difficili, dobbiamo consolidare la preghiera in famiglia - ha detto poi monsignor Pizzaballa - migliorare i nostri rapporti familiari e imparare cosa richiede l’arte della disciplina a casa. Chiediamo anche a noi stessi, ognuno secondo le proprie circostanze, cosa richiede a noi il Signore Onnipotente ora. In altre parole, dobbiamo anche crescere in saggezza e grazia davanti a Dio e davanti al popolo”. Il patriarca ha concluso la sua omelia pregando per i malati e per coloro che lavorano per preservare la salute dei cittadini sotto la guida del Re Abdullah II Ben Al Hussein. Al termine della Messa, il segretario generale del vicariato latino di Amman, padre Imad Alamat, ha espresso apprezzamento per gli tutti sforzi che a livello istituzionale, ecclesiastico, turistico e mediatico sono stati fatti per l’organizzazione del pellegrinaggio al sito del battesimo di Gesù e ha rivolto particolari ringraziamenti al principe Ghazi Ben Mohammad, presidente del Consiglio di fondazione del Sito del Battesimo, e all’amministrazione del sito. In questi giorni il patriarca incontrerà autorità politiche, fedeli e rappresentanti delle Chiese fraterne, musulmani, esponenti della società civile. Nel suo discorso di benvenuto, il vicario patriarcale latino per la Giordania, monsignor William Shomali, ha evidenziato che la Giordania è l’area della diocesi di Gerusalemme con il maggior numero di fedeli di rito latino e con più parrocchie, scuole e sacerdoti del Patriarcato. Mons. Shomali ha osservato poi che anche la Giordania sta vivendo le conseguenze della pandemia di Covid-19 e che l’epidemia ha colpito pure l’istruzione, l’economia e il mercato del lavoro, ma ha aggiunto: “La Croce è pesante e se la portiamo bene, ci darà forza e servirà come fonte di benedizione per la Chiesa”. Tra i presenti alla cerimonia religiosa c’erano il patriarca emerito Fouad Twal, monsignor Salim Al-Sayegh, vescovo ausiliare emerito di Gerusalemme, monsignor Mauro Lalli, incaricato d’affari della nunziatura apostolica di Giordania, diversi sacerdoti, rappresentanti di diverse istituzioni educative, religiose e tanti fedeli. (TC)

8 gennaio - IRLANDA DEL NORD Terzo lockdown. Vescovi sospendono Messe in presenza fino al 6 febbraio

Il Regno Unito è entrato nel terzo lockdown provocato dalla pandemia da Covid-19 e, in particolare, dalla così detta “variante inglese” del virus. Per questo, i vescovi cattolici dell’Irlanda del Nord hanno diffuso una dichiarazione in cui si dicono “molto preoccupati per l'attuale grave situazione sanitaria pubblica in cui si trova il Paese”. Pur riconoscendo “gli sforzi di tante parrocchie che hanno lavorato per garantire che le celebrazioni con concorso di popolo fossero il più possibile sicure”, tuttavia i presuli sostengono “il messaggio inequivocabile delle autorità sanitarie pubbliche affinché gli incontri tra le persone siano ridotti al minimo e si resti a casa il più possibile, in nome della salute, della vita e del bene comune”. Per questo, i vescovi nord-irlandesi annunciano che “fino a sabato 6 febbraio, data soggetta a revisione alla fine di gennaio, la celebrazione dell'Eucaristia e le altre liturgie si svolgeranno senza la presenza fisica dei fedeli, con l'eccezione di matrimoni, funerali e battesimi, anch’essi comunque soggetti a revisione”. Le Messe verranno pertanto trasmesse in diretta streaming e le chiese rimarranno aperte per la preghiera individuale, poiché “la fede e la preghiera possono essere un enorme sostegno per le persone e la società in questi tempi difficili”. “Prendiamo questa decisione con riluttanza – sottolineano i vescovi - consapevoli che non poterci riunire per il culto pubblico può causare dolore a tutti i fedeli, ma nella speranza che questo limitato periodo di sacrificio tuteli la vita, la salute e il bene di tutti”.  Al contempo, la dichiarazione episcopale chiede “preghiere per gli ammalati, per le persone in lutto e per tutti coloro i cui mezzi di sussistenza sono stati particolarmente colpiti dalla pandemia”, così come “per tutti gli operatori sanitari, i cappellani e gli altri lavoratori essenziali”.  Infine, i vescovi ricordano che decisioni simili sono state prese anche “dai leader della Chiesa d'Irlanda, della Chiesa Presbiteriana e Metodista del Paese e altre confessioni e comunità di fede”.  La dichiarazione è a firma di Monsignor Eamon Martin, Arcivescovo di Armagh e Primate di Irlanda; Monsignor Noel Treanor, vescovo di Down e Connor; Monsignor Donal McKeown, vescovo di Derry; Monsignor Larry Duffy, vescovo di Clogher, e Monsignor Michael Router, vescovo ausiliare di Armagh. (IP)

8 gennaio - ARGENTINA Inaugurato il Parco tematico “Brochero Santo”

Si chiamava José Gabriel Brochero, ma è passato alla storia come il “Cura Brochero”, ovvero il “parroco Brochero”. Era un umile “pastore che odorava di pecora, che si fece povero tra i poveri, che lottò sempre per stare vicino a Dio e alla gente, che fece e continua a fare tanto bene come carezza di Dio al nostro popolo sofferente”, come lo ha definito Papa Francesco. Primo Santo nato e morto in Argentina, vissuto tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900, è stato canonizzato nel 2016. Ed ora, all’inizio del 2021, la diocesi locale di Cruz del Eje, nella Provincia di Cordoba, gli ha dedicato un Parco tematico. Inaugurato il 6 gennaio ed aperto al pubblico da ieri, 7 gennaio, il luogo è situato all’interno della tenuta “La Providencia” che appartiene all’episcopato locale e propone, nel dettaglio, un itinerario religioso ispirato alla vita e all’opera del Santo. All’evento inaugurale, svoltosi alla presenza stretta delle sole autorità e nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, Monsignor Hugo Ricardo Araya, vescovo di Cruz del Eje, ha ringraziato tutti coloro che hanno lavorato alla realizzazione del Parco e, “ascoltando il popolo, hanno saputo camminare sulle orme del Santo argentino”. In particolare, la gratitudine del presule è andata alle famiglie della zona che “hanno saputo trasmettere, da una generazione all’altra, la venerazione nei confronti del Cura Brochero”. “La spiritualità di questo Santo – ha sottolineato Monsignor Araya – non è quella di separare, bensì di unire: egli, infatti, mantiene in stretta unità corpo e anima, cielo e terra, lavoro e preghiera. Non separa, né contrappone”. Di qui, il richiamo a fare come il Santo Brochero, colui che ha saputo “collegare la realtà di Dio e l’inviolabile dignità di ogni essere umano, trovando nella fede la motivazione per la promozione umana, perché siamo tutti figli e figlie di Dio”. Esteso su quasi due ettari di superficie, il Parco tematico ha, al suo ingresso, una grande croce formata dai principali sentieri che si intersecano per circa cento metri. Al centro di essi, si innalza una colonna sormontata dall’immagine del Santo. Il percorso che i pellegrini possono compiere si snoda lungo diverse strutture, come fossero delle “stazioni”, ciascuna di 80 metri quadri, in cui sono riprodotti, attraverso alcune statue, i momenti salienti della vita e delle opere del Cura Brochero. Tra questi, le visite ai lebbrosi e ai carcerati. In totale, per tutte le “stazioni”, sono state progettate e realizzate oltre 70 sculture in resina e fibra di vetro, a grandezza naturale, che riproducono non solo il Santo, ma anche i personaggi storici da lui incontrati nel corso della sua vita e della sua missione. L’ultima struttura rappresenta, in modo simbolico ed ideale, l’incontro tra il Brochero e Papa Francesco, che lo ha elevato agli onori dell’altare. Degno di nota l’arredamento utilizzato per ogni “stazione”, poiché si tratta di oggetti d’epoca. Particolare attenzione è stata rivolta anche all’illuminazione, per consentire ai pellegrini di calarsi pienamente in un altro secolo, aiutati anche da musiche originali e video esplicativi. Infine, rilevante è anche la cappella a pianta circolare ospitata dal Parco, nonché il contesto naturalistico circostante che invita alla contemplazione e alla cura del Creato. (IP)

8 gennaio - IRLANDA Iniziativa di "Accord" a sostegno del matrimonio e della famiglia in tempo di pandemia 

“Se non potete parlare tra voi…parlate con Accord!”: così, con uno slogan dal forte impatto mediatico, ma anche dal forte incoraggiamento, il servizio di Pastorale matrimoniale della Chiesa cattolica irlandese, “Accord”, lancia la sua nuova campagna informativa. Attraverso il web, i social, la stampa e le emittenti radiofoniche locali, l’organismo si propone di “offrire speranza e supporto alle persone sole, alle coppie di sposi ed alle loro famiglie, soprattutto ora, in tempo di pandemia, in cui le relazioni interpersonali sono sottoposte a tensioni, ansia e stress”. Tutto ciò avverrà attraverso una linea telefonica dedicata, chiamata “Linea supporto Covid-19”, rispondente al numero 015313331 dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 20.00. Il costo della chiamata segue quello delle tariffe locali. “La pressione provocata dal coronavirus e le restrizioni che le persone hanno sperimentato in questi mesi – spiega Monsignor Denis Nulty, membro di “Accord” - hanno fatto sì che moltissimi individui, coppie e famiglie sperimentassero livelli di tensione e stress molto elevati". Ma “poiché i servizi di consulenza sono stati classificati come ‘essenziali’ nel Piano governativo anti-Covid”, il presule incoraggia le persone in difficoltà a contattare “Accord”, sia telefonicamente, sia attraverso il sito web www.accord.ie, per “verificare la disponibilità di un appuntamento in presenza”. Da oltre cinquant’anni “al fianco delle coppie che affrontano difficoltà matrimoniali e relazionali”, “Accord” sottolinea l’importanza di “sensibilizzare l’opinione pubblica” su questo tema, soprattutto in questo periodo. Come spiega la specialista Mary Johnston, “le pressioni che subiscono le coppie sposate e i loro figli variano da famiglia a famiglia e dipendono da una cattiva gestione dei conflitti, da problemi di comunicazione, da abusi e uso di sostanze tossiche, oltre che da ansia e stress”. Per questo, Accord si adopera molto per “il miglioramento della relazione tra i genitori”, perché ciò “va a beneficio della qualità della vita dei bambini presenti in casa”. (IP)

8 gennaio - POLONIA 17 gennaio, 24.ma Giornata nazionale dell’ebraismo, promossa dalla Chiesa cattolica

Con il motto “Vita e morte: Io oggi pongo davanti a voi la vita e il bene, la morte e il male”, tratto dal Deuteronomio (30,15), domenica 17 gennaio la Chiesa cattolica in Polonia celebra la 24.ma Giornata dell’ebraismo. Quest’anno, a causa della pandemia da Covid-19 e delle conseguenti misure restrittive anti-contagio, tutti gli eventi si svolgeranno in modalità virtuale, on line. “Il tema scelto per la Giornata – si legge sul sito web della Conferenza episcopale polacca (Kep) – si riferisce al 2020, all’anno appena trascorso”, in cui “la crisi dovuta alla pandemia da coronavirus ha colpito il mondo intero in molti ambiti della vita sociale, economica ed anche spirituale”. Come spiega Monsignor Rafał Markowski, presidente della Commissione Kep per il Dialogo con l'ebraismo, “la necessità del lungo lockdown, la chiusura dei luoghi di culto, l’impossibilità di partecipare alla vita religiosa comunitaria, insieme alla crescente paura per la propria vita e quella dei propri cari, hanno posto e ci pongono domande sul senso di questa esperienza e, allo stesso tempo, costituiscono una sorta di prova di fede”.   Quest’anno, la Giornata sarà organizzata dalla diocesi di Varsavia-Praga: prima della seconda Guerra mondiale, infatti, qui erano presenti tre luoghi di culto diversi, costruiti molto vicini tra loro: la chiesa cattolica romana intitolata a San Floriano e San Michele Arcangelo; la chiesa ortodossa di Santa Maria Maddalena ed una sinagoga. Il territorio diocesano, inoltre, ha conservato molti antichi edifici e monumenti ebraici, nonché un grande cimitero. A presentare la Giornata nei dettagli sarà una conferenza stampa in programma il 14 gennaio alle ore 12.00; vi interverranno, oltre al Monsignor Markowski, il vescovo di Varsavia-Praga, Monsignor Romuald Kamiński, e il Rabbino Capo in Polonia, Michael Schudrich. Le cerimonie ufficiali avranno inizio il 17 gennaio alle ore 10.00 a Brodno, quartiere di Varsavia, con una preghiera nel cimitero ebraico. Nel pomeriggio, alle ore 16.00, si terrà una Liturgia della Parola guidata da Monsignor Kamiński, mentre alle 17.00 verrà eseguito un concerto intitolato “Per i miei fratelli e sorelle”. La Giornata si concluderà con un simposio, in programma martedì 19 gennaio, a cui interverrà il Rabbino Capo in Polonia, insieme ad altri studiosi. Tutti gli appuntamenti saranno trasmessi sul canale YouTube “SalvaNet”. (IP)

8 gennaio - BRASILE #coronavirus. Arcidiocesi di Manaus sospende celebrazioni in presenza fino al 22 gennaio

Celebrazioni con concorso di popolo ed incontri in presenza sospesi fino al 22 gennaio: lo ha deciso l’Arcivescovo di Manaus, in Brasile, Monsignor Leonardo Ulrich Steiner, vista la gravità della pandemia da Covid-19 nella regione. Secondo gli ultimi dati, infatti, al 4 gennaio l’emergenza sanitaria ha provocato il ricovero di 177 persone, la cifra più alta dall’inizio della pandemia, superiore anche ai 168 malati del 4 maggio, la data più critica, finora, per i ricoveri. I reparti di terapia intensiva degli ospedali della capitale dell’Amazzonia risultano, dunque, nuovamente sovraffollati. Inoltre, Monsignor Steiner informa che “molti agenti pastorali e sacerdoti risultano contagiati, il che mette in allarme tutti gli spazi diocesani”. Per questo, è necessario sospendere le celebrazioni e gli incontri in presenza, in quanto “non possiamo non prenderci cura della vita delle persone, soprattutto di quelle più vulnerabili”. Da ricordare che il governo locale, il 2 gennaio, aveva decretato la chiusura, per 15 giorni, di tutte le attività non essenziali. Il provvedimento non includeva le chiese, alle quali si permetteva di restare aperte, benché al 30 per cento della loro capienza. Ma di fronte all’impennata di contagi e consapevole del fatto che “il metodo più efficace per contenere la diffusione del virus è l’isolamento delle persone e la soppressione di eventi che riuniscono molti partecipanti”, l’Arcidiocesi di Manaus ha sospeso le Messe con concorso di popolo, così da “contribuire al bene comune e, al tempo stesso, alla salvaguardia delle comunità ecclesiali”. Le chiese restano aperte solo per l’adorazione del Santissimo Sacramento e la preghiera personale, mentre le Messe e le celebrazioni verranno trasmesse on line. (IP)

8 gennaio - SPAGNA 2 febbraio, Giornata mondiale vita consacrata. Vescovi: “Parabola di fraternità in un mondo ferito”

La vita consacrata è “una parabola di fraternità in un mondo ferito”: lo scrivono i vescovi della Spagna, nel messaggio diffuso in vista della Giornata mondiale della Vita consacrata, in programma il prossimo 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al tempio. “Speranza per il mondo”, “fermento di Cristo nell’umanità”, le persone consacrate vengono ricordate dai presuli “con gratitudine” ed apprezzamento per “l’impegno” e “la testimonianza” che offrono al mondo. Al contempo, la Giornata vuole offrire ai consacrati stessi – sottolinea la Conferenza episcopale iberica (Cee) – una “occasione propizia per rinnovare e riaccendere i sentimenti di dedizione al Signore”. Citando, poi, le parole di San Giovanni Paolo II, la Cee afferma: “Alle persone consacrate ripetiamo l’invito a guardare al futuro con speranza, consapevoli della fedeltà di Dio e della potenza della Sua grazia, capace di compiere meraviglie sempre nuove”. La Chiesa spagnola ricorda, poi, che in questo 2021 la Giornata del 2 febbraio compirà 25 anni: fu lo stesso Papa Woytiła, infatti, ad istituirla nel 1995. “Questa data ci permette di guardare indietro – sottolineano i presuli – ma ci incoraggia anche a compiere nuovi passi in avanti, sapendo che portiamo ancora la luce del Risorto, capace di illuminare qualsiasi oscurità, qualsiasi incertezza”. Facendo riferimento al tema scelto per la ricorrenza, la Cee evidenzia come esso evochi “la vocazione e la missione delle persone consacrate nella Chiesa e nella società, in quanto segno visibile della verità ultima del Vangelo e della vicinanza del Padre ad ogni essere umano”. Nel mondo ferito e nel mare agitato del XXI secolo, dunque, i vescovi spagnoli esortano alla fratellanza, al riconoscimento della “dignità di ogni persona umana”, a “camminare come un’unica umanità”. (IP)

8 gennaio - MALAWI Aumentano i casi di coronavirus, i vescovi raccomandano di osservare le norme sanitarie per evitare la diffusione

I vescovi del Malawi esprimono preoccupazione per l’aumento dei casi di Covid-19 e invitano tutti ad osservare le misure di prevenzione. In una dichiarazione rilasciata oggi e di cui da notizia il portale della Conferenza episcopale, i presuli esortano clero, religiosi e laici a seguire rigorosamente le linee guida del Ministero della Salute e quelle che riguardano le celebrazioni religiose stabilite il 13 marzo dello scorso anno, che “continuano a rimanere in vigore e devono essere rigorosamente rispettate”. Nel Paese si registra una seconda ondata dell’epidemia e un numero elevato di casi positivi e il sistema sanitario ha fatto sapere che i centri di isolamento stanno esaurendo gli spazi per i malati di coronavirus. Due sacerdoti e due suore delle parrocchie di San Pio e Msipe dell’arcidiocesi di Blantyre e della diocesi di Dedza sono risultati positivi. I media cattolici, in collaborazione con la Commissione pastorale, sono stati invitati a trasmettere ancora messe in diretta e altri programmi che possano offrire ai fedeli approfondimenti spirituali, dato che alle riunioni pubbliche non possono prendere parte più di 100 persone che devono indossare mascherine e rispettare il distanziamento sociale. I vescovi, inoltre, ribadiscono quanto indicato dalla task force per il Covid-19 istituita dalla presidenza della Repubblica che raccomanda la massima attenzione e il rigoroso rispetto delle misure sanitarie. Al 7 gennaio il Malawi ha registrato 274 nuovi casi positivi che hanno portato il numero totale di malati di Covid-19 a 1407; il totale dei casi confermati ha raggiunto quota 7611, mentre sono 203, fino ad ora, i morti. (TC)

8 gennaio - VIETNAM Diocesi di Cân Tho avvia progetto di carità ispirato alla “cultura della cura come percorso di pace”

Ha preso spunto dal Messaggio di Papa Francesco per la 54.ma Giornata mondiale della pace - celebrata il 1° gennaio sul tema “La cultura della cura come percorso di pace” – il vescovo vietnamita di Cân Tho, Monsignor Stephanus Tri Buu Thien, per avviare un progetto di carità e solidarietà nei confronti dei più bisognosi. L’iniziativa si svolgerà dal 10 al 16 febbraio, in concomitanza con il Capodanno che in Vietnam si festeggia secondo il calendario lunare e quindi, nel 2021, a metà febbraio. Nello specifico, il presule ha esortato i fedeli ad evitare feste costose e stravaganti per donare, piuttosto, una piccola somma di denaro alle famiglie in difficoltà, supportandole anche con la vicinanza spirituale. Inoltre, le parrocchie e le congregazioni religiose locali sono state invitate a lanciare una raccolta di fondi da devolvere ai più poveri, perché “la cura degli uni per gli altri ha un ruolo importante nella costruzione di una società più fraterna e nella lotta contro la cultura dell'indifferenza e dello scarto”. Il modello da seguire, ha ribadito Monsignor Buu Thien, è quello del Buon Samaritano che si prodiga per aiutare il prossimo, nello spirito di una vera “cultura della cura”. Oltre a donazioni in denaro, il vescovo di Cân Tho ha suggerito l’offerta di cibo e generi di prima necessità in favore dei più indigenti, nonché – questa in particolare la richiesta avanzata ai parroci – l’allestimento di alloggi momentanei per chi è rimasto senza casa o senza un riparo. Intanto, alcune parrocchie si sono già messe all’opera: diverse chiese locali hanno avviato un piccolo mercato interno dove le famiglie più povere possono trovare, gratuitamente, cibo, vestiario e beni necessari. Il mercato è aperto una volta al mese ed offre un servizio gratuito anche per il taglio dei capelli. (IP)

8 gennaio - TERRA SANTA 16-21 gennaio, Incontro on line del Coordinamento Terra Santa

Si terrà on line, a causa della pandemia da Covid-19, il tradizionale incontro del Coordinamento Terra Santa (Holy Land Coordination- Hlc) del quale fanno parte i vescovi di Stati Uniti, Unione Europea, Canada e Sud Africa. Obiettivo dell’organismo episcopale è quello di sostenere la Chiesa di Terra Santa attraverso la “preghiera ed il pellegrinaggio”, anche grazie ad un lavoro sensibilizzazione sui cristiani di Terra Santa che i vescovi portano avanti, una volta tornati nelle rispettive nazioni, presso i rispettivi governi, ambasciatori, mass-media ed opinione pubblica. Solitamente, ogni anno, nel mese di gennaio, una rappresentanza dell’Hlc si reca in visita in Terra Santa, ma quest’anno l’emergenza sanitaria ha costretto il Coordinamento a modificare il programma. Il prossimo incontro, il 21.mo della serie, si terrà quindi in modalità digitale, attraverso varie conferenze in streaming che si svolgeranno tra il 16 e il 21 gennaio. È prevista la partecipazione di 15 vescovi, in rappresentanza di 11 Conferenze episcopali del mondo, tra cui quella tedesca (Dbk). “Quest’anno – si legge proprio sul sito della Dbk – l’incontro è particolarmente importante nel contesto della situazione pandemica”. Per molti cristiani che si occupano di turismo e pellegrinaggi, infatti, la diffusione del Covid-19 ha rappresentato un grave danno anche economico, impedendo il sostentamento di molte famiglie.  “La già difficile situazione politica e sociale è diventata così ancora più opprimente per il piccoli gruppi di cristiani in Terra Santa”, si sottolinea ancora. Mai come in questo 2021, dunque, l’incontro si prefigge lo scopo di “scambiare informazioni e discutere le prospettive”. Vi prenderanno parte anche il il nuovo Patriarca latino di Gerusalemme, l'Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, e il Nunzio apostolico nella regione, l'Arcivescovo Leopoldo Girelli. I presuli verranno inoltre “informati sulla situazione attuale nella Striscia di Gaza e discuteranno la situazione delle scuole cristiane in Terra Santa sia con i responsabili che con gli studenti”, con focus specifici sul contesto educativo a Gaza. La speranza, comunque, è che “non appena la situazione pandemica lo permetterà, preferibilmente nell'estate del 2021, una delegazione episcopale più piccola si possa recare di persona in Terra Santa”. “L'Incontro internazionale dei vescovi – conclude la nota della Dbk - mira a rafforzare i cristiani e le Chiese in Terra Santa nel loro impegno per la giustizia, la pace e la comprensione tra i popoli e le comunità religiose, e a rafforzare il legame della Chiesa universale con loro”. In quest’ottica, l’Hlc non chiede privilegi per i cristiani, ma dignità e rispetto dei loro diritti. Il coordinamento di questo gruppo e la relativa comunicazione è gestita dalla Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles. L’iniziativa si svolge dalla fine degli anni ’90. (IP)

8 gennaio - ITALIA #coronavirus. Comunità Giovanni XXIII: vaccino prioritario anche per disabili

“Le persone con disabilità siano inserite fra le categorie prioritarie a cui somministrare il vaccino anti-Covid-19”: lo chiede, in una nota, Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, sottolineando come i disabili siano “una categoria a rischio dimenticata dal Piano strategico di vaccinazione”. “Nelle nostre Case-famiglia – spiega - accogliamo centinaia di persone disabili che non possono mantenere il distanziamento da chi li assiste”. Soprattutto chi è affetto da una disabilità intellettiva “non è in grado di prendersi cura della propria salute, necessita di essere sempre accompagnato o non riesce ad indossare la mascherina protettiva”, esponendosi ad un maggior rischio di contagio. “Si tratta di persone estremamente fragili il cui eventuale ricovero sarebbe estremamente difficoltoso”, sottolinea ancora Ramonda. La preoccupazione è anche per le famiglie “che sono costrette a tenere i figli disabili a casa, separati dal mondo” e “questa non è inclusione, ma segregazione”. Esprimendo, infine, apprezzamento per gli sforzi portati avanti dal governo per contrastare la pandemia, la Comunità esorta comunque l’esecutivo ad “inserire le persone disabili fra le categorie prioritarie cui somministrare il vaccino”. (IP)

8 gennaio - CROAZIA Appello di Caritas Internationalis per le popolazioni colpite dal terremoto: occorrono fondi per la ricostruzione

Servono 880mila euro per aiutare Caritas Croazia ad assicurare condizioni di vita sicure e dignitose alle persone rimaste senza casa a causa delle recenti scosse sismiche, la prima delle quali registrata il 29 dicembre con magnitudo 6,4. A lanciare l’appello è Caritas Internationalis che riferisce del lavoro di oltre duecento volontari della Caritas impegnati nella distribuzione di cibo e kit igienici mentre si elaborano piani a lungo termine. “Dopo il primo terremoto - afferma Suzana Borko, vicedirettrice di Caritas Croazia - la terra ha continuato a tremare ogni giorno e la gente vive in un costante stato di paura e stress. Il sisma ha interessato una vasta area di circa 2000 chilometri quadrati”. Il terremoto, a circa 30 miglia a sud di Zagabria, in prossimità delle città di Petrinja, Sisak e Glina, è stato il più forte registrato nell’area negli ultimi 140 anni. “Vogliamo aiutare le persone a ricostruire le loro case e le loro comunità”, continua la vicedirettrice di Caritas Croazia. Il progetto Caritas, della durata di otto mesi, aiuterà anzitutto circa 200 famiglie, fornendo alloggi prefabbricati e aiuti finanziari e tecnici, al fine di consentire alle persone di riparare le proprie abitazioni. “Molte delle persone colpite nelle zone rurali preferiscono rimanere nelle vicinanze dei loro raccolti e del loro bestiame, così dormono nei fienili, nelle loro automobili oppure tra le macerie delle loro abitazioni - spiega Suzana Borko -. Caritas Croazia li aiuterà a ricostruire le loro case e comunità in modo che possano vivere in condizioni di sicurezza e dignità”. La Caritas si concentrerà sul sostegno dei residenti nelle aree rurali per evitare che possano essere trascurate a causa del loro isolamento geografico. Nei villaggi tra Petrinja e Glina ha subito danni fino al 90 per cento delle case, ma un’ulteriore sfida consiste nel fatto che ad ogni nuova scossa le abitazioni devono essere nuovamente esaminate per verificare che siano ancora agibili. “In questo momento tanto difficile - afferma la vicedirettrice di Caritas Croazia - è davvero miracolosa la grande solidarietà mostrata nel nostro Paese. In moltissimi stanno inviando cibo, vestiti e materiali edili nelle zone colpite”. Obiettivo primario di Caritas Croazia è offrire alloggi dignitosi e fornire assistenza nella ricostruzione delle case. Per le donazioni è possibile cnsultare la pagina web https://www.caritas.org/donate-now/croatia-earthquake/. (TC)

8 gennaio - MONDO Il pastore Mateus: nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani comunità vicine nonostante le norme anti-Covid

Il percorso di preghiera tracciato nell’opuscolo della “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, che sarà celebrata dal 18 al 25 gennaio, “può aiutarci a rimanere uniti come comunità, anche in questo momento in cui siamo obbligati a rispettare le regole del distanziamento fisico per proteggere i più deboli”. È il pensiero del pastore Odair Pedroso Mateus, segretario generale aggiunto ad interim del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) e direttore della Commissione Fede e Costituzione, sull’imminente appuntamento ecumenico che quest’anno dovrà adeguarsi all’emergenza sanitaria coronavirus. “La preghiera spesso implica una sorta di isolamento personale, per focalizzare la nostra mente e il nostro cuore sull’amore di Cristo - spiega il pastore Mateus -. Tuttavia, quando preghiamo per l’unità, entriamo in una più stretta comunione con i nostri fratelli e sorelle in Cristo”. Organizzata dal 1968 dal Consiglio Mondiale delle Chiese e dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani quest’anno è stata preparata dalla Comunità monastica femminile di Grandchamp, in Svizzera. Le religiose, che seguono la regola di Taizé, hanno scelto come tema “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto (cfr Gv 15, 5-9)” per esprimere la vocazione alla preghiera, alla riconciliazione e all’unità della Chiesa e del genere umano che caratterizza la Comunità di Grandchamp. Sono 50 oggi le consacrate della comunità, che conta donne di diversa età e tradizione ecclesiale e di differenti paesi e continenti, impegnate nella ricerca di itinerari di riconciliazione tra i cristiani, all’interno della famiglia umana e nel rispetto dell’intera creazione. Il tema e la redazione dei testi della Settimana di preghiera hanno permesso alle religiose di condividere l’esperienza e la sapienza della loro vita contemplativa, innestata nell’amore del Signore, e di parlare del frutto di questa preghiera: una più profonda comunione con i propri fratelli e sorelle in Cristo, e una maggiore solidarietà con l’intera creazione. “Non è sempre facile rimanere in Cristo, rimanere nel suo amore - afferma suor Anne-Emmanuelle Guy, della Comunità di Grandchamp -. La vita quotidiana nella comunità mi permette di mettere alla prova il mio amore per gli altri e per Dio. Come posso, infatti, affermare di amare Dio se non amo mia sorella, mio fratello, che vivono al mio fianco?”. Quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si svolgerà nel rispetto delle norme anti-Covid. Sebbene la pandemia continui a diffondersi in tutto il mondo, riferisce il Consiglio Mondiale delle Chiese, sono in corso i preparativi finali per uno dei più grandi eventi di preghiera del mondo che riunisce comunità cristiane di molte tradizioni dei cinque continenti. E se le preoccupazioni per la salute pubblica limiteranno gli incontri, l’evento ecumenico offrirà comunque alle Chiese l’opportunità di riunirsi attorno alla preghiera. La proposta di celebrare la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani dal 18 al 25 gennaio risale al 1908 ed è di padre Paul Wattson; il motivo è comprenderla tra la festa della cattedra di San Pietro e quella della conversione di San Paolo. Nell’emisfero sud, in cui gennaio è periodo di vacanza, le Chiese la celebrano in altre date, ad esempio nel tempo di Pentecoste (come suggerito dal movimento Fede e Costituzione nel 1926), periodo altrettanto simbolico per l’unità della Chiesa. (TC)

8 gennaio - LIBANO Dal Mecc sostegno ai più bisognosi e alle famiglie provate dalla pandemia

Nuovi aiuti in Libano dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc) alle famiglie in difficoltà dopo la tragica esplosione nell’area del porto di Beirut il 4 agosto dello scorso anno. Il Dipartimento di assistenza e soccorso - Diakonia, in collaborazione con i membri del Comitato ecumenico per il soccorso di Beirut, in rappresentanza delle Chiese di Beirut, ha distribuito buoni pasto e beni di prima necessità a 1625 famiglie. Il programma di aiuto in corso è stato implementato in collaborazione con diverse organizzazioni internazionali, tra le quali The Primate's World Relief and Development Fund (PWRDF), FIDA, Emergency Relief & Development Overseas (ERDO) e Norwegian Church Aid (NCA). Altri aiuti sono stati inviati nel Monte Libano, nel Libano meridionale, ad Akkar e nella Valle della Bekaa, per l’aggravarsi della crisi economica nel Paese e dell’epidemia di Covid-19. Per i più poveri e bisognosi il Mecc sta proseguendo la sua missione umanitaria con la fornitura di un lotto di 805 pacchi di cibo e buoni pasto. Il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente ha raggiunto queste persone, provate dall’emergenza sanitaria, grazie alla cooperazione di GM-UCC, Evangelical Lutheran Church in America (ELCA), Presbyterian Church USA (PCUSA) e Catholic Agency for Overseas Development (CAFOD). (TC)

7 gennaio - FILIPPINE Festa del Nazareno in formato ridotto a causa della pandemia

Sarà in formato ridotto quest’anno la tradizionale Festa del Nazareno, l’annuale appuntamento che i fedeli filippini celebrano il 9 gennaio. A causa della pandemia e in linea con quanto disposto con le autorità – riporta l’agenzia dei vescovi Cbcpnews - non si terrà la “Traslacion”, la tradizionale processione con la statua a Manila, alla quale normalmente partecipano centinaia di migliaia di fedeli. Al suo posto ci saranno 15 Messe nella Basilica minore del Nazareno, nel quartiere di Quiapo, dove è ospitata la statua, a ognuna delle quali saranno autorizzati a partecipare un massimo di 400 fedeli. Questo permetterà di partecipare a un totale di 6mila persone nel rispetto del distanziamento sociale. La prima Messa è prevista alle 4.30 del mattino e sarà presieduta da monsignor Broderick Pabillo, amministratore apostolico di Manila, mentre l’ultima, alle 10.15 di sera, sarà officiata dal rettore del santuario monsignor Hernando Coronel. Per evitare spostamenti e assembramenti saranno inoltre celebrate altre Messe nelle vicine chiese di santa Cruz, di San Sebastian e nella cappella della Nazarene Catholic School di Manila e copie dell’immagine saranno portate in diverse diocesi del Paese. Dallo scorso Natale l'originale è esposto sul balcone della chiesa di Quiapo per consentire ai fedeli di vederla ed è stata lanciata anche una speciale app. Ogni anno sono centinaia di migliaia i devoti filippini che partecipano alla processione della statua annerita del Cristo sofferente, invocato per i suoi poteri miracolosi. Si tratta  di uno degli eventi religiosi più importanti nel Paese.  La statua, che rappresenta Gesù piegato sotto il peso della Croce a grandezza naturale, fu portata a Manila dal Messico dai frati dell'Ordine degli Agostiniani Recolletti il 31 maggio 1606. Posto all'inizio nella chiesa di San Giovanni Battista, il Nazareno Nero fu trasferito nella chiesa di Quiapo nel 1787. La statua è sopravvissuta a numerosi disastri, come i grandi incendi che distrussero la chiesa nel 1791 e nel 1929 e i terremoti nel 1645 e nel 1863. La devozione suscitata dall’icona incontrò il favore della Santa Sede, che nel 1650, sotto il pontificato di Innocenzo X, istituì canonicamente la Confradia de Jesus Nazareno. Anche Pio VII, nel XIX secolo, volle onorare il Nazareno Nero concedendo l’indulgenza plenaria “a chi lo prega in maniera pia”. Nei secoli la sua aura miracolosa ne ha fatto uno dei simboli del popolo filippino. La festa del 9 gennaio è preceduta da una novena di preghiera. Essa è iniziata il 31 dicembre con Messe quotidiane nella chiesa di Quiapo presiedute da diversi vescovi. . A presiedere la Messa odierna è stato monsignor Reynaldo Evangelista, vescovo di Imus, che ha ricordato ai fedeli che senza un’autentica attenzione verso gli altri e l’aiuto ai più bisognosi, la devozione Cristo è “falsa”: “L’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono inseparabili”,  ha detto il presule nell’omelia. (LZ)

7 gennaio - ITALIA Vescovo di Assisi: dalla pandemia bisogna uscire migliori

“Dalla pandemia possiamo e dobbiamo uscire migliori”: lo scrive il vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, Monsignor Domenico Sorrentino, in una lettera di auguri per il nuovo anno, inviata ai sacerdoti ed ai religiosi della diocesi. Pensando, in particolare, alla sofferenza di chi è stato colpito dal Covid-19, ma anche dei tanti che si trovano alle prese con problemi familiari, lavorativi ed economici, il presule sottolinea che Gesù non ci abbandona mai: “Abbiamo bisogno di prendere coscienza di quanto Egli ci stia vicino, navigando con noi e soffrendo con noi – spiega - Dobbiamo credere che, se anche navighiamo a vista, la bussola è Lui. Dobbiamo correre da Lui, a chiederGli di calmare la tempesta”. Tuttavia, Monsignor Sorrentino ribadisce che “non si tratta solo di invocare il Suo aiuto per gli scienziati, le autorità, gli operatori impegnati a cercare soluzioni” per affrontare l’emergenza sanitaria; bisogna anche “approfittare di questa prova per una riflessione corale, una sorta di esame di coscienza collettivo”. La pandemia infatti, prosegue il vescovo, “ci sta facendo riflettere, ci sta ponendo il problema del senso della vita”. Intanto, domani, venerdì 8 gennaio, Monsignor Sorrentino darà inizio alla sua seconda visita pastorale a Valfabbrica, con le comunità di Monteverde, Giomici e Poggio San Dionisio. La visita sarà aperta, alle ore 12.45, dalla la celebrazione dell’Ora media nella chiesa parrocchiale e proseguirà per tre giorni, durante i quali, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, il presule incontrerà sacerdoti, religiose, laici, forze dell’ordine, gruppi Caritas, ministri straordinari della comunione, amministrazione comunale, membri dei consigli parrocchiali, catechisti, giovani e giovanissimi, operatori della liturgia, famiglie e comunità. La visita si concluderà domenica 10 gennaio, solennità del Battesimo del Signore, con la celebrazione eucaristica delle ore 11.00. (IP)

7 gennaio - ASIA La Fabc lancia corso di comunicazione on line

Si chiama Vaiscom, acronimo di Veritas Asia Insitute of Social Communication, ha sede a Manila, nelle Filippine ed afferisce all’Ufficio Comunicazioni sociali (Osc) dei vescovi asiatici, membri della Fabc (Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche). E proprio il Vaiscom, attraverso il suo sito web www.vaiscom.org, ha lanciato ieri, 6 gennaio 2021, tre corsi di comunicazione on line. La presentazione dell’iniziativa è avvenuta attraverso una conferenza virtuale svoltasi sulla piattaforma Zoom, alla quale ha preso parte il presidente dell’Osc, Monsignor Roberto Mallari. “La comunicazione è centrale per la missione della Chiesa – ha detto il presule – perché Dio comunica” con l’uomo. Obiettivo dei corsi, ha aggiunto, sarà quello di “infondere dinamismo tra i leader pastorali in Asia, per aiutarli a acquisire le conoscenze e le competenze necessarie ad un ministero efficace”. Dal suo canto, il segretario generale dell’Osc, padre George Plathottam, ha evidenziato che i corsi saranno sia on line che in presenza, così da facilitare “la comunione e la tempestività” delle informazioni, sempre nel pieno rispetto delle normative anti-Covid.   Al momento, i corsi previsi sono di tre tipi – base, avanzato e diploma – e gli studenti potranno usufruirne attraverso lezioni video, materiale digitale e sussidi didattici, sempre allo scopo di “dotare i leader della Chiesa di strumenti per affrontare le sfide presentate dai nuovi media e dai diversi contesti pastorali in Asia”. A sottolineare questo aspetto è stato, in particolare, il vice segretario generale della Fabc, padre William LaRousse, il quale ha spiegato: "La missione della Chiesa in Asia è per tutti i popoli", un’affermazione dovuta a San Paolo VI ma quanto mai attuale, soprattutto ora che la Fabc sta celebrando suo Giubileo d’oro: l’organismo è stato istituito, infatti, alla fine del 1970, dopo il viaggio apostolico di Papa Montini in Asia Orientale.   Il primo corso del Vaiscom ad essere avviato, il prossimo luglio, sarà quello intitolato “Comunicazione per la leadership pastorale”. Flessibile ed aperto sia ai singoli che alle istituzioni, come i seminari, il corso è stato pensato da un’apposita equipe di salesiani, con il supporto tecnico, tra gli altri, di Radio Veritas Manila. (IP)

7 gennaio - STATI UNITI Cattolici invitati partecipare virtualmente all’annuale Veglia di preghiera per la vita nel 48.mo della legalizzazione dell’aborto

Anche quest’anno i cattolici degli Stati Uniti sono stati invitati a pregare per il rispetto della vita umana in occasione dell’anniversario della sentenza “Roe vs Wade” della Corte Suprema che, il 22 gennaio 1973, ha legalizzato l’aborto nel Paese. Da quel giorno, sono passati 48 anni, si stima che circa 60 milioni di aborti abbiano impedito ad altrettanti bambini di venire al mondo . La triste ricorrenza viene ricordata annualmente dalla Chiesa negli Stati Uniti una Veglia di preghiera nel Santuario nazionale dell’Immacolata Concezione, nel campus della University of America e nella sede del Segretariato per le attività pro-vita della Conferenza episcopale (Usccb) a Washington, seguita da una Marcia per la vita nella capitale alla quale partecipano migliaia di persone. A causa della pandemia del Coronavirus - informa il sito della Usccb - la marcia quest’anno non si terrà e la veglia si svolgerà in formato virtuale con le diocesi di tutto il Paese collegate in live-streaming. Il santuario sarà dunque chiuso al pubblico e la Messa di apertura con la recita del Rosario saranno trasmesse in televisione. I vescovi di tutte le diocesi collegate guideranno poi a turno la liturgia delle ore lungo la notte fino alla Messa conclusiva, la mattina del del 29 gennaio.  A presiedere la liturgia di apertura sarà monsignor Joseph F. Naumann, presidente della Commissione episcopale per le attività pro-vita. che pronuncerà anche l’omelia, mentre la celebrazione conclusiva, alle 8.00, sarà officiata da monsignor William E. Lori, arcivescovo di Baltimora. “Ora più che mai, la nostra nazione ha bisogno di preghiera per la protezione dei nascituri e la dignità di tutta la vita umana", ha dichiarato monsignor Naumann che ha quindi invitato i cattolici a unirsi alla veglia. Al primo raduno del 1974 parteciparono circa ventimila persone. Nel corso degli anni il numero dei partecipanti all’iniziativa è progressivamente cresciuto fino a toccare nel 2011, il record di trecentomila persone. Alla veglia e alla marcia a Washington è stata aggiunta nel 2013 una speciale novena di preghiera e penitenza per la vita. (LZ)

7 gennaio - ARGENTINA Aborto. Appello Francescani secolari: legge incostituzionale, tutelare sempre persone vulnerabili

Con tono fermo e deciso, l’Ordine Francescano secolare dell’Argentina esprime il suo dissenso in merito alla normativa sulla legalizzazione dell’aborto, approvata dal Senato nazionale lo scorso 30 dicembre. “Si tratta di una legge incostituzionale – afferma l’Ordine in un comunicato – Come argentini e francescani secolari, ci sentiamo feriti e traditi: ancora una volta, donne e bambini, categorie tra le più vulnerabili e senza voce, vengono maltrattati e uccisi: i minori incontrano una morte infame nel grembo materno”, mentre per le loro madri si prospettano nuove forme di sfruttamento. Per questo, l’Ordine esprime il suo “ripudio della legge sull’aborto” e ribadisce, piuttosto, l’importanza di “accompagnare seriamente le donne in gravidanza, particolarmente vulnerabili”, per rendere la società sempre più consapevole del fatto che “l’interruzione volontaria di gravidanza è un crimine perché ogni vita ha il suo valore”. “Non scoraggiamoci – ribadiscono tuttavia i Francescani secolari – non ragioniamo in termini di ‘occhio per occhio’ per una vendetta meschina, non lasciamoci prendere dalla rabbia che paralizza e non porta mai buoni consigli”. Piuttosto, “preghiamo per la conversione delle menti, dei cuori e delle azioni, affinché si porti la vita e non la morte”. “Animati dallo Spirito Santo – conclude la nota – siamo certi che l’ultima parola della storia non è degli uomini, ma del Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio nato da una donna”. Approvata in Senato con 38 voti favorevoli e 29 contrari, l’interruzione volontaria di gravidanza in Argentina è stata autorizzato dopo dodici ore di dibattito. Immediata la reazione della Conferenza episcopale nazionale (Cea) che, in una nota diffusa subito dopo il voto, ha ribadito che "continuerà a lavorare con fermezza e passione in favore della cura e del servizio alla vita". Dai presuli anche il rammarico della "lontananza" dimostrata dallo Stato nei confronti della popolazione "che in diverse occasioni si è espressa in favore della vita". "Continueremo a lavorare – hanno detto i vescovi - per le priorità autentiche che richiedono attenzione urgente nel nostro Paese", quali l'aumento della povertà tra i minori, l'abbandono scolastico, "la pandemia della fame", la disoccupazione e "la drammatica situazione dei pensionati".  "Difendere sempre la vita, senza esitazioni – ha concluso la Cea - ci renderà capaci di costruire una nazione giusta e solidale, in cui nessuno venga scartato e nella quale si possa vivere una vera cultura dell'incontro".  (IP)

7 gennaio - ETIOPIA 7 gennaio, Natale. Cardinale Souraphiel: tutelare vita umana e rispettare Costituzione

Tutelare la vita umana e rispettare la Costituzione: questi i punti salienti del Messaggio del Cardinale Berhaneyesus Souraphiel, Arcivescovo metropolita di Addis Abeba, in Etiopia, per la Solennità del Natale, che nel Paese africano si celebra oggi, 7 gennaio, secondo il calendario giuliano. “Cessino le grida e le sofferenze di molti – scrive il porporato – cessino lo sfollamento e la morte di tante persone, create ad immagine e somiglianza di Dio”. Il riferimento è al violento conflitto nella regione del Tigray che da circa due mesi vede contrapporsi il governo di Addis Abeba contro le autorità locali, dopo un presento attacco perpetrato dal Fronte di liberazione del popolo del Tigray contro l’esercito nazionale di stanza nella regione. Di qui, il richiamo del Cardinale Souraphiel a tutte le parti in causa affinché moltiplichino gli sforzi per “garantire la sicurezza e la pace in Etiopia”, insieme alla Stato di diritto e alla salvaguardia dei diritti umani. Anche l’intera popolazione etiope è esortata a “diventare operatrice di pace”: “Dovremmo vivere insieme come fratelli e sorelle – scrive l’Arcivescovo di Addis Abeba – al di là della nostra razza, tribù, colore, sesso ed età, divenendo come un'unica famiglia che si sostiene e si aiuta reciprocamente e si mantiene unita". “Il popolo di Dio si stringa nell'amore", incalza il porporato che poi chiede “solidarietà con i rifugiati e gli sfollati” durante le feste natalizie: "Sosteniamoli in modo speciale - scrive il Cardinale Souraphiel nel suo messaggio - Per amore di nostro Signore, incoraggio a trascorrere il Natale compiendo opere di carità", perché “il Signore ci ha chiesto di aiutare i bisognosi”. “Tutti abbiamo un debito da pagare – continua l’Arcivescovo etiope – e questo debito è essere buoni ed amorevoli nei confronti del prossimo”. Infine, guardando al contesto della pandemia da Covid-19 che in Etiopia ha provocato 127mila casi positivi e quasi duemila morti, il porporato invita i fedeli a fare attenzione ed a proteggersi dal virus che rappresenta “una minaccia per il mondo e per il Paese”. “Seguite tutte le normative per prevenire il contagio” conclude l’Arcivescovo di Addis Abeba, rivolgendo un pensiero ed un saluto anche a tutti gli etiopi che vivono all'estero, ai malati e ai detenuti, affinché possano comunque celebrare la gioia del Natale. (IP)

7 gennaio - REGNO UNITO Terzo lockdown. Vescovo di Plymouth: “L'unica ‘buona notizia’ è che la gente potrà ancora partecipare alla Messa pubblica”

Monsignor Mark O'Toole, vescovo di Plymouth, in un comunicato diffuso sul sito della sua diocesi, dopo l’annuncio del Governo, nei giorni scorsi, di un terzo lockdown nel Paese, - per arginare la diffusione della nuova variante di coronavirus -, ha invitato i fedeli a "scavare in profondità" dentro di sé, e nella fede, in questi prossimi mesi, e ha ricordato loro che anche se “spesso non vediamo i frutti delle nostre preghiere o delle nostre fatiche”, soprattutto in questo tempo di pandemia, “ogni cosa che intraprendiamo, per amore di Dio e del prossimo, porterà frutti in modi che vanno al di là della nostra comprensione”. Il presule, parlando della nuova "serrata", ha affermato che sarà diversa da quella vissuta tra marzo e giugno dello scorso anno, perché la gente – “unica buona notizia” - potrà continuare a partecipare alla Messa pubblica. “È una benedizione  - si legge nel comunicato - che la gente possa ancora visitare la Chiesa e che noi possiamo continuare a celebrare la Messa pubblicamente. Sappiamo che questo non è il caso in altri luoghi”. Monsignor O'Toole ha espresso gratitudine al Governo “per aver riconosciuto il posto centrale che i luoghi di culto hanno nella vita del Paese”, definendoli vitali per il benessere spirituale e personale. Il culto di Dio, ha aggiunto, “è fonte di forza e di energia spirituale per il nostro continuo servizio agli altri”. Commentando la solennità dell'Epifania, il vescovo ha spiegato che il dono dei Magi a Gesù della Mirra, usata per ungere il corpo dei defunti, riconosceva che questo bambino avrebbe partecipato pienamente alla realtà della nostra mortalità umana, che questo bambino avrebbe sperimentato la morte. Il presule, quindi, ha esortato tutti a riflettere su questo per "continuare a lavorare con chi è vicino alla morte, per dare, a loro e ai loro cari, la speranza in un tempo di tenebre". Parlando poi dell'oro, portato a Gesù come Re, ha esortato i fedeli, in questi mesi, a “mettere le risorse nazionali al servizio dei più bisognosi". E ricordando, infine, il dono dell’incenso, a rappresentare che questo bambino era il Dio dei Saggi, meritava il loro culto e la loro preghiera, ha esortato i cattolici, in questo tempo di grande stanchezza, “a pregare profondamente, a trovare il silenzio per stare con Dio, che dà un senso a tutte le nostre lotte”. (AP)

7 gennaio - SUDAFRICA Chiese sudafricane: l’inizio della campagna vaccinale contro in Covid-19 non può aspettare

L’inizio della campagna vaccinale contro il Covid-19 in Sudafrica non può aspettare. Ad affermarlo il Consiglio delle Chiese sudafricane (Sacc), di cui è membro anche la Chiesa cattolica, che, in una dichiarazione congiunta ripresa dall’agenzia Aciafrica, ha chiesto al Governo di Pretoria di accelerare i tempi e di rimuovere tutti gli impedimenti che ritardano l’implementazione del Piano nazionale di vaccinazione. Secondo le Chiese sudafricane, attendere l’arrivo dei vaccini Covax, l'iniziativa multilaterale volta a garantire un accesso giusto ed equo ai vaccini anti-Covid a livello mondiale quindi anche ai Paesi più poveri, comporterebbe la perdita di troppe vite umane. L’arrivo delle prime dosi è infatti previsto nel secondo quarto dell’anno. Troppo – afferma la Sacc - in un Paese dove il numero dei contagi sta salendo al ritmo di più di 12mila nuovi casi al giorno, portando il totale a oltre un milione e con 30mila morti. Il Governo sudafricano è stato accusato di ritardare i negoziati con le aziende farmaceutiche, perché non vuole assumersi il rischio di acquistare vaccini che non funzionano. Alle critiche il Ministro della Sanità ha replicato annunciando nei giorni scorsi l’avvio a febbraio di un piano nazionale di vaccinazioni che dovrebbe permettere di immunizzare due terzi della popolazione sudafricana entro la fine dell’anno. Un annuncio accolto con scetticismo da alcuni esperti, ma “con sollievo” dal Sacc, che insiste sull’urgenza di avviare al più presto la campagna vaccinale. Alcuni produttori hanno già proposto vaccini a 10 dollari a dose, ma secondo l’esecutivo si tratta di un costo “proibitivo”. Nella loro dichiarazione i leader cristiani chiedono di dare la precedenza alle vite umane sul profitto: “Sarebbe demoralizzante se i partner del settore pubblico e privato si mettessero di traverso all’unica soluzione disponibile perché i sudafricani possano raggiungere un’immunità di massa”. Di qui l’appello alle autorità a negoziare l’acquisto dei vaccini a costi più ridotti, senza i quali - affermano - il Sudafrica e altri paesi in via di sviluppo potrebbero non essere in grado di permettersi di contenere la diffusione del Coronavirus. "Crediamo fermamente che le considerazioni commerciali non debbano prevalere sul valore della vita umana e ciò pone un obbligo morale pressante a tutte le case farmaceutiche e alle aziende distributrici”, insistono i leader religiosi. "Dio non voglia che il pensiero del guadagno personale e di profitti eccessivi attraversi le menti di alcuni nella catena degli approvvigionamenti del vaccino!".  La Sacc raccomanda inoltre a tutti i leader cristiani sudafricani di verificare che, in attesa dell’avvio della campagna vaccinale, i fedeli loro affidati continuino a rispettare i protocolli sanitari: “Dobbiamo essere pronti a fare a meno di tante nostre pratiche sociali abituali, compreso il modo in cui ci relazioniamo alla morte e al lutto, al fine di prevenire ulteriori morti. Queste sono le uniche misure attualmente a disposizione per mantenere le persone al sicuro mentre aspettiamo il vaccino. Rispettiamo dunque queste misure perché possono salvare vite umane”, conclude la nota della Sacc. (LZ)

7 gennaio - SINGAPORE 50.mo anniversario di fondazione della Corporazione delle Infermiere Cattoliche di Singapore (CNGS)

La Corporazione delle Infermiere Cattoliche di Singapore (CNGS) ha celebrato recentemente il suo 50.mo anniversario di fondazione, ribadendo il suo impegno a mantener fede al suo motto “Conforto, compassione e tenera amorevole cura”. Le celebrazioni, tenutesi alla fine dell’anno – riporta UCA News -, si sono svolte sottotono a causa della diffusione della pandemia di coronavirus. Laura Tan, presidente della Corporazione, nel suo messaggio pubblicato su Catholic News of Singapore, ha raccontato come, nonostante la paura e il senso di incertezza, a causa del Covid-19, le infermiere cattoliche si siano dedicate al loro compito di servire i pazienti, rimanendo sempre fedeli alla loro missione. "Ci siamo dovute mantenere fisicamente e mentalmente forti per sostenere i nostri pazienti, le loro famiglie e le nostre stesse famiglie a casa” ha affermato. “Ma, con il passare del tempo abbiamo gradualmente imparato a conoscere meglio la malattia, abbiamo visto i nostri pazienti che si riprendevano e tornavano a casa per ricongiungersi con le loro famiglie, e ci siamo sentite più sicure e meno timorose”. Padre Johnson Fernandez, direttore spirituale del gruppo dal 1973, ha ricordato alle infermiere la grandezza della professione – si legge su UCA News - e le ha elogiate per gli eccellenti servizi resi durante la pandemia. “L'assistenza infermieristica  - ha spiegato - è più di una professione - per un'infermiera cattolica è pura dedizione”. Egli ha riferito come durante la pandemia di Covid-19, le infermiere abbiano dato esempio di eroismo nella loro disponibilità a rischiare la vita per gli altri. “Rendiamo omaggio al loro coraggio  e al loro sacrificio spinti dal loro amore per Cristo", ha dichiarato padre Fernandez. Negli ultimi decenni, il GNCS è stato attivamente coinvolto in una serie di servizi nazionali e internazionali. Membro di Caritas Singapore, ha collaborato in varie attività, tra cui l'assistenza ai malati, ai disabili, agli anziani e ai bambini con bisogni speciali. Ha collaborato con la Pastorale per i Lavoratori Migranti e Itineranti, fornendo una formazione per l'assistenza di base ai lavoratori domestici stranieri. Il CNGS, fondato da padre Albert Fortier, sacerdote missionario francese della Società delle Missioni Estere di Parigi, in Malesia nel 1947, fornisce servizi medici e di primo soccorso durante gli eventi ecclesiastici, si occupa di cliniche gratuite e workshop pastorali per i laici, organizza ritiri annuali e incontri di fine anno per infermieri locali e stranieri, e partecipa a programmi pastorali e di sensibilizzazione della comunità nei Paesi vicini, compresa l'Indonesia.  La Corporazione è membro del Comitato Internazionale Cattolico delle Infermiere e delle Assistenti Medico-Sociali e collabora con il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, con il Pontificio Consiglio per la Famiglia e con  il Pontificio Consiglio per i Laici in Vaticano. (AP)

7 gennaio - BRASILE Presidenza vescovi: vaccino anti-Covid sia distribuito ed accessibile a tutti

Il vaccino anti-Covid è un diritto di tutti i brasiliani: lo afferma la presidenza della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) nel suo primo messaggio del 2021, con il quale esorta anche a definire rapidamente ed a gestire responsabilmente la campagna di vaccinazione della popolazione che va intesa “come un fatto sociale, non individuale”. “È essenziale – si legge nella nota episcopale – che camminiamo tutti insieme, in solidarietà, senza esclusioni, verso lo sradicamento del Covid-19 dalla mappa del Brasile”. "Una pandemia non può essere superata da sola – sottolinea la Cnbb – Il nuovo che cerchiamo in questo anno 2021 richiede l'unione di tutti i cittadini di buona volontà”. Ricordando poi che i morti a causa dell’emergenza sanitaria non sono solo “tabelle statistiche”, ma “vite andate perse”, i presuli invitano a pensare “al lutto ed al dolore che esse hanno lasciato nel cuore dei loro familiari”. Il che richiede una lotta costante contro “una minaccia invisibile, ma reale”. Al contempo, la Chiesa cattolica brasiliana incoraggia i fedeli affinché non si lascino sopraffare “dalla stanchezza e dalla disinformazione” e rispettino le regole, evitando gli assembramenti. "Non possiamo cedere all'indifferenza di alcuni, alla negatività di altri o alla tentazione di assembrarci, lasciandoci contagiare e diventando, a nostra volta, veicoli di contagio, sofferenza e morte per gli altri", scrivono i presuli. Al contrario, la società brasiliana esige “unione ed azione immediate tra i governanti nei diversi ambiti del potere”, affinché “guidati dalla scienza e dalle serie indicazioni degli epidemiologi”, “avviino con urgenza la campagna di vaccinazione”, perché “ogni giorno si perdono vite umane a causa della pandemia, aggravata anche da ricadute economiche e sociali”. Attualmente, infatti, in Brasile si contano già circa 200mila vittime del coronavirus, in nome delle quali – è l’appello dei presuli – “la parola d’ordine deve essere unità. È necessaria, infatti, sempre più corresponsabilità nell'affrontare questa sfida sanitaria e sociale. Ognuno deve prendersi cura di se stesso e soprattutto dell'altro, che è fratello e sorella, nel profondo rispetto del distanziamento sociale e dell'attenzione ai protocolli indicati dalle autorità sanitarie”. “Cerchiamo di essere forti! – è l’ulteriore invito della presidenza episcopale – E che il vaccino sia per tutti”, perché “giustizia, solidarietà e inclusione sono i principali criteri da seguire per affrontare questa pandemia”. In quest’ottica, la Cnbb sottolinea che “un'attenzione particolare dovrebbe essere data ai più vulnerabili e ai più poveri”, perché “è inaccettabile e poco intelligente che il vaccino raggiunga alcune persone più rapidamente, lasciando scoperta la maggior parte della popolazione”. Dal suo canto, la Chiesa cattolica “si assume l’impegno a collaborare come forza educativa e solidale verso un nuovo stile di vita”. La solidarietà, infatti, “è molto più di un gesto sporadico”, è “un modo di fare storia”. Per questo, l'umanità troverà una cura alla pandemia “solo se camminerà insieme, adottando la solidarietà come principio che guida le relazioni, affinché tutti abbiano la possibilità di essere vaccinati ed ognuno si assuma la propria responsabilità nella cura del prossimo e della casa comune”. Il documento episcopale è a firma del Presidente della Cnbb, l’Arcivescovo Walmor Oliveira de Azevedo, del primo e del secondo vicepresidente, gli Arcivescovi Jaime Spengler e Mário Antônio da Silva, e del segretario generale, don Joel Portella Amado.  (IP)

7 gennaio - UGANDA Verso le elezioni. Vescovi: no a violenze, voto sia libero, equo e credibile

Urne aperte, in Uganda, il 14 gennaio, per le elezioni generali. In vista della tornata elettorale, la Conferenza episcopale nazionale (Uec) ha diffuso una Lettera pastorale suddivisa in 58 punti e intitolata “Beati gli operatori di pace”, in cui richiama l’attenzione su alcune questioni primarie da “affrontare con urgenza”, pena “la credibilità dell’intero processo elettorale e l’esito stesso delle consultazioni”. Invocando, in primo luogo, la necessità di un voto “libero, giusto e credibile”, i presuli si dicono preoccupati dell’eventuale “mala gestione dei risultati elettorali”, definendola “una delle più grandi sfide del Paese, nonché tra le principali cause di violenza”. In passato, infatti, si sono verificati veri e propri “bagni di sangue” post-elettorali e “le cicatrici di quelle violenze sono ancora vive”. Ciò nonostante – deplorano i presuli – gli ugandesi “invece di imparare da simili errori, sembrano ricaderci di nuovo”. Di qui, l’appello dell’Uec a tutte le parti in causa affinché “permettano alla volontà del popolo di prevalere”. “Ricordate che il comandamento ‘Non rubare’ vale anche per il furto dei voti”, incalzano i vescovi. Una seconda preoccupazione della Chiesa ugandese riguarda “la compravendita delle preferenze”, poiché “alcuni candidati hanno speso somme di denaro colossali con la speranza di recuperare quelle somme vincendo le consultazioni”. Ma “la politica non è un’impresa per fare soldi – ammonisce l’Uec – Tuttavia, con nostro grande disappunto, la situazione è peggiorata e mette a rischio le buone iniziative avviate in diversi settori per valorizzare la governance democratica nazionale”. Al contempo, i vescovi mettono in guardia dai “finanziamenti illeciti” delle elezioni ed incoraggiano i partiti e i loro leader alla responsabilità, perché “un eccesso di denaro può creare un ingiusto squilibrio tra gli attori politici”. Altro punto critico evidenziato dalla Chiesa cattolica di Kampala è “l’inadeguata formazione civica degli elettori”, una mancanza che è “in parte responsabili dei molti voti non validi già alle consultazioni del 1996”. “La Commissione elettorale non ha intrapreso attività formative tempestive e complete – spiegano i vescovi – e ciò potrebbe portare ad una limitata consapevolezza tra gli elettori sia sul sistema di voto, sia sui loro doveri civici”. Non solo: il Paese, attualmente, sta sperimentando “un uso limitato dei mass-media a causa delle restrizioni provocate dalla pandemia da Covid-19” e ciò è preoccupante perché “permette ad alcuni candidati” di agire impunemente, “violando in continuazione le linee-guida” stabilite dalle autorità. La Lettera pastorale esprime la disapprovazione dei vescovi anche per gli attacchi perpetrati contro i giornalisti e i membri delle organizzazioni della società civile, episodi che “alimentano il fuoco in una situazione già critica”. Tra le ulteriori preoccupazioni evidenziate dalla Chiesa cattolica c’è anche “la violazione della pace e dei diritti delle persone”: a novembre 2020, infatti, numerose proteste hanno scosso il Paese, a seguito dell'arresto di Bobi Wine, candidato alla presidenza per conto della Piattaforma dell'Unità Nazionale. Negli scontri tra le forze di sicurezza e la popolazione, sono morte di oltre settanta persone, molte altre sono rimaste feriti e i danni materiali sono stati notevoli. “Ciò che ci preoccupa di più – afferma l’Uec - è il fatto che molte delle vittime sono morte o sono rimaste ferite nelle mani delle forze di sicurezza che hanno il compito di proteggere la vita e le proprietà dei cittadini. Lo consideriamo un abuso di autorità”. Ma nonostante tutto ciò, “sia gli innocenti che i colpevoli non hanno ancora ottenuto giustizia”. Di qui, il richiamo dei vescovi ugandesi alle autorità, affinché esercitino il loro ruolo “in un modo non solo moralmente irreprensibile, ma anche meglio pensato per garantire o promuovere il benessere dello Stato e dei cittadini”. Di fronte alle avversità, infatti, “lo Stato deve dar prova di moderazione, ben sapendo che un regime che governa solo o principalmente per mezzo di minacce e intimidazioni o promesse di ricompensa, non fornisce agli uomini alcun incentivo efficace per lavorare per il bene comune e la pace”. Forte inoltre il richiamo della Chiesa a salvaguardare “i principî democratici” sanciti dalla Costituzione, la quale “garantisce il diritto di ogni cittadino ad eleggere i propri leader attraverso il voto, e dà mandato alla Commissione elettorale di organizzare elezioni libere ed eque dove tale diritto può essere esercitato”. E ancora: i vescovi di Kampala si dicono preoccupati per “l’intolleranza”, “la discordia nei partiti politici”, “la corruzione”, “le intimidazioni”, “l’uso di un linguaggio offensivo e dispregiativo tra i candidati”, “lo scarso impegno nel coinvolgere i giovani” all’interno del processo elettorale e “l’inadeguata applicazione delle procedure standard anti-Covid”. Di qui, l’auspicio di “una gestione efficace del processo elettorale” futuro, ottenibile se “la Commissione elettorale sarà imparziale, stabilirà programmi di collaborazione e di educazione degli elettori e coinvolgerà tutti gli attori politici”. Anche le forze di sicurezza vengono chiamate in causa affinché garantiscano lo svolgimento del processo elettorale comportandosi "in modo diligente e professionale". Agli elettori, inoltre, i vescovi chiedono “un forte senso di patriottismo” da esprimere recandosi a votare il prossimo 14 gennaio, mentre al governo i presuli domandano di trovare “il giusto equilibrio” tra il diritto di voto e il diritto alla salute, in tempo di pandemia. Infine, ai futuri vincitori delle consultazioni, l’Uec consiglia di “avviare un processo di dialogo nazionale e di riconciliazione”, perché “molte questioni ancora in sospeso nel Paese non possono essere risolte con le votazioni o con un semplice cambiamento di leadership”. La Lettera pastorale si conclude con l’esortazione a tutti ad essere “agenti di pace” e “testimoni coraggiosi dell’amore di Dio verso il prossimo”. (IP)

7 gennaio - STATI UNITI – Assalto al Congresso. La condanna dei vescovi e dei leader religiosi Usa. Wcc: populismo minaccia per la democrazia

I vescovi degli Stati Uniti si uniscono alla ferma condanna dell’assalto al Congresso avvenuto il 6 gennaio durante una manifestazione a Washington dei sostenitori del Presidente uscente Donald Trump. L'irruzione è avvenuta mentre il Congresso era riunito per certificare l’elezione di Joe Biden. Il bilancio è finora di quattro morti, 14 agenti di polizia feriti e 52 arresti. "Questo non rappresenta gli americani. Prego per i membri del personale del Congresso e del Campidogli, per la polizia e tutti coloro che si stanno adiperando per ristabilire l'ordine e la sicurezza pubblica”, ha dichiarato il presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), monsignor José H. Gomez. “La transizione pacifica del potere è uno dei tratti distintivi di questa grande nazione”,  aggiunge l'arcivescovo di Los Angeles che lancia un appello all’unità in nome dell’amore per il Paese: “In questo momento preoccupante, dobbiamo rinnovare il nostro impegno per i valori e i principi della nostra democrazia e unirci come un'unica nazione sotto Dio”. Il neo-cardinale Wilton Gregory, da parte sua, chiama in causa la degenerazione dibattito pubblico negli Stati Uniti e le responsabilità di chi istiga alla violenza politica, invitando in particolare i credenti a tornare al rispetto della diversità di opinioni: “Come persone di fede che cercano di portare nostro Signore in questo mondo attraverso il modo in cui viviamo, dobbiamo riconoscere la dignità umana di coloro con i quali siamo in disaccordo e cercare di lavorare con loro per garantire il bene comune per tutti", afferma nella sua dichiarazione l’arcivescovo di Washington, invitando tutte le persone di buona volontà a pregare per la pace in questo momento critico per il Paese.E un invito a pregare per il ripristino dello stato di diritto, ma anche per le vittime è stato rivolto in diversi tweet anche da monsignor Blaise Cupich arcivescovo di Chicago che parla di una "vergogna nazionale".    Parole di condanna per le violenze sono giunte da numerosi leader religiosi, compresi diversi sostenitori di Trump, che hanno invitato a pregare per l’unità e la pace della nazione: “L’attacco della folla inferocita contro il nostro Campidoglio e la nostra Costituzione è immorale, ingiusto, pericoloso e ingiustificabile. Quanto accaduto è tragico e poteva essere evitato”, ha twittato Russell Moore, capo della Commissione per l’etica e la libertà religiosa della Convenzione battista del Sud, una delle principali denominazioni cristiane negli Stati Uniti. Il presidente della Chiesa episcopaliana, il reverendo Michael Curry, parla di un vero e proprio “tentativo di colpo di Stato … che minaccia l’integrità della democrazia americana, la sicurezza nazionale, la continuità del governo e la vita e sicurezza dei legislatori”. Anche diversi esponenti di altre religioni hanno condannato l’assalto. “Niente, neanche le accuse emotive di frodi elettorali durante un’elezione presidenziale, possono scusare un simile comportamento”, hanno dichiarato i rabbini Marvin Hier e Abraham Cooper del Simon Wiesenthal Center che parlano di un “giorno buio per l’America.” “Grave e crescente preoccupazione” per gli ultimi sviluppi negli Stati Uniti e per le ripercussioni internazionali dell'accaduto è stata espressa anche del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc). “La politica populista divisiva degli ultimi anni ha scatenato forze che minacciano le basi della democrazia negli Stati Uniti e - nella misura in cui rappresentano un esempio per altri Paesi - nel resto del mondo. Questi sviluppi hanno implicazioni che vanno ben oltre la politica interna americana”, ha dichiarato il segretario ad interim del Wcc, il reverendo Ian Sauca, che ha lanciato un appello agli agitatori a “tornare a un dialogo civile” e a tutti i partiti a un “comportamento responsabile”. “Preghiamo affinché tutte le Chiese in America abbiano la saggezza e la forza per dare una guida al Paese in questa crisi e per riportarlo sulla strada della pace, della riconciliazione e della giustizia”, conclude Sauca. (LZ)

7 gennaio - ITALIA Cardinale Petrocchi: come i Magi, seguire Cristo, luce che porta verità

L’Epifania è “una luce che porta la verità, ma che chiede anche di essere seguita”: così il Cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo de L’Aquila, nella Messa celebrata ieri, 6 gennaio, Solennità dell’Epifania, presso la chiesa di San Pio X del capoluogo abruzzese. “Ogni dono di Dio – ha sottolineato il porporato - rappresenta pure una chiamata a rispondere liberamente all’Amore”. Di qui, l’esortazione a “non rimanere seduti a guardare”, bensì a “muoversi subito, nella direzione indicata”, perché la luce “non va solo accolta, ma anche interiorizzata e trasformata in spinta a diventare ciò che si è ricevuto”. In quest’ottica, l’Arcivescovo de L’Aquila ha messo in guardia contro i peccati di orgoglio, “cioè la presunzione di bastare a se stessi e di procurarsi da soli le ‘mappe esistenziali’ per orientarsi nel viaggio dell’esistenza”, e dell’accidia, ovvero “l’indolenza, che rende allergici all’impegno evangelico e suscita il rigetto nei confronti di una ricerca spirituale che comporta fatica”. Al contrario, tutti sono “chiamati, in Cristo Gesù” ad essere “testimoni della novità evangelica”. Il Cardinale Petrocchi si è poi soffermato sulle figure dei Magi: “Avevano lo sguardo rivolto verso l’Alto e per questo riescono a notare l’evento insolito della stella cometa”, ha sottolineato. Inoltre, essi hanno avuto “la prontezza di mettersi in atteggiamento di discernimento” per “conoscere il significato” di ciò che avevano visto, lontani da “distrazione e superficialità”, anzi “prendendo sul serio il messaggio contenuto in ciò che accade”, così da “non anestetizzare lo slancio a trovare la spiegazione giusta e la direzione da percorrere”. Fondamentale, inoltre, ha evidenziato il porporato, è il fatto che “i Magi non agiscono come individualità sconnesse, ma come gruppo compatto e ben integrato”, un gruppo che pensa “nella dimensione del ‘noi’”, della “comunione”, della “sequenza io-Dio-gli altri”. Inoltre, questi sapienti si sono resi disponibili a “varcare i propri spazi di sicurezza, per affrontare, con perseveranza, la fatica di un cammino di cui non si conosce il punto di arrivo”. Ma nella vita, ha spiegato il Cardinale Petrocchi, “si giunge a conquistare valori positivi e saldi solo se si procede in modo perseverante, dirigendosi secondo gli orientamenti suggeriti dallo Spirito Santo. Limitarsi a muovere qualche passo, per poi tergiversare, fermarsi o tornare indietro, rappresenta sempre una strategia esistenziale perdente”. In questo senso, l’Arcivescovo aquilano ha ribadito: “Dobbiamo imparare dai Magi. Gli eventi, se sappiamo comprenderli e gestirli, ci conducono al Signore e solo da Lui possono ricevere significato e grazia. Se non andiamo da Gesù, i fatti restano senza una spiegazione e privi di forza salvifica”. “Scrutare i segni dei tempi” e “specializzarsi nell’arte di connettersi sulle iniziative che Dio intraprende per il nostro bene”, sono stati dunque i suggerimenti offerti dal porporato ai fedeli, affinché “mantengano gli occhi aperti sul Cielo di Dio”, senza lasciarsi “invischiare troppo nei propri interessi” con la conseguenza di “non accorgersi delle meraviglie che la grazia opera”. Il Cardinale Petrocchi ha analizzato anche la figura di Erode, “emblema” della malvagità “che attraversa tutte le epoche della storia” perché come c’è stato un Erode del passato, ce n’è anche uno del presente e ce ne sarà uno nel futuro. “C’è un Erode dentro di noi e un Erode esterno, a dimensione sociale – ha messo in guardia l’Arcivescovo –In particolare, opera attraverso la triplice idolatria dei soldi, del sesso e del successo che genera la triplice schiavitù dell’avere, del piacere e del potere”. Di fronte a tutto ciò, ha ribadito il porporato, “siamo chiamati ad imitare la determinazione intelligente dei Magi, che sanno evitare gli intrighi e le insidie di Erode, sempre in agguato”. Essi, infatti, “avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro Paese”. Questo perché “specie nei momenti di difficoltà, il Signore non fa mancare mai qualche angelo sul nostro cammino” e “il primo angelo è la Chiesa, di cui siamo membra vive”. Infine, il porporato ha ricordato nella preghiera “quanti soffrono per il contagio da Covid, le loro famiglie” e “coloro che hanno perso la vita a causa dell’epidemia”. Assicurando “solidarietà alle persone che sono state danneggiate nelle loro attività lavorative ed economiche”, il porporato ha concluso la sua omelia esortando i fedeli alla “prossimità agli operatori della sanità e delle istituzioni, che si prodigano, con grande altruismo, per combattere questa devastante pandemia”. (IP)

7 gennaio - COREA DEL SUD Bicentenario della nascita di Sant’Andrea Kim Taegon. La Chiesa pubblica le sue lettere

L'Istituto coreano di storia della Chiesa, in occasione del Giubileo per il bicentenario della nascita di Sant’Andrea Kim Taegon, primo sacerdote martire della Corea, decapitato il 16 settembre 1846 durante la persecuzione di Pyong-o - si legge su UCA News -, ha pubblicato un libro che raccoglie le sue lettere. Il volume di 392 pagine è frutto di un lavoro di revisione, lungo 25 anni, della biografia pubblicata nel 1996 per commemorare il 150.mo anniversario del suo martirio. La nuova edizione raccoglie il materiale biografico e la traduzione del cardinale Jeong Jin-seok, ex arcivescovo di Seoul, di monsignor Choi Seok-woo e dei defunti padre Choi Seung-ryong e padre Bae Se-young, di 19 delle 21 lettere scritte in latino e in francese dal Santo al padre, a un insegnante e a un funzionario del governo locale.  In questo volume sono stati corretti gli errori esistenti e i caratteri cinesi, aggiunti i nomi dei luoghi e integrati i commenti. I testi tradotti e le integrazioni sono stati organizzati separatamente per facilitarne la comprensione. L’arcivescovo di Seoul, il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, ha lodato la pubblicazione delle lettere del Santo e ha incoraggiato il clero, i religiosi e i laici a trovare la forza spirituale per leggerle. “Le lettere di padre Kim Taegon – ha affermato - testimoniano con coraggio la sua fede”, il fatto di aver vissuto da sacerdote e missionario come una fiamma, nella chiamata di Dio. Per questo motivo, la sua figura, ha aggiunto "è essenziale per il rinnovamento spirituale di tutto il clero, dei religiosi e dei credenti della Chiesa coreana". Padre Cho Han-geon, presidente dell'Istituto coreano di storia della Chiesa, ha ringraziato i sacerdoti anziani per la loro pazienza e per il duro lavoro svolto nel corso di questa impresa. "Mentre mi preparavo all'edizione riveduta – ha spiegato -, ho potuto dare uno sguardo agli sforzi dei sacerdoti anziani che si sono affidati a una copia in bianco e nero e a una lente d'ingrandimento per leggere e tradurre piccole lettere durante la pubblicazione della prima edizione. Apprezzo il loro impegno”. L’anno giubilare è stato inaugurato il 29 novembre con speciali Messe in tutte le diocesi del Paese. A Seoul, la solenne liturgia è stata celebrata dal cardinale Yeom Soo-jung, nella Cattedrale di Myeongdong, dove riposano le spoglie del Santo. Sant'Andrea Kim (1821-46) è stato il primo sacerdote cattolico di origine coreana ed è ora il patrono della Corea. Nato nel 1821 da una famiglia nobile cristiana molto devota, Kim Taegon viene ordinato segretamente sacerdote a Shangai, in Cina. Tornato in Corea, svolge un’intensa opera missionaria in piena persecuzione anti-cristiana fino all’arresto che lo porta al martirio per il suo rifiuto di apostatare la fede cristiana. Andrea Kim è uno dei 103 martiri coreani canonizzati il 6 maggio 1984 da Giovanni Paolo II nella cattedrale di Seoul. Oggi in Corea del Sud si contano 5,6 milioni di cattolici su una popolazione di 51 milioni di abitanti. (AP)

7 gennaio - REPUBBLICA CECA Volontari della Pastorale sanitaria vicini ai malati con la preghiera

Sono 27 i nuovi volontari della Pastorale sanitaria che hanno completato l’apposito corso di formazione tra il febbraio e il settembre del 2020, che sarebbero pronti a dare assistenza ai malati negli ospedali. Purtroppo però, essendo per la maggior parte anziani, riferisce il sito della Conferenza episcopale ceca, non è prudente che entrino in servizio effettivo nelle corsie, anche se alcuni hanno potuto esercitare direttamente, sotto la supervisione dei cappellani, all'ospedale Šumperk e all'ospedale regionale T. Bata a Zlín. Costretti a stare alla larga dalle strutture in prima linea, tuttavia i neovolontari hanno dato vita a un Rosario vivente che pregano quotidianamente per i pazienti e i paramedici negli ospedali, affinché il Signore misericordioso allevi il loro dolore e la loro solitudine. "Prego affinché la situazione possa cambiare e io possa iniziare pienamente e fare il mio servizio di volontariato", è la testimonianza di uno di questi volontari, che manifesta così l’ideale di cura spirituale e la volontà di essere vicino a coloro i quali in questo momento sperimentano sofferenze e malattie. Il corso di volontariato nella Pastorale sanitaria è stato organizzato dal Centro per la Pastorale degli Infermi dell'Arcidiocesi di Olomouc. A causa della pandemia, il corso è stato condotto in condizioni non standard, tuttavia, i nuovi volontari sono riusciti a completarlo con successo nel mese di dicembre, superando gli esami e ottenendo il certificato di idoneità. I 27 partecipanti, nel corso dei mesi, hanno approfondito la spiritualità e la cura pastorale dei malati, la liturgia e la religione, l'etica medica e sanitaria, l'organizzazione degli ospedali e hanno acquisito la padronanza delle basi della comunicazione con i pazienti. (RB)

6 gennaio - POLONIA Giornata missionaria. Monsignor Mazur ringrazia tutti per la solidarietà dimostrata ai missionari in tempo di pandemia

“A nome di tutti i missionari e missionarie, nonché di coloro che presto intraprenderanno cammini missionari, desidero esprimere il mio sentito ringraziamento per la vostra preghiera, dedizione e preoccupazione per le missioni nel mondo”. Così ha scritto ai fedeli, in occasione della Giornata missionaria che la Chiesa polacca celebra il giorno dell’Epifania, monsignor Jerzy Mazur SVD, presidente della Commissione episcopale per le missioni, in un comunicato diffuso sulla pagina web dei vescovi.  Il presule, in questa Giornata di Preghiera e Assistenza alla Missione, dal titolo quest'anno "L'Eucaristia è la rivelazione dell'amore", ha rivolto un ringraziamento speciale a tante famiglie polacche che, in questo tempo di pandemia, hanno riscoperto di essere "Chiesa domestica" e hanno sostenuto i missionari con la loro preghiera e la loro solidarietà.  Il presidente della Commissione per le missioni, prendendo ad esempio i santi che “avevano nel cuore un enorme amore per Gesù eucaristico. Erano persone di profonda adorazione” ha auspicato che "il loro esempio incoraggi a suscitare riverenza per Gesù eucaristico e a vivere con amore la sua presenza sacramentale in mezzo a noi". Egli ha richiamato l'attenzione su quei missionari che, spesso lavorando in condizioni estremamente difficili, hanno tratto forza da Gesù Eucaristia. Come la Serva di Dio Wanda Błeńska, dedita per tutta la vita alla cura dei lebbrosi in Uganda, che diceva: "Se non ricevessi l'Eucaristia tutti i giorni, non avrei la forza di lavorare"; o il missionario verbita Marian Żelazek, al servizio dei lebbrosi in India, per il quale l’Eucaristia fu scuola di devozione e amore fraterno. Monsignor Mazur ha espresso felicità per i 1.883 missionari presenti in 99 Paesi di missione - in America Latina e Caraibi, in Africa, in Asia, in Oceania e in Alaska -, poiché essi, nelle comunità in cui sono stati inviati, - ha spiegato -, condividono la verità di Cristo con coloro che non hanno sentito spesso parlare di Lui, portano speranza e consolazione, ma anche aiuto materiale ai bisognosi. Tuttavia - ha affermato -, affinché essi possano continuare a servire efficacemente i poveri e i sofferenti, c’è bisogno del nostro impegno spirituale e materiale; che i cattolici aiutino le missioni, non solo oggi, in cui si raccolgono donazioni in tutte le parrocchie per il Fondo nazionale per le missioni, ma sempre. Il vescovo di Ełk, per concludere, ha auspicato “che Cristo, che si è rivelato alle nazioni pagane, attraverso il servizio missionario della Chiesa, raggiunga i cuori e le menti di tutti coloro che ancora non lo conoscono e riveli loro il suo amore nell'Eucaristia”, concedendo ai benefattori delle missioni le grazie necessarie. (AP)

6 gennaio - FILIPPINE Ordinario militare: solo nel vero servizio "possiamo ottenere la felicità che cerchiamo"

Monsignor Oscar Jaime Lianeta Florencio, ordinario militare per le Filippine, lunedì scorso, a Camp Crame, ospite d'onore e relatore della 27.ma Giornata dell'etica della polizia nazionale filippina - riporta la pagina web dell’Episcopato -, ha chiesto alle forze dell’ordine di affrontare la minaccia della criminalità non solo con il coraggio ma anche con la fede. "Viviamo tempi difficili e anche la nostra risposta dovrà essere dura, tuttavia possiamo essere duri solo quando abbracciamo l'unità, diamo valore al servizio e amiamo il nostro Paese", ha affermato il vescovo. È sempre una sfida essere onesti e degni, ma tutto questo cambia quando lo si fa per Dio e per il Paese. Il presule ha sottolineato che solo nel vero servizio "possiamo ottenere la felicità che cerchiamo" e “trovare appagamento nella nostra vita" e che "un servizio onesto e degno sarà ancor più significativo se sentiamo che è prestato per il nostro Paese e che ci è stato dato da Dio per nutrire la pace, l'amore e l'unità". Rivolgendosi alle forze di polizia, alla presenza del loro capo, Debold Sinas, e di altri alti funzionari, monsignor Florencio le ha ringraziate, ricordando ai filippini il loro instancabile lavoro a favore del popolo anche in tempo di pandemia. E ha concluso, sottolineando che una crisi, "se affrontata audacemente con una forte fede in Dio, rappresenta una grande opportunità per diventare persone migliori". (AP)

6 gennaio - INDONESIA  #coronavirus Invito dei leader cristiani a mantenere viva la speranza per non lasciare spazio alla disperazione

A quasi un anno dall’arrivo della pandemia di coronavirus nel Paese, leader cattolici e protestanti hanno chiesto ai cristiani di non perdere la speranza. "Abbiamo appena salutato il 2020, che è stato un anno pieno di sfide” ha affermato in una dichiarazione, diffusa il 4 gennaio e riportata da UCA News, il reverendo Gomar Gultom, presidente della Comunione delle Chiese in Indonesia (IGP). Un anno  difficile – ha aggiunto il religioso – “perché la pandemia di Covid-19 ci ha lasciato nella sofferenza e nel dolore". Tuttavia, ha continuato, anche se la pandemia continua a perseguitarci, “non dobbiamo essere pessimisti. Dobbiamo invece vedere questa situazione come un buon momento per diffondere l'amore". Quindi, “con questo spirito, dobbiamo mantenere viva la speranza per non lasciare che la pandemia di Covid-19 ci porti alla disperazione” e “ringraziare Dio per il vaccino contro il coronavirus acquistato dal governo”. Il governo indonesiano, riporta UCA News, attraverso la sua compagnia farmaceutica statale Bio Farma, ha iniziato a distribuire tre milioni di dosi di vaccino anti Covid-19, sviluppato dalla Sinovac Biotech cinese e approvato, il 3 gennaio, per l'uso d'emergenza, dalla Drug and Food Control Agency, in tutte le 34 province dell'Indonesia. Il governo si propone di vaccinare almeno 181 milioni di persone su 270 milioni di abitanti del Paese, dando la massima priorità agli operatori sanitari. Padre Paulus Christian Siswantoko, membro del Catholic Network Against Covid-19 di Giacarta, ha ricordato ai cattolici di continuare a rispettare i protocolli sanitari durante il programma di vaccinazione e ad essere solidali con il prossimo. "Non siate negligenti. Il governo ha fatto uno sforzo enorme, dobbiamo fare seriamente attenzione. Speriamo che il programma ci aiuti a liberarci del Covid-19", ha concluso il segretario esecutivo della Commissione episcopale per i laici. (AP)

6 gennaio - THAILANDIA #coronavirus Salgono i contagi. Messe online per garantire la sicurezza dei fedeli

Dinanzi al timore di una nuova ondata di contagi di coronavirus nella nazione del sudest asiatico – si legge su UCA News -, molte chiese hanno spostato le loro celebrazioni e i loro servizi su Internet, per garantire la sicurezza dei fedeli. La Cattedrale dell'Assunzione, la principale chiesa cattolica del Paese, a Bangkok, tra le altre, ha chiesto ai credenti di non partecipare alle Messe pubbliche fino a nuovo avviso. Queste si svolgeranno online in conformità con la richiesta delle autorità di interrompere i grandi raduni. Stessa cosa ha fatto la Holy Redeemer Church di Bangkok, fondata dai Redentoristi nel 1949, annunciando che sospenderà le scuole domenicali fino a nuove disposizioni, e le lezioni si svolgeranno virtualmente. In Thailandia, negli ultimi giorni sono saliti i contagi. Solo il 5 gennaio le autorità hanno registrato 526 nuovi casi di coronavirus, che hanno portato ad un totale di 9.000 casi e 65 decessi. Sebbene il numero di contagi giornalieri non sia paragonabile ad altri Paesi, i funzionari locali si sono detti molti preoccupati che la diffusione del virus possa presto sfuggire al loro controllo e hanno preso subito provvedimenti, introducendo restrizioni più severe. (AP)

6 gennaio - SCOZIA #coronavirus Chiusura luoghi di culto. Vescovi: "Restrizione arbitraria e ingiusta”

I vescovi, in una dichiarazione diffusa ieri sulla loro pagina web, in seguito all’annuncio del Primo Mnistro Nicola Sturgeon della chiusura di tutti i luoghi di culto, da venerdì 8 gennaio a lunedì 1° febbraio 2021, per la nuova variante di Covid-19, hanno espresso perplessità per la decisione del governo scozzese di chiudere le chiese, dal momento che "non sono emerse prove che giustifichino l'inclusione dei luoghi di culto come fonti di contagio". E poiché le misure adottate dallo scorso marzo per garantire la sicurezza pubblica nelle chiese sono state efficaci, senza prove scientifiche “queste restrizioni – hanno affermato i presuli - sembreranno ai cattolici arbitrarie e ingiuste”. Anche perché un numero significativo di altri settori, come l'edilizia, l'industria manifatturiera e gli sport d'élite, continueranno ad operare. I vescovi hanno parlato, dunque, di una restrizione “arbitraria e ingiusta”, che causa sgomento e confusione, in netto contrasto con la decisione del governo inglese di non chiudere i luoghi di culto e riconoscere "il contributo essenziale del culto pubblico al benessere spirituale di tutti i cittadini". Consapevoli della delusione che queste chiusure causeranno a tutti i fedeli in Scozia, i vescovi, sottolineando di nuovo i benefici spirituali, sociali e psicologici forniti dal culto pubblico, - definito come “un diritto umano” e “un dovere che l'umanità deve a Dio” -, hanno quindi esortato il governo scozzese, al momento della riesamina più tardi a gennaio delle attuali misure, di riconsiderare queste restrizioni, avendo “i cattolici bisogno dell'Eucaristia e dell'incontro sacramentale con il Signore necessari al loro benessere spirituale e alla loro salvezza finale”. (AP)

5 gennaio - ECUADOR Messaggio dei vescovi sulla responsabilità politica in vista delle elezioni presidenziali e legislative del 7 febbraio

I vescovi dell’Ecuador invitano tutti i cittadini a scegliere, nelle prossime elezioni presidenziali e legislative che si svolgeranno il 7 febbraio, quanti sono in grado di far fronte, nel miglior modo e con realismo e speranza, alla crisi sanitaria, economica ed etica che sta segnando l’intero Paese. Per i presuli si tratta di un obbligo morale e civico. In un messaggio intitolato “Responsabilità politica” l’episcopato ricorda che la politica è ricerca del bene comune e che la fede cristiana non può essere vissuta soltanto come spazio privato, ma anche come impegno sociale, per questo i vescovi sollecitano tutti gli ecuadoriani a partecipare alla vita democratica del Paese. I presuli richiamano poi l’importanza dei partiti politici e del loro ruolo di intermediari tra legittime aspirazioni degli attori sociali e Stato, e ricordano che compito dei responsabili dell’informazione è aiutare i cittadini a comprendere la realtà nazionale. Circa i partiti e i movimenti politici i presuli precisano inoltre che devono avere un programma ideologico chiaro e una organizzazione che li identifichi, ma che nessuna opzione politica può rappresentare tutti i valori umani e cristiani e offrire soluzioni a qualunque problema. I vescovi aggiungono che quando partiti e movimenti concentrano le loro attività ai soli fini elettorali, ignorando le necessità dei più vulnerabili, scivolano nel populismo con proposte ingannevoli. Tutto ciò comporta perdita di credibilità, induce il cittadino a diffidare della politica e ad allontanarsene. A tal proposito la conferenza episcopale ricorda anche quanto scrive Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti: “Il disprezzo per i deboli può nascondersi in forme populistiche, che li usano demagogicamente per i loro fini” (155). Nel loro messaggio i vescovi, poi, rimarcano che i politici come candidati o leader di partiti o movimenti, hanno la responsabilità di offrire soluzioni ai bisogni della popolazione. “I candidati sono chiamati a parlare in modo chiaro e senza riserve” sottolineano i presuli che esortano alla ricerca del bene comune e ad avere attenzione, in particolare, per gli emarginati, i bambini, i giovani, le donne, i migranti e gli anziani. A quanti saranno eletti l’invito è a governare il Paese aprendosi al dialogo e alla collaborazione con tutti. “Con il nostro voto facciamo la storia e generiamo progresso o retrocessione, occupazione o disoccupazione, sicurezza o insicurezza, onestà o corruzione, giustizia o impunità” proseguono i vescovi che incoraggiano particolarmente i giovani ad esercitare coscienziosamente e responsabilmente il loro diritto di voto e a scegliere candidati che tengano conto delle esigenze della gente al di là dei propri interessi. “Come pastori - concludono i presuli - ‘sogniamo un Ecuador dove ci siano equità e sviluppo, dove i diritti di tutti vengano rispettati, soprattutto quelli dei più poveri e vulnerabili, dove la voce degli ultimi possa essere ascoltata’”. (TC)

5 gennaio - ITALIA Monsignor Lorefice lancia un appello perché l’Europa rifletta sul fenomeno migratorio e cessino i respingimenti

“Gli ultimi report sui fatti avvenuti nel Mediterraneo centrale tra le fine di dicembre e i primi giorni di gennaio fanno stringere il cuore a chiunque avverta ancora il senso della propria umanità: siamo chiamati a reagire da esseri umani e da cristiani”: lo afferma l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, facendo riferimento alle ultime tragedie verificatesi nelle acque del Mediterraneo e ricordando in particolare i 4 bambini ritrovati cadaveri il 18 dicembre scorso sulle coste libiche. “Nel silenzio generale, sono morti annegati durante un respingimento, uno dei tanti ‘push-back’ operati dalla cosiddetta guardia costiera libica” spiega il presule in una nota pubblicata sul portale della sua arcidiocesi. “Il mio appello è perché questo 2021 si apra nel segno di una nuova, reale riflessione che conduca presto a un cambiamento nella condivisione delle regole europee” rimarca monsignor Lorefice che definisce i respingimenti “una grave violazione del principio di ‘non refoulement’ sancito dalla Convenzione di Ginevra” e dei diritti umani internazionali. “Calpestano il Vangelo, tradiscono la fraternità universale - aggiunge il presule -. E oltre a causare il ritorno di tante persone nei lager libici, portano ad esiti come l’annegamento di quei 4 bambini. È assordante il silenzio e spaventosa l’indifferenza che sta avvolgendo queste notizie. Non possiamo non indignarci anche come cristiani”. Secondo gli ultimi report delle organizzazioni umanitarie, si legge sul sito web dell’arcidiocesi di Palermo, a fronte dei 34.476 migranti giunti sulle coste italiane attraverso il Mediterraneo centrale, in assenza di canali sicuri e legali di accesso in Europa, sarebbero 11.891 i migranti intercettati e riportati in Libia nel 2020 (9.225 nel 2019), mentre 323 corpi sono stati restituiti dal mare e 417 vite risultano tuttora scomparse nel nulla. Fra l’1 e il 3 gennaio inoltre la Open Arms ha soccorso 266 persone, mentre 79 migranti sono stati intercettati e rimpatriati in Libia. “La Carta costituzionale e il Vangelo ci chiedono di alzare la voce e di coinvolgere i cittadini italiani - scrive in una nota monsignor Lorefice - perché il nostro Paese attraverso quanti lo governano prenda le distanze da questa barbarie che massacra corpi, vite, volti umani, attese, drammi, speranze, e si adoperi anche a livello europeo per una soluzione umanamente sostenibile”. Il presule evidenzia che “mentre viviamo direttamente il dramma della pandemia che sta colpendo il mondo intero, vicini alle nostre famiglie private degli affetti più cari e travolti dalle conseguenze economiche e sociali che porta con sé questo tremendo virus, sempre fiduciosi nella responsabilità di tutti per la salvaguardia del bene prezioso della salute e della vita, ci viene richiesta la stessa responsabilità per il dramma che continua a consumarsi nel Mediterraneo e che non può lasciarci indifferenti”. Per monsignor Lorefice “bisogna fare di tutto per recuperare quanti continuano a salire sui barconi della morte”. “È una responsabilità prossima che riguarda l’intera Europa - conclude - chiamata a mettersi in gioco a livello internazionale e a trovare risposte e soluzioni efficaci al fenomeno migratorio”. (TC)

5 gennaio - MONDO - Giunsero da oriente, la stella li precedeva. L’Epifania nell’arte

Solo pochi versetti. Hanno ispirato centinaia di capolavori nel corso dei secoli. Sono i primi dodici del secondo capitolo di Matteo, l’unico Vangelo sinottico che ricorda l’evento dei Magi venuti da oriente per adorare il Bambino. Il tema compare nei primi secoli del cristianesimo: in particolare un affresco delle catacombe di Priscilla, riconducibile al III secolo, mostra l’incontro dei tre sapienti con la Sacra Famiglia, parafrasando per immagini il racconto evangelico: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono.” Anche le testimonianze scolpite sugli antichi sarcofagi paleocristiani presentano questi personaggi, ciascuno con un dono in mano, in cammino verso la stalla, vestiti di mantelli corti e di un cappello frigio che identifica la loro provenienza da oriente. “Nelle opere funerarie – spiega Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano che durante le feste natalizie sta proponendo sul web un ciclo di conferenze gratuite -  questo tema aveva anche un senso metaforico: i doni corrispondevano all’offerta dell’anima a Dio”.  Nel tempo questo episodio è stato sviluppato in senso narrativo. “La stella, nominata quattro volte da Matteo, diviene un elemento ricorrente: essa è un richiamo e porta al riconoscimento della capanna di Betlemme”. Inizialmente è identificata dai pittori con un puntino circondato da raggi. Mantegna e Botticelli le conferiscono l’aspetto di una vera e propria stella con un fascio di luce allungato come una freccia che indica il gruppo divino. “Un’eccezione è Giotto che nella Cappella degli Scrovegni – nota Nadia Righi – inserisce una cometa vera e propria”. Secondo gli studiosi essa è la riproduzione della cometa di Halley che il 25 ottobre 1301, ben visibile nei cieli italiani, aveva effettuato il suo 21mo passaggio noto al perielio. Sono stanti gli elementi decorativi e simbolici che arricchiscono nel corso delle epoche le figure dei Magi. Un corteo di ricchi signori, indefinito nel numero, o tre re, come i doni che portano a Gesù: l’oro simboleggiante la ricchezza; l’incenso, la regalità; la mirra, le sofferenze che il Bambino venuto a salvarci dovrà patire attraverso la morte di croce. “I Magi – prosegue la direttrice del Diocesano di Milano - sono andati caratterizzandosi fisionomicamente e hanno assunto nel tempo i tratti del moro o dell’orientale: tre etnie diverse venute ad adorare il Salvatore. I pittori li hanno associati anche alle tre età dell’uomo: sono infatti anche simbolo dell’umanità in cammino”. L’aspetto legato al lusso e alla ricchezza di questi personaggi conosce un boom nell’epoca Tardo Gotica. “Un tema che poteva avere declinazioni profane – osserva Nadia Righi – era particolarmente congeniale agli artisti del Quattrocento: il corteo regale, le vesti meravigliose, gli oggetti preziosi, opera di raffinata oreficeria, gli animali più svariati con valenza simbolica come pavoni, cammelli e dromedari offrono innumerevoli spunti alla creatività artistica nel periodo che va dal Tardo Gotico al Rinascimento. L’Adorazione dei Magi diviene uno dei soggetti maggiormente trattati dall’arte, molto più della venerazione dei pastori che si si sviluppa solo dopo il Trecento. Precedentemente i pittori infatti si erano concentrati sull’annuncio dato agli umili dall’angelo”.   Tra le opere proposte online dal Museo Diocesano di Milano non poteva mancare l’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, conservata alle Gallerie degli Uffizi e dipinta nel 1423 a tempera d’uovo su legno e tela di lino. “E’ l’Adorazione dei Magi per eccellenza. Tutti hanno visto almeno una volta questo capolavoro dipinto da uno degli esponenti più importanti del Tardo Gotico in Italia”, rileva . Ricchezza, splendore, capacità narrativa emergono dirompenti dal polittico a scomparto unico. E’ scandito da tre lunette, all’interno delle quali si sviluppa la storia: nella prima i Magi vedono la stella per la prima volta; nella seconda il lungo corteo si dipana lungo le colline verso Gerusalemme; nella terza entra nella città santa; quindi si snoda al centro dell’opera fino ad arrivare al cospetto del Bambino. “Incredibile la serie di dettagli: la scimmia, il ghepardo che spaventa i cavalli agitati, il levriero sotto le gambe dei destrieri e naturalmente i Magi rappresentanti le tre età dell’uomo. Il più anziano, deposta la corona, è prostrato al cospetto di Maria, riconosce la divinità del neonato a cui bacia i piedi dopo aver consegnato il dono ad una delle ancelle. Una grazia principesca contraddistingue la gestualità degli altri magi, vestiti di broccato ed altre stoffe preziose”. Dietro di loro, tra gli astanti, spicca un personaggio con in mano un falcone: probabilmente è il banchiere Palla Strozzi, committente del quadro che si fa raffigurare vestito elegantemente come il “quarto re” narrato dai vangeli apocrifi. Arriva immediata l’arte con il suo messaggio, anche a secoli di distanza. Lo confermano i numerosi partecipanti – tra i 500 e gli 800 in media -  alle lezioni online del Museo Diocesano di Milano. “Abbiamo cominciato con le conferenze online ad inizio Avvento per stare vicino al pubblico, raccontando su Zoom le Adorazioni che abbiamo ospitato fisicamente al Museo negli anni passati come il capolavoro di Artemisia Gentileschi proveniente da Pozzuoli. Le persone in questo periodo – conclude Nadia Righi -  desiderano guardare cose belle. Il nostro vuole essere un modo per tenere compagnia a chi è a casa da solo. Desideriamo anche cercare di portare a casa un po’ di bellezza con la b minuscola ed aiutare ad alzare lo sguardo verso la Bellezza con la B maiuscola”. (PO)

5 gennaio - MONDO Dedicata alla testimonianza la Giornata Mondiale dell'Infanzia Missionaria celebrata quest’anno in modo diverso a causa della pandemia

Sarà dedicata al tema comune della testimonianza la Giornata Mondiale dell'Infanzia Missionaria 2021 che, come ogni anno vedrà uniti, il 6 gennaio, bambini e ragazzi come protagonisti principali dell’animazione missionaria in diversi Paesi nel mondo. Lo rende noto il sito del Segretariato Internazionale della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria, una delle quattro Pontificie Opere Missionarie che, presente oggi in oltre 130 paesi, opera con il motto "I bambini evangelizzano i bambini, i bambini pregano per i bambini, i bambini aiutano i bambini di tutto il mondo". “Quest'anno a causa della pandemia molte Giornate dell'Infanzia Missionaria non saranno celebrate a livello nazionale con un incontro di tutti i bambini e ragazzi, ma a livello parrocchiale e di gruppo probabilmente - spiega la Segretaria Generale, suor Roberta Tremarelli, religiosa dell’Istituto delle suore Ancelle Missionarie del Santissimo Sacramento -. La possibilità di utilizzare i social media darà l'occasione di ampliare la partecipazione quindi posso dire che, pur nella difficoltà di questo tempo segnato dalla pandemia, abbiamo l'opportunità di incontrare più persone anche se virtualmente”. Molte direzioni nazionali hanno già organizzato la Giornata con slogan e materiali adatti per invitare i bambini e ragazzi a impegnarsi e coinvolgersi nel Carisma proposto dall'Opera dell'Infanzia Missionaria. Il coinvolgimento dei bambini, grazie alla loro sensibilità, comporta anche quello delle famiglie. “Perciò il primo luogo dove i bambini sono testimoni è proprio la famiglia”, dice suor Tremarelli. “È una testimonianza reciproca: i genitori testimoniano ai bambini la loro fede e allo stesso tempo i bambini e ragazzi testimoniano ai loro genitori l'impegno di pensare agli altri, quegli altri che vanno oltre la propria famiglia, oltre il proprio quartiere, oltre il proprio paese”. Da ricordare che la ricorrenza della Giornata dell’Infanzia missionaria è stata istituita nel 1950 da Papa Pio XII che lasciò alle singole Chiese nazionali la libertà di scegliere la data, anche se molti Paesi oggi la celebrano il 6 gennaio, giorno dell’Epifania dei Magi a Gesù. La fondazione della Pontificia Opera Infanzia Missionaria si deve invece alla felice intuizione del vescovo francese monsignor Charles de Forbin Janson ispirato dalla Venerabile Pauline Jaricot (1799-1862), laica francese fondatrice delle Opere del “Consiglio della Propagazione della Fede” e del “Rosario Vivente” e di cui è in corso il processo di beatificazione. L’idea era di coinvolgere i bambini nell’aiuto ad altri bambini, attraverso la preghiera e la collaborazione materiale.  Era il 19 maggio 1843 quando, con questa iniziativa, fu gettato il seme di quella che sarebbe diventata  l’Opera dell'Infanzia missionaria, riconosciuta come Pontificia da Papa Pio XI nel 1922 . (LZ)

5 gennaio - ITALIA Un laboratorio teatrale dedicato alla Laudato si’

Laudato si’ è il titolo del laboratorio teatrale dedicato alla costruzione di un racconto totalmente radicato sui versi di San Francesco e alle relative ramificazioni. L’idea è venuta a Michele Sinisi, attore e regista teatrale, che ha voluto così testimoniare la stretta relazione tra l’uomo e la propria casa “così come evidenziato nell’Enciclica di Papa Francesco e nel Cantico Delle Creature. Una relazione attraverso cui trovare uno sguardo nuovo” spiega l’autore. Nel raccontare la genesi del workshop, Sinisi rivela che: “Si tratta di un percorso di lavoro che da questa estate sto conducendo attraverso le nostre nuove regole e consuetudini sociali. La sensazione ha ormai elaborato una certezza. La vita è definitivamente cambiata, è come se avessimo definitivamente cancellato il Novecento. All'improvviso il paradigma di vita di ciascuno è stato sostituito da questo febbraio 2020. Come uno tsunami, abbiamo dovuto accettare un verticale cambiamento, che era in itinere da una trentina d’anni ma che facevamo finta di non vedere”. Il regista spiega poi il ruolo del teatro in questo momento così drammatico e i motivi che lo hanno spinto a guardare alla vocazione e alla storia del Poverello di Assisi: “Viviamo perennemente innanzi a un bivio: irrigidirci nella pretesa di una restaurazione del modello pre-lockdown oppure planare sull’imprevedibilità dell’attimo che segue. Il teatro ha la funzione di rispecchiare questo dramma umano, che è forse sempre lo stesso e nella sostanza mai cambierà. L’esperienza epifanica alla base dell’esperienza francescana” continua il regista “è indagata tra i segni del nostro presente, fisico ed emotivo: gli accadimenti, la cronaca, i progetti per il futuro, la politica e la fisica: tutto ciò che ci attraversa al punto da poterlo testimoniare. Il linguaggio con cui dar forma alla narrazione è fortemente determinato dalle occasioni e dalle possibilità relazionali che, continuamente in evoluzione, ci ricordano il senso di comunità” Il laboratorio inizierà il prossimo 12 gennaio nel TeatroBasilica di Roma. (DD)

5 gennaio - AMERICA LATINA Una “Fiera della Famiglia Cattolica” per parlare della “Chiesa domestica”

Juan Diego Network (JDN), organizzazione focalizzata sull'evangelizzazione, la formazione e l'intrattenimento dei latinoamericani nel mondo, ha invitato i diversi movimenti cattolici dell’America Latina ad incontrarsi virtualmente, il prossimo 27 gennaio, in occasione della prima “Fiera della Famiglia Cattolica”, organizzata  sulla sua piattaforma. Una fiera, ha spiegato José Manuel De Urquidi, fondatore dell'apostolato - si legge su Vida Nueva Digital -, che ha lo scopo di far conoscere e promuovere alcune iniziative che hanno permesso alle famiglie cattoliche di essere “Chiesa domestica” in questo momento così difficile per il mondo. Sono stati chiamati, dunque, a partecipare gratuitamente i membri di alcuni apostolati, ministeri o ordini religiosi che in modi diversi hanno lavorato a favore della famiglia. Essi presenteranno progetti realizzati in questo tempo di pandemia, eventi, riviste, corsi o racconti che ruotano intorno all'essere “Chiesa domestica”. Oltre a presentare il carisma del loro apostolato, la storia, gli eventi e le attività, i partecipanti potranno, dunque, interagire fra loro ed esplorare insieme le diverse iniziative realizzate a favore della famiglia cattolica. Migliaia di fedeli in tutto il mondo, grazie all’iniziativa, potranno beneficiare di lezioni, dialoghi, pannelli virtuali, workshop, incontri interattivi, momenti di preghiera, giochi, sessioni di domande e risposte e partecipare alla Santa Messa. Con questo evento, Juan Diego Network vuole ricordare ciò che afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica, e cioè che la casa cristiana è il luogo dove i bambini ricevono il primo annuncio della fede. Per questo motivo, essa è chiamata la "Chiesa domestica", una comunità di grazia e di preghiera, una scuola di virtù umane e di carità cristiana. (AP)

5 gennaio - ZAMBIA Monsignor Moses Hamungole, vescovo di Monze, ricoverato in condizioni stabili per Covid-19

È in condizioni stabili monsignor Moses Hamungole, vescovo di Monze,  in Zambia, ricoverato in ospedale per Covid-19 dal 2 gennaio. È stato lui stesso ad informare i fedeli del suo stato di salute sulla sua pagina Facebook: “Ho deciso di scrivervi personalmente delle mie condizioni di salute sabato quando quella che pensavo fosse una normale influenza mi è stata confermata come Covid-19 all'ospedale missionario di Monze", si legge nel post.  Monsignor Hamungole, che è anche presidente della Commissione per la comunicazione sociale della Conferenza episcopale dello Zambia, (Zccb) ed è stato responsabile della Sezione Inglese-Africa della Radio Vaticana, è stato subito sottoposto a trattamenti e trasferito al più attrezzato Levy Mwanawasa Hospital.  Il presule informa che le sue condizioni sono stabili e si dice tranquillo. Al contempo coglie l’occasione per ricordare ai fedeli l’importanza di rispettare i protocolli sanitari per proteggersi dal contagio. “Rimaniamo uniti nella preghiera!”, conclude. Monsignor Hamungole è il primo vescovo cattolico ad avere contratto il Covid-19 in Zambia, dove sono stati finora segnalati 21.993 casi, di cui 398 morti, e il settimo presule africano contagiato dal virus che ha finora causato la morte di tre vescovi:  l'italiano Angelo Moreschi, Vicario apostolico di Gambella, in Etiopia, morto lo scorso mese di marzo in ospedale a Brescia per complicanze legate al virus; monsignor Gérard Mulumba, vescovo emerito di Mweka, nella Repubblica Democratica del Congo, deceduto il 15 aprile all’età di 82 anni e monsignor Silas Silvius Njiru, vescovo emerito della diocesi di Meru in Kenya, morto il 28 aprile all’ospedale di Rivoli, in Piemonte a 91 anni. Tra gli altri contagiati il cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou, in Burkina Faso, e presidente Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (Secam), uscito dalla malattia alla fine di aprile. Più di recente ha superato il Covid-19 anche l’arcivescovo keniano di Nyeri, monsignor Anthony Muheria. (LZ)

5 gennaio - NIGERIA Monsignor Kaigama (Abuja): superare pregiudizi etnici e religiosi per riportare la pace e la sicurezza in Nigeria

Dietro ai tanti conflitti che affliggono la Nigeria oggi c’è spesso un “complesso di superiorità” delle sue varie componenti etniche, religiose e politiche. Ad affermarlo nei giorni scorsi è stato monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja. Parlando nell’omelia per la Solennità della Madre di Dio, pubblicata sulla sua pagina Facebook, il presule ha affermato che i pregiudizi tribali, religiosi e politici “stanno accecando e avvelenando i rapporti cordiali e distruggendo la fiducia reciproca tra i nigeriani”. Sin dalla sua indipendenza nel 1960 dal Regno Unito, la Nigeria ha vissuto diversi conflitti interni spesso a sfondo etnico, ma rivestiti, soprattutto negli ultimi anni da motivazioni religiose. Conflitti che hanno visto una drammatica escalation con l’entrata in scena di gruppi islamisti, come Boko Haram, responsabile dal 2009 di clamorosi rapimenti di massa nelle scuole e sanguinose azioni terroristiche, soprattutto nel nord della Nigeria, ma anche nei Paesi vicini. In questo contesto conflittuale “facciamo i nostri interessi personali o di parte invece di pensare agli interessi di tutti”, ha osservato monsignor Kaigama nella sua omelia chiamando in causa anche le responsabilità dei cristiani, anch’essi divisi da pregiudizi reciproci ereditati – ha detto - dai missionari di diverse confessioni dell’epoca coloniale. “Se i cristiani nigeriani non fanno i conti con la storia della Chiesa – ha ammonito il presule -  continueranno con questi pregiudizi che ostacolano la loro unità e a guardarsi con ostilità”. L’arcivescovo di Abuja ha quindi parlato della necessità di vivere concretamente i valori della propria religione: “Dovremmo aspirare ad essere nigeriani migliori, traducendo le nostre convinzioni di fede in buone azioni, oltre i riti esteriori, perché la fede senza le buone opere è morta", ha sottolineato. Di fronte all’insicurezza generalizzata e ai pericoli che insidiano oggi “da tutte le parti” la Nigeria, il presule ha esortato i nigeriani “a tenersi per mano” per risalire la china e “dimostrare che chi vuole la disintegrazione del Paese sbaglia”.  Monsignor Kaigama ha quindi concluso implorando la grazia di Dio perché nel 2021 doni la pace anche alla Nigeria e perché i nigeriani possano liberarsi dei loro pregiudizi etnici, religiosi e politici. (LZ)

 5 gennaio - POLONIA Domenica della Parola di Dio. Monsignor Gądecki: “Senza le Sacre Scritture è impossibile capire Cristo”

Monsignor Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, ha incoraggiato i vescovi, i sacerdoti, i consacrati e i fedeli dei movimenti laici a celebrare, il 24 gennaio, III Domenica del Tempo ordinario, la Domenica della Parola di Dio, istituita nel 2019 da Papa Francesco con la Lettera apostolica in forma di Motu proprio “Aperuit illis”.  "La Chiesa nasce dal Verbo incarnato, cioè dalla Persona di Gesù Cristo, ma le Sacre Scritture sono un'introduzione e un commento alla Persona di Gesù Cristo" ha affermato l’arcivescovo di Poznań. Egli ha, dunque, incoraggiato i fedeli a prestare attenzione alla Parola di Dio, all'omelia, ma anche all'ambiente liturgico e alla celebrazione, in questa speciale domenica biblica, che “dovrebbe suscitare entusiasmo e amore per le Sacre Scritture - ha spiegato - senza le quali è impossibile capire Cristo”, non solo il 24 gennaio, ma tutto l'anno. In Polonia, l'Opera Biblica organizza da diversi anni anche la Settimana Biblica e la Lettura Nazionale delle Sacre Scritture. Quest'anno la tredicesima Settimana Biblica si svolgerà dal 18 al 24 aprile e la quinta Lettura Nazionale delle Sacre Scritture, il 18 aprile 2021. (AP)

5 gennaio - BANGLADESH #coronavirus Ancora incerto lo svolgimento a febbraio del tradizionale pellegrinaggio al Santuario di Sant’Antonio da Padova a Panjora

"A causa della pandemia di Covid-19, siamo sicuri che quest'anno il cammino di Sant'Antonio non si terrà il primo venerdì di febbraio come gli anni precedenti. Questo è quanto abbiamo deciso". È quanto ha riferito l'arcivescovo Bejoy N. D'Cruze ad UCA News, in merito al pellegrinaggio cattolico più popolare del Paese, dopo un incontro, tenutosi il 3 gennaio, tra i funzionari della Chiesa, tra cui l'arcivescovo D'Cruze e il vescovo ausiliare di Dacca, monsignor Shorot Francis Gomes, e padre Joyanto S. Gomes, parroco della Chiesa di San Nicola da Tolentino di Nagari a cui il Santuario è aggregato. I funzionari, prima di fare una scelta definitiva, hanno deciso di "osservare la situazione Covid-19" fino al 13 gennaio. A seconda dell'entità della pandemia nei prossimi giorni - ha affermato il presule - il pellegrinaggio potrebbe svolgersi dopo la domenica di Pasqua, con un numero limitato di partecipanti provenienti da diverse diocesi, e potrebbe essere trasmesso in diretta televisiva per permettere alle persone che non potranno partecipare di seguirlo online. Fra il 12 e il 13 gennaio i religiosi terranno un nuovo incontro durante il quale prenderanno una decisione definitiva. Ogni anno, la prima settimana di febbraio, il Santuario di Sant'Antonio da Padova, a Panjora, nel distretto di Gazipur, nell'arcidiocesi di Dacca, attira fino a 50.000 persone, devote del Santo miracoloso, in occasione della sua festa. Festa che cadrebbe il 13 giugno, ma a Panjora  viene celebrata a febbraio, con un tempo più favorevole, per incoraggiare e facilitare la partecipazione al pellegrinaggio. In Bangladesh, Paese a maggioranza musulmana e con una popolazione di oltre 160 milioni di abitanti, i cristiani rappresentano meno della metà della popolazione, eppure Sant'Antonio da Padova è un santo popolarissimo sia tra i cristiani che tra i musulmani e gli indù. Gli storici della Chiesa credono che la devozione al Santo vada avanti da secoli nella nazione. Una leggenda popolare racconta che una piccola statua di Sant'Antonio apparve e riapparve più volte nel luogo dove ora si trova il Santuario, e la gente cominciò a recarvisi a pregare. A rendere popolare il Santuario, avrebbe contribuito anche Dom Antonio, un predicatore cattolico bengalese del XVIII secolo, figlio di un re indù rapito dai pirati e venduto a un missionario cattolico portoghese che lo convertì. A lui si attribuisce il merito di aver convertito migliaia di indù di casta inferiore nella zona di Bhawal a Dacca. (AP)

5 gennaio - AUSTRIA Al via il 10 gennaio l’Anno Canisiano nel quinto centenario della Nascita di san Pietro Canisio

L'8 maggio 2021 ricorre il quinto centenario della nascita di san Pietro Canisio, sacerdote della Compagnia di Gesù, Dottore della Chiesa, e figura di spicco della Riforma cattolica nel XVI secolo. Olandese di nascita, fu il primo Gesuita della Provincia Germanica e superiore provinciale della stessa e in questa qualità fondò il Collegio gesuita di Innsbruck. Ed è qui, nella capitale del Tirolo austriaco di cui san Pietro Canisio è il patrono, che il 10 gennaio inizieranno ufficialmente le celebrazioni del centenario. Ad inaugurare l’Anno Canisiano sarà il vescovo Hermann Glettler con una Messa trasmessa dalla radio nazionale. Non sarà un anno di grandi eventi – spiega il sito della diocesi di Innsbruck - ma di “500 Fuochi del cuore”, di piccole testimonianze di fede e di carità che tutti i fedeli sono invitati a realizzare nei loro vari ambiti. Un’occasione dunque per mettere in pratica l’esempio di Pietro Canisio, santo che ha creduto “con il cuore”, ma anche uomo di azione e testimone attivo della fede, in particolare nel campo dell’educazione, come testimoniano i suoi importanti scritti e la fondazione di tanti centri educativi gesuiti nelle regioni tedesche in tempi particolarmente difficili quali furono quelli della Riforma protestante. “Anche oggi – sottolinea il comunicato - c'è bisogno di un nuovo slancio e di una nuova dinamica per trasmettere la fede”. La diocesi si propone dunque “di promuovere iniziative che rappresentano la diversità e la vivacità della vita della Chiesa in modo che abbiano un effetto duraturo e sostengano le persone nelle sfide della vita quotidiana, di sostenere progetti che guardino oltre gli orizzonti della Chiesa” e di sviluppare iniziative nuove, ma anche di valorizzare quelle esistenti. “Come Chiesa, non vogliamo nasconderci, ma piuttosto osare fare qualcosa di nuovo per condividere il tesoro della fede con quante più persone possibile. Lo facciamo con la volontà di imparare gli uni dagli altri”, ha spiegato monsignor Glettler. Canonizzato nel 1925 da Pio XI che lo proclamò anche Dottore della Chiesa, san Pietro Canisio è stato uno dei più grandi santi della Controriforma. Nato a Nimega nel 1521 da una famiglia benestante, entrato nella Compagnia nel 1543, partecipò come perito al Concilio di Trento. Nel 1548 fu inviato sant’Ignazio di Loyola in Germania, dove si prodigò per difendere strenuamente e rafforzare la fede cattolica. Celebre la sua “Summa in usum Christianae pueritiae” del 1555 (conosciuta anche come "Cathechismus Ferdinandi"), la cui importanza è evidenziata dalle numerose edizioni che se ne fecero in poco più di un secolo.  Consacrò l’ultima parte della sua vita a Friburgo, in Svizzera, dove si era ritirato nel 1580 e dove morirà nel 1597, alla predicazione e alla stesura delle sue ultime opere. (LZ)

5 gennaio - COLOMBIA La diocesi di Quibdò ringrazia tutti coloro che hanno sostenuto la sua missione nel 2020

La diocesi di Quibdò, in un comunicato firmato dal suo vescovo, monsignor Juan Carlos Barreto Barreto - diffuso sulla pagina web dell’Episcopato -, ha espresso il suo “sincero ringraziamento a tutte le persone, le istituzioni e le organizzazioni che hanno sostenuto la sua missione pastorale in questo anno difficile”, in particolare a coloro che attraverso la diocesi “hanno dato e stanno dando un contributo solidale per alleviare il disagio di molte famiglie nel contesto del Covid 19 e dell'ondata invernale”, e ha presentato un bilancio di questo aiuto umanitario. Nel corso del 2020, - si legge nel comunicato – tre sono state le azioni di solidarietà su cui, attraverso la Pastorale Sociale, le 26 parrocchie della diocesi si sono concentrate:  sul “Gran Donatón Chocó”, sull'aiuto alle famiglie vulnerabili nel momento più critico della pandemia e sull'aiuto alle persone colpite dall'ondata invernale. Grazie alle diverse donazioni sono stati distribuiti 13 mila generi di prima necessità, di cui diecimila gestiti solo dalla diocesi e tremila dalla diocesi e dalla Croce Rossa. Monsignor Barreto ha apprezzato il sostegno dei donatori e la gestione dei gruppi parrocchiali, grazie ai quali è stato possibile raggiungere le famiglie più vulnerabili. Il presule si è detto consapevole di quanto questo territorio e il contesto in cui si trova richieda trasformazioni strutturali, e molte delle quali vadano promosse insieme alle organizzazioni sociali ed etnico-territoriali, “tuttavia – ha concluso -, il Signore ci incoraggia alla solidarietà immediata, ascoltando il suo invito a prenderci cura dei poveri, perché "tutto ciò che facciamo per il più piccolo di questi, lo facciamo a Lui”. (AP)

5 gennaio - REGNO UNITO Da oggi nuovo lockdown nazionale, ma restano aperte le chiese. La soddisfazione del cardinale Nichols   

Entra in vigore oggi il nuovo lockdown nazionale nel Regno Unito. La misura è stata annunciata lunedì dal Premier Boris Johnson per cercare di attenuare la diffusione del contagio da Covid-19 e il sovraffollamento negli ospedali aumentati entrambi negli ultimi giorni anche a causa della nuova “variante” inglese del virus, molto più contagiosa.   Col nuovo lockdown alle persone sarà richiesto dunque di restare a casa salvo per spese essenziali, lavori che non possono essere svolti da casa, per ragioni sanitarie o anche in caso di violenze domestiche, ha precisato Johnson. Chiuse anche le scuole che proseguiranno le loro attività didattiche a distanza. Restano invece aperte le chiese per il culto, i matrimoni o funerali, sia pure con un numero limitato di persone e nel rigido rispetto delle norme sanitarie sul distanziamento sociale. Una decisione accolta con soddisfazione dal cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew), che era stato piuttosto critico nei confronti delle limitazioni al culto imposte nei mesi scorsi dal Governo. “La pratica regolare della nostra fede – ha dichiarato l’arcivescovo di Westminster - è una fonte consolidata sia di resilienza personale oltre a permettere il sevizio ai più bisognosi. Tale resilienza e questo servizio duraturo sono vitali in queste circostanze difficili. Sono felice – ha dunque affermato il cardinale Nichols - che non siano state introdotte misure che ostacolino o riducano questa fonte essenziale di energia per il bene comune. Le parrocchie cattoliche continueranno a servire i bisogni della loro comunità locale”. La Conferenza episcopale ha pubblicato sul suo sito le nuove dispposizioni del Governo. (LZ)

4 gennaio MALESIA Sospensione delle Messe pubbliche prorogata al 14 gennaio nell’arcidiocesi di Kuala Lumpur: decisione "doverosa per il bene comune"

La sospensione delle Messe pubbliche nell’arcidiocesi di Kuala Lumpur, in Malesia, è stata prorogata al 14 gennaio. Lo ha reso noto un comunicato del cancelliere dell’arcidiocesi, padre Michael Chua, dopo le limitazioni agli spostamenti decise dalle autorità locali nei distretti di Kuala Lumpur, Selangor e Seremban alla luce della situazione ancora critica dei contagi.  L’arcivescovo Julian Leow Beng Kim aveva inizialmente disposto la sospensione delle celebrazioni con concorso di popolo a partire dalla vigilia di Natale fino al 6 gennaio. La nuova direttiva prevede la chiusura delle chiese in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi, anche in quelle non comprese nelle zone rosse. Monsignor Leow e i suoi due vicari generali provvederanno ad amministrare le Cresime recandosi nelle parrocchie su prenotazione. L’arcivescovo ha peraltro dato facoltà ai parroci e altri sacerdoti di amministrarla a suo nome nel caso che a richiederla siano più di 30 candidati. Questo per consentire il rispetto del limite di 20 persone stabilito per le zone rosse.  Limite quest’ultimo previsto anche per la celebrazione dei funerali e dei matrimoni, ai quali potranno partecipare, invece, un massimo di 30 persone nelle aree non rosse. Restrizioni anche per i battesimi ai quali, fino al 14 gennaio, potranno presenziare solo i familiari stretti e i padrini e madrine, mentre battesimi di gruppo saranno limitati a un massimo di due famiglie. “Dal punto di vista medico, più stretti sono i controlli, minori sono le possibilità di diffusione della malattia", spiega comunicato padre Chua. “Certo la nostra decisione di tenere le chiese chiuse sfortunatamente non corrisponde a quanto viene fatto nel Paese, ma è anche vero che siamo chiamati a standard più alti, in cui i diritti personali sono sempre accompagnati dai doveri per il bene comune, che in questo caso è di contenere la pandemia nella nostra comunità e di evitare di intasare gli ospedali. Per questa ragione l’arcivescovo chiede umilmente la vostra collaborazione facendo i sacrifici necessari secondo quanto ci detta la carità cristiana”, conclude il comunicato. Secondo i dati del Ministero della Salute, la Malesia ha registrato finora un totale di 119.077 casi di Covid-19 con 494 morti. I contagi, che erano stati relativamente contenuti fino all’estate scorsa, hanno cominciato a crescere in modo esponenziale a partire da ottobre. (LZ)

4 gennaio - ITALIA A Palermo il 6 gennaio la celebrazione dell’Epifania con monsignor Lorefice con l’uso di 14 lingue

Alla celebrazione dell’Epifania che l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, presiederà nella cattedrale del capoluogo siciliano il 6 gennaio alle 10, saranno usate 14 lingue. Lo precisa l’Ufficio Migrantes dell’arcidiocesi di Palermo che al Pontificale di mercoledì invita tutti i popoli a manifestare la volontà di voler vivere in armonia nel medesimo territorio, accogliendo la pace portata da Gesù. L’Ufficio Migrantes riferisce che, dai dati ufficiali, al 31 dicembre 2019, a Palermo risultano residenti 25.075 stranieri, pari al 3,8% della popolazione. Circa un terzo sono cristiani: cattolici, ortodossi e di diverse denominazioni evangeliche e protestanti. Sono migliaia, ancora oggi, le persone costrette a fuggire dalla loro patria, in particolare da paesi asiatici, africani e dell’America latina a causa di piccole e grandi guerre, di discriminazioni economiche e degli effetti devastanti del clima. Nel 2019 è stato registrato un numero record di 79,5 milioni di rifugiati, fa sapere l’Ufficio Migrantes, pari all’1% della popolazione mondiale, 10 milioni in più rispetto all’anno precedente. “Interessarci dei migranti è interessarci di noi stessi perché viviamo tutti sulla medesima terra e siamo parte della medesima ‘famiglia umana’ - affermano Mario Affronti e padre Sergio Natoli dell’Ufficio Migrantes -. La presenza dei migranti e dei rifugiati è un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità senza contrapporli agli italiani. Non è in gioco solo la causa dei migranti - aggiungono dall’Ufficio Migrantes - non è solo di loro che si tratta, ma di tutti noi, del presente e del futuro della famiglia umana. Anche attraverso i migranti il Signore ci invita a riscoprire e riappropriarci della nostra vita cristiana ed a contribuire, ciascuno secondo la propria vocazione, alla costruzione di un mondo sempre più rispondente al progetto di Dio”. A Palermo convivono comunità cristiane ghanesi, filippine, nigeriane, tamil, cingalesi, mauriziane, polacche e sono diverse le celebrazioni organizzate per loro. Ogni domenica, poi, una celebrazione interculturale si svolge alle 11 nella Chiesa Madonna dei Miracoli. (TC)

4 gennaio - ITALIA Sfruttamento sessuale e tratta di esseri umani. Percorso formativo promosso dalla Diocesi di Roma

Inizierà l’11 gennaio prossimo il percorso formativo su “Sfruttamento sessuale e tratta di esseri umani” organizzato dalla diocesi di Roma. Quattro incontri in tutto, con cadenza bimensile, che si avvale del supporto di Caritas, Usmi, Comunità di Sant’Egidio, Associazione Slave No More, Associazione Papa Giovanni XXIII, Casa del Magnificat, Fondazione Arché e le quattro unità di volontari che tutte le settimane scendono in strada per incontrare le ragazze. L’iniziativa prende le mosse dal discorso pronunciato da Papa Francesco, il 10 aprile 2014, in occasione della Conferenza Internazionale sulla Tratta delle Persone Umane: “La tratta di esseri umani è una piaga nel corpo dell'umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo. È un delitto contro l’umanità”. Nel presentare il progetto, il vicegerente della diocesi, mons. Gianpiero Palmieri, spiega: “Tutti noi ci rendiamo conto di quanto è grande il fenomeno della prostituzione nella nostra città, coinvolgendo donne, uomini e minori”. Palmieri sottolinea inoltre che: “Tuttavia non tutti sono informati di quanto questo fenomeno nasconda dietro la tratta di esseri umani e dell'enorme giro di denaro legato alle organizzazioni criminali”. Il percorso, secondo il vicegerente, si propone di “riconoscere che il fenomeno della tratta di esseri umani a scopo sessuale esiste, è enormemente diffuso nella nostra città, e non può lasciarci indifferenti. Nel primo blocco del percorso formativo saranno date informazioni del fenomeno e testimonianze personali di chi negli anni se n’è occupato in modo diretto”. L’obiettivo è quello di “fornire strumenti operativi che facilitino la relazione con le vittime di tratta e abilitino al servizio di strada. Si parlerà dei percorsi che portano alla fuoriuscita dallo sfruttamento, all'accoglienza e al pieno recupero di una identità fisica, psicologica e spirituale perduta, che si affranchi anche dalla stigmatizzazione e dall’isolamento sociale”. La diocesi di Roma, secondo mons. Palmieri “vuole così promuovere una efficace sensibilizzazione dell'intera comunità cristiana e civile della nostra città riguardo a tutto ciò che è legato al fenomeno della tratta. Questa parte del percorso si propone di raccontare come dietro le persone che siamo abituati a vedere in strada ci sia troppo spesso una storia di violenza che inizi a molto lontano nello spazio e nel tempo… un viaggio fatto di illusioni, di ricatti, di abusi, di annientamento fisico e psicologico”. La proposta intende anche “fornire l’occasione di un accompagnamento spirituale ai diversi operatori e volontari che quotidianamente si occupano di farsi prossimi alle tante vittime di tratta. Il primo e fondamentale passo che porta al recupero di una vita spezzata è quello di riscaldarla dell’amore di Dio, che da schiavi ci fa figli e fratelli e che restituisce vita a chi pensava di averla persa per sempre”. Per partecipare è necessario iscriversi compilando il modulo disponibile al seguente link: https://forms.gle/2nRSB9D6zXw3KKEM8 (DD)

4 gennaio - INDONESIA Il Natale di Sant’Egidio al fianco dei più poveri

Anche in questo tempo di pandemia, il giorno di Natale, i membri della Comunità di Sant’Egidio hanno raggiunto gli emarginati e i poveri della nazione. Rischiando la vita, hanno distribuito cibo e generi di prima necessità ai più vulnerabili, tra cui anziani, bambini di strada, disabili e senzatetto, indipendentemente dalla loro etnia e religione, sia a Giacarta, ma anche in altre 15 città del Paese, tra cui Pontianak nel Kalimantan occidentale, Denpasar a Bali, Kupang a Nusa Tenggara orientale, e Medan a Sumatra. A differenza degli anni precedenti, in cui si tenevano grandi pranzi di Natale, quest'anno i gruppi del movimento laicale hanno incontrato le persone più colpite dalla pandemia per le strade o nelle loro comunità. "Nonostante il Covid-19 - ha riferito ad UCA News Eveline Winarko, coordinatrice della Comunità di Sant'Egidio nel Paese -, per condividere l'amore, abbiamo continuato il nostro servizio il giorno di Natale". A Giacarta sono stati distribuiti pacchi alimentari a 150 senzatetto, a 80 anziani della casa di cura Sant’Anna, e a 380 persone svantaggiate e disoccupate. Oltre al cibo sono stati donati anche asciugamani, stuoie, impermeabili, vestiti e generi di prima necessità. "Avremmo voluto passare diverse ore a parlare con loro come facciamo di solito, ma questa volta abbiamo passato solo alcuni minuti, perché tutti si sono attenuti ai protocolli sanitari", ha detto Winarko. La Comunità di Sant’Egidio, fondata a Roma nel 1968 da Andrea Riccardi, è arrivata in Indonesia nel 1990, oggi conta 16 gruppi in tutto il Paese e circa 600 membri, che offrono il loro sostegno ad anziani, detenuti e senzatetto. (AP)

4 gennaio - GABON L’amministrazione dei beni della Chiesa al centro della 28.ma plenaria dei vescovi apertasi oggi a Libreville

Si è aperta oggi a Libreville, nel Gabon, la 28.ma sessione ordinaria della Conferenza episcopale. Fino al 10 gennaio i presuli, riuniti all’Istituto Immacolata Concezione, discuteranno di amministrazione dei beni della Chiesa, in particolare dei licei e dei collegi cattolici. Ai lavori partecipano anche presidi, amministratori di scuole e collegi, nonché i cappellani diocesani delle istituzioni cattoliche del Paese. In un comunicato, il segretario generale della Conferenza episcopale, padre Michel-Ange Bengone Othoungha, invita i fedeli a pregare “affinché lo Spirito Santo, Spirito di saggezza e verità, possa essere la guida e l’attore principale” dell’incontro. La plenaria dei vescovi si chiuderà domenica con una Messa che si svolgerà alle 10.30 nella cattedrale di Nostra Signora dell’Assunzione di Libreville. (TC)

4 gennaio - SPAGNA Anno Santo Giacobeo 2021. Monsignor Barrio: "La Casa del Señor Santiago apre le sue porte a tutti gli uomini"

"La Casa del Señor Santiago apre le sue porte a tutti gli uomini". Così si è espresso monsignor Julián Barrio Barrio, arcivescovo di Santiago de Compostela, il 31 dicembre, all’apertura della Porta Santa della Cattedrale di Santiago, durante una cerimonia liturgica ricca di simbolismi, presenziata – si legge sulla pagina web dell’arcidiocesi - dal Nunzio, monsignor Bernardito Auza, dal cardinale emerito della capitale spagnola, monsignor Antonio María Rouco Varela, nonché dai vescovi della Provincia ecclesiastica di Santiago, e da altri presuli, tra cui l'ex ausiliare di Santiago e attuale titolare della diocesi di Astorga, monsignor Jesús Fernández González. Dopo la processione cerimoniale, monsignor Barrio ha colpito la Porta Santa con un martello per entrare nella Basilica Compostelana e presiedere l'Eucaristia all'Altare Maggiore. “Ho bussato alla porta della misericordia, convinto che a chi bussa venga aperto", ha osservato l'arcivescovo. “L'Anno Santo è già iniziato - ha detto - in circostanze particolari che dobbiamo affrontare con ‘la speranza cristiana che è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l'orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa’". "Santo Apostolo - ha esclamato - fai in modo che da qui si rafforzi la speranza che aiuta a superare l'angosciosa preoccupazione per il presente e lo scetticismo che ostacola l'esercizio della carità”, perché questo ora “è il momento di pregare, di amare, di andare incontro agli altri con opere di misericordia, rivitalizzando la fraternità”. Il presule, nella sua omelia, ha spiegato come il dono dell’Anno Santo, nell’esperienza di fede, venga accolto “per risvegliare in noi la capacità di distinguere l'essenziale da ciò che non lo è e di scoprire la grandezza dell'amore e della misericordia di Dio che cerca e accoglie ciascuno di noi, ci chiama alla conversione e a superare la paura che non è propria di chi si sente amato”. L'Anno Santo non è una fuga spiritualista – ha precisato - ma “un impegno a discernere la realtà in modo cristiano, in mezzo alla crisi antropologica, spirituale, culturale e sanitaria che ha visto radicalmente scosse le fondamentali certezze della vita degli esseri umani”. “Rendere Dio presente – ha aggiunto - è un bene per la società”. La Casa di Santiago, dunque, apre le sue porte a tutti i popoli, “per testimoniare al mondo d'oggi la fede, la speranza e l'amore per il Signore e per coloro che egli ama con un affetto speciale", per rafforzare la coesione della società e dare un significato più profondo all'attività quotidiana dell'uomo, contribuendo ad evitare “l'indebolimento dei valori spirituali e il deterioramento della morale e del senso di responsabilità". Ringraziando Papa Francesco per il suo messaggio e tutte le autorità che hanno contribuito alla celebrazione dell’Anno Giacobeo 2021, monsignor Barrio ha concluso, auspicando che Santiago de Compostela possa diventare "una città di infiniti riferimenti per innumerevoli persone". (AP)

4 gennaio - COREA Il Presidente dei vescovi: “Affrontare il nuovo anno con la virtù della speranza”

“Con la virtù della speranza. Così dobbiamo vivere l’anno appena cominciato. La pandemia ha portato via tante persone e ha seminato povertà ovunque. Ma siamo chiamati a confortarci e ad incoraggiarci gli uni con gli altri” In una lunga intervista pubblicata sul sito della Conferenza episcopale coreana, il Presidente e vescovo di Suwon, mons. Mathias Lee Yong-hoon, traccia un bilancio dell’anno appena trascorso facendo riferimento ai momenti drammatici vissuti a causa della diffusione del Covid. “Prego affinché finisca presto la pandemia e chiedo misericordia al Signore. Il virus è uno degli effetti della distruzione dell’ambiente, dell’uso e dell’abuso della nostra casa comune. Il Signore chiese ad Adamo: Dove sei? Meditiamo su tale richiamo e se quella stessa domanda Dio oggi rivolge all’uomo”. Il presule invita poi al discernimento: “Individuiamo cosa è importante nella nostra vita. Questo ci ha chiesto Papa Francesco ed è anche l’invito che rivolgo alla comunità. Dobbiamo fermarci a riflettere su quanto è accaduto e assumere un impegno fondamentale: dare amore e aiutare chi soffre”. Mons. Lee Yong-hoon rileva inoltre che: “Concretamente dovremo applicare la regola d’oro (che vale anche per noi consacrati) del Vangelo di Matteo (vv. 7, 12): “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. I Vescovi coreani, nell'assemblea annuale dello scorso ottobre, hanno annunciato le celebrazioni per il 200esimo anniversario della nascita di Sant'Andrea Kim Dae-geon (21 agosto 1821), primo sacerdote coreano, decapitato a Seoul il 16 settembre 1846, nel corso dell'ondata di persecuzioni lanciate dalla dinastia Joseon. Sant'Andrea è uno dei 103 martiri coreani canonizzati il 6 maggio 1984 da San Giovanni Paolo II. “In questo anno giubilare” riprende il Presidente dei vescovi “Dobbiamo diventare luce e sale nel mondo, ribadendo la nostra identità di cattolici. Per quanto riguarda l’impegno della Chiesa, saremo chiamati ancor di più a difendere la vita, salvaguardare l’ambiente e, ovviamente, accelerare il processo di riunificazione e di riconciliazione tra le due Coree”. Come titolare di Suwon, il presule parla di un sensibile incremento del numero di fedeli nella sua diocesi: “Le ultime statistiche parlano di 950.000. Presto supereremo il milione. Il rinnovamento e il coinvolgimento nelle attività pastorali saranno i punti cardine per una ulteriore crescita della nostra comunità”. Infine Mons. Lee Yong-hoon riflette sui conflitti sociali e sull’esercizio della leadership nel paese: “I contrasti si superano solo con il confronto pacifico. Pur nel rispetto dei ruoli e delle idee. In questo i leader devono essere capaci di trovare punti di incontro, perché solo la cultura dell’ascolto e del rispetto reciproco possono garantirci un futuro” ragiona il presidente dei vescovi, aggiungendo che “Anche di fronte alle situazioni più complesse dobbiamo essere capaci di seguire l’esempio del Buon Samaritano. Un vero leader non è mai autoreferenziale, ma sa ascoltare e non farsi soffocare unicamente dalle sue idee. Seguimi è l’insegnamento principe di Gesù che si è fatto uomo e ha dato la sua vita per la salvezza del mondo. Questa è l’immagine da imitare. Si esercita la propria autorità e si cambia il mondo, solo se si è disposti a servire il prossimo”. (DD)

4 gennaio - COLOMBIA Epifania. Monsignor Rueda: “Camminare verso Dio, cercare Dio e adorare Dio”

L’arcivescovo di Bogotá, monsignor Luis José Rueda, ieri, nel suo primo videomessaggio del 2021, diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, ha invitato i fedeli a vivere la festa dell'Epifania, il 6 gennaio, che commemora l'adorazione di Gesù da parte dei Magi, camminando verso Dio, cercandolo e adorandolo. Come i Magi d’Oriente “quest'anno dite al Signore ‘voglio camminare’” ha affermato il presule, uscendo dalla tristezza dell’anno scorso, dalle ferite, dalle difficoltà e dalle preoccupazioni della vita personale e familiare, e andando alla ricerca di Dio, guidati dalla stella, simbolo forse del discernimento di cui abbiamo bisogno nella vita. “Dobbiamo essere uomini e donne alla ricerca di Dio” ha sottolineato l’arcivescovo, “alla ricerca del volto di Dio in tutti gli eventi della vita, nella gioia e nella tristezza, nella salute e nella malattia, notte e giorno, nell'abbondanza o nella scarsità, in tutti i momenti”. Quest'anno deve essere un anno per camminare e per cercare il Signore, per cercare il suo volto e imparare ad adorarlo, ha spiegato. E se l'adorazione, che avviene davanti al Tabernacolo, non sarà possibile nelle chiese, a causa delle misure di prevenzione igienico-sanitarie, adottate per fermare la diffusione della pandemia di coronavirus, “tuttavia avrete la possibilità di adorarlo frequentemente anche a casa vostra – ha affermato il primate di Colombia -, di adorarlo con le vostre parole, di adorarlo con il vostro lavoro, di adorarlo attraverso il vostro rapporto con gli altri, vivendo la fraternità”. (AP)

4 gennaio - PALESTINA Dal 21 gennaio 4 webinar su diritti, giustizia, politica e diplomazia per promuovere la pace

Un momento di ascolto, riflessione ed elaborazione: questo vogliono essere i 4 webinar in diretta streaming sul tema “Palestina: i diritti ostaggio della diplomazia” organizzati da Società Civile per la Palestina, con il sostegno di Arci nazionale, Cospe Onlus e Fiom-Cgil Lombardia e promossi da Pax Christi. Il primo appuntamento è il 21 gennaio alle ore 18 sulla pagina Facebook di Società Civile per la Palestina e si svilupperà su “Prospettive post Oslo: politica e società civile”, con la partecipazione di Hanan Ashrawi e Shawan Jabarin. Con questi incontri Società Civile per la Palestina vuole incoraggiare la società civile italiana ed europea ad impegnarsi in modo più coeso e strategico affinché il diritto e la giustizia prevalgano su diplomazia e convenienza politica, si legge in un comunicato. “Senza giustizia le prospettive di pace non restano che un’illusione ed è per questo che Società Civile per la Palestina ritiene che giustizia e responsabilità debbano essere una priorità dell’agenda poltico-diplomatica internazionale” precisa il comunicato che presenta i webinar. Disponibili con traduzione simultanea in inglese, italiano e arabo, gli incontri on line si svolgeranno ancora il 10 febbraio su “Accountability: le potenzialità dell’azione legale”, con Chantal Meloni, Emily Schaeffer Omer-Man, la prima settimana di marzo su “Campagne globali e diritti umani in Palestina” e l’ultima settimana di marzo su movimenti e iniziative internazionali della società civile. (TC)

4 gennaio - MYANMAR Monsignor Tin Win (Mandalay):  il 2021 porti finalmente la pace nel Paese, ma anche vaccini per tutti

Che il 2021 porti finalmente la pace in Myanmar: questo l’auspicio per il nuovo anno di monsignor Marco Tin Win, arcivescovo di Mandalay. Nel suo messaggio diffuso il primo gennaio – riferisce l’agenzia Ucanews - il presule di dice “deluso e rattristato” dalla povertà del Paese causata da decenni di guerre tra le autorità centrali e i vari gruppi armati etnici.  Una situazione che – osserva - la crisi del Coronavirus ha messo in evidenza in tutta la sua drammaticità. Citando le parole del cardinale Charles Bo, che nel suo messaggio di fine anno ha esortato i birmani a “sognare insieme” un nuovo Myanmar, sanando le loro divisioni attraverso il dialogo e la riconciliazione, monsignor Tin Win, evidenzia come il denaro investito in armi avrebbe potuto essere investito nell’acquisto dei nuovi vaccini anti-Covid-19 e dei ventilatori e delle attrezzature sanitarie di cui il Paese ha disperato bisogno. Il presule si dice particolarmente preoccupato per la situazione dei vaccini: mentre i Paesi più ricchi hanno lanciato le loro campagne di vaccinazione – afferma - quelli più poveri come in Myanmar non riescono ad acquistarli per vaccinare tutta la popolazione.  Il Myanmar è la terza nazione più colpita dal Covid-19 nella regione dell’Asean, dopo le Filippine e l’Indonesia. A rendere il Paese asiatico particolarmente vulnerabile è la fragilità del suo sistema sanitario nazionale. La situazione dell’emergenza non dà segnali di miglioramento. Oggi si sono registrati 729 nuovi casi di coronavirus che portano il totale a 126.345, con 2.728 morti. Di fronte a questa situazione il 29 dicembre il governo di Naypyidaw ha annunciato l’estensione delle restrizioni, compreso il divieto di voli internazionali, fino alla fine di gennaio. Resta in vigore il lockdown deciso dal Ministero della Salute in diverse città del Paese, tra le quali Yangon e Mandalay, i due principali focolai di infezione. Con l’eccezione di Mandalay e della vicina città di Pyin-Oo-Lwin, durante le recenti celebrazioni natalizie le chiese cattoliche sono rimaste aperte, ma con una partecipazione in presenza limitata a un massimo di 30 persone e nel rispetto delle rigide misure di sicurezza previste dai protocolli sanitari. In questi mesi sono continuate anche le Messe in streaming e le restrizioni contro il Covid-19 hanno spinto diversi vescovi birmani a spostare on-line diverse attività pastorali. (LZ)

4 gennaio - FILIPPINE Ferma condanna della Chiesa dell'uccisione di 9 leader indigeni da parte delle forze di sicurezza: basta omicidi extra-giudiziali

Non si ferma la spirale degli omicidi extra-giudiziali nelle Filippine. Il 30 dicembre - riposrta l'agenzia Ucanews - nove leader indigeni Tumandok sono stati uccisi a Tapaz, nella provincia di Capiz, durante una retata delle forze di sicurezza filippine per catturare 28 persone accusate di essere membri del New People’s Army, braccio armato del Partito Comunista filippino. Secondo le autorità, i sospetti avevano cercato di resistere all’arresto. Ferma la condanna dell’arcidiocesi di Capiz che ha espresso dubbi sulla versione ufficiale dell’accaduto chiedendo un’inchiesta. Alla condanna si è unito monsignor Gerardo Alminaza vescovo di  San Carlos nella provincia del Negros Occidentale: “Dobbiamo uccidere i nostri presunti nemici, specialmente se disarmati? È questo il modo in cui celebriamo il Natale come paese cristiano e salutiamo il nuovo anno? Possiamo considerare questo un grande risultato che nove capi tribali siano stati uccisi?" scrive il presule in una nota. “Per quanto tempo continuerà questa spirale di violenza? Abbiamo esaurito i mezzi pacifici? Crediamo davvero, seriamente che questo sia un modo efficace e duraturo per risolvere i nostri mali sociali?", chiede ancora monsignor Aminaza, osservando che anche molti cattolici della sua diocesi sono stati etichettati come simpatizzanti dei ribelli comunisti e hanno esperimentato sulla propria pelle uccisioni extra-giudiziali. Secondo il presule l’incidente è l’ennesimo attacco contro le popolazioni indigene che il Governo dovrebbe invece proteggere: “Sono indifesi e molti di loro hanno ancora bisogno di istruzione. Invece di ucciderli dovrebbe armarli con un'istruzione che permetta loro di capire meglio i problemi", afferma. L’uccisione dei leader indigeni di Capiz si aggiunge alla lunga scia fatti di sangue contro leader sociali verificatisi nelle Filippine in questi ultimi tempi e si inserisce nella drammatica escalation di omicidi extragiudiziali che ha segnato la guerra del Presidente Rodrigo Duterte contro la droga. Una escalation più volte condannata anche dalla Chiesa filippina che l’anno scorso si è battuta contro la nuova controversa legge anti-terrorismo varata dall’esecutivo e considerata da molti attivisti per i diritti umani come un nuovo bavaglio contro ogni forma di opposizione nel Paese. Nelle mire delle forze di sicurezza sono ,infatti, anche i leader sociali, compresi quelli legati alla Chiesa, non di rado accusati di simpatizzare per i ribelli comunisti e vittime di omicidi extra-giudiziali. Il 20 dicembre scorso aveva suscitato grande clamore nel Paese l’uccisione, da parte di un poliziotto fuori servizio, di una madre disarmata e di suo figlio. L’episodio, ripreso in un video, era diventato virale sui social media ed era stato fermamente condannato dai vescovi. (LZ)

VNS – ITALIA Grazie al Fondo San Giuseppe, nell’arcidiocesi di Milano, erogati circa 4 milioni di euro di aiuti per chi si è trovato in difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus

VNS – 4gen21 – Sono 2039 le persone aiutate nell’arcidiocesi di Milano dal Fondo San Giuseppe, che dal 22 marzo dello scorso anno ha erogato 3.850.900 euro. Oltre la metà dei beneficiari (1040 persone), riferisce un comunicato dell’arcidiocesi di Milano, non riceve più i sussidi, perché ha ripreso a lavorare, anche se spesso ancora in condizioni molto precarie, o ha comunque migliorato la propria condizione tanto da non avere più bisogno al momento di aiuto, altre 424 persone (20,8%) hanno ottenuto il rinnovo del contributo, mentre 575 (28,2%) lo stanno ancora ricevendo. È quanto emerge dal bilancio annuale della misura straordinaria istituita dall’arcivescovo, monsignor Mario Delpini, e dal sindaco Giuseppe Sala all’inizio del lockdown della primavera scorsa per aiutare quanti hanno avuto problemi con il lavoro a causa delle limitazioni anti-Covid. L’analisi dei dati del Fondo San Giuseppe ha consentito di anche di tracciare l’identikit di chi ha pagato più duramente il prezzo dei lockdown. Tra i beneficiari del fondo gli italiani sono il 45,2%, gli stranieri il 54,8%. Il gruppo più numeroso è composto da coppie con uno o due minori (37,4%) e subito dopo dalle famiglie con più di due figli a carico (12,9%). Significativo il numero dei cassintegrati che hanno avuto un calo di reddito tale da non potere più sostenere le spese familiari di base. Con il 37,3% sono il gruppo più numeroso seguito da coloro che avevano un contratto a termine che non è stato rinnovato (22,5%). Secondo gli operatori della Caritas Ambrosiana i dati dimostrano che, da un lato, la crisi sociale ha colpito molto duramente dato che per una parte dei beneficiari è stato necessario prorogare il contributo; dall’altro che l’intervento è stato tempestivo permettendo alla maggioranza di chi è stato aiutato di superare i momenti più critici, senza la necessità di ricevere ulteriore sostegno. “Ciò che rende insopportabile la vita non è la povertà, ma la disperazione, non è la fatica, ma l’essere soli, sentirsi abbandonati - ha detto monsignor Delpini -. Il Fondo San Giuseppe non può eliminare la povertà, non allevia la fatica, ma è uno strumento per vincere la disperazione, per assicurare che nessuno deve essere abbandonato”. Per il presule il Fondo può far giungere il suo messaggio a coloro che hanno perso il lavoro a causa della pandemia solo perché centinaia di persone e istituzioni hanno avvertito la solidarietà come un dovere, la generosità come uno stile di vita, la concretezza come segno distintivo. Sono centinaia i milanesi che hanno risposto all’appello dell’arcivescovo di costituire un Fondo di Mutuo Soccorso per i piccoli esercizi economici che, per primi hanno patito la crisi economica scaturita dall’emergenza coronavirus. “La nostra preoccupazione è stata di far arrivare questi fondi a chi ne aveva realmente bisogno nel modo più diretto possibile - ha affermato il sindaco Sala -. Abbiamo quindi scelto, tra gli altri, di rivolgerci alla Diocesi che, fin dai tempi del cardinal Tettamanzi aveva attivato il Fondo Famiglia e Lavoro proprio per aiutare le famiglie e i piccoli esercizi vittime della crisi del 2008 … abbiamo conferito due milioni di euro che oggi sono stati bene utilizzati, cosa di cui ci compiacciamo e che apre la strada a future e ulteriori collaborazioni”. L’obiettivo del Fondo San Giuseppe è quello di operare, superata l’attuale crisi, in sinergia con il Fondo Diamo Lavoro, nato nel 2019, che finanzia tirocini formativi in aziende per la ricollocazione nel mercato del lavoro. Per accedere al Fondo San Giuseppe occorre presentare domanda al centro di ascolto della propria parrocchia. Le richieste sono valutate da un consiglio di gestione che verifica la conformità delle candidature. Una volta approvata la domanda, il beneficiario riceve direttamente sul proprio conto corrente o attraverso il parroco rispettivamente un bonifico o un assegno per un valore variabile tra i 400 e gli 800 euro mensili a seconda della composizione del nucleo familiare. Dal momento dell’accettazione della domanda, il contributo viene erogato per un periodo di tre mesi. Al termine di tale periodo il consiglio di gestione, se ne sussistono i presupposti, può accordare un rinnovo per un periodo ulteriore che varia da uno a tre mesi. Il Fondo si rivolge a disoccupati a causa della crisi Covid-19 (ad esempio dipendenti a tempo determinato cui non è stato rinnovato il contratto), lavoratori precari (contratti a chiamata, occasionali, soci di cooperativa con busta paga a zero ore), lavoratori autonomi. (TC)

4 gennaio - BOSNIA ED ERZEGOVINA Allarme di Caritas Italiana: migranti in situazioni precarie, occorrono adeguate strutture di accoglienza

In Bosnia ed Erzegovina si rischia la catastrofe umanitaria. La situazione già precaria dei migranti potrebbe aggravarsi ulteriormente per il peggioramento delle condizioni meteo e per i continui trasferimenti da un campo profughi all’altro, in strutture dove mancano le condizioni minime per una sopravvivenza dignitosa. Si teme che tutto questo possa condurre anche a violenze e gravi tensioni sociali. A lanciare l’allarme è la Caritas Italiana che in un comunicato riferisce della ricostruzione da parte dell’esercito del campo di accoglienza Lipa, andato quasi completamente distrutto qualche giorno fa. Caritas Italiana ritiene necessaria un’iniziativa istituzionale immediata per mettere a disposizione adeguate strutture di accoglienza che offrano un riparo a chi sta rischiando la propria vita. La Caritas sostiene che Lipa è un luogo assolutamente inadatto all’accoglienza, soprattutto in questo periodo invernale. Chiuso la settimana scorsa perché altamente pericoloso per la vita delle persone che ospitava, è sprovvisto di elettricità, acqua potabile e riscaldamento, e si trova in una zona in cui le temperature scendono sotto zero. Per le 1.200 persone che vi erano ospitate non sono state trovate alternative. I tentativi di riaprire l'ex campo Bira (nella città di Bihac) o di allestire l’ex caserma in località Bradina (non distante da Sarajevo) da parte delle autorità locali sono falliti per le proteste dei cittadini e delle autorità locali e così si è optato per la riapertura del campo di Lipa. Contrari tutti gli attori internazionali che ritengono a rischio la vita di centinaia di persone, dal momento che in quel campo non potranno essere garantite in poco tempo le condizioni minime necessarie per vivere. Per la Caritas Italiana la situazione della Bosnia Erzegovina deve far puntare l’attenzione sulla Rotta Balcanica che inizia in Grecia e finisce in Italia o in Austria. Una rotta che vede bloccate migliaia di persone in vari campi profughi e in altre soluzioni inadeguate, tanto più che con l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19, molti migranti in transito, ospitati in strutture inidonee, sono in quarantena in condizioni proibitive. Strutture e campi, già di per sé inadeguati e sovraffollati, si sono trasformati in luoghi in condizioni estreme e non più sostenibili: senza servizi, in condizioni igieniche pessime, con gravi rischi per la salute psichica per i migranti, molti dei quali sono costretti a vivere all’addiaccio. Da ricordare, nel settembre dello scorso anno, l’incendio nel Campo di Moria nell’isola di Lesbo, nel quale sono andate distrutte tutte le strutture di accoglienza già fatiscenti, in una situazione di abbandono e disinteresse da parte delle autorità locali ed internazionali. Fin dal 2015, Caritas Italiana è presente lungo tutta la Rotta Balcanica a fianco dei migranti e a supporto di tutte le Caritas locali (Grecia, Albania, Macedonia, Bosnia Erzegovina, Serbia) che stanno offrendo sostegno con servizi di accoglienza, supporto psico-sociale, protezione dell’infanzia, tutela dell’igiene, distribuzione di cibo e di beni necessari per decine di migliaia di persone. Nelle scorse settimane, grazie a un contributo della CEI e una donazione di Papa Francesco, Caritas Italiana e Caritas Bosnia e Erzegovina hanno potuto avviare nuovi servizi nei campi di transito dell’area di Bihac e di Sarajevo, oltre che di distribuire articoli invernali (sciarpe, guanti, cappelli, scarpe) a oltre 1.500 ospiti dei campi. Ma sono necessarie iniziative più ampie che coinvolgano le istituzioni per aiutare i migranti. (TC)

4 gennaio - LUSSEMBURGO Un libro racconta i 150 anni dell’arcidiocesi di Lussemburgo

VNS – 4gen21 – L’archivio dell’arcidiocesi di Lussemburgo ha raccolto in un volume una serie di antichi documenti che raccontano la storia dell’arcidiocesi. La pubblicazione è stata pensata per ricordare i 150 anni dell’arcidiocesi celebrati durante tutto lo scorso anno. Venti le sezioni del libro che, attraverso lettere, dichiarazioni ufficiali, note interne e memorandum - 30 in tutto – ripercorre le tappe della fondazione della diocesi, tra il 1801 e il 1870. Ampi gli argomenti sviluppati dai quali emerge come la nascita della diocesi di Lussemburgo sia stata frutto non solo di un processo politico e strutturale, ma anche di profondi sviluppi interni e di cambiamenti nella Chiesa cattolica lussemburghese come comunità religiosa. E così il volume include l’approfondimento della devozione mariana, le fonti del vicario apostolico Jean-Théodore Laurent e quelle sul giubileo del 1866, le decisioni sul personale, la documentazione sulla creazione del provicariato separato per il dipartimento forestale durante il periodo della dominazione francese. Non mancano le pagine dedicate a monsignor Laurent e al suo successore Nicolas Adames che diedero grande impulso alla diocesi impegnandosi per regolare il rapporto tra Chiesa e potere temporale, per assicurare l’educazione religiosa ai fedeli, redigendo anche un catechismo lussemburghese, per favorire le attività caritative attraverso confraternite e associazioni cattoliche e per sostenere le vocazioni al sacerdozio con la fondazione di un convitto e di un seminario. La fondazione della diocesi, completata nel 1870, emerge nel volume come un percorso evolutivo dalle molte sfaccettature raccontato dai documenti selezionati. Le fonti, riprodotte in alta risoluzione, sono illustrate in tedesco e in francese e, talvolta, sono state tradotte o trascritte. (TC)

3 gennaio - IRLANDA Il primate Martin: la crisi del Coronavirus ha dimostrato che un futuro più giusto, sicuro e felice per tutti è possibile

La pandemia del Coronavirus nel 2020 ci ha insegnato che “un futuro più giusto, sicuro e felice per tutti” è possibile. Questo il senso del messaggio di monsignor Eamon Martin, primate della Chiesa cattolica d’Irlanda, per il nuovo anno. Durante la Messa per la Solennità della Madre di Dio, l’arcivescovo di Armagh ha invitato a chiedersi cosa ci vuole dire il Signore con questa crisi sanitaria, richiamando le riflessioni di Papa Francesco nel Messaggio per la 54.ma Giornata Mondiale della pace dedicato quest’anno al tema della cultura della cura come percorso di pace. Per Francesco, ha ricordato, “la pandemia ci ha insegnato l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza”.  Ed è questa, secondo il primate irlandese, l’eredità positiva del Covid-19. “Il ricordo più bello che conserverò del 2020 – ha detto - è come il potere dell'amore e della cura sia stato capace di superare l'isolamento, la solitudine, la sofferenza, la disperazione e la negatività". Secondo monsignor Martin, “le straordinarie opere di misericordia” portate avanti da “vicini di casa, volontari, medici, infermieri, cappellani e altri assistenti, ma anche da insegnanti, commercianti, sacerdoti e religiosi e da tanti altri che si sono prodigati per mantenere aperti i servizi essenziali” sono state “espressioni concrete della compassione, dell'amore e della speranza di Cristo che ha risuonato nelle nostre comunità e nel mondo”. Ricordando i quattro principi indicati da Francesco come la “bussola” per un "futuro più umano" (l’impegno a promuovere la dignità di ogni persona umana; solidarietà con i poveri e i vulnerabili; il perseguimento del bene comune e la protezione del creato), il presule ha evidenziato che la costruzione  di questa “cultura della cura”  a cui ci invita il Papa “incoraggerà a continuare a fare sacrifici, a indossare mascherine, annullare progetti e celebrazioni quando necessario per proteggere la vita e a mantenere il distanziamento sociale per il Bene comune”. In conclusione, monsignor Martin ha invitato ad affrontare con questo stesso spirito anche la sfida del Brexit che attende quest’anno la Repubblica d‘Irlanda e l’Irlanda del Nord e che coincide con il centenario della loro separazione (Partition) nel 1921. “Un motivo in più, ha detto “per impegnarci a prenderci cura gli uni degli altri, sviluppare una maggiore comprensione reciproca e costruire quella cultura di cura, tenerezza e compassione che sarà la nostra sicura bussola e guida lungo il Sentiero della Pace”.  (LZ)

3 gennaio - UCRAINA S.B. Shevchuk (Kiev): guardare con gioia al 2021 ricordando anche le benedizioni portate da questi mesi difficili di pandemia

È con un invito a ricordare anche alle benedizioni portate nel 2020 e a guardare con speranza al 2021 che monsignor Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, ha voluto concludere l’anno appena trascorso. Nel suo video-messaggio di Capodanno - riporta il sito della Chiesa greco-cattolica - il presule ha evidenziato che questi ultimi mesi funestati dalla pandemia del Covid-19 sono stati sì ricchi “di difficoltà e sfide”, ma anche di “scoperte e di gioia”. “Abbiamo esperimentato e imparato tante cose per la prima volta. Ci siamo resi conto che la vita umana non ha prezzo e che la salute umana non può essere valutata con il denaro, i vantaggi economici o con le convenienze politiche", ha detto. “Abbiamo lottato con una malattia sconosciuta, ma allo stesso tempo abbiamo visto la forza e la vittoria della solidarietà umana nelle nostre vite. Ci siamo resi conto che l'indifferenza uccide e l'amore per il prossimo aiuta, dà nuova speranza, salva vite”, ha aggiunto. Secondo l’Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, il 2020 ha anche permesso di riscoprire il valore della famiglia in cui – ha detto - il Signore è stato presente: “Le nostre famiglie sono diventate Chiese domestiche, in cui abbiamo pregato insieme, ascoltato la Parola di Dio. Sono diventate il luogo in cui le nostre vite e la nostra salute sono state salvate, un santuario per le nostre anime e i nostri corpi". Sua Beatitutine Shevchuk ha voluto poi ricordare il contributo della medicina e l’eroismo dei tanti operatori sanitari che si sono prodigati per salvare vite umane anche al rischio della propria: “Di tutto questo e per quanto imparato occorre essere grati a Dio”, ha detto l’arcivescovo greco-cattolico che ha concluso con l’invito a guardare con gioia e speranza anche al 2021: “Sentiamo che nel nuovo anno saremo ancora insieme su questa barca per attraversare il mare della vita e che con noi ci sarà nostro Signore e Salvatore appena nato a Betlemme“ (LZ)

2 gennaio - PORTOGALLO In vigore dal primo gennaio le nuove linee guida della dei vescovi per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili

Dal primo gennaio sono entrate in vigore le nuove linee guida della Conferenza episcopale portoghese (Cep) per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili. Il testo – riporta l’agenzia Ecclesia - è stato approvato il 13 novembre dalla plenaria della Cep e sostituisce le precedenti linee guida adottate dalla Chiesa portoghese nel 2012, aggiornandole alle nuove disposizioni di Papa Francesco e della Santa Sede in materia, comprese quelle contenute nel Motu proprio “Vos estis lux mundi” del 2919 e il più recente "Vademecum su alcuni punti di procedura nel trattamento dei casi di abuso sessuale di minori commessi da chierici” , pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 16 luglio 2020.   Nel documento i vescovi portoghesi ribadiscono che “i minori e gli adulti vulnerabili sono una priorità per la società e la Chiesa” e che il rifiuto “fermo e chiaro” di ogni caso di abuso rappresenta “un atto di giustizia e l'affermazione dei valori del Vangelo in linea con la tradizione cristiana”. Prioritaria in questo senso – si afferma - è la prevenzione degli abusi, “anche quando avvengono con i mezzi digitali”, da realizzare in collaborazione con altre istituzioni. Seguendo le indicazioni della Santa Sede, dunque, le linee guida dedicano una sezione specifica di regole al trattamento dei casi di abuso sessuale “al fine di ascoltare, accompagnare e garantire un'adeguata assistenza medica, spirituale e sociale alle vittime di abuso e alle loro famiglie, in attività ecclesiali”. Ai vescovi viene chiesto di includere nelle rispettive Commissioni diocesane incaricate della protezione dei minori “specialisti nei vari campi che riguardano la prevenzione, la formazione, il monitoraggio e l'ascolto, sia per i minori che per gli adulti vulnerabili e per i loro tutori”. Come fatto finora, si legge ancora nel testo, “la Chiesa coopererà con la società e le sue autorità civili; presterà attenzione a tutte le segnalazioni e risponderà con trasparenza e tempestività alle autorità competenti in ogni situazione relativa agli abusi sui minori, nel rispetto dei diritti delle persone, incluso il loro buon nome e il principio della presunzione di innocenza”. Con l’obiettivo di garantire ai fedeli, a cominciare dai bambini, dagli adolescenti, dai giovani e dai più vulnerabili “un ambiente sano e sicuro nella Chiesa”, la Cep inoltre chiede una formazione specifica per gli agenti pastorali, una particolare attenzione nella selezione dei candidati al sacerdozio e alla vita consacrata, la cui formazione deve comprendere “un sano sviluppo psicologico ed emotivo” e meccanismi efficaci per monitorare i casi di abuso, “dal momento della loro segnalazione o denuncia fino alla conclusione delle procedure canoniche, civili e pastorali”.   Inoltre le nuove linee guida chiedono, laddove ciò ancora non avvenga, un attento esame di idoneità dei candidati a interagire con minori, ordinati o laici, “senza escludere la possibilità di richiedere certificati civili o il casellario giudiziario”. Le  comunità cattoliche, da parte loro, sono chiamate a fornire informazioni su come interagire con minori e adulti vulnerabili, "non solo su comportamenti vietati", ma anche su quei "comportamenti che valorizzano un’interazione sicura e rispettosa". Secondo il documento, gli operatori pastorali, chierici o laici, dovranno sempre trovarsi “in luoghi visibili quando si trovano con minori e adulti vulnerabili” e “usare la necessaria prudenza quando comunicano con minori e adulti vulnerabili, di persona o tramite telefono, mezzi digitali o altri strumento”. Oltre a “comportamenti inappropriati o con connotazioni sessuali, “esplicite o nascoste” le linee guida  vietano tassativamente di applicare qualsiasi tipo di punizione corporale a minori e adulti vulnerabili. (LZ)

2 gennaio - AFRICA Messaggio del Secam per il nuovo anno: pace e una politica migliore anche per l’Africa

Pace e una politica migliore anche per l’Africa. Questo l’auspicio per il 2021 del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam). Nel Messaggio per il nuovo anno – riporta l’agenzia Aciafrica - i vescovi africani si rivolgono ai leader politici del continente con le parole dell’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco: “Una politica è migliore quando si esprime come forma altissima di carità, è posta al servizio del vero bene comune, riconosce l’importanza delle persone, quando protegge il lavoro”, afferma il Secam, citando alcuni passaggi del documento pontificio e del precedente messaggio per la 52.ma Giornata intitolato “La buona politica è al servizio della pace”. Il pensiero dei vescovi va innanzitutto alle vittime del Covid-19 e alle conseguenze nefaste della pandemia rese più devastanti in Africa da servizi sanitari pubblici insufficienti o del tutto inesistenti. Alla luce del Messaggio del Papa per la 54.ma Giornata mondiale della pace, dedicato quest’anno al tema della cultura della cura come percorso di pace, il documento chiede dunque ai leader politici di dare priorità alla sanità. Si tratta, in concreto, di costruire migliori sistemi sanitari e infrastrutture, di introdurre un sistema di assicurazione sanitaria universale e di garantire vaccini anti-Covid-19 sicuri ed efficaci per tutti gli africani. “All'inizio del nuovo anno 2021, molti stanno ancora soffrendo e alcuni potrebbero aver perso la speranza anche in Dio. Una nube di incertezza circonda ancora la crisi del Covid-19, nessuno sa quanto tempo ci vorrà prima che la malattia sia messa sotto controllo e la vita torni alla normalità", si legge ancora nel messaggio che ricorda anche le conseguenze sociali della pandemia, come l’aumento delle violenze domestiche. Ma il 2020 non è stato funestato solo dalla crisi sanitaria in Africa: conflitti armati e il terrorismo hanno continuato ad insanguinare diversi Paesi del continente. Di qui il rinnovato appello a tutti i protagonisti di questi conflitti e azioni terroristiche a deporre le armi e cercare di risolvere le loro differenze attraverso il dialogo. “Il 2021 dovrebbe essere l’anno della pace”, è l’auspicio espresso nel documento, firmato dal presidente del Secam, il cardinale Phillip Nakellentuba Ouedraogo, arcivescovo di Ouagadougou. Ricordando con Francesco che in questo momento difficile per tutti “nessuno si salva da solo”, i vescovi concludono esortando tutti gli africani ad impegnarsi in questo nuovo anno per “una vera fratellanza/sorellanza, solidarietà e cura reciproca che del resto - affermano - sono valori comuni a tutte le tradizioni africane”. (LZ)

2 gennaio - TERRA SANTA Giornata mondiale della Pace Mons. Pizzaballa: superare clericalismo e particolarismi che ostacolano il cammino della Chiesa locale

Superare il clericalismo e i particolarismi interni che rischiano di “ostacolare il cammino ecclesiale” della Chiesa locale, ripartendo da Cristo, Colui che ha abbattuto il muro di separazione per mezzo della Sua carne (Ef. 2,14–18). È stato questo il cuore dell’omelia del patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Pierbattista Pizzaballa, Ofm, per la Giornata mondiale della pace. Durante la Messa, il presule ha voluto riflettere sul tema della pace da una prospettiva interna, soffermandosi sulle “barriere” che – ha detto - “a volte inconsapevolmente erigiamo al nostro interno, tra noi”. Monsignor Pizzaballa ne ha elencate quattro. In primo luogo ha parlato della “distanza tra il clero e i laici”, il clericalismo appunto, un fenomeno diffuso, come evidenziato più volte da Papa Francesco, ma che – ha osservato – è particolarmente evidente nella Chiesa di Gerusalemme. “La collaborazione tra sacerdoti e laici viene spesso fraintesa e finisce per diventare: ‘fare semplicemente quello che vuole il sacerdote’”, ha detto.  Fattori culturali non aiutano “ad avere un approccio condiviso alla vita ecclesiale”: da un lato è “difficile convincere ad avere i consigli parrocchiali e saper condividere idee e iniziative”, dall’altro è anche “difficile trovare laici formati, impegnati, desiderosi di portare un contributo positivo alla comunità”. Secondo monsignor Pizzaballa, si tratta “di una barriera reale che ha bisogno di essere presa in considerazione, soprattutto pensando alla generazione futura, che vuole essere protagonista della vita della Chiesa, e non solo esecutrice di ordini e direttive”. Il patriarca di Gerusalemme ha poi parlato del divario generazionale tra chi “guarda con nostalgia al passato e rimpiange un modello di Chiesa e di comunità che oggi sembra non esserci più”, dimenticando però “di vivere con serenità cristiana il presente”, e i giovani che “desiderano cambiare anche quello che forse non ha bisogno di essere cambiato”. Entrambe le posizioni, ha evidenziato, sono “fughe dal presente”, mentre quanto viene chiesto nella Chiesa “è ascoltarsi reciprocamente grati per quanto è stato fatto fino ad ora e aperti a nuovi cammini secondo la Grazia di Dio”. Il presule ha inoltre evidenziato la “distanza tra la componente locale e quella universale della Chiesa di Gerusalemme”, ossia la “tentazione”, diffusa in tutti i territori compresi nel Patriarcato, “di considerare la componente universale come ‘ospite’ e non come parte integrante della Chiesa”, o, per altro verso, di considerare "la componente locale come irrilevante, superata o, addirittura, in estinzione", quando invece, ha affermato, queste due anime "devono sostenersi l’un l’altra, entrambe necessarie, entrambe costitutive dell’identità e della storia della nostra Chiesa”. Altre barriere sono poi rappresentate dalle quattro identità nazionali della diocesi (Giordania, Israele, Palestina, Cipro), “spesso costruite contro o in antitesi”, anche a causa del contesto conflittuale in cui vive la Chiesa locale, e le diversità linguistiche che sono “una ricchezza incredibile, ma anche un ostacolo non minore per l’incontro e la condivisione”. Monsignor Pizzaballa ha quindi evidenziato che il comune denominatore di tutte queste difficoltà è l’individualismo, “diventato centrale” anche nella Chiesa di Gerusalemme. La via per superarle e per migliorare è dunque “partire dalla nostra relazione con Cristo e non dalle nostre necessità, porre il nostro cuore nel cuore di Cristo, leggere la nostra realtà anche ecclesiale alla luce della Parola di Dio. Non si vive senza amore e l’amore dal quale partire è l’amore di Colui che ha dato la vita per noi e per la nostra salvezza”, ha concluso il patriarca. (LZ)

2 gennaio - ITALIA Gli Uffizi pubblicano per la prima volta online le illustrazioni della Divina Commedia realizzate da Federico Zuccari

Tutti i disegni che illustrano la Divina Commedia, realizzati alla fine del Cinquecento dal pittore Federico Zuccari, famoso per aver affrescato la Cupola di Santa Maria del Fiore, per la prima volta visibili online. E’ l’iniziativa degli Uffizi in occasione del Settecentenario dalla morte di Dante Alihieri che ricorre quest'anno. Gli 88 fogli “danteschi” danno corpo alla mostra sul web “A riveder le stelle”: le illustrazioni sono state digitalizzate ad alta definizione così da consentirne la fruizione in ogni loro dettaglio. Ritenute la più imponente compagine di disegni del capolavoro dantesco prima dell’Ottocento, queste opere furono eseguite da Zuccari sul finire del XVI secolo e sono state esposte al pubblico solo in due occasioni: nella grande mostra dantesca tenuta a Firenze in Palazzo Medici-Riccardi nel 1865 e alla Casa di Dante in Abruzzo nel 1993. Il motivo è da ricondurre alla fragilità propria di tutte le opere su carta che, normalmente conservate in ambienti protetti, termoregolati, senza luce, possono essere esposte solo in casi eccezionali. Dalla Selva Oscura fino alle alte sfere del Paradiso, i disegni di Federico Zuccari, uno tra i protagonisti del tardo Manierismo italiano, originariamente erano rilegati in un volume contenente le tre cantiche.  Sul web le opere grafiche sono accompagnate da un commento didattico scientifico. “E’ un vero orgoglio per le Gallerie degli Uffizi  – commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt -aprire il Settecentenario dalla morte del sommo poeta rendendo disponibile a tutti questa straordinaria raccolta di arte grafica. Materiale prezioso non solo per chi fa ricerca ma anche per chi, appassionato dell’opera dantesca, sia interessato ad addentrarvisi per seguire, come dice l’Alighieri, virtute e canoscenza”. (PO)

2 gennaio - ITALIA Proseguono fino al 6 gennaio gli incontri e le conferenze online del Museo Diocesano di Milano dedicati ai temi del Natale

L’attività del Museo Diocesano di Milano prosegue nonostante la chiusura anche durante i giorni delle feste di Natale. Dallo scorso 2 dicembre infatti si susseguono numerosi incontri e conferenze online e trasmesse sulla piattaforma Zoom. Al centro degli appuntamenti ci sono i capolavori dell’arte ispirati al Natale. Dopo i pomeriggi dedicati all’Adorazione dei Magi di Dürer, al presepe raccontato dall’attore Giacomo Poretti, ai capolavori del Quattrocento della Galleria Nazionale dell’Umbria, questo pomeriggio alle 18.00 sarà la volta dell’incontro con Emanuela Fogliadini e François Bœspflug, autori dei libri “Il Natale nell’arte” e “Gesù fu veramente bambino?“, editi da Jaca Book.  La Natività di Lorenzo Lotto sarà invece protagonista alla stessa ora di lunedì 4 gennaio della conferenza tenuta dalla Direttrice del Museo Diocesano Nadia Righi e dedicata alla Natività di Lorenzo Lotto, proveniente dalla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia. Due gli appuntamenti previsti martedì 5 gennaio: alle 15.30 la visita interattiva per bambini sul tema dell’adorazione; alle 18 il giornalista e critico d’arte Luca Frigerio guiderà i partecipanti alla scoperta dei Magi, tra Sacre Scritture, tradizioni e leggende. Per finire il giorno dell’Epifania alle 18 sarà la volta di un confronto tra l’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano e quella dipinta da Masaccio. Tutti gli incontri sono gratuiti. L’attività per bambini è a pagamento e su iscrizione. Sul sito del Museo Diocesano di Milano sono disponibili i link per partecipare. (PO)

1 gennaio - STATI UNITI  La Usccb stanzia altri fondi per la Chiesa di Portorico devastato dagli uragani Irma a Maria del 2017

La Sottocommissione per le Missioni nazionali cattoliche (Catholic Home Missions) della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) ha stanziato 1,5 milioni di dollari a favore dell’organizzazione caritativa Catholic Extension  per sostenere i suoi aiuti alla ricostruzione della Chiesa in Porto Rico, travolta nel settembre 2017 dai due devastanti uragani Irma e Maria. Lo rende noto il sito della Usccb. L’organizzazione raccoglie e distribuisce fondi per aiutare le comunità cattoliche più povere negli Stati Uniti e sostiene la Chiesa portoricana dalla sua fondazione nel 1905. “Apprezziamo lo spirito innovativo con cui il personale della Catholic Extension ha contribuito alla ricostruzione", ha dichiarato il presidente della sottocommissione, monsignor W. Shawn McKnight. La nuova sovvenzione aiuterà le sei diocesi dell’isola a ricostruire le loro strutture e quindi ad ottenere ulteriori finanziamenti dall'Agenzia federale per la gestione delle emergenze (Fema) per potere riprendere a pieno ritmo le loro attività pastorali, educative e umanitarie.  Lo stanziamento è stato finanziato dalle donazioni raccolte con le collette speciali promosse dalla Usccb per Chiesa portoricana e si aggiunge ai 3,3 milioni già stanziati direttamente dalla Conferenza episcopale a cinque diocesi portoricane che avevano chiesto il suo aiuto.   La Sottocommissione per le Missioni nazionali cattoliche gestisce i fondi ricavati dall’omonima raccolta annuale a favore delle diocesi ed eparchie bisognose di aiuto negli Stati Uniti. Si tratta di oltre il 40% di tutte le diocesi del Paese. Esse si trovano in particolare nel sud, negli Appalachi e nelle Montagne Rocciose, e nei territori statunitensi dei Caraibi e del Pacifico. I fondi sono destinati a finanziare una vasta gamma di servizi pastorali, che vanno dall’evangelizzazione, all’educazione religiosa, alla formazione dei sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose e a sostenere le parrocchie povere del Paese. (LZ)

1 gennaio - FILIPPINE Vescovi: garantire al più presto vaccinazioni anti-Covid-19 sicure a tutti, senza privilegi

Garantire al più presto vaccinazioni anti-Covid-19 sicure a tutta la popolazione, nella massima trasparenza e senza ingiusti privilegi. A chiederlo, nuovamente, è la Chiesa filippina dopo il clamore suscitato nel Paese dalla notizia della vaccinazione di alcuni funzionari governativi e del personale della sicurezza (PSG) del Presidente Rodrigo Duterte prima del via libera delle autorità sanitarie. Un fatto giudicato grave dai vescovi. In questo senso – riporta l’agenzia dei vescovi Cbcpnews - si sono espressi monsignor Jose Colin Bagaforo, direttore nazionale della Caritas, e monsignor Broderick Pabillo, amministratore apostolico di Manila.  Secondo monsignor Bagaforo, permettere la violazione delle procedure previste dalla legge è un atto “irresponsabile e imprudente”, anche se il personale della sicurezza sostiene che i vaccini sono stati donati. Analogo il giudizio di monsignor Pabillo, per il quale queste vaccinazioni fatte “furtivamente e senza alcuna trasparenza” non sono di buon auspicio per l’anno che si apre: "Mentre entriamo nel 2021 continuiamo a sperare in una cura per il virus che sia trasparente ed equa e in una risposta concreta anche all’emergenza climatica e per il rispetto dei diritti umani e della vita di tutti”, ha ribadito il presule nel suo messaggio pastorale per il nuovo anno, in cui sottolinea che la crisi globale esige più “fratellanza e solidarietà”. Da parte sua, il segretario esecutivo della Caritas Filippine, padre Antonio Labiao Jr., sollecita le autorità di Manila ad accelerare i tempi per garantire al più presto vaccini per tutti, accordando la precedenza alle categorie più a rischio. Ribadendo che la Caritas Filippine proseguirà il suo impegno per rispondere ai bisogni dei più vulnerabili in questa crisi, il sacerdote ha aggiunto che essa continuerà anche a monitorare l’azione del Governo “per assicuare che i diritti, il benessere e la dignità del popolo filippino prevalgano sulle manovre politiche, gli interessi di parte e la sete di potere”. A settembre il Presidente Rodrigo Duterte aveva annunciato che le Filippine avrebbero dato priorità ai vaccini prodotti dalla Russia o dalla Cina. L’obiettivo del Governo - ha dichiarato di recente Duterte - è di vaccinare gratuitamente tutti i 113 milioni di filippini. Tuttavia il Ministero delle Finanze ha affermato che non ha ancora trovato le coperture per i 73,2 miliardi di pesos (circa 1,514 miliardi di dollari) necessari per vaccinarne la metà. Da ricordare che lo scorso ottobre la Conferenza episcopale filippina ha pubblicato una “Guida morale sui test, l'acquisto e la distribuzione del vaccino anti Covid-19 nelle Filippine”. Nel documento, firmato dagli arcivescovi Socrates Villegas e Ricardo Baccay, presidenti rispettivamente delle Commissioni episcopali per i Seminari e per la Bioetica, ed approvato dal presidente ad interim della Cbcp, monsignor Pablo Virgilio David, la Cbcp chiedeva “piena trasparenza”, in ogni fase dello sviluppo e della distribuzione di un possibile vaccino, per garantirne la sicurezza e l'efficacia. Essa raccomandava anche valutazioni attente dal punto di vista etico e di dare “dare priorità ai vaccini sviluppati da aziende farmaceutiche che li rendono disponibili al minor costo possibile”, mettendo in pratica “la responsabilità sociale di impresa”. Quanto alla distribuzione, i vescovi chiedevano di dare precedenza non ai più ricchi, ma a chi è più esposto al rischio di contagio e di malattia grave: operatori sanitari, anziani e malati, lavoratori dei settori essenziali, ma anche abitanti delle aree più povere e densamente popolate del Paese. (LZ)

1 gennaio - COSTA D’AVORIO Giornata mondiale della pace. Cardinale Kutwa (Abidjan): gli ivoriani siano profeti e testimoni della cultura della cura

“Essere profeti e testimoni della cultura della cura per colmare tante disuguaglianze sociali”. Questo l’invito rivolto da Papa Francesco nel suo messaggio per la 54.ma Giornata mondiale della pace dedicato proprio al tema della cultura della cura come percorso di pace. Ed è su queste parole che ha voluto soffermarsi il cardinale Jean Pierre Kutwa arcivescovo di Abidjan, in Costa d’Avorio, nella sua Lettera pastorale per il primo gennaio . Una giornata che segna un nuovo inizio al termine di un anno marcato dalla crisi globale del Covid-19, ma funestato, in Costa d’Avorio, anche dalle violenze elettorali. Il 31 ottobre si sono infatti tenute le elezioni presidenziali precedute e seguite da tensioni e violenti scontri che hanno causato 85 morti, feriti e ingenti danni materiali in un Paese che negli ultimi due decenni ha già vissuto due conflitti civili, tra il 2002 e 2003 e tra il 2010 e il 2011. La crisi è per il momento rientrata, dopo l’avvio, l’11 novembre, di un tavolo di dialogo tra il Presidente uscente Alassane Ouattara, contestato vincitore della tornata elettorale, e il suo principale rivale Henri Konan Bédié, leader del Partito Democratico della Costa d’Avorio (Pdci). Dopo un’approfondita disamina del Messaggio di Papa Francesco, il cardinale Kutwa focalizza dunque la sua attenzione su questa nuova crisi politica che ha fatto riemergere lo spettro della guerra civile in Costa d’Avorio. “Quanto accaduto lo scorso ottobre dovrebbe interpellare più di una persona - afferma il porporato –. Gli 85 morti ufficiali, gli scontri, la distruzione di proprietà, i feriti con danni permanenti, sono tutti fatti che ci interrogano sulla cura che dobbiamo dare agli altri!”. Il cardinale Kutwa osserva che è difficile capire come gli ivoriani siano arrivati ad uccidere a bruciare case con i loro occupanti all’interno, come persone che prima convivevano in pace nei loro villaggi siano arrivati a tali scontri. L’arcivescovo di Abidjan si rivolge in particolare ai leader politici ivoriani, rinnovando l’appello lanciato in vista del voto di ottobre: “Spetta a voi essere i promotori dell'ordine e della pace tra gli uomini, senza dimenticare che è Dio Padre il vero grande artefice dell'ordine e della pace sulla terra, perché è lui che guida la storia umana e l’unico che può spingere i cuori a rinunciare alla malvagità, foriera di guerra e miseria”. Quindi l’invito ai governanti, all’opposizione e a tutti i cittadini della Costa d’Avorio ad essere profeti e testimoni di pace nel loro Paese, seguendo la “bussola” dei principi della dottrina sociale della Chiesa ricordati da Papa Francesco nel suo messaggio, per imprimere una “rotta comune” in questi tempi burrascosi: la promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà con i poveri e gli indifesi, la sollecitudine per il bene comune, la salvaguardia del creato. In conclusione, con le parole di Francesco, il cardinale Kutwa esorta tutti gli ivoriani a collaborare insieme “per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per ‘formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri”, conclude il messaggio. (LZ)

1 gennaio - IRAQ Giornata mondiale della pace. Patriarca Sako: preghiamo perché il nuovo anno “abbatta i muri dell’odio e della violenza” in Iraq e nel mondo

Che il nuovo anno “abbatta i muri dell’odio e della violenza” in Medio Oriente e in tutto il mondo e che il viaggio di Papa Francesco in Iraq possa dare al Paese la forza per essere “essere una nazione nuova”. Questo il duplice auspicio espresso dal cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei, nel suo messaggio per l’odierna Giornata mondiale della pace. “È triste che il nostro Paese e il mondo intero stiano assistendo a una corsa frenetica - a volte armata – al potere e al denaro e non per le persone e i servizi”, esordisce il capo della Chiesa caldea, che evidenzia come non ci possa essere vera pace “finché non si esce da questo egoismo omicida e non si stabilisce una vera fratellanza tra di noi” e che senza pace “non c'è stabilità né progresso”.  Secondo il porporato , per raggiungerla è necessario educare “le persone sul piano intellettuale, religioso e sociale ai valori della fratellanza, della tolleranza, della non violenza e della solidarietà”. E la missione delle religioni – sottolinea - è proprio di diffondere e consolidare questa “cultura della pace, della fratellanza e dell’amore”. In questo senso, compito dei leader spirituali è “purificare” e “rinnovare” il pensiero religioso “senza intaccare la fede” e “diffondere lo spirito di tolleranza e il pluralismo religioso e intellettuale”. Anche lo Stato è chiamato ad assumersi le sue responsabilità “nel proteggere tutti i suoi membri secondo la logica della cittadinanza, della legge e delle istituzioni, nel rispetto dei diritti e della dignità”, evidenzia ancora il cardinale Sako. L’impegno comune per la pace contro le guerre e per i diritti umani”, secondo il Patriarca, passa attraverso l’”educazione in famiglia (scuola domestica), nelle scuole, nelle chiese, nelle moschee e sui media”. Unendosi all’auspicio espresso da Papa Francesco nel Messaggio per la 54.ma Giornata mondiale della pace che il nuovo anno “possa far progredire l’umanità sulla via della fraternità, della giustizia e della pace fra le persone, le comunità, i popoli e gli Stati”, il cardinale Sako conclude con l’invito a pregare perché, dopo un 2020 segnato dal Coronavirus e da “conflitti assurdi” , la pace “possa dimorare nei cuori degli uomini in Iraq, in Medio oriente e nel mondo, in modo che i muri dell’odio e della violenza possano cadere per sempre” e per il successo della visita del Papa in Iraq “perché possa trovare la forza per essere una nazione nuova, diversa da quella di prima”. (LZ)

 

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27 marzo 2020, 10:32