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Il conforto della Chiesa all'umanità sofferente (archivio VNS 27 marzo-30 dicembre 2020)

Aggiornamenti, interviste e approfondimenti sulle attività pastorali promosse nel mondo al tempo del Coronavirus

Attraverso questa finestra raccontiamo l’impegno della Chiesa nel mondo al tempo del Coronavirus. Le notizie che arrivano dai cinque continenti ogni giorno ci parlano di tanti religiosi, religiose, laici e laiche impegnate al fianco di coloro che soffrono, con un approccio “globale”, perché in questo momento è tutto l’uomo che va aiutato a guarire mediante una sintonia di interventi, che non escludano il contributo indispensabile della preghiera. L’informazione, la nostra informazione, è chiamata a fare la sua parte.

ARCHIVIO 27 marzo 2020 - 30 dicembre 2020

 

30 dicembre - MONDO Il 4 febbraio prima Giornata Onu della fratellanza umana

Nel 2021 le Nazioni Unite celebreranno la prima Giornata internazionale della fratellanza umana. Si terrà ogni anno il 4 febbraio, nello stesso giorno in cui, nel 2019, Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib hanno firmato ad Abu Dhabi lo storico documento per la pace mondiale e la convivenza comune. La decisione – riferisce il sito del Consiglio mondiale della Chiese (Wcc) - è stata approvata all’unanimità dall’Assemblea generale dell’Onu il 21 dicembre scorso. A promuovere l’iniziativa l’Alto Comitato per la fratellanza umana, costituito nell’agosto 2019 allo scopo di raggiungere gli obiettivi del Documento di Abu Dhabi e per sviluppare un quadro operativo per le finalità e gli obiettivi in esso indicati. I membri del Comitato, tra i quali il reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Wcc, avevano presentato la proposta nel dicembre di quello stesso anno durante un incontro con il Segretario generale dell’Onu António Guterrez. La richiesta è stata poi presentata all’Assemblea Generale a nome di 34 paesi e la risoluzione finale ha avuto il sostegno degli Stati Uniti dei 27 Stati membri dell’Unione Europea. In un comunicato l’Onu ha spiegato che la giornata vuole essere una risposta concreta dell’Assemblea “al crescente odio religioso emerso in questi mesi colpiti dalla pandemia da Covid-19”. Oltre al reverendo Sauca, ortodosso, l’Alto Comitato per la fratellanza umana, comprende cinque esponenti musulmani, due cattolici, un rabbino ebreo e un ex segretario generale dell’UNESCO. I compiti del Comitato comprendono la supervisione dell'attuazione del Documento di Abu Dhabi a livello regionale e internazionale e l'organizzazione di incontri internazionali con personalità religiose, vari leader, responsabili di organizzazioni internazionali e altre parti interessate. Inoltre, ha un ruolo centrale nella supervisione della Abrahamic Family House di Abu Dhabi, una delle sue iniziative iniziali, che incarna il rapporto tra le tre fedi abramitiche e fornisce una piattaforma per il dialogo, la comprensione e la coesistenza tra le loro religioni. Da ricordare che il 14 maggio scorso il Comitato aveva promosso una speciale Giornata di preghiera, digiuno e supplica per l’umanità contro il Coronavirus a cui aveva aderito anche Papa Francesco. (LZ)

30 dicembre - PORTOGALLO Ripartono il 10 gennaio a Fatima gli “Incontri in Basilica”, proposte formative seguite da momenti musicali

VNS – 30dic20 –Al via il 10 gennaio a Fatima, in Portogallo, nel Santuario di Nostra Signora del Rosario, al primo dei cinque “Incontri in Basilica” che inviteranno i fedeli a imitare Maria e ad essere portatori di gioia e di amore. L’appuntamento formativo si inserisce nell’ambito del primo anno del Ciclo Pastorale triennale “Come Maria, portatori di gioia e di amore - Lodate il Signore, che rialza i deboli”, avrà inizio alle 15.30 e il suo relatore, Ricardo Freire, proporrà una riflessione sul tema “‘Giovane, io ti dico, alzati’: il Dio che risuscita i deboli e dà la vita”. Si partirà con la meditazione dell’episodio evangelico della resurrezione del figlio della vedova di Nain, che narra di un corteo funebre trasformatosi poi in un momento di gioia grazie alla presenza di Gesù, al suo incontro con la drammatica realtà umana, e soprattutto ai suoi gesti e alle sue parole. Al termine della conferenza, in programma c’è un concerto d’organo di António Mota con l’esecuzione di musica barocca. Il secondo Incontro in Basilica è previsto il 14 marzo e sarà tenuto da José Nuno Silva sul tema “La fragilità come luogo teologico e spirituale”. Eseguirà il concerto d’organo Gregório Gomes. Il terzo incontro è in calendario il 6 giugno; André Pereira parlerà di Fátima come evento, luogo e messaggio di speranza, mentre protagonista del momento musicale sarà Sílvio Vicente. Il quarto incontro si svolgerà l’11 luglio; Ângela Coelho terrà la conferenza “Attraversando la sofferenza con Francesco e Giacinta” e Rute Martins sarà all’organo. Infine, il 5 settembre, l’ultimo dei cinque incontri avrà come tema “Il cammino che ti porterà a Dio: l’incontro con Dio come esperienza di conversione”, a svilupparlo Rui Ruivo; concluderà il pomeriggio il concerto d’organo di David Barros. (TC)

30 dicembre - MYANMAR L’augurio del cardinale Bo per il nuovo anno: torniamo a sognare un futuro migliore per il Myanmar

“Torniamo a sognare”. Prende spunto dal recente libro di Papa Francesco il messaggio di fine anno del cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, in Myanmar, e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc). Il messaggio è infatti un invito a cercare nuove ragioni di speranza per il futuro, nonostante lo “sconvolgimento esistenziale” portato dalla pandemia del Covid-19 che si è aggiunto ai tanti problemi già esistenti il Paese. Tra queste ragioni il porporato segnala la compassione di cui anche i birmani hanno saputo dare prova in questo difficile 2020. “Durante il lockdown il nostro generoso popolo si è ribellato alla prospettiva di morire di una fame cronica condividendo cibo. In un paese alle prese con malattie socio-economiche pre-esisitenti al Covid-19, la risposta del nostro popolo è stata commovente", scrive il cardinale Bo. L’arcivescovo di Yangon osserva come tutti abbiano dato prova di questa compassione che durante la crisi è diventata “una religione comune” in Myanmar: gli operatori sanitari, il cui impegno in prima linea ha permesso di contenere il contagio e i morti nonostante un sistema sanitario fragile, ma anche il Governo che ha saputo rispondere.  all’emergenza con “encomiabile chiarezza”. Anche “le armi nelle aree di guerra hanno taciuto”, osserva evidenziando che la crisi sanitaria “un’occasione d’oro” da cogliere “per costruire un nuovo Myanmar di giustizia e di pace”. Ricordando con Papa Francesco che il virus non ha colpito tutti alla stessa maniera, ma soprattutto i più emarginati nella società, il cardinale Bo rimarca quindi che il “Covid è una malattia che esige non solo un vaccino, ma un’operazione chirurgica sulla nostra società, sulle nostre priorità, sul modo in cui trattiamo i poveri e i vulnerabili”, e anche sul modo in cui trattiamo la Terra, come dimostra il passaggio del Coronavirus all’uomo.  Secondo il porporato, infatti, quella che stiamo vivendo è  una “crisi esistenziale: il grido della Terra e il grido dei poveri”. Una crisi che, come evidenziato da Papa Francesco nel suo libro “Torniamo a sognare”, offre “un’occasione per rivedere le nostre priorità”. “Ogni sconvolgimento dell’ordine sociale è una sfida”, ma è anche un’opportunità per “ricostruire meglio”, per “puntare la nostra bussola morale sui vulnerabili” e quindi per “riorientare l’arco della storia verso la giustizia economica e ambientale”, evidenzia il cardinale Bo.  “Persino le superpotenze che spendono miliardi in macchine da guerra si sono rese conto della loro follia quando hanno capito di avere più soldati che medici, più pistole che ventilatori". Anche per i birmani– prosegue il messaggio - l’attuale crisi del Covid-19 è “un’occasione irripetibile” per porre fine alle pandemie di una guerra cronica insensata, degli sfollamenti, della povertà, dell’emigrazione forzata e delle moderne forme di schiavitù: “È giunto il momento di far sparire tutte queste pandemie dalla nostra storia ferita”, afferma il cardinale Bo. Con Francesco, il porporato esorta quindi tutti i birmani a “sognare insieme” un nuovo Myanmar sanando le sue “identità frammentate basate sulla razza, la religione e la lingua (…) attraverso la riconciliazione", perché “troppo sangue e lacrime sono state versate”. Il messaggio si rivolge in particolare ai leader birmani ricordando che: “Non c'è pace senza giustizia” e che “c’è dignità nella diversità". L’appello ai governanti è dunque a rispettare “i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali di tutti”. Infine, l’invito rivolto a tutti i birmani a lasciare che gli incubi del 2020 scompaiano e a ricominciare a sognare un Myanmar di pace, salute e benessere: "Sogniamo il giorno in cui la democrazia camminerà senza alcun ostacolo, sogniamo il giorno in cui le religioni saranno strumenti di pace e riconciliazione, sogniamo il giorno in cui diventeremo davvero la Terra dell’Eldorado in cui tutte le risorse sono condivise in modo trasparente, sogniamo il giorno in cui ci non saremo più etichettati come paese sottosviluppato, ma come la nazione più sviluppata del Sud-Est asiatico", conclude il messaggio. (LZ)

30 dicembre - ARGENTINA Senato approva legge aborto. Vescovi: tutelare la vita, sacra e inviolabile sin dal concepimento AGGIORNATA

Con 38 voti favorevoli e 29 contrari, il Senato dell’Argentina ha approvato la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. L’aborto diventa così legale nel Paese. Il provvedimento, già approvato in precedenza dalla Camera dei deputati, è stato autorizzato dopo dodici ore di dibattito. Inascoltata, dunque, la voce dei vescovi che in diverse occasioni, per lunghi mesi, hanno ribadito l’importanza di tutelare la vita sin dal concepimento. In una nota diffusa oggi, poche ore dopo la votazione del Senato, la Conferenza episcopale nazioanale (Cea) ribadisce che "continuerà a lavorare con fermezza e passione in favore della cura e del servizio alla vita". Dai presuli anche il rammarico della "lontananza" dimostrata dallo Stato nei confronti della popolazione "che in diverse occasioni si è espressa in favore della vita". "Continueremo a lavorare - continuano i vescovi - per le priorità autentiche che richiedono attenzione urgente nel nostro Paese", quali l'aumento della povertà tra i minori, l'abbandono scolastico, "la pandemia della fame", la disoccupazione e "la drammatica situazione dei pensionati".  "Difendere sempre la vita, senza esitazioni - concluce la Cea - ci renderà capaci di costruire una nazione giusta e solidale, in cui nessuno venga scartato e nella quale si possa vivere una vera cultura dell'incontro".  E proprio ieri, in attesa dell’esito del voto, si è tenuta una manifestazione davanti alla sede del Senato: vi hanno preso parte migliaia di cattolici, evangelici e membri di organizzazioni che operano per la tutela della vita, radunati sotto il motto “Per un #Natale senza aborto: facciamo di nuovo la storia”. Altre mobilitazioni e momenti di preghiera si sono svolti in diverse province del Paese, anche in adesione alla “Giornata di digiuno e preghiera” promossa dalla Conferenza episcopale argentina per il 28 dicembre, memoria liturgica dei Santi Innocenti martiri. Nelle omelie delle Messe di quel giorno, diversi presuli hanno ribadito la sacralità della vita e la necessità di proteggerla, esortando i legislatori a fermare il dibattuto disegno di legge. L'arcivescovo di Corrientes, Monsignor Andrés Stanovnik, ad esempio, ha ribadito che “la vita è sempre un dono di Dio e come tale è sempre benvenuta”. “Verità, libertà, giustizia e amore vanno di pari passo – ha aggiunto – perché sono valori inerenti alla dignità della persona, dal concepimento e fino alla morte naturale”. Gli ha fatto eco l'arcivescovo di La Plata, Monsignor Víctor Manuel Fernández il quale, sempre nella Messa celebrata il 28 dicembre, ha detto: “Preghiamo il Signore affinché infonda nel nostro popolo e nelle autorità un profondo spirito di amore e di cura per la vita. Preghiamo anche per noi, affinché siamo coerenti nella difesa della vita in ogni sua fase, vicini agli abbandonati, agli emarginati, agli scartati da una società egoista”. Forte il richiamo del presule anche a “restare accanto alle donne che stanno attraversando una situazione difficile e che sono tentate di cercare una via d'uscita attraverso l'aborto”. “I credenti – ha sottolineato Monsignor Fernández - amano la vita e la difendono non solo per fede, ma anche per solide convinzioni umane, le stesse che potrebbe avere anche un ateo”. Inoltre, il presule ha deplorato “il tentativo di ridurre l'aborto a un'emergenza sanitaria pubblica", mentre invece “ogni persona umana ha una dignità inviolabile, che va al di là di ogni circostanza”, perché ha a che fare con “il progetto d’amore di Dio”. Anche l’Arcivescovo di Buenos Aires, Cardinale Mario Aurelio Poli, il 28 dicembre ha presieduto una Messa nella Cattedrale metropolitana in cui ha invocato la necessità di tutelare i nascituri, “anime innocenti”. “La grande prova della pandemia che tutta la famiglia umana sta patendo e che in Argentina ha ancora conseguenze molto dolorose – ha detto il porporato – ci fa riflettere sulla dignità di ogni singola vita sul valore di ogni essere umano”, sia esso “anziano, disabile, malato o non ancora nato”. Di qui, la condanna che l’Arcivescovo ha fatto della “febbrile ossessione” e della “urgenza incomprensibile” avute dai politici che, proprio di questi tempi, hanno stabilito di legiferare sull’aborto, come se ciò “avesse a che fare con le sofferenze, le paure e le preoccupazioni” della popolazione. Al contrario, quello che occorre fare – ha ribadito il porporato – è “tutelare i diritti umani dei più deboli, in modo tale che non vengano negati, anche se non sono ancora nati”. (IP)

30 dicembre - SPAGNA Una croce in argento e avorio per l’Anno Santo Compostelano

A pochi giorni dall’apertura della Porta Santa in occasione dell’inizio dell’Anno giubilare di Compostela, la Cattedrale di Santiago si arricchisce di una nuova opera di oreficeria. Si tratta di una croce concepita secondo canoni estetici contemporanei, ma i cui elementi sono scolpiti secondo le regole della tradizione. Realizzato dal laboratorio "Ramón González Orfebres" grazia al patrocinio di Abanca, il manufatto reca al centro la figura in avorio del Cristo. Al culmine dei bracci della croce sono inserite quattro placche eburnee con i simboli del Tetramorfo, in riferimento ai quattro evangelisti. La croce è composta dall’intersecarsi di anelli di una catena: il significato simbolico è quello dell’incontro nell’abbraccio del Cristo Crocifisso di tutte le culture e lingue. Dietro al corpo di Gesù è scolpito un cerchio argenteo sul quale è incisa la scritta ultreia et suseia: è il saluto che i pellegrini si scambiano lungo il cammino in segno di incoraggiamento. Le due parole infatti possono essere tradotte come “andiamo avanti” e “andiamo più in alto”. Progettata dall’orafo di Compostela Antonio R González Porto la Croce è pensata per essere poggiata su un altare o su un palo processionale. L’apertura ufficiale dell’Anno Santo Compostelano 2021 è prevista per il 31 dicembre alle ore 16.30. A Santiago l'anno giubilare si celebra ogni volta che il 25 luglio cade di domenica. La Porta Santa rimarrà aperta per dodici mesi e sarà l'accesso che utilizzeranno i pellegrini per entrare nella Cattedrale. (PO)

30 dicembre - ITALIA Presidenza CEI stanzia 500mila euro per la popolazione croata, colpita dal terremoto

Ammontano a 500mila euro i fondi stanziati dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei) in favore delle vittime del terremoto che da ieri sta colpendo la Croazia. Lo stanziamento, spiega una nota, deriva “dai fondi otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica” ed è rivolto, attraverso Caritas Italiana, ai beni di prima necessità: “cibo, farmaci, assistenza medica, kit igienico-sanitari, alloggi temporanei”. “La Chiesa che è in Italia – continua la nota - esprime cordoglio e vicinanza alla popolazione croata e assicura la propria preghiera per le vittime, i loro familiari e i feriti: il Signore possa lenire le sofferenze di questo momento”. Solidarietà alla Croazia è stata espressa anche da Papa Francesco stamani, nel corso dell’Udienza generale: “Esprimo la mia vicinanza ai feriti e a chi è stato colpito dal sisma e prego in particolare per quanti hanno perso la vita e per i loro familiari – ha detto il Pontefice - Auspico che le Autorità del Paese, aiutate dalla Comunità internazionale, possano presto alleviare le sofferenze della cara popolazione”. Intanto, Caritas Italiana continua a seguire con apprensione l’evolversi della situazione e ha intensificato i contatti con Caritas Croazia. “C’è molta preoccupazione – sottolinea l’organismo caritativo italiano – per i danni che questo terremoto potrebbe avere sulla popolazione, dal momento che si tratta di una zona densamente popolata: la città di Zagabria e le sue aree periferiche contano 1 milione di abitanti”. La Croazia, si ricorda inoltre, “si trovava già in una problematica situazione a causa della pandemia, che aveva costretto il Paese a un lockdown a partire da fine novembre, con oltre 4mila nuovi contagi e 90 vittime al giorno su una popolazione di circa 4 milioni di abitanti”. Un ulteriore aiuto arriva dalla Caritas Ambrosiana che ha  stanziato 10mila euro, lanciando anche una raccolta fondi per le prime necessità dei cittadini croati colpiti ieri dal terremoto. "In questo momento così difficile per tutti a causa della pandemia da Covid 19 non vogliamo far venire meno il nostro sostegno a chi è precipitato in una situazione tanto drammatica", ha sottolineato Luciano Gualzetti, direttore dell'organismo caritativo di Milano.  Gli fa eco la Chiesa locale: "Preghiamo per tutti coloro che sono stati colpiti - ha detto il vescovo di Sisak, Monsignor Vlado Kosic - Cerchiamo di restare uniti anche in questa tragedia che ha colpito tutta la Croazia e in particolare la nostra diocesi". "In questa prova - ha dichiarato l’arcivescovo di Zagabria, Cardinale Josip Bozanic - Dio mostrerà una nuova speranza che diventa evidente in modo particolare nei tempi difficili". Tra ieri e oggi, il sisma ha devastato “ampie zone di Petrinje e della vicina città di Sisak, molti danni sono segnalati a Zagabria nelle case e in strutture pubbliche: ospedali, asili, case di riposo, ministeri. Vari edifici religiosi risultano gravemente danneggiati, in particolare nell’arcidiocesi di Zagabria e nella diocesi di Sisak”. Il bilancio finora è di almeno sette morti e decine di feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. Per maggiori informazioni su come sostenere gli interventi della Caritas per le popolazioni colpite dal terremoto, si può consultare il sito www.caritas.it. (IP)

30 dicembre  RUSSIA Nel corso di quest’anno aumentate della metà le richieste di aiuto alla Misericordia della Chiesa ortodossa di Mosca

Sono cresciute in Russia nel 2020 le richieste di assistenza sociale. Lo riferisce il portale della Chiesa ortodossa russa che riporta i dati raccolti dal servizio “Misericordia”. “Quest’anno il carico di lavoro sui progetti del servizio Misericordia è aumentato in media di quasi la metà rispetto al 2019 - ha detto Vladlena Kalashnikova, capo del dipartimento dei programmi di beneficenza del servizio Misericordia della Chiesa ortodossa -. La richiesta di assistenza sociale è cresciuta, il che significa che ci sono più persone bisognose a Mosca”. Nell’ambito dell’assistenza ospedaliera, nell’anno in corso, è stata assicurato supporto continuo a 881 pazienti, per un totale di 261 persone in più rispetto all’anno precedente. Nel servizio sono impegnate delle religiose che assistono persone gravemente ammalate. È inoltre aumentato il numero di richieste di assistenza remota; sono 853 i consulti offerti in tutto il 2020. Con la pandemia di Covid-19, poi, sono stati riorganizzati i servizi telefoni per consentire una migliore risposta dei volontari alle persone bisognose. Alla linea telefonica dedicata all’assistenza sono arrivate 34mila chiamate, 10mila in più rispetto al 2019. Sono salite pure le richieste di volontari, ne sono state elaborate 4.800, mentre una media di 850 persone al mese ha fatto richiesta per offrire il proprio aiuto nei diversi servizi della Misericordia. Il compito principale dei volontari è stato quello di consegnare cibo e medicine alle persone isolamento o in quarantena. Nel 2019, circa 730 persone hanno chiesto aiuto ogni mese, per lo più pensionati, single, disabili, famiglie numerose e monoparentali, persone in situazioni di difficoltà. Anche il Centro per gli aiuti umanitari, che fornisce supporto a donne incinte o con problematicità e a famiglie indigenti, si è attivato per consegnare vestiti, pappe e pannolini. Ad oggi sono più di mille le famiglie assistite. Infine, le richieste di aiuto al Centro per i senzatetto sono state oltre 75mila. Lo scorso anno al Centro, dove ci si può scaldare, lavare e dove è possibile mangiare e ricevere assistenza, almeno 100 persone si sono presentate ogni giorno, circa 300, invece, nei mesi più difficili della pandemia. Al momento il servizio Misericordia della Chiesa ortodossa sta portando avanti 26 progetti per i più bisognosi e dal 22 marzo è operativa anche l’assistenza per i malati di coronavirus e i loro cari. (TC)

30 dicembre - LIBANO A Beirut un presepe allestito con i frammenti dell’esplosione del 4 agosto scorso

A Beirut, in Libano, la parrocchia greco-cattolica melchita di San Salvatore ha realizzato un presepe ambientato fra le macerie dell’esplosione del 4 agosto scorso. Non è stato facile per molti libanesi prepararsi al Natale fra edifici distrutti e difficoltà economiche, ma la natività allestita con le rovine del tetto della chiesa vuole dare un messaggio di speranza, riferiscono Abouna e Rome Reports. “Vogliamo trasmettere che nel cuore della distruzione, Gesù nasce, nelle finestre e nelle porte rotte, Gesù nasce, tra le macerie e nelle case distrutte Gesù nasce. Dove c'è desolazione, porta speranza” ha detto il parroco, padre Nicolas Riachy. Questo Natale, per i libanesi ha simboleggiato anche la nascita della salvezza e vuole essere segno dell’inizio di una nuova vita. “Dove c'è l'oscurità, Gesù porta la luce; dove c'è tristezza, porta gioia” ha aggiunto padre Riachy. Papa Francesco ha menzionato spesso il Libano nelle sue preghiere e il 24 dicembre proprio al popolo libanese ha voluto indirizzare una lettera in cui esprime la propria vicinanza, senza distinzione di comunità e di appartenenza religiosa” e rivolge “parole di conforto e incoraggiamento”. Nella lettera il Pontefice indirizza inoltre un appello ai capi politici e ai leader religiosi perché si impegnino a "cercare l’interesse pubblico" e annuncia “di visitare appena possibile” il Paese. (TC)

30 dicembre - AUSTRIA Dall’1 al 9 gennaio, Novena di preghiera indetta dai vescovi contro la pandemia

“Inizia il nuovo anno con fiducia in Dio”: questo il motto della Novena di preghiera indetta dalla Conferenza episcopale austriaca dal primo al nove gennaio. La data di inizio dell’evento non è casuale: coincide, infatti, con la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, nonché con la Giornata mondiale della pace. A causa della pandemia da Covid-19, tuttavia, la Novena non vedrà momenti pubblici e collettivi di fedeli raccolti in preghiera, bensì potrà essere recitata in casa, seguendo l’apposito sussidio liturgico messo a disposizione on line dai vescovi stessi. “Vogliamo tracciare un percorso spirituale per il nuovo anno”, spiega Monsignor Hermann Glettler, vescovo di Innsbruck ed incaricato di scegliere i testi delle preghiere. Per ciascuno dei nove giorni in cui si articola l’iniziativa, sono stati scelti un’intenzione di preghiera specifica, un testo biblico e una meditazione. È stata preparata, inoltre, un’orazione speciale in cui si recita: “O Dio, di fronte alla pandemia, non ancora sconfitta, donaci la perseveranza nel bene, la consolazione nei momenti di angoscia e la pazienza nelle sfide di questo momento difficile”. Da ricordare, inoltre, che dal 28 dicembre e fino al 17 gennaio, in osservanza alle normative vigenti in Austria, la Conferenza episcopale nazionale ha sospeso le Messe con concorso di popolo, lasciando le chiese aperte solo per la preghiera individuale. Si tratta del terzo lockdown stabilito dal governo di Vienna, per far fronte ad una nuova ondata di contagi che ha raggiunto le 355mila unità, con un numero di decessi pari a 6.059. “A causa della grave situazione, tutti sono invitati a fare la loro parte – ha detto il presidente dei presuli, l'arcivescovo Franz Lackner - Pertanto, le misure governative stabilite per superare la pandemia, continueranno ad essere sostenute dalla Chiesa cattolica”. Al contempo, Monsignor Lackner ha ricordato che comunque “la vita cristiana va avanti”, perché “le chiese restano aperte alla preghiera personale e le funzioni religiose vengono trasmesse su Internet”. Di qui, l’invito ai fedeli a “vivere la fede in casa” e in famiglia, Chiesa-domestica, perché “chi prega insieme resta unito, anche quando le cose si fanno difficili”. “La preghiera – ha concluso il presule - rafforza la pace e dona speranza ". (IP)

30 dicembre - STATI UNITI Cardinale O’Malley si vaccina contro Covid-19 ed incoraggia i fedeli: “Supereremo questa pandemia”

Il Cardinale Seán P. O'Malley, Arcivescovo di Boston, negli Stati Uniti, è stato vaccinato contro il Covid-19. Lo rende noto il porporato stesso, attraverso una nota pubblicata sul sito web diocesano, accompagnata da una fotografia che lo ritrae al momento dell’inoculazione. L’Arcivescovo ha ricevuto una dose del vaccino “Moderna” il 24 dicembre, presso il St. Elizabeth's Medical Center di Brighton. Il richiamo, ovvero la seconda dose di vaccino, è previsto per la fine di gennaio 2021. Esprimendo la sua gratitudine a tutti gli operatori sanitari impegnati nella lotta alla pandemia da coronavirus, il Cardinale O’Malley ha incoraggiato, quindi, “tutte le persone a farsi vaccinare, quando ne viene offerta l’opportunità” poiché si tratta di “un'importante azione di cura e di attenzione per i nostri cari, le nostre comunità e la nostra nazione”. “Con l'aiuto di Dio e dell’assistenza medica”, ha concluso l’Arcivescovo di Boston, “supereremo la pandemia”. Da ricordare che, il 21 dicembre, una nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, approvata da Papa Francesco, pur ricordando che “la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria”, sottolinea anche il dovere di perseguire il bene comune. Questo bene comune, “in assenza di altri mezzi per arrestare o anche solo per prevenire l’epidemia, può raccomandare la vaccinazione, specialmente a tutela dei più deboli ed esposti”. Il medesimo Dicastero definisce, poi, “un imperativo morale” garantire che “vaccini efficaci, nonché eticamente accettabili”, siano accessibili “anche ai Paesi più poveri e in modo non oneroso per loro”, perché la mancanza di accesso alle vaccinazioni “diverrebbe un altro motivo di discriminazione e di ingiustizia”. Sulla stessa linea si pone il documento congiunto, diffuso ieri, dalla Commissione Vaticana Covid-19 e dalla Pontificia Accademia per la Vita, in cui si afferma che è una responsabilità morale accettare il vaccino, non solo per la salute individuale, ma anche per quella pubblica. Al contempo, si sottolinea che i vaccini sono stati sviluppati come un bene pubblico e devono essere forniti a tutti in modo giusto ed equo, dando priorità a coloro che ne hanno più bisogno. (IP)

30 dicembre - CILE  Monsignor Chomali agli imprnditori cristiani: “Chi di noi ha saputo coltivare i propri talenti ha l'obbligo morale di farli fruttificare negli altri"

“È compito di tutti lavorare per superare le distanze tra gli esseri umani eguali nella dignità e ugualmente amati da Dio. La pandemia ha insegnato che siamo tutti vulnerabili, che abbiamo bisogno l'uno dell'altro e che nessuno si salva da solo”. Così si è espresso l'arcivescovo di Concepción, monsignor Fernando Chomali, in una lettera diffusa ieri, indirizzata all'Unione sociale degli imprenditori e dei dirigenti cristiani (USEC), nonché alle persone di buona volontà, per ringraziarli del loro impegno, in questo tempo di pandemia, e per incoraggiarli a lavorare insieme. “Se i senzatetto, i migranti, gli anziani, i disabili e i più vulnerabili, avessero un lavoro, la loro vita sarebbe radicalmente diversa” ha osservato il presule. “Ecco una delle principali cause di povertà in Cile” ha aggiunto, sottolineando che “con il lavoro c'è il senso della vita e dell'appartenenza, la speranza, la gioia, la prosperità e cosa mangiare giorno per giorno. Il lavoro è sano, dignitoso e può essere una fonte inesauribile di soddisfazione personale”. Egli ha precisato che “ogni persona, anche con gravi difficoltà fisiche, sociali o mentali, dovrebbe essere in grado di trovare un lavoro”. Quindi si è detto fermamente convinto che con un lavoro onesto e ben pagato ci sarebbe anche meno traffico e consumo di droga, nonché meno corruzione. Nonostante, inoltre, sia stato dimostrato che il denaro non fa la felicità, "nel nostro Paese – ha affermato il presule - ci sono molte persone estremamente nervose, perché non possono pagare le bollette, mangiare con dignità o scegliere una buona educazione per i loro figli”. L’arcivescovo ha dunque mostrato preoccupazione per il futuro, che non sembra per il momento essere promettente. “Se le risorse,  che Dio ha destinato a tutti, - ha spiegato - non saranno distribuite in modo più equo”, “il sentimento di impotenza, frustrazione e malcontento, che può suscitare delusione in molti e rabbia in altri, non si placherà”. Il presula auspica una cultura in cui l’essere prevalga sull’avere e il valore dell’efficienza vada di pari passo con la profondità spirituale che ogni attività umana è chiamata a raggiungere. Egli osserva che se a questi valori verrà aggiunto “l'amore per il lavoro ben fatto, l'austerità, il rispetto illimitato della legge e dei principi etici che una coscienza retta è capace di riconoscere”, il Cile si trasformerà “in una società giusta e fraterna” e tutto questo aiuterà ad essere più felici. Invitando l’USEC a “considerare che ogni azione - personale, istituzionale o aziendale - ha un impatto sugli altri”, monsignor Chomali ha ricordato che grazie all'impulso dato dalla fede, sappiamo “che siamo profondamente amati da Dio e chiamati a un compito eccezionale: rendere il mondo un luogo degno dell'uomo e del suo Creatore". Per concludere, facendo riferimento alle competenze, alle conoscenze e alle capacità che i membri dell’USEC possiedono, l’arcivescovo ha sottolineato che "Dio ha distribuito i talenti in egual misura a tutti gli abitanti del mondo”. Quindi, - ha concluso – “Chi di noi ha saputo coltivarli ha l'obbligo morale di farli fruttificare negli altri". (AP)

30 dicembre - CROAZIA Ancora scosse di terremoto a Petrinja. Presidente vescovi alla popolazione: “Coraggio! Non siete soli!”

Dopo il devastante sisma di ieri, stamani due nuove scosse di terremoto, di magnitudo 4.7 e 4.8 della scala Richter, hanno colpito la Croazia centrale, in particolare la zona di Petrinja, epicentro tellurico. La terra ha continuato a tremare anche a Sisak, Glina e Lekenik, mentre l’eco delle scosse ha raggiunto l’area di Zagabria, e Velika Gorica. Ripercussioni anche in Slovenia e in Italia, nella regione del Friuli Venezia Giulia. Immediata la reazione della Chiesa cattolica croata, da subito al fianco della popolazione locale: ieri, il presidente della Conferenza episcopale, Monsignor Želimir Puljić, ha lanciato un forte appello di incoraggiamento e solidarietà attraverso i microfoni della Radio cattolica nazionale: “Voglio dire alle persone: ‘Vi sono vicino!’ e chiedo a tutti i croati di restare accanto alle vittime del terremoto”. “Coraggio! Non siete soli!”, ha ribadito il presule, esprimendo poi la sua gratitudine a tutti i soccorritori, compresi i volontari, che stanno operando per portare gli aiuti nelle zone più colpite dal sisma. “La Provvidenza di Dio – ha concluso Monsignor Puljić – segue la storia degli uomini e delle nazioni. Dio è la nostra fortezza, il nostro rifugio; non dobbiamo aver paura, perché il Signore è con noi e ci accompagnerà in questo momento difficile”. Gli ha fatto eco il direttore della Caritas croata, Monsignor Fabijan Svalina, che ha invitato tutti i credenti e le persone di buona volontà ad “unirsi all'azione della Caritas nazionale per sostenere il flusso delle attività attraverso donazioni in denaro, che non servono solo adesso, ma anche dopo, perché il nostro obiettivo è a lungo termine, affinché le famiglie possano tornare nelle loro case”. Anche il vescovo di Požega, Monsignor Antun Škvorčević, ha inviato i sacerdoti e i fedeli della diocesi a pregare e a raccogliere aiuti materiali per le vittime del terremoto. “Molte famiglie e molte persone hanno visto le loro case demolite, i propri cari morti o feriti, i loro terreni devastati”. Per questo, occorrono “compassione e solidarietà” per “ripristinare ciò che il terremoto ha distrutto, compresi i luoghi di culto”.  Monsignor Škvorčević ha anche annunciato che domenica prossima, 3 gennaio, in tutte le parrocchie della diocesi di Požega, durante le Messe, si pregherà per i morti e i feriti del terremoto, nonché per tutti coloro che ne soffrono le conseguenze. Le offerte donate nel corso delle celebrazioni verranno devolute alla Caritas. Ulteriori raccolte si svolgeranno a livello parrocchiale e riguarderanno generi di prima necessità come alimenti, capi di vestiario e kit igienico-sanitari. Le parrocchie sono state invitate anche ad offrire un riparo a chi è rimasto senza casa. “Possa Dio offrire conforto e incoraggiamento a tutte le persone che vivono momenti di difficoltà e possa riempire di gioia e pace i cuori di coloro che donano”, ha concluso il presule. (IP)

30 dicembre - SENEGAL Catechesi on line di monsignor Gueye, ogni 15 giorni, nella diocesi di Thiès

“Abbiamo pensato, in questo periodo difficile legato alla pandemia di Covid19, che fosse importante per il vescovo, il pastore diocesano, manifestare di più la sua vicinanza ai fedeli e agli uomini di buona volontà, attraverso insegnamenti che rientrano nella sua missione primaria di santificare, insegnare e governare”: è questo, spiega padre Armand Ngamby Ndiaye, direttore del Servizio Diocesano della Comunicazione (Sedicom) della diocesi di Thiès, in Senegal, l’obiettivo che si vuole raggiungere con le catechesi on line di monsignor André Gueye, vescovo della diocesi, sui temi della fede. L’iniziativa, partita il 24 dicembre sui social network, sulla pagina Facebook della diocesi di Thiès e sul canale YouTube di Sedicom Thiès, propone un appuntamento quindicinale ai fedeli, un po' come quello settimanale che la Santa Sede offre attraverso le udienze generali del Papa ogni mercoledì. Monsignor Gueye discuterà anche di notizie diocesane, nazionali e internazionali e sono diversi i fedeli che hanno espresso apprezzamento per questo nuovo servizio. Sui social tanti hanno definito l’idea “un’ottima iniziativa per la formazione continua” dei fedeli”, altri hanno manifestato entusiasmo commentando che c’è bisogno di imparare. (TC)

30 dicembre - MESSICO L’arcidiocesi di Puebla chiude le sue chiese dal 29 dicembre all’11 gennaio a causa dell’aumento dei contagi

L'arcidiocesi di Puebla, in un comunicato diffuso sulla sua pagina web, il 28 dicembre, ha informato i fedeli che dal 29 dicembre all'11 gennaio 2021 chiuderà le sue chiese a causa dell'aumento, nello Stato, dei contagi da Covid-19 e dei decessi. L'arcidiocesi, guidata dall'arcivescovo Victor Sanchez Espinosa, ha dichiarato che la decisione è stata presa in conformità con le disposizioni del governo e come "atto di solidarietà in questi momenti critici per la salute e la vita della popolazione". Ha, dunque, chiesto la comprensione dei fedeli e ha ricordato che le Messe continueranno ad essere trasmesse attraverso i social network. “È tempo di unire gli sforzi, di essere responsabili e solidali – conclude il comunicato -, perché solo insieme potremo superare la crisi attuale e tornare alla normalità il più presto possibile”. (AP)

29 dicembre - TERRA SANTA A Betlemme ieri la tradizionale celebrazione nel ricordo dei Santi Innocenti

Anche quest’anno in Terra Santa è stata celebrata la solennità dei Santi Innocenti. La liturgia, riferisce la Custodia di Terra Santa, si è svolta ieri a Betlemme, nella grotta dei Santi Innocenti, adiacente a quella di San Giuseppe, collegata a sua volta alla grotta della Natività attraverso un passaggio, aperto solo in occasione di celebrazioni ufficiali. Vi hanno preso parte, nel rispetto delle norme anti-Covid, la fraternità francescana di Betlemme e alcuni membri di altre comunità religiose locali. Proprio nella grotta dei Santi Innocenti un angelo avrebbe avvertito in sogno Giuseppe di scappare in Egitto per salvare Gesù dal massacro ordito da Erode. L’episodio ricordato dal Vangelo di Matteo (2, 1-16), e che la Chiesa celebra il 28 dicembre, narra dell’uccisione a Betlemme di tutti bambini dai due anni in giù ordinata dal re Erode dopo essere stato informato dai Magi della nascita del Messia. “Il Vangelo ci mostra un re e un bambino, il confronto tra bene e male, luce e tenebre - ha detto fr. Luis Enrique Segovia Marí, guardiano della fraternità francescana di Betlemme -. Alla fine non è mai il male a prevalere, ma vince il bene. Lasciamoci interpellare dai bambini che anche oggi non hanno una madre o un padre o sono in un momento di difficoltà”. Il religioso ha detto poi che oggi, a causa della pandemia, c’è tanta povertà, tante situazioni difficili, e che a soffrirne di più sono proprio i più piccoli, da qui l’invito ad un rinnovato impegno “perché queste atrocità del passato non accadano più” e per proteggere la vita dei bambini “che sono il futuro della comunità”. “Questo posto ci ricorda anche di fare memoria di tutti quei bambini che sono morti senza sapere perché - ha proseguito fr. Segovia Marí -. Sono una testimonianza silenziosa della consegna della vita per la causa della fede”. (TC)

29 dicembre - CROAZIA La Caritas al fianco della popolazione colpita dal terremoto

Dopo il potente terremoto di magnitudo 6.2 che nella tarda mattinata di oggi ha colpito la Croazia, con epicentro a Petrinja, a circa 50 km dalla capitale Zagabria, Caritas Italiana segue con apprensione l’evolversi della situazione ed ha preso contatto con Caritas Croazia. In un comunicato Caritas Italiana riferisce che Caritas Croazia sta cercando di organizzare il primo aiuto insieme alle Caritas diocesane locali, in particolare quelle di Zagabria e di Sisak, ma che la mancanza di elettricità e di collegamenti telefonici stabili rendono tutto più difficile. Dalle prime informazioni risultano devastate ampie zone di Petrinje e della vicina città di Sisak, e moltissimi danni sono segnalati a Zagabria, in ospedali, asili, case di riposo, ministeri. Anche vari edifici religiosi risultano gravemente danneggiati. La Croazia si trovava già in una situazione problematica a causa della pandemia; in lockdown da fine novembre, sono stati registrati oltre 4mila contagi e 90 vittime al giorno su una popolazione di circa 4 milioni di abitanti. La direttrice della Caritas diocesana di Sisak, Kristina Radic, ha dichiarato che la situazione è grave e il vescovo di Sisak, monsignor Vlado Kosic, ha lanciato un appello: “Preghiamo per tutti coloro che sono stati colpiti. Cerchiamo di restare uniti anche in questa tragedia che ha coinvolto tutta la Croazia e in particolare la nostra diocesi di Sisak, così come siamo stati uniti in molte altre tragedie che hanno colpito la nostra comunità nel recente passato, come la guerra e la pandemia in corso”. (TC)

29 dicembre - ITALIA Al Centro Mater Dei di Tortona inaugurata la stanza dell’abbraccio per consentire agli anziani un contatto con i familiari

Gli anziani del Centro Mater Dei dell’Opera Don Orione di Tortona potranno riabbracciare i loro familiari. Nel rispetto delle misure anti-Covid è stata inaugurata la “stanza dell’abbraccio”. Si tratta di uno spazio ricavato nel porticato, riferisce un comunicato stampa, diviso in due ambienti da una parete trasparente. Da una parte accedono gli ospiti della casa di risposo, dall’altra i loro parenti e amici e attraverso la parete trasparente è possibile stabilire un contatto fisico in assoluta sicurezza evitando così il rischio di contagio. In questi mesi di emergenza Covd-19, l’équipe del Centro ha dato vita a diverse iniziative per consentire un contatto più diretto e intimo tra familiari e ospiti: dopo le videochiamate, durante la bella stagione sono stati organizzati incontri nel porticato del Centro; era possibile vedersi e parlarsi a distanza, ma senza filtri di protezione. Ora la stanza del contatto ha accorciato le distanze e ha permesso di scambiarsi gesti d’affetto. “Vogliamo innanzitutto ringraziare coloro che hanno contribuito alla realizzazione compiendo un passo molto importante soprattutto in questo periodo di Natale - ha detto Fabio Mogni della direzione del Centro Mater Dei - vedere in questi giorni ospiti e parenti poter riavere tra loro un contatto è sicuramente straordinario”. (TC)

29 dicembre - La Madre di Dio nell’arte. La sfida di tradurre in immagini un dogma nel corso dei secoli

Una sfida tradurre in immagini il mistero della Vergine che mette al mondo il Salvatore. L’arte ha saputo raccoglierla assolvendo alla funzione ancillare di Biblia Pauperum fin dal VI secolo, quando cioè inizia a diffondersi l’iconografia della Theotokos, la Madre di Dio, rappresentazione del dogma proclamato nel Concilio di Efeso del 431. L’icona prototipica è la cosiddetta Platytera o Balchernitissa, raffigurata nella Basilica di Costantinopoli. È nota come Vergine del Segno:  ha le braccia aperte e reca, al centro della sua figura, il Bambino benedicente. “La Madre del Segno – spiega a Vatican News l’iconografo don Gianluca Busi, parroco e docente alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna - fonde due modelli: il primo deriva dalle Catacombe di Priscilla ed è quello della cosiddetta “orante”. Si tratta di una figura vestita in porpora con le mani alzate a forma di “U” in segno di preghiera. Il secondo modello sembra essere la veggente dei misteri eleusini”, i riti religiosi misterici che si celebravano ogni anno nel santuario di Demetra nell'antica città greca di Eleusi. Se la veggente pagana con le mani protese a toccare le palme della divinità era una raffigurazione dell’estasi, la Vergine è anch’essa collegata al mistero di Dio, ma “ questa connessione – prosegue don Busi – si traduce in senso cristiano attraverso la generazione del Figlio di Dio. Il Bambino è infatti inserito all’interno di un disco dorato, o clipeo”. L’iconografia della Vergine del Segno è rimasta in uso nella Chiesa Ortodossa anche dopo lo scisma del 1054 e fino ai nostri giorni. In Occidente invece la rappresentazione della Madre di Dio assume caratteri diversi. “La Caduta di Costantinopoli del 1204 provoca una diaspora delle maestranze bizantine che giunte in Italia, a contatto con la teologia prescolastica, danno vita alla cosiddetta scuola italiana”. Nasce il modello della “Madonna del Parto”, elaborato tra il XII e il XIII secolo. “Queste immagini, inizialmente non sono molto diffuse”, ricorda don Gianluca Busi, “rappresentano una Madre di Dio incinta, seduta o in piedi, con una pancia molto visibile. La Madonna tiene in mano un libro aperto sulla profezia di Isaia: il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele (Is 7, 14). Spesso al fianco di Maria sono dipinti due vasi contenenti i gigli, simbolo di Gesù, oltre che della verginità”. La più celebre “Madonna del parto” è l’affresco dipinto tra il 1455 e il 1465 da Piero della Francesca per il Camposanto di Monterchi, in provincia di Siena. Nel dipinto considerato una delle espressioni più alte del Rinascimento, la Vergine è incinta e, in piedi, al centro di un baldacchino di broccato, con la mano destra si accarezza e protegge il ventre. La affiancano due angeli che aprono la tenda consentendo ai fedeli di contemplare Maria. Significativo il luogo in cui l’artista pose mano al pennello: un cimitero. “Questa Madonna – nota don Gianluca Busi - così come ha generato Gesù, oggi rigenera ad una seconda vita, all’eternità, i suoi figli adottivi, nello specifico tutti coloro che riposano nel Camposanto di Monterchi”. Sono immagini che arrivano subito al cuore e allo spirito di chi le osserva quelle che nel corso dei secoli hanno dato forma alla Madre di Dio. Opere capaci di porsi al servizio della liturgia e abbattere ogni ostacolo tra il fedele e il significato del dogma. “Fin dal VI secolo la committenza teologica – conclude Busi–  lavorava a stretto contatto con gli artisti, fornendo loro le chiavi di lettura per comprendere i testi sacri e tradurli in immagini. Questa grande osmosi ha reso possibile e facile la traduzione del testo in immagine. Talvolta è accaduto anche l’inverso: l’immagine nella sua efficacia ha aiutato l’espressione della riflessione teologica”. (PO)

29 dicembre - BRASILE Campagna di fraternità ecumenica 2021: “Fraternità e dialogo: l’impegno per l’amore”

"Fraternità e dialogo: l'impegno per l'amore": questo il tema della Campagna di fraternità ecumenica 2021 (Cfe), promossa dalla Conferenza dei vescovi del Brasile (Cnbb), nello specifico dalla Commissione episcopale per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso. Il sottotitolo dell’iniziativa è “Cristo è la nostra pace: da ciò che era diviso ha fatto una sola unità”, un motto che – spiegano i presuli – esprime al meglio il senso della Campagna, ovvero “educare al dialogo”. Attraverso Cristo e la testimonianza “dell’unità nella diversità ispirata proprio dal Suo amore”, infatti, la Cfe vuole esortare “le comunità di fede e le persone di buona volontà a pensare, valutare e individuare i modi per superare le polarizzazioni e le violenze che segnano il mondo di oggi”. “Dopo la Risurrezione, Gesù cammina con i discepoli di Emmaus – continuano i presuli – Allo stesso modo, il Signore entra nel nostro cammino per aprirci gli occhi, insegnarci il dialogo, incoraggiarci nella missione”.  Tre, in particolare, i momenti suggeriti dalla Campagna: il primo è “il vedere le scelte che abbiamo fatto nella nostra vita, comprendendo come spesso non siano state veri percorsi di fraternità, bensì scorciatoie, deviazioni, mancanza di comunione e di solidarietà”. Il secondo momento, invece, è quello del “giudicare”, tornando ad ascoltare “la Parola di Dio, così da condividerLa con il prossimo, come hanno fatto i discepoli sulla via di Emmaus”. Infine, il terzo aspetto riguarda “l’agire”, ovvero il mettere in pratica la missione, sia con le parole che con i fatti. “Come ad Emmaus – concludono i vescovi brasiliani – è nel cammino che l’esperienza del dialogo genera fraternità. E solo attraverso il dialogo riusciremo ad approfondire il senso della vita, perché il dialogo genera speranza, costruisce ponti, abbatte muri ed avvia processi”. (IP)

29 dicembre - ARGENTINA Aborto: atteso per oggi voto del Senato. Cardinale Poli: tutelare la vita, sin dal concepimento

È atteso per oggi, 29 dicembre, in Argentina, il voto al Senato sul disegno di legge che legalizza l'aborto, proposta che ha già avuto il via libera alla Camera. In vista della votazione, ieri, nella festa dei Santi Innocenti Martiri, l’Arcivescovo di Buenos Aires, Cardinale Mario Aurelio Poli, ha presieduto una Messa nella Cattedrale metropolitana in cui ha invocato la necessità di tutelare i nascituri, “anime innocenti in attesa di partecipare alla festa della vita”. “La grande prova della pandemia che tutta la famiglia umana sta patendo e che in Argentina ha ancora conseguenze molto dolorose – ha aggiunto il porporato – ci fa riflettere sulla dignità di ogni singola vita sul valore di ogni essere umano”, sia esso “anziano, disabile, malato o non ancora nato”. Di qui, la condanna che l’Arcivescovo ha fatto della “febbrile ossessione” e della “urgenza incomprensibile” avute dai politici che, proprio di questi tempi, hanno stabilito di legiferare sull’aborto, come se ciò “avesse a che fare con le sofferenze, le paure e le preoccupazioni” della popolazione. Al contrario, quello che occorre fare – ha ribadito il porporato – è “tutelare i diritti umani dei più deboli, in modo tale che non vengano negati, anche se non sono ancora nati”. Quanto all’attuale contesto nazionale, il Cardinale Poli ne ha messo in luce le numerose mancanze: “Ci sono tante questioni sanitarie e sociali da risolvere – ha detto – che richiedono tutta la nostra attenzione: problemi dei servizi ospedalieri, malati privi di cure mediche adeguate, donne che subiscono violenza o che non hanno un lavoro decente”. Eppure, “ciò che viene offerto in questo momento difficile e incerto – ha notato l’Arcivescovo – è l’aborto e questo è un duro colpo alla speranza”. Una donna vulnerabile incinta, infatti, “non ha bisogno di un aborto, bensì di aiuto, di braccia e mani aperte e solidali”, in modo che sia possibile salvare entrambi, madre e figlio. Il porporato argentino ha ricordato, poi, che in base alla Costituzione, il Congresso ha il compito di “stabilire norme specifiche e complete per tutelare il minore in difficoltà e sua madre”, sin dalla gravidanza. Entrambi, infatti, “in quanto individui”, hanno diritto “al pieno godimento e all’esercizio dei diritti riconosciuti dalla Costituzione e dai Trattati internazionali”, i quali obbligano l’Argentina a “proteggere la vita dell'essere umano sin dal suo concepimento”. Se, però, entrano in vigore leggi contrarie a tali diritti – è stato il monito del Cardinale Poli – “la Costituzione sarà lettera morta, a discrezione di interessi estranei al popolo la cui maggioranza, invece, è sempre impegnata a prendersi cura della vita”, in ogni sua fase. “I bambini, tutti i bambini, sono la nostra più grande ricchezza”, ha sottolineato ancora l’Arcivescovo di Buenos Aires, esortando infine gli argentini a “scegliere la vita e la fratellanza, al di là di tutto”. “Camminiamo nella speranza – ha concluso il porporato – Possano i Santi Martiri innocenti prendersi cura di tutti i nascituri”. (IP)

29 dicembre -  IRLANDA Monsignor Farrell nuovo Arcivescovo di Dublino: “In tempi difficili, servono condivisione e sinodalità”  

È Monsignor Dermot Pius Farrell, finora vescovo di Ossory, il nuovo Arcivescovo di Dublino, in Irlanda. Il Papa lo ha nominato oggi, accettando la rinuncia presentata da Monsignor Diarmuid Martin. Nel suo saluto ai fedeli nel nuovo incarico, pronunciato nella chiesa dublinese di “Nostra Signora di Lourdes”, Monsignor Farrell ribadisce che “in un’epoca di profondi e rapidi cambiamenti”, “l'unica vera via verso il futuro è la condivisione” e il procedere sulla strada della “sinodalità”. “La nostra vira è nelle mani di Dio – aggiunge il presule - Non sappiamo quale sarà il futuro, ma sappiamo che mettendo la nostra vita nelle mani di Dio, essa darà i suoi frutti”. Monsignor Farrell ricorda, poi, il suo legame con la città di Dublino, vissuta da adolescente durante le vacanze estive: “Dublino è sempre stata un luogo di accoglienza per persone provenienti da tutta l'Irlanda – spiega - Ora è una città di accoglienza per persone provenienti da tutto il mondo”. Ma non solo: l'arcidiocesi di Dublino “è più della città: le sue 198 parrocchie, rurali e urbane, si estendono attraverso la provincia del Leinster” e ciò presenta “sfide e opportunità particolari”.  Per questo, il neo-arcivescovo incoraggia al rinnovamento e all’incontro con l’altro: “Questo dialogo con l'altro non significa diluire la radicalità del Vangelo o manipolarlo, limitandone la portata – spiega - L'uomo di fede deve avere il coraggio di annunciare Colui che è il Salvatore in tutta la sua potenza, novità e mistero”.  E ciò è tanto più necessario” in questo tempo in cui ci troviamo di fronte a due crisi interconnesse: la pandemia da Covid-19 e la crisi ecologica”, le quali “richiedono un'azione urgente”, perché “l'ecologico e il sociale vanno di pari passo”. Guardando, poi, all’operato del suo predecessore, Monsignor Martin, il neo-Arcivescovo ne sottolinea “la guida forte e inequivocabile soprattutto nella tutela dei minori”: un tema che necessita di “una vigilanza costante”, nonché de “l’impegno per la verità, la trasparenza e la cura per tutte le vittime”, nella sequela di Cristo. Forte anche il richiamo di Monsignor Farrell a dare ascolto “alla voce delle donne, di coloro che sono ai margini della società e agli invisibili della vita quotidiana” perché “se non riusciamo a sentire queste voci, siamo tutti sminuiti”. Il suggerimento del presule è anche a guardare ai santi, come San Tommaso Becket, la cui memoria liturgica ricorre proprio oggi. “I Santi sono persone che vivono Cristo – conclude – Alla fine, la misura della nostra fede è il modo in cui agiamo nei confronti dei più deboli e dei più poveri”. Dal suo canto, l’Arcivescovo uscente di Dublino, Monsignor Diarmuid Martin, saluta il suo successore con queste parole: “Sono davvero felice che l'Arcivescovo eletto Farrell abbia scelto la parrocchia di “Nostra Signora di Lourdes” per dare inizio al suo ministero: ciò dimostra dove si trova il suo cuore”. Sulla stessa linea il presidente della Conferenza episcopale irlandese e Primate d’Irlanda, Monsignor Eamon Martin che, in un messaggio, scrive: “L'Arcivescovo Farrell è un collega laborioso, dotato di molte competenze e qualità”, tra cui “una profonda comprensione della teologia e della scienza, una forte vocazione pastorale e il desiderio di compiere la missione del Vangelo sia in parole che in azioni”. Il Primate d’Irlanda esprime, infine, parole di lode per Monsignor Diarmuid Martin, ricordandone, tra le altre cose, l’impegno nella tutela dei minori, nonché la responsabilità di “due dei più significativi eventi ecclesiali mondiali che si sono svolti a Dublino negli ultimi anni: il 50° Congresso Eucaristico Internazionale nel 2012 e il 9° Incontro Mondiale delle Famiglie nel 2018, che ha incluso la visita di Papa Francesco”, momenti “importanti e memorabili nella vita della Chiesa in Irlanda”. (IP)

29 dicembre - POLONIA Portavoce Episcopato: il 2020, anno del centenario della nascita di San Giovanni Paolo II

Il portavoce della Conferenza episcopale polacca, padre Leszek Gęsiak SJ., sul sito web dell’Episcopato ha parlato e passato in rassegna gli eventi ecclesiastici principali dell’anno che si sta concludendo, ponendo al centro il centenario della nascita di San Giovanni Paolo II, celebrato in maniera meno solenne del previsto a causa della diffusione della pandemia di coronavirus. Tra le celebrazioni a lui dedicate, iniziate con una Santa Messa presieduta da Papa Francesco, il 18 maggio, presso la tomba del Santo Papa polacco in Vaticano, il sacerdote ha menzionato quella celebrata, il 15 giugno, presso la Basilica della Presentazione della Beata Vergine Maria a Wadowice, dal presidente della Conferenza episcopale polacca, monsignor Stanisław Gądecki, assieme ai rappresentanti dell’Episcopato. Nella sua omelia, il presule ha ribadito come San Giovanni Paolo II sia stato “un grande dono di Dio per la Polonia, per l'Europa, per il mondo e per la Chiesa”.  Sono stati molti gli eventi, programmati nel 2020, rinviati o cancellati a causa della diffusione del Covid-19, come per esempio la beatificazione del primate Wyszyński, e innumerevoli invece le iniziative di preghiera e di aiuto avviate nelle diocesi per le persone colpite dal coronavirus. Durante la prima ondata della pandemia, i presidenti dell'Episcopato e altri presuli hanno pregato il Rosario ogni giorno, alle 20.30, per porre fine al virus, per i medici, per gli operatori sanitari, per i volontari, per i malati e per le loro famiglie, ha sottolineato il portavoce dei vescovi. Dal 7 al 16 dicembre, inoltre, si è svolta la Novena a Sant’Andrea Bobola, per chiedere a Dio, attraverso la sua intercessione, di porre fine a questa pandemia che ha causato la sofferenza e la morte di tante persone in Polonia e nel mondo. Dall'inizio del coronavirus, oltre 100.000 volontari laici di singole diocesi e oltre 3.000 suore si sono  messi a disposizione dei più bisognosi, ha precisato padre Gęsiak. "Le attività includevano - e comprendono ancora - non solo beneficenza e aiuto psicologico, ma anche intensa preghiera per la fine della pandemia, per i malati e per gli operatori sanitari", ha aggiunto. E in un momento difficile dell'emergenza sanitaria, il 3 maggio, a Jasna Góra, il presidente dei vescovi ha affidato la Polonia al Sacro Cuore di Gesù e alla Madonna, Regina di Polonia. I presuli, durante l’anno, hanno sempre risposto in maniera continuativa agli eventi che hanno interessato il Paese. Dopo la decisione del Tribunale costituzionale di bocciare la legge sull’aborto del 1993, che prevedeva l’interruzione di gravidanza, entro le 12 settimane, per gravi e irreversibili malformazioni del feto o sindromi che ne minacciavano la vita, e dopo l'inizio delle proteste sociali, essi hanno fortemente ribadito l'importanza della vita umana, dei malati e dei nascituri, con l'“Appello del Consiglio Permanente della KEP per la tutela della vita e la pace sociale”. E negli ultimi giorni, il team degli esperti di Bioetica della Conferenza episcopale polacca si è pronunciato sull’importante questione dei vaccini anti Covid-19. Fra le altre cose, il sacerdote ha ricordato la gioia della Chiesa polacca per l’inserimento della memoria di S. Faustina Kowalska nel calendario liturgico (18 maggio), l'inizio dei processi di beatificazione di Emilia e Karol Wojtyła, genitori di S. Giovanni Paolo II (7 maggio), il riconoscimento di un miracolo per intercessione di Madre Czacka, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Ancelle della Croce (28 ottobre), e l’inizio del processo di beatificazione di suor Wanda Boniszewska (9 novembre). (AP)

29 dicembre - CROAZIA Nuovo terremoto danneggia diverse chiese a Sisak e Petrinja

Nuovo terremoto in Croazia ieri mattina, dopo quello avvenuto il 22 marzo a Zagabria, causando alcuni feriti e ingenti danni materiali anche alla cattedrale. Il sisma ha colpito questa volta Petrinja e dintorni di Sisak a una quarantina di chilometri dalla capitale croata e ha danneggiato diverse chiese nell’area. Tra queste la cattedrale dell’Esaltazione della Santa Croce di Sisak che – come riferisce l’agenzia dei vescovi Ika - è stata visitata ieri mattina dall’ordinario locale, monsignor Vlado Košić, accompagnato dal parroco, padre Marko Karača e da alcuni funzionari e tecnici per fare una prima valutazione dei danni. La parte più danneggiata è il campanile che dovrà essere messa al più presto in sicurezza per proteggere fedeli e passanti. Danni minori sono stati registrati sul tetto dell’ingresso al coro e sul raccordo tra la facciata e il campanile. All’interno dell'edificio invece sono visibili numerose crepe, in particolare nelle parti danneggiate dal terremoto che aveva colpito la città nel 1909. Il sisma ha danneggiato gravemente anche la vicina casa parrocchiale, dove i muri si sono spaccati e parte del soffitto del primo piano è crollata. Le scosse sono state avvertite con forte intensità anche nel quartiere di Remete di Zagabria, dove il locale Santuario dell'Assunzione della Beata Vergine Maria, già colpito dal sisma del marzo scorso, si sono staccati pezzi di intonaco, ha riferito il parroco don Antonio Mario Čirko. Nessun danno invece sul presbiterio e sull'altare maggiore coperti dalle impalcature. Il sisma del 22 marzo non aveva fortunatamente causato morti, ma danni significativi a 250 edifici del centro storico della città e in altre aree periferiche, tra i quali, oltre alla cattedrale, varie altre chiese, il Palazzo arcivescovile, il Parlamento, il Museo arte e artigianato e la sede del rettorato dell’Università. (LZ)

29 dicembre - CILE Progetto di legge su eutanasia. Vescovi: “Il progetto viola la dignità essenziale della persona”

In una dichiarazione rilasciata mercoledì 23 dicembre, in seguito all'approvazione generale della Camera dei deputati di un progetto di legge che consente l'eutanasia in alcuni casi, il Comitato permanente della Conferenza episcopale cilena ha parlato di "un passo della massima gravità politica e morale, perché implica - a nostro avviso - un'errata concezione della persona umana, della sua dignità e dei suoi diritti essenziali". I vescovi ricordano che l'eutanasia è l'azione o l'omissione che per sua natura o per intenzione provoca la morte di una persona, al fine di eliminare qualsiasi dolore. Essi specificano che la causa della morte non è la malattia del paziente, ma l'azione deliberata di chi pratica l'eutanasia. Allo stesso tempo, considerano molto importante distinguere l'eutanasia dalla rinuncia a mezzi di trattamento sproporzionati (o ostinazione terapeutica). Essi affermano che la legalizzazione dell'eutanasia è un atto sempre illecito dal punto di vista morale, perché costituisce "un crimine contro la vita umana", citando la lettera "Samaritanus bonus" della Congregazione per la Dottrina della Fede. Poiché la vita è un dono, l'eutanasia "è un atto intrinsecamente malvagio, in ogni occasione e circostanza" ribadiscono, aggiungendo che "non c'è alcun motivo che legittimi moralmente un atto così grave come quello di togliere volontariamente la vita umana a qualsiasi persona o in qualsiasi circostanza, anche nel caso in cui la persona stessa abbia dato il suo consenso”. La pratica dell'eutanasia viola sempre i diritti intrinseci e connaturati di ogni essere umano ed è una forma moderna di violazione dei diritti fondamentali. "L'eutanasia  - sostengono i presuli - oscura il significato profondo della dignità umana, facendola apparire come se portasse al benessere soggettivo. In questo modo, la dignità umana è ridotta a un semplice bene usa e getta come gli altri", precisano, alludendo a quella che Papa Francesco ha chiamato "la cultura dello scarto", che considera la vita umana come suscettibile di essere scartata e gli esclusi come rifiuti ed eccedenze. "Coloro che pagano i costi di questa logica - continuano - sono proprio le persone più fragili e spesso le più povere, verso le quali abbiamo un obbligo maggiore come società”. Il Comitato Permanente dell'Episcopato, ricordando come la Chiesa sia stata e continuerà ad essere sempre spiritualmente vicina alla sofferenza vissuta dalla persona malata di un male incurabile e dai suoi familiari, ritiene necessario "promuovere tutte le possibili forme di sollievo, specialmente le cure palliative, e lavorare affinché questi servizi raggiungano il maggior numero possibile di persone, specialmente i più poveri". Invitando le autorità e i legislatori a "soppesare con prudenza e saggezza le gravi conseguenze che l'approvazione di una tale legge può avere", e chiedendo a Dio di illuminare e commuovere i loro cuori, i vescovi esortano "i laici che credono nella vita a far sentire la loro voce, dal mondo accademico e professionale, dalle organizzazioni sociali e comunitarie, riguardo a ciò che consideriamo ’degno’ per la fine della nostra vita”. “Se vogliamo che la dignità diventi un'abitudine, dialoghiamo su questo delicato argomento con profondo rispetto”, affermano, alla ricerca “sempre di ciò che è buono e vero in chi la pensa diversamente". È un bene, infatti, per la società cilena che tutti possano esprimere le loro diverse e legittime visioni, e che "si manifestino come in una società democratica: con rispetto, di fronte al popolo, con la giusta intenzione di prendersi cura del bene comune". (AP)

29 dicembre - STATI UNITI Il plauso dei vescovi al nuovo piano di aiuti per il Covid-19: dobbiamo amare il prossimo come il Signore ha amato noi

I vescovi degli Stati Uniti plaudono al nuovo piano di aiuti bi-partisan da 900 miliardi di dollari (pari a circa 730 miliardi di euro) a favore di famiglie e imprese americane colpite dalla crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19. Il pacchetto (di portata decisamente più ridotta rispetto precedente Cares Act da 2,2 trilioni dello scorso marzo) è stato approvato la settimana scorsa dal Congresso, dopo lunghissime trattative tra Democratici e Repubblicani insieme alla nuova legge di bilancio da 1,4 trilioni di dollari e lunedì ha ottenuto il via libera anche del Presidente Trump che in un primo momento si era messo di traverso. “Siamo grati per questo lavoro bipartisan che ha portato a un pacchetto di aiuti di cui c’era urgente bisogno”, ha dichiarato monsignor Paul S. Coakley, presidente del Comitato per la giustizia domestica e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale (USCCB). "Mi congratulo in particolare per gli sforzi dei legislatori volti ad assicurare che le persone abbiano cibo a sufficienza e un posto sicuro in cui vivere (per certi versi, più che nel Cares Act), a sostenere i lavoratori e chi è senza lavoro (anche se in misura minore rispetto al precedente pacchetto) e a includere alcune famiglie di immigrati con uno status legale misto”. Particolarmente apprezzati dai vescovi i generosi aiuti agli studenti e insegnanti nelle scuole statali e non statali e quindi anche alle scuole cattoliche, più volte richiesti in questi mesi. La nota esprime quindi l’auspicio che la collaborazione bipartisan che ha permesso di ottenere questo risultato continui anche nel nuovo anno quando il Congresso dovrà affrontare altre questioni importanti come gli aiuti ai milioni di persone che hanno perso l'assicurazione sanitaria; la sicurezza nelle carceri e nei centri di detenzione; l’assistenza alle persone vulnerabili nei Paesi poveri; ulteriori finanziamenti statali e locali e la proroga degli aiuti federali man mano che scadono in base alle necessità. “Dio è amore e in questo periodo natalizio ricordiamo che ha assunto la nostra umanità per amarci più da vicino, anche nella sofferenza e nella morte. Dobbiamo trovare i modi per amare il nostro prossimo come il Signore ha amato noi”, conclude la dichiarazione di monsignor Coakley. (LZ)

29 dicembre - SPAGNA Al cardinale Raniero Cantalamessa il Premio CEU Angel Herrera per la "Diffusione della cultura cattolica"

Il prossimo 22 gennaio, durante una cerimonia online, il predicatore della Casa Pontificia, Raniero Cantalamessa - creato cardinale lo scorso 28 novembre -, riceverà il Premio CEU Angel Herrera per la "Diffusione della cultura cattolica". Il premio, promosso dall'Associazione cattolica di propagandisti attraverso la Fondazione Universitaria CEU San Pablo, riconosce al religioso cappuccino, che si è distinto per aver guidato sia le meditazioni di Avvento e di Quaresima, sia gli esercizi della Curia Romana, alla presenza del Papa, “il grande compito svolto nel corso degli anni attraverso il riconoscimento dell'importanza della Parola di Dio, il suo interesse a perseguire l'unità dei cristiani e il suo duro lavoro per il dialogo tra le religioni". Il cardinale Cantalamessa è stato scelto come predicatore della Casa Pontificia, ufficio che per tradizione viene assegnato ad un frate cappuccino, da Giovanni Paolo II, nel 1980. Un ruolo che ha mantenuto anche sotto Benedetto XVI e Papa Francesco, arrivando a festeggiare, lo scorso 23 giugno, il quarantesimo anniversario della sua nomina. Ordinato sacerdote nel 1958 e laureato in Teologia a Friburgo, in Svizzera, il porporato è stato professore di Storia del cristianesimo antico e direttore del Dipartimento di Scienze religiose dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, di cui è stato uno dei fondatori. Nel 1979 ha lasciato l'insegnamento universitario per dedicarsi a tempo pieno al ministero della Parola. Il cardinale nel corso degli anni ha partecipato a numerosi eventi internazionali, ha ricevuto molti premi e pubblicato libri sulla spiritualità che sono stati tradotti in 25 lingue. Dal 2009 vive presso l'Eremo dell'Amore Misericordioso di Cittaducale, in provincia di Rieti, al servizio di una piccola comunità di monache di clausura. Il Premio CEU Ángel Herrera della Fondazione Universitaria CEU San Pablo è un riconoscimento a persone, istituzioni e aziende che si sono distinte e hanno operato per il miglioramento della società. (AP)

 

28 dicembre - FILIPPINE Cardinale Tagle: la Santa Famiglia modello per discernere la volontà di Dio per le nostre famiglie

Mettere Dio al centro sin dall’inizio di una relazione d’amore. Questa l’indicazione offerta dal cardinale Luis Antonio Tagle, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, per dare una base solida al matrimonio e quindi alla famiglia. Nell’omelia durante la Messa da lui presieduta ieri al Collegio Filippino a Roma per la Festa della Santa Famiglia – riporta l’agenzia dei vescovi filippini Cbcpnews - il porporato si è rivolto in particolare alle giovani coppie: “Anche nel periodo del corteggiamento e del fidanzamento, sarebbe auspicabile il discernimento -  ha detto -. La mia speranza è che i nostri giovani, giovani adulti che stanno progettando di sposarsi siano già adesso guidati dal discernimento della volontà di Dio”. In questo senso – ha aggiunto – la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, anche se è un modello non replicabile “può darci la direzione da seguire”.   Una famiglia è santa perché ha permesso a Dio di costruirla, ha proseguito, esortando le famiglie a mettere il Signore al centro dei loro rapporti, permettendogli “di formarci e riformarci ancora e ancora come famiglia”. L’invito del cardinale Tagle è stato quindi a non fare prevalere “i nostri desideri sulla volontà di Dio che ci vuole famiglia”. (LZ)

28 dicembre - ITALIA Centro Astalli: nei Balcani è emergenza umanitaria per i migranti

Nei Balcani si rischia la catastrofe umanitaria. A lanciare l’allarme è il Centro Astalli, dopo il vasto incendio che nei giorni scorsi ha devastato il campo provvisorio per rifugiati a Lipa, nel nord-ovest della Bosnia, lasciando all’addiaccio i suoi oltre mille ospiti. “Quella nei Balcani, al confine con l’Italia, è una situazione di violazione dei diritti umani ai danni di persone in fuga da contesti di guerra e crisi umanitarie come Iraq, Siria e Turchia”, si legge in un comunicato del Centro Astalli che, facendo eco a una nota oggi dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), parla di rischio catastrofe umanitaria. Ancora una volta il Centro si rivolge quindi all’UE affinché attivi canali umanitari e vie legali di ingresso, ossia “soluzioni strutturali e prioritarie per la gestione controllata e sicura degli ingressi di migranti in Europa”: "L’Europa si faccia carico di attivare ora piani di ricollocamento e redistribuzione in tutti gli Stati membri per portare in salvo migranti forzati che hanno diritto ad essere accolti e protetti - è l’appello di padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli -. Non è possibile abbandonare degli esseri umani nella neve. Mettiamo fine alla guerra contro i migranti combattuta con le armi dell'indifferenza e della cieca noncuranza". Migliaia di migranti che sperano di raggiungere l'Unione europea sono attualmente bloccati in Bosnia, soprattutto nella regione nord-occidentale della Krajina poiché altre regioni hanno rifiutato di accoglierli. Ai pericoli e all’indigenza si è aggiunta l’emergenza freddo.  (LZ)

28 dicembre - GABON La preghiera dei vescovi per la Giornata nazionale della lotta contro i crimini rituali e ogni forma di violenza

Celebrazioni in tutto il Gabon oggi per la Giornata nazionale della lotta contro i crimini rituali e ogni forma di violenza. La Conferenza episcopale ha organizzato liturgie e momenti di preghiera per una giustizia indipendente, che condanni la corruzione e l’impunità. I vescovi hanno anche composto per questa giornata una preghiera nella quale chiedono a Dio di gettare uno sguardo di compassione nei confronti delle vittime dei crimini rituali: bambini e adulti che hanno subito atrocità; familiari, amici e conoscenti provati dal dolore della brutale scomparsa e della violenta separazione. “Padre Santo, Tu che ami la vita e la doni in abbondanza – scrivono i vescovi nella loro preghiera - non permettere che i tuoi figli siano trattati con crudeltà e vengano disprezzati per la sete di potere, del miraggio della potenza e della passione delle ricchezze effimere, che uccidono la coscienza morale”. I vescovi invocano inoltre Dio perché abbia pietà di quanti commissionano e commettono crimini rituali e pregano infine lo Spirito Santo perché illumini dirigenti politici, responsabili di settori economici e leader religiosi perché portino avanti con cura il loro lavoro per il bene di tutti. (TC)

28 dicembre - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Aggredito un sacerdote incaricato del pagamento degli insegnanti

Banditi armati hanno aggredito giovedì scorso un sacerdote nella Repubblica Democratica del Congo. Padre Jean-Pierre Isapo, parroco della parrocchia San Paolo di Mbali, nella diocesi di Inongo, incaricato del pagamento degli insegnanti, stava tornando da Nioki, dove si era a recato per ritirare le buste paga, quando alcuni malviventi gli hanno sparato a bruciapelo ferendolo al braccio sinistro e al torace. Un motociclista di passaggio, riferisce il portale della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo, ha però costretto i rapinatori alla fuga impedendo loro di rubare il denaro destinato agli insegnanti. Padre Isapo, dopo essere rientrato a Mbali è stato trasportato a Nioki, dove ha subito un delicato intervento chirurgico. Qualche anno fa aveva subito un’aggressione simile padre Peter Ikamba, allora direttore della Caritas diocesana, mentre in canoa stava raggiungendo Oshwe con gli stipendi per gli insegnanti, secondo accordi presi fra autorità statali e Conferenza episcopale. Fermato da uomini armati, venne derubato. Nella diocesi di Inongo, da alcuni anni, sono sempre più frequenti le aggressioni agli incaricati delle paghe degli insegnanti. Lo scorso anno un laico è stato ucciso tra Tolo e Bokoro. Da qui l’appello alle autorità perché garantiscano sicurezza nella diocesi. Padre Isapo si trova adesso a Kinshasa per ricevere cure più adeguate. (TC)

28 dicembre - SPAGNA Anno Santo Xacobeo 2021. Giovedì 31 dicembre cerimonia di apertura della Porta Santa della Cattedrale di Santiago de Compostela

Giovedì 31 dicembre, alle ore 16.30,  l’arcivescovo di Santiago de Compostela, monsignor Julián Barrio Barrio, aprirà la Porta Santa della Cattedrale di Santiago, colpendo tre volte il muro che copre l’entrata posteriore della Cattedrale, in piazza della Quintana, con un martello d’argento, simbolo della durezza del Cammino che conduce ad essa. Chiedendo all'apostolo il permesso di entrare, e abbattendo il muro, il presule ufficializzerà l’inizio dell’Anno Santo Compostelano 2021, l’Anno Santo Xacobeo. La Porta Santa rimarrà aperta per i successivi 12 mesi e, secondo la tradizione, ogni pellegrino che arriverà a Santiago, dovrà entrare in chiesa attraverso di essa. La Cattedrale, che riapre dopo imponenti interventi di restauroinizierà a mostrarsi ai pellegrini che la vorranno visitare a partire dal 1° gennaio 2021, anche se le funzioni liturgiche inizieranno ufficialmente a partire dal 30 dicembre 2020 con la “Traslazione dell’Apostolo”, e proseguiranno il 31 dicembre con la cerimonia inaugurale. L’ Anno Santo, che fu istituito da Papa Callisto II nel 1122, si celebra ogni volta che la festività del martirio dell’apostolo Giacomo, il 25 luglio, cade di domenica, come succederà nel 2021. La regola generale vuole che questo accada secondo la sequenza di sei, cinque, sei e undici anni. Gli ultimi quattro Anni Santi sono stati, quindi, il 1993, il 1999, il 2004 e il 2010. Durante tutto l'Anno Xacobeo, i pellegrini che lo desiderano potranno ottenere l'indulgenza plenaria, osservando alcuni precetti indicati dalla Chiesa: confessarsi e comunicarsi lo stesso giorno della visita alla Cattedrale di Santiago, oppure durante i quindici giorni precedenti o successivi, in qualsiasi altro posto; visitare la Cattedrale; e pregare per le intenzioni del Papa, meglio con un Padrenostro o un Credo. Per ottenere l'indulgenza plenaria non è necessario raggiungere a piedi Santiago de Compostela, basta solo visitare il tempio qualsiasi giorno dell’Anno Santo. Tuttavia, per ottenere il certificato de La Compostela, rilasciato dall'arcidiocesi di Santiago, è necessario dimostrare di aver percorso almeno gli ultimi 100 km a piedi o 200 km se si va in bicicletta. Sono centinaia di migliaia le persone di ogni nazionalità che ogni anno per devozione e desiderio di migliorarsi percorrono i diversi itinerari di questo pellegrinaggio famoso in tutto il mondo. Tra questi percorsi spiccano il Cammino Portoghese, il Cammino Francese, il Cammino del Nord e il Cammino Primitivo. (AP)

28 dicembre - NIGER Arcivescovo di Niamey: Natale è un invito a dare priorità a Dio

In un Natale particolare, in cui “tutto il mondo è sconvolto dal Covid-19, Gesù Bambino ci invita a rivolgere lo sguardo a Dio” per metterLo al primo posto: questo il cuore del messaggio natalizio di Monsignor Laurent Lompo, Arcivescovo di Niamey, in Niger. Nella Messa celebrata recentemente nella chiesa locale di “Nostra Signora del Perpetuo soccorso”, il presule ha ribadito che la nascita di Gesù offre a tutti l’occasione per rafforzare la propria fede e dare priorità al bene comune. “Dobbiamo guardare all’essenziale – ha detto l’Arcivescovo – e l’essenziale non è nel materiale, bensì in Dio”. Di qui, il richiamo ai fedeli a “liberarsi dall’orgoglio” e a “non restare insensibile al dolore dei poveri”. Al contempo, Monsignor Lompo ha rivolto un accorato appello a tutti, cittadini e istituzioni, per elezioni libere e pacifiche. Ieri, infatti, 27 dicembre, nel Paese africano si sono svolte le consultazioni presidenziali e legislative. “Le votazioni – ha detto al riguardo il presule – sono un’opportunità, per tutti, per assumersi le proprie responsabilità, mostrare amore nei confronti della nazione, mettere in pratica lo spirito patriottico ed impegnarci ad essere uomini di pace, nel miglior interesse del Paese”. L’obiettivo, ha ricordato il presule, è quello di costruire “una società più giusta ed equa”, attraverso valori come “l’umiltà e la convivenza”. Ieri, intanto, sono stati circa sette milioni e mezzo i nigerini chiamati a votare in circa 26mila seggi del Paese. A contendersi la poltrona da Capo dello Stato sono stati Mohamed Bazoum del Partito per la Democrazia e il socialismo, sostenuto dal presidente uscente Mahamadou Issoufou, e circa 30 candidati dell’opposizione. 171, invece, i parlamentari in lizza, in rappresentanza di più di cento partiti. Le consultazioni si sono comunque svolte nella calma e non hanno fatto registrare particolari incidenti. I risultati definitivi delle urne sono attesi tra mercoledì e giovedì prossimi.  (IP)

28 dicembre - SINGAPORE Arcivescovo Goh: in tempo di pandemia, recuperare lo spirito del primo Natale

In tempo di pandemia, ancor di più il Natale va vissuto in senso religioso, lontano da ogni consumismo e commercializzazione: questa la riflessione di Monsignor William Goh, Arcivescovo di Singapore, affidata al suo messaggio natalizio ai fedeli. “Questo Natale è diverso – sottolinea il presule – in quanto il Covid-19 lo ha spogliato delle celebrazioni superficiali”, costringendo le persone al distanziamento sociale, rallentando l’economia, provocando morti e malati gravi, nonché disoccupazione e difficoltà economiche. Inoltre, tanti cristiani “sono stati privati della possibilità di una celebrazione liturgica gioiosa” in presenza, in chiesa. “Ma non tutto è perduto”, ribadisce Monsignor Goh, perché tutte le limitazioni causate dalla pandemia, in realtà, sono un’occasione per tornare al “vero spirito del Natale, ossia al fatto che Dio si è fatto piccolo” come un Bambino al quale ci si accosta con “contemplazione e meraviglia”. È proprio “in povertà, solitudine, sofferenza e silenzio”, infatti – aggiunge l’Arcivescovo – che “incontreremo la gioia di Dio nel cuore”, perché Lui è con noi “nel dolore e nel lutto”, donandoci “speranza” ed accompagnandoci “nel nostro cammino”. Monsignor Goh ricorda, poi, che “il vero spirito del Natale è il donare se stessi, specialmente ai sofferenti e ai bisognosi”: “Siamo chiamati ad offrire al mondo – spiega il presule – la possibilità di vedere Dio incarnato nella nostra vita. In questo senso, il Natale non è solo un aiuto umanitario per il prossimo, ma è anche il dono di Dio, che è via, verità e vita”. Se “la carità cristiana non riesce a mostrare al prossimo il volto di Gesù e a rinnovare la speranza”, infatti, allora è una carità “manchevole”. Infine, l’Arcivescovo ricorda che queste festività natalizie cadono nell’ambito dello speciale Giubileo indetto per celebrare il bicentenario della Chiesa locale. Inaugurato il 13 dicembre scorso, lo speciale Anno si concluderà nel 2021, a due secoli esatti dal 1821, quando San Laurent Marie Joseph Imbert, missionario francese delle Missioni Estere di Parigi, arrivò sull’isola asiatica. Anche questa ricorrenza, sottolinea Monsignor Goh, esorta i fedeli a “tornare alla radici della fede e al primo Natale celebrato a Singapore duecento anni fa”. “Allora la Chiesa era neonata, come Gesù Bambino – afferma – Ma attraverso i sacrifici e le attività sociali e umanitarie dei missionari, il volto di Cristo si è rivelato ai poveri, ai sofferenti e ai malati”, portando la conversione nei loro cuori. “Anche noi – è l’esortazione dell’Arcivescovo Goh - dobbiamo recuperare lo zelo dei primi missionari stranieri che hanno sacrificato la loro vita per venire a Singapore, dimostrando di essere missionari d'amore sia nelle parole che nei fatti”. Pensando sia alla pandemia da Covid-19 che al bicentenario della Chiesa locale, i fedeli potranno ritrovare “il vero significato del Natale che è l’incontro con l’amore di Dio in Cristo Gesù, attraverso la contemplazione silenziosa, l’adorazione e il sostegno ai nostri fratelli e sorelle bisognosi”. “Questo è quello che conta – conclude il presule – Non gli scintillii e i tintinnii di campane”, perché il mondo ha bisogno di “gratitudine per le piccole cose, gentilezza della vita, amore, gioia, pace” e non “dello sfarzo di un Natale falso”. (IP)

28 dicembre -  LUSSEMBURGO Al via alle attività del Centro Diocesano di Formazione Giovanni XXIII

Sviluppare l’offerta di formazione al servizio dell’evangelizzazione nell’ambito dell’iniziazione cristiana, dello sviluppo dei ministeri laicali, della catechesi, della pastorale salute e della diaconia, della formazione continua. È l’obiettivo del nuovo Centro Diocesano di Formazione Giovanni XXIII di Lussemburgo, creato con decreto dal cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, e inaugurato all’inizio di quest'anno pastorale. Il centro vuole essere un luogo di evangelizzazione aperto a tutti, che incoraggi i battezzati nel cammino di una missione di condivisione. Primi destinatari sono gli operatori pastorali alla ricerca di un approfondimento della fede e delle fonti della spiritualità cristiana. Il Centro Diocesano di Formazione Giovanni XXIII vuole seguire le indicazioni di Papa Francesco, si legge sul portale dell’arcidiocesi di Lussemburgo, che dopo la Evangelii Gaudium, continua a incoraggiare a un rapporto personale con Cristo per trarre nuova forza per una “Chiesa in uscita”. Attraverso il centro, inoltre, si vuole avviare una riflessione fondamentale con una piattaforma di scambio per la formazione e il sostegno di attori responsabili, di fronte alla nuova situazione ecclesiale segnata dagli effetti della pandemia. Per far fronte alle nuove sfide di oggi il centro propone un primo incontro on line sulla Evangelii Gaudium il 18 gennaio prossimo, alle 9.30. (TC)

28 dicembre - COLOMBIA Santi Innocenti Martiri. Arcivescovo di Tunja: "Una storia tragica che si è ripetuta e continua a ripetersi nel tempo”

Monsignor Gabriel Angel Villa Vahos, arcivescovo di Tunja, oggi, nel giorno in cui la Chiesa commemora i Santi Innocenti Martiri, i bambini che per volere di re Erode furono massacrati a Betlemme, allo scopo di uccidere Gesù, ha voluto ricordare – si legge sulla pagina web dell’Episcopato – come questa festa liturgica, che, nel tempo, in un mondo che si proclama laico, ha perso sempre più importanza, renda omaggio ai tanti bambini non nati, ma anche a giovani e adulti che ogni giorno soffrono il flagello della violenza e della guerra. Il presule ha osservato, infatti, che "quello che è successo ai Santi Innocenti è una storia tragica che si è ripetuta e continua a ripetersi nel tempo, con scenari diversi e variegati, con nuovi personaggi: nuove vittime, nuovi ‘Erode’, che determinano la morte, non solo dei bambini quando sono ancora nel grembo materno, ma anche di giovani e adulti in stragi, mutilazioni, attraverso l’eutanasia, le violazioni della dignità delle persone, e i blocchi psicologici". L’arcivescovo di Tunja in questo tempo di emergenza sanitaria, in cui un virus invisibile ha mostrato agli uomini quanto siano fragili, quanto poco sappiano e quanto siano a sua volta poche le cose che possono decidere o controllare, ha auspicato  che i “Santi Innocenti Martiri possano aiutarci a trarre il meglio, le migliori lezioni di vita, in modo che una volta superata questa emergenza si stia proprio dalla parte della vita, della famiglia, dalla parte della solidarietà, della giustizia, dell'equità, del servizio, dell'amore distintivo del discepolo di Cristo". (AP)

28 dicembre - BOLIVIA Messaggio ecumenico per Natale: l’impegno delle Chiese per riconciliazione e pace

“Adoriamo Gesù, Principe della pace”: questo l’invito lanciato dalla Sezione Ecumenismo della Conferenza episcopale della Bolivia (Ceb) in occasione della Solennità del Natale. Il 2020, si legge in un messaggio, “è stato un anno di sfide, segnato dalla pandemia, le proteste contro le ingiustizie, le crescenti disuguaglianze economiche, i disastri naturali e le discordie politiche”. Tuttavia, l’auspicio è quello di “poter trovare speranza, riconciliazione e pace, seguendo Gesù”. “Nell’incertezza, nella paura e nel distanziamento sociale – prosegue il messaggio – il Bambino di Betlemme, nato in una periferia, nell’anonimato e nella povertà, ci unisce nella speranza, in una solidarietà senza frontiere, e ci dona una stella per mostrarci la via dell’incontro e dell’abbraccio di bontà e pace”. Di qui, il richiamo ad “incarnare la speranza” che non sarà mai delusa perché “sappiamo quanto Dio teneramente ci ami”. Il messaggio ecumenico riafferma, poi, l’impegno dei cristiani “per la riconciliazione” nel “rapporto con Dio, tra gli uomini e con il Creato”, affinché la pace arrivi “nella vita, nel lavoro, nelle comunità, nelle famiglie e nel mondo”. “Vi incoraggiamo a pregare – scrive ancora la Sezione Ecumenismo della Ceb – alla ricerca di vie di unità e di fraternità per rendere reale il mandato ecumenico di Gesù ‘Perché tutti siano una cosa sola affinché il mondo creda’”. Superando, inoltre, tutti i confini di “nazionalità, razza, classe sociale, sesso e lingua”, il messaggio esorta a vivere “senza conformarsi al male, ma testimoniando la grazia di Dio attraverso il servizio agli altri, prendendosi cura del Creato e invitando tutta l’umanità a conoscere Gesù Salvatore”. Il documento congiunto è a nome delle Chiese cattolica, copta ortodossa, mennonita, anglicana, metodista e pentecostale. (IP)

28 dicembre - ITALIA Sarà virtuale quest’anno la Marcia della Pace di Pax Christi

Appuntamento sul web quest’anno per la Marcia della Pace con Pax Christi. Si comincia il 30 dicembre, in diretta Facebook e su YouTube, alle 18, con un webinar di riflessione e testimonianze sul messaggio di Papa Francesco, sul tema “La cultura della cura come percorso di pace”, per la 54.ma Giornata Mondiale della Pace che si celebra l’1 gennaio. Sul portale di Pax Christi è possibile anche scaricare sussidio di preghiera  preparato per famiglie, comunità, gruppi, associazioni e movimenti che desiderano unirsi alle intenzioni di Papa Francesco e di tutta la Chiesa. A causa della pandemia il tradizionale appuntamento con una città, una diocesi e un territorio è rimandato a Savona il 31 dicembre del prossimo anno. Giovedì, invece, alle 22.30, Marcia virtuale per la Pace con monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e presidente del Centro Studi Economico Sociali di Pax Christi Italia. Verrà proposto un commento al messaggio di Papa Francesco, poi un momento di confronto e di preghiera fino alla mezzanotte invocando la pace per il nuovo anno. (TC)

28 dicembre -  ITALIA Caritas Ambrosiana chiede interventi immediati nelle carceri dove sovraffollamento e Covid-19 hanno peggiorato le condizioni dei detenuti

Emergenza carceri a Milano. In un documento elaborato dagli operatori dell’area Carcere di Caritas Ambrosiana sulla situazione degli istituti penitenziari di San Vittore, Bollate e Opera si segnalano: sovraffollamento ancora oltre i limiti di guardia, aumento dei positivi al Covid-19, sospensione di attività risocializzati come la scuola e servizi essenziali affidati a volontari. La Caritas informa che, nonostante il calo della popolazione carceraria dell’8% rispetto a quella registrata all’inizio dell’anno, si contano però 3.400 detenuti a fronte 2.932 posti. Una condizione fortemente aggravata dalla riorganizzazione degli spazi al fine di predisporre reparti sanitari per gli ammalati e per l’isolamento dei detenuti positivi al Covid-19. “Per liberare questi spazi - spiegano gli operatori - molti reclusi sono stati trasferiti in altri reparti, trovandosi così a condividere la cella con più persone di prima”. Circa i casi di Covid-19, i positivi salgono al 7,7% della popolazione carceraria. Caritas Ambrosiana riferisce in un comunicato che le persone detenute complessivamente positive al virus nelle tre carceri milanesi sarebbero attualmente circa 260. E poi viene evidenziata l’interruzione delle attività scolastiche e di gran parte delle attività lavorative, culturali, ricreative, di sostegno psicologico e sociale che erano garantite da operatori esterni all’amministrazione penitenziaria e da volontari.  A fronte di tutto ciò, Caritas Ambrosiana chiede che, in assenza di misure di clemenza capaci di incidere significativamente sull’affollamento carcerario, siano attivati gli interventi di accoglienza abitativa, promossi e finanziati dalla Cassa delle Ammende, per i quali non si è ancora concluso l’iter amministrativo, al fine di garantire ai detenuti aventi diritto di scontare la pena all’esterno del carcere; che venga garantita la continuità delle attività scolastiche, socioeducative e assistenziali, sia implementando la possibilità di svolgerle, sia individuando nuovi spazi e modalità in condizioni di sicurezza sanitaria; e ancora che, compatibilmente con le esigenze sanitarie, siano abolite le limitazioni che impediscono ai detenuti di mantenere e coltivare i propri affetti, e quelle che riducono l’agibilità degli spazi e delle occasioni di socialità. “In mezzo alla tempesta che stiamo attraversando Papa Francesco ci ha ricordato che ‘siamo tutti sulla stessa barca’. Ciò vale anche per i detenuti - afferma Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. La gestione della crisi sanitaria all’interno delle carceri non può prescindere dalla tutela dei diritti delle persone recluse”. Caritas Ambrosiana rileva inoltre che la condizione di sovraffollamento è resa anche più intollerabile dalla chiusura dei reparti, dei piani e, in diversi casi, persino delle celle, con una significativa diminuzione, in particolare a San Vittore, dell’applicazione della sorveglianza dinamica, regime che prevede, nei reparti di media e bassa sicurezza, l’apertura delle celle negli orari diurni per migliorare la vivibilità. Sempre a San Vittore, vengono segnalati molti detenuti senza abiti adeguati alla stagione e conseguenze peggiorative per la vita delle persone detenute, soprattutto quelle maggiormente vulnerabili, che non possono effettuare colloqui con i volontari di diverse associazioni a causa della drasticamente riduzione dovuta all’emergenza sanitaria. La diminuzione dei volontari, aggiunge Caritas Ambrosiana, ha anche determinato un calo nell’erogazione di alcuni servizi di aiuto materiale, come la distribuzione di indumenti e prodotti per l’igiene personale, che tra l’altro l’amministrazione penitenziaria non riesce a garantire. Persino l’accesso degli avvocati è fortemente limitato e non riesce a essere opportunamente sostituito da colloqui telefonici o video-chiamate, soprattutto per le persone straniere che hanno meno dimestichezza con la lingua italiana. L’isolamento, poi, rimarca la Caritas, è reso ancora più intollerabile dall’impossibilità di svolgere colloqui con i propri familiari e dalla limitazione, e in alcuni casi dalla sospensione, della possibilità di ricevere pacchi con indumenti, prodotti alimentari o altri beni. (TC)

28 dicembre - REGNO UNITO Cardinale Nichols: curare “l’ecologia della famiglia”, luogo di bontà e gioia

La parola “ecologia” deriva dalla lingua greca in cui ha il significato di “casa” o di “luogo in cui vivere”: parte da questa disamina il messaggio del Cardinale Vincent Nichols, Arcivescovo di Westminster, in Inghilterra, diffuso ieri, 27 dicembre, nella Festa della Santa Famiglia. “Ecologia – scrive il porporato - è una parola che può essere applicata non solo al mondo naturale, ma anche alle nostre case e alla Chiesa”, soprattutto in questo anno segnato dalla pandemia da Covid-19 e che si è rivelato “così difficile per molte famiglie”. “La vita familiare – spiega infatti il Cardinale Nichols – è stata messa alla prova, le preoccupazioni finanziarie sono diventate un peso per molti” e tante persone “hanno perso i loro cari, senza avere la possibilità di piangerli” a causa delle limitazioni imposte per le cerimonie funebri. Di qui, il richiamo del porporato alla preghiera, definita “vitale” per invocare “la benedizione di Dio sulle nostre famiglie e sulle nostre case, affinché siano luoghi di bontà e di gioia”. Al contempo, traendo ispirazione dalla Lettera di San Paolo ai Colossesi, l’Arcivescovo di Westminster sottolinea l’importanza “della compassione, della dolcezza, della pazienza e del perdono”, non solo in famiglia, ma soprattutto “nella Chiesa, in noi stessi, scelti da Dio per essere testimoni nel mondo del Suo amore”.  Oggi “possiamo pregare non solo per la nostra famiglia, ma anche per la famiglia della Chiesa – sottolinea il porporato - Possiamo chiedere la benedizione di Dio su questa ‘ecologia’ in cui viviamo, ‘l’ecologia’ della Chiesa”. Certo, le difficoltà di questi ultimi periodi sono state numerose, ricorda il Cardinale Nichols: il divieto di celebrare le Messe con concorso di popolo per ridurre il rischio di nuovi contagi, la conseguente impossibilità per molti di accostarsi ai Sacramenti, ma anche la pubblicazione, nel mese di novembre, del Rapporto IICSA, ovvero l’Inchiesta indipendente sugli abusi sessuali sui minori perpetrati nella Chiesa negli ultimi cinquant’anni. “Sappiamo, con il senno di poi, che i vescovi, me compreso, hanno commesso degli errori – scrive il Cardinale Nichols - Me ne rammarico profondamente”. Ma in questo momento difficile, l’esortazione è a lasciarsi guidare dal Vangelo, fissando lo sguardo sul Signore che “non abbandona mai la Chiesa, il suo stesso Corpo. Egli rimane sempre con noi e la nostra forza, il nostro rinnovamento derivano da Lui”. Non solo: il porporato invita i fedeli a farsi ispirare dal modello di San Giuseppe, “protettore della famiglia della Chiesa”, in onore del quale è stato annunciato anche uno speciale Anno per celebrare il 150.mo anniversario della sua proclamazione a Patrono della Chiesa universale. Iniziato lo scorso 8 dicembre, l’Anno di San Giuseppe si concluderà nella stessa data del 2021. “Chiediamo a questo Santo – suggerisce quindi l’Arcivescovo di Westminster – di posare il suo sguardo sulla famiglia della Chiesa e di intercedere per noi”. Il Cardinale Nichols fa poi riferimento ad una tradizione di cui “fa tesoro: avere sempre una statua di San Giuseppe in cucina, cuore della casa”. In tal modo, questo Santo “protettore e guida nei tempi difficili” sarà davanti agli occhi dei fedeli “ogni giorno”. Alla fine del 2020, “anno di grandi dolori e difficoltà”, l’invito del porporato è comunque a “vedere il quadro di insieme: la nostra vita è nelle mani di Dio, la nostra Chiesa è costantemente consolata dalla presenza dello Spirito Santo, il nostro mondo è l'opera d'arte del Signore”, Colui che "guida il nostro cammino e porterà ciascuno di noi, e l'intero creato, a compimento, nella pienezza dei tempi”. (IP)

27 dicembre - ITALIA  Dipendenti vaticani e volontari di S. Egidio in visita alle famiglie più povere di Roma

Natale solidale negli ex uffici statali di Piazza Attilio Pecile, nel quartiere romano della Garbatella, grazie ad un gruppo di dipendenti vaticani e ai volontari di S. Egidio, guidati da Mons. Vittorio Formenti, Officiale della Segreteria di Stato. “Un modo per avvicinarsi a chi soffre, a chi ha bisogno più di altri di sentirsi circondato dall’affetto della società. E Natale è il momento più appropriato per poterlo fare” raccontano. Ad accoglierli, soprese, quarantasei famiglie che da oltre otto anni vivono nello stabile. Tra queste, cinque italiane, una senegalese, cinque etiopi, cinque ucraine, una bulgara, otto africane, quattordici sudamericane e otto provenienti dal Medio Oriente. E in questo mondo chiuso in un palazzo c’è stata una vera e propria gara di solidarietà, coordinata dall’Elemosiniere di Papa Francesco, card. Konrad Krajewski. Il pomeriggio della Vigilia è iniziato con un momento di preghiera presieduto da Mons. Formenti prima di raggiungere Ilaria e Salvatore, i due coniugi italiani che risiedono nel palazzo con i loro tre figli. Fungono da amministratori del plesso e si occupano di registrare tutte le necessità dei residenti, oltre a garantire una certa armonia e una pacifica convivenza tra le famiglie. Non sono mancati, infatti, episodi di intolleranza dovuti al mancato dialogo e al sereno confronto tra culture diverse. Intolleranza che, per fortuna, non ha mai prevalso grazie anche all’apporto silenzioso, composto e costruttivo dei più piccoli. “Loro giocano e vogliono stare insieme. Non esistono muri, né divisioni. E questa è la più bella lezione per i grandi” rivelano i volontari. “Hanno bisogno di corde per saltare, di gelati, di carta e di pennelli per disegnare, di porte senza chiavi, di sorrisi, non di sangue e di guerre. I bambini hanno bisogno di poesia e del sorriso di Dio. Hanno bisogno di noi e ci ricordano che anche noi siamo stati bambini”. Dal Vaticano sono arrivate scorte alimentari e giocattoli per i ventisei bambini di età compresa tra due e dodici anni, consegnati da un vero Babbo Natale con tanto di fluente barba bianca e costume rosso. “La felicità dei piccoli, unita allo stupore dovuto alla nostra improvvisata, ci ha riempito il cuore e ci ha commosso” raccontano. “Quello che abbiamo visto è un piccolo spaccato di una Capitale nella quale la solidarietà ha ancora diritto di cittadinanza. Il nostro gesto è stato mosso da Colui che, per nascere, ha scelto il luogo più povero e umile di Betlemme. Non rimarrà un episodio isolato. Per Natale” continuano “è più importante incontrarsi per farsi gli auguri che scambiarsi i doni, che pure fanno parte della festa che ricorda il dono di sé fatto da Dio agli uomini”. (DD)

27 dicembre - IRLANDA Monsignor Martin: come la Santa Famiglia, affrontare le avversità con fede, coraggio e saggezza

Una festa relativamente recente, ma non per questo meno significativa: è la festa della Santa Famiglia che ricorre oggi, nella prima domenica dopo Natale. Estesa a tutta la Chiesa universale cento anni fa, nel 1921, per volere di Papa Benedetto XV, questa ricorrenza è stata al centro dell’omelia odierna pronunciata da Monsignor Eamon Martin, Arcivescovo di Armagh e primate di tutta l'Irlanda, nella Messa da lui presieduta nella chiesa di San Patrizio di Pennyburn. Esortando i fedeli a guardare a Gesù, Giuseppe e Maria “come ad un'unità, una famiglia d'amore”, il presule ha ribadito l’importanza di cogliere nella Santa Famiglia anche “un modello e un’ispirazione”. Purché – ha aggiunto - non si pensi ad essa come ad un qualcosa di meramente idilliaco, ma anche come ad un nucleo familiare che ha sperimentato “difficoltà, alti e bassi, realtà quotidiane dolorose”, proprio come quelle delle “famiglie comuni”. Ma la forza della Famiglia di Nazaret – ha ribadito il presule - sta proprio “nella fede profonda, nel coraggio e nella saggezza di affidarsi a Dio per far fronte” a tutte le avversità. E questi tre doni – fede, coraggio e saggezza – il Primate d’Irlanda li ha definiti “molto necessari per le famiglie di oggi, soprattutto a causa della crisi provocata dal Covid-19”. “Le nostre famiglie – ha detto il presule – condividono l’incertezza sul futuro, la stanchezza delle restrizioni vigenti per evitare nuovi contagi, la confusione della realtà che cambia, il nervosismo e la paura di nuove ondate e nuove varianti del virus”. Non solo: dall’inizio della pandemia molti nuclei familiari hanno dovuto portare “croci pesanti, come la malattia, l’isolamento, la perdita di persone care, la preoccupazione per il lavoro e il sostentamento, la lontananza”. Ma ora, in tempo di Natale, i nuclei familiari possono trovare “consolazione e speranza in Gesù Bambino, nato per essere il nostro Salvatore”. “La fede – ha concluso il presule irlandese – guida il nostro cammino attraverso l’incertezza e l’ignoto. E come un genitore amorevole prende per mano il suo bambino spaventato, così noi afferriamo saldamente la mano di Colui che ci ha creati, rendenti e salvati e che percorre con noi ogni tratto del nostro cammino”. (IP)

27 dicembre - URUGUAY Vescovi: Natale è momento di incontro con Dio

“Il Natale è un momento di incontro con il Signore. Gesù vuole nascere nel cuore di ognuno di noi e fare del nostro cuore un presepe”: sono le parole del videomessaggio natalizio di Monsignor Arturo Fajardo, presidente della Conferenza episcopale dell’Uruguay. Questo è “un tempo di preoccupazioni”, ma è anche “un tempo di speranza – sottolinea il presule – Soprattutto è un tempo di Dio”, perché “il Signore è sempre con noi, in tutta la nostra vita, e si prende cura di noi, come il Buon Pastore”. Di qui, l’invito del presule a vivere queste festività “in famiglia, con ciò che ci è più caro”, consapevoli del fatto che la Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria “si prende cura di noi”. Sulla stessa linea anche l’Arcivescovo di Montevideo, il Cardinale Daniel Sturla che, in un secondo videomessaggio, afferma: “È nato per noi il Salvatore e questa notizia scioglie la tristezza che pervade il mondo, in questo Natale così speciale” a causa della pandemia da Covid-19. “A volte – aggiunge il porporato – sembra che stiamo perdendo la battaglia contro il virus”; ma in attesa del vaccino che “speriamo porti sollievo alle nostre preoccupazioni”, l’Arcivescovo di Montevideo ricorda che Gesù stesso “ci guarisce, ci salva, ci redime e ci libera”. La sua nascita rappresenta “l’abbraccio tra il Creatore e il Creato, tra l’umanità bisognosa di salvezza e il suo Salvatore”. Gesù Bambino, continua il porporato, ci sembra fragile, ma in realtà “è forte e ci dice che non siamo soli, perché Lui è con noi”. “Affidiamoci al Signore – è dunque l’invito rivolto ai fedeli - perché Egli ci restituisce la gioia e ci fa condividere la speranza”. “Oggi più che mai – conclude il Cardinale Sturla – Buon Natale!”. (IP)

27 dicembre - MYANMAR Cardinale Bo: “Cristo è il vaccino per tutte le nostre sofferenze”

“Cristo è il vaccino per tutti i nostri dolori, è il guaritore eterno. La sua venuta sana tutte le nostre ferite. Ma ciò richiede la conversione del cuore”: questo il cuore dell’omelia del Cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon in Myanmar e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), pronunciata nella Messa della Vigilia di Natale. “Il 2020 è l'anno "C", dove la “C” sta per Covid – ha detto il porporato - Questo virus invisibile ha sconvolto la nostra vita fisica, sociale, spirituale e psicologica”. Ma “non tutto è andato perduto – ha aggiunto – perché Cristo è la luce più luminosa di tutte le tenebre”. Non solo: dalla pandemia “abbiamo imparato una maggiore consapevolezza del fatto che la vita è un dono, ogni giorno, ogni minuto, ogni respiro è un dono, ogni piatto di cibo è un dono, soprattutto per i poveri, ogni piccola stretta di mano, ogni incontro è un dono”. Ed anche se “questa pandemia ci ha costretti ad un allontanamento sociale, essa tuttavia ha unito i nostri cuori”. Guardando, quindi, alla campagna di vaccinazione anti-Covid, già avviata in alcuni Paesi del mondo, il presidente della Fabc si dice “rincuorato da questa notizia che dimostra che Dio non si è mai arreso con l’uomo”. “Continuiamo a pregare per coloro che stanno ancora combattendo contro il virus e per tutti gli operatori sanitari che sono una luce nel mondo”, ha detto il porporato. Un ulteriore appello l’Arcivescovo lo ha lanciato in favore della pace: il Myanmar, ha detto, deve affrontare molte sfide, oltre a quella sanitaria: guerre, povertà, traffico di esseri umani sono tutte “forme di pandemia” che attanagliano la popolazione. Ma Gesù è “il principe della pace” e questo è “il messaggio fondamentale del Natale”. “L'unica guerra che dobbiamo combattere in Myanmar – ha aggiunto il porporato di Yangon - è quella per una vita prospera e pacifica per tutti. Che questo Natale sia l'inizio della riconciliazione tra tutti i gruppi, le razze e le religioni del Paese”. Di qui, l’invito del porporato a far scorrere “nei nostri cuori la speranza”, “la pace e la redenzione” rappresentate da Cristo, la cui incarnazione indica “il sì decisivo di Dio all’umanità”. Egli infatti “ci trova quando pensiamo che tutto è perduto, Egli ci guarisce, ci consola, ci ricostruisce come suo popolo”. L’invito del Cardinale Bo, dunque, è stato a “non maledire le tenebre, bensì ad accendere una luce di speranza nei cuori, in famiglia, nel Paese, perché la luce di Cristo supera ogni oscurità”. (IP)

27 dicembre - AUSTRALIA Appello religiosi cattolici al governo: rilasciare i richiedenti asilo e i rifugiati

In questo tempo di Natale, rilasciare i richiedenti asilo e i rifugiati: è quanto chiedono i religiosi cattolici dell’Australia (Cra) al governo nazionale. Il forte appello è contenuto in una lettera aperta inviata al Primo Ministro, Scott Morrison, a firma di padre Peter Carroll e Anne Walker, rispettivamente presidente e direttore nazionale del Cra. “A causa della pandemia da Covid-19 – si legge nella missiva – gli australiani hanno vissuto l’esperienza delle restrizioni e della privazione della libertà. Ma si trattava di misure ben articolate, con uno scopo preciso ed una durata limitata”, tanto che “tutti hanno collaborato”. Ci sono, invece, molte altre persone “con continuano a vivere con restrizioni totali alla loro libertà, in condizioni carcerarie indefinite”, senza un termine di scadenza. “La maggior parte di queste persone – aggiunge direttore generale del Cra – non conosce neanche le vere ragioni della detenzione. Non si tratta di criminali: volevano solo una vita migliore per se stessi e per le loro famiglie”. Il lockdown dovuto alla pandemia, si legge ancora nella lettera, è stato per gli australiani “solo un piccolo assaggio di ciò che i rifugiati e i richiedenti asilo hanno vissuto ogni giorno, per anni, e che continueranno a vivere nel prossimo futuro”, considerando anche “il sovraffollamento e le cattive condizioni dei Centri di detenzione, fattori che fanno aumentare la diffusione del Covid-19”. In questo Natale, “tempo di pace e di bontà”, il Cra invita dunque il governo australiano a “rilasciare i richiedenti asilo e rifugiati rinchiusi da anni”. (IP)

27 dicembre - AFRICA Vescovi: la famiglia è importante agli occhi di Dio

“La famiglia è importante agli occhi di Dio”: con queste parole, padre Louison Emerick Bissila Mbila, cappellano presso l’Unione Africana (Ua), ha aperto la sua omelia di oggi, nella Festa della Santa Famiglia che si celebra nella prima domenica dopo Natale. Di stanza ad Addis Abeba, in Etiopia, padre Bissila ha ricordato che la festività odierna è “intimamente connessa con la Solennità del Natale perché ci ricorda, ancor di più, il mistero dell’incarnazione”, ovvero che “il Figlio di Dio si è fatto uomo”. Non solo: “La storia della salvezza, da Abramo a Gesù stesso, si svolge sempre in un ambiente familiare” e questo dimostra – ha aggiunto il cappellano – che “la volontà di Dio non è quella di salvare gli individui in modo isolato, ma quella di fare un popolo, di costruire una famiglia” umana. In quanto “famiglia di Dio sulla terra”, dunque, la Chiesa deve aiutare i nuclei familiari a divenire “Chiesa domestica”, “ad immagine e somiglianza della Santa Famiglia di Nazaret”. Padre Bissila ha ricordato, inoltre, che Gesù, Giuseppe e Maria hanno attraversato molti momenti difficili, subendo persino “il calvario della separazione”: per questo, la loro è “davvero una famiglia umana, che ha conosciuto le gioie e le sofferenze della condizione dell’uomo”.  Affinché, quindi, i nuclei familiari diventino “un riflesso della Santa Famiglia – ha aggiunto il cappellano dell’Ua – è necessario che la fede vi occupi un posto centrale. Senza fede, infatti, la nostra famiglia non può essere Chiesa domestica”. Affidandoci al Signore, sapremo che Egli ci porterà a “fare le cose giuste”, perché “Dio è sempre con noi”. Di qui, il richiamo conclusivo lanciato dal cappellano dell’Ua alla necessità della preghiera che “fortifica la fede”, in quanto “solo una fede forte ci permetterà di opporci all’assalto dei nemici della famiglia”. (IP)

27 dicembre - PORTOGALLO Vescovi: Santa Famiglia, scuola di virtù

“La Santa Famiglia è una scuola di virtù che vive la fedeltà a Dio nella vita quotidiana, mostrando la bontà del cuore e una speranza sempre nuova”: è quanto scrive il Dipartimento nazionale della Pastorale della famiglia (Dnpf), in Portogallo, in un messaggio diffuso per l’odierna Festa della Santa Famiglia che si celebra nella prima domenica dopo Natale. Intitolato “Seme delle speranza”, il documento sottolinea che le virtù di Gesù, Giuseppe e Maria “ci fanno sperare, con fiducia, che la comunità cristiana e umana siano costruite su un amore generoso, umile e semplice”. Nelle difficoltà, “nell’inquietudine e nello scoraggiamento – continua il messaggio – la Santa Famiglia appare come un’opportunità di grazia e di fiducia, per percepire la vita come una missione e per crescere nella coesione familiare”. In quest’ottica, la Famiglia di Nazaret sfida i nuclei familiari contemporanei ad “una vita di pace, servizio, accoglienza, dono, ascolto dei più bisognosi, per affrontare le difficoltà quotidiane senza sfuggire ai dubbi che invadono le mura domestiche”. “Ogni membro della famiglia, infatti, è un tesoro per gli altri – scrive ancora il Dnpf – qualcosa di meraviglioso, una ricchezza smisurata, perché tutti si amano e fanno della loro vita un dono, così come hanno fatto Gesù, Giuseppe e Maria”. Di qui, il richiamo al fatto che, nelle mani delle famiglie, “c’è una missione straordinaria”, ossia quella di “coltivare la pazienza e infondere speranza, avendo a cuora la corresponsabilità”. Naturalmente, il Dipartimento per la Pastorale familiare è consapevole del fatto che le famiglie “non possono essere tutte perfette; tuttavia, esse possono perfezionarsi sempre più nel trasformare l’amore e nel desiderare la santità”. (IP)

27 dicembre - AMERICA LATINA Celam: difendere vita e dignità della famiglia

Un forte appello a tutelare la vita e la dignità della famiglia: lo lancia Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, presidente del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), in un messaggio diffuso per l’odierna Festa della Santa Famiglia, che si celebra nella prima domenica dopo Natale. In un momento storico in cui i nuclei familiari si trovano a dover affrontare le drammatiche conseguenze della pandemia da Covid-19, nonché il flagello della povertà, il presule sottolinea che “tanti altri mali feriscono la dignità dei figli e delle figlie di Dio”. In particolare, il presidente del Celam cita “la violenza, lo sfruttamento, il traffico di esseri umani e la discriminazione vissuti da molte famiglie, anche migranti, o da alcuni dei loro membri”. Per questo, Monsignor Cabrejos scrive: “In questo giorno in cui celebriamo la festa della Santa Famiglia, riaffermiamo la nostra opzione per la difesa della vita e della dignità delle famiglie latinoamericane e caraibiche", ricordando che “anche la famiglia di Nazaret ha condiviso questa condizione di vulnerabilità, quando è fuggita in Egitto per preservare la vita”. Di qui, il ribadito impegno del Celam in favore dei nuclei familiari e la sottolineatura, da parte della Chiesa, dell’importanza di “camminare con loro in sinodalità, ascoltare le loro grida e, insieme ad esse, promuovere la cultura della vita, lavorando per il riconoscimento e il rispetto dei loro diritti”. Citando, quindi, un passo dell’Esortazione apostolica-post sinodale “Amoris Laetitia”, firmata da Papa Francesco nel 2015, Monsignor Cabrejos sottolinea che le famiglie sono “autentiche scuole di Vangelo e piccole Chiese domestiche”, all’interno delle quali “si vivono e si trasmettono i valori dell’amore e della fraternità, della convivenza e della condivisione, dell'attenzione e della cura per gli altri". Per essere una vera “famiglia umana”, conclude il presule, bisogna dare priorità “alla solidarietà, alla misericordia e all'opzione per i più bisognosi”, così da "rendere possibile la fraternità universale e camminare lungo sentieri di giustizia e di pace". (IP)

26 dicembre - Mons. Tejado Muñoz (Sviluppo Umano Integrale): "Umanizzare il carcere con la forza del Vangelo"

"Credo che sia stato un anno complicato per tutti e nell’ambiente carcerario lo è stato cento volte di più. Oltre ai detenuti, a farne le spese è stata anche la pastorale che è stata in prima linea nonostante le restrizioni perché ha dovuto affrontare quello che non si capiva e, per tanti versi, ancora non si sa”. Diverse ombre, ma anche tante luci nel bilancio che monsignor Segundo Tejado Muñoz, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, traccia parlando di pastorale carceraria al tempo del Covid. Nelle visite virtuali e, dove consentito, in presenza, si sono registrate storie di umanità dolente, di umanità che ha cercato, tutto sommato, il modo per redimersi, di detenuti che hanno chiesto in tempo di pandemia di imparare un mestiere per poter riprendere la loro vita normale, per poter essere vicino ai figli, ai nipoti, ai familiari, per poter ritornare a far parte di quella famiglia dalla quale sono stati allontanati due volte. Per il virus e per la pena da scontare. “Ma così come è accaduto per i cappellani ospedalieri, anche per i sacerdoti che non hanno mai fatto mancare la loro presenza accanto ai fratelli carcerati, la creatività è stata fondamentale. Le modalità per garantire assistenza e sostegno morale e materiale soprattutto nei periodi più duri sono state sorprendenti” spiega Mons. Tejado Muñoz. Tutto ciò che è stato fatto e si continuerà a fare è servito a diminuire la distanza che c’è tra l'uomo in carcere e la sua famiglia, tra il ristretto e la società. Così come evocato più volte dal Papa. “Francesco è sempre stato con loro e non ha mai smesso di manifestare il suo affetto e la sua vicinanza. I detenuti hanno un posto speciale nel suo cuore. Per loro e per noi tutti il Santo Padre è un grande dono” riprende il sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Monsignor Tejado Muñoz ricorda poi gli esempi di straordinaria professionalità e dedizione dei cappellani che hanno dimostrato quanto importante sia la presenza di tutti coloro che, ogni giorno, offrono ai detenuti un filo di comunicazione con il cosiddetto “mondo libero”, la possibilità di un canale di ascolto per ridurre la lacerazione della lontananza dagli affetti. “Abbiamo partecipato a ben 35 videoconferenze come Commissione Covid, durante le quali abbiamo ascoltato esperienze straordinarie di cappellani che si sono inventati di tutto pur di non abbandonare uomini e donne alla loro disperazione. Continueremo a gennaio perché il confronto tra esperienze diverse è fondamentale anche perché ora si apre il problema dei vaccini. Garantire la somministrazione a tutti sarà una delle nostre priorità”. Nel carcere si vedono abissi di dolore, di disperazione, ma anche straordinaria capacità di reagire e di ritrovare se stessi nel momento del dolore e nel momento della sofferenza e una pastorale carceraria che sia realmente incisiva, per il sottosegretario  del Dicastero deve far leva unicamente sul Vangelo. “Non c’è bisogno di altro” sottolinea. E aggiunge: “Il Signore è sempre tra noi e lo è stato in tanti modi nell’anno appena trascorso. Anche nelle prove più dure. Prove in cui dobbiamo sapere individuare e valorizzare le esperienze positive perché il cristiano non è pessimista. L’esempio di Gesù morto sulla croce ne è un esempio. Da un evento tragico ne è derivata la salvezza dell’umanità”. (DD)

25 dicembre - CONGO A Pointe-Noire aiuti da Caritas e Chevron Congo per 800 famiglie

Si concluderà entro dicembre nell’arcidiocesi di Pointe-Noire la distribuzione di kit alimentari per le famiglie più disagiate. Grazie alla Caritas e a Chevron Congo saranno in totale 800 le famiglie, per un totale di 5mila persone, che riceveranno aiuti. L’iniziativa, riferisce La Semaine Africaine, è il culmine del progetto pensato in seguito al diffondersi della pandemia di Covid-19. L’arcivescovo di Pointe-Noire, monsignor Miguel Olaverri, all’inizio della campagna di distribuzione dei kit alimentari, ha esortato ad avere attenzione per i poveri e che se i poveri non vengono dimenticati allora l’Eucaristia ha un significato e il ministero socio-politico ha un senso. “Tutti coloro che hanno una responsabilità socio-politica sono eletti per il popolo, per i poveri - ha detto il presule -. È un obbligo testamentario che noi cristiani e quindi cittadini abbiamo ricevuto per costruire la pace e la giustizia, per praticare la carità”. Katia Mounthault-Tatu, responsabile delle relazioni pubbliche e istituzionali di Chevron Congo, a sua volta, ha dichiarato che dopo questa campagna, con la Caritas, saranno pensate nuove modalità per un approccio più sostenibile di aiuto o sostegno alle popolazioni povere. (TC)

25 dicembre - ITALIA In isolamento l’arcivescovo di Agrigento risultato positivo al coronavirus

Il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, è risultato positivo al coronavirus. Il porporato si era sottoposto al test Covid-19 dopo la positività del segretario, don Giuseppe Calandra, riscontrata il 22 dicembre scorso. Negativo, l’arcivescovo coadiutore, monsignor Alessandro Damiano. Le condizioni del porporato, in quarantena nella sua residenza, sono buone. Il cardinale Montenegro sta vivendo questo momento con fede, speranza e coraggio, si legge sul portale dell’arcidiocesi di Agrigento. “La Chiesa agrigentina segue l’evolversi della situazione e manifesta vicinanza all’arcivescovo Francesco e al segretario don Giuseppe, raccomandando di ricordare nella preghiera tutti gli ammalati” precisa un comunicato. Tutti gli impegni del cardinale Montenegro sono stati rinviati a data da destinarsi. Sul sito web dell’arcidiocesi anche un videomessaggio per il Natale registrato nei giorni scorsi dall’arcivescovo di Agrigento che rivolgendosi ai fedeli ha auspicato: “Che Gesù diventi nostra forza, nostra speranza, diventi il desiderio di una vita diversa … ci faccia anche sognare … ci faccia gustare le cose della vita, ci faccia affrontare le difficoltà della vita … Natale è la gioia di sapere che Dio non si dimentica di noi”. Il porporato ha aggiunto che la grotta di Betlemme rappresenta un po’ “tutta la nostra vita, il groviglio delle cose della nostra vita. E in una grotta così, che è luogo per gli animali, può entrare quel bambino e con quel bambino entra il cielo”. Infine il cardinale Montenegro ha avuto un pensiero particolare per i giovani, per “chi sta vivendo un momento di maggiore difficoltà”, “chi è preso dalla malattia”, per le famiglie “dove l’amore non è più al primo posto”, per gli anziani e le persone sole e abbandonate. E concludendo l’arcivescovo di Agrigento ha esteso i suoi auguri anche a quanti non credono perché “il Natale sia la festa di coloro che pur non credenti credono nell’uomo, credono nella vita, credono in sè stessi”. (TC)

25 dicembre - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Dio ha fatto sorgere una grande luce sulle malvagità degli uomini: così il cardinale Ambongo Besungu nel suo messaggio di Natale

“Vi esorto a non perdere la speranza, qualunque siano le circostante, perché Dio è con noi”: è l’incoraggiamento che il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, nel Congo, rivolge ai fedeli in occasione del Natale. Ricordando che quest’anno è stato segnato da diversi avvenimenti che hanno provocato pene e sofferenze, che la pandemia di Covid-19 ha destabilizzato la realtà socio-economica del Paese e il già fragile sistema educativo, che le chiese sono state chiuse e le attività produttive rallentate, il porporato rimarca che “Dio è con noi, è l’Emmanuele”. “Là dove gli uomini, con le loro azioni malvage, i loro intrighi e le loro trame disumanizzanti hanno portato il popolo nelle tenebre della miseria, Dio ha fatto sorgere una grande luce” scrive il cardinale Ambongo Besungu. Nel suo messaggio il porporato rimarca che “l’azione di Dio conduce e condurrà sempre alla liberazione del suo popolo e farà sempre fallire qualunque progetto e qualunque complotto avversi”. Citando poi le parole di Papa Francesco che nell’enciclica Fratelli tutti invita alla speranza “che ‘ci parla di realtà radicata nel profondo dell’essere umano, indipendentemente dalle circostanze concrete e dai condizionamenti storici in cui vive. Ci parla di una sete, di un’aspirazione, di un anelito di pienezza, di vita realizzata, di un misurarsi con ciò che è grande, con ciò che riempie il cuore ed eleva lo spirito verso cose grandi, come la verità, la bontà e la bellezza, la giustizia e l’amore’”, l’arcivescovo di Kinshasa raccomanda di prendere coraggiosamente in mano la responsabilità del presente e del futuro e affida a Dio le vittime del coronavirus e i poveri della terra. (TC)

25 dicembre - PANAMA Monsignor Ulloa Mendieta ai fedeli: nulla può oscurare il Natale, creiamo reti di vicinanza perché nessuno si senta solo

Un invito a vivere con sincerità e intensità il Mistero del Natale, “la vicinanza di Dio noi”: lo rivolge ai suoi fedeli l’arcivescovo di Panama monsignor José Domingo Ulloa Mendieta che esorta a non lasciarsi scoraggiare da questo Natale senza baci e abbracci, senza la possibilità di riunirsi in famiglia e per molti in solitudine. “Dobbiamo avere la convinzione che nulla possa oscurare il Natale, perché proprio il significato autentico di questa celebrazione è la manifestazione dell’amore profondo di Dio, che manda il suo Figlio Unigenito, un bambino piccolo e indifeso, nato nella povertà, da accogliere come nostro Salvatore” afferma il presule. Da qui il suo incoraggiamento: “Vi invito ad aprire le porte del vostro cuore affinché il Bambino Gesù entri nella vostra vita, perché è la nostra speranza, è la nostra via, è la nostra verità e la garanzia della nostra vita eterna”. Per l’arcivescovo di Panama, per celebrare veramente il Natale basta guardare il cielo e mettere il proprio cuore nel Bambino Gesù, “perché dove c'è la preghiera c'è Dio e dove c'è Dio c'è il Natale”. “Possa la vicinanza di Dio aiutarci e insegnarci a essere vicini anche ai nostri fratelli e sorelle, a diventare vicini solidali con le loro gioie e dolori” aggiunge il presule, che suggerisce di cambiare il dramma dell’isolamento dovuto all’emergenza coronavirus e alla pandemia creando una rete di vicinanza in tutti gli ambiti della società, perché nessuno si senta solo e tutti sperimentino il calore della fratellanza. (TC)

25 dicembre - IRLANDA Monsignor Martin: la buona notizia è Gesù Bambino, nato a Betlemme per essere il nostro Salvatore

Nell’omelia della Messa della notte di Natale, monsignor Eamon Martin, arcivescovo di Armagh e primate di tutta l’Irlanda ha voluto ripetere ai fedeli il messaggio dell’angelo ai pastori: “Non temete. Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo”. Per il presule, in questo tempo segnato dalla pandemia di Covid-19 c’è proprio bisogno di sentire queste parole. “La pandemia ci ha lasciato incerti sul futuro, stanchi di tutte le restrizioni in atto, confusi dalle diverse notizie, agitati, addirittura spaventati, nel sentir parlare di nuove ondate e nuove varianti del virus - ha aggiunto monsignor Martin -. È naturale desiderare una buona notizia; cerchiamo un barlume di speranza; desideriamo ardentemente la promessa di un futuro più luminoso”. Per le persone di fede, ha proseguito il presule, quella buona notizia, quella speranza e promessa è Gesù Bambino, “nato a Betlemme per essere il nostro Salvatore”. “Come i Magi che hanno seguito la stella, la fede guida il nostro viaggio attraverso l’incertezza e l’ignoto - ha evidenziato il primate di tutta l’Irlanda -. Il Natale ci invita all’incontro personale e all’amicizia con Dio” Per monsignor Martin la nascita del Salvatore, il “messaggio gioioso che ‘Dio ci ha amati per primo’, non è qualcosa di privato o individuale, o da tenere per noi stessi”, ma va condiviso. “Questo è il motivo per cui ci addolora così tanto quando siamo limitati dal radunarci fisicamente per esprimere la nostra fede - ha rimarcato il presule - quando non siamo in grado di stare insieme come una famiglia completa, pregando, lodando e cantando ‘Gloria a Dio nell'alto dei cieli’! Abbiamo fame del culto domenicale e del nutrimento dell'Eucaristia. Desideriamo - ha affermato monsignor Martin - che questa pandemia finisca in modo da poterci incontrare di nuovo insieme in sicurezza come Popolo di Dio (…) Attendere con ansia quel giorno ci incoraggia a fare uno sforzo speciale questo Natale e nel nuovo anno che verrà per mantenere Cristo al centro della nostra vita”. Per il presule va continuata l’opera di amore, compassione, cura, perdono, guarigione e carità di Cristo, “mantenendo viva la luce della speranza che risplende già, dall’inizio di questa terribile pandemia, nella testimonianza di tante brave persone”. Infine monsignor Martin ha invitato a riflettere sul fatto che le restrizioni imposte dalle norme anti-Covid hanno portato più tempo e spazio per la riflessione e la contemplazione, per capire cos'è più importante nella vita, cosa dà speranza, dov’è la luce. “Per i cristiani le risposte a queste domande si trovano proprio nel cuore della storia del Natale - ha concluso l’arcivescovo di Armagh - nella meraviglia di Gesù Bambino, nato per essere il nostro Salvatore; nell’insondabile mistero dell’Emmanuele, Dio con Noi”. (TC)

25 dicembre - ITALIA Don Grimaldi: l’attenzione verso le carceri non sia relegata ad alcuni momenti

“Il cammino che i detenuti hanno fatto con i cappellani è un percorso di fede. Ma, oggi, Natale è per loro un evento invisibile. Invisibile perché non ci sono le Celebrazioni liturgiche, non ci sono i contatti, mancano le catechesi. Nonostante tutto però questo Natale è un Natale più intimo”: lo ha detto in un’intervista concessa a Tele Radio San Pietro don Raffaele Grimaldi, ispettore dei cappellani delle carceri d’Italia. “I detenuti da sempre hanno vissuto gli eventi liturgici, le ricorrenze della Fede Cattolica, nella pura semplicità che permette loro di dialogare con Dio e di lasciarsi inondare dall’amore di Dio - ha spiegato don Grimaldi -. Potremmo dire che le carceri rappresentano, oggi, un quadro vivente di un presepe vivente, nel quale si vive la Misericordia e si recepisce il messaggio di Speranza”. Ricordando poi la nascita di Gesù, che non ebbe posto in nessun albergo, don Grimaldi ha sottolineato che “le porte si erano chiuse davanti al Messia che doveva nascere e quindi anche Maria e Giuseppe - esuli - si sono sentiti emarginati”. Per l’ispettore dei cappellani delle carceri “questa ‘rievocazione storica’ è quello che avviene per tanti detenuti che, spesso, sono emarginati, gli scartati dalla società”. “Durante il Natale c’è molta solidarietà e vicinanza con le persone che vivono il carcere soprattutto ora che la Pandemia ha distanziato maggiormente e ha acuito le criticità che si vivono nelle carceri” ha rimarcato don Grimaldi che ha anche lanciato un appello perché l’attenzione verso le carceri non sia relegata ad alcuni momenti particolari. “Ci sia la continuità e la consapevolezza che fuori dal carcere i detenuti devono trovare una società inclusiva e accogliente - ha evidenziato -. Perciò, quel Gesù che non viene accolto nell’albergo è l’esperienza che fanno i nostri fratelli quando escono dal carcere perché fanno fatica ad essere accolti nella società”. Infine l’ispettore dei cappellani delle carceri ha commentato con queste parole la notizia dell’autorizzazione del decreto della Congregazione delle Dottrina della Fede sulla beatificazione del magistrato Rosario Livatino: “Per il mondo del carcere la beatificazione di un magistrato è un messaggio forte e attuale per i magistrati. I giudici hanno in mano le sorti di tanti uomini e donne e perciò chiediamo che anche loro che siano illuminati dalla grazia del Vangelo che coniuga Giustizia e Misericordia sull’esempio testimoniale del Servo di Dio, Livatino”. (TC)

24 dicembre - BRASILE Nuovo portale per la Commissione episcopale Vita e famiglia

www.vidaefamilia.org.br: questo l’indirizzo del nuovo portale lanciato dalla Commissione per la Vita e la famiglia della Conferenza dei vescovi del Brasile (Cnbb). Presentato ufficialmente on line il 21 dicembre, il nuovo strumento digitale è strutturato secondo tre assi portanti: vita, famiglia e Chiesa. Unico, però, è il suo obiettivo, ovvero quello di offrire una visione più ampia dei contenuti, con approfondimenti specifici in ogni ambito. In quest’ottica, il portale metterà a disposizione non solo notizie, ma anche riflessioni, podcast e video, così da essere accessibile ad ogni persona interessata. La pagina, inoltre, fungerà anche da “raccoglitore” di tutte le iniziative avviate dagli agenti pastorali regionali e diocesani del Brasile. “Chi ama la famiglia e la vita – ha detto durante la presentazione il presidente della Commissione, Monsignor Ricardo Hoerpers – troverà una porta aperta sul web e potrà collaborare con noi, così da realizzare uno spazio virtuale non solo informativo, ma anche formativo e dinamico, per comprendere in profondità ciò che la Chiesa ha da dire sul tema della famiglia e della vita”. Da segnalare che a metà dicembre la medesima Commissione episcopale ha lanciato un’altra iniziativa, ovvero un nuovo “servizio alla vita” affidato ai laici, denominati "Cooperatori dell'amore di Dio creatore", con un’espressione ispirata dall'Esortazione Apostolica “Familiaris Consortio” siglata da San Giovanni Paolo II nel 1981. Impegnati a rafforzare la promozione, la difesa e la cura della vita, i “cooperatori” faranno da ponte tra le proposte della Pastorale familiare nazionale e quelle degli Uffici diocesani. Importante sarà anche l'animazione di celebrazioni specifiche, nonché il confronto con le Commissioni di bioetica, le università e le associazioni che si occupano della tutela della vita. (IP)

24 dicembre - IRLANDA Vescovi di Ferns, Ossory e Kilmore: il Natale è “il vaccino della speranza” contro le paure della pandemia

È la speranza il filo rosso che lega i messaggi natalizi di tre presuli irlandesi: Monsignor Denis Brennan, vescovo di Ferns; Monsignor Dermot Farrell, vescovo di Ossory, e Monsignor Martin Hayes, vescovo di Kilmore. Nelle loro parole, infatti, risuonano da un lato le note drammatiche della pandemia da Covid-19 che ha sconvolto il mondo, provocando danni irreparabili a livello umano, sociale ed economico e mandando in frantumi certezze e sicurezze; ma dall’altro si avverte la forza della speranza cristiana, rappresentata dalla nascita di Gesù Bambino, venuto al mondo per salvare l’umanità. Il 2020 “è stato un anno senza precedenti”, scrive in particolare Monsignor Brennan, citando i tanti morti, le tante restrizioni, le tante difficoltà affrontate dalla popolazione.  Eppure, è proprio in questo anno “come nessun altro” che “bisogna parlare di speranza – spiega – perché nella nascita di un Bambino deposto in una mangiatoia, Dio si è fatto vicino nel tempo e nello spazio all’umanità”. “Non siamo soli, Dio è con noi – ribadisce Monsignor Brennan – E soprattutto quest’anno abbiamo bisogno del ‘vaccino della speranza del Natale’, in attesa che arrivi quello contro il Covid-19”. Di qui, il suggerimento di alcuni gesti concreti da mettere in atto per “praticare la bontà”: non dimenticare i sofferenti e gli emarginati; ringraziare chi opera in prima linea nell’emergenza sanitaria; esprimere gratitudine ai sacerdoti che hanno portato e continuano a portare avanti la loro missione, nonostante le difficoltà. (IP)

24 dicembre - PORTOGALLO A gennaio, simboli Gmg 2023 saranno accolti nella Cattedrale di Lisbona

Era il 27 gennaio 2019 quando, al termine della Giornata mondiale della gioventù di Panama, veniva annunciata la sede della Gmg successiva, ovvero Lisbona, in Portogallo. Prevista inizialmente nel 2022, la Gmg portoghese è stata posticipata al 2023, a causa della pandemia da Covid-19. Ed ora, a due anni di distanza dall’annuncio, il prossimo 27 gennaio la Cattedrale di Lisbona accoglierà i simboli dell’evento, ovvero la Croce pellegrina e l’icona mariana della “Salus populi romani”. In osservanza alle restrizioni anti-Covid, la cerimonia di accoglienza avverrà alla presenza dei soli rappresentanti diocesani e dei membri del Comitato organizzatore locale della Gmg. Tuttavia, l’intero avvenimento verrà trasmesso in diretta su web, così da permettere ai giovani del Portogallo, ma anche di tutto il mondo, di prendervi parte, seppur virtualmente. Una volta conclusa l’accoglienza a Lisbona, entrambi i simboli inizieranno un pellegrinaggio in tutto il Paese. Intanto, in vista del 2023, il Comitato preparatorio promuove, il 23 di ogni mese, attività di riflessione sul significato della Gmg. Ad esempio, per dicembre, è stato pensato uno speciale momento di preghiera, legato anche alla Solennità del Natale. “Vegliate, perché non sapete né il giorno né l'ora” è stato il motto dell’evento, ispirato al Vangelo di Matteo (Mt 25,13), che è stato trasmesso in diretta Facebook e YouTube dal Patriarcato di Lisbona. A Coimbra, invece, si è organizzato “un viaggio virtuale” nella storia della Gmg, sempre realizzato attraverso le piattaforme digitali, mentre a Madeira è stata preparato un momento di condivisione della "Luce di Betlemme", durante il quale i giovani hanno acceso una candela per illuminare il Natale. Da ricordare che la Croce pellegrina e l’icona mariana sono state consegnate da una delegazione panamense ad una delegazione portoghese lo scorso 22 novembre, Solennità di Cristo Re, in occasione della Santa Messa presieduta da Papa Francesco nella Basilica Vaticana. Al termine del rito, inoltre, il Pontefice ha annunciato che, d’ora in poi, la celebrazione diocesana della Gmg verrà spostata dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Cristo Re. Affidata da San Giovanni Paolo II ai giovani sin dal 1984, a conclusione dell'Anno Giubilare della Redenzione, la Croce del Giubileo è oggi conosciuta come la Croce della Gmg e da allora è uno dei simboli di ogni edizione internazionale della Giornata. Nel 2003, inoltre, Papa Wojtyła offrì alla gioventù anche una copia dell'Icona di Maria Salus populi romani, che affianca la Croce nei suoi pellegrinaggi per il mondo. (IP)

24 dicembre - CANADA Natale. Presidente vescovi: Natale è tempo privilegiato per divenire persone migliori

Natale è “un tempo benedetto e privilegiato nella nostra vita, in cui il Signore può portare un cambiamento dentro di noi e renderci discepoli migliori”: questo il cuore del Messaggio natalizio scritto da Monsignor Richard Gagnon, Arcivescovo di Winnipeg e presidente della Conferenza episcopale canadese (Cccb).  “La pandemia mondiale degli ultimi mesi – afferma il presule – ha rappresentato un periodo di incertezza e di difficoltà senza precedenti”, che ha visto anche “l’annullamento delle liturgie pubbliche e il declino della vita parrocchiale e diocesana”. Inoltre, è emersa sempre più la consapevolezza “drammatica” di quanto l’uomo sia “realmente vulnerabile di fronte alle calamità naturali e alle malattie”. Tuttavia, ribadisce Monsignor Gagnon, “la debolezza e la paura, pur facendo parte della nostra vita, non sono tutto, perché c’è anche un’altra realtà”: quella di “essere determinati ad andare avanti”, grazie ad “una riflessione sulla nostra vita personale, familiare, relazionale” e attraverso “la preghiera e la Parola di Dio”. Questi mesi difficili, sottolinea ancora il presidente della Cccb, hanno anche permesso ai così detti “cristiani nascosti”, ovvero ai battezzati non praticanti, di “apprezzare maggiormente la fede”, aprendo “nuove opportunità di ricostruire la Chiesa in modi nuovi, con l’aiuto del Signore”. Guardando, poi, alle liturgie natalizie, l’Arcivescovo di Winnipeg sottolinea come esse parlino di “una nuova luce e una nuova speranza sorta nel mondo”, per rischiarare le tenebre. Pur consapevoli del fatto che “l’annuncio glorioso della nascita di Gesù Bambino non ha messo fine alle ombre presenti nel mondo”, tuttavia - conclude il presule - “la speranza del Natale è che la luce di Betlemme guidi i nostri passi verso il rinnovamento della nostra vita cristiana”. (IP)

24 dicembre - POLONIA Natale. Vescovi: Cristo condivide nostre sofferenze e ci mostra amore immutabile

“Non dimentichiamo che Gesù Cristo, venuto sulla terra per vivere in mezzo a noi, condivide con noi le nostre sofferenze, disagi e ansie”: con queste parole di incoraggiamento, Monsignor Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca (Kep), rivolge i suoi auguri ai fedeli, in occasione delle festività natalizie. E lo fa attraverso un videomessaggio in cui sottolinea che, a causa della pandemia da Covid-19, “il Natale di quest’anno sarà diverso: molte persone, infatti, non potranno partecipare alla Santa Messa o incontrare familiari e amici”. Tuttavia, sottolinea il presule, la nascita del Salvatore è un segno di “pace e speranza per tutti”. “Auguro a tutti voi – conclude il presidente della Kep – un Natale sereno”. Gli fa eco il segretario generale dell’episcopale, Monsignor Artur G. Miziński che, in un secondo videomessaggio, afferma: “Il Natale sia per tutti una fonte di gioia e di speranza per il futuro, per superare tutte le difficoltà quotidiane". Guardando, nello specifico, alla difficile situazione dell’emergenza sanitaria che “ha messo in risalto l’incertezza delle cose terrene, portando la nostra attenzione a focalizzarsi su ciò che è permanente”, il presule esorta i fedeli a volgersi verso "l'amore immutabile di Dio” che ha amato l’uomo tanto da donare il Figlio per la sua salvezza. Cristo “è nato per stare con noi e per affrontare le sofferenze con noi”, spiega il vescovo. Augurando a tutti un Buon Natale, quindi, Monsignor Miziński invita i credenti alla preghiera e alla vicinanza spirituale con chi è solo, affinché “la gioia della nascita del Salvatore raggiunga tutti”. (IP)

24 dicembre - INDIA Cardinale Gracias ai sacerdoti: anche in tempi difficili, siamo fiduciosi nel Signore

“Viviamo tempi difficili, ma abbiamo fiducia nel Signore”: scrive così il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay, in India, nel suo Messaggio di Natale ai sacerdoti diocesani. Un Natale particolare, quello di quest’anno, sottolinea il porporato, a causa della pandemia da Covid-19 che ha stravolto il mondo. Solo in India, ad oggi si contano oltre 10 milioni di contagi e 147mila decessi. “Non posso non esprimere la mia ammirazione ad ognuno di voi – dice l’Arcivescovo ai membri del clero – per aver saputo portare avanti la vostra missione anche nelle circostanze più impegnative”. Il Cardinale Gracias ricorda, a tal proposito, le ultime normative anti-contagio stabilite dalle autorità statali: alle Messe di Natale, possono accedere in chiesa massimo 200 fedeli di età non superiore a 50 anni, con l’obbligo di mantenere il distanziamento regolamentare, usare la mascherina e sanificare le mani. Per consentire, comunque, a tutti i credenti di vivere le celebrazioni natalizie, il porporato suggerisce di aumentare il numero delle Messe quotidiane, rendendole però più brevi, o di celebrarle contemporaneamente in diverse sale parrocchiali, là dove possibile, scaglionando sempre l’entrata e l’uscita delle persone, così da evitare assembramenti. Tali indicazioni, che sono valide anche per il 31 dicembre, prevedono inoltre che le Messe non inizino oltre le ore 19.00. “Si tratta di misure necessarie per tutelare il nostro popolo – conclude l’Arcivescovo di Bombay - La mia preghiera è che Gesù Bambino porti la sua pace, la gioia, l'amore e la buona salute a tutto il mondo”. (IP)

24 dicembre - AMERICA LATINA Celam: Natale 2020, la speranza nascosta

Una speranza nascosta, ma che brilla fortemente: questo è il senso del Natale 2020 messo in risalto da Monsignor Jorge Eduardo Lozano, Arcivescovo di San Juan de Cuyo in Argentina, e Segretario generale del Celam (Consiglio episcopale dell’America Latina), in un articolo pubblicato sul numero natalizio della rivista spagnola “Vida Nueva”. In questi tempi di crisi dovuta alla pandemia da Covid-19, scrive il presule, risuona costantemente, da più parti, “l’appello alla speranza”, ma è un invito che si intreccia, nel profondo, con alcune domande sulla fede. “Cosa vuole dirci Dio attraverso tutto questo? – chiede Monsignor Lozano – E si può avere speranza senza essere credenti?”. Di qui, la sottolineatura che il presule fa: la speranza non è una “formula magica”, né deve essere “confusa con l’ottimismo” o con “un’illusione”. Al contrario, essa “ci tiene con i piedi per terra per proiettarci nel futuro” e soprattutto “ci mantiene saldi” nei momenti di “tempestosi” come quelli attuali. Sono tante e diverse, infatti, le ricadute emotive, economiche e sociali della pandemia che, nota il segretario generale del Celam, “ha messo in luce molte disuguaglianze”, provocando “la perdita del lavoro, l’aumento delle violenze domestiche, il sacrificio della vita per chi è in prima linea” e finendo per “soffocare i sogni” di chi non ce la fa ad andare avanti. Al contempo, però, si sono moltiplicate “le espressioni di solidarietà”, anche grazie a “le comunità religiose, le organizzazioni sociali, le singole imprese e tutti coloro che cercano di affrontare le situazioni più urgenti”. “La gente non vuole arrendersi – sottolinea Monsignor Lozano – Anche per questo sono cresciute le iniziative religiose on line”, perché “la fede non ci aliena con le illusioni”, bensì “ci dà la forza necessaria per essere testimoni della nuova vita del Signore”. Soprattutto questi tempi difficili, dunque, “siamo chiamati ad essere una Chiesa in uscita, missionaria e sinodale”, aprendo “il nostro cuore ai tanti che sono stati colpiti dalla pandemia”, come i malati, i disoccupati, le famiglie in difficoltà. Questo è fondamentale, scrive ancora il vescovo, nel momento in cui “la notte sembra invadere tutto”, “la legge del più forte sembra prevalere” e “gli abusi di potere sembrano non avere limiti”, rendendo i poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. Di qui, l’esortazione finale ad avere fede che “non è un'astrazione, ma un legame con il Cristo vivente e con la comunità”. "A Lui rivolgiamo lo sguardo per guarire le ferite dell'umanità desolata – conclude Monsignor Lozano – perché attraverso la morte e la risurrezione di Gesù, Dio ci rende la sua famiglia e ci rende liberi”. (IP)

24 dicembre - ITALIA “Siamo qui” Natale al tempo del Covid nel carcere della Giudecca (Venezia). Il racconto dei ragazzi guidati dalle Suore di Maria Bambina

Un Natale diverso, insolito, certamente meno gioioso quello dei giovani volontari del Carcere della Giudecca. Lontano dalle attività e privati della presenza delle loro “amiche” (le ospiti dell’istituto di pena veneziano), hanno comunque deciso di non far mancare la vicinanza e il supporto che caratterizza il loro prezioso servizio al fianco delle Suore della Carità.  Durante il periodo di Avvento hanno inviato attraverso e-mail le sagome delle loro mani decorate che, unite a quelle delle donne detenute, sono state assemblate in una grande scritta: “Siamo qui…”. L’idea è venuta a Suor Franca Busnelli, religiosa delle Suore di Maria Bambina, che presta servizio da sei anni nel carcere della laguna. Il giorno di Natale, inoltre, ciascuna ospite riceverà una lettera scritta da un volontario e una stella che verrà appesa in cella alle ore 20, in comunione con tutti coloro che decideranno di aderire all’iniziativa promossa attraverso le piattaforme social. “Ogni stella riporta la frase: “…sotto la stessa luce!”, che completa il “Siamo qui…”. Un segno di speranza, di coraggio verso il futuro, per sentirsi fratelli, per abbattere ogni distanza e barriera, riconoscendo la comunanza di desideri, sogni e speranze” spiega la religiosa. I giovani sono al lavoro, inoltre, per realizzare un incontro virtuale anche in occasione dell’Epifania: un video, con la lettura di un brano o di una poesia, porterà il loro pensiero ad ogni donna in attesa di poterle riabbracciare. “Dal 24 dicembre al 6 gennaio le giornate hanno un sapore speciale di festa, di pranzi, di famiglia, di calore e vicinanza nelle relazioni. Fino all’anno scorso per noi, come per tanti altri giovani, questo periodo era vissuto anche con il grande desiderio di raggiungere prima possibile la stazione dei treni. Destinazione: Venezia, carcere femminile della Giudecca” raccontano i volontari. Per loro, infatti, passare i giorni di capodanno o dell’Epifania dentro quelle mura racchiude sempre un vortice di emozioni. “Dati i legami che si creano con le iniziative estive, ogni volta c’è grande attesa di ritrovarsi dopo tanto tempo per scambiarsi un abbraccio, per vivere insieme i dialoghi e le attività durante le feste” spiegano. “La mente ripercorre i ricordi di 12 mesi fa” continuano “Come in tutte le nostre case, i preparativi per l’ultima notte dell’anno entrano nel vivo subito dopo il Natale: chi pensa ai giochi, chi alle musiche per cantare insieme o per fare balli di gruppo, altre invece si occupano delle decorazioni per il salone dell’istituto…nulla viene lasciato al caso e ciascuno cerca di sfoggiare il proprio “abito migliore”. I sorrisi, le chitarre, l’accoglienza e l’entusiasmo si mischiano con i racconti, le lacrime, il pensiero fisso e doloroso dei cari lontani” Per l’Epifania invece preparano le calze, con qualche caramella e dolcetto, accompagnate da biglietti scritti a mano con un augurio speciale per ogni donna: un compito delicato e profondo, per restituire Speranza, per riprendere al meglio il cammino della vita. “Non possiamo dimenticare anche la scelta dei peluche, da accompagnare alla calza, per i bimbi dell’ICAM (Istituto a custodia attenuata per madri ndr): è fenomenale vedere i loro occhi riempirsi di felicità e gioia pura, per una cosa così piccola rispetto alle montagne di giochi presenti nei nostri salotti.  La parte più divertente è quando uno di noi volontari si traveste poi da befana per la consegna dei regali: le risate non mancano mai e il clima si distende per qualche ora, anche dentro le mura” continuano Per Chiara Iacuone, una delle volontarie, si tratta di un’esperienza ricca di umanità e di verità “essere volontaria in carcere è un’opportunità unica, in cui si ha l’occasione di trovarsi cuore a cuore con l’errore, il dolore ma anche con la speranza. L’insegnamento più grande che mi hanno dato le donne della Giudecca è che ognuno di noi deve essere vigilante perché il confine che divide il bene dal male è molto labile. Nulla mi dà il diritto di giudicare e, in questi anni, diverse volte mi sono chiesta cosa avrei fatto se mi fossi trovata al loro posto, con la loro storia, la loro cultura” prosegue Chiara “Ogni persona è immensamente altro da ciò che appare e compie. Alla Giudecca riscopro sempre il volto di un’umanità ferita dal male ma che non è sconfitta, vuole e può rialzarsi. Ho visto donne che hanno la possibilità di lavorare, di scrivere, di comporre poesie, di compiere gesti gratuiti di solidarietà. Ho visto donne aiutarsi vicendevolmente, giocare a pallavolo per il solo gusto di divertirsi, ballare per sentirsi libere. Ho sperimentato che solo il bene può vincere il male, che soltanto l’amore vince” (DD)

23 dicembre - BELGIO I vescovi: siamo vicini a quanti quest’anno hanno perso qualcuno a causa del coronavirus

“Dio è vicino a noi nella sua umanità, Gesù viene a condividere la nostra condizione umana, lo Spirito ci tira fuori dalla paura e dall’insicurezza e ci spinge ad essere solidali con i più poveri”: lo scrive il cardinale Jozef De Kesel, presidente della Conferenza episcopale del Belgio insieme agli altri vescovi del Paese nel messaggio di Natale ai fedeli. “A nome di tutti i vescovi, vi auguro il calore di una profonda comunione tra di voi e con Dio in questo tempo di Natale” aggiunge il porporato. “Il Natale quest’anno sarà diverso. Ci costringe il coronavirus - si legge ancora nel messaggio -. Ci sentiamo particolarmente vicini a tutte le famiglie che hanno perso quest’anno una persona cara o un amico a causa del coronavirus. Una perdita molto dolorosa nelle settimane a venire. Ma il presepe rimane lo stesso. Tutti i personaggi familiari sono lì”. Non ci saranno solenni celebrazioni nelle chiese, né grandi tavole imbandite, osserva il cardinale De Kesel con uno sguardo alla triste realtà attuale: strade vuote, bambini e studenti davanti ai computer per seguire lezioni e corsi; medici e infermieri che lavorano instancabilmente per aiutare i malati di Covid-19; scienziati e politici, economisti e sociologi che si mobilitano. “Ma vedo anche coloro che si schierano per difendere l’equità e la fiducia, tra molte voci dissidenti - aggiunge l’arcivescovo di Malines-Bruxelles -. Vedo alcuni che lavorano in solidarietà con concittadini di origini, lingue e culture diverse, figli di famiglie benestanti e meno abbienti”. Poi il porporato conclude: “Vedo la luce delle candele brillare su molte finestre quest’anno, molti più uffici o piazze addobbati per Natale, chiese la cui luce interna risplende verso l’esterno, soprattutto la sera quando scende la notte”. Infine per il presidente della Conferenza episcopale “la luce e il calore che ogni candela diffonde è una vittoria sul buio e sul freddo” e “ogni fiamma evoca fuoco e luce dall’alto, come le innumerevoli costellazioni e la Stella che illumina il cielo sui campi di Betlemme” (TC)

23 dicembre - ITALIA Il giorno di Natale a Roma pranzo prêt-à-porter offerto dalla Comunità di Sant’Egidio per un centinaio di poveri

Saranno un centinaio, quest’anno i poveri invitati ad un pranzo prêt-à-porter il 25 dicembre dalla Comunità di Sant’Egidio, a Roma, a Santa Maria in Trastevere. L’appuntamento è alle 12.30, proprio nel luogo in cui, nel lontano 1982 venne realizzato il primo pranzo con i poveri. Nel rispetto delle norme anti-Covid, anche quest’anno la Comunità di Sant’Egidio sarà al fianco degli ultimi per i quali sono stati preparati pure dei doni. Lo speciale pasto natalizio sarà confezionato con materiale compostabile. Iniziative simili sono previste in tutta Italia e in vari paesi del mondo. In queste settimane la Comunità di Sant’Egidio ha avviato la distribuzione di pacchi alimentari e doni in tutte le aree geografiche segnate dall’emergenza coronavirus. Lo scorso Natale alle iniziative della Comunità di Sant’Egidio hanno preso parte 60 mila persone in Italia e oltre 200 mila in tutto il mondo. “Profondamente convinti che non ci si salva da soli, insieme a molti volontari - si legge in un comunicato della Comunità di San’Egidio - soprattutto giovani, che si sono uniti a noi in questi mesi, anche quest’anno vogliamo raggiungere tanti senza fissa dimora, anziani, famiglie impoverite dalla crisi e tutti coloro che attendono un segno per rinascere insieme”.

23 dicembre IRAQ Al via il “Centro della speranza” in aiuto dei cristiani sfollati

 L’agosto del 2014 è un mese che i cristiani iracheni difficilmente dimenticheranno. Nella notte tra il 6 e il 7 agosto di sei anni fa, infatti, circa 120mila tra loro scapparono dalla piana di Ninive, costretti alla fuga dai miliziani del sedicente Stato islamico. 13mila abitazioni vennero colpite, più di mille finirono totalmente distrutte, mentre i cristiani cercarono riparo altrove. Due anni più tardi, la Piana di Ninive venne liberata dall’occupazione jihadista e i fedeli cominciarono a rientrare in patria. Ad oggi, però, solo una parte della popolazione cristiana è tornata a casa ed i numeri lo dimostrano: se prima della guerra del 2003, i cristiani in Iraq erano un milione e mezzo, oggi sono circa 200mila. Per questo, “Open Doors (Porte Aperte)”, l’organizzazione non-profit che sostiene i cristiani perseguitati a causa della fede in più di 60 Paesi nel mondo, ha lanciato un "Centro della speranza", così da permettere alle famiglie cristiane fuggite nel 2014 di fare ritorno a Mosul e nella vicina città di Alqosh.  L’iniziativa di “Open Doors” è raccontata dal numero settimanale del Bollettino sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid-19, a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. Tutto è partito da un gesto compiuto da un’associazione di volontariato locale: la rimozione di un cumulo di macerie dall’interno di una chiesa. Un gesto semplice, ma ricco di significato, come spiega Mohammed Essam, uno dei fondatori dell’organismo: “È un messaggio per i cristiani, affinché ritornino. Loro appartengono a Mosul”. Testimone diretto delle violenze perpetrate contro i cristiani iracheni, Essam ha visto con i suoi occhi le case messe a soqquadro e le chiese saccheggiate. Ma ha deciso di reagire: insieme ai suoi collaboratori, si è rimboccato le maniche per distribuire cibo e raccogliere fondi, così da ricostruire le abitazioni degli sfollati cristiani. “Mosul è anche la loro città”, sottolinea. Il “Centro della speranza”, avviato all’inizio di dicembre, è un edificio annesso a una chiesa locale, che lavora per ricostruire case offrendo fondi economici e manodopera; rafforzare la comunità cristiana avviando progetti di sviluppo socio-economico nonché didattici per le scuole; infine, favorire un nuovo slancio spirituale attraverso la formazione biblica per giovani e adulti. Un supporto importante arriva anche dalla preghiera: “Pregate che Dio doni alle famiglie cristiane la pazienza di tenere duro nella loro terra – chiede “Open Doors” ai fedeli - Pregate per i giovani dell’Iraq affinché rimangano forti nelle loro difficoltà e siano luce e sale di questo Paese; pregate per i ministri e leader iracheni, così che il loro esempio possa promuovere la pace, l’unità della Chiesa e lo sviluppo della nazione”. “Vogliamo fare la differenza nella vita dei cristiani iracheni così che, incoraggiati e uniti, partecipino alla ricostruzione del loro Paese”, spiega ancora l’organizzazione no-profit. Su tutto, predomina la volontà di alleviare la sofferenza della comunità cristiana, anche nel difficile contesto provocato dalla pandemia da Covid-19. In Iraq, infatti, l’emergenza sanitaria da coronavirus ha fatto registrare, ad oggi, 587mila casi in totale, con quasi 13mila decessi. “Tutte le persone hanno pari diritto di lavorare, di mettere a frutto i loro talenti e di guadagnarsi da vivere – si legge inoltre sul Bollettino del Dicastero - Da un lato, la diffusione del coronavirus ha accentuato le disuguaglianze sociali e reso i più deboli ancora più vulnerabili; dall'altro, essa ha messo in luce l'importante ruolo degli sfollati nella nostra economia e società”. Di qui, il richiamo a “fornire opportunità ai più vulnerabili, perché possano realizzare il proprio potenziale e contribuire, così, al bene della società”. (IP) 

23 dicembre - IRLANDA Natale 2020. Monsignor Nulty: “Non possiamo abbassare la guardia”

“Non possiamo abbassare la guardia, non possiamo abbassare lo standard di vita vissuto negli ultimi dieci mesi. Un Natale come sempre, annullerebbe i grandi sacrifici e il lavoro degli ultimi dieci mesi”. Scrive così monsignor Denis Nulty, vescovo della diocesi di Kildare e Leighlin, nel suo messaggio di Natale, diffuso oggi dall’ufficio stampa della Conferenza episcopale irlandese. Egli ricorda che i giorni e le settimane intorno a Natale e Capodanno saranno momenti cruciali, per cercare di tenere sotto controllo la pandemia di coronavirus. Il presule invita i cattolici  a ricordare, anche attraverso uno striscione collocato al di fuori delle 56 parrocchie della diocesi, il messaggio centrale del Natale, che “quest’anno ci parla in modo particolare”, e cioè che “Dio è con noi”. Monsignor Nulty augura a tutti i credenti che quest’anno possano sperimentare la sua vicinanza più che mai. “Anche se non possiamo abbracciarci – scrive il vescovo di Kildare e Leighlin -, sappiate che Egli ci sostiene. Anche se la nostra mascherina nasconde il nostro volto, sappiate che Egli vede i nostri sorrisi. E anche se manteniamo il distanziamento sociale, sappiate che Egli non è mai lontano da noi, Egli cammina al nostro fianco. È sempre con noi”, conclude monsignor Nulty. (AP)

23 dicembre - GERMANIA La lettera dei vescovi per Natale: grazie a tutti coloro che sfidano la pandemia

Caritas, centri di consulenza e uffici che si occupano di Pastorale: a tutti coloro che sfidano la pandemia in modo “diverso” va lo speciale augurio di Natale firmato congiuntamente dall'arcivescovo Stephan Burger, presidente della Commissione Caritas della Conferenza episcopale tedesca; monsignor Franz-Josef Bode, presidente della Commissione Pastorale; e da monsignor Heiner Koch, presidente della Commissione per il Matrimonio e la Famiglia, e pubblicato sul sito dell’Episcopato. "Così facendo, ognuno di voi compie nella nostra società numerosi e preziosi atti di solidarietà – si legge nella lettera - vi auguriamo di trarre dalla Buona Novella dell'Incarnazione di Dio il coraggio e la forza di continuare a essere presenti per le persone che hanno bisogno del vostro aiuto. Come vescovi, vogliamo lavorare per garantire che possiate continuare a svolgere il vostro lavoro in buone condizioni di sicurezza nel nuovo anno e che il vostro impegno riceva attenzione e apprezzamento". “Più a lungo dura la sfida della pandemia, più diventa chiaro chi sarà particolarmente colpito dalla continua necessità di misure restrittive, come i bambini e i giovani che a scuola non riescono a vedere i loro amici come sono abituati, ma soprattutto coloro che già soffrono di solitudine, vecchiaia, stress fisico e psicologico dovuto a malattie, povertà, condizioni familiari difficili o mancanza di una casa – continuano i vescovi - la crisi dovuta al Coronavirus intensifica le loro preoccupazioni”. "L'attenzione sempre rinnovata per chi ha bisogno di conforto e di aiuto percorre tutta la storia del cristianesimo – concludono - i collaboratori della Caritas, i centri di consulenza e di Pastorale adempiono così, in condizioni difficili, la missione di Gesù, che vale anche oggi: ‘Poiché l'avete fatto per uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me’. (Mt 25:40)”. (RB)

23 dicembre - REPUBBLICA CECA Il pranzo di Natale della Comunità di Sant’Egidio ai tempi della pandemia

Il tradizionale pranzo di Natale per i poveri organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio si farà anche quest’anno, naturalmente con tutte le dovute precauzioni imposte dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Coronavirus, come precisa il sito della Conferenza episcopale ceca. Il 25 dicembre, per la 23.sima volta, dunque, circa 200 persone parteciperanno al tradizionale pranzo di Natale che si svolgerà dalle 11.30 alle 13. Gli ospiti accolti quest'anno saranno soprattutto i senzatetto e le persone ai margini della società. Il pranzo sarà benedetto, come da tradizione, dall'arcivescovo di Praga, cardinale Dominik Duka e rispetto agli anni precedenti, si svolgerà nel cortile del convento francescano in piazza Jugmann. Questo il menu previsto dalla Comunità di Sant’Egidio che ha messo in capo circa 60 volontari aspettandosi un’affluenza di circa 200 persone: zuppa di pesce e bistecca con insalata; come dessert, biscotti e frutta di Natale. Per ogni ospite, inoltre, viene preparato anche un regalo di Natale. "Non ci è mai venuto in mente di cancellare il nostro pranzo di Natale quest'anno. Al contrario, stiamo lavorando duramente per tutto l'Avvento per trovare un modo per festeggiare il Natale con i poveri, perché la bontà, la solidarietà e la pandemia non finiscano. È possibile, anche con tutte le misure antiepidemiche, ovviamente ", dice Jan Janda, membro della comunità di S. Egidio e tra i principali organizzatori. (RB)

23 dicembre - MEDIO ORIENTE Nasce Momentum, bollettino di informazione settimanale del MECC

Un nuovo strumento per comunicare con i fedeli del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (MECC). Si chiama “Momentum” ed è un bollettino settimanale rivolto ai responsabili delle Chiese, ai parrocchiani, alla famiglia ecumenica e alle organizzazioni vicine al MECC. La testata prende il nome da uno dei tre principi operativi che costituiscono i pilastri dell’azione del MECC: sinergia, slancio, efficacia. Si tratta di valori che reggono anche l’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse del MECC e caratterizzano la sua collaborazione con le Chiese. “Nell’ambito degli aiuti e dello sviluppo, le organizzazioni, quelle fondate sulla fede, ma anche quelle di qualsiasi altro tipo, dovrebbero fare il miglior uso possibile delle risorse che l’Onnipotente ha messo loro a disposizione per il servizio verso coloro ai quali il Signore ha detto: ‘Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo’ (Matteo 11:29) - dice il segretario generale del MECC Michel Abs -. Lo spreco è un peccato. Anche un crimine. Se le organizzazioni For-Profit sono chiamate ad essere perfettamente performanti per ottenere i migliori risultati per i loro beneficiari”. Per Michel Abs organizzazioni come il MECC dovrebbero essere disporre del miglior capitale umano e degli strumenti più efficaci per svolgere la loro missione nel modo migliore possibile. Quanto alla comunicazione per il MECC è un programma, uno strumento di sviluppo, non solo un servizio informazioni. “La comunicazione fa parte della nostra lotta per una società migliore - conclude il segretario generale del MECC -. Pertanto, Momentum è pensato per essere un luogo in cui possiamo condividere ciò che stiamo facendo, qual è il nostro punto di vista sulle questioni attuali”. (TC)

23 dicembre - BOLIVIA Natale 2020. I vescovi invitano alla riconciliazione nazionale

"Che possiamo riconciliarci nelle nostre famiglie e nel nostro Paese, lasciarci alle spalle atteggiamenti di vendetta e guardare al futuro, con un desiderio di pace e di ricerca del bene comune”. Si è espressa così la Segreteria Generale della Conferenza episcopale, nel suo messaggio di Natale ai fedeli boliviani dal titolo “Nelle tenebre brillò una grande luce”, diffuso il 21 dicembre sulla pagina web dell’Episcopato. “In questo tempo di sofferenza, di paura per la pandemia che stiamo vivendo, di esperienza della malattia, della vulnerabilità e della morte – prosegue -, annunciamo la nascita di Colui che è la luce che illumina l'umanità”, congratulandoci e incoraggiando tutti coloro che hanno dato esempio di professionalità e dedizione, in questo periodo di emergenza, e compiuto un gesto di solidarietà. La Segreteria dell’Episcopato prega affinché Dio accolga nella pienezza della sua gloria coloro che sono morti a causa della pandemia e accresca la nostra speranza di parteciparvi. Prega, inoltre, affinché Cristo, di cui celebriamo la nascita, riempia di significato e faccia dei nostri sforzi, per costruire una famiglia in pace e un Paese più giusto, una realtà. Ricordando che colui che sta per nascere ci spinge a costruire un Paese nell’unità e nella pace e ci invita alla riconciliazione, che unisce tutte le culture e le regioni boliviane, il messaggio auspica che sia la costruzione della fratellanza, alla quale invita Papa Francesco nella sua enciclica “Fratelli tutti”, a motivare gli sforzi fatti per costruire il Paese, e si conclude augurandosi che questo Natale e l’anno nuovo, con l’aiuto di Dio, Gesù, Maria e Giuseppe - cui il Papa ha dedicato il 2021 - , i boliviani riescano a superare i loro limiti. (AP)

23 dicembre - IRLANDA Messaggio di Natale di monsignor Dempsey: un pensiero per le famiglie in lutto a causa della pandemia

Si susseguono i messaggi per Natale indirizzati dai vescovi irlandesi alle loro comunità e pubblicati sul sito della Conferenza episcopale. Tra questi quello di monsignor Paul Dempsey, vescovo di Achonry, che dopo una riflessione sul senso vero, cristiano del Natale, si stringe accanto alle famiglie per le quali sono Feste di lutto più che di gioia. “La settimana scorsa ho sentito un eminente medico alla radio che ha espresso preoccupazione per il crescente numero di casi di Covid.  Ha suggerito che il Natale dovrebbe essere rinviato a primavera.  Come medico la sua prima preoccupazione è la salute e il benessere delle persone.  Tuttavia, ciò dimostra che per molti il Natale è diventato un mero periodo di vacanza piuttosto che la celebrazione della nascita di Cristo”, esordisce il presule nella sua lettera ai fedeli. “Al contrario, mi è capitato di vedere l'ultimo Late Late Show del 2020: una vetrina di musicisti e cantanti irlandesi, per aiutare a raccogliere fondi per la comunità di Simon – ha continuato - questi sono esempi di cristianesimo in azione!  Verso la fine del programma è stato intervistato Bono degli U2, un cantante di fama mondiale, che ha posto una domanda elementare, ma molto importante: che cosa significa esattamente il Natale?  Per rispondere a questa domanda, ha descritto come sia stato ispirato alla risposta dall’ascolto di un tradizionale canto natalizio: ‘Ho iniziato a pensare al fatto che questo bambino è nato nella paglia; una madre e un bambino in una sala parto con capre e pecore.  Pensateci.  E se credete a questa storia, che io credo, di un potere inconoscibile espresso come una totale impotenza, mi ha davvero colpito.  La divinità delle persone vulnerabili e povere, questo è il senso del Natale, non è altro’", ha riportato il vescovo. “Personalmente, ho trovato rinfrancante sentire qualcuno con la fama di Bono, nominare l'essenza di ciò che è veramente il Natale, qualcosa, a mio parere, che è stato notevolmente dimenticato negli ultimi tempi – ha spiegato monsignor Dempsey - il Natale riguarda il nostro Dio, il creatore dell'Universo, che ci ama incondizionatamente, che diventa un bambino indifeso che viene alla luce su letto di paglia.  Dio entra nella nostra umanità perché possiamo condividere la sua divinità!  Attraverso questo atto di puro amore, siamo sfidati a riconoscere la scintilla del divino in coloro che ci circondano”. E poi la riflessione del vescovo sulla pandemia ancora in corso: “Quest'anno è stata una lotta per molti di noi.  Le nostre vite sono cambiate in tanti modi.  Tuttavia, la bontà, la gentilezza, la generosità e l'amore di tante persone continuano ad essere fonte di ispirazione e di grande speranza!  I miei pensieri speciali sono rivolti a coloro che sono in lutto: il Natale è un momento in cui emergono i ricordi delle persone care che non sono più con noi.  Li teniamo nel nostro cuore sapendo che il nostro legame d'amore continua.  Ricordo anche coloro che non possono tornare a casa per Natale, i miei pensieri e le mie preghiere sono con voi e le vostre famiglie”, ha detto. Un Natale diverso, inoltre, anche nelle parrocchie, perché il numero di persone che possono partecipare alle celebrazioni in chiesa è limitato: “Rivolgo un grande ringraziamento ai sacerdoti e alle équipe parrocchiali che hanno lavorato così duramente e continuano a farlo, per garantire che i nostri luoghi di culto siano sicuri – ha concluso - a titolo personale, il 2020 è un anno che non dimenticherò mai.  All'inizio di agosto ho detto addio ai parrocchiani della parrocchia di Newbridge e al popolo, ai sacerdoti e al vescovo Denis della diocesi di Kildare & Leighlin.  Non è facile dire addio, ma il sostegno è stato e continua ad essere sorprendente da parte della mia diocesi di origine, della mia famiglia e degli amici. Colgo l'occasione per augurare a tutti voi un Natale molto felice e sereno.  Tenetevi al sicuro e mentre celebriamo la nascita di Cristo, la Luce del Mondo, possa la Sua luce riempire i nostri cuori di speranza per il 2021!”. (RB)

23 dicembre - PORTOGALLO Il rettore del Santuario di Fatima: la nostra sofferenza non è estranea a Dio

Celebrare il Natale in un anno di pandemia significa avere fiducia nelle mani di Dio e impegnarsi ad essere un riflesso della Sua tenerezza e preoccupazione per i più deboli e bisognosi”: lo dice nel suo videomessaggio di Natale il rettore del Santuario mariano di Fatima, in Portogallo, padre Carlos Cabecinhas che ha anche annunciato una raccolta straordinaria, nelle Messe delle solennità del Natale, di Maria Madre di Dio e dell’Epifania e per la festa della Sacra Famiglia, da destinare alla diocesi di Pemba in Mozambico. Un gesto concreto per offrire aiuti agli sfollati di Cabo Delgado dove è in corso una grave crisi umanitaria a causa degli attacchi delle milizie fondamentaliste islamiche, che hanno fatto registrare più di 2mila morti e 560mila sfollati. Nel suo messaggio padre Cabecinhas spiega che Dio si identifica a tal punto con la fragile condizione umana da assumerla e che quindi “la nostra sofferenza non è estranea a Dio, che le nostre ansie non sono estranee a Dio, che le nostre preoccupazioni non lasciano Dio indifferente”, e perciò “celebrare il Natale è celebrare questa certezza che Dio si avvicina a questa nostra fragilità, si avvicina alla nostra condizione limitata e sofferente”. (TC)

23 dicembre  GERMANIA L’aiuto dei vescovi alle donne vittime di violenza nella chiesa

Un nuovo servizio messo a punto dalla Conferenza episcopale tedesca fornirà assistenza alle donne vittime, da adulte, di violenze fisiche e psicologiche all’interno della Chiesa o i contesti quali gli ordini ecclesiastici femminili in forma assolutamente gratuita e anonima: ne dà notizia l’Episcopato attraverso il proprio sito web. Il servizio, presentato e attivo dalla giornata di ieri, è disponibile attraverso il sito web www.gegenGewalt-anFrauen-inKirche.de e permette alle donne colpite di ricevere consulenza in seguito ad abusi spirituali e/o sessuali in contesti ecclesiali, compresi gli ordini religiosi. Il punto di contatto è sostenuto dall'Ufficio per la Pastorale Femminile dei vescovi tedeschi. L'iniziativa è il risultato della conferenza "Violenza contro le donne nella Chiesa e negli ordini religiosi", che si è tenuta a Siegburg alla fine del settembre 2019. Tra i 125 partecipanti c'erano numerose donne che avevano subito abusi da adulte in contesti ecclesiastici: "Molte donne che avevano deciso di denunciare hanno riferito di essere state ripetutamente rimbalzate di qua e di là da un ufficio, vivendo quindi una situazione ulteriormente stressante", spiega la dott.ssa Aurica Jax, direttrice dell'Ufficio per la Pastorale delle Donne. La sottocommissione "Donne nella Chiesa e nella società" della Conferenza episcopale tedesca, presieduta dal monsignor Franz-Josef Bode, vescovo di Osnabrück, ha preso in carico un centro di consulenza per le donne e ha incaricato l'Ufficio di Pastorale Femminile di creare e coordinare un servizio di consulenza online: "Il nuovo punto di contatto colma una lacuna. Attraverso il sito web possiamo offrire un servizio permanente. Sono molto contento che il punto di contatto sia stato avviato: le donne lo aspettavano da tempo". Attraverso la pagina web, viene data alle donne una consulenza iniziale e un intervento in caso di crisi: a questo scopo è disponibile un team di esperti provenienti da contesti ecclesiali e specialistici diversi che forniscono informazioni. L'obiettivo della consulenza è quello di mostrare il più ampio campo possibile di possibilità concrete di azione per le persone interessate. Tutte le richieste possono essere inviate anche per lettera all'indirizzo postale dell'Ufficio di Pastorale Femminile che ha sede a Düsseldorf. Ciò consente anche alle persone interessate che non dispongono di una tecnologia adeguata di accedere al servizio. (RB)

23 dicembre - ITALIA Il cardinale Montenegro: Livatino autentico profeta della giustizia. Monsignor Lorefice: testimonianza di fondamentale importanza per la Sicilia

“Ha incarnato la beatitudine di coloro che hanno fame e sete di giustizia e per essa sono perseguitati, mettendo pienamente a frutto il dettato conciliare sull’apostolato dei laici, sulla scorta dell’esperienza maturata in seno all’Azione cattolica”: è il commento del cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, dopo l’annuncio ieri ,nella basilica cattedrale della cittadina siciliana, della promulgazione del decreto della Congregazione delle Cause dei Santi che ha riconosciuto il martirio del giudice Rosario Livatino, ucciso nell’agrigentino il 21 settembre 1990. Il porporato ha aggiunto che “la preghiera costante e la quotidiana partecipazione al mistero eucaristico, insieme alla solida educazione cristiana, ricevuta in famiglia e corroborata dalla meditazione assidua della Parola di Dio e del magistero della Chiesa” hanno fatto del giovane magistrato “un autentico profeta della giustizia e un credibile testimone della fede in un momento storico e in un contesto sociale tristemente segnati da una mentalità sotto diversi aspetti disumana e disumanizzante”. Il cardinale Montenegro ha ricordato inoltre la “coscienza profondamente libera” di Livatino dall’“asservimento alle logiche umane e dai compromessi con i poteri forti di turno”, “caratterizzata da un’altissima caratura morale” e da uno “spiccato senso del dovere”. “Si è consacrato sub tutela Dei a restituire dignità a un territorio ferito dalla mentalità e dalla prassi mafiosa - ha proseguito il porporato - annunciando il Vangelo attraverso la lotta all’ingiustizia, il contrasto alla corruzione e la promozione al bene della persona e della comunità. È riuscito a mettere sul tavolo del Tribunale il Vangelo e il Codice - ha detto ancora il cardinale Montenegro -. L’ha fatto con la delicatezza silenziosa di un uomo che credeva”. Anche l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, si è espresso dopo che la Congregazione delle Cause dei Santi ha diffuso la notizia dei nuovi decreti autorizzati dal Papa su Livatino e per 7 venerabili servi di Dio. Il presule ha affermato che “figure come quella del giudice Rosario Livatino possono arricchire l’oggi delle nostre comunità e delle chiese locali e possono segnare il percorso che ci attende, quello ispirato a un Vangelo che deve avere una ricaduta sociale”. “Credo che questo riconoscimento da parte della Chiesa - ha proseguito l’arcivescovo - ci indichi chiaramente che la fede cristiana deve essere incarnata nella professione che esercitiamo: il nostro luogo di lavoro può e deve diventare il luogo dove noi possiamo esprimere il culto della vita, di una vita di testimonianza e anche di servizio”. Per monsignor Lorefice la testimonianza di Rosario Livatino è di fondamentale importanza per la Sicilia “che ha bisogno di ripensarsi a partire dall’alto valore della giustizia”, “di essere riscattata dal male”. “Penso quindi - ha concluso - che debba svilupparsi un ‘martirio dell’ordinario’, del feriale, un martirio di quanti, così come ci ricorda il Vangelo, sono costruttori feriali di giustizia”. (TC)

22 dicembre - GERMANIA Il 24 dicembre i fedeli si affaccino a cantare ‘Dolce notte, santa notte’: l’invito della Chiesa luterana evangelica

La Chiesa evangelica luterana della Germania del nord invita i fedeli ad affacciarsi la sera del 24 dicembre per intonare il canto natalizio “Dolce notte, santa notte”. L’appuntamento è alle 20, sui balconi e davanti alle finestre, per dar vita ad un inno di speranza mentre il Paese è in lockdown a causa della pandemia da Covid-19. “Le celebrazioni religiose che riuniscono tutti non sono possibili quest’anno - spiega il vescovo Kristina Kühnbaum-Schmidt - ma c’è sempre qualcosa da fare che possa riunire tutti. Cantare insieme ‘Dolce notte, santa notte’, magari con una candela in mano per illuminare l’oscurità che incombe su di noi e minaccia la vita, potrebbe essere un segno di conforto alla vigilia di Natale”. Nel suo videomessaggio di Natale, sul portale del Consiglio Mondiale delle Chiese, il vescovo Kristina Kühnbaum-Schmidt, aggiunge che il canto proposto si addice pienamente alla notte del 24 dicembre, che tra l’altro, allietata da tante voci in coro, non sarà una notte come le altre, soprattutto per chi è solo. (TC)

22 dicembre - TERRA SANTA Il patriarca Piazzaballa nel messaggio di Natale: occorre saper vedere Gesù oltre la paura generata dalla pandemia

Se quest’anno la pandemia di Covid-19 in tutto il mondo ha segnato la vita civile e religiosa, provocando paure, ribaltando ogni cosa, azzerando progetti e disorientando chiunque, Dio continua a mostrare all’uomo i suoi segni. Questo in sintesi ha voluto dire nel suo messaggio di Natale il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa aggiungendo che sono gli occhi dello Spirito a vedere “i segni che Dio fornisce all’uomo: i segni della Sua presenza, della Sua forza nascosta e del Suo Regno che appaiono dentro di noi quando Gli lasciamo posto”. E segno, aggiunge il patriarca, è il bambino nella mangiatoia, “che possiamo facilmente lasciarci sfuggire”, “passargli accanto senza nemmeno accorgercene, perché siamo talmente avvolti nelle nostre ansie e paure”, chiusi “nelle nostre prospettive umane, da non accorgerci della Sua presenza”, da non lasciare “spazio alla fede in Lui”. Monsignor Pizzaballa precisa che è proprio la paura che “ci impedisce di aprirci e così diventiamo sterili, invece di rispondere alla nostra chiamata a diventare portatori di Dio”. Ma come i pastori del Vangelo che “hanno accolto l’invito dell’angelo e si sono messi in cammino per vedere e riconoscere in quel segno, nel bambino posto in una mangiatoia, il Cristo Signore”, così, invita il patriarca latino di Gerusalemme, occorre lasciarsi “guidare dallo Spirito, per riconoscere ancora una volta, nonostante tutto, nella verità della nostra realtà, il segno della Sua presenza”. “Gesù è venuto per capovolgere i nostri pensieri, per sorprendere le nostre aspettative, per scuotere la nostra esistenza ... per risvegliarci dall’illusione che tutto è noto, tutto è sotto controllo, che lo sconforto è l’unica risposta logica alla triste realtà del nostro mondo” scrive poi monsignor Pizzaballa che esorta a riflettere sulle scelte di vita. “Limitarci a guardare alla nostra realtà del mondo di oggi, spaventato e governato dalle sue logiche di potere, o saper scrutare oltre e, con gli occhi dello Spirito, riconoscere la presenza del Regno in mezzo a noi”. Per il patriarca latino di Gerusalemme “guardare la realtà con gli occhi dello Spirito, significa avere una vita ricca di Spirito e perciò feconda”, e dunque fare Natale significa credere nella nascita di Gesù Cristo e nella sua presenza. “Allora tocca a noi diventare il segno della grande gioia che da questo fatto deriva, la gioia dell’Emmanuele - Dio con noi - e diventarne testimoni” conclude monsignor Pizzaballa. (TC)

22 dicembre MONDO - L'arte e il mistero del Dio fatto carne. 45 capolavori raccontati nel volume "Il Natale nell'arte" - AUDIO - FOTO

Un’espressione viva della prossimità di Dio. E’ questo la rappresentazione del Natale che ha interpellato nei secoli la creatività di generazioni di artisti di ogni parte del mondo. Poche espressioni del genio umano sono infatti in grado di dar forma al mistero del Dio fatto carne.  L’arte raggiunge questo scopo. Lo dimostrano le 45 opere proposte dagli studiosi François Boespflug ed Emanuela Fogliadini nel volume intitolato “Il Natale nell’arte” e pubblicato da Jaca Book. “Soprattutto in questo momento di sofferenza – spiega a Vatican News Emanuela Fogliadini – l’arte ci dice la vicinanza di Dio. Il Natale è un mistero centrale della storia del cristianesimo, un annuncio rivoluzionario”. Arte, storia e teologia si intrecciano nell’analisi descrittiva di tanti capolavori come il sarcofago del Museo di Arles, le miniature dell’Evangeliario di san Bernward a Hildesheim, i mosaici della Cappella Palatina di Palermo, le pitture del Monastero dei Siriani in Egitto o gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. L’arte coglie la portata teologica dell’annuncio rivoluzionario del Natale, di un Dio nato povero e annunciato ai pastori, i dimenticati della storia. Sfogliando le pagine illustrate del volume, scorrono in rassegna rappresentazioni della Natività riconducibili a diverse epoche, dal IV secolo ad oggi, e provenienti da contesti geografici lontani, dall’Europa all’Asia. Accanto alle rappresentazioni più note al mondo occidentale, figurano le espressioni dell’inculturazione del Vangelo in Africa, Cina o Thailandia. “L’Oriente cristiano – prosegue Emanuela Fogliadini  - ha sottolineato il mistero dell’Incarnazione per opera dello Spirito Santo, ricorrendo ad accorgimenti iconografici. La Vergine è rappresentata ad esempio di dimensioni più grandi rispetto ad altri personaggi; Giuseppe è in un angolo, non perché lo si voglia escludere, ma perché non ha partecipato alla nascita di Cristo; un raggio dello Spirito Santo penetra nella culla di Gesù, avvolto in fasce”. La mangiatoia è spesso evocativa del sepolcro: “un chiaro riferimento al tema della Passione e Resurrezione. La Natività infatti è chiamata in Oriente “piccola Pasqua”: Cristo infatti si è incarnato per la nostra salvezza”. D’altro canto in Occidente, soprattutto a partire dal Rinascimento italiano, l’iconografia del Natale si concentra sulle figure della Sacra Famiglia: Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù, a terra, talvolta nudo a sottolineare la condizione umana assunta da Dio. Calamita lo sguardo “Le Nouveauné” di Georges de La Tour, olio su tela, conservato a Rennnes, che campeggia sulla copertina del libro. Il sapiente uso del colore per rappresentare la luce, tipico del pittore francese del Seicento, crea grande suggestione attorno al mistero della nascita e fa subito intuire che quello che contempliamo non è un “Nuovo nato” qualunque, ma è il Figlio di Dio. L’Incarnazione del Verbo assume sovente i tratti della quotidianità. È il caso delle pitture di Maurice Denise e Fritz Von Uhde, due pittori attivi rispettivamente nell’Ottocento e nel Novecento. “Denis raffigura un gregge di pecore che sembra adorare la nascita di un bambino in una moderna stalla”. Chiaro il messaggio. Gesù nasce anche oggi come duemila anni fa nelle periferie delle nostre città. (PO)

22 dicembre - UCRAINA Messaggio natalizio di monsignor Shevchuk: testimoniare la gioia del Natale per portare luce nell’oscurità della pandemia

Che la pandemia non impedisca “di testimoniare la più importante verità della storia umana: che non siamo soli o abbandonati, perché Dio è con noi”. È questo l’augurio espresso da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, nel suo messaggio di Natale nel quale ricorda come la Natività del Signore, nato povero tra i poveri, sia “un raggio di speranza e di gioia” nell’attuale oscurità della paura e dello smarrimento.  “In questo 2020 - scrive l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč - siamo stati proiettati in un mondo diverso, fatto di timore e incertezza davanti all'ignoto. Eppure, nonostante le restrizioni, le sfide e le perdite umane subite a causa del Coronavirus, insieme, come Chiesa, nelle nostre famiglie, parrocchie, comunità e paesi, non abbiamo cessato di proclamare la buona notizia della speranza, dell'amore e della gioia. Per questo - sottolinea – il prossimo Natale siamo chiamati a testimoniare in modo speciale la grande gioia” della nascita nella città di Davide del Salvatore, Dio “che non solo si è fatto uomo, ma si è fatto uomo povero, persona sofferente dai primi istanti della Sua vita terrena”. Monsignor Shevchuk esorta quindi i fedeli a leggere la Lettera pastorale "Una sola cosa rimarrà tua: quella che hai dato ai poveri!", pubblicata al termine del recente Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, “alla luce della Stella di Betlemme”, contemplando il volto di Gesù Bambino che, afferma, “è presente in ogni persona indigente che bussa alla porta del nostro cuore, come Giuseppe bussò alle porte delle locande di Betlemme”. Il Signore, infatti, è “particolarmente attento a come trattiamo i Suoi poveri, che sono i bisognosi, gli oppressi, i senzatetto, gli affamati, le persone sole, le vedove e gli orfani” e “chi li disprezza, disprezza il suo Creatore”. Riferendosi all’attuale crisi del Covid-19, l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, ricorda  che “tutti siamo ugualmente esposti al pericolo del contagio e in ogni angolo del mondo incombe oggi la nuova minaccia della povertà”. Tutti quindi, allo stesso modo, “abbiamo bisogno di un aiuto e di una forza che va oltre le capacità e il potere umano”. Per questo motivo, la Natività di Cristo è “un raggio di speranza e di gioia in mezzo all’attuale oscurità della paura e della confusione e tutti dobbiamo essere aperti alla grazia di Dio che si riversa su di noi incessantemente, anche nei tempi peggiori”. Di qui l’esortazione celebrare comunque questo Natale, nei limiti del possibile e nel rispetto delle norme di sicurezza contro la diffusione del virus, in modo da testimoniare, anche in questi tempi di pandemia, “la verità più importante della storia umana: che non siamo soli o abbandonati". L’invito è a portare “al Salvatore Bambino la nostra povertà e le ferite dell'umanità di oggi” e a chiedergli “la ricchezza della sapienza divina per vincere questa malattia”. “Soprattutto chiediamogli la ricchezza del Suo amore, l’unico che può riparare questo mondo angustiato e donargli speranza, sicurezza e gioia. Solidarietà e vicinanza a coloro che sono nel bisogno, partecipazione al loro dolore e ansie, senza fuggire dalla sofferenza che incombe su tutti oggi, ci daranno la possibilità di celebrare nella gioia anche questo Natale”, conclude il messaggio. (LZ)

22 dicembre HONDURAS Natale 2020. I vescovi invitano i fedeli a guardare Giuseppe

La Conferenza Episcopale dell'Honduras, nel suo messaggio di Natale rivolto ai fedeli e a tutte le persone di buona volontà, diffuso sulla sua pagina Facebook, torna ad esprimere ancora una volta “il desiderio di pace, di pienezza di vita e di gioia, che la salvezza di Dio ci dona”, e lo fa in un momento di grande inquietudine, di paura, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus, e di dolore, generato dalle due tempeste tropicali che hanno colpito il Paese nell'ultimo mese. In un contesto del genere, si chiede l’Episcopato, “Come possiamo proclamare, davvero, che il Signore è il Dio con noi, l'Emmanuele?” I vescovi invitano a guardare Giuseppe, il suo smarrimento. Come ha ricordato Papa Francesco nella sua Lettera Apostolica Patris Corde – sottolineano – “Giuseppe ‘sa’ che Dio è buono con tutti e che la sua tenerezza raggiunge tutti e quindi ‘crede contro ogni speranza’ che questa bontà di Dio si realizzi attraverso le nostre debolezze e impara ad accettare la sua debolezza con intensa tenerezza”. Giuseppe, colui che accoglie “Gesù in mezzo a noi come un dono del Padre”, viene descritto nella lettera come “l’uomo che passa inosservato”, “discreto e nascosto”. Egli ci ricorda le tante persone, – spiegano i presuli – “che con il loro servizio hanno reso e rendono visibile che di fronte alla malattia e alla forza della natura non siamo soli”. Persone, la cui tenerezza e cura riflettono quella di Dio. “Se siamo grati – però - a tante persone, che nei momenti più difficili della malattia e delle tempeste si sono date con tutto il loro entusiasmo al servizio degli altri, siamo anche profondamente colpiti dagli episodi di corruzione ed egoismo” osservano i vescovi che “hanno rivelato i gravi limiti delle nostre strutture giudiziarie”. Per questo, essi, dinanzi a queste mancanze, alla fragilità delle strutture sanitarie, che pure hanno mostrato “diseguaglianze dolorose e profonde”, presenti anche nel campo dell’educazione, invitano tutti a un profondo rinnovamento, ricordando come il Dio con noi esorti tutti noi ad affrontare queste mancanze e “ad assumerci il compito di seminare la giustizia e la solidarietà”. Per concludere, il messaggio ricorda che le celebrazioni natalizie quest’anno saranno diverse negli orari e nel numero dei partecipanti, così come saranno diverse le riunioni familiari e le attività tradizionali, che dovranno svolgersi con molta attenzione per non essere occasione di contagio; e che i parroci dovranno accompagnare e guidare i fedeli, affinché non si sentano in colpa per non aver celebrato, come ogni anno, la notte di Natale. “Nonostante il suo smarrimento, Giuseppe portò a casa sua moglie” concludono i vescovi. Anche noi, dunque, “nel nostro smarrimento, portiamo Maria nel nostro cuore”. (AP)

22 dicembre  - INDONESIA L’invito dei cattolici e dei protestanti a vivere un Natale all’insegna della semplicità

Leader cattolici e protestanti hanno esortato i cristiani a riflettere sul vero significato delle celebrazioni natalizie, in questo tempo di pandemia che ancora attanaglia il Paese. Padre Vincentius Adi Prasojo, segretario generale dell'arcidiocesi di Giacarta, durante una discussione, tenutasi il 21 dicembre, presso l'Agenzia nazionale per la mitigazione dei disastri di Giacarta – riporta UCA News -, ha affermato che i cattolici, in un momento difficile come questo, dovrebbero essere in grado di capire il vero significato delle celebrazioni natalizie, “il significato fondamentale del Natale, che è la semplicità”, e di abbandonare “vecchie abitudini come l’edonismo”, la ricerca del piacere in ogni azione che compiamo. Tutte le parrocchie, inoltre, - ha aggiunto – “dovrebbero organizzare semplici feste natalizie nelle chiese, con una assemblea più piccola, fino al 20% delle loro capacità”, rispettando sempre i rigidi protocolli igienico-sanitari. Il reverendo Jacklevyn Frits Manuputty, segretario generale della Comunione delle Chiese in Indonesia, ha detto che il suo gruppo ha incoraggiato le chiese protestanti ad organizzare celebrazioni natalizie virtuali. "Le celebrazioni natalizie di quest'anno – ha riferito ad UCA News - saranno molto diverse dalle precedenti. Abbiamo detto ai nostri membri che celebrare il Natale nelle loro case non indebolirà la loro fede" e che la nascita di Gesù rafforzerà "la nostra solidarietà e spiritualità". Egli, chiamando i protestanti ad essere ottimisti, ha detto: "Non dobbiamo temere la pandemia di Covid-19. Dobbiamo invece avere uno spirito d'amore, di speranza e di ottimismo – ha concluso - per vedere giorni migliori in futuro. Noi crediamo che Gesù sia con noi. Abbiate fede". (AP)

22 dicembre - SUDAFRICA Allarme contagi nelle comunità religiose. Appello dei vescovi a una maggiore vigilanza. Scoperta  una mutazione del virus

In Sudafrica, la seconda ondata del Covid-19 sta mietendo un numero impressionante di vittime nelle comunità religiose. Tra queste la comunità delle Figlie di San Francesco di Port Shepstone, nella diocesi di Marianhill che nelle ultime due settimane ha perso 9 suore, mentre altre 12 sono gravemente malate. Un’altra congregazione particolarmente colpita è quella delle Suore Missionarie Francescane di Maria, che negli ultimi 14 giorni ha registrato 20 religiose contagiate, di cui tre ricoverate e due dimesse dall’ospedale. I dati addolorano e allarmano la Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc) e la Leadership Conference of Consecrated Life (Lccl) che hanno diffuso oggi una nota in cui esortano caldamente tutti religiosi e sacerdoti ad alzare la soglia di guardia e a ridurre al massimo le loro attività comunitarie. “La vita comunitaria è l'essenza stessa delle nostre comunità in cui ci riuniamo per pregare, mangiare, emettere le professioni, per le ordinazioni, i capitoli, le Messe e nei momenti ricreativi. Tuttavia – spiega la nota - queste occasioni così importanti la nostra testimonianza sono anche quelle in cui il virus si diffonde e infetta di più. Chiediamo quindi una prudente riorganizzazione di queste attività e di mettere da parte i sentimenti ‘facciamo sempre così anche in questo momento’ per tutelare tutti gli interessati, soprattutto gli anziani e le persone con patologie croniche. Dipende da noi proteggerci a vicenda”, sottolineano i vescovi e la Lccl. La nota rivolge un appello a tutti i superiori e superiore a sospendere tutti gli incontri comunitari, per fermare il circolo vizioso dei contagi. Ai sacerdoti si chiede di continuare a seguire scrupolosamente le direttive sanitarie dei vescovi. In Sudafrica sono stati registrati finora in tutto 901.538 casi, un terzo di quelli individuati nel continente, mentre più di 23mila persone hanno perso la vita a causa del virus. Ad allarmare le autorità sudafricane è adesso la recente scoperta di una mutazione del Coronavirus che è ormai predominante nella nazione. La variante, denominata 501.V2, è più contagiosa ed i pazienti che ne sono stati infettati presentano una carica virale aumentata. I clinici sudafricani hanno rilevato un maggior numero di pazienti giovani e senza patologie pregresse in condizioni critiche. (LZ)

22 dicembre - FILIPPINE La Chiesa condanna l’uccisione a Talac di una madre disarmata e di suo figlio

Monsignor Oscar Jaime Florencio dell'Ordinariato militare delle Filippine ha condannato e chiesto giustizia, si legge sul sito web dell’Episcopato, per l’uccisione, da parte di un poliziotto fuori servizio, di una madre disarmata e di suo figlio. L’episodio, ripreso in un video, è diventato virale sui social media. "Dobbiamo indagare sull'incidente e affrontare la questione con equità e giustizia", ha detto il presule. Il 20 dicembre – riporta UCA News -, il caporale Jonel Nuezca ha sparato a Sonya Gregoria, 52 anni, e a suo figlio Frank, 25 anni, nella città di Talac, a nord di Manila, dopo che Nuezca ha cercato di arrestare il suo vicino, Frank, per aver sparato con un cannone ad aria compressa fatto di bambù. Dopo un'accesa discussione e l’intervento di Sonya Gregoria, Nuezca ha aperto il fuoco. Il filmato della sparatoria, ripreso da un altro vicino e condiviso sui social media, mostra il poliziotto fuori servizio che spara a Sonya Gregoria mentre è a terra e poi se ne va con la figlia. Nuezca si è arreso in una stazione di polizia, un'ora dopo la sparatoria, ed è stato accusato di due omicidi. Ora è in custodia cautelare. Padre José Macarbo della diocesi di Masbate ha definito le uccisioni "brutali" e "insensate", poiché le riprese video hanno mostrato che le vittime erano disarmate. "La forza impiegata dal poliziotto non era commisurata all'atto compiuto dalla madre. Può esserci stata una provocazione, ma non da giustificare l'uso delle armi", ha riferito padre Macarbo a UCA News, chiedendo giustizia rapida per le vittime. Anche il sacerdote vincenziano padre Danny Pilario ha condannato l'incidente, dicendo che è il risultato di un clima di impunità derivante dalla "demonizzazione" da parte del governo di chiunque si metta sulla sua strada.    Il sacerdote ha spiegato che il presidente Duterte, dicendo ai poliziotti che avrebbe coperto loro le spalle nella sua guerra alla droga, ha dato loro coraggio, e spesso essi hanno abusato della loro autorità senza timore di dover rispondere delle loro azioni, ha concluso. (AP)

22 dicembre - HONG KONG Messaggio di Natale del cardinale Tong: il Covid-19 non separi i nostri cuori

La pandemia ci ha separati fisicamente, ma non deve bloccare i nostri cuori. Si può riassumere così il senso del Messaggio di Natale dell’amministratore apostolico di Hong Kong, il cardinale John Tong. “Il 2020 – scrive – è stato un anno difficile. Le regole di distanziamento sociale hanno cambiato il modo in cui interagiamo e ci relazioniamo gli uni con gli altri. Tutto ciò ha influito sulla nostra vita quotidiana”. Ma, avverte il cardinale Tong “aspettare che la pandemia finisca è un atteggiamento troppo passivo. Dobbiamo adottare un nuovo modo di pensare e di agire nel contesto della cultura digitale” e “continuare ad avere contatti con le altre persone” anche facendo “buon uso delle tecnologie informatiche”. “Il Natale – prosegue il messaggio - ci ricorda che ‘il Verbo si fece carne e abitò in mezzo a noi’ (Gv 1,14). L'inesauribile grazia di Dio stimola ogni cuore con idee sublimi di uguaglianza e amicizia. La Sua grazia richiede il nostro impegno per costruire la pace e un dialogo di solidarietà tra tutte le nazioni. Richiede anche una sollecitudine universale per il creato”.  In questo senso, sottolinea il cardinale Tong dobbiamo ricordare che dietro alle mascherine che sono diventate parte della nostra vita quotidiana  “c'è il volto di un fratello o di una sorella. Mentre i sorrisi sul viso possono essere bloccati dalla mascherina, la cura del nostro cuore non viene mai bloccata”. In questo Natale diverso, il porporato invita quindi i fedeli a “non dimenticare di aiutare gli amici e la famiglia e augurare loro pace e gioia con il nostro cuore premuroso”. “Non sappiamo quanto dureranno questi difficili giorni di pandemia. Con la grazia di Dio, navigheremo ancora attraverso acque agitate. Restiamo però gli uni accanto agli altri!”, conclude il messaggio. (LZ)

22 dicembre - PAPUA NUOVA GUINEA Natale 2020. Cardinale Ribat: “Il Signore non ci lascerà soli. Lui sarà sempre con noi!”

 In questo tempo di pandemia, che ha influenzato e cambiato la nostra vita, a causa delle restrizioni messe in atto per prevenire la trasmissione del coronavirus, ci siamo trovati in una situazione di smarrimento, in cui abbiamo cominciato a chiederci “Costa sta succedendo?”, “Quando finirà?” o “Cosa facciamo adesso?” E abbiamo avuto bisogno di dare un significato più profondo alla nostra vita. È quanto scrive il cardinale John Ribat, M.S.C., arcivescovo di Port Moresby, nel suo messaggio natalizio ai fedeli, diffuso oggi sul sito web dell’Episcopato. Egli, rispondendo a quanti soffrono per la pandemia, ha voluto sottolineare che “nonostante tutti i cambiamenti che stiamo attraversando, la nostra sicura speranza è in Gesù Cristo! Le Scritture ci ricordano che ‘Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre’”. Il cardinale, dunque, ha invitato i cattolici “in questo cammino di preparazione al Natale, in questo tempo di Avvento”, ad avere fede e speranza e a “celebrare con grande gioia la nascita di Gesù!”, perché “questo ci aiuta a guardare al futuro con molta fiducia, essendo Dio davvero con noi! La sua promessa è la PACE e Lui viene a portarci questa pace”, ha osservato il porporato.  “Lo spirito del Natale, quindi, ci spinge tutti a lavorare per promuovere la pace, l'armonia e l'unità in tutti gli aspetti della nostra vita” ha aggiunto, invitando tutti i fedeli, giovani o adulti, a prendersi la repsonsbailità “di lavorare insieme per far sì che la pace pervada la nostra vita, le nostre relazioni e le nostre opere”. Il porporato ha concluso augurando ai credenti di sperimentare l’amore e la presenza di Emmanuel-Dio con noi, ricordando loro che il Signore non ci lascerà soli e che Lui sarà sempre con noi. (AP)

21 dicembre - MONDO  Pax Christi lancia il volume “Promuovere la non-violenza e la pace giusta nella Chiesa e nel mondo” frutto della Conferenza del 2016

La nonviolenza funziona per risolvere i conflitti? Cosa dicevano Gesù e la Bibbia sulla nonviolenza? Cosa ha insegnato la Chiesa? La non-violenza è la stessa cosa del pacifismo? In che modo sono diversi? Sono alcune domande ricorrenti a cui cerca di rispondere “Advancing Nonviolence and Just Peace in the Church and the World” pubblicato in questi giorni da Pax Christi International e dalla sua Iniziativa cattolica sulla non-violenza (Cni), progetto nato nel 2017 dopo la Conferenza internazionale “Non-violenza e Pace Giusta” organizzata a Roma dall'11 al 13 aprile 2016 insieme all’allora Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (ora parte del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale). Ad annunciare la pubblicazione il sito della Conferenza episcopale dell'Inghilterra e del Galles (Cbcew) Il volume conclude tre anni di colloqui in cui si sono confrontati in cinque gruppi di lavoro globali (“tavole rotonde”) leader della Chiesa, teologi, animatori di comunità, attivisti, scienziati sociali per identificare particolari tematiche collegate alla non-violenza e alla Chiesa e capire come essa potrebbe promuovere il messaggio evangelico della non-violenza nel mondo di oggi. L’obiettivo era di dare attuazione al comunicato finale della Conferenza del 2016, l’Appello alla Chiesa cattolica per promuovere la centralità della nonviolenza evangelica. In esso si chiedeva alla Chiesa di continuare a sviluppare l’insegnamento sociale cattolico sulla non-violenza; di integrare esplicitamente la non-violenza evangelica nella vita e nell’opera della Chiesa attraverso le diocesi, le parrocchie, le agenzie, le scuole, le università, i seminari, gli ordini religiosi, le associazioni di volontariato; di promuovere pratiche e strategie non-violente (come ad esempio la giustizia riparativa, la resistenza nonviolenta, la trasformazione dei conflitti); di avviare un confronto globale su questo tema con persone di altre fedi e credi per rispondere insieme alle grandi crisi del nostro tempo; di continuare a sostenere l’abolizione della guerra e delle armi nucleari; di non utilizzare o insegnare più la “teoria della guerra giusta”. Il volume “Advancing Nonviolence and Just Peace in the Church and the World”, propone dunque varie esperienze di azioni non violente sul campo, esplora i fondamenti scritturali, teologici e storici  della non-violenza, esamina l'attuale scienza sociale su come essa è stata effettivamente realizzata, passando in rassegna testi papali e documenti della Chiesa, l'insegnamento biblico nella Bibbia ebraica e nel Vangelo, il pensiero teologico contemporaneo sulla non-violenza e le varie raccomandazioni per aiutare a discernere meglio come la Chiesa potrebbe vivere la non-violenza evangelica. Il libro può essere ordinato sulla pagina web https://www.fast-print.net/bookshop/2299/advancing-nonviolence-and-just-peace    (LZ)

21 dicembre - PAKISTAN L’arcivescovo di Lahore dona come regalo di Natale dei risciò per sostenere il reinserimento sociale di 41 ex detenuti

Il reinserimento sociale dei detenuti passa innanzitutto attraverso il lavoro. Ed è quanto hanno ricevuto in dono per Natale 41 ex-detenuti, 40 cristiani e un musulmano, dall’arcivescovo di Lahore, monsignor Sebastian Shaw. Il presule gli ha infatti donato risciò e altri strumenti di lavoro per potere avviare un’attività. I 40 cristiani erano stati arrestati nel 2015 a Youhanabad, un quartiere povero di Lahore abitato da 150mila cristiani,  in relazione al linciaggio di due musulmani ingiustamente accusati di essere coinvolti negli attentati del 15 marzo contro la chiesa di San Giovanni e una chiesa protestate. Due di loro sono morti in carcere, mentre gli altri 38 sono stati liberati, a condizione di pagare un risarcimento in denaro ai familiari. “Il nostro obiettivo è di rendervi indipendenti dandovi mezzi per lavorare. È il nostro regalo di Natale. Chi ha chiesto un auto-risciò avrà altro aiuto. Vi daremo pieno sostegno”, ha detto il presule durante la consegna del dono svoltasi nella stessa chiesa di San Giovanni. L’unico musulmano  del gruppo ha ringraziato monsignor Shaw per il gesto: “Dopo essere tornato a casa, ho preso un prestito di 200mila rupie per avviare un negozio di verdure. Gli aiuti natalizi mi hanno aiutato liberarmi di questo peso. Il vescovo mi ha aiutato come uno dei suoi. Questo gesto significa molto per me", ha detto all’agenzia Ucanews.Presente alla cerimonia anche il Ministro per i diritti umani, le questioni delle minoranze e l’armonia interreligiosa del Punjab, Ejaz Alam Augustine, che ha espresso apprezzamento per l’opera svolta dalla Chiesa locale, ricordando l’impegno del Governo di Imran Khan per la liberazione dei cristiani ingiustamente incarcerati per blasfemia. La settimana scorsa l'Alta Corte di Lahore ha assolto un cristiano di Faisalabad, condannato per blasfemia, ribaltando la sentenza di primo grado che, nel 2010, lo aveva condannato all’ergastolo. (LZ)

21 dicembre  - MALESIA L’arcidiocesi di Kuala Lumpur sospende le Messe pubbliche per tutto il periodo natalizio

Messe pubbliche sospese in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi di Kuala Lumpur, in Malesia, dalla vigilia di Natale fino alla solennità dell'Epifania. Lo ha deciso l’arcivescovo Julian Leow Beng Kim a causa dell’accresciuto rischio di contagi durante le celebrazioni natalizie "Il periodo natalizio è uno dei momenti più importanti e sacri nel calendario liturgico della Chiesa e monsignor Leow comprende la passione e la devozione dei fedeli che desiderano riunirsi in una celebrazione pubblica, ma siamo giunti a questa difficile decisione riconoscendo molti fattori concomitanti", si legge in un comunicato del cancelliere dell’arcidiocesi  padre Michael Chua. “Sebbene la Chiesa sia stata prudente e cauta nell’applicazione delle raccomandazioni sulla sicurezza pubblica e dei protocolli aggiuntivi proposti dalla task force diocesana, tali misure potrebbero essere inadeguate per affrontare i rischi aggiuntivi imposti dalle grandi folle previste per Natale e sarà difficile rispettare le ulteriori restrizioni decise delle autorità sanitarie (come il limite del numero di persone autorizzate a partecipare alle messe)”, spiega la nota in riferimento in particolare alla registrazione delle domande di partecipazione alle Messe. Tutti i fedeli dell'arcidiocesi sono quindi dispensati dall'obbligo di partecipare alla Messa la domenica e nei giorni di precetto e sono invitati a seguire le celebrazioni on-line, mentre le Messe del periodo natalizio saranno trasmesse in live streaming dal canale diocesano. Con i suoi 250mila fedeli distribuiti in 36 parrocchie, l’arcidiocesi di Kuala Lumpur è la più grande delle tre arcidiocesi e sei diocesi della Malesia. Il suo territorio compre quattro Stati dell’arcipelago (Selangor, Negri Sembilan, Pahang and Terengganu) e i territori federali di Kuala Lumpur e Putrajaya. La Malesia ha registrato finora un totale di 95.327 casi di Covid-19 con 438 decessi. I contagi, che erano stati relativamente contenuti fino all’estate scorsa, hanno cominciato a crescere in modo esponenziale a partire da ottobre. (LZ)

21 dicembre - VIETNAM Il responsabile del decanato di Nghia Lo Deanery invita i cattolici a celebrare un Natale senza sfarzo

Padre Joseph Chu Van Khuong, responsabile del decanato di Nghia Lo Deanery, nel Vietnam settentrionale, ha invitato i cattolici a prepararsi spiritualmente per celebrare la nascita di Gesù Cristo religiosamente piuttosto che con spettacoli culturali laici e decorazioni sontuose. Il Natale è il vero dono e la vera gioia che Dio offre agli esseri umani, ha affermato - riporta UCA News - padre Khuong. Per questo motivo, quest'anno, la Vigilia di Natale, non avranno luogo danze, spettacoli teatrali e canti sull’amore romantico e la terra natia, prima della Messa di Mezzanotte. Saranno ammesse solo ha aggiunto - rappresentazioni teatrali e balletti che si concentrino sulla storia della salvezza e sulla natività, aiutando i fedeli a riflettere sul mistero del Natale. Il sacerdote ha esortato le parrocchie, in difficoltà finanziaria a causa della diffusione della pandemia di coronavirus e della peste suina africana, a tagliare le spese per decorare le chiese e realizzare presepi. "Dovremmo andare a confessarci, riconciliarci con i nostri fratelli e con Dio per celebrare il Natale", ha detto. È inutile, infatti, celebrare la nascita di Gesù con presepi sontuosi, alberi di Natale artificiali e luci colorate in movimento. I cattolici dovrebbero celebrare il Natale in modo significativo, prestando attenzione a chi, accanto a loro, è senza casa, a chi è solo, a chi è malato o affamato. Dovrebbero condividere la gioia del Natale e la carità cristiana con altre persone. Padre Khuong ha concluso, informando che, a dicembre, durante le festività, i cattolici delle parrocchie di Nghia Lo, Vinh Quang e Vang Cai, nella provincia di Yen Bai, distribuiranno cibo ai pazienti dell'ospedale generale di Nghia Lo. (AP)

12 dicembre - ITALIA Nella diocesi di Torino assistite quest’anno oltre 30mila

Un cammino caratterizzato dal primato della carità, dall’attenzione privilegiata a quelle persone e categorie che più stanno soffrendo: così l’arcivescovo di Torino e Susa, monsignor Cesare Nosiglia, ha definito in un videomessaggio ai giornalisti e agli operatori della comunicazione l’impegno della Chiesa torinese in quest’anno caratterizzato dall’emergenza coronavirus. “La nostra città e il mondo intero si ritrovano in condizioni completamente diverse da ogni previsione, e chiamate ad affrontare situazioni e problemi del tutto inediti” ha detto il presule evidenziando che sta crescendo la povertà “soprattutto nelle fasce grigie, quelle dei lavoratori che perdono il lavoro o hanno salari inadeguati; e lavoratori saltuari, stagionali, dell’agricoltura ma anche di cultura e spettacolo, lavoratori assunti senza tutele, autonomi, commercianti, partite Iva”. Quest’anno sono state circa 9mila le famiglie seguite dai Centri di Ascolto, per un totale di 30mila persone e in oltre la metà dei casi si è trattato di persone che non avevano mai chiesto aiuti. Sono stati erogati 9mila contributi per spese alimentari ad anziani, malati Covid, donne con figli piccoli e sono rimaste attive 15 mense, rifornite soprattutto grazie alle donazioni di privati o alle iniziative di alcune aziende. “Dietro ai poveri che vediamo e che ci cercano ci sono quelli che non vediamo e non ci cercano - ha osservato poi monsignor Nosiglia -. È il momento, dunque, della solidarietà della porta accanto, in cui mobilitarci con le persone vicine a noi e di cui spesso non conosciamo i problemi”. Circa la pastorale sanitaria, il presule ha spiegato che la diocesi di Torino è l’unica in Italia ad aver organizzato l’attività di servizio spirituale dei vari presidi sanitari, sia pubblici che privati, in cappellanie, e oltre 70 assistenti spirituali hanno portato conforto in modo continuativo presso le oltre 30 strutture ospedaliere e presidi del territorio diocesano. È proseguito anche il servizio di accompagnamento domiciliare delle cure palliative ed hospice, mentre la Pastorale Migranti è rimasta accanto a tanti giovani che hanno visto interrompere il loro percorso di inserimento lavorativo. La provincia di Torino è la terza in Italia, dopo Roma e Milano, per numero di persone emigrate all’estero. Nel 2019 sono state 4.249, in tutto il Piemonte 8.968. È aumentato, poi, il numero delle donne vittime di tratta e di violenza domestica. L’arcivescovo di Torino ha aggiunto, inoltre, che per proteggere le persone dal rischio dell’esclusione sociale la diocesi ha dato vita al fondo Sorriso, per sostenere la liquidità delle famiglie e dei lavoratori colpiti gravemente dalla crisi economica e sprovvisti degli ammortizzatori sociali, e a nuovi sportelli per il lavoro nelle parrocchie e unità pastorali. Infine monsignor Nosiglia ha invitato a celebrare questo Natale con una immutata speranza, ricordando che “il Bambino che nasce per noi è l'immagine di quel Signore che con noi rimane sempre, anche nelle prove più difficili” e ha concluso il suo videomessaggio osservando: “Lungo questo anno anche chi fa comunicazione ha dovuto affrontare difficoltà inedite ma ha incontrato anche ‘buone notizie’ che ci riconducono alla solidarietà, alla speranza, alla fraternità”. (TC)

21 dicembre - PAKISTAN  Cristiani chiedono di ritirare il nuovo divieto di usare tappeti nelle chiese durante le prossime celebrazioni natalizie

C’è disappunto tra i cristiani pakistani per alcune delle nuove disposizioni delle autorità contro il Coronavirus riguardanti le prossime celebrazioni natalizie. Il Ministero della Sanità ha infatti diffuso nuove linee linee guida che vietano, tra le altre cose, l’uso dei tappeti nelle chiese, in quanto veicoli di contagio. In Pakistan molte chiese non dispongono di banchi e i fedeli sono soliti sedere sui tappeti durante le celebrazioni, come del resto fanno i musulmani. Le sole chiese con banchi sono quelle risalenti all’epoca coloniale, riservate ai soldati dell’esercito britannico.  “Da decenni i fedeli pregano a gambe incrociate. È parte della cultura pashtun sedersi per cenare e pregare. Sarà impossibile per loro sedersi su un pavimento gelido. Non possiamo trovare banchi in una settimana ", ha detto all’agenzia Ucanews padre Tariq Mehmood, parroco della parrocchia di San Giovanni Vianney a Peshawar, capoluogo della provincia di Khyber Pakhtunkhwa. Il provvedimento penalizzerà in modo particolare le chiese pentecostali nella provincia, la stragrande maggioranza delle quali non dispone di banchi, ma solo di tappeti, spiega il vescovo ltuerano di Mardan Jimmy Mathew. Le Chiese cristiane pakistane hanno già adottato diverse misure in questi mesi contro il contagio, con cartelli all’ingresso dei luoghi di culto che avvertono sulle precauzioni da prendere e anche per Natale hanno scoraggiato i fedeli dal partecipare a assembramenti. In questi mesi la Caritas locale, oltre a distribuire cibo e altri beni di prima necessità alle persone in difficoltà a causa della pandemia, ha anche condotto una vasta campagna di informazione e sensibilizzazione e distribuito mascherine. Il virus ha già causato oltre 9mila morti in Pakistan, contagiando 451.494 persone, 2.972 solo nelle ultime 24 ore. (LZ)

21 dicembre - ITALIA Monsignor Boccardo: generosità e attenzione per anziani e malati

“Un cuore generoso e attento” alle esigenze dei più vulnerabili della società, come gli anziani e gli ammalati: questo l’augurio rivolto dall’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, Monsignor Renato Boccardo, a tutti i volontari e benefattori della Caritas diocesana. Per loro, ieri, domenica 20 dicembre, il presule ha presieduto una Santa Messa nella chiesa parrocchiale di San Venanzo di Spoleto. Nel rispetto delle normative anti-Covid, alla celebrazione hanno preso parte solo alcuni rappresentanti dell’organismo caritativo, tutti opportunamente distanziati. “In questo tempo di pandemia sanitaria – ha detto il presule nella sua omelia - la nostra attenzione, accanto alle esigenze materiali delle persone per le quali il nostro aiuto non viene meno, deve concentrarsi sul sostegno morale”. Il coronavirus, infatti, ha ricordato Monsignor Boccardo, “genera tanta solitudine, interrompe relazioni e contatti, diffonde paura”. Di qui, l’appello ai cristiani a dare il proprio contributo per aiutare i più bisognosi: “Basta una telefonata di vicinanza, il pranzo di Natale o del primo dell’anno fatto recapitare a casa, l’invio di un panettone, di una stella di Natale, di un semplice biglietto di auguri – ha spiegato l’Arcivescovo - Con delicatezza accostatevi agli altri e dite loro che possiamo camminare insieme in questo tempo incerto”. A Monsignor Boccardo ha fatto eco, al termine della Messa, don Edoardo Rossi, direttore della Caritas diocesana che ha illustrato le linee programmatiche del suo mandato, iniziato da circa due mesi. “Siamo chiamati a ripensare l’azione della Caritas in modo nuovo e coraggioso – ha detto - Ci è chiesto di essere una Caritas sempre più profetica, capace di leggere e interpretare i segni dei tempi, in costante uscita sull’intero territorio diocesano. Noi siamo la carta d’identità della Chiesa, attraverso di noi il Signore arriva alle persone ultime”. “Servizio e amore nel nascondimento”: è questo lo spirito fondante dell’organismo caritativo, ha ricordato ancora don Rossi, invitando ciascuno ad essere sempre più consapevole del fatto che “siamo le mani invisibili e concrete del Signore.” In quest’ottica, il direttore diocesano ha incoraggiato gli operatori Caritas a “coinvolgere i giovani, sempre molto sensibili, al servizio del prossimo”, così da andare avanti “con coraggio e con uno sguardo nuovo”. Intanto, la Caritas di Spoleto ha già avviato alcuni nuovi servizi: ad esempio, l’iniziativa “Raccolta della solidarietà” con la quale si raduneranno gli alimenti che i fedeli vorranno condividere, a Natale, con i meno fortunati. E ancora: gli studenti dell’Istituto alberghiero “De Carolis” hanno donato muffin dolci per i poveri, mentre altri alunni dell’Istituto tecnico professionale “Spagna-Campani”, coordinati da una docente, si sono resi disponibili per ascoltare telefonicamente alcune persone anziane e sole segnalate dalla Caritas. Infine, già da qualche settimana, ogni sera alcuni volontari si recano alla stazione ferroviaria di Spoleto per portare un pasto caldo ai senza-tetto che vi passano la notte. (IP)

21 dicembre - BELGIO  Vescovi: campane a distesa il giorno di Natale

In segno di consolazione e di speranza per tutti coloro che sono stati colpiti dal coronavirus, e per i loro cari, e per incoraggiare chi sta combattendo il Covid-19, in particolare il personale medico, in segno di solidarietà, i vescovi del Belgio – si legge sul sito web dell’Episcopato - hanno chiesto a tutte le parrocchie della nazione di suonare le campane a distesa il giorno di Natale, a mezzogiorno. Perché “il messaggio del Natale risuona anche in tempi di pandemia: Dio è vicino a noi nella sua umanità – hanno affermato -, Gesù viene a condividere la nostra condizione umana, lo Spirito ci sottrae alla paura e all'insicurezza e ci spinge ad essere solidali con i più poveri”. (AP)

21 dicembre - POLONIA Natale 2020. Monsignor Lechowicz: “Ricevete il Bambino Gesù a braccia aperte”

“Ricevete il Bambino Gesù a braccia aperte e sforzatevi di conoscerlo meglio”. Scrive così monsignor Wiesław Lechowicz, delegato della Conferenza episcopale polacca per l'emigrazione, - si legge sul sito web dell’Episcopato -, nei suoi auguri di Natale alla diaspora polacca, ai circa 20 milioni di polacchi e di persone di origine polacca che vivono all’estero. In questo tempo di pandemia, “condivido il mio dolore con i sacerdoti che nel ministero della Parola, e specialmente nel servizio sacramentale, sono significativamente limitati dalle restrizioni applicate. Tuttavia, non dobbiamo essere tristi come lo sono coloro che mancano di fede e speranza” ha scritto il presule. Monsignor Lechowicz si è augurato “che vivere il Natale lontano dal tempio o dai nostri cari ci permetta di apprezzare ancora di più ciò che dobbiamo a Gesù nato a Betlemme - l'opportunità di incontrarlo nella comunità della Chiesa”. Ciò che sta accadendo in noi e intorno a noi ci fa capire che non siamo autosufficienti, ha affermato, e che "abbiamo bisogno del Signore come gli antichi marinai delle stelle”. “Affidate quindi a Lui le vostre ansie - ha concluso -, perché solo Dio è in grado di indirizzare verso il bene il male e l'infelicità che ci accadono e che non siamo in grado di affrontare". (AP)

21 dicembre - MYANMAR Appello dell’arcivescovo di Mandalay alla moderazione durante le festività

Monsignor Marco Tin Win, arcivescovo di Mandalay, in una lettera pastorale, diffusa il 19 dicembre - riporta UCA News –, ha invitato i fedeli, durante le festività natalizie, ad essere più religiosi e a rispettare rigorosamente le linee guida imposte dal Ministero della Salute per arginare la diffusione della pandemia di Covid-19. “Vi esorto ad essere più religiosi, a non bere e a non fare festa per fermare la pandemia di Covid-19", ha scritto l'arcivescovo Tin Win ai cattolici, incoraggiandoli a non pubblicare, in quanto sconveniente, foto e video riguardanti i festeggiamenti sui social media.  Il presule ha informato, inoltre, che a Mandalay e nella vicina Pyin-Oo-Lwin non saranno celebrate Messe pubbliche a Natale e Capodanno, e che i fedeli potranno seguirle in diretta sui media. In seguito all'aumento dei contagi di coronavirus nel Paese, il governo regionale di Mandalay ha esteso le misure anti Covid-19 dal 16 dicembre fino alla fine del mese. Misure che includono un coprifuoco da mezzanotte alle 4 del mattino e il divieto di feste, attività interreligiose, predicazioni, e la celebrazione delle Messe di Natale e Capodanno con le autorità locali. Il 14 dicembre, il governo ha infatti informato i responsabili ecclesiastici che volessero celebrare funzioni religiose a Natale e Capodanno di farlo solo dopo aver ottenuto il permesso dalle autorità locali e rispettando le direttive dei funzionari sanitari. La Conferenza episcopale del Myanmar ha, dunque, emanato protocolli di sicurezza conformi alle linee guida del governo in merito alle Messe nelle festività. Ha invitato, inoltre, le parrocchie a celebrare funzioni religiose alla presenza di non più di 30 persone, a rispettare il distanziamento sociale e a richiedere l’uso obbligatorio delle mascherine in chiesa. Infine, ha vietato i canti di Natale in tutto il Paese, secondo le direttive delle autorità. Il Myanmar, al 20 dicembre, ha registrato 116.134 casi di coronavirus e 2.443 morti. (AP)

21 dicembre - SPAGNA Settimana preghiera unità. Vescovi: ecumenismo non ha scorciatoie, ma passa attraverso verità di fede

“Per l’ecumenismo non ci sono scorciatoie, perché il vero ecumenismo passa attraverso la via della verità creduta e praticata”: lo scrive la Conferenza episcopale spagnola (Cee) in un messaggio diffuso in vista della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si celebrerà dal 18 al 25 gennaio 2021. Il tema scelto per l’evento, tratto dal Vangelo di Giovanni (15, 1-17), è “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto” e ad approfondirlo, nel tradizionale sussidio preparato per l’occasione, è stata la Comunità monastica di Grandchamp, in Svizzera. “L’unità della Chiesa – scrivono i membri della Sotto-Commissione per le relazioni internazionali e il dialogo interreligioso della Cee - non è il frutto del nostro consenso, degli accordi che possiamo ottenere tra le confessioni cristiane, anche se questa ricerca di intese è necessaria per avvicinarci all'unità che Cristo vuole per la sua Chiesa”. Tuttavia, “affinché questi accordi siano efficaci e diano i loro frutti – ribadiscono i presuli iberici - è necessario che siano vissuti e realizzati come ciò che sono realmente, ovvero opera dello Spirito Santo”. Di qui, il richiamo della Sotto-Commissione episcopale a “l’ecumenismo spirituale”, anche per avere “una vera comprensione di ciò che facciamo come cristiani”. Il messaggio dei vescovi ricorda, poi, le tante comunità e associazioni religiose che “danno priorità alla preghiera come mezzo per raggiungere l’unità visibile che Cristo ha voluto per la sua Chiesa”. Se, infatti, si cede alla tentazione di soffermarsi solo “sulle difficoltà e gli ostacoli che persistono tra una Chiesa e l’altra e tra le Chiese e le comunità ecclesiali”, allora si commette “un grave errore”: quello di “non rendere giustizia alla verità della fede che professiamo in ciascuna delle confessioni cristiane”. È in questo senso che l’ecumenismo non ha scorciatoie, in quanto passa attraverso la verità “creduta e praticata”. I presuli spagnoli sono, naturalmente, consapevoli delle difficoltà che “persistono”, che “sono evidenti” e che “è inutile negare”. Ma ciò deve essere un invito a “pregare con intensità per l’unità” della Chiesa. “Dobbiamo avere pienamente fiducia nella parola di Cristo – esorta la Cee – e rimanere uniti a Lui”. Nel momento in cui “ci allontaniamo da Cristo – è infatti il monito dei vescovi – tutti i nostri progetti di unità per la Chiesa vengono ostacolati”. Il messaggio della Sotto-Commissione episcopale si conclude con l’invito, rivolto a tutti, a “la conversione a Cristo, affinché possiamo compiere in noi la Sua volontà, realizzando l’unità dei cristiani”. (IP)

21 dicembre -  IRLANDA Natale in pandemia. Monsignor Neary: rispondere alla sfida della generosità

Di fronte ad un Natale diverso, vissuto in tempo di pandemia da Covid-19, la sfida dei cattolici è quella di “rispondere con la generosità”: questo il cuore del messaggio di Natale diffuso da Monsignor Michael Neary, Arcivescovo di Tuam, in Irlanda. Il presule ricorda, in particolare, che quello attuale “è un periodo difficile per tutti”: per le famiglie in lutto, per chi ha una persona cara ricoverata in ospedale, per coloro non possono tornare a casa e sono quindi costretti a passare il Natale da soli, per i giovani che non possono “riunirsi e relazionarsi con gli amici”. Inoltre, i fedeli “sono stati privati dell’opportunità di partecipare fisicamente alla Messa” e ciò ha creato “un’enorme lacuna nelle loro vite”. Le medesime difficoltà e sofferenze, sottolinea il presule, le hanno vissute e le stanno vivendo i sacerdoti; tuttavia, essi “hanno risposto molto generosamente alla sfida della pandemia”, senza risparmiare “alcuno sforzo nell’organizzare Messe in streaming su web o alla radio, fornendo ai fedeli ogni opportunità possibile per andare incontro alle loro esigenze sacramentali”. Monsignor Neary ricorda anche “la benedizione” dei tanti “meravigliosi volontari che si sono presi la responsabilità di pulire e sanificare le chiese”, nonché la “premura e la comprensione con cui i parrocchiani hanno vissuto la situazione”. Un ulteriore apprezzamento viene espresso dal presule per tutte quelle organizzazioni caritative che “contribuiscono ad alleviare le sofferenze e i disagi delle persone, permettendo alle famiglie di passare un Natale migliore”. Un operato che va portato avanti comunque, sottolinea l’Arcivescovo di Tuam, perché “le richieste di aiuto aumentano”, mentre le risorse diminuiscono, anche a causa dell’isolamento che non permette la raccolta di offerte. Di qui, il richiamo del presule irlandese alla “generosità innata nelle persone che emerge soprattutto in questo periodo”. “Rispondiamo con forza a questa sfida – ribadisce Monsignor Neary – Ad oggi, l’Arcidiocesi di Tuam ha contribuito con 210mila euro alla raccolta solidale di Trócaire”, l'agenzia di sviluppo oltremare della Chiesa cattolica irlandese, il che “la dice lunga sulla generosità del nostro popolo”. Infine, augurando a tutti i fedeli “un Natale molto felice e sereno” e un nuovo anno “colmo di benedizioni”, il presule ringrazia tutti per “la collaborazione, la comprensione, la generosità e il sostegno” dimostrati gli uni nei confronti degli altri. (IP)  

21 dicembre - ZAMBIA “Cantare al leone”: progetto della Chiesa per aiutare i minori a vincere paure e violenza

“Cantare al leone”: si intitola così il progetto avviato dal Servizio cattolico per l’infanzia in Zambia (Catholic Care for Children in Zambia) per aiutare i bambini a superare la paura e i traumi derivanti da atti di violenza, incluso il bullismo, perpetrati nei loro confronti sia da adulti che da coetanei. Finora, sono stati 140 i minori formati alla gestione di tali drammatici episodi per la ripresa di una vita normale, ma si prevede che altri 60 verranno presto inclusi nel progetto, che arriverà quindi ad aiutare complessivamente 200 bambini. Centrale è, inoltre, l’obiettivo del “reinserimento nelle famiglie” dei bambini provenienti da strutture di affidamento, come spiega la coordinatrice del programma, suor Cecilia Nakambo: “Tale obiettivo, portato avanti insieme al Ministero per lo sviluppo della comunità e il benessere sociale, prevede la cooperazione con diverse Case di accoglienza per minori, comprese quelle che appartengono a diverse fedi”. In una recente intervista, suor Nakambo ha anche sottolineato che l’importanza di ricostruire l’autostima dei bambini “in modo che siano in grado di affrontare le sfide della vita, superando i problemi pregressi”. “Li aiutiamo suggerendo loro il modo migliore per gestire i momenti negativi”, ha sottolineato la religiosa, per il raggiungimento di un pieno reinserimento sociale. Oltre al Ministero per lo sviluppo della comunità e il benessere sociale, al programma del Catholic Care for Children in Zambia contribuiscono il Catholic Mission Medical Board, i Catholic Relief Services, l’Unicef e la Christian Alliance for Children in Zambia. (IP)

21 dicembre - ETIOPIA Conflitto Tigray. Appello Missionari della Consolata per la pace e la stabilità

I Superiori provinciali dei Missionari della Consolata in Africa hanno lanciato un appello alla pace e alla stabilità in Etiopia, sconvolta da un perdurante conflitto nella regione del Tigray che vede contrapposti il governo federale locale e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf). In una nota diffusa nei giorni scorsi, i religiosi esortano entrambe le parti in causa ad avviare un dialogo costruttivo ed esprimono la loro vicinanza al Paese africano. “Seguiamo da vicino l’attuale ondata di violenze e disordini in corso in Etiopia – si legge nella nota – Molte proprietà sono state distrutte, molte vite sono andate perdute e migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalla loro terra per cercare sicurezza, esponendosi così a maggiori rischi”. Di qui, la solidarietà dei missionari “a tutta la Chiesa e la popolo etiope che si trovano in questa difficile situazione”. Citando, poi, un passo del discorso di San Giovanni Paolo II alla Conferenza episcopale etiope, pronunciato in occasione della visita ad limina del 1997, i Superiori provinciali africani ricordano il ruolo della Chiesa nel facilitare la risoluzione dei conflitti: “La Chiesa ha un compito speciale da svolgere e può offrire un aiuto nel processo di costruzione di una società in cui tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro appartenenza etnica, culturale e religiosa, possano sentirsi a proprio agio ed essere trattati giustamente”. Ad entrambi gli schieramenti, inoltre, i Missionari della Consolata chiedono di “collaborare con l’Unione africana e con la comunità internazionale per trovare una soluzione duratura alle cause del conflitto e alla tensioni”, così da ripristinare la riconciliazione. “Siamo solidali con i vescovi, il clero, i religiosi e le religiose, nonché con tutte le comunità dell’Etiopia – concludono i Superiori provinciali – e assicuriamo le nostre preghiere”. Il conflitto nella regione del Tigray è esploso il 4 novembre, quando il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha ordinato un'offensiva militare contro le autorità locali, in risposta ad un presunto attacco alla principale base militare etiope situata nella capitale del Tigray, Mekelle. Ma il conflitto affonda le sue radici nei mesi scorsi, da quando, a settembre, il partito al governo del Tigray (Tigray People's Liberation Front - Tplf) ha organizzato le elezioni nella regione, contro il parere del governo federale. Sin da subito, la Chiesa locale ha fatto sentire la sua voce in favore della pace: ad invocare la riconciliazione sono stati i vescovi cattolici di Etiopia, quelli in Eritrea, nonché l'Associazione delle Conferenze Episcopali Membro dell'Africa Orientale (Amecea) che ha espresso la sua solidarietà alla popolazione. Forte, inoltre, l’appello del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) affinché si depongano subito le armi, mentre il Consiglio mondiale delle Chiese prega “per la fine del conflitto, per il ritorno sicuro degli sfollati e per un processo di riconciliazione inclusivo che porti a una pace sostenibile per tutti in Etiopia". Da ricordare, inoltre, l’esortazione lanciata da Papa Francesco, all’Angelus dell'8 novembre: “Seguo con preoccupazione le notizie che giungono dall’Etiopia – ha detto quel giorno il Pontefice - Mentre esorto a respingere la tentazione dello scontro armato, invito tutti alla preghiera e al rispetto fraterno, al dialogo e alla ricomposizione pacifica delle discordie”. (IP)

21 dicembre - VATICANO-SVIZZERA Comunità monastica di Grandchamp autrice del materiale per Settimana preghiera unità cristiani 2021

È stata la Comunità monastica di Grandchamp, in Svizzera, a preparare il materiale per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in programma dal 18 al 25 gennaio prossimi. Lo rende noto, sul suo sito web, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani. Il tema scelto per l’evento, tratto dal Vangelo di Giovanni (15, 1-17), è “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto” che “esprime la vocazione alla preghiera, alla riconciliazione e all’unità della Chiesa e del genere umano che caratterizza la Comunità di Grandchamp”. Essa, infatti, raduna “suore da diverse tradizioni cristiane e da diversi Paesi”. La Comunità è stata fondata nella prima metà del XX secolo: negli anni ’30, alcune donne di tradizione riformata della Svizzera di lingua francese, appartenenti ad un gruppo conosciuto come le Dames de Morges, “riscoprirono l’importanza del silenzio nell’ascolto della parola di Dio e, allo stesso tempo, ripresero la prassi dei ritiri spirituali per nutrire la vita di fede, sull’esempio di Cristo, che si ritirava nei luoghi deserti per pregare”. Queste donne furono presto raggiunte da altre, che presero a frequentare regolarmente i ritiri spirituali a Grandchamp. Fu dunque “necessario provvedere ad una presenza stabile che offrisse preghiera e accoglienza al crescente numero di ospiti e di persone desiderose di ritirarsi in preghiera”. Negli anni, la Comunità di Grandchamp ha coltivato “forti legami sia con la Comunità di Taizé che con il padre Paul Couturier, figura-chiave della storia della Settimana di preghiera”. Oggi, a Grandchamp si contano “circa cinquanta suore, impegnate nella ricerca di itinerari di riconciliazione tra i cristiani, all’interno della famiglia umana e nel rispetto dell’intera creazione”. L’incontro preparatorio alla redazione del materiale per la Settimana di preghiera si è svolto proprio a Grandchamp, dal 15 al 18 settembre 2019. Vi ha preso parte la Commissione internazionale, costituita dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani e dal Consiglio ecumenico delle chiese. Successivamente, la Comunità monastica ha lavorato diversi mesi alla stesura del primo testo, che ha fatto da base a quello su cui poi ha lavorato la Commissione internazionale stessa. Il tema della Settimana di preghiera, scelto dalle suore, ha permesso alle religiose di “condividere l’esperienza e la sapienza della loro vita contemplativa, innestata nell’amore del Signore, e di parlare del frutto di questa preghiera: una più profonda comunione con i propri fratelli e sorelle in Cristo, e una maggiore solidarietà con l’intera creazione”. Tre i pilastri su cui si basa il materiale redatto: preghiera, vita comunitaria e ospitalità. Essi si articolano come un appello a “rimanere in Cristo” per avvicinarci agli altri e superare le divisioni tra i cristiani. “Quando ascoltiamo Gesù, la sua vita scorre in noi – si sottolinea - Egli ci invita a lasciare che la sua Parola dimori in noi e allora qualsiasi nostra richiesta sarà esaudita”. “Come persone, come comunità, come Chiesa – si ribadisce - desideriamo unirci a Cristo per il conservare il suo comandamento di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amati”. Consapevoli del fatto che “avvicinarci agli altri, vivere insieme in comunità con altre persone, a volte molto diverse da noi, costituisce una sfida”, le suore di Grandchamp mettono in pratica l’insegnamento di Frère Roger, fondatore della Comunità di Taizé: “Non vi è amicizia senza sofferenza purificatrice, non vi è amore per il prossimo senza la croce”. Di qui, il richiamo al fatto che “le divisioni tra i cristiani, il loro allontanamento gli uni dagli altri è uno scandalo perché significa anche allontanarsi ancor di più da Dio”. Certamente, “gli sforzi per la riconciliazione costano e richiedono sacrifici”, ma si è sempre “sostenuti dalla preghiera di Cristo che desidera che noi siamo una cosa sola, come lui è con il Padre, perché il mondo creda”. Infine, si ricorda che, come cristiani, “viviamo anche in una creazione che geme mentre attende di essere liberata”: rimanendo in Cristo, dunque, si può ricevere “la forza e la sapienza per agire contro le strutture di ingiustizia e di oppressione, per riconoscerci pienamente come fratelli e sorelle nell’umanità, ed essere artefici di un nuovo modo di vivere nel rispetto e nella comunione con tutto il Creato”. “Prega e lavora affinché Dio possa regnare” è la regola di vita che le suore di Grandchamp recitano insieme ogni giorno: ciò dimostra che “la preghiera e la vita quotidiana non sono due realtà disgiunte, ma sono fatte per stare insieme”. (IP)

21 dicembre -  TERRA SANTA Presso il Getsemani ritrovati un bagno rituale dei tempi di Gesù e altri edifici cristiani di epoca crociata EMBARGO ORE 13.00

Risalgono ai tempi di Gesù e all’epoca delle crociate le sorprendenti scoperte archeologiche avvenute negli ultimi mesi presso il Getsemani. Questa mattina a Gerusalemme la presentazione alla presenza del custode di Terra Santa padre Franesco Patton e degli archeologi che hanno condotto l’importante campagna, tra cui Amit Re'em dell’Autorità Israeliana per le Antichità. Siamo nei pressi del piccolo podere o orto, situato poco fuori dalla città vecchia di Gerusalemme, ai piedi del Monte degli Ulivi, dove Gesù si ritirò in preghiera dopo l'Ultima Cena, prima di essere tradito da Giuda ed arrestato. Una località che nel corso dei secoli è divenuta meta di pellegrinaggio attorno alla Basilica, la cui origine risale all’epoca bizantina e che con il contributo internazionale – da qui il nome di Chiesa di tutte le Nazioni - fu edificata dall’architetto Barluzzi intorno agli anni Venti del secolo scorso. Per consentire il transito in sicurezza dell’alto flusso di visitatori dal giardino dove nel maggio 2009 Benedetto XVI celebrò la messa, fino alla Basilica, al di sotto della strada carrabile è stato scavato un tunnel sotterraneo. Durante i lavori dell’opera infrastrutturale, l’incredibile sorpresa: allo sbocco della galleria ci si è imbattuti in una serie di stanze annesse all’antica Basilica dell’agonia di Gesù, risalenti all’epoca delle crociate. Ancora più eclatante, a metà tunnel, il ritrovamento di un bagno rituale ebraico scavato nella roccia, del I secolo d.C: ““Finora – spiega a Vatican News l’archeologo padre Eugenio Alliata, dello Studium Biblicum Franciscanum - al Getsemani non era mai stato trovato alcunchè che risalisse ai tempi di Gesù.  É stato identificato perché i bagni rituali ebraici sono molto caratteristici: hanno una serie di gradini che terminano in una vaschetta poco più profonda”. In aramaico la parola Getsemani significa “frantoio”, “luogo per lavorare l’olio”: “Durante il lavoro dell’olio o del vino – prosegue padre Alliata -  l’ebreo devoto che li prepara, se vuole che essi siano kosher, ovvero puri secondo la legge, deve prepararsi facendo il bagno rituale in una vasca apposita”. Se in Gerusalemme sono frequenti ritrovamenti archeologici risalenti ai tempi del re Erode il Grande e dei procuratori romani come Ponzio Pilato, al Getsemani finora non era stato ritrovato nulla di contemporaneo a Gesù. Importante anche la serie di ambienti databili all’epoca araba di Gerusalemme, tra mille e duemila anni fa, venuta alla luce oltre lo sbocco del tunnel: “i reperti sono successivi alla conquista islamica di Gerusalemme del 638 d.C. Lo scavo – aggiunge padre Alliata - ha svelato una cappella cristiana con un’abside, molto ben conservata, un altare e un’iscrizione in greco nella quale si chiede che Dio accetti l’offerta del suo fedele così come fece con Abramo. Il Patriarca biblico è infatti considerato il modello del credente in Dio, colui la cui offerta è gradita al Signore”. Intorno alla cappella sorgeva con ogni probabilità un ospizio per i pellegrini che si recavano a Gerusalemme e attesta la presenza continua dei cristiani nella città santa anche dopo la conquista islamica. (PO)

21 dicembre - ITALIA In Lombardia concluso il progetto “Il Contagio della Speranza” che ha offerto aiuti ad una rete di enti caritativi religiosi

Accoglienza per 482 senzatetto, servizio di docce per 11.998 persone, 55.954 pasti nelle mense dei poveri, 29.249 pacchi alimentari e 11.642 kit per l’igiene personale: sono i numeri del progetto “Il Contagio della Speranza” avviato sette mesi fa dalla Caritas Ambrosiana e dal Catholic Relief Services (CRS) per rispondere all’emergenza Coronavirus in Lombardia e far fronte alle conseguenze sociali del lungo isolamento necessario per contenere la pandemia. Il programma di aiuti è partito a maggio e si è concluso alla fine di novembre, e grazie al finanziamento di 4 milioni di dollari offerto dagli Stati Uniti tramite l’United States Agency for International Development e a un contributo di 130mila dollari provenienti da fondi privati del CRS, sono state sovvenzionate le tessere impiegate dalle famiglie in difficoltà per fare la spesa negli Empori della Solidarietà, per una cifra complessiva di 120mila euro, e presso i supermercati, per una cifra di ulteriori 328.300 euro, sono state sanificate 733 strutture, tra cui centri diurni e uffici, sono stati adeguati alle normative sanitarie 7 rifugi temporanei e 10 centri alternativi dedicati alla quarantena di pazienti, medici e infermieri. Le risorse raccolte sono state destinate ad una rete di enti caritativi religiosi di differenti credi e confessioni: le Caritas di cinque diocesi lombarde (Milano, Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona), Opera San Francesco per i Poveri, la Diaconia Valdese e l’Islamic Relief. “Il Contagio della Speranza” ha consentito di rispondere sia ai bisogni immediati in ambito sanitario sia all’impatto sociale della pandemia, fornendo servizi essenziali a gruppi e soggetti a rischio e sostenendo le strutture ospedaliere attraverso l’affitto di sistemazioni di emergenza per pazienti affetti da Covid-19 e per il personale medico. Inoltre, il progetto ha risposto al crescente bisogno delle famiglie che hanno visto una drastica riduzione dei loro redditi a causa del lockdown così come degli anziani attraverso una distribuzione mirata di cibo. “Siamo contentissimi del lavoro svolto. La forza di questo progetto risiede nella presenza ed esperienza decennale dei partner sul territorio, nei servizi molto articolati e in un esercito di volontari e impiegati che lavorano con standard professionali molto elevati. Credo che questo progetto rappresenti la concretizzazione dell’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco - ha sottolineato Davide Bernocchi, responsabile del partnenariato per il Medio Oriente, Europa e Asia Centrale di CRS -. È bello vedere cristiani che assistono musulmani e viceversa”. Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, ha precisato che al centro del progetto ci sono state le persone in difficoltà. “Quello che conta è mettere al centro i poveri, perché questo funziona un po’ come cartina di tornasole della nostra fede - ha affermato Gualzetti -. Abbiamo avuto l’occasione in questo progetto di mettere in pratica il saper modulare i nostri servizi a favore dei nuovi bisogni che emergono. La nostra collaborazione interreligiosa ha lanciato un messaggio e abbiamo dimostrato nella pratica i risultati del lavoro svolto assieme, anche tra fedi diverse”. (TC)

21 dicembre - ITALIA A Roma, per i senzatetto accoglienza notturna della Comunità di Sant’Egidio nella chiesa di San Calisto

VNS – 21dic20 – È stata riaperta a Roma la chiesa di San Calisto, a Trastevere, per l’ospitalità notturna dei senza fissa dimora. A curare l’accoglienza la Comunità di Sant’Egidio che ormai da cinque anni, all’inizio della stagione fredda, non dimentica gli ultimi. “Chi non ha casa deve essere ancora di più protetto e accolto in una città, come Roma, dove ancora troppe persone non hanno un tetto per passare la notte - si legge in un comunicato della Comunità di Sant’Egidio -. Per questo, osservando i criteri del distanziamento imposto dalle misure anti-Covid, e con tamponi preventivi grazie ad un accordo tra Sant’Egidio e l’ospedale San Giovanni-Addolorata, è stato nuovamente possibile aggiungere questo spazio notturno alle strutture già offerte dalla Comunità”. L’iniziativa giunge alla vigilia del #Natalepertutti lanciato da Sant’Egidio per non dimenticare gli ultimi nel cuore della pandemia. La chiesa di San Calisto, antico luogo di culto, è stata edificata intorno al pozzo dove, nel 222, fu martirizzato Papa Calisto I. È una rettoria proprietà della Santa Sede, connessa alla parrocchia di Santa Maria in Trastevere e affidata alla Comunità di Sant’Egidio. L’attuale edificio è del XVII secolo. (TC)

21 dicembre - CANADA Dddl eutanasia e suicidio assistito. Appello vescovi a legislatori: ripensateci, non è mai troppo tardi per promuovere dignità umana!

Non è mai troppo tardi per tutelare e promuovere la dignità della persona umana: così, in sintesi, la Conferenza episcopale del Canada (Cccb), in una nota, esorta i legislatori a ripensare il disegno di legge C-7 che mira ad ampliare i criteri di ammissibilità all’eutanasia e al suicidio assistito, eliminando il criterio della “ragionevole prevedibilità della morte naturale” attualmente previsto dal Codice penale nazionale. Venerdì 18 dicembre, la proposta normativa è stata approvata, in terza lettura, dalla Camera dei deputati, mentre la Corte Suprema del Québec ha deciso di concedere al governo federale una proroga di due mesi sulla scadenza del termine, per legiferare. Di qui, l’appello dei presuli ai legislatori, affinché “ripensino in coscienza” tale disegno di legge, “prima della revisione Parlamentare formale”. Così facendo, si dimostrerebbero “responsabilità e trasparenza” e si garantirebbe “la fiducia dei canadesi nei membri del Parlamento”. “Non è troppo tardi – scrivono i vescovi - per riconsiderare l'approccio del Canada all'eutanasia e al suicidio assistito, al fine di garantire una risposta etica che promuova la dignità intrinseca di ogni persona umana di fronte alle profonde domande che circondano il significato di essere umano, qualità della vita, sofferenza umana, malato terminale e morte”. Ribadendo, poi, la loro “ferma opposizione a tutte le forme di eutanasia e di suicidio assistito”, i vescovi si dicono anche “particolarmente preoccupati per il ritmo accelerato e sconsiderato con cui il governo sta cercando di approvare il ddl C-7”. Nonostante, infatti, “i numerosi avvertimenti lanciati da organizzazioni che si occupano di disabili e da medici riguardo alle devastanti conseguenze di una proposta simile”, il procedimento legislativo è andato avanti, “scavalcando il legittimo dibattito democratico”. A tal proposito, i vescovi sottolineano che un recente sondaggio ha messo in luce un dato importante: “La maggioranza dei canadesi teme che il Sistema sanitario inizierà ad ignorare le necessità di assistenza a lungo termine, nonché le malattie croniche, una volta resa disponibile la morte medicalmente assistita”. “È evidentemente chiaro – sottolinea la Cccb – che non c’è consenso in Canada su tale proposta di ampliamento dell’eutanasia e del suicidio assistito, nonostante il governo affermi il contrario per giustificare l’approvazione del ddl C-7”. E “altrettanto preoccupante” è – continuano i vescovi – “il ritardo della revisione parlamentare sull’impatto dell’eutanasia e del suicidio assistito in Canada e sullo stato delle cure palliative”, già richieste in passato. Ma nonostante tutto ciò, “l’esecutivo rimane intenzionato ad andare avanti il più rapidamente possibile per ampliare l’accesso delle pratiche eutanasiche”. Inoltre, la Chiesa cattolica del Canada evidenzia come un simile ddl, “che avrà un impatto negativo sia sui singoli individui che sull’intera società”, meriti in realtà “più tempo, da parte di tutti i cittadini, per essere dibattuto”. Ciò è tanto “più evidente” alla luce “dei punti deboli e delle fragilità che la pandemia globale ha messo a nudo all’interno dei sistemi sanitario, sociale e assistenziale e nella loro disponibilità nei confronti dei più vulnerabili”. “Imploriamo ancora una volta i nostri legislatori – è l’accorato appello dei vescovi – affinché rallentino questa inutile corsa per legiferare sul ddl C-7”, in quanto “la prima preoccupazione, come società, deve essere il benessere e la sicurezza delle persone”. La nota episcopale ricorda, poi, che “consentire l’assistenza al suicidio o l’uccisione di un altro essere umano non è mai la risposta appropriata alla sofferenza di una persona”. Per di più, tali pratiche “non sono mai semplicemente un atto autonomo o un’espressione della libertà di un individuo”; al contrario, esse hanno “un impatto distruttivo sul bene comune delle collettività”. I vescovi mettono in luce anche gli evidenti “segnali di pericolo” riscontrati in questi tempi: pensare di modificare il Codice penale o discostarsi dal Giuramento di Ippocrate sono atti che “rappresentano un cambiamento epocale in ciò che i canadesi intendono con essere umani, alleviare le sofferenze e permettere ai principî morali di fondare una società giusta”. Di qui, l’appello della Chiesa a Camera e Senato affinché “ripensino in coscienza” il ddl “prima della revisione parlamentare formale”, così da garantire responsabilità, trasparenza e fiducia alla popolazione. “È anche imperativo – aggiungono i presuli – rispettare il diritto all’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari che non vogliono fornire o assistere alla morte medicalmente assistita”, così come è urgente risolvere “la grave mancanza di cure palliative disponibili in tutto il Canada” e questa è “una situazione da affrontare immediatamente”. Al contempo, la Cccb mette in risalto “la necessità di prestare attenzione immediata alla salute mentale, all’assistenza domiciliare e ai servizi sociali per le persone con disabilità o con malattie croniche e terminali, in modo migliorarne le condizioni di vita”. E questo è un tema sul quale si riscontra “una consapevolezza crescente". (IP)

19 dicembre -  ITALIA Azione Cattolica e Caritas Ambrosiana: questo Natale difficile sia un tempo per riscoprire la nostra vocazione cristiana 

Vivere questo Natale difficile come un’opportunità da cogliere “per riscoprire alcuni degli elementi fondamentali della vocazione cristiana e dell’appartenenza comunitaria”. È l’invito rivolto dall’Azione Cattolica e dalla Caritas Ambrosiana nel suo messaggio in vista del Natale e del nuovo anno, in cui ricorda che anche “in questo 2020 per tanti aspetti tragico“ c’è la nascita di Gesù a portarci una “speranza rinnovata e un orizzonte di certezza”. Certo non è possibile dimenticare il dolore per la perdita di tante persone, l’incertezza in cui ancora viviamo, come non si possono ignorare i tanti “segni di disagio e povertà” causate dall’emergenza sanitaria. “Le stesse abitudini ecclesiali sono state segnate dalla pandemia”. L’assenza di una prospettiva chiara per il futuro “rischia di fare sprofondare nello sconforto o nella rabbia, che si sfoga spesso individuando un nemico contro cui scagliarsi”. Si tratta di “sentimenti che riguardano tutti e che interpellano con forza anche la fede e la vita della comunità cristiana”. È proprio questa, allora, secondo l'Azione Cattolica e Caritas Ambrosiana, l’occasione per riscoprire la nostra vocazione: “È tempo di affidarsi al Signore, in nome della fiducia in una grazia che non risolve magicamente i problemi, ma dà la forza per leggere i segni dell’amore di Dio nella vita fragile delle persone. È tempo di vivere una responsabilità che non si manifesta solo nella forza della nostra volontà, ma nella capacità di rispondere alla chiamata ad essere accanto a chi incontriamo nella vita di tutti i giorni. È tempo di servizio silenzioso che si sostanzia nel rispetto delle regole e nella possibilità di rendere meno pesante la vita degli altri. È tempo di riscoprire il senso delle esperienze che viviamo, alla luce di una promessa di salvezza che va oltre la salute e di una meta che non coincide con il ritorno alla cosiddetta ‘normalità’, ma con la necessità di costruire un nuovo modo di stare con gli altri e di abitare questa Terra, forti della promessa di un Dio che si è fatto vicino a noi”, sottolinea il messaggio. Esso rilancia quindi l’invito rivolto dall’arcivescovo Mario Delpini in occasione della recente Festa di Sant’Ambrogio a camminare insieme, a “farsi prossimi” verso chi è nel bisogno, a contribuire da cristiani, ciascuno con i propri talenti, alla costruzione della “città dell’uomo”.  L’invito è a non farsi “prendere dalla nostalgia o dalla smania di tornare al più presto a quello che facevamo”, ma a ricoprire piuttosto “la bellezza dell’aprire nuove strade, dell’essere ‘tutti fratelli’ e  ‘Chiesa in uscita’, secondo gli insegnamenti di Papa Francesco”. “Il Natale – questo atteso Natale – ci può portare in dono, ancora una volta, fiducia e speranza”, conclude il messaggio (LZ)

19 dicembre- SRI LANKA Attentati di Pasqua. Il cardinale Ranjith incontra il Premier Rajapaksa per discutere degli aiuti alle famiglia colpite

- La situazione delle famiglie colpite dagli attentati di Pasqua del 21 aprile 2019 sono stati al centro di un incontro nei giorni scorsi tra una delegazione guidata dal cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo e Colombo, e il Primo Ministro Mahinda Rajapaksa, uscito vincitore alle elezioni del 5 agosto scorso. Durante i colloqui – riporta l’agenzia Ucanews - il Premier ha fatto il punto sulle iniziative intraprese dal Governo a sostegno delle famiglie colpite: segnatamente per la ricostruzione delle abitazioni distrutte dalle esplosioni, gli interventi presso le banche per ottenere una dilazione nel pagamento dei mutui e l’assistenza sanitaria alle persone rimaste ferite durante gli attentati. 33 case sono state finora assegnate a queste famiglie, mentre 24 sono in fase di costruzione. Completata invece la ricostruzione della Katuwapitiya Sunday School. Resta peraltro aperto il nodo dell’inchiesta sugli autori e i mandanti dell’attentato rivendicato dal cosiddetto Stato Islamico e sulle responsabilità del Governo di Colombo per non averli saputi prevenire. Il processo non è ancora iniziato. Due mesi fa aveva suscitato clamore nel Paese la notizia del rilascio di un altro dei sette sospettati arrestati qualche mese.  Gli attacchi perpetrati il 21 aprile 2019 contro tre chiese se, mentre i fedeli stavano partecipando alla Messa pasquale, e anche contro tre alberghi, avevano provocato almeno 279 vittime, tra cui decine di stranieri, ferendo oltre 500 persone. In questi mesi la Chiesa locale ha chiesto più volte un rapido accertamento della verità chiamando in causa anche le responsabilità e le negligenze delle autorità srilankesi del precedente Governo. Il 30 agosto scorso il cardinale si era rivolto al nuovo Esecutivo, chiedendogli di tenere fede alle promesse fatte dalla precedente compagine governativa, con indagini “adeguate su quanto avvenuto”. (LZ)

19 dicembre - ETIOPIA La crisi del Tigray al centro 50.ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale etiopica

Si è parlato soprattutto dell’attuale crisi in Etiopia e del ruolo profetico che la Chiesa è chiamata a svolgere per aiutare le vittime del conflitto nella regione del Tigray durante la 50.ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale etiopica (Cbce) che si è svolta dal 14 al 18 dicembre. Al centro dei lavori, introdotti dal cardinale  Berhaneyesus Souraphiel – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale - gli aiuti alla popolazione, prima vittima dei combattimenti formalmente conclusi il 28 novembre con la proclamazione della vittoria delle forze federali nella regione ribelle del Tigray. La situazione umanitaria resta drammatica. Il conflitto ha avuto conseguenze drammatiche per i civili, oltre 50mila dei quali si sono rifugiati nel vicino Sudan. Scarseggiano cibo e acqua e le comunicazioni sono interrotte. Le condizioni sono al limite anche per i 100mila eritrei fuggiti dal loro Paese e ospitati nei campi profughi presenti nella regione del Tigray. Di fronte a questa situazione la Cbce, in collaborazione con la Caritas locale, ha costituito una speciale task-force chiedendo il supporto della Caritas internationalis e della Cidse, l’organismo cattolico per Cooperazione internazionale per lo sviluppo e la solidarietà. I vescovi hanno chiesto a tutti i superiori maggiori etiopici di unire le loro forze aiutare popolazione. Durante la riunione i vescovi hanno anche rivolto il loro pensiero e preghiere al vescovo cattolico Tesfaselassie Medhin, rimasto isolato nella sua eparchia di Adigrat, insieme ai suoi sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli dall’inizio del conflitto. Il nunzio apostolico, monsignor Antoine Camiller, gli ha espresso solidarietà, assicurando le preghiere di Papa Francesco, del cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e di tutta la Chiesa. L'unica, tenue e indiretta comunicazione recente attribuibile a monsignor Medhin è la lettera inviata il 23 novembre scorso ad alcuni collaboratori. Nella missiva, monsignor Medhin faceva riferimento alla difficile situazione umanitaria della regione, dove mancano medicinali, generi alimentari, carburante e ogni bene di prima necessità. Il conflitto nel Tigray è esploso il 4 novembre, quando il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha ordinato un'offensiva militare contro le autorità locali, in risposta ad un presunto attacco alla principale base militare etiope situata nella capitale del Tigray, Mekelle. Ma il conflitto affonda le sue radici nei mesi scorsi, da quando, a settembre, il partito al governo del Tigray (Tigray People's Liberation Front - Tplf) ha organizzato le elezioni nella regione, contro il parere del governo federale. Sin da subito, la Chiesa locale ha fatto sentire la sua voce in favore della pace: in una nota diffusa lo stesso 4 novembre, i vescovi cattolici in Etiopia hanno esortato le parti in causa "a risolvere le loro divergenze in modo amichevole, in uno spirito di rispetto, comprensione e fiducia". A loro si sono uniti in queste settimane gli appelli di Papa Francesco e anche quelli di altre Chiese nel Continente e nel mondo. L’ultimo,  è quello lanciato poco più di una settimana fa dal Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) che ha chiesto ancora una volta alle parti di deporre subito le armi. Nonostante la vittoria proclamata da Addis Abeba, il Tplf ha infatti dichiarato la volontà di proseguire la sua lotta contro i soldati federali presenti nella regione dove continuano a registrarsi combattimenti sporadici. A destare maggiore preoccupazione in questo momento resta comunque la situazione umanitaria. (LZ)

19 dicembre - PAKISTAN Chiesa saluta la decisione del governo di istituire un centro di coordinamento per indagare sui matrimoni forzati. 

Qualcosa comincia muoversi sul fronte dei matrimoni forzati di minorenni a scopo di conversione in Pakistan. Dopo le denunce e le proteste delle Chiese di questi mesi seguite alla vicenda di Arzoo Raja, la tredicenne rapita costretta a sposare un musulmano convertendosi all’Islam e altri casi simili saliti di recente agli onori delle cronache, il Governo ha annunciato l’istituzione di uno speciale centro che indagherà sulle conversioni forzate di minorenni appartenenti a minoranze. Ad annunciarlo  Hafiz Tahir Ashrafi, consigliere special del Primo Ministro Imran Khan per gli affari religiosi e presidente del Consiglio degli Ulema dl Pakistan. “È stato istituito uno speciale coordinamento per affrontare le qustioni che riguardano le minoranze. A nessuno sarà permesso di creare panico nel Paese sulla questione delle conversioni forzate e dei matrimoni di minorenni”, ha scritto in un tweet il 16 dicembre l’esponente governativo. “Le questioni che riguardano i pakistani di fede non musulmana saranno affrontate attraverso l’istituzione di consigli per l’armonia interreligiosa”. L’iniziativa è stata salutata positivamente da Vincent Thomas, responsabile della Commissione per il dialogo dell’arcidiocesi di Karachi: “A volte ci è difficile contattare i funzionari del governo quando si tratta di questioni relative alle minoranze. Questo centro sicuramente aiuterà i nostri sforzi, vedremo come potrà aiutare le minoranze e a miglioare l’armonia interreligiosa in Pakistan”, ha detto a all’agenzia Ucanews  . L’annuncio della nuova iniziativa segue di una settimana la notizia dell’incriminazione da parte di un tribunale del rapitore di Arzoo Raja, il musulmano Azhar Ali, per violazione della legge che vieta il matrimonio infantile, che prevede pene fino a due anni di reclusione e per stupro, che in Pakistan prevede la reclusione non inferiore a 10 anni e, in alcuni casi, anche la pena di morte. Arzoo era stata sequestrata, convertita con forza all'islam, costretta a nozze islamiche nello scorso ottobre, poi liberata dalla polizia e ora risiede in una casa famiglia, sotto il controllo degli assistenti sociali. I rapimenti e matrimoni forzati di donne e adolescenti è, come è noto, sono una pratica corrente in Pakistan ed è sempre più usata dagli islamisti come ulteriore strumento di persecuzione contro le minoranze religiose. Da tempo le Chiese cristiane e le altre minoranze chiedono una legge specifica che renda penalmente perseguibili gli autori di questi crimini, che rimangono nella maggior parte dei casi impuniti per la complicità delle autorità di polizia e di quelle giudiziarie. Secondo la ong pakistana Centre for Social Justice (Csj), tra il 2013 e il novembre 2020 i media hanno segnalato 162 conversioni sospette e il numero più alto di casi (49) è stato segnalato nel 2019. Più del 46% delle vittime erano minorenni, con quasi il 33% di età compresa tra gli 11 e i 15 anni. Oltre il 54% delle vittime apparteneva alla comunità indù, mentre il 44% erano cristiani). Ma quelle segnalate dai media sono solo la punta dell’iceberg, perché molti non denunciano per timori di ritorsioni. Per questo si chiedono, tra le altre cose, l'introduzione di una legge che renda obbligatoria la convalida da parte di un giudice di una conversione che accerti che si tratti di una scelta libera, oltre all'età e allo stato civile delle parti coinvolte, ed emendamenti alla legge sulla limitazione del matrimonio infantile. Nelle ultime settimane ci sono stati altri segnali di apertura da parte del Governo di Islamabad anche sul fronte dell’applicazione della controversa legge sulla blasfemia, anch’essa usata come arma di persecuzione contro le minoranze non musulmane in Pakistan. Ne ha discusso lo stesso Ashrafi in questi giorni con alcuni rappresentanti della Chiesa cattolica e protestante. Durante l’incontro, l’esponente governativo ha ammesso che la legge è spesso abusata e ha detto che il governo sta indagando sui vari casi per limitare gli abusi. “Vogliamo andare avanti. Il Pakistan appartiene a tutte le minoranze religiose. Tutti dovrebbero lavorare nell'ambito della costituzione e della legge ", ha affermato Ashrafi. (LZ)

19 dicembre - INDIA Cresce l’intolleranza religiosa verso le minoranze. Tra le vittime soprattutto musulmani e cristiani

Cresce l’intolleranza religiosa in India e a farne le spese sono musulmani, ma anche cristiani. Lo conferma il Rapporto sulla situazione delle minoranze nell’Asia meridionale 2020 pubblicato dal Minority Rights Group International (Mrg), ong britannica presente oggi in 150 Paesi, da oltre 50 anni impegnata contro le discriminazioni e violazioni dei diritti umani delle minoranze nel mondo.  Tra i Paesi presi in esame dal rapporto,  che rileva un generale peggioramento in tutti i Paesi della regione, spicca quest’anno l’India dove si è registrato un aumento delle violenze, delle misure discriminatorie prese dalle autorità, ma anche dei discorsi di odio contro le minoranze. Un fenomeno al quale ha indubbiamente contribuito la svolta nazionalista impressa dal Governo di Narendra Modi dominato dal partito induista Bharatiya Janata Party (Partito del popolo indiano – Bjp), come conferma all’agenzia Ucanews A.C. Michael, coordinatore nazionale dello United Christian Forum: ”L’azione del governo è sistematica: di fatto hanno cominciato a varare leggi che contrastano con il carattere laico e democratico della Repubblica indiana”, afferma. “Spargere odio contro le minoranze è diventata una moda per i politici di questo partito per rimanere al potere e acquistarne di più. Se continuano ad avere successo e a vincere le elezioni, questa tendenza alla violenza contro le minoranze continuerà ", aggiunge Michael. Secondo il rapporto del Mgr, "i crimini d'odio contro le minoranze hanno registrato un'impennata, assumendo la forma di linciaggi e violenze da parte di vigilanti che prendono di mira musulmani, cristiani e dalit". Inoltre il Governo indiano ha varato o reso più rigide leggi discriminatorie che prendono specificamente di mira le minoranze, comprese le controverse leggi contro le presunte conversioni forzate, di cui sono spesso accusati ingiustamente i cristiani. Ultimamente si sono aggiunte anche leggi che puniscono pesantemente la macellazione delle mucche, animale sacro per gli indù, ma che viene mangiato da musulmani e cristiani.   LZ

18 dicembre - POLONIA Conclusa riunione Consiglio episcopale permanente

La testimonianza di fede offerta da San Giovanni Paolo II, l’aumento del numero di Messe da celebrare nel periodo natalizio, la situazione dei media cattolici: questi alcuni dei temi discussi dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale polacca (Kep), svoltosi ieri, 17 dicembre, in modalità virtuale. In una nota che sottolinea, in particolare, “la grandezza e la sanità” di Papa Wojtyła, i presuli auspicano che il Natale - da sempre “momento di incontro in famiglia” e che quest’anno, “a causa della pandemia, verrà vissuto in modo diverso” - sia anche “un’occasione di condivisione tra le generazioni” dell’operato “di questo uomo eccezionale”. La Kep esorta, poi, a mettere in pratica il recente decreto della Congregazione del Culto divino che, a causa delle restrizioni sanitarie, concede ai sacerdoti di celebrare fino a quattro Messe al giorno nei giorni del 25 dicembre, 1 e 6 gennaio, così di permettere la partecipazione a più fedeli, “in queste feste così importanti per i cattolici”. Al contempo, i vescovi auspicano che “la pandemia non diventi un pretesto per modificare o sospendere la legge sulle restrizioni commerciali della domenica: “Questo giorno sia un momento per rafforzare i legami familiari e sociali, a volte indeboliti dal lavoro settimanale; lasciamo uno spazio per il silenzio e per il rafforzamento dei valori spirituali in ognuno di noi”. Sulla situazione dei mass-media cattolici, i presuli hanno riflettuto sul possibile ampliamento della cooperazione tra l’Ufficio stampa della Kep, l’Agenzia di informazione cattolica e il portale cattolico Opoka. Una considerazione a parte, inoltre, è stata fatta sulla Fondazione “Solo Dios basta” e sull’iniziativa di preghiera da essa organizzata per la fine dell’anno: al riguardo, i presuli polacchi hanno ribadito che nulla di tutto ciò è stato concordato con la Kep. Pur apprezzando, quindi, “il contributo dei laici all’opera di evangelizzazione”, il Consiglio permanente rileva, tuttavia, che la Fondazione presenta “interpretazioni errate della parola di Dio e una visione apocalittica della storia e del mondo”. Pertanto, ai fedeli si raccomanda di “tenere le distanze” da tale associazione e si incoraggiano pastori e laici a “partecipare invece al tradizionale Te Deum di ringraziamento e misericordia in programma in tutte le parrocchie del Paese il 31 dicembre”. (IP)

18 dicembre - IRLANDA Vescovi di Armagh e Raphoe: in pandemia, ricordare che Cristo è il cuore del Natale

Due messaggi distinti, ma simili nel tono di forte prossimità e di grande speranza che infondono ai fedeli d’Irlanda, provati dalla pandemia da Covid-19: sono quelli dell’Arcivescovo di Armagh, Monsignor Eamon Martin, e del vescovo di Raphoe, Monsignor Alan McGuckian. Entrambi i presuli hanno diffuso oggi, 18 dicembre, un Messaggio natalizio: nel primo, Monsignor Martin sottolinea che una delle conseguenze positive di questo Natale difficile, tra lockdown e distanziamento, è il fatto che “abbiamo dovuto imparare di nuovo ad accostarci ad esso con umiltà e celebrarlo come servi l’uno dell’altro, piuttosto che come padroni”. Questo, infatti, è ciò che è stato fatto negli ultimi mesi: il rispetto delle normative anti-contagio, tra cui l’indossare le mascherine, “non è stato un segno di paura e desolazione, bensì una prova dell’amore e della volontà di assicurare il futuro al prossimo”. Natale, aggiunge l’Arcivescovo di Armagh, “è il momento in cui richiamiamo alla mente la nascita di Dio stesso”, venuto al mondo “non per dominarlo o per sfruttarlo, ma per servirlo”. Egli, conclude il presule, “è nato, vissuto, morto per noi con grande umiltà, come il servo di tutti noi”. E questo è l’insegnamento principale della Solennità del Natale, conclude Monsignor Martin. Gli fa eco Monsignor Alan McGuckian che, nel suo Messaggio, ribadisce: “Cristo è il cuore del Natale”. “Il 2020 è stato un anno difficile – scrive – per mesi e mesi abbiamo ascoltato le cifre sui contagi, i pazienti in terapia intensiva, i decessi” ed ognuna di queste cifre ha rappresentato “vite frustrate, a rischio, forse cambiate per sempre”. Di qui, l’invito del presule a pregare, soprattutto in questo Natale, per tutti i defunti ed i loro familiari, nonché per chi lotta con “la solitudine, il disagio, le difficoltà aggravate dall’isolamento”, per chi “non ha mezzi di sussistenza” e per coloro che “non possono tornare a casa per le feste”. Ma nonostante la tristezza di questo tempo, è sentito l’incoraggiamento del presule ai fedeli: “Noi cristiani sappiamo che Dio è con noi – dice – Egli rinascerà nel cuore di ogni cristiano anche in mezzo all’angoscia e al dolore. Questo è il cuore del Natale: il nostro Dio è con noi ed è la fonte della nostra gioia”. Ringraziando, poi, tutti i sacerdoti ed i volontari che si preoccupano di mettere in sicurezza le chiese per le celebrazioni natalizie, Monsignor McGuckian evidenzia quanto sia importante la collaborazione dei fedeli nell’osservanza delle normative igienico-sanitarie e ricorda che, poiché l’accesso alle celebrazioni è contingentato, si possono continuare a seguire le dirette in streaming su web e sui social media, utili soprattutto alle persone più anziane o vulnerabili. Centrale anche l’invito che il vescovo di Raphoe fa a “visitare una chiesa in un giorno qualsiasi, per inginocchiarsi davanti al presepe e condividere con Gesù speranze e paure”, affinché “Egli parli direttamente al nostro cuore”. La stessa preghiera il presule la raccomanda in famiglia, insieme ad un pensiero di gratitudine per le persone che, con il loro lavoro, ci permetteranno di imbandire la nostra tavola nelle imminenti festività. Un ulteriore pensiero Monsignor McGuckian lo rivolge a chi è “senza casa, rifugiato o richiedente asilo”: in tutte queste persone “incontriamo il volto di Gesù”, afferma il presule, perché “non è stato per caso che Dio si è identificato con gli emarginati”. Facendo poi l’esempio dei tanti volontari che, in tempo di Covid, hanno donato “il loro tempo e le loro energie per aiutare la comunità”, il vescovo irlandese ricorda che “il Natale può tirare fuori il meglio di noi”, perché “Gesù desidera essere una luce nel cuore di ciascuno”. “LasciamoLo entrare – conclude il presule – perché Egli vuole risplendere nelle nostre vite” (IP)

18 dicembre - FILIPPINE Nunzio Apostolico: essere aperti al disegno di Dio

La missione cristiana, oggi, implica l’affrontare nuove sfide aprendosi ai progetti di Dio: lo ha detto il Nunzio apostolico nelle Filippine, l’Arcivescovo Charles John Brown, presiedendo, venerdì 18 dicembre, la così detta “Misa de Gallo”, una delle tradizionali celebrazioni di preparazione al Natale che si tengono nel Paese asiatico. La Messa si è svolta nella chiesa di Sant’Antonio di Padova di Manila, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid. “Ogni cristiano – ha detto il Nunzio apostolico – ha un ruolo da svolgere, secondo il progetto di Dio. Non importa quale vocazione ciascuno di noi abbia: il piano di Dio funziona sempre, se lo accogliamo e siamo aperti ad esso”. Guardando, quindi, alla figura di San Giuseppe, Monsignor Brown ha esortato i fedeli a prendere esempio proprio da lui, che “ha riposto tutta la sua fiducia nel Signore”, obbedendo sempre a Dio nel momento in cui “si trovava di fronte alla difficile scelta di proteggere Maria e il Figlio”. “Dobbiamo avere il coraggio e la fiducia di San Giuseppe – ha sottolineato il presule – Dobbiamo imitarlo nella sua obbedienza al Signore e lasciare che il piano divino operi attraverso di noi”. Di qui, l’esortazione conclusiva affinché “in preparazione al Natale, ciascuno accolga i progetti che Dio ha per la nostra vita”, così da vedere “miracoli compiersi davanti a noi”. Nominato Nunzio Apostolico nelle Filippine il 28 novembre scorso, Monsignor Brown è stato Nunzio anche in Irlanda, dal 2011 al 2017, e in Albania, dal 2017 al 2020. Nato a New York, ha operato per diverso tempo come Vicariato parrocchiale nel quartiere del Bronx. (IP)

18 dicembre - COSTA RICA Cestini natalizi solidali: iniziativa della Caritas per aiutare le piccole imprese

Aiutare le piccole imprese locali a diffondere i loro prodotti sul mercato, generando così risorse economiche per le loro famiglie: con questo, obiettivo la Caritas/Pastorale sociale dell’Arcidiocesi di San José, in Costa Rica, ha lanciato l’iniziativa “Cestini natalizi solidali”. Soprattutto in questo tempo di pandemia da Covid-19, che ha provocato anche gravi ripercussioni a livello economico e sociale, il progetto vuole sostenere i piccoli commercianti locali, affinché possano continuare a fare circolare i loro prodotti, ricavandone il necessario per vivere. Partita, inizialmente, con soli venti cestini, “l’iniziativa ha visto in poco tempo raddoppiare le richieste”, spiega padre David Solano, delegato episcopale della Caritas/Pastorale sociale. Ogni cestino, aggiunge, “offre prodotti freschi, privi di conservanti e realizzati grazie a diversi programmi avviati dalla stessa Caritas locale”. Nel dettaglio, le ceste contengono: caffè prodotto da 72 famiglie di piccoli e medi coltivatori; miele puro confezionato da 30 apicoltori della Provincia del Bijagual de la Legua de Aserrí; dolci fatti dalle religiose della “Casa San José”, punto di riferimento per i senza-tetto e la gente di strada e pane cotto in casa da volontari. I cestini, inoltre, sono stati realizzati in legno da anziani artigiani di Cartago e sono stati avvolti in tovaglie cucite da alcune sarte della Provincia de La Milpa de Heredia, coordinate dalle Suore scalabriniane che sostengono la Pastorale dei Migranti. (IP)

18 dicembre -  ITALIA Regalare un Natale sereno ai nostri nonni.  Una raccolta fondi per sostenere la missione delle Piccole Sorelle dei Poveri

Vivere di di provvidenza, accanto agli ultimi: gli anziani poveri. E' la missione delle Piccole Sorelle dei Poveri che da oltre 150 anni portano avanti nel mondo la loro missione dell’ospitalità agli anziani poveri o di modeste risorse di ogni razza e religione, accogliendoli come Cristo, curati come in una famiglia e accompagnati con dignità fino alla fine del loro cammino terreno. Presenti nei cinque continenti, in 30 Paesi, le Piccole sorelle hanno un unico obbiettivo: il rispetto per la vita di ogni persona.  Il prossimo 19 dicembre alle 16.30 dalla pagina Facebook del Forum Cultura Pace e Vita @forumcpv o dal sito www.forumcpv.eu , le suore promuovono un pomeriggio di arte, musica e teatro. Titolo della manifestazione è "Per mano nel tempo".  Sarà un'occasione per raccogliere fondi a favore degli anziani in difficoltà assistiti  nella casa generalizia delle religiose a Roma.  "La pandemia per il Covid -19  - si legge sul sito del Forum - ha coinvolto e colpito tutti in particolare gli anziani, i nostri nonni. In un momento come questo emerge quindi l’esigenza di rafforzare i legami di solidarietà con specifica attenzione anche ai rapporti intergenerazionali . Il Covid ha mostrato in particolare quanto la “cultura dello scarto” abbia inciso sugli anziani , relegati in condizione di solitudine, precarietà e fragilità sanitaria". Le Piccole Sorelle dei Poveri rappresentano la famiglia per tanti anziani in difficoltà,  fornendo loro alloggio, pasti ed assistenza. Scopo della raccolta fondi è dunque quello di sostenere la loro attività e far passare alle persone da loro assistite un Natale sereno. E' possibile partecipare con una una donazione tramite il sito gofundme.com (PO)

18 dicembre - VIETNAM Vescovo di Xuan Loc visita i negozianti: “Accogliere i poveri”

Trattare con amore, rispetto e gentilezza ogni persona, anche quella che non può permettersi di fare acquisti perché povera: questa l’esortazione rivolta da Monsignor Joseph Dinh Duc Dao, vescovo Thong Nhat di Xuan Loc, in Vietnam, ai commercianti del mercato di Phuc Nhac, nel distretto di Thong Nhat. In vista del Natale, infatti – riferisce l’Agenzia Ucanews - il 14 dicembre il presule si è recato in visita pastorale presso i negozianti della zona, per rivolgere loro l’augurio di trascorrere le feste in serenità. “Accogliendo con gioia tutte le persone – ha detto il presule ai commercianti – non solo date loro beni materiale in vendita, ma mettete realizzate anche una missione, quella dell’amore”. Il vescovo ha poi recitato il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre, concludendo con un canto natalizio e con il dono di Rosari benedetti alle persone presenti. Palpabile la gioia dei commercianti che hanno omaggiato il presule con alcuni prodotti tipici, sugellando la visita con una foto-ricordo. Le persone più indigenti sono state al centro della preghiera del vescovo di Xuan Loc anche il 13 dicembre, quando Monsignor Dao, nella chiesa di Thanh Tam, ha recitato il Rosario per i senza-tetto e tutte le persone in difficoltà. “Trasformiamo la nostra Chiesa in un santuario della misericordia”, ha detto il presule ai fedeli presenti, incoraggiandoli infine a cercare sempre in Dio “amore e consolazione”. (IP)

18 dicembre - SUDAFRICA Conclusa visita solidarietà dei vescovi in Mozambico: tragedia e speranza della popolazione

Tragedia e speranza: sono i due sentimenti espressi da una delegazione della Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc), al termine di una visita di solidarietà in Mozambico, compiuta dal 2 al 4 dicembre. Nello specifico, i vescovi dell’Africa australe si sono recati nella diocesi mozambicana di Pemba, teatro – insieme all’intera Provincia nord-orientale di Cabo Delgado – di un drammatico conflitto di matrice jihadista che prosegue da circa tre anni. Innumerevoli, finora, i morti, i feriti e gli sfollati, con gravi ripercussioni su tutta la regione. “Abbiamo visto una vera tragedia umana – scrive sul suo blog Monsignor José Luís Ponce de León, vescovo di Manzini, nello Swaziland – e la drammatica realtà delle persone che hanno dovuto lasciare tutto, senza pensarci due volte, per mettere in salvo la propria vita e quella delle loro famiglie”. “Attaccate dai guerriglieri –sottolinea il presule – le persone si sono trovate davanti a due sole scelte: o fuggire o morire”. Non solo: Monsignor de Léon descrive la grave situazione dei bambini “separati dalle loro famiglie mentre fuggivano in direzioni diverse” e racconta di 35 minori giunti a Pemba tutti insieme, senza alcun adulto ad occuparsi di loro. La delegazione episcopale ha visitato anche i campi-profughi organizzati dal governo del Mozambico, strutture che ospitano oltre 150mila sfollati che “hanno lasciato tutto, con la consapevolezza di non poter tornare più indietro”. Fortunatamente, il governo si sta dando da fare per assegnare alcune terre ai profughi affinché – spiega il vescovo di Manzini – possano “ricostruire la loro vita in un posto nuovo”. Ulteriori aiuti arrivano dalla Caritas di Pemba che compie “un lavoro straordinario – racconta ancora il presule – raggiungendo le famiglie sfollate con donazioni di cibo ricevute dalle persone di buona volontà di tutto il mondo”. L’organismo caritativo si preoccupa, inoltre, di donare ai profughi “gli strumenti necessari per rifarsi una vita”, come sementi, macchine da cucire e attrezzi di falegnameria, nonché dispositivi di sicurezza anti-Covid, come le mascherine. Il presule dello Swaziland ricorda, poi, il commovente incontro con il vescovo di Pemba, Monsignor Luiz Fernando Lisboa, il quale ha sottolineato la necessità di “ripensare totalmente il lavoro di Pastorale diocesana”, data la nuova realtà che si è andata configurando. Per questo, ad esempio, ogni settimana i sacerdoti e gli sfollati si incontrano non solo per pregare e partecipare alla Messa, ma anche per avere notizie sui parenti dispersi e per pianificare il loro futuro. “Le persone non si arrendono e danno il meglio di sé per il bene delle loro famiglie”, sottolinea Monsignor de Léon. Dal presule anche un invito a “rompere il silenzio” internazionale sulla tragedia di Cabo Delgado: “Non sono in molti a conoscerla – sottolinea – Ma non bisogna dimenticare che ogni guerra rende tutti più poveri”.Oltre al vescovo di Manzini, la delegazione della Sacbc è stata composta dal vescovo di Klerksdorp, Monsignor Victor Phalana; dall'assistente del Segretario generale del Sacbc, Suor Tshifhifhiwa Munzhedzi, e da Johan Viljoen, direttore del “Dennis Hurley Peace Institute”, centro della Chiesa cattolica sudafricana per la promozione della riconciliazione. (IP)

18 dicembre - BRASILE 20 dicembre, iniziativa ecumenica ed interreligiosa contro il razzismo

Si chiamava Joao Alberto Silveira Freitas, aveva 40 anni ed era di colore. La sera del 20 novembre 2020, Joao è morto, dopo essere stato picchiato dalle guardie di sicurezza del supermercato di Porto Alegre, nel sud del Brasile. Ad un mese dalla sua scomparsa, il Paese lo ricorda con un’iniziativa ecumenica ed interreligiosa, in programma per domenica 20 dicembre. Intitolato “La mia fede è antirazzista: in difesa di tutte le vite delle persone di colore”, l’evento è organizzato da diverse associazioni religiose - tra cui la Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), attraverso la Pastorale Africana - e da associazioni che lottano per la promozione dei diritti umani e per la tutela della vita di uomini, donne e bambini di colore. “È arrivato il momento di rompere il silenzio – spiegano gli organizzatori – e di prendere posizioni anti-razziste concrete in ogni angolo del Brasile”, perché “finché ci sarà il razzismo, non ci sarà la democrazia”. L’iniziativa prevede una manifestazione di protesta che si terrà domenica prossima, alle 15.00, nel rispetto delle normative anti-Covid, davanti al supermercato “Carrefour” di Porto Alegre. Ma alle ore 11.00 partirà una diretta social durante la quale prenderanno la parola i familiari di Joao, diversi attivisti per i diritti umani ed alcuni esponenti religiosi, tra cui Monsignor Zanoni Demettino Castro, referente della Pastorale Africana della Cnbb; Nunja Coen, in rappresentanza della Comunità buddista zen; il rabbino Ruben Sternschein e il pastore luterano Cibele Kuss, in rappresentanza del Forum interreligioso ed ecumenico per la democrazia. “Non possiamo tollerare e chiudere gli occhi di fronte a qualsiasi forma di razzismo o di esclusione – ha detto Monsignor Castro in un video di presentazione dell’evento – Tutta questo violenza ideologica non ci spaventerà: come cristiani, seguendo l’esempio di San Paolo, sappiamo che non esiste ebreo o greco, schiavo o uomo libero, perché siamo tutti una cosa sola in Gesù Cristo”. (IP)

18 dicembre - VATICANO Il presepe ucraino alla mostra “100 presepi in Vaticano

La scorsa domenica all’inaugurazione della mostra “100 presepi in Vaticano”, si potevano ascoltare melodie di canti natalizi ucraini che annunciavano tra i presepi in esposizione una natività proveniente dall’Ucraina. “La pandemia ha toccato il mondo intero ma non ci ha impedito di dare questo segno di speranza. Il presepe è segno di speranza”: con queste parole ha iniziato il suo breve discorso monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, all’apertura al pubblico dell’allestimento quest’anno pensato sotto il Colonnato del Bernini, in piazza San Pietro. Monsignor Fisichella ha invitato i visitatori a non limitarsi ad osservare i presepi dimenticando ciò che rappresentano: l’amore di Dio per ogni uomo. È il messaggio che vuole trasmettere anche l’autrice del presepe ucraino, suor Teodosia Polotniuk, che dal 2005 svolge il suo servizio pastorale nell’Esarcato di Donetsk-Kharkiv (Ucraina dell’Est). La religiosa ha spiegato che nel suo presepe le porte accostate degli edifici simboleggiano le porte dei cuori degli uomini di oggi che spesso dimenticano il vero significato del Natale e lasciano poco spazio all’incontro Dio. Ma la natività ucraina vuole anche richiamare all’unità del Paese: il prototipo del villaggio di Mnohopillya della Regione di Donetsk - dove suor Teodosia ha fondato un eremo femminile nel 2009 - è circondato da elementi dei paesaggi dell’ovest del Paese (le foreste dei Carpazi). Suor Teodosia, che usa l’arte come mezzo per l’evangelizzazione dei bambini, ha realizzato il suo presepe con materiali ecologici (cartone, carta, legno, muschio, argilla, sabbia, segatura, pietre). Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione ha invitato ad inaugurare la mostra di quest’anno proprio l’Ambasciata dell’Ucraina presso la Santa Sede. “Nonostante tutte le difficolta, causate dal Covid-19, siamo venuti a presentare alcuni aspetti della nostra tradizione natalizia” ha detto nel suo discorso l’incaricato degli Affari dell’Ucraina presso la Santa Sede Serhiy Kulchytskyi. All’evento hanno partecipato anche l’Esarca dei cattolici ucraini di rito bizantino in Italia, monsignor Dionisio Lachovicz, l’ambasciatore d’Ucraina Yarolsav Melnyk e altri rappresentanti della comunità ucraina. “Tutto è iniziato dall’amicizia - ha spiegato intervistata da Vatican News Ruslana Tkachenko, studentessa dell’Università Pontificia Salesiana, raccontando di aver chiesto personalmente all’amica suor Teodosia, che non vedeva da tempo, di realizzare un presepe e di inviarlo a Roma. La studentessa ha aggiunto che il progetto è stato possibile grazie alla collaborazione e alla buona volontà di tante persone, al talento e all’impegno di suor Teodosia, a quanti le hanno fornito il materiale necessario, all’autista del pulmino che ha trasportato gratuitamente in Italia il presepe dall’Ucraina, al vescovo Irynej Bilyk, canonico della basilica di Santa Maria Maggiore, che ha supportato l’idea, e grazie, infine all’Ambasciata dell’Ucraina presso la Santa Sede che ha portato il presepe alla mostra in Vaticano. (SD)

18 dicembre - SPAGNA #coronavirus Manos Unidas finanzia un progetto per fronteggiare l’emergenza alimentare e sanitaria in Malawi

Manos Unidas, organizzazione non governativa della Chiesa cattolica per l’aiuto e la promozione dei Paesi in via di sviluppo, denuncia, sul suo sito web, la grave situazione che si trova ad affrontare, in questo tempo di pandemia di coronavirus, il Malawi, un piccolo Paese, situato nel sud-est del continente africano, soggetto, per la sua posizione geografica, a gravi catastrofi naturali - siccità, piogge torrenziali, cicloni -, e colpito da pandemie, come l’l'HIV/AIDS, e, ciclicamente, dal flagello della fame. La sua economia si basa su un'agricoltura soggetta alle intemperie - se piove, si mangia, altrimenti non si mangia - e sul baratto. Ecco perché quando il coronavirus ha raggiunto il continente e il governo ha decretato il confinamento, in un Paese dove è "normale" avere fame, mangiare solo una volta al giorno e mangiare solo nshima, un porridge di farina di mais, un giudice ha deciso di revocarlo, affermando che "era meglio morire di coronavirus che di fame". In questa emergenza sanitaria, dunque, la situazione del Paese si presenta davvero preoccupante, per l’alta densità della popolazione - una delle più alte dell'Africa -, la debolezza del suo sistema sanitario - due medici per centomila abitanti - e una popolazione migrante proveniente dal Sudafrica, uno dei Paesi più colpiti dal Covid-19 nel continente. Il vescovo irlandese, alla guida della diocesi di Mzuzu, monsignor John Alphonsus Ryan S.P.S., impegnato a dare il suo sostegno alla popolazione, coordinando attività in ambito educativo, sanitario, della sicurezza alimentare e dell’accesso all'acqua, in questo momento di profonda crisi, ha chiesto aiuto a Manos Unidas.  L‘organizzazione cattolica spagnola ha deciso, dunque, di finanziare un progetto in due distretti - Mzimba e Nkhotakhota - selezionati in base al loro livello di vulnerabilità. Grazie a questo progetto, che mira a rafforzare la resistenza della popolazione contadina di fronte alla precaria economia stagionale e all’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, sono stati messi in sicurezza gli acquiferi e costruiti sistemi di irrigazione in entrambe le aree, sia ad aspersione che canalizzata. Sono state consegnate sementi a quasi mille agricoltori che hanno partecipato ad un workshop di formazione su agricoltura, nutrizione, gestione, marketing e sulla creazione di gruppi di risparmio. E, infine, sono stati istituiti piccoli prestiti per migliorare la situazione della popolazione più bisognosa. (AP)

18 dicembre - STATI UNITI Vescovi salutano ingiunzione contro lo Stato della California e un ospedale del Vermont per avere violato leggi sull’obiezione di coscienza

ll Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti (Hhs) ha deciso di procedere contro una struttura sanitaria  del Vermont e lo Stato della California per avere violato le leggi sull’obiezione di coscienza in materia di aborto. Si tratta dello University of Vermont Medical Center (UVMMC) che avrebbe violato il Church Amendment, un emendamento introdotto dal Congresso nel 1973 che esclude l’obbligo di fornire servizi abortivi o di sterilizzazione per potere accedere a fondi federali. La struttura avrebbe costretto un’infermiera a partecipare a un’interruzione volontaria di gravidanza contro il suo credo religioso e le sue convinzioni morali. Lo Stato di California avrebbe invece violato il Weldon Amendment che vieta alle agenzie federali, ai programmi e alle amministrazioni statali e locali che ricevono fondi pubblici di discriminare individui, strutture sanitarie, piani assicurativi e altri enti che rifiutano di fornire, pagare o coprire spese per aborti. Nello Stato di California diversi datori di lavoro, comprese le Chiese, non riescono a ottenere programmi di assistenza sanitaria per i propri dipendenti che non coprano l’aborto, in violazione dell’emendamento Weldon. Di qui l’azione legale mossa dall’Ufficio per i diritti civili (Ocr) dell’Hhs. Grande naturalmente la soddisfazione dai vescovi degli Stati Uniti che in una dichiarazione elogia “vivamente” l'iniziativa del dipartimento federale. “Queste leggi bipartisan riconoscono che costringere qualcuno a compiere, pagare o partecipare in altro modo ad un aborto contro le proprie convinzioni è una odiosa violazione dei diritti di coscienza”, si legge nella nota, firmata dal cardinale Timothy Dolan, presidente della Commissione per la libertà religiosa della Conferenza episcopale (Usccb) e da monsignor Joseph F. Naumann, presidente della Commissione episcopale per le attività Pro-vita. “Purtroppo le violazioni di queste leggi sono aumentate negli ultimi anni, quindi siamo profondamente grati all’Ocr per aver intrapreso queste azioni forti e giuste per far rispettare la legge”, continuano i vescovi, esprimendo l’auspicio che il Governo federale continui coerentemente su questa strada contro i trasgressori, perché, affermano, “il diritto alla libertà di coscienza non diminuisce con il cambiamento delle amministrazioni”. Il tema dell’obiezione di coscienza e della libertà religiosa è tornato al centro del dibattito politico negli Stati Uniti dopo l’introduzione dell’Affordable Care Act (la riforma sanitaria della precedente Amministrazione Obama più conosciuta come Obamacare, ndr), oggetto di un annoso braccio di ferro tra l’Episcopato e il Governo, in particolare in riferimento all’obbligo, anche per le istituzioni religiose che non siano di culto, di coprire nei propri piani assicurativi dei loro dipendenti anche i servizi abortivi e contraccettivi, pena delle forti penali. Un tema sul quale l’Amministrazione Trump si è mostrata più sensibile. (LZ)

18 dicembre - TERRA SANTA Messaggio di Natale dei patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme: il dono di Dio sostegno all’umanità in ogni circostanza

“La nascita di Gesù non è un mero fatto storico, ma un dono perpetuo all’intera creazione”: lo scrivono nel loro messaggio di Natale i patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme sottolineando che “il dono di Dio a noi in questi tempi difficili porta all’intera creazione speranza, rinnovamento e incoraggiamento”. I leader religiosi sviluppano il loro pensiero con un particolare riferimento a “questi tempi eccezionali di pandemia Covid-19, crisi economica, ingiustizie e crescente violenza contro i vulnerabili e i deboli”. “La presenza di Dio con noi in tutte le circostanze è una fonte di incoraggiamento e sostegno” rimarcano esprimendo la loro “solidarietà a tutte le persone in tutto il mondo che sono state colpite dalla pandemia e dalle sue implicazioni a più livelli, in particolare la popolazione di Betlemme e l’area circostante. I patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme assicurano inoltre la loro preghiera perché “l’imminente vaccinazione contro il Covid-19 possa portare alla fine della pandemia e a un ritorno alla normalità”. Il messaggio, poi, ricorda che “la presenza delle comunità cristiane, insieme ad altre comunità di fede in Terra Santa, continua ad essere una parte essenziale del mosaico sociale, culturale e religioso del Medio Oriente” e aggiunge che la recente profanazione della Chiesa dell’Agonia a Gerusalemme non scoraggerà i cristiani dal continuare la loro pacifica missione e testimonianza. “Gesù è nato in un periodo di angoscia, violenza, esclusione e povertà – concludono i patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme –. Ha condiviso con noi la carne umana e i suoi limiti, eccetto il peccato, in modo che attraverso la sua passione, morte e risurrezione, tutti noi possiamo avere la vita e averla in abbondanza”. (TC)

18 dicembre - COLOMBIA Diocesi di Santa Rosa de Osos: presa di possesso di monsignor Elkin Fernando Alvarez Botero

 "Il Signore mi ha mandato in una Chiesa che è in pellegrinaggio, in una regione bella per la sua ricchezza naturale, dove la grandezza del Creatore si percepisce ovunque; ma è ancora più bella per la sua gente: generosa, accogliente, intraprendente, solidale, coraggiosa di fronte alle difficoltà. È una grande comunità, non solo per la sua estensione geografica, ma soprattutto per il suo patrimonio spirituale fondato sulla fede cattolica profondamente radicata di questo popolo". Così si è espresso ieri, riporta il sito web dell’Episcopato, il nuovo vescovo di Santa Rosa de Osos, monsignor Elkin Fernando Alvarez Botero, durante la presa di possesso canonico della diocesi. Rievocando le parole del Papa emerito Benedetto XVI, si è riconosciuto  come “un umile lavoratore nella vigna del Signore", discepolo e successore degli apostoli come pastore di questa particolare chiesa che Dio gli ha affidato. "Voglio essere, con voi, - ha affermato - testimone della possibilità e della pienezza del ritorno a Dio”. Il presule ha rievocato il cammino di evangelizzazione di questa Giurisdizione e i frutti di santità lasciati dal Beato Padre Marianito, e ha affermato di  essere stato inviato per “continuare il compito pastorale che, con infinita generosità e rispondendo alle sfide di ogni epoca, è stato svolto da coloro che sono stati responsabili dei destini pastorali di questa chiesa diocesana: i vescovi Maximiliano Crespo Rivera, Miguel Ángel Builes Gómez, Félix María Torres Parra, Joaquín García Ordoñez, Jairo Jaramillo Monsalve e Jorge Alberto Ossa Soto". Riconoscendo umilmente la sua fragilità, egli si è messo nelle mani di Dio per guidare le anime affidategli e per agire all'interno della comunità come maestro, sacerdote e pastore. "Chiedo - ha affermato - la grazia di continuare a svolgere la missione del Battista: preparare le vie e spianare i sentieri; guidare, affinché tutti noi possiamo andare incontro a Cristo, come tanti altri hanno fatto nella storia di questa Chiesa". Ha, quindi, espresso il desiderio di lavorare fianco a fianco con il clero, favorendo le comunità più vulnerabili, in un dialogo rispettoso con chi la pensa diversamente o si è allontanato da Dio. "Desidero e prego con tutto il cuore che il Signore mi dia la grazia di sapermi mettere davanti, accanto e dietro ai sacerdoti, miei immediati collaboratori nella missione pastorale; ai più poveri, ai più bisognosi e agli esclusi; ai malati e agli anziani; alle famiglie, ai giovani e ai bambini.  Voglio anche essere vicino a coloro che, per vari motivi, hanno preso le distanze da Dio o dalla Chiesa; voglio aprire orizzonti di dialogo con altre realtà di fede e con le varie istituzioni sociali”. Monsignor Alvarez Botero, infine, riconoscendo le sfide e gli ostacoli presenti in questi territori, conseguenza non solo della pandemia, ma anche di fattori sociali come la povertà, la violenza, il traffico di droga, le catastrofi naturali, la mancanza di lavoro, tra gli altri, ha sottolineato che per affrontarli è necessario "tornare a Dio e camminare insieme" in un percorso che ci conduca ad un incontro permanente con Cristo, Via, Verità e Vita; verso comunità cristiane che mostrino la gioia di seguire Gesù; verso una Chiesa viva e organizzata, che sia casa della fede per tutti; verso una chiesa diocesana in cui le vocazioni religiose e laiche continuino a germogliare; verso una maturità di fede che ci spinga a vivere il Vangelo e ad essere testimoni dei valori del Regno, dovessimo farlo andando controcorrente; verso la riconciliazione e la pace; verso un effettivo impegno di carità nei confronti dei più poveri e fragili della società; verso una vera fratellanza, capace di superare l'odio, il risentimento e la vendetta; e verso coloro che attendono l'annuncio e la testimonianza della Buona Novella. Perchè Santa Rosa de Osos è stata e deve continuare ad essere una diocesi marcatamente missionaria, che vive in uno stato di missione permanente ed è in continuo movimento, ha concluso il vescovo. (AP)

18 dicembre - THAILANDIA/LAOS Centenario della morte dell'arcivescovo Constant Prodhomme e padre Xavier Guego pionieri della missione cattolica nei due Paesi

Sono stati circa 2.500 i cattolici thailandesi che hanno partecipato alle celebrazioni del centenario della morte dell'arcivescovo Constant Prodhomme (1849-1920) e di padre Xavier Guego (1855-1918), nella chiesa di Sant'Anna a Nakhon Phanom, nel nord-est della Thailandia, vicino al confine con il Laos, il 10 dicembre, riporta UCA News. I due eminenti missionari francesi, cui viene riconosciuta la grande opera di evangelizzazione, la liberazione degli schiavi e l'impegno in opere di carità come la cura degli orfani e degli esclusi, hanno gettato le fondamenta della Chiesa nel nord della Thailandia e del Laos. La celebrazione è stata organizzata da quattro diocesi thailandesi - Ubon Ratchathani, Udon Thani, Nakhon Ratchasima e Thare-Nongseng - e dal Vicariato apostolico di Savannakhet-Khammouane in Laos. Ogni diocesi ha accompagnato la festa con una serie di Messe. L'arcivescovo Paul Tschang In-nam, nunzio apostolico in Thailandia, i vescovi delle quattro diocesi e di Chiang Mai hanno partecipato a quella che è stata considerata la più grande cerimonia per le chiese locali della regione di Isan, insieme ai rappresentanti della Società per le Missioni Estere di Parigi (MEP) e alle autorità civili. Essendo chiuso il confine con la Thailandia, a causa della diffusione della pandemia di Covid-19, i fedeli laotiani hanno potuto seguire l’evento in diretta sui media, e partecipare solo con lo spirito, il pensiero e la preghiera. Nel corso della cerimonia, durante la quale è stata ricordata l’opera dei due missionari, i dignitari della città di Nakhon Phanom, tra cui il sindaco, hanno inaugurato le statue dei due pionieri della missione cattolica, e un musical ha ripercorso i momenti salienti della loro vita: le difficoltà con le autorità locali, le sfide culturali, la fondazione della Congregazione delle suore Amanti della Santa Croce, la liberazione degli schiavi e la reintegrazione di coloro che sono stati allontanati dai loro villaggi o dalle loro famiglie, dopo aver rotto con il culto tradizionale. L'idea della commemorazione è nata da padre Robert Costet, eurodeputato (1928-2019), nell’ambito del 350.mo anniversario del Vicariato Apostolico del Siam nel 2019, per accendere il cuore dei credenti del Paese attraverso la storia di questi primi apostoli di Cristo in Laos e nel nord-est della Thailandia. (AP)

17 dicembre - TERRA SANTA Esce a gennaio il numero speciale della rivista Terrasanta che celebra cento anni di storia

La rivista Terrasanta festeggia 100 anni di vita e a celebrarli a gennaio sarà un numero speciale di 114 pagine a colori. Fondato a Gerusalemme nel gennaio 1921 e oggi pubblicato a Milano, il bimestrale si rivolge a chi vuole approfondire gli aspetti culturali e spirituali della Terra Santa e del Medio Oriente, offrendo articoli su Bibbia, attualità, ecumenismo, archeologia, cultura e dialogo tra le religioni. Stretto il suo legame con i luoghi della vita terrena di Cristo, con i cristiani d’Oriente, le “pietre vive”, e con i frati francescani che da otto secoli in Terra Santa si prendono cura dei santuari, accompagnano i pellegrini, sono impegnati negli studi biblici e archeologici. Il numero dei 100 anni che uscirà a il prossimo anno unisce resoconti del passato e segni di speranza per il futuro. Tra le firme quella di Massimo Campanini, islamista di primo piano da poco scomparso, e di Ugo Tramballi, del Sole 24 Ore, che offrono originali letture del conflitto israelopalestinese. Sono, invece di Besema Hamarneh, archeologa dell’Università di Vienna, e di Michele Bacci, storico dell’arte impegnato nei restauri dei mosaici della Natività a Betlemme, i contributi su monumenti e reperti antichi. Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, ripercorre i viaggi papali in Terra Santa, mentre esperti di dialogo interreligioso, accademici, giornalisti, fotografi completano il numero arricchito da schede che ripercorrono temi e momenti della rivista. Terrasanta ha accompagnato i lettori dalla fine dell’Impero ottomano all’attuale crisi siriana, attraverso la Seconda guerra mondiale, la Shoah, la nascita dello Stato di Israele, la morte di Yitzhak Rabin e il sogno infranto di Oslo, fino alle novità geopolitiche odierne. Hanno scritto per la rivista alcune figure intellettuali di primo piano del Novecento, come Giuseppe Tucci e Fosco Maraini, oltre a francescani di grande fama come l’archeologo Bellarmino Bagatti e lo scrittore Nazareno Fabbretti. Diverse le iniziative pensate per i 100 anni del bimestrale, tra queste la digitalizzazione di tutti i numeri della rivista pubblicati dal 1921; le “Giornate di archeologia, arte e storia del Medio Oriente” dedicate alle grandi aree di interesse del periodico; il progetto di catalogazione e restauro del patrimonio di film e documentari sulla Terra Santa, in collaborazione con la Fondazione Cineteca Italiana di Milano. (TC)

17 dicembre - ALGERIA Il vescovo di Laghouat-Ghardaïa: a Natale sorridiamo anche dietro le mascherine

Non sarà un Natale come gli altri, ma lo si potrà vivere gioiosamente festeggiando la nascita di Gesù; è Lui la risposta alle nostre domande. Lo scrive monsignor John Gordon MacWilliam, vescovo di Laghouat-Ghardaïa, in Algeria, nell’editoriale del nuovo numero di “En chemin”, il periodico della diocesi. Il presule sottolinea che la pandemia ha sconvolto le vite di tutti e che quello attuale è un tempo in cui la gioia è nascosta dietro le mascherine o in cui ci si abbraccia a distanza, ma che in Cristo “restiamo nella piena salute spirituale, siamo nella gioia del ‘vero Natale’”. “Nella nostra diocesi del Sahara non ci sono molti bambini cristiani - spiega il vescovo di Laghouat-Ghardaïa - ma abbiano spesso la gioia di incontrarli i bambini che ci circondano. Non vedremo i piagnistei di quei piccoli che vivranno quest’anno un Natale ‘non come gli altri’, privati delle tradizioni e delle riunioni familiari, dei doni e dei babbi Natale (…). Tuttavia anche per noi adulti - prosegue monsignor MacWilliam - sempre un po' ‘bambini’ nei nostri cuori, non sarà un Natale come gli altri”. Ma l’invito del vescovo di Laghouat-Ghardaïa è a sorridere dietro le mascherine, ad inviare auguri gioiosamente, a lavarsi le mani dedicando venti secondi di preghiera per gli amici e per i nemici, a stare con Gesù anche nell’assenza. “Facciamo della nostra pandemia un Natale come nessun altro, un Natale di gioia con o senza alberi e decorazioni - rimarca il presule -. Un Natale 'virtuale' dove la presenza di Gesù, bambino della mangiatoia, cresce trenta, sessanta anche cento volte, come su Zoom dei nostri computer. Un Natale indimenticabilmente gioioso”. (TC)

17 dicembre - BRASILE Pastorale Infanzia vince “Premio per la solidarietà” durante la pandemia

È la Pastorale dell’Infanzia della Chiesa cattolica brasiliana la vincitrice del “Premio per l’azione solidale: pratiche di solidarietà durante la crisi”, promosso dal governo dello Stato del Paraná per valorizzare le buone azioni in tempo di pandemia da Covid-19. L’organismo pastorale è risultato al primo posto con 9,57 punti a favore. A convincere la giuria, in particolare, è stata l’App “Visita a domicilio”, messa in atto dalla Pastorale per andare incontro alle famiglie durante l’emergenza sanitaria. “In un momento critico come quello attuale – spiega il sito dei vescovi brasiliani – la corretta informazione scientifica di solito richiede tempo per raggiungere tutta la popolazione, soprattutto i più poveri. E quando ciò accade, spesso il linguaggio utilizzato non è comprensibile ai più”. A tutto questo, si aggiunge il rischio di “fake news e di informazioni errate che circolano a livello mediatico e che possono peggiorare una situazione” già di per sé drammatica. Per questo, la Pastorale per l’Infanzia ha lanciato, proprio all’inizio della pandemia, una apposita applicazione, per offrire a tutti, in formato digitale, informazioni specifiche e sempre aggiornate, aiutando le famiglie a seguire lo sviluppo dell’emergenza. “I contenuti sono scritti in un linguaggio accessibile e di facile comprensione – spiegano i vescovi - e sono stati resi accessibili anche offline”, affinché siano sempre consultabili. In tal modo, si è creata una vera e propria “rete di solidarietà” che ha facilitato la vita di molte comunità, diminuendone le difficoltà. Ma oltre ad informazioni scientifiche in ambito sanitario, l’App riporta notizie utili sulla nutrizione e la crescita dei bambini fino a sei anni di età, insieme a materiale didattico e ludico. Ulteriori informazioni specifiche sono rivolte alle donne in stato di gravidanza. Infine, alcuni dati: nello Stato del Paraná, la Pastorale dell’Infanzia accompagna 87.093 bambini e 4.582 donne incinte in 2.683 comunità, grazie all’aiuto di 7.796 volontari. Inoltre, grazie all’App, più di 1.100 persone ricevono, ogni giorno, contenuti e messaggi utili. (IP)

17 dicembre - GERMANIA Messaggio ecumenico per Natale delle Chiese cattolica ed evangelica: “Non temete!”

“Non temete!”: è questo il cuore del messaggio congiunto che le chiese cattolica ed evangelica in Germania inviano ai loro fedeli per Natale. In vista dell'avvicinarsi delle Feste, infatti, il presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Bätzing, e il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, si sono rivolti alle rispettive comunità con un messaggio ecumenico di cui ha riferito anche il sito dell’Episcopato cattolico tedesco. Soprattutto a causa della pandemia da Coronavirus, il Natale si trova ad affrontare sfide particolari, perciò il messaggio “Non temete!” vuole essere un segno di incoraggiamento e di speranza. “Non temere! Con questo messaggio gli angeli annunciano la nascita di Cristo nel nostro mondo. Questo messaggio è valido ancora oggi e noi lo richiamiamo alla gente del nostro Paese – si legge - i giorni di festa sono alle porte e come cristiani ricordiamo la nascita di Gesù a Betlemme: Dio si è fatto uomo e ha portato luce, fiducia e incoraggiamento in un mondo oscuro e senza speranza”. “In questi giorni ne abbiamo molto bisogno perché la pandemia è spaventosa – proseguono i vescovi - troppe persone si ammalano ancora, e il numero dei morti aumenta ogni giorno. Le nostre preoccupazioni sono grandi, per noi stessi e per gli altri. Sono in gioco molti mezzi di sussistenza, nel nostro Paese come in tutto il mondo. È proprio nelle preoccupazioni e nei timori che noi cristiani sentiamo la luce del Natale. In ogni timore e angoscia ci aggrappiamo al Bambino nella mangiatoia e confidiamo che Dio sia con noi in ogni cosa”. “Ci sono molti modi per essere in contatto con i propri cari, anche se le visite e le celebrazioni natalizie condivise non sono possibili – aggiungono - scrivere in silenzio o ricevere una lettera scritta a mano, ad esempio, oppure chiamare le persone o invitarle a una videochiamata. Questo può essere ancora insolito per molti, ma vale la pena provare. Funziona molto bene, ad esempio, nelle case di cura”. “In questi giorni difficili ascoltiamo il messaggio del Natale. Ci dice: dove è più buio,la luce di un Bambino nato in una mangiatoia ci dà speranza – concludono - questo vale anche per il Natale di quest'anno, che sarà così diverso da tutti gli anni precedenti.  Insieme, ascoltiamo la promessa di Dio a noi umani e lasciamo che entri nella nostra anima: "Io sono la luce del mondo" (Gv 8,12). Che questo possa dare a tutti noi la forza e il conforto di cui abbiamo bisogno. Possa questa luce risplendere ovunque le persone siano sole e ansiose, ovunque le persone siano in lutto e in cerca di sostegno. Lasciatevi toccare dall'amore di Dio e trasmettete voi stessi quell'amore di Dio. ‘Non temete!’. La benedizione di Dio sia con tutti voi”. (RB)

17 dicembre - ITALIA Compleanno Papa. CEI: grazie per aver donato un orizzonte di senso al mondo

Grazie per “l’orizzonte di senso” donato al mondo con l’Enciclica “Fratelli tutti”: così, in sintesi, la presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei) rivolge i suoi auguri a Papa Francesco che oggi compie 84 anni. “Al primo posto c’è l’amore – scrivono i vescovi, citando un passo del documento pontificio – e questo non è un semplice slogan, ma la radice della nostra fede”. Infatti, “è per amore che Dio si incarna nella nostra storia” e che “muore in croce”. E lo fa per donarci “questo tesoro prezioso che è l’amore”. Esso “non deve essere messo mai a rischio – prosegue la Cei – perché è il principio che muove ogni nostra azione” e se “viene tradito”, allora il cammino dell’umanità “diventa tortuoso”. I vescovi italiani sottolineano anche il grande pericolo che deriva dal “non amare”, perché “chiudere i cuori è aridità, è alimentare la cultura dello scarto”. L’amore, invece, “sostiene una Chiesa che accorcia le distanze, è vicina alle persone, si incarna nella loro storia”. Soprattutto ora, in tempo di pandemia da Covid-19, la Chiesa “si inginocchia, fascia e cure le ferite” della gente. Di qui, la gratitudine che i presuli esprimono al Pontefice per “aver ricordato” al mondo “la fonte dell’amore”. Il messaggio episcopale si conclude con “l’impegno a vivere con speranza l’insegnamento e la testimonianza” offerti dal Papa, sempre seguendo “il tracciato sicuro dell’amore”. (IP)

17 dicembre - FILIPPINE La denuncia di monsignor Alminaza: a San Carlos escalation di violenza inarrestabile

Un’escalation di omicidi e violenza “inarrestabile”: è questa la denuncia di monsignor Gerardo Alimane Alminaza, vescovo di San Carlos sull’isola di Negros, pubblicata sul sito della Conferenza episcopale delle Filippine. L’ultimo episodio, stando a quanto riferito, sarebbe avvenuto martedì scorso: una donna, medico a capo di una task force impegnata nella lotta contro la pandemia di Coronavirus, Mary Rose Sancelan e suo marito Edwin stavano tornando a casa nella città di Guihulngan, quando sono stati assaliti da un gruppo di uomini armati. La coppia, secondo il presule, sarebbe solo l’ultima delle vittime delle "uccisioni sistematiche e incontrollate" in costante aumento nel Paese: "È stato un omicidio brutale, segnato dal desiderio di porre fine al servizio della dottoressa Sacelan - ha detto il vescovo - purtroppo, lo stesso governo che ci si aspettava riconoscesse la sua dedizione al lavoro, non è riuscito a proteggerla". Monsignor Alminaza ha, dunque, manifestato la speranza che un'indagine porti al più presto all'arresto degli autori del crimine: "Esprimiamo la nostra speranza e la nostra preghiera per una rapida e determinata indagine sulla morte della dottoressa e di suo marito". Ribadendo il suo appello per la fine degli omicidi nel Negros, l'isola delle Filippine centrali, ultimamente luogo di uccisioni mirate di attivisti e difensori dei diritti della terra, il vescovo ha sottolineato che "le famiglie filippine non meritano questo uso insensato della violenza": "Quello di cui abbiamo bisogno oggi è il vaccino della pace - ha concluso - le uccisioni non possono portare la pace! Né può portare al buon governo". (RB)

17 dicembre - INDIA Vescovi nominano nuovo Direttore nazionale di Youcat: è la giovane Maria Francis

Si chiama Maria Francis, è ingegnere di professione e giovane laica missionaria della Parrocchia del Santo Redentore di Hennur, a Bangalore: è lei il nuovo direttore nazionale di Youcat India, il movimento missionario che opera sotto l’egida della Commissione episcopale locale per la Catechesi. A nominare Maria Francis è stata la stessa Conferenza dei vescovi cattolici (Ccbi) del Paese. Diplomatasi a Chennai nel 2004 e laureatasi a Guindy, la Francis ha lavorato anche per la Nokia. Nel 2011, viene a conoscenza del movimento YouCat grazie ad alcuni suoi amici che prendono parte alla Giornata mondiale della gioventù di Madrid, in Spagna. Di qui, la decisione di partecipare a diversi programmi di formazione alla catechesi in Germania, presso la sede internazionale dell’organismo. Insieme ad altri cinque giovani di varie nazionalità, Maria sviluppa nuovi strumenti di evangelizzazione per i ragazzi di tutto il mondo. Attualmente, la giovane coordina diversi progetti nazionali di YouCat, insieme a numerosi gruppi di studio e seminari di formazione sull’uso dei social media nell’evangelizzazione. YouCat India fa parte della Fondazione internazionale YouCat, il movimento missionario laico che promuove la diffusione della Parola e della catechesi, operando sotto l’egida del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione. In India, l’organismo collabora, oltre che con la Commissione episcopale per la Catechesi, anche con quella per la Gioventù, grazie all’aiuto di 2mila operatori sparsi in 12 Stati indiani, 30 volontari e 23 missionari. Il nome YouCat è un acronimo nato nel 2011, derivante da “Youth Catechism of the Catholic Church”, ovvero il sussidio al Catechismo della Chiesa cattolica destinato ai giovani e realizzato in occasione della Gmg di Madrid. La prima edizione del volume ha avuto la prefazione dell’allora Pontefice Benedetto XVI che così si rivolgeva ai giovani: “Studiate il catechismo con passione e perseveranza! Sacrificate il vostro tempo per esso! Studiatelo nel silenzio della vostra camera, leggetelo in due, se siete amici, formate gruppi e reti di studio, scambiatevi idee su Internet. Rimanete ad ogni modo in dialogo sulla vostra fede”, così da “poter resistere con forza e decisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo”. (IP)

17 dicembre - SUDAFRICA Natale in pandemia. Presidente Vescovi: Dio ci chiama alla solidarietà

Un Natale da vivere come una vera “chiamata alla solidarietà”, soprattutto in tempo di pandemia da Covid-19: questo l’auspicio espresso da Monsignor Sithembele Sipuka, vescovo di Umtata e presidente della Conferenza episcopale del Sudafrica (Sacbc), nel suo messaggio per le imminenti festività. “Quando Gesù è nato, cielo e terra si sono uniti – scrive il presule – Ed ora più che mai, davanti alla pandemia, Dio ci esorta ad essere solidali l’uno l’altro”, perché “a prescindere da nazionalità, stato sociale, razza o età, siamo tutti fratelli e sorelle e siamo tutti invitati a prenderci cura del prossimo”. Il presidente della Sacbc fa, poi, un paragone tra il re Erode e la pandemia attuale: il primo, infatti, “ha cercato di mettere a tacere la gioia della nascita di Cristo, compiendo la strage degli innocenti”; allo stesso modo, il virus cerca di trasformare il periodo natalizio “in un tempo doloroso, distruggendo vite e mettendo in difficoltà le persone che non riescono più a guadagnarsi da vivere”. Ma invece è proprio ora – sottolinea il vescovo sudafricano – che “siamo chiamati a liberarci dalla ‘sindrome di Erode’, ovvero dall’egoismo che cerca di approfittare di questi tempi difficili per trarne profitto, commettendo atti di frode e di corruzione tra gli aiuti destinati a portare sollievo alle vittime della pandemia”. Pensando, in particolare, al vaccino anti-Covid, il vescovo sudafricano esorta a non dare “priorità al profitto, bensì al bene comune”, affinché “nello spirito di solidarietà umana, qualsiasi nazione o continente che scopre l’antidoto non lo tenga per sé, ma lo condivida con gli altri Paesi” del mondo, in modo equo e giusto. Un ulteriore appello viene lanciato dal presule per la promozione dello sviluppo dei popoli, grazie ad “un’economia inclusiva” diversa da quella attuale, nella quale “solo pochi beneficiano” della ricchezza, mentre i poveri e gli indigenti muoiono prematuramente o vivono un’esistenza di “dolore e sofferenza”. Al contempo, Monsignor Sipuka esorta i fedeli al rispetto delle normative sanitarie anti-contagio e chiede in particolare ai giovani, che possono essere tra i principali “diffusori” del virus, di attenersi alle regole, considerando che esse sono comunque temporanee. “Per amore della vita e del bene comune – sottolinea il presule – facciamo questo sacrificio, che è solo momentaneo, e celebriamo il Natale con moderazione”, perché “Cristo è comunque presente in mezzo a noi, anche se festeggiamo la sua nascita in famiglia, senza grandi folle di amici”. “Possano la magnanimità, l’amore e la generosità – conclude il presidente della Sacbc – influenzare i nostri comportamenti in questo tempo difficile di pandemia”. (IP)

17 dicembre - BELGIO Ad Arlon, il 24 dicembre, liturgia eucaristica drive-in con 200 veicoli

Messa di Natale drive-in ad Arlon, in Belgio. L’appuntamento è il 24 dicembre alle 18 al Parc des Expositions. Date le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19, poiché è stato disposto che alle celebrazioni non possono partecipare più di 15 persone, la parrocchia di San Martino ha pensato ad una nuova modalità per coinvolgere i fedeli nelle Messe. La liturgia, si legge sul portale della Chiesa belga, viene organizzata in un parcheggio che può accogliere fino a 200 veicoli, fedeli restano seduti nelle loro auto e ascolteranno la Messa alla radio. L’altare sarà preparato su una piattaforma o un rimorchio in modo tale che tutti i passeggeri delle automobili possano vederlo. La comunione sarà distribuita ai fedeli attraverso i finestrini delle auto. È prevista l’animazione liturgica di cantori e musicisti, è sarà anche allestito un presepe vivente. La parrocchia di San Martino consiglia ai fedeli di indossare abiti pesanti, data la stagione, non sarà infatti possibile, per ovvie ragioni ecologiche, tenere accesi i motori. Le offerte della Messa saranno devolute per i più poveri della città. Una soluzione originale quella pensata dalla parrocchia di San Martino per celebrare il Natale, ma sarà un caso eccezionale. L’organizzazione, infatti, è molto impegnativa perché la si possa mettere riproporre ogni domenica. “Quando seguiamo la Messa in televisione, anche se siamo in comunione con gli altri, siamo tutti soli. Tuttavia, nelle celebrazioni cristiane, è sempre importante sperimentare qualcosa insieme. La comunità è raccolta. Questo è l’obiettivo che volevamo raggiungere nell’organizzazione di questa Messa” sottolinea Karine Burnotte, assistente parrocchiale. Le messe in versione “drive-in” sono già state sperimentate in Francia. A Chalons-en-Champagne le celebrazioni religiose sono riprese a maggio, dopo il primo confinamento, ma in macchina. Chi vuole ricevere la Comunione accende le luci di emergenza. In un parcheggio si sono riuniti 500 fedeli che hanno particolarmente apprezzato l’iniziativa. Negli Stati Uniti svariate parrocchie hanno optato per le celebrazioni “drive-in” e nel Maryland, a Bowie, la chiesa di Sant’Edoardo il Confessore ha anche istituito le confessioni drive-in, con un sacerdote che, seduto in un parcheggio, ascolta i fedeli dal finestrino delle loro auto. (TC)

17 dicembre - CILE Quest’anno l’arcidiocesi di Santiago invita a vivere un “Natale sulla strada” diverso, ma sempre in solidarietà con il prossimo

In questo tempo di pandemia, il tradizionale appuntamento “Natale sulla strada”, dedicato ai più vulnerabili, tra cui senza dimora, migranti, anziani, famiglie in situazioni di disagio, promosso ogni anno dalla vicaria per l’Educazione non potrà svolgersi nella maniera consueta. Tuttavia, si legge sul sito dell’arcidiocesi di Santiago, la solidarietà e l’amore per il prossimo non verranno meno e la pandemia non impedirà, a giovani e famiglie, di vivere un nuovo Natale sulla strada anche quest'anno. Poiché, dunque, la tradizionale visita agli ospizi, alle mense per i poveri e alle case di riposo, il 24 dicembre, non potrà aver luogo, la vicaria ha invitato i volontari a vivere questa esperienza, distribuendo aiuti alimentari per cene o pranzi di Natale a Santiago. Gli aiuti saranno raccolti, fra gli altri, dalle parrocchie di San Saturnino, Santa Sofia, San Juan Evangelista, Comedor Solidario Andacollo, Fundación Nuestra Casa e Hospedería Padre Labrín. Essa li ha, inoltre, esortati ad uscire il 24 dicembre per regalare un gesto di solidarietà e vicinanza a chi ha bisogno.   Ginés Alvarado, responsabile del Natale sulla strada, ha chiamato i volontari a “guardare la persona nella sua dignità, a chiedere di cosa ha bisogno, a riconoscerla come il volto di Gesù".  Per una maggior tutela di quanti parteciperanno anche quest’anno al Natale sulla strada, la vicaria per l’Educazione distribuirà una guida che fornisce alcune raccomandazioni, per vivere in modo sicuro questa celebrazione. "Oggi - ha concluso Alvarado - non possiamo incontrarci di persona, ma possiamo farlo grazie ad un gesto di fratellanza, vedendo nell’altro un fratello o una sorella". (AP)

17 dicembre - GERMANIA #coronavirus Lockdown Natale. Monsignor Bätzing invita al rispetto delle misure protettive

"Il rispetto delle misure igieniche e protettive è inevitabile". Così il presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Bätzing, con un messaggio pubblicato sul sito dell’Episcopato, interviene in merito alle nuove misure restrittive scattate ieri per contenere l’inasprirsi della pandemia da Coronavirus che nella giornata di ieri – la prima del nuovo lockdown - stando ai dati del Robert Koch Institute, ha causato quasi 27mila nuovi contagi e 689 decessi. Nel messaggio, il presule si sofferma a lungo sulla discussione intorno alle funzioni religiose a Natale in ottemperanza delle nuove misure: "Vorrei ricordare a tutti con forza la propria responsabilità prima di Natale e sottolineare i seguenti aspetti: innanzitutto che la gioia del Natale quest’anno significa anche mantenere un comportamento orientato alla tutela della salute di tutti”. “È iniziato un nuovo lockdown e ci stiamo adattando anche come Chiesa; ciò vale soprattutto per la partecipazione alle funzioni religiose – ha proseguito il vescovo - in stretto coordinamento con i responsabili a livello federale, statale e locale, le arcidiocesi e le parrocchie hanno sviluppato e attuato, già dopo la graduale ripresa delle funzioni religiose nella primavera scorsa, protocolli di igiene e di protezione individuale che hanno dimostrato la loro validità. Vogliamo continuare in questo modo e cerchiamo il dialogo con i responsabili a livello federale, statale e locale”. “Il Natale è una celebrazione centrale per la nostra fede e la nostra Chiesa, che si svolge una volta all'anno – ha continuato il presule – è importante che le funzioni nei giorni festivi possano essere celebrate in determinate condizioni, in modo che i cristiani possano adorare il Signore in questo giorno e sperimentare, così, conforto e speranza. È proprio in questi giorni speciali che la Chiesa deve essere accanto ai suoi fedeli e offrire loro spazi per incontrare Dio e pregare insieme, per quanto possibile”. “Allo stesso tempo, però, è necessario prestare una rigorosa attenzione al rispetto dei requisiti di protezione, soprattutto a Natale – spiega ancora - solo un numero limitato di fedeli, perciò, potrà partecipare alle funzioni natalizie nelle chiese o all'esterno di esse. Naturalmente, le restrizioni varranno anche prima e dopo le celebrazioni. Inoltre, la televisione pubblica ha organizzato la sua programmazione in modo che le celebrazioni cattoliche siano trasmesse in televisione e alla radio ogni giorno festivo e la domenica”. I vescovi fanno sapere, inoltre, che le chiese rimarranno aperte per quanto possibile durante il periodo natalizio per dare alla gente la possibilità di vedere i presepi e di presentare le loro intenzioni a Dio attraverso la preghiera silenziosa. “A livello regionale, dovremo guardare con attenzione per vedere se si sviluppa una situazione che rende consigliabile modificare ulteriormente la programmazione dei servizi – conclude monsignor Bätzing - la Chiesa sa che fa un gran bene poter praticare liberamente la propria fede e andare a Messa anche in questi tempi difficili, ma si deve adottare un'estrema prudenza per esercitare questa libertà in modo responsabile. Lo si deve anche ai molti che non sono legati da vincoli religiosi e la cui salute non deve essere messa in pericolo. Vi prego, tutti quanti, aiutateci a festeggiare bene il Natale e speriamo in buona salute. Siamo responsabili l'uno dell'altro!". (RB)

17 dicembre - ITALIA – Il cuore dell’arte e della spiritualità di Beato Angelico. Presentato il nuovo allestimento della Sala del Museo San Marco a Firenze dedicata al pittore rinascimentale

Riunisce la più importante raccolta al mondo delle opere su tavola del Beato Angelico. É la sala espositiva del Museo di San Marco a Firenze, già nota come “Sala dell’Ospizio”, che da oggi ribattezzata con il nome dell’Angelicus Pictor, si presenta in un rinnovato allestimento. L’inaugurazione dell’intervento, finanziato dai Friends of Florence, è avvenuta questa mattina in diretta streaming su Facebook ed è il culmine delle celebrazioni dei 150 anni del museo avviate nell’ottobre 2019. Il nuovo assetto permette di godere in un unico ambiente di 16 capolavori del pittore e frate domenicano vissuto tra il 1395 e il 1455. Grazie alla nuova illuminazione è possibile ammirare la qualità sublime dei dipinti su tavola, il disegno netto e raffinato, i vertici insuperati di un ductusunico e inconfondibile. “La nuova illuminazione - sottolinea a Vatican News Angelo Tartuferi, direttore del Museo di San Marco - esalta in modo clamoroso le straordinarie qualità pittoriche e cromatiche delle tavole: il disegno raffinatissimo e nel contempo molto forte”. Una preziosità pittorica che non ha eguali tra i contemporanei, coltivata fin da quando fra Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro, era un giovane apprendista che cominciava a muovere i primi passi nel panorama artistico tardo-gotico della Firenze del secondo decennio del Quattrocento, dominato dalle figure di Lorenzo Monaco e Gherardo Starnina. “Già dalle primissime opere come la Madonna con Bambino, conservata al Museo di Rotterdam”, ricorda il direttore, “è evidente, a livelli straordinari, questa preziosità tipicamente tardogotica. Ma è l’accelerazione in senso rinascimentale che si coglie da subito: l’Angelico fu infatti il primo vero interprete della rivoluzione masaccesca. Affiancò Masaccio nel rinnovamento della pittura fiorentina con una visione tutta particolare che risente della sua spiritualità”. Entrato agli inizi degli anni venti nel Convento dei Domenicani Osservanti di Fiesole, da subito rivela nella sua pittura accenti mistici, ma nel contempo è aggiornato sulle tendenze più moderne della pittura fiorentina dell’epoca. L’ineguagliabile esposizione monografica della nuova Sala Beato Angelico, organizzata secondo un criterio cronologico, è parte inscindibile di un complesso monumentale, il Convento di San Marco dove tutto “parla” di fra Giovanni da Fiesole. “Il Convento – prosegue Angelo Tartuferi -  fu la sua casa per lunghi anni. Il complesso fu adottato da Cosimo de Medici e poi dallo stesso Lorenzo il Magnifico che ne affidarono il restauro al grande architetto Michelozzo. Il pittore domenicano ha impresso in molti ambienti di questo luogo il sigillo della sua arte: a cominciare dal chiostro di sant’Antonino, passando per il ciclo di affreschi delle celle del dormitorio nel primo piano, fino alla straordinaria “Crocefissione” della Sala Capitolare”. Qui l’occhio coglie i vertici, tra i più alti, dell’arte cristiana di ogni tempo. San Marco si riconferma centro assoluto della pittura di Beato Angelico, nonostante le gravi dispersioni che hanno subito molte opere mobili su tavola, oggi esposte nei musei di tutto il mondo. Il nuovo allestimento aiuta il visitatore a ricostruire l’originale impostazione di tavole smembrate nel corso dei secoli: “Abbiamo elaborato pannelli – aggiunge Tartuferi - che presentano la struttura originaria di capolavori come la Pala di Bosco ai Frati o di la Pala di Annalena. Per ognuno di questi complessi pittorici sono segnalate le parti andate disperse: ad esempio nella Pala di San Marco, tanto ammirata da Vasari, abbiamo sistemato le quattro tavole superstiti nelle posizioni in cui originariamente si trovavano. Il visitatore forse resterà sorpreso dalla loro collocazione un po’ decentrata, ma il pannello che abbiamo preparato illustra come il complesso doveva presentarsi nella sua interezza, indicando le sedi internazionali in cui oggi sono esposte le sezioni mancanti”. Dalle tavole più monumentali, come la Deposizione di Cristo per la cappella Strozzi in Santa Trinita a Firenze, scorrono in rassegna oltre alle già citate Pala di Annalena, dipinta verosimilmente per la cappella Medici nella chiesa di San Lorenzo a Firenze intorno al 1435,  e alla grandiosa Pala di San Marco, il Tabernacolo dei Linaioli, o i  dipinti di dimensioni minori, come le tavole dell’Armadio degli Argenti, le raffinatissime predelle e i reliquari. Assenti solo temporaneamente perché sottoposte ad intervento di restauro sono la Pala di Bosco ai Frati ed il Polittico francescano. Commovente il Compianto sul Cristo morto  eseguito tra il 1436 ed il 1441  per Santa Maria della Croce al Tempio a Firenze, tavola pagata all’artista, e ai  suoi confratelli a San Marco, almeno parzialmente in natura, con sessanta staia di grano. La Sala di Beato Angelico va dunque ad arricchire non solo un Museo, ma l’intero Complesso di San Marco che offre al visitatore, come nessun altro luogo al mondo, la possibilità di comprendere l’intima essenza e la complessità storica, artistica e spirituale di un gigante dell’arte. “Il Museo di San Marco – conclude Tartuferi - è parte integrante della chiesa  e del  convento dove i frati domenicani ancora abitano: è un tutt’uno che va letto, conservato e valorizzato”. (PO)

17 dicembre - IRAQ Parlamento riconosce il Natale come festa ufficiale. La gioia del Cardinale Sako

È la gratitudine il sentimento che il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Cardinale Louis Raphael Sako esprime al presidente iracheno Barham Salih, al responsabile del Parlamento Muhammad al Halbousi e tutti i parlamentari che hanno approvato il riconoscimento del Natale come “festa nazionale” annuale. La Camera dei deputati ha, infatti, accolto la richiesta del porporato, esprimendo così – sottolinea una nota del Patriarcato – “un voto favorevole per il bene dei cittadini cristiani”. Già nel mese di ottobre, il Patriarca di Babilonia dei Caldei aveva presentato al Capo dello Stato una proposta per portare all’esame del Parlamento un disegno di legge volto a riconoscere la Solennità del Natale come giorno festivo nel Paese. Ora, dunque, il suggerimento è stato accolto. Una decisione importante, anche in vista del viaggio che Papa Francesco compirà in Iraq dal 5 all’8 marzo 2021, visitando Bagdad, la piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, la città di Erbil, così come Mosul e Qaraqosh nella piana di Ninive. La presenza del Pontefice in terra irachena è stata definita dal Cardinale Sako un pellegrinaggio carico di un messaggio di conforto "per tutti in un tempo di incertezza", "un’occasione di un grande capovolgimento, in modo che la fede e la speranza in noi diventino un impegno" e un incoraggiamento a superare dolori e ferite passate, a guardare alla riconciliazione, alla pace e allo sviluppo nel segno di una convivenza possibile tra " fratelli differenti di un'unica famiglia". (IP)

17 dicembre - STATI UNITI Premio “Cardinal Bernardin” contro la povertà: vince giovane afroamericano

Un premio a chi lotta contro la povertà e l’ingiustizia, mettendo in atto soluzioni comunitarie: vuole essere questo il significato del “Cardinal Bernardin New Leadership Award" che ogni anno viene assegnato dalla Campagna cattolica per lo Sviluppo umano (Cchd), il programma contro l’indigenza varato dai vescovi degli Stati Uniti (Usccb). Per il 2020, il vincitore del riconoscimento è Louis Damani Jones, 26 anni, afroamericano e laureato in Scienze sociali. Il giovane è membro del Comitato della Cchd a Belleville, dove ha aiutato la comunità ad avviare diversi progetti di sviluppo economico per le persone a basso reddito. Non solo: il ragazzo ha anche contribuito alla diffusione della Dottrina sociale della Chiesa registrando programmi in podcast sullo sradicamento della povertà. Centrale, infine, è stato il suo contributo per la preparazione delle celebrazioni per il 50.mo anniversario della Cchd, commemorato nel 2020. “Louis – sottolinea Cheryl Sommer, direttore diocesano della Cchd di Belleville – è un modello ispiratore per tutti quei giovani cattolici che desiderano fare qualcosa contro la povertà e le ingiustizie sociali. Con il suo operato, egli dimostra che lavorare insieme per promuovere un sistema sociale equo è fondamentale per diffondere il messaggio evangelico”. Gli fa eco Ralph McCloud, direttore della Cchd a livello nazionale: “L'incessante dedizione di Louis nel dare voce agli emarginati e nell'agire in solidarietà con la comunità incarna il cuore e l'anima della missione della nostra Campagna”. Dal suo canto, lo stesso Jonas afferma: “Ho scoperto che le scienze sociali possono essere un grande strumento per comprendere come mettere la persona umana al centro della società e dell’economia”. Per questo, aggiunge, è necessario “portare il Vangelo in ogni ambito del nostro lavoro”. Intitolato al Cardinale Joseph Bernardin, arcivescovo di Chicago dal 1982 fino alla sua morte nel 1996, nonché primo segretario generale dell’Usccb dal 1968 al 1972 e terzo presidente del medesimo organismo dal 1974 al 1977, il Premio è stato assegnato con una cerimonia svoltasi in modalità virtuale, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid. (IP)

17 dicembre - ITALIA Niente Messa nelle carceri di Torino per le norme anti-Covid: monsignor Nosiglia scrive una lettera ai detenuti

“Questa lettera esprime l’affetto che, come vescovo, nutro per voi, che siete cari al mio cuore, perché vivete in situazioni di grave sofferenza e siete bisognosi del perdono e della misericordia del Signore, ma anche di una parola di fiducia e di speranza, che nasce dalla fede in Cristo”: lo scrive ai detenuti e alle detenute delle carceri di Torino l’arcivescovo Cesare Nosiglia, che quest’anno, a causa delle norme anti-Covid, non può celebrare, come di consueto, la Messa di Natale con i carcerati della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” e dell’Istituto minorile “Ferrante Aporti”. L’arcivescovo di Torino ha deciso di rivolgersi ai reclusi dei penitenziari torinesi attraverso la rubrica dedicata ai temi della detenzione “La Voce dentro” del settimanale diocesano “La Voce e il Tempo” in uscita domenica. “Il Natale ci ricorda che Gesù Cristo ha preso su di sé le nostre miserie e sofferenze, ci ha liberato e salvato dal peccato - ricorda monsignor Nosiglia ai detenuti -. Gesù vuole incontrarvi uno ad uno; accoglie le vostre preghiere, le vostre segrete aspirazioni del cuore, il vostro pentimento, ma anche la vostra voglia di riscatto e di rinnovamento”. L’arcivescovo di Torino e Susa aggiunge che “questo tempo pur così difficile data la pandemia che ci ha colpito, è santificato dalla presenza del Signore ed è tempo propizio per convertire il nostro cuore a lui e accogliere il suo perdono” e precisa inoltre che “anche il tempo trascorso in carcere è tempo di Dio ed è tempo di riscatto e di redenzione dalla colpa commessa; tempo di fiducia per poter riprendere il cammino della vita rinnovati”. Ai detenuti che pensano con rimpianto o con rimorso ai giorni fuori dal carcere e che vivono “con pesantezza il tempo presente, che non sembra passare mai”, il presule suggerisce che “può recare aiuto una forte esperienza di fraternità. E una ripresa della propria fede da cui è possibile trarre motivi di speranza e di pace interiore”. Quindi l’arcivescovo di Torino assicura il suo ricordo nella preghiera delle famiglie dei carcerati e auspica che “il Natale sia fonte di serenità per tutti e confermi la certezza di sapersi comunque amati e cercati dal Signore, sempre, anche quando ci sentiamo soli ed indifesi. “Lui sarà il nostro difensore ed il nostro scudo contro ogni avversità, se avremo profonda fede in Lui e ci affideremo al suo amore di Padre, fratello, amico e Salvatore” conclude monsignor Nosiglia. Il settimanale diocesano “La Voce e il Tempo” arriva al Carcere “Lorusso e Cutugno” e nell’Istituto minorile “Ferrante Aporti” grazie alla generosità di tanti lettori che hanno risposto all’appello “Abbona un detenuto” lanciato dalla redazione due anni fa insieme all’invito dell’arcivescovo di Torino a considerare il carcere degli adulti e quello minorile parrocchie della diocesi. (TC)

17 dicembre - NUOVA ZELANDA Anno di San Giuseppe. Monsignor Dooley: l’uomo dimenticato, modello per chi vuol essere un buon padre

Il padre putativo di Gesù è "l'uomo dimenticato", ma anche "un grande modello per quegli uomini che vogliono essere buoni padri". Così il vescovo di Dunedin, monsignor Michael Dooley, ha scritto nella sua speciale riflessione pubblicata sul sito della Conferenza episcopale della Nuova Zelanda in occasione dell’inizio dell’Anno di San Giuseppe voluto da Francesco. Il Papa ha, infatti, indetto l'"Anno di San Giuseppe" dall'8 dicembre 2020 all'8 dicembre 2021, firmando la Lettera Apostolica "Patris Corde" che ha coinciso con il 150.mo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe sposo di Maria come Patrono della Chiesa Cattolica. “Quando sono venuto a conoscenza della decisione del Papa, il mio primo pensiero è stato: perché il Papa dovrebbe farlo ora? – ha dichiarato il presule - Leggendo la sua breve ma semplice Lettera Apostolica, ho capito: il Santo Padre scrive che durante la pandemia di Covid-19, ha notato che i medici, gli infermieri, i negozianti e gli addetti ai supermercati, gli addetti alle pulizie, alle cure e ai trasporti, spesso passano inosservati ma sostengono la nostra vita con il loro lavoro e la loro presenza.  Questo succede nelle famiglie e nelle comunità dove si prega, si fanno sacrifici e si aiutano gli altri in modo spesso non riconosciuto. Questa osservazione lo ha spinto a pensare a San Giuseppe e al modo in cui ha espresso il suo amore paterno per Gesù”. Il Papa vede, dunque, in Giuseppe il grande esempio di questo amore e di questa cura nascosta: "Ognuno di noi può scoprire in Giuseppe un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà – ha continuato il vescovo - durante il nostro periodo di isolamento in Nuova Zelanda ho notato molte persone delle nostre parrocchie e comunità che svolgevano questo lavoro non riconosciuto per gli altri.  San Giuseppe è il grande patrono di queste persone, che non cercano un ringraziamento speciale, ma si impegnano a servire gli altri quando ce n'è bisogno”. Monsignor Dooley ha ricordato anche come Papa Francesco sottolinei che "i padri non nascono ma si fanno... quando un uomo accetta la responsabilità della vita di un altro, in qualche modo diventa padre di quella persona". “L'importanza della paternità viene rivalutata nella nostra società, non è principalmente biologica, ma si basa piuttosto sulla responsabilità di amare e prendersi cura di un bambino – ha detto ancora - San Giuseppe è un grande modello per gli uomini che vogliono essere buoni padri”.  Il vescovo afferma, poi, di provare un'affinità personale con Giuseppe: “Il nome di mio padre era Joseph ed è stato chiamato come suo zio Joseph che è morto in giovane età.  Nella generazione successiva mio nipote sedicenne si chiama Joseph. Per me il nome Joseph e l'idea di famiglia vanno di pari passo – racconta – anche nella nostra diocesi di Dunedin, la chiesa cattedrale è dedicata a San Giuseppe che è il nostro patrono”. “Giuseppe ci mostra che la santità si può raggiungere anche in un modo molto normale e umano, portando avanti le responsabilità quotidiane della vita familiare ed essendo un cittadino premuroso nella comunità – ha concluso il presule - sono sicuro che quest'anno porterà ulteriori riflessioni su come San Giuseppe può mostrarci come vivere. Ci mostra qualcosa di importante sulla dignità e l'importanza del lavoro; ci ricorda il significato del buon padre, e ci insegna a porre la nostra fiducia in Dio in mezzo alle tribolazioni”. (RB)

17 dicembre - COLOMBIA L’arcidiocesi di Bogotà lancia la campagna “Dalle parole ai fatti 20-35. Vi è più gioia nel dare che nel ricevere"

"Dalle parole ai fatti 20-35. Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" è il titolo della campagna, lanciata dall’arcidiocesi di Bogotà, nell’ambito del programma “Via, Verità e Vita”, con lo scopo di raccogliere fondi per aiutare, questo Natale, migliaia di persone che sono state colpite dall'ondata invernale e dal Covid-19. L’arcidiocesi ha ricordato, - si legge sul sito web dell’Episcopato –, che la stagione delle piogge ha causato danni ingenti nel Paese, abbattendosi con forza in diverse città, fra cui la capitale, Ciudad Bolivar, Rafael Uribe, San Cristobal, Santa Fe, Usme, Puente Aranda, Engativa e Bosa, e che sono già 394.977 le persone contagiate dal Covid-19 a Bogotà. A questa emergenza sanitaria si aggiunge poi un’emergenza socio-economica, che ha colpito in misura maggiore la popolazione più povera, che si è trovata costretta a lasciare le proprie case alla ricerca di opportunità di lavoro per sostenere il proprio nucleo familiare, espondendosi ad un maggior rischio di contagio. Dinanzi a questa realtà, dunque, la Chiesa, sempre più impegnata nel tentativo di sostenere i più vulnerabili, esorta tutti i cittadini di buon cuore a partecipare a questa campagna di solidarietà con un loro contributo, utilizzando un conto bancario a nome dell'Arcidiocesi di Bogotà, con Nit 86002172727-6 presso il Banco Caja Social, conto di risparmio n. 24083395329, cui sarà possibile accedere anche tramite l'indirizzo www.caminoverdadyvida.org. (AP)

17 dicembre - BRASILE Pastorale della Vita e della Famiglia inaugura il nuovo “servizio alla vita”

"Cooperatori dell'amore di Dio creatore": si chiameranno così i laici che si dedicheranno al nuovo “servizio alla vita” avviato dalla Pastorale per la Vita e la Famiglia della Conferenza episcopale del Brasile che ha pubblicato la notizia sul sito dell’Episcopato. L’espressione è tratta dal secondo capitolo dell'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II del 1981. Ciò di cui si occuperanno queste coppie è un’azione trasversale in tutti i settori, finalizzata a rafforzare la promozione, la difesa e la cura della vita. "Avranno il compito di motivare, organizzare e partecipare alle attività pastorali che promuoveranno, difenderanno e cureranno i temi legati ai dilemmi della vita proposti dalla Commissione Vita e Famiglia della Conferenza episcopale", spiegano i vescovi. L'idea è che la coppia cooperante faccia da ponte tra le proposte della Pastorale familiare nazionale con le Regioni e le Diocesi; le coppie dovrebbero anche promuovere l'animazione di celebrazioni tematiche, articolare dibattiti sulla promozione, difesa e cura della vita con gli altri pastori e con le commissioni bioetiche, le università o altri gruppi che si occupano di questioni inerenti la dignità della vita. La Commissione per la Vita e la Famiglia ha suddiviso le coppie che in questo secondo semestre del 2020 hanno partecipato a corsi di formazione mensili attraverso piattaforme digitali, affinché svolgano il servizio nelle 18 sezioni regionali a partire da questo mese. "Ci è stato proposto di aiutare a organizzare il lavoro di Promozione e Difesa della Vita. Da allora abbiamo cominciato a partecipare alle formazioni e a scoprire ciò che già esisteva a questo proposito. Abbiamo aiutato nella promozione della Settimana della vita e abbiamo iniziato un contatto con le diocesi della regione per vedere cosa si stava già facendo", è la testimonianza di Vinícius Vendrusculo che, assieme a sua moglie Lisilene, ricopre l’incarico nella regione meridionale di Rio Grande do Sul. "È anche importante dire che tutto ciò che era già a servizio della vita rimarrà e sarà valorizzato. Non si tratta di creare un altro settore o qualcosa di nuovo, ma di cercare l'articolazione, la diffusione e l'espansione di tante iniziative di servizio alla vita realizzate dalla Chiesa", ha concluso. (RB)

17 dicembre - SUDAFRICA 25° Giornata riconciliazione nazionale. Monsignor Brislin: serve coerenza tra parole e azioni

Coerenza tra parole e azioni: questo, in sintesi, l’appello lanciato da Monsignor Stephen Brislin, Arcivescovo di Città del Capo, in Sudafrica, in occasione della 25.ma Giornata della riconciliazione nazionale celebrata ieri, 16 dicembre. “Questa data – ha affermato il presule – va vista come una sfida”, soprattutto per i cristiani, affinché non mettano in atto “comportamenti sbagliati e in contraddizione con gli insegnamenti del Vangelo”. I credenti, infatti, hanno il compito di “portare la pace con le loro parole e i loro gesti, in modo che ciò che professano con la bocca si realizzi nelle loro mani”. Di qui, il pensiero che Monsignor Brislin ha rivolto alla situazione attuale provocata dalla pandemia da Covid-19: in questo periodo, infatti, è quanto mai urgente e necessario che ciascuno sia “consapevole e responsabile del proprio comportamento” per mettere in sicurezza se stesso e gli altri, evitando la diffusione del coronavirus. In vista delle feste natalizie, dunque, il presule ha esortato i fedeli “alla responsabilità e alla disciplina” affinché si osservino “tutte le normative” anti-contagio viventi, tanto più che in Sudafrica il Covid-19 ha fatto registrare oltre 870mila casi positivi e più di 23mila morti. “Accettiamo le restrizioni imposte, come il divieto di canti nelle celebrazioni liturgiche – ha detto il presule – per evitare di mettere a rischio la vita nostra e degli altri”. Anche se il Natale di quest’anno sarà “molto diverso dai precedenti”, dunque, la rassicurazione dell’Arcivescovo è che “nulla potrà separarci dalla gioia della salvezza di Dio” e che tale gioia “si può provare ugualmente, anche con un comportamento responsabile”. I fedeli si trovano davanti due possibilità: la prima, ha spiegato il presule, è quella di sentirsi “tristi e frustrati per il fatto di non poter festeggiare il Natale come vorrebbero”; la seconda, invece, è quella di cogliere l’occasione per “apprezzare il vero significato di questa Solennità, ovvero la nascita del Salvatore, Colui che ha redento il mondo”. Di qui, l’esortazione dell’Arcivescovo ad “comprendere il vero significato dell’incarnazione dell’amore donatoci da Dio”, consapevoli del fatto che rispettare le regole aiuta a tutelare il nostro prossimo. Istituita dal governo di Nelson Mandela nel 1995, la Giornata della riconciliazione nazionale del Sudafrica si celebra in una data particolarmente significativa. Il 16 dicembre, infatti, ha una doppia valenza: da una parte, ricorda la vittoria ottenuta nel 1838 dai Voorktrekkers, ovvero i contadini di origini olandesi, sui guerrieri indigeni Zulu; mentre dall’altra celebra la fondazione, nel 1961, dell’Umkhonto we Sizwe (Lancia della nazione), il braccio armato dell’African National Congress, di cui lo stesso Mandela fu uno dei fondatori. (IP)

17 dicembre - SPAGNA Legge eutanasia. Cardinal Osoro: “Un popolo, se  davvero è al servizio di sé stesso, deve servire la vita”

Il cardinale Carlos Osoro, arcivescovo di Madrid, nella sua lettera settimanale, diffusa ieri sul sito web dell’arcidiocesi, preoccupato per l'avanzata del progetto di legge spagnolo sull'eutanasia, ha ricordato ai fedeli che “la missione dell'uomo è quella di difendere sempre la vita e di mettere a disposizione tutti i mezzi per farlo” e che “la morte indotta è solo una facile scorciatoia di fronte alla debolezza e al dolore”. Alla domanda “in che modo dobbiamo difendere la vita?”, il porporato, in questo tempo di Avvento, ha risposto che per noi “l'unico orientamento, l'unica direzione dell’intelletto, della volontà e del cuore è Cristo”. Egli ha invitato i fedeli, dunque, a guardarlo, a contemplarlo e a meditare sulle sue parole. “Nelle circostanze attuali – ha affermato - dobbiamo guardare a Lui, che è la Salvezza, che ha trionfato sulla morte e ci ricorda che siamo creati per dare la vita”. Solo avvolti nel mistero di Gesù, infatti – ha continuato il cardinal Osoro - “scopriamo che l'uomo non può vivere senza amore. Abbiamo bisogno di amare. E amare non ha niente a che fare con uccidere”. Egli ha osservato: "quando amo qualcuno, se si avvicina la sua morte, cercherò in tutti i modi di non farlo soffrire e non mi libererò di lui”, perché ciò che la persona, in quei momenti, “vuole più di qualsiasi cosa è che io gli mostri il mio amore, ancor più profondamente”. “L'amore ci porta a stare con il malato, mostrandogli con i fatti la sua dignità – ha proseguito -; con le cure palliative di cui ha bisogno; alleviando il dolore, l'angoscia, la solitudine”, perché “nessuno è un peso”, come si sentono i più deboli, “condizionati e sottoposti a pressioni”, nei Paesi dove l’eutanasia è stata legalizzata. Il malato, ha affermato, “deve essere visto, e deve essere percepito, come una persona da accudire e da curare, che non sarà mai un problema o un oggetto inutile o un peso che è solo un costo per la società e un disagio per la famiglia”. Il cardinal Osoro ha sottolineato poi come la Chiesa non abbia mai abbandonato l'uomo, “ed è per questo che ora ricorda che lo stile di vita che il Signore ci ha offerto è l'unica via”. “Nella sua storia – ha spiegato - è andata incontro ai malati, creando ospedali; agli anziani, creando manicomi e residenze; ai bambini e ai giovani, creando case e scuole... Coloro che spesso non sono stati curati avranno sempre un posto per la Chiesa”. E dinanzi alla realtà dell’eutanasia questo amore, questa verità e vita di Cristo “devono entrare nella nostra vita, così come sono entrati nella vita dei santi della Chiesa”. Infine, il cardinale Osoro ha incoraggiato i fedeli a chiedersi se le conquiste ottenute in diversi aspetti della vita promuovano il progresso morale e spirituale dell'uomo. "È bene chiedersi se stiamo crescendo nell'amore sociale, nel rispetto dei diritti degli altri, o se stiamo crescendo di più nell'egoismo, nel guardare più a noi stessi, nel dominio sugli altri", perché come cristiani, invece, dovremmo essere chiamati ad amare con l'amore e la passione con cui Cristo ci ha amati e a dare questo amore a tutti. Ed è quello che deve fare anche un popolo, se davvero è al servizio di sè stesso: “deve servire la vita”. (AP)

17 dicembre - AUSTRALIA Rapporto su governance Chiesa. I vescovi: aperti all’ascolto di tutte le voci

È stato pubblicato oggi sul sito della Conferenza episcopale australiana, un comunicato in risposta al rapporto sulla governance della Chiesa intitolato “La Luce della Croce del Sud”. “Una revisione della governance contribuirà a plasmare il modo in cui la Chiesa cattolica in Australia comprende la corresponsabilità nella sua vita e nella sua missione e la mette in pratica”, scrivono i vescovi nel comunicato, redatto al termine della loro riunione plenaria. "Il rapporto contiene decine di raccomandazioni ed è stato preparato nell'arco di più di un anno, così ora richiede tempo per riflettere e assorbirne i contenuti - ha commentato il presidente della Conferenza episcopale, monsignor Mark Coleridge - così noi vescovi abbiamo dedicato lungo tempo all’esame del rapporto durante il nostro ultimo incontro e anche nelle settimane e nei mesi precedenti". La risposta dei vescovi raggruppa gli argomenti articolandoli in sei titoli: la natura della Chiesa; la missione della Chiesa; corresponsabilità; consultazione, consiglio, decisione; relazioni tra le entità; l'evoluzione del governo della Chiesa. "Sono temi importanti e complessi, sui quali è già stato scritto molto – ha proseguito l’arcivescovo - il rapporto ha il vantaggio di essere recente e molto inerente alla realtà locale, anche se ha implicazioni per la Chiesa anche al di là dei confini", ha detto l'arcivescovo Coleridge. "Non spetta solo ai vescovi discernere la via da seguire per la Chiesa in questo momento: per questo è fondamentale che il rapporto raccolga altre opinioni che i vescovi accolgono con favore – continua il presidente dei vescovi - la Luce della Croce del Sud aiuterà i vescovi ad ascoltare più profondamente le voci della Chiesa e dello Spirito". La risposta pubblicata dai vescovi sottolinea che molte delle questioni sollevate nel documento possono essere migliorate, soprattutto se gestite a livello provinciale e non nazionale. "I vescovi sono molto grati per il notevole lavoro portato avanti – conclude il presule – è qualcosa che non è mai stato fatto prima e che fornirà un punto di riferimento fondamentale per guardare al futuro”. (RB)

17 dicembre - GHANA Violenze post-elettorali. Appello vescovi alla riconciliazione nazionale

È di almeno cinque morti il drammatico bilancio delle violenze post-elettorali in Ghana, scoppiate dopo le votazioni presidenziali del 7 dicembre. I risultati profilano la vittoria del candidato dell’opposizione, John Mahama, sul presidente uscente Nana Akufo-Addo. Ma la tensione tra i due schieramenti è altissima, con accuse reciproche di brogli e pressioni. Di fronte a tale difficile situazione, la Conferenza episcopale nazionale (Gcbc) lancia un forte appello alla pace e alla riconciliazione: “Invitiamo i leader dei due principali partiti politici e i loro sostenitori – si legge in una nota – a dar prova di moderazione e ad evitare ogni forma di violenza”. “In ogni elezione ci sono vincitori e vinti – sottolineano i presuli – Per questo, esortiamo tutte le parti in causa a mostrare maturità nell’accettare sia la vittoria che la sconfitta”, agendo con “moderazione” l’una nei confronti dell’altra. Un ulteriore appello la Chiesa cattolica lo rivolge a chi vuole presentare eventuali ricorsi, affinché lo faccia “in modo legittimo, attraverso le procedure previste”. Al riguardo, viene chiamata in causa anche la Commissione elettorale perché “coinvolga tutti i partiti, in modo da garantire che tutte le questioni elettorali ancora in sospeso siano trattate nell’interesse del Paese”. Quanto alle forze di sicurezza nazionali, i presuli le esortano ad “esercitare le loro funzioni con professionalità, al fine di tutelare la vita e i beni” di tutti i cittadini. “Il Ghana è la nostra patria – evidenzia la Gcbc – Dobbiamo esserne consapevoli e lavorare per mantenere la pace e la stabilità”. Esprimendo, infine, gratitudine a tutti i candidati che “si sono messi al servizio del Paese”, i presuli invocano il Signore affinché benedica il Ghana e lo renda “una grande nazione”. Da ricordare che, già nella Lettera pastorale per l’Avvento, la Gcbc aveva esortato alla riconciliazione nazionale nel periodo pre e post elettorale. Ribadendo, in particolare, che le votazioni “non sono una guerra, ma un importante esercizio di democrazia”, i presuli avevano chiesto ai candidati di evitare ogni conflitto ed avevano invocato “elezioni libere, eque e trasparenti”. (IP)

17 dicembre - AUSTRIA Gesuiti: no al suicidio assistito, tutelare i più vulnerabili

Fa discutere, in Austria, la decisione presa l’11 dicembre dall’Alta Corte che ha definito “incostituzionale” il divieto al suicidio assistito. Immediata la reazione della Conferenza episcopale nazionale che, in una nota, ha espresso “sgomento” e dissenso, ribadendo che la vita è un dono prezioso. A far sentire la sua voce è ora anche la Provincia austriaca della Compagnia di Gesù che, in una nota di padre Christian Marte, rettore del Collegio dei gesuiti di Innsbruck, contesta la decisione dei giudici, soffermandosi su cinque aspetti. Il primo riguarda un rovesciamento di prospettive: se finora, infatti, si parlava di “prevenzione del suicidio”, adesso si parla di “diritto al suicidio” e di “assistenza” ad esso. E ciò rappresenta “un cambiamento fondamentale tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato”. In secondo luogo, spiega padre Marte, la sentenza della Corte rende il suicidio assistito “un tipo di morte socialmente accettabile”, in quanto “opzione protetta” dalla legge. Quanto alla tutela della “libera autodeterminazione”, citata dai giudici per motivare la loro decisione, il padre gesuita sottolinea: “L'ideale della libera autodeterminazione nelle situazioni limite non può essere realizzato nella realtà, nemmeno attraverso disposizioni di legge”. Questo perché “nel momento in cui viene creata la possibilità legale del suicidio assistito, allora è inevitabile che le persone in situazioni difficili si chiedano: devo suicidarmi? La pressione interiore diventa ineluttabile, soprattutto se non vuoi essere un peso per gli altri”. Inoltre – e questo è il quarto punto – i giudici fanno riferimento solo alla “libera autodeterminazione dell’individuo”. Ma “l’autonomia personale si realizza sempre in relazione agli altri”, afferma padre Marte, mentre la decisione della Corte ignora “le sofferenze” che il suicidio di un singolo provoca in altre persone. Infine, il rettore del Collegio dei gesuiti di Innsbruck sottolinea che “questa decisione apre la porta all'eutanasia”, perché presto “il diritto all'assistenza in caso di suicidio diventerà il diritto ad essere ucciso da qualcuno”. Di qui, l’appello a tutelare “le persone anziane, malate o disabili”, affinché “gli interessi economici” non prevalgano sulla persona umana. (IP)

16 dicembre - NIGERIA Studenti rapiti. Monsignor Kaigama (Abuja): a rischio la sicurezza di tutto il Paese. Rapito un altro sacerdote

Per combattere l’insicurezza in Nigeria occorrono sforzi coordinati e strategie per affrontarne le cause. È quanto sostiene monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja, commentando l’ultimo rapimento di centinaia di studenti liceali del Government Science School di Kankara, nello Stato di Katsina, perpetrato tra l’11 e il 12 dicembre dagli jihadisti di Boko Haram. “Le uccisioni e i rapimenti in Nigeria, pongono ormai una seria minaccia a tutti i cittadini”, ha dichiarato in un post pubblicato il 15 dicembre su Facebook in cui ricorda che attacchi contro scuole e rapimenti di studenti, spesso a scopo di estorsione, sono all’ordine del giorno nel Paese e che le vittime di sequestri legati a motivazioni ideologiche sono particolarmente esposti al rischio di essere uccisi o di rimanere prigionieri più a lungo . "La gravità dei casi e l'apparente impunità sono diventati inaccettabili e non possono essere scusati, per nessun motivo", afferma con forza il presule che chiama in causa le responsabilità del Governo Buhari “così meticoloso quando si tratta di reprimere le proteste dei cittadini e arrestare dissidenti, mentre il Paese deve subire un’insicurezza insopportabile”. “Il primo compito di un governo, come stabilisce la Costituzione, è proteggere la vita e la proprietà dei suoi cittadini indipendentemente dalla loro appartenenza etnica o religiosa. Ogni violazione di questo principio fondamentale del contratto sociale contraddice la ragione d’essere di un governo", aggiunge monsignor Kaigama. Secondo l’arcivescovo di Abuja, l’incapacità delle autorità federali di contenere diversi gruppi armati che ora terrorizzano diverse parti del Paese, in particolare nel Nord, è ormai evidente. “A questo punto – scrive - dovrebbe essere chiaro che la strategia messa in campo per arginare l'insicurezza e promuovere la pace non funziona e dovrebbe essere esaminata, migliorata o, meglio ancora, riformulata". “Il governo deve darsi da fare per mettere in scacco i terroristi, fare arrestare i criminali , smantellare le bande e incarcerare i sequestratori. Questo è il minimo che i cittadini si aspettano dai loro leader”, incalza monsignor Kaigama, evidenziando che con la recente escalation di sequestri e di episodi di banditismo il Paese sta superando ormai la soglia di rischio. Di qui, in conclusione, il pressante appello a un’azione più decisa per sradicare queste piaghe: “Mentre le forze di sicurezza possono fare il loro meglio, tutti devono mettersi al lavoro se si vuole eliminare una volta per tutte questa minaccia”. Il rapimento degli studenti di Kankara ha suscitato la ferma condanna, tra gli altri, anche del National Interfaith and Religious Organisations for Peace (Nifrop), organizzazione interconfessionale nigeriana che ha indetto una giornata nazionale di preghiera per la loro liberazione. Intanto, è di queste ore la notizia del rapimento di un altro sacerdote in Nigeria. Si tratta di padre Valentine Oluchukwu Ezeagu, della congregazione dei Figli di Maria Madre della Misericordia (SMMM). Il rapimento – riporta l’agenzia Aciafrica - è avvenuto il 15 dicembre mentre si recava nel suo villaggio, Igboukwu, nello stato di Anambra, per i funerali del padre. Si tratta dell’ultimo di una lunga lista di sacerdoti e religiosi rapiti in Nigeria, per lo più a scopo di estorsione. (LZ)

16 dicembre - FRANCIA L’incontro di fine anno della Comunità di Taizé si trasferisce on-line a causa del Covid-19. Rinviato al 2021 l’incontro di Torino

Per la prima volta nella sua storia, l’annuale incontro giovanile di fine anno della Comunità di Taizé si svolgerà on-line. L’appuntamento, giunto alla sua 43.ma edizione, avrebbe dovuto svolgersi quest’anno a Torino, ma a causa del Covid-19 è stato rinviato al 2021. Taizé non ha voluto però rinunciare a questo momento di comunione e condivisione. Per questo ha deciso di organizzare al suo posto un incontro on-line consentendo la partecipazione di giovani di tutto il mondo. L’evento – informa il sito della Comunità  - si svolgerà da domenica 27 dicembre a venerdì 1.mo gennaio ed avrà come tema centrale “Sperare nel tempo favorevole e sfavorevole”. Come ogni anno l’incontro sarà scandito da momenti di preghiera, meditazioni bibliche e workshop in cui si parlerà di diversi argomenti legati al difficile momento che stiamo vivendo: salute, giovani, Chiesa, immigrazione, ingiustizie e tensioni sociali, dialogo. Ogni giornata avrà un filo conduttore: “Essere attenti ai segni di speranza” (28 dicembre); “Vivere la fraternità” (29 dicembre) “Credere:fidarsi di una presenza”  30 dicembre) “Discernere un nuovo orizzonte” (31 dicembre) e, infine, “Cambiare il nostro modo di vedere” (1 gennaio).  L’unico evento in presenza si terrà nella cittadina francese di Taizé, sede della Comunità, con una partecipazione però limitata a  500 persone, suddivise per Paese in base agli spazi disponibili.  Ad introdurre l’incontro il messaggio del Priore di Taizé frère Alois che sarà disponibile sul sito https://www.taize.fr  a partire dal 21 dicembre.  (LZ)

16 dicembre -  EUROPA La Cec: in questo tempo di pandemia, la nascita di Cristo ispiri speranza

La nascita di Cristo ispiri speranza: è l’augurio di Natale del presidente della e del segretario generale della Conferenza delle Chiese Europee (Cec), il reverendo Christian Krieger e Jørgen Skov Sørensen. In questo tempo in cui i cristiani si rallegrano in tutto il mondo, preparandosi a celebrare la nascita di Cristo, la pandemia continua a sfidare la fragilità umana, scrivono Krieger e Skov Sørensen, evidenziando che l’umanità sta vivendo tante perdite e privazioni. “Tuttavia, il Vangelo del Natale mostra chiaramente il modo in cui Dio accoglie la nostra fragilità e vulnerabilità - si legge nel loro messaggio di auguri - proprio come il nostro Salvatore è nato nel nostro mondo da bambino, facendo affidamento sull’amore e sulla sollecitudine degli altri”. Da qui l’auspicio che Cristo “possa portare pace ai nostri cuori, alleggerire le nostre menti e guidare i nostri passi verso quanti hanno bisogno del nostro amore e della nostra attenzione”. (TC)

16 dicembre - OLANDA Niente Messe pubbliche alla Vigilia di Natale. Altre Messe autorizzate con un massimo di 30 persone

Niente Messe pubbliche alla vigilia di Natale quest’anno in Olanda. Lo ha annunciato ieri la Conferenza episcopale in una nota pubblicata sul suo sito. Una decisione presa a “malincuore”, ma per senso di responsabilità per la salute pubblica, dopo la reintroduzione del lockdown decisa dal Governo a causa dell’impennata dei contagi, spiega la nota. Le Messe del 24 dicembre sono infatti quelle a cui partecipano solitamente più persone. Maggiore è dunque il rischio di pericolosi assembramenti.  Le Messe diurne e le altre celebrazioni natalizie del 25 e 26 dicembre potranno invece continuare ad essere celebrate pubblicamente sempre con il limite di un massimo di 30 persone presenti, perché afferma la nota, “i vescovi lo considerano essenziale: forniscono alle persone cibo spirituale per sostenere la vita personale di fede che dà forza, speranza e coraggio, soprattutto in questi tempi difficili”. Per il resto restano in vigore le linee guida dei vescovi per le celebrazioni che, oltre al limite di 30 persone, prevedono il rispetto della distanza di 1,5 metri, il divieto di cori, l’uso raccomandato della mascherina, l’accensione dei riscaldamenti ad aria prima e non durante le celebrazioni e un intervallo di almeno due ore tra una Messa e l’altra per permettere il ricambio dell’aria. Quest’anno non si potranno neanche visitare i presepi in gruppo, mentre saranno possibili attività esterne esplicitamente autorizzate dalle autorità locali. La nota ricorda, infine, che le Messe di Natale potranno essere seguite in TV sul canale NPO2 e sul sito dei vescovi www.kro-ncrv.nl e invitano i fedeli a consultare lo speciale sito lanciato per questo periodo di Avvento www.Vierkerstmis.nl in cui è possibile cercare la parrocchia più vicina a casa per prenotare un posto a Messa o per seguirla in streaming. (LZ)

16 dicembre - MYANMAR Cresce l’uso della rete nelle diocesi birmane a causa della pandemia

Non solo Messe in streaming. Nove mesi di restrizioni contro il Covid-19 hanno spinto i vescovi birmani a spostare on-line sempre più attività pastorali. Diverse diocesi - riporta l'agenzia Ucanews trasmettono in rete riflessioni sui testi biblici, adorazioni eucaristiche, novene di preghiera alla Divina Misericordia. Alcuni vescovi usano internet per mantenersi in contatto con i propri fedeli.  Tra i più attivi nella rete monsignor John Hsane Hgyi, vescovo di Pathein, nel distretto dell’Irrawaddy. Grazie ai suoi appelli durante le Messe trasmesse on-line, la diocesi è riuscita a raccogliere fondi da donatori per assistere le famiglie più bisognose durante la pandemia. Lo scorso settembre il presule, che coordina uno speciale team diocesano contro il Covid-19, ha inoltre messo on-line una guida per i sacerdoti, religiosi e fedeli per prevenire la seconda ondata di contagi nella diocesi. L’arcivescovo di Mandalay, monsignor Marco Tin Win, ha invece lanciato da poco una nuova trasmissione settimanale per invitare i fedeli e il clero a cercare sollievo in questi tempi difficili nella meditazione cristiana, ma anche nell’Adorazione Eucaristica, nella lettura e in opere di volontariato per la collettività come la pulizia, il giardinaggio, la piantumazione di alberi. In un video di 30 minuti spiega come concentrarsi per meditare.   Le sue Messe celebrate on-line sono anche un’occasione per ricordare ai fedeli l’importanza di rispettare i protocolli sanitari per evitare il contagio. Dopo essere stato in parte risparmiato dalla prima ondata di Covid-19 , il Myanmar ha visto una costante crescita dei contagi a partire dallo scorso agosto. I casi hanno ormai superato quota 109mila, con 2.292 morti al 15 dicembre che l’hanno portata ad essere la terza nazione più colpita dalla pandemia nella regione dell’Asean, dopo le Filippine e l’Indonesia. Tra i principali focolai Yangon. A rendere il Paese particolarmente vulnerabile è la debolezza del suo sistema sanitario nazionale. Per questo a dicembre le autorità birmane hanno deciso di inasprire le misure restrittive. (LZ)

16 dicembre - REPUBBLICA CECA Caritas. Monsignor David premia gli operatori che si sono distinti nel servizio ai più fragili

Con una speciale celebrazione trasmessa on line e a cui hanno potuto partecipare in pochi, nonostante non siano ancora entrate in vigore le ulteriori misure restrittive causate dall’emergenza da Coronavirus che da venerdì 18 porteranno la capienza delle chiese dall’attuale 30 al 20%, sono stati premiati a Ostrava alcuni operatori della Caritas ceca che si sono particolarmente distinti quest’anno nel servizio ai più fragili. La celebrazione, come riporta il sito della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca, si è svolta domenica 13, Terza domenica d’Avvento, nella cattedrale del Divino Salvatore, addobbata a Natale. A presiederla è stato il vescovo ausiliare di Ostrava-Opava: l'amministratore apostolico monsignor Martin David – che ha sostituito il vescovo titolare monsignor František Václav Lobkowicz - alla presenza di circa ottanta invitati, tra cui i 29 premiati: per lo più laici selezionati dalla diocesi che si impegnano nelle loro parrocchie con attività di volontariato. Monsignor David ha dedicato la sua omelia al tema della testimonianza di fede: “L'intera Chiesa deve essere una grande casa di testimonianza di Cristo – ha detto - oggi, nelle letture, la parola testimonianza è stata ascoltata più volte. Chi è un testimone? Possiamo cercare la risposta guardando Giovanni Battista, il precursore del Signore. Testimone per testimoniare della luce. Doveva solo testimoniare quella luce. Infatti tutto ciò che dice si riferisce a Cristo: questa è la testimonianza di Giovanni”. "La Chiesa come casa della testimonianza è ovunque vivano i cristiani oggi – ha aggiunto - il nostro errore è spesso quello di considerare un vero testimone solo colui che sa parlare magnificamente. Chiunque abbia letto molti libri sa molto, ma si può avere anche l’opportunità di testimoniare non di noi stessi, ma della nostra relazione con Dio". Il presule ha poi fatto riferimento a una testimonianza ben più concreta, come quella portata dai premiati: “I vincitori che sono qui, oggi, invece, sono quelle che davvero hanno testimoniato – ha affermato – vi ringrazio moltissimo: sono convinto che la vostra vita e il vostro ministero testimoniano il Dio, il Dio con cui avete scelto di vivere, con il quale avete fatto molta strada. Con la vostra vita, nella Caritas, nelle parrocchie, state tutti indicando Cristo, e Cristo vi sta rafforzando con lo Spirito Santo". Al termine della Santa Messa, ciascuno dei vincitori ha ricevuto una lettera di ringraziamento firmata dai vescovi, una medaglia commemorativa di S. Hedwig, un calendario diocesano per il 2021 e dei cuori di panpepato. (RB)

16 dicembre - MONDO Scuola e pandemia: impegno della Chiesa per non privare i giovani del futuro

Aule chiuse, corridoi silenziosi, cortili vuoti. Nessun vociare chiassoso, nessuna risata, nessuno zaino a colorare i banchi e le sedie. La pandemia da Covid-19 ha dipinto molti scenari desolanti, ma quello della scuola, forse, lo è più di tanti altri. La chiusura degli Istituti educativi, infatti, in osservanza alle normative anti-contagio, ha privato oltre un miliardo di minori, in tutto il mondo, “di un luogo sicuro dove poter crescere e costruire un futuro”: lo sottolinea il numero settimanale del Bollettino sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid-19, a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. “L'istruzione è un diritto fondamentale che apre la possibilità di esercitare altri diritti – afferma - Per questo motivo, è importante che sia sempre accessibile e garantito a tutti”. Di qui l’impegno che diversi organismi ecclesiali, in diverse parti del globo, hanno assunto per permettere ai ragazzi di proseguire gli studi con regolarità, nonostante l’emergenza sanitaria. L’attenzione, in particolare, si è soffermata sui minori rifugiati, soggetti maggiormente a rischio di dispersione scolastica, nonché di abusi. Degli oltre 40 milioni di persone che, in tutto il mondo, sono vittime di schiavitù, lavoro forzato o violenza, infatti, una su quattro è un bambino. A contrastare tale drammatico scenario, un primo esempio virtuoso arriva dall’Australia, dove il Catholic education di Melbourne, in collaborazione l’Arcidiocesi locale e l’Australian catholic religious against trafficking in humans, ha sviluppato un kit di risorse per aiutare le scuole a creare un ambiente libero dalla schiavitù. Il kit offre una guida specifica su dove acquistare tè, caffè, cioccolato e altri prodotti non provenienti dallo sfruttamento di bambini o adulti che lavorano in condizioni di schiavitù. “Decidendo di acquistare solo prodotti certificati e non frutto di schiavismo – afferma il Bollettino - possiamo contribuire a sradicare il lavoro minorile, il lavoro forzato e il traffico di esseri umani per fare la differenza in questo mondo”. Altre due testimonianze arrivano dall’Africa: la prima riguarda il Burundi, dove l’ong dei padri gesuiti “Entreculturas” ha avviato un progetto per incoraggiare la parità di accesso all’istruzione e la giustizia sociale. Nel mese di febbraio, dunque, è stato avviato un programma educativo, di livello primario e secondario, rivolto ad oltre 15mila studenti congolesi rifugiati. “Tenendo conto che una persona sfollata con la forza trascorre in media 17 anni in un campo profughi – spiega il Bollettino - è chiaro che il diritto fondamentale dell'istruzione non può essere negato per così tanto tempo”. Il progetto è stato reso possibile dalla partecipazione degli stessi studenti che, insieme ai docenti, ai genitori ed al personale di supporto dei campi-profughi, hanno stabilito la linea d’azione da seguire, strutturandola in tre ambiti: la tutela del diritto all’istruzione; la necessità di salvaguardare il benessere emotivo dei giovani rifugiati; e la parità di genere, così da incoraggiare la formazione anche delle studentesse. Il progetto sarà sviluppato in tre fasi: la prima, già conclusa, è stata dedicata alla costruzione di aule scolastiche sicure, così da permettere la frequenza dei ragazzi in tutta tranquillità. Tra l’altro, questa fase ha portato anche alla generazione di reddito per la popolazione locale, spesso gravata da difficoltà occupazionali. La seconda tappa del programma mira, invece, al miglioramento della didattica in classe e prevede, quindi, la formazione degli stessi insegnanti ed il sostegno specifico degli alunni che hanno difficoltà di apprendimento. La terza fase del progetto, infine, avrà inizio nel 2021 e vedrà il rafforzamento dei legami familiari di ogni studente, con il coinvolgimento diretto dei genitori nell’educazione dei figli. “L'istruzione salva vite presenti e future – sottolinea ancora il Bollettino del Dicastero - ed è essenziale che sia messa al centro della risposta umanitaria ad una situazione di crisi o di emergenza”.Il secondo esempio proveniente dall’Africa coinvolge, invece, il Kenya: qui, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) ha avviato alcune borse di studio per garantire l'accesso all'istruzione universitaria ai rifugiati vulnerabili. Attraverso tale iniziativa, pensata in collaborazione, tra gli altri, con la Southern New Hampshire University negli Stati Uniti, il Jrs cerca di offrire a 21 giovani “protezione, opportunità e partecipazione” sociale. Il corso di laurea sostenuto dalla borsa di studio è quadriennale ed è in materia di “Comunicazione ed Economia aziendale”; aperto a persone di tutte le età e di tutte le fedi, viene preceduto da un tirocinio di tre mesi, in presenza o a distanza. Infine, il Jrs facilita un servizio di tutor per gli studenti e un sistema di contatti con il mondo del lavoro, così da garantire ai neo-laureati un maggiore accesso all’occupazione. (IP)

16 dicembre-  REGNO UNITO Monsignor O’Toole, vescovo di Plymouth, mette a disposizione ufficio diocesano per la somministrazione del vaccino

Accordo raggiunto tra la diocesi di Plymouth e le autorità sanitarie britanniche: il vescovo, monsignor Mark O’Toole, metterà a disposizione i locali dell’ufficio diocesano di St. Boniface House, vicino a Newton Abbot nel Devon, per la distribuzione ai cittadini del vaccino anti Covid-19. Lo scrive sul proprio sito la Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles.  "Voglio dare un caloroso benvenuto a St Boniface House, i nostri uffici diocesani, agli operatori sanitari che li useranno come base per la somministrazione del vaccino anti Covid-19 – ha detto il presule - la Chiesa è molto felice di cooperare con il governo in questo sforzo, come servizio alle comunità locali". “Questa decisione va considerata come un'estensione del lavoro che è stato svolto nelle nostre chiese durante questa pandemia, per raggiungere, nel nome di Gesù Nostro Signore, i nostri vicini e per assicurare il loro benessere – ha spiegato ancora - questo passo successivo con il vaccino è un segno di speranza per tutti noi”. Secondo quanto previsto, nel centro St. Boniface saranno somministrati fino a 200 vaccini al giorno a partire da oggi e i locali saranno dedicati a questo servizio almeno fino all'aprile 2021. L'organizzazione logistica, per consentire l'uso degli uffici diocesani per il programma di vaccinazione, è impegnativa, ma la diocesi di Plymouth considera questo un importante atto di servizio per il bene comune. (RB)

16 dicembre - MONDO Ostie prodotte dai detenuti, donate per la consacrazione. E’ il progetto “il Senso del Pane” della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti

Un modo per comunicare a credenti e non credenti l’Infinita Misericordia dell’Amore divino: far produrre le ostie dalle mani di persone che nel loro passato hanno commesso delitti e si sono pentiti, e donarle ai sacerdoti, perché le consacrino. A promuovere questa iniziativa è la “Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti Onlus”. L’obbiettivo è promuovere la dignità dell'essere umano e l'unione inscindibile tra Cristo e i poveri. L’idea è nata  – spiega la Fondazione nel suo sito internet - “pregando e chiedendo a Gesù come poter comunicare la Sua Presenza reale nell’Eucaristia a tante persone”. Il primo laboratorio è stato avviato a Milano nel carcere di Opera, dove dal 2015 tre persone detenute producono artigianalmente ostie che vengono donate ogni settimana a decine di chiese in Italia e all’estero. Il progetto denominato “Il senso del Pane” è cresciuto negli anni: i detenuti sono diventati “formatori a distanza” e, attraverso videolezioni”, hanno avviato laboratori in diversi paesi del mondo con lo scopo di far nascere nuovi “laboratori eucaristici”. Nel tempo oltre 500, tra diocesi italiane e straniere, congregazioni religiose, parrocchie, monasteri, hanno aderito, incoraggiando così la produzione del pane per la celebrazione eucaristica da parte di chi si è lasciato alle spalle, dopo un autentico percorso di conversione e pentimento, un passato di sangue o di chi vive nelle tante periferie esistenziali. Buenos Aires, Pompei, Milano, Barcellona, Maputo:  varie le realtà coinvolte nel progetto. Giovani con un passato di dipendenze, ragazze madri, persone con disabilità, ragazzi in grave stato di povertà, hanno prodotto in questi anni oltre 4 milioni di ostie. Per richiedere in dono  è necessario scrivere a ilsensodelpane@gmail.com Sul sito https://casaspiritoarti.it/, chiunque può effettuare una donazione per sostenere o a realizzare un nuovo laboratorio per la produzione delle ostie nel mondo. (PO)

16 dicembre - SUD COREA Nuovo appello dei vescovi per l’abolizione della pena di morte

Mentre in Corea del Sud si torna a dibattere sulla pena di morte, dopo il voto favorevole espresso dal Governo di Seoul alla risoluzione Onu del 17 novembre scorso per una moratoria universale delle esecuzioni, i vescovi sud-coreani rinnovano il loro appello per la sua abolizione nel Paese. Una lettera in questo senso – riporta l’agenzia Ucanews - è stata indirizzata alla Corte costituzionale dalla Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale (Kbck). La missiva segue una petizione di oltre 100mila firme presentata dalla stessa Commissione lo scorso mese di marzo, tra i cui firmatari figurava l’arcivescovo di Seoul, il cardinale Yeom Soo-jeong.  “La pena di morte uccide una vita umana in nome della legge ed è contraria agli insegnamenti della Chiesa sulla santità e la dignità di ogni vita umana”, ha dichiarato padre Hyundai-il, responsabile della Commissione per la pastorale penale dell’arcidiocesi, ricordando che anche la Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo definisce questa pena “disumana”. “Tutti i Paesi dell'Unione Europea hanno abolito la pena capitale. La nostra società deve compiere maggiori sforzi per prevenire i crimini violenti, ma la punizione estrema non può essere una soluzione”, ha osservato il sacerdote. "La sua abolizione offre una grande opportunità per spezzare il circolo vizioso della violenza", ha aggiunto. Le ultime esecuzioni in Corea del Sud risalgono al 1997. L’anno successivo, infatti, l’allora Presidente Kim Dae-jung ha introdotto una moratoria di fatto che è ancora in vigore, anche se nel 2018 è stata emessa una nuova sentenza di condanna alla pena capitale e nel braccio della morte restano tuttora detenuti 61 condannati. Un progetto di legge bi-partisan per la sua abolizione è stato presentato nel 2015, ma è stato bocciato dall’Assemblea nazionale che dovrebbe riesaminare la questione prossimamente. L’attuale Governo guidato dal cattolico Moon Jae-in sta studiando se abolirla anche alla luce degli orientamenti dell’opinione pubblica sud-coreana che, secondo recenti sondaggi, sarebbe in maggioranza favorevole all’abolizione a condizione che che ci siano valide pene alternative. (LZ)

16 dicembre - COLOMBIA Natale 2020. Vescovi di Antioquia e Chocó: “Momento propizio per riflettere sul senso della nostra vita"

In questo anno di pandemia, particolarmente difficile per tutta l’umanità, i vescovi delle diocesi di Antioquia e Chocó hanno inviato un messaggio, diffuso ieri sul sito web dell’Episcopato, ai fedeli e a tutti gli abitanti dei due dipartimenti, ringraziando Dio per i valori umani, sociali e spirituali, oltre che per la ricchezza delle risorse naturali nei villaggi, che hanno permesso di affrontare i tanti problemi delle comunità. I presuli, prima di tutto, hanno espresso la loro vicinanza alle vittime degli incendi, delle inondazioni e dei disastri naturali, esortando il popolo colombiano a dar prova di solidarietà. Hanno, quindi, ribadito la loro  preoccupazione per i problemi che affliggono questa regione, rammaricandosi per il fatto che l'estorsione e altre forme di criminalità continuino a rappresentare una grave minaccia per la vita e per lo sviluppo di queste popolazioni. “Constatiamo come cresca la distruzione ambientale causata da un’attività mineraria irresponsabile, si moltiplichi la presenza di attori armati e venga incrementata la nefasta catena del narcotraffico. Le vite perse a causa della violenza ci feriscono” hanno osservato, individuando nella dimenticanza di Dio, nella perdita di valori e nella mancanza di un orizzonte volto al bene comune le radici profonde di queste situazioni. I vescovi  di Antioquia e Chocó hanno, tuttavia, esortato i fedeli a vivere questo Natale con fede e speranza, seguendo l'invito, fatto da Papa Francesco nella sua ultima enciclica “Fratelli Tutti”, a “reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole”; a vivere il Natale come un momento propizio per riflettere sul senso della nostra vita e sulla direzione che vogliamo prendere; come un'opportunità per rafforzare la vita familiare; come una festa di incontro e fraternità; e come un momento privilegiato per garantire la costruzione della pace nella giustizia sociale.  Infine, essi hanno auspicato nel loro messaggio che la Santa Famiglia di Nazareth ascolti la preghiera dei colombiani, affinchè “la celebrazione della nascita di Cristo sia una luce per i popoli di Chocó e di Antioquia, e apra orizzonti di speranza per le loro comunità indigene, afro-discendenti e meticce". (AP)

16 dicembre - ITALIA Intervistato dal settimanale Credere il cardinale Bassetti suggerisce cosa imparare dalla pandemia e come vivere il Natale quest’anno

La pandemia ci ha insegnato la solidarietà e l’unità contro ogni forma di disgregazione: lo afferma il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, in una intervista al settimanale Credere in cui suggerisce cosa imparare da questi mesi condizionati dal Covid-19 e racconta i giorni della sua malattia. Per il porporato, “per affrontare un problema così grande” occorre remare tutti nella stessa direzione e prendersi cura gli uni degli altri. “Mi piacerebbe che questo insegnamento restasse come uno stile ecclesiale, anche quando la pandemia sarà solo il ricordo di una stagione passata” rimarca. Guardando all’oggi il cardinale Bassetti osserva poi che c’è bisogno di recuperare il senso dell’essere comunità e che la Chiesa dovrebbe tornare alle radici della comunione ecclesiale, alla fede nel Cristo. Quindi aggiunge: “La pandemia ha fatto emergere posizioni insostenibili. Anche noi credenti possiamo rischiare di concepire ingenuamente la fede come uno scudo che ci protegga da tutte le malattie: ma questo è un modo per restare pigri nella fede e, in definitiva, per scivolare nell’irresponsabilità verso sé stessi e verso gli altri. Oggi - prosegue - abbiamo l’occasione per riconoscere, anche come credenti, il valore della ricerca scientifica e per essere grati a quanti si stanno ancora impegnando nell’ambito dell’assistenza medica”. Per il porporato, poi, quello di quest’anno “sarà un Natale molto particolare, ma non più triste. Un Natale con meno pranzi, con meno festa”, ma con un’attesa più trepida. “Avvento vuol dire Gesù che viene. E se Lui viene non possiamo stare fermi. Nella condizione in cui ci troviamo dobbiamo andargli incontro con amore, perché Lui ha la luce che illumina il mondo, Lui viene a salvarci - sostiene il presidente della Cei -. Natale è andare incontro a Gesù, mettendo la nostra vita nelle sue mani”. E con un pensiero alle famiglie dove ci sono malati o bambini piccoli, o “quelle dove per un motivo o un altro ci sono dei disagi economici”, il porporato rimarca che a donare conforto sarà ancora la contemplazione della grotta di Betlemme. “Penso alla grande compostezza della Vergine e di Giuseppe, stretti in una situazione disagevole ma non per questo sconfortati; alla speranza rappresentata da un bimbo che nasce; alla dimensione di famiglia come luogo in cui ciascuno impara a dare e ricevere amore - riflette il cardinale Bassetti -. Il presepe non è un quadretto patinato, ma lo stimolo a vivere in pienezza i nostri legami familiari (…) la mia preghiera - auspica - è che la famiglia della Natività c’ispiri ad aver sempre cura dei genitori, dei figli, dei nipoti, dei nostri cari, con semplicità, comprensione reciproca, fede”. Circa i giorni del suo ricovero a causa del coronavirus, il porporato ricorda: “Sono stati giorni delicati, in cui mi sono sentito come chiamato a trarre un bilancio di una vita. Penso che per tutti noi i problemi di salute siano un motivo, a volte davvero drammatico, per guardarsi dentro”. Il cardinale Bassetti descrive i suoi giorni di degenza “quasi come quelli di Gesù del deserto”. “Ho provato su di me l’arsura della sete, la fatica di respirare, la lotta del mio corpo per respingere il virus - spiega -. È stata la consuetudine alla preghiera che mi ha aiutato e mi ha dato conforto. Forse, più che pensare, in queste giornate particolari, ho pregato”. Il presidente della Cei precisa inoltre che la sua è stata per lo più una preghiera di intercessione e di affidamento, soprattutto per i malati e i loro familiari. Infine il porporato confida che, in questi giorni, ad accompagnarlo sono le parole, riportate dall’evangelista Marco, “che Gesù rivolge ai discepoli, mentre la loro barca è quasi travolta dalle onde: ‘Perché avete paura? Non avete ancora fede?’”. Quelle onde, sottolinea il cardinale Bassetti, fanno pensare “alle sofferenze che a volte ci sovrastano e a quanto sia facile, nelle tribolazioni, aver timore che il Signore non ci sia accanto”, e invece le parole di Gesù danno conforto e pace. (TC)

16 dicembre - IRLANDA Natale Il messaggio dalla diocesi di Clogher: il Signore è sempre in mezzo a noi

“In questa stagione dell'anno, in particolare, il Signore ci ricorda che è sempre in mezzo a noi". Esordiscono così, nel loro messaggio in vista del Natale, monsignor Larry Duffy, vescovo di Clogher, e il suo arcidiacono, Brian Harper. Il messaggio è stato pubblicato anche sul sito della Conferenza episcopale dell’Irlanda.  “San Matteo ci dice che il Signore ha detto attraverso il profeta che la Vergine darà alla luce un Bambino e lo chiameranno Emmanuele, che significa ‘Dio con noi’. È questo nome, Emmanuele, che assume un significato in più in questo periodo dell'anno in cui celebriamo la nascita di Cristo. Questo evento della nostra storia comune ci racconta come Dio Onnipotente è venuto tra noi in umiltà per vivere come viviamo, per camminare dove camminiamo, per vedere ciò che vediamo. Egli lo fa non da un alto trono, ma assieme a noi, condividendo il nostro dolore e la nostra gioia, nella vita e nella morte”, si legge. “Il 2020 è stato un anno che ricorderemo. Per certi versi, è stato un anno perso, un anno senza un piano o una direzione, un anno senza fiducia o certezza – scrivono - è stato un anno in cui la verità è stata nascosta da ‘notizie false’ e dalla teoria del complotto; un anno in cui siamo veramente entrati nell'ignoto. Non è la prima volta che succede. Ci sono state molte ‘piaghe’ che ci hanno colpiti nel corso della storia e in tutto il mondo, ma questa è stata la prima in un mondo così interconnesso e interdipendente”. “A livello personale, le famiglie sono state separate, gli anziani e le persone vulnerabili sono rimaste isolate e i loro cari sono morti. La povertà, la depressione, l'ansia sono aumentate – prosegue il messaggio - eppure ci sono stati momenti di festa che hanno punteggiato il nostro paesaggio: abbiamo visto da vicino, per esempio, la dedizione dei nostri operatori sanitari; abbiamo assistito a sforzi eroici per cause caritatevoli e abbiamo testimoniato le belle azioni di gentilezza che ci siamo fatti l'un l'altro”. “Nel bel mezzo dei tempi peggiori, ci siamo chiesti: ‘dov'è Dio in mezzo a questa crisi?’ oppure ‘Perché Dio non può venire giù a risolvere la situazione?’ In questa stagione dell'anno, ci viene ricordato che Dio è in mezzo a noi, è entrato in questo mondo spezzato nel Bambino nato da Maria, e in Lui vediamo il nostro Salvatore, Gesù, e ci affidiamo umilmente a Lui”, hanno concluso. (RB)

16 dicembre - POLONIA Programma nazionale “Stai con me: supporto sociale e spirituale per i pazienti ricoverati in ospedale a causa del Covid-19”

Per fare in modo che nessun paziente di Covid-19 venga lasciato solo in ospedale, specialmente quando si trova in pericolo di vita, e venga privato delle cure spirituali quando ne ha più bisogno, la Società Polacca per l'Assistenza Spirituale in Medicina (PTODM), ha invitato tutti gli ospedali pubblici a partecipare al programma nazionale “Stai con me - supporto sociale e spirituale per i pazienti ricoverati a causa del Covid-19", si legge sul sito web dell’Episcopato. Gli enti che aderiranno al programma, realizzato in collaborazione con il Centro di Monitoraggio della Qualità dell'Assistenza Sanitaria, la Pastorale della Salute della Conferenza episcopale, il Consiglio Ecumenico Polacco,  con il patrocinio dell'ombudsman, riceveranno gratuitamente, come si legge nella prima parte del programma, due smartphone, uno per il reparto di terapia intensiva e uno per il reparto "covid", con un pacchetto di chiamate e trasmissione dati gratuiti, al fine di consentire ai pazienti, in gravi condizioni o in pericolo di vita, di avere un contatto virtuale con i loro parenti. I cappellani, inoltre, si legge nella seconda parte del programma, riceveranno attrezzature di protezione individuale. Questo programma –si legge sul sito web dell’Episcopato -, accessibile a tutti sul sito web ptodm.org.pl,  è particolarmente importante in vista delle feste di Natale, che molti pazienti dovranno trascorrere in ospedale, isolati e lontani dai propri cari. (AP)

16 dicembre - GERMANIA “Riprendere a stare insieme”: il nuovo strumento on line dei vescovi per la Domenica della famiglia

È stato pubblicato ieri dalla Conferenza episcopale tedesca – che ne dà notizia sul sito dell’Episcopato – un nuovo strumento on line messo a punto per la Domenica della famiglia – che ricorrerà il 27 dicembre prossimo, festa, appunto, della Santa Famiglia -  dal titolo “Riprendere insieme”, che si riferisce a una dichiarazione di Papa Francesco nella sua Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris laetitia in cui il Papa sottolinea che il matrimonio ha fasi diverse e che ognuna di esse porta le proprie sfide. Nella Pastorale per il matrimonio e la famiglia, l'attenzione iniziale è spesso rivolta alle giovani coppie e alle famiglie con bambini, soprattutto nelle discussioni che si sono svolte durante la pandemia, in cui si è parlato molto di assistenza all'infanzia e di educazione. Tuttavia, i coniugi di solito hanno molti anni davanti a sé come coppia dopo che i loro figli adulti lasciano la casa: questa fase, che è principalmente di sconvolgimento, è entrata solo di recente in una fase più acuta. "I coniugi accettano la sfida e hanno il sincero desiderio di invecchiare insieme e di usare le loro forze, e in questo modo riflettono la fedeltà di Dio", ha scritto Papa Francesco nella Amoris laetitia (AL 319). La guida dei vescovi tedeschi è dedicata proprio a questa fase: "All'improvviso siete di nuovo in due, dopo anni di convivenza con i bambini e di attenzione ai genitori. Cosa significa questo? La relazione sboccia di nuovo o i problemi sono ormai evidenti? Questo cambiamento può essere molto impegnativo, ma anche pieno di nuove idee e di gioia -  spiega monsignor Heiner Koch, presidente della Commissione per il Matrimonio e la Famiglia della Conferenza Episcopale tedesca e arcivescovo di Berlino - con l'attuale situazione della pandemia, il nuovo apprendimento dell'unione forse si rafforza. In ogni caso, nella fase del nuovo apprendimento dello stare insieme, c'è un chiaro cambiamento di prospettiva e l'esperienza di adattarsi l'uno all'altro in modo nuovo". Il sussidio per la riflessione per la Domenica della Famiglia, offre, dunque, suggerimenti e prospettive per avvicinarsi alla fase di cambiamento e trasformazione del matrimonio e della famiglia: oltre a diversi approcci tematici, ci invita a usare e riscoprire insieme preghiere, passi biblici e testi per plasmare spiritualmente la Domenica della Famiglia. È dal 1976 che la Domenica della famiglia viene celebrata a livello nazionale in tutte le diocesi tedesche, ma solo nel 2015 la Conferenza episcopale tedesca ha deciso di collocare la Domenica della Famiglia nella Festa della Sacra Famiglia, la Domenica dell'Ottava di Natale. (RB)

16 dicembre - REGNO UNITO  In tempi di pandemia la preparazione al matrimonio è virtuale: il corso di Marriage Care

“Matrimonio e vita familiare”, il sussidio di Marriage Care per la preparazione al matrimonio cattolico, cambia pelle in tempi di pandemia per rivolgersi a un pubblico esclusivamente virtuale. Lo scrive sul proprio sito la Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles. Tutti i servizi che prima si svolgevano in presenza, sono ora operativi on line con l'utilizzo di un’efficace tecnologia webcam, incluso, quindi, il corso di preparazione al matrimonio per le coppie che si sposano nella Chiesa cattolica, rivisto e riadattato sia per garantire l'integrità dei contenuti, ma anche per essere veicolato nel nuovo formato e attraverso le webcam. I corsi on line saranno guidati da due animatori volontari formati per il nuovo standard e coinvolgeranno piccoli gruppi di fidanzati, di massimo 6-8 coppie per volta, e si articoleranno in tre sessioni di 90 minuti con cadenza settimanale che spazieranno tra i temi di costruzione di una vera relazione e gestione degli inevitabili conflitti. Il corso mira, dunque, ad aiutare le coppie a pensare alle relazioni in generale e alle proprie in particolare, aumentando la loro comprensione di ciò che sarà necessario per coltivare un matrimonio fedele e amorevole che duri tutta la vita. Ulteriori risorse permetteranno alle coppie di esplorare la loro relazione e di riflettere più profondamente sull'impegno che si sta assumendo. Oltre a incoraggiare le coppie a sviluppare la loro comprensione dell'insegnamento della dottrina della Chiesa in merito al Sacramento, quindi, si porrà attenzione anche ad aiutarle a considerare come questo sarà vissuto nella vita di ogni giorno. Alla domanda che differenza ha fatto il corso, posta alle prime coppie che hanno partecipato, queste sono state le risposte: "Ci ha reso consapevoli della nostra relazione in un modo che prima non conoscevamo e ci ha dato modo di gestire i problemi”. (RB)

16 dicembre - COLOMBIA Profanazione della chiesa di Nostra Signora di Valvanera, a Pitalito: la condanna del vescovo di Garzón

"In nome della Chiesa cattolica alzo questa voce di protesta e di condanna per l'atto di profanazione del tempio e del Tabernacolo, un atto che ferisce i sentimenti del popolo cattolico della diocesi di Garzón e della Chiesa universale, perché tutti noi vediamo attaccato il mistero centrale della fede cristiana: l'Eucaristia, la presenza di Dio in mezzo a noi e il prolungamento del mistero della redenzione dell'uomo". È quanto ha dichiarato monsignor Fabio Duque Jaramillo, vescovo della diocesi di Garzón, in un comunicato diffuso ieri, dopo che sconosciuti, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, sono entrati nella chiesa di Nostra Signora di Valvanera, a Pitalito, dipartimento di Huila, hanno forzato la porta del Tabernacolo, portato via il ciborio, l'ostensorio, gettato a terra le ostie e rubato infine gli oggetti religiosi. Monsignor Duque, definendo l’accaduto "una gravissima violazione dei diritti religiosi dei cittadini”, ha esortato le autorità competenti ad indagare. “È importante che chi governa, le autorità e i rappresentanti della società civile non sottovalutino questi attacchi ai sentimenti e alla fede dei cattolici”, perché “quando i diritti di Dio sono calpestati impunemente – ha osservato -, i diritti dell'uomo sono in pericolo”. Ha poi invitato tutti gli abitanti nel territorio della diocesi ad esprimere la loro solidarietà alla comunità parrocchiale, anche attraverso i social network, perché “è nostro dovere, come cattolici, ripudiare questi atti”, ha spiegato. Il vescovo della diocesi di Garzón ha ricordato, infine, che il Canone 1367 del Codice di Diritto Canonico sanziona “la pena della scomunica per coloro che profanano le specie consacrate del pane e del vino nelle quali è presente Cristo Signore, in corpo, sangue, anima e divinità”. Una sentenza che non intende punire, ma suscitare il pentimento – specifica il presule – rappresentando "un'occasione per il trasgressore di considerare la gravità della sua colpa", gravità che fa sì che questa scomunica possa essere revocata solo dal Santo Padre. Per concludere, monsignor Duque ha informato i fedeli che la chiesa di Nostra Signora di Valvanera rimarrà chiusa per 15 giorni, fino al 28 dicembre, giorno in cui il vescovo presiederà una Messa di riparazione, alle 15, che potrà essere seguita sui social network della diocesi di Garzón. (AP)

16 dicembre - EUROPA I diritti dei bambini al centro della riflessione del Wcc e della Comece

“Trovare un ambiente sicuro e accogliente per i bambini migranti in Europa è una priorità assoluta che tutti dobbiamo affrontare insieme”: lo ha detto Isabel Apawo Phiri, vice segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), in un videomessaggio inviato alla conferenza interreligiosa regionale svoltasi la scorsa settimana on line. Organizzato dal Wcc, dall’ufficio regionale dell’UNICEF per l’Europa e l’Asia centrale, dalla Joint Learning Initiative on Faith & Local Communities e dal Consiglio europeo dei leader religiosi - Religioni per la Pace, l’incontro ha affrontato il tema dell’accompagnamento dei bambini migranti. Per Isabel Apawo Phiri il problema riguarda anche le discriminazioni tra minori che accedono a scuole private e minori che frequentano le scuole pubbliche, ma ci sono anche da affrontare le cause profonde della migrazione legate al clima e le conseguenze del riscaldamento globale che costringono i bambini a lasciare le loro case. Il direttore degli affari internazionali del Wcc Peter Prove, si legge in un comunicato, ha parlato delle esperienze di diverse organizzazioni che supportano i bambini migranti offrendo loro assistenza spirituale, psico-sociale, sostegno umanitario e istruzione. Circa il contributo che possono dare le Chiese del Wcc, Peter Prove ha sottolineato quanto importante sia lavorare insieme nei diversi contesti. “Ciò contribuirà ad una comprensione reciproca tra comunità religiose e alla collaborazione nell’accoglienza dello straniero e nell’attenzione verso il (nuovo) vicino” ha affermato. Infine sono state ribadite le raccomandazioni rivolte alle Nazioni Unite, ai governi locali e nazionali, ai leader religiosi e alla società civile per la tutela dei bambini migranti nel contesto europeo.  E di minori ha discusso anche la commissione giuridica della Comece, riunitasi nelle scorse settimane in videoconferenza per uno scambio sulle attuali iniziative dell’Ue e nei vari Paesi per la tutela dei diritti fondamentali. In dialogo con un rappresentante della Commissione europea, riferisce un comunicato, gli esperti delegati dagli episcopati europei hanno analizzato la strategia dell’Ue per una lotta più efficace contro gli abusi sui minori, sottolineando l’importanza di un approccio multi-stakeholder. All’ordine del giorno anche la futura strategia sui diritti del bambino (2021-2024) considerando l’impatto della pandemia, nonché il possibile ampliamento del setting per il futuro Gruppo di esperti sulla violenza contro i minori. È stato anche analizzato il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), entrato in vigore nel maggio 2018, che rappresenta una priorità nell’ambito dei diritti fondamentali. In vista del periodo natalizio, la Commissione Comece ha anche valutato l’impatto delle misure restrittive anti-Covid in Europa sulle cerimonie religiose. Il prossimo incontro della commissione giuridica della Comece si svolgerà il 25 febbraio del prossimo anno; all’ordine del giorno le politiche dell’Ue contro la discriminazione e le iniziative per contrastare il riciclaggio di denaro. (TC)

16 dicembre - NUOVA ZELANDA Pubblicati i Rapporti intermedi sugli abusi. Cardinale Dew: “Vogliamo che gli eventi del passato siano esaminati in maniera aperta e trasparente”

La Conferenza episcopale neozelandese, in un comunicato diffuso oggi, 16 dicembre, ha dichiarato che studierà i risultati dell’inchiesta, ancora parziale, della Commissione Reale in merito agli abusi sui bambini negli istituti, per imparare a gestire le denunce e prevenire gli abusi. I rapporti intermedi, resi noti oggi, hanno rivelato che un quarto di milione di bambini, giovani e adulti vulnerabili sono stati abusati negli ultimi decenni negli istituti di assistenza statali e religiosi del Paese. Tra il 1950 e il 2019, almeno 256 mila persone sono state vitime di abusi. Poiché questi rapporti intermedi conterranno importanti informazioni e indicazioni, “che fanno seguito a ciò che i sopravvissuti hanno raccontato ai Commissari sulle loro esperienze” ha affermato Catherine Fyfe, presidente dell'agenzia della Chiesa “Te Rōpū Tautoko”, organismo creato dalla Conferenza episcopale neozelandese e dalla Conferenza dei leader delle Congregazioni per cooperare con la Commissione Reale, “i leader della Chiesa discuteranno ampiamente questi rapporti per capire come si possa migliorare ancora di più il modo in cui aiutare le persone che hanno subito abusi e i sistemi che sono in atto per prevenire ulteriori abusi".  “Siamo profondamente dispiaciuti per i danni causati a così tanti individui dagli abusi subiti, e continuiamo a esprimere il nostro profondo dolore" ha dichiarato il cardinale John Dew, membro di “Te Rōpū Tautoko” e arcivescovo di Wellington. “I vescovi e i leader delle Congregazioni, così come molti singoli membri della Chiesa, hanno ascoltato attentamente le esperienze dei sopravvissuti mentre parlavano alle recenti audizioni della Commissione Reale”, ha spiegato il porporato. “Vogliamo che gli eventi del passato - ha concluso - siano esaminati in maniera aperta e trasparente”. (AP)

15 dicembre - COSTA D’AVORIO Nel villaggio di Elevi la Messa del primo sacerdote autoctono

Elevi, in Costa d’Avorio, a 12 km da Azaguié, nel cantone di Koss, ha il suo primo sacerdote. Sabato scorso padre Wenceslaus Moussoh, originario del villaggio, ha celebrato una Messa nella cappella di Saint Raphael. Ordinato sacerdote il 15 agosto dello scorso anno ad Agboville, esercita il proprio ministero a Tiassalé. Un anno dopo, riferisce Fratmat.info, ha potuto celebrare l’eucaristia nella sua terra. “Vi invito a vivere nell'amore di Dio, un amore fedele - ha detto emozionato padre Moussoh -. Invito la gente del mio villaggio Elévi all’unità (…) vi incoraggio a costruire la casa del Signore qui a Elévi”. Presente il presidente del consiglio regionale Dimba Pierre che ha promesso un contributo per la costruzione di una chiesa nel villaggio. Djama Lucien, presidente dei lavoratori del villaggio, dal canto suo, ha ribadito che tutti continueranno ad impegnarsi nella evangelizzazione. (TC)

15 dicembre - ITALIA Domenica in streaming il 36.mo Concerto di Natale della diocesi di Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano

Si aprirà con la lettura del Vangelo della Natività il tradizionale Concerto di Natale nella basilica di San Giovanni in Laterano che si svolgerà domenica alle ore 18.30. Monsignor Marco Frisina dirigerà il Coro della diocesi di Roma e l’orchestra Fideles et Amat con 24 elementi i che proporranno diversi canti natalizi, fra i quali “Tu scendi dalle stelle”, “Joy to the world”, “Adeste fideles”, “Tante schiere d’angeli”, “In notte placida”, “Il est né le divin Enfant”, “O Tannenbaum” e “O little town of Bethlehem”. All’evento sarà presente il cardinale vicario Angelo De Donatis, ma nel rispetto delle disposizioni governative anti-Covid, sarà vietato l’accesso al pubblico che potrà seguire l’evento in diretta televisiva su Telepace (canale 73 e 214 in hd; 515 di Sky; 815 di tvsat) e in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma e del Coro. “Abbiamo dovuto ridurre il numero di elementi nel Coro e nell’orchestra per rispettare le norme sul distanziamento” spiega monsignor Frisina che definisce il concerto un modo per dare un segno di speranza. “Un segno di speranza che arriva dentro le case di ciascuno, a ricordare che nonostante tutto il Natale è un momento di gioia, di stupore - prosegue monsignor Frisina -, è Dio che viene in mezzo a noi, a illuminare anche un momento così critico per tante famiglie. Un invito a non cedere alla malinconia e alla tristezza di questo periodo, uno sprone a tenere duro anche nelle difficoltà”. Giunto alla sua trentaseiesima edizione, l’evento è promosso dalla diocesi di Roma e organizzato da Nova Opera. (TC)

15 dicembre - ITALIA Al via a “Insieme per San Francesco”, un nuovo progetto per valorizzare ad Assisi la Basilica Inferiore dedicata al patrono d’Italia

Fare rete e mobilitare la collettività per la tutela e la valorizzazione della Basilica Inferiore di San Francesco d’Assisi: è l’obiettivo di “Insieme per San Francesco”, progetto lanciato dalla “Fondazione per la Basilica di San Francesco”, ente senza fini di lucro nato a sostegno del patrimonio religioso e culturale del complesso architettonico di Assisi, e LoveItaly, organizzazione no-profit per la promozione del patrimonio culturale italiano. Il primo traguardo che si vuole raggiungere, si legge in un comunicato della Sala Stampa della Basilica di San Francesco d’Assisi, è il restauro della vela di Giotto e giotteschi raffigurante San Francesco in Gloria. Per restituire all’affresco la sua originaria bellezza è possibile contribuire tramite il sito web loveitaly.org/it/prodotto/insieme-per-san-francesco-assisi/. L’intervento, necessario a causa del degrado provocato dagli eventi sismici e dall’azione dei fattori microclimatici, è oggi ancora più urgente per le evidenti e diffuse le sedimentazioni, i distacchi e i micro-sollevamenti della pellicola pittorica, nonché per le lesioni lungo tutta la superficie dell'affresco. Il restauro prevede il ripristino della stabilità e dell’adesione della pellicola pittorica all’intonaco e dello stesso intonaco alla struttura sottostante. Le vecchie stuccature - che risalgono a interventi di restauro precedenti - saranno invece consolidate o rimosse e sostituite con nuove in malte adeguate e compatibili con i materiali preesistenti. I sollevamenti della pellicola pittorica saranno a loro volta fissati mediante infiltrazioni di emulsioni acriliche e, in seguito, verrà eseguita una pulitura a secco tramite spugne per la rimozione della polvere.  (TC)

15 dicembre  - OLANDA Nuovo lockdown. Il vescovo di Roermond celebrerà la Messa della Notte di Natale in drive-in

Dopo la Germania, anche l’Olanda entra nuovamente in lockdown a causa del Covid-19. A partire da oggi e per cinque settimane le scuole tornano alle lezioni a distanza e chiudono tutti gli esercizi commerciali, ad eccezione dei servizi essenziali, mentre nelle case si potranno ricevere un massimo di due persone, con l’eccezione del giorno di Natale e Santo Stefano, quando si potranno accogliere solo tre ospiti. Restano invece immutate le disposizioni sui luoghi di culto dove le celebrazioni possono continuare svolgersi con un massimo di trenta persone in presenza, sempre nel rigido rispetto dei protocolli sanitari. Le restrizioni non hanno scoraggiato la Chiesa olandese dal cercare soluzioni alternative e anche originali per celebrare in modo degno il Natale, anche quest'anno. È il caso del vescovo di Roermond, monsignor Harrie Smeets, che il 24 dicembre celebrerà la Messa della Notte di Natale in drive-in a Landgraaf, in un sito normalmente dedicato a concerti.  Per partecipare occorre registrarsi e i 500 posti auto a disposizione sono già tutti esauriti. La Messa - informa il sito della diocesi - potrà essere seguita tranquillamente in macchina attraverso due mega-schermi allestiti sul podio e con l'autoradio. Anche qui sono previste rigide norme di sicurezza: niente Comunione, offerte e contatti tra i fedeli dunque. Chi non è riuscito ad iscriversi potrà seguire la Messa in televisione su un canale locale. Per aiutare i fedeli a celebrare questo Natale diverso la Conferenza episcopale olandese ha lanciato per il periodo di Avvento il sito www.Vierkerstmis.nl in cui è possibile cercare la parrocchia più vicina a casa prenotare un posto a Messa o per seguirla in streaming. Il Vierkerstmis.nl mette anche a disposizione i libretti liturgici per le Domeniche di Avvento e metterà on-line il video-messaggio dei vescovi olandesi. In più è possibile trovare altri sussidi per coinvolgere i bambini e aiutare a festeggiare il Natale in famiglia. Le Messe di Natale saranno trasmesse sul canale NPO2 e ritrasmesse anche dal sito dei vescovi www.kro-ncrv.nl. (LZ)

15 dicembre - UNGHERIA Avvento. Videomessaggio Cardinale Erdö: costruire ponti per andare incontro a Cristo  

La pandemia da Covid-19 non ha solo il colore del lutto, della disperazione, dell’insicurezza, ma anche quello dell’opportunità: l’opportunità di riflettere sulla nostra vita per renderla migliore. Questo il cuore del videomessaggio del Cardinale Peter Erdö, Arcivescovo metropolita di Esztergom-Budapest e Primate d'Ungheria, diffuso in tempo di Avvento. In particolare, il porporato esorta i fedeli a costruire ponti per andare incontro a Cristo: il primo ponte è “il ponte della vita”, un’opera alla quale lavorano “innanzitutto i genitori, ma anche i medici e gli infermieri, tutti quelli che proteggono la nostra salute e la nostra vita”. Il secondo, invece, è quello “dell’amore” che si trasmette “soprattutto in famiglia”, educando nuove generazioni “capaci di volersi bene, serene, aperte e disponibili al servizio verso tutta la società”. Il terzo, poi, sarà “il ponte del sapere”, perché “l’umanità deve trasmettere al futuro tutto il sapere che ha accumulato finora, affinché le prossime generazioni possano continuare ad arricchirlo”. Questo compito, evidenzia il Cardinale Erdö, spetta “ai pedagoghi, agli educatori, ai ricercatori e agli studiosi”. Si tratta di “una sfida”, certo, che però è “al tempo stesso un compito magnifico”. Tutto ha un “vero valore – spiega infatti il porporato - se hanno un senso il nostro passato, il nostro futuro e le vite dei singoli e delle comunità”. Ricordando, poi, che “Dio non abbandona l’umanità a se stessa” ma “percorre insieme a noi le vie della storia”, l’Arcivescovo ungherese guarda con fiducia al settembre 2021, quando a Budapest avrà luogo il 52.mo Congresso eucaristico internazionale. “Incontriamo Cristo a Budapest – è quindi l’esortazione conclusiva del videomessaggio – affinché ci accompagni nelle nostre vite, donandoci gioia e ottimismo”. (IP)

15 dicembre - IRLANDA Vescovo di Meath: ora più che mai, Natale sia luce e speranza

Quest’anno, più che ogni altro anno, il Natale sia un dono di luce e di speranza per l’umanità: questo l’auspicio di Monsignor Tom Deenihan, vescovo di Meath, in Irlanda, affidato al suo messaggio per le imminenti festività. “Per molti – scrive il presule – il 2020 è un anno da dimenticare: chi ha perso una persona cara a causa della pandemia da coronavirus, chi ha vissuto tra le tribolazioni, chi ha versato lacrime, chi ha provato l’angoscia e la solitudine dell’isolamento sociale e chi non ha avuto la consolazione di accompagnare, nelle esequie, un familiare defunto”. Tuttavia, sottolinea il presule, c’è ora “la notizia incoraggiante di un vaccino che ci permette di sperare di poter tornare” ad una vita normale. Al contempo, il vescovo irlandese ricorda che “solo la fede può salvarci dalla paura e dalla tristezza che può avvolgere la nostra vita, e il Natale è una celebrazione della fede”, con cui si commemora “la meraviglia di Dio che si è fatto uomo e che vive in mezzo a noi”. Guardando, poi, ai mesi più duri del lockdown, in cui le chiese sono state chiuse alle celebrazioni con concorso di popolo, Monsignor Deenihan evidenzia come questo avvenimento abbia fatto emergere sempre più il ruolo della “famiglia-Chiesa domestica, in cui la fede viene praticata e tramandata da una generazione all'altra”.  Inoltre, i mezzi di comunicazione sociale “sono diventati un'ancora di salvezza e hanno aiutato le persone a pregare”. Tuttavia, il presule ricorda che “la fede è sacramentale ed ha bisogno del sostegno e del nutrimento dei sacramenti”. Di qui, l’auspicio che le attuali restrizioni sulle celebrazioni in chiesa siano solo temporanee: “Dio si è fatto uomo, reale, fisico e tangibile come la nostra fede e la nascita di Cristo, che celebriamo a Natale, non è stata virtuale”. In quest’ottica, arriva l’esortazione episcopale anche alla carità che, soprattutto in questo periodo, “non può essere virtuale, bensì deve essere reale e tangibile”, altrimenti “non è carità”. Ricordando, inoltre, che le chiese sono “posti sicuri” dal punto di vista sanitario, il vescovo di Meath coglie l’occasione per ringraziare tutti i volontari che si occupano della pulizia dei luoghi di culto. Un ulteriore ringraziamento va a tutti i sacerdoti diocesani che, “in questo anno, hanno svolto il loro ministero in circostanze difficili, portando avanti la Pastorale anche negli ospedali e nelle casa di cura, accanto ai malati di coronavirus”. Infine, Monsignor Deenihan invita i fedeli a soffermarsi in preghiera davanti al presepe, affinché l'immagine del Bambino “ci doni il coraggio e la determinazione di praticare la nostra fede come comunità”. Il medesimo incoraggiamento arriva dall’Arcidiocesi di Clogher, guidata da Monsignor Larry Duffy: “Il 2020 ci sembra un anno perso, privo di fiducia e di certezze, schiacciato da ‘fake news’ e da innumerevoli drammi” come l’isolamento sociale, i tanti morti, l’aumento della povertà – scrive il presule -  Eppure, è stato anche l’anno in cui, “per la prima volta, il mondo è stato davvero interconnesso e interdipendente”, regalando anche bei momenti, grazie alla “dedizione degli operatori sanitari” ed alla “gentilezza ed alla carità” presenti tra la popolazione. Di qui, l’esortazione dell’Arcivescovo a riconoscere, nel Natale che viene, “la presenza di Dio nella nostra vita e nelle nostre case”. (IP)

15 dicembre - MESSICO Diocesi di Gómez Palacio: benedetta la “Vergine del Deserto”, statua monumentale di quasi 30 metri sulla collina di Dolores

"Maria ci protegga, ci guidi, e continui a servirci come esempio per vivere la fede, per esaltare i valori umani e cristiani della gente, affinché in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, si dica che la cosa più importante è essere solidali con chi soffre di più". Così si è espresso, lo scorso 11 dicembre, il vescovo della diocesi di Gómez Palacio, suffraganea dell’arcidiocesi di Durango, monsignor Jorge Estrada Solórzano – riporta Vida Nueva - , durante una Messa in cui ha benedetto la Vergine del Deserto, una statua monumentale, opera dello scultore Jesus Siller, che farà parte di un santuario situato sulla collina di Dolores. L'imponente statua, alta quasi 30 metri, collocata su una base di cemento di 180 tonnellate, fa parte di un progetto dell’architetto Patricio Guzman Leyva, iniziato nel maggio 2019, che prevede anche la costruzione di una cappella della Santissima Trinità, di una scalinata di 350 gradini, di un cortile di 1.000 metri quadri e di un parcheggio. Guzman Leyva ha spiegato che il 40% del lavoro di scultura è stato realizzato a Città del Messico e il resto sulla collina di Dolores. Un lavoro reso possibile grazie al contributo di imprenditori e parrocchiani. Durante la cerimonia di benedizione, monsignor Estrada ha espresso grande gioia per il completamento della prima fase del progetto, che “risveglia l'amore per Dio e l'amore per Maria” e ha ricordato ai messicani come la Vergine li abbia privilegiati, scegliendo di apparire sul monte del Tepeyac. “Noi ci sentiamo il popolo eletto, lieto, benedetto e grato per la presenza di Maria" ha affermato. Maria che sempre è stata presente nei momenti più significativi e che lo è anche oggi, in questo tempo di incertezza e di malattia, in cui abbiamo visto soffrire e morire tante persone, ha sottolineato il presule. E proprio in questo momento di fragilità - ha concluso - "si sta costruendo un segno di speranza e di amore di Dio; ci sono sì difficoltà, le affronteremo, ma la grazia di Dio ci permette di risolverle e di scoprire anche attraverso di esse ciò che non ci aspettavamo, ciò che non avevamo previsto”. (AP)

15 dicembre - PORTOGALLO Fatima: offerte delle celebrazioni di Natale saranno devolute al Mozambico

Saranno destinate alla diocesi di Pemba, in Mozambico, le offerte dei fedeli raccolte durante le Messe di Natale nel Santuario mariano di Fatima, in Portogallo. Lo rende noto una nota del luogo di culto, spiegando che le donazioni andranno in soccorso degli “sfollati di Cabo Delgado”, la Provincia nord-orientale del Mozambico dove, da circa tre anni, un drammatico conflitto di matrice jihadista ha provocato 2mila morti e innumerevoli feriti, costringendo la popolazione locale a fuggire per cercare rifugio altrove. Al contempo, il Santuario mariano garantisce che le celebrazioni natalizie si svolgeranno nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, ovvero con il dovuto distanziamento fisico tra i fedeli, l’obbligo della mascherina, l’uso di gel disinfettanti e la sostituzione del tradizionale bacio al Bambinello con un inchino devozionale. Nello specifico, la Messa del 24 dicembre sarà celebrata alle ore 23.00, mentre quella del 25 alle ore 11.00. Domenica 27 dicembre, Solennità della Sacra Famiglia, la celebrazione eucaristica delle 11.00 vedrà anche la recita di una speciale preghiera per tutti i nuclei familiari. Il 31 dicembre, poi, alle 22.30, si terrà una Messa di ringraziamento per la conclusione dell’anno, seguita dalla recita del Rosario nella Cappella delle Apparizioni. A mezzanotte, inoltre, suoneranno le campane del Santuario, per invitare i pellegrini ad accogliere il 2021. Infine, il 1.mo gennaio, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e Giornata mondiale della pace, oltre alla Messa delle 11.00, si terrà anche, alle ore 15.00, sempre all’interno del Santuario, una processione con il Santissimo Sacramento e una speciale preghiera per la pace. Tutte le celebrazioni saranno trasmesse sui canali digitali del Santuario. (IP)

15 dicembre - MONDO Natale in pandemia. Campagna solidale di Caritas Internationalis

Donare cibo, rifugio e sicurezza per rendere il Natale un momento di giustizia, amore e salute: è questo il motto della campagna solidale promossa dalla Caritas Internationalis in tempo di Natale. Un’iniziativa che – spiega una nota – è “totalmente incentrata” sulla lotta al Covid-19, così da donare “un Natale sicuro e giusto a quanti, in tutto il mondo, soffrono a causa della pandemia e delle conseguenze drammatiche che questa ha comportato in termini di aumento di povertà e insicurezza alimentare”. Finora, attraverso il Fondo di risposta al Covid-19, promosso dalla stessa Caritas insieme al Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, 38 Caritas nazionali hanno sostenuto programmi in favore di più di 13,7 milioni di persone, in diversi Paesi del mondo. Gli aiuti hanno riguardato: l’accesso all’acqua potabile, la sensibilizzazione sulla prevenzione dei contagi, la distribuzione di beni di prima necessità, l’attenzione alle persone più vulnerabili, tra cui i migranti che sono tra le persone maggiormente esposte alla pandemia. Ma servono altri aiuti, soprattutto per finanziare nove progetti solidali in Armenia, Burundi, Cambogia, Eritrea, Georgia, Haiti, Liberia, Mozambico e Sierra Leone. Con i fondi raccolti, si potranno donare “pacchi alimentari, kit igienici, dispositivi di protezione personale come mascherine e guanti, nonché avviare programmi di sensibilizzazione circa l’igiene personale e la prevenzione del contagio da coronavirus”. Non solo: i progetti comprendono anche “la distribuzione di coperte, materassi, combustibile per il riscaldamento, indumenti invernali e tende per i rifugiati alloggiati nei campi”, in modo che possano far fronte all’inverno. Centrale, inoltre, l’attenzione della Caritas Internationalis ai bambini delle comunità rurali, affinché possano continuare i propri studi attraverso “programmi di apprendimento a distanza”. “Vogliamo donare ai più vulnerabili un Natale di giustizia, salute e amore – afferma il segretario generale dell’organismo caritativo, Aloysius John - e garantire il rispetto dei loro i diritti: essere protetti, avere accesso al cibo e all'acqua, ad un rifugio, all'istruzione”. “La lotta contro la propagazione del coronavirus – aggiunge - è una responsabilità collettiva. Come buoni samaritani, quindi, dobbiamo dimostrare il nostro amore universale incondizionato, soddisfare i bisogni dei più vulnerabili e portare consolazione”, perché “questo è il miracolo della carità”. Chi volesse contribuire alla campagna solidale, può consultare il sito  https://www.caritas.org/2020/11/christmas-2020/ (IP)  

15 dicembre - BRASILE Emergenza abitativa in pandemia. Appello vescovi: sospendere gli sfratti

Sospendere tutti gli ordini di sfratto contro le famiglie”: è quanto richiesto dalla Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) in questo tempo di pandemia da coronavirus. In particolare, i presuli fanno notare che, proprio in questo periodo, sfrattare le persone senza offrire loro un rifugio d'emergenza è in contraddizione con le misure preventive anti-contagio” che invece richiedono che le persone stiano a casa. L’appello dei presuli è arrivato tramite il loro presidente, Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, intervenuto nei giorni scorsi ad una riunione on line dell’Osservatorio dei diritti umani, promosso dalla magistratura nazionale. La proposta di moratoria presentata dal presule parte dalla considerazione fatta a marzo 2020 dall'Organizzazione mondiale della sanità, ovvero che "in queste circostanze specifiche, le misure che limitano la circolazione delle persone possono essere utili". Inoltre, Monsignor Azevedo ha fatto riferimento ad un Rapporto Onu sul diritto all'alloggio, dal quale emerge che a luglio 2020, in piena pandemia, in Brasile sono state sfrattate oltre 2mila famiglie e che attualmente migliaia di persone rischiano la stessa procedura. In questo contesto, la Cnbb ha quindi suggerito che il Consiglio nazionale della Giustizia (Cnj), "nell'ambito delle sue competenze, raccomandi agli organi della magistratura misure per sospendere l'esecuzione degli ordini di sfratto collettivi dalle proprietà urbane e rurali, fin quando non sia completata la vaccinazione anti-Covid della popolazione brasiliana, specialmente delle persone più vulnerabili”. Dal suo canto, il presidente del Cnj, il Ministro Luiz Fux, ha preso in considerazione la proposta della Cnbb, ricordando che “la pandemia ha fatto emergere il bisogno di solidarietà tra gli esseri umani. Per questo, in un momento simile, bisogna mediare per trovare un accordo tra il proprietario di un immobile e un inquilino in difficoltà. Questa è una società giusta e solidale”. Tra le altre proposte presentate durante la riunione, anche quella di istituire un Laboratorio nazionale per la violenza di genere contro le donne e le ragazze, nonché quella di creare un Gruppo di lavoro intitolato "Diritti degli indigeni” per tutelarne maggiormente l'accesso alla giustizia. Suggerita poi una riflessione per combattere la violenza conto i minori e per aiutare le scuole pubbliche a realizzare “Centri di pace”, volti a risolvere conflitti nati in ambiente scolastico. Tutte le proposte presentate verranno elaborate a partire dal 2021. Creato dal Cnj stesso e presentato lo scorso mese di ottobre, l’Osservatorio per i diritti umani è composto da 19 membri e riunisce leader religiosi, rappresentanti della società civile, del mondo accademico, alcuni enti, artisti e musicisti che hanno esperienza o formazione in materia di diritti umani. L’obiettivo dell’organismo è quello di promuovere la garanzia dei diritti di ogni essere umano attraverso l'azione della magistratura. (IP)

15 dicembre - CILE Terza domenica di Avvento. Monsignor Aós: coltivare la gioia cristiana, a riflettere sulla figura di Giovanni Battista e a lasciarsi guardare da Dio

(VNS) – 15dic20 - Nella terza domenica di Avvento, il cardinale Celestino Aós, arcivescovo di Santiago, nel corso della celebrazione eucaristica da lui presieduta – si legge sulla pagina web dell’arcidiocesi -, ha incoraggiato i fedeli a scoprire e a coltivare la gioia cristiana e a riflettere sul ruolo di Giovanni Battista come "testimone della luce". Monsignor Aós, nella sua omelia, sottolineando il momento di tensione che la popolazione sta vivendo, ha spiegato come “la malattia, il contagio, la distanza, la perdita del lavoro o la riduzione del reddito, le crisi e gli squilibri emotivi, le preoccupazioni e persino i dubbi di fede caratterizzino questo Avvento e caratterizzeranno questo Natale” e ha proposto come virtù fondamentale, per affrontare questo tempo di pandemia, la gioia cristiana. Egli ha ricordato la gioia vissuta dalla Beata Vergine Maria durante la sua gravidanza, quando aveva in grembo Gesù. “È una grande gioia – ha detto -, ma diversa dalla gioia che il mondo cerca attraverso il cibo, la musica, i doni e lo stupore che a volte portano a perdere il controllo. È il peccato, è il male che ci intrappola, ci ferisce e ci distrugge". Egli ha, quindi, voluto invitare i fedeli a riflettere sul ruolo di Giovanni Battista come primo testimone di Gesù. “Giovanni – ha affermato - è venuto come testimone per testimoniare la luce, affinché tutti credano attraverso di lui. Non era la luce. Gesù dirà ‘Io sono la luce’, e Giovanni è stato il testimone della luce”. Infine, il porporato, esortando a vivere il mistero del Natale, riconoscendo la vera essenza di questo evento, ha esortato i fedeli a festeggiare il Natale rivolgendo il loro sguardo non solo su quello che compreranno - cibo o regali -, ma anche sul proprio marito o sulla propria moglie, sui figli e sui fratelli. “Guardare e vedere, non restare solo in superficie - ha concluso il cardinale -, ma guardare noi stessi, lasciarsi guardare da Dio". (AP)

15 dicembre - AUSTRALIA “Andate e fate discepoli!”: nuovo piano missionario dell’Arcidiocesi di Sydney

“Andate e fate discepoli!” è il tema del nuovo piano missionario per l’evangelizzazione lanciato dall’Arcidiocesi di Sydney, in Australia. Il progetto - informa una nota - è stato presentato dall’Arcivescovo locale, Monsignor Anthony Fisher, ed è stato pensato come “contributo al rinnovamento e alla rivitalizzazione missionaria delle parrocchie e delle altre comunità”. “Andate e fate discepoli – spiega l’Arcivescovo – si basa su cinque pilastri fondamentali: evangelizzazione, leadership, comunità, formazione e culto, così da aiutare le parrocchie a trasformarsi in centri di fede vivi e fiorenti, raggiungendo ogni angolo dell’Australia”. “Il nuovo piano missionario – continua il presule - segna una fase di rinnovamento per la Chiesa di Sydney, affinché possa migliorarsi sempre, in favore di tutti i suoi fedeli”. “La nostra – aggiunge Monsignor Fisher – deve essere una Chiesa che evangelizza, che forma e costruisce comunità e che prega Dio”. Il nuovo piano missionario, dunque, è invito ad ogni fedele affinché “approfondisca il suo discepolato”, “abbracci la missione evangelizzatrice di Gesù raggiungendo il prossimo, invitandolo, con la Parola e l’aiuto del Signore, all’incontro con la gioia del Vangelo”. Dal suo canto, Daniel Ang, direttore del Centro locale per l’Evangelizzazione, incaricato di sovrintendere all’attuazione del piano missionario, evidenzia come esso sia stato “progettato per l’adattabilità e la flessibilità, così da poter essere applicato in diversi contesti. Ad esempio, potrà essere usato dalle équipe parrocchiali, dai Consiglio pastorali o anche dai singoli gruppi”, perché l’obiettivo resta comunque lo stesso: “Dare priorità alla missione”.  Il progetto prenderà il via, concretamente, il prossimo anno in tutte le parrocchie e decanati locali. In particolare, a partire dall’aprile 2021, sono previste riunioni tra i vari organismi per approfondire ulteriormente il piano e capire come svilupparlo al meglio, nell’ottica “dell’evangelizzazione e dell’edificazione della vita e del discepolato all’interno delle comunità”. (IP)

15 novembre - SPAGNA Campagna di solidarierà di ACS “Resisti, Libano”

Sarà presentata giovedì 17 dicembre, alle ore 11, presso la sede nazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre Spagna, la campagna di solidarietà “Resisti, Libano” per sostenere la Chiesa libanese. La campagna della fondazione pontificia ha lo scopo di aiutare le persone più colpite dall'esplosione del 4 agosto 2020 nel porto di Beirut, che ha causato la morte di più di 200 persone e migliaia di feriti; di assistere i numerosi rifugiati siriani che non possono ancora tornare nel loro Paese; e di finanziare la ricostruzione di decine di chiese ed edifici ecclesiastici distrutti dall’esplosione. Interverranno all'evento padre Raymond Abdo, provinciale dei Carmelitani Scalzi in Libano, e partner dei progetti di ACS, e Javier Menéndez Ros, direttore di ACS Spagna, i quali parleranno della profonda crisi sociale, economica e politica che il Libano sta attraversando, delle conseguenze dell'esplosione nel porto di Beirut sulla comunità cristiana libanese e dell'opera della Chiesa per i più bisognosi. Chi fosse interessato, potrà seguire l’evento in diretta sul canale YouTube di ACS Spagna. (AP)

15 dicembre -  STATI UNITI Vaccini anti-Covid e tessuti fetali abortiti: perplessità dei vescovi

È partita ieri mattina, da New York, la campagna di vaccinazione anti-Covid negli Stati Uniti. Il primo vaccino, realizzato dalla Pfizer, è stato somministrato presso il Long Island Jewish Medical Center nel Queens, a un'infermiera afroamericana di nome Sandra Lindsay. Ma mentre si sta lavorando anche ad altri due vaccini, realizzati dalle aziende Moderna e AstraZeneca, la Conferenza episcopale nazionale (Usccb) esprime alcune perplessità: in una nota a firma dei Monsignor Kevin C. Rhoades e Joseph F. Naumann, presidenti rispettivamente delle Commissioni episcopali per la Dottrina e per la Tutela della vita, la Usccb affronta le preoccupazioni etiche sollevate dal fatto che tutti e tre i vaccini hanno una qualche connessione con linee cellulari originate da tessuti prelevati da feti abortiti. Nello specifico, per quanto riguarda i vaccini Pfizer e Moderna, i vescovi sottolineano: "Considerata la gravità dell'attuale pandemia e la mancanza di disponibilità di vaccini alternativi, le ragioni per accettare i nuovi vaccini Covid-19 di Pfizer e Moderna sono sufficientemente gravi da giustificarne l'uso”. Entrambe le aziende, infatti, non hanno utilizzato linee di cellule moralmente compromesse nella progettazione, sviluppo o produzione del vaccino. Tuttavia, in entrambi i casi, per fare il test di conferma è stata usata la linea cellulare HEK293, moralmente compromessa perché derivante da cellule embrionali fetali del rene. Ciò rende i due vaccini comunque collegati ai tessuti fetali abortiti, pur se molto alla lontana. Per quanto riguarda, invece, il vaccino di AstraZeneca, l’Usccb lo valuta "più moralmente compromesso" e afferma che, di conseguenza "dovrebbe essere evitato", se ci sono alternative disponibili. In questo antidoto, infatti, la linea cellulare HEK293 è stata utilizzata nelle fasi di progettazione, sviluppo e produzione del vaccino, nonché per il test di conferma. Tuttavia, i vescovi osservano che se “non si ha realmente la possibilità di scegliere il vaccino, non senza un lungo ritardo nell'immunizzazione che può avere gravi conseguenze per la salute propria e degli altri", allora “sarebbe ammissibile accettare il vaccino di AstraZeneca". Questo perché “ricevere uno dei vaccini anti-Covid deve essere inteso come un atto di carità verso gli altri membri della nostra comunità, un atto d’amore verso il prossimo e parte della nostra responsabilità morale per il bene comune”. “L'attuale pandemia da Covid-19 – continua la nota episcopale - ha creato una situazione con circostanze simili a quelle poste, in passato, dalla rosolia”. In primo luogo, infatti, “almeno al momento, non esiste un vaccino alternativo disponibile che non abbia alcun legame con l'aborto. In secondo luogo, il rischio per la salute pubblica è molto grave, come dimostrato dai milioni di infezioni in tutto il mondo e dalle centinaia di migliaia di morti negli Stati Uniti”. In terzo luogo, i vescovi sottolineano che l’effetto più importante della vaccinazione può non essere tanto la salvaguardia della persona a cui l’antidoto viene somministrato, che “può essere di sana e robusta costituzione” e quindi nell’improbabilità di ammalarsi, quanto “la protezione che offre a coloro che hanno maggiori probabilità di essere gravemente colpiti dalla patologia”. Di fronte, quindi, all’attuale pandemia, la mancanza di vaccini alternativi disponibili e il fatto che “il collegamento tra un aborto avvenuto decenni fa e la somministrazione di un vaccino prodotto oggi è remota”, possono rendere “moralmente giustificata” l'inoculazione dei nuovi vaccini anti-Covid. La nota episcopale ricorda, poi, l’impegno della Chiesa cattolica “a fare tutto il possibile per assicurare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di un vaccino anti-Covid che non abbia alcun legame con l'aborto e per contribuire a cambiare quella che è diventata la pratica standard in gran parte della ricerca medica, ovvero il normale uso di alcune linee cellulari moralmente compromesse, senza alcun riguardo per la questione etica che ne deriva”. Rivolgendosi, infine, ai cattolici, i vescovi statunitensi li esortano a “stare in guardia affinché i vaccini anti-Covid non diminuiscano la nostra sensibilità e la nostra determinazione nel contrastare il male dell’aborto stesso e il conseguente uso di cellule fetali per la ricerca” scientifica. (IP)

15 dicembre -  ITALIA La Madonna Lagrimosa pregata in tempi di epidemie e l’arte barocca al centro di 5 video realizzati dalla Diocesi di Tortona

Una statua quattrocentesca in legno d’ulivo. E' la “Madonna “Lagrimosa” e fu scolpita e dipinta nel XV secolo , nello stile tipico dell’arte bizantina dai monaci benedettini nella Collegiata di Novi Ligure,  principale tempio mariano della città in provincia di Alessandria. Qui è antica e particolarmente sentita la devozione alla “Munificentissima Novarum Patrona”.  La scultura rappresenta il tema nordico del Vesperbild, o Pietà: Maria vestita di rosso, con un manto blu che le copre la testa, tiene sulle ginocchia il corpo di Gesù, irrigidito dalla morte.L’opera è sopravvissuta all’incendio del 1484 e durante l’epidemia di peste del 1630, decritta dal Manzoni, è stata oggetto di particolare preghiera e venerazione al punto che, in segno di ringraziamento per la liberazione dal morbo, ogni 5 agosto i novesi continuano ad affidare alle mani della Vergine le chiavi della città. Il manufatto, fortemente attuale in questi mesi segnati dalla pandemia,  è tra i protagonisti dei cinque video dedicati al Seicento e al Barocco Sacro nella Diocesi di Tortona che ogni domenica, a partire dal 13 dicembre, vengono proposti sui canali social del Polo Culturale Diocesano e sul sito della radio diocesana. L’idea iniziale era realizzare una mostra sul Barocco negli spazi del Museo che ha sede nell’ex seminario vescovile, coinvolgendo nell’allestimento anche gli altri istituti culturali ecclesiastici: l’Archivio e la Biblioteca. L’emergenza sanitaria ha reso impossibile il progetto, ma non ha spento la volontà di promuovere cultura e incontro. “Il barocco non è uno stile preponderante nel panorama artistico locale”, spiega a Vatican News Lelia Rozzo, responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Tortona: “Abbiamo testimonianze ridotte. Il nostro è un territorio che si estende su tre regioni: Piemonte, Lombardia e Liguria. Non è una zona dalla forte vocazione turistica, ma questa è un’occasione per farne conoscere, al di là dei confini diocesani, il patrimonio ecclesiastico. I cinque video vogliono mostrare al pubblico dettagli delle chiese che magari sfuggono all’attenzione ed invogliare alla visita delle nostre chiese. Raccontiamo attraverso le carte del nostro archivio la storia di due vescovi milanesi che nel Seicento occuparono la cattedra di San Marziano, proto-vescovo di Tortona: i monsignori Paolo Arese e Carlo Settala”. I filmati conducono alla scoperta di significativi edifici dei secoli XVII e XVIII: oltre alla Collegiata di Sant’Andrea a Novi Ligure, vengono presentati la Basilica di San Pietro a Broni, la chiesa di San Giacomo e l’oratorio di San Rocco a Tortona. Un percorso tra arte e fede, attraverso architetture, edifici, sculture o pitture a cui la chiesa locale è particolarmente legata. Il progetto video è inserito all’interno dei piani di valorizzazione interdiocesani, coordinati dalla Consulta Ecclesiastica del Piemonte e della Valle d’Aosta, insieme alla Regione Piemonte ed è stato prodotto grazie al contributo della Conferenza Episcopale Italiana.   (PO)

15 dicembre - COLOMBIA Episcopato: Novena di Natale 2020 "Vieni Signore, dacci la tua luce"

"In questo Natale 2020, Gesù vuole incontrarci per dissipare il buio della paura, della solitudine, dell'incertezza e delle tante perdite che hanno caratterizzato quest'anno vissuto dall'umanità e dal Paese". Lo ha scritto monsignor Oscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio e presidente dell'Episcopato colombiano nella presentazione della “Novena 2020”, dal titolo "Vieni Signore, dacci la tua luce", creata dal Dipartimento di Catechesi e Animazione Biblica della Conferenza episcopale colombiana (CEC) e diffusa ieri sulla pagina web della CEC. La Novena di Natale, donata dai vescovi ai colombiani, conserva le caratteristiche tradizionali delle loro preghiere e si presenta come un esercizio di fiducia nell'amore di Dio, nella forza della sua misericordia e nell'annuncio di una parola profetica che porta conforto e gioia a chi ha sofferto tanto in questo tempo di pandemia. Questo Natale, infatti, ha scritto il presidente della Conferenza episcopale, che si sta gradualmente riprendendo dal Covid-19, “Gesù rinnova il suo impegno a rinascere nel nostro cuore, e ci chiede solo, come ha fatto con Maria e con Giuseppe, di accogliere la sua luce e la sua pace per vivere come figli del Padre celeste e come fratelli in questa nazione, la cui costruzione è soprattutto oggi, compito e responsabilità di tutti”. L’arcivescovo di Villavicencio, facendo riferimento al passo biblico del Profeta Isaia (9,2) "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce" -, ha ricordato ai fedeli che il Signore Gesù accompagna il suo popolo e lo aiuta a superare le sfide sociali e culturali che si trova ad affrontare oggi. "Gesù - ha ribadito - vuole strapparci dalle nostre oscure tristezze, illuminare il nostro cammino con la sua luce che è vita, creatività, spinta, serenità, e, donando di nuovo se stesso, comunicarci la vera pace che il mondo non può darci”. “Vi auguro un Natale fruttuoso – ha concluso il presule - in modo che tutti potremo guardare la nostra storia con occhi sereni, con profonda speranza per la nascita di un nuovo Paese, dove tutti noi, come fratelli e sorelle, saremo artigiani di pace". (AP)

14 dicembre - REGNO UNITO Il  movimento cattolico Right to Life lancia campagna on-line contro la legalizzazione del suicidio assistito

Una campagna on-line per contrastare le crescenti pressioni a favore della legalizzazione del suicidio assistito nel Regno Unito. A lanciarla Right to Life, il Movimento per la Vita britannico, che invita i cattolici a scrivere ai propri rappresentanti in Parlamento per sollecitarli a impegnarsi contro una proposta di legge in tal senso. “Le lobby per il suicidio assistito stanno conducendo una vasta campagna per convincere il Governo a ripensare la sua posizione”, anche se “per fortuna, esso ha recentemente resistito a tali tentativi e ha sottolineato il suo impegno a rimanere neutrale su questo tema", spiega Right to Life sul suo sito. “È fondamentale che il Governo continui a resistere a tali pressioni e richieste”. Per questo l’organizzazione esorta tutti i cattolici ad “agire” facendo sentire la propria voce presso i loro rappresentanti. Nel Regno Unito l’eutanasia e il suicidio assistito sono illegali. La prima può portare a incriminazioni per omicidio, mentre il suicidio assistito comporta una condanna fino a quattordici anni di carcere. L’ultima volta che il Parlamento britannico ha discusso una proposta di legge sul suicidio assistito è stata nel 2015. A riaccendere il dibattito negli ultimi due anni è stato il caso di Noel Conway, un uomo affetto dalla Malattia del motoneurone che nel 2018, dopo vari ricorsi, si è visto respingere anche dalla Corte Suprema la richiesta di potere porre fine ai suoi giorni con l’assistenza di un medico. Nel 2019 sei associazioni hanno costituito l’Assisted Dying Coalition (Adc) allo scopo di promuovere una campagna per il riconoscimento legale del diritto a morire volontariamente per le persone che abbiano espresso un desiderio chiaro di suicidarsi con l’aiuto di un medico in caso malattia terminale o di sofferenze insopportabili. (LZ)

14 dicembre - PAKISTAN Natale 2020. Messaggio di unità e di pace dei leader cristiani e di altre religioni dalla Cattedrale di San Patrizio a Karachi

Leader cristiani e di altre fedi religiose, il 12 dicembre, si sono riuniti nella Cattedrale di San Patrizio, a Karachi, per celebrare il periodo natalizio e lanciare un messaggio di unità e di pace nel Paese. A presiedere la cerimonia – riporta UCA News -, il cardinale Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi. “Non dovremmo riunirci solo per festeggiare – ha spiegato il porporato -, ma dovremmo essere una cosa sola nei momenti difficili di ciascuno”, così come lo siamo stati qualche anno fa quando la comunità ismailita fu presa di mira per la sua fede, ha ricordato il cardinale Coutts, facendo riferimento all'attacco terroristico dello Stato islamico del 2015 che causò la morte di 45 persone. "Quell'evento - ha affermato – divenne fonte di unità per tutti noi in un momento di diffuso terrorismo e disordini a Karachi". È, dunque, necessario per un vero cambiamento – ha sottolineato il cardinale Coutts – che il messaggio di pace e di armonia venga diffuso a tutti i livelli. Mangla Sharma, un legislatore indù – si legge su UCA News -, ha ringraziato la comunità cristiana per gli sforzi fatti per promuovere l'armonia interreligiosa e il dialogo tra persone appartenenti a confessioni religiose diverse. "Dovremmo sostenere e organizzare iniziative che possano essere strumentali alla nostra lotta per l'uguaglianza dei diritti delle minoranze", ha aggiunto Sharma. Padre Saleh Diego, direttore della Commissione Nazionale per la Giustizia e la Pace, ha ribadito l’importanza dell'unità interconfessionale. “Tutti noi, non solo i cristiani, dobbiamo unirci – ha precisato - e stare insieme agli indù e ai sikh per la causa della pace e della giustizia. Nostro Signore è il Signore della giustizia e tutto è possibile se siamo uniti e restiamo uniti". Anche il pastore Suleman Manzoor, presidente di Rapha Mission International, ha ringraziato il cardinale Coutts e gli organizzatori dell'evento, e ha invitato i musulmani, gli indù, i sikh, i parsi e altre comunità ad un raduno di pace natalizio il 20 dicembre. Il raduno si terrà prima al Cimitero Cristiano e terminerà al Karachi Press Club. (AP)

14 dicembre AUSTRIA  La Corte costituzionale depenalizza il suicidio assistito. Vescovi: una rottura culturale che mette in pericolo la solidarietà umana 

Una decisione che rappresenta una rottura culturale con la precedente protezione incondizionata delle persone alla fine della vita e che “la Chiesa non può accettare” Con queste parole il presidente della Conferenza episcopale austriaca (Öbk) monsignor Franz Lackner, esprime tutto il suo “sgomento” per la sentenza con cui, l’11 dicembre, la Corte costituzionale (VfGH) ha depenalizzato il suicidio assistito (mentre resta in vigore il divieto all’eutanasia). Il pronunciamento nasce da quattro ricorsi presentati con il sostegno dell’associazione svizzera per l’eutanasia Dignitas, che chiedevano la revisione ed attenuazione dei divieti esistenti di due paragrafi del Codice Penale che trattano l’“uccisione su richiesta” e il “suicidio assistito”, rifacendosi a un’analoga decisione presa all’inizio dell’anno dalla Corte costituzionale federale tedesca. Secondo la VfGH sarebbe “incostituzionale” vietare ogni forma di assistenza al suicidio, perché violerebbe il diritto all’autodeterminazione. I vescovi austriaci hanno espresso a più riprese la loro totale contrarietà all’attenuazione delle attuali norme, insistendo sulla necessità di puntare invece sulle cure palliative. “Finora, ogni persona in Austria poteva presumere che la propria vita fosse considerata incondizionatamente preziosa, fino alla morte naturale. Con la sua decisione, la Corte Suprema ha rimosso una base essenziale da questo consenso”, afferma monsignor Lackner nella sua dichiarazione ammonendo sulle gravi conseguenze che questa sentenza comporta: “Ovunque si offra l'opzione di togliersi la vita con il sostegno di altri in situazioni di crisi come malattie gravi o vecchiaia, aumenta la pressione sui malati e sugli anziani affinché ne facciano uso. (…) L'esperienza della Svizzera e di altri Paesi in cui il suicidio assistito è già consentito ha dimostrato in modo scioccante che il numero di suicidi è in forte aumento, soprattutto tra le persone anziane”. “Il suicidio viene presentato come una decisione autodeterminata. Ma – osserva il presidente dei vescovi austriaci - ciò che viene trascurato è che la decisione di togliersi la vita è una tragica espressione di disperazione”. “Chi esprime il desiderio di morire in una situazione di crisi esistenziale come la malattia e la stanchezza di vivere non ha bisogno di aiuto per uccidersi, ma di vicinanza umana, sollievo dal dolore, affetto e sostegno”, sottolinea monsignor Lackner che ricorda l’impegno profuso da tante istituzioni della Chiesa per assicurare una morte dignitosa negli hospice e attraverso cure palliative. Di qui l’appello al Legislatore ad esperire ogni via legale per mantenere l’attuale legislazione sul suicidio assistito. “Tutti (in Austria) dovrebbero sapere che la loro vita è preziosa”, conclude il presule. (LZ)

14 dicembre - COLOMBIA Uragano Iota: l’arcidiocesi di Barranquilla ricostruirà la chiesa di Nostra Signora di Fatima sull’isola di Santa Catalina

L’arcivescovo di Barranquilla, monsignor Pablo Emiro Salas Anteliz, ha annunciato in un videomessaggio - si legge sulla pagina web dell’Episcopato - la partecipazione della sua arcidiocesi alla ricostruzione della chiesa di Nostra Signora di Fatima sull'isola di Santa Catalina, distrutta dall'uragano Iota. Il presule, ringraziando i fedeli per la loro generosità, ha informato come, dall'inizio della campagna promossa dalla sua Chiesa nel mese di novembre, attraverso la Pastorale sociale, sia stata raccolta la somma di 46 milioni di pesos, denaro che verrà investito, in parte per sostenere le famiglie colpite dall'ondata invernale nel Paese, - in particolare nelle isole di San Andrés, Providencia e Santa Catalina -, e in parte per ricostruire la parrocchia di Nostra Signora di Fatima sull'isola di Santa Catalina. "Ho detto al vescovo di San Andrés, monsignor Jaime Uriel Sanabria Arias – ha affermato l’arcivescovo -, che l'arcidiocesi di Barranquilla con i suoi cattolici, con i suoi abitanti di buona volontà, salverà questa chiesa, affinché i cattolici di quest'isola possano ancora una volta vivere il loro culto e possano continuare a vivere la loro vita di fede". Per concludere, monsignor Salas Anteliz, ricordando come proprio in questa chiesa l'immagine della Vergine Maria sia stata ritrovata intatta, in seguito al passaggio devastante dell'uragano Iota, ha concluso incoraggiando tutti i cittadini che non lo avessero ancora fatto ad offrire un loro contributo economico per sostenere l'iniziativa. (AP)

14 dicembre - SVIZZERA Al via ad un progetto di pastorale interculturale per i migranti

La Conferenza episcopale svizzera (Ces) e la Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (Rkz) lanciano un progetto comune sulla pastorale dei migranti che mira a intensificare una convivenza più rispettosa tra comunità linguistiche e parrocchia locale. Per raggiungere tale obiettivo, si legge in un comunicato della Ces, è necessario continuare a sviluppare le strutture consolidate e funzionali e, in applicazione del principio di sussidiarietà, trasferire maggiori competenze e responsabilità alle autorità locali. In Svizzera vivono 3 milioni di cattolici di cui circa il 40% ha origini immigrate. Diverse anche le culture. Sono le comunità linguistiche confessionali ad accogliere i nuovi arrivati, a sostenerli nell’integrazione e a riunire quanti vivono nel Paese ormai da tempo. Si tratta di immigrati che provengono da tutto il mondo: molti arrivano come rifugiati o si trasferiscono con le loro famiglie, alcuni vivono in Svizzera da generazioni ma sono legati alla cultura religiosa del loro Paese di origine, altri, invece, ​​da poco, altri ancora non hanno il permesso di restare. I migranti cattolici in Svizzera sono un gruppo eterogeneo e questo richiede una pastorale interculturale da parte della cappellania. Con questo riorientamento della pastorale dei migranti, la Chiesa cattolica in Svizzera vuole sottolineare quanto importante sia intensificare la convivenza, già in parte in atto, e, l’apertura verso nuove prospettive. Il nuovo progetto, insomma, punta a una Chiesa in cui nessuno si sente dimenticato, abbandonato, lasciato indietro, una Chiesa che annuncia che la comunione stabilita da Cristo Gesù esige pieno impegno. Insomma si tratta di mettere in atto gli orientamenti indicati da Papa Francesco, che invita ad accogliere, tutelare e promuovere l’integrazione dei migranti. Il progetto sulla pastorale dei migranti è stato seguito con grande interesse dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Padre Fabio Baggio, sottosegretario della sezione, nota che esso “rappresenta i primi passi risolutamente impegnati in un percorso volto allo sviluppo della pastorale migratoria a lungo termine” che richiede “visione, impegno e azione”. (TC)

14 dicembre - SINGAPORE Al via le celebrazioni del bicentenario della Chiesa di Singapore sul tema “Accendete e risplendete con la fede”

Con una solenne Messa presieduta dal cardinale William Goh, la Chiesa di Singapore ha dato il via, il 13 dicembre, alle le celebrazioni giubilari del bicentenario della sua implantazione nel territorio. L’inizio della Chiesa locale si fa infatti risalire all’arrivo sull’isola di san Laurent Marie Joseph Imbert (1796-1839), missionario francese delle Missioni Estere di Parigi (Mep), l’11 dicembre 1821. Insieme alla Messa inaugurale, celebrata in modalità virtuale, è stato lanciato anche il logo e il sito ufficiale dell’anno giubilare denominato “Catholic200SG” e che avrà come tema: “Accendete e risplendete con la fede”, in linea con gli obiettivi pastorali dell’arcidiocesi: quelli di promuovere una Chiesa locale più missionaria e vitale. “Il 2021 sarà un anno speciale per il rinnovamento della fede dei cattolici singaporiani. La celebrazione li aiuterà anche ad apprezzare ruolo della Chiesa nello sviluppo di Singapore in questi ultimi 200 anni, soprattutto nei settori dell'istruzione, dell'assistenza sanitaria, dei servizi sociali e del dialogo interreligioso ", ha spiegato padre Valerian Cheong, co-presidente del Comitato giubilare. "Quindi, mentre celebriamo questo anno importante, vorremmo invitare tutti i singaporiani - non solo i cattolici - a unirsi a noi per scambiare idee su come plasmare una società migliore e più premurosa". Come riporta il sito https://catholic200.sg/ , nei prossimi 12 mesi i cattolici singaporiani saranno dunque invitati ad approfondire, discernere, testimoniare e celebrare la loro fede. Attorno a questi quattro temi sarà focalizzato il ricco calendario di eventi che comprenderanno Messe e momenti di preghiera, catechesi, penitenza e riflessione, ma anche mostre, concerti festival e attività missionarie. I fedeli pregheranno per ringraziare i loro antenati che hanno accolto e trasmesso la fede cattolica a Singapore e rifletteranno sulle sue sfide oggi. Le parrocchie organizzeranno attività spirituali e comunitarie per incoraggiarli ad approfondirla. In programma anche conferenze e incontri su vari aspetti del cattolicesimo e sul suo impatto sulla società singaporiana, durante le quali si parlerà di temi come l’educazione, l’etica nell’economia, la responsabilità sociale, il servizio ai poveri, il rafforzamento delle relazioni familiari e il dialogo interreligioso. Tra i prossimi appuntamenti un concerto virtuale nel giorno di Natale. Altre iniziative comprendono una mostra di dipinti e opere di artisti cristiani, la presentazione libri, la proiezione di film a tema religioso, una mostra sul patrimonio culturale cattolico a Singapore, visite guidate nei siti storici cattolici della città e un Festival musicale. Momento culminante delle celebrazioni sarà il festival celebrato la settimana dal 4 all’11 dicembre 2021 in quattro importanti siti cattolici di Singapore: la Cattedrale del Buon Pastore, la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo la Chiesa di san Giuseppe e il Catholic Centre. L’11 dicembre, giorno dell’anniversario, le messe conclusive celebrate in contemporanea nelle 32 parrocchie dell’arcidiocesi. La prima evangelizzazione di Singapore risale al XVI secolo, quando insieme ai coloni erano giunti nell’arcipelago malese alcuni missionari portoghesi seguiti da San Francesco Saverio, ma era stata interrotta dopo l’arrivo degli olandesi, di fede calvinista, che avevano vietato il culto cattolico, limitato le attività missionarie, mentre i vescovi dell’allora diocesi di Malacca erano stati costretti a risiedere fuori dal territorio. La Chiesa tornò a Singapore, dopo l’acquisto dell’isola da parte della Compagnia Britannica delle Indie orientali (1819), grazie alle Missioni Estere di Parigi e in particolare a san Laurent Marie Joseph Imbert (1796-1839). Inviato dalla Francia per occuparsi delle missioni a Penang, nella vicina Malesia, e in Cina, il sacerdote aveva fatto un sopralluogo per riferire al Vicario apostolico del Siam sulla comunità cattolica locale che allora contava appena 200 fedeli, e aveva sollecitato la creazione di una missione  sull’isola. Affidato alle Mep, nel 1841 Singapore fu eretta a Vicariato Apostolico di Malacca-Singapore da Papa Gregorio XVI ed è divenuta arcidiocesi separata da Malacca nel 1972. In questi due secoli la popolazione cattolica ha visto una crescita notevole. (LZ) 

14 dicembre - SPAGNA "Nascere in carcere, vivere in libertà": campagna natalizia della Pastorale carceraraia della diocesi di Orihuela-Alicante

In occasione del Natale, il Segretariato della Pastorale penitenziaria della diocesi di Orihuela-Alicante e l'Università CEU Cardenal Herrera di Elche, nel tentativo di focalizzare l’attenzione sui detenuti delle carceri e sui loro familiari, hanno lanciato una campagna, nella provincia di Alicante, dal titolo  "Nascere in carcere, vivere in libertà", che invita i cittadini a collaborare, affinché i figli dei detenuti possano crescere in libertà. Obiettivo principale è, infatti, quello di ottenere le risorse economiche necessarie per sostenere una nuova casa famiglia per le madri detenute. La Pastorale carceraria ha spiegato nel comunicato della diocesi di aver creato, in collaborazione con la Caritas diocesana, una nuova casa famiglia per le madri detenute della Residenza Irene Villa de Fontcalent, struttura carceraria in cui le donne scontano la propria pena assieme ai loro figli fino all’età di tre anni.  La casa famiglia è nata, dunque, per impedire che le madri, al compimento dei tre anni dei bambini, debbano separarsene, e per permettere ai loro figli, mentre esse finiscono di scontare la pena, di crescere in libertà. Fra gli altri obiettivi della campagna, anche quello di continuare a tenere aperta la casa famiglia San Vincenzo de' Paoli per le donne e di Pedro Arrupe per gli uomini, di favorire il reinserimento dei detenuti nella diocesi, di offrire  borse di studio alle famiglie dei detenuti, di facilitare la comunicazione telefonica dei carcerati con le famiglie, così come aiutare i parenti, affinché possano far visita ai loro familiari in carcere. Infine, il suo scopo è anche quello di aiutare i carcerati che hanno meno opzioni ad inserirsi nella società e ad accedere al mondo del lavoro, per costruire così una vita basata sui valori del lavoro e della reponsabilità sociale. (AP)

14 dicembre - BELGIO Nelle chiese sì alle celebrazioni con un numero massimo di 15 persone

Da sabato scorso, nelle chiese del Belgio, è consentito l’accesso di 15 fedeli alla volta. Viene allentato, quindi, il lockdown disposto dal Governo per far fronte all’emergenza Covid-19 che non consentiva lo svolgimento di celebrazioni religiose fino al 15 gennaio. In un comunicato i vescovi affermano di aver preso atto della proposta del ministro della Giustizia di permettere la partecipazione di massimo 15 fedeli alle liturgie, sempre nel rispetto delle norme anti-Covid, e hanno ribadito la volontà di mantenere le parrocchie aperte il più possibile assicurando accoglienza a quanti vogliono fermarsi per un momento di preghiera o di raccoglimento. Per i presuli la disposizione apre a nuove opportunità, consentendo anche a famiglie o gruppi di recarsi insieme in chiesa. Non potranno però essere celebrate a Natale le messe di mezzanotte perché in vigore il divieto di circolazione dalle 24 alle 5. Le celebrazioni domenicali saranno comunque trasmesse alla radio e alla televisione e diverse emittenti televisive locali manderanno in onda una celebrazione di Natale in collaborazione con le diocesi. I vescovi sottolineano che questo leggero allentamento del confinamento non deve in alcun modo dare l’impressione di una diminuzione della gravità della pandemia ed esprimono, infine, la loro solidarietà al Governo, al settore sanitario e a tutti coloro che sono impegnati nella lotta contro il virus. (TC)

14 dicembre - CUBA Natale 2020. I vescovi invitano i cubani a rivolgersi a Gesù per trovare il sollievo e il conforto, la pace e la speranza di cui hanno bisogno

“Con l'avvicinarsi del Natale, ripetiamo l'annuncio della Buona Novella della nascita di Gesù Cristo, il Salvatore. Questo evento ha portato gioia, generato impegno e fondato la speranza di molti uomini e donne che, per oltre 2000 anni, hanno accolto con fede l'annuncio dell'Angelo alla vigilia di Natale”. Scrivono così i vescovi cubani, nel loro messaggio di Natale, diffuso il 12 novembre, a tutto il popolo cubano, annunciando la Buona Novella della nascita del Messia. Un annuncio che – aggiungono - arriva oggi a tutti i cubani e a tutto il mondo in un momento in cui aneliamo a trovare la fonte della vera gioia e della speranza, perché tutti noi abbiamo bisogno di intravedere un futuro migliore e più sicuro in mezzo alle difficoltà che stiamo soffrendo”. In questo momento pieno di mancanze materiali e di stanchezza spirituale, in cui la crisi economica già esistente, la pandemia di Covid-19 e le catastrofi naturali hanno generato timori e incertezze tra la popolazione, come pastori – scrivono i presuli -  invitiamo tutto il popolo “stanco e oppresso”, “a rivolgersi a Gesù, il Figlio di Dio che si è fatto uomo, affinché possa trovare il sollievo e il conforto, la pace e la speranza di cui abbiamo tanto bisogno”. I vescovi esprimono, quindi, la loro vicinanza ai più vulnerabili: ai pensionati, ai disoccupati, alle madri single, ai malati, ai detenuti e agli anziani che vivono soli e in difficoltà; e auspicano che vengano ascoltate tutte le proposte, non solo quelle delle autorità, che cercano di fornire una soluzione a questa difficile situazione. Adesso, si legge nel messaggio dei vescovi, una “buona notizia per i cubani sarebbe che le cose cambiassero in meglio e in pace”; “che l'onere di procurarsi il cibo diventasse una serena condivisione del pane quotidiano in famiglia”; “che l'annunciato riadeguamento dell'economia nazionale, lungi dall'aumentare le preoccupazioni di molti, aiutasse tutti a mantenere la propria famiglia con un lavoro dignitoso, con uno stipendio sufficiente e con la sempre necessaria giustizia sociale”. Una buona notizia – proseguono i presuli – “sarebbe quella di evitare la violenza, il confronto, l'insulto e il declassamento per creare un clima di amicizia sociale e di fratellanza universale, come ci invita a fare Papa Francesco nella sua recente Enciclica Fratelli tutti”; “che l'intolleranza cedesse il passo a una sana pluralità, al dialogo e alla negoziazione tra coloro che hanno opinioni e criteri diversi”; e che i cubani non dovessero cercare fuori dal Paese quello che dovrebbe trovarsi all'interno”. “Una buona notizia per i cubani – continuano - sarebbe che tutti i blocchi, esterni ed interni, cessassero e lasciassero il posto all'iniziativa creativa, alla liberazione delle forze produttive e alle leggi che favoriscono l'iniziativa di ogni cubano, affinché ognuno si sentisse e potesse essere protagonista del suo progetto di vita e, in questo modo, la Nazione progredisse verso uno sviluppo umano integrale”. Ma i vescovi ricordano, tuttavia, che “la più grande e buona notizia è che Gesù, il Figlio di Dio, è l'unico Messia, Salvatore e Signore”. È Lui che “semina pace, libertà e speranza, affinché possiamo iniziare a costruire il Regno dei Cieli già sulla terra, pur sapendo che qui non si può mai trovare la perfetta felicità”; e ricordano anche che chi ha reso possibile la nascita di Gesù grazie alla sua fede, la Vergine Maria, “continua ad accompagnare e ad insegnare a tutti i suoi figli a vivere nella fiducia in Dio, a dire loro che Dio non abbandona mai i suoi figli e non permette loro di essere messi alla prova oltre le loro forze”. (AP)

14 dicembre - CIAD Messaggio della Conferenza episcopale per il Natale: “Tutti solidali per un nuovo Ciad”

La grave situazione dovuta alla pandemia di Covid-19 e la convivenza pacifica sono i principali temi sviluppati dai vescovi del Ciad nel loro messaggio di Natale dal titolo “Tutti solidali per un nuovo Ciad”. “Qualunque sia la nostra religione, Dio ci chiama tutti a diventare un popolo che cammina alla sua presenza e ad essere custodi e amministratori della nostra nazione, servitori della verità, della giustizia e della pace” scrivono i presuli che rilevano “come il fenomeno dell'esclusione, che sta diventando sempre più ordinario, i conflitti intercomunitari, che spesso si manifestano in modo drammatico tra pastori e agricoltori, impediscono al popolo ciadiano di camminare insieme verso il Regno di Dio, che è giustizia e pace”. I vescovi notano poi che la pandemia ha messo in luce le debolezze dell’umanità ma anche catene di generosità globali e locali, e che essa oggi è diventata parte di quella crisi più ampia provocata da disoccupazione, cambiamenti climatici, guerre e sfollamenti forzati. “Oltre a questo, costatiamo che alcuni nostri concittadini approfittano delle sventure altrui per arricchirsi impunemente” aggiungono i presuli. La Conferenza episcopale analizza poi la realtà sociale del Paese, evidenzia la delusione di molti giovani che si sono sentiti esclusi e persino frustrati per la mancanza di trasparenza nelle procedure di assunzione di 20mila persone nelle istituzioni pubbliche che era stata annunciata dal capo dello Stato, rimarca la discriminazione nel trattamento dei pensionati e nella nomina a ruoli di responsabilità al di là di criteri oggettivi di merito e di competenza. “I conflitti intercomunitari continuano addolorare le famiglie e a distruggere le risorse economiche - proseguono i vescovi -. Nell’attuale contesto del Ciad, questi conflitti uccidono più del Covid-19. Non crediamo più che la soluzione sia solo negli accordi tra le parti in conflitto data l’assenza dell’autorità dello Stato, l’arbitrio nella gestione di tali conflitti, la crescente auto-giustizia e l’ingerenza politico-militare nel sistema giudiziario”. Da qui l’appello alle autorità a prendere atto di tali problematiche perché “la pacifica convivenza tanto proclamata e ricercata (…) continua ad essere compromessa quotidianamente da comportamenti violenti”. Circa la situazione politica i presuli deplorano la fretta nel prendere alcune decisioni, che invece di tutelare i diritti dei cittadini li riducono a semplici voti elettorali, e rimarcano che tutto ciò genera sfiducia e sospetto nelle relazioni intercomunitarie scoraggiando le generazioni future alla partecipazione alla vita politica. “Ci interroghiamo sulle recenti frettolose consultazioni sulla revisione delle liste elettorali e del Forum nazionale inclusivo senza tener conto del contesto e della stagione - precisano i vescovi - (…) Abbiamo riscontrato che molti dei nostri concittadini non erano iscritti alle liste elettorali per vari motivi: incompetenza degli addetti, strumenti difettosi, scarsa consapevolezza, impraticabilità delle strade”. I presuli si domandano dunque come può essere consentito ai cittadini non iscritti nelle liste elettorali, in fase di revisione, di esercitare il diritto di voto, ed esprimono inoltre preoccupazione per i forum inclusivi che stanno sostituendo la consultazione dei cittadini con un referendum sul cambiamento della Costituzione. La Conferenza episcopale lancia poi l’allarme infrastrutture: diverse città continuano a subire danni a causa delle inondazioni. Nel contesto delle problematiche che il Paese sta vivendo, tuttavia, osservano i vescovi, ci sono state diverse manifestazioni di fede, “tanti uomini e donne hanno trovato la via della fraternità e della solidarietà”, e sono state intraprese varie iniziative per fronteggiare la pandemia e le alluvioni. Infine i vescovi invitano i ciadiani a non scoraggiarsi, ad impegnarsi per una vita dignitosa e a lottare per una migliore distribuzione delle risorse del Paese, e in particolare i giovani - spesso tentati dallo scoraggiamento e dalla voglia di fuggire verso altri orizzonti - a essere forti e a non perdere la speranza. I presuli esortano inoltre i cristiani ad alimentare la speranza in Dio e i musulmani ad agire “secondo il comando di Dio Onnipotente e Misericordioso che vede e giudica gli atti di ogni uomo”.  (TC)

14 dicembre - PORTOGALLO Nuovo presidente Caritas: in aumento le richieste di aiuto

Povertà, disoccupazione, sfruttamento: sono le piaghe che attanagliano la società del Portogallo e che, in questo tempo di pandemia da Covid-19, crescono in modo allarmante. Lo afferma Rita Valadas, entrata ufficialmente in carica, il 10 dicembre, come presidente della Caritas Portoghese. In un’intervista riportata dall’agenzia cattolica Ecclesia, la donna denuncia: “Ci sono coloro che lavorano per i più deboli e con i più vulnerabili per cercare di risolvere i loro problemi, ma ci sono anche coloro che sfruttano la debolezza la e vulnerabilità dei più poveri”. Inoltre, “molte persone che erano in grado di sostenere la propria famiglia, ora si trovano costrette a chiedere aiuto. E questo le pone in una situazione molto dolorosa”. Di qui, lo sforzo “capillare” della Caritas che cerca di arrivare “anche là dove non arriva nessuno. La nostra scommessa è quella di cercare di andare incontro anche a chi si vergogna di chiedere aiuto e nasconde le proprie difficoltà”. Per questo, Rita Valadas esorta alla massima “condivisione delle risorse”, così da soccorrere tutti i bisognosi. Rispondendo, poi, ad una domanda sul vaccino anti-Covid, la neo-presidente della Caritas Portoghese auspica che il sistema di prevenzione sanitaria riesca a raggiungere l’intera popolazione, in particolare le persone più vulnerabili, come gli anziani e gli indigenti. Infine, riguardo al fatto che una donna sia ora responsabile di un organismo afferente alla Chiesa cattolica, la Valadas commenta: “Assumo il mio incarico triennale con molta naturalezza e penso che sia un segno di grande dignità della Chiesa”. Nominata dal Comitato permanente della Conferenza episcopale portoghese (Cep) il 14 novembre, alla fine dell’Assemblea plenaria svoltasi a Fatima, Rita Valadas è laureata in Politica sociale ed ha lavorato presso il Dipartimento di Azione sociale di Lisbona. Il 10 dicembre, presiedendo la cerimonia di inizio ufficiale dell’incarico, Monsignor José Ornelas, presidente della Cep, ha sottolineato l'importanza del ruolo della Caritas nell’aiuto ai più bisognosi.  Di fronte alle sfide di oggi, rappresentate dalla pandemia, ma non solo, il presule ha chiesto pertanto all’organismo caritativo di pensare, operare ed agire restando “costantemente in allerta” per intercettare sempre meglio “il dramma dei più indigenti”. (IP)

14 dicembre - REGNO UNITO Domenica Missione interna. Vescovi: diffondere gioia del Vangelo, Dio è sempre vicino

Anche in un momento storico difficile come quello attuale, segnato dalla pandemia da Covid-19, è possibile diffondere la gioia del Vangelo, consapevoli del fatto che il Signore ci è sempre vicino: scrive così Monsignor Mark O’Toole, responsabile della Missione per la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles (Cbcew), in un messaggio scritto per la “Domenica della Missione interna”. Celebrata solitamente a settembre, quest’anno la ricorrenza è stata posticipata a causa dell’emergenza sanitaria ed è stata celebrata ieri, 13 dicembre, nella terza domenica di Avvento detta anche “Gaudete”. “La gioia è un grande dono dello Spirito Santo – scrive il presule – è un suo frutto che è stato riversato nei nostri cuori al momento del Battesimo. Per questo, non ci abbandona mai, anche se viviamo momenti difficili”. Ricordando, poi, le “tante persone che hanno lottato e lottano contro il virus” e il dramma di chi “ha provato la perdita di una persona cara”, Monsignor O’Toole esorta a guardare anche a coloro che “con tanta generosità, fanno volontariato e lavorano sodo” in questo periodo. Ciò significa che “nelle tante esperienze diverse provocate dalla pandemia, è sempre possibile conservare il dono della gioia”. Il che non implica, aggiunge il presule, “andare sempre in giro con il volto sorridente”, bensì “riconoscere che Dio ci ama ed ha mandato suo Figlio a salvarci”. In queste settimane in cui ci si prepara alla nascita del Salvatore, allora, “diffondiamo con gioia il Suo messaggio a coloro che ci circondano”, esorta ancora Monsignor O’Toole, ad esempio “donando il nostro tempo e il nostro servizio agli altri, magari anche attraverso una telefonata ad un familiare con cui non parliamo da tanto”. Perché è in questo modo che “Dio rende reale per noi il dono della gioia” e ci fa “gioire perché ci è vicino”. Il responsabile della Missione per la Cbcew ha scritto anche una lettera ai parroci, in vista della “Domenica della Missione interna”. “L’evangelizzazione è un’opera essenziale della Chiesa – si legge nella missiva – A tutti i livelli e attraverso ogni strumento che possiamo utilizzare, siamo chiamati a condividere la Buona Novella di Gesù Cristo, affinché gli altri possano conoscere la bellezza dell’incontro con Lui”. L’indicazione del presule ai sacerdoti è stata, quindi, quella di condividere riflessioni ed approfondimenti sul tema anche attraverso il web e le piattaforme social delle parrocchie, così da poter raggiungere il maggior numero di fedeli possibile. (IP)

14 dicembre3 - QUEBEC Avvento in pandemia. Vescovi: un’opportunità per crescere nella fede

La pandemia da Covid-19 e le conseguenti misure sanitarie restrittive non vanno subite “passivamente”, ma devono essere colte come “un’opportunità per vivere e per crescere nella fede” con più “ingegno e creatività”: è il suggerimento che i vescovi dei Québec lanciano ai fedeli, nel loro messaggio di Avvento, firmato da Monsignor Christian Rodembourg, presidente dell'Assemblea episcopale locale. “Quest’anno – si legge nel messaggio – la pandemia che affligge il mondo intero ci costringe a celebrare il Natale e l’arrivo del nuovo anno in modo ‘nuovo’ per le nostre famiglie e le comunità cristiane”. Esortando, quindi, i fedeli a “limitare i contatti interpersonali”, in spirito di “prudenza e protezione reciproca” anti-contagio, i presuli sottolineano che questi tempi difficili sono comunque un’occasione per “un rinnovamento interiore” e “una riorganizzazione della vita familiare, parrocchiale e sociale”, alla luce della speranza e della fede. Il pensiero e la preghiera dei vescovi va, poi, “alle tante famiglie che, in Québec e nel mondo, hanno perso una persona cara o hanno un malato grave di Covid-19”, così come a “tutto il personale sanitario e a coloro che si dedicano a chi è colpito dalla malattia”. Un’ulteriore preghiera i presuli la rivolgono “a chi ha perso il lavoro, ai commercianti che hanno dichiarato fallimento, alle persone che soffrono a causa dell’isolamento sociale e a chi non riesce a tirare avanti, di settimana in settimana, per sfamarsi, vestirsi e vivere con dignità”. La Chiesa cattolica del Québec si dice preoccupata anche “per i giovani, che stanno vivendo un difficile percorso di studi, e per gli anziani, i più colpiti dalla pandemia e che soffrono la solitudine”. Di qui, l’appello a quella “fraternità universale basata sulla dignità della persona umana”, invocata da Papa Francesco nella sua Enciclica “Fratelli tutti”. L’auspicio dei presuli è che davvero tutti “possano partecipare attivamente alla realizzazione di questo ideale fraterno in famiglia, nella società, sul lavoro e nell’amicizia, soprattutto in questo periodo natalizio”. Guardando, quindi, al fatto che le celebrazioni liturgiche, quest’anno, saranno vissute diversamente “a causa di un numero limitato di persone ammesse” in chiesa, i vescovi ricordano ai fedeli le tante iniziative messe in atto, in alternativa, dalle singole diocesi per celebrare comunque il Natale sia in parrocchia che in casa e in famiglia. “Il tempo dell’Avvento – conclude l’Assemblea episcopale del Québec – ci invita a sperare nella presenza del Signore”; per questo è importante praticare “la solidarietà e il sostegno fraterno e spirituale” verso il prossimo, sempre mantenendo vivi quei “legami di fiducia e di vicinanza che sono essenziali nella vita di coppia, in famiglia, nella Chiesa e nella società”.   (IP)

14 dicembre - SPAGNA Manifesto interreligioso: “Artigiani della vita e della speranza”

“Artigiani della vita e della speranza”: si intitola così il manifesto frutto dell’incontro interreligioso svoltosi a Madrid, in Spagna, l’11 dicembre. Vi hanno preso parte rappresentanti cattolici, evangelici, ortodossi, ebrei, musulmani e hindu. In particolare, per la Conferenza episcopale spagnola (Cee) era presente il segretario generale dell’organismo, Monsignor Luis Argüello. All’origine dell’incontro, la proposta di legge sull’eutanasia, a breve attesa al vaglio del Congresso, e contro la quale la Cee ha indetto, per mercoledì 16 dicembre, una “Giornata di digiuno e preghiera”. “Le diverse tradizioni religiose – si legge nel manifesto – vogliono esprimere il loro desiderio di collaborare alla costruzione di una rinnovata umanità, in dialogo e in ascolto reciproco con i diversi campi del sapere, affinché la luce della Verità illumini tutti gli uomini e le donne che abitano il nostro mondo”. Di qui, l’appello “ai capi delle nazioni e ai governanti affinché costruiscano una società basata sul valore inviolabile della vita umana e sulla dignità della persona, e rifiutino le leggi che le violano”. “Siamo particolarmente preoccupati per l'elaborazione della legge sull'eutanasia – affermano gli esponenti delle varie religioni – Al contrario, noi sosteniamo una legislazione adeguata in materia di cure palliative”. Al contempo, il manifesto proclama “la ferma convinzione che la violenza e il terrorismo si oppongono al vero spirito delle nostre religioni. E di fronte a questo, condanniamo qualsiasi ritorno alla violenza in nome di Dio”. In quanto "architetti di pace e di fraternità", poi, i firmatari si impegnano “a collaborare per educare le persone al rispetto e alla stima reciproca, in modo da poter costruire una nuova fraternità e un'amicizia sociale”. Il medesimo impegno viene ribadito dai leader religiosi nella vicinanza “a chi soffre per la miseria e l'abbandono e nell’ascolto del grido degli scartati della nostra società”, poiché “l’altro è un sempre fratello”.  Infine, il manifesto richiama “il dialogo a tutti i livelli, affinché la società tenga conto anche della nostra visione dell'essere umano e del mondo, in modo da diventare tutti più ricchi”. (IP)

14 dicembre - ARGENTINA 15 dicembre, al via Comitato episcopale permanente su pandemia e aborto. Monsignor Lozano: non è detta l’ultima parola

Una riflessione sulla pandemia da Covid-19 e sul progetto di legge relativo alla legalizzazione dell’aborto, approvato recentemente dalla Camera dei deputati ed ora atteso al vaglio del Senato: saranno questi i temi principali della 186.ma riunione del Comitato permanente della Conferenza episcopale argentina che si terrà domani, martedì 15 dicembre. A guidare i lavori, sarà il presidente dei vescovi, Monsignor Oscar Vicente Ojea, vescovo di San Isidro. Al centro della riunione, anche il bilancio dell’Anno mariano nazionale: iniziato l’8 dicembre 2019 e conclusosi esattamente un anno dopo, l’Anno Mariano nazionale è stato indetto dai vescovi per commemorare i 400 anni dell’arrivo dell’immagine della così detta “Vergine del Valle” nella Provincia di Catamarca. Alla riunione di domani prenderanno parte ventidue presuli: oltre ai membri del Comitato permanente, saranno presenti anche i presidenti delle varie Commissioni episcopali e i vescovi delegati di ogni regione pastorale del Paese. Attesi inoltre Monsignor Carlos José Tissera, presidente della Caritas Argentina, e il Nunzio apostolico nel Paese, Monsignor Miroslaw Adamczyk. Intanto, a livello nazionale, continua il dibattito sulla legalizzazione dell’aborto che la Camera ha approvato venerdì scorso, suscitando reazioni contrastanti tra la popolazione. Già nei mesi scorsi molte persone erano scese in piazza per chiedere la tutela della vita in ogni sua fase, dal concepimento e fino alla morte naturale, mentre la Conferenza episcopale non ha mai mancato di far sentire la sua voce contro la proposta di legge, definendola in diverse occasioni ingiusta e divisiva. Sul tema è tornato, ieri, anche Monsignor Jorge Eduardo Lozano, Arcivescovo di San Juan de Cuyo, il quale ha affermato: “Avvenimenti simili causano tristezza e delusione e ci portano a pregare con speranza, perché non è detta l’ultima parola”. Ipotizzando che il dibattito in Senato si tenga proprio a ridosso del Natale, il presule ha concluso: “Questa solennità ci spinge a proclamare la Buona Novella”; di qui, l’auspicio che il Signore “illumini i nostri occhi, così che sappiamo guardare alla vita con lo stesso amore di Gesù”. In precedenza, a far sentire la sua voce era stato Monsignor Juan Alberto Puiggari, Arcivescovo di Paraná, il quale aveva sottolineato che “in questo momento della storia dell'Argentina, in cui ci sono problemi molto seri, i legislatori pensano di legiferare sull'aborto: questo è un affronto”, anche perché “sarebbe la prima volta che l'Argentina legifera sulla pena di morte. Le cose, infatti, vanno chiamate con il loro nome: l’aborto è una pena di morte sotto mentite spoglie”. Di qui, l’appello del presule ai fedeli affinché preghino “per liberare il Paese da questo obbrobrio e ci si possa riscoprire tutti fratelli, desiderosi di aiutarci gli uni con gli altri per fare grande il Paese”. (IP)

13 dicembre - CILE Un rosario per Cile. La preghiera mariana in vista del varo della nuova Costituzione

“Un rosario per il Cile” è la campagna promossa dai cattolici del paese per incoraggiare e sostenere la Costituente che scriverà la nuova Costituzione. L’obiettivo è quello di coinvolgere i fedeli a recitare la preghiera mariana affinché nella nuova Carta vengano salvaguardati i valori del Vangelo. Il 25 ottobre scorso i cileni si recati alle urne per il referendum costituzionale e hanno approvato con una larga maggioranza (78,3%) la proposta di rinnovare la Carta. La nuova Costituzione andrà a sostituire quella approvata nel 1980 durante il regime Augusto Pinochet. La consultazione ha inoltre sancito che il lavoro di riscrittura sarà realizzato da una Assemblea costituente composta al cento per cento da persone scelte attraverso un voto popolare. Il 24 novembre il presidente Sebastián Piñera ha firmato il decreto con cui si indicono le votazioni per l’elezione, l’11 aprile 2021, dei membri della Convenzione costituente. I 155 membri che saranno eletti avranno dodici mesi di tempo per redigere la nuova Costituzione, come stabilito dal “Plebiscito”, e saranno scelti sulla base di un criterio di parità di genere e con una rappresentanza di delegati delle popolazioni indigene. L’Assemblea costituente avvierà i suoi lavori nel maggio 2021 e il risultato del suo lavoro sarà sottoposto ad un nuovo referendum di ratifica popolare che si svolgerà nel secondo semestre del 2022. In caso di approvazione la nuova Costituzione entrerà in vigore immediatamente. “Chiederemo allo Spirito Santo di guidare coloro che redigeranno il documento” si legge nel portale www.unrosarioporchile.cl/nuevaconstitucion. L’iniziativa risponde così all’appello dei vescovi lanciato in occasione dell’Assemblea plenaria e, a tal proposito, lo stesso coordinatore nazionale della campagna, Andrés Giménez Petersen, ha spiegato che “nei momenti di difficoltà i cileni hanno sempre chiesto la protezione della Vergine Maria, attraverso le loro preghiere. Chiediamo pertanto a tutti i fedeli di unirsi a noi confidando nella sua intercessione in questo straordinario momento storico”. La campagna durerà quattro mesi e verrà supportata dai social (Facebook e Instagram) e dalla piattaforma Youtube. Il referendum è stato l’ultima tappa di un percorso difficile, in un anno in cui il Paese è stato attraversato da un’ondata di proteste iniziate nel 2019, che hanno portato alla proposta di rinnovare la Costituzione vigente, segnata da un forte presidenzialismo e da uno spazio importante per l’economia di mercato. (DD)

13 dicembre - SVIZZERA I vescovi emanano norme anti-Covid più restrittive per le celebrazioni religiose in seguito all’aumento dei casi di coronavirus

La Conferenza episcopale svizzera ha integrato le norme anti-Covid per le celebrazioni liturgiche e gli eventi religiosi a causa dell’aumento del numero dei contagi. “Gli ospedali stanno raggiungendo il limite e gli operatori sanitari sono sovraccarichi di lavoro. La situazione è preoccupante, anche in considerazione del rischio di un rapido aumento dei contagi nei prossimi giorni” scrivono i vescovi che, in seguito alle recenti misure aggiuntive disposte dal Consiglio federale per arginare il numero dei casi di coronavirus, hanno definito nuove disposizioni. In vigore da ieri, saranno valide fino al 22 gennaio prossimo. Le manifestazioni religiose sono consentite con un numero massimo di 50 persone. Sarà possibile la celebrazione di funerali, sempre con lo stesso numero di persone, sono consentite attività individuali dai 16 anni in su e attività di gruppo fino a 5 persone, purché vengano utilizzate mascherine e rispettate le distanze richieste. Restano valide tutte le altre norme elaborate dalla Chiesa svizzera sulla base di quelle del Consiglio federale entrate in vigore mesi fa. La Conferenza episcopale precisa che “i Cantoni restano i primi responsabili delle misure in grado di prevenire la diffusione del coronavirus e interrompere le catene di trasmissione; inoltre, ogni persona resta personalmente responsabile del proprio atteggiamento e delle proprie misure igieniche di fronte al coronavirus” e aggiunge che “nell’ambito specifico della Chiesa rimangono primariamente responsabili le diocesi e le abbazie territoriali”. È comunque la Conferenza episcopale ad emanare regole quadro da osservare per le celebrazioni liturgiche ed iniziative ecclesiali. (TC)

13 dicembre - ITALIA Aumentano a Milano le famiglie che ricorrono agli Empori della Solidarietà della Caritas. Oggi inaugurato il decimo a Rho

Nell’arcidiocesi di Milano, sono aumentate negli ultimi mesi le persone che si sono rivolte agli Empori della Solidarietà. Dal 18 ottobre, data del Dpcm con il quale sono state disposte le nuove limitazioni anti-Covid, è stato registrato un incremento del 45% di quanti ricorrono agli Empori della Solidarietà per fare la spesa. In due mesi dunque 3.160 individui hanno dovuto fare affidamento sulla rete di assistenza ambrosiana per potersi procurare beni di prima necessità, portando così gli utenti del servizio a superare quota 10mila. È quanto emerge dal report sugli effetti delle misure di contenimento del coronavirus diffuso in occasione dell’apertura del decimo Emporio della Solidarietà nell’arcidiocesi, inaugurato questa mattina a Rho dall’arcivescovo Mario Delpini. “I poveri vanno aiutati non a restare poveri ma a non esserlo più. La vera solidarietà non crea dipendenza ma permette agli uomini e alle donne di recuperare la propria dignità - ha detto il presule prima di benedire i locali -. L’emporio non è una forma di assistenzialismo ma stimola le persone, attraverso un aiuto nel momento del bisogno, a essere cittadini attivi”. Gli Empori della Solidarietà, voluti da Caritas Ambrosiana accanto alla tradizionale forma di aiuto alimentare che nelle parrocchie avviene attraverso la distribuzione di pacchi viveri, si sono rivelati un’essenziale rete di protezione per le famiglie impoveritesi durante la crisi sociale seguita alla pandemia ha detto Andrea Fanzago, responsabile Area povertà alimentare di Caritas Ambrosiana. “Proprio in previsione delle macerie sociali che la pandemia si lascerà alle spalle, Caritas Ambrosiana ha in programma nei prossimi mesi di implementare tale rete, prevedendo altre due aperture” ha aggiunto. (TC)

13 dicembre - MONDO Current Dialogue, periodico del Wcc, piattaforma per il dialogo interreligioso

Il ruolo di Current Dialogue nel dialogo interreligioso: di questo hanno discusso nei giorni scorsi i componenti del Consiglio editoriale della rivista del Consiglio mondiale delle Chiese che offre una piattaforma di dibattito a quanti vogliono costruire ponti tra le religioni. La pubblicazione biennale, prodotta dal 1980 dallo staff dell’Ufficio per il dialogo interreligioso e la cooperazione del Coe, dallo scorso anno è disponibile come numero supplementare annuale del trimestrale The Ecumenical Review dello stesso Consiglio ecumenico delle Chiese. Studiosi e accademici di diverse tradizioni religiose si sono riuniti online per confrontarsi sui contenuti della rivista e sul significato dell’incontro interreligioso che le sue pagine offrono. Il reverendo Peniel Jesudason Rufus Rajkumar, editore di Current Dialogue e coordinatore del programma del Wcc per il dialogo interreligioso e la cooperazione, ha definito la pubblicazione un importante strumento dell’impegno del Wcc sulle questioni interreligiose. Marianne Ejdersten, responsabile della comunicazione del Wcc, ha spiegato che le riviste del Coe - Current DialogueThe Ecumenical Review e International Review of Mission - fanno parte del piano di comunicazione del Coe, mentre il dottor Stephen Brown, coordinatore delle riviste, ha parlato delle sfide che bisognerà affrontare nei prossimi anni, tra le quali il passaggio alla produzione online. I 18 membri del Consiglio editoriale di Current Dialogue provengono dalla comunità ecumenica del Wcc e da quattro tradizioni religiose con cui il Wcc ha una partnership di lunga data: si tratta delle fedi buddista, indù, ebraica e musulmana. Ruolo del Consiglio editoriale è quello di fornire consulenza sui contenuti, sui possibili argomenti da affrontare, sugli articoli da proporre; di analizzare i problemi passati e di suggerire soluzioni; di promuove la rivista e di arricchirla con propri contributi, recensioni di libri, informazioni e documentazioni. I membri sono nominati per un periodo di quattro anni, rinnovabile una sola volta per un ulteriore quadriennio, secondo un sistema che consente la collaborazione tra vecchi e nuovi membri. La prossima riunione del consiglio è prevista per i primi di febbraio. (TC)

13 dicembre - VATICANO I 51 anni di sacerdozio del Papa. L’ordinazione sacerdotale il 13 dicembre del 1969

Papa Francesco celebra oggi 51 anni di sacerdozio. Jorge Mario Bergoglio è stato ordinato presbitero il 13 dicembre del 1969, a pochi giorni dal suo trentatreesimo compleanno (17 dicembre); undici anni prima, l’11 marzo del 1958, aveva fatto il suo ingresso nel noviziato della Compagnia di Gesù all’interno della quale ha emesso la professione perpetua il 22 aprile del 1973. Il Pontefice scopre la sua vocazione il 21 settembre 1953: è il giorno della memoria liturgica di San Matteo, e il giovane Jorge Bergoglio, diciassettenne, di passaggio nella parrocchia dove era solito andare, avverte la necessità di confessarsi. Trova un prete che non conosceva e quella confessione gli cambia la vita. “Questa è stata per me un’esperienza di incontro: ho trovato che qualcuno mi aspettava. Ma non so cosa sia successo, non ricordo, non so proprio perché fosse quel prete là, che non conoscevo, perché avessi sentito questa voglia di confessarmi, ma la verità è che qualcuno m’aspettava – ha raccontato Francesco il 18 maggio 2013 alla Veglia di Pentecoste in piazza San Pietro con i movimenti, le nuove comunità, le associazioni e le aggregazioni laicali  -. Mi stava aspettando da tempo. Dopo la Confessione ho sentito che qualcosa era cambiato. Io non ero lo stesso. Avevo sentito proprio come una voce, una chiamata: ero convinto che dovessi diventare sacerdote”. Bergoglio sperimenta la presenza amorosa di Dio nella sua vita, si sente toccare il cuore ed avverte la discesa della misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore, lo chiamava alla vita religiosa, sull’esempio di Sant’Ignazio di Loyola. È stato questo episodio della sua vita ad ispirare la scelta del suo motto da Pontefice “miserando atque eligendo” - già utilizzato da vescovo - tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile, sacerdote (Om. 21; CCL 122, 149-151), che commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: “Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). Papa Francesco si rivolge spesso ai sacerdoti nelle sue omelie e nei suoi discorsi. Quest’anno, in particolare, li ha citati più volte riferendosi all’attuale pandemia e all’impegno profuso al fianco dei fedeli provati dall’emergenza sanitaria. In una lettera indirizzata il 31 maggio scorso al clero romano, che avrebbe voluto incontrare alla Messa crismale rinviata a causa delle restrizioni imposte dal Covid-19, Francesco parla ai pastori del popolo di Dio che hanno toccato con mano il dolore della gente, “per essere più vicino”, “condividere e confermare il cammino”. “Come comunità presbiterale - ha scritto il Papa - non siamo stati estranei a questa realtà e non siamo stati a guardarla alla finestra; inzuppati dalla tempesta che infuriava, voi vi siete ingegnati per essere presenti e accompagnare le vostre comunità: avete visto arrivare il lupo e non siete fuggiti né avete abbandonato il gregge”. Francesco ha spronato i sacerdoti alla saggezza, alla lungimiranza e all’impegno comune, e guardando al futuro ha precisato che “sarà indispensabile sviluppare un ascolto attento ma pieno di speranza, sereno ma tenace, costante ma non ansioso che possa preparare e spianare le strade che il Signore ci chiama a percorrere”. “Come sacerdoti, figli e membri di un popolo sacerdotale, ci spetta assumere la responsabilità per il futuro e proiettarlo come fratelli” conclude la lettera. Parlando poi il 20 giugno a medici, infermieri e operatori sanitari della Lombardia, Francesco ha ricordato “lo zelo pastorale e la sollecitudine creativa dei sacerdoti” che “hanno aiutato la gente a proseguire il cammino della fede e a non rimanere sola di fronte al dolore e alla paura”. “Ho ammirato lo spirito apostolico di tanti sacerdoti, che andavano con il telefono, a bussare alle porte, a suonare alle case: “Ha bisogno di qualcosa? Io le faccio la spesa…”. Mille cose - ha detto il Papa -. La vicinanza, la creatività, senza vergogna. Questi sacerdoti che sono rimasti accanto al loro popolo nella condivisione premurosa e quotidiana: sono stati segno della presenza consolante di Dio”. Quindi ha aggiunto: “Purtroppo non pochi di loro sono deceduti, come anche i medici e il personale paramedico”. Infine si è rivolto ai sacerdoti che sono stati malati e che “grazie a Dio sono guariti” e a tutto il clero italiano, “che ha dato prova di coraggio e di amore alla gente”. (TC)

13 dicembre - PERÚ Nasce nella diocesi di Chiclayo una casa di accoglienza per donne in difficoltà

Lavorare insieme per aiutare le donne migranti e quelle che vivono in situazioni di povertà: è l’obiettivo che monsignor Robert Prevost, vescovo della diocesi di Chiclayo, in Perù, ha indicato a quanti offriranno il loro servizio nella nuova Casa di accoglienza “Villa San Vicente de Paúl”. La struttura, inaugurata venerdì scorso dall’Associazione Color Esperanza, da Caritas Chiclayo e dalla Commissione per la mobilità umana della diocesi di Chiclayo, è stata pensata per sostenere le donne in situazioni di vulnerabilità del distretto di Porto Eten, riferisce il portale della Conferenza episcopale peruviana. Monsignor Prevost ha sottolineato che, attraverso tale iniziativa, tutti sono invitati a prendersi cura della fragilità umana, e che ci si deve sentire responsabili gli uni degli altri. Il presule ha ricordato inoltre che, come dice Papa Francesco, servizio significa “per lo più prendersi cura della fragilità” e che tutti possono assumersi questo compito nel proprio ambiente familiare e di lavoro. Il progetto Casa di accoglienza “Villa San Vicente de Paúl”, in questa prima fase, ospiterà 12 donne in difficoltà che necessitano di accoglienza temporanea. A ciascuna sarà offerto uno spazio di ascolto, accompagnamento, formazione, sostegno e opportunità di lavoro. La cerimonia di inaugurazione, che si è svolta virtualmente, ha dato vita ad un dialogo che è servito per raccogliere i contributi e gli impegni dei rappresentanti delle istituzioni che vi hanno preso parte. La Gestione dei Programmi Sociali del Governo Regionale, la Croce Rossa, la Rete di Economia Solidale, il Centro Speranza, la Comunità Santa Angela, la Comunità della Vittoria, i Villaggi dei Bambini SOS, le suore della Misericordia, le Suore della Carità, hanno espresso la loro disponibilità per sostenere il progetto e offrire il proprio specifico contributo. (TC)

12 dicembre - CONGO Aiuti in 16 centri di accoglienza per bambini e ragazzi di Kinshasa da Caritas Belgio

Grazie a Caritas Belgio cibo e prodotti igienici, necessari per evitare la diffusione del coronavirus, sono stati distribuiti a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, in 16 centri di accoglienza per “bambini di strada”. A beneficiare degli aiuti circa 800 bambini e ragazzi ai quali sono giunti mascherine, soluzioni idroalcoliche, detergenti, kit per l’igiene delle mani, e ancora riso, farina di manioca e di mais, fagioli, olio, sale e zucchero. “È un aiuto davvero molto importante che la Caritas ci ha dato, soprattutto all’avvicinarsi della fine dell’anno e in questa nuova ondata di Covid-19, in un contesto di crescente miseria” ha affermato Jean-Pierre Godding, responsabile del Centro Ndako ya Biso di Makala che ospita 45 bambini. Tanti i ragazzi che hanno voluto esprimere il loro grazie a Caritas Congo e a Caritas Belgio. “Grazie mille per tutto questo cibo e per tutti gli altri beni, che ci mancavano in gran parte - ha detto Etalu Kimberly del Centro ChariSecours di Matete -. Durante il confinamento la vita è stata dura. Solo poche persone di buona volontà sono venute ad aiutarci. Abbiamo pregato e abbiamo sperimentato che Dio ha toccato il cuore dei nostri donatori che così ci hanno aiutato. Possa Dio ricompensarli cento volte tanto”. Al primo anno di Economia in una università locale, Etalu Kimberly sogna di guadagnarsi da vivere, non appena terminati gli studi, per poter aiutare altri bambini e persone in difficoltà. “Nel momento in cui ci siamo trovati di fronte all’emergenza sanitaria provocata dal Covid19, è stato molto difficile per noi soddisfare le esigenze dei nostri bambini - ha raccontato Godefroid Wané, direttore del centro di Nazareth Bondeko di Limete che accoglie 13 ospiti - il loro sostegno dipende dalle offerte delle messe domenicali nella nostra cappella della Comunità Bondeko. Ma le messe erano state sospese. Dei 20 bambini, il centro è riuscito a mantenerne solo 13. Gli altri sono stati accolti presso alcune famiglie, mentre persone di buona volontà hanno portato cibo e altro”. Grazie al sostegno di Caritas Belgio e Caritas Congo, ora, il centro Nazareth Bondeko ha potuto offrire ai suoi ospiti il necessario per la sopravvivenza. (TC)

12 dicembre - ITALIA Al via a Siracusa alle celebrazioni solenni per ricordare Santa Lucia

Domani Siracusa celebra la sua patrona Santa Lucia. Ricco il programma delle celebrazioni organizzate nel rispetto delle misure sanitarie anti-Covid, senza le tradizionali processioni. Il tema scelto quest’anno dalla Deputazione della Cappella di Santa Lucia ricordare la giovane martire vissuta fra il III e IV secolo è “Santa Lucia, luce per la via alla santità”. Domani, alle 10.30, la Messa solenne presieduta dall’arcivescovo, monsignor Francesco Lomanto, sarà in diretta streaming sul sito dell’arcidiocesi e sui social. Vi potranno partecipare soltanto 100 persone. “Quest’anno abbiamo una festa particolare: legata all’emergenza sanitaria e per il nuovo arcivescovo in diocesi - ha sottolineato monsignor Salvatore Marino, parroco della cattedrale -. Nel suo stemma Sanctificate in meritate ci ha dato l’opportunità di riflettere sull’attenzione alla santità. Cosa significa essere consacrati nella verità: verità a Cristo e consacrati a Cristo. Questo cammino di santità - ha aggiunto monsignor Marino - ci ha spinto a prendere in considerazione la figura di Santa Lucia: Lucia con la sua luce illumina la via della santità”. Per questo motivo la settimana dell’Ottavario proporrà preghiere e riflessioni per far riscoprire alcuni dei santi più significativi per l’arcidiocesi. Si parlerà, tra gli altri, di da San Marciano, il primo vescovo, di San Metodio, cui è dedicato l’Istituto di scienze religiose, del beato Federico Campisano, di San Zosimo e di suor Chiara Di Mauro, per la quale è in corso la causa di beatificazione. Si tratta di figure, ha spiegato monsignor Marino, che hanno vissuto in pienezza l’Eucarestia e che per questo sono punti di riferimento. Il 19 dicembre, poi, l’arcivescovo incontrerà i giovani. Per tutto l’Ottavario, inoltre, sarà possibile fare processioni individuali o per famiglie: partendo dalla Basilica Santuario Santa Lucia al Sepolcro e terminando in cattedrale, si potrà riceverà una credenziale e lucrare l’indulgenza plenaria alle consuete condizioni. Infine è stato pensato anche l’itinerario spirituale, storico e artistico “Sui passi di Lucia”, un percorso che, sui passi di Santa Lucia, vuole far conoscere Siracusa attraverso la fede e la devozione popolare. (TC)

12 dicembre - ITALIA Messe in diretta tv e on line per il periodo natalizio nella Basilica di Sant’Antonio di Padova

La Basilica di Sant’Antonio di Padova si prepara per le celebrazioni natalizie nel rispetto delle misure anti-Covid. In programma eventi, messe in diretta tv, streaming web e iniziative social. Il 16 dicembre parte la novena di Natale con la Messa celebrata ogni giorno alle ore 18 in diretta televisiva e streaming web/social e il 19 dicembre, nella Sala dello Studio Teologico, alle 16.45, viene inaugurata una mostra di presepi artistici che resterà aperta fino al 10 gennaio; sostituirà il grande presepio allestito solitamente nel Chiostro della Magnolia, tanto caro ai devoti e ai bambini. La tradizionale Messa solenne della notte del 24 dicembre sarà anticipata alle ore 18.00 e trasmessa in diretta televisiva su Rete Veneta e streaming web e social sui canali della basilica e del Messaggero di Sant’Antonio. Ma a mezzanotte le campane della Basilica del Santo suoneranno a festa come segno di gioia natalizia per annunciare la nascita di Gesù; al suono delle campane i fedeli sono invitati a sostare davanti al presepio di casa in un momento di preghiera allo svelamento del Bambinello. Il 27 dicembre, infine, la Basilica di Sant’Antonio ospiterà alle 21, a porte chiuse, il concerto dei Solisti Veneti che sarà trasmesso in diretta televisiva, streaming web e social, con musiche di Giuseppe Tartini, Arcangelo Corelli, Antonio Vivaldi, Franz Xaver Gruber, Johann Sebastian Bach, Sant’Alfonso Maria de’Liguori e altri classici. Fino al 6 gennaio, inoltre, aumentate le messe per consentire la partecipazione di un numero più ampio di fedeli, nel rispetto dei protocolli sanitari. I frati francescani della Basilica di Sant’Antonio precisano che non sarà “un Natale di Serie B (…) ma un’occasione per cogliere l’opportunità offerta da queste festività così inconsuete, che - seppur forzatamente - aiuteranno ad apprezzare il cuore essenziale della fede cristiana, che è incontro autentico e sempre nuovo con il Dio che in Gesù Cristo si fa Bambino, assumendo su di sé la povertà e la fragilità dell’uomo”. (TC)

12 dicembre - TANZANIA Inaugurato il nuovo Seminario Nazareth di Kahama. Il cardinale Pengo: “Un giorno di gioia per la Chiesa in Tanzania”

La Chiesa in Tanzania ha finalmente un nuovo seminario maggiore. Il Nazareth Major Seminary di Kahama, questo il suo nome, è stato inaugurato ufficialmente il 5 dicembre con una solenne Messa presieduta dal cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo emerito Dar es-Salaam. È quanto si legge sul blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale. Il seminario che ospita un filosofato e in futuro avrà anche un teologato, conta già 106 studenti iscritti al primo anno in Filosofia e si prevede che tra tre anni si arriverà a un totale di 480 seminaristi. Il progetto era da diverso tempo allo studio della Conferenza episcopale tanzaniana (Tec) per fare fronte al boom di vocazioni sacerdotali nel Paese. Dall’ordinazione dei primi 4 sacerdoti autoctoni nel 1917, esse hanno infatti registrato una crescita costante con un’ulteriore impennata negli ultimi anni che ha portato a saturazione i cinque seminari maggiori esistenti: quello di Nostra Signora degli Angeli di Kibosho, quello di Sant’Agostino a Peramiho, il Seminario Maggiore di Sant’Antonio da Padova a Ntungamo, quello di San Paolo a Kipalapala e il Seminario Maggiore di San Carlo Lwanga a Segerea.  Al punto che per l’anno accademico 2020-2021, 200 seminaristi rischiavano di non essere ammessi ai corsi. “Abbiamo aggiunto dormitori nei nostri seminari, ne abbiamo inviati alcuni ai seminari di congregazioni religiose, abbiamo aperto centri di formazione a Morogoro e alcune diocesi inviano i loro seminaristi all'estero. Ma questi sforzi non sono bastati”, ha ricordato durante la cerimonia inaugurale padre Joseph Mlola, presidente del Consiglio nazionale dei seminari maggiori tanzaniani, che ha quindi ringraziato i vescovi, ma anche la diocesi di Kahama e i vari donatori che hanno finanziato il progetto. All’inaugurazione il cardinale Pengo ha elogiato tutti i vescovi per avere intrapreso questa ambiziosa iniziativa e ha parlato di “un giorno di gioia per la Chiesa in  Tanzania” chiedendo a tutti , vescovi, sacerdoti e fedeli, di continuare a collaborare per lo sviluppo del nuovo seminario, nonostante le difficoltà e le sfide che questo comporterà. La sua apertura è, infatti, solo un primo passo: mancano ancora aule, un ufficio amministrativo e diverse infrastrutture che arriveranno con il tempo. Inoltre, è attesa la costruzione di un convento per le suore che presteranno il loro servizio nel seminario. Monsignor Rutechura, da parte sua, ha ringraziato i seminari maggiori del Paese, i vescovi e i cattolici che con il loro contributo hanno reso possibile l’avvio già da quest’anno dei corsi, chiedendo alla Conferenza episcopale comprensione nei prossimi tre anni. Attualmente in Tanzania si contano oltre 2mila sacerdoti autoctoni, che insieme ai missionari stranieri assistono circa 14 milioni di fedeli, pari a circa un terzo della popolazione, più del 40% cristiana e circa il 35% per cento musulmana. (LZ)

12 dicembre - POLONIA Episcopato: il 13 dicembre, luce alla finestra per ricordare le vittime della legge marziale

Domenica prossima, 13 dicembre, in occasione dell’anniversario dell'imposizione della legge marziale nel Paese, introdotta il 13 dicembre 1981 fino al 22 luglio 1983 dal governo comunista della Repubblica Popolare Polacca, il presidente dell’Episcopato, monsignor Stanisław Gądecki, alle 19.30, nella finestra del Palazzo Arcivescovile di Poznań, accenderà una luce simbolica per commemorare le vittime della repressione comunista, unendosi alla campagna "Alle vittime della legge marziale. Accendi la luce della libertà” dell’Istituto polacco della memoria nazionaleL’accensione delle candele alla finestra ricorda il gesto storico compiuto il 13 dicembre 1981 da Giovanni Paolo II e Ronald Reagan, presidente degli Stati Uniti, che in questo modo – uno nel Palazzo Apostolico e l’altro nella Casa Bianca - espressero la loro opposizione alla politica delle autorità comuniste in Polonia. “L’accensione di candele simboliche alle finestre, il 13 dicembre, alle 19.30, servirà per commemorare tutti coloro che hanno perso la vita durante la legge marziale, hanno perso il lavoro o hanno dovuto lasciare la loro patria per essersi opposti alle azioni brutali delle autorità comuniste” ha affermato, sulla pagina web dell’Episcopato, il segretario generale della Conferenza episcopale polacca, monsignor Artur G. Miziński. “Accendendo la luce della libertà – ha proseguito -, rendiamo testimonianza a persone, e alle loro famiglie, che non hanno esitato a subire e sopportare repressioni in nome dei diritti fondamentali dell'individuo”. (AP)

12 dicembre - ITALIA 13-19 dicembre, i racconti di Natale dell’Arcivescovo di Milano letti da 7 artisti

“Bambini, mettetevi comodi! Voglio raccontarvi una storia. L’ha scritta per noi una persona speciale: l’Arcivescovo di Milano! La potete ascoltare alla radio, alla tv, oppure al cellulare di mamma e papà…se vi danno il permesso!”: con questo invito gioioso e giocoso dell’attore Giovanni Scifoni si apre la video-presentazione della nuova iniziativa dell’Arcidiocesi di Milano. Dal 13 al 19 dicembre, sette personaggi del mondo dello spettacolo daranno lettura ai racconti di Natale scritti dall’Arcivescovo ambrosiano, Monsignor Mario Delpini. Intitolate “Quella notte, per vincere le sette paure”, le storie sostituiscono, in una forma nuova, la tradizionale “Lettera di Natale” che il presule rivolge ogni anno ai bambini ed ai ragazzi e si pongono l’obiettivo di aiutare i giovani a superare le angosce e i tanti interrogativi posti dalla pandemia da Covid-19. Il progetto vede coinvolti voci e volti noti del mondo artistico: oltre a Scifoni, vi partecipano gli attori Luca Argentero, Cristiana Capotondi, Paola Pitagora e Giacomo Poretti, il cantautore Davide Van de Sfroos e la ballerina e pittrice Simona Atzori. Le loro letture verranno trasmesse da ChiesaTv, Radio Marconi e Radio Mater, oltre che sul web e sui canali social dell’Arcidiocesi di Milano. “Alcune tra le cose che succedono sgomitano per farsi avanti, per diventare notizie - scrive l’Arcivescovo Delpini nell’introduzione ai racconti - sono le cose strane, i fatti dolorosi, gli eventi disastrosi. Le disgrazie non stanno tranquille: si agitano, gridano, vogliono richiamare l’attenzione. Pertanto, se un bambino sente le notizie del giorno e ascolta i discorsi degli adulti ha buone ragioni per avere paura: parlano solo di quello che spaventa”. Il presule, invece, vuole “raccontare la storia dei ragazzi di Betlemme e delle loro sette paure. I ragazzi di Betlemme hanno ricevuto una grazia, quella notte, la notte di Natale: incontrando Gesù bambino hanno vinto le loro sette paure”. (IP)

12 dicembre - BRASILE Campagna vescovi in favore del Mozambico: “Cabo Delgado vuole la pace”

“SOS Mozambico: Cabo Delgado vuole la pace”: è questa la campagna di solidarietà lanciata ieri dalla Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) e dalla Caritas nazionale in favore del Paese africano, la cui Provincia nord-orientale è da tre anni al centro di un violento conflitto di matrice jihadista che ha provocato già 2mila morti e 500mila sfollati. La campagna solidale – si legge sul sito web della Cnbb – ha lo scopo di “creare reti in tutto il Brasile per sensibilizzare la società nazionale, in particolare la comunità cristiana, ad un impegno comune in questa causa”. Il ricavato della raccolta raggiungerà Cabo Delgado e “diventerà un aiuto per migliaia di famiglie che sono fuggite dai loro villaggi in cerca di alloggio e di cibo e che al momento sono assistite dalla Caritas diocesana di Pemba”. “Siamo tutti fratelli, parte dell’umanità – afferma il presidente della Cnbb, Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo – Per questo motivo, le distanze e le differenze non possono essere una giustificazione per l’indifferenza. Siamo sempre tutti invitati ad aiutare chi soffre”. “È una situazione molto difficile, una crisi umanitaria molto forte – gli fa eco il vescovo di Pemba, Monsignor Luiz Fernando Lisboa – Chiediamo, imploriamo davvero aiuto e solidarietà da parte della comunità mozambicana e internazionale”. Da ricordare che “SOS Mozambico: Cabo Delgado vuole la pace” integra la campagna solidale “È tempo di prendersi cura” promossa già da tempo dai vescovi e dalla Caritas brasiliani. Le donazioni, che possono essere fatte on line, verranno raccolte fino al 31 gennaio 2021. Balzato all’attenzione internazionale dopo il Messaggio “Urbi et Orbi” pronunciato da Papa Francesco il 12 aprile scorso, domenica di Pasqua, nel quale chiedeva vicinanza e preghiera per “le popolazioni che stanno attraversando gravi crisi umanitarie, come nella Regione di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico”, il conflitto di Cabo Delgado è stato più volte al centro del pensiero del Pontefice. Il 19 agosto, ad esempio, Papa Francesco ha telefonato al vescovo di Pemba rivolgendogli parole di incoraggiamento e di conforto nella preghiera ed esortandolo ad andare avanti nella sua missione. Il dramma della popolazione locale è stato esaminato anche dalla Plenaria della Conferenza episcopale del Mozambico (Cem), svoltasi dal 9 al 14 novembre a Matola. Nel comunicato finale dei lavori, la Cem ha espresso “fraterna vicinanza” ai “fratelli e alle sorelle di Cabo Delgado”, nella “costante preghiera e speranza di trovare vie di dialogo che facilitino la fine del terribile conflitto e della conseguente crisi umanitaria”. (IP)

12 dicembre - ZAMBIA Al via nella diocesi di Monze la costruzione della Cattedrale della Santa Trinità

La diocesi di Monze, in Zambi, avrà finalmente una nuova cattedrale per accogliere i suoi sempre più numerosi fedeli. Dopo avere lanciato il progetto nel 2015 e cinque anni di raccolta fondi, l’ordinario locale, monsignor Moses Hamungole, ha firmato nei giorni scorsi un Memorandum di Intesa con, la Three RT Investments, la ditta a cui sono stati affidati lavori che prenderanno il via il prossimo 21 dicembre. La cattedrale sarà intitolata alla “Santa Trinità”. Il terreno su cui sorgerà è stato messo a disposizione dal governo zambiano che ha donato alla diocesi un’area di poco più di due ettari. Il costo iniziale per la sua realizzazione – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale – è di 800mila dollari a cui si aggiungeranno altri 200mila per gli arredi, raccolti con il generoso contributo dei fedeli.  La nuova chiesa, composta da un corpo centrale con un tetto spiovente parzialmente coperto da una facciata rettangolare e da due ali laterali, potrà accogliere oltre mille persone. La costruzione della cattedrale – ha spiegato monsignor Hamungole – servirà ad andare incontro alle crescenti esigenze della comunità cattolica locale che continua a crescere. Eretta nel 1962, nel 2016 la diocesi contava 402mila cattolici, circa un quarto della popolazione locale. (LZ)

12 dicembre - KENYA Referendum Costituzione: appello leader cristiani alla pace e alla stabilità

Un appello alla pace e alla stabilità, per costruire un Paese migliore: a lanciarlo, ieri i leader cristiani del Kenya, al termine della Conferenza nazionale cristiana, convocata dalla Commissione episcopale cattolica Giustizia e pace, insieme al Consiglio nazionale delle Chiese del Kenya, sotto l'egida del Programma di impegno civico ecumenico. L’incontro, durato due giorni, è stato incentrato sul tema "Processo decisionale informato e partecipativo sulle modifiche costituzionali". Al centro dei lavori, il referendum sulla Costituzione che dovrebbe tenersi tra l’aprile e il giugno del 2021, esattamente un anno prima delle elezioni generali, già fissate per il 2022. Il timore dei leader cristiani è che la consultazione sulla Carta fondamentale - che prevede, tra l’altro, cambiamenti per il ruolo del Primo Ministro - possa essere strumentalizzata dai politici e provocare divisioni a livello nazionale, “fomentando conflitti”. E i timori non sono infondati: già nel 2005, infatti – ricordano i leader cristiani – si è tenuto un referendum costituzionale che ha portato a tensioni e violenze, con ricadute fortissime sulle elezioni generali svoltesi tra il 2007 ed il 2008. “Dobbiamo fare tutto il possibile per prevenire un evento simile – si legge nella dichiarazione finale della Conferenza – Esortiamo la popolazione del Kenya a respingere qualsiasi leader che istighi al conflitto e alla violenza nella comunità”. Dai leader cristiani anche il richiamo all’importanza del dialogo e della costruzione del consenso nel dibattito sulle modifiche costituzionale, perché “la Costituzione è troppo importante per essere resa oggetto di conflitti e scontro politico”. Pur non pronunciandosi sul contenuto del quesito referendario, al momento ritenuto prematuro, i leader religiosi ribadiscono tuttavia il loro impegno a “promuovere la costruzione della concordia, in modo da incentivare l’unità e la pace nella nazione, non la divisione e la competizione”. Per questo, gli esponenti cristiani esortano i cittadini ad informarsi bene sulla materia del referendum, partecipando ai forum civici per comprendere fino in fondo le implicazioni della riforma proposta, senza lasciarsi trascinare in divisioni politiche, ma piuttosto esercitando il loro “potere sovrano” nella cabina elettorale, consapevoli del fatto che la loro decisione “influenzerà il modo in cui il Paese verrà governato”. Al contempo, la dichiarazione dei leader religiosi incoraggia i membri del clero a “fornire alla popolazione un’interpretazione veritiera della proposta referendaria, in modo che le persone non si lasciano influenzare dai sostenitori o dagli oppositori ad essa”. Una richiesta simile viene avanzata anche alle autorità, affinché forniscano alla cittadinanza “risorse adeguate per l’educazione civica e tengano conto delle opinioni di tutti i cittadini, soprattutto di chi si oppone al referendum, perseguendo chiunque inciti alla violenza reciproca”. Tra gli altri temi affrontati dalla dichiarazione finale, anche la pandemia da Covid-19, nei confronti della quale i leader cristiani esprimono “profonda preoccupazione”, in quanto “ha lacerato le famiglie, impoverito uomini e donne che hanno perso il lavoro e i mezzi di sussistenza, ha portato ad un aumento degli abusi sui minori e della violenza di genere, ha devastato la salute e il benessere della popolazione e ha sconvolto il culto comunitario”. Per questo, gli esponenti religiosi chiedono alla popolazione di “pregare e digiunare per la fine dell’emergenza sanitaria”, mentre al governo viene lanciato un appello affinché dia “priorità al benessere dei cittadini, soprattutto degli operatori sanitari”. Una riflessione viene fatta, poi, anche sulla scuola, la cui riapertura è prevista nel 2021: al riguardo, i leader religiosi sottolineano l’importanza che i giovani riprendano i normali corsi di studio, sottolineando la necessità che “tutte le parti in causa si impegnino con il Ministero dell’Educazione per garantire che gli istituti formativi siano pronti alla riapertura e sicuri per gli studenti, senza esporli al rischio di contagio da Covid-19”. Infine, all’esecutivo viene suggerito di prendere in considerazione la possibilità di “rinunciare alle rette scolastiche arretrate delle famiglie che sono state pesantemente colpite dalla pandemia”. (IP)

12 dicembre  REGNO UNITO Protesta silenziosa a Londra per il rilascio di padre Stan Swamy

Il 10 dicembre, in occasione della Giornata internazionale dei diritti umani, dinanzi all’Alta Commissione indiana, a Londra, – si legge sulla pagina web delle missioni gesuite nel Regno Unito -, si è tenuta una protesta silenziosa, per la seconda volta, organizzata dalle missioni gesuite, per chiedere l'immediato e incondizionato rilascio di padre Stan Swamy SJ, sacerdote 83enne, difensore  dei diritti umaniin India, arrestato con l’accusa di terrorismo, l'8 ottobre, dai membri della National Intelligence Agency (NIA), e incarcerato nella prigione di Taloja, vicino a Mumbai. Il sacerdote, affetto dal morbo di Parkinson, avrebbe dovuto essere trattenuto fino al 23 ottobre, ma a quella data gli è stata negata la libertà provvisoria e da allora è rimasto in carcere. "Siamo in una fase critica della campagna per padre Stan” ha affermato Paul Chitnis, direttore per il Regno Unito delle missioni gesuite. “È in cattive condizioni di salute, e le sue condizioni stanno peggiorando. Il rischio di contrarre il Covid in prigione rappresenta una grave minaccia esistenziale per padre Stan. Dobbiamo continuare a fare pressione sul governo indiano affinché rilasci padre Stan e gli altri attivisti per i diritti umani che sono detenuti" ha dichiarato. Padre Xavier Jeyaraj, presidente del Segretariato per la Giustizia Sociale e l'Ecologia, si è detto invece “profondamente addolorato dal silenzio dello Stato, dall'atteggiamento disumano della NIA e dalla magistratura indiana politicamente di parte". Tuttavia, “ciononostante – ha aggiunto -, continueremo a sostenere con il massimo entusiasmo la solidarietà e la campagna per Padre Stan. Chiamiamo tutte le nazioni a proteggere i diritti umani e la dignità di ogni individuo". La protesta si è affiancata ad una campagna internazionale per la libertà di padre Stan Swamy SJ, lanciata dall’International Solidarity Group, e dalle organizzazioni che ne fanno parte in Europa, in Nord America e in Sud America, la quale, attraverso una campagna online e l’invio di lettere aperte ai politici di tutto il mondo, sta cercando di incoraggiare chi può fare la differenza ad agire immediatamente. (AP)

12 dicembre – INDONESIA  Sacerdoti papuani chiedono dialogo tra governo e separatisti e ai vescovi più attenzione al conflitto nella Papua Occidentale

Un pressante appello per la fine delle violenze nella Papua Occidentale e per l’avvio di una soluzione negoziata all’annoso conflitto tra esercito indonesiano e i gruppi separatisti, che continua a mietere vittime tra la popolazione civile. A rivolgerlo – riporta l’agenzia Ucanews  - sono stati 147 sacerdoti della provincia indonesiana (già Irian Jaya),  dove dal 1969 il Movimento per Papua libera combatte per l’indipendenza da Giakarta, accusata di discriminare la popolazione papuana. Rivendicazioni alle quali forze di sicurezza hanno finora risposto con la repressione senza risparmiare anche esponenti religiosi. È accaduto di recente, il 19 settembre, quando i militari hanno ucciso un pastore protestante, Yeremia Zanamban, nel distretto di Intan Jaya, e ancora il 26 ottobre con l’uccisione, nello stesso distretto, del catechista cattolico Rufinus Tigau, accusato di essere un separatista. Nella dichiarazione, presentata a una conferenza stampa il 10 dicembre, i sacerdoti papuani chiedono all’esercito indonesiano e agli indipendentisti di deporre le armi e di aprire negoziati “mediati dallo Stato o da una parte neutrale”, denunciando un ulteriore peggioramento della situazione dei diritti umani nella Papua Occidentale nell’indifferenza delle autorità centrali. "La violenza non risolve mai i problemi, ma aggiunge milioni di nuove miserie e altri problemi -  affermano -. La sicurezza della vita umana non è nella canna di una pistola". I sacerdoti si rivolgono anche ai vescovi indonesiani chiedendo di non rimanere in silenzio di fronte alle sofferenze del popolo papuano. A loro giudizio l’episcopato non ha prestato sufficiente attenzione “al dolore, all’ansia e all’uccisione di papuani” e non ha fatto sentire abbastanza la sua voce su questo annoso conflitto e sulle violazioni dei diritti umani nella provincia. "C'è l'impressione che il governo non si senta più responsabile di questa situazione. Quindi, dobbiamo parlare", è il loro appello. Rispondendo su quest’ultimo punto, il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giakarta e presidente dei vescovi indonesiani, ha precisato che la Conferenza episcopale “sta lavorando alla ricerca di un modo più efficace per dare sostegno ai fratelli e sorelle di Papua nella speranza che sia più incisiva”. Da ricordare che lo scorso 1.mo novembre lo stesso cardinale Suharyo ha guidato una delegazione di vescovi per discutere i vari problemi che affliggono la provincia, la più povera dell’Indonesia, con il Ministro della Sicurezza indonesiano Mahfud MD. Della delegazione facevano parte monsignor Aloysius Murwito, vescovo di Agats-Asmat, e monsignor Petrus Canisius Mandagi, amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Merauke. Durante l’incontro i presuli hanno evidenziato la necessità di un maggiore dialogo da parte delle autorità indonesiane, senza ricorrere alla violenza e di un maggiore rispetto e ascolto nei confronti dei papuani. (LZ)

12 dicembre - SPAGNA 16 dicembre, Giornata digiuno e preghiera per la vita. Vescovi: eutanasia è un fallimento

“La vita è un dono, l’eutanasia è un fallimento”: si intitola così la nota diffusa dalla Conferenza episcopale spagnola (Cee) in vista dell’approvazione della legge sull’eutanasia da parte del Congresso dei deputati. Un procedimento che – denunciano i vescovi – si è svolto “in modo sospettosamente accelerato, in tempo di pandemia e di emergenza, senza l’ascolto e il dialogo pubblico”. Ciò rappresenta “una fatto particolarmente grave – ribadisce la Cee – poiché provoca una frattura morale, un ribaltamento nella finalità dello Stato: dalla difesa della vita alla responsabilità della morte inflitta ed anche della professione medica, chiamata, per quanto possibile, a curare o almeno ad alleviare e in ogni caso a consolare il malato, e mai a provocare la morte intenzionalmente”. Contro una simile proposta che “corrisponde alla visione antropologica e culturale dei sistemi di potere dominanti nel mondo”, la Cee sollecita invece “la promozione delle cure palliative, che aiutano a vivere le malattie gravi senza dolore, e l’accompagnamento integrale, quindi anche spirituale, dei malati e delle loro famiglie”. In tal modo, oltre ad “alleviare il dolore, si offrirà consolazione e speranza, quella che deriva dalla fede e dà senso a tutta la vita umana, anche nella sofferenza e nella vulnerabilità”. L’eutanasia “non può essere una scorciatoia che ci permette di risparmiare risorse umane ed economiche impegnate nelle cure palliative e nell'accompagnamento integrale – continua la nota episcopale - Anzi: di fronte alla “morte come soluzione, è necessario proprio investire nella cura e nella vicinanza di cui tutti abbiamo bisogno nella fase finale della vita”, perché “questa è la vera compassione”. La Chiesa spagnola fa, poi, un confronto con quei Paesi in cui l’eutanasia è stata legalizzata, dimostrando come essa “inciti alla morte dei più deboli” perché “consentendo questo presunto diritto, la persona malata finisce per essere vista come un peso familiare e sociale, sentendosi quindi condizionata a chiedere di morire”. Non solo: spesso, “la mancanza di cure palliative è espressione di disuguaglianza sociale”, perché “molte persone muoiono senza poter ricevere tali cure”, dato che solo alcuni “se le possono permettere”. Ricordando, poi, che l’eutanasia e il suicidio assistito sono “una sconfitta per tutti”, i vescovi iberici lanciano un appello a “non abbandonare mai chi soffre, a non arrendersi mai, bensì a curare, amare e dare speranza” ad ogni malato. Di qui, l’esortazione “alla preghiera e alla testimonianza pubblica, personale e istituzionale, in favore della vita”. Alle autorità dello Stato, in particolare, che “hanno la responsabilità di prendere queste gravi decisioni”, i vescovi chiedono di agire secondo “coscienza, verità e giustizia”. Infine, la Cee indice, per il prossimo mercoledì 16 dicembre, una “Giornata di digiuno e preghiera” per “chiedere al Signore di ispirare leggi che rispettino e promuovano la cura della vita umana”. (IP)

12 dicembre - FILIPPINE 62.mo anniversario della Dedicazione della Cattedrale di Manila

Il 10 dicembre, con una Messa presieduta da monsignor Broderick Pabillo, amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Manila, la Basilica Minore e Cattedrale Metropolitana dell'Immacolata Concezione, nota come Cattedrale di Manila – riporta UCA News -, ha celebrato il 62.mo anniversario della sua dedicazione, nel dopoguerra, alla Beata Vergine Maria. Alla cerimonia erano presenti circa 80 persone, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie imposte dal governo, per arginare la diffusione della pandemia di coronavirus. Conosciuta come la "madre di tutte le chiese delle Filippine", la Cattedrale, sede episcopale dell'arcivescovo di Manila, si trova all'interno della storica città murata della capitale, chiamata Intramuros. Fu dedicata per la prima volta alla Madonna dell'Immacolata Concezione, patrona principale delle Filippine, nel 1571, dopo la sua costruzione. La chiesa parrocchiale fu edificata sotto l'arcidiocesi del Messico, da cui si separò il 6 febbraio 1579. In occasione del suo anniversario, la Chiesa ha pubblicato sui social media la lettera di Papa Francesco del 2018 al Cardinale Luis Antonio Tagle, ex arcivescovo di Manila, nominato dal Vaticano, l’8 dicembre 2019, Prefetto dell'Evangelizzazione dei Popoli, in cui riconosce la fede e il ruolo del popolo filippino nella Chiesa cattolica e in cui ricorda come la Cattedrale di Manila sia rimasta, nel corso del tempo, nelle circostanze più estreme, un simbolo di questa fede. “Questo tempio, che ha veramente subito grandi cambiamenti, distrutto sette volte a causa dei terremoti ed altre calamità nel corso dei secoli, – scriveva Papa Francesco -, è stato diligentemente ricostruito più e più volte dai fedeli". La Cattedrale di Manila, che è stata distrutta negli anni da terremoti, incendi e bombardamenti, nella Seconda Guerra Mondiale, ha resistito nel corso dei secoli, ergendosi a simbolo di perseveranza e lotta contro le calamità e i danni del tempo. (AP)

12 dicembre - ARGENTINA Camera approva Ddl aborto. Vescovi: proposta ingiusta e divisiva

Una legge ingiusta e che divide il popolo argentino: così Monsignor Alberto Bochatey, presidente della Commissione episcopale della Pastorale per la Salute dell’Argentina, ha commentato l’approvazione, ieri, da parte della Camera dei deputati, del progetto di legge che depenalizza l’aborto nel Paese, consentendolo liberamente fino alla 14.ma settimana di gravidanza. Scaduto questo termine, l'aborto può essere praticato solo in caso di "pericolo per la vita o la salute della madre". La proposta, che ora sarà sottoposta al Senato, è passata alla Camera con 131 voti contri 117 e 6 astensioni, dopo un lungo dibattito di 18 ore. Dati che confermano “quanto sia fragile, quanto sia debole questa maggioranza, quanto sia diviso il popolo argentino sull’argomento” – ha detto Monsignor Bochatey in un’intervista con Radio Rivadavia. “Ciò significa – ha aggiunto - che dobbiamo davvero riflettere su questo tema”, perché “il contenuto è troppo serio” e “questa legge è ingiusta”. L’auspicio del presule è che ci sia spazio per “un buon dialogo, per cercare altre soluzioni”: invece di “decidere se uccidere o meno una vita”, bisogna puntare “sull’educazione e la formazione ai valori” fondamentali dell’esistenza. “L’aborto è sempre un fallimento, è sempre un dolore – ha ribadito il presidente della Pastorale per la Salute – Dobbiamo lavorare sulle cause, non sulle conseguenze”. Al contempo, Monsignor Bochatey ha sottolineato che il tema della difesa della vita non riguarda solo “la Chiesa cattolica” perché esso, in realtà, vede coinvolti “deputati atei ed esponenti di altre religioni”. Si tratta, quindi, “di una questione umana: una società che pensa di risolvere i problemi eliminando un essere vulnerabile è una società arretrata”. “L’aborto esiste, come molti altri crimini – ha concluso il presule – ma questo non significa che lo rendiamo un diritto e lo legalizziamo. Facciamo in modo che ciò non accada”. Quella di Monsignor Bochatey non è l’unica voce episcopale che si è levata contro il ddl: nei mesi scorsi, infatti, più volte i vescovi hanno lanciato appelli alla difesa della vita, sottolineando anche come fosse inopportuno presentare una simile proposta normativa, proprio in un momento storico segnato dalla pandemia da coronavirus e in cui si punta a tutelare la salute delle persone. Ad ottobre, in particolare, la Conferenza episcopale nazionale (Cea) aveva diffuso una nota in cui affermava: "La pandemia ha evidenziato il fatto che lo Stato deve vigilare sulla cura della ‘salute pubblica’, cioè sulla cura della vita umana. Non prendersi cura di tutte le vite, in ogni loro fase, sarebbe una colpa molto grave per uno Stato che vuole proteggere i suoi abitanti”. (IP)

11 dicembre - ARGENTINA “A Natale, la generosità è speranza”: campagna solidale Caritas

“A Natale, la tua generosità è speranza”: con questo motto, la Caritas nazionale dell’Argentina promuove, dall’11 al 27 dicembre, la tradizionale campagna di solidarietà natalizia. L’obiettivo dell’iniziativa – spiega una nota - è quello di “sostenere centinaia di migliaia di fratelli e sorelle gravati dall'impatto economico della pandemia da Covid-19”. Le offerte raccolte, dunque, serviranno a dimostrare come la generosità di ciascuno sia “un aiuto concreto che permette a chi patisce maggiormente le conseguenze di questa crisi di vivere e sognare con la speranza di un domani migliore”. “In questi mesi – sottolinea Monsignor Carols José Tissera, presidente di Caritas Argentina – abbiamo vissuto situazioni molto drammatiche, dalle più dolorose che hanno comportato la perdita di persone care ad altre terribili come la mancanza di sostentamento e l’impossibilitò di poter garantire un pasto alla propria famiglia”. Di fronte al “periodo davvero difficile, di solitudine e povertà sociale, con l’incertezza del futuro e senza un incoraggiamento – aggiunge il presule – la sfida per superare questa situazione è ancora più grande”. Soprattutto perché, “se dal punto di vista della salute ora la situazione pandemica sembra un po’ più stabile”, tuttavia “dal punto di vista economico e sociale” restano ancora tanti interrogativi. Tre, intanto, le linee-guida lungo le quali la Caritas lavora sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria: alimentazione, salute e reddito. Nel primo caso, l’organismo caritativo collabora con aziende ed altre organizzazioni di settore per andare incontro ai bisogni primari delle famiglie argentine che non riescono a vivere del loro lavoro quotidiano. Nell’area sanitaria, invece, insieme alle autorità nazionali, la Caritas ha provveduto a rifornire di dispositivi di sicurezza le persone maggiormente a rischio o isolate. Infine, in ambito economico, l’organismo ha lavorato in favore dei nuclei familiari perché potessero accedere ad un fondo di sostentamento. La Caritas ha anche assistito, finora, 2,5 milioni di persone tramite le mense per i poveri. “In questi tempi veramente bui – conclude Monsignor Tissera - siamo stati tutti testimoni della generosità, dell’altruismo e dell’impegno incondizionato di professionisti della salute, insegnanti e centinaia di persone di buona volontà. Ma abbiamo anche visto migliaia di persone che, pur non avendo risorse materiali, hanno ‘fatto rete’ per andare avanti insieme. Che questo Natale, allora, arrivi come un invito al coraggio e alla speranza”. Le donazioni alla campagna Caritas si possono fare on line, tramite il sito web www.caritas.org.ar (IP)

11 dicembre - INDIA Vescovi del Kerala sostengono protesta dei contadini contro riforma agraria

Il governo dell’India risponda immediatamente alle preoccupazioni dei contadini e ne garantisca la sicurezza: è quanto chiede il Consiglio episcopale cattolico del Kerala (Kcbc) all’esecutivo di Nuova Delhi, mentre nel Paese dal 27 novembre cresce la protesta dei contadini. In migliaia son scesi in piazza per dire no alle nuove leggi agrarie approvate a settembre dal premier Narendra Modi e che consentono agli agricoltori di vendere i loro prodotti sul mercato aperto e di negoziare con gli acquirenti all'ingrosso all'interno del Paese e all'estero, lasciando quindi i contadini alla mercé delle multinazionali, senza più la garanzia di un prezzo minimo di vendita. “Milioni di famiglie di contadini sono preoccupati a causa delle nuove leggi agrarie” ha detto il Cardinale George Alencherry, dopo un incontro di tre giorni del Kcbc, al quale hanno partecipato 42 vescovi della regione. Per questo, i presuli esortano il governo a dare una risposta immediata alle esigenze dei piccoli coltivatori che “costituiscono la maggioranza della popolazione indiana”, ovvero il 70 per cento di 1,3 miliardi di abitanti. Come ricordato dal Consiglio episcopale, inoltre, il settore agrario nazionale vede “circa l’86 per cento dei piccoli agricoltori vivere su meno di un ettaro di terra ed avere, quindi, grandi difficoltà con le nuove normative”. Dal suo canto, padre Jacob G. Palackapilly, segretario generale del Kcbc, ha aggiunto: "I vescovi sono convinti che le nuove leggi agrarie non siano nell'interesse degli agricoltori e chiedono al governo di ritirarle". Sulla stessa linea anche i leader dei sindacati di settore che denunciano il fatto che il governo si sia affrettato ad approvare le nuove norme senza consultare gli stessi agricoltori. Nel frattempo, si registrano segnali di apertura: l’esecutivo si è detto infatti disponibile a valutare eventuali emendamenti. (IP)

11 dicembre - SEYCHELLES Monsignor Harel assicura al capo dello Stato l’impegno della Chiesa di fronte alle sfide sociali del Paese

La Chiesa dovrebbe avere una partecipazione più forte nell’ambito dell’istruzione nelle Seychelles, ha affermato il nuovo vescovo della diocesi di Port Victoria, monsignor Alain Harel, incontrando mercoledì scorso il presidente Wavel Ramkalawan. Seychelles News Agency riferisce che il presule ha dichiarato di avere parlato molto con il capo dello Stato dei vari mali della società e del contributo che la Chiesa cattolica e altre fedi possono offrire perché possano essere sradicati. Monsignor Harel ha aggiunto che tra le questioni più urgenti vi è senz’altro l’abuso di droghe, quindi ha spiegato che tra le sfide di oggi vi è quella di presentare ai giovani la parola di Gesù perché possano accoglierla nella loro vita. Riguardo al matrimonio tra persone dello stesso sesso il presule ha detto che per la Chiesa il principio fondamentale è quello del matrimonio tra uomo e donna, ma che non si devono condannare a prescindere altre situazioni e che “la Chiesa dovrebbe adottare un nuovo approccio”. Monsignor Harel, mauriziano, 70 anni, decimo vescovo diocesi di Port Victoria o Seychelles, si è insediato ufficialmente martedì scorso celebrando una Messa solenne nella cattedrale dell’Immacolata Concezione. Nella sua omelia ha evidenziato che il 2020 è stato un anno di cambiamenti per la Repubblica delle Seychelles ma anche di domande e incertezze globali a causa del coronavirus. Ha evidenziato che “la Chiesa ha come missione, lì dove si gioca il futuro della persona umana - nella famiglia, nella politica, nell’economia, nella società, nell’educazione, nella cultura - quella di essere il sacramento di Gesù, ossia segno e strumento di questa iniziativa di Gesù che ci viene incontro. Un incontro che, come ogni relazione autentica, ci illumina, ci trasforma in profondità, libera la nostra libertà, ci rafforza”. (TC)

11 dicembre - FILIPPINE A Cubao, un “Festival virtuale dei giovani cattolici”

“Voi siete la speranza della Chiesa”: così Monsignor Honesto Ongtioco, vescovo di Cubao, nelle Filippine, si è rivolto ai giovani durante la Messa di apertura del “Festival virtuale della gioventù cattolica” celebrata l’8 dicembre. L’evento, trasmesso in diretta su vari mezzi di comunicazione sociale, è stato un’occasione – ha detto il presule – per ricordare ai ragazzi l’importanza di “porsi al servizio dei più bisognosi e di diventare discepoli missionari”, soprattutto per aiutare la società a rialzarsi dalle conseguenze della pandemia da Covid-19. “I giovani – ha detto Monsignor Ongtioco – devono essere testimoni della verità e devono condividere la loro energia con la Chiesa e con la sua missione, affinché la loro fede possa crescere ed ispirare anche gli altri”. Il presule ha, poi, esortato i ragazzi a guardare all’esempio di Carlo Acutis, morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante e recentemente beatificato: definito “un beato millennial”, aveva fatto di Internet un vero strumento di evangelizzazione, tanto che a soli 14 anni aveva progettato e realizzato una mostra virtuale sui miracoli eucaristici. "Lasciatevi ispirare da questo giovane che ha dedicato il suo tempo e le sue capacità all’evangelizzazione – ha detto il vescovo di Cubon - dimostrando che la santità è possibile per i giovani nell'era digitale”. Incentrato sul tema “Giovane, dico a te, alzati!”, tratto dal Vangelo di Luca (7,14) e collegato al motto della 35.ma Giornata mondiale della gioventù 2020, celebrata quest’anno a livello diocesano, il “Festival virtuale dei giovani cattolici” si è svolto on line a causa delle restrizioni sanitarie dovute alla pandemia da coronavirus. Il programma dei lavori ha visto comunque alternarsi, seppur on line, numerosi momenti di condivisione, testimonianza e preghiera. (IP)

11 dicembre - PORTOGALLO Porto: progetto “Porta della solidarietà” per offrire pasti ai bisognosi

Oltre 550 pasti caldi al giorno per sfamare i più bisognosi, per un totale di quasi 100mila kit alimentari distribuiti in sei mesi, da marzo a novembre: il bilancio del progetto “Porta della solidarietà”, avviato nella diocesi portoghese di Porto, è racchiuso tutto in questa cifra. Una cifra, però, destinata tristemente a crescere: come afferma padre Rubens Marques, parroco della chiesa della “Signora della Concezione” che gestisce il progetto, “i numeri saliranno, perché gli effetti della pandemia da Covid-19 sull’economia hanno già provocato molta disoccupazione, soprattutto nel settore legato al turismo” ed hanno aggravato le condizioni dei “senza-tetto e degli anziani che vivono da soli”. Naturalmente, per il periodo natalizio, la “Porta della solidarietà” moltiplica i suoi sforzi: il 24 dicembre, la distribuzione dei pasti avverrà dalle 17.00 alle 20.30, e il servizio sarà garantito anche il 25 e 31 dicembre e il primo gennaio. La sera della Vigilia, a servire i bisognosi ci sarà anche il vescovo locale, Monsignor Manuel Linda che definisce l’iniziativa “un’opera della Provvidenza di Dio e della generosa collaborazione delle persone di buon cuore”. “La presenza del vescovo – aggiunge padre Marques – è il segno che la Chiesa è vicina a tutti, soprattutto ai più poveri e ai più fragili”. Oltre ad un piatto caldo, gli indigenti riceveranno in dono “un’immagine di Gesù Bambino”. “Stiamo vivendo il periodo dell’Avvento concentrandoci sul tema ‘Tutti fratelli’ – spiega ancora il sacerdote – Per questo, facciamo sì che tutti si sentano ‘a casa’, prendendoci cura gli uni degli altri”. Il richiamo, ovviamente, è all’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”: un documento che, spiega il parroco, aiuta a comprendere che “il mondo è una casa comune e che la cura, l’amore e la vicinanza al prossimo possono essere davvero ‘globalizzati’”. Di qui, l’invito conclusivo del sacerdote a “far sconfinare la fraternità”, ovvero a “pensare, pregare e agire” in favore dei più deboli e vulnerabili. (IP)

11 dicembre - ITALIA Monsignor Boccardo, guarito dal Covid-19, racconta i giorni della sua malattia e invita a recuperare lo slancio verso il prossimo

“Non ero preparato (…) mi sono trovato come catapultato, da un giorno all’altro, in una situazione nuova, fatta di solitudine, di lunghi silenzi, di riflessioni articolate, di tempi prolungati di ascolto della Parola di Dio e di preghiera. E anche di un po’ di sofferenza”. Lo scrive l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, monsignor Renato Boccardo, che in una lettera pubblicata sul portale www.spoletonorcia.it racconta i giorni trascorsi in ospedale a causa della positività al Coronavirus. In quei momenti il pensiero del presule è stato per tutti i malati lontani dai loro familiari, per chi se ne prende cura con dedizione e competenza, per quanti affrontano il passaggio della morte “soli con sé stessi senza il conforto di una presenza e di una mano amica”. “Nelle lunghe ore passate sdraiato sul letto in compagnia della maschera ad ossigeno - prosegue monsignor Boccardo - ho potuto rileggere con calma il cammino della mia vita (…) Nel silenzio e nella solitudine ho avuto abbondantemente il tempo di percorrere con il pensiero e con i grani del Rosario tutte le strade della Diocesi, compiendo un autentico ‘pellegrinaggio’ alle diverse comunità, quasi una visita pastorale virtuale”. L’arcivescovo di Spoleto-Norcia spiega di aver bussato “idealmente all’uscio di tutte le famiglie, condividendo la fragilità di questo tempo sconnesso e la trepidazione per la sicurezza economica e lavorativa o la disperazione per il lavoro minacciato o perduto”; di essersi accostato con affetto alle persone anziane e sole; di avere rincorso i giovani, “sempre più estranei e assenti”; di aver provato ad immedesimarsi nelle varie situazioni di vita dei suoi fedeli. (TC)

11 dicembre - AUSTRALIA Melbourne: prosegue nel 2021 iniziativa “Messa per voi a casa”

Si chiama “Messa per voi a casa” ed è una delle trasmissioni televisive più longeve dell’Australia. A promuoverla è l’Arcidiocesi di Melbourne che ieri, con una nota, ha confermato che il programma andrà in onda anche nel 2021. “Per decenni – spiega l’Arcivescovo Peter Comensoli – questa trasmissione è stata una fonte di conforto e di forza per tutti coloro che, per una serie di motivi, non hanno potuto partecipare di persona alla Messa”. Ma ora, a causa della pandemia da Covid-19, questa necessità è aumentata; per di più, molti fedeli non hanno disponibilità o familiarità con il web per seguire le celebrazioni in streaming. Ecco perché un programma tv è quanto mai fondamentale adesso: “Le persone che vivono in case di riposo, quelle ricoverata in ospedale o che si trovano in carcere – spiega Monsignor Comensoli – possono trovare un nutrimento spirituale” nella Messa trasmessa in televisione e che “soddisfa una loro importante esigenza”. Nonostante i costi di realizzazione del programma rappresentino “una vera sfida”, l’Arcivescovo afferma: “Non vediamo l’ora di continuare”, forti anche del contributo e del supporto di tante persone. Per il 2021, inoltre, sono previste alcune migliorie nella distribuzione della trasmissione: ad esempio, on line verrà messo a disposizione del materiale aggiuntivo per ogni celebrazione. "Il Covid-19 – conclude Monsignor Comensoli - ha evidenziato la necessità che la Chiesa e la società siano capaci di reagire in fretta a ciò che accade nel mondo. E la nostra trasmissione riflette questa realtà”. (IP)

11 dicembre - UGANDA Vescovi ai giovani: la Chiesa ha bisogno di voi

“Giovane, ti dico: alzati!”: questo versetto del Vangelo di Luca (7,14) è stato il tema della Conferenza nazionale della gioventù apertasi a Kampala, in Uganda, martedì 8 dicembre, nella Solennità dell’Immacolata Concezione, ed organizzata dalla Conferenza episcopale locale (Uec). A causa della pandemia da Covid-19, l’evento si è tenuto alla presenza di un numero limitato di persone, ma è stato comunque trasmesso in diretta Facebook sulla pagina dell’Arcidiocesi di Kampala. Aprendo i lavori, Monsignor Paul Ssemwogerere, responsabile della Commissione episcopale per l'Apostolato dei laici, ha esortato i giovani ad “alzarsi e a rimboccarsi le maniche” per mettere a frutto i propri talenti. “Non bisogna oziare, ma alzarsi e darsi da fare – ha incalzato – perché voi giovani potete fare molte cose con le opportunità donatevi da Dio”. “La Chiesa ha bisogno di voi e del vostro contributo”, ha aggiunto Monsignor Ssemwogerere, esortando i ragazzi ad usare le proprie energie e le proprie forze, ad esempio, per coltivare i frutti della terra, impegnandosi così in “attività che generano reddito, sostengono la Chiesa e contribuiscono allo sviluppo delle parrocchie”. Al contempo, il presule ha incoraggiato la gioventù a promuovere la pace, in vista delle elezioni presidenziali e parlamentari del gennaio 2021: “A breve si terranno le votazioni – ha detto – e vedo che voi giovani ne siete entusiasti. Ciò è un bene, purché sia accompagnato dalla moderazione”, affinché l’Uganda non ricada nuovamente nelle violenze e nelle sofferenze patite “molti anni fa”. Di qui, il richiamo del presule a “coltivare la cultura dell’ascolto”, piuttosto che quella “del dare ordini” o del dare credito a “voci fuorvianti e distruttive”. La prima Parola da ascoltare, quindi, è “la Parola di Dio”, ha sottolineato Monsignor Ssemwogerere, per poter “fare la differenza” nella società. Un ulteriore invito il responsabile dell’Apostolato dei laici lo ha rivolto ai giovani affinché “imparino dall’esperienza degli anziani” per mettere a frutto le proprie energie. Ignorare gli anziani, infatti – ha aggiunto – “può essere deplorevole”. Infine, il vescovo ugandese ha incoraggiato i ragazzi a promuovere “uno spirito di advocacy” in favore “dei più deboli e più vulnerabili” della società, così da “tutelare chiunque sia in sofferenza”. (IP)

11 dicembre - ITALIA In Sicilia campane a festa in tutte le chiese nella notte di Natale

Il 24 dicembre, a mezzanotte, in tutte le chiese della Sicilia suoneranno le campane a festa. Lo hanno deciso i vescovi dell’isola riuniti in sessione straordinaria on line nei giorni scorsi. I presuli, riferisce un comunicato, propongono inoltre che in ogni famiglia sia vissuto un breve momento di preghiera, tramite un testo che ogni ufficio liturgico diocesano predisporrà, che preveda l’inno del Gloria e lo svelamento del Bambinello del presepe. Aprendo l’incontro monsignor Salvatore Gristina, presidente della Conferenza episcopale siciliana e arcivescovo di Catania, ha manifestato solidarietà e vicinanza alla Chiesa di Acireale e al suo vescovo, monsignor Antonino Raspanti, per l’uccisione, il 5 dicembre scorso a Risposto, di fra Leonardo Grasso dei padri camilliani, a servizio della casa di recupero tossicodipendenti e malati di Aids “Tenda di San Camillo”. Durante l’incontro i presuli, inoltre, hanno stabilito che le messe nella notte di Natale vengano programmate secondo le indicazioni del Consiglio Permanente della Conferenza episcopale italiana, che specificano di prevedere l’inizio e la durata in un orario compatibile con le misure predisposte dal Governo per contrastare la diffusione del Coronavirus. Nel formulare poi gli auguri di un Buon Natale, i vescovi siciliani invitano a vivere il periodo delle festività nella gioia, che si sperimenta contemplando la nascita del Bimbo di Betlem, e nell’impegno, perché tutti possano rallegrarsi e ricevere il lieto annuncio della salvezza. La Conferenza episcopale raccomanda inoltre “che questo periodo di feste sia vissuto nel rispetto diligente delle indicazioni per il contenimento del virus”. Circa la nuova formulazione della preghiera del Padre Nostro introdotta nella terza edizione del Messale Romano, tenendo in considerazione che il Consiglio Episcopale Permanente della Cei ha invitato, “per una vitale esigenza di piena comunione e di omogeneità”, ad avvalersi da subito della nuova versione in tutte le celebrazioni liturgiche sacramentali e non sacramentali come pure nelle pratiche della pietà popolare, i vescovi siciliani sollecitano i sacerdoti a favorirla sempre. Ciò per abituare ogni cristiano a recitare la nuova versione anche nella preghiera personale. Circa l’attuale situazione sanitaria in Sicilia, i vescovi esprimono vicinanza e solidarietà al personale medico e paramedico, dei mezzi di soccorso e a tutti i volontari per la dedizione mostrata nel curare e soccorrere i malati; assicurano, inoltre, il ricordo nella preghiera per le vittime, recentemente, purtroppo, aumentate, e per le famiglie che hanno perso i propri cari. Inoltre, i presuli, mentre ringraziano i cappellani ospedalieri per il loro servizio, auspicano che ne venga facilitato l’accesso ai reparti Covid perché portino il conforto spirituale ai malati, soprattutto in questo momento in cui l’impossibilità di incontrare i familiari accresce la sofferenza e la solitudine. Infine, per gli ospiti delle Rsa e delle Case di riposo, la Conferenza episcopale chiede che in questo Natale si possa andare incontro alla loro solitudine con mezzi adeguati che favoriscano la comunicazione con i parenti. (TC)

11 dicembre - ITALIA Il Natale raccontato ai bambini dai capolavori degli Uffizi

Niente come l’arte può raccontare la suggestione e l’atmosfera della notte santa. La pittura di Botticelli, Gentile da Fabriano, Lorenzo Monaco, Hugo van der Goes, Albert Dürer, Leonardo Da Vinci, Cosimo Rosselli, Correggio o Luca Giordano, può introdurre anche i più piccoli nel mistero dell’Incarnazione. Proprio ai bambini si rivolge l’iniziativa natalizia “Uffizi sotto l’albero”. Le presitigiose gallerie fiorentine, chiuse a causa dell’emergenza coronavirus, mettono a disposizione sale virtuali capaci di accogliere dieci bimbi ciascuna: al loro interno narratori esperti del Dipartimento per l’Educazione illustrano ai visitatori la Natività attraverso due opere selezionate da una speciale lista. La proposta degli Uffizi è pensata anche come un’originale idea regalo, un modo per sentirsi vicini nel periodo natalizio in quest’anno così particolare. Le iscrizioni sono aperte da lunedì 14 dicembre attraverso l’indirizzo email  ga-uff.scuolagiovani@beniculturali.it Ricevuta la richiesta, le Gallerie degli Uffizi forniscono un link per attivare la sala, a cui potranno accedere da ogni parte del mondo anche amici e parenti lontani. Tutti potranno interagire con il narratore durante l’incontro che avrà una durata di circa 40 minuti. Le conversazioni potranno svolgersi anche nella lingua dei segni, Lis, o in altre lingue europee. Maggiori informazioni e costi sono disponibili sul sito degli Uffizi, dove è possibile consultare anche la lista dei dipinti disponibili: www.uffizi.it/visite-speciali/uffizi-sotto-l-albero . “Sarà un’occasione -  spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt - per legare l’apprendimento al divertimento. E sarà un’opportunità unica per avvicinare anche coloro che sono fisicamente distanti, per chiamare a raccolta amici e parenti lontani, unendo affetto e conoscenza in occasione della festività più amata dell’anno”. (PO)

11 dicembre - EUROPA La ripresa post-Covid, la crisi climatica e la Fratelli tutti al centro della riflessione della Commissione Affari Sociali della Comece

Si è interrogata sui passi necessari per proporre un cambiamento ecologico e sociale che possa consentire la ripresa dal Covid-19 e dalla crisi climatica senza lasciare indietro nessuno la Commissione Affari Sociali della Comece che si è riunita on line il 30 novembre e l’1 dicembre scorsi. In un comunicato pubblicato ieri si precisa che, insieme ai rappresentanti delle istituzioni dell’Ue, gli esperti delegati dalle Conferenze episcopali europee hanno riflettuto inoltre sullo strumento di costruzione dell’Ue Next Generation EU e sulle politiche da sviluppare per una migliore conservazione della casa comune. È stanno anche ribadito l’appello alla solidarietà che Papa Francesco lancia nella sua ultima enciclica Fratelli tutti. Presieduta da monsignor Antoine Hérouard, vescovo ausiliare di Lille, e con la partecipazione di Eurofound, i sindacati e il presidente dell’Uniapac Bruno Bobone, la Commissione ha affrontato anche le sfide della digitalizzazione dell’economia nel campo del futuro del lavoro. Si è parlato inoltre della promozione di politiche in grado di garantire condizioni di lavoro dignitose per tutti sulla base della riflessione Shaping the Future of Work preparata nel 2018 dalla Commissione stessa in stretto dialogo con esperti di organizzazioni di ispirazione cattolica. La Commissione Affari Sociali della Comece si riunirà ancora la prossima primavera per riflettere su una delle iniziative della Commissione Europea per il 2021, ossia il miglioramento delle condizioni per i lavoratori nell’economia delle piattaforme. (TC)

11  dicembre - FILIPPINE Il direttore della Caritas: per prevenire le cause del cambiamento climatico occorre l’impegno della comunità globale.

È necessaria una risposta globale per affrontare le cause alla radice del cambiamento climatico e prevenire le calamità naturali sempre più potenti che ogni anno si abbattono nelle Filippine. Lo afferma padre Tony Labiao, direttore di Caritas Filippine ad un mese dai quattro tifoni che hanno colpito il Paese e in occasione del quinto anniversario dell’accordo sul clima di Parigi che ricorre domani. “Dobbiamo andare oltre la risposta alle emergenze. È necessario prevenire le cause del cambiamento climatico - dichiara padre Labiao a Caritas Internationalis -. Ma non possiamo farlo da soli nelle Filippine, abbiamo bisogno dell’aiuto della comunità globale. È solo lavorando insieme che possiamo assicurarci che le generazioni future saranno al sicuro”. Alla fine di ottobre il tifone Goni, il più potente nelle Filippine negli ultimi vent’anni, ha costretto oltre 350mila persone a lasciare le loro case e ha avuto effetti su circa 5 milioni di individui. A Catanduanes, l’isola dove si è abbattuto, oltre il 90% delle infrastrutture è andato distrutto. Le tempeste tropicali Atsani ed Etau e il tifone Vamco, poi, hanno coinvolto oltre 4 milioni di persone. Le squadre Caritas sul campo hanno fornito assistenza a oltre 76mila persone, distribuendo aiuti alimentari, kit igienici, lampade solari, utensili per cucinare, sacchi a pelo e acqua potabile. “Dobbiamo affrontare le vere cause di queste calamità: il cambiamento climatico, il degrado delle nostre montagne, il disboscamento illegale, l’estrazione di legname e le pratiche agricole non sostenibili - aggiunge padre Labiao -. Non è solo responsabilità del governo, ma della Chiesa e di tutti”. Caritas Filippine ha adottato un approccio multidimensionale per tutelare le comunità di fronte a eventi climatici sempre più aggressivi. Tale approccio comprende il sostegno a diverse modalità di estrazione mineraria e il contrasto al disboscamento illegale, fattori essenziali per ridurre l’impatto delle condizioni climatiche estreme sul Paese. Padre Labiao spiega che tutti questi problemi sono interconnessi e che occorre far capire alla gente l’impatto che l’azione dell’uomo ha sull’ambiente e sui poveri. Attraverso programmi di preparazione alle emergenze, che includono sistemi di allarme rapido e assicurano che le comunità reagiscano rapidamente e in modo coordinato in caso di disastri, Caritas Filippine sta coinvolgendo preventivamente la popolazione. A lungo termine la Caritas costruirà rifugi permanenti, offrirà sostegno per il sostentamento e attività di sviluppo. È possibile sostenere Caritas Filippine attraverso su www.caritas.org/donation/please-help-the-philippines-typhoon-survivors/(TC)

10 dicembre  - I vescovi in vista delle elezioni del 2022 e del referendum costituzionale: lavorare per la pace e l’unità

La Building Bridges Initiative (BBI) e il processo di riforma costituzionale; l’educazione civica per preparare i cittadini al relativo referendum; la pace e la coesione sociale durante il processo referendario; lo sciopero dei medici; la crisi del Covid-19; la riapertura delle scuole a gennaio e la piaga della corruzione. Sono sette le questioni sollevate dalla Lettera pastorale “Discerning Kenya Beyond the BBI Referendum and the Year 2022 General Elections”, pubblicata il 9 novembre dalla Conferenza episcopale keniana (Kccb) in vista del referendum costituzionale e delle elezioni politiche del 2022. Nel lungo documento, firmato dal presidente monsignor Philip Anyolo, i vescovi svolgono un’attenta disamina dei problemi e delle sfide che attendono il Paese alle prese con problemi vecchi e nuovi aggravati dalla pandemia del Covid-19. All’attenzione dei presuli è in particolare “Iniziativa per costruire ponti (Building Bridges Initiative), il progetto varato dopo l’accordo tra il Presidente Uhuru Kenyatta e il capo dell’opposizione Raila Odinga per superare lo stallo politico creato dalle contestate elezioni presidenziali del 2017-2018 e la riforma costituzionale che ne è seguita sulla quale i cittadini keniani saranno chiamati a pronunciarsi con un referendum. Nello specifico, la Bbi contiene raccomandazioni volte a promuovere la costruzione di un ethos nazionale, la fine delle discriminazioni etniche e degli antagonismi politici. Nella lettera i vescovi ribadiscono le loro perplessità sull’emendamento proposto che - affermano - si allontana “dallo spirito della stretta di mano” con cui Kenyatta e Odinga hanno suggellato il loro accordo“. I vescovi sottolineano anche la necessità di educare e informare i cittadini in vista della consultazione referendaria: “L'esito del referendum è troppo importante per il futuro del nostro Paese. Di conseguenza, ogni keniano deve essere ben consapevole del contenuto dell’emendamento proposto in modo da prendere una decisione informata al momento del voto". Alla luce degli abusi delle libertà costituzionali e dei morti causati dall’antagonismo politico che il Kenya ha visto in passato, i vescovi affermano con forza che la Chiesa "non resterà a guardare se la pace sarà turbata durante la campagna referendaria ed elettorale. L'invito al governo è dunque a "muoversi tempestivamente per prevenire ogni mobilitazione che minacci la pace e la sicurezza”. A preoccupare la Chiesa kenyana è anche lo sciopero indetto dai medici per protestare contro lo scarso sostegno ricevuto dallo Stato nell’attuale pandemia e per i bassi stipendi. Rivendicazioni legittime, secondo i vescovi che invitano le parti a “un dialogo costruttivo”, perché un braccio di ferro non porterà da nessuna parte. La lettera si sofferma quindi sull’emergenza Covid-19 che ad oggi ha colpito più di 89mila persone con 1.545 vittime, ma che penalizza soprattutto i più poveri. La Chiesa keniana si appella all’impegno del governo e di tutte le persone di buona volontà per fare fronte alla crisi  e chiede in particolare sostegno e migliori condizioni di lavoro per il personale sanitario impegnato in prima linea. I vescovi salutano poi con “cauta” soddisfazione l’annuncio della riapertura delle scuole il prossimo gennaio. “Cauta",  perché , affermano, non tutte le scuole hanno la possibilità di prepararsi adeguatamente alla riapertura nel rispetto dei protocolli Covid-19”. A preoccupare è anche il fatto che, a causa della crisi economica provocata dalla pandemia, non tutti i genitori potranno permettersi di pagare le rette scolastiche. Infine, la lettera richiama l’attenzione sulla piaga endemica della corruzione che tocca ogni settore della società keniana, compreso quello religioso e - scrivono i presuli -  ha “contribuito alle grandi sofferenze che il nostro popolo sta affrontando, tra l’altro, in termini di lotte etniche, omicidi politici e crescita esponenziale della disoccupazione”. A questo proposito essi esprimono apprezzamento per le proposte della BBI che suggeriscono misure per sradicare il fenomeno. In conclusione, il messaggio rinnova l’appello della Chiesa a tutti i keniani a “lavorare per la pace e l'unità, promettendo la preghiera e l’accompagnamento dei vescovi. (LZ)

10 dicembre PORTOGALLO #coronavirus. Vescovi: celebrare Natale con gioia, ma rispettando normative anti-contagio

Gioia per la Solennità della nascita del Signore, ma anche prudenza e responsabilità per prevenire i contagi da coronavirus: sono questi i due atteggiamenti raccomandati ai fedeli dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale portoghese (Cep), in una nota diffusa in vista delle celebrazioni natalizie. Suddiviso in sei punti, il documento dei vescovi ricorda, in primo luogo, che il Natale è un’occasione per portare all’altare “l'offerta del dolore e della solitudine di tante famiglie che vivono ore di paura o di lutto; la generosità di tanti uomini e donne che in tanti modi e in tanti campi diversi si dedicano ad alleviare queste sofferenze; il progresso della ricerca scientifica e della solidarietà umana che accendono un faro di speranza all'orizzonte della famiglia umana”. Quindi, accogliendo “con favore” le linee-guida anti-contagio stabilite dalle autorità civili e sanitarie, i presuli incoraggiano le famiglie ad “un certo ricongiungimento e alla celebrazione comune” del Natale, purché “la gioia della festa e delle riunioni familiari sia accompagnata da tutte le precauzioni” necessarie per evitare “una nuova ondata di contagi, con le sofferenze e i lutti” che ne deriverebbero. L’annuncio dato dalle istituzioni di poter celebrare, con concorso di popolo, la Messa del giorno di Natale, la domenica della Santa Famiglia (27 dicembre), la Solennità di Maria Madre di Dio (1.mo gennaio), nonché la Vigilia di Natale e di Capodanno, anche se con liturgie anticipate al pomeriggio, “è di buon auspicio non solo per le famiglie-Chiese domestiche”, spiegano i vescovi, “ma anche per l’intera famiglia ecclesiale che vede ampliarsi la possibilità di vivere in comunità feste tanto importanti nella vita di fede”. Al contempo, la Cep esprime il suo ringraziamento ai sacerdoti per la loro “generosa disponibilità” ad offrire ai fedeli vari possibilità di partecipare alle liturgie festive in questo periodo. Sempre nel rispetto delle misure anti-contagio, i presuli chiedono anche di astenersi dalla pratica di baciare l’immagine del Bambinello, “sostituendo questo gesto di affettuosa venerazione con qualsiasi altro che non implichi contatto fisico e che impedisca l’assembramento”. Ai malati, alle persone in età avanzata e a coloro che si trovano in “situazioni a rischio” o che sono impossibilitati a partecipare di persona all’Eucaristica, la Cep rivolge l’invito a santificare le imminenti solennità “con la preghiera e la carità”, mettendo al centro dell’esperienza natalizia “la fede in Cristo e l’amore per il prossimo”. Infine, tutte le famiglie cristiane sono incoraggiate a “prendere coscienza del motivo principale” degli incontri festivi, ovvero “la nascita di Gesù che porta la fratellanza e la pace sulla terra”, così da arricchire tali momenti con “una preghiera intorno alla tavola o davanti al presepe”, oltre che con “la partecipazione congiunta all’Eucaristia”, nei tempi e nei modi possibili. (IP)

10 dicembre - BELGIO Concerti e chiese illuminate per festeggiare il Natale a Huy

Anche se la crisi sanitaria da Covid-19 sta costringendo ogni credente a rivedere i propri progetti natalizi, non per questo il Natale quest’anno è meno importante: la pensa così l’Ufficio pastorale di Huy, in Belgio, che pur limitando le tradizionali celebrazioni natalizie in ottemperanza delle restrizioni causate dalla pandemia, ha organizzato iniziative per rendere il Natale ugualmente gioioso, come riportato sul sito della Conferenza episcopale del Belgio. L'Ufficio Pastorale di Huy, che riunisce tutte le parrocchie della città, ha in programma, ad esempio, la pubblicazione di un video speciale per la Notte della Vigilia di Natale, il 24 dicembre: una festosa celebrazione nella Chiesa Collegiata adornata di luce sarà disponibile sul sito e sul canale Youtube dell’Ufficio a partire dalle 18. Già durante il lockdown della seconda ondata pandemica, quando le celebrazioni liturgiche in presenza erano vietate, l'Ufficio Pastorale aveva proposto su Youtube momenti di meditazione che avevano riscosso un grande successo e che sono stati pubblicati con cadenza settimanale. A questi si sono aggiunti i video del ciclo "Rimaniamo in rotta": proposte per vivere al meglio, dal punto di vista spirituale, il tempo dell'Avvento. Oltre alle celebrazioni liturgiche, on line ai fedeli vengono offerti due concerti: "Noëls d'ici et d'ailleurs", performance di canto in cui François Amel ha aggiunto al suo repertorio i classici e alcune scoperte; e il concerto d’organo "Organia" dei maestri Jean-Hubert Stegen e Jean-Denis Piette. Quest’anno, inoltre, è possibile solo virtualmente il tradizionale tour del giardino e della casa presbiteriale della Collegiata completamente decorate e illuminate; esperienze che si rinnovano per i cittadini da oltre 22 anni. A fare da padrone di casa, come sempre, Padre Michel Teheux. Tra le altre iniziative pensate dall'Ufficio Pastorale di Huy per quest’anno, l’itinerario per scoprire o riscoprire le chiese della zona: durante il fine settimana di Natale, mercoledì 23 dalle 18 alle 20; giovedì 24, venerdì 25, sabato e domenica 26 e 27 dalle 15 alle 19, tre chiese del centro storico saranno completamente “vestite di luce”. Si tratta di Saint-Remi che esporrà i suoi altari barocchi; la chiesa di San Pietro che reinterpreterà il presepe in tempi di pandemia, e ancora la Collegiata che metterà in mostra le caratteristiche della sua architettura con suggestivi giochi di luce e che fino a metà gennaio, ospiterà anche una sorprendente mostra di presepi catalani. (RB)

10 dicembre - ITALIA Monsignor Nosiglia: avviare “Agorà della Chiesa e della città sul servizio sociale” EMBARGO ORE 18.30

Una “Agorà della Chiesa e città metropolitana di Torino sul servizio nel sociale”: questa la proposta lanciata da Monsignor Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, nella Messa presieduta oggi pomeriggio nella Cattedrale cittadina. Una celebrazione speciale, dedicata ai volontari ed agli operatori del sociale. L’Agorà suggerita dal presule è una “chiamata a raccolta di tutte le componenti ecclesiali e cittadine, per verificare e discernere insieme la situazione attuale del servizio ai poveri, del lavoro, della sanità, dei migranti e per tracciare il cammino futuro”. “L’Agorà che propongo – ha spiegato Monsignor Nosiglia - non è un convegno nel senso classico del termine, ma un convenire in stile sinodale in cui vengono coinvolti le istituzioni, le comunità, i gruppi associativi, le realtà che operano nel sociale, ogni battezzato e uomo di buona volontà”. Si tratta di “un esame di coscienza comunitario – ha aggiunto - che investe l’ambito civile e realizza quella comunione che si traduce servizio”. Se non si matura sin da ora “un clima di solidarietà – è stato infatti il monito del presule – il rischio è di trovarsi, già il prossimo anno, di fronte a emergenze economiche e sociali sempre più difficili da gestire”. Ma l’Agorà riguarda anche la Chiesa – ha sottolineato l’Arcivescovo – perché essa è “chiamata a misurarsi sulle vie concrete del suo amore verso i poveri e chiunque è in difficoltà”. “Le nostre diocesi hanno le forze, le capacità e la spinta ideale per fare tutto ciò – ha detto il presule - ed alzare forte la voce nella nostra società, affinché queste persone non siano considerate come un’opzione di volontariato, ma un compito che riguarda tutta la comunità ecclesiale e civile”. Nella sua omelia, inoltre, Monsignor Nosiglia ha ricordato che la pandemia da Covid-19 “ci ha obbligati tutti a riconoscerci sulla stesa barca, più deboli, ma più uniti”. Ed ora che si avvicina il Natale, è giunto il momento di riscoprirne il valore autentico: non quello di “una festa consumistica e spendacciona”, bensì quello che deriva “dalla nascita di un Bambino che ci è stato dato come Salvatore” e che “dona un senso alla nostra vita e alla storia del mondo”.   Abituati a “pensare di essere autosufficienti” e a “credere di poter tenere lontane per sempre la malattia e la miseria dalle nostre vite”, ha aggiunto il presule, tutti abbiamo compreso che, invece, “è nella fraternità, nel condividere i doni, così come i bisogni, che si trova la via della gioia”. La fraternità, quindi “è un dovere morale” verso i sofferenti, il che non significa vivere la solidarietà solo come beneficienza o assistenzialismo”, bensì come “amore disinteressato e sincero, condivisione e ascolto delle esigenze di cui ciascuno è portatore”. In quest’ottica, l’ambito sociale non riguarda solo chi vi opera attivamente, ma è il terreno dove ogni cristiano e cittadino è chiamato a misurarsi, poiché ciascuno di noi è custode di suo fratello”. Ciò che occorre, in particolare, ha aggiunto il presule, è ripartire “dalla centralità della persona”, senza inseguire un mero efficientismo a discapito dell’andare realmente incontro alle necessità del prossimo. Per questo, Monsignor Nosiglia ha richiamato l’importanza del “volontariato quotidiano”, che sappia operare in modo capillare sul territorio, in un’ottica di “prossimità”. Alla celebrazione in Duomo ha partecipato un numero limitato di persone, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, ma tanti fedeli si sono uniti spiritualmente alla Messa grazie allo streaming su web. Quattro, in particolare, le realtà presenti - Caritas, Migrantes, Pastorale della Salute e Ufficio del Lavoro – le quali svolgono un compito di costante presenza e servizio a migliaia di poveri, senza fissa dimora, migranti, rom, lavoratori in difficoltà e operatori sanitari. (IP)  

10 dicembre - IRLANDA I vescovi incoraggiano i cattolici a farsi vaccinare contro il Covid-19: non c'è corresponsabilità morale con l'aborto. 

 “Se un’alternativa eticamente più accettabile non è subito disponibile, è moralmente lecito per i cattolici accettare un vaccino che comporti l’uso di linee cellulari fetali, specialmente se il potenziale rischio per la vita o la salute è significativo, come nel caso di una pandemia”. Dopo i vescovi statunitensi, inglesi, canadesi e olandesi, anche la Conferenza episcopale irlandese interviene sulla questione degli interrogativi etici posti dai nuovi vaccini anti-Covid che potrebbero essere stati prodotti a partire da linee cellulari prelevate da feti abortiti. E lo fa incoraggiando i cattolici a farsi vaccinare, perché - spiega una nota -  il “rifiuto di accettare un vaccino potrebbe contribuire a una significativa perdita di vite umane e soprattutto tra le persone più vulnerabili”. Questo alla luce degli insegnamenti della Chiesa che ha “sempre fatto una distinzione tra il coinvolgimento formale (deliberato) in un atto immorale e il coinvolgimento materiale, che può essere accidentale e remoto”. In questo senso, “la decisione di coloro che decidono di accettare vaccini che hanno avuto in passato qualche legame con linee cellulari fetali non implica alcun consenso da parte loro all’aborto”. Nessuna complicità dunque. Resta comunque il dovere dei cattolici – precisano i presuli - di continuare a premere per vaccini prodotti eticamente, perché “la ricerca biomedica dovrebbe sempre essere condotta nel rispetto della vita e della dignità umana”. Nella nota i vescovi irlandesi ricordano anche che l'accesso all'assistenza sanitaria è un diritto umano fondamentale. Quindi, “pur rispettando i diritti di proprietà intellettuale”, la Chiesa “ritiene che i farmaci essenziali, compresi i vaccini, debbano essere messi a disposizione in base alle necessità piuttosto che sulla base della capacità di pagarli”. Una posizione  che è in linea in linea con l'accordo TRIPS dell'Organizzazione mondiale della Sanità sulla tutela della proprietà intellettuale, che consente ai governi nazionali di organizzare la produzione di farmaci essenziali per uso interno e per i paesi più poveri, anche senza il consenso dei titolari di brevetti.  (LZ)

10 dicembre  MESSICO La Dimensione episcopale della pastorale della mobilità umana creerà un Osservatorio dei Diritti Umani

La Conferenza episcopale messicana (CEM) ha comunicato sulla sua pagina web la decisione della Dimensione Episcopale della Pastorale della Mobilità Umana (DEPMH) di creare un Osservatorio dei Diritti Umani, con lo scopo di fornire consulenza legale alla rete dei Centri di Accoglienza per i Migranti, e diventare uno strumento istituzionale a loro disposizione. L’annuncio è stato fatto nell'ambito del III Incontro Nazionale dei Centri di Accoglienza per i Migranti e degli Agenti Pastorali per i Migranti, svoltosi virtualmente il 27 e il 28 ottobre 2020. Nel discorso di apertura delle attività del 27 ottobre – riporta l’Episcopato -, monsignor José Guadalupe Torres Campos, vescovo di Ciudad Juárez e capo del DEPMH, ha ricordato agli agenti pastorali che "nell'accogliere i migranti, nel prendersi cura di loro, nel guidarli, nel promuoverli e integrarli, è Cristo stesso che riceviamo”. Nel corso dell'incontro sono stati presentati tre documenti prodotti dall'Osservatorio Nazionale della Conferenza Episcopale Messicana (OCEM) riguardanti tematiche migratorie: l’Historical Memory of the Migrant Caravans 2018 – 2019; il Protocollo di sicurezza per gli agenti pastorali; e il Protocollo di sicurezza per i centri di accoglienza per i migranti. Nel secondo giorno di attività, il 28 ottobre, monsignor Alfonso G. Miranda Guardiola, segretario generale della CEM, ha ricordato agli agenti pastorali che “Gesù Cristo è la pietra angolare della Chiesa e che siamo tutti una costruzione formata da altre pietre”, ringraziandoli per il lavoro svolto con i migranti e invitandoli a rimanere "nella preghiera affinché lo stare con Dio sia il loro dono e la loro ricompensa". All'incontro hanno partecipato anche i membri del Catholic Relief Services (CRS), l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). (AP)

10 dicembre -  POLONIA Natale. L’annuale raccolta fondi dei Missionari Cantastorie nel 2020 è in favore dei bambini Masai

Da quasi trent’anni i Missionari Cantastorie, gruppo di volontari che portano per le strade e nelle case polacche i tradizionali canti di Natale, devolvono i fondi raccolti con le loro attività in beneficenza, ogni anno per una causa diversa; per il 2020 hanno deciso di sostenere la missione dedicata ai bambini del popolo Masai che vive tra Kenya e Tanzania. Lo riferisce il sito della Conferenza episcopale polacca.  L'azione dei Missionari Cantastorie, guidati dai Pontifici Centri Missionari, deriva dalla tradizione popolare del canto canoro, ma all'inizio degli anni '90, i volontari delle Pontificie Opere Missionarie dei Bambini hanno aggiunto un accento missionario a questa tradizione ponendosi l'obiettivo di portare la gioiosa notizia della nascita di Gesù e allo stesso tempo di sostenere i loro coetanei in diverse parti del mondo.Da quasi 30 anni, dunque, centinaia di migliaia di bambini di tutte le diocesi della Polonia, insieme alle loro famiglie, agli educatori, agli insegnanti e agli animatori, dedicano il loro tempo e il loro talento alla preparazione di costumi, decorazioni, stelle e canti natalizi nelle loro comunità. Cantano nelle scuole, nelle parrocchie, negli ospedali, nelle case di cura e nelle case private che aprono loro le porte. Il progetto di quest'anno è dedicato ai più giovani Masai, un popolo seminomade di guerrieri africani, che fin da piccoli sanno trattare con gli animali e raccogliere miele, ma molto spesso non sanno leggere o scrivere. I Masai parlano il Maa, mentre in Tanzania le lingue ufficiali sono lo swahili e l'inglese. Imparare queste lingue è una grande sfida per i Masai, e le classi scolastiche sono sovraffollate. Questi bambini, inoltre, spesso non ricevono cure mediche: i nati con deformità o malattie sono considerati "diversi" e spesso pagano con la vita questa diversità. Ciò che è curabile con una semplice procedura o riabilitazione in Polonia, di solito diventa una condanna a morte in Tanzania. Hanno anche bisogno di pozzi per l'accesso dei bambini all'acqua pulita. Spesso si ammalano gravemente a causa della sporcizia. Quest'anno, a causa della pandemia, sarà difficile per i Missionari Cantastorie raggiungere i loro abituali benefattori, ma cercheranno ugualmente modi diversi per raccogliere fondi in sostegno dei piccoli Masai, ad esempio attraverso la raccolta on line su katolik.wspiera.pl - Aiuta i bambini Maasai. L'anno scorso i Cantastorie si sono impegnati in favore dei bambini dell’Amazzonia e sono riusciti a raccogliere oltre 300mila euro che sono stati messi a disposizione di Papa Francesco attraverso la Congregazione per l'Evangelizzazione delle Nazioni. (RB)

10 dicembre - GERMANIA Il Premio per la Pace di Aquisgrana al sacerdote marocchino padre Antoine Exelmans: le congratulazioni dei vescovi tedeschi

Padre Antoine Exelmans, vicario generale dell'arcidiocesi di Rabat, in Marocco, e sacerdote diocesano della parrocchia di Oujda, al confine con l'Algeria, è il vincitore del Premio per la Pace di Aquisgrana 2020 che sarà consegnato oggi. Il prestigioso riconoscimento viene assegnato ogni anno dal 1988 a persone o gruppi che dimostrano un particolare coraggio civile nel loro impegno per la pace e la giustizia e per la protezione dei diritti umani. Come si legge sul sito dell’Episcopato tedesco, a nome della Conferenza episcopale della Germania, monsignor Stefan Hesse, arcivescovo di Amburgo e presidente della Commissione per le Migrazioni e rappresentante speciale per le questioni relative ai Rifugiati si congratula per la vittoria con padre Exelmans, che ha incontrato durante il suo viaggio in Marocco nel marzo 2020: "Mi congratulo vivamente con padre Exelmans  - ha detto – quando l’ho incontrato a Rabat, qualche mese fa, al centro della nostra conversazione c'è stato l'impegno della piccola Chiesa cattolica in Marocco in favore delle vittime del traffico di esseri umani, soprattutto al confine algerino-marocchino”. “Sono rimasto profondamente toccato e impressionato dalle parole di questo sacerdote – ha continuato il presule - mi ha raccontato del percorso pericoloso e spesso fatale che i migranti intraprendono attraverso le alture algerine verso il Marocco. Molti soffrono di forti dolori fisici e mentali. Nella città marocchina di Oujda, vicino al confine con l'Algeria, i trafficanti tengono i migranti prigionieri in piccole case. I loro passaporti gli vengono tolti e spesso vi rimangono senza alcuna cura. Il più delle volte sono indifesi contro le bande criminali di trafficanti”. “Grazie all'impegno della parrocchia di Oujda e soprattutto del pastore Exelmans, la gente è sempre più libera da questa situazione: entrambi si assumono un rischio elevato offrendo regolarmente rifugio e sicurezza a circa 50 persone in cerca di protezione – ha spiegato – i nuovi arrivati vengono accolti con il cuore, tutto viene condiviso con loro. Questo impegno è una testimonianza di coraggio e di altruismo. Sono grato che questo grande impegno sia stato premiato con il Premio per la pace di Aquisgrana". Per la prima volta la cerimonia di consegna del premio per la pace di Aquisgrana si svolgerà esclusivamente on line a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia: a partire dalle ore 19, il video della cerimonia di premiazione sarà disponibile in streaming sul sito web del Premio per la Pace di Aquisgrana. (RB)

9 dicembre - CROAZIA Domenica della Caritas. Monsignor Radoš: diventare testimoni della luce di Cristo

Essere la luce nella notte, testimoni della luce di Cristo che sta per vene al mondo: è questo il cuore del messaggio del presidente della Caritas Croazia, e vescovo di Varaždin, monsignor Bože Radoš, in occasione della domenica della Caritas, che ricorrerà il 13 dicembre prossimo, terza domenica di Avvento, e pubblicato sul sito dell’Episcopato croato. “Mentre ci avviciniamo alla fine dell'anno, notiamo che la luce del giorno arriva rapidamente e la notte, man mano che si allunga, ruba tempo e forza alla luce. La notte, che avanza e ci sfida ad accendere la luce, è diventata la nostra realtà. Questo momento ci sembra il più buio, in cui dovremo aspettare più a lungo l'alba”, scrive il vescovo. “Siamo colpiti quotidianamente dalle notizie di milioni di vite umane in pericolo; il numero dei contagiati è in costante aumento, molti muoiono quotidianamente, gli ospedali sono pieni di pazienti, serve più personale professionale, perché c'è sempre più bisogno di aiuto – aggiunge – in questo momento il movimento e l'incontro delle persone è ridotto; la vicinanza, il contatto e lo stare insieme sono diventati una minaccia: siamo diventati un pericolo l'uno per l'altro, è come se cercassimo nell’altro un potenziale nemico”. “Quando l'uomo si trova nell'oscurità, come quella dell’attuale pandemia, cerca tracce di luce che illuminino il mondo e lo liberino dalle preoccupazioni, dalle ansie e dai pericoli presenti – continua il presule - nonostante l'oscurità della notte, luci di speranza stanno lentamente brillando all'orizzonte: sfondano l'oscurità e lentamente, a volte in modo impercettibile, illuminano la notte e ne trasformano il peso in bellezza. La luce accesa annuncia un giorno che porta la salvezza, che promette la liberazione dalle tenebre”. La luce di cui parla monsignor Radoš e che infonde speranza nella comunità scientifica mondiale è, ovviamente, il vaccino, ma c’è un’altra speranza da comunicare, ben più importante: “È necessario portare questa luce nella famiglia umana, è necessario introdurre anticorpi dall'esterno, che danno immunità dall'oscurità dall'interno, in modo che l'oscurità non ci sovrasti – prosegue - quella luce che risplende e ci attrae è la luce del Vangelo che siamo chiamati a inoculare nelle tenebre del mondo”. “Coloro che accendono la luce della bontà fanno risplendere ancora di più la luce nelle tenebre. Incoraggiano la luce a diffondersi. Queste persone brillano sacrificando se stesse, la loro sicurezza, la loro forza e la loro vita, per brillare su coloro che sono stati rapiti dall'oscurità e vogliono consegnarli alla notte della morte. L'amore di queste persone è la luce che per prima penetra nella pupilla dell'occhio dopo le pesanti e oscure lotte dell'oscurità e della luce, della notte e del giorno, il respiro della vita e l'espirazione della morte”, ha detto parlando del personale medico e sanitario. “In questo momento in cui siamo chiamati alla cautela e alla sensibilità verso gli altri, quando ci sforziamo di scoprire la luce e condividerla con gli altri, vediamo un Dio che ha la sua pedagogia, che veglia su tutto il mondo, che userà l'oscurità della pandemia per far risplendere la luce dell'amore e della speranza, che utilizzerà la nostra distanza per avvicinarci ancora di più nel suo tempo, che sfrutterà piccoli segni di attenzione per mostrare il suo immenso amore”, ha concluso monsignor Radoš. (RB)

COLOMBIA Venerdì 11 dicembre, “Tendi la mano a chi ha bisogno”: Giornata di preghiera e carità per aiutare i colombiani colpiti dall’ondata invernale e dall’uragano Iota

Nell’emergenza sanitaria ed economica causata dalla diffusione della pandemia di coronavirus, la Colombia si è trovata a dover affrontare anche le conseguenze dell’ondata invernale e del passaggio dell’uragano Iota, che nelle ultime settimane hanno provocato morte, distruzione, frane e valanghe, tra le altre cose. Dinanzi a questo scenario, la Chiesa ha unito le sue forze per aiutare migliaia di vittime - lavoro che svolge senza sosta da marzo, sostenendo coloro che sono stati colpiti dalla pandemia – e ha invitato i cattolici e le persone di buona volontà, venerdì 11 dicembre, dalle 11 alle 15 (ora colombiana), ad unirsi ad una Giornata di Preghiera e Carità, presso l'auditorium della Conferenza episcopale colombiana (CEC), dal titolo “Tendi la mano a chi ha bisogno”, per aiutare tutte le persone colpite dall’ondata di maltempo. L’evento, - cinque ore di preghiera, musica, con la partecipazione di cantanti nazionali e internazionali, riflessioni e testimonianze delle vittime dei disastri naturali -, è stato organizzato dalla CEC, attraverso il Segretariato Nazionale di Pastorale Sociale - Caritas Colombia (SNPS), e sarà trasmesso in diretta dal canale Teleamiga e sulle pagine Facebook del CEC /episcopadocol e dell’SNPS /pastoralsocial. La Chiesa, inoltre, venerdì, esorterà tutti i colombiani ad offrire un loro contributo in denaro per permettere alla Segreteria Nazionale della Pastorale Sociale di continuare a portare il suo aiuto a coloro che soffrono per le devastazioni delle piogge in diverse regioni del Paese. Sarà possibile donare online, attraverso il sito web caritascolombiana.org, e attraverso il conto corrente del Banco de Bogotá 081-37334-2 a nome del Segretariato Nazionale del Ministero delle Politiche Sociali (Nit 860.039273-3). (AP)

10 dicembre - IRLANDA Monsignor Router: sì a sostegno spirituale nelle case di cura per Natale

Se non è possibile in presenza, si deve fornire anche alle persone ricoverate negli ospizi e nelle case di cura tutti gli strumenti utili per pregare in questo periodo che ci avvicina al Natale, e tutto il sostegno spirituale di cui hanno bisogno. La pensa così monsignor Michael Router, presidente del Consiglio episcopale irlandese per l'assistenza sanitaria, che ha accolto con favore una nuova iniziativa di sensibilizzazione rivolta a coloro che hanno bisogno di cure spirituali e che vivono in strutture. “L'attuale pandemia ha avuto un forte impatto sulle persone sole e vulnerabili, e in particolare sul loro desiderio di praticare la fede – ha detto il presule - attualmente, a causa della pandemia, potrebbe non essere possibile per molti ospizi, case di cura e ospedali ricevere la visita di un prete o di un cappellano.  Anche dove è possibile, comunque, ci sono limiti rigorosi su ciò che si può fare e sul tempo che questi possono trascorrere con i pazienti, i residenti e il personale.  Per affrontare tema, che si accentua durante il periodo sacro dell'Avvento e del Natale, sono state sviluppate risorse per sostenere i coordinatori delle attività nelle case di cura e negli ospizi, in modo che le persone che si prendono cura di loro possano celebrare in sicurezza questo periodo speciale dell'anno nel modo più tradizionale possibile”. “Tenendo presente questa necessità spirituale, sono lieto di annunciare la pubblicazione di strumenti preghiera su PowerPoint da utilizzare durante il periodo d’Avvento e del Natale al seguente link della Pastorale del Nord.“Desidero ringraziare la nostra Rete Pastorale del Nord per aver offerto questa risorsa molto richiesta da parte dei responsabili delle case di cura, degli ospizi o degli ospedali situati su entrambi i lati del confine – ha concluso il vescovo - abbiamo anche preso contatto con l'Health Service Executive, la Irish Hospice Foundation e le Nursing Homes Ireland per avvertirli della disponibilità delle nostre risorse pastorali". (RB)

10 dicembre - INDIA La Chiesa lancia un nuovo portale di notizie per dare voce ai cristiani Dalit

L'Ufficio episcopale indiano per i Dalit e le caste svantaggiate ha lanciato, ieri, nel corso di un webinar - riporta UCA News - un portale di notizie, per porre la voce, le sfide e le storie di successo dei cristiani Dalit all'attenzione nazionale e internazionale. Il portale Dalit Christian Digest è stato lanciato online da monsignor Sarat Chandra Nayak, vescovo della diocesi di Berhampur e presidente dell'Ufficio per i Dalit e le caste svantaggiate della Conferenza episcopale cattolica indiana (CBCI). "È ora che i cristiani Dalit condividano le loro realtà di dolore, passione e realizzazione; diano voce alle loro richieste di uguaglianza, dignità e giustizia; e rivendichino i loro legittimi spazi nei vari ministeri e missioni della Chiesa", ha affermato monsignor Nayak durante il webinar. Il presule ha spiegato che la missione del portale è quella “di promuovere l'uguaglianza nella Chiesa e nella società, poiché tutti gli esseri umani sono creati a immagine e somiglianza di Dio". "Lo scopo del portale di notizie” - ha ribadito Vincent Manoharan, responsabile delle relazioni con i media del Dalit Christian Digest -“è quello di pubblicizzare le storie di successo dei cristiani Dalit, all'interno della Chiesa e della società, e di sostenere cambiamenti politici come la presenza proporzionale di rappresentanti dei cristiani Dalit nella gerarchia della Chiesa, nel governo, nelle istituzioni, nelle parrocchie e nelle congregazioni”. Inoltre, si propone di presentare tutte le forme di discriminazione di casta, le pratiche di intoccabilità e le atrocità perpetrate nelle Chiese contro i cristiani Dalit, nonchè di rivendicare pari trattamento, favorire l’uguaglianza e garantire la giustizia per coloro che nel sistema sociale e religioso induista sono considerati gli ultimi degli ultimi. "I sondaggi hanno rilevato che i Dalit, di qualsiasi denominazione, non trovano alcuna presenza degna di questo nome nella cosiddetta stampa principale e nel giornalismo televisivo", ha spiegato John Dayal, ex presidente di All India Catholic Union  e membro del National Integration Council. Quindi, ha sottolineato padre Devasagaya Raj, ex segretario dell'Ufficio episcopale indiano per i Dalit e le caste svantaggiate, "è stato necessario fare questo passo, non essendoci alcun portale di notizie cristiane, o quasi, che mettesse in evidenza la loro situazione”. La parola “dalit” in sanscrito significa "calpestato" e si riferisce a tutti i gruppi considerati intoccabili e al di fuori del sistema delle caste indù a quattro livelli. I dati del governo mostrano che 201 milioni di persone su 1,2 miliardi di indiani appartengono a questa comunità socialmente svantaggiata. Circa il 60 per cento dei 25 milioni di cristiani indiani sono di origine Dalit o tribale. (AP)

10 dicembre -  FILIPPINE Lettera vescovi ai giovani: “Non fate spegnere i vostri sogni!”

 “Non fate spegnere i vostri sogni!”: questo, in sintesi, l’appello che la Conferenza episcopale delle Filippine, attraverso la Commissione per i giovani presieduta da Monsignor Rex Andrew Alarcon, rivolge ai ragazzi del Paese, in una Lettera pastorale intitolata “Missione per e con i giovani”. “La pandemia da Covid-19 ci ha colto tutti impreparati – si legge nella missiva – Abbiamo dovuto affrontare la realtà della chiusura delle chiese e le vostre voci e risate mancano nelle nostre parrocchie e nelle nostre strutture”. Ma nonostante le difficoltà, l’auspicio dei vescovi è che la crisi attuale non abbia segnato “la morte dei sogni della gioventù”, perché “Dio ci ama, Gesù ci salva ed è vivo”. Certamente, la pandemia ha richiesto un grande sforzo di adattamento, notano i presuli, mentre i nuovi stili di vita, segnati dall’isolamento sociale e da gravi difficoltà economiche, possono portare “alla noia, alla tristezza, all’autocommiserazione, persino alla disperazione”, cancellando “la gioia della giovinezza”. Ma di fronte a questo rischio, la Chiesa filippina ricorda “tre lezioni” importanti: la prima è che “la morte non è la fine” perché Gesù “è venuto affinché abbiamo la vita e l’abbiamo in pienezza”. La morte, quindi, è “un’occasione per risorgere di nuovo”. In secondo luogo, i presuli esortano alla preghiera: “Il coprifuoco ha accorciato le nostre giornate, permettendoci di avere più tempo per noi stessi” e quindi anche “per pregare, per restare in silenzio ad ascoltare e riflettere sulla Parola di Dio”. In questo modo, infatti, i giovani potranno “ritrovare la propria direzione interiore e la propria pace”, orientandosi con gli insegnamenti evangelici, ovvero quella “bussola morale e spirituale che aiuta a navigare attraverso i molti dilemmi, situazioni confuse e scelte difficili” che si incontrano nella vita di ogni giorno. La terza lezione che la Chiesa filippina suggerisce ai ragazzi è che tutti “siamo stati invitati ad essere testimoni di una nuova vita in Cristo”. Di qui, il suggerimento a guardare ai tanti “segni di speranza” offerti dai giovani che, “in questo momento difficile, si assumono le proprie responsabilità, facendo del loro meglio per aiutare la famiglia, per incoraggiare e porsi al servizio dei loro coetanei”. L’esortazione è anche a sfruttare al meglio le risorse digitali per portare “la Buona Novella agli altri”, nell’ottica di una “nuova evangelizzazione” e prendendo esempio dai Santi, “testimoni della nuova vita in Cristo”. I vescovi ricordano, inoltre, che nel 2021 ricorreranno i 500 anni dell’arrivo del cristianesimo nelle Filippine: “La fede – spiegano – è un tesoro che ci dà coraggio, forza e speranza” di fronte all’attuale emergenza pandemica, perché credere significa essere convinti che “Cristo è vivo”. Per questo, i presuli spronano i giovani con queste parole: “Alzatevi! Affrontate le sfide del Covid-19 e della realtà contemporanea, costruite il Regno di Dio, contribuite a migliorare la vita del prossimo e a trasformare le nostre comunità”. “Siate creativi! – incalzano ancora i presuli – Scuotetevi di dosso la pigrizia, la noia, l’indifferenza, l’ansia e la paura. Mettetevi in gioco! Reagite alla disperazione e alla sensazione di impotenza perché i problemi, le difficoltà e le crisi sono delle opportunità. Alzatevi e fate passi avanti coraggiosi!”, forti nella fede e diretti “verso i fratelli e le sorelle più bisognosi”. Infine, i presuli ringraziano tutti i sacerdoti, i religiosi ed i laici che operano nella Pastorale giovanile, impegnandosi ad alimentare la fede di tanti ragazzi e ragazze. (IP)  

10 dicembre - SVIZZERA Nuove norme da osservare anche in chiesa per il contenimento della pandemia

Sono scattate ieri, mercoledì 9 dicembre, in Svizzera le nuove norme stabilite per il contenimento della pandemia da Coronavirus riservate alle celebrazioni liturgiche e agli eventi ecclesiali. Ne dà notizia la Conferenza episcopale svizzera attraverso il proprio sito. La situazione nel Paese rimane tesa: il numero dei contagi è stabile in molti luoghi, ma tende ad aumentare in diversi Cantoni. Le prossime settimane saranno decisive per lo sviluppo epidemiologico e il periodo di vacanze natalizie presenterà molte sfide da affrontare. I Cantoni restano i principali responsabili delle misure volte a prevenire la diffusione del Coronavirus e a interrompere le catene di trasmissione. In ambito ecclesiale, invece, ad avere la responsabilità sono le diocesi e le abbazie territoriali, mentre la Conferenza episcopale emana regole quadro da rispettare per le celebrazioni liturgiche e gli eventi ecclesiali, come, ad esempio, l’obbligo di indossare la mascherina, già in vigore dal 29 ottobre scorso. Sono esentati dall’obbligo soltanto: i bambini sotto i 12 anni e le persone che possono certificare di non essere in grado di indossare una mascherina per motivi medici. Anche i sacerdoti, durante le celebrazioni e fatta salva la regola del distanziamento, sono esenti. Resta in vigore il tetto massimo di 50 persone per le celebrazioni pubbliche come i funerali, nel cui conto non vengono però inclusi coloro che contribuiscono alla sua organizzazione, quali sacerdoti, diaconi, diaconi, sacristi e sacristi, organisti, lettori e assistenti che servono la Messa. Limiti vengono imposti anche alle manifestazioni private organizzate all'interno della cerchia familiare e tra amici sia che si svolgano in strutture e locali accessibili al pubblico – come nel caso suddetto – sia in luoghi privati: in quest’ultimo caso, le persone che si possono coinvolgere al massimo sono dieci. Il Natale dovrebbe quindi essere celebrato il più possibile all'interno della ristretta cerchia familiare. Le feste aziendali organizzate intorno a Natale dovrebbero, invece, essere evitate. Vietate anche le attività di canto non professionale: no, quindi, al coro in chiesa e neppure alla tradizione dei cantori natalizi in giro per le strade o tra le case. (RB)

10 dicembre - COLOMBIA Álvarez Botero: camminare insieme per superare tutte le pandemie

Seguire le esortazioni del Papa a “prenderci cura gli uni degli altri e a camminare insieme, non solo per superare la pandemia in corso ma anche per affrontare e vincere le altre pandemie che viviamo: la violenza, la corruzione, la morte, la povertà”. È con questo auspicio che monsignor Elkin Fernando Álvarez Botero, segretario generale della Conferenza episcopale della Colombia, si prepara a prestare servizio pastorale nella diocesi di Santa Rosa de Osos, nel nord ovest del Paese latinoamericano, affidatagli dal Papa lo scorso 22 ottobre. La presa di possesso è in programma mercoledì prossimo, 16 dicembre: nel rispetto delle misure adottate per fronteggiare l'emergenza Covid-19 la cerimonia, alle 11:00 nella cattedrale della località colombiana dedicata a Nuestra Señora del Rosario de Chiquinquirá, sarà trasmessa in diretta streaming sul sito dei vescovi locali, www.cec.org.co. Santa Rosa de Osos sorge ad un’ottantina di km da Medellin, capoluogo del dipartimento di Antioquia, di cui monsignor Álvarez Botero è stato vescovo ausiliare. Il territorio diocesano si estende per 25 mila km², con 600 mila abitanti, 85 parrocchie e un seminario, intitolato a San Tommaso d’Aquino. “Questa è una comunità ricca di vocazioni, con una storia di fede molto grande, per le famiglie, per l’azione dei pastori”, racconta il vescovo a Vatican News. Lo sguardo di monsignor Álvarez Botero si posa anche sulla realtà sociale della diocesi, in un territorio troppo spesso teatro di sanguinose violenze ai danni della popolazione, di leader sociali e contadini. A quattro anni dagli accordi di riconciliazione con le Farc, dopo oltre mezzo secolo di guerra civile, secondo l’Istituto per lo Sviluppo della Pace in Colombia dall’inizio del 2020 sono morte 340 persone in 79 massacri, 18 dei quali proprio nel dipartimento di Antioquia. In particolare “nella regione del Bajo Cauca - spiega il presule - la situazione sociale risulta preoccupante per l’azione di gruppi armati, bande criminali, guerriglie e dissidenze delle Farc. Ci sono stati degli assassinii, delle minacce alla popolazione civile per il controllo delle rotte del narcotraffico in questa regione e delle risorse minerarie locali”, oltre al “problema delle proprietà delle terre”. (GA)

10 dicembre - ITALIA Distanti, ma uniti dal dialetto e dall'arte. L'iniziativa d'Avvento del Museo Diocesano di Osimo 

Uno spazio virtuale di incontro, in un momento storico in cui si è costretti al distanziamento sociale. Durante l’Avvento le sale del Museo Diocesano di Osimo diventano un luogo di aggregazione culturale e di diffusione della tradizione locale. Ogni giorno infatti dalla pagina Facebook ufficiale alcuni abitanti della città si alternano nella lettura di brani e poesie dialettali appartenenti alla letteratura cittadina. “ I video proposti – spiega a Vatican News Eleonora Barontini, coordinatrice del Museo – seguono il percorso museale. Fanno da sfondo alle letture, le meravigliose opere d’arte conservate nel museo, delle quali vengono svelati curiosità e dettagli. "Ci siamo chiesti – prosegue Barontini - cos’è che ci unisce e la risposta che ci è giunta spontanea è stato il dialetto. Così sono stati coinvolti nell’iniziativa alcuni abitanti, osimani doc e osimani d’adozione, che sono giunti qui per lavoro o per amore e poi non se ne sono più andati. Il dialetto è molto sentito dalla popolazione, indipendentemente dall’età anagrafica. Tra i lettori infatti ci sono anche persone molto giovani". Ogni giorno un brano. I testi di autori osimani del secolo scorso come Elmo Cappannari, Umberto Graciotti o Beedetteo Bambalarga permettono di rievocare usanze e costumi che nel tempo rischiano di perdersi: la festa dei fiori con i tradizionali carri che la animavano, la processione del venerdì santo, le poesie natalizie. L’“Avvento Osimano”, è anche un’occasione per far conoscere i capolavori del Museo Diocesano di Osimo, spesso sconosciuti alla popolazione locale: epigrafi romane, reliquiari sacri, pregiate opere di oreficeria, sculture medievali, dipinti come il Polittico di Pietro di Domenico da Montepulciano. “Osimo – conclude Eleonora Barontini – è una diocesi molto antica. Tante opere qui conservate provengono dalle chiese e sono una testimonianza del lungo periodo in cui il nostro territorio era parte dello Stato della Chiesa”. (PO)

10 dicembre - FRANCIA 90 milioni di perdite per la Chiesa nel 2020 a causa del #Coronavirus. Le diocesi lanciano la campagna di raccolta “Merci”

Conti in rosso per la Chiesa di Francia. La crisi del Covid-19 sta avendo pesanti conseguenze anche sulle finanze ecclesiali. I due lockdown della scorsa primavera e di questo autunno hanno infatti comportato un crollo delle donazioni dei fedeli associate alle celebrazioni liturgiche (comprendenti le offerte durante l’offertorio, i contributi occasionali durante i battesimi, matrimoni, funerali e la questua)  che rappresentano il 53% degli introiti della Chiesa in Francia. Le perdite complessive per mancati introiti ammontano quest’anno a 90 milioni di euro, di cui 60 nei mesi primaverili e 30 nelle passate settimane, pari a di un calo delle risorse parrocchiali di circa 30-40%. È quanto emerge da un dossier presentato il 9 dicembre a Parigi dalla Conferenza episcopale francese (Cef) che fa il punto sull’impatto che la crisi sanitaria ha avuto sulle finanze delle diocesi francesi. Il documento parla di un vero e proprio “choc” per le casse della Chiesa. Per compensare le perdite la Conferenza episcopale ha istituito diversi siti di raccolta online, compreso il sito www.quete.catholique.fr,  che hanno permesso di raccogliere tra il 5 e il 10% delle entrate, anche se tali contributi “rimangono molto inferiori rispetto alle entrate non raccolte”. A questi vanno aggiunti i circa 5 milioni di aiuti concessi dallo Stato durante l’emergenza a tutti i datori di lavoro (sono 8.000 i dipendenti della Chiesa in Francia), i quali, tuttavia, non coprono la maggior parte delle spese per gli immobili e gli stipendi che con la crisi sanitaria sono aumentate. Segnali incoraggianti vengono peraltro sul fronte della raccolta del denier, il contributo volontario dei fedeli raccolto nelle parrocchie, che nel 2019 rappresentava il 39% degli introiti. I primi i dati raccolti lo scorso ottobre sembrano indicare un deciso aumento dei contributi rispetto agli ultimi anni, in cui si era registrato un calo, anche se la tendenza va confermata, precisa il dossier. È infatti ancora presto per dire se i cattolici hanno semplicemente anticipato la loro donazione rispondendo all’appello delle loro parrocchie, o se hanno dato un contributo aggiuntivo. In questa situazione le diocesi francesi hanno dunque intensificato la mobilitazione in questo periodo natalizio incoraggiando i fedeli ad aderire ad una “cultura del dono”. “Più che mai alla fine di quest’anno – si legge nel dossier – la Chiesa cattolica si sta mobilitando: si tratta di limitare il più possibile la perdita per permettere alle parrocchie di riprendere tutte le loro attività e iniziarne di nuove, per raggiungere soprattutto chi è stato più colpito da questa crisi sanitaria e coloro che cercano di dare un nuovo significato alla loro vita”. Tra le varie iniziative, il lancio della Campagna di raccolta via sms “Merci”, “Grazie”, rivolta in particolare alle fasce più giovani.  È possibile effettuare una donazione di 5 euro tramite un sms al numero 92377. (LZ)

10 dicembre - ARGENTINA Aborto. Presidente vescovi: no a cultura scarto, riflettere su valore della vita

Dire no alla cultura dello scarto e riflettere su cosa significhi rispettare la vita ed il suo valore intrinseco: questo il cuore del videomessaggio diffuso da Monsignor Oscar Vicente Ojea, presidente della Conferenza episcopale argentina (Cea). Il presule si è rivolto ai legislatori in vista del dibattito, presso la Camera dei deputati, del disegno di legge che mira a legalizzare l’aborto nel Paese. Una discussione che anima da tempo il Paese e che ha portato numerose volte i presuli a ribadire l’importanza di tutelare la vita sin dal concepimento. “Una società è definita dal modo in cui guarda ai più vulnerabili, ai più poveri ed ai più indifesi – afferma il presidente della Cea – Questo è ciò che caratterizza e identifica la dignità di un popolo e di una cultura”. Ciò riguarda, in particolar modo, “il nascituro nel suo stato di indifesa totale”. Di fronte ad una gravidanza inattesa, ribadisce Monsignor Ojea, “non si tratta di mietere la fonte della vita, ma di fare posto a coloro che sono chiamati alla vita, in modo che possano farvi parte”. E questo “è un richiamo alla generosità d’animo delle persone, affinché tutti siano accolti, non solo alcuni a discapito di altri che finiscono per essere scartati”. Di qui, l’appello del presule: “Chiediamo ai legislatori, prima di votare, un attimo di riflessione su cosa significhi il rispetto per la vita, per le tante persone che ne vengono private e che, invece, possono arricchire il nostro mondo e riempirci di speranza”. Il videomessaggio si conclude con l’invocazione al Signore affinché “illumini tutti coloro che hanno la responsabilità di questo momento” storico.   Intanto, ieri, 9 dicembre, l’Arcivescovo di Buenos Aires e Primate dell’Argentina, Cardinale Mario Aurelio Poli, ha indetto un incontro interreligioso di preghiera per la vita presso la sede arcivescovile. Vi hanno preso parte esponenti cattolici, greco-ortodossi, ortodossi siriaci, ebrei, musulmani, evangelici, metodisti e battisti. Durante l’incontro, tutti i partecipanti hanno espresso la necessità di far sentire la propria voce ai legislatori, affinché sia respinta qualsiasi legge che approvi la morte di un essere umano ed hanno esortato a prendersi cura della vita dal concepimento fino alla morte naturale. Dal suo canto, il Cardinale Poli ha sottolineato come le tre religioni monoteiste siano legate dalla “convinzione dell'inviolabilità della vita umana”, in tutte le sue fasi. Per questo, ha aggiunto, “non possiamo evitare l'impegno di dare voce specialmente ai più fragili e vulnerabili, come gli innocenti non nati, perché nessuno ha il diritto di limitare la loro partecipazione alla vita”. “Chi uccide una persona – ha ribadito il porporato - è come se uccidesse tutta l'umanità e chi ne salva una è come se salvasse tutta l'umanità". Forte, dunque, l’appello alla difesa “chiara, ferma e appassionata” del nascituro, perché “scientificamente e biologicamente è un essere umano la cui esistenza inizia al momento del concepimento ". Guardando, poi, al difficile contesto pandemico provocato dal Covid-19, il Cardinale Poli ha notato come, proprio in questo momento, si voglia “mettere in discussione e relativizzare uno dei diritti fondamentali, quello alla vita, sancito dalla Costituzione e dai Trattati internazionali cui l’Argentina ha aderito”. Oltretutto, definire l’aborto volontario come “un’interruzione” rientra in una logica crudele, perché “si può interrompere la luce, l’acqua, il gas, ma non una vita: quando essa viene interrotta, in realtà cessa di esistere”. Tuttavia, non tutto è perduto, resta ancora “una speranza: la preghiera”, ha affermato l’Arcivescovo di Buenos Aires. “Quando nessuno ascolta più – ha concluso - Dio ascolta ancora e chi prega non è mai completamente solo” perché il Signore “ode la preghiera di un cuore contrito e pentito”. (IP)

10 dicembre - COSTA D’AVORIO #coronavirus. Caritas lancia fondo di solidarietà per bisognosi

Un Fondo di solidarietà per aiutare le persone vulnerabili di fronte alla sfida pandemica del Covid-19: a lanciarlo, è stata la Caritas della Costa d’Avorio con l’obiettivo, di “permettere la creazione di attività generatrici di reddito per sostenere le persone messe maggiormente in difficoltà dall’emergenza sanitaria, sia a livello nazionale che diocesano”. Ad illustrare il progetto è stato Monsignor Bruno Yedo, presidente della Commissione episcopale per lo sviluppo integrale, attraverso un messaggio letto dal direttore generale dell’organismo caritativo, padre Jean-Pierre Tiémelé. Le parole del presule sono state diffuse durante la Messa di domenica 6 dicembre, svoltasi nella parrocchia di San Pietro ad Abidjan. “L’istituzione di questo Fondo – ha aggiunto il sacerdote – è una risposta della Chiesa ivoriana che, attraverso la generosità dei suoi fedeli e delle persone di buona volontà, vuole fornire assistenza a chi è più vulnerabile e risente non solo dell’attuale crisi sanitaria, ma anche di quella economica e sociale”, perché “la carità di Cristo ci spinge ad ascoltare il grido di dolore die nostri fratelli e sorelle che stanno lottando per la loro vita”. Di qui, l’esortazione del religioso ad “agire concretamente e a testimoniare la carità verso tutti”, con “cuore aperto”. Le sfide quotidiane che la pandemia pone alla Caritas sono notevoli, ha proseguito padre Tiémélé, ed è per questo che è necessario contribuire al Fondo di solidarietà, affinché le attività caritative possano continuare ad andare incontro alle tantissime esigenze dei bisognosi. A tal proposito, il direttore generale della Caritas ha ricordato che domenica prossima, 13 dicembre, si celebra la “Giornata nazionale” dell’organismo caritativo in Costa d’Avorio, quest’anno dedicata al tema “Ispirati dalla carità di Cristo, apriamo i nostri cuori alla miseria dei nostri fratelli e le nostre mani alla condivisione". La “Giornata” segnerà anche la conclusione della “Settimana nazionale della Caritas”, iniziata domenica scorsa. (IP)  

10 dicembre - MONDO Solidarietà e vicinanza al popolo e alle Chiese etiopi del Consiglio Mondiale delle Chiese e altre sette organizzazioni religiose

"Ci uniamo a voi nel dolore per i morti, i feriti, gli sfollati e le divisioni generate dal tragico conflitto nella parte settentrionale del Paese". È quanto scrivono otto organizzazioni religiose, in una lettera pastorale congiunta pubblicata ieri, alle Chiese e al popolo etiope, dicendosi “profondamente preoccupate per le sofferenze e le perdite inflitte alla popolazione civile, soprattutto ai più vulnerabili, tra cui donne, bambini e disabili", nello scontro tra l’esercito federale etiope e le forze della regione del Tigray, nel nord del Paese, nato il mese scorso dopo l’attacco del Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf) ad una base militare federale etiope. Le organizzazioni, nella lettera, esprimono il loro amore, la loro cura, nonché l'impegno ad accompagnare i cittadini etiopi nell'affrontare le sfide del Paese, e si rammaricano del fatto che questo conflitto si sia aggiunto pesantemente ad altre crisi che già affliggevano la popolazione, tra cui gli attacchi contro specifici gruppi etnici e religiosi, le tensioni regionali legate alla costruzione della Grande Diga del Rinascimento Etiope, la peggiore invasione di locuste degli ultimi 25 anni, che ha provocato una crisi alimentare senza precedenti, e la diffusione della pandemia di Covid-19. In questi tempi eccezionalmente impegnativi, dunque, in cui il lavoro delle Chiese nel cercare di rispondere alla sofferenza della popolazione e di promuovere la pace, la riconciliazione e l'unità, è più che mai necessario, le organizzazioni religiose hanno voluto esprimere la loro solidarietà, assicurando alle Chiese etiopi la loro vicinanza in questo sforzo compiuto per adempiere il loro ministero profetico per la giustizia, la pace e la dignità umana, incoraggiandole ad invitare la popolazione a scegliere modi pacifici per affrontare conflitti e differenze. "Come discepoli di Cristo e come partner nella missione di Cristo, siamo uniti dall'amore e dalla compassione, specialmente in momenti come questi, per condividere il dolore dell'altro e per sostenerci l'un l'altro", scrivono nella lettera. "Preghiamo con voi per la fine del conflitto – concludono -, per il ritorno sicuro degli sfollati e per un processo di riconciliazione inclusivo che porti a una pace sostenibile per tutti in Etiopia". La lettera pastorale congiunta è stata firmata dal Consiglio Mondiale delle Chiese, dalla Federazione Mondiale Luterana, dalla Comunione Mondiale delle Chiese Riformate, dalla Conferenza delle Chiese di tutta l'Africa, dalla Fellowship of Christian Councils and Churches in the Great Lakes and Horn of Africa, dall'ACT Alliance, dalla Comunione Anglicana e dal Consiglio Metodista Mondiale. (AP)

10 dicembre - POLONIA Natale. L’annuale raccolta fondi dei Missionari Cantastorie nel 2020 è in favore dei bambini Masai

Da quasi trent’anni i Missionari Cantastorie, gruppo di volontari che portano per le strade e nelle case polacche i tradizionali canti di Natale, devolvono i fondi raccolti con le loro attività in beneficenza, ogni anno per una causa diversa; per il 2020 hanno deciso di sostenere la missione dedicata ai bambini del popolo Masai che vive tra Kenya e Tanzania. Lo riferisce il sito della Conferenza episcopale polacca.   L'azione dei Missionari Cantastorie, guidati dai Pontifici Centri Missionari, deriva dalla tradizione popolare del canto canoro, ma all'inizio degli anni '90, i volontari delle Pontificie Opere Missionarie dei Bambini hanno aggiunto un accento missionario a questa tradizione ponendosi l'obiettivo di portare la gioiosa notizia della nascita di Gesù e allo stesso tempo di sostenere i loro coetanei in diverse parti del mondo. Da quasi 30 anni, dunque, centinaia di migliaia di bambini di tutte le diocesi della Polonia, insieme alle loro famiglie, agli educatori, agli insegnanti e agli animatori, dedicano il loro tempo e il loro talento alla preparazione di costumi, decorazioni, stelle e canti natalizi nelle loro comunità. Cantano nelle scuole, nelle parrocchie, negli ospedali, nelle case di cura e nelle case private che aprono loro le porte. Il progetto di quest'anno è dedicato ai più giovani Masai, un popolo seminomade di guerrieri africani, che fin da piccoli sanno trattare con gli animali e raccogliere miele, ma molto spesso non sanno leggere o scrivere. I Masai parlano il Maa, mentre in Tanzania le lingue ufficiali sono lo swahili e l'inglese. Imparare queste lingue è una grande sfida per i Masai, e le classi scolastiche sono sovraffollate. Questi bambini, inoltre, spesso non ricevono cure mediche: i nati con deformità o malattie sono considerati "diversi" e spesso pagano con la vita questa diversità. Ciò che è curabile con una semplice procedura o riabilitazione in Polonia, di solito diventa una condanna a morte in Tanzania. Hanno anche bisogno di pozzi per l'accesso dei bambini all'acqua pulita. Spesso si ammalano gravemente a causa della sporcizia. Quest'anno, a causa della pandemia, sarà difficile per i Missionari Cantastorie raggiungere i loro abituali benefattori, ma cercheranno ugualmente modi diversi per raccogliere fondi in sostegno dei piccoli Masai, ad esempio attraverso la raccolta on line su katolik.wspiera.pl - Aiuta i bambini Maasai. L'anno scorso i Cantastorie si sono impegnati in favore dei bambini dell’Amazzonia e sono riusciti a raccogliere oltre 300mila euro che sono stati messi a disposizione di Papa Francesco attraverso la Congregazione per l'Evangelizzazione delle Nazioni. (RB)

9 dicembre - VATICANO Monsignor Jurkovič: migliorare il sistema globale dei brevetti per garantire cure e vaccini a tutti

“I diritti della proprietà intellettuale devono essere sempre subordinati alle esigenze del bene comune”, non alla logica del mercato che va monitorato “con “meccanismi di controllo adeguati”, soprattutto quando è in gioco la salute. Lo ha ribadito l'arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu a Ginevra, intervenendo il 7 dicembre a un dibattito su Brevetti e salute del Comitato permanente dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (Wipo) . A fare da sfondo alla discussione l’emergenza Covid-19 che ripropone, da un lato, l’importanza dei brevetti come incentivo alla ricerca delle cure e dei vaccini e, dall’altro, la necessità di rendere i farmaci accessibili in modo equo e sostenibile a tutti, condizione questa fondamentale per uscire dall’attuale crisi sanitaria mondiale, perché, ha ricordato monsignor Jurkovič, “nessuno si salva da solo”. Positiva in questo senso - ha detto - la disponibilità mostrata dalla Wipo a promuovere la condivisione delle informazioni scientifiche su questo fronte, come auspicato dalle Nazioni Unite, tra l’altro, attraverso la sua nuova piattaforma Patentscope.  Tuttavia, permangono “alcune preoccupazioni etiche”, già evidenziate in passato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, riguardanti l'accessibilità effettiva alle conquiste della ricerca. “Il contributo alla società dell'invenzione da brevettare non consiste infatti solo nell'invenzione in quanto tale, ma anche nel fornire le informazioni tecniche su tale invenzione”, ha osservato monsignor Jurkovič, ricordando che “la coerenza delle politiche per raggiungere il duplice obiettivo dell’accesso ai farmaci e dell’innovazione medica è oggi più vitale che mai". Di qui l’esigenza, evidenziata dall’Osservatore della Santa Sede, di migliorare il sistema globale dei brevetti “mirando soprattutto a una maggiore trasparenza ed efficienza”. Un sistema che sia capace di tutelare “i diritti dei titolari dei brevetti, ma anche quelli degli utenti dei medicinali brevettati” e “un equilibrio dei diritti e degli obblighi”. La pandemia e la “spiacevole corsa” di alcuni Stati per accaparrarsi i nuovi vaccini, ha rimarcato monsignor Jurkovič,  “dimostra che l'accesso a farmaci e vaccini a prezzi accessibili non rappresenta più una sfida solo per Paesi meno sviluppati e per altri in via di sviluppo, ma  è diventata una questione sempre più urgente anche per i Paesi sviluppati”. “La tragedia comune che la famiglia umana sta affrontando quest'anno dovrebbe risvegliare il senso della nostra interconnessione come comunità globale”, ha quindi concluso il presule, ricordando, con le parole di Papa Francesco nella “Fratelli tutti, che “siamo tutti sulla stessa barca, dove i problemi di una persona sono i problemi di tutti”. (LZ)

9 dicembre  ITALIA “Il presepe che serve per rinascere ancora”, prima edizione concorso video promosso da Acli Roma

“Il Presepe che serve per rinascere ancora": si chiama così la prima edizione del concorso video, organizzato dalle Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani) di Roma, con l’obiettivo di promuovere la partecipazione delle famiglie nell’allestimento di un presepe domestico. L’iniziativa è ispirata alla Lettera apostolica "Admirabile signum" sul significato e il valore del presepe, firmata da Papa Francesco il 1.mo dicembre 2019, a Greccio, il luogo in cui San Francesco realizzò il primo presepe della storia. I partecipanti al concorso dovranno raccontare, attraverso un video della durata massima di un minuto, il proprio presepe, così da condividere sui social media la gioia della nascita di Gesù. Il racconto potrà soffermarsi sulla progettazione della scenografia, sui materiali utilizzati, sulla tecnica e l’originalità scelte anche per il montaggio stesso del filmato. La partecipazione al concorso è gratuita e aperta a tutti i residenti e domiciliati a Roma e Provincia: basterà postare il proprio video sulla pagina Facebook di “Presepe che serve”, oppure sul proprio account Instagram, aggiungendo gli hashtag #AcliRoma e #PresepeCheServe. Il filmato potrà essere inviato anche tramite email all’indirizzo comunicazione@acliroma.it, insieme ad un apposito modulo di partecipazione, scaricabile dal sito www.acliroma.it I lavori - che dovranno pervenire entro il 6 gennaio 2021 - verranno giudicati da un’apposita giuria, composta tra gli altri da Andrea Monda, direttore de “L’Osservatore Romano”. "Il Natale che ci aspetta sarà diverso dal solito, profondamente segnato dall'emergenza sanitaria, economica, sociale e del lavoro, innescata dalla pandemia - afferma Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma - Il nostro desiderio è che le famiglie romane possano trovare, durante l'allestimento del proprio presepe domestico, una parentesi di serenità e gioia, essenziale per non perdere la speranza in questo momento di forte fragilità”, così da poter “rinascere da questo periodo buio". (IP)

9 dicembre - ITALIA Solidarietà dei vescovi del Triveneto a quanti soffrono a causa della pandemia. In vista del Natale ammessa la confessione con assoluzione comunitaria

I vescovi del Triveneto esprimono vicinanza, sostegno e solidarietà alle persone, alle famiglie e alle comunità più colpite e messe a dura prova dall’attuale situazione di pandemia, aggravata in queste ore dal maltempo che sta flagellando il nord-est della penisola. Riuniti lunedì scorso in videoconferenza, i presuli invitano a preparare e vivere con fede, speranza e prudenza i prossimi “inediti” giorni del Natale cercando di cogliere l’opportunità, offerta forzatamente dalle circostanze, di apprezzare il carattere fondamentale e il cuore essenziale della fede cristiana, incontro autentico e sempre nuovo con il Dio che in Gesù Cristo si fa Bambino, assume le povertà e le fragilità dell’uomo e ridona a tutti il senso della comune umanità e fraternità. Circa le difficoltà per molti fedeli, a causa del protrarsi della pandemia, di accostarsi al sacramento della confessione nella tradizionale forma individuale, e anche per evitare il rischio di contagi, consultata la Penitenzieria Apostolica, la Conferenza episcopale precisa in un comunicato che, configurandosi uno di quei casi di grave necessità previsti dal Diritto Canonico, si renderà praticabile il rito della confessione con assoluzione comunitaria e generale, accompagnato da un’adeguata catechesi. (TC)

9 dicembre - PORTOGALLO Al via a Fatima a un triennio pastorale per prepararsi alla GMG del 2023

Al Santuario di Fatima è iniziato un nuovo triennio pastorale, incentrato sulla Vergine, in preparazione della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù prevista nel 2023 a Lisbona sul tema “Maria si alzò e andò in fretta”. L’azione pastorale del santuario cercherà di rispondere alle nuove sfide poste dalla pandemia e il tema di quest’anno è “Lodate il Signore che rialza i deboli”. Le iniziative pastorali, in pratica, vogliono presentare il messaggio di Fatima come espressione della preoccupazione di Dio per l’umanità sofferente. Padre Carlos Cabecinhas, rettore del santuario, ha spiegato che la pandemia di Covid-19 “costituisce una profonda sfida pastorale che chiede di essere considerata globalmente nella vita e nell’azione del santuario”. “Mella misura in cui il messaggio di Fatima ci invita ad intensificare l’esperienza dell’incontro con Dio, implica necessariamente la testimonianza cristiana e la disponibilità alla missione” ha precisato il rettore del santuario. L’obiettivo, dunque, è quello di rafforzare la proposta del messaggio di Fatima come appello alla conversione e di far sì che i pellegrini possano sperimentarlo, di presentare il messaggio di Fatima come la buona novella di Dio e di fare del santuario un luogo di accoglienza in particolare per pellegrini in situazioni di fragilità o sofferenza. Fatima, insomma, vuole proporsi come luogo di speranza, per dare senso all’esperienza della fragilità e della sofferenza umana. Padre Cabecinhas ha aggiunto che proprio le Memorie di suor Lucia evidenziano il messaggio di speranza di Fatima. “E soffri molto? - chiese la Madonna a Lucia dos Santos il 13 giugno del 1917 -. Non scoraggiarti. Non ti lascerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio” (Ricordo IV). Questo dialogo, ha evidenziato il rettore del santuario, illuminerà l’intero anno pastorale per mostrare come nel messaggio di Fatima ci sia “il primo movimento di empatia che risiede nella volontà di conoscere e incorporare la sofferenza dell’altro, cercando di conoscerlo e dandogli la possibilità di esprimersi”. Padre Cabecinhas ha specificato che il messaggio di Fatima è “parola che conforta e incoraggia, perché offre la possibilità di trovare un senso per superare lo scoraggiamento”. Per questo nuovo ciclo pastorale triennale, il santuario, attraverso varie modalità, approfondirà i temi scelti ogni anno, proporrà apposite catechesi e itinerari di preghiera. Saranno anche organizzati momenti di formazione e riflessione, e non mancheranno le iniziative culturali. È stata già inaugurata la mostra “I volti di Fatima: fisionomie di un paesaggio spirituale”, che espone alcuni dei pezzi più significativi dell’allestimento permanente del santuario. “Siamo tutti consapevoli che il prossimo anno sarà ancora profondamente segnato dalla situazione pandemica e che dovremo affrontare molte difficoltà, a diversi livelli - ha osservato padre Cabecinhas -. Ma crediamo che il messaggio di Fatima sia un messaggio di speranza e incoraggiamento”. (TC)

9 dicembre - ITALIA I Musei Ecclesiastici Umbri insieme per raccontare online l’arte, la storia e la cultura #coronavirus

“Contribuire alla conservazione e alla valorizzazione dei musei e delle raccolte che hanno un carattere di ecclesiasticità esistenti in Umbria, proponendoli quali strumenti di animazione culturale delle comunità cristiane e della società”. Questo l’obbiettivo di “Incontrarti oltre l’immagine”, il progetto promosso, con il contributo della Regione Umbria, dalla rete dei Musei Ecclesiastici Umbri (MEU), presieduta da monsignor. Marco Salvi, vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve, e realizzato da nove Musei facenti parte dell’Associazione. “L’Associazione con il suo Consiglio direttivo – ricorda il presule – è rappresentativa di tutta la Regione Ecclesiastica Umbra e si fa così portavoce in questa delicata situazione pandemica del più autentico spirito cristiano con la forza della fede e dell’arte”. L’iniziativa intende raccontare la storia, la cultura, l’umanità della gente umbra attraverso gli strumenti della realtà virtuale e della realtà aumentata, “quanto mai necessari oggi – prosegue monsignor Salvi - per le misure in atto per contrastare il diffondersi del Covid-19». Con questo progetto quindi i Musei Ecclesiastici  “vogliono offrire a tutti l’opportunità di scoprire lo straordinario patrimonio culturale ecclesiastico conservato al loro interno e contribuire così ad un ritorno alla normalità: i Musei Ecclesiastici sono intesi – conclude il presule – come riferimento per le comunità di prossimità, sono custodi di tesori artistici e testimoni di memorie aperti a tutta la realtà sociale che li circonda». Il ricco programma di eventi culturali pensato dai nove musei aderenti  proseguirà per tutto il tempo dell’Avvento e del Natale: fino a gennaio si svolgerà in modalità live streaming o on line. (PO)

9 dicembre - ECUADOR Piano pastorale 2020-2024: i quattro sogni dei vescovi per la Chiesa e il Paese

Sociale, culturale, ecologico ed ecclesiale: sono i quattro grandi sogni che la Conferenza episcopale dell’Ecuador (Cee) ha per la Chiesa e il Paese. I quattro progetti ideali sono contenuti nel Piano pastorale 2020-2024, presentato in questi giorni. Un lungo documento che si pone l’obiettivo di essere “un quadro ispiratore e un asse trasversale per le diverse attività evangelizzatrici” di tutti i fedeli. Ogni sogno è accompagnato da suggerimenti specifici per l’azione pastorale. Nel sociale, dunque, i vescovi sognano un Ecuador “di equità e di sviluppo, in cui siano rispettati i diritti di tutti, specialmente dei più poveri e vulnerabili, la cui voce va ascoltata e la cui dignità va promossa”. Un Paese nel quale ci sia lavoro dignitoso per tutti, accoglienza per i rifugiati e dove il cancro della corruzione sia sradicato. Le relative azioni pastorali in questo ambito vanno da un rafforzamento della Caritas, alla creazione di progetti di accoglienza e inserimento dei migranti, alla promozione della partecipazione attiva dei cattolici laici in politica. Il sogno culturale, invece, vede una nazione “pluriculturale” dove, “nel rispetto della laicità” dello Stato, si riconosca “il contributo della fede cristiana nella ricerca di una società più umana” e in cui si combatta “il colonialismo ideologico che distrugge la famiglia, mercifica le persone e nega la sessualità biologica”. Al tal proposito, si incoraggia il rafforzamento delle culture autoctone, anche attraverso la diffusione del Catechismo negli idiomi originari. Il terzo sogno presentato dalla Cee riguarda l’ecologica: i vescovi sognano un Ecuador capace di custodire il Creato e la vita umana, che si opponga chiaramente all’inquinamento e regolamenti lo sfruttamento minerario. Per questo, i presuli raccomandano: uno studio approfondito dell’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’ sulla cura della casa comune”, la promozione della difesa dell’Amazzonia e l’introduzione del tema dell’ecologia integrale nelle catechesi, nelle omelie e nei corsi di formazione pastorale. Il sogno ecclesiale, invece, riguarda la creazione di una comunità cristiana “missionaria”, ovvero capace di testimoniare ed annunciare la Buona Novella; “inculturata”, ossia con  una spiritualità che deriva da ciò che lo Spirito fa scaturire nella realtà contemporanea; “ministeriale”, ovvero una comunità in cui ciascuno, secondo la propria vocazione, sia corresponsabile dell’evangelizzazione”; ed infine “solidale”, perché in grado di aiutare  i più vulnerabili. A livello pastorale – spiega la Cee – tutto ciò implica una maggiore attenzione all’evangelizzazione del “mondo digitale”, la promozione del diaconato permanente e il rafforzamento della famiglia “Chiesa domestica”. Oltre ai quattro sogni, il piano pastorale dei vescovi dell’Ecuador riporta anche altri orientamenti più generali: ad esempio, facilitare lo studio e la diffusione delle Sacre Scritture attraverso la Lectio divina; puntare sulla formazione dei genitori e dei catechisti affinché siano sempre più testimoni di una vita di fede; promuovere l’impegno missionario della Chiesa; creare spazi di dialogo ecumenico ed interreligioso; incrementare la formazione dei fedeli alla liturgia affinché essa sia sempre più “inculturata, viva e gioiosa”. E ancora: i presuli suggeriscono di “promuovere la difesa della vita umana in ogni sua fase, dal concepimento e fino alla morte naturale, con particolare attenzione alle vittime di aborto, eutanasia, violenza domestica e tratta”. Uguale attenzione va dedicata alla valorizzazione dei genitori come primi educatori dei figli, “soprattutto nel campo dell’affettività e della sessualità”. Riguardo ai giovani, poi, i vescovi dell’Ecuador sottolineano l’importanza di promuovere iniziative adeguate per aiutarli a vivere meglio il loro impegno cristiano, accompagnandoli nella loro crescita umana e spirituale, nonché nel discernimento della loro vocazione e missione nella Chiesa e nella società. La Cee auspica anche una maggiore integrazione dei movimenti e delle associazioni laicali nella Chiesa locale ed invita i vescovi ad accrescere “la fraternità, la comunione e la solidarietà episcopale”, così da favorire la sinodalità e la missionarietà. Sottolineature specifiche vengono fatte per la formazione integrale di presbiteri e diaconi permanenti, così come per l’accompagnamento delle vocazioni. Al contempo, i vescovi sperano in una maggiore integrazione delle culture indigene nella missione della Chiesa e chiedono di rafforzare la Pastorale educativa cattolica “come risposta al diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni etiche e spirituali”. Altri due suggerimenti pastorali della Cee riguardano, in primo luogo, la valorizzazione della Caritas per “lo sviluppo di progetti assistenziali e di promozione umana che rispondano alle necessità dei più poveri, affinché siano soggetti di evangelizzazione e di giustizia sociale”, mentre l’ultimo punto si sofferma sulla comunicazione: in questo ambito, i vescovi sperano che si possa generare comunione e vera informazione, così da rafforzare l’azione evangelizzatrice della Chiesa dell’Ecuador. (IP)

9 dicembre - AUSTRIA Introduzione etica tra le materie scolastiche. Monsignor Krautwaschl: completamento necessario all’educazione dei giovani

"L'etica è sempre stata parte dell'educazione religiosa e offre un fondamento cristiano completo di significato per una vita di successo". Così monsignor Wilhelm Krautwaschl, presidente della commissione Scuola ed educazione della Conferenza episcopale dell’Austria, commenta, in un'intervista a Kathpress e pubblicata sul sito dell’Episcopato austriaco, la decisione del governo di Vienna di inserire l’etica tra le materie scolastiche a partire dal prossimo anno. La decisione è stata approvata qualche giorno fa dal Bundesrat, dopo che era già stata approvata dal Consiglio nazionale con i voti dell'ÖVP, dei Verdi e dell'FPÖ. "Le ormai decise lezioni di etica sono esplicitamente sostenute e accolte dalla Chiesa cattolica", ha continuato il presule. La nuova norma prevede che, a partire dal nono anno di istruzione, gli alunni che non partecipano all'educazione religiosa frequentino corsi di etica di due ore settimanali a partire dall'anno scolastico 2021/2022. Questo riguarderà tutti coloro che rinunciano all'educazione religiosa o non la frequentano perché non appartengono ad alcuna confessione. La nuova materia sarà implementata nelle classi superiori delle scuole secondarie generali e professionali. "Ciò che da molti anni si è dimostrato valido nella sperimentazione scolastica, l'anno prossimo diventerà una componente fissa nella scuola superiore, rendendo così possibile che la trattazione di questioni etiche di base faccia parte dell’educazione dei giovani - ha spiegato il vescovo - anche la collaborazione tra le chiese e le religioni è cresciuta di conseguenza. L'educazione religiosa cattolica, come è stato deciso, non vede l'educazione all'etica come una competizione, ma come un complemento necessario per coloro che non frequentano l'educazione religiosa". Una nuova opportunità, dunque, per elaborare in modo ancora più chiaro gli argomenti etici nei programmi di studio dell'insegnamento religioso cattolico: “L'etica è sempre stata una parte importante della nostra educazione religiosa - ha proseguito monsignor Krautwaschl - ma va oltre, perché offre ai giovani il fondamento cristiano sul quale basare una vita di successo". Tra i prossimi passi allo studio del governo, secondo il ministro dell’Istruzione austriaco, Heinz Fassmann, che ha espresso la sua soddisfazione in seno al Consiglio federale per questa decisione, ci sarebbe l’estensione di questa possibilità alle scuole politecniche, alla scuola secondaria di primo grado e addirittura alla scuola elementare. Presso le scuole di abilitazione per insegnanti sono attualmente in atto corsi di formazione in collaborazione con le università per qualificarli all'insegnamento dell'etica; in futuro ci sarà un corso di formazione specifico per insegnanti. (RB)

9 dicembre - PAPUA NUOVA GUINEA Vescovi: Natale di pandemia, ma anche di speranza

Un Natale reso difficile a causa della pandemia da Covid-19, ma un Natale comunque di speranza, perché “il bambino che giace in una mangiatoia è un raggio di speranza e il sorriso che condividiamo può essere più contagioso del virus che ancora ci perseguita”: lo scrive padre Giorgio Licini, segretario generale della Conferenza episcopale della Papua Nuova Guinea (Pngsicbc) in un messaggio diffuso sul sito dei vescovi, in preparazione alla Solennità natalizia. “Concludiamo il 2020 in modo diverso rispetto al suo inizio – scrive il religioso, missionario del Pime - Nessuno poteva prevedere che potesse scoppiare una pandemia e cambiare il nostro modo di vivere e di pensare”. Nel Paese, i casi positivi e i decessi, fortunatamente, non sono stati molti (671 i primi e 7 i secondi), tuttavia le conseguenze del virus “sono state comunque significative: i viaggi sono stati limitati e molta gente è rimasta bloccata oltreoceano, molti progetti sono rimasti fermi e i posti di lavoro sono andati perduti”. Complimentandosi, poi, con il governo nazionale “per l’approccio realistico ed efficace, aperto ai suggerimenti della scienza e della cooperazione internazionale” avuto di fronte alla pandemia, padre Licini esorta tuttavia l’esecutivo a non abbassare la guardia, perché “il rischio non è finito: il virus si diffonde ancora nel resto del mondo e può raggiungere comunque il Pacifico”, provocando conseguenze drammatiche non solo per chi si ammala e muore, ma anche per chi perde reddito e lavoro “a causa della crisi economica e finanziaria”. Senza uno stipendio, infatti, “la vita diventa particolarmente difficile per le famiglie, l’assistenza sanitaria viene trascurata in favore di altri bisogni primari ed emerge con maggiore evidenza la debolezza della condizione umana e il conseguente bisogno di fratellanza e amicizia universale”. Per questo, il segretario generale della Pngsicbc sottolinea che “il mondo post-coronavirus dovrà essere diverso. Parte di ciò che la pandemia ci ha imposto, come una minore quantità di emissioni di gas serra, dovrà diventare una scelta obbligata”, perché “ci è stato detto di fermarci a riflettere”. In questo senso, la fratellanza universale, invocata da Papa Francesco nell’Enciclica “Fratelli tutti”, è “la chiave per combattere le disgrazie e per evitarle”. Dal religioso anche un monito al governo affinché, in questo periodo così critico, non ceda a “giochi politici pretenziosi”, stipulando “alleanze occasionali e precarie” solo per ambizione: un simile atteggiamento, infatti, suona come “un insulto alle difficoltà che la gente affronta e ai sacrifici quotidiani di onesti funzionari pubblici, soprattutto nei settori dell'istruzione e della sanità”. L’auspicio per il nuovo anno, conclude padre Licini, è che esso possa “porre fine alle nostre sofferenze e rinnovare in tutti un senso di unità e di servizio”. (IP)

9 dicembre - ITALIA On line “Camminiamo nella speranza”, il sussidio liturgico-pastorale della Cei per Avvento e Natale

Vuole offrire riflessioni, accompagnare la preghiera della comunità ecclesiale e quella domestica per sostenere la fede delle famiglie “Camminiamo nella speranza”, il sussidio liturgico-pastorale per i tempi di Avvento e Natale dell’Ufficio liturgico nazionale della Conferenza episcopale italiana. Disponibile on line in due versioni, con soli testi o con l’audio dei canti proposti, è suddiviso in tre parti. Nella prima tre brevi riflessione a cura dell’Ufficio Liturgico Nazionale, dell’Ufficio Catechistico Nazionale e della Caritas italiana, intitolate “Celebrare per la vita”, “Annunciare la vita”, e “Vivere ciò che si celebra e si annuncia”, richiamano le dimensioni essenziali di una vita autenticamente cristiana. La seconda parte, con una introduzione dell’Ufficio per la Pastorale della Famiglia sul senso e la bellezza della preghiera della famiglia in casa, offre alcuni schemi per la preghiera nelle domeniche e nelle solennità del Tempo di Avvento e Natale. Ogni scheda rimanda ad un link con indicazioni, letture e attività per favorire la preghiera con bambini piccoli o ragazzi con disabilità intellettiva. La terza parte, infine propone schemi per le novene. Il sussidio contiene inoltre una scheda che illustra il nuovo Messale Romano. “La speranza cristiana ci invita a non guardare alla storia in maniera fatalistica, perché le sue radici sono nel cuore stesso di Dio. Essa, invece, chiede di vivere il nostro impegno nel mondo con coraggio e con fiducia - scrive nella presentazione il segretario generale della Conferenza episcopale monsignor Stefano Russo -. Allora non solo il tempo nuovo sarà spazio di speranza, ma noi stessi saremo uomini e donne di speranza”. (TC)

9 dicembre - REGNO UNITO “Stop al razzismo” il concorso per le scuole della Società di San Colombano per le Missioni estere

Un concorso per dire stop al razzismo: è questa l’idea lanciata nel Regno Unito dalla Società di San Colombano per le missioni estere, come riporta il sito della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles. Il concorso prevede due sezioni: una rivolta a Inghilterra, Scozia e Galles e l’altra rivolta all’Irlanda, e vuole coinvolgere i giovani di età compresa tra i 14 e i 18 anni in due sezioni artistiche, una rivolta alla scrittura e una al disegno. Le iscrizioni, come si legge sul sito degli organizzatori, saranno aperte fino al 20 febbraio 2021, mentre i vincitori saranno annunciati il 15 marzo. Il senso della competizione, per i ragazzi, è utilizzare le proprie competenze mediatiche per affrontare un tema che vuole l'uguaglianza, la giustizia, l'inclusione e che attinge anche alla fede e alle esperienze personale. "Creiamo un mondo senza razzismo" è il tema, purtroppo sempre attuale e particolarmente pertinente in un anno che ha visto proteste globali che chiedono giustizia dopo omicidi che hanno avuto una grande risonanza sui media come quello di George Floyd negli Stati Uniti. All'epoca, Papa Francesco disse: "Non possiamo tollerare o chiudere un occhio sul razzismo e sull'esclusione in qualsiasi forma, eppure pretendiamo di difendere la sacralità di ogni vita umana". Il concorso, arrivato alla quarta edizione, si concentra, dunque, su un tema che è rilevante per la società di oggi e coerente con la dottrina sociale cattolica. I temi del passato includono l'emigrazione, il cambiamento climatico e le questioni relative alla nostra "cultura dello scarto". Un aspetto fondamentale della missione della Società di San Colombano, infatti, è l'attraversamento dei confini della lingua, della razza, della cultura e della religione. Tra i giudici della competizione, infine, molti esponenti del mondo del giornalismo cattolico del Regno Unito. (RB)

9 dicembre - POLONIA #coronavirus Novena di Sante Messe dal 2 dicembre al 27 gennaio per i malati, gli operatori sanitari e i loro parenti

La Chiesa ha invitato i fedeli, mercoledì 9 dicembre, alle ore 20, ad unirsi in preghiera e a seguire, sia sul canale SalveNET che su YouTube, la Santa Messa celebrata nella cappella dello Stadio Nazionale per i malati, gli operatori sanitari e i loro parenti. L'Eucaristia, si legge sul sito web della Conferenza episcopale, sarà celebrata da monsignor Romuald Kamiński, presidente della Pastorale Sanitaria dell’Episcopato. La celebrazione eucaristica si terrà nello storico stadio di Varsavia, dove il governo, in seguito all'aumento dei casi di coronavirus nel Paese, ha deciso di allestire un ospedale temporaneo, gestito da personale medico locale e non, e presidiato dalle forze di difesa territoriale e dai vigili del fuoco. La Novena di Sante Messe, espressione di solidarietà e sostegno a tutti coloro che stanno combattendo il Covid-19, ha avuto inizio il 2 dicembre, nella parrocchia di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, a Saska Kępa, e si concluderà il 27 gennaio. Ogni mercoledì si svolgerà in un luogo diverso, affinché ci si possa prendere cura, simbolicamente, di tutte le comunità. Chiunque potrà partecipare a questa "Terapia spirituale", come è stata chiamata, seguendo la diretta della celebrazione eucaristica e inviando le proprie intenzioni di preghiera personali all'indirizzo e-mail: intencja@salvenet.pl; sul profilo Facebook @DiecezjaWarszawskoPraska; oppure sulla chat del canale SalveNET, durante la trasmissione. (AP)

9 dicembre - IRLANDA Il sostegno dei vescovi all’appello di Trócaire per il Centro America

Contribuire alla colletta natalizia di Trócaire, l'agenzia episcopale irlandese per lo sviluppo nei Paesi d'oltremare, per aiutare le popolazioni del Centro America, colpite da violenti uragani, e tutte le persone in difficoltà a causa della pandemia da Covid-19: a chiederlo, è la Conferenza episcopale irlandese in una nota diffusa oggi, nel corso della sua Assemblea generale d’inverno. “La colletta di Natale di Trócaire – si legge nel comunicato – consegnerà cibo, ripari di emergenza, medicinali e speranza a donne, uomini e bambini rimasti senza risorse” a causa della diffusione del Covid-19 e dei disastri naturali. A novembre, infatti, nell’arco di sole tre settimane, Paesi come l’Honduras, il Guatemala e il Nicaragua hanno visto il passaggio di due uragani che hanno travolto, complessivamente, circa 5 milioni di persone, lasciando una scia di morte e distruzione. Chi volesse contribuire alla campagna di Trócaire, può farlo attraverso il sito web www.trocaire.org Quest’anno, l’agenzia episcopale punta a raggiungere un milione di euro di offerte: un obiettivo non così lontano, considerando che dal 2000 sono stati raccolti già 972mila euro. I “kit di sopravvivenza” che possono essere acquistati dai donatori e che verranno devoluti ai bisognosi contengono materiale igienico-sanitario, acqua pulita, animali da cortile, lampade ad energia solare e alveari per la produzione di miele. Operativa da 47 anni – è stata istituita ne 1973 – l’agenzia Trócaire prende il nome dalla parola gaelica che significa “compassione”. (IP)

9 dicembre - BELGIO Church4You propone quest’anno ai giovani 1001 gesti concreti per diffondere la Fiamma di Betlemme nonostante il confinamento

Arriverà in Belgio il 14 dicembre la “Luce della Pace”, detta anche “Fiamma di Betlemme”, accesa dal 1985 nella Grotta della Natività a Betlemme e condivisa in staffetta in tutto il mondo. La cerimonia si svolgerà a Eupen alle 18.30, al centro Ephata, e, nel rispetto delle norme anti-Covid, non sarà aperta al pubblico, ma sarà trasmessa in diretta Facebook e YouTube. L’iniziativa coinvolge associazioni scout e guide e Church4You, il servizio per la pastorale giovanile della Chiesa belga, che quest’anno propone “Condividi un bagliore”, una serie di idee per consentire ai giovani di vivere il periodo natalizio nella speranza e di diffondere pace e gioia in questo tempo di confinamento dovuto all’emergenza coronavirus. “Ti proponiamo di portare la fiamma della pace in questo momento grigio per molti - è l’invito che Church4You rivolge ai giovani -. Se il gesto è simbolico, speriamo tuttavia che doni veramente amore e speranza”. A tal proposito il portale di Church4You suggerisce sul proprio portale 1001 gesti concreti perché i giovani possano condividere la “Luce della Pace” e perché si riesca ad illuminare l’intero Paese nonostante il confinamento. Dal 14 dicembre dunque la “Fiamma di Betlemme” comincerà il suo percorso in tutto il Belgio. Pascal Goblet, responsabile del progetto, ha chiesto ai vescovi francofoni di accoglierla nelle cattedrali di Bruxelles e della Vallonia, nonché nella basilica di Koekelberg e nella collegiata di Nivelles. Tutti sono invitati ad accendere la propria lanterna dalla “Fiamma di Betlemme” per illuminare il proprio ambiente di vita per questo Natale e a diffonderla. Church4You, Woogle & Spirit, Scout e Guide stanno promuovendo l’iniziativa chiedendo di condividere on line il proprio gesto concreto per tracciare il percorso della “Luce della Pace” e renderlo visibile su una mappa. (TC)

9 dicembre - BRASILE Inaugurato “Lux Mundi”, l’ufficio della Chiesa per la protezione dei più vulnerabili

La Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile e la Conferenza dei Religiosi del Brasile hanno inaugurato ieri “Lux Mundi”, il nuovo ufficio che assisterà nell'organizzazione dell'insediamento di commissioni diocesane per la protezione di bambini, adolescenti e persone vulnerabili nelle strutture pastorali della Chiesa cattolica del Brasile, delle diocesi e delle congregazioni religiose, secondo quanto richiesto da Papa Francesco nella sua Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio "Tu sei la luce del mondo". Lo scrivono i vescovi sul sito della Conferenza episcopale del Brasile. Alla cerimonia di inaugurazione c’era monsignor Joel Portella Amado, vescovo ausiliare di Rio de Janeiro e segretario generale dei vescovi che, benedicendo i nuovi locali a Brasilia, ha detto che spera che “l'iniziativa brilli come una lampada, e che la sua luce, unendo le forze, acquisti forza nella lotta contro ogni forma di violenza contro i bambini, gli adolescenti e le persone vulnerabili. La luce attraverso la solidarietà acquisterà forza". La presidente della Conferenza dei Religiosi del Brasile, suor Maria Inês Ribeiro, ha sottolineato l'impegno dell'organizzazione che da più di 12 anni lavora nella lotta alla violenza contro i bambini, gli adolescenti e le persone vulnerabili in ambito religioso alla luce dell'insegnamento della Chiesa.  Secondo lei, il nuovo ufficio “Lux Mundi” avrà la missione di lavorare su tre fronti: prevenzione, protezione e guida alle diocesi, alle congregazioni e alle organizzazioni religiose nell'attuazione del Motu Proprio. Il centro “Lux Mundi”, il cui nome è stato suggerito proprio da monsignor o Walmor Oliveira de Azevedo, collaborerà con la Chiesa in Brasile per internalizzare le misure di protezione proposte dal Motu Proprio e promuoverà le attività di formazione e addestramento, sistematizzando anche le pratiche che sorgono nelle diocesi. (RB)

9 dicembre - PORTOGALLO Patriarca di Lisbona: celebrare Natale nel cuore, oltre limiti della pandemia

Celebrare il Natale “nel cuore”, superando così i limiti imposti dalla pandemia da coronavirus: questo l’incoraggiamento rivolto ai fedeli dal Cardinale Manuel Clemente, Patriarca di Lisbona, in Portogallo, che ieri, nella Cattedrale diocesana, ha presieduto la Messa per la Solennità dell’Immacolata Concezione. “Il Natale è nel cuore di ciascuno – ha detto il porporato – Non mi riferisco alla festa esterna, condizionata dalla pandemia, bensì al nostro cuore, affinché coincida con il cuore di Dio”. Quando, infatti, nei cristiani “il battesimo e la vita coincidono”, allora “c’è un legame salvifico” con il Signore. Tale legame è quanto mai urgente oggi, nel mondo attuale “in cui gli attacchi alla libertà religiosa e al culto sono in aumento e in cui la vita umana ha bisogno di essere pienamente protetta”, dal concepimento e fino alla morte naturale. “Nel cuore umano – ha aggiunto il porporato - persistono le aspirazioni a qualcosa di grande, per una nuova umanità più in armonia con l'intero Creato, sulla via di un destino eterno a cui nessuno, nel profondo, rinuncia”. Al termine della celebrazione, il Cardinale Clemente ha annunciato che la Messa della Vigilia di Natale si terrà alle ore 23.00 del 24 dicembre ed ha esortato a i fedeli a rispettare le normative anti-Covid: “Le misure di sicurezza saranno efficaci se le rispetteremo – ha sottolineato – e non solo nei momenti di emergenza, ma anche nella vita quotidiana, così da proteggere noi stessi e prenderci cura degli altri”. (IP)

9 diecembre - GERMANIA Tratta esseri umani. Monsignor Hesse: fenomeno quotidiano più vicino di quanto si pensi

La tratta di esseri umani e lo sfruttamento del lavoro sono fenomeni che avvengono quotidianamente anche nei Paesi più sviluppati, come ha recentemente messo in evidenza la pandemia. Questo il tema al centro di un confronto on line che si è svolto ieri tra gli esperti della Conferenza episcopale tedesca – che ne dà notizia sul sito dell’Episcopato - e del Gruppo Santa Marta, la task force globale voluta da Papa Francesco. Alla base delle discussioni c'è stato un catalogo di raccomandazioni preparato da esperti di nove Paesi, che delinea le misure per combattere le attuali pratiche di tratta di esseri umani. "La tratta di esseri umani e lo sfruttamento del lavoro si verificano quotidianamente e in mezzo a noi – ha detto monsignor Stefan Hesse, arcivescovo di Amburgo e presidente della commissione per le Migrazioni della Conferenza episcopale tedesca – per noi, due domande sono centrali: come possiamo migliorare la vita delle persone colpite e come possiamo evitare che le persone siano sfruttate?”. Il presule ha sottolineato che i problemi che esistono da molto tempo sono diventati noti a un vasto pubblico solo quando la pandemia ha sconvolto i processi economici e ha colpito per la prima volta i lavoratori vulnerabili, tra cui "le persone che lavorano in condizioni miserabili, senza protezione dalle infezioni, nell'industria alimentare o come lavoratori stagionali, o le persone che sono sfruttate nell'assistenza domiciliare". Dietro ogni destino "ci sono i profittatori, i trafficanti e i reclutatori, i datori di lavoro sfruttatori e i protettori. E infine, ma non meno importante, tutti noi che consapevolmente o inconsapevolmente beneficiamo di salari sleali e condizioni di lavoro disastrose". Per l'arcivescovo Hesse, la cooperazione europea e internazionale sono alla base della lotta al fenomeno, perché “solo se le autorità di polizia e giudiziarie degli Stati cooperano lungo tutta la catena, si può fermare la tratta di esseri umani e trovare i colpevoli". La discussione si è concentrata su quattro temi principali: nel campo del “lavoro e catene di approvvigionamento" i partecipanti hanno chiesto standard sociali minimi a livello europeo e la cooperazione transfrontaliera tra le autorità di controllo del lavoro. Nel campo delle "forze dell'ordine" è stato, invece, proposto il reclutamento di esperti tematici specializzati in polizia, tribunali e procure che dovrebbero cooperare con la società civile e avvalersi delle competenze della Chiesa e di altre organizzazioni, poiché conoscono la situazione nei Paesi d'origine e la situazione di vita delle vittime. Nell'ambito della "protezione delle vittime", inoltre, gli esperti si sono espressi in favore di un allentamento delle regole di Dublino, poiché i rimpatri nel Paese di prima accoglienza, in particolare, comportano un elevato rischio per le vittime della tratta di esseri umani di ricadere nelle catene della criminalità organizzata. Per quanto riguarda il finanziamento, infine, gli esperti hanno infine raccomandato una legislazione completa contro il riciclaggio di denaro. Tutti i partecipanti al dibattito hanno in chiusura sottolineato la particolarità dell'approccio cooperativo del gruppo, in cui cooperano attori governativi e non governativi: "Senza la partecipazione della società civile a tutti i livelli, soprattutto a livello locale, la tratta di esseri umani non può essere eliminata", hanno ribadito. Il cosiddetto Gruppo Santa Marta è una cooperazione di rappresentanti e organizzazioni ecclesiastiche di alto rango, funzionari di polizia di oltre 30 Paesi e altre organizzazioni governative e non governative, che si è riunito per la prima volta nel 2014 su invito di Papa Francesco e su iniziativa della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles in Vaticano. L'obiettivo del gruppo è quello di sviluppare "strategie comuni ed efficaci" da parte degli attori governativi e della società civile contro la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani. (RB)

9 dicembre - FILIPPINE Immacolata. Cardinale Advincula: “Non possiamo essere solo discepoli, dobbiamo essere missionari"

"Anche se la maggior parte di noi è costretta a restare a casa, possiamo ancora svolgere il nostro mandato ed essere discepoli missionari". Lo ha detto ieri il cardinale José Advincula, durante la Messa, in occasione della solennità dell'Immacolata Concezione, nella Cattedrale di Roxas City. "Attraverso le nostre parole, le nostre azioni e il nostro impegno totale per la fede – ha affermato -, tutti noi possiamo predicare il Vangelo agli altri intorno a noi, a casa, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle nostre piccole comunità". Il porporato, indossando una mascherina durante tutta la celebrazione, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie a causa della diffusione del Covid-19, ha sottolineato come ai cattolici sia richiesto di insegnare e dare testimonianza della propria fede. "Non possiamo essere solo discepoli, dobbiamo essere missionari", ha dichiarato. "Siamo missionari che hanno il compito di annunciare la Buona Novella della nostra salvezza". Proclamare il Vangelo - ha precisato - non è un compito riservato solo al clero e alle persone consacrate, ma anche ai laici. Laici filippini che – ha ricordato il cardinale Advincula - sono conosciuti in tutto il mondo per la loro devozione cattolica, grazie ai lavoratori migranti e ai missionari che servono la Chiesa in quasi 200 Paesi del mondo. Il mandato missionario - ha concluso il cardinale - viene da Cristo stesso ed è lo stesso vissuto dai primi missionari arrivati nel Paese 500 anni fa. (AP)

9 dicembre - STATI UNITI Migrazioni: Tribunale autorizza ripristino del Daca. Soddisfazione dei vescovi

Il Tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto orientale di New York ha ordinato al Dipartimento della Sicurezza nazionale di ripristinare l'intero programma Deferred Action for Childhood Arrivals (Daca) entro il 7 dicembre e di riprendere ad accettare i candidati per la prima volta. La decisione è stata presa il 4 dicembre, in relazione al programma voluto nel 2012 dall’amministrazione del presidente Barack Obama, grazie al quale gli immigrati irregolari arrivati negli Stati Uniti da bambini (i così detti “dreamers”), seguendo i propri genitori, sono stati esenti da espulsioni e hanno avuto la possibilità di ottenere permessi di lavoro. Il Daca è stato nel mirino dell’amministrazione Trump che, nel giugno scorso, ha tentato di abolirlo, ricevendo però parere contrario dalla Corte Suprema. A luglio, tuttavia, l’ex Capo della Casa Bianca ha fissato una serie di nuovi limiti al programma, in particolare riducendo da due a un anno il permesso di lavoro dei “dreamers” ed escludendo la possibilità di presentare nuove richieste. Ma l’ultima decisione del Tribunale distrettuale va contro tale decisione. Soddisfazione, quindi, viene espressa dalla Conferenza episcopale locale: in una nota, Monsignor Mario E. Dorsonville, presidente del Comitato dei vescovi statunitensi per le migrazioni, afferma: "Accogliamo con favore la piena reintegrazione del programma Daca” che “va a diretto beneficio dei giovani immigrati, delle loro famiglie e delle comunità cui prestiamo il nostro servizio”. “A tutti i dreamers dico che la Chiesa cattolica continua a stare al vostro fianco – ribadisce il presule – e vi difenderà per far sì che possiate raggiungere, qui negli Stati Uniti, il potenziale che vi è stato donato da Dio”. Al contempo, Monsignor Dorsonville ricorda che “solo una legislazione che fornisca un percorso verso la cittadinanza darà ai dreamers e alle loro famiglie la vera sicurezza e la possibilità di svilupparsi in pienezza". Per questo, l’Usccb esorta “ancora una volta il Congresso degli Stati Uniti ad approvare una legislazione che garantisca ai dreamers un percorso verso la cittadinanza”. "Speriamo che il ripristino del Daca – aggiunge il presidente del Comitato dei vescovi statunitensi per le migrazioni – apra un nuovo capitolo di possibilità sulla questione dell'immigrazione, compresa l'introduzione e l'approvazione di una riforma legislativa da parte del Congresso che affronti l’intero sistema”. Dal canto loro, i vescovi Usa si impegnano a “continuare a sostenere una riforma che valorizzi l'unità della famiglia, onori il giusto processo e lo stato di diritto, riconosca i contributi dei lavoratori, protegga le persone vulnerabili in fuga dalle persecuzioni e affronti le cause alla radice dell'immigrazione". (IP)

9 dicembre - BENIN Verso le presidenziali. Osservatorio cristiano cattolico al governo: abolire legge su patrocinio dei candidati

Urne aperte, in Benin, il prossimo 11 aprile, per il primo turno delle elezioni presidenziali. In vista della tornata elettorale, la direzione dell’Osservatorio cristiano cattolico del governo (Occg), organismo afferente alla Conferenza episcopale locale (Ceb), ha diffuso una dichiarazione in cui chiede all’esecutivo nazionale di abolire la legge elettorale sul patrocinio dei candidati. Lo scorso novembre, infatti, il Parlamento ha approvato una nuova normativa che impone agli aspiranti alla poltrona del Capo dello Stato e a quella del suo vice di avere il patrocinio di almeno il 10 per cento dei sindaci o dei loro deputati, prima di presentare la propria candidatura. Ma tale sistema, spiega l’Occg, “svolge la sua funzione e mostra la sua rilevanza in un contesto di democrazia pluralista in cui gli eletti e i candidati aventi diritto provengono da tutti i partiti”, sia di maggioranza che di opposizione. Tuttavia, quando il patrocinio è espressione di “un unico blocco politico”, allora esso “può chiaramente diventare fonte di sospetto e frustrazione, portando a conflitti e violenze imprevedibili”. Per questo, l’Osservatorio invita il Parlamento e la Corte Costituzionale a “prendere le misure necessarie per abolire questa legge, poiché essa solleva problemi che rendono difficile la sua applicazione, nonché l’organizzazione di un’elezione presidenziale trasparente, credibile e pacifica”. Inoltre, guardando alle resistenze politiche per la cancellazione della normativa, l’Occg si domanda quale sarà il futuro del Paese, dal momento che “ci si rifiuta di intraprendere azioni correttive consensuali per il solo motivo che le leggi sono già state approvate, a prescindere dai pericoli che si profilano all’orizzonte”. Al contempo, l’organismo afferente alla Ceb incoraggia “un trattamento giusto ed equo delle richieste di formazione di partiti politici e di candidature a tutti i livelli”. Pensando, poi, al prossimo Capo dello Stato, l’Occg auspica che esso sia “il garante supremo delle istituzioni e della sicurezza del Paese”, garantendo elezioni “inclusive, trasparenti e pacifiche”. Un’ulteriore richiesta viene avanzata dall’Osservatorio alle autorità nazionali affinché stabiliscano un dialogo ed un confronto con tutte “le persone che hanno subito un lutto e che si trovano ad affrontare le dolorose conseguenze psicologiche e sociali provocate dalle violenze che hanno segnato le elezioni legislative del 2019 e le amministrative del 2020”. Le votazioni dell’aprile dello scorso anno, infatti, si sono svolte in un clima di forte tensione e di gravi scontri: solo due partiti vicini al governo hanno potuto presentare candidati e il livello di astensionismo è stato altissimo. L’opposizione aveva infatti chiesto ai suoi sostenitori di boicottare il voto, al quale non aveva potuto partecipare per motivi amministrativi. Sotto accusa, il nuovo Codice elettorale approvato dal Parlamento alla fine del 2018, per semplificare e prevenire la proliferazione dei partiti. Lo stesso è avvenuto alle elezioni comunali del maggio di quest’anno, tenutesi nel pieno della pandemia da coronavirus e senza i principali partiti di opposizione, promotori di un appello al boicottaggio. Ora, la speranza dell’Osservatorio è che “tutte le parti in causa raggiungano la riconciliazione prima delle presidenziali del 2021”. (IP)

9 dicembre AFRICA Conflitto Tigray. Appello Secam: deporre subito le armi

Deporre subito le armi: è quanto chiede il Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) in una dichiarazione riguardante la regione del Tigray, in Etiopia, da tempo al centro di un violento conflitto. In particolare, i presuli esprimono la loro preoccupazione per “il deterioramento della situazione” e per “la crescente crisi umanitaria e di sicurezza non solo nel Tigray, ma anche nella vicina Eritrea e nel Sudan”. Il pensiero del Secam va ai tanti “morti innocenti” e ai “molti sfollati” provocati dallo scontro armato e per i quali “si implora fortemente” la fine delle violenze. Citando, poi, l’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, il Simposio episcopale sottolinea: “Siamo tutti fratelli e sorelle, figli della stessa terra e figli di Dio”, “custodi l’uno dell’altro”. Di qui, l’esortazione affinché tutte le parti in causa “depongano immediatamente le armi” e “risolvano le loro differenze in modo amichevole, attraverso un dialogo aperto e in uno spirito di fratellanza, rispetto, comprensione e riconciliazione”. Un ulteriore appello viene lanciato agli agenti di sicurezza locali, nazionali e internazionali per "salvaguardare la vita di tutte le persone, specialmente dei civili, e per riportare la pace nella regione". Al contempo, il Secam invita “tutti i cristiani del continente e delle isole africane ad intensificare la preghiera a Dio per la fine del conflitto ed il ripristino della pace e della normalità nella regione”, provvedendo anche ai bisogni primari – cibo, acqua e vestiario – per gli sfollati, in segno di solidarietà. “Teniamo sempre presente – scrivono ancora i vescovi africani – che ogni forma di violenza perpetrata contro il prossimo è un’offesa a Dio e una violazione della dignità della persona. Ogni essere umano, infatti, è creato a immagine e somiglianza di Dio”. Infine, i presuli assicurano la loro “vicinanza spirituale” alla popolazione del Tigray e concludono dicendo: “Mentre noi continuiamo a pregare per voi, voi guardate a Dio con speranza perché Egli non vi ha abbandonato”.Il conflitto nella regione del Tigray è esploso il 4 novembre, quando il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha ordinato un'offensiva militare contro le autorità locali, in risposta ad un presunto attacco alla principale base militare etiope situata nella capitale del Tigray, Mekelle. Ma il conflitto affonda le sue radici nei mesi scorsi, da quando, a settembre, il partito al governo del Tigray (Tigray People's Liberation Front - Tplf) ha organizzato le elezioni nella regione, contro il parere del governo federale. Sin da subito, la Chiesa locale ha fatto sentire la sua voce in favore della pace. Lo stesso Papa Francesco, all’Angelus dell'8 novembre, ha detto: “Seguo con preoccupazione le notizie che giungono dall’Etiopia. Mentre esorto a respingere la tentazione dello scontro armato, invito tutti alla preghiera e al rispetto fraterno, al dialogo e alla ricomposizione pacifica delle discordie”. (IP)

9 dicembre - FILIPPINE Il vescovo di Daet chiede di intensificare gli sforzi per combattere il lavoro minorile nel Paese

"Dobbiamo intensificare gli sforzi per proteggere i più vulnerabili, specialmente i bambini". Lo ha affermato – si legge sulla pagina web dell’Episcopato - monsignor Rex Andrew Alarcon, vescovo della diocesi di Daet e presidente della Commissione episcopale per la gioventù, sostenendo la necessità di “un approccio concertato da parte dei leader della Chiesa e del governo per affrontare il problema del lavoro minorile nelle Filippine”. Un recente studio governativo ha, infatti, rivelato che il quattro per cento di circa 1,4 milioni di lavoratori domestici filippini sono minori. Un numero cresciuto anche in seguito alla crisi economica del Paese - secondo un recente studio dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e dell'UNICEF -, causata dalla dffusione della pandemia di Covid-19. L'indagine ha mostrato, inoltre, che dei 49.000 lavoratori domestici minorenni, 4.900 sono al di sotto dei 15 anni, nonostante, secondo la legge, sia illegale assumere lavoratori domestici di età pari o inferiore ai 14 anni. Monsignor Alarcon ha parlato di "una realtà molto triste e sfortunata per i nostri figli", e ha invitato le autorità e le parti interessate "a continuare a lavorare per la loro sicurezza e il loro benessere". "Anche se può essere una situazione complessa – ha detto -, il governo e tutti i settori della società devono sforzarsi di porre fine a questa spiacevole situazione, perchè espone i bambini ad un ulteriore sfruttamento". Secondo i dati del governo del 2011, circa il 95 per cento di questi lavoratori minorenni svolge attività pericolose in miniere, fabbriche, fattorie e piantagioni. (AP)

9 dicembre - REGNO UNITO Vescovi approvano riforme ad ampio raggio per salvaguardare strutture e processi della Chiesa

Sarà Carol Lawrence l’incaricata dei vescovi cattolici di Inghilterra e Galles alla supervisione dell'attuazione immediata di riforme ad ampio raggio per la salvaguardia delle strutture e dei processi della Chiesa. Lo annuncia la stessa Conferenza episcopale in un articolo pubblicato sul suo sito. Già direttore finanziario della diocesi di Shrewsbury e membro chiave del team che ha ideato i cambiamenti proposti, Lawrence assumerà per sei mesi la carica di direttore dell'attuazione del progetto con effetto immediato per garantire che tutti i miglioramenti siano pienamente e rapidamente attuati. “Questo è un significativo passo positivo da parte dei vescovi e fa parte del nostro profondo e dimostrabile impegno ad apportare miglioramenti significativi alla salvaguardia in tutta la Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles. So che Carol sarà una grande risorsa per il progetto”, è il commento di monsignor Malcolm McMahon, arcivescovo di Liverpool e vicepresidente della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles. Da parte sua, la neonominata ha detto: "Sono felice di essere la direttrice che guida i cambiamenti nelle strutture di salvaguardia della Chiesa. Questo è un momento importante per apportare miglioramenti e non vedo l'ora di lavorare con le parti interessate". La nuova direttrice avrà poteri autonomi per prendere le decisioni necessarie per realizzare le riforme verso un approccio "One Church" che metterà la salvaguardia in un modello globale che comprenda le istituzioni religiose e altri settori della vita ecclesiale, così come le parrocchie e le scuole diocesane e altri ambienti. Le riforme vedranno l'abolizione delle strutture esistenti, in favore della creazione di un'unica Agenzia Cattolica per gli standard di salvaguardia, con il potere di applicare standard di protezione uniformemente elevati. Sarà, inoltre, istituito un Servizio del Tribunale Nazionale per affrontare le questioni canoniche legate alla disciplina del clero e ai reati canonici a livello locale e senza indebiti ritardi. Il processo di attuazione del lavoro comporterà una stretta collaborazione tra vittime, diocesi, Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, coordinatori e fedeli laici. (RB)

 

9 dicembre - BANGLADESH Emergenza freddo. La Chiesa impegnata a distribuire indumenti caldi e coperte nelle regioni settentrionali

È tornato l’inverno, che ogni anno uccide centinaia di poveri, privi di risorse adeguate, in Asia meridionale. La Chiesa, grazie alla Caritas, ha già iniziato a distribuire indumenti caldi e coperte nelle regioni settentrionali del Bangladesh, pertinenti alle diocesi di Rajshahi e Dinajpur. Il 7 dicembre, il Dipartimento meteorologico del Paese ha registrato la temperatura più bassa, 10,6 °C, nel distretto settentrionale di Kurigram, e nebbie lievi e pesanti nelle aree del bacino fluviale del Paese, e ha annunciato che nel nord le temperature potrebbero continuare a scendere, come successo nel 2019, quando la temperatura più bassa registrata è stata quella di 4,5 °C, nel distretto di Panchagarh. I cattolici, appartenenti alla diocesi di Dinajpur, hanno distribuito vestiti pesanti e coperte a 600 persone nei giorni scorsi, inclusi cristiani, indù e musulmani, nel distretto di Thakurgaon. Il padre diocesano Anthony Sen ha raccontato ad UCA News come la gente della zona soffra molto durante l'inverno e come i poveri abbiano “un gran bisogno di giacche e coperte” e si trovino costretti a combattere il freddo, indossando due o tre sari insieme. Padre Sen ha riferito, inoltre, che la Caritas ha donato alcune giacche, ma che serve molto di più. “Ci sono migliaia di persone bisognose che hanno necessità di sostegno immediato", ha detto il sacerdote. Per questo motivo, ogni regione - ha spiegato un funzionario della Caritas ad UCA News -, ha stanziato circa 1.786 dollari per l’emergenza freddo, e ne fornirà altri se necessario, e un gruppo cristiano su Facebook, “We Are Bangladeshi Christians”, ha iniziato una raccolta di vestiti usati, a Dhaka, per distribuirli ai poveri delle zone settentrionali e aiutare in questo modo le persone in difficoltà. (AP)

8 dicembre - PERU’ All’insegna della trasparenza il bilancio sociale della Caritas locale

Presentato nei giorni scorsi da Caritas Perù il bilancio sociale 2019. I parametri del report rispondono pienamente agli standard del Global Reporting Initiative (GRI), l’associazione indipendente internazionale che ha lo scopo di ideare, promuovere e diffondere linee guida per la rendicontazione volontaria delle performance economiche, ambientali e sociali. I progetti e le iniziative dell’ente ecclesiastico hanno riguardato soprattutto il rispetto dei diritti umani, delle condizioni dei lavoratori, la tutela ambientale e la lotta alla corruzione. 44 i progetti portati a termine. Di questi ne hanno beneficiato 38.409 famiglie su scala nazionale. Per centrare obiettivi così ambiziosi, la Caritas si è avvalsa anche di aiuti esterni. L’assistenza sociale è stata così efficace da rendere un servizio completo a 167.236 persone grazie anche a donazioni nazionali e internazionali. Nutrita la partecipazione (ben 6.220 peruviani) alla camminata “Huellas de Ternura” (tracce di tenerezza), condotta tra giugno 2018 e giugno 2019 in 20 paesi del continente, con l’obiettivo di sensibilizzare tutta l’America Latina sul rispetto dell’infanzia. L’iniziativa è stata promossa dal Celam, attraverso il proprio Dipartimento giustizia e solidarietà (Dejusol), che ha dato vita al programma “Centralidad de la Niñez” (centralità dell’infanzia), insieme alla “Pastoral da criança internacional” della Cnbb e World Visión América Latina. Simbolo della Huellas è stato un aquilone. Tutti i progetti di Caritas Perù hanno avuto come riferimento l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Tra i punti principali, la fine della povertà, lotta alla fame, tutela della salute, garanzia di istruzione, occupazione e crescita economica, riduzione delle disuguaglianze, città sostenibili. (DD)

8 dicembre - FRANCIA A Lourdes migliaia di rose prenotate on line dai fedeli nella grotta della Madonna e fino al 10 gennaio una speciale illuminazione nel santuario

Sono diversi oggi gli appuntamenti al santuario di Lourdes, in Francia, dove la solennità dell’8 dicembre è particolarmente sentita. Il 25 marzo del 1858, manifestandosi a Bernadette Soubirous, la Vergine rivelò di essere l’Immacolata Concezione. Erano trascorsi circa quattro anni dalla proclamazione del dogma da parte di Pio IX, e quando Bernadette riferì il nome della “Bella Signora” al curato Marie-Dominique Peyramale, questi non ebbe più dubbi dell’autenticità delle apparizioni. Stamani, dopo la Messa internazionale nella basilica di San Pio X, alla grotta di Massabielle si è svolto l’omaggio floreale: oltre 15mila rose, prenotate on line da numerosi pellegrini, sono state deposte ai piedi della statua della Madonna, a ricordo anche di quanto detto da Bernadette: “Aveva una rosa gialla su ciascun piede, il colore della catena del suo rosario”. La giornata al santuario di Lourdes si concluderà alle 20 con la preghiera mariana aux flambeaux. A partire da oggi, inoltre, e fino al 10 gennaio, una speciale illuminazione di Natale renderà più suggestivo il crepuscolo al santuario. Ogni sera, alle 17.45, inoltre, sulla facciata della basilica dell’Immacolata Concezione verrà proiettato un video sul mistero della Natività tratto dal film di Giacomo Campiotti Maria di Nazaret, mentre dalla cima del campanile un laser traccerà un immenso raggio di luce nel cielo visibile fino a 20 km di distanza. Simboleggerà la Natività come faro di vita cristiana. Infine è stata allestita una via dei presepi che consentirà un percorso di meditazione fino alla grotta di Maria. (TC)

8 dicembre - BRASILE – Il team digitale della pastorale giovanile della CNBB compie dieci anni

Dieci anni e li dimostra. Il team digitale della Pastorale giovanile dei vescovi brasiliani ha voluto festeggiare il compleanno con un live che ha visto protagonisti ragazzi, ragazze, sacerdoti e presuli riuniti virtualmente per ricordare i grandi risultati ottenuti nel corso dei due lustri di vita. “La nostra proposta, unita ai nostri progetti, ormai conosciuti grazie al portale Jovens Conectados, rappresentano uno strumento efficace di evangelizzazione, un canale che dà voce e volto ai giovani del nostro paese e, non ultimo, costruisce ponti tra le giovani generazioni e la Chiesa” hanno fatto sapere gli animatori della pastorale. Gli fa eco padre Antônio Ramos do Prado, consulente esterno del gruppo: “Il sito web è estremamente importante per noi perché consente di far conoscere la parola di Dio ai giovani utilizzando il loro stesso linguaggio. Attraverso questo approccio possiamo direttamente spiegare che l’opzione per Gesù è sempre la scelta giusta”. I ragazzi attivi nella pastorale sono, dunque, veri e propri “missionari” che hanno l’opportunità di rappresentare il volano dell’evangelizzazione nel paese. In questi dieci anni la Chiesa in Brasile ha svolto una grande diaconia nel campo della cultura digitale. La forte evoluzione dei mezzi di comunicazione le ha imposto di interrogarsi sul ruolo che questi devono svolgere nella sua missione di servizio. Nel nuovo contesto comunicativo globale, infatti, non c’è più chi produce informazione e chi ne usufruisce, ma chi ne usufruisce è anche produttore. E tutto ciò ha posto interrogativi che hanno spinto i vescovi a prendere consapevolezza del servizio che devono svolgere nel campo della comunicazione, superando la visione dei media come meri strumenti nella nuova realtà emergente della globalizzazione influenzata da grandi cambiamenti come quello apportato dalla rete. Da qui i risultati ottenuti da Jovens Conectados e dai consensi ricevuti in questi primi dieci anni di vita (DD)

8 dicembre - BELGIO Attribuita a Jacob Jordaens la Sacra Famiglia da anni in una parete del municipio di Saint-Gilles

È un’opera di Jacob Jordaens, pittore belga fra i più apprezzati del XVII secolo, la Sacra Famiglia che da almeno 60 anni era appesa ad una parete della casa comunale di Saint-Gilles, in Belgio. Lo hanno annunciato in un comunicato stampa i Musei Reali delle Belle Arti di Bruxelles. Il quadro era considerato una copia. La notizia è stata riportata anche dal portale della Conferenza episcopale belga. Autore della scoperta lo storico dell’arte dell’Istituto reale del patrimonio artistico Constantine Pion che in un’intervista ha raccontato: “Il dipinto era attaccato al muro ad un’altezza di tre metri, quindi nessuno l’aveva mai girato. Quando l’ho fatto, ho trovato sul retro alcune indicazioni che non erano mai state notate”. Si tratta del segno del comitato di controllo della città di Anversa risalente al 1618 circa. In quel periodo Jordaens non aveva allievi né uno stile proprio, quindi nessuno aveva ancora copiato le sue opere. La composizione di questa Sacra Famiglia fu poi utilizzata da Jordaens in altri tre dipinti che oggi si trovano al Metropolitan Museum di New York, all’Hermitage di San Pietroburgo e all’Alta Pinacoteca di Monaco. Dopo un anno di studi e approfondite ricerche, grazie alla collaborazione scientifica tra l’Istituto reale del patrimonio artistico, i Musei Reali delle Belle Arti di Bruxelles ed esperti internazionali del progetto Jordaens Van Dyck Panel Paintings, la tela è stata attribuita con certezza a Jordaens ed è databile intorno al 1617-1618. Un’attenta analisi ha anche rivelato che il legno del quadro è lo stesso di quello utilizzato dal giovane Antoine van Dyck (1599-1641), un altro maestro della pittura barocca, in diverse opere. Secondo Ciò i Musei Reali delle Belle Arti di Bruxelles ciò rafforza l’ipotesi che i giovani Jordaens e Van Dyck fossero attivi contemporaneamente nello studio di Rubens. Il quadro sarà adesso sottoposto ad un ampio restauro e alla fine del prossimo anno sarà esposto al Museo Old Masters.  (TC)

8 dicembre - IRAQ Per Acs il viaggio apostolico del Papa può donare speranza ai cristiani e incentivare nuovi aiuti per la ricostruzione

“La notizia del viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq dal 5 all’8 marzo 2021 è un segnale di grande speranza per la comunità cristiana della martoriata nazione mediorientale”: è il commento di Aiuto alla Chiesa che Soffre dopo aver appreso che il Pontefice visiterà Bagdad, la piana di Ur, Erbil, Mosul e Qaraqosh nella piana di Ninive. Per Alessandro Monteduro, direttore di Acs, si tratta di viaggio apostolico “particolarmente rilevante”, che “donerà nuova speranza a una comunità che attualmente si sente troppo abbandonata da quanti potrebbero invece intervenire a sua tutela”. Sul suo portale, la fondazione pontificia ricorda che dopo la sconfitta militare dell’ISIS, nel 2017, la popolazione cristiana irachena si è trovata di fronte a problemi enormi, con circa 20mila famiglie cacciate dalla sola Piana di Ninive e quasi 15mila case da ricostruire. “Al terrore islamista si è contrapposta una risposta organizzata e duratura, coordinata dal Nineveh Reconstruction Committee (NRC) e frutto dell’impegno delle Chiese locali e delle comunità cristiane internazionali” spiega Acs, ricordando che, grazie alla generosità dei propri benefattori, è stato offerto un contribuito rilevante all’opera di ricostruzione. “Secondo gli ultimi dati disponibili, a metà 2020 più della metà (8.166) delle 14.828 abitazioni danneggiate appartenenti a famiglie cristiane nella Piana di Ninive e inserite nel piano di intervento erano state ricostruite” precisa Monteduro. Acs ha donato 6,5 milioni di euro per la ricostruzione di 2.860 case in sei centri della Piana, ossia il 35% del totale delle abitazioni ricostruite. Attualmente le case in fase di riparazione sono circa 290. I cristiani che sono ritornati nella Piana sono oltre 37mila, cioè quasi il 45% delle famiglie originariamente presenti nell’area. Ma ci sono ancora oltre 2mila famiglie cristiane che vorrebbero tornare nelle proprie cittadine, nonostante la mancanza di lavoro, la scarsa sicurezza, le gravi difficoltà politiche, la carenza di infrastrutture. La fondazione pontificia è attualmente impegnata nella ricostruzione di strutture gestite dalla Chiesa nei centri cristiani della Piana, in totale 363, di cui 34 totalmente distrutte, 132 incendiate e 197 parzialmente danneggiate. Di queste 87% delle svolge anche funzioni sanitarie, di sostegno sociale ed educative. Ma tuttora ci sono dei rischi che incombono sulla comunità cristiana locale. “Se la comunità internazionale non interverrà tempestivamente ed efficacemente (…) l’emigrazione forzata nell’arco di quattro anni potrebbe ridurre la popolazione cristiana dell’80% rispetto a quella precedente l’aggressione dell’ISIS” rileva il direttore di Acs che teme la totale estinzione della presenza cristiana dato l’elevato numero di quanti emigrano, maggiore di coloro che tornano. Secondo una ricerca di ACS, il 57% dei cristiani considera di emigrare, e di questi il 55% pensa di farlo entro il 2024. Sulla base di ciò si stima che nelle aree precedentemente occupate dall’ISIS i cristiani potrebbero scendere a circa 23mila unità. Vi è poi il problema della discriminazione religiosa che si concretizza non solo attraverso la violenza manifesta ma anche attraverso atti discriminatori in ambito lavorativo ed educativo e con l’approvazione di leggi sul matrimonio penalizzanti. La speranza è che la visita di Papa Francesco possa incoraggiare la comunità cristiana nella vita di ogni giorno e stimolare gli aiuti necessari per la ricostruzione. (TC)

8 dicembre - IRLANDA I membri del Church Leaders’ Group sostengono l’Appello per il Natale 2020 della BBC per combattere la solitudine

I leader delle Chiese irlandesi hanno deciso di sostenere l’Appello per il Natale 2020 della BBC lanciato ieri sulla solitudine. Il network, su www.bbc.co.uk/aboutthebbc/northernireland/appeals/christmas, fino all’11 dicembre, offre un supporto in collaborazione con diversi enti per aiutare quanti sono soli e per creare contatti durante le festività. “Accogliamo con favore questo importante contributo della BBC e dei suoi partner impegnati nella beneficenza per incoraggiare coloro che si sentono isolati a cercare aiuto e per ricordare di non sottovalutare il valore del contributo che ognuno di noi può dare dedicando del tempo per condividere semplici messaggi di prossimità e premura per i nostri vicini” si legge in un comunicato della Conferenza episcopale irlandese. Per i leader religiosi “la sfida senza precedenti di una pandemia globale ha visto le comunità riunirsi in solidarietà e preoccupazione per i più vulnerabili”, cosa che “ispira speranza mentre viviamo un Natale molto diverso e guardiamo avanti al nuovo anno”. Sulle pagine web del network si legge che la solitudine può influenzare tutti in diversi momenti della vita, che può essere difficile parlarne e superarla, ma che è possibile trovare supporti e che ci sono molti modi per poter aiutare e aiutarsi. “Raggiungere coloro che si sentono soli e isolati è una parte importante dei preparativi natalizi per le chiese locali” affermano i membri del Church Leaders’ Group (Ireland). Monsignor Eamon Martin, arcivescovo cattolico romano di Armagh e primate di tutta l’Irlanda, monsignor John McDowell, arcivescovo di Armagh e primate di tutta l’Irlanda della Chiesa d’Irlanda, il reverendo David Bruce, moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa Presbiteriana in Irlanda, il reverendo Tom McKnight, presidente della Chiesa Metodista in Irlanda, e il reverendo Ivan Patterson, presidente dell’Irish Council of Churches, sottolineano che “questo è stato un anno particolarmente difficile per molti, portando esperienze di perdita e separazione, soprattutto per coloro che hanno subito un lutto”. “Nel periodo natalizio, i cristiani riflettono sul dono di Dio al mondo in Cristo che avrebbe conosciuto la realtà della sofferenza umana. Preghiamo perché coloro che stanno lottando sperimentino il conforto dell’amore e della protezione di Dio in questi tempi difficili” invitano i leader religiosi. (TC)

8 dicembre - ITALIA L’associazione Meter invita i bambini a scrivere lettere a Gesù per il Natale

“Cari bambini vi chiediamo (…) di scrivere una letterina a Gesù descrivendo i nostri desideri, i nostri buoni propositi, il nostro augurio, la nostra richiesta di aiuto, i nostri bisogni, i nostri sogni, le nostre emozioni, aprendo il nostro cuore a Gesù”: è l’invito che l’associazione Meter rivolge ai più piccoli in occasione del Natale “anche se in paradiso non c’è una cassetta della posta, né una casella di posta elettronica e non esiste neanche una pagina sui social”. È possibile inviare la foto della propria lettera a segreteria@associazionemeter.org o su Whatsapp al numero 327 7762116; le missive saranno poi pubblicate sui profili social, Facebook ed Instagram di Meter Onlus. L’associazione fondata da don Fortunato Di Noto e impegnata nella tutela dei minori e nella lotta alla pedofilia e alla pedopornografia, assicura che “ogni cosa che chiederemo nel nome di Gesù, Lui l’ascolterà e la esaudirà”. “Ogni letterina sarà unica perché scritta da voi - spiega don Di Noto -, ma ricordate di personalizzarla con disegni, decori e colori, Gesù ama molto guardare attraverso i colori dei vostri disegni”. Il sacerdote siciliano precisa poi che “Gesù ci ha detto, ‘dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì ci sono io’ e ci ha detto anche che possiamo chiedere ogni cosa e ci sarà dato; leggete se potete il Vangelo di Luca 11, 1-13”. Da qui l’incoraggiamento: “Dobbiamo insistere, bussare, non stancarci di chiedere a Gesù bambino e lo sapete tutti che c’è tanto bisogno della sua ‘luce’, del ‘vangelo’ dell’amicizia tra di noi che siamo tutti fratelli e sorelle. C’è tanto bisogno di insistere, bussare senza stancarsi mai e i bambini e i ragazzi non si stancano di sognare, di pensare e operare, facendo del bene, a chi è nel bisogno”. (TC)

8 dicembre - ITALIA La Cei lancia il nuovo portale unitinellasperanza.it per far conoscere le buone prassi delle diocesi italiane

Offre riflessioni e approfondimenti, condivide notizie e documentazione pastorale il nuovo portale www.unitinellasperanza.it voluto dalla segreteria generale della Conferenza episcopale italiana che raccoglie e rilancia le buone prassi proposte dalle diocesi italiane. Si tratta di un ambiente digitale che “intende dare testimonianza viva che quello attuale resta un tempo di speranza”, si legge in un comunicato della Cei. Il sito web nasce nel solco del progetto https://chiciseparera.chiesacattolica.it che è stato sviluppato nel marzo scorso, in piena emergenza coronavirus, per far testimoniare l’impegno della Chiesa italiana e far conoscere il suo cammino nelle criticità. Nel recente “Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia” del 22 novembre, festa di Cristo Re, il Consiglio episcopale permanente ha ricordato che “non possiamo ritirarci e aspettare tempi migliori, ma continuiamo a testimoniare la risurrezione, camminando con la vita nuova che ci viene proprio dalla speranza cristiana”. Con il nuovo portale si vuole dire che i cristiani affrontano le grandi sfide uniti a Gesù e tra di loro. “In questo modo ogni dubbio può sfociare in una scoperta, ogni dolore può diventare un insegnamento, ogni paura può trasfigurarsi nella più solida speranza - precisa l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei -. È questo l’orizzonte cui tende il nuovo sito appena pubblicato: una piattaforma di condivisione nella speranza cristiana”. “Uniti nella speranza” farà conoscere “percorsi che parlano di rinascita, di comunità che, seppure con fatica, continuano a progettare con creatività un’appartenenza autentica” che si vuole valorizzare nella fecondità della partecipazione. (TC)

7 dicembre - COLOMBIA Il vescovo di Montelíbano alla fiera del raccolto degli indigeni Zenú

Il 4 dicembre, in occasione della fiera del raccolto, che ogni anno riunisce gli indigeni Zenú del comune di Alto Sinú e San Jorge – si legge sul sito web dell’Episcopato -, monsignor Farly Yovany Gil Betancur, vescovo di Montelíbano, ha celebrato l’Eucarestia, nella Giornata del Medico, pregando per la salute di queste comunità e di monsignor Óscar Urbina Ortega, presidente della Conferenza episcopale colombiana, ricoverato nei giorni scorsi per Covid-19. "Abbiamo elevato una preghiera speciale per monsignor Óscar Urbina, affinché a lui e a tutti i malati il Signore conceda la salute” ha affermato monsignor Gil Betancur. “Possa il buon Dio rimettere in salute i nostri fratelli malati e con le nostre preghiere di oggi essi si ristabiliscano e possano lodare e benedire il Signore". Gli indigeni, nell’occasione, hanno ringraziato per i loro raccolti, per il lavoro, per la famiglia e per l'integrazione della comunità, mettendo in mostra i loro prodotti artigianali. Inoltre, sottolineando la presenza del vescovo, hanno espresso la loro gratitudine per la continua vicinanza della Chiesa, grazie al progetto Pro-Paz che la Pastorale sociale di questa giurisdizione sta portando avanti nel villaggio di Caracolí, nel dipartimento di Córdoba, dove si trova il consiglio indigeno Zenú. "La presenza della Chiesa garantisce a queste comunità la permanenza nel territorio, un territorio flagellato dalla violenza” ha spiegato un rappresentante indigeno, il quale, aggiungendo come queste comunità “in diversi momenti siano state sostenute solo dalla Chiesa, attraverso il progetto Pro-Paz", ha ringraziato la Pastorale sociale e i vescovi per essersi interessati “affinché tale iniziativa continui ad accompagnare queste comunità". (AP)

7 dicembre - POLONIA Novena a Sant’Andrea Bobola durante la pandemia

Il presidente dell’Episcopato, monsignor Stanisław Gądecki, ha invitato tutti i fedeli, le parrocchie e le comunità polacche - si legge sul sito web dei vescovi - ad unirsi alla "Novena a Sant’Andrea Bobola durante la pandemia", patrocinata dalla Conferenza episcopale polacca. La Novena, trasmessa online, da oggi fino al 16 dicembre, sarà recitata presso le reliquie del Santo, nel Santuario Nazionale di Varsavia. “Incoraggio tutti a unirsi alla Novena per una rapida fine della pandemia in Polonia e nel mondo”, ha affermato il presule, ricordando come il Santo Patrono del Paese, SantAndrea Bobola (1591-1657), gesuita polacco martire, proclamato santo da Papa Pio XI nel 1938, sia sopravvissuto all'epidemia di Vilnius, aiutando i malati nel corpo e nello spirito, e come la sua intercessione abbia salvato la città di Pinsk dall'epidemia di colera.  (AP)

7 dicembre - INDIA Rinviata al 10 dicembre udienza per la libertà su cauzione di padre Swamy

Ancora un rinvio per padre Swamy, l’anziano sacerdote gesuita attivista per i diritti dei tribali arrestato due mesi fa con l’accusa di sedizione e terrorismo. Il tribunale speciale che si occupa del caso ha deciso di rinviare al 10 dicembre l’esame della seconda richiesta di libertà condizionale presentata dai legali del religioso, le cui condizioni di salute sono precarie a causa del Parkinson. A chiedere un’altra settimana di tempo gli inquirenti della Nia, l’agenzia Nazionale di investigazione che ha disposto l’arresto l’8 ottobre. Una prima richiesta di liberazione era stata respinta il 23 ottobre.   Padre A. Santhanam, l’avvocato gesuita che segue il caso, ha riferito all’agenzia Ucanews che padre Swamy ha richiesto anche una copia della documentazione elettronica contenuta nel suo hard disk per potere raccontare la sua versione dei fatti al processo. L’anziano sacerdote ha sempre respinto come totalmente infondate le accuse di legami con i ribelli maoisti e di un suo coinvolgimento nei disordini scoppiati nel 2018 a Bhima-Koregaon, nello Stato del Maharashtra. Un’altra richiesta presentata al tribunale riguarda il suo possibile trasferimento dal Taloja Central Prison di Mumbai, dove è attualmente detenuto, a un altro carcere per motivi ancora sconosciuti. L’arresto di padre Swamy, ha destato viva indignazione in tutta l’India e non solo, suscitando critiche da diversi ambienti della società civile e della Chiesa, per i quali i veri motivi dietro al provvedimento sono la sua incessante campagna contro lo sfollamento e le violazioni dei diritti dei popoli tribali - compiute dal governo e da imprese interessate ad accaparrarsi i loro terreni - e la sua costante denuncia delle disuguaglianze e delle ingiustizie di cui sono vittime. Numerose in queste settimane le manifestazioni di solidarietà. Alla mobilitazione per la sua scarcerazione si è unita la Conferenza dei Gesuiti dell’Asia Meridionale che a fine novembre ha lanciato una campagna con l’hashtag #StandwithStan. (#SosteniamoStan). (LZ)

7 dicembre - COLOMBIA Episcopato: 7 dicembre, “Accendere una luce per la vita!”

La Conferenza episcopale colombiana (CEC) ha esortato i cattolici e le persone di buona volontà del Paese - si legge sul sito web dell’Episcopato - ad “Accendere una luce per la vita!” e a pregare per essa, oggi, 7 dicembre, alle ore 19, vigilia della solennità dell’Immacolata Concezione.  "Un'azione molto semplice – ha affermato padre Juan Carlos Liévano, direttore del Dipartimento per la Promozione e la Difesa della Vita della CEC -,  ma allo stesso tempo molto significativa: accendere una luce questo lunedì sera e, uniti in famiglia o in piccoli gruppi, pregare un Padre Nostro, un'Ave Maria e un Gloria; o, secondo l'esperienza di preghiera o di credo religioso che si professa, accompagnare questa iniziativa con una preghiera per chiedere che la vita sia rispettata in tutte le fasi della sua esistenza”. Un’azione – ha precisato - che "non richiede grandi sforzi per partecipare, basta amare la vita e difenderla coraggiosamente da tutto ciò che minaccia di distruggerla". Il sacerdote, ricordando i bambini concepiti e non ancora nati, esposti alla terribile e disumana minaccia dell'aborto; gli anziani e i malati terminali, perseguitati con sempre maggiore forza dall'eutanasia; i migranti, vittime di aggressioni e violazioni dei loro diritti; le aggressioni contro bambini, giovani, donne, anziani, indigeni e leader sociali, tra gli altri; nonché le diverse catastrofi subite dalla terra, che richiede sempre più cure e protezione, ha invitato tutti coloro che amano la vita, ad unirsi in preghiera per “esigere che la dignità dell'essere umano non venga violata”. (AP)

7 dicembre - ITALIA Solidarietà agli alluvionati dall’episcopato sardo che auspica l’arrivo degli stanziamenti per la salvaguardia del territorio

I vescovi sardi esprimono vicinanza e solidarietà a quanti sono stati colpiti dalla recente alluvione e in particolare alla comunità di Bitti. Riuniti in assemblea la scorsa settimana a Donigala, in un comunicato hanno reso noti gli argomenti affrontati nel corso dei lavori. Invitando tutti i battezzati “a vivere la prossima festa del Natale del Signore come occasione per rinnovare nella fede la certezza della presenza di Dio nella nostra esistenza”, i presuli “incoraggiano e sostengono tutti coloro che si impegnano per la tutela della vita umana e della salute delle persone, auspicando, nel caso del dramma delle alluvioni, che si dia finalmente corso ai programmi e agli stanziamenti previsti per la salvaguardia del territorio”. Circa l’attuale crisi sanitaria e sociale, i vescovi hanno apprezzato il recente messaggio di un gruppo di cattolici sardi nel quale è stato rivolto un appello alle istituzioni. “Non mancheranno certamente, da parte delle Chiese diocesane - scrivono i presuli - le occasioni di riflessione, proposta e dialogo per l’edificazione solidale della comunità civile, sulla base del chiaro magistero di Papa Francesco”. Discutendo poi della bozza di revisione dello Statuto della Facoltà Teologica della Sardegna e della revisione della Convenzione con la Compagnia di Gesù, è stato evidenziato che “la Facoltà, con sede a Cagliari, è una risorsa fondamentale per la formazione teologica” nell’isola, “rivolta non solo a chi si prepara al sacerdozio ma anche ai laici che desiderano approfondire la propria fede con studi di livello universitario”, per questo è stata ritenuta necessaria una revisione adeguata per integrare la finalità ecclesiale con le esigenze accademiche e rispondere sempre meglio alle necessità presenti e future. La Conferenza episcopale ha poi incontrato alcuni rappresentanti dei settori produttivi dell’isola. “Ogni audizione ha permesso la conoscenza delle diverse realtà – si legge nel comunicato dei vescovi - approfondendo il ruolo di ciascun settore e la risposta che bisogna dare su temi quali la dignità del lavoro, l’inserimento dei giovani e il sostegno alle fasce più deboli della società”. Per l’episcopato è stata anche un’occasione “per riaffermare l’importanza della Dottrina Sociale della Chiesa e di quella che ultimamente è stata chiamata - riferita al Papa - ‘L’economia di Francesco’”. Il confronto è stato costruttivo, avrà ulteriori sviluppi ed è stato ritenuto importante al fine di rendere l’economia più giusta, fraterna, inclusiva e sostenibile e capace di non lasciare nessuno indietro. Il prossimo incontro dei vescovi sardi si svolgerà il prossimo anno e sarà preceduto dagli esercizi spirituali, previsti dal 22 al 25 febbraio. (TC)

7 dicembre - PAKISTAN Liberata 12enne cristiana costretta a covertirsi.  Il 10 dicembre indetta “Giornata nera dei diritti umani” contro violenze e discriminazioni

Era stata rapita cinque mesi fa, costretta a convertirsi all’Islam e quindi a sposare uno dei suoi rapitori. Farah Shaheen, adolescente cristiana pakistana di appena 12 anni è stata liberata la settimana scorsa dalla polizia di Faisalabad e quindi affidata da un tribunale a una casa di accoglienza. L’adolescente - riporta l'agenzia Ucanews - è stata trovata incatenata in una stanza con ferite alle caviglie e ai piedi. Era stata sequestrata nel giugno scorso e costretta a sposare Khizer Hayat, un musulmano di 45 anni, ma, a causa della complicità della polizia, solo nel settembre scorso i genitori hanno potuto sporgere denuncia ufficiale. La ragazza è in stato di shock e non è riuscita ancora a raccontare l’orrore che ha vissuto in questi mesi. Farah è l’ennesima vittima di una conversione e matrimonio forzato con un musulmano, una pratica corrente in Pakistan, sempre più usata dagli islamisti come ulteriore strumento di persecuzione contro le minoranze religiose. Il fenomeno è salito nuovamente alla ribalta delle cronache in queste settimane dopo il caso del Arzoo Masih, la tredicenne cristiana rapita lo scorso ottobre e costretta a sposare un musulmano e successivamente “liberata” per ordine di un tribunale anche grazie alle proteste delle Chiese cristiane. Da tempo queste chiedono una legge specifica che renda penalmente perseguibili gli autori di questi crimini, che rimangono nella maggior parte dei casi impuniti per la complicità delle autorità di polizia e di quelle giudiziarie. Dopo la liberazione di Farah, i cristiani, che la scorsa settimana hanno ricevuto assicurazioni che il governo indagherà sulle conversioni forzate, tornano a fare sentire la loro voce. Il prossimo 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani, è stata indetta una speciale "Giornata nera dei diritti umani" in tutto il Pakistan, per protestare contro l'aumento delle violenze e delle discriminazioni ai danni dei cristiani, ma anche di altre minoranze (in particolare quella indù e la comunità ahmadiyya). "Ogni famiglia cristiana in tutto il Pakistan dovrebbe unirsi alla protesta. Non è uno scherzo. E’ ora di dire la verità per proteggere le generazioni future”, ha dichiarato Nadeem Bhatti, presidente della Canadian Aid to Persecuted Christians, organizzazione no-profit canadese impegnata a fornire assistenza finanziaria e legale ai cristiani pakistani arrestati illegalmente a causa della loro fede. "La polizia sembra sostenere i criminali. Il governo dovrebbe agire rapidamente contro questo e garantire una severa punizione per Khizar e il suo gruppo". Le minoranze cristiane in Pakistan non sono solo vittime di conversioni forzate, ma anche di altre violenze e abusi legati alla controversa legge sulla blasfemia e di discriminazioni nei salari e nelle assunzioni, nonché nell’accesso agli aiuti sociali. Sta accadendo anche durante la crisi del Coronavirus. In questi mesi di emergenza sanitaria, gli addetti alle pulizie negli ospedali e nelle strade (settore ancora riservato ai non musulmani), si sono visti negare anche i dispositivi di protezione individuale solo perché cristiani, nonostante siano particolarmente esposti al contagio. (LZ)

7 dicembre - ITALIA Dall’8 dicembre, nel Duomo di Milano, celebrazioni tradotte per non udenti

Linguaggio dei segni e sottotitoli, proiettati in quattro maxischermi ed altri 10 monitor: così il Duomo di Milano si prepara ad avviare, dall’8 dicembre, un servizio speciale per i fedeli non udenti, affinché possano seguire meglio le celebrazioni più importanti dell’anno liturgico, presiedute dall’Arcivescovo della città, Monsignor Mario Delpini. Il nuovo servizio partirà domani, in occasione del Pontificale per la Solennità dell’Immacolata Concezione. Frutto di un accordo tra l’Arcidiocesi ambrosiana e la Fabbrica del Duomo, l’iniziativa – informa una nota – è stata voluta dallo stesso presule che, già nella lettera pastorale dello scorso anno e in diversi altri incontri, aveva sollecitato una particolare “attenzione affinché fosse favorita la partecipazione alla liturgia” delle persone ipoudenti. “Raccomando tutte quelle attenzioni che favoriscono l’ingresso della gente nelle nostre chiese: come può essere attraente una celebrazione se ci sono ostacoli per chi vuole parteciparvi?”, scriveva infatti Monsignor Delpini. Ora, quindi, i non udenti potranno vedere, insieme alle immagini delle celebrazioni, anche i segni dell’interprete, nonché i sottotitoli, relativi ai riti, alle omelie ed ai canti. Non solo: le Messe nel linguaggio dei segni e sottotitolate saranno trasmesse in diretta da Chiesa Tv (canale 195 del digitale terrestre) e in streaming dal portale della diocesi www.chiesadimilano.it  Al momento tale servizio è previsto, oltre che per il Pontificale di domani, anche per le Messe del giorno di Natale e dell’Epifania; per la prima domenica di Quaresima, in programma il 21 febbraio; per la Domenica delle Palme del 28 marzo; per le celebrazioni pasquali che vanno dal Giovedì Santo alla Domenica di Risurrezione, ovvero dal primo al quattro aprile, e per il 15 agosto, Solennità dell’Assunzione della Vergine Maria. (IP)

7 dicembre - BRASILE Due nuove categorie per il “Premio della Comunicazione” promosso dai vescovi

La 53.ma edizione del “Premio della Comunicazione” promosso dalla Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) avrà due nuove categorie: il primo sarà il Premio Pastorale “Kerigma” che mira al riconoscimento e all’incoraggiamento delle azioni sviluppate dalla Pastorale per la Comunicazione nelle parrocchie e nelle diocesi, avendo come criterio l’attuazione delle “Linee-guida generali per l’evangelizzazione”, indicate dalla Cnnb per gli anni 2019-2023. Il secondo Premio sarà, invece, intitolato “Papa Francesco” ed esprimerà l’apprezzamento e la riconoscenza dei vescovi brasiliani per tutto il lavoro portato avanti dai ricercatori e dottorandi in Comunicazione, i quali collaborano all’opera pastorale della Chiesa nazionale. Le due nuove categorie si andranno ad aggiungere a quelle già presenti, ovvero il premio “Margherita d’argento” riservato ai film; il “Microfono d’argento” per le radio; per la stampa, il premio “Dom Hélder Câmara”, dedicato  al compianto arcivescovo di Olinda e Recife, noto per il suo impegno in favore della giustizia e dei poveri; il premio “Chiara d’Assisi” per la tv e il riconoscimento per il web intitolato a “Dom Luciano Mendes de Almeida”, arcivescovo di Mariana, gesuita e soprattutto carismatico leader, per tanti mandati, della Cnbb. La 53.ma edizione del concorso, inoltre, conferirà una menzione d’onore a persone o opere del mondo della comunicazione che si sono distinte “nella promozione dei valori umani e cristiani”. Questo premio è intitolato a “Suor Dorothy Stang”, meglio nota come “Irmã Dorote”, la religiosa brasiliana uccisa nel 2005 da criminali che osteggiavano il suo impegno contro la deforestazione. La cerimonia di premiazione è prevista per l’ottobre 2021 a Brasilia. Le iscrizioni resteranno aperte dal 22 febbraio al 23 maggio 2021 e riguarderanno lavori svolti tra il 1.mo gennaio 2019 e il 31 dicembre 2020. Da sottolineare che è la prima volta che il premio abbraccia un periodo temporale di due anni; ciò è stato dovuto all’annullamento dell’edizione del 2019, a causa della pandemia da coronavirus. Nel frattempo, è stato rinnovato il sito web del concorso, raggiungibile all’indirizzo www.premios.cnbb.org.br, che è stato completamente ridisegnato. (IP)

7 dicembre - MONDO Una radiotelevisione cattolica propone insieme ad Acs un calendario dell’Avvento con 24 documentari

Un calendario dell’Avvento fatto di documentari sui cristiani nel mondo. A proporlo è la Catholic Radio and Television Network (Crtn), in collaborazione con la Pontificia Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, che ha deciso di offrire l’accesso gratuito a 24 storie di fede sul proprio canale YouTube. Disponibile su www.crtn.org/advent l’iniziativa vuole aiutare a prepararsi al Natale attraverso racconti da diversi paesi come Israele, Venezuela, Pakistan, Nicaragua, India, Nigeria, Filippine, Egitto, Indonesia, Ucraina e Bielorussia. Fra le storie raccolte quella di Shahbaz Bhatti, difensore dei diritti delle minoranze in Pakistan, assassinato il 2 marzo 2011 a Islamabad, e di padre Michael Shields, un moderno San Nicola di Bari, che aiuta i poveri e gli abbandonati a Magadan, in Russia. I documentari, disponibili solo in inglese, sono stati trasmessi nel 2015 e nel 2016 su 80 canali televisivi in ​​tutto il mondo. La Catholic Radio and Television Network è stata fondata nel 1987. Con il sostegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre, produce documentari, interviste radiofoniche e televisive e programmi che vengono trasmessi su 133 canali cattolici e pubblici. (TC)

7 dicembre - STATI UNITI/MESSICO #coronavirus. 11-12 dicembre, celebrazioni in casa per la Beata Vergine di Guadalupe

 Un appello congiunto ai fedeli affinché l’11 e il 12 dicembre celebrino la festa della Beata Vergine di Guadalupe, Patrona d’America, tra le pareti domestiche: a lanciarlo, i vescovi degli Stati Uniti e del Messico, in un videomessaggio comunedell’Arcivescovo di Chicago, Cardinale Blaise Cupich, e dell'Arcivescovo Primate del Messico, Cardinale Carlos Aguiar Retes. A causa della pandemia da Covid-19, infatti, i Santuari mariani dei due Paesi sono chiusi ai pellegrinaggi dei fedeli e quindi sono state annullate le celebrazioni solenni tradizionali. “Questa decisione – spiega nel video il Cardinale Cupich, parlando in spagnolo – arriva dopo aver consultato i funzionari dell’Arcidiocesi e de governo”. Gli fa eco il Primate del Messico, ricordando che “la fede e la devozione alla Vergine di Guadalupe unisce i cattolici di entrambi i Paesi che stanno soffrendo le conseguenze della pandemia”. “Siamo uniti dalla fede – afferma il Cardinale Aguiar Retes - siamo uniti anche dall'esperienza di grande dolore e di profonda insicurezza causata dal coronavirus”, i cui effetti “si sono fatti sentire in tutto il mondo, ma in modo molto particolare nella vita dei più poveri e dei più emarginati della nostra società". Di qui, l’invito di entrambi i porporati a celebrare la festa mariana “in casa” perché “anche se la Vergine non potrà essere venerata nei Santuari” a lei dedicati, tuttavia “Ella vuole venire nelle nostre case e quindi bisogna prepararsi ad accoglierLa”.  Il videomessaggio riporta anche le parole del rettore della chiesa di “Nuestra Señora de Guadalupe en Des Plaines”, in Illinois, Padre Esequiel Sanchez, il quale informa che alcune celebrazioni ed alcuni eventi saranno trasmessi in diretta Facebook sulla pagina del Santuario. Ciò permetterà ai fedeli di unirsi spiritualmente alla liturgia. (IP)

7 dicembre - URUGUAY Cordoglio vescovi per morte ex presidente Vázquez: “Difensore instancabile della vita”

“Un difensore instancabile della vita”: così la Conferenza episcopale dell’Uruguay (Ceu), in una nota, esprime il suo cordoglio per la morte di Tabaré Ramón Vázquez Rosas, Capo dello Stato dal 2005 al 2010 e poi dal 2015 al 2020, scomparso ieri, 6 dicembre, all’età di 80 anni, dopo lunga malattia. La notizia della sua scomparsa è stata data dal figlio Álvaro, attraverso il suo account Twitter. Ed è proprio ad Álvaro che i presuli indirizzo il loro messaggio di condoglianze, in cui ricordano che l’ex presidente “ha saputo dirigere i destini del nostro Paese con profondo senso democratico, sempre attento alle esigenze dei più vulnerabili”. La Ceu lo descrive come “interlocutore amichevole, disponibile al dialogo e rispettoso, un uomo capace di lottare fino all'ultimo per i suoi principî e le sue convinzioni”. Infine, i vescovi elevano una preghiera per il defunto e per il conforto dei suoi familiari, esortando a restare “uniti nella speranza cristiana di fronte alla morte”. Nato a Montevideo il 17 gennaio 1940, Tabaré Vázquez è stato il primo candidato della coalizione di sinistra “Frente Amplio” a diventare “intendente”, ovvero capo dell’esecutivo della capitale nel 1989, e il primo a diventare presidente del Paese nel 2005. Molto legato ai Salesiani, grazie ai quali aveva sviluppato una spiccata sensibilità per le tematiche sociali, si era laureato in medicina, specializzandosi poi in oncologia e radioterapia. In qualità di presidente, aveva posto il veto all’aborto in Uruguay durante il suo primo mandato: lo aveva fatto con un decreto firmato il 14 novembre 2008, dopo l'approvazione, da parte del Congresso, di un disegno di legge sulla salute sessuale e riproduttiva. “L'aborto è un male sociale da evitare – aveva detto – Nei Paesi in cui è stato liberalizzato, alla fine è aumentato". "La legislazione non può ignorare la realtà della vita umana nella sua fase di gestazione, come la scienza rivela chiaramente", aveva aggiunto, sottolineando che “il vero grado di civiltà di una nazione si misura da quanto sa proteggere chi ha più bisogno. Ecco perché i più deboli devono essere tutelati ". Per questo, aveva evidenziato la necessità di "salvare entrambe le vite", sia quella della madre che quella del nascituro, e di "aiutare le donne in difficoltà con l'indispensabile protezione offerta dalla solidarietà, invece di facilitare l’aborto". Il 2 dicembre 2016, Tabaré Vázquez era stato ricevuto in udienza, in Vaticano, da Papa Francesco: al centro dei colloqui, riferisce il Bollettino della Sala Stampa di quel giorno, “le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e l’Uruguay ed il comune interesse per lo sviluppo integrale della persona, il rispetto dei diritti umani e la pace sociale. In tale contesto, è stato evidenziato il ruolo e il contributo positivo delle istituzioni cattoliche nella società uruguaiana, specialmente nella promozione umana, nella formazione e nell’assistenza ai più bisognosi”. Sposato con María Auxiliadora Delgado, anch’essa vicina ai Salesiani, morta nel 2019, Tabaré Vázquez lascia tre figli naturali, Álvaro, Javier e Ignacio, ed un quarto adottivo, Fabián. (IP)

7 dicembre - ZAMBIA Verso le elezioni. Vescovi: no alla corruzione, la Chiesa è super partes

È un chiaro appello a lottare contro la corruzione e lo scambio di favori quello lanciato dalla Conferenza episcopale in Zambia (Zccb), in vista delle elezioni generali programmate per il 2021. In un’intervista riportata da Aci Africa, padre Cleophas Lungu, segretario generale dei vescovi, afferma: “Respingiamo ogni strategia che miri a coinvolgere la Chiesa in uno schieramento politico, nonché l’offerta di doni o di favori di alcun tipo” in cambio di voti. Deplorando, quindi, l’abitudine dei politici di corrompere gli elettori cattolici, padre Lungu ribadisce: "Siamo fortemente consapevoli del fatto che, con l'avvicinarsi delle elezioni del 2021, le nostre chiese saranno frequentate da un certo numero di politici e che ci saranno offerte di denaro e in natura". Tuttavia, la Zccb si impegna a “garantire che i leader politici non abusino della Chiesa per trascinarla in questo o in quello schieramento”. Essa, infatti, continua padre Longu, è super partes ed i membri del clero “non appartengono ad alcun partito”. Dal segretario generale della Zccb, poi, il richiamo alla fiducia “nei principî della democrazia” che garantisce elezioni imparziali, permettendo agli elettori di “partecipare al processo di governo del Paese sostenendo il candidato prescelto” in modo autonomo e libero. Quanto alle eventuali donazioni che i politici volessero fare, la Zccb suggerisce di guardare alle tante opere sociali che la Chiesa cattolica porta avanti in Zambia, come gli ospedali o gli orfanotrofi: supportare tali strutture per aiutare le persone più vulnerabili è un gesto gradito, spiega padre Lungu, mentre “è immorale” fare una donazione solo per conquistarsi il voto dei fedeli. Rivolgendosi direttamente ai sacerdoti, inoltre, il rappresentante dei vescovi ricorda loro che “i leader della Chiesa cattolica devono essere imparziali, perché devono fornire una guida pastorale ed etica”, non politica, “per tutta la comunità” nazionale. Il contributo della Chiesa, quindi, deve essere “nell’impegno allo sviluppo e alla democrazia”. Infine, padre Lungu lancia un monito: “Il sacerdote che appoggia chiaramente un candidato non ha un atteggiamento veramente cattolico, bensì fuori luogo. E sarebbe bene sottolineare che la sua è una posizione personale e non ufficiale di tutta la Chiesa”. (IP)

6 dicembre - PERU’ Il Presidente dei vescovi “Preoccupati per la crisi che sta colpendo il settore agricolo”

“Guardiamo con preoccupazione alla crisi che sta colpendo il comparto agricolo del paese. Comprendiamo le rivendicazioni legittime, ma non possiamo accettare alcuna forma di violenza o di illegalità. Vanno tutelati innanzitutto i diritti degli individui e delle stesse aziende”. E’ quanto ha detto Mons. Miguel Cabrejos, Presidente della Conferenza Episcopale Peruviana e attuale numero uno del Celam, a seguito della difficile situazione che sta interessando soprattutto la Regione di Ica, un’area di circa 117mila ettari di terreno coltivato, che costituisce il 65 per cento delle esportazioni di prodotti agricoli dell’intero Perù. Il presule ha lanciato un appello affinché il Congresso “riveda attentamente il quadro normativo che regola il settore, con l’obiettivo di sviluppare una legislazione che permetta di generare occupazione con condizioni di lavoro dignitose e salari che garantiscano una società più giusta e solidale”. Nell’area interessata i proprietari terrieri, nella maggior parte dei casi, non sono peruviani e il lavoro è in gran parte caratterizzato da grave sfruttamento, precarietà e assenza di diritti. I braccianti hanno un lavoro a termine stagionale ed è vittima di lunghi periodi di disoccupazione. Quando sono occupati, la loro giornata di servizio dura 9-12 ore. “Il dialogo e il confronto sono gli unici strumenti che possano portare ad accordi proficui” ha rilevato il Presidente dei vescovi. “Chiediamo quindi a tutte le parti, lavoratori, imprenditori e rappresentanti dello Stato, di promuovere gli spazi e le decisioni necessarie per raggiungere un accordo che metta fine al caos, ma anche alle varie forme di sfruttamento del lavoro". Mons. Cabrejos ha annunciato, inoltre, che la disponibilità della Chiesa è totale, tanto è vero che “con l’obiettivo di aprire quanto prima tavoli di confronto, sia il Card. Pedro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo, che Mons. Héctor Vera Colona, vescovo di Ica, sono già al lavoro per individuare strade condivise dalle parti in conflitto perché, come ci ricorda Papa Francesco, lasciamo che la crisi diventi un'opportunità per mettere la dignità delle persone e la dignità del lavoro al centro delle nostre preoccupazioni” (DD)

6 dicembre - PORTOGALLO – Fonseca (Confederazione volontari): “La nostra prima missione è facilitare l’accesso alle opportunità”

“La nostra missione principale è quella di facilitare l’accesso alle opportunità messe a disposizione dalla società affinché tutti passano beneficarne. Non solo in ambito sanitario. In questo modo non faremo più sentire chi è in difficoltà fuori casa”. Lo scrive Eugénio Fonseca della Confederazione portoghese dei volontari (CPV) in una nota pubblicata in occasione della Giornata mondiale del volontariato. “Il servizio spontaneo a favore del prossimo non può essere unicamente l’effetto di una reazione emotiva stimolata da fattori esterni o da campagne mediatiche” spiega Fonseca “Per questo il tema proposto dall’Onu quest’anno, Volontari per un futuro inclusivo, assume un valore più forte ed è una scelta indovinata. Non possiamo inoltre limitarci ad essere mediatori tra persone e opportunità, ma siamo chiamati a creare le stesse opportunità e questo implica un maggiore coinvolgimento di coloro che fanno volontariato nelle realtà in cui operano”. Secondo Fonseca, infatti il volontariato richiede una disponibilità costante. “Anteporre il bisogno del prossimo a quello personale perché il volontario è inclusivo e fa sì che lo diventino anche gli altri. E per diventare inclusivi è necessario conoscere in profondità l’ambiente in cui si lavora” prosegue Fonseca, rilevando che “Una delle sfide più importanti è quella di trasformarci in scopritori di talenti, indipendentemente dal fatto che questi possano nutrire, o meno, interessi sui progetti che portiamo a termine”. Infine un appello alle autorità e alle istituzioni: “Lo Stato non deve mai dimenticare che spetta a lui creare le condizioni per la promozione del volontariato. Non deve contenersi solo a proteggere il suo servizio e a tutelare il suo ruolo” (DD)

6 dicembre - ITALIA – Mons. Lachovicz (Esarca cattolici ucraini di rito bizantino in Italia): “Evangelizzare, tutelare giovani e le fasce più deboli. Le nostre priorità”

Nominato da Papa Francesco esarca, lo scorso 24 ottobre, Mons. Dionisio Lachovicz è la nuova guida dei fedeli cattolici ucraini di rito bizantino in Italia. L’esarcato conta attualmente 152 comunità, si avvale del supporto di 67 sacerdoti e di un numero consistente di presbiteri che studiano presso le accademie pontificie a Roma. A questi si aggiungono anche congregazioni maschili e femminili. “La nostra priorità è evangelizzare” ha sottolineato l’Esarca nel corso di una intervista esclusiva rilasciata a VNS. “Al centro della nostra attenzione ci sono i bambini ed i giovani che rappresentano il futuro dell’esarcato. La sfida più grande è quella di preservarli dal processo di secolarizzazione in corso e, al tempo stesso, favorire la loro integrazione. Siamo chiamati anche ad uno sforzo sul piano organizzativo: dobbiamo creare la Curia, i Consigli per il clero, per la pastorale, per l’economia, così come le diverse commissioni. Siamo chiamati, inoltre, a formalizzare, secondo i canoni, il ministero dei sacerdoti nell’esarcato, accordandoci con i vescovi latini riguardo l’uso delle chiese”. Secondo Mons. Lachovicz “È necessario pensare ad interventi che prevedano il coinvolgimento dei servizi sociali. Pensiamo a tutte quelle donne ucraine, in servizio come domestiche, che rischiano di perdere il loro lavoro a causa della pandemia. Dopo tanti anni di sacrificio non sarebbero in grado di tornare a casa e trovare un’occupazione per sostenere le loro famiglie. La nostra Chiesa deve aiutare queste persone che hanno bisogno di sostegno spirituale, psicologico ed economico”. Prima della nomina, l’Esarca era Visitatore Apostolico per i fedeli greco-cattolici ucraini in Italia e in Spagna. Il suo compito era quello di raccogliere informazioni riguardanti i fedeli ucraini e i sacerdoti che si occupavano di loro. Inoltre coordinava le attività pastorali e aiutava i vescovi latini ad individuare presbiteri per le comunità ucraine. “Il Covid impone tanti limiti” riprende Mons. Lachovicz “Non si può viaggiare, visitare le comunità e organizzare pellegrinaggi. Come Visitatore Apostolico, prima dell’inizio della pandemia ho incontrato i gruppi ogni fine settimana. E’ stata un’esperienza molto importante e per questo intendo potenziare ulteriormente il legame che si è creato con l’Esarcato. E’ uno degli impegni che assumeremo ufficialmente nel corso dell’Assemblea (Sobor) che si svolgerà dall’11 al 15 dicembre prossimo”. (SD)

5 dicembre - HONG KONG Messaggio di Avvento del cardinale Hon: il rinnovamento della parrocchia al centro del prossimo Anno pastorale

 Sarà il rinnovamento della parrocchia il tema al centro del prossimo anno pastorale della diocesi di Hong Kong. Lo ha annunciato il cardinale John Tong Hon, nella sua Lettera pastorale di Avvento. Ad ispirare il tema l’invito di Papa Francesco nell’”Evangelii Gaudium” a fare della parrocchia una comunità di comunità vicina alla gente e l’Istruzione della Congregazione per il Clero “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, ma anche i cambiamenti sociali e culturali in atto anche che l’emergenza Covid-19 ha messo ancora più in evidenza. “La pandemia ci mostra chiaramente i segni dei tempi – osserva il cardinale Tong nella lettera - . La popolarità e la mobilità della cultura digitale, hanno fatto sì che le persone oggi siano sempre meno collegate a un contesto geografico definito e immutabile e vivano in un ‘villaggio globale diversificato’. Questa cultura digitale cambia quindi inevitabilmente il concetto di spazio e il linguaggio e il comportamento delle persone, soprattutto delle nuove generazioni. Per altro verso – spiega il porporato - abbiamo scoperto che la vita della Chiesa incentrata in passato sulle parrocchie e sul clero si è gradualmente sconnessa dalla società. La parrocchia non è più il principale luogo di incontro e il centro della vita sociale delle persone come una volta. Le sue attività centrate sul clero non rispondono ai bisogni di unità, amicizia, giustizia e uguaglianza sentiti dalle persone oggi”. Di qui l’esigenza di trovare “un nuovo modo di essere parrocchia” per riportarla al centro della comunità di fede. E il percorso è appunto quello indicato dalle linee guida della Congregazione per il Clero che, tra le altre cose, pone l’accento anche su un accresciuto ruolo dei laici al servizio della comunità parrocchiale, sulla corresponsabilità ecclesiale degli organismi parrocchiali e sull’unità tra le varie componenti ecclesiali della parrocchia per rafforzare la sua missione evangelizzatrice. “La parrocchia – sottolinea il cardinale Tong citando Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium” - non deve essere considerata come un edificio o una serie di organizzazioni. È piuttosto una comunità costituita da comunità diverse, è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione (EG 28). Deve essere un luogo che riunisce le persone e cerca di promuovere e favorire relazioni interpersonali a lungo termine, alimentando in tal modo un senso di appartenenza e accettazione nella comunità parrocchiale. La parrocchia - prosegue l'amministratore apostolico di Hong Kong - dovrebbe quindi essere un luogo a misura d'uomo, promuovendo il dialogo, la solidarietà e l'apertura a tutti. Se riesce a radicarsi saldamente nel cuore della vita quotidiana della comunità diventerà un luogo per vincere la solitudine e influenzerà la vita di molti". La lettera conclude quindi con l'invito, innanzitutto, ai sacerdoti a studiare l’Istruzione per pianificare la propria attività pastorale del prossimo triennio alla luce delle sue indicazioni. Alle organizzazioni parrocchiali e i membri dei consigli parrocchiali il cardinale Tong chiede di cercare insieme un nuovo modo di essere parrocchia, esercitando così la loro corresponsabilità ecclesiale. Infine, l’esortazione ai fedeli, soprattutto in questo periodo di pandemia che non permette di partecipare fisicamente alle celebrazioni e alle attività pastorali, “ad inserire la parrocchia nella loro vita quotidiana attraverso l'aiuto reciproco”. (LZ)

5 dicembre -  CANADA Vescovi: farsi vaccinare contro il Covid-19 non è essere complici dell’aborto

Può un cattolico farsi vaccinare contro il Covid-19 anche se il vaccino è stato messo a punto con linee cellulari associate allo sfruttamento non etico dei resti di un bambino abortito? La risposta della Chiesa è sì, se non ci sono alternative e quando è in gioco la salute propria e degli altri. È quanto si afferma una nota dei vescovi canadesi dell’Alberta e dei Territori del Nord-Ovest in merito agli interrogativi etici posti dai primi vaccini che verranno presto somministrati nel mondo contro la pandemia. Premettendo che “La Chiesa cattolica certamente sostiene e incoraggia la ricerca scientifica per produrre vaccini in grado di mitigare o anche eliminare i danni causati da questa terribile malattia”, i vescovi canadesi riconoscono che essere vaccinati con un vaccino sviluppato e prodotto da una ricerca non etica pone “un serio dilemma” nelle coscienze, tra l’“imperativo della salute pubblica” e il timore di diventare “complici del male morale dell'aborto”. Di fatto, sottolinea la nota, usare l'aborto per creare linee cellulari a scopo di ricerca “è un affronto alla dignità umana e non può essere moralmente giustificato”. Sfortunatamente però queste linee cellulari sono così ampiamente usate nell'industria biofarmaceutica “che potrebbe essere impossibile accedere a un vaccino anti-Covid-19 la cui produzione o sperimentazione non sia stata eticamente compromessa dall’uso di queste linee cellulari”. In questa situazione, la dottrina della Chiesa ci insegna a distinguere i “diversi gradi di collaborazione con l'atto malvagio dell'aborto”, chiarisce la nota, che rinvia ai pronunciamenti della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Pontificia accademia della vita (Pav) sulla questione. Per la Chiesa, dunque, è moralmente lecito per i cattolici essere vaccinati “quando esiste un motivo serio”, come l'urgente necessità oggi di fermare la pandemia Covid- 19, in quanto il livello di complicità di chi riceve il vaccino con “l’azione sbagliata originale” che ha permesso la sua produzione è molto basso. Questa valutazione – puntualizzano i vescovi canadesi - non deve fare passare in secondo piano “la gravità dell'azione dannosa che è all'origine delle linee cellulari utilizzate per determinati vaccini, né le questioni etiche che sorgono per chi lavora sulla ricerca e lo sviluppo su queste linee o che trae profitto dalla loro vendita”. In questo senso, resta imperativo per i cattolici esprimere “chiaramente la loro obiezione morale allo sviluppo di vaccini derivati dall'aborto” e premere sui loro governi per ottenere vaccini prodotti eticamente. (LZ)

5 dicembre - COREA Entrano nel vivo le celebrazioni del Giubileo per il bicentenario della nascita di Sant’Andrea Kim Taegon, primo sacerdote martire coreano

In Corea del Sud sono entrate nel vivo le celebrazioni del Giubileo per il bicentenario della nascita di Sant’Andrea Kim Taegon, primo sacerdote martire della Corea decapitato il 16 settembre 1846 durante la persecuzione di Pyong-o.  L’anno giubilare - riporta l’agenzia Ucanews - è stato inaugurato domenica scorsa con speciali Messe in tutte le diocesi del Paese. A Seoul, la solenne liturgia inaugurale è stata celebrata nella Cattedrale di Myeongdong, dove riposano le spoglie del santo. A presiederla è stato l’arcivescovo della capitale, il cardinale Andrew Yeom Soo-jung. Tra i concelebranti il nunzio apostolico in Sud Corea, monsignor Alfred Shuereb, che ha letto un messaggio di Papa Francesco e il Decreto di indizione del Giubileo, e monsignor Mathias Lee Yong-hoon, presidente della Conferenza episcopale coreana (Cbck) che ha pronunciato l’omelia.  Nel sermone il vescovo di Suwon ha esortato i cattolici in Corea a camminare sui passi di Sant’Andrea Kim rafforzando la loro fede e identità cattolica. Il tema scelto per il Giubileo è infatti “Sei cattolico?”, la domanda posta al sacerdote martire durante l’interrogatorio in prigione, prima della decapitazione. Ed è una domanda - ha sottolineato monsignor Lee - che interpella ancora oggi tutti i cattolici coreani. Al termine della Messa il cardinale Yeom ha presieduto la cerimonia per il lancio delle medaglie commemorative coniate per giubileo: 200 d’oro, 2mila d’argento e 10mila di bronzo. La medaglia riporta su una faccia il ritratto del santo con una sua firma autografa e sul retro un’immagine della cattedrale di Myeongdong. Nella stessa giornata del 28 novembre è stata inaugurata anche una mostra nel Museo dei martiri cattolici coreani di Seoul, una delle tante iniziative in programma per il bicentenario. Le celebrazioni proseguiranno fino al 27 novembre 2021, vigilia della prima Domenica di Avvento. Nato nel 1821 da una famiglia nobile cristiana molto devota, Kim Taegon era stato ordinato segretamente sacerdote a Shangai, in Cina. Tornato in Corea, aveva svolto con successo un’intensa opera missionaria in piena persecuzione anti-cristiana fino all’arresto che lo avrebbe portato al martirio per il suo rifiuto di apostatare la fede cristiana. Grande studioso della cultura occidentale (sapeva parlare e scrivere in latino, francese e cinese e scrisse diverse opere in queste lingue), ma anche profondo conoscitore della cultura coreana Sant’Andrea Kim Taegon è considerato un ponte tra l'Occidente e l'Oriente.  (LZ)

4 dicembre - FRANCIA Nuove misure per celebrazioni nei luoghi di culto. Vescovi: restrizioni applicabili

Una misura restrittiva, sì, ma comunque “applicabile”: così la Conferenza episcopale francese (Cef) commenta, in una nota, la decisione del Ministero degli Interni riguardante le celebrazioni pubbliche nei luoghi di culto, in tempo di pandemia da Covid-19. La normativa in vigore fino al 14 dicembre, infatti, prevede che "due posti siano lasciati liberi tra ogni persona o entità familiare e che solo una fila su due sia occupata", risultando così “proporzionata alla capacità degli edifici” di culto. “Questa nuova normativa è più realistica – scrive la Cef – e fa seguito alla consultazione delle confessioni religiose organizzata dal governo da domenica”. Per questo, i vescovi d’Oltralpe “si compiacciono della ripresa di un dialogo costruttivo con le autorità pubbliche”. Si attende ora, sulla base dei dati sanitari, la possibile rivalutazione di tale misura a partire dal 15 dicembre. “Questo tempo di Avvento – concludono i presuli – è un cammino verso il Natale. Le comunità cattoliche sperano con tutto il cuore di poter celebrare il grande mistero della fede nelle chiese la sera del 24 dicembre con il minor numero di restrizioni possibile”, ma comunque “consapevoli che l'attenzione alle precauzioni sanitarie è sempre necessaria”. Da ricordare che i 29 novembre il Consiglio di Stato aveva definito “sproporzionata” la misura del governo che limitava a 30 il numero di persone autorizzate ad assistere alle cerimonie religiose nei luoghi di culto. Così facendo, veniva accolto il ricorso presentato dai vescovi contro il provvedimento, bollato come “inapplicabile e non realistico” sia dalla Chiesa cattolica che da altri rappresentanti dei culti. (IP)

4 dicembre - FILIPPINE La chiesa di Pulilan elevata a Santuario diocesano

La chiesa parrocchiale di Sant’Isidoro Lavoratore a Pulilan, nelle Filippine, è stata elevata a Santuario diocesano. La notizia è stata diffusa ieri, 3 dicembre, dalla diocesi di Malolos che ora sul suo territorio conta sette santuari. Per l’occasione, il 13 dicembre il vescovo locale, Monsignor Dennis Villarojo, celebrerà una Messa solenne e benedirà il Museo parrocchiale, appena restaurato. Fondata nel 1794 dagli agostiniani, la parrocchia è nota per la “Festa dei bufali inginocchiati”, che si tiene ogni anno il 14 e 15 maggio in onore di Sant’Isidoro, Patrono dei contadini. La festa prevede una sfilata di bufali che, giunti davanti alla chiesa, si inginocchiano sulle zampe anteriori in segno di devozione. Una tradizione avviata nel XIX secolo e che permetteva ai missionari di diffondere la Parola di Dio tra gli agricoltori ed i pastori locali. Restaurata tra il 2018 ed 2019, la chiesa presenta ora un nuovo dipinto sul soffitto intitolato “La comunione dei Santi”. Infine, da ricordare che questo è il secondo Santuario diocesano in onore di Sant’Isidoro nelle Filippine, dopo quello di Talavera, situato nella diocesi di Cabanatuan ed elevato al medesimo rango nel 2014. (IP)

4 dicembre - PORTOGALLO Giustizia e pace: appello per la pace in Mozambico

Occorre il sostegno degli organismi portoghesi e internazionali per difendere la popolazione di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, da tempo vittima di attacchi di matrice jihadista. Lo scrive, in una nota, la Commissione nazionale Giustizia e pace del Portogallo (Cnjp), lanciando un appello ai “governi Mozambico e Portogallo, all’Unione Europea e alle Nazioni Unite”, affinché si trovino “i modi più appropriati per difendere le persone vittime di tali attacchi”. La nota esorta, inoltre, la popolazione portoghese a inviare "aiuti umanitari urgenti a favore di queste popolazioni", ricordando a questo proposito le campagne organizzate dalla Caritas nazionale e dalla Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre”, perché davanti alla “drammatica situazione che vive oggi la gente di Cabo Delgado nessuno può rimanere indifferente”. La Commissione richiama, poi, quanto detto dalla Conferenza episcopale portoghese il mese scorso, al termine della sua Plenaria: "La situazione della diocesi di Pemba, in Mozambico – affermavano a novembre i presuli – è stata presente nelle preoccupazioni e nelle preghiere di questa Assemblea, che esprime la sua solidarietà con essa e chiede al governo del Mozambico e alle istituzioni internazionali di risolvere adeguatamente i suoi gravi problemi". Al contempo, la Cnjp esprime rammarico per la scarsa attenzione mediatica davanti ad “un dramma di tale portata”: “Abbiamo visto molte reazioni di forte indignazione davanti ad attacchi terroristici che hanno colpito l’Europa – si legge nella nota – Altrettanti gravi sono gli attacchi che stanno colpendo la regione nord del Mozambico, ma essi non hanno ricevuto un’attenzione adeguata”. Al momento si contano almeno 2mila morti e circa 500mila sfollati, cui si aggiungono “la distruzione sistematica di abitazioni e di strutture missionarie a sostegno della popolazione”. "Possa il grido della gente di Cabo Delgado – conclude la Cnjp - essere ascoltato e non essere considerato con indifferenza". (IP)

4 dicembre - LIBANO Episodi di razzismo contro siriani. Comunità Giovanni XXIII: intervenire per fermare le violenze

“La comunità internazionale intervenga, prima che la situazione precipiti con violenze ancora più gravi”: è quanto chiede Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in riferimento agli episodi di razzismo contro i siriani che si sono verificati negli ultimi tempi in Libano. La settimana scorsa, infatti, in seguito ad un omicidio di un libanese per mano di un siriano, alcune rivolte popolari hanno portato la municipalità di Bcharre, nel nord del Paese, a cacciare 1.400 profughi siriani. “Dopo il fatto di sangue - racconta Alberto Capannini, responsabile del progetto in Libano della Comunità – i cittadini libanesi si sono organizzati in una vera e propria ‘caccia al siriano’, chiudendo la strada che porta all’ospedale della città per impedirne l’accesso ai siriani feriti”. Gli scontri, infatti, hanno portato al ferimento grave di una decina di persone, mentre diverse abitazioni sono state danneggiate e bruciate. Intanto, le 400 famiglie che sono state cacciate dalla città dormono per strada, lungo i villaggi dell’Akkar dove è già arrivata la neve. Una soluzione quindi, ribadisce la Comunità che da oltre cinque anni è presene nel Paese dei Cedri al fianco delle vittime della guerra siriana, è quanto mai urgente. (IP)

4 dicembre - EUROPA Eletto il nuovo Consiglio di amministrazione dell’Ebu (Aggiornata) 

L’Ebu (Unione europea di radiodiffusione) ha un nuovo Consiglio di amministrazione: sono stati eletti, infatti, i nuovi membri, in rappresentanza dei media del servizio pubblica di tutta Europa. Tra loro, riconfermato per un secondo mandato Giacomo Ghisani, vicedirettore generale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede eletto in qualità di rappresentante legale della Radio Vaticana, il quale ha detto: "Ritengo che questa decisione sia un riconoscimento del lavoro svolto dalla Radio Vaticana, che è membro fondatore dell'Ebu, che con le proprie trasmissioni realizza un vero servizio pubblico a favore delle comunità e del bene comune, che in questo tempo di di pandemia è particolarmente prezioso". Rieletto per un secondo mandato anche Marcello Foa, presidente della Rai. Nei prossimi due anni, i membri dell’Executive Board lavoreranno a fianco del nuovo presidente dell’Ebu, Delphine Ernotte Cunci (France Télévisions), e del vicepresidente Petr Dvořák (TV ceca). “Il nuovo Consiglio di amministrazione – informa una nota – è stato eletto dai membri dell’85.ma Assemblea generale dell’Ebu” ed avrà la responsabilità “dell'attuazione della strategia e delle politiche” dell’Unione stessa. Tra i neo-eletti, si contano Thomas Bellut (tv tedesca Zdf), Monika Garbačiauskaitė-Budrienė (RadioTV Lituania) e Fran Unsworth (BBC) che entrano a far pare del Consiglio di amministrazione per la prima volta, mentre Alexander Wrabetz (RadioTV Austria) vi ritorna dopo quattro anni di assenza: è stato membro del Consiglio di amministrazione dell’Ebu dal 2011 al 2016. Ulteriori riconferme riguardano Cilla Benkö (Svezia), giunta al quinto mandato, e Sebastian Sergei Parker (Russia) e Gonçalo Reis (Portogallo), rieletti per la seconda volta. "Sono lieta – ha detto la presidente, Delphine Ernotte Cunci, che è subentrata a Tony Hall della Bbc - di aver potuto raccogliere una grande quantità di competenze ed esperienze, mantenendo l'equilibrio tra la diversità geografica, economica e culturale dei membri dell'Ebu nella composizione del nuovo Consiglio di amministrazione. Per la prima volta, sono anche orgogliosa di includervi tre donne ". Il mandato dei neo-eletti scadrà a dicembre 2022. Da ricordare che quest’anno l’Ebu, la principale associazione mondiale dei media di servizio pubblico, celebra i suoi 70 anni dalla fondazione: è stata, infatti, istituita nel febbraio del 1950. Oggi ne fanno parte 115 organizzazioni in 56 Paesi e altri 34 associati in Asia, Africa, Australia e Americhe. Il pubblico che segue i programmi Ebu supera il miliardo di persone in tutto il mondo, con trasmissioni in più di 160 lingue. (IP)

4 settembre - TERRA SANTA Il patriarca Pizzaballa al suo ingresso al Santo Sepolcro: serve un rinnovato slancio pastorale

“In questo Luogo Santo chiedo a Dio di donarmi la forza, il coraggio e la costanza di dare la vita a questa Chiesa, di amarla e di condurla con spirito paterno e paziente”: è quanto ha detto il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa che questa mattina ha fatto l’ingresso solenne al Santo Sepolcro e ha celebrato la Messa pontificale. Nella sua omelia il patriarca ha ricordato il suo percorso in Terra Santa, il suo arrivo, 30 anni fa, da novello sacerdote, i suoi anni di studio e il suo servizio pastorale come Custode di Terra Santa che gli ha consentito di conoscere ancora di più la Chiesa di Gerusalemme. “Noi camminiamo insieme a un Dio che conosciamo, verso un futuro che non conosciamo - ha proseguito monsignor Pizzaballa riflettendo sul momento attuale -. Il futuro incerto, soprattutto in questo nostro tempo, può provocare paura e ansia. Affidiamoci perciò al Dio conosciuto e rivelato da Gesù, per trovare consolazione e conforto. Richiamiamo alla nostra mente le storie collettive e individuali di ciascuno, e ricordiamo quante volte abbiamo già sperimentato la fedeltà di Dio con noi”. Il patriarca ha esortato a fidarsi della Parola di Dio “come Pietro al lago di Tiberiade” e non ha nascosto i suoi sentimenti di timore dinanzi alla nuova missione affidatagli dal Papa alla guida del patriarcato latino di Gerusalemme. “Accetto questa nuova obbedienza, che desidero portare con gioia - ha affermato monsignor Pizzaballa -. È certamente anche una Croce, ma la Croce porta frutti di salvezza ogni volta che viene accolta con gioia”. Parlando poi della Chiesa di Gerusalemme, il patriarca ha evidenziato che serve “un rinnovato slancio pastorale, che tenga conto dei diversi territori e culture, ma che sappia trovare anche l’unità tra tutti” e che ci sono anche “problemi economici e sociali” da affrontare, “aggravati ancora più dalla pandemia in corso”. “Ci attende una parola chiara e serena sulla politica, spesso fragile e dal corto respiro, ma che tocca pesantemente la vita di tutte le nostre famiglie - ha proseguito monsignor Pizzaballa -. Ci attende l’incontro con le altre Chiese sorelle e con i fratelli musulmani ed ebrei”. Quindi il patriarca ha chiesto di pregare per la sua missione e per la Chiesa di Gerusalemme, e ha concluso la sua omelia rimarcando: “Siamo certi che il Risorto saprà ancora una volta riempirci del Suo Spirito e renderci nella sua Terra testimoni audaci del suo amore”. (TC)

4 dicembre - PERÚ Crisi settore agricolo. Vescovi: promuovere dialogo tra le parti in causa

È forte la preoccupazione della Conferenza episcopale del Perù (Cep) di fronte alla grave crisi politica e sociale che sta vivendo il settore agricolo nazionale e che ha scatenato diverse tensioni tra la popolazione. “Comprendiamo – scrivono i vescovi in una nota - che ci sono legittime rivendicazioni da parte della popolazione, ma non dobbiamo permettere o sostenere la violenza e la mancanza di rispetto per i diritti degli individui e delle aziende”. Ribadendo che “il dialogo è l’unico modo per risolvere i problemi”, i presuli esortano tutte le parti in causa a promuovere spazi e momenti di confronto per “raggiungere un accordo che ponga fine al caos ed anche alle varie forme di sfruttamento del lavoro”. Al contempo, la Cep sottolinea l’urgenza che “il Congresso esamini attentamente il quadro normativo del lavoro agricolo, con l'obiettivo di sviluppare una legislazione che permetta di lavorare con condizioni e salari dignitosi”, in modo da garantire “una società più equa, una più ampia solidarietà e un maggiore benessere”. Anche la Chiesa vuole dare il suo contributo “per cercare una soluzione pacifica e armoniosa”: per questo, offre il suo aiuto “attraverso il suo primo vicepresidente, il Cardinale Pedro Barreto Jimeno, e attraverso il vescovo di lca, Monsignor Héctor Vera Colona”, considerato che la regione di Ica è quella maggiormente colpita dalle proteste sociali. “La crisi attuale – conclude una nota episcopale – sia un'opportunità per mettere al centro delle nostre preoccupazioni la dignità delle persone e la dignità del lavoro". (IP)

4 dicembre - VATICANO Il dogma dell’Immacolata in 110 lingue e nell'arte dei Musei Vaticani

L’Immacolata Concezione è celebrata in modo particolare all’interno di una stanza dei Palazzi Apostolici. Lungo il percorso di visita dei Musei Vaticani, in una sala adiacente alle Stanze di Raffaello, nella torre Borgia, ci si imbatte in un ciclo di pitture dedicato alla proclamazione del dogma mariano da parte di Pio IX, avvenuta l’8 dicembre 1854. Furono realizzate dall’anconetano Francesco Podesti in un momento particolarmente delicato per lo Stato Pontificio che culminerà con la nascita del Regno d’Italia nel 1861 e la perdita della città di Roma. L’artista molto noto all’epoca nel panorama romano mette mano al pennello tra il 1856 ed il 1865, ricorrendo alla tecnica della grande tradizione dell’arte sacra: l'affresco. Volle avere il coordinamento della decorazione di tutto l’ambiente. Fu lui infatti a scegliere anche porte, portelloni in legno per le finestre, mostre di marmo intarsiato e soprattutto coordinò la delicatissima operazione di installazione di un prezioso mosaico romano proveniente da Ostia antica. «...Io ne assumerò l'incarico, beninteso di essere solo in tutto e per tutto, compreso il decoratore e l'architetto, acciocché la mia idea non venga intralciata a danno dell'unità», annotava Podesti nelle Memorie. In questo testo è descritta dettagliatamente anche la prima scena realizzata dal pittore: la “Proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione”. Evidente l’omaggio a Raffaello. Nella sfera celeste la Vergine Maria e la Trinità campeggiano al centro, attorniati da Padri della Chiesa, Profeti, Apostoli e figure dell’Antica e Nuova Alleanza.  Pio IX espresse il desiderio di essere raffigurato in piedi: un disegno preparatorio, conservato all’Accademia di San Luca, documenta l’iniziale intenzione di Podesti di rappresentarlo seduto. Scene allegoriche alludenti alle virtù di Maria campeggiano sulla volta. Le altre pareti sono invece dedicate all’omaggio dei continenti alla Chiesa in trono, alla Discussione del dogma e all’Incoronazione dell’Immagine della Vergine. In quest’ultima figurazione si distingue un autoritratto del pittore che presenziò all’evento celebrato da Pio IX nella Cappella del Coro della Basilica di San Pietro. I dipinti dunque documentano sia il fatto storico, profondamente partecipato dalla cittadinanza romana del tempo, che l’eterna sacralità di un evento mariano centrale per la Chiesa universale. Al centro della Sala dell’Immacolata Concezione dal 1879 campeggia il raffinato mobile-biblioteca, opera di un’equipe francese composta da ebanisti, scultori, maestri del cesello, pittori, mosaicisti, ceramisti e orafi. Era destinato a contenere le 110 traduzioni della Bolla pontificia di proclamazione del dogma Ineffabilis Deus.  I testi manoscritti preziosamente decorati sono oggi conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana; nella libreria realizzata dalla Maison Christofle di Parigi tra il 1874 e il 1878 sono esposte invece copie fedeli agli originali. Sempre nella Biblioteca Vaticana si conservano i disegni che Francesco Podesti eseguì per studiare i ritratti dei tanti personaggi effigiati sulle pareti della sala. Fino al prossimo 15 gennaio 2021 i Musei Vaticani, in coordinamento con i provvedimenti varati dalle Autorità italiane per far fronte alla situazione sanitaria, continuano a rimanere chiusi al pubblico. In occasione delle festività natalizie le gallerie pontificie propongono un’idea regalo nel segno della bellezza: la “Musei Vaticani Gift Card”. Attraverso questo strumento acquistabile su internet è possibile scegliere tra due opzioni dono: ingresso semplice o con visita guidata di circa due ore. Maggiori informazioni possono essere richieste tramite email a education.musei@scv.va (PO)

4 dicembre - COLOMBIA Incendio nel dipartimento di Chocó. La Chiesa promuove la campagna “Donazione per Riosucio”

4dic20 - In seguito al furioso incendio avvenuto nel comune di Riosucio, nel dipartimento di Chocó, nella notte del 28 novembre, e propagatosi fino al mattino del 29 novembre, monsignor Hugo Alberto Torres Marín, vescovo della diocesi di Apartadó, in un videomessaggio – si legge sul sito web dell’Episcopato -, ha espresso tutto il suo dolore per questo drammatico evento e tutta la sua solidarietà alla comunità che ha perso tutto. Nell’incendio, che ha colpito 485 persone, bruciando 73 case, hanno perso la vita due persone e sono andate distrutte 7 imprese. Il presule, nel suo messaggio, ha invitato tutti i cattolici ad aderire alla campagna di solidarietà "Donazione per Riosucio", per riuscire a soddisfare i bisogni primari delle famiglie e in futuro sostenere la ricostruzione delle loro case. Egli, esortando a donare cibo non deperibile, kit per la cucina e per il bagno, stuoie e lenzuola, ha reso nota l’apertura del conto corrente n. 64518540687 a nome della parrocchia di Nuestra Señora del Carmen, Nit 818001603, per chi desiderasse dare un proprio contributo economico. (AP)

4 dicembre - REGNO UNITO Vescovi: non è peccato usare il vaccino Astra Zeneca anche se prodotto con linee cellulari derivate da feti abortiti

“I cattolici possono, in buona coscienza, ricevere ciascuno dei tre vaccini Pfizer & BioNTech, Moderna e AstraZeneca per il loro bene e quello degli altri.  Sempre in buona coscienza si può rifiutare un vaccino particolare ma si continua ad avere il dovere di proteggere gli altri dall’infezione”. È quanto precisa una nota di monsignor Richard Moth, presidente del Dipartimento per la Giustizia sociale della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles (Cbcew), sgomberando così i dubbi etici sollevati da alcuni sui tre vaccini anti-Covid autorizzati nel Regno Unito, in quanto derivanti da cellule prelevate da feti abortiti. Le riserve riguardano in particolare il vaccino AstraZeneca prodotto dall’Università di Oxford e che è stato ricavato da linee cellulari ricavati da feti abortiti nel 1983.  Alla luce delle indicazioni in merito della Congregazione per la Dottrina della fede e della Pontificia Accademia per la vita (Pav), i vescovi inglesi e gallesi chiariscono che:  “La ricerca e l’uso di un vaccino che abbia fonti eticamente accettabili è l’obiettivo che desideriamo”, ma che “se questo non può essere raggiunto, la Chiesa riconosce che ci possono essere ‘seri motivi’ per usare un vaccino che sia stato messo a punto con linee cellulari associate con lo sfruttamento non etico dei resti umani di un feto abortito”. La pandemia del Covid-19 rientra tra questi gravi motivi. La nota evidenzia, inoltre, che esistono diversi gradi di responsabilità morale tra chi usa un tessuto che proviene direttamente da un aborto e chi può trarre beneficio da un vaccino prodotto con questo stesso tessuto. Nel caso del vaccino Astrazeneca, secondo la Chiesa inglese e gallese, esiste una “distanza morale sufficiente” tra la somministrazione attuale del vaccino e “l’azione sbagliata originale” che ha permesso la sua produzione. Non si commetterebbe quindi alcun peccato a farsi vaccinare, affermano i presuli, ricordando che “ogni cattolico deve educare la propria coscienza su questo argomento e decidere cosa fare, anche tenendo presente che un vaccino deve essere sicuro, efficace e universalmente disponibile, soprattutto per i poveri”. L’invito è dunque a vaccinarsi: “Ognuno di noi ha il dovere di proteggere gli altri dall'infezione con il suo pericolo di malattie gravi e, per alcuni, di morte. Un vaccino è il modo più efficace per raggiungere questo obiettivo a meno che non si decida di autoisolarsi”, affermano i vescovi inglesi e gallesi. (LZ)

4 dicembre - PAKISTAN Conversioni forzate. Donna cristiana uccisa per avere rifiutato un matrimonio con un musulmano. L’indignazione dei cristiani

Ancora un dramma legato alle conversioni e ai matrimoni forzati in Pakistan, questa volta conclusosi con la morte della vittima. Una giovane donna cristiana è stata uccisa dal suo pretendente musulmano per avere rifiutato una proposta di matrimonio e di convertirsi all’Islam. Il fatto - riporta l'agenzia Ucanews - è accaduto il 30 novembre quando Sonia Bibi, una domestica di 24 anni, è stata colpita alla nuca da colpi di arma da fuoco a Rawalpindi, nella provincia del Punjab. È deceduta prima di raggiungere in ambulanza all’ospedale a Islamabad. L’assassino, di nome Shehzad, è ancora a piede libero, mentre il suo complice è stato arrestato. Il padre della ragazza, Allah Rakha Masih, ha riferito che Shehzad corteggiava la figlia da cinque mesi, ma che al rifiuto dei genitori, aveva minacciato di uccidere la figlia. L’accaduto è stato denunciato sui social media con l’hashtag #StopViolenceAgainstWomen (Fermate le violenze contro le donne) da Samson Salamat, presidente del Salamat Rawadari Tehreek (Movimento per la tolleranza) e ha suscitato viva indignazione nella comunità cristiana pakistana. “Questa figlia coraggiosa ha salvato l’onore dei genitori, accettando la loro decisione” di rifiutare il matrimonio, ha dichiarato il pastore Riaz Arif Malik, ex vicario della diocesi anglicana di Lahore. “Che razza di evangelizzazione è il matrimonio forzato?”, ha chiesto il pastore protestante Marqas Sharif, presidente della Early Apostolic Church of Pakistan. Sonia Bibi non è la prima cristiana uccisa per avere rifiutato una proposta di matrimonio da parte di un musulmano. Nel 2018, un’altra domestica cristiana, Asma Yaqoob, di 25 anni, era stata bruciata viva dal suo pretendente musulmano respinto a a Sialkot, a un centinaio di chilometri da Lahore. Queste vicende si inseriscono nel drammatico contesto delle conversioni forzate all’Islam tramite matrimonio (spesso a seguito di rapimento) di donne appartenenti minoranze religiose che sono diventate un ulteriore strumento di persecuzione contro le comunità cristiane, ma anche indù, e ahmadiyya. Un fenomeno in crescita che coinvolge anche minorenni, nonostante l’imposizione delle nozze alle donne sotto i 16 anni sia considerata un reato dalla legge pakistana, peraltro poco rispettata, in particolare dalla maggioranza musulmana (dove vige la legge coranica che ammette il matrimonio dopo la pubertà).Da tempo le comunità cristiane, insieme alle altre minoranze denunciano i rapimenti a scopo di matrimonio e conversione forzata all’islam e chiedono la punizione dei rapitori.  Per questo, oltre a combattere la pratica diffusa dei matrimoni precoci e a sostenere l’innalzamento a 18 anni dell’età legale per il matrimonio, le Chiese cristiane, chiedono una legge specifica che renda penalmente perseguibili gli autori di questi crimini. Spesso le autorità di polizia e quelle giudiziarie sono, infatti, conniventi con i sequestratori e molti casi non vengono denunciati per paura di ritorsioni. (LZ)

4 dicembre COLOMBIA Giornata del Medico. Il vescovo di Riohacha rende omaggio agli “eroi in camice bianco”

 Monsignor Francisco Antonio Ceballos Escobar, vescovo di Riohacha, nella Messa celebrata in occasione della Giornata panamericana del Medico, ieri, rendendo omaggio ai “camici bianchi”, ha sottolineato, nella sua omelia, come essi abbiano combattuto "senza sosta per salvare la vita di coloro che sono arrivati nei centri medici o negli ospedali in cerca di aiuto per sconfiggere l'impercettibile e silenzioso nemico, che lascia una scia di desolazione e tristezza”. Il presule ha rivolto innanzitutto il suo cordoglio alle famiglie dei medici di La Guajira che sono morti a causa del Covid-19, e si è detto grato per questo “esercito di eroi anonimi” che hanno sacrificato la loro vita per gli altri, lavorando spesso senza risorse: mascherine, tute o guanti. “Ricordiamo con gratitudine coloro che sono morti a causa del Covid-19, nell'esercizio del loro dovere – ha affermato -, nel nostro cuore rimangono i loro gesti e le loro parole”, e li raccomandiamo nelle nostre preghiere. Il presule ha espresso poi la sua gratitudine per la professionalità e la dedizione di tutto il personale sanitario che ancora continua a rischiare la vita al servizio dei malati negli ospedali, aiutandoli a superare questa malattia. "In questa pandemia – ha osservato -, voi medici siete diventati gli eroi del mondo. Oggi siete in prima linea nella battaglia. Siete il punto di partenza di una società che ci ha messo molto tempo a prendere coscienza. Grazie per il vostro grande lavoro, per la vostra professionalità e dedizione”. Per concludere, monsignor Ceballos Escobar ha condiviso quattro lezioni che la pandemia ci ha lasciato. Egli, in primo luogo, sottolineando come un virus insignificante sia stato in grado di fermare il mondo “con un potere maggiore delle nostre aspirazioni illimitate”, ha ricordato che “tutto il potere non sta nelle nostre forze, ma in colui che ci ha amato”. “Sappiamo  -  ha precisato - che la nostra vita è sempre nelle mani di Dio. Nella vita e nella morte apparteniamo a Dio, ci assicura San Paolo. E così, se viviamo, viviamo per Dio, e se moriamo, moriamo per Dio; nella vita e nella morte siamo di Dio”. In secondo luogo, “questa prova – ha continuato - ci ha aiutato a crescere come persone e come comunità di fratelli. Abbiamo imparato che non siamo soli, che siamo una famiglia, che viviamo in una famiglia e che abbiamo bisogno l'uno dell'altro”. Terzo, ci ha insegnato a “camminare in questo mondo come pellegrini: con umiltà, con fede in Dio misericordioso e con amore per i nostri fratelli, formando una famiglia di fede, di amore e con ferma speranza nella vita eterna”. E, infine, ci ha lasciato il “compito di rendere presente il Regno di Dio su questa terra, attraverso il servizio ai nostri fratelli”. (AP)

4 dicembre - ITALIA Don Grimaldi: le parole del Papa all’udienza di mercoledì invitano a tendere la mano a chi ha sbagliato e a favorirne l’inserimento sociale

Cappellani, operatori e agenti della penitenziaria ringraziano Papa Francesco per il riferimento ai carcerati nella sua catechesi dell’udienza generale di mercoledì scorso in cui ha ricordato che “per Dio siamo più importanti di tutti i peccati che noi possiamo fare, perché Lui è padre, è madre, è amore puro, Lui ci ha benedetto per sempre”. “Dio non solo è paziente con coloro che sono dietro le sbarre, ma lo è anche con noi.  Perciò, siamo chiamati a non dimenticare che siamo tutti peccatori, perciò non va puntato il dito per giudicare l’altro” ha commentato il capo dei cappellani delle carceri don Raffaele Grimaldi che nelle parole del Pontefice legge un appello rivolto anche a chi si trova fuori dalle mura delle carceri, “a volte travolti dalla prigionia esistenziale, affinché siano chiamati a non giudicare, ma a vedere l’immagine di Cristo anche nell’uomo che ha commesso gravi reati”. “Nessun peccato può cancellare quell’immagine che Dio ha dato a noi. L’immagine di Cristo - ha detto il Papa -. La può deturpare, ma non sottrarla alla misericordia di Dio”. Un peccatore può rimanere nei suoi errori per tanto tempo, ma Dio pazienta fino all’ultimo, sperando che alla fine quel cuore si apra e cambi”. Meditando il pensiero di Francesco don Grimaldi ha sottolineato che “davanti all’uomo che è in carcere, innocente o colpevole che sia, nessuno può togliere a lui la dignità”, che bisogna invece “tendere una mano, dare fiducia a chi ha sbagliato, essere comunità accoglienti, avere il coraggio di difendere chi è caduto nella trappola del male per non vedere in esso soltanto la soppressione e il male”. “Ognuno di noi può essere come Gesù che in Zaccheo, “vi scorge uno spiraglio di bene”. La nostra società perbene, deve avere un cuore misericordioso, come lo è la madre del carcerato che (…) visita e ama il proprio figlio che ha sbagliato macchiandosi di gravi reati - ha aggiunto don Grimaldi riassumendo le parole del Papa -. Gli uomini e le donne che hanno commesso una colpa, a volte sepolti dall’indifferenza degli altri, hanno bisogno di essere incoraggiati per rinascere”. Francesco ha anche rimarcato l’importanza di leggere testi biblici in un carcere, o in una comunità di recupero, “far sentire a quelle persone che rimangono benedette nonostante i loro gravi errori, che il Padre celeste continua a volere il loro bene e a sperare che si aprano finalmente al bene”, per questo don Grimaldi si è espresso ancora sul reinserimento sociale dei detenuti. “Parlando di comunità di recupero, il Papa ci ha indicato la strada per donare un orizzonte di speranza a coloro che desiderano ritornare nella comunità civile - ha osservato il capo dei cappellani delle carceri -. Comunità, case famiglia, dove i detenuti possano ritrovare l’affetto di persone, di parenti e amici che li accolgono e li indirizzano verso un vero cammino di rinascita”. L’azione pastorale dei cappellani “consente di far sentire alle persone che hanno sbagliato, prive di speranza, che agli occhi di Dio sono “più importanti di tutti i peccati che noi possiamo fare” ha aggiunto don Grimaldi che nella catechesi del Papa vede il dono di uno sguardo di speranza. Il capo dei cappellani delle carceri spiega che molti detenuti vengono da “famiglie disgregate, hanno vissuto storie di dolore, genitori separati, sono vissuti senza affetto, senza educazione scolastica, la loro infanzia è stata scandita da continui sbandamenti, abbandono a se stessi, disorientati e soli, crescendo in ambienti difficili, e nemmeno hanno avuto la fortuna di una guida sicura, di un genitore che si è preso cura di lui lasciandoli  intrappolare dalla rete della fragilità e della  illegalità” e davanti a queste persone ferite e rinchiuse dietro le sbarre per i loro errori commessi, invita ad essere “autentici medici che sappiano curare le ferite e che sappiano offrire occasioni di recupero e accoglienza”. (TC)

4 dicembre - REGNO UNITO 21 dicembre, campagna “Share the light” per condividere un messaggio di speranza con le comunità di tutte le Chiese del Paese

Christian Publishing and Outreach (CPO), ente di beneficenza creato 60 anni fa per servire la Chiesa nell’ambito della comunicazione e della sua diffusione, ha lanciato nei giorni scorsi, attraverso un video pubblicato sulla sua pagina web, la campagna “Share the Light”, in cui esorta le Chiese di tutte le denominazioni del Paese a condividere un simbolo di speranza, una luce alla finestra, dal giorno più breve dell'anno, il 21 dicembre, fino al giorno di Natale. Un gesto che possa ricordare alle comunità il messaggio di luce e speranza che è al centro della storia del Natale, in uno anno così buio e impegnativo. Poiché "questo Natale sarà diverso da tutti quelli che ho conosciuto nella mia generazione” ha affermato Stew Smith, direttore creativo del CPO Resources, “anche se gli edifici della Chiesa sono attualmente chiusi, volevamo creare una risorsa gratuita che i cristiani e le Chiese potessero usare per condividere lo stesso messaggio di speranza tra le loro comunità”. Ed è stato scelto il 21 dicembre, perché giorno più corto e più buio dell’anno nel Regno Unito. La campagna, inoltre, incoraggia i cristiani di tutta la nazione a condividere il video sui social media, per celebrare e ringraziare coloro che quest'anno sono stati le luci della nazione. "La nostra speranza – ha continuato Smith - è quella di vedere strade, quartieri e comunità illuminate questo Natale come non abbiamo mai visto prima. Quelle luci rappresenteranno, non solo una speranza per coloro che stanno lottando, ma anche la gratitudine per tutti coloro che hanno lavorato così duramente per aiutare gli altri quest'anno". Chiunque volesse accedere al video di “Share The Light”, potrà farlo digitando l'indirizzo www.youtube.com/channel/UCJlHqdBg2dtVV4_8ormHL3A, oppure tramite il sito web www.sharethelight.co.uk. (AP)

4 dicembre - ITALIA Il cardinale Bassetti dimesso dal Gemelli: operatori sanitari e della comunicazione “angeli custodi” durante la malattia

“Sono stati momenti difficili per me e lo sono per chiunque si trovi in una condizione di sofferenza e veda minacciata la propria vita. Ma posso testimoniare di avere sentito anche la compagnia di alcuni angeli, che mi hanno ricordato quelli che erano al fianco di Gesù”. Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha voluto ringraziare gli operatori sanitari che si sono presi cura di lui in queste settimane di ricovero per il Covid-19. Ieri il porporato è stato dimesso Policlinico Gemelli di Roma, dove era stato trasferito il 19 novembre dall’ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia per un periodo di convalescenza. In un messaggio il cardinale Bassetti ha ringraziato innanzitutto i medici e gli infermieri che lo hanno assistito nelle fasi più critiche della malattia e  in quella del recupero a Roma. Sono stati, dice, “angeli custodi professionali e amabili”. Insieme a loro, il presidente della Cei ha rivolto un pensiero anche ad “altri angeli: gli operatori della comunicazione. “Mi sono sentito custodito da persone, che erano attente alla mia persona prima ancora che al mio ruolo, che hanno raccontato un uomo malato prima ancora che la malattia di un cardinale”, scrive. “Grazie a questa loro attenzione ho sentito vicina la presenza di tante persone che hanno pregato per me”, sottolinea, esortando gli operatori dei media a “cercare i semi di speranza sparsi nella quotidianità per costruire una società più bella, fondata sulla fraternità”. Nel messaggio il cardinale Bassetti parla dei sentimenti provati nei più momenti difficili della malattia: “I giorni che ho vissuto in ospedale per via del Covid-19 sono stati un po’ come quelli di Gesù del deserto”, osserva il presidente della Ceiun episodio “che mi ha sempre affascinato ma anche un po’ intimorito”. “Ho sempre pensato – prosegue – che deve essere stato un tempo duro: il Vangelo tiene a precisare che il Figlio di Dio ‘stava con le bestie selvatiche’. Ho immaginato che si sia trattato di un tempo di solitudine profonda e di senso di abbandono, in cui avrà pensato alla sua vita passata e avrà sperato ancora in una vita futura bella”. Ma il Vangelo, afferma, “aggiunge anche che ‘gli angeli lo servivano’” e questo significa che Gesù “non era affatto solo: ha sentito intorno a sé la presenza di forze buone, che gli trasmettevano la vicinanza di Dio”. In ospedale, conclude, “posso testimoniare di avere sentito la compagnia di alcuni angeli, che mi hanno ricordato quelli che erano al fianco di Gesù”.  (LZ)

3 dicembre - ITALIA Al via dall’8 dicembre ad Assisi ad una serie di iniziative natalizie per far rivivere lo spirito francescano del presepe

Si chiama “Il Natale di Francesco” il progetto dei frati della Basilica di San Francesco d’Assisi, realizzato insieme a diversi enti, che vuole riportare alle origini le festività natalizie rievocando la natività in un modo nuovo. Dall’8 dicembre, dopo la Messa nella Basilica Inferiore presieduta alle ore 17 dal cardinale Mauro Gambetti, Assisi si trasformerà in un presepe fatto di pastori e videoproiezioni. Al termine della celebrazione, nella piazza di San Francesco, dopo la cerimonia di accensione e benedizione dell’albero di Natale e del presepe, attraverso la app ilnataledifrancesco.it si potrà seguire una narrazione singolare. La app consentirà, in pratica, anche a chi non può recarsi ad Assisi, di vedere "Il Natale di Francesco", l’allestimento che attraverserà le piazze e le strade di Assisi con 50 pastori a grandezza naturale e proiezioni sulla facciata della Basilica Inferiore e della Cattedrale di San Rufino degli affreschi di Giotto della Natività e dell’Annunciazione. Per ricordare il prezioso lavoro di questi mesi degli operatori sanitari, tra i personaggi del presepe ci sarà anche un’infermiera. Grazie ad un gioco di luci verranno illuminati, oltre alla Basilica di San Francesco e alla Cattedrale di San Rufino, la Basilica di Santa Chiara, Rocca Maggiore, Rocca Minore, Monte Frumentario e la Torre Civica della piazza del Comune mentre avranno un’illuminazione scenografica le strade che uniscono la Basilica di San Francesco alla Cattedrale. Ad arricchire l’atmosfera l’albero di Natale addobbato con circa 40 mila luci a led nella piazza inferiore della Basilica di San Francesco, un abete bianco di 13 metri, offerto dall’Assessorato all’Agricoltura e Foreste della Provincia autonoma di Trento, che proviene da selvicoltura sostenibile della Valle dei Mocheni. (TC)

3 dicembre - MALESIA I vescovi del Paese contro ogni forma di discriminazione e violenza contro donne e bambini

I vescovi del Paese hanno aderito alla campagna delle Nazioni Unite, per l’uguaglianza di genere e per la lotta contro ogni forma di discriminazione e violenza contro le donne, “Orange the world". Campagna che ha avuto inizio il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, e si concluderà il 10 dicembre, Giornata dei diritti umani. Secondo Un Women, ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne, in tutto il mondo, circa il 35% delle donne e delle ragazze affronta varie forme di violenza, compresi abusi fisici e sessuali.  In un comunicato, pubblicato il 2 dicembre - riporta UCA News -, monsignor Julian Leow Beng Kim, arcivescovo di Kuala Lumpur, presidente della Conferenza episcopale della Malesia (CBCM), ha chiesto la fine della violenza contro le donne ed anche contro i bambini, in casa, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nei luoghi di culto, in tutto il mondo. Secondo l’UNICEF, infatti, circa un miliardo di bambini nel mondo, di cui la maggior parte in Asia, è costretto ad affrontare vari tipi di abusi e di violenze. "Il benessere dei bambini – ha spiegato il presule - è di fondamentale importanza e tutti noi dobbiamo riconoscere la nostra responsabilità sociale nella protezione dei bambini e impegnarci a proteggere i nostri figli in tutte le circostanze". L'arcivescovo di Kuala Lumpur, dunque, ha invitato tutti ad “agire per garantire che le vittime possano denunciare, senza timore di ripercussioni, stigmatizzazioni o vergogna, le violenze sessuali e le molestie inflitte loro a casa, sul posto di lavoro, negli istituti, in istituzioni educative o in enti, compresi i luoghi di culto, che lavorano o interagiscono con i bambini". Monsignor Kim ha ricordato come la maggior parte delle diocesi nel Paese abbiano già istituito comitati che lavorano attivamente per promuovere piani volti alla prevenzione degli abusi sui bambini, compresa la terapia e il sostegno alle vittime e ai sopravvissuti. Questa partecipazione “allo sforzo globale per porre fine a queste mostruose violazioni dei diritti umani” contro donne e bambini, quindi, rappresenta un’ulteriore occasione per i vescovi per ribadire “il loro sostegno al lavoro di tutte le organizzazioni che si adoperano per aiutare le vittime”. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), come successo in molti Paesi, anche la Malesia ha visto un aumento della violenza di genere, in particolare della violenza domestica, in questo tempo di pandemia. (AP)

3 dicembre - BELGIO #coronavirus Sondaggio dei vescovi per capire l’impatto sociale ed economico della pandemia sui cristiani

I vescovi del Belgio hanno inviato un messaggio di ringraziamento ai fedeli che hanno partecipato nel mese di ottobre al sondaggio on line “Chiesa e cristiani al tempo del Coronavirus”: un’indagine per valutare l’impatto economico, sociale e psicologico della pandemia sulla popolazione. “Ringraziamo tutti coloro che hanno colto questa opportunità: singoli credenti, congregazioni religiose, squadre parrocchiali, fabbriche di chiese, movimenti, centri di assistenza residenziale, gruppi di preghiera, gruppi giovanili e tanti altri. Ora vogliamo elaborare attentamente la gamma di risposte che abbiamo ricevuto, compresa un'analisi dei punti di forza, ma soprattutto delle debolezze. Dopo di che ne discuteremo con i vescovi e trarremo le nostre conclusioni. Speriamo di poter pubblicare i risultati di questo sondaggio entro l'inizio del prossimo anno”, hanno scritto in una lettera firmata a quattro mani da monsignor Lode Van Hecke, vescovo di Gand, e da monsignor Jean-Pierre Delville, vescovo di Liegi. Il Belgio, particolarmente colpito dalla pandemia, ha appena vietato le celebrazioni in presenza anche per le Feste, mentre la campagna vaccinale partirà dal 5 gennaio 2021. (RB)

3 dicembre - OLANDA #coronavirus e Natale. Vietati i “canti delle stelle” per strada

Anche in Olanda quello del 2020 sarà un Natale diverso, a causa del dilagare della seconda ondata della pandemia da Coronavirus che in un Paese di 17 milioni di abitanti ha causato oltre ottomila morti e in cui si sono registrati più di 470mila contagi. Tra le attività tradizionali che dovranno essere abolite per misure di sicurezza, c’è il caratteristico canto delle stelle promosso dall’associazione caritatevole Missio, della Ciesa cattolica olandese, come si legge sul sito della Conferenza episcopale dei Paesi Bassi. Si tratta della più grade azione di solidarietà che coinvolge i bambini, i quali, il giorno dell’Epifania, vestiti da Re Magi, vanno di casa in casa a cantare canti tradizionali per annunciare la nascita di Gesù e raccolgono soldi da devolvere in beneficenza. Quest’anno i fondi raccolti dovevano servire a finanziare alcuni progetti per i loro coetanei in Liberia, per dare loro un futuro migliore. (RB)

3 dicembre - ITALIA La vita dei primi cristiani nel sottosuolo del borgo di Santa Maria delle Stelle. Ciclo di webinar dedicati alla scoperta del sito – AUDIO - FOTO

Stupore e meraviglia.  Chi ha visitato almeno una volta il piccolo borgo veronese di Santa Maria in Stelle, ha provato queste emozioni accedendo, sei metri sotto terra, nell’ipogeo sotto la parrocchia di Santa Maria Assunta. Si ha come l’impressione di imbattersi in un’oasi nel deserto. Lontani dai luoghi cittadini di interesse culturale, si è ammaliati dal colore delle pitture e dagli spazi che ancora testimoniano la vita delle prime comunità cristiane. Il sito denominato Ipogeo di Santa Maria in Stelle, comunemente noto come "Pantheon", di proprietà della parrocchia, affonda le radici attorno al I secolo dopo Cristo quando una famiglia locale, la gens Pomponia, a ridosso di una sorgente d’acqua che tuttora ha una portata di 100 litri al minuto, aveva costruito la propria dimora. La casa si trovava presumibilmente a livello del suolo e la sua funzione venne trasformata duecento anni più tardi in un ninfeo. Al III e al IV secolo risalgono invece le prime testimonianze cristiane. La leggenda narra che l’allora vescovo e patrono di Verona, san Zeno visitò il luogo di culto convertendolo da pagano a cristiano. La vasca fu utilizzata come fonte battesimale e le pareti che la contenevano vennero impreziosite da incredibili decorazioni pittoriche. “Erano invisibili ad occhio nudo fino a pochi anni fa perché coperte dal progressivo processo di calcificazione avvenuto nei secoli” spiega a Vatican News Claudia Annechini, coordinatrice del comitato Gruppo Volontari Ipogeo, giovani tra i 17 e i 35 anni, che da appena tre anni, nel desiderio di far conoscere un patrimonio poco conosciuto, guidano i turisti nel suggestivo tour sotterraneo indietro nel tempo. “Le generazioni che ci hanno preceduto non erano a conoscenza di queste pitture incredibilmente conservate: sono probabilmente tra le testimonianze più raffinate dell’arte paleocristiana del nord Italia. É alta la qualità cromatica: i pigmenti sulle pareti presentano una vividezza di colore incredibile: da rosso al verde, al blu, al giallo. Scene neo e veterotestamentarie: “alcune – prosegue Claudia Annechini - sono di facile interpretazione. Soprattutto quelle nell’atrio come la scena di Daniele nella fossa dei leoni,  legate ai temi dell’iniziazione cristiana o della salvezza dell’anima. Più complesse invece le tematiche nella cella meridionale dove è evidente il riferimento storico, sociale e politico alle persecuzioni. É il caso degli affreschi dedicati alla strage degli innocenti, all’ingresso di Gesù in Gerusalemme o ai tre giovani nella fornace. Di recente nella parete nord sono emerse nuove pitture, molto deteriorate, le cui scene non sono state ancora interpretate”.   Da tre anni un team di ricerca promuove cicli formativi al fine di approfondire lo studio dell’iconografia e la storia del sito che nel Medioevo divenne meta di pellegrinaggi. Quest’anno a causa della pandemia gli incontri, sul tema “Tasselli ipogei: aggiungi un tassello alla conoscenza”, si svolgono sul web e vedranno alternarsi esperti e docenti delle Università di Padova e Verona. “Attraverso i nostri webinar – prosegue Claudia Annechini – vorremmo abbattere i confini territoriali, portare Santa Maria in Stelle oltre il perimetro della nostra regione e favorire la nascita di una buona comunità di dibattito e confronto. Sono ancora tanti gli interrogativi a cui rispondere: abbiamo solo ricomposto alcuni tasselli. Il nostro desiderio è di andare oltre la frammentarietà dei risultati finora raggiunti e creare attorno al nostro ipogeo un sapere sempre più organico”. Gli appuntamenti online sono per il 12 e il 19 dicembre 2020, dalle 17:00 alle 19:00, in diretta streaming sul canale YouTube Ipogeo Stelle. L’auspicio dei giovani volontari di Santa Maria in Stelle è quello di continuare a crescere,” offrendo un servizio di visita innovativo e al passo con gli standard turistici nazionali e internazionali dei beni culturali, religiosi e non”. (PO)

3 dicembre - AFRICA Sei Paesi africani vincitori del concorso promosso da Signis Service Rome

Sierra Leone, Mali, Nigeria, Kenya, Etiopia e Togo: sono loro i vincitori del concorso “Call for Project Ideas 2020/2021” promosso da Signis Services Rome, in collaborazione con Radio Vaticana-Vatican News, la Pontificia Università Salesiana e Net-One. “Sei idee di progetto selezionate tra le 31 ricevute da Africa, Asia, America Latina e Pacifico – informa una nota -  e che si concluderanno con la realizzazione di nuovi centri di comunicazione all’Università di Makeni (Sierra Leone) e alla Veritas University di Abuja (Nigeria), di un’emittente televisiva a Bamako (Mali), e di centri di comunicazione nelle diocesi di Ngong (Kenya), Atakpamé (Togo) e nell’Eparchia di Bahir Dar-Dessiè in Etiopia, al confine con la regione del Tigrè, scenario di violenti conflitti nelle ultime settimane”. Soddisfazione per il riconoscimento viene espressa, naturalmente, dalle Chiese locali: in Sierra Leone, spiega Shaza Dous, membro della diocesi di Makeni, “il dipartimento di comunicazione ospiterà le strutture multimediali con l'obiettivo di preparare gli studenti al consolidamento democratico, ricostruendo la coesione nazionale”. In Kenya, invece, “il sogno di stabilire un centro di apprendimento e comunicazione a Ngong - afferma Daniel Kipngetich, responsabile diocesano per la Comunicazione - è fondamentale per affrontare questioni di fondo, come la gestione dei conflitti, e per creare modi innovativi per combattere la disoccupazione giovanile". Quanto al Togo, padre Hubert Koffi Dadale, incaricato della comunicazione nella diocesi di Atakpamé, sottolinea: “La giovane popolazione togolese deve confrontarsi con i pericoli legati all'ignoranza dei propri valori culturali. Il Centro di comunicazione vuole rispondere investendo in uno sviluppo più integrale e in una evangelizzazione più inclusiva". Sulla stessa linea, don Valentine Onwunjiogu, docente di comunicazione alla Veritas University di Abugia, in Nigeria: "Il nostro Ateneo ha puntato su un centro di formazione informatica per tutti gli studenti -sottolinea - perché possedere competenze informatiche oggi è quanto mai necessario per avere un'opportunità di lavoro dopo gli studi universitari" Dal suo canto, prosegue la nota, Signis “si impegna a sostenere quanti utilizzano i media per una cultura di pace, riconoscendo l'importanza dell'istruzione. Per questo motivo, l’Ufficio tecnico e pastorale di Roma lavorerà con Università e Centri di formazione e con idee basate sui valori della dell'ecologia integrale”. Tra i progetti concretizzati nel 2020 ci sono le due nuove stazioni radio della diocesi di Mbinga (Tanzania) e Gbarnga (Liberia) che hanno cominciato a trasmettere nel pieno del lockdown conseguente alla pandemia da Covid-19, mentre Radio Marconi, presso l’Università cattolica di Bukavu (Repubblica Democratica del Congo), e lo studio di produzione per la trasmissione di Veritas Radio Broadcasting ad Abuja (Nigeria) “sono sul punto di diventare operativi”. (IP)

3 dicembre - AUSTRALIA Abusi. Costituita la nuova agenzia cattolica nazionale per la tutela dei minori

Si chiama Australian Catholic Safeguarding Limited, la nuova agenzia cattolica per la tutela dell’infanzia contro gli abusi, appena costituita a livello nazionale. Creata in base a standard professionali e secondo un modello più mirato e snello, la struttura è frutto della collaborazione tra la Conferenza episcopale cattolica australiana, il Catholic Religious Australia e l'Associazione dei vescovi australiani. La notizia è stata pubblicata dal sito dell’Episcopato dell’Australia. "Abbiamo capito cosa funzionava bene e cosa doveva cambiare, e siamo convinti la nuova agenzia nazionale renderà il lavoro della Chiesa più coordinato, responsabile e meglio preparato per garantire la sicurezza delle persone in ambienti cattolici - ha detto il presidente del Catholic Religious Australia, Fr. Peter Carroll - Australian Catholic Safeguarding Limited ridurrà i doppioni e consoliderà il lavoro svolto in precedenza". Per migliorare la protezione dei minori, precisa il presidente della Conferenza episcopale australiana, monsignor Mark Coleridge, sono stati fatti molti approfondimenti dei casi affrontati, effettuate consultazione all'interno e all'esterno della Chiesa, anche con i sopravvissuti e i loro sostenitori: "L'opera di salvaguardia e gli standard professionali sono in costante evoluzione, anche attraverso l’importante e necessaria regolamentazione e supervisione statale. Noi nella Chiesa sapevamo di dover evolvere e questa riflessione ci ha portato a questa nuova agenzia". La nuova agenzia fonderà il proprio lavoro su quello degli organismi precedenti, anche nell'esigere la responsabilità delle entità cattoliche e nel richiedere verifiche indipendenti e la revisione dell'adesione alle norme nazionali cattoliche di salvaguardia, fa sapere ancora l’arcivescovo che conclude: "La nostra attenzione deve essere sempre rivolta alla sicurezza di tutti coloro che entrano in contatto con la Chiesa". Maggiori informazioni su: bit.ly/ACSLFAQs (RB)

3 dicembre - SVIZZERA Le problematiche scaturite dalla pandemia al centro della plenaria dei vescovi

La pandemia, l’Enciclica Fratelli tutti e le migrazioni sono fra i temi affrontati nei giorni scorsi dalla 330.ma assemblea plenaria dei vescovi svizzeri che si è svolta in videoconferenza dal 30 ottobre all’1 dicembre. Nel comunicato stampa diffuso al termine dell’assemblea i vescovi osservano che “l’attuale pandemia mostra che le crisi globali possono essere superate solo insieme e universalmente” e in tal senso indicano la Fratelli tutti di Papa Francesco come punto di riferimento, incoraggiando collaborazioni che superino i confini culturali, religiosi, geografici, etnici e politici. Per i vescovi si tratta di prestare sempre un’attenzione speciale ai più deboli e di metterli consapevolmente al centro degli sforzi comuni. “Ammettiamolo, abbiamo fatto progressi su diversi fronti, ma siamo analfabeti quando si tratta di accompagnare, assistere e sostenere i più fragili e deboli delle nostre società sviluppate” osservano i presuli richiamando il punto 64 della Fratelli tutti e precisando che proprio in questo senso va letta la recente posizione della Commissione per la bioetica sui criteri di triage, perché non vengano esclusi dalle terapie intensive per Covid-19 gli anziani, le persone con disabilità o quelle affette da demenza.  Nel corso dei lavori i vescovi hanno discusso anche del progetto “In cammino insieme per rinnovare la Chiesa”, il processo di ascolto e dibattito che sta coinvolgendo diversi laici su varie tematiche fra le quali fede e trasmissione della fede, ruolo delle donne, celibato dei sacerdoti, abusi sessuali. Nei mesi scorsi si sono svolti colloqui con alcune rappresentanti della Lega svizzera delle donne cattoliche e monsignor Denis Theurillat, responsabile per le questioni femminili della Conferenza episcopale, si è espresso positivamente sugli ultimi sviluppi. All’ordine del giorno dell’assemblea anche la pastorale migratoria sulla quale nei prossimi giorni sarà pubblicato un comunicato congiunto della Conferenza episcopale svizzera e della Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera. I presuli si sono inoltre confrontati sui dati appena pubblicati dall’Istituto svizzero di sociologia pastorale che ha registrato nel 2019 un numero elevato di persone che si sono allontanate dalla Chiesa cattolica, in particolare anziani. I vescovi ritengono che la pandemia potrebbe far aumentare questi numeri nei prossimi mesi, ma ribadiscono che la Chiesa, come corpo di Cristo, è molto più che un accumulo di cifre e fatti e che la missione evangelizzatrice può essere compiuta nel contesto attuale solo superando grandi ostacoli. La Conferenza episcopale auspica che il processo “In cammino insieme per rinnovare la Chiesa” possa portare anche ad un rinnovamento dei cuori. Infine i vescovi hanno deciso di rifinanziare il fondo per il risarcimento delle vittime di abusi prescritti costituito nel 2016 insieme alla “Commissione per il risarcimento delle vittime di abusi sessuali commessi in ambito ecclesiale e prescritti”. Il fondo è alimentato dalla Conferenza episcopale, dall’Unione dei Superiori Religiosi Maggiori della Svizzera e dalla Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera ed è già stato finanziato tre volte. Secondo le stime dovrebbe esaurirsi entro quest’anno, per tale motivo i vescovi hanno deliberato il versamento di 300mila franchi. (TC)

3 dicembre - PORTOGALLO 1° dicembre Giornata nazionale Diaconato permanente: figura essenziale di Chiesa sinodale

Una videoconferenza con la partecipazione di 192 diaconi ha segnato, il 1.mo dicembre, lo svolgimento della “Giornata nazionale del diaconato permanente” in Portogallo. Durante i lavori, riferisce l’agenzia Ecclesia, è stato presentato il documento "Il diacono permanente, ministro del servizio e della prossimità", redatto dalla Commissione episcopale sulle vocazioni e i ministeri (Cevm) e che ora verrà “migliorato grazie ai contributi dei diaconi stessi”, con l’obiettivo di “contestualizzare la loro formazione e la loro vita”. Ad aprire l’incontro è stato il saluto di Monsignor António Augusto Azevedo, presidente della Cevm, il quale ha ricordato la lunga storia del diaconato permanente che opera in Portogallo da ben quarant’anni, e ne ha sottolineato l’importanza all’interno di “una Chiesa sinodale”. Dal suo canto, Monsignor José Cordeiro, presidente della Commissione episcopale per la Liturgia e la spiritualità, ha presentato l'opera "I diaconi nella Chiesa. Fonti e documenti", un'edizione del Segretariato nazionale per la Liturgia, che spiega nel dettaglio l’istituzione, la struttura e i fondamenti del diaconato stesso. La Giornata nazionale è stata anche un'occasione per "condividere domande e commenti" sul lavoro dei diaconi permanenti, oltre che per chiarire "aspetti pratici della loro formazione e della loro vita", in un’ottica costante di “riflessione e accompagnamento”. Insieme al presbiterato e all’episcopato, il diaconato è un grado del sacramento dell’Ordine; esso può essere una tappa intermedia verso il sacerdozio (diaconato transeunte) o rimanere un ruolo di “servizio” nella vita liturgica e pastorale e nelle opere sociali e caritative (diaconato permanente).  Documentato fin dai tempi degli Apostoli, il diaconato rimase però solo “transeunte” per lunghi secoli. Fu poi il Concilio di Trento, nel XVI secolo, a disporre che quello permanente venisse ripristinato, ma ciò avverrà solo con il Concilio Vaticano II e la sua Costituzione dogmatica “Lumen Gentium” che afferma: “ll diacono può amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, presiedere al rito funebre e alla sepoltura”. Il candidato al diaconato transeunte deve essere celibe, mentre i diaconi permanenti possono essere ordinati sia tra i battezzati celibi, sia tra coloro che sono già sposati; se però sono celibi, dopo l’ordinazione non possono più sposarsi. (IP)

3 dicembre - FILIPPINE #coronavirus Morto per Covid-19 famoso gesuita liturgista e autore di canti liturgici

 Si è spento martedì 1° dicembre per coronavirus, all’età di 72 anni - riporta la pagina web della Conferenza episcopale filippina -, il padre gesuita Timoteo "Tim" Ofrasio, famoso compositore di musica liturgica. Il sacerdote è morto verso le 20.00 nell’ospedale di San Pablo City, dove era stato ricoverato. La comunità dei gesuiti nel suo sito web ha spiegato che padre Ofrasio “ricoverato diversi giorni fa, sembrava essere in via di guarigione" e che la sua morte è giunta del tutto inaspettata. Tuttavia il Covid-19 – ha sottolineato - si è dimostrato spesso “più insidioso e mortale del previsto". Padre Ofrasio ha composto i testi di alcuni famosi canti liturgici, tra cui Alay sa Diyos, Paghahandog ng Sarili e Panalangin sa Pagiging Bukas-Palad nelle Filippine ed è stato anche un noto professore di Teologia e Liturgia in diversi seminari. Il sacerdote è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1969 ed è stato ordinato sacerdote nel 1979. Dal 1994 al 1997 è stato anche consulente della Commissione episcopale per la Liturgia dell’Episcopato delle Filippine. (AP)

3 dicembre - BRASILE 8 dicembre, inaugurazione “Centro Lux mundi” per attuazione Motu proprio del Papa su abusi

Aiutare le diocesi del Brasile nell’attuazione del Motu proprio “Vos estis lux mundi”, firmato da Papa Francesco il 7 maggio 2019 e dedicato alla tutela dei minori e delle persone vulnerabili dagli abusi: con questo obiettivo, la Conferenza episcopale (Cnbb) e quella dei religiosi (Crb) avvieranno, dall’8 dicembre, una sorta di Ufficio centrale, denominato “Centro Lux Mundi”, che accompagnerà le realtà diocesane nella messa in pratica delle indicazioni del Pontefice, divenendo così un vero e proprio “punto di riferimento” per tutte le questioni inerenti al tema della prevenzione degli abusi. Concentrato sull’attuazione del Motu proprio, il nuovo organismo rafforzerà il lavoro portato avanti dalla già avviata “Commissione speciale per la tutela dei bambini, degli adolescenti e delle persone vulnerabili”, spiega il presidente di quest'ultima, Monsignor José Negri. Il Centro sarà situato ad Asa Sul, vicino Brasilia. La sua inaugurazione, nella Solennità dell’Immacolata, sarà seguita da una Messa presso la sede della Cnbb. Da ricordare che, nel suddetto Motu proprio, frutto del summit vaticano del febbraio 2019 sulla protezione dei minori della Chiesa, il Papa chiede che ogni diocesi del mondo si doti di una struttura che sia in grado di accogliere e trattare le denunce di abusi e ribadisce che “senza pregiudizio dei diritti e degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali”, i vescovi e i superiori religiosi sono tenuti a denunciare i fatti di cui sono venuti a conoscenza e a darne comunicazione agli ordinari interessati dal caso. (IP)

3 dicembre - POLONIA Legge aborto. Monsignor Gądecki: sulla vita umana non ci possono essere compromessi

“Non ci possono essere compromessi nella discussione sulla vita umana”: così il presidente della Conferenza episcopale della Polonia, monsignor Stanisław Gądecki, dal sito dell’Episcopato polacco torna sulla questione della legge polacca sull’aborto che ha scatenato le proteste delle femministe e ha causato una dura risoluzione del Parlamento europeo contro il Paese. “Parlare del cosiddetto compromesso giuridico sulla tutela della vita è una falsificazione della realtà, perché omette la parte terza più importante della controversia, cioè i bambini non nati e il loro inalienabile diritto alla vita”, ha proseguito il vescovo, sottolineando che la Carta dei diritti fondamentali ricorda che "tutti hanno diritto alla vita". "L'Unione Europea riconosce, così, che la dignità inalienabile della persona umana e il rispetto del diritto alla vita sono criteri fondamentali per la democrazia e lo Stato di diritto", ha detto ancora. Secondo il presule, il titolo stesso della risoluzione è fuorviante, poiché non esiste un "diritto all'aborto" alla luce non solo dell'etica ma anche del diritto internazionale: "In nessun ordinamento giuridico democratico può esistere il diritto di uccidere un innocente – ha proseguito - il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale, ha sempre la precedenza sul diritto di scelta, perché nessun uomo può autorizzare autorevolmente la possibilità di ucciderne un altro. Pertanto, parlare del cosiddetto compromesso giuridico sulla tutela della vita è una falsificazione della realtà, perché omette la parte terza più importante della controversia, cioè i bambini non nati e il loro diritto inalienabile alla vita". Infine monsignor Gądecki ha ringraziato i circoli dei difensori della vita che "si sforzano di promuovere e proteggere la vita dei nascituri": "Sono la voce di migliaia di bambini nel grembo di madri la cui vita è in pericolo. Sono la voce della ragione naturale, che coerentemente, contrariamente al conformismo ideologico e all'opportunismo, difende la vita umana in ogni fase del suo sviluppo", ha concluso. (RB)

3 dicembre - COLOMBIA #OremosJuntos: venerdì 4 dicembre, giornata di preghiera per tutti i malati  

Il Segretariato permanente dell'Episcopato colombiano (SPEC) ha invitato, venerdì 4 dicembre, i cattolici e le persone di buona volontà a pregare per tutti malati in Colombia e nel mondo. "Comprendiamo l'angoscia e l'incertezza che i malati possono provare a causa del Covid-19 o di qualsiasi altra malattia sofferta in questo momento critico per l'umanità; è anche comprensibile 'il calvario' che i parenti e gli amici dei malati devono soffrire. Per questo motivo, vogliamo che sentano che la Chiesa sia loro vicina e molto impegnata con la preghiera", ha affermato – si legge sul sito web dell’Episcopato - monsignor Elkin Fernando Alvarez Botero, vescovo eletto di Santa Rosa de Osos e segretario generale della Conferenza episcopale colombiana (CEC). Il Segretariato ha chiesto, dunque, di pregare in famiglia, a lavoro, in parrocchia, in comunità o da soli, e anche sui social network, usando l'hashtag #OremosJuntos, per la salute dei vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi, dei collaboratori della Chiesa e di tutti coloro che sono colpiti dal coronavirus o che in questo tempo di pandemia si trovano ad affrontare altri tipi di malattie. Un’intenzione di preghiera particolare sarà rivolta, domani, in tutte le celebrazioni eucaristiche, i rosari e orazioni a monsignor Óscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio e presidente della Conferenza episcopale colombiana, ricoverato la scorsa settimana per Covid-19. (AP)

3 dicembre - AUSTRALIA Ottobre 2021, primo Consiglio Plenario “multimodale”, sia in presenza che on line

Si terrà con una formula mista – ovvero in parte in presenza e in parte on line – il primo Consiglio Plenario della Chiesa cattolica in Australia, in programma ad ottobre 2021. L’accordo sulla doppia modalità di svolgimento è dovuto – si legge in una nota – “all’incertezza sulle restrizioni per spostamenti ed assembramenti”, provocata dall’attuale pandemia da Covid-19. L’emergenza sanitaria ha, inoltre, costretto a posticipare di un anno la Plenaria, prevista inizialmente ad ottobre 2020 ad Adelaide, in una sede che, a posteriori, si è rivelata inadatta a mantenere il giusto distanziamento tra i circa 300 partecipanti, tra cui vescovi, vicari generali ed episcopali, direttori di seminari e di istituzioni teologiche, superiori di congregazioni religiose, nonché laici e rappresentanti di diverse organizzazioni ecclesiali, nominati appositamente per l’incontro. Nella nuova modalità di lavoro, dunque, definita “multimodale”, i delegati si riuniranno in presenza in piccoli gruppi a livello locale – diocesano, interdiocesano e provinciale – e poi parteciperanno, da remoto, alle sessioni del Consiglio. Previsti, inoltre, momenti di riflessione, preghiera e discernimento delocalizzati su tutto il territorio australiano. “Sappiamo con chiarezza che questa non è la procedura migliore – afferma l’Arcivescovo Timothy John Costelloe, presidente del Consiglio Plenario – ma non potevamo semplicemente rinviare l’Assemblea per un altro anno e sperare per il meglio”. Ad ogni modo, la riunione “multimodale” potrà portare avanti “l’ascolto, il dialogo e il discernimento” della Chiesa australiana, anche se “in modo che non avremmo potuto immaginare un anno fa”, continua il presule, che poi aggiunge: “Questa prima Assemblea avrà inevitabilmente un sapore un po’ diverso a causa del suo formato inusuale, ma i principî chiave della preghiera e del rinnovamento in Cristo rimarranno comunque al centro dei lavori”. Un secondo Consiglio Plenario, intanto, è già stato programmato per luglio 2022 a Sydney. Da ricordare che l’evento rappresenta il più importante incontro nazionale dopo quello convocato nel 1937: la comunità cattolica australiana, infatti, è chiamata a confrontarsi e riflettere sul futuro della missione evangelizzatrice della Chiesa nel Paese, soprattutto di fronte alle sfide dell’epoca contemporanea. Il processo di preparazione è iniziato due anni fa, con incontri in tutte le diocesi australiane, ai quali hanno partecipato più di 222mila fedeli che hanno presentato oltre 17mila contributi, sulla realtà della Chiesa in Australia oggi, e sulle speranze delle comunità dei fedeli. Conclusa questa prima fase, nel giugno 2019 ha preso il via la seconda, definita ”Ascolto e del discernimento”, per individuare le tematiche specifiche da trattare durante il Consiglio. (IP)

3 dicembre - STATI UNITI Dal 7 all’11 dicembre conferenza on line del Segretariato per i Laici sul ministero con i giovani 

Si svolgerà rigorosamente on line dal 7 all’11 dicembre prossimi la conferenza sulla leadership organizzata dal Segretariato per i Laici, il matrimonio, la vita familiare e la gioventù della Conferenza episcopale degli Stati Uniti che ne dà notizia sul sito dell’Episcopato. Il tema del Forum nazionale sarà la leadership per l'accompagnamento dei giovani adulti, coordinato dal gruppo consultivo nazionale del Segretariato, si rivolgerà a tutti coloro che si occupano del ministero dei giovani adulti, condividendo le migliori pratiche e introducendo nuove competenze. Per giovani adulti, s’intende la fascia di età compresa tra i 18 e i 39 anni. Gli organizzatori fanno sapere che hanno fondato l’evento sull'Esortazione apostolica di Papa Francesco del 2019, Christus Vivit, e sul suo messaggio del 2020 ai giovani, tenendo conto dell'urgente necessità per i cattolici di fare passi audaci, creativi e innovativi per accompagnare i giovani adulti nella crisi dovuta alla pandemia globale. Motto dell’appuntamento, infatti, è "Alzati", che Papa Francesco, nel suo messaggio annuale per la Giornata Mondiale della Gioventù del febbraio 2020, ha sottolineato come "un invito a "sognare", a "correre un rischio", a "impegnarsi a cambiare il mondo", a riaccendere le vostre speranze e aspirazioni, a contemplare i cieli, le stelle e il mondo che vi circonda". "Mentre molto sembra oscuro e incerto in questo momento, gli organizzatori del Forum vedono l'opportunità di un approccio positivo e pieno di speranza per l'impegno della Chiesa nei confronti dei giovani adulti" - ha spiegato Dominic Lombardi, direttore esecutivo del Segretariato per i Laici - più che la frustrazione, questo è il momento di essere all'altezza della situazione, di essere audaci e di provare qualcosa di nuovo ed emozionante". Il Forum sarà caratterizzato da webinar e discussioni dal vivo, esperienze di preghiera quotidiane, opportunità di networking e workshop di oltre sessanta leader pastorali ed esperti. Il discorso di apertura sarà tenuto da padre Alexandre Awi Mello, segretario del Dicastero dei Laici, Famiglia e Vita della Santa Sede, creato nel 2016 da Papa Francesco. Undici vescovi degli Stati Uniti sono, inoltre, tra i principali relatori che offriranno al Forum videomessaggi su temi specialistici. Ulteriori informazioni, così come la registrazione, sono disponibili su www.natyamforum.com. (RB)

3 dicembre - EUROPA Appello Comece: anziani, dono e risorsa della società, no all’emarginazione

Valorizzare e promuovere gli anziani, rendendoli “attori dinamici all’interno delle comunità”: lo chiede la Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea) che, insieme alla Fafce (Federazione delle Associazioni cattoliche della famiglia), ha redatto un apposito documento sul tema “Gli anziani e il futuro dell'Europa: solidarietà intergenerazionale e assistenza in tempi di cambiamento demografico”. La riflessione, spiega una nota, “arriva dopo la pubblicazione del Rapporto della Commissione europea relativo ai mutamenti nella demografia e vuole essere anche un contributo al prossimo ‘Libro verde sull'invecchiamento’, la cui pubblicazione è prevista per il 2021”. “Gli anziani sono un dono e una risorsa, non possono essere visti come separati dalle comunità”, si legge nella riflessione di Comece e Fafce, i cui membri ribadiscono: "Trasformiamo la crisi da Covid-19 in un'opportunità per un cambiamento paradigmatico e per rigenerare il nostro modo di pensare sulle persone in età avanzata". Lungo 14 pagine e suddiviso in tre parti, più un’introduzione e alcune raccomandazioni finali, il documento sottolinea che “gli anziani sono parte integrante della famiglia, fonte di sostegno e di incoraggiamento per le giovani generazioni”. Essi, quindi, “non possono essere separati dalla società e dalle reti relazionali" in quanto non sono solo “persone vulnerabili”, ma anche “attori dinamici della vita sociale”. Inoltre, poiché l’emergenza sanitaria da coronavirus ha rivelato “le vulnerabilità nascoste nelle nostre società”, spiegano i due organismi cattolici, gli anziani sono stati spesso relegati “ai margini della vita quotidiana”. Per questo, ora “è giunto il momento di riconoscere il loro ruolo cruciale, proteggendoli, promuovendoli e includendoli, assicurandone così la piena partecipazione all’interno delle nostre comunità”. Rivolgendosi, poi, ai governi nazionali, il documento congiunto raccomanda loro di “utilizzare le risorse del ‘Piano di ripresa dell'Ue’ per investire nelle politiche demografiche e familiari, nelle relazioni intergenerazionali e nelle nuove strutture di solidarietà, tra cui l'assistenza informale, il volontariato e gli ambienti urbani a misura di anziano”. Infine, si ricorda che la riflessione di Comece e Fafce servirà come “punto di partenza per una discussione più approfondita sul tema, che comprenderà anche un webinar previsto nel 2021”. (IP)

3 dicembre - MONDO Acs invita a offrire per Natale “doni di fede” ai cristiani in difficoltà

Parte anche quest’anno la campagna “Doni di fede per i cristiani perseguitati” di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che vuole offrire conforto a quanti vivono in difficoltà, sostenere la missione di sacerdoti e religiose, far giungere aiuti di vario genere. L’iniziativa consente di scegliere uno o più doni specifici nell’apposita pagina web del portale della fondazione pontificia e di scaricare un biglietto con la descrizione del progetto sostenuto, allo scopo di inviarlo ai destinatari. “Nei Paesi di persecuzione i cristiani che oggi vivono grazie a lavori giornalieri sono i più colpiti dagli effetti economici del Covid-19 - spiega Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia -. Si rivolgono alle parrocchie per sfamare le loro famiglie ma gli stessi sacerdoti, che ordinariamente si sostengono grazie alla beneficenza dei parrocchiani, sopravvivono con crescenti difficoltà e non riescono ad aiutare i più poveri - prosegue Monteduro -. Si è innescato un pericoloso circolo vizioso”. Il direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia aggiunge che è anche per questi motivi che in occasione del Natale, per aiutare tanti cristiani e per difendere l’azione della Chiesa nelle nazioni dove è sotto attacco, Acs propone gesti di solidarietà attraverso un “dono di fede”. Questi i “doni di fede” che Aiuto alla Chiesa che soffre propone: Bibbie del Fanciullo destinate a bambini di tutto il mondo; latte in polvere per bambini e neonati di famiglie cristiane della Siria; sostegno all’opera pastorale di un sacerdote; contributo alla costruzione o ricostruzione di una chiesa; un piccolo regalo destinato a un bambino del Medio Oriente; mezzi di trasporto necessari alla pastorale di sacerdoti e religiose; aiuto per l’opera missionaria di una religiosa; sostegno a un seminarista; aiuti umanitari destinati a famiglie di rifugiati cristiani; assistenza legale a vittime di persecuzione accusate ingiustamente. (TC)

3 dicembre - SPAGNA Campagna Caritas di Natale: “Questo Natale, più vicini che mai"

In questo tempo di pandemia e di distanziamento fisico, la Caritas, in occasione della sua tradizionale campagna di Natale, con il motto "Questo Natale, più vicini che mai", propone ai cattolici di vivere il tempo di Avvento recuperando la vicinanza, con gesti generosi offerti a chi ne ha più bisogno, a chi si trova ad affrontare condizioni di precarietà a causa della pandemia e che ogni giorno accede alle risorse della Caritas per soddisfare i propri bisogni primari: famiglie senza risorse, anziani che vivono da soli, persone senza lavoro, persone che vivono per strada e che non possono rifugiarsi al caldo della propria casa, chi si trova ad affrontare il dolore della perdita di una persona cara, chi ha perso i propri mezzi di sussistenza a causa della pandemia e chi è migrante. La Caritas, ricordando come il Natale ogni anno rappresenti un’occasione per uscire “dal nostro letargo e dal nostro ripiegamento in noi stessi”, invita i cattolici ad essere come una “stella che con la sua luce illumina la speranza attraverso gesti generosi e semplici che facilitano l'incontro, il dialogo e le opportunità", e suggerisce una serie di gesti concreti che potrebbero rendere questo Natale veramente diverso. L’organizzazione cattolica propone, innanzitutto, di condividere i propri beni con chi ha meno, di donare; di dare valore a ciò che sta veramente a cuore e vivere un Natale più semplice e austero; di prendere coscienza di quante siano le persone che vivono una realtà molto diversa dalla nostra; di consumare in maniera equa e solidale, tenendo conto del benessere degli altri; di coltivare l’incontro e l’amicizia; di compiere gesti gratuiti che aiutino a migliorare la vita degli altri; e, infine, di prendersi del tempo ogni giorno per pregare, meditare o contemplare, per accrescere la propria sensibilità e vivere con maggiore attenzione la realtà. (AP)

3 dicembre - GERMANIA Giornata internazionale disabili. Monsignor Hauke: il #coronavirus ha creato nuove barriere

Mantenere viva l’attenzione sulle esigenze delle persone con disabilità: è questo l’invito che monsignor Reinhard Hauke, vescovo ausiliare di Erfurt e commissario dei vescovi per la Pastorale delle persone con disabilità, affida alle pagine del sito della Conferenza episcopale tedesca in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità che ricorre oggi, 3 dicembre. La giornata è un richiamo a difendere la dignità, i diritti e il benessere di queste persone e ad abbattere le barriere, comprese le “nuove create dall’emergenza del Coronavirus”. Secondo il presule, infatti, il 2020 costituisce una sfida speciale: "Dove pensavamo che le barriere fossero già state rimosse, un virus ha creato nuove barriere per le persone con disabilità. Le famiglie, gli amici e tutti coloro che si occupano di persone con disabilità possono avere solo contatti limitati tra loro. In molti luoghi, la gente continua a temere per la propria salute, per il lavoro e per la vita. E non potremo nemmeno essere così vicini come vorremmo per il Natale di quest'anno". “In questo tempo, infatti – riflette ancora il vescovo - il messaggio di Natale potrebbe dare speranza, specie ai molti professionisti e aiutanti che continuano a percorrere strade difficili in questi tempi per aiutare le persone che si trovano nella malattia e in difficoltà. A loro va il ringraziamento per tutti gli sforzi che hanno compiuto”. In chiusura, monsignor Hauke augura a tutti di conservare l'immagine della speranza natalizia anche in occasione di queste Feste ormai imminenti: "Preghiamo affinché il Signore, nonostante tutti gli ostacoli, ci indichi nella fede una via per superare insieme i momenti difficili”. (RB)

3 dicembre - ZAMBIA Vescovi: in tempo di pandemia, sviluppare comunicazioni sociali  

Apprezzamento e incoraggiamento: questi i sentimenti espressi da Monsignor Moses Hamungole, direttore della Commissione episcopale per le Comunicazioni sociali in Zambia, nei confronti delle tante parrocchie locali che, in tempo di pandemia da Covid-19, hanno utilizzato le risorse tecnologiche per trasmettere le celebrazioni in diretta tv, radio, web e social. Inaugurando la riunione della Commissione, svoltasi in questi giorni a Lusaka, il presule ha sottolineato l’impegno di quei sacerdoti che, pur non avendo mai operato con i media digitali, si sono comunque impegnati nel campo delle nuove tecnologie per poter restare accanto, pur se virtualmente, ai propri fedeli. “Soprattutto durante la Settimana Santa – ha ricordato Monsignor Hamungole – abbiamo visto moltissime Messe trasmesse in streaming, tanto che non abbiamo percepito un grande vuoto liturgico in quel periodo così importante”. Di qui, l’incoraggiamento del presule affinché tali iniziative, una volta avviate, non vadano perdute: anche con la ripresa delle celebrazioni con concorso di popolo in chiesa, infatti, le dirette trasmesse dai diversi mass-media possono essere comunque utili per raggiungere i malati e chi non ha la possibilità di recarsi fisicamente nei luoghi di culto. “Le iniziative di comunicazione pensate in tempo di pandemia – ha detto quindi Monsignor Hamungole – devono continuare anche dopo e vanno incoraggiate”. Un particolare apprezzamento il presule lo ha rivolto anche a tutte le stazioni radio cattoliche del Paese, che nel periodo dell’emergenza sanitaria, si sono attrezzate per la trasmissione degli eventi liturgici. L’auspicio del presule è che, nei prossimi due anni, tutte le diocesi in Zambia abbiano una propria emittente radiofonica. (IP)

3 dicembre - REGNO UNITO #coronavirus Barclays assegna centomila sterline all’arcidiocesi di Cardiff per gestire l’emergenza

L'arcidiocesi di Cardiff è una delle cento strutture che si occupano di beneficenza del Regno Unito che si aggiudica un finanziamento pari a centomila sterline nell'ambito del programma di soccorso comunitario di Barclays 100×100 UK per sostenere le comunità locali che soffrono di povertà alimentare a causa della crisi da Coronavirus. Lo si legge sul sito della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles. Solo altre sette strutture in Galles beneficeranno dei fondi del programma. Barclays ha lanciato nelle comunità locali il suo programma che fa parte del più ampio pacchetto di aiuti per far fronte alla crisi da Covid, che si concentra sul sostegno ai partner caritatevoli del Regno Unito che soddisfano i bisogni immediati delle persone, come le famiglie a basso reddito, le persone in difficoltà finanziarie, gli anziani isolati e i lavoratori disoccupati. Lavorando a stretto contatto con i volontari, la diocesi ha risposto all'urgente necessità di affrontare la povertà alimentare nel sud del Galles e nell'Herefordshire: oltre cinquantamila sterline sono già state distribuite a banchi alimentari, parrocchie e scuole cattoliche in risposta diretta alla crisi. “Siamo tutti d'accordo sul fatto che nessuno dovrebbe soffrire di povertà alimentare in qualsiasi momento, forse specialmente durante questa ‘stagione dell’abbondanza’, che dovrebbe essere il Natale – dichiara l'arcivescovo di Cardiff, monsignor George Stack -sappiamo fin troppo bene che questo Natale sarà un periodo particolarmente difficile per molte famiglie: a questo proposito, è un privilegio per noi poter sostenere i bisognosi con il generoso aiuto di Barclays e dei nostri altri numerosi sostenitori". "Coloro che servono la loro comunità sono spesso chiamati ‘eroi non celebrati’. La mia speranza è che i nostri volontari, che hanno fatto tanto per sostenere gli altri in questo momento, si rendano conto che stanno intraprendendo collettivamente uno sforzo ‘eroico’ per combattere gli effetti della pandemia. Voglio ringraziare tutti i volontari, volti noti e sconosciuti, per tutto ciò che stanno facendo a sostegno degli altri", ha continuato il presule. "Il Covid ha avuto un impatto sociale ed economico senza precedenti nel Regno Unito – ha detto Nigel Higgins, presidente di Barclays - incredibili enti di beneficenza, come l'arcidiocesi di Cardiff, hanno svolto un ruolo vitale nella risposta del Paese alla pandemia, assicurando che gli aiuti urgenti raggiungessero le persone più bisognose di sostegno. Come banca abbiamo fatto tutto il possibile per i nostri clienti e speriamo che, collaborando con l'arcidiocesi di Cardiff e con molti altri enti di beneficenza in tutto il Regno Unito, possiamo garantire collettivamente che il maggior numero possibile di persone nelle comunità in cui viviamo e lavoriamo sia sostenuto in questa crisi". (RB)

3 dicembre - IRLANDA Avvento 2020. I vescovi: “Mantenete Cristo al centro del Natale”

“Incoraggiamo fortemente i fedeli a mantenere Cristo al centro del Natale quest'anno. Chiaramente sarà impossibile per le nostre grandi congregazioni abituali riunirsi per la Messa della Vigilia di Natale o del giorno di Natale”. Così scrivono i vescovi irlandesi in un comunicato stampa diffuso ieri, “Mantenete Cristo al centro del Natale”, in cui ricordano ai cattolici come rimanga sospeso l’obbligo di partecipare alla Messa della domenica e dei giorni festivi in questo tempo di pandemia. E siccome ”Natale non è solo un giorno” invitano i fedeli a partecipare alla celebrazione eucaristica scegliendo un giorno tra la Vigilia di Natale e l’Epifania. I presuli sottolineano che i cattolici potranno seguire le Messe di Natale e accogliere la nascita del Cristo Bambino attraverso numerosi siti web e potranno “sperimentare la ricchezza spirituale di questa stagione speciale in molti modi”. Essi suggeriscono di trasformare le proprie case in "piccole chiese" in cui invitare il Cristo Bambino ad entrare; di riunirsi in casa attorno al presepe per pregare o cantare un canto di Natale; e di  visitare - ribadiscono - la propria chiesa locale, in quei dodici giorni, per pregare per le proprie famiglie e per coloro che sono particolarmente colpiti dalla pandemia. Inoltre, poiché potrebbe non essere possibile, per coloro che lo desiderano, andare a confessarsi, incoraggiano i fedeli “a riporre la loro fiducia nella misericordia di Dio attraverso un Atto di Perfetta Contrizione”. I presuli, in questo tempo di Avvento, esortano i credenti a stare accanto ai più bisognosi, a portare la speranza e la gioia della nascita di Cristo a persone malate, isolate, sole o povere, dando un loro contributo ad enti di beneficenza come la Società San Vincenzo De Paoli, Crosscare, Trócaire e World Missions Ireland. “Ricordiamo – affermano - coloro per i quali il periodo natalizio può portare sentimenti di tristezza - le persone che affrontano il lutto, le famiglie che non possono stare insieme, coloro che si trovano in case di cura, potendo ricevere solo visite limitate dai loro cari”, e i migranti e itineranti irlandesi che vivono in questo Paese e non possono tornare a casa. Pur profondamente consapevoli dell'anelito di speranza e di consolazione del Paese e del mondo, i vescovi concludono, sottolineando come “per certi versi le restrizioni a causa del Covid-19 offrano maggiori opportunità per la preghiera e la riflessione, per il tempo passato in famiglia e la dimensione per entrare nel vero significato del Natale”. (AP)

3 dicembre - ARGENTINA 8 dicembre, Vescovi invitano a pregare per la vita dei nascituri

Una chiamata alla preghiera per la tutela della vita dei nascituri: a lanciarla, è la Conferenza episcopale dell’Argentina (Cea) per martedì 8 dicembre. Nella Solennità dell’Immacolata Concezione, i presuli esortano i fedeli a “pregare per la cura della vita non nata” in risposta al dibattito, in corso nel Paese, sulla legalizzazione dell’aborto. Un apposito Ddl, infatti, è attualmente in discussione presso il Congresso nazionale. In una missiva a firma del presidente e del segretario generale dell’episcopato, dunque, rispettivamente Monsignor Oscar Vicente Ojea e Monsignor Carlos Humberto Malfa, si legge: “In occasione del dibattito in seno al Congresso nazionale sulla legge che legalizza l'aborto, proponiamo che in tutti i luoghi dove si celebra la Santa Messa l’8 dicembre si innalzi la nostra fiduciosa preghiera per la cura della vita non nata”. A conclusione delle celebrazioni di quel giorno, inoltre, i presuli argentini inviato a recitare la preghiera “O Maria, aurora del mondo nuovo”, quella che conclude l’Enciclica di San Giovanni Paolo II “Evangelium Vitae”. Infine, i vescovi argentini ricordano che, nel giorno dell’Immacolata, si chiuderà anche l’Anno mariano nazionale: iniziato l’8 dicembre 2019, l’evento è stato indetto dalla Conferenza episcopale argentina per commemorare i 400 anni dell’arrivo dell’immagine della così “Vergine del Valle” nella Provincia di Catamarca. Non solo: lo speciale Anno ha voluto commemorare anche i 500 anni dalla prima Messa celebrata sul territorio argentino. L’appello dei vescovi argentini alla tutela della vita è solo l’ultimo di tanti e numerosi richiami della Chiesa cattolica contro la legalizzazione dell’aborto. Ieri, ad esempio, la Caritas nazionale, in una nota, ha affermato: “Legalizzare l'aborto sarebbe una brutale battuta d'arresto come società umana, assimilabile all'eliminazione di altre vite nate e che a causa del loro status di povertà possono infastidire in modo particolare alcuni”. Il 28 novembre, inoltre, nel Paese si sono svolte numerose iniziative a tutela della vita, tra cui la così detta “Marcia delle scarpette”, ovvero le piccole calzature tipiche dei neonati, che ha visto i partecipanti recitare il Rosario davanti alla sede del Congresso. Un’iniziativa sostenuta dai presuli, come Monsignor José Melitón Chávez, vescovo di Concepción, che nell’omelia della Messa del 1.mo dicembre, ha affermato: “La marcia è stata un modo per richiamare alla vita, alla verità, alla giustizia nel loro senso più autentico". (IP)

3 dicembre - REPUBBLICA CECA #coronavirus Da oggi nuove regole anche in chiesa per arginare la seconda ondata di pandemia

Entrano in vigore oggi le nuove misure di contenimento dell’emergenza sanitaria da Covid, stabilite dal governo ceco il 30 novembre scorso. Come si legge sul sito della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca, alcune di queste riguardano anche le funzioni religiose e perciò la comunità ecclesiale. Tra le restrizioni approvate, il numero di partecipanti consentito alle funzioni che non dovrà superare il 30% dei posti nella chiesa data. Nel corso, inoltre, delle celebrazioni come pure delle riunioni, tutti i partecipanti dovranno osservare la distanza sociale e saranno obbligati a indossare gli strumenti di protezione individuale, vale a dire la mascherina. Imposto il limite di 30 persone a riti come matrimoni e funerali: questi ultimi, inoltre, dovranno essere celebrati non oltre il giorno successivo al decesso per ragioni di natura igienica; il canto, infine, viene vietato in ogni sua forma. Tali normative resteranno in vigore fino al 12 dicembre. Intanto il Covid continua a infettare anche religiosi: tra i più conosciuti c’è l’arcivescovo di Olomuc, e presidente dei vescovi cechi, monsignor Jan Graubner: per la sua salute sono state organizzate nei giorni scorsi momenti di preghiera a Velehrad, dopo il peggioramento delle sue condizioni che ha reso necessario il ricovero in ospedale il Primo dicembre scorso. Con le nuove regole in vigore, gli organizzatori fanno sapere che si può pregare anche individualmente dalle proprie case o seguire le veglie in diretta sul canale YouTube della parrocchia di Velehrad. (RB)

2 dicembre -  FILIPPINE A causa del Covid-19,  il “Simbang Gabi”, la tradizionale novena in preparazione al Natale, celebrato in modo diverso

Sarà un Natale all’insegna della sobrietà, nel rispetto delle norme anti-Covid, quello festeggiato quest’anno nelle Filippine. Così anche il “Simbang Gabi”, la tradizionale novena in preparazione al Natale, caratterizzata dalle tradizionali Messe dette “del Gallo” e “di Aguinaldo” e che vede ogni anno riunirsi tra il 16 al 24 dicembre milioni di filippini nelle loro chiese, si svolgerà con una modalità diversa da quella solita. Per assicurare lo svolgimento in sicurezza la Conferenza episcopale (Cbcp) ha diffuso sul suo sito una serie di linee guida a cui dovranno attenersi i celebranti. Gli aggiustamenti - spiega il presidente dei vescovi, monsignor Romulo Valles - sono stati resi necessari dalla grande partecipazione che caratterizza normalmente le Messe del “Simbang Gabi” e dalle rigorose norme sul distanziamento sociale richiesto dalle autorità sanitarie per prevenire i contagi. Proprio per garantire il rispetto distanziamento tra le persone, i vescovi consigliano ai sacerdoti di cominciare le Messe serali già dalle 18.00, mentre quelle mattutine non devono iniziare prima delle 6:00. L’ordinario locale, in consultazione con i parroci, potrebbe programmare più Messe in luoghi diversi e abbastanza grandi per accogliere più persone. Lo stesso ordinario, d’accordo con la Commissione liturgica e i sacerdoti della diocesi, potrà valutare se è utile, l'”anticipazione” della Messa serale del giorno, con l’eccezione di quella lunedì “per sottolineare – spiega monsignor Valles - il primato della domenica sulla celebrazione feriale”. Durante le Messe serali della domenica, si dovranno quindi usare le letture e le preghiere domenicali, mentre in quelle serali dei giorni feriali verranno utilizzate le letture e le preghiere del giorno successivo. La Veglia di Natale potrà essere celebrata a partire dalle ore 18.00 con la liturgia della Messa di mezzanotte, mentre la Messa dell'alba di Natale può essere officiata anche la mattina presto del 25 dicembre. Considerato poi il divieto di baciare o toccare le immagini, le famiglie saranno incoraggiate a portare i loro Bambinelli da casa. Infine monsignor Valles ricorda l’importanza di non perdere di vista le componenti centrali della celebrazione, ossia la Parola di Dio e la Comunione. “La celebrazione del Natale sarà diversa quest'anno - scrive in conclusione il presidente dei vescovi -  Non avremo la stessa frenesia e preparativi stressanti che avevamo prima della pandemia, ma - è il suo invito - preghiamo e aiutiamo i nostri fedeli a vedere il cuore e l'essenza di questo periodo nella verità semplice, sobria, silenziosa ma forte e amorevole del Dio che viene tra noi con l’incarnazione di Gesù”. (LZ)

2 dicembre - AFRICA Giornata mondiale contro l’Aids. Gesuiti africani:  l’emergenza Covid-19 non faccia abbassare la guardia nella lotta contro questa epidemia

L’emergenza Coronavirus non deve fare abbassare la guardia nella lotta all’Aids, “una guerra che è lontana dall’essere finita”. È l’appello lanciato dalla Conferenza dei Gesuiti dell’Africa e del Madagascar (Jcam) in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l'Aids, celebrata il 1.mo dicembre. Il messaggio ribadisce la solidarietà dei Gesuiti africani verso tutte le persone che convivono con il virus dell’Hiv per le quali, osservano, “la nuova crisi del Covid-19  è un ulteriore peso, soprattutto in Africa, dove il sistema sanitario pubblico non è attrezzato".  Inoltre, “le direttive proposte per fermare la diffusione del Coronavirus rendono ancora più precaria la situazione economica delle famiglie, indeboliscono i sistemi di sostegno sociale e la fornitura di servizi essenziali salvavita rendendo le persone affette dall’Hiv più esposte e più vulnerabili". Il Jcam osserva che, secondo gli ultimi dato dell’Unaids, dall’inizio dell'epidemia dell’Aids, 75,7 milioni di persone sono state infettate e 32,7 milioni sono morte e che, con più 25 milioni di contagiati , l’Africa è il continente più colpito dall’Aids. A questo si aggiunge l’impatto economico e sociale della malattia sulle famiglie dei malati. Per altro verso, il messaggio, firmato dal presidente della Jcam, padre  Agbonkhianmeghe Orobator, riconosce gli enormi progressi compiuti in questi decenni nella lotta all’Aids “grazie alla generosità, resilienza e agli sforzi instancabili di governi, organizzazioni internazionali, società civile, organizzazioni religiose e comunità" che hanno permesso di migliorare i test e le cure, ma anche di estendere l’accesso dei malati ai farmaci anti-retrovirali.  Il Jcam evidenzia quindi che il tema scelto quest’anno, “Solidarietà globale, responsabilità condivisa", "ricorda la nostra comune responsabilità gli uni verso gli altri" e che "la solidarietà è la condizione per il successo di tutta la collettività”, come sottolineato tante volte da Papa Francesco. Questo – si osserva - è anche il senso di una delle quattro Preferenze Apostoliche Universali (Uap) per la missione che indicano gli impegni della Compagnia di Gesù nel decennio 2019-2029, quella di “camminare con gli esclusi”, ossia i più vulnerabili, i deboli e chi è emarginato dalle malattie sociali e fisiche. Tra loro ci sono anche i malati di Aids, al fianco dei quali i Gesuiti in Africa lavorano da anni, in particolare attraverso la loro rete Ajan, lanciata nel 2002. Anche in questi tempi di pandemia del Covid-19 – evidenzia il messaggio - le squadre dell’Ajan hanno dimostrato una “dedizione straordinaria” in tutte le loro sedi in Africa dando una “testimonianza concreta di questa solidarietà e responsabilità condivisa”.  I Gesuiti africani ribadiscono quindi la loro volontà di continuare questo loro impegno: “La solidarietà verso le persone affette dall’Hiv e le altre persone vulnerabili in Africa non è un atto sporadico di generosità, ma è una parte centrale della nostra missione e del nostro ministero”, conclude il messaggio. (LZ)

2 dicembre - CENTRAFRICA Morto Imam Layama. Cardinale Nzapalainga: era simbolo di unità in un Paese in conflitto

Un’icona della pace e della promozione del dialogo interreligioso: così il Centrafrica ricorda l’Imam Omar Kobine Layama, presidente del Consiglio superiore islamico nazionale, scomparso il 28 novembre a Bangui, all’età di 66 anni. Cordoglio per la sua morte viene espresso anche dal Cardinale Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, che con l’Imam Layama aveva a lungo collaborato e che ora lo ricorda come “un simbolo di unità in un Paese in conflitto”. Riconoscendo il suo lavoro “instancabile in favore la riconciliazione” ed il suo atteggiamento di “rispetto ed apprezzamento” per tutti i popoli, il Cardinale Nzapalainga dice dell’Imam: “Era il mio fratello maggiore, uno studioso, un uomo di saggezza”. Da ricordare che il porporato, proprio insieme all’Imam Layama ed al pastore Nicolas Guerekoyame-Gbangou, capo dell'Alleanza evangelica, aveva fondato la “Piattaforma delle religioni del Centrafrica” (Pcrc), l’organismo che dal 2013 promuove il dialogo interreligioso nel Paese, evidenziando come le differenze di credo non debbano portare al conflitto. Sette anni fa, infatti, in Centrafrica, gli scontri tra gli ex ribelli Seleka, a maggioranza musulmana, e le milizie anti-Balaka, per lo più cristiane, divampavano con forza. Il conflitto veniva descritto come interreligioso, ma alle sue origini c’era una realtà molto più articolata e complessa, che portava lo scontro lontano da motivazioni legate alla fede. A dimostrazione di ciò, l’Arcivescovo di Bangui ospitò in casa sua, per più di nove mesi, l’Imam Layama, dopo che i miliziani avevano dato alle fiamme la sua abitazione e la sua moschea. “Ho voluto dimostrare – disse allora il porporato - che il dialogo islamo-cristiano non è una teoria o un’astrazione, ma uno stile di vita”. Da quel momento, i due leader religiosi vennero affettuosamente definiti, dalla popolazione locale, “i gemelli di Dio”. Nel 2015, la Pcrc ha ricevuto il Premio Onu per i diritti umani. (IP)

2 dicembre - MONDO Il Wcc lancia fino al 6 dicembre su Youtube canti per le festività natalizie da condividere per promuovere l’unità

“Un canto comune per l’Avvento, il Natale e l’Epifania”: si chiama così la nuova iniziativa ecumenica del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) che sta creando una raccolta di canti da tutto il mondo per rendere visibile l’unità nella diversità attraverso il dono della musica. Il progetto, riferisce il portale del Wcc, è stato avviato in collaborazione con Red Crearte, una rete latinoamericana che produce materiale spirituale e liturgico, e raccoglierà i contributi musicali di compositori di diverse confessionali religiose e culture. Si lavorerà su un testo comune ma in varie lingue. Con il supporto del Programma per la vita spirituale del Wcc e del team di supporto del Wcc-Covid19, i brani verranno condivisi sul canale YouTube del Consiglio Mondiale delle Chiese fino al 6 gennaio. “Ci auguriamo che il progetto incoraggi le celebrazioni delle nostre comunità in tutto il mondo, unendoci nella speranza che la vita fiorisca pienamente per tutti”, ha detto il reverendo Gerardo Obermann, coordinatore di Red Crearte. Concorde il reverendo Mikie Roberts, responsabile del Programma per la vita spirituale del Wcc: “In questo momento in cui siamo molto più consapevoli della nostra comune fragilità, dobbiamo anche assicurarci, durante questa stagione, di celebrare la speranza condivisa della vita eterna fondata sulla manifestazione dell’Incarnazione”. (TC)

2 dicembre - COLOMBIA La diocesi di Quibdó invita i fedeli ad aderire alla campagna "Tendi la tua mano al povero”

La diocesi di Quibdó, guidata da monsignor Juan Carlos Barreto Barreto, ha chiesto a tutte le persone di buon cuore – si legge sulla pagina web dell’Episcopato – di aderire alla campagna "Tendi la tua mano al povero”, che sta cercando di raccogliere ogni genere di aiuto per le persone che hanno perso tutto durante le forti piogge che hanno colpito, e continuano a colpire, il dipartimento di Chocó. La Chiesa ha fatto richiesta innanzitutto di: alimenti non deperibili (riso, cereali, pasta, zucchero, olio, farina, tonno, tra gli altri); indumenti in buone condizioni, materassi, prodotti per l'igiene personale e prodotti per il Covid-19 (mascherine, alcool e gel antibatterico). Chi volesse contribuire, ha precisato, può inviare questi oggetti al centro di raccolta allestito nell'edificio El Convento (Cra. 1 n. 26-91, Barrio Roma, Quibdó). I contributi economici possono essere versati anche attraverso il conto di risparmio Bancolombia n. 5360000002300 a nome della Pastorale Sociale - Diocesi di Quibdó Nit: 900242658 Tutte le donazioni saranno destinate alle persone e alle famiglie colpite dalle devastanti piogge nell'area della diocesi di Quibdó. (AP)

2 dicembre - GHANA Messaggio di Avvento: la realtà virtuale non può sostituire la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia

 “Guardare o ascoltare la Messa attraverso la rete digitale non dispensa nessuno dall'obbligo di partecipare all'assemblea eucaristica". È quanto si legge nella Lettera pastorale di Avvento della Conferenza episcopale ghanese (Gcbc ) che vuole così scoraggiare i cattolici dal seguire l’Eucaristia in televisione o sulle piattaforme digitali, facendo salvi coloro che, per motivi di età o di salute, non possono recarsi fisicamente in chiesa. Nella lettera, intitolata “Accogliere Cristo, vivere in pace con tutti” firmata da monsignor Philip Naameh, presidente della Gcbc, i vescovi osservano che da un po’ di tempo alcuni fedeli preferiscono ormai seguire in modo virtuale le celebrazioni eucaristiche, nonostante le Messe in presenza siano riprese lo scorso 5 giugno. Ma, avvertono, “la realtà virtuale non può sostituire la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia. Non ci sono sacramenti su Internet e anche le altre esperienze religiose rese possibili da questi mezzi per grazia di Dio sono insufficienti”, sottolinea il messaggio che ricorda ai fedeli che assistere alla Messa domenicale è un obbligo. “La partecipazione attiva e la condivisione del Corpo e del Sangue di Cristo sono per la Chiesa-Famiglia di Dio il mezzo più sicuro per legare i suoi membri", insistono i vescovi, citando le parole San Giovanni Paolo II nell’Esortazione post-sinodale “Ecclesia in Africa”, pubblicata nel 1995. In vista delle festività natalizie, la Conferenza episcopale ghanese esorta inoltre tutti i ghanesi a continuare rispettare i protocolli di sanitari contro il Covid-19: “Vogliamo fare appello ai nostri concittadini affinché rispettino i più alti standard etici e di buona condotta e osservino religiosamente tutti i protocolli sanitari, in particolare durante i festeggiamenti di questo periodo”. Riferendosi al tema della pace al centro del messaggio, i vescovi rilanciano poi l’appello rivolto ai cittadini al termine della loro recente plenaria a “sostenere la pace prima, durante e dopo” le elezioni del 7 dicembre:  “Le elezioni – ammoniscono - non sono una guerra, ma un importante esercizio democratico in cui tutti gli elettori registrati esercitano il loro diritto di voto per decidere la direzione per lo sviluppo della nostra nazione”. Il messaggio invita quindi i partiti, i loro leader e sostenitori “ad astenersi da ogni attività che possa disturbare la pace”, anche dopo il voto. Infine, nel ribadire la loro piena fiducia nell’operato della Commissione elettorale per garantire “elezioni libere, eque e trasparenti”, i vescovi ghanesi la esortano a “non diventare compiacente” nell’adempimento del suo mandato costituzionale.  (LZ)

2 dicembre - POLONIA Il cordoglio dei vescovi per la morte del mufti Nedal Abu Tabaq: era un uomo di grande cuore

La Chiesa della Polonia affida a un messaggio pubblicato sul sito dell’Episcopato e firmato da monsignor Rafał Markowski, presidente del Consiglio per il dialogo religioso in seno alla Conferenza episcopale polacca, le condoglianze alla comunità musulmana locale per la scomparsa di Nedal Abu Tabaq, mufti della Lega musulmana in Polonia. “Era un uomo di grande cuore, tollerante e rispettoso di ogni interlocutore, che mostrava gentilezza nonostante la diversità di opinioni e confessioni”, ha scritto il vescovo, ricordando la celebrazione dello scorso anno del servizio interreligioso in occasione dell'Annunciazione, sottolineando la grande apertura al dialogo interreligioso del mufti scomparso, che si è occupato, tra le altre cose, dell'organizzazione delle celebrazioni della Giornata islamica nella Chiesa cattolica - "Tende di Abramo" - e ha partecipato a numerosi simposi e conferenze dedicate al dialogo. “Grazie al suo carisma è stato considerato da molti una guida nell'ambiente musulmano polacco e un maestro spirituale – ha proseguito - inoltre, a molti cattolici che hanno avuto l'opportunità di incontrarlo e di parlare con lui, è stato trasmesso l'entusiasmo della sua fede”. Monsignor Markowski ha, quindi, assicurato la propria preghiera per il defunto: "Affido a Dio Misericordioso l'anima del nostro Fratello Nedal Abu Tabaq, chiedendogli di dargli la sua salvezza, e offro le mie più profonde condoglianze ai suoi cari". (RB)

2 dicembre -  FILIPPINE Settimana per la pace di Mindanao. Monsignor Bagaforo invoca “spazi di pace" in zone di conflitto

Monsignor José Colin Bagaforo, vescovo di Kidapawan e direttore nazionale di Caritas Filippine, ieri, in occasione della Settimana per la pace di Mindanao, celebrazione annuale istituita nel 2001 dall'ex presidente Gloria Arroyo, che invita a rispettare il diritto dei cittadini di vivere in pace, in unità e in armonia, ha invitato – si legge sulla pagina web della Conferenza episcopale filippina -, a considerare “spazi di pace” alcuni luoghi neutri e pubblici come chiese, moschee, scuole, ospedali, mercati e centri sportivi, in zone di conflitto, poiché tutti si meritano di provare un "autentico senso di sicurezza e di protezione". "Non ci deve essere alcun episodio di violenza o di disaccordo in queste spazi, che possa nuocere a passanti innocenti, rovinare le infrastrutture pubbliche e influire negativamente sull'erogazione dei servizi sociali di base" ha affermato. Ovviamente, però, ha aggiunto, la realizzazione della pace "non deve essere limitata solo a questi spazi". Perché la pace trionfi, tutti devono imparare a "rispettarsi l'un l'altro e a dare a ciascuno un autentico senso di sicurezza e di protezione". "Dobbiamo sforzarci di guardarci l'un l'altro con compassione e gentilezza", ha detto il vescovo Bagaforo, esortando tutti "a guardare chi ci sta di fronte come fratelli e sorelle, invece che come nemici" e a non considerare gli spazi comuni come campi di battaglia. La Settimana per la pace di Mindanao, il cui scopo è sempre quello di promuovere una "cultura del rispetto per la vita, per poter vivere in pace", si concluderà lunedì prossimo con un Forum organizzato dal People’s Peace Network, che riunisce varie organizzazioni impegnate per una "pace giusta e duratura" sull'isola di Mindanao. (AP)

 2 dicembre - SUDAFRICA La riflessione dei vescovi sul 2020: riscoprire la solidarietà umana contro l’edonismo imperante

L’inizio del mese di dicembre fa incanalare l’anno solare verso il proprio termine: un tempo buono per i bilanci, che non si è lasciato sfuggire monsignor Sithembele Sikupa, presidente dei vescovi dell’Africa del sud, che sul sito della Conferenza episcopale del Sudafrica pubblica le riflessioni su quello che è stato questo 2020 ormai avviato verso la conclusione. “Questa riflessione deve iniziare a livello personale, ma dalla riflessione personale sui segni di quest'anno, come leader dobbiamo anche leggerli in relazione al contesto sociale, economico e politico e facilitare una risposta appropriata sia da parte delle persone che guidiamo sia da parte di coloro che sono al potere”, esordisce il presule. “Il segno più immediato del nostro tempo è la pandemia del Covid-19, che in questi giorni in particolare ha avuto un’impennata nella nostra provincia del Capo orientale – prosegue il vescovo -  il governo ha cercato di controllare la diffusione e gli effetti della pandemia durante la prima ondata, ma questa recrudescenza è un segno di stanchezza della gente nei confronti delle restrizioni”. “Eppure, secondo la maggior parte delle analisi effettuate, questa seconda ondata è dovuta in gran parte proprio alle persone che non hanno aderito alle misure imposte per limitare i contagi – ha aggiunto - ciò che è preoccupante è che queste misure non vengono violate per ragioni di sopravvivenza, ma per motivi culturali e di intrattenimento, ad esempio la partecipazione a funerali e funzioni ancestrali, in cui più persone si riuniscono, mangiano dal piatto comune e bevono dallo stesso bicchiere. L'inosservanza delle norme per motivi di intrattenimento, invece, si riscontra per lo più tra i giovani, con l’organizzazione di feste e occasioni per stare in gruppo”. “Le forze dell'ordine da sole non possono riuscire a prevenire queste pratiche perché sono culturalmente e mentalmente radicate, perciò si deve ricorrere anche ad altri valori di sostegno, convinzioni e conversione mentale che motivino l'impegno personale a rispettare i protocolli sanitari. Dobbiamo fare appello al valore della vita che è il più alto nella considerazione degli africani – è la riflessione di Monsignor Sikupa - contro questo egoismo, il valore della solidarietà umana proposto da Papa Francesco nella sua ultima Enciclica ‘Fratelli Tutti’ e il valore di rimandare il piacere momentaneo per il bene comune sono valori alternativi che potremmo presentare ai giovani”. Un altro “segno” che in questo 2020 è stato evidente, secondo il presule, è che “la corruzione viene finalmente affrontata”. “Mentre ci rallegriamo per la prospettiva che la corruzione venga finalmente affrontata, prepariamoci anche ad affrontare una situazione in cui i regnanti corrotti, per evitare le pene detentive, si presenteranno come vittime politiche e inciteranno le persone alla violenza e all'insubordinazione”, ha detto. Il presule punta, poi, il dito, contro l’inefficienza dei governi provinciali e locali e l’inadeguatezza della gestione dei fondi destinati alla lotta alla povertà: “Come Chiesa non siamo del tutto innocenti di questa inefficienza – ha ammonito - mentre i sacerdoti e i religiosi svolgono in genere il lavoro pastorale di celebrare i sacramenti e di visitare i malati, alcuni non riescono ad amministrare le finanze. Alcune diocesi, tra cui la nostra, sono state rifiutate dai finanziatori perché una o due delle parrocchie precedentemente finanziate non sono riuscite a produrre un semplice rapporto che mostri come il denaro è stato speso e le varie fasi in cui si è articolato il progetto fino al suo completamento”. “Questo tipo di comportamento rovina davvero il nostro nome e conferma lo stereotipo secondo cui la gente del posto è inefficiente. I sette anni di formazione, il buon senso e la volontà di imparare dovrebbero fornirci la capacità di una semplice amministrazione, perché è altrettanto importante quanto lo è il lavoro pastorale – conclude il vescovo – infatti, tra i due, c'è un legame: per curare efficacemente le persone, dobbiamo sapere quante sono, avere un piano chiaro su come prenderci cura di loro, e soprattutto dobbiamo procurarci i fondi per costruire le strutture apposite e rendere conto di questi fondi”. (RB)

2 dicembre - HONG KONG Messe pubbliche nuovamente sospese a causa di una nuova ondata di contagi

Messe pubbliche nuovamente sospese a Hong Kong. La città è alle prese con una nuova ondata di Covid-19 e le autorità locali hanno deciso di reintrodurre le restrizioni sugli assembramenti, compresi gli eventi religiosi. La diocesi ha dunque disposto, a partire da oggi, la sospensione delle liturgie in tutte le parrocchie e cappelle del territorio, che rimarranno aperte solo per la preghiera personale, secondo quanto stabilisce una lettera circolare. Sospese anche tutte le altre attività, ad eccezione dei funerali e dei matrimoni, con un limite previsto per queste ultime a 20 persone e senza rinfreschi. A Hong Kong le Messe con concorso di popolo e altre attività pastorali erano riprese iL 4 ottobre, dopo l'allentamento delle misure restrittive disposto dalle autorità sugli assembramenti, sia pure nel rispetto delle norme di sicurezza elencate nelle linee guida pubblicate sul sito della diocesi che prevedevano, tra l'altro, una presenza in chiesa limitata al 50% della sua capienza massima.  Dopo due mesi di relativa stabilità, i casi sono ripresi in modo esponenziale a partire dalla seconda metà di novembre, anche come conseguenza della riapertura delle discoteche diventate il principale cluster di contagio,  portando il totale dei casi registrati nel territorio a 6.397 con 82 decessi. (LZ)

2 dicembre  ITALIA Un progetto di recupero della casa natale di Benedetto XI a Valdobbiadene – AUDIO - FOTO

Riprendere con slancio l’opera di recupero e restauro della casa natale del beato papa Benedetto XI, dando nuova vitalità ai percorsi di conoscenza e devozione popolare del 194mo Successore di Pietro vissuto tra il 1240 e il 1304. È l’idea promossa dall’Istituto “Beato Toniolo. Le vie dei Santi” della Diocesi di Vittorio Veneto. Situato nella frazione di San Vito di Valdobbiadene, l’edificio di proprietà della parrocchia locale, pur essendo stato oggetto di restauri intorno al 2000, necessità di un significativo intervento di recupero. L’intenzione è quella di farne un centro di cultura con finalità pastorali ed un luogo chiave per il turismo religioso, tappa del cammino dei Papi. “San Vito, a metà strada tra Agordo e Riese Pio X”, spiega a Vatican News il parroco don Gianromano Gnesotto, “segna un filo continuo tra tre papi del Veneto: Benedetto XI, Pio X e Giovanni Paolo I. Tra l’altro Benedetto XI e Papa Luciani sono accomunati anche dalla brevità e intensità dei loro pontificati”. Il primo infatti governò la Chiesa per meno di un anno: dal 22 ottobre 1303 - 7 luglio 1304”. L’idea di istituire un museo all’interno della casa natale è secondo don Gnesotto "un'importante opera a livello culturale e spirituale che arricchirebbe un territorio – Valdobbiadene e Conegliano - già inserito nel patrimonio Unesco". San Vito conta appena 10400 abitanti, eppure, nota il parroco, “per il fatto di aver dato i natali ad un Papa, il suo nome è ben visibile tra le pitture della Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani”. Benedetto XI è parte della storia del paese veneto: “il suo stemma campeggia sulla facciata dell’abitazione paterna; ogni 7 luglio qui si celebra con particolare devozione la sua memoria liturgica; una statua fuori dalla chiesa e alcune pitture all’interno dell’edificio di culto lo ricordano”. Il Martirologio Romano lo ricorda come “benevolo e mite, nemico delle contese e amante della pace”, promotore della “concordia nella Chiesa”, del “rinnovamento della disciplina” e della “crescita della devozione religiosa”. “E’ una figura di grande attualità”, conclude don Gianromano Gnesotto: “sotto il predecessore Bonifacio VIII, fu nunzio e consigliere. Il caratteristico stile diplomatico improntato al dialogo e alla conciliazione caratterizzò anche il suo pontificato: desiderava infatti mettere in sintonia con i valori del Vangelo tutte le politiche europee in un tempo in cui i rapporti tra gli Stati non erano sempre facili. É un esempio anche per i nostri giorni. Ricordarlo è un dovere”. (PO)

2 dicembre - MONDO Allarme di Caritas e Focsiv: nel mondo oltre 62 milioni di casi di Covid, occorre pensare ai vaccini per i paesi più poveri

La campagna “Dacci il nostro pane quotidiano” lanciata da Caritas Italiana e Focsiv per sensibilizzare le comunità cristiane e tutta l’opinione pubblica sui temi della fame, della povertà, del lavoro, dell’educazione, delle disuguaglianze, fa il punto oggi sulla pandemia evidenziando che sono milioni le famiglie senza cure e medicine. I casi confermati di Covid-19 sono oltre 62,5 milioni, quasi 1,5 milioni i morti. L’iniziativa che mensilmente sul sito www.insiemepergliultimi.it propone approfondimenti tematici, e che sostiene 62 interventi in Africa, Medio Oriente, Asia, America Centrale, America Latina, Europa dell’Est e Balcani, avvalendosi della partnership di AgenSIR, Agenzia DIRE, L’Osservatore Romano, Avvenire, Famiglia Cristiana, Federazione Italiana Settimanali Cattolici, TV2000, Radio InBlu, Radio Vaticana, Vatican News, Banca Etica e Pontificia Università Lateranense, evidenzia le problematiche che stanno emergendo. La pandemia sta provocando conseguenze medico-sanitarie, ma anche psicologiche, sociali, economiche e politiche, amplificate per le persone, le famiglie, i gruppi sociali e i Paesi più fragili e più poveri. “Offrire una risposta rapida ed efficace, garantendo nel contempo che l’assistenza necessaria raggiunga i più bisognosi, è fondamentale - si legge in un comunicato di Caritas-Focsiv -. La priorità deve essere quella di adottare le misure adeguate che garantiscano a tutti l’accesso ai vaccini contro il coronavirus e alle tecnologie essenziali necessarie per assistere i malati”. E proprio sui vaccini Caritas e Focsiv ricordano che il 19 settembre scorso, ricevendo in udienza la Fondazione Banco Farmaceutico, Papa Francesco ha esortato a “globalizzare la cura, cioè la possibilità di accesso a quei farmaci che potrebbero salvare tante vite per tutte le popolazioni”, sottolineando che “per fare questo c'è bisogno di uno sforzo comune, di una convergenza che coinvolga tutti”. Attualmente i paesi ricchi, che rappresentano il 13% della popolazione mondiale, si sono assicurati già più di 2 miliardi di dosi, mentre i paesi più poveri rischiano di non potersene approvvigionare. Il Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights, il trattato internazionale che regola i brevetti e la proprietà intellettuale, potrebbe rendere privata la proprietà dei vaccini Covid-19, anche per le ingenti risorse messe a disposizione dal settore pubblico e questo metterebbe in difficoltà il sud del mondo. Caritas e Focsiv richiamano come possibile soluzione quella già auspicata da diversi paesi, istituzioni ed organizzazioni e già adottata in India e in Sudafrica, dove si può ottenere una deroga ai diritti di proprietà intellettuale per farmaci, vaccini, mezzi diagnostici, dispositivi di protezione personale e tutte le tecnologie necessarie a far fronte alla pandemia. Caritas e Focsiv evidenziano inoltre che, al di là delle cure sperimentali costosissime che restano appannaggio dei più ricchi, in molti paesi c’è da rilevare una vera e propria selezione sociale per l’accesso alle cure ordinarie. (TC)

2 dicembre - PAKISTAN Cristiani salutano l’impegno del Governo a indagare sulle conversioni forzate di donne e minorenni appartenenti alle minoranze religiose

Buone notizie sul fronte della lotta alle conversioni forzate all'Islam di giovani donne e adolescenti appartenenti alle minoranze religiose in Pakistan. Dopo il clamore suscitato dalla vicenda di Arzoo Masih, la tredicenne cristiana rapita e costretta a sposare un musulmano convertendosi all’Islam (caso che si è concluso a favore della ragazza), il Primo Ministro Imran Khan ha annunciato che il Governo condurrà un’inchiesta sul fenomeno. “La legge e i diritti sono uguali per tutti. Non saranno tollerati matrimoni forzati, conversioni forzate di religione e rapimenti di ragazze minorenni di altre religioni. Il ministero per i diritti umani, in consultazione con altre parti interessate, sta studiando un sistema per eliminare la paura del matrimonio forzato tra i non musulmani", ha dichiarato lunedì Tahir Mehmood Ashrafi, rappresentante del Governo per l’armonia religiosa, intervenendo a una conferenza stampa congiunta presenziata da leader religiosi cattolici e protestanti. Una decisione - riporta l'agenzia Ucanews - salutata con favore dalle Chiese cristiane pakistane che da tempo premono perché la pratica dei matrimoni forzati di minorenni a scopo di conversione sia sanzionata penalmente. “Esortiamo studiosi islamici e funzionari governativi a sedersi con noi attorno a un tavolo per valutare i casi di conversione religiosa dei minori. Molti non vengono denunciati a causa di pressioni sociali e del timore di ritorsioni da parte degli accusati. Le forze dell'ordine e le autorità giudiziarie facilitano tali crimini. Per questo il fenomeno è in aumento", ha dichiarato il vescovo anglicano Azad Marshall, presidente del Consiglio nazionale delle Chiese che in un tweet ha rilanciato l’appello al governo di Islamabad a presentare al più presto al Parlamento un disegno di legge contro le conversioni forzate, senza cedere alle pressioni di nessun partito contrario. I rapimenti e i matrimoni di minorenni appartenenti alle minoranze religiose con cittadini musulmani sono ormai una prassi corrente in Pakistan.  Secondo la ong pakistana Centre for Social Justice (Csj), tra il 2013 e il novembre 2020 i media hanno segnalato 162 conversioni sospette. Il numero più alto di casi (49) è stato segnalato nel 2019. Circa il 52% delle conversioni si è verificato nella provincia del Punjab e il 44% nel Sindh. Oltre il 54% delle vittime (ragazze e donne) apparteneva alla comunità indù, mentre il 44% erano cristiani. Più del 46% delle vittime erano minorenni, con quasi il 33% di età compresa tra gli 11 e i 15 anni. (LZ)

 1 dicembre - ITALIA Intronizzato ieri a Roma dal cardinale Sandri l’esarca per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino in Italia Dionisio Paulo Lachovicz

L’augurio che il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha rivolto a monsignor Dionisio Paulo Lachovicz, intronizzato ieri a Roma come esarca per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino in Italia, nella cattedrale dei Santi Sergio e Bacco, è di vivere in comunione “con i confratelli nell’episcopato, non solo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina (…) ma anche con l’episcopato italiano”, con i sacerdoti e con i fedeli. L’esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino in Italia è stato istituito da Papa Francesco l’11 luglio del 2019 e il 24 ottobre scorso lo stesso Pontefice ne ha nominato esarca monsignor Lachovicz. Alla solenne divina liturgia ha assistito il cardinale Sandri che ha poi accompagnato alla sede episcopale il presule e lo ha intronizzato consegnandogli il pastorale, mentre i vescovi presenti e l’assemblea cantavano il ritornello della liturgia bizantina: “Axios, Axios, Axios!”. Parlando al neo esarca, riguardo al consesso dei vescovi, il porporato ha detto: “Sii axios, degno in mezzo a tutti loro perché custodisci il deposito della fede e lo trasmetti integro come lo hai ricevuto, ricordando anche i tanti pastori che a motivo della loro appartenenza al Signore e il loro legame col Successore di Pietro, hanno sofferto ingiustizie e persecuzioni”. Quindi ha proseguito: “Sii axios in mezzo ai sacerdoti (…), il tramite per il servizio concreto alle comunità. Sii per loro autenticamente un padre e un pastore secondo il cuore di Dio, accompagnali con la tua presenza e sappi avvalerti del loro consiglio, specie in tutti quegli organismi previsti dal diritto della Chiesa. Sii axios - ha aggiunto il cardinale Sandri - in mezzo ai tuoi fedeli, fedeli cattolici ucraini di rito bizantino”. Rivolgendosi poi proprio ai fedeli il porporato ha detto: “Nel rispetto delle usanze e dei costumi della vostra patria, siate consapevoli però che oggi siete pienamente inseriti in una società non come ospiti o stranieri, ma come fratelli”. Da qui l’invito: “Sappiate portare la ricchezza della vostra testimonianza, ma intuite anche i passi necessari per sentirsi parte di un comune annuncio nel Vangelo in mezzo a tanti fratelli e sorelle segnati dalla secolarizzazione o dal pensiero che si possa vivere facendo a meno di Dio”. Circa la celebrazione della Pasqua il porporato ha invece auspicato: “Sia un segno concreto di una adesione al nuovo tessuto ecclesiale in cui siete a tutti gli effetti inseriti, e pertanto possa essere vissuta in comunione di tempi con i fratelli della chiesa latina, romana ed ambrosiana, in Italia”. Alla divina liturgia erano presenti anche le delegazioni diplomatiche dell’Ucraina presso la Santa Sede e del Quirinale. Con monsignor Lachovicz hanno concelebrato il vescovo Yosif Milan, delegato di Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, Irinej Bilik, canonico della Papale Basilica di Santa Maria Maggiore, e diversi sacerdoti. Monsignor Milan ha anche letto un messaggio gratulatorio dell’arcivescovo maggiore, che ha ripercorso le tappe della presenza ucraina in Italia. (TC)

2 dicembre - GIORDANIA La ICMC in aiuto dei rifugiati colpiti dalla pandemia

“La crisi da Covid-19 ha colpito in modo sproporzionato i rifugiati e i giordani vulnerabili”: l’allarme arriva dal Bollettino sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid-19, a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale che, questa settimana, si sofferma sulla Giordania. Nel Paese, infatti, la pandemia da coronavirus ha provocato, ad oggi, 224mila casi in totale e quasi 3mila decessi. Per frenare la diffusione dei contagi, sono state messe in atto misure preventive che tuttavia, si legge nel Bollettino, “hanno limitato l'accesso all'occupazione e all'assistenza, aumentando la gravità delle preoccupazioni finanziarie e di protezione già esistenti. Così, un numero crescente di famiglie è a rischio di sfratto e sfruttamento”. Una situazione complessa alla quale la Commissione internazionale cattolica per le migrazioni (Icmc) nel Paese ha cercato subito di reagire rinnovando, per l’ottavo anno consecutivo, la sua collaborazione con l’Ufficio per la popolazione e le migrazioni del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (Bprm).In tal modo, l’Icmc ha potuto assistere finora circa 27.670 persone in difficoltà ad Amman, Zarqa, Mafraq, Balqa, Jarash, Irbid, Ajlun e Madaba, offrendo loro “programmi di protezione, mezzi di sussistenza e generi di prima necessità”. A tali aiuti, ora si aggiunge un progetto che mira alla tutela psicosociale di 4.500 bambini, ai quali saranno dedicate “attività specifiche, volte ad aumentare la loro resilienza” nel difficile contesto attuale. Non solo: grazie ai finanziamenti del Bprm, fino al 2021 la Commissione potrà fornire “protezione umanitaria e assistenza a circa 14.500 persone, indipendentemente dal loro sesso, nazionalità, capacità o religione, nelle zone di Mafraq, Zarqa, Irbid, Ajlun e Jarash”. Al contempo, la Commissione continuerà a portare avanti le attività avviate da tempo, come “le lezioni di alfabetizzazione in lingua araba e inglese” per i migranti e i rifugiati di Irbid e Mafraq. Secondo il database dell'Icmc, infatti, “il 22 per cento dei rifugiati siriani adulti in Giordania è analfabeta”, mentre per gli altri non giordani la percentuale arriva al 18 per cento e per i giordani stessi sfiora il 14 per cento. Altro punto essenziale del programma umanitario dell’Icmc è la lotta a “stereotipi, pratiche e atteggiamenti negativi, basati sulla disparità di genere, come il matrimonio infantile”. Per questo, con corsi di formazione specifica, l’organismo cattolico cercherà di supportare almeno cento giovani che sono sopravvissute o sono a rischio di nozze precoci, cercando di accrescerne la capacità di resistere e rispondere a “qualsiasi minaccia per la loro tutela sociale, il loro sviluppo e il loro benessere”. Spazio anche agli aiuti per il mondo del lavoro: in Giordania, infatti, “nove partecipanti su dieci ai programmi dell'Icmc dichiarano di essere indebitati e più della metà di loro non è in grado di pagare l'affitto”. Inoltre, “circa un terzo dei partecipanti adulti ha un lavoro temporaneo e meno del 5 per cento può accedere ad occupazioni permanenti, a causa della mancanza di adeguate risorse formative”. Per questo, la Commissione ha avviato “un nuovo programma di assistenza economica, per aiutare 775 famiglie vulnerabili a soddisfare le loro esigenze di base”.  (IP) 

2 dicembre - FILIPPINE Giornata mondiale contro l’Aids. Padre Cancino: “Uniamoci nella lotta contro questa temuta malattia”

Il Camilliano padre Dan Cancino, segretario esecutivo della Commissione episcopale per l'Assistenza Sanitaria, in un videomessaggio diffuso in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids, che si celebra il 1° dicembre, ha invitato - si legge sulla pagina web dell’Episcopato - ad uno sforzo concertato per combattere l’HIV e l’Aids ed eliminare i pregiudizi e lo stigma associati alla malattia, sottolineando come la cooperazione di tutti sia fondamentale per affrontare tutte le questioni riguardanti la sindrome da immunodeficienza acquisita. Ricordando come la giornata rappresenti un'opportunità per le persone, in tutto il mondo, di mostrare sostegno alle persone che vivono con l'HIV, egli ha esortato tutti ad unirsi “nella lotta contro questa temuta malattia". "Continuate a mostrare loro sostegno e ricordate chi è morto a causa degli effetti dell'HIV e dell'AIDS", ha affermato il sacerdote. Padre Cancino ha pregato per la guarigione di coloro che soffrono di AIDS/HIV, per i bambini infetti e per coloro che sono rimasti orfani a causa della malattia. "Fa' di ognuno di noi un rifugio d'amore, un rifugio di pace, un rifugio di cura - ha detto il sacerdote - perché tutti coloro che sono stati abbandonati, che sono discriminati a causa di questa malattia, sentano di appartenere al nostro cuore e alla nostra famiglia". Secondo il Dipartimento della Salute, dal gennaio 1984 all'ottobre 2020, il Paese ha registrato 81.169 casi di HIV e AIDS, e ogni giorno vengono segnalati in media 21 nuovi casi. (AP)

2 dicembre - GERMANIA Ecumenismo. Pubblicato l’opuscolo liturgico per il “Natale domestico”

Si intitola “Dio è con te” il sussidio liturgico ecumenico pubblicato in occasione della prima Domenica d’Avvento per vivere la preparazione e poi la festa del Natale con la preghiera e la riflessione anche a casa in questo tempo di pandemia. Ne dà notizia il sito della Conferenza episcopale tedesca. Il materiale, prodotto congiuntamente dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa protestante, è disponibile all’indirizzo web www.gottbeieuch.de e comprende canti, preghiere e il Vangelo di Natale per consentire la meditazione e il raccoglimento. Entra nel vivo, dunque, la campagna ecumenica lanciata alla fine di ottobre 2020 con il motto "Non abbiate paura", rivolta a coloro che non possono partecipare alle celebrazioni natalizie a causa del Coronavirus. Secondo la normativa vigente, la vigilia di Natale sarà possibile andare in chiesa: le congregazioni stanno già pianificando lo svolgimento delle liturgie secondo le attuali norme igieniche. Oltre alle funzioni religiose più brevi, verranno offerte, ad esempio, anche funzioni e presepi fruibili all'aperto. (RB)

 

2 dicembre -  PORTOGALLO Giornata diocesana dei catechisti. Vescovo di Beja: “Da questa missione dipende in gran parte il futuro della Chiesa e del mondo”

Monsignor José João dos Santos Marcos, vescovo di Beja, in occasione della Giornata diocesana dei catechisti, che si è celebrata ieri, 1° dicembre, in un messaggio diffuso sulla pagina web dell’arcidiocesi, si è rivolto a chi esercita questo importante ministero nelle parrocchie, sottolineandone l’importanza. Il presule ha ringraziato chi ha accettato di farsi portavoce della comunità cristiana, “di essere non solo una bocca, ma anche una presenza che irradia e testimonia la vita nuova dei figli di Dio, la vita del futuro dell'umanità”. “Essere catechista significa proclamare con le parole e soprattutto con lo stile di vita, Gesù Cristo, il nostro Salvatore ieri, oggi e per sempre”, ha spiegato il presule, e, come per San Giovanni Battista, significa dover “preparare per Lui le vie della sua venuta nella vita di coloro che catechizziamo”. Il vescovo di Beja ha quindi ribadito l’importanza di questa missione, portata avanti “per amore di Cristo e dei nostri fratelli e sorelle, non per profitto”, perché da essa “dipende in gran parte il futuro della Chiesa e del mondo”. Inoltre, pur riconoscendo la difficoltà, in questo momento, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, nel fare catechesi di persona, ha avvertito che "il cristianesimo non si riduce a un messaggio trasmesso via Internet" e ha incoraggiato, in accordo con i parroci, “a non mancare di fare catechesi di persona, rispettando scrupolosamente le norme di sicurezza". Se potete usare questi mezzi digitali – ha affermato -, usateli, ricordando però che "la vita cristiana è molto più di una dottrina intellettuale, distaccata dal reale”. “La celebrazione dell'Eucaristia – ha osservato - non si realizza pienamente in noi se non celebriamo il Corpo del Signore in quel pane di vita. Una cosa è mangiare, un'altra è veder mangiare”. Per concludere, monsignor Marcos ha chiesto ai catechisti di aiutare "bambini, adolescenti e giovani a partecipare alle celebrazioni eucaristiche della domenica e ad osservare le feste”. (AP)

2 dicembre - ITALIA La preghiera corre sul web. L’iniziativa dei frati del Santuario de La Verna

La preghiera non conosce barriere. I frati minori del Santuario de La Verna, sull’Appennino toscano, dove san Francesco ricevette le stimmate, hanno promosso nelle scorse settimane un’iniziativa di “preghiera a distanza”. Sul sito internet laverna.it infatti è presente una sezione dove è possibile lasciare la propria intenzione, che poi verrà affidata ad un frate e letta in chiesa la domenica. Inoltre chi lo desidera può prenotare messe per i cari defunti o per un anniversario. «Come già successo nello scorso lockdown”, spiegano i frati, “ abbiamo visto che anche e soprattutto in questo difficile momento le persone hanno bisogno ancora di più di un sostegno spirituale, di una preghiera”. Il Santuario è meta ogni anno di pellegrini e fedeli da ogni parte del mondo. Nelle ultime settimane con la Toscana in zona rossa per molti è stato impossibile visitare un luogo tanto caro alla spiritualità francescana avvolto dal silenzio delle foreste casentinesi. Secondo quanto dichiarato nei giorni scorsi dal governatore della Toscana, Eugenio Giani, in seguito ad un calo del numero dei contagi, il 4 dicembre la Regione diventerà zona arancione. (PO)

2 dicembre GERMANIA Auto sulla folla a Treviri: la preghiera dei vescovi tedeschi

"Sono profondamente scioccato, per ciò è successo oggi a Treviri. Il mio pensiero va ai parenti. Prego per loro, per i feriti e per i morti. Qualcosa è diventato improvvisamente molto oscuro in questo Avvento”. Così si è espresso, ieri, monsignor Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, sull’account Twitter dell’Episcopato, dopo che un 51enne tedesco, martedì 1° dicembre, poco prima delle 14, è piombato con una Range Rover sulla folla, nella zona pedonale di Treviri, città nel Land della Renania-Palatinato, uccidendo cinque persone, tra cui anche un bambino di appena 9 mesi, e ferendone almeno 15, alcune delle quali ancora in condizioni molto gravi. Il conducente dell’auto, che è stato arrestato dalla polizia locale, era ubriaco e sarà sottoposto a una perizia psichiatrica. Secondo la Procura locale, non avrebbe agito spinto da un movente politico o terroristico. Anche il vescovo di Treviri, monsignor Stephan Ackermann, ieri, sulla pagina web della diocesi, si è detto “profondamente scioccato per la corsa omicida che si è svolta praticamente alle porte di casa". Il presule ha invitato tutti alle ore 20.00 di ieri ad una veglia di preghiera ecumenica per le vittime, i feriti e le loro famiglie, i servizi di emergenza, i soccorritori e tutti coloro che sono stati colpiti dall’accaduto. Le chiese locali si sono unite alla veglia, suonando le campane, e sono rimaste aperte per la preghiera personale dei fedeli. (AP)

2 dicembre - REGNO UNITO Avvento. Monsignor Swarbrick: preghiamo per le violenze nel Tigray in Etiopia

"L'Avvento è un tempo di speranza, un bisogno prezioso nella nostra vita come individui e come società. I tragici eventi che si stanno verificando nel Tigray e nel Corno d'Africa sembrano sfidare ogni speranza di una soluzione pacifica e rapida”. Così, sul sito della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, monsignor Paul Swarbrick, che tiene il briefing sull'Africa presso i vescovi britannici, esordisce nella sua preghiera per tutti coloro che sono stati colpiti dal conflitto nel Paese dell'Africa orientale: “Le nostre preghiere e i nostri cuori vanno a tutte le vittime di questo conflitto – ha scritto - Papa Francesco ha detto: ‘Ogni guerra lascia il nostro mondo peggiore di prima’. La guerra è un fallimento della politica e dell'umanità. È una vergognosa capitolazione, una pungente sconfitta di fronte alle forze del male". Secondo il presule, questo vale pienamente per l'attuale situazione che sta travolgendo la regione del Tigray in Etiopia, che sembra stia peggiorando: "Eppure, dobbiamo sperare che una soluzione arrivi. Preghiamo per tutte le vittime, quelle direttamente coinvolte nelle violenze, uccise, ferite, senza tetto, separate dai propri cari, e quelle coinvolte in modo meno diretto”. "Preghiamo per la Chiesa locale e per tutti coloro che forniscono sostegno umanitario, ma anche per i soldati, per chi spara, per chi sgancia le bombe – conclude il vescovo -preghiamo per i leader politici e per tutti coloro che sono tentati di cercare vendetta. Signore, in questi giorni di Avvento sollevaci con il dono prezioso della speranza che solo Tu puoi trovare".(RB)

1 dicembre - ITALIA Monsignor Lorefice nel suo messaggio per l’Avvento: ripartire dalle macerie della storia, come artigiani di speranza

“Il desiderio di raggiungere tutti, di condividere con delicatezza e discrezione le gioie e i dolori, le amarezze e le attese, le lacrime e la disperazione, le nascite e i lutti”: lo esprime in un messaggio per il tempo di Avvento alla sua diocesi l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice. “Vorrei attraversare le strade della nostra città, dei nostri quartieri, entrare nelle case, nei condomini, negli ospedali, nelle carceri, nelle nostre chiese, nelle nostre scuole, nelle aule universitarie, nei luoghi di accoglienza, nelle attività commerciali” scrive il presule manifestando la sua vicinanza ai fedeli e incoraggiandoli ad affrontare il domani. “Il tempo di Avvento sopraggiunge come tempo della speranza per sostenere, a maggior ragione nel tempo della prova, l’attesa della venuta definitiva nella gloria del Signore Gesù” si legge nel messaggio. Monsignor Lorefice aggiunge che “in quel Bambino nato dalla Vergine Madre (…) è sorta la luce”, una Luce che “si è levata sulle macerie della notte della vita”, quindi esorta donne e uomini a ripartire “dalle macerie della storia, come artigiani di speranza; di condivisione del peso di questo tempo di cammino che si inerpica su sentieri ripidi e sconosciuti”. “È tempo di amicizie che aiutino a non spegnere il cuore, di custodire un cuore di bambino, di fare il possibile per rendere felici altri - prosegue l’arcivescovo di Palermo -. È tempo di discepoli di Cristo che sulle ali della fede traccino (…) spazi di condivisione e di cura, attenti a riconoscere nel volto di ogni uomo e di ogni donna il volto di Dio che continua ad incarnarsi e che vuole essere amato in ogni persona, sua immagine”. Infine il messaggio esorta alla preghiera con la Chiesa universale perché tutti gli uomini accolgano Cristo, “unica speranza del mondo”. (TC)

1 dicembre - BELGIO Stop alle celebrazioni religiose fino al 15 gennaio. I vescovi chiedono nuove misure di sicurezza per la ripresa delle messe

I vescovi del Belgio intendono aprire un dialogo con le autorità governative per discutere della ripresa delle celebrazioni religiose pubbliche con protocolli anti-Covid che garantiscano la massima sicurezza. Dopo il decreto del 29 novembre che ha prorogato fino al 15 gennaio del prossimo anno lo stop alle liturgie nei luoghi di culto, i presuli hanno espresso ancora una volta la volontà di voler collaborare con il Governo rispettando le misure sanitarie per contrastare la pandemia, evitare quante più vittime possibile ed alleviare la pressione sul sistema sanitario. Ma in un comunicato la conferenza episcopale, facendosi anche portavoce di numerosi fedeli, reputa un limite all’esperienza di fede il divieto delle celebrazioni religiose pubbliche. Così, nelle parrocchie, i vescovi intanto raccomandano di curare particolarmente l’accoglienza per quanti vogliono fermarsi per una preghiera, un momento di riflessione o raccoglimento, per consentire gesti votivi o l’offerta di donazioni per i più bisognosi. I presuli raccomandano infine di consentire le visita ai presepi nelle chiese durante le festività di Natale, nel rispetto delle misure sanitarie, ed esortano: “Anche durante l’isolamento, restiamo in comunione”. (TC)

1 dicembre - ITALIA Il cardinale De Donatis invia alle famiglie una preghiera per l’Immacolata. A Roma, ai Santi XII Apostoli, la novena con diversi porporati

Affrontare questo momento facendo crescere la solidarietà e la preghiera: è l’invito che il cardinale vicario Angelo De Donatis rivolge in una lettera alle famiglie della diocesi di Roma per incoraggiarle ad andare avanti di fronte alle difficoltà dell’emergenza coronavirus. Il porporato esorta a gesti di prossimità, a custodire le relazioni umane, ad alimentare la speranza. Per le famiglie la diocesi ha pensato anche un sussidio consegnato ai parroci con schemi di liturgia domestica e proposte di catechesi. Quest’anno, inoltre, poiché a causa della pandemia l’8 dicembre non si svolgerà a piazza di Spagna, a Roma, il tradizionale omaggio del Papa all’Immacolata, il cardinale De Donatis ha voluto consegnare alle famiglie una preghiera di affidamento a Maria perché tutti possano invocare la fine della pandemia in unione con il Pontefice. Ispirata all’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, la preghiera affida alla Vergine, “luce di speranza anche nei tempi più bui”, nonni, persone anziane, malati, sposi, genitori, figli, giovani, chi è nel dolore e nel lutto, e ancora i poveri e chi è solo. L’8 dicembre, a piazza di Spagna, si potrà comunque rendere un omaggio spontaneo all’Immacolata. Come di consueto, i francescani della basilica dei Santi XII Apostoli, accompagneranno alla preghiera quanti vorranno accostarsi all’antico monumento progettato dall’architetto Luigi Poletto che alla sommità di una colonna in marmo cipollino alta 12 metri fece collocare la statua bronzea realizzata dallo scultore Giuseppe Obici. I primi a dedicare un momento di preghiera a Maria saranno i vigili del fuoco, in onore dei 220 colleghi che l’8 dicembre del 1857 inaugurarono la colonna dell’Immacolata: alle 7.30 del mattino, con l’ausilio dei loro mezzi, collocheranno una ghirlanda di fiori su un braccio della statua. “È importante che i Vigili del fuoco possano compiere questo gesto a nome di tutta la città - riflette il parroco della basilica dei Santi XII Apostoli, fr Aniello Stoia -, un gesto che si carica di attesa. Chiediamo alla Vergine di intercedere perché possiamo essere liberati da questa situazione, e tornare a vivere in serenità con i nostri cari. È bene rimanere in casa - prosegue il religioso - e non assembrarsi nei pressi del monumento, ma se comunque qualcuno si trovasse a passare, noi francescani garantiamo la nostra presenza e una benedizione”. (TC)

1 dicembre SVIZZERA Vescovi: non escludere in modo sistematico le persone anziane, disabili o con demenza affette dal Covid da terapie intensive

Criteri di triage più precisi che permettano di non escludere in modo sistematico dalle terapie intensive per il Covid-19 gli anziani, né le persone con disabilità o quelle affette da demenza. È quanto chiede la Commissione bioetica dei vescovi elvetici all’Accademia svizzera delle scienze mediche (Assm) che ha appena aggiornato le sue direttive medico-etiche per la terapia intensiva in caso di scarsità di risorse alla luce della nuova ondata di ricoveri per il Covid-19.  In concreto, il documento fornisce istruzioni a chi opera sul fronte del Coronavirus in caso di drammatica scelta su chi salvare e chi no. La nota della Commissione bioetica evidenzia come le nuove linee guida stabiliscano "giustamente" quale “principio etico fondamentale la non discriminazione in base all’età, disabilità o demenza definiti come criteri da non tenere in considerazione”. A preoccupare, tuttavia, è un “importante adattamento” dell’Assm che include “il criterio della fragilità nel processo decisionale”, secondo una scala da 1 (persone giovani, sane e robuste) a 9 (persone vicine al fine vita). Secondo la Commissione la “definizione di fragilità” è “problematica” in quanto “si basa solo sulla mobilità del paziente, sulla necessità di assistenza da parte di terzi e/o sul suo stato di demenza”. Occorrono quindi, afferma, “definizioni di fragilità più appropriate che tengano conto dello stato di salute generale del paziente, considerando la sua capacità di sopportare cure mediche intensive, senza di per sé discriminare né gli anziani, né le persone con disabilità o affette da demenza”.  La Commissione cita in particolare il modello di Fried, in cui vengono soddisfatti tre o più dei seguenti criteri: perdita involontaria di peso, stress psico-emotivo individuale, diminuzione della forza mediante la misurazione della presa, lentezza nel cammino e scarsa attività fisica. “Le misure restrittive decise dalle autorità durante la pandemia hanno contribuito a proteggere le persone più vulnerabili”, basandosi sui principi stabiliti nel preambolo della Costituzione federale secondo i quali ‘la forza di un popolo si misura sul benessere dei più deboli'. Si tratta allora – conclude la nota – di identificare correttamente chi sono i più fragili per poterli proteggere e sostenere in modo appropriato”, senza perdere di vista che li proteggiamo “per reintegrarli nella nostra società dopo la pandemia”. (LZ)

1 dicembre - BANGLADESH Radio Veritas Asia Bengali Service compie 40 anni

Radio Veritas Asia ha celebrato oggi i suoi 40 anni di servizio in Bangladesh, con un programma che si è tenuto presso Banideepti, ala multimediale del Christian Communication Center (CCC), che svolge l’apostolato mediatico della Conferenza episcopale cattolica del Bangladesh, a Dacca. Ascoltatori e spettatori, durante una diretta Facebook, hanno potuto assistere alla Messa e ai ringraziamenti organizzati per celebrare questo servizio, impegnato nella predicazione della verità, nella promozione del dialogo e dell’armonia e nel sostegno di cambiamenti sociali e culturali nelle aree rurali del Paese. Padre Augustine Bulbul Rebeiro, direttore del CCC e produttore di RVA Bengali Service, ha ringraziato il clero, i religiosi e i laici per il loro lavoro nell'emittente e il pubblico che ha accompagnato la radio in questo lungo viaggio. "Negli ultimi 40 anni, il viaggio di RVA Bengali Service si è sviluppato intorno al suo obiettivo principale - promuovere la verità e raggiungere tutti i livelli della popolazione indipendentemente dall'etnia, dalla religione e dalla casta attraverso il suo servizio mediatico", ha riferito padre Rebeiro ad UCA News. “Siamo stati in grado di raggiungere persone di varie fedi, specialmente comunità emarginate, povere e svantaggiate, toccando le loro vite con i valori umani per migliorarne il benessere". La missione – ha spiegato - continuerà nonostante le varie sfide, tra cui difficoltà finanziare e mancanza di risorse nell'era digitale". RVA Bengali Service è nato nel 1980 ed è prodotto congiuntamente da Banideepti e Chitrabani, un centro di comunicazione gestito dai Gesuiti con sede a Calcutta, la capitale dello Stato del Bengala Occidentale, in India. Tra i programmi trasmessi da RVA Bengali, Chetona (Risveglio) che si concentra su questioni sociali e contemporanee come la giustizia e la pace; Jibon O Jibika (Vita e mezzi di sussistenza), Sonchoye Sabolombon (Autosufficienza nel risparmio); Mohot Jibon (Grandi personalità); Mohilangan (Spazio delle donne); e Sanglap (Dialogo). Oltre a trasmettere programmi radiofonici, inoltre, RVA Bengali Service produce e pubblica contenuti video in Bangla, la lingua nazionale del Bangladesh e la lingua principale dello Stato del Bengala Occidentale nella vicina India, dove i cristiani rappresentano meno dell'uno per cento della popolazione. La maggior parte del pubblico dell'emittente è, infatti, costituito da musulmani e indù. Radio Veritas Asia è nata nel 1969 come stazione radio a onde corte sotto la guida dell'Ufficio delle Comunicazioni Sociali della Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche (FABC), l'organo collegiale dei vescovi cattolici in Asia. Uno dei suoi scopi principali è sempre stato quello di offrire una piattaforma radio a chi non aveva voce, nei Paesi asiatici comunisti e militari, tra cui Cina, Vietnam, Corea del Nord e Myanmar. (AP)

1 dicembre STATI UNITI Ricorso contro l’esclusione degli immigrati irregolari dalla ripartizione dei seggi alla Camera. Vescovi: ogni persona ha pari dignità

I vescovi degli Stati Uniti ribadiscono la loro contrarietà al Memorandum dello scorso 21 luglio con il quale il Presidente uscente Donald Trump vuole rimuovere tutti gli immigrati irregolari conteggiati dal censimento 2020 dal computo per la ripartizione dei seggi assegnati ad ogni Stato nella Camera dei Rappresentanti. In gioco la futura composizione della Camera bassa del Congresso americano, contesa dal Partito Repubblicano e da quello Democratico. Contro il Memorandum hanno fatto ricorso alla Corte Suprema New York e altri 21 Stati e 15 governi locali, secondo i quali si tratta di un provvedimento incostituzionale. Sulla stessa linea i vescovi americani che il 16 novembre, insieme a diverse organizzazioni cattoliche, hanno presentato alla Corte Suprema quello che nel diritto processuale statunitense viene chiamato “Amicus curiae", ossia un parere come parte terza. In sostanza, per la Conferenza episcopale (Usccb), l’esclusione degli immigrati irregolari dal conteggio lancia il messaggio sbagliato che essi non sono uguali agli altri, in contraddizione con il principio della pari dignità di ogni essere umano e in violazione della Costituzione degli Stati Uniti e con la Legge sul censimento. Ieri, la prima udienza interlocutoria della Corte Suprema che dovrà pronunciarsi entro il prossimo 31 dicembre. Nell’occasione monsignor Mario E. Dorsonville, presidente del Comitato della Usccb sulle migrazioni, ha ribadito che: “Negare agli irregolari e agli Stati in cui risiedono la loro legittima rappresentanza al Congresso è contrario alla Costituzione e fa sentire le persone invisibili e non valutate come esseri umani. L'insegnamento della Chiesa è chiaro: la dignità umana è la cosa più sacra, indipendentemente dallo status legale delle persone. Per questo motivo - ha concluso -  ribadiamo ancora una volta la necessità di contare tutte le persone nel censimento, così come nella ripartizione dei rappresentanti del Congresso ".   I vescovi americani, intervenuti ripetutamente in questi anni sulle politiche migratorie, si erano già rivolti al Presidente Trump a luglio per chiedere il ritiro del Memorandum. (LZ)

1 dicembre ITALIA Una visita virtuale al Polittico Griffoni, capolavoro rinascimentale disperso nei musei internazionali e ricostruito per la prima volta dopo 300 anni 

La straordinaria grazia della mano di santa Lucia e dei suoi occhi fiorati, la forza plastica della figura di san Floriano che sembra scavalcare il davanzale dal quale si affaccia, i dettagli delle vesti, le architetture possenti ed eleganti, gli ori e gli azzurri accesi, gli  incredibili sfondi paesaggistici e architettonici. Grazie all'alta digitalizzazione delle immagini emergono niidamente tutti i dettagli del Polittico Griffoni, capolavoro del Rinascimento ferrarese dipinto da Francesco del Cossa ed Ercole de’Roberti ed esposto nei mesi scorsi a Palazzo Fava di Bologna all'interno della mostra "La Riscoperta di un Capolavoro".  Se le porte dei Musei e dei luoghi della cultura restano chiusi a causa dell’emergenza sanitaria, dal 4 dicembre Genus Bononiae porta nelle case degli amanti dell’arte l'esposizione che per la prima volta, a trecento anni dalla loro dispersione, ha riunito insieme le 16 tavole che componevano l’opera. L’esperienza digital viene proposta come idea per un originale dono natalizio e  consente anche di godere lo straordinario colpo d’occhio della sede espositiva, il Piano Nobile di Palazzo Fava, affrescato dai Carracci. I biglietti per la visita interattiva sono disponibili sul sito www.genusbononiae.it e danno accesso ad un percorso online che attraverso vari tag consente al visitatore non solo di ascoltare una voce narrante, ma anche di vedere brevi video che entrano nel dettaglio delle singole tavole e delle loro peculiarità. Realizzato a tempera su tavola tra il 1472 e il 1474 il Polittico Griffoni è stato smembrato nel 18mo secolo e immesso nel mercato antiquario in lotti separati: da allora i pannelli sono andati dispersi in varie collezioni internazionali: da Londra a Washington, dai Musei Vaticani a Milano, da Parigi a Rotterdam, da Venezia a Ferrara. Nel 1935 lo storico e critico d’arte Roberto Longhi è riuscito a ricostruirne virtualmente la composizione nel saggio Officina ferrarese. Alla mano di Francesco Del Cossa sono stati ricondotti gli scomparti principali dove, soprattutto nella resa prospettica, nella monumentalità dei personaggi e nella luminosità, si avverte l’influsso di Piero della Francesca. Le figure della predella, la parte inferiore del polittico, con le “Storie di san Vincenzo Ferrer” della Pinacoteca Vaticana e quelle dei santi nei pilastrini laterali sono state attribuite invece ad Ercole de’ Roberti. A chi acquisterà il biglietto per la visita virtuale sarà data la possibilità, alla riapertura dei musei, di un ingresso a costo ridotto in una delle sedi del circuito Genus Bononiae.  “La creazione di una visita virtuale, da fruire con i propri tempi e nella serenità di casa propria” – dichiara Fabio Roversi-Monaco, presidente di Genius Bononiae, se anche non potrà mai eguagliare l’emozione di entrare in un museo, crediamo sia un segnale importante e speriamo venga apprezzato dal pubblico. Acquisito e regalato, anche come segnale di attenzione ad un settore, quello culturale, che rischia di uscire devastato in termini economici da questa pandemia”. (PO) 

1 dicembre - INDONESIA Eruzione del vulcano Mount Ile Lewotolok. L’aiuto della Caritas alle migliaia di sfollati

Il 29 novembre, il vulcano Mount Ile Lewotolok, nell’isola di Lembata, nella provincia di Nusa Tenggara, a maggioranza cattolica, ha eruttato una colonna di fumo e cenere alta 4 chilometri, costringendo più di 7.000 persone di 15 villaggi a fuggire dalle loro case, riporta UCA News. Padre Marianus Dewantoro, a capo del braccio operativo della Caritas di Larantuka, ha riferito come la sua diocesi stia lavorando assieme a Caritas Indonesia (Karina) per distribuire aiuti agli sfollati, che sono stati ospitati in 11 centri, tra cui scuole, complessi ecclesiastici ed edifici governativi, nel raggio di 4 km. "Abbiamo distribuito 3.000 mascherine, farmaci, vitamine, materassini e cibo ai rifugiati e abbiamo istituito un centro di coordinamento nella parrocchia locale per aiutarli", ha spiegato il sacerdote, aggiungendo che sono stati almeno due decine i villaggi colpiti dall’eruzione che ha ricoperto case e terreni agricoli con spessi strati di cenere. Non ci sono state vittime, grazie allo stato di allerta lanciato poco prima dell'eruzione dal Centro indonesiano per la vulcanologia e la mitigazione dei rischi geologici, che ha permesso alla popolazione locale di riuscire a fuggire dalle proprie case. "La maggior parte dei rifugiati – ha riferito padre Dewantoro - sono donne e bambini, e sono ospitati in tende fornite dall'Agenzia regionale per la gestione dei disastri e dalla Chiesa". Il religioso ha raccontato, inoltre, come alcune persone, a causa della diffusione della pandemia di Covid-19 nel distretto di Lembata, per paura di contrarre il virus nei centri di accoglienza, abbiano preferito rifugiarsi in una foresta vicina. "Abbiamo bisogno di più cibo, mascherine, disinfettante per le mani, stuoie e farmaci", ha concluso il sacerdote.Il vulcano Mount Ile Lewotolok, che si trova nella provincia più a sud del Paese, non eruttava dal 2017. (AP)

1 dicembre - POLONIA Il 6 dicembre la Chiesa celebra la 21.ma Giornata di preghiera e aiuto materiale per la Chiesa d'Oriente

Il 6 dicembre, seconda domenica di Avvento, la Chiesa celebrerà la 21.ma giornata di preghiera e aiuto materiale per la Chiesa d'Oriente, organizzata dall'equipe per l'Aiuto alla Chiesa d'Oriente e dalla Conferenza episcopale polacca, si legge sul sito web dell'Episcopato. Lo scopo della giornata è quello di offrire un sostegno spirituale e materiale alla Chiesa cattolica dei Paesi dell'Europa orientale e dell'Asia centrale: Bielorussia, Lituania, Lettonia, Estonia, Ucraina, Russia, Moldova, Armenia, Georgia, Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan. “In questo giorno, cerchiamo di raccogliere fondi per sostenere la Chiesa cattolica oltre il confine orientale”, ha affermato padre Leszek Kryża, direttore dell’equipe, e “spero - si è augurato - che quest'anno riusciremo, grazie a questa raccolta fondi, a realizzare i diversi progetti che ci arrivano da oltre il confine orientale”. Nel 2020 sono stati quasi 300 i progetti completati con successo in varie parti dell'ex Unione Sovietica. Progetti legati a questioni di ristrutturazione e costruzione, ma anche alla formazione, soprattutto di giovani e bambini, ha spiegato il sacerdote. Inoltre, sono stati dati aiuti a case per madri single e a case di riposo per anziani, ha aggiunto. Attualmente, la Chiesa oltre il confine orientale è servita da 198 sacerdoti diocesani, 387 sacerdoti religiosi, 320 suore e 40 fratelli religiosi polacchi e laici. L’equipe per l'Aiuto alla Chiesa d'Oriente riceve richieste scritte dalle diocesi, dalle parrocchie e dalle congregazioni religiose che lavorano in Oriente. Nel 2020 (entro il 20 novembre) sono state elaborate 240 richieste per un importo di 2.294.492 zloty polacchi, inviati per lo più in Ucraina e in Bielorussia, per la costruzione, la ricostruzione e il restauro di chiese, presbiteri e sale catechistiche, vacanze formative per bambini e ragazzi, asili nido, orfanotrofi, case di riposo, case per madri single, aiuti per bisognosi, mense e cucine gestite da religiosi per sostenere bambini, anziani e poveri e borse di studio per studenti dell'Est. L’equipe fornisce anche assistenza liturgica continua per la Chiesa cattolica in Oriente, acquistando paramenti liturgici per parrocchie e cappelle, libri liturgici, libri di preghiere, canzonieri e altri tipi di sussidi catechistici. (AP)

1 dicembre - SPAGNA Tempo di Avvento. Il cardinale Omella invita i fedeli a leggere il Vangelo di Marco

In occasione dell’inizio dell’Anno Liturgico, domenica 29 novembre, il cardinale Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona e presidente della Conferenza episcopale spagnola, nella sua lettera della domenica dal titolo “Un nuovo anno liturgico”, diffusa sul sito web dell’arcidiocesi, ha invitato i cattolici a leggere ogni giorno durante l’Avvento, fino a Natale, uno dei capitoli del Vangelo di Marco. Il porporato ha spiegato come siano proprio i Vangeli ad aiutarci “ad entrare nel mistero di Dio attraverso la conoscenza di Gesù Cristo, il rapporto di amicizia con Lui e la sua sequela”. E la Chiesa, per questo, nel corso dell’anno liturgico, ci invita a contemplare il mistero di Dio con un calendario di letture della Parola di Dio e di celebrazioni. "La caratteristica più singolare delle celebrazioni domenicali di questo nuovo anno liturgico che iniziamo oggi – ha sottolineato il cardinale Omella - è che i passi evangelici proclamati saranno quelli di San Marco evangelista". L’arcivescovo di Barcellona, per entrare più profondamente nel Vangelo di San Marco, in questo tempo di Avvento, ha fatto ai fedeli tre proposte. Per prima cosa li ha invitati ad aprire la Bibbia in casa e “a leggere il commento introduttivo dell'editore sul Vangelo secondo San Marco". In secondo luogo, ha esortato i fedeli a leggere sul sito web diocesano i vari articoli degli studiosi biblici che, durante questo Avvento, aiuteranno i cattolici ad entrare nel Vangelo di Marco. E terzo, “la proposta più audace” – ha osservato il porporato – “a leggere ogni giorno un capitolo del Vangelo di Marco in coppia, con la vostra famiglia o personalmente” per arrivare alle celebrazioni natalizie avendo letto tutto il Vangelo. “Auguro a tutti voi – ha concluso il cardinale Omella - un Avvento santo e intenso, che ci si prepari con il cuore alla celebrazione del mistero dell'incarnazione e della nascita di Cristo a Betlemme”. (AP)

1 dicembre - MONDO Messaggio di Natale del Wcc: nel dolore del momento attuale cercare conforto e speranza nella buona notizia della nascita di Gesù

Paura e disperazione, speranza e gioia. Questo il binomio al centro del messaggio di Natale del reverendo Ioan Sauca, Segretario generale ad interim del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), dedicato al difficile momento storico che l’umanità sta vivendo a causa della pandemia del Covid-19. Come ai tempi della nascita di Gesù, “le ragioni per avere paura e vivere nella disperazione sono numerose”, ma “nelle ore più buie della storia, i cristiani hanno tante volte trovato conforto e speranza nella buona notizia della nascita del Salvatore a Betlemme”, esordisce il messaggio. “Quest'anno la celebrazione del Natale celebrata nelle chiese e nelle famiglie sarà mitigata dalle distanze fisiche e da altre restrizioni necessarie per proteggersi dal coronavirus. Piangeremo tanti morti in tutto il mondo ed esprimeremo la nostra gratitudine a coloro che si prendono cura dei malati con dedizione e grande coraggio”, scrive il reverendo Sauca. “Ovunque – osserva - la pandemia ha lacerato il tessuto sociale, portando disoccupazione di massa e persino fame, esponendo ed esacerbando le disuguaglianze, seminando discordia e caos”, minando la stabilità dei governi. Questo mentre “la violenza e la guerra continuano a distruggere i mezzi di sussistenza di intere popolazioni che contano un accresciuto numero di rifugiati e migranti a uccidere tanti uomini, donne e bambini”. “Eppure, anche in queste circostanze, la voce degli angeli risuona nei cieli, proclamando con grande gioia la venuta di Cristo. Come cristiani - sottolinea il messaggio -  vediamo in questo evento singolare della nascita di Gesù Bambino in un villaggio desolato alla periferia dell'Impero Romano, i fragili inizi della nostra stessa redenzione. Come credenti, intravediamo, il ‘sì’ di Dio alla vita e l'alba di una nuova vita che trionfa sulla morte e sulla disperazione. L'incarnazione è il ‘sì’ decisivo di Dio all'umanità e al Creato”, rimarca il reverendo Sauca. Di qui l’invito rivolto ai cristiani a tutti gli uomini e donne del mondo “affinché la paura ceda il posto alla gioia e che in questo anno di tristezza, solitudine e sofferenza possa portare speranza, coraggio e l'amore al servizio della giustizia e della pace. In un mondo di dolore e di morte, la festa del Natale ci permette di trovare conforto, di ritrovare la speranza e di intravedere con profonda fede il trionfo della vita e dell'amore nella nascita di Gesù”, conclude il messaggio. (LZ)

1 dicembre - ITALIA I frutti della Laudato si’: dalla Living Chapel, nuovi alberi per il mondo

Si trova nel cuore di Roma la Living Chapel, la prima “Cappella Vivente” inaugurata nel giugno scorso all’Orto Botanico. È una installazione architettonica ispirata alla Porziuncola di Assisi e alla Luadato si’ che unisce natura, arte e religione, fatta di piante, materiali riciclati e armonie musicali. A parlarne a Vatican News e a raccontarne la genesi è l’architetto paesaggista Consuelo Fabriani, direttrice del Programma Living Chapel, che ha seguito e curato l’intera realizzazione. Si tratta, spiega, di un lavoro corale. L’idea è del compositore australiano-canadese Julian Darius Revie. L’iniziativa è promossa dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale e vede coinvolti inoltre l’architetto canadese Gillean Denny, un centinaio di allievi della Pennsylvania State University, l’Università La Sapienza di Roma, l’Onu, il Movimento Cattolico Mondiale per il Clima. La struttura è composta da decine di steel drums, strumenti a percussione ottenuti in questa occasione dal riuso di barili di petrolio e altri materiali, le cui armonie sono “mosse” dall’acqua che le cattura tra i rami di piante ed arbusti. “Stiamo ora lavorando - aggiunge la responsabile del progetto - per realizzarne una in Sahel e una nell’Amazzonia ecuadoriana” per proseguire “il progetto di azione che porta con sé la Living Chapel, quello della riforestazione”. L’obiettivo - prosegue Consuelo Fabriani - è quello di “andare a piantare alberi, sostenendo la One Trillion Tree Campaign delle Nazioni Unite”: nell'Anno dell'anniversario speciale per la Laudato si', alla Living Chapel è infatti cominciato il programma di distribuzione delle piante destinate ad associazioni, scuole, parrocchie, persone di buona volontà. Il contesto rimane quello di ristabilire un’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato, per dirla con le parole di Papa Francesco, riproposte da don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. “La Living Chapel, come ogni cappella, ci fa ricordare - evidenzia il salesiano - che questa terra è la casa di Dio. La Living Chapel - sottolinea ancora - ci dice che questa terra è sacra, che dobbiamo rispettarla, dobbiamo prenderci cura di questa casa”.

30 novembre ITALIA Giornata disabilità. “Io Valgo 2020”, 10 video-storie di empowering raccolte in tutta Italia dalla Comunità Papa Giovanni XXIII

 A Nhima, 14 anni, piace ballare. Le mancano entrambe le gambe a causa di una sindrome rara ed utilizza delle protesi; è accolta in una casa famiglia in Sicilia. Davide di Cuneo, 34 anni, si cimenta nel volo con il parapendio; Francesco di Catania ha 27 anni, frequenta l’accademia delle belle arti. Entrambi sono persone con sindrome di down. Sono alcune delle storie di empowering raccolte in tutta Italia nel mondo della disabilità dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, e che verranno raccontate in video in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità del 3 dicembre. La giornata è stata istituita dall'Onu nel 1981 per sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita, superando ogni forma di discriminazione e violenza. All'interno dell'evento Io Valgo 2020, dal titolo Capaci di vivere e volare, 10 video-storie di persone che nella propria vita hanno dato valore alla disabilità si alterneranno ad interventi e testimonianze. L'evento sarà trasmesso in diretta Facebook sulla pagina della Comunità Papa Giovanni XXIII. Interverranno, moderati dal giornalista Andrea Sarubbi: Giovanni Paolo Ramonda, presidente Comunità Papa Giovanni XXIII; Enrico Miatto docente di pedagogia speciale IUSVE; Chiara Griffini, psicologa e psicoterapeuta; Cristina Brugiafreddo, responsabile del servizio inserimento lavorativo Consorzio Monviso Solidale; Filippo Borghesi, cooperativa sociale La Fraternità. L'evento si inserisce all'interno della rassegna #dirittoalcuore, teatro, danza e parole, promossa da EducAid con il contributo della Regione Emilia-Romagna e la collaborazione di RIDS - Rete Italiana Disabilità e Sviluppo. La giornata organizzata dalla Comunità di Don Benzi proseguirà poi nel pomeriggio, con il collegamento con il Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della CEI, per il convegno La profezia della Fraternità. Alla sera alle 21 la testimonianza di Simone Soria, dell'Associazione Aida di Modena, sugli strumenti di comunicazione per persone con disabilità.

30 novembre - SVIZZERA Nel 2020 massiccio intervento della Caritas per l’emergenza povertà aggravata dal Covid-19: urgente l'intervento delle istituzioni 

Caritas Svizzera torna a lanciare l’allarme povertà e a chiedere misure più incisive alle autorità federali e cantonali per affrontare quello che definisce un problema non solo congiunturale legato al Covid-19, ma strutturale. Già prima della pandemia la Svizzera contava 660.000 persone indigenti e altre 300mila erano ai limiti della soglia di povertà, “ma l’ampiezza del fenomeno risulterà evidente nelle statistiche di qui a due anni”, ha avvertito a una conferenza stampa a Berna Hugo Fasel, direttore uscente di Caritas Suisse, citato dall’agenzia Cath.ch. I primi ad essere penalizzati e sui quali gli effetti della crisi saranno più duraturi sono i precari e i più vulnerabili. Tra questi, persone che hanno perso uno stipendio integrativo, chi ha stipendi bassi che cade in povertà a causa della disoccupazione parziale (per la quale in Svizzera è prevista un’indennità pari solo l'80% dello stipendio, mentre gli oneri non diminuiscono), i lavoratori informali che non hanno alcun diritto, genitori single (nel 90% dei casi donne), i lavoratori autonomi, i collaboratori domestici, i lavoratori a chiamata e le prostitute. “Non si tratta solo di dati statistici: sono in maggioranza persone che si sono trovate da un giorno all’altro in una situazione di insicurezza materiale e psicologica e volte in una vera e propria crisi esistenziale", ha osservato Fasel. Di fronte a questo scenario, la Caritas elvetica e le sue 16 organizzazioni regionali, hanno messo in piedi il più massiccio intervento di aiuto della sua storia. Con l’aiuto di donatori privati, l’organizzazione ha finora garantito aiuti finanziari temporanei a 14mila persone in difficoltà estrema (dell’ammontare massimo di 1000 franchi svizzeri a persona e 3mila franchi a famiglia) per coprire le spese d’affitto, bollette e i premi per la Cassa malattia (assicurazione obbligatoria in Svizzera, ndr).  Negli ultimi mesi i consultori sociali della Caritas hanno visto raddoppiare le consulenze. Oltre a gestire gli aiuti diretti e la consulenza sociale, la rete Caritas distribuisce buoni spesa e coordina 59 progetti di sostegno regionali. In tutto ha assistito 100mila persone stanziando complessivamente 12,2 milioni di franchi. Il timore è che con il prolungarsi della crisi sanitaria questi aiuti non bastino. Per questo, l’organizzazione caritativa torna a sollecitare con urgenza un intervento più esteso delle istituzioni statali e cantonali, che ad oggi offrono protezione sociale insufficiente. Nello specifico, essa chiede di introdurre pagamenti diretti a livello nazionale, sul modello del sistema delle prestazioni complementari (PC) previste in Svizzera per le pensioni di vecchiaia e reversibilità (Avs) e di invalidità  (Ai) e di portare l’indennità per la disoccupazione parziale al 100% per le persone che vivono una situazione di precarietà. (LZ)

30 novembre - INDIA La Chiesa accanto ai contadini contro la riforma agraria che favorisce solo le multinazionali

La Chiesa si è schierata accanto alle migliaia di contadini, per lo più provenienti dal Punjab, che ieri hanno minacciato di bloccare tutte le strade che portano a Nuova Delhi se non fosse stato permesso loro di manifestare su un terreno pubblico all'interno della città, per chiedere al governo federale del primo ministro Narendra Modi il ritiro delle leggi di riforma del settore agricolo promulgate il 20 settembre scorso. Monsignor Alex Vadakumthala, vescovo della diocesi di Kannur, nello Stato del Kerala, e presidente della Commissione episcopale indiana per il lavoro, ha riferito ad UCA News che “queste leggi non favoriscono i contadini, e se saranno attuate nella forma attuale, sarà disastroso per i piccoli e medi agricoltori". Nel momento in cui i manifestanti hanno iniziato la loro marcia verso il terreno di Ram Lila, a Nuova Delhi, il 25 novembre, il governo federale ha deciso di fermarli al confine della città e, il 27 novembre, la polizia con cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e filo spinato ha cercato di disperderli. Gli agricoltori, però, si sono rifiutati di andarsene. Ciò ha costretto il governo a dare loro il permesso di riunirsi in un altro posto, a Burari, ma i manifestanti hanno rifiutato l’offerta, decidendo di rimanere al confine, finquando il governo non ritirerà le leggi federali. Il Farmers' Produce Trade and Commerce (Promotion and Facilitation) Act, 2020, e il Farmers' Agreement of Price Assurance and Farm Services Act, 2020, sono leggi che, consentendo agli agricoltori di vendere i loro prodotti sul mercato aperto e di negoziare con gli acquirenti all'ingrosso all'interno del Paese e all'estero, lascerebbero i contadini alla mercé assoluta delle multinazionali. Monsignor Vadakumthala ha spiegato ad UCA News che le nuove leggi colpiranno soprattutto i piccoli e medi  agricoltori, che sono circa l’80 per cento nel Paese, i quali non avranno "alcun potere contrattuale" nelle negoziazioni. “Queste leggi – ha affermato - sono vantaggiose per le multinazionali, che possono conservare i prodotti agricoli a tempo indeterminato a loro piacimento e venderli quando ne hanno voglia. Una situazione del genere è pericolosa per gli agricoltori e per i consumatori". Inoltre, ha aggiunto, "le multinazionali decideranno cosa gli agricoltori dovranno produrre e controlleranno il settore agricolo a spese dei contadini". Il presule, infine, ha voluto ricordare che gli agricoltori rappresentano la spina dorsale del Paese, calcolando che oltre il 70 per cento di 1,3 miliardi di persone in India dipende direttamente o indirettamente dall'agricoltura per il proprio sostentamento. Padre Joseph Ottaplackal, presidente dell'INFAM (Indian Farmers Movement), un organismo sostenuto dalla Chiesa con sede nello Stato del Kerala, ha affermato che il governo dovrebbe essere più indulgente nei confronti delle richieste degli agricoltori, il cui fallimento “sarebbe un disastro per la comunità agricola del Paese". Il governo - ha aggiunto - dovrebbe abrogarle nell'interesse del settore agricolo. Secondo i dati del National Crime Records Bureau, negli ultimi anni la difficile situazione nel settore agricolo ha portato al suicidio 12.360 agricoltori. (AP)

30 novembre - IRLANDA Avvento. Trócaire lancia l’annuale Christmas Gifts Campaign destinata alle famiglie povere nel mondo vittime del Covid-19

Saranno destinati alle famiglie povere messe in ginocchio dal Covid-19 i doni natalizi acquistati da Trócaire, l'agenzia dei vescovi irlandesi per lo sviluppo nei Paesi d'oltremare, che ogni anno nel periodo di Avvento promuove la campagna Christmas Gifts.  Questo Natale la somma raccolta dovrebbe raggiungere il ragguardevole traguardo di un milione di euro. Dal 2000 la campagna ha infatti totalizzato 972mila euro. Nell'esprimere gratitudine ai donatori, l’amministratore delegato di Trócaire, Caoimhe de Barra spiega che “La loro generosità permette all'agenzia di fornire acqua pulita, strumenti essenziali, bestiame e istruzione alle famiglie nei Paesi in via di sviluppo. Quest'anno il regalo potrebbe davvero essere uno di quel milione”.   L’edizione 2020 sarà dunque focalizzata sulle persone colpite dalla pandemia  e dalle conseguenze economiche della quarantena e dell’isolamento. “Il nostro nuovo kit per la quarantena, insieme al dono di sapone e acqua pulita – spiega ancora de Barra - servirà a proteggere dal Covid-19 e sarà un'ancora di salvezza per le famiglie povere isolate in Africa, Asia e America centrale", che non devono solo affrontare la minaccia del Covid-19, ma anche la siccità, i conflitti e altri disastri. Chi deve isolarsi per la pandemia spesso rimane senza né cibo né acqua. Il kit di Trócaire fornirà alle famiglie tutte le provviste di cui hanno bisogno per due settimane. Non un regalo dunque, ma un vero e proprio kit di sopravvivenza. 17 gli articoli in vendita che i donatori potranno acquistare: tra questi pollame, lampade ad energia solare e alveari per la produzione di miele, con prezzi che variano da un minimo di 5 euro a un massimo di 1000. Fondata nel 1973, dopo il grande movimento di solidarietà suscitato in Irlanda dalla disastrosa inondazione del 13 novembre del 1970 in Bangladesh, Trócaire (che vuol dire Compassione in gaelico), ha raccolto in 47 anni più di 38 milioni di euro, destinati non solo a sfamare i più poveri nel mondo ma anche a progetti di sviluppo e alla causa dei diritti umani. (LZ)

30 novembre - VATICANO – I Musei Vaticani lanciano la Gift Card, un’idea regalo per il prossimo Natale

 Un regalo di Natale nel segno della bellezza. E’ la “Musei  Vaticani Gift Card” un’iniziativa proposta in occasione delle ormai prossime festività natalizie. All’indirizzo https://mvs.museivaticani.va/gift-card/it/  è possibile scegliere tra due opzioni regalo: un ingresso semplice o una visita guidata alle meraviglie delle gallerie pontificie. Acquistabile online tramite carta di credito, la Musei Vaticani Gift Card può essere utilizzata, in un’unica soluzione, entro il 31 dicembre 2021.  A seguito della sottoscrizione i Musei Vaticani inviano due email distinte: una di ricevuta dell'acquisto, contenente il voucher con il codice di prenotazione e tutte le informazioni per poter utilizzare la Gift Card, ed un'altra costituente la gift card che potrà essere inviata come regalo al destinatario. La “visita guidata ai Musei e Cappella Sistina” dura circa 2 ore ed include il Museo Pio Clementino, le Gallerie dei Candelabri, delle Carte Geografiche e degli Arazzi, le Stanze di Raffaello e la Cappella Sistina. I prezzi della gift card sono consultabili sul sito ufficiale. Maggiori informazioni possono essere richieste tramite email a education.musei@scv.va (PO)

30 novembre  - ITALIA Un corso di arte sacra online promosso dall’Istituto Diocesano Beato Toniolo - FOTO

 Un corso di formazione online dedicato all’arte sacra. A promuoverlo è l’Istituto “Beato Toniolo. Le vie dei Santi” della Diocesi di Vittorio Veneto che in questo periodo di crisi punta sulla bellezza. La prima conferenza, lo scorso 25 novembre, ha registrato un alto numero di partecipazioni. A svolgerla è stato il delegato vescovile per l’ufficio liturgia e arte sacra della diocesi vittoriese e direttore del Centro di cultura e spiritualità “San Martino di Tours” al Castello di Vittorio Veneto , don Mirco Miotto. Tema dell’incontro “La simbologia liturgico - architettonica di una chiesa”.    Soddisfazione per l’interesse dimostrato anche da parte di un pubblico giovanile è stata espressa dall’Istituto Toniolo: una dimostrazione, commenta il comunicato stampa diffuso, del “grande interesse per le tematiche dell’arte sacra, della bellezza e della scoperta e valorizzazione del patrimonio storico e culturale delle nostre comunità”.  Il corso prosegue mercoledì prossimo 2 dicembre alle 20.30 con una relazione dedicata a “Il velo di Veronica. L’arte sacra come via della grazia”. Relatore questa volta sarà  don Alessio Geretti, direttore e curatore delle apprezzate mostre del “Comitato San Floriano” di Illegio, in provincia di Udine. In calendario altri due appuntamenti il 9 e il 16 dicembre sempre alle 20.30, che vedranno protagonisti rispettivamente “La missione evangelizzatrice dell’arte” e “Arte sacra e turismo religioso. Ruolo e impegno dell’Istituto Diocesano “Beato Toniolo. Le vie dei santi”.  Per i partecipanti, è richiesta l’iscrizione obbligatoria al seguente al link  https://forms.gle/j2AS5ccR2r1CqsMH7 . Alla fine del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza. “Abbiamo ritenuto importante, proprio in questo particolare momento - affermano il presidente e il direttore scientifico dell'Istituto Diocesano “Beato Toniolo. Le vie dei Santi”, Stefano Zanin e Marco Zabotti, promuovere un segnale preciso di presenza, coinvolgimento, partecipazione delle persone e lavoro di squadra, nell’ottica di consolidare l’offerta di qualità nella conoscenza dell’arte sacra e nella valorizzazione del turismo religioso sui nostri territori”. (PO)

30 novembre - MYANMAR Messa di ordinazione del nuovo vescovo di Taungngu. Il cardinale Bo ricorda il sacrificio dei missionari del Pime nella diocesi

Il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, durante la Messa di ordinazione del nuovo vescovo di Taungngu, mons. John Saw Gawdy, concelebrata assieme ad altri quattro vescovi, nella chiesa del Sacro Cuore di Leitho, ha ringraziato – riporta UCA News - i missionari del Pontificio Istituto per le Missioni Estere (Pime), che nel corso della loro opera di evangelizzazione nel villaggio, iniziata nel 1868, hanno sacrificato la loro vita affrontando la guerra e la prigionia. "Dobbiamo essere grati ai missionari che Dio ha mandato. Il loro sangue e il loro sacrificio innaffiano i giardini della diocesi di Taungngu", ha affermato il porporato. Monsignor Isaac Danu, vescovo della diocesi, durante la cerimonia ha ricordato padre Alfredo Cremonesi, ucciso il 7 febbraio 1953, dopo aver trascorso 28 anni nel Paese, definendolo “un grande missionario della diocesi e un instancabile evangelizzatore”. Il 19 marzo 2019, Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a pubblicare il decreto che riconosce che "egli fu ucciso in odio alla Fede nel villaggio di Donoku, il 7 febbraio 1953", dai soldati governativi che stavano battendo in ritirata dopo uno scontro con i ribelli.  Alla cerimonia di ordinazione hanno partecipato non più di 30 persone, nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie e delle restrizioni a causa della diffusione della pandemia di coronavirus. I fedeli, dunque, sono stati esortati a partecipare all'ordinazione episcopale in streaming e a pregare per il nuovo vescovo. Il cardinale Bo, nella sua omelia, rivolgendosi ai presenti, ha ricordato che "come un buon pastore, i vescovi devono concentrarsi non solo sulle esigenze spirituali delle persone, ma anche sullo sviluppo integrale del popolo". Il vescovo - ha sottolineato l’arcivescovo di Yangon - dovrà affrontare diverse sfide, tra cui quella della povertà, e  compito della Chiesa sarà, principalmente, quello di “dare alla popolazione locale la possibilità di istruirsi”, perché la nuova generazione in futuro avrà molti più contatti con il mondo esterno di quanti ne abbia adesso. Papa Francesco ha nominato monsignor Saw Gawdy vescovo coadiutore della diocesi il 29 giugno scorso. Mons. Saw Gawdy è nato nel villaggio di Domapholi, nella parrocchia di Leiktho, diocesi di Taungngu, il 21 ottobre 1955. Appartiene alla tribù dei Gheba ed è nato in una famiglia cattolica. Ha studiato filosofia e teologia al Seminario maggiore di San Giuseppe a Yangon; ha conseguito un master in teologia biblica presso il Pontificio Collegio Josephinum in Ohio, negli Stati Uniti; ed è stato ordinato sacerdote il 9 aprile 1983. Dopo la sua ordinazione, è stato professore di filosofia al Seminario maggiore di St. Joseph a Pyin-Oo-Lwin, rettore del Seminario minore di St. Paul a Leiktho, professore al Seminario interdiocesano di St. Jean Marie Vianney a Loikaw, direttore del Centro catechistico di Leiktho e parroco della chiesa di Leiktho. (AP)

30 novembre - GIAPPONE Messaggio dell’Episcopato nel primo anniversario della visita del Papa nel Paese

La Conferenza episcopale giapponese, in occasione del primo anniversario della visita di Papa Francesco nel Paese (23-26 novembre 2019), ha diffuso un messaggio sul suo sito web, il 23 novembre, firmato da monsignor Mitsuaki Takami, arcivescovo di Nagasaki e presidente dell’Episcopato, ponendosi principalmente una domanda, e cioè quale sia il modo migliore, in questo momento in cui il mondo sta vivendo una profonda crisi, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus, per celebrare questo anniversario. Monsignor Takami ha risposto, in primo luogo, invitando tutti, ancora una volta, a seguire il messaggio del Papa e a fare del tema della visita papale “Proteggere tutta la vita" – e con "tutta la vita" si intendono tutti gli esseri viventi che condividono la nostra casa comune e non solo gli esseri umani -  una guida importante per la vita futura; e, in secondo luogo, a creare un mondo di pace. Ricordando come, nel corso della storia, l'umanità abbia sviluppato diverse armi da guerra, tra cui le peggiori sono le armi nucleari, ha sottolineato che “È immorale fabbricare o possedere armi nucleari”, e che questo rappresenta un peccato contro Dio e contro gli uomini . “Di tutti i modi che l'umanità ha trovato per distruggere la vita, il peggiore è la guerra” ha osservato. “Produrre, sviluppare, mantenere e commerciare tali armi distruttive, mentre un gran numero di individui soffre la fame e sprecare risorse che dovrebbero essere usate per lo sviluppo di tutte le persone – ha dichiarato - è un atto di terrorismo contro Dio”. Il presule ha, quindi, spiegato che “la pace e la stabilità internazionale si possono ottenere attraverso la solidarietà e la collaborazione basate sulla fiducia reciproca”. Quindi, non esiste altra scelta che “abolire completamente il male assoluto delle armi nucleari”. E un mezzo efficace per realizzare un tale obiettivo – ha aggiunto – è rappresentato dal Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Trattato che il Vaticano è stato uno dei primi Paesi a ratificare. Monsignor Takami ha poi voluto mettere in evidenza come, per alcuni, i messaggi del Papa a Hiroshima e Nagasaki abbiano contribuito, il 24 ottobre, a far sì che si raggiungesse il numero di 50 Paesi, la soglia minima richiesta per la ratifica del Trattato, che quindi entrerà in vigore 90 giorni dopo, il prossimo 22 gennaio. Ricordando come ci siano ancora potenze nucleari e Paesi che si oppongono a questo trattato, - fra cui lo stesso Giappone -, ha evidenziato la necessità di mobilitare l'opinione pubblica mondiale, afficché faccia pressione su queste nazioni. “Il Giappone, l'unico Paese che è stato bombardato con armi atomiche – ha affermato -, dovrebbe essere un leader in questo sforzo”. Tuttavia, ha poi osservato, “per raggiungere una vera pace è necessario qualcosa di più dell'abolizione delle armi nucleari”: riconoscere i diritti umani fondamentali; adempiere liberamente ai propri obblighi con amore: e vivere nella pace di Cristo. In terzo luogo, il presule, nel messaggio per l’anniversario della visita di Papa Francesco, ha parlato della tutela dell’ambiente. Il vescovo ha proseguito raccontando come, in linea con il desiderio del Papa, la Conferenza episcopale abbia invitato “le Chiese di tutto il Paese a intraprendere azioni concrete per proteggere l'ambiente globale, partecipando alla Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato e, dal 1° settembre al 4 ottobre, al “Tempo del Creato”, celebrazione annuale di preghiera e azione per proteggere tutta la vita. Monsignor Takami, infine, dopo aver riflettuto sui messaggi e sulle prediche di Papa Francesco durante la sua visita in Giappone, augurandosi che essa continui a portare molti frutti anche in futuro, ha citato le parole del Santo Padre e ha ribadito che "nessuno si salva da solo”. Egli ha sottolineato la necessità di riconoscersi l'un l'altro come fratelli e sorelle, e “costruire relazioni quotidiane, società, politica e sistemi sociali” che si basino sulla fraternità, sul dialogo e sulla comunione. Dobbiamo essere vicini ai sofferenti e ai deboli – ha affermato - come il Buon Samaritano nella parabola di Gesù, e sostenere con il Papa ”la creazione di un fondo globale per sradicare la fame utilizzando le ricchezze ‘spese per le armi e altre spese militari’".“Come cristiani – ha concluso -, promuoviamo la pace nel mondo, la giustizia e l'amore per proteggere tutta la vita”. (AP)

30 novembre - PORTOGALLO Arcivescovo di Braga: salvaguardare unicità del Sacramento della Riconciliazione

Un invito a riflettere su come “salvaguardare l'unicità del Sacramento della Riconciliazione e affermarne la necessità”, anche se in tempo di pandemia “è più difficile celebrarlo nel modo consueto”: lo afferma Monsignor José Ortiga, Arcivescovo di Braga, in Portogallo, in una nota diffusa sul sito web diocesano. “La pandemia che stiamo attraversando – scrive il presule – impone non poche difficoltà al normale sviluppo della vita ecclesiale, in tutti i suoi aspetti”. Tuttavia, come disposto dalla Penitenzieria Apostolica nella nota pubblicata a marzo, anche in tempi di Covid-19 “il modo ordinario di celebrare tale Sacramento è la confessione individuale”, ribadisce il presule. “Il perdono è la purificazione dell’anima – continua – la liberazione dal passato per andare verso il futuro, la trasformazione della ‘memoria ingrata’ in ‘memoria grata e felice’”. Oltretutto, evidenzia ancora Monsignor Ortiga, il lockdown da un lato e il distanziamento sociale dall’altro, ovvero le misure restrittive dovute all’emergenza sanitaria, alimentano tensioni familiari e indeboliscono i legami tra le persone. “In tale situazione quindi – si legge nella nota episcopale – è importante percorrere più frequentemente la via del perdono e della riconciliazione che creano ‘ponti’” e fanno “guarire, rinascere e rinnovare il nostro rapporto con Dio, con gli altri, con il mondo, con la vita e con noi stessi”. Quindi, l’Arcivescovo di Braga sottolinea che “l'unicità della riconciliazione cristiana deve essere costantemente riscoperta; essa ha la sua origine nel fatto che è dono di Dio che ci viene incontro” ed è “un modo unico per raggiungere la guarigione e la pace interiore e per superare i conflitti tra le persone”. Chi si riconcilia “con se stesso, con Dio, con gli uomini e con il mondo – spiega infatti il presule - si ritrova ad essere come una creatura nuova”, perché “in Cristo l'uomo trova una nuova identità, cioè la capacità di vedere se stesso, gli altri e il mondo con occhi nuovi”. Monsignor Ortiga si sofferma, poi, su alcuni orientamenti specifici, ricordando ad esempio che anche in tempo di pandemia “l’assoluzione simultanea o collettiva di più penitenti senza la previa confessione individuale non può essere data”, a meno che “non vi sia pericolo imminente di morte” o “una grave necessità”, il cui giudizio spetta comunque “al vescovo diocesano”. Al contempo, il presule ricorda ai sacerdoti e ai penitenti il rispetto delle norme igienico-sanitarie nel celebrare la confessione individuale: essa deve avvenire non in confessionale, bensì in luoghi arieggiati, con l’opportuno distanziamento personale e indossando la mascherina protettiva, “fatta salva sempre la tutela assoluta del segreto sacramentale”. Quando un fedele, tuttavia, si trova “nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale”, il presule ricorda che “se la perfetta contrizione si esprime con una sincera richiesta di perdono ed è accompagnata dalla ferma intenzione di ricorrere al più presto alla confessione sacramentale, allora egli ottiene il perdono dei peccati”. Non solo: i sacerdoti sono esortati a dare priorità “all’accompagnamento delle persone, attraverso un cammino che comporta l’assoluzione, la pacificazione e la crescita spirituale”. Per questo, è necessario che ogni presbitero dedichi del “tempo ad accogliere, ascoltare e accompagnare i penitenti”, affinché il sacramento della riconciliazione “non si celebri solo in occasione delle feste liturgiche”. La nota episcopale si conclude con la preghiera al Signore affinché liberi l’umanità “dal flagello della pandemia”. (IP)

30 novembre  POLONIA #coronavirus Tempo di Avvento. Portavoce dell’Episcopato: “Visite pastorali di quest’anno cancellate, rinviate o modificate”

“A causa della situazione epidemiologica, le visite pastorali di quest'anno sono state cancellate, rinviate o si svolgeranno in forma modificata, a seconda della decisione del vescovo del luogo” ha affermato – si legge sul sito web dell’Episcopato -, il portavoce della Conferenza episcopale polacca, padre Leszek Gęsiak SJ. Il sacerdote ha spiegato come in alcune diocesi la visita pastorale sia stata annullata, in altre sia stata posticipata ad una data successiva, e in altre ancora, al posto delle tradizionali visite dei vescovi siano state previste delle Messe per i parrocchiani. Quest’anno, inoltre, ogni presule - ha precisato - deciderà in quale forma effettuare il "canto natalizio", a seconda della situazione epidemiologica di una determinata zona. I fedeli sono stati invitati a seguire gli annnunci dei vescovi e quelli parrocchiali nelle chiese e sui siti Internet per rimanere aggiornati, non essendoci linee guida a livello nazionale in materia. Anche per quanto riguarda la dispensa dalla Santa Messa nella solennità del Natale, i cattolici dovranno seguire i messaggi dei singoli Ordinari che informeranno i fedeli su questa possibilità nella loro diocesi, ha concluso padre Gęsiak. (AP)

30 novembre - FRANCIA Consiglio di Stato boccia il limite delle 30 persone: misura “sproporzionata”. Vescovi lanciano calendario di Avvento digitale 

La misura del Governo che limita a 30 il numero di persone autorizzate ad assistere alle cerimonie religiose nei luoghi di culto è “sproporzionata”. Lo ha stabilito domenica mattina il Consiglio di Stato che ha accolto così il nuovo ricorso presentato dalla Conferenza episcopale francese (Cef) contro il provvedimento, confermato giovedì mattina dall’esecutivo e che era stato definito “inapplicabile e non realistico” dalla Chiesa e dagli altri rappresentanti degli culti. Secondo il giudice, “non vi è alcuna giustificazione per questo divieto assoluto e generale” dal momento poi che “nessun’altra attività autorizzata è soggetta a tale limitazione fissata indipendentemente dall’area dei locali in questione”. La decisione è stata accolta con cauta soddisfazione dai vescovi che attendono ora la sua applicazione entro tre giorni: “Il diritto è stato stabilito e la ragione riconosciuta”, si legge in una nota della Cef, che auspica che “il ricorso in giustizia rappresenti un’eccezione” nell’attesa della ripresa di “un dialogo reale” con il governo. Con questo spirito ieri sera, come previsto, una delegazione di vescovi francesi è stata ricevuta dal Primo Ministro Jean Castex per discutere sull’adozione di una “soglia realistica”. Questo anche alla luce del protocollo presentato dai vescovi che prevede uno spazio di 4 metri quadrati attorno a ciascun fedele e un'occupazione parziale delle chiese limitata a un terzo della loro capacità abituale e del fatto che molte attività commerciali che hanno riaperto dopo l’allentamento delle restrizioni sono autorizzate ad accogliere un numero di persone ben superiore a 30 in base agli spazi di cui dispongono. Della delegazione facevano parte il presidente della Cef, monsignor Eric de Moulins-Beaufort, i vice presidenti monsignor Dominique Blanchet e Olivier Leborgne, monsignor Dominique Lebrun, membro del Consiglio permanente e monsignor Stanislas Lalanne, vescovo di Pontoise. Intanto, proseguono i preparativi della Chiesa francese per il Natale. Ieri, la Conferenza episcopale ha lanciato una speciale applicazione che propone un calendario digitale d’Avvento per accompagnare i fedeli nella preparazione di questo Natale diverso. Giorno dopo giorno saranno caricate in varie forme (audio, video e testi) diversi contributi: preghiere, spiegazioni sul significato del tempo dell’Avvento, meditazioni di vescovi, testimonianze di comunità o volontari cattolici che si preparano a trascorrere il Natale all’estero, parole di cappellani delle carceri oppure degli ospedali, iniziative di solidarietà guidate da fedeli o associazioni, una selezione di libri da donare. (LZ)

30 novembre -  REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Donati alla Caritas oltre un milione di rosari

“Se preghiamo per il Paese, per i nostri leader e per l'intera popolazione congolese, un nuovo Congo è possibile”: lo ha detto il professor Jean Mbuku Kibala, segretario generale di Entraide Chrétienne Asbl che ha donato circa 1 milione di rosari ai cattolici della Repubblica Democratica del Congo. Nei giorni scorsi, riferisce Caritas Congo, i rosari sono stati consegnati al Centro di accoglienza della Caritas di Kinshasa-Gombe e a Boma. “Entraide Chrétienne ritiene che un mondo sereno, in cui vi siano equità sociale e pace sia ancora possibile, perché l’uomo può sempre cambiare – affermato Jean Mbuku Kibala -. Ma non cambierà solo attraverso l’istruzione offerta nelle scuole e nelle università. La Chiesa gioca un ruolo molto importante nel cambiamento delle mentalità”. Per il segretario generale di Entraide Chrétienne “la preghiera è la forza più grande che esista sulla terra, trasforma gli individui e cambia il corso della vita”. Entraide Chrétienne è promotrice nella Repubblica Democratica del Congo della International Christian University Foundation. Padre Nkombe Bofola Jean-Pierre, sacerdote diocesano di Basankusu che ne è consigliere, ha osservato che l’attuale situazione nel Paese necessità di un profondo rinnovamento morale, e che la preghiera è molto importante. I rosari saranno consegnati in tutte le diocesi del Paese e la distribuzione sarà organizzata con il coinvolgimento della Commissione episcopale per l’evangelizzazione della Conferenza episcopale. (TC)

30 novembre - AFRICA Iniziativa delle Suore Cattoliche per promuovere l’Apostolato digitale

Facilitare l’acquisto di 21 computer portatili per favorire l’Apostolato digitale in Africa: questa l’iniziativa lanciata dall’African Sisters Education Collaborative (Asec) che invita “ogni persona di buona volontà” a contribuire al progetto. In particolare, in vista della “Giving Tuesday”, ovvero la “Giornata del dono” che ricorre domani, 1.mo dicembre, le religiose sottolineano che “la generosità di tutti suscita la capacità, nelle persone e nelle organizzazioni, di trasformare sia le singole comunità che il resto del mondo”. I computer che verranno raccolti, spiega la direttrice generale dell’Asec, Sr. Draru Mary Cecilia, permetteranno alle religiose che ne beneficeranno di “proseguire i loro studi ed il loro ministero on line, così da poter continuare a servire nel modo migliore la popolazione africana, pur nel pieno della pandemia da Covid-19”. “Nel mondo di oggi, infatti – aggiunge la religiosa – è praticamente impossibile essere efficaci senza usare la tecnologia”. Forte anche la sottolineatura che Sr. Draru fa della “dedizione nel servire le persone in Africa”, dimostrata da tante suore cattoliche che operano nel continente. Le religiose, infatti – continua la direttrice dell’Asec – prestano servizio “nelle scuole, nelle cliniche, negli ospedali e in diversi ministeri sociali. In alcune zone rurali, inoltre, l’unica assistenza sanitaria disponibile è quella offerta dalle religiose che, una volta al mese, raggiungono gli abitanti dei villaggi”.   Da ricordare che gli aiuti per l’Asec sono necessari anche in un momento significativo della sua storia: l’8 dicembre, infatti, l’organismo celebrerà il suo 21.mo anniversario di fondazione, poiché è stato istituito nel 1999 da quattro università cattoliche negli Stati Uniti e dai rispettivi Ordini religiosi, con la missione di facilitare l'accesso all'istruzione per le religiose in Africa, portando al miglioramento e all'espansione dei servizi educativi, sanitari, economici, sociali, ambientali e spirituali che esse forniscono. “In due decenni – conclude Sr. Draru – l’Asec ha aiutato oltre 5mila suore distribuite in dieci Paesi dell’Africa subsahariana, raggiungendo così il 13 per cento di tutte le religiose che operano nel continente”. Contribuire al “Giving Tuesday” sarà quindi un modo “per dire loro ‘Grazie’”. (IP)

30 novembre - UCRAINA La pastorale sanitaria della Chiesa greco-cattolica al tempo della pandemia

“La crisi ci spinge a cambiare: a noi la scelta se diventare migliori o lasciarsi andare”. La testimonianza è di padre Yaroslav Rokhman, giovane sacerdote greco-cattolico ucraino, responsabile della pastorale sanitaria dell’arcieparchia di Ivano-Frankivsk e cappellano in un hospice locale. La pandemia è una grande sfida per tutti coloro che sono impegnati a vario titolo negli ospedali e nei centri di assistenza. Lo è per l’impiego di nuove tecnologie, per l’assistenza ai pazienti e per il personale medico. I cappellani, sotto questo profilo, stanno facendo un duplice sforzo, tenuto conto che, oltre all’assistenza, hanno dovuto partecipare ad incontri on line per rimanere sempre aggiornati sui provvedimenti e le disposizioni centrali in materia di emergenza. “Nei nosocomi presso i quali prestiamo servizio abbiamo distribuito volantini riportanti i messaggi più importanti di solidarietà e di speranza pronunciati da Papa Francesco. Nello stesso foglio abbiamo indicato anche i nostri recapiti per comunicare via telefono o internet” ha spiegato padre Rokhman, aggiungendo che “ci siamo confrontati, attraverso webinar, con i nostri confratelli statunitensi ed europei che stanno vivendo la nostra stessa esperienza”. Non sono mancati i gruppi virtuali con i medici e con gli stessi pazienti. “Siamo riusciti ad organizzare anche un ritiro spirituale in montagna di quattro giorni con i camici bianchi (una sessantina in tutto). La risposta è stata decisamente positiva. Tutti hanno dichiarato di essere usciti da questa esperienza rinfrancati e rinvigoriti” Nell’arcieparchia di Ivano-Frankivsk ci sono 35 cappellani ospedalieri in forza presso 38 strutture mediche. “La prima cosa che ho imparato fin dall’inizio è stata quella di non avere paura di chiedere alla persona malata come sta, di mettermi sempre in ascolto e di non preparare mai discorsi artefatti. Ora cerco di condividere con gli altri cappellani questa mia esperienza perché con il paziente è fondamentale comportarsi da allievo, non da insegnante. La conversazione è il momento più importante della giornata e anche un breve messaggio o una telefonata può alleviare la sua sofferenza”. (SD)

30 novembre - ITALIA 2 dicembre, Cardinale Czerny ricorda 40° anniversario martirio delle missionarie americane in Salvador  

Si chiamavano Maura Clarke, Ita Ford, Dorothy Kazel e Jean Donovan; erano missionarie statunitensi che prestavano servizio in Salvador, e lì vennero barbaramente uccise il 2 dicembre 1980. Le prime due erano Suore di Maryknoll, Dorothy Kazel era un’Orsolina, mentre Jean Donova era una missionaria laica. Le quattro donne furono fermate dalla Guardia Nazionale di ritorno dall’aeroporto di El Salvador, portate in luogo isolato, brutalmente picchiate, violentate e poi assassinate. I loro corpi furono ritrovati il giorno, buttati in un fosso. In memoria del loro martirio, mercoledì 2 dicembre, a Roma, il Cardinale Michael Czerny, sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, presiederà una Santa Messa. La celebrazione si terrà, nel rispetto delle normative anti-Covid, alle ore 18.30 presso l’Oratorio del Caravita, la cui comunità collabora da tempo con la Commissione Giustizia, pace e integrità del Creato all’interno dell’Unione Superiori generali (Usg) e dell’Unione internazionale delle Superiori generali (Uisg). La comunità del Caravita coopera, inoltre, con “The Archibishop Romero Trust” di Londra, da anni impegnata nel celebrare la vita e l’opera di Monsignor Oscar Romero, martire del Salvador, canonizzato nel 2018. La sua uccisione avvenne in chiesa, mentre celebrava la Messa, qualche mese prima di quella delle quattro missionarie: era, infatti, il 24 marzo 1980. Da ricordare che quest’anno la Chiesa del Salvador conta anche altre importanti ricorrenze, come il 43.mo anniversario del martirio di padre Rutilio Grande (12 marzo) e il 40.mo anniversario del martirio di padre Cosme Spessotto (14 giugno). Per l’occasione, a gennaio è stato indetto uno speciale “Anno Giubilare”. (IP)

30 novembre - EUROPA Le Chiese ribadiscono il loro impegno nell’Ue e chiedono aiuti per i migranti

“L’attuale crisi provocata dalla pandemia di Covid-19 ha influenzato e sfidato il nostro modo di vivere, il Nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, nonché la questione dell’inclusione e dell’integrazione in Europa”: è quanto si legge in un comunicato della Conferenza delle Chiese europee (Cec) che ha preso parte lo scorso 27 novembre ad un meeting on line organizzato dalla Commissione europea per i leader religiosi sul tema “Lo stile di vita europeo”. A presiederlo Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione europea per la promozione dello stile di vita europeo. Il presidente della Cec, il reverendo Christian Krieger, ha definito l’incontro “un’opportunità per promuovere la visione di un’Europa riconciliata, unita, democratica e ospitale che assicuri libertà e diritti per tutti”. “Le comunità religiose hanno molti valori di fede, amore e speranza da offrire all’Europa - ha aggiunto il reverendo Satu Saarinen della Chiesa evangelica luterana in Finlandia -.   Pertanto, non dovremmo mai smettere di rafforzare il dialogo”. Il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, ha parlato invece del problema dei rifugiati. “L’anima dell’Europa rischia di annegare nel Mediterraneo” ha detto. Anche il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), ha affrontato l’argomento affermando: “L’Ue perderà la sua anima nel Mar Mediterraneo se non salverà quanti vi stanno annegando”. I rappresentanti della Cec, nei loro interventi, hanno posto l’accento, in particolare, sul ruolo coeso, positivo e costruttivo delle Chiese e delle altre comunità religiose nei Paesi europei, specialmente nel contesto della pandemia, e hanno sottolineato che i valori comuni sono la pietra angolare del progetto europeo e che per questo dovrebbero essere costantemente promossi e tutelati. L’incontro è stato organizzato nell’ambito di quanto stabilito dall’articolo 17 del trattato sul funzionamento dell’Ue (TFUE), che prevede un dialogo aperto, trasparente e regolare tra le istituzioni dell’Ue e le chiese. “È positivo avere questa regolare opportunità di incontrare la presidenza della Commissione europea su questioni importanti - ha affermato il reverendo Krieger -. Il successo della prossima Conferenza sul futuro dell’Europa è cruciale per il futuro democratico del progetto europeo. La Cec, a nome delle sue Chiese membro, desidera partecipare e contribuire a questo processo”. “I problemi che dobbiamo affrontare, che si tratti di trovare una soluzione alla migrazione, all’inclusione o al razzismo, sono comuni e possiamo risolverli solo se lavoriamo insieme - ha rimarcato il vicepresidente della Commissione europea per la promozione dello stile di vita europeo -. L’impegno con le organizzazioni religiose di tutta Europa in ogni area è essenziale”. (TC)

30 novembre - NUOVA ZELANDA L’impegno dei vescovi nella lotta agli abusi

“La Chiesa cattolica è determinata ad ascoltare, imparare e riflettere sulle testimonianze dei sopravvissuti” agli abusi: lo scrive, in una nota, la Conferenza episcopale della Nuova Zelanda, facendo riferimento alle udienze che, da oggi all’11 dicembre, la Commissione Reale per gli abusi terrà ad Auckland, per dare voce ai sopravvissuti dei crimini perpetrati all’interno di istituzioni religiose. "I vescovi cattolici e i responsabili delle Congregazioni sono impegnati ad assumersi le proprie responsabilità per fermare gli abusi nella Chiesa cattolica e per imparare a rispondere a ciò che è accaduto", afferma Catherine Fyfe, presidente di “Te Rōpū Tautoko”, l’organismo incaricato del coordinamento e della cooperazione tra la Commissione Reale, la Conferenza dei vescovi cattolici neozelandesi e la Conferenza dei leader delle congregazioni (Clcanz). Una collaborazione dimostrata dal fatto che l’organismo ha fornito alla Commissione un gran numero di documenti storici richiesti. Dal suo canto, il Cardinale John Dew, in rappresentanza dei vescovi neozelandesi, sottolinea: “I presuli e i responsabili delle Congregazioni hanno chiesto di essere inclusi nei lavori della Commissione Reale. Sono impegnati a collaborare con essa, affinché gli accadimenti del passato siano esaminati in modo trasparente e aperto”. I presuli sono interessati, inoltre, ad “attuare le eventuali raccomandazioni della Commissione stessa”. Dal porporato anche “il riconoscimento del danno causato a molti”, per il quale esprime “profondo dolore”. Gli fa eco Suor Margaret Anne Mills, presidente del Clcanz, che elogia “il coraggio dei sopravvissuti che si sono fatti avanti per condividere le loro esperienze”. “Ascolteremo con molta attenzione – afferma – ciò che essi hanno da dire, riflettendo sulle loro testimonianze e imparando dalle loro esperienze”. Nella prima parte delle udienze, la Commissione Reale ascolterà i sopravvissuti agli abusi perpetrati nella Chiesa cattolica, nella Chiesa anglicana e nell’Esercito della salvezza. Nello specifico, spiega la Commissione stessa, tali udienze “esamineranno l’adeguatezza dei processi di ricorso e ciò che deve essere fatto per sostenere le vittime”. (IP)

30 novembre - AMERICA CENTRALE Il dramma della pandemia e l’urgenza del bene comune al centro della Plenaria del Sedac

Le drammatiche conseguenze della pandemia da Covid-19 e la promozione del bene comune: sono questi i due assi cartesiani del messaggio del Segretariato episcopale dell’America Centrale (Sedac), diffuso al termine della sua Assemblea Plenaria, svoltasi il 26 novembre in modalità virtuale. “Dolore, tristezza, impotenza di fronte alla pandemia” sono i sentimenti richiamati dai presuli all’inizio del loro documento, in cui si esprime la gratitudine della Chiesa per i tanti sacerdoti, medici e operatori sanitari che si sono messi “al servizio della tutela della salute e della vita del prossimo, rischiando in prima persona e rendendo la fratellanza universale una realtà concreta”. “In questi mesi – afferma il Sedac - la carità è diventata palpabile nella popolazione che ha condiviso quanto ha per vivere, anche se poco”. Restano, tuttavia, “divari significativi tra i Paesi” nel settore sanitario, notano i presuli, poiché in molte nazioni c’è “una grande differenza tra assistenza pubblica e privata” e si riscontrano carenze “nella previdenza sociale, nelle infrastrutture e nel personale medico e ausiliario”. Ma altrettanto gravi e drammatiche mancanze la Chiesa dell’America Centrale le registra nelle istituzioni, là dove si contano “crisi politiche, perdita di democrazia, autoritarismo, populismo, assenza di leadership nel perseguimento del bene comune”. Non solo: la crescita della disoccupazione ha aggravato “la diffusione dell’economia informale ed ha portato all’aumento dei tassi di povertà”. Il Sedac si dice, inoltre, “ferito dalle migrazioni, dalle grandi carovane di persone in cerca di un futuro migliore rispetto a quello offerto dalla loro patria”, mentre preoccupazione desta, in alcuni Paesi della regione, “l’aumento della criminalità e il deterioramento sociale che ne consegue”. Di qui, il richiamo della Chiesa ai governi, in quanto essi hanno “il dovere di agire per favorire il bene comune, la pace sociale, la stabilità e la sicurezza”. Forte anche il richiamo del Sedac alla politica, affinché “lavori attivamente in nome del rispetto della persona, dei suoi diritti fondamentali e del suo sviluppo integrale”, con un riferimento particolare alla “famiglia, cellula basilare della società che va protetta e custodita”. Il Segretariato episcopale non dimentica, poi, “il dolore, la paura e l’incertezza” delle tante popolazioni colpite dagli uragani Eta e Iota, abbattutisi di recente sulla regione, provocando “nel breve arco di due settimane la perdita di vite umane, la distruzione di infrastrutture e di abitazioni, la tracimazione di fiumi, la mancanza di comunicazione, di acqua potabile e di cibo”.  Una catastrofe naturale alla quale ha contribuito anche “il disboscamento indiscriminato delle terre”, sottolineano i vescovi. La Plenaria ha dato inoltre spazio alla “valorizzazione della vita e del ministero sacerdotale”, con particolare considerazione per la “formazione nei seminari”. “Il servizio pastorale – prosegue il messaggio – implica l’attenzione ai segni dei tempi per discernere le sofferenze e le speranze della comunità, insieme alla volontà di Dio”. Di qui, il ringraziamento rivolto a tutti i sacerdoti per “il loro lavoro, la loro generosa dedizione, il loro sforzo e il loro sacrificio in favore del popolo di Dio”. I vescovi dell’America Centrale esortano, quindi, alla “speranza nel Signore” che, anche “nella dura realtà” di oggi, “rafforza ed incoraggia”. “Nonostante le ombre, adiamo avanti con fiducia – si legge nella nota episcopale – Guardiamo al futuro e alle sue sfide con speranza, perché Dio continua a seminare il bene nell’umanità”. Il modello da seguire, spiega il Sedac, è quello del Buon Samaritano, ovvero di “una Chiesa fraterna che si carica sulle spalle il dolore di chi soffre” e che vede “in ogni giorno” “un’opportunità per generare nuovi processi e trasformazioni nella società”. Un appello speciale, poi, il Segretariato episcopale lo rivolge ai giovani e alla loro “creatività digitale”: “Giovani – dicono i vescovi – vi invitiamo a continuare ad usare le nuove tecnologie per annunciare il Vangelo ed essere gli ‘influencer’ di Dio”. Gli strumenti digitali, infatti, sono stati “un aiuto prezioso per portare la celebrazione eucaristica e i momenti di preghiera, lode e adorazione nelle case e nelle famiglie”, in questo tempo di pandemia. L’evangelizzazione del mondo digitale può anche contribuire a fermare “il degrado morale della società, lo svilimento dell’etica, della bontà, della fede e dell’onestà” e può aiutare a “promuovere nuovamente il bene per tutta l’umanità”. Un riferimento specifico il Sedac lo ha, quindi, al Bicentenario dell’indipendenza che molti Paesi dell’America Centrale celebreranno nel 2021: “È un evento su cui dobbiamo riflettere – sottolineano i presuli – perché un popolo senza memoria non è un popolo, dimentica le sue radici, dimentica la sua storia”. Di qui, l’esortazione rivolta a tutte le Conferenze episcopali della regione affinché aiutino i fedeli a “meditare sulla storia nazionale, sulle sue conquiste ed i suoi progressi, nonché sui suoi errori dai quali imparare”: solo ricordando tutto questo, infatti, “si potrà credere nella necessità di avere progetti nazionali nei nostri Paesi”. “La memoria del passato e le sfide del presente – conclude il messaggio – ci motivano a cercare il nostro futuro con speranza cristiana, perché se manca Dio, manca la speranza”. Il documento si chiude con la preghiera al Signore affinché benedica tutti i popoli dell’America Centrale. (IP)

30 novembre - INDIA #StandwithStan, mobilitazione dei Gesuiti dell’Asia meridionale per la scarcerazione di padre Swamy

#StandwithStan: questo l’hashtag con cui la Conferenza dei Gesuiti dell’Asia Meridionale ha lanciato una mobilitazione per la scarcerazione di padre Stan Swamy, il confratello di 84 anni, attivista per i diritti dei tribali, in carcere da più di un mese con l’accusa di sedizione e di terrorismo. “Sosteniamo Stan – afferma la Compagnia di Gesù asiatica – condanniamo il suo arresto perché illegale e chiediamo il suo immediato rilascio”. La campagna di solidarietà verrà intensificata nei prossimi giorni e si prevede l’indizione di una “Giornata di mobilitazione” per la liberazione del religioso, che è malato di Parkinson e necessita di aiuto urgente. La voce dei Gesuiti dell’Asia Meridionale è una delle tantissime voci che si sono levate per il rilascio di padre Swamy: il 17 novembre, ad esempio, un gruppo di leader cristiani ha presentato una petizione al premier Narendra Modi e al Capo dello Stato Ram Nath Kovind, mentre ad ottobre la Conferenza episcopale indiana ha parlato di “arresto incomprensibile”, ribadendo il notevole impegno del sacerdote a tutela dei diritti degli Adivasi, gli aborigeni indiani. I vescovi hanno ricordato, inoltre, che “i cattolici in India sono sempre stati elogiati da tutti come una comunità di cittadini leali, rispettosi della legge e al servizio della ‘Madre India’. Hanno sempre contribuito alla costruzione della nazione e continuano a collaborare con il Governo per il bene comune di tutti gli indiani e per il progresso del nostro Paese. Chiediamo seriamente che i diritti, e i doveri di tutti i cittadini siano salvaguardati e che prevalgano pace e armonia tra tutti”. Anche la Conferenza dei religiosi dell’India ha lanciato un appello per la scarcerazione di padre Swamy, così come la Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc) che, in una nota, ha scritto: “L'arresto e la spietata incarcerazione di padre Stan Swamy ci rammentano il trattamento riservato al Mahatma Gandhi quando si è battuto per i diritti del popolo indiano”. Da ricordare anche la partecipazione di Monsignor Peter Machado, arcivescovo di Bangalore, alla catena umana di solidarietà, lunga 3 km, che si è svolta recentemente nella città dello Stato del Karnataka. "Il sacerdote deve essere rilasciato - ha detto ai media il presule - Invece di perseguitarlo, il governo dovrebbe incoraggiarlo per il grande servizio che ha reso ai poveri e ai diseredati". Arrestato l’8 ottobre scorso a Ranchi, nella sua abitazione, padre Swamy è stato prelevato da alcuni funzionari dell’Agenzia di investigazione nazionale (Nia) per presunti legami con i ribelli maoisti e il coinvolgimento nei disordini scoppiati nel 2018 a Bhima-Koregaon, nello Stato del Maharashtra. Accuse che il religioso ha sempre respinto. (IP)

29 novembre - PORTOGALLO ACS, Mozambico. Ennesimo appello del vescovo di Pemba per la fine della guerra a Cabo Delgado

Il vescovo di Pemba, monsignor Luiz Fernando Lisboa, in un’intervista diffusa sulla pagina web di Aiuto alla Chiesa che Soffre Portogallo, sottolineando la situazione catastrofica che si trova a vivere Cabo Delgado, bersaglio continuo di attacchi di gruppi terroristici, che affermano di appartenere a Daesh, all'autoproclamato Stato Islamico, lancia un ennesimo appello per la fine della guerra nella regione settentrionale del Mozambico, che ha già causato più di 2 mila morti e oltre 500 mila sfollati. Una guerra, spiega il presule, che dura da tre anni, iniziata con un attacco ad una postazione di polizia, proseguita in villaggi lontani, passata poi nei villaggi più grandi, per arrivare infine alle città, che via via sono andate svuotandosi. “Più di mezzo milione di sfollati che hanno bisogno di tutto!”: di cibo, di vestiti, di medicine, di pentole, di attenzioni, di un posto dove vivere, di tutto, afferma il presule. “È una guerra che ha portato tante sofferenze a tutti noi” e ha preggiorato una situazione già complessa. Il vescovo sottolinea come gli abitanti di Cabo Delgado siano stanchi di questa violenza. “Ciò che il popolo mozambicano desidera di più – spiega - è la pace. Il Mozambico ha già affrontato due guerre e, qui a Cabo Delgado, siamo di fronte alla terza. Le persone sono stanche, stanno soffrendo molto per questa guerra. La gente di Cabo Delgado, in Mozambico, vuole la pace, anela la pace”.  L'intervista a monsignor Lisboa è stata registrata dopo l'attacco alla missione Nangologo, lo scorso fine settimana, seconda missione più importante della diocesi. E il presule racconta, dunque, come la chiesa, la casa dei sacerdoti, la casa delle suore, la radio della comunità, l'ambulatorio siano stati totalmente distrutti e come le persone siano state costrette a fuggire, attraverso i boschi, in altre città e a Pemba.  “Abbiamo aiutato molta gente – dichiara  -, inviando denaro in modo che potesse scappare in luoghi più sicuri". Tuttavia, nonostante la distruzione della missione, monsignor Lisboa tiene a precisare che non si può parlare di guerra contro i cristiani.  “I cristiani – afferma - non sono l'obiettivo principale dei terroristi”. Molte chiese importanti sono già state bruciate, però stessa sorte è stata riservata alle moschee. E, oltre a catechisti e animatori di comunità, sono stati uccisi anche un capo musulmano e altri leader. Inoltre, tra i leader religiosi, a Cabo Delgado, non c’è mai stato nessun problema, sottolinea, e gli stessi musulmani hanno voluto prendere le distanze da questa guerra, non accettando che se ne parlasse come di una guerra di religione. In questo contesto così difficile, la Chiesa, dunque, è impegnata nella costruzione della pace, costruzione che necessita del coinvolgimento non solo della popolazione del Mozambico, ma anche della comunità internazionale. “Quello che chiediamo noi religiosi – ha detto il presule - è la pace. È troppo chiedere la pace? Questo è il lavoro della Chiesa”. Ricordando, infine, come in una guerra non ci siano vincitori, ma solo persone che, sebbene perdenti, pensano di poterne trarre un profitto, il vescovo di Pemba conclude l'intervista ringraziando sinceramente tutti i benefattori di ACS, che ha sempre portato il suo aiuto in Mozambico, anche prima che iniziassero gli attacchi terroristici. (AP)

29 novembre - HAITI Vescovi, messaggio di Natale 2020: “No al caos! No alla violenza, no all'insicurezza, no alla miseria, ne abbiamo abbastanza!" 

La Conferenza episcopale haitiana, riunita in Assemblea Plenaria ordinaria, ha diffuso ieri il suo Messaggio di Natale 2020, in un momento in cui  il Paese “ha più che mai bisogno di salvezza, redenzione, pace, trasformazione profonda: trasformazione delle mentalità, delle strutture, del modo di governare e di fare politica”.  I vescovi haitiani, nel messaggio, si dicono profondamente colpiti ed esprimono il loro dolore e il loro sgomento “per l'aggravarsi della situazione nel Paese che sta sprofondando ogni giorno di più nella violenza, nella miseria e nell'insalubrità”. Parlano infatti di un avvelenamento della vita sociale “a causa della proliferazione di atti di rapimento, banditismo, stupro, assassinio e barbarie che seminano terrore, morte e lutto”, ricordando come da luglio 2018 non abbiano mai smesso di chiedere ai protagonisti della vita nazionale di unirsi per ricorstruire la nazione. Per affrontare questa crisi cronica che sta attraversando il Paese, i presuli, appellandosi alla coscienza cittadina, invitano ad una trasformazione delle menti e dei cuori. Il Paese, infatti, non cambierà finché la mente e il cuore non cambieranno, sottolineano. “Abbiamo bisogno di un accordo nazionale interhaitiano per ricostruire la nazione”, continuano, e di incoraggiare “iniziative nazionali che vogliano unire le forze del Paese al fine di raggiungere un consenso per rimettere in piedi le istituzioni e ripristinare la fiducia della gente”. In molti hanno chiesto cambiamenti nella costituzione o una nuova costituzione, e noi – aggiungono – “dobbiamo cercare il modo giusto e consensuale per arrivarci”.  Assieme al popolo haitiano, esasperato ed esausto, i presuli gridano: “No al caos! No alla violenza, no all'insicurezza, no alla miseria, ne abbiamo abbastanza! Il popolo haitiano è stufo! Quando è troppo è troppo!”, invitando chi commette tali atti, e chi li sostiene, in nome del Dio della vita, a fermarsi. “Le vostre azioni – dichiarano - sono condannate da tutto il popolo haitiano, non vi porteranno da nessuna parte”.  Chiedendo, quindi, all'intera popolazione di fare il possibile per salvare Haiti dal disastro, esortano tutti i cattolici e gli uomini di buona volontà ad intensificare il culto perpetuo, decretato nel giugno 2019, invitandoli ad unirsi alla loro preghiera e azione, attraverso le parrocchie delle dieci diocesi del Paese, al digiuno, alla preghiera di riparazione e intercessione per la conversione e per la liberazione del Paese, dal 5 al 7 dicembre 2020. “Se vogliamo vedere le cose cambiare, permettiamo prima a Dio di cambiarci. Perché i cattivi pensieri vengono dai nostri cuori” (Mt 15:19), osservano. Citando le parole di Papa Francesco, ribadiscono: “’Non lasciamoci rubare la speranza’, vigiliamo” dinanzi alla morte che ci circonda e ci minaccia. Questo Natale “lasciamoci trasformare dal Dio-Bambino che, tra le braccia di sua Madre, la Beata Vergine Maria, ci sorride e ci invita a non scoraggiarci, ad aprirci alla grazia di Dio, alla Speranza”. “Il Natale è la festa dell'Amore, la festa della Fraternità, la festa della Pace. Questa pace, cerchiamo tutti” affermano. Possa, dunque, “la grazia del Natale sostenerci nella nostra lotta contro l'insicurezza, la violenza e tutte le ‘forze della morte’, e nel nostro impegno per costruire una nuova Haiti, per far trionfare le ‘forze della vita’!” si augurano i vescovi. “Diamo una possibilità ad Haiti! Risparmiamo ulteriore sofferenza all'amato popolo haitiano – concludono -. Bandiamo la violenza per sempre! Sradichiamo definitivamente l'insicurezza e l'impunità!”. (AP)

29 novembre - BOLIVIA Monsignor Aurelio Pesoa, segretario generale della Conferenza episcopale boliviana, è il nuovo vescovo del Vicariato Apostolico di Beni

Monsignor Aurelio Pesoa, O.F.M., attualmente vescovo ausiliare dell'arcidiocesi metropolitana di La Paz e segretario generale della Conferenza episcopale boliviana, è stato eletto da Papa Francesco nuovo vescovo del Vicariato Apostolico di Beni. In un messaggio, diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, monsignor Pesoa ha rivolto “un grande saluto a tutto il popolo del Vicariato di Beni, alle diverse parrocchie, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose”, che più in là avrà modo di incontrare di persona – ha sottolineato - per “conversare e cercare modi e mezzi per continuare a camminare e a peregrinare come Chiesa in quella parte di Popolo di Dio che è il Vicariato di Beni”. “Un saluto a tutti, che il Signore ci benedica, ci dia la forza, ma soprattutto la speranza di andare avanti - ha affermato -, mantenendoci saldi in quella fede che abbiamo ereditato dai nostri antenati, dalle nostre famiglie, dai nostri nonni. Che il Signore continui ad accompagnarci”. L’attuale amministratore apostolico del Vicariato Apostolico di Beni, monsignor Roberto Bordi, si è congratulato con il nuovo vescovo, assicurando le sue preghiere affinché il Signore lo accompagni in questo compito così importante. “So che il vescovo Aurelio ha una buona preparazione dottrinale, pastorale e spirituale e farà molto bene” ha dichiarato. “Ma ha sempre bisogno dell'aiuto della grazia di Dio, delle luci dello Spirito Santo per compiere questa missione, che non è altro che collaborare con Cristo nella salvezza delle anime, con la celebrazione dei sacramenti, l'annuncio del Vangelo, in quella triplice funzione di Gesù Cristo stesso, Sacerdote, Profeta e Re. Come Sacerdote amministra i sacramenti, comunicando la vita divina, come Profeta annuncia la parola di Dio, il Vangelo che conferma i fratelli nella fede, come Re ha il compito di pastore, di comunicare con la sua parola, con i sacramenti, la vita di Dio al gregge, di condurlo sulle vie del bene”, ha concluso. Monsignor Pesoa è nato il 10 ottobre 1962 a Concepción, sede del Vicariato Apostolico di Ñuflo de Chávez a Santa Cruz. È entrato nell'Ordine dei Frati Minori l'8 gennaio 1983. Nel 1984 ha emesso la professione temporanea e il 22 febbraio 1988 quella solenne. È stato ordinato sacerdote il 16 aprile 1989 ed è stato nominato vescovo il 25 marzo 2014. Attualmente è vescovo titolare di Leges e vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di La Paz. (AP)

29 novembre - FILIPPINE Diocesi di Maasin: ritorna a casa l’immagine rubata del Santo Niño di Malitbog

Più di tre decenni dopo il furto, ieri, verso le 11 del mattino, la chiesa di Malitbog, al grido di "Viva Señor Santo Niño", ha accolto, con forti applausi, il ritorno dell’immagine del Santo Niño nella città. Il rientro dell’icona nella sua chiesa natale – riporta il sito web dell’Episcopato - è stato preceduto da una processione e da una semplice cerimonia, presieduta dal vescovo Precioso Cantillas, nella cattedrale di Maasin, alla presenza del signor Francis Ong, che tanto ha contribuito al ritrovamento dell’icona. "È davvero con grande gioia e gratitudine – ha detto il presule - che noi della diocesi accogliamo di nuovo il Santo Niño di Malitbog". Inoltre, è significativo – ha aggiunto - che l'immagine sia stata restituita in tempo per la celebrazione dei 500 anni di cristianesimo nelle Filippine. "È come se Dio – ha precisato - ci cercasse di nuovo, il suo popolo, per rinnovare d’ora in poi la nostra fede in lui". La venerata immagine del Bambino Gesù, secondo quanto riferito dalla diocesi, scomparve nel 1988 assieme ad altri oggetti appartenenti alla chiesa, dopo i festeggiamenti del Sinulog di Cebu City, un festival religioso che viene celebrato ogni anno a Cebu, in onore del patrono della città, il Santo Niño. Lo scorso settembre, il signor Ong, collezionista di antichità, ha scoperto che una delle icone della sua collezione era proprio  la venerata immagine perduta di Malitbog e senza indugio ha deciso di restituire la statua lignea alla diocesi di Maasin. L’icona, realizzata nel XVIII secolo, e copia del venerato e famoso Santo Niño di Cebu, è stata restaurata in un atelier di Manila prima di essere riportata a Malitbog. (AP)

28 novemembre - BANGLADESH  Insediamento dell’arcivescovo Bejoy Nichephorus D'Cruze a Dhaka

Il 27 novembre, l'arcivescovo Bejoy Nichephorus D'Cruze degli Oblati di Maria Immacolata (OMI), succedendo al cardinale Patrick D'Rozario, si è insediato alla guida dell'arcidiocesi di Dhaka, nel corso di una solenne cerimonia nella Cattedrale di Santa Maria, riporta UCA News. Il presule si è impegnato a promuovere l’unità, la solidarietà e il dialogo nella comunità cattolica e con le altre fedi. Circa 500 le persone che hanno partecipato alla Messa e alla cerimonia di accoglienza, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie vigenti. Tra loro, il nunzio apostolico, monsignor George Kocherry, che ha celebrato la Messa, cinque vescovi, alcuni leader protestanti, l'assistente speciale del primo ministro Sheikh Hasina Biplob Barua e i parlamentari cattolici Jewel Areng e Jharna Gloria Sarker. Monsignor D'Cruze, durante la cerimonia, ha ringraziato il cardinale D'Rozario, presidente della Conferenza episcopale del Bangladesh, che ha servito l'arcidiocesi a partire dal 2011. "Mi sento indegno e incompetente, eppure Dio mi ha scelto per essere un pastore", ha affermato l'arcivescovo che si occuperà della diocesi più antica e più grande del Paese, dopo aver servito le diocesi di Khulna e Sylhet. Egli ha sottolineato come “la Chiesa dovrebbe essere una Chiesa di comunione, di credenti fraterni, e l'unità dovrebbe prevalere in tutte le circostanze". “Questo è un dovere – ha spiegato -, perché noi adoriamo e seguiamo il Dio trinitario - la comunione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo". "Gesù – ha continuato - ha riunito e forgiato l'unità tra le varie razze e nazioni con il Suo Santo Sangue. Siamo chiamati ad essere uniti nella stessa fraternità. Questa unità e comunione può portare per noi le benedizioni celesti, la gioia e la pace". Monsignor D'Cruze ha ricordato ai fedeli che "il cristianesimo è una religione universale” inviata a tutte le etnie e nazionalità per la liberazione e l'espiazione. “Accettiamo tutti con cuore aperto”, dunque – ha affermato il presule -, perché tutte le persone sono state create a immagine e somiglianza di Dio. Il presule ha osservato che per garantire l'unità dei cristiani e il dialogo interreligioso è essenziale "uscire" per creare una cultura dell'amore e del dialogo, seguendo l'insegnamento di San Giovanni Paolo II: "Non siete solo educatori ma anche testimoni della fede". Papa Francesco ha nominato il vescovo di Sylhet nuovo arcivescovo di Dhaka il 30 settembre, avendo il cardinale D'Rozario raggiunto i 77 anni di età. Monsignor D'Cruze è il primo oblato, l'undicesimo vescovo e il sesto arcivescovo dell'arcidiocesi di Dhaka. Nato il 9 febbraio 1956, nel villaggio Puran Tuital del distretto di Dhaka, l'arcivescovo D'Cruze è stato ordinato sacerdote oblato nel 1987. Dopo brevi periodi in parrocchia, ha studiato teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma, dal 1990 al 1992 e ha conseguito il dottorato nel 1999. È stato direttore dell’Oblate Juniorate a Dhaka dal 1993 al 1996 e dal 1999 al 2000. Per anni ha insegnato teologia al Seminario maggiore dello Spirito Santo. Ha servito come superiore della delegazione degli Oblati in Bangladesh dal 2000 al 2005. Il 19 febbraio 2005 è stato nominato vescovo della diocesi di Khulna, dove ha servito fino al 2011, quando è diventato il primo vescovo della diocesi di Sylhet, separata dall'arcidiocesi di Dhaka. (AP)

28 novembre - COLOMBIA #coronavirus Ricoverato per Covid-19 il presidente della Conferenza episcopale colombiana

La Conferenza episcopale colombiana (CEC) ha reso noto ieri, in un comunicato diffuso sulla sua pagina web, il ricovero, il 26 novembre, di monsignor Oscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio e presidente della CEC, nella Clinica Servimédicos di Villavicencio, per un'affezione respiratoria causata dal Covid-19. Nella nota, firmata da monsignor Ricardo Tobon Restrepo, arcivescovo di Medellín, e da monsignor Elkin Alvarez Botero, vescovo eletto di Santa Rosa de Osos, che ricoprono anche la carica di vicepresidente e segretario generale della CEC, si legge che il presule si trova attualmente in un Reparto di Cura Intermedio e che le sue condizioni - a detta dei medici - sono stabili. L’Episcopato ha invitato, infine, la comunità cattolica ad elevare le sue preghiere a Dio, per intercessione della Beata Vergine, per la guarigione di monsignor Urbina. (AP)

28 novembre - CILE Sito web dell’Episcopato per accompagnare i fedeli nel tempo di Avvento

In questo tempo così difficile, segnato dalla crisi sociale ed economica e dalla pandemia, la Conferenza episcopale cilena ha voluto creare un sito Internet, Iglesia.cl, - si legge sulla sua pagina web –, per accompagnare i fedeli a vivere l’esperienza dell’Avvento e del Natale nelle loro case. Attraverso Iglesia.cl sarà, dunque, possibile imparare qualcosa di più sul significato di questo tempo liturgico e consultare un calendario, dove trovare azioni e preghiere ogni giorno del mese: la novena, suggerimenti per la liturgia, la Messa di Natale e la corona di Avvento. Per scoprire insieme il vero significato di questo tempo di gioiosa attesa, saranno presenti anche attività pensate per tutta la famiglia: immagini da colorare, giochi e molto altro ancora. Fra le risorse messe a disposizione, sfondi, biglietti d'auguri, commenti, ricette, giochi, un presepe da ritagliare, il karaoke dei canti di Natale, artigianato e riflessioni. Infine, i fedeli potranno condividere e caricare direttamente sul sito le informazioni in merito alle diverse attività e cerimonie, virtuali e non, organizzate in famiglia, in parrocchia, a scuola o in comunità. (AP)

28 novembre - SUD SUDAN La Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa si impegna per la pace nel Paese

Una delegazione della Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (Ceta), l’associazione di chiese protestanti, anglicane, ortodosse e indigene dell’Africa che rappresenta oltre 140 milioni di cristiani in tutto il continente, si è recata nei giorni scorsi nel Sud Sudan per incoraggiare le varie parti in conflitto ad optare per la pace e la riconciliazione e per accompagnare le Chiese in questo momento difficile. Da quando si è reso indipendente il Paese è stato teatro di diversi conflitti e non ha ancora raggiunto la stabilità. Ad incontrare i rappresentanti della Ceta anche il presidente del Sud Sudan Salva Kiir. Il capo dello Stato ha promesso che nel Paese non ci saranno più guerre e che il suo governo non risparmierà alcuno sforzo per affrontare le attuali sfide umanitarie con l’aiuto di organizzazioni di sviluppo e soccorso. Il reverendo Arnold Temple, presidente della Ceta, ha dichiarato che la delegazione ha ascoltato attentamente molte parti interessate nel processo di normalizzazione del Paese e ha invitato il presidente Kiir a rendere operativa la Commissione per la verità, la riconciliazione e la guarigione, ad armonizzare tutte le differenze e a ristabilire la fiducia tra le élite politiche. “La fiducia tra voi politici è essenziale per la guarigione e la trasformazione del vostro amato Paese” ha detto il reverendo Temple rivolgendosi al capo dello Stato. (TC)

28 novembre - OLANDA Vescovi lanciano un sito speciale per aiutare i cattolici a celebrare questo Natale diverso. Al via la Campagna di Avvento

(VNS), 28nov20 Il Governo olandese annuncerà l’8 dicembre le restrizioni per le celebrazioni del prossimo Natale. Intanto, i vescovi hanno pubblicato sul loro sito sette risposte ad altrettante domande frequenti sulle modalità di svolgimento di tali celebrazioni. Le risposte si basano sulle linee guida attualmente in vigore che potrebbero essere allentate se migliora l’andamento dei contagi. Al momento in Olanda possono partecipare alla Messa un massimo di 30 fedeli alla volta, con l’eccezione dei funerali vige la regola di un massimo di 100 persone a condizione che siano rispettate le distanze di sicurezza di 1,5 metri.  Nel periodo natalizio resteranno vietati i cori e le processioni anche all’aperto (salvo autorizzazioni esplicite delle autorità locali a singole parrocchie). Inoltre i vescovi raccomandano l’uso della mascherina durante le Messe, anche se non obbligatorio nei luoghi di culto (mentre a partire dal 1.mo dicembre lo sarà negli spazi pubblici), l’accensione dei riscaldamenti ad aria prima e non durante le celebrazioni e un intervallo di almeno due ore tra una Messa e l’altra per permettere il ricambio dell’aria. Le limitazioni del numero di fedeli, non significano però non festeggiare un evento importante come la Natività del Signore . Per questo la Conferenza episcopale ha lanciato ieri il sito www.Vierkerstmis.nl  che aiuterà i cattolici a celebrare  questo Natale diverso. Una solennità - affermano i promotori - che può “ispirare e incoraggiare le persone in questo momento con il messaggio che Gesù è venuto al mondo per essere vicino alla vita di tutti”. Sul sito è dunque possibile cercare la parrocchia più vicina a casa prenotare un posto a Messa o per seguirla in streaming. Inoltre, nei giorni di Natale le Messe saranno trasmesse sul canale NPO2 e ritrasmesse anche dal sito kro-ncrv.nl. Il Vierkerstmis.nl mette anche a disposizione i libretti liturgici per le Domeniche di Avvento e metterà on-line il video-messaggio natalizio dei vescovi olandesi. In più saranno pubblicati altri sussidi per coinvolgere i bambini e aiutare a festeggiare il Natale in famiglia. Intanto, la Chiesa olandese si prepara alla Campagna Avvento 2020 che quest’anno sarà dedicata alla sicurezza alimentare ed è intitolata “La condivisione ha un gusto in più". I fondi raccolti saranno destinati, in particolare, a diversi progetti di promozione dell’autosufficienza alimentare nella Repubblica Democratica del Congo, in Nicaragua e in Cisgiordania. (LZ)

28 novembre - VIETNAM Diocesi di Hung Hoa: consacrazione di una chiesa attesa da 50 anni nel distretto di Yen Binh

Il 26 novembre, monsignor John Mary Vu Tat, vescovo emerito di Hung Hoa, ha consacrato e benedetto la chiesa e la casa parrocchiale di Mong Son, nel distretto di Yen Binh, nella provincia montuosa di Yen Bai, nel nord del Vietnam. Circa 50 sacerdoti si sono uniti alla cerimonia alla quale hanno partecipato 2.000 persone, comprese le autorità del governo locale. La chiesa, intitolata a Nostra Signora del Rosario, che ha richiesto sette anni per essere costruita, è nata 50 anni dopo l’evacuazione della comunità per la costruzione della più grande diga idroelettrica della regione. Nel 1967, 50.000 persone avevano dovuto lasciare le loro case e le loro proprietà per la costruzione della diga di Thac Ba, una diga di 234 chilometri quadrati, che aveva causato l’inondazione di 30 parrocchie. La popolazione locale aveva quindi eretto, nel 1970, la cappella di legno e foglie di Mong Son. Quest’ultima, di cui fanno parte 3.000 persone, è oggi servita da padre Peter Tran Van Huong. Il vicario generale, padre Dominic Hoang Minh Tien, ha elogiato la popolazione locale e i benefattori che con le loro generose donazioni e il loro lavoro hanno reso possibile la costruzione della nuova chiesa gotica, a forma di croce, con due campanili di 40 metri di altezza, una superficie di 800 metri quadrati e un affaccio sulla diga di Thac Ba. "D'ora in poi, avrete un buon posto dove riunirvi per pregare, partecipare alle funzioni liturgiche, imparare il catechismo e portare avanti altre attività religiose nella vostra vita di fede" ha detto padre Minh Tien. Il sacerdote ha poi aggiunto che la nuova chiesa sarà uno dei luoghi di pellegrinaggio per i cattolici locali quando la diocesi di Hung Hoa celebrerà, il prossimo mese, il 125.mo anniversario della sua fondazione. Joseph Tran Van Lien, capo del consiglio parrocchiale, ha riferito come i cattolici locali abbiano espresso profonda gratitudine a padre Michael Nguyen Tien Quang, il sacerdote che ha servito la parrocchia dal 2006 al 2016. Si deve a padre Quang la raccolta dei fondi, l’acquisto dei terreni e la richiesta dei permessi di costruzione alle autorità governative. Costruzione costata alla Chiesa 27 miliardi di dong (1,17 milioni di dollari). Infine, padre Tuyen, pastore della parrocchia di Yen Bai e a capo del decanato di Yen Bai, che serve circa 40.000 cattolici, in questa occasione ha voluto sottolineare quanto sia urgente la costruzione di chiese in sostituzione di cappelle fatiscenti costruite più di 50 anni fa. La popolazione locale, ha spiegato, ha bisogno di strutture adeguate per soddisfare le crescenti esigenze religiose. (AP)

28 novembre - IRLANDA Il vescovo di Ossory ai fedeli: in questo Avvento preghiamo perché Dio trasformi le nostre vite

Nel suo messaggio pastorale per l’Avvento il vescovo di Ossory, in Irlanda, monsignor Dermot Farrell, invita a cercare i segni che mostrano dove e come Dio si muove negli avvenimenti di ogni giorno. “Questo è il volto umano di Dio il cui Regno ‘è presente dovunque è amato e dovunque il suo amore ci raggiunga’ (Spe salvi, 31). Questo è il Dio che offre una speranza che non possiamo ottenere da soli” spiega il presule che invita ad essere portatori di speranza per chi si trova a vagare nel deserto della delusione e della disillusione. “Se ci sintonizziamo con Dio attraverso la preghiera, Dio trasformerà veramente le nostre vite e ci mostrerà come dobbiamo viverle bene - prosegue monsignor Farrell -. La preghiera è speranza in azione (…) la preghiera è una scuola di speranza che insegna a coloro che pregano a sperare in una bontà e in un potere che trascende le proprie capacità”. Ricordando l’attuale crisi sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, il presule aggiunge che la vera speranza “è radicata nella fede e nella fiducia nella promessa di Dio anche quando la vita è difficile” e che, come di legge nella lettera Lumen Fidei (57) di Papa Francesco, “la fede non è una luce che disperde tutte le nostre tenebre, ma una lampada che guida i nostri passi nella notte”, che “Dio non fornisce argomenti che spieghino tutto; la sua risposta è piuttosto quella di una presenza che accompagna, una storia di bontà che tocca ogni storia di sofferenza e apre un raggio di luce”. Il vescovo di Ossory precisa poi che l’Avvento, nella sua preghiera e liturgia, conduce, lungo il cammino della fede, all’attesa di “Colui che può cambiare e trasformare la nostra vita” e invita a vedere, oltre a tutta l’angoscia degli ultimi nove mesi, l’eroismo, la pazienza, l’onestà e il servizio altruistico degli altri. “Ci sono persone nel mondo, nella Chiesa, nelle nostre scuole, nelle nostre terre e nelle nostre famiglie che si impegnano nella cura dei malati e degli anziani” scrive ancora il presule. Sono vite che testimoniano “che Cristo e il suo Regno ci sono vicini e che il Signore non ha abbandonato il suo popolo” conclude monsignor Farrell che esorta, in questi giorni di Avvento, a non smettiamo di pregare perché venga il Regno di Dio e perché ci siano giustizia e misericordia. (TC)

28 novembre MYANMAR Ancora in aumento i contagi. La Chiesa si prepara a celebrare il Natale in modo diverso

Anche in Myanmar i contagi  continuano a salire. Il 27 novembre il Paese asiatico ha registrato 1.487 nuovi casi, portando il totale dei contagi 86.633, di cui 1.865 decessi. Un nuovo picco si sta registrando in questi giorni come conseguenza dei recenti festeggiamenti per la nuova la vittoria Aung San Suu Kyi  alle elezioni del 9 novembre. Di fronte a questa seconda ondata anche la Chiesa si sta preparando a celebrare un Natale e un Capodanno diverso, seguendo le indicazioni del Governo che ha imposto la quarantena nella città di Yangon e Mandalay tra aree più colpite, negli Stati di Kachin Mon e Rakhinee nelle regioni di Bago e  Ayeyarwaddy. La Conferenza episcopale (Cbcm) – riporta l’agenzia Ucanews - ha diffuso nuove line guida per le celebrazioni natalizie che prevedono Messe con non più di 50 persone, sempre nel rispetto del distanziamento sociale, dell’obbligo della mascherina e della rilevazione della temperatura all’ingresso nelle chiese. Durante le celebrazioni saranno inoltre vietati i cori. Intanto, nelle ultime settimane, le liturgie sono tornate on-line e altre attività pastorali sono state sospese. Non si ferma però l’opera caritativa della Chiesa per dare sostegno materiale e spirituale ai fedeli e a tutte le persone colpite dalla pandemia. Lo speciale comitato di coordinamento dei vescovi per l’emergenza Covid-19, guidato dal cardinale Charles Bo, ha potenziato gli aiuti ai più bisognosi, cominciando con un migliaio di famiglie a cui sarà assicurato cibo per tre mesi e incoraggiando ogni parrocchia nel Paese a provvedere ad almeno 50 famiglie in difficoltà. Nella diocesi di Pathein il vescovo Hsane Hgyi ha raccolto 1.8 millioni di kyats (pari a 14mila dollari) di donazioni anche da altri Paese e un team ha provveduto a distribuire riso e olio agli abitanti di quattro villaggi locali, senza distinzioni di appartenenza religiosa o etnica. Non meno importante è il sostegno psicologico e spirituale offerto dalla Chiesa ai fedeli. La diocesi di Pathein lo fornisce attraverso uno speciale programma on-line per i fedeli. Il Myanmar è la terza nazione più colpita dal Covid-19 nella regione dell’Asean, dopo le Filippine e l’Indonesia. A rendere il Paese particolarmente vulnerabile è la debolezza del suo sistema sanitario nazionale. (LZ)

28 novembre - CANADA Appello vescovi del Quebec per la pace: “L’ora è grave!”

Il Consiglio “Chiesa e società” dell’Assemblea dei vescovi cattolici del Quebec ha deciso di unire la sua voce, per il secondo anno consecutivo, a quella del collettivo “Échec à la guerre” che, ai primi di novembre, ha pubblicato una dichiarazione in favore della pace e della non militarizzazione dei conflitti. Intitolata “L’ora è grave”, come l’incipit del radiomessaggio di Pio XII diffuso il 24 agosto 1939, alla vigilia della seconda Guerra Mondiale, la dichiarazione è stata diffusa nell’ambito dell’annuale “Campagna del papavero bianco”, che nel mese di novembre invita a ricordare le migliaia di vittime civili delle guerre, con la speranza di prevenire quelle future. Quest’anno la Campagna ha per tema “L’urgenza del disarmo nucleare”. Aderendo dunque all’iniziativa, i vescovi ricordando quanto scritto da Papa Francesco nella sua Enciclica “Fratelli tutti”: “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. (…) Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come “danni collaterali”. (…) Consideriamo la verità di queste vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui perché abbiamo scelto la pace. (n. 261) “La scelta della pace – aggiungono i vescovi – testimonia la fede in Gesù Cristo, volto della misericordia del Padre che riconosce la dignità intrinseca di ogni persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio”. Il Consiglio “Chiesa e società” sottolinea poi, che “il papavero bianco può essere indossato insieme al papavero rosso, così da ricordare le vittime sia civili che militari di tutti i conflitti armati”. Dal suo canto, esortando al disarmo nucleare, la dichiarazione del collettivo “Échec à la guerre” sottolinea che “le testate dei nove Stati dotati di armi nucleari nel mondo sono centinaia di volte più potenti delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki che hanno ucciso più di 200mila persone”. E mentre molti Paesi, incluso il Canada, non hanno ancora adottato o attuato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, il pericolo per le popolazioni civili aumenta, perché “le basi militari e i siti di addestramento in tutto il mondo generano tonnellate di rifiuti tossici che contaminano il suolo e le acque sotterranee”. Non solo: “La minaccia di nuove e ancor più distruttive guerre sta crescendo – afferma la dichiarazione - e con essa il rischio di una deflagrazione nucleare”. Per questo, il collettivo invita ad “indossare il papavero bianco per ricordare i milioni di vittime civili delle guerre e per evitarne altri milioni”. (IP)

28 novembre - COLOMBIA Oggi, terzo sabato del mese, Giornata di preghiera del Santo Rosario per fermare la pandemia e per i migranti

Prosegue l’iniziativa di preghiera di monsignor Oscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio e presidente della Conferenza episcopale colombiana (CEC), che il terzo sabato di ogni mese ha invitato i fedeli a pregare la Santa Vergine, recitando il Santo Rosario in famiglia e nei gruppi pastorali, per rafforzare la devozione mariana e chiedere alla Madre di Dio protezione in questo tempo di pandemia. Oggi, sabato 28 novembre, alle ore 17 (ora colombiana) - si legge sul sito web dell’Episcopato -, si pregherà e l'intenzione di preghiera - ogni mese differente -, sarà per i migranti, soprattutto per quelli che arrivano in Colombia, per i centri di accoglienza, e per i bambini e i giovani che fanno parte di queste ondate migratorie. Sarà, dunque, una nuova occasione per continuare a pregare affinché questi fratelli e sorelle possano avere un domani migliore. L’iniziativa dell’arcivescovo di Villavicencio, che vede la partecipazione di vescovi, sacerdoti, religiosi e laici di tutte le età, e provenienti da diverse zone del Paese, viene trasmessa da cinque mesi dal canale Cristovisión, dalla pagina web cec.org.co e dalla pagina Facebook /episcopadocol, da un santuario o parrocchia che si sono distinti in qualche regione del Paese per il loro fervore mariano. Questo mese la trasmissione andrà in onda dalla Basilica Minore del Santuario di Nostra Signora del Rosario di Chiquinquirá, a Cúcuta. (AP)

28 novembre - SVIZZERA Monsignor Gmür: il Natale può farci superare le incertezze causate dalla pandemia

“Quest’anno ci ha fatto capire, più che mai, che siamo fragili. Siamo vulnerabili. L’incertezza, nostra compagna ogni giorno, è tornata ad imporsi nelle nostre vite” ma “la storia del Natale ci apre una prospettiva con chiavi di lettura per i tempi di crisi e l’incertezza che implicano”: lo scrive nel suo messaggio per l’Avvento e il Natale il presidente della Conferenza episcopale svizzera monsignor Felix Gmür. Il presule evidenzia che, seppure la visione del passato e del futuro sia segnata dalla pandemia di Covid-19, dai lutti, dalle restrizioni, dall’impossibilità di manifestare gesti di affetto, c’è però da lodare quanti si sono impegnati in questi mesi per gli altri, quanti si sono spesi per rendere possibile la vita della Chiesa, spesso in modi nuovi. “Ci è voluta creatività, una qualità che sarà necessaria pure in futuro, anche al di là della pandemia” afferma monsignor Gmür che ricorda le “condizioni estremamente precarie” in cui avvenne la nascita di Gesù Cristo. L’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria, non ancora sposata, dell’arrivo di un figlio; il sì della Vergine “in una situazione difficile” - Maria crede e spera, sottolinea il presule -; i dubbi di Giuseppe e il suo coraggio, scaturito da un sogno e dalla promessa di Dio, che lo inducono a restare al fianco di Maria. “Gesù è nato in una regione in cui infuriano molti conflitti politici (…) È qui che si apre il cielo - aggiunge monsignor Gmür -. Dio si volge verso l’uomo. Dio non elimina i rischi perché fanno parte della nostra vita. Nonostante regni l’incertezza, il Natale ci dona la fiducia necessaria per non perdere l’equilibrio”. Il presule rimarca che la nascita del Figlio di Dio è un grande segno di speranza, una conferma dell’amore di Dio per gli uomini, da qui l’invito ad ascoltare “la voce degli angeli: ‘Non abbiate paura, perché vi porto una buona notizia che sarà fonte di grande gioia per tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, vi è nato un Salvatore che è il Messia, il Signore’ (Luca 2,10)”. Infine nel suo messaggio il presidente della Conferenza episcopale svizzera esorta i fedeli a trarre forza e speranza dalla fede, per restare uniti e superare i tempi difficili. (TC)

28 novembre - CILE Caritas: Piano di risposta umanitaria globale alla pandemia

Un "Piano di risposta umanitaria globale alla pandemia" per sostenere le famiglie, i migranti e gli anziani colpiti dal coronavirus: è il progetto promosso da Caritas Cile e dalla Pastorale Sociale Caritas del Paese, finanziato dal Dicastero per lo sviluppo umano integrale e da Caritas Internationalis, per rispondere all’emergenza sanitaria ed economica che ha interessato le famiglie e le comunità cilene colpite dalla pandemia. Si è intervenuti nell’ambito della sicurezza alimentare, dell’igiene e della prevenzione dei contagi. Grazie all’iniziativa, che si è sviluppata nell’ambito della campagna nazionale "Nessuno si salva da solo, insieme moltiplichiamo la solidarietà",  1.260 famiglie cilene sono state sostenute e hanno ricevuto 2 kit alimentari e 1 kit di igiene personale. Sostegno è stato dato anche ai volontari, fornendo loro attrezzature di protezione individuale e formazione sulle misure preventive. Sono state rispettate tutte le raccomandazioni sanitarie stabilite dall'autorità competente e la gestione della comunità è stata rafforzata il più possibile, valorizzando la conoscenza e promuovendo l'inclusione, l'equità di genere e la partecipazione della rete locale. L’iniziativa ha permesso non solo la consegna di beni di prima necessità, ma anche l’accompagnamento delle famiglie, in questa crisi sanitaria che ha rivelato le disuguaglianze economiche e sociali nella società. La campagna "Nessuno si salva da solo, insieme moltiplichiamo la solidarietà" continuerà fino a dicembre di quest'anno. (AP) 

28 novembre-  EUROPA Guerra Etiopia-Tigrè. Appello di Giustizia e Pace  alla comunità internazionale: il Paese è a rischio carestia

Non si ferma l’offensiva dell’esercito etiopico contro Macallè, il capoluogo della provincia ribelle del Tigrè, dopo il rifiuto del Fronte popolare di liberazione del Tigrè (Tplf) all’ultimatum di 72 ore intimato domenica scorsa dalle autorità di Addis Abeba. L'agenzia di stampa etiope ha annunciato che ieri l'esercito federale ha preso il controllo di varie cittadine attorno al Macallè, mentre il Premier etiopico Abiy Ahmed è tornato a escludere il dialogo con Tplf. Il conflitto armato scoppiato lo scorso 4 novembre, dopo mesi di tensioni crescenti, ha causato finora centinaia di vittime e decine di migliaia di profughi rifugiatisi nel vicino Sudan. Il drammatico evolversi della situazione in Etiopia preoccupa anche Giustizia e Pace Europa che ieri ha lanciato un pressante appello per chiedere un’urgente intervento della comunità internazionale e alle parti in conflitto il rispetto dei diritti umani e del Diritto umanitario internazionale. Il messaggio richiama l’attenzione sulla crisi umanitaria e alimentare incombente sul Paese: “La Commissione della giustizia e della pace etiope riferisce di persone che devono camminare per dieci giorni per raggiungere il Sudan, di madri che portano bambini piangenti per la fame e la sete, spaventate dall’ignoto, in stato di shock e traumatizzate dalla guerra – si legge nell’appello -. Coloro che rimangono rischiano una carestia imminente perché il cibo scarseggia a causa della siccità e dell’invasione di locuste e stanno ora subendo anche i blocchi alle forniture di cibo e la mancanza di il carburante”. “È doloroso sentire storie del genere nell’era moderna”, afferma Giustizia e Pace Europa che si unisce all’invito di Papa Francesco alla preghiera, al dialogo per trovare una soluzione pacifica del conflitto e, insieme al Parlamento europeo, chiede ai belligeranti di garantire “la protezione dei civili nel pieno rispetto del diritto internazionale umanitario”.  Quindi, in conclusione. l’appello alla comunità internazionale e all'Unione europea affinché “contribuiscano attivamente ai negoziati di pace e a facilitare i corridoi umanitari per portare assistenza senza ostacoli agli oltre quattro milioni di persone in urgente bisogno”. (LZ)

28 novembre  CAMERUN Leader religiosi esortano il governo e tutti i cittadini ad impegnarsi per risolvere i conflitti che dilaniano il Paese

VNS – 28nov20 – Riuniti a Buea per un seminario sulla risoluzione pacifica dei conflitti e la pace sostenibile, i leader religiosi del Camerun hanno rilasciato ieri una dichiarazione sull’attuale situazione del Paese dilaniato dalla crisi anglofona e dai continui attacchi dei terroristi Boko Haram. Evidenziando anzitutto la loro neutralità e imparzialità, rappresentanti di diverse Chiese e dell’islam denunciano che la popolazione è allo stremo e invitano a riconoscere le varie misure adottate dal governo per risolvere il conflitto nelle regioni del nord-ovest e sud-ovest del Paese, che le minoranze di lingua inglese vorrebbero come Stato indipendente. I leader religiosi, che auspicano una riconciliazione tra le parti, incoraggiano poi il governo a cercare soluzioni giuste, pacifiche e durature per risolvere la crisi anglofona, che dal 2016, secondo l’International Crisis Group, ha provocato oltre 3mila morti e ha costretto 600mila persone a lasciare le loro case. Circa le incursioni dei terroristi, cristiani e musulmani esortano i signori della guerra a porre fine alle violenze. “Ogni vita umana è sacra e amata da Dio” si legge nella dichiarazione che invita i camerunensi ad essere operatori di giustizia e di pace, unanimi nel condannare tutto ciò che è contrario ad una pacifica convivenza, a coltivare la cultura dell’amore reciproco, a perdonarsi a vicenda, a riconciliarsi e ad essere gli uni custodi degli altri. Al governo viene poi rivolto l’appello a concedere l’amnistia a quanti sono stati arrestati e incarcerati a causa della crisi anglofona. Dichiarandosi infine apolitici, i leader religiosi precisano tuttavia che, nel loro ruolo, non possono tacere di fronte alle questioni nazionali riguardanti la vita dei cittadini ed esprimono la loro disponibilità nel contribuire alla risoluzione pacifica del conflitto armato, che sta devastando le regioni anglofone, e delle altre crisi nazionali. Per questo assicurano di impegnarsi nei loro ambiti, o, se necessario, di assumere ruoli di primo piano affinché si trovino soluzioni pacifiche ed esortano tutti i camerunensi a pregare Dio perché il Paese sia un’oasi di giustizia, pace e amore. (TC)

28 novembre - COSTA D’AVORIO Suore Paoline inaugurano “Anno Biblico”

Quarantanove anni fa, il 26 novembre 1971, moriva padre Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina. Per commemorare questa data, le Suore Paoline che operano in Costa d’Avorio hanno lanciato uno speciale “Anno Biblico”, sul tema “Affinché la Parola di Dio prosegua il suo cammino”. L’evento – riferisce “La Croix Afrique” – è stata segnato dalla cerimonia di intronizzazione di un grande evangelario, posto all’ingresso della libreria paolina di Yopougon. A presiedere il rito è stato Padre Mathieu Krou, segretario del vescovo locale, Monsignor Jean Salomon Lezoutié, che ha guidato anche una piccola processione, seguita dalla proclamazione del Vangelo e da una breve omelia. “Colui che ascolta la Parola di Dio e la serba nel suo cuore – ha detto il sacerdote – avrà la vita eterna. La Parola, infatti, è luce che guida i nostri passi, ci conduce lungo il nostro cammino e ci dona di comprendere chi è Dio”. “Ciascuno di noi – ha aggiunto – deve meditare la Parola di Dio, custodirla e metterla in pratica nella vita di ogni giorno”. “La Bibbia – ha spiegato Suor Gemma Galfre, responsabile della Congregazione in Costa d’Avorio – è il libro-base della nostra missione, nonché della nostra vista spirituale e della nostra vita cristiana”. Numerose, dunque, le iniziative in programma per lo speciale l’Anno, tra cui le “Settimane bibliche” diocesane che avranno l’obiettivo di sensibilizzare i fedeli sull’importanza del Verbo Divino. Uno spazio particolare verrà riservato anche alla Lectio Divina e alla distribuzione della Bibbia nelle carceri. Da ricordare che le Paoline sono giunte in Costa d’Avorio nel 1995, ma oggi sono presenti anche in altri Paesi africani, come la Repubblica democratica del Congo, il Sudafrica e il Kenya. (IP)

28 novembre - BRASILE Pastorale Familiare avvia un settore di “Servizio alla vita”

(VNS) – 28nov20 – Si chiama “Servizio alla vita” ed è la proposta della Pastorale Familiare della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) che si pone l’obiettivo di promuovere “un’azione permanente per la tutela della vita”. Il Servizio – informa il sito web della Cnbb – è stato presentato dal presidente della Pastorale familiare, Monsignor Ricardo Hoepers, il 24 novembre, nel corso di un incontro virtuale con tutti i referenti delle regioni ecclesiastiche del Brasile. L’idea di un settore specifico per la cura della vita, ha spiegato il presule, è nata “dall’Esortazione apostolica ‘Familiaris Consortio’ di Giovanni Paolo II, nella quale vengono proposti quattro passi essenziali al rafforzamento del senso della famiglia nella vita cristiana: la formazione di una comunità di persone, il servizio alla vita, la partecipazione allo sviluppo della società, la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa”. Tra questi quattro compiti, dunque, la Cnbb ha scelto il servizio alla vita per organizzare, “a livello nazionale, azioni concrete di promozione, difesa e cura della vita all’interno dell’azione pastorale”, come ad esempio le Case di accoglienza pro-vita, gli Osservatori di bioetica, le Commissione diocesane per la tutela della vita e le relative Associazioni. L’Arcivescovo Hoepers ha sottolineato, tuttavia, che il Servizio alla vita non è “un nuovo settore della Pastorale Familiare, bensì l’espressione di una sua migliore organizzazione, in un’unica prospettiva unitaria”. A collaborare al servizio saranno anche alcune coppie di coniugi che avranno il compito di “motivare, organizzare e partecipare alle attività pastorali di promozione, difesa e cura della vita”. In sostanza, dopo un periodo di formazione, le coppie sposate faranno da “ponte” tra la Pastorale Familiare e altre Pastorali, come quella per l’Infanzia o per la Salute. (IP)

28 novembre - REGNO UNITO Cardinale Nichols: no a tagli agli aiuti ai Paesi poveri

 “La grandezza di una nazione si misura dal modo in cui risponde ai bisogni dei suoi poveri e lo stesso vale per la risposta alla povertà tra le nazioni”. Il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles (Cbcew), si unisce alle preoccupazioni espresse dalle organizzazioni umanitarie e dal primate anglicano Justin Welby sui tagli annunciati dal governo brinannico agli aiuti allo sviluppo. La misura è contenuta nella revisione di bilancio proposta questa settimana dal Ministro delle Finanze Rishi Sunak e prevede un taglio percentuale dello 0,2% (dallo 0,7% allo 0,5%), pari a circa 4 miliardi di sterline rispetto al 2019. Posizioni critiche sono state espresse anche da alcuni esponenti del Partito Conservatore. In una lettera a tutti i parlamentari, il cardinale Nichols parla di “un passo indietro” per il Regno Unito.  “Le grandi tragedie della migrazione forzata di massa e della tratta di esseri umani devono essere affrontate alla radice. Programmi di aiuto attentamente mirati e ben gestiti sono una parte essenziale di questo sforzo”, sottolinea l’arcivescovo di Westminster, citando il monito di Papa Francesco nella recente Enciclica “Fratelli tutti” per cui “o ci salviamo tutti o nessuno si salva” e la povertà di alcuni “finisce per impoverirci tutti” (FT §137). Il cardinale Nichols esorta quindi tutti i partiti a rispettare l’impegno da essi assunto durante l’ultima campagna elettorale a favore dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto alla luce dell'attuale emergenza sanitaria: “In questi tempi straordinariamente difficili, non dovremmo ritirarci dalle nostre responsabilità nei confronti dei più vulnerabili del mondo, soprattutto perché combattere la diffusione del Covid-19 significherà necessariamente per i Paesi più ricchi sostenere quelli più poveri per l’acquisto dei vaccini per e contribuire a programmi di vaccinazione di massa”, sottolinea il primate cattolico inglese esprimendo, in conclusione, l’auspicio che questo invito alla saggezza e alla compassione prevalga sulle pur comprensibili esigenze di bilancio. (LZ)

28 novembre - AMERICA CENTRALE 12 dicembre, preghiera e solidarietà di Celam e Caritas per vittime pandemia e uragani

Una giornata di preghiera e di solidarietà nei confronti delle vittime della pandemia da Covid-19 e degli uragani che, recentemente, hanno colpito i Paesi dell’America Centrale: a promuoverla sono il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e la Caritas di America Latina e Caraibi. La data prescelta è quella del 12 dicembre, in coincidenza con la festa della Vergine di Guadalupe, Patrona del continente americano. “Ci sentiamo solidali e vicini – si legge in una lettera congiunta dei due organismi cattolici – a tutti i nostri fratelli e sorelle che hanno vissuto e continuano a vivere l’impatto doloroso della pandemia da Covid-19 ed in particolare alle popolazioni dell’America Centrale e dei Caraibi che sono state duramente colpite da due uragani, [Eta e Iota ndr], nel mese di novembre”. E i dati di quest’ultima calamità sono drammatici, prosegue la missiva: in Costa Rica, Guatemala, Honduras e Nicaragua "più di 5,3 milioni di persone sono state colpite, 330mila vivono in rifugi temporanei perché hanno perso la casa, 171 sono morte e i danni materiali ed economici sono considerevoli". Di qui, la richiesta ai fedeli affinché siano generosi nella preghiera e nell’aiuto ai bisognosi. "Lo scopo di questa campagna – ricordano il Celam e la Caritas - è quello di raccogliere il sostegno finanziario necessario ad approntare gli aiuti d'emergenza in modo che le reti caritative in questi quattro Paesi dell'America Centrale possano assistere i più vulnerabili e i più colpiti sia dalla crisi sanitaria che dagli uragani". In questo “tempo di Avvento” che inizia domani, 29 novembre, e che verrà vissuto “in mezzo alla sfida della pandemia”, i vescovi richiamano, dunque, l’importanza della “comunione della carità” come strumento primario di “una Chiesa in uscita”. Citando, infine, un passo dell’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, la lettera conclude: “La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti”.  Da ricordare che lo stesso Pontefice, all’Angelus dell’8 novembre scorso, ha rivolto un pensiero “alle popolazioni dell’America Centrale, colpite nei giorni scorsi da un violento uragano, che ha causato molte vittime e ingenti danni, aggravati anche dalla situazione già difficile per la pandemia”. “Il Signore accolga i defunti – ha detto il Papa - conforti i loro familiari e sostenga quanti sono più provati, come pure tutti coloro che si stanno prodigando per aiutarli”. (IP)

28 novembre ARGENTINA Vescovi di Chubut: no a mega-progetto minerario

Un “NO” forte e chiaro, scritto in stampatello e ripetuto per quattro volte: così i vescovi della Provincia di Chubut, in Argentina, ribadiscono la loro opposizione al grande progetto minerario che il governatore locale, Mariano Arcioni, sta portando avanti da tempo. Si tratta del disegno di legge denominato “Estrazione industriale sostenibile e sviluppo metallurgico” che prevede lo sfruttamento del secondo giacimento di argento e piombo più grande pianeta da parte dell’impresa canadese Pan American Silver Corp. Oltre che da Arcioni, il progetto ha il sostegno del Capo dello Stato, Alberto Fernández, ed è stato presentato come una soluzione per la disoccupazione dilagante nella regione. Ma i presuli si oppongono fermamente alla proposta e chiedono al governatore di desistere dall’iniziativa. In particolare, in una nota ufficiale, i vescovi deplorano la mancanza di risposte, da parte delle istituzioni, alle numerose richieste di chiarimento avanzate dalla popolazione e ai diversi suggerimenti di soluzioni alternative. “Di fronte a questa situazione – scrivono – non abbiamo altra scelta se non quella di dire no a questo mega-progetto minerario”. Nello specifico, i vescovi dicono no alla proposta perché non ha ricevuto il consenso di tutte le parti interessate; è stata imposta alla popolazione locale; la relativa strategia di comunicazione che è stata usata ha denigrato gli oppositori, definendoli “una minoranza rumorosa” e, infine, essa presenta “un approccio unilaterale al problema minerario che è, invece, molto più complesso”. Di qui, l’appello ad Arcioni affinché faccia “seriamente” un passo indietro e cerchi altre soluzioni che includano “tempi adeguati di informazione e formazione imparziale, la consultazione della popolazione e la necessaria licenza sociale”, ovvero il sostegno della comunità locale alla miniera. “Diciamo no – ribadiscono i presuli – e il nostro no che accompagna migliaia di persone che si mobilitano lungo le strade, che studiano e lavorano, migliaia di persone specializzate che vogliono far sentire la loro voce”. In questo modo, conclude la nota, “la voce e il grido della Chiesa cattolica si uniscono a quelli di altre Chiese cristiane e di un numero infinito di associazioni, movimenti e gruppi ambientalisti” che si oppongono al progetto. A firmare la dichiarazione sono il prelato di Esquel, Monsignor José Slaby e il vescovo di Comodoro Rivadavia, Monsignor Joaquín Gimeno Lahoz, insieme agli ausiliari, i Monsignori Alejandro Benna e Roberto Álvarez. Da ricordare che l’attuale progetto minerario non è il primo che coinvolge la Provincia di Chibut: nel 2003, ad Esquel, con una consultazione popolare, l’80 per cento dei cittadini disse no allo sfruttamento di un giacimento aureo da parte dell’impresa canadese “Meridian Gold”. Due anni dopo, l’impresa Ima Explorations y Aquiline Resources si scontrò con gli abitanti locali per la rimozione di un antico cimitero mapuche-tehuelche, risalente a 400 anni prima, per avviare un progetto minerario. Più recentemente, nei primi mesi del 2020, diverse organizzazioni civiche e sociali si sono mobilitate per tutelare il fiume Chubut dall’inquinamento estrattivo. (IP)

28 novembre - POLONIA Avvento. Vescovi: pandemia cambia tutto, ma nascita del Salvatore porta speranza

Cambiamento e speranza: sono i due punti focali del messaggio della presidenza della Conferenza episcopale polacca (Kep) per il tempo d’Avvento, che inizia domani, 29 novembre. Un Avvento che “quest’anno sarà unico – si legge nel documento – perché la pandemia da Covid-19 ha cambiato la nostra quotidianità, anche nella sua dimensione pastorale e nella pratica religiosa”. In un contesto di “paura e insicurezza”, tra “le difficili esperienze della malattia e della morte”, tuttavia, “la nascita di Gesù cambia tutto”, come ha cambiato “il corso della storia”, “il mondo” e “l’uomo”. Per questo, i vescovi polacchi esortano i fedeli ad “aprire i cuori alla speranza portata da Cristo”, così da “rafforzare la fede di ciascuno”. In tal modo, spiegano i presuli, con “la pace del cuore”, si potrà contribuire alla trasformazione non solo degli individui, ma anche di intere comunità, delle famiglie e del Paese”. Dalla Kep arriva anche l’incoraggiamento ai fedeli a partecipare alla Santa Messa, ad accostarsi al sacramento della Riconciliazione e all’adorazione del Santissimo Sacramento, sempre rispettando “tutte le restrizioni sanitarie” previste per evitare i contagi da coronavirus. Ai sacerdoti, invece, la Chiesa cattolica polacca chiede “uno zelo pastorale ancora maggiore soprattutto per quanto riguarda la celebrazione dell'Eucaristia, l’amministrazione dei Sacramenti e l'accompagnamento pastorale dei fedeli nelle loro sfide quotidiane”. “Chiediamo a tutti i parroci – scrivono i vescovi - di offrire ai fedeli l'opportunità di partecipare al Ritiro d'Avvento, sia in chiesa che on line”. Esortando, infine, alla preghiera “per la Chiesa e per la pace e il rafforzamento dell’identità cristiana” della Polonia, la Kep conclude: “Possa il tempo di attesa dell’Avvento essere per noi un segno di speranza”. (IP)

27 novembre - ITALIA #coronavirus. Celebrazioni di Natale. CEI: monitoraggio costante e collaborazione con governo

Monitoraggio costante della situazione epidemiologica e collaborazione con il governo: queste le modalità con cui la Conferenza episcopale italiana (Cei) intende procedere riguardo alle prossime celebrazioni del Natale. Lo afferma, rispondendo alle richieste di chiarimento dello stampa, il direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, Vincenzo Corrado. “La Conferenza Episcopale Italiana – spiega in una nota - avrà modo, nei suoi organismi istituzionali, di monitorare la situazione epidemiologica e confrontarsi sulle modalità di celebrare i riti natalizi in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme, come finora avvenuto”. Si tratta, infatti, di “un segno prezioso di prossimità verso tutto il Popolo di Dio”. Al contempo, conclude Corrado, la Cei desidera “continuare la valida collaborazione, in ascolto reciproco, con la presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero degli Interni e il Comitato tecnico-scientifico”. (IP)

27 novembre - GHANA Società Missioni Africane avvia primo “Apostolato per non udenti” nel Paese

Vincere l’emarginazione e la discriminazione a cui sono costrette le persone sorde: con questo obiettivo, la Società delle Missioni Africane (Sma) in Ghana ha lanciato il primo “Apostolato per non udenti” nel Paese. “Le persone sorde sono state messe da parte per molto tempo – spiega il cappellano del nuovo Apostolato, padre René Dan Yao – Per questo, c’è bisogno che ricevano i sacramenti del Battesimo, che possano seguire una catechesi o essere seguiti nella preparazione alla cresima e al matrimonio”. L’iniziativa è stata lanciata il 22 novembre, in concomitanza delle celebrazioni per i 140 anni di presenza della Sma in Ghana: un modo, sottolinea padre Yao, “per continuare quell’opera di evangelizzazione avviata tanti anni fa e per dimostrare che essa è ancora in corso”, soprattutto nei confronti delle persone “più bisognose e vulnerabili”. Non a caso, come Patrono del nuovo Apostolato è stato scelto San Martino di Porres, colui che “sapeva andare incontro alle necessità dei più vulnerabili”. Al contempo, padre René sottolinea l’importanza di “creare una maggiore consapevolezza, all’interno della Chiesa del Ghana, sulla realtà dei fedeli che vivono la disabilità uditiva”. Il primo obiettivo del neo-apostolato, dunque, sarà proprio quello di “attirare l’attenzione” sulle persone sorde e sulla necessità di “porsi al loro servizio”. Il secondo passo, poi, sarà quello di aumentare il numero di persone in grado di usare la lingua dei segni, così da aiutare i fedeli non udenti durante le celebrazioni eucaristiche. Per fare questo, il cappellano esorta tutti i membri della comunità cattolica in Ghana ad “aprire i cuori, gli occhi, le mani” in favore dell’accoglienza e dell’inclusione delle persone sorde. (IP)

27 novembre - AFRICA “Dalla consapevolezza all’azione”, iniziativa del Consiglio delle Chiese contro violenze di genere

Sedici giorni per sensibilizzare il continente africano sul tema della violenza di genere e promuovere varie attività di tutela delle donne e dei bambini: è questa l’iniziativa, avviata oggi, 27 novembre, dal Consiglio delle Chiesa di tutta l’Africa (Aacc), insieme a diversi altri organismi religiosi. Il progetto – intitolato “Dalla consapevolezza all’azione” – è divenuto quanto mai urgente perché, spiegano i promotori, il lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19 ha fatto aumentare vertiginosamente i casi di abuso su donne e minori, impossibilitati a sfuggire ai loro carnefici a causa delle misure restrittive anti-contagio. Presentato durante una videoconferenza svoltasi presso il Centro “Desmond Tutu” dell’Aacc, situato a Nairobi, in Kenya, il programma verrà ora articolato da ogni singola organizzazione religiosa aderente secondo linee-guida proprie e diversificate. Unico, però, è l’obiettivo, si legge in una nota dell’Aacc, ovvero “eliminare tutte le forme di violenza contro donne e bambini durante e dopo la pandemia da Covid-19”, perché esse sono “una violazione della dignità umana e dell’immagine di Dio che ogni persona racchiude in sé”. Non solo: le violenze di genere “sono una minaccia alle relazioni sociali e al loro ruolo fondamentale per la stabilità e la prosperità dell’intera umanità”. (IP)

27 novembre - LIBERIA Avvento. Vescovi invocano tutela della vita ed elezioni pacifiche

Tutela della vita umana ed elezioni pacifiche: sono questi gli auspici della Conferenza episcopale della Liberia (Cabicol), espressi nel messaggio di Avvento pubblicato su Facebook. Nel dettaglio, i presuli ribadiscono che la vita è “un dono di Dio che ha bisogno di essere accolto, apprezzato e nutrito”, mentre invece, nel Paese, si registra “un allarmante aumento di uccisioni rituali” che i presuli definiscono “inaccettabili”. Inoltre, alcuni gruppi civili chiedono la legalizzazione dell’aborto, una richiesta che la Cabicol bolla come “nefasta, contraria al progetto di Dio”, nonché pericolosa perché può portare ad una cultura dello “sterminio” che finirebbe per mettere a richio anche le persone più anziane, considerate “troppo vecchie e inutili per la società”. Di qui, l’appello “al popolo di Dio” affinché “eviti questi pericoli e tuteli la vita dal concepimento fino alla morte naturale”. “Invitiamo tutti voi, fratelli e sorelle – si legge nel messaggio episcopale – a lavorare per la protezione e la promozione della vita, partecipando alla missione di Gesù, affinché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Guardando, poi, alla pandemia da Covid-19, che in Liberia ha fatto registrare oltre 1.500 casi e più di 80 decessi, i vescovi esprimono la loro gratitudine a coloro che, nel pieno dell’emergenza sanitaria, “hanno promosso e difeso la cultura della vita”. L’auspicio della Chiesa cattolica è che “si possa continuare a fare lo stesso, in tutte le forme e i modi possibili”. Il pensiero dei presuli va, quindi, alle elezioni suppletive per il Senato, in programma per l’8 dicembre: “La nostra democrazia deve essere sostenuta e protetta”, si legge nel comunicato episcopale che invoca votazioni “non violente, trasparenti, libere ed eque”. Per questo, vescovi chiedono che “la scelta della maggioranza degli elettori sia rispettata perché, come dice il vecchio adagio, 'vox populi, vox Dei' (la voce del popolo è la voce di Dio)". (IP)

27 novembre - ITALIA I vescovi siciliani propongono per l’Avvento quattro tappe per prepararsi all’incontro con “Colui che illumina ogni prova di fede”

I vescovi della Sicilia hanno voluto inviare un messaggio ai fedeli per proporre, in cammino verso l’Avvento, un “calendario della speranza”. Nell’attuale contesto della pandemia, segnato da lutti, crolli economici e reazioni disperate, i presuli esprimono il desiderio di realizzare un percorso insieme alle famiglie, alle comunità parrocchiali e religiose, insieme alle “città provate da tante difficoltà e desiderose di autentica crescita e vero riscatto da ogni povertà e schiavitù”. E per questo suggeriscono “una corona di Avvento” con quattro tappe. Nella prima domenica di Avvento l’invito è “a vegliare sulla dignità di uomini e donne plasmati in Cristo a immagine e somiglianza di Dio”, nella seconda domenica è a riscoprire, nei sentieri inediti della vita, “i passi silenziosi e dolorosi di Giovanni Battista, il grido di profezia che cerca nuovi cieli e terra nuova”; nella terza domenica a lasciarsi “sorprendere dalla gioia del grembo di Maria e della Chiesa, delle famiglie e delle comunità” in cui arriverà Gesù; nella quarta domenica a inginocchiarsi “di fronte al mistero di Colui che rompe il silenzio nascosto per secoli”. “In Lui, vero protagonista del Natale, ritroviamo e cerchiamo i volti di fratelli e sorelle scartati da ogni disumana indifferenza e ingiustizia nel mondo - scrivono i vescovi siciliani - è Lui che illumina ogni prova della fede; ci rivela il volto del Padre, ci guida col suo Spirito”. Infine i presuli esortano i fedeli a seminare speranza, coraggio e fraternità. (TC)

27 novembre - STATI UNITI #coronavirus. A Brooklyn annullate restrizioni per luoghi di culto: soddisfazione del vescovo

“Sono orgoglioso di guidare la diocesi di Brooklyn e di lottare per il nostro sacro e costituzionale diritto al culto": con queste parole, Monsignor Nicholas DiMarzio, vescovo di Brooklyn, negli Stati Uniti, ha accolto la decisione della Corte Suprema del Paese che, il 25 novembre, ha revocato le restrizioni sui luoghi di culto. Le limitazioni erano state imposte dal governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, per contrastare la pandemia da coronavirus e riguardavano, in particolare, la dimensione delle assemblee nei luoghi di culto. La diocesi di Brooklyn, che si trova appunto nello Stato di New York, aveva presentato ricorso presso l’Alta Corte, affermando che l’ordine del governatore violava il libero esercizio della religione ed era ingiustificato, dal momento che le attività commerciali restavano aperte. In una dichiarazione diffusa ieri, 26 marzo, Monsignor DiMarzio accoglie, dunque, “con favore” la decisione della Corte Suprema che ha riconosciuto la chiara violazione del primo emendamento della Costituzione”, il quale sancisce il libero esercizio della religione. Inoltre, il presule fa notare che le restrizioni imposte erano “eccessive” in quanto “non tenevano conto delle dimensioni delle chiese e dei protocolli anti-Covid messi in atto per garantire la sicurezza dei fedeli”. “Le nostre chiese – ribadisce il presule – non sono state la causa di alcuna pandemia”. Sulla stessa linea si pone Monsignor Edward B. Scharfenberger, vescovo di Albany, capitale dello Stato di New York: “Accogliamo con favore la decisione della Corte Suprema che conferma la clausola di libero esercizio della religione sancito dal primo emendamento. Cibo e bevande per l'anima sono essenziali come cibo e bevande per lo stomaco". Allo stesso modo, con un tweet, il Cardinale Timothy Dolan, Arcivescovo di New York, si è congratulato con Monsignor DiMarzio e con tutta la diocesi di Brooklyn per “la vittoria in favore della libertà religiosa ottenuta davanti alla Corte Suprema”.” Le nostre chiese sono essenziali”, ha concluso il porporato. La vicenda è iniziata il 12 novembre, quando la diocesi di Brooklyn ha presentato una richiesta urgente alla Corte Suprema degli Stati Uniti per un’ingiunzione contro l’ordine del governatore Cuomo che limitava, rispettivamente, a 10 e a 25 il numero di partecipanti alle assemblee nei luoghi di culto delle “zone rosse”, ovvero ad alto rischio di contagio, e delle “zone arancioni”, ritenute meno pericolose. Nello specifico, la chiesa di Brooklyn denunciava il fatto che, invece, a molte strutture laiche fosse “permesso di operare senza alcuna restrizione”. Successivamente, il 16 novembre, anche le sinagoghe ebraiche ortodosse di New York si erano appellate all’Alta Corte, sostenendo che i limiti imposti non avrebbero permesso di tenere servizi sufficienti per tutti i loro membri. (IP)

27 novembre - ITALIA Caritas Italiana e Legambiente presentano un rapporto che promuove l’ecologia integrale

L’ecologia integrale la risposta più adeguata per un futuro in armonizzare dimensione ambientale, economica e sociale. Lo suggerisce il rapporto “Territori Civili” presentato oggi da Caritas Italiana e Legambiente che racconta l’Italia attraverso le connessioni tra fragilità e risorse sociali e ambientali e illustra esperienze innovative che coniugano i due ambiti. Dallo studio emerge che le regioni con le maggiori fragilità sociali sono anche quelle con le più significative criticità ambientali, a cominciare dai fenomeni d’illegalità, come la Campania, mentre economia circolare, energie rinnovabili, agricoltura biologica e aree protette sono le principali risorse sulle quali, invece, investire, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Il volume Territori Civili si divide in due parti: la prima approfondisce connessioni e sovrapposizioni tra la dimensione sociale e quella ambientale, analizzando fragilità e risorse presenti in ogni regione, grazie a 40 indicatori sociali e 30 parametri ambientali; la seconda presenta un’indagine qualitativa realizzata su 12 comuni d’Italia e racconta 36 esperienze, che combinano l’ambito ambientale e quello sociale, valutate in base a 22 parametri. (TC)

27 novembre - SVIZZERA Ginevra: cattolici, protestanti ed ebrei chiedono riapertura luoghi di culto

Un comunicato congiunto per chiedere la riapertura dei luoghi di culto, chiusi dal primo novembre per prevenire i contagi da Covid-19: a firmarlo, la Chiesa cattolica, quella protestante e quella cristiana di Ginevra, in Svizzera, insieme alla Comunità ebraica locale. In particolare, i firmatari della nota – riportata dall’agenzia Cath – esprimono il loro “profondo rammarico” per il fatto che, nelle nuove disposizioni emanate dal Consiglio di Stato il 25 novembre, non si tenga conto “dell’importanza delle comunità religiose e delle pratiche spirituali”. L’allentamento delle misure restrittive annunciato due giorni fa, infatti, non include i luoghi di culto che, nonostante siano  “abbastanza spaziosi” e “seguano piani di protezione rigorosi”, sono stati “incomprensibilmente trascurati” dal nuovo decreto. “Deploriamo profondamente – si legge nel comunicato congiunto - che non sia stata fatta menzione delle comunità religiose, soprattutto in questo periodo di Avvento e in vista di Hanukkah”. In tal modo, affermano cristiani ed ebrei, “il Natale viene ridotto allo shopping, ai pasti in famiglia e alle vacanze Dai firmatari anche la sottolineatura del fatto che, sin dalla primavera, nella fase più acuta della pandemia, “le comunità religiose sono state molto accorte e responsabili, rimanendo in contatto regolare e costruttivo con il Dipartimento per la sicurezza e la salute, così da valutare l’evoluzione della situazione”. Non solo: cristiani ed ebrei ribadiscono il loro impegno in favore della “salute spirituale della popolazione ginevrina”, un aspetto che “rientra nella salute mentale, messa a dura prova dal contesto attuale” e che necessita di un ritorno alla “vita comunitaria”. Pertanto, i firmatari chiedono “la revoca del divieto mirato di funzioni religiose, Messe e cerimonie, a seconda delle dimensioni del luogo di culto, con la garanzia del mantenimento della distanza tra ogni persona e del rispetto di tutti i protocolli necessari”. Infine, il comunicato congiunto fa riferimento alla libertà di credo, garantita dalla Costituzione di Ginevra e che la situazione attuale rischia di “vanificare”: per molti credenti ginevrini, infatti, “è doloroso non poter più praticare e celebrare la propria fede partecipando di persona alla vita religiosa, con tutte le precauzioni attualmente necessarie”. (IP)

27 novembre - IRLANDA Avvento. Monsignor Martin: è promessa di condivisione della speranza

Condividere la speranza: è questo l’incoraggiamento che il Primate d’Irlanda, monsignor Eamon Martin, ha affidato alle pagine del sito della Conferenza episcopale irlandese in vista dell’inizio del periodo d’Avvento, la prossima domenica 29 novembre. L’arcivescovo ha rinnovato il suo appello a tutti coloro che attraversano l'isola a volgersi verso la speranza, e allontanarsi dalla disperazione: "La stagione dell'Avvento ci offre un nuovo inizio e una promessa di speranza per tempi migliori – ha detto - nel 2020,  forse quest'anno più che mai, abbiamo bisogno di idee e di ispirazioni che ci aiutino, durante le nostre ore di isolamento e di restrizione, a trovare quel barlume di luce, quella nota di gioia, quella promessa di consolazione. Il nostro calendario digitale del 2020 ci fornisce risorse utili durante il nostro viaggio d'Avvento”. "Dopo lo scoppio della pandemia, il popolo irlandese ha sopportato i tempi di prova con coraggio, resistenza e compassione.  Individui e comunità hanno fatto grandi sacrifici per la protezione della vita, della salute e del bene comune. Molti cristiani si sono prodigati in un generoso servizio e sostegno per i loro vicini, i solitari, gli isolati, i malati e le persone in lutto.  Fede, amore e speranza sono stati un grande sostegno in questi tempi difficili.  Mentre continuiamo, in solidarietà, a progredire insieme, invito tutti a far parte di #SharingHope in questo periodo di Avvento, utilizzando le risorse utili del nostro calendario e condividendole sui social media”, ha proseguito l’arcivescovo. "Le stagioni dell'Avvento e del Natale avvengono nel profondo dell'inverno, ricordandoci che Cristo è nato per portare la speranza in un mondo oscuro. Come diceva il profeta Isaia, ‘le persone che aspettano nelle tenebre vedono una grande luce’; durante l'Avvento, riflettiamo sull'eterno messaggio del Natale, cioè che Cristo è vivo e che Egli è la nostra speranza". "Mentre è stato un anno molto difficile per tutti noi a causa della pandemia di Covid, la stagione dell'Avvento offre un nuovo inizio e una promessa di speranza per tempi migliori – ha continuato il presule - ogni giorno d'Avvento, dietro una porta virtuale del nostro calendario, offriremo idee per aiutare a preparare spiritualmente la venuta di nostro Signore a Natale, come riflessioni ponderate e sfide per il cambiamento e la conversione. Nella nostra preparazione alla Sua venuta, stiamo attenti al momento inaspettato in cui il Signore viene a noi in altre persone, nelle nostre esperienze quotidiane, inclusa la sua presenza nei malati, nei poveri e negli estranei".   "Da domenica, fino a Natale, prendiamoci cinque minuti al giorno per riflettere, per trovare momenti di pace, per riscoprire il vero significato dell'Avvento e crescere spiritualmente in questa stagione", ha concluso monsignor Eamon. (RB)

27 novembre - GERMANIA #coronavirus Le celebrazioni dell’Avvento e del Natale anche on line sulla tv pubblica

A causa della pandemia da Coronavirus, il programma della televisione pubblica sarà ampiamente ampliato, quest'anno, durante il periodo dell'Avvento e del Natale, soprattutto la vigilia del 24 dicembre, sia per quanto riguarda le celebrazioni della Chiesa cattolica, sia per la Chiesa protestante. Ogni domenica d'Avvento, dunque le funzioni saranno trasmesse da Ard e Zdf. A riportarlo è il sito della Conferenza episcopale tedesca. "Sono molto grato alle emittenti per il loro grande impegno nonostante le difficili condizioni. In questo modo, milioni di persone possono godersi l'atmosfera dell'Avvento e del Natale nei loro salotti. Nonostante la pandemia, i servizi possono essere celebrati insieme, la comunità e la coesione possono essere vissute", è il commento di monsignor Gebhard Fürst, vescovo di Rottenburg-Stoccarda e presidente della commissione Giornalistica della Conferenza episcopale tedesca. "I servizi di culto televisivi e radiofonici hanno avuto finora un ruolo molto importante nel periodo del Coronavirus: questo è dimostrato da molte risposte positive. In questo momento molto difficile, ci danno forza e ci aiutano a sopportare le tensioni con pazienza. Soprattutto nel periodo dell'Avvento e del Natale molte persone li cercheranno. Pertanto, molti saranno molto grati per l'estensione dell’offerta", gli ha fatto eco il vescovo responsabile dei Media della Chiesa evangelica in Germania, Volker Jung. L'intera offerta nel periodo dell'Avvento e del Natale dedicato alla Chiesa cattolica è disponibile all’indirizzo: https://fernsehen.katholisch.de/fernsehgottesdienste/advents-und-weihnachtszeit2020 (RB)

27 novembre - ITALIA #coronavirus. Monsignor Boccardo negativo al tampone, oggi rientra nella diocesi di Spoleto

Tampone negativo e polmonite bilaterale interstiziale superata: buone notizie per Monsignor Renato Boccaro, Arcivescovo di Spoleto-Norcia. Ricoverato il 14 novembre presso il Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma perché positivo al Covid-19 e affetto da polmonite bilaterale, il presule viene dimesso oggi e potrà fare ritorno nella residenza episcopale di Spoleto. “Le sue condizioni di salute sono buone”, informa l’Ufficio stampa diocesano. Il presule “dovrà naturalmente osservare un congruo periodo di convalescenza”. Da Monsignor Boccardo anche il ringraziamento per “i medici e il personale sanitario che lo hanno assistito e per tutti coloro, innumerevoli, che gli hanno assicurato in queste settimane vicinanza, amicizia e preghiera, facendogli esperimentare l’unità e l’affetto della famiglia diocesana di Spoleto-Norcia”. Infine, l’Arcivescovo “accompagna con il pensiero e l’intercessione quanti - malati, famigliari ed operatori sanitari - stanno affrontando quotidianamente la lotta contro il virus”. (IP)

27 novembre - ITALIA Grazie alla collaborazione di Caritas Ambrosiana, detenuti accolti in appartamenti per alleggerire il sovraffollamento nelle carceri

A Milano, da marzo 30 detenuti stanno scontando gli ultimi mesi di pena negli appartamenti e nelle strutture messi a disposizione dalla Caritas Ambrosiana. Si tratta di soluzioni volte ad alleggerire gli istituti penitenziari, il cui sovraffollamento, già questa primavera, era risultato incompatibile con la gestione della pandemia. I detenuti, provenienti dalle carceri di San Vittore, Opera, Bollate, Lecco, Varese, Busto Arsizio, sono stati indicati dal magistrato di sorveglianza tra coloro che sarebbero stati esclusi perché sprovvisti di una propria abitazione. Negli alloggi individuati dalla Caritas, tre appartamenti a Milano, uno a Varese e l’ex casa del clero Villa Aldé a Lecco, grazie alla collaborazione dell’arcidiocesi di Milano, gli ospiti sono sottoposti alle misure di tutela previste dall’Ufficio per l’esecuzione penale esterna, e quindi, riferisce un comunicato, continuano a essere soggetti a restrizioni della loro libertà personale e ai controlli di polizia. “Le persone che abbiamo accolto sono molto grate dell’opportunità che hanno avuto e stanno vivendo questo periodo difficile con una maggiore serenità di quella che avrebbero avuto stando in cella, pur rimanendo a tutti gli effetti dei detenuti - spiega il direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti -. Ci dicono che proprio in questi mesi hanno avuto occasione di riflettere su quello che hanno fatto, segno evidente che questa è la strada che le istituzioni devono intraprendere se vogliono riabilitare le persone e non solo affrontare la cronica debolezza del nostro sistema penitenziario che la crisi sanitaria ha solo acuito”. Per il direttore di Caritas Ambrosiana le istituzioni devono moltiplicare gli sforzi per assicurare che quelle misure, in parte già previste, possano essere applicate effettivamente anche a chi si trova in maggiore difficoltà. “Noi siamo pronti a fare la nostra parte” sottolinea Gualzetti. Il direttore di Caritas Ambrosiana aggiunge che “oggi per ragioni di tutela della salute, in Lombardia i volontari non possono più entrare nei penitenziari, con rarissime eccezioni” e che è necessario trovare nuove modalità che consentano, anche in questo difficile momento, attività di risocializzazione come la scuola, valutando la passibilità di offrire ai detenuti la didattica a distanza”. (TC)

27 novembre - MONDO Grazia, umanità e tenerezza. Le Madonne di Raffaello: per alzare lo sguardo in tempi difficili. Nuovo libro libro pubblicato dalle Edizioni Terra Santa 

Uno stimolo ad alzare lo sguardo, a non fermarsi alla fatica oggettiva che stiamo vivendo. Suggeriscono questo “Le Madonne di Raffaello” secondo Rosa Giorgi, direttrice del Museo dei Cappuccini di Milano, che alle sublimi figure della Vergine dipinte dal maestro rinascimentale ha dedicato uno studio pubblicato dalle Edizioni Terra Santa e una serie di lezioni online riservate ai lettori del libro. Tenerezza, armonia, serenità si irradiano dallo sguardo della Madonna d’Alba della National Gallery of Art di Washington: un olio su tavola emblematico in cui Maria, inserita in un paesaggio meraviglioso, sorregge il bambino Gesù ed è protesa ad accogliere san Giovannino. In una mano tiene la Sacra Scrittura, certezza che non fa vacillare. Il momento storico rappresentato è il rientro dalla fuga in Egitto, ma la drammaticità è sublimata dalla fiducia scritta negli occhi della Vergine. L’attimo eternato dal pennello di Raffaello la ritrae in una posizione non comoda, quasi instabile, ma la scena comunica un profondo equilibrio. “È questa la sprezzatura, –spiega Rosa Giorgi a Vatican News –la capacità di Raffaello di rendere all’occhio, semplice, naturale, immediato, ciò che invece è frutto di lungo lavoro, fatica e applicazione”.  Dietro la naturalezza di alcune posture, la rappresentazione di vari soggetti ed elementi simbolici cari alla tradizione popolare come il garofano, il manto o il velo, si nasconde uno studio attento e sapiente condotto dall’urbinate. Nello Sposalizio della Vergine della Pinacoteca di Brera, ad esempio, il tempio sullo sfondo è frutto di uno straordinario esercizio di architettura. Se ne accorse anche Vasari secondo il quale in questo dipinto Raffaello superò il maestro Perugino”. Dagli occhi gonfi di lacrime della Pala Baglioni, all’intimità familiare della Sacra Famiglia di Monaco, dalla regalità della Vergine del Prato alla dolcezza della Madonna della Seggiola. Eleganza formale, equilibrio, grazia e perfezione: le Madonne di Raffaello sono tutto questo.  Profondamente umane, ma abitate dal divino. Sorridenti, pacate, mai turbate. “Molti sentimenti attraversano il loro volto: impensierite, protettive, in atteggiamento di sequela, mai spaventate”. Anche quando il volto della Vergine tradisce preoccupazione per il futuro del bambino, è sempre la speranza ad avere l’ultima parola.  Durante i 37 anni della sua breve esistenza Raffaello ha dipinto almeno 50 Madonne. Avvolta nel mistero è quella rappresentata nell’affresco sulle pareti della casa paterna: ancora controversa l'attribuzione, si ipotizza sia stato eseguito all’età di appena 14 anni. Il fascino del mondo classico, la formazione peruginesca, l’influenza di Leonardo emergono nelle varie opere di Raffaello che si avvicendano lungo le pagine del libro, attraverso dettagliate riproduzioni a colori. “Il tema della Madonna con Bambino – continua Rosa Giorgi - era molto richiesto dalla committenza. Raffaello esegue diverse tavole di piccola o media dimensione: si esercita su questo tema, giungendo alla definizione di un suo prototipo che poi ripeterà anche nelle grandi pale di altare come L’Incoronazione della Vergine dei Musei Vaticani”. Una donna dalla carnagione chiara e dai lineamenti sottili; dai capelli rigorosamente biondi, come l’oro che sin “dall’epoca medievale evoca regalità e divinità”: Maria, così come ce la consegna il pennello di Raffaello, è regina, corredentrice e, nella familiarità e quotidianità dei gesti, teneramente mamma.  (PO)

27 novembre - GERMANIA #coronavirus Monsignor Overbeck: pandemia mette in evidenza la fragilità umana  

Fragilità e speranza: queste le parole chiave della pandemia, secondo monsignor Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen e presidente della Commissione per le Questioni sociali della Conferenza episcopale tedesca, che attraverso il sito dell’Episcopato lancia un appello alla società, alla politica e alla Chiesa. Il presule ricorda che la pandemia di Coronavirus mette in evidenza la fragilità e la vulnerabilità dell'esistenza umana e pone domande fondamentali sulla nostra convivenza sociale. Tra le osservazioni centrali sull'attuale crisi, ci sono l'evidente necessità del benessere sociale e dello Stato sociale; il rafforzamento della consulenza politico-scientifica e una valutazione dei processi basata sui fatti, oltre al rinnovato, grande interesse per le questioni etiche. Monsignor Overbeck, nella sua riflessione, riprende il tema della fraternità, che Papa Francesco sostiene nella sua recente enciclica sociale ‘Fratelli tutti’, e che va inteso in particolare come espressione del principio etico-sociale fondamentale della solidarietà. Inoltre, la famiglia ha bisogno di essere rafforzata e, in vista della giustizia intergenerazionale, è necessaria un'attenzione particolare per i bambini e i giovani. Le misure di politica sociale dovrebbero, quindi, secondo il presule, fornire un sostegno mirato alle persone e ai settori, ma non dovrebbero spostare indebitamente gli oneri verso il futuro. Inoltre, si sottolinea il valore dei processi di negoziazione democratica e si chiede la solidarietà su scala europea e globale. Il testo sostiene la necessità di porre al centro l'essere umano come "portatore, creatore e fine di tutte le istituzioni sociali", riconoscendolo "nella sua dignità donatagli da Dio, dalla quale ha diritto alla libertà e alla responsabilità per lo sviluppo delle sue risorse". La Chiesa stessa sente "il cambiamento e la vulnerabilità delle strutture cresciute" e deve essere, secondo il vescovo Overbeck, in questo tempo "una Chiesa che apprende e ascolta e che accompagna la ricerca delle tracce di Dio in questo tempo e nella realtà in modo nuovo". (RB)

27 novembre - TERRA SANTA Nuovi restauri nella Tomba di Lazzaro a Betania

VNS – 27nov20 – A Betania, in Terra Santa, la tomba di Lazzaro è stata resa più accessibile grazie ad una serie di interventi, durati cinque mesi, realizzati nell’ambito del progetto “Betania Ospitabile”. Ne dà notizia la Custodia di Terra Santa. Nel corso dei lavori sono stati scoperti due ossari contenenti alcune ossa, ancora da studiare e da datare. Osama Hamdan, coordinatore del progetto spiega che “la cosa più preziosa rimangono i rilievi e gli studi effettuati per approfondire la conoscenza di un sito archeologico davvero complesso”. Nel corso dei secoli, infatti, sono state edificate quattro chiese nei pressi della tomba di Lazzaro, che dal XIV secolo confina con la Moschea Al-Uzeir. Due secoli dopo i frati francescani hanno scavato il nuovo accesso, quello appunto appena restaurato. Gli interventi realizzati rappresentano un nuovo passo in avanti nella riscoperta e nel rilancio di Betania, l’araba Al-Azariya, il villaggio di Marta, Maria e Lazzaro, dove da oltre tre anni sono impegnati il Mosaic Centre di Gerico e l’Associazione “Pro Terra Sancta” con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo. Visitando l’area, nei giorni scorsi, il console generale d’Italia a Gerusalemme Giuseppe Fedele, ha precisato che “il sito ha un enorme interesse storico, archeologico e monumentale, e rappresenta anche oggi una bella testimonianza di convivenza, coesistenza e dialogo tra le religioni visto che ospita un sito religioso musulmano e una serie di siti cristiani”. La pensa allo stesso modo il sindaco di Betania, Issam Faroun, che sottolinea quanto importante sia sviluppare l’unità tra musulmani e cristiani. “Vogliamo salvare questo patrimonio, di cui siamo molto orgogliosi - ha aggiunto - per questo siamo molto riconoscenti al governo e alla Cooperazione Italiana, a “Pro Terra Sancta” e a tutto il team di persone che hanno svolto questi importanti lavori, e intendiamo continuare a costruire nel futuro l’unità nell’antica città di Al-Azariya”. (TC)

26 novembre -  FRANCIA - Confermato il limite di 30 persone alle Messe. Il rammarico dei vescovi che chiedono una vera consultazione

 Resta in vigore per il momento il limite delle trenta persone alle celebrazioni religiose in Francia. Nonostante le proteste dei vescovi e degli altri rappresentanti dei culti e l’impegno dell’Esecutivo a correggere il provvedimento, il Presidente Emmanuel Macron ha confermato stamani la sua decisione, alla luce - ha spiegato - dell’attuale “situazione epidemiologica”. I vescovi hanno preso atto con rammarico della situazione, ma in un nuovo comunicato, ribadiscono che “i protocolli presentati dalle varie religioni avrebbero potuto rendere le decisioni più facilmente applicabili ed eque” e si interrogano sui “reali criteri utilizzati dal governo per fissare le condizioni di questo confinamento”. “I culti – affermano - non possono certamente essere paragonati alle attività commerciali,  ma trattare le religioni in questo modo significa considerare la fede di milioni di credenti come accessoria. Questo è un grave errore per tutta la nostra società”. "Il Primo ministro – prosegue la nota della Conferenza episcopale –  si è impegnato ad aprire subito la discussione per consentire quanto prima una soglia proporzionale alle dimensioni degli edifici”. La Cef chiede però “una vera ed efficace consultazione per raggiungere un accordo” e si riserva “il diritto di utilizzare i mezzi legali appropriati”. I vescovi ribadiscono, infine, “il pieno e totale impegno dei cattolici nella lotta contro questa epidemia e il loro desiderio di servire il bene maggiore della nostra società”. (LZ)

26 novembre ECUADOR Verso le presidenziali. Giustizia e pace: politica sia onesta e responsabile del bene comune

Si avvicinano, in Ecuador, le elezioni presidenziali: il 7 febbraio 2021, infatti, gli aventi diritto dovranno scegliere il successore dell’attuale Capo dello Stato, Lenín Moreno, in un clima che si preannuncia piuttosto teso. Diverse, infatti, le denunce e i reclami già presentati nei mesi scorsi per ritardi nell’organizzazione delle votazioni. Di fronte a tale scenario, la Commissione episcopale Giustizia e pace ha diffuso una nota in cui si insiste sul principio di una democrazia intesa come “un processo permanente che ha il sostegno dei partiti politici, delle organizzazioni della società civile e dei cittadini e che mira a cercare lo sviluppo e la soluzione dei problemi della nazione”, in un’ottica di “responsabilità”. Purtroppo, deplorano i vescovi, “in Ecuador la maggior parte degli schieramenti politici ha abbandonato i suoi principî costitutivi, divenendo una sorta di ‘negozio elettorale’ in cui le decisioni vengono prese senza alcuna consultazione o partecipazione effettiva degli aderenti”. Non solo: Giustizia e pace mette in luce l’attuale processo degenerativo che sta eliminando “virtualmente la differenza tra partiti e movimenti” politici, con il risultato di avere come candidati alla poltrona di Capo dello Stato delle persone “impreparate, ma che portano voti solo per la loro fama”.  Una simile designazione dei candidati è “illegale e antidemocratica”, si legge ancora nella nota, e serve solo a “vincere le elezioni”. Ma in conseguenza di ciò, è l’amara considerazione di Giustizia e pace, c’è chi pensa che “la politica sia solo per i delinquenti ed i corrotti” e che quindi le persone oneste non debbano impegnarvisi. Tuttavia, pensarla in questo modo “è irresponsabile – ammoniscono i vescovi – perché così si lascia il campo libero alla corruzione, si diventa complici di omissione, in quanto non si interviene pur conoscendo la realtà” e, soprattutto, “si mette a rischio l’intero Paese e il suo futuro”. Al contrario, “se è consapevole, responsabile, dignitosa e onesta”, conclude la Commissione episcopale, “la partecipazione politica ha una dimensione etica superiore e ineccepibile, perché cerca lo sviluppo, la pace e la soddisfazione dei bisogni di tutti, in particolare dei più deboli e poveri”. (IP)

26 novembre -  ITALIA “Sguardi d’Avvento verso il Natale”: sussidio cinematografico della CEI per vivere la nascita del Signore

Un percorso cinematografico per aiutare operatori pastorali e della comunicazione, educatori, catechisti, famiglie a vivere il tempo di Avvento “con uno spirito di resilienza e fiducia”: vuole essere questo “Sguardi d’Avvento verso il Natale”, il sussidio realizzato dalla Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) della Conferenza episcopale italiana (Cei), in preparazione alla nascita del Signore. Il documento è a cura di don Andrea Verdecchia, membro della Cnvf nonché direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi di Fermo, e presenta quattro temi chiave, ovvero nostalgia, memoria, ricerca e incontro, legati ad altrettanti titoli: “Tutto il mondo fuori”, “La vita davanti a sé”, “L’altro volto della speranza” e “Bar Giuseppe”. Ad ogni tema è abbinato un approfondimento, scelto tra le opere della storia del cinema o tra i titoli di maggior richiamo degli ultimi decenni. Il testo “indica un tracciato”, spiega Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali, così da “recuperare uno sguardo che sappia andare oltre l’emozione del momento”, superando “l’emergenza del tempo presente” per andare al cuore del messaggio natalizio. “Si tratta – aggiunge – di una spinta verso la ricerca di un Dio che cerca gli uomini e le donne nelle loro fragilità e di un bisogno di salvezza che fa parte della natura umana”. Il Sussidio è anche “un modo per essere più vicini alla realtà e, allo stesso tempo, al Vangelo”, spiegano nell’introduzione Massimo Giraldi e Sergio Perugini, rispettivamente presidente e segretario della Cnvf. E ciò è tanto più vero in questo anno, “segnato dall’emergenza sanitaria” provocata dal coronavirus. Per questo, la Commissione Cei vuole accompagnare le comunità ecclesiali con una serie di consigli cinematografici “in chiave pastorale, andando a scandagliare la realtà odierna di un’umanità in affanno, ma desiderosa di riscatto”. (IP)

26 novembre - MESSICO Chiesa e Caritas in appoggio alla raccolta di medicinali intrapresa dal governo

Un appello accorato e commosso finalizzato alla donazione di medicinali per le persone in difficoltà è stato firmato a sei mani da monsignor Alfonso Gerardo Miranda Guardiola, segretario generale della Conferenza episcopale messicana; da monsignor Gustavo Rodríguez Vega, presidente nazionale di Caritas Messico; e da monsignor Domingo Díaz Martínez, presidente della Commissione episcopale per il Ministero della Salute e pubblicato sul sito dei vescovi del Messico. “A seguito della contingenza generata dal Covid-19 abbiamo vissuto momenti difficili sotto tutti gli aspetti e tutti abbiamo sofferto in un modo o nell'altro, tuttavia, c'è chi ha sofferto più degli altri, oggi ci riferiamo soprattutto ai malati – scrivono i presuli - la dimensione della pandemia e i suoi effetti anche di tipo socio-economico, vanno al di là delle previsioni di ogni governo, sia nel nostro Paese che in qualsiasi altro, per cui tutti noi che costituiamo la nostra nazione dobbiamo unirci per collaborare e contribuire a superare gli effetti negativi che subiamo”. “A causa della pandemia, diversi ospedali sono stati costretti a dedicare uno spazio delle loro strutture alla zona Covid, altri sono stati trasformati – ricordano ancora -  molti non hanno le forniture necessarie per assistere i pazienti, infatti, a fronte della domanda, il budget a loro destinato non è mai sufficiente. Inoltre, i farmaci devono essere ordinati con largo anticipo”. “Inoltre, i parenti dei malati che si trovano negli ospedali non hanno i kit di protezione individuale necessari per entrare in ospedale, cosicché quando entrano, sono notevolmente esposti – incalzano i presuli – oppure, se li hanno, sono di bassa qualità, il che li espone ugualmente al virus e infatti è successo che diversi si sono infettati. Questa stessa realtà è sofferta da molti volontari della nostra Caritas”. “Di fronte a questa situazione, chiediamo a tutto il popolo messicano di unirsi a questo aiuto inclusivo per tutti coloro che soffrono per le cause sopra descritte, ma che ne hanno urgente bisogno. Il granello di sabbia di ognuno di noi fa la differenza, e con esso salviamo delle vite. Non smettere di aiutare, perché tutti abbiamo bisogno di tutti. È possibile donare medicine in qualsiasi centro Caritas vicino a voi oppure fare una donazione in denaro che verrà utilizzato per l’acquisto di farmaci mancanti per chi ne ha bisogno. Grazie”, concludono. (RB)

26 novembre - ITALIA La Commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi” invita religiosi e laici a pregare per l’Etiopia il 27 novembre

La Commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi”, in occasione del suo appuntamento di preghiera mensile per la pace, in ricordo dello storico incontro interreligioso voluto da San Giovanni Paolo II, il 27 ottobre 1986, ha invitato religiosi e laici, in un comunicato stampa diffuso oggi, a pregare, nell’arco della giornata del 27 novembre, per l’Etiopia, dove la popolazione della regione del Tigrai “vive una situazione di grande instabilità tra rappresaglie di gruppi armati e intervento dell’esercito nazionale”, e dove – spiega monsignor Domenico Sorrentino, vescovo della diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino - il conflitto rischia di allargarsi all’intera regione del Corno d’Africa e ad altre nazioni che paiono approfittare della confusione per soffiare sul fuoco del conflitto e renderlo ancora più distruttivo”. “Non dimentichiamo – ha osservato il presule - che si tratta di popolazioni già provate dalla miseria e da un sistema economico che produce anch’esso distruzione e morte” e “non dimentichiamo che anche in quella regione, come ormai in tutto il mondo, la diffusione del contagio pandemico – ha continuato - produce vittime e sofferenze. Se la pace non è solo assenza di guerra, pregheremo anche perché termini quanto prima la diffusione pandemica”. Nel comunicato, inoltre, monsignor Sorrentino ha ribadito la sua vicinanza alle popolazioni sofferenti del Nagorno Karabak. “Gioiamo - ha affermato - per l’accordo che è stato siglato e che auspichiamo possa garantire il tacere delle armi e della violenza e contribuire a salvaguardare l’incolumità di tutti". “Sappiamo bene – ha spiegato - che già in altre occasioni gli accordi non si sono mostrati affidabili nel tempo e che anche l’attuale patto non ha trovato il pieno consenso delle popolazioni dei due Stati belligeranti. Ciononostante siamo consapevoli che quantomeno la sospensione del conflitto risparmia vite umane, distruzioni e sofferenze” ha concluso. (AP)

26 novembre - COLOMBIA Sabato 28 novembre inaugurazione dell'Istituto Teologico di Vita Consacrata d'America (ITVCA)

Sabato 28 novembre, tra le 10.00 e le 11.00 (ora colombiana), i Missionari Clarettiani d’America (MICLA) inaugureranno, attraverso la piattaforma Zoom, l'Istituto Teologico di Vita Consacrata d'America (ITVCA), con l’obiettivo principale di fornire una formazione teologica, pastorale, integrale e accademica alle persone consacrate e agli altri discepoli missionari della Chiesa in America Latina. Nel corso dell’evento, il cui motto è "Camminare insieme nel continente della speranza", è prevista una Lectio Inaguralis di suor Liliana Franco, ODN (Presidente CLAR - Confederazione latinoamericana dei religiosi e delle religiose) e suor Teresa Maya, CCVI (ex Presidente LCWR - Leadership Conference of Women Religious) dal titolo: "’Davanti alle ombre e alle speranze dell'America’: Cosa possiamo aspettarci dall'ITVCA. Collegamento virtuale:https://us02web.zoom.us/j/84857687148 (AP)

26 novembre - VATICANO Munizioni a grappolo. Jurkovič: serve sforzo globale per un mondo più sicuro

“Prevenire le devastanti conseguenze delle munizioni a grappolo”: questo l’appello lanciato ieri da Monsignor Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto alla seconda Conferenza di revisione della Convenzione sulle munizioni a grappolo, svoltasi in modalità virtuale. “Come uno dei primi Stati a ratificare tale Convensione – ha detto il presule - la Santa Sede rimane pienamente impegnata nella sua attuazione e ha continuato ad incoraggiare altri Stati a riaffermare il valore preminente e intrinseco della dignità umana e la centralità della persona umana”. Esprimendo, poi, il suo rammarico per il fatto che l’obiettivo di 130 Stati firmatari, stabilito cinque anni fa, non sia stato ancora raggiunto, l’Osservatore ha sottolineato che “è ancora più deplorevole e preoccupante il fatto che le munizioni a grappolo continuino ad essere utilizzate in alcuni conflitti, provocando nuove vittime”. Centrale, quindi, il richiamo dell’Osservatore affinché la comunità internazionale agisca con urgenza per attuare universalmente la Convenzione, perché “quanto più investiamo nel disarmo, tanto meno avremo bisogno di spendere per l'assistenza umanitaria” delle vittime. “La Santa Sede – ha concluso Monsignor Jurkovič – rinnova il suo appello a tutti gli Stati che sono al di fuori della Convenzione” affinché “partecipino agli sforzi globali per costruire insieme un mondo più sicuro”, perché “lo dobbiamo alle troppe vittime del passato e alle potenziali vittime” del futuro, “le cui vite possiamo proteggere attuando pienamente la Convenzione”. Oggi, invece, l’Arcivescovo Jurkovič è intervenuto alla 111° sessione del Consiglio dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni: ribadendo, in primo luogo, che “la migrazione è un fenomeno naturale e una realtà umana da tempo immemorabile”, il presule ha evidenziato tuttavia come la sua espansione necessiti “un approccio più determinato per migliorarne la gestione”. “È deplorevole infatti – ha detto - che, mentre la manodopera dei migranti è molto richiesta, essi sono poi spesso respinti e sottoposti ad atteggiamenti utilitaristici da parte di molte persone, all’interno delle società che li ricevono”. E questa “triste realtà” è “una contraddizione evidente – ha affermato Monsignor Jurkovič - che nasce dal porre gli interessi economici al di sopra degli interessi della persona umana” e che, in tempo di pandemia da Covid-19, è tanto più evidente, perché “molti dei lavoratori essenziali più colpiti sono stati i migranti”. (IP)

26 novembre - MONDO Giovani cristiani del mondo uniti per chiedere ai leader politici e religiosi mondiali un’azione immediata per la giustizia climatica

Giovani cristiani del mondo uniti per chiedere ai leader politici e religiosi mondiali un’azione immediata per la giustizia climatica. All’appello lanciato on line nei giorni scorsi da diverse sigle ecumeniche europee,  insieme alla Junge Buddhisthe Union, stanno unendosi vari movimenti e organizzazioni cristiane alle quali si è aggiunto anche il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc).   "La distruzione prolungata e continua della Terra, la nostra casa comune, va direttamente contro i valori e gli insegnamenti che noi, giovani credenti, abbracciamo e sosteniamo", esordisce il testo pubblicato sul sito del Wcc. “Sentiamo la responsabilità di rimettere in discussione il nostro attuale stile di vita che sta causando danni e distruzione su vasta scala agli abitanti della Terra, umani e animali, e sconvolgimenti negli ecosistemi e riconosciamo che dobbiamo rivedere la nostra idea di ‘progresso’ per realizzare un mondo più giusto ed equo per tutti”. Di qui l’impegno dei giovani cristiani “a lavorare alla ricerca di soluzioni e strategie per ridurre l’impronta di carbonio e ad implementarle nella vita quotidiana , ma anche per un mondo “verde e più giusto”. “È fondamentale non solo agire come individui, ma anche ritenere chi ha il potere decisionale responsabile delle proprie azioni”, sottolineano le organizzazioni giovanili che esortano i leader politici europei alla solidarietà con chi già soffre per le conseguenze del cambiamento climatico: “Li esortiamo a trovare soluzioni che non siano solo motivate dal profitto, ma anche eco-sostenibili”. I giovani si rivolgono anche ai leader religiosi perché mostrino “la leadership necessaria e guidare le nostre comunità verso un mondo più prospero ed ecologico”, basandosi sui principi della loro fede.   Infine, l’invito a guardare alle generazioni future: “Riconosciamo che il nostro pianeta non appartiene solo a noi, ma a coloro che devono ancora venire e dobbiamo prendere in considerazione il futuro. Ce lo chiede il nostro credo religioso e morale”, conclude l’appello. (LZ)

26 novembre - POLONIA Nuova eparchia di Olsztyn-Gdańsk. Il presidente dei vescovi: anche in pandemia aperti all’azione dello Spirito Santo

Arrivano per iscritto le congratulazioni del presidente della Conferenza episcopale polacca, monsignor Stanisław Gądecki, al prossimo vescovo, padre Arkadiusz Trochanowski, che reggerà la nuova eparchia Olsztyn-Gdańsk della Chiesa greco-cattolica in Polonia la cui creazione è stata annunciata ieri dalla Santa Sede. La lettera è stata pubblicata sul sito dell’Episcopato polacco: “Confido che le decisioni prese contribuiranno al rafforzamento e allo sviluppo della Chiesa greco-cattolica in Polonia”, si legge. La creazione della nuova diocesi è legata alla riorganizzazione strutturale di due diocesi, cioè l'Arcidiocesi di Myslišsko-Varsovia e l'Arcidiocesi di Breslavia-Kosalinska. “La decisione del Santo Padre ha un carattere storico e rivoluzionario per tutta la Chiesa cattolica in Polonia, in particolare per i fedeli della Chiesa greco-cattolica – continua il presule - in questa occasione vorrei fare i migliori auguri ai vescovi, ai sacerdoti e a tutti i fedeli, soprattutto ai diocesani della nuova parrocchia. In un momento difficile di pandemie e di disordini sociali per tutti noi, vi auguro di continuare ad essere aperti all'azione dello Spirito Santo, allo sviluppo delle comunità parrocchiali e alla cura pastorale dei fedeli greco-cattolici in Polonia”. Come detto, a guidare la nuova eparchia, sarà padre Arkadiusz Trochanowski, ex parroco di Wałcz. Formatosi in filosofia e teologia presso il Seminario di Lublino, è stato incardinato nell'eparchia della Chiesa greco-cattolica di Breslavia e Danzica; È stato ordinato sacerdote il 29 luglio 2000 a Breslavia dalle mani del vescovo Włodzimierz R. Juszczak, vescovo dell'eparchia di Breslavia-Danzica. I confini della nuova eparchia coincidono con i confini delle seguenti metropoli della Chiesa latina: Warmia, Danzica, Białystok e la diocesi di Płock della metropoli di Varsavia. La sua sede sarà Olsztyn, e la chiesa cattedrale della Chiesa ortodossa di Pokrow della Madonna. La nuova eparchia sarà incorporata nella metropoli di Przemysl e Varsavia della Chiesa greco-cattolica in Polonia. (RB)

26 novembre - COLOMBIA Arcidiocesi di Bogotà: sabato 28 novembre “Preghiera del mattino” per l’umanità in difficoltà

L’arcidiocesi di Bogotà ha invitato i cattolici, sabato 28 novembre, dalle 5 alle 8, ad un ritiro spirituale, dal titolo la “Preghiera del mattino”, per pregare per questo momento difficile che sta attraversando l’umanità, illuminati dal Salmo "O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco". Monsignor Pedro Manuel Salamanca Mantilla, vescovo ausiliare dell'arcidiocesi, in un videomessaggio diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, ha parlato di un'alba spirituale in cui i fedeli incontreranno Dio, incentrata sul testo delle Beatitudini (Mt 5,1-12). "Come Chiesa di Bogotá – ha affermato il presule - vogliamo essere sale della terra e luce del mondo, sappiamo che se non vivremo nello spirito delle Beatitudini, non potremo essere quella luce”. Questo momento di fede, speranza e carità, al quale sono invitati tutti i fedeli, sarà trasmesso dal canale cattolico Cristovisión e dal canale YouTube dell'arcidiocesi di Bogotá. (AP)

26 novembre - BELGIO Da oggi la tradizionale mostra dei presepi delle comunità straniere nella cattedrale di Bruxelles

Viene inaugurata oggi nella cattedrale di Saints-Michel-et-Gudule a Bruxelles affinché tutto sia pronto per questa prima domenica di Avvento, la consueta mostra di presepi fatti dalle comunità straniere presenti nel Paese. Lo si legge sul sito della Conferenza episcopale del Belgio. “L'universalità della nostra fede in questo mistero dell'Incarnazione sarà sottolineata da presepi che riflettono culture e sensibilità molto diverse”, scrivono i vescovi, così, secondo una tradizione ormai consolidata, la Cattedrale ospiterà, da domenica 29 novembre a domenica 3 gennaio 2021, una ventina di presepi portati da diverse comunità cattoliche di origine straniera presenti a Bruxelles, senza dimenticare il grande presepe della Cattedrale con figure a grandezza naturale, realizzato in carta su rete metallica da Annette Van Ingelgem. Canon Raymond Van Schoubroeck, decano emerito del Centro di Bruxelles, è stato l'iniziatore di questa bella iniziativa all'inizio degli anni Novanta. In precedenza aveva avviato la cura pastorale delle Comunità cattoliche di origine straniera di cui l'abate Eric Vancraeynest è attualmente responsabile. Questa iniziativa ha un duplice scopo: prima di tutto, offrire uno spazio di meditazione e di meraviglia, aperto a tutti, e un'alternativa non commerciale delle feste natalizie. Il secondo obiettivo è quello di aprire la cattedrale a queste comunità che hanno, così, l'opportunità di farsi conoscere e riconoscere non solo dalle altre componenti della Chiesa di Bruxelles, ma da tante persone di passaggio. Quest'anno saranno in esposizione presepi realizzati da comunità albanesi, brasiliane, caldee, cinesi, coreane, coreane, spagnole (comunità di lingua spagnola di St Gilles, Riches Claires, Schaerbeek), giapponesi, maronite, filippine, polacche, portoghesi, rumene, slovacche, ucraine. L’orario di apertura è dalle 9 alle 18. (RB)

26 novembre - MONDO “Libera i tuoi prigionieri”: il rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre su cristiani detenuti a causa della fede

Ogni mese, più di 300 cristiani in 50 Paesi del mondo vengono imprigionati ingiustamente a causa della loro fede: è il drammatico dato che emerge dal Rapporto “Libera i tuoi prigionieri. Un rapporto sui cristiani ingiustamente detenuti per la loro fede”, redatto dalla Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs). Lo studio riporta casi specifici di cristiani detenuti soprattutto in quattro Paesi (Nigeria, Eritrea, Pakistan e Cina), analizzando la prigionia per motivi di coscienza, la detenzione arbitraria, i processi ingiusti, le condizioni carcerarie inadeguate, i casi di tortura e di pressione per indurre le persone ad abbandonare la fede. In Nigeria, ad esempio, “il sequestro di cristiani rappresenta il fenomeno più grave. Ogni anno più di 220 fedeli vengono rapiti e imprigionati ingiustamente da gruppi di miliziani jihadisti. I sequestri di persona a scopo di riscatto sfociano spesso in uccisioni di sacerdoti protestanti e cattolici”. Lo stesso dicasi per l’Egitto, dove “giovani donne cristiane copte vengono rapite e costrette a sposare i loro rapitori non cristiani”, mentre “in Eritrea si stimano più di mille fedeli cristiani ingiustamente detenuti”. Guardando all’Asia, lo scenario è altrettanto grave: in Pakistan, “annualmente si verificano circa mille casi di conversioni forzate di ragazze e giovani donne cristiane e indù”, mentre in Corea del Nord si contano “circa 50mila cristiani nei campi di lavoro, cioè quasi il 50 per cento del totale dei detenuti”. In Myamar, inoltre, si calcola che, a partire dal 2018, l’esercito abbia interrogato e arrestato 100 pastori e reclutato con la forza studenti cristiani. Il Rapporto sottolinea anche “l’impatto devastante e senza precedenti” che il Covid-19 ha avuto sulla ingiusta detenzione. In particolare, spiega Acs, “tre fattori-chiave hanno causato un peggioramento della situazione: in primo luogo, la chiusura parziale o totale dei Tribunali e di altre attività legali ha causato ulteriori ritardi per i cristiani reclusi in attesa di appello”; in secondo luogo, “dal momento che le funzioni religiose si sono spostate online in risposta al virus e in linea con il lockdown e le altre misure di sicurezza, i governi autoritari hanno potuto aumentare la sorveglianza e la repressione di coloro che sono stati trovati a partecipare a presunte attività illegali”; infine, la pandemia “ha fornito ai persecutori l’opportunità di colpire mentre tutte le attenzioni erano rivolte a fronteggiare l’emergenza del coronavirus”. Aiuto alla Chiesa che soffre ricorda, poi, che “come è stato dimostrato in numerosi Rapporti specializzati, i cristiani costituiscono la comunità religiosa più presa di mira”. Secondo il Pew Research Center, infatti, “l’ingiusta detenzione di cristiani, sia da parte degli Stati che di soggetti non governativi, emerge come una violazione dei diritti umani in 143 Paesi in cui vi sono gravi vessazioni”. Ma il Rapporto evidenzia anche un alto numero di “gruppi religiosi minoritari colpiti da ingiusta detenzione” e ribadisce quindi la necessità di “agire tempestivamente” perché “per troppo tempo l’odio religioso è stato sottovalutato nella spiegazione del fenomeno della ingiusta detenzione”, mettendo sempre più a rischio le minoranze religiose. Da sottolineare che lo studio di Acs si apre con due figure-simbolo della persecuzione a causa della fede: la prima è Asia Bibi, la donna cristiana pakistana falsamente accusata di blasfemia e imprigionata per nove anni. È lei a firmare la prefazione del Rapporto e a ricordare che “è tempo di dire la verità a coloro che hanno il potere perché chi, sfidando la legge, detiene persone innocenti finalmente venga assicurato alla giustizia. È tempo che i governi agiscano. È tempo di manifestare in difesa delle nostre comunità di fedeli, vulnerabili, povere e perseguitate. Non dobbiamo fermarci finché l’oppressore non senta finalmente il nostro grido: “Libera i tuoi prigionieri”. La seconda figura ricordata è invece quella di Padre Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria il 29 luglio 2013: “Poche persone si sono occupate di libertà religiosa quanto lui, pochi hanno sofferto più di lui per le proprie convinzioni”, sottolinea Acs, che conclude: “Padre Paolo è uno dei cinque sacerdoti,  tra cui due vescovi, rapiti da Daesh (Isisi) in Siria nel 2013: uomini di fede di cui non si conosce il luogo di detenzione né è dato sapere se siano morti o ancora vivi”. (IP)

26 novembre - STATI UNITI Nota di chiarimento dei vescovi sui due nuovi vaccini anti-Covid: il loro uso “non è immorale”

 Essere vaccinati con i nuovi vaccini anti-Covid-19 della Pfizer Inc. e di Moderna “non è immorale”. È quanto chiariscono in una nota i presidenti dei dipartimenti per la Dottrina e  per le Attività pro-vita della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) che rispondono così alle riserve espresse da alcuni sui due vaccini in quanto in quanto derivanti da cellule prelevate da feti abortiti. In realtà, affermano monsignor Joseph F. Naumann e monsignor Kevin C. Rhoades, “né il vaccino della la Pfizer, né quello di Moderna derivano da tessuto fetale di bambini abortiti, sia nella fase di progettazione e sviluppo sia in quella di produzione”, pur riconoscendo che: “Qualche collegamento con l’aborto c’è, dal momento che sia Pfizer sia Moderna hanno fatto uso di cellule contaminate per uno dei test sui loro prodotti”.  Si tratta comunque di un collegamento “relativamente remoto”, precisano.  L’affermazione per cui, secondo la dottrina cattolica, essere vaccinati con un vaccino “in qualche modo collegato con l’uso di linee cellulari contaminate è immorale” è dunque “imprecisa”, afferma la nota pervenuta all’agenzia Cns. I due vescovi citano in particolare tre documenti vaticani sulla questione: uno studio del 2005 della Pontificia Accademia per la Vita (Pav) "Riflessioni morali sui vaccini preparati da cellule derivate da feti umani abortiti" , l’Istruzione "Dignitas personae  su alcune questioni di bioetica" pubblicata nel 2008 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in particolare i paragrafi n. 34-35; e la Nota pubblicata nel 2017 dalla stessa Pav circa l’uso dei vaccini che chiarisce ulteriormente la questione in riferimento alle vaccinazioni infantili. Quest’ultimo documento precisa che “le linee cellulari attualmente utilizzate sono molto distanti dagli aborti originali e non implicano più quel legame di cooperazione morale indispensabile per una valutazione eticamente negativa del loro utilizzo” e che quindi “le caratteristiche tecniche di produzione dei vaccini più comunemente utilizzati in età infantile” portano “ad escludere che vi sia una cooperazione moralmente rilevante tra coloro che oggi utilizzano questi vaccini e la pratica dell’aborto volontario”. “Tutti questi documenti – evidenziano monsignor Naumann e monsignor Rhoades - affermano l'immoralità dell'utilizzo di tessuti prelevati da un bambino abortito per la creazione di linee cellulari, ma fanno anche una distinzione tra la diversa responsabilità morale dei vari attori interessati, segnatamente tra quelli coinvolti nella progettazione e produzione di un vaccino a quelli a cui viene somministrato. Soprattutto –puntualizza ancora la nota - chiariscono che è moralmente lecito accettare la vaccinazione per chi usufruisce del vaccino quando non ci sono alternative e c'è un serio rischio per la salute". (LZ)

26 novembre - REGNO UNITO Il 2 dicembre riprendono le Messe, monsignor Thomas: riconoscimento collaborazione attiva della Chiesa

Il governo britannico ha confermato che il culto collettivo può riprendere nelle chiese e negli altri luoghi di culto quando il lockdown nazionale scadrà il 2 dicembre prossimo. A nome dei vescovi, il segretario generale della Conferenza episcopale d'Inghilterra e del Galles, il Canonico Christopher Thomas, affida alle pagine del sito dell’Episcopato la sua dichiarazione in merito: "La comunità cattolica in Inghilterra è lieta della decisione del Governo di permettere la ripresa del culto collettivo dopo l'isolamento nazionale”. “Questa decisione riflette l'importanza del diritto di tutte le persone di esprimere la propria fede nel culto, ma, cosa ancora più importante, è un riconoscimento della collaborazione attiva che la Chiesa ha avuto con i funzionari pubblici nello sviluppo di protocolli anti Covid nelle nostre chiese”, ha detto. “Mentre andiamo avanti, spetta a tutti coloro che vengono ad adorare Dio nelle nostre chiese fare la loro parte per mantenere se stessi e gli altri al sicuro seguendo tutte le indicazioni che sono state preparate – ha concluso - attraverso il nostro incontro con Cristo nell'Eucaristia e gli altri Sacramenti celebrati nella Chiesa, le opere di carità che sono state espresse attraverso gli enti di beneficenza e le comunità cattoliche negli ultimi nove mesi trovano la loro fonte e il loro scopo". (RB)

26 novembre - CILE Conferre, messaggio Assemblea Generale dei Superiori Maggiori: “La vita rinasce, quando tutto sembra perduto”

La Conferenza dei Religiosi e delle Religiose del Cile (Conferre) ha reso noto ieri il Messaggio dell'Assemblea Generale dei Superiori Maggiori, tenutasi a distanza dal 16 al 18 novembre 2020. Assemblea che ha dato l’opportunità di guardare alla realtà del Paese e di affrontare la crisi sanitaria causata dal Covid-19, oltre ai casi di abusi sessuali. Sono state esposte realtà dolorose legate alla povertà, alle ingiustizie e ai divari sociali,"che hanno portato alla luce un insieme di fragilità, tensioni, conflitti e disuguaglianze”, dinanzi alle quali la Conferre si è chiesta: “quale dovrebbe essere la nostra missione oggi”, per accompagnare un popolo che rivendica una nuova forma di società, di Paese?In questa società in transizione, con in seno nuove opportunità, nuovi orizzonti, nuova vita, - perché la vita rinasce, proprio quando tutto sembra perduto - la Vita Religiosa è stata presente, in modo silenzioso ma attivo, accompagnando i diseredati e i sofferenti, consolando tante persone che hanno vissuto la perdita dei propri cari e, in comunione fraterna con tutti, partecipando attivamente ai nuovi processi di trasformazione. Riferendosi al nuovo processo costituente, la Conferre ha precisato che “è, da un lato, simbolo di una nuova tappa della storia del nostro Paese e, dall'altro, la possibilità della nascita di un nuovo patto sociale che generi, a medio e lungo termine, le trasformazioni di cui il Paese ha bisogno”.L’Assemblea, in questo difficile contesto, ha poi espresso il suo sogno: "Sogniamo di nuovo di essere una Vita Religiosa impegnata nella costruzione di un nuovo Cile, dove ci riconosciamo come fratelli e sorelle. Siamo chiamati ad essere oggi, una vita consacrata che è nel cuore della storia, come portatori della forza e della novità del Vangelo. Vogliamo, insieme a tutta la Chiesa - pastori e comunità cristiane - essere ‘una casa con le porte aperte perché è una madre’. E come Maria, la Madre di Gesù, vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce dalla sua casa, che esce dai suoi templi, che esce dalle sue sacrestie, che accompagna la vita, che sostiene la speranza; che è segno di unità, (...) che costruisce ponti, che abbatte muri, che semina riconciliazione (FT, 276)". In quest'ora speciale della nostra patria – conclude il messaggio -, siamo invitati come Vita Consacrata a scoprire in Gesù, il Buon Samaritano, “un’icona che illumina e incoraggia il nostro cammino nei contesti complessi in cui siamo inseriti” e a sentirci chiamati a partecipare attivamente al processo costituente; a creare ponti, che generino legami, rendano possibile una nuova cultura dell'amore e del dialogo; a promuovere la partecipazione attiva dei laici, accompagnando le persone, le comunità cristiane e le organizzazioni sociali; a collaborare il più possibile in questo processo di trasformazione sociale, rendendo possibile il lavoro in rete e offrendo i nostri spazi e le nostre piattaforme per favorire la partecipazione, la formazione e il dialogo; e a continuare ad impegnarsi per creare ambienti che tutelino e rispettino la dignità di tutte le persone. (AP)

26 novembre - FILIPPINE Anno pastorale 2021 dedicato a “Missio ad gentes”. Vescovi: non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario

È la “missio ad gentes” il tema dell’Anno pastorale 2021 della Chiesa cattolica delle Filippine. A spiegarlo, in una missiva ai fedeli, Monsignor Romulo Valles, Arcivescovo di Davao e presidente della Conferenza episcopale nazionale (Cbcp). La lettera ricorda, in primo luogo, che il tema prescelto si intreccia con un importante anniversario: i 500 anni dell’evangelizzazione del Paese che ricorreranno l’anno prossimo. Era, infatti, il 31 marzo 1521 quando, sull’isola di Limasawa, a sud di Leyte, veniva celebrata la prima Eucaristia su suolo filippino. “La fede cristiana è arrivata e ha prosperato nella nostra terra – scrive il presule - attraverso la dedizione e gli eroici sacrifici di migliaia di uomini e donne missionari provenienti da varie parti del mondo. Essi hanno fatto tesoro del dono della fede che avevano ricevuto e hanno voluto condividere questo dono con gli altri”. Di qui, il richiamo di Monsignor Valles alla necessità che ogni fedele attui una “trasformazione missionaria”, per una Chiesa veramente “in uscita” e “non autoreferenziale” perché, come ribadito più volte da Papa Francesco, bisogna passare "da una pastorale di mera conservazione a una pastorale decisamente missionaria”. E questo, sottolinea il presidente dei vescovi filippini, “è una chiaro invito ad impegnarsi nella missio ad gentes”. L’Arcivescovo di Davao si sofferma, quindi, su due concetti cristiani: gioia e misericordia. Riguardo al primo, egli sottolinea come “la storia della salvezza sia una un fiume di gioia nel quale tutti dobbiamo entrare”. “Facciamo rivivere la gioia della fede”, esorta il presule, perché i cristiani “non devono mai diventare pessimisti o disillusi, abbattuti o scoraggiati, impazienti o ansiosi”. Piuttosto, coloro che “hanno ricevuto la gioia di Cristo”, facciano “risplendere di fervore” le loro vite. Quanto alla misericordia, Monsignor Valles ricorda come essa sia “il cammino di ogni missione”, nonché “l’essenza stessa di Dio”, la sua “carta di identità”. “La credibilità stessa della Chiesa si vede nel modo in cui essa mostra amore misericordioso e compassionevole", ribadisce il presule, richiamando le parole di Papa Francesco. E “il tema della misericordia deve essere proposto sempre più spesso con nuovo entusiasmo e rinnovata azione pastorale”, affinché “nelle nostre parrocchie, comunità, associazioni, movimenti e ovunque ci siano cristiani, tutti possano trovare un'oasi di misericordia". “Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario” conclude dunque il presidente della Cbcp.   Da ricordare che il motto delle celebrazioni per i 500 anni di evangelizzazione delle Filippine è “Donati per donare”, ispirato ad un versetto del Vangelo di Matteo “Ciò che avete ricevuto in dono, datelo in dono” (10, 8). Lo speciale Anno giubilare cadrà nel 2021, ma il culmine delle celebrazioni commemorative è stato posticipato al 2022, a causa della pandemia da Covid-19. Nel frattempo, la Chiesa filippina si è preparata e si sta preparando all’evento con un lungo cammino di riflessione pastorale, della durata di nove anni, ognuno dedicato ad un tema specifico: la formazione integrale della fede (2013), i laici (2014), i poveri (2015), l’Eucaristia e la famiglia (2016), la parrocchia come comunione di comunità (2017), il clero e le persone consacrate (2018), i giovai (2019), il dialogo interreligioso (2020) e, appunto, la Missio ad gentes (2021). (IP)

26 novembre - BRASILE Il messaggio dei vescovi in tempo di pandemia: perseverare nella carità

In un periodo in cui s’innalza nuovamente il numero di contagi e di morti per Coronavirus in Brasile che si conferma uno dei Paesi più colpiti del mondo dalla pandemia, i vescovi tornano a scrivere sull’argomento con una lettera indirizzata a tutto il popolo di Dio, firmata dal presidente della Conferenza episcopale brasiliana, monsignor Walmor Oliveira de Azevedo e pubblicata sul sito dell’Episcopato. Il messaggio, approvato da oltre 200 vescovi, per un totale di 297 persone, tra cui consiglieri delle commissioni episcopali e rappresentanti di pastori e organismi legati alla Conferenza episcopale che hanno partecipato a un incontro appositamente convocato nella giornata di ieri, cerca di riflettere sulla presenza e sulla missione della Chiesa nella realtà brasiliana e di esprimere speranza e di vicinanza nel contesto della pandemia. Il documento sottolinea anche che la Chiesa in Brasile è spinta a perseverare nella carità, dando continuità, nelle parrocchie, nelle comunità ecclesiali missionarie e nelle istituzioni religiose di tutto il Paese, alle reti di solidarietà in difesa della vita che si sono moltiplicate quest'anno proprio a causa dell’emergenza sanitaria. "Come discepoli missionari, vogliamo crescere in questo momento difficile, impegnati a rimuovere le disuguaglianze e a sanare l'ingiustizia. L'umanità è in attesa di un vaccino che, distribuito in modo equo, possa contribuire a garantire la vita e la salute di tutti", si legge in un estratto del documento. “Quest'anno la pandemia di Covid è scoppiata inaspettatamente, cambiando la nostra routine, rivelando altre malattie del nostro tempo e causando un grande impatto su un sistema sanitario già fragile, sulla sicurezza sociale, sui sistemi produttivi, sull'istruzione, sulla vita familiare, sociale e religiosa in generale”, scrivono i presuli, precisando che quello che stiamo vivendo è un periodo di molte domande più che di risposte e lodando “l'impegno di tante comunità cristiane che sono state creative nel mantenere l'azione evangelizzatrice, soprattutto attraverso i social media, promuovendo la trasmissione delle celebrazioni liturgiche, la catechesi e il consiglio ai fedeli. La Chiesa domestica è stata rafforzata”. “Anche noi siamo spinti dal Vangelo a perseverare nella carità. Nelle parrocchie, nelle comunità ecclesiali missionarie e nelle istituzioni religiose di tutto il Paese si sono moltiplicate le reti di solidarietà in difesa della vita – proseguono i vescovi - per questo motivo, è stata messa in pratica l'azione solidale É Tempo de Cuidar, volta a soddisfare i bisogni fondamentali delle persone in situazioni di vulnerabilità sociale nel contesto della pandemia”. “Come discepoli missionari, vogliamo crescere in questo momento difficile, impegnati a rimuovere le disuguaglianze e a sanare l'ingiustizia – si legge poi – l’umanità è in attesa di un vaccino che, distribuito in modo equo, possa contribuire a garantire la vita e la salute di tutti. Chiediamo a Dio di accogliere a Sé coloro che sono morti in questo tempo e di dare consolazione e pace alle famiglie in lutto. Benediciamo in particolare gli instancabili operatori sanitari, gli insegnanti, gli assistenti e tutti coloro che lavorano nei servizi essenziali. La nostra preghiera va anche a sacerdoti, diaconi permanenti, consacrati e consacrate, laici e laici nelle nostre chiese, affinché si sentano incoraggiati”. “L'Avvento è il momento di rinnovare la nostra speranza. Fiduciosi, affermiamo che la fede in Cristo non si è mai limitata a guardare solo all'indietro o solo verso l'alto, ma ha sempre guardato avanti. Non scoraggiamoci, non siamo soli: il Signore è con noi!”, concludono i vescovi. (RB)

26 novembre - FRANCIA Notre-Dame. Rimossi impalcatura e ponteggi. La Diocesi di Parigi: “la Cattedrale è salva”

 I restauratori della cattedrale di Notre-Dame di Parigi, danneggiata dal rogo del 2019, hanno completato in questi giorni i lavori preliminari e rimosso le oltre 200 tonnellate di ponteggi e impalcature. L’operazione era guardata con preoccupazione da alcuni esperti, ma si è conclusa con successo. “La minaccia rappresentata dall'impalcatura per la cattedrale è ora elimitata – fa sapere ,attraverso un video diffuso sui suoi canali social, Rebâtir Notre-Dame de Paris, l’ente pubblico incaricato della conservazione e del restauro del monumento- tutti gli operai addetti ai ponteggi, alle gru, alle “corde” hanno lavorato instancabilmente per portare a termine questa operazione”. “L 'impalcatura è finalmente smontata! Notre-Dame è salva”, commenta su Facebook la diocesi di Parigi che solo pochi giorni fa ha diffuso un comunicato sul progetto di sviluppo liturgico e culturale della Cattedrale. "Al di là del tesoro del patrimonio che rappresenta”, scrive l’arcivescovi Michel Aupetit, essa “è la manifestazione di ciò che gli uomini possono realizzare quando, spinti dal desiderio di raggiungere ciò che li trascende, uniscono le loro forze e la loro intelligenza per lavorare insieme. Il progetto che stiamo costruendo per Notre-Dame deve continuare questa storia e rendere comprensibile, per il nostro secolo, la fede che ha portato alla costruzione di questo capolavoro. Aperta a tutti, secondo la corretta comprensione della parola cattolica, la Cattedrale”, conclude, “è, e resterà, costante nella sua ragion d'essere per otto secoli: la celebrazione del mistero cristiano". Capolavoro dell’architettura gotica,  simbolo di Parigi e della Francia,  Notre Dame è stata devastata il 15 aprile 2019 da un violento incendio a seguito del quale, grazie alla solidarietà internazionale, è stato avviato un progetto di ricostruzione che secondo la presidenza della Repubblica francese dovrebbe realizzarsi in cinque anni. (PO)

26 novembre - AMERICA CENTRALE Uragani Eta e Iota. Caritas Internationalis in aiuto delle vittime

Honduras, Guatemala e Nicaragua sono i tre Paesi dell’America Centrale più colpiti dai devastanti uragani Eta e Iota che, nelle ultime due settimane, hanno lasciato una scia di morte e distruzione, provocando centinaia di migliaia di sfollati e decine di vittime. La Caritas Internationalis è subito scesa in campo per portare aiuti di prima necessità alle popolazioni locali, soprattutto alle persone più vulnerabili. “Come sempre, sono i più poveri a soffrire di più – spiega padre Francisco Hernández, coordinatore regionale di Caritas Internationalis per l'America Latina - Le persone che già prima degli uragani erano in grave difficoltà, ora hanno disperatamente bisogno di un rifugio, di cibo e di aiuto per proteggersi dal Covid-19”. Gli fa eco il direttore di Caritas Honduras, Wilfredo Cervantes: “L'Honduras è uno dei Paesi più poveri dell'America Latina. Non abbiamo i mezzi per rispondere alle emergenze dei due uragani e agli effetti della pandemia Covid-19”. Per questo, la Caritas locale si sta dedicando a trovare risposte immediate per la popolazione, così da “ricostruire le case e le vite nel lungo periodo”. Ma “c’è bisogno della solidarietà internazionale”, conclude Cervantes. Tre, dunque, i progetti di aiuto avviati in Honduras, Guatemala e Nicaragua, ciascuno del valore di 250mila euro, così da supportare la popolazione per i prossimi due mesi. Nel dettaglio, Caritas Honduras si sta dedicando alla fornitura di cibo a 2.500 famiglie per un totale di 12.500 persone, incrementando le misure di sicurezza anti-Covid e contribuendo alla ricostruzione delle abitazioni. Caritas Guatemala, invece, aiuterà 1.600 famiglie, ovvero 8mila persone, guardando anche ai gravi danni provocati dalle inondazioni che hanno distrutto fino al 75 per cento dei raccolti. In Nicaragua, infine, la Caritas locale sosterrà mille nuclei familiari, ossia circa 5600 persone, concentrandosi sulla distribuzione di aiuti alimentari e kit igienici, l'accesso all'acqua potabile e la sensibilizzazione sulla prevenzione del contagio da coronavirus. (IP)

26 novembre - GERMANIA Aperte fino al 30 novembre  le iscrizioni al Premio cattolico contro la xenofobia

Quella del 2021 sarà la quarta edizione del Premio cattolico contro la xenofobia e il razzismo, un’iniziativa della Conferenza episcopale tedesca che ne dà pubblicità sul sito dell’Episcopato. Le iscrizioni per chi vorrà partecipare, chiuderanno il 30 novembre prossimo; la domanda va inoltrata alla Segreteria dei vescovi. Il prestigioso riconoscimento sarà assegnato a individui, gruppi o organizzazioni che sono attivi in Germania contro la xenofobia e il razzismo sulla base della fede cattolica o che svolgono un ruolo formativo in iniziative ecumeniche o sociali. La cerimonia di premiazione avrà luogo l'8 giugno 2021 nel Museo Olimpico e dello Sport tedesco di Colonia. La Conferenza episcopale tedesca, su suggerimento della sua Commissione per le Migrazioni, ha ideato e organizzato per la prima volta il Premio cattolico contro la xenofobia e il razzismo nel 2015. La cifra da assegnare ammonta a circa diecimila euro e può essere divisa tra un massimo di tre vincitori. Il premio viene assegnato dal presidente della Conferenza episcopale tedesca su raccomandazione di una giuria di esperti. Il vincitore della scorsa edizione, il Premio cattolico contro la xenofobia e il razzismo 2019, è stato il progetto "Villaggio globale: Weltort Lennep", arrivato dall'arcidiocesi di Colonia. (RB)

26 novembre - IRLANDA “Mercoledì rosso”. Monsignor Martin: liberare cristiani detenuti a causa della loro fede

Liberare i cristiani che, in tutto il mondo, sono rinchiusi in prigione a causa della loro fede: questo il forte appello lanciato dall’Arcivescovo di Armagh e Primate di tutta l’Irlanda, Monsignor Eamon Martin, nella Messa celebrata ieri, 25 novembre, nella Cattedrale locale, in occasione del “Mercoledì rosso”, ovvero l’iniziativa promossa dalla Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” in memoria dei cristiani perseguitati. Per l’occasione, molti monumenti religiosi vengono illuminati di rosso, a ricordare il sangue di chi viene ucciso in odio alla fede. “Ogni mese – ha detto Monsignor Martin – in circa 50 Paesi del mondo, 309 cristiani vengono imprigionati ingiustamente”, senza processo, senza possibilità di difesa, costretti a subire “condizioni carcerarie inadeguate e degradanti”, nonché “torture, percosse e pressioni affinché si convertano”. Non solo: “La minaccia di una simile detenzione – ha ribadito il presule irlandese – è una delle forme più diffuse e spaventose di intimidazione e persecuzione dei cristiani in tutto il mondo”. Richiamando, poi, le tante minoranze religiose perseguitate a livello globale – ad esempio, i rohingya in Myanmar e in Bangladesh e gli Yaszidi in Iraq – Monsignor Martin ha sottolineato come la parola “martire” significhi “testimone”: “Tutti siamo chiamati ad essere testimoni della nostra fede – ha detto il presule -  Questa sera illuminiamo la nostra Cattedrale di rosso non solo per attirare l'attenzione sulla persecuzione dei cristiani, ma anche per dimostrare che siamo personalmente pronti a testimoniare pubblicamente il nostro credo, anche se a volte questo ci espone al ridicolo, alla critica, all’opposizione o all’aggressione e alla violenza”. Infine, l’Arcivescovo di Armagh ha citato le parole di Asia Bibi, la donna cristiana pakistana falsamente accusata di blasfemia e imprigionata per nove anni: “È tempo che i governi agiscano, è tempo che si mobilitino a sostegno delle nostre comunità fedeli, dei poveri vulnerabili e dei perseguitati. Non dobbiamo riposare finché il persecutore non sentirà finalmente il nostro grido: "Liberate i vostri prigionieri". (IP)

26 novembre - INDIA Prima domenica di Avvento. La Chiesa latina celebra la  “Communio India Sunday” a sostegno delle diocesi nelle aree di missione

“Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).  È tratto dal Vangelo di Giovanni il tema scelto quest’anno per la “Communio India Sunday”, l’annuale appuntamento celebrato dalle 132 diocesi latine indiane nella prima domenica di Avvento. Nell’occasione – riporta il quotidiano cattolico on-line Matters of India- i fedeli saranno invitati a pregare e aiutare le missioni e i missionari, a promuovere le vocazioni missionarie e ad incoraggiare i laici ad andare nelle aree di missione. La giornata è stata istituita dalla Conferenza dei vescovi di rito latino (Cbci) nel 2017, durante la sua 29.ma assemblea a Bhopal, per sostenere le attività pastorali delle diocesi e le comunità religiose che lavorano nelle aree rurali e nelle missioni. Ad ispirare l’iniziativa l’invito ad essere una “Chiesa in uscita” rivolto nel 2013 da Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale. I fondi raccolti saranno destinati in particolare alle comunità più povere in diverse parti del Paese. “L’obiettivo di  Communio India è di costruire nelle nostre comunità una cultura della condivisione e della solidarietà con i bisognosi”, ha spiegato il Presidente della Cbbi monsignor Filipe Neri Ferrão. “Quest'anno Communio India si celebrerà tra le sofferenze e i problemi creati dalla pandemia Covid-19. Tuttavia, il cammino missionario della Chiesa continua, nonostante le sfide che ci attendono, perché il Signore Risorto ci accompagna in questo nostro viaggio". Da ricordare che la Ccbi, con sede a Bangalore, riunisce i 190 vescovi delle 132 diocesi latine e non va confusa con la Catholic Bishops’ Conference of India (Cbci), con sede a New Delhi, che comprende tutte le 172 diocesi dei tre riti in cui è suddivisa la Chiesa indiana: quella latina e quelle siro-malabarese e siro malankarese, di rito orientale, con un totale di oltre 16 milioni di fedeli. In India si contano complessivamente 9.294 parrocchie di rito latino, assistite da 21.018 sacerdoti e da 564 comunità religiose. (LZ)

26 novembre - CILE Assemblea Plenaria: messaggio finale. “Il processo costituente riguarda tutti”

La Conferenza episcopale cilena, nel suo messaggio finale, diffuso ieri al termine della 121.ma Assemblea Plenaria, svoltasi tra il 9 e il 12 novembre e il 23 e il 24 novembre, attraverso la piattaforma Zoom, ha invitato tutti, ogni persona, a fare un grande sforzo per rinnovare la speranza nel proprio ambiente familiare, educativo, lavorativo e comunitario e, alla vigilia dell’inizio del tempo di Avvento, a vivere una vita “austera, onesta, affettuosa”. “È così che vogliamo il nostro Cile – hanno affermato -: umile, generoso, fraterno”. I presuli hanno ricordato come il Paese stia vivendo una situazione sanitaria, economica, sociale e politica complessa, a causa della diffusione del coronavirus, e un importante processo costituente, “segnato dal grande desiderio di una società più giusta ed equa”. Società, che nonostante il sostegno e la solidarietà offerti ai più indifesi, e lo sforzo fatto per superare i conflitti, vive ancora “situazioni di violenza prolungata, con un impatto soprattutto su donne e minori, su settori di scarse risorse prigionieri del narcotraffico e sulla ferita permanente che sanguina nella regione dell'Araucanía”. Tutte situazioni che esortano a mettere in discussione l’etica “del nostro comportamento e dei nostri atteggiamenti come società” sottolineano i vescovi. Essi invitano i responsabili degli affari pubblici ad assumersi le sfide del Paese, “pensando soprattutto ai più poveri e ai più vulnerabili” e ad essere al servizio del bene comune, aperti “ad un dialogo sincero e franco”. E aggiungono che anche nella Chiesa, i pastori debbano dare il loro contributo, ascoltando “ciò che il popolo di Dio vuole esprimere”. Pure i cristiani, dunque, “sono chiamati a partecipare agli affari rilevanti della comunità”, perché il processo costituente, osservano, riguarda tutti. Inoltre, come nel corso dei secoli, popoli diversi sono stati illuminati dai valori e dai principi del Vangelo, dell'amore di Dio e del prossimo, della dignità inalienabile di ogni essere umano, della giustizia, della pace, del bene comune, essi confidano che anche “gli attori democraticamente eletti dai cittadini sappiano tradurre questi valori in una Carta fondamentale, in leggi e in decisioni che rispettino i valori umani per il bene di tutti”. (AP)

25 novembre - FRANCIA L’emergenza Covid-19 non ferma il lavoro dell’Oeuvre d’Orient a favore dei cristiani d’Oriente

L’emergenza Covid-19 riduce ma non ferma il lavoro dell’Oeuvre d’Orient a favore dei cristiani d’Oriente. Dal 2017 l’associazione cattolica francese offre ai ragazzi la possibilità di partire in missione, per un periodo lungo di 6-12 mesi o per un soggiorno più breve, nei Paesi dove opera: Libano Giordania, Iraq, Egitto, Terra Santa, Turchia, Etiopia, India ma anche Ucraina, Romania, Grecia, per citarne alcuni. Nel 2020, 52 volontari hanno raccolto l’invito. La crisi sanitaria ha costretto molti di loro a fare rientro in Francia, ma non tutti lo hanno fatto, come racconta sul sito della Conferenza episcopale francese (Cef) il responsabile del Polo Giovani dell’Oeuvre d’Orient, Philippe Alquier. Una dozzina hanno infatti deciso di restare nei Paesi loro assegnati, nonostante i rischi e le difficoltà che non hanno fermato neanche le nuove candidature in questi mesi. “La nostra equipe ha continuato a selezionare candidati, assegnare missioni, addestrare e preparare volontari, richiedere visti e riorientare coloro che non potevano partecipare alla loro missione”, spiega Alquier. L’Œuvre d’Orient continua anche a portare il suo sostegno finanziario. Una parte importante quest’anno è andata al Libano, messo in ginocchio dalle disastrose esplosioni a Beirut del 4 agosto scorso. Dopo la nuova emergenza, l’associazione ha lanciato il programma “Urgence Beyrouth” per sostenere la ricostruzione e sostenere le scuole cattoliche libanesi. Allo stesso tempo ha inviato nuovi volontari nel Paese dei Cedri che lavorano in condizioni rese ancora più difficili dalla pandemia in corso: “Alcuni, come Blanche, Claire, Ines, Louis-Marie, insegnano in scuole che a volte sono danneggiate e hanno difficoltà finanziarie. Altri, come Paul, Magali, Antoine e Juliette distribuiscono aiuti umanitari a Beirut, mentre Aygline assiste un arcivescovo greco-melchita nei suoi progetti di sviluppo”, racconta il coordinatore.  (LZ)

25 novembre-  ITALIA Nascono “Milano Duomo Card” e "Capolavori" per sostenere la Cattedrale milanese ai tempi del coronavirus

Sostenere la Cattedrale di Milano e i suoi restauri nell’anno della pandemia. Si prefiggono questo scopo le iniziative “Milano Duomo Card” e “Capolavori”, presentate ieri in una conferenza stampa streaming. Si tratta di due proposte che vogliono rispondere in modo solidale alla situazione di grave difficoltà vissuta a causa della pandemia dai settori del turismo e della cultura. Se il 2019 si è  chiuso con un record di presenze turistiche nel Complesso Monumentale del Duomo pari a 2,8 milioni di visitatori, la previsione per l’anno in corso  è di un calo dell’80% delle preseze. Si teme infatti di non andare oltre i 550mila ingressi. A causa dell’emergenza sanitaria infatti dallo scorso 5 novembre è stata decisa una nuova sospensione degli accessi ai turisti. Per rispondere a questa sfida la Veneranda Fabbrica del Duomo, istituita nel 1387 per la costruzione e la valorizzazione del monumento simbolo della città, propone la“Milano Duomo Card”, un passaporto per la cultura da acquistare direttamente sul sito duomomilano.it o a partire da Febbraio 2021 nelle librerie Mondadori limitrofe al Duomo. Si tratta di uno strumento che anticipa l’esperienza di visita con biglietti e percorsi per il Duomo, le Terrazze, l’Area Archeologica e un accesso illimitato al Museo del Duomo per un anno, usufruibili a partire dalla riapertura. La card consente inoltre l’accesso inoltre ad un’area riservata con contenuti multimediali di approfondimento per esplorare tutti i tesori della Cattedrale e per seguirne i restauri. Per tutti i titolari è anche previsto un omaggio dalla collezione ufficiale del Duomo, tra cui l’ormai celebre “Panettone del Duomo di Milano”. Con  “Capolavori” invece si offre la possibilità di acquisto online e consegna a domicilio di riproduzioni in vario formato di rare stampe e fotografie del Duomo e della Città. «Con la sua inesausta vena creativa, nonostante il lockdown che colpisce in modo totalizzante la cultura e il turismo e che ci auguriamo di superare molto presto”, ha commentato l’arciprete del Duomo monsignor Gianantonio Borgonovo, “la Veneranda Fabbrica continua a lavorare attraverso i propri cantieri di restauro per continuare a far risplendere l’infinita bellezza della Cattedrale, pronta ad accogliere i nuovi visitatori che ne varcheranno le soglie per affiancarsi ai fedeli che in questi giorni d’Avvento vivono il Duomo in un clima di sobrietà e di raccoglimento interiore”. (PO)

25 novembre - FRANCIA Dopo le proteste sul limite di 30 persone alle Messe, telefonata tra Macron e il presidente della Cef per fissare un numero più realistico

Sarà ridefinito entro giovedì mattina il numero massimo di persone autorizzate a partecipare alle Messe pubbliche che riprenderanno a partire dal 28 novembre in Francia. È quanto concordato durante un colloquio telefonico ieri sera tra Emmanuel Macron e il presidente della Conferenza episcopale francese (Cef), monsignor Eric de Moulins-Beaufort, seguito all’annuncio del Presidente francese di un allentamento graduale delle restrizioni anti-Covid-19.Un annuncio che è stato accolto con “delusione” e “sorpresa” dai vescovi francesi e da altri rappresentanti dei culti religiosi. Le nuove disposizioni prevedono infatti la ripresa del culto pubblico, ma con una partecipazione limitata a un massimo di 30 persone. “Questo annuncio non è affatto in linea con le discussioni che hanno avuto luogo nelle ultime settimane con i ministri interessati”, hanno scritto i vescovi in una nota diffusa ieri sera dopo il discorso di Macron in televisione. Nella nota, i presuli parlano di una cifra “irrealistica e inapplicabile” e “completamente irrispettosa della realtà della pratica religiosa dei cattolici”. Secondo la Chiesa francese, il provvedimento annunciato ignora “il senso di responsabilità dimostrato dall’inizio dell’epidemia” dai cattolici. I vescovi hanno poi ricordato di aver proposto un protocollo sia al Ministro dell’Interno Gérald Darmanin, sia al Primo Ministro Jean Castex, in base al quale si prevede uno spazio di 4 metri quadrati attorno a ciascun fedele e un’occupazione parziale delle chiese pari a un terzo delle loro capacità. “I cattolici sono consapevoli dei problemi di salute e sono in grado di mostrare piena responsabilità nell’applicazione delle norme di tutela, ha evidenziato ancora la nota, ricordando che il tempo di Avvento che si sta per aprire “è un momento fondamentale di preparazione al Natale” e che “l’incontro domenicale è una tappa fondamentale per i fedeli in questo periodo”. Concetti ribaditi durante il colloquio telefonico che ne è seguito , in cui – informa un nuovo comunicato diffuso oggi - si è deciso che l’indicatore previsto, “pur rimanendo rigoroso, sarà definito entro giovedì mattina per una sua applicazione in due fasi: sabato 28 novembre e poi dopo una sua rivalutazione, il 15 dicembre”. “È in questa prospettiva che la Conferenza episcopale prosegue il dialogo con il primo ministro e il ministro dell’Interno”, conclude il comunicato. (LZ)

25 novembre - REPUBBLICA CECA Le ghirlande dell’Avvento per gli orfani di Ulan Bator: l’iniziativa nelle parrocchie di Olomuc

Anche quest'anno le parrocchie di Olomouc sono state coinvolte nella produzione delle ghirlande dell'Avvento, che saranno poi vendute durante la prima domenica d’Avvento, cioè la prossima, 29 novembre. A causa delle restrizioni dovute all’emergenza epidemiologica, sia la produzione che la vendita avverranno in modo diverso rispetto agli anni precedenti, ma il ricavato sarà come sempre devoluto alla casa per bambini Verbist Care Center, orfanotrofio di Ulan Bator, in Mongolia, come specifica il sito della Conferenza episcopale ceca. "A causa del Coronavirus, l'orfanotrofio ha perso parte dei suoi finanziamenti perché alcuni provenienti dall'estero quest’anno non sono arrivati. Pertanto, abbiamo utilizzato i soldi della raccolta principalmente per acquistare scorte di cibo durevole", spiega Simon, il direttore dell'orfanotrofio. Nella capitale della Mongolia, dove l'inverno dura fino a otto mesi e le temperature raggiungono i meno 40 gradi, diverse centinaia di bambini vivono ancora per strada. La missione è dunque quella di garantire i diritti umani fondamentali degli orfani, dei bambini abbandonati o maltrattati. La produzione delle ghirlande dell'Avvento quest’anno sarà casalinga: la Caritas ha preparato i pacchetti che contengono il materiale per la produzione, che i volontari si porteranno a casa per riconsegnare, poi, la ghirlanda pronta: "Il pacchetto di produzione include un corpo di paglia, ramoscelli, filo metallico, candele, punte di candele, decorazioni come fiori secchi, fiocchi, frutta secca, rafia - afferma la coordinatrice del progetto, Veronika Velčovská – raccomandiamo a tutti coloro che vengono a sostenere una buona causa acquistando una ghirlanda dell'Avvento, di mettere i soldi in una busta e poi inserirla nella cassetta della parrocchia”. Con i soldi raccolti lo scorso anno, il Verbist Care Center ha acquistato carne e prodotti per l’igiene personale dei bambini. La struttura è stata fondata nel 1995 dalla Congregazione della Vergine Maria e fornisce ai bambini alloggio, cibo e istruzione. La collaborazione con la Caritas di Olomouc è stata siglata nel 2010. (RB)

25 novembre - GERMANIA I vescovi: la Giornata di preghiera del 26 dicembre dedicata ai cristiani oppressi in Siria e Iraq

Sarà dedicata ai cristiani perseguitati e oppressi di Siria e Iraq la prossima Giornata di preghiera del 26 dicembre voluta dalla Conferenza episcopale tedesca come riportato sul sito dell’Episcopato. Monsignor Ludwig Schick, arcivescovo di Bamberga e presidente della Commissione per la Chiesa mondiale dei vescovi di Germania ha dichiarato: “La situazione dei cristiani rimane preoccupante sia in Siria che in Iraq. Anche dopo la vittoria militare sullo Stato islamico, infatti, i fedeli sono ancora esposti a molti pericoli e persecuzioni. Il terrore dello Stato Islamico ha destabilizzato la regione in modo drammatico e a lungo termine. La violenza brutale degli islamisti ha costretto molti cristiani a fuggire, ma almeno una minoranza cristiana continua a esistere. In mezzo alle tensioni etniche, religiose e politiche ha dovuto affrontare la grande sfida di trovare il suo posto in una Siria distrutta dalla guerra civile e in un Iraq segnato da una continua instabilità”. Riferendosi alle sue recenti visite nei due Paesi, l'arcivescovo Schick è rimasto impressionato dal coraggio e dalla resistenza della Chiesa locale e dei suoi fedeli: secondo il presule, parte dell'essenza del cristianesimo è non ritirarsi in se stessi, ma aiutare tutte le persone nelle necessità materiali e spirituali e diffondere speranza e fiducia: "Anche se le atrocità commesse dagli islamisti hanno traumatizzato e sconvolto in modo duraturo molti cristiani, la Chiesa in Siria e in Iraq è convinta dell'importanza della sua secolare esistenza in Medio Oriente. È consapevole della sua chiamata ad assistere tutte le persone, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa, al servizio della carità cristiana”. (RB)

25 novembre - SVIZZERA Tribunale autorizza Chiese ad impegnarsi in favore dell’iniziativa “Multinazionali responsabili”

Le Chiese della Svizzera possono continuare ad impegnarsi in favore dell’iniziativa popolare “Multinazionali responsabili”, che verrà sottoposta al voto della popolazione il prossimo 29 novembre. Il Tribunale federale, infatti, ha respinto la proposta avanzata dal Partito radicale liberale (Prl) che chiedeva l’immediata sospensione delle attività delle Chiese durante la campagna elettorale, invocando il principio di neutralità politica delle Chiese stesse, sancito dalla Costituzione. Ma il Tribunale federale ha ritenuto che la richiesta del Prl fosse tardiva e quindi non più giustificata in questa fase, a ridosso del voto. Dal canto loro, le Chiese coinvolte, espressione di diverse comunità cristiane in Svizzera, hanno accolto con favore la decisione del Tribunale, sottolineando il loro impegno in favore dell’iniziativa popolare che ha a cuore la salvaguardia del Creato e dei diritti umani, “aspetti centrali del messaggio biblico”. La proposta denominata “Multinazionali responsabili”, presentata sin dal 2016, mira ad introdurre regole più severe per le aziende svizzere, esigendo che rispettino i diritti umani e le norme ambientali nelle loro filiali, tra i loro fornitori e i loro partner commerciali. Inoltre, le imprese devono adottare misure specifiche in caso di eventuali infrazioni; al contrario, saranno ritenute responsabili anche di mancanze commesse da altre filiali o aziende-partner operanti all’estero. Infine, la proposta prevede che tutte le società siano giudicate dai Tribunali svizzeri, secondo il diritto elvetico. Da ricordare che recentemente, la Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale cattolica elvetica ha inviato i cittadini a votare “sì” il prossimo 29 novembre, “in base alla prospettiva dell’etica sociale”. L’organismo episcopale cattolico ricorda infatti che “i diritti umani non sono negoziabili e che la salvaguardia dell’ambiente è un dovere”. L’iniziativa per le multinazionali responsabili è, quindi, “un elemento importante nell’obbligo di rispettare i diritti umani e di proteggere l’ambiente”, perché “si tratta di un contributo importante per un mondo più giusto”. (IP)

25 novembre - NAGORNO-KARABAKH Appello WCC a Unesco: proteggere monumenti religiosi e culturali

Un forte appello a proteggere i monumenti religiosi e culturali del Nagorno-Karabah/Artsakh: a lanciarlo è il Segretario generale ad interim del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), il Reverendo Ioan Sauca, in una lettera del 23 novembre indirizzata ad Audrey Azoulay, direttore generale dell'Unesco. "La nostra preoccupazione per il patrimonio religioso e culturale della regione, in particolare nelle zone recentemente sotto il controllo dell'Azerbaigian – si legge nella missiva - è enormemente accresciuta dai ripetuti bombardamenti della cattedrale di Ghazanchetsots a Shushi, avvenuti l'8 ottobre, e soprattutto dalle numerose segnalazioni che stiamo ricevendo di altre dissacrazioni più recenti", scrive Sauca. Si stima, infatti, che ci siano “circa 4mila monumenti storici, religiosi e culturali nelle zone del Nagorno-Karabakh/Artsakh ora sotto il controllo dell'Azerbaigian, ognuno dei quali ha un potente patrimonio spirituale e culturale da trasmettere" e la cui scomparsa rappresenterebbe una perdita irreparabile per l'intera umanità”. Per questo, l’Unesco viene esortato ad “adottare tutte le misure possibili e appropriate per proteggere questi siti nei territori colpiti". A tal proposito, il Wcc accoglie “con favore la proposta di una missione preliminare sul campo”, così da “redigere un inventario dei beni culturali più significativi, come prerequisito per un'efficace protezione del patrimonio della regione". (IP)

25 novembre - ITALIA Giornata contro violenza donne. Allarme Caritas e Focsiv: vittime in aumento

“Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna”: si apre con questa citazione di Papa Francesco, tratta dall’omelia del 1.mo gennaio 2019, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e Giornata mondiale della pace, la nota di Caritas Italiana e Focsiv, diffusa oggi, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Parole quanto mai profetiche, sottolineano i due organismi, “per un anno che ha mostrato una recrudescenza della violenza contro le donne, conseguenza diretta del lockdown” durante il quale le vittime sono state obbligate a restare in casa con il proprio aguzzino, senza vie di uscita. D’altronde, i dati parlano chiaro: secondo le Nazioni Unite – continua la nota - la situazione “è peggiorata ovunque”, tanto che “se nel 2019 sono state 243 milioni le donne vittime di abusi e violenze”, oggi si registra una crescita di casi dappertutto. In Francia, ad esempio, si è stimato “un aumento del 30 per cento, in Argentina del 25 per cento e così a Cipro e Singapore”. Per non parlare della “situazione nei Paesi più poveri, dove molte donne sono escluse dai sistemi di protezione sociale”, mentre in generale “solo il 40 per cento delle vittime denuncia i responsabili”. Non solo: la pandemia da Covid-19 ha fatto ricadere sulle spalle delle donne un maggior carico di responsabilità e di fatica, tra cui “la cura dei bambini costretti a casa per la chiusura delle scuole e l’assistenza ai familiari anziani”, senza dimenticare che “il blocco delle attività le ha portate fuori dal mondo lavorativo”. Le donne, infatti, sono state spesso “le prime a perdere il posto di lavoro” o a risentire maggiormente delle conseguenze negative dello smartworking, tanto che attualmente “una donna su quattro pensa di rinunciare alla carriera”. Caritas Italiana e Focsiv lanciano l’allarme anche sui matrimoni precoci: stime internazionali, infatti, parlano di 500mila ragazze in più che, in tutto il mondo, sono state costrette a sposarsi anzitempo, in questo 2020, “per effetto delle conseguenze economiche precarie delle famiglie di origine causate della pandemia”. E c’è da attendersi almeno “un milione in più di gravidanze precoci, causa principale di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni”. Di qui, l’appello che Caritas e Focsiv lanciano affinché i governi pongano maggiore attenzione “alla questione di genere”. “È necessario che gli Stati mettano al centro delle loro scelte politiche ed economiche le donne e le ragazze - si legge nella nota - ponendo attenzione ai loro diritti sociali ed economici, alla loro inclusione, rappresentanza, alla loro protezione e uguaglianza come cittadine”. Ciò a cui si mira – ribadiscono i due organismi – non è soltanto “rettificare gli effetti di lunga data delle disuguaglianze, ma costruire una società più giusta”, con la consapevolezza che “le donne sono le più colpite da questa pandemia ma, al tempo stesso, possono essere la spina dorsale della ripresa e della resilienza delle comunità”. (IP)

25 novembre - MONDO Giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne.  Il Wcc lancia la Campagna “16 giorni contro la violenza di genere”

La violenza di genere interessa tutti e tutti dovrebbero impegnarsi a contrastarla, in ogni giorno dell’anno. Lo sottolineano, nell’odierna Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, dagli Ambasciatori dei “Thursdays in Black”, l’iniziativa di sensibilizzazione nata qualche anno fa in seno al Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), in cui si chiede a chi riconosce la violenza di genere come una piaga delle nostre società di indossare ogni giovedì indumenti neri. In un messaggio congiunto, gli Ambasciatori invitano i credenti e tutte le persone di buona volontà ad aderire ai “Sedici giorni contro la violenza di genere”, l’annuale campagna celebrata dal Wcc tra il 25 novembre e il 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani. Per l’edizione 2020, la Wcc ha voluto mettere in primo piano l’urgente necessità di rendere le mura domestiche un luogo sicuro. Un’urgenza resa quanto mai evidente in questi mesi di pandemia che hanno visto, in tutto il mondo, un drammatico aumento delle violenze di genere, come conseguenza dei coprifuochi anti-Covid-19. “Insieme, dobbiamo proteggere le persone vulnerabili e vittime di abusi e creare spazi sicuri, in particolare per le donne e le ragazze”, scrivono i 17 firmatari del messaggio, tra i quali il pastore Olav Fykse Tveit, ex segretario generale del Wcc e Agnes Abuom, moderatrice del Comitato centrale dell’organizzazione. Essi elogiano anche “la resistenza e la resilienza” delle vittime, ribadendo l’aspirazione dell’organizzazione ecumenica a un mondo senza paura di molestie, abusi e violenze sessuali e di genere. Violenze che non sono solo fisiche, ma anche emotive e psicologiche, e che hanno un carattere sistemico, perché avvengono in ogni ambito della società: tra le mura domestiche, come nelle scuole, nei luoghi di lavoro e anche nei luoghi di culto. Per questo gli Ambasciatori di “Thursdays in Black” rinnovano il loro impegno per cambiare le politiche e le pratiche e gli atteggiamenti che promuovono la violenza di genere anche nelle Chiese. L’isolamento imposto dal Covid-19 – evidenziano – sollecita un’attenzione ancora maggiore, sia per individuare gli abusi, sia per offrire supporto alle persone che non si sentono sicure nelle proprie case. Di qui anche l’appello a tutte le persone di buona volontà a mobilitarsi contro violenza sulle ragazze e sulle donne partecipando alla Campagna dei 16 giorni e ai Giovedì in nero, ma non solo: “Tutti, individui e gruppi, devono sentirsi coinvolti, sempre”. Un invito che si aggiunge a quello dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc) che per la campagna di quest’anno ha deciso di lanciare l’hashtag #ShadowPandemic, per richiamare l’attenzione su quella che definisce “la pandemia ombra” della violenza di genere. (LZ)

25 novembre -  SPAGNA Le nuove sfide individuate dalla Pastorale del Lavoro in tempo di pandemia

Con il tema "Sfide e speranze nel mondo del lavoro di fronte alla situazione attuale e futura del Covid-19", si è tenuta on line la XXVI Conferenza generale della Pastorale del Lavoro della Conferenza episcopale spagnola, come riportato dal sito dell’Episcopato locale, cui hanno partecipato circa 300 persone provenienti da 37 diocesi. In apertura, il saluto di monsignor Abilio Martínez Varea, vescovo di Osma-Soria e responsabile del Dipartimento della Pastorale del Lavoro, interno alla Commissione episcopale per la Pastorale sociale e la Promozione umana, ha ricordato che la Pastorale del lavoro è impegno di tutta la Chiesa: non si può, infatti, ignorare la centralità del lavoro per la vita umana. La Giornata è stata uno spazio di condivisione delle situazioni di vita degli uomini e delle donne nel mondo del lavoro, aggravate dall'attuale pandemia, dalla precarietà, dalla disoccupazione e dalla negazione della dignità di tante donne, giovani, migranti, persone il cui reddito dipende dall'economia informale. Un altro obiettivo dell’iniziativa era condividere questa realtà, fare una lettura della fede dal Vangelo e della Dottrina Sociale, scoprendo sfide e speranze nell'impegno a costruire la nostra storia in termini di comunità e di priorità di vita. Gli esperti intervenuti hanno aiutato a concentrarsi sul fatto che non si può continuare a "normalizzare" così tante situazioni in cui il lavoro non garantisce una vita dignitosa, dove la povertà e l'esclusione crescono e l'instabilità e la precarietà prendono piede. “Ricordiamo in particolare i lavoratori domestici, i lavoratori stagionali, le persone che lavorano nell'economia informale, le vittime di incidenti sul lavoro e i giovani che sono stati colpiti dall'ennesima crisi”, ha detto monsignor Martínez Varea. “Oggi c'è una maggiore necessità di politiche, leggi, misure di protezione, risorse sociali ed economiche come i redditi minimi, la riforma fiscale, la legge sugli stranieri, la condivisione del lavoro, di fronte a un mondo che scarta e lascia tante persone ai margini. Dobbiamo rafforzare le organizzazioni sociali e sindacali – ha aggiunto il presule - di fronte a una ‘economia che uccide’, che genera vittime e distrugge il pianeta, dobbiamo coniugare i verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare, come dice Papa Francesco”. “Come ribadiscono le Encicliche ‘Laudato si’ e ‘Fratelli Tutti’, l'impegno è quello di rendere la casa comune abitabile: una casa dove possiamo vivere come una famiglia umana, passando dall'io al noi – ha proseguito il vescovo - questo tempo di pandemia, di crisi, è il momento di rischiare, di generare nuove esperienze alternative, ci sono possibilità senza precedenti che generano solidarietà e fanno crescere l'umanità. Come Chiesa dobbiamo esserci”. “Questa Giornata è la prima che celebriamo come Dipartimento della Pastorale: dopo aver ricordato la traiettoria di questo ministero, abbiamo discusso il ruolo che questo Dipartimento dovrà sviluppare in futuro in un nuovo contesto di trasversalità con le altre aree con cui condividiamo la missione – ha concluso - quest'anno ci è mancato il contatto personale, ma abbiamo trovato noi stessi, i nostri desideri condivisi, sognamo insieme. Sogniamo come un'unica umanità. Possa Dio ispirare quel sogno in ognuno di noi, esortandoci a creare società più sane, un mondo più dignitoso, senza fame, senza povertà, senza violenza e senza guerra". (RB)

25 novembre CANADA Vescovi e rabbini uniti contro la pandemia

Una riflessione teologica e pastorale sulla pandemia da Covid-19 e sui suoi effetti sulla vita delle comunità religiose: questo il tema dell’incontro biennale tra la Conferenza episcopale del Canada (Cccb) e il caucus rabbinico nazionale, svoltosi in modalità virtuale il 16 e 17 novembre. I partecipanti al meeting – informa una nota della Cccb – si sono lasciati ispirare dal Libro dei Salmi, in particolare dai numeri 6, 13, 62, 74, che riportano l’invocazione “Quanto tempo?” con cui “il salmista prega per la liberazione da una calamità, parla della fedeltà di Dio nell'attesa, ribadisce la fiducia nel Signore e riconosce la fragilità e la precarietà della condizione umana”. Un ulteriore Salmo, il 44 (43) “è stato scelto come punto focale di studio” perché in esso “il salmista invita Dio ad agire dicendogli ‘Alzati, vieni in nostro aiuto. Riscattaci per amore del tuo incrollabile amore’”. Entrambe le invocazioni, continua la nota episcopale, sono state ritenute dai vescovi e dai rabbini “adatte e familiari, alla luce delle molteplici sfide e domande che derivano, oggi, dalla pandemia e dalle difficoltà che essa pone”. Nel corso dell’incontro, è stata anche condotta “una breve indagine su alcune delle risposte teologiche, spirituali, sacramentali, bibliche e morali alla pandemia pubblicate fino su riviste e giornali popolari”. Riscontrando in tali risposte “molte similitudini in entrambe le tradizioni”, sia in quella cattolica che in quella ebraica, i partecipanti alla riunione virtuale “hanno condiviso tra loro alcune delle implicazioni più pratiche della pandemia sulla vita delle parrocchie e delle sinagoghe in Canada”, delineandone le emergenze, come il raggiungimento delle comunità attraverso i canali virtuali e “la rinnovata attenzione all'importanza primaria della vita familiare”. Dalla riunione è arrivata anche la riflessione sul “particolare dolore e sulla difficoltà di coloro che non sono riusciti a piangere la morte dei propri cari, a causa delle normative” vigenti anti-Covid sul distanziamento sociale. Il prossimo incontro tra la Cccb e il caucus rabbinico canadese è previsto per la primavera del 2021, mentre è stata annunciata per il mese prossimo una pubblicazione congiunta, intitolata “I Salmi: una porta per il dialogo ebraico-cattolico”, che sarà disponibile gratuitamente sui siti web dei vescovi cattolici e del Centro canadese per gli affari israeliani ed ebraici. (IP)

25 novembre -  ITALIA - Nascono “Milano Duomo Card” e "Capolavori" per sostenere la Cattedrale milanese ai tempi del coronavirus

Sostenere la Cattedrale di Milano e i suoi restauri nell’anno della pandemia. Si prefiggono questo scopo le iniziative “Milano Duomo Card” e “Capolavori”, presentate ieri in una conferenza stampa streaming. Si tratta di due proposte che vogliono rispondere in modo solidale alla situazione di grave difficoltà vissuta a causa della pandemia dai settori del turismo e della cultura. Se il 2019 si è  chiuso con un record di presenze turistiche nel Complesso Monumentale del Duomo pari a 2,8 milioni di visitatori, la previsione per l’anno in corso  è di un calo dell’80% delle preseze. Si teme infatti di non andare oltre i 550mila ingressi. A causa dell’emergenza sanitaria infatti dallo scorso 5 novembre è stata decisa una nuova sospensione degli accessi ai turisti. Per rispondere a questa sfida la Veneranda Fabbrica del Duomo, istituita nel 1387 per la costruzione e la valorizzazione del monumento simbolo della città, propone la“Milano Duomo Card”, un passaporto per la cultura da acquistare direttamente sul sito duomomilano.it o a partire da Febbraio 2021 nelle librerie Mondadori limitrofe al Duomo. Si tratta di uno strumento che anticipa l’esperienza di visita con biglietti e percorsi per il Duomo, le Terrazze, l’Area Archeologica e un accesso illimitato al Museo del Duomo per un anno, usufruibili a partire dalla riapertura. La card consente inoltre l’accesso inoltre ad un’area riservata con contenuti multimediali di approfondimento per esplorare tutti i tesori della Cattedrale e per seguirne i restauri. Per tutti i titolari è anche previsto un omaggio dalla collezione ufficiale del Duomo, tra cui l’ormai celebre “Panettone del Duomo di Milano”. Con  “Capolavori” invece si offre la possibilità di acquisto online e consegna a domicilio di riproduzioni in vario formato di rare stampe e fotografie del Duomo e della Città. «Con la sua inesausta vena creativa, nonostante il lockdown che colpisce in modo totalizzante la cultura e il turismo e che ci auguriamo di superare molto presto”, ha commentato l’arciprete del Duomo monsignor Gianantonio Borgonovo, “la Veneranda Fabbrica continua a lavorare attraverso i propri cantieri di restauro per continuare a far risplendere l’infinita bellezza della Cattedrale, pronta ad accogliere i nuovi visitatori che ne varcheranno le soglie per affiancarsi ai fedeli che in questi giorni d’Avvento vivono il Duomo in un clima di sobrietà e di raccoglimento interiore”. (PO)

25 novembre POLONIA L’invito di Monsignor Kaminski a pregare per i malati, le loro famiglie e gli operatori sanitari

Pregare uniti per le intenzioni dei malati, dei dipendenti delle strutture sanitarie e dei loro parent: in un momento difficile come quello dell’attuale pandemia, infatti, gli sforzi del personale medico e la lotta dei pazienti contro la malattia devono essere accompagnati da una terapia spirituale. È questo l’invito alla popolazione che monsignor Romuald Kaminski, presidente della Pastorale sanitaria, fa attraverso il sito della Conferenza episcopale polacca. La Pastorale nazionale della Salute in questa difficile situazione dell'epidemia vuole accompagnare spiritualmente il personale medico, che nel suo servizio quotidiano aiuta i malati, ma vuole anche sostenere tutti i pazienti. “Non solo chi è in ospedale, ma anche chi è a casa, da solo, ha bisogno di una cura come la preghiera, il ricordo di loro", sottolinea il cappellano del Servizio sanitario nazionale, padre Arkadiusz Zawistowski. Per nove settimane, dunque, si pregherà una speciale forma di Novena altamente simbolica, perché San Geronimo ha detto che il numero nove è un simbolo di sofferenza, di dolore. “A questi nove giorni, compreso il decimo, seguirà la gioia. Confidiamo fortemente che sarà così anche per noi, attraverso l’intercessione della Madonna del Perpetuo Soccorso", spiega padre Maciej Radzikowski. La prima Santa Messa presieduta da monsignor Romuald Kaminski nell'ambito della Novena per le intenzioni dei malati, sarà celebrata nella chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso in via Nobel a Saska Kepa mercoledì 2 dicembre alle 20. La preghiera comune avrà luogo per nove settimane ogni mercoledì in luoghi diversi, comprese le cappelle degli ospedali più coinvolti dall’emergenza sanitaria. (RB)

25 novembre INDIA Arcidiocesi di Ranchi: lettera pastorale per il tempo di Avvento

"Quest'anno è stato un anno difficile, segnato da sfide, difficoltà e sofferenze. Il Covid-19 e l'isolamento forzato hanno portato all'uomo comune miseria e sofferenze indicibili. Mentre si avvicina l’inverno si prospettano un'economia in difficoltà, una crescente disoccupazione e una crescente povertà". È quanto scrive, il 21 novembre, l’arcidiocesi di Ranchi, nello Stato orientale di Jharkhand - si legge su UCA News -, in una lettera pastorale per il tempo di Avvento, firmata da monsignor Felix Toppo, arcivescovo di Ranchi, e dal vescovo ausiliare Theodore Mascarenhas. La lettera esorta i fedeli "a celebrare un Natale fondato su una profonda spiritualità, “all'insegna della carità, della misericordia e della compassione", in questo tempo di pandemia di coronavirus. "Guardando al Natale, alla celebrazione della nascita del nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo e al periodo preparatorio dell'Avvento – si legge nel testo -, invitiamo i nostri sacerdoti, i seminaristi e i nostri fedeli ad un momento di riflessione e di introspezione. Il bambino avvolto in fasce e sdraiato nella mangiatoia è infatti un segno per questo Natale che sarà celebrato sotto l'ombra del Covid-19". L’arcidiocesi ricorda ai fedeli come durante l'isolamento siano diventati angeli della misericordia, per i poveri, gli affamati, gli afflitti e i migranti. “Grazie ai vostri sforzi - sottolinea -, la Chiesa cattolica di Ranchi è stata in prima linea nei servizi di soccorso portando speranza, consolazione e conforto a migliaia di persone e alle loro famiglie". In questo momento così difficile, affinché questo Natale sia sacro e significativo, la Chiesa propone alla comunità di fedeli di viverlo in maniera spirituale, di accostarsi ai Sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucarestia, rispettando rigorosamente i protocolli sanitari. Invita ad un Natale comunitario, suggerendo azioni di sostegno sociale per le famiglie e i bambini che non possono permettersi dolci e piccoli regali. Esorta a vivere un Natale ecologico e, oltre a ricordare di proteggere l’ambiente, chiede che non vengano usati petardi durante il periodo della festa. Infine, suggerisce a tutti di vivere un Natale a favore dei poveri, invitando alla sobrietà e alla modestia nelle celebrazioni e nelle spese. "Raccomandiamo a ogni famiglia e comunità religiosa di fare sacrifici, soprattutto durante il periodo dell'Avvento - conclude la lettera - e di contribuire alla carità, aiutando coloro che già vivevano nell’indigenza e coloro che ora sono stati ridotti in povertà a causa del Covid e dell'isolamento". (AP)

25 novembre - CANADA “Viaggio attraverso l’Avvento”, serie video dei vescovi in preparazione al Natale

Aiutare i fedeli cattolici a prepararsi alla celebrazione della nascita di Gesù: con questo obiettivo, la Conferenza episcopale del Canada (Cccb) promuove “Viaggio attraverso l'Avvento”, ovvero una serie di video, disponibili on line ogni settimana, creati congiuntamente dagli Uffici Liturgico episcopale, Liturgico nazionale e Per l’evangelizzazione e la catechesi. Il progetto – spiega una nota – è stato pensato “come un modo per offrire, attraverso il moderno metodo dei videomessaggi, una risorsa che arricchisca la formazione della fede, in un tempo di attesa gioiosa della venuta del Signore, Salvatore del mondo”. Nello specifico, i video introducono al tempo liturgico e presentano riflessioni sul Vangelo per ogni domenica di Avvento e sul vero significato del Natale, illustrate da Monsignor Douglas Crosby, O.M.I., vescovo di Hamilton, e Monsignor Pierre Goudreault, vescovo di Saint-Anne-de-la-Pocatière. La serie di video – sottolineano i vescovi – ha un valore “particolarmente rilevante, data la pandemia da Covid-19 che pone dei limiti agli incontri di persona per le comunità di fede”. L’auspicio dei presuli è, dunque, che il “Viaggio attraverso l'Avvento” sia “fonte di profondo conforto spirituale e di profonda preparazione per tutti”. Il primo video è stato diffuso lunedì scorso, 23 novembre sul sito web e il canale YouTube della Cccb; le prossime uscite sono in programma per il 30 novembre, il 7 e il 14 dicembre. (IP)

25 novembre INDIA Padre Thekkekavinal: Paese devastato dal virus, occorrono aiuti

Sono 9,22 milioni, ad oggi, i casi di Covid-19 registrati in India, con oltre 135mila decessi. Una situazione allarmante che va a colpire soprattutto le fasce più deboli ed emarginate della popolazione, in particolare i migranti, i lavoratori non organizzati e le persone con bisogni speciali. Ad accendere i riflettori sulla loro grave condizione è la testimonianza di padre Samuel Thekkekavinal, direttore della Social Service Society (Seva) dell'eparchia cattolica siro-malankarese di Sant’Efrem, nello Stato di MaharashtraIl suo drammatico racconto è riportato nel numero settimanale del Bollettino sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid-19, a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. “Stiamo vivendo un periodo senza precedenti, una coltre di paura e panico soffoca la nostra società – afferma padre Thekkekavinal – La pandemia ha aggravato la povertà, provocando innumerevoli ammalati ed uccidendo milioni di persone”, con “un impatto immediato anche sull’economia”. In molte regioni dell’India, infatti, “i servizi essenziali sono stati interrotti” e il mondo del lavoro è praticamente fermo a causa della “carenza di manodopera”, anche di quella non qualificata. “Il virus ha devastato gli emarginati – continua padre Samuel - soprattutto i lavoratori giornalieri, nei quali l’assenza di introiti quotidiani, unita alla mancanza di risparmi, solleva preoccupazioni concrete per la sopravvivenza”. A tutto ciò vanno aggiunti “l’isolamento sociale e lo sconvolgimento della routine quotidiana che stanno mettendo a dura prova la salute mentale delle persone”, soprattutto delle donne, sempre più esposte alla “violenza domestica”. Fortunatamente, la Chiesa resta accanto alla popolazione: come spiega il direttore della Seva, l'eparchia di Sant’Efrem “sta rispondendo rapidamente al richiamo della sofferenza umana in questo periodo, conducendo ricerche rapide per individuare i punti caldi della pandemia e progettare linee d'azione e di contrasto a lungo termine”. In particolare, grazie agli aiuti stanziati dalla Cnewa (Catholic Near East Welfare Association, il braccio umanitario della Santa Sede per i cristiani del Vicino Oriente), l’eparchia ha avviato “un'azione di soccorso realistica”, ovvero “ha identificato le persone più vulnerabili alla pandemia dando priorità, nella distribuzione degli aiuti, ai bambini, alle donne, agli anziani e ai disabili, con particolare attenzione alle popolazioni tribali, ai lavoratori migranti e ai lavoratori a giornata”. Nello specifico, generi alimentari di prima necessità (25 kg di riso, 3 kg di lenticchie, 10 kg di farina di frumento, 2 kg di olio di senape, 2 kg di zucchero, 2 kg di gelatina, 2 kg di sale e 250 g di tè) sono stati donati ai più bisognosi grazie alla “creazione di cucine comunitarie destinate ai poveri e agli emarginati”. Il tutto – rassicura padre Thekkekavinal – “nel pieno rispetto delle normative igieniche e sociali” anti-contagio. Non solo: la Seva è restata accanto anche ai “malati di cancro, ai quali sono stati distribuiti kit di primo soccorso”. Forte anche l’impegno dell’eparchia nel campo della sensibilizzazione della popolazione più indigente alla prevenzione del coronavirus, per cercare di tamponare le situazioni più critiche presenti “in zone affollate e prive di sistemi igienico-sanitari di base”. “La pandemia ha devastato i poveri”, sottolinea infatti padre Samuel, ed è per questo che, insieme alle campagne di informazione e sensibilizzazione sul coronavirus, i bisognosi hanno ricevuto numerosi “kit igienici che includono maschere facciali, disinfettanti e saponi a base di alcol”. Ulteriori kit sanitari, infine, sono stati forniti “agli ospedali e al personale del Dipartimento sanitario” dell’eparchia, mentre si stanno ampliando “le infrastrutture eparchiali per i servizi di isolamento e quarantena”. (IP)

25 novembre PERÙ LA Chiesa invita i fedeli a partecipare il 6 dicembre alla tradizionale colletta per l’Obolo di San Pietro

La Conferenza episcopale peruviana, in un videomessaggio diffuso ieri su YouTube, ha lanciato un appello alla comunità cattolica e a tutte le persone di buona volontà nel Paese, affinché partecipino con un loro contributo alla raccolta per l’Obolo di San Pietro, la tradizionale colletta fatta dai fedeli per sostenere le opere di carità promosse dal Santo Padre in tutto il mondo, che si terrà domenica prossima 6 dicembre. Questa raccolta annuale – ricorda l’Episcopato -, nata nel VII secolo, quando gli anglosassoni, in seguito alla loro conversione cominciarono ad inviare un contributo annuale al Papa, e ufficialmente istituita da Pio IX nel 1871, ha contribuito a diverse opere di beneficenza. Tra i tanti gesti di solidarietà, in questi ultimi anni, la costruzione dell'ospedale pediatrico di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana (2019); l'assistenza a migliaia di migranti in Messico, per lo più provenienti da Honduras, El Salvador e Guatemala (2018); e  l'aiuto al popolo ucraino colpito dalla guerra civile (2016). Quest'anno, con questa opera di beneficenza – sottolineano i vescovi - si è cercato soprattutto di affrontare la pandemia di coronavirus. Tra le tante iniziative, la donazione di 2500 test Covid-19 al Ministero della Salute di Gaza, attraverso la Congregazione per le Chiese orientali; la consegna di ventilatori polmonari in Ecuador, e la consegna di 250mila euro per rispondere alle esigenze della Chiesa libanese in questi difficili mesi. (AP)

25 novembre - BRASILE 27 novembre, vescovi presentano progetto “Agenda Università e Amazzonia”

Si intitola “Agenda Università e Amazzonia” ed è il progetto che verrà presentato, in Brasile, dalla Conferenza episcopale locale (Cnbb) e dalla sezione nazionale della Rete ecclesiale per l’Amazzonia (Repam). La presentazione si terrà in modalità virtuale, su Facebook e YouTube, venerdì 27 novembre, alle ore 10.00 e la proposta verrà inviata a tutti gli Istituti di istruzione superiore. “L’obiettivo del progetto – si legge sul sito web della Cnbb – è quello di essere uno strumento di pianificazione partecipativa per mobilitare gli Istituti di istruzione superiore a seguire l’agenda sociale e ambientale suggerita dall’Enciclica di Papa Francesco ‘Laudato si’ sulla cura della casa comune’. L’agenda sarà proposta da diverse organizzazioni ecclesiali ed educative”. All’iniziativa aderiscono, tra gli altri, gli Atenei afferenti alla Commissione episcopale brasiliana per la Cultura e l’educazione; l’Associazione nazionale dell'Educazione cattolica del Brasile; la Pontificia Università cattolica del Paraná; l’Osservatorio nazionale di giustizia socio-ambientale; l’Unione brasiliana di Educazione cattolica e l’Organizzazione delle Università cattoliche dell'America Latina e dei Caraibi. La “Agenda Università e Amazzonia” è solo una delle tante iniziative lanciate dalla Cnbb per tutelare e valorizzare la regione panamazzonica: a maggio, ad esempio, si è svolta la campagna di sensibilizzazione “L’Amazzonia ha bisogno di te”, per mobilitare le persone alla solidarietà di fronte alla grave situazione dei popoli amazzonici provocata dalla pandemia da coronavirus. Ad agosto, la campagna aveva già raccolto oltre 700 mila reais, pari a 109mila euro. A fine luglio, inoltre, i vescovi brasiliani hanno lanciato la campagna “Amazzonizza te stesso!” che proponeva “la partecipazione attiva di tutti i popoli in difesa dell'Amazzonia, del suo bioma e dei suoi abitanti minacciati nei propri territori”. Infine, a settembre, è stata avviata l’iniziativa “Echi dall’Amazzonia” con la diffusione settimanale di podcast per raccontare suoni, voci, sogni sfide e difficoltà della regione panamazzonica. L’obiettivo è quello di creare contenuti giornalistici dall'Amazzonia stessa, dando spazio ai suoi protagonisti e alle peculiarità del suo territorio. (IP)

25 novembre - FILIPPINE L’allarme del vescovo di Puerto Princesa dinanzi alla crescita degli omicidi nella provincia di Palawan

Monsignor Socrate Mesiona, vescovo di Puerto Princesa, durante una cerimonia di accensione delle candele "per la giustizia e la pace" nella provincia di Palawan, organizzata dal centro di azione sociale della diocesi, nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione - si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, ha espresso la sua preoccupazione dinanzi all’ondata di omicidi verificatisi nella provincia nelle ultime settimane e il suo timore che la gente possa abituarsi a questa "cultura della morte". "Il mio timore - ha affermato - è che se ci abituiamo agli omicidi, potremmo arrivare al punto che non sia più una novità per noi, solo una nuova normalità", ha spiegato il presule. Il vescovo Mesiona ha sottolineato che la vita è sacra e che uccidere è peccato, durante la funzione, alla quale hanno partecipato alcuni familiari delle vittime dei recenti omicidi, poliziotti, funzionari governativi e operatori ecclesiastici. Citando il Catechismo della Chiesa Cattolica, il presule ha concluso, affermando che "la vita umana è sacra perché fin dal suo inizio coinvolge l'azione creatrice di Dio e rimane per sempre in un rapporto speciale con il Creatore, che è il suo unico fine". (AP)

25 novembre - NUOVA ZELANDA Carceri. I cappellani: ascoltare la voce di chi è stato rifiutato dalla società

Un appello dei cappellani delle carceri della Nuova Zelanda per reclutare volontari che ascoltino e aiutino i detenuti rinchiusi negli istituti penitenziari è stato diffuso attraverso il sito della Conferenza episcopale del Paese da suor Veronica Casey, cappellano cattolico della prigione maggiore di Mosgiel. L’unico requisito richiesto è una profonda fede, scherza la religiosa che si impegna in favore dei circa 9500 reclusi che scontano la pena nelle 18 prigioni della Nuova Zelanda. Per aiutarla, i vescovi hanno pubblicato un opuscolo sulla Pastorale carceraria che sarà parte di una campagna più ampia finalizzata a invogliare le persone delle sei diocesi cattoliche a prendere in considerazione la possibilità di impegnarsi in questo campo della solidarietà. Il libretto s’intitola “Il ministero penitenziario: cos'è e come posso essere coinvolto?” è scritto anche in lingua Maori ed è disponibile in copie stampate nella maggior parte delle parrocchie cattoliche, oltre che on line. "Il ministero penitenziario è davvero una vocazione, ma ha bisogno di preparazione - spiega suor Veronica - le questioni della povertà, delle minoranze etniche e delle malattie mentali sono caratteristiche chiave delle popolazioni carcerarie di tutto il mondo. La cappellania carceraria è un'opera di misericordia corporale fondamentale". Il servizio di cappellania carceraria è un servizio ecumenico finanziato dal governo. La Chiesa cattolica ha un contratto di subappalto con la Cappellania carceraria della Nuova Zelanda. "Papa Francesco ha una profonda preoccupazione per le persone in prigione", continua la religiosa che ha incontrato il Papa alla conferenza internazionale della Cappellania carceraria in Vaticano l'anno scorso. "Ha esortato a cambiare le prospettive e l'approccio nel trattare le persone in prigione, offrendo aiuto e risorse adeguate per vivere una vita dignitosa, non scartandole. È un ruolo estremamente importante. Le persone in carcere tendono a provenire da ambienti svantaggiati e non hanno alcuna speranza nella loro vita. Il ministero penitenziario è quello di portare speranza e significato in una situazione altrimenti senza speranza. Puoi essere la prima persona che li ha ascoltati". I cappellani del carcere in Nuova Zelanda sono pagati e forniscono servizi religiosi e spirituali: la formazione teologica e pastorale è disponibile attraverso il Te Kupenga-Catholic Leadership Institute della Chiesa. I volontari, invece, possono essere coinvolti in vari modi, come visite pastorali, studio della Bibbia e servizio domenicale. "Questo è un ministero per tutta la Chiesa e le parrocchie possono essere coinvolte nel ministero di preghiera, nel sostegno ai cappellani e ai volontari della prigione e nel sostegno alle persone in uscita dal carcere", ha concluso suor Casey. (RB)

25 novembre - VATICANO Dialogo interreligioso. Monsignor Jurkovič alla presentazione del volume "La promozione del dialogo interculturale e interreligioso come strumento di pace e di fraternità” a Jeddah

Monsignor Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, domenica 22 novembre, intervenendo a Jeddah, in Arabia Saudita, alla presentazione del  libro "La promozione del dialogo interculturale e interreligioso come strumento di pace e di fraternità”, ha espresso tutta la sua gratitudine agli organizzatori dell’iniziativa, anche per i loro contributi alla pubblicazione, “che si propone di promuovere il dialogo interculturale e interreligioso come strumento di convivenza pacifica e di fraternità tra i popoli”. Il libro, che vuole portare avanti il percorso iniziato con la visita dello Sceicco Muhammad bin Abdulkarim Al-Issa, Segretario Generale della Lega musulmana mondiale, al Papa, in Vaticano, tre anni fa, e con lo storico viaggio del cardinale Jean Louis Tauran in questo Paese, tocca tre questioni principali: la fraternità umana; la giustizia; e il dialogo come strumento di pace. Invitato dalla Lega Musulmana Mondiale e dall’Università della Pace delle Nazioni Unite a lavorare a questa pubblicazione e a questo panel di discussione, monsignor Jurkovič ha spiegato come il primo suo pensiero sia andato al Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019. Storica dichiarazione, che non solo avvicina persone di diverse nazionalità, di diverse culture e fedi, ma invita a “considerare e trattare tutti gli esseri umani come fratelli e sorelle”.   Vivendo in società multiculturali e multireligiose, in cui “le differenze sono molto spesso vissute in termini di conflitto”, sottolinea il presule, ci si rende conto che "la fratellanza è essenziale", come già sottolineato dal Santo Paolo VI. E “oggi, ancora di più attraverso l'ultima Enciclica di Papa Francesco ‘Fratelli tutti’, la fraternità non è evocata come aspirazione astratta e consolatoria, ma come criterio efficace e realistico di convivenza”. Il riconoscimento della fratellanza reciproca – osserva monsignor Jurkovič - ha la capacità di cambiare, di capovolgere il conflitto e diventare un messaggio forte, con un valore religioso e anche politico, nonché di portare direttamente a riflettere sul significato di "cittadinanza". Siamo infatti tutti fratelli e sorelle, e quindi tutti cittadini con uguali diritti e doveri. Ma come sottolineato dallo sceicco Al-Issa durante la sua visita a Ginevra – afferma il presule -, "La pace non può essere raggiunta senza una giustizia totale, la giustizia astratta può portare solo a una falsa pace". Quando la giustizia trionfa, regna la pace e quando la giustizia è offesa, anche la pace è messa in pericolo. Poiché tutti noi – precisa - condividiamo la stessa natura umana, e quindi pari dignità, la giustizia esige il rispetto dei diritti di ogni persona. E “il rispetto della dignità umana è solo il primo pilastro, anche se essenziale, per costruire una solida base per il dialogo, prima sul piano interculturale e poi su quello interreligioso - afferma monsignor Jurkovič -. Non può esserci dialogo se la dignità umana non è prima di tutto rispettata.  Quando la dignità umana è tutelata, uomini e donne sono liberi di dedicarsi con coscienza libera alla ricerca della Verità”. Egli, inoltre, distingue tra tolleranza religiosa e libertà religiosa. “Quando la tolleranza si basa sul rispetto reciproco della dignità umana, può essere un passo importante per assicurare la pace tra i popoli. Tuttavia, la semplice tolleranza non è sufficiente! Questo perché la tolleranza, di per sé, ha la connotazione negativa di ‘sopportare’ o ‘soffrire’ con l'altro, piuttosto che apprezzare le differenze ed esprimere un rispetto reciproco delle reciproche religioni”. È più fruttuoso, dunque, facilitare i rapporti tra le tradizioni religiose basandosi sul concetto più dinamico di fratellanza reciproca. Accettazione e tolleranza derivano, poi, da una conoscenza più profonda dell'altro, che è possibile solo attraverso il dialogo. Senza il dialogo, infatti, le barriere del pregiudizio, del sospetto e dell'incomprensione non possono essere efficacemente rimosse, e affinché il dialogo arricchisca entrambe le parti, deve esserci un reciproco atteggiamento di dare e avere, quindi di conseguenza, il dovere di ascoltare ciò che dice l'altro. “Ogni persona  - infatti - è portatrice della dignità umana e brilla di ‘un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini’”, essendo gli esseri umani creati a immagine e somiglianza di Dio. Essi sono parte del piano di Dio e, “pertanto, non devono essere privati in alcun modo della loro umanità, che è la fonte della propria dignità, o del proprio diritto di cercare ed esprimere la Verità”. La dignità umana è la premessa che permette un dialogo tra le diverse culture (anche non religiose), e “frutto del dialogo è l'unità tra le persone e l'unione delle persone con Dio, che è la fonte e il rivelatore di ogni Verità e il cui Spirito guida gli esseri umani nella libertà quando si incontrano in tutta onestà e amore”. Monsignor Jurkovič, infine, invitando a non perdere di vista i principi che ci uniscono sul piano spirituale, ricorda che “la pace non è né un sogno né un'utopia; la pace è possibile”. La sua costruzione però non deve essere affidata solo alle istituzioni politiche, ai tavoli dei negoziati, ma deve essere radicata nelle relazioni quotidiane, in modo “che ci permettano di guardare e trattare ogni persona come una vera sorella o un vero fratello". Perché solo con questo tipo di fraternità potremo superare "l'egoismo individuale che entra in conflitto con la possibilità delle persone di vivere in libertà e in armonia..." Tutti noi, dunque, “- cristiani, musulmani e tutti i credenti - siamo chiamati a offrire il nostro particolare contributo” per una civiltà della pace e dell'incontro, conclude il presule. (AP)

25 novembre - STATI UNITI Il 12 e 13 dicembre raccolta nazionale nelle parrocchie per la cura degli anziani negli Ordini religiosi

Si svolgerà il fine settimana del 12 e 13 dicembre prossimi nelle parrocchie la tradizionale raccolta fondi nazionale per aiutare gli Ordini religiosi a far fronte ai bisogni dei confratelli più anziani e malati. Lo scrive il sito della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, specificando che per conto dei vescovi il coordinamento dell’iniziativa di solidarietà è affidato al National Religious Retirement Office. I vescovi statunitensi hanno iniziato a promuovere la raccolta nel 1988 per far fronte alla significativa mancanza di fondi per il pensionamento tra gli ordini religiosi statunitensi. A differenza delle raccolte attuate dai sacerdoti che si tengono nelle rispettive diocesi e che sono destinate alla cura dei sacerdoti diocesani in pensione, questa raccolta annuale va a beneficio degli ordini religiosi in cui si calcola ci siano circa 30mila religiosi anziani che necessitano di assistenza sanitaria e della pensione. Nel 2019 la raccolta ha consentito di mettere insieme la somma di 26,2 milioni di dollari, e lo scorso giugno 25 milioni di dollari sono stati distribuiti dagli organizzatori a 341 comunità religiose in tutta la nazione. Le comunità dell'ordine religioso beneficiario combinano questo finanziamento con il proprio reddito e i propri risparmi per aiutare a fornire le necessità quotidiane, compresi i farmaci e l'assistenza infermieristica. "Siamo umili e incredibilmente grati per la continua generosità dei fedeli cattolici - ha detto suor Stephanie Still delle Suore della Presentazione della Beata Vergine Maria, che ha l’incarico di direttore esecutivo del National Religious Retirement Office - e ci impegnamo a garantire un uso più ampio e benefico di queste donazioni". La mancanza di fondi per il sostentamento dei confratelli più anziani affonda le sue radici nei bassi salari percepiti dai religiosi in età lavorativa e nel cambiamento demografico, tale per cui si verifica un rapporto di uno a tre a svantaggio degli anziani. Come molti altri americani, le comunità religiose lottano con i costi sempre più elevati dell'assistenza sanitaria. Il costo totale dell'assistenza sanitaria per i religiosi che hanno superato i 70 anni supera il miliardo di dollari all'anno e la pandemia da Coronavirus adesso ha ulteriormente aggravato questa già difficile situazione. Attraverso la raccolta annuale, le comunità religiose vengono aiutate ad affrontare i propri deficit di finanziamento: "La nostra missione è sostenuta dall'amore e dalla generosità di tutti coloro che sostengono i religiosi anziani e le loro comunità", ha concluso Suor Still. (RB)

25 novembre - SUDAFRICA 2-4 dicembre, vescovi in visita di solidarietà in Mozambico

Dal 2 al 4 dicembre, la Conferenza episcopale del Sudafrica (Sacbc) compirà una visita di solidarietà in Mozambico, precisamente nella diocesi di Pemba, situata nella Provincia di Cabo Delgado. La zona è al centro, da tre anni, di un grave conflitto legato a milizie jihadiste e che ha provocato numerose vittime e migliaia di sfollati. Ad annunciare la visita solidale è stato Monsignor José Luis Ponce de León, vescovo di di Manzini, nello Swaziland, in una nota diffusa sulla pagina Facebook diocesana. Parlando a nome della Chiesa cattolica del Sudafrica, dell’eSwatini e del Botswana, che costituiscono la Sacbc, il presule sottolinea che la visita vuole essere una risposta all’appello alla solidarietà lanciato più volte dalla diocesi di Pemba. "All'inizio di quest'anno – ricorda Monsignor Ponce de León - il vescovo di Pemba, Monsingor Luiz Fernando Lisboa, ha detto in un’intervista: ‘Il nostro popolo ha urgente bisogno di pace perché questa crisi ha completamente destabilizzato la nostra provincia. Chiediamo alla comunità internazionale di venire in nostro aiuto, la popolazione ha bisogno della solidarietà di tutti”. La delegazione della Sacbc includerà, oltre a Monsignor Ponce de León, il vescovo di Klerksdorp, Monsignor Victor Phalana; l'assistente del Segretario generale del Sacbc, Suor Tshifhifhiwa Munzhedzi, e Johan Viljoen, direttore del “Dennis Hurley Peace Institute”, centro della Chiesa cattolica sudafricana per la promozione della riconciliazione. Affidando, quindi, la visita solidale alle preghiere dei fedeli, il vescovo di Manzini esorta tutti a pregare per la pace a Cabo Delgado ed aggiunge: "Preghiamo anche per coloro ai quali è stato affidato il difficile compito della leadership, affinché lo Spirito del Signore doni loro la saggezza perché la vita e la dignità di ogni persona sia rispettata". La volontà di compiere “una visita di solidarietà” in Mozambico era stata annunciata dalla Sacbc già a settembre: in una dichiarazionedi vicinanza con i vescovi ed i fedeli del Mozambico, firmata da Monsignor Sithembele Sipuka, presidente della Sacbc, si leggeva: “La violenza, la sofferenza e la morte causate dal conflitto armato in corso a Cabo Delgado sono un dolore per tutti noi”. Di qui, il richiamo alla missione della Chiesa ad essere “un canale della pace di Dio” e a “non risparmiare alcuno sforzo nell'incoraggiare e sostenere i processi di promozione di una cultura della riconciliazione”. La dichiarazione della Sacbc ricordava anche “lo spirito di fratellanza e di sollecitudine” espressi da Papa Francesco alle popolazioni di Cabo Delgado sia nel Messaggio “Urbi et Orbi” del 12 aprile scorso, domenica di Pasqua, sia attraverso una telefonata, fatta il 19 agosto, al vescovo di Pemba, Monsignor Fernando Lisboa. Ed è condividendo questa solidarietà, quindi, che i presuli sudafricani esortavano la Chiesa mozambicana a restare “salda nello sforzo di portare avanti la sua missione in queste difficili circostanze, sostenuta dalla speranza nel Principe della pace”. (IP)

25 novembre - AUSTRIA #coronavirus Il segretario dei vescovi loda la cooperazione tra Stato e Chiesa nella lotta alla pandemia

"La cooperazione funziona": con queste parole il segretario generale della Conferenza episcopale austriaca, monsignor Peter Schikpa, ha voluto lodare il buon lavoro di collaborazione portato avanti tra Stato e Chiesa nella gestione dell’attuale fase di emergenza sanitaria. Lo riporta il sito della Conferenza episcopale dell’Austria. “In una questione estremamente importante per le persone, come la loro salute, lo Stato ha dato fiducia alle comunità religiose perché prendessero le misure necessarie per contenere la pandemia, assicurando allo stesso tempo i bisogni religiosi di base", ha detto ancora il segretario intervenendo al simposio su "Liturgia e Covid 19", che l' Università cattolica di Linz ha organizzato assieme all'Istituto liturgico austriaco  e al quale hanno partecipato teologi dall'Austria - incluso il vescovo di Linz, monsignor Manfred Scheuer - dalla Germania e dall'Italia, che hanno discusso gli effetti della pandemia sui servizi religiosi e sulla vita delle chiese. Monsignor Schipka ha riferito di un "processo comunicativo in cui ogni partner contribuisce con ciò che è in grado di contribuire": lo stato la competenza scientifica e le necessarie misure di contenimento, le religioni a loro volta contribuiscono con il supporto nel motivare la popolazione a sostenere tali misure. "Ciò che lo Stato purtroppo ha fatto poco è stato enfatizzare l'importanza delle religioni per la vita e la società", è il punto debole dell’intesa evidenziato dal segretario generale. “L'Austria ha una legge religiosa esemplare, che è un'espressione del rispetto dello Stato per gli affari interni delle chiese e delle società religiose legalmente riconosciute - ha spiegato monsignor Schipka – a determinate condizioni, tuttavia, è legittimo sottoporre la libertà religiosa a restrizioni nella misura in cui sono necessarie e proporzionate alla salute o alla sicurezza pubblica”. Così, anche in tempi di pandemia, il governo federale ha lasciato che le società religiose regolassero i loro affari interni, ma allo stesso tempo ha cercato uno scambio o un accordo sulle misure specifiche adottate dalla Chiesa.  "È un'espressione di carità scegliere il proprio comportamento in modo tale che gli altri non siano contagiati, se possibile", ha ribadito il segretario generale, il quale ha poi sottolineato come sia meglio vivere le restrizioni in vigore come una forma di "solidarietà con tutti coloro che ora devono fare a meno di molte altre cose, non ultimo con coloro che stanno fuggendo o che sono oppressi che non possono celebrare le funzioni religiose per anni". (RB)

25 novembre - ERITREA Conflitto Tigray. Vescovi: la guerra è sempre ingiusta, bisogna perseguire la pace

Perseguire la pace: si apre con un accorato appello alla riconciliazione il comunicato dei vescovi cattolici dell’Eritrea, diffuso il 18 novembre, mentre il Paese vive, dall’inizio del mese, un grave conflitto con l’Etiopia. Il 4 novembre, infatti, il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha ordinato un'offensiva militare contro le autorità nella regione del Tigray, in risposta ad un presunto attacco alla principale base militare etiope situata nella capitale del Tigray, Mekelle. Ma il conflitto affonda le sue radici nei mesi scorsi, da quando, a settembre, il partito al governo del Tigray (Tigray People's Liberation Front) ha organizzato le elezioni nella regione, contro il parere del governo federale. Centinaia, finora, le vittime degli scontri e migliaia gli sfollati, rifugiatisi nel vicino Sudan. Esprimendo, quindi, “profonda tristezza” per il conflitto in corso, i vescovi eritrei ribadiscono che “la guerra è contro la vita e contro lo sviluppo” perché “uccide, mutila, distrugge e semina odio tra la gente”. “In guerra perdono tutti”, si legge nella nota episcopale, “essa non ha alcun valore significativo ed è sempre ingiusta", perché “distrugge i quattro pilastri della pace, ossia verità, giustizia, amore e libertà”. La verità è essenziale alla riconciliazione, spiegano i presuli, perché “all’interno della società non assicura solo i diritti individuali, ma salvaguarda il bene comune proteggendo i diritti degli altri come fondamento della pace”. Al contempo, “la giustizia garantisce i diritti di tutti, incentivando il progresso per costruire la pace”, mentre “l’amore infonde empatia per i bisogni del prossimo, creando reciprocità”. Infine, la libertà “permette alle persone di contribuire allo sviluppo della pace”. Inoltre, ribadisce la Chiesa cattolica eritrea, “la ricerca della pace non può essere disgiunta dal rispetto della dignità umana e dei diritti umani”. La nota episcopale ricorda poi che “la pace e la verità sono intimamente connesse dalla trasmissione di informazioni veritiere e corrette; dalla giustizia uguale per tutti davanti alla legge e da un processo democratico trasparente che garantisca la partecipazione dei cittadini”. In quest’ottica, i presuli “in nome di Dio e per il bene dei popoli”, chiedono “l’immediata cessazione delle ostilità” ed invitano le parti in causa “a risolvere il conflitto attraverso il dialogo”. La dichiarazione dei vescovi si conclude con l’esortazione rivolta a “clero, religiosi e fedeli” affinché “si impegnino nella preghiera” per la pace. La nota della Chiesa cattolica eritrea segue la dichiarazione del 4 novembre firmata dal cardinale Berhaneyesus Souraphiel, Arcivescovo di Addis Abeba in Etiopia, in cui si ribadiva: “Se i fratelli si uccidono, l'Etiopia non guadagnerà nulla, ma è destinata al fallimento”, perché “nessuna ragione o obiettivo può giustificare uno spargimento di sangue”. Di qui, l’appello a tutti i cattolici a pregare, anche insieme ai fedeli altre religioni “per la pace e la riconciliazione”. Anche Papa Francesco, all’Angelus di domenica scorsa, 8 novembre, aveva detto: “Seguo con preoccupazione le notizie che giungono dall’Etiopia. Mentre esorto a respingere la tentazione dello scontro armato, invito tutti alla preghiera e al rispetto fraterno, al dialogo e alla ricomposizione pacifica delle discordie”. (IP)

24 novembre - ITALIA Campagna solidale per le mense francescane sostenute dall’Antoniano: al via ad Operazione Pane

Parte oggi e proseguirà fino al 19 dicembre l’“Operazione Pane”, l’iniziativa solidale dell’Antoniano di Bologna per sostenere 15 mense francescane in tutta l’Italia che garantiscono, ogni mese, circa 36mila pasti caldi (1.200 al giorno) a persone in difficoltà. Per offrire un contributo è possibile inviare un sms o fare una telefonata da rete fissa al 45588. Dall’inizio dell’emergenza coronavirus sono oltre 300mila i pasti offerti, il 45% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. “Stiamo vivendo un periodo molto duro per tutti, ma non dobbiamo permettere che le difficoltà induriscano anche la nostra anima: solo restando uniti e aiutandoci a vicenda riusciremo a superare questa fase così critica” afferma direttore dell’Antoniano fr Giampaolo Cavalli. “Ogni aiuto, anche piccolo, è fondamentale - prosegue -. Tutte le donazioni si trasformeranno in pane per chi non ha da mangiare, ma anche in speranza per il futuro: il pasto, infatti, rappresenta il primo passo di un cammino che, partendo dall’ascolto, dal confronto e dal dialogo, porta alla rinascita personale e sociale”. Le realtà francescane sostenute dall’iniziativa solidale sono quelle di Roma, Palermo, Catanzaro, La Spezia, Genova, Torino, Verona, Bologna, Pavia, Monza, Milano, Lonigo, Voghera e Baccanello. Ma a beneficiarne è anche una realtà francescana ad Aleppo, in Siria. “Le persone che si rivolgono alle strutture francescane sono in netto aumento - spiega il direttore dell’Antoniano - questa situazione di grande emergenza non solo sta peggiorando la condizione di chi si trova nel disagio, ma sta anche mettendo in difficoltà tante famiglie (…). Molto difficile è anche la situazione delle persone che vivono in strada e degli anziani soli e senza qualcuno che si prenda cura di loro”. I volontari e i frati delle mense francescane segnalano, tra i nuovi ospiti, anche diverse persone che hanno perso il lavoro in seguito all’emergenza sanitaria. “Operazione Pane tiene unite le mense francescane e ci aiuta a non dimenticare nessuno - sottolinea fr Cavalli -, a mettere in tavola un pasto caldo per tutti e a fare in modo che le nostre porte restino sempre aperte in sicurezza, nonostante le grandi difficoltà del momento”. (TC)

24 novembre - LA RIUNIONE I santi e la Laudato si’ per prepararsi all’Avvento

Un ritiro on line e un percorso di riflessione sulla Laudato si’ di Papa Francesco per prepararsi all’Avvento nell’isola della Riunione. Dal 29 novembre al 3 gennaio del prossimo anno il Servizio diocesano di formazione permanente della diocesi della Riunione propone sul proprio portale “Con i santi, attendiamo Gesù Nostro Signore”, una serie di meditazioni e riflessioni con l’intervento di diversi relatori. È possibile iscriversi su www.jevismafoi.com/contact-us/. Il Consiglio diocesano di pastorale ha preparato invece un cammino verso il Natale articolato in quattro settimane con stralci della Laudato si’ e testi liturgici. Gli schemi, spiega monsignor Gilbert Aubry, vescovo della diocesi, possono essere utilizzati individualmente, in famiglia, in gruppi o nei quartieri e sono disponibili sul portale www.eglisealareunion.org/ dove è anche possibile scaricarli. (TC)

24 novembre - IRLANDA Con la prima domenica di Avvento arriva la settima edizione del Calendario dell’Avvento online della Conferenza episcopale

Sarà disponibile da domenica su www.catholicbishops.ie il Calendario dell’Avvento online della Chiesa irlandese. Giunto alla sua settima edizione, l’esclusivo calendario offre risorse per parrocchie, scuole e famiglie per aiutare persone di tutte le età a pregare e riflettere su come mantenere Cristo al centro dei preparativi natalizi durante questo speciale tempo liturgico. “Sebbene sia stato un anno molto difficile per tutti noi a causa della pandemia da Covid-19, la stagione dell’Avvento offre un nuovo inizio e la promessa di una speranza per tempi migliori - afferma monsignor Eamon Martin, arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda -. Quest'anno, forse più che mai, abbiamo bisogno di idee e ispirazione che ci aiutino ad approfondire, durante le nostre ore di isolamento e restrizione, a trovare quel barlume di luce, quella nota di gioia, quella promessa di consolazione”.  Il Calendario dell’Avvento on line, riferisce un comunicato stampa della Conferenza episcopale irlandese, propone quotidianamente, per prepararsi al Natale, le letture della Messa e testi sul santo del giorno, preghiere, video sull’Avvento, parole di Papa Francesco tratte dall’esortazione apostolica Christus vivit, gesti, suggerimenti per rendere il Natale più sostenibile e prendersi cura della casa comune, libri, musica e ancora eventi nelle diocesi e nelle parrocchie e indicazioni per aiutare le famiglie più bisognose. Ed è ormai caratteristico l’audio pensato per ogni giorno, offerto da vescovi, sacerdoti, religiosi, laici. “Rimaniamo continuamente vigili e preparati per il momento inaspettato in cui il Signore viene da noi, negli altri, nelle nostre esperienze quotidiane, inclusa la sua presenza negli ammalati, povero e straniero” aggiunge monsignor Martin. Il presule ricorda poi che, dall’inizio della pandemia il popolo irlandese ha vissuto tempi difficili con coraggio, resilienza e compassione e che tutti hanno fatto grandi sacrifici per la protezione della vita, della salute e per il bene comune. “Molti cristiani si sono adoperati nel servizio generoso e nel sostegno per i loro vicini, i soli, gli isolati, i malati e coloro che hanno perso la vita - prosegue monsignor Martini -. Fede, amore e speranza, a casa e in chiesa, sono stati un enorme sostegno durante questi tempi difficili”. L’arcivescovo di Armagh rimarca poi che Cristo è nato per portare speranza in un mondo oscurato e invita a riflettere sul messaggio del Natale “che è Cristo è vivo ed è la nostra speranza”. (TC)

24 novembre - ITALIA Dal monastero di Cascia l’invito alle donne a denunciare le violenze

Non restare in silenzio davanti alla violenza e parlarne: è l’invito che suor Maria Rosa Bernardinis, badessa a Cascia del Monastero Santa Rita, rivolge alle donne in una dichiarazione pubblicata sul portale santaritadacascia.org in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che ricorre domani. “Chiedere aiuto è il primo passo per tornare a vivere davvero, per amare ed essere amate come meritate” prosegue suor Maria Rosa che definisce la lotta alla violenza verso le donne un’emergenza mondiale. “Lo è a maggior ragione oggi, che il Covid-19 costringe le donne vittime di maltrattamenti, fisici o psicologici, a stare chiuse in casa con i loro aguzzini” aggiunge la religiosa che ritiene necessario educare al rispetto, all’amore e non all’odio, partendo dai giovani. Per suor Maria Rosa le istituzioni devono “essere determinate, irremovibili e vigili nella lotta contro la violenza sulle donne e allo stesso tempo sensibili ed efficaci”, quindi l’appello “agli uomini che uccidono le donne”: “L’amore non si possiede, non si ottiene con la forza, bensì si conquista giorno per giorno. L’amore è ricevere e donare, l’amore è vita e mai morte”. Infine suor Maria Rosa ricorda la figura di Santa Rita, “esempio di pace, perdono, ma anche di amore e forza”, chiedendone l’intercessione presso Dio perché le donne siano libere e “mai più schiave di paura e violenza”.  (TC)

24 novembre - NAGORNO-KARABAKH Appello del Mecc perché venga assicurata una pace chiara, sostenibile e duratura

Il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc) chiede alle parti coinvolte e alla comunità internazionale di impegnarsi perché nel Nagorno-Karabakh perduri il cessate il fuoco. In una dichiarazione dal titolo “Giustizia per l’Artsakh” rilasciata ieri, l’organizzazione religiosa, che vuole promuovere il dialogo e la pacifica convivenza fra i popoli, evidenzia che l’attuale accordo in vigore dal 10 novembre non garantisce una pace chiara, sostenibile e duratura. Le Chiese del Medio Oriente temono per la libertà religiosa e la pratica dei culti ed esprimono preoccupazione per l’eredità cristiana di chiese, monasteri, monumenti e musei già danneggiati o che potrebbero essere distrutti. Per questo esortano tutte le organizzazioni internazionali ad impegnarsi per l’Artsakh, “che ha diritto all’autodeterminazione come qualsiasi altra nazione e popolo nel mondo”. “Ribadiamo inoltre l’importanza di un dialogo sincero tra tutte le parti interessate per il bene di quanti vivono nella regione - aggiungono le Chiese del Medio Oriente -. Ciò aprirebbe la strada per garantire quei passi necessari all’istituzione di un nuovo ordine regionale che andrebbe a vantaggio di tutte le parti coinvolte nell’attuale conflitto”. (TC)

24 novembre - ITALIA Al Diocesano di Genova l’arte non si ferma. Rinasce il Monumento funebre del cardinale Fieschi, capolavoro del gotico italiano 

Al Museo Diocesano di Genova la cultura non chiude, rinasce. Durante questo difficile periodo in cui a causa dell’emergenza Covid-19 gli spazi espositivi restano chiusi al pubblico, l’attività prosegue nel segno della speranza. In particolare si lavora ad un progetto che contribuirà alla riscoperta dell’arte trecentesca e di un’importante pagina nella storia della città. Protagonista è il Monumento Funebre del cardinale Luca Fieschi, attore di primo piano nella vita politica e culturale della città nel XIV secolo. L’iniziativa denominata  “Rinasce un capolavoro. Il monumento Fieschi al Museo Diocesano” è promossa dall'Arcidiocesi di Genova e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo.. Tra i primi ad essere costruiti, tra il 1336 e il 1343, all’interno della Cattedrale di San Lorenzo per espressa volontà testamentaria del porporato, stretto collaboratore di Bonifacio VIII, il Monumento nel corso dei secoli è stato spostato e smembrato, perdendo la sua fisionomia originaria. In questi ultimi mesi è divenuto oggetto di un’importante lavoro di ricomposizione e presto tornerà ad essere ammirato, se non nell’aspetto originario, nell’imponenza dei suoi otto metri di altezza, all’interno delle sale del Diocesano di Genova, la cui planimetria è stata rivoluzionata per l’occasione. “I pochi documenti che descrivono il monumento – spiega a Vatican News la direttrice del Museo Paola Martina - ci riferiscono di un monumento molto imponente. Ci siamo trovati di fronte ad un grande puzzle, una sorta di mosaico tridimensionale composto da frammenti di diversa consistenza, rovinati dall’incuria e dalla fretta con cui si è proceduto a smontare il monumento quando la casata Fieschi aveva perso pregnanza politica.”. In seguito i frammenti principali furono accorpati in un primo tempo in cattedrale, poi nel 1991 trasferiti nel Museo Diocesano. Circa 120 tasselli minori furono invece conservati nei depositi. “Quando li abbiamo accostati l’uno all’altro ci siamo resi conto dell’imponenza di questa macchina sepolcrale ed è nata l’idea di tornare ad esporli". "Non è una vera propria ricostruzione”, tiene a precisare Paola Martina. “Mancano troppi pezzi e non c’è una documentazione sufficiente per comprendere lo schema della struttura originaria”. Importanti novità sono venute alla luce durante questi mesi: “quando si prendono i frammenti in mano emergono particolari importanti, come ad esempio le importantissime tracce di colore: il rosso nelle vestii o l’oro sulle ali degli angeli”.  “Avvalendoci dei mezzi tecnici odierni e del lavoro di una squadra appassionata e impegnata in questo studio, restituiamo alla città uno dei suoi simboli, con l’obiettivo di fornire agli studiosi delle prossime generazioni e al largo pubblico la possibilità di confrontarsi con un’epoca e con una delle pagine fondamentali della nostra storia”. Nipote di Adriano V e pronipote di Innocenzo IV, Luca Fieschi apparteneva infatti alla casata guelfa dei conti di Lavagna, prestigiosa famiglia genovese. Ordinato cardinale non ancora trentenne da Bonifacio VIII, fu noto a Genova per la sua attività di benefattore, politico, diplomatico, intellettuale, collezionista  di libri,  codici raffinati ed opere d’arte. Il Monumento Funebre è tra i più antichi e notevoli esempi di gotico italiano, in cui struttura architettonica e decorazione plastica si compenetrano.  Raffinato il realismo ritrattistico del volto del porporato, la cui figura è distesa all’interno di una camera funeraria circondata da due angeli che sorreggono le cortine del baldacchino. Di grande vivacità espressiva sono nel registro inferiore della tomba le scene dell’Apparizione di Cristo agli Apostoli e la Verifica della Stimmate. “Prevediamo di aprire nella tarda primavera”. Conclude la direttrice Paola Martina: “i tempi sono stretti, ma molto del lavoro è già stato eseguito l’estate scorsa. In questo periodo così difficile non ci siamo fermati. È questo uno dei motori della nostra missione come museo ecclesiastico: non fermarsi e far vivere le opere stesse che conserviamo”. (PO)

24 novembre - BANGLADESH Il sostegno della Caritas agli imprenditori di etnia Garo colpiti dalla pandemia a Mymensingh

Caritas Bangladesh ha organizzato una due giorni dal titolo Young Entrepreneurs Gathering 2020, il 19 e il 20 novembre, nella città di Mymensingh, a circa 120 chilometri a nord della capitale Dacca, per sostenere i giovani imprenditori di etnia Garo colpiti dalla pandemia di coronavirus. 50 i giovani che hanno potuto proporre i loro prodotti e i loro servizi. L’iniziativa è stata molto apprezzata dai lavoratori, in quanto circa 7.500 persone, perlopiù di etnia garo, hanno perso il lavoro, e circa 116 imprenditori hanno chiuso le loro attività durante la pandemia. "Non sappiamo se postremo aiutarli con i soldi, ma stiamo cercando di fare qualcosa per loro con i nostri consigli e le nostre risorse", ha riferito ad UCA News James Gomes, direttore dei programmi Caritas, che ha inaugurato la due giorni in videoconferenza. Tra i giovani imprenditori che hanno apprezzato il raduno, Munmun Nokrek, una donna d'affari Garo che gestiva la sua attività principalmente online. "Questo incontro – ha raccontato ad UCA News - ci è stato di grande aiuto. Infatti, avrebbe dovuto essere organizzato prima. Siamo stati in grado di comunicare con gli anziani e di apprezzarci a vicenda, il che ci ha incoraggiato. Personalmente, spero che la Caritas organizzerà un incontro di questo tipo in futuro”. "Durante il Covid-19 la nostra comunità Garo ha sofferto molto”, ha concluso Nokrek, che guadagna circa 50.000 taka (588 dollari) al mese con la sua attività online, escluse le spese, tuttavia, “in futuro, grazie a questi sforzi, potrà diventare autosufficiente". (AP)

24 novembre - ITALIA Famiglia Vicenziana: al via il pellegrinaggio della della Sacra effigie della Beata Vergine Maria Immacolata della Medaglia Miracolosa a Roma

In un comunicato stampa diffuso oggi, la Famiglia Vincenziana ha annunciato l’inizio del pellegrinaggio della Sacra effigie della Beata Vergine Maria Immacolata della Medaglia Miracolosa, benedetta da Papa Francesco lo scorso mercoledì 11 novembre in Vaticano, alla presenza del Superiore Generale della Congregazione della Missione e di una piccola delegazione. Il Pellegrinaggio di Maria, che nel mese di dicembre si snoderà perlopiù nelle parrocchie della città di Roma, ha in programma di visitare durante il prossimo anno le Comunità in Italia, in occasione del 190.mo anniversario delle apparizioni della Vergine a Santa Caterina Labouré. L’iniziativa dei Vincenziani  ha lo scopo di ricordare ai fedeli che “ancora oggi la Santa Vergine ci invita ai piedi dell’altare” - si legge nella nota - e “continua, dopo 190 anni, a vegliare sull’umanità intera e viene pellegrina a visitare e incontrare le Comunità ecclesiali sparse per l’Italia compiendo così la promessa d’amore contenuta nel suo Messaggio: ‘Io stessa sarò sempre con voi … abbiate fiducia … non scoraggiatevi’. Giovedì 26 novembre, alle ore 18.30, al Collegio Leoniano, a Roma, dove è custodita la sacra effigie, è in programma una preghiera mariana. Il giorno dopo, il 27 novembre, al mattino, la statua verrà portata negli studi di Tv2000 per uno speciale sulla Madonna della Medaglia Miracolosa, in onda tra le 9.06 e le 9.45, e alle ore 17, si terrà la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal superiore generale della Congregazione della Missione, padre Tomaz Mavric, al termine della quale la Madonna pellegrina inizierà ufficialmente il suo pellegrinaggio. Dal Collegio Leoniano verrà trasportata a piedi nella vicina chiesa di San Gioacchino in Prati. Da qui, il 30 novembre, verrà portata alle Figlie della Carità S. Luisa e, il 1° dicembre, alla chiesa di S. Andrea delle Fratte, da dove ripartirà il 4 dicembre alla volta delle Figlie della Carità Regina Mundi. Il 7 dicembre l’immagine sarà accolta dalle Figlie della Carità S. Agata, il 10 dicembre dalla parrocchia di San Gregorio VII e il 12 dalla parrocchia di S. Anna in Vaticano. Da qui, poi, sarà portata il 14 dicembre alla parrocchia di San Domenico di Guzman e il 17 a S. Francesca Cabrini. Dopo una sosta a S. Francesco di Assisi, il 19 e il 20 dicembre, l’immagine farà ritorno il 21 dicembre al Collegio Leoniano, fino al 26 dicembre, quando verrà portata a San Luca. Il 29 dicembre la statua andrà al Regina Pacis e il 30 e 31 dicembre verrà portata alle Figlie della Carità di Loreto (AN). Era la notte tra il 18 e il 19 luglio 1830 quando a Caterina Labouré, novizia nel convento delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, in rue du Bac 140, a Parigi, apparve la Madonna, con cui ebbe un lungo incontro mistico, al quale se ne susseguirono altri. In uno di questi, il 27 novembre, la Madonna chiese a Santa Caterina di coniare una Medaglia che riproducesse la visione: «Le persone che la porteranno – disse - riceveranno grandi grazie!». (AP)

24 novembre - MESSICO #coronavirus L’Episcopato annuncia la chiusura della Basilica di Guadalupe dal 10 al 13 dicembre

“Le condizioni di salute che il Paese sta vivendo a causa del Covid-19 non ci permettono in questa occasione di celebrare la Vergine di Guadalupe andando in pellegrinaggio insieme al suo santuario; e il bene di tutto il popolo messicano ci motiva a prendere misure di contenimento per evitare che il virus si diffonda, con le gravi conseguenze che ciò comporterebbe”. È quanto scrive ai messicani, in un comunicato diffuso ieri sulla sua pagina web, la Conferenza episcopale, annunciando la chiusura della Basilica di Guadalupe dal 10 al 13 dicembre. Una misura presa dall’Episcopato, in coordinamento con l’arcidiocesi del Primate del Messico e con il governo di Città del Messico, per contenere la diffusione del coronavirus. I fedeli, dunque, sono stati invitati – si legge nel testo -  a partecipare alle celebrazioni guadalupane nelle loro parrocchie o a casa, evitando la folla e rispettando le misure sanitarie. La Basilica di Guadalupe ha preparato, infatti, per l’occasione un vasto programma di eventi che potranno essere seguiti attraverso la televisione e Internet, oltre ad alcune attività a cui partecipare a distanza. il programma è disponibile all'indirizzo www.virgendeguadalupe.org.mx. Le autorità di Città del Messico, inoltre, hanno avvertito che nei giorni di chiusura verrà effettuata un’operazione di sicurezza per orientare coloro che si recheranno nei dintorni del Santuario per commemorare la Madonna di Guadalupe, davanti a quell’immagine  - che la maggioranza della popolazione conserva nelle proprie case -, sulla collina del Tepeyac che, dal XVI secolo, è stato “luogo di pellegrinaggio per milioni di uomini e donne che hanno trovato nella Vergine Maria di Guadalupe una protezione materna contro le avversità e una fonte di ispirazione nei processi sociali” e dove anche in questo 2020, uno degli anni più difficili della storia del Paese, avrebbero voluto recarsi  per trovare conforto. (AP)

24 novembre - REGNO UNITO Crisi in Etiopia. La Christian Solidarity Worldwide segnala gravi episodi di assalti armati e uccisioni nella regione del Tigray

“La Christian Solidarity Worldwide (CSW) è profondamente preoccupata per il conflitto nella regione del Tigray, che ha un impatto sproporzionato sui civili e aumenta la vulnerabilità dei rifugiati eritrei nella regione. Le continue segnalazioni di violazioni che possono costituire crimini atroci richiedono un'immediata risposta internazionale". Lo ha detto, in un comunicato pubblicato sulla pagina web della CSW, il presidente fondatore dell’organizzazione cristiana impegnata nella difesa dei diritti umani e della libertà religiosa, Mervyn Thomas. "Occorre esercitare pressioni per garantire un immediato cessate il fuoco, il ritiro delle truppe eritree, l'apertura di corridoi umanitari per assistere i rifugiati e i civili – ha spiegato Thomas - e l'immediata verifica e indagine indipendente di possibili crimini di guerra e crimini contro l'umanità”. Il conflitto è iniziato il 4 novembre quando il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha ordinato un'offensiva militare contro le forze del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tigray Peoples' Liberation Front - TPLF) in risposta a un attacco a una base dell'esercito federale che le autorità del Tigray hanno definito preventivo. Nonostante le autorità etiopi affermino che le loro forze hanno preso di mira solo la leadership, le forze e le milizie alleate del Tigray, nel corso del conflitto sono state denunciate gravi violazioni, tra cui stupri, esecuzioni extragiudiziali e bombardamenti indiscriminati su case, chiese, moschee, scuole e altre strutture civili. La CSW, nel suo comunicato, riporta inquietanti notizie di sparatorie da casa a casa nella città di Zalambesa, che avrebbero portato all'esecuzione extragiudiziale di oltre 50 persone. Il governo etiope ha lanciato un ultimatum di 72 ore per chiedere alle forze del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf) di arrendersi o di affrontare un assalto a tutto campo alla capitale regionale di Mekelle con carri armati, droni e artiglieria. La direttrice dell'organizzazione non governativa Human Rights Concern- Eritrea (HRCE), Elsa Chyrum, ha confermato alla CSW la presenza di un migliaio di truppe eritree, tra cui coscritti, fanteria e divisioni corazzate meccanizzate nel Tigray dall'inizio delle ostilità. Le truppe hanno combattuto su tutti e tre i fronti di guerra e, di conseguenza, hanno subito perdite molto pesanti. La presenza delle truppe eritree ha aumentato le preoccupazioni per il benessere dei rifugiati eritrei, che sono ospitati in quattro campi situtati lungo il confine eritreo. Molti sono minori non accompagnati. L'ufficio locale dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) non può accedere a questi campi a causa dei combattimenti. Le razioni mensili di cibo stanno finendo e gli occupanti non possono più accedere alle cure mediche. Il 20 novembre l'UNHCR ha rilasciato una dichiarazione in cui ha espresso la sua crescente preoccupazione per "la sicurezza di tutti i civili del Tigray, compresi i 100.000 rifugiati eritrei che si trovano in quattro campi". Il numero di persone fuggite dal Tigray per il Sudan orientale ha superato le 33mila unità, indicando una crisi umanitaria incombente. “Il governo etiope deve esortare a garantire la protezione dei rifugiati in conformità con il diritto internazionale e adempiere agli obblighi previsti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) e dalla Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, nonché dallo Statuto di Roma, che descrive la presa di mira dei civili, anche affamandoli deliberatamente, come un crimine di guerra” ha affermato il presidente della CSW. “Esortiamo il Primo Ministro Abiy Ahmed – ha concluso - ad adottare misure immediate per attenuare il conflitto, garantendo il pieno rispetto del diritto alla vita e delle libertà fondamentali di tutti i cittadini etiopi, indipendentemente dall'etnia". (AP)

23 novembre - AUSTRALIA Plenaria dei vescovi su aggiornamento delle procedure nella lotta alla pedofilia e riforma della governance della Chiesa australiana

Dopo quella dello scorso maggio, anche la sessione autunnale della Conferenza episcopale Australiana (Acbc) si terrà in modalità virtuale. L’assemblea era prevista inizialmente a Melbourne, ma la seconda ondata del Covid-19 nella città ha reso impossibile la presenza fisica dei vescovi che si riuniranno a partire da domani e fino al 27 novembre on-line. In primo piano durante i lavori l’aggiornamento delle strutture e delle pratiche messe in piedi dalla Conferenza episcopale nella lotta contro la pedofilia e in particolare l'istituzione di un nuovo ufficio centrale per coordinare la gestione dei casi di abuso sessuale nella Chiesa. L’organismo subentrerà nel 2021 al "Catholic Professional Standards Limited" (Cpsl), creato nel 2016. Esso incorporerà anche le funzioni di vari altri enti cattolici creati in questi anni per rispondere alle denunce. “Basandosi sull’eccellente lavoro svolto delle agenzie esistenti - ha affermato il presidente dell’Acbc,  monsignor Mark Coleridge, - sarà uno strumento più efficace e più efficiente per affrontare queste questioni delicate". All’esame dei vescovi australiani anche il nuovo Protocollo nazionale di risposta ai casi di abuso che prevede procedure più uniformi e focalizzate sulle vittime. "L’elaborazione del Protocollo è stato complesso e approfondito e vi hanno partecipato diversi soggetti interessati, compresi i sopravvissuti e chi li sostiene", ha spiegato monsignor Coleridge. “Esso garantirà a chi sporge denuncia che il suo caso sarà trattato allo stesso modo in ogni parte del Paese, indipendentemente da quando o dove l'abuso si è verificato". Altro importante tema all’ordine del giorno dell'assemblea il Rapporto sulla promozione della corresponsabilità nella governance della Chiesa cattolica in Australia (The Light from the Southern Cross: Promoting Co-Responsible Governance in the Catholic Church in Australia). Presentato la scorsa primavera il documento è stato commissionato dalla Conferenza episcopale, in seguito a una raccomandazione della Royal Commission, la Commissione federale sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali contro i minori. Lungo 200 pagine, contiene 86 raccomandazioni che indicano quelli che dovrebbero essere i punti chiave per un buon governo della Chiesa in Australia: sussidiarietà, buona amministrazione, sinodalità, dialogo, discernimento e leadership offrendo suggerimenti concreti su come rafforzare il ruolo dei laici e assicurare una loro adeguata corresponsabilità, sia a livello a livello parrocchiale che diocesano. (LZ)

23 novembre - THAILANDIA Celebrato nella cattedrale di Bangkok il primo anniversario della visita di Papa Francesco nel Paese

In occasione del primo anniversario della visita apostolica di Papa Francesco nella nazione del sudest asiatico e dell’inaugurazione dell'Anno della gioventù cattolica thailandese, centinaia di fedeli hanno partecipato ieri, 22 novembre - riporta LicasNews -, alla Messa celebrata nella cattedrale dell'Assunzione di Bangkok, dal cardinale Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, presidente dell’Episcopato thailandese e arcivescovo di Bangkok. "È giusto e significativo che la Conferenza episcopale thailandese ci abbia riunito oggi tutti insieme per inaugurare l'Anno della gioventù cattolica thailandese e per trasmettere ancora una volta il messaggio papale a tutti i giovani che amiamo e a cui auguriamo ogni bene con affetto", ha affermato il porporato. "Siate certi di essere il presente e il futuro della Chiesa e della società thailandese", ha dichiarato, aggiungendo: "Auguro a tutti i giovani di vivere la loro vita in spirito cristiano, secondo il messaggio dato dal Santo Padre a tutti loro nella sua omelia e di seguire il suo esempio e le sue azioni". Papa Francesco ha visitato la Thailandia dal 20 al 23 novembre dello scorso anno. È stata la seconda visita di un Pontefice nel Paese, dopo Papa San Giovanni Paolo II nel 1984. La visita apostolica, con il motto "Discepoli di Cristo, discepoli missionari", si è svolta in occasione del 350.mo anniversario del Vicariato Apostolico del Siam, eretto nel 1669, che ha segnato l'inizio della presenza della Chiesa in Thailandia. Durante la celebrazione, il cardinale Kriengsak ha condiviso con i fedeli l’esperienza del suo incontro con il Pontefice. "Ho visto il suo essere e il suo comportamento”, “egli è la Buona Novella che ha portato felicità a tutti coloro che lo hanno incontrato". Il Santo Padre, ha continuato, conduce “i bambini e gli adolescenti a camminare insieme in unione con lui, ad avere fede in Cristo che è vivo in mezzo a noi e ha dato loro un ‘cuore giovane’”. I quasi 400.000 cattolici in Thailandia rappresentano poco più dello 0,5% dei 65 milioni di abitanti del Paese. (AP)

 

23 novembre - VATICANO Cardinale Ravasi: combattere il razzismo, siamo tutti umanità

“Non possiamo tollerare il razzismo in alcuna forma e insieme sostenere di difendere la sacralità di ogni vita umana”: lo ha detto Papa Francesco nell’Udienza generale del 3 giugno scorso, mentre negli Stati Uniti esplodevano le proteste per la morte di George Floyd, l’afroamericano deceduto il 25 maggio dopo essere stato arrestato da un poliziotto bianco. Le parole del Pontefice sono state ricordate dal Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificio Consiglio della Cultura, che oggi pomeriggio ha aperto il webinar sul tema “Il razzismo, le donne e la Chiesa cattolica”, organizzato dall’Università Lumsa, dalla Consulta Femminile del Pontificio Consiglio della Cultura e dalle Ambasciatrici presso la Santa Sede. “La lotta contro il razzismo non presuppone uniformità, bensì molteplicità nell’unità”, ha detto il porporato, citando poi l’Antico Testamento. Esso, infatti, riporta la parola “adamah”, traslata poi in “Adamo”, che in ebraico ha il significato di “umanità”. Ciò implica, ha ribadito il Cardinale Ravasi, che “tutti siamo Adamo”, tutti siamo umanità. Allo stesso modo, l’Apostolo San Paolo, nella Lettera ai Galati e in quella ai Colossesi, afferma che “non c’è schiavo o libero, barbaro o straniero”, perché “tutti siamo uno in Cristo”. Dal presidente del Dicastero della Cultura è giunta anche una considerazione sulle relazioni: “Il razzismo è la negazione della relazione, è una forma di negazionismo sociale e spirituale” della diversità dell’altro, ha spiegato. Affermare la necessità di andare verso l’altro e, allo stesso tempo, riconoscere la differenza dell’altro sono quindi due azioni fondamentali per combattere il pregiudizio razziale. Spazio, poi, alle testimonianze, come quella di Suor Rita Mboshu Kongo, teologa congolese e docente presso la Pontificia Università Urbaniana, che ha sottolineato l’importanza del fattore educativo come strumento per combattere il razzismo. La scuola e la famiglia, ha spiegato, sono i luoghi primari per comprendere, sin da subito, quanto la discriminazione, soprattutto femminile, sia sbagliata. Suor Rita ha raccontato la sua esperienza personale: primogenita della sua famiglia, è stata esortata dal padre a superare i pregiudizi, come ad esempio quello che impedisce alle donne di mangiare la carne di maiale. “Il razzismo va combattuto con la formazione della coscienza”, ha affermato Suor Rita, suggerendo anche di aiutare le donne a studiare per ampliare le loro conoscenze. “Chiedo alla Chiesa di impegnarsi di più nella formazione delle suore – ha ribadito inoltre Suor Kongo – affinché abbiano un bagaglio adeguato all’apostolato che viene loro richiesto”. Tra gli altri interventi, quello di Miroslava Rosas Vargas, Ambasciatrice della Repubblica di Panama presso la Santa Sede: “Il pregiudizio razziale è una bestemmia contro il Creatore - ha detto - è un peccato che va contro il messaggio di Cristo e che va affrontato alla radice”. A tale errata tendenza risponde l’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, ha concluso il webinar: in essa, infatti, si ricorda che “il razzismo è un virus che muta facilmente e invece di sparire si nasconde, è sempre in agguato”. Ma contro tale pregiudizio si può rispondere con la fraternità, perché – hanno detto ad un’unica voce tutti i relatori – “siamo tutti fratelli e sorelle, creati ad immagine e somiglianza di Dio”. (IP)

23 novembre - COLOMBIA Presa di possesso del nuovo vescovo di Pasto, monsignor Juan Carlos Cardenas Toro

In occasione della festa della Presentazione della Beata Vergine Maria, il 21 novembre, alla presenza del Nunzio Apostolico in Colombia e di un gruppo rappresentativo di vescovi, sacerdoti, autorità religiose, civili e militari, monsignor Juan Carlos Cardenas Toro, segretario generale del Celam, e precedentemente vescovo ausiliare di Cali, ha preso possesso canonico della diocesi di Pasto, si legge sulla pagina web dell’Episcopato. "Mano nella mano con la Santa Vergine, il cui amore è profondamente radicato nella popolazione di Nariño, ci sentiamo chiamati questa mattina a continuare a ‘remare nel mare’", ha detto il presule all’inizio della sua omelia, sottolineando come la Vergine Maria segnerà il cammino di questa nuova tappa della sua vita diocesana. Il vescovo, osservando come l’emergenza sanitaria causata dalla diffusione della pandemia di coronavirus stia facendo toccare all'umanità un terreno sconosciuto e ostile che non avrebbe mai immaginato, ha incoraggiato il popolo di Dio ad alzarsi con la certezza che Dio è in mezzo a noi. "La sua presenza – ha detto - dovrebbe spingerci a sfondare, se non i confini fisici, quelli spirituali per aprirci alla speranza e continuare a contagiare le nostre sorelle e i nostri fratelli con ‘la gioia del Vangelo’, per dire loro con parole e gesti che non sono soli”. Egli ha evidenziato il lungo lavoro pastorale che la diocesi di Pasto ha svolto, promuovendo un numero importante di comunità cristiane "evangelizzate ed evangelizzatrici, preoccupate di incarnare gli insegnamenti di Gesù nella vita quotidiana”, e ha invitato a continuare a sostenere i più bisognosi, in particolare, tra gli altri, le vittime della violenza, i migranti, i poveri, e coloro che hanno perso il lavoro. Il compito della Chiesa, ha avvertito, non è "un progetto personale o individuale; è la risposta a una chiamata di qualcuno, a cui diamo risposta, a cui obbediamo e con cui ci impegniamo ad accrescere la forza camminando insieme". Durante la celebrazione, il Nunzio Apostolico in Colombia, monsignor Luis Mariano Montemayor, ha rivolto qualche raccomandazione al nuovo vescovo, invitandolo a coltivare una figura paterna e vicina al clero e ai fedeli, nella dimensione spirituale e pastorale, e a mostrare un atteggiamento di ascolto gioioso e comprensivo. Tra le altre cose, egli ha ricordato al presule di mostrare, in queste terre di Cauca e Nariño, particolare sensibilità verso il sociale. (AP)

 

23 novembre - ITALIA Don Grimaldi ai cappellani delle carceri: le limitazioni imposte dalla pandemia siano in questo Avvento stimolo per trasformare la marginalità in opportunità

Come vivere l’Avvento nelle carceri, in questo tempo di distanziamento, dove tutto è rallentato e ostacolato dall’emergenza Covid-19? Cosa fare? Quali attività pastorali mettere in atto? Sono gli interrogativi sui quali riflette don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri d’Italia, nel suo messaggio per l’Avvento a cappellani, diaconi e suore che prestano il proprio servizio pastorale negli istituti penitenziari. Rimarcando che il cammino dell’Avvento è un tempo di grazia, di ascolto e di vigilanza, don Grimaldi ricorda le parole di San Francesco d’Assisi ai suoi frati: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. “Nelle nostre carceri, a causa della paura dei contagi, molte attività sono state rallentate, di conseguenza i detenuti vivono maggiormente la loro solitudine e l’abbandono” aggiunge don Grimaldi che esorta cappellani e altri operatori ad essere “come una finestra spalancata nella vita dei ristretti per indicare loro orizzonti nuovi”, “a fare ‘ciò che è necessario’” e a non vivere le limitazioni imposte dalla pandemia come frustrazioni che paralizzano l’agire, ma come stimolo per trasformare “la marginalità in opportunità”. “Il Natale del Signore che ci apprestiamo a vivere, ci narra di fragilità, povertà e umiltà - prosegue don Grimaldi -. E questo tempo burrascoso, di crisi sanitaria, sociale ed economica, ci ha fatto scoprire ancor di più i nostri limiti e le nostre debolezze, facendoci comprendere che noi non siamo i padroni del tempo”. L’invito è a vivere questo periodo d’incertezze “con la vigilanza del cuore e con la capacità di scrutare la notte e saper attendere con Fede e carità il domani che verrà”. “Il cammino di Avvento sarà, dunque, per tutti noi, un tempo per l’ascolto dello Spirito - indica do Grimaldi - e per essere sentinelle di speranza che annunciano dopo l’oscurità della notte il nuovo giorno, ma anche di rinsaldare il coraggio della Fede che ci chiede di vivere il quotidiano con la ricchezza della Speranza”. Infine l’ispettore generale dei cappellani delle carceri definisce “questo tempo nuovo dell’attesa di Dio che viene (…) carico di sogni e di speranze e citando l’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco conclude affermando che “è importante sognare insieme”, che “da soli si rischia di avere miraggi” per cui si vede quello che non c’è, e che i sogni si costruiscono insieme”. (TC)

23 novembre FILIPPINE Tifoni Vamco e Goni. La Caritas già all’opera per la ricostruzione  

 Continua la mobilitazione della Chiesa filippina per le popolazioni colpite dai tifoni Vamco (Ulysses) e Goni (Rolly). La Caritas nazionale – riporta il sito della Conferenza episcopale Cbcpnews - si è già attivata per avviare la ricostruzione nelle province di Catanduanes e Albay, l’area più danneggiata dal super tifone Goni. Con venti fino a quasi 300 km all’ora e piogge torrenziali, Goni è ad oggi il tifone più potente ad aver colpito l’arcipelago nel 2020. Decine le vittime e ingenti i danni materiali, in un Paese già messo in ginocchio dalla pandemia del Covid-19. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), in tutto sono più di 68milioni le persone interessate dal disastro, di cui oltre 24 milioni vivono nelle aree più colpite. La priorità in questo momento – spiega il direttore esecutivo della Caritas Filippine, padre Antonio Labiao – è la ricostruzione delle case per le migliaia di famiglie rimaste senza un tetto. Per questo una squadra dell’organizzazione si è già recata nella provincia di Catanduanes per valutare le necessità più immediate. Solo in questa provincia 37.200 abitazioni sono state completamente distrutte e 23.783 danneggiate, secondo i dati ufficiali del governo.  A questo si aggiunge la devastazione alle infrastrutture e all’agricoltura. Ad essere colpite in particolare le piantagioni di abaca, una pianta nota come canapa di Manila da cui si ricavano tessuti e che è la principale risorsa della provincia. 13mila agricoltori del settore hanno perso tutto e i danni ammontano a 1,3 milioni. Ingenti i danni anche anche all’industria del cocco e al settore ittico. La rete della solidarietà della Chiesa filippina si è messa subito in moto: la Caritas non ha ancora valutato i costi dei suoi interventi, ma la risposta al suo appello è stata immediata e “commovente”, ha detto padre Labiao. La settimana scorsa una squadra guidata dal sacerdote ha anche visitato le province di Isabela e Cagayan colpite dal tifone Vamco. Secondo una prima stima dell’arcidiocesi di Tuguegarao più di 43mila famiglie sono state evacuate dopo il suo passaggio. Vicinanza nella preghiera e solidarietà alle popolazioni colpite dai due tifoni erano state espresse anche da Papa Francesco all’Angelus del 15 novembre. Nei giorni scorsi i vescovi filippini hanno ricordato, in una lettera pastorale, l’anniverario di un altro terribile tifone abbattutosi sette anni fa sull’arcipelago portando morte e distruzione: il tifone  Yolanda che 2013 che causò oltre seimila vittime. (LZ)

23 novembre - UCRAINA Pubblicata la prima raccolta in ucraino (integrata da nuove traduzioni) dei “documenti sociali” della Chiesa

I documenti sociali della Chiesa, integrati grazie alle nuove traduzioni, potranno essere letti e approfonditi in ucraino, grazie ad una raccolta pubblicata dalla casa editrice “Svichado” e curata dall’Istituto di religione e società dell’Università Cattolica Ucraina (UCU) di Lviv. L'opera è stata finanziata dai vescovi statunitensi e dalla fondazione “Florian”. Dodici scritti in tutto, a partire dalla “Rerum Novarum” di Leone XIII, l’enciclica che ha aperto la fase moderna della dottrina sociale. Myroslav Marynovych, docente presso l’Istituto dell’Ucu ha spiegato l’importanza della pubblicazione, ricordando il suo primo approccio con il documento di Papa Pecci. “Nella scuola sovietica cercavano di convincerci che l’unica forza schierata al fianco dei lavoratori era il Comunismo e che la logica della lotta di classe era nella radice di tutti i processi storici. Dopo aver letto la Rerum Novarum, mi sono reso conto che già alla fine del XIX secolo i lavoratori potevano contare su una protettrice e una fedele alleata: la Chiesa” ha sottolineato Marynovych, aggiungendo che “Nel tempo in cui viviamo, la dottrina sociale è estremamente preziosa perché offre alle persone la possibilità di vedere le proprie attività alla luce della rivelazione di Dio. Il bene comune, la solidarietà, la sussidiarietà e gli altri principi fondamentali raccolti nel documento non sono concetti o idee astratti, ma linee guida concrete per l’attività umana e l’incarnazione dello spirito nella materia”. Il direttore dell’Istituto di religione e società, Taras Dzubanskyy, ha rivelato che l’interesse della comunità universitaria nei confronti di questi temi si spiega perché “la teologia non può essere soltanto una disciplina accademica separata dalla vita, ma è una scienza viva che raccoglie un prezioso bagaglio di valori, indicazioni ed orientamenti”. Per promuovere la nuova pubblicazione, l’Istituto dell’UCU organizzerà presentazioni online nell’ambito del ciclo dii seminari della Facoltà di Scienze Sociali. La raccolta verrà proposta inoltre durante il ciclo di studi sul pensiero del Metropolita Andrey Sheptytskyj, guida della Chiesa Greco Cattolica Ucraina dal 1901 al 1944 (SD)

23 novembre - ITALIA - Inaugurato a Roma un nuovo Giardino Laudato si’, ritrovo multiculturale nel cuore dell’Esquilino

Un nuovo Giardino Laudato si’ nel cuore dell’Esquilino a Roma. È quello inaugurato ieri al Giardino di Confucio, area sottratta al degrado e divenuta un accogliente punto di ritrovo multiculturale anche in occasione della Giornata degli alberi. La benedizione è stata affidata a don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Sono stati piantati due piccoli cipressi provenienti dall’Orto Botanico di Roma, grazie al progetto Living Chapel e all’Associazione Respiro Verde Legalberi. Tanti gli abitanti del quartiere, gli operatori e i responsabili del Mercato Esquilino, i fedeli della vicina parrocchia di Sant’Eusebio che si sono ritrovati per ascoltare le parole di San Francesco, le stesse che il Papa ha scelto per aprire l’enciclica Laudato si’ dedicata alla cura della casa comune. Nell’area verde i visitatori hanno potuto ammirare pure un albero di kaki proveniente dalla città giapponese di Nagasaki, visitata dal Pontefice esattamente un anno fa, il 24 novembre 2019. Nel corso di tutta questa settimana altri arbusti verranno piantati in diverse strade del rione, in aiuole fino ad oggi abbandonate o in spazi già ricoperti d’asfalto. (GA)

23 novembre - CIAD Leader religiosi incontrano agricoltori e allevatori per promuovere la convivenza pacifica

Sotto la guida di monsignor Nicolas Nadji Bab, vescovo della diocesi di Laï, in Ciad, leader di diverse confessioni religiose e organizzazioni civili hanno avviato un tour di sensibilizzazione sulla pace e la convivenza pacifica per far fronte ai ricorrenti e violenti scontri fra allevatori ed agricoltori che provocano diversi morti nella provincia di Tandjilé. La prima tappa, riferisce Alwihda Info, è stata il cantone di Dormon. L’obiettivo è identificare le vere cause del conflitto fra allevatori e pastori e cercare soluzioni. Il segretario generale del Consiglio supremo degli affari islamici (CSAI) della provincia di Tandjilé, l’imam della grande moschea di Laï Mahamat Saleh Adoum, ha rimarcato che l’iniziativa vuole condurre alla ricerca della pace che ormai a Tandjilé manca da tempo. Per monsignor Nadji Bab la situazione fra allevatori ed agricoltori preoccupa tutti. La pace è un dono di Dio, ha detto il presule, quindi da preservare, coltivare e proteggere, quindi monsignor Nadji Bab ha aggiunto che senza pace non c’è sviluppo. Gli allevatori hanno manifestato agli agricoltori che a provocare disaccordi sono: il mancato rispetto dei corridoi di transumanza, la creazione di nuovi campi intorno ai villaggi, il comportamento dei giovani agricoltori, la mancanza di comunicazione e comprensione. A loro volta gli agricoltori hanno lamentato la devastazione dei campi dovuta al passaggio del bestiame, le minacce di alcuni allevatori, l’irresponsabilità dei genitori che non rimproverano i giovani pastori e il consumo di prodotti adulterati. (TC)

23 novembre - POLONIA Monsignor Gądecki: la Chiesa ha bisogno di un laicato maturo e con una solida formazione

“Cari membri dell'Azione Cattolica, siete chiamati a contribuire alla crescita e alla santificazione della Chiesa e del mondo. Seguendo Cristo - sulla via della santità e in stretta unione con i pastori della Chiesa - potete portare un lievito evangelico estremamente prezioso in tutti gli ambienti sociali: famiglia, lavoro, politica e cultura”. Lo ha detto ieri – si legge sulla pagina web dell’Episcopato- monsignor Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, in occasione della solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, ai rappresentanti dell'Azione Cattolica e dell'Associazione dei Giovani Cattolici, riuniti in preghiera nella cattedrale di Poznań.  Il presule ha ricordato, innanzitutto, il compito dell’Azione Cattolica, di un laicato ben formato, che è quello della proclamazione e introduzione del Regno di Dio nella vita di tutti i giorni. “Per svolgere la vostra missione in modo responsabile e fedele - ha affermato -, avete bisogno di una solida formazione dottrinale e spirituale e di un'adeguata cura pastorale”. Il presidente della Conferenza episcopale, parlando del titolo di Cristo Re e del suo Regno, ha ricordato a tutti come Gesù non avesse ambizioni politiche terrene. “Sì,  ha parlato di un re e di un regno, ma in relazione alla verità” ha sottolineato monsignor Gądecki. “È venuto per rendere testimonianza alla verità su Dio che è amore. Voleva costruire un regno spirituale di giustizia, amore e pace  e ci ha insegnato a cercarlo come un tesoro nascosto in un campo, come una perla preziosa. Per ottenere questo regno, ci ha ordinato di rinunciare a tutto”. Finché gli individui e gli Stati – ha continuato - non riconosceranno la sovranità del Salvatore, non ci sarà speranza di una pace duratura per loro. Quindi, proprio per incoraggiarli a riconoscere il Regno di Cristo e la sua legge, Papa Pio XI ha istituito la festa di Cristo Re dell'Universo, ha ricordato l’arcivescovo. Infine, rivolgendosi all'Associazione dei Giovani Cattolici, il presule li ha invitati a lottare per la maturità cristiana. E alla domanda “cosa significa essere un cristiano "maturo"?”, ha risposto che “essere una persona matura significa distinguere chiaramente il bene dal male”; “vivere della grazia del Santo Battesimo e dello spirito del Vangelo” e “fare la volontà di Dio ”, nonché rinunciare ad accumulare ricchezze, tenere a freno la lingua, perseverare e arrivare insieme alla piena conoscenza di Cristo. (AP)

23 novembre - PAPUA NUOVA GUINEA Consiglio nazionale Chiese lancia un manuale per il settore educativo

Dare voce alle questioni che riguardano le scuole gestite dalle Chiese in Papua Nuova Guinea: con questo obiettivo, il Consiglio nazionale delle Chiese nel Paese (Pngcc) ha lanciato, il 17 novembre a Port Moresby, uno specifico manuale per fornire un quadro di riferimento sul tema. All’evento di presentazione del volume sono intervenuti, tra gli altri, il vescovo di Kerema, Monsignor Peter Baquero, e il Segretario per il Dipartimento nazionale dell’educazione, Uke Kombra. “Questo manuale – ha detto Monsignor Baquero – dimostra il rafforzamento e l’approfondimento della collaborazione tra le Chiese e il governo”. "Come Chiesa cattolica - ha aggiunto - siamo partner del progetto perché l'educazione è una missione che ci è stata affidata da Dio". Dal suo canto, Kombra ha elogiato il Pngcc per aver redatto il manuale ed ha ribadito l’importanza della cooperazione tra la Chiese per completare la riforma nazionale del sistema educativo, sulla quale il governo sta lavorando. "Le Chiese – ha sottolineato Kombra - hanno dimostrato, al di là di ogni dubbio, di fornire l'istruzione soprattutto nelle zone più remote della Papua Nuova Guinea, dove lo Stato non può arrivare. Per questo, dobbiamo lavorare tutti insieme, così da migliorare l’intero sistema educativo”. Nel dettaglio, il manuale presenta una parte incentrata sulla costituzione, che riporta le funzioni del Consiglio delle Chiese per l’educazione, brevi cenni sulla sua istituzione, sui suoi membri e le sue risorse economiche, mentre una seconda parte è dedicata alla politica e contiene le linee-guida lungo le quali deve operare il Consiglio stesso. Da ricordare che il Pngcc è composto da nove chiese principali della Papua Nuova Guinea che includono: la Chiesa cattolica, la Chiesa della Fratellanza evangelica, l'Unione battista, la Chiesa luterana di Gutnius, la Chiesa evangelico-luterana, l'Alleanza evangelica, gli Avventisti del settimo giorno, gli Anglicani e la Chiesa unita. La funzione principale dell’organismo è quella di fornire un'opportunità di confronto e dialogo tra i responsabili delle Chiese impegnati nel settore educativo. (IP)

23 novembre - POLONIA Congresso virtuale famiglie. Vescovi: accogliere, accompagnare, discernere e integrare

Accogliere, accompagnare, discernere e integrare le famiglie, soprattutto quelle che vivono lontane dal loro Paese d’origine: questo il punto cardine della Pastorale della famiglia, ribadita dalla Conferenza episcopale polacca (Kep) nell’ambito del Congresso nazionale delle famiglie, svoltosi sabato 21 novembre, in modalità virtuale. Presieduto dal Monsignor Wiesław Lechowicz, delegato episcopale per la Pastorale dell’emigrazione, l’incontro ha visto la partecipazione di circa 400 utenti, collegati da 20 Paesi, ed è stato incentrato soprattutto sulla cura della Chiesa per le famiglie polacche che vivono all’estero. “Durante la prima sessione di lavoro – informa una nota della Kep – è stato discusso il tema dell’accompagnamento delle coppie sposate”. In particolare, è stato ribadito che la priorità missionaria della Chiesa, oltre a proclamare il kerygma su Cristo, dovrebbe essere quella di mostrare alle persone una visione cristiana completa della mascolinità e della femminilità, della sessualità e dell’amore”, dando anche “particolare enfasi sul fondamento spirituale della vita coniugale”. La seconda parte del Congresso, invece, è stata dedicata allo “scambio di esperienze e alla presentazione di attività specifiche nei singoli Centri della diaspora polacca, operanti in Francia, Irlanda e Germania”. Un focus in particolare è stato dedicato alla “formazione continuativa delle coppie sposate” e “all’accompagnamento dei coniugi nelle missioni cattoliche polacche”. Infine, la terza sessione di lavori è stata riservata alla preghiera del Rosario. I partecipanti al Congresso hanno quindi affidato alla Vergine Maria tutte le coppie e le famiglie polacche ed hanno stabilito che il prossimo incontro si terrà il 16 gennaio 2021. (IP)

23 novembre - SPAGNA - I vescovi: il problema migratorio invita le comunità cristiane all’accoglienza ma richiede anche interventi politici

“Come comunità cristiane, dobbiamo offrire una testimonianza unica di fraternità e cittadinanza nell’accoglienza, nella cura e nella promozione di chi arriva e nell’azione morale e politica contro le cause di tanta sofferenza”: lo scrivono i vescovi spagnoli in una nota a proposito della situazione dei migranti nelle isole Canarie, dove negli ultimi mesi si registrano migliaia di arrivi. Molti, purtroppo i morti durante il viaggio. La Conferenza episcopale ha voluto unirsi ai vescovi delle due diocesi delle isole che hanno lanciato un appello “perché il problema non sono solo le Isole Canarie, ma appartiene a tutta la Spagna, europea e mondiale, e coloro che subiscono la migrazione forzata hanno una dignità inalienabile”. “Per un cristiano - precisano i vescovi - il migrante è un figlio di Dio, un fratello con una vita segnata dal dolore e dalla sofferenza che cerca la speranza di una vita migliore. Non possiamo rimanere ignari del loro dolore o indifferenti - aggiungono - quando si tratta di apprezzare lo straordinario contributo di coloro che vengono nelle nostre società che invecchiano”. La Conferenza episcopale ricorda poi che, riflettendo sul fenomeno migratorio, non bisogna dimenticare “l’ingiustizia del commercio internazionale, la fame, le guerre indotte nei paesi ricchi di minerali, i regimi politici dittatoriali che depredano e reprimono il loro popolo, le persecuzioni politiche e religiose, le mafie organizzate, l’uso dei flussi migratori come forma di pressione politica”. Per i vescovi “la necessaria regolamentazione della migrazione implica affrontare le sue cause per garantire il primo diritto di un emigrante, rimanere o tornare a casa volontariamente”. Inoltre i presuli evidenziano quanto importante sia creare possibilità concrete nei paesi di origine, perché ciascuno possa vivere dignitosamente, e contemporaneamente, in quelli di destinazione, perché ogni persona venga accolta, protetta e integrata. L’episcopato spagnolo rimarca infine che, “come afferma Papa Francesco, nei Paesi di destinazione va ricercato il giusto equilibrio tra la tutela dei diritti dei cittadini e la garanzia di accoglienza e assistenza ai migranti”; ciò con l’aumento e la semplificazione della concessione dei visti; l’ampliamento di corridoi umanitari; la predisposizione di servizi essenziali; l’offerta di opportunità di lavoro e formazione; la promozione del ricongiungimento familiare; la protezione dei minori; la garanzia della libertà religiosa. (TC)

23 novembre - SVIZZERA Cardinale Ambongo sostiene iniziativa “Multinazionali responsabili”

Il Cardinale Fridolin Ambongo Besungu, Arcivescovo di Kinshasa e vicepresidente della Conferenza episcopale del Congo (Cenco), sostiene l’iniziativa popolare svizzera denominata “Multinazionali responsabili” sulla quale è previsto, il 29 novembre, il voto dei cittadini. Presentata nel 2016, la proposta – il cui titolo per esteso è “Iniziativa popolare per imprese responsabili a tutela dell’essere umano e dell’ambiente” - mira ad introdurre regole più severe per le aziende svizzere, esigendo che rispettino i diritti umani e le norme ambientali nelle loro filiali, tra i loro fornitori e i loro partner commerciali. Inoltre, le imprese devono adottare misure specifiche in caso di eventuali infrazioni; al contrario, saranno ritenute responsabili anche di mancanze commesse da altre filiali o aziende-partner operanti all’estero. Infine, la proposta prevede che tutte le società siano giudicate dai Tribunali svizzeri, secondo il diritto elvetico. L’iniziativa ha, dunque, ricevuto il plauso del Cardinale Ambongo che, in una nota riportata dall’agenzia Cath, sottolinea come essa offra “finalmente alle parti lese la possibilità di far valere i propri diritti quando ciò non è possibile nel proprio Paese”, dando loro la possibilità di “un processo equo”. Soprattutto, essa “agirà in modo preventivo ed eviterà gli abusi”. "La Repubblica Democratica del Congo è uno dei Paesi dell’Africa più ricchi di risorse naturali –aggiunge il porporato - Eppure l'abbondanza di queste materie prime è sproporzionata rispetto alla povertà della popolazione congolese”. Non solo: tali ricchezze, “invece di contribuire allo sviluppo del Paese e di favorire la popolazione” sono diventate “la causa di conflitti”. Di qui, il richiamo che l’Arcivescovo di Kinshasa fa alle multinazionali che “possono essere un importante fattore di sviluppo quando rispettano i diritti umani e gli standard ambientali”, ma possono anche “contribuire alla miseria delle popolazioni colpite”. La Cenco – spiega ancora il Cardinale Ambongo – ha “più volte denunciato le conseguenze negative delle attività estrattive, tra cui quelle svizzere, nella Repubblica Democratica del Congo”, ma “nonostante tutte le promesse fatte”, la situazione “non sta migliorando”: l’ambiente continua ad essere “inquinato”, l’accesso all’acqua “interdetto”, le abitazioni “distrutte” e la popolazione locale viene costretta a sfollare “senza alcun risarcimento” o è “vittima di violenze”. (IP)

23 novembre - ITALIA A quarant’anni dal sisma dell’Irpinia, la Caritas invita a riscoprire i gemellaggi fra diocesi e parrocchie, segni ed esempi di fraternità e solidarietà

Il terremoto del 23 novembre 1980 che ha sconvolto una vasta area, tra Campania e Basilicata, in particolare nel cuore dell’Irpinia, in provincia di Avellino, ha generato una straordinaria solidarietà e consentito alla Caritas di consolidare un nuovo modello di intervento. È quanto si legge in un comunicato della Caritas Italiana diffuso oggi per ricordare quanto accadde 40 anni fa e i tanti gemellaggi solidali che ne sono scaturiti. Il sisma provocò circa 3mila morti e 9mila feriti, mentre in 300mila rimasero senza casa. I comuni danneggiati furono 280, i paesi rasi al suolo 36. Due le diocesi principalmente coinvolte, quelle di Avellino e Potenza, altre 29 ne furono interessate. Caritas Italiana decise di proporre il metodo dei gemellaggi tra le diocesi italiane e le parrocchie terremotate, come strumento principale di prossimità e accompagnamento alle comunità colpite, allo scopo di assicurare sostegno morale e materiale per tutto il tempo dell’emergenza acuta e della ricostruzione. Aderirono 132 diocesi, con l’apporto di volontari e obiettori di coscienza. Un’esperienza di presenza e di scambio fra Nord, Centro e Sud Italia, che Caritas Italiana definisce oggi un segno tangibile di quella “fraternità aperta, …amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio” richiamata da Papa Francesco nella enciclica “Fratelli tutti”. Quell’esperienza, per la Caritas, è “un invito a immergersi nelle sofferenze e nei problemi di ogni comunità e di ogni persona, difendendone con coraggio i valori, la dignità e i diritti, per ripartire insieme”, “tanto più oggi, nell’emergenza della pandemia che ha colpito non soltanto le singole persone e le loro famiglie, ma tutte le comunità, da Nord a Sud, a partire dai luoghi di aggregazione”. Da qui la proposta di Caritas Italiana a cogliere “questo tempo di prova come un’opportunità. Per ribadire e testimoniare concretamente che senza una visione d'insieme non ci sarà futuro per nessuno”. (TC)

23 novembre - SPAGNA 8 dicembre, “Giornata del Seminario”. Vescovi: essere pastori missionari

“Pastori missionario”: questo il tema della “Giornata del Seminario” che la Conferenza episcopale spagnola (Cee) ha indetto per il prossimo 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione. La ricorrenza, tradizionalmente, viene celebrata il 19 marzo, Solennità di San Giuseppe, ma quest’anno è stata posticipata a causa della pandemia da coronavirus. “Il motto scelto per questa Giornata – spiegano i vescovi – cerca di cogliere l’identità del ministero sacerdotale. Nella misura in cui partecipano al sacerdozio di Cristo, infatti, i sacerdoti sono veramente chiamati ad essere pastori della Chiesa; e nella misura in cui sono inviati da Cristo, sono essenzialmente missionari all’interno di una Chiesa interamente missionaria”. Per l’occasione, la Cee ha diffuso un apposito sussidio liturgico in cui si descrivono i presbiteri nella loro dimensione di “discepoli, chiamati, consacrati, inviati e missionari”. “Il seminario – si legge nel documento – è il luogo in cui cresce il seme delle vocazioni al ministero sacerdotale”. Esprimendo, quindi, “profonda preoccupazione” per il calo delle vocazioni in atto “da molti anni”, i presuli iberici esortano a vivere comunque “l’ora della fede, l’ora della fiducia nel Signore che ci manda a gettare reti nell’ineludibile compito della cura pastorale delle vocazioni”. Il sussidio liturgico sottolinea, poi, “la bellezza della verità del sacerdozio cattolico” e ricorda l’esempio di "innumerevoli sacerdoti che fanno della loro vita un'opera di misericordia in regioni o situazioni così spesso inospitali, lontane o abbandonate anche a rischio della propria vita”. Un ulteriore esempio, conclude la Cee, arriva da San Giovanni d’Avila, Patrono del clero diocesano spagnolo, di cui si stanno concludendo le celebrazioni per il 450.mo anniversario della morte, avvenuta nel 1569.  Infine, qualche dato: nell’anno 2019-2020, in Spagna si sono contati 1.128 seminaristi maggiori e 124 ordinazioni sacerdotali. (IP)

23 novembre - EUROPA Iniziativa dei gesuiti per la preparazione all’Avvento in famiglia

I gesuiti dell’Europa occidentale francofona propongono alle famiglie un percorso verso il Natale al ritmo delle domeniche di Avvento, da vivere in casa. “En Avent les familles”: questo il nome dell’iniziativa che a partire dal 26 novembre, ogni settimana, offrirà due momenti di riflessione. Si vuole proporre alle famiglie di fare il punto su quanto insegna Gesù Bambino, sui tratti del Signore che viene e sulla sua scelta di una vita semplice in una umanità ordinaria. L’auspicio per le famiglie è quello di una vita più semplice, di gioia attinta alle fonti del Vangelo, di rapporti veri, aperti agli altri e attenti alla casa comune. Ci si potrà iscrivere su https://www.jesuites.com/un-parcours-vers-noel-propose-par-les-jesuites/, e sarà possibile organizzarsi per vivere un momento di preghiera la domenica e un momento di condivisione e di azione in famiglia in un altro giorno della settimana per prepararsi al Natale attraverso gesti o piccoli passi. (TC)

23 novembre - MOZAMBICO Distrutta la missione cattolica di Nangololo, la seconda più antica della diocesi di Pemba

Continuano, in Mozambico, gli attacchi perpetrati da gruppi armati di matrice jihadista. A farne le spese, questa volta, è stata la missione cattolica di Nangololo, la seconda più antica della diocesi di Pemba. A diffondere la notizia, la sezione portoghese della Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” che, in una nota, riporta la testimonianza di un missionario brasiliano, padre Edegard Silva, operante nel Paese africano. “La missione è stata attaccata, occupata e distrutta da gruppi armati che stanno seminando terrore e morte nella Provincia di Cabo Delgado - racconta il sacerdote – L’intera popolazione sta fuggendo nella boscaglia e cerca rifugio a Pemba”. Padre Silva parla di “persone decapitate, case date alle fiamme e distrutte”, “corpi in decomposizione lasciati lungo le strade in cui sono avvenuti i massacri” e di “azioni molto violente” perpetrate da gruppi armati. Da ricordare che la drammatica situazione di Cabo Delgado va avanti da tre anni, ossia da quando, nel 2017 un gruppo denominatosi Al-Shabaab, come la milizia somala legata ad Al-Qaeda, ma ispirata allo Stato Islamico, ha cominciato ad attaccare la Provincia uccidendo duemila persone, la metà civili, e causando 400 mila sfollati interni che si sono riversati in tutto il resto del Paese. L’ultimo attacco, avvenuto a metà novembre ma smentito dalle autorità locali, avrebbe portato alla decapitazione di cinquanta persone nel campo da calcio del villaggio di Muatide. Il dramma della popolazione locale è stato al centro anche della Plenaria della Conferenza episcopale del Mozambico, svoltasi dal 9 al 14 novembre presso il Seminario filosofico interdiocesano di Sant’Agostino a Matola. Nel comunicato finale dei lavori, i presuli hanno espresso “fraterna vicinanza” ai “fratelli e alle sorelle di Cabo Delgado”, nella “costante preghiera e speranza di trovare vie di dialogo che facilitino la fine del terribile conflitto e della conseguente crisi umanitaria” in corso. I presuli hanno anche ribadito “la necessità di rafforzare le nostre istituzioni caritative per mitigare”, “contenere ed alleviare” il dramma che sta vivendo la popolazione locale.  Balzato all’attenzione internazionale dopo il Messaggio “Urbi et Orbi” pronunciato da Papa Francesco il 12 aprile scorso, domenica di Pasqua, nel quale chiedeva vicinanza e preghiera per “le popolazioni che stanno attraversando gravi crisi umanitarie, come nella Regione di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico”, il conflitto di Cabo Delgado è stato al centro del pensiero del Pontefice anche nei mesi scorsi. Il 19 agosto, infatti, Papa Francesco ha telefonato a vescovo di Pemba, Monsignor Luiz Fernando Lisboa, rivolgendogli parole di incoraggiamento e di conforto nella preghiera ed esortandolo ad andare avanti nella sua missione. (IP)

23 novembre - GEORGIA Anno pastorale dedicato alla Madonna di Fatima: la statua pellegrina della Vergine nelle 35 parrocchie cattoliche del Paese

La Chiesa cattolica della Georgia ha consacrato il nuovo anno pastorale alla Madonna di Fatima. Per celebrare l’evento una statua pellegrina itinerante di Nostra Signora di Fatima visiterà le 35 parrocchie cattoliche del Paese che conta circa 50mila fedeli cattolici di rito armeno, caldeo e latino. I cattolici, piccola minoranza della popolazione a stragrande maggioranza ortodossa, sperano che le visite della “Vergine Pellegrina” contribuiscano a promuovere la comprensione reciproca e il dialogo. La Chiesa cattolica georgiana, in questo speciale anno mariano, vuole anche offrire una serie di nuove iniziative, riferisce Aiuto alla Chiesa che Soffre. Particolare attenzione si vuole dare alla famiglia. In programma ci sono, fra i vari progetti pensati dalla Commissione Famiglia della Chiesa cattolica georgiana, una sessione di studio sulla Sacra Scrittura, incontri di preparazione al matrimonio e sulla famiglia e un campo estivo per giovani coppie. L’obiettivo cui si punto è far sì che le famiglie siano consapevoli, non solo di essere tenute in particolare considerazione dalla Chiesa, ma che possono anche svolgere un ruolo attivo e di centrale importanza per la missione della Chiesa stessa, perché promuovano una cultura della vita e soprattutto una “cultura dell'accoglienza”. Aiuto alla Chiesa che Soffre sosterrà i programmi della Commissione Famiglia della Chiesa cattolica georgiana con un contributo di 6mila euro. (TC)

22 novembre - ITALIA Il cardinale Bassetti e monsignor Delpini negativi al Covid-19

Il Cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, è risultato negativo al tampone per il Covid-19. Lo rende noto un comunicato della Cei. La sua convalescenza prosegue al Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, dove è ricoverato da giovedì 19 novembre. Dopo la positività riscontrata il 28 ottobre scorso, il cardinale Bassetti era stato ricoverato presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia “Santa Maria della Misericordia” il 31 ottobre e qui era stato sottoposto alle terapie del caso fino al trasferimento, nella notte tra il 2 e il 3 novembre, nella struttura di Terapia Intensiva 2. Nel tardo pomeriggio di venerdì 13 novembre, il porporato era stato trasferito nuovamente alla degenza ordinaria di Medicina d’Urgenza COVID 1 e poi dimesso il 19 novembre. Oggi è risultato negativo al Covid-19 anche l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, dopo la positività riscontrata il 30 ottobre. L’arcivescovo, informa un comunicato dell’arcidiocesi, può dunque interrompere l’isolamento fiduciario, trascorso senza alcuna sintomatologia, e riprendere i suoi impegni pubblici, a partire dalla celebrazione della S. Messa in Duomo, domani alle ore 17.30. Monsignor Delpini ha voluto ringraziare tutti coloro che in queste settimane hanno pregato per lui e gli hanno fatto giungere messaggi di affetto e incoraggiamento.

22 novembre - UGANDA Laudato si'.  Nuova campagna di sensibilizzazione promossa dal Movimento Cattolico Globale per il Clima

Nell’anno speciale dedicato alla celebrazione dell’anniversario della “Laudato Si’” di Papa Francesco, lanciato il 24 maggio scorso, non si ferma anche in Africa l’impegno della Chiesa per la difesa della casa comune. Un gruppo di sacerdoti ugandesi – riporta il sito dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale - ha lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione per mobilitare cattolici, cittadini comunità e istituzioni contro i cambiamenti climatici, con il sostegno della Conferenza episcopale (Uec) e in collaborazione con organizzazioni ambientaliste locali. L’iniziativa è partita da padre Benedict Ayodi, OfmCap, sacerdote francescano keniano e coordinatore della sezione africana del Global Catholic Climate Movement (Gccm), il Movimento Cattolico Globale per il Clima. La campagna sarà focalizzata su quattro aree tematiche: la promozione del messaggio lanciato da Papa nella “Laudato sì’”, l'integrazione della difesa dell’ambiente nella vita di fede, la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e la promozione delle fonti di energia rinnovabili. L’obiettivo – spiega padre Ayodi -  è di sensibilizzare le persone sui problemi ambientali in Africa, in particolare quella orientale. Con i suoi 1,3 miliardi di abitanti, l’Africa è infatti uno dei continenti più esposti agli effetti dei cambiamenti climatici e all’inquinamento. Tra i pericoli che minacciano la sopravvivenza dei popoli africani, il Gccm, segnala in particolare l'aumento del livello delle acque del Lago Victoria, che ha colpito diversi insediamenti in Uganda e nei Paesi circostanti; l’invasione di locuste che ha coinvolto quest’anno anche l’Africa orientale; la crescente imprevedibilità delle stagioni delle piogge causa di sempre più frequenti carestie; l’imminente realizzazione dell’East African Crude Oil Pipeline (EACOP), il grande oleodotto che collegherà Hoima in Uganda a Tanga in Tanzania e che costringerà un massiccio spostamento di popolazione.  Il Gccm ricorda anche la lotta degli Ogoni, il popolo della regione del Delta del Niger, che da anni si batte per i suoi diritti alla terra e a un ambiente sano contro l’inquinamento da petrolio, i perduranti conflitti nella Repubblica Democratica del Congo, spesso collegati allo sfruttamento delle sue ricche risorse naturali e le estrazioni minerarie in Sudafrica. In questi mesi GCCM-Africa ha già realizzato diverse iniziative per il clima. Tra queste piantumazioni di nuovi alberi, campagne di educazione dei più piccoli al rispetto dell’ambiente, opere di sensibilizzazione nelle comunità locali, la promozione di fonti di energia alternative, seminari. (LZ)

22 novembre - TANZANIA Assemblea generale della Caritas Tanzania: la Caritas non è una ong

La Caritas è parte della missione della Chiesa, la missione dell'amore. Non è una ong”. Lo ha ricordato monsignor Jude Thaddeaus Ruwai'chi OFM Cap, aprendo nei giorni scorsi a Dar es Salaam l’assemblea generale della Caritas Tanzania. Nel suo intervento, riporta il sito dell'Amecea, l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa Orientale - il presule ha sottolineato che ogni suo membro deve comprendere l’autentico senso di questa missione. Il termine "Caritas", ha un significato specifico che illustra l'obiettivo centrale della Chiesa: servire bisognosi, specialmente i poveri, e rispondere alle domande poste dai disastri, ha spiegato. In questo senso trasformarla un'organizzazione non governativa “contraddice la visione e gli obiettivi della Chiesa”. Da monsignor Ruwai'chi anche l’invito ai direttori diocesani a elaborare strategie per rispondere alle domande poste dai disastri naturali e dalla povertà, riferendosi in particolare all’attuale emergenza sanitaria. “Pochi mesi fa  il Covid-19 ha scosso il mondo e anche il nostro Paese. Dobbiamo incoraggiare le persone a seguire le direttive sanitarie, quelle consigliate dagli esperti, per non essere infettati". Ma il Covid-19 - ha osservato - ha anche portato “povertà estrema e ansia. Ha reso le persone insicure per il loro futuro e infelici”. Di fronte a queste sfide “dobbiamo chiederci: ‘quali risposte abbiamo dato? Quanto siamo stati coinvolti? Quali le nostre responsabilità?’. Proprio perché la Caritas ha una missione unica di compassione e amore, dobbiamo capire che quando si verifica una tragedia siamo chiamati a cercare risposte per tempo”, risposte che vanno oltre la mera sopravvivenza al disastro, ha sottolineato l'arcivescovo di Dar es Salaam. Dello stesso tenore l’intervento del vice-segretario generale della Conferenza episcopale tanzaniana (Cet), padre Daniel Dulle  che, accogliendo i delegati, li ha esortati elaborare strategie di intervento che aiutino i poveri nel lungo termine, liberandoli dalla povertà, perché la Caritas non è una ong qualsiasi: il suo operato deve essere fedele alla “missione della Chiesa di servire la persona materialmente e spiritualmente e in particolare la causa della pace e dell'assistenza umanitaria alle vittime dei disastri e di altri problemi”, ha rimarcato. (LZ)

22 novembre - BANGLADESH Caritas, Jrs e Crs lanciano nuovo progetto per i profughi Rohingya

Non si fermano gli aiuti della Chiesa ai profughi Rohingya in Bangladesh.  La Caritas locale, il Jesuit Refugee Service (Jrs), l’organizzazione dei gesuiti impegnata nell’assistenza ai rifugiati e agli sfollati e le Catholic Relief Services (Crs), l’agenzia umanitaria dei vescovi degli Stati Uniti, hanno lanciato un nuovo progetto a favore dei centinaia di migliaia di rifugiati musulmani fuggiti dalle persecuzioni nello Stato birmano del Rakhine. Si tratta del “Multipurpose Adolescent Center”, uno speciale programma rivolto a ragazzi Rohingya tra i 12 e i 18 anni dei campi profughi di Cox Bazar, nel Bangladesh sud-orientale. Il progetto, lanciato il 15 novembre, offrirà fino al prossimo aprile assistenza psicologica, programmi di formazione professionale, assistenza alle madri in attesa e a bambini con particolari difficoltà. La Caritas Bangladesh è presente nei campi profughi dal 2017, quando è iniziato l’esodo dei Rohingya fuggiti in massa dalla repressione militare dell’esercito birmano nel Myanmar. Finora ha assistito oltre 146mila Rohingya e alle comunità che li accolgono con aiuti alimentari e altri beni di prima necessità e servizi igienici. Il Jrs, presente dal 2018, si occupa invece della tutela dei loro diritti e anche dell’educazione dei bambini, mentre i Crs sono impegnati soprattutto a fornire un tetto ai rifugiati e supporto logistico nei casi di calamità naturali, eventi frequenti in Bangladesh. Negli ultimi tre anni Jrs ha stanziato 2,5 milioni di dollari a favore dei Rohingya e garantito l’educazione primaria a circa 4mila bambini. “La Caritas Bangladesh è molto orgogliosa di lavorare insieme con queste due che stanno fornendo un supporto vitale alla comunità Rohingya”, ha dichiarato all’agenzia Ucanews Inmanuel Chayan Biswas, responsabile dello speciale programma per le emergenze umanitarie dell’organizzazione caritativa. Attualmente il Bangladesh ospita oltre un milione di musulmani Rohingya costretti a vivere in condizioni igienico-sanitarie particolarmente precarie. Ad aggravare l’emergenza umanitaria, la pandemia del Covid-19, alla quale i profughi nei campi sono particolarmente esposti, per il sovraffollamento, la scarsa disponibilità di acqua e di strutture igienico-sanitarie. (LZ)

 

23 novembre -  SPAGNA Manos Unidas: un terzo delle donne e delle ragazze del mondo vivono nella paura di essere aggredite

"La società non può rimanere indifferente agli abusi e alla violenza. Non possiamo tollerare che il 30% delle donne e delle ragazze del mondo vivano nella paura di essere aggredite, di denunciare, o delle reazioni dell’ambiente circostante dopo le aggressioni... E tutto questo di fronte all'apatia di gran parte delle società". Si è espresso così Ricardo Loy, segretario generale dI Manos Unidas, sul sito web dell’organizzazione cattolica, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2020, che si celebrerà il 25 novembre, ribadendo l’impegno della Ong cattolica a porre fine a questo flagello. Un terzo delle donne e delle ragazze del mondo vivono, dunque, nella paura di essere aggredite. E nel 2020, le misure di distanziamento sociale e il confinamento adottati per fermare la diffusione della pandemia di coronavirus hanno aumentato in maniera consistente questa paura e gli episodi di violenza in tutto il mondo. Una violenza così diffusa e radicata in tutte le società, che ha portato nel 2013, l’Organizzazione Mondiale della Sanità a definirla come “un problema sanitario globale di proporzioni epidemiche”. Poiché la violenza contro le donne va oltre la mera violenza fisica, il segretario generale dell'organizzazione ha spiegato come siano diversi i campi in cui si trova ad operare Manos Unidas per combattere questi comportamenti violenti, che le donne e le ragazze soffrono nel loro ambiente familiare e nelle loro comunità. "L'educazione, nel lavoro di sensibilizzazione che svolgiamo - ha spiegato il segretario generale -, mira anche ad affrontare quei costumi religiosi o culturali che le violano fisicamente o le rendono invisibili e le escludono". In Sierra Leone, ad esempio, le donne e le ragazze affrontano non solo la violenza fisica, che affonda le radici in una cultura del silenzio - il pestaggio della moglie è molto diffuso -, ma anche la privazione economica. "Lo stupro è così comunemente usato contro le donne e le ragazze in Sierra Leone – ha riferito padre Peter Konteh, direttore di Caritas Freetown, partner locale di Manos Unidas nel Paese - che nel 2018 il Primo Ministro ha dovuto dichiarare la violenza sessuale un'emergenza nazionale. Ha anche istituito un'unità di polizia per combattere gli stupri, soprattutto quelli sui bambini". Proprio grazie al sostegno di Manos Unidas, padre Konteh ha raccontato come siano riusciti ad intervenire nel Paese sulla cultura del silenzio, che impediva alle vittime di parlare, soprattutto quando si trattava di stupro, e a discutere di questi temi. Al punto tale che ora, “le donne, le ragazze e le famiglie sono disposte a parlare degli abusi e i colpevoli vengono consegnati alla giustizia", ha detto il sacerdote. Per il direttore di Caritas Freetown, il più grande successo del progetto è stato quello di assistere ad una maggiore consapevolezza della questione e all'impatto che i programmi  di Caritas e Manos Unidas hanno sulle comunità. “Un grande risultato è sapere che questo sta inviando segnali ai ‘potenziali colpevoli’, proteggendo così le donne e le ragazze da ulteriori abusi” ha concluso padre Konteh. (AP)

22 novembre - Caritas Cile per la salvaguardia della “Casa Comune” e l’adattamento alla crisi climatica

VNS 22nov20. La crisi dovuta ai cambiamenti climatici, e la conseguente alterazione dell’ecosistema locale, ha messo in ginocchio le comunità che vivono sull’Altopiano. In soccorso delle Comunità di Calama, Toconce e Lickan Tatai, è arrivata la Caritas che, grazie al progetto "Local Responses to Climate Change Adaptation", finanziato dai volontari tedeschi del medesimo organismo pastorale, consentiranno ai residenti di affrontare anche le minacce dell’inverno. Attraverso uno studio approfondito delle dinamiche e della storia dei territori, si è potuto risalire alle cause che hanno determinato i cambiamenti e le trasformazioni. L’indagine ha consentito la realizzazione di micro-progetti mirati per affrontare al meglio l’emergenza climatica. Uno dei canali di approvvigionamento idrico di Totonce, per esempio, è stato gravemente danneggiato a causa dei violenti nubifragi che si sono abbattuti nell’area durante la scorsa stagione. L’intervento della Caritas ha consentito la riparazione dell’impianto che assicura l’acqua a frutta, verdura e ad altri prodotti di prima necessità che utilizzano i locali. Lo stesso è avvenuto a Lickan Tatai. Qui la comunità è autosufficiente grazie alla coltivazione di piccoli appezzamenti di terreno che garantiscono foraggio ai loro animali. La scarsità d’acqua ha seriamente compromesso la loro sopravvivenza e quindi sono stati portati a termine progetti ad hoc per il settore agricolo e “piani di alimentazione familiare” legati al consumo e alla creazione di zone di approvvigionamento dell’acqua che, nel nord del paese, scarseggia. (DD)

22 novembre - KENYA Vescovi preoccupati dall’impennata di contagi e vittime: servizio sanitario sia una priorità del Governo   

Dare assoluta priorità al servizio sanitario, mettendo tutte le risorse finanziarie disponibili al servizio della salute pubblica. A chiederlo i vescovi keniani di fronte alla seconda ondata del Coronavirus che ha colpito anche il Kenya con una forte impennata dei contagi, soprattutto a novembre. I casi hanno ormai superato quota 76mila, con 1.366 morti. “Siamo preoccupati dal fatto che, nonostante le disponibilità finanziarie e l'impegno dell'Esecutivo, non siano state stanziate risorse adeguate a sostegno del sistema sanitario perché possa rispondere a questa pandemia”, si legge in una dichiarazione firmata monsignor Philip Arnold Anyolo, presidente della Conferenza episcopale keniana (Kccb). Ad allarmare in particolare la Chiesa keniana è il numero crescente di contagiati e vittime tra gli operatori sanitari, medici e infermiere, che hanno annunciato uno sciopero a dicembre per protestare contro la mancanza di dispositivi di protezione individuale(DPI). Una protesta condivisa dai vescovi: “Ad essi si devono tante guarigioni che hanno dato ai keniani quella speranza di cui hanno tanto bisogno in questo momento difficile. Non possiamo continuare ad assistere al crollo dell’unica speranza del popolo keniano a causa della perdita di tante vite umane come abbiamo visto in questi giorni", incalzano i presuli. Di qui anche l’appello al Governo ad avviare subito “un dialogo serio con i sindacati perché le loro preoccupazioni siano ascoltate e affrontate". Nel messaggio i presuli rilanciano l’invito del Presidente Uhuru Kenyatta a rispettare con senso di responsabilità le linee guida del Ministero della Salute per prevenire il contagio: "La nostra grande preoccupazione è la mancata osservanza di queste linee guida da parte di alcuni leader del Paese e di molti keniani", affermano i vescovi. “Siamo convinti che se si prendono e si adottano tempestivamente le giuste misure indicate dalle autorità sanitarie la diffusione del virus può ancora essere controllata”. Di qui il richiamo alla responsabilità di tutti e ciascuno per proteggere se stessi, la propria famiglia e la comunità dal Covid-19" e a non sottovalutare i rischi del virus. Ancora una volta i vescovi keniani esprimono quindi tutta la loro “gratitudine e ammirazione” agli operatori sanitari che hanno continuato a lavorare per salvare vite umane nonostante le difficoltà e i pericoli: “Preghiamo Dio per la vostra protezione”, aggiungono. Infine, l’invito ai keniani a continuare e pregare per la fine della pandemia: “Quando confidiamo in Dio, abbiamo speranza, non dobbiamo temere perché Dio è con noi, non dobbiamo essere sgomenti perché è il nostro Dio che ci darà forza e aiuterà” , concludono. (LZ)

22 novembre - PERU’ Iniziative delle diocesi locali per i diversamente abili

La diocesi di Puno e la Prelatura di Juli hanno avviato iniziative comuni per aiutare i diversamente abili e le loro famiglie puntando soprattutto sull’impiego del tempo libero e dello svago dei bambini e dei ragazzi con handicap. Nel corso di una cerimonia ufficiale tenutasi nella piazza principale dei Puno, il vescovo mons. Jorge Carrión Pavlich, unitamente al suo omologo di Juli, mons. Ciro Quispe, hanno presentato alle autorità locali e al pubblico una serie di giochi “terapeutici” che serviranno a migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità. Si va dalle altalene specifiche per chi è sulla sedia a rotelle, corredate di disegni e immagini per i più piccoli. “Non abbiamo mai visto un parco giochi dove una mamma accompagna il proprio figlio con handicap a giocare” ha detto Mons Quispe, auspicando, grazie a questo interessamento delle diocesi, un coinvolgimento più diretto e costante di queste famiglie. Oltre ai giochi, sono stati presentati anche ausili per l’abbattimento delle barriere architettoniche: rampe, supporti e scivoli. Particolare interesse hanno suscitato i modelli in miniatura per non vedenti dei siti archeologici di Chincheros, Machu Picchu e Salineras de Moray. Nell’occasione Mons. Quispe ha annunciato che è in fase di preparazione anche la riproduzione di Chullpas di Sillustani. Presentato, inoltre, Yupanas, un abaco utilizzato per eseguire operazioni aritmetiche risalente al tempo degli Inca (DD)

22 novembre - BOLIVIA Chiude i battenti il Centro Missionario di Maryknoll in America Latina

Dopo 55 anni di servizio, chiude il Centro Missionario di Maryknoll in America Latina. A darne l’annuncio nei giorni scorsi è stato il suo direttore P. Esteban Judd, che ha ringraziato le diverse istituzioni che hanno collaborato in questo lungo arco di tempo, supportando le attività, la formazione e la pastorale specifica dei sacerdoti. “Sono grato a tutti coloro che hanno avuto fiducia in noi” ha detto. “Ciò che abbiamo imparato, sarà una luce di speranza per il nostro futuro e continuerà a vivere in altre forme di testimonianza e di missione”. Fin dalla sua istituzione, il Centro si è occupato della formazione di religiosi, religiose e di laici non solo boliviani. Sono state molte, infatti, le “presenze latinoamericane” provenienti da diverse parti del continente. I programmi prevedevano lo studio delle lingue, la formazione teologica, la psicologia, le scienze politiche e la sociologia. Il suo centro operativo fin dagli esordi è stato Cochabamba, a causa della sua posizione centrale strategica. Le motivazioni della chiusura non sono state spiegate da P. Esteban Judd che, nel suo messaggio si è limitato a dire: “Motivi non dipendenti dalla nostra volontà”. Il centro continuerà la sua attività fino al mese prossimo. Per conoscere i 55 anni di vita dell’organismo saranno disponibili in rete sui social del Maryknoll Missionary Center, a partire da domani, pubblicazioni e documentazione fotografica di questa lunga storia di missionari dediditi alla formazione. (DD)

21 novembre - MALAWI Monsignor Stima (Mangochi): pene più severe contro la violenza di genere

Pene più severe contro le violenze di genere, ma anche un’azione più incisiva per sradicare i retaggi culturali che contribuiscono a questo problema. A chiederlo - riportail sito dell'Amecea, l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa Orientale è monsignor Montfort Stima, vescovo di Mangochi e presidente della Commissione per la comunicazione e la ricerca della Conferenza episcopale del Malawi (ECM). Intervenendo all’apertura di un seminario giornalisti cattolici sulla salute mentale e la violenza di genere a Lilongwe, il presule ha invitato gli operatori dell’informazione ad approfondire le cause del fenomeno, ma anche a scrivere di più sull’argomento per aiutare la gente a capire che cosa significa uno stupro e incoraggiare le vittime a denunciare. Nonostante i progressi nell'uguaglianza di genere negli ultimi dieci anni, il Malawi si colloca al 145.mo posto su 188 nell'indice di disuguaglianza (GII) e la violenza contro le donne e le ragazze continua ad essere una pratica diffusa. Negli ultimi tempi essa ha visto un’ulteriore escalation, tanto da spingere diverse organizzazioni della società civile a protestare in diverse città per chiedere un intervento delle autorità. Secondo le Nazioni Unite, circa più di un terzo delle donne malawiane di età compresa tra i 15 ei 49 anni ha subito violenza sessuale almeno una volta nella vita. Inoltre, in Malawi è l'undicesimo paese a livello mondiale con un alto tasso di matrimoni precoci. Sempre secondo l’Onu, il 9% delle ragazze in Malawi si sposa prima dei 15 anni, mentre il 46% lo fa a 18 anni. Oltre a fattori culturali che rendono accettabile questa pratica, un altro fattore è rappresentato dala povertà, soprattutto nelle aree rurali, dove spesso le ragazze vengono date in matrimonio per saldare debiti. (LZ)

21 novembre -  ITALIA La scomparsa di Don Redento Tignonsini, fondatore della Cooperativa di Bessimo (recupero tossicodipendenti)

Si è spento nella parrocchia della Sacca, frazione del comune di Esine (provincia di Brescia), Don Redento Tignonsini, missionario e “pioniere nella cura dei più fragili”. Nato a Pian d’Artogne, il sacerdote ha maturato una significativa esperienza vocazionale con il popolo nomade dei Rendille nel deserto del Kenya. A Brescia, negli anni ’70, ha incontrato il dilagante fenomeno della tossicodipendenza da eroina che riguardava, in particolare, le fasce più giovani di una popolazione in forte crisi di identità. Don Redento si è da subito interessato agli emarginati e ai tossicodipendenti che sostavano in strada e, insieme a un gruppo di volontari, con il consenso dell’allora vescovo, Mons. Luigi Morstabilini, ha aperto in una casa data in uso gratuito dalla parrocchia di Bessimo di Rogno una comunità rivolta all’accoglienza di emarginati giovani e adulti anche con forti problematiche di dipendenza da eroina ed alcool. Quella casa sarebbe poi diventata la “Comunità di Bessimo” da cui la Cooperativa avrebbe poi preso il nome. Ad oggi l'organismo gestisce 15 Comunità Terapeutiche, 1 comunità educativa per minori e madri in difficoltà, 1 servizio specialistico residenziale per disturbi da gioco d’azzardo patologico, servizi di prevenzione e di riduzione del danno, attività e progetti sulle province di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova. Dal 1976, anno della sua fondazione, la cooperativa ha accolto 7180 persone realizzando oltre 10.100 programmi terapeutici ed educativi. Le intuizioni di don Redento relative al reinserimento sociale ed alla presa in carico dell’intero nucleo familiare (attrezzando strutture appositamente pensate all’intervento genitoriale ed alla presa in carico dei bambini con operatori dedicati alle attività con i minori) costituiscono un chiaro esempio dell’attenzione alla persona e del suo sistema, a fronte di interventi mirati solo ad affrontare i problemi individuali. Altra felice intuizione di don Redento è quella di un intervento non residenziale ma sulla strada rivolta a quelle persone che pur continuando a fare uso di sostanze possono essere ascoltate, ristorate, aiutate ed eventualmente indirizzate verso i servizi sanitari, sociali o terapeutici in base al loro desiderio ed alle loro necessità. (DD)

21 novembre COSTA D’AVORIO. Tensioni post-elettorali. Appello dei vescovi ai leader politici a continuare il dialogo  per trovare una soluzione alla crisi

I vescovi della Costa d’Avorio hanno lanciato un appello al Presidente Alassane Ouattara e al suo principale rivale Henri Konan Bédié, leader del Partito Democratico della Costa d’Avorio (Pdci), “a continuare e intensificare su basi chiare, il dialogo da loro stessi avviato” l’11 novembre per risolvere la crisi seguita alle contestate elezioni del 31 ottobre. La situazione nel Paese resta tesa dopo che la Corte costituzionale ha annunciato la vittoria di Ouattara, con il 94% dei voti. Una vittoria contestata dall’opposizione secondo la quale questo terzo mandato sarebbe incostituzionale. Almeno 16 persone sono morte nelle violenze che sono seguite alla consultazione, mentre 8mila ivoriani si sono rifugiati nei Paesi vicini. In un messaggio pubblicato il 20 novembre e intitolato “Promuovere la pace attraverso il rispetto della legge e delle libertà” -  riporta l’agenzia Aciafrica -, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale (Cecci) ha espresso l'auspicio che il dialogo avviato dai contendenti “tenga conto della liberazione di tutti i prigionieri politici al fine di favorire il rapido ritorno di tutti gli esiliati, compreso il presidente Laurent Gbagbo, affinché prendano il loro pieno posto nel processo di riconciliazione in atto nel Paese".  Inoltre, i presuli raccomandano “vivamente” che tale dialogo “tenga conto della promozione dei diritti e delle libertà individuali, della giustizia imparziale e della cultura dell'incontro”: "Non possiamo mai ripeterlo abbastanza: non c'è pace senza giustizia e non c'è giustizia senza perdono", affermano. Il messaggio condanna con fermezza i disordini post-elettorali: "È davvero pericoloso credere che i problemi politici non possano essere risolti con lo strumento della ragione, vale a dire, con colloqui basati sulla verità, la legge, giustizia ed equità, ma solo con la forza che semina terrore e omicidi". I vescovi concludono chiedendo l’intercessione della Vergine Maria, Regina della pace perché “protegga la Costa d’Avorio” e “converta i cuori di tutti gli Ivoriani all’amore, al perdono, alla giustizia e alla riconciliazione”. (LZ)

21 novembre - BRASILE "Giornata della coscienza nera". I vescovi: “Pari diritti e pari dignità per gli afro-brasiliani”

Il Brasile presenta ancora troppe disuguaglianze. Soprattutto nei confronti dei neri, nonostante rappresentino la maggioranza nel paese. Secondo i dati dell’Istituto di Geografia e Statistica (IBGE), il 54 per cento della popolazione è di colore e per questo “è necessario tutelare la vita di tanti nostri fratelli e sorelle strappate dalle loro terre, dalla loro cultura, dalle loro famiglie per diventare qui schiavi di padroni privi di scrupoli, senza trarre alcun beneficio” ha detto il vescovo di Maringá, Mons. Severino Clasen in occasione della “Giornata della coscienza nera” celebrata ieri in tutto il paese. Il 20 novembre in Brasile è un giorno di festa perché è la ricorrenza della morte di Zumbì, ucciso dalle truppe portoghesi in un'imboscata il 20 novembre 1695. Zumbì era il leggendario capo del “quilombo”, comunità di schiavi fuggitivi di Palmares, esistita per quasi 80 anni e che arrivò a dare rifugio a oltre 20 mila ex schiavi. Zumbì è da allora il simbolo della lotta per l'eguaglianza dei neri del Brasile. Eguaglianza che appare ancora oggi tutt'altro che scontata, ma che viene evocata, appunto, ogni 20 novembre, la data scelta nel 2006 (e ufficializzata nel 2011) per la “Giornata della coscienza nera”. “Una ricorrenza che non celebra unicamente gli afro-brasiliani, ma richiama ad impegni e a responsabilità precise nell’agevolare e accompagnare l’inserimento delle persone di colore e, soprattutto, di coloro che vivono ai margini della società” sottolineano in una nota i vescovi. Secondo il presidente della Commissione per l'azione di trasformazione sociale della Cnbb, monsignor José Valdeci. “E’ fondamentale rimuovere i pregiudizi e lottare contro ogni forma di razzismo e di discriminazione che offende la dignità dell’uomo. Siamo chiamati ad ascoltare la voce di Dio che dice: Ho osservato la miseria del mio popolo e ho udito il suo grido. Sono sceso per liberararlo. Il nostro atteggiamento deve essere simile a quello di Mosè: ascoltare la voce di Dio. Come neri, siamo maggioranza in questo Paese” ha sottolineato il presule “e quindi abbiamo diritto di occupare i nostri spazi e avere pari diritti. Non vogliamo chiedere o pretendere, ma poter decidere insieme per il futuro della nostra nazione”. Mons José Valdeci ha aggiunto che: “Siamo chiamati a puntare sulla nostra creatività e la nostra capacità. Assumere impegni e promuovere progetti ispirati alla memoria dei nostri antenati per costruire una nuova società”. I dati sociologici indicano che i neri, e in parte anche i mulatti, hanno ancora molto da conquistare in termini di diritti civili e sociali. Potere economico e esclusione razziale si mescolano in modo quasi inestricabile e i dati dell’IBGE pubblicati il 12 novembre scorso rivelano che i neri guadagnano meno dei bianchi, sono meno istruiti e più poveri. Per fare il punto della situazione, lunedì prossimo si terrà un incontro virtuale dell’Osservatorio sui temi razziali della Commissione Giustizia e Pace della CNBB. L’organismo, formato anche da esponenti di altre confessioni, ha il compito di promuovere eventi, avviare studi e indagini volte ad arginare ogni forma di discriminazione e di oppressione. Inoltre sosteniene la pastorale afro-brasiliana, affiancandola in ogni sua azione e proposta. (DD)

21 novembre  REGNO UNITO Plenaria dedicata a Rapporto Iicsa e all’Elliot Review.  Vescovi decidono di istituire nuova autorità per la salvaguardia dei minori

“Ci impegniamo ad ascoltare più attentamente coloro che hanno subito abusi in modo da imparare da loro e beneficiare della loro saggezza. È imparando dalla loro testimonianza che si cambiano i cuori. Siamo grati a questi sopravvissuti”. È quanto si legge nella dichiarazione finale dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles (Cbew), iniziata lunedì e incentrata sugli abusi sessuali nella Chiesa. All’esame dei vescovi, in particolare, il recente Rapporto Iicsa (Independent Inquiry into Child Sexual Abuse), l’inchiesta indipendente commissionata dal Governo britannico che ha indagato sulle mancanze della Chiesa nella lotta agli abusi in questi ultimi 50 anni. Il documento è stato pubblicato il 10 novembre scorso. Nella dichiarazione  i vescovi ribadiscono di avere accettato le 7 raccomandazioni contenute nel Rapporto, insieme ad altre 15 dell’“Elliott Review”, un’indagine interna affidata dai vescovi a Ian Elliott, un consulente indipendente che ha esaminato cosa non funziona nelle strutture predisposte della Chiesa e proposto quindici raccomandazioni su come cambiarle. Tra le proposte di Elliott alle quali la Conferenza episcopale sta già lavorando, l’istituzione di un’autorità centrale, la “Catholic Safeguarding Standards Agency” (Cssa) che avrà il potere di implementare nelle diocesi le politiche di salvaguardia dei minori, sostituendo le due esistenti, la “National Catholic Safeguarding Commission” e il “Catholic Safeguarding Advisory Service”. Elliot ha poi raccomandato l’istituzione di un tribunale indipendente da Roma con il compito di esaminare tutte le questioni di diritto canonico riguardanti casi di abusi, una più stretta collaborazione con le vittime e l’istituzione di una seconda autorità dedicata alla prevenzione degli abusi negli ordini religiosi. Nella dichiarazione i vescovi inglesi e gallesi esprimono nuovamente “shock” e “vergogna” per quanto emerso dal Rapporto governativo e gratitudine ai sopravvissuti che hanno avuto il coraggio di denunciare, impegnandosi ad ascoltarle più attentamente e a sostenere il loro cammino verso la guarigione. Essi riconoscono “senza riserve” che, nonostante i passi avanti compiuti negli ultimi 20 anni nella lotta alla pedofilia, per i quali ringraziano tutte le persone che nella Chiesa si sono impegnate su questo fronte, “ci sono state mancanze, errori e una collaborazione inadeguata”. Mancanze per le quali chiedono perdono in particolare ai sopravvissuti. Sentimenti di shock e vergogna per la sofferenza inflitta alle vittime, vengono espressi in una seconda dichiarazione anche dal cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenbza episcopale, chiamato in causa da alcuni per la sua gestione degli abusi. Il primate inglese ammette le sue mancanze, ribadendo le sue scuse personali a chi si è sentito tradito. Al contempo rinnova l’impegno dei vescovi a lavorare per migliorare la tutela dei minori e per aiutare le vittime: “Non posso rimuovere il danno che è stato inflitto, ma posso dirvi che sento chiaramente e profondamente il contenuto e l'impatto di questo Rapporto (Iicsa), i messaggi dei sopravvissuti, dell’opinione pubblica e di tanti fedeli e li prendo tutti a cuore”. (LZ)

20 novembre - IRLANDA #coronavirus. Chiudono le chiese in Irlanda del Nord. Arcivescovo Martin: grande delusione

“Una grande delusione”: così l’Arcivescovo Eamon Martin, Primate di Irlanda, commenta in una nota la decisione del governo di chiudere le chiese in Irlanda del Nord, a causa della pandemia da coronavirus. Lo stop partirà il 27 novembre e durerà due settimane. Una decisione che il presule definisce “in contrasto con le rassicurazioni date ai gruppi di fede proprio la scorsa settimana, in un incontro in cui siamo stati elogiati per la nostra attenzione alla sicurezza e alla salute pubblica”. “Le nostre parrocchie – aggiunge il presule – hanno sempre cercato di sostenere l'esecutivo e le autorità sanitarie pubbliche. Continueremo a farlo, ma preferiremmo agire in un’ottica di collaborazione di dialogo maturo”. Il Primate irlandese sottolinea poi che “la Chiesa cattolica desidera sempre proteggere la salute e la vita e promuovere il bene comune e quindi continuerà a fare la sua parte compiendo i sacrifici necessari, ma chiediamo con urgenza che il divieto di culto pubblico sia il più breve possibile”. Al contempo, il presule chiede “urgentemente” chiarimenti sulla questione se le chiese possano comunque restare aperte alle visite individuali e alla preghiera privata, perché “questo tema è stato oggetto di dibattito durante il primo lockdown ed eravamo fiduciosi nel fatto che si fosse compreso come i luoghi di culto siano luoghi di calma e di forza spirituale in tempi di crisi”. Inoltre, l’Arcivescovo Martin deplora il fatto che “si possa andare in un negozio per comprare alcolici, ma non in Chiesa per recitare da soli una preghiera”, “un diritto particolarmente importante per i cattolici”. Infine, il presule fa notare che le misure restrittive coincideranno con l’inizio dell’Avvento, che si apre il 29 novembre: “dato che si parla di “salvare il Natale” – conclude Monsignor Martin – il governo deve considerare che per molte persone un Natale significativo è qualcosa di più dello shopping, del mangiare e del bere”, bensì è momento “spirituale essenziale”. (IP)

20 novembre - TANZANIA Tradotto in Kiswahili il Codice di Diritto Canonico: un'impresa durata 7 anni 

Un lavoro durato sette anni, ma che alla fine ha dato buoni frutti: il Codice di Diritto Canonico in lingua Kiswahili è ora disponibile, grazie ad un team di traduttori che ha lavorato sotto l’egida della Conferenza episcopale della Tanzania (Tec). “Nel 2013 – spiega in un video su YouTube il Segretario generale della Commissione di Diritto canonico della Tec, padre Henry Mchamungu – i vescovi hanno stabilito che il Codice, ancora in inglese, venisse tradotto in Kiswahili affinché i credenti cattolici potessero comprenderlo più facilmente”. Il Kiswahili, infatti, è parlato da 150 milioni di persone in Tanzania, Kenya, Uganda, ma anche in Rwanda, Burundi, Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo. Fondamentale, per la realizzazione dell’opera di traduzione, è stato il sostegno finanziario di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, spiega ancora padre Mchamungu, sottolineando come “il compito di lavorare su un testo legislativo sia particolare difficile e trovare i corrispondenti di alcuni termini specifici da una lingua all’altra, senza cambiarne il significato, è stata un’impresa non da poco”. Il lavoro è stato suddiviso per capitoli: ogni membro del team ne ha tradotto uno che è stato, poi, esaminato collettivamente nel corso di diversi incontri. Ogni singola traduzione è stata, quindi, validata dall’intera Conferenza episcopale della Tanzania. Il progetto è stato concluso nel 2019, con l’approvazione dei vescovi data nel mese di giugno. Ma per la pubblicazione definitiva del volume si è dovuto attendere ancora per carenza di finanziamenti. “Abbiamo ricevuto alcune donazioni, ma non sufficienti – spiega ancora padre Mchamungu – Poi, parlando con alcuni missionari che gestiscono le pubblicazioni dei Clarettiani, siamo riusciti a fare una rateizzazione della spesa”. E così le copie del Codice di Diritto Canonico in Kiswahili sono arrivate nelle librerie della Tanzania, dopo sono acquistabili ad un costo pari a 9 dollari. (IP)

20 novembre -  NIGERIA Dopo 29 anni, inaugurata la Cattedrale di “Santa Teresa” a Nsukka

Dopo 29 anni di lavoro, la diocesi di Nsukka, in Nigeria, ha una nuova Cattedrale. Intitolata a Santa Teresa e con una capienza di 5.500 posti, la chiesa ha visto ieri, 19 novembre, la cerimonia di dedicazione presieduta dal vescovo locale, Mosignor Godfrey Onah che, nella sua omelia, ha ricordato: “Questa Cattedrale è risultato dello sforzo non di una sola persona, ma di un’intera comunità, perché la Chiesa è una famiglia e tante persone sono state coinvolte in questo progetto”, “non solo cristiani, come gli anglicani, ma anche non cristiani e fedeli di altre religioni, come i musulmani”. Ricordando, poi, i tanti finanziatori della costruzione, il presule ha citato l’esempio di un gruppo in particolare, il “Club 250”, i cui membri “hanno deciso di rinunciare, ogni settimana, ad una bottiglia di birra e di offrire il costo equivalente per la Cattedrale”. Monsignor Onah ha, quindi, sottolineato come i lavori edili siano stati voluti ed iniziati nel 1991 dal suo predecessore alla guida della diocesi, Monsignor Francis Emmanuel Okobo, colui che “ha osato sognare in grande e che ha lavorato in modo indefesso e disinteressato”. Il presule, ora emerito, ha preso parte alla Messa di dedicazione ed in particolare al rito dell’unzione dell’altare. Dal suo canto, il presidente della Conferenza episcopale locale, l'Arcivescovo Augustine Obiora Akubeze, ha inviato un messaggio per congratularsi con tutti i fedeli di Nsukka, definendo la Cattedrale "un edificio di grande splendore" e “un grande monumento della fede in Dio”. “La Cattedrale è la dimora del Signore - ha concluso il presidente dei vescovi nigeriani - Che nessuna preghiera qui presentata rimanga inascoltata". (IP)

20 novembre -  FILIPPINE 7 anni fa, il tifone Haiyan. Vescovi: abbiamo sperimentato l’orrore, ma anche l’amore misericordioso di Dio

Era l’8 novembre 2013 quando il tifone Haiyan devastava le Filippine, lasciando dietro di sé una scia di morti, feriti, sfollati e macerie. Oltre seimila le vittime e innumerevoli i danni strutturali. La città più colpita fu Tacloban, dove si registrarono 4mila morti. A distanza di sette anni da quel tragico evento, e mentre le Filippine si trovano a fronteggiare le conseguenze di altri due recenti tifoni, Goni e Vamco, che hanno già provocato 60 morti e un milione di sfollati, la Conferenza episcopale locale ha diffuso una Lettera pastorale, intitolata “Egli riduce la tempesta al silenzio” (Salmo 107). “Sono trascorsi sette anni da quando il tifone Haiyan è arrivato sulle nostre strade – si legge nella missiva episcopale – E nonostante la pandemia da Covid-19 che stiamo vivendo, abbiamo ancora impressi nella memoria il ricordo di quell’orrore vissuto l’8 novembre 2013 e nei dolorosi mesi e anni successivi”. Ma i presuli esortano i fedeli a ricordare “anche l’amore e la misericordia di Dio per il popolo filippino”, un amore “sperimentato concretamente nella bontà e nella compassione di tante persone” che hanno donato aiuto e soccorso. Dal tifone Haiyan, tuttavia, derivano cinque insegnamenti, sottolineano i vescovi: il primo è che bisogna “essere grati al Signore perché siamo usciti dalla tremenda distruzione” di quel giorno. La stessa gratitudine va rivolta a coloro che hanno “prestato soccorso”, in quanto sono stati “agenti della potente mano di Dio”. Il secondo insegnamento è che “è necessario pregare per tutte le vittime del tifone, affinché siano costantemente affidate a Dio Misericordioso”. In terzo luogo, i vescovi evidenziano che “nel difficile presente e di fronte ad un futuro incerto, bisogna pregare per la liberazione da qualsiasi calamità, sia naturale che causata dall’uomo, come la pandemia o le catastrofici climatiche, politiche, sociale ed economiche”. (IP)

20 novembre - PORTOGALLO Diocesi di Algarve. Iniziativa di Avvento: “Betlemme nelle nostre case”

Betlemme nelle nostre case”: con questo tema, la diocesi di Algarve, in Portogallo, incoraggia i fedeli a vivere l’Avvento, in preparazione al Santo Natale. La nascita del Salvatore, quest’anno, avverrà nel particolare e difficile contesto della pandemia da Covid-19; per questo la Chiesa di Algarve lancia una campagna composta da quattro dimensioni: la preghiera per gli incontri catechistici; la riflessione per quando si allestisce il presepe in famiglia; la candela per ogni lunedì d’Avvento nelle comunità; e la carità per “alleviare le sofferenze di chi, in questo periodo di così profonda bellezza, vede evidenziate le proprie difficoltà". “Quest’anno – spiega la diocesi - invitiamo a guardare il presepe e a farne un segno di testimonianza della fede e un modo per accogliere la nascita del Bambinello non solo nelle nostre case, ma anche nelle nostre vite”. Un semplice “gesto di generosità in tempo di Avvento”, dunque, “può fare la differenza e dimostrare che, come cristiani, siamo pronti alla nascita” di Gesù. Tra le iniziative di carità possibili, si suggerisce la realizzazione, in famiglia, di “un breve video a tema natalizio da inviare agli anziani che trascorrono il Natale” lontani dai loro cari o da soli, oppure la raccolta di generi alimentari di prima necessità e di kit igienici da destinare alle persone più bisognose. Infine, nel preparare il presepe in casa, la diocesi di Algarve suggerisce ai fedeli di accompagnare tale allestimento con la lettura di alcuni brani della Lettera apostolica di Papa Francesco “Admirabile signum”, pubblicata il primo dicembre 2019 e dedicata proprio al significato e al valore del presepe. (IP)

20 novembre - BRASILE Catechesi on line. Vescovi: modalità valida in tempi di pandemia

Creatività: è la parola-chiave con cui tante diocesi brasiliane, di fronte alla pandemia da Covid-19, hanno rinnovato le proprie modalità di catechesi, così da poter comunque restare vicine ai fedeli, anche se con modalità diverse. Fortunatamente, la tecnologia si è rivelata una validissima aiutante, permettendo l’allestimento di corsi di catechesi on line sia per giovani che per adulti. Ciò, tuttavia, ha suscitato domande nei fedeli stessi che si sono chiesti quanto un itinerario di educazione e formazione alla fede esclusivamente in digitale possa essere valido, considerando che la catechesi non è un semplice corso, bensì un incontro con una Persona, ovvero con Cristo. Come spiega padre Jânison de Sá, consigliere nazionale della Commissione per l'animazione biblico-catechetica, in effetti, “nella tradizione cattolica, la catechesi si svolge di persona”. Non solo: “La catechesi come attività ecclesiale che può avvenire solo in comunità. Pertanto, la comunità è il soggetto della catechesi". La modalità virtuale, dunque, è possibile, ma solo in caso di emergenza, come quella appunto della pandemia. In tal modo, “si può dare continuità ad un processo già iniziato, di persona, all’interno della comunità di fede, senza lasciare soli bambini, giovani ed adulti”. (IP)

20 novembre - MONDO #coronavirus, rinviata la Cop26. Gesuiti Europa e Africa: non distogliere attenzione dai cambiamenti climatici

Si sarebbe dovuta svolgere dal 9 al 19 novembre, a Glasgow, nel Regno Unito, la Cop26, ovvero la 26.ma sessione della Conferenza delle parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Ma la recrudescenza della pandemia da Covid-19 ha costretto a posticipare l’incontro, ora programmato dal 1.mo al 12 novembre 2021. Uno slittamento di date che ha destato l’allarme dei Gesuiti dell’Africa e Madagascar e dell’Europa: in una lettera inviata al Primo ministro britannico Boris Johnson, i religiosi si dicono “preoccupati per il fatto che il rinvio della Cop26 possa indurre i governi a distogliere l’attenzione e le risorse dai cambiamenti climatici, per concentrarsi solo sulla pandemia in corso”. Naturalmente, la missiva riconosce che “il Covid-19 rimane un pericolo chiaro ed attuale per la salute e la sicurezza della popolazione”; tuttavia, il cambiamento climatico “non è un problema meno pressante perché, come ha ammonito Papa Francesco nella sua Enciclica ‘Laudato si’, tutto è connesso”. I cambiamenti climatici, infatti – spiegano i gesuiti – “stanno aggravando i danni sociali, economici e ambientali che la stessa pandemia ha scatenato” ed è quindi quanto mai “necessario mantenere vivo il dibattito su questo tema”. “Siamo consapevoli del fatto che quella contro la pandemia è una sfida unica” nel suo genere, scrivono ancora i membri della Compagnia di Gesù – ma “sottolineiamo che un’uguale urgenza c’è anche per un’azione internazionale che affronti il cambiamento climatico”. Di qui, l’appello al premier britannico Johnson affinché lavori per assicurare che la questione climatica resti “nell’agenda mondiale”, nonostante il posticipo della Cop26, dalla quale si attende un’implementazione dell’Accordo di Parigi, raggiunto nel 2016 e che prevede la limitazione del riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi. “La pandemia – affermano i religiosi – ha aggravato i problemi già esistenti e ha reso le sfide attuali ancora più difficili da affrontare un domani” e per questo “il cambiamento climatico ha disperatamente bisogno di essere affrontato” subito. (IP)

20 novembre - UGANDA Verso le presidenziali. Leader religiosi condannano violenze e arresti indiscriminati

 Soffiano venti di tensione in Uganda, mentre è in corso la campagna elettorale per le presidenziali del 14 gennaio 2021: due giorni fa, infatti, la polizia nazionale ha arrestato due candidati alla poltrona di Capo dello Stato. Si tratta di Robert Kyagulanyi Ssentamu, meglio noto come Bobi Wine, esponente della National Unity Platform, e di Patrick Oboi Amuriat, candidato del Forum for Democratic Change. La notizia di entrambi gli arresti ha scatenato numerose manifestazioni di protesta in tutto il Paese, tra cui la capitale Kampala, dove i sostenitori di Bobi Wine hanno bloccato le strade e bruciato pneumatici. Immediata la reazione delle forze di sicurezza che ha portato a violenti scontri, con 16 morti, 65 feriti e numerosi arresti. Di fronte a questo drammatico contesto, il Consiglio interreligioso dell’Uganda (Ircu) – al quale appartiene anche l’Arcivescovo di Kampala, Monsignor Cyprian Kizito Lwanga - ha rilasciato una dichiarazione per esprimere la sua preoccupazione e richiamare i principî della Costituzione. "Siamo profondamente preoccupati per i violenti eventi accaduti nel nostro Paese – si legge nel documento – Chiediamo l'immediato rilascio di tutte le persone che sono state arrestate o, nel caso in cui abbiano commesso dei crimini, chiediamo che siano sottoposte a regolare processo, come previsto dalla legge". (IP)

20 novembre - AUSTRALIA Chiesa australiana: moderne forme di schiavitù frutto della cultura del profitto ad ogni costo

Per combattere le moderne forme di schiavitù a cui sono esposti in modo particolare i migranti titolari di visti temporanei è indispensabile contrastare la cultura del profitto ad ogni costo che calpesta i diritti dei lavoratori. Lo ha dichiarato padre Maurizio Pettenà, direttore dell’agenzia per i rifugiati e i migranti della Conferenza episcopale australiana (Acbc) durante un’audizione a Canberra alla Commissione ad hoc del Senato per le migrazioni temporanee. La Commissione è stata istituita il 5 dicembre 2019 con il compito di condurre un’inchiesta sull’impatto delle migrazioni temporanee sull’economia australiana, sui salari, i posti di lavoro, la coesione sociale e sui diritti e condizioni di lavoro. Il rapporto sarà presentato l’agosto prossimo. Diverse organizzazioni della società civile sono state interpellate. Tra queste anche la Conferenza episcopale (Acbc) che ha già presentato una relazione. Nel suo intervento - riporta il sito dell'Acbc -  padre Pattenà ha riconosciuto l’impegno del Parlamento australiano per varare leggi più severe contro il lavoro sommerso e malpagato, ma ha osservato che le leggi non bastano: “Lo sfruttamento delle persone in Australia è anche un problema di cultura e di persone che stanno infrangendo le norme morali per arricchirsi". Secondo il sacerdote, anche l’impegno dei governi e delle aziende che erogano servizi è commendevole: "So che si sta facendo un buon lavoro in Australia.  Ad esempio molte organizzazioni stanno monitorando le loro catene di approvvigionamento in modo da poter sradicare il flagello della schiavitù moderna", ha detto. “Questa è una parte del lavoro che deve essere fatto. Ma penso che dobbiamo sviluppare norme morali per l’economia di mercato in modo da promuovere, oltre al profitto, quello che la Chiesa chiama sviluppo umano integrale delle persone”, ha evidenziato. Rispondendo alle domande dei senatori, padre Pettenà ha rimarcato che le politiche e le procedure sono importanti e necessarie, ma che il nodo centrale sono gli atteggiamenti e il modo di porsi sulla questione della dignità umana. "Prendersi cura dei migranti temporanei e delle persone vulnerabili significa anche creare un'economia di mercato in cui, invece di concentrarsi solo sui prezzi e sul profitto, si consideri anche il costo umano a carico delle persone più vulnerabili ", ha sottolineato.Oltre alla Conferenza episcopale australiana altri organismi cattolici presenteranno i loro rapporti alla Commissione parlamentare.  Tra queste l'arcidiocesi di Sydney, l'Università di Notre Dame, il Jesuit Refugee Service e l’associazione delle religiose cattoliche australiane contro il traffico di esseri umani. (LZ)

20 novembre - AUSTRALIA L’arcidiocesi di Brisbane lancia storico Piano di azione per la riconciliazione con gli aborigeni

Correggere le “ingiustizie del passato” promuovendo nuovi e più stretti rapporti con le popolazioni aborigene in Australia, vittime di espropriazioni, deportazioni, violenze di vario tipo da parte dei coloni europei e ancora oggi oggetto di emarginazione e discriminazione nella società australiana. Con questo obiettivo l’arcidiocesi di Brisbane, ha lanciato uno speciale Piano di azione per la riconciliazione (Rap) realizzato in collaborazione con le comunità aborigene dello Stato del Queensland. Frutto di quattro anni di consultazioni con rappresentanti delle Prime Nazioni, il piano ha il sostegno del Consiglio cattolico degli aborigeni e degli abitanti delle Isole dello Stretto di Torres del Queensland e della Reconciliation Australia, un’organizzazione no-profit impegnata nella promozione della riconciliazione con i popoli originari australiani. Il piano - rende noto un comunicato dell’arcidiocesi - è stato lanciato ufficialmente questa settimana con una Messa presieduta dall’arcivescovo di Brisbane Mark Coleridge nella cattedrale della città, seguita da una cerimonia tradizionale indigena, il “Welcome Home”, alla presenza dei rappresentanti delle comunità aborigene. “Le ingiustizie contro le Prime Nazioni sono una ferita ancora aperta nel nostro Paese”, ha ricordato il presule nell’omelia definendole il “peccato originale” dell’Australia. “Il Rap è il risultato di un profondo ascolto delle popolazioni indigene e se riusciamo a imparare qualcosa da quanto abbiamo ascoltato, potremo avere un popolo finalmente unito in Australia”, ha quindi sottolineato. Articolato in quattro sezioni - relazioni, rispetto opportunità e governance - e in 20 punti di azione da realizzare in tempi stabiliti in tutte le parrocchie, scuole e istituzioni cattoliche dell’arcidiocesi, il piano ha come obiettivi specifici quello di creare più posti di lavoro per gli aborigeni nella Chiesa (attualmente sono solo 75, appena lo 0,5% della popolazione cattolica di Brisbane), di agevolare l’accesso di queste comunità ai vari servizi forniti dalla Chiesa e di valorizzare le loro tradizioni nella vita ecclesiale. A questo scopo esso impegna l’arcidiocesi a sensibilizzate i suoi dipendenti con speciali corsi di formazione. Saranno inoltre aggiornate, dove possibile, tutte le brochure, pamphlet e poster diocesani per includere elementi delle culture indigene. È prevista poi una più stretta collaborazione tra i cattolici indigeni e non indigeni per eliminare tutti quegli ostacoli che continuano ad impedire loro di contribuire attivamente alla vita della Chiesa con il loro ricco patrimonio culturale e spirituale, come auspicato nel 1986 da Papa Giovanni Paolo II nel suo storico discorso ai popoli aborigeni e delle isole dello Stretto di Torres, ad Alice Springs nel 1986. Nella prefazione al piano monsignor Mark Coleridge sottolinea l’”urgenza” di implementarlo in tutte le parrocchie, comunità e agenzie pastorali dell'arcidiocesi”: “Il Rap offre importanti opportunità per rinnovare e approfondire le relazioni tra le popolazioni aborigene e delle isole dello Stretto di Torres e gli australiani di altre culture. Con la guida dello Spirito Santo, la sua realizzazione porterà le comunità a un nuovo cammino di fiducia e rispetto reciproco”, afferma. L’auspicio del presule “è che i popoli aborigeni e delle isole dello Stretto di Torres siano incoraggiati, rafforzati e sostenuti in ogni modo, così che che tutto il Popolo di Dio possa essere arricchito dai loro doni”. (LZ)

20 novembre - SPAGNA Nuova applicazione della CEE per pregare la Liturgia delle Ore

Sarà presto disponibile su App Store e su Google Play una nuova applicazione della Conferenza episcopale spagnola per pregare la Liturgia delle Ore, la preghiera della Chiesa a Cristo e con Cristo, con lo scopo di facilitarne la recita in tutte quelle situazioni, come i viaggi, in cui non sia possibile consultare i libri liturgici ufficiali. La muova app, che sarà disponibile gratuitamente, a partire da sabato 28 novembre, in coincidenza con l'inizio dell'Avvento e del nuovo anno liturgico, è frutto della collaborazione tra la Casa Editrice Libros Litúrgicos del Servizio Editoriale della CEE e il Dipartimento di Sviluppo Digitale del Gruppo COPE. Accedendo all'applicazione, sarà sempre evidenziata l'Ora del momento, anche se sarà possibile accedere al resto delle Ore e selezionare, tramite un calendario, il giorno dell'anno liturgico in corso che si desidera. Gli utenti potranno consultare, inoltre, i testi del Messale Romano quotidiano e del Lezionario per la Messa, nonché il Martirologio Romano, per commemorare quotidianamente martiri e santi. (AP)

20 novembre  - REGNO UNITO “Set Your Captives Free”, rapporto di ACS sui cristiani ingiustamente incarcerati per la loro fede

Uscirà mercoledì 25 novembre, giornata del #RedWednesday -  la campagna del “Mercoledì Rosso” per ricordare i cristiani perseguitati nel mondo -, il “Rapporto sui cristiani ingiustamente incarcerati per la loro fede - Libera i tuoi prigionieri (Set Your Captives Free)”, di ACS Regno Unito, incentrato sulle vicende di individui - giovani e anziani - rapiti da gruppi estremisti o arrestati dallo Stato e detenuti senza alcun capo d’accusa. Come ha sottolineato il giornalista John Pontifex sul sito web di ACS Regno Unito: “In diverse parti del mondo, ai cristiani viene ingiustamente negata la loro libertà, a molti per il preciso motivo che si rifiutano di rinunciare alla loro fede. Vivono nella paura e tanti soffrono in completo silenzio. Chi sarà la loro voce? “Set Your Captives Free” dà ad essi la possibilità di raccontare le loro storie, di chiedere giustizia e di invocare la libertà". Il rapporto, dunque, il primo di questo tipo, si pone a sostegno del rilascio di coloro che sono ingiustamente detenuti e chiede che i colpevoli siano consegnati alla giustizia. È complementare ad altri progetti di ricerca di ACS in corso, tra cui il rapporto “Libertà Religiosa nel mondo” e “Perseguitati e Dimenticati? Un rapporto sui cristiani oppressi a causa della loro fede”. Nell'ambito della sua campagna, ACS ha finora raccolto più di 8.500 firme che invitano il Primo Ministro inglese a concedere asilo alla quattordicenne pakistana Maira Shahbaz - la cui vicenda è tratteggiata nel Rapporto -, che vive nascosta dal suo ex rapitore, che ha minacciato di ucciderla perché apostata. In tutto il mondo, la gente vivrà la giornata del #RedWednesday indossando il colore rosso, colore del sangue di chi viene perseguitato o muore a causa della fede cristiana, usando i social media per promuovere la campagna e illuminando del colore del martirio gli edifici pubblici. Nei Paesi in cui sono in vigore restrizioni a causa del coronavirus, le persone sono state invitate a vivere questo momento in casa, creando un angolo rosso, ad esempio con una candela o altri oggetti, e inviando fotografie e messaggi su Twitter, Facebook e altrove. L’evento di lancio del Rapporto “Set Your Captives Free”, presieduto dal deputato Rehman Chishti e dal direttore nazionale di ACS Regno Unito, Neville Kyrke-Smith, vedrà la partecipazione di monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja, in Nigeria, dell'ex deputato Rob Flello, e di Maira Shahbaz, e sarà trasmesso online alle ore 16.30 del 25 novembre sul sito web: www.acnuk.org/event/redwednesday-digital-event/ (AP)

20 novembre - ITALIA A Venezia Festa della Madonna della Salute nel segno della carità verso le famiglie senza lavoro a causa della pandemia #coronavirus

(VNS) 20nov20 - Quest’anno a Venezia le candele offerte alla Madonna della Salute, nella tradizionale festa del 21 novembre, si trasformeranno in opera di carità a favore di quanti colpiti dalla crisi lavorativa ed economica provocata dalla pandemia. Per iniziativa del Patriarcato di Venezia infatti all’interno della Basilica della Salute sarà possibile offrire le candele in dono: il ricavato della cera rifusa sarà versato nel “Fondo San Nicolò”, promosso dal Patriarca Francesco Moraglia, come strumento di solidarietà in questi ultimi mesi. Destinatarie delle offerte saranno le tante famiglie cha a causa dell’epidemia in atto, hanno perso il lavoro e ogni altra forma di sostentamento. Se per evitare assembramenti quindi, a differenza degli anni passati, nel giorno della Festa non sarà possibile accendere le candele votive nella Basilica della Salute, i fedeli che visiteranno il luogo di culto avranno quindi la possibilità di compiere un concreto gesto di carità. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito del Patriarcato di Venezia. (PO)

20 novembre - PERÙ Arcidiocesi di Arequipa: tornano i confessionali nell’atrio della Basilica Cattedrale

Monsignor Javier Del Río Alba, arcivescovo di Arequipa, ha annunciato sul sito web dell’arcidiocesi che da questa settimana sono entrati in funzione, dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 18, quattro confessionali nell'atrio della Basilica Cattedrale, affinché i fedeli possano accedere al sacramento della Riconciliazione con facilità e in piena sicurezza, in questo tempo di pandemia. Fedele all'ultimo Protocollo siglato dalla Conferenza episcopale peruviana e dal Ministero della Salute, il presule ha annunciato che la prima domenica di Avvento sarà possibile dare il via alla seconda fase del graduale ritorno alla vita ordinaria della Chiesa, essendo la prima andata molto bene. Questa seconda fase prevede la celebrazione della Messa alla presenza dei fedeli negli orari abituali, l’aumento del numero delle celebrazioni per facilitare la partecipazione di tutti, nonché la celebrazione del sacramento del matrimonio. Gli orari di apertura delle chiese e delle Messe saranno pubblicati sulla pagina Facebook di ogni giurisdizione, all'ingresso di ogni tempio e sulla pagina Facebook dell'arcivescovo di Arequipa, in modo che i fedeli possano accedere a queste informazioni e tornare alla vita comunitaria, sempre rispettando le misure di biosicurezza necessarie per questo tipo di attività. (AP)

19 novembre - ITALIA “Insieme per risvegliare l’umano”: 23-29 novembre, incontri culturali della diocesi di Milano

“Non siamo solo corpi da curare quando si ammalano, masse di cittadini da disciplinare perché le cose si svolgano con ordine. L’umano si nutre anche del gusto della bellezza, degli interrogativi su temi ultimi e delle domande sulle questioni della società”: così, in un videomessaggio, l’Arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini, spiega il senso dell’iniziativa “Insieme per risvegliare l’umano”, ovvero il ciclo di incontri promosso dai Centri culturali cattolici della diocesi ambrosiana. Gli eventi si svolgeranno dal 23 al 29 novembre in modalità virtuale, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid. “La crisi sanitaria, economica e sociale prodotta dalla pandemia – afferma il presule - sta inaridendo le anime e soffoca l’umano”; di qui, il richiamo innanzitutto alla preghiera e poi alla cultura per reagire a quella che rischia di essere una vera e propria “crisi spirituale”. A fare da filo conduttore ai lavori sarà l’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”: come spiega il responsabile dell’Ufficio per il Coordinamento dei Centri culturali cattolici, don Gianluca Bernardini, si vuole dare “un segnale di speranza e di comunione in un tempo di isolamento come è quello al quale ci costringe la pandemia”. Milano, infatti, così come tutta la Lombardia e numerose altre regioni italiane, è stata classificata come “zona rossa”, ovvero con il massimo grado di allerta. “Insieme, stiamo dimostrando che la paura del Covid non ci slega – commenta Monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la carità, la missione e l’azione Sociale – Risvegliare l’umano è un imperativo che vogliamo accendere in noi stessi”, affinché nell’anima di ciascuno si risvegli “la luce dell’infinito che è sicuramente più forte delle tenebre del Covid”. Il calendario dell’iniziativa prevede 26 incontri, trasmessi in diretta sulle pagine Facebook e sui canali YouTube dei singoli Centri culturali. Vi prenderanno parte filosofi, demografi, economisti, politici, uomini di Chiesa che si interrogheranno sulle trasformazioni che la pandemia, e non solo, ha prodotto in vari settori della vita sociale. Tra gli ospiti – oltre allo stesso Monsignor Delpini che, il 26 novembre, alle ore 18,30, dialogherà con il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – si segnala il parroco di Aleppo, in Siria, padre Ibrahim Alsabagh. (IP)

19 novembre - ITALIA #coronavirus. Migliorano le condizioni di Monsignor Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia

Migliorano le condizioni di salute di Monsignor Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia, da cinque giorni ricoverato a Roma, presso il Policlinico “Agostino Gemelli”, perché positivo al Covid-19 e affetto da polmonite bilaterale. L’Ufficio stampa diocesano informa che “il presule non ha febbre e reagisce bene alle cure”. Lo stesso Arcivescovo rende noto che stamani ha partecipato, in modalità virtuale, “alla riunione del Consiglio episcopale della diocesi. Mi sento benino, più forte e reattivo dei giorni scorsi”. Infine, il ringraziamento a tutti “per l’affetto e la vicinanza, ma soprattutto per le preghiere”. E proprio durante la riunione odierna del Consiglio episcopale sono stati pensati alcuni momenti di preghiera per la salute di Monsignor Boccardo e di tutti i malati di coronavirus. In particolare: sabato 21 novembre, nelle chiese diocesane, si invita a recitare il Rosario prima della Messa vespertina; domenica 22 novembre si suggerisce un’intenzione di preghiera per la guarigione degli infermi durante le Messe celebrate sul territorio diocesano. Lo stesso giorno, alle ore 19.00, presso la Cattedrale di Spoleto, il Vicario generale, don Sem Fioretti, presiederà un momento di preghiera per chiedere l’intercessione dei Santi patroni della diocesi (la Santissima Icone, San Ponziano e San Benedetto), per la salute di Monsignor Boccardo e di tutti i malati. Il rito sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook diocesana. Infine, giovedì 16 novembre, in tutte le parrocchie, i santuari e i monasteri locali, dalle 18.00 alle 19.00, si terrà un’ora di Adorazione eucaristica. (IP)

19 novembre - REGNO UNITO Inserite su Explore Churches le chiese britanniche del libro “50 chiese da vedere prima di morire”

Grazie al libro "50 chiese cattoliche da vedere prima di morire" recentemente pubblicato da Elena Curti, alcune chiese britanniche sconosciute ai più sono venute sotto le luci della ribalta sul sito web Explore Churches del National Churches Trust. Secondo quanto scritto sul sito della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, le chiese e le cappelle in questione sono state inserite in una nuova collezione on line, che spazia dall'antico al moderno. "Nel corso dei secoli, i cattolici hanno dedicato la loro fede, il loro tempo, le loro energie e il loro denaro alla costruzione di questi spazi sacri, e con amore e cura li hanno adornati di una bellezza proporzionata. L'architettura trascendente delle chiese è una testimonianza del destino umano al di là di questo mondo immanente", ha detto Monsignor George Stack, arcivescovo di Cardiff. Gli fa eco Sarah Crossland, responsabile del turismo ecclesiastico del National Churches Trust: "Con molte chiese attualmente chiuse a causa delle restrizioni per il Covid-19, la funzione Explore Churches 'patrimonio cattolico nascosto' offre l'opportunità di scoprire l'incredibile architettura e la storia delle chiese virtualmente, comodamente da casa propria”. La lunga lista inizia con la All Saints Chapel in New Wardour Castle, Tisbury, Wiltshire, che risale al 1776, un'epoca in cui il culto pubblico cattolico romano era proibito: “Mentre la maggior parte delle cappelle di questi tempi erano solitamente nascoste in soffitte e fienili, l'ottavo Lord Arundell nascondeva la sua in un'ala del suo palazzo palladiano”, spiega Crossland. La chiesa più recente, invece, è la chiesa del Santissimo Sacramento a Gorseinon, Swansea, che è stata completata nel 1967: “Completamente rotonda con frontoni multipli, questa chiesa modernista ha pareti traforate da decine di gloriose vetrate a forma di croce che contengono immagini dell'artista londinese John Petts”. Tra le altre chiese che è possibile “visitare”, ci sono San Davide Pantasaph a Holywell, nel Flintshire; San Carlo Borromeo a Hull, nello Yorkshire; la chiesa del Sacro Cuore e St. Catherine Droitwich Spa, nello Worcestershire; e Santa Monica Bootle, nel Merseyside. Elena Curti, autrice di “50 Chiese cattoliche da vedere prima di morire" ha detto: "Sono rimasta affascinata dalla storia delle chiese: la resistenza delle vecchie famiglie cattoliche, le storie di martirio e di rivolte anti-cattoliche; il modo in cui la Chiesa è uscita lentamente dall'ombra ed è cresciuta durante il periodo vittoriano, e poi come i poveri migranti irlandesi hanno contribuito con i loro soldi, e spesso con il loro lavoro, a innalzare i loro luoghi di culto". (RB)

19 novembre - INDONESIA Caritas Christmas Cross Challenge 2020: evento sportivo virtuale per raccogliere fondi a favore del Programma di assistenza educativa

L'Indonesian Jesuit Alumni Association, assieme a Caritas Indonesia, ha lanciato il 16 novembre – riporta UCA News – l’evento sportivo virtuale Caritas Christmas Cross Challenge 2020, per raccogliere fondi a favore del Programma di assistenza educativa gestito da Caritas Indonesia, in collaborazione con la Commissione per l’educazione della Conferenza episcopale, la Commissione per l'Empowerment Economico e il Daya Dharma Institute dell'arcidiocesi di Giacarta, e aiutare così le scuole in difficoltà finanziaria nelle zone remote del Paese a causa della diffusione della pandemia di Covid-19.  Christiano Hendra Wishaka, capo del comitato organizzatore, ha riferito ad UCA News come l'evento benefico sia stato accolto con entusiasmo dal clero e dai religiosi e abbia già registrato l’iscrizione di quasi 2000 corridori. La Caritas Christmas Cross Challenge 2020, che durerà sei settimane, fino al 30 dicembre, è sostenuta dal cardinale Ignatius Suharyo, arcivescovo di Giacarta e presidente della Conferenza episcopale indonesiana. "Speriamo che tutti noi – ha affermato il porporato - , a nostro modo, con ruoli diversi, ci lasceremo coinvolgere e che questo programma sarà efficace, significativo, specialmente per il mondo dell'educazione e per i nostri fratelli e sorelle che servono nel campo dell'istruzione in aree remote dell'Indonesia". “Il nostro motto - ha aggiunto - è avere più fede, più fraternità e più compassione. Mostriamo in questo modo le dinamiche della vita, nella nostra partecipazione a questo programma". (AP)

19 novembre - BRASILE Disastro di Brumadinho: vescovi invocano trasparenza e coinvolgimento popolazione nel processo di risarcimento

Il 25 gennaio 2019, a Brumadinho, città dello Stato brasiliano di Minas Gerais, cedeva un bacino di decantazione di una miniera di ferro, nei pressi del villaggio di Córrego do Feijão. Il tragico risultato della valanga di 13 milioni di metri cubi di scorie minerarie, anche tossiche, fu la morte di 272 persone tra i minatori della società estrattiva “Vale” e i loro familiari. La colata di fango e detriti inquinò anche i corsi d’acqua circostanti, provocando gravissimi danni ambientali. Ne è seguito un processo del quale, martedì scorso, ha avuto luogo un’udienza per il raggiungimento di un accordo tra le parti sul risarcimento. Erano presenti la compagnia “Vale” e lo Stato di Minas Gerais. Ma la Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), attraverso la Commissione speciale per l’ecologia integrale e l’estrazione mineraria, ha presentato un documento ufficiale con richieste di garanzie di trasparenza ed equità: per i vescovi, infatti, l’assenza di una rappresentanza delle vittime all’udienza mette in discussione tutto il processo. Ciò, infatti, viola “i diritti della popolazione”, spiega Monsignor Vicente de Paula Ferreira, membro della Commissione episcopale. La Cnbb lamenta anche “la segretezza” accordata dal Tribunale alla “proposta di accordo presentata dalla ‘Vale’”, quando invece “è necessaria una discussione aperta e chiara sui termini del negoziato”, affinché siano coinvolte davvero tutte le parti in causa e non ci sia il predominio di un soggetto a scapito degli altri. In particolare, i presuli chiedono che sia inclusa anche una rappresentanza delle comunità tradizionali, come i pescatori, gli abitanti delle rive dei fiumi, le popolazioni indigene e di origine africana, perché ignorare la loro partecipazione significa “negare la centralità delle vittime nel processo di risarcimento e, in ultima analisi, disattendere il carattere democratico nella tutela dell'interesse pubblico”. (IP)

19 novembre - ARGENTINA 24 novembre, “Marcia delle scarpette” in favore della tutela dei nascituri

Una scarpetta di lana rosa e una blu, quelle che solitamente calzano i neonati: sono il simbolo della marcia in favore della vita che si terrà a Buenos Aires, in Argentina, martedì prossimo, 24 novembre. Alle ore 19.00, i partecipanti si raduneranno davanti alla sede del Congresso nazionale per recitare il Rosario e porre la vita dei nascituri sotto la protezione della Vergine Maria. La manifestazione – che avverrà comunque nel pieno rispetto delle normative anti-Covid – si svolge nel momento in cui, nel Paese, si discute di un nuovo progetto sulla legalizzazione completa dell’aborto nelle prime 14 settimane di gestazione. Già approvato dal Parlamento, ora il Ddl verrà discusso dal Congresso. Ed è per questo che i manifestanti vogliono scendere in piazza: per “dare voce a chi non ha voce”, come i bambini non ancora nati. La tutela della vita, soprattutto quella “più fragile e più vulnerabile”, spiegano gli organizzatori della Marcia, “non è una questione ideologica, né religiosa, perché tutti siamo figli di Dio”. Di qui, l’esortazione a considerare “ogni persona come un valore primario da rispettare e da proteggere”. Infine, gli organizzatori dell’iniziaitva invitano “tutti i cittadini di buona volontà, che amano e rispettano la vita, a partecipare alla manifestazione”, in nome della “tutela dei nascituri”. Da ricordare che il 17 novembre il portavoce della Conferenza episcopale argentina, padre Máximo Jurcinovic, ha ricordato l’opposizione della Chiesa cattolica all’aborto, ribadendo che "non prendersi cura di tutte le vite sarebbe una colpa molto grave per uno Stato che vuole proteggere i suoi abitanti". "Ogni tentativo di discutere una legge con queste caratteristiche è dunque insostenibile e inopportuno", ha concluso. Anche l’Azione cattolica nazionale ha fatto sentire la sua voce: in una dichiarazione del 16 novembre, si afferma, in sostanza, che l’aborto non è una soluzione e si auspicano, quindi, “proposte migliori per lasciarsi alle spalle il falso dilemma della vita della madre o del figlio o della figlia, poiché, legiferando sull'aborto, si opta chiaramente per il più forte, lasciando il nascituro non protetto nei suoi diritti”. (IP)

19 novembre - REPUBBLICA CECA #coronavirus Per Avvento e Natale previste occasioni di preghiera comunitaria on line

Si avvicina il tempo dell'Avvento e del Natale, e questo significa che presto si accenderà la prima candela sulla corona dell'Avvento. “Nonostante l'epidemia di Coronavirus nel nostro Paese si stia leggermente attenuando – scrivono i vescovi sul sito della Conferenza episcopale ceca - vorremmo offrire una visita virtuale alle chiese e momenti di preghiera comunitaria anche attraverso internet”. I vescovi fanno sapere che il sito KrestanskeVanoce.cz è in fase di riprogettazione e sarà ora possibile cercare facilmente programmi nelle chiese e nelle congregazioni che si svolgono sul posto o sono disponibili tramite internet. Un'altra novità sarà una sezione dedicata a ispirazioni e idee su come trascorrere a casa il periodo dell'Avvento e del Natale: “Nonostante tutti i limiti che molto probabilmente accompagneranno il Natale di quest'anno, vorremmo contribuire a vivere il prossimo periodo in spirito di speranza e di pace”, concludono i vescovi. (RB)

19 novembre - SPAGNA 27 dicembre, Festa Sacra Famiglia. Vescovi: anziani, tesoro di Chiesa e società

“Gli anziani, tesoro della Chiesa e della società”: è questo il titolo del Messaggio della Conferenza episcopale spagnola (Cee) in vista della Festa della Sacra Famiglia che quest’anno si celebra il 27 dicembre. Le persone in età avanzata sono una ricchezza per la Chiesa perché essa, nella sua tradizione, ha sempre avuto alla base “una cultura della vicinanza agli anziani e la volontà di offrire loro un accompagnamento affettuoso e solidale, nella fase ultima della vita”. Come si legge nel Levitico (19,32), “Alzati davanti a chi ha i capelli bianchi, onora la persona del vecchio e temi il tuo Dio”, ricordano i vescovi iberici, ribadendo che “è lo stesso Signore della vita che, attraverso la sua Parola, ci invita a venerare gli anziani”, perché “le loro conoscenze, la loro esperienza, la loro saggezza li rendono degni di essere consultati”, Essi, infatti, “non sono semplici destinatari dell'azione pastorale della Chiesa, ma soggetti attivi nell'evangelizzazione”, soprattutto per quanto riguarda “la famiglia, la contemplazione e la preghiera, la prova, la malattia, la sofferenza, l'impegno in favore vita". Di qui, l’esortazione della Cee alle famiglie cristiane affinché “non si lascino influenzare dalla mentalità utilitaristica”, secondo cui “chi non produce deve essere scartato”. In quanto “Chiesa domestica, spazio sacro che riunisce diverse generazioni” – si legge nel messaggio episcopale – la famiglia non deve “isolare gli anziani e lasciarli alle cure altrui”, altrimenti risulterà “mutila e impoverita”, finendo anche per “privare i giovani di quel necessario contatto con le proprie radici e con quella saggezza” necessaria alla crescita personale. (IP)

19 novembre - REPUBBLICA CECA L’Ordine dei Premostratensi compie 900 anni: nel Paese ha 4 monasteri maschili e uno femminile

Compie 900 anni, l’Ordine dei Canonici Regolari Premostratensi, presenti nella Repubblica Ceca con ben 5 monasteri: lo scrive il sito della Conferenza episcopale ceca citando la pubblicazione Settimanale cattolico.   Sono chiamati i Fratelli Bianchi a causa del colore del loro abito, ma sono anche chiamati norbertini, dal nome del loro fondatore St. Norbert, originario della Renania, in Germania, che è sepolto nella Basilica di Strahov a Praga; principalmente, però, sono conosciuti come Premonstratensi, e alla fine di novembre si apprestano a celebrare nove secoli di esistenza della loro comunità. "San Norberto e i suoi compagni scelsero l'ordine di S. Agostino e nel 1121 fecero i voti e firmarono sotto di esso”, racconta un fratello premostratense ceco, padre Ambrož Šámal. Secondo il suo racconto, però, ci vollero venticinque prima che l'ordine penetrasse fino in Boemia e poi in Moravia. "È interessante che l'ordine canonico dell'ordine dei premostratensi non sia uno dei più conosciuti al mondo, ma ha una tradizione significativa nel nostro Paese fin dal 1143. A tutt'oggi sono attivi quattro monasteri", spiega l'attuale abate di Strahov, padre Daniel Janáček. L'Ordine dei Premonstratensi è governato dall'Ordine di S. Agostino: i cardini del loro ordine includevano lo stile di vita ascetico, il servizio spirituale tra i fedeli, la carità, l'educazione e lo sviluppo della scienza. "Il nucleo della nostra vita è un triangolo radicato nella stessa chiesa primitiva: communio - contemplatio - actio, cioè comunione - contemplazione - azione", sottolinea ancora l'Abate Janáček. I fratelli premonstratensi indossano abiti religiosi bianchi, costituiti da una tunica bianca, uno scapolare sulle spalle, sotto il quale sono cinti da una striscia di stoffa chiamata cingulum. Le vesti premonstratensi vengono prodotte a Doksany. Dopo essere entrato nel monastero, ogni fratello riceve il suo nome religioso. Il motto premostratense è: "Ad omne opus bonum parati", che significa "Pronto per ogni buon lavoro". L'emblema dell'ordine sono due bastoni da pastore incrociati d'oro o d'argento su uno scudo blu tempestato di gigli d'oro o d'argento. In passato, c'erano otto monasteri premostratensi maschili e quattro femminili nella Repubblica Ceca. Ad oggi, ne sono ancora attivi quattro maschili (Strahov fondato nel 1143, Želiv fondato nel 1149, Teplá fondato nel 1193, Nová Říše fondato nel 1641) e uno femminile (Doksany fondato nel 1144 e rinnovato nel 1998). Inoltre, la Congregazione delle Suore Premonstratensi fu fondata a Svatý Kopeček vicino a Olomouc nel 1902. (RB)

19 novembre - FILIPPINE Mancanza di acqua potabile: la diocesi di Ilagan chiede aiuto per le comunità colpite dalle inondazioni  

Martedì 17 novembre, padre Carlito Sarte, direttore del centro di azione sociale diocesano di Ilagan – si legge sul sito web dell’Episcopato -, ha lanciato un appello alle stazioni di rifornimento idrico della sua parrocchia, a Santiago City, nella provincia di Isabela, nella regione della Valle di Cagayan, per poter donare bottiglie di acqua alle comunità interessate dalle inondazioni. Il Paese, colpito da tre tifoni nelle ultime due settimane, si trova infatti ad affrontare, fra le altre cose, un grave problema: la mancanza di acqua potabile. Padre Sarte ha sottolineato come l'accesso all'acqua potabile costituisca una sfida per molte aree delle provincia di Isabela e della regione di Cagayan, e ha espresso preoccupazione per i problemi legati alla sanità che potrebbero sorgere non avendo accesso ad acqua pulita e sicura. "La situazione è ancora difficile. Si può sopravvivere per alcuni giorni senza cibo, ma non senza acqua", ha affermato il sacerdote, quindi oltre agli aiuti alimentari, al momento sono estremamente necessarie le forniture d’acqua. "I miei amici di Tuguegarao e Cagayan chiedono acqua potabile, ne hanno davvero bisogno", ha concluso padre Sarte. (AP)

19 novembre - ZIMBABWE Lettera vescovi per Avvento: appello a riconciliazione e unità nazionale

È un appello alla riconciliazione e all’unità nazionale quello lanciato dalla Conferenza episcopale dello Zimbabwe (Zcbc) nella sua Lettera pastorale per l’Avvento, che avrà inizio domenica 29 novembre. In particolare, i presuli esortano i fedeli ad andarsi incontro l’uno l’altro, al di là dei confini sociali e politici, prendendosi anche cura del Creato. “Il Signore Gesù viene tra noi per rinnovarci – scrivono i vescovi – La Sua venuta è anche una venuta di cose nuove, di idee nuove, di una rinnovata speranza in Lui e negli altri, e della capacità di agire insieme, se riusciamo ad avere fiducia reciproca e a ritrovarci al di là dei confini sociali e politici”. In quest’ottica, i presuli incoraggiano gli sforzi verso l’unità e la riconciliazione, esortando i settori socio-politici, economici e religiosi ad ascoltare la Parola di Dio. Centrale, soprattutto, il richiamo ai leader del governo affinché “tendano la mano ai partiti dell’opposizione, in modo che la speranza dell’Avvento possa riaccendersi nel popolo sofferente”. Dal tempo infatti, il Paese africano registra una grave crisi sociale e politica: da quando il Capo di Stato Robert Mugabe è stato deposto nel novembre 2017, dopo circa 38 anni di potere, la nazione sta affrontando la peggiore crisi dell’ultimo decennio, con gravi carenze di beni primari, come carburante ed elettricità, e prezzi in aumento. A giugno 2019, il tasso di inflazione ha raggiunto il 176 per cento e si calcola che, entro la fine dell’anno, 8 milioni di cittadini, su un totale di circa 15 milioni, saranno in emergenza alimentare. Intanto, medici e infermieri sono in sciopero ormai da 7 mesi e la situazione, già di per sé molto critica, è aggravata dalla pandemia da Covid-19. Per questo, la Zcbc ricorda che la politica deve essere "ispirata dall'incontro con Cristo e intrisa di amore e di carità”, perché “una politica senza carità non può mai portare il bene comune” e “l'amore di un politico per la nazione e per il bene comune si vede nel modo in cui tratta le voci dissenzienti". Dio, infatti, “ha creato tutti gli esseri umani uguali in diritti, doveri e dignità e li ha chiamati a vivere insieme come fratelli e sorelle e questa chiamata a vivere insieme e a riconoscere la dignità e i diritti dell'altro è la base per una convergenza nazionale". Quanto alla salvaguardia del Creato, la Chiesa cattolica in Zimbabwe guarda all’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’ sulla cura della casa comune”, invitando i fedeli ad una vera “conversione ecologica” per porre fine alla “distruzione dell’ambiente”. L’attuale crisi ambientale, prosegue il messaggio, riguarda tutti ed è “alimentata dalla povertà, dagli interessi commerciali e dal consumismo”, perché “lo sfruttamento e il degrado ambientale influenzano la vita delle persone e il loro diritto, dato da Dio, di godere di ciò che è stato creato per tutti". In tempo di Avvento, dunque, lo sguardo dei cristiani deve essere rivolto anche verso ciò che “può frenare la distruzione” del Paese, “gioiello dell’Africa”. Il messaggio episcopale non dimentica, poi, la pandemia da Covid-19 che, in Zimbabwe, ha provocato quasi 9mila casi: il 2020 “è stato un anno difficile”, affermano i vescovi che quindi invitano i fedeli a “mettere il bene comune al centro dei piani di ripresa” dall’emergenza. “Dobbiamo aiutarci l'un l'altro. Il semplice essere gentili è un piccolo modo per farlo”, spiegano. In questo senso, la Chiesa auspica che, con l’inizio dell’Avvento, i fedeli possano riprendere a partecipare fisicamente alle celebrazioni liturgiche perché ciò “aiuterà a favorire la comunione” nazionale. Infine, dai presuli l’incoraggiamento a “pensare in modo creativo, positivo e concreto al futuro che si sogna e si desidera”, così da “costruire lo Zimbabwe che vogliamo”. (IP)

19 novembre - ITALIA #coronavirus. Cardinale Bassetti dimesso dall’Ospedale di Perugia. Continuerà convalescenza al “Gemelli”

Il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, è stato dimesso dall’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia, dove era stato ricoverato per coronavirus il 3 novembre scorso. Il porporato proseguirà ora la sua convalescenza al Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma. Nel lasciare il nosocomio umbro, il presidente della Cei ha voluto ringraziare, “con affetto e riconoscenza” tutti gli operatori, dagli amministrativi ai sanitari, che “con sollecitudine, attenzione, competenza, vegliano sulla salute dei ricoverati”. “In questi giorni che mi hanno visto attraversare la sofferenza del contagio da Covid-19 – scrive il Cardinale Bassetti in un messaggio - ho potuto toccare con mano l’umanità, la competenza, la cura poste ogni giorno in essere, con instancabile sollecitudine, da tutto il personale, sanitario e non”. “Ciascuno di loro - aggiunge - si impegna nel proprio ambito per assicurare la migliore accoglienza, cura, accompagnamento per ogni paziente, riconosciuto nella sua vulnerabilità di persona malata e mai abbandonato all’angoscia e al dolore”. Ringraziando tutti, dunque, l’Arcivescovo di Perugia afferma: “Li porto tutti nel cuore, perché con la loro opera instancabile si prodigano per salvare quante più vite possibili, impresa tanto più difficile in questo tempo flagellato dalla pandemia”. La sua preghiera va, poi, a “tutti i ricoverati che ancora sono nel momento della prova”. A loro, il Cardinale Bassetti lascia “un’esortazione di conforto: restiamo uniti nella speranza e nell’amore di Dio, il Signore non ci abbandona mai e, nella sofferenza, ci tiene tra le Sue braccia”. Alle parole del porporato fanno eco quelle della Segreteria generale della Cei, che si unisce ai ringraziamenti per l’Ospedale di Perugia, esprimendo poi “la gioia per i progressi costanti nelle condizioni di salute” dell'Arcivescovo. “I vescovi italiani e i fedeli – afferma il Segretario generale della Cei, Monsignor Stefano Russo - saranno accanto al Cardinale Bassetti nella sua convalescenza al Policlinico Gemelli, dove è atteso con grande affetto". (IP)

19 novembre - BRASILE Dall’1 al 3 dicembre l’incontro di formazione della campagna di Fraternità ecumenica

Come riportato dal sito della Conferenza episcopale del Brasile, si svolgerà dal primo al 3 dicembre prossimi, in diretta su Facebook e sul canale Youtube dell’Episcopato brasiliano a partire dalle 19.30 locali, l’incontro di formazione della campagna di Fraternità ecumenica 2021. Tenutosi in media ogni 5 anni, l’incontro ha come tema: "Fraternità e dialogo: impegno per l'amore" e il motto biblico: "Cristo è la nostra pace". La campagna è un'opportunità per riunire le chiese cristiane sotto l’egida del dialogo, dando una testimonianza di unità nella diversità guidata da Gesù. Secondo il segretario esecutivo della campagna per i vescovi brasiliani, padre Patriky Samuel Batista, che accompagna la preparazione ecumenica del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane, si deve porre l’accento sul dialogo. Il sacerdote sottolinea che l’iniziativa inviterà al dialogo come impegno d'amore in uno scenario segnato dalla polarizzazione, dall'odio, dall'assenza di ascolto, dall'individualismo imperialista e dall'indifferenza. Siamo, dunque, tutti invitati a recuperare la nostra capacità di relazione, tolleranza, amore e fraternità. “Questa campagna ci chiama a costruire un nuovo umanesimo basato sull'etica cristiana. Non possiamo rimanere indifferenti a questa realtà che banalizza la vita, genera conflitti, violenza, discriminazione e radicalizzazione", ha detto. La formazione ha lo scopo di preparare gli agenti delle Chiese cristiane a moltiplicare la campagna di fraternità nelle diverse realtà che vivono quotidianamente. Temi come il dialogo come stile di vita per un mondo nuovo, la comunicazione non violenta, la partecipazione di altre chiese, i discepoli di Emmaus e la Lettera degli Efesini saranno approfonditi durante i tre giorni. Ogni giorno seguirà il seguente schema tipico: accoglienza, parole di fraternità, prima e seconda condivisione, interazione con i partecipanti, gesto concreto e benedizione della giornata. La formazione si avvarrà degli approfondimenti a cura di padre Paulo Renato Campos, consigliere politico della Conferenza episcopale nazionale, del pastore Sônia Mota di Cese, di padre Marcus Barbosa, consigliere della Commissione pastorale episcopale per l'Ecumenismo e assistente sottosegretario al ministero pastorale dell'ente, del pastore Eliel Batista, rappresentante della Chiesa Betesda, di Janaina Gonçalves e di Lucília Dias Furtado, analista pastorale.  (RB)

19 novembre - GERMANIA Un progetto per coinvolgere gli artisti provati dalla crisi #coronavirus nelle attività liturgiche e pastorali delle parrocchie di Francoforte

L’arte è un settore duramente colpito dalla crisi provocata a livello internazionale dal coronavirus. Le parrocchie cattoliche di Francoforte vengono quindi in soccorso degli artisti freelance della diocesi coinvolgendoli nell’organizzazione di eventi religiosi o progetti liturgici e pastorali in vista soprattutto delle prossime festività natalizie. Ogni parrocchia potrà disporre di 1250 euro provenienti dai fondi dell’Associazione delle chiese cattoliche di Francoforte. Lo ha spiegato lunedì scorso in una lettera alla comunità il decano della città, Johannes zu Eltz esortando tutti a coinvolgere i tanti artisti presenti in città e colpiti dalle attuali restrizioni: dai cantanti ai musicisti, dai pittori agli scultori, fino ai ballerini. La chiusura delle sale da concerto, dei teatri e dei luoghi di cultura a livello generale ha provocato infatti un blocco di tutte le manifestazioni artistiche con pesanti ricadute economiche nel settore. Ha già risposto all’appello la violinista Anne Sophie Mutter che il prossimo 6 dicembre si esibirà gratuitamente nella messa serale nella cattedrale di Francoforte, il Kaiserdom, l’antico duomo imperiale intitolato a san Bartolomeo. La celebrazione sarà trasmessa in streaming e la speciale colletta sarà devoluta a favore degli artisti di Francoforte. Anne Sophie Mutter ha già suonato nei giorni scorsi durante le celebrazioni nella chiesa luterana di San Tommaso a Lipsia esortando l’opinione pubblica a prestare attenzione alla  “catastrofica situazione economica di molti musicisti”. Recentemente, la German Orchestra Association (DOV) ha fatto appello alle chiese presenti in Germania affinché in questo periodo di prova consentano agli artisti di esibirsi durante le funzioni religiose. (PO)

19 novembre - OLANDA Aiuto alla Chiesa che Soffre. Entra nel vivo la settimana contro le persecuzioni a causa della fede

Un cristiano su cinque vive in Paesi dove la libertà di fede è una lontana utopia, secondo un rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre, di cui la Chiesa olandese ha raccolto l’invito, organizzando, per la settimana in corso, una serie di iniziative volte a sensibilizzare la popolazione su queste questioni, come si legge sul sito della Conferenza episcopale olandese. Secondo i dati, il 61 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi senza una reale libertà religiosa; in 38 Paesi, inoltre, esistono gravi forme di discriminazione o persecuzione religiosa. Anche se l'epidemia di Coronavirus ha cambiato molte cose, i cristiani rimangono la comunità religiosa più perseguitata del mondo. Per attirare l'attenzione su questa dolorosa realtà, le cattedrali, anche le chiese e gli edifici pubblici olandesi sono illuminati di rosso, e vengono proposte anche alcune iniziative on line. “La libertà religiosa è un diritto umano. Nessuno dovrebbe essere molestato, discriminato nel lavoro o nella casa, o minacciato di privazione della libertà o addirittura della vita, solo a causa della sua fede”, dice Peter Broeders, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre Olanda. La settimana di mobilitazione è stata organizzata per la prima volta nel 2015, con l’obiettivo di attirare l’attenzione soprattutto sulla sorte dei circa 250 milioni di cristiani che, secondo le stime, sono esposti a violente persecuzioni e discriminazioni e a cui viene impedito di professare la propria fede. In Olanda, la segreteria del Aiuto alla Chiesa che Soffre illuminerà l'abbazia di Park Abbey a Lovanio dal 21 al 29 novembre in segno di solidarietà. (RB)

19 novembre - FILIPPINE L’arcivescovo di Ozamiz invita i leader del governo a “mettere da parte la politica” per aiutare le vittime dei recenti disastri naturali

Monsignor Martin Jumoad, arcivescovo di Ozamiz, in un’intervista rilasciata a Radio Veritas 846, - si legge sul sito web dell’Episcopato -, ha invitato i leader politici a “mettere da parte la politica” e ad aiutare le vittime delle recenti catastrofi naturali che hanno colpito il Paese.  I tre tifoni, che si sono abbattuti a nord delle Filippine, uno dopo l'altro, hanno causato inondazioni e frane, provocando la morte di almeno 120 persone, sommergendo villaggi e distruggendo edifici e strutture. Il presidente Rodrigo Duterte ha proclamato lo stato di calamità per l’intera isola di Luzon, devastata dal tifone Vamco.  In questa drammatica situazione, che vede migliaia di filippini affamati, senza lavoro e senza casa, Duterte, il 17 novembre, in un discorso televisivo nel quale doveva parlare della risposta del governo alla pandemia di Covid-19 e alla recente ondata di tifoni, si è scagliato contro il vicepresidente Leni Robredo, membro dell’opposizione, che lo aveva criticato per la sua assenza durante il passaggio del tifone Vamco, perché impegnato a partecipare in teleconferenza al 37.mo vertice ASEAN. "Mettiamo da parte la politica, la nostra appartenenza politica e le nostre convinzioni", ha suggerito monsignor Jumoad. "L'importante è essere uniti e lavorare insieme, perché siamo tutti filippini, e coloro che soffrono sono nostri fratelli e sorelle”. L'arcivescovo di Ozamiz ha chiesto ai sostenitori di Duterte e di Robredo di non alimentare, dunque, la spaccatura e di unirsi invece per aiutare coloro che sono stati maggiormente colpiti dalle calamità. "Dobbiamo smettere di incolparci l'un l'altro", ha detto il presule. "Dobbiamo riconoscere che ci sono delle manchevolezze, ma se ci si concentra sulle manchevolezze non possiamo andare avanti, perché continuiamo ad incolparci l'un l'altro", ha aggiunto. (AP)

19 novembre - GRECIA Covid-19. Vicario generale di Rodi: rifugiati, volto di Cristo

“I rifugiati sono il volto di Cristo. Non potrei celebrare l’Eucaristia e vivere la mia fede se non riconoscessi il Cristo nel volto del povero, se non accogliessi e non condividessi con loro quello che ho”: questa la toccante testimonianza di Padre John Luke Gregory, Vicario generale dell’Arcidiocesi di Rodi e frate francescano della Custodia di Terra Santa, che dal 2004 svolge il suo ministero sull’isola greca. Le sue parole sono riportate nel numero settimanale del Bollettino sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid-19, a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, al quale il religioso racconta la sua esperienza, sottolineando l’importanza del dialogo tra le religioni. A Rodi, spiega infatti, “i cattolici residenti sono pochi, ma viviamo in un contesto ortodosso e collaboriamo con la minoranza musulmana. Siamo una frontiera, un laboratorio di dialogo”. In questo senso, l’isola greca “è un ponte tra mondi e culture”. Il Centro per rifugiati accoglie, infatti, persone “provenienti dal Medio Oriente o dall’Africa”, in fuga dal loro Paese “non per un miglioramento economico, ma per paura”. Di qui, l’appello che il Vicario generale fa affinché migranti e rifugiati siano aiutati e sostenuti: “La Custodia di Terra Santa, tramite la Ong Pro Terra Sancta – sottolinea - ha sostenuto questo centro dal 2015, finanziandolo per l’acquisto di cibo, vestiti, articoli per l’igiene personale”. Generoso anche il contributo della popolazione locale, dei turisti e delle comunità luterane presenti sull’isola. Purtroppo, la pandemia da Covid-19 ha aggravato una situazione già di per sé difficile: in tutta la Grecia, infatti, il coronavirus ha provocato, ad oggi, più di 82mila casi ed oltre 1.200 decessi. A Rodi, l’ospedale ha dovuto chiudere il reparto maternità dopo aver riscontrato un caso di contagio e nello stesso Centro per rifugiati otto persone sono risultate positive. Tutto questo, racconta padre Gregory, ha aumentato, nella popolazione locale, “la paura di avvicinarsi ai rifugiati”, facendoli sentire ancora più “soli e vulnerabili”. Ma nel difficile contesto dell’emergenza sanitaria “nessuno deve essere dimenticato – ribadisce il Vicario generale di Rodi – Il nostro dovere di cristiani è di visitare e sostenere” i bisognosi, mettendo in pratica “la cultura della fraternità e dell’amore per restare loro accanto”. Il frate francescano racconta, poi, esempi concreti di solidarietà portati avanti nei mesi più duri di lockdown: “Abbiamo preparato un secondo orto ed un secondo pollaio, producendo così il doppio dei prodotti. In tal modo, siamo riusciti ad offrire alimenti freschi ai rifugiati. Inoltre, all’inizio ed al termine del Ramadan abbiamo portato loro dolci e biscotti tradizionali”, senza mai dimenticare “il conforto” e la solidarietà, perché “oltre ai bisogni materiali, un sorriso può fare molto”. Infine, Padre Gregory riflette sull’importanza del dialogo che “porta all’amicizia”, come richiamato da Papa Francesco nella sua recente Enciclica “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”. Per questo, il Vicario generale di Rodi esorta tutti a “guardare agli altri come sorelle e fratelli della stessa famiglia creata da Dio, a Sua immagine”, amando “con un cuore aperto, il mondo, tutta l’umanità, specialmente chi ha più bisogno”. (IP

19 novembre - STATI UNITI Pena di morte. L’appello dei vescovi: stop alle esecuzioni, sì alla dignità della vita

Si rinnova, forte e accorato, l’appello dei vescovi americani contro la pena di morte. Stavolta a mobilitarsi, come riporta il sito della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, cono monsignor Paul S. Coakley, arcivescovo di Oklahoma City e presidente del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale, e monsignor Joseph F. Naumann, arcivescovo di Kansas City e presidente del Comitato per le attività pro-vita. In una dichiarazione congiunta, i due presuli invitano l'Amministrazione ad agire come testimone della dignità di ogni vita umana contro un’esecuzione capitale prevista per la giornata di oggi, giovedì 19 novembre, mentre altre due sono state calendarizzate per il mese di dicembre: "Purtroppo, dobbiamo chiedere ancora una volta all'Amministrazione di fermare le esecuzioni – scrivono – con queste ultime tre previste, saremmo arrivati a dieci esecuzioni federali nel 2020, più del doppio del precedente record di quattro risalente al 1938”.    "La pena di morte non è necessaria per proteggere la società.  Non è necessario ritenere le persone responsabili di gravi crimini.  La decisione di non giustiziare qualcuno, anche se ha fatto qualcosa di terribile, non è ‘morbida sul crimine’, ma è forte sulla dignità della vita”, proseguono i vescovi.  “Come scrive papa Francesco nella sua recente enciclica Fratelli Tutti: ‘. . . nemmeno un assassino perde la sua dignità personale, e Dio stesso si impegna a garantirlo’.  Il fermo rifiuto della pena di morte dimostra fino a che punto sia possibile riconoscere la dignità inalienabile di ogni essere umano e accettare che egli abbia un posto nell'universo.  Se non negherò questa dignità al peggiore dei criminali, non la negherò a nessuno”, si legge ancora. "Chiediamo al presidente Trump e al procuratore generale Barr, come atto di testimonianza della dignità di ogni vita umana, di fermare queste esecuzioni", concludono. (RB)

19 novembre - COLOMBIA Uragano Iota. Il vicario apostolico di San Andrés e Providencia lancia un appello alla solidarietà dei colombiani

Monsignor Jaime Uriel Sanabria Arias, vicario apostolico di San Andrés e Providencia, in un videomessaggio pubblicato ieri sulla pagina web dell’Episcopato, ha lanciato un appello urgente alla solidarietà dei colombiani per quelle famiglie che nell’arcipelago di San Andrés, Providencia e Santa Catalina hanno perso tutto dopo il passaggio dell’uragano Iota, ora declassato a tempesta tropicale. L’uragano, uno dei più potenti della stagione, con venti fino a 260 Km/h e piogge torrenziali, nei giorni scorsi ha colpito duramente l’America Centrale, provocando la morte di almeno 28 persone. Monsignor Sanabria, spiegando come la Chiesa si sia già mobilitata per fornire aiuti, data la dimensione della catastrofe e la necessità di un maggiore sostegno, ha voluto lanciare un appello, chiedendo ai colombiani un aiuto per quelle famiglie che hanno perso tutto. "Presso il Banco Alimentare Bread Fruit del vicariato stiamo rispondendo alle necessità di molte famiglie - ha sottolineato monsignor Sanabria -, ora nella situazione in cui ci troviamo a Providencia, San Andrés e Santa Catalina, ci appelliamo alla vostra solidarietà, perché ci aiutiate preferibilmente con contributi economici". Le donazioni possono essere effettuate a nome del Vicariato Apostolico di San Andrés, presso la Banca AV Villas, conto corrente n. 860050947 - Nit 892400068-3. (AP)

18 novembre -  INDIA Peggiorano le condizioni di salute di padre Stan Swamy. Cristiani presentano una petizione al Premier Modi

 Peggiorano le condizioni di salute di padre Stan Swamy, l’84enne gesuita indiano attivista per i diritti dei tribali, in carcere da più di un mese con l’accusa di sedizione e di terrorismo. L’anziano religioso, che soffre di Parkinson e di altre malattie legate all’età, non riesce a mangiare e a bere da solo e deve essere aiutato dai compagni di cella anche per altri bisogni. È quanto ha scritto lui stesso in una lettera inviata nei giorni scorsi a un confratello. Per questo, un gruppo di leader cristiani si è rivolto al Premier Narendra Modi e al Presidente Ram Nath Kovind per chiedere la sua immediata liberazione su cauzione per motivi di salute.   La petizione è stata consegnata il 17 novembre da monsignor Derek Fernandes, vescovo di Belgaum, dopo una protesta silenziosa nella città di un gruppo di cristiani dello United Christian Forum. “Siamo arrabbiati e preoccupati per la sua salute”, ha spiegato il presule all’agenzia Ucanews. Padre Swamy è stato prelevato dalla sua casa di Ranchi, in Jharkhand, l'8 ottobre scorso da una squadra di funzionari dell’Agenzia di investigazione nazionale (Nia) per presunti legami con i ribelli maoisti e il coinvolgimento nei disordini scoppiati nel 2018 a Bhima-Koregaon, nello Stato del Maharashtra. Accuse fondate su prove manipolate e che il religioso ha sempre respinto con forza. La vicenda ha destato viva indignazione in India e forti critiche dei vescovi. In una nota diffusa il mese scorso, la Conferenza episcopale indiana aveva definito incomprensibile l’arresto, ricordando l’impegno pluridecennale profuso dal sacerdote per “difendere i diritti degli Adivasi, soprattutto quelli sull’uso delle loro terre ancestrali”. Numerose le manifestazioni nelle scorse settimane in difesa del sacerdote. Ai cristiani si sono uniti anche esponenti dell’opposizione e attivisti per i diritti umani per i quali le accuse sarebbero da mettere in relazione proprio alla sua attività in difesa delle popolazioni tribali. Al sacerdote è inoltre giunta la solidarietà della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc), che in una dichiarazione firmata dal cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon ha chiesto la sua immediata scarcerazione, ricordando il carattere non-violento della battaglia di padre Swamy in difesa degli indigeni. Appelli ai quali le autorità indiane non hanno finora risposto, mentre il sacerdote continua ad attendere in carcere la prossima udienza in tribunale prevista il 26 novembre. (LZ) 

18 novembre - TERRA SANTA Aprirà il prossimo anno, a Betlemme, la Casa dei Magi, luogo di incontro, promozione e dialogo per giovani, pellegrini e turisti

Un luogo di incontro e formazione. Vuole esserlo a Betlemme Dar Al Majus, la Casa dei Magi, un edificio del XIX secolo in fase di ristrutturazione che diventerà un centro di educazione e formazione professionale, ma anche un luogo di incontro e di cultura. A pochi passi dalla Basilica della Natività, la Casa dei Magi che l’Associazione Pro Terra Sancta sta promuovendo, vuole anche incoraggiare il dialogo tra la comunità locale e pellegrini e turisti. Sarà strutturata su due livelli: al piano terra avrà uno spazio dedicato a iniziative culturali e di incontro, con l’obiettivo di raccontare la storia della Natività, ma anche della convivenza e della bellezza dell’annuncio cristiano custodito dalle comunità locali; al primo piano avrà ambienti dedicati in particolar modo ai giovani, aree di co-working, luoghi di ascolto e sostegno psicologico, offrirà consulenze per orientamento al lavoro, spazi di formazione e attività di tipo culturale. L’obiettivo, riferisce il portale di Associazione Pro Terra Sancta, è aiutare i giovani di Betlemme che soffrono a causa dell’isolamento, della povertà, della mancanza di lavoro e di prospettive per il futuro oggi rese ancora più incerte a causa dell’emergenza coronavirus. “I Magi sono venuti da lontano, fisicamente ma anche culturalmente, e si sono lasciati trasformare - dice Vincenzo Bellomo, responsabile a Betlemme dei progetti dell’Associazione Pro Terra Sancta -. Da loro vogliamo recuperare la bellezza del viaggiare, il viaggio insieme verso la speranza, ma anche la bellezza del viaggio di chi viene qui”. Si spera di aprire i battenti il prossimo anno. Vincenzo Bellomo spiega che l’idea è quello di creare una casa, che sia un luogo per tutti: per quelle persone che in questi anni sono passate da Betlemme, hanno vissuto delle esperienze a Betlemme e hanno dei legami con Betlemme, e per le persone che abitano a Betlemme. “Betlemme non è solo un luogo dove è accaduta una cosa importante, ma è un luogo che appartiene alla nostra storia - aggiunge Vincenzo Bellomo -, Betlemme è parte della nostra vita. Noi, con questo progetto vogliamo comunicare questa bellezza, la bellezza di un messaggio che ha cambiato la nostra storia, la bellezza di un messaggio che è partito da questa città, che è custodito da questa comunità ma che appartiene a tutti”. (TC)

18 novembre - STATI UNITI Conclusa la plenaria dei vescovi dedicata a Covid, razzismo e abusi

Con l’approvazione del nuovo piano pastorale per il prossimo quinquennio, il rinnovo del mandato della Commissione ad hoc contro il razzismo e l’adozione del bilancio di previsione 2021, si è conclusa martedì la due giorni della plenaria autunnale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb). L’assemblea, svoltasi in modalità virtuale a causa dell’emergenza del Coronavirus, ha avuto come focus principale la risposta pastorale della Chiesa statunitense alla pandemia. Una crisi che, come ha evidenziato all’apertura dei lavori il presidente della Usccb, monsignor José Gomez, non è soltanto un’emergenza sanitaria e che, in questo senso, rappresenta una sfida, ma anche un’opportunità di evangelizzazione per la Chiesa. È quanto ha confermato un dibattito on-line svoltosi nella giornata di martedì in cui i vescovi hanno condiviso le loro esperienze in questi mesi. Dal confronto è emerso come l’emergenza sanitaria abbia pesato sulla vita delle comunità ecclesiali, ma non diminuito la “fame” di Eucaristia tra i fedeli che hanno dato prova di un grande attaccamento alla fede. Secondo diversi vescovi questo dovrebbe incoraggiare la Chiesa negli Stati Uniti a rinnovare il suo impegno nell’evangelizzazione e nella catechesi per coinvolgere di più i fedeli nella vita di parrocchia. Un altro tema importante discusso dai vescovi è stata la piaga del razzismo, tornato sotto i riflettori dell’opinione pubblica dopo l’omicidio a Minneapolis dell’afro-americano George Floyd e le proteste del movimento Black Lives Matter che ne sono seguite. Vicende che hanno acceso un dibattito anche nella Chiesa cattolica americana e riproposto la necessità di sensibilizzare i fedeli e di riaffermare gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa sul razzismo al quale i vescovi hanno dedicato nel 2018 un nuovo documento pastorale.  Durante i lavori i vescovi hanno rinnovato il mandato della Commissione ad hoc contro il razzismo istituita nel 2017. All’esame della plenaria anche la questione degli abusi sessuali nella Chiesa. I vescovi hanno parlato del Rapporto McCarrick, il dossier reso noto dalla Segreteria di Stato con i documenti e le testimonianze che raccontano la vicenda dell’ex cardinale arcivescovo di Washington dimesso dallo stato clericale. All’assemblea è stato inoltre presentato il nuovo rapporto della National Review Board Board, l’organismo a cui fa riferimento la Commissione episcopale per la protezione dei bambini e dei giovani. A questo proposito monsignor Gomez ha ribadito l’impegno dell’episcopato americano a proteggere bambini e adulti vulnerabili e a eliminare dalla Chiesa la piaga degli abusi. Tra gli altri punti all’ordine del giorno dell’assemblea vi sono stati l’approvazione del piano di azione pastorale per il quinquennio 2021-2024 intitolato “Ricreati dal Corpo e dal Sangue di Cristo, fonte della nostra guarigione e speranza” e del bilancio di previsione del 2021. I vescovi hanno anche eletto i nuovi presidenti di diverse commissioni episcopali e della direzione dei Catholic Relief Services (CRS), l’agenzia dei vescovi per gli aiuti ai Paesi d’oltremare e il nuovo segretario generale della Usccb. Si tratta di Jeffrey D. Burill, S.T.L., finora segretario associato della Conferenza episcopale.   (LZ)

18 novembre -  GERMANIA 26 dicembre, “Giornata di preghiera per cristiani perseguitati e oppressi”

Le forze di sicurezza nigeriane che proteggono la chiesa cattolica di ““Santa Rita” a Kano dagli attacchi di Boko Haram: è questa l’immagine, scattata dal fotografo tedesci Andy Spyra, che la Conferenza episcopale della Germania (Dbk) ha scelto per il poster dedicato alla "Giornata di preghiera per i cristiani perseguitati e oppressi". Nel Paese, l’iniziativa viene celebrata il 26 dicembre di ogni anno, nella festa di Santo Stefano Protomartire, e per l’occasione, in tutte le Messe di quel giorno, si recitano speciali intenzioni di preghiera “per ricordare in modo particolare i fratelli e le sorelle nella fede, vittime dell’esclusione e dell’oppressione in molte parti del mondo”. La “Giornata di preghiera del 26 dicembre – si legge sul sito web della Dbk – fa parte dell’iniziativa ‘Solidarietà con i cristiani perseguitati e oppressi nel nostro tempo’, avviata nel 2003, con la quale i vescovi tedeschi intendono richiamare l’attenzione sulle discriminazioni e le difficoltà che vivono i cristiani in diversi luoghi del pianeta”. Oltre al significato spirituale, la Giornata ha anche un obiettivo solidale perché prevede la raccolta di fondi da destinare a regioni particolari del mondo, come anche visite episcopali alle chiese maggiormente in difficoltà. (IP)

18 novembre - ITALIA Dare un’anima al digitale. Riprendono gli incontri dal Convento di Monterosso alle Cinque Terre AUDIO - FOTO

Una mail giunta a padre Renato Brenz Verca, rettore del Convento dei Cappuccini di Monterosso alle Cinque Terre ha acceso in lui l’idea di promuovere in questa seconda ondata del virus Covid-19 una nuova iniziativa online per aiutare chiunque ne senta il desiderio a spalancare cuore ed occhi alla bellezza, alla speranza e alla fede. “Stamattina  - ha scritto un’amica del Convento  - ho guardato il vostro sito. È stata un urgenza emotiva scriverti, dovuta al desiderio di cambiare pagina rispetto al clima che si sta respirando in questi giorni, di grande crisi e disorientamento, circondati automaticamente da sentimenti solo negativi”. “Monterosso - racconta padre Renato a Vatican News - manca a tante persone. C’è bisogno di bellezza e vicinanza. Ecco perché il Convento dei Cappuccini che in primavera aveva aperto le porte a circa 1500 visitatori virtuali introdotti dai frati alla vita della comunità, ora diviene un luogo di incontro in cui  raccontarsi e stare in compagnia “Molti nostri amici – prosegue - sperano di tornare qui presto. Ho deciso di dar loro voce perché il nostro convento vuole essere una fraternità allargata e raggiungerli tutti. Durante gli incontri sulla piattaforma zoom alcuni amici ci parleranno della loro professione, di una loro passione, di una riflessione spirituale, di un libro, del loro rapporto con Monterosso. Il virtuale infatti è un’occasione per sentirci vicini, anche se distanti, consentendo di guardarci in faccia senza mascherina”. Il desiderio è che, finita l’emergenza, ci si possa incontrare fisicamente e riabbracciarsi. Nel frattempo però, come suggerisce la locandina dell’iniziativa denominata “Mai così vicini”, le sedie vuote sulla terrazza del convento attendono di essere riempite dalla presenza, seppur virtuale, di tante persone.  Non potranno sentire i profumi del mare, dei limoni o dei fiori di nespolo che in questo momento inebriano questa terra meravigliosa, nominata Luogo del Cuore Fai nel 2014, ma gli amici di Monterosso hanno già accolto con entusiasmo un’altra proposta di padre Renato: “tutte le mattine infatti – spiega il religioso francescano - alle 8 sul terrazzo celebro per circa dieci minuti le Lodi e chiunque può unirsi alla preghiera tramite la piattaforma zoom. Per ottenere le credenziali è sufficiente mandare una email di richiesta a  conventomonterosso@gmail.com . Gli incontri “mai così vicini” dureranno circa 45 minuti e si svolgeranno ogni venerdì a partire del 20 novembre alle 18.00. Tanti i temi già programmati: distanza e prossimità, la musica in onore di Santa Cecilia, i ricordi, l’arte con una riflessione dedicata alla Crocefissione del XVII secolo conservata all’interno del Convento di Monterosso “Qui a Monterosso – conclude padre Renato  - ho visto miracoli: persone sole e tristi che attraverso l’incontro o un accompagnamento spirituale, si sono liberate da problemi pesanti e hanno ripreso il cammino. Il momento non ci permette di avvicinarci, ma siamo sicuri che la forza del racconto darà un’anima alla tecnologia digitale, e il potere della condivisione farà sì che l’immaginazione colmerà le distanze fra noi” (PO)

18 novembre -  SUDAFRICA I vescovi piangono la scomparsa di Padre Blaser, fondatore di “Radio Veritas”

 È con grande tristezza che la Conferenza episcopale del Sudafrica (Sacbc) commenta la scomparsa di padre Emil Blaser, OP, fondatore e direttore di “Radio Veritas”, morto il 16 novembre, all’età di 78 anni, dopo lunga malattia. Esprimendo il loro cordoglio per “la grande perdita” di colui che “ha portato la Buona Novella alla popolazione sudafricana”, i presuli si dicono vicini alla famiglia del defunto, all’Ordine Domenicano al quale apparteneva e a tutto lo staff di “Radio Veritas” che, a sua volta, lo ricorda con queste parole: “Abbiamo perso un direttore, un mentore, un padre, un amico e un Pastore e la Chiesa ha perso un sacerdote meraviglioso e dotato. Una luce si è spenta in questa stazione radio e nella Chiesa in Sudafrica”. Nel loro messaggio di condoglianze, i vescovi scrivono inoltre: “Diciamo a tutti che è giunto il momento di toccare con mano la fede e la fiducia in Dio che ha ispirato padre Emil”. L’insegnamento che il sacerdote lascia è che “Dio è con noi, il Signore è risorto, ci parla ogni giorno”. “La voce di padre Emil ora tace – afferma la Sacbc - ma la Parola del Signore risuona” ancora. Ed anche se non ascolteremo più il compianto padre Blaser che, con la sua voce, attraverso la radio, “ci accompagna nella nostra quotidianità in casa, in auto, mentre ci svegliamo o andiamo a letto, o mentre preghiamo”, tuttavia – si legge ancora nel messaggio episcopale - è proprio grazie a lui che “oggi siamo una famiglia, siamo amici e compagni di strada che condividono la fede”. Infine, la Chiesa sudafricana esprime la sua gratitudine a tutto il popolo cristiano del Paese che, con il suo interesse, la sua fede, la sua partecipazione, il suo sostegno finanziario, “ha fatto sì che ‘Radio Veritas’, il sogno di padre Emil, diventasse realtà: gli avete permesso di portare il Signore nelle vite di tante persone”. Nato il 21 febbraio del 1942, pioniere delle comunicazioni sociali, padre Blaser si è dedicato con grande impegno alla costruzione di “Radio Veritas”: è il luglio 1999 quando il progetto dell’emittente cattolica viene presentato in Sudafrica, con lo slogano “Le buone notizie. Per cambiare”, ponendosi al servizio delle comunità. Ma occorreranno altri dodici anni prima di arrivare al 2011 ed ottenere una licenza e le frequenze adeguate. “Abbiamo aspettato tanto e cercato ogni mezzo possibile per andare in onda”, racconta nel 2014 all’agenzia Sir lo stesso padre Emil che, tra il ’99 ed il 2011, si attiva per promuovere conferenze pubbliche, condurre ricerche di mercato on line, presentare richieste ufficiali al governo per riuscire a trasmettere. Fortunatamente, il web aiuta e i primi programmi vanno in onda in streaming su www.radioveritas.co.za. “Non ci siamo mai fermati”, diceva sei anni fa il compianto direttore, delineando i progetti futuri per l’emittente: “Affrontare le questioni sociali più urgenti del nostro Paese e del nostro tempo, così da essere una ‘guida alla vita’ per i nostri ascoltatori”. (IP)

18 novembre - ARGENTINA 8 dicembre a La Plata, chiusura dell’Anno Mariano nazionale 

Con una Messa solenne, in programma l’8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione, presso l’Arcidiocesi di La Plata, la Chiesa cattolica dell’Argentina si prepara a concludere l’Anno Mariano nazionale. Un anno vissuto in modo particolare a causa delle restrizioni provocate dalla pandemia da Covid-19, ma che comunque non ha perso nulla del suo significato spirituale e del suo essere – come afferma il l’Arcivescovo locale, Monsignor Victor Manuel Fernandez – “un atto d’amore per la Madre”. Per l’occasione, nella Cattedrale cittadina, verrà esposta l’immagine della Vergine di Lujan. A causa delle norme anti-contagio sul distanziamento sociale, tuttora vigenti, alla celebrazione potranno partecipare solo due laici per ogni parrocchia del Paese, che verranno designati dal parroco; un laico per ogni Movimento ecclesiale e un religioso per ogni comunità. I nominativi delle persone designate dovranno essere comunicati entro il 5 dicembre, così da permettere la preparazione degli spazi adeguati in Cattedrale. Ad ogni modo, la Messa solenne verrà trasmessa in diretta sul canale YouTube e la pagina Facebook arcidiocesani. “Così facendo – conclude Monsignor Fernandez – anche se i fedeli saranno fisicamente lontani, potranno unirsi a questa espressione del nostro amore per Maria”. Iniziato l’8 dicembre 2019, l’Anno Mariano nazionale è stato indetto dalla Conferenza episcopale argentina per commemorare i 400 anni dell’arrivo dell’immagine della così “Vergine del Valle” nella Provincia di Catamarca. Non solo: lo speciale Anno ha voluto commemorare anche i 500 anni dalla prima Messa celebrata sul territorio argentino. “In questo 2020 – hanno affermato i vescovi nel messaggio di indizione dell’Anno Mariano nazionale - Maria ci chiama di nuovo. È la donna, è la moglie, è la madre che, con la sua presenza, abbraccia le donne, le mogli e le madri nelle loro angosce e dolori e accoglie i figli dello scarto, della dipendenza, della solitudine e della miseria”.  (IP)        

18 novembre - REPUBBLICA CECA Nuove strette: da oggi matrimoni e funerali con massimo 15 persone

La seconda ondata della pandemia da Coronavirus ha reso necessarie nuove restrizioni anche nella Repubblica Ceca per arginare il numero dei contagi. Così, da oggi a mezzanotte, come si legge sul sito della Conferenza episcopale locale, cerimonie quali matrimoni e funerali si potranno celebrare alla presenza di massimo 15 persone, sia in chiesa sia all’interno dei cimiteri.   Dal 16 novembre scorso, inoltre, fanno sapere i vescovi, per tutti coloro che non possono assistere alla Messa in chiesa, viene offerta una panoramica dei servizi trasmessi su Television Noe, Radio Proglas e Czech Television. Oltre a queste, ci sono le dirette via web dal sito MseOnline.cz. Al momento, Noe Television offre una messa straordinaria ogni giorno alle 18 dalla cappella dello studio Telepace a Ostrava e trasmette anche servizi dallo stesso luogo tutti i giorni feriali, tranne il martedì alle 12.05. Nella festa nazionale di martedì, la stazione trasmetterà la Santa Messa celebrata nella chiesa dell'Assunzione della Vergine Maria a Strahov per ringraziare Dio e S. Anežka Česká per il dono della libertà. Domenica, Noe tv trasmetterà la Santa Messa con la benedizione della Chiesa di Cristo Salvatore nel Barrandov di Praga dalle 10.30. L'offerta di Radio Proglas, invece, include la Santa Messa tutti i giorni feriali, tranne il martedì dalle 18, e per questa settimana sarà trasmessa dalla chiesa di Nostra Signora della Neve a Praga, dallo studio di Brno di Proglas e dalla Cappella della Comunità Salesiana a Brno-Žabovřesky. Durante la settimana, l’emittente invita anche a pregare il rosario: dal lunedì al venerdì alle 20, il martedì e il giovedì si può partecipare anche per telefono, e il sabato dalle 22.30. Il venerdì alle 15.30 si recita la corona per la misericordia di Dio. Contro il decreto del premier Andrej Babis, che prevede un inasprimento delle misure di sicurezza, ieri hanno manifestato a Praga circa duemila persone con slogan che inneggiavano al ritorno al lavoro e alla riapertura delle scuole per i bambini. (RB)

18 novembre – BELGIO Rapporto annuale Chiesa cattolica: avviati oltre 2mila progetti di solidarietà

Una Chiesa soprattutto al servizio di anziani, malati ed emarginati: è questa la fotografia della Chiesa cattolica in Belgio scattata dal “Rapporto annuale 2020”, pubblicato oggi. Il documento offre, infatti, un’ampia panoramica della presenza della Chiesa nella società belga, nonché della vasta rete di movimenti cattolici e di ispirazione cristiana che si pongono al servizio delle persone. Dai dati emerge, in particolare, l’alto numero – più di 2mila – di iniziative parrocchiali in favore di bisognosi, rifugiati, senza-tetto e persone vulnerabili. Significativa anche la presenza di volontari - che superano le 140mila unità nelle parrocchie del Paese - definiti “essenziali” per garantire il buon funzionamento non solo delle iniziative di solidarietà, ma anche della manutenzione dei luoghi di culto e della gestione dei corsi di catechesi. Più di 4.500 volontari, inoltre, operano negli Istituti di cura cattolici, come ospedali, residenze per anziani e centri per disabili. Coordinati all’interno di specifiche équipe pastorali, essi offrono ascolto e assistenza a chi ne ha maggiormente bisogno. Quanto ai laici, il Rapporto dimostra che molti di essi assumono incarichi pastorali in tutte le diocesi belghe: ad esempio, si occupano della catechesi e dei momenti di preghiera, si dedicano alla Pastorale carceraria e degli infermi, amministrano le risorse diocesane ed assicurano il buon funzionamento delle collaborazioni e dei partenariati pastorali. In totale, i laici a cui i vescovi hanno affidato una specifica missione sono 3.965, la maggior parte dei quali offre il proprio servizio a titolo completamente gratuito, a fianco di 1.947 sacerdoti che operano nelle parrocchie locali. Da considerare che il Rapporto si riferisce all’anno 2019 e quindi i dati che presenta risentono della pandemia da Covid-19 che, ad oggi in Belgio, fa registrare 541mila casi positivi e quasi 15mila decessi. “L’epidemia da coronavirus – scrive il Cardinale Jozef De Kesel, presidente della Conferenza episcopale belga nell’introduzione al Rapporto – ha avuto ripercussioni sulla nostra società: abbiamo infatti sperimentato la nostra fragilità, anche all’interno delle nostre comunità parrocchiali, e molte delle nostre certezze sono andate in frantumi”. L’impossibilità di celebrare la Messa con concorso di popolo, inoltre, è stata vissuta da molti come “una vera e propria mancanza” che dimostra “l’importanza che la Chiesa ha nella società ed il suo significato esistenziale” per la vita di molte persone. “Cerchiamo di essere una Chiesa vicina al popolo, una Chiesa che porta la Buona Novella– ribadisce il porporato - una Chiesa che accompagna e cammina, con empatia, a fianco di studenti, carcerati, giovani, adulti e soprattutto di anziani, malati ed esclusi dalla società”. Il Cardinale De Kesel ricorda, poi, che “lo scopo del Rapporto annuale non è quello di mettere in mostra le iniziative” che la Chiesa porta avanti, bensì quello di “fornire un quadro” il più esaustivo possibile del suo operato, così da “fare rete” in nome del bene comune. Infine, il porporato ringrazia “con profonda gratitudine” tutti coloro che “danno vita alla Chiesa, investendo in essa con convinzione”. (IP)

18 novembre - VIETNAM I vescovi annunciano un concerto di beneficenza per le vittime dei disastri naturali

Solo il mese scorso, le province centrali del Vietnam sono state colpite da sette tempeste tropicali e tifoni che, secondo i media locali, provocando inondazioni e frane, hanno ucciso 130 persone, ne hanno ferite 214 e hanno distrutto case, strutture pubbliche e raccolti per un valore di 100 milioni di dollari, si legge su UCA News. L'ultimo tifone, Vamco, con venti fino a 150 km/h, ha colpito quattro province - Quang Binh, Quang Tri, Thua Thien Hue e Quang Nam - il 15 novembre, ferendo 36 persone e danneggiando 9.000 case e strutture pubbliche. Le popolazioni sono state duramente colpite: le loro case sono andate distrutte, le scorte di cibo perse e i sistemi idrici e igienico-sanitari danneggiati. Molti sfollati – riporta l’UNICEF - sono stati trasferiti nei centri di evacuazione che, colpiti anch’essi dalle inondazioni, presentano ora condizioni igieniche e sanitarie difficili per la popolazione lì rifugiata, principalmente donne, bambini e anziani.  Dinanzi a questo tragico scenario, la Chiesa, attraverso le parrocchie, si è subito attivata per cercare di fornire cibo e rifugi temporanei a decine di famiglie che hanno perso la casa, nella provincia di Quang Binh. Padre Joseph Ngo Sy Dinh, responsabile di Caritas Vietnam, dal 9 al 12 novembre, ha guidato una delegazione di esperti per valutare i danni causati dai disastri naturali nell'arcidiocesi di Hue e nella diocesi di Ha Tinh, offrendo sostegno finanziario alle vittime locali. Infine, ieri, i vescovi della Conferenza episcopale vietnamita hanno annunciato – riporta UCA News – di avere in programma un concerto di beneficenza per raccogliere fondi e aiutare le persone colpite dai disastri naturali a riprendere la loro vita normale. La serata di gala, intitolata "Ganh nhau trong doi" (Aiutarsi gli uni con gli altri nella vita), prevista il 27 novembre a Ho Chi Minh City, vedrà la partecipazione di noti artisti e cori nazionali. Gli spettatori del concerto sono stati invitati a donare 3 milioni di dong ciascuno. (AP)

18 novembre - BOLIVIA Incontro vescovi-governo per migliorare coordinamento nel settore dell’educazione

Approfondire e migliorare il coordinamento nel settore educativo: con questo obiettivo, ieri, 17 novembre, una delegazione della Conferenza episcopale della Bolivia (Ceb) ha avuto un incontro con il Ministro dell’Educazione, Prof. Adrián Quelca. A rappresentare la Chiesa cattolica sono stati Monsignor Fernando Bascopé Müller, presidente della Commissione episcopale l’Educazione, i responsabili dei Direttori educativi ed ai rappresentanti dei genitori. L’incontro si è svolto in un clima “fraterno”, informano i presuli boliviani: sono state, infatti, “condivise le iniziative e le esperienze che la Chiesa sta sviluppando nel campo dell’educazione e che sono state prese in considerazione dal Ministro Quelca”. A sua volta, l’esponente governativo “ha manifestato la sua disponibilità per coordinarsi con le opere educative della Chiesa cattolica per il bene del Paese”. Per questo, conclude la nota, la Conferenza episcopale auspica che “tale incontro porti a stabilire buone pratiche comuni nella gestione della formazione”. Da ricordare che, in Bolivia, la Chiesa gestisce il 18 per cento degli istituti educativi, per un totale di 26mila docenti che forniscono un’educazione integrale a più di 554mila studenti, con programmi specifici per ogni fascia di età. Purtroppo, a causa della pandemia da Covid-19, che nel Paese ha provocato 143mila casi di contagio, e quasi 9mila decessi, le scuole sono ormai chiuse da diversi mesi e tocca quindi ai dirigenti scolastici gestire la didattica a distanza. Dal canto loro, i vescovi in più occasioni hanno fatto sentire la loro voce, sottolineando l’importanza della formazione per i giovani. Ad aprile, per esempio, in un messaggio rivolto agli educatori cattolici, i presuli hanno detto: “Siamo chiamati a dare il meglio di noi stessi in questa che è forse la prova più grande che siamo chiamati a superare, per costruire insieme un’educazione più umana e umanizzante”. Allo stesso modo, nel mese di luglio, la Ceb ha evidenziato che “l’educazione non deve fermarsi, neanche in tempo di pandemia”, perché “i giovani devono ricevere il meglio che la società può offrire loro e questo meglio si chiama educazione”. Infine, agli studenti i presuli hanno spesso suggerito di approfittare del tempo del lockdown per cercare di imparare il più possibile, mettendo a frutto ciascuno il proprio talento. (IP)

18 novembre - BRASILE Il 22 novembre la Giornata nazionale dei laici cristiani, linfa vitale della Chiesa

Sarà celebrata domenica 22 novembre, nella solennità di Cristo Re, la Giornata nazionale dei laici cristiani in Brasile, come si legge sule pagine del sito della Conferenza episcopale brasiliana. Una celebrazione che “è motivo di gioia e anche di interrogativi. Cosa ci chiede questa volta? Che cosa possiamo fare noi, laici e laiche, dalle fondamenta, in questa commemorazione della giornata dei laici cristiani?", si chiede Sônia Gomes de Oliveira, presidente del Consiglio nazionale dei laici del Brasile. Monsignor Giovane Pereira de Melo, vescovo di Tocantinópolis e presidente della Commissione pastorale episcopale per i laici, ha sottolineato che “c'è una partecipazione straordinaria dei laici nella Chiesa in Brasile”. "Il nostro laicato è un laicato attivo che cerca di organizzarsi ed è presente in vari spazi ecclesiali, nella direzione, a capo delle comunità ecclesiali, a capo dei pastori sociali, delle associazioni e dei movimenti e di altri organismi della Chiesa", ha detto. D'altra parte, secondo il presule, c'è pure un gran numero di cristiani laici che sono ancora in tribuna ad applaudire ma non sono entrati in gioco: "C'è una grande sfida per i cristiani laici battezzati a prendere coscienza del proprio Battesimo, della propria fede, della propria missione e vocazione e ad essere una presenza trasformatrice come soggetti ecclesiali non solo nella Chiesa ma nelle realtà del mondo". Secondo il presidente della Commissione episcopale per i laici della Conferenza episcopale del Brasile, non si può pensare a un popolo di Chiesa di Dio, a partire dal Concilio Vaticano II, senza pensare alla partecipazione e al protagonismo dei laici cristiani: "Nel documento 105 i vescovi del Brasile sottolineano l'importanza e la necessità di un laicato protagonista. È necessario che la Chiesa, specialmente noi ministri ordinati, riconosca l'importanza, il ruolo e il luogo di protagonismo dei laici nella Chiesa in Brasile", ha proseguito. I vescovi hanno inoltre redatto un programma di iniziative per la settimana che inizia proprio con la Giornata dedicata al laicato, in collaborazione con la Commissione per i Laici e i suoi uffici regionali, per celebrare e riflettere la presenza e la missione dei laici nella Chiesa in Brasile. Il tema della Giornata nazionale dei cristiani laici 2020 è "Testimonianza e profezia al servizio della vita": alla luce del versetto assunto come motto biblico di questo giorno, monsignor Giovane Pereira de Melo, in rappresentanza di tutti i vescovi, lancia una domanda ai laici brasiliani: "Noi laici cristiani ci siamo messi al servizio della vita e della giustizia? Negli spazi di garanzia del diritto e della partecipazione popolare, nelle piazze dove la gente è in strada, con i giovani neri che muoiono, con le donne vittime di violenza e nella stessa Chiesa?”. (RB)

18 novembre - ARGENTINA Legge sull’aborto. Azione Cattolica: “È il momento di occuparsi della vita, senza false retoriche o analisi elettorali”

Dinanzi alla proposta dei funzionari di governo di discutere un nuovo disegno di legge sull’aborto, “già stato discusso e risolto due anni fa", in un momento in cui il Paese sta attraversando una grossa crisi socio-sanitaria, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus, l’Azione Cattolica argentina ha rilasciato una dichiarazione il 16 novembre, pubblicata sul suo sito web, in cui esprime la sua perplessità. “È sorprendente che, date le circostanze attuali, che hanno reso più chiaro ciò che già sapevamo dello stato di debolezza del sistema sanitario in tutto il nostro vasto territorio – si legge nel testo -, e hanno reso chiare le grandi sfide sanitarie che dobbiamo affrontare, così come l'urgente necessità di superare le gravi difficoltà che la pandemia ha causato, approfondendo il divario sociale, economico ed educativo, si proponga di discutere nuovamente ciò che è già stato discusso e risolto due anni fa dal Congresso Nazionale”. “Riteniamo necessario – ha ribadito l’Azione Cattolica - continuare a cercare proposte migliori per lasciarsi alle spalle il falso dilemma della vita della madre o del figlio o della figlia, poiché, legiferando sull'aborto, si opta chiaramente per il più forte, lasciando il nascituro non protetto da tutti i diritti. È il momento di occuparsi della vita, senza false retoriche o analisi elettorali”. In questo momento, è più che mai “necessario lasciare da parte interessi di settore per puntare al bene comune”.  Anche il presidente, ha ricordato l’associazione cattolica, ha invitato a "restare tutti uniti", in questo tempo di pandemia, per "prendersi cura della vita del popolo argentino". Pertanto, come ribadito dal comunicato del Comitato esecutivo del 22 ottobre 2020 "non prendersi cura di tutte le vite, di tutta la vita, sarebbe una colpa molto grave di uno Stato che vuole proteggere i suoi abitanti".  (AP)

18 novembre - PORTOGALLO Nella diocesi di Santarém, le famiglie protagoniste della preparazione al Natale

“E il popolo vide una grande luce”: con un’iniziativa intitolata così, la diocesi di Santarém, in Portogallo, invita i fedeli a prepararsi alla nascita del Salvatore, nella notte di Natale. Il progetto avrà inizio domenica prossima, 22 novembre, nella Solennità di Cristo Re, e terminerà il 10 gennaio 2021, celebrazione del Battesimo del Signore. Il programma prevede l’alternarsi di testimonianze di varie famiglie che raccontano, in un breve video, la propria esperienza di fede. Le immagini registrate saranno poi caricate sul sito web http://grandeluz.com/videos. Ma non solo: la diocesi ha realizzato anche un apposito sussidio di preghiera, con spunti di riflessione sul Natale, da vivere in famiglia. Infine, ogni nucleo familiare è invitato a realizzare un presepe stilizzato, sul modello in scala di una grande vetrata. “In questo tempo di pandemia – scrive nell’introduzione al sussidio Monsignor José Traquina, vescovo locale – la famiglia è emersa più che mai come un valore fondamentale per la difesa della persona e della società. Ed è emersa anche la sua capacità di essere un segno dei tempi, perché ci aiuta a vedere la presenza di Dio nel mondo”. “Senza la famiglia – scrive ancora il vescovo di Santarém - il futuro delle nuove generazioni non sarà migliore. Essa, infatti, continua ad essere lo spazio umano privilegiato per crescere in valori spirituali che danno bellezza, gioia e significato all'esistenza umana”.  È quindi “necessario coltivare in famiglia il dono e il dinamismo della fede, anche nell'accompagnamento catechistico dei bambini”. Il Signore, infatti, “non smette di rinnovare la sua Benedizione a coloro che hanno consacrato la propria vita nel sacramento del matrimonio. E lo stesso fa per tutti coloro che si rendono disponibili all’incontro con Lui e Lo fanno risplendere nella propria vita”. “In ogni famiglia dunque – è l’auspicio conclusivo del presule – le tenebre siano vinte dalla Luce che è dono di Dio”. (IP)

18 novembre - CANADA Oggi è il Mercoledì Rosso di Acs, la partecipazione dei vescovi canadesi

Nel corso dei lavori della Commissione per la Giustizia e la Pace della Conferenza episcopale canadese, i vescovi del Canada, come si legge sul sito dell’Episcopato, hanno richiamato l'attenzione sulla difficile situazione dei cristiani perseguitati nel mondo. A questo scopo hanno promosso l’iniziativa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, denominata Mercoledì Rosso e che ricorre oggi. L’iniziativa è stata ideata per ricordare i cristiani perseguitati in Medio Oriente illuminando di rosso chiese, scuole e addirittura il Parlamento inglese: "Aiutare la Chiesa in Medio Oriente serve a salvare anche l'Occidente. Ecco perché dobbiamo rispondere al dramma di chi si sente abbandonato", fa sapere Acs che è un'organizzazione cattolica e pontificia che si occupa delle comunità povere, oppresse o perseguitate. Secondo la sua testimonianza, attualmente, più di 300 milioni di cristiani nel mondo non sono in grado di vivere liberamente la loro fede. Soffrono di oppressione o persecuzione. Per sensibilizzare l'opinione pubblica su questa oppressione, il Mercoledì Rosso è nato per mettere in evidenza le persecuzioni e le ingiustizie subite dai cristiani, promuovendo al contempo il rispetto e la tolleranza tra persone di diverse tradizioni di fede. Acs incoraggia le persone a prendere posizione per la loro fede e, più in generale, per la libertà religiosa. Per maggiori informazioni sull'iniziativa: www.acn-canada.org. (RB)

18 novembre - SUDAN Vescovi progettano di riattivare la Caritas nazionale, dopo nove anni di stop

Riattivare la Caritas del Sudan, dopo nove anni di stop: è questo il progetto della Conferenza episcopale cattolica sudanese (Scbc), che raduna in un unico organismo i presuli dei due Paesi, Nord e Sud, separatisi a luglio 2011 con un referendum che ha proclamato l’indipendenza di Juba. Come spiega ad Aci Africa il vicesegretario della Scbc, padre Musa Timothy Kacho, il progetto è stato pensato in considerazione del mutato contesto politico nazionale, in cui si discute sulla possibilità di separare la religione dallo Stato: se ciò venisse messo in atto, il Sudan non sarebbe più uno Stato confessionale islamico. “Abbiamo avviato le procedure per la Caritas – afferma padre Kacho – Ci manca solo la registrazione alla Commissione per gli Affari umanitari che penso avverrà presto. Dopo di che, speriamo di poter tornare ad offrire alla popolazione tutto il nostro aiuto e la nostra assistenza”. “Il nostro popolo – continua il segretario generale dei vescovi – ha davvero bisogno di aiuto e la Caritas è uno dei principali mezzi di soccorso, non solo umanitario, ma anche spirituale. Essa, infatti, contribuisce all’evangelizzazione portando il conforto della Parola di Dio nelle vite delle persone”. Da ricordare che a Juba, dal 2011, è già presente la Caritas Sud Sudan, in prima linea nel servizio agli indigenti. I suoi programmi includono la promozione dello sviluppo sostenibile, le campagne a favore della pace e della riconciliazione, la prevenzione dell'epidemia di Hiv/Aids e il soccorso in caso di catastrofi naturali e umanitarie come siccità, carestie e conflitti. Attualmente, lo staff della Caritas sud-sudanese è composto da 15 persone che coordina le attività caritative nelle diocesi locali, collaborando anche con altri organismi internazionali, come i Catholic Relief Sevices degli Stati Uniti per fornire alla popolazione alloggi, acqua e kit igienico-sanitari alle persone più bisognose. (IP)

18 novembre - INDIA Tornano nei loro villaggi i cristiani attaccati e costretti a fuggire dalle loro case nello Stato di Chhattisgarh, ma la minaccia persiste  

I circa 100 cristiani attaccati, cacciati dalle loro case e fuggiti nella foresta, nello Stato indiano di Chhattisgarh, il 22 e 23 settembre, per essersi rifiutati di abbandonare la loro fede, sono tornati nei loro villaggi, dopo che, la scorsa settimana, l'Alta Corte di Bilaspur ha ordinato all'amministrazione del distretto di Kondagaon di facilitare il loro ritorno e assicurare la loro protezione. In seguito all'ordinanza del Tribunale dell'8 novembre, l'amministrazione ha dunque istituito un posto di controllo della polizia, inviando 12 agenti per garantire l'incolumità dei cristiani in quelle zone. Shiv Ram, che aveva firmato una petizione inviata al Tribunale, ha parlato ad UCA News, il 17 novembre, sottolineando come, nonostante i provvedimenti, i cristiani cacciati dal suo villaggio, Kakrabeda, non si sentano ancora al sicuro e temano per la loro vita. Al punto tale che tutti, 66 persone, "cucinano, mangiano e vivono insieme" in un rifugio temporaneo, non avendo il coraggio di tornare nelle loro case distrutte. Ram ha riferito che il governo ha promesso un risarcimento per i danni alle case e agli oggetti di uso domestico. "I funzionari hanno visitato le nostre case e raccolto i dettagli dei danni – ha raccontato -, ma non sappiamo quando ci risarciranno”. Il pastore Moses Logan ha spiegato invece che la lotta per la giustizia continuerà. I cristiani hanno, infatti, presentato una petizione al  primo ministro e ad altri alti funzionari di governo per chiedere giustizia per i cristiani attaccati, ha detto il religioso ad UCA News, sempre il 17 novembre. "Continueremo la nostra lotta fino a quando i colpevoli non saranno puniti e i cristiani non saranno pienamente risarciti", ha affermato il pastore Logan, presidente della Chhattisgarh State Christian Welfare Society. Il Chhattisgarh è diventato il terzo Stato più pericoloso per i cristiani in India, dopo l'Uttar Pradesh e il Tamil Nadu, secondo l’ultimo rapporto sulla persecuzione contro i cristiani nel Paese di Persecution Relief. Nei primi nove mesi del 2020, lo Stato ha registrato 39 episodi di persecuzione, rispetto ai 21 dello scorso anno. (AP)

18 novembre - AUSTRIA Nuovo lockdown fino al 6 dicembre. Messe sospese, ma chiese aperte per la preghiera personale

Con l’ingresso del Paese in regime di lockdown fino al 6 dicembre, la Chiesa austriaca ha sospeso le celebrazioni, ma fa sapere che le chiese resteranno aperte per la preghiera personale diurna: a deciderlo è la Conferenza episcopale austriaca che ne dà notizia sul proprio sito. "Le chiese rimangono aperte per la preghiera personale durante il giorno", è il contenuto del regolamento della Conferenza episcopale. Inoltre, la celebrazione di funzioni religiose non accessibili al pubblico nella cerchia più ristretta sia la domenica sia nei giorni feriali è consentita a determinate condizioni. I vescovi hanno poi stabilito che i battesimi e le cerimonie nuziali vengano rinviate a data successiva. Alla celebrazione del funerale, invece, sono ammesse fino a 50 persone. Per quanto riguarda il Sacramento della Riconciliazione, invece, "può avvenire solo al di fuori del confessionale", preferibilmente in un locale sufficientemente ampio e ben ventilato, in cui sia mantenuta una distanza minima di due metri, indossando una protezione per la bocca e il naso e uno schermo in plexiglas che separi le persone. Per i malati e i moribondi, i presuli fanno sapere che rimane garantita la possibilità di una cura pastorale, nel rispetto di rigorose norme igieniche; in caso di comunione e viatico al di fuori di ospedali e case di cura, la visita deve essere preparata in anticipo con i parenti per poter rispettare le norme igieniche. "Con le nuove regole, la Chiesa cattolica continua a sostenere tutte le misure governative per superare la pandemia di Coronavirus - ha spiegato a Kathpress il presidente della Conferenza episcopale austriaca, monsignor Franz Lackner - poiché il nostro Paese si trova in una situazione estrema da necessitare un blocco delle attività molto esteso, la Chiesa lo asseconderà sospendendo i servizi pubblici fino al 6 dicembre. Carità cristiana significa, oggi, agire in modo responsabile e proteggersi a vicenda. Le restrizioni temporanee sono necessarie per poter celebrare presto di nuovo insieme le funzioni". Anche e soprattutto durante l'isolamento, la vita religiosa continua, ha detto l'arcivescovo: "Le chiese rimangono aperte per la preghiera personale. Soprattutto, ora dobbiamo vivere la nostra fede come chiesa domestica. In questo modo possiamo essere vicini l'uno all'altro nel nostro cuore e aprirci a coloro che hanno bisogno di aiuto”. (RB)

18 novembre - BURKINA FASO Dopo 16 anni di lavoro arriva la traduzione della Bibbia in dagaro

 L’etnia dagara stanziata nel Burkina Faso ha finalmente la Bibbia in dagaro. Dopo 16 anni di duro e assiduo lavoro da parte di un team di traduttori e revisori, cattolici e protestanti, sotto la direzione di padre Anastase Somé, e con il sostegno dell’Alleanza Biblica Universale, sabato scorso il testo sacro è stato presentato al Centro diocesano di animazione e formazione della diocesi di Diébougou. “L’Alleanza Biblica ha terminato il suo lavoro - ha detto Dramane Yankini, direttore dell'Alleanza Biblica Universale - ora i responsabili ecclesiastici hanno la responsabilità di trasmettere il messaggio di Dio alle diverse comunità”. Monsignor Der Raphaël Dabire, vescovo di Diébougou, ha detto ai fedeli che con la traduzione in dagaro della Sacra Scrittura è come se Dio, che incarnatosi si è avvicinato all’uomo, si fosse avvicinato ancora di più. Il presule ha inoltre auspicato che la collaborazione tra protestanti e cattolici, che ha consentito la traduzione ecumenica della Bibbia in dagaro, non si fermi, anzi che si intensifichi nella regione sudoccidentale in generale, e, in particolare nella diocesi di Diébougou. Si spera adesso che la collaborazione messa in atto possa ora portare alla traduzione della Bibbia in Jã, sempre sotto l’egida dell’Alleanza Biblica Internazionale. Per tale motivo è stata avviato uno studio perché il progetto possa essere realizzato. (TC)

18 novembre - BELGIO “Venite Adoremus”, Festival dell’Adorazione eucaristica

Con il motto “Venite Adoremus”, la Chiesa cattolica del Belgio promuove, fino a domenica 22 novembre, il Festival dell’Adorazione eucaristica. Iniziata il 12 novembre, l’iniziativa assume quest’anno una valenza particolare, considerato il difficile contesto della pandemia da Covid-19 che, nel Paese, ha provocato 541mila casi positivi, con circa 15mila decessi. Tuttavia, come ricordato nella Messa inaugurale dal vescovo di Liegi, Monsignor Jean-Pierre Delville, "questo Festival oggi è ancora più utile e importante di sempre, perché ci incoraggia a pregare insieme e a chiedere al Signore di poter superare questo momento di prova; ci spinge a pregare per tutta la nostra società, che è minacciata da questa malattia e ne subisce le conseguenze". Nell’arco di 11 giorni, è prevista l’Adorazione eucaristica continua in tutte le diocesi del Paese. I fedeli delle parrocchie, delle comunità religiose ed anche delle case di riposo cattoliche sono coinvolte nell’iniziativa. Inoltre, a causa delle misure restrittive anti-contagio, tra cui il coprifuoco, nelle case dei partecipanti si svolgono delle “staffette” di preghiera”. Avviato nel 2007 in sole tre parrocchie di Bruxelles, il Festival si è diffuso a poco a poco in tutto il Paese e, dal 2016, viene celebrato ogni diocesi. Lo scorso anno, vi hanno aderito 40 chiese a Liegi e 300 in tutto il Belgio. “La preghiera silenziosa e continua alla presenza di Cristo, realmente presente nell'Eucaristia – spiegano gli organizzatori - è un'opportunità per una parrocchia o una comunità di rinnovarsi spiritualmente” vivendo sia “un'esperienza di preghiera personale, sia un'esperienza eminentemente comunitaria”. Infine, da segnalare che quest’anno, a causa della pandemia, il Festival può essere seguito in diretta sui social-network. (IP)

18 novembre - SPAGNA L’Episcopato chiama i fedeli a pregare il 21 novembre per i consacrati morti di #coronavirus

Sabato 21 novembre, memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria, modello di consacrazione e di sequela per la vita spirituale di ogni anima consacrata, la Commissione episcopale per la Vita Consacrata ha invitato tutti i fedeli - si legge sul sito web dei vescovi spagnoli - ad unirsi alla “preghiera e al grato ricordo” di quei religiosi e quelle religiose che, negli ultimi mesi, hanno perso la vita a causa del Covid-19. Alla fine di settembre, la Conferenza spagnola dei religiosi (Confer) ha contato 391 consacrati, appartenenti a 78 Congregazioni diverse, morti a causa del Covid-19 dall’inizio della pandemia.  “Coloro, che sono stati chiamati alla Casa del Padre a causa del coronavirus – ha osservato  il presidente della Commissione, vescovo eletto di León e amministratore diocesano della diocesi di Mondoñedo-Ferrol, monsignor Luis Ángel de las Heras Berzal -, hanno un volto unico e un nome proprio davanti a Dio, e così li ricordiamo e li onoriamo nella nostra preghiera".  (AP)

18 novembre - REGNO UNITO #coronavirus Un progetto fotografico per pregare in Avvento durante il secondo lockdown

28 Immagini per 28 giorni, per mantenere la luce del Cristo Risorto nel cuore della Chiesa e nel cuore della gente: è questo il singolare progetto fotografico promosso dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles per l’imminente periodo di Avvento che si aprirà all’insegna del nuovo lockdown nazionale causato dall’infuriare della seconda ondata della pandemia da Coronavirus. Secondo quanto riportato dal sito dell’Episcopato, verranno pubblicate sulla piattaforma Flickr le fotografie scattate dal fotografo dei vescovi nelle chiese cattoliche di Londra e dintorni e del sudest durante la seconda serrata, proprio per offrire una visione della celebrazione della Messa nella solenne cornice di una chiesa vuota. Le immagini, rigorosamente in bianco e nero, mostrano chiaramente quanto per la Chiesa sia importante il popolo, che è il Corpo di Cristo. “Noi aspettiamo, proprio come in Avvento, di essere più vicini al Signore, sappiamo che 28 giorni dopo il popolo tornerà, così come il colore, la vita e la gioia, mentre celebriamo il ritorno alla Messa”, scrivono i vescovi. La stagione di preghiera dell'Avvento si apre, infatti, con il lockdown nazionale causato dalla seconda ondata della pandemia e segue quello primaverile che ha lasciato i fedeli a pregare durante la Quaresima e la Pasqua in isolamento e separazione. “I cattolici sentono la mancanza dei Sacramenti, ma Cristo non è vincolato dall'isolamento, Egli cammina sempre con noi – concludono - le chiese sono chiuse per il culto pubblico ma aperte per la preghiera privata. I nostri sacerdoti e i nostri vescovi continuano a celebrare la Messa quotidiana. Tutto questo è doloroso, ma sappiamo che è temporaneo”. (RB)

18 novembre - BRASILE Acs chiede sostegno per la prelatura di Itacoatiara per aiutare i sacerdoti a spostarsi nelle diverse parrocchie

Serve una nuova imbarcazione per la parrocchia di Cristo Re, nella prelatura di Itacoatiara, nell’Amazzonia, per consentire ai sacerdoti di raggiungere le parrocchie suffraganee più lontane e Aiuto alla Chiesa che Soffre ha promesso di donare 27.600 euro. Sono 48 le parrocchie suffraganee della chiesa di Cristo Re, cinque delle quali su un’isola e 30 sulle rive del Rio Arari, e per spostarsi ci si avvale di battelli. La sola prelatura di Itacoatiara si estende per oltre 58mila chilometri quadrati. I sacerdoti, coadiuvati da catechisti, riescono ad arrivare nei luoghi più remoti una o due volte l’anno per la celebrazione dei sacramenti. Con una piccola barca ci vogliono fino a dieci ore di viaggio per raggiungere la parrocchia più lontana. Al momento la parrocchia di Cristo Re dispone di una barca a motore, purtroppo non in buone condizioni, che può ospitare sette persone. In più ci sono gli alti costi del carburante da affrontare. Aiuto alla Chiesa che Soffre ha pensato di sostenere l’acquisto di una nuova barca più sicura per facilitare il lavoro pastorale. (TC)

17 novembre - SVIZZERA “Natale comunque, luce comunque”, l’Avvento ecumenico che vuole valorizzare il messaggio del Natale con varie iniziative e progetti solidali

Un’iniziativa ecumenica in Svizzera per l’Avvento e il Natale di quest’anno. Si chiama “Natale comunque, luce comunque” e a proporla sono monsignor Felix Gmür, presidente della Conferenza episcopale svizzera, Rita Famos, pastore della Chiesa evangelica riformata della Svizzera, e da Harald Rein, vescovo della Chiesa cattolica-cristiana della Svizzera che invitano tutti coloro che celebrano il Natale ad avvicinarsi a questo periodo di festa con speranza, nonostante le restrizioni e le misure di protezione. Per questo, dal 23 novembre www.lumierequandmeme.ch offrirà idee e spunti idee per vivere diversamente l’Avvento e il periodo natalizio, in tre ambiti: “Celebrare comunque - In connessione comunque - Solidarietà comunque”. Oltre a testi meditativi e a gesti concreti, riferisce il portale della Conferenza episcopale svizzera, verranno presentati progetti solidali da sostenere o progetti legati alla pandemia in Svizzera e all’estero. “Quest’anno, non sempre saremo in grado di celebrare il Natale dove vogliamo: in chiesa, con i nostri cari o con nostre famiglie allargate, con i conoscenti, con i nostri amici - si legge in comunicato della Conferenza episcopale svizzera -. Molti di noi saranno in quarantena o isolati, si sentiranno esclusi o dovranno lavorare per garantire i servizi essenziali. Ma per quanto dure siano le circostanze attuali, Gesù viene nel mondo, di cui è la luce, e trova il suo posto tra gli esseri umani”. Questo vuole essere il messaggio dell’iniziativa lanciata nelle quattro lingue nazionali svizzere che intende sviluppare varie idee nelle strade, nelle case, nelle chiese o nel mondo virtuale. (TC)

17 novembre - TERRA SANTA I santuaristi francescani in formazione per prepararsi alla riapertura dei luoghi di culto alla luce della “Fratelli tutti”

Ridurre al minimo le spese, sapersi prendere cura dei luoghi attraverso la manutenzione ordinaria necessaria, essere pronti quando i pellegrini torneranno, prepararsi alla luce dell’enciclica “Fratelli Tutti” coltivando sempre di più l’accoglienza verso tutti: sono le indicazioni che il custode di Terra Santa fr Francesco Patton ha dato ai partecipanti del corso di “Formazione Permanente francescano per i santuaristi e i sagrestani” apertosi ieri a Nazareth, in Terra Santa, e che proseguirà fino a giovedì. Ai lavori stanno prendendo parte numerosi francescani impegnati, sia di persona che da remoto, in attesa della riapertura ai fedeli e ai turisti dei luoghi di culto affidati alla loro cura pastorale. Fr Patton ha raccomandato l’attenzione anzitutto per i fedeli locali, per i quali i santuari francescani sono fonte di identità cristiana, ma anche verso i fedeli di altre religioni o i non credenti, verso i quali invita ad un “atteggiamento di apertura fraterna, come quello usato da San Francesco visitando il sultano Al Malik Al Kamil”. (TC)

17 novembre - ITALIA Azione Cattolica, Centro Sportivo Italiano e Comunità Papa Giovanni XXIII in campo per la tutela dei minori

Sono 289 gli operatori, 97 gli studenti universitari del corso di criminologia dell'Università di Bologna e 317 gli educatori pronti alla formazione che Azione Cattolica, Centro Sportivo Italiano e Comunità Papa Giovanni XXIII hanno deciso di impegnare nella prevenzione degli abusi sessuali sui minori. I dati sono stati resi noti in occasione della “Giornata europea per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento sessuale e gli abusi sessuali” che si celebra domani. Impegnate nel progetto “Safe”, cofinanziato dall’Unione Europea, le tre associazioni hanno voluto formare i propri associati perché nei rispettivi ambienti e nelle diverse attività i minori possano essere tutelati. Una problematica, quella della tutela dei minori, tornata alla ribalta in questo particolare tempo di pandemia. Il Consiglio d’Europa ha recentemente segnalato un incremento dei rischi del web: nel periodo del lockdown è aumentata circolazione di materiali abusivi ed è cresciuto lo sfruttamento sessuale dei minori online. “Rimettere al centro le buone relazioni tra individui e tra generazioni è più che mai fondamentale per alimentare fiducia e speranza in tempi migliori - afferma Matteo Truffelli, presidente di Azione Cattolica -. Ciò significa anche ridare centralità e attenzione ai processi educativi, e in particolare al ruolo, alla responsabilità, che gli adulti hanno nella formazione delle giovani generazioni”. Vittorio Bosio, presidente del Centro Sportivo Italiano, parlando del progetto “Safe” spiega che la parola safe vuole essere quella password di sicurezza fisica, di incolumità alla salute e anche di protezione da abusi di ogni tipo: sessuale, emotivo, intellettivo, che possono accadere anche negli ambienti dello sport. Per questo motivo si punta alla formazione di allenatori e tecnici capaci di intercettare preventivamente i rischi. Infine, secondo Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII “scommettere sulla formazione di adulti affidabili significa non solo garantire ambienti e attività sicure per la crescita dei minori, ma rimettere al centro l’educazione, come via per custodire le relazioni e generare speranza e fiducia nel futuro”. (TC)

17 novembre - EUROPA Chiese cristiane europee: reddito minimo sia una priorità dell’UE per combattere contro la povertà

Una direttiva quadro europea in materia di reddito minimo. A chiederla alla Commissione europea è l’Eurodiaconia, una rete europea di Chiese e ong cristiane impegnate nella promozione della giustizia sociale. L’appello firmato, tra gli altri anche dalla Caritas Europa, si riferisce alle conclusioni del Consiglio europeo dello scorso ottobre sul “Rafforzamento della protezione del reddito minimo per combattere la povertà e l’esclusione sociale nella pandemia Covid-19 e oltre” che invitavano la Commissione ad “avviare un aggiornamento del quadro giuridico dell’Unione per sostenere e integrare efficacemente le politiche degli Stati membri in materia di reddito minimo nazionale”. “Prima della crisi del Coronavirus, una persona su cinque era a rischio di povertà ed esclusione sociale. Si tratta di quasi 110 milioni di persone senza abbastanza soldi per sbarcare il lunario e vivere una vita dignitosa”, osservano i firmatari, secondo i quali il mancato raggiungimento degli obiettivi che l’UE si è fissata nel 2020 contro la povertà “minaccia la credibilità dell'Europa sociale”. “Uno dei modi migliori per evitare che le persone vengano trascinate nella povertà è costruire la resilienza individuale e sociale e forti sistemi di protezione sociale sono la pietra angolare di tale resilienza – spiega l’appello -. Alla luce di ciò, sistemi di reddito minimo adeguati, accessibili e abilitanti hanno un ruolo essenziale da svolgere come rete di sicurezza finale”. L’invito del Consiglio –  prosegue il testo - è un riconoscimento del fatto che i meccanismi di politica morbida finora messi in campo dall’UE “hanno avuto un impatto limitato, perché non sono riusciti a garantire un livello di reddito che rispetti i diritti e la dignità di milioni di persone”. Ad oggi, infatti, solo due Stati membri dell’Unione erogano prestazioni vicine alla soglia di povertà, mentre in molti Paesi esse arrivano a malapena al 20% di tale soglia”. Per questo le Chiese cristiane uniscono la loro voce all’invito del Consiglio: “Sappiamo dal nostro lavoro che la mancanza di redditi minimi adeguati, accessibili e abilitanti è una priorità fondamentale per le persone che vivono in condizioni di povertà in tutta Europa”. Alla Commissione di Bruxelles le Chiese cristiane europee chiedono quindi una proposta “ambiziosa”, “politicamente e giuridicamente fattibile”, che possa riunire gli Stati membri “attorno a un impegno politico e morale condiviso per porre fine alla povertà e all'esclusione sociale, contribuendo così “a ripristinare la fiducia nel progetto europeo”. (LZ)

17 novembre  COLOMBIA Uragano Iota. Vescovi: appello ai colombiani alla solidarietà per le persone colpite dalla tempesta tropicale

L'uragano tropicale Iota, - il 30.mo del 2020 -, che ha raggiunto la categoria 5, ed è poi stato retrocesso alla categoria 4 dall'American National Hurricane Center (NHC), con venti superiori a 250 km orari, si è abbattuto sull’America Centrale e sulla Colombia, dove nel territorio dell'isola caraibica di Providencia ha causato la morte di una persona e innumerevoli danni.  I vescovi colombiani, in un comunicato diffuso ieri sulla pagina web dell’Episcopato, hanno espresso la loro fraterna vicinanza a tutte le persone nel Paese colpite dai disastri naturali dell’ondata invernale e degli uragani. In particolare, alle popolazioni del territorio dell'arcidiocesi di Cartagena e Santa Fe de Antioquia, delle diocesi di Quibdó e Istmina -Tadó, e del Vicariato Apostolico di San Andrés e di Providencia. I presuli hanno invitato a pregare per il riposo eterno dei defunti e per il conforto delle loro famiglie, nonché per la pronta guarigione dei feriti e per coloro che hanno perso tutto, sottolineando come, attraverso il Segretariato Nazionale della Pastorale Sociale (SNPS), abbiano già avviato azioni umanitarie volte ad affrontare queste emergenze, come stanno facendo i Banchi Alimentari nelle diverse giurisdizioni ecclesiastiche.   “Le dimensioni di queste tragedie sono immense e le conseguenze devastanti” hanno scritto i presuli. “Pertanto, ci appelliamo con urgenza alla solidarietà di tutti i colombiani, perché si riesca ad alleviare un poco il dolore dei fratelli colpiti da queste catastrofi”. Per concludere, i vescovi hanno esortato le comunità cattoliche a pregare, affinché Dio aiuti la popolazione a superare questa difficile situazione. (AP)

17 novembre  ITALIA Allarme Caritas Ambrosiana: in un mese, 672 famiglie in più bisognose di aiuto

Crescono le richieste di aiuto alla Caritas Ambrosiana, ad un mese dall’entrata in vigore del Dpcm del 18 ottobre che ha limitato le attività economiche per rallentare la curva dei contagi da Covid-19. In soli 30 giorni, informa una nota, 672 famiglie in più si sono rivolte agli Empori della solidarietà per fare la spesa gratuitamente, portando così a 9mila la cifra globale dei beneficiari che hanno usufruito di questa opzione a partire dal lockdown di marzo. Significative anche le erogazioni del “Fondo San Giuseppe”, voluto dall’Arcidiocesi di Milano e sostenuto dal Comune locale: ad oggi, sono stati distribuiti 3.067.500 euro a 1.692 famiglie che hanno perso il lavoro a causa della pandemia. Da segnalare, però, che solo nell’ultimo mese la somma erogata è stata pari a 489.500 euro per 228 persone, il che significa che c’è stata un’impennata nelle richieste, derivante da nuove difficoltà economiche. In crescita anche gli aiuti distribuiti dal Fondo di assistenza diocesano che, nei primi 15 giorni di novembre, ha fatto registrare già 60 domande di aiuto.   Pur necessarie in termini sanitari, spiega Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, le restrizioni del Dpcm “inevitabilmente creano malessere sociale che, purtroppo, viene pagato dai lavoratori meno qualificati, con contratti più deboli o nessun contratto. In una parola, i più poveri e meno tutelati”. Per contrastare questa “sofferenza sociale”, dunque, è fondamentale “sempre di più l’aiuto di tutti”, soprattutto quando si dovrà iniziare a pensare alla “ricostruzione” post-pandemia. Intanto, la “Fondazione Robert F. Kennedy Human Rights Italia”, ha donato 350 mila euro per la distribuzione di cibo, la costruzione di nuovi Empori solidali e per il Fondo di assistenza diocesano. Ciò permetterà a Milano, attualmente in “zona rossa”, ovvero in massima allerta, di portare aiuto a chi si trova maggiormente in difficoltà. (IP)

17 novembre - POLONIA–GERMANIA 55° anniversario scambio epistolare vescovi. Fondazione Kolbe: lavorare per la pace e la fraternità

Sono trascorsi 55 anni dal quel 18 novembre 1965 quando, al termine del Concilio Vaticano II, avvenne lo storico scambio di lettere di perdono reciproco tra le Chiese della Polonia e della Germania, dopo la seconda Guerra Mondiale. A poco più di cinque decadi da quell’evento, la Fondazione Massimiliano Kolbe ha diffuso una dichiarazione firmata da suoi copresidenti, l’Arcivescovo tedesco di Bamberg, Ludwig Schick, e il suo omologo polacco di Katowice, Wiktor Skworc. Nel documento congiunto, si ricorda come le missive di 55 anni fa “diedero inizio al dialogo ed al processo di riconciliazione” tra la Germania e la Polonia. E quei valori pacifici sono primari ancora oggi, “nell’attuale condizione” in cui si trovano “l’Europa e il mondo”, per i quali “c'è ancora bisogno di una testimonianza di riconciliazione cristiana, una testimonianza della Chiesa, che confermi che le scuse possono essere accettate, il perdono concesso e la pace può diventare un fatto” concreto. Per questo, la Fondazione Kolbe, nata nel 2007 per volontà dei vescovi tedeschi e polacchi, vuole essere “uno strumento congiunto di promozione permanente dello spirito di riconciliazione”, si legge nella dichiarazione. Essa, infatti, “dimostra, soprattutto alle giovani generazioni, che la riconciliazione è possibile e che costruire un futuro di pace insieme è più importante che alimentare i conflitti”. In quest’ottica, e in memoria di San Massimiliano Kolbe, morto il 14 agosto 1941 ad Auschwitz dopo aver offerto la propria vita al posto di quella di un altro prigioniero, la Fondazione “accoglie con favore la decisione dei Bundestag tedesco di creare un monumento, a Berlino, in un luogo appropriato, per commemorare le vittime polacche dell’occupazione tedesca della Polonia”. Questo gesto, infatti, “colmerà una lacuna importante nelle relazioni” tra i due Paesi, dando vita  ai principî del perdono, della fraternità e dell’amicizia sociale, richiamati anche dalla recente Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”. (IP)

17 novembre - ITALIA Un corso online per guide turistiche dedicato al Basso Medioevo promosso dalla diocesi di Roma

Il Basso Medioevo è il protagonista del corso di aggiornamento e formazione per le guide turistiche dedicato alla bellezza della Città Eterna promosso dall’Ufficio diocesano per la cultura e l’università della diocesi di Roma. Le lezioni on line, proposte in diretta sul canale Youtube sono aperte a tutti e organizzate in collaborazione con l’ufficio diocesano per le aggregazioni laicali e le confraternite, l’ufficio diocesano per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport e Federagit – Confesercenti – Guide Turistiche Roma. Si parte questo pomeriggio con una diretta dalle 18 alle 19.15 con un incontro tenuto dal direttore dell’Ufficio per la cultura e l’università monsignor Andrea Lonardo e da  Amedeo Feniello, professore di Storia medioevale all’Università dell’Aquila sul tema “Un oscuro periodo di luce. Storia e geografia del Basso Medioevo”. “Abbiamo avuto tantissime richieste di partecipazione”. Lo spiega a Vatican News Andrea Lonardo.  “Penso che le guide turistiche siano importanti come professori di università: uno straniero che effettua una sola volta nella vita un viaggio in una città impara di quel posto ciò che la guida gli dice”. In questo momento di crisi dovuto alla pandemia Covid-19 anche le guide turistiche sono in difficoltà: “Alcune di loro – prosegue il direttore dell’ufficio diocesano per la cultura e l’università - mi dicono che in un anno hanno lavorato solo due giorni. Con questo corso vogliamo essere loro vicini”. Il corso negli anni scorsi ha affrontato, sempre dalla prospettiva di Roma, le origini del cristianesimo fin dall’epoca imperiale. Quest’anno i riflettori sono accesi su un periodo storico affascinante: “Dopo l’anno mille – ricorda Lonardo – hanno inizio il romanico e il gotico, nascono città e comuni. Si apre un mondo nuovo che vorremmo conoscere, far amare, discutere nei suoi punti critici. “Ciò che noi viviamo – conclude - lo dobbiamo ad una storia che ci ha costruito, con i suoi limiti che abbiamo superato e con le sue bellezze che ci hanno arricchito. Come diceva Giovanni di Salisbury citando un teologo: siamo come nani seduti sulle spalle dei giganti”. (PO)

17 novembre -  VIETNAM Giornata Mondiale dei Poveri. Assistenza sanitaria gratuita dei cattolici ai poveri e ai disabili

In occasione della Giornata Mondiale dei Poveri, celebrata domenica scorsa, almeno 2.000 persone hanno potuto sottoporsi, il 15 novembre, a visite mediche gratuite, e ricevere medicine, colazione e regali da 200 operatori sanitari, assistenti sociali e volontari cattolici e non, in una scuola di Ho Chi Minh City: persone appartenenti a famiglie povere e persone con disabilità fisiche, ospiti di 22 case e di centri gestiti in città da cristiani e buddisti.  Padre Anthony Nguyen Ngoc Son, vicepresidente dell’Association for the Support of People with Disabilities and Orphans, ed ex responsabile di Caritas Vietnam, ha parlato di questa assistenza sanitaria gratuita a persone svantaggiate “come una sorta di atto d'amore in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri". Questi pazienti – ha raccontato il sacerdote ad UCA News - soffrono di disturbi agli occhi, ai denti, al cuore, alle articolazioni, alla digestione e ai nervi e non possono permettersi visite e trattamenti a pagamento. Tuttavia hanno bisogno di essere curati bene per poter proseguire gli studi, per lavorare per vivere, per integrarsi nella società e vivere con dignità. Padre Son, ricordando il suo impegno ogni due mesi ad organizzare un gruppo di operatori sanitari con lo scopo di offrire visite mediche gratuite e cibo ai poveri delle zone rurali, ha concluso ribadendo quanto i 167.000 disabili e i 13.000 orfani che vivono ad Ho Chi Minh City abbiano bisogno del sostegno materiale di tutta comunità. (AP)

17 novembre - GERMANIA La Chiesa evangelica e cattolica lanciano una campagna ecumenica contro l’anti-semitismo 

È essenziale in questo momento prendere posizione contro il risorgente anti-semitismo. Deve essere chiaro che esso è un peccato che contraddice i valori fondanti del cristianesimo”. Con queste parole il pastore Heinrich Bedford-Strohm, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (Ekd) ha presentato nei giorni scorsi a Berlino la nuova campagna ecumenica “Ebrei e cristiani: più vicino di quanto tu possa pensare” che sarà lanciata in Germania nel 2021. Nata da un’iniziativa locale della Chiesa evangelica di Berlino-Brandemburgo-Slesia e Alta Lusazia, la campagna si è trasformata in un vasto progetto ecumenico nazionale sostenuto anche dalla Conferenza episcopale tedesca (Dbk). Tra gli elementi salienti della campagna – riporta il sito del Consiglio mondiale delle Chiese - l’esposizione ogni mese nelle chiese e in altre istituzioni cristiane di manifesti riguardanti una particolare festa o tradizione che metteranno in evidenza le similitudini e le differenze tra le due religioni. "Una buona idea",  secondo il Rabbino Andreas Nachama, presidente della Conferenza generale dei Rabbini di Germania, che ha osservato come l’anti-semitismo sia di nuovo in preoccupante crescita nel Paese. “Le Chiese sono parte di questa società quindi l’antisemitismo è presente anche lì, per quanto io non lo abbia riscontrato personalmente nei numerosi incontri che ho avuto con i cristiani”, ha evidenziato il rabbino che ha contribuito all’iniziativa. “È dovere di noi cristiani opporci con decisione a tutte le forme di antisemitismo”, ha sottolineato, da parte sua, monsignor Ulrich Neymeyr vescovo di Erfurt e presidente della sottocommissione per le relazioni religiose con l'ebraismo nella Conferenza episcopale tedesca. "Non dobbiamo distogliere lo sguardo quando gli ebrei vengono insultati o attaccati", ha detto. "E non dobbiamo ignorarlo quando si ride delle barzellette sugli ebrei, quando la gente parla di un presunto complotto ebraico mondiale o quando si demonizza lo Stato di Israele” (LZ)

17 novembre  MOZAMBICO Plenaria Vescovi: appello per pace a Cabo Delgado e preghiere per vittime pandemia

Una preghiera per tutte le vittime della pandemia da Covid-19 e un appello per la pace nella regione di Cabo Delgado, da tempo al centro di violenze perpetrate da gruppi armati jihadisti: questi i punti focali ricordati dalla Conferenza episcopale del Mozambico (Cem), nel comunicato finale diffuso al termine della sua Assemblea Plenaria, svoltasi dal 9 al 14 novembre presso il Seminario filosofico interdiocesano di Sant’Agostino a Matola. Ispirato dal versetto del Vangelo di Giovanni, “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (14,27), il documento episcopale si apre con “la fraterna vicinanza” della Cem ai “fratelli e alle sorelle di Cabo Delgado”, nella “costante preghiera e speranza di trovare vie di dialogo che facilitino la fine del terribile conflitto e della conseguente crisi umanitaria” in corso. Attualmente, infatti, sul terreno si contano “più di 2mila morti e 400mila sfollati”, causati da “violenze, rapimenti, crimini e violazioni dei diritti”. Di fronte a tale “tragedia – scrivono i vescovi – ribadiamo la necessità di rafforzare le nostre istituzioni caritative per mitigare”, “contenere ed alleviare” il dramma che sta vivendo la popolazione locale. A tal proposito, la Cem ricorda il contributo inviato da Papa Francesco, “una donazione straordinaria per gli sfollati dal valore di centomila euro”. Ma “è responsabilità di ognuno lavorare per uscire dalla crisi attuale”, ribadiscono i vescovi, esortando i fedeli a lavorare in favore della “riconciliazione nazionale”, della “pace” e del “bene comune”. Nel corso della Plenaria, prosegue il comunicato, i vescovi hanno ricevuto la visita del Nunzio Apostolico nel Paese, Monsignor Piergiorgio Bertoldi, il quale li ha incoraggiati a “continuare la loro missione nella società, in una prospettiva di servizio”. Al centro dei lavori assembleari, anche il tema dei seminari, per i quali è stata ribadita la necessità di riprendere, quando possibile, le attività formative, ferme a causa della pandemia da Covid-19. Prospettive sono state presentate, inoltre, per il prosieguo dei lavori di costruzione del Seminario “San Carlo Lwanga” a Nampula. Altro tema in agenda, la quarta Assemblea pastorale nazionale, attualmente in preparazione sul tema “Ravvivare l’annuncio e la testimonianza della Parola di Dio oggi”. Di tale incontro stati presentati i Lineamenta, che i vescovi hanno affidato ai fedeli perché li leggano e li approfondiscano all’interno delle rispettive comunità, parrocchie e diocesi. Il programma della Plenaria, inoltre, ha visto un incontro della Cem con Helena Mateus Kida, Ministro della Giustizia e degli Affari costituzionali e religiosi: a lei, i presuli hanno espresso la loro “volontà di collaborare” con lo Stato “in vari ambiti della vita sociale, come l'educazione civica e morale dei giovani, l’educazione alla pace e alla riconciliazione; la lotta contro la povertà”. Al contempo, i vescovi hanno espresso “alcune urgenti preoccupazioni”, soprattutto riguardo alla “libertà religiosa”, punti sui quali il Ministro Kida ha mostrato “apertura e disponibilità alla collaborazione”. Guardando, poi, alla “esperienza della fede nel contesto del coronavirus” – che in Mozambico ad oggi, 17 novembre, ha provocato 14.500 casi in totale, circa 13mila guarigioni e 116 decessi – la Cem si è rallegrata “della possibilità di riprendere il culto pubblico nelle parrocchie”. Tuttavia, i vescovi hanno fatto notare “con tristezza che una tale ripresa non è a beneficio di gran parte delle comunità rurali, soprattutto di quelle che non sono in grado di soddisfare i requisiti richiesti dai Protocolli sanitari, a causa di risorse economiche limitate”. Infine, la Chiesa cattolica mozambicana ha esortato tutti i fedeli a non cedere “in questo momento di grande prova, bensì a mantenere sempre viva la fiamma della fede e della speranza in Cristo”. Il messaggio episcopale si conclude con un augurio di “pace, gioia e speranza” per il Santo Natale. (IP)

17 novembre- IRLANDA 22 novembre, a Knock, Messa per le vittime del #coronavirus

L’Irlanda commemora le vittime della pandemia da Covid-19 e lo fa con una Messa solenne in programma domenica prossima, 22 novembre, presso il Santuario mariano nazionale di Konck. A presiedere la celebrazione, prevista per le ore 12.00, sarà Monsignor Michael Neary, l'Arcivescovo di Tuam e custode del Santuario. La Messa sarà trasmessa in diretta streaming sul sito web del luogo di culto e, in differita pomeridiana, sull’emittente nazionale Rté. “Nonostante la tristezza, la paura e l’incertezza che abbiamo vissuto quest’anno – afferma Monsignor Neary – Dio, Buon Pastore, radunerà il suo popolo, darà da mangiare agli affamati, guarirà i feriti e renderà forti i deboli”. “In questo mese di novembre – aggiunge – ricordiamo tutti coloro che sono morti in Irlanda per il Covid-19 e sperimentiamo la cura del Pastore per coloro che li piangono”. Incoraggiando, quindi, i fedeli ad unirsi spiritualmente alla celebrazione eucaristica, il presule li esorta anche a “scrivere on line, sul sito web del Santuario di Knock, le intenzioni di preghiera che verranno presentate all’altare durante la Messa”. “Possa il Signore misericordioso benedire e dare conforto a tutti coloro che sono in lutto in questo momento”, conclude l’Arcivescovo. Ad oggi, 17 novembre, in Irlanda si contano oltre 68mila casi totali di coronavirus, con 25mila guariti e quasi 2mila deceduti. Per arginare i contagi, a fine ottobre il governo di Dublino ha varato nuove misure restrittive, attuando un lockdown totale simile a quello di marzo e aprile: le restrizioni saranno in vigore fino al 1.mo dicembre e prevedono, tra l’altro, la chiusura delle chiese alle celebrazioni con concorso di popolo. A tal proposito, in un recente messaggio, l’Arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, ha affermato: “Nella situazione attuale in cui la partecipazione al culto pubblico è sospesa, dobbiamo costantemente ricordare a noi stessi che la vita cristiana non è sospesa. Le porte della nostra Chiesa possono essere chiuse per le celebrazioni pubbliche, ma il messaggio di Gesù Cristo non appartiene solo agli edifici”, ma va portato “a coloro che sono aperti ad esso, vicini o lontani dalla Chiesa, giovani o anziani”. Solo “una Chiesa segnata dalla santità, dalla cura per i poveri e dall'impegno nel portare un autentico contributo cristiano alla comune ricerca del bene e della verità – ha concluso l’Arcivescovo – potrà raggiungere il cuore degli indifferenti e di coloro che si sentono disillusi”. (IP)

17 novembre - ARGENTINA Il governo legalizza la coltivazione in propriuo della cannabis a scopo terapeutico. La preoccupazione della Chiesa

(VNS) – 17nov20 – La prudenza richiesta nell'applicazione del cannabidiolo nelle cure palliative non è coerente con una "apertura senza limiti" all'autocoltivazione, che potrebbe portare alla "legittimazione nascosta" di altri tipi di consumo. La Pastorale Nazionale delle dipendenze e della tossicodipendenza ha rilasciato ieri una dichiarazione in cui ha espresso la sua preoccupazione per la modifica del regolamento della legge n. 27.350 sull'uso medico della cannabis, avendo constatato come "le sostanze che creano dipendenza siano ora più accessibili". Il documento, riferendosi alla legge in merito alla "ricerca medica e scientifica sull'uso medico della pianta di cannabis e dei suoi derivati", pur sottolineando come l'applicazione della cannabis medica, come richiesto dai pazienti e dai parenti dei pazienti, "debba essere sostenuta e accompagnata dalla società nel suo complesso", tuttavia ha ricordato che "la stragrande maggioranza della comunità scientifica e delle agenzie di controllo della droga in tutto il mondo hanno consigliato responsabilità e prudenza”. La norma, con l’apertura senza limiti all'autocoltivazione della cannabis per sé stessi o per terzi e “la mancanza di specificazione delle malattie che ne giustificano l'applicazione", può legittimare in maniera nascosta altri tipi di consumo “e questo ci preoccupa” ha affermato la Pastorale. "Per rendere giustizia a chi soffre di una malattia – conclude il documento -, non dobbiamo esporre i più fragili. Ecco perché nella dichiarazione che abbiamo presentato nel 2016 abbiamo sottolineato che la fornitura di cannabidiolo dovrebbe essere eseguita dallo Stato ed essere gratuita". (AP)

17 novembre - TURCHIA Gli aiuti della Caritas Internationalis per i terremotati

Il 30 ottobre, un violento terremoto di magnitudo 6.6 ha colpito le coste turche, al largo del Mar Egeo meridionale, provocando 114 morti, più di mille ferii e circa 15mila sfollati, a causa dei tanti edifici distrutti o resi inagibili dalle onde sismiche. A due settimane di distanza dal quel tragico giorno, la macchina della solidarietà non si ferma, soprattutto in vista dell’arrivo dell’inverno. Per questo, Caritas Internationalis – in una nota - esorta a contribuire al suo programma di emergenza, della durata di due mesi, che prevede il sostegno a 2.500 persone, alle quali verranno forniti articoli di prima necessità, tra cui pannolini e latte in polvere per neonati, coperte, letti da campo, vestiti invernali e piccolo elettrodomestici. Non solo: in vista dell’abbassamento delle temperature, “ci sarà un ulteriore bisogno di vestiti caldi, coperte e stufe”; Caritas Internationalis quindi “continuerà a valutare le necessità di coloro che vivono in situazioni precarie per garantire loro un'assistenza a lungo termine”. "Nonostante la crisi globale - dice Nadir Nadhim, direttore della Caritas Turchia - abbiamo sentito davvero la solidarietà della popolazione locale, che ha generosamente offerto un aiuto concreto a coloro che sono stati colpiti dal terremoto”. Ma ora, aggiunge, “abbiamo bisogno di un sostegno duraturo per poter continuare i nostri programmi e dare speranza a coloro che stanno cercando di ricostruire la loro vita”. Il programma di aiuti della Caritas Internationalis prevede un costo di 52mila euro; 20mila euro sono già stati ricevuti, ma ne mancano altri 32mila. Chi volesse fare una donazione, può utilizzare il sito ufficiale https://www.caritas.org/donation/izmir-earthquake/ (IP)

17 novembre - FRANCIA Vescovi incontrano Primo Ministro: niente Messe pubbliche almeno fino al 1.mo dicembre. Presentato nuovo protocollo sanitario della Cef

Le attuali condizioni sanitarie non permettono oggi la ripresa delle celebrazioni religiose pubbliche. Lo ha ribadito il Primo Ministro francese Jean Castex, incontrando ieri il presidente della Conferenza episcopale francese (Cef), monsignor Éric de Moulins-Beaufort, e il segretario generale della Cef, padre Hugues de Woillemont, insieme agli altri rappresentanti dei culti in Francia. Le celebrazioni con la partecipazione fisica dei fedeli sono state sospese il 3 novembre dopo le nuove misure restrittive prese dal Governo Macron per contenere la seconda ondata di contagi. Decisione successivamente confermata dal Consiglio di Stato che ha respinto un ricorso dei vescovi. L’incontro di ieri pomeriggio, al quale ha partecipato anche il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, è avvenuto all’indomani di una serie di manifestazioni che nel fine settimana hanno visto riuniti davanti alle loro chiese diversi cattolici per chiedere alle autorità la possibilità di celebrare le Messe con la partecipazione dei fedeli. Secondo il Governo non esistono le condizioni perché questo sia possibile, ma Castex - riferisce un comunicato della Cef - ha dato mandato al Ministro dell’Interno “di predisporre, senza indugio, in collaborazione con i rappresentanti delle religioni, i protocolli necessari per una ripresa controllata dal 1.mo dicembre, sempre che le condizioni sanitarie lo permettano”. In vista della riapertura, la Conferenza episcopale francese ha già presentato al ministro un dettagliato protocollo sanitario per garantire le migliori condizioni di sicurezza possibili. Verranno inoltre presentate le regole per la ripresa anche di altre attività pastorali in presenza, come il catechismo i consigli pastorali. “Il Primo Ministro – evidenza il comunicato della Cef – ha ribadito la volontà del governo di ottenere le migliori condizioni igienico-sanitarie per il periodo di Natale”. Insieme agli altri rappresentanti dei culti presenti all’incontro i due presuli hanno sottolineato “le forti aspettative dei fedeli”. La Conferenza episcopale è consapevole della “delusione e dell’impazienza di molti fedeli, ma – osserva la nota – i cattolici sapranno far fronte a questa attesa e a questa privazione. Il governo si sta assumendo la responsabilità della situazione sanitaria nel Paese e noi dobbiamo tutti accettare di esserne gli attori. Rispettando queste misure sanitarie, la Chiesa partecipa allo sforzo nazionale per combattere l’epidemia”, conclude la nota. (LZ)

17 novembre - MONDO 22 novembre, al via Giubileo dei Passionisti. Messa del Cardinale Parolin

"Rinnovare la nostra missione: gratitudine, profezia e speranza": su questo tema, la Congregazione della Passione di Gesù Cristo, meglio nota come Passionisti, si prepara a vivere uno speciale Giubileo per il terzo centenario di fondazione. Le celebrazioni avranno inizio il prossimo 22 novembre: in quella stessa data, nel 1720, San Paolo della Croce, al secolo Paolo Danei, stese le regole della Congregazione. L’Anno Giubilare sarà inaugurato alle ore 10.30 nella Basilica romana dei Santi Giovanni e Paolo, in cui si terrà il rito di apertura della Porta Santa, seguito dalla Santa Messa presieduta dal Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin. La cerimonia sarà trasmessa in streaming sulla pagina Facebook e il canale YouTube dei Passionisti. “Il Giubileo – spiega la Congregazione – sarà una grande opportunità per approfondire il nostro impegno a mantenere viva la memoria della Passione di Gesù come la più grande espressione dell’amore di Dio per tutti i popoli e per tutto il Creato”. Lo speciale Anno si concluderà il 1.mo gennaio 2022, in ricordo della data in cui Paolo Danei concluse il suo ritiro spirituale di 40 giorni per “raccogliere compagni con cui condividere ed annunciare al mondo l’amore del Crocifisso”. A causa della pandemia da Covid-19, al momento il programma giubilare non prevede grandi eventi. Oggi, i Passionisti sono presenti in 63 Paesi dei cinque continenti. Il Giubileo che si preparano a festeggiare, affermano, “non è la celebrazione della nostra grandezza o dei nostri successi, quanto piuttosto la celebrazione della benedizione di Dio concessa nell’arco di questi tre secoli e della fedeltà di innumerevoli Passionisti i quali, nonostante le loro debolezze e fragilità umane, con l’offerta della loro vita e con la loro missione, hanno mantenuta viva la memoria della Passione di Gesù, quale atto generoso e concreto dell’amore di Dio”. L’evento, quindi, punterà a “trovare modi nuovi e attuali di promuovere tale memoria e a rinnovare la nostra missione di proclamare il Vangelo della Passione”. Quanto alle tre parole scelte per il motto giubilare, i Passionisti spiegano: “La gratitudine è per il Dio di amore e compassione che ci ha benedetti; la profezia è il leggere i segni dei tempi e trovare nuovi modi di evangelizzare, attraverso ‘le lenti’ della passione di Cristo; la speranza è il discernimento dei progetti di Dio e delle Sue promesse di un futuro colmo di significato”. “Che la passione di Gesù – conclude la Congregazione – sia sempre nei nostri cuori”. (IP)

17 novembre - AUSTRALIA Tasmania, Ddl suicidio assistito. Ospedali cattolici: norma contraria ai principî etici e medici

Dibattito in corso, in Tasmania, a sud dell’Australia, sul suicidio assistito: a fine agosto, infatti, il deputato Mike Gaffney ha presentato, in Parlamento, un disegno di legge sulla morte volontaria assistita. Approvato dalla Camera Alta, ora la proposta è pronta per essere esaminata dalla Camera Bassa. Se approvato, il Ddl consentirebbe l’obiezione di coscienza ai singoli medici, ma non alle organizzazioni o alle strutture sanitarie e di assistenza agli anziani. Immediata la reazione degli ospedali cattolici locali che si troverebbero, così, costretti ad offrire il suicidio assistito nelle proprie strutture. Si tratta di un atto “incoerente sia con i principî medici che con l’etica cattolica”, afferma Pat Garcia, amministratore delegato del Catholic Health Australia, principale gruppo non governativo nazionale di servizi sanitari e di assistenza agli anziani. Al contrario – ribadisce Garcia – ciò che dovrebbe fare il governo “è investire maggiormente nelle cure palliative”, invece di pensare alla “legalizzazione del suicidio assistito”. Inoltre, come lamentato dagli stessi ospedali cattolici, dietro il tentativo di escludere l’obiezione di coscienza per i centri di cura basati sulla fede c’è “un chiaro pregiudizio” contro la religione. Ma in realtà, ribadiscono i nosocomi cattolici, a prescindere dalla sfera religiosa, molte strutture si oppongono al suicidio assistito perché “fornire ad un paziente farmaci letali non è una forma di assistenza medica”. Bisogna, invece, “concentrarsi sulle possibilità di guarigione e sulla cura delle persone che si avvicinano alla fine della vita”, in base al “principio della compassione”. Nel frattempo, il premier Peter Gutwein ha chiesto una revisione indipendente del Ddl ad esperti accademici. La decisione ha ricevuto l’apprezzamento degli ospedali cattolici che affermano: “Il contributo di esperti di diritto, salute e scienze sociali è stato molto carente nella fase di stesura della proposta normativa. Ora, finalmente, le parti interessate avranno la possibilità di presentare le loro osservazioni ad uno specifico Comitato di revisione indipendente”. In particolare, la revisione accademica si concentrerà sulle tutele per i più vulnerabili e sulle cure palliative: “Speriamo che si possa approfondire questo tema – concludono i nosocomi cattolici – così da evitare che i malati patiscano inutilmente una sofferenza intollerabile nelle fasi finali della loro vita”. (IP)

17 novembre -  STATI UNITI Al via la plenaria dei vescovi con in primo piano la crisi del Covid-19 e gli abusi. La proluzione di monsignor Gomez

Con la prolusione di monsignor José H. Gomez, arcivescovo di Los Angeles, e il saluto del Nunzio apostolico, monsignor Christophe Pierre, si sono aperti ieri i lavori della plenaria autunnale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) con in primo piano la crisi del Covid-19. All’agenda della riunione, che proseguirà fino a oggi in modalità virtuale, è stata aggiunta la discussione del Rapporto McCarrick, il dossier reso noto la settimana scorsa dalla Santa Sede con i documenti e le testimonianze che raccontano la vicenda dell’ex cardinale arcivescovo di Washington dimesso da Papa Francesco dallo stato clericale nel 2018. Nel suo primo intervento come presidente della Usccb – riporta l’agenzia Cns - monsignor Gomez si è soffermato sulla risposta che la Chiesa è chiamata a dare alla crisi del Coronavirus che - ha detto - è “molto più di un’emergenza sanitaria”. Secondo l’arcivescovo di Los Angeles, la pandemia sta facendo emergere quanto il messaggio centrale del Vangelo - l'amore di Cristo per ogni persona, il potere della Croce e la promessa della Resurrezione - stia “svanendo dal cuore” degli uomini oggi. Le nuove sfide poste alla società dalla crisi – ha evidenziato – esigono “un cristianesimo eroico”: “Dobbiamo continuare a formare discepoli missionari, come ci chiede Papa Francesco”, ha detto, indicando padre Michael McGivney, il fondatore dell’Ordine dei Cavalieri di Colombo salito agli onori degli altari il 31 ottobre scorso, quale modello da seguire.  “Seguendo il coraggioso esempio del beato Michael McGivney, la Chiesa deve piangere con chi sta piangendo in questo momento. Dobbiamo annunciare la buona notizia che abbiamo il Redentore, morto perché noi potessimo vivere e che ha attraversato la valle dell'ombra della morte perché noi non temessimo il male, nemmeno la morte". Secondo monsignor Gomez, padre McGivney, morto di tubercolosi nel 1890 durante un’epidemia di influenza che aveva colpito New Haven, può essere “un modello e un intercessore” per la Chiesa americana in questo momento. In questo senso – ha osservato - si muove anche il piano di azione del piano di azione pastorale per il quinquennio 2021-2024 intitolato “Ricreati dal Corpo e dal Sangue di Cristo, fonte della nostra guarigione e speranza” che indica ai vescovi degli Stati Uniti la loro missione di “continuare a portare guarigione e speranza agli uomini e donne del nostro tempo”. Nella sua prolusione l’arcivescovo di Los Angeles ha voluto ricordare anche i bambini e adulti vittime di abusi sessuali nella Chiesa e ha fatto riferimento al recente Rapporto McCarrick. Esprimendo “profonda tristezza” e la preghiera che i sopravvissuti “possano guarire e ritrovare la speranza”, ha rilanciato, in conclusione, l’impegno dell’episcopato americano a proteggere bambini e adulti vulnerabili e a eliminare dalla Chiesa la piaga degli abusi. E al rapporto McCarrick è stata dedicata una parte della prima giornata di lavori. I vescovi hanno riconosciuto che per troppo tempo la Chiesa ha chiuso gli occhi di fronte a questi peccati, ignorando le denunce, e hanno ringraziato le vittime per avere avuto il coraggio di portare alla luce gli abusi subiti. Gli interventi hanno altresì evidenziato gli importanti passi avanti compiuti dalla Chiesa americana, anche su impulso di Papa Francesco, per sradicare questa piaga, sottolineando che la lotta alla pedofilia parte dall’ascolto delle vittime. (LZ)

17 novembre - SPAGNA Apertura Assemblea Plenaria. Monsignor Auza porta agli spagnoli le condoglianze di Papa Francesco per i morti di coronavirus

Ieri,  all'apertura dell'Assemblea plenaria della Conferenza episcopale spagnola (CEE) che si sta svolgendo in modalità telematica, con la partecipazione fisica di 38 vescovi nella sede di Madrid, e la partecipazione virtuale del resto dei membri dell'Episcopato, per garantire la sicurezza ed evitare possibili contagi, il nunzio apostolico in Spagna e nel Principato di Andorra, monsignor Bernardito Auza, ha portato le condoglianze di Papa Francesco a tutti gli spagnoli che hanno perso i loro cari durante la pandemia di Covid-19. "Vi comunico il sentimento di vicinanza, il saluto e la benedizione del Papa, che ho l'onore di rappresentare in Spagna, in particolare ai malati di questa pandemia, così come il cordoglio e l'assicurazione delle preghiere di suffragio di Sua Santità a tutte le famiglie che hanno subito la perdita dei propri cari", ha affermato monsignor Auza. Il nunzio, ricordando "l'atteggiamento modello del Santo Padre la cui attività non si è fermata” anche in questo difficile contesto di Covid-19, ha incoraggiato i vescovi spagnoli a rafforzare il loro lavoro. In particolare, il presule ha voluto esprimere il suo riconoscimento, come legato pontificio, ai sacerdoti e alle persone consacrate, nonché ai volontari, che impegnati nella loro missione, hanno cercato un modo creativo per raggiungere i fedeli, in questo tempo di pandemia, e il suo cordoglio per quei sacerdoti che, nella loro cura sacramentale e nel loro sostegno, si sono contagiati, non hanno superato la malattia e sono morti. Ha ricordato con un profondo senso di gratitudine il personale sanitario, i medici e gli infermieri, e tutti quei gruppi professionali che ogni giorno ci forniscono i loro servizi indispensabili. “I loro sforzi meritano il riconoscimento di tutta la società - ha affermato -, alla quale siamo felici di unirci”. "Questa situazione di durata incerta passerà - ha detto il nunzio. Ecco perché il Papa ci ricorda questo principio: con la creatività avere cura dell'ora, ma per il domani riservare tempi migliori, perché ci aiuterà. Abbiate cura di voi stessi per il futuro che verrà e quando arriverà, ricordatevi che quello che è successo vi farà bene". Il presule ha poi auspicato che "questo pensiero possa incoraggiare il lavoro indicato nell'ordine del giorno di questa Assemblea". Citando il Papa, monsignor Auza ha invitato i membri della CEE a “lasciarsi contagiare dall'amore, non dal virus” e ha assicurato le sue preghiere, ”affinché il loro lavoro incoraggi la generosità del cuore”, ricordando il “compito che Cristo ha affidato ai santi Apostoli e ai loro successori, di far uscire uomini e donne dalle ombre ataviche gettate dall'esperienza della loro vulnerabilità, affinché, sempre consapevoli della loro libertà, non siano in balia di un'alba oscura, né perdano il controllo delle redini in un futuro incerto”. (AP)

17 novembre - BOLIVIA La pandemia dietro le sbarre: incontro nazionale della Pastorale penitenziaria

“Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate”: questo versetto, tratto dalla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Tessalonicesi (1 Tess. 5,11) ha fatto da filo conduttore dell’Incontro nazionale della Pastorale penitenziaria della Bolivia, svoltosi sabato 14 novembre. Vi hanno preso parte 46 persone tra vescovi, sacerdoti, religiosi, cappellani e laici impegnati nelle carceri. Ad aprire i lavori – si legge sul portale Iglesia viva -  la Santa Messa presieduta da Monsignor Percy Galvan Flores, Arcivescovo di La Paz, il quale nella sua omelia ha sottolineato l’importanza del servizio dei volontari nelle carceri, alimentato dalla preghiera. “Il nostro servizio – ha detto il presule - deve essere apostolico, cioè deve essere fatto in nome di Dio, non per farci sentire bene con noi stessi”, come un mero motivo di orgoglio. Nel corso dell’incontro, è stato presentata una relazione sulla situazione delle prigioni della Bolivia in tempo di pandemia da Covid-19; a tal proposito, Marcela Rabaza, direttore della Caritas Bolivia, ha riferito che sono stati forniti aiuti umanitari a 6.604 prigionieri con pacchi di cibo, dispositivi di sicurezza personale e kit igienico-sanitari. Centrale anche la riflessione sui i diritti umani dei detenuti, per accendere i riflettori sulle violazioni che spesso subiscono le persone private della libertà. Forte inoltre il richiamo alla necessità di coordinare al meglio il lavoro sociale con quello giuridico, nonché al bisogno di rafforzare la formazione permanente dei volontari. L’incontro si è concluso con un momento di preghiera presieduto da Monsignor Cristobal Bialasik, presidente della Pastorale sociale nazionale, il quale ha esortato gli agenti della Pastorale penitenziaria ad andare avanti nel loro operato, lodandone il grande valore. (IP)

16 novembre - REGNO UNITO Vescovi: liberare i detenuti più vulnerabili e non pericolosi per ridurre il rischio contagi nelle carceri

Con la seconda ondata del Covid-19 nel Regno Unito riprendono a crescere i casi positivi anche nelle carceri, alcuni dei luoghi più a rischio contagio a causa degli spazi ristretti e delle condizioni di vita dei detenuti. Per questo la scorsa primavera il Governo Johnson aveva deciso il rilascio temporaneo di donne incinte e neo-mamme e di altre persone vulerabili. Una decisione salutata con favore da monsignor Richard Moth, responsabile della Pastorale carceraria della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew). Di fronte alla ripresa dei contagi tra i carcerati e il personale carcerario, il presule ha scritto nuovamente al Segretario di Stato per la Giustizia, Robert Buckland per chiedere di estendere ulteriormente l’Early Conditional Temporary Release Scheme. “Con il rilascio di alcuni detenuti poco pericolosi e vicini alla fine della pena sarebbe possibile allentare la pressione nelle strutture carcerarie. Esso servirebbe anche a proteggere le reti vitali di sostegno familiare messi a dura prova dalla pandemia”. Pur riconoscendo i lodevoli sforzi dei cappellani, dei volontari e dello stesso personale carcerario per contenere i contagi nelle carceri, monsignor Moth evidenzia anche l’impatto del lockdown sulla salute mentale e fisica dei detenuti, sulle attività di riabilitazione e sui loro contatti con i familiari. Una situazione questa che afferma,  “merita un’ulteriore attenzione". Anche le carceri del Regno Unito soffrono da tempo di problemi di sovraffollamento a fronte di una forte carenza di personale, con conseguente aumento dei casi di violenza e autolesionismo. Per questo le autorità britanniche stanno studiano una riforma del sistema carcerario, fortemente auspicata anche dai vescovi inglesi e gallesi che hanno presentato un loro progetto in due documenti pubblicati nel 2016 e nel 2018. (LZ)

16 novembre - FILIPPINE Caritas Manila: “Attenzione alle false donazioni”

Il direttore esecutivo di Caritas Manila, padre Anton Pascual, ha messo in guardia – si legge sulla pagina web dell’Episcopato filippino - contro i truffatori che usano il nome dell’organizzazione cattolica, per raccogliere fondi destinati presumibilmente alle vittime delle recenti catastrofi naturali che si sono abbattute sul Paese. "Attenzione alle false donazioni" ha detto, esortando i filippini a continuare comunque ad aiutare i loro concittadini e “a diffondere il virus della carità”, senza approfittare della difficile situazione che si trova ad affrontare la nazione, colpita da una serie di tifoni e dalla pandemia di coronavirus. Caritas Manila, insieme al "Progetto Ugnayan", è finora riuscita a raccogliere 1,7 miliardi di sterline, per rispondere all’emergenza Covid-19. Il "Progetto Ugnayan", diretto dal presidente della Ayala Corporation e COO Fernando Zobel de Ayala, è un'iniziativa di raccolta fondi guidata dalle principali aziende e famiglie imprenditoriali del Paese, in collaborazione con la Philippine Disaster Resilience Foundation. Il Progetto, grazie alle parrocchie e ai volontari di Caritas Manila, è riuscito a distribuire buoni regalo da riscattare nei negozi di alimentari vicini alle comunità in difficoltà di Metro Manila e delle zone limitrofe. A partire da settembre, sono stati consegnati oltre 1,3 miliardi di buoni regalo a 1,3 milioni di famiglie povere di Metro Manila, Bulacan, Rizal, Cavite e Laguna. Ne hanno beneficiato 9.611.835 individui. A questi aiuti sono stati aggiunti 318 milioni di peso, in prodotti alimentari e non, distribuiti da Caritas Manila ai gruppi più vulnerabili. (AP)

16 novembre - ITALIA Avvento social per i giovanissimi proposto da Messaggero di Padova

Il “Messaggero dei Ragazzi”, la rivista mensile per i più giovani dell’editrice “Messaggero di Sant'Antonio” di Padova, propone #AccadeSoloSeCiCredi l’Avvento social per ragazzi e ragazze dai 9 ai 14 anni. A partire dal 29 novembre e fino al 25 dicembre, quanti si iscriveranno sul portale meraweb.it potranno seguire ogni giorno sul proprio telefonino, o su quello dei propri genitori, messaggi, riflessioni, attività per prepararsi al Natale. Il direttore responsabile del periodico, fra Fabio Scarsato, nei panni di fra Simplicio, dialogherà in chat con i giovanissimi per “camminare” con loro verso la grotta di Betlemme. L’originalità del progetto, precisa un comunicato, sta, in particolare, sulla fascia d’età dei destinatari. Se in internet, via email e social esistono già proposte pastorali e spirituali dedicate ai giovani o agli adulti, non ci sono attività dedicate specificatamente ai preadolescenti. “L’esperienza della pandemia, con la didattica a distanza e l’utilizzo obbligato delle tecnologie digitali e dei social network anche in ambito lavorativo, ci ha indotti a pensare a nuovi percorsi, idee, progetti, anche per quanto riguarda i nostri lettori e lettrici - spiega fra Fabio Scarsato -. Il nostro mensile da sempre è impegnato sul fronte dell’educazione, umana e religiosa, dei preadolescenti. E sempre il nostro obiettivo è trovare un linguaggio adatto a loro per proporre temi non scontati né immediatamente appetibili a quell’età”. (TC)

16 novembre - INDIA Dopo sette mesi riaprono le chiese nello Stato del Maharashtra

I vescovi dello Stato del Maharashtra hanno accolto con favore la decisione del governo, annunciata ieri dal primo ministro, Uddhav Thackeray, di riaprire i luoghi di culto, sette mesi dopo la chiusura a causa della diffusione della pandemia di Covid-19, nel rispetto di rigidi protocolli sanitari che ne garantiscano la sicurezza. La decisione era attesa con impazienza dalla Chiesa ed è arrivata - ha spiegato Thackeray - in seguito al calo del numero di contagi nello Stato. Il governo ha previsto che i luoghi di culto debbano essere aperti solo se si trovano al di fuori delle zone di contenimento del contagio e che vi siano ammesse, al loro interno, con accesso scaglionato, solo persone asintomatiche. I visitatori, inoltre, dovranno indossare obbligatoriamente la mascherina e saranno tenuti a seguire rigorosamente le norme di distanziamento sociale. Le scarpe dovranno essere lasciate fuori dai locali. Tutti i visitatori dovranno essere sottoposti al controllo della temperatura corporea e dovranno dotarsi di disinfettante per le mani. Il governo, inoltre, ha vietato ai fedeli di toccare statue e libri sacri, tra gli altri articoli religiosi, proibendo i grandi raduni. Il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, pur accogliendo con gioia la notizia, ha messo in guardia i fedeli. "Siamo lieti di poter pregare nelle nostre chiese in gruppo e individualmente. Tuttavia, non vogliamo mettere in pericolo la vita delle persone. Pertanto, il cardinale ha ordinato di non iniziare immediatamente le preghiere comunitarie nelle chiese", ha riferito oggi padre Nigel Barrett, portavoce del porporato, ad UCA News. L’intenzione – ha continuato padre Barrett – è quella di tenere le chiese aperte al pubblico per un numero limitato di ore, al mattino e alla sera. I funzionari formuleranno dei protocolli sanitari che consentano alle persone di partecipare alle preghiere in comunità, comprese le celebrazioni eucaristiche. Tutto questo, perché “non vogliamo fare nulla che possa minacciare la sicurezza della nostra gente e di chi ci circonda", ha affermato il sacerdote. Anche monsignor Felix Antony Machado, arcivescovo di Vasai, segretario generale della Conferenza episcopale indiana, ha detto ad UCA News di aver “pregato per questo giorno". "Ora dobbiamo mettere in atto i protocolli Covid-19 per garantire che nei nostri luoghi di culto non si diffonda la pandemia”, ha spiegato. Poiché "il governo si è fidato di noi, permettendo di aprire i luoghi di culto – ha sottolineato il presule -, ora è nostra responsabilità non diffondere" il virus. La programmazione in chiesa riprenderà, dunque, non appena verranno stilati i protocolli attuativi delle lineee guida del governo. Nello Stato del Maharashtra, i casi di Covid-19 hanno cominciato a diminuire entro la fine di settembre. A fine ottobre si sono registrati solo 5.000 casi, che il 15 novembre si sono ridotti a circa 2.500. (AP)

16 novembre - ETIOPIA Conflitto nel Tigrè. Appello del Wcc per una soluzione negoziata. Smentito da Addis Abeba l’avvio di una mediazione

Preghiere e solidarietà con il popolo e le Chiese in Etiopia e una ferma condanna degli attacchi contro civili e chiese. Il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) si unisce alle preoccupazioni per l’escalation della crisi nella regione settentrionale del Tigrè e, dopo i vescovi etiopici, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale (Amecea) e Papa Francesco, lancia un pressante appello per una soluzione negoziata. In una dichiarazione diffusa al termine della riunione del suo Comitato esecutivo, l’organizzazione ecumenica condanna “i brutali attacchi” condotti da gruppi armati contro chiese e comunità e che hanno colpito in particolare la Chiesa ortodossa Tewahedo. Esprimendo il suo profondo cordoglio per le vittime, il Wcc si dice anche preoccupato per le migliaia di civili in fuga dai combattimenti, più di 20mila ormai.  “Preghiamo perché sia garantita la loro sicurezza e la libertà religiosa e perché possano tornare alle loro case”, si legge nella dichiarazione che punta il dito contro “chi cerca di fomentare tensioni, divisioni, antagonismi e spargimenti di sangue per i propri obiettivi politici”. Di qui il pressante appello al Governo di Addis Abeba e al Fronte di Liberazione del Popolo del Tigrè (Tplf) “a ritirarsi dal precipizio di una nuova catastrofe e a cercare il dialogo piuttosto che il conflitto, la cooperazione piuttosto che alla divisione”, ricordando quanta sofferenza “è stata inflitta in passato al popolo etiopico dal conflitto e dalla divisione”. Inoltre, il Wcc incoraggia tutte le chiese in Etiopia “ad alzare la loro voce profetica per un dialogo inclusivo, la pace, la giustizia e l'unità contro la violenza e l'odio”, esprimendo il "suo profondo apprezzamento”, per gli sforzi compiuti dai leader cristiani e musulmani etiopici per la pace e la coesione sociale nel Paese. Nella dichiarazione, l’organizzazione ecumenica osserva che la nuova crisi si inserisce in un contesto già difficile segnato da diverse sfide simultanee, tra le quali le tensioni con i Paesi vicini a causa della costruzione della Grande Diga del Gran Rinascimento sul Nilo Azzurro (Gerd), la peggiore invasione di locuste registrata negli ultimi 25 anni con un drammatico impatto sulla produzione alimentare e la pandemia Covid-19: “Una tale galassia di crisi – afferma – evidenzia la necessità di cooperazione in questo momento”. In conclusione, Wcc esprime la sua “solidarietà cristiana” alle Chiese e al popolo dell'Etiopia e il suo sostegno alle iniziative di pace intraprese dal Consiglio delle Chiese dell’Africa (Aacc), insieme alle comunità cristiane locali, riaffermando l’impegno a sostenere anche “il dialogo e la cooperazione tra le chiese e le comunità religiose di Etiopia ed Eritrea per sviluppare relazioni pacifiche nella regione”. (LZ)

16 novembre -  PORTOGALLO #coronavirus. Vescovi: Messe di Natale saranno celebrate in sicurezza

Con una dichiarazione firmata dalla Segreteria generale, la Conferenza episcopale del Portogallo (Cep) chiarisce una notizia diffusa da alcuni media, secondo la quale le Messe di Natale con concorso di popolo verranno annullate a causa della pandemia da Covid-19. La Cep, invece, afferma: “Senza di anticipare scenari per i quali non ci sono ancora elementi, ricordiamo che è possibile celebrare in sicurezza all'interno delle chiese". “Dal momento in cui è stato possibile riprendere il culto pubblico - continua la nota - è stata data la massima priorità alla salute di tutte le persone ed è possibile partecipare in sicurezza alle celebrazioni religiose, in particolare all'Eucaristia, seguendo le indicazioni stabilite dalla Conferenza episcopale in dialogo con le autorità sanitarie”. Naturalmente, in vista del periodo natalizio, i presuli garantiscono una maggiore attenzione “alle condizioni che potranno verificarsi” ed affermano che seguiranno “sempre le linee-guida necessarie a difendere la vita delle persone in ogni sua dimensione”. Tali indicazioni andranno rispettate anche nelle celebrazioni liturgiche di battesimi, prime comunioni, cresime e matrimoni, evitando soprattutto “assembramenti di persone fuori dalle chiese”. Da ricordare che già sabato scorso, nella conferenza stampa conclusiva dell’Assemblea Plenaria, il presidente della Cep, Monsignor José Ornelas, aveva esortato i fedeli a rispettare le regole per evitare il rischio di nuovi contagi, che in Portogallo hanno superato il 215mila casi, portando ad oltre 3mila decessi. “Perché i nostri nonni possano vivere il Natale – aveva detto il presule – forse è necessario che non lo si trascorra tutti insieme”, ma si limitino i momenti di festa ad un numero ristretto di familiari. (IP)

16 novembre - ITALIA Inaugurata la mensa dei poveri della Basilica romana di San Giuseppe al Trionfale

Ha aperto i battenti ieri, 15 novembre, in occasione della quarta Giornata mondiale dei poveri, la mensa dedicata agli indigenti allestita dalla Basilica di San Giuseppe al Tionfale, nella capitale. Ispirata dal carisma di San Luigi Guanella, la struttura – informa una nota – mette in pratica il motto del fondatore dei Servi della Carità e delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza, ovvero: “Fermarsi non si può, finché ci sono poveri da soccorrere”. Nel primo giorno di attività, la mensa ha distribuito un pasto a circa 30 persone, senza creare alcun assembramento, nel pieno rispetto delle normative vigenti anti-contagio da Covid-19. “La speranza della comunità parrocchiale e dei volontari – prosegue il comunicato – è quella di riuscire a soddisfare le richieste che, si prevede, aumenteranno”. Da domenica prossima, e per le successive, la mensa dunque aprirà le porte alle ore 12.30. La nuova struttura sembra rispondere, così, all’invito lanciato da Papa Francesco ieri, nella Basilica Vaticana, durante la Messa per la Giornata mondiale dei poveri,celebrata alla presenza di un centinaio di persone, in rappresentanza degli indigenti di tutto il mondo. Nella sua omelia, in particolare, il Pontefice ha ricordato che ciò che fa fruttare i talenti ricevuti è “il servizio”: esso, infatti, “dà senso alla vita”, perché “non serve per vivere chi non vive per servire”. “Il bene – ha aggiunto il Papa - se non si investe, si perde; perché la grandezza della nostra vita non dipende da quanto mettiamo da parte, ma da quanto frutto portiamo. (…) Se abbiamo dei doni, è per essere doni”. (IP)

16 novembre - NAGORNO-KARABAKH Solidarietà dell’episcopato belga alle comunità cristiane dell’Armenia

 Il vescovo del Belgio pregano per la pace nel Nagorno-Karabakh ed esprimono preoccupazione per le violenze nella regione. In un messaggio rivolto ai cristiani armeni, i presuli manifestano il loro sostegno e si rammaricano per le vittime del conflitto, molte delle quali civili, che hanno portato lutto in diverse famiglie. “Vengono distrutte case, ospedali e scuole e anche luoghi di culto - osservano i vescovi -. I danni non riguardano solo i beni materiali, ma comprendono anche le ferite spirituali”. Nel loro messaggio i vescovi del Belgio si uniscono poi alla preghiera del Papa che nelle scorse settimane ha auspicato una pace duratura per il Nagorno-Karabakh. In particolare l’episcopato belga esprime solidarietà alle comunità cristiane dell’Armenia per le quali si teme l’esilio. “Il cessate il fuoco e l’accordo di pace firmato di recente devono avere per vocazione non solo la fine delle violenze ma anche la possibilità per i cristiani di vivere in pace nella terra dei loro antenati, nel rispetto della loro cultura cristiana” concludono i vescovi. (TC)

16 novembre - SRI LANKA Il cardinale Malcolm Ranjith condanna l’egoismo globale

Ieri, il cardinale Malcolm Ranjith, durante una Messa in diretta televisiva – riporta UCA News – ha esortato i fedeli di ogni credo a liberarsi dall’egoismo e a vivere secondo i principi della loro religione, per evitare che il mondo venga distrutto. “Tutte queste calamità” che si trova ad affrontare la società, infatti, ha sottolineato il porporato, “sono causate dai nostri sentimenti egoistici”. Egli ha parlato delle potenti organizzazioni che sviluppano sofisticate armi biologiche come armi di distruzione di massa, della religione come di qualcosa di ormai dimenticato nei Paesi capitalisti e della mancanza di spiritualità. “Non importa a quale religione apparteniate” ha detto il porporato, “l’importante è vivere secondo la religione in cui si crede” in questo mondo di oggi, in cui il divario tra ricchi e poveri si è ampliato, in cui le risorse non sono equamente divise, e che è stato inquinato dal nostro egoismo.   Dinanzi alla crescita dei casi di  Covid-19, il governo dello Sri Lanka ha vietato tutti gli incontri pubblici fino a nuovo avviso, e ha isolato molti villaggi per combattere la seconda ondata di coronavirus che si sta diffondendo rapidamente.Lo Sri Lanka ha registrato finora quasi 17.300 casi di coronavirus e 58 morti. Prima che il Paese vivesse una seconda ondata, nella prima settimana di ottobre, erano stati registrati solo 3.396 casi e 13 morti. (AP)

16 novembre -  STATI UNITI Restano aperte le scuole cattoliche di Brooklyn e del Queens

Tutte le 69 scuole cattoliche della diocesi di Brooklyn e del Queens, negli Stati Uniti, resteranno aperte: lo ha annunciato oggi la Sovrintendenza locale per gli Istituti di formazione cattoliche, ribadendo che si continuerà a garantire i servizi educativi, “indipendentemente da qualsiasi decisione venga presa sulle scuole pubbliche di New York”, a causa della pandemia da Covid-19. “Abbiamo fornito lezioni in presenza e in sicurezza sin dal 9 settembre, inizio dell’anno scolastico – si legge in una nota – Ogni membro della nostra comunità scolastica si è interamente dedicato a mantenere le nostre scuole il più sicure possibile, di fronte alla pandemia da coronavirus, e i risultati dimostrano che questi sforzi hanno funzionato”.  “Per più di otto settimane – prosegue ancora il comunicato - siamo stati in grado di mantenere l'apprendimento di persona per i nostri studenti, per cinque giorni a settimana, e intendiamo continuare a farlo”. La Sovrintendenza sottolinea, infatti, “quanto sia fondamentale, per lo sviluppo dei nostri studenti, mantenere aperte le scuole. I bambini vogliono stare in classe e noi vogliamo che ci stiano il più a lungo possibile”. Dall’organismo cattolico anche la sottolineatura del fatto che “le scuole diocesane hanno operato con successo osservando rigorosamente le regole del così detto ‘Core Four’ anti-contagio, ovvero il distanziamento fisico, la mascherina, l’igienizzazione delle mani e l’obbligo di restare a casa se malati”. Infine, dalla Sovrintendenza arriva una rassicurazione: gli Istituti formativi diocesani “continueranno a lavorare regolarmente insieme ai funzionari del Dipartimento della Sanità dello Stato e delle Città di New York, per mantenere la sicurezza di studenti, docenti e di tutto il personale scolastico”. (IP)

16 novembre - Oltre 100 sarcofagi intatti trovati in Egitto. Amenta (Musei Vaticani): “una zona archeologica in cui c’è ancora molto da scoprire”

Oltre 100 sarcofagi intatti, risalenti a più di 2.500 anni fa. La soprintendenza archeologica egiziana annuncia un'eccezionale scoperta avvenuta nella necropoli faraonica di Saqqara, vicino alla piramide di Djoser, poco a sud del Cairo. Le autorità locali parlano della più grande scoperta archeologica dell’anno, aggiungendo che sono state rinvenute anche 40 statue dorate. Scarcofagi inviolati e sigillati, con mummie ben conservate al loro interno. Sembra essersi fermato il tempo nell’antica necropoli egizia di Saqqara,  dove dentro pozzi funerari profondi 12 metri sono stati ritrovate oltre 100 bare in legno appartenenti a funzionari vissuti tra la ventiseiesima dinastia e l’epoca tolemaica. Le mummie, accompagnate da ricchi ornamenti, sono avvolte in bendaggi di lino. Integri sono anche le statue dorate, i colori squillanti delle splendide maschere funerarie, tutto il corredo funerario che doveva accompagnare i defunti nel passaggio verso il regno dei morti. “Questa scoperta consacra l’Egitto come zona archeologica in cui c’è ancora molto da scoprire”, commenta a Vatican News Alessia Amenta, curatore del Reparto Antichità Egizie e del Vicino Oriente dei Musei Vaticani. “Ritrovamenti tanto significativi di cachette o grandi nuclei di sarcofagi non si registravano dalla fine del XIX secolo”.  Nell’area di Saqqara negli ultimi mesi sono in corso importanti scavi condotti da equipes egiziane: “già ad ottobre sono stati rinvenuti circa 60 sarcofagi.  Si tratta di una delle necropoli più vaste: un’importante luogo di sepoltura per tutta la storia dell’antico Egitto”. Secondo le autorità del Cairo, gli archeologi contano di ritrovare presto anche la bottega artigiana, ovvero gli atelier, dove questi capolavori lignei venivano realizzati. “Saqqara – prosegue Amenta - ha sempre restituito grandissimi tesori e qui sono all’attivo numerose missioni archeologiche straniere. Ogni anno si registrano importanti scoperte di tombe con corredi ed elementi archeologici significativi”. È impressionante come millenni di storia non abbiano inciso sulla conservazione dei reperti. Merito delle “condizioni climatiche che, in queste tombe,  mantengono costanti temperatura ed umidità”, aggiunge Alessia Amenta: “Il clima è cambiato anche in Egitto negli ultimi decenni, nei pozzi le condizioni climatiche sono rimaste stabili e hanno permesso una perfetta conservazione delle mummie e di materiali  fragili come il legno”. Il sito di Saqqara secondo il governo egiziano non ha ancora smesso di svelare il suo immenso contenuto. Dobbiamo aspettarci nuove grandi scoperte? “ Probabilmente sì”,  risponde la curatrice dei Musei Vaticani . “Saqqara da sempre ha restituito grandi scoperte. La necropoli è vastissima, nasce al sorgere dello stato faraonico, nella metà del Tremila aC.. Non ne conosciamo l’esatta estensione”. E’ molto difficile penetrare in queste tombe a pozzo e se ne contano centinaia. Da un punto di vista storico, tali scoperte rivelano aspetti inediti dell’Antico Egitto. Innanzitutto “da un punto di vista prosopografico: la ricostruzione di nuclei familiari o delle identità di personaggi appartenenti alla burocrazia locale – conclude Alessia Amenta  -  ci permette di ricostruire la storia. Attraverso i titoli di questi personaggi è possibile risalire all’organizzazione della macchina statale dell’epoca”. (PO)

16 novembre - REGNO UNITO I vescovi anglicani accolgono con favore la ratifica del Trattato delle Nazioni Unite per la proibizione delle armi nucleari

 “Come vescovi della Chiesa d'Inghilterra, accogliamo con favore e con un plauso la recente ratifica, da parte del numero degli Stati membro richiesto, del Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari, e ci rallegriamo quindi che il Trattato entri in vigore il 22 gennaio 2021”. È ciò che hanno scritto più di 30 vescovi della Chiesa di Inghilterra, tra cui gli arcivescovi di Canterbury e di York, in una lettera del 13 novembre, pubblicata su The Observer, sul Trattato delle Nazioni Unite per la proibizione delle armi nucleari. Il Trattato, approvato dall'Onu nel 2017, con l'adesione dell'Honduras, il 24 ottobre scorso, ha raggiunto le 50 ratifiche ed entrerà in vigore fra 90 giorni, il 22 gennaio 2021. I vescovi, dicendosi dispiaciuti nel testo che il Regno Unito, assieme ad altri Stati, non abbia ancora firmato l’accordo, hanno invitato il governo britannico a farlo, per dare speranza a tutti coloro che desiderano un futuro di pace. Facciamo eco al Segretario Generale delle Nazioni Unite – hanno scritto - che "elogia gli Stati che hanno ratificato il Trattato e plaude il lavoro della società civile, che è stato determinante nel facilitare la negoziazione e la ratifica del Trattato". Incoraggiati e pieni di speranza dinanzi ai molti Paesi che hanno parlato chiaramente della necessità di vietare le armi di distruzione di massa, i presuli hanno ribadito il loro impegno a pregare e a lavorare affinché questa ratifica contribuisca effettivamente a mettere fine all’uso delle armi nucleari in futuro, e hanno rinnovato il loro sostegno al lavoro della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari, insieme alle organizzazioni  e alle agenzie di ogni nazione, “il cui patrocinio e il cui impegno continuano a fare la differenza”. (AP)

16 novembre - ITALIA Conclusi Esercizi Pastorali on line del RnS, dedicati al Cardinale Bassetti, ricoverato per Covid-19

Tre giorni di preghiera, riflessione e meditazione che, seppur on line, hanno unito virtualmente circa 200 sacerdoti, diaconi e religiosi provenienti da Italia, Francia, Romania, Moldavia, Perù e Nigeria: così si sono svolti gli Esercizi Pastorali organizzati, dal 10 al 13 novembre, dal Rinnovamento nello Spirito Santo e dedicati, in particolare, al Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, da giorni ricoverato a Perugia per Covid-19. Ispirati dal versetto “Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito” (cf 1 Tm 4, 14), le sessioni di lavoro sono state suddivise in quattro parti: vocazione, accompagnamento, famiglia e comunità in missione. Sul primo tema si è soffermato il Cardinale Edoardo Menichelli, Arcivescovo emerito di Ancona-Osimo, il quale ha ribadito che “se la vocazione è di Dio, essa va accolta ed ubbidita”, senza mai dimenticare che “tutto è del Padre” e che “nel cammino sacerdotale l’invito è a dialogare e farsi interpreti delle esigenze della vita diocesana”. Sull’accompagnamento, invece, ha riflettuto padre Amedeo Cencini, psicologo e docente all’Università Pontificia Salesiana, il quale ha inquadrato l’accompagnamento come “via alla compassione e alla speranza per l’uomo di oggi”. Termine-chiave della sua relazione è stata la “sensibilità”, perché “la formazione iniziale dei presbiteri dovrebbe essere un processo di conformazione ai sentimenti di Cristo”. A sviluppare il terzo ambito di riflessione, ovvero la famiglia, è stato poi Monsignor Carlo Rocchetta, teologo ed esperto di Pastorale familiare, che ha sintetizzare il nucleo dell’amore sponsale nel concetto di “tenerezza”. Inoltre, il presule ha precisato come i due sacramenti, ordine e matrimonio, in un’ottica di “corresponsabilità”, permettano il continuo attuarsi della Chiesa nella storia: entrambi, infatti, servono alla sua edificazione. L’ultima giornata, dedicata al tema della “comunità in missione”, ha visto l’intervento di Monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti e Amministratore apostolico di Ascoli Piceno, il quale, guardando soprattutto al tempo di prova provocato dalla pandemia, ha ricordato che “i preti sono esortati ad essere pastori insieme, lasciandosi ispirare da un atteggiamento reattivo, intraprendente”, andando “incontro alla gente”, come in una vera Chiesa in uscita. Ad ogni relazione, è seguita una meditazione di Salvatore Martinez, presidente del RnS, il quale ha ribadito, in sintesi, che “la verità più ampia della sofferenza l’abbiamo solo in Cristo e questo mistero diventa il più grande ministero di amore e risurrezione: un amore infinito, incarnato per salvare l’uomo perduto e sofferente”. Gli Esercizi Pastorali si sono conclusi con una speciale Adorazione Eucaristica, seguita da oltre 160mila utenti. (IP)  

16 novembre - ITALIA Incontro sull’enciclica "Fratelli Tutti" promosso dalla Diocesi di Roma

“Riconoscendoci fratelli, camminiamo nella speranza in questo tempo di prova, sapendo che la speranza è audace, ci fa vedere oltre la paura e lo sconforto. Solo cosi intraprenderemo un vero cammino di fraternità nella Chiesa, tra i credenti di ogni religione e tra tutti i popoli”. Il cardinale vicario della Diocesi di Roma, Angelo De Donatis, ha scelto la Giornata mondiale dei poveri per un momento di confronto e di approfondimento dellenciclica “Fratelli tutti”. L’incontro si è tenuto ieri nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense, “un vero e proprio scrigno di arte e magnificenza che testimonia non solo la storia, ma trasmette la bellezza della fede che risplende in questo luogo che per secoli è stata la residenza del Vescovo di Roma” ha detto il Card. De Donatis nel presentare l’iniziativa, manifestando al tempo stesso la sua “filiale gratitudine” al Papa “per il dono straordinario di Fratelli Tutti in un momento così difficile e cruciale della nostra storia”. “Papa Francesco” ha detto il porporato “colloca la nuova enciclica sulla scia dell’insegnamento magisteriale dei suoi predecessori: “I segni dei tempi mostrano chiaramente che la fraternità umana e la cura del creato formano l’unica via verso lo sviluppo integrale e la pace, già indicata dai Santi Papi Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Il nostro Vescovo” ha aggiunto “rivela di aver attinto l’essenziale di una fraternità aperta che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita, proprio dal Santo dell’amore fraterno, della semplicità e della gioia”. All’appuntamento di riflessione è intervenuto il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha parlato de “I nuclei tematici dell’enciclica”, padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che si è soffermato su “Le sfide odierne della comunità ecclesiale” e Stefania Falasca, vice presidente della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, con una relazione su “L’enciclica Fratelli tutti nel magistero di Papa Francesco”. “Partendo dalla riscoperta della dignità di ogni persona umana, contribuiamo a far rinascere fra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità” ha esortato il Vicario della Diocesi di Roma, invitando i fedeli a leggere l’enciclica “con senso di responsabilità perché in essa troveremo alcune vie percorribili, iniziando dalle nostre relazioni quotidiane, per costruire un mondo più giusto e fraterno” Il Card. De Donatis ha succesiivamente esortato a custodire un consiglio di vita che Papa Francesco secondo il quale nessuno può affrontare la vita in modo isolato. "C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. Com’è importante sognare insieme! È vero” ha concluso  “da soli si rischia di avere dei miraggi”, per cui possiamo cadere nell’inganno di vedere quello che non esiste, mentre i sogni si costruiscono insieme. Non dobbiamo aver timore di sognare insieme!" Nel rispetto della normativa vigente, l’incontro si è svolto senza la presenza di pubblico, ma è stato trasmesso in diretta su Telepace  e in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma. Durante la serata sono stati letti alcuni brani dell’enciclica dagli attori Aleandro Fusco ed Ilaria Fantozzi. Sono statu inoltre proposti brani musicali eseguiti dal Coro della Cappella Musicale di Santa Maria in Montesanto, diretto da Fabrizio Vestri. (DD)

16 novembre - NIGERIA Monsignor Kaigama: nessuno sia considerato di “serie B”, società lavori per l’unità

“Nessuno sia considerato inutile, di seconda classe, emarginato; nessuno sia ritenuto meno prezioso, meno istruito, meno umano” di un altro: questo il monito lanciato, nei giorni scorsi, da Monsignor Ignatius Kaigama, Arcivescovo di Abuja, in Nigeria. Celebrando la Messa nella parrocchia locale di Santa Maria Maddalena, il presule ha esortato i cristiani “ad amare il prossimo in modo incondizionato, così da creare una società” unita, che “si prende cura di ogni suo cittadino”. “Abbiamo tutti un dovere e una responsabilità verso gli altri – ha aggiunto il presule – verso i nostri giovani e le nostre famiglie”. Di qui, la condanna dell’Arcivescovo per ogni tipo di violenza e per tutte le manifestazioni non pacifiche che, negli ultimi tempi, hanno sconvolto diverse parti della Nigeria. All’origine degli scontri, la rivolta della popolazione contro la Squadra speciale anti-rapina della polizia nazionale, nota con l’acronimo Sars, accusata di violenze, brutalità e cattiva condotta. "Un cristiano è chiamato a mostrare ospitalità, non ostilità – ha ribadito Monsignor Kaigama - ad amare il peccatore, ma ad odiare il peccato, ad avere e mostrare un amore che sia reale, vero e coerente".  Nella sua omelia, l’Arcivescovo di Abuja si è soffermato anche sulla pandemia da Covid-19, che nel Paese ha provocato più di 65mila casi ed oltre mille decessi: a tal proposito, il vescovo nigeriano ha invitato i cristiani a non permettere che l’emergenza sanitaria impedisca l’evangelizzazione, ribadendo che il coronavirus non può diventare un ostacolo “alla risposta cristiana di fare tutto ciò che possiamo per andare incontro alle necessità spirituali e materiali delle singole persone e delle Chiese in tutto il mondo, per la salvezza di tutti”. “Il distanziamento sociale – ha concluso – non deve influire sul nostro amore per il prossimo e sulla cura del Creato”. (IP)

 

16 novembre NUOVA ZELANDA App di preghiera “Pray2day” disponibile per dispositivi Android e Apple

Era stata lanciata a marzo dalla Chiesa cattolica neozelandese l’applicazione “NZpray2day” (ovvero “Nuova Zelanda prega oggi”), app gratuita per cellulari per facilitare la preghiera dei giovani ed accrescerne la consapevolezza nella fede. A promuovere l’iniziativa è stato il Centro nazionale della Chiesa per gli studi religiosi (Ncrs). Inizialmente disponibile solo per i dispositivi Android, ora l’app è utilizzabile anche sui cellulari Apple. “NZpray2day – spiega il direttore dell'Ncrs, Colin MacLeod - aiuta i giovani, in particolare nelle scuole e nelle parrocchie, ad entrare in modo semplice nella ricchezza del ciclo cristiano dei Santi e delle letture” del giorno. Naturalmente, “non si tratta di una fonte esaustiva di tutte le informazioni, essa comunque incoraggia le persone a cercare un momento per riflettere e pregare”, collegando la pratica liturgica “con aspetti della storia della Nuova Zelanda e del mondo in generale". "Il nostro auspicio – conclude MacLeod – è che questa App aiuti le persone a diventare più facilmente consapevoli di ciò che ci lega alla creazione, alla vita di Gesù e al cammino comune della Chiesa”, perché si tratta di “un percorso che facciamo tutti insieme”. L’iniziativa della Chiesa della neozelandese si pone, così, in continuità con “Click to pray”, la piattaforma digitale per pregare promossa dalla Rete mondiale di preghiera del Papa e dal Movimento eucaristico giovanile. Si tratta di una community unita dalla preghiera diffusa in almeno 21 Paesi. A lanciarla, all’Angelus del 20 gennaio 2019, è stato lo stesso Papa Francesco con queste parole: “Vorrei presentarvi la piattaforma ufficiale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa: Click To Pray. Qui inserirò le intenzioni e le richieste di preghiera per la missione della Chiesa. Invito soprattutto voi giovani a scaricare l’app, continuando a pregare insieme a me il Rosario per la pace”. La piattaforma è disponibile in diverse lingue, tra cui italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese e tedesco. (IP)

16 novembre - ECUADOR Deceduto Cardinale Raúl Eduardo Vela Chiriboga, Arcivescovo emerito di Quito

È deceduto alle ore 21.00 di ieri, domenica 15 novembre, il Cardinale Raúl Eduardo Vela Chiriboga, Arcivescovo emerito di Quito. Aveva 86 anni ed era, quindi, non elettore. Lo rende noto la Conferenza episcopale locale, chiedendo preghiere in suffragio della sua anima e citando un passo del Vangelo di Matteo sul “servo buono e fedele del Signore” (25, 23). Le esequie del compianto Arcivescovo - che da un mese e mezzo si trovava ricoverato nell'Hospice San Camillo di Quito, un centro dei Padri Camilliani per le cure palliative - si terranno domani, martedì 17 novembre, alle ore 10.00, presso la Cattedrale Metropolitana di Quito. Nato a Riobamba il 1° gennaio 1934, quinto di nove figli, dopo aver conseguito il diploma di studi superiori nel collegio salesiano della città natale, nel 1951 il futuro Cardinale entra nel Seminario maggiore di Quito, per poi approfondire la sua formazione teologica, pastorale e liturgica anche al di fuori dell’Ecuador, in particolare a Bogotá, Madrid e Buenos Aires. Ordinato sacerdote il 28 luglio 1957, alla fine degli anni ‘60 diviene direttore della Caritas di Riobamba, collabora con il servizio di pastorale per gli indigeni e fonda il collegio scolastico Fátima per l'educazione dei giovani. Nel 1968 viene nominato sotto-segretario della Conferenza episcopale ecuadoriana; due anni dopo, ne diventa segretario generale. Divenuto vescovo ausiliare di Guayaquil il 20 aprile 1972, riceve l'ordinazione episcopale il 21 maggio dello stesso anno, mentre il 29 aprile 1975 diventa vescovo di Azogues. A febbraio del 1979, partecipa come delegato della Chiesa dell’Ecuador alla terza Conferenza generale dell'episcopato latino-americano, che si svolge a Puebla de los Angeles, mentre dal 1981 al 1988 è membro del Consiglio episcopale latino-americano (Celam). L’8 luglio 1989 viene nominato Ordinario militare per l'Ecuador. Per il suo operato, riceverà la decorazione delle forze armate e della polizia nazionale dello Stato ecuadoriano. Nel 1994, prende parte a Roma al Sinodo dei vescovi sulla vita consacrata. Nel 2000 viene eletto presidente della fondazione Misas para los sacerdotes del Ecuador, un organismo che raccoglie intenzioni di Messe nei Paesi con maggiore disponibilità di denaro, il cui ricavato è distribuito tra i presbiteri ecuadoriani più bisognosi. Il 21 marzo 2003 viene nominato Arcivescovo di Quito dove avvia, tra l'altro, un progetto che impegna tutte le parrocchie nell'educazione dei giovani. Si dedica anche con molta attenzione alla formazione dei sacerdoti, avviando un corso specifico per i nuovi ordinati. Inoltre, apre una clinica per offrire assistenza medica ai preti indigenti.  L’11 settembre 2010, all’età di 76 anni, presenta la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Quito e il 20 novembre dello stesso anno l’allora Papa Benedetto XVI lo crea Cardinale, del Titolo di Santa Maria in Via. Nel 2013, partecipa al Conclave che elegge Papa Francesco. (IP)

16 novembre FILIPPINE Tifoni Vamco e Goni. Monsignor Baylon: non perdere la speranza

Non perdere la speranza: questo l’incoraggiamento rivolto ai fedeli da Monsignor Joel Baylon, vescovo di Legazpi, nelle Filippine, dove in circa quindici giorni si sono abbattuti due violenti tifoni che hanno provocato morte e distruzione. “Non arrendetevi – ha detto ieri il presule – Affrontate la situazione con una nuova speranza e con la ferma volontà di risorgere dalle rovine per ricostruirle”, “aggrappandovi alla fede”. Ricordando le tante calamità naturali a cui è sopravvissuta, nel tempo, la popolazione filippina – eruzioni vulcaniche, inondazioni, frane ed altri tifoni – il vescovo ha ribadito che i cristiani “sono chiamati a fare quello che hanno sempre fatto: pieni di fede e di fiducia in Dio che non li abbandona, ricostruiscono e vanno avanti”. Di qui, l’esortazione alla solidarietà ed alla collaborazione reciproca, così da ripartire tutti “mano nella mano”. "Facciamo sì che le nostre città, i paesi, le periferie, le parrocchie, i quartieri e soprattutto le nostre famiglie – ha concluso Monsignor Baylon - tornino ad essere comunità di cura e di condivisione, di fiducia reciproca e di fede viva”. Flagellate dal passaggio dei tifoni Goni e Vamco, che hanno causato, nel complesso, più di 60 morti e un milione di sfollati, le Filippine vedono la maggior parte della popolazione ancora priva di elettricità, soprattutto a Manila e nelle province periferiche. Intanto, la macchina della solidarietà si è messa in moto e gli aiuti di prima necessità hanno già raggiunto le zone più colpite, grazie all’intervento della Caritas nazionale e locale. Ieri, all’Angelus, anche Papa Francesco ha rivolto un pensiero particolare al Paese asiatico: “Sono vicino con la preghiera alle popolazioni delle Filippine, che soffrono a causa delle distruzioni e soprattutto delle inondazioni provocate da un forte tifone – ha detto - Esprimo la mia solidarietà alle famiglie più povere ed esposte a queste calamità, e il mio sostegno a quanti si prodigano per soccorrerle”. (IP)

16 novembre - GHANA Plenaria vescovi su elezioni generali, pandemia e tutela dignità umana

La pandemia da Covid-19, i recenti disordini politici nel Paese, le elezioni generali, la salvaguardia del Creato, la necessità di un'economia inclusiva e di sviluppo, l'educazione e la dignità umana: sono questi i sette temi più urgenti del Ghana, delineati dalla Conferenza episcopale locale (Gcbc) nel corso della sua annuale Assemblea Plenaria. Svoltasi dal 3 al 13 novembre nella diocesi di Keta-Akatsi, sul tema “Formazione cristiana per la trasformazione del Ghana”, la riunione episcopale ha visto la pubblicazione, al termine dei lavori, di una lunga dichiarazione. In essa, in primo luogo, i presuli ringraziano tutti coloro che, con donazioni e aiuti di vario genere, hanno contribuito a “sostenere la Chiesa nella risposta alle difficoltà provocate dalla pandemia” che ad oggi ha provocato, nella nazione africana, più di 50mila casi positivi. Per questo, i presuli esortano i fedeli ad “osservare scrupolosamente i protocolli sanitari anti-contagio, mantenendo il distanziamento, indossando la mascherina, lavandosi regolarmente le mani e restando a casa il più possibile”. La Gcbc guarda, poi, con preoccupazione alla regione del Volta: in questa zona, soffiano da tempo venti “secessionisti” perché diversi gruppi hanno dato vita a scontri e disordini, nel tentativo di formare un nuovo Paese denominato “Togoland Occidentale”. Gli attacchi più recenti risalgono al mese di ottobre; i presuli invitano quindi i contendenti alla calma, esortando coloro che hanno perpetrato “questi atti di vandalismo e distruzione” ad astenersi dal provocare ulteriori danni. Ribelli e istituzioni, inoltre, vengono invitati al dialogo, così da trovare “una soluzione duratura” che doni pace, unità e stabilità al Paese. In particolare i politici sono chiamati in causa affinché evitino “commenti divisivi” e si adoperino per assicurare alla giustizia chi, dopo un giusto processo, venga ritenuto colpevole dei disordini. Pensando, quindi, alle prossime elezioni generali, previste per il 7 dicembre, la Gcbc chiede a tutti di “sostenere la pace prima, durante e dopo” le votazioni. Apprezzamento viene espresso per la Commissione elettorale e per tutti le misure messe in atto, così da “assicurare elezioni pacifiche, libere, eque, trasparenti e credibili”. Ai candidati, invece, i vescovi ghanesi chiedono di “non cedere alla tentazione di fare promesse che sanno di non poter mantenere, perché ciò equivale ad ingannare la popolazione”. Al contempo, la Chiesa invita i politici ad evitare “i discorsi di odio che suscitano vendetta” ed a comportarsi “con onore e rispetto nei confronti degli avversari”. Un’altra esortazione viene rivolta ai cittadini, perché “partecipino alla vita politica”, in quanto ciò rappresenta “un dovere essenziale di ogni cristiano e di tutte le persone di buona volontà”. Non votare, infatti, “significa trascurare il proprio dovere e correre il rischio che siano gli altri a decidere del futuro di ciascuno”. Anche i mass-media vengono interpellati dai vescovi, affinché diano informazioni corrette e verificate sul processo elettorale, evitando “sensazionalismi e fake news” ed osservando l’etica professionale. A tutti i leader religiosi, infine, i vescovi cattolici chiedono cautela nel pronunciare discorsi e dichiarazioni sulle imminenti elezioni. Altro punto focale al centro della Plenaria episcopale, la salvaguardia del Creato: “Continuiamo ad infliggere danni di vario tipo e grado al nostro ambiente naturale, usandolo in modo irresponsabile – affermano i vescovi - Saccheggiamo il Creato in modo avventato attraverso lo scarico indiscriminato dei rifiuti, le attività di ‘galamsey’ [le miniere d’oro illegali su piccola scala ndr], il disboscamento, la deforestazione, l'inquinamento delle acque e altre forme di degrado ecologico". Forte preoccupazione i vescovi la esprimono anche riguardo all’economia nazionale, poiché “l’impatto reale della pandemia da Covid-19” è tuttora ancora “non calcolabile e indeterminato”. Per questo, i leader politici ed economici sono esortati a “collaborare per sostenere il Paese, favorendone la ripresa dall’attuale recessione”, con la massima “trasparenza”. Un monito particolare, poi, i presuli lo rivolgono al settore educativo, condannando “con veemenza” alcuni “atti di occultismo e di omosessualità avvenuti in alcune delle nostre istituzioni educative, a scapito della dignità umana”.  Quanto alla tutela della dignità umana, la Gcbc guarda con apprensione a ciò che la mette in pericolo, come “le dilaganti rapine a mano armata, i furti, gli omicidi, la guida imprudente sulle strade”. Per questo, si auspica “una maggiore presenza della polizia sulle strade e una più stretta collaborazione tra le agenzie di pubblica sicurezza e le istituzioni e le autorità della comunità locale, così da rafforzare i meccanismi che garantiscano la tutela della vita e della proprietà nel Paese". (IP)

16 novembre - ITALIA #coronavirus. Monsignor Boccardo prosegue degenza in ospedale 

Prosegue la degenza in ospedale per l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, Monsignor Renato Boccardo: ricoverato presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma nella serata del 14 novembre a causa della positività al Covid-19, al porporato “è stata riscontrata una polmonite bilaterale nella fase iniziale”. Sottoposto alle cure necessarie, ieri – informa l’Ufficio stampa diocesano – l’Arcivescovo ha comunque “seguito sul canale YouTube della diocesi, alle 10.00 e alle 16.00, le meditazioni tenute da don Luigi Maria Epicoco, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose de l’Aquila, in occasione del Ritiro spirituale per tutti gli operatori pastorali diocesani, svoltosi in modalità on line sul tema ‘Gesù, fratello e salvatore’”. Nei giorni scorsi, Monsignor Boccardo aveva ringraziato “vivamente tutti coloro che gli sono vicini con i messaggi, il pensiero e la preghiera” ed aveva affidato “se stesso e tutti coloro che soffrono alla misericordia di Dio e all’intercessione dei fratelli e sorelle nella fede”. (IP)

15 novembre - STATI UNITI A Houston, 21 e 22 novembre, colletta per la Campagna cattolica per lo sviluppo umano

Il 21 e 22 novembre, nella Solennità di Cristo Re, l’Arcidiocesi di Galveston-Houston, negli Stati Uniti, terrà una speciale colletta per sostenere la Campagna cattolica per lo sviluppo umano (Cchd), ovvero il programma nazionale della Conferenza episcopale locale contro la povertà e la giustizia sociale. Avviata nel 1969, dopo la pubblicazione dell’Enciclica di San Paolo VI “Popolorum Progressio”, la Cchd si pone l’obiettivo di affrontare le cause profonde della povertà in America, attraverso la promozione della giustizia sociale, dell’educazione e della solidarietà. “La Campagna – spiega Suor Maureen O'Connell, direttrice del Segretariato arcidiocesano per le questioni sociali – sostiene programmi che promuovono l’autosufficienza, aiutando le persone ad indentificare e ad affrontare quegli ostacoli che impediscono loro di uscire dalla povertà”. Secondo i dati più recenti, continua la religiosa, “il 41 per cento delle famiglie afroamericane e latinoamericane di Houston ha utilizzato la maggior parte dei risparmi nel mese di giugno, durante il picco della pandemia da Covid-19”, mentre “un altro 19 per cento non aveva alcun risparmio da parte. Questo significa che circa il 60 per cento della popolazione a basso reddito, alla fine di agosto, era ormai senza più alcuna risorsa”. (IP)

15 novembre – EUROPA Appello Comece all’Ue: garantire una regione Artica sostenibile e pacifica

“L’Unione Europea ha la responsabilità di garantire un Artico sostenibile e pacifico, che metta in primo piano la sua popolazione”: lo afferma, in una nota, la Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea), dando così il suo contributo alla consultazione pubblica avviata dall’Ue sulla futura politica europea per la regione Artica, in particolare di fronte alle attuali “sfide ecologiche, socio-economiche, geopolitiche e quelle relative ai diritti umani”. La consultazione è necessaria in quanto l’ultimo quadro politico europeo relativo all’Artico risale al 2016. Il punto di vista della Comece è stato elaborato insieme a “Giustizia e pace Europa” e in dialogo con i referenti della Chiesa locale. “La futura politica dell'Ue per l'Artico – si legge nella nota della Comece - dovrebbe promuovere un partenariato per lo sviluppo sostenibile e integrale delle persone, delle famiglie e delle comunità locali, nel rispetto del loro ambiente naturale”. A questo proposito, il documento episcopale suggerisce che "la dimensione umana dovrebbe avere un'articolazione più forte nella futura politica, includendo la salute, la sicurezza e lo sviluppo socio-economico delle comunità locali e dei lavoratori migranti presenti nella regione". (IP)

15 novembre - NIGERIA Al via Sinodo diocesano di Makurdi: evangelizzazione al servizio di pace, giustizia e riconciliazione

Come porre efficacemente l’evangelizzazione al servizio della pace, della giustizia e della riconciliazione? Questa, in sintesi, la domanda a cui cercherà di rispondere il terzo Sinodo della diocesi di Makurdi, in Nigeria. Avviato il 9 novembre, l’evento avrà la durata di un quasi un anno: si concluderà, infatti, ad ottobre 2021. Ad inaugurare il cammino sinodale è stato il vescovo ordinario del luogo, Monsignor Wilfred Chikpa Anagbe, che per l’occasione ha presieduto una Santa Messa nella Cattedrale locale di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso. “Questo terzo Sinodo diocesano – ha spiegato il presule – ci deve aiutare a comprendere le corrette modalità di evangelizzazione. Cercheremo quindi di articolare la nostra missione in favore dello sviluppo integrale della diocesi e dei nostri obiettivi pastorali”. Di qui, l’appello lanciato a tutti i fedeli affinché, ogni domenica e giorno festivo di precetto, preghino Dio per il successo del Sinodo che ha per tema "La missione di Cristo nella diocesi di Makurdi, la famiglia di Dio in comunione e al servizio della riconciliazione, della giustizia e della convivenza pacifica". “Abbiamo la responsabilità di lavorare insieme – ha aggiunto il vescovo – in un clima di preghiera, di riflessione e di discernimento”, promuovendo “una testimonianza profetica quanto mai necessaria in questo tempo, considerate le attuali circostanze in cui vive la nostra società”. Il riferimento di Monsignor Anagbe è andato non solo alla pandemia da coronavirus, che nel Paese ha provocato quasi 65mila contagi e più di mille decessi, ma anche alle manifestazioni di protesta che, negli ultimi tempi, hanno visto molti giovani scendere in piazza per dire no alle violazioni dei diritti, agli abusi di potere e agli atti di autoritarismo perpetrati dalla Sars, la squadra speciale anti-rapina della polizia nazionale. (IP)

15 novembre - PAKISTAN Caritas nazionale: no alle conversioni forzate, alle spose-bambine e violazione diritti delle donne

Un seminario per lanciare l’allarme e dire no alle conversioni forzate, ai matrimoni precoci e alla violazione dei diritti delle donne che appartengono alle minoranze del Pakistan. Ad organizzare l’evento, svoltosi il 13 novembre a Karachi, sono state la Caritas nazionale e l’Organizzazione delle donne cattoliche (Cwo). Il seminario ha preso spunto dal caso di Arzoo Raja, una giovane di 13 anni che è stata rapita, costretta a sposare un uomo musulmano di 44 anni e convertita forzatamente all’Islam. La famiglia originaria della ragazza sta ora combattendo una battaglia legale per riavere la sua custodia. Il caso di Arzoo ha molto colpito l’opinione pubblica del Pakistan, spingendo le minoranze religiose, soprattutto cristiane, ad organizzare diverse proteste in tutto il Paese. Tabassum Yousaf, avvocato dell'Alta Corte, ha ricordato che “in Pakistan, sebbene il rapimento di una persona a scopo di matrimonio forzato sia un reato penale, tuttavia è uno dei crimini più diffusi contro le donne”. Di qui, l’appello rivolto sia alle giovani affinché siano sempre attente alla propria incolumità, sia alle loro madri, perché sappiano ascoltare ed affrontare con amore, cura e rispetto i problemi delle loro figlie. Centrale, poi, il richiamo a "rafforzare l’impegno di fornire un'istruzione di qualità e pari opportunità alle giovani, iniziando dalla famiglia". Dal suo canto, Mansha Noor, segretario esecutivo della Caritas Karachi, ha sottolineato come il caso Arzoo Raja offra “a tutte le donne l'opportunità di conoscere la minaccia della conversione forzata e del matrimonio precoce e il loro impatto negativo sulla società”. "Ciò che abbiamo imparato da questo seminario – ha affermato Noor - dobbiamo condividerlo con gli altri e iniziare ad metterlo in pratica all’interno della nostra famiglia, così da salvare e proteggere le bambine e le ragazze”. Di qui, il ricordo delle parole di Santa Teresa di Calcutta: “La famiglia che prega insieme, rimane insieme. E se resta insieme, si ameranno gli uni con gli altri, come Dio ha amato ognuno di loro”. (IP)

15 novembre - PORTOGALLO Messa nazionale per vittime pandemia. Presidente vescovi: sostenere sempre la vita, dono assoluto  

Con un Messa solenne, celebrata ieri a Fatima, nella Basilica della Santissima Trinità, la Chiesa cattolica del Portogallo ha reso omaggio a tutte le vittime della pandemia da Covid-19. Nel Paese, ad oggi 15 novembre, si contano 211mila contagiati ed oltre 3mila morti. A presiedere la celebrazione eucaristica è stato il presidente della Conferenza episcopale del Portogallo, Monsignor José Ornelas; hanno concelebrato altri venti vescovi, alla presenza, tra gli altri, del Capo dello Stato, Marcelo Rebelo de Sousa, e del Primo Ministro, António Costa. “La pandemia – ha detto Monsignor Ornelas nella sua omelia – ci pone di fronte all’evidenza del dono prezioso che è la vita umana, ma anche della fragilità del nostro essere, delle nostre conquiste sociali, politiche, economiche e scientifiche, nonché del mondo in cui viviamo”. Per questo, ricordare le vittime, dirette e indirette, della pandemia, significa “riconoscerle non come numeri di una statistica, ma come amatissime creature di Dio, aprendoci ad un cammino che va oltre la vita” terrena. Ricordando, poi, “la dedizione, lo sforzo e l’abnegazione” degli operatori sanitari e di tutti coloro che, in prima linea, lottano contro l’emergenza da coronavirus, il presule ha evidenziato come ciò sia “l'espressione dell'apprezzamento della nostra società per la vita e di quanto essa sia disposta a investire per difenderla e sostenerla”. Di qui, l’auspicio che in Portogallo si riesca a “mantenere questa gerarchia di valori, di vicinanza e di vera misericordia verso la fragilità, spesso drammatica, della nostra condizione umana”. (IP)

15 novembre - PANAMA “Giornata nazionale giornalisti”. Vescovi: narrare verità, bontà e bellezza

Era il 13 novembre 1918 quando moriva Gaspar Octavio Hernández, direttore del quotidiano "La Estrella de Panamá" e decano della stampa nazionale. In sua memoria, in quella stessa data a Panama si celebra la “Giornata nazionale dei giornalisti”. Per l’occasione, il presidente del Consiglio delle Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale locale, Monsignor Manuel Ochogavía Barahona, ha diffuso un videomessaggio in cui ricorda l'importante compito che svolge la stampa e il servizio che essa fornisce alla società, in maniera costante. “Questa professione – afferma il presule – è quanto mai necessaria in questo momento storico” segnato dalla pandemia da Covid-19: ora, infatti, “i giornalisti hanno nelle loro mani la grande responsabilità di costruire l’opinione pubblica e di favorire lo scambio di pareri”. Senza dimenticare - conclude Monsignor Ochogavía – che “ogni giorno molti di loro mettono a rischio la propria vita per adempiere al dovere di informare”. Dal suo canto, l’Arcivescovo metropolita di Panama, Monsignor José Domingo Ulloa, ha rivolto un messaggio di saluto e ringraziamento a tutti gli operatori dei media, incoraggiando i loro sforzi in favore della narrazione e dell’informazione, alla ricerca “della verità, del bontà e della bellezza”. Di qui, l’invito del presule a restare lontani dalle così dette ‘fake news’ e dalle notizie “non verificate” che “non fanno onore” alla professione giornalistica. (IP)

14 novembre - ITALA #coronavirus. Ricoverato in ospedale Monsignor Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia

È stato ricoverato nella serata di oggi, 14 novembre, presso il presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, Monsignor Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra. All’origine del ricovero, “una sospetta infiammazione virale da Covid-19”, informa l’Ufficio stampa diocesano. Il presule, “iscritto al Fondo assistenza sanitaria dello Stato Città del Vaticano”, è ora “seguito con le cure del caso”. Risultato “positivo asintomatico al coronavirus la settimana scorsa”, da qualche giorno Monsignor Boccardo aveva “una persistente febbre”. L’Arcivescovo – continua la nota stampa – “ringrazia vivamente tutti coloro che in questi giorni gli sono stati vicino con i messaggi, il pensiero e la preghiera e affida se stesso e tutti coloro che soffrono alla misericordia di Dio e all’intercessione dei fratelli e sorelle nella fede”. (IP)

14 novembre - PERÚ Crisi nazionale. Presidente vescovi: non lasciarsi rubare la speranza

Cresce la tensione in Perù dove, da tre giorni, migliaia di persone sono scese in strada per protestare contro il nuovo presidente, Manuel Merino. Le manifestazioni, indette da diversi gruppi sociali, vogliono esprimere il loro dissenso di fronte al nuovo governo insediatosi martedì, dopo che il Congresso aveva rimosso il Capo dello Stato Martin Vizcarra, con l’accusa di corruzione. Di fronte a tale situazione, il presidente della Conferenza episcopale nazionale (Cep), Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, ha diffuso un videomessaggio che si apre con un versetto del libro dell’Esodo: “Ho visto il dolore del mio popolo, ho sentito il suo grido, conosco le sue sofferenze” (Es 3,7). “Il Perù – afferma il presule – è attualmente immerso in una grave crisi politica, istituzionale e sanitaria”, in un clima di “diffidenza, incertezza e insicurezza” che danneggia la popolazione ed il suo sviluppo. Ciò che occorre, quindi, è “ascoltare il grido della gente per recuperare la fiducia, la calma e la pace sociale”. Ma per fare ciò, “è fondamentale uno sforzo per il dialogo sociale che sia profondo, ampio e che cerchi soluzioni alternative al conflitto”. Tutti i peruviani sono quindi invitati dal presidente della Cep a “vigilare sull’ordine costituzionale”, mentre la Corte Costituzionale stessa viene esortata a pronunciarsi in modo “chiaro e convincente” ed “al più presto possibile” sulla legittimità o meno della decisione del Congresso. Rispetto delle regole ed indipedenza dei poteri siano garantiti, continua Monsignor Cabrejos, affinché “le istituzioni possano essere fedeli all'adempimento della loro missione e si possa portare avanti, in pace e in stabilità, l'urgente processo elettorale previsto per l’aprile del prossimo anno”. Al contempo, il presidente della Cep esorta a “continuare ed a promuovere la lotta contro tutti i volti della corruzione”, operazione quanto mai “urgente”. Quanto al diritto alla libertà di espressione, Monsignor Cabrejos sottolinea che, da un lato, esso deve essere garantito dalle autorità, ma dall’altro tale diritto deve essere manifestato “in modo pacifico e proattivo”. “Questa crisi non deve portarci ad impoverire sempre più la nostra amata patria – evidenzia il presule – soprattutto i bambini, i più poveri ed i più vulnerabili”, perché “il bene comune deve essere sempre la nostra prima scelta”. Il messaggio episcopale si conclude con un appello ai fedeli, affinché non si lascino “rubare la speranza di forgiare una grande nazione”. (IP)

14 novembre - ARGENTINA Cannabis: vescovi di Lomas de Zamora mettono in guardia dalla dipendenza

Il governo argentino ha legalizzato la coltivazione privata della cannabis a scopo terapeutico, nonché la vendita di oli e creme medicinali da essa derivati nelle farmacie autorizzate: con un apposito decreto del 12 novembre, infatti, è stata revisionata la legge del marzo 2017 che già autorizzava l’uso medicinale della cannabis, vietandone però “l’autocoltivazione”. Preoccupazione per la decisione dell’esecutivo viene espressa dai vescovi locali: in una nota, la diocesi di Lomas de Zamor, attraverso la Pastorale per le dipendenze, mette in guardia dai rischi che la coltura privata comporta, soprattutto riguardo “alle difficoltà che le forze dell’ordine incontreranno” nel verificare che la cannabis sia usata davvero “a scopo terapeutico e non per il mercato illegale delle droghe”. I vescovi esprimono, quindi, apprezzamento per “lo sviluppo e l’offerta di tutte le medicine che, garantite nell’efficacia e nella sicurezza dagli organismi scientifici e sanitari preposti, si pongono l’obiettivo di curare o migliorare la qualità della vita delle persone, alleviandone il dolore”. Tuttavia, nel caso dell’olio di cannabis, perché esso sia davvero usato a scopo terapeutico, occorrono “indicazioni precise e un dosaggio adeguato, secondo criteri medici”. Di qui, il richiamo alle autorità affinché, “con la maggiore responsabilità che la situazione richiede, facciano in modo che non venga minato lo scopo scientifico” posto alla base del decreto legislativo, anche “in virtù dello sforzo permanente compiuto da tante istituzioni, professionisti e volontari che cercano di alleviare le dolorose conseguenze che il traffico e il consumo di sostanze stupefacenti provoca nella società e nei singoli individui”. (IP)

14 novembre - AUSTRALIA Servire con coraggio e compassione: libro della diocesi di Melbourne sui servizi sociali

Servire le comunità con coraggio e compassione”: si intitola così il volume presentato in videoconferenza dalla diocesi di Melbourne, in Australia, in particolare dai Servizi sociali cattolici dello Stato di Victoria (Cssv). “Il volume – spiega il direttore generale dell’organismo, Joshua Lourensz – mira a prolungare la riflessione della Conferenza annuale del Cssv, cercando di ampliare il nostro impegno soprattutto nel difficile contesto della pandemia”. A lanciare formalmente il volume è stato l’Arcivescovo di Melbourne, Monsignor Peter Comensoli, il quale ha fatto riferimento all’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, ribadendo che “il bisogno di amicizia sociale è parte integrante della logica che sta alla base dei servizi sociali cattolici”. Essi, infatti – ha spiegato – “sono il ‘cosa’, mentre la giustizia sociale è il ‘come’ e l’amicizia sociale è il ‘perché. Potremmo anche dire che si tratta di metterci le mani, la testa e il cuore”. In particolare, l’Arcivescovo si è soffermato sul capitolo del libro che affronta il tema della guarigione dalle ferite del passato per il ripristino della pace, argomento focale – ha detto – soprattutto per quanto riguarda i rapporti con le popolazioni native australiane. Come cattolici, ha concluso Monsignor Comensoli, “dobbiamo lavorare insieme per l’amicizia sociale, nella fede, nella speranza e nell’amore”. Il volume, ha aggiunto Joshua Lourensz, “è uno strumento prezioso per chiunque lavori nel settore” ed essendo composto da 350 pagine, “copre molti aspetti della missione” sociale della Chiesa, fondamentale per realizzare il bene comune. (IP)

14 novembre - PORTOGALLO “Vivere la fede in tempo di pandemia”: nota dei vescovi al termine della Plenaria     

Come celebrare e vivere la fede in tempo di pandemia da Covid-19? A questo interrogativo vuole rispondere la nota diffusa dalla Conferenza episcopale del Portogallo, al termine della sua 199.ma Assemblea plenaria, svoltasi a Fatima dall’11 al 13 novembre, in parte in presenza e in parte in videoconferenza. In primo luogo, nel loro documento i presuli richiamano tutti ad “adottare comportamenti responsabili” in ogni ambito della vita ed a “rispettare le normative varate dalle autorità, con l’obiettivo di fermare e controllare l’ondata dei contagi”. Al contempo, la Cep sottolinea che l’impossibilità di “adempiere al precetto domenicale” per motivi dovuti alla pandemia “non esonera nessuno dal comandamento di santificare il giorno del Signore” in tanti altri modi: ad esempio, svolgendo con amore i servizi della vita familiare, dedicando tempo alla preghiera e alla lettura della Sacre Scritture; unendosi spiritualmente alle Messe trasmesse in radio, in tv o sul web; aiutando i sofferenti o le persone sole; mostrando solidarietà con il prossimo.   Al contempo, la Cep chiede ai catechisti di “fornire il loro servizio con gli strumenti digitali”, coinvolgendo anche i genitori dei bambini più piccoli, perché “senza il coinvolgimento della famiglia, la catechesi digitale sarà un’illusione”. Quindi, i vescovi ringraziano “sacerdoti, diaconi e operatori pastorali” per la dedizione e la creatività con cui si pongono “al servizio delle comunità, per condividere e incoraggiare la fede che produce speranza e fiducia nella presenza di Dio, aiutando a superare le difficoltà attuali”. La nota episcopale si conclude con l’affidamento di tutti i fedeli alla Madonna di Fatima affinché, attraverso la sua intercessione, “il Signore ci aiuti a superare questa crisi ed a collaborare alla costruzione di un mondo più solidale e fraterno”. Dai presuli portoghesi anche l’annuncio che un altro documento “sulla situazione della pandemia e le sfide pastorali per la Chiesa” verrà pubblicato prossimamente. (IP)

14 novembre - TERRA SANTA Sarà un sito accessibile ai pellegrini la chiesa di San Giovanni Battista sul Giordano riaffidata ai francescani

La chiesa di San Giovanni Battista, nell’area di Qasr Al-Yahud, il luogo dove Gesù ha ricevuto il battesimo, sulle rive del fiume Giordano, è stata riaffidata dalle autorità israeliane alla Custodia di Terra Santa. La superficie in cui è ubicata e dove si trova anche un monastero, non era accessibile dal 1967 perché trasformata in un campo minato e poi in una zona militare recintata. Ma con il consenso delle Autorità Israeliane e Palestinesi, riferisce la Custodia di Terra Santa, la Halo Trust, un’organizzazione Britannica specializzata nello sminamento, ha avviato un progetto di bonifica nell’area del Battesimo di Gesù e sono state rimosse circa 4000 mine. Ciò ha consentito ad otto chiese della regione - cattolica, greco-ortodossa, armena, copta, etiope, rumena, siriaca e russa - di riprendere possesso delle rispettive proprietà. I frati francescani hanno cominciato ad organizzare dei pellegrinaggi al fiume Giordano nel 1641, racconta fr. Ibrahim Faltas. “All’inizio del 1920 hanno cominciato ad acquistare i terreni e a fare progetti per costruire delle chiese. Nel 1933 hanno costruito una cappella che ora si trova praticamente sul fiume” spiega precisando che la chiesa di San Giovanni Battista risale invece al 1935. “Il sito sarà accessibile ed utilizzabile e nei prossimi mesi si comincerà un lavoro più profondo di recupero e di valorizzazione di tutta la proprietà attraverso la realizzazione di spazi di preghiera che permettano ai pellegrini di vivere un’esperienza più intensa - precisa Leonardo Di Marco, direttore dell’Ufficio Tecnico Custodiale -. Avranno a disposizione luoghi per pregare e meditare”. (TC)

14 novembre - MAROCCO Il cardinale López Romero invita i fedeli a non scoraggiarsi nelle difficoltà e annuncia un ritiro on line per ricordare Charles de Foucauld

“Non lasciamoci vincere né dalla paura né dalla pigrizia; non dobbiamo essere imprudenti, ma osiamo provare a vivere la nostra vita cristiana pienamente anche nelle circostanze che ci vengono imposte”: lo scrive nella sua lettera periodica ai fedeli, pubblicata ieri, il cardinale Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat, in Marocco, che esorta a continuare la vita di ogni giorno, per quanto possibile, nonostante la pandemia. “La realtà nel nostro Paese - aggiunge il porporato - mostra che possiamo vivere la nostra vita cristiana quasi nella piena normalità”. Il cardinale López Romero annuncia poi che è stato creato un gruppo di lavoro che aiuterà a prepararsi alla canonizzazione di Charles de Foucauld, la cui data non è stata però ancora decisa. Per celebrare la memoria del religioso francese che diede vita alla sua missione nel deserto del Sahara, dal 22 novembre all’1 dicembre, giorno della festa liturgica e anniversario della morte, si svolgerà un ritiro on line sulla pagina Facebook appena creata Charles de Foucauld - Maroc aperto a tutti. Saranno proposti scritti di Charles de Foucauld e ci saranno momenti di meditazione e di preghiera. Sul portale dell’arcidiocesi di Rabat sono già disponibili testi, depliant, schemi delle celebrazioni e altra documentazione utile. Infine il cardinale López Romero invita i fedeli a continuare a restare uniti nella preghiera in questo tempo difficile. (TC)

14 novembre - BRASILE Cardinale Scherer: sostenere evangelizzazione con gesti concreti

Sostenere l’evangelizzazione con gesti concreto: questa, in sintesi, l’esortazione del Cardinale Odilo Scherer, Arcivescovo di San Paolo, in Brasile, diffusa in occasione della campagna “È tempo di prendersi cura dell’evangelizzazione” che la Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) promuove per l’intero mese di novembre. Momento culminante dell’iniziativa sarà la colletta per la Solennità di Cristo Re, che avrà luogo il 21 e 22 novembre. “In questo momento dell’anno – afferma il porporato – siamo tutti chiamati a sostenere l’opera di evangelizzazione in modo concreto, affinché essa si possa realizzare ovunque, non solo in tutte le nostre diocesi, ma anche nei luoghi in cui è più necessaria”. L’impegno di tutti è quindi importante per “promuovere la Chiesa in Brasile”. Iniziata il 3 novembre, la campagna ha per motto: "Noi siamo Chiesa: ci preoccupiamo della vita, ci preoccupiamo dell'annuncio della Parola e ci preoccupiamo dei poveri". Ad ispirare l’iniziativa è il versetto biblico: "Voi conoscete la generosità di Cristo" (2 Cor 8:9). Per contribuire alla colletta, oltre a partecipare fisicamente alle Messe del 21 e 22 novembre, si può fare una donazione on line attraverso il sito web www.cnbb.org (IP)

14 novembre - ETIOPIA Appello JRS: garantire aiuti umanitari nella regione del Tigray, sconvolta dal conflitto

Garantire l’accesso agli aiuti umanitari nella regione del Tigray, in Etiopia, che dal 4 novembre sta vivendo un violento conflitto tra le forze del governo federale e il Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray (Tplf): lo chiede il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) in Africa Orientale, attraverso il suo direttore generale, Andre Atsu. “Come organizzazione umanitaria – spiega il responsabile, citato dall’agenzia Aci Africa – lanciamo un appello affinché venga garantito un corridoio umanitario, così che si possano raggiungere le persone colpite dal conflitto con i beni essenziali”. Gli scontri armati, infatti, hanno costretto alla chiusura di “banche, esercizi commerciali e vie di accesso” alle principali città; c’è quindi il rischio concreto che “se i combattimenti proseguono, gli operatori umanitari, i rifugiati e i membri delle diverse comunità si ritrovino presto senza cibo ed altri generi di prima necessità”. L’appello del Jrs agli aiuti umanitari e alla pace segue quello di altri esponenti della Chiesa che si sono spesi per la riconciliazione in Etiopia: in primo luogo, la Conferenza episcopale locale che, in una dichiarazione del 4 novembre stesso,  firmata dal cardinale Berhaneyesus Souraphiel, Arcivescovo di Addis Abeba, ribadiva: “Se i fratelli si uccidono, l'Etiopia non guadagnerà nulla, ma è destinata al fallimento”, perché “nessuna ragione o obiettivo può giustificare uno spargimento di sangue”. Di qui, l’appello a tutti i cattolici a pregare, anche insieme ai fedeli altre religioni “per la pace e la riconciliazione”. Lo stesso Papa Francesco, all’Angelus di domenica scorsa, 8 novembre, aveva detto: “Seguo con preoccupazione le notizie che giungono dall’Etiopia. Mentre esorto a respingere la tentazione dello scontro armato, invito tutti alla preghiera e al rispetto fraterno, al dialogo e alla ricomposizione pacifica delle discordie”. Infine, nella giornata di ieri, anche l’Amecea (Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale) ha chiesto ad entrambe le parti in causa di trovare una soluzione pacifica al conflitto, poiché si corre il rischio di “una guerra civile”. (IP)

14 novembre - AFRICA Appello dell’Amecea per la fine dei combattimenti nella regione del Tigrè in Etiopia

Non si ferma l’offensiva lanciata il 4 novembre dal Premier etiopico Abiy Ahmed contro la regione settentrionale del Tigrè, mentre aumentano le migliaia di civili in fuga verso il vicino Sudan. Di fronte all’escalation del conflitto che rischia di degenerare in una guerra civile e di estendersi anche i Paesi limitrofi come Eritrea, Sudan e Somalia, anche l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale (Amecea) si uniscono agli appelli di Papa Francesco e dei vescovi etiopici perché le parti trovino una soluzione pacifica alle loro divergenze attraverso il dialogo.   In una dichiarazione diffusa venerdì e ripresa dal blog dell’Amecea, i vescovi dell’Africa orientale chiedono al Governo di Addis Abeba e al Fronte di Liberazione del Popolo del Tigrè (Tplf) di “non continuare al alimentare il conflitto con i combattimenti e di smettere di accusarsi a vicenda per gli eventi luttuosi che stanno accadendo". "Anche noi – afferma la dichiarazione, firmata dal presidente dell'Amecea, monsignor Charles Kasonde - condanniamo il ricorso alla forza militare, perché non farà altro che trasformare il conflitto in una guerra civile, destabilizzando questo bellissimo Paese che è l’Etiopia ". Di qui l’appello al dialogo e ad avviare un negoziato: "Anche se crediamo che ci sia ancora la speranza che questo conflitto possa essere risolto pacificamente e di evitare che si trasformi in una guerra civile, sappiamo che questo può accadere solo se c'è la volontà politica di negoziare una soluzione pacifica", afferma l’Amecea, ammonendo che senza un intervento rapido,  in un panorama politico già caratterizzato da divisioni etniche “le divergenze tra il Governo federale e il Fronte di liberazione del popolo del Tigrè rischiano di portare a un aumento delle vittime tra i soldati, a un bagno di sangue tra i civili, alla distruzione delle proprietà e allo sfollamento di milioni di persone". Nella dichiarazione i vescovi dell’Africa orientale esprimono la loro solidarietà alla Cbce e a "tutte le persone così duramente colpite dal peggioramento della situazione nel Tigrè” ed elogiano “gli sforzi finora compiuti” dalla stessa Cbce, insieme ad altri leader religiosi e altri attori per riportare la pace nella regione e sostenere le popolazioni coinvolte.Infine, l’invito ai i fedeli e a tutte le persone di buona volontà a continuare a pregare per i leader politici del governo e del Tplf e perché “le parti interessate svolgano un ruolo positivo che permetta il ripristino della pace, la riconciliazione tra i gruppi etnici nella regione del Tigrè e il ritorno della stabilità in Etiopia”. (LZ)

14 novembre - UNGHERIA Vescovi: chiese aperte per Messe pubbliche, ma con resposabilità e prudenza

"Dobbiamo agire in modo responsabile e prudente”: è quanto scrive, in una nota, la Conferenza episcopale d’Ungheria (Ceu), di fronte all’evoluzione della pandemia da Covid-19 nel Paese. Con l’aumento dei contagi, infatti, che ad oggi fanno registrare più di 137mila casi e quasi 3mila decessi, il primo ministro Viktor Orbán ha annunciato lo stato di emergenza dalla durata di 90 giorni. Tra le misure restrittive introdotte, il coprifuoco, la chiusura dei ristoranti, attività commerciali aperte solo fino alle 19.00 e la didattica a distanza per scuole superiori e università. In questo contesto, “tenendo conto del parere degli esperti epidemiologici – scrive la Ceu - le chiese sono particolarmente importanti come luoghi di ricarica spirituale e di preghiera, motivo per cui continuiamo a tenerle aperte”. "Si possono anche celebrare Messe”, aggiungono i presuli, ma solo nel rispetto delle „misure restrittive” vigenti; chi non può prendere parte alla celebrazione eucaristica „per motivi gravi” può dedicare „un congruo tempo alla preghiera personale e famliare” e seguire le Messa on line o in tv „per ottenere conforto, consolazione e incoraggiamento”. Restano dispensati dall’obbligo di precetto, naturalmente, anziani, malati e persone che operano in prima linea contro la pandemia. Quanto alle riunioni parrocchiali, la Ceu raccomanda invece l’utilizzo della modalità virtuale, „con rigorose eccezioni” che rispettino però „le attuali ordinanze epidemiologiche”, le quali andranno seguite anche „nell’amministrare i sacramenti”. „Con la nostra preghiera ed il nostro esempio – conclude la Ceu - rafforziamo la fiducia in Dio e gli uni negli altri  e prestiamo attenzione particolare al prossimo, soprattutto agli anziani ed ai malati”. (IP)

14 novembre - REGNO UNITO ACS finanzia un generatore di ossigeno per l’ospedale cattolico Maryamana di Erbil

Un dispositivo per la somministrazione di ossigeno di 55 mila euro sarà installato nel Maryamana Catholic Hospital di Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno, grazie ad un finanziamento di ACS Regno Unito, in seguito alla richiesta dell’arcivescovo caldeo Bashar Warda, si legge sul sito web della fondazione pontificia. “Chiedo ad ACS – aveva scritto il presule in una lettera - di coprire i costi (del progetto), perché il Covid ci sta colpendo duramente. La comunità e gli sfollati interni di tutte le fedi si rivolgono all'arcidiocesi per un aiuto. Abbiamo bisogno di una fornitura costante, perché l'ossigeno è un trattamento assolutamente indipensabile contro il virus". Dinanzi all'impennata di casi ad Erbil e Qaraqosh, monsignor Warda si è detto molto preoccupato per la diffusione del coronavirus alll’interno delle comunità cristiane. L'arcivescovo, raccontando come le cure negli ospedali privati siano proibitive e i posti letto in quelli statali pieni, ha sottolineato l’importanza dell’assistenza gratuita ad Erbil, città che ospita molti rifugiati e sfollati, e dove, nelle pianure di Ninive, la disoccupazione raggiunge il 70%. Grazie a questo dispositivo, - ha spiegato il presule - infermieri e medici potranno usare bombole per l’ossigenazione a domicilio ricaricabili, senza dover passare dall’ospedale. La diocesi, inoltre, potrà curare almeno 70 pazienti di coronavirus a settimana. Il generatore di ossigeno sarà inviato ad Erbil dalla Turchia e ci vorrà una settimana per installarlo. L'obiettivo è quello di farlo funzionare prima di Natale. (AP)

14 novembre - BRASILE 15 novembre, elezioni amministrative. Vescovi: rafforzare processo democratico

Urne aperte, domenica 15 novembre, in Brasile dove 147,9 milioni di aventi diritti potranno scegliere i candidati alle elezioni amministrative in 5.570 comuni del Paese. In vista delle votazioni, la Chiesa cattolica è scesa in campo, sin dal mese di agosto, per “rafforzare il processo democratico”, soprattutto nel contesto della pandemia da Covid-19. Numerose, quindi, le iniziative messe in atto dai vescovi finora, tutte ricordate dal sito web della Conferenza episcopale nazionale (Cnbb):  ad esempio, i presuli della Regione Sud 4, che comprende lo Stato di Santa Catarina, hanno prodotti una serie di 4 video, intitolata “Il mio voto conta”, pubblicati settimanalmente ed incentrati sul tema delle ‘fake news’ e della loro pericolosità per il processo democratico. Allo stesso modo, l’Arcidiocesi di Belo Horizonte ha diffuso una serie di video per aiutare gli elettori a comprendere tutte le fasi delle votazioni, a partire dal “discernimento che anticipa la scelta dei candidati”. Sempre a Sud, nelle Regione 2 che copre lo Stato del Paraná, i presuli hanno realizzato un opuscolo intitolato "I cristiani e le elezioni", incentrato sulla buona politica come “servizio alla vita e alla pace". "L'obiettivo del sussidio – si legge - è quello di contribuire alla formazione di una sana coscienza politica, per motivare i cristiani a partecipare al processo elettorale e fornire loro criteri” che li guidino nella scelta dei candidati. La Regione Centro-Ovest, invece, che include Goiás e il Distretto Federale, ha pubblicato un apposito messaggio in cui i vescovi ricordano che “la Chiesa non è di parte, ma cerca di sensibilizzare gli elettori e di incoraggiare i fedeli laici che si sentono chiamati a rappresentare il popolo con un mandato politico". Un’ulteriore iniziativa è stata lanciata dalla Provincia ecclesiastica di Maceió: in un apposito sussidio, i vescovi locali forniscono informazioni su come si svolgono le elezioni in tempo di pandemia, sull'importanza del voto, sul ruolo dei comuni, e su come monitorare le risorse pubbliche e denunciare le frodi elettorali. "La res publica è una grande responsabilità per noi cristiani – spiega l'Arcivescovo di Maceió, Antônio Muniz Fernandes - Non ha senso lamentarsi dei politici: piuttosto, dobbiamo conoscere chi eleggiamo”. A livello più ampio, anche la Repam (Rete ecclesiale panamazzonica) del Brasile ha lanciato un libretto informativo contro le ‘fake news’, con l’obiettivo di “offrire materiale che aiuti a riflettere, a discernere e a combattere la diffusione di notizie false”. Infine, da ricordare che il 29 ottobre, la Cnbb ha pubblicato uno specifico messaggio sulle elezioni comunali: in esso, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa cattolica e dell'insegnamento di Papa Francesco, i presuli brasiliani richiamano il concetto della politica come “un insieme di azioni” mirate alle “realizzazione del bene comune”. “I politici che privilegiano il bene comune e una vita piena, dal concepimento alla morte naturale, di tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione, senza mai cercare i propri interessi personali e aziendali – conclude il messaggio - daranno buoni frutti". (IP)

14 settembre -  ITALIA Cardinale Bassetti: grazie a quanti mi sono vicini con la preghiera

È un messaggio di gratitudine a quanti gli hanno dimostrato vicinanza con la preghiera e con l’affetto quello diffuso dal Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). Ricoverato da diversi giorni presso l’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia per coronavirus, nel pomeriggio di ieri, 13 novembre, il porporato è stato trasferito dalla struttura di Terapia Intensiva 2 alla degenza ordinaria di Medicina d’Urgenza Covid 1. “Si conferma il lieve miglioramento osservato ieri – riferisce la Direzione sanitaria nel bollettino quotidiano - Buoni i parametri respiratori e cardiocircolatori. Continua ossigenoterapia e restante piano di trattamento”. “Desidero ringraziare il Signore per essermi accanto, con la Sua misericordia, in questo momento di prova”, scrive dunque il presidente della Cei, esprimendo la sua gratitudine a tutto “il personale sanitario che si sta prendendo cura di me e di quanti sono ammalati”. “Ringrazio quanti mi sono vicini con la preghiera e l’affetto” conclude, chiedendo la preghiera costante “per quanti soffrono e vivono situazioni di fatica”. Da ricordare che anche Papa Francesco ha voluto manifestare la sua vicinanza personale all’Arcivescovo umbro: il 10 novembre, in una telefonata fatta Monsignor Marco Salvi, vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve, il Pontefice ha chiesto di portare al porporato ammalato un messaggio, ripetendo per tre volte: “Forza, forza, forza!”. Allo stesso tempo, il Papa ha assicurato la sua preghiera e ha ringraziato il personale che sta curando il Cardinale Bassetti. (IP)

14 novembre - ITALIA Appello al volontariato di Caritas Ambrosiana. Stamani il sindaco di Milano volontario nel centro di ascolto Caritas di Villa Pizzone

Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, ha accolto stamani il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, nel centro di ascolto Caritas di Villa Pizzone. Sala - si legge nel comunicato stampa  diffuso dall’organizzazione cattolica -, ha aiutato i volontari nella distribuzione dei pacchi alimentari. Sono 18.092 le famiglie nella diocesi- – spiega la nota - alle quali vengono consegnati aiuti alimentari  e 6566 quelle che ricevono ascolto e accompagnamento telefonico, essendo stati limitati i colloqui in presenza nel rispetto delle norme di distanziamento sociale.  “Come in primavera anche questo nuovo lockdown ricadrà pesantemente sui più fragili” ha osservato Gualzetti, accogliendo il sindaco. “Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per reggere l’ondata di richieste che arriverà nei prossimi mesi ai nostri servizi”. A questo scopo, la Caritas Ambrosiana, in occasione della IV Giornata mondiale dei poveri, istituita da Papa Francesco, che quest’anno ha per titolo “Tendi la tua mano al povero”, ha rilanciato un appello al volontariato. Chi volesse rendersi disponile per le consegne degli aiuti alimentari e degli altri servizi può presentare, dunque, la propria candidatura, scrivendo una email all’indirizzo: volontariato@caritasambrosiana.it. (AP)

14 novembre - REGNO UNITO ACS stanzia 5 milioni di euro per la ricostruzione di Beirut

 Le campane delle chiese di Beirut torneranno a suonare. Cento giorni dopo l’eplosione del 4 agosto, innescata da 750 tonnellate di nitrato di ammonio, che ha causato più di 200 morti, 6.500 feriti e 300.000 sfollati, Aiuto alla Chiesa che Soffre Regno Unito ha annunciato, sulla sua pagina web, un pacchetto di aiuti di 5 milioni di euro per la ricostruzione di edifici e chiese della capitale libanese. Aiuti che si aggiungono a quelli approvati, nei giorni successivi all’esplosione, a sostegno di 5.880 famiglie di senzatetto. Tra i sette progetti confermati da ACS - altri 19 sono in fase di studio – c’è anche la chiesa greco-cattolica melchita di San Salvatore, che ha perso il tetto nell'esplosione. Il parroco, padre Nicolas Riachy, ha riferito ad ACS come la riparazione del tetto sia vitale prima dei rigidi mesi invernali e ha raccontato la difficile situazione attraversata dai parrocchiani: "Porte e finestre delle case dei nostri fedeli sono state sfondate. E in cima a tutto questo c'è la crisi economica. Le banche hanno congelato i beni della gente, quindi ora non hanno più niente". Padre Riachy ha, dunque, parlato dell’impegno della Chiesa nel cercare di dare speranza alla popolazione.  "Vogliamo dare speranza a chi vuole ancora rimanere qui” ha detto il sacerdote. “La nostra missione è portare la luce nell'oscurità nella quale viviamo. Non c'è cristianesimo senza la Croce. Cristo è il nostro esempio. Non è facile essere cristiani, ma gran parte della nostra gente è ancora più che consapevole che questa terra è Terra Santa e non possiamo abbandonarla". Circa il 10 per cento della popolazione di questo sobborgo se n’é andato, ha affermato padre Riachy, e se come "Papa Francesco ci ha detto che un Medio Oriente senza cristiani è impensabile”, “se i cristiani devono rimanere in questo Paese – ha aggiunto -, abbiamo bisogno di ognuno di voi", in modo che “questa Chiesa possa continuare ad essere una bella testimonianza della Parola del Signore". (AP) 

14 novembre  COLOMBIA  Rapporto della Chiesa dal titolo “Come risorgere dal Covid: contagiarci di speranza, solidarietà e fraternità”

“Come risorgere dal Covid: contagiarci di speranza, solidarietà e fraternità” è il titolo del rapporto presentato dalla Conferenza episcopale colombiana, attraverso il Segretariato nazionale della Pastorale sociale/Caritas Colombia (SNPS/CC), e pubblicato sulla pagina web dell’Episcopato, che mostra la realtà vissuta dal Paese durante l’isolamento sociale e i compiti svolti dalla Chiesa cattolica nel tentativo di accompagnare la popolazione colpita dall’emergenza sanitaria. Secondo quanto vissuto dai diversi uffici della Pastorale sociale nelle giurisdizioni ecclesiastiche, la crisi sanitaria ha messo in luce i problemi socio-economici che il Paese deve affrontare, gli ostacoli di milioni di colombiani, della popolazione migrante, dei rifugiati e dei richiedenti asilo. In questo contesto, il diritto alla salute è diventato un punto chiave dell'agenda pubblica, poiché il governo nazionale, tra le altre cose, ha dovuto rafforzare la capacità di risposta dei centri sanitari, spesso non sufficienti o inesistenti in alcune parti del territorio colombiano. Alla luce di tutto questo, i ministeri sociali dell'arcidiocesi, delle diocesi, dei vicariati e delle parrocchie, grazie all'accompagnamento del Segretariato Nazionale del Ministero Sociale /Caritas Colombiana, si sono impegnati in azioni che hanno aiutato le persone più indigenti e vulnerabili ad affrontare la crisi e ad evitare un possibile contagio da coronavirus. In collaborazione con il governo, le amministrazioni dipartimentali e locali, le organizzazioni, le fondazioni e le istituzioni, sono stati in grado di fornire vari tipi di assistenza: beni di prima necessità, kit di igiene, sostegno economico, alloggio, sostegno psicosociale e accompagnamento spirituale. L’invito finale, dunque, nel documento, è quello di continuare ad unire le forze e a lavorare tutti insieme per il benessere di coloro che più soffrono le conseguenze di questa crisi sanitaria. (AP)

14 novembre - REGNO UNITO “Light for the world”, l’album delle The Poor Clares of Arundel in vetta alle classifiche

In questo tempo difficile di pandemia, in cui tutti noi abbiamo bisogno di sostegno, un album di musica spirituale sta riscuotendo un successo senza precedenti. "Light for the World", l'album di debutto delle The Poor Clares of Arundel, uscito a settembre, ha conquistato le vette delle classifiche, occupando il primo posto sia nella Classical Artist Album Chart che nella Classical Specialist Album Chart. The Poor Clares of Arundel, 23 Clarisse di un convento nella campagna rurale del Sussex, vicino ad Arundel, nel loro album di esordio, “una produzione unica nel XXI secolo", pubblicato dalla Decca Records, hanno inciso per la prima volta brani che sono stati per loro fonte costante di guarigione e riflessione, nella speranza che possano essere ora un antidoto spirituale allo stress della vita moderna. L’album contiene scritti di Santa Chiara e San Francesco, arrangiati e musicati dai compositori James Morgan e Juliette Pochin, alcuni inni latini e testi medievali. “Troviamo una gioia profonda nei nostri canti e ora speriamo che la nostra musica raggiunga molte vite, portando pace, amore e un senso di benessere a tutti coloro che l'ascoltano", ha affermato suor Gabriel Davison. Tom Lewis dell'etichetta discografica Decca Records – si legge su thecatholicuniverse.com - ha parlato di quanto questa musica abbia colpito gli ascoltatori. "Non abbiamo mai visto una reazione del genere, credo. Abbiamo sentito di persone fermare la macchina in lacrime dopo aver ascoltato la musica e il messaggio delle Clarisse” ha affermato. “Ci ha colto totalmente di sorpresa, al punto che ora siamo a corto di materiale! La loro musica – ha aggiunto - contiene chiaramente un magico balsamo musicale di cui la gente ha bisogno in questo momento”. "Quando abbiamo ascoltato per la prima volta i demo delle Clarisse di Arundel – ha spiegato Lewis - , siamo rimasti traumatizzati. Il loro è un approccio nuovo di zecca, perfettamente concepito per le masse in cerca di un momento di evasione". Suor Gabriel Davison, parlando con Classic FM, ha rivelato di come le suore siano state travolte dalla risposta ottenuta dal loro album. "Per noi è una grande gioia sapere quanto, in questo momento difficile per molti, la nostra musica aiuti le persone ad affrontare lo stress e l'ansia della vita quotidiana”, ha detto. “La registrazione del nostro album, nella cappella del nostro monastero, nel corso di diversi mesi, - ha raccontato - è stata una grande avventura che abbiamo intrapreso con tutto il cuore", con la speranza che “tutti coloro che ci ascoltano possano trovare un senso di calma, di pace e di serenità, che si trova nel profondo di ognuno di noi". (AP)

13 novembre - CANADA Nuovo appello dei vescovi contro il Ddl C-7 sull’eutanasia

Tornano a far sentire la loro voce i vescovi canadesi contro il disegno di legge C-7, l’emendamento al Codice penale con cui il Governo di Ottawa vuole modificare la legge sull’eutanasia e sul suicidio assistito del 2016, estendendo la pratica alle persone che non si trovano in situazione di fine vita. In un memorandum presentato al Comitato permanente per la giustizia e i diritti umani, i presuli ribadiscono la loro opposizione all’eutanasia e al suicidio assistito e riaffermano quanto già detto in passato: “La legislazione proposta nel ddl C-7 rimane profondamente viziata, ingiusta e moralmente dannosa. Per questo, noi vescovi cattolici canadesi continuiamo a chiedere ai cattolici e a tutte le persone di buona volontà di far sentire la loro voce in opposizione a tale proposta”. “Ogni legislatore – aggiunge la Conferenza episcopale (Cccb) – deve ricordare che una legge che toglie la vita a persone innocenti non può mai essere moralmente giustificata e violerà sempre la dignità intrinseca di ogni persona umana”. Al contempo, la Cccb sottolinea l’importanza delle cure palliative, perché “l'esperienza pastorale ha dimostrato che i pazienti sono più disposti a richiedere l'eutanasia o il suicidio assistito quando il loro dolore non è correttamente gestito da cure palliative di buona qualità, quando il loro bisogno di supporto e di sostegno non è sufficientemente soddisfatto, o quando sono socialmente emarginati”. Tali cure, dunque, sono “l'unica opzione rispettosa ed etica al problema che il governo sta cercando di risolvere legalizzando l'eutanasia e il suicidio assistito”. Esse, infatti, “alleviano il dolore, la solitudine, la paura, l’angoscia e la disperazione del malato, con il sostegno della famiglia e della comunità”. Inoltre, scrivono ancora i vescovi, le cure palliative “rispettano la dignità della persona e riconoscono che la vita umana ha un valore oggettivo e trascendente”, “non definito o limitato dalla malattia, bensì è intrinseco, dal concepimento fino alla morte naturale”. (IP)

13 novembre - FILIPPINE Caritas Manila invia aiuti alle diocesi colpite dal tifone Goni

Un milione di pesos, pari a circa 17mila euro: a tanto ammontano gli aiuti che la Caritas di Manila ha inviato alle diocesi delle Filippine maggiormente danneggiate dal tifone Goni, abbattutosi il 1° novembre nella regione di Bicol. Ingenti i danni e numerose le vittime: finora, si contano 24 morti, oltre a case distrutte e raccolti danneggiati. Il nuovo contributo della Caritas si aggiunge ai 200mila pesos iniziali, ovvero 3.500 euro, stanziati subito dopo il passaggio del tornado nelle diocesi di Legazpi, Daet, Virac, Catanduanes e Gumaca. Ma oltre agli aiuti finanziari, spiega padre Anton Pascual, direttore generale dell’organismo caritativo, alla popolazione vengono forniti generi di soccorso e di prima necessità. La Caritas di Manila, inoltre, si sta coordinando con le diverse parrocchie diocesane che, nel frattempo, sono divenute centri di accoglienza per gli sfollati, che sfiorano le 400mila unità. Da ricordare che già nei giorni scorsi, Monsignor Jose Colin Bagaforo, direttore della Caritas nazionale delle Filippine, aveva lanciato un appello alla solidarietà: "Con umiltà, ci appelliamo ai sinceri atti di gentilezza, generosità e compassione di tutti", aveva detto, ricordando che il tifone aveva colpito comunità già duramente provate dalla pandemia da coronavirus. (IP)

13 novembre - MAURITIUS 14 novembre, celebrazioni per i 10 anni di “La Caze Lespwar”, Centro accoglienza per persone in difficoltà

Celebra i dieci anni di attività “La Caze Lespwar”, il Centro di accoglienza della Caritas Mauritius per persone in difficoltà presente a Port-Louis. Domani, sabato 14 novembre, si terrà un evento commemorativo intitolato “Tendi la tua mano al povero”. La scelta del tema non è casuale: riprende, infatti, quello del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale dei poveri, che quest’anno si celebra il 15 novembre. Per l’occasione, il Cardinale Maurice Piat, Arcivescovo di Port-Louis, celebrerà la Santa Messa, alle ore 16.30, presso il Centro stesso. Nel suo decennio di attività, si legge sul sito diocesano, “La Caze Lespwar” si è posta tre obiettivi: “Essere un luogo di apprendimento per le persone in difficoltà, offrire servizi alla comunità ed essere uno spazio per lo sviluppo dei bambini”. Per questo, sono numerose i servizi presenti: dall’ascolto per i casi di emergenza, all’accompagnamento delle persone in cerca di lavoro, all’orientamento professionale per chi vuole avviare una piccola impresa. Il Centro ospita anche un negozio solidale, un asilo per minori e un giardino. “Attraverso il nostro operato – spiega la direttrice, Christiane Pasnin – vogliamo dire alle persone in difficoltà che per loro non è finita: c’è sempre una luce e noi siamo pronti ad accompagnarle”. "La Caze Lespwar – aveva detto d’altronde la stessa la Pasnin il giorno dell’inaugurazione - è un luogo in cui si forgiano i legami, dove giovani e vecchi camminano mano nella mano. Qui siamo invasi dall'amicizia, dalla fraternità e dalla solidarietà”. Costruito su un terreno donato alla Caritas da alcuni privati, il Centro mira anche a preparare le donne che vogliono entrare nel mondo del lavoro, offrendo loro corsi di alfabetizzazione per adulti, in caso di necessità. (IP)

13 novembre - SVIZZERA Campagna missionaria in favore dei bambini della Guinea Conakry

È dedicata ai bambini della Guinea Conakry la campagna di solidarietà avviata da “Missio Svizzera”, ovvero le Pontificie Opere Missionarie del Paese elvetico. “In questo particolare momento - si legge sul sito www.missio.ch – le condizioni già precarie dell’infanzia nel mondo sono messe a dura prova dalla pandemia da Covid-19 ed è quindi necessaria più mai la solidarietà nei loro confronti”. Nel Paese africano, le città principali vedono un panorama desolante: “La povertà spinge molti genitori a lasciare la loro famiglia per trovare lavoro altrove. Di conseguenza, molti bambini si ritrovano da soli e finiscono o in famiglie allargate o in orfanotrofio”. “I bambini aiutano i bambini” è il motto della campagna solidale che proseguirà anche nel 2021. Ed è proprio a questi ultimi che è dedicato il progetto solidale di Missio: articolato secondo tre P, il programma chiede di “pregare in unione con tutti i bambini, condividere (partager in francese) le risorse ricavate da vendite di beneficenza; partecipare alle iniziative virtuali disponibili sul sito web di Missio”. Tra i progetti finanziati grazie a questo tipo di iniziative, ci sono l’orfanotrofio di Gouecké e il Foyer di Samoé, entrambi gestiti dalle "Serve di Maria Vergine Madre": il primo si prende cura di 50 bambini orfani di età compresa tra uno e sei anni. Spesso le madri sono morte durante il parto ed i neonati vengono abbandonati dalle loro famiglie perché considerati colpevoli della morte della mamma. Le suore li accolgono, li nutrono, li confortano, li sostengono e li fanno giocare. Il Foyer accoglie, invece, un centinaio di ragazze orfane o provenienti da famiglie povere, affinché possano essere nutrite, curate e ricevere una formazione scolastica adeguata. (IP)

13 novembre - KENYA “Iniziativa per costruire ponti”. Perplessità dei vescovi: serve consenso di tutta la popolazione

Tornano a dirsi perplessi i vescovi del Kenya sulla “Iniziativa per Costruire ponti (Building Bridges Initiative – Bbi), il progetto varato dopo l’accordo tra il presidente Uhuru Kenyatta e il capo dell’opposizione Raila Odinga per superare lo stallo politico creato dalle contestate elezioni presidenziali del 2017-2018. Nello specifico, la Bbi contiene raccomandazioni volte a promuovere la costruzione di un ethos nazionale, la fine delle discriminazioni etniche e degli antagonismi politici. Tuttavia, sin dallo scorso anno i vescovi hanno evidenziato molte lacune nel progetto, come ad esempio la mancanza di una gestione chiara e definitiva delle violenze entiche o la scarsa conoscenza che la popolazione ha di tale iniziativa, a vantaggio di strumentalizzazioni politiche. Ora, dunque, la Conferenza episcopale del Kenya (Kccb) esprime nuove riserve e lo fa in una dichiarazione intitolata “Appello alla costruzione di una nazione unita, guarita e riconciliata”, diffusa ieri, 12 novembre, al termine dell’Assemblea plenaria svoltasi a Nakuru. Nel documento, i vescovi sottolineano che la Bbi è un progetto ancora incompleto, “in fase di realizzazione” e si dicono preoccupati per l’eccessivo potere che l’iniziativa intende affidare al Capo dello Stato: secondo il progetto, infatti, il presidente del Paese dovrà nominare un premier e due vice-premier, il che porterà a concentrare nelle sue mani un grande potere. Così facendo, “il governo non rifletterebbe il volto del Paese”, ma sarebbe solo un “asso piglia tutto” nelle mani del vincitore. E ciò sarebbe “contrario al principio della separazione dei poteri che è, invece, la spina dorsale della democrazia”. Le medesime perplessità i presuli le esprimono riguardo all’aumento dei parlamentari che passerebbero, in Senato, da 67 a 94, e in Assemblea nazionale da 349 a 360: “Ciò rappresenterebbe un peso enorme per i contribuenti che già lottano contro una forte spesa salariale a sostegno degli attuali legislatori”. “Non c’è ragione per cui dovremmo avere un numero così alto di parlamentari – sottolineano i vescovi – Non vogliamo un governo più grande, vogliamo un governo migliore”. Altro punto dubbio evidenziato dalla Conferenza episcopale è quello riguardante la nomina dei membri della Commissione elettorale indipendente: la Bbi prevede che essi siano scelti dai partiti politici, ma per i presuli ciò “è pericoloso perché finirebbe per compromettere l’indipendenza stessa della Commissione”, trasformandola in “un’organizzazione politica con interessi di parte” e mettendo in discussione “l’equità delle votazioni”. (IP)

13 novembre - ITALIA Tutela vita è condizione per costruire il futuro. Il messaggio del segretario generale Cei al 40mo Convegno Nazionale del Movimento per la Vita

“Operare uniti perché tutti, credenti e non credenti, comprendano che la tutela della vita umana fin dal concepimento è condizione necessaria per costruire il futuro dell’umanità tutta”. Questa l’esortazione rivolta da monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, nel messaggio inviato al 40mo Convegno nazionale  del Movimento per la Vita che si svolge online, da oggi al 15 novembre, sul tema“Tu sei per me unico al mondo. Non si vede bene che col cuore”. “In questo terribile momento, mentre la pandemia affligge il mondo rendendo tutto più difficile, avete avuto il coraggio di non arrendervi agli ostacoli organizzando il vostro Convegno nazionale”, scrive monsignor Russo, ricordando il fondatore del Movimento Carlo Casini, deceduto nel marzo scorso. A quest’ultimo è intitolata la due giorni sul web che ospita anche il IV Forum della Federazione europea “One of us”. “Avete reso e rendete un importante servizio alla comunità civile ed ecclesiale, di cui la vita umana costituisce il valore essenziale: la sua tutela e promozione – prosegue il segretario generale Cei - fanno sì che la società stessa esista e si articoli nelle sue strutture”. Citando il Papa monsignor Russo ricorda: “oggi la cultura dello scarto sacrifica i più deboli, i più poveri, i più fragili, i senza voce, a cominciare proprio dai nascituri”. “Un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno”. Ai partecipanti infine l’appello a non stancarsi di proclamare e testimoniare il Vangelo della Vita. Il Convegno nazionale Carlo Casini vede riuniti Movimenti per la Vita, Centri di Aiuto alla Vita, Case di accoglienza, Sos Vita e Progetto Gemma in un momento di riflessione, approfondimento e di scambio di esperienze. (PO)

13 novembre - BANGLADESH Incontro vescovi – premier: cooperazione per aiutare vittime #coronavirus

Una visita di cortesia all’insegna della cooperazione: è quella che ha compiuto ieri, 12 novembre, una delegazione dei vescovi del Bangladesh presso la residenza ufficiale del Primo Ministro del Paese, la signora Sheikh Hasina. A rappresentare la Chiesa cattolica c’erano il Cardinale Patrick D’Rozario, Arcivescovo emerito di Dacca; il suo successore, l’Arcivescovo eletto ma non ancora insediato Benjoy N. D'Cruze; il vescovo ausiliare di Dacca, Shorot F. Gomes e il Nunzio apostolico nel Paese, l'Arcivescovo George Kocherry. Al centro dei colloqui – riferisce l’agenzia Ucanews – l’impegno da entrambe le parti contro la pandemia da Covid-19, che in Bangladesh ha provocato oltre 425mila casi e più di 6mila decessi, così come la garanzia di cooperazione e di sostegno umanitario alle comunità più vulnerabili. A tale scopo, la delegazione episcopale ha fatto una donazione al Fondo anti-Covid istituito dal governo nazionale. Al contempo, i presuli hanno informato Sheikh Hasina delle iniziative che la comunità cristiana ha avviato per celebrare il centenario della nascita di Mujibur Rahman, che ricorre quest’anno: l’uomo è stato il primo ministro del Bangladesh dopo l’indipendenza ed è ritenuto uno dei suoi principali fondatori del Paese. L’attuale premier Hasina è sua figlia, l’unica che, insieme ad una sorella, è scampata al massacro della famiglia Rahaman perpetrata nel 1975 dai militari. Per celebrare, dunque, Mujibur, i vescovi hanno già compiuto, tra il 6 ed il 9 novembre, un “Pellegrinaggio di fede ed armonia” nel sud del Paese, includendo anche un tributo al mausoleo del “padre della patria” e la visita ad alcune comunità cattoliche, protestanti e musulmane. Sempre in memoria di Mujibur Rahaman, prossimamente i vescovi hanno in programma la piantumazione di 700mila alberi in diverse zone del Bangladesh.  (IP)

13 novembre - BRASILE #coronavirus. Posticipato al 2022 il 18° Congresso Eucaristico Nazionale

Nuova data per il Congresso eucaristico nazionale (Cen) del Brasile: la 18.ma edizione si terrà dall’11 al 15 novembre 2022 presso l’Arcidiocesi di Olinda e Recife. Previsto inizialmente per quest’anno, l’evento è stato posticipato a causa della pandemia da Covid-19. “Il nostro è un atteggiamento di profondo buon senso di fronte ad una situazione imprevedibile – spiega il segretario generale della Conferenza episcopale del Brasile, Monsignor Joel Portella Amado – non solo per quanto riguarda la durata dell’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus, ma anche per quanto riguarda le conseguenze economiche che ne sono derivate”. Incentrato sul tema “Pane su tutte le mense” e sul motto “Hanno condiviso il Pane con gioia”, il 18.mo Congresso eucaristico è stato già preceduto, nel 2019, da uno speciale Anno Eucaristico promosso dalla stessa arcidiocesi di Olinda e Recige. Obiettivo primario del Cen – spiegano i presuli – è quello di “promuovere la comunione delle Chiese intorno all’Eucaristia, con l’auspicio che questo evento ci porti a comprendere che il ‘Pane di vita’ fa uscire la Chiesa da sé, dalla sua zona di comfort, per raggiungere quelle periferie esistenziali ricordate spesso da Papa Francesco”. Oltre ad Olida e Recife, altri luoghi, tra cui São Lourenço da Mata, accoglieranno eventi collaterali al Congresso, solitamente in programma ogni quattro anni. La 17.ma edizione si è tenuta, infatti, ad agosto del 2016 a Belém, nello stato del Pará, nel contesto delle commemorazioni per il quarto centenario dell’avvio dell’evangelizzazione dell’Amazzonia e della fondazione della città. Il tema del Congresso è stato “Eucaristia e condivisione nell’Amazzonia missionaria”. (IP)

13 novembre - PORTOGALLO Plenaria vescovi. Monsignor Ornelas: no a legalizzazione eutanasia

La legalizzazione dell’eutanasia è contraria ad “società più umana”: lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale portoghese (Cep), Monsignor José Ornelas, nella prolusione inaugurale della 199.ma Assemblea plenaria della Cep, in corso a Fatima dall’11 al 13 novembre. L’intervento del presule si è concentrato sul progetto di legalizzazione dell’eutanasia attualmente dibattuto nel Paese. Ribadendo la necessità di offrire “condizioni e ragioni per vivere”, Monsignor Ornelas ha espresso comunque vicinanza e “rispetto” per chi vive “il dramma della sofferenza, del dolore, della mancanza di speranza” dovuti alla malattia. Chi, in condizioni di grave difficoltà, pensa all’eutanasia “non va stigmatizzato”, ha aggiunto il presule; piuttosto, ciò che va messa in discussione è la presunta “logica” di legalizzare tale pratica in tempo di pandemia, quando “i sacrifici e gli sforzi delle istituzioni e delle singole persone, a cominciare dal Servizio sanitario nazionale, rappresentano uno spirito di abnegazione che rimarrà nella memoria e nel cuore di tutti, poiché tanti, con totale dedizione, si sono prodigati e si prodigano per aiutare gli altri a vivere”. È “illogico”, quindi, dire ai malati, proprio in questo momento “di profondo dolore”: “Coraggio, stiamo per approvare l’eutanasia, ti aiuteremo a morire”. Il progetto di legge attualmente in discussione in Portogallo è il risultato di cinque disegni normativi sulla legalizzazione dell’eutanasia approvati il 20 febbraio scorso dall’Assemblea della Repubblica. Le cinque proposte sono state poi unificate dalla deputata del Partito socialista, Isabel Moreira, in un unico documento che ora verrà sottoposto al voto complessivo del Parlamento. Se approvato, il disegno di legge verrà invitato al Presidente della Repubblica che avrà tre opzioni: emanarlo, porvi il veto e quindi rinviarlo all'Assemblea perché confermi il voto, oppure inviarlo alla Corte Costituzionale perché si pronunci su di esso.   Intanto, lo scorso 23 ottobre, il Parlamento nazionale ha respinto l’iniziativa popolare di promuovere un referendum sull’argomento. La proposta era stata lanciata dalla “Federazione per la vita” (Fpv) ed aveva raccolto oltre 95mila firme. Il quesito referendario avrebbe dovuto includere questa domanda: "Siete d'accordo che uccidere un'altra persona su vostra richiesta o aiutarla a suicidarsi dovrebbe continuare ad essere punibile penalmente in qualsiasi circostanza?”. “Il fatto che questa iniziativa sia stata ripresa proprio in questo momento storico e che il referendum sia stato negato, pur essendo questo un tema così importante – ha concluso Monsignor Ornelas – non fa onore alla nostra democrazia o alla promozione di una cittadinanza che vuole essere partecipativa”. (IP)

13 novembre - MOZAMBICO Monsignor Lisboa chiede aiuti alla comunità internazionale per la provincia di Cabo Delgado attaccata dall’Isis

“Sono arrivati già 10mila rifugiati e altri sono in arrivo. Non hanno un luogo in cui dormire, solo coperte e rifugi improvvisati. Alcune persone sono morte durante il tragitto. Si tratta di una situazione umanitaria disperata per la quale stiamo chiedendo, anzi implorando l’aiuto e la solidarietà della comunità internazionale”: è l’appello che monsignor Luiz Fernándo Lisboa, vescovo di Pemba, in Mozambico, ha lanciato in un video della Caritas inviato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, descrivendo la difficile situazione che sta vivendo la provincia di Cabo Delgado, nel nord del Paese. Dal 2017 si contano oltre 600 brutali aggressioni in nove distretti ad opera dei miliziani dell’Isca, i jihadisti del sedicente Stato Islamico dell’Africa Centrale, e il bilancio stimato è di circa 2mila morti e oltre 310mila sfollati. Domenica scorsa è stata attaccata Muidumbe e decine di persone sono state decapitate e smembrate in un campo di calcio. Secondo alcuni rapporti, riferisce Acs, i miliziani hanno massacrato anche oltre quindici bambini insieme agli adulti che li preparavano ai riti tradizionali della tribù Makonde. Regina Lynch, responsabile del Dipartimento Progetti di Acs Internazionale riferisce che la fondazione pontificia ha voluto rispondere all’appello di monsignor Lisboa per aiutare la diocesi di Pemba e quelle limitrofe con aiuti di emergenza e che adesso, per far fronte alla crisi che il Paese sta attraversando, è stata aperta una raccolta fondi per destinare 100mila euro ai soccorsi per la popolazione brutalmente aggredita dai jihadisti mozambicani affiliati all’ISIS. “Oltre all’aiuto rappresentato da coperte, abbigliamento, cibo, prodotti per l’igiene, e anche sementi e attrezzature e qualsiasi cosa sia necessaria, intendiamo alleviare la fase peggiore della sofferenza e del trauma - afferma Regina Lynch -. Per questo abbiamo già predisposto un programma per gruppi diocesani al fine di assicurare sostegno psicologico e psicoterapia per i rifugiati traumatizzati presenti nelle parrocchie”. “Sembra stiano cercando di rimuovere l’intera popolazione della parte settentrionale della provincia di Cabo Delgado, cacciando la gente comune senza alcuna pietà” spiega ad Acs suor Blanca Nubia Zapata, religiosa delle carmelitane teresiane di San Giuseppe che vive a Pemba. “Nelle ultime settimane sono arrivate qui oltre 12mila persone - aggiunge la religiosa - sono 180 chilometri (…) tre o quattro giorni di seguito senza cibo, senza acqua, con bambini sulle spalle. Ci sono donne che hanno partorito per strada. Sono semplicemente terrorizzati. Molte famiglie ci hanno chiesto aiuto e le abbiamo messe in salvo nella scuola”. La responsabile del Dipartimento Progetti di Acs Internazionale riferisce che il nuovo focolaio di terrore e violenza jihadista in Africa sta mietendo vittime sia fra cristiani che fra musulmani. “Ci auguriamo una reazione alla crisi del Mozambico settentrionale, per il bene dei più poveri e abbandonati” conclude. (TC)

13 novembre - MONDO Messaggio dell’assistente ecclesiastico di Caritas Internationalis in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri

“La mano che noi tendiamo ai poveri, non è solo una mano che distribuisce, ma anche una mano che ha bisogno di aiuto. Abbiamo bisogno dei poveri tanto quanto loro hanno bisogno di noi”: lo afferma monsignor Pierre Cibambo, assistente ecclesiastico di Caritas Internationalis, in un messaggio diffuso in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri che si celebra domenica. Monsignor Cibambo sottolinea che i poveri “ci sfidano a diventare sempre più veri testimoni di Cristo”, “ci invitano ad aprire i nostri cuori e a trasformare la nostra visione ristretta e mondana per vedere Cristo”. “Il messaggio di quest’anno è: “Tendi la tua mano al povero” (Sir 7,32) - spiega l’assistente ecclesiastico di Caritas Internationalis -. Questo è un invito appropriato per tutti noi, in un anno in cui molti di noi si sono chiusi fuori dal mondo per proteggersi dalla pandemia di coronavirus”. La Caritas, aggiunge monsignor Cibambo, “ha dimostrato che l’amore non si chiude in sé stesso, né si rifiuta ai poveri e ai più vulnerabili specie in un momento in cui ne hanno un grande bisogno”, e ricorda inoltre che “la missione di Caritas è di ascoltare e accompagnare”, portata avanti da numerosi volontari e da tante persone che si dedicano in modo del tutto disinteressato alla costruzione di un mondo migliore. Nel suo messaggio, monsignor Cibambo rimarca poi che, come ribadito da diversi pontefici, “la Caritas è al centro della Chiesa” e che la Giornata Mondiale dei Poveri è un momento per ricordare e rafforzare la dedizione a mettere i poveri al centro, ad aiutarli e a far sentire la loro voce. “La nostra missione - prosegue l’assistente ecclesiastico di Caritas Internationalis - è di ‘assicurare che le persone che vivono in povertà siano parte attiva nella costruzione di una società inclusiva ed equa, di una Caritas trasformatrice e di una Chiesa accogliente’”. Monsignor Cibambo evidenzia poi che il 15 novembre è la “Giornata mondiale dei poveri” e non “per i poveri”, poiché con i poveri non ci si limita a condividere parte della propria ricchezza, ma si riceve anche qualcosa da loro. “In una vera comunità cristiana non ci sono membri che danno e altri che ricevono. Ci sono solo prossimi che condividono, perché in Cristo siamo tutti una cosa sola” rimarca il messaggio dell’assistente ecclesiastico di Caritas Internationalis. Infine monsignor Cibambo incoraggia a riflettere su quanto dai poveri si impara a livello personale e comunitario e conclude: “Una mano tesa è un segno; un segno che parla immediatamente di vicinanza, solidarietà e amore. Nella Giornata Mondiale dei Poveri, insieme, tenderemo le mani come un'unica famiglia umana nella solidarietà globale per costruire società inclusive ed eque e una Chiesa accogliente e trasformatrice”. (TC)

13 novembre - MONDO Unità e dialogo gli impegni del Consiglio ecumenico delle Chiese per i prossimi anni

L’obiettivo del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) continua ad essere la ricerca di un’unità visibile: lo ha sottolineato il reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Coe nel corso della riunione on line del Comitato Esecutivo che si conclude oggi. “Continuiamo a imparare gli uni dagli altri cosa significa essere una comunità fraterna impegnata a scoprire e a vivere nell’unità della fede apostolica” ha affermato il reverendo Sauca che ha inoltre esortato a testimoniare al mondo la correlazione fra unità dei cristiani, unità dell’umanità e creato. Agnes Abuom, presidente del Coe, ha osservato che i cinque continenti stanno ancora combattendo contro il Covid-19 e che la pandemia ha dato vita alla più profonda crisi economica e sociale che il mondo abbia conosciuto da un secolo interrompendo bruscamente lo slancio verso gli obiettivi dell’agenda dello sviluppo. La presidente del Coe ha aggiunto che 10 milioni di bambini potrebbero essere soggetti a malnutrizione acuta, secondo il Programma alimentare mondiale, e che, oltre ad evitare la diffusione del coronavirus, alcune misure igienico-sanitarie sono pure necessarie per evitare la trasmissione dell’Hiv COVID-19. “Eppure - ha detto Agnes Abuom - molte persone nelle proprie case non hanno ancora il necessario per lavarsi le mani con acqua e sapone”. La presidente del Coe ha inoltre parlato del drammatico aumento, negli ultimi 12 mesi, della violenza sessuale e fisica contro donne e ragazze. “È probabile che questo numero aumenti a causa delle incertezze sulla sicurezza, la salute e il denaro che aumentano tensioni e stress, a loro volta aggravati dalle condizioni di vita in alloggi angusti e dal confinamento durante e dopo il periodo del Covid-19” ha detto Agnes Abuom aggiungendo che anche il cyberbullismo è in aumento. Preoccupazione è stata poi espressa per il riemergere e l’ascesa di governi autoritari. “Sebbene linee guida come il confinamento e le restrizioni circa i viaggi possono mitigare la diffusione del virus a breve termine - ha rilevato la presidente del Coe - queste misure forniscono ai governi margini di manovra per violare i diritti umani, anche per il futuro, se non vengono revocati, controllati e combattuti”. Infine si è parlato del tema dell’11ma Assemblea del Coe, “L’amore di Cristo conduce il mondo alla riconciliazione e all’unità” che si terrà a Karlsruhe, in Germania, nel settembre del 2022. L’evento vuole favorire il dialogo fra le persone di tutto il mondo e di diverse religioni. “L’amore di Cristo apre un orizzonte di speranza - ha concluso il reverendo Sauca -. Il disegno di Dio è portare il mondo intero e tutto il cosmo alla riconciliazione e all’unità. (TC)

13 novembre - ITALIA – Al via il nuovo portale dedicato ad Alessandro Manzoni. La presentazione il 16 novembre in un convegno sul web - FOTO

Da lunedì 16 novembre sarà aperto alla consultazione pubblica il nuovo portale Manzonionline, www.alessandromanzoni.org, che , raccoglie su uno spazio virtuale il corpus di carte, volumi e opere dell’autore dei Promessi Sposi, editi e inediti, attualmente divisi tra i fondi della Biblioteca Nazionale Braidense, di Casa Manzoni a Milano e di Villa Manzoni a Brusuglio. Per l’occasione in quella stessa giornata alle 9.30 la Biblioteca Nazionale Braidense in collaborazione con la Pinacoteca di Brera organizza una giornata di studi aperta a tutti sulla piattaforma Zoom dal titolo “al titolo: Idea di un portale popolare. Manzoni Online. Nuove prospettive per la ricerca”. Il convegno  è dedicato all’illustrazione del funzionamento e delle risorse del portale, dedicato tanto a un pubblico di studiosi quanto ad appassionati e lettori. Il progetto infatti risponde sia ad esigenze rigorosamente scientifiche, che alla necessità di tutelare e conservare per via digitale il grande patrimonio cartaceo delle biblioteche italiane relativo a Manzoni, un autore universalmente apprezzato e particolarmente amato anche da Papa Francesco. Attraverso il nuovo sito internet sarà possibile accedere al catalogo completo delle carte manzoniane; disporre della riproduzione digitale integrale di tutti i manoscritti, delle stampe curate dall’autore, e dei volumi postillati, con link diretti alla loro accurata descrizione;  accedere al catalogo completo della biblioteca dell’autore; visionare la trascrizione delle postille a testi letterari, storici, filosofici, giuridici; costituire la prima, completa bibliografia manzoniana aggiornata e costantemente implementabile;  consultare l’edizione in formato digitale delle principali opere di Manzoni. L’iniziativa è stata sviluppata nell’ambito del progetto PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) finanziato dal MIUR: coordinata dall’Università di Parma, vede la collaborazione della Biblioteca Braidense e degli atenei di Milano Statale, Bologna, Pavia e Losanna. Partner del progetto sono il Centro Nazionale Studi Manzoniani e Villa Manzoni di Brusuglio.  Il progetto Manzoni Online proseguirà nel triennio 2021-2023  e vede la partecipazione di ricercatori impegnati da anni nel campo degli studi manzoniani e delle Digital Humanities. (PO)

12 novembre  -  Il presidente dei vescovi, monsignor Romulo Valles, rientrato in funzione dopo cinque mesi di convalescenza

 Monsignor Romulo Valles, arcivescovo di Davao, ha ripreso le sue funzioni di presidente della Conferenza episcopale filippina (Cbcp), dopo cinque mesi di convalescenza da un lieve ictus che lo aveva colpito il 23 maggio scorso. Lo rende noto l’agenzia dei vescovi Cbcpnews. Dal 28 giugno gli è temporaneamente subentrato il vice-presidente della Cbcp monsignor Pablo Virgilio David. A dare l’annuncio del rientro è stato lo stesso vescovo di Kalookan: “Dopo il via libera dei medici l’arcivescovo Valles si è detto pronto a riprendere le sue funzioni e il 25 novembre presiederà la riunione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale” ha scritto il presule in una lettera ai confratelli. Monsignor Valles è stato stato dimesso dall’ospedale dove era ricoverato dal 23 maggio il 6 luglio. (LZ)

12 novembre AUSTRALIA Monsignor Fisher: vaccino rispetti codice etico e sia accessibile a tutti

Ha fatto il giro del mondo, tre giorni fa, l’annuncio delle aziende Pfizer e BioNTech su un candidato vaccino contro il Covid-19, efficace al 90 per cento. Fortissime le speranze della popolazione mondiale di fronte a questa notizia che sembra illuminare il buio disperato causato dalla pandemia. Anche l’Arcivescovo di Sydney, in Australia, Monsignor Anthony Fisher, si è detto “contento” della notizia: “Prego affinché il vaccino annunciato si dimostri sicuro ed efficace come sembra – ha detto in una dichiarazione – Inoltre, è particolarmente consolante che tale farmaco sia stato sviluppato senza l’utilizzo di linee cellulari derivate da feti abortiti. Ciò dimostra che scienza ed etica possono andare di pari passo”. Dal presule anche l’appello al governo affinché ottenga “dosi sufficienti per la popolazione dell’Australia e del Pacifico”. Anche l’Associazione dei medici cattolici australiani ha accolto con favore la notizia: "Pur riconoscendo la necessità dei vaccini – ha detto il portavoce dell’organismo, padre Paschal M. Corby - l'associazione fa eco a chi chiede che essi siano sviluppati usando mezzi etici che rispettino sia la dignità della vita umana, sia le coscienze di coloro che ne trarrebbero beneficio”. Sulla stessa linea anche Pat Garcia, amministratore delegato del Catholic Health Australia, principale organismo non governativo australiano di servizi sanitari e di assistenza agli anziani: “Dobbiamo garantire – ha detto – che il vaccino sia distribuito in modo sicuro ed equo, dando priorità ai più vulnerabili e alle persone maggiormente a rischio”. Sull’importanza di un accesso globale al vaccino si era soffermato già Papa Francesco che, all’Udienza generale del 19 agosto scorso, aveva detto: “Sarebbe triste se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi! Sarebbe triste se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella Nazione e non sia universale e per tutti. E che scandalo sarebbe se tutta l’assistenza economica che stiamo osservando – la maggior parte con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del Creato”  Infine, da ricordare che il vaccino annunciato dalle aziende Pfizer e BioNTech si trova nella così detta “fase 3”, ovvero l’ultima. Dopo i test preclinici, condotti in laboratorio, ogni vaccino e ogni farmaco vengono infatti sperimentati sull'uomo in tre fasi: la fase uno, condotta su un piccolo numero di volontari sani, deve dare risposte sulla sicurezza; la fase su un numero più vasto di persone, deve dare le prime risposte sugli effetti e la fase tre, su numeri molto grandi, deve dare le risposte sull'efficacia. (IP)

12 novembre - UCRAINA Giornata mondiale poveri. Chiesa greco-cattolica lancia la campagna “Dai da mangiare ai poveri”

 “Vogliamo essere sempre più una Chiesa in uscita per servire: questo è il nostro programma, il nostro sogno, la nostra guida. Prima di tutto, dobbiamo servire coloro che ci sono più vicini e non ricevono attenzione, sostegno e conforto”. Con queste parole i vescovi greco-cattolici ucraini hanno invitato tutti i fedeli nel Paese a partecipare alla nuova campagna di beneficenza “Dai da mangiare ai poveri” rivolta in particolare alle persone che stanno soffrendo le conseguenze della pandemia del Covid-19. L’iniziativa, coordinata dal Dipartimento per i servizi sociali, sarà lanciata il 15 novembre in concomitanza con la Giornata mondiale dei poveri voluta da Papa Francesco ed è il frutto dell’ultima riunione del Sinodo dei vescovi greco-cattolici ucraini (Ugcc), riferisce un comunicato diffuso sul sito web dell’Ugcc. In un messaggio pastorale dal titolo “Ti rimarrà una sola cosa: ciò che hai dato ai poveri!", il Sinodo ricorda che la Chiesa greco-cattolica ucraina ha una lunga tradizione di solidarietà che è stata particolarmente evidente nei tempi di prova: "I cuori degli ucraini nel mondo libero hanno sentito il dolore e l'oppressione vissuti dai greco-cattolici sotto il regime comunista nella loro terra d'origine. Dalla diaspora, preghiere incessanti sono state levate per i fratelli e le sorelle perseguitati nella fede e una misericordiosa e generosa mano di solidarietà è stata loro tesa anche dopo che la nostra Chiesa ha lasciato le catacombe ", scrivono. Una solidarietà che la Chiesa in Ucraina oggi ricambia inviando i propri sacerdoti nelle comunità della diaspora. Ed è su questa preziosa esperienza di solidarietà e sostegno reciproco che la Chiesa ucraina deve costruire il suo presente e futuro, sottolineano i presuli. Di qui l’invito  “a servire in modo continuativo i bisognosi”, che sono sempre più numerosi in Ucraina a anche causa di scelte economiche sbagliate che hanno impoverito la popolazione, ulteriormente penalizzata dalla guerra nell’Est del Paese e adesso dalla pandemia del Coronavirus.  “Nessuno di noi è così povero da non poter condividere nulla con gli altri. Solo la durezza del cuore può impedirci di farlo. Un cuore che abbia un briciolo dei pensieri e dei sentimenti di Cristo, non può non dire ‘Mi dispiace per queste persone’ di fronte al dolore e alla sofferenza”, affermano in conclusione i presuli. (LZ)

12 novembre -  GERMANIA Arriva “Dio o no?”, la serie web che indaga la chiamata al sacerdozio e la vita in seminario

Mettersi alla ricerca di Dio, ma anche sentire nel profondo del cuore la sua chiamata, riconoscere dentro di sé la vocazione e abbandonarsi ad essa rispondendo solo “sì”. A queste e molte altre domande la Chiesa tedesca risponderà in una maniera molto insolita, sperimentale: con una serie web intitolata “Dio o no?” che viene trasmessa a partire da oggi, secondo quanto riporta il sito della Conferenza episcopale tedesca. Articolata in dodici episodi, la serie è stata girata in un periodo di sei mesi, durante i quali i laureati in Media e comunicazione dell'Università di Stoccarda hanno esplorato il seminario di St. Georgen a Francoforte. "Sono lieto che i giovani professionisti dei media dell'università dei media di Stoccarda abbiano deciso di immergersi in questo mondo! Auguro al progetto la benedizione di Dio e a tutti gli spettatori buone riflessioni mentre guardano i contributi", è il commento di monsignor Felix Genn, presidente della Commissione per le Professioni spirituali e i servizi ecclesiastici della Conferenza episcopale tedesca e vescovo di Münster. Nessun argomento è tabù nella serie web, come spiega Michael Maas, direttore del Centro di Pastorale Vocazionale dei vescovi tedeschi: "Tutto può essere chiesto, tutto può essere detto, e nessuno di noi sa oggi quale sarà il risultato. Siamo convinti: chi segue Cristo non deve avere paura del pubblico". Con questo progetto, la Chiesa cattolica si impegna in un lavoro di pubbliche relazioni piuttosto insolito: "Il fascino della serie è che si basa sull’improvvisazione. I laureati non hanno una vera e propria sceneggiatura su cui basarsi, ma riprendono ciò che li colpisce, ponendo domande su questo mondo per loro completamente estraneo. La Chiesa cattolica pubblica poi il risultato senza censure sui suoi canali", spiega il Prof. Jørn Precht, docente di Narrativa presso l'ateneo. La serie web è disponibile da oggi, giovedì 12 novembre, su YouTube all’indirizzo www.god-or-not.de/youtube. Ogni due settimane saranno disponibili nuovi episodi. Mentre i primi sono stati realizzati l’estate scorsa, gli ultimi devono ancora essere girati - non appena la situazione pandemica lo permetterà - in modo che le domande e le prospettive suscitate nel pubblico possano essere incluse nel progetto. (RB)

12 novembre - BURUNDI Caritas Internationalis in aiuto degli sfollati

 “Sviluppo è il nuovo nome della pace”: questa citazione, tratta dall’Enciclica di San Paolo VI “Populorum progressio”, è il principio ispiratore del progetto che la Caritas Internationalis porta avanti da alcuni mesi con gli sfollati del Burundi. A causa della grave instabilità politica e sociale che si vive da diverso tempo nel Paese africano, infatti, gran parte della popolazione locale ha cercato rifugio nelle nazioni limitrofe, tra cui il Rwanda, dove è stato allestito il Campo profughi di Mahama. E proprio pensando a questo luogo, nell’estate 2020, la Caritas Internationalis ha lanciato un programma triennale di 380mila euro per aiutare i rifugiati burundesi. “Il nostro lavoro - spiega Ngarambe Vanson, membro dello staff di Caritas Ruanda che opera a Mahama - si concentra sull'aiuto alle donne per avviare e costruire piccole imprese. Acquisendo una certa autonomia, infatti, potranno guadagnare sia in dignità che in denaro e potranno prendersi cura delle loro famiglie”. Ma non solo: il programma è stato pensato anche per gli anziani, “affinché siano sempre nutriti e curati” e per i coltivatori diretti che sono stati riforniti di “sementi ed attrezzi” necessari a creare forme autonome di autosostentamento. Un’altra parte del progetto, invece, è stata riservata alla tutela dei diritti umani dei rifugiati e delle persone affette da patologie mentali. “Vogliamo sostenere la comunità del campo di Mahama - spiega Vanson - per ricostruire la vita dei rifugiati, rafforzando i piani di sviluppo a lungo termine in favore del ripristino della dignità di ciascuno”. Un esempio concreto di tutto questo è la vita di Kayirangwa Emeline, madre burundese di otto figli rifugiatasi nel campo di Mahama. Disperata per il futuro della sua famiglia, la donna ha ricevuto un prestito dalla Caritas per avviare un’attività di commercio legata alla vendita di latte di capra e di mucca. Nel giro di sei mesi, Kayirangwa è riuscita ad avviare una piccola impresa, comprando anche un piccolo mezzo di trasporto per trasportare e vendere la merce. “La sua vita è cambiata – conclude Vanson – Ora Kayirangwa può prendersi cura della sua famiglia ed i suoi figli sono sani e sorridenti come non mai”. D’altronde, “in questo tempo di pandemia, la solidarietà non è solo un'opzione, ma è il modo migliore per dare speranza e opportunità a chi è più in difficoltà”. (IP)

12 novembre - SPAGNA Dal 16 al 20 novembre la plenaria dei vescovi si svolgerà anche on line

In considerazione della particolare situazione di emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Coronavirus, la Commissione esecutiva della Conferenza episcopale spagnola, come emerge dal sito dell’Episcopato, ha concordato diverse misure per garantire che la riunione si svolga in sicurezza: tra queste, che l'incontro si svolga secondo una formula mista: in presenza e on line. Naturalmente, i vescovi che parteciperanno di persona saranno sottoposti a test sanitari per attestarne la negatività. All’appuntamento prenderanno parte in totale 122 presuli, di cui 38 di persona: i membri della Commissione permanente, i presidenti delle 8 Sottocommissioni episcopali e il presidente del Consiglio episcopale per gli Affari Giuridici. Il resto dei vescovi seguirà le giornate della Plenaria in videoconferenza. Come di consueto, l'assemblea – lunedì pomeriggio - inizierà con l'intervento del presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di Barcellona, cardinale Juan José Omella; interverrà poi il Nunzio apostolico in Spagna, monsignor Bernardito C. Auza. All'ordine del giorno, i seguenti argomenti: le linee di azione pastorale della Conferenza episcopale per il quinquennio 2021-2025; il dialogo sulla situazione delle attività pastorali in tempo di pandemia e una riflessione sulle conseguenze economiche e sociali della stessa; l’approvazione della "Istruzione pastorale sull'accompagnamento della morte e del lutto". Si discuterà anche del dialogo sulla missione evangelizzatrice della Chiesa in Spagna alla luce del Direttorio catechetico e dell'Istruzione "La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa" messa a punto dalla Congregazione per il Clero. (RB)

12 novembre - GHANA Leader religiosi e civili: no a Ddl su varietà vegetali, favorisce agricoltura intensiva ed esclude coltivatori locali

Con una petizione on line, i leader religiosi (tra cui la Conferenza episcopale nazionale) e civili del Ghana stanno cercando di bloccare l’approvazione del “Plant Variety Protection Bill 2020”, ovvero il disegno di legge relativo alla gestione delle varietà vegetali. Se approvata, infatti, la normativa vedrebbe gli agricoltori locali interdetti dalla vendita di sementi tra loro, a vantaggio di uno sviluppo accelerato dell’agricoltura intensiva. "Il disegno di legge è altamente insensibile ai diritti dei contadini e protegge piuttosto gli interessi dei grandi allevatori commerciali - si legge nella petizione - Chiediamo a tutti di restare uniti per impedire che il presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo, firmi questo Ddl”, che oltretutto è contrario al “Protocollo di Nagoya che obbliga il Ghana a tutelare i diritti degli agricoltori a scambiare, conservare e vendere le sementi”. In effetti, tale Protocollo internazionale adottato nel 2010 dalla Conferenza delle parti della Convenzione sulla biodiversità biologica, pone l’obiettivo della giusta ed equa condivisione dei benefici che derivano dall’utilizzazione delle risorse genetiche. Il Ddl, invece, non pone al coltivatore l’obbligo di “rivelare la fonte di germoplasma (ovvero il corredo genetico di una determinata specie) utilizzata nello sviluppo del seme” e ciò, sottolineano i leader religiosi e civili, “incoraggerà la bio-pirateria nella biodiversità nazionale”. I firmatari della petizione on line, inoltre, mettono in guardia dal rischio che la nuova normativa rafforzi i diritti di poche aziende, limitando il risparmio di sementi ad uso privato da parte degli agricoltori. Di qui, l’appello al capo dello Stato affinché lavori alla una futura legge “coinvolgendo e consultando tutte le parti interessate”, così da raggiungere “un regime di tutela delle varietà vegetali che sia davvero positivo per gli agricoltori sia locali che stranieri”. (IP)

12 novembre - ARGENTINA Presidente vescovi: dialogo, strumento indispensabile per costruire fraternità

È il dialogo lo strumento indispensabile per costruire la fraternità nel mondo: lo ha detto Monsignor Oscar Vicente Ojea, presidente della Conferenza episcopale argentina, intervenuto ieri al seminario virtuale "Verso un'Argentina al servizio dello sviluppo umano", organizzato dalla Caritas Argentina, insieme alla Commissione nazionale Giustizia e pace ed all’Università cattolica del Paese. Prendendo spunto dall’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”, il presule si è soffermato sulla necessità, soprattutto in tempo di pandemia da Covid-19, di “costruire un mondo diverso”, perché dopo una simile emergenza sanitaria “non si può tornare alla normalità”. Anzi: la crisi attuale, ha ribadito Monsignor Ojea, deve "incoraggiarci a far emergere nuove forme di creatività, fraternità e solidarietà", sulla base del Vangelo. Ciò significa “creare una controcultura” che “ci permetta d sostenerci l’un l’altro come umanità”, in opposizione alla cultura predominante “anti-evangelica” che, invece, “anestetizza e intorpidisce le potenzialità di ciascuno”. “La vita è un tempo di incontro – ha aggiunto il presidente della Cea – ed essere fratelli significa sperimentare la forza dell’amore universale”, perché “la vita sussiste dove ci sono dei legami” e “siamo fatti per l’amore”. Per questo, il dialogo è indispensabile, perché permette di “creare una base comune nei valori”, tra cui quello della “dignità della persona umana”. “La pace è un lavoro faticoso, artigianale – ha continuato il presule – Ma la via del dialogo porta alla pace”, soprattutto se si pratica “la virtù fondamentale dell’ascolto” dell’altro, così da mettersi nei suoi panni e “conoscere la sua storia”. Gli ha fatto eco il vescovo ausiliare di Buenos Aires, Monsignor Gustavo Carrara che, intervenuto al medesimo seminario, si è soffermato sul dramma della povertà presente oggi in molte parti dell’Argentina: “Per raggiungere l’amicizia sociale – ha sottolineato il presule – bisogna superare le distanze con gli ultimi, con i più poveri”, perché “le loro domande, le loro angosce, le loro lotte, i loro sogni, le loro preoccupazioni hanno un valore ermeneutico della realtà". Di qui, il richiamo al dialogo inteso non “come un negoziato”, ma “una ricerca del bene comune per tutti”, “costruendo e facendo progetti insieme”, andando “incontro all’altro”. Monsignor Carrara ha, poi, ricordato le tre T così spesso citate da Papa Francesco, ovvero Terra, Tetto, Trabajo, ovvero, terra, casa e lavoro, ribadendo che per “uno sviluppo integrale dell’Argentina” bisogna puntare proprio su questi tre elementi, creando posti di lavoro, favorendo l’accesso della popolazione all’edilizia popolare e tutelando l’ambiente, nostra casa comune”. Infine, sul tema della pandemia, il vescovo ausiliare di Buenos Aires ha aggiunto: “Essa ci ricorda che non ci sono differenze tra coloro che soffrono, siamo tutti fragili, uguali e preziosi. È tempo di eliminare le disuguaglianze e le ingiustizie. Cogliamo questa prova come un'opportunità per preparare il domani di tutti, senza scartare nessuno, perché senza la visione del tutto, nessuno avrà un futuro". (IP)

12 novembre - MONDO Cresce nel mondo l’intolleranza religiosa, in particolare contro cristiani e musulmani  

Continua a crescere l’intolleranza religiosa nel mondo, in particolare contro cristiani e musulmani che restano i primi nella lista dei gruppi religiosi presi di mira da governi e/o vittime dell’ostilità sociale. È quanto emerge dall’ultimo studio pubblicato dal Pew Research Center di Washington, l’autorevole istituto di ricerca e sondaggi statunitense che fornisce informazioni su problemi sociali, opinione pubblica, andamenti demografici sugli Stati Uniti e nel mondo. Secondo i dati raccolti nel 2018, i cristiani figurano al primo posto nella lista delle comunità religiose più vessate, un primato che detengono dalla prima ricerca condotta dal Centro nel 2007. Dal 2017 al 2018 i Paesi in cui subiscono una qualche forma di ostilità sono saliti ulteriormente da 143 al 145. I cristiani sono seguiti, nell’ordine, da musulmani, ebrei, “altri” gruppi religiosi, seguaci di religioni tradizionali, indù, buddisti e comunità non affilate ad alcuna religione. Nello specifico, dei 198 Stati presi in esame, i cristiani subiscono restrizioni e vessazioni più o meno gravi da 124 Governi e sono preceduti, in questo caso, dai musulmani che le soffrono in 126 Stati. 104 invece i Paesi in cui i cristiani sono vittime di soprusi e discriminazioni sociali, contro i 103 in cui lo sono i musulmani. Più in generale, nell’arco di 11 anni, si è registrato un costante aumento delle restrizioni imposte negli Stati alle comunità religiose: nel 2018 l’indice riferito a questo ambito è infatti salito 2,9 punti in una scala da 0 a 10, il più alto dal 2007. Il rapporto collega questa accresciuta ostilità in parte al diffondersi di regimi autoritari. Tra i dieci Paesi con il più alto tasso di ostilità figurano quattro con regimi autocratici, tre con regimi ibridi e tre con democrazie imperfette, segnatamente India, Sri Lanka e Israele. Ma il tasso di democrazia non sembra spiegare tutto. I Paesi classificati come democrazie piene in cui si registrano crescenti ostilità contro le comunità religiose si trovano tutti in Europa. Sono: la Danimarca, la Germania, l’Olanda la Svizzera e il Regno Unito che hanno visto moltiplicarsi gli episodi anti-semiti e anti-musulmani. Un fenomeno da cui non sono immuni neanche gli Stati Uniti che nella classifica stilata dal Pew Research Center si collocano tra i Paesi con restrizioni moderate (indice 2,3). La regione con il più alto tasso di restrizioni governative è il Medio Oriente e l’Africa settentrionale che ha una media di 6.2 punti su 10. La regione è anche quella in cui si registra il più alto tasso di restrizioni e vessazioni contro i cristiani. L’aumento più significativo dell’ostilità religiosa si è tuttavia registrato in Asia, passata da una media di 3,8 nel 2017 a 4,4 punti nel 2018, con un picco di 9,3 punti in Cina (dagli 8,9 del 2017). Tra i Paesi che nel mondo che hanno registrato un incremento più marcato di restrizioni e abusi figurano la Corea del Sud e il Salvador. In quest’ultimo Paese le comunità cristiane sono sempre più vittime di aggressioni della criminalità organizzata.  Anche in Nicaragua, dove sono cresciute le tensioni tra Chiesa e governo, soprattutto dopo la svolta autoritaria impressa dal Presidente Daniel Ortega, sono in deciso aumento le violazioni dei diritti umani anche contro le comunità religiose. (LZ)

12 novembre - FILIPPINE Appello dei Gesuiti per le persone colpite dal tifone Vamco

La Compagnia di Gesù nel Paese ha lanciato un appello affinché i filippini forniscano aiuto urgente alle persone colpite dal tifone Vamco, costrette a rifugiarsi sui tetti delle loro case, in attesa dei soccorsi. Dopo Goni e Molave, le Filippine devono fare i conti con una nuova tempesta, il tifone Vamco, abbattutosi oggi sul Paese, sulla provincia dell'isola di Luzon, con piogge alluvionali e venti forti, con raffiche prossime ai 200 km/h, che ha costretto decine di migliaia di cittadini a lasciare le loro case.   Secondo le prime segnalazioni – riporta UCA News – almeno una persona sarebbe rimasta uccisa per la furia della tempesta, che ha colpito duramente Manila, provocando inondazioni in molte zone, soprattutto a Marikina City. Sarebbero almeno 40.000 le case completamente o parzialmente sommerse dall’acqua e dal fango. "Siamo sopraffatti dalla quantità di necessità e dalle operazioni di salvataggio da condurre” ha detto il sindaco di Marikina City, Marcelino Teodoro, ai giornalisti, lanciando un appello al governo nazionale. "Le autorità locali di Marikina City – ha affermato - non possono condurre i soccorsi da sole”. Il sindaco, raccontando come le persone si siano messe in salvo sui tetti delle loro case e attendano i soccorsi, ha sottolineato la necessità urgente di un “supporto aereo". La corrente dell’acqua lungo le strade è infatti troppo forte per permettere alle imbarcazioni di prestare il necessario soccorso. (AP)

12 novembre - ITALIA RnS: vicinanza e preghiera per Cardinale Bassetti, ricoverato per #coronavirus

(VNS) – 12nov20 – Sono sentimenti di vicinanza quelli che, insieme alla preghiera, il Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS) rivolge al Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia - Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), colpito dal Covid-19. Dal 31 ottobre, il porporato è ricoverato presso l’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia e lunedì 9 novembre le sue condizioni si sono aggravate. Unanime la preghiera corale che si è levata da più parti per la salute dell’arcivescovo umbro, che comunque risulta “vigile e collaborante”. A questa ondata di vicinanza e solidarietà aderisce quindi il RnS: riunito virtualmente dal 10 al 13 novembre per gli Esercizi pastorali riservato a sacerdoti, diaconi e religiosi, il Rinnovamento ha dedicato proprio al porporato tale momento. “200 sacerdoti, diaconi e religiosi – spiega Salvatore Martinez, presidente del RnS - uniti on line in un’intensa esperienza spirituale di revisione pastorale del loro ministero, non si stancano di elevare al Cielo mani benedette per la guarigione del cuore del mondo e delle tante ferite che il Covid-19 sta provocando nella vita delle famiglie e delle comunità, per la guarigione fisica di tanti malati nello spirito e nel corpo. Un continuo ricordo è per il caro padre Cardinale Bassetti”. “Desideriamo – continua Martinez - coscientizzare ancora di più e ancor meglio l’attività terapeutica di Gesù, contribuendo efficacemente a una nuova evangelizzazione di questo nostro tempo bisognoso di ‘pastorale della salute’, di sperimentare la potenza d’amore del Vangelo di Gesù che, ancora oggi, consola, libera e guarisce l’uomo”. Da ricordare che anche Papa Francesco ha voluto manifestare la sua vicinanza personale al presidente della Cei: il 10 novembre, in una telefonata fatta Monsignor Marco Salvi, vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve, il Pontefice ha chiesto di portare al porporato ammalato un messaggio, ripetendo per tre volte: “Forza, forza, forza!”. Allo stesso tempo, il Papa ha assicurato la sua preghiera e ha ringraziato il personale che sta curando l’arcivescovo umbro. (IP)

12 novembre -  ITALIA – Quando  la scia della Bellezza porta oltre il dolore e la sofferenza. Un ciclo di lezioni online promosso dal Museo Diocesano di Milano #coronavirus

Aiutare a guardare oltre la contingenza dolorosa, la preoccupazione per il futuro e l’angoscia del momento presente. E’ questa la funzione più nobile dell’arte secondo lo storico dell’arte Stefano Zuffi, impegnato dopo la chiusura dei musei imposta dall’emergenza Covid-19, a svolgere online il corso di lezioni “La lunga scia della Bellezza”, promosso dal Museo Carlo Maria Martini e dal Museo della Basilica di Sant’Eustorgio di Milano. Si tratta di una serie di sette appuntamenti che si inserisce in un’ormai lunga tradizione del Museo Diocesano del capoluogo lombardo. “Dopo un primo ciclo dedicato al Rinascimento e all’età barocca, dallo scorso 14 ottobre, ogni mercoledì è dedicato all’approfondimento di una tematica della grande pittura italiana ed europea dal pieno Seicento fino all’esordio del 19mo secolo. “Inseguire la lunga scia della bellezza è un compito che noi storici dell’arte assumiamo volentieri per superare questo momento difficile”, spiega Zuffi a Vatican News.  I primi appuntamenti sono stati dedicati a Johannes Vermeer, Guido Reni, il Settecento e i vedutisti. La didattica, prima in presenza, ora attraverso la piattaforma digitale zoom, è rivolta a tutti. “L’arte conduce oltre il dolore o la noia. Supera il contingente, il momentaneo, fa capire che molte cose devono trascorrere, ma la bellezza va al di là di tutto e rimane”. Il professore Stefano Zuffi ricorda le impressionanti testimonianze di persone internate nei campi di concentramento del secolo scorso: sono riuscite a resistere pensando alla bellezza di alcune opere d’arte: “La Madonna Sistina di Raffaello ad esempio ha avuto una funzione catartica, di far sentire che anche le esperienze più amare e la paura possono passare se si rivolge lo sguardo a qualcosa di più nobile, di imperituro rispetto alla contingenza che sembra soffocarci.”. Mercoledì scorso il protagonista è stato Tiepolo, al quale è dedicata anche una grande mostra a Milano, chiusa pochi giorni dopo l’inaugurazione: “La nostra lezione – prosegue Zuffi – si è trasformata in una sorta di risarcimento provvisorio in attesa che si possa tornare a visitare l’esposizione”. È una sfida parlare di arte senza il contatto fisico con l’oggetto, ma solo attraverso le immagini e le proiezioni dei grandi capolavori. Tuttavia – ammette lo storico dell’arte – “stiamo notando che la tecnologia consente la partecipazione anche a persone che hanno difficoltà a muoversi e può coinvolgere anche i giovani. Siamo anche consapevoli che purtroppo molti nostri iscritti ai corsi in presenza, in special modo gli anziani, non hanno dimestichezza con la tecnologia”. Le prossime lezioni, sempre il mercoledì alle 17.30, saranno dedicate a due grandi maestri: Francisco Goya e Antonio Canova. (PO)

12 novembre - BOLIVIA Gli aiuti di Caritas Bolivia alla Casa di Riposo di Vallegrande

La Pastorale Sociale Caritas Bolivia, in coordinamento con la Pastorale Sociale Caritas Santa Cruz, nell'ambito del progetto "Mitigazione del rischio di Covid-19 nelle Residenze per anziani in Bolivia", finanziato da Caritas Internationalis, nei giorni scorsi ha portato il suo aiuto – si legge sulla pagina web dell’Episcopato – alla Residenza "Cardenal Julio Terrazas", che ospita 33 anziani, a Vallegrande, nel dipartimento di Santa Cruz. L’organizzazione cattolica ha distribuito beni di prima necessità, medicinali, kit per l‘igiene, e forniture di biosicurezza per gli 11 lavoratori dello staff di assistenza in contatto diretto con gli anziani, comprendenti visiere, impermeabili, tute e stivali di biosicurezza, per ridurre al minimo i rischi di contagio. È intervenuto anche uno psicologo professionista, per aiutare gli anziani a liberare le emozioni e a migliorare il loro stato d'animo, i loro livelli di ansia, stress e depressione sviluppati nel corso del confinamento.  (AP)

12 novembre  - BRASILE Caritas compie 64 anni nel ricordo di don Helder Camara: “Voglio una Chiesa povera per i poveri”

Sessantaquattro anni di speranza, di resistenza e di profetismo: è questa la sintesi del bilancio dell’importante compleanno che Caritas brasiliana festeggia in questi giorni. L’organizzazione, come riporta il sito della Conferenza episcopale del Brasile, vive sotto i valori della pastorale trasformativa e secondo gli insegnamenti del suo patrono il Servo di Dio don Helder Camara: "Voglio una chiesa povera per i poveri". Condividendo questo principio fondamentale di prossimità con persone in situazioni di vulnerabilità sociale, il 12 novembre 1956, il vescovo del Ceará, allora segretario generale dei vescovi brasiliani, guidò la nascita dell'istituzione, che oggi opera in tutto il Paese, attraverso le sue 187 entità e le 12 articolazioni regionali. Per celebrare il suo 64.mo anniversario, Caritas presenta una serie di eventi che si svolgeranno dall'11 al 17 novembre prossimi, con particolare attenzione alla celebrazione eucaristica, nella giornata di oggi 12 novembre, presso il Santuario di Bom Jesus da Lapa. "Abbiamo molto da festeggiare e anche da ringraziare per i tanti successi. Ci sono innumerevoli famiglie con accesso all'acqua e al cibo. Ci sono migliaia di migranti che sono stati accolti e curati nei loro bisogni, così come nei progetti per generare lavoro e reddito, in 40 anni di esperienza. Festeggiamo 64 anni di solidarietà in difesa della vita", sottolinea il direttore esecutivo, Carlos Humberto Campos. “Testimoniare e annunciare il Vangelo di Gesù Cristo, difendendo e promuovendo ogni forma di vita e, partecipando alla costruzione della solidarietà nella società del Buon Vivere, un segno del Regno di Dio, insieme alle persone in situazioni di vulnerabilità e di esclusione sociale”: questa la missione di Caritas, ribadita nel corso dell’ultima assemblea nazionale svoltasi a Teresina nel novembre del 2019. Nel suo percorso, Caritas brasiliana cammina con i poveri e cerca di rivelare, attraverso le sue azioni, il volto materno e misericordioso di Dio: "Fin dalla sua fondazione, Caritas in Brasile ha coltivato la pratica di ascoltare con rispetto la sofferenza degli impoveriti e di coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità e cerca di favorire gli strumenti per trasformare la loro vita. Tra errori e successi, compie un percorso di conversione continua, che lo fa passare dall'azione di assistenza alla promozione umana e da lì alla conquista dei diritti e al consolidamento delle politiche pubbliche. Sono 64 anni di tanta lotta e impegno, celebrati tra dolori e gioie, battute d'arresto e conquiste, ma sempre nella certezza di contribuire alla costruzione della società del Buon Vivere, segno del Regno di Dio in mezzo a noi", è la testimonianza della vicepresidente di Caritas Brasile, suor Cleusa Alves da Silva. “L'anniversario di Caritas Brasile è già per la sua storia, un messaggio di speranza, perseveranza e fedeltà a ciò che Gesù ci insegna nel Vangelo: amare Dio prima di tutto e il prossimo come Lui ci ama – afferma monsignor Mário Antônio da Silva, presidente di Caritas e vescovo di Roraima -  oggi il mio messaggio è di gioia e gratitudine a tutte le donne e gli uomini che collaborano affinché la Caritas continui a essere un servizio ai più poveri e ai più bisognosi. Possa la storia della Caritas continuare ad aprire nuove strade e a fecondare i cuori delle donne e degli uomini affinché possano portare frutto nella carità per la vita del mondo". (RB)

12 novembre -  MESSICO Planaria vescovi. Monsignor Coppola: pandemia ci insegna che nessuno si salva da solo

È un messaggio appassionato che stimola a rivedere il ruolo della Chiesa nella società e nella vita dei fedeli anche alla luce degli insegnamenti di questo temo di pandemia, quello che il Nunzio apostolico in Messico, monsignor Franco Coppola, ha inviato ai vescovi in occasione dell’apertura della loro 109.ma assemblea plenaria. Lo si apprende dal sito della Conferenza episcopale del Messico.  “La pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova la resistenza fisica, mentale e sociale della popolazione – esordisce il Nunzio elencando le principali difficoltà psicologiche ed economiche che la popolazione si trova a dover fronteggiare -  ma abbiamo assistito anche ad altri eventi: soprattutto, della silenziosa, concreta e quotidiana devozione di migliaia e migliaia di medici, infermieri e assistenti sanitari che hanno assunto e continuano ad assumere le responsabilità del loro servizio in favore della società”. Un prezzo molto alto, quello della vita, troppo spesso pagato dalla categoria a cui maggiormente va il ringraziamento del presule, che rivolge poi un pensiero ai volontari: “Migliaia e migliaia di messicani si sono rimboccati le maniche e, senza esitazione, hanno agito offrendo cibo, servizi essenziali, sicurezza pubblica; in molti casi di propria iniziativa, in altri, perché coordinati dalle loro parrocchie e diocesi, condividendo tanto o poco con i più bisognosi”. E naturalmente anche i consacrati hanno fatto la loro parte: “Quanti sacerdoti, partecipando ai rischi del personale sanitario, sono rimasti in prima linea visitando e amministrando i sacramenti ai malati, assicurando la loro vicinanza fraterna e spirituale a coloro che sono colpiti da Covid-19 e alle loro famiglie – ha scritto - ognuno, offrendo se stesso, ha dato e continua a dare una testimonianza luminosa di fede, di coerenza nel proprio discepolato, di ascolto dinamico degli insegnamenti e dell'esempio di Gesù venuto per servire e non per essere servito”. “Ovviamente, in questo contesto non possiamo dimenticare ma, al contrario, riconosciamo il grande sforzo di molti sacerdoti e vescovi che, utilizzando i media digitali, sono stati costanti nel trasmettere le celebrazioni eucaristiche, soprattutto la domenica; nell'offrire ai fedeli colloqui e conferenze su internet; nello sforzo di incoraggiare la partecipazione dei fedeli ai vari atti devozionali – si legge ancora -  speriamo, quindi, che le iniziative per ascoltare i nostri fratelli si moltiplichino in ogni parrocchia e rendano concreto il cammino con loro!”. Forte, poi, la spinta a guardare avanti, al futuro del mondo e della Chiesa: “Abbiamo bisogno di un cambiamento. La pandemia ha messo in crisi i nostri modelli di organizzazione e di sviluppo; ha reso visibili molte disuguaglianze, gravi silenzi e omissioni sociali e sanitarie – ha rilevato il presule - le cose possono cambiare. La Chiesa deve essere presente, chiamando e agendo affinché la normalità che si sta sviluppando abbia il sapore del protocollo con cui un giorno saremo giudicati. Se riusciamo a mettere al centro il fragile e il piccolo vedremo che la moltiplicazione dei pani non è una bella utopia ma una realtà". “La Chiesa annuncia che il Verbo ‘si è fatto carne e ha abitato in mezzo a noi – ha scritto ancora -  la Chiesa è chiamata a diventare il luogo dove si supera la solitudine che colpisce la vita di tante persone, nonché un ‘santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare il loro cammino, e un centro di costante invio missionario’”. “Ogni volta che come Chiesa, come pastori, come consacrati, abbiamo dimenticato questa certezza, ci siamo smarriti. Ogni volta che cerchiamo di soppiantare, mettere a tacere, ignorare o ridurre a piccole élite il Popolo di Dio nella sua totalità e nelle sue differenze, costruiamo comunità, piani pastorali, accentuazioni teologiche, spiritualità, strutture senza radici, senza storia, senza volto, senza memoria, senza corpo; insomma, senza vita”, ha insistito monsignor Coppola. “Uno degli insegnamenti che dobbiamo trarre dall'esperienza della pandemia è che ‘nessuno si salva da solo’". (RB)

12 novembre - POLONIA Giorno dell’Indipendenza. I vescovi esortano a percorrere la via del dialogo e della comprensione per costruire una civiltà dell’amore

Ieri, 11 novembre, in occasione del 102.mo anniversario dell'Indipendenza nazionale della Polonia, che commemora  l’anniversario della nascita della Seconda Repubblica della Polonia (1918) e, quindi, della rinascita dello Stato polacco dopo 123 anni di spartizioni, i vescovi polacchi - si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, durante le Messe, hanno incoraggiato il Paese a pregare per la pace e la riconciliazione e per la costruzione di una civiltà dell’amore. Il primate polacco, l'arcivescovo Wojciech Polak, a Gniezno, nella sua omelia, ha più volte fatto riferimento alle attuali difficoltà e tensioni sociali, chiedendo ai polacchi solidarietà e responsabilità oggi, “per non vergognarsi e disperarsi domani”. La madrepatria ha bisogno della preghiera, in questo tempo di pandemia e di disordini sociali. E questa preghiera è necessaria alla Chiesa, ha affermato il cardinale metropolita di Varsavia, Kazimierz Nycz, durante la Messa, concelebrata nel Tempio della Divina Provvidenza, a Varsavia. Perché, come ha sottolineato monsignor Wiktor Skworc, arcivescovo di Katowice: “Non c’è modo migliore di manifestare gentilezza e gratitudine che la preghiera, che mette tutte le cose nelle mani del ‘nostro Dio’”. Monsignor Józef Guzdek, vescovo castrense, ha incoraggiato i fedeli a costruire il futuro, a ricordare il passato e ad apprezzare le esperienze delle generazioni precedenti. “Non possiamo difendere la nostra Patria con l'odio – ha detto -. Dobbiamo seguire la via del dialogo e della comprensione”. Anche l'arcivescovo metropolita di Przemyśl, monsignor Adam Szal, ha esortato alla costruzione di una civiltà dell'amore. Egli ha spiegato che si dovrebbe percorrere la via della comprensione attraverso l'amore, “che faccia dire al mondo intero, guardandoci: come si amano”. L'arcivescovo di Cracovia, monsignor Marek Jędraszewski, nella cattedrale di Wawel, ricordando che la grande e meravigliosa tradizione cristiana rappresenta "il tessuto fondamentale della storia polacca", ha incoraggiato a ricordare coloro che hanno contribuito all'indipendenza della Polonia. "Non cerchiamo vittorie che nascono dall'odio e dagli insulti, ma vittorie che nascono dall'amore e dal rispetto reciproco" - ha detto il metropolita di Bialystok, l'arcivescovo Tadeusz Wojda -. Una nuova società, una nuova cultura e la prosperità non saranno costruite con l'odio, ma solo con l'amore che ha il suo inizio nel perdono reciproco dei peccati e nel dialogo sociale, ha affermato. (AP)

12 novembre - BRASILE Dalla Pastorale familiare nuovi impulsi alla catechesi in vista del matrimonio

Investire nella formazione degli operatori, con particolare attenzione all'accompagnamento personalizzato al sacramento del matrimonio, con l'obiettivo di aumentare il numero di volontari responsabili della preparazione dei fidanzati e di estendere ad almeno quattro mesi il periodo di formazione delle coppie. È questa la raccomandazione che la Pastorale Familiare della Conferenza episcopale dei vescovi del Brasile fa alle diocesi e arcidiocesi del Paese, secondo quanto pubblicato dal sito dell’Episcopato brasiliano. La realizzazione di una "vera catechesi matrimoniale" nelle parrocchie sarà l'obiettivo della Pastorale familiare nel 2021: il provvedimento, secondo il coordinamento del gruppo, mira a soddisfare la raccomandazione di Papa Francesco espressa nell'Esortazione Apostolica Amoris Laetitia. "Speriamo che a poco a poco in ogni parrocchia l'incontro con i fidanzati sia sostituito da una formazione di più di quattro mesi, a seconda della realtà della parrocchia. Abbiamo bisogno di più cristiani convinti dei sacramenti che celebrano", ha detto Milton Morais, un membro del Coordinatore della Pastorale familiare. Questa decisione è anche uno dei frutti maturati in seno alla 22.ma assemblea della Pastorale Familiare, tenutasi negli ultimi giorni, il primo incontro totalmente virtuale che ha anche definito la strutturazione delle commissioni diocesane e la promozione di momenti formativi con i consiglieri ecclesiastici e gli ospiti come priorità per il prossimo anno. Ispirandosi all'Assemblea Pastorale dei vescovi che ha definito la "Parola di Dio" come l'asse delle attività missionarie ed evangelizzatrici del 2021, la Pastorale delle Famiglie intende tenere fino ad aprile un grande incontro di formazione on line che avrà per tema "La missione degli agenti delle Commissioni diocesane di Pastorale Familiare". (RB)

12 novembre - SUD-COREA  Una medaglia commemorativa per il bicentenario della nascita di Sant’Andrea Kim Taegon, primo sacerdote martire coreano

Si intensificano in Corea del Sud i preparativi per il bicentenario della nascita di Sant’Andrea Kim Taegon, primo sacerdote martire della Corea e capofila dei 103 martiri coreani canonizzati nel 1984 da Giovanni Paolo II. Il santo decapitato il 16 settembre 1846 durante la persecuzione di Pyong-o, era nato 21 agosto 1821.  Le celebrazioni giubilari sono già iniziate in Corea del Sud e culmineranno nel maggio 2021 a Dangjin, nella provincia del Sud Chungcheong. In vista del giubileo, indetto dai vescovi nel 2018, la Chiesa e le autorità civili sud-coreane hanno concordato l’istituzione di una speciale medaglia commemorativa i cui proventi saranno destinati alla lotta contro il Coronavirus. L’accordo – riporta l’agenzia Ucanews - prevede la coniazione, il prossimo dicembre, di 200 medaglie d’oro, 2mila d’argento e 10mila di bronzo.  La medaglia riporta su una faccia il ritratto del santo con una sua firma autografa e sul retro un’immagine della cattedrale di Myeongdong di Seoul dove riposano le sue spoglie. “Con le medaglie il Bicentenario della nascita di san Kim Taegon acquisterà ancora più significato”, ha dichiarato il sindaco di Seoul Kim Hong-jang. Nato nel 1821 da una famiglia nobile cristiana molto devota, Kim Taegon era stato ordinato segretamente sacerdote a Shangai, in Cina. Tornato in Corea, aveva svolto con successo un’intensa opera missionaria in piena persecuzione anti-cristiana fino all’arresto che lo avrebbe portato al martirio per il suo rifiuto di apostatare la fede cristiana. Grande studioso della cultura occidentale (sapeva parlare e scrivere in latino, francese e cinese e scrisse diverse opere in queste lingue), ma anche profondo conoscitore della cultura coreana Sant’Andrea Kim Taegon è considerato un ponte tra l'Occidente e l'Oriente.  La memoria dei santi martiri coreani, di cui è capofila, è celebrata nel calendario romano il 20 settembre.  Nel novembre 2019 l’Unesco ha inserito il culto di Sant’Andrea Kim Taegon nel patrimonio immateriale dell’umanità. (LZ)

12 novembre - SUD COREA Dopo 9 mesi riprendono le confessioni nella cattedrale di Seoul

 Dopo nove mesi – si legge su UCA News -, sono riprese le confessioni nella cattedrale di Myeongdong, a Seoul, grazie a confessionali appositamente adattati per garantire la massima sicurezza, nel rispetto delle misure anti-Covid-19, a sacerdoti e penitenti L'arcidiocesi di Seoul, aderendo alle linee guida di salute pubblica emanate per la prevenzione della diffusione del Covid-19, rispettando i protocolli igienico-sanitari, ha riorganizzato le strutture per le confessioni, chiuse da febbraio a causa della diffusione della pandemia di coronavirus. All’interno del confessionale, lo spazio tra sacerdote e penitente è completamente separato e una barriera fisica in plexiglas impedisce l’esposizione alle goccioline respiratorie. Un sistema di ventilazione appositamente studiato evita la trasmissione del virus per via aerea. Infine, al termine di ogni confessione, prima di procedere alla successiva, l’intera cabina viene sanificata. Secondo padre Hur Young-yup, portavoce dell'arcidiocesi di Seoul e vice-presidente della Commissione diocesana per le comunicazioni, la riapertura dei confessionali rappresenta un segno di speranza per i fedeli. "La nostra comunità di fede sta affrontando tempi molto difficili – ha affermato - a causa del prolungarsi della crisi di Covid-19". La riapertura dei confessionali completamente attrezzati, dunque, “fa parte dei nostri sforzi per la cura pastorale dei fedeli. Per fare della crisi un'opportunità. Speriamo ci siano altre iniziative efficaci nell'ambito del ministero pastorale anche nell'era post-Covid", ha concluso.  (AP)

11 novembre  ITALIA - Incontro online “Libano, terra di popoli e religioni” al XVI Terni Film Festival Popoli e Religioni

Cosa e in che modo possiamo attingere dalla realtà e dall’esperienza libanese nell’elaborazione di un modello di società basata sul pluralismo, la cittadinanza, i diritti e sulla fratellanza, così come auspicato da Papa Francesco nella sua ultima enciclica?  Di questo si occuperà l’incontro “Libano, terra di popoli e religioni” in programma domani sera 12 novembre, nell’ambito del XVI Festival cinematografico internazionale Popoli e Religioni di Terni, in corso in modalità virtuale dal  7 al 15 novembre. L’appuntamento è alle 18,00 sul canale youtube e il profilo facebook di Popoli e Religioni.   Ad organizzare l’evento il Family International Monitor, l’osservatorio internazionale sulla famiglia presieduto da monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e costituito dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia insieme all’Università Cattolica di Murcia e al Centro Internazionale di Studi sulla famiglia. L’incontro, coordinato da Valeria Guarino del Family Monitor, vedrà la partecipazione di padre Youssef Abi Zeid direttore del Centro Associato del Pontifico Istituto Teologico Giovanni Paolo II dell’Università La Sagesse a Beirut, don Raphael Zgheib, Direttore delle pontificie opere missionarie in Libano e docente di Teologia Fondamentale ed Ecclesiologia e il vaticanista Riccardo Cristiano. Esso rappresenterà anche l’occasione per ricordare, a pochi giorni dal suo 66esimo compleanno, padre Paolo dall’Oglio, il gesuita italiano rapito sette anni fa in Siria, testimone e tessitore instancabile di reti di dialogo e fraternità.

11 novembre - ITALIA Almeno 5 vittime in nuovo naufragio di migranti. Centro Astalli: attivare subito canali umanitari dalla Libia

 È di almeno 5 vittime il bilancio dell’ennesimo naufragio di migranti nel Mediterraneo. Il naufragio è avvenuto al largo delle coste libiche questo pomeriggio quando l’imbarcazione che trasportava i migranti ha ceduto dopo essere stata abbandonata per giorni in mare. Sul posto sono intervenute squadre di soccorso di Open Arms per recuperare i circa 100 migranti caduti in acqua, tra cui donne e bambini. “Questo naufragio avviene letteralmente davanti ai nostri occhi. Eppure nulla si muove. In questo azzeramento delle distanze sarebbe normale un’immediata reazione da parte dell’Europa e dei governi nazionali per cercare di salvare quante più vite possibile”, ha dichiarato padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli che è tornato a chiedere l’attivazione di canali umanitari e piani di evacuazione dalle principali aree di crisi come la Libia: “Si tratta tra l’altro di misure già sperimentate che bisognerebbe mettere in atto in maniera strutturale e sistematica. Ogni naufragio ci mostra il paradosso di questa epoca in cui il fatto che degli esseri umani muoiano in mare non suscita reazioni e non provoca indignazione. Serve un sussulto di umanità, unico vaccino possibile al male dell’indifferenza”, ha aggiunto padre Ripamonti. (LZ)

11 novembre - ZAMBIA Mons. Lungu (presidente dei vescovi): segnali preoccupanti di una deriva autoritaria. La Chiesa non può tacere

In Zambia ci sono segnali preoccupanti per la tenuta democratica del Paese che non vanno sottovalutati. È quanto ha affermato monsignor George Cosmas Zumaire Lungu, vescovo di Chipata e presidente della Conferenza episcopale zambiana (ZCCB), aprendo oggi a Lusaka un seminario di due giorni dal titolo “Il ruolo Chiesa per uno Zambia pacifico”. L’incontro vede riuniti 44 partecipanti da tutte le diocesi del Paese, compresi vescovi, coordinatori pastorali, responsabili della comunicazione e della Caritas. L’obiettivo è di sensibilizzare tutti gli attori pastorali sull’importanza del loro ruolo quali promotori e mediatori di pace in Zambia. Un Paese relativamente stabile e pacifico, ma che negli ultimi tempi ha registrato un progressivo restringimento degli spazi democratici, come evidenziato di recente dall’arcivescovo emerito di Lusaka Telesphore-George Mpundu che ha lanciato l’allarme sul rischio di una deriva autoritaria. Diversi esponenti dei partiti dell’opposizione sono stati, infatti, arrestati e impediti dallo svolgere la loro attività policica e alcuni media indipendenti sono stati chiusi in modo arbitrario mentre le forze dell’ordine sono sempre più politizizzate. Il tutto mentre la situazione economica, aggravata dalla pandemia del Covid-19, si sta facendo critica, con gravi ripercussioni sul tenore di vita dei cittadini zambiani, soprattutto i più poveri nelle aree rurali che riescono a stento a soddisfare i loro bisogni fondamentali, quali l’accesso alla salute, all’educazione, al cibo, all’acqua pulita e alla casa. Nel suo intervento monsignor Lungu ha quindi evidenziato che senza un intervento per fermare questo trend preoccupante, la pace di cui ha sinora goduto il Paese rischia di essere sacrificata sull’altare dell’opportunismo politico, con conseguenti divisioni e nessun progresso per il bene comune: “È moralmente inaccettabile stare a guardare dalle nostre comfort zones”, ha detto. Di qui la sottolineatura del ruolo fondamentale della Chiesa quale voce dei senza voce e coscienza critica della nazione: “Se essa rimanesse in silenzio - ha ammonito - verrebbe meno alla sua missione”. Preoccupazione per il rapido deterioramento della situazione economica in Zambia è stata espressa di recente anche dal Jesuit Center for Theological Reflection (JCTR) che in una dichiarazione pubblicata in occasione dell'anniversario dell'indipendenza, il 24 ottobre, ha lanciato l’allarme sulla tenuta sociale del Paese, esortando la classe politica a cercare soluzioni eque e durature alla crisi alla luce della dottrina sociale della Chiesa. L’economia dello Zambia, uno dei principali produttori mondiali di rame, ha subito un duro colpo dalla pandemia Covid-19 che ha fatto salire in modo esponenziale il debito pubblico e l’inflazione, cresciuta del 16% rispetto all'anno precedente. Insieme alle tensioni sociali sono aumentate anche quelle politiche. (MM-LZ)

11 novembre - ITALIA Milano: iniziativa di preghiera per il tempo di Avvento

“Kaire”, ovvero “rallegrati”, come disse l’Arcangelo Gabriele a Maria di Nazareth, annunciandole la futura nascita del Figlio di Dio. Questo il verbo scelto dall’Arcidiocesi di Milano per un’iniziativa di preghiera in tempo di Avvento. Si tratta de “Il kaire delle 20.32”, un appuntamento quotidiano di orazione con le famiglie e l’Arcivescovo della città, Monsignor Mario Delpini. “Siamo di fronte ad un’emergenza spirituale, non solo sanitaria e sociale – spiega il presule - La preoccupazione e l’angoscia per il futuro causate dalla pandemia inaridiscono il nostro spirito. Ma possiamo reagire con la preghiera”. Di qui, l’invito a riunirsi in preghiera “nella dimensione domestica della famiglia”, ogni giorno alle 20.32 a partire da domenica prossima, 15 novembre: collegandosi su ChiesaTv, Radio Marconi e Radio Mater, i fedeli potranno raccogliersi in preghiera con lo stesso presule per un appuntamento quotidiano della durata di circa tre minuti. Da ricordare che nella “Lettera per il tempo di Avvento”, intitolata “Il Verbo entra nella storia. Il tempo ospita la gloria di Dio. Il mistero dell’Incarnazione del Signore”, Monsignor Delpini sottolinea l’importanza di “decidere i tempi per i riti di vita familiare che consentono di parlarsi, di pregare insieme, di perdonarsi, di cercare insieme come affrontare le difficoltà che si profilano”, perché ciò “offre la possibilità di appianare malintesi, portare i pesi gli uni degli altri, intensificare l’amore”. Intanto, risultato positivo asintomatico al Covid-19, Monsignor Delpini continua l’isolamento fiduciario e pertanto non potrà presiedere la Santa Messa di domenica prossima, prima di Avvento, prevista alle ore 17.30 in Duomo. A sostituirlo sarà il Vicario generale, Monsignor Franco Agnesi. (IP)

11 novembre -  Il film "Bar Giuseppe" di Giulio Base vincitore del premio "Fuoricampo" per aver promosso il tema del sacro

 È "Bar Giuseppe" di Giulio Base, il film vincitore del premio "Fuoricampo 2020". Il riconoscimento conferito dai festival Tertio Millennio Film Fest di Roma, Religion Today di Trento e Popoli e Religioni di Terni è assegnato al film italiano che ha saputo, meglio di ogni altro, rilanciare il tema del sacro, del divino, del trascendente e dell’invisibile; di ciò che per l’appunto normalmente si trova fuori campo. Ne da notizia l'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. Interpretato da Ivano Marescotti, Virginia Diop e Nicola Nocella, "Bar Giuseppe" è una rilettura in chiave contemporanea della natività. “Calando la vicenda evangelica di Maria e Giuseppe nell’Italia disorientata di oggi – si legge nella motivazione del premio – Giulio Base costruisce un apologo sulla fraternità davvero coinvolgente, mai didascalico o enfatico, dallo stile semplice, piano, sorprendentemente pudico. Un invito appena sussurrato a fidarsi dell’altro, ad accoglierlo nel suo mistero, a vincere umanissime resistenze portatrici solo di infelicità. Ci si salva sempre insieme: la morale del film è cristallina. Il vero scandalo semmai è pensare di poterlo fare da soli”. Il film, girato in gran parte in Puglia, disponibile su rai Play, ha per protagonista  un vedovo titolare di una stazione di servizio, che sposa una immigrata diciottenne.  L'annuncio ufficiale del premio Fuoricampo avverrà mercoledì 11 novembre alle 21, nel corso della quinta serata del festival Popoli e Religioni 2020, trasmessa in diretta streaming sui profili youtube e facebook del festival di Terni. Interverranno, oltre al regista Giulio Base, il presidente dell’Ente dello Spettacolo Davide Milani, il direttore del festival Religion Today Andrea Morghen e il direttore del festival Popoli e Religioni Arnaldo Casali. La consegna del premio invece avverrà a primavera. (PO)

11 novembre PAKISTAN Mufti arrestato per avere celebrato un matrimonio forzato di una minorenne cristiana. Cresce la mobilitazione dei cristiani

 Mentre cresce in Pakistan la mobilitazione dei cristiani contro i matrimoni e le conversioni forzate all’Islam delle minorenni appartenenti a minoranze religiose, dopo la vicenda di Arzoo Raja, un altro caso risalente a più di un anno fa torna in questi giorni all’attenzione delle cronache. Il 10 novembre – riporta l’agenzia Ucanews  un tribunale pakistano ha infatti ordinato l’arresto di un mufti per avere unito in matrimonio una 15enne cristiana con un uomo musulmano di 45 anni. Neha Pervaiz, questo il suo nome, era stata rapita il 28 aprile 2019, violentata, costretta a convertirsi e quindi a sposare il suo violentatore.  La ragazza era riuscita a fuggire e aveva denunciato i rapitori alla polizia. Ieri l’ordinanza del tribunale di Karachi che ha disposto l’arresto del Mufti Qazi Ahmed Jaan Raheemi, il chierico musulmano che aveva celebrato le nozze. La notizia segue quella dell’annullamento del matrimonio della 13enne cristiana Arzoo Raka disposto il 9 novembre dall’Alta Corte del Sindh, che ha accertato la minore età della ragazza. Il caso ha riacceso le proteste dei cristiani pakistani contro questa pratica sempre più diffusa. In una nota diffusa il 7 novembre la Conferenza episcopale (Cbcp) definisce le conversioni forzate un “nuovo strumento di persecuzione contro le minoranze cristiane e indù ” nel Paese. Nella dichiarazione, firmata dal presidente della Cbcp monsignor Joseph Arshad, i vescovi chiedono giustizia per Arzoo e un intervento deciso del Governo per  contrastare i matrimoni precoci a scopo di conversione all’Islam: “È responsabilità dello Stato - affermano - legiferare per tutelare i suoi cittadini, soprattutto ragazza minorenni”. Dello stesso tenore una dichiarazione comune firmata dal cardinale Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, dal vescovo anglicano Kaleem John insieme a leader pentecostali, battisti e di altre confessioni  che hanno chiesto al Governo “di prendere atto di questi incidenti” e di “impegnarsi per garantire i diritti delle minoranze religiose in Pakistan, come stabilito nella Costituzione”. (LZ)

11 novembre - REPUBBLICA CECA Campane sciolte per l’anniversario della caduta del regime

Campane sciolte martedì 17 novembre prossimo, in occasione dell’anniversario del crollo del regime comunista nella Repubblica Ceca: questa è la richiesta che fa alle chiese attraverso un appello pubblicato sul sito dell’Episcopato ceco, il segretario generale della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca, Stanislav Stanislav Přibyl. “Tra pochi giorni commemoreremo il 31.mo anniversario della caduta del regime comunista e l'entrata in una società libera. Anche quest'anno vogliamo commemorare questo giorno suonando le campane della chiesa – scrive - a nome del presidente della Conferenza episcopale ceca, l'arcivescovo Jan Graubner, mi rivolgo al clero per assicurarmi che le campane delle chiese suonino per alcuni minuti martedì 17 novembre, alle 17 e 11 minuti, come promemoria degli eventi del novembre 1989” (RB)

11 novembre - FILIPPINE Vescovi: tutelare lavoratori filippini emigrati all’estero

Si chiama “kafala”, ovvero “garanzia” ed è il sistema che regolamenta il lavoro migrante in alcuni Paesi mediorientali, tra cui l’Arabia Saudita. Spesso denunciato a causa delle situazioni degradanti a cui costringe i lavoratori, dei quali a volte viola i diritti umani, ora il sistema è in fase di riforma in Arabia Saudita. Le nuove normative, che entreranno in vigore a marzo 2021, prevedono un alleggerimento delle restrizioni pregresse, permettendo ad esempio ai lavoratori del settore privato di cambiare professione o lasciare il Paese senza il consenso del datore di lavoro. Soddisfazione per la riforma viene espressa dalla Conferenza episcopale delle Filippine: la nazione asiatica, infatti, conta circa 2,3 milioni di connazionali tra i lavoratori all’estero, soprattutto in Arabia Saudita, prima destinazione. “Preghiamo e speriamo che i nostri lavoratori domestici siano inclusi nella riforma”, afferma Monsignor Ruperto Santos di Balanga, membro della Commissione episcopale per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti. Il kafala, infatti, li porta ad essere “soggetti di maltrattamenti e sfruttamenti”, in quanto risultano “involontariamente legati al datore di lavoro, come se fossero una sua proprietà”. Di qui, l’appello del presule al governo filippino affinché si interessi della questione, tutelando i connazionali che operano all’estero. Da ricordare che già a giugno Monsignor Balanga aveva chiesto indagini approfondite per stabilire le cause della morte di oltre 350 espatriati in Arabia Saudita, nell’ultimo periodo. Molti di tali decessi risultavano dovuti a cause naturali, alcuni al Covid-19, ma ce n’erano anche altri risultati come ‘morti violente’. “Serve chiarezza – aveva detto il presule - sulle cause specifiche dei decessi, per prevenire ulteriori casi in futuro”. (IP)

11 novembre - GERMANIA Ecumenismo. Il messaggio dei vescovi per il Sinodo della Chiesa protestante: in tempo di pandemia tutte le chiese danno conforto e speranza

Sostegno, conforto e speranza: questi i valori aggiunti che offrono le chiese ai loro fedeli, specie in un periodo difficile come quello attuale dovuto all’emergenza pandemica da Coronavirus. Ha toni ecumenici il messaggio dei vescovi cattolici tedeschi firmato dal presidente della Conferenza episcopale di Germania, monsignor Georg Bätzing e pubblicato dal sito dell’Episcopato, in occasione dello svolgimento del Sinodo della Chiesa protestante in Germania. "La crisi innescata dal Coronavirus porta a un alto grado di insicurezza, dubbi e paure. È un bene che in questa situazione siamo uniti come chiese in Germania e che diamo sostegno, conforto e speranza". Così esordisce il presidente dei vescovi cattolici in apertura della settima sessione del 12.mo Sinodo della Chiesa evangelica in Germania in un videomessaggio in cui sottolinea che "Dio è con noi, anche in tempi di crisi. Ci muoviamo su un terreno buono e affidabile. Questa certezza non ci toglie tutte le preoccupazioni e le paure, ma ci rende più liberi di affrontarle e di osare sempre nuove partenze. Questo vale per ognuno di noi, ma anche per la Chiesa nel suo insieme, come comunità alla ricerca di un annuncio della fede sempre più al passo con le sfide dei tempi attuali”. Monsignor Bätzing ha espressamente riconosciuto l'impegno ecumenico degli anni passati: "Ricordo con affetto la celebrazione del 500.mo anniversario della Riforma, che ha segnato anche l’inizio di molti progetti e iniziative in comune. Grazie al grande impegno di innumerevoli cristiani nel nostro Paese, dei responsabili di entrambe le parti, e non ultimo grazie al forte impegno personale del vostro presidente, Heinrich Bedford-Strohm, e del mio predecessore nell'ufficio di presidente della Conferenza episcopale tedesca, cardinale Reinhard Marx, abbiamo celebrato insieme una festa di Cristo che ha ricevuto una grande risonanza positiva sia all'interno che all'esterno degli ambienti ecclesiali". “L’annuncio della fede cristiana pone continue sfide alle chiese in Germania – ha proseguito – ad esempio quali siano gli impulsi sostanziali e strutturali necessari affinché anche le prossime generazioni possano sperimentare e accettare la fede cristiana come fonte di vita”. "La comunione nella fede, che è già ecumenicamente visibile in molti modi, mira a un’unità che può essere vissuta anche come comunione eucaristica – ha concluso - nella Conferenza episcopale e anche nel dialogo con Roma, farò ogni sforzo per assicurare che si tenga viva l’attenzione su questo tema e che i risultati dei dialoghi ecumenici siano condivisi”. (RB)

11 novembre - BANGLADESH L’impegno della Caritas per una migrazione legale e sicura

Tra gennaio e ottobre, i corpi di 63 donne migranti sono stati restituiti al Bangladesh da diversi Paesi del Medio Oriente: 22 dall'Arabia Saudita e 14 dal Libano. Lo ha riferito – riporta UCA News - Khairul Islam, vicedirettore dell’Ufficio Immigrazione dell'aeroporto di Shah Jalal. Dinanzi a questa drammatica situazione, Caritas Bangladesh si è impegnata a gestire programmi volti a garantire ai lavoratori una migrazione legale e sicura in diverse regioni del Paese. Nella nazione, quasi un quarto della popolazione di oltre 160 milioni di abitanti vive al di sotto della soglia di povertà, e negli ultimi decenni, per sfuggire all’indigenza e alla disoccupazione, si è trovata spesso costretta, anche illegalmente, a tentare la fortuna all'estero, soprattutto nei Paesi del Golfo. L'Arabia Saudita è la destinazione numero uno, con circa 2 milioni di lavoratori bengalesi. In questi ultimi anni, centinaia di donne migranti, recatesi all’estero per sostenere la famiglia e migliorare la propria vita, sono state vittime di abusi: violenze sessuali, torture o condizioni di lavoro disumane. Per questo motivo, Caritas Bangladesh ha deciso di offrire varie forme di assistenza ai lavoratori in partenza per l'estero e a quelli che tornano dopo essere stati maltrattati e sfruttati.  Rita Roselin Costa, responsabile dell'Ufficio per le donne della Conferenza episcopale del Bangladesh, ha ribadito ad UCA News che non essendoci prospettive di occupazione nelle zone rurali, le persone sono costrette ad andare all’estero a cercare lavoro, ma, in questa situazione, “spesso le agenzie di reclutamento sfruttano la loro vulnerabilità”. Spetta, dunque, al governo garantire la loro sicurezza.  “Le autorità non possono semplicemente chiudere un occhio – ha affermato - a causa dei miliardi di dollari di reddito generati ogni anno dai migranti”.  Non potendo più “sopportare di sentir parlare del suicidio o della morte di uno solo di loro", la Chiesa – ha continuato la Costa – ha deciso di alzare la voce e di battersi per la sicurezza dei migranti. (AP)

11 novembre - SPAGNA Il 15 novembre la Giornata Mondiale Onu della memoria delle vittime della strada

Si terrà la prossima domenica 15 novembre, la Giornata mondiale della memoria delle vittime della strada, indetta dalle Nazioni Unite. In Spagna, come riferisce il sito dell’Episcopato, sarà il Dipartimento di Pastorale Stradale della Conferenza episcopale spagnola, che appartiene alla sottocommissione per le Migrazioni e la Mobilità Umana, a ricordare tutti coloro che sono morti in incidenti stradali attraverso una speciale Eucaristia dedicata. Ogni diocesi può decidere il giorno e l'ora della celebrazione: a Madrid, ad esempio, si terrà nella Basilica della Concezione alle 13 e sarà presieduta dall'arcivescovo della città, cardinale Carlos Osoro. La Messa sarà offerta per tutte le vittime alla presenza dei familiari, delle associazioni delle vittime di incidenti, dei trasportatori, degli autisti e delle autorità preposte alla sicurezza stradale. Secondo i dati forniti, dal Primo gennaio al 3 novembre 2020, 743 sono ben 743 le persone morte sulle strade spagnole. (RB)

11 novembre - AUSTRALIA “Novembre rosso” in memoria dei cristiani perseguitati

Rosso, come il sangue di chi viene perseguitato o muore a causa della fede cristiana: è questo il colore del mese di novembre in Australia. La sezione nazionale di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, infatti, ha deciso di dedicare quest’anno trenta giorni ad iniziative in favore ed in solidarietà con tutti i cristiani perseguitati nel mondo a causa del loro credo. “Il ‘Novembre rosso’ sarà principalmente nelle scuole – si legge in una nota - ma anche le parrocchie sono invitate a partecipare”. Lo speciale mese vedrà la distribuzione di “risorse specifiche sulle necessità dei cristiani perseguitati e una ‘scatola dei poveri’, a forma di chiesa, per incoraggiare le offerte spirituali e materiali ai nostri fratelli e sorelle in Cristo, durante tutto novembre”. Mercoledì 25, inoltre, Acs Australia aderirà al “Mercoledì rosso”, l’iniziativa internazionale di Acs che vede i principali edifici religiosi, civili e culturali delle città del mondo illuminarsi di rosso. Tutte le cattedrali e le parrocchie australiane, quindi, sono invitate ad accendersi di luce rossa. Da ricordare che la campagna mondiale di Acs a sostegno dei cristiani perseguitati si svilupperà nell’arco di un’intera settimana, la così detta #RedWeek, in programma dal 18 al 25 novembre: lanciata dalla fondazione pontificia nel 2015 a Rio de Janeiro, quest’anno la speciale settimana avrà inizio in Austria con una Messa solenne che verrà celebrata il 18 novembre nella Cattedrale di Santo Stefano a Vienna. Gli eventi conclusivi si svolgeranno, invece, in Gran Bretagna, dove il 25 novembre verrà presentato il Rapporto “Liberare i prigionieri”, incentrato sui cristiani incarcerati a causa della loro fede. Nelle Filippine, infine, si dedicherà l’evento a tutti i sacerdoti ed i religiosi che operano in prima linea contro la pandemia da Covid-19, anche a rischio della propria vita. (IP)

11 novembre - ITALIA Il culto di Rosa da Viterbo nel Seicento al centro di un convegno sul web

A dieci anni dalla sua fondazione, il 15 novembre 2010,  il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo Onlus,   promuove  il convegno Un monastero una città. Santa Rosa e Viterbo nel XVII secolo. L’appuntamento è per sabato 14 e domenica 15 novembre e vedrà coinvolti studiosi ed esperti della terziaria francescana vissuta nel XIII secolo. In osservanza delle nuove norme e disposizioni governative finalizzate al contenimento dell'emergenza COVID-19, il simposio si svolgerà in modalità digitale e potrà essere seguito dal canale Youtube oppure dalla pagina del sito del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo onlus.   E’ la terza volta che il Centro Studi organizza un convegno di alto profilo scientifico e culturale con l’obbiettivo di valorizzare e tutelare il patrimonio dell’Archivio e Biblioteca della Federazione delle Clarisse Urbaniste.  Nel 2012 il tema,  Ad sonum campanae, è stato l’istituzione della processione civica per la festa di Santa Rosa del 1512. Nel 2016 invece l’attenzione si è concentrata sul contesto intorno al processo callistiano della giovane viterbese: “1450: il giubileo di S. Rosa“. Quest’anno l’indagine di studio riguarda il XVII secolo quando, dopo il Concilio di Trento, il monastero di  e il culto per Rosa ebbero modo di crescere da molti punti di vista, dentro e fuori le mura claustrali. Per partecipare è stato predisposto un collegamento webinar con Zoom, che prevede la possibilità di intervento in diretta. E’ possibile iscriversi entro la mattina del 13 novembre. (PO)

11 novembre _ ITALIA #coronavirus. Abruzzo, da oggi zona arancione. Vescovi: attività pastorali proseguano con prudenza e consapevolezza

Da oggi, l’Abruzzo è “zona arancione”, ovvero regione in cui il quadro pandemico da Covid-19 indica un peggioramento. Entrano in vigore, dunque, limitazioni più severe negli spostamenti, nell’apertura degli esercizi commerciali e nelle cerimonie o incontri pubblici. Per questo, i vescovi della Ceam (Conferenza episcopale regionale di Abruzzo e Molise) hanno diffuso un comunicato in cui raccomandano “una consapevole prudenza”, nonché “l’applicazione dei protocolli indicati dalle autorità” con una “particolare attenzione a non disperdere la cura verso la persona e le relazioni, con il coinvolgimento delle famiglie, anche attraverso l’uso del digitale”. “Questo vale anzitutto per le celebrazioni in presenza – sottolinea la nota – le quali proseguono, osservando tutte le disposizioni e precauzioni indicate e già messe in atto”. Particolare riguardo i presuli lo chiedono per la catechesi: “Laddove ci sono le condizioni necessarie di spazi e di catechisti disponibili – scrivono infatti - osservando le misure precauzionali note e sanificando di volta in volta gli ambienti, le attività in presenza sono di certo più incisive, specie per i più piccoli”. Se poi la situazione dovesse aggravarsi ulteriormente, portando la regione Abruzzo in “zona rossa”, allora la Ceam suggerisce che “si evitino momenti in presenza, favorendo con creatività altre modalità di incontro”, come quelle virtuali. Al contempo, la Chiesa cattolica di Abruzzo e Molise esorta i pastori ed i fedeli a “ravvivare l’annuncio e la testimonianza del Vangelo, fonte di luce e di speranza in un tempo così difficile di prova, esercitando il più possibile la carità, volto bello e credibile del Signore nella Chiesa”. Una speciale preghiera, infine, viene elevata per gli operatori sanitari e per le vittime ed i malati di coronavirus, incluso il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, tuttora ricoverato in terapia intensiva. (IP)

11 novembre - BRASILE “Allunga la mano ai poveri” il tema della Giornata mondiale dei poveri in programma il 15 novembre

Come riportato dal sito dei vescovi del Brasile, quest’anno la Giornata Mondiale per i poveri sarà vissuta on line e nel Paese è promossa dalla Conferenza episcopale brasiliana, dalla Conferenza dei Religiosi del Brasile, dall'associazione nazionale dell'Educazione cattolica, dalla Caritas, dal Movimento per l'Educazione di Base, da Signis Brasil e dagli Editori Cattolici. La Giornata mondiale dei poveri è stata istituita da Papa Francesco quattro anni fa e quest’anno sarà celebrata nella stessa data, il 15 novembre, in tutto il mondo, anche se per lo più in modalità virtuale. Il tema scelto per il 2020 è: "Allunga la mano ai poveri", tratto dal Libro del Siracide e gli eventi previsti saranno trasmessi in diretta sui social network delle organizzazioni partner. Nell’intento degli organizzatori, la Giornata vuole offrire una riflessione sulla realtà della povertà che affligge le popolazioni in varie parti del mondo, e in particolare in Brasile, che è ancora una volta in cima alla mappa della fame nel mondo. Si vuole sottolineare, in particolare, come questa realtà influisce sulla vita delle persone, compromettendola nel campo della sicurezza alimentare e nutrizionale e, in molti casi, portandole alla morte. Tra gli interventi previsti durante la diretta curata da Jucelene Rocha, giornalista e consigliere nazionale per la comunicazione della Caritas brasiliana, atteso quello di monsignor José Moreira, vescovo di Januária. (RB)

11 novembre - ARGENTINA Incontro virtuale vescovi: riflessione sull’Enciclica “Fratelli tutti”

È stata l’Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”, il tema centrale della riunione dei vescovi argentini, svoltasi il 10 novembre in modalità virtuale, tramite la piattaforma Zoom, a causa della pandemia da Covid-19. Centosedici i vescovi partecipanti all’evento – informa la nota conclusiva dei lavori – guidato dal presidente dell’episcopato, Monsignor Oscar V. Ojea, e dal segretario generale, Monsignor Carlos H. Malfa. La riunione è stata “fruttuosa”, continua la nota, e si è concentrata su “una valutazione dell’Enciclica” pontificia, della quale i presuli “hanno condiviso i principali aspetti e insegnamenti, ringraziando al contempo il Santo Padre per la sua guida pastorale in questo tempo di pandemia”. Non è mancato poi il ricordo dei presuli e dei sacerdoti argentini deceduti negli ultimi tempi nel Paese, così come l’informativa su tutte le recenti nomine episcopali. Ai lavori ha preso parte, per la prima volta, il nuovo Nunzio Apostolico, Monsignor Miroslaw Adamczyk, nominato lo scorso 22 febbraio. In un clima di “dialogo fruttuoso e scambio pastorale”, si legge ancora nel comunicato, “i delegati di ciascuna delle regioni” ecclesiastiche “hanno condiviso le diverse realtà delle loro diocesi e l’accoglienza dell’Enciclica”. Un ringraziamento speciale è andato, poi, alla Caritas nazionale per il grande impegno profuso in questo periodo storico particolarmente difficile. L’incontro si è concluso con la preghiera mariana dell’Angelus, guidata da Monsignor Ojea. (IP)

11 novembre - POLONIA Jasna Góra: “Ritiro per tutti” online dall’11 al 13 novembre    

Monsignor Adrian Galbas SAC, presidente del Consiglio dell'Episcopato polacco per l'Apostolato dei Laici, in un messaggio diffuso sulla pagina web della Conferenza episcopale ha incoraggiato i fedeli a partecipare ad un "Ritiro per tutti" nazionale, online, dall’11 al 13 novembre, a Jasna Góra, per “guardare ciò che sta accadendo in noi e intorno a noi alla luce della Parola di Dio”. “Lasciamo che sia questa Parola, e non qualsiasi altra - ha affermato il presule -, la nostra lampada, che ci guiderà e ci farà uscire sempre dalle tenebre più fitte”. Il "Ritiro per tutti", ha inizio oggi, nel Giorno dell'Indipendenza della Polonia, al culmine di una preghiera di nove giorni, la Novena di Jasna Góra per la pace e la riconciliazione. Primo appuntamento, alle ore 12, una conferenza online, trasmessa sul canale YouTube di Jasna Góra, sul tema "Comunità e riconciliazione", tenuta da monsignor Galbas. La Santa Messa quotidiana, nella Cappella della Madonna, alle ore 20.00, sarà presieduta dal Primate di Polonia, monsignor Wojciech Polak, mentre l'Appello di Jasna Góra, alle ore 21.00, sarà guidato dall'arcivescovo Wacław Depo, metropolita di Częstochowa. Il secondo giorno, a mezzogiorno, la catechesi dell'arcivescovo Grzegorz Ryś, metropolita di Łódź, verterà sul tema "Verità e Bene". La Santa Messa sarà presieduta da monsignor Andrzej Czaja, vescovo di Opole, mentre l'Appello di Jasna Góra sarà guidato da monsignor Adrian Galbas SAC, vescovo ausiliare della diocesi di Ełk.  Nell'ultimo giorno degli esercizi spirituali, la catechesi di monsignor Edward Dajczak, vescovo di Koszalin e Kołobrzeg sarà dedicata al tema "Amore e misericordia". La Santa Messa, alle ore 20.00, sarà presieduta da monsignor Andrzej Przybylski, vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Częstochowa e l'Appello di Jasna Góra sarà guidato da padre Dariusz Wilk CSMA, Superiore Generale dei Micheliti.  Il 12 novembre, alle ore 21.30, si svolgerà un dibattito online dal titolo: "Divisi / Collegati", al quale, oltre agli utenti Internet, interverranno: una suora domenicana della House for Boys di Bronowice, suor Tymoteusz Gil, la giornalista Ida Nowakowska, e il teologo e sacerdote, padre Wojciech Węgrzyniak. Tutti i momenti del ritiro saranno trasmessi sul canale YouTube di Jasna Góra e su Radio Jasna Góra. (AP)

11 novembre - REPUBBLICA CECA #coronavirus Studenti delle scuole cattoliche per infermieri in ospedale con i malati

Sono circa una trentina gli studenti della Church Secondary Medical School di Brno che a causa della pandemia di Coronavirus in corso hanno già potuto mettere in pratica la propria vocazione lavorando in diversi ospedali come quello di Vizovice. Anche se nella Repubblica Ceca, rispetto alla scorsa settimana in cui si registrava il tasso più alto d’Europa, i casi stanno calando attestandosi su circa novemila nuovi al giorno, non si deve comunque abbassare la guardia, avvertono le autorità sanitarie. "Gli studenti hanno risposto alla chiamata al servizio emanata dalle singole regioni. Tuttavia, la maggior parte di loro aveva già iniziato ad aiutare in forma volontaria", è la testimonianza pubblicata sul sito della Conferenza episcopale ceca di suor Karola Lucie Kuczynská, della Congregazione delle Suore della Misericordia III, e insegnante della scuola per infermieri. "Sono molto grato di poter contribuire a fornire assistenza in una situazione così difficile che sta attraversando il nostro Paese. Ci impegniamo perché vogliamo aiutare, anche se corriamo il rischio di infettare noi stessi e i nostri cari”, ha confidato Anna Škvařilová, studentessa infermieristica del terzo anno. La ragazza sta attualmente assistendo in un centro di raccolta con prelievo di campioni da pazienti con sospetta infezione da Covid-19 presso l'ospedale municipale di Čáslav. Gli studenti lavorano anche nell'ospedale per malati di lunga degenza, che fa parte del Merciful Brothers Hospital di Brno. La pandemia ha complicato in modo significativo la situazione qui, poiché molti professionisti sanitari sono stati messi in quarantena: "In una situazione di emergenza in cui c'è carenza di personale, siamo davvero impegnati", ha detto Darina Dohnálková, studentessa del quarto anno che non è estranea a lavorare in questo dipartimento, perché è il secondo anno che vi è impegnata: "Abbiamo una buona formazione dalla scuola e dalla pratica. Sappiamo come usare l'equipaggiamento protettivo e possiamo anche gestire prestazioni normali, quindi non è una novità per noi ". C’è bisogno di infermieri anche presso l'Ospedale Della Croce a Praga-Žižkov, di proprietà delle Suore Misericordiose di S. Croci e di altre organizzazioni cattoliche. La mancanza di personale ha influito anche sul funzionamento del Merciful Brothers Hospital di Vizovice, non solo a causa del Coronavirus, tanto che finora qui sono stati mandati quattordici studenti. Grazie a loro, secondo il direttore, è possibile mantenere in funzione l'ospedale senza grosse restrizioni. L’impegno maggiore, dato il divieto di visite, è cercare di alleviare la sofferenza dei pazienti consentendo il contatto telefonico con i propri cari. E almeno a distanza, si sta anche cercando di fornire loro alcuni elementi di cura spirituale: la Santa Messa, ad esempio, non si svolge in ospedale, ma i pazienti possono guardarla nelle stanze attraverso Noah TV. "Sono molto orgoglioso dei nostri studenti! Hanno deciso di aiutare dove nessuno di noi vuole trovarsi ", ha detto, infine, il preside della scuola David Kasan. (RB)

11 novembre - CAMERUN Vescovi: cautela su vaccino contro cancro a collo dell’utero, servono studi più approfonditi

Si dicono preoccupati e chiedono cautela e prudenza i vescovi del Camerun di fronte alla campagna di vaccinazione lanciata dal governo per prevenire i tumori al collo dell’utero nelle bambine e ragazze dai 9 anni in poi. Con una nota recente, Monsignor Dieudonné Antangana, vescovo di Nkongsamba, ha chiesto espressamente ai fedeli di “non sottoporre le loro figlie al vaccino”, ma di “restare in attesa di una dichiarazione ufficiale da parte di tutta la Conferenza episcopale nazionale”. Questo perché gli studi sul farmaco son ancora “incompleti” ed è quindi “prematuro” passare già alla sua inoculazione. Inoltre, il presule ha vietato alle équipe mediche associate al vaccino di lavorare all’interno delle strutture sanitarie diocesane. Da ricordare che Nkongsamba è la seconda diocesi del Camerun a vietare la somministrazione del “Gardasil”, questo il nome del vaccino: in precedenza, anche la Chiesa di Obala si era detta contraria. Come spiegato dal Vicario generale, Padre Luc Onambele, esperto in Sanità pubblica e medicina preventiva, il “Gardasil” è efficace solo per alcuni tipi di lesioni tumorali, mentre per altri “non cambia in alcun modo lo sviluppo dell’infezione”. Lo stesso presidente dei vescovi, Monsignor Abraham Kome, nei giorni scorsi, aveva commentato: “Abbiamo dei dubbi su questo vaccino e nel dubbio è necessario astenersi”. Prima di procedere ad una campagna di vaccinazione, ha aggiunto il presule, è bene che “tali perplessità siano dissipate”. Infine, da sottolineare che anche la comunità musulmana del Paese, attraverso l’organizzazione “Musulmani per la cooperazione e lo sviluppo”, si è opposta al vaccino. (IP)

11 novembre - GERMANIA Vaccino #coronavirus. Monsignor Fürst: per distribuzione siano seguiti criteri etici di priorità

Qualità dei prodotti, accesso globale e priorità nella somministrazione che siano individuate secondo criteri eticamente accettabili: sono queste le tre caratteristiche che dovrà avere il vaccino contro il Coronavirus, secondo monsignor Gebhard Fürst, vescovo di Rottenburg-Stoccarda e presidente della sottocommissione di Bioetica della Conferenza episcopale tedesca, in una dichiarazione pubblicata sul sito dell’Episcopato. "Nonostante i gravi oneri sanitari, sociali ed economici causati dall'attuale pandemia, i rigidi standard di qualità finora applicati devono essere mantenuti nella ricerca e nella sperimentazione di vaccini adeguati – ha detto il presule - questo naturalmente include informazioni complete sull'efficacia e sugli effetti indesiderati dei singoli vaccini. Nessuno deve essere messo a rischio in modo sconsiderato”. Quanto all’accesso della popolazione alla profilassi, il vescovo ha considerato: “Come reazione a un evento globale, una strategia di vaccinazione deve anche essere orientata a livello globale e mirare a garantire che tutte le persone abbiano accesso alle vaccinazioni contro il Coronavirus. Ciò significa che anche i vaccini adatti devono essere messi a disposizione in tutto il mondo a prezzi ragionevoli. L'egoismo nazionale nella distribuzione delle dosi di vaccino è controproducente quanto i tentativi dei produttori di far passare il prezzo di vendita più alto possibile. Ciò è tanto più vero in quanto sono stati investiti ingenti fondi pubblici per lo sviluppo dei vaccini”. “Poiché i vaccini saranno inizialmente disponibili in numero limitato, per la loro distribuzione sono necessari criteri di priorità eticamente fondati – continua il vescovo - riconoscendo che è probabile che vengano immessi sul mercato vaccini diversi, con diversi gradi di efficacia per diversi gruppi di persone, c'è la necessità di una regolamentazione per garantire che le persone con un profilo di rischio significativamente più elevato vengano vaccinate in via prioritaria. Anche le persone che, a causa della loro funzione professionale, hanno contatti particolarmente frequenti con persone infette dovrebbero avere la priorità nella distribuzione di dosi di vaccino inizialmente scarse”. In Germania, secondo gli ultimi dati diffusi dal Koch Institute, il picco della curva inizia a calare: nelle scorse 24 ore si sono registrati circa 18.500 nuovi casi e 261 decessi. “Anche se la vaccinazione dovrebbe essere volontaria in linea di principio, non c'è dubbio che noi cristiani siamo impegnati in una convivenza solidale, in cui ogni individuo dovrebbe essere consapevole del suo obbligo di proteggere le persone particolarmente vulnerabili. La volontà di vaccinarsi è espressione concreta di questa solidarietà – ha concluso monsignor Fürst - poiché in questa fase rimangono ancora molti interrogativi irrisolti sulla natura e la durata dell'immunità che può essere ottenuta attraverso la vaccinazione, si può presumere che questa sia solo una parte di una strategia globale per mitigare le disastrose conseguenze della pandemia, che deve essere naturalmente affiancata da ulteriori misure di aiuto socio-politico ed economico”. (RB)

11 novembre - OCEANIA Ad una rete di giovani impegnati nella salvaguardia dell’ambiente nelle isole del Pacifico il Premio Pax Christi International per la pace 2020

Pax Christi International ha assegnato il Premio Pax Christi International per la pace 2020 ai Pacific Climate Warriors, una rete di giovani 17 nazioni insulari del Pacifico e delle comunità della diaspora negli Stati Uniti Uniti, in Nuova Zelanda e Australia, impegnati nella sensibilizzazione sulla vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Il loro obiettivo è anche quello di promuovere la resilienza di fronte alle sfide di oggi e di opporsi in modo pacificamente all’industria dei combustibili fossili le cui attività minano l’ambiente. I membri del Comitato direttivo di Pax Christi International hanno deciso di conferire il riconoscimento per la pace ai Pacific Climate Warriors per l’ammirevole leadership che i giovani hanno mostrato sulla questione climatica ma anche per attirare l’attenzione sulla regione dell'Oceania, area geografica spesso trascurata. Per il segretario generale di Pax Christi International, Greet Vanaerschot, in questo momento in cui la Chiesa cattolica approfondisce il suo impegno per gli insegnamenti della Laudato Si ’, “che ci ricorda che siamo veramente una comunità”, consegnare il premio per la Pace di Pax Christi ai guerrieri del clima del Pacifico significa premiare il loro esempio. “Nel 2018, durante la mia visita a Pax Christi Aotearoa in Nuova Zelanda, ho avuto l’opportunità di incontrare e conoscere meglio i guerrieri del clima del Pacifico - ha detto Greet Vanaerschot -. La loro determinazione, creatività e serietà nel consentire ai giovani gli strumenti d’azione per proteggere la loro cultura e difendere la sopravvivenza delle loro isole sono fonte di ispirazione e meritano di essere sostenuti”. “Le azioni coraggiose, non violente e tenaci dei guerrieri del clima del Pacifico devono essere applaudite e incoraggiate” si legge in un comunicato di Pax Christi Internazional. Istituito nel 1988, il Premio internazionale per la pace Pax Christi è finanziato dal Fondo per la pace del cardinale Bernardus Alfrink ed è destinato a persone o organizzazioni che lavorano per la pace, la giustizia e la non violenza in diverse parti del mondo. La cerimonia di premiazione si terrà ad Auckland, in Nuova Zelanda, il 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani, nell’ambito di un evento organizzato da Pax Christi Aotearoa Nuova Zelanda. (TC)

11 novembre - REGNO UNITO ACS: 100.000 euro di aiuti al Mozambico dopo l’ennesimo brutale attacco di Daesh nella provincia di Cabo Delgado

Un gruppo armato legato a Daesh negli ultimi giorni ha trasformato un campo di calcio, nel villaggio di Muidumbe, nella provincia di Cabo Delgado, in un "campo di esecuzione", in cui cinquanta persone sono state uccise e decapitate. La brutale aggressione è l’ultima di una serie di oltre 600 attacchi nella provincia, dove sono morte almeno 2 mila persone e 310 mila sono rimaste senza tetto. In seguito alla notizia del massacro, confermato dalla polizia, Aiuto alla Chiesa che Soffre Regno Unito ha annunciato ieri – si legge sulla sua pagina web - l’invio di un pacchetto di aiuti di emergenza di 100 mila euro al Mozambico, un aiuto che comprende anche coperte, vestiti, cibo, prodotti per l’igiene, nonché la consulenza per le vittime di traumi. Suor Blanca Nubia Zapata, delle Suore Carmelitane Teresiane di San Giuseppe, ha riferito ad ACS Regno Unito che gli aggressori, un gruppo che si definisce Stato islamico dell'Africa centrale, hanno costretto le persone a lasciare le loro case. "Sembra che stiano cercando di sfrattare l'intera popolazione della parte settentrionale della provincia di Cabo Delgado – ha raccontato -, costringendo la gente comune a fuggire senza la minima traccia di compassione. Più di 12.000 persone sono arrivate qui nelle ultime due settimane. Non riusciamo a tenere il passo. Arrivano donne e bambini e persone anziane che camminano da giorni. Alcuni sono morti lungo la via, sulle strade e sui sentieri nel bosco". Regina Lynch, responsabile dei progetti di ACS International, ha raccontato come siano state incendiate chiese e distrutti conventi e come abbiano rapito anche due suore”. Ma come “quasi nessuno abbia prestato attenzione a questo nuovo focolaio di terrore e di violenza jihadista in Africa, che sta colpendo tutti, sia cristiani che musulmani". Finalmente, ha affermato la Lynch,  “c’è un po' di attenzione internazionale per questa tragedia che dura da tempo e che è stata in gran parte dimenticata per molti lunghi e dolorosi mesi”. (AP)

11 novembre - REGNO UNITO Pubblicato Rapporto IICSA. Vescovi: abuso è crimine che non deve essere mai scusato o coperto

“L'abuso è un atto malvagio contro i più vulnerabili; non deve mai essere scusato o coperto”: è quanto scrive la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles (Cbcew) in una nota diffusa ieri, dopo la pubblicazione del Rapporto IICSA, ovvero l’Inchiesta indipendente sugli abusi sessuali sui minori, indagine pubblica istituita dal governo britannico nel 2015. “Accogliamo con favore il Rapporto”, si legge nella nota episcopale, che sottolinea il fatto che l’inchiesta abbia dato voce “alle vittime e ai sopravvissuti agli abusi”. “Ascoltare attentamente la loro testimonianza – spiegano infatti i presuli - ha portato sollievo all'entità del danno che tali abusi sessuali hanno avuto sulla loro vita”. Al contempo, la Cbcew si scusa “con tutte le vittime e i sopravvissuti che non sono stati ascoltati o sostenuti adeguatamente” dalla Chiesa, perché è solo “ascoltando con umiltà coloro che hanno sofferto che possiamo contribuire alla guarigione delle ferite provocate dagli abusi, così da imparare” come “migliorare gli standard, le politiche e le procedure di salvaguardia all’interno della Chiesa” stessa. I vescovi ribadiscono, poi, che “l’abuso sessuale sui minori è un crimine” e, in quanto tale, “richiede una vigilanza rigorosa e procedure altrettanto rigorose per garantire la denuncia alle autorità” preposte. “Questa è la politica della Chiesa e questo è anche il motivo per cui il nostro lavoro di salvaguardia deve essere continuamente rivisto e migliorato”, prosegue la nota episcopale. Laddove, infatti, si sono riscontrate “mancanze e incoerenze nell'applicazione delle procedure di tutela, noi le riconosciamo e ci impegniamo a intraprendere azioni che portino da un miglioramento”. Dai presuli anche “le scuse senza riserve” per tutti gli abusi commessi da membri della Chiesa contro i bambini, le cui dannose conseguenze “non possono essere cancellate”. Il Rapporto IICSA sarà esaminato nel dettaglio nell’ambito dell’Assemblea Plenaria della Cbcew che avrà luogo la settimana prossima. Una seconda dichiarazione, in video, è stata poi diffusa dal Cardinale Vincent Nichols, presidente dei vescovi di Inghilterra e Galles: “Questo è giorno difficile e doloroso per noi – afferma il porporato – Ma credo che sia un giorno doloroso soprattutto per coloro che hanno subito abusi durante la loro infanzia, perché quelle ferite sono permanenti, profonde ed ora vengono risvegliate”. Ringraziando, quindi, l’IICSA per il suo operato, “per aver messo in luce le cose che sono state nascoste e per averci aiutato a vedere il prossimo passo del nostro cammino in queste terribili, difficili questioni”, il Cardinale Nichols esprime ancora una volta il suo rammarico ed il suo dolore alle vittime, promettendo loro che la Chiesa “continuerà a lavorare” affinché tutti siano “ascoltati e aiutati”. “Voglio che le persone che hanno subito abusi sessuali si facciano avanti e si facciano avanti con la certezza che saranno ascoltate. Non sarà così difficile come in passato - ribadisce il porporato – Ora siamo determinati a continuare a costruire la qualità della nostra risposta ad ogni singola accusa di abuso sessuale”. (IP)

11 novembre - FRANCIA Dal 29 novembre al via all’Avvento on line ideato dai domenicani di Lille

“Ritiro in città”, il portale del convento dei domenicani di Lille che propone la Parola di Dio, meditata e aperta sul mondo, invita a partecipare ad “Avvento in città”. Si tratta di un’iniziativa on line che, a partire dal 29 novembre, offrirà meditazioni per prepararsi al Natale. Il tema è la pace e le riflessioni saranno sviluppate sui versetti 9-5 del profeta Isaia declinati sull’oggi e in particolare sul versetto “Viene il Principe della Pace”. “Nella sua recente enciclica, Papa Francesco osserva che non c’è fratellanza senza pace, verità e riconciliazione - si legge su avent.retraitedanslaville.org -. Ma il clima di violenza, le tensioni sociali esacerbate dal confinamento, dalla sfiducia e dalle preoccupazioni non rendono facile questo cammino verso la pace”. Ma nel buio dell’inverno e nell’epidemia di odio e paura, spiega la presentazione dell’iniziativa, “arriva lui, il Principe della Pace”. “Con il ritiro ‘Avvento in città’ prepariamoci perché il Natale non sia una banale gioia ma un evento spirituale per la nostra vita. Accogliamo la pace profonda che Gesù ci porta a Natale” esorta in un video padre Fhilippe Verdin, responsabile di “Avvento in città”. Il sito web dei domenicani metterà a disposizione un calendario dell’Avvento perché quest’anno i giorni che precedono il Natale siano più che mai un tempo di speranza. “Questo è il ruolo dei cristiani nel nostro mondo: irradiare speranza e servire la pace. La pace ha per noi il volto di Gesù Bambino” affermano i religiosi nel loro sito web. Iscrivendosi su avent.retraitedanslaville.org, dal 29 novembre ogni giorno si riceverà una mail con riflessioni e canti dell’Avvento, mentre quattro relatori si alterneranno in meditazioni tematiche. La prima settimana fr François-Dominique, da Parigi, parlerà di pace nelle famiglie, nella seconda settimana suor Marie-Emmanuelle, da Le Puy-en-Velay, rifletterà sulla pace nelle comunità cristiane; la terza settimana fr Youssef, da Poitiers, ricorderà in che modo lo Spirito Santo crea pace tra i popoli; nella quarta settimana fr Bruno presenterà Gesù come Principe della Pace nella vita di ogni uomo. Monsignor David Macaire, domenicano, arcivescovo di Fort-de-France, nella Martinica, inoltre, ogni settimana illustrerà un metodo concreto per diventare artigiani di pace. La schola dei frati domenicani di Lille, infine, ogni mattina, fino a Natale, pregherà le lodi in diretta streaming. E per finire il calendario dell’Avvento suggerirà ogni giorno un gesto concreto per costruire la pace. (TC)

11 novembre - PERÙ Crisi politica. Il messaggio di speranza dei vescovi ai peruviani

Grave crisi politica in Perù. Martin Vizcarra non è più il presidente del Paese. Dopo una sessione storica, il Congresso ha votato a stragrande maggioranza per rimuoverlo, una decisione dovuta sia alle accuse di corruzione che pesano sul politico, sia agli interessi politici di un parlamento fortemente diviso. Il presidente del Congresso, Manuel Merino, del partito di centro-destra Azione Popolare (AP), assumerà le redini della repubblica non appena presterà giuramento, martedì prossimo. Dinanzi a questi avvenimenti e alla crisi economica e sociale, in uno dei Paesi più colpiti dal Covid-19, i vescovi del Perù hanno inviato un messaggio di speranza, pubblicato sulla pagina web dell’Episcopato, a tutti i peruviani, preoccupati per il destino della nazione e delle istituzioni democratiche, ricordando loro che il Paese ha bisogno dello sforzo di ciascuno per consolidarsi come nazione. In questo contesto attuale - hanno sottolineato i vescovi - risulta necessario garantire lo svolgimento delle elezioni generali del prossimo aprile e il trasferimento di potere nel mese di luglio 2021, nonché dare priorità all’emergenza sanitaria, economica e sociale. Questo è il momento “di rinunciare agli interessi personali o di gruppo per promuovere la rinascita economica – hanno affermato i presuli - e costruire strade di solidarietà, fraternità e sviluppo integrale”. “È tempo di ascoltare la popolazione e di agire pensando al Perù”. Inoltre, è necessario, e urgente, - hanno aggiunto - continuare a lottare contro il cancro sociale della corruzione, per un Perù più trasparente e giusto. L’Episcopato, citando le parole di Papa Francesco pronunciate durante la sua visita in Perù, ha quindi incoraggiato ed esortato coloro che occupano incarichi di responsabilità “ad impegnarsi in tal senso per offrire al loro popolo e alla loro terra la sicurezza che nasce dalla convinzione che il Perù è uno spazio di speranza e di opportunità, ma per tutti, non per pochi; perché ogni peruviano, ogni peruviana possa sentire che questo Paese è suo, e che può stabilirvi relazioni di fraternità e di uguaglianza con il prossimo e aiutare l'altro quando ne ha bisogno; una terra in cui si possa realizzare il proprio futuro". (AP)

11 novembre - STATI UNITI Rapporto McCarrick. Presidente vescovi: grati al Papa per appello a responsabilità e trasparenza

È con “favore” e “gratitudine” che la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) accoglie la pubblicazione, avvenuta il 10 novembre, del Rapporto su Thedore McCarrick, ossia il dossier reso noto dalla Segreteria di Stato con i documenti e le testimonianze che raccontano la vicenda dell’ex cardinale arcivescovo di Washington dimesso dallo stato clericale. In una dichiarazione a firma di Monsignor José H. Gomez,  Arcivescovo di Los Angeles e presidente della Usccb, si legge: “Stiamo studiando questi risultati e siamo grati a Papa Francesco per la sua preoccupazione pastorale nei confronti della famiglia di Dio negli Stati Uniti e per la sua leadership nel chiamare la Chiesa ad una maggiore responsabilità e trasparenza nell'affrontare le questioni relative agli abusi” e la loro “cattiva gestione ad ogni livello”. Si tratta di “un altro tragico capitolo della lunga lotta della Chiesa per affrontare i crimini di abusi sessuali commessi dal clero”, prosegue la nota. Al contempo, il presule esprime “alle vittime di McCarrick e alle loro famiglie, e a ogni vittima di abusi sessuali da parte del clero”, tutto il suo “profondo dolore” e le sue “più profonde scuse”. “Io e i miei fratelli vescovi – ribadisce Monsignor Gomez - siamo impegnati a fare tutto ciò che è in nostro potere” per aiutare i sopravvissuti “ad andare avanti” e per far sì che “nessuno soffra ciò che loro stati costretti a soffrire”. Di qui, l’esortazione rivolta a tutte le vittime di abusi “da parte di un sacerdote, di un vescovo o di qualcuno nella Chiesa”: “Denunciate tali abusi alle forze dell'ordine e alle autorità della Chiesa”. Infine, l’Usccb conclude la sua dichiarazione ribadendo che il Rapporto McCarrick “sottolinea la necessità di pentirsi e di crescere nel nostro impegno a servire il popolo di Dio. Continuiamo tutti a pregare e a lottare per la conversione del nostro cuore e per seguire Gesù Cristo con integrità e umiltà”. (IP)

10 novembre - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO In un memorandum al capo dello Stato i vescovi chiedono riforme che rispettino i valori fondamentali

Il bene della popolazione, il rispetto della Costituzione, la sicurezza nazionale, l’integrità territoriale, la stabilità dello Stato e delle sue istituzioni, la pace sociale, lo Stato di diritto e la democrazia: sono questi, per la Conferenza episcopale congolese, i principi che devono essere preservati nella ricerca di una soluzione politica all’attuale crisi che la Repubblica democratica del Congo sta attraversando. Il capo dello Stato Felix Tshisekedi ha avviato una serie di consultazioni per risolvere le divergenze con la coalizione Fronte comune per il Congo (Fcc), di cui fa parte l’ex presidente Joseph Kabila e che ha una netta maggioranza di seggi in parlamento, e per decidere le riforme da intraprendere, in particolare quelle elettorali. Ieri Tshisekedi ha incontrato anche una delegazione di vescovi che gli hanno consegnato un memorandum che sottolinea quanto importante sia valutare la coalizione e le riforme elettorali. Circa l’attuale situazione politica i presuli ritengono che “con la dinamica attuale della coalizione, non ci si potrà aspettare la ricostruzione del Paese” e che è necessaria “una soluzione politica che rispetti il popolo”. “Per questo la esortiamo a valutare seriamente il contenuto della coalizione e il suo funzionamento al fine di verificare se esiste la possibilità di un rinnovamento interno” scrivono i vescovi al presidente, evidenziando che occorre comunque tener conto dei valori irrinunciabili. “Il benessere del popolo, la verità, la giustizia, la pace sono tra questi valori fondamentali” precisa la Conferenza episcopale. Circa le riforme elettorali i presuli insistono, poi, sulla depoliticizzazione e l’indipendenza del Ceni, la Commissione elettorale nazionale indipendente, e raccomandano riforme condivise e realiste della legge elettorale. “Il popolo si aspetta da queste consultazioni risultati che diano indicazioni chiare per un nuovo sistema di governance che lo metta al centro delle preoccupazioni degli attori politici” aggiungono i vescovi. Infine i presuli riconoscono che le sfide che in questo momento devono essere affrontate sono enormi ed esortano il capo dello Stato ad avere fede in Dio e a considerare che uomini e donne di buona volontà possono contribuire a una nuova dinamica di buona governance. “La Cenco non esiterà ad apportare il proprio contributo a qualunque iniziativa che avrà come fine il benessere del popolo congolese” concludono i vescovi che assicurano al presidente Tshisekedi le loro preghiere. (TC)

10 novembre BELGIO Premio della Fondazione Sœur Emmanuelle, l'"angelo degli straccivendoli", assegnato a cinque progetti in RDC, Nigeria, Marocco e Belgio

Sono cinque quest’anno i vincitori del Premio della Fondation Sœur Emmanuelle, la fondazione nata nel 1993 in Belgio per sostenere le iniziative di assistenza a madri e bambini poveri, senza distinzione di razza, religione o collocazione geografica seguendo l’esempio di Suor Emmanuelle, Il premio, dell’ammontare di 100mila euro, viene assegnato a volontari o associazioni benefiche che si sono distinte per il loro impegno a favore degli ultimi, portando così avanti l’opera della famosa religiosa belga scomparsa nel 2008 e conosciuta come l’”angelo degli straccivendoli”.  I vincitori dell’edizione 2020 sono cinque progetti realizzati nella Repubblica Democratica del Congo, in Nigeria, in Maroccco e a Bruxelles, in Belgio.  La cerimonia di premiazione, prevista il 16 novembre, non potrà svolgersi in presenza a causa dell’emergenza Coronavirus, ma per dare visibilità ai progetti premiati gli organizzatori hanno deciso di diffondere sui social brevi video di presentazione dei vincitori. Tra i cinque progetti l’agenzia dei vescovi belgi Cathobel segnala in particolare la scuola “Saints Fabien-Gertrude” fondata da padre Denis Kialuta Longana vicino a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, per dare un’educazione a bambini inattivi. Il grande successo dell’iniziativa ha reso necessaria la costruzione di nuovi locali per accogliere altri studenti. Nel suo video padre Longana spiega che la scuola non ha alcun aiuto finanziario pubblico o privato e che ha bisogno di finanziamenti per svolgere le sue varie attività. L’altro progetto segnalato da Cathobel è invece promosso dall’associazione Amane a Rabat, in Marocco, ed è finalizzato a sottrarre i bambini di strada alla droga, alla violenza e allo sfruttamento sessuale. A questo scopo l’associazione è impegnata in una campagna di sensibilizzazione degli attori sociali e le istituzioni. L’associazione ha finora aiutato più di mille bambini, dai 7 ai 18 anni. (LZ)

10 novembre Al via riunione del Comitato esecutivo del Wcc. In primo piano l’emergenza #Coronavirus

La preparazione dell’11.ma assemblea generale a Karlsruhe, in Germania, rinviata al 2022 a causa del Coronavirus; il punto sulla risposta delle Chiese alla crisi del Covid-19, la riorganizzazione delle attività del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) per tutto il periodo dell'emergenza sanitaria; la discussione di un nuovo piano di azione contro il razzismo e l’analisi della situazione mondiale, l’esame del bilancio di previsione per il 2021. Questi i temi all’ordine del giorno della riunione del dal Comitato esecutivo dell’organizzazione ecumenica in corso dal 9 al 13 novembre in forma virtuale. In primo piano l’emergenza Coronavirus, con le sue ripercussioni sulla vita delle Chiese membro, sulla quale, nella giornata di apertura ieri, ha riflettuto la moderatrice Agnes Abuom insieme al segretario ad interim Ioan Sauca. Nella sua riflessione - riporta il sito del Wcc - Abuom si è soffermata in particolare sulla crisi socio-economica generata dalla pandemia “la peggiore dell’ultimo secolo”, ma anche sulle sue conseguenze sociali, con riferimento in particolare al drammatico aumento delle violenze domestiche e sessuali contro le donne registrato in tutto il mondo. La moderatrice ha inoltre espresso preoccupazione per gli effetti politici che la pandemia sta avendo in diversi Paesi, dove le restrizioni e i lockdwn per contenere i contagi stanno aprendo la strada a giri di vite contro i diritti umani e a pericolose derive autoritarie. Nel suo intervento monsignor Sauca ha parlato dell’impegno portato avanti dal Wcc per un’unità “sempre più visibile” tra le Chiese cristiane. “In questo cammino – ha detto - continuiamo a imparare gli uni dagli altri cosa significa essere una comunione impegnata a scoprire e vivere nell’unità della fede apostolica e impegnarci in una testimonianza comune al mondo e quanto l'unità dei cristiani, dell'umanità e di tutto il Creato siano strettamente interconnessi". Il segretario ad interim ha quindi illustrato i fondamenti teologici del tema scelto per la prossima Assemblea generale del Wcc: "L'amore di Cristo muove il mondo verso la riconciliazione e l'unità". Un tema - ha detto - che vuole sottolineare come "L'amore di Cristo apra un orizzonte di speranza" a tutta l’umanità. Nel suo intervento, il reverendo Sauca ha anche fatto il punto sul “Green Village Project”, il Villaggio verde lanciato dal Wcc nel 2019 intorno alla sua sede a Ginevra con l’obiettivo di promuovere un modello urbanistico eco-sostenibile.  Durante si lavori si parlerà anche del “Pellegrinaggio per la giustizia e per la pace”, avviato dopo la  decima Assemblea generale di Busan nel 2013 e che nei prossimi mesi sarà focalizzato sull’America del Nord, sul tema della giustizia razziale e della solidarietà con i popoli indigenti. All’esame del Consiglio esecutivo, infine l’aggiornamento del suo piano di azione contro il razzismo e la xenofobia riemergenti in diverse parti del mondo. (LZ)

10 novembre -  ITALIA Tv e streaming per le celebrazioni del 145mo anniversario  dell’arrivo del Quadro della Vergine del Rosario di Pompei

Pompei si prepara a vivere il 145mo anniversario dell’arrivo del Quadro della Vergine del Rosario. Saranno celebrazioni condizionate dall’emergenza sanitaria Covid19 quelle in programma per il prossimo 13 novembre, ma grazie alla diretta televisiva dell’emittente campana Canale 21 si potrà comunque vivere intensamente l’anniversario del giorno che viene considerato come la vera data di nascita della Nuova Pompei. Il 13 novembre 1875 infatti  su un umile carro di letame, giunse a Pompei la prodigiosa immagine della Vergine del Rosario, portando nuova vita nella valle abbandonata. Quest’anno “sarà un 13 novembre diverso, nel rispetto delle norme per il contenimento della pandemia”. Lo spiega l’arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo: “Lo vivremo nella centralità dell’Eucarestia. Offrendo a Maria i dolori e le difficoltà di ogni giorno, Le chiederemo di sostenerci nel cammino di questo complicato presente”. A differenza delle consuete celebrazioni infatti, non sarà possibile onorare la venerazione diretta dell’immagine sacra e il tradizionale bacio. E’ prevista una copertura televisiva dalle 7 alle 19: dal rito dell’Apertura del Quadro, presieduto dall’arcivescovo Caputo, alla messa con la pregherà per la fine della pandemia; dalla supplica, alle 12, composta nel 1883 dal Beato Bartolo Longo, fondatore della Nuova Pompei al rito della Chiusura del Quadro sempre presieduta dall’arcivescovo di Pompei. Sulla pagina Facebook del Santuario di Pompei sarà possibile invece seguire altri due momenti della giornata:la celebrazione Eucaristica delle 11 e il “Santo Rosario per l’Italia” delle 18. Durante la prima, anche in vista della Giornata Mondiale del Povero, celebrata per il quarto anno consecutivo il 15 novembre, si pregherà per i poveri e gli ammalati. Tutte le celebrazioni si svolgeranno in Basilica. Su tv2000 la trasmissione “Bel Tempo si Spera”, in onda alle 7.30, su Tv2000, dedicherà uno spazio all’evento, con interviste e collegamenti da Pompei.  (PO)

10 novembre - ASIA Fabc si congratula con il Presidente eletto Joe Biden: una nuova leadership mondiale contro povertà e cambiamenti climatici

Anche i vescovi asiatici si congratulano con Joseph Biden, il candidato democratico indicato come vincitore alle elezioni presidenziali del 3 novembre negli Stati Uniti.  “Inviamo i nostri calorosi auguri oranti e congratulazioni al popolo americano e al Presidente designato”, esordisce il messaggio firmato dal cardinale Charles Maung Bo, presidente della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc), evidenziando che con la sua elezione la democrazia americana entra in una nuova fase storica. Come i vescovi statunitensi, riporta Radio Veritas Asia, il messaggio sottolinea l’appartenenza religiosa del Presidente designato, il secondo cattolico ad essere eletto alla Casa Bianca dopo John Fitzgerald Kennedy.  Per i vescovi asiatici, “la sua fede cattolica lo aiuterà nel lungo cammino verso la giustizia economica e ambientale per tutti, che sono temi prioritari per la Chiesa universale e la Conferenza episcopale degli Stati Uniti". L’auspicio è dunque che, durante il suo mandato, Biden presti maggiore attenzione “ai Paesi ai margini” nel mondo e che gli Stati Uniti possano svolgere un “ruolo di leadership” nella lotta al surriscaldamento globale e alla povertà “in collaborazione con le organizzazioni internazionali come l'Onu”. In questo senso, secondo i presuli asiatici, ci sono maggiori possibilità di una più stretta collaborazione con Chiesa cattolica per costruire “un mondo di pace e giustizia". Insieme ai vescovi americani, la Fabc invoca in conclusione l’intercessione della Vergine Maria perché aiuti il popolo americano a lavorare unito “per realizzare la bella visione dei missionari e fondatori degli Stati Uniti: una nazione sotto Dio, in cui si difende la sacralità di ogni vita umana e si garantisce la libertà di coscienza e di religione”. Un riferimento implicito alle posizioni espresse in passato da Biden sull’aborto e sui diritti alla salute riproduttiva. (LZ)

10 novembre - COLOMBIA Monsignor Córdoba Villota: “L’eutanasia è un crimine contro la vita umana e la legge divina”

Monsignor Juan Vicente Córdoba Villota, presidente della Commissione per la promozione e la difesa della vita, il 6 novembre, intervenendo all'audizione pubblica plenaria della Camera dei rappresentanti, dove è in discussione il disegno di legge 063 del 2020, che mira a "stabilire disposizioni generali per l'accesso al diritto di morire con dignità con la modalità dell’eutanasia", ha affermato – si legge sulla pagina web dell’Episcopato – che “l’eutanasia è un crimine contro la vita umana e la legge divina” e che la vita umana è sacra e nessuno ha il diritto di toglierla. “L'eutanasia viene richiesta - ha spiegato il presule - quando si perde il valore della vita umana, quando si ritiene che questa vita non sia più valida e che ci sia il bisogno di liberarsene, perché provoca dolore”. In questo caso, “abbiamo quella che Papa Francesco chiama la cultura dello scarto – ha osservato -, che risponde ad una visione utilitaristica della vita e dell'essere umano". "Malattia", "dolore" e "morte", sono parole che non trovano un significato umano quando la qualità della vita è determinata solo da un benessere soggettivo, che si riferisce a ciò che è materiale e utilitaristico, ha affermato monsignor Córdoba Villota . Inoltre, ha continuato, “è sbagliato concepire la libertà come capacità di realizzare i propri desideri, senza fare riferimento al bene oggettivo ma solo a quello soggettivo, cosa che “porterebbe ad esaltare il suicidio come se fosse un atto umano responsabile e persino eroico, senza fare qui riferimento al suicidio quando è mosso da una patologia”. La sofferenza, la debolezza e la morte non privano la vita del suo significato e soprattutto "la sofferenza non finisce se una persona fugge. Sarebbe un'elusione e una negazione” ha sottolineato. “Fuggire da essa, aumenta in qualche modo la sofferenza. La sofferenza guarisce solo a partire dall'amore. Una madre si sacrifica e soffre non per masochismo, ma per amore dei suoi figli, e questo ha senso” ha precisato. Il presidente della Commissione per la promozione e la difesa della vita, rivogendosi a tutti i credenti, ha ribadito, per concludere, che non è mai lecito togliere la vita a un paziente, per non vederlo soffrire o non farlo soffrire, anche se lo chiede espressamente; che non è lecita l'azione che per sua natura causa direttamente o intenzionalmente la morte del paziente; che non vi è alcun obbligo di sottoporre il paziente terminale a ulteriori interventi chirurgici o procedure terapeutiche quando non vi è una fondata speranza di rendere la vita del paziente più sopportabile; che è lecito interrompere il trattamento sproporzionato di un paziente in coma irreversibile quando ha perso ogni attività cerebrale. Ma non lo è quando il cervello del paziente conserva alcune funzioni vitali, e se tale omissione comporta la morte immediata; e che, infine, le persone disabili o malformate hanno gli stessi diritti delle altre persone, sia prima che dopo la nascita. (AP)

10 novembre - REGNO UNITO #Coronavirus Vescovi: preghiere ma anche sostegno psicologico agli operatori sanitari

Preghiere e gratitudine, ma anche gesti concreti di sostegno psicologico agli operatori sanitari e a tutti coloro che sono impegnati in prima linea nella nuova emergenza Coronavirus. A chiederlo è monsignor Paul Mason, responsabile della pastorale sanitaria della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew),  che si unisce all’invito rivolto dal primate Vincent Nichols a pregare insieme ogni giorno alle 18.00 per quanti si stanno prodigando per assicurare cure ai malati, assistenza agli anziani e ai più vulnerabili, ma anche i servizi essenziali alla popolazione. Ma pregare e garantire adeguate protezioni sanitarie a questi lavoratori è solo “un primo passo”, afferma monsignor Mason.  Non va infatti sottovalutato l’impatto emotivo e psicologico dell’enorme stress che subiscono: “La nostra salute e benessere collettivo potrebbero non essere mai stati messi così alla prova come adesso. È soprattutto in questi momenti di crisi che siamo chiamati a essere gentili, a tendere la mano dell'amicizia e ad interagire con i nostri simili, uomini e donne”. Di qui l’invito a trasformare la “solidarietà orante” verso chi sta affrontando la pandemia in prima linea, soprattutto nella sanità e nel settore dell’assistenza, in azioni concrete di sostegno, come una telefonata o un'e-mail, sull’esempio del Buon Samaritano citato come modello di riferimento da Papa Francesco nell’Enciclica “Fratelli tutti”. “Di fronte alle sfide che ci pone il nuovo lockdown, dunque, preghiamo anche per la grazia di poterlo vedere come un'ocasione per crescere nell'amore e nella cura non solo di noi stessi e delle nostre famiglie, ma anche verso quanti ci circondano, ai quali siamo inscindibilmente legati dalla nostra comune ricerca del bene comune”, conclude monsignor Mason. Il nuovo lockdown disposto dal Governo Johnson per l’Inghilterra a partire dal 5 novembre, dopo la nuova impennata di contagi, resterà in vigore fino almeno al 2 dicembre e comprende la sospensione delle Messe con concorso di popolo. Al 9 novembre in tutto il Regno Unito sono stati registrati 21.350 nuovi contagi (+ 778) da Coronavirus, per un totale complessivo di 1.213.363 contagi. Ieri si sono contati 194 decessi, per un totale complessivo di 49.063 persone decedute dall’inizio della pandemia. (LZ)

10 novembre - ITALIA Proroga la mostra fotografica dedicata al beato Giuseppe Toniolo a Pieve di Soligo

Proroga sino alla fine del 2020 la mostra di foto storiche Munari dedicata al grande evento della traslazione della salma del beato Giuseppe Toniolo dalla tomba di famiglia in cimitero all'attuale Duomo di Pieve di Soligo. Il grande successo in termini interesse e di pubblico fin dall’inaugurazione, lo scorso 4 ottobre, ha indotto infatti gli organizzatori a mantenere aperta l’esposizione fino al prossimo 31 dicembre 2020. L'iniziativa, allestita vicino alla tomba del beato nella navate destra della chiesa, fa memoria della grande processione di popolo che, ottant’anni fa, il 30 settembre 1940 accompagnò in preghiera il trasporto della salma di Toniolo fino all’allora chiesa arcipretale. Le foto ritraggono l’imponente corteo partito dal cimitero di Pieve di Soligo guidato dall’allora Patriarca di Venezia, cardinale Amodeo Giovanni Piazza, da numerosi Vescovi e trecento sacerdoti, attraversò vie e piazze. Esposte anche immagini della esumazione, traslazione e ricognizione medica sulla salma del beato svolte nel 2011, fino agli scatti della celebrazione di ringraziamento per l’avvenuta beatificazione di Toniolo, avvenuta il 29 aprile 2012 nella Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma. La mostra fotografica è stata progettata nell’ambito del Festival della Dottrina Sociale della Diocesi di Vittorio Veneto,: tra le altre attività dedicate alla memoria del grande sociologo ed economista cattolico nel mese scorso a Pieve di Soligo si è svolta la cerimonia di consegna del Premio Giuseppe Toniolo assegnato quest’anno alla Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus di Padova, che ha dato vita alla prima grande infrastruttura a di coesione sociale “Civitas Vitae Angelo Ferro”. Un riconoscimento ad un’importante attività in campo assistenziale, residenziale, educativo e sportivo. (PO)

10 novembre - FILIPPINE Il vescovo di Daet accoglie con favore la legge che vieta il matrimonio infantile

"Il desiderio di proteggere i bambini, i ragazzi e le ragazze, i loro diritti, e di salvaguardare la santità del matrimonio e della famiglia è cruciale e necessario per lo sviluppo autentico di una comunità, di una società". Lo ha detto monsignor Rex Andrew Alarcon, vescovo di Daet – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, accogliendo con favore la notizia dell’approvazione, ieri, con voto unanime di tutto il  Senato, della legge n° 1373, il "Girls not Brides Act", che vieta il matrimonio infantile, prima di aver compiuto 18 anni. La questione dei matrimoni precoci e forzati è una realtà tragica per decine di giovani ragazze che sono costrette dalle circostanze economiche e dalle aspettative culturali a creare famiglie per le quali non sono pronte e a crescere figli anche quando la loro infanzia non è ancora finita. Questa legge ora dà loro la possibilità di definire il loro futuro e il diritto di avere una famiglia quando sono pronte. "Personalmente accolgo con favore e sono felice di constatare la volontà di proteggere i bambini e la loro dignità", ha affermato Alarcon, presidente della Commissione episcopale per i giovani, ricordando il compito della società di “proteggere i più vulnerabili da coloro che li sfruttano". Il presule ha espresso la speranza, inoltre, che la misura sia volta a salvaguardare anche la santità del matrimonio e della famiglia. Quest’ultime, infatti, sono esperienze per adulti, in quanto rappresentano una "seria responsabilità". Il matrimonio "non è per i bambini” - ha precisato il vescovo -, sottolineando come anche la legge ecclesiastica lo preveda solo per gli adulti. (AP)

9 novembre - UNGHERIA Monsignor Mohos, ausiliare di Budapest, colpito dal #Coronavirus invita a prendere sul serio le precauzioni

“Dobbiamo prendere molto sul serio le misure di protezione, siamo responsabili gli uni degli altri e anche di noi stessi. Ci sono troppe persone che non se la cavano e non solo malati ed anziani”. È l’invito lanciato da vescovo monsignor Gábor Mohos, vescovo ausiliare di Budapest e direttore della Segreteria del 52.mo Congresso eucaristico internazionale, che in una lettera aperta informa di essere stato anche lui colpito dal Coronavirus una decina di giorni fa. Le sue condizioni stanno lentamente migliorando. Nella lettera il presule racconta come sta vivendo questo momento: “Tutto sommato posso dirmi fortunato, perché finora non sono stato ricoverato in ospedale e dopo qualche giorno di febbre ormai da una settimana ho una temperatura normale. Ho chi si cura di me e posso celebrare la Santa Messa tutti i giorni. A volte, dopo la Messa celebrata da seduto, mi sono sentito così debole da dovermi subito coricare”. Monsignor Mohos ringrazia per le preghiere che lo stanno sostenendo in questo momento di prova. “Vorrei aggiungere che, nonostante tutto, questo è un periodo di grazia, un dono dell’amore misericordioso di Dio, un’occasione per unirmi di più a Gesù”, conclude il vescovo. (LZ)

9 novembre - STATI UNITI L’emergenza Covid-19 e razzismo al centro della prossima plenaria dei vescovi in forma virtuale e ridotta

(VNS), 9nov20 - Si riunirà in forma virtuale e ridotta, a causa dell’emergenza del Covid-19, la prossima sessione autunnale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) prevista dal 16 al 17 novembre. Lo rende noto un comunicato della Usccb. L’assemblea inizierà con un intervento del Nunzio apostolico, monsignor Christophe Pierre, e la prolusione del nep- presidente della Usccb José H. Gomez, arcivescovo di Los Angeles. Ai vescovi sarà presentato il nuovo rapporto della National Review Board Board, l’organismo a cui fa riferimento la Commissione episcopale per la protezione dei bambini e dei giovani. In primo piano durante i lavori l’attuale emergenza sanitaria e il razzismo, tema quest’ultimo tornato nuovamente al centro del dibattito politico dopo l’omicidio a Minneapolis dell’afro-americano Goerge Floyd e le proteste del movimento Black Lives Matter che ne sono seguite. All’ordine del giorno anche l’approvazionme del piano di azione patorale per il quinquennio 2021-2024, il rinnovamento della Commissione episcopale contro il razzismo e l’approvazione del bilancio. Durante l’assemblea saranno inoltre resi noti i nuovi presidenti di altre otto commissioni episcopali, tra cui quella per la libertà religiosa, e  della direzione dei Catholic Relief Services (CRS), l’agenzia dei vescovi per gli aiuti ai Paesi d’oltremare. Il voto è già avvenuto per posta. (LZ)

9 novembre - PORTOGALLO Dall’11 al 13 novembre Assemblea plenaria dei vescovi sulle sfide pastorali della Chiesa in tempo di pandemia

Si svolgerà dall'11 al 13 novembre, presso la “Casa Nossa Senhora das Dores”, a Fatima, la 199.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale portoghese (CEP), alla quale alcuni vescovi parteciperanno in presenza ed altri in videoconferenza. I lavori avranno inizio mercoledì, alle ore 11.00, e termineranno venerdì, alle ore 20.00. Così scrive padre Manuel Joaquim Gomes Barbosa, segretario dell’Episcopato, sulla pagina web dei vescovi.   Tra gli argomenti all’ordine del giorno, una riflessione sulle sfide pastorali della Chiesa in Portogallo in tempo di pandemia; un’analisi delle informazioni e delle proposte delle Comunicazioni episcopali e dei delegati CEP;  le linee guida sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili nella Chiesa; uno studio sul diaconato permanente; la Giornata Mondiale della Gioventù - Lisbona 2023; e l’approvazione del Rapporto Annuale 2019 e del Bilancio per il 2021. La conferenza stampa, al termine dei lavori – che saranno aperti, mercoledì, da monsignor José Ornelas Carvalho, vescovo di Setúbal e presidente della CEP -, si terrà sabato 14 novembre, alle ore 14.30, presso la “Casa Nossa Senhora das Dores”, e sarà preceduta, alle ore 11, da una Messa di commemorazione per le vittime della pandemia di Covid-19 in Portogallo, nella Basilica della Santissima Trinità del Santuario di Fatima. La celebrazione eucaristica sarà presieduta dal presidente della Conferenza episcopale portoghese. (AP)

9 novembre -  FRANCIA Monsignor de Moulins-Beaufort chiude la plenaria dei vescovi: a febbraio assemblea plenaria straordinaria dedicata alla pedofilia

Un'assemblea plenaria straordinaria, dal 22 al 24 febbraio, “per approfondire insieme le questioni teologiche legate al dramma degli abusi sessuali nella Chiesa e le loro conseguenze pastorali, in particolare la questione della responsabilità”. L’ha annunciata monsignor Éric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza episcopale francese (Cef) chiudendo ieri i lavori della sessione autunnale, svoltasi dal 3 all’8 novembre.   Nel suo intervento conclusivo, monsignor de Moulins-Beaufort ha spiegato che se il tempo che l’episcopato francese si è dato perché non si ripetano “i comportamenti e le ambiguità” del passato può sembrare lungo alle vittime e a tanti fedeli, esso è stato necessario per calibrare meglio le azioni da intraprendere. Nel corso dei lavori i vescovi hanno dunque deciso di adottare “misure definitive” il prossimo marzo, quando, dopo la plenaria straordinaria di fine febbraio, una riflessione teologica proposta dalla Commissione dottrinale della Cef e la consegna delle conclusioni di quattro gruppi di lavoro incaricati dalla Cef, il Consiglio Permanente presenterà ai vescovi “impegni chiari”, insieme a proposte su come recepire la relazione della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase) e come lavorare alla sua ricezione da parte dei fedeli. Durante la plenaria, svoltasi in forma virtuale a causa dell’emergenza Covid-19, i vescovi francesi hanno discusso di altri temi importanti che riguardano la vita della Chiesa di Francia. Tra questi, i problemi del mondo agricolo, il cambiamento del rapporto tra territorio e parrocchia con l’evoluzione demografica, l’emergenza sanitaria con le sue ripercussioni sulla vita della Chiesa e, naturalmente, il dibattito riacceso nel Paese dopo la ripubblicazione delle caricature Maometto e gli attentati terroristici che ne sono seguiti. Su quest’ultimo punto monsignor Éric de Moulins-Beaufort ha voluto soffermare la sua riflessione conclusiva sulla blasfemia. Dopo avere evidenziato che la prima e più grave bestemmia contro Dio è usare la violenza e uccidere in suo nome, l’arcivescovo di Reims ha sottolineato il ruolo centrale della famiglia e della scuola per insegnare ai giovani ad accettare la diversità e “ad affrontare queste differenze non con la violenza o l'umiliazione, ma attraverso la riflessione e il confronto delle idee, cercando di capire le persone e di aiutarle fraternamente”. Altro punto affrontato nella relazione conclusiva, la sospensione della celebrazione pubblica delle Messe decisa dal Governo Macron a causa della pandemia e il respingimento del ricorso presentato dalla Conferenza episcopale Consiglio di Stato. A questo proposito, il presidente della Cef ha ribadito la delusione dei vescovi e di tutti i fedeli, ma ha anche voluto evidenziare l’importanza del fatto che il giudice abbia “ricordato con forza che la libertà di culto è una libertà fondamentale”. Il presidente della Cef ha quindi richiamato, da un lato, la necessità di “uno sforzo collettivo” nelle prossime settimane perché almeno il prossimo Natale possa essere celebrato “in modo degno” e, dall’altro, l’esigenza di chiarezza giuridica e di una maggiore concertazione tra il Governo e le confessioni religiose. All’assemblea si è anche parlato della situazione di tanti Paesi nel mondo in cui la pace è in pericolo o dove sono già in atto guerre. I vescovi hanno espresso, in particolare, la loro solidarietà alle popolazioni del Nagorno-Karabach, dell’Armenia e dell’Azebaijan coinvolti in un nuovo conflitto armato, e al Libano, travolto dalla crisi aggravatasi ulteriormente dopo le esplosioni a Beirut dello scorso 4 agosto. Essi ha voluto ringraziare l’Oeuvre d’Orient, l’Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) e le Pontificie Opere Missionarie, che, insieme alle parrocchie e tante altre associazioni francesi, si stanno adoperando per sostenere il martoriato popolo libanese. (LZ)

9 novembre - VNS ITALIA Aggiornamento sulle condizione di salute del cardinale Bassetti

Il Presidente della Cei e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, cardinale Gualtiero Bassetti,  ricoverato dal 3 novembre in Terapia Intensiva 2 presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia “Santa Maria della Misericordia”, nelle ultime ore ha subito un aggravamento complessivo del quadro clinico. Ne da notizia la Conferenza Episcopale Italiana in una nota nella quale si precisa che "sono in corso gli approfondimenti diagnostici e tutte le cure del caso". “Accompagniamo con affetto e vicinanza il Cardinale Presidente - dichiara monsignor Stefano Russo, segretario generale CEI -. Sollecitiamo le nostre Chiese alla preghiera in questo momento di prova. Siamo certi che il Signore non farà mancare misericordia e consolazione al Cardinale e a quanti sono duramente provati dalla malattia. Ricordiamo anche i medici, gli operatori sanitari e quanti si prendono cura dei sofferenti. Chiediamo a tutti di condividere queste intenzioni nei propri momenti di preghiera quotidiana”. (PO)

9 novembre - FILIPPINE Diocesi di Imus: la Cattedrale di Nostra Signora del Pilar diventa santuario diocesano

Il 3 dicembre, ottavo anniversario dell'incoronazione canonica dell'immagine miracolosa di Nostra Signora del Pilar, monsignor Reynaldo Evangelista, vescovo di Imus, nella provincia di Cavite,  darà lettura al decreto che eleva la Cattedrale di Nostra Signora del Pilar a Santuario diocesano, si legge sulla pagina web dell'Episcopato. La chiesa, nel cuore della città di Imus, costruita principalmente in pietra e mattoni nel 1820, è da anni considerata un luogo di raccoglimento, di preghiera e di pellegrinaggio per numerosi fedeli. Perché una chiesa sia considerata santuario ha bisogno dell’approvazione del vescovo diocesano, della Conferenza episcopale e della Santa Sede e deve essere meta di pellerginaggio di un gran numero di persone, luogo di incontro e costruzione della comunità ecclesiale. (AP)

9 novembre - EUROPA Studiosi europei a confronto sul contributo della letteratura carolingia alla costruzione delle identità religiose in Settimania e Catalogna

Un progetto di studio del patrimonio testuale carolingio e della sua influenza sulla costruzione delle identità religiose, culturali e politiche nell’antica regione francese della Settimania e in Catalogna tra IX e XI secolo. A promuoverlo sono l’ICREA-UAB, Istituto catalano per la ricerca e gli studi avanzati dell’Università Autonoma di Barcellona e l’Accademia austriaca delle scienze. L’obbiettivo è quello di ricostruire l’influenza della letteratura carolingia in questi territori durante il Medioevo. Il progetto di ricerca dal titolo “Carolingian Culture in Septimania and Catalonia: The Transformation of a Multi-Ethnic Middle Ground of the Euro-Mediterranean World” è finanziato dall’Austian Science Fund (FWF) e vuole indagare il ricco, ma sconosciuto, patrimonio testuale carolingio in queste terre, ritenuto cruciale per la formazione dell’identità catalana dal Medioevo in avanti. Il progetto si concentra in particolare sulla diffusione della Bibbia in latino, sulla sua esegesi e storiografia. A tal fine – si legge sul sito dell’Università Autonoma di Barcellona – si sta sviluppando un database di manoscritti e documenti di età medievale e moderna sopravvissuti ai secoli. Il team di ricerca vede riuniti insieme studiosi tedeschi, austriaci, cechi e catalani, supportati da esperti provenienti da Francia e Paesi Bassi. (PO)

9 novembre - FILIPPINE #coronavirus ACS: “Mercoledì Rosso” per i cristiani perseguitati nel mondo e per le vittime del Covid-19

Si svolgerà il 25 novembre 2020, in tutte le diocesi, la giornata del “Mercoledì Rosso”, l’iniziativa di solidarietà di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) che, quest’anno, come annunciato dalla Conferenza episcopale filippina, non ricorderà solo i milioni di cristiani perseguitati in tutto il mondo, illuminando di rosso - il colore del martirio - le chiese, le scuole ed altri edifici, ma chiamerà tutti a pregare per il Paese, in questo tempo di pandemia, e a ricordare le vittime del Covid-19. L'arcivescovo Socrates Villegas, presidente di ACS Filippine ha invitato le diocesi, le parrocchie e le altre istituzioni ecclesiastiche – si legge sulla pagina web dell’Episcopato - a partecipare all’evento di quest’anno, dal titolo “Rosso significa amore: una Chiesa contro il Covid-19”, per riaccendere la speranza nelle "tenebre" di questo tempo così difficile, in cui “la fede può indebolirsi” e “l’amore è difficile da trovare”. Il rosso è il colore dell’amore  - ha spiegato l’arcivescovo -, che è coraggio, pazienza e compassione. "È il coraggio dei nostri sostenitori – ha detto - , la paziente resistenza dei nostri sopravvissuti al Covid-19, e soprattutto la compassione di Dio, resa manifesta attraverso la Chiesa e il suo popolo". Tra le iniziative, organizzate per l’occasione da ACS Filippine, anche un concerto online di commemorazione, alle ore 19.30, trasmesso sulla pagina Facebook della fondazione. (AP)

9 novembre REGNO UNITO Scomparsa del Rabbino Sacks. Cardinale Nichols: un portavoce eloquente di tutta l’umanità

“Un grande leader della comunità ebraica” e un “portavoce eloquente di tutta l’umanità”. Così il cardinale arcivescovo Vincent Nicols, presidente della Conferenza episcopale inglese dell’Inghilterra e del Galles (Cbcew) ricorda Lord Jonathan Sacks, ex Rabbino Capo della Gran Bretagna e del Commonwealth, scomparso sabato mattina all’età di 72 anni. Nato a Londra nel 1948 Sacks aveva guidato la comunità ebraica ortodossa britannica dal 1991 al 2013. Leader carismatico e scrittore prolifico su temi importanti del nostro tempo, come la secolarizzazione della società, Sacks si era fatto conoscere dal grande pubblico nel Regno Unito per i suoi contributi a diversi programmi televisivi e radiofonici come il programma "Thought for the Day" trasmesso da BBC 4. La sua fama aveva superato i confini nazionali, tanto da ricevere diverse lauree honoris causa e nel 2016 il prestigioso Premio Templeton per il progresso nella religione. Nel Regno Unito è ricordato anche per le sue posizioni molto critiche nei confronti dell’ex leader laburista Jeremy Corbyn per alcune sue dichiarazioni considerate anti-semite. Nel suo messaggio di condoglianze il cardinale Nichols lo ricorda come un amico un portavoce di alcune delle più grandi verità dell’umanità, tanto spesso dimenticate”.  L’arcivescovo ricorda in particolare il suo intervento alla St Mary’s University il 17 settembre in occasione del Viaggio apostolico di Benedetto XVI in cui Sacks aveva osservato che la causa della secolarizzazione è la perdita della “fiducia nella capacità delle persone di fede di vivere pacificamente insieme,  ricordando le parole del cardinale John Henry Newman secondo cui: "Dovremmo sempre comportarci verso il nostro nemico come se un giorno diventerà nostro amico". Il cardinale Nichols richiama quindi un’altra frase pronunciata in quell’occasione dal rabbino: “Contro una cultura profondamente individualistica offriamo comunità. Contro il consumismo parliamo delle cose che hanno un valore ma non un prezzo. Contro il cinismo, osiamo ammirare e rispettare. Di fronte alla frammentazione delle famiglie, crediamo nella consacrazione delle relazioni”. aveva detto Sacks.  Con la sua morte conclude il cardinale Nichols, “io ho perso un amico; la comunità ebraica un grande leader; l'umanità un eloquente portavoce”. Alla comunità ebraica britannica è giunto anche il cordoglio del Premier Boris Johnson e e di diversi altri leader religiosi del Regno Unito. Tra questi, il Primate anglicano Justin Welby che ha espresso in un tweet parole di elogio per la sua leadership e per il suo "profondo impegno nei rapporti interpersonali". (LZ)

8 novembre - ITALIA Alla Gregoriana un forum sul pontificato di GPII e le Chiese in Europa centro-orientale

"Sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa. Il Pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005) e le Chiese in Europa centro-orientale”. Nel centenario della nascita di Karol Wojtyla la Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana dedicherà una sessione di studio, il prossimo 17 novembre, al pontefice polacco presentando un volume curato dal prof. Jan Mikrut, docente presso l’ateneo di Piazza della Pilotta, che contiene più di cinquanta contributi sul pontificato di Giovanni Paolo II e i suoi rapporti con i paesi e le Chiese dell’Europa centrale e dell’est. Gli autori sono figure di spicco a livello ecclesiastico, accademico e istituzionale, che offrono il frutto di ricerche compiute, unitamente alla più recente letteratura sul tema. “Questo papa, sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa”. Così si dichiarò Wojtyla il 3 giugno 1979 durante il suo primo viaggio in Polonia. Nell’occasione si rivolse a tutti i cristiani dell’Europa centro-orientale e il suo non era un proclama politico, ma l’espressione del carisma del “papa polacco, papa slavo” proprio ora chiamato a manifestare “l’unità spirituale dell’Europa cristiana”. Le voci degli autori cattolici (sia latini che greco-cattolici) e ortodossi affrontano dal loro punto di vista le relazioni di San Giovanni Paolo II con le loro tradizioni e i loro Paesi. “Per lui l’Europa deve respirare a due polmoni, ossia orientale e occidentale, che è diventato un paradigma dell’ecumenismo” si legge in una nota della Gregoriana. In ottemperanza al DPCM del 3 novembre 2020, l’attività didattica dell’università si svolgerà con la sola modalità a distanza fino al 3 dicembre prossimo. Resta invece invariato il calendario degli eventi pubblici, già organizzati in modalità online. Il loro elenco completo è disponibile sul canale Youtube della Gregoriana (youtube.com/unigregoriana) che ha recentemente raggiunto i 10mila iscritti. (DD)

8 novembre - COREA Messaggio per la 36esima Settimana Biblica. Mons. Jong-Soo Kim: “Siamo chiamati a trasformare il mondo”

“Dove sei?” La domanda di Dio posta ad Adamo all’inizio della Bibbia, nel terzo capitolo della Genesi, è il tema centrale del messaggio per la 36esima Settimana biblica in calendario dal 22 al 28 ottobre prossimo. “Una settimana che dobbiamo vivere in modo diverso, tenuto conto della pandemia e dei cambiamenti che la diffusione del Covid ha portato in tutti i settori, scuotendo l’ordine esistente” scrive mons. Jong-Soo Kim, presidente del Comitato biblico della Chiesa cattolica coreana. “E’ doloroso vedere soffrire tanta gente, a seconda del paese in cui vive, ed è altrettanto difficile guardare al futuro con speranza” aggiunge il presule. Ricordando i sacrifici della Chiesa nell’affrontare la situazione, mons. Jong-Soo Kim si sofferma sull’eccezionalità dei provvedimenti. A partire dalla quarantena e dall’interruzione delle messe. “In questo quadro drammatico i nostri pastori hanno ideato nuove forme per mantenere il servizio ed essere vicini alla comunità. Ciò che è chiaro” sottolinea il Presidente del Comitato biblico “è che siamo chiamati a trasformare un mondo che, prima, era guidato unicamente dalle logiche di potere e della ricchezza che oggi, invece, esige pace e benessere”. Per il vescovo “Se la logica e l’interesse dei dei poteri forti, nazionali e internazionali, prevarrà sulla salute e la prevenzione, il mondo non avrà futuro”. Mons. Jong-Soo Kim invita a guardare all’esempio dei santi e dei martiri, rivolgendo alla comunità una serie di interrogativi: “Cosa stiamo facendo concretamente, come singoli e come comunità, per superare questa fase critica? Quali azioni stiamo compiendo per prevenire la diffusione del virus ed evitare la distruzione della nostra casa comune? Il momento che stiamo vivendo impone uno sforzo comune. I programmi e le azioni solitarie hanno effetti a breve termine”. Chiaro il riferimento del presule a non abbandonare i paesi più poveri e a coinvolgerli per una riposta condivisa. Uno dei passaggi più forti del Presidente del Comitato Biblico riguarda l’ambiente: “La terra sta soffrendo e noi siamo in ritardo. Da tempo sono in corso campagne per contenere il consumo di acqua ed energia. Anche noi facciamo la nostra parte nelle nostre parrocchie, rispettando i doni del Creato”. Infine il vescovo si sofferma sull’importanza della preghiera: “E’ un atto speciale. Quando Gesù è con te, le tue aspettative e i tuoi progetti diventano grazia. Per questo non possiamo commettere l’errore di separare la preghiera dalle nostre azioni quotidiane. Il Signore, attraverso le nostre invocazioni, compie opere che, da soli, non potremmo portare a termine”. Poi un appello: “Accogliamo il povero come un vero fratello, superiamo insieme la crisi e viviamo una vita di preghiera”. (DD)

8 novembre - ARGENTINA Vescovo di Bariloche: “Profondamente rammaricato per la protesta dei Mapuche in chiesa”

“Nessuna forma di violenza è, né sarà mai, la soluzione. Semmai inasprisce i conflitti e moltiplica i problemi. A farne le spese è sempre la pace e l’armonia tra i popoli”. Lo dichiara in una nota mons. Juan José Chaparro, vescovo di Bariloche a seguito dell’irruzione di un gruppo di rappresentanti della comunità Mapuche, avvenuta venerdì scorso nella parrocchia di Nostra Signora di Luján a Bolsón. Il presule ha espresso la sua vicinanza “ai fratelli e alle sorelle francescane, unitamente alla comunità di fedeli” manifestando la sua comprensione nei confronti dei Mapuche ma “la Chiesa esige rispetto nei confronti dei luoghi sacri”. Mons. Chaparro ricorda di aver più volte ascoltato le istanze e le preoccupazioni delle popolazioni indigene ma rivela di essere “profondamente rammaricato per i danni causati all’interno della parrocchia”.  Il vescovo di Bariloche si dice convinto che lo Stato deve assumersi la responsabilità di risolvere i conflitti che nascono dalle rivendicazioni delle minoranze. “Non solo in Patagonia” precisa il presule “ma ovunque nel paese. Perché è necessario riconoscere i diritti legittimi e mettere in moto tutti gli strumenti giuridici affinché gli stessi vengano liberamente esercitati”. Il vescovo lamenta, infatti l’indifferenza delle istituzioni centrali a farsi carico delle questioni relative agli indios e la mancata applicazione della 26.160, ovvero la legge sull’emergenza territoriale, ai sensi della quale l’estromissione delle popolazioni native dalle proprie terre tradizionali è stata sospesa in attesa di un rilevamento territoriale. “Crediamo nel dialogo e vogliamo essere costruttori di ponti. L’auspicio è quello di sempre: superamento dei contrasti e confronto e conoscenza reciproca delle diverse posizioni” conclude la nota. Il popolo dei Mapuche, stimano alcuni archeologi, si stabilì oltre 2.000 anni fa nelle regioni meridionali fra il Cile e l’Argentina chiamate da loro “Waj Mapu” (Tutta la terra). A differenza di altre popolazioni indigene, “la gente della terra” non fu mai sottomessa dai “conquistadores” spagnoli. Dal 1541 fino agli inizi del 19esimo secolo lottò per ottenere l’indipendenza dagli europei prima e dai militari poi. Ma i Mapuche, che si mantengono in stato di belligeranza permanente, non vogliono assolutamente abbandonare le loro tradizioni e le loro terre. (DD)

7 novembre - SVIZZERA In corso in formato ridotto a causa del Covid-19 la 14.ma edizione della Settimana nazionale delle religioni

 Sarà un evento in formato ridotto rispetto agli anni passati la 14.ma edizione della Settimana nazionale delle religioni in corso da oggi fino al 15 novembre in Svizzera. A promuoverlo è la Comunità interreligiosa di lavoro in Svizzera (Iras-Cotis), una rete nata nel 1992 per favorire lo scambio, il dialogo e la collaborazione tra persone di fedi e culture diverse e che riunisce una settantina di associazioni religiose elvetiche. L’obiettivo dell’iniziativa è promuovere la conoscenza reciproca attraverso momenti di condivisione per ridurre i pregiudizi e le paure che dividono le comunità.  L’agenda della settimana prevedeva inizialmente un ricco calendario di eventi locali: celebrazioni interreligiose per la pace, pranzi sul tema delle religioni e il cibo, biblioteche “viventi” in cui i partecipanti dovevano raccontare le loro storie personali, incontri nelle scuole, partite te di calcio, mostre, incontri con rifugiati e proiezioni di film su temi interreligiosi  A causa dell’emergenza del Covid-19 gli organizzatori locali hanno dovuto annullare molti appuntamenti all’ultimo minuto. Alcuni si terranno on line mentre, se le condizioni lo consentono, altri potranno tenersi in presenza. Come alternativa agli eventi previsti, Iras propone due possibilità che permetteranno la partecipazione delle persone nel rispetto del distanziamento sociale: una è una passeggiata nella natura in cui i partecipanti, che dovranno registrarsi, potranno confrontarsi sul rapporto tra le varie religioni e il Creato, soffermandosi su alcuni elementi della natura come l’acqua e il fuoco. Un’altra proposta è una celebrazione all’aperto attorno a un fuoco, sotto le stelle o intorno a un albero, in cui ciascuna comunità potrà portare un contributo della propria tradizione (riflessioni, meditazioni, danse, musiche).  Tra gli sponsor della Settimana delle religioni quest’anno la Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (Rkz), la Chiesa evangelica riformata della Svizzera e la Federazione delle Chiese protestanti elvetiche (Feps) (LZ)

7 novembre - INDIA Nel Mahya Pradesh estremisti indù prendono di mira gli indigeni cristiani accusati di usurpare i benefici loro riconosciuti dallo Stato

Nello Stato del Madhya Pradesh gruppi estremisti indù hanno lanciato una campagna per chiedere l’esclusione dei benefici riservati alle categorie svantaggiate (le cosiddette Backward Classes”), ai tribali convertiti al cristianesimo. La Costituzione indiana prevede per Dalit (i “fuori casta”) e tribali (Adivasi) una serie di facilitazioni di tipo economico, educativo e sociale, con quote riservate nei posti nel lavoro e nel settore pubblico per favorire la loro promozione sociale. Riservati da una legge del 1950 solo agli indù, questi benefici sono stati successivamente estesi anche a buddisti e ai sikh, mentre sono tuttora esclusi i cristiani e i musulmani, con il pretesto che non riconoscono il sistema castale indiano, peraltro formalmente abolito. Queste provvidenze statali sono invece previste per tutte le popolazioni tribali (le Scheduled Tribes), anche se convertite al cristianesimo, ma secondo i nazionalisti indù questi ultimi dovrebbero essere esclusi. Questa la richiesta avanzata nei giorni scorsi al Primo Ministro dello Stato del Madhya Pradesh da un gruppo di manifestanti che ha sfilato per la città di Jabhua, che accusano i tribali cristiani di “usurpare” tali vantaggi a scapito di altri indigeni indù. Durante la manifestazione gli induisti hanno anche accusato nuovamente i missionari cristiani di convertire in modo fraudolento i Dalit e gli indigeni, seducendoli con servizi di istruzione e assistenza sanitaria. Un’accusa che viene rivolta regolarmente alla minoranza cristiana in India e all’origine delle leggi anti-conversione introdotti in diversi Stati, ma che la Chiesa ha sempre respinto come infondata. Secondo padre Rocky Shah, portavoce della diocesi di Jhabua, la nuova campagna fa parte di una più strategia più vasta volta a “spaventare la comunità cristiana, soprattutto gli indigeni e poveri che si sono convertiti al cristianesimo". Per questo – ha detto all’agenzia Ucanews – la Chiesa locale sta studiando azioni legali contro “chi istiga all’odio settario in nome della religione". Da tempo i Dalit cristiani e musulmani, che costituiscono il 2,3 % della popolazione e rappresentano i due terzi della comunità cristiana, chiedono a gran voce la modifica della legge del 1950 che li esclude dai benefici statali, violando principi dell’uguaglianza e della libertà religiosa sanciti dalla Costituzione. Per questo nell’anniversario della legge del 1950, il 10 agosto di ogni anno viene celebrato il “Black Day”, una giornata di protesta contro le discriminazioni nei loro confronti. (LZ)

7 novembre -  PORTOGALLO Comboniani. “In tempo di pandemia reinventiamo le nostre pubblicazioni

Il Covid ha sensibilmente modificato l’approccio all’informazione e i missionari comboniani in Portogallo hanno “reinventato” il loro modo di comunicare facendo leva sui social e sulla rete per rivolgersi con maggiore efficacia soprattutto ai più giovani. Le due pubblicazioni storiche “Audacia”, da 54 anni in edicola, e “Além-Mar” diventano digitali e aprono all’interazione. La prima sulla piattaforma oggi più amata dalle nuove generazioni, TikTok, e la seconda sul web ma aperta alle conversazioni on line. “Le nostre riviste si rivolgono ad una fascia d’età che va dagli 8 ai 12 anni, ma vengono lette anche dai genitori, catechisti e insegnanti che propongono i contenuti ai loro alunni. Ma in tempo di pandemia, abbiamo registrato una forte contrazione degli abbonamenti” spiegano i missionari. “Già nel 2018 avevamo vissuto un momento di crisi. Con il Covid la situazione è peggiorata ma abbiamo una missione: rispondere al pessimismo con la solidarietà, la fraternità, i valori e l’attenzione verso il prossimo sofferente” spiega Fernando Félix, giornalista di “Audacia”, chiarendo che le loro riviste escono in Europa (nelle comunità lusofone), ma anche in Africa e a Timor Est. “Sappiamo che in Angola vengono utilizzate per lo studio della Bibbia e della lingua. E’quanto ci comunicano costantemente i parroci di Luanda”. Con TikTok sono stati coinvolti i missionari per girare brevi video che raccontano la missione di ciascuno: “I giovani non si soffermano a leggere testi lunghi” riprende Félix. Il mensile Além-Mar, pubblicato per la prima volta nel 1955, vanta una lunga tradizione “su carta” che, con gli anni, ha lasciato il posto alla versione digitale diretta da Carlos Reis. “Sentiamo la necessità di estendere al sito, ai social network e all’app il nostro lavoro e la nostra prospettiva missionaria”. Da 18 anni in redazione, Reis non intende comunque abbandonare la versione cartacea che, a suo avviso “rimane un punto fermo”. “Il passaggio al digitale è stata una sfida per tutti. Una doppia sfida, in tempo di pandemia. Tenuto conto che abbiamo fatto ricorso al lavoro da remoto. Ogni giorno impariamo, sperimentiamo e cerchiamo di migliorare il nostro prodotto. Attraverso la app “Comboni Missionaries Portugal”, proponiamo video con il commento al Vangelo, e la nostra presentazione del nostro mensile. Nuovi linguaggi e nuovi modi di comunicare il profilo dei Missionari Comboniani e delle realtà in cui operano e vivono” conclude Reis. (DD)

7 novembre - INDIA Primo via libera all’apertura della St. Xavier’s University di Meghalay,  terza università gesuita nel Paese

I Gesuiti in India hanno ottenuto il nulla osta per aprire la loro terza università nel Paese. Si tratta della St. Xavier’s University di Meghalaya, Stato dell’India Nord-orientale al confine con il Bangladesh, e sarà gestito dai Gesuiti della regione di Kohima. La lettera di intenti che autorizza l’apertura dell’Università - riporta il il quotidiano on line Matters of India - è stata firmata dal vice Primo Ministro dello Stato, Prestone Tynsongha, il 4 novembre, dopo l’ok della Commissione che verifica la conformità dei curricula universitari degli itituti privati agli standard educativi dello Stato. Alla firma, Tynsongha ha osservato che le università di St. Xavier sono tra le migliori dell’India. Il nulla osta attende ora la convalida legislativa del Parlamento  statale. Con l’apertura della St. Xavier’s University di Meghalaya, saliranno a sei le università cattoliche in India che comprendono oggi la St. Xavier University di Bhubaneswar (XUB), la Odisha and St. Xavier’s University di Calcutta (SXUK) nel Bengala occidentale,  l’Assam Don Bosco University di Guwahati dei Salesiani, la Christ University di Bangalore e il St Joseph University di Kohima. Esse si aggiungono a più di 400 istituti di educazione superiore cattolici, che rappresentano oggi circa l’1% dei 42mila college nel Paese e che godono tutti di un'alta reputazione per l’alta qualità dell’educazione impartita aperta a giovani di ogni religione, cultura ed etnia. (LZ)

7 novembre PERU’ Spezzare i meccanismi dell’indifferenza. Mons. Gallagher in occasione del 40° anniversario della firma dell’Accordo tra la Santa Sede e il Perù

“L’azione diplomatica della Santa Sede non si accontenta di osservare gli avvenimenti o di valutarne la portata, né può restare solo una sorta di voce critica della coscienza, spesso anche fuori dal coro”. E’ interamente dedicato alla Diplomazia della Santa Sede l’intervento di Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, pronunciato ieri in occasione del 40° anniversario della firma dell’Accordo tra la Santa Sede e il Perù, sottoscritto a Lima il 19 luglio 1980. L’arcivescovo ha sottolineato che “La Santa Sede è chiamata ad agire per facilitare la convivenza fra le varie Nazioni, per promuovere quella fraternità tra i Popoli, dove il termine fraternità è sinonimo di collaborazione fattiva, di vera cooperazione, concorde e ordinata, di una solidarietà strutturata a vantaggio del bene comune e di quello dei singoli”. Ed è Papa Francesco a chiedere alla Santa Sede “di muoversi sullo scenario internazionale non per garantire una generica sicurezza, resa più che mai difficile in questo periodo di perdurante instabilità e da una marcata conflittualità, ma per sostenere un’idea di pace come frutto di giusti rapporti, cioè, di rispetto delle norme internazionali, di tutela dei diritti umani fondamentali, ad iniziare da quelli degli ultimi, i più vulnerabili”. Chiara, quindi, la funzione “ecclesiale” della diplomazia “quale strumento di comunione che unisce il Romano Pontefice ai Vescovi e alle rispettive Chiese locali, è anche la via peculiare attraverso cui il Papa può raggiungere concretamente “le periferie" spirituali e materiali dell’umanità” ha specificato Mons. Gallagher. Il Segretario per i Rapporti con gli Stati ha ricordato che la rete diplomatica della Santa Sede ha relazioni di tipo bilaterale con 183 Stati, a cui si debbono aggiungere l’Unione Europea e il Sovrano Ordine di Malta. “Intrattiene inoltre rapporti stabili di tipo multilaterale con molte altre Istituzioni intergovernative, competenti nei diversi settori in cui si articola la struttura della governance internazionale” ha aggiunto l’arcivescovo. Secondo Mons. Gallagher “L’idea di pace di cui la Santa Sede è portatrice non si ferma a quella che le Nazioni esprimono nel contemporaneo diritto internazionale. Operare per la pace non significa solo determinare un sistema di sicurezza internazionale e, magari, rispettarne gli obblighi. È richiesto altresì di prevenire le cause che possono scatenare un conflitto bellico, come pure di rimuovere quelle situazioni culturali, sociali, etniche e religiose che possono riaprire guerre sanguinose appena concluse”. In questo senso il diritto internazionale “deve continuare a dotarsi di istituti giuridici e di strumenti normativi in grado di gestire i conflitti conclusi o le situazioni in cui gli sforzi della diplomazia hanno imposto alle armi di tacere”. Un passaggio importante dell’intervento del Segretario per i Rapporti con gli Stati è dedicato alla fase post-bellica: “Il compito nel post-conflitto non si limita a riassettare i territori, a riconoscere nuove o mutate sovranità, o ancora a garantire con la forza armata i nuovi equilibri raggiunti. Esso deve piuttosto precisare la dimensione umana della pace, eliminando ogni possibile motivo che possa nuovamente compromettere la condizione di coloro che hanno vissuto gli orrori di una guerra e ora attendono e sperano, secondo giustizia, un diverso avvenire. Tradotto nel linguaggio della diplomazia questo significa dare priorità alla forza del diritto rispetto all’imposizione delle armi, garantire la giustizia ancor prima della legalità”. Mons. Gallagher ha denunciato poi il “dilagare dell’indifferenza” che non riguarda solo i luoghi dei conflitti e delle guerre, magari geograficamente lontani. “Oggi chiama in causa anche tutti noi, che, volenti o nolenti, siamo raggiunti nella nostra quotidianità da un’onda continua di notizie e di informazioni, che ci connettono virtualmente con il resto del mondo e che ci mostrano schiere di sofferenti, di senza tetto, di tante vittime delle guerre costrette a emigrare, delle persone sfiduciate, di chi ha perso il lavoro, e dei più vulnerabili”. L’arcivescovo si è detto convinto che oggi, più che mai, sia necessario “spezzare questi meccanismi dell’indifferenza, rompere il guscio protettivo dei nostri egoismi, passando così dai teoremi sulla pace possibile, ad esperienze concrete di pace vissuta, anche se sofferta”. La via maestra, evidenzia l’arcivescovo, è quella indicata da Papa Francesco, ovvero la lotta contro la povertà sia materiale sia spirituale, l’edificazione della pace, l’essere costruttori di ponti mediante il dialogo. “Sono anche tre punti di riferimento che indicano un cammino personale, sociale e globale al quale il Papa ha invita tutti, fin dai primi giorni del suo servizio come Vescovo di Roma” ha ricordato Mons. Gallagher, aggiungendo che quello di Francesco rimane un appello pressante e impegnativo, tanto più oggi. “Esso ci chiede di avere molto coraggio e di abbandonare alle nostre spalle le facili certezze acquisite, impegnandoci in un’autentica conversione del cuore, delle priorità, degli stili di vita, per esporci all’incontro con l’altro, anche quando ci sembra di non conoscerlo abbastanza, di provenire da mondi culturali e religiosi troppo differenti o di parlare lingue ancora tanto diverse. In fondo” ha concluso il Segretario per i Rapporti con gli Stati “la diplomazia della Santa Sede è una diplomazia in cammino: un cammino lungo, complesso e irto di difficoltà, ma con l’aiuto di Dio possibile”. (DD)

7 novembre - REGNO UNITO Clima. Appello dei leader religiosi a Johnson in vista della Cop-26 a Glasgow: il Paese dia l’esempio al mondo  

 Sarà Glasgow, in Scozia, ad ospitare la prossima Conferenza internazionale sul clima (Cop-26), prevista nel novembre 2021. In vista dell’appuntamento, 60 leader cristiani, ebraici musulmani, indù e sikh britannici hanno scritto una lettera congiunta al Premier Boris Johnson perché il Governo prepari sin da ora un ambizioso piano nazionale per il clima contro il surriscaldamento del pianeta. “Come Presidente di turno della Cop26, il compito più importante del Regno Unito è di riunire tutti i Paesi attorno ad obiettivi climatici più ambiziosi”, sottolinea la missiva firmata, per i vescovi cattolici, da monsignor John Arnold, responsabile per l’ambiente della la Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew). L’Accordo di Parigi siglato nella capitale francese alla Cop-21 del 2015 fissato a 1,5 gradi Celsius l’aumento della temperatura globale entro la fine del secolo, impegnando gli Stati firmatari a definire e comunicare i loro contributi nazionali dopo il 2020, i cosiddetti Ndc, per raggiungere questo obiettivo. Secondo i leader religiosi, la Gran Bretagna deve dare l’esempio puntando, tra l’altro, all’azzeramento del bilancio tra emissioni e compensazioni di anidride carbonica nell’atmosfera, attualmente fermo all’80% : "Questo è un momento storico per la leadership globale del Regno Unito, per proporre il contributo più grande a livello mondiale che incoraggi tutte le altre nazioni del mondo a fare lo stesso ed è probabilmente l'investimento più importante che potrebbe essere fatto nel nostro futuro". La lettera sottolinea la responsabilità morale di prendersi questo impegno, evidenziando i profondi effetti dei cambiamenti climatici su tutta l’umanità” e “in particolare sui più poveri che stanno già soffrendo”: “Dobbiamo tutti cercare di trovare il coraggio morale per rispondere a questa sfida” che rimette in questione “il nostro rapporto con il mondo vivente” e “trasformare noi stessi e la nostra società ", affermano i leader religiosi, che ricordano come le comunità confessionali nel Regno Unito stiano già intraprendendo azioni concrete in questo senso “con migliaia di luoghi di culto che passano alle energie rinnovabili e gruppi religiosi che disinvestono dai combustibili fossili e reinvestono in misure per l'ambiente”. Un impegno legato agli sforzi a livello globale , compresi – si sottolinea – il pressante appello di Papa Francesco ai governi perché si diano obiettivi più ambiziosi prima del Cop26 e l’opera di sensibilizzazione su questo tema svolta del Patriarca ecumenico Bartolomeo. (LZ)

7 novembre ITALIA – Dossier Caritas sul diritto alla Casa. In Euoropa 700 mila persone sono senza dimora

Ha scelto il 31esimo anniversario della caduta del Muro di Berlino e i 70 anni dalla dichiarazione Schumann per presentare un Dossier sul diritto all’abitare nel contesto europeo. La Caritas torna ad accendere i riflettori sulla casa, intesa come “bene comune”, riprendendo uno dei passaggi chiave della lettera di Papa Francesco al Card. Parolin per i 50 anni di collaborazione tra Santa Sede e istituzioni europee (28 ottobre scorso ndr): Sogno un’Europa amica della persona e delle persone. Una terra in cui la dignità di ognuno sia rispettata, in cui la persona sia un valore in sé e non l’oggetto di un calcolo economico o un bene di commercio. “Queste parole ci ricordano che purtroppo nel nostro continente sono più di cento milioni le persone in difficoltà e messe ai margini alle quali va data attenzione e restituita dignità” chiarisce la Caritas in una nota ufficiale. Quello dell’organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana è un DDT, acronimo di Dossier-Dati-Testimonianze, di analisi legislativa sul diritto alla casa nel continente europeo. “Pur nell’ambito di un quadro giuridico di spessore, la casa infatti resta per molti europei una meta difficile da raggiungere e da mantenere. Oltre 23 milioni di famiglie, circa il 10,4% della popolazione totale dell’Unione europea, spendono più del 40% del reddito per mantenere la propria abitazione, quasi 9 milioni di famiglie vivono in alloggi inadeguati. C’è poi chi un tetto non l’ha mai avuto: solo in Europa 700 mila persone sono senza dimora e il fenomeno è aumentato del 70% in dieci anni” fanno sapere i promotori dell’iniziativa. Riprendendo anche l’ultimo Rapporto sulla povertà ed esclusione sociale in Italia oltre 1,8 milioni di famiglie sono in condizioni di povertà assoluta e chi vive in affitto ha una situazione più critica. “Sono circa 850 mila famiglie povere in locazione, quasi la metà di tutte le famiglie povere, con condizioni più critiche nel Mezzogiorno. I senza dimora sono 51mila e la loro condizione è stata aggravata dall'arrivo della pandemia per COVID-19. Ogni anno inoltre arriva l’assalto del gelo che crea situazioni ad alto rischio per chi non ha una casa o una sistemazione al coperto e riscaldata: dai clochard ai ragazzi sbandati, dagli anziani ai padri separati e magari disoccupati che non hanno più le risorse per pagarsi un’abitazione” prosegue la nota. Oggi l’edilizia pubblica rappresenta il 4 per cento del patrimonio abitativo nazionale e, quindi, risponde a una quota minima di popolazione, ovvero un quinto del mercato dell'affitto, una delle quote più basse d'Europa. “La morosità è passata da percentuali irrisorie dei primi anni Ottanta all’attuale 90% del totale delle ragioni delle sentenze di sfratto emesse. Le domande di edilizia pubblica inevase presso Comuni e IACP ammontano a circa 650.000; 4 milioni di giovani tra i 25 e i 39 anni risiedono ancora nelle famiglie di origine; 4 milioni i lavoratori stranieri che vivono in affitto, l'80% in coabitazione e in condizioni di sovraffollamento” specifica la Caritas. Nella cornice giuridica europea, il diritto alla casa è di pertinenza esclusiva dei singoli Stati. “Per tale motivo, il sistema di politiche abitative pubbliche appare disomogeneo e i livelli di accesso al bene casa non appaiono uniformemente distribuiti. Sono comunque presenti in Europa molte esperienze innovative da cui è possibile trarre utili piste di lavoro per favorire una migliore esigibilità del fondamentale diritto a un degno abitare”. Casa, bene comune. Il diritto all'abitare nel contesto europeo è il 60esimo DDT pubblicato dalla Caritas Italiana.  (DD)

6 novembre - ITALIA Il convento dei cappuccini di San Giovanni Rotondo in isolamento per un caso di Covid-19

Un caso di positività al coronavirus, con blanda sintomatologia, accertato nel convento dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo. La comunità dei religiosi, dopo aver consultato il ministro provinciale, fr Maurizio Placentino, e l’arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, monsignor Franco Moscone, ha deciso, quindi, di isolarsi in quarantena per 14 giorni. Sono state per questo ridotte a due le Messe aperte ai fedeli (alle 11.30 e alle 18.00), che saranno celebrate da frati provenienti da altre fraternità o da altri sacerdoti, nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza stabiliti dalle norme vigenti. Per ragioni prudenziali, resteranno chiuse, fino a nuova disposizione, la chiesa di San Pio da Pietrelcina e la cripta del santuario di Santa Maria delle Grazie, che custodisce le spoglie di padre Pio, e i percorsi per i pellegrini. Viene garantita la trasmissione televisiva, in diretta sull’emittente nazionale Padre Pio Tv (LCN 145), delle celebrazioni eucaristiche delle 7.30, 11,30 e 18.00. (TC)

6 novembre - ITALIA Il Papa: la Piccola Casa della Misericordia di Gela un faro di luce e di speranza nel buio della sofferenza

Francesco ha voluto scrivere una lettera di suo pugno per manifestare la sua vicinanza alla “Piccola Casa della Misericordia” di Gela, in Sicilia - “sorta per aiutare quanti sono provati dal disagio e dalla precarietà” -, e per incoraggiare quanti ogni giorno vi si spendono senza riserve. “L’opera di prossimità alle persone care che versano in condizioni problematiche è un faro di luce e di speranza nel buio della sofferenza e della rassegnazione - evidenzia il Papa -; è un apprezzato segno di condivisione della Chiesa con i disagi e le fatiche del proprio popolo; è un ammirevole esempio di carità evangelica e di Chiesa in uscita, che fa tanto bene alla comunità ecclesiale e a quella civile”. La “Piccola Casa della Misericordia” è nata nel 2013; l’idea è stata di Francesco. Don Pasqualino Di Dio, giovane sacerdote di Piazza Armerina, dopo aver preso parte alla prima messa pubblica di Francesco, il 17 marzo, ricevuto poi in udienza, parlò al Papa della realtà sociale della sua diocesi, delle difficoltà di tante famiglie, degli ultimi della sua città, Gela. Francesco lo ascoltò e gli suggerì di dar vita a una Casa che fosse segno della misericordia di Dio. Oggi quella Casa ha una mensa, un centro di ascolto e accompagnamento, è anche un banco alimentare e con le braccia di tanti volontari offre consulenze, servizi di mediazione familiare, assistenza scolastica ai bambini e opera in sinergia con Caritas, istituzioni locali, parrocchie e associazioni. “Incoraggio te - scrive il Papa a don Di Dio - e quanti collaborano ai tuoi progetti di bene, a perseverare nella lodevole missione di testimoniare la tenerezza e la misericordia del Padre, offrendo condivisione e solidarietà ai più deboli e sfiduciati”. Con la collaborazione della Cooperativa Sociale “Raphael”, la “Piccola Casa della Misericordia” gestisce anche un poliambulatorio medico, un dormitorio, un emporio, laboratori artigianali di cucito, falegnameria e ceramica ed è al fianco dei più deboli. “Assicuro un orante ricordo per i volontari e per quanti sono da voi assistiti e, mentre vi chiedo di pregare per me, di cuore invio la Benedizione Apostolica” conclude il Papa nella sua lettera. Don Pasqualino Di Dio ha commentato le parole di Francesco definendole un “segno di affetto del Papa e anche di conferma per l’opera che nel silenzio tanti uomini e donne di buona volontà svolgono a servizio dei piccoli del Vangelo”. Per il sacerdote quello che volontari e benefattori portano avanti nella “Piccola Casa della Misericordia” è un “sogno d’amore, soprattutto durante questo tempo di confusione e di sofferenza causato in gran parte della pandemia”. “Tutti i servizi che si svolgono presso il nostro Centro hanno il loro fulcro nell’adorazione eucaristica perpetua - spiega - da qui arriva la forza e la Provvidenza. Siamo chiamati in questo difficile tempo a volgere la nostra attenzione verso i più deboli e vulnerabili - conclude - senza far dominare la cultura dello scarto e del sospetto che deve essere sostituita con la promozione e la custodia dell’altro, certi che la vita si possiede solo donandola e che il Signore non ci abbandona”. (TC)

6 novembre - ETIOPIA Appello dei vescovi per una soluzione pacifica al conflitto tra Asmara e la regione del Tigrè  

(VNS), 6nov20 - Un pressante appello alle parti perché risolvano le loro divergenze in modo amichevole con uno spirito di “rispetto e fiducia reciproca” è stato lanciato il 4 novembre dal Segretariato Segretariato cattolico etiopico (ECS), mentre nel Paese riprendono a soffiare venti di guerra civile, dopo la decisione del Premier etiopico Abiy Ahmed di dichiarare lo Stato di emergenza nella Regione del Tigrè e di lanciare un’offensiva militare. I rapporti tra Addis Abeba e Macallè, capitale della Regione, sono tesi all’insediamento al Governo di Abiy, il 2 aprile 2018, ma la situazione di è rapidamente deteriorata nelle ultime settimane precipitando in questi giorni dopo che le forze fedeli al Fronte popolare di liberazione del Tigray(Tplf) hanno occupato una base militare. All’origine delle tensioni le rivendicazioni del Tplf che, dopo avere controllato il potere per quasi trent’anni è stato di fatto esautorato dal nuovo premier di etnia oromo. Esse hanno visto un’escalation a settembre, quando il Governo regionale ha organizzato le elezioni parlamentari previste ad agosto, nonostante le decisioni di Asmara di posticiparle a causa dell’emergenza sanitaria del Covid-19. Da allora si sono susseguiti attacchi armati con diverse vittime fino all’azione di forza di questi giorni da cui è scaturito l’annuncio dello stato di emergenza e del lancio di operazioni militari contro il Tigrè. A nulla sono serviti gli interventi dei leader religiosi per fermare l’escalation, come evidenzia la dichiarazione firmata dal cardinale Berhaneyesus Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba, che ammonisce sulle conseguenze di un nuovo conflitto armato nel Paese, uscito nel 2000 da una sanguinosa guerra con la vicina Eritrea: “Se i fratelli si uccidono, l'Etiopia non guadagnerà nulla, ma è destinata al fallimento e non gioverà a nessuno”,  si legge nella dichiarazione citata dall’agenzia Aciafrica. Di qui l’appello agli etiopi a "non sottovalutare il conflitto" in atto e a “contribuire alla causa della riconciliazione, a rafforzare l'unità e a garantire la pace e la sicurezza". "La priorità del nostro Paese è difendere lo Stato di diritto", sottolineano i vescovi, aggiungendo che il “Governo ha la responsabilità di garantire che vengano prese tutte le misure perché non sia messa in pericolo la vita dei cittadini e del Paese". Ferma inoltre la condanna dei recenti attacchi che hanno causato diverse vittime e sfollati: “Nessuna ragione o obiettivo può giustificare uno spargimento di sangue”, affermano i vescovi. Infine, l’appello a tutti i cattolici “a seguire da vicino la situazione nel Paese” e a pregare insieme ai fedeli di tutte le altre religioni “per la pace e la riconciliazione”. (LZ)

6 novembre GERMANIA Ecumenismo. Chiesa cattolica e Chiesa protestante unite contro l’antisemitismo

Evidenziare il terreno comune tra ebrei e cristiani nelle feste e nella vita religiosa, per prendere una chiara posizione contro il crescente antisemitismo, che ha anche radici cristiane. È questo l’obiettivo della nuova campagna delle Chiese cattolica e protestante che si uniscono contro l’antisemitismo nella campagna “#rispettivamente: ebreo e cristiano - più vicino di quanto si pensi”. L'anno prossimo, scrivono i vescovi tedeschi sul sito dell’Episcopato, la Chiesa protestante e la Chiesa cattolica daranno un segno visibile contro l'antisemitismo con una campagna di affissioni che si rivolge in particolare alle parrocchie e alle istituzioni ecclesiastiche. L’iniziativa sarà presentata in una conferenza stampa l'11 novembre alla la Parochialkirche di Berlino e lanciata a livello nazionale ed ecumenico nel gennaio 2021. Il nucleo della campagna sarà costituito da manifesti diversi per ogni mese, che, sulla base delle rispettive feste e tradizioni, evidenzieranno sia le somiglianze sia le differenze tra le due religioni ebraica e cristiana e potranno essere appesi in entrambe le comunità.Nata da un'iniziativa della Chiesa evangelica di Berlino-Brandeburgo-Schlesische Oberlausitz, la campagna si è sviluppata in un progetto ecumenico nazionale sostenuto dalla Conferenza episcopale tedesca e dalla Chiesa evangelica in Germania. (RB)

6 novembre-  COLOMBIA Monsignor Álvarez Botero condanna massacro avvenuto nel comune di Nechí

Monsignor Elkin Fernando Álvarez Botero, vescovo di Santa Rosa de Osos e segretario generale della Conferenza Episcopale colombiana (CEC), in una lettera indirizzata al parrocco della città di Bijagual, padre Esteban Alexander Lopera, – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, ha respinto il massacro di cinque persone, avvenuto nel comune di Nechí, nel dipartimento di Antioquia, ad opera - secondo le prime ipotesi del governo – del gruppo armato di 'Los Caparros', ed esprimendo il suo dolore ha assicurato il suo appello per la riconciliazione e la pace in questi territori. "Come vescovo eletto di Santa Rosa de Osos – ha detto il presule -, esprimo il mio dolore per questo doloroso evento che addolora la comunità di questa città, e assicuro le mie preghiere per il riposo eterno delle vittime e affinchè Dio conceda forza ai loro cari". Rivolgendosi poi al sindaco di Nechí, Marco Javier Madera Camero, lo ha invitato ad estendere il suo messaggio di vicinanza e solidarietà a tutti gli abitanti e alle famiglie delle vittime. "Preghiamo il Signore, con piena fiducia, per l'eterno riposo dei morti – ha concluso monsignor Álvarez Botero - e perché cessino le violenze e la morte, che causano tanta sofferenza ai nostri fratelli, specialmente ai più poveri e ai più bisognosi". (AP)

6 novembre - TERRA SANTA On line il Calendario liturgico della Custodia e le Pellegrinazioni del 2021

 La Custodia francescana di Terra Santa ha pubblicato il proprio Calendario liturgico del 2021. Il calendario, in latino, è disponibile sul portale della Custodia per le fraternità francescane, ma anche per quanti vogliono partecipare alle celebrazioni proprie francescane e della Terra Santa. Segue l’anno liturgico ed inizia con la prima domenica di Avvento, che quest’anno cade il 29 novembre, e l’entrata solenne del Custode di Terra Santa a Betlemme. “È un modo per seguire la vita liturgica della Custodia di Terra Santa per tutti coloro che la amano e vogliono pregare insieme a francescani - si legge su custodia.org - seguendo anche le pellegrinazioni che durante l’anno segnano il ricordo e la devozione sui luoghi che ha toccato la vita terrena di Nostro Signore Gesù Cristo”. Insieme al Calendario liturgico sono state rese disponibili le Pellegrinazioni Liturgiche in italiano, inglese e spagnolo, con le indicazioni delle celebrazioni particolari. E così il 5 gennaio, a Betlemme, l’appuntamento è alle 11.30 con l’ingresso del custode di Terra Santa fr Francesco Patton, cui seguiranno primi Vespri e processione, mentre il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, la Messa è prevista alle 10. Sempre nel mese di gennaio sono segnalate, il 10 gennaio, giorno in cui si celebra il battesimo di Gesù, alle 9 l’ingresso di fr Patton a Gerico e alle 9.45 la processione con la Messa sulle rive del Giordano, e ancora il 17 gennaio la Messa a Cana per ricordare il primo miracolo di Gesù. (TC)

6 novembre - TERRA SANTA Festosa accoglienza ieri a Gerusalemme del patriarca latino Pizzaballa

Il neo patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, è stato accolto festosamente ieri a Gerusalemme, di ritorno da Roma dopo la sua nomina a patriarca il 24 ottobre scorso e dopo aver ricevuto il pallio dal Papa. A salutarlo una delegazione di vescovi, sacerdoti e laici. Tra gli altri monsignor Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare emerito di Gerusalemme, il nunzio apostolico in Israele e Cipro e delegato apostolico di Gerusalemme e Palestina, monsignor Leopoldo Girelli, e fr Francesco Patton, custode di Terra Santa. A fare festa alla Porta di Jaffa c’era anche la Banda Scout Araba Cattolica che ha accompagnato Pizzaballa, insieme a tanta altra gente, alla concattedrale del Patriarcato Latino per una preghiera e il canto del Te Deum. “Mettiamo la nostra volontà nella Volontà di Dio, sotto la protezione della Vergine Maria, Regina della Palestina - ha detto il patriarca latino di Gerusalemme prima di benedire la folla -. Lei proteggerà tutti noi, la nostra Chiesa e questo nuovo inizio di servizio nella Chiesa di Gerusalemme”. (TC)

6 novembre - MONDO La Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace condanna la violenza in nome della religione

In seguito agli orribili atti di terrore e di violenza in nome della religione, verificatisi in Francia e nel mondo, la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace, in una dichiarazione del 4 novembre, diffusa sulla sua pagina web, ha esortato tutti ad utilizzare parole che favoriscano il rispetto e la coesione piuttosto che intensificare le divisioni, ricordando che la libertà di parola è un diritto umano “che richiede educazione”. “Di pari passo con la libertà di parola, infatti, - ha sottolineato - c'è il valore condiviso di onorare la dignità di tutti gli esseri umani”. La dichiarazione dei leader religiosi mondiali arriva dopo gli attacchi a matrice islamica che hanno insanguinato Nizza il 30 ottobre, e Vienna, il 2 novembre. “È nostro dovere, in quanto leader di fede – si legge nel comunicato -, trovare risposte dignitose, umane e misericordiose piuttosto che vendicative", perché “essere vendicativi significa scatenare la distruzione e la rovina per noi stessi e per gli altri. Tutti noi condividiamo la responsabilità di respingere qualsiasi discorso politico che emargini o alieni i credenti di qualsiasi fede". I leader religiosi, dunque, hanno chiesto ovunque la calma, di considerare le parole e le azioni determinate a generare "pace, serenità, dignità e rispetto per tutti gli esseri umani". "Dobbiamo voler insistere nel costruire ponti con amore", hanno sottolineato. Avendo i leader musulmani di tutto il mondo smentito categoricamente che questi atti di orrore siano stati compiuti in nome dell'islam, la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace si è detta sicura che i musulmani  “provino dolore quando il loro profeta viene apparentemente insultato", ma che “questo non giustifica la violazione dei principi stessi dell'islam, e di ogni fede". Alla luce dunque di quanto successo, esprimendo profonda solidarietà ed elevando le loro preghiere per le famiglie delle vittime degli atti terroristici, i leader religiosi hanno ribadito il loro impegno nel "parlare e agire in modo multireligioso e rispettoso, per guarire le ferite e promuovere la pace con la giustizia". (AP)

6 novembre - FRANCIA Plenaria dei vescovi. Presentato terzo Rapporto della Cef sulla pedofilia. Denunce in aumento

Dal settembre 2018 e al settembre 2020, in Francia, 320 persone hanno denunciato abusi sessuali subiti da membri del clero e religiosi, 100 in più rispetto a quelle registrate tra il 2010 e 2016: è uno dei dati più significativi che emergono dal terzo Rapporto della Conferenza episcopale francese (Cef) sulla pedofilia nella Chiesa, reso noto ieri durante i lavori l’assemblea plenaria della Conferenza episcopale francese (Cef) in corso dal 3 all’8 novembre. Il documento, presentato da monsignor Dominique Blanchet, vice-presidente della Cef, traccia un quadro più preciso della situazione della pedofilia nella Chiesa francese dopo i due precedenti rapporti del gennaio 2017 e dell’ottobre 2018. La prima parte presenta le cifre aggiornate raccolte in questi ultimi due anni nelle diocesi francesi, mentre la seconda riporta in modo schematico informazioni sulle azioni intraprese dalla Chiesa nella lotta a questa piaga e nella prevenzione, sia a livello locale che a livello mondiale. Il primo dato che salta all’occhio è dunque il significativo aumento delle denunce, passate da 220 del periodo tra il 2010 al 2016 2010 a 320. Una crescita che il rapporto collega alle misure prese dalla Chiesa di Francia in questi ultimi anni: segnatamente l’istituzione nel 2018 di una Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase), la creazione di cellule di accoglienza e di ascolto nelle diocesi, oltre ai ripetuti inviti rivolti alle vittime dalla Commissione perché prendano il coraggio di denunciare l’abuso subito e si mettano in contatto con le istituzioni ecclesiastiche. Un altro dato che emerge dal rapporto riguarda le segnalazioni da parte dei vescovi alle procure, che tra il 2010 e il 2020 sono state in tutto 110, di cui 67 per fatti anteriori al 2000 e 43 per fatti successivi. Quanto agli autori degli abusi, sono state 208 le persone per cui si è aperto un procedimento. Con riferimento alle misure prese, sempre negli ultimi due anni, 57 i preti, religiosi e diaconi sono stati sospesi e 13 condannati a una pena canonica. Lo scarto esistente tra le 320 persone che hanno denunciato e le segnalazioni e i procedimenti avviati viene spiegato con il fatto che spesso le vittime non erano note ai vescovi, che i responsabili erano deceduti o che non erano identificabili.  Un'altra informazione importante fornita dal documento riguarda infine l’azione capillare intrapresa dalla Chiesa per lottare contro la pedofilia: su 97 diocesi e arcidiocesi francesi, 24 possono oggi contare su referenti diocesani e sono 83 quelle che hanno aperto una cellula di ascolto e accoglienza. “Anche se resta ancora molto da fare perché la Chiesa diventi una casa sicura per tutti – si sottolinea nell’introduzione - il nuovo rapporto evidenzia la ferma determinazione dei vescovi di andare oltre e di attuare tutte le misure necessarie ad affrontare questa sfida così urgente e necessaria”, cominciando dall’ascolto delle vittime. Intanto proseguono i lavori dell’assemblea plenaria. La riunione avrebbe dovuto svolgersi in presenza a Lourdes, ma a causa dell’evolversi della pandemia del Covid-19 si tiene in forma virtuale. Tra i temi all’ordine del giorno, oltre alla lotta alla pedofilia, i problemi del mondo agricolo in Francia, il rapporto tra territorio e parrocchia e questioni finanziarie. A chiudere i lavori l’8 novembre sarà il presidente della Cef, monsignor Éric de Moulins-Beaufort. (LZ)

6 novembre - ITALIA Cei: messe nel rispetto delle norme stabilite. Autocertificazione nelle zone rosse. Raccomandata prudenza per altre attività

Con l’entrata in vigore oggi del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 novembre sull’emergenza coronavirus, non sono previste novità circa la celebrazione delle liturgie. Lo precisa il direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, Vincenzo Corrado. Citando il testo del nuovo provvedimento, Corrado precisa che, come già stabilito in precedenza, in tutta l’Italia, “l’accesso ai luoghi di culto avviene con misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro”. Come già nei precedenti DPCM, viene inoltre chiarito che le celebrazioni con la partecipazione del popolo si svolgono nel rispetto del protocollo sottoscritto dal Governo e dalla Conferenza Episcopale Italiana, integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico. Le nuove disposizioni dividono l’Italia in tre aree - gialla, arancione e rossa - a seconda del livello di rischio, ma non è stato, appunto, disposto alcun cambiamento circa le liturgie, tuttavia, nelle zone rosse, precisa Vincenzo Corrado, “per partecipare a una celebrazione o recarsi in un luogo di culto, deve essere compilata l’autocertificazione”. Circa la catechesi e lo svolgimento delle attività pastorali, chiarisce poi un comunicato stampa, alla luce delle indicazioni del DPCM, “la Segreteria Generale della Cei consiglia una consapevole prudenza; raccomanda l’applicazione dei protocolli indicati dalle autorità e una particolare attenzione a non disperdere la cura verso la persona e le relazioni, con il coinvolgimento delle famiglie, anche attraverso l’uso del digitale”. Infine la Cei aggiunge che “già l’Ufficio catechistico nazionale con il documento ‘Ripartiamo insieme’ aveva suggerito alcune piste operative. In particolare, per le zone rosse, la Segreteria Generale invita a evitare momenti in presenza favorendo, con creatività, modalità d’incontro già sperimentate nei mesi precedenti e ponendo la dovuta attenzione alle varie fasce di età.”. (TC)

6 novembre - STATI UNITI Compie 50 anni la Raccolta nazionale a sostegno dei programmi dei vescovi contro la povertà

Sono passati 50 anni da quel lontano novembre in cui, per la prima volta, si è svolta la raccolta nazionale a sostegno della campagna cattolica per lo sviluppo umano sostenuta dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti nel suo programma contro la povertà. Lo riporta il sito dell’Episcopato statunitense. Quest'anno la raccolta si terrà nella maggior parte delle parrocchie nel fine settimana del 21-22 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, il Re dell'Universo. Questa raccolta nazionale è la principale fonte di finanziamento per la comunità e per le sovvenzioni allo sviluppo economico e i programmi educativi per promuovere la speranza nelle comunità di tutta la nazione. Il 25 per cento dei fondi raccolti rimane in ogni diocesi per sostenere progetti locali contro la povertà. Mezzo secolo fa, i vescovi degli Stati Uniti avevano la visione profetica di sviluppare un programma per dare potere alle persone a basso reddito di prendere le decisioni che influenzano la loro vita: così nacque l’iniziativa. “Siamo entusiasti di celebrare questa importante pietra miliare, ricordare i risultati degli ultimi 50 anni e preparare la campagna per continuare il suo buon lavoro nel futuro - ha detto monsignor David G. O'Connell, vescovo ausiliare di Los Angeles e presidente della sottocommissione della Campagna cattolica per lo sviluppo umano - il nostro obiettivo è quello di lavorare insieme per trasformare la società in una società che sostenga il fiorire di tutti i nostri fratelli e sorelle". I progetti sostenuti includono l'ampliamento dell'accesso ad alloggi a prezzi accessibili, la promozione dell'accesso all'istruzione, lo sviluppo di imprese di proprietà dei lavoratori e la riforma del sistema di giustizia penale. (RB)

6 novembre - TERRA SANTA Un documentario sulle meraviglie della Basilica della Natività di Betlemme, dopo sette anni di restauri

Sette anni di restauro per riportare alla sua originaria bellezza un monumento di straordinaria importanza per la fede di milioni di persone: la Basilica della Natività di Betlemme, crocevia di arte e fede. L’emergenza legata alla pandemia Covid-19 non rende possibili le visite, ma grazie al documentario diretto da Tommaso Santi e intitolato “Le meraviglie di Betlemme” l’immenso valore estetico e spirituale di questo luogo è reso accessibile ai fedeli di tutto il mondo. “È un omaggio al luogo della Natività di Gesù:il documentario – spiega Santi a Vatican News – vuole essere una finestra aperta su immagini che nessuno ha mai visto. Alla luce della situazione di lockdown è anche un modo per fare un viaggio in una terra purtroppo inaccessibile. Il documentario vuole anche essere un invito, appena sarà possibile, a tornare a Betlemme”. Distribuito da Mustang il video è disponibile in dvd dallo scorso 3 novembre e racconta la storia millenaria dell’intero complesso monumentale della Basilica, sorto nel 333 sul luogo dell’umile grotta, e del suo patrimonio d’ arte: dai meravigliosi mosaici pavimentali, agli incredibili dipinti sulle colonne delle navate, sottoposti ad intervento conservativo dal 2013 al 2020.  “I dipinti sulle colonne, così come i mosaici parietali”, osserva Santi, “prima del restauro erano invisibili, oscurati dal fumo e dall’umidità”. Ora sono tornati al loro originario splendore: “come nessuna persona vivente li ha mai visti” Il restauro, realizzato dall’azienda Piacenti spa di Prato, grazie al sostegno dell’Autorità Nazionale Palestinese, è stato fortemente voluto anche dallatre chiese cristiane che gestiscono la chiesa, i Cattolici con la Custodia di Terra Santa, i Greci Ortodossi e gli Armeni, e sostenuto dall’intera comunità di Betlemme. I lavori si sono conclusi durante il lockdown della scorsa primavera. Il regista Tommaso Santi, vincitore nel 2017 del Globo d’Oro della Stampa Estera in Italia, ripercorre in 37 minuti gli ultimi scavi archeologici, che hanno riportato alla luce l'incredibile tappeto a mosaico della Basilica di Costantino ricco di decorazioni geometriche raffigurazioni di animali e vegetali; quindi racconta l’Epoca Crociata, quando la Basilica raggiunse il suo massimo splendore. I restauri sono stati una conferma della bellezza tramandata dai pellegrini nel corso di generazioni. Tra i contenuti extra del dvd, acquistabile nelle librerie o online, si segnalano le interviste all'archeologo Alessandro Fichera, che ha condotto gli scavi e a Padre Ibrahim Faltas, della Custodia di Terra Santa. Al filmato è legata una mostra sulla Basilica della Natività che, una volta terminata l’emergenza Covid-19, girerà l’Italia e L’Europa. (PO)

6 novembre - COLOMBIA Il saluto del vescovo castrense ai membri della Polizia nazionale nel 129.mo anniversario dell’Istituzione

"Stiamo lavorando per un Paese migliore, più sicuro, più amato, dove ci sia una sana convivenza tra tutti i cittadini” ha detto monsignor Fabio Suescún Mutis, vescovo castrense, inviando ieri un saluto – si legge sulla pagina web dell’Episcopato - a tutti i membri della Polizia nazionale, nel giorno del 129.mo anniversario della loro istituzione. Ricordando il motto che rende grande la Polizia, “Dio e Patria”, ha esortato i poliziotti ad essere santi, nel servizio a cui sono chiamati. “I nostri agenti di polizia – ha affermato – si curano che le relazioni umane siano piene di comprensione, di accordo, di gioia e contribuiscano al bene comune". "Cari poliziotti, Dio è con voi, Gesù è vostro amico e lo Spirito di Dio vi esorta ad esercitare la vostra vocazione di poliziotti con generosità e sacrificio", ha concluso il presule, esortandoli a continuare a curare l’immagine dell’Istituzione e ad andare avanti con onore pieni di misticismo, nonostante le avversità. (AP)

6 novembre REGNO UNITO Vescovi: fedeli rispettino il nuovo divieto di Messe pubbliche come “cittadini responsabili”

Una disposizione non condivisibile, ma che tutti i cattolici sono chiamati a rispettare come “cittadini responsabili”. È l’invito rivolto ai cattolici dai vescovi inglesi e gallesi dopo l’approvazione in Parlamento dei nuovi Regolamenti che disciplinano il nuovo lockdown deciso da Downing Street contro il Coronavirus.  Come preannunciato, le nuove disposizioni, in vigore dal 5 novembre fino al 2 dicembre, vietano la riunione di persone per il culto comunitario nelle chiese che rimarranno aperte solo per la preghiera individuale e per i funerali. La decisione del Premier Boris Johnson era stata criticata dai vescovi e dagli altri leader religiosi britannici che nei giorni scorsi avevano chiesto all’Esecutivo di classificare le funzioni religiosi come servizi essenziali per sostenere le persone traumatizzate dal dolore di una perdita e dall’ansia.  “Nonostante i profondi dubbi” la Chiesa si adegua a quanto stabilito. “Lo facciamo in solidarietà con tanti altri ai quali vengono imposte restrizioni che hanno un grave impatto sulle loro vite e mezzi di sussistenza”, scrivono in una nota il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, e l’arcivescovo Malcolm McMahon, rispettivamente presidente e vice-presidente della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew). I vescovi evidenziano che: “È importante riconoscere che questi regolamenti non sono un attacco alla fede religiosa. Tuttavia – osservano - dimostrano una fondamentale mancanza di comprensione del contributo essenziale fornito dalle comunità di fede al benessere, alla resilienza e alla salute della nostra società”.  Essi esortano quindi i fedeli a fare “pieno uso delle chiese come luoghi di preghiera individuale e fonti di conforto e aiuto”, e ad unirsi in preghiera ogni giorno alle 18.  Inoltre, la Cbcew ha deciso di indire per la veglia della Solennità di Cristo Re (il 21 novembre), una giornata di preghiera per la fine della pandemia. (LZ)

6 novembre - MYANMAR Christian Solidarity Worlwide : garantire elezioni libere ed eque

 "Chiediamo alle autorità del Myanmar di garantire che le elezioni di domenica siano libere ed eque, seriamente preoccupati che circa due milioni di persone, appartenenti principalmente a minoranze etniche, non potranno votare". Queste le parole dell’analista senior per l'Asia orientale di Christian Solidarity Worlwide (CSW), Benedict Rogers, in un comunicato pubblicato ieri sulla pagina web dell’organizzazione cristiana impegnata nella difesa dei diritti umani e della libertà religiosa. Rogers ha sottolineato come "questa domenica il Myanmar avrà bisogno di un miracolo", perché "negli ultimi cinque anni il Paese ha perso molti dei risultati ottenuti in materia di diritti umani e di democratizzazione".  La CSW, dunque, ha esortato le autorità del Paese a garantire che le elezioni nazionali - le seconde a svolgersi dopo la fragile transizione democratica del Paese, e le quarte elezioni degli ultimi tre decenni -, previste domenica 8 novembre, siano libere ed eque, ricordando come le precedenti votazioni, nel 2015, erano state vinte in modo schiacciante dalla Lega nazionale per la democrazia (NLD) guidata da Aung San Suu Kyi. Le organizzazioni per i diritti umani di tutto il mondo speravano che il governo guidato dalla NLD avrebbe portato a una maggiore tutela dei diritti umani nel Paese. Invece, negli ultimi cinque anni, - spiega il comunicato -, il processo di democratizzazione si è mostrato sempre più fragile e si è verificata una significativa regressione in alcuni settori dei diritti umani, in particolare quello della libertà di stampa, della libertà di espressione e della libertà di religione o di credo. Le elezioni di domenica destano serie preoccupazioni - sottolinea la CSW – per la privazione del diritto di voto di circa due milioni di persone, che quindi non potranno votare. Tra questi, l'intero popolo rohingya, gli sfollati interni e i rifugiati, e oltre un milione di individui provenienti da 56 comuni delle aree etniche in cui la Commissione Elettorale dell'Unione ha deciso unilateralmente di annullare il voto. A questo si aggiunge, la seconda ondata della pandemia di Covid-19, che si sta rivelando molto più grave della prima, e che sta complicando ulteriormente le elezioni, rendendo il voto più difficile e più pericoloso. (AP)

5 novembre - ITALIA La bellezza in soccorso dei nuovi poveri. L’aiuto degli studenti di un liceo artistico di Lecce alla Caritas diocesana #coronavirus

Trasformare la bellezza in pane e rispondere al grido d’aiuto che giunge dai nuovi poveri. E’ la sfida degli studenti di un liceo artistico di Lecce che hanno deciso di sostenere quanti colpiti dall’emergenza sociale ed economica causata dalla pandemia Covid19. A fronte della crescita del numero dei nuovi poveri nel sud Italia, i ragazzi dell’istituto “Ciardo-Pellegrino”  hanno deciso di offrire la propria arte in cambio di una donazione, scegliendo la Caritas diocesana di Lecce come destinataria di aiuti economici. Sono tante le famiglie piombate in uno stato di bisogno senza precedenti. E' pensando a loro che il Liceo Artistico e Coreutico di Lecce ha scelto di non restare a guardare nella consapevolezza che l’arte può essere una risposta. Una galleria virtuale con oltre 80 opere di scultura e pittura è stata messa a disposizione di chiunque desideri aiutare quanti versano in situazione di bisogno. “Non è un’asta di beneficenza, né un do ut des, né tantomeno una vendita”, specifica il sito del Liceo “Ciardo Pellegrino”. “Da parte nostra - dirigente scolastica, docenti, personale Ata, alunni e famiglie - è un gesto di alto valore educativo: ci priviamo del frutto del nostro lavoro per esercitare concretamente quella cittadinanza attiva che oggi si esprime in forma di solidarietà”. L’invito è ad essere generosi: “ciò che raccoglieremo, lo devolveremo interamente alla Caritas di Lecce e diventerà un soffio di vita per chi oggi ha il serbatoio della speranza “in riserva”. (PO)

5 novembre - POLONIA Monsignor Gądecki: Il diritto alla vita è il primo e fondamentale diritto umano

“Il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale, la prima legge che condiziona l'applicazione di tutti gli altri diritti e mostra, in particolare, l'illegalità di tutte le forme di aborto e di eutanasia”. Lo ha affermato monsignor Stanisław Gądecki in un’intervista, pubblicata il 3 novembre sulla pagina web dell’Episcopato, rilasciata all’agenzia di stampa cattolica KAI, in un momento di grande tensione sociale nel Paese a causa della sentenza del Tribunale costituzionale che rende illegale l’interruzione di gravidanza in caso di malformazione del feto.  Una sentenza che per monsignor Gądecki “ha segnato un grande passo positivo in ambito civile, soprattutto nella dimensione umana”. La Chiesa, infatti, “ha sempre difeso e non può cessare di difendere la vita”, come richiesto anche nel quinto comandamento: "Non uccidere!", ha affermato il presule. “La Chiesa - ha detto - su questo punto non può scendere a compromessi, perché si renderebbe colpevole della cultura dello scarto che è così diffusa oggi, che  colpisce sempre i più vulnerabili”, come spiegato da Papa Francesco. La decisione del Tribunale costituzionale, che ha ritenuto l'aborto eugenetico incompatibile con la Costituzione della Repubblica di Polonia, - ha proseguito - conferma che il concetto di "vita non degna di essere vissuta" è in diretta contraddizione con il principio dello stato di diritto democratico e con quanto contenuto nella Costituzione del Paese, dove, all'articolo 38, si afferma che "La Repubblica di Polonia fornisce ad ogni essere umano la tutela giuridica della vita". Una persona di retta coscienza non può negare a nessuno il diritto di vivere, soprattutto a causa della sua malattia.  La chiesa, dunque, ha sostenuto monsignor Gądecki, è grata a quei parlamentari che hanno intrapreso questo difficile compito della difesa della vita umana. E ha sottolineato, riferendosi a chi protesta, che “presentare il diritto di uccidere la vita innocente come un diritto umano è una testimonianza di profonda confusione e confusione culturale”, una confusione che nasce come conseguenza dell'allontanamento di Dio dai limiti della vita umana e, di conseguenza, della negazione dei Suoi principi. Egli, parlando del rapporto della Chiesa con il mondo della politica, ha ricordato che essa “non dovrebbe stringere alleanza con nessuna corrente politica. Perché la Chiesa ha la sua missione, la sua missione di salvezza, ha rivelato la verità, che deve custodire senza prendere accordi. E sulla base di questa verità, serve a plasmare l'ordine di Dio nel mondo circostante”. La Chiesa, ha aggiunto, per sua natura "non rimane al servizio dei partiti politici, non intrattiene rapporti politici con nessuno, e lascia ai cattolici la libertà di appartenere a partiti non contrari all'etica cattolica". “Non può privilegiare nessun partito – ha precisato - perché ogni partito è solo un partito, e la Chiesa non ha un messaggio parziale, ma porta un messaggio universale; deve essere segno e strumento di salvezza per tutti”. Il presidente dell’Episcopato, in merito alla risposta della Chiesa a queste proteste, ha ricordato come il Consiglio permanente della Conferenza episcopale polacca abbia chiesto a tutti i credenti il digiuno, l’elemosina e le preghiere per la pace sociale, “con l'intenzione di proteggere la vita, porre fine alla crisi in corso e porre fine alla diffusione della pandemia”, fornendo il testo di una preghiera preparata per questo tempo, che viene già recitata quotidianamente in molti luoghi. Pur apprezzando il passo compiuto dal Tribunale costituzionale, monsignor Gądecki si è detto convinto che la modifica della legge non sia un atto sufficiente. Come società, - ha affermato - abbiamo il dovere di sostenere e aiutare adeguatamente le “donne che, a seguito di una diagnosi medica, scoprono che il loro bambino può essere malato o disabile prenatale, così come i loro padri e le loro famiglie”. Inoltre, è necessario aumentare in modo significativo il loro sostegno economico, fornire cure mediche e psicologiche costanti, nonché creare un'opzione di riposo sistemico per i genitori che si prendono cura di bambini che non sono completamente in forma”. Insomma, “ l'intera società – ha concluso - dovrebbe essere solidale con loro e pronta a fornire ogni possibile aiuto”. (AP)

5 novembre - BRASILE Aperte le iscrizioni per il Simposio Ecumenico 2021

"Demolire muri e costruire ponti: guardare l'Enciclica Fratelii Tutti e la Campagna Ecumenica 2021″. È questo il tema dell’edizione 2021 – rigorosamente irtuale – del Simposio Ecumenico che si svolgerà tra il 29 e il 30 gennaio del prossimo anno, per il quale si sono aperte le iscrizioni oggi, come riportato dal sito della Conferenza episcopale del Brasile.    L'incontro, organizzato dalla Commissione episcopale per l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza dei vescovi brasiliani, rifletterà anche sul fondamentalismo e sui muri che da esso si costruiscono nella società brasiliana e nel mondo. Secondo il consigliere della Commissione e segretario pastorale aggiunto, padre Marcus Barbosa Guimarães, le posizioni fondamentaliste che demonizzano l'altro e le relative culture, sono un riflesso di questo modo di essere che si sta imponendo nella società. All'incontro parteciperanno, tra gli altri, suor Raquel de Fátima Coelet, Figlia della Carità della Provincia di Curitiba e rappresentante cattolica nella Commissione teologica del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane; e padre René José de Souza, sacerdote della diocesi di São Carlos che proporrà una riflessione sui muri di inimicizia eretti dal fondamentalismo e su dialogo e fraternità come uniche vie per superarli. "Speriamo con entusiasmo che il nostro Simposio Ecumenico 2021, un altro frutto della Commissione per l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, sia gioioso, orante, partecipativo e ci rafforzi nel nostro impegno per la dimensione ecumenica e interreligiosa, costitutiva della nostra fede cristiana", ha concluso padre Marcus. Le iscrizioni possono essere formalizzate inviando una e-mail, con nome e cognome, città, stato e comunità partecipanti, a: ecumenismo@cnbb.or.br. (RB)

5 novembre - MAURITIUS In una lettera ai fedeli il cardinale Piat invita ad un Natale più sobrio e solidale

Il cardinale Maurice Piat, vescovo della diocesi di Port-Louis, nelle Mauritius, scrive ai fedeli esortandoli a vivere quest’anno un periodo natalizio più sobrio e fraterno e “a celebrare il Natale in modo tale che possa portare un barlume di speranza nella difficile situazione in cui ci troviamo oggi”. Il porporato evidenzia che, con la recessione economica, molti stanno perdendo il lavoro, non sono più in grado di adempiere ai loro obblighi e si trovano in grande difficoltà, per questo invita alla solidarietà. Ricordando quindi le iniziative già prese nei mesi scorsi “per sostenerli e alleviare il loro dolore” il vescovo di Port-Louis auspica: “Sarebbe bello se famiglie, quartieri, movimenti, parrocchie, Ong o altre associazioni, potessero immaginare iniziative per vivere un Natale più unito”. Il porporato suggerisce di “valorizzare l’incontro che mette le persone al centro, curando l’accoglienza degli altri, indipendentemente dalla loro situazione”. “Questi incontri fatti di ascolto e amicizia che portano un po' di calore umano - aggiunge - potrebbero essere luci che decorano le nostre case, i nostri quartieri”. Il vescovo di Port-Louis motiva la sua lettera spiegando che il suo invito vuole indurre e riflettere “con un po’ di anticipo”, perché ciascuno abbia “tempo per pensarci con amici, famiglia e parrocchia”. “Chiediamo al Signore di sviluppare in noi questa ‘creatività d'amore’ a cui ci invita Papa Francesco - prosegue -. Confido che lo Spirito ci donerà di saper accendere una moltitudine di piccole fiaccole viventi che diffonderanno la luce della speranza tra i nostri fratelli e sorelle che lottano per sopravvivere dignitosamente”. Augurando, infine, ai fedeli “un tempo di Avvento fraterno e creativo”, il porporato conclude: “In mezzo alle nostre difficoltà, osiamo la solidarietà per vivere una vera gioia natalizia a Mauritius”. (TC)

5 novembre - GERMANIA Conferenza Pastorale giovanile: la Chiesa sempre accanto ai giovani

Si è svolta il 3 e 4 novembre scorsi l’annuale conferenza della Pastorale giovanile, quest’anno in forma esclusivamente digitale, per discutere le nuove sfide che pone la società post-cristiana. Lo scrive il sito della Conferenza episcopale tedesca.   “In una società sempre più laica, la Pastorale giovanile in Germania continua a raggiungere molti giovani. Per diventare sostenibili, tuttavia, è ancora necessario tenere d'occhio i gruppi target e garantire le risorse per il lavoro giovanile in condizioni sociali mutevoli”: è questo ciò che è emerso dall’appuntamento organizzato dalla Commissione Giovanile della Conferenza episcopale tedesca. Nel suo discorso di apertura, il presidente della Commissione Giovani, monsignor Stefan Oster, vescovo di Passau, ha riferito le sue impressioni sulla XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi a Roma, che si è svolta nell'ottobre 2018 sul tema "Giovani, fede e discernimento vocazionale". Il Sinodo ha sottolineato che la Chiesa non deve essere presente solo per i giovani, ma che è una Chiesa con i giovani: "Il Sinodo ha descritto un'immagine della Chiesa che ascolta, impara e discerne - ha detto il presule - come famiglia di fede, tutti noi cristiani sono chiamati a rivolgerci ai giovani e non solo a percepirli come nostri vicini, ma anche e soprattutto a prenderli sul serio". Tra gli altri interventi, anche quello di Bianka Mohr, direttrice dell'Ufficio Pastorale Giovanile della Conferenza episcopale tedesca, che in chiusura della conferenza ha espresso la sua fiducia: "In una società che cambia, la Pastorale giovanile può fare, anche in futuro, offerte con le quali raggiunge i giovani: per esempio i servizi di volontariato, le associazioni giovanili, i gruppi di chierichetti e di educazione politica – ha detto - i giovani cattolici e i giovani che hanno poco o nessun legame con la Chiesa e la fede trovano la loro strada verso di noi: così siamo e rimaniamo una parte importante della società". "Ancora una volta è stato messo in luce cosa possiamo fare come Pastorale giovanile in Germania: evangelizzare attraverso la qualità delle nostre relazioni – ha concluso monsignor Oster - i rapporti e gli incontri con i giovani sono quindi anche la chiave per una Pastorale giovanile sostenibile. Gli impulsi della conferenza hanno fornito una base preziosa per l'imminente ulteriore sviluppo delle linee guida”. (RB)

5 novembre - ITALIA Le sfide educative dei videogiochi al centro di un convegno online promosso dalla diocesi di Albano

Le problematiche educative e le potenzialità legate al mondo dei videogiochi elettronici sono al centro del convegno online “Edugames, visita guidata al mondo dei videogiochi”, organizzato dalla diocesi suburbicaria di Albano, in collaborazione con il comitato provinciale di Roma del Centro Sportivo Italiano per domenica 15 novembre dalle ore 15.00 alle ore 18.00. "Abbi cura del tempo libero e delle relazioni" è la frase che guiderà i lavori.  L’incontro riunisce educatori, psicologi e gamers, accomunati  dalla consapevolezza della diffusione degli E-games tra i giovani e della loro rilevanza a livello economico. Tanti i temi che saranno affrontati: dalle opportunità alle minacce, dal mondo dei social all’evoluzione della narrazione nei videogames, fino all’identità virtuale. Il contributo libero, suggerito per partecipare al convegno sul canale youtube della diocesi di Albano, andrà ad alimentare il fondo ConDividiamo, per le famiglie in difficoltà” promosso dalla Caritas locale. (PO)

5 novembre - FILIPPINE Super tifone Goni. Diocesi di Legazpi: priorità assoluta le persone colpite dal disastro

Il super tifone Goni, abbattutosi il 1° novembre nella regione di Bicol, causando la morte di 24 persone, distruggendo case e danneggiando raccolti, non ha risparmiato nemmeno le chiese della provincia di Albay. In questa drammatica situazione, il vescovo di Legazpi, monsignor Joel Baylon, ha tenuto a sottolineare – si legge sulla pagina web dell’Episcopato – che priorità assoluta per la diocesi è quella di stare accanto agli sfollati e di fare tutto il possibile per sostenerli, nonostante sia grande la preoccupazione per le diverse chiese danneggiate dal ciclone, specialmente quelle dove al loro interno non è stato possibile celebrare la Messa. La diocesi - ha spiegato il presule - ha iniziato a raccogliere fondi e materiale per la ristrutturazione dei luoghi di culto, soprattutto di quelli più "pesantemente danneggiati", come la chiesa di San Giovanni Battista e la chiesa di Sant’Antonio, entrambe a Tabaco City. Tuttavia egli ha voluto ribadire che pur lavorando alle necessarie immediate riparazioni delle chiese, la diocesi non dimentica gli sfollati e le molte case che sono andate distrutte per la furia di Goni. (AP)

5 novembre - CILE Congresso di Educazione cattolica su intelligenza artificiale: tecnologia sia a servizio delle persone

Si è concluso con una lunga e appassionante sessione sul tema dell’intelligenza artificiale, declinato sul servizio che questa può portare alle persone, l’VIII Congresso nazionale dell’educazione cattolica in Cile, come riportato dal sito della Conferenza episcopale cilena. Sul tema sono intervenuti monsignor Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción, monsignor Vincenzo Paglia presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e un gruppo di esperti che hanno discusso di neuroscienze e del loro impatto etico e sociale nel mondo dell'educazione. L'incontro, iniziato con un momento di preghiera, è stato introdotto dal Rettore dell'Universidad Católica Santísima Concepción, Christián Schmitz. Monsignor Chomali ha parlato del concetto di intelligenza artificiale e delle sue sfide antropologiche e pedagogiche per l'educazione cattolica: all'inizio della sua presentazione, il vescovo ha chiesto che si faccia una distinzione tra ciò che la tecnologia può fornire imitando alcune funzioni del cervello, e ciò che i sensi umani possono fare, ossia "materializzarci attraverso un corpo, rendere visibile ciò che pensiamo e vogliamo, operare un discernimento che ci porta all'azione". La cosiddetta Intelligenza Artificiale, invece, si concentra sul calcolo, su algoritmi che elaborano i risultati dei dati". "Qual è la catena mancante nelle macchine che non può mai essere sostituita? È la coscienza. Quella capacità di entrare in se stessi, quella soggettività che ci rende originali", ha detto il presule. L’intervento di monsignor Vincenzo Paglia era intitolato: "Le sfide etiche dell'intelligenza artificiale per il mondo dell'educazione". "Siamo in un'epoca di cambiamenti epocali, come ama dire Papa Francesco per sottolineare la peculiarità di questo inizio di millennio", ha esordito, per riferirsi, poi, alla crisi nucleare e ambientale: "Per la prima volta l'uomo ha nelle sue mani il potere di distruggere da solo il Creato". In materia di tecnologie emergenti e convergenti che intervengono direttamente nell'essere umano, ha detto che "alcuni studiosi hanno sottolineato il pericolo della supremazia della tecnologia", sottolineando l'effetto amplificante della portata planetaria di questi progressi "al punto da rendere i limiti finora ben distinguibili tra materia organica e inorganica, il reale e il virtuale", domandandosi a che punto, dunque, ci stiamo dirigendo. Per questo motivo, l'arcivescovo Paglia ha esortato a riflettere su cosa sia l'intelligenza artificiale, non solo dal punto di vista delle opportunità ma anche delle questioni critiche per il rispetto della persona, aggiungendo che, proprio come le università di tutto il mondo stanno lottando per rispondere alla pressante e crescente domanda su questo tema - che sfida tutta l'educazione a concentrarsi sulla comprensione della tecnologia - egli ha chiesto l'assunzione, le aziende un ruolo attivo nella riqualificazione della forza lavoro, i lavoratori un atteggiamento proattivo nei confronti dell'apprendimento e i governi per investire nelle competenze delle persone e sostenere tutti gli stakeholder in questi sforzi. "L'intelligenza artificiale è la nuova frontiera dell'umanità e la sua priorità deve essere quella di sostenere i diritti umani fondamentali, rafforzare le relazioni sociali e promuovere la solidarietà tra i popoli – ha detto ancora - il mondo deve garantire questo nuovo modo di usare le tecnologie per il bene delle nostre società e per lo sviluppo sostenibile. In un sistema in cui una macchina può fare una scelta, dobbiamo fare in modo che la scelta di quel sistema sia fatta in modo da garantire la fiducia delle persone”. L’VIII Congresso Nazionale dell'Educazione Cattolica del Cile è stato organizzato dall'area educativa della Conferenza episcopale cilena, dal Vicariato per l'Educazione dell'arcidiocesi di Concepción, dall'Università Cattolica della Santa Concezione, con il sostegno della Confederazione Interamericana di Educazione Cattolica, della Fondazione Santillana e del programma Profuturo della Fundación Telefónica Movistar, insieme a vari sponsor. Le due giornate di questo congresso saranno disponibili al pubblico in versione integrale a partire da questo giovedì 4 novembre su www.iglesia.cl. (RB)

5 novembre - GUATEMALA La soddisfazione dei vescovi per il divieto a organizzazione pro aborto a operare nel Paese: per sempre in difesa della vita umana

Grande soddisfazione è stata espressa in una lettera firmata da monsignor Gonzalo de Villa y Vásquez, presidente della Conferenza episcopale del Guatemala e pubblicata sul sito dell’Episcopato locale, per il no del governo all’organizzazione internazionale Plannes Parenthood, ad aprire una filiale nel Paese centroamericano. La motivazione della decisione, stando a quanto riferito dal Ministero dell’Interno locale, è che “non è nell’interesse dello Stato del Guatemala” ospitare un’organizzazione pro aborto. “Per noi come pastori e come Chiesa cattolica, la notizia di questo annullamento è motivo di gioia e di speranza perché è una decisione in difesa della vita umana nelle sue forme e fasi più vulnerabili e dipendenti – scrivono i vescovi - ribadiamo la nostra posizione sulla difesa della vita umana dal suo concepimento fino alla sua fine naturale. Questa posizione nasce dal Vangelo di Gesù, dalle nostre convinzioni religiose, dell'antropologia cristiana, della morale della Chiesa, ma anche della legge naturale, intesa da tanti non cattolici e anche da persone non credenti. “Non è negoziabile la difesa della vita dal suo inizio alla sua fine naturale, ma come Chiesa ribadiamo che la difesa della vita significa egualmente a lavorare per i più poveri, i più bisognosi, gli emarginati e gli ammalati, in modo che tutti noi possiamo avere una vita decente”, concludono i presuli. (RB)

5 novembre - BRASILE La Caritas accanto agli sfollati a causa delle piogge di Pernambuco

Si chiama Sanharó la campagna di emergenza solidale della Caritas diocesana di Pesqueira, che mira a raccogliere le donazioni per 300 persone che, da ieri, 3 novembre, risultano sfollate a causa delle forti piogge che all'inizio della settimana sono cadute nell'Agreste do Estado. Lo scrive il sito della Conferenza episcopale del Brasile. La campagna consiste in una raccolta di cibo, acqua minerale, materassi, vestiti per adulti e bambini, prodotti per l'igiene e la pulizia. Le donazioni possono essere effettuate negli uffici parrocchiali o nella Caritas Parrocchiale e Interparrocchiale dei comuni che compongono la diocesi di Pesqueira. L'Agenzia per l'acqua e il clima di Pernambuco ha registrato, lunedì scorso, 2 novembre, la caduta di oltre 288 mm di pioggia nell’area: un volume di quasi 30 volte superiore a quello previsto per l'intero mese sul territorio in questione, dove l'aspettativa era di 10,6 mm. Sono state sei ore seguite da raffiche di vento che hanno raggiunto i 60 km/h. Il risultato sono state strade allagate, persone isolate e proprietà distrutte. (RB)

5 novembre - COLOMBIA Il Beato Carlo Acutis nuovo patrono dei giovani della diocesi di Riohacha

“I giovani della diocesi di Riohacha hanno un nuovo patrono!” Lo ha annunciato - si legge in un comunicato della diocesi del 3 novembre -, monsignor Francisco Antonio Ceballos Escobar, nominando con decreto episcopale il Beato Carlo Acutis, Patrono e Modello di Santità della Gioventù di questa Chiesa particolare. L’annuncio è avvenuto il 31 ottobre, in occasione della Celebrazione virtuale della Gioventù 2020, ed è stato accolto con gioia da centinaia di giovani, riuniti per vivere questa esperienza celebrativa. Il presule, nel suo discorso, ha ricordato la figura del giovane Beato, che affermava si potesse essere al tempo stesso giovani, moderni e santi: “Carlo Acutis – ha detto - era un adolescente del nostro tempo come tanti altri, impegnato a scuola, con gli amici. Amava l'Eucaristia, la Madonna e il Rosario. Era un catechista ed è riuscito a portare le verità della fede agli altri bambini”. Il vescovo di Riohacha ha spiegato come il giovane Carlo fosse un esperto di computer, al punto da essere considerato un genio dai suoi amici e dagli esperti di ingegneria informatica. “Gli interessi di Carlo spaziavano dalla programmazione informatica, al montaggio video, alla creazione di siti web, alle newsletter, che scriveva anche lui, al volontariato con i bisognosi, con i bambini e con gli anziani”, ha raccontato monsignor Ceballos Escobar. Carlo amava i mezzi tecnologici, e sapeva come essi possano trascinarci in cose che non sono di Dio, farci addormentare, pieni di cose e senza Dio. Tuttavia, “li usava per evangelizzare”, ha sottolineato.   “Gesù Cristo è e sarà sempre la via per essere felici", ha ricordato il vescovo ai giovani di questa Chiesa particolare e di La Guajira, invitandoli a cercare le vie della santità nella vita quotidiana, seguendo l’esempio di Carlo. “La meta dei giovani non può essere limitata, la meta va oltre i sogni terreni, la meta deve essere il cielo", ha concluso. (AP)

5 novembre - ZAMBIA Un premio della Caritas per i media che si sono distinti nella divulgazione dei temi dell’agroecologia, dell'ambiente e del cambiamento climatico

"I media svolgono un ruolo strategico nell'informazione, siete voi a determinare ciò che viene comunicato al pubblico. Quindi, non si può sottovalutare il ruolo normativo che svolgete per selezionare le storie ed enfatizzarne il contenuto". Lo ha detto Eugene Kabilika, direttore esecutivo di Caritas Zambia, annunciando, il 29 ottobre, a Lusaka, presso il Mulungushi International Conference Centre, - riporta la Cisa -,  un Premio per l'impegno dei media, tradizionali, digitali e carta stampata, nella copertura delle tematiche riguardanti l’agroecologia, l’ambiente e il cambiamento climatico. Il premio si prefigge di promuovere un miglioramento delle politiche del Paese intese ad affrontare gli effetti negativi del degrado ambientale. "Ci affidiamo al vostro giudizio – ha affermato Kabilika - per evidenziare ciò che è estremamente importante nell’ambito dell'agroecologia, dell'ambiente e del cambiamento climatico”, perché “queste storie possono aiutare le organizzazioni della società civile a sostenere i cambiamenti necessari". Il termine ultimo di consegna degli elaborati, partecipanti al premio per i media, è il 12 novembre 2020. La cerimonia di premiazione è prevista per mercoledì 18 novembre. (AP)

4 novembre - ITALIA Caritas Italiana e Focsiv richiamano l’attenzione sulle conseguenze della pandemia nell’universo femminile

È dedicato alle donne il focus di novembre della campagna “Dacci il nostro pane quotidiano” lanciata da Caritas Italiana e Focsiv per sensibilizzare le comunità cristiane e tutta l’opinione pubblica sui temi della fame, della povertà, del lavoro, dell’educazione, delle disuguaglianze. La campagna, che mensilmente sul sito www.insiemepergliultimi.it propone approfondimenti tematici, sostiene 62 interventi in Africa, Medio Oriente, Asia, America Centrale, America Latina, Europa dell’Est e Balcani. Questo mese vuole puntare i riflettori sulle donne e le ragazze sempre più vittime di sistemi ingiusti e discriminatori, che occupate in lavori precari e informali, spesso vivono in povertà. A causa della pandemia, tra l’altro, la condizione delle donne si è aggravata. Impegnate a seguire i bambini che non possono più andare a scuola e ad assistere gli anziani, i più colpiti dal coronavirus, non beneficiano di assistenza, mentre i servizi sanitari sono sotto pressione e risultano insufficienti. E se le donne in Asia, America Latina e Africa sono fondamentali nel settore agricolo e nei servizi, ora il blocco delle attività le limita e ciò parta a gravi conseguenze. Tra l’altro, gli ultimi dati Eurostat evidenziano una disparità salariale del 15% tra uomo e donna in Europa, mentre nel sud dell’Asia oltre l’80% delle donne, nell’Africa sub-sahariana il 74% e in America latina il 54%, lavorano in occupazioni informali senza alcuna protezione e con una retribuzione minima. È aumentata, inoltre, a causa dei limiti alla mobilità e dell’isolamento sociale, la violenza di genere. Molte donne sono costrette a una “coesistenza domestica obbligatoria” con chi le maltratta. Nel 2019 sono state 243 milioni le donne vittime di abusi e violenze, un numero che si stima in forte aumento a causa della pandemia. Alcuni studi, poi, stimano che nel 2020 quasi 500mila ragazze in più nel mondo potrebbero essere state costrette al matrimonio forzato, alle quali si potrebbero aggiungere 1 milione di gravidanze precoci, causa principale di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni. Caritas Italiana e Focsiv evidenziano che bisogna costruire una società più giusta e un mondo resiliente. Come ha sottolineato Papa Francesco in un recente messaggio datato 1 ottobre alla Consulta Femminile del Pontificio Consiglio della Cultura, le donne possono essere “[…] portatrici di pace e di rinnovamento […] una presenza che, con umiltà e coraggio, sa comprendere e accogliere la novità e generare la speranza di un mondo fondato sulla fraternità”. Ma nell’enciclica Fratelli tutti il pontefice ha precisato che “[…] l’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini. A parole si affermano certe cose, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio. È un fatto che doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti […]”. Quanto precisato da Papa Francesco, sostengono Caritas Italiana e Focsiv, è drammaticamente confermato soprattutto in questo tempo nel quale la pandemia sta aumentando disuguaglianze e vulnerabilità in ambito sociale, politico e nei sistemi economici. Da qui il focus dedicato alle donne della Campagna www.insiemepergliultimi.it che si avvale della partnership di AgenSIR, Agenzia DIRE, L’Osservatore Romano, Avvenire, Famiglia Cristiana, FISC – Federazione Italiana Settimanali Cattolici, TV2000, Radio InBlu, Radio Vaticana, Vatican News, di Banca Etica come partner finanziario e della Pontificia Università Lateranense come Academic partner. (TC)

4 novembre - SEYCHELLES Messaggio di auguri delle Chiese africane al nuovo presidente Wavel Ramkalawan, sacerdote anglicano

La Conferenza delle Chiese di Tutta l’Africa (Ceta) ha voluto augurare buon lavoro al nuovo presidente delle Seychelles, Wavel Ramkalawan, sacerdote anglicano e leader dell’Alleanza Democratica, che ha vinto le elezioni svoltesi dal 22 al 24 ottobre scorso. In un messaggio, le Chiese africane esprimono la loro stima al neopresidente dal quale ci si aspetta integrità di fronte alle sfide che il Paese deve affrontare. “Le elezioni democratiche e la transizione pacifica sono un ottimo esempio da seguire nel resto dell’Africa dove, il più delle volte, le elezioni provocano tensioni, violenze e grandi sconvolgimenti” si legge nel messaggio della Ceta. Un pensiero è rivolto anche al presidente uscente, Danny Faure, che tra l’altro è stato elogiato per la condotta avuta durante la campagna elettorale e per aver dato spazio a una vera democrazia. La Conferenza delle Chiese di Tutta l’Africa chiede infine di pregare per il nuovo presidente, affinché Dio gli doni saggezza, coraggio e la resilienza necessaria per portare a termine un mandato che ha desiderato a lungo e per il quale ha combattuto tanto. Ramkalawan era alla sua sesta candidatura presidenziale e ed è stato eletto con il 54,9% delle preferenze, battendo Danny Faure. “Faure ed io siamo buoni amici – ha detto Ramkalawan nel suo primo discorso -. E un’elezione non significa la fine del proprio contributo alla propria nazione. In queste elezioni non ci sono stati né perdenti né vincitori. Al nostro paese è stata data l’opportunità di essere il vincitore finale”. L’elezione di Ramkalawan segna una svolta storica nelle Seychelles dove, dopo 43 anni, la presidenza passa al partito dell’opposizione. (TC)

4 novembre - BOLIVIA Padre Fuentes: “La Conferenza episcopale boliviana non ha dubbi sulla trasparenza delle elezioni”

"La Conferenza episcopale boliviana non ha dubbi sulla trasparenza delle elezioni che si sono tenute il 18 ottobre di quest'anno". È quanto affermato ieri da padre José Fuentes, segretario generale aggiunto della CEB, durante la conferenza stampa di presentazione della CVII Assemblea Plenaria dei vescovi, che si terrà in forma virtuale da oggi al 6 novembre e che, oltre a fare un’analisi della realtà, tratterà la realizzazione di una guida ecclesiastica e di un messale proprio della Chiesa boliviana, e parlerà di educazione e dello studio di un documento vaticano sulla missione. Padre Fuentes ha detto che la Chiesa cattolica ha seguito da vicino tutta la preparazione delle elezioni da parte del Tribunale supremo elettorale, si legge sulla pagina web dell’Episcopato. "Possiamo dire – ha affermato - che il Tribunale ha svolto un lavoro trasparente, un lavoro imparziale e professionale, e che abbiamo avuto un'elezione che ha veramente rispettato il voto dei cittadini". Riguardo alle recenti dichiarazioni del presidente della Conferenza Episcopale, monsignor Ricardo Centellas, che aveva chiesto una verifica, ha spiegato come il presule avesse semplicemente “fatto eco alle richieste del popolo, e pensato con buon senso che una revisione contabile avrebbe aiutato a calmare l'atmosfera che si sta creando in questo momento nel Paese, quell'atmosfera di conflitto che sta crescendo”. “Tuttavia – ha precisato - come Conferenza episcopale boliviana non abbiamo dubbi sulla trasparenza del processo elettorale che si è svolto". Padre Fuentes parlando del conflitto, uno tra i tanti, nato nel municipio di Santa Cruz de la Sierra, si è appellato ai nuovi leader affinché costruiscano una Bolivia pacifica. "Dipende dal nuovo presidente eletto, dipende dalla nostra nuova assemblea plurinazionale prendere decisioni che uniscano e non decisioni che dividano” ha osservato, esortando, per concludere, a lasciarsi alle spalle, come dichiarato dallo stesso presidente eletto, "politiche di vendetta e a camminare verso la costruzione di una Bolivia davvero per tutti". (AP)

4 novembre - MONDO -  Un libro racconta l’Annunciazione a Maria nell’arte di ogni tempo e cultura

“E’ una passeggiata nella storia attraverso le opere d’arte ispirate ad un tema centrale all’origine del cristianesimo”. Emanuela Fogliadini,  docente di Storia della teologia dell’oriente cristiano alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, definisce così il libro di cui è co-autrice con il teologo francese François Boefsplug, dedicato a “L’Annunciazione a Maria nell’arte d’Oriente e d’Occidente”, pubblicato da Jaca Book. Il volume tascabile si rivolge ad un pubblico ampio e passa in rassegna celebri capolavori: dai mosaici paleocristiani ai codici miniati, dalle icone orientali alle pale d’altare medievali, dalle tempere di Beato Angelico ai dipinti fiamminghi ad olio, dalle tele secentesche di Poussin a quelle del secolo scorso, dense del simbolismo, di Maurice Denise. Le opere prese in esame non conoscono frontiere e scorrono in sequenza anche l’arte missionaria con artigiani e pittori africani, boliviani, giapponesi e cinesi. “La loro attenzione – spiega Emanuela Fogliadini - si sofferma sull’eccezionalità dell’annuncio: lo stupore di Maria nei gesti o nel volto; la presenza implicita o esplicita di Dio in questo incontro”. Si parte dai mosaici dell’arco trionfale della Basilica romana di Santa Maria Maggiore “eseguiti dopo il Concilio di Efeso del 431 dC che decretò la Vergine quale generatrice di Dio dove Maria è seduta in un trono, abbigliata come una principessa romana e attorniata da molti angeli; e si conclude con l’Annunciazione dell’iconografa bulgara Julia Stankova dipinta quest’anno a tempera e olio su legno”. Sono opere capaci di parlare anche oggi alle nuove generazioni secondo l’autrice: “Tutte interpretano secondo diverse sensibilità questo evento misterioso narrato nei vangeli canonici e apocrifi. Particolarmente significativo è l’affresco della Chiesa di Cristo Pantocratore nel Monastero di Visoki Dečani in Kosovo, risalente al 1335-1350. Qui Maria è rivolta verso lo spettatore, non guarda l’angelo, rappresentato come un messaggero imperiale”. Tra le altre raffigurazioni Emanuela Fogliadini cita anche l’intima tela di Henry Ossawa Tanner, conservata al Philadelphia Art Museum e dipinta sul finire del XIX secolo: “l’Annunciazione è ambientata nella cameretta di una giovane, seduta sul suo letto. L’angelo non ha sembianze umane, ma è luce intensa, bagliore luminoso quasi accecante”. (PO)

4 novembre - FILIPPINE Si terrà online a novembre il Catholic Social Media Summit (CSMS)

Si terrà online, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, a novembre, l'annuale Catholic Social Media Summit (CSMS), organizzato da YouthPinoy, un gruppo di giovani "missionari online", in collaborazione con Areopagus Communications e l'Ufficio Stampa della Conferenza Episcopale cattolica filippina. Il tema quest’anno è "Trasformare" e si ispira al messaggio di Papa Francesco per la 54.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che pone l’accento sul tema della narrazione, una narrazione che "trasforma la vita". Gli organizzatori del IX Summit – si legge sulla pagina web dell’Episcopato – hanno voluto sottolineare l’importanza del contenuto. “Il contenuto è importante perché contiene storie che attivano, collegano e, cosa più importante, trasformano". Tutti gli argomenti e gli interventi nel corso delle conferenze che si terranno nel fine settimana, in tutto l’arco del mese, avranno lo scopo di aggiornare i partecipanti sulle ultime tendenze dell'evangelizzazione online, in questo tempo di emergenza sanitaria, nella consapevolezza di quanto sia “necessario galvanizzare una nuova generazione di comunicatori cattolici e personalità dei social media per rispondere al contesto sempre mutevole della nuova normalità post-Covid". Tra i relatori, l'arcivescovo Socrates Villegas, il vescovo Mylo Hubert Vergara, il vescovo Marcelino Antonio Maralit, il vescovo Midyphil Billones, padre Jerry Orbos e padre Luciano Felloni. (AP)

4 novembre - SIRIA La Congregazione di Gesù e Maria chiede attraverso Acs aiuti per le famiglie cristiane di Aleppo e Damasco

“Per favore, non dimenticate la Siria!” è l’appello di suor Annie Demerjian, della Congregazione di Gesù e Maria, coordinatrice dei progetti di Aiuto alla Chiesa che Soffre in Siria, che richiama l’attenzione sulle centinaia di famiglie bisognose di aiuto. “La guerra non è finita, la nostra gente soffre ancora” aggiunge la religiosa, ogni giorno al fianco dei cristiani di Aleppo e Damasco. L’escalation dei conflitti internazionali, l’epidemia di Covid-19, la mancanza di prospettive di lavoro, l’aumento esorbitante dei prezzi, l’isolamento del Paese a causa di embarghi e sanzioni e l’assenza del minimo indispensabile per sopravvivere stanno provocando tanta disperazione nella popolazione. Suor Annie ad Aleppo si prende cura di 273 famiglie, con l'aiuto di un team di cinque persone e insieme ad una consorella dirige un programma di aiuti a Damasco per più di 100 famiglie. Molti gli anziani che vivono in condizioni pessime. “Attraverso ad Aiuto alla Chiesa che Soffre forniamo loro un’assistenza mensile per il sostentamento - precisa suor Annie -, buoni per acquistare beni essenziali come cibo e carburante, soprattutto ora che l’inverno sta arrivando, e ancora sterilizzatori e medicine”. Ma tra i bisogni più urgenti, a causa della difficile situazione economica, ci sono le spese per gli alloggi. Molte famiglie non hanno una casa propria, né potrebbero permettersi di pagare l’affitto senza il sostegno economico delle suore. “Stiamo sicuramente vivendo il periodo peggiore della nostra storia, dopo dieci anni di sanguinosa guerra – spiega suor Annie -. L’assistenza di Aiuto alla Chiesa che Soffre in tutti questi anni è stata un’ancora di salvezza e una speranza per le nostre famiglie cristiane che vivono in condizioni veramente disumane”. C’è povertà ovunque, prosegue la religiosa, scarseggiano i farmaci, a volte manca l’elettricità o non c’è acqua per lunghi periodi di tempo. “La vita è insopportabile per molte persone – precisa suor Annie -. Le famiglie siriane sono rattristate dalla pressione psicologica e materiale”. Ma a fronte di tutto questo sono diversi i programmi di formazione giovanile e sostegno spirituale: “Questo è molto necessario in un Paese dove la desolazione e lo scoraggiamento sono diffusi. Dobbiamo seminare speranza” conclude suor Annie. (TC)

4 novembre - BELGIO La pandemia costringe i vescovi alla sospensione delle messe pubbliche fino a metà dicembre

Sospese in Belgio, fino al 13 dicembre, a causa dell’emergenza coronavirus, le celebrazioni liturgiche pubbliche. Lo hanno annunciato i vescovi in un messaggio rivolto ai fedeli e pubblicato l’1 novembre, in cui precisano che se le messe non potranno svolgersi la vita spirituale non si ferma. Sono consentiti i funerali, con un’assemblea limitata a 15 persone, nonché matrimoni con la sola presenza degli sposi, dei testimoni e dell’officiante. I presuli incoraggiano all’aiuto reciproco e all’accoglienza nelle chiese, che restano aperte per la preghiera individuale. “Una chiesa aperta è segno di una comunità locale accogliente” scrivono i vescovi che suggeriscono piccoli gesti o segni che facilitino il raccoglimento e la preghiera. Le celebrazioni eucaristiche saranno trasmesse attraverso, radio, tv o su internet, e sul portale della Conferenza episcopale si potranno trovare indicazioni e orari, oltre all’elenco delle liturgie rese disponibili. La Chiesa belga, informa poi che diversi siti diocesani o di organizzazioni cattoliche stanno proponendo idee ed iniziative e che è possibile anche ricevere informazioni periodiche sul settimanale “Domenica”. “Possiamo aiutarci e incoraggiarci a vicenda al telefono - aggiungono i vescovi -. Inviare un’e-mail, fare una chiamata, avviare un gruppo di preghiera digitale o pubblicare messaggi incoraggianti e di speranza sui social media e altro ancora”. I presuli esortano, poi, ad adoperarsi per gli altri, ad aiutare i vicini, a sostenere le persone più fragili che rischiano di scoraggiarsi o di ritrovarsi in una profonda solitudine. Invitano inoltre i fedeli al volontariato nelle scuole, nei banchi alimentari, nei centri sanitari. “Tutti possono prendere iniziative personali, in una parrocchia o in rete con altri - concludono -. Possiamo collaborare con organizzazioni già esistenti. Un piccolo gesto può contribuire a grandi iniziative. Insieme, siamo Chiesa, anche in lockdown”. (TC)

4 novembre - INDIA Arunachal Pradesh: proteste di massa dei cristiani contro il governo che viola il diritto alla libertà di religione

Il 2 novembre, nello Stato dell'Arunachal Pradesh, gestito dal partito filo-indù Bharatiya Janata Party (BJP), ad Itanagar, oltre 10.000 cristiani hanno manifestato, accusando il governo di aver violato il loro diritto alla libertà di religione, essendosi rifutato di concedere un permesso per la ristrutturazione di una chiesa. Secondo il governo, la Tawang Christian Revival Church, a Tawang, è stata costruita su suolo governativo e un'ordinanza della Corte Suprema del 2009 vieta la costruzione di edifici religiosi su suolo pubblico. Taw Tebin, un membro dall'Arunachal Christian Forum (ACF), organizzatore della protesta pacifica a cui hanno partecipato i cristiani di tutte le confessioni, ha riferito ad UCA News che la maggior parte delle strutture religiose nello Stato sono state costruite su terreni governativi o terreni di villaggi in comune e nessuno si è mai opposto alla costruzione dei luoghi di culto. "Nessun'altra comunità religiosa è soggetta a restrizioni nella costruzione dei propri luoghi di culto", ha affermato,  “gli ostacoli si creano solo per i cristiani quando vogliono ristrutturare o chiedere il permesso per la costruzione di nuove chiese". "Il diritto alla libertà di religione è un nostro diritto costituzionale – ha aggiunto -. Tuttavia il governo dello Stato non ci permette di costruire chiese dove poterci riunire e adorare il nostro Dio". Il presidente dell'Arunachal Christian Forum, Toko Teki, ha detto che alcune persone presentano erroneamente il confronto come un confronto cristiano-buddista, essendo Tawang, sede di un monastero e di un centro buddista, ma “non lo è”. Le nostre relazioni sono cordiali e "non abbiamo alcuna intenzione di convertire i buddisti e trasformare Tawang in un distretto cristiano, come è stato falsamente dichiarato", ha precisato. Anche padre Felix Anthony, portavoce della Chiesa cattolica nel nord-est dell'India, ha parlato con UCA News dell’ostinazione del governo “nel non permettere ai cristiani di costruire chiese”, un permesso che però viene concesso ad altri gruppi religiosi. “Noi siamo come gli altri” ha concluso, e “non dovremmo essere discriminati sulla base del nostro credo religioso”. I leader della Chiesa hanno riferito che, in seguito alla protesta, il governo ha promesso di istituire una commissione indipendente per la valutazione delle richieste dei cristiani. (AP)

4 novembre - MAROCCO Omaggio floreale di giovani musulmani alla parrocchia Nostra Signora di Lourdes di Casablanca in segno di solidarietà e amicizia con i cristiani

Giovani attivisti marocchini hanno voluto esprimere solidarietà alla comunità cristiana di Casablanca dopo l’attentato terroristico di Nizza in cui hanno perso la vita tre persone. Domenica scorsa un gruppo di aderenti alle associazioni “Marocains pluriels” e “Les 109” hanno fatto visita domenica alla parrocchia Nostra Signora di Lourdes a Casablanca donando fiori ai parrocchiani. Un incontro cordiale e fraterno, quello fra cristiani e musulmani, organizzato allo scopo di promuovere, riferiscono media locali, i valori della convivenza e dell’amicizia, fondati in sul dialogo, la condivisione e la tolleranza. I giovani musulmani hanno voluto esprimere anche le loro condoglianze ai fedeli delle chiese del loro Paese. “Il Marocco è rispettoso di tutte le fedi - ha detto il presidente di Marocains pluriels, Ahmed Ghayet - è sempre stato una luce nelle tenebre che a volte seppelliscono la fraternità e la pacifica convivenza. Abbiamo voluto con il nostro gesto dimostrare - ha aggiunto - che le giovani generazioni sono eredi di questa cultura, di questa ricchezza, che il Re Mohammed VI, Amir Al-Mouminine, ha ulteriormente dimostrato invitando Papa Francesco in Marocco”. Da parte sua, padre Laurent Berte, parroco di Nostra Signora di Lourdes ha sottolineato quanto importante sia coltivare la fraternità e la solidarietà e il rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua religione. Per padre Berte il dialogo e il rispetto reciproco sono prerequisiti per vivere insieme. (TC)

4 novembre - REGNO UNITO Sospensione culto pubblico. Leader religiosi: “Il culto pubblico è essenziale e va spinto a continuare”

(VNS) – 4nov20 - In una lettera congiunta al primo ministro Boris Johnson, il presidente della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, il cardinale Vincent Nichols, e i leader religiosi britannici hanno espresso profonda preoccupazione per le imminenti misure di restrizione che saranno introdotte nel Regno Unito domani, giovedì 5 novembre, sottolineando come non vi sia alcuna giustificazione scientifica per la sospensione totale del culto pubblico durante il nuovo lockdown. Nel testo, pubblicato ieri sulla pagina web dell’Episcopato, viene ricordata la stretta collaborazione negli ultimi sei mesi tra comunità religiose e Governo per rendere sicuri i luoghi di culto. “Considerato l’importante lavoro svolto  - si legge nella lettera - riteniamo che non vi sia, ora, alcuna giustificazione scientifica per la sospensione totale del culto pubblico”. E pur comprendendo le ragioni alla base della decisione del Governo, “siamo fortemente in disaccordo” con questa scelta, visto il ruolo fondamentale giocato dalla fede nei momenti di grande crisi.   I leader religiosi sottolineano inoltre come le comunità di fede siano state al centro della risposta alla pandemia, e continueranno ad esserlo, con i banchi alimentari, il volontariato, la promozione della coesione sociale e della salute mentale.   “Il nostro impegno a prenderci cura degli altri deriva direttamente dalla nostra fede – scrivono -, che deve essere sostenuta e rafforzata dal nostro incontro nel culto comunitario. Il culto comunitario è il fulcro della nostra identità e un aspetto essenziale per sostenere la nostra missione e la nostra attività”, nonchè “necessario per sostenere la salute e il benessere dei membri della comunità di fede impegnati a prendersi cura degli altri, siano essi pagati o volontari”. Poiché le comunità religiose creano connessione e coesione, fondamentali in un momento in cui le persone devono resistere  alle restrizioni imposte per il Covid-19, “crediamo – continua il testo - che il culto pubblico debba essere classificato come essenziale e vada spinto a continuare”, a dare sostegno alle persone che si trovano ad  affrontare il trauma, il dolore e la perdita. "Solo per questo motivo – conclude la lettera -, date le dimensioni e la durata del contributo delle comunità di fede alla risposta alla pandemia, e l'importanza di sostenere il loro impegno e il loro benessere, il culto pubblico è essenziale, dovrebbe essere classificato dal governo come necessario ed essere spinto a continuare”. (AP)

3 novembre - SUD SUDAN Emergenza umanitaria per migliaia di persone: leader delle Chiese chiedono aiuti

Il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan (Sscc) lancia un appello perché venga assicurata assistenza umanitaria alla popolazione del Paese che sta vivendo un momento particolarmente difficile dovuta all’emergenza coronavirus, alla grave insicurezza alimentare, all’invasione delle locuste, alle devastanti alluvioni e alle conseguenze dovute ad anni di guerra. Lo riferisce il Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe). In un documento firmato da diversi leader religiosi, tra cui l’arcivescovo di Juba, monsignor Stephen Ameyu Martin Mulla, si chiede alla Chiesa ecumenica globale, alle comunità di fede, ai donatori internazionali, a privati ed amici, di aiutare le comunità più in difficoltà. Il Sud Sudan, il più giovane stato del mondo, tra i più frammentati dell’Africa centrale con oltre 60 gruppi etnici di diverse religioni, sta cercando di porre fine al conflitto etnico scoppiato nel dicembre 2013 tra alcuni militari fedeli al presidente Salva Kiir Mayardit, di etnia dinka, e quelli legati all’ex vicepresidente Riek Machar, di etnia nuer, accusati di preparare un colpo di Stato. Da allora si contano oltre un milione e mezzo di sfollati interni e circa 7,5 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria, su una popolazione di poco più di 11 milioni di persone. Inoltre, si calcola che quasi la metà della popolazione soffra di insicurezza alimentare con circa 300mila bambini affetti da malnutrizione. La dichiarazione del Consiglio delle Chiese del Sud Sudan spiega poi che la pandemia ha anche indebolito la catena di approvvigionamento portando a un aumento dei prezzi degli alimenti di base e delle materie prime. I leader delle Chiese stimano che sarebbero necessari 500mila dollari per soddisfare i bisogni immediati di 100mila persone a Jonglei, Lakes, Upper Nile, Equatoria e Unity, per assicurare acqua, cibo, servizi igienico-sanitari, riparo, mezzi di sussistenza e supporto psicosociale. Negli ultimi mesi, tra l’altro, le inondazioni del Nilo, hanno distrutto fattorie, spazzato via case e scuole e sarebbero circa 700mila gli sfollati. Secondo le Nazioni Unite, occorrono circa 80 milioni di dollari per far fronte ai danni e 46 milioni di dollari per l’assistenza immediata a 360mila persone fino alla fine dell’anno. Ma il conflitto in corso e la violenza intercomunitaria, insieme alle restrizioni imposte dalla pandemia, hanno ostacolato gli aiuti e le strade dissestate hanno reso impossibile alle agenzie umanitarie di raggiungere le aree colpite dalle inondazioni. In questo momento, stanno cercando di offrire una risposta tempestiva alle emergenze il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan, l’ACT Alliance e la Caritas. (TC)

3 novembre - ITALIA Il Premio internazionale Don Oreste Benzi Margaret ex aequo a Margaret Archer e a Filippo Diaco

Dedicato quest’anno al tema della liberazione delle donne vittime della tratta per prostituzione il Premio Don Benzi 2020 è stato assegnato ex aequo alla professoressa Margaret Archer, sociologa di fama mondiale, già presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, e a Filippo Diaco, presidente della Acli di Bologna fino a un mese fa. Entrambi, si legge nelle motivazioni, “hanno avviato un cambiamento interno alla società in risposta all’urgenza della liberazione delle vittime di tratta”. Margaret Archer ha aperto una struttura di accoglienza per donne e minorenni, a proprie spese, oltre al fatto che nel 2014, in qualità di presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ha avviato un lavoro di approfondimento sulla tratta, specie a fini sessuali, nell’ottica neo-abolizionista coinvolgendo rappresentanti di organizzazioni internazionali impegnati nel settore, forze di polizia, donne giudici, giovani contro la tratta e le stesse sopravvissute. Filippo Diaco, all’interno delle Acli, ha stimolato l’attenzione al reinserimento sociale delle donne migranti vittime di violenza e di tratta, cercando in particolare di puntare sull’educazione delle giovani generazioni e sulla sensibilizzazione a livello sociale e politico. La Giuria del Premio, composta da monsignor Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, Irene Ciambezi, operatrice antitratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, e da Lucia Bellaspiga, scrittrice e giornalista del quotidiano Avvenire, ha ritenuto fondamentale porre l’attenzione non solo sull’attività caritativa e sull’impegno nel cambiamento culturale e politico promosso da don Oreste Benzi, ma anche sui legami umani e il tema della famiglia. Il “Premio internazionale Don Oreste Benzi. Dalla parte degli ultimi” è promosso dalla Fondazione Don Oreste Benzi che ha l’obiettivo di promuovere, approfondire e divulgare l’opera ed il pensiero del sacerdote riminese. Il riconoscimento consiste in una targa commemorativa e in un soggiorno di una settimana presso l’Albergo Madonna delle Vette di Alba di Canazei, la storica struttura voluta da don Benzi per offrire ai giovani e agli ultimi un incontro con Cristo, in concomitanza con i Campi di fraternità o di condivisione proposti dalla Comunità Papa Giovanni XXIII nell’estate 2021. (TC)

3 novembre - ITALIA Condanna di tutte le forme di violenza da parte del Centro Astalli che esprime il proprio cordoglio per le vittime del terrorismo

Il Centro Astalli esprime profondo cordoglio e vicinanza all’Etiopia, all’Afghanistan e all’Austria che in queste ore piangono le vittime di attentati e l’uccisione di cittadini innocenti. In una nota alla stampa l’associazione, inoltre, condanna tutte le forme di violenza. “Dopo i recenti tragici episodi accaduti in Francia, Nigeria e Camerun si aggiungono morti ai morti. Il mondo sembra essere attraversato da un’onda di terrore che spaventa e disorienta - osserva padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli -. Oggi, più di ieri, siamo chiamati a essere protagonisti di un cambiamento in favore della pace, unica via per curare le ferite di un mondo duramente colpito dalla pandemia”. Padre Ripamonti chiede inoltre “a istituzioni e media di agevolare la comprensione della complessità dei fatti creando un clima di riflessione che porti a innescare processi di cambiamento sociale in cui diritti e legalità siano fondamenta di società coese e sicure”. Infine il Centro Astalli ribadisce “il fermo convincimento che nasce dal quotidiano dialogo della vita con i rifugiati” che “le religioni sono sempre vie di pace e di vita per tutti”. Usarle per spiegare violenze e crimini è profondamente sbagliato oltre che dannoso - conclude padre Ripamonti - e non onora le vittime incolpevoli dell’orrore che ogni religione condanna fermamente”. (TC)

3 novembre - ITALIA Alla Caritas Ambrosiana arrivano finanziamenti dagli Stati Uniti per il programma di aiuti nato con l’emergenza coronavirus

Grazie a un finanziamento di 4 milioni di dollari che Usaid (United States Agency for International Development) offrirà alle Caritas di Milano, Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona, all’Opera San Francesco per i poveri, alla Diaconia Valdese, e all’Islamic Relief, centinaia di persone in difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus riceveranno aiuti. In particolare, riferisce un comunicato, con l’intervento di Catholic Relief Services, la Caritas Ambrosiana potrà portare avanti il progetto “Il Contagio della Speranza”, che consentirà l’accesso a centri di accoglienza, la sanificazione delle strutture, l’apertura di servizi docce e lavanderie, la distribuzione di forniture igienico-sanitarie e generi di prima necessità alle persone più colpite dalla pandemia. Dal mese di maggio il progetto ha dato accoglienza a 134 senza tetto, ha offerto il servizio di docce a 2.902 persone, ha distribuito 27.816 pasti nelle mense dei poveri e 2.559 kit per l’igiene personale. Ha inoltre finanziato le tessere per la spesa negli Empori della Solidarietà di Caritas Ambrosiana per una cifra complessiva di 36.264 euro e presso alcuni supermercati per una cifra di ulteriori 14.300 euro. E ancora ha permesso di sanificare 83 strutture, tra cui centri diurni e uffici, e adeguare alle normative sanitarie 7 rifugi temporanei e 10 centri alternativi dedicati alla quarantena di pazienti, medici e infermieri. (TC)

3 novembre - VATICANO Conferenza Mediterranea dell'OSCE 2020. Monsignor Urbanczyk: “Inclusione di tutti e  tutela della sacralità della vita umana” in questa emergenza sanitaria

Monsignor Janusz Urbanczyk, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'OSCE a Vienna, intervenendo oggi alla Conferenza Mediterranea dell'OSCE 2020, sul tema "Promozione della sicurezza nella regione mediterranea dell'OSCE attraverso lo sviluppo sostenibile e la crescita economica”, ha voluto innanzitutto sottolineare come “le questioni della sicurezza debbano sempre essere affrontate in modo globale”, prendendo in considerazione “questioni come la sicurezza energetica, il cambiamento climatico, le migrazioni e l'attuale crisi economica e finanziaria esacerbata dalla pandemia di Covid-19”. “Spesso – ha spiegato -, il livello di crescita economica di un Paese è l'unico fattore considerato nello sviluppo”, ma “lo sviluppo di cui parliamo non può essere limitato alla sola crescita economica”. Infatti, perché sia autentico, “deve favorire lo sviluppo di ogni persona e di tutta la persona”. Non possiamo – ha affermato - separare l'economia dalla realtà umana o separare lo sviluppo dalla civiltà in cui avviene. Monsignor Urbanczyk, dunque, alla luce di queste riflessioni, nel suo intervento ha parlato delle nuove forme di povertà create dalla pandemia di Covid-19, “che non solo hanno esacerbato le povertà già esistenti, ma ne hanno aggiunte altre”. Ha parlato dei limiti dei nostri sistemi sanitari, della mancanza di accesso a un'informazione corretta e all'istruzione, delle sofferenze causate dall'isolamento sociale, dall'aumento della violenza e dal disagio. Ha evidenziato, inoltre , come siano soprattutto le donne a risentire maggiormente degli effetti della pandemia, ricordandone il ruolo cruciale svolto sia nell’economia che nella società nel suo complesso. Sono loro ad avere il carico di lavoro più pesante, tra telelavoro, assistenza, lavori domestici, congedi non retribuiti, o a vivere la perdita stessa del posto di lavoro. Responsabilità dei governi è dunque quella di proteggere la loro dignità e di fornire loro un sistema di tutela sociale e una compensazione adeguata, in una società che ha evidenziato in questo tempo di pandemia forti disuguaglianze. Inclusione di tutti e tutela della sacralità della vita sono i due principi fondamentali, secondo il presule, su cui dovrebbero basarsi le politiche dei governi, per aiutare i più bisognosi in questa emergenza sanitaria, cogliendo l’opportunità che offre questa pandemia di cercare soluzioni nuove e innovative volte al bene comune e allo sviluppo umano integrale di tutti. (AP)

3 novembre - ARGENTINA Episodi di violenza nelle carceri. Profondo dolore e preccupazione del Segretariato Nazionale della Pastorale Penitenziaria

“Diciamo ancora una volta NO alla violenza, da dovunque provenga”. Lo scrive, in un comunicato pubblicato sulla pagina web dell’Episcopato, il Segretariato Nazionale della Pastorale Penitenziaria argentina, esprimendo profondo dolore e preoccupazione dinanzi agli episodi di violenza registrati, nel fine settimana, in diverse carceri della provincia di Buenos Aires, dove i detenuti si sono sollevati per chiedere la ripresa delle visite dei familiari sospese da marzo, a causa delle restrizioni imposte per la diffusione della pandemia di coronavirus. “Nel cercare soluzioni, non si dovrebbe mai scegliere la strada della violenza come alternativa. Continuiamo a credere nel dialogo e nella risoluzione pacifica dei conflitti” hanno scritto i membri del Segretariato. “Questo modo così violento di protestare - si legge nel comunicato - non giova a nessuno”: non giova ai molti feriti,  non giova alle loro famiglie “immerse nella più profonda angoscia” e non giova agli edifici vandalizzati, che porteranno nell’immediato futuro ad un peggioramento delle condizioni di detenzione. Esprimendo poi la loro vicinanza con la preghiera ai detenuti, alla polizia penitenziaria, alle loro famiglie e alle autorità della politica e di giustizia, i membri del Segretariato hanno chiesto a Dio di poter vivere le parole illuminanti del Papa nell’Angelus di domenica. In questo tempo di grande aggressività - hanno scritto - “abbiamo bisogno di mitezza per andare avanti nel cammino della santità. Ascoltare, rispettare, non aggredire: mitezza". Infine, hanno concluso la nota, invocando l'aiuto della Vergine Maria, Regina della Pace, affinchè “ci aiuti come società a trovare rapidamente soluzioni agli innumerevoli problemi delle carceri argentine, a costruire consenso e a percorrere le vie della pace che porteranno alla guarigione di tante ferite”. (AP)

3 novembre - ITALIA La preghiera dei vescovi italiani e della diocesi di Perugia per il cardinale Bassetti, trasferito in terapia intensiva

Il presidente della Cei, il Cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, ricoverato dallo scorso 31 ottobre presso la struttura di Medicina d’Urgenza COVID 1 dell’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia, è stato trasferito dai sanitari che lo hanno in cura nella Terapia Intensiva 2 dove proseguono le terapie del caso. Il trasferimento è avvenuto durante la notte tra il 2 e il 3 novembre, dopo una variazione dei parametri vitali.  Ne da notizia il sito della Conferenza Episcopale Italiana. Il porporato è vigile e collaborante. Nel corso della giornata i sanitari dell’Azienda ospedaliera di Perugia emetteranno il bollettino medico per un ulteriore approfondimento delle condizioni di salute dell’arcivescovo. I vescovi italiani riuniti oggi in sessione straordinaria, in videoconferenza, nel Consiglio Episcopale Permanente accompagnano con vicinanza, affetto e preghiera il cardinale presidente e assicurano il sostegno per Lui e per tutti gli ammalati, ringraziando i medici, gli operatori sanitari e quanti si prendono cura dei sofferenti Anche l’intera comunità diocesana di Perugia Città della Pieve è raccolta in preghiera. In un comunicato il vescovo ausiliare Marco Salvi precisa che i fedeli vivono “con apprensione questo momento di prova per il loro pastore Gualtiero. E’ commovente apprendere – afferma - che in tante comunità parrocchiali, famiglie religiose e di vita contemplativa, associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali laicali si elevano preghiere al Signore per una pronta guarigione del nostro cardinale, ricordando anche tutti coloro che sono a lui accomunati da questa malattia e quanti si prendono cura di loro”. Questo pomeriggio alle 17.30 “i canonici della cattedrale di San Lorenzo – annuncia. Salvi – si raccoglieranno in preghiera insieme ai fedeli che potranno farlo, nel rispetto delle norme di prevenzione del contagio da Covid-19, davanti alla venerata immagine della Madonna delle Grazie, tanto cara ai perugini, per la recita della Novena alla Beata Vergine scritta e recitata dallo stesso cardinale Bassetti durante la prima fase acuta della pandemia, nella scorsa primavera”. Chi vorrà potrà unirsi alla preghiera attraverso i canali social de La Voce. (PO)

3 novembre - IRLANDA #coronavirus Monsignor Farrell: commemorazione Defunti quest’anno ancora più importante

"La pandemia ci ha ricordato la nostra vulnerabilità e la nostra dipendenza l'uno dall'altro; ci ha fatto riscoprire il dono che la vita è e aiutato a vedere ciò che veramente conta". Questa la riflessione che monsignor Dermot Farrell, vescovo di Ossory, ha offerto in occasione della Commemorazione dei Defunti di ieri. “La commemorazione dei fedeli defunti ha una lunga storia nella Chiesa, fa parte della nostra fede comune e della nostra cultura”, ha detto il presule, considerando anche la particolare situazione di pandemia in cui questa si è svolta. “Mentre il Coronavirus intangibile si diffonde, i suoi effetti si fanno sentire in ogni angolo di questa Terra, e in ogni Paese del mondo. Il suo potere e il suo pericolo non ci lasciano dubbi: solo su quest'isola ci ha privato di 2.600 vite – ha proseguito - vite interrotte, famiglie messe di fronte a impotenza e dolore, in circostanze estremamente difficili, senza i consueti sostegni nei momenti di perdita, lontane in tutti i sensi dalla famiglia e dagli amici”. Il giorno in cui si commemorano i Defunti, invece, è un giorno in cui “ci troviamo l'uno con l'altro, per sostenerci, per pregare e semplicemente per stare con le persone nel loro dolore e nella loro perdita. È un momento di solidarietà con coloro che hanno perso una persona cara; è un momento di fede, e un'opportunità per offrire la consolazione e la speranza che la fede porta con sé”. “La pandemia ha anche derubato molte delle speranze che accompagnano alla fine della vita – ha continuato il presule - sostituendo la consolazione e la vicinanza con la solitudine. Questo non per minimizzare l'eroico contributo di tanti infermieri e medici che lavorano nei reparti di terapia intensiva, spinti ai loro limiti, e oltre. La paura di Covid-19 ha proibito le visite negli ospedali e nelle case di cura, ha reso le Messe funebri erano molto meno partecipate. Le formule ‘on line’ non possono sostituire i contatti personali, le mani unite, le voci alzate all’unisono per un inno o una preghiera, il silenzio che ci accompagna nel dolore”. (RB)

3 novembre - GERMANIA Attacco a Vienna. I vescovi: porre fine a odio e violenza

"Non c'è giustificazione per il terrore e la violenza". Esordisce così il presidente di vescovi tedeschi, monsignor Georg Bätzing, nel suo messaggio di solidarietà alle persone colpite negli attacchi avvenuti ieri sera a Vienna, affidato alle pagine del sito della Conferenza episcopale tedesca. Secondo gli ultimi bilanci, sono 4 le vittime e 17 i feriti causati dalle sparatorie avvenute in diversi punti del centro della capitale austriaca. "La notizia quasi settimanale del terrore in Europa mi scuote profondamente. Sono sbalordito dal sanguinoso atto di ieri sera a Vienna – scrive il vescovo - i miei primi pensieri e le mie prime preghiere sono per le vittime, i molti feriti e i parenti”. “Secondo quello che sappiamo finora, l'attacco è stato di matrice islamica. Condanno questo terrore, come è stato a Nizza la settimana scorsa. Nessuna forma di terrore, sia essa islamista, di estrema destra o di estrema sinistra, deve avere un posto nella nostra società e nella nostra cultura – ha ribadito il presule - il terrore in nome della religione offende il nome di Dio. Abbiamo bisogno di porre fine alla violenza. Abbiamo bisogno di porre fine all'odio. Abbiamo bisogno di religioni che mantengano le loro promesse: costruire la pace”. “L'Europa sarà una casa per le persone che vivono insieme pacificamente. Non permetteremo che questa casa ci venga portata via. Siamo uniti al popolo austriaco nella preghiera e piangiamo assieme a lui”, ha concluso monsignor Bätzing. (RB)

3 novembre - PANAMA Messa defunti. L’omaggio dell’arcivescovo di Panama alle vittime e agli eroi della pandemia

“Quest'anno, a causa della pandemia sanitaria, non festeggeremo il Te Deum, come ogni anno, ma non smetteremo di onorare il nostro Paese” ha affermato ieri, l’arcivescovo metropolitano di Panama, monsignor José Domingo Ulloa Mendieta, nell’omelia per la commemorazione dei defunti, nella Basílica di Santa María la Antigua, ricordando l’approssimarsi dei festeggiamenti nel 2021 del Bicentenario della Dichiarazione d'Indipendenza di Panama. “Questa è la motivazione che ci porta questo pomeriggio, a pregare per gli eroi della nostra storia passata e presente; per i fedeli che ci hanno lasciato, soprattutto per quelli che non sono più con noi a causa della pandemia”. "Rappresentanti delle autorità di governo, della società civile, delle etnie e delle diverse comunità di fede, riuniamoci - senza vedere le nostre differenze politiche o religiose - per elevare insieme le nostre suppliche al Dio della vita, perché ci rafforzi, perché rinnovi le nostre speranze e la fede che è possibile costruire un Panama più giusto, solidale e fraterno", ha detto il presule rivolgendosi alle autorità presenti. Monsignor Ulloa Mendieta ha chiesto di pregare per le famiglie delle vittime della pandemia, affinché ricevano il dono della consolazione, e per tutti coloro che hanno sofferto gli effetti del virus, coloro che hanno vissuto la malattia, così come coloro che soffrono e soffriranno le sue conseguenze. "È un'occasione propizia – ha aggiunto - per riconoscere i patrioti che hanno protetto e accompagnato il nostro popolo in questa crisi sanitaria e che con il loro lavoro hanno garantito il funzionamento della società". A questo proposito, ha citato il personale sanitario, i grandi eroi di questa crisi; i volontari di varie organizzazioni sociali e comunitarie; i funzionari di varie istituzioni governative; gli insegnanti, le famiglie e gli anziani. In questo tempo di pandemia, che ha portato alla dolorosa perdita di vite umane, alla sofferenza per la paura del contagio e alla solitudine di molti, soprattutto degli anziani, “vogliamo fare nostra questa sofferenza, soprattutto quella delle famiglie di quasi 3.000 persone che sono morte a causa del Covid-19”, ha detto l’arcivescovo di Panama. Nella consapevolezza, tuttavia, che questa situazione, in cui abbiamo perso la salute fisica e mentale, il lavoro, la famiglia, la pace, la fiducia, l'indipendenza, ha continuato, “ci offre l'opportunità di ricostruire la Patria, di recuperare le nostre radici, la memoria storica, la fratellanza e la speranza”. È questo il momento infatti, ha spiegato, di partecipare attivamente al dialogo nazionale, che sarà convocato a breve dal Presidente della Repubblica, per arrivare al "Patto del Bicentenario", portando avanti i valori essenziali del dialogo democratico: tolleranza, ascolto, rispetto sincero, integrazione delle diverse visioni, ma “soprattutto, la ferma volontà di privilegiare il bene comune che è piena solo quando protegge e promuove la dignità di coloro che sono più piccoli e vulnerabili”. “È il momento del dialogo, degli accordi e dei progetti concreti e realizzabili, per generare un nuovo patto sociale per Panama” ha ribadito. “La partecipazione deve essere garantita a tutti i settori del Paese”, includendo “quelli che sono stati esclusi e calpestati storicamente da una forma di sviluppo che ha privilegiato la concentrazione di potere e ricchezza in pochi, lasciando nell'esclusione e nella povertà una grande maggioranza”. Il presule, invitando i fedeli a lasciarsi guidare da Dio nella ricostruzione del Paese, ha ricordato infine che “da soli non possiamo uscire dalla pandemia. Solo insieme avremo successo” e anche che “prendersi cura di sé ed essere responsabili sia il modo concreto per onorare la memoria di coloro che se ne sono andati a causa di questa pandemia”. (AP)

3 novembre - MONDO Terzo settore. Engim presenta il Report annuale 2019 sulla formazione professionale

Sarà presentato domani, 4 novembre, alle ore 11 in diretta sulla pagina Facebook di Engim, il Report annuale 2019 delle attività dell'ente. L’Engim (Ente nazionale Giuseppini del Murialdo), che opera in Italia e all’estero nell’ambito della formazione professionale e della cooperazione internazionale come emanazione della Congregazione di San Giuseppe, è il primo ente di formazione professionale a trasformarsi in fondazione Ets per cogliere le opportunità date dalla Riforma del Terzo settore. Con la pubblicazione del Report annuale 2019, Engim si attesta come apripista nell’affermare un nuovo modello che vede gli enti di formazione professionale trasformarsi da soggetti equiparabili alla scuola ad attori delle politiche sociali e del lavoro. Grazie alla Riforma del Terzo settore si palesa, quindi, il riconoscimento del ruolo sociale ed economico della formazione professionale nel nostro Paese e nel mondo. “È tempo di ricollocarsi nel contesto italiano e mondiale, deve posizionarsi con lo sguardo libero dalla tradizione, conservandone elementi fondamentali ma mettendosi di fronte alle nuove sfide – dichiara padre Antonio Lucente, presidente di Fondazione Engim - nel campo della formazione professionale ciò significa reinventarla partendo dalle imprese, liberare i nostri ragazzi facendoli passare da un modello scolarizzato alla cultura del saper fare e del saper diventare. I giorni che verranno ci chiameranno a rispondere ai bisogni formativi in chiave diversa”. “La scelta di accedere al Terzo Settore ha rappresentato per Engim un’opportunità non solo per prendere parte attivamente alle innovazioni della riforma, ma anche per avviare un processo di trasformazione e riorganizzazione a livello sia nazionale che regionale”, spiega l’avvocato Gabriele Sepio che ha accompagnato Egim in questo percorso di trasformazione e redazione dell’Annual Report. I dati presentati nel Report annuale - riferiti all’anno 2019 - mostrano un ente presente in Italia e in altri 14 Paesi nel mondo, dove formazione professionale, orientamento e cooperazione internazionale sono a servizio dei cittadini per accompagnarli nell’inserimento o nel reinserimento lavorativo. Nel 2019 le attività di formazione professionale in Italia hanno coinvolto 9844 allievi giovani e adulti in 689 corsi distribuiti nei 25 centri formativi attivi a livello nazionale; nello stesso anno, nel mondo, l’azione di Engim si è concretizzata in 59 progetti internazionali presidiati nelle 33 sedi operative in Albania, Bolivia, Brasile, Ciad, Colombia, Ecuador, Guinea Bissau, Italia, Kenya, Libano, Mali, Messico, Senegal, Sierra Leone e Sudan. (RB)

3 novembre - REPUBBLICA CECA #coronavirus La lettera di Monsignor Nuzik agli operatori sanitari: prego per voi

Una vicinanza espressa nella preghiera e nella gratitudine di quanto tutti gli operatori sanitari – medici, paramedici e infermieri – stanno facendo per la popolazione durante questa delicata seconda ondata della pandemia di Coronavirus che sta investendo in pieno l’Europa, è stata espressa da monsignor Josef Nuzík, vescovo ausiliare di Olomouc e presidente del Consiglio per la Salute della Conferenza episcopale ceca, in una lettera pubblicata dall’Episcopato ceco. “Alla fine dello scorso anno, il virus è apparso in Cina e, dopo pochi mesi, questo ospite indesiderato è entrato dalla nostra porta senza bussare. Da allora ce ne occupiamo e, poiché ci troviamo in una situazione del genere per la prima volta, non c'è da meravigliarsi che questo conflitto sia accompagnato da ricerche, errori, tentativi di riparazione e decisioni in continua evoluzione – scrive il vescovo - ogni passo del governo è ampiamente commentato nei media e in patria da esperti; le normative riguardano tutte le sfere della società e le loro conseguenze si riflettono sulla privacy e sull'occupazione”. Nella Repubblica Ceca, stando agli ultimi dati disponibili del 29 ottobre scorso, l’epidemia si diffonde al ritmo di circa 13mila nuovi casi al giorno. “A molte persone le restrizioni sembrano troppo drastiche e difficili da realizzare e mantenere per lungo tempo – ha continuato il presule – ma mentre la maggior parte di noi cerca di evitare i contatti con persone che potrebbero essere una fonte di infezione, per proteggerci, gli operatori sanitari vanno incontro a questo pericolo durante il loro interno turno di lavoro. Meritano, dunque, riconoscimento e ammirazione non solo per come gestiscono la professione in condizioni estremamente impegnative, ma anche per come stanno rispondendo a questa straordinaria sfida: vivendola come una missione, non come un dovere”. “Per molti anni, ho benedetto le ambulanze che mi passavano accanto – ha raccontato monsignor Nuzík – e non solo io, ma molti sacerdoti, suore e credenti pregano per loro, affinché il Signore possa mantenerli in buona salute, anima e corpo, aiutarli a gestire lo stress e superare la fatica in modo che possano continuare la loro missione di servire i malati e aiutarli a tornare tra i loro cari e alla loro vita". “Auguro a tutti noi, e prego che sia così, che il nostro mondo possa uscire da questa crisi migliorato, e non peggiorato – ha concluso - Grazie, cari dottori, paramedici e cappellani ospedalieri per l'aiuto”. (RB)

3 novembre - POLONIA Dal 3 all’11 novembre Novena nazionale a Jasna Góra per la pace e l’unità

“Seguendo le orme di San Giovanni Paolo II e del cardinale Stefan Wyszyński, insieme ai Padri Paolini di Jasna Góra, invitiamo tutti a una preghiera speciale, alla Novena Nazionale, dal 3 all'11 novembre, e a partecipare a uno speciale ritiro nazionale su Internet a Jasna Góra dall'11 al 13 novembre". Così hanno scritto il Consiglio della Conferenza episcopale polacca per l'Apostolato dei Laici e i Padri Paolini – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, incoraggiando tutte le persone a pregare per la pace e per l'ordine sociale nel loro Paese. Ogni giorno nella Cappella di Nostra Signora di Czestochowa del Monastero di Jasna Góra, alle ore 15, con la Coroncina alla Divina Misericordia e una preghiera speciale, i monaci pregheranno per le intenzioni delle donne, delle madri e per l'unità e la pace in Polonia. In occasione della Novena, i fedeli saranno invitati, dunque, a recitare quotidianamente la Coroncina e la preghiera dei Padri Paolini. Chi non potrà farlo alle ore 15.00, potrà scegliere un altro momento. Il culmine di questa singolare Novena Nazionale sarà un ritiro virtuale di tre giorni dall'11 al 13 novembre, guidato, tra gli altri, dall'arcivescovo Wojciech Polak, dai vescovi Andrzej Czaja e Andrzej Przybylski. (AP)

3 novembre - FILIPPINE Super tifone Goni. Appello globale della Caritas per aiutare le persone colpite dalla tempesta

"Con umiltà, ci appelliamo ai sinceri atti di gentilezza, generosità e compassione di tutti". Lo ha detto ad UCA News monsignor Jose Colin Bagaforo, direttore di Caritas Filippine, lanciando un appello globale per aiutare le persone colpite da Goni (o Rolly), il super tifone più potente del 2020, che abbattutosi a sud di Luzon, domenica scorsa, ha causato almeno 20 morti e interessato centinaia di migliaia di filippini. Sono 390.000 le persone sfollate dalle loro case e circa 347.000 quelle che si trovano ancora nei centri di raccolta. Le foto sui social media mostrano villaggi sommersi dalle acque alluvionali, case distrutte, alberi abbattuti e detriti. Più di 300 le abitazioni sepolte sotto colate di fango vulcanico nella provincia di Albay, gravemente interessata dalla tempesta. Bagaforo, sottolineando come il super tifone porterà una  "maggiore povertà" alle comunità già duramente messe alla prova dalla pandemia di coronavirus, ha riferito come le squadre di intervento rapido della Chiesa siano state subito dispiegate, e i volontari e i gruppi diocesani stiano portando aiuto agli sfollati in varie parrocchie. L'arcidiocesi di Manila ha stanziato un primo milione di peso per sostenere i bisogni urgenti delle comunità colpite. Inoltre, il direttore esecutivo di Caritas Manila, padre Anton Pascual, ha annunciato che l'arcidiocesi di Caceres e le diocesi di Virac, Daet, Gumaca e Legazpi riceveranno 200.000 peso ciascuna. “In questi tempi difficili, in cui eleviamo tutto al nostro Dio", ha affermato padre Tony Labiao, segretario esecutivo di Caritas Filippine, "sappiamo anche che tutti, nel mondo, saranno in grado di ascoltare le nostre preghiere e di inviare aiuto". (AP)

3 novembre - AUSTRIA Attacco a Vienna. Cardinale Schönborn: preghiamo per vittime e soccorritori

“Qualunque sia la matrice dell’attacco avvenuto a Vienna, deve essere chiaro che la violenza cieca non può essere giustificata da nulla”. Queste le parole dell’arcivescovo della capitale austriaca, cardinale Christoph Schönborn, all’indomani delle sparatorie avvenute nella serata di ieri in sei diversi punti del centro della città. Le riporta il sito della Conferenza episcopale austriaca. Il porporato ha chiesto di pregare per le vittime dell'attentato e per gli operatori dei servizi di emergenza: "In queste ore drammatiche prego con molti altri che stanno seguendo i tragici eventi nel cuore della nostra città attraverso i media, per le vittime, i servizi di emergenza e perché non ci siano altri spargimenti di sangue”, ha detto in un'intervista a Kathpress, in cui si è definito "profondamente commosso" dagli eventi a cui ha dovuto assistere. "Il fatto che siano stati sparati dei colpi direttamente davanti al tempio della città della comunità religiosa israelita mi ricorda il sanguinoso attentato alla sinagoga del 1981. Qualunque sia lo sfondo dell'attentato di questa volta, deve essere chiaro che la violenza cieca non può essere giustificata da nulla”, ha concluso. (RB)

2 novembre - REGNO UNITO Nuovo lockdown: lo sgomento del vescovo di Plymouth per la proposta del governo di cessare il culto pubblico e comunitario

Monsignor Mark O’Tool, vescovo di Plymouth, in una lettera indirizzata ai deputati delle contee di Cornovaglia, Devon e Dorset, ha espresso tutto lo sgomento della comunità cattolica di fronte alla richiesta del governo, pubblicata nella sua nuova guida alle restrizioni nazionali, di cessare, dal 5 novembre – data di inizio del nuovo lockdown nel Paese – fino al 2 dicembre, gli atti di culto pubblico e comunitario, dopo che le comunità cattoliche hanno lavorato tanto per rendere le chiese luoghi sicuri in cui tutti potessero riunirsi in modo controllato e disciplinato. Il presule ha sottolineato come "Le comunità di fede abbiano svolto un ruolo vitale nel sostenere la salute fisica, spirituale e mentale in questi ultimi mesi, così come nell'incoraggiare attività caritatevoli vitali, che sostengono milioni di persone in tutti i settori della comunità, e specialmente i più vulnerabili”. Questo servizio, ha aggiunto, “è creato e sostenuto dal culto e dalla preghiera comuni”. La Messa, infatti, ha un ruolo centrale nella vita dei cattolici, ed “è essenziale nel sostenere la salute fisica, spirituale e mentale, oltre che nel nutrire l'energia e la generosità necessarie per servire gli altri". Monsignor O’Tool, dunque, ha invitato il Governo ad essere trasparente, a mostrare le prove che giustificano la decisione di vietare il culto pubblico e di pubblicare i dati che hanno portato a questa risoluzione. “Se tale prova non può essere prodotta – ha affermato il vescovo di Plymouth -, allora la decisione di vietare il culto pubblico nelle chiese cattoliche dovrebbe essere rimossa dalla proposta di legge”. Il vescovo, infine, ha auspicato che la questione venga affrontata in Parlamento, “in modo che la comunità cattolica, e gli altri gruppi religiosi, siano trattati in modo equo, e con il riconoscimento dei legittimi diritti alla libertà religiosa e all'espressione, così profondamente radicati nella nostra democrazia”. (AP)

2 novembre - INDONESIA Papua Occidentale. Monsignor Mandagi: “Risolvere i problemi di Papua con il dialogo, con il rispetto dei papuani e senza violenza"

In seguito all'uccisione, il 26 ottobre, di Rufinus Tigau, un catechista accusato dalle forze di sicurezza indonesiane di essere un separatista, nel distretto di Intan Jaya, a Papua, monsignor Aloysius Murwito, vescovo francescano di Agats-Asmat, e monsignor Petrus Canisius Mandagi, amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Merauke, hanno incontrato il 1° novembre, nella sua residenza, Mahfud MD, ministro della Sicurezza indonesiano, per discutere dei vari problemi che affliggono la provincia più indipendentista e povera dell’Indonesia, tra cui le continue violenze. I vescovi erano accompagnati dal cardinale Ignatius Suharyo Harjoatmodjo, presidente della Conferenza Episcopale Indonesiana. "L'incontro – ha raccontato monsignor Mandagi – ha cercato di dare una risposta ai diversi problemi di Papua, in particolare alla violenza. Noi vescovi siamo preoccupati per la situazione" ha detto il presule, aggiungendo che non sono stati discussi casi specifici e che l'attenzione si è concentrata piuttosto sugli effetti distruttivi della violenza sulle persone, compresi militari e polizia, spesso accusati di reagire violentemente alle insurrezioni dei separatisti. Negli ultimi anni, nella provincia di Papua occidentale, decine di persone sono state arrestate, perché sostenitrici di idee indipendentiste e perché scese in piazza per protestare contro la discriminazione e gli abusi razziali condotti da decenni dalle autorità indonesiane, esattamente dal 1969, anno dell’annessione della Papua Occidentale all’Indonesia. Monsignor Mandagi ha detto di aver suggerito a Mahfud la necessità di un maggior dialogo con la popolazione per allentare le tensioni, compreso un dialogo tra Giacarta e la Chiesa locale. Il governo deve procedere con più attenzione, perché l'uso di un approccio militare aggrava le tensioni nella regione, ha sottolineato. "I papuani sono brave persone. Tutti, compresi i militari, la polizia e gli operatori ecclesiastici che vengono a Papua, non devono guardarli dall'alto in basso” ha precisato. “Dobbiamo tutti risolvere i problemi di Papua con il dialogo, con il rispetto dei papuani e senza violenza". Il ministro della sicurezza Mahfud, da parte sua, ha definito l’incontro con i vescovi “costruttivo”, assicurando che i funzionari del governo si recheranno a Papua e terranno ulteriori colloqui con i vescovi e con altri leader religiosi. "Spero che il governo mantenga le sue promesse di ridurre la violenza” nella provincia, ha osservato monsignor Mandagi, perché “vogliamo che Papua diventi una terra di amore, non una zona di guerra". (AP)

2 novembre - ITALIA Per combattere la pandemia l’arcivescovo di Torino avvia una catena di preghiera

L’arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, monsignor Cesare Nosiglia, chiede ad ogni comunità delle sue diocesi di dar vita a una catena di preghiera ogni sabato alle 17.30, o comunque mezz’ora prima della Messa prefestiva, a partire dal 7 novembre e fino alle feste di Natale. È la risposta che il presule suggerisce di fronte all’emergenza coronavirus. “La pandemia cattura in questo tempo tutta la nostra attenzione - scrive in un messaggio -. Di fronte a questo gravissimo problema abbiamo bisogno di non spaventarci; abbiamo bisogno di riflettere; abbiamo bisogno, come credenti, di riportare i fatti e i nostri sentimenti in quello ‘spazio di verità’ che è la preghiera. L’invito è a ritrovarsi nelle chiese e nelle case, nel rispetto delle norme anti-Covid, per recitare il Rosario. “Saremo in sintonia, anche, con tutti quei luoghi e quelle persone che nella preghiera sono immersi, nei monasteri come nelle comunità di vita contemplativa” spiega monsignor Nosiglia che avvierà la catena di preghiera al santuario della Consolata e annuncia per le Messe domenicali una speciale intenzione nella preghiera dei fedeli e la recita di una supplica. “Si tratta di chiedere al Signore per intercessione della Madonna e di tutti i santi nostri protettori l’aiuto decisivo per affrontare il contagio e le sue conseguenze, che ci appaiono così devastanti non solo per chi è ammalato, ma per tutti i contesti vitali che nella pandemia vengono convolti - precisa l’arcivescovo di Torino -. Penso alla solitudine degli ammalati negli ospedali e nelle case di riposo, agli anziani che vivono da soli, a quelle famiglie che si ritrovano isolate”. Il messaggio definisce infine l’impegno della preghiera “un richiamo forte alla carità concreta, alla solidarietà con chi è più colpito, quindi si rivolge in particolare ai giovani, “perché siano presenti a questi momenti e perché trovino le forme più adatte per mettersi a servizio di chi ha più bisogno”. (TC)

2 novembre - FILIPPINE Super tifone Goni. Le chiese accolgono i filippini in fuga

Le chiese hanno aperto le loro porte per offrire riparo almeno ad una parte delle centinaia di migliaia di persone che sono fuggite dalle loro case per evitare il super tifone, di categoria 5, Goni. La tempesta si è abbattuta sulla regione di Bicol, a sud di Luzon, il 1° novembre, causando la morte di almeno 20 persone e la fuga di 350 mila filippini. I venti hanno raggiunto la velocità di 225 km orari, mentre le forti piogge scoperchiavano tetti, distruggevano linee elettriche e provocavano inondazioni nelle aree più colpite. Goni, uno dei cicloni tropicali più potenti degli ultimi decenni e il più potente finora osservato in questo 2020, ha innescato una serie di frane che hanno sepolto case, danneggiato ponti, strade e campi coltivati. Secondo il governo filippino, i danni al settore agricolo della provincia ammonterebbero a circa 1,1 miliardi di pesos (22 milioni di dollari). Padre Treb Futol della diocesi di Sorsogon ha raccontato ad UCA News come la sua parrocchia abbia allestito una mensa per i poveri e stia dando da mangiare agli sfollati fuggiti dalle loro case. Mentre padre Ranhilio Aquino della diocesi di Tuguegarao, nel nord di Luzon, ha chiesto aiuto sui social media, descrivendo la situazione disperata in cui si trovano a vivere migliaia di persone colpite dalla tempesta. "Molti ... tremano al freddo, senza letti, forse anche senza più una casa. Molti sono addolorati per la perdita dei loro cari, mentre cercano di salvare quel poco che è rimasto" ha scritto. Il responsabile di Caritas Filippine, monsignor Jose Colin Bagaforo, ha riferito ad UCA News come l’organizzazione cattolica al momento sia impegnata a coordinare i suoi uffici locali per distribuire beni di prima necessità alle persone colpite dalla tempesta nel modo più rapido ed efficiente possibile e sia pronta ad assistere finanziariamente, se e quando necessario,  le diocesi danneggiate dal tifone. (AP)

2 novembre - INDIA Chhattisgarh, attacchi ai cristiani. Monsignor Toppo: “Rendere giustizia agli oppressi”

Monsignor Paul Toppo, vescovo di Raigarh, unendosi agli attivisti per i diritti sociali e civili del Paese, ha chiesto al governo di indagare sugli atti vandalici compiuti, tra il 22 e il 23 settembre scorsi, da gruppi tribali contro le abitazioni dei cristiani rifiutatisi di adorare gli idoli della religione tribale Sarna in cinque villaggi, nel distretto di Bastar, nello Stato del Chhattisgarh. I cristiani per salvarsi la vita sono stati costretti a fuggire nella foresta. "Siamo rattristati per gli incidenti – ha riferito il presule ad UCA News – e chiediamo un'indagine imparziale che salvaguardi il benessere della comunità tribale e porti armonia tra le diverse religioni". Monsignor Toppo ha voluto sottolineare come i popoli tribali amino la pace e abbiano un ottimo rapporto con le altre fedi, ma come “alcuni gruppi di interesse vogliano creare divisioni tra le persone in nome della religione, della casta e del credo, il che è molto spiacevole" ha detto. "È dovere del governo dello Stato – ha aggiunto - prendersi cura del proprio popolo”.  Per questo motivo, ha esortato il primo ministro Bhupesh Baghel e altri funzionari “ad esaminare la questione senza fare alcuna discriminazione in base alla religione o alla casta e a rendere giustizia agli oppressi". Il porporato si è unito così alla richiesta avanzata dai gruppi per i diritti sociali e civili - i membri del Movimento dell'Alleanza nazionale dei popoli, dell'Unione popolare per le libertà civili e di altre organizzazioni come il Comitato dei cittadini di Chhattisgarh per un'azione congiunta -, che, dopo aver visitato i villaggi, hanno esortato il primo ministro a chiedere al governatore dello Stato di esercitare i poteri previsti dalla Costituzione, volti a tutelare le tradizioni, la cultura, la lingua e l'autogoverno nei villaggi delle popolazioni tribali. (AP)

2 novembre - SRI LANKA #coronavirus Veglia di preghiera di 24 ore per la fine della pandemia

Guidati dal cardinale Malcolm Ranjith, il clero e i fedeli cattolici cingalesi hanno pregato ininterrottamente per 24 ore, dal 31 ottobre al 1° novembre, per la fine della pandemia di Covid-19 nello Sri Lanka e nel mondo. La veglia di preghiera, organizzata dai media cattolici, tra cui Radio Veritas, Radio Seth FM e Verbum TV, è stata vissuta come una benedizione da molti credenti, in questo momento di solitudine e paura, si legge su UCA News. Il cardinale Ranjith, durante la Messa trasmessa in tv il 1° novembre, ha ribadito ai cittadini, in un momento in cui sono state imposte ulteriori restrizioni per contenere la diffusione del virus nella nazione, l’importanza di rispettare le norme di sicurezza sanitarie e le richieste dei funzionari del governo, ricordando ai cattolici di adempiere alla loro  “responsabilità sociale”. “Potremo superare questa catastrofe – ha detto - solo dando tutti il nostro contributo". "Pur essendo molte le nostre necessità, dobbiamo fare sacrifici per i nostri fratelli e per le nostre sorelle”, ha affermato il cardinale. “Il sacrificio per i nostri fratelli e per il Paese fa parte della nostra vita cristiana. Esorto tutti voi a rispettare queste regole – ha aggiunto - e ad estendere sempre il vostro sostegno ai funzionari sanitari". Il porporato ha poi annunciato come la Chiesa locale continuerà a tenere momenti di preghiera quotidiani. “Ogni giorno alle 6.30 del mattino – ha affermato -, reciteremo la preghiera alla Madonna di Lanka”, e speriamo anche “di lanciare un programma speciale dalle 18.30 alle 19.00 tutti giorni". (AP)

2 novembre - ITALIA Deceduto il gesuita padre Bartolomeo Sorge, seppe coniugare cristianesimo e politica

Si è spento oggi a Gallarate, all’età di 91 anni, padre Bartolomeo Sorge, gesuita, noto teologo e politologo. Di origini catanesi, era nato il 25 ottobre del 1929 all’Isola d’Elba, a Rio Marina, ed era entrato nella Compagnia di Gesù nel 1946; ordinato sacerdote nel 1958, aveva studiato a Milano, in Spagna e a Roma. Direttore della rivista “La Civiltà Cattolica” dal 1973 al 1985, venne trasferito a Palermo e nel decennio successivo fu a capo dell’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe. Insieme al confratello Ennio Pintacuda sostenne il movimento politico d’ispirazione cristiana “Città per l’uomo” e contribuì alla primavera palermitana, quel fiorire di iniziative politiche, sociali e culturali volte alla promozione di una cultura della legalità che contrastasse quella mafiosa. Ma padre Sorge si era già distinto per aver collaborato ai testi della lettera apostolica di Paolo VI Octogesima adveniens del 14 maggio 1971 sul ruolo dei cristiani e delle Chiese locali in campo politico, sociale ed economico e sui fondamenti democratici della società, e nella promozione di una nuova identità culturale cattolica che potesse portare frutti anche nella politica. Dopo l’esperienza di Palermo, che gli rimarrà sempre nel cuore, nel 1997 si stabilì a Milano, continuando a scrivere e a dedicarsi a conferenze e incontri. È stato anche direttore delle riviste “Popoli” e “Aggiornamenti Sociali”, dove ha firmato 162 articoli, ed autore di numerose pubblicazioni sulla dottrina sociale della Chiesa e l’impegno dei cristiani in politica. Da alcuni anni si era ritirato nella comunità di Gallarate. Il portale di Aggiornamenti Sociali lo ricorda riproponendo quanto aveva scritto nel suo libro “La traversata. La Chiesa dal Concilio Vaticano II ad oggi”, citando Benedetto XVI: “Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo diritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri”. (TC)

2 novembre - BRASILE Il Presidente dei vescovi: “Piantiamo oggi un albero in memoria di chi ci ha lasciato”

“Piantiamo un albero per ricordare i defunti. In particolare coloro che ci hanno lasciato a causa del Covid”. L’invito è dell’arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), mons. Walmor Oliveira de Azevedo, che in un video messaggio ha chiesto a tutti i fedeli di essere presenti attraverso questo gesto, come Chiesa, in tutto il paese. “Siamo chiamati a testimoniare la nostra speranza affrontando la morte con segni d’amore. Scommettiamo così sulla vita di fronte alla morte. Parlando della pandemia e delle migliaia di persone scomparse a causa del virus, il Presidente dei vescovi ha espresso la sua solidarietà e manifestato la vicinanza nei confronti delle famiglie delle vittime: “Condividiamo il dolore di tanti orfani, vedovi, vedove e fratelli che hanno affrontato il dolore della separazione e della conseguente scomparsa imposti dalla malattia”. Evocando “Fratelli Tutti”, il presule ha sottolineato che “La solidarietà e la corresponsabilità fanno parte dell’identità cristiana. Lo ribadisce Papa Francesco nella sua ultima enciclica dedicata proprio ad uno dei principi cardine della nostra fede”. Infine l’appello: "In questo giorno in cui meditiamo sulla morte, non perdiamo la strada: siamo nati per la vita. Siamo al suo servizio nella certezza che un giorno incontreremo coloro che sono partiti prima di noi. Da questa convinzione, in omaggio alle vittime della pandemia e ricordando le tragedie ambientali che si sono verificate quest'anno, la Chiesa vi invita a un gesto concreto: la piantumazione di un albero nella vostra casa o nella vostra comunità in memoria di chi ci ha lasciato” (DD)

2 novembre - ITALIA Appello di Biagio Conte a fare il bene e al giusto vivere per ricevere la Salvezza, la Risurrezione e la Vita Eterna

Un invito ad ogni uomo e ad ogni donna perché vivano al meglio il dono prezioso della vita. Lo rivolge Biagio Conte, il missionario laico palermitano, fondatore della “Missione di speranza e carità” che nel capoluogo siciliano assiste poveri e migranti, in questi giorni in ritiro da eremita per pregare e fare penitenza per quanto l’intera umanità sta attraversando. Dopo circa tre settimane di silenzio ha voluto condividere uno scritto, “un giusto consiglio affinché ogni uomo e donna si comportino bene”. “Fare il bene equivale a vivere bene. È chiaro che tutto torna bene. Il bene ci fa stare bene con gli altri e soprattutto con noi stessi - esordisce fratel Biagio -. Il bene ci rende liberi e non schiavi del male: il male è una terribile dipendenza, fa male agli altri e ritorna male a se stessi”. Il missionario laico prosegue poi con un lungo elenco di tutto ciò che è male: le dipendenze negative, l’alcol, la droga, il gioco delle scommesse, la moda che non rispetta il corpo. Per fratel Biagio provocano conseguenze negative “gli insegnanti e i genitori che educano male e non correttamente”; non fa bene il giornalismo fatto male; compie del male chi inquina e maltratta la natura danneggiando l’ambiente, la società. “I costruttori di armi causano la morte di tante vite umane e ritorna male all’umanità - aggiunge Biagio Conte -. Chi manipola un embrione e consente l'aborto e l’eutanasia uccide tante vite umane (…) La politica, le istituzioni e le professioni gestite male, per interessi e affari economici tornano male ai cittadini, al popolo e alla nazione stessa e soprattutto a chi gestisce male”. Il missionario laico rimarca poi che “ogni religione che non rispetta le altre religioni e chi non crede e non si impegna a garantire la giustizia e la pace fa male al prossimo e a tutta l’umanità” e “il credente che giudica e non si apre al dialogo con le altre religioni e con i non credenti danneggia la società e anche sé stesso”, e così anche il non credente. “Che giova all’uomo fare il male - riflette fratel Biagio -, accumulare il negativo, guadagnare il mondo intero se poi si perde o rovina sé stesso?”. “Il buon Dio ci testimonia e ci invita a vivere facendo il bene che equivale nel giorno della morte in questa vita terrena a ricevere la Salvezza, la Risurrezione e la Vita Eterna” conclude il missionario. Infine fratel Biagio avverte che chi conclude la vita nel male, dopo la morte, “sprofonderà nel buio, nelle tenebre, nel vuoto, nell’incompiuto, nel niente” mentre “il giusto vivere questa unica opportunità in questa vita terrena è nel bene, nel Sommo Bene che il buon Dio ci ha donato e ci consiglia di donarlo per il bene proprio e di tutta l’umanità”. (TC)

1 novembre - BURKINA FASO In vista delle elezioni del 22 novembre la Conferenza episcopale esorta cittadini e politici ad impegnarsi per il bene del Paese

I vescovi del Burkina Faso invitano i cittadini e recarsi alle urne il 22 novembre per le elezioni del presidente della Repubblica e dei deputati dell’Assemblea Nazionale. In un messaggio pubblicato oggi i presuli ricordano che il voto, come affermato da Giovanni XXIII, è “uno dei pilastri di tutte le istituzioni democratiche” e descrivono l’attuale situazione del Paese, dove  il terrorismo sta provocando continuamente morti e in tanti sono costretti ad abbandonare le loro case. Nel Sahel, nel nord e nelle regioni centrali e orientali, e ancora a Boucle du Mouhoun e a Cascades, migliaia di persone vengono cacciate, perseguitate, espropriate delle loro proprietà e sono costrette a rifugiarsi altrove. Perchè il Paese abbia un futuro migliore I presuli esortano ogni cittadino ad impegnarsi per il bene di tutti e perché i diritti fondamentali vengano garantiti, preservati e consolidati. Da qui anche l'invito agli attori della vita politica alla rigorosa applicazione delle leggi in vigore e ad un dialogo che tenga conto del particolare contesto sociale. Quindi la Conferenza episcopale esorta i politici a salvaguardare la vita, l’integrità fisica, psicologica e morale delle persone, a porsi a sevizio della gente, a rifiutare la corruzione e a far sì che il potere non calpesti i diritti dei cittadini.VNS – 1nov20 – I vescovi del Burkina Faso invitano i cittadini e recarsi alle urne il 22 novembre per le elezioni del presidente della Repubblica e dei deputati dell’Assemblea Nazionale. In un messaggio pubblicato oggi i presuli ricordano che il voto, come affermato da Giovanni XXIII, è “uno dei pilastri di tutte le istituzioni democratiche” e descrivono l’attuale situazione del Paese, dove  il terrorismo sta provocando continuamente morti e in tanti sono costretti ad abbandonare le loro case. Nel Sahel, nel nord e nelle regioni centrali e orientali, e ancora a Boucle du Mouhoun e a Cascades, migliaia di persone vengono cacciate, perseguitate, espropriate delle loro proprietà e sono costrette a rifugiarsi altrove. Perchè il Paese abbia un futuro migliore I presuli esortano ogni cittadino ad impegnarsi per il bene di tutti e perché i diritti fondamentali vengano garantiti, preservati e consolidati. Da qui anche l'invito agli attori della vita politica alla rigorosa applicazione delle leggi in vigore e ad un dialogo che tenga conto del particolare contesto sociale. Quindi la Conferenza episcopale esorta i politici a salvaguardare la vita, l’integrità fisica, psicologica e morale delle persone, a porsi a sevizio della gente, a rifiutare la corruzione e a far sì che il potere non calpesti i diritti dei cittadini. (TC)

1 novembre -  PORTOGALLO Defunti. Ad Alhos Vedros (Setúbal) un centro per l’elaborazione del lutto con un sacerdote, uno psicologo e una psichiatra

“La pandemia ha dato alla morte una nuova forma di protagonismo e ha chiamato il sacerdote ad essere più presente nella vita delle persone”. Lo sostiene Padre Nuno Pacheco, parroco di Alhos Vedros (diocesi di Setúbal) che alla vigilia della Commemorazione dei Defunti presenta una iniziativa inedita: un centro per l’elaborazione personale del lutto coordinato da un sacerdote, uno psicologo e una psichiatra. “Ho sempre accompagnato i miei parrocchiani defunti al cimitero. Anche durante il lockdown, quando sono arrivato a celebrare cinque funerali al giorno. Non li ho mai abbandonati” racconta Padre Pacheco. “La modernità ha aumentato le distanze tra le persone. Oggi abbiamo un rapporto di familiarità più con lo smartphone che con i nostri simili. Questo ha consentito un maggior distacco  nei confronti della morte”, spiega Carina Carrilho, la psicologa che collabora con padre Nuno nella parrocchia di Alhos Vedros. “Fino a qualche decennio fa, soprattutto nelle aree rurali, la gente aveva maggiore consapevolezza nei confronti del trapasso, anche perché si viveva con i propri cari fino all’ultimo” prosegue la psicologa che ritiene il suo ruolo fondamentale per “accompagnare le persone durante questo difficile periodo e aiutarle a farle tornare ad una realtà dalla quale si sono allontanate”. Per padre Pacheco il dolore è un “itinerario importante che nessuno deve trascurare” e il lutto è “quel tempo che ci permette di imparare a vivere una nuova realtà senza coloro che amiamo”. Purtroppo, aggiunge il sacerdote “l’addio in fretta e furia, così come è accaduto durante la fase acuta della pandemia, lascerà segni indelebili. Anche in futuro”. Il parroco fa riferimento alle tante vittime di Covid che, dopo il ricovero e il decesso in ospedale, non hanno avuto la possibilità di abbracciare i propri familiari. “Andarsene in questo modo senza il conforto dei cari è drammatico”. (DD)

1 novembre - EUROPA-ASIA Coe e Centro per il dialogo interreligioso e interculturale di Teheran celebrano 25 anni di collaborazione

“Rendiamo grazie a Dio Onnipotente per i dialoghi intrattenuti in questo quarto di secolo che ci hanno permesso di conoscerci meglio e di riconoscere le nostre posizioni comuni, aiutandoci così a ottenere preziosi risultati nell’ambito della giustizia e della pace, nonché in materia di cooperazione tra le religioni”: lo scrivono in un documento comune il Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) e il Centro per il dialogo interreligioso e interculturale dell’Organizzazione per la cultura e le relazioni islamiche di Teheran che celebrano 25 anni di collaborazione. La collaborazione fra i due enti, dal loro incontro a Ginevra nel 1995, è proseguita a Teheran; nelle due città, Coe e Centro per il dialogo interreligioso e interculturale si sono incontrati regolarmente in tutti questi anni per discutere di Religione e mondo contemporaneo, globalizzazione, pacifica convivenza. “Lo sviluppo del dialogo interreligioso è uno dei progressi più incoraggianti di questi ultimi tempi - ha affermato il reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Coe -. Ma, se è vero che il dialogo tra islam e cristianesimo può portare molte benedizioni, non si può certo dire che sia sempre facile. Partecipare al dialogo - ha proseguito il reverendo Sauca - significa essere disposti ad ascoltare con umiltà e attenzione, ma anche parlare chiaramente e con fiducia dal punto di vista della propria fede, a riflettere senza discostarsi da uno spirito di autocritica positiva, cercare di vedere la realtà come la vedono i nostri interlocutori”. Il segretario generale ad interim del Coe ha espresso inoltre gratitudine alle Chiese del Coe in Iran per il contributo apportato in questi 25 anni e ha riconosciuto l’importanza del dialogo a tutti i livelli. Da parte sua il direttore dell’Organizzazione per la cultura e le relazioni islamiche, Abuzar Ebrahimi Torkaman, ha evidenziato che il lavoro svolto in questo quarto di secolo ha consentito una comprensione reciproca e la cooperazione in diversi campi. “L’estremismo e la tendenza alla violenza volti ad escludere e scomunicare gli altri non sono mai stati accettati né nell’islam né nel cristianesimo” ha evidenziato Abuzar Ebrahimi Torkaman precisando che la religione invita alla ragione e chiude la porta alla violenza, la quale nasce invece dall’assenza della ragione. “Anche noi pensiamo che questa strada non sia facile da percorrere e che il dialogo sia essenzialmente basato sulle buone maniere e sull’etica - ha concluso Abuzar Ebrahimi Torkaman -. Secondo il nostro credo, quando ascoltiamo correttamente riceviamo buone notizie da Dio Onnipotente, e una buona domanda posta equivale alla metà della conoscenza ". (TC)

1 novembre - RUSSIA Acs invita a sostenere l’hospice per bambini di San Pietroburgo in cui collaborano Chiesa ortodossa russa e Chiesa cattolica

Aiuto alla Chiesa che Soffre vuole sostenere ancora il progetto del sacerdote ortodosso Aleksandr Tkachenko, che nel 2003 ha fondato a San Pietroburgo, in Russia, il primo hospice per bambini, e sta raccogliendo fondi. Quella con padre Tkachenko, riferisce Acs, è una proficua e costruttiva collaborazione tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa iniziata circa 30 anni e che si è intensificata dopo lo storico incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill a L’Avana del 12 febbraio del 2016. Padre Tkachenko, volendo offrire più aiuti ai bambini malati terminali e alle loro famiglie, con il sostegno di specialisti e psicologi, ha dato vita ad una struttura specializzata, che assiste con competenza i degenti e accoglie amorevolmente le loro famiglie. Si spazia da diverse forme di terapia, che aumentano la qualità della vita dei bambini, in gran parte malati di cancro, a sforzi volti fornire loro qualunque cosa possa consentire loro di avere una vita infantile il più normale possibile. Un gruppo di lavoro ecumenico promuove, inoltre, da un lato, progetti concreti e, dall’altro, lo scambio di esperienze tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa. L’esperienza di San Pietroburgo ha spinto padre Tkachenko ad aprire anche un nuovo hospice per bambini a Mosca e il patriarca Kirill, che lo ha visitato, ne è rimasto così colpito da parlane più volte pubblicamente esprimendo apprezzamento per il progetto. Nell’hospice di San Pietroburgo educatori, medici, psicologi, assistenti sociali, sacerdoti e volontari lavorano insieme per alleviare la difficile situazione dei bambini e delle loro famiglie. “Non predichiamo sul letto d’ospedale, ma nella loro angoscia le persone vengono da noi con tante domande molto profonde. Noi sacerdoti cerchiamo di aiutarli a trovare la pace interiore”, dice padre Tkachenko. Anche le famiglie che si occupano dei loro bambini malati a casa ricevono dall’hospice assistenza medica, aiuti e sostegno psicologico e pastorale. Ora l’edificio di San Pietroburgo è in fase di riammodernamento e Aiuto alla Chiesa che Soffre vuole raccogliere 30mila euro da donare alla struttura. (TC)

1 novembre - ARGENTINA Riprese in tutta la diocesi di San Roque de Presidencia Roque Sáenz Peña le trasmissioni di Radio Maria Auxiliadora

Radio Maria Auxiliadora torna a trasmettere per l’intera diocesi di San Roque de Presidencia Roque Sáenz Peña, nella provincia di Chaco, nel nord dell’Argentina. Grazie ad Aiuto alla Chiesa che Soffre è stato riparato il guasto al trasmettitore danneggiato da un fulmine che impediva all’emittente di raggiungere gli angoli più remoti della diocesi. La radio poteva essere ascoltata solo entro un raggio di 20 chilometri e questo per la diocesi, una delle più povere del Paese e con molti villaggi difficili da raggiungere, ha significato non poter comunicare con molti fedeli. La maggior parte della regione in cui si trova la diocesi, infatti, è coperta dalla giungla, chiamata, non senza ragione, “El Impenetrable”; alcuni centri abitati sono inaccessibili, non ci sono reti telefoniche fisse, la telefonia mobile non ha copertura e la radio è il collegamento più importante. Da 20 anni “Radio Maria Auxiliadora”, con il suo servizio, sostiene i sacerdoti nel loro lavoro quotidiano ed è un importante strumento di pastorale ecclesiale, oltreché indispensabile per l’informazione, soprattutto in questo particolare momento in cui, data l’emergenza provocata dalla pandemia di Covid-19, è fondamentale per una diocesi raggiungere in qualche modo i propri fedeli. Grazie all’aiuto di diversi benefattori sono stati raccolti 5.200 euro e il trasmettitore di “Radio Maria Auxiliadora” è stato riparato e potenziato e il servizio di trasmissione è ripreso ad ampio raggio. (TC)

1 novembre - PERU’ Pastorale penitenziaria al tempo del Covid. P. Gonzales (CEAS) “Le nostre carceri sono scuole di criminalità”

Accompagnamento spirituale alle persone private della libertà e ai loro familiari. La pastorale penitenziaria promossa dalla Commissione per l’Azione Sociale (CEAS) dei vescovi peruviani ha continuato il suo prezioso servizio anche in tempo di pandemia. Le restrizioni non hanno impedito a volontari e cappellani di entrare nei penitenziari e di assistere gli ospiti che, a causa del Covid, stanno vivendo una doppia sofferenza: lo stato di detenzione e la lontananza dai propri cari. “Le nostre carceri sono autentiche scuole di criminalità e non luoghi per il reinserimento sociale” rivela padre Enrique Gonzales, segretario esecutivo della CEAS, in una lunga intervista rilasciato all’Ancep (Agenzia stampa dei vescovi). “Le cause sono da attribuire al sovraffollamento, alle condizioni precarie in cui versano i nostri istituti di pena, la mancanza di un trattamento dignitoso degli ospiti e, non ultimo, il pregiudizio diffuso dell’opinione pubblica nei confronti delle case di reclusione”. All’indomani della diffusione del Covid, la situazione è precipitata così come è accaduto nel resto del mondo. “Ma qui le cose sono andate peggio” continua il sacerdote. “L’incapacità di rispondere alle esigenze dei tanti detenuti ha reso gli stessi più vulnerabili. Risultato? Il numero di contagi è stato altissimo e, fino ad ora, abbiamo registrato 400 vittime. Di conseguenza sono state vietate le visite e i detenuti non hanno più potuto ricevere  cibo e medicine. Anche il lavoro si è interrotto” prosegue padre Gonzales. Di fronte ad uno scenario sconfortante, gli agenti della pastorale non si sono arresi e sono riusciti “anche grazie alla loro fantasia e allo spirito di iniziativa”, a garantire la loro presenza costante. “I cappellani non hanno potuto celebrare la messa, ma la preghiera e la riflessione sulla Parola non è mai mancata” riprende il segretario esecutivo della CEAS. “Inoltre ci siamo attivati per la distribuzione dei farmaci e della mascherine. Attraverso le telefonate siamo riusciti ad esaudire le richieste dei detenuti”. Padre Gonzales anticipa, poi, il rilancio dei progetti della pastorale penitenziaria attraverso la costituzione di una “rete nazionale” guidata da mons. Jorge Izaguirre, vescovo della prelatura di Chuquibamba e presidente della Ceas. “I primi incontri della rete (tutti on line) hanno consentito un confronto proficuo tra le diverse equipe che operano nel settore in tutte le diocesi” rileva soddisfatto il sacerdote e, in merito al provvedimento riguardante la scarcerazione dei detenuti più vulnerabili, padre Gonzales bolla la decisione come “tardiva”. “Molti nostri fratelli e tante nostre sorelle nel frattempo sono morte. Nonostante ciò, ci batteremo affinché venga applicato”. (DD)

1 novembre - ITALIA Monsignor Leuzzi ai giovani: se seguite Cristo saprete affrontare i momenti difficili e questa emergenza sanitaria

Monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo della diocesi di Teramo, scrive una lettera ai giovani per incoraggiarli ad affrontare questo periodo di emergenza sanitaria. Richiamando la parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte, il presule afferma che “la nostra vita si gioca su questa possibilità: prepararsi per essere presenti o essere assenti e lasciare che gli avvenimenti accadano senza che noi ce ne accorgiamo” e aggiunge che per poter distinguere gli avvenimenti positivi e negativi bisogna essere preparati. “Prepararsi significa avere un progetto e sapere chi o che cosa cerco nella vita” spiega monsignor Leuzzi, evidenziando che anche la prevenzione sanitaria, come quella che ci è richiesta, non si può attuare se ciascuno di noi non sa chi o che cosa cerca nella vita. “Molte situazioni negative, anche sanitarie, come una infezione, possono essere evitate o affrontate, solo se le tue scelte sono animate da un progetto” rimarca il presule. “Gesù ti apre la strada alla prevenzione e al coraggio di affrontare le diverse situazioni della vita - prosegue -. Perché Lui è la meta della vita! Se Lo segui sarai da Lui invitato a capire dove ti trovi, qual è la scelta migliore da fare in ogni situazione e ti inviterà a non dissipare il tempo”. Infine monsignor Leuzzi invita i giovani a leggere il Vangelo di Marco per discernere meglio la Parola di Dio ed apprendere da Cristo il vero significato della vita. (TC)

31 ottobre - BELGIO Cristiani e musulmani in una dichiarazione comune esprimono la volontà del rispetto reciproco

VNS 31ott20 – “Non si può uccidere qualcuno in nome di Dio!”: lo hanno affermato oggi a Bruxelles, in Belgio monsignor Jean Kockerols, vescovo ausiliare della diocesi, e Mohamed Belabed, consigliere della Federazione delle moschee di Bruxelles, che si sono incontrati nella cattedrale di Saints-Michel-et -Gudule per diffondere una dichiarazione comune in seguito all’attentato terroristico di giovedì scorso nella cattedrale di Notre Dame a Nizza in cui sono rimaste uccise tre persone. Nei giorni scorsi la comunità musulmana belga ha voluto esprimere la propria solidarietà a cattolici e cristiani. Monsignor Kockerols e Mohamed Belabed, riferisce il portale della Chiesa belga, hanno ricordato l’importanza del rispetto reciproco, qualunque sia il credo di ciascuno, quindi hanno ribadito: “Crediamo in un Dio della vita, un Dio del quale persona umana è la più bella delle sue creature”. Nella dichiarazione comune cristiani e musulmani esortano i leader religiosi a reagire e rinnovano il desiderio di incontrarsi, per imparare a conoscersi meglio, parlarsi, ascoltarsi. “Cristiani e musulmani vogliono riaffermare insieme il loro desiderio di essere responsabili nelle città e nel mondo (…), di essere cittadini che lavorano per la felicità di tutti, in pace e per la pace” si legge nella dichiarazione. Infine cristiani e musulmani dichiarano di voler “adottare la cultura del dialogo come cammino, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo”. (TC)

31 ottobre - NORD AFRICA I vescovi: l’imminente canonizzazione di Charles de Foucauld e la Fratelli Tutti spingano a inventare un mondo migliore

VNS – 31ott20 – “Due eventi ecclesiali hanno gettato una luce particolare su ciò che stiamo vivendo e suscitano la nostra gioia: la prospettiva dell’imminente canonizzazione di Charles de Foucauld e l’enciclica di Papa Francesco sulla fratellanza”: è quanto si legge in un messaggio della Conferenza dei vescovi della Regione Nord dell’Africa (Cerna) datato 30 ottobre che, evidenziando le attuali sfide della Chiesa, legate anche all’emergenza coronavirus, invita i fedeli a “inventare un mondo migliore”. I presuli considerano che “la pandemia ha sconvolto lavoro, studi, viaggi, salute, vita familiare, comunitaria ed eucaristica”, “ha aumentato il disagio dei più deboli” ma ha anche stimolato la creatività nella vita delle Chiese, dando vita a iniziative di auto reciproco e incoraggiando a migliorare l’uso dei social network. I vescovi aggiungono inoltre che quanto sta accadendo in tutto il mondo deve far riflettere “sulle disfunzioni economiche, ecologiche, sociali delle nostre società”, ma evidenziano che i cristiani hanno continuato a vivere, pregare e agire. (TC)

31 ottobre FRANCIA. Attentato di Nizza. Il 1.mo novembre Messa per le vittime e rito di riparazione nella basilica di Notre-Dame

Sarà dedicata in particolare alle tre vittime del sanguinoso attentato terroristico compiuto giovedì mattina nella Basilica di Notre-Dame di Nizza la Messa per Ognissanti celebrata domani, alle 18.00, nella stessa chiesa. A presiederla – informa un comunicato della diocesi - sarà l’ordinario locale, monsignor André Marceau,  alla presenza di tutti i sacerdoti della città francese e a quelli della parrocchia di Notre-Dame. Alla celebrazione, trasmessa in diretta sul canale televisivo cattolico Kto saranno ammessi solo i parrocchiani, nel rispetto delle norme anti-Covid. Esclusi quindi altri media, fotografi o giornalisti. L’Eucaristia sarà preceduta da un rito di riparazione che viene celebrato , come spiega il comunicato, “quando un atto gravemente lesivo, come l’omicidio, viene commesso in una chiesa. È pertanto fondamentale per la ripresa delle celebrazioni religiose nell’edificio interessato”. Sul sito la diocesi di Nizza ha pubblicato una speciale preghiera per le vittime e i loro familiari. Intanto, proseguono in Francia le indagini che hanno portato al fermo di altre tre persone, sospettate di aver avuto contatti con l’attentatore, il 21enne tunisino, Brahim Aoussaoui. L’ultimo fermato è un 33.enne che si trovava a casa di una delle altre due persone arrestate. Gli inquirenti continuano a indagare per capire se esista una regia dietro all’azione del terrorista, ferito dalla polizia durante l’attacco e attualmente ricoverato all’ospedale di Nizza, nonostante questi abbia dichiarato di aver agito da solo (LZ)

31 ottobre  PERÚ 5 novembre, 20° anniversario Pastorale Mobilità umana

Celebra i venti anni di attività la Pastorale della Mobilità umana della Conferenza episcopale del Perù. Per l’occasione, il prossimo 5 novembre, dalle ore 10.00 alle 12.00, in modalità virtuale si terrà un incontro rivolto a tutti i delegati, gli agenti pastorali, i rappresentanti della Caritas e delle organizzazioni pubbliche e private impegnate nel settore. L’evento è aperto anche ai religiosi, alle famiglie e ai migranti stessi. Da due decenni al fianco delle persone costrette a lasciare il proprio Paese, la Pastorale della Mobilità umana ha visto il suo impegno moltiplicarsi a causa della pandemia da Covid-19, che in Perù ha provocato circa 890mila casi e più di 34mila decessi. Come spiega padre Nivaldo Feliciano Silva, segretario generale dell’organismo in una recente intervista, l’emergenza sanitaria “sta causando una maggiore vulnerabilità per la popolazione migrante e rifugiata residente nel Paese. La fame, la disoccupazione e la mancanza di accesso all'assistenza sanitaria, infatti, hanno scosso drammaticamente la situazione di migliaia di immigrati negli ultimi mesi”. Padre Silva ricorda anche che “si sta vivendo la più grande crisi migratoria della storia recente del continente: più di 5 milioni di cittadini venezuelani sono stati costretti a lasciare il loro Paese in cerca di rifugio nelle nazioni limitrofe”. Al momento, circa 830mila di essi sono arrivati in Perù, mentre le domande per lo status di rifugiato ammontano a circa 500mila. “Un altro elemento importante – aggiunge padre Silva - è la salute mentale, dato che i costanti fattori di paura, preoccupazione, incertezza e stress durante l'epidemia possono avere conseguenze a lungo termine sui migranti e sui rifugiati, già di per sé molto fragili”. Di qui, il richiamo ad “un’urgente necessità di implementare strategie che includano componenti di aiuto umanitario (cibo, medicinali, strumenti per l'igiene e la sicurezza), così come iniziative di imprenditorialità del lavoro”. Il segretario generale della Pastorale, ricorda poi che, nonostante si siano dovuti interrompere gli aiuti di persona a causa delle misure restrittive anti-contagio, l’organismo porta avanti il suo operato attraverso l’assistenza telefonica che permette di raggiungere circa 730 migranti e rifugiati bisognosi, tra le altre cose, di “consulenza legale e informazioni su come accedere ai servizi sanitari”. Il tutto guardando sempre ai “quattro verbi che Papa Francesco propone all'attenzione dei migranti e dei rifugiati: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Ma non solo: nei mesi di giugno e luglio, la Pastorale della Mobilità umana ha fatto pervenire 262 sacchi di cibo 1.300 persone nell'arcidiocesi di Trujillo e nella diocesi di Chiclayo ed altri di 300 sacchi a 900 persone di Lima. Ad agosto e settembre, inoltre, 110 scatole di alimenti sono giunti a 300 persone di Lima e di Callao, mentre generi di prima necessità sono pervenuti a circa 2500 migranti e rifugiati. “Allo stesso tempo – continua padre Silva - siamo stati in grado di assistere 92 persone venezuelane nel pagamento delle loro procedure migratorie” e “nell'accompagnamento spirituale”. (IP)

31 ottobre  ZAMBIA Istituito nuovo premio della Caritas dedicato al giornalismo “verde”

Un premio per riconoscere l'eccellenza dei media stampati e digitali che si sono distinti nella copertura dei temi di agricoltura sostenibile, sostenibilità ambientale e clima per incoraggiare un cambiamento dei modelli di produzione e sostenere la causa della difesa dell’ambiente A lanciarlo – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale - è la Caritas Zambia in collaborazione con Action Aid e Pelum Zambia, una ong locale impegnata nella promozione dell’agricoltura sostenibile. L’iniziativa segue uno speciale corso di formazione rivolto ai giornalisti sulle politiche sementiere, i cambiamenti climatici, l’ambiente e l’alimentazione, organizzato lo scorso luglio con l’obiettivo di sviluppare la capacità di informare meglio e quindi sensibilizzare l’opinione pubblica su queste problematiche. L’”Agro-ecology and Climate Change media Award” è stato presentato il 29 ottobre a una conferenza stampa a Lusaka dal Direttore della Caritas Zambia, Eugene Kabilika, che ha sottolineato l’importanza di spiegare in modo accessibile al grande pubblico concetti spesso molto tecnici che non si imparano a scuola, elogiando i media nazionali e internazionali che  trattano queti argomenti: “Per noi questo è positivo e incoraggiante perché ci aiuta a condividere le informazioni con il pubblico”. Kabilika ha quindi spiegato che con l’istituzione del nuovo premio si è volto sottolineare il ruolo significativo che hanno i media per cambiare il modo di pensare nella società: “I media svolgono un ruolo strategico nell'informazione: siete voi che determinate cosa arriva al pubblico. Quindi, il vostro ruolo nella selezione delle notizie e nell’evidenziare il loro contenuto non va sottovalutato, ha detto ai giornalisti presenti -. Contiamo sul vostro giudizio per mettere in evidenza le cose più importanti da sapere in materia di agricoltura sostenibile, ambiente e mutamenti climatici. Queste storie possono aiutare noi come società civile a sostenere i cambiamenti necessari ", ha aggiunto. (LZ)

31 ottobre - BOLIVIA “Seminare la vita”: progetto della Pastorale Giovanile per salvaguardia del Creato

Realizzare piccoli orti domestici per aiutare le famiglie a generare fonti di autosostentamento che siano sostenibili e biologiche, contribuendo al contempo alla cura dell’ambiente: si pone questo obiettivo il progetto di volontariato “Seminare la vita”, avviato dalla Pastorale Giovanile dell’Arcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, insieme ad altri organismi municipali. Rivolta in particolare ai giovani, l’iniziativa vuole risvegliarne “la consapevolezze, l’impegno e la leadership” a livello ambientale e sociale. “Il volontariato è uno dei pilastri fondamentali della società civile – si legge in una nota – per realizzare le più nobili ed agognate aspirazioni dell’umanità”. Richiamando, quindi, quanto scritto da Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune”, la Chiesa boliviana ricorda l’importanza di “un’azione urgente contro le ingiustizie provocate dai cambiamenti climatici e dalla crisi ecologica”. Da ricordare che la salvaguardia del Creato e la promozione di una coscientizzazione sociale sull’ecologia è stata ribadita più volte dai vescovi boliviani. Ad agosto, ad esempio, in vista delle elezioni generali svoltesi poi ad ottobre, i presuli avevano diffuso una nota in cui sottolineavano che “la lotta per preservare l'ambiente fa parte del nostro insegnamento pastorale e della nostra visione come cristiani". In considerazione anche dei numerosi incendi scoppiati nel Paese nel corso degli anni, i presuli avevano lanciato l’accusa di veri e propri “ecocidi” provocati “dall’agroindustria” ed avevano chiesto al governo normative specifiche e sicure per arginarli. (IP)

31 ottobre- SCOZIA Vescovi: #coronavirus non cancellerà il Natale, vivere la Solennità con speranza

“Come cristiani, siamo sicuri che il Natale non sarà mai cancellato, indipendentemente dalle restrizioni che il Covid-19 può imporre alle nostre vite”: è quanto scrive, in un articolo diffuso nei giorni scorsi sul “Sunday Times”, Monsignor John Keenan, vescovo della diocesi di Paisley, in Scozia. Considerato che la curva pandemica nel Paese sembra calare, il presule auspica un allentamento delle limitazioni imposte dal governo, affinché i fedeli possano vivere pienamente la Solennità della nascita del Signore. Se ciò non fosse possibile, tuttavia, Monsignor Keeenan ribadisce: “Non importa quali difficoltà stiamo affrontando: celebreremo la gioia e l'amore della nascita di Cristo come sempre”. D’altronde, anche Maria e Giuseppe, 2000 anni fa, vissero mille difficoltà per vedere nascere il Salvatore, sottolinea il vescovo scozzese, a riprova che “il Natale è sempre arrivato e non sarà mai cancellato”. Di qui, l’invito alla speranza: “Come cristiani siamo persone di speranza, viviamo nella speranza e speriamo che il Natale 2020 possa essere il più normale possibile”. Il vescovo di Paisley ricorda, poi, che le chiese scozzesi hanno sempre rispettato scrupolosamente tutti i protocolli igienico-sanitari previsti per l’accesso dei fedeli alle celebrazioni: la fiducia nei loro confronti è quindi alta, in modo che si possa vivere un Natale “colmo di fede, speranza e amore”. “Tanti eroi sono emersi tra noi” in questo periodo, aggiunge il presule, “e i lavoratori essenziali in tutto il Paese sono la testimonianza vivente della nostra capacità di forgiare la solidarietà di fronte alle avversità”, perché “il Covid ha tirato fuori il meglio di noi, ci ha fatto apprezzare tutto ciò che abbiamo e pensare di più a coloro che hanno di meno”. A tal proposito, invece dei consueti regali natalizi, il vescovo suggerisce che ciascuno doni alla propria famiglia beni preziosi come “tempo, compagnia, amore”. Quanto alle precauzioni richiamate dal governo ed all’avviso che si possa pensare ad un “Natale digitale”, ovvero vissuto non con una presenza fisica in Chiesa, bensì attraverso la trasmissione in streaming della Messa, il vescovo di Paisley esorta i fedeli a non perdere la speranza che “è forse il bene più prezioso che possediamo”. Il suggerimento del presule è, quindi, che il governo autorizzi una sorta di “salva-vita” in questa “incessante guerra contro il virus”, ossia “un giorno di normalità” in cui, sempre con “la massima prudenza ed attenzione”, si possa vivere il Natale in pienezza.  (IP)

31 ottobre -  INDIA Ospedali Cattolici in aiuto degli operatori sanitari delle zone rurali remote del Paese

 La Catholic Hospitals Association in India(CHAI), l’Associazione degli Ospedali Cattolici, è scesa in campo per aiutare gli operatori sanitari delle zone più remote del Paese ad affrontare la pandemia di coronavirus. Nonostante il lockdown, annunciato dal governo nel mese di marzo, per arginare la diffusione della pandemia, la crescita dei contagi nel Paese è diventata esponenziale, soprattutto nelle aree rurali remote. Fra le cause che qui hanno contribuito alla diffusione del Covid-19, l’impossibilità di accedere alle strutture sanitarie di base, la mancanza di conoscenza della malattia, e la difficoltà di mantenere il distanziamento sociale, soprattutto nelle famiglie numerose. Jagdish Kumar, un medico generico nella piccola città di Azamgarh, nello Stato indiano dell'Uttar Pradesh, ha riferito a LiCAS.news che la maggior parte dei pazienti contagiati, ricevuti dall’ospedale, provenivano da famiglie di 10-15 persone che vivevano nella stessa casa. Egli ha raccontato come questo sia "molto comune nelle campagne indiane, dove bambini, genitori, nonni, zii e zie vivono tutti sotto lo stesso tetto". "L'isolamento a casa in queste situazioni è impossibile - ha detto Kumar - ed è per questo che se un familiare viene contagiato dal virus, crea poi una lunga catena" di contagi. La dott.ssa Seema Gupta, un cardiologo che lavora nella zona orientale dello Stato indiano del Bihar, ha spiegato invece come sia difficilissimo per il personale ospedaliero reperire termoscanner e  disinfettante per le mani. E proprio alla luce di tutto questo, l’Associazione degli Ospedali Cattolici in India, di cui fanno parte 3.572 istituzioni sanitarie e servizi sociali nazionali, per affrontare la crisi e per cercare di appiattire la curva dei contagi, - ha raccontato il direttore generale dell'associazione, padre Mathew Abraham -, ha organizzato una serie di corsi online, fornendo agli operatori sanitari gli strumenti necessari per affrontare l’emergenza in corso. Finora la CHAI ha fornito dispositivi di protezione individuale a più di 50 ospedali in difficoltà e sta lavorando affinché le strutture ospedaliere siano dotate di strumentazione per l’esecuzione dei test sierologici e siano in grado di indirizzare i casi critici verso strutture di assistenza più grandi.  (AP)

31 ottobre - MOZAMBICO Nuovo appello vescovo di Pemba: a Cabo Delgado, crisi umanitaria gravissima

“Una crisi umanitaria gravissima”: è quella che si sta vivendo a Cabo Delgado, Provincia settentrionale del Mozambico dove da tempo attacchi di milizie che si proclamano jihadiste hanno provocato innumerevoli vittime e migliaia di sfollati. L’allarme arriva dal vescovo di Pemba, Monsignor Luiz Fernando Lisboa, attraverso un video diffuso dalla sezione portoghese della Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre”. “Aiuto e solidarietà”, chiede dunque il presule, di fronte ad “una situazione davvero difficile”, mentre migliaia di sfollati da Cabo Delgado si affollano sulla spiaggia di Paquitequete, a circa 5 km da Pemba, in cerca di salvezza via mare. “Sono arrivate oltre 1.700 imbarcazioni con a bordo quasi 10mila persone – spiega Monsignor Lisboa – e si prevede che ne arrivino altre, perché molti fuggono dai loro villaggi per paura di nuovi attacchi”. La Chiesa locale si è subito data da fare per accogliere i bisognosi, allestendo delle tende sulla spiaggia e chiedendo alle famiglie locali di accogliere in casa gli sfollati più fragili. E la risposta è stata molto positiva, racconta il presule, perché la popolazione ha compreso la gravità della situazione. Purtroppo, conclude, non tutti resistono al viaggio in mare e muoiono lungo il tragitto, che può durare anche tre giorni, a causa di disidratazione o malori. Intanto, Acs del Portogallo ha promosso una campagna di solidarietà con il Mozambico ribadendo che la popolazione e la Chiesa locale “chiedono aiuto”, perché “migliaia di famiglie hanno perso tutto quello che avevano” e “la sussistenza del clero diocesano, delle parrocchie e delle varie comunità religiose è ormai a rischio”. Da ricordare che il conflitto imperante in Mozambico è balzato all’attenzione internazionale dopo il Messaggio “Urbi et Orbi” pronunciato da Papa Francesco il 12 aprile scorso, domenica di Pasqua, nel quale chiedeva vicinanza e preghiera per  “le popolazioni che stanno attraversando gravi crisi umanitarie, come nella Regione di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico”. Inoltre, il 19 agosto, Monsignor Lisboa ha ricevuto una telefonata di vicinanza e solidarietà da parte di Papa Francesco, il quale ha rivolto al presule parole di incoraggiamento e di conforto nella preghiera, esortandolo ad andare avanti nella sua missione. (IP)

31 ottobre - AFRICA Accreditato all’Onu lo “Shalom Center”, fondato 11 anni fa da un Missionario d’Africa irlandese

Liberare le società africane dalla violenza e da strutture sociali ingiuste per costruire comunità pacifiche e riconciliate. È nato con questa missione lo “Shalom Center for Conflict Resolution and Reconciliation (“Centro Shalom per la risoluzione dei conflitti e la riconciliazione” - Sccrr)”, uno speciale programma lanciato e presieduto dal Padre Bianco irlandese Patrick Devine, da anni impegnato in iniziative di peace-building e peace-keeping in Africa. Fondato nel 2009, il centro è stato recentemente accreditato dal Dipartimento per la comunicazione globale delle Nazioni Unite (Dgc), il dicastero che si occupa delle pubbliche relazioni dell'Organizzazione e di fornire notizie sull'operato delle agenzie Onu e dei problemi legati all'informazione a livello globale. Il programma ha al suo attivo 106 interventi in 11 aree di conflitto comunitario in Kenya che è riuscito a pacificare. Per il suo ruolo centrale nella risoluzione pacifica dei conflitti etnici nel Paese africano, padre Devine è stato anche insignito nel 2013 dell’"International Caring Award", il prestigioso riconoscimento assegnato ogni anno dall’omonimo istituto filantropico statunitense, e nel 2017 è stato candidato in Irlanda al “Tipperary International Peace Prize”. In un’intervista al blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale, il missionario illustra gli obiettivi e il modus operandi del suo centro, che si basa su ampi studi sulle aree di conflitto e sulle ragioni che li generano. "Il segreto del successo del Centro Shalom è la sua capacità di andare tra le comunità etniche coinvolte in conflitti, identificare i principali formatori di opinione locali e formarli", spiega. “Andiamo in queste comunità e identifichiamo i leader più influenti che possono essere i capi, gli anziani, le donne, i giovani o i leader religiosi che, dopo averli addestrati, mettono in pratica ciò che hanno appreso  per insegnare alla gente come risolvere i loro conflitti”. Dopo il successo dell’esperienza in Kenya, il metodo del Shalom Center è stato applicato in diversi altri Paesi africani, a cominciare dalla Costa d’Avorio, la Tanzania e la Repubblica Centrafricana. Tra i suoi partner l'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad) l’organizzazione politico-commerciale formata dai paesi del Corno d'Africa, college e università internazionali e regionali, nonché associazioni religiose, organizzazioni regionali, rappresentanti etnici e governi e la stessa Amecea, per aiutare le conferenze episcopali della regione ad affrontare in particolare l’estremismo religioso e quindi a prevenire il terrorismo che minaccia anche questa regione dell’Africa. Il recente accreditamento all’Onu – sottolinea padre Devine - darà ancora più visibilità al centro permettendogli di portare all’attenzione delle Nazioni Unite le situazioni di conflitto in Africa e “di lavorare con altre organizzazioni per promuovere gli obiettivi per un mondo più pacifico".  (LZ) 

31 ottobre - SPAGNA Solennità Tutti i Santi e commemorazione defunti. Vescovi: momento di comunione con tutta la Chiesa

Un momento particolarmente sentito di comunione “non solo con la Chiesa diffusa su tutta la terra, ma anche con la Chiesa trionfante in cielo, ovvero con i Santi e con i nostri fratelli e sorelle che hanno già lasciato questo mondo”: questo il significato della Solennità di Tutti i Santi e della commemorazione dei fedeli defunti che ricorrono, rispettivamente, il primo e il 2 novembre. A ricordarlo, in una nota, è Ramon Navarro Gomez, direttore della segreteria della Commissione per la Liturgia della Conferenza episcopale spagnola. “Celebrando tutti i Santi in un'unica festa – scrive Gomez - riceviamo l'incoraggiamento del loro esempio e la gioia della loro protezione”. Quanto alla commemorazione dei defunti, il direttore della segreteria della Commissione liturgica ricorda: “Pregare per i morti è una pratica antica quanto la Chiesa stessa. Già nell'Antico Testamento, infatti, emerge la speranza nella Risurrezione” e “la a speranza cristiana favorirà sempre la preghiera”. Pregando, infatti, si aiuteranno i defunti a “purificarsi da ogni macchia del peccato per godere della felicità eterna”. Ramon Gomez ricorda, poi, le “varie usanze” presenti in Spagna per commemorare i chi non c’è più, la più semplice delle quali è quella di “andare a visitare le loro tombe, adornandole di fiori e recitando una preghiera”. In questo modo, spiega, “viviamo personalmente, con sentimento e devozione, ciò che celebriamo con tutta la Chiesa”. Di qui, l’invito a partecipare alla Messa per i defunti, non solo a quella per tutti i Santi, poiché “si tratta di due celebrazioni diverse che ci aiutano ad essere in comunione con tutta la Chiesa”. (IP)

31 ottobre -  GHANA Appello Caritas al governo: firmare Trattato ONU per multinazionali su diritti umani

Il governo del Ghana deve firmare il Trattato vincolante delle Nazioni Unite per le imprese transnazionali (Tnc) relativo alla tutela dei diritti umani: è quanto chiede la Caritas di Accra che il 28 ottobre ha tenuto una conferenza stampa sul tema “Assicurare il sostegno del governo del Ghana al processo in corso di negoziazione sul Tnc”. Dal 24 al 31 ottobre, infatti, si svolge la sesta sessione di negoziati sul documento Onu. “Il nostro esecutivo – ha detto il segretario generale della Caritas Ghana, Samuel Zan Akologo - deve sostenere questo Trattato che apre la strada alla giustizia per le vittime, chiedendo conto alla multinazionali” delle violazioni dei diritti umani commesse nel tempo. “Vogliamo portare alla ribalta – ha aggiunto Akologo – l’importanza del diritto che le comunità colpite da tali violazioni hanno per reclamare la sovranità delle norme sui diritti umani rispetto a quelle sul commercio e gli investimenti”. In tal modo, si potrà “fermare l’impunità delle società transnazionali”. Tale richiamo alla tutela dei diritti “risuona fortemente anche nell’Enciclica di Papa Francesco, ‘Laudato si’ sulla cura della casa comune’ – ha ribadito il segretario generale di Caritas Ghana – In essa infatti si esorta a salvaguardare i diritti degli individui e delle comunità e a tutelare l’ambiente e il pianeta”. Per questo, l’organismo caritativo ha sottolineato la necessità di “rafforzare i partenariati tra gli attori ecclesiastici e non ecclesiastici”, così da esercitare “una pressione sociale internazionale, affinché le multinazionali rispondano delle loro politiche di investimento e garantiscano l’accesso alla giustizia e il rispetto dei diritti umani” nelle loro attività. “Ci opponiamo all’accaparramento delle terre – ha affermato Akologo - all'estrazione mineraria incontrollata, ai salari da sfruttamento e alla distruzione ambientale perpetrati dalle imprese transnazionali”. È quindi “indispensabile che la società civile si riunisca per esprimere il proprio sostegno a questo Trattato e faccia pressione sul governo affinché garantisca un impegno attivo e costruttivo” in questo ambito. Sulla stessa linea si è posto Edward Aloysius Prah, presidente di “Unum Omnes”, il Consiglio internazionale dei cattolici in Ghana, anch’egli presente alla conferenza stampa: “Lo Stato del Ghana ha buone ragioni per sostenere il Trattato – ha detto - perché gli esempi abbondano in molti luoghi del Paese dove, con la creazione di imprese, si sono verificati abusi dei diritti umani": molti contadini, infatti, “hanno perso la loro terra, le fonti di acqua potabile sono state inquinate e interi villaggi hanno dovuto cedere il posto alla creazione di imprese", con “promesse illusorie di una vita migliore” che, però, alla fine si sono rivelate solo “una discesa graduale nella povertà”. "È nostro dovere come cittadini e come cristiani – ha aggiunto – Prah - promuovere la dignità del nostro popolo”. Una volta entrato in vigore, infatti, il Trattato potrà fornire gli strumenti necessari per garantire che le imprese che operano nei Paesi “siano all'altezza della responsabilità di rispettare la dignità e i diritti dei cittadini" e che “gli abusi non saranno tollerati in alcun modo”. (IP)

31 ottobre - POLONIA Portavoce dell’Episcopato: “Preghiamo per i nostri defunti a casa”

“Quest'anno non avremo un facile accesso ai cimiteri. Molti di noi inoltre non potranno visitare le tombe dei loro cari a causa della malattia o dell'isolamento. Tuttavia, questo non significa che non possiamo pregare per i nostri cari defunti” ha affermato il portavoce della Conferenza episcopale polacca, padre Leszek Gęsiak SJ - si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, in occasione delle festività di Ognissanti e dei Morti, il 1° e il 2 novembre, in questo tempo di pandemia. “Preghiamo per loro a casa – ha osservato -, accendiamo per loro una candela al posto di un lumino e ricordiamoli con la nostra famiglia, creando così una comunità di preghiera che abbracci la memoria di chi ci ha preceduto nel nostro cammino verso la Casa del Padre”. Il sacerdote ha ricordato, infine, che quest’anno, per decisione della Penitenzieria Apostolica, sarà possibile ricevere l'indulgenza plenaria visitando un cimitero e pregando per i defunti anche soltanto mentalmente, non solo nei singoli giorni dal 1° all’8, ma per tutto il mese di novembre. (AP)

31 ottobre - ITALIA Arcivescovo di Milano, Monsignor Delpini, positivo al Covid-19

È risultato positivo al Covid-19 l’Arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini. Lo rende noto l’Ufficio per le Comunicazioni sociali della arcidiocesi ambrosiana, specificando che il presule si è sottoposto “al tampone per la verifica di infezione nel pomeriggio di ieri”. Monsignor Delpini “non presenta alcuna sintomatologia” ed “ha iniziato il periodo di quarantena previsto dai protocolli”. Nel frattempo, sono stati avviati tutti gli accertamenti previsti “per il tracciamento e le verifiche dei contatti”. Riguardo all’agenda dell’Arcivescovo, si informa che “nelle principali celebrazioni che dovevano essere da lui presiedute nei prossimi giorni”, il presule “sarà sostituito dai suoi vicari”, mentre “gli altri appuntamenti pubblici previsti per il periodo di quarantena sono inviati”.  Intanto, questa sera, alla vigilia della Solennità di tutti i Santi, in 110 parrocchie della diocesi milanese, adolescenti in piccoli gruppi e nel rispetto delle norme sanitarie, si riuniranno in tante chiese per pregare. Si tratta della tradizionale “Notte dei Santi” che quest’anno, però, avrà la forma di “evento diffuso”, poiché la pandemia da Covid-19 non permette grandi assembramenti. Tuttavia, i partecipanti “saranno uniti tra loro da un programma comune e dai canali social attraverso i quali ogni gruppo potrà condividere con l’altro l’esperienza”. Il titolo dell’iniziativa, promossa dalla Fondazione oratori milanesi (Fom), sarà “Non io ma Dio”, una citazione del giovane Carlo Acutis, l’adolescente proclamato beato il 10 ottobre scorso. La “Notte dei Santi” inizierà alle ore 21.00 ed i partecipanti rientreranno a casa entro le 23.00, come previsto dall’ultimo Dpcm. Dotati di mascherina e nel rispetto delle distanze di sicurezza, pregheranno seguendo un testo comune ed ascolteranno varie testimonianze di un sacerdote, una religiosa o un laico. Prevista anche la proiezione di un video in cui il vescovo ausiliare, Monsignor Paolo Martinelli, racconterà ai ragazzi la figura di Carlo Acutis. Per l’occasione, è stato creato anche un apposito hashtag, #NotteDeiSanti, con cui i giovani potranno condividere sui social la propria esperienza. (IP)

31 ottobre -  REGNO UNITO Veglia di commemorazione a Londra per i senzatteto morti nell’ultimo anno

Si terrà giovedì 5 novembre, dalle 11.00 alle 13.00, nella chiesa di St Martin in the Fields, a Trafalgar Square, - si legge sulla pagina Facebook di St Martin in the Fields –, una veglia di commemoriazione per i senzatetto morti nell'area della Grande Londra nell’ultimo anno, dal 14 novembre 2019. A causa della diffusione della pandemia di coronavirus, il servizio sarà diverso dagli anni precedenti. Gi organizzatori, seguendo le linee del governo, hanno invitato tutti i partecipanti a rispettare le norme di sicurezza sanitaria. L’organizzatore Mark Brennan, riporta Indipendent Catholic News, ringraziando tutti coloro che si uniranno alla veglia e tutti coloro che si sono presi cura dei morti e che si prendono cura dei senzatetto, ha sottolineato “quanto questo servizio sia importante per tutte le persone coinvolte”. Infatti, “ciò che lo rende un evento incredibilmente toccante e importante ogni anno è il fatto che tutti coloro che sono stati toccati da questa perdita prematura possono dare il loro contributo e in qualche modo sono inclusi” nella commemorazione. Durante la veglia sarà possibile ascoltare le storie di alcuni defunti e i loro nomi, che saranno ripetuti ogni mezz'ora. La lettura dei nomi – ha spiegato Brennan - è un modo per ricordare queste persone con dignità e rispetto, ma se per qualsiasi motivo la persona che presenta il nome non desidera che ne venga rivelata l'identità, potrà usare solo il nome di battesimo. “L'importante - ha concluso - è che siano ricordati". La veglia sarà trasmessa in diretta streaming su: www.facebook.com/stmartininthefields (AP)

31 ottobre - MALAWI Giustizia e pace: fare di più per i diritti degli albini nel Paese

Stigmatizzati e perseguitati perché considerati, in alcuni Paesi, portatori di sfortuna o, in altri, persino uccisi e mutilati perché, al contrario, alcune superstizioni locali attribuiscono poteri magici ai loro organi. Sono gli albini africani che, nonostante i tentativi dei governi locali di sradicare miti e superstizioni che circondano queste persone, nell’Africa sub-sahariana continuano ad essere discriminati e vittime delle più estreme forme di persecuzione e di violazioni dei diritti umani. È quanto accade in particolare in Malawi, uno dei Paesi in il fenomeno, legato allo scarso livello d'istruzione, è più diffuso. È qui nei giorni scorsi che si è svolto un incontro di lobbying che ha riunito tre Commissioni parlamentari (Affari legali, Salute e Welfare) per fare il punto sulle strategie messe in campo per combattere i pregiudizi e proteggere le persone affette da albinismo. L’incontro – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopale dell’Africa orientale -  è stato promosso nell’ambito di uno speciale progetto lanciato nei distretti di Mangochi e Zomba e finanziato dall’Unione Europea attraverso lo Scottish Catholic International Aid Fund (Sciaf), una ong cattolica scozzese impegnata nella lotta alla povertà. Vi hanno partecipato, tra gli altri, anche la Commissione nazionale di giustizia e pace (Ccjp) della Chiesa malawiana, da anni è impegnata in prima linea nella causa dei diritti degli albini. Nel suo intervento il coordinatore della commissione, Boniface Chibwana, ha evidenziato i passi avanti compiuti in questo ambito, ma anche come resti ancora molto da fare.. “Anche quando i casi sono segnalati alle autorità giudiziarie, ci sono ritardi” perché alle forze dell'ordine e alla magistratura mancano le risorse finanziarie e a causa delle lentezze burocratiche che rallentano il corso della giustizia, ha detto Chibwana.  Un altro problema – ha aggiunto - è rappresentato dall’accesso ai servizi sanitari.  In particolare, gli albini hanno difficile accesso alle creme solari, fondamentali per proteggere la loro pelle delicata dai raggi ultravioletti, perché gli ospedali sono lontani o perché questi dispositivi non sono disponibili. Pur apprezzando gli sforzi compiuti negli ultimi anni per salvaguardare i diritti delle persone affette da albinismo, come l'adozione nel 2018 di uno speciale Piano nazionale quadriennale di azione, il coordinatore del Ccjp ha quindi sottolineato che occorre fare di più sia sul fronte legislativo, sia su quello delle politiche di tutela degli albini. Si tratta in particolare - ha detto - di dare più mezzi alle forze dell'ordine per punire le violenze di cui sono vittime e più finanziamenti alle agenzie che li assistono, di integrare nel servizio pubblico l’assistenza alle disabilità e di decentralizzare gli stessi servizi di assistenza per garantire una vita dignitosa a queste persone. (LZ)

31 ottobre - BRASILE 4-6 novembre, Seminario nazionale di catechesi, in modalità virtuale

"Gesù chiamò a sé quelli che Egli volle ed essi andarono da Lui, e li mandò ad annunciare”: con questo motto, ispirato dal Vangelo di Marco (3,13-14), la Commissione per l’animazione biblica e catechetica della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) ha organizzato un Seminario nazionale di catechesi per l’iniziazione alla vita cristiana. L’evento si svolgerà dal 4 al 6 novembre in modalità virtuale, ovvero sui social network della Cnbb, poiché la pandemia da Covid-19 non permette gli incontri in presenza. “L’iniziazione alla vita cristiana – spiega padre Jânison de Sá, consigliere della Commissione organizzatrice – è un tema quanto mai pertinente e importante per l’azione evangelizzatrice della Chiesa e per formare discepoli missionari”. Due i documenti storici da cui partirà la riflessione del Seminario: il Direttorio della Catechesi del 1997 e quello, rinnovato, del 2006. “Riflettere sulla nostra storia è importante – sottolinea padre de Sá – perché così si può comprendere il significato della catechesi nelle diverse epoche”. Il programma dell’evento comprende varie sessioni di lavoro: il 4 novembre, si rifletterà sull’itinerario storico della catechesi dal Concilio Vaticano II ai giorni nostri; il 5 novembre si approfondiranno i due Direttori nazionali, mentre la giornata conclusiva del 6 novembre sarà articolata in due panel: il primo sul “Documento di Aparecida”, dove nel 2007 si è tenuta la quinta Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano, mentre il secondo sarà dedicato specificamente all’itinerario per formare nuovi discepoli missionari. (IP)

31 ottobre - COLOMBIA Mese Missionario. Padre López Montoya: “La missione comincia con la testimonianza della vita”

“Come possiamo assumere l'impegno missionario a partire dalla nostra realtà?” si chiede padre Ramiro Antonio López Montoya, direttore del Dipartimento di Animazione Missionaria della Conferenza Episcopale colombiana (CEC,), in occasione della chiusura del mese missionario. Seguendo l’esempio – risponde - di santa Teresa di Gesù Bambino, patrona universale delle missioni, che non ha mai lasciato il convento, dedicando la sua vita alla preghiera. Perché “la missione – sottolinea il sacerdote - comincia con la testimonianza della vita”. Una persona può fare missione senza lasciare la sua casa e quella testimonianza può diventare contagiosa e far avvicinare le altre persone al Signore, ha sottolineato. Padre López, sulla pagina web dell’Episcopato, ha voluto assicurare che questo tempo di pandemia, così complicato, non è stato un ostacolo alle attività proposte per animare il mese missionario e che, anzi, le iniziative di evangelizzazione a favore delle missioni si sono moltiplicate. Il sacerdote ha voluto ricordare le tematiche principali sviluppate nel corso del mese di ottobre, e ha parlato innanzitutto di “formazione”. Egli ha sottolineato quanto sia importante, per annunciare la Parola di Dio, che ogni battezzato sia formato, conosca la dottrina della Chiesa e approfondisca la conoscenza di Gesù Cristo.  Ha poi messo in evidenzia l’importanza fondamentale della preghiera nel sostegno dell'opera di evangelizzazione che si svolge nei luoghi di missione, elencando le iniziative che si sono svolte nel mese missionario, come quelle per diffondere le intenzioni del Papa, la recita del Rosario missionario, le giornate di preghiera nelle giurisdizioni, le esposizioni del Santissimo Sacramento e le celebrazioni eucaristiche. La Chiesa, inoltre – ha aggiunto -, nonostante la diffusione del coronavirus, è riuscita a promuovere, tra le altre cose, la raccolta DOMUND nelle parrocchie e nelle comunità, i cui fondi verranno investiti per sostenere il lavoro dei missionari e ad organizzare la Giornata della vocazione missionaria, promossa dalle Pontificie Opere Missionarie (OMP) e dalla CEC. Giornata trasmessa dal canale Cristovisión, per la promozione della vocazione e per far sapere ai fedeli che la missione è compito di ogni battezzato. (AP)

31 ottobre -  ITALIA #coronavirus. Cardinale Bassetti trasferito in ospedale

È stato trasferito stamani presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). Nei giorni scorsi, il porporato era risultato positivo al Covid-19. In tal modo, informa una nota dell’’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, “verranno verificate e monitorate le sue condizioni di salute con probabile utilizzo di accertamenti strumentali”. Parole di vicinanza vengono espresse da Monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei: “Continuiamo a essere vicini al Cardinale Presidente. Lo accompagniamo con la preghiera e l’affetto del Popolo di Dio, certi che il Signore non farà mancare la sua consolazione e il suo sostegno in questa prova”. Proprio ieri, il porporato aveva diffuso un messaggio in cui affermava di offrire “questa prova per tutti i malati, i sofferenti, le persone che hanno vissuto un lutto, i medici e gli operatori sanitari che prestano soccorso con dedizione e cura, i rappresentanti delle Istituzioni impegnati a porre un argine a questo virus”. Ma nonostante “una morsa che sembra stritolare le nostre sicurezze”, concludeva, c’è uno spiraglio di luce che continua a indicare il cammino”, per “evitare solitudine e disperazione” e “sentirci ed essere fratelli e sorelle riconciliati nel Dio della vita”. (IP)

31 ottobre - COLOMBIA 7 novembre, 21.mo Pellegrinaggio Trujillo-Valle, in modalità virtuale

È passata tragicamente alla storia come “Il massacro di Trujillo”, ovvero la lunga serie di omicidi perpetrati, tra il 1988 e il 1994, nella città di Trujillo-Valle del Cauca, a sud-ovest della Colombia. A commetterli furono uomini appartenenti al così detto “Cartello di Cali”, strumento del narcotraffico. Oltre 250 le vittime del massacro. I loro corpi furono gettati nel fiume Cauca e mai più ritrovati. Tra gli omicidi più atroci, quello di padre Tiberio Fernandez, sacerdote gesuita, che fu decapitato e castrato. A memoria sua e di tutti i defunti di quegli orribili anni, il prossimo 7 novembre si terrà la 21.ma edizione del “Pellegrinaggio Trujillo-Valle”, promossa dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), insieme ad altri organismi, tra cui il Tavolo ecumenico per la pace e l’Associazione dei parenti delle vittime. A causa della pandemia da Covid-19, il pellegrinaggio si svolgerà in modalità virtuale, sulla pagina Facebook del Celam. “Vogliamo commemorare tre decenni di dolore e di ricerca della giustizia, del riconoscimento e della riparazione per le oltre 245 vittime – spiegano gli organizzatori – Il massacro di Trujillo è stato uno degli episodi di violazione dei diritti umani più vergognosi al mondo”. “Resistere, persistere e mai arrendersi – si legge in una nota del Celam – è il motto del pellegrinaggio che fa parte del “Progetto donne e Chiesa” del Celam stesso”. È vero, infatti, che gli autori del massacro non fecero differenza di età o di sesso tra le vittime dei loro omicidi, ma oggi “sono soprattutto le donne ad essere le più vulnerabili, perché nel corso degli anni continuano a sopportare il dolore di aver perso i propri figli, i mariti, i sacerdoti e gli amici più cari”. Di qui, l’invito a dare esempio di “costruzione della pace attraverso la giustizia, la verità, la riconciliazione e la speranza”. Dagli organizzatori arriva anche l’esortazione a “difendere la vita i diritti umani come un luogo teologico dove Dio parla, si rende presente ed esige da noi un impegno per la conversione personale e la trasformazione sociale”, così da guardare alla realtà “dal punto di visto del Vangelo e testimoniare con umiltà la difesa della vita, soprattutto dei più vulnerabili”. “Da tutta la Colombia e l’America Latina – continua la nota – avvertiamo con urgenza la Chiamata di Dio a rivedere le strutture di morte che non permettono di progredire nell’agognato sogno di una pace vera e duratura”, basata su “la giustizia sociale e la fede in Dio”. Strutture di morte che si rivelano nei “numerosi massacri di giovani, di leader sociali, di indigeni e nei continui attacchi contro il Creato, nostra casa comune”. Invitando, infine, tutti i fedeli a prendere parte al pellegrinaggio virtuale, il Celam conclude la sua nota con una convinzione: “Nonostante il dolore, costruire la pace è possibile”. (IP)

31 ottobre - ITALIA Terremoto nell’Egeo. La vicinanza e la solidarietà della Caritas italiana

Caritas italiana “ha espresso vicinanza e solidarietà ed è pronta a sostenere gli interventi di risposta all’emergenza”. È quanto ha affermato ieri l’organizzazione cattolica, in un comunicato stampa diffuso in seguito al violentissimo terremoto di magnitudo 7.0 che ha colpito un’area tra la Grecia e la Turchia nelle prime ore di ieri pomeriggio. Il sisma, con epicentro in una zona del Mar Egeo compresa tra l’isola di Samos (Grecia) e la città di Smirne/Izmir (Turchia), ha causato anche uno tsunami, che ha inondato alcuni quartieri abitati a Samos e una zona residenziale della periferia di Smirne, ed è stato seguito da altre scosse di assestamento. Il vescovo di Smirne, monsignor Lorenzo Piretto, ha confermato – si legge nella nota - che il terremoto è stato molto violento, e i direttori di Caritas Turchia e di Caritas Smirne hanno testimoniato che la situazione è ancora molto caotica e che le notizie dalle zone colpite sono ancora frammentarie. “La zona più gravemente danneggiata – ha sottolineato la Caritas italiana - sembra essere la città di Smirne, con 4 milioni di abitanti”, dove si sono registrate decine di vittime e centinaia di feriti. Ma anche nell’isola di Samos in Grecia, “il terremoto ha provocato feriti e danni”. “La forte scossa – ha precisato - ha fatto crollare una parete della chiesa della Panagia Theotokou a Karlovassi, una delle mete turistiche dell’isola”e si sono registrati danni anche alla rete stradale. In questo momento, mentre i volontari scavano tra le macerie, la gente sta cercando di lasciare la città per recarsi in campagna. Le Caritas di Grecia e Turchia hanno allertato i loro operatori, volontari, partner, e sono in contatto con le autorità governative e con le varie realtà ecclesiali presenti nelle zone più colpite, per monitorare la situazione e cercare di organizzare i primi aiuti. Chi volesse sostenere gli interventi di aiuto tramite Caritas Italiana (Via Aurelia 796 - 00165 Roma), lo può fare utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito  www.caritas.it, o bonifico bancario (causale “Terremoto Egeo”) tramite: Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111; Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474; Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013;  UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119. (AP)

30 ottobre - ETIOPIA Iniziativa dei giovani cattolici per promuovere la giustizia ambientale

Promuovere e garantire la giustizia ambientale attraverso pratiche sostenibili per la salvaguardia del Creato: con questo obiettivo, i giovani cattolici dell’Etiopia hanno avviato un’iniziativa per la tutela dell’ambiente. Il progetto, informa il blog dell’Amecea (Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Orientale), è stato pensato per celebrare il quinto anniversario dell’Enciclica di Papa Francesco, “Laudato si’ sulla cura della casa comune”, che ricorre quest’anno. Per l’occasione, dunque, i giovani etiopi hanno realizzato un video-documentario che punta ad accrescere la consapevolezza sociale sull’importanza del riciclaggio. “Ci siamo concentrati su questo tema – spiega la responsabilità dell’Ufficio nazionale della gioventù, Sr. Selam Berham, dell'Istituto delle Figlie del Cuore di Maria – in modo che le persone imparino a smaltire correttamente i rifiuti, così da mantenere l’ambiente pulito”. Uno smaltimento errato soprattutto della plastica, aggiunge, “provoca danni a noi stessi e alle generazioni future”. “Nell’ambiente si vede il volto di Dio – sottolinea ancora la religiosa – ed è per questo che bisogna averne cura”. Dal suo canto, l'assistente di Sr. Berham, la signora Yemesrach Assefa Bogale, spiega che sono in programma altri tre video-documentari, sempre ispirati alla “Laudato si’”, che verranno diffusi prossimamente. Inoltre, si sta lavorando a materiale informativo da diffondere on line, tradotto nelle lingue locali. Un ulteriore progetto riguarda, poi, la ristrutturazione del Segretariato Cattolico dell’Etiopia affinché sia più in linea con i principi ecologici. “Quello che desideriamo – conclude la Bogale – è che, grazie ai nostri video, le persone imparino a pensare prima di buttare via i rifiuti e tengano bene a mente l’importanza di riciclarli”. Da ricordare che, per celebrare il quinto anniversario della “Laudato si’”, il 24 maggio scorso è iniziato uno speciale Anno dedicato proprio all’Enciclica e promosso dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale: scandito da numerosi appuntamenti sul tema dell’ecologia integrale, l’Anno si concluderà il 24 maggio 2021, ma mira a proporre un pubblico impegno comune verso la “sostenibilità totale” da realizzare in 7 anni. Numerosi gli attori coinvolti: famiglie, diocesi, ordini religiosi, università scuole, strutte sanitarie e mondo del business, con particolare attenzione per le aziende agricole. (IP)

30 ottobre - ITALIA Messaggio Cardinale Bassetti, positivo a #coronavirus: “Offro questa prova per tutti i sofferenti, con fede e speranza”

“È un momento di dolore per tanti, riconciliamoci nel Dio della vita”: si apre così il messaggio diffuso dal Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), che nei giorni scorsi è risultato positivo al Covid-19. Ringraziando tutti coloro che gli hanno manifestato vicinanza “con messaggi di solidarietà e con la preghiera”, il porporato offre “questa prova per tutti i malati, i sofferenti, le persone che hanno vissuto un lutto, i medici e gli operatori sanitari che prestano soccorso con dedizione e cura, i rappresentanti delle Istituzioni impegnati a porre un argine a questo virus”. Un pensiero particolare, poi, il Cardinale Bassetti lo rivolge “ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai laici che non hanno mai smesso di testimoniare il volto bello e creativo delle nostre Chiese” “Insieme siamo presi in una morsa che sembra stritolare le nostre sicurezze”, continua il presidente della Cei, ricordando anche “la fatica e la stanchezza di un tempo inedito” per “l’umanità intera”. Eppure, prosegue il suo messaggio, “anche quando tutto sembra finito, c’è uno spiraglio di luce che continua a indicare il cammino”, per “evitare solitudine e disperazione” e “sentirci ed essere fratelli e sorelle riconciliati nel Dio della vita”. La notizia della positività del porporato al Covid-19 era stata diffusa il 28 ottobre dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. In una nota si sottolineava che il Cardinale Bassetti “vive questo momento con fede, speranza e coraggio” e che “le sue condizioni sono costantemente monitorate”. Intanto, la Cei si prepara a vivere, il prossimo 3 novembre, una sessione straordinaria, in videoconferenza, del Consiglio episcopale permanente. I lavori prevedonodopo l’introduzione del vice-presidente monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole, “una condivisione e un confronto sulla situazione legata alla pandemia e alla sua progressiva diffusione nel Paese”. Alla conclusione dei lavori, verrà diffuso un comunicato finale. (IP)

30 ottobre - SUD SUDAN Arcivescovo di Juba ai media: narrare la speranza

L’impegno positivo dei mass-media “può portare ad un cambiamento nella società”: lo ha affermato l’Arcivescovo di Juba, in Sud Sudan, Stephen Ameyu Martin Mulla, in occasione del decimo anniversario di attività di “Voice of Hope Radio”, l’emittente della diocesi di Wau, celebrato il 27 ottobre. Sottolineando che “i media hanno il potere di rafforzare o distruggere la società”, il presule ha incoraggiati i giornalisti cattolici a “costruire una narrazione che doni speranza” alle persone. “Le trasmissioni radiofoniche non sono un qualcosa di facile – ha ribadito Monsignor Ameyu – ma servono all’evangelizzazione, affinché i valori della Parola aiutino le nostre famiglie e comunità e portino un cambiamento nelle persone”. Per questo, l’Arcivescovo ha esortato “il governo locale e nazionale a varare legislazioni apposite per limitare la distribuzione di contenuti inadeguati sulle varie piattaforme mediatiche”. Di qui, l’appello agli operatori dei media affinché, attraverso il loro operato, “rafforzino la fede, costruiscano la fiducia e portino speranza tra la popolazione”. Un’ulteriore esortazione è stata rivolta ai genitori, così che guidino i propri figli nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione sociale. Da ricordare che l’emittente diocesana di Wau fa parte della rete “Catholic Radio Network” del Sud Sudan che include: “Voice of Peace” a Gidel; “Sout al Mahaba” a Malakal; “Don Bosco Radio” a Tonj; “Good News Radio” a Rumbek; “Anisa Radio” a Yambio; “Easter Radio” a Yei; “Bakhita Radio” a Jiuba ed “Emmanuel Radio” a Torit. (IP)

30 ottobre - GAMBIA #coronavirus. 1 novembre, riprendono le Messe con concorso di popolo

Dal 1.mo novembre, Solennità di Tutti i Santi, tornano in Gambia le Messe con concorso di popolo, dopo la chiusura dei mesi scorsi dovuta alla pandemia da coronavirus che nel Paese ha provocato più di 3.600 casi. Ad annunciarlo, in un video su Facebook, Monsignor Gabriel Mendy, vescovo di Banjul, l’unica diocesi cattolica della nazione africana. Le celebrazioni, ha spiegato il presule, dovranno tuttavia seguire protocolli specifici ed essere intervallate di un’ora l’una dall’altra in modo che “il luogo di culto possa essere sanificato” prima dell’ingresso di altri fedeli. Le cerimonie liturgiche, inoltre, “non dovranno superare la durata di un’ora e quindici minuti”; il coro dovrà essere composto da 15 persone al massimo e potrà cantare “solo le parti essenziali e fondamentali della Messa”. Una volta iniziata la celebrazione, poi, gli eventuali ritardatari non potranno più accedere in chiesa. Infine, gli anziani, i malati ed i bambini minori di 12 anni sono esonerati dal precetto domenicale. Per loro, il presule ha garantito l’amministrazione dell’Eucaristia a domicilio e la trasmissione delle Messe sui mezzi di comunicazione sociale. Ulteriori regole riguardano il sacramento della confessione, che potrà avvenire “rigorosamente su appuntamento”, e le riunioni dei gruppi parrocchiali che dovranno prevedere al massimo 30 partecipanti per volta ed occuparsi della sanificazione dei locali utilizzati al termine di ogni incontro. Esortando, quindi, i fedeli a rispettare le norme igienico-sanitarie, Monsignor Mendy ha sottolineato che “la pandemia da coronavirus è ancora in corso e può essere fatale. Per questo, è urgente prendere sempre le dovute precauzioni, ovvero indossare la mascherina, lavarsi spesso le mani, mantenere il distanziamento sociale ed evitare luoghi affollati”.  Affidando, poi, la diocesi di Banjul alla Vergine e a tutti i Santi, il vescovo ha pregato per “la salute e la protezione di cui abbiamo bisogno per continuare a servire il nostro amorevole e misericordioso Padre attraverso Cristo”. (IP)

30 ottobre - NUOVA ZELANDA Referendum eutanasia, vince il sì. Vescovi: crinale pericoloso

Con il 65 per cento dei voti a favore, la Nuova Zelanda dice sì alla legalizzazione dell’eutanasia. Sono stati diffusi oggi, infatti, i risultati preliminari del referendum svoltosi il 17 ottobre e relativo alla legge sul “fine-vita” (End of Life Choice Act 2019 – Eolc). Una volta entrata in vigore, nel 2021, essa renderà possibile l'eutanasia per le persone, dai 18 anni in su, affette da malattia terminale o che si pensa abbiano sei mesi o meno di vita, e che si trovano in uno stato avanzato di declino irreversibile, sperimentando – afferma la normativa - "una sofferenza insopportabile che non può essere alleviata in un modo che il malato considera tollerabile". Gli esiti definitivi ufficiali del referendum verranno resi noti il 6 novembre, ma da quelli preliminari emerge comunque la maggioranza del sì. Immediata la reazione della Chiesa cattolica locale, che si era battuta a lungo contro l’approvazione della normativa: in una nota, il dottor John Kleinsman, direttore del “Centro di bioetica Nathaniel”, afferente alla Conferenza episcopale locale, sottolinea come l’Eolc “metta le persone vulnerabili in difficoltà e in pericolo” perché “la presenza dell’opzione eutanasica metterà pressione su molti malati e sulle loro famiglie”. Non solo: la legalizzazione della morte assistita “avrà un impatto enorme su tutti coloro che lavorano con i moribondi prendendosene cura, ovvero medici, infermieri, operatori sanitari, cappellani, sacerdoti e ministri laici”. Dal dottor Kleinsman anche il richiamo al fatto che “con l’approvazione di questo referendum, la Nuova Zelanda ha superato un punto di non ritorno” perché “la legge non riguarderà pochi casi, quelli più difficili”, bensì “renderà facile, per chiunque abbia una diagnosi di malattia terminale, scegliere l’eutanasia”. La normativa, infatti, “non prevede l’obbligo di cure palliative, non richiede requisiti specifici per i testimoni e manca di procedure efficaci per rilevare se le persone vogliono optare per la morte assistita a causa di pressioni esterne o per la sensazione di essere un peso” per gli altri.   Questo risultato, continua direttore del “Centro di bioetica Nathaniel”, "va contro la tendenza dell'opinione pubblica mondiale, con 33 giurisdizioni in tutto il mondo che hanno respinto leggi simili negli ultimi cinque anni, tra cui il Regno Unito e la Scozia, a causa dei rischi per le persone vulnerabili”. Il medico conclude: “Sarà solo questione di tempo prima che i nostri parlamentari siano spinti ad ampliare ancora di più la legge, come è successo in altre nazioni. Questa normativa ci mette su una strada molto pericolosa e siamo solo all’inizio". Da ricordare che oggi sono stati diffusi anche i risultati preliminari di un altro referendum, svoltosi sempre il 17 ottobre, relativo alla legalizzazione della cannabis a scopro ricreativo. In questo caso, i neozelandesi si sono detti contrari: il no, infatti, ha vinto con il 53,1 per cento. Ascoltata, dunque, la voce della Chiesa cattolica che, in diverse dichiarazioni, aveva lanciato l’allarme sulle conseguenze negative di tale sostanza sui giovani, in particolare sui più vulnerabili. "Pensiamo che la popolazione abbia bisogno di riflettere seriamente sulla questione – avevano affermato i presuli - e ci auguriamo che il voto venga utilizzato in modo da considerare l'impatto della cannabis sui giovani e sulle persone più fragili delle nostre comunità”. (IP)

30 ottobre - MONDO – La teologia della bellezza e della luce. Un libro per comprendere la spiritualità delle icone

Un volto davanti a cui pregare. Uno sguardo che attrae e cattura. Sono le icone legate alla fede e alla cultura religiosa ortodossa, ma che da ormai quarant’anni hanno conquistato anche i fedeli e i cultori d’arte d’Occidente. Oltre quattrocento le opere prese in esame nel volume “Icone e volti d’Oriente. Teologia della bellezza e della luce”, scritto dal giornalista e storico dell’arte Alfredo Tradigo ed edito da Mimep-Docete. Attraverso dettagliate descrizioni accompagnate da immagini a colori in un'accattivante veste grafica, il lettore è accompagnato a scoprire e leggere opere che vanno dal V al XVI secolo. È un libro che si rivolge a tutti coloro che negli ultimi decenni si sono appassionati a questa produzione artistica. Quarant’anni fa le icone, messe al bando dal regime sovietico, giungevano in grande quantità dalla Russia in Occidente. Restaurate furono restituite all’originario splendore cromatico, oscurato nei secoli dal fumo delle candele e dato dai colori puri lavorati a pigmento e rosso d’uovo. Proprio il colore svolge un ruolo chiave in questa forma d'arte. Il fondo d’oro trasporta chi contempla verso l’infinito, sovvertendo i nostri parametri prospettici. “Affascina lo sguardo magnetico dei volti dipinti, una fissità di sguardo che ti tira dentro al quadro” spiega a Vatican News Alfredo Tradigo. “Per capire l’icona bisogna starle davanti tanto tempo. Nell’icona è rappresentata l’ipostasi, ovvero l’unione tra la natura umana e divina di Cristo. Protaginisti di queste tavole in legno, ricoperte di gesso, colla e tela,  sono anche la Vergine o i santi. Quelli dipinti sono volti eternizzati. C’è chi fa derivare questo aspetto dai ritratti del Fayyum, nell’antico Egitto, realizzati per le mummie e i sarcofagi. “Le icone – prosegue Tradigo – vengono da un altro mondo, sono finestre aperte sul trascendente sia quando ritraggono personaggi dell’’Antico e Nuovo Testamento, sia quando rappresentano le dodici grandi feste della liturgia ortodossa”.  Sono un ponte dal visibile all’invisibile. “Per essere dipinta secondo la sua vera natura – scriveva il filosofo e teologo russo Sergej Bulgakov – l’icona esige che il suo autore riunisca le qualità dell’artista e i doni del teologo contemplativo. L’arte da sola è impotente a creare l’icona così come la sola teologia, giacché la rivelazione iconica le eccede entrambe”. Guardare un’icona è pregare. “L’icona parla, prega per te, ma – prosegue Tradigo -  è necessario comprenderne il linguaggio, come per la parola scritta”. L’auspicio dell’autore è che in una società che usa impropriamente il termine “icona” in ambito informatico o sociologico, attraverso il libro possa rinascere la curiosità per queste immagini sacre di un’unica Chiesa indivisa, che respira con i suoi due polmoni, l’Oriente e l’Occidente. (PO)

30 ottobre - EUROPA Attentato Nizza. Cordoglio dei vescovi europei: atto barbaro, rifiutare la violenza  

È unanime la condanna e il cordoglio espresso da diverse Conferenze episcopali d’Europa all’indomani del tragico attentato avvenuto a Nizza, in Francia. Tre le vittime dell’attacco perpetrato da un uomo che, armato di coltello, è entrato nella Cattedrale di Notre-Dame, uccidendo due donne e il sacrestano. L’assalitore, che secondo alcuni testimoni avrebbe gridato “Allah Akbar”, è stato poi fermato dalle forze di sicurezza. “Sono inorridito – scrive dunque in una nota il Cardinale Vincent Nichols, Arcivescovo di Westminster, in Inghilterra – dall’uccisione di tre persone innocenti” per di più avvenuta “in un luogo sacro”, la cui “violazione aggrava l'orrore di tre brutali omicidi”. Di qui l’appello affinché “tutti rifiutino totalmente il cammino di una violenza insensata”. Sulla stessa linea anche la Conferenza episcopale spagnola che, in una lettera aperta ai vescovi francesi, esprime cordoglio e vicinanza a tutti i fedeli “in questi momenti difficili dovuti a vari attacchi per motivi religiosi”. “Preghiamo – si legge nella missiva – che Dio riversi la sua grazia sul popolo francese, affinché possa placare i cuori dei violenti e portare rispetto per la verità, la giustizia e i diritti umani”. Dalla Spagna al Portogallo: anche la Chiesa cattolica di Lisbona condanna, in una dichiarazione, “l’atto barbaro e violento” avvenuto a Nizza e che, oltre a “sopprimere la vita umana”, lede “la pace”. Pregando per le vittime ed i loro familiari, i vescovi portoghesi richiamano l’importanza del “perdono di Cristo”, affinché “prevalga di fronte a questi atti barbari”. Vicinanza viene espressa dai presuli anche “alle forze di sicurezza in prima linea, ai sacerdoti ed ai fedeli feriti nella loro fede e nella loro speranza”. Vicinanza e cordoglio arrivano alla Francia anche dall’Ungheria: Monsignor András Veres, presidente della Conferenza episcopale locale, scrive in una nota: “Questo momento del lutto ci fa ricordare che tutti siamo fratelli e che l’unica via da percorrere è quella del dialogo fraterno e la condanna di ogni tipo di violenza”. Il presule assicura poi le sue preghiere per le vittime affinché “il Signore della vita” conceda loro “il premio dovuto ai fedeli servitori del Vangelo”. Infine, la presidenza della Conferenza episcopale italiana parla di “attentato crudele”, di “azione criminale e dissennata” e condanna “fermamente cultura dell’odio e del fondamentalismo che usa l’alibi religioso per corrodere con la violenza il tessuto della società”. “L’odio di pochi – si legge in una nota - non dissipi il patrimonio prezioso costituito da una grande maggioranza di persone di diverse religioni che, quotidianamente, testimoniano in pace l’esperienza gioiosa della fraternità nella multiculturalità”. Una dichiarazione specifica arriva dalla diocesi di Assisi, “Città della pace” come la definisce il suo vescovo, Monsignor Domenico Sorrentino: “Con indignazione ed enorme sofferenza – afferma il presule - ci mettiamo accanto al popolo francese e ai nostri fratelli e sorelle cristiani che sono, ancora una volta, rimasti vittime di vili attacchi terroristici perpetrati in nome della religione”. “Ci sentiamo molto provati come credenti in Gesù”, aggiunge, ricordando poi che il messaggio evangelico è quello di “un amore che sa dare la vita e di una fede che mai può diventare motivo di violenza”. “L’universale fraternità ci rende tutti solidali nel dolore, e ci fa condannare senza mezzi termini ogni violenza, tanto più se impropriamente giustificata con motivi di fede”, ribadisce ancora Monsignor Sorrentino, che infine auspica che “la sofferenza non diventi pretesto per alimentare diffidenze generalizzate e chiusure egoistiche”.  Gli fa eco Abdel Qader, Imam di Perugia che condanna “con tutta la fermezza possibile l'uso strumentale della fede in Dio”. “Noi crediamo fermamente – scrive in un messaggio - che non sia possibile credere in Dio e procurare la morte ad altre persone umane”. (IP)

30 ottobre - BRASILE Aumenta #coronavirus tra detenuti: allarme della Pastorale Carceraria

I casi di Covid-19 crescono vertiginosamente tra i detenuti delle prigioni brasiliane: l’allarme arriva dalla Pastorale Carceraria che, in un video, accende i riflettori sulle drammatiche condizioni in cui si trovano le persone costrette dietro le sbarre. Come afferma Sr. Petra Pfailler, coordinatrice dell’organismo pastorale, “la situazione carceraria nazionale, già caratterizzata di per sé da una grave incostituzionalità”, ora è peggiorata ulteriormente a causa della pandemia. Nelle prigioni sempre più sovraffollate, infatti, “non è possibile mantenere il distanziamento sociale per prevenire i contagi”. Sr. Pfailler denuncia anche “la mancanza di trasparenza sulle reali misure che i dirigenti delle unità carcerarie stanno prendendo per combattere la pandemia”, tanto che “i familiari e le organizzazioni della società civile” che si occupano del settore “vengono lasciati all’oscuro di tutto ciò che si sta facendo”. Da ricordare che il video diffuso ieri, 29 ottobre, è il secondo di una serie prodotta dalla Pastorale Carceraria: il primo spiegava l’origine e la missione dell’organismo stesso, illustrava l’opera di evangelizzazione tra e con i detenuti e ribadiva che “l’assistenza spirituale è un diritto anche per le persone private della libertà”. “Portiamo nei cuori dei delle persone la forza trasformatrice del Vangelo di Gesù Cristo – spiegava il presidente dei vescovi brasiliani, Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo – ed è quindi necessario che tale forza arrivi anche nelle prigioni del Paese”. (IP)

30 ottobre - COREA Arcidiocesi di Seoul istituirà Accademia cattolica delle arti

Diffondere la conoscenza dell’arte sacra ed una sua gestione più professionale: con questo obiettivo, l’Arcidiocesi di Seoul, in Corea del Sud, ha deciso di istituire un’Accademia cattolica delle arti. Il progetto, riporta l’agenzia Ucanews, prevede la raccolta di arti e manufatti all’interno sia dell’arcidiocesi stessa che in altre parti del Paese, per permetterne la manutenzione, la conservazione e lo studio. Pensata come organizzazione no-profit, l’Accademia dovrebbe essere presentata ufficialmente il 29 novembre, nella prima domenica di Avvento. “Sarà una pietra miliare del nostro ministero pastorale – sottolinea padre Mattias Heo Young-yup, responsabile della comunicazione dell’arcidiocesi – e comprenderà anche l’Associazione degli artisti cattolici di Seoul ed alcuni sacerdoti anziani”. L’Accademia si doterà, inoltre, di un Centro educativo, diretto dallo stesso padre Heo Young-yup, e vorrà essere una risposta all’appello di numerosi cattolici per la tutela delle opere d’arte. Per questo, si pensa anche a progettare un Museo per raccontare la storia della Chiesa di Seoul attraverso l’arte, in modo “sistematico, obiettivo e professionali”. Infine, saranno avviate conferenze e seminari formativi che, a causa della pandemia da Covid-19, si svolgeranno in modalità virtuale. (IP)

30 ottobre - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Ieri la commemorazione di monsignor Munzihirwa, ucciso 24 anni fa da militari ruandesi

Con una Messa a Bukavu, nella cattedrale di Nostra Signora della Pace, è stato ricordato ieri l’arcivescovo Christophe Munzihirwa, gesuita, assassinato il 29 ottobre 1996 da un gruppo di militari ruandesi per il suo impegno al fianco dei rifugiati e per aver denunciato le ingiustizie e i progetti di guerra nella regione dei Grandi Laghi. Nella sua omelia, l’arcivescovo François-Xavier Maroy ha invitato i fedeli a considerare monsignor Munzihirwa un modello di vita per l’esempio lasciato. Alla celebrazione, riferisce La Prosperité, è seguita una conferenza-dibattito con una serie di testimonianze da parte di chi ha conosciuto il presule, oggi noto come il “Romero del Congo”. Nel corso dell’incontro è stato evidenziato quanto monsignor Munzihirwa si sia speso per la pace. Diversi i suoi appelli alla comunità internazionale. Dedicò la sua vita ai fedeli della sua arcidiocesi senza dimenticare l’intero popolo congolese, sensibilizzandolo a non cedere alla guerra. A 24 anni dalla sua morte nessuna indagine è stata ancora avviata dalle autorità, ma la Chiesa, il 16 gennaio 2017 ha aperto la fase diocesana della sua causa di beatificazione per riconoscere il suo martirio. La sua tomba, luogo di pellegrinaggio, si trova a fianco della cattedrale di Bikavu. (TC)

30 ottobre - ITALIA A quattro anni dal terremoto che ha colpito il centro della Penisola, monsignor Boccardo incoraggia a dare una svolta all’esistenza

Quattro anni fa la violenta scossa di terremoto che ha ferito Norcia, la Valnerina e la valle spoletana. Lo ricorda l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, che evidenzia il peso, la fatica e la delusione che hanno caratterizzato questi 1460 giorni. Quest’anno, a causa dell’emergenza coronavirus, non sono state organizzate cerimonie di commemorazione civili e religiose, ma una nota stampa dell’arcidiocesi ha diffuso il pensiero del presule. “Stiamo vivendo un momento difficile aggravato anche dalla situazione di emergenza sanitaria legata al Covod-19 che si prolunga nel tempo - osserva monsignor Boccardo -. Mi sembra che risuoni particolarmente attuale e urgente in questa circostanza il monito di Papa Francesco. Più grave della pandemia, e io aggiungo più grave del terremoto, sarebbe soltanto l’incapacità di cogliere un messaggio che la pandemia e il terremoto ci portano: quello di una vita seria in grado di valorizzare ciò che è essenziale, capace di ricominciare sempre di nuovo”. Per il presule occorre “dare una svolta all’esistenza e riempirla di cose nuove e valide che illuminino la mente e che riscaldino il cuore”. “Io credo che questo anniversario - ha aggiunto - debba spingerci tutti a una profonda revisione di vita. Siamo sollecitati a questo anche dalla pandemia che torna a farci sperimentare la fragilità, la trepidazione e l’incertezza del futuro”. L’arcivescovo di Spoleto-Norcia invita per questo a fissare l’attenzione sulle cose essenziali, a lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio e dalla ricerca di cose grandi capaci di dare senso e rendere feconda la nostra vita”. (TC)

30 ottobre - ITALIA L’arcidiocesi di Milano in dialogo con il mondo finanziario propone cooperazione e formazione etica che possano giovare al post pandemia

“Milano ce la farà se ce la faremo insieme, se non ci sottraiamo alle nostre responsabilità. Io mi voglio impegnare, impegnatevi anche voi”: lo ha detto ieri l’arcivescovo del capoluogo lombardo, monsignor Mario Delpini, prendendo parte all’incontro con il direttore della sede di Milano della Banca d’Italia, Giuseppe Sopranzetti, e la preside della facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Elena Beccalli, organizzato nell’ambito del percorso di dialogo tra arcidiocesi di Milano e mondo finanziario iniziato un anno fa sui temi di etica e finanza. Il colloquio si è sviluppato su responsabilità, cooperazione, formazione e bene comune. “Per esercitare la responsabilità è necessaria, prima ancora che una posizione di potere, una convinzione personale che disponga a pagare il prezzo per i valori in cui si crede” ha precisato l’arcivescovo di Milano, con uno sguardo rivolto anche alla particolare situazione che sta vivendo il capoluogo lombardo e individuando nella formazione e nella comunicazione i due pilastri per rendere la “finanza funzionale al bene comune”. Per il presule è necessario investire nella formazione, che argomenta “la fondazione dei valori e il loro ‘essere un bene’”. “Nel contesto della confusione comunicativa che caratterizza il momento contemporaneo - ha proseguito monsignor Delpini - formazione tecnica e capacità della comunicazione sono due capitoli fondamentali, che rendono possibile condividere un’idea e un valore in modo che ne cresca una comunità”. Per Elena Beccalli quello fra l’arcidiocesi e il mondo finanziario è “un confronto che appare ancora più necessario e lungimirante alla luce delle pesanti ricadute economiche e sociali della pandemia”. “Per affrontare una situazione così drammaticamente complessa bisogna andare oltre il raggio di azione di una singola realtà e diremmo anche superare i limiti di una prospettiva unica - ha aggiunto la preside della facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - servono invece la cooperazione e il lavoro sinergico di varie istituzioni, con la loro indipendenza e complementarietà da valorizzare”. Per la prof. Beccalli “la pandemia, avendo amplificato e moltiplicato le povertà nonché alimentato ulteriormente le disuguaglianze, impone un ripensamento del settore bancario e finanziario”. Il direttore della sede di Milano della Banca d’Italia, infine, ha evidenziato che occorre studiare strumenti di lavoro per un’economia sostenibile che ponga al centro l’uomo. (TC)

30 ottobre - IRLANDA I vescovi invitano a pregare, nel mese di novembre, per i morti a causa della pandemia

“Più degli altri anni, questo novembre sarà particolarmente toccante poiché ricordiamo tutti coloro che sono morti a causa della pandemia di Covid-19”: lo affermano i vescovi irlandesi in un comunicato sulle celebrazioni che nei prossimi giorni saranno dedicate ai defunti. “Novembre è un momento per ricordare e pregare per i nostri cari che ci hanno preceduti e di cui sentiamo la mancanza - affermano -. È un momento in cui siamo particolarmente consapevoli di quanti nelle nostre parrocchie stanno soffrendo e di tutte quelle famiglie che hanno perso i propri cari quest’anno”. Domenica, vigilia della giornata dedicata a tutti i defunti, i vescovi e i sacerdoti irlandesi, alle 15, guideranno un breve momento di preghiera per dedicare il mese di novembre al “Ricordo dei morti e alla preghiera per i lutti”; sarà possibile partecipare anche in streaming. La Conferenza episcopale invita per questo tutto il Paese a unirsi in questo particolare momento. “Celebriamo questo periodo dell’anno nelle nostre parrocchie con iniziative specifiche, come la benedizione delle tombe, la celebrazione di messe e la commemorazione del giorno di Tutti i Santi e dei defunti” specificano i vescovi, che precisano l’impossibilità, quest’anno, di riunirsi per le tradizionali celebrazioni a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. “Continueremo a tendere la mano, in questo mese di novembre in cui tradizionalmente preghiamo per i nostri defunti, per offrire sostegno spirituale alle persone in lutto” concludono i vescovi. (TC)

29 ottobre R.D. CONGO  Premio al Superiore dei salesiani dell’Africa Centrale per il suo impegno nella lotta alla pandemia

Il Superiore dell’Ispettoria salesiana “Maria Assunta” dell’Africa Centrale, ha ricevuto un prestigioso riconoscimento per il suo impegno nella lotta al Covid-19 nella Repubblica Democratica del Congo. Si tratta di un diploma di merito stato assegnato dal Ministero della Salute della Provincia dell’Alto Katanga, in collaborazione con l’ONG “Dynamique Internationale des Activistes des Droits Humains” (Diadh) - come si legge nella motivazione - per "il suo prezioso contributo alla Repubblica Democratica del Congo in generale e alla Provincia dell’Alto Katanga in particolare, per il suo impegno, la sua dedizione alla sensibilizzazione e il suo contributo nella lotta contro Covid-19". Il premio – riporta l’agenzia dei Salesiani Ansmag – gli è stato consegnato il mese scorso a Lumumbashi. Nell’accogliere il diploma di merito don Kabuge ha sottolineato che il riconoscimento va esteso a tutta l’Ispettoria dell’Africa centrale e alla Famiglia Salesiana nella Repubblica Democratica del Congo, che si è mossa come un corpo unico nella lotta al cnuovo Coronavirus. Sin dal mese di marzo 2020, infatti, la Famiglia Salesiana locale si è impegnata in diverse iniziative di sensibilizzazione, di solidarietà e assistenza volte a salvare vite umane e ad aiutare le persone più duramente colpite dalle conseguenze della pandemia. (LZ)

29 ottobre REPUBBLICA CECA Laici e religiosi in prima linea contro la pandemia: è boom di volontari

"Non abbiamo paura! La sfida che i cristiani affrontano nell'attuale pandemia è proclamare la speranza. Oggi, più che mai, noi, i discepoli di Cristo, dobbiamo essere i diffusori di luce nelle anime oscurate, gli annunciatori della Speranza che è più forte della morte. Vorrei quindi invitare tutti i credenti, clero e laici, uomini e donne, a offrire i loro servizi alla società come meglio possono, a ‘respirare’ insieme in questi giorni difficili ". Così scriveva a metà ottobre, il Primate della Repubblica Ceca e arcivescovo di Praga, cardinale Dominik Duka, nel suo invito a tutti i credenti a rimboccarsi le maniche e fare la propria parte nella crisi attuale. Ebbene, come riporta il sito della Conferenza episcopale ceca, l’appello del porporato non è rimasto inascoltato: a raccoglierlo per primo è stato lo stesso consigliere del cardinale Duka, monsignor Štěpán Rob, che ha scelto di trascorrere il suo residuo mese di ferie prestando servizio nell'ospedale regionale di Karlovy Vary. "Recentemente ero venuto a contatto con questa struttura e avevo visto con i miei occhi quanto avevano bisogno di qualcuno che li aiutasse. Tra i volontari ospedalieri anche padre Romuald Rob: "Lavoro come paramedico, in un turno di 8,5 o 12 ore. Svolgo lavori ausiliari per medici e infermieri", è la sua testimonianza. Agli operatori sociali degli enti ecclesiastici che in questi giorni di crisi stanno mettendo a disposizione del prossimo il proprio tempo e le proprie risorse personali, va il grazie della Chiesa, espresso dal vicario generale dell’arcidiocesi di Praga, monsignor Jan Balík: "Sento un sincero desiderio di ringraziarti soprattutto ora per il vostro servizio, davvero straordinario e impegnativo  - ha detto - quando ho incontrato alcuni di voi negli ultimi mesi, ho visto che la prima metà di quest'anno vi è costata molta energia. Adesso siamo in una situazione simile e voi lavorate ancora una volta al servizio di altre persone, ammalati, anziani, famiglie”. (RB)

29 ottobre - SVIZZERA Nuovo giro di vite contro la pandemia. Presenze in chiesa ridotte a 50 persone

Nuovo giro di vite contro il Coronavirus anche in Svizzera. Il Consiglio federale deciso ieri la reintroduzione, a partire da oggi, di una parte delle restrizioni della scorsa primavera. Due delle nuove misure riguardano direttamente le Chiese: sono il numero delle persone autorizzate a partecipare alle funzioni religiose in presenza, che si riduce a 50 e che potrà essere ulteriormente ridotto nei singoli cantoni secondo le necessità locali, e la sospensione dei canti corali in chiesa, data la facile diffusione attraverso le gocce saliva. Solo le corali professionali potranno continuare le ripetizioni. La durata delle nuove misure non è stata fissata e per il momento non è previsto un lockdown totale come la scorsa primavera. Potranno quindi continuare le Messe con concorso di popolo nel rispetto anche delle altre misure di protezione che restano in vigore in tutto il territorio nazionale: uso delle mascherine obbligatorio esteso ai luoghi di lavoro, igienizzazione frequente delle mani e distanziamento sociale. La nuova stretta segue quella decisa più di una settimana fa dal Consiglio federale che aveva ridotto il numero dei partecipanti ad eventi pubblici e alle funzioni religiose da 300 a 100. Una misura che i vescovi elvetici avevano esortato a rispettare scrupolosamente ricordando ai fedeli che ogni individuo è personalmente responsabile del proprio atteggiamento e delle misure igieniche stabilite dall’Organizzazione mondiale della sanità per contenere il contagio. (LZ)

29 ottobre - GERMANIA 15 anni di Nightfever. Monsignor Bätzing: "Al centro c'è solo Dio"

(Compie 15 anni Nightfever (letteralmente “febbre notturna” ndr), l’iniziativa nata in seno alla XX Giornata Mondiale della Gioventù svoltasi nell’estate del 2005 a Colonia. Da allora, ogni ultimo fine settimana di ottobre, la chiesa di San Remigio a Bonn si è illuminata durante la notte per ospitare una singolare nottata di meditazione e preghiera. A scriverlo è il sito della Conferenza episcopale tedesca.   Da quella prima volta a Bonn, l’iniziativa si è allargata a oltre 455 chiese in 27 Paesi. Durante la Nightfever, in pratica, i giovani invitano i passanti per la strada a entrare in chiesa e accendere una candela. Una volta dentro, poi, si propongono preghiere e meditazioni, letture della Bibbia e musica: momenti privilegiati che interrompono la vita quotidiana, in cui le riflessioni sono spesso guidate da sacerdoti. L’iniziativa è stata spesso oggetto di lode da parte della Chiesa: ad esempio, in occasione dei 15 anni di Nightfever, il presidente dei vescovi tedeschi, monsignor Georg Bätzing, ha voluto pronunciarsi sull’argomento: "Questi giovani mostrano agli altri il loro personalissimo approccio a Dio. Questo è un arricchimento per la nostra comunità cristiana. Sono grato che tanti giovani s’impegnino per organizzare le serate da soli e si assumano così la responsabilità dell’evento: tutti loro ci invitano a scoprire la loro spiritualità e a incontrare Dio interrompendo la frenesia della vita quotidiana". "Spesso le chiese sono buie e illuminate solo da poche candele, mentre in queste serate brillano particolarmente luminose: intorno al centro della nostra fede, che è solo Dio, tutto viene illuminato – ha proseguito il vescovo - trovo piacevole l'esperienza dell’andirivieni nelle serate di Nighhtfever, che si svolgono lentamente, senza pressioni, perché tutti hanno tempo. I giovani permettono così agli altri di avere facile accesso a Dio e rendono possibile l'incontro anche a chi è lontano dalla chiesa". (RB)

29 ottobre - ITALIA Anteprima. Dal 4 dicembre gli antichi busti reliquiario dei santi dell'area alpina in mostra a Torino -°Oggetti di fede vissuta, testimonianze storico artistiche di indubbio valore. Sono i circa trenta busti reliquiario che dal prossimo 4 dicembre al 12 aprile 2021 saranno esposti a Palazzo Madama di Torino nell’ambito della mostra Ritratti d’oro e d’argento. Manufatti realizzati dal Duecento al primo Cinquecento, provenienti dagli armadi delle sagrestie o dai tesori delle chiese delle diocesi del Piemonte e d'oltralpe, lontani dai circuiti turistici, e raffiguranti santi legati alle devozioni del territorio. Una produzione tipicamente medievale, particolarmente fiorente nel territorio della Savoia, una zona di frontiera, divisa oggi tra Italia, Francia e Svizzera. Lo documentano gli inventari dei monasteri e dei castelli o i necrologi delle cattedrali: attestano una produzione di ritratti in argento dorato e rame, ideati fin dall’XI secolo per conservare le reliquie del cranio degli "eroi della fede". Dall’esigenza di censire questi capolavori di oreficeria sopravvissuti ai secoli, nasce l’idea dell’esposizione torinese. Oggetti spesso arricchiti da pietre preziose, vetri colorati e smalti, in cui convivono il gusto per il ritratto di tradizione classica, il culto e le pratiche devozionali. Ma perché in questa regione, più che altrove, i busti reliquiario risalenti al 12mo - 14mo secolo sono tanto diffusi? “In Piemonte e nell’area alpina”, spiega in anteprima a Vatican News la curatrice Simonetta Castronovo, “ci sono molte miniere. La zona montuosa della Savoia e della Valle d’Aosta è un’area ricca di materia prima: l’argento, utilizzato per i volti, e il rame, impiegato per i busti”. Ma non solo. “È di grande importanza la presenza fin dal 9° secolo di un prototipo molto importante. Si trova nella Cattedrale di Vienne, vicino Grenoble, ai confini tra la Savoia e il Delfinato. E' la testa reliquiario di San Maurizio, la più antica dell’Europa medievale, andata perduta nell’epoca tra le guerre di religione e la rivoluzione francese, ma attestata da disegni e antiche descrizioni”. Inoltre  “tali opere sono sopravvissute al tempo in questa regione a causa della sua collocazione geografica periferica", una zona che meno ha risentito delle mode e dei mutamenti culturali. "Altrove infatti i busti reliquiari sono stati fusi in epoca rinascimentale o barocca per impiegare il metallo in opere più moderne”. In rassegna sono esposti i santi più amati dalla tradizione locale: san Giovenale di Fossano, san Bernardo di Aosta, san Teobaldo di Alba, tutte figure a cui le comunità sono legatissime da secoli: “si tratta di oggetti che ancora oggi sono portati in processione. Molti di questi giungono in mostra con le reliquie all’interno”. Un aspetto che le rende straordinarie. “Il fedele che si rivolgeva a queste immagini – continua Simonetta Castronovo - era consapevole di non rivolgersi solo a busti ritratti. La presenza delle reliquie infatti ha da sempre reso tali oggetti unici, favorendo l’elevazione spirituale di chi le contemplava”. (PO)

29 ottobre - PAKISTAN Tribunale convalida il matrimonio e la conversione all’Islam di Arzoo Raja: le proteste della Chiesa

Crescono in Pakistan le proteste per il rapimento di Arzoo Raja, la tredicenne sequestrata lo scorso 13 ottobre da un musulmano e convertita all’Islam dopo averlo sposato. Il 27 ottobre un’ordinanza dell’Alta Corte della Provincia del Sindh ha stabilito che il matrimonio e la conversione sono legittimi in quanto Arzoo sarebbe stata consenziente. La decisione ha suscitato viva indignazione nella Chiesa pakistana. Ieri – riporta l’agenzia Ucanews - 400 persone, per lo più cristiani, hanno partecipato a una manifestazione di protesta convocata dal cardinale Joseph Coutts davanti alla cattedrale di San Patrizio di Karachi  per chiedere giustizia alle autorità giudiziarie e di polizia. A guidare la manifestazione padre Saleh Diego, vicario generale dell'arcidiocesi e responsabile della commissione diocesana della giustizia e della pace che ha definito “vergognosa e deplorevole” la decisione del tribunale. “La corte, senza controllare l'età di Arzoo, si è pronunciata a favore dei rapitori”. Ma “una ragazzina di 13 anni non può decidere sulla sua religione. È una ragazza innocente la cui dichiarazione dovrebbe essere considerata nulla dal tribunale", ha affermato il sacerdote che ha denunciato il preoccupante aumento di rapimenti e matrimoni di minorenni appartenenti alle minoranze religiose con cittadini musulmani in Pakistan: “Le minoranze religiose che vivono in Pakistan sono preoccupate per il futuro delle loro figlie che si stanno convertendo all'Islam. Ma perché solo ragazze? I nostri ragazzi non sono abbastanza bravi per la conversione religiosa? Perché non si convertono così facilmente?”.  Durante la manifestazione l’avvocato cattolico Saleem Michael, ha definito la decisione del tribunale e della polizia “un’offesa allo Stato di diritto e alla giustizia”: “Il magistrato che segue il nostro caso sappia che non ci fermeremo finché non avremo ottenuto giustizia per le nostre figlie. La legge – ha aggiunto - afferma chiaramente che qualsiasi ragazza di età compresa tra i 9 ei 15 anni non può contrarre matrimonio a meno che non sia accompagnata dai suoi genitori". Sulla vicenda è intervenuto in questi giorni anche Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) annunciando che finanzierà l’assistenza legale della famiglia, come ha fatto per altri casi analoghi.   (LZ)

29 ottobre - IRLANDA Incontro tra il capo del governo e i vescovi: piena disponibilità e collaborazione

Si è svolto ieri l’atteso incontro tra il capo del governo irlandese, Micheál Martin e alcuni vescovi della Conferenza episcopale d’Irlanda: monsignor Eamon Martin, Primate d’Irlanda e arcivescovo metropolita di Armagh; monsignor Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino; monsignor Michael Neary, arcivescovo di Tuam; monsignor Kieran O'Reilly, arcivescovo di Cashel ed Emly; e monsignor Dermot Farrell, vescovo di Ossory. La discussione si è concentrata principalmente sull'effetto che le attuali restrizioni dovute alla seconda ondata della pandemia da Covid-19 stanno avendo sulla salute e sul benessere della comunità di fede e sul grande desiderio di tornare all’esercizio pubblico del culto il prima possibile. I presuli hanno sottolineato il loro pieno sostegno ai messaggi di salute pubblica, ma hanno anche evidenziato come, per i fedeli e le comunità, incontrarsi nella preghiera e per le celebrazioni, come la Santa Messa e i Sacramenti, sia fondamentale per la tradizione cristiana e fonte di nutrimento per la vita e il benessere di tutti.  In particolare, è stata sottolineata l'importanza dell'incontro per il culto come fonte di consolazione e di speranza nel periodo natalizio. I vescovi hanno inoltre sottolineato l'enorme sforzo che è stato fatto dai sacerdoti e dai volontari a livello parrocchiale per garantire che gli incontri in Chiesa fossero il più possibile sicuri e la costante comunicazione della Chiesa in merito alla protezione della salute propria e degli altri, in particolare i più vulnerabili. Da parte sua, il capo del governo ha ringraziato i presuli per il loro sostegno e ha riconosciuto il ruolo importante che hanno nel sostenere le persone e nel dare speranza in questo momento di stress e di preoccupazione, raggiungendo tutti coloro che possono sentirsi isolati o emarginati. È stato riconosciuto che il lavoro pastorale continua a livello parrocchiale anche quando la celebrazione della Messa viene spostata on line. Tuttavia, Martin ha delineato anche il ragionamento alla base del piano del governo per convivere con il virus, e la conseguente necessità di trovare il giusto equilibrio tra tutte le forme di attività sociale ed economica e la salute pubblica. (RB)

29 ottobre FRANCIA Attentato a Nizza. La preghiera dei vescovi per le vittime

“Beati gli operatori di pace”: è quanto scrive Monsignor Éric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza episcopale francese (Cef), in un Tweet pubblicato dopo l’attacco avvenuto stamani a Nizza, nella Chiesa di Notre-Dame, per mano di un uomo armato di coltello. Tre le vittime, di cui una donna che è stata decapitata. Numerosi anche i feriti. L’assalitore, che secondo alcuni testimoni avrebbe gridato “Allah Akbar”, è stato fermato dalla polizia. “La mia preghiera è per le vittime e i loro cari – scrive il presidente della Cef – Domenica prossima, Solennità di Tutti i Santi, ascolteremo il Signore: Beati gli operatori di pace, saranno chiamati figli di Dio. Beati voi che siete perseguitati per il mio bene, perché grande è la vostra ricompensa in cielo”. Torna, dunque, la paura del terrorismo a Nizza già scenario, il 14 luglio 2016, di un drammatico attentato perpetrato da un uomo alla guida di un furgone che si lanciò sulla folla a passeggio sul lungomare, provocando più di 80 morti e centinaia di feriti. In un secondo Tweet, Monsignor de Moulins-Beaufort aggiunge: “Ancora una volta, la mia preghiera va al popolo diocesano di Nizza ed al suo vescovo Marceu: che sappiano resistere a questa prova e sostenere coloro che la patiscono sulla propria pelle”. (IP)

29 ottobre - SPAGNA 8 novembre, Giornata diocesana Chiesa sul tema “Siamo ciò che ci aiutate ad essere”

“Noi siamo ciò che ci aiutate ad essere. Con voi siamo una grande famiglia”: è questo il motto della Giornata diocesana della Chiesa in Spagna che verrà celebrata il prossimo 8 novembre. “Siamo corresponsabili del lavoro della Chiesa e del suo sostegno – si legge sul sito web dei vescovi spagnoli (Cee) – In ogni famiglia ci sono dei bisogni e la parrocchia è una grande famiglia che ha bisogno del vostro aiuto”. Per l’occasione, è stato creato anche un apposito hashtag #SiamoUnaGrandeFamigliaConTe per diffondere la campagna sui social network. Quattro le modalità con cui si può contribuire all’iniziativa: innanzitutto con il tempo. “Dedicate un po’ del vostro tempo alla vostra parrocchia ed al prossimo – esortano i vescovi iberici – Il tempo possibile che avete: mezz’ora, un’ora, tre ore…Qualunque cosa si adatti alla vostra situazione di vita”, ad esempio dedicandosi al “servizio presso la Caritas parrocchiale”. Il secondo contributo suggerito è quello dei talenti e delle qualità che ciascuno ha: “Abbiamo molto da dare gli altri – sottolinea la Cee – un sorriso a chi è accanto a noi, una mano a chi è sconsolato, anche un silenzio di comprensione per chi soffre”. Ma non solo: chi ha capacità manuali o si intende di elettricità o di muratura, ad esempio, può aiutare la parrocchia in eventuali migliorie strutturali. “Mettete al servizio degli altri non solo quello che avete, ma anche quello che sapete, quello che siete – scrivono i vescovi – perché la parrocchia è una grande famiglia di famiglie che avrà sempre bisogno del vostro aiuto”. Il terzo contributo indicato è quello della donazione in denaro che permetterà alle parrocchie di “migliorare le proprie risorse e pianificare azioni a lungo termine”, “formando bambini e adulti nella fede, aiutando i bisognosi, svolgendo attività con gruppi e movimenti”. A tal proposito, i vescovi ricordano la possibilità del lascito testamentario e sottolineano che le donazioni alla Chiesa hanno “vantaggi fiscali: sono infatti deducibili fino al 75 per cento dalla dichiarazione dei redditi, sia per i privati che per le aziende”. In pratica, “chi dà, riceve”, afferma la Cee. Infine, l’ultimo contributo che si può dare è quello della preghiera perché “essa è necessaria ed è l’anima di tutte le attività che si svolgono. Pregando, i frutti saranno più grandi e permanenti”. Le intenzioni suggerite sono: per la Chiesa diocesana, per i catechisti, per i bambini, per i sacerdoti, per i poveri e i bisognosi, per chi ha perso la speranza, per i malati e gli anziani e per i defunti. (IP)

29 ottobre - ZAMBIA Allarme Gesuiti: economia nazionale indebolita, a rischio giustizia sociale

“L’indebolimento dell’economia nazionale mette a repentaglio la giustizia sociale dei cittadini, specialmente dei poveri, degli emarginati e dei vulnerabili”: lo scrive, in una nota diffusa in occasione della festa dell’indipendenza, celebrata il 24 ottobre, il Centro dei Gesuiti per la riflessione teologica in Zambia (Jctr), commentando i drammatici dati del Paese. Attualmente, infatti, la nazione africana presenta un debito estero di 27 miliardi dollari, il che – affermano i gesuiti – “equivale esattamente al Prodotto interno lordo”. “Il deficit fiscale, il tasso di inflazione e la svalutazione della moneta sono in aumento”, ribadiscono i religiosi, chiedendo poi alla leadership politica di porsi davvero al servizio della popolazione. In particolare, il Jctr esorta ad agire tenendo presente i principî della Dottrina sociale della Chiesa, così da trovare soluzioni eque e durature, tanto più che “non è la prima volta che il Paese si trova a vivere una crisi economica”. Bisogna perciò “imparare dal passato” per “evitare di ritrovarsi sempre allo stesso punto”. Al governo, soprattutto, viene chiesto di “mettere in atto un meccanismo trasparente di contrazione del debito estero, insieme ad una gestione solida, praticabile e sostenibile dello stesso”. La “maturità” della nazione, “della sua indipendenza e democrazia”, infatti, “si misurerà in base alla volontà che i nostri leader hanno di guidare un’agenda improntata al bene comune, piuttosto che all’arricchimento personale”. Non a caso, dal bilancio preventivo per il 2021 si evince che “i fondi stanziati per il settore sociale sono stati ridotti in modo significativo, influenzando così l’accesso delle persone alla salute, all’istruzione, all’acqua potabile e alle strutture igienico-sanitarie”. Tutto questo – si legge ancora nella nota – “comprometterà ulteriormente lo sviluppo umano e minerà la promozione della dignità umana e il raggiungimento del bene comune” per tutto il Paese. Ricordando, poi, che “tutte le ricchezze e le risorse di cui lo Zambia è dotato sono destinate al benessere dell’intera popolazione, senza discriminazione alcuna”, il Jcrt lancia l’allarme anche sull’aumento della “violenza politica” ed esorta infine l’esecutivo ad assumere seriamente e con pieno senso di responsabilità il ruolo di guida che gli spetta. (IP)

29 ottobre - BRASILE Riunito in modalità virtuale Consiglio permanente dei vescovi

L’azione evangelizzatrice della Chiesa e il suo contributo alla società: questo il tema della riunione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb), svoltasi ieri, 28 ottobre, in modalità virtuale, a causa della pandemia da Covid-19. Due le sessioni di lavoro, informa una nota: nella prima, i vescovi hanno riflettuto sulla partecipazione della Cnbb all’Osservatorio dei diritti umani istituito dalla magistratura brasiliana e del quale fa parte anche il presidente dei vescovi, Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo. Creato recentemente dal Consiglio nazionale della giustizia stesso, l’Osservatorio è composto da 19 membri e riunisce leader religiosi, rappresentanti della società civile, del mondo accademico, alcuni enti, artisti e musicisti che hanno esperienza o formazione in materia di diritti umani. L’obiettivo dell’organismo è quello di promuovere la garanzia dei diritti di ogni essere umano attraverso l'azione della magistratura. Nello specifico, il presidente della Cnbb fa parte del gruppo che si occupa di sviluppo sostenibile e di vulnerabilità umana e sociale ed ha la possibilità di presentare proposte operative. Altro punto esaminato dal Consiglio permanente è stata la preparazione della 58.ma Assemblea generale, prevista per l’aprile 2021, che sarà dedicata all’animazione biblica. Centrale anche la riflessione dei vescovi sulla situazione sociale del Paese, aggravata dalla pandemia da Covid-19, così come quella sulla tutela della vita: la Cnbb, infatti, ha aderito, il 7 aprile scorso, al “Patto per la vita e per il Brasile”, documento siglato insieme ad altri organismi nazionali come l’Ordine degli Avvocati, l’Accademia delle Scienze e l’Associazione della stampa e che mira a tutelare la vita e la salute pubblica. Nella seconda sessione di lavoro, i vescovi hanno espresso la loro gioia per la decisione di Papa Francesco di riconoscere due importanti figure della Chiesa brasiliana: sarà infatti beatificata Isabella Cristina Mrad Campos, morta nel 1982, a soli vent’anni, dopo aver resistito a un tentativo di stupro, mentre di Roberto Giovanni, fratello professo della Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo, morto nel 1994 all'età di 90 anni, dopo una vita dedicata alla cura spirituale dei poveri e dei malati, sono state riconosciute le virtù eroiche e quindi ora è venerabile. Entrambi, hanno detto i vescovi, sono “Santi del nostro tempo”. All’esame dei presuli, poi, i piani educativi nazionali, statali e comunali, con particolare attenzione alla così detta “teoria del genere” cui la Cnbb si è detta contraria. A tal proposito, si è riflettuto sulla creazione di un organismo nazionale che riunisca la rete di enti cattolici che lavorano nel campo dell’assistenza sociale e dell’educazione, insieme all’istituzione di un ufficio tecnico per la promozione della tutela dei minori all’interno della Chiesa. Infine, la Cnbb ha preparato la campagna “Tempo di cura per l’evangelizzazione” che si svolgerà lungo tutto il mese di novembre e che avrà come momento culminante la colletta del 21 e 22 novembre, Solennità di Cristo Re. (IP)

29 ottobre - POLONIA Appello del Consiglio Episcopale Permanente per la tutela della vita e della pace sociale

Dinanzi alle proteste, all'escalation di tensioni, alle aggressioni, al danneggiamento di beni pubblici, alla devastazione delle chiese e alla profanazione dei luoghi santi, a seguito della decisione della Corte costituzionale di dichiarare incostituzionale la legge che consente l'aborto terapeutico, i vescovi del Consiglio Permanente della Conferenza episcopale polacca, in un appello per la tutela della vita e della pace sociale, diffuso ieri sulla pagina web dell’Episcopato, hanno espresso tutta la loro preoccupazione. “Chiediamo a tutti – hanno affermato - di impegnarsi in un dialogo sociale costruttivo, di esprimere le proprie opinioni senza l'uso della violenza e di rispettare la dignità di ogni essere umano”. Inoltre, “chiediamo ai politici e a tutti i partecipanti al dibattito sociale, in questo momento drammatico, di analizzare a fondo le cause della situazione e di cercare vie d'uscita nello spirito della verità e del bene comune, senza strumentalizzare le questioni di fede e di Chiesa”. Citando le parole di Papa Francesco dell'udienza generale di ieri, i presuli hanno ricodato come "il comandamento dell'amore ci imponga un importante dovere di cura, aiuto e protezione, di cui necessitano le madri e le famiglie ospitanti per crescere i bambini malati”, e hanno invitato le parrocchie, i movimenti cattolici e altre organizzazioni ecclesiali ad intraprendere iniziative specifiche per supportare coloro che hanno bisogno e avranno bisogno di tale aiuto. "La Chiesa difenderà sempre la vita – hanno sottolineato nell’appello - e sosterrà le iniziative che la proteggono". I vescovi hanno poi espresso la loro gratitudine agli operatori sanitari “per il loro lavoro e il loro eroico sacrificio", esortando tutti a rispettare le norme di sicurezza sanitaria. Hanno, infine, chiesto ai fedeli di digiunare, di fare l’elemosina e di pregare per la pace sociale, con l’intenzione di salvare le vite, di porre fine alla crisi in corso e alla diffusione della pandemia di coronavirus. All'appello, il Consiglio Permanente della Conferenza episcopale polacca ha aggiunto il testo di una "Preghiera per la pace", preparato durante la Sessione del Consiglio permanente, da recitare, in comunità o in privato, in chiesa, nelle case religiose, nelle comunità dei movimenti cattolici e in famiglia. (AP)

29 ottobre - EL SALVADOR Diocesi Chalatenango chiede dialogo al governo per militarizzazione confine con Honduras

Sono centinaia i contadini e le famiglie che vivono del proprio lavoro nei campi, colpite dalla crescente militarizzazione del governo nella regione di Chalatenango, al confine con l'Honduras. Qualche giorno fa, la diocesi salvadoregna ha indetto una conferenza stampa per chiedere al governo di aprire un dialogosul tema della militarizzazione delle frontiere: a scriverlo è il Catholic News Service, servizio d’informazione della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. La diocesi chiede al governo di dialogare soprattutto perché il raccolto di varie colture sta per raggiungere l'apice della stagione, ed eventuali perdite danneggerebbero le persone già colpite dalle conseguenze economiche della pandemia di Coronavirus. I leader cattolici si riferiscono all'aumento della presenza militare lungo il confine settentrionale del Salvador con l'Honduras, fatto che gravi conseguenze sulla libera circolazione e il sostentamento delle comunità rurali. I soldati, presenti in loco sin dai tempi di una disputa sui confini risolta da un tribunale internazionale dell'Aia nel 1992, sarebbero recentemente aumentati, secondo Manuel Acosta, docente dell'Università centroamericana di San Salvador e sacerdote della diocesi di Chalatenango, la regione colpita: "La presenza militare è raddoppiata durante la pandemia di marzo - ha detto – ma intorno al 20 ottobre è diventata esagerata, e non lasciano passare nessuno". A marzo, a causa della pandemia, il Paese ha chiuso le frontiere, compreso l'aeroporto, per evitare i contagi, temendo che sfuggissero persone attraverso il valico montuoso di Chalatenango. Nel settembre scorso l'aeroporto ha riaperto, così come i valichi di frontiera terrestri ufficiali, ma i soldati non hanno lasciato la zona in questione e il governo ha giustificato la loro presenza con attività di prevenzione del narcotraffico. All’epoca della sentenza dell'Aia, un gruppo di contadini salvadoregni si è improvvisamente ritrovata la casa in Honduras, al di là del confine, mentre le terre erano rimaste sul versante salvadoregno. Lo stesso accadde a molti contadini honduregni. "Entrambe le popolazioni si muovono tra i due Paesi seguendo il ritmo che hanno sempre avuto – afferma padre Acosta - sono comunità dimenticate dal governo". Ora però, con la crescente militarizzazione, le persone hanno difficoltà a spostarsi come hanno sempre fatto e la mancanza di lavoro nei campi sta avendo gravi conseguenze sui raccolti dai quali deriva la loro sussistenza. Sulla questione è intervenuto anche monsignor Oswaldo Escobar Aguilar, vescovo di Chalatenango, che ha invitato il governo ad avviare un dialogo a trovare una soluzione pacifica. (RB)

29 ottobre - INDIA Soddisfazione della Chiesa per l'inchiesta sull'uccisione di due cristiani torturati a morte dalla polizia a giugno

Erano stati selvaggiamente torturati prima di morire P. Jayaraj e suo figlio J. Fenix, i due cristiani indiani di Tuticorin, nello Stato indiano del Tamil Nadu deceduti il 22 giugno dopo essere stati fermati dalla polizia per aver tenuto aperto il loro negozio oltre l’orario consentito dalle disposizioni anti-Covid. Lo ha accertato un’inchiesta condotta dall’Ufficio centrale di investigazione (Cbi). I campioni biologici raccolti nel commissariato di polizia dove i due erano stati portati dopo il fermo, confermerebbero la denuncia dei familiari, secondo cui padre e figlio sarebbero stati pestati ripetutamente per ore e anche sodomizzati con manganelli. Gli investigatori hanno confermato anche che le torture subite sono la causa diretta della loro morte. Il caso, per il quale sono ora indagati quattro poliziotti, aveva suscitato grande clamore in India e le vivaci proteste delle Chiese e delle organizzazioni per i diritti umani che hanno paragonato la sorte subita da P. Jayaraj e da J. Fenix a quella di George Floyd, l’afro-americano ucciso lo scorso maggio a Minneapolis negli Stati Uniti da un agente di polizia.  Soddisfazione per le risultanze dell’indagine è stata espressa da monsignor Stephen Antony Pillai vescovo Tuticorin, che ha ringraziato la Cbi per avere portato alla luce la verità: “Tutta la nostra comunità senza distinzione di religione, casta e credo, aspettava di sentire la verità dalla Cbi, che ha svolto un lavoro encomiabile per accertare le circostanze della morte dei due cristiani ", ha dichiarato il presule all’agenzia Ucanews. “Ringraziamo la Cbi e le autorità coinvolte in questo caso molto delicato, ma chiediamo anche ai governi competenti di esaminare i casi dei poveri e degli oppressi che hanno subito la stessa sorte ma non hanno potuto difendere le loro ragioni per mancanza di sostegno finanziario o politico", ha aggiunto. (LZ)

29 ottobre - REGNO UNITO ACS: Accorato appello di un commerciante cristiano ai pellegrini affinché tornino in Terra Santa

Devastante l’impatto della pandemia di coronavirus sull’economia di Betlemme. Lo racconta ad ACS Regno Unito il proprietario del negozio della Natività di Betlemme, Rony Tabash, lanciando un appello ai pellegrini. "Mio nonno – ha raccontato - ha aperto un negozio vicino alla Chiesa della Natività nel 1927. Mio padre ne ha preso la gestione nel 1955 e io sono arrivato nel 2003. Rappresento la terza generazione”. L’uomo ha spiegato che in tutti questi anni le difficoltà non sono mancate nel portare avanti l’attività, in particolare legate ai problemi politici, ma in famiglia si sono sempre rimboccati le maniche e sono andati avanti. "Dobbiamo andare avanti, dobbiamo continuare a sorridere" si dicevano, e continuare a sperare nei turisti. “Eppure – ha aggiunto -, quando è arrivato il coronavirus, abbiamo perso ogni speranza. Il coronavirus ha distrutto la nostra vita". L'economia di Betlemme dipende fortemente dal settore turistico, l’80% delle entrate. Quest’anno il numero dei visitatori stranieri in città, normalmente due milioni l’anno, è crollato. "Abbiamo bisogno di pellegrini e turisti – ha affermato l’uomo - perché non abbiamo nient'altro". “Tutti qui dipendono dai turisti". “Non si vede nessuno entrare nella Chiesa della Natività”, che “di solito riceve un minimo di 6.000 persone al giorno e un massimo di 12.000 persone" ha detto. In una città con quasi 100 casi di coronavirus al giorno, continua Tabash, negli alberghi il numero dei visitatori varia da un massimo di 7.700 ospiti ad un minimo di 3.500. Poiché "questo problema - ha precisato - sta colpendo tutta la popolazione di Betlemme e della Terra Santa”, rivolgendosi ad ACS Regno Unito, il commerciante ha lanciato un accorato appello: "Dite ai pellegrini che aspettiamo che ritornino. La Chiesa siamo tutti noi. Siamo uniti. Lo spirito dei pellegrini è la Chiesa. Senza i pellegrini manca qualcosa in Terra Santa". (AP)

29 ottobre - GERMANIA Monsignor Bätzing: grati ai politici per il loro impegno contro la pandemia 

"Le decisioni odierne del governo federale e dei ministri presidenti sulle ulteriori azioni da intraprendere contro la seconda ondata della pandemia, sono da interpretare esclusivamente come misure volte a limitare la diffusione del Coronavirus. Siamo grati ai leader politici per il loro impegno”. Così, il presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Bätzing, dalle pagine del sito dell’Episcopato, commenta le decisioni annunciate ieri dal governo federale per la lotta alla diffusione del Covid-19. “Invito urgentemente alla cautela di fronte alla pandemia e al rispetto delle nuove norme anche nei contesti ecclesiali – ha aggiunto il presule - dobbiamo usare tutti i nostri sforzi per salvaguardare anche coloro che saranno particolarmente colpiti dalle misure, perché ciò avrà un impatto economico ed esistenziale su molte persone”. “Accolgo con favore il fatto che il regolamento tenga conto del personale che opera negli ospedali e nelle case di cura e che deve essere particolarmente protetto, in particolare per quanto riguarda i possibili contatti, le visite e le esigenze pastorali. Sono anche grato che le funzioni religiose possano continuare a svolgersi nel rispetto dei requisiti igienici applicabili. Le misure sono necessarie e allo stesso tempo abbiamo bisogno del massimo della responsabilità personale e della solidarietà da parte di tutti”, ha concluso. (RB)

29 ottobre - BRUNEI Il cardinale designato Cornelius Sim vescovo della più piccola diocesi dell’Asia e secondo porporato della regione dopo Anthony Soter Fernandez

È una comunità non grande, ma vitale quella retta da monsignor Cornelius Sim, il 69enne vicario apostolico di Brunei, uno dei 13 nuovi cardinali annunciati il 25 ottobre da Papa Francesco. Con appena tre sacerdoti e 21mila fedeli su una popolazione di circa 429mila abitanti, quella di Brunei è la più piccola diocesi dell’Asia, come ha raccontato il presule all’agenzia Ucanews poco prima dell’annuncio della sua designazione a cardinale.  Due terzi degli abitanti del Sultanato, indipendente dal Regno Unito dal 1984 e oggi una delle nazioni più ricche del mondo, sono di fede musulmana, il 13% sono buddisti, mentre i cristiani rappresentano circa il 10% della popolazione, di cui poco più della metà sono cattolici. Si tratta in maggioranza di lavoratori immigrati, per il 70% filippini, mentre solo il 10% sono cittadini del Brunei, per lo più di etnia cinese. Ed è proprio ai filippini che si deve la grande vitalità di questa piccola comunità, ha spiegato monsignor Sim: “Con la loro fede e devozioni popolari, sono una ricchezza per noi. Abbiamo avuto un inizio umile e contiamo sulle vocazioni sacerdotali e religiose per potere crescere”, ha detto monsignor Sim. Il cattolicesimo fu portato nel Sultanato malese del Brunei dai missionari francescani nel 1587. Eretta da San Giovanni Paolo II a prefettura apostolica nell’ambito della diocesi di Miri, in Malesia, Brunei è stata elevata al rango di vicariato apostolico separato nel 2004, con tre parrocchie e monsignor Sim come suo primo vicario apostolico. 69 anni, il vescovo sarà il secondo cardinale della Conferenza episcopale cattolica di Malesia, Singapore e Brunei, dopo Anthony Soter Fernandez, arcivescovo emerito di Kuala Lumpur, in Malesia, scomparso il 28 ottobre all’età di 88 anni e che era stato pubblicato cardinale non elettore da Papa Francesco nel Concistoro del 19 novembre 2016. Il neo porporato sarà elettore fino al 2031. (LZ)  

29 ottobre  REGNO UNITO Migranti morti nella Manica. Monsignor McAleenan: nessuno strumentalizzi la vicenda a scopo politico

"Tutti coloro che danno valore alla vita umana, qualunque sia la loro posizione sui migranti e sui rifugiati, saranno uniti nel dolore dopo la tragedia avvenuta nella Manica. I pensieri immediati dovrebbero essere rivolti agli adulti e ai bambini che sono morti, alle loro famiglie in qualsiasi parte del mondo, e ai loro compagni che ricorderanno per sempre ciò di cui sono stati testimoni”. Questa la dichiarazione, pubblicata sul sito dell’Episcopato britannico, di monsignor Paul McAleenan, presidente dell'Ufficio per le Politiche Migratorie della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles.   Il presule si riferisce alla morte di quattro migranti naufragati nel canale della Manica due giorni fa mentre cercavano di raggiungere il Regno Unito dalla Francia. Si tratta di un’intera famiglia curdo-iraniana: madre padre e i due figli di 9 e 6 anni mentre il terzo figlio, di appena 15 mesi, risulta disperso, proveniente da Sardasht, vicino al confine con l’Iraq. “Si spera che nessuno voglia fare dell'incidente una questione meramente politica. Ciò di cui c'è veramente bisogno è un incontro tra le parti che richiederà un cambiamento di mentalità da parte di coloro che stabiliscono le regole, con la caccia ai profittatori senza cuore di coloro che si sentono costretti a rischiare la propria vita o quella dei propri figli in un'imbarcazione pericolosa in mare aperto”, ha continuato il presule. Assieme alle quattro vittime, nel barchino che si è rovesciato ad appena due chilometri dalla costa francese, viaggiavano altri 15 migranti. (RB)

29 ottobre GERMANIA Libertà religiosa. Monsignor Schick: senza la vita umana è fortemente danneggiata

Pur accogliendo con favore i crescenti sforzi fatti dal governo federale e dall'Unione europea, negli ultimi anni, per promuovere la libertà religiosa, si può fare di più. È questa la posizione dei vescovi tedeschi, espressa da monsignor Ludwig Schick, arcivescovo di Bamberga e presidente della Commissione per la Chiesa mondiale della Conferenza episcopale tedesca, alla presentazione, a Berlino, della relazione del governo federale sulla libertà di religione e di credo nel mondo. La notizia è riportata sul sito dell’Episcopato tedesco.   "La nomina di un commissario del governo federale per la libertà di religione e di un inviato speciale dell'Ue per la libertà di religione sono stati passi importanti – ha dichiarato il presule - anche il rapporto del governo federale sulla libertà di religione o di credo di quest'anno si aggiunge alla lista dei contributi positivi volti a rafforzare la responsabilità dello Stato di proteggere e promuovere il diritto universale alla libertà di religione". Nella sua dichiarazione, l'arcivescovo Schick ha riconosciuto che la relazione del governo federale era guidata dall'idea di una società amica della religione, per la quale anche le chiese sono impegnate, e ha aggiunto: "Quando noi, come chiese, ci battiamo per la libertà religiosa, non agiamo pro domo; piuttosto, siamo guidati dal rispetto per la dignità di ogni essere umano. Non intendiamo quindi la libertà religiosa come un diritto alla protezione di alcune religioni e dei loro credenti. Al contrario: nella logica dei diritti universali di libertà, il nostro impegno è per la libertà di credo e di coscienza di tutte le persone”. Monsignor Schick ha dunque spiegato che la libertà religiosa, sebbene sancita dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e tradotta in legge vincolante nelle convenzioni internazionali e nelle Costituzioni, è oggi sempre più sotto pressione in molte parti del mondo, con le gravi, immaginabili conseguenze: "Senza il riconoscimento statale e sociale della libertà religiosa, la vita umana è fondamentalmente danneggiata – ha detto - anche gli Stati e le comunità non possono prosperare a lungo termine in nessuna parte del mondo senza questa libertà. La libertà religiosa è un indicatore dei diritti umani nel loro insieme. La lotta per i diritti umani in generale e per la libertà religiosa in particolare deve quindi essere interconnessa”. Il presidente della Commissione sulla Chiesa universale ha chiarito che anche i governi dei Paesi con una cultura fortemente secolarizzata si sono trovati di fronte al compito di fare della libertà e dell'uguaglianza dei diritti delle persone in materia di religione e di credo la loro preoccupazione, anche in materia di politica estera e di sviluppo: "Perché ovunque la libertà di religione è rispettata nei Paesi partner come diritto centrale di libertà, possono emergere società aperte e inclusive. Il rapporto del governo federale sulla libertà di religione è stato un segnale importante per la comunità internazionale che lo Stato tedesco ha tenuto in debito conto il diritto umano alla libertà religiosa”. (RB)

29 ottobre - CILE Ritorno in classe. Monsignor Chomali: “Il valore e il bene della vita sono superiori a qualsiasi altro bene che si voglia custodire o promuovere”

 Dinanzi alle domande e ai dibattiti che nascono dal possibile ritorno in classe, l'arcivescovo di Concepción, monsignor Fernando Chomali, in un documento pubblicato sulla pagina web dell’Episcopato, ha presentato una serie di riflessioni “per aiutare coloro che sono legati al mondo dell'istruzione e della salute a prendere le decisioni più giuste”. Il presule, parlando degli effetti del coronavirus sul mondo dell’educazione, delle difficoltà che gli insegnanti, gli assistenti didattici, gli studenti e le loro famiglie hanno dovuto superare per poter continuare i processi di formazione in maniera autonoma, ha sottolineato che  la decisione di tornare o meno alle lezioni in classe coinvolge tutti. “La decisione presa in materia – ha affermato l’arcivescovo - deve avere al centro la persona perché è la causa, la ragione d'essere e lo scopo di ogni istituzione autenticamente umana, sia pubblica che privata”. Inoltre, “sarebbe molto pericoloso e moralmente riprovevole se ragioni economiche o di altro tipo portassero a decisioni che mettono a rischio la vita di coloro che compongono una comunità educativa”. Monsignor Chomali ha analizzato, quindi, le variabili relative agli spazi, al numero di studenti nelle aule, così come le differenze e le lacune nell'educazione cilena che non permetterebbero un ritorno in classe equo a livello nazionale. Ha messo in evidenza che l’implementazione di più spazi negli edifici, più insegnanti, sicurezza, personale sanitario, nuove infrastrutture, avrebbe un costo elevato. "Se così fosse, potrebbe generare un'altra fonte di discriminazione – ha aggiunto -, perché è più probabile che questa soluzione venga utilizzata in quelle scuole o università con più risorse". Nonostante, dunque, le difficoltà che comporta l'educazione a distanza, ha dichiarato il presule "bisogna fare un grande sforzo per migliorare le attrezzature tecnologiche degli studenti, degli insegnanti, dei genitori e dei tutori, così come i canali di comunicazione tra di loro". Questo "può essere un momento propizio per condividere esperienze e fare dell'accesso alla tecnologia un diritto", ha precisato l’arcivescovo, sottolineando come questo sia il momento della prudenza, della pazienza e della creatività nella ricerca di nuovi metodi di apprendimento. (AP)

28 ottobre ITALIA Prolusione di mons. Forte all’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Istituto Teologico Abruzzese Molisano

“La fede biblica e la politica”: è stato questo il tema al centro prolusione monsignor Bruno Forte all’inaugurazione oggi dell’Anno Accademico dell’Istituto Teologico Abruzzese Molisano. Quella proposta dall’arcivescovo di Chieti-Vasto è stata un’ampia e articolata riflessione per spiegare come il cristianesimo abbia saputo maturare un’idea della mediazione politica capace di sviluppare e arricchire quella di democrazia e di politica “inventata” dai greci, assumendo al contempo l’orizzonte profetico-escatologico offerto dalle Scritture. E lo ha fatto in tre passaggi: nel primo monsignor Forte ha mostrato come la Bibbia ebraica, con la sua visione escatologica dell’esistenza ereditata dal cristianesimo, sia la fucina dell’“invenzione” della storia, una storia in cui Dio entra e interagisce con l’uomo per portare il mondo alla salvezza. Nel secondo passaggio l’arcivescovo ha parlato della “pόlis” greca come ambito dell’“invenzione” della politica, luogo di mediazione per eccellenza tra istanze diverse. In democrazia la politica ha bisogno dell’etica “che ne misuri costantemente il potere umanizzante al servizio del bene di tutti e l’aiuti ad individuare le priorità e le vie giuste per realizzarle”. Ed è qui – ha evidenziato monsignor Forte - che la tradizione cristiana ha potuto inserirsi per portare il suo contributo originale elaborando il concetto di “persona”. All’analisi di questo contributo è dedicato il terzo passaggio della prolusione. Nata nell’ambito del dibattito cristologico e trinitario dei primi secoli, l’idea di “persona” – ha spiegato - è diventata “la chiave di volta della concezione teologica della politica, perché assomma in sé due campi in tensione reciproca, quello della singolarità e quello della relazione. Nella dialettica fra l’uno e l’altro, la persona viene a situarsi come soggetto assolutamente unico e singolare (esse in se), che può liberamente destinarsi all’altro, stabilendo rapporti di reciprocità solidale (esse ad)”. Proseguendo la sua analisi, monsignor Forte ha ricordato quanto questa visione personalista d’ispirazione cristiana abbia permeato la Costituzione italiana, i cui principi di uguaglianza, libertà, solidarietà, laicità e tolleranza restano quanto mai attuali: “Riappropriarsi continuamente di questi principi, promuoverne la piena realizzazione– ha affermato - è una sfida e un compito, perfino una vocazione, cui dedicarsi con l’impegno di tutta la vita. Corrispondere a una tale vocazione rende la mediazione politica tanto esigente, quanto necessaria e preziosa: una forma di carità alta, in cui si prepara l’avvenire di tutti. Sta qui – ha concluso - l’apporto delle radici cristiane alla convivenza civile: Dio, storia e politica non sono estranei l’uno all’altro, ma si relazionano nella costruzione di un’umanità più vera, buona e felice per tutti”. (LZ)

28 ottobre - ITALIA – Al via Formae Lucis, la campagna di promozione del patrimonio artistico religioso della Diocesi di Albenga Imperia

Si chiama Formae Lucis ed è la campagna di eventi ideata dall’Ufficio beni culturali per la promozione del patrimonio storico-artistico della Diocesi di Albenga-Imperia. L’obbiettivo è quello di raccontare la fede attraverso la bellezza e preziosità del patrimonio artistico locale, sia quello più noto che quello meno valorizzato. In programma mostre, conferenze e convegni di alto valore scientifico e accademico, unitamente a reportage e attività didattiche per un percorso di divulgazione artistica pluriennale. Formae Lucis vuole anche celebrare l’ormai prossimo quarantesimo anniversario, nel 2022, della nascita del Museo Diocesano di Albenga, centro simbolico di convergenza delle attività coordinate dall’Ufficio Beni Culturali. Il progetto si avvarrà della collaborazione di diversi atenei, delle Soprintendenze, degli enti istituzionali locali e di vari ordini professionali. Le attività coinvolgeranno i settori culturale, musicale e scolastico della Diocesi. “Se è vero che la bellezza in senso metafisico è una caratteristica specifica di Dio, e il Cristo (Luce da Luce), ne è il volto rivelato”, spiega il vescovo di Albenga Imperia Guglielmo Borgetti, “è vero anche che le forme belle con cui la Chiesa ci parla del sacro, sono anch’esse, per analogia, frammenti di una Bellezza più grande: forme terrene e materiali della Luce eterna e immateriale che è Dio”. Gesù è la Luce nata dalla Luce. Studiare e promuovere il patrimonio artistico diventa quindi occasione di annuncio. “La finalità del progetto – dichiara da parte sua il direttore dell’Ufficio Beni Culturali, Castore Sirimarco - è divulgare l’arte e la sua bellezza, con particolare attenzione alle nostre piccole eccellenze. Il nostro intento è infatti quello di far conoscere l’arte diocesana attraverso le sue diverse forme, producendo così sensibilità non solo tra i turisti ma, prima di tutto, a livello locale». Il programma, compatibilmente con le disposizione di contrasto al Covid19, prenderà il via venerdì 6 novembre 2020 con Lauro Magnani, preside della scuola di Scienze Umanistiche dell’Università di Genova e storico dell’arte che affronterà il tema della compresenza di registri multiformi nella produzione artistica nell’entroterra della diocesi di Albenga–Imperia. Si proseguirà con seminari tecnici, in collaborazione con la Soprintendenza e l’ordine degli architetti, dedicati al restauro dei beni monumentali tutelati. L’attività di Formae Lucis si svolge anche sui social network. Sul portale dedicato www.formaelucis.com è possibile reperire news e informazioni.  (PO)

28 ottobre -  ITALIA Cardinale Bassetti, presidente Cei, positivo al #coronavirus

(VNS) – 28ott20 – È risultato positivo al coronavirus il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). Lo rende noto l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, sottolineando che il porporato “vive questo momento con fede, speranza e coraggio”. “Le sue condizioni sono costantemente monitorate – continua la nota - Nel frattempo, sono stati avviati gli accertamenti previsti per il tracciamento e le verifiche dei contatti”. (IP)

28 ottobre - PORTOGALLO Aumentate del 48% le richieste di aiuti alla Caritas a causa della pandemia

Si aggrava anche in Portogallo la crisi economica e sociale a causa dell’emergenza Coronavirus e la Caritas incontra sempre più difficoltà a rispondere a tutte le richieste di aiuto. Lo ha confermato il presidente dell’organizzazione caritativa Eugénio Fonseca, al termine di un incontro con il capo dello Stato Marcelo Rebelo de Sousa. "Stiamo entrando in tempi molto difficili”, ha dichiarato ai giornalisti Fonseca, citato dall’agenzia Ecclesia, che ha parlato di un aumento del 48% della richiesta di aiuti quest’anno a causa del Covid-19. Nella prima metà dell’anno sono state in tutto 50mila le persone che si sono rivolte alla Caritas, ha spiegato. Si tratta spesso di genitori single o di giovani adulti che hanno perso un reddito e hanno visto cancellati i loro progetti di vita. 6mila hanno beneficiato dello speciale programma “Invertire la curva di povertà in Portogallo” lanciato dall’organizzazione lo scorso aprile e rivolto specificamente alle vittime del Coronavirus. La Caritas distribuisce aiuti alimentari diretti o buoni-spesa, ma anche aiuti finanziari per il pagamento degli affitti (61%), le spese sanitarie (17%) e il pagamento delle bollette elettriche (11%). Un aiuto questo che si aggiunge a quello delle Caritas diocesane. In collaborazione con le cooperative agricole e le banche di credito agricolo portoghesi la rete nazionale ha anche promosso un progetto per offrire sostegno alimentare – diretto o in denaro - alle famiglie e alle istituzioni più bisognose. Per rispondere alla crisi Fonseca ha chiesto alle istituzioni un piano nazionale contro la povertà che comprenda agevolazioni fiscali e misure per garantire l'accesso alla casa, alla sanità, all'istruzione. Il Governo di Lisbona incaricato una commissione elaborare il piano entro il 15 dicembre. (LZ)

28 ottobre ITALIA Caritas Ambrosiana: in 3 mesi di lockdown, 9mila richieste di aiuto

Novemila: tante sono state le persone che, nei tre mesi di lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19, hanno chiesto aiuto ai 390 Centri di ascolto della Caritas Ambrosiana nella diocesi di Milano. Lo rivela un Rapporto dell’organismo, diffuso oggi. Dei 9mila richiedenti, molti gli immigrati e le donne, in un’età compresa tra i 35 e i 54 anni e una bassa scolarità. Un terzo di loro, inoltre, nonostante la cassa integrazione, non è riuscito a pagare le spese quotidiane familiari, come l’acquisto di cibo, le bollette, l’affitto, sia a causa del ritardo con cui sono arrivati gli indennizzi, sia a causa di indennità troppo basse perché calcolate su stipendi-base già di per sé scarsi. Una riflessione a parte, prosegue il Rapporto, va fatta sulle persone di nazionalità filippina che sono arrivate a rappresentare il 17,2 per cento dei richiedenti aiuto, mentre nel 2019 erano solo l’1 per cento. L’aggravarsi delle loro condizioni economiche è stato provocato dalle ricadute del Covid soprattutto nei loro ambiti lavorativi: lavapiatti, camerieri, colf e badanti. Tale situazione drammatica rischia di “esplodere in maniera conflittuale”, afferma Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, anche “in vista di nuove chiusure” previste per contenere la recrudescenza del virus. È necessario, quindi, “rivedere il sistema di aiuti”. Spesso, infatti, il disagio economico “si somma alla malattia difficilmente gestibile in contesti familiari già provati, in abitazioni troppo anguste per permettere un efficace isolamento dei contagiati”. Prezioso, dunque, l’aiuto offerto dalla Caritas Ambrosiana che “nei tre mesi del lockdown, ha distribuito pasti a domicilio a 18.092 persone, dispositivi sanitari e igienizzanti a 5.564 famiglie, ha offerto supporto psicologico a 359 soggetti deboli, assistenza per la didattica a distanza a 359 alunni e studenti ed ha rifornito di pc e strumenti informatici 98 doposcuola parrocchiali. “Da anni – conclude Gualzetti - accettiamo passivamente la presenza di sacche di marginalità e povertà nei nostri territori e diamo per scontato che lo sviluppo abbia come inevitabile corollario la precarietà e l’assenza di diritti e tutele”. Ma ora, “se vogliamo andare avanti senza lasciare indietro nessuno non potremo più accettarlo”.  (IP)

28 ottobre - ITALIA Università Europea di Roma lancia web radio su temi sociali e solidarietà

Un contributo all’impegno sociale e alla solidarietà, quanto mai urgente in tempo di pandemia da Covid-19: vuole essere questo la nuova web radio lanciata dall’ufficio Formazione integrale dell’Università Europea di Roma (Uer) per incoraggiare la cultura dell’incontro e della solidarietà in questo difficile periodo dell’emergenza sanitaria. Dedicata agli studenti, che parteciperanno concretamente alla realizzazione delle trasmissioni, la nuova emittente digitale incentrerà i suoi programmi sui temi sociali, ma li amplierà anche con riflessioni relative all’attualità e alla cultura. Le trasmissioni partiranno alla fine del mese di novembre. Ma non solo: l’Ateneo promuoverà, prossimamente, anche un concorso di “talenti studenteschi” con il quale i partecipanti, tramite un video, potranno esprimere la propria creatività su temi come il dialogo, l’accoglienza, l’ascolto, l’immigrazione, la disabilità, le dipendenze, il sostegno per i poveri, gli emarginati e gli invisibili della nostra società. I video saranno poi pubblicati sui social dell’Università, dove verranno votati dagli utenti del web. “Stiamo vivendo un momento difficile per l’emergenza sanitaria”, spiega in una nota padre Gonzalo Monzón LC, direttore dell’Ufficio organizzatore delle iniziative - Non è facile coltivare le relazioni umane. Il grande rischio, nel mondo di oggi è quello di rinchiudersi nel proprio guscio, dimenticandosi che esistono gli altri. Tante persone hanno bisogno di una parola di conforto, di una mano tesa, di un gesto d’amore”. Entrambe le iniziative, aggiunge, vogliono rappresentare “un contributo alla cultura della solidarietà e dell’impegno sociale”. “Le università – conclude padre Monzón - possono svolgere un’opera importante in questo momento di difficoltà, per mantenere viva in ogni cuore l’attenzione per gli altri”. (IP)

28 ottobre  EUROPA Al via oggi la Plenaria della Comece, in modalità virtuale

La Comece (Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea) celebra i suoi 40 anni di istituzione e lo fa con un’Assemblea Plenaria in programma oggi e domani. A causa della pandemia da Covid-19, l’evento si terrà esclusivamente in modalità digitale, con la partecipazione del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato. Ed è proprio al porporato che ieri Papa Francesco ha fatto pervenire una Lettera in cui afferma: "Sogno un'Europa che sia una famiglia e una comunità, un'Europa che sia amica della persona e delle persone, un'Europa che sia solidale e generosa. Europa, ritrova te stessa! Sii te stessa". I lavori della Plenaria partiranno dunque da questa esortazione del Pontefice per “riscoprire il cammino di fraternità che ha ispirato e guidato i fondatori dell'Europa moderna”, spiega una nota. Il documento del Pontefice, sottolinea il Cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece, sono "un incoraggiamento a continuare a lavorare in dialogo con le istituzioni dell'Unione Europea per costruire un mondo migliore, che rifletta i sogni di pace e di bene comune". L’agenda dei lavori prevede la riflessione su “alcune delle sfide più pressanti dell’Ue”, tra cui “l'assistenza sociale ed economica ai membri più vulnerabili delle nostre società, le politiche di migrazione e di asilo e lo sviluppo umano sostenibile”. In programma anche la discussione sul “contributo della Chiesa cattolica a una rapida ripresa dalla pandemia di Covid-19, che sia equa per tutti e si basi sulla giustizia ecologica, sociale e contributiva” e sul “ruolo della Chiesa nell'Ue, anche alla luce dell’appello di Papa Francesco per una sana laicità, dove chi è credente sia libero di professare pubblicamente la fede e di proporre il proprio punto di vista nella società". Infine, la Comece informa che, a causa delle misure sanitarie vigenti, la Messa per l'Europa prevista a Bruxelles durante l’Assemblea è stata annullata, così come è stato cancellato l’incontro con Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione europea, risultato positivo al Covid-19 ed a cui i vescovi europei augurano una pronta guarigione. (IP)

28 ottobre - STATI UNITI Presidenziali 2020. Leader religiosi: elezione sia libera, equa e sicura

 Un impegno a sostenere “una elezione libera, equa e sicura”. È quanto chiedono e sottoscrivono un migliaio di leader religiosi statunitensi, membri del clero, studiosi di religione di diverse confessioni e credi politici in un appello congiunto e bi-partisan pubblicato il 27 ottobre in vista delle presidenziali del prossimo 3 novembre. In quella che definiscono un “momento cruciale per la democrazia” negli Stati Uniti, segnata dall’emergenza Covid-19, ma anche da altre sfide importanti e da una polarizzazione politica senza precedenti nella storia del Paese, i leader religiosi sottolineano l’importanza vitale di un processo elettorale corretto e trasparente perché i risultati siano accettati da tutti, indipendentemente dal vincitore: ”Tutte le libertà costituzionali di cui godiamo, inclusa la nostra libertà religiosa, dipendono dalla correttezza delle nostre elezioni che sono il fondamento della democrazia americana”, affermano. Di qui l’invito rivolto a tutti i funzionari pubblici e leader del Paese a impegnarsi su quattro punti. Il primo è di “garantire elezioni libere ed eque in cui tutti gli americani idonei al voto possano votare in sicurezza senza interferenze, pressioni o timori di intimidazioni”. I leader e i funzionari elettorali sono poi esortati “a contare ogni voto” a norma di legge prima di annunciare l’esito delle elezioni, anche se “tale processo richiede più tempo a causa delle precauzioni contro il contagio del Covid-19”. Questo – è il ragionamento implicito - per evitare quanto accaduto alle controverse elezioni presidenziali del 2000, quando il conteggio dei voti in Florida venne interrotto dalla dichiarazione di vittoria di George Bush a seguito di una sentenza della Corte Suprema. Inoltre devono “condividere informazioni tempestive e accurate” sui risultati del voto e resistere alla tentazione diffondere disinformazione”. Infine, i leader politici sono chiamati a “sostenere attivamente e pubblicamente una transizione pacifica del potere e la continuità del governo “sulla base di risultati elettorali legittimi”. Un riferimento implicito alle ripetute dichiarazioni del Presidente Donald Trump circa il rischio di brogli e sulla sua accettazione dei risultati, qualora questi fossero favorevoli al rivale Joe Biden. Secondo i leader religiosi, questi quattro principi sono fondamentali per il corretto funzionamento delle istituzioni repubblicane e sono sostenuti dalla stragrande maggioranza degli americani, anche se – rimarcano - quest’anno “sono stati contestati come mai prima”. "L'America è forte solo quanto l'impegno del suo popolo per la nostra democrazia e le libertà e i diritti che garantisce”, ricorda quindi in conclusione l’appello firmato anche da diversi esponenti della Chiesa cattolica. (LZ)

28 ottobre - AFRICA Strage di bambini in Camerun. Gesuiti: atto atroce e spregevole, porre fine a violenze

“Un atto atroce e spregevole non mostra alcun riguardo per le vite innocenti che rappresentano la speranza per il Camerun e l'Africa”: così la Conferenza dei gesuiti dell’Africa e del Madagascar deplora, in una nota, la strage di bambini avvenuta sabato scorso in Camerun, a Kumba, dove un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nelle aule dell’Istituto elementare Mother Francisca colpendo i piccoli studenti con armi da fuoco. Almeno otto gli scolari uccisi, tutti in età compresa tra i 9 e i 12 anni. Un episodio che i gesuiti condannano “con la massima fermezza”, dicendosi “scioccati ed indignati per l’uccisione di bambini innocenti”. “Chiediamo – prosegue la nota - che questa violenza cessi ora e che ai piccoli sia permesso di vivere in sicurezza, senza timore di violenze”. Ribadita, inoltre, la necessità di perseguire i colpevoli, affinché siano “consegnati alla giustizia”. I religiosi gesuiti si dicono, poi, vicini alle famiglie delle vittime ed esortano a “sostenere la comunità di Kumba” in questo “momento di dolore”, esprimendo infine gratitudine per “tutti coloro che offrono assistenza medica ai feriti o altre forme di sostegno immediato alle famiglie dei bambini”. Da ricordare che venerdì 30 ottobre, a Kumba, nella Cattedrale del “Sacro Cuore”, si terrà una Messa in suffragio delle vittime, organizzata dalla diocesi locale e sostenuta dall’intera Conferenza episcopale del Paese. Il tragico episodio è stato ricordato anche da Papa Francesco all’Udienza generale di oggi, 28 settembre: “Mi unisco al dolore delle famiglie dei giovani studenti barbaramente uccisi sabato scorso a Kumba, in Camerun – ha detto il Pontefice - Provo grande sconcerto per un atto tanto crudele e insensato, che ha strappato alla vita i piccoli innocenti mentre seguivano le lezioni a scuola”. Al momento, gli autori dell’attacco non sono stati identificati. Si suppone, però, che possano essere membri dei gruppi separatisti della regione anglofona. In Camerun, Paese a maggioranza francofona infatti, dal 2017 si registrano scontri e disordini tra forze di sicurezza governative e separatisti anglofoni che tre anni fa hanno dichiarato l’indipendenza della così detta “Ambazonia”. Ad oggi, il conflitto interno ha provocato oltre 3mila vittime e circa 70mila sfollati. (IP)

28 ottobre - IRLANDA Commemorazione Defunti. “Novembre, il mese del ricordo”: lettera pastorale di monsignor Duffy

“Novembre è un momento per ricordare e pregare per i familiari, i colleghi, i vicini e gli amici che sono morti da questo periodo dell'anno scorso. Coloro che ci hanno preceduto, coloro che erano così presenti con noi, così centrali nella nostra vita, ci hanno lasciato un profondo senso di perdita. Cerchiamo la pace, la guarigione dal dolore e la speranza”. Esordisce così nella sua lettera pastorale pubblicata sul sito dell’Episcopato irlandese in occasione dell’avvicinarsi della Commemorazione dei Defunti del 2 novembre, monsignor Francis Duffy, vescovo di Ardagh e Clonmacnois.   “Quest'anno è particolarmente difficile per coloro che sono in lutto da marzo. Questi profondi sentimenti di perdita sono stati accentuati dall'impossibilità di essere presenti in un momento di morte e dall'assenza dei familiari e dei sostegni della comunità - ha continuato il presule -   l'isolamento e le restrizioni hanno influito sul modo in cui diciamo addio ai nostri cari.  Alcuni sono purtroppo morti senza volti familiari intorno a loro, altri hanno lasciato questa vita con la presenza premurosa del personale dell'ospedale e delle case di cura e noi gli siamo grati”. “I volti familiari, le parole di consolazione e i ricordi sono tutti importanti nel nostro processo di elaborazione del lutto. Molti non hanno avuto le pratiche tradizionali che ci aiutano: veglie, riunioni a casa, ricevimento delle spoglie in chiesa e una messa funebre con una partecipazione illimitata: queste esperienze hanno aumentato il senso di perdita”, si legge ancora. Il vescovo poi ripercorre questi ultimi sette mesi in cui si è vissuto in grandi difficoltà a causa dell’assenza di un andamento normale delle Mese e della frequentazione dei Sacramenti: “I nostri sacerdoti e parrocchiani hanno fatto grandi sforzi per mantenere le nostre chiese aperte, sicure e accoglienti, per questo siamo molto grati. Anche se ci siamo trasferiti online, e in televisione, per la Messa, non è la stessa cosa”. Un altro punto importante toccato dalla lettera pastorale di monsignor Duffy è l’incertezza per i giovani e l’economia creata dalla pandemia in corso: “Il nostro ricordo in questo novembre si svolge in un periodo di continua incertezza, isolamento e difficoltà economiche.  Ci sentiamo rassicurati dalle buone pratiche apprese in tutti i settori della vita su come mantenere noi stessi e gli altri al sicuro.  Ogni giorno dovremmo rassicurare i nostri giovani del nostro amore e del nostro sostegno e aiutarli a coltivare i doni che Dio ci ha dato”, ha scritto. Non deve mai mancare, ricorda il presule, la speranza che si fonda su Gesù che ci assicura che tutto andrà bene: “Abbiamo la rassicurazione del Signore che tutto andrà bene e che Egli rafforzerà la nostra capacità di sollevare noi stessi e gli altri con determinazione e speranza in questo terribile periodo.  Decidiamo di fare del nostro meglio per garantire la massima sicurezza.  Speranza basata sulla promessa di Gesù di essere sempre con noi "fino alla fine dei tempi"”. (RB)

28 ottobre - AMERICA Conclusa prima Plenaria Ceama: delineare volto amazzonico della Chiesa e promuovere evangelizzazione

“Creare un organismo episcopale che promuova la sinodalità tra le Chiese della regione, che aiuti a delineare il volto amazzonico di questa Chiesa e che continui il compito di trovare nuovi cammini per la missione evangelizzatrice”: questa la proposta principale emersa dalla prima Assemblea Plenaria della Ceama (Conferenza ecclesiale dell'Amazzonia), svoltasi il 26 e 27 ottobre, in coincidenza con l’anniversario del Sinodo speciale sulla Regione panamazzonica, tenutosi in Vaticano nell’ottobre 2019. All’incontro, svoltosi in modalità virtuale a causa della pandemia da Covid-19, hanno preso parte 250 persone, tra cui laici, religiosi, sacerdoti e vescovi. “La modalità virtuale – si legge nel comunicato finale dei lavori - non è stato un ostacolo alla celebrazione e alla condivisione della fede e della vita, o al pensare proposte per promuovere l'evangelizzazione in Amazzonia”. Attraverso “momenti di preghiera, interventi, risorse multimediali e piccoli gruppi di lavoro – prosegue infatti il comunicato - abbiamo tessuto sinodalmente alcuni degli impegni prioritari e più urgenti del Sinodo, avviando così un processo che ci porterà a un Piano pastorale generale”. Venti, in particolare, le “aree tematiche prioritarie” su cui si è iniziato a lavorare, perché “è tempo di dialogare, di incarnarsi, di decolonizzare”, afferma la Ceama, ribadendo l’importanza di “coinvolgere i laici, le donne, i popoli indigeni, i meticci, le persone di origine africana” nella vita della Chiesa. La nota sottolinea anche la necessità di “essere una Chiesa che accoglie le vittime della pandemia” e di “formare comunità che possano celebrare l'Eucaristia” con “una forte consapevolezza missionaria e ministeriale di tutti i suoi membri”. “Continueremo a progredire in questo processo dello Spirito, in comunione con la Chiesa universale – conclude la nota – in alleanza con i popoli amazzonici e in difesa della casa comune”, e “incoraggiati dal sostegno di Papa Francesco, che è felice per la continuità del processo amazzonico post-sinodale”. (IP)

28 ottobre -  AMERICA “Migra Segura”, iniziativa Caritas e Rete Clamor per tutelare migranti

Si chiama “Migra Segura” ed è una piattaforma virtuale a cui i migranti possono accedere per avere informazioni utili sulla sicurezza, le cure sanitarie e i mezzi di sussistenza necessari. A metterla in atto, la Caritas del Brasile, insieme alla sua omologia dell’Eucador e a “Clamor”, la rete latinoamericana della mobilità umana e rifugiati. “Con la pandemia di Covid-19 – si legge sul sito web dei vescovi brasiliani - l'accesso alle informazioni è diventato ancora più importante per salvare vite umane e fornire sicurezza ai migranti”. Per questo, “Migra Segura” intende offrire aiuto a circa 56 mila persone, particolare provenienti dal Venezuela e dirette sia in Brasile che in Ecuador. Un esempio pratico di questa iniziativa è l’accesso alle informazioni sull’iter burocratico necessario alla regolarizzazione delle migrazioni, che soprattutto in Brasile viene periodicamente aggiornato: in questo caso, “Migra Segura” riporta informazioni “su misura” relative agli ingressi dal Venezuela. Un altro punto riguarda la discriminazione di cui spesso i venezuelani sono vittime in Ecuador e che rende difficile la loro integrazione, in particolare nel settore lavorativo, finendo così con il vivere per strada. Il che, in tempo di pandemia da Covid-19, è ulteriormente grave e pericoloso. A tutti loro, la piattaforma virtuale offre informazioni utili e suggerimenti affidabili anche nel campo occupazionale. Da sottolineare che “Migra Segura” è sostenuta dai Catholic Relief Service, l'agenzia umanitaria internazionale della comunità cattolica negli Stati Uniti, che fornisce supporto e formazione tecnica alle organizzazioni locali dell’America Centrale e Latina, così da “rafforzare la loro capacità di programmare la risposta umanitaria alle emergenze”. L’obiettivo è sempre uno: far sì che, di fronte alle difficoltà, tutte le persone “possano sopravvivere e prosperare, comprese coloro che hanno lasciato le loro case a causa di povertà, conflitti violenti e disastri naturali”. “In tutto il mondo – conclude la nota – 1 persona su 110 è costretta a migrare in un altro Paese perché non ha scelta. Ma chi migra o è rifugiato vuole solo trovare un posto sicuro in cui ricostruire la propria vita per poi tornare, un giorno, in patria o chiamare ‘casa’ una nuova nazione”. Di qui, l’esortazione finale a “non restare indifferenti” di fronte a tale realtà, bensì a mettere in atto i quattro verbi così spesso citati da Papa Francesco: “accogliere, proteggere, promuovere e integrare” le persone migranti. (IP)

28 ottobre - REPUBBLICA CECA Boom di casi nel Paese: il richiamo dei vescovi all’attenzione

Con l’impennata di casi nella Repubblica Ceca, che secondo i dati nelle ultime 24 ore ha registrato il record di quasi 16mila casi, piazzandosi tra i Paesi europei con il più alto tasso d’infezione, sono tornate le restrizioni e le buone norme da osservare per evitare il contagio. Con l’occasione, il presidente della Conferenza episcopale ceca ha scritto una lettera pubblicata dal sito dell’Episcopato, in cui invita tutti i fedeli a conformarsi alle normative governative vigenti. Monsignor Jan Graubner, che è anche arcivescovo di Olomouc, si rivolge così a laici e religiosi del Paese, ricordando che, pur essendo “la partecipazione ai servizi di culto l'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito dalla Carta dei diritti e delle libertà fondamentali che fa parte della Costituzione della Repubblica Ceca”, i vescovi, alla sessione plenaria tenutasi dal 19 al 21 ottobre scorsi a Svatý Hostýn, hanno riconosciuto “che al momento purtroppo non è possibile partecipare all'Eucaristia come servizio pubblico, come in circostanze normali”. Una decisione dura e difficile da prendere, sottolinea il presule: “Anche se abbiamo ancora il diritto di riunirci nell'Adorazione, non è necessario esercitare tale diritto, perché, come cristiani, dovremmo soprattutto essere solidali, premurosi e dare l'esempio. Si prega pertanto di osservare le relative limitazioni”, aggiunge. Intanto, la Caritas dell’arcidiocesi di Praga, fa sapere che nei servizi di sua competenza, i cui usufruiscono circa 12mila persone, è in uso la sperimentazione di nuovi metodi rapidi di individuazione di eventuali positivi, nel tentativo di fermare la diffusione del virus in un gruppo di persone vulnerabili. "Una strategia zero virus non è più fattibile nella situazione attuale. Abbiamo dovuto adottare un nuovo approccio - afferma Jaroslav Němec, direttore dell'Arcidiocesan Charity Prague - il Coronavirus è altamente contagioso. Pertanto, dobbiamo essere informati sull'infezione il prima possibile. Abbiamo bisogno del risultato immediatamente per poter reagire ". Ma i test, naturalmente, non sono l'unica difesa contro la diffusione del Coronavirus. “La chiave è la capacità di isolare il positivo testato. Pertanto, ogni servizio sociale residenziale ha accantonato locali in cui risiederanno utenti testati positivamente che non necessitano di ricovero – ha continuato Němec – continueremo, inoltre, ad aderire a rigide misure igieniche e ad agire in conformità con le normative governative. “Per i dipendenti che possono lavorare da casa, la Caritas acconsente allo smart working - conclude - tuttavia, l'essenza del lavoro della Caritas sta nel contatto personale e nella cura della persona bisognosa. Il nostro lavoro non è possibile da remoto. Ecco perché la situazione richiede un approccio responsabile per ciascuno di noi ". (RB)

28 ottobre - STATI UNITI Appello vescovi per tutela donne nello sport

Tutelare le donne nello sport: con una lettera aperta al Congresso degli Stati Uniti, la Conferenza episcopale locale esprime il suo sostegno ai progetti di legge S. 4649 e H.R. 5702, “Protection of Women and Girls in Sports Act” : si tratta di due proposte che - ai sensi del Titolo IX, ovvero gli “Emendamenti sull’istruzione” risalenti al 1972 - mirano a tagliare i finanziamenti federali alle scuole che permettono ai transessuali di competere nell'atletica femminile. A firmare la nota episcopale sono i presidenti della Commissione per l’educazione cattolica e della Sotto-Commissione per la promozione e la difesa del matrimonio, rispettivamente Monsignor Michael C. Barber e Monsignor David A. Konderla. “La vera educazione mira alla formazione della persona umana come unità di corpo, anima e spirito, e al bene comune della società – si legge nella missiva - La Chiesa si interessa di sport perché le sta a cuore l’uomo, tutto l’uomo, e riconosce che l’attività sportiva incide sulla formazione della persona, sulle relazioni, sulla spiritualità”. Per questo, i presuli ribadiscono che “nell’educazione e nello sport, bisogna evitare tutto ciò che svilisce la dignità umana, compreso il rifiuto del corpo di una persona”. Ai giovani transessuali “che vivono una discordanza di identità di genere – sottolineano quindi i vescovi – dovrebbero essere innanzitutto evitate molestie” che sono “inequivocabilmente immorali” e poi bisognerebbe offrire “una risposta di amore che affermi il valore della persona come essere umano”, in modo a “aiutarli a sviluppare una pace genuina con la loro mente e corpo, piuttosto che facilitare drastiche ‘transizioni’ alla ricerca di un’identità indipendente dal loro corpo fisico”. E questo, prosegue la lettera, “ha particolare rilevanza nell’atletica leggera”, dove la presenza di atleti biologicamente maschi “in attività designate per le ragazze e le donne può essere ingiusta e insicura”. Tale questione, evidenzia ancora la Chiesa cattolica statunitense, è “sempre più comune, in quanto il numero di persone che sperimentano la discordanza di genere cresce a dismisura, soprattutto tra gli adolescenti”. I vescovi fanno, inoltre, presente che “la disparità della massa muscolare media, delle caratteristiche ossee e della capacità polmonare” tra uomo e donna non si possono risolvere con “trattamenti ormonali richiesti da alcune associazioni sportive”, anche perché essi potrebbero avere “conseguenze a lungo termine” “sullo sviluppo dell’organismo” di coloro che vi si sottopongono per poter passare, così, da una categoria sportiva all’altra.Ribadendo, quindi, “la necessità” che tali studenti “siano accolti senza riserve in un ambiente sportivo appropriato”, i vescovi concludono la loro lettera al Congresso con l’esortazione ad affrontare in un modo migliore “queste questioni emergenti nell’importante contesto educativo”, sempre tenendo presente “la tutela delle ragazze e delle donne nello sport”, affinché i “terreni di gioco siano un luogo sicuro”. (IP)

28 ottobre -ITALIA Michelangelo, artista universale, testimone della storia. A Genova una mostra dedicata al grande artista rinascimentale

 Una pagina cruciale nella storia della cultura e dell’identità occidentale attraverso gli occhi di Michelangelo. La racconta la mostra allestita al Palazzo Ducale di Genova attraverso le opere originali del grande Maestro, i disegni, gli scritti autografi, solitamente custoditi nei caveaux degli archivi. Il Buonarroti è definito “Artista universale” già da Giorgio Vasari nel Cinquecento: è un’espressione che sintetizza  un giudizio condiviso sullo scultore, pittore, architetto e poeta, artefice di opere inimitabili. L’esposizione ripercorre la lunga parabola del protagonista del Rinascimento, quasi novant’anni, costellata, fin dall’adolescenza,  di contatti e incontri con personaggi chiave, protagonisti della politica e della cultura del tempo. “L’epoca di Michelangelo – spiega la curatrice Cristina Acidini – è uno dei momenti più splendidi della storia italiana, in cui sono già delineati i contorni dell’Europa moderna. È questa la storia di cui siamo figli: una storia di crescita, contrasto, anche di violenza, che ha segnato il nostro modo di essere europei.” “Nonostante facesse del suo meglio per tenersi lontano dalla politica, Michelangelo era immerso in questo contesto”.  È stato infatti testimone dei burrascosi rivolgimenti politici dell’epoca: dall’ascesa alla cacciata dei Medici a Firenze, alla predicazione di Savonarola e all’avvento della repubblica; dal Sacco di Roma alle lacerazioni della cristianità, fino al profilarsi della Controriforma. Un concatenarsi di vicende storiche narrate a Palazzo Ducale dal punto di vista di un uomo dalle grandi contraddizioni: generoso e sospettoso, schietto e prudente, amabile e brusco. Ricostruendo la fitta rete di relazioni e di incontri avuti dall’artista, spiega Cristina Acidini, la mostra ne fa emergere un ritratto: “non l’artista solitario e scontroso,  ma l’uomo immerso nella vita sociale del tempo”. Michelangelo ha servito ben sette papi, frequentando ancora adolescenti due futuri pontefici della famiglia Medici: Leone X e Clemente VII. Il carattere schivo e lo stile di vita sobrio lo hanno sempre reso indipendente e libero da condizionamenti di fronte ai potenti per cui ha lavorato: da Lorenzo il Magnifico, ai reali di Francia, come Francesco I di Valois e Caterina de’ Medici.  “Aveva un carattere affermativo, a volte brusco”,  ricorda Cristina Acidini.  “In una una l’amico Sebastiano del Piombo gli scrive: voi fate paura anche ai papi" . Tra le opere  esposte a Palazzo Ducale spicca la Madonna della Scala, capolavoro di età giovanile, realizzato nel 1490,  conservato a Casa Buonarroti a Firenze, in cui è assimilata la lezione di Donatello. “E’ un bassorilievo eseguito presumibilmente a soli 16 -17 anni. Michelangelo – osserva Acidini - imita Donatello, ma ha un’originalità di impianto tutta sua: rappresenta una scala misteriosa con fanciulletti affaccendati; una Madonna di profilo astratta nel proprio pensiero. Una serie di segni e simboli ancora da decifrare”. Nel marmo è impressionante la capacità di resa spaziale: “come nella Battaglia dei Centaruri: anche in superfici ridotte, Michelangelo riesce a ricavare incredibili vedute prospettiche e affollamenti di corpi”.  Degno di nota è anche il Cristo Risorto del 1515 circa, conservato nella chiesa di San Vincenzo Martire a Bassano Romano in provincia di Viterbo. Alto 2,5 metri il marmo è la prima versione del Cristo Redentore custodito in Santa Maria sopra Minerva a Roma: fu solo iniziato e poi abbandonato dal Buonarroti a causa di una venatura del marmo, tutt’ora ben visibile sulla guancia del Salvatore. “La statua fu lasciata non finita. Fu completata da un ignoto scultore incaricato dai Giustiniani che commissionarono l’opera”. L’esposizione documenta anche le relazioni più intime di Michelangelo: quella con Vittoria Colonna, marchesa di Pescara e interprete delle inquietudini religiose del tempo, o l’amicizia con il giovane Tommaso Cavalieri. Eseguito per quest’ultimo nel 1535 è lo straordinario disegno di Cleopatra, un foglio concepito come “presentation drawings”: “Sono disegni preparati per amici, hanno carattere esclusivo. Sul recto del foglio – prosegue la curatrice Acidini - Cleopatra è una bella donna acconciata con nobiltà e grazia, sul verso è una testa urlante, in preda all’angoscia del suicidio. Quasi un ammonimento di come sia rapida la trasformazione dalla gioia al dolore, di come i destini umani possano mutare.” A Palazzo Ducale è presente una significativa selezione del carteggio michelangiolesco: disegni autografi, rime, studi in gran parte conservati nella Casa Buonarroti. Disegni sia di scultura che di architettura, ma anche appunti come una singolare lista della spesa, corredata di disegni e schizzi. Il visitatore è infine proiettato da Palazzo Ducale al territorio regionale circostante: tanti infatti sono i luoghi legati alla famiglia savonese dei Della Rovere, da cui provenivano i papi Giulio II e Sisto IV, tanto legati a Michelangelo. (PO)

28 ottobre - MALAWI Allarme Giustizia e pace per impunità e insicurezza nel Paese

Impunità, insicurezza pubblica, lassismo nei confronti delle ingiustizie: è questo il clima difficile che si respira in Malawi e che la Commissione episcopale per la Giustizia e la pace (Ccjp) denuncia in una dichiarazione diffusa il 27 ottobre. “Siamo inorriditi – si legge nella nota – dalla mancanza di rispetto della legge, dall’insicurezza pubblica soprattutto nei confronti dei membri più vulnerabili della società, e dall’incuria con cui si guarda alle ingiustizie sociali radicate e di lunga data nel Paese”. In particolare, la Ccjp punta il dito contro “l’indifferenza verso la tutela della sacralità della vita, nei riguardi della protezione delle persone più fragili e nei confronti della promozione del bene comune”. Non solo: i presuli lamentano anche “la crescente violenza perpetrata dalla criminalità organizzata e l’aumento della stregoneria e degli omicidi rituali” di cui sono vittime, in particolar modo, “le giovani ragazze”, con il conseguente aumento “delle gravidanze adolescenziali e dei matrimoni precoci”. Tutto ciò, prosegue la dichiarazione, non solo denota “un difetto intrinseco nel sistema che dovrebbe tutelare i diritti” delle categorie sociali più a rischio, ma è anche “una chiara manifestazione del fatto che i responsabili non stanno facendo abbastanza per proteggere questi gruppi vulnerabili". “È preoccupante – incalza ancora Giustizia e pace – la mancanza di volontà politica nell’istituire soluzioni durature per frenare attacchi, uccisioni, rapimenti e minacce contro le persone albine”, tanto che “al di là della retorica politica, non si riscontrano azioni concrete da parte del governo per combattere tali piaghe,”. Ma questo, sottolineano i presuli, “equivale ad abrogare il dovere che lo Stato ha di proteggere i propri cittadini”, perché “si sta facendo poco per sanare le carenze del sistema giudiziario penale”, così da “contrastare adeguatamente la criminalità”. Come esempio lampante della gravità della situazione attuale, Giustizia e pace cita “la profanazione del cadavere di una persona albina avvenuta a Ntcheu; l’orrendo stupro di una minorenne commesso a Chikwawa e l’uccisione spietata di un’anziana donna a Dedza, perché accusata di stregoneria”. Alla base di questa “insensibilità diffusa di fronte alle ingiustizie sociali – si legge ancora nella dichiarazione – c’è la corruzione dilagante nella leadership del Paese”: un sistema corrotto, infatti, “viene sostenuto dall’élite governativa” e se “non viene arginato in tempo, diventerà la norma”. Al contrario, la popolazione è contraria alla corruzione perché sa che essa “è un terreno fertile” per l’impunità e per l’arricchimento di pochi, “mentre la maggioranza resta impantanata nella povertà”. Di qui, il richiamo a “indagare e sospendere efficacemente” i funzionari dell’esecutivo che risultano corrotti, senza concedere favoritismi e senza trattare “le disuguaglianze e le ingiustizie sociali” attraverso “dichiarazioni politiche, piuttosto che tramite azioni legali”. A tal proposito, Giustizia e pace sottolinea che “la maggior parte dei poveri del Malawi non riesce ad accedere alla terra ed ha problemi a beneficiare dei programmi di prestiti pubblici a causa della corruzione e del nepotismo” presenti all’interno del governo. (IP)

28 ottobre - COLOMBIA Appello dei vescovi di Caquetá e Putumayo alla responsabilità collettiva per sconfiggere la pandemia

Dinanzi alla crescita esponenziale dei contagi da coronavirus nei dipartimenti di Caquetá e Putumayo, ai molteplici casi trattati in casa e, per paura, non segnalati, al calo significativo dei prelievi di campioni biologici e al ritardo nella consegna dei risultati, i vescovi di queste zone del Paese, in un comunicato diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, hanno invitato ieri le comunità alla responsabilità individuale e collettiva. “Nella situazione in cui viviamo – hanno affermato -, lanciamo un appello alla comunità affinché si prenda cura di sé e si prenda la responsabilità della cura del prossimo, faccia uso responsabile e continuo della mascherina, evitando gli assembramenti”, e protegga la propria vita e quella dei fratelli. I presuli, nel messaggio firmato da monsignor Omar de Jesús Mejía Giraldo, arcivescovo di Florencia, da monsignor Francisco Javier Múnera, vescovo della diocesi di San Vicente del Caguánm, da monsignor Luis Albeiro Maldonado Monsalve, vescovo della diocesi di Mocoa-Sibundoy, e da monsignor Joaquín Humberto Pinzón, Vicario Apostolico di Puerto Leguízamo-Solano, hanno incoraggiato le autorità a esercitare un maggiore controllo sulle misure di biosicurezza. "Invitiamo i governi dipartimentali e locali – hanno scritto - a intensificare i controlli e le misure contro gli assembramenti e a rispettare gli standard di biosicurezza, a lavorare senza abbassare la guardia nello screening e nel tracciamento epidemiologico per contenere il contagio”. Ribadendo, infine, il loro impegno nei confronti della comunità, dicendosi pronti a sostenere qualsiasi iniziativa volta a proteggere i cittadini, hanno impartito la loro benedizione, chiedendo la fine della pandemia, la salute dei malati e la protezione di tutta la popolazione. (AP)

28 ottobre - POLONIA Commemorazione defunti. Chiese e associazioni religiose: non lasciamo che la memoria scompaia

“I cimiteri sono il nostro patrimonio. Ognuno di noi può contribuire a salvare la nostra storia, le nostre radici dall'oblio”. Così hanno scritto i rappresentanti delle Chiese e delle associazioni religiose in Polonia in un appello speciale in vista della Commemorazione dei Defunti del prossimo 2 novembre. I firmatari dell'appello, precisa il sito della Conferenza episcopale polacca, hanno chiesto attenzione e rispetto per le tombe e i cimiteri dimenticati e hanno sottolineato che ogni comunità religiosa ha il diritto di trattare i luoghi di sepoltura come sacri e intoccabili. In relazione all'avvicinarsi del tempo dedicato alla memoria particolare dei Defunti, i rappresentanti delle Chiese e delle associazioni religiose in Polonia hanno chiesto di ricordare, anche solo nella preghiera i cimiteri e le tombe dimenticate. Anche se, come osservato nell'appello, "la responsabilità in questo senso è dello Stato, delle autorità centrali e locali, nulla può sostituire il coinvolgimento dei cittadini comuni, compresi i fedeli delle Chiese e delle altre comunità religiose". "Ci appelliamo alla sensibilità di tutti. Non restiamo indifferenti agli atti di vandalismo – continuano - non importa di quale religione, visione del mondo o nazionalità siano i morti sepolti; ma adoperiamoci affinché i loro luoghi di riposo siano rispettati". I firmatari, riferendosi agli atti di vandalismo ancora che si sono verificati, hanno sottolineato che la dignità appartiene a tutti, anche dopo la morte: "Il ricordo e il rispetto per le tombe sono condivisi da rappresentanti di varie fedi e da non credenti. È un'espressione della nostra umanità, una testimonianza di ciò che siamo". Al termine dell'appello, i rappresentanti delle Chiese hanno ringraziato tutti coloro che si occupano quotidianamente di tombe e cimiteri dimenticati, comprese le scuole e gli scout: "Accendiamo una candela, mettiamo un ramoscello su una tomba dimenticata. Non lasciamo che la memoria scompaia". (RB)

28 ottobre - VATICANO Monsignor Urbańczyk: “Riconoscere la specificità, la ricchezza e la forza morale e spirituale delle donne”

“La Santa Sede è convinta che il primo passo verso il progresso della parità tra donne e uomini sia il riconoscimento dell'importanza della partecipazione e dell'impegno delle donne in tutti gli aspetti della vita culturale, sociale, politica ed economica, offrendo così una vera visione della dignità e delle aspirazioni intrinseche e inalienabili della donna”. Lo ha detto monsignor Janusz Urbańczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso l'Osce a Vienna, in occasione della Terza Conferenza di riesame della parità di genere, tenutasi tra il 27 e il 28 ottobre, esprimendo il suo sostegno al perseguimento della parità tra donne e uomini, come espresso nel "Piano d'azione dell'OSCE del 2004 per la promozione della parità tra i sessi". Monsignor Urbańczyk ha ribadito come la Santa Sede sia convinta che “per progredire nella piena e vera parità tra uomini e donne, aspetto fondamentale di una società giusta e democratica basata sullo stato di diritto", ci si dovrebbe concentrare “su passi concreti, pratici, quotidiani, che riconoscano il contributo delle donne” e garantiscano “la parità di retribuzione per lo stesso lavoro, la parità di accesso alle risorse, al capitale e alla tecnologia, la protezione delle madri lavoratrici, l'equità negli avanzamenti di carriera e nella condivisione delle responsabilità familiari, e il riconoscimento della parità di diritti e responsabilità come cittadini di uno Stato democratico”. Anche se un maggior numero di donne presenti nei parlamenti o nelle aree di responsabilità riflette spesso – spiega il presule – una maggiore inclusività, ciò, tuttavia, non è sufficiente. Le donne, infatti, dovrebbero essere valorizzate per tutte le loro capacità, per il loro “genio femminile, essenziale per la società”, mantenendo la loro specificità. “È riconoscendo e valorizzando la specificità, la ricchezza e la forza morale e spirituale delle donne che la pace sostenibile e la sicurezza possono essere consolidate”. Infatti, quando le donne condividono i loro doni “il modo stesso in cui la società comprende e organizza se stessa viene migliorato, e viene a riflettere in modo migliore la sostanziale unità della famiglia umana".    Il presule, dunque, sottolineando l’importanza  della valorizzazione delle specificità femminili, citando Papa Francesco, ricorda che "La rimozione della differenza (tra uomini e donne) crea infatti un problema, non una soluzione”, perché in questo modo le donne perderebbero la loro ricchezza unica e il loro valore intrinseco, e tutta la società ne sarebbe impoverita. Egli mette in evidenza il concetto di complementarità, piuttosto che di uguaglianza, rilevando l’importanza del fatto che “ogni donna e ogni uomo, come persone, possano portare il loro contributo personale, i loro talenti, i loro doni e il loro carisma facendo in modo che ‘la complementarità diventi un grande tesoro’". Si rende necessario, dunque, sottolinea il presule, l’uso di una terminologia precisa e di un linguaggio concordato, “evitando interpretazioni lontane dall'uso ordinario e generalmente accettato delle parole”. Riguardo ai documenti diffusi in relazione all’incontro, monsignor Urbańczyk ha voluto ricordare lo scopo precipuo di questa Organizzazione, cioè la Sicurezza e la Cooperazione. Egli ha invitato tutti a riferirsi alla Decisione MC 14/04 nei Documenti OSCE, usando sempre il titolo vero e originale, ossia: "Piano d'azione del 2004 dell’OSCE per la promozione della parità fra i sessi", ricordando che questa riunione non può essere considerata una Conferenza OSCE, non essendo stata presa alcuna decisione da parte del Consiglio Permanente a questo proposito, e che “le raccomandazioni e le conclusioni delle Conferenze non sono impegni concordati consensualmente e, come tali, non sono vincolanti per gli Stati partecipanti”. (AP)

28 ottobre - GERMANIA On line la 58.ma Limburg Conversation, all’insegna di “apprezzamento e rispetto reciproco”

È nota come "Limburg Conversation" si è svolta on line un paio di giorni fa e si è concentrata su questioni di contenuto, struttura e personale riguardanti la cooperazione tra la Chiesa cattolica, la direzione della Chiesa e la teologia cattolica, la 58.ma riunione tra i membri delle Conferenze episcopali tedesca, austriaca e svizzera con rappresentanti della teologia di lingua tedesca. A darne notizia attraverso il proprio sito è la Conferenza episcopale tedesca.   Il presidente dei vescovi cattolici, monsignor Georg Bätzing, ha sottolineato che questa forma di colloqui regolari "non sono solo luoghi di scambio di politica teologica e di politica dell'istruzione superiore", bensì “luoghi di incontro interpersonale, segnati da una cultura della convivenza, sostenuta dall'apprezzamento e dalla fiducia reciproca". Un importante nodo di discussione è stato il processo di garanzia della qualità nella formazione dei sacerdoti in Germania e le sue possibili conseguenze per la teologia accademica e i luoghi di formazione teologica. Il vescovo di Fulda, monsignor Michael Gerber ha presentato i criteri per la futura formazione dei sacerdoti che il Consiglio permanente aveva discusso nel giugno 2020. Una concentrazione della formazione dei sacerdoti in poche località era inevitabile, visto il calo del numero di candidati: "La formazione dei sacerdoti deve rispondere a condizioni mutevoli e deve essere modellata in modo tale che i candidati possano continuare ad avere esperienze che permettano loro di maturare sia umanamente che spiritualmente", ha detto. Dopo che il Prof. Bernhard Emunds, teologo di Francoforte, ha descritto lo sviluppo dei giovani studiosi di teologia, il Prof. Georg Essen dell’università di Berlino, nella sua visione dello sviluppo futuro delle facoltà teologiche, ha spiegato che la teologia è di vitale importanza per la Chiesa al di là della formazione di sacerdoti, operatori pastorali o insegnanti di religione. Egli ha sottolineato che "in Germania il luogo centrale dell'auto-riflessione scientifica e teologica della Chiesa sono le facoltà che sono saldamente ancorate nelle università statali nella ricerca e nell'insegnamento interdisciplinare". In questo contesto, ha sostenuto che il vincolo dello stato di facoltà all'educazione sacerdotale non è più appropriato: anche dieci anni dopo le "Raccomandazioni per l'ulteriore sviluppo delle teologie e delle scienze che si occupano di religione nelle università tedesche", il Prof. Essen vede ancora oggi lo sviluppo e l'attuazione di concetti futuri sostenibili alla luce dei criteri di qualità ed eccellenza sviluppati congiuntamente come una sfida per i luoghi di formazione teologica. (RB)

28 ottobre - STATI UNITI Avviati tre progetti per alfabetizzazione e interpretazione biblica

Ammontano ad 80mila dollari le sovvenzioni stanziate, negli Stati Uniti, dalla Confraternita della dottrina cristiana (Ccd) per avviare tre progetti in favore dell’alfabetizzazione e l’interpretazione biblica. “In fedeltà alla ‘Dei Verbum’ emanata dal Concilio Vaticano II e riguardante le Sacre Scritture – spiega una nota della Conferenza episcopale statunitense – lo scopo dei programmi è quello di promuovere lo studio delle Sacre Scritture e dei settori correlati attraverso incontri, pubblicazioni e supporto a chi è impegnato in tali ambiti”. I fondi stanziati provengono dai diritti d’autore ricevuti da precedenti pubblicazione della Ccd. Nello specifico, i tre progetti sovvenzionati sono destinati: all’Università di St. Edward di Austin, in Texas, che riceverà 25mila dollari per “La Bibbia di Anchor Yale”, ampia serie di commenti multiconfessionali, composta da più di 80 volumi, che attingono alle risorse degli studiosi protestanti, cattolici ed ebrei di tutto il mondo; all’Istituto Fede e vita di Stockton, in California, per la versione inglese de “La Bibbia cattolica per giovani”, originariamente in spagnolo, che avrà 50mila dollari. Infine, 5mila dollari andranno al St. Anselme College di Manchester, in New Hampshire, per l’opera “La Sacra economia e la Sacra autorità: Gesù e i mercanti del tempio nel Vangelo di Giovanni” che riceverà 5mila dollari. Da ricordare che la Confraternita della Dottrina Cristiana (CCD) è un'associazione fondata a Roma nel 1562 che si pone l’obiettivo di offrire un’educazione religiosa soprattutto a bambini e giovani. (IP)

27 ottobre - ITALIA Sabato a Torino la Notte dei Santi con la possibilità di partecipare in streaming

Anche quest’anno l’arcidiocesi di Torino propone sabato sera, alle 20, la “Notte dei Santi”, l’iniziativa per i giovani alla vigilia di Tutti i Santi. Slogan della veglia di preghiera, presieduta dall’arcivescovo Cesare Nosiglia, e che si svolgerà nella chiesa parrocchiale del Santo Volto, è “Just now! Diventare santi: è promessa di Dio!”, tratto da un’espressione del beato Carlo Acutis. L’iniziativa prevede per questa edizione, data l’emergenza coronavirus, soltanto l’ascolto della Parola di Dio, della testimonianza di alcuni santi e l’adorazione eucaristica. Sarà possibile partecipare anche in streaming sui canali social delle diocesi di Torino e di Susa, mentre quanti vogliono essere presenti, dovendo essere garantito un numero massimo di persone per rispettare le norme anti-Covid, dovranno prenotarsi attraverso il sito www.upgtorino.it. L’espressione “Just now” (“proprio ora”) dello slogan richiama al momento difficile che il mondo sta vivendo. “La criticità della pandemia non è causata solo dal Covid-19 ma da tanti altri ‘virus’ che intaccano la vita spirituale, pastorale e sociale - si legge in un comunicato dell’arcidiocesi -. Eppure la ‘promessa di Dio’, di poter diventare santi, risuona qui e ora, ‘just now’, ‘proprio adesso’!”. Alla veglia, organizzata dagli Uffici di Pastorale Giovanile delle diocesi di Torino e Susa, e animata dal Coro Hope, interverrà Antonia Acutis, mamma di Carlo Acutis, il primo ‘millennial’ beato. (TC)

27 ottobre - COSTA D’AVORIO Leader religiosi esortano alla pace e alla fratellanza perché il Paese affronti serenamente le presidenziali

Rappresentanti di diverse religioni hanno pregato insieme domenica scorsa per la pace nel mondo e nella Costa d’Avorio all’incontro organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Treichville. Lo riferisce Fratmat.info. Tema dell’incontro interreligioso, cui ha preso parte anche il nunzio apostolico Paolo Borgia, “Nessuno si salva da solo, pace e fraternità”. Padre Emmanuel Wohi Nin, segretario della Conferenza episcopale ha evidenziato quanto importante sia che “credenti di diverse confessioni religiose combattano insieme una nuova battaglia per la pace e la non violenza” e ha aggiunto che la Parola di Dio invita ad andare oltre la logica della giustizia e ad abbracciare quella del perdono. “La pace è un destino comune” ha affermato Georges Adon, rappresentante nazionale della comunità di Sant’Egidio, che, facendo riferimento all’attuale clima socio-politico del Paese, ha esortato i credenti “a lavorare per ristabilire la fraternità”. Il 31 ottobre si svolgeranno le elezioni presidenziali e la scorsa settimana manifestazioni e proteste sono sfociate in scontri con le forze dell’ordine che hanno provocato almeno 30 morti. Folle di giovani hanno manifestato per esprimere il loro dissenso contro la decisione del presidente Alassane Outtara di candidarsi per un terzo mandato, ma a Dabou il confronto politico tra sostenitori del governo e sostenitori dell’opposizione ha generato violenze fra le etnie Diola e Adioukrou. “Nella Costa d'Avorio è appena trascorsa una settimana sanguinosa - ha detto Adon - Il tessuto sociale è ancora una volta indebolito”. L’esponente della Comunità di Sant’Egidio ha aggiunto che le religioni hanno un ruolo importante nella ricerca di una pace duratura. “Le religioni devono incoraggiare alla speranza della pace. Devono esortare i credenti a non essere indifferenti e a diventare operatori di pace” ha precisato infine. Monsignor Borgia, da parte sua, ha sollecitato tutti a vivere come fratelli per lavorare insieme nella costruzione della pace. “A partire dalla nostra fede religiosa possiamo diventare operatori di pace e non spettatori”, ha rimarcato spiegando che la parola pace significa perdono, disponibilità al dialogo, collaborazione. Nel corso dell’incontro interreligioso è stato letto un appello alla pace con un invito al popolo ivoriano alla coesione. “La violenza, come la guerra, è la sconfitta della politica, della società e dell’umanità” recita il testo che sollecita governanti e leader politici a rifiutare il linguaggio della divisione”. L’imam Koné Arouna, in rappresentanza del presidente del Consiglio superiore degli imam e delle moschee della Costa d’Avorio, ha a sua volta rilevato che nonostante le diversità delle comunità religiose gli insegnamenti sono gli stessi. “La diversità rende la società migliore. È sempre stata una risorsa” ha specificato chiedendo poi di mobilitarsi per il mantenimento della pace e per la promozione della fratellanza. “Abbiamo bisogno di pace e abbiamo il dovere di creare le condizioni per la comprensione reciproca” ha concluso. (TC)

27 ottobre - BELGIO In una lettera per le festività dell’1 e 2 novembre, i vescovi esortano a osservare le norme anti-Covid e a perseverare nella preghiera

“Chiediamo a tutte le comunità cristiane e ai credenti di collaborare lealmente con le autorità responsabili e di osservare rigorosamente le regole promulgate”: è l’invito che i vescovi del Belgio rivolgono ai fedeli in una lettera scritta in occasione della festività di Tutti i Santi e della Commemorazione dei defunti, prendendo atto dell’aumento dei casi di coronavirus nel Paese, a Bruxelles, nella Vallonia e nelle Fiandre. “Siamo tutti corresponsabili l’uno dell’altro” scrivono i presuli che esortano inoltre ad offrire aiuto soprattutto agli anziani, alle persone sole o con disabilità, a collaborare con le parrocchie, con associazioni o reti di volontariato, a sostenere ospedali e centri sanitari e ad essere solidali con quelle aziende che stanno subendo gravi perdite. “Tra pochi giorni arriveranno Ognissanti e la Commemorazione dei defunti - aggiungono i vescovi -. Ricorderemo i nostri cari con una foto, una candela, un fiore o una preghiera. Da marzo abbiamo potuto dire solo un brevissimo addio alla maggior parte dei defunti (…) Una visita al cimitero, vicino alla tomba o all’urna, può sopperire a quanto è mancato”. I presuli avvertono poi che il rafforzamento delle misure restrittive purtroppo non consentirà celebrazioni religiose con un numero elevato di persone. La Conferenza episcopale avverte inoltre che le autorità emaneranno nuove regole per determinati settori della vita sociale e che la diversa progressione del virus porterà a misure differenti e ancora una volta invitano tutti i credenti a rispettare le misure che verranno disposte. “Come cristiani, crediamo nel potere della preghiera - sostengono i vescovi -. Ci rivolgiamo soprattutto a Dio, fonte di tutta la vita e di ogni amore, in questo momento difficile. Possa la Sua mano benedirci e proteggerci dal male e dal pericolo. Possa la sua presenza proteggerci dallo scoraggiamento o dalla divisione”. I presuli esortano in particolare alla preghiera personale, in famiglia o nella comunità e chiedono alle parrocchie di offrire tempi di preghiera nel rispetto delle norme anti-Covid. “Molte attività pastorali ordinarie non possono continuare, almeno non come prima – spiegano infine i vescovi che incoraggiano i fedeli ad avere fiducia e a coltivare la solidarietà. “La festa di Tutti i Santi - concludono - ci ricorda che siamo chiamati ad essere ‘tutti santi’, cioè a vivere tutti la vita stessa di Dio. Questa è la speranza che Cristo ci dà”. (TC)

27 ottobre - ITALIA Monsignor Lorefice invita ad osservare le norme anti-Covid: sono gesti d’amore verso il prossimo

L’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, definisce in un videomessaggio pubblicato sul portale della sua diocesi segni dell’amore verso il prossimo, in questo tempo di pandemia, l’uso della mascherina, il distanziamento sociale e anche alcune rinunce. “Siamo membri di una comunità di appartenenza e di solidarietà, come ci ricorda Papa Francesco, nella Fratelli tutti, e quindi, tutti, tutti - afferma il presule - dobbiamo aver un senso di corresponsabilità e della bellezza; non ripensare la vita solo a partire da noi stessi ma anche dagli altri. È una opportunità che non bisogna perdere”. L’arcivescovo di Palermo invita inoltre i presbiteri, i diaconi, i religiosi e tutto il popolo di Dio, a innalzare la “Preghiera in tempo di prova”, da lui composta lo scorso mese di marzo, al termine della celebrazione eucaristica domenicale e durante la settimana, in famiglia, nelle comunità, nei luoghi di lavoro. (TC)

27 ottobre - EUROPA Le Chiese chiedono all’Ue che tutti gli stati membri vengano supportati nell’emergenza coronavirus

Nell’attuale contesto, drammaticamente segnato dalla pandemia da Covid-19, le Chiese europee, incontrando oggi in videoconferenza Michael Roth, ministro Stato per l’Europa presso il Ministero degli Esteri federale tedesco, hanno chiesto all’Unione europea di essere solidale con ogni Stato membro sostenendo la giustizia ecologica, sociale e contributiva. In un comunicato congiunto la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece), la Conferenza delle Chiese europee (Cec) e la Chiesa evangelica in Germania (Ekd) riferiscono di aver incoraggiato la presidenza dell’Ue a un dialogo efficace tra gli Stati membri al fine di procedere rapidamente verso un accordo sul piano di ripresa. “Un ritardo - ha evidenziato la delegazione ecumenica che ha incontrato Roth - danneggerebbe gravemente i settori che fanno affidamento sui fondi Ue per mitigare l’impatto derivante dalla crisi dovuto al Covid-19 e colpirebbe negativamente i membri più vulnerabili delle nostre società”. La delegazione ha inoltre evidenziato quanto importante sia giungere a “una transizione socialmente giusta, conciliando competitività e crescita economica con un’economia e una società sostenibili”. Alla luce del nuovo patto dell’Ue su migrazione e asilo adottato dalla Commissione europea nel settembre scorso, le Chiese, poi, hanno accolto con favore l’idea di definire un nuovo quadro globale, volto a creare un meccanismo di gestione della migrazione equo e prevedibile. La delegazione ecumenica ha inoltre invitato l’Ue i suoi stati membri ad agire in concreta solidarietà e responsabilità nei confronti di migranti e rifugiati, sottolineando che il salvataggio delle persone in difficoltà in mare è un obbligo morale e legale che dovrebbe essere rispettato da tutti. L’incontro è stato anche un’opportunità per parlare della Conferenza sul futuro dell’Europa relativamente alla quale le Chiese dell’Ue hanno offerto la loro disponibilità per partecipare e “contribuire attivamente e in modo costruttivo” insieme alle altre parti interessate, promuovendo il dialogo e politiche centrate. L’incontro di oggi segue quello preparatorio tenutosi a luglio, nel corso del quale le Chiese dell’Ue hanno presentato il loro contributo congiunto sul programma della presidenza tedesca dell’Ue all’ambasciatore presso la Rappresentanza permanente della Germania presso l’Ue, Michael Clauss. I confronti delle Chiese d’Europa con le presidenze del Consiglio dell’Ue si svolgono da anni secondo quanto previsto dall’articolo 17 del trattato sul funzionamento dell’Ue (Tfue), che invita a un dialogo aperto, trasparente e regolare tra le istituzioni dell’Ue e le Chiese. (TC)

27 ottobre - LIBANO Al via a Bkerké il Santo Sinodo annuale della Chiesa maronita 

Si sono aperti ieri, presso la sede patriarcale di Bkerké, in Libano, i lavori del Santo Sinodo annuale della Chiesa maronita, presieduti dal Patriarca cardinale Béchara Raï. All'ordine del giorno - riporta il quotidiano libanese l’Orient-le-jour - l'elezione di tre nuovi vescovi, oltre a questioni pastorali e altre riguardanti l’attuale congiuntura politica del Paese. La sessione è stata preceduta da un ritiro spirituale di sei giorni. Le sedi episcopali da coprire sono quelle di Kornet Chehwan, dopo la morte dell'arcivescovo Camille Zeidan, e quelle di Tripoli e Tiro. Le nomine saranno annunciate nella dichiarazione finale al termine della riunione, sabato 31 ottobre. Durante i lavori il Sinodo esaminerà poi questioni di natura liturgica e quella centrale della formazione dei seminaristi. A questo si aggiungeranno alcuni aspetti relativi alla pastorale sociale nella Chiesa maronita. A tale proposito, il patriarca Raï si è impegnato perché sia adottato un piano globale complementare a quello già operativo nelle istituzioni maronite impegnate in questo settore, con un particolare riferimento a Caritas Libano. Infine, l’assemblea farà il punto sulla situazione del Paese dopo l’incarico, la settimana scorsa, a Saad Hariri per la formazione del nuovo Governo, sulla cui urgenza concordano tutte le parti, considerata la situazione critica in cui versa il Paese. Una necessità sottolineata con forza anche dal cardinale Raï nella prolusione ai lavori: “Il Libano ha bisogno di un esecutivo indipendente, che abbia fra i propri compiti quello di ricostruire l’autorità per mezzo di un processo costituzionale, democratico e pacifico”, ha affermato il patriarca , aggiungendo che il nuovo esecutivo dovrà “essere diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto, per combattere la pandemia di Coronavirus (…) e far fronte alla crisi finanziaria e bancaria, (…) alla dilapidazione dei fondi pubblici, all’aumento della corruzione e garantire l’indipendenza della magistratura”. (LZ)

27 ottobre - VATICANO Monsignor Jurkovič all'Onu: “Lavorare insieme per uno sviluppo umano sostenibile e integrale”

“Le decisioni politiche, la responsabilità sociale delle imprese e i criteri che regolano gli investimenti, devono essere tutti guidati dal perseguimento del bene comune a lungo termine e dalla solidarietà intergenerazionale”. Lo ha detto ieri, a Ginevra, l'arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'ONU e altre organizzazioni internazionali, intervenendo al dibattito generale del VI Gruppo di lavoro intergovernativo aperto sulle società transnazionali e altre Imprese commerciali (IGWG), che ha il compito di elaborare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante per regolare, nel diritto internazionale in materia di diritti umani, le attività di imprese transnazionali e di altre imprese commerciali. La Santa Sede, sottolineando come la seconda bozza del trattato vincolante per le imprese rappresenti una base preziosa per ulteriori negoziati e sia coerente con i Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani (UNGP), in particolare nella dovuta diligenza in materia di diritti in tutte le attività a scopo di lucro, comprese le relazioni commerciali, ha tuttavia dichiarato che questo strumento, oggetto di discussione, che mira a creare un sistema internazionale che si sforzi di essere veramente sostenibile, inclusivo ed equo a tutti i livelli, nel suo insieme, dovrebbe essere ulteriormente migliorato. “La crisi attuale – ha osservato l’arcivescovo - ha dimostrato – da una parte - come la famiglia umana sia interconnessa” e come sia importante sentirsi corresponsabili del benessere degli uni e degli altri. Dall’altra, però, ha messo in evidenza come non si riesca spesso a gestire la nostra casa comune in modo responsabile e nell'interesse di tutti. Siamo testimoni – ha affermato - di come gli interessi privati delle multinazionali tendano il più delle volte a prevalere. Questa settimana di discussioni e trattative, dunque, chiama tutti a cercare soluzioni eque alle sfide che dobbiamo affrontare, ha spiegato monsignor Jurkovič. “Questa crisi attuale è un'opportunità, e questo strumento giuridico un mezzo, per andare oltre i vantaggi tecnologici o economici a breve termine e per dare piena considerazione alla dimensione etica nella ricerca di soluzioni ai problemi attuali, lavorando su iniziative per un futuro più sostenibile”, ha concluso. Nell’ambito della discussione, l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l'ONU a Ginevra, ha voluto ricordare, in un altro intervento, il valore del preambolo come criterio intrepretativo, pur non avendo nessuna forza vincolante. È il preambolo spesso a delineare le motivazioni e i principi che stanno alla base della convenzione – ha precisato - e ad offrire una chiave ermeneutica per interpretare le disposizioni che sono incluse nel testo. Con questa premessa, poiché attraverso questo processo di redazione, non ci si sta occupando solo della dimensione economica e sociale delle attività delle imprese transnazionali e di altri settori commerciali, ma anche del loro ruolo al servizio del bene comune e della solidarietà intergenerazionale, la Santa Sede ha proposto di introdurre nel Preambolo il concetto di "gestione responsabile" e un paragrafo che reciti:  “Sottolineando che la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende l'intera famiglia umana, che deve lavorare insieme nella ricerca di uno sviluppo umano sostenibile e integrale”. (AP)

27 ottobre - ITALIA A Pompei celebrazioni per il 145.mo anniversario dell’arrivo del quadro della Madonna del Rosario

Avrà un programma diverso quest’anno la celebrazione dell’anniversario dell’arrivo a Pompei del Quadro della Vergine del Rosario, che ricorre il 13 novembre. A causa della pandemia da coronavirus, è stata annullata la cosiddetta Discesa del Quadro e la venerazione dell’immagine sacra con il tradizionale bacio dei devoti. Ma il Santuario commemorerà i 145 anni dall’arrivo della prodigiosa immagine della Vergine del Rosario con messe e altri momenti di preghiera. La giornata avrà inizio alle 7 con l’apertura del Quadro, presieduta dall’arcivescovo prelato di Pompei, monsignor Tommaso Caputo, e alle 7.30 seguiranno la celebrazione eucaristica e le lodi. A mezzogiorno monsignor Caputo guiderà la recita della Supplica, mentre alle 17 è prevista l’adorazione eucaristica. Ultimo appuntamento della giornata sarà la messa delle 19.00 con la chiusura del Quadro. Tutte le celebrazioni si terranno nel santuario, ma i fedeli che vorranno partecipare dovranno prenotarsi telefonicamente all’Ufficio Rettorato. (TC)

27 ottobre - INDIA Cristiano ucciso in una chiesa. Cresce l’intolleranza anti-cristiana nel Paese

Ancora violenze contro i cristiani in India. Il 23 ottobre – riporta l’agenzia Ucanews - sette uomini armati sono entrati in una chiesa pentecostale nella città di Amritsar, nel Punjab, uccidendo una persona e ferendone altre tre a colpi di armi da fuoco. Quattro dei sette aggressori sono stati arrestati dalla polizia. Secondo un testimone scampato all’attacco l’obiettivo era proprio la vittima che tempo fa aveva avuto un alterco con uno degli aggressori per attività di proselitismo. Negli ultimi tempi anche in Punjab, stato in maggioranza sikh, si sono verificati diversi attacchi contro i cristiani accusati di presunte “conversioni forzate”.  Un ulteriore segno del clima di crescente ostilità anti-cristiana alimentata dall’’ideologia dell’hindutva dei nazionalisti indù che considera l'induismo un'identità etnica, culturale, politica esclusiva. Un recente rapporto del forum ecumenico Persecution Relief conferma l’aumento generalizzato  dei casi. Dall’inizio dell’anno fino a settembre il forum ha registrato 450 episodi, di cui 10 omicidi: tra questi attacchi fisici anche contro donne, false denunce, boicottaggi sociali, attacchi a chiese, arresti e detenzioni illegali di cristiani. In tutto dal gennaio 2016 a settembre 2020, l'India ha assistito a 2.224 episodi. "I nostri risultati si basano su quanti ci chiamano al nostro numero verde e su quanto ci viene riferito da altre persone”, spiega all’agenzia Ucanews Shibu Thomas fondatore di Persecution Relief, evidenziando che comunque si tratta solo della “punta di un iceberg". Molti cristiani, infatti non denunciano "per timore di ritorsioni da parte degli aggressori e anche della polizia e di altri funzionari governativi, che simpatizzano con gli aggressori per lo più attivisti indù ", ha detto Thomas. (LZ)

27 ottobre - CAMERUN Strage di bambini a Kumba. L’orrore del Consiglio mondiale delle Chiese e il cordoglio dei vescovi

“Il Consiglio mondiale delle Chiese è inorridito dalla notizia del brutale attacco ai bambini dell’Accademia Internazionale Madre Francisca di Kumba, il 24 ottobre” e  “si unisce alle Chiese e a tutte le persone di buona volontà in Camerun e nel mondo nel condannare questo atto abominevole”: è quanto ha dichiarato il segretario generale ad interim del Wcc Ioan Sauca, in un comunicato diffuso ieri, in cui esprime “vicinanza alle famiglie e alle comunità colpite e prega per la guarigione dei bambini feriti”. Almeno otto i bambini uccisi e 12 i feriti a colpi di machete e di pistola da un gruppo di uomini armati non identificati, ma presumibilmente appartenenti gruppi separatisti della regione anglofona.   “La sofferenza della popolazione delle regioni sud-occidentali e nord-occidentali del Camerun è andata oltre i limiti della comprensione Questa atrocità compiuta contro studenti innocenti aggiunge dolore a dolore ed è ancora più insopportabile”, scrive il reverendo Sauca, ricordando la ferma condanna espressa dal vescovo di Kumba, monsignor Agapitus Nfon, che ieri si è appellato al Governo e alla comunità internazionale affinché agiscano per porre fine alle numerose uccisioni di civili nel Nord Ovest e nel Sud Ovest a causa del sanguinoso conflitto armato tra i separatisti anglofoni del nord e il Governo di Yaoundé.   Un appello al quale si unisce il Wcc chiedendo che si compiano “sforzi per un dialogo globale e più inclusivo per affrontare gli attuali problemi di sicurezza, umanitari e quello dei diritti umani nelle regioni colpite”. Il comunicato conclude quindi con le parole della preghiera del reverendo Fonki Samuel Forba, moderatore della Chiesa presbiteriana in Camerun, affinché tutte le parti interessate “possano ascoltare la loro coscienza ed essere costretti a porre fine a questa guerra”. Ai familiari dei ragazzi uccisi è giunto anche il cordoglio della Conferenza episcopale del Camerun (Cec) che in un messaggio rinnova l’appello a un dialogo inclusivo per la riconciliazione del Paese e invita a tutti i pastori a celebrare il 30 ottobre una Messa di suffragio per le vittime.  (LZ)

27 ottobre POLONIA La Caritas polacca per i profughi venezuelani in Colombia

Ammonta a 500mila zloty, pari a 108.921 euro, la somma finora donata dai polacchi per il progetto “Paczka dla Wenezueli” (Pacco per il Venezuela), il programma di aiuti alimentari a favore dei profughi venezuelani fuggiti in Colombia promosso dalla Caritas polacca, in collaborazione con Caritas Colombia, il Banco Alimentare della diocesi di Cúcuta e la holding portoghese “Jeronimo Martins”. Un aiuto vitale per le migliaia di famiglie ammassate nei territori colombiani al confine con il Venezuela, per le quali la fame è una realtà quotidiana resa ora più drammatica dalla pandemia del Covid-19, spiega un comunicato della Caritas Polska.   I dati riportati dalla Caritas Venezuela sull’emergenza alimentare nel Paese sudamericano sono sconfortanti: il 45% dei venezuelani non mangia mai carne, il 74% latticini, il 55% uova e il 58% non ha accesso a prodotti proteici. In questi ultimi cinque anni, la crisi economica ha costretto 5 milioni di venezuelani a lasciare il loro Paese. La metà è stata accolta nella vicina Colombia. Più di 200mila sono alloggiati campi di fortuna nella regione di confine del Norte de Santander. L’enorme flusso di migranti supera le capacità delle autorità locali di dare un‘accoglienza dignitosa a queste persone. Per questo gli aiuti dall’estero sono indispensabili. Inizialmente il progetto di aiuti prevedeva la distribuzione di pacchi di cibo tra le famiglie bisognose e il sostegno alle mense per i venezuelani e i colombiani poveri che vivono nei territori frontalieri. La pandemia ha tuttavia portato alla chiusura delle mense.  Di qui la decisione dei promotori di aumentare il numero delle famiglie a cui destinare direttamente gli aiuti alimentari. Per molte di loro i pacchi di cibo sono l’unica fonte di sostentamento. Nei mesi di agosto e settembre, 575 famiglie hanno ricevuto in tutto 3,5mila pacchi. (LZ)

27 ottobre - LAOS In carcere da mesi i quattro cristiani arrestati per aver partecipato ad un funerale cristiano

Sono in carcere da mesi i quattro uomini cristiani che, per aver partecipato ad un funerale cristiano, sono stati accusati dai funzionari locali di aver violato usi e tradizioni locali, riporta UCA News. I quattro cristiani sono stati arrestati all'inizio di luglio, nella provincia di Khammouane, dopo essersi recati in un villaggio per partecipare all'estrema unzione di un fedele defunto. I funzionari provinciali hanno ritenuto che la cerimonia cristiana fosse contro le usanze locali e hanno arrestato i quattro visitatori, che ora restano in carcere in attesa della decisione delle autorità.  Nel frattempo, le mogli e i figli dei cristiani imprigionati hanno dovuto affrontare grandi difficoltà a causa della "perdita di reddito e dell'incertezza sulla sorte dei quattro uomini", ha riferito The Voice of the Martyrs, un gruppo internazionale senza scopo di lucro, la cui missione è quella di difendere i diritti dei cristiani perseguitati nel mondo. Metà dei cristiani della nazione comunista sono cattolici e molti appartengono a minoranze etniche che sono state convertite al cristianesimo da missionari europei e americani, prima che il movimento di guerriglia comunista Pathet Lao  prendesse il potere nel 1975, dopo la guerra del Vietnam.Il cristianesimo è stato ampiamente descritto dai funzionari e dai media locali come una religione aliena, in una nazione la cui popolazione è prevalentemente buddista e animista. I cristiani rappresentano circa il 2 per cento dei 7 milioni di cittadini del Laos e, in quanto minoranza religiosa, si trovano ad affrontare abitualmente varie forme di discriminazione, tra cui abusi e molestie giudiziarie. (AP)

27 ottobre - CILE Caritas Cile: sfide ambientali e nuova Costituzione al centro di un ciclo di incontri locali

Per promuovere la partecipazione dei cittadini al processo costituente, iniziato con il recente plebiscito nazionale, tenutosi domenica 25 ottobre, e per garantire un nuovo rapporto tra la società e l'ambiente nella Costituzione cilena, Caritas Cile e la Ong FIMA, che si batte dal 1998 per la giustizia ambientale nel Paese, con il sostegno di MISEREOR, hanno organizzato un ciclo di cinque consigli locali dal titolo "Sfide ambientali e una nuova Costituzione. Dialoghi per riabitare i territori", che analizzeranno le realtà e le problematiche ambientali del territorio, discuteranno il processo costituente ed elaboreranno alcune proposte da una prospettiva locale. I consigli si terranno in 5 municipi di zona (nord, centro-nord, centro-sud e sud) e affronteranno le sfide ambientali specifiche di ogni territorio. Gli incontri si svolgeranno il mercoledì, alle ore 19.00, a partire dal 28 ottobre, attraverso la piattaforma Zoom, e - si legge sul comunicato della Pastorale sociale-Caritas - saranno trasmessi su Facebook Live. Le conclusioni di questi dialoghi saranno sistematizzate, presentate e discusse nella Conversazione nazionale "Dai territori, una Costituzione ecologica e democratica". Chi volesse partecipare, può farlo registrandosi al seguente link: https://forms.gle/N87V1aobMzxUx3U86 (AP)

27 ottobre POLONIA Manifestazioni contro la sentenza sull’aborto. Appello del Primate polacco : non esacerbare il conflitto

“Chiedo il rispetto reciproco, che non si superino i confini dei luoghi sacri, dei nostri templi. Rendiamoli un luogo di riconciliazione”. È un nuovo appello alla calma e a un confronto civile quello lanciato da monsignor Wojciech Polak, arcivescovo di Gniezno e Primate polacco, di fronte alle proteste dilaganti in tutto il Paese contro la sentenza della Corte costituzionale che la settimana scorsa ha dichiarato inammissibile l’aborto per gravi malformazioni fetali.  Proteste che non hanno risparmiato neanche le chiese dove domenica alcuni manifestanti hanno impedito ai fedeli di partecipare alla Messa domenicale in diverse città e scritto anche frasi offensive contro la Chiesa accusata di essere l’ispiratrice della sentenza costituzionale. Preoccupazione per quanto accaduto è stata espressa ieri dal presidente della Conferenza episcopale polacca (Kep), monsignor Stanisław Gądecki,  che in una nota ha chiesto ai cittadini di manifestare le proprie opinioni “in maniera accettabile, nel rispetto della dignità di ogni essere umano”,  ricordando che non è la Chiesa a decidere le leggi e sulla loro costituzionalità, ma che essa “non può smettere di difendere la vita, né può rinunciare a proclamare che ogni essere umano deve essere protetto dal concepimento fino alla morte naturale”. L’arcivescovo di Poznań ha quindi invitato “al dialogo per proteggere il diritto alla vita” e ha richiamato i politici e i media ad un maggior “senso di responsabilità per favorire la pace sociale e non aumentare le tensioni”. Un appello al quale si è unito monsignor Wojciech Polak che, in un breve video-messaggio chiede di non esacerbare il conflitto, soprattutto in questo momento critico per la pandemia del Covid-19 in cui c'è tanto bisogno di solidarietà e unità. “Stiamo attraversando un momento difficile in cui molti sono malati, molti soffrono, in cui la morte colpisce le nostre famiglie e comunità”, afferma il presule che esorta quindi a non creare divisioni e a non contribuire a renderle ancora più profonde: “Dobbiamo tutti avere a cuore l'unità e la pace ed essere responsabili gli uni verso gli altri”, ha detto il Primate polacco. (LZ)


27 ottobre COLOMBIA Diocesi di Quibdó: “Habla Quibdó” chiede un piano strutturale che affronti i problemi del territorio

Dinanzi alla violenza, all’insicurezza, alla mancanza di diritti sociali, ai disordini che ne derivano, che incidono sulla pace e sulla convivenza territoriale, il collettivo Habla Quibdó, di cui fa parte anche la diocesi, in una lettera aperta, pubblicata sulla pagina web dell’Episcopato, rivolta al presidente della Colombia, Iván Duque Márquez, ha espresso le preoccupazioni della società civile della capitale del  dipartimento del Chocó.  Quibdó – si legge nel testo - è una delle città con il più alto tasso di disoccupazione del Paese. Qui, secondo i dati ufficiali, più di 900 persone sono state uccise negli ultimi nove anni e 116 nel 2020 - un numero di omicidi che è tre volte più alto della media nazionale. Il reato di estorsione è assai diffuso e la popolazione vive in una situazione di costante ansia. Nonostante la grave e dolorosa situazione di Quibó sia stata denunciata più volte alle autorità competenti, non sono state prese le misure necessarie per migliorarla. Per questo motivo Habla Quibdó ha sottolineato come sia “necessaria un'azione articolata ed efficace delle istituzioni e un maggiore controllo da parte delle Forze Pubbliche”, invitando il presidente “a costruire nel più breve tempo possibile un piano strutturale, intersettoriale e interistituzionale che affronti seriamente i vari problemi del Comune”. È necessario, ha ribadito, ”un piano a breve, medio e lungo termine che individui le politiche pubbliche rilevanti per rispondere alla soffocante realtà urbana”. Gli abitanti della città, infatti,  hanno diritto ad un'azione tempestiva ed efficace da parte delle autorità, - conclude la lettera - che garantisca loro tranquillità e generi una vita di speranza per i giovani, che sono le principali vittime del conflitto sociale della città. (AP)

26 ottobre - MYANMAR Morto monsignor Grawng, primo vescovo Kachin del Paese. Il cordoglio dei vescovi

I cattolici di etnia Kachin, in Myanmar, piangono la morte del loro primo vescovo. Monsignor Paul Zinghtung Grawng, arcivescovo emerito di Mandalay – riporta l’agenzia Ucanews - è scomparso il 24 ottobre all’età di 81 anni. I funerali si terranno il 27 ottobre a Myitkyina, capitale dello Stato del Kachin. Monsignor Grawng è stato il primo sacerdote e il primo vescovo di questa minoranza, la più numerosa e più cristianizzata tra le decine che formano il complesso mosaico etnico birmano. "Un grande dono di Dio ai Kachin, ai cattolici e al Myanmar", che “per cinque decenni ha sostenuto la Chiesa con la sua saggezza, la sua intelligenza e il suo influente esempio”, così lo ricorda in un messaggio di cordoglio il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon. Ai fedeli di Myitkyina e Mandalay è giunto anche il messaggio di monsignor John Saw Yaw Han, segretario generale della Conferenza episcopale del Myanmar (Cbcm), che evidenzia la costante vicinanza di monsignor Grawng al suo popolo nelle vicissitudini che hanno segnato la storia di questo Stato del nord del Myanmar coinvolto in un annoso conflitto con il governo centrale. Monsignor Grawng era nato il 20 marzo 1939. Ordinato sacerdote nel 1965, era stato nominato vescovo di Myitkyina il 3 aprile 1976 e nel 2003 era diventato arcivescovo di Mandalay, arcidiocesi che aveva guidato fino al 2014. Dal 1982 al 1992 era stato presidente della Conferenza episcopale del Myanmar, in cui aveva presieduto negli anni diverse commissioni. Era stato anche presidente del dipartimento di filosofia del Seminario maggiore di St. Joseph a Pyin-Oo-Lwin. (LZ)

26 ottobre - PAKISTAN Chiesa su caricature di Maometto di Charlie Hebdo: non offendere i sentimenti religiosi delle comunità

La Chiesa cattolica in Pakistan condivide le critiche mosse dal Governo di Islamabad alla posizione delle autorità francesi sulla pubblicazione delle vignette contro Maometto. In occasione del recente l'omaggio nazionale a Samuel Paty, il professore francese decapitato il 16 ottobre da un islamista ceceno per aver mostrato le caricature del profeta in classe, il Presidente Emmanuel Macron ha ribadito la determinazione del Governo francese a “non rinunciare alle caricature e ai disegni” in nome della libertà espressione, mentre nella stessa giornata in più di una città francese le controverse vignette della rivista satirica “Charlie Hebdo” sono state proiettate su palazzi pubblici. Una scelta che ha suscitato le proteste di diversi Paesi musulmani, compreso il Pakistan, dove il Premier Imran Khan in un tweet pubblicato il 25 ottobre ha accusato l’Eliseo di creare “un’ulteriore polarizzazione”. Critiche condivise anche da esponenti della Chiesa locale: “Condanniamo fermamente questi gesti sacrileghi”, ha dichiarato all’agenzia Ucanews l’arcivescovo Sebastian Shaw, presidente della Commissione per il dialogo interreligioso e l'ecumenismo della Conferenza episcopale pakistana (Cep) che oggi ha tenuto una conferenza stampa. “Una società liberale non significa ferire i sentimenti delle comunità, in particolare il loro credo religioso", ha aggiunto il presule. Critico anche l’attivista cattolico Samson Salamat, presidente dell’organizzazione interreligiosa RawadariTehreek (Movimento per la tolleranza): “Credo che questo incitamento abbia ferito i fratelli musulmani di tutto il mondo e tutte le persone che credono nella filosofia del rispetto tra religioni – ha dichiarato -. Charlie Hebdo dovrebbe evitare questo tipo di istigazioni. Crediamo che tali tentativi aumentino le divisioni tra seguaci di diverse fedi. In questo momento abbiamo bisogno di rispetto e unità”, ha aggiunto Salamat. (LZ)

26 ottobre -  MESSICO La Festa della Madonna di Guadalupe in tempo di pandemia

Ieri, domenica 25 ottobre, la Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, situata sul monte del Tepeyac a Città del Messico, ha annunciato sul suo sito web una serie di iniziative che permetteranno ai fedeli cattolici di partecipare alle celebrazioni della festa della Madonna di Guadalupe senza rischiare la salute a causa della pandemia di coronavirus.Innanzitutto, il santuario mariano ha chiesto a tutti i pellegrini che desiderano visitare la Vergine, di effettuare visite scaglionate al santuario, rispettando i protocolli sanitari, da novembre a gennaio del prossimo anno, per evitare gli assembramenti.Dal 3 novembre, sulla sua pagina web, la Basilica pubblicherà una serie di attività a cui i fedeli potranno partecipare sia di persona, durante la visita, che virtualmente. Per prima cosa, i visitatori potranno lasciare una candela accanto alla statua di San Giovanni Paolo II, in modo che l'11 dicembre venga accesa nell'atrio della Basilica in segno della loro presenza davanti alla Vergine. Potranno portare dei fiori, i cui petali saranno raccolti e collocati in uno spazio della chiesa, in ricordo sempre della propria visita. Chi invece volesse fare un pellegrinaggio virtuale, potrà inviare una fotografia della persona o della famiglia per la quale si chiede un’intenzione, la quale fotografia andrà a formare, insieme a tutte le altre, la figura della Madonna di Guadalupe. Sarà possibile inviare anche una foto del luogo in cui si celebrerà la Morenita del Tepeyac, che verrà poi proiettata su alcune piattaforme in segno della propria presenza a queste celebrazioni. Tutte le intenzioni inviate in occasione della festa della Patrona del Messico saranno poste sull'altare della Basilica. Sulla pagina web sarà poi possibile accendere una candela virtuale alla Vergine, come simbolo delle proprie richieste, ringraziamenti, suppliche, e così via. Infine, la Messa dell'11 dicembre (Messa di Mezzanotte) e la Messa del 12 dicembre (Messa delle Rose) saranno preregistrate e trasmesse virtualmente dalle piattaforme digitali della Basilica di Nostra Signora di Guadalupe e dai media. (AP)

26 ottobre - INDIA Arresto di padre Swamy. Anche vescovi asiatici ne chiedono il rilascio

Anche i vescovi asiatici si uniscono alla solidarietà espressa da più parti in India con padre Stan Swamy, il gesuita indiano di 84 anni, noto per il suo impegno a favore popolazioni indigene, arrestato dall’Agenzia di investigazione nazionale (Nia) con l’accusa di sedizione e di terrorismo. “Siamo sorpresi dalle accuse mosse contro di lui”,  si legge in una dichiarazione firmata dal cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia (Fabc), che chiede l’immediata liberazione del religioso, al quale un tribunale di Mumbai ha negato nei giorni scorsi il rilascio su cauzione. “L'arresto e la spietata incarcerazione di padre Stan Swamy ci rammentano il trattamento riservato al Mahatma Gandhi quando si è battuto per i diritti del popolo indiano”, afferma la nota ricordando il carattere non-violento della sua battaglia in difesa delle popolazioni indigene dell’India (Adivasi). Secondo i vescovi asiatici, "l'arresto è emblematico del trattamento riservato alle popolazioni indigene in varie parti dell'Asia. La colonizzazione li ha distrutti; gli Stati nazionali li hanno privati dei diritti civili. Migliaia di persone sono morte nell'ecocidio nella biosfera", denunciano i presuli puntando il dito contro la “mentalità coloniale” dell’economia di mercato in Asia che ha reso gli indigeni dei “rifugiati ambientali”. La nota, ripresa dall’agenzia Ucanews, evidenzia come il mondo sia in debito con questi popoli: “La foresta e la biosfera in cui vivevano si sono rivelate essere i polmoni del pianeta”. Quindi “quando i governi asiatici scelgono di cacciarli e cedere le loro terre a vantaggio degli interessi delle corporation, stanno scegliendo di infettare i polmoni del mondo. Questo è un Covid ecologico”, sottolinea la dichiarazione, ricordando l’appello di Papa Francesco a proteggere i preziosi 'polmoni' della terra come l'Amazzonia, le foreste del Congo e dell’Asia. Di qui l’appello alle autorità competenti a riconoscere il ruolo vitale di queste popolazioni per la salute del pianeta e l’auspicio che i leader indiani “mostrino sagacia e magnanimità nell'apprezzare i servizi di padre Stan Swamy e di altri leader indigeni, rilasciandoli come liberi cittadini dell'India". (LZ)

26 ottobre - BANGLADESH La Chiesa sospende la trasmissione delle Messe domenicali online

La Chiesa ha deciso di sospendere la trasmissione in diretta delle Messe domenicali sui social media, suscitando opposte reazioni tra i fedeli. Padre Augustine Bulbul Rebeiro, segretario della Commissione per le Comunicazioni Sociali della Conferenza episcopale del Bangladesh (CBCB), ha riferito ad UCA News che le autorità ecclesiastiche hanno preso questa decisione circa un mese fa, dopo aver sentito il Papa invitare le chiese a celebrare Messe pubbliche, e dopo che il Bangladesh ha allentato le restrizioni anti Covid sui raduni pubblici, sempre nel rispetto delle normative sanitarie.  Sottolineando come la Messa sia una celebrazione alla presenza dei fedeli e non un programma, il sacerdote ha voluto aggiungere, tuttavia, che “questo non significherà che le Messe online saranno interrotte per sempre. Potrebbero essere introdotte di nuovo a seconda della situazione nel Paese o se il Covid-19 dovesse peggiorare". Per Anthony Joseph Costa, cooperante all’interno di un campo profughi Rohingya a Cox's Bazar, “le autorità dovrebbero pensare di rivedere la decisione". Egli ha raccontato ad UCA News quanto siano state importanti le trasmissioni online, che hanno permesso, non essendoci una chiesa nelle vicinanze, di seguire in gruppo, regolarmente, per mesi, le Messe domenicali. “La Messa online ci dava speranza, ma ora non lo farà più”, ha concluso. Alcuni cattolici hanno espresso sentimenti simili, invitando la Conferenza episcopale a riconsiderare la sua decisione, mentre altri l’hanno sostenuta, ringraziando le autorità per essersi rese conto che le persone, potendo seguire le Messe su Internet, avevano smesso di andare in chiesa. Al 26 ottobre, il Bangladesh, secondo gli ultimi dati del governo, ha registrato 399.000 casi di Covid-19 e 5.803 morti. (AP)

26 ottobre - OLANDA Depenalizzazione dell’eutanasia estesa ai bambini da 1 a 12 anni. Card. Eijk: non si faccia anche questo ultimo passo

È polemica nei Paesi Bassi per il recente via libera del Governo all’estensione della depenalizzazione dell’eutanasia ai bambini da 1 a 12 anni che sono malati terminali. Finora in Olanda, primo Paese nel mondo ad avere legalizzato l’eutanasia, la sua pratica non era penalmente perseguibile per i neonati con patologie terminali su richiesta del padre e della madre, per i minori malati di più di 12 anni, con il loro consenso e quello dei genitori, e dai 16 ai 18 anni, anche senza l’assenso di questi ultimi. Ma nulla è prescritto dalla legge per quelli di età compresa tra 1 e 12 anni colpiti da una patologia incurabile e dolorosa e diversi pediatri chiedono che venga fatta chiarezza su questo punto. E la risposta è venuta due settimane fa,  quando il Ministro della Sanità Hugo de Jonge ha annunciato al Parlamento l’assenso del Governo all’estensione della depenalizzazione a questa fascia di età precisando che le nuove disposizioni non saranno disciplinate da una nuova legge, ma da regolamenti integrativi che entreranno in vigore nei prossimi mesi. A giustificazione della decisione, de Jonge ha citato le conclusioni di uno studio commissionato dall’Esecutivo a un gruppo di esperti che, da un lato,  raccomanda di migliorare le cure palliative e la conoscenza di queste cure sui minori tra 1 e 12 anni, ma, dall’altro, afferma che nei pochi casi -  stimati in 5-10 all’anno -  in cui queste non fossero sufficienti ad alleviare le sofferenze dovrebbero essere data ai pediatri la possibilità praticare su questi bambini l'eutanasia "senza essere puniti”. In pratica, un medico che agisse per questa “causa di forza maggiore” non sarebbe penalmente perseguibile. Contro il provvedimento sono scese in campo diverse forze politiche di ispirazione cristiana. Forte la voce della Chiesa cattolica la cui posizione è stata espressa dal cardinale Willem Eijk, arcivescovo di Utrecht, in una lettera-appello indirizzata al Governo.  “Se questa disposizione diventerà una realtà, la vita delle persone potrà essere interrotta dai medici dal concepimento a qualsiasi età, a determinate condizioni senza, che siano punibili. Quindi il cerchio è completo”, si legge nella missiva,  in cui si osserva come nel dibattito sull’eutanasia in Olanda i criteri siano diventati sempre più ampi “Tuttavia – sottolinea il cardinale Eijk - la vita umana è un valore fondamentale dal concepimento in poi.  Ne deriva che “la fine della vita non è un mezzo moralmente lecito per porre fine alla sofferenza”, mentre resta un “obbligo morale” fornire cure palliative  ribadisce l’arcivescovo di Utrecht, citando il recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede “Samaritanus bonus”. Di qui il pressante appello a non chiudere il cerchio: “Non si faccia l’ultimo passo che renderebbe l’eutanasia applicabile a tutte le età”, conclude la lettera. (LZ)

26 ottobre - CAMERUN Strage di bambini a Kumba. Vescovo: atto barbaro

“Il giorno più triste”: così, in una nota riportata da “La Croix Afrique”, il vescovo di Kumba, in Camerun, Monsignor Agapitus Enuyehnyoh Nfon, definisce la strage di bambini avvenuta nella sua diocesi sabato 24 ottobre, quando un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nelle aule dell’Istituto elementare Mother Francisca colpendo i piccoli studenti con armi da fuoco e machete . Almeno otto gli scolari uccisi, tutti in età compresa tra i 9 e i 12 anni. "A causa di questo atto barbaro – afferma il presule - la gente di Kumba è in lacrime e tutta la diocesi è in lutto, i nostri cuori sono spezzati perché i nostri figli innocenti non ci sono più”. Appellandosi, quindi, al governo camerunese e alla comunità internazionale affinché agiscano per porre fine alle numerose uccisioni di civili nell'area anglofona del Camerun, Monsignor Nfon chiede: “Per quanto tempo le autorità rimarranno ancora con le mani in mano? I nostri figli dovranno morire di nuovo prima che si faccia qualcosa?”. Il presule annuncia infine che, in suffragio delle vittime, venerdì 30 ottobre terrà una Santa Messa nella Cattedrale cittadina, intitolata al “Sacro Cuore”. Al momento, gli autori dell’attacco non sono stati identificati. Si suppone, però, che possano essere membri dei gruppi separatisti della regione anglofona. In Camerun, Paese a maggioranza francofona infatti, dal 2017 si registrano scontri e disordini tra forze di sicurezza governative e separatisti anglofoni che tre anni fa hanno dichiarato l’indipendenza della così detta “Ambazonia”. Ad oggi, il conflitto interno ha provocato oltre 3mila vittime e circa 70mila sfollati. (IP)

26 ottobre - FILIPPINE La diocesi di Tarlac avrà presto la sua prima immagine mariana incoronata pontificamente

Papa Francesco ha approvato l'incoronazione canonica dell’immagine mariana di Nuestra Señora de los Dolores de Capas, nella chiesa parrocchiale di Nostra Signora Addolorata, nella diocesi di Tarlac, già onorata dell’incoronazione episcopale nel 2018. L’annuncio, reso noto lunedì scorso dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti – si legge sulla pagina web della Conferenza episcopale filippina -  è stato accolto con gioia dal parroco, padre Melvin Castro. "La Madonna ha ascoltato la nostra preghiera", ha affermato il sacerdote, aggiungendo come l'approvazione del Vaticano non faccia che "confermare i fedeli nella devozione alla Mater Dolorosa". La diocesi di Tarlac non ha ancora annunciato la data della prima incoronazione canonica di un’immagine mariana, in 57 anni di storia della diocesi, di questo atto istituzionale - di solito eseguito da un legato pontificio - con cui il Papa conferisce una corona ornamentale, un diadema o un’aureola ad un’immagine o ad una statua mariana, venerata in una particolare diocesi o località. (AP)

26 ottobre -  ITALIA Caritas di Torino: iniziativa di solidarietà per gli abitanti delle case popolari

Beni alimentari di prima necessità, materiale per le pulizie e giochi per i bambini: sarà questa la donazione, rappresentata simbolicamente da una “tisana solidale”, che la Caritas di Torino effettuerà venerdì 30 ottobre, alle ore 15.30, agli abitanti dei tre condomini di edilizia popolare del capoluogo piemontese. All’evento sarà presente l’Arcivescovo della città, Monsignor Cesare Nosiglia, che rivolgerà il suo saluto ai presenti. L’obiettivo del gesto caritativo vuole essere quello di aiutare i più indigenti e vulnerabili a superare le conseguenze della pandemia da Covid-19. “Luoghi, contesti e condomini che già erano caratterizzati da situazioni di fragilità oggi sono ancora più colpiti – informa una nota della diocesi - Isolamento, solitudine e senso di abbandono, insicurezza e difficoltà di accesso a beni alimentari di prima necessità sono solo alcuni degli elementi caratterizzanti di questo periodo di emergenza di cui sono vittime anche i bambini”. Oltre alla Caritas, nell’iniziativa sono coinvolte la Parrocchia di San Giorgio Martire che “attraverso i suoi volontari svolge attività di buon vicinato a sostegno degli inquilini dei tre stabili”, e la Comunità di Sant’Egidio, da sempre attenta alle esigenze di “chiunque si trovi nel bisogno: anziani, senza dimora, migranti, disabili, bambini di strada, minori delle periferie, detenuti”. Tutto ciò dimostra che, nonostante la pandemia, “i servizi di carità non sono in quarantena”, e che questa situazione critica globale deve essere “un’occasione per costruire qualcosa di diverso”, come ricordato da Papa Francesco all’Udienza generale dello scorso 19 agosto. (IP)  

26 ottobre -  AMERICA 26-31 ottobre, Incontro virtuale di Pastorale giovanile del Messico e Centroamerica

“Non siamo soli, camminiamo insieme”: su questo tema si svolge, da oggi al 31 ottobre, un incontro di Pastorale giovanile del Messico e del Centroamerica. A causa della pandemia da Covid-19, l’evento si tiene però in modalità virtuale. “Il nostro continente – spiega una nota della Pastorale giovanile latinoamericana – ha sofferto il dilagare dell’emergenza sanitaria da coronavirus e tutto si è fermato, mettendo in pausa anche le attività religiose, culturali e sportive”. Non solo: a causa del lockdown obbligatorio, “le modalità di trasmissione della fede hanno dovuto essere reinventate attraverso l’uso della tecnologia, il nuovo strumento di evangelizzazione del continente digitale in cui tutti siamo immersi”. Per questo, il tradizionale incontro di Pastorale giovanile previsto in Honduras è stato rinviato al 2021, ma al suo posto viene proposto l’evento virtuale che ha inizio oggi. In tal modo, continua la nota, “i giovani avranno comunque l’opportunità di condividere uno spazio di incontro e di formazione al cui centro c’è il Cristo vivente”. Tutti i ragazzi sono invitati a partecipare all’iniziativa collegandosi all’apposito pagina Facebook in cui è possibile seguire in diretta i momenti principali dell’incontro. Così facendo si metterà in pratica quella che San Giovanni Paolo II definiva “una nuova evangelizzazione”, ovvero “non un nuovo Vangelo, bensì un’evangelizzazione nuova nell'ardore, nei metodi e nell'espressione”. Infine, gli organizzatori dell’incontro esortano tutti a “costruire una civiltà dell’amore nel continente digitale attraverso la preghiera”. (IP)

26 ottobre -  ITALIA 27 ottobre, Convegno virtuale sullo “spirito di Assisi”

Era il 27 ottobre 1986 quando, ad Assisi, si svolgeva il primo Incontro interreligioso di preghiera per la pace, indetto dall’allora Pontefice Giovanni Paolo II. A 34 anni di distanza da quello storico evento, lo “spirito di Assisi” continua a soffiare e domani vedrà un nuovo incontro. A causa della pandemia da Covid-19, l’evento si terrà in modalità virtuale e sarà incentrato sul tema “Fratelli tutti. Le religioni al servizio della fraternità nel mondo”, con un chiaro riferimento all’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”, resa nota il 4 ottobre, ma siglata dal Pontefice proprio ad Assisi il giorno precedente, sulla tomba del Santo Poverello. “Oggi – scrive in una nota il vescovo di Assisi–Nocera Umbra–Gualdo Tadino, Monsignor Domenico Sorrentino - quella sete di pace si è fatta ancora più urgente perché i conflitti armati continuano a generare distruzione e morte nel mondo, persistono le ingiustizie sulla pelle dei più indifesi, il terrorismo continua a colpire, ingenti somme vengono investite per produrre e acquisire nuovi strumenti di morte e la violenza si manifesta in tante forme”. Allo stesso tempo, però, aggiunge il presule, “è cresciuta la consapevolezza che la pace è dono prezioso che sgorga dal cuore di Dio e noi dobbiamo accoglierla, custodirla e diffonderla”. Di qui, il richiamo del vescovo a non apporre soltanto “firme in calce ad accordi, appelli, dichiarazioni e buoni propositi”, bensì a compiere “gesti e segni che sanno radicare la fraternità, fare spazio alla solidarietà e all’amicizia”. Invitando, quindi, tutti a pregare per la pace, il vescovo di Assisi esorta a “volgere il pensiero alle vittime della violenza in ogni parte del mondo e a chi ha perso la vita a causa della pandemia in corso”. Una preghiera andrà innalzata anche “per la conversione del cuore di quanti cedono la parola alle armi e scelgono consapevolmente la violenza”. (IP)

26 ottobre -  FILIPPINE Pastorale penitenziaria. Monsignor David: “Iniziare con la delinquenza minorile”

Monsignor Pablo Virgilio David, vescovo di Kalookan, presidente ad interim della Conferenza episcopale filippina, sabato, intervenendo – si legge sulla pagina web dell’Episcopato - all'Assemblea generale online dei cappellani e dei volontari nelle carceri, in occasione della celebrazione della Prison Awareness Week, Settimana della Consapevolezza del Carcere, organizzata dalla Commissione episcopale per la Pastorale penitenziaria (ECPPC), ha consigliato a coloro che volessero entrare nel ministero penitenziario di iniziare con la delinquenza minorile, prima di passare agli adulti, perché questo li aiuterebbe a capire i detenuti e a comprendere meglio come riabilitarli e integrarli nella società. "Vi suggerisco – ha affermato - di iniziare con i bambini in conflitto con la legge”, perché ciò “cambierà la vostra prospettiva sui detenuti". Molti giovani delinquenti, infatti, hanno un passato di maltrattamenti e negligenza familiare prima di arrivare a commettere atti criminali. È, consigliabile dunque, ha spiegato il presule che gli aspiranti volontari inizino il loro apostolato proprio con i bambini di strada, nei ricoveri o nelle baraccopoli. La Settimana della Consapevolezza del Carcere si è conclusa domenica con una Messa online presieduta da monsignor Joel Baylon, vescovo di Legazpi e presidente dell'ECPPC, il quale, nella sua omelia, ha voluto mettere in evidenza come la cura dei detenuti sia un dovere cristiano. "È importante – ha detto monsignor Baylon riguardo ai carcerati - che i loro bisogni, la loro dignità e i loro diritti umani siano ascoltati, sostenuti e difesi”.  Ha, infine, ribadito che "la vera giustizia deve essere riparatrice e non punitiva" e che il nostro dovere è quello di “tendere loro le mani affinché non perdano la speranza". (AP)

26 ottobre - ANTILLE Ritirato ddl su pari opportunità, ascoltate le obiezioni della Chiesa su rischio “nuovo colonialismo”

È stato ritirato, in Belize, nelle Antille, il disegno di legge sulle pari opportunità, pensato per garantire l’uguaglianza e la non discriminazione. Sono state così ascoltate le perplessità della Chiesa cattolica locale: Monsignor Lawrence Nicasio, vescovo di Belize City-Belmopan, aveva infatti sollevato obiezioni sul tema dell’identità di genere presente all’interno della proposta ed aveva parlato di “rischio di un nuovo colonialismo” nel Paese da parte di altre nazioni e culture. Il progetto, ampio e articolato, era “affrettato”, ha spiegato il presule, ribadendo che la Chiesa desidera “porre fine alle discriminazione e alle ingiustizie”, ma non può farlo attraverso un ddl simile che “confonderebbe le acque sulla sessualità”, perché “riconoscerebbe l’intersessualità come un terzo genere oltre a quello maschile e femminile” e “introdurrebbe l’idea che l'identità soggettiva di genere è più importante del sesso biologico donato da Dio, imponendo così la teoria del gender”. Nel dettaglio, il ddl prevedeva l’istituzione di una Commissione per le pari opportunità, organismo non giudiziario con l’incarico di identificare ed eliminare la discriminazione sistematica presente all’interno di imprese e comunità. La Commissione, finanziata dall’Assemblea nazionale, avrebbe però potuto cercare fondi internazionali. Allo stesso tempo, era previsto l’avvio di un Tribunale per le pari opportunità, con potere giudiziario, per risolvere i casi di reclamo non evasi dalla Commissione stessa. Ma tali sentenze, ha spiegato Monsignor Nicasio, “avrebbero potuto mettere in pericolo la libertà di coscienza e di religione” dei singoli credenti, portando paradossalmente alla loro discriminazione. Alle parole del vescovo ha fatto eco padre John Robinson, responsabile dei media cattolici nazionali, il quale ha affermato: “Questo ddl avrebbe avuto conseguenze disastrose per il futuro del Belize. Ma non dobbiamo illuderci, perché è stata vinta una battaglia, ma non la guerra. C’è, infatti, una pressione, a tutti i livelli, per far passare teorie simili”, imponendole alla popolazione attraverso “il sistema educativo e giudiziario”. Da ricordare che ad opporsi al progetto normativo è stato anche il vescovo anglicano Phillip Wright, responsabile del Consiglio delle Chiese del Belize, insieme a diversi leader delle Chiese Evangeliche e dalle organizzazioni pro-vita e famiglia del Paese. (IP)

26 ottobre - HAITI Compie 10 anni il “Progetto di solidarietà intercongregazionale”, in collaborazione con vescovi del Brasile

Dieci anni fa, il 12 gennaio 2010, Haiti veniva sconvolta da un terremoto di magnitudo 7 sulla scala Richter che lasciava una scia di morte e distruzione. Oltre 300mila persone, infatti, persero la vita e più di un milione finirono sfollate. Di fronte a tale tragedia, il mondo si univa in una grande catena di solidarietà, un anello della quale era rappresentato dalla Chiesa cattolica del Brasile: la Conferenza dei vescovi (Cnbb) e quella dei religiosi (Crb), infatti, ha avviato un “Progetto di solidarietà intercongragazionale”, così da essere “una presenza solidale, accogliente ed evangelizzatrice ad Haiti, inserendosi consapevolmente nella ricostruzione e nella promozione di condizioni di vita più dignitose per i poveri”. Nel 2010, quindi, veniva inviata ad Haiti una prima équipe missionaria composta da tre religiosi, ma da allora 17 congregazioni si sono alternate sul posto. Oggi, quattro suore operano sul campo, in una comunità estremamente povera alla periferia di Port-au-Prince, dove contribuiscono all’alfabetizzazione e al sostegno psicologico delle donne, ai laboratori di arte, musica, teatro, taglio e cucito, e all’istruzione di adolescenti e giovani, oltre che alla cura alimentare di bambini malnutriti. “Il fulcro del progetto – spiega Suor Fátima Kapp, responsabile del settore missionario della Crb – è il protagonismo degli stessi haitiani, soprattutto donne, con piccole azioni efficaci di generazioni di reddito. Inoltre, con un volto misericordioso e accogliente, il programma vuole rappresentare la speranza per chi non ne ha e la compassione per chi è vittima di violenze, come donne e bambini”. “La miseria affligge senza pietà la maggior parte del popolo haitiano – continua la religiosa – La fame estrema porta la gente a mangiare l’argilla”, mentre “la grave disoccupazione fa aumentare la violenza”. Per questo, nonostante a settembre 2020 il progetto abbia concluso il decennio previsto, i vescovi e i religiosi brasiliani hanno deciso di continuare a portarlo avanti, sviluppandolo in una nuova forma intercongregazionale, cercando di nuovi modi di raccogliere fondi. “La missione continuerà – ribadisce Suor Fátima – I missionari amano Haiti e faranno di tutto affinché la vita della popolazione sia curate e protetta”. (IP)

26 ottobre - REGNO UNITO Appello vescovi alla solidarietà con i cristiani della Terra Santa

Ogni contributo, anche piccolo, può fare una grande differenza: lo afferma Monsignor John Wilson, Gran Priore della Luogotenenza dei Cavalieri del Santo Sepolcro in Inghilterra e Galles, in una nota in cui esorta i fedeli a sostenere i cristiani della Terra Santa in questo tempo di pandemia. Il presule ricorda, infatti, che l’impossibilità di compiere pellegrinaggi nei luoghi della nascita, morte e risurrezione di Cristo sta mettendo fortemente a rischio la sopravvivenza dei cristiani di Terra Santa, perché gran parte dell’economia locale si basa proprio sulla presenza dei pellegrini. Solo nel 2019, ad esempio, oltre 4,5 milioni di fedeli hanno visitato i luoghi sacri, contribuendo a sostenere la popolazione locale. Cosa fare dunque? “Molte cose – spiega Monsignor Wilson – la prima delle quali, molto importante, è pregare: preghiamo che le difficoltà politiche, economiche, sanitarie che i nostri fratelli e sorelle in Terra Santa stanno affrontando siano risolte e che il Signore operi attraverso la forza dello Spirito Santo per cambiare i cuori e le menti, per portare la pace e la giustizia”. Una seconda cosa che si può fare, continua il presule, “se ne siamo in grado, è offrire un sostegno finanziario attraverso uno dei moltissimi enti di beneficenza che operano in Terra Santa”. Infine, come terzo suggerimento, Monsignor Wilson incoraggia i fedeli a trovare, in Inghilterra e Galles, “le organizzazioni che mettono a disposizione i prodotti realizzati dai cristiani in Terra Santa”, come i manufatti “scolpiti nel legno d’ulivo”. “Visto che ci stiamo avvicinando al Natale – sottolinea ancora il vescovo – possiamo pensare a comprare questo tipo di regali” così da “sostenere l’economia della Terra Santa, perché senza un’economia fiorente i cristiani non potranno rimanervi”. E se ciò accadesse, “sarebbe una cosa terribile”. “Ogni sostegno che possiamo dare – conclude il presule – farà davvero, davvero la differenza”. (IP)

26 ottobre - SENEGAL #coronavirus: 1° novembre, tornano Messe con concorso di popolo. Vescovi esortano alla prudenza

A partire da domenica 1.mo novembre, in Senegal sarà possibile tornare a celebrare le Messe con concorso di popolo, sospese dal mese di marzo a causa della pandemia da Covid-19 che nel Paese ha provocato oltre 15mila casi positivi e più di 300 decessi. Per l’occasione, la Conferenza episcopale nazionale ha diffuso un comunicato per esortare i fedeli alla massima prudenza ed al pieno rispetto delle regole igienico-sanitarie varate dal governo per ridurre al minimo il rischio di nuovi contagi. “Noi vescovi – si legge nella nota – in atteggiamento di preghiera e fiduciosi nel Dio della misericordia e della salvezza, certi dell’intercessione della Beata Vergine Maria, siamo favorevoli, dal 1.mo novembre, alla graduale ripresa del culto nelle nostre diocesi, secondo quanto stabilito dagli Ordinari locali e in presenza di condizioni favorevoli”. Al contempo, i presuli si dicono “consapevoli della realtà della pandemia che affligge le comunità e le famiglie” del Paese e per questo esortano tutti i fedeli “ad essere prudenti e ad assumersi una responsabilità sia personale che collettiva”, attenendosi rigorosamente alle regole “in spirito di comunione”, così da “salvaguardare la vita umana che è il nostro bene comune più caro”. Da ricordare che il governo del Senegal aveva allentato le restrizioni anti-contagio già nel mese di luglio, ma i vescovi, per sicurezza, avevano deciso di non riaprire le chiese in quel momento, esortando i fedeli "ad essere pazienti nella fede e nella speranza". Ora, invece, spiegano che il ritorno alle Messe pubbliche è possibile grazie “al calo del numero di nuovi casi di Covid-19 a livello nazionale, all’impegno responsabile e determinato delle comunità diocesane e ai consigli parrocchiali che hanno istituito un sistema di sicurezza sanitaria adeguato, in linea con gli standard stabiliti dal Ministero della Sanità”. A ciò si aggiunge, si legge ancora nel comunicato, “la sete di Eucaristia provata dai fedeli, membri delle nostre comunità, che sono stati privati della Messa in presenza per mesi”. Nello specifico, poi, i presuli del Senegal ribadiscono alcune linee-guida per tornare in chiesa: “Rispettare il distanziamento, igienizzare spesso le mani, indossare sempre la mascherina, sanificare i luoghi di culto prima e dopo ogni celebrazione”. Vescovi e sacerdoti, inoltre, sono invitati a moltiplicare il numero delle Messe, soprattutto domenicali, per offrire ai fedeli la possibilità di prendervi parte senza il rischio di assembramenti. Infine, la Conferenza episcopale senegalese ringrazia tutti i credenti per “la lunga attesa vissuta nella fede, nella pazienza e nella dignità”: “In tutto questo tempo di prova – conclude la nota - non solo avete sviluppato e apprezzato il valore della preghiera personale e familiare, ma i vostri pastori, sacerdoti e vescovi non hanno mai smesso di celebrare l'Eucaristia e i Santi Misteri, in comunione con voi e per voi”. (IP)

26 ottobre - BRASILE 25 ottobre, Giornata nazionale gioventù: presenza, comunione e missione

Essere presenti nella storia della propria comunità; essere in comunione e sinodalità con la Chiesa e vivere la propria missione in una Chiesa in d'uscita: sono queste le esortazioni che Monsignor Nelson Francelino Ferreira, presidente della Commissione episcopale per la Pastorale giovanile della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), ha rivolto ai giovani, in un messaggio diffuso in occasione della Giornata nazionale della gioventù, celebrata ieri, 25 ottobre. Ispirata al tema "Fraternità e vita: dono e impegno", e con il motto "Si avvicinò e camminava con loro" (Lc 24,15-17), ovvero un versetto del Vangelo di Luca che narra l’incontro del Risorto con i discepoli ad Emmaus, l’iniziativa è stata celebrata secondo modalità diverse dalle singole diocesi, a causa della pandemia da Covid-19 che nel Paese ha provocato oltre 150mila vittime e non ha permesso grandi eventi in presenza. “Presenza, comunione e missione perché il Brasile non perda la speranza!”, scrive dunque Monsignor Ferreira nel suo messaggio. Soffermandosi sulla prima parola spiega:” In questi tempi bui della pandemia, Gesù è con noi, è sempre presente nella nostra storia. Ma se non ne siamo convinti, non troveremo la luce per agire e superare questa situazione così difficile a causa della perdita di vite umane, della disoccupazione, della corruzione, delle false notizie e della polarizzazione che mettono a rischio la verità dei fatti”. E aggiunge: “Gesù si è fatto nostro fratello durante tutta questa pandemia e ci invita a costruire insieme la civiltà dell'amore qui e ora, in ogni angolo del Brasile”. Di qui, l’invito del presule ai giovani a seguire Cristo “nella preghiera, nella Parola, nei sacramenti” per “mettersi in cammino con gioia e fiducia”, come fecero i discepoli ad Emmaus, rinnovando in tal modo “la propria storia e quella di tanti altri coetanei”. Il vescovo brasiliano ricorda inoltre l’importanza di guardare “ai poveri, ai bisognosi”, perché “Gesù ci trova, ci guarisce e ci manda a guarire anche gli altri”. Quanto alla seconda parola, “comunione”, Monsignor Ferreira sottolinea che la storia “non si costruisce da soli”, bensì si fa “in quanto popolo”. No, quindi, “all’individualismo e al soggettivismo”, perché “siamo una comunità, siamo popolo di Dio, siamo Chiesa” che “cammina in sinodalità”. In quest’ottica, il presule esorta i ragazzi a “non rimanere ai margini”, ma ad impegnarsi costantemente nella Pastorale giovanile per renderla sempre “aggiornata, rinnovata e vissuta nel legame con Cristo alla luce del Vangelo”. Infine, riguardo alla “missione”, il responsabile della Pastorale giovanile brasiliana sottolinea che la Chiesa deve essere “in uscita, missionaria e profetica”, ovvero “mai chiusa nei propri schemi, bensì aperta all’incontro con l’altro”. Solo così, infatti, essa sarà “samaritana, misericordiosa, in dialogo e in ascolto” del prossimo. E questa deve essere la forza dei giovani, ribadisce Monsignor Ferreira, perché “la gioventù ha la forza dell'inquietudine, del non conformismo”. Insieme a Gesù, quindi, i ragazzi sono esortati a “seminare speranza”, perché essi rappresentano non solo il futuro, ma anche “il presente” della Chiesa. (IP)

25 ottobre - ITALIA Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali CEI “Il nuovo Dpcm lascia invariato quanto previsto nel Protocollo del 7 maggio su celebrazioni”

“Il Dpcm del 24 ottobre 2020 con le nuove misure per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19 lascia invariato quanto previsto nel Protocollo del 7 maggio circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo. Esso rimane altresì integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico”. E’ quanto riporta la nota del Direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana, Vincenzo Corrado. “All’art.1 p. 9 lett. q del nuovo Decreto si legge Le funzioni religiose con la partecipazione di persone si svolgono nel rispetto dei protocolli sottoscritti dal Governo e dalle rispettive confessioni di cui agli allegati da 1, integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico, a 7” sottolinea Corrado, aggiungendo che “Come già ricordato lo scorso 14 ottobre, tra le indicazioni, a titolo esemplificativo, segnaliamo: guanti non obbligatori per il ministro della Comunione che però deve igienizzarsi accuratamente le mani; celebrazione delle Cresime assicurando il rispetto delle indicazioni sanitarie (in questa fase l’unzione può essere fatta usando un batuffolo di cotone o una salvietta per ogni cresimando), la stessa attenzione vale per le unzioni battesimali e per il sacramento dell’Unzione dei malati; reintroduzione dei cori e cantori, i cui componenti dovranno mantenere una distanza interpersonale laterale di almeno 1 metro e almeno 2 metri tra le eventuali file del coro e dagli altri soggetti presenti (tali distanze possono essere ridotte solo ricorrendo a barriere fisiche, anche mobili, adeguate a prevenire il contagio tramite droplet”. La nota della Cei precisa inoltre che “L’eventuale interazione tra cantori e fedeli deve garantire il rispetto delle raccomandazioni igienico-comportamentali ed in particolare il distanziamento di almeno 2 metri); durante la celebrazione del matrimonio gli sposi possono non indossare la mascherina; durante lo svolgimento delle funzioni religiose, non sono tenuti all’obbligo del distanziamento interpersonale i componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi/congiunti, parenti con stabile frequentazione; persone, non legate da vincolo di parentela, di affinità o di coniugio, che condividono abitualmente gli stessi luoghi dove svolgono vita sociale in comune” (DD)

25 ottobre - COREA 15esima edizione del Premio indetto dal Comitato per l’ambiente dei vescovi

Si chiama Andrea Lee Sang-sik il vincitore della 15esima edizione del premio indetto dal Comitato per l’ambiente della Chiesa coreana, l’organismo della conferenza episcopale che si occupa della salvaguardia e della tutela della “casa comune”. Lee Sang-sik si è distinto per aver sollevato la questione della raffineria di Yeongpoong Seokpo e dello stato di salute del fiume Nakdong. “Quando ho deciso di intraprendere questa strada non ho certo pensato all’eventuale isolamento. Piuttosto, come agricoltore, ho pensato che non avrei mai dovuto fare qualcosa di cui da vecchio mi sarei pentito. Il fiume deve essere salvaguardato, altrimenti comprometteremo anche il mare. Siamo chiamati ad impegnarci di più” ha detto nel ricevere il premio. La cerimonia (in forma ridotta e con pochi invitati a causa del Covid) si è svolta nel centro di Junggok-dong a Seoul, alla presenza del Presidente del Comitato, Mons. Peter Kang Woo-il, vescovo di Jeju e del Segretario, p. Lee Jae-don. “Il nostro è solo un impegno limitato rispetto all’attuale stato di crisi in cui versa il nostro ambiente. Il premio è una piccola testimonianza ma se coinvolge e chiama in causa tante persone, assume un significato importante” ha detto il presule. (DD)

25 ottobre - SLOVACCHIA Una messa al giorno per i bambini non nati

Senohrad, Sv. Anton, Bratislava, Žemberovce, Veľké Uherce, Levice - Rybníky, CNE Beckov, Banská Bystrica e Vysoká nad Uhom sono alcuni dei luoghi scelti dai sostenitori della campagna Candle for Unborn Children per una serie di messe che, a partire da oggi e fino al 2 novembre, avranno intenzioni speciali. “Vogliamo unirci in preghiera alle mamme incinte e ai papà dei loro figli” spiegano i promotori. “La speranza è che le persone aprano i loro cuori e sostengano economicamente tutte le donne in attesa e le organizzazioni che le stanno aiutando. Preghiamo anche per quelle coppie che hanno intenzione di intraprendere la via dell’inseminazione artificiale e per i giovani affinché difendano la vita dal concepimento fino alla morte naturale. Un pensiero particolare anche alla Slovacchia perché la vita deve diventare parte integrante della nostra cultura e delle nostre leggi. Vogliamo pregare, infine, per tutte quelle famiglie colpite dalla perdita di un nascituro”. Le messe potranno essere seguite via Facebook o sul sito www.forumzivota.sk. Sabato 31 ottobre la funzione andrà in onda sulle frequenze di Lumen Radio, mentre il 2 novembre, giorno in cui verranno ricordati i bambini mai nati, la celebrazione eucaristica verrà trasmessa da TV Lux. (DD)

25 ottobre - UCRAINA “Dai da mangiare ai poveri”. Iniziativa delle Chiesa greco-cattolica. S.B Shevchuk “Potenziare le reti di assistenza parrocchiale”

“Dai da mangiare ai poveri” è lo slogan scelto dalla Chiesa greco-cattolica ucraina per la campagna di solidarietà a sostegno delle persone che stanno soffrendo a causa della pandemia. Si tratta di una raccolta di generi alimentari, fissata per il 15 novembre prossimo in concomitanza con la Giornata Mondiale dei Poveri. “E’ una iniziativa che necessità di continuità. Non deve essere un episodio isolato, ma un’occasione per rilanciare e sostenere il servizio di assistenza per i più bisognosi soprattutto nelle parrocchie” ha detto l’Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk durante un recente incontro online con i sacerdoti dell’Arcieparchia di Kyiv. Secondo Padre Volodymyr Chorniy, responsabile del servizio sociale dell’Arcieparchia di Ivano-Frankivsk e Direttore della Caritas locale “l’iniziativa è quanto mai opportuna soprattutto in questo momento. Il Covid ha impedito a tanti ristoratori di lavorare e per questo hanno chiuso. Sono gli stessi operatori del settore che donavano cibo alle nostre mense”. Il sacerdote ha aggiunto, inoltre, che “le condizioni climatiche avverse, la siccità nell’est e le alluvioni nell’ovest dell’Ucraina, hanno messo in ginocchio l’agricoltura e tanti contadini hanno perso il raccolto, ovvero la loro fonte primaria di sostentamento. Non dimentichiamo, poi, che il paese vive in una situazione di conflitto da sei anni e che il numero di sfollati interni è sempre più alto. Pensiamo con somma preoccupazione a come potranno affrontare l’inverno le fasce più deboli”. Per una istantanea della crisi, Padre Volodymyr Chorniy ha indicato la Caritas di Ivano-Frankivsk: “Prima della pandemia si affacciavano alla nostra mensa 120 persone al giorno. Oggi siamo arrivati ad una media di 230-260. Tra questi, molti nuovi disoccupati” (DD)

24 ottobre - PERU’ Pastorale Mobilità Umana dei Vescovi: “La pandemia ha colpito in particolare i migranti”

“Sono trascorsi 7 mesi da quando il virus ha cominciato a diffondersi nel nostro paese. Ci sono state tante vittime e, tra queste molti migranti e rifugiati”. E’ quanto racconta padre Nivaldo Feliciano Silva, Segretario esecutivo della Pastorale per la mobilità umana della Conferenza episcopale peruviana, nel corso di una lunga intervista rilasciata all’Ancep (Agenzia stampa dei vescovi peruviani). “Anche la nostra economia ha subito una forte battuta d’arresto. Nel trimestre aprile-giugno di quest’anno, la popolazione occupata è diminuita del 39,6% (6 milioni 720 mila persone)” rivela il sacerdote, ricordando che “è in corso la più grande crisi migratoria di tutti i tempi. Basti pensare agli oltre 5 milioni di venezuelani che hanno lasciato il loro paese in cerca di fortuna altrove. Di questi, 829.708 sono venuti qui. Ad oggi sono 496.095 le richieste di status di rifugiato presentate alla Commissione speciale del Ministero degli affari esteri. Il nostro paese è al secondo posto al mondo per numero di residenti venezuelani e al primo per numero di richiedenti asilo della stessa nazionalità”. Tornando agli effetti della pandemia, padre Nivaldo Feliciano Silva sottolinea che “è evidente che il Covid ha evidenziato una maggiore vulnerabilità della popolazione dei migranti e dei rifugiati. La fame, la disoccupazione, la mancanza di accesso ai servizi sanitari hanno compromesso drasticamente la loro situazione negli ultimi mesi”. Nel paese la maggior parte dei venezuelani (il 90 per cento) è impegnata nel commercio ambulante (e precario). Gli operai non hanno quasi mai un contratto, un’adeguata assistenza previdenziale e sanitaria e, durante il periodo più critico, non hanno potuto lavorare. “Vivono in affitto e in più persone all’interno di uno stesso appartamento. Non sono mancati gli sfratti soprattutto negli ultimi mesi” denuncia il rappresentate della Cep. “Le loro richieste di accoglienza si sono arenate, così come tutte le pratiche amministrative che li riguardano. La macchina della burocrazia ha ripreso a singhiozzo da metà giugno. E comunque a regime misto: metà on line, metà in presenza”. Il Segretario esecutivo della Pastorale per la mobilità umana della Conferenza episcopale peruviana parla anche della salute mentale dei migranti: “La paura, la preoccupazione, le incertezze e lo stress costante li rendono ancora più fragili”. Difficile anche la situazione dei familiari rimasti a casa che, non ricevendo più aiuti dai congiunti che sono fuori, patiscono doppiamente la pandemia. “Il 66,5 per cento degli operai non ha inviato denaro a casa” indica padre Nivaldo Feliciano Silva. Quando il Covid ha cominciato a diffondersi in Perù, l’organismo dei vescovi ha potuto contare sul supporto di Manos Unidas e della Conferenza episcopale statunitense, ma le restrizioni hanno interrotto il ponte di aiuti umanitari. “Abbiamo dovuto ripensare la nostra macchina di solidarietà facendo leva sulla Caritas, l’Associazione Missionari di San Carlos e sul coordinamento delle Diocesi di Trujillo, Chiclayo e Lima” continua il sacerdote, aggiungendo che il suo ufficio ha dovuto interrompere i consueti incontri facendo ricorso, così come le altre istituzioni, ai social e alle interviste telefoniche. “Riceviamo per lo più richieste di cibo, di aiuto nell’espletare le pratiche burocratiche relative allo status di rifugiato, all’assistenza sanitaria e alla consulenza legale” precisa padre Nivaldo Feliciano Silva, rivelando di aver puntato anche sulla formazione e sul dialogo “mantenendo un filo diretto con le Istituzioni ed avendo sempre, come principi ispiratori della nostra azione, i quattro verbi tanto cari a Papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. (DD)

24 ottobre - PORTOGALLO Pellegrinaggio al Santuario di Mogofores per il 125esimo di presenza salesiana nel paese

Per celebrare il 125esimo anniversario di presenza della famiglia salesiana in Portogallo, il provinciale padre Aníbal Mendonça, ha guidato l’edizione numero 34 del pellegrinaggioa al Santuario Nazionale di “Nostra Signora Ausiliatrice” di Mogofores (diocesi di Aveiro). Nell’occasione ha esortato i confratelli ad essere disponibili e  a “prendersi cura dei giovani, servirli educarli ed assisterli avendo sempre il cielo come orizzonte”. “Dobbiamo essere in grado di portare Dio nel lotro cuore” ha detto il sacerdote ricordando, nell’occasione, i primi tre giovani salesiani arrivati a San Caetano di Braga oltre un secolo fa. A causa del Covid, il pellegrinaggio si è svolto “on line” attraverso i mezzi di comunicazione della congregazione. “La presenza fisica è ridotta, ma quando preghiamo non siamo mai soli e non preghiamo unicamente per noi stessi. Siamo sempre in comunione con la Chiesa” ha spiegato padre Mendonça. “Nella vita del nostro fondatore, San Giovanni Bosco, è stata costante la presenza di Maria. Ma figure come Carlo Acutis e Chiara Luce dimostrano che è possibile diventare santi anche al giorno d’oggi”. (DD)

24 ottobre - BRASILE Prima Assemblea Plenaria della Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia (CEAMA)

Vns 24 ott. La Conferenza ecclesiale dell'Amazzonia (Ceama) ha convocato per i prossimi 26 e 27 ottobre la sua prima assemblea plenaria. La scelta della data non è casuale perché coincide esattamente con il primo anniversario del Sinodo per l’Amazzonia. Sarà un incontro virtuale, al quale sono invitati i vescovi della regione panamazzonica, composta da 8 paesi, il cui obiettivo è avviare il processo di formulazione di un Piano Pastorale Congiunto per la regione. All'attività parteciperanno circa 300 persone, in rappresentanza delle diverse istituzioni ecclesiali, dei popoli e delle comunità indigene di questi territori “con cui la Chiesa cammina e collabora”. I promotori hanno fatto sapere che l'incontro cercherà di “rivolgere uno sguardo amorevole ad un ambiente che vive profonde contraddizioni per costruire la prospettiva di un'ecologia integrale che nobiliti i popoli poveri e le comunità locali, valorizzi le loro culture e salvaguardi la loro crescita”. I promotori hanno invitato i fedeli a pregare per la riuscita di questo incontro e per questo è stata messa in rete, ed è scaricabile in lingua portoghese sul sito della CNBB, una guida. La Ceama è nata dalla proposta dei Padri sinodali di “creare un organismo episcopale che promuova la sinodalità tra la Chiesa della regione panamazzonica, che aiuti a delineare il volto amazzonico della Chiesa e che continui nell’impegno di trovare nuovi cammini per la missione evangelizzatrice” e dall’appello di papa Francesco contenuto nell’esortazione postsinodale "Querida Amazonia" affinché  i pastori, i consacrati, le consacrate e i fedeli laici dell’Amazzonia si impegnino per la salvaguardia della casa comune e per la difesa dei poveri e gli indifesi. (DD)

24 ottobre - ITALIA Teologia alla prova del Covid. Corso alla Gregoriana

La teologia alla prova del covid-19. Dialoghi con la scienza è il titolo del corso istituito dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana “per sollecitare un dialogo franco e libero da pregiudizi tra la scienza e la scienza della fede”. L’intera pandemia è stata interpretata con i soli parametri della scienza e le decisioni dei governi sono state prese a partire dalle ragioni fornite da comitati tecnico-scientifici. Le ragioni della fede, che per affrontare le grandi epidemie del passato erano state decisive, non hanno rivestito alcun rilievo. “In questo tempo drammatico, conficcatosi nel cuore della contemporaneità globalizzata, sono riemersi infatti i grandi interrogativi su Dio, sul tempo, sull’uomo, sulla Chiesa e sulla vita. Perché il mistero del male? Perché questa sofferenza? Come agisce Dio nella storia? Quale speranza annuncia la comunità cristiana? Come costruire la comunità degli uomini tra egoismi e bene comune?” scrivono i promotori per spiegare i motivi della scelta della Gregoriana. “Il corso affronterà questi interrogativi attraverso il confronto tra il virologo Ernesto Burgio (membro dell’European Cancer and Environment Research Institute di Bruxelles, componente dell’Association pour la Recherche Thérapeutique Anti-Cancéreus  e del gruppo di studio Covid19 della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale) e un gruppo di specialisti nelle aree di studio della teologia: la teologia biblica, la teologia dei Padri, la teologia fondamentale, la teologia dogmatica, la teologia morale. “Scienza e teologia scelgono di confrontarsi sapendo che hanno da imparare dal reciproco ascolto” spiega don Dario Vitali, coordinatore del corso e direttore del Dipartimento di Teologia Dogmatica dell’ateneo. Articolato in 12 lezioni online che si svolgeranno a partire dal prossimo 5 novembre, il corso è aperto anche al pubblico: personale medico e paramedico, docenti delle scuole di ogni ordine e grado, e a quanti sono interpellati personalmente e dalle proprie comunità nella ricerca di risposte di senso. Alla conclusione del corso si rilascerà un attestato di frequenza. Le iscrizioni saranno aperte lunedì prossimo e il termine ultimo è fissato al 5 novembre. Il corso si concluderà il 15 aprile del prossimo anno (DD)

24 ottobre - STATI UNITI A novembre la Settimana nazionale delle vocazioni. Dati incoraggianti nell’ultimo decennio

Dall’1 al 7 novembre la Chiesa degli Stati Uniti celebra la Settimana nazionale di sensibilizzazione sulle vocazioni, appuntamento annuale promosso dal 1976 dalla Conferenza episcopale (Usccb) per incoraggiare tutte le diocesi e parrocchie del Paese a sostenere le vocazioni e i fedeli a rinnovare il loro supporto nella preghiera a quanti stanno discernendo la loro chiamata alla vita sacerdotale o alla vita consacrata o al diaconato. Quest’anno la settimana avrà un sapore diverso a causa della pandemia del Covid-19, che tuttavia offre anche l’opportunità a chi si sente chiamato dal Signore di un discernimento autentico e pienamente radicato in Cristo. Lo sottolinea monsignor James F. Checchio, presidente del Comitato per il clero, la vita consacrata e le vocazioni della Usccb: “Questi tempi insoliti e difficili hanno portato molta incertezza e paura nelle nostre vite, ma la nostra fede ci insegna che la mano potente e misericordiosa di Cristo si estende su tutti noi”, afferma il presule che invita quindi quanti stanno decidendo se intraprendere la strada del sacerdozio o della vita consacrata “a usare questo tempo di discernimento per rinnovare il loro amore per Cristo” e a riconoscere la loro “completa dipendenza” dalla Sua volontà. Come ogni anno la Usccb ha messo on-line diversi sussidi e materiale informativo.   Gli ultimi dati sulle vocazioni negli Stati Uniti sembrano incoraggianti. Dall’ultimo studio annuale pubblicato a giugno dal Centro per la ricerca applicata nell'apostolato (Cara) della Georgetown University emerge, infatti, una crescita costante delle iscrizioni nei seminari nell’ultimo decennio, sia pure con una lieve flessione nel 2019-2020 rispetto al 2018-2019. Particolarmente incoraggianti i dati sulla permanenza in seminario che nel 2020 si attesta al 75%, contro la media del 71% registrata negli ultimi 12 anni. Un’altra ricerca condotta dal Cara in collaborazione con la Conferenza nazionale sulle vocazioni religiose (Nrvc), indica che anche le vocazioni alla vita consacrata continuano a fiorire negli Stati Uniti.  (LZ)

24 ottobre - AFRICA Continua il servizio di consulenza psicologica dell’Amecea per le persone traumatizzate dalla pandemia

Oltre alle sue conseguenze sanitarie e socio-economiche, il Covid-19 sta avendo un forte impatto psicologico in tutte le società. Per questo, lo scorso agosto, il Dipartimento pastorale dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale, ha lanciato uno speciale servizio di assistenza socio-psicologica e spirituale rivolto a tutte quelle persone - sacerdoti, religiosi e religiose, operatori pastorali, fedeli. operatori sanitari, ma anche comuni cittadini – che si sentono psicologicamente provate dalla pandemia. Il programma coinvolge i nove Paesi membri della regione: Etiopia, Eritrea, Sudan, Sud Sudan, Uganda, Kenya, Tanzania, Malawi e Zambia. Il supporto psico-sociale viene fornito in due forme: come consulenza individuale e come terapia di gruppo via radio. Per i servizi di consulenza individuale le Conferenze episcopali della regione sono state invitate a mettere a disposizione un professionista qualificato. La consulenza viene effettuata in modo virtuale o al telefono, ma non fisicamente, per limitare i rischi di contagio, come raccomandato dalle autorità. A quasi tre mesi di distanza, il coordinatore dell’iniziativa, padre Emmanuel Chimombo, traccia con l'agenzia dell’Amecea un primo bilancio di questa esperienza. Il primo dato emerso con forza dal programma in queste settimane – spiega il sacerdote - è il diffuso senso di ansia generato dalla pandemia e dall’isolamento e un forte bisogno di un sostegno spirituale e psicologico “Siamo esseri sociali e l'isolamento non è normale per noi. Le severe misure restrittive disposte dai governi hanno fatto sentire le persone come ostracizzate. Quindi il programma offre a chi è isolato e traumatizzato l'opportunità di trovare accompagnamento e conforto ", afferma. Un altro dato emerso dalle chiamate di questi mesi – spiega ancora padre Chimombo - è che prima di mettersi in contatto con gli esperti, molte persone non avevano piena consapevolezza dell’impatto che stava avendo sulla loro psiche l’emergenza sanitaria. “L’utilizzo della piattaforma - afferma - ha aperto gli occhi e ha dato la possibilità di fare domande e ottenere risposte professionali".  Padre Chimombo non nasconde le difficoltà e i limiti del programma che non è riuscito a raggiungere le comunità più povere e vulnerabili di molte aree rurali impossibilitate a contattare i consulenti. Inoltre, le radio che hanno aderito all’iniziativa hanno un segnale limitato che non raggiunge tutto il territorio nazionale. Secondo il coordinatore pastorale dell’Amecea, l’esperienza di questi mesi ha comunque evidenziato la necessità di creare in ciascuna conferenza episcopale della regione un servizio di consulenza psicologica “non necessariamente per il Covid-19, ma per aiutare le tante persone che soffrono in silenzio e hanno bisogno di supporto psicosociale". (LZ)

24 ottobre - INDIA Respinta richiesta di scarcerazione di padre Swamy. Non si ferma la mobilitazione. 

Non si ferma in India la mobilitazione della Chiesa e delle organizzazioni per i diritti umani, ma anche dei partiti dell’opposizione, per l’immediata liberazione di padre Stan Swamy, l’anziano gesuita indiano noto per il suo impegno a favore popolazioni indigene nello Stato del Jharkhand arrestato l'8 ottobre dall’Agenzia di investigazione nazionale (Nia) con l’accusa di sedizione e di terrorismo, del tutto rigettate dal religioso. Ieri un tribunale speciale della Nia ha respinto la richiesta di libertà su cauzione per il gesuita presentata dai suoi legali per motivi di salute. Ora è custodito nel reparto di quarantena del carcere di Taloja, nei pressi di Mumbai. Numerose le manifestazioni di solidarietà in queste settimane in India, anche sui social. Il 18 ottobre - riporta l'agenzia Ucanews - le chiese nello Stato del Tamil Nadu hanno celebrato Messe speciali per la buona salute del sacerdote. In un messaggio, il presidente del Consiglio dei vescovi del Tamil Nadu monsignor Antony Poppusamy, arcivescovo di Madurai, ha ricordato l’instancabile impegno del gesuita per i diritti dei popoli indigeni e dei Dalit, gli ex intoccabili. Il 16 ottobre nello Stato del Jharkhand, un migliaio di cristiani, tra cui l’arcivescovo di Ranchi Felix Toppo, vescovi, sacerdoti e religiose, hanno partecipato a una catena umana di cinque chilometri organizzata dal vescovo ausiliare dell’arcidiocesi, monsignor Theodore Mascarenhas per ribadire la falsità delle accuse e chiedere l'immediata scarcerazione del religioso. Contro l’arresto si sono mobilitati anche diversi leader politici dell’opposizione e attivisti per i diritti umani  Sulla vicenda - riporta Ucanews - è intervenuta anche l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, che in una dichiarazione ha chiesto al Governo indiano di proteggere i diritti degli attivisti umani e delle ong, chiamando in causa la controversa l’Unlawful Activities Prevention Act (Uapa), la Legge sulla prevenzione delle attività illegali in forza della quale padre Swamy è stato arrestato.  Secca la replica dal Governo di New Delhi per il quale la violazione della legge non può essere ammessa con il pretesto dei diritti umani. Un portavoce dell’Esecutivo ha respinto le affermazioni della Bachelet affermando che l’India è un Paese democratico fondato sullo Stato di diritto in cui è garantita l’indipendenza del potere giudiziario. (LZ)

 

24 ottobre MYANMAR Le religioni mobilitate contro la seconda ondata di contagi. Cardinale Bo: gesti di grande eroismo

Anche in Myanmar sale l’allerta per la seconda ondata di contagi da Covid-19, in costante crescita dalla metà di agosto. Con l’aumento dei casi – riporta l’agenzia Ucanews - cresce anche la mobilitazione di tutte comunità religiose nel Paese con in prima linea la Chiesa cattolica. La Conferenza episcopale ha chiesto a ogni parrocchia nelle 16 diocesi birmane di distribuire aiuti ad almeno 50 famiglie povere nel proprio territorio. "Questi sono tempi difficili. Siamo sicuri che i vescovi e i leader delle organizzazioni religiose si attiveranno con lo spirito di generosità e compassione del nostro popolo per aiutare i più bisognosi", si legge in un appello lanciato in questi giorni dal Comitato di coordinamento dei vescovi per l’emergenza Covid-19. Insieme alla Chiesa cattolica tutte le comunità religiose sono impegnate per fare fronte alla nuova emergenza: sono stati mobilitati volontari negli ospedali e nei centri pubblici per la quarantena, messe a disposizione strutture per ospitare le persone contagiate , mentre continua la distribuzione di beni di prima necessità alle famiglie più povere e vulnerabili, insieme a dispositivi sanitari di protezione individuale negli ospedali. Il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, ha elogiato questo slancio di solidarietà che unisce tutte le religioni del Paese a maggioranza buddista definendolo “un gesto di grande eroismo”. "Siamo insieme per aiutare gli altri. Il Covid-19 infetta tutti senza distinzioni e le religioni non dovrebbero discriminare per salvare le persone", ha detto il porporato durante una Messa celebrata domenica scorsa. Ad oggi il Myanmar ha registrato in tutto oltre 42mila  casi con più di un migliaio di morti. (LZ)

23 ottobre - VENEZUELA Campagna “Abbraccio in famiglia 2020” sul tema “La casa, un posto sicuro”

È dedicata al tema “La casa, un posto sicuro” la tradizionale campagna “Abbraccio in famiglia” promosso ogni anno dalla Commissione per la famiglia e bambini della Conferenza episcopale venezuelana (Cev). In programma dall’1 all’8 novembre, l’iniziativa celebra quest’anno il suo 30.mo anniversario: è stata infatti avviata nel 1990 per accompagnare i fedeli “nella promozione dei valori cristiani in casa, per rafforzare i legami fraterni in famiglia, sottolineando il valore di quest’ultima come base della società e primo spazio di formazione alla fede”. Cinque, in particolare, i temi che verranno affrontati nell’edizione 2020: "Il dialogo e i valori nella vita familiare"; "L’espressione dei sentimenti nelle relazioni familiari"; "L’educazione all'amore e alla sessualità"; "Nulla è più sicuro della casa" e "Famiglia, costruisci il Paese che vuoi". Infine, una riflessione a parte verrà offerta sulla famiglia venezuelana alla luce della fede in tempo di pandemia. A causa dell’emergenza sanitaria, infatti, “oggi c’è molta paura ed incertezza – scrive in una nota Monsignor Fernando Castro Aguayo, presidente della Commissione episcopale promotrice dell’evento – Ma gli argomenti trattati dalla Campagna hanno un unico comun denominatore: fare della famiglia un luogo educativo sicuro e di supporto sociale”, il che “non potrebbe essere più appropriato in questi tempi di ansia e di insicurezza”. In questi mesi di “confinamento in casa”, aggiunge il presule, sono emersi i lati positivi della famiglia, ma anche quelli che “devono essere migliorati” perché “una casa ideale e una famiglia senza difficoltà non esistono”. Tuttavia, scrive ancora Monsignor Castro, “la vocazione cristiana, cioè l’impegno a seguire Gesù Cristo, è come un seme che viene piantato per portare frutto”, un seme che Dio ci affida e che deve “germogliare innanzitutto in famiglia e in casa”. (IP)

23 ottobre - PORTOGALLO Eutanasia, Parlamento boccia referendum. Vescovi: decisione deplorevole

Proposta bocciata: così il Parlamento del Portogallo ha respinto oggi, 23 ottobre, l’iniziativa popolare di promuovere un referendum per la depenalizzazione o meno dell’eutanasia. La proposta era stata lanciata dalla “Federazione per la vita” (Fpv) ed aveva raccolto oltre 95mila firme. Il quesito referendario avrebbe dovuto includere questa domanda: "Siete d'accordo che uccidere un'altra persona su vostra richiesta o aiutarla a suicidarsi dovrebbe continuare ad essere punibile penalmente in qualsiasi circostanza?”. Immediata la risposta della Conferenza episcopale locale (Cep) che, in una nota, definisce “deplorevole” la scelta del Parlamento, perché essa lascia intendere come “la depenalizzazione dell’eutanasia verrà approvata, anche se l’iter legislativo è ancora in corso”. Inoltre, considerata “la gravissima situazione della pandemia” da Covid-19, questo è stato “il momento peggiore per prendere tale decisione” perché ora ai malati sembra non restare che un’unica risposta: la morte. Al contempo, la Cep ricorda che, secondo quanto sancito dalla Costituzione, “il diritto alla vita umana è inviolabile” e su questo punto “dispiace” che il Parlamento “non voglia ascoltare il popolo, rendendo impossibile un dibattito più ampio e una riflessione più profonda su un tema così essenziale per ogni cittadino e per la società nel suo complesso”. Dai presuli anche la rassicurazione che la Chiesa continuerà “a promuovere la difesa della vita umana, incoraggiando la ricerca di percorsi di vicinanza e di accompagnamento nelle cure palliative” per le persone malate e fragili. Dal suo canto, il Patriarca di Lisbona, Cardinale Manuel Clemente, in una dichiarazione all’agenzia Ecclesia, sottolinea come il referendum sarebbe stato “un’occasione fondamentale per riflettere in modo migliore e più sereno su un tema così serio”. “Legalizzare l’eutanasia darà un messaggio sbagliato a tutta la società portoghese – aggiunge il porporato – perché essa non implica l’accompagnamento delle persone proprio nel momento in cui ne hanno maggior bisogno”. Appellandosi, infine, a tutta la società, il Patriarca Clemente ricorda: “Ora è il momento della coscienza”. (IP)

23 ottobre - REGNO UNITO 50.mo canonizzazione 40 martiri di Inghilterra e Galles. Vescovi: esempio luminoso nelle tenebre della pandemia

Quaranta martiri di provenienza diversa - sacerdoti, religiosi, laici, donne e madri di famiglia – ma tutti uniti da “quell’atteggiamento interiore di fedeltà inconcussa alla chiamata di Dio che chiese a loro, come risposta di amore, il sacrificio della vita stessa”: con queste parole, pronunciate cinquant’anni fa, il 25 ottobre 1970, Papa Paolo VI canonizzava 40 martiri di Inghilterra e Galles, uccisi in odio alla fede cattolica tra il 1535 e il 1679. A distanza di cinque decadi da quella data, la Chiesa di Inghilterra e Galles si prepara a commemorarne l’anniversario, domenica prossima, e lo fa attraverso un Messaggio pastorale di Monsignor Mark O’Toole, vescovo di Plymouth: in esso, il presule si sofferma, in particolare, sulla figura di San Cuthbert Mayne, imprigionato a Lauceston, e poi impiccato e squartato nel 1577, conosciuto come “Il protomartire di Douai” dal nome del Collegio francese in cui si era formato al sacerdozio. “La forza di San Cuthbert per affrontare il martirio è venuta dalla sua profonda e intima unione con Gesù Cristo – scrive il presule nel suo messaggio - Nei mesi che ha trascorso nell'oscurità della cella del castello di Launceston, non si è mai perso d'animo ed ha trascorso la sua lunga agonia incoraggiando i suoi compagni di prigionia”. Le sue ultime parole, sul patibolo, furono “In manus tuas, Domino”, ovvero le stesse pronunciate secoli prima da Santo Stefano Protomartire. Ed è proprio guardando a San Cuthbert che Monsignor O’Tooole esorta i fedeli a non perdersi d’animo neanche oggi, mentre “il mondo continua a combattere contro un virus mortale” come il Covid-19. “Ci sono molte cose – scrive infatti il presule – che potrebbero farci sentire come se il nostro mondo fosse avvolto nell’oscurità, in questo momento. Ma quando la paura del presente o di ciò che verrà sembra travolgerci, allora è nelle mani del Signore che affidiamo noi stessi”. L’invito del vescovo di Plymouth è ad avere “il coraggio e la fedeltà dei quaranta martiri”, così da “sperimentare quella luce e quella consolazione che solo lo Spirito Santo può dare”. Allo stesso tempo, Monsignor O’Toole incoraggia i fedeli a tornare alla Messa in presenza, sempre nel pieno rispetto delle normative igienico-sanitarie anti-contagio: “Se stiamo bene in salute, facciamo ogni sforzo possibile per essere presenti alla celebrazione eucaristica in chiesa almeno un giorno a settimana, se non la domenica. Possiamo farlo in tutta sicurezza”. Il messaggio pastorale si conclude con una seconda citazione dell’omelia pronunciata cinquant’anni fa da Paolo VI, ora anch’egli Santo: “La Chiesa e il mondo di oggi hanno sommamente bisogno di tali uomini e donne, perché solo persone di tale statura e di tale santità saranno capaci di cambiare il nostro mondo tormentato e di ridargli, insieme alla pace, quell’orientamento spirituale e veramente cristiano a cui ogni uomo intimamente anela e di cui tutti abbiamo tanto bisogno”. (IP)

23 ottobre - ITALIA Arte antica e contemporanea con la musica di Ennio Morricone nella Basilica romana di Sant’Agostino in Campo Marzio

Arte, suono e parole per un percorso di profonda introspezione e contemplazione della via della croce. Tutto questo è “Stabat Mater Dolorosa”, l’installazione di Giovanni Manfredini che, con il contributo di Ennio Morricone, è presente da oggi nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma. Arte antica e contemporanea in dialogo: una corona di rami di rose fusa nell’oro e sospesa in aria, simbolo di una storia umana di dolore personale che, trasfigurata nell’arte diventa universale. Sullo sfondo le pitture secentesche di Giovanni Lanfranco nella cappella dei Santi Agostino e Guglielmo. In sottofondo la musica del maestro Morricone, che ha dedicato all’installazione un suo brano originale, La via della croce, in un felice connubio di arte, suoni e parole per un percorso di profonda introspezione. A recitare lo Stabat Mater di Jacopone da Todi è la voce della suora Anna Maria Canopi., fondatrice del Monastero di San Giulio, sul lago d’Orta. Il progetto è coordinato dalla Soprintendenza e abbracciato con entusiasmo dall’Ordine di Sant’Agostino. “Osserviamo la corona d’oro sospesa in aria incuriositi. – commenta il priore provinciale, Padre Giustino Casciano -  La musica del sommo maestro Ennio Morricone ci avvolge. Le parole dello Stabat Mater di Jacopone da Todi penetrano nel cuore». La Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio è stata oggetto di un importante restauro da parte della Soprintendenza Speciale di Roma: costruita in epoca rinascimentale nel rione Sant'Eustachio, dietro Via della Scrofa, custodisce capolavori di varie epoche: dalla Madonna di Loreto di Caravaggio all’affresco di Raffaello raffigurante il Profeta Isaia. (PO)

23 ottobre - FILIPPINE Cancellata a causa della pandemia la tradizionale processione del Nazareno Nero

A causa della pandemia del Covid-19 non si terrà il 9 gennaio prossimo la tradizionale processione del Nazareno Nero a Manila, uno degli eventi religiosi più importanti dell’anno nelle Filippine. La decisione - riporta l'agenzia dei vescovi Cbcpnews - è stata concordata dalle autorità della capitale con quelle della Basilica del Nazareno Nero. Il sindaco di Manila Isko Moreno ha spiegato che in questo momento la priorità assoluta sono i protocolli sanitari considerata la situazione critica dei contagi nella capitale: “Dobbiamo evitare parate e processioni mentre c'è una pandemia che può mettere in pericolo le vite dei devoti", ha detto. Sulla stessa linea monsignor Hernando Coronel, rettore del Santuario che, pur esprimendo “tristezza” per la cancellazione, ha sottolineato che in questo momento è prioritaria la salute e la sicurezza delle persone.  “Abbiamo pensato che questo potesse essere il nostro momento più oscuro. Ma quando è più buio le stelle vengono fuori. Lo riempiremo dandoci forza. La storia del Nazareno è veramente una storia di amore ", ha dichiarato il presule. Al posto della processione si sta pensando a una Messa speciale in onore del Nazareno Nero. Un’altra ipotesi allo studio –ha spiegato monsignor Coronel - è di "decentralizzare" la celebrazione con Messe simultanee in diverse parrocchie in cui sarà portata una copia dell'immagine per decongestionare la chiesa di Quiapo. Ogni anno sono centinaia di migliaia i devoti filippini che partecipano alla processione della statua annerita del Cristo sofferente invocato per i suoi poteri miracolosi.  La statua, che rappresenta Gesù piegato sotto il peso della Croce a grandezza naturale, fu portata a Manila dal Messico dai frati dell'Ordine degli Agostiniani Recolletti il 31 maggio 1606. Posto all'inizio nella chiesa di San Giovanni Battista, il Nazareno Nero fu trasferito nella chiesa di Quiapo nel 1787. La statua è sopravvissuta a numerosi disastri, come i grandi incendi che distrussero la chiesa di Quiapo nel 1791 e nel 1929 e i terremoti nel 1645 e nel 1863. Nei secoli l'aura miracolosa che circonda l'immagine del Cristo ne ha fatto uno dei simboli del popolo filippino. (LZ)

23 ottobre -  SVIZZERA Giustizia e pace: votare sì a iniziativa popolare per multinazionali responsabili

Votare “sì” all’iniziativa popolare per le multinazionali responsabili, in programma il prossimo 29 novembre: lo raccomanda, in una nota ufficiale, la Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale svizzera. L’organismo “ha studiato a fondo” la proposta che verrà sottoposta al voto della popolazione e “in base alla prospettiva dell’etica sociale”, “raccomanda di votare sì”. La Commissione ricorda anche che “i diritti umani non sono negoziabili e che la salvaguardia dell’ambiente è un dovere”. L’iniziativa per le multinazionali responsabili è, quindi, “un elemento importante nell’obbligo di rispettare i diritti umani e di proteggere l’ambiente”, perché “si tratta di un contributo importante per un mondo più giusto”. Denominata “Iniziativa popolare per imprese responsabili a tutela dell’essere umano e dell’ambiente”, la proposta mira ad introdurre regole più severe per le aziende svizzere, esigendo in particolare che esse rispettino i diritti umani e le norme ambientali nelle loro filiali, tra i loro fornitori e i loro partner commerciali. Inoltre, le imprese devono adottare misure specifiche in caso di eventuali infrazioni; al contrario, saranno ritenute responsabili anche di mancanze commesse da altre filiali o aziende-partner operanti all’estero. Infine, la proposta prevede che tutte le società siano giudicate dai Tribunali svizzeri, secondo il diritto elvetico. (IP)

23 ottobre - SVIZZERA La raccolta fondi di Natale 2020 sosterrà il Caritas Baby Hospital di Betlemme

 I vescovi svizzeri invitano i fedeli a partecipare alla raccolta fondi di Natale 2020 a favore di Secours aux Enfants Bethléem, impegnata da anni per assicurare assistenza medica ai bambini di Betlemme. “Offrite la cosa più importante - la salute” questo lo slogan dell’iniziativa che vuole sostenere il Caritas Baby Hospital e per la quale la Conferenza episcopale ha diffuso un comunicato. “Gli ultimi mesi sono stati contrassegnati dalla paura e dalla preoccupazione per la salute reciproca. La pandemia COVID-19 ci ha fatto capire che si tratta di un bene prezioso e che un sistema sanitario funzionante è essenziale” scrive il presidente della Conferenza episcopale, monsignor Felix Gmür - vi chiediamo, più che mai in questi tempi difficili, di sostenere le raccolte natalizie per Secours aux Enfants Bethléem e Caritas Baby Hospital (…). In questo modo, non solo assicurate salute ai bambini di Betlemme, ma promuovete anche la presenza cristiana in Terra Santa”. È grazie alle donazioni che il Caritas Baby Hospital riesce ad assicurare assistenza ai bambini e sostegno alle loro famiglie, per questo i vescovi raccomandano alle parrocchie di far conoscere la raccolta fondi di Natale. (TC)

23 ottobre ITALIA Allegorie e simboli del mediterraneo. Le installazioni di Navid Azimi Sajadi in mostra a Monreale e Palermo

 Un dialogo contemporaneo tra l’arte mediorientale e il mondo occidentale mediterraneo. E’ quanto riescono a creare le opere dell’iraniano Navid Azimi Sajadi esposte  da oggi al prossimo 6 gennaio all’interno del Chiostro di Monreale, in una sala del Museo Diocesano e nella Cappella San Benedetto del Duomo normanno. La mostra intitolata «Oriente e Occidente. Allegorie e simboli della tradizione mediterranea. Installazioni di Navid Azimi Sajadi» collega due straordinari monumenti del percorso arabo normanno protetto dall’UNESCO: il complesso monumentale del Duomo di Monreale e il palazzo della Zisa. Organizzata dalla Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo in collaborazione con l’Arcidiocesi di Monreale e con MondoMostre l’esposizione narra storie e simboli figurati dei capitelli del chiostro benedettino e delle cappelle del Duomo: dalle fotografie dell’archivio Kunsthistorisches Institut in Florenz–Max-Planck-Institut, alle installazioni site-specific dell’iraniano Navid Azimi Sajadi. Un percorso tra passato e presente, un viaggio tra Oriente e Occidente: è possibile compierlo attraverso le opere di Navid Azimi Sajadi,  nato  nel 1982 a Teheran in una famiglia di galleristi, romano di adozione da quindici anni.  Immagine simbolo della mostra è la Madonna con il Bambino della Chiesa di Monreale commissionata da re Guglielmo II, il Buono, noto per aver ristabilito un clima di pace e convivenza interreligiosa nell’Isola: pace e convivenza sono i cardini dell’arte di Azimi Sajadi. Nelle sue opere si rincorrono allegorie e simboli, segni e suggestioni antropomorfe di culti diversi nascosti nei capitelli. “Vengo da un Paese che ha subito tante “invasioni culturali”, la nostra arte le ha registrate tutte e per questo è diventata unica - spiega l’artista  –. Per me è quindi vitale la sovrapposizione di stili, la reputo naturale, fa parte dell’”archeologia di me stesso”. La bellezza è equilibrio, e qui a Monreale, tutto è equilibrio”. Da Monreale il percorso prosegue al Palazzo della Zisa di Palermo dove i visitatori potranno partecipare, in modo insolito, osservando Sajadi durante tutte le fasi di realizzazione delle opere, per comprendere dal vivo gli aspetti artistici e tecnici nelle diverse fasi di ideazione dell’esposizione.  In mostra anche fotografie digitali ad alta risoluzione che,  insieme ad un App creata ad hoc, illustrano in 3d le meraviglie scultoree ed architettoniche dei più famosi chiostri in ambito mediterraneo. (PO)

23 ottobre -  NIGERIA Manifestanti uccisi: la condanna dell’arcivescovo di Lagos

Monsignor Alfred Adewale Martins, arcivescovo di Lagos, in un comunicato inviato ieri a tutti i sacerdoti, i religiosi e i laici dell’arcidiocesi, ha espresso tutto il suo sdegno dinanzi all’uccisione di giovani manifestanti da parte della Special Anti-Robbery Squad (SARS) e di altri agenti di pubblica sicurezza. Da due settimane migliaia di giovani nigeriani stanno protestando contro violazioni dei diritti, abusi di potere e autoritarismo della polizia nigeriana e sarebbero almeno 15 i morti, uccisi durante gli scontri con l’unità speciale di pubblica sicurezza, accusata negli anni di brutalità e violenze.  “Quando il governo ha deciso di scatenare l'esercito contro i manifestanti disarmati e pacifici che chiedevano un cambiamento legittimo che garantisse loro un futuro e ci desse un Paese di cui poter essere orgogliosi” ha scritto il presule, la speranza di assistere ad un cambiamento nelle forze di polizia, nei politici, nei funzionari pubblici, governativi e in tutti i settori della società del Paese, è venuta meno. Ora che “molti giovani sono stati uccisi e molti altri feriti,  speriamo che il governo dia ascolto all'appello dell'Onu” e indaghi su chi abbia dato ordine di sparare sui manifestanti disarmati e pacifici. “Questo è necessario – ha spiegato - affinché la gente dia prova di maggiore responsabilità nell'adempimento dei propri doveri”. L’arcivescovo di Lagos si è appellato, quindi, a coloro tra i giovani che, approfittando della situazione si accingono a creare scompiglio. Per quanto la loro rabbia e frustazione siano comprensibili – ha affermato – “violenza, vandalismo e distruzione non farebbero che trasformare un obiettivo altrimenti nobile in un problema per tutti”. Egli ha invitato piuttosto a concentrarsi sugli obiettivi del movimento #EndSars e a non permettere alcuna azione che possa minare il suo scopo.(AP)

23 ottobre - BENIN Elezioni presidenziali e tutela della vita al centro della Plenaria dei vescovi

Le elezioni presidenziali, in programma per il prossimo aprile, e la tutela della vita, di fronte all’aumento di suicidi tra i giovani: sono questi i due temi principali esaminati dalla Conferenza episcopale del Benin (Ceb), nella nota rilasciata al termine della sua Plenaria. Svoltasi dal 18 al 21 ottobre, l’Assemblea si è tenuta a Natitingou, nella regione nord-occidentale del Paese. Riguardo al primo punto, in particolare, i presuli chiedono “una valutazione obiettiva, critica e costruttiva” del mandato presidenziale di Patrice Talon: giunto al termine del suo incarico quinquennale, il Capo di Stato uscente potrebbe essere l’unico candidato delle votazioni dell’11 aprile ed è per questo che la Ceb auspica una disamina “approfondita ed onesta” del suo operato, così che tutti possano arrivare alle consultazioni “con la determinazione di lavorare per instaurare una vera democrazia ed uno sviluppo integrale nel Benin”. Ribadendo, quindi, il proprio “grande interesse” per tutte le decisioni riguardanti l’organizzazione delle votazioni, la Ceb raccomanda “vivamente che tutte le istituzioni coinvolte in tale ambito svolgano il loro ruolo in uno spirito di consenso”, affinché” le prossime elezioni presidenziali siano pacifiche, veramente inclusive e democratiche". Riguardo al secondo tema, invece, ovvero il preoccupante aumento dei casi di suicidio soprattutto tra i giovani, i vescovi beninesi ricordano che "la vita umana è sacra e appartiene a Dio dal suo concepimento fino alla morte naturale".  Per questo, i pastori a vari livelli vengono esortati a "sensibilizzare i fedeli sull'importanza del rispetto per la vita e la cura per tutti gli esseri umani in difficoltà". Rivolgendosi quindi ai fedeli laici, i vescovi li esortano "ad approfittare delle varie iniziative pastorali per approfondire la loro vita di fede e migliorare la loro conoscenza di Cristo, il nostro Salvatore". Ma la tutela della vita torna al centro della preoccupazione della Ceb anche di fronte alle piogge torrenziali che, in questi mesi, hanno flagellato il Paese, soprattutto la Provincia nord-orientale di Alibori. Basti dire che, all’inizio di ottobre, oltre 7mila persone sono state costrette a sfollare a causa delle inondazioni che hanno colpito le comunità di Kandi, Karimama e Malanville. Numerose anche le vittime. Le alluvioni, si legge nella nota episcopale, hanno provocato “la perdita di vite umane, di raccolti e di bestiame, lasciando dietro di sé popolazioni indigenti e senza tetto”. Di qui, il plauso dei presuli per tutti coloro che hanno prestato soccorso alle popolazioni del territorio, “ridonando loro la speranza”.   Infine, la Ceb esprime il suo rammarico per “la promozione e la progressiva introduzione dell’omosessualità e dell’orientamento sessuale come diritti umani nella legislazioni dei Paesi dell’Oacps (Organizzazione degli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico)”. Tale introduzione avviene “attraverso il rinnovo di accordi bilaterali e multilaterali per ottenere gli aiuti internazionali”. Di fronte a tutto questo, la Chiesa cattolica esorta “il governo del Benin, le confessioni religiose e i membri della società civile a lavorare in sinergia per il rispetto delle leggi naturali” delle quali “Dio ci riterrà responsabili”. La nota episcopale si conclude con un appello ai fedeli a recitare, al termine di ogni Messa, una preghiera per il Benin, il Santo Rosario e la Via Crucis. (IP)

23 ottobre -  ITALIA In libreria gli atti dell’incontro di Bari “Mediterraneo, frontiera di pace”

È in distribuzione nelle librerie cattoliche il volume che raccoglie gli interventi e le proposte dell’incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace”, svoltosi a Bari dal 19 al 23 febbraio scorso. La pubblicazione, riferisce un comunicato della Conferenza episcopale italiana, contiene i discorsi, pronunciati nel corso dell’evento che, per la prima volta, ha riunito 58 vescovi cattolici di 20 paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Non mancano le parole che Papa Francesco ha rivolto ai vescovi del Mediterraneo e a quanti hanno preso parte alla Messa conclusiva. Arricchito da numerose foto, il libro include il messaggio dei vescovi delegati che danno voce “alla sete di pace, di giustizia e di speranza” dei popoli e delle Chiese del Mediterraneo e condannano “lo scandalo della crescente disuguaglianza nella detenzione della ricchezza, alimentata da un’economia dell’inequità e dello scarto, oltre che da politiche miopi e da dinamiche economiche perverse”. Nel messaggio i presuli lanciano anche alcune proposte, tra cui quelle di “fare appello ai governanti per una moratoria della produzione e del commercio internazionale delle armi; trovare modi di una collaborazione più stretta davanti alla sfida delle migrazioni; promuovere momenti comuni di preghiera per la pace”. Il Mediterraneo, ricorda il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, “è un laboratorio speciale dell’umanità e la cartina di tornasole della sua capacità di crescere nel bene” e “le Chiese sono chiamate ad essere fermento, fra i popoli del Mediterraneo, della coscienza che tutti ‘siamo nella stessa barca’”. (TC)

23 ottobre - CANADA Appello dei vescovi alla mobilitazione contro la Bill C-7 sull'eutanasia: legge viziata e ingiusta

 Resta ferma l’opposizione dei vescovi canadesi al Bill C-7, l’emendamento al Codice penale con cui il Governo di Ottawa vuole modificare la legge sull’eutanasia e sul suicidio assistito del 2016, estendendo la pratica alle persone che non si trovano in situazione di fine vita. Lo ribadisce con forza il presidente della Conferenza episcopale monsignor Richard Gagnon, arcivescovo di Winnipeg in una dichiarazione diffusa in questi giorni che si aggiunge all’appello congiunto lanciato il 14 ottobre da oltre 50 leader religiosi contro tale modifica.  A preoccupare, in particolare, le comunità religiose canadesi è l’estensione dell’accesso al cosiddetto “aiuto medico a morire” (Amm) alle richieste anticipate e ai casi in cui la morte “non è ragionevolmente prevedibile”. Nonostante la forte contrarietà già espressa dall’Episcopato, il testo sottoposto al 5 ottobre scorso al Parlamento, non ha subito modifiche rispetto a quello presentato il 24 febbraio scorso. Grande è dunque il rammarico dei vescovi che si dicono “sconvolti” anche dalla decisione del Governo Trudeau di non ricorrere contro la discussa sentenza sul caso Truchon con cui, l’11 settembre del 2019, la Corte Superiore del Québec ha stabilito che è incostituzionale consentire solo ai canadesi già vicini alla morte di chiedere assistenza medica per porre fine alla propria vita,. “La decisione di non appellarsi – afferma monsignor Gagnon - ha portato a presentare il Bill C-7 senza che il Parlamento abbia fatto il punto sullle disposizioni di legge sull’Amm e la situazione delle cure palliative in Canada, come prescritto dalla legge del 2016” che prevedeva che tale verifica dovesse avvenire all’inizio del quinto anno dalla sua entrata in vigore, ossia nel 2021. Per i vescovi canadesi il sondaggio on-line condotto lo scorso gennaio e citato dall’Esecutivo per giustificare la modifica legislativa è “dubbio, di parte e frettoloso”.  “In un Paese democratico è auspicabile che si svolga quanto prima una consultazione molto più ampia, più obiettiva e più equa con i canadesi”, afferma monsignor Gagnon,  che ricorda la posizione espressa nuovamente nel 2019 dall’Associazione mondiale dei medici contro l’eutanasia e il suicidio assistito, come le perplessità manifestate di recente anche in sede Onu e, da ultimo, la lettera aperta dei leader religiosi canadesi del 14 ottobre. Obiezioni e riserve che l’Esecutivo ha di fatto ignorato, denuncia la Chiesa di Ottawa ribadendo, ancora una volta, che l’alternativa all’eutanasia e al suicidio assistito c’è e sono le cure  palliative e una migliore assistenza ai più vulnerabili: “L'esperienza pastorale dei vescovi ha dimostrato che i pazienti hanno maggiori probabilità di richiedere l'eutanasia o il suicidio assistito quando il loro dolore non è gestito adeguatamente da cure palliative di buona qualità, quando il loro bisogno di supporto e di sostegno non è sufficientemente soddisfatto, o quando sono socialmente emarginati”. Il vero problema – si sottolinea - è che queste cure e assistenza sono insufficienti in Canada, come hanno drammaticamente  dimostrato le recenti inchieste sulle condizioni delle case per anziani durante la pandemia del Covid-19. “Come può il Governo federale, in buona coscienza, estendere l'ammissibilità all'eutanasia e al suicidio assistito in Canada quando il nostro Paese e i suoi cittadini non sono ancora in grado di fornire cure di base agli anziani e a chi sta morendo?”, incalza il presidente della Cccb che rivolge quindi un pressante appello ai cattolici e a tutte le persone di buona volontà a fare sentire la propria voce contro la quella che definisce “una legge viziata ingiusta e moralmente dannosa”. “I legislatori canadesi devono ricordare che una legge che consente la soppressione di vite umane innocenti non può mai essere moralmente giustificata. Una legge del genere minerà sempre la dignità intrinseca alla persona umana”, afferma in conclusione monsignor Gagnon. (LZ)

23 ottobre - FILIPPINE “Fedi abramitiche in dialogo”, seminario interreligioso online organizzato dalla Congregazione di Nostra Signora di Sion

“Abrahamic Faiths in Dialogue”, Fedi abramitiche in dialogo, è il titolo del seminario organizzato dalle suore della Congregazione di Nostra Signora di Sion, tenutosi il 21 ottobre online, per “costruire un’armonia nel contesto impegnativo di oggi”. L’evento interreligioso ha coinvolto rappresentanti di fede ebraica, islamica e cattolica, con l'obiettivo di affrontare i moderni fraintendimenti religiosi. Tra i partecipanti, la studiosa Deborah Weissman, prima presidentessa donna ebrea del Consiglio Internazionale dei Cristiani e degli Ebrei, organizzazione internazionale che promuove la comprensione e la cooperazione tra le due fedi; la prof.ssa di Studi Islamici Macrina Morados, la prof.ssa di Teologia Lizette Tapia-Raquel, e monsignor Pablo Virgilio David, presidente della Conferenza episcopale cattolica delle Filippine. La dott.ssa Weissman, durante il webinar, - riporta UCA News - ha voluto innanzitutto sottolineare come in un dialogo interreligioso sia necessario concentrarsi sui punti in comune e non sulle differenze e che questo dialogo “dovrebbe avvenire alla base, negli ospedali o anche in casa”, perché “la pace può essere raggiunta quando il dialogo si svolge ai livelli inferiori della società, non solo in un ambiente accademico". “Dobbiamo concentrarci sulle cose che uniscono piuttosto che su quelle che dividono le religioni". Ad esempio, tutti vogliono la pace. “Nessuna società o religione direbbe che non vuole la pace. Quindi, la pace è un terreno neutrale per il dialogo” ha detto la Weissman. Monsignor David, da parte sua, ha affermato che il dialogo e la pace si possono raggiungere solo eliminando la hubris, la tracotanza, o l'arroganza. "L'hubris è la trappola più comune dell'intelligenza umana". Gli esseri umani, infatti, se sono orgogliosi e troppo pieni di sé si chiudono ed evitano qualsiasi dialogo, ha commentato. La prof.ssa musulmana, Macrina Morados, ha invece parlato di Abramo, figura che unisce ebraismo, cristianesimo e islam, e la prof.ssa Tapia-Raquel ha concluso, sottolineando come siano le molteplici esperienze ed espressioni del divino ad offrire spazio per il dialogo. (AP)

23 ottobre - BELGIO Il governo federale prolunga le misure anti-Covid. Nelle chiese ammessi ancora non più di 200 fedeli

Resta ancora in vigore Belgio il Protocollo dell’1 ottobre sulle misure anti-Covid nelle Chiese messo a punto dai vescovi. Il governo federale ha stabilito che l’applicazione delle misure per il contenimento del contagio del coronavirus prosegua fino al 19 novembre, poi la situazione sarà nuovamente valutata. Dunque, nelle prossime settimane, riferisce un comunicato della Conferenza episcopale, nelle chiese, per le celebrazioni, potranno essere ammessi non più di 200 fedeli, dovrà essere rispettato il distanziamento sociale e sarà necessario osservare le norme igienico-sanitarie già note. Il governo ha annunciato nuove misure restrittive soprattutto per il mondo della cultura e dello sport. Circa la pratica del culto, la Conferenza episcopale ha confermato l’applicazione del Protocollo già in vigore che contiene tutte le informazioni necessarie per l’organizzazione delle celebrazioni eucaristiche e dei sacramenti nell’attuale contesto pandemico. (TC)

23 ottobre - CILE Arcivescovo di Santiago: “Il Santo Padre ci è vicino e prega per noi”

Ieri, l'Arcivescovo di Santiago, monsignor Celestino Aós, durante la sua partecipazione ad un programma di Radio Maria "Punto d'incontro", è tornato a parlare del Plebiscito, che domenica 25 ottobre chiamerà i cileni ad esprimersi sulla Costituzione, e delle due chiese bruciate nella capitale, invitando ad un dialogo più giusto e pacifico nel Paese. Monsignor Aós, intervistato da padre Roberto Navarro e dalla giornalista Macarena Gayangos, rispondendo alla domanda sugli atti di violenza avvenuti a Santiago del Cile, lo scorso fine settimana, che hanno portato a bruciare due chiese della sua arcidiocesi, si è detto preoccupato non tanto per la distruzione materiale degli edifici, quanto per la sofferenza delle comunità parrocchiali. L'indignazione, ha affermato, è tutta “per il popolo di Dio, per noi, per i credenti, è questo che fa male". Il presule, come Papa Francesco, ha espresso l'importanza di essere fratelli e sorelle, di imparare a vivere insieme nel rispetto della dignità di ogni persona. Ha raccontato, quindi, una sua conversazione di qualche giorno fa con il Papa, durante la quale il Pontefice avrebbe espresso la sua vicinanza e solidarietà al popolo cileno, e lo avrebbe incoraggiato a continuare nella sua missione di ricerca della pace e dell’incontro. "Voglio trasmettere a tutto il popolo cileno, non solo ai cattolici – ha detto l’arcivescovo -, la solidarietà del Santo Padre che ci è tanto vicino, che prega per noi e che si chiede, come noi, come possa aiutarci ad andare avanti”. Infine, l'Arcivescovo di Santiago ha invitato nuovamente i cristiani e tutti i cittadini cileni ad adempiere al loro dovere civico e ad esercitare il loro diritto di voto domenica prossima, nella consapevolezza che ogni azione ha delle conseguenze. A tutti coloro che non possono andare a votare ha chiesto, invece, di pregare “per il Cile, per coloro che votano, perché scelgano con lucidità”. "Bisogna scegliere chi è capace e ha rispetto dei diritti – ha affermato -, perché, come vediamo con dolore, ci sono altre persone che fanno scelte diverse, che scelgono la violenza, la distruzione, e in questo momento vogliamo costruire, vivere nella pace e nella convivenza". (AP)

23 ottobre- ITALIA Veglia di preghiera a Mazara del Vallo per i marittimi sequestrati in Libia

Mazara del Vallo pregherà questa sera per gli equipaggi dei due pescherecci sequestrati l’1 settembre, in Libia, a 38 miglia da Bengasi, in acque internazionali che da decenni sono rivendicate come nazionali dalle autorità libiche, ma che l’ordinamento internazionale non ha mai riconosciuto come tali. Il vescovo della diocesi, monsignor Domenico Mogavero, ha invitato i familiari e tutta la città ad una veglia che si svolgerà alle 21 nella parrocchia San Lorenzo. La scelta della parrocchia non è casuale, spiega un comunicato della diocesi di Mazara del Vallo, il luogo di culto, infatti, si trova nel quartiere Trasmazzaro, dove abitano diverse famiglie di marittimi. L’invito a partecipare al momento di preghiera è stato rivolto anche al sindaco, Salvatore Quinci, alla Giunta municipale e all’imam della moschea di Mazara del Vallo, Ahmed Tharwa: tra i 18 marittimi trattenuti in Libia ci sono anche tunisini che da decenni vivono in città. La diocesi, vicina alle famiglie dei pescatori che da giorni manifestano a Roma per chiedere al governo soluzioni, sta offrendo un aiuto concreto, sostenendo le spese delle utenze domestiche (luce, gas). “La drammatica situazione dei 18 marittimi dei due pescherecci della marineria mazarese ‘Antartide’ e ‘Medinea’ si fa sempre più complessa e difficile - spiega monsignor Mogavero -. Sono ormai trascorsi 50 giorni dal sequestro in acque internazionali, considerate unilateralmente zona economica esclusiva dalla Libia dal 2005. Tutti gli sforzi del Governo italiano per giungere alla liberazione dei marittimi e dei pescherecci fin qui non hanno raggiunto alcun risultato. Le famiglie sono angosciate - prosegue - e, seppure con molta compostezza, fanno sentire la loro voce a Roma davanti al Parlamento e nell’aula consiliare a Mazara del Vallo”. Al governo si reclamano soluzioni e soprattutto risposte alle richieste inascoltate dei pescatori che da anni chiedono una zona di sorveglianza. I sequestri dei pescherecci siciliani in acque internazionali antistanti il mare territoriale libico non sono infatti una novità. I marittimi sequestrati e rinchiusi nel carcere di El Kuefia, a 15 km a sud est da Bengasi, sono: 8 mazaresi, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi. Papa Francesco, domenica scorsa all’Angelus, ha invitato a pregare per loro e perché si giunga a un accordo fra le parti coinvolte. (TC)

23 ottobre STATI UNITI Elezioni presidenziali. Novena di preghiera dei vescovi in vista del voto del 3 novembre

Come per le presidenziali del 2016, anche per l’Election Day del prossimo 3 novembre, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) invita i cattolici a partecipare a una speciale “novena elettorale” on-line che li aiuti a votare con discernimento alla luce degli insegnamenti della Chiesa.  Per nove giorni consecutivi, dunque, i partecipanti saranno incoraggiati a pregare un Padre Nostro, Ave Maria e Gloria per le intenzioni del giorno collegandosi al sito www.usccb.org/2020-election-novena  Nella prima giornata i fedeli pregheranno per chiedere che l’impegno politico dei cattolici in questo periodo di pandemia sia guidato dalla fede. Il giorno successivo si pregherà contro il razzismo e per la pace tra le comunità negli Stati Uniti, dopo le tensioni razziali che hanno segnato in modo particolare questo 2020, mentre il 28 ottobre i cattolici invocheranno un confronto civile tra i candidati nelle ultime battute della campagna elettorale. Il quarto giorno pregheranno quindi per potere capire meglio “le implicazioni morali ed etiche delle decisioni politiche” e decidere di conseguenza. Il 30 ottobre i fedeli sono invece invitati a pregare perché gli eletti “difendano la dignità fi ogni vita umana” e il giorno successivo perché i cattolici siano informati sugli insegnamenti sociali della Chiesa. Nella giornata del 1.mo novembre si chiederà una politica che sia focalizzata sulla “dignità della persona umana e sul bene comune”. Alla libertà religiosa e al dovere dei cattolici “di difenderla ed esercitarla come cittadini fedeli” sarà dedicata l’ottava giornata della novena, mentre il 3 novembre la Chiesa statunitense pregherà perché l’impegno politico dei cattolici sia illuminato dalla fede. Infine. il giorno dopo il voto, i cattolici americani pregheranno perché i nuovi eletti siano guidati dallo Spirito Santo. Per ulteriori approfondimenti, il sito rinvia alla lettera pastorale “Forming Consciences for Faithful Citizenship – Formare le coscienze per una cittadinanza fedele”, il documento pubblicato ogni quattro anni dalla Usccb in vista delle elezioni presidenziali. Il testo suggerisce ai fedeli di dare priorità alla fede rispetto alla politica partigiana e di impegnarsi attivamente nella vita civile per rispondere ai pressanti problemi dei nostri giorni.  (LZ)

23 ottobre - INDIA Tamil Nadu: profanato cimitero cattolico. Otto arresti

Il 20 ottobre la polizia dello Stato indiano meridionale del Tamil Nadu ha arrestato 8 persone per aver profanato un cimitero cattolico nella diocesi di Palayamkottai. I vandali, sospettati di essere attivisti indù, ha riferito ad UCA News monsignor Antonysamy Savarimuthu, vescovo di Palayamkottai, hanno danneggiato circa 40 tombe, il 18 ottobre, nella parrocchia della Chiesa del Sacro Cuore. La parrocchia ha acquistato il terreno per il cimitero nel 1982 da una comunità indù, che lo utilizzava come luogo di cremazione. Gli indù hanno continuato ad usare un piccolo appezzamento di terra accanto al cimitero cristiano, separato da un muro, nonostante – ha spiegato il presule –“ i luoghi di sepoltura cristiani non debbano stare vicini a nessun tempio. Tuttavia gli indù locali non si sono opposti". Il cimitero, dunque, negli ultimi 37 anni, è stato usato senza incidenti e senza problemi con le altre fedi. Sono solo “alcune persone che stanno cercando di creare problemi", ha detto il vescovo. Padre Sundar K, segretario di monsignor Savarimuthu, ha aggiunto che la polizia locale “ha assicurato tutto l'aiuto possibile". “Per fortuna – ha affermato -, abbiamo il sostegno di tutti i partiti politici, sia del governo che dell'opposizione, che sono pronti ad aiutarci" e “ci hanno assicurato risolveranno presto il problema". (AP)

23 ottobre - ASIA Si svolgerà nella regione del Pacifico la quarta edizione della Eco-School del Coe

Potranno diventare eco-sostenitori di una terra più sostenibile e giusta ed elaborare piani d’azione supportati dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe). L’opportunità è offerta ai partecipanti della Eco-School on Water, Food and Climate Justice, giunta alla quarta edizione, e organizzata dal Coe dal 23 al 27 novembre in 5 paesi della regione del Pacifico: Fiji, Tonga, Vanuatu, Tuvalu e Isole Salomone. Ospitata dalla Conferenza delle Chiese del Pacifico, quest'anno l’Eco-School si terrà in un formato ibrido: online e in loco. La formazione riguarderà l’area del Pacifico, per questo l’Eco-School quest’anno è aperta solo a 40 candidati autoctoni. Il termine per la presentazione delle domande è il 10 novembre. I corsi saranno realizzati in collaborazione con l’Ecumenical Water Network del Coe, in collaborazione con altri programmi del Coe, tra cui Ecumenical Advocacy Alliance, Economic and Ecological Justice, Youth Engagement in the Ecumenical Movement, Health and Healing and Indigenous People's program (Mission). L’Eco-School si svolgerà in due fasi. La prima fase riguarderà i formatori e si svolgerà dall’11 al 13 novembre. La seconda fase, dal 23 al 27 novembre, coinvolgerà gli iscritti all’Eco-School in lezioni e seminari, studi biblici, teologici e contestuali, liturgia creativa e adorazione, condivisione di esperienze, attività culturali e artistiche. In un contesto ecumenico, i partecipanti avranno insomma l’opportunità di studiare le realtà locali e internazionali, di essere preparati su crisi idrica e insicurezza alimentare, sul cambiamento climatico e sul suo impatto nelle comunità vulnerabili. Saranno esaminate anche le sfide che tali problematiche pongono da una prospettiva di fede ed etica e si cercheranno possibili risposte ecumeniche. (TC)

23 ottobre - FILIPPINE Monsignor Alminaza: "Il bilancio nazionale 2021 aumenta l'esclusione sociale”

Il Church People-Solidarity Group, un'organizzazione composta da ecclesiastici e fedeli che si batte per la tutela dei diritti dei lavoratori, ha accusato – si legge su UCA news - i legislatori filippini di aver promosso l'esclusione sociale, ignorando i settori più poveri della società, e quelli della sanità e del lavoro, nel loro budget economico 2021, non stanziando per loro fondi sufficienti rispetto a quanto necessario in questo tempo di pandemia. Il gruppo, in un comunicato, ha dichiarato che "il bilancio approvato dal Congresso non riesce a soddisfare le esigenze di coloro che sono colpiti dalla pandemia di coronavirus, specialmente dei lavoratori”. Ben poco, infatti, è stato riservato al loro miglioramento sociale e ai poveri. “Una grossa fetta del budget è stata destinata alle infrastrutture”, si legge sul comunicato, problema certamente non prioritario in questa emergenza sanitaria ed economica causata dal Covid-19. Monsignor Gerardo Alminaza, presidente del Gruppo cattolico, ha ribadito ai media che il governo non ha considerato la situazione dei poveri e che "il bilancio nazionale 2021 aumenta l'esclusione sociale”. Gli indigenti, infatti, non potendo permettersi di andare in ospedale o di fare tamponi, “per mancanza di fondi nel settore sanitario", saranno destinati a morire. "Il bilancio del 2021 – ha spiegato - non garantisce l'assistenza sanitaria, soprattutto ai più poveri tra i poveri e a coloro che sono stati duramente colpiti dalla pandemia di Covid-19”. Le misure sanitarie per arginare la diffusione del coronavirus non sono state una priorità per questa amministrazione e solo una piccola parte di fondi è stata destinata al settore del lavoro. I legislatori hanno stanziato 100 milioni di dollari sia per la protezione sociale e sanitaria che per le micro e piccole imprese. Le infrastrutture e l'esercito hanno, invece, ottenuto cifre enormi: 22,91 miliardi di dollari e 15,42 miliardi di dollari. Il presule, sottolineando come i poveri abbiano bisogno non solo di carità, ma anche di giustizia, ha esortato i legislatori a considerare una modifica al bilancio “per dare priorità ai bisogni più urgenti della popolazione” nella peggiore crisi sanitaria e nel peggior declino economico della storia del Paese. (AP)

23 ottobre - POLONIA No della Corte costituzionale all’aborto eugenetico. Vescovi: “barbarie inaudita” negare il diritto alla vita

Sentenza storica in Polonia sull’aborto. Con 11 voti favorevoli e 2 contrari la Corte costituzionale polacca ha stabilito ieri che l’interruzione volontaria della gravidanza per gravi malformazioni fetali viola la Costituzione. Una condizione questa prevista da una legge del 1993 che ammette l’aborto solo in questo caso e in quelli di stupro e di pericolo per la vita della madre. La sentenza è arrivata in risposta a un ricorso presentato nel 2019 da 119 deputati secondo i quali la norma viola i principi costituzionali che proteggono la vita di ogni individuo. Argomentazione accolta dai giudici che hanno così sancito l’incostituzionalità di tale norma in quanto contraria a tre articoli della legge fondamentale sulla protezione della vita umana (art. 38), sul rispetto e la tutela della dignità umana (art. 30) e sulla discriminazione (art. 32).. Grande naturalmente la soddisfazione dei vescovi. “Con questa decisione ha confermato che il concetto di ‘vita non degna di essere vissuta’ è in netta contraddizione con il principio di uno Stato democratico governato dalla legge. La vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale ha lo stesso valore per Dio e dovrebbe essere ugualmente protetta dallo Stato”, ha dichiarato ieri il presidente della Conferenza episcopale polacca (Cep), monsignor Stanisław Gądecki.  Ricordando le parole di San Giovanni Paolo II, che per cui “una democrazia e la bontà di una società”, si misurano dal loro atteggiamento verso i più deboli, il presule ha rimarcato che: “Ogni persona di coscienza retta si rende conto di quanto sia una barbarie inaudita negare il diritto alla vita a una persona, soprattutto a causa delle sue malattie”. Monsignor Gądecki ha quindi richiamato il dovere di non dimenticare i bambini interessati da questa sentenza e le loro famiglie,  che - ha detto - devono “essere circondati da una gentilezza speciale e da un'attenzione reale da parte dello Stato, della società e della Chiesa”. (LZ)

22 ottobre - EUROPA Comece: siano assicurati vaccini anti-Covid economici e accessibili

“I futuri vaccini Covid-19 dovranno essere disponibili, economici e accessibili, soprattutto per gli anziani, i malati e gli operatori sanitari: è uno dei messaggi che gruppo di lavoro sull’etica della Comece, la Commissione degli episcopati dell’Unione europea, ha inviato all’Ue e ai suoi stati membri. Dopo aver analizzato l’attuale politica sanitaria europea e i suoi possibili futuri sviluppi, la Comece ha elaborato delle richieste. Riunitasi in videoconferenza lo scorso 1 ottobre, l’assemblea del gruppo di lavoro sull’etica ritiene importante “rafforzare la cooperazione tra l’Ue e i suoi Stati membri riguardo alla salute, garantendo accessibilità, sostenibilità e sicurezza della fornitura medica e farmaceutica, e costruire la resilienza strategica”. Il gruppo di lavoro della Comece evidenzia che “la pandemia ha indubbiamente colpito tutti, mettendo a dura prova ogni settore della società e dell'economia” e sostiene che pazienti e operatori sanitari hanno diritto a un accompagnamento spirituale. Infine, gli esperti della Comece hanno discusso della situazione delle persone anziane, gravemente colpite dalle circostanze attuali, in particolare a causa della mancanza di politiche sostenibili. (TC)

22 ottobre - NIGERIA Il Coe condanna le violente repressioni del 20 ottobre e offre sostegno alle Chiese al fianco dei manifestanti

Il Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) condanna le violenze commesse martedì sera a Lekki, in Nigeria, dalle forze dell’ordine che hanno aperto il fuoco contro un gruppo di manifestanti provocando 20 morti e 50 feriti. Da giorni nel Lagos migliaia persone protestano perché venga soppressa la Sars (Special Anti-Robbery Squad), un corpo speciale della polizia creato per prevenire furti e rapine, ma accusato di abusi di potere per aver commesso uccisioni, torture, stupri, estorsioni e arresti illegali. Le manifestazioni cominciate il 9 ottobre ad Abuja si sono ora diffuse nel resto del Paese. Di fatto il presidente Muhammadu Buhari, l’11 ottobre scorso, ha sciolto la Sars e ha promesso riforme, ma le proteste non si sono attenuate. La gente vuole una seria riforma delle forze di polizia e alle richieste di centinaia di giovani si sono aggiunte quelle di tanti altri che vogliono un cambiamento vero in tutto il Paese. Il reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Coe, in una dichiarazione, ha espresso le sue condoglianze ai parenti delle vittime di Lekki e ha rivolto un appello al governo perché venga assicurata giustizia, come promesso dal vicepresidente Yemi Osinbajo. “Chiediamo al governo di mantenere questa promessa senza indugio e con piena trasparenza e di adempiere al proprio dovere fondamentale di proteggere le vite e i beni dei suoi cittadini - si legge nella dichiarazione del Coe -. Inoltre, esortiamo il governo della Nigeria ad agire con decisione per rispondere alle legittime richieste dei manifestanti”. I leader della Chiesa nigeriana e i consigli ecumenici nazionali - il Consiglio cristiano della Nigeria (CCN) e l’Associazione cristiana della Nigeria (CAN) - hanno espresso il loro sostegno alle proteste pacifiche che stanno dilagando e alle richieste avanzate dai manifestanti, e, indignati per quanto accaduto a Lekki, invitano alla responsabilità. Il reverendo Sauca ha voluto manifestare solidarietà e offrire l’appoggio del Coe alle Chiese della Nigeria che stanno cercando di adempiere al loro ministero essenziale per la giustizia, la pace, il rispetto della dignità umana e dei diritti nel Paese. (TC)

22 ottobre - CILE Plebiscito. Il vescovo di San Bartolomé de Chillán:"Il nostro Paese ha bisogno di tutti noi”  

"Il nostro Paese ha bisogno di tutti noi”  ha affermato il vescovo di San Bartolomé de Chillán, monsignor Sergio Pérez de Arce, in un comunicato della diocesi in cui ha invitato tutta la comunità a partecipare al Plebiscito, che il prossimo 25 ottobre chiamerà i cileni ad esprimersi sulla Costituzione. “Il voto è sempre un modo concreto per partecipare alla costruzione della nostra società - ha affermato il presule -. Ancora di più quando veniamo consultati su una Costituzione politica, che è la legge fondamentale della Repubblica”. E poiché “raramente nella storia esiste una consultazione come questa”, ha precisato, “vi invito a partecipare". “Motivati dalla nostra fede dobbiamo contribuire a costruire un mondo più giusto e pacifico” ha aggiunto, invitando tutti alla partecipazione civica. Il Paese ha bisogno che tutti cerchino il bene comune, cerchino di fare comunità e non si chiudano nei propri interessi personali. Per questo ha invitato i fedeli a pregare per la nazione, affinché ognuno faccia la propria parte “per costruire un Paese migliore e più giusto". (AP)

22 ottobre - ITALIA- La cattedrale di Piacenza apre alle visite nel segno della speranza. Accordo Diocesi – Touring Club

Simbolo del romanico padano, straordinario scrigno di arte e fede, un unicum nel contesto dell’architettura ecclesiastica italiana per le sue particolarità strutturali dovute ai numerosi restauri dal Medioevo ad oggi, la Cattedrale di Santa Maria Assunta a Piacenza apre le porte alle visite guidate. Grazie ad un accordo con la Diocesi di Piacenza Bobbio infatti a partire da sabato 24 ottobre il Touring Club ha inserito la Cattedrale nel progetto Aperti per Voi: ogni sabato dalle 12.30 alle 15.30 i soci volontari del Touring accompagneranno i visitatori all’interno di un luogo che custodisce innumerevoli capolavori, primi fra tutti gli affreschi della cupola, realizzati dal Guercino nel Seicento. “In un periodo così incerto e complicato”, afferma Franco Iseppi, Presidente del Touring Club Italiano, “vogliamo ribadire l’impegno del Touring nel prendersi cura del Paese come bene comune.” Da parte sua Manuel Ferrari, direttore dell’ufficio beni culturali ed edilizia di culto della Diocesi di Piacenza – Bobbio rimarca che “da anni la città attendeva un’apertura continuativa della Cattedrale”. “Potrebbe apparire strana questa proposta in un periodo difficile come quello che stiamo attraversando, ma – prosegue Ferrari - credo invece abbia ancor più significato: il patrimonio culturale e la Bellezza che incarna, può diventare oggi più che mai risorsa inesauribile di speranza e fiducia nel domani" Il progetto “Aperti per voi” a Piacenza ha già coinvolto la Chiesa di Santa Maria in Cortina, nella cui camera ipogea secondo la tradizione cristiana fu ritrovato il corpo del martire Antonino, patrono della città. (PO)

22 ottobre - COLOMBIA Arcidiocesi di Barranquilla: “Terzo Pre-Congresso di educazione religiosa scolastica”

Si terrà domani, 23 ottobre, il “Terzo Pre-Congresso di educazione religiosa scolastica: pertinenza e oggetto di studio dell'ERE", che riunisce i direttori delle scuole, gli insegnanti della Scuola di Educazione Religiosa (ERE), i genitori e gli agenti pastorali di tutto il Paese. L’incontro virtuale, organizzato dall’arcidiocesi di Barranquilla con il sostegno della Conferenza episcopale colombiana, e coordinato dalla Fondazione Arcidiocesana dell'Educazione (FUNADE), dalla Commissione Pastorale Educativa e da Funade.fm, sarà aperto dall'arcivescovo di Barranquilla, monsignor Pablo Emiro Salas Anteliz. Fra gli argomenti trattati: l'educazione religiosa in una democrazia liberale come la Colombia, la dimensione religiosa e spirituale e il fatto religioso e il fenomeno religioso come oggetti di studio dell'ERE. Tra i partecipanti: Francisco Vargas Herrera, Pontificia Università Cattolica di Valparaiso (Cile); José Luis Meza Rueda, Pontificia Università Saveriana; Nelson Mafía Terán, Pontificia Università Saveriana; e Jorge Ravagli Cardona, Università di Birmingham. Moderano: Loretto Moya Marchant, della Pontificia Università Cattolica di Valparaiso, Cile, e Pablo Fernández Pimentel. (AP)

22 ottobre - INDIA Kerala: tre vescovi in sciopero della fame per rivendicare i diritti delle istituzioni educative cristiane

Monsignor Joshua Mar Ignathios, vescovo di Mavelikkara, presidente della Commissione episcopale per l'educazione cattolica del Kerala, il suo vicepresidente, monsignor Paul Antony Mullassery, vescovo di Kollam, e monsignor Thomas Tharayil,  vescovo ausiliare di Changanassery, il 20 ottobre, riporta UCA News, hanno fatto lo sciopero della fame davanti alla Segreteria di Stato del Kerala, per rivendicare i diritti costituzionali delle istituzioni educative cristiane. Oltre ai vescovi, altri due funzionari cattolici si sono uniti allo sciopero, per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sull’ingerenza del governo nella gestione degli istituti educativi, attraverso interventi arbitrari e modifiche a leggi esistenti. Lo scopo della protesta – ha precisato monsignor Maria Calist Soosa Pakiam, arcivescovo di Trivandrum – non è chiedere un "favore speciale allo Stato”, ma chiedere che vengano tutelati i nostri diritti costituzionali. Le chiese cristiane gestiscono, infatti, circa 5.000 scuole delle 13.000 dello Stato e più della metà ha diritto ai finanziamenti governativi per pagare gli stipendi a un certo numero di insegnanti. Per cinque anni, invece, più di 3.000 insegnanti, in istituti scolastici diretti dalla Chiesa, non sono stati pagati, ha aggiunto monsignor Pakiam, definendo questo atto come un "atto di crudeltà", soprattutto in tempo di pandemia. Padre Charles Leon, segretario della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, che copre tutte le 32 diocesi dello Stato, ha invece riferito come il governo abbia cercato di intromettersi  anche nella nomina degli insegnanti, cercando “di acquisire il diritto di nominare il 50 per cento del personale docente nelle scuole gestite dalla Chiesa e in altre scuole gestite da minoranze", violando le disposizioni costituzionali. (AP)

22 ottobre - GABON Il governo dispone nuove norme per la riapertura dei luoghi di culto il 30 ottobre ma i cattolici sono decisi a tornare in chiesa domenica

I vescovi del Gabon faranno riaprire le chiese il 25 ottobre, dopo 7 mesi di chiusura a causa dell’emergenza coronavirus, nonostante il governo abbia deciso che in ogni luogo di culto qualunque attività potrà essere ripresa dal 30 ottobre. Il governo ha inoltre stabilito che le chiese potranno riaprire soltanto la domenica e le moschee il venerdì, che ogni celebrazione non potrà avere una durata superiore a un’ora e che non potranno essere ammessi più di 30 fedeli i quali dovranno mostrare di essere risultati negativi al test Covid-19 e registrarsi. Martedì scorso, riferiscono i media locali, l’arcivescovo di Libreville, monsignor Jean Patrick Iba-Ba, ha incontrato il ministro dell’interno Lambert Noël Matha per discutere della questione. Quest’ultimo ha spiegato al presule che il governo, allentando le misure restrittive non ha voluto “imbavagliare” le confessioni religiosi e che le disposizioni meno restrittive, che saranno progressive, riguardano tutti i settori pesantemente colpiti dalla pandemia. Monsignor Iba-Ba ha riferito al ministro il risentimento dei fedeli di fronte alle misure disposte dal governo, ma Matha ha replicato che questa percezione non riflette la volontà del governo. Da più parti diverse le manifestazioni di dissenso espresse in questi giorni circa le decisioni del governo. L’Associazione delle donne cattoliche del Gabon (AFCG) le ritiene discriminatorie nei confronti dei credenti. “Noi donne, notiamo che i mercati che frequentiamo regolarmente pullulano di persone senza alcun rispetto delle misure proposte e di fronte all’indifferenza degli agenti delle forze dell’ordine - si legge in un comunicato -. La mascherina non viene indossata correttamente (…). Inoltre non viene osservato il distanziamento sociale”. Da qui le perplessità dell’associazione: “Perché quindi esigere 30 persone per luogo di culto, nonostante occorra un test negativo per partecipare, l’uso della mascherina e l’igiene delle mani con gel idroalcolico?”. L’Associazione delle donne cattoliche ricorda poi che la data di domenica 25 ottobre scelta dalla Conferenza episcopale per la riapertura delle chiese non è casuale, anche perché il Messale Romano specifica che il 25 ottobre si celebra la dedicazione di tutte le chiese consacrate, mentre il 30 ottobre, venerdì, è un giorno lavorativo per i cattolici. “Fissare l’apertura dei luoghi di culto in terra gabonese il venerdì, giornata dedicata al culto musulmano, ci rimanda alla realtà del duplice status del Gabon: laico o musulmano?” si legge nel comunicato. L’Associazione delle donne cattoliche appoggia dunque i vescovi del Gabon e lancia un appello perché i fedeli si mobilitino per partecipare alle messe previste il 25 ottobre secondo i programmi di ciascuna parrocchia. (TC)

22 ottobre - ITALIA L’architettura sacra come spazio di comunione ai tempi del Covid al centro di una giornata di studio online

Raccogliere nuovi spunti di ricerca e suggestioni circa gli spazi comunitari ecclesiali, anche alla luce del periodo del Covid-19 affinchè la Chiesa continui a svolgere la sua missione evangelizzatrice e profetica. E’ questo lo scopo che si propone la giornata di studio online "Architettura Sacra: Spazio di Comunione", organizzata in collaborazione con l'Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l'edilizia di culto della CEI e l' Ordine degli Architetti PPC di Vicenza. Il simposio si svolge lunedì 26 ottobre all'interno dell'evento Koinè Digital Preview. Vari esperti si confronteranno sul tema della progettazione di un centro pastorale e quindi sull’identità della comunità cristiana dei nostri giorni, il suo rapporto con il territorio, il contesto urbano, la realtà sociale e i concreti bisogni di chi vi abita. Una riflessione a tutto campo dunque su una Chiesa chiamata oggi ad essere comunità cristiana aperta, pronta al dialogo, all'accoglienza e provocata in questi tempi di “distanziamento sociale” a continuare a promuovere esperienze profonde di comunione, di relazione e di speranza che vadano oltre la solitudine e la morte. Centrale  sarà quindi il tema dell'ospitalità quale categoria autenticamente evangelica in relazione al complesso parrocchiale, edificato attorno all'edificio chiesa, cuore pulsante del fabbricato. Esso è opera architettonica e non mera edilizia complementare e costituisce assieme all'aula liturgica un luogo di evangelizzazione e di comunione. Il Convegno, la cui partecipazione è gratuita previa iscrizione, è rivolto ad architetti, ingegneri, progettisti, geometri, antropologi, sociologi, paesaggisti, liturgisti, teologi, incaricati dei beni culturali ecclesiastici, cultori di arte sacra, sacerdoti e a quanti sono interessati e si occupano di Complessi Parrocchiali. Al centro della giornata di studio i temi della sostenibilità, della resilienza ai tempi del Covid, ma anche la salvaguardia del creato come partecipazione alla creazione, il tempo come risorsa per l'altro, la libertà come liberazione dal peccato e dall'ingiustizia. L’appuntamento digitale di Koinè  anticipa la manifestazione “fisica” in programma dal 7 al 9 marzo 2021 presso il quartiere fieristico di Vicenza. Durante le due giornate sono in programma eventi e convegni dedicati a temi attuali: dall'architettura sacra e la necessità di riprogettare i luoghi della fede all'evoluzione del turismo spirituale. (PO)

22 ottobre - BANGLADESH L’erosione del fiume minaccia la chiesa e i villaggi della diocesi di Mymensingh  

Il vescovo della diocesi di Mymensingh, monsignor Ponen Paul Kubi, e il direttore regionale della Caritas, Aprubo Mrong, si sono appellati al governo affinché si adoperi per salvare la chiesa di San Giuseppe, fondata nel 1912, e cinque villaggi vicini a Ranikhong, nel distretto di Netrokona, nel nord-est del Paese, che rischiano di essere trascinati via a causa dell’erosione del fiume Someshwari, un fiume transfrontaliero che scorre dal vicino Stato indiano di Meghalaya al Bangladesh. "La situazione è grave, e il sostegno del governo è stato inadeguato” ha riferito ad UCA News il parroco locale, padre Plinson Mankin, che ha aggiunto di non aver mai visto un’erosione così devastante nei sette anni passati nella parrrocchia. “Ora gli abitanti del villaggio – ha detto - raccogliendo denaro e lavorando volontariamente, cercano di proteggersi" da questa erosione causata principalmente dall'estrazione selvaggia della sabbia del fiume. Il sacerdote ha raccontato come gli indigeni che abitano i villaggi abbiano organizzato catene umane e raduni per impedirne l’estrazione. Apurbo Mrong ha riferito che la Caritas ha fornito 3.000 taka (35 dollari) in contanti a 200 famiglie per aiutarle a "proteggere la zona usando alberi, bambù e sacchi di sabbia". Il direttore dell’organizzazione cattolica ha spiegato come l’uso di draghe per asportare la sabbia, spesso in prossimità degli argini, danneggi gravemente l’assetto del fiume" e provochi il crollo delle sponde. “Se l'estrazione della sabbia non verrà fermata, non si potrà fermare l'erosione del fiume", ha affermato Mrong, e  la chiesa di S. Giuseppe con i suoi 4.500 fedeli di etnia Garo, la sua scuola, il suo cimitero, insieme ai cinque villaggi, rischieranno di inabissarsi. Farjana Khanom, capo del governo del sottodistretto di Durgapur a Netrokona, ha precisato come il governo abbia già preso alcune misure per affrontare il problema. Oltre ad aver piazzato centinaia di sacchi di sabbia sulle rive del fiume per rallentare l'erosione, avrebbe presentato alle autorità superiori un progetto - i cui lavori dovrebbero iniziare il 23 ottobre - del valore di 1,3 milioni di dollari. “Speriamo che venga approvato presto" ha detto Khanom, aggiungendo che oltre all’estrazione della sabbia, sarebbe in esame anche un’altra causa dell’aumento dell’erosione, ossia l’emersione di piccole isolette nel fiume. Il Bangladesh, Paese quasi completamente pianeggiante, attraversato da centinaia di fiumi che svolgono un ruolo vitale nella vita sociale ed economica della popolazione, è interessato ogni anno da inondazioni ed erosioni che colpiscono gravemente vaste aree del suo territorio  e migliaia di persone che lo abitano. (AP)

22 ottobre - FILIPPINE #coronavirus Novena di Natale: monsignor Pabillo chiede una modifica dell’orario del coprifuoco per consentire ai fedeli di partecipare alle Messe notturne dal 16 al 24 dicembre

L'amministratore apostolico di Manila, monsignor Broderick Pabillo, in un’intervista a Radio Veritas – riporta UCA News - ha raccontato di aver scritto al sindaco della città, Isko Moreno Domagoso, per chiedere di modificare l’orario del coprifuoco e spostarne la fine dalle 4 alle 3.30 del mattino, per consentire così ai fedeli di assistere, all’alba, alle Messe notturne, Simbang Gabi, in occasione della Novena di Natale, dal 16 al 24 dicembre. Monsignor Pabillo ha affermato che le tradizioni vanno osservate, specialmente se portano speranza e ispirazione ai fedeli. "Tradizioni come queste – ha detto - hanno una lunga storia e sono profondamente radicate nella nostra cultura filippina”. Il presule ha spiegato che queste “non sono solo pratiche, ma un'espressione di amore e di fede del popolo filippino. Qualcosa di cui abbiamo un disperato bisogno durante questa pandemia". Perché non siamo semplicemente un corpo fisico, ha aggiunto , “siamo anche esseri spirituali ed è la fede che ci sostiene” in questo tempo di emergenza sanitaria. “Senza la nostra fede, possiamo facilmente spezzare e perdere la speranza, senza di essa, possiamo facilmente arrenderci e dire 'tutto è finito'". Il vescovo filippino ha sottolineato come la Chiesa sia riuscita ad organizzare e a celebrare Messe serali per soddisfare tutte le esigenze dei cattolici. In egual misura, dunque, sarà possibile celebrare Messe la mattina presto, rispettando le misure di distanziamento fisico. I fedeli, da parte loro, hanno ribadito il loro bisogno di nutrire lo spirito e il corpo. “Durante questa pandemia, sentiamo parlare tanto di morti e di depressione – ha riferito una parrocchiana, Teresa Javier, ad UCA News -. Andare in chiesa e celebrare la Messa ci aiuterà ad alleviare i nostri problemi". Inoltre, ha concluso, anche “i funzionari del governo hanno bisogno del nutrimento spirituale a cui si riferiva il vescovo Pabillo per servire ‘meglio’ la popolazione e fare del bene comune una priorità”. (AP)

22 ottobre - SOMALIA Caritas Italiana pubblica un dossier sulla Somalia a 25 anni dalla morte del medico e capo progetto Graziella Fumagalli

Fa il punto sulla crisi istituzionale, sociale e umanitaria che la Somalia vive dalla caduta del regime di Siad Barre, nel 1991, il dossier che la Caritas Italiana pubblica oggi, ricordando il 25.mo anniversario dell’uccisione di Graziella Fumagalli coordinatrice del centro anti-tubercolosi di Merca. Medico e capo progetto di Caritas Italiana, la donna venne assassinata il 22 ottobre 1995. Il dossier con Dati e Testimonianze (DDT) “Nazione a frammenti. Crisi perenne di un popolo senza Pace” vuole approfondire la storia complessa di un Paese tormentato, riferisce un comunicato, che sembra incapace di risollevarsi dalle sue ceneri, ma che sta cercando una via verso la pace, e, a partire dall’impegno di Graziella Fumagalli, racconta le iniziative di Caritas Italiana dal 2011 al 2020. Grazie al contributo di tanti sostenitori, sono 40 i progetti realizzati con oltre 2,5 milioni di euro. Ma quello che la Somalia vive è un conflitto per lo più dimenticato, evidenzia la Caritas, dalla comunità internazionale e dalla sensibilità della gente comune. La nazione è frammentata in una miriade di clan, ferita dagli interessi dei signori della guerra e dalle violenze delle milizie jihadiste che ne minano la stabilizzazione decretandone la condizione di Stato fallito da trent’anni. Una fragilità, aggiunge Caritas Italiana, che provoca estrema vulnerabilità alla pandemia e agli shock climatici, con un terzo della popolazione che necessita di assistenza umanitaria, 2,6 milioni di sfollati, 800mila rifugiati in altri paesi e 850mila bambini sotto i 5 anni che hanno bisogno di supporto nutrizionale. All’Angelus del 29 dicembre dello scorso anno a ricordare la situazione della Somalia anche Papa Francesco, che ha pregato per le vittime dell’attentato terroristico nella capitale Mogadiscio e ha condannato l’“orribile” gesto rivendicato dagli al-Shabaab. (TC)

21 ottobre - POLONIA #Coronavirus Morto monsignor Bogdan Wojtuś, primo vescovo polacco vittima del Covid-19

Il Coronavirus fa la sua prima vittima tra vescovi polacchi. Si tratta di monsignor Bogdan Wojtuś, vescovo ausiliare emerito di Gniezno, deceduto ieri all’età di 83 anni in un ospedale a Poznań dove era ricoverato da quattro giorni.  Alla famiglia e ai fedeli dell’arcidiocesi – riporta l’agenzia cattolica polacca Kai - è giunto il messaggio di cordoglio di monsignor Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca (Cep), anch’egli positivo al Covid-19. “Ha dedicato tutta la sua vita al servizio di Cristo come sacerdote, studente dell’Università Cattolica di Lublino, vicario, impiegato della Curia di Gniezno, docente e rettore del Seminario maggiore e dell’Istituto teologico a Gniezno, poi dell’Istituto di cultura cristiana a Bydgoszcz, e infine come vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Gniezno”, ricorda il presule nel messaggio.“Profonda tristezza” per la scomparsa di monsignor Wojtuś è stata espressa da monsignor Wojciech Polak, arcivescovo di Gniezno e primate della Chiesa polacca, che è stato suo ex-allievo in seminario. "La sua morte è una grande perdita per l'arcidiocesi di Gniezno”, ha dichiarato. “È morto un uomo che per molti anni, soprattutto sotto il regime comunista, è stato per tante persone un punto di riferimento, come un padre. Con lui è andata via una parte importante della storia della nostra arcidiocesi”, ha aggiunto il primate  ricordando, in particolare, il suo grande impegno pastorale in difesa della famiglia. In tutto sarebbero 12 i vescovi polacchi risultati positivi al Covid-19 in questi ultimi dieci giorni. Tra questi anche il segretario generale della Conferenza episcopale, monsignor Artur Miziński. L’8 ottobre era deceduto per Coronavirus l’ex capo della Chiesa evangelica luterana di Polonia, il pastore Jan Szarek.(LZ)

21 ottobre - ITALIA Dedicata all’emergenza Covid-19 la 46.ma edizione del Premio della Bontà di Sant’Antonio 

Si terrà il 22 novembre prossimo la cerimonia di premiazione della 46.ma edizione del Premio della Bontà di Sant’Antonio, l’annuale appuntamento rivolto agli studenti delle scuole primarie e secondarie italiane promosso dall’Arciconfraternita del Santo a Padova per dimostrare quanto di “buono” vi sia nei giovani di ogni generazione. L’emergenza Covid 19 ha costretto a riprogrammare le attività e ad attualizzare il tema che quest’anno è “Un luogo, o un monumento, può essere testimone di storie o eventi di bontà e solidarietà che hanno lasciato tracce nelle nostre Città e Paesi. Racconta ciò che puoi scoprire nei luoghi in cui vivi”. Proprio nei luoghi della pandemia - rende noto un comunicato dell'Arciconfraternita - sono stati selezionati anche gli “adulti” che riceveranno il “Premio della Bontà 2020” insieme agli studenti vincitori del concorso. Accanto ai partecipanti alla fase concorsuale riservata alle scuole, l’Arciconfraternita, infatti,si propone di individuare uno o più protagonisti che nella vita adulta abbiano dato una tangibile testimonianza degli insegnamenti del Vangelo prodigandosi per gli altri. I vincitori designati sono: la Dottoressa Maria Teresa Gallea e i Dottori Paolo Simonato Luca Sostini che hanno sostituito i medici di medicina generale della zona rossa di Vo' Euganeo durante il periodo più critico dell'inizio pandemia, già insigniti il 20 ottobre dell'onorificenza di Cavalieri dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana; il sacerdote medico don Fabio Stevenazzi, che a metà marzo ha dismesso temporaneamente la tonaca per tornare in corsia a Milano e il Professor Nando Bonessio di Roma che lo scorso mese di giugno ha raggiunto in macchina una studentessa rimasta senza connessione per sostenere l'esame di terza media mettendo a dispozione il suo cellulare. (LZ)

VNS ITALIA Più di 9 milioni dall’8x1000 all’arcidiocesi di Milano per l’emergenza sanitaria

Sono più di 9 milioni i fondi assegnati dalla Conferenza episcopale italiana all’arcidiocesi di Milano come contributo straordinario per l’emergenza Covid-19. I fondi raccolti con 8 per mille sono destinati a persone e famiglie in situazioni di povertà o di necessità, enti e associazioni che operano per il superamento dell’emergenza provocata dalla pandemia e enti ecclesiastici in situazioni di difficoltà. A Milano – informa un comunicato - 3.106.000 euro andranno a 195 parrocchie che si sono ritrovate in difficoltà nell’affrontare le spese ordinarie a causa della sospensione delle Messe domenicali durante i tre mesi di lockdown la scorsa primavera. “La mancata partecipazione alle Messe - spiega il Vicario episcopale per gli Affari generali, monsignor Bruno Marinoni - ha determinato anche una mancata raccolta delle offerte. Le parrocchie con le spalle più larghe hanno affrontato la nuova situazione senza particolari problemi. Altre più deboli hanno avuto maggiori difficoltà. Grazie al fondo straordinario della Cei, compenseremo questi mancati introiti. Inoltre proprio il senso di responsabilità dei parroci ci ha permesso di intervenire solo nei casi più gravi”. Altri 2 milioni di euro saranno assegnati ai genitori i cui figli frequentano le scuole per l’infanzia cattoliche. Gli istituti coinvolti sono 500, i beneficiari circa 5mila famiglie con Isee annuo inferiore ai 20mila euro.  Infine, gli enti diocesani riceveranno complessivamente 4.130.000 euro, di cui un milione e 810mila derivanti dal cosiddetto fondo “emblematico”, assegnato a diocesi, come quella di Milano, colpite in modo particolare dalla pandemia. Tra i beneficiari enti che svolgono un’attività pastorale o culturale ed enti caritativi, come la Fondazione San Carlo, la Casa della Carità e il Consorzio Farsi Prossimo.  (LZ)

21 ottobre VATICANO Pontificio Istituto Orientale. Appello del cardinale Sandri per la pace in Medio Oriente e Caucaso

All’inaugurazione, ieri, del nuovo anno accademico del Pontificio Istituto Orientale, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e gran cancelliere dell’istituto, nella sua prolusione ha evidenziato che la pandemia di Covid-19 ha costretto ad una serie di decisioni: l’organizzazione dei corsi in sicurezza, il ribasso delle nuove borse di studio, l’annullamento del primo anno di studi per la facoltà di Diritto Canonico. L’evento si è svolto dopo la preghiera della Divina Liturgia di benedizione inaugurale presieduta da monsignor Giorgio Demetrio Gallaro, segretario della Congregazione per le Chiese Orientali. “Ci sono diversi modi per affrontare le sfide e le difficoltà dal punto di vista umano - ha detto il porporato nell’Aula Magna del Pontificio Istituto Orientale, facendo riferimento all’emergenza coronavirus -; per il cristiano, per il credente, ancor più per colui che studia e fa teologia non si tratta semplicemente di fermarsi allo scorrere del tempo, al Kronos, ma di cogliere in ogni situazione un’occasione, essendo cioè attenti al kairos di Dio: cosa Dio voglia comunicare al suo popolo in ogni tempo della storia che Egli dona di poter vivere e attraversare”. Considerando poi l’offerta formativa dell’istituto volta alla conoscenza delle Chiese Orientali, ha avuto un pensiero per i Paesi del Medio Oriente: “Rivolgiamo e rinnoviamo nuovamente un appello alla pace e alla riconciliazione, con menzione speciale a quella parte del Caucaso ove popoli amici quali sono quello armeno e quello azero hanno ripreso in mano le armi per ridestare un conflitto non privo di interessi e di appoggi da diverse potenze”. Il cardinale Sandri ha sottolineato che il nuovo anno accademico sarà “un tempo in cui sfruttare le maggiori risorse per pensare alla propria missione, al modo di presentare agli studenti un’offerta formativa sempre più attenta al presente” e ha precisato che la Pontificia Università Gregoriana, il Pontificio Istituto Orientale e il Pontificio Istituto Biblico stanno compiendo un cammino “particolarmente delicato ma non per questo meno entusiasmante”: quello dell’unificazione. Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha poi ricordato che quest’anno ricorre il centenario della proclamazione di Sant’Efrem a dottore della Chiesa universale per volere di Benedetto XV, e ha annunciato che gli eventi organizzati dal Pontificio Istituto Orientale, in collaborazione con il Patriarcato di Antiochia dei Siri, sono stati posticipati all’ottobre del prossimo anno. Il cardinale Sandri ha aggiunto che con quell’enciclica Benedetto XV volle donare “consolazione ed indicare un faro di speranza” ai “popoli orientali” e a quelle chiese che dopo il primo conflitto mondiale assistevano alla spartizione del Vicino e Medio Oriente e “i cui echi hanno conseguenze anche al giorno d’oggi”. “In molti frangenti, (…) sembra che il mondo non abbia imparato la lezione - ha affermato il porporato - per quanto la pandemia abbia interrotto o almeno limitato alcuni fenomeni bellici, tuttavia la guerra è ancora una triste realtà e un triste dramma in tante parti del mondo e in modo particolare nell’Oriente a noi tanto caro”.  (TC)

21 ottobre - IRLANDA Mons. Brennan: non è il momento di scoraggiarsi, non siamo impotenti di fronte alla pandemia

“‘Keep heart, Be heart, Give heart!’ Solidarity in life and in death, in the age of Coronavirus”, ovvero “’Non perdere il coraggio, sii cuore e dona il cuore!’: la solidarietà nella vita e nella morte in tempi di Coronavirus”: si intitola così la lettera pastorale scritta dal monsignor Denis Brennan, vescovo di Ferns in Irlanda, per il mese di novembre dedicato alla commemorazione dei defunti. Una ricorrenza che quest’anno cade in un momento difficile per tutto il mondo alle prese con una seconda ondata della pandemia del nuovo Coronavirus. Quello di monsignor Brennan è dunque un invito a non lasciarsi scoraggiare ma ad andare avanti con solidarietà e speranza nel ricordo dei morti a causa del Covid-19. “Non siamo impotenti”, esordisce il presule nella lettera, ricordando che “le migliori armi” contro la diffusione del contagio sono il rispetto di accorgimenti semplici come l’igiene delle mani, l’evitare i contatti fisici e gli assembramenti e l’uso della mascherina. Ma - afferma – questo non basta: “come Chiesa siamo chiamati a fare di più” condividendo “la speranza in giorni migliori” con gli altri, soprattutto con coloro che vivono l’emergenza sanitaria come una “vera lotta”: “chi è isolato, quelli per i quali l'ansia è un peso quotidiano, chi ha veramente paura”. Tante sono le persone - fedeli, volontari, vicini, parroci -  che anche attraverso la rete hanno fatto questo “sforzo sovrumano di bontà e generosità” per non lasciare le persone sole, osserva monsignor Brennan. In questa prospettiva, il vescovo di Ferns richiama anche l’importanza di mantenere, per quanto possibile, le chiese aperte, almeno finché è in vigore il livello 3 (che in Irlanda prevede, tra le altre cose, la chiusura al pubblico dei luoghi di culto, ma non quella di locali come pub e ristoranti).  La lettera si sofferma poi sulle conseguenze socio-economiche della pandemia.  ed  esorta a non dimenticare le difficoltà nei Paesi più poveri del mondo: “Per quanto gravi siano i nostri problemi a causa della pandemia, ci sono parti del mondo in cui sono molto peggiori”. Di qui l’invito a continuare a donare a Trócaire, la Caritas irlandese, i cui introiti nel 2020 si sono ridotti a causa della pandemia.  Monsignor Brennan rivolge in conclusione il suo pensiero alle vittime del Covid-19 e ai loro familiari: l’invito è a pregare per questi morti con la litania ebraica “Li ricordiamo” e a partecipare il 1.mo novembre a speciali Messe di suffragio per i defunti della pandemia. (LZ)

21 ottobre ITALIA Una borsa di studio intitolata a Santa Rosa da Viterbo per valorizzarel'archvio delle Clarisse Urbaniste d’Italia

 Una borsa di studio intitolata a Santa Rosa da Viterbo. A promuoverla  anche quest’anno è il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo onlus (CSSRV), incaricato della gestione e tutela dell'Archivio e della Biblioteca della Federazione delle Clarisse Urbaniste d'Italia, allocate presso il Monastero di Santa Rosa in Viterbo. Lo scopo è valorizzare e di tutelare i materiali conservati presso l'Archivio e la Biblioteca. Per partecipare al bando per l’assegnazione della borsa di studio è necessario presentare un progetto di ricerca che affronti temi ed aspetti che riguardino la storia del Monastero e della sua comunità religiosa, ma anche di Viterbo e del suo territorio, sempre partendo dai documenti presenti nel fondo. Il tema è infatti "Rosa da Viterbo: una santa, un monastero, una città". Ad esempio, si legge nel bando, si possono approfondire le "vicende del culto e la sua diffusione nel mondo; il culto civico, gli aspetti devozionali; la storia del monastero e i suoi rapporti con la città e il territorio". Il valore del premio è di 5000 euro lordi. La borsa di studio è attivata grazie ad una sinergia tra istituzioni ecclesiali e civili che collaborano insieme per favorire la cultura: essa gode infatti del contributo dell'Università della Tuscia, del Comune di Viterbo, della Fondazione CARIVIT e del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa da Viterbo, con il patrocinio gratuito della Provincia di Viterbo e della Diocesi di Viterbo. Il termine ultimo entro il quale far pervenire le domande di partecipazione è la mezzanotte del 22 novembre 2020. (PO) 

21 ottobre -  Il Museo Diocesano di Catania amplia il percorso espositivo con due importanti donazioni 

Vasi di piccole dimensioni e monete di epoca greca e romana e soprattutto medievale ed islamica. Si tratta del significativo nucleo di reperti che a partire dal prossimo 23 ottobre andrà ad arricchire il percorso espositivo del Museo Diocesano di Catania. La mostra “Dai depositi alla musealizzazione” riguarda la raccolta Urzì e la raccolta Nicolosi, entrambe provenienti dalla generosità di due sacerdoti catanesi, collezionisti di oggetti d’arte. Prima di morire entrambi hanno lasciato in eredità all’Arcidiocesi di Catania i loro beni nel desiderio che potessero essere fruiti da un vasto pubblico. Tra i vari oggetti appartenuti a monsignor Salvatore Ursì si distinguono circa 160 vasi di piccole dimensioni e di produzione seriale , qualche esemplare di ceramica attica figurata e alcune statuette di cui si ignora l’esatta provenienza geografica. Appassionato di numismatica monsignor Salvatore Nicolosi  ha lasciato all’Arcidiocesi circa mille pezzi tra monete moderne e medaglie; tra queste anche alcuni esemplari più antichi di epoca greca e romana e, soprattutto, medievale e islamica. Con l’integrazione delle due raccolte Urzì e Nicolosi il Museo Diocesano di Catania amplia il proprio percorso espositivo nell’ottica di una sempre più ricca proposta culturale. All’inaugurazione nella Sala della Pinacoteca il 23 ottobre alle 18.30 interverranno tra gli altri l’arcivescovo di Catania, Salvatore Gristina, l’Assessore ai Beni Culturali e dell’identità Siciliana della Regione Sicilia Alberto Samonà ed il direttore del Museo Diocesano di Catania Rosalba Panvini. (PO)

21 ottobre - VATICANO A Bartolomeo I il Dottorato honoris causa in Filosofia della Pontificia Università Antonianum

All’indomani dell’incontro in piazza del Campidoglio a Roma tra i leader religiosi mondiali sulla pace cui ha partecipato assieme al Papa, una nuova occasione ecumenica di festa e condivisione: il conferimento del Dottorato honoris causa in Filosofia al Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. A precedere la cerimonia di consegna presso l’ateneo dei Frati Minori, la Laudatio del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin che di questa eminente figura sottolinea “la sintonia con il magistero petrino che dimostra l’unione ecumenica tra le Chiese di Oriente e Occidente”. Il porporato ha sottolineato come Bartolomeo sia stato fonte di ispirazione per la Laudato Si’ di Papa Francesco, evidenziando come anche Francesco con la Laudato Si’ abbia ispirato alcuni scritti del Patriarca che individuano una “stretta connessione tra economia ed ecologia, che entrambe vengono dalla radice comune ‘oikos’, cioè ‘casa’”. Prima della consegna del prestigioso riconoscimento, Bartolomeo I ha voluto ringraziare attraverso un’illuminante lectio magstralis in cui ha sottolineato come “le religioni creino ponti per raccogliere insieme le nuove sfide che si pongono all’umanità”. “Prendersi cura dell’ambiente non è solo una questione politica o economica, ma prima di tutto una questione religiosa ed etica: tutti abbiamo la responsabilità di considerare il modo in cui abitiamo il mondo – ha detto – è inconcepibile preoccuparsi dell’uomo e distruggere la sua Casa”. Prima di ricevere il riconoscimento dalle mani di fra’ Michael Anthony Perry, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori e Gran Cancelliere della Pontificia Università Antonianum, all’indirizzo di Bartolomeo I sono stati rivolti i saluti anche degli altri cardinali presenti in rappresentanza della Santa Sede: il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità tra i cristiani, e il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. (RB)

21 ottobre - VATICANO Filoni: Maria, Nostra Signora Regina della Palestina, cooperatrice di una storia sacra

Con la Messa presieduta questa mattina nella Basilica di San Pietro dal cardinale Fernando Filoni per celebrare Nostra Signora Regina della Palestina, patrona dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, cavalieri e dame hanno rinnovato il duplice impegno di vita cristiana “e di uomini e donne che hanno a cuore la Chiesa Madre di Gerusalemme e che intendono sostenerla con la preghiera, l’affetto e la generosità”. La festa di Nostra Signora della Palestina viene celebrata ogni anno il 25 ottobre, ma quest’anno, a causa dell’emergenza coronavirus, il porporato, gran maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ha voluto radunare i membri dell’Ordine attorno all’Altare della Cattedra di San Pietro. L’evento è stato trasmesso in diretta sulla pagina Facebook del Gran Magistero dell’Ordine, dove questo pomeriggio, alle 18, sarà possibile seguire una conferenza che sarà tenuta da monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, sul tema: “Terra Santa e Medio Oriente. Attualità e prospettive possibili”. Nella sua omelia il cardinale Filoni, facendo riferimento all’operato dell’Ordine del Santo Sepolcro, ha evidenziato che “l’amore per la Terra Santa si situa (…) nel contesto di quell’amore che Dio ebbe per l’umanità; un amore che ebbe piena manifestazione in una regione, in una terra concreta, geograficamente determinata, appunto la Palestina”, e che nella Palestina “Dio ha manifestato la pienezza del suo amore in Cristo”, “servendosi di umili eventi, di semplici persone che hanno accettato di collaborare in modo naturale. Come naturale fu la cooperazione di una donna per le sue capacità generative. La donna ha un nome, Maria, ha una vita, una terra, un villaggio, una educazione, una fede; ha una famiglia di origine, pensa ad uno sposo”. Il porporato ha definito Maria “cooperatrice, con Giuseppe, di una storia sacra”. “Non c’è solo una terra sacra, c’è anche una storia che diviene sacra, perché Dio vi interviene, vi irrompe silenziosamente - ha spiegato - la vita di Maria sarà con Giuseppe una vita come tante, comune a tante famiglie, ma anche unica per la presenza di Gesù e per la missione redentiva che il Padre gli affidava”. Il porporato ha inoltre ricordato che in Palestina ebbe inizio anche la Chiesa, sicché, insieme alla nascita di Gesù, quella terra “vide, dunque, due eventi che sono all’inizio della storia della salvezza e della Chiesa”. Il titolo di “Regina della Palestina” riferito a Maria, ha precisato poi il cardinale Filoni, “trae origine dalla missione in sé con riferimento a Dio; un titolo che per estensione poi va al di là della Palestina e si estende alla Chiesa e al mondo”. Infine il porporato ha rivolto una preghiera alla Vergine: “A Lei, che si dona al mondo e alla Chiesa e con la Chiesa in modo sempre nuovo attraverso la storia e le culture, chiediamo il dono della pace per il mondo e in particolare per la Terra (…) chiediamo la sua materna protezione sulla Chiesa perché continui ad essere il “Corpo di Gesù” da Lei generato spiritualmente, fedele alla missione affidatale dal Figlio suo”. (TC)

21 ottobre - FILIPPINE I missionari clarettiani invitano i cattolici alla WordCon2020 online dal 29 al 30 novembre

Torna, dal 29 al 30 novembre, trasmessa online attraverso la piattaforma Zoom, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, la WordCon2020, conferenza organizzata ogni anno, dal 2018, dai missionari clarettiani filippini, in collaborazione con la Claret School di Quezon City, per continuare ad essere “servitori della Parola". Non si conoscono ancora i nomi dei relatori, ma il tema di quest’anno sarà “La Parola e il Culto”. Padre Julius Jose Coching, direttore esecutivo della Claretian Communications Foundation, Inc., ha raccontato – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, parlando della WordCon del prossimo mese, che i partecipanti rifletteranno sulla Lettera agli Ebrei.  La Chiesa, infatti, oggi, sta attraversando una crisi simile a quella di cui parla la Lettera, che racconta come gli ebrei seguissero Gesù che non aveva nè un tempio nè una chiesa. Oggi il sacerdote non può essere facilmente avvicinato a causa della pandemia. "Sembra – ha spiegato padre Coching - che la Chiesa sia lontana. Eppure, la Lettera agli Ebrei ci dice che non dovrebbe essere così”, perché “Cristo è il nostro tempio". I partecipanti, inoltre, - ha aggiunto - saranno chiamati a riflettere sulla "conclusione apparentemente incoerente della Lettera agli Ebrei", sul punto in cui si chiede ai fedeli di offrire un sacrificio di lode, due parole che esprimono significati opposti. Così Gesù ha rivoluzionato questo concetto, dicendo che più ci sacrifichiamo per gli altri, più lodiamo veramente Dio, ha spiegato il sacerdote, auspicando che i partecipanti possano trarre ispirazione da questo seminario e continuare a donare se stessi ai loro fratelli che, in questo tempo di pandemia, continuano a soffrire. (AP)

21 ottobre - ITALIA Una mostra fotografica nel duomo di Pieve di Soligo ricorda il Beato Toniolo

Una mostra di foto storiche dedicata al beato Giuseppe Toniolo, allestita vicino alla sua tomba nel Duomo di Pieve di Soligo. Resterà aperta fino a fine ottobre nella navata destra della chiesa. Inaugurata nell’ambito del Festival della Dottrina Sociale della Diocesi di Vittorio Veneto, l’esposizione fa memoria della grande processione di popolo che il 30 settembre 1940 accompagnò in preghiera il trasporto della salma di Toniolo fino all’allora chiesa arcipretale. Le foto ritraggono l’imponente corteo partito dal cimitero di Pieve di Soligo che, guidato dall’allora Patriarca di Venezia,  cardinale Amodeo Giovanni Piazza, da numerosi Vescovi e trecento sacerdoti, attraversò vie e piazze. Esposte anche immagini della esumazione, traslazione e ricognizione medica sulla salma del beato svolte nel 2011, fino agli scatti della celebrazione di ringraziamento per l’avvenuta beatificazione di Toniolo, avvenuta il 29 aprile 2012 nella Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma. Tra le altre attività dedicate alla memoria del grande sociologo ed economista cattolico, lo scorso 7 ottobre a Pieve di Soligo si è svolta la cerimonia di consegna del Premio Giuseppe Toniolo assegnato quest’anno alla Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus di Padova, che ha dato vita alla prima grande infrastruttura a di coesione sociale “Civitas Vitae Angelo Ferro”. Un riconoscimento ad un’importante attività in campo assistenziale, residenziale, educativo e sportivo. (PO)

21 ottobre - COLOMBIA Assassinio ex combattenti Farc. Monsignor Figueroa Gómez: “Avanzare sulla via della riconciliazione”

“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9), ricorda  monsignor José Figueroa Gómez, vescovo della diocesi di Granada, in un comunicato pubblicato ieri sulla pagina web dell’Episcopato. Il presule, in seguito all’assassinio di due ex combattenti delle Farc, nel comune di La Uribe, il 16 ottobre, - Juan de Jesús Monroy, noto come Albeiro Suárez, firmatario degli accordi di pace e leader della reincorporazione degli ex guerriglieri delle Farc nel dipartimento di Meta, e Luis Alejandro Largo Gómez, guardia del corpo e funzionario dell’Unità di protezione nazionale -, ha invitato tutti coloro che continuano ad attentare alla vita delle persone, soprattutto dei leader sociali, destabilizzando la regione, di porre fine a questo odio e a questa violenza e avanzare sulla via della riconciliazione. Il vescovo di Granada ha chiesto alle autorità competenti di rafforzare la protezione dei leader sociali e ha invitato i fedeli a non stancarsi di pregare per la pace e a cercarla in tutti i modi possibili, così come attraverso, la Pastorale Sociale Diocesana, continuerà a fare la Chiesa nella regione. (AP)

21 ottobre - CILE Incendio chiese. La vicinanza e la solidarietà degli Episcopati di Spagna e America Latina

Diversi, nelle ultime ore, i messaggi di vicinanza e solidarietà alla Chiesa cilena da parte degli Episcopati di Spagna e America Latina, in seguito agli attacchi incendiari avvenuti domenica scorsa contro due chiese di Santiago del Cile, durante le manifestazioni contro il governo.   “Preghiamo che Dio riversi la sua grazia sul popolo cileno affinché possa placare i cuori dei violenti e che possa nascere il rispetto della verità, della giustizia e dei diritti umani". Così il cardinale Juan José Omella, presidente della Conferenza episcopale spagnola, e il segretario generale, monsignor Luis J. Argüello, vescovo ausiliare di Valladolid, a nome dei vescovi spagnoli, hanno espresso in un messaggio la loro fraternità e vicinanza alla Chiesa in Cile, “in questi momenti difficili dovuti a varie esplosioni di violenza che hanno colpito alcune chiese dell'arcidiocesi di Santiago del Cile”. Un messaggio di solidarietà e vicinanza alla Chiesa, e alle comunità delle parrocchie di La Asunción e San Francisco de Borja, è arrivato poi da parte dei vescovi argentini, firmato da monsignor Oscar V.Ojea e monsignor Carlos H.Malfa, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Episcopato. I presuli hanno chiesto a Dio “di concedere la pace e l’amicizia sociale nella nazione sorella”, invocando l’intercessione di Nostra Signora del Carmelo, patrona del Cile, per tutto il popolo, soprattutto per coloro che soffrono la violenza. Anche i vescovi della Patagonia argentina, in una lettera indirizzata ai presuli della Patagonia e del sud del Cile, “dinanzi a questi atti di violenza che distruggono i valori della convivenza, della pace e del rispetto, ricercati e realizzati con tanto sacrificio, e ora violati e messi in crisi”, unendosi al popolo fedele di Dio, hanno espresso la loro solidarietà. Monsignor Adalberto Martínez Flores, presidente dei vescovi del Paraguay, invece, ha voluto ricordare nel suo messaggio che "Ogni segno di intolleranza, di mancanza di rispetto e di estremo offuscamento, che attacca la dignità delle persone e le loro espressioni genuine, rivela la dolorosa distanza e il crudele errore che il male è capace di generare nel cuore e nella mente di coloro che hanno dimenticato Dio”. Rammaricandosi profondamente per gli eventi verificatisi in Cile, anche la Conferenza episcopale messicana, poche ore dopo gli atti di violenza avvenuti nella capitale, sul suo account Twitter scriveva: “I templi sono segni dell'identità di un popolo, la loro distruzione è una perdita che colpisce e ferisce la comunità". Infine, la presidenza del Consiglio episcopale latinoamericano, rifiutando categoricamente gli episodi violenti che hanno colpito le parrocchie di Santiago del Cile, si è detta fiduciosa che le autorità chiariscano al più presto “questo atto di violenza che non può essere ammesso in alcun modo, indipendentemente dalla sua origine”. "Condanniamo questo e qualsiasi atto di sacrilegio o profanazione – hanno dichiarato - che minacci la vita spirituale dei fedeli e l'opera di evangelizzazione della Chiesa, soprattutto in questi difficili tempi di pandemia che stiamo vivendo". (AP)

21 ottobre - FILIPPINE  Caritas Germania dona 100 mila euro a Caritas Manila

Caritas Germania ha donato 100 mila euro, circa 5 milioni di peso filippini, per aiutare Caritas Manila a prestare soccorso alle zone più colpite dal Covid-19. Fin dai primi mesi della pandemia, l’organizzazione cattolica filippina, assieme ai principali gruppi imprenditoriali, si è vista impegnata a distribuire buoni alimentari per un valore di 1,7 miliardi di peso alle famiglie povere di Metro Manila e alle province vicine, duramente colpite dalla diffusione della pandemia di coronavirus. In questo contesto, padre Anton Pascual, direttore esecutivo di Caritas Manila, ha voluto sottolineare – si legge sul sito web dell’Episcopato - il grande valore di questa donazione tedesca, che verrà utilizzata soprattutto per portare aiuto ai 4.425 residenti di Barangay 201 a Pasay City, un villaggio sottoposto, per mesi, a misure restrittive estreme per contrastare la diffusione del virus. "Sappiamo – ha affermato il sacerdote – che il Covid-19 ha conseguenze non solo sulla salute ma anche sul sostentamento del nostro popolo. Molti stanno morendo di fame oggi e molti bambini sono malnutriti". Le famiglie povere di Pasay City, beneficiarie della donazione di Caritas Germania, riceveranno pacchi alimentari, comprese vitamine, e un  kit completo di prodotti per l'igiene. (AP)

21 ottobre - EUROPA Comece: la nuova enciclica del Papa indica all’Europa la via verso lo sviluppo umano integrale

Fratelli tutti è una nuova bussola che si sta rivelando utile anche a livello politico. Indica la via verso lo sviluppo umano integrale, specificando i passi necessari per trasformare i nostri sistemi economici e politici e plasmarli in particolare attraverso l’apertura, il dialogo, l’impegno, la solidarietà, l’equità, l’attenzione per la nostra casa comune, la giustizia, la promozione del bene comune e il sostegno ai poveri e agli emarginati”: così la Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece) definisce la terza enciclica di Papa Francesco. In un comunicato i vescovi d’Europa evidenziano che il documento contiene anche un forte riferimento al “sogno di un’Europa unita” come immaginato dai padri fondatori dell’Ue e per padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece ispirerà il lavoro della Commissione degli episcopati negli anni a venire. “Papa Francesco invita tutti noi, persone e istituzioni, a dare il nostro contributo alla costruzione di un mondo migliore dopo il Covid-19, un mondo giusto e pacifico, con più fraternità e amicizia sociale” afferma padre Barrios Prieto. La Comece evidenzia che l’enciclica esorta tutti gli uomini di buona volontà a riconoscere ed esprimere la comune fratellanza nella vita quotidiana. “Un appello a un nuovo modo di vivere le relazioni umane - aggiunge padre Barrios Preto - non solo sulla carta, non solo a parole, ma attraverso le nostre azioni quotidiane, nella nostra vita privata, pubblica o professionale, andando oltre le divisioni sociali, culturali e religiose, come spiega Gesù nella Parabola del Buon Samaritano o come ha mostrato San Francesco durante il suo incontro con il sultano al-Malik al-Kamal nel 1219”. (TC)

20 ottobre - LUSSEMBURGO Chierichetti donano 150 alberi per celebrare la Laudato si’ e i 150 anni dell’arcidiocesi di Lussemburgo

I Grands-Clercs della cattedrale Nostra Signora di Lussemburgo hanno donato sabato scorso 150 alberi all’arcidiocesi di Lussemburgo per celebrarne il 150 anni. La piantumazione si è svolta nel Lëpschent, al termine della celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo. I giovani chierichetti, con il loro gesto, hanno voluto manifestare il loro impegno per la cura del Creato, dando vita ad un’iniziativa ispirata all’enciclica di Papa Francesco Laudato Si’. Sono stati simbolicamente piantati due alberi, riferisce il portale dell’arcidiocesi di Lussemburgo, ed è stata scoperta una targa commemorativa. Tutti gli altri alberi saranno piantati il ​​7 novembre, per la festa di San Willibrord. Sarà anche collocata una targa con i nomi di sponsor e benefattori che hanno contribuito al progetto. I Grands-Clercs della cattedrale Nostra Signora di Lussemburgo si occupano dei servizi liturgici, ma sono anche impegnati in diverse attività che stimolano a vivere la fede in famiglia, nel tempo libero, a scuola, promuovono l’amicizia e suscitano l’interesse per un impegno sociale basato sui valori cristiani. (TC)

20 ottobre - TERRA SANTA Una settimana di preghiera indetta dal Coe per il popolo palestinese e la tradizionale raccolta delle olive

Il Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) esorta questa settimana tutti i suoi membri e partner, nonché tutte le persone di buona volontà, a unirsi nella preghiera per la pace e la giustizia in Terra Santa e per un abbondante raccolto di olive. L’iniziativa vuole evidenziare l’importanza spirituale, economica e culturale della raccolta delle olive per i villaggi palestinesi e intende manifestare solidarietà alle famiglie palestinesi per le ingiustizie subite e gli atti vandalici alle loro terre e proprietà. La Cisgiordania conta oltre 10 milioni di ulivi e la raccolta annuale dei frutti, fra settembre e novembre, riveste una grande importanza per le comunità palestinesi, sia sul piano economico che culturale. Circa 100mila famiglie si guadagnano da vivere grazie alla coltivazione degli ulivi, ma la raccolta delle olive avviene sotto un’occupazione militare che perdura da 53 anni. Le famiglie palestinesi non hanno libero accesso alle loro terre, dunque non possono prendersi cura come vorrebbero dei loro alberi. “La raccolta delle olive è di grande importanza per le comunità palestinesi in Cisgiordania - afferma il reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Coe -. Riunisce le persone in un’atmosfera gioiosa e festosa attorno a una delle loro più importanti fonti di reddito tradizionali. Raccogliere in pace e sicurezza è essenziale per la vita e il sostentamento dei contadini palestinesi e delle loro famiglie”. Tradizionalmente, il ritorno alla raccolta è anche un momento di festa e gratitudine per i frutti che gli ulivi forniscono, riferisce un comunicato del Coe, ma quest’anno le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19 hanno aggravato la vulnerabilità delle comunità palestinesi nei territori occupati. Il Programma ecumenico di accompagnamento in Palestina e Israele del Coe continua tuttavia a promuovere la pace e la giustizia per le popolazioni palestinesi che vivono sotto occupazione. “La stagione della raccolta delle olive è un momento per ricordare ancora una volta al mondo le difficoltà e le ingiustizie subite dal popolo palestinese” conclude il reverendo Sauca. In questo particolare momento dominato dalle preoccupazioni per il Covid-19, per il segretario generale ad interim del Coe, l’invito a pregare per la gente della Terra Santa mostra chiaramente che il popolo palestinese non viene dimenticato e che “la comunità cristiana continuerà a opporsi all’oppressione e alle violazioni dei diritti umani”. (TC)

20 ottobre - ITALIA Nasce a Castelbuono "La Locanda del buon Samaritano", centro Caritas che coinvolge tre parrocchie

Viene inaugurato venerdì a Castelbuono, nella diocesi di Cefalù, alle 17.30, un Centro Caritas Interparrocchiale. Si chiamerà “La Locanda del buon Samaritano”, avrà sede nella chiesa dell’Itria ed è frutto della nuova Unità di Pastorale Sinodale che vede le parrocchie Sant’Antonino Martire, Maria Santissima Assunta e Natività di Maria Vergine lavorare in sinergia. Il centro, si legge nel portale dei vescovi siciliani, sarà guidato da don Lorenzo Marzullo e avrà fra le sue principali attività l’adorazione eucaristica, l’ascolto, il banco alimentare, la formazione sulla carità e sul magistero del Papa. L’iniziativa segue l’apertura della Casa del Mandorlo per l’accoglienza dei migranti, proprio nella 106.ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, il 27 settembre, voluta dal vescovo di Cefalù monsignor Giuseppe Marciante, e la destinazione del Seminario Estivo San Guglielmo come “Domicilio Protetto con Continuità Assistenziale” per pazienti Covid non negativizzati che necessitano di assistenza. Si tratta di nuove realtà che a Castelbuono vogliono essere segni di attenzione della Chiesa di Cefalù verso i bisogni dei più fragili, in questo particolare momento di forte preoccupazione e difficoltà. (TC)

20 ottobre - SVIZZERA Nuove restrizioni anti-Covid nelle chiese e negli istituti religiosi

I vescovi svizzeri invitano i fedeli a osservare nuove norme anti-Covid in seguito alle decisioni del Consiglio federale prese a causa dell’aumento dei contagi da coronavirus. Si tratta di misure volte a tutelare la salute della popolazione e a evitare la congestione del sistema sanitario. In un comunicato i presuli precisano che i Cantoni restano i primi responsabili delle misure necessarie per prevenire la diffusione del Covid-19 e per interrompere le catene di trasmissione e ricordano che ogni individuo resta comunque personalmente responsabile del proprio atteggiamento e delle misure igieniche stabilite dall’Organizzazione mondiale della sanità. La Conferenza episcopale precisa poi che è obbligatorio indossare la mascherina nelle chiese e negli istituti religiosi e che ad essere esentate sono solo alcune categorie, ossia i bambini sotto i 12 anni, chi non può per motivi particolari, in particolare per ragioni mediche, e ancora, nel contesto delle celebrazioni liturgiche o di feste religiose, sacerdoti, diaconi, lettori e cantori che eseguono determinati atti specifici della liturgia, oppure ancora oratori in occasione di eventi ecclesiali. Si raccomanda poi il distanziamento sociale e la riduzione del numero di presenze da 300 a 100 persone. (TC)

20 ottobre - REGNO UNITO Nel Mese del Rosario iniziativa di preghiera per chiedere la fine della pandemia

“Rosary Whirlwind British Isles” (“Turbine del Rosario nelle isole britanniche)”: si intitola così l’iniziativa di preghiera promossa dalla Chiesa cattolica di Inghilterra, Galles e Scozia in questo mese di ottobre per invocare la pace, la fede e la vita contro il Coronavirus. Nel periodo tradizionalmente dedicato alla recita del Rosario, oltre che alle Missioni, i cattolici britannici sono stati invitati quest’anno a chiedere l’intercessione della Vergine per la fine della pandemia. Diverse chiese e cattedrali in tutto il territorio del Regno Unito hanno aderito. Tra queste il celebre Santuario nazionale di Nostra Signora di Walsingham, nella contea di Norfolk, sul cui sito web sono elencati tutti i link a cui collegarsi , ogni sera alle 8.00 per seguire on-line la recita del Rosario in sette santuari mariani, cattedrali e parrocchie . A Walsigham essa è guidata ogni martedì sera dal rettore del santuario, monsignor Philip Moger insieme ai padri Francescani. Tra gli altri siti da cui viene trasmesso in streaming il Rosario, la grotta di Carfin, il principale santuario mariano della Scozia. A chiudere il mese , il National Rosary Relay Rally, una speciale Staffetta del Rosario di 12 ore organizzata il 31 ottobre, vigilia di Ognissanti, dalla Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew), alla quale interverranno diversi vescovi. (LZ)

REGNO UNITO In Galles nuovo lockdown. Chiuse le chiese: il disappunto dei vescovi

Torna il lockdown in Galles: di fronte al riacuirsi della pandemia da Covid-19 che ieri ha fatto registrare 950 nuove infezioni, portando il numero totale di casi ad oltre 35mila su 3 milioni di abitanti, il primo ministro Mark Drakeford ha annunciato la chiusura di tutte le attività per due settimane, dal 23 ottobre al 9 novembre. La misura è intesa come “una porta tagliafuoco” che permetterà non solo di ridurre il rischio di nuovi contagi, ma anche di alleviare la pressione sul servizio sanitario, dove risultano ricoverate già 800 persone risultate positive al coronavirus. A restare chiuse saranno anche le chiese dove i fedeli non potranno recarsi né per le celebrazioni comuni, né per la preghiera privata. Disappunto e delusione vengono quindi espressi dai vescovi locali: in una nota, Monsignor George Stack, Arcivescovo di Cardiff, ricorda che “da quando hanno riaperto dopo il primo lockdown, le chiese cattoliche sono stati luoghi di sicurezza e protezione, oltre che di tranquillità e di pace in questi giorni così turbolenti”. Esse, aggiunge, “sono state esemplari nel conformarsi alle misure di distanziamento sociale, ai requisiti igienico-sanitari e alle procedure di tracciabilità", anche grazie all’aiuto di “molti volontari”. Ora, invece, bisognerà tornare alle Messe e alle celebrazioni in streaming, ma – sottolinea Monsignor Stack – “la religione cattolica è una religione incarnata e la ‘carestia eucaristica’ dei mesi scorsi è stata già molto dolorosa per molti fedeli”. Le chiese, infatti, “sono luoghi non solo in cui, ma anche attraverso cui si venera Dio” come “comunità di fede”. Al contempo, il presule si dice pronto al dialogo con il governo gallese “nella speranza che le chiese rimangano aperte almeno alla preghiera privata in momenti specifici delle prossime due settimane”. Infine, dal vescovo di Cardiff l’auspicio che le misure restrittive prestabilite raggiungano il loro scopo, ovvero “ridurre i contagi e ripristinare la salute dell’intera popolazione”. (IP)

20 ottobre - FRANCIA In presenza e a Lourdes la prossima plenaria autunnale dei vescovi a novembre

Sarà un incontro in presenza la prossima sessione autunnale della Conferenza episcopale francese (Cef), in programma a Lourdes dal 3 all’8 novembre. Nonostante il ripristino dello stato di emergenza sanitaria a causa della ripresa esponenziale dei contagi del Covid-19, i vescovi hanno deciso di non tenere un’assemblea virtuale come nello scorso mese di giugno. Una sessione – spiega un comunicato diffuso ieri sul sito della Cef  - che “ha anche mostrato i limiti di questa modalità di riunione”.  “È essenziale che i vescovi di Francia possano incontrarsi fisicamente a Lourdes a novembre per sperimentare concretamente la collegialità che costituisce il loro ministero”, evidenzia il comunicato. “La Chiesa di Francia deve andare avanti su diverse questioni importanti; i vescovi devono riunirsi per ascoltare, analizzare, discutere e poi scegliere insieme le strade da percorrere. L’assemblea plenaria, luogo concreto della collegialità episcopale, è quindi anche luogo di una necessaria sinodalità che permetterà ai vescovi di andare avanti insieme su diversi temi: ecologia integrale, lotta alla pedofilia, ‘territorio e parrocchia’, questioni finanziarie”. Saranno infatti questi i principali temi all’ordine del giorno della riunione. In particolare, le prime due giornate, dal titolo “Coltivare la terra e nutrirsi”, saranno dedicate ai problemi del mondo agricolo e rurale. Il 5 novembre è previsto l’incontro del Gruppo di lavoro “Territorio e parrocchia”, istituito su proposta del Comitato episcopale “Studi e progetti. La quarta giornata di lavori sarà consacrata alla lotta alla pedofilia. Nell’occasione sarà presentato anche il terzo rapporti sugli abusi sessuali nella Chiesa di Francia. Nella stessa giornata del 5 novembre verranno poi illustrati i risultati di un’inchiesta condotta quest’anno sulla salute mentale dei sacerdoti. Il discorso di chiusura dell’assemblea sarà svolto dal Presidente della Cef, monsignor Éric de Moulins-Beaufort, che presiederà anche la Messa conclusiva nella Basiluica del Risario di Lourdes. (LZ)

20 ottobre - ARGENTINA Vescovo di San Justo: di fronte al degrado ambientale, scommettere sulla speranza

Mettere in pratica le tre T invocate frequentemente da Papa Francesco (techo, tierra, trabajo ovvero casa, terra e lavoro) significa “scommettere sulla speranza per i bambini e i giovani”: lo afferma Monsignor Eduardo García, vescovo di San Justo, in Argentina, in una nota in cui denuncia il degrado ambientale e la criminalità organizzata che spesso predomina in molte zone della diocesi. “Di fronte alle lotte per la conquista del territorio – si legge nel documento episcopale – bisogna lavorare per l’integrazione urbana; di fronte al narcotraffico, bisogna aiutare le persone ad uscire dal tunnel della droga attraverso l’istruzione, lo sport, il sostegno alla famiglia; contro la cultura dello scarto, occorre tutelare gli anziani; davanti ai fili spinati posti da chi vuole occupare un terreno, è necessario rilanciare la libertà e la solidarietà”. Di qui, l’appello del presule affinché “i quartieri della città non vivano nella paura e nella schiavitù che paralizza ogni possibilità di una vita serena”. “Lavoriamo insieme – è l’invito di Monsignor García – come figli di Dio e figli di questa terra”, in nome “dello sviluppo e della crescita di tutta la popolazione”. Le parole del vescovo di San Justo arrivano in un momento particolare: a causa della pandemia da Covid-19, le famiglie più indigenti hanno visto aggravarsi la loro emergenza abitativa, segnata da un sovraffollamento quanto mai pericoloso di questi tempi. Non solo: sempre a causa dell’emergenza sanitaria, molte persone hanno perso il lavoro ed ora si trovano nell’impossibilità di pagare l’affitto, finendo così con il vivere in strada. A tutto questo, sottolinea ancora il vescovo, si aggiunge l’attività criminale della “mafia della terra” che si appropria di terreni per portare avanti i suoi traffici legati al furto o alla droga, “paralizzando lo sviluppo dignitoso di molti uomini e donne che lottano per una vita migliore”. Di conseguenza, afferma Monsignor García, “la necessità, la paura e le manipolazioni fanno del nostro popolo un esercito oscuro di soldati, schiavi per la sopravvivenza”. (IP)

20 ottobre - ITALIA Assisi, conclusa esposizione spoglie del Beato Carlo Acutis. Mons. Semeraro: la sua forza è l’umiltà

“La forza di attrazione del Beato Carlo Acutis è l’umiltà”: lo ha sottolineato Monsignor Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che ieri 19 ottobre, ad Assisi, ha presieduto una Messa nel Santuario della Spogliazione. Una celebrazione significativa, al termine della quale la tomba del giovane Carlo Acutis, beatificato lo scorso 10 ottobre, è stata chiusa dopo diciannove giorni di esposizione alla venerazione dei fedeli. “Sono certo – ha sottolineato il presule nella sua omelia - che il Beato Carlo porta avanti i sogni di tanti che guardano a lui come un modello e un esempio”. Egli infatti, è stato “un giovane che si è giocato la vita puntando su Cristo”. “C’è un fascino particolare in lui – ha aggiunto il prefetto - Per andare avanti nella causa di beatificazione e di canonizzazione una clausola importante è la presenza di una fama di santità, ma per Carlo non ce ne è stato bisogno e non ce n’è bisogno”. A concelebrare la Messa è stato, tra gli altri, il Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, Monsignor Domenico Sorrentino il quale, prima della chiusura della tomba del giovane Beato, ha reso grazie a Dio per i giorni “stupendi, inimmaginabili, incredibili e belli” appena trascorsi. “Quello che abbiamo vissuto – ha detto - sia davvero un tempo di grazia per portare fiori e frutti nell’avvenire. La grande partecipazione di fedeli è il segno che Carlo è il Santo tra noi”. Il presule ha quindi spiegato che, considerato il riacuirsi della pandemia da Covid-19, “non è possibile tenere ancora aperta, in sicurezza, la tomba di Carlo Acutis”; tuttavia, “non appena la situazione migliorerà, essa verrà riaperta definitivamente”. Il Santuario resta comunque disponibile alla frequenza ordinaria dei fedeli. Intanto, i dato sull’affluenza durante i diciannove giorni di esposizione delle spoglie dimostrano una grande partecipazione: dal 1.mo al 19 ottobre, presso la tomba del giovane beato, hanno sostato in preghiera più di 41mila persone, con una media giornaliera di 2.100, regolate e controllate, con i termoscanner, grazie all’aiuto delle forze dell’ordine e dei volontari. La diretta Facebook con la Santa Messa del 1.mo ottobre, al termine della quale è stata aperta la tomba di Carlo, ha raggiunto circa 570mila persone e superato le 2mila condivisioni, mentre il video della sola apertura delle spoglie è stato visto da oltre 3 milioni di fedeli. (IP)

20 ottobre - R.D. CONGO Vescovi ai congolesi: non lasciatevi rubare la sovranità  

“Nonostante i nostri vari appelli agli alleati della coalizione di governo perché fermino le loro lotte intestine e si dedichino invece a lavorare per l'interesse del popolo, siamo profondamente addolorati dall'indifferenza rivoltante degli attori politici mentre il Paese è sull'orlo della bancarotta!”.  È una ferma reprimenda contro la classe politica nazionale quella lanciata dalla Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) nel messaggio finale della sua 57.ma assemblea plenaria svoltasi nei giorni scorsi a Kinshasa. Intitolato “Popolo congosese: non lasciamoci rubare la nostra sovranità!”, il documento svolge un’articolata disamina dei problemi vecchi e nuovi che affliggono il Paese africano chiamando ancora una volta in causa le responsabilità dei suoi dirigenti politici, ma chiedendo anche ai congolesi di reagire.In primo piano nel messaggio il nuovo stallo istituzionale provocato dalle lotte interne alla coalizione di governo, formata dal partito Udps del Presidente Felix Tshisekedi e dalle forze fedeli all’alleato-rivale Joseph Kabila, in particolare per il controllo della Commissione elettorale indipendente (Ceni) e della Corte costituzionale, il cui funzionamento è tuttora bloccato. Lotte che impediscono anche di raggiungere un consenso sull’attesa riforma elettorale. "Mentre gli uomini e le donne congolesi languiscono nella miseria e nella povertà, aggravate dalle restrizioni del Covid-19, gli alleati di governo investono le loro energie in calcoli politici per conquistare o conservare il potere alle prossime elezioni del 2023”, denunciano i presuli che esortano i cittadini a restare vigili sul rispetto della Costituzione e a non lasciarsi “confiscare” la sovranità: "La nostra situazione cambierà nel giorno in cui i potenti capiranno che per rimanere o accedere al potere, devono servire i nostri interessi”. Di qui anche il monito agli stessi leader politici “a mettersi al servizio del bene comune”: “Come servitori del popolo essi devono preoccuparsi del suo benessere ed essere pronti rendere conto del loro operato”. Un altro grave motivo di preoccupazione della Cenco è la perdurante insicurezza e le violenze comunitarie nelle province orientali di Ituri, Nord Kivu, Sud Kivu e Tanganica. Violenze – si osserva nel messaggio– che dimostrano anche la debolezza del governo centrale di fronte a milizie e gruppi armati di ogni sorta.  Di qui l’esortazione a "resistere pacificamente” a questo processo di “balcanizzazione del Paese” dimostrando unità e coesione patriottica. Al tema delle violenze settarie è legato anche quello della violazione dei diritti umani che chiamano ancora una volta in causa le responsabilità di alcuni partiti politici. A questo proposito, i vescovi sollecitano l’Esecutivo a presentare “una richiesta formale per l'istituzione di un Tribunale penale speciale  per la Repubblica Democratica Congo contro i responsabili, sia interni che esterni, delle violenze commesse  tra il 1993 e 2003”, durante gli ultimi anni del regime di Mobutu Sese Seko nell’ex Zaire e le due guerre civili che seguirono alla sua caduta. In conclusione l’esortazione a tutti i congolesi a “restare saldamente fedeli agli ideali tracciati dai padri dell’indipendenza" del Paese. In questo modo, affermano i presuli, sarà possibile “lasciare in eredità alle generazioni future non più un Congo di lacrime, divisioni e guerre, ma un Paese prospero, un Congo di pace, riconciliazione e fraternità”. (LZ)

20 ottobre - ITALIA Ricostruito dall'Università di Padova il volto di san Teobaldo di Provins

L’emozione di vedere il volto di un santo vissuto oltre mille anni fa. E’ quella che si apprestano a vivere i fedeli di Badia Polesine,  comune veneto in provincia di Rovigo. La sera di giovedì 22 ottobre  nella chiesa San Giovanni Battista infatti verrà svelato loro il viso del patrono Tebaldo di Provins. In programma è prevista infatti la pubblicazione di un importante progetto coordinato dall’Università di Padova per la ricostruzione facciale forense del santo. L’idea è nata nel 2018 nel corso delle Giornate di studio teobaldiane a Saint Thibault des Vignes, comune francese gemellato con Badia, dove ogni anno studiosi francesi e italiani si incontrano per aggiornarsi sulle scoperte e i riscontri relativi alla figura e alla diffusione del culto di Teobaldo. Con loro c’è sempre anche il parroco di Badia Polesine, don Alex Migliosi, che ha deciso di concretizzare la proposta del team: ricostruire il volto di questo testimone della fede. Fondamentale è stata, lo scorso anno alla presenza di una commissione canonica costituita dal vescovo di Adria Rovigo, Pier Antonio Pavanello, che interverrà alla serata di giovedì, l’ispezione dell’urna del santo di Provins posta sull'altare a lui dedicato nella chiesa di Badia: si è trattato della decima ricognizione effettuata nella storia. Le centinaia di foto digitali del teschio scattate per l’occasione hanno consentito agli studiosi universitari di Padova, di ricostruire le fattezze fisionomiche di Teobaldo. Un lavoro analogo a quello condotto sempre dall’ateneo qualche anno fa sul volto di Sant’Antonio.   Il progetto promosso dalla Diocesi di Adria-Rovigo e dalle parrocchie di Badia Polesine, Sossano in provincia di Vicenza e Bosco di Rubano in provincia di Padova, è seguito con grande attenzione anche in Francia dove sono centinaia i siti legati al culto di questo santo. (PO)

20 ottobre - PORTOGALLO Settimana educazione cristiana. Arcivescovo di Braga: la scuola non sostituisce i genitori

“La scuola non sostituisce i genitori”: lo afferma Monsignor Jorge Ferreira da Costa Ortiga, Arcivescovo di Braga, in Portogallo, in occasione della “Settimana nazionale dell’educazione cristiana”, in corso dal 18 al 25 ottobre. In un messaggio, il presule sottolinea la necessità che lo Stato rispetti la libertà dei genitori di scegliere il tipo di educazione da dare ai propri figli, affinché sia una formazione “accessibile, di qualità e in linea con le loro convinzioni”. Scuola e famiglia, infatti – scrive il presule – non sono interscambiabili, bensì “complementari” l’una all’altra. Centrale, poi, richiamo alla “corretta educazione alla cittadinanza” per “cementare l’unità e la coesione sociale”, purché sia basata su “valori consensuali”. Se, infatti, tale tipo di formazione diventa “uno strumento di indottrinamento ideologico, schierato su questioni che non raccolgono consensi – spiega l’Arcivescovo di Braga – allora essa non sarà un fattore di unità, bensì di divisione, di imposizione a carattere totalitario, contrario al diritto della famiglia”. Il riferimento, nello specifico, è alla questione dell’educazione sessuale, inclusa la teoria del genere, attualmente integrata nella materia “Educazione alla cittadinanza e allo sviluppo”: Monsignor Ortiga afferma che “si tratta di un tentativo di imporre qualcosa di offensivo nei confronti delle convinzioni etiche e religiose di molti studenti e delle loro famiglie”, tanto più che essi hanno il diritto di “esprimere un parere sul contenuto delle lezioni e delle attività scolastiche”. In nome del “primato” della famiglia sullo Stato, scrive il presule, si può “giustificare il rifiuto di alcuni studenti a frequentare questi corsi, in base al diritto all’obiezione di coscienza”. Il riferimento non è casuale: recentemente, infatti, in Portogallo si è acceso il dibattito in relazione al caso di due fratelli di 12 e 14 anni, residenti a Vila Nova de Famalicão, che non hanno seguito alcuna lezione del corso “Educazione alla cittadinanza”. I loro genitori, infatti, hanno rivendicato il diritto all'obiezione di coscienza, in quanto tra gli argomenti didattici rientravano anche la sessualità e il genere. In conseguenza di ciò, numerosi esponenti della cultura portoghese hanno aderito al “Manifesto in difesa della libertà di educazione”, firmato anche da Monsignor António Moiteiro, presidente della Commissione episcopale per l'Educazione cristiana e la Dottrina della fede. Nel documento, si definisce come "imperativo" che le politiche pubbliche nazionali di educazione "rispettino sempre scrupolosamente” la priorità del diritto e del dovere dei genitori di scegliere "il tipo di formazione da dare ai propri figli". (IP)

20 ottobre COLOMBIA Il Papa dona pacchi alimentari e kit di protezione alla diocesi di Cúcuta per i migranti venezuelani 

 Papa Francesco ha donato 3.300 pacchi alimentari e 3.300 kit di protezione e igiene  - terza tranche di aiuti -, alla diocesi di Cúcuta, affinché presti aiuto ai migranti venezuelani che, dopo essere stati bloccati per mesi al confine tra la Colombia e il Venezuela, si sono ora messi in marcia sulle strade a nord del Sud America per dirigersi all’interno della Colombia o in altri Paesi e migliorare le loro condizioni di vita, in un contesto – quello della pandemia – che aggrava ulteriormente qualsiasi situazione sanitaria presentino. Grazie alla Fondazione Pontificia Populorum Progressio, che finanzia progetti in America Latina e Caraibi, gli aiuti saranno distribuiti in un periodo di 21 giorni, effettuando tra le 250 e le 300 consegne al giorno. La prima consegna è stata effettuata, tramite il  Banco Alimentare Diocesano (BDA), martedì 13 ottobre, a beneficio dei migranti che hanno viaggiato tra Cúcuta e il comune di Chinácota. Il BDA ha aggiunto alle confezioni: bevande idratanti, frutta e tappi con l'immagine di Papa Francesco, rispondendo così alla chiamata del Pontefice ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare i nostri fratelli. (AP)

20 ottobre -  STATI UNITI A Washington, tradizionale “Messa bianca” in solidarietà con le persone disabili

(Si chiama “Messa bianca” ed è la tradizionale celebrazione eucaristica che la diocesi statunitense di Washington celebra ogni anno, come gesto di solidarietà con le persone affette da disabilità, sia fisica che mentale, insieme ai loro familiari ed assistenti. Giunta all’11.ma edizione, la Messa di è tenuta domenica 18 ottobre, presso la Chiesa di San Francesco d’Assisi di Landover Hills; a presiederla è stato l’Arcivescovo di Washington, Wilton Gregory. “Gesù è sempre inclusivo con le persone – ha detto il presule nella sua omelia – e trova sempre il modo di accogliere tutte le persone nel discepolato”, tanto che “condivide i pasti con i peccatori e con gli esattori delle tasse e chiama tra i suoi discepoli uomini imperfetti”. Ed è proprio l’accoglienza di Cristo, ha ribadito Monsignor Gregory, a spingere la Chiesa di Washington a celebrare ogni anno la “Messa bianca”, con l’obiettivo di “riconoscere pubblicamente e con gratitudine la presenza e il dono dei fratelli e sorelle con bisogni speciali o disabilità”. “Senza di loro – ha aggiunto il presule – siamo semplicemente incompleti”, perché tutti “siamo figli di Dio e la Chiesa non deve mai dimenticare o trascurare questa eredità”. L’attenzione alle persone con disabilità è da tempo al centro dell’Arcidiocesi di Washington. Già nel 1978, con una seconda edizione nel 2017, i vescovi hanno emanato “Le linee guida sacramentali per le persone con disabilità”, in cui si afferma: “Tutti i membri del Corpo di Cristo sono chiamati unicamente da Dio in virtù del loro battesimo. Alla luce di questa chiamata, la Chiesa cerca di sostenere tutti nella loro crescita nella santità e di incoraggiare tutti nelle proprie vocazioni”. Alla Messa viene data la denominazione di “bianca” per evidenziare questo legame con il colore delle promesse battesimali. Desiderosa di essere “un luogo di accoglienza e di appartenenza per tutti”, la Chiesa di Washington porta avanti da decenni numerosi servizi di assistenza ai disabili, incluse le madri che ricevono diagnosi prenatali di disabilità, programmi di catechesi specifici per ragazzi con bisogni speciali, esperienze di fede per cattolici non udenti e veterani con disabilità dovute a cause di servizio o a disturbi post-traumatici da stress. (IP)  

20 ottobre - BRASILE 25 ottobre, Giornata nazionale della gioventù sul tema “Fraternità e vita, dono e impegno”

Sarà una Giornata nazionale della gioventù (Dnj) particolare quella che la Chiesa del Brasile si prepara a celebrare domenica prossima, 25 ottobre: a causa della pandemia da Covid-19, infatti, ogni diocesi avrà la possibilità di scegliere i propri tempi e le proprie modalità per adattare l’evento alla realtà locale. Il tema dell’evento è "Fraternità e vita: dono e impegno - Egli ascoltava e camminava con loro”, presentato e analizzato in un apposito sussidio realizzato dai vescovi brasiliani con l’obiettivo di aiutare i giovani a “riflettere sulla vita, il più grande dono di Dio, perché Dio è giovane e fa nuove tutte le cose”. Il materiale contiene indicazioni di canti, citazioni bibliche, testi, siti web e film che possono contribuire alla riflessione dei ragazzi, insieme al Rosario Missionario. Intanto, alcune diocesi hanno già avviato iniziative preparatorie alla Dnj: a Santo André, ad esempio, sabato scorso si è tenuta una Veglia di preghiera on line sul tema “Vita e missione: Eccomi, manda me!”, lo stesso del Mese missionario di ottobre. L’obiettivo – spiegano i vescovi brasiliani – è stato quello di rafforzare la comunione e il senso di appartenenza dei giovani” attraverso l’interazione con gli operatori pastorali e la preghiera comunitaria. Per questo, nei prossimi giorni si alterneranno “mattinate di spiritualità, pomeriggi di orazione e serata di chat in famiglia” sempre attraverso varie piattaforme Internet. La Chiesa di Araçatuba, invece, l’11 ottobre ha tenuto un incontro in modalità mista, ovvero in parte in presenza e in parte on line, mentre per i prossimi giorni è prevista la realizzazione e la vendita di beneficenza di alcune magliette con il logo della Giornata, così da “aiutare i giovani ad identificarsi” in un progetto comune. Da ricordare che, in Brasile, la “Giornata nazionale della gioventù” è stata istituita dai vescovi nel 1985, Anno internazionale della gioventù proclamato dall’Onu. “L’iniziativa – spiega Monsignor Nelson Francelino, presidente della Commissione per la gioventù della Cnbb – vuole risvegliare e incoraggiare il protagonismo giovanile, la loro forza creativa e rinnovatrice". (IP)

 

20 ottobre COLOMBIA Arcidiocesi di Bogotà: Settimana delle Vocazioni, "Cercatori del senso della vita in Cristo!”

"Cercatori del senso della vita in Cristo!” è il motto della Settimana delle Vocazioni (18-25 ottobre), lanciata dall’arcidiocesi di Bogotà domenica scorsa, per promuovere il senso della vita in Cristo, della vita sacerdotale e religiosa nei bambini, nei giovani e nelle famiglie, attraverso spazi di preghiera, di annuncio, di formazione e di orientamento vocazionale. Padre Cesar Carrillo, animatore vocazionale dell'arcidiocesi di Bogotà, ha riferito ad Aciprensa che l'evento intende far sì che "tutti ci sentiamo impegnati" nella promozione delle vocazioni. Per questo motivo, ha spiegato, potranno partecipare non solo sacerdoti, religiosi e giovani, ma anche le loro famiglie, che sostengono le future vocazioni. Il tema di quest'anno, ha spiegato il sacerdote, è stato scelto a causa della diffusione della pandemia di coronavirus nel mondo, che ha portato le persone a mettere in discussione lo scopo della loro vita. “Tutti noi – ha affermato - sentiamo di avere uno scopo per cui vivere, servire, amare, per cui la nostra vita passa lasciando un segno, per cui non passa inosservata”. Il Covid-19 ha risvegliato fortemente - ha aggiunto - questa sensibilità e queste domande sullo scopo della vita. Nell’ambito dell’evento, che si svolgerà virtualmente, i responsabili dei vari vicariati episcopali territoriali condivideranno le loro esperienze vocazionali nelle diverse fasi della loro vita pastorale. La chiusura della Settimana delle Vocazioni sarà affidata a monsignor Luis Manuel Ali Herrera, vescovo ausiliare di Bogotà, vicario generale del Centro di Comunione e Partecipazione dell’arcidiocesi e responsabile delle comunità religiose, dei movimenti laici e della formazione iniziale e permanente dei sacerdoti diocesani. Il programma può essere seguito in diretta sul canale YouTube dell'Arcidiocesi di Bogotá. Chi fosse interessato a partecipare può scrivere al seguente indirizzo e-mail: vocacionesbogota@gmail.com. (AP)

 

20 ottobre - NIGERIA Vescovi: proteste contro Sars sono un grido di giustizia. Lavorare per la pace

Tornano a far sentire la propria voce i vescovi della Nigeria di fronte alle proteste che da tempo si stanno verificando nel Paese contro la Sars (Special Anti-Robbery Squad), ovvero la squadra speciale della polizia anti-rapina, accusata di aver violato costantemente la legge nel corso degli anni, commettendo violenze e omicidi ai danni dei cittadini. Nei giorni scorsi, il Capo dello Stato, Muhammadu Buhari, ne ha deciso lo scioglimento e una nuova assegnazione dei suoi membri in altre unità di polizia. Ma numerose manifestazioni di protesta, non prive di scontri e tensioni, hanno chiesto una riforma radicale delle forze di sicurezza nazionali. Diversi vescovi, singolarmente, hanno già rilasciato dichiarazioni in cui si richiama il governo alle proprie responsabilità. Ora, però, è l’intera Conferenza episcopale della Nigeria (Cbcn) a parlare, attraverso un unico messaggio diffuso il 17 ottobre: “Le proteste contro la brutalità della polizia – si legge nel documento, riportato dall’agenzia AciAfrica – rappresentano un microcosmo di problemi fondamentali di tutto il Paese”. Sciogliere semplicemente tale corpo speciale, dunque, “non risolverà le enormi questioni” che affliggono la Nigeria, perché – sottolineano i vescovi – “è inutile curare i sintomi di una malattia e non le sue cause”. "L'audacia e l'impunità con cui i funzionari della Sars hanno operato per tutto questo tempo – aggiungono - è una manifestazione del fallimento dello Stato". Di qui, il richiamo alla necessità di avere “un sistema che persegua efficacemente i criminali e che, allo stesso tempo, tratti ogni essere umano con rispetto e dignità”. "Le proteste #EndSARS (questo l’hashtag lanciato dai manifestanti ndr) – afferma ancora la Cbcn - sono un grido di giustizia per tutte le vittime della brutalità della polizia, e un appello per il perseguimento di tutti i responsabili di questi crimini contro l'umanità e dei loro diretti superiori, sotto la cui guida sono state commesse atrocità così terribili contro nigeriani innocenti". Intanto, la polizia nazionale ha annunciato la formazione di una nuova unità, denominata Swat (Special Weapons and Tactics), che dovrebbe ereditare le mansioni affidate in precedenza alla Sars. Una decisione che i vescovi deplorano poiché, scrivono nel messaggio, “si tratta di una reazione impulsiva” dell’amministrazione della polizia che rivela “la mancata comprensione dell’intero problema e l’assenza di trasparenza nell’affrontarlo”. Non basta infatti, si legge nel messaggio episcopale, “cambiare semplicemente il nome” alle forze di polizia: serve “una riforma totale di tutte le istituzioni di governo e dell’intera nazione”. (IP)

20 ottobre - REGNO UNITO Vescovi anglicani: “Il disegno di legge sul mercato interno mina la forza della nostra unione”

Ieri, in una lettera pubblicata sul Financial Times, i leader della Chiesa anglicana - l'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, l'arcivescovo di York, Stephen Cottrell, l'arcivescovo del Galles, John Davies, l'arcivescovo di Armagh, John McDowell, e il Primate della Chiesa episcopale scozzese, Mark Strangeset – hanno espresso la loro preoccupazione e avvertito il governo che la violazione di parte dell’accordo di divorzio sulla Brexit, siglato il 24 gennaio 2020 tra il governo di Johnson e la Ue dopo mesi di negoziati, costituirebbe “un precedente disastroso” e potrebbe minare la pace in Irlanda del Nord. Un disegno di legge sul mercato interno, infatti, presentato dal governo britannico il 9 settembre e approvato dalla House of Commons il 15 settembre, consentirebbe alle autorità del Regno Unito di non rispettare il Protocollo sul confine tra Irlanda e Irlanda del Nord (Northern Ireland Protocol), aprendo ad ritorno di un confine fisico fra i due Paesi. "Stiamo facendo il raro passo di scrivere insieme perché le decisioni attuate in questo disegno di legge influenzeranno profondamente il futuro dei nostri Paesi e le relazioni tra di loro” scrivono i vescovi. “Il disegno di legge rappresenta un profondo cambiamento nel modo in cui le relazioni commerciali all'interno del Regno Unito saranno regolate e governate. Questo non sarà un ritorno a un regime commerciale che esisteva prima che il Regno Unito entrasse nell'UE – continuano -; sarà un sistema completamente nuovo, che ne sostituirà un altro che si è evoluto lentamente e con un'attenta negoziazione nel corso di decenni". Il disegno di legge che "chiede attualmente al più alto organo legislativo del Paese di dotare un ministro del governo di strumenti per violare il diritto internazionale" - sottolineano - avrebbe “enormi conseguenze morali, oltre che politiche e legali". Un esecutivo che si attribuisca il diritto di modificare o istituire ex novo regolamenti diversi da quelli già concordati nell’intesa con la Ue, a partire dal Protocollo sul confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, “creerebbe un precedente disastroso”. Inoltre “se il disegno di legge viene fatto legge senza il consenso delle legislature decentrate... ciò minerà ulteriormente la fiducia e la buona volontà di coloro che governano le diverse parti del Regno Unito". Il Regno Unito ha negoziato il Protocollo dell'Irlanda del Nord con la UE per proteggere l’Accordo del Venerdì Santo (Belfast) del 1998, quel trattato internazionale da cui dipendono la pace e la stabilità all'interno e tra il Regno Unito e l'Irlanda. Ora, “ad un anno di distanza, in questo disegno di legge, il governo britannico non solo si prepara a violare il protocollo, ma anche a violare un principio fondamentale dell'accordo: in particolare limitando l'incorporazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo nel diritto dell'Irlanda del Nord”. “Se i termini attentamente negoziati non vengono rispettati e le leggi possono essere ‘legalmente’ violate, su quali basi si fonda la nostra democrazia?” si chiedono i vescovi anglicani. (AP)

19 ottobre - KENYA Pronta la traduzione ufficiale del Messale nella lingua dei segni keniana

La Chiesa in Kenya ha finalmente una traduzione ufficiale del Messale romano nella lingua dei segni. A realizzarla la cappellania per i sordomuti dell’arcidiocesi di Nairobi che si è avvalsa della consulenza di non udenti. Finora i testi liturgici per i sordomuti in Kenya erano lasciati alle interpretazioni dei singoli traduttori, con il rischio di traduzioni errate. “Il rito della Messa è molto tecnico e non eravamo riusciti a trovare le terminologie corrette e accurate. Sei anni fa abbiamo iniziato un lavoro più serio di traduzione in modo da esprimere le parole del Messale senza perdere il significato teologico dei concetti”, ha spiegato all’agenzia cattolica africana Cisa il cappellano dei sordomuti di Nairobi padre Jose Martinez, che ha coordinato il lavoro. “Fatta la traduzione, abbiamo iniziato a offrire formazione agli interpreti liturgici e ai fedeli non udenti, che hanno bisogno di conoscere il significato della Messa e devono sapere come rispondere durante la celebrazione. Abbiamo offerto una formazione agli interpreti in modo che non interpretino secondo la loro comprensione che a volte si allontana dal significato teologico, ma seguano piuttosto dei codici convenzionali”, ha aggiunto il sacerdote spagnolo. L’opuscolo con le traduzioni è accompagnato da un video di cinquanta minuti con i testi e i gesti corrispondenti. Essi saranno lanciati ufficialmente il 5 dicembre prossimo durante l’annuale Messa per i sordomuti. (LZ)

19 ottobre - SPAGNA Diocesi di Cuenca: sabato 24 ottobre, Giornata della Cattedrale 

Sabato 24 ottobre, dalle ore 10.00 alle ore 19.00, la Cattedrale di Cuenca aprirà le sue porte per celebrare la Giornata della Cattedrale, che dal 2013 si festeggia ogni punultimo sabato del mese di ottobre, al prezzo simbolico di 1 euro. Il ricavato dei biglietti d’ingresso verrà utilizzato per restaurare un'opera del XVI secolo: la Pala dell'Assunta del pittore Martin Gómez el Viejo, nella Cappella Barreda. Il Capitolo della Cattedrale ha organizzato una serie di attività, che rispetteranno le misure di sicurezza anti Covid-19, in questa giornata così speciale, che la Cattedrale – si legge sul comunicato della diocesi di Cuenca - trasmetterà in streaming sul suo canale YouTube.   Tra le iniziative organizzate per l’occasione, alle ore 11.30, ci sarà la presentazione di una copia dell'organo gotico-rinascimentale del XV secolo che si trova nella Cappella Anaya della Cattedrale di Salamanca. Questo strumento, realizzato dal laboratorio di Frédéric Desmottes nel 2020, è una copia perfetta nelle sonorità dell’organo della Cattedrale di Salamanca costruito nel 1485, e verrà suonato per la prima volta a Cuenca. La diocesi, nel suo comunicato, ringrazia Eric Brottier, esperto di organi del Ministero della Cultura francese, proprietario dello strumento, a cui, dopo 15 anni di studi, si deve la realizzazione di questa magnifica copia. Lo strumento, dopo la sua presentazione, rimarrà nella Cattedrale di Cuenca fino alla prossima estate. (AP)

19 ottobre - REGNO UNITO. Primate Welby: un documento che parla a tutti. Leader mondiali ne traggano ispirazione

Continuano le reazioni all’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” sulla fraternità e l’amicizia sociale. In un commento pubblicato in questi giorni, il Primate della Comunione Anglicana Justin Welby evidenzia il respiro ecumenico del testo che lo rende condivisibile “anche da parte dei non credenti” e la sua ricchezza di analisi sulle questioni più pressanti del nostro tempo”. Il Papa “intreccia i temi dell'individuo e del sociale sottolineandone la loro necessaria interdipendenza e rifiutando gli opposti estremismi dell'individualismo e del collettivismo sociale in quanto contrari alla vera dignità e ai diritti di tutti gli esseri umani”, osserva l’arcivescovo di Canterbury.  “La sua è una voce autentica e chiaramente cristiana di moderazione radicale che non è né catturata dall'individualismo della cultura né prigioniera dei sogni del collettivismo sociale”. Secondo il reverendo Welby, il documento è a un tempo “premuroso e gioioso”. Premuroso, perché sottolinea “l’importanza e l’urgenza” di temi come i cambiamenti climatici, la solidarietà, la migrazione, la tratta di esseri umani e la dignità del lavoro. Gioioso, perché “traccia il disegno di un futuro possibile del mondo che è olistico”, incentrato sulla dignità di ogni essere umano in quanto creatura di Dio. Quella proposta da Francesco – evidenzia il Primate inglese - è una visione di relazioni umane, sociali e internazionali sane basate sull’attenzione per l’altro, sull'ascolto, sulla condivisione e sull'apertura a nuove idee ed esperienze, che rifiuta la crescente tendenza degli individui e delle società a chiudersi nei bunker di ciò che è familiare e delle nostre sicurezze”. Welby conclude quindi esprimendo il vivo auspicio che l'enciclica non solo venga letta ma ispiri l’azione dei leader mondiali. (LZ)

19 ottobre -  CILE L’arcivescovo di Santiago del Cile condanna gli attacchi incendiari a due chiese della capitale

“La violenza è il male, e chi semina violenza raccoglie distruzione, dolore e morte. Non giustifichiamo mai la violenza”. Lo ha detto, ieri, l'arcivescovo di Santiago del Cile, monsignor Celestino Aós, in un comunicato stampa diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, in cui ha respinto con forza gli attentati incendiari a due chiese nel centro della capitale e ha chiesto ai cileni atti spirituali di riparazione. Domenica 18 ottobre, un gruppo di manifestanti incappucciati sono entrati e hanno incendiato la chiesa di San Francisco de Borja, usata regolarmente dalle forze di polizia dei Carabineros per cerimonie istituzionali, e la chiesa de La Asunción, una delle più antiche della capitale cilena, con più di un secolo e mezzo di storia, durante la grande manifestazione che ha riunito decine di migliaia di persone per commemorare il primo anniversario dell’inizio delle proteste del 2019. Il presule, nel comunicato, ha ricordato gli attacchi subiti dalle chiese un anno fa e ha sottolineato quanto la ricostruzione abbia richiesto “costanti sacrifici e disagio ai più poveri”. “Speravamo che queste azioni e queste immagini non si ripetessero” ha affermato, ma “oggi soffriamo di nuovo a causa di azioni violente e immagini vandaliche”. Immagini che “non solo colpiscono e feriscono il Cile, ma colpiscono e feriscono anche altri Paesi e altre persone nel mondo, specialmente i nostri fratelli e sorelle cristiani”. Rivolgendosi, infine, ai cattolici di Santiago e del Paese e a tutte le persone di buona volontà, che amano la pace, ha chiesto di dire basta alla violenza e di riunirsi per compiere atti spirituali di riparazione “Non giustifichiamo l'ingiustificabile – ha scritto -. Dio non vuole la violenza. Ci riuniremo come comunità di credenti per compiere atti di espiazione e di riparazione”. (AP)

19 ottobre - COSTA D’AVORIO Si è insediato alla Radio Nazionale Cattolica il nuovo direttore

 Ha iniziato il suo incarico la scorsa settimana ad Abidjan, nella Costa d’Avorio, il nuovo direttore della Radio Nazionale Cattolica (Rnc), padre Hervé Louis Yodé, della Congregazione di Gesù e Maria (eudisti), nominato lo scorso 18 settembre dalla Conferenza episcopale. Alla cerimonia ufficiale di insediamento, riferisce il portale della Chiesa ivoriana, padre Emmanuel Wohi Nin, segretario generale, ha invitato lo staff dell’emittente a lavorare al fianco di padre Yodé con dedizione e zelo, e a servire la Chiesa, nella Radio, collaborando con lui. “La prima cosa alla quale dovete lavorare - ha detto - è la comunione nelle vostre attività di informazione, formazione e svago; il buon esito delle trasmissioni deve essere la preoccupazione di tutti. Lavorate perché gli ascoltatori possano apprezzare i contenuti dei programmi e la puntualità dei palinsesti”.  Monsignor Raymond Ahoua, vescovo della diocesi Grand-Bassam e presidente della Commissione episcopale dei mezzi di comunicazione sociale, ha ricordato a sua volta che la Radio Nazionale Cattolica dovrà essere sempre fedele alla sua missione, quella di comunicare, formare ed evangelizzare, e che in qualità di organismo della Conferenza episcopale partecipa alla missione di Gesù Cristo, l’evangelizzazione. Il presule ha raccomandato anche a padre Yodé di pensare ad una nuova amministrazione che punti all’autonomia gestionale. Il neodirettore della Rnc ha ringraziato la Conferenza episcopale per avergli affidato l’incarico e i suoi predecessori per il lavoro svolto e ha affermato di voler mettere a servizio dell’emittente radiofonica la sua esperienza di sacerdote eudista, di formatore e di comunicatore. Infine ha evidenziato di voler rilanciare la radio e la rete di emittenti collegata contando sui suoi collaboratori e lanciando il suo motto: umiltà, verità, carità, efficacia. Nata il 2 febbraio 2001, la Radio Nazionale Cattolica è stata inaugurata il 26 giugno 2006 e conta una trentina di dipendenti. (TC)

19 ottobre - INDIA Emergenza disoccupazione: nuovo portale dell’arcidiocesi di Bombay per imprese e disoccupati

Una piattaforma on-line per mettere in contatto chi cerca lavoro e imprese, senza distinzione di appartenenza religiosa. È la nuova iniziativa lanciata dall’arcidiocesi di Bombay, la capitale economica dell’India, per aiutare le tante persone che hanno perso il posto a causa della pandemia a ritrovare un’occupazione. Ad inaugurarla il 4 ottobre è stato l’arcivescovo della metropoli , il cardinale Oswald Gracias, che ha incoraggiato tutte le persone in cerca di lavoro a registrarsi sul nuovo sito il sito www.e2elinks.com. E le risposte non si sono fatte attendere: “In una settimana dal suo lancio il portale ha postato 75 offerte di lavoro di varie imprese e 250 curriculum vitae e ha ricevuto altre 150 mail con richieste”, dice all’agenzia Ucanews Ruth D’Souza, segretaria della Commissione lavoro dell’arcidiocesi, spiegando che il tasso di disoccupazione in India era già ai livelli di guardia prima dell’emergenza Covid-19. "Ora, dopo il lockdown, le condizioni di lavoro nel Paese sono ulteriormente peggiorate con milioni di persone del settore formale rimasti disoccupati". Secondo varie stime, più di 20 milioni di lavoratori sono stati licenziati a causa della pandemia, di cui 18,9 milioni tra aprile e luglio, ma secondo gli esperti la cifra è molto più alta se si considerano i lavoratori del settore informale.  "Non abbiamo un quadro esatto della crisi occupazionale nel Paese, quello che sappiamo è che riceviamo chiamate dai membri della nostra comunità e da altri che cercano lavoro", ha detto all’agenzia Ucanews il vescovo ausiliare di Bombay, monsignor Allwyn D'Silva, coordinatore del nuovo progetto. "Ci siamo resi conto della loro disperazione e abbiamo lanciato il portale per aiutare i datori di lavoro e chi lo cerca”. Nello specifico, il portale è stato concepito per mettere in contatto persone in cerca di lavoro retribuito con datori di lavoro e reclutatori che cercano personale con determinate qualifiche  ”senza alcuna discriminazione religiosa”, precisa il presule D'Silva . "La nostra missione è di offrire un accesso efficiente e rapido ai candidati e pubblicare curriculum e consentire ai datori di lavoro di reperire i profili richiesti in modo efficace", aggiunge. In base alla domanda, in un secondo momento il portale potrebbe essere arricchito di altre funzionalità. (LZ)

19 ottobre - COLOMBIA I vescovi chiedono “un vero dialogo sociale” con i partecipanti alla Minga Nazionale Indigena 

Dinanzi alle centinaia di indigeni colombiani che stanno partecipando alla Minga Nazionale Indigena (marcia rivendicativa) in difesa della vita, del territorio e della pace, e che si stanno spostando dal dipartimento del Cauca verso la capitale, Bogotà, per incontrare il presidente della Repubblica, Iván Duque, la Conferenza episcopale colombiana (CEC), in un comunicato firmato dal suo presidente, monsignor Óscar Urbina Ortega, dal suo vicepresidente, monsignor Ricardo Tobón Restrepo, e dal suo segretario generale, monsignor Elkin Álvarez Botero, ha chiesto alle autorità governative, alle istituzioni pubbliche e private e a tutto il popolo colombiano, di promuovere “un vero dialogo sociale” tra le parti. Per evitare, infatti, che ci si allontani da quelle che sono le vere intenzioni delle marce e delle manifestazioni, e che queste degenerino nella violenza - scrivono i presuli -, è importante difendere “la determinazione dei partecipanti alla Minga”. E per questo motivo, i vescovi hanno voluto ringraziare tutti coloro che hanno compiuto un gesto di solidarietà nei confronti dei manifestanti, durante la loro marcia, soprattutto che hanno compiuto azioni volte a proteggere la loro vita e la loro salute . I vescovi, infine, hanno invitato tutti a creare consapevolezza sulla realtà dei popoli indigeni e sui loro valori e a promuovere il pieno riconoscimento dei loro diritti individuali e collettivi, riaffermando la necessità di creare una vera cultura dell'incontro fraterno "che ci permetta di aprirci ai fratelli, di scoprire la ricchezza della diversità, di curare le ferite, di costruire ponti e di aprire strade per vivere insieme nella giustizia e nel bene comune". (AP)

19 ottobre -  ITALIA L’arcidiocesi di Palermo vicina agli imprenditori che hanno denunciato estorsioni

Gli uffici dell’arcidiocesi di Palermo hanno espresso in un messaggio la loro “piena vicinanza e il profondo sostegno” agli imprenditori del capoluogo siciliano che si sono ribellati al racket del pizzo denunciando gli estorsori. Persone incoraggiate dalle parole dell’arcivescovo Corrado Lorefice “pronunciate nel discorso alla città di Palermo, dove - ricorda il messaggio - implora l’aiuto di Santa Rosalia a svegliarci ‘prima che sia troppo tardi, di fronte alla crisi della pandemia che ha creato i presupposti per un nuovo fiorire dell’economia mafiosa e dell’imprenditoria criminale, che sguazza nel degrado e nel bisogno’”. Venti le persone finite in carcere nei giorni scorsi, accusate di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, ai furti e alla ricettazione, tentato omicidio aggravato, estorsioni e danneggiamenti; tredici le denunce spontanee di commercianti e imprenditori che hanno consentito alle forze dell’ordine di indagare ed individuare i responsabili di ricatti e illeciti. “Di fronte a questa realtà di male organizzato e strutturato bisogna uscire dai nostri recinti di sicurezza effimera ed impegnarci, insieme, in un rinnovato processo di liberazione, alla maniera di padre Pino Puglisi” conclude il messaggio. A firmarlo gli uffici Pastorale Sociale e del Lavoro, Caritas Diocesana, Pastorale Giovanile, Ecumenismo e Dialogo Interreligioso, Beni Culturali, Insegnanti di Religione Cattolica, Pastorale della Scuola, Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport, Pastorale della Famiglia, Centro Diocesano Vocazioni e Missionario. (TC)

19 ottobre -  ITALIA La missionarietà dell’arte in tre opere appena restaurate nella Concattedrale di Todi 

 “Non abbiamo ancora inteso, fino in fondo, quanto sia forte lo zelo missionario delle opere d’arte!”. Così il vescovo di Orvieto Todi, Gualtiero Sigismondi, ha salutato ieri i restauri di tre pregevoli opere d’arte nella Basilica Concattedrale di Todi: una tela cinquecentesca raffigurante l’Assunta, una statua lignea della Vergine databile al XV secolo e un Crocifisso di legno policromo del Quattrocento. Opere “nate per parlare di Dio” le ha definite il presule. Testimonianze di fede, prima ancora che oggetti d’arte, tali pregevoli manufatti sono stati restituiti alla fruibilità di appassionati, studiosi e fedeli, nel corso di un pomeriggio intitolato: “Segni di contraddizione”. “L’arte – ha detto Sigismondi - è capace di rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede, manifestando la sua profonda nostalgia di Dio. Anzi, è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano”. Straordinaria è infatti la bellezza delle tre opere: la pala d’altare con l’Assunzione di Maria tra i Santi Fortunato, Bernardino da Siena, Cassiano e Pietro martire dopo oltre un secolo e mezzo torna ad essere esposta e venerata nella navata di sinistra della Basilica, insieme alle altre tele già ricollocate in anni recenti, opere di Ferraù da Faenza detto Il Faenzone, attivo tra Cinquecento e Seicento. La statua della Madonna proviene invece dal Monastero della SS.ma Annunziata di Borgo Nuovo: faceva parte di un gruppo scultoreo raffigurante l’Annunciazione che fino alla metà del Settecento era collocata sull’altare maggiore della chiesa monastica. Il prezioso Crocifisso ligneo policromo è un unicum nel suo genere che, con braccia, gambe e testa mobili, ben si prestava per le sacre rappresentazioni medievali del periodo pasquale.  Fino alla fine dell’Ottocento era collocato sull’altare maggiore della chiesa del SS. Salvatore, edificio di culto ridotto ad uso profano e alienato nei primi anni del secolo scorso.  “Sebbene nella Chiesa il dialogo con gli artisti si sia da troppo tempo interrotto – ha detto il vescovo Gualtiero Sigismondi - quello tra restauratore e committenza sembra essere ancora aperto; del resto ogni restauratore, che è veramente tale se è un artista, deve dialogare con l’opera affidata alle sue mani per restituirle il colore e il calore della sua voce, che parla di Dio. Nel silenzio di ogni opera risuona la presenza discreta e flagrante di Dio, autore della bellezza della creazione e dello splendore di bellezza della redenzione”. (PO)

19 ottobre - LIBANO Crisi nazionale. Patriarca Béchara Raï: attuare cambiamento attraverso la democrazia

Piegato dall’instabilità politica dovuta al mancato accordo su un nuovo premier, fiaccato dalla pandemia da coronavirus, nonché dalle conseguenze delle drammatiche esplosioni avvenute ad agosto nel porto di Beirut, il Libano sta attraversando un momento storico delicato. Da circa un anno, in diverse occasioni, la popolazione è scesa in piazza per chiedere al governo risposte concrete alla crisi che travolge ogni settore. E ieri, nel corso dell’omelia domenicale, il Cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei maroniti, ha esortato tutti ad assumersi le proprie responsabilità. “Un anno dopo l’inizio delle manifestazioni di protesta – ha detto il porporato – siamo rattristati dal vedere che nulla è cambiato, neanche di fronte alle esplosioni a Beirut, alla pandemia, alla povertà ed alla morte di persone innocenti”. “Nessuno è innocente di fronte al sangue del Libano che viene versato – ha sottolineato il Patriarca – La responsabilità è collettiva ed è giunto il momento di renderne conto”, poiché “il Paese è in uno stato di paralisi totale”, aggravato “dall’emergenza sanitaria da coronavirus”. Rivolgendosi, poi, ai manifestanti, il Cardinale Béchara Raï li ha incoraggiati ed esortati a promuovere “un concetto pacifico di cambiamento”, accompagnato da “un senso etico”, per “definire con chiarezza gli obiettivi del Paese e un’agenda sociale costruttiva”. “Vogliamo una leadership unita – ha detto il porporato – che rappresenti davvero il popolo e che sia interlocutrice dello Stato e della comunità internazionale. Per il Libano, sarebbe un crimine perdere questa opportunità” di cambiare “attraverso la democrazia ed i suoi valori”. “Giovani uomini e donne del Paese – ha concluso il porporato – voi siete il futuro della nazione. E noi siamo con voi”. (IP)

19 ottobre-  ALGERIA Il vescovo di Laghouat: l’incertezza provocata dalla pandemia rende difficili le attività pastorali

“La nostra famiglia diocesana, come tante altre, continua il suo viaggio nel ‘deserto della pandemia'. È vero, abbiamo avuto solo pochi casi lievi confermati di Covid-19 tra di noi. Nel nostro Paese ci sono meno contagiati rispetto ad altri. Ma la nostra Chiesa qui nel Sahara soffre”: è quanto scrive ai fedeli nella pubblicazione di ottobre-novembre En Chemin monsignor John Gordon MacWilliam, vescovo di Laghouat, in Algeria, che evidenzia l’incertezza provocata la pandemia, con la chiusura delle frontiere e dei consolati all’estero e con il blocco del trasporto pubblico tra le wilaya. Tutto ciò rende difficile portare avanti progetti o riavviare le attività pastorali della diocesi che comprende diverse città del deserto del Sahara. Ma il presule sottolinea che c’è sete di ricominciare, di riprendere gli incontri e che a causa dell’emergenza coronavirus i detenuti non ricevono visite dai cappellani da nove mesi. A Tamanrasset, Timimoun, El Meniaa, Ghardaïa e Touggourt si aspetta l’arrivo di nuovi membri della Chiesa, tutti ancora bloccati all’estero, mentre chi è partito non è più potuto rientrare. “Tutto questo lascia un vuoto nelle nostre comunità parrocchiali e religiose e rende fragile il nostro desiderio di dire ‘sì’ ai bisogni degli altri - spiega monsignor MacWilliam -. Ci ricorda anche che la nostra missione di ‘essere qui’ non esclude la missione di chi vuole essere presente con noi, fraternamente in cammino”. In questo periodo di inattività, c’è chi riesce ad organizzarsi per un ritiro, un pellegrinaggio, o un momento di riflessione, spiega il vescovo di Laghouat che definisce questo momento per tutti “un tempo di PPP: preghiera, prudenza e pazienza”. (TC)

19 ottobre - FILIPPINE Monsignor Pabillo (Manila) saluta decisione di aumentare i posti a sedere nei raduni religiosi  

Monsignor Broderick Pabillo, amministratore dell'arcidiocesi di Manila, in un'intervista radiofonica riportata dal sito web dell’Episcopato, ha accolto con favore l’ordinamento del sindaco della città di Manila, Isko Moreno, che prevede un aumento del numero dei posti a sedere nei raduni religiosi dal 10 al 30 %. Raduni ai quali solo i cittadini compresi tra i 18 e i 65 anni possono partecipare. "C'è la necessità che la città si occupi delle esigenze spirituali dei suoi elettori", ha affermato il sindaco Moreno, esortando, tuttavia, i vescovi a garantire l’osservanza rigorosa dei protocolli sanitari stabiliti dal governo. Essendo ora possibile per la Chiesa accogliere un maggior numero di fedeli, il presule, alla radio, si è appellato a tutti coloro che hanno la possibilità di partecipare alla Messa, affinchè tornino in chiesa, annunciando che le celebrazioni eucaristiche saranno più numerose ogni giorno, per permettere a più persone di partecipare alle funzioni religiose. Durante il il tradizionale “Simbang Gabi”, anche nota come “Messa del Gallo”, la novena che conclude l’Avvento e che prepara alla Natività di Cristo, l’amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Manila ha, infine, informato i fedeli che i sacerdoti celebreranno l’Eucaristia anche nelle palestre delle scuole per evitare l'affollamento e mantenere il distanziamento fisico. (AP)

19 ottobre  SPAGNA Campagna di Caritas Madrid per emergenza abitativa: “Non avere una casa uccide”

“Non avere una casa uccide”: con questo slogan, la Caritas diocesana di Madrid, in Spagna, si prepara a lanciare, domenica 25 ottobre, una campagna in favore dei senza-tetto, tra i più vulnerabili di fronte alla pandemia da Covid-19, perché impossibilitati a stare in un luogo sicuro. “Nel secondo anno del triennio 2019-2021 – si legge sul sito della Chiesa madrilena – la Caritas intende sottolineare che l’abitazione è un diritto umano, necessario per preservare la dignità di tutte le persone”. Per questo, è importante “richiamare l’attenzione e denunciare la difficile realtà dell’esclusione e della violazione dei diritti umani in cui vivono migliaia di senza-tetto”. “Le circostanze della pandemia globale causata dal Covid-19 – si legge ancora - hanno fatto emergere una società molto più fragile e vulnerabile, in cui l'edilizia abitativa sta assumendo un ruolo centrale nella difesa e nella protezione contro il coronavirus”. Ma con “grande speranza”, la Caritas afferma: “È possibile un mondo dove nessuno sia senza casa”. Oltre a “rendere la società nel suo insieme più consapevole della realtà dei senza-tetto”, la campagna caritativa si pone altri due obiettivi: il primo è quello di “denunciare e mettere fortemente in discussione l’attuale modello socio-economico che genera scarti ed ha un forte impatto sulle persone più vulnerabili”. Il secondo obiettivo, invece, è quello di “sensibilizzare scuole, parrocchie, comunità su questo tema, affinché esse possano poi influenzare la società e svolgere attività di advocacy politica” nel settore. La presentazione ufficiale della campagna avverrà giovedì 22 ottobre in diretta sulla piattaforma Zoom. Oltre ad Enrique Domínguez, membro di Caritas Spagna, sarà possibile ascoltare le testimonianze di tre persone senza fissa dimora. Per l’evento, sono stati creati anche due appositi hashtag: #NadieSinHogar e #NoTenerCasaMata che verranno utilizzati per rilanciare l’iniziativa sui social network. (IP)

19 ottobre - PAKISTAN Ancora un caso di conversione forzata: tredicenne cristiana costretta a sposare un musulmano 

 Ancora una minorenne cristiana rapita e costretta a sposare un musulmano in Pakistan. Arzoo Masih, un’adolescente di 13 anni, è sparita il 13 ottobre mentre giocava davanti alla sua casa a Karachi. I genitori, assenti al momento del fatto, hanno sporto denuncia a a un commissariato di polizia locale che ha tuttavia presentato documenti secondo i quali la giovane avrebbe contratto “liberamente” un matrimonio con un cittadino musulmano e si sarebbe convertita all’Islam. I documenti attesterebbero falsamente la maggiore età della tredicenne rendendo validi il matrimonio e la conversione. In Pakistan le nozze di minori di 18 anni sono infatti illegali e i sequestri di persona sono punibili anche con la pena di morte. I genitori di Arzoo si sono quindi rivolti alle autorità ecclesiastiche locali per chiedere aiuto. “Siamo grati alla Commissione nazionale per la giustizia e la pace per la sua disponibilità ad aiutare ad avviare le procedure legali", ha dichiarato all’agenzia Ucanews il padre della ragazza. Una ferma condanna di questo ennesimo matrimonio forzato è stata espressa da Shabbir Shafqat, presidente del National Christian Party: "In Pakistan la conversione forzata è diventata uno strumento per perseguitare i cristiani e le minoranze. Dobbiamo prendere una posizione unita contro il rapimento di Arzoo", ha dichiarato. I rapimenti e i matrimoni di minorenni appartenenti alle minoranze religiose con cittadini musulmani sono ormai una prassi corrente in Pakistan. , dove le religiose da tempo premono perché sia sanzionata penalmente. Un nuovo progetto di legge in questo senso, è stato tuttavia recentemente respinto dalla Commissione per gli affari religiosi del Senato. Il "Protection of Rights of Minorities Bill, 2020" presentato dal senatore Javed Abbasi, membro della Lega Musulmana del Pakistan (N), conteneva una serie di misure per tutelare le minoranze, tra le quali anche quella di considerare dare automaticamente nullo il "matrimonio forzato" tra un uomo musulmano e una minorenne di un’altra religione, prevedendo sanzioni penali per quanti organizzano tali matrimoni. (LZ)

19 ottobre - FILIPPINE Monsignor Pabillo: Nessun terreno neutrale di fronte all’ingiustizia 

"Non esiste terreno neutrale di fronte all'ingiustizia, all'oppressione e alla menzogna", ha affermato ieri - si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, monsignor Broderick Pabillo, amministratore dell'arcidiocesi di Manila, nella sua omelia, pronunciata nella chiesa di Santa Cruz. I cristiani non possono essere neutrali o imparziali di fronte all'ingiustizia e la Chiesa ha il dovere di dare voce ai poveri e agli oppressi. "Non possiamo essere messi a tacere – ha dichiarato - perché dovere della Chiesa è quello di proclamare, e agire, per la verità, la giustizia, la pace e l'amore". Restare in silenzio, infatti, significa permettere che l'oppressione continui e che le menzogne si diffondano ulteriormente. Monsignor Pabillo ha chiesto, dunque, ai fedeli di pregare per i missionari, affinché abbiano sempre il coraggio di continuare l'opera di Cristo. "In questa Santa Messa – ha detto -, mentre preghiamo per i missionari, preghiamo anche di essere fedeli alla nostra missione nella vita". La fedeltà a Dio è fondamentale, come anche il rispetto ai capi di governo, e "se questa autorità – ha continuato il presule -  non è più secondo ed è contraria alla via di Dio, dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che all'uomo”. Ha, quindi, invitato in particolare i funzionari pubblici, a dare la loro lealtà a Dio e "non a qualche leader politico o militare". "Quando ciò che fanno o gli viene chiesto di fare è contro la legge di Dio” ha concluso, dovrebbero ricordare che “chi devono servire e temere è Dio". (AP)

19 ottobre - PORTOGALLO Rete europea lotta alla povertà: unire gli sforzi contro l’indigenza globale

Nella lotta alla povertà, serve uno sforzo congiunto ed unitario, così come si sta facendo per combattere la pandemia da Covid-19: lo afferma la rappresentanza portoghese della Rete europea di lotta alla povertà (European Anti-Poverty Network – Eapn), in un messaggio riportato dall’agenzia Ecclesia e diffuso in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà”, celebrata il 17 ottobre. "L'unione di sforzi, di conoscenze, di volontà che viene usata oggi per trovare il vaccino contro la pandemia – si legge nel documento - può e deve essere replicata nella lotta contro l’indigenza”, in un’ottica di “solidarietà tra i popoli”. Il documento sottolinea che “le situazioni più gravi, come l’emergenza sanitaria, colpiscono soprattutto i più svantaggiati”, aggravando “disuguaglianze strutturali preesistenti di natura economica e sociale”. Per questo, bisogna “investire in meccanismi e progetti per prevenire e porre rimedio a situazioni di povertà”, attraverso l'attuazione di “una strategia nazionale che abbia risorse e strumenti sufficienti e che sia in grado di coinvolgere tutti gli attori nel perseguimento del medesimo obiettivo”. “Ora più che mai – incalza l’Eapn – bisogna realizzare questo impegno”, perché “i poveri non possono proteggersi adeguatamente degli effetti della pandemia, in quanto non hanno un reddito adeguato, né un alloggio dignitoso e svolgono attività maggiormente a rischio di contagio”. Di qui, la sottolineatura che l’organismo fa dell’importanza di “un reddito adeguato per tutti i cittadini”, perché “solo in questo modo si può affrontare una crisi in modo equo”. Non si potrà, infatti, avere “una società sana, capace di crescere, di creare posti di lavoro e benessere” se “non ci si prende cura di tutti i suoi componenti”. "Speriamo di poter camminare insieme nella giusta direzione – conclude il messaggio – ovvero verso una maggiore giustizia sociale e di equità”, il che richiede “la mobilitazione dell'intera società, nonché il coraggio e la responsabilità dei nostri politici". (IP)

19 ottobre - CILE Episcopato: “Che la violenza non intimidisca il nostro desiderio di giustizia”

“Ci addolora vedere distrutto un tempio storico a Santiago e assistere alla celebrazione della sua distruzione. Alle comunità della parrocchia di La Asunción e della chiesa istituzionale dei Carabineros del Cile esprimiamo la nostra particolare vicinanza”. Così scrivono i vescovi cileni,  in una nota firmata dal presidente della Conferenza episcopale, Santiago Silva Retamales, e dal segretario generale, monsignor  Fernando Ramos Pérez, diffusa ieri sul sito web dell’Episcopato. Due chiese nel centro di Santiago del Cile , -  la chiesa di  San Francisco de Borja, usata regolarmente dalle forze di polizia dei Carabineros per cerimonie istituzionali e la chiesa de La Asunción, una delle più antiche della capitale cilena, con più di un secolo e mezzo di storia - sono state bruciate, ieri, durante una grande manifestazione, che ha riunito decine di migliaia di persone per commemorare il primo anniversario dell’inizio delle proteste del 2019, ad una sola settimana dal plebiscito che chiamerà i cileni ad esprimersi sulla Costituzione del Paese. “Abbiamo contemplato con tristezza le aggressioni, i saccheggi e gli attacchi ai luoghi di preghiera, agli spazi sacri dedicati a Dio e al servizio di solidarietà delle persone” di questi gruppi violenti, hanno affermato i vescovi ,“che contrastano con molti altri che hanno manifestato pacificamente”. Questi gruppi, infatti, sottolineano i presuli, non fanno parte di quella maggioranza del Paese che desidera giustizia, misure efficaci che aiutino a superare la disuguaglianza, che rifuta la corruzione o gli abusi, che si aspetta un trattamento dignitoso, rispettoso ed equo, e che soprattutto non sostiene o giustifica azioni violente che causano dolore a individui e famiglie. L’Episcopato si augura, dunque, che questi cittadini “che vogliono giustizia, onestà, superamento delle disuguaglianze e opportunità”, non si lascino intimidire dalle minacce di violenza, e siano uniti nell'adempiere alla loro responsabilità civica domenica prossima, 25 ottobre, quando saranno chiamati alle urne per decidere se vogliono cambiare l’attuale Costituzione. Perché, aggiungono i presuli, “nelle democrazie ci si esprime con il voto libero in coscienza, non sotto la pressione del terrore e della forza”. (AP)

19 ottobre - NIGERIA Vescovi: sopprimere Sars è solo un palliativo, servono soluzioni radicali

Si continua a discutere, in Nigeria, sullo scioglimento del reparto speciale anti-rapina (Sars), annunciato dal Capo dello Stato, Muhammadu Buhari. Tale corpo scelto di polizia, infatti, è stato accusato di aver violato costantemente la legge nel corso degli anni, commettendo violenze e omicidi ai danni dei cittadini. Nei giorni scorsi, numerose manifestazioni di protesta per chiedere una riforma radicale delle forze di sicurezza nazionali, e non il semplice assegnamento degli uomini del Sars in altre unità di polizia, hanno provocato scontri e tensioni. La situazione è dunque complessa e, come afferma il vescovo di Oyo, Monsignor Emmanuel Badejo, non servono soluzioni palliative, bensì radicali, così da “affrontare tutte le sfide che i cittadini stanno vivendo”. “Lo smantellamento del Sars - spiega il presule – nella migliore delle ipotesi è solo un espediente provvisorio e superficiale, non la soluzione definitiva del problema. Può essere utile solo se serve a guadagnare tempo per poi affrontare seriamente e radicalmente questioni più gravi”, tra cui “indagare sulle istituzioni governative e federali che hanno dato vita ad un mostro” come il Sars. Se ciò non verrà risolto alla radice, infatti, verranno “generate altre mostruosità”. “Le proteste in corso – continua il vescovo di Oyo – sono un bene perché ora il governo” non può più ignorare il problema e sarà “costretto a dare una risposta”. Al contempo, il presule mette in guardia i manifestanti da manipolazioni subdole messe in atto da chi vorrebbe approfittare dell’occasione “per scatenare azioni vendicative”. “Questo non è un bene per la nazione”, afferma Monsignor Badejo, esortando quindi tutte le parti in causa a “ricorrere a mezzi legittimi per assicurare il dialogo”. La medesima preoccupazione il vescovo nigeriano la esprime per i membri del Sars, affinché possano essere “aiutati e riabilitati” grazie ad una riforma ampia e completa, perché “anche loro sono cittadini nigeriani”. Certamente, sottolinea il presule, i colpevoli di violazioni della legge “dovranno essere perseguiti e, nei casi più gravi, impediti nell’esercizio di cariche pubbliche”, tuttavia sempre tenendo sempre l’importanza del reinserimento sociale. “Le autorità – conclude Monsignor Badejo – ricordino che siamo tutti fratelli e sorelle, cittadini dello stesso Paese e che il potere del popolo sarà sempre maggiore di quello delle persone al potere”. (IP)

19 ottobre - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Le attuali sfide della Chiesa al centro della plenaria dei vescovi

Hanno discusso in particolare della situazione socio-pastorale del Paese e delle sfide sociopolitiche, economiche e umanitarie che la Chiesa deve affrontare i vescovi della Repubblica Democratica del Congo, riuniti la scorsa settimana a Kinshasa per la 57.ma assemblea plenaria. Nel corso dei lavori, riferisce il portale dei vescovi, sono stati nominati i vertici della Conferenza episcopale; è stato rieletto presidente monsignor Marcel Utembi Tapa, arcivescovo di Kisangani, mentre monsignor José Moko, vescovo di Idiofa, è stato nominato vice presidente. I presuli si sono anche confrontati su sicurezza e diritti umani e hanno voluto indirizzare ai fedeli un messaggio pastorale. Hanno poi analizzato le relazioni delle 12 Commissioni episcopali e quanto dovrà essere inserito negli orientamenti pastorali, e ancora i dossier sul Catechismo nazionale inculturato, del Direttorio per la pastorale del matrimonio e della famiglia, sulle Misure di applicazione dell’Accordo-Quadro tra la Santa Sede e la Repubblica Democratica del Congo e sugli statuti dell’ordinariato militare. Al termine della sessione monsignor Utembi Tapa ha voluto ringraziare i vescovi per la rinnovata fiducia dimostratagli nel rieleggerlo presidente della Conferenza episcopale. “È un lavoro comune che siamo chiamati a portare avanti - ha detto il presule -. Necessita dell’apporto di tutti i membri di questa conferenza. Allo stesso modo conto sul sostegno e sulle preghiere di ciascuno di voi”. Monsignor Utembi Tapa ha pure evidenziato che l’assemblea è stato un momento forte di esercizio della collegialità episcopale segnato dalla condivisione della preghiera, della parola di Dio e dell’Eucaristia. (TC)

19 ottobre - AUSTRALIA Suicidio assistito: il Queensland accelera legislazione. Cattolici e anglicani si oppongono e chiedono investimenti in cure palliative

Brusca accelerata del governo dello Stato del Queensland, in Australia, sulla legge relativa al suicidio assistito (Vad): il premier labourista Annastacia Palaszczuk, infatti, ha annunciato ieri che, se il suo partito vincerà le elezioni del prossimo 31 ottobre, una nuova legge sulla Vad verrà introdotta in Parlamento già a febbraio 2021. Delusione per l’annuncio è stata espressa da cattolici e anglicani: in una nota congiunta dell’Arcidiocesi di Brisbane, l’arcivescovo cattolico Mark Coleridge e il suo omologo anglicano Phillip Aspinall ricordano l’impegno preso in precedenza dal governo, ovvero di “far preparare un progetto di legge alla Commissione per la riforma e di attendere il suo parere in Parlamento nel mese di marzo”. La notizia di ieri, dunque, contraddice tutto ciò. “Si tratta di uno sviluppo profondamente deludente – afferma l’Arcivescovo Coleridge – La Chiesa cattolica, infatti, si oppone fortemente al suicidio assistito e chiede, piuttosto, l’accesso a cure palliative di alta qualità per tutti, il rispetto del paziente, la tutela della dignità della persona umana e una fine naturale della vita”. “Nessuno è moralmente costretto a patire un dolore insopportabile – ribadisce il presule – nessuno deve sentirsi un peso per gli altri e nessuno deve sentire che la propria vita non vale nulla”. Per questo, sottolinea Monsignor Coleridge, “è un diritto di ogni cittadino del Queensland avere accesso a cure palliative di qualità prima che il Parlamento legiferi sull’eutanasia”. Essa, infatti, “non è certamente qualcosa su cui essere precipitosi, tanto meno in un momento come questo, in cui il suicidio rappresenta un problema nazionale”. Dall’Arcivescovo di Brisbane, poi, la sottolineatura di come la Vad e la chiusura delle frontiere, “assi portanti” della campagna elettorale del governo, siano in realtà in contraddizione tra loro, perché la prima “mette a repentaglio la vita”, mentre la seconda “mira a proteggerla”. Al contempo, l’Arcivescovo anglicano Aspinall si dice deluso dal fatto che l’esecutivo della Palaszczuk intenda ridurre i finanziamenti per le cure palliative, stanziando solo “28 milioni di dollari l’anno”, mentre le richieste del settore sono di “275 milioni di dollari”, così da poter fornire “un'assistenza di alta qualità per tutti i pazienti dello Stato, indipendentemente dal luogo in cui vivono". Se tali cure “sono disponibili quando le persone si trovano ad affrontare una malattia terminale – continua l’esponente anglicano – la scelta che la maggior parte di esse fa è molto diversa dalla morte volontaria, poiché i malati sanno che molte delle loro preoccupazioni e paure possono essere placate” grazie a tali cure. Per questo, nell’ambito dei finanziamenti per i rimedi palliativi, dovrebbe rientrare anche “il finanziamento per le cure spirituali, elemento indispensabile nel fine-vita”. (IP)

18 ottobre - INDONESIA Giava: l’impegno di padre Iswanto, lazzarista, a sostegno di un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente

"Volevo che Gubug Lazaris diventasse un luogo dove gli abitanti del villaggio potessero conoscere un'agricoltura rispettosa dell'ambiente". È quello che racconta ad UCA News padre Marcelinus Hardo Iswanto, della Congregazione della Missione (Lazzaristi), nella provincia di Giava Est, parlando del suo centro eco-pastorale, fondato nel 2010, con lo  scopo di “mostrare il volto della Chiesa a cattolici e non cattolici” e lo spirito della sua Congregazione. Tutto ha inizio nel 2005, quando padre Iswanto viene nominato dal suo Superiore provinciale parroco della chiesa di San Giuseppe di Kediri. Qui, lavorando con i suoi parrocchiani, per lo più contadini, comincia a notare le conseguenze legate al cambiamento climatico e a pensare di voler dare un suo contributo con progetti a sostegno della tutela dell’ambiente. Nel 2007, utilizzando un terreno appartenente a un parrocchiano, padre Iswanto impara a piantare frutta, verdura, riso, mais, manioca e altri cereali, utilizzando metodi di coltivazione tradizionali. In seguito, acquista a rate un primo ettaro di terreno agricolo a Sambirejo, un villaggio nel distretto di Kediri, a circa 18 km dalla sua parrocchia, e, nel 2008, costruisce una casa comunitaria in stile tradizionale (rumah joglo - case di legno con tetti giavanesi dalle forme iconiche), per permettere alle persone del villaggio di incontrarsi e discutere di questioni agricole. Il sacerdote dice di avere agito nella convinzione che se avesse mostrato agli abitanti del villaggio un esempio di agricoltura biologica che fossero in grado di utilizzare, anche loro si sarebbero poi dedicati a questo tipo di coltivazione, che ha come obiettivo il rispetto dell'ambiente. Nell'agosto 2010, nel quattordicesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, padre Iswanto chiama ufficialmente questo distretto agricolo “Gubug Lazaris”, dove il termine "Gubug" si riferisce a piccole capanne costruite e utilizzate dai contadini come riparo, e "Lazaris" ai membri della Congregazione della Missione. Con l'aiuto di pochi abitanti del villaggio trasforma più della metà del terreno in risaia e il resto lo utilizza per piantare altre colture e per costruire un ricovero per il bestiame, oltre a un edificio per la produzione di fertilizzante organico. Nel 2014 inizia a produrre biogas e nel 2018 installa quindici pannelli solari.  Un’opera importante quella di padre Iswanto - che questo mese si è trasferito nella parrocchia di Cristo Re di Surabaya - che egli descrive come un servizio reso alla sua Congregazione e alla Chiesa, con la speranza che altri fratelli lazzaristi possano continuare quello che ha iniziato. (AP)

18 ottobre - POLONIA Oggi, Giornata Missionaria Mondiale, ha inizio la Settimana Missionaria

"Eccomi, manda me" è il motto dell’Ottobre Missionario e della Giornata Missionaria Mondiale di quest'anno, che si celebra oggi, domenica 18 ottobre, e che dà inizio in Polonia alla Settimana Missionaria. Padre Tomasz Atłas, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, ricorda sulla pagina web dell’Episcopato, gli obiettivi principali della Domenica e della Settimana Missionaria, ossia: la preghiera affinché "il Regno di Gesù si estenda al mondo intero", la conoscenza dell'opera missionaria della Chiesa, delle attività della Pontificia Opera della Propagazione della Fede (PDRW) e della vita della sua fondatrice Paulina Jaricot, nonché il risveglio dello spirito missionario e il sostegno materiale alla missione. Padre Atłas sottolinea come il Papa ci esorti a continuare l’opera missionaria della Chiesa anche in questo difficile momento di pandemia. L'isolamento ci mostra, infatti, quanto siano necessari i legami interpersonali e ci offre l’opportunità di costruire e approfondire questi legami, sostenendo i nostri fratelli nel mondo. "Che Paulina Jaricot, fondatrice della PDRW e del “Rosario vivente”, sia guida nel cammino per una fruttuosa esperienza della Giornata Missionaria Mondiale", ha affermato padre Altas, raccomandando l'utilizzo del materiale liturgico preparato per l’occasione dalla Direzione Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie. Presentando il bilancio della Domenica Missionaria dello scorso anno, padre Maciej Będziński, segretario nazionale della Pontificia Opera della Propagazione della Fede, ha evidenziato come l'anno scorso, in Polonia siano riusciti a raccogliere 1.134.489,43 dollari, donati poi alla Santa Sede. Denaro che è stato destinato alla costruzione di chiese, cappelle, case parrocchiali, nonché alla formazione di catechisti, sacerdoti e allo sviluppo dell'evangelizzazione mediatica. In totale, sono stati realizzati 58 progetti e, secondo i calcoli della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, gli aiuti hanno raggiunto 600 milioni di cattolici.  (AP)

18 ottobre - COREA Mons. Yong-Hoon Yong (diocesi di Suwon) è il nuovo Presidente dei vescovi

E’ Mons. Yong-Hoon Yong, vescovo di Suwon, il nuovo Presidente della Conferenza episcopale coreana. Il presule è stato eletto nel corso dell’Assemblea autunnale conclusasi venerdì scorso, al termine della quale il nuovo numero uno dei vescovi ha rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa. “Pregate molto per me” ha detto Mons. Yong-Hoon Yong nel ringraziare l’Assemblea. “Rappresentiamo il ponte che unisce il nostro paese al Vaticano e abbiamo il compito di promuovere azioni pastorali sia a livello nazionale, che locale. A partire dalle nostre parrocchie. Dobbiamo impegnarci affinché ciascun coreano possa vivere in pace e stare bene”. Il neo presidente ha poi parlato delle nuove sfide che la Chiesa dovrà affrontare. A partire dalla pandemia: “Tutti stanno affrontando ciò che ha provocato il Covid, nessuno escluso. Non c’è distinzione di classe sociale, il virus non fa eccezioni. Ma noi siamo chiamati ad occuparci dei più deboli e di bisognosi. Papa Francesco lo sottolinea anche nella sua ultima enciclica, “Fratelli tutti”: la Chiesa deve servire l’umanità. Ritengo che il documento del Santo Padre possa rappresentare il nostro punto di riferimento per i progetti pastorali”. Tra le priorità, il nuovo numero uno dei vescovi coreani ha citato la difesa della vita. “Dobbiamo difenderla e tutelarla. Siamo fortemente contrari all’aborto e continueremo a sostenere e a promuovere la cultura della vita. Invito le istituzioni a legiferare in tal senso, per arginare la tendenza dilagante nel nostro paese a rinunciare ai valori fondamentali”. Un altro passaggio importante del discorso del vescovo di Suwon ha riguardato il rapporto tra le due Coree: “A 70 anni di distanza la nostra nazione è ancora divisa. La Chiesa ha pregato e fatto molto, ma dobbiamo impegnarci ulteriormente. Per questo auspico un piano di riunificazione da mettere in atto quanto prima”. Infine, ma non meno importante, il focus sull’ambiente: “Le epidemie, l’inquinamento e i cambiamenti climatici stanno minacciano la salute degli uomini e degli animali. Siamo chiamati a lavorare sodo per preservare la casa comune, ispirando la nostra azione alla Laudato Si’” ha concluso il presule. Presenti alla conferenza stampa, tenutasi nel Centro di Junggok-dong, a Seoul, il vicepresidente mons. Gyu-man Jo, vescovo di Wonju e mons. Heung-sik Yoo, vescovo di Daejeon. Entrambi hanno assicurato il loro pieno supporto a Mons. Yong-Hoon Yong impegnandosi ad aiutare il presidente a “servire al meglio il popolo di Dio per una convivenza pacifica” (DD)

18 ottobre - PERÙ L’immagine del Signore dei Miracoli oggi in processione per le strade della città di Piura

Oggi, come annunciato ieri dall’arcidiocesi di Piura “con immensa gioia” , "la Sacra Immagine del Signore dei Miracoli percorrerà le strade della città, dalle 12.00 alle 14.00 – si legge su Aciprensa -, “per diffondere le sue benedizioni e il suo amore", accompagnata dalle Forze di polizia nazionale, con il sostegno della Confraternita del Signore dei Miracoli di Piura. L'arcidiocesi ha, dunque, incoraggiato i fedeli che vivono nelle vicinanze del percorso che il Nazareno seguirà, “a guardare fuori dalle porte, dalle finestre, dai balconi e dai tetti delle loro case per vedere il Signore passare e ricevere la sua benedizione", e si è augurata che questa devozione li porti “a sperimentare la vicinanza e la tenerezza di Dio in mezzo alla morte, al dolore, alla solitudine e all'incertezza del tempo presente”. Allo stesso tempo, ha ricordato come "tutte le misure necessarie di distanziamento e di biosicurezza debbano essere rispettate, evitando di lasciare le proprie case e di avvicinarsi alla Santa Immagine nel percorso", che potrà essere seguito anche sulla pagina Facebook dell’arcivescovo di Piura. A Lima, la Confraternita del Signore dei Miracoli ha annunciato che l'immagine non uscirà in processione quest'anno, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus, e ha indicato che le attività si svolgeranno virtualmente. Sarà la prima volta, dalla guerra del Pacifico, più di 110 anni fa, che la venerata immagine non percorrerà le strade della capitale peruviana. Il Signore dei Miracoli, conosciuto anche come Cristo di Pachacamilla, è un dipinto murale raffigurante Gesù crocifisso sull'Altare Maggiore del Santuario de Las Nazarenas a Lima. Si racconta che a metà del XVII secolo i neri portati dall'Angola formarono la Confraternita di Pachacamilla e costruirono un edificio. Su una delle sue pareti un membro della Confraternita dipinse l'immagine di Cristo sulla croce. Il 13 novembre 1655, un forte terremoto scosse Lima e Callao, distruggendo molte costruzioni e uccidendo migliaia di persone. Tutte le mura della Confraternita degli angolani caddero, ma il muro con l'immagine di Cristo rimase in piedi e sopravvisse anche a successive scosse sismiche. Ciò fu considerato un miracolo. Da allora il luogo è diventato meta di pellegrinaggio e il culto ha continuato a diffondersi in molti Paesi fino a raggiungere i nostri giorni. La festa del Signore dei Miracoli si celebra il 28 ottobre di ogni anno, ma la sua devozione si estende per tutto il mese di ottobre, noto come "mese viola" per il tradizionale colore penitenziale che accompagna la festa. Una copia dell'immagine originale del dipinto, conservata all'interno del Santuario de Las Nazarenas a Lima, viene tradizionalmente portata in processione ogni anno. (AP)

18 ottobre - BRASILE Chat live promossa dai vescovi per promuovere e comprendere Fratelli Tutti

Una chat live per incoraggiare la lettura di “Fratelli Tutti”. L’idea è venuta ai vescovi brasiliani per promuovere e riflettere sull’ultima enciclica di Papa Francesco e spiegare i punti cardine del documento. L’appuntamento è fissato per domani, alle 15.00, e vedrà la partecipazione del vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, mons. Joel Portella Amado, che presiede anche la Casa Editrice della Conferenza episcopale dei presuli, il coordinatore della Commissione Episcopale Speciale per l'Amazzonia, Suor Maria Irene Lopes dos Santos, il Sottosegretario alla Pastorale e Consigliere della Commissione Episcopale per l'Ecumenismo, padre Marcus Barbosa Guimarães, il coordinatore delle Campagne promozionali della CNBB, padre Patriky Samuel Batista, e l’osservatore dell’area politica della CNBB, padre Paulo Renato. I temi che verranno affrontati nell’incontro virtuale saranno diversi: si va dai fondamenti dell’enciclica, partendo dalla sua dimensione di civiltà, i suoi punti centrali in relazione alla politica sociale, economica, l'ambiente, l'ecumenismo e il suo legame con la Campagna di Fraternità 2021. Si parlerà dei riferimenti all’Amazzonia, alla pandemia e al dialogo interculturale e interreligioso. La diretta verrà trasmessa direttamente dalla sede della CNBB e prevede due sezioni, una informale durante la quale l’utente avrà la possibilità di interagire liberamente, l’altra, invece, vedrà protagonista un moderatore che si rivolgerà direttamente al pubblico per la promozione dello scritto, la proposta degli sconti che verranno effettuati a chi ne acquisterà una copia e il lancio della lotteria legata alla chat. Tra tutti coloro che saranno collegati, infatti, verrà sorteggiato chi potrà ricevere gratuitamente una copia di Fratelli Tutti. (DD)

18 ottobre - POLONIA #coronavirus Monsignor Gądecki ai medici: “Grazie per il vostro sacrificio e la vostra tenacia”

“In questo momento particolare, mi rivolgo a tutti coloro che si prendono cura dei malati con parole di apprezzamento e gratitudine per il sacrificio e la tenacia nel loro lavoro. È un ministero estremamente stressante. Il bene a volte viene trascurato”, ha scritto monsignor Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca – si legge sul sito web dell’Episcopato -, in occasione della solennità di san Luca evangelista, patrono dei mediciL'arcivescovo Gądecki, rivolgendosi ai medici e agli altri operatori sanitari, ha voluto sottolineare il loro ruolo centrale in questa situazione di emergenza sanitaria dovuta alla diffusione della pandemia di Covid-19, mettendo in evidenza come il loro servizio, estremamente stressante, a volte venga trascurato. Ricordando la parabola del Buon Samaritano, il presidente dell'Episcopato ha chiesto ai medici di non cessare di adempiere alla loro vocazione. “Chiedo a Dio forza e perseveranza per voi. (...) Vi chiedo di non spegnere il sentimento di solidarietà medica e umana nei vostri cuori e nelle vostre coscienze ”. Ha anche ricordato che ogni persona malata e sofferente, indipendentemente dal tipo di malattia o dall'entità del rischio, ha diritto alle cure, alla diagnosi e alla terapia.  “Nessuno deve sentirsi solo, trascurato o ignorato. Non cessate di prestare servizio ai malati e ai sofferenti - ha concluso -, perché allora la pace di Dio, che nasce in un cuore pieno di amore misericordioso, sarà nei vostri cuori”. (AP)

18 ottobre - MESSICO I vescovi chiederanno perdono per gli abusi commessi dai conquistadores nel 2021

Monsignor Rogelio Cabrera López, presidente della Conferenza episcopale messicana (CEM) e arcivescovo di Monterrey, ha assicurato il presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador, che la Chiesa chiederà perdono per gli abusi commessi durante la conquista dell'America, 500 anni fa, e lo farà nel 2021. Il presidente del Messico, in una lettera portata in Vaticano da sua moglie, Beatriz Gutiérrez Müller, il 10 ottobre, ha scritto al Santo Padre – si legge su Aciprensa - che "la Chiesa cattolica, la monarchia spagnola e lo Stato messicano devono offrire pubbliche scuse ai popoli originari che hanno subito le più vergognose atrocità, il saccheggio dei loro beni e delle loro terre, per essere sottomessi. In una conferenza stampa del 15 ottobre, monsignor Cabrera López ha affermato: "Onestamente non so se il Papa dirà una parola su questa richiesta nella lettera. Quello che posso dire come presidente della Conferenza episcopale è che faremo un pronunciamento, una dichiarazione a tempo debito, sapendo che la data per farlo è il prossimo anno, il 2021, il 200.mo anniversario della realizzazione dell'indipendenza”. "Vogliamo farlo, ma vogliamo anche tracciare un percorso per noi stessi, come abbiamo sempre fatto per il bene dei popoli originari", ha dichiarato il presidente del CEM. L’arcivescovo di Monterrey ha aggiunto, però, che "naturalmente noi persone e istituzioni dobbiamo saper chiedere perdono", sottolineando come "i popoli indigeni abbiano una lunga storia di sofferenza". Essi, non solo durante la conquista, ma nel corso di tutti i secoli e fino ai giorni nostri, hanno visto calpestare i loro diritti. "Senza dubbio ci sono eventi dolorosi e tragici", ha detto, come "la conquista di Tenochtitlan", l'odierna Città del Messico."Ma anche in questi ultimi tempi ci sono problemi che feriscono lo sguardo, che oscurano il paesaggio. C'è il caso di Ayotzinapa. E così abbiamo potuto elencare molti altri eventi che hanno rotto la comunione, la comunità umana", ha messo in evidenza, ricordando la scomparsa di 43 giovani nella città di Ayotzinapa nello Stato di Guerrero nel 2014. "La Chiesa cattolica in Messico - ha precisato - è sempre pronta non solo a chiedere perdono, ma ad avere sempre una memoria penitenziale da seguire su questa via di riconciliazione”. Il presidente del CEM ha, inoltre, ricordato come "i Papi lo abbiano già fatto a suo tempo", ma come "spetti anche a noi assumerci questa responsabilità” di chiedere perdono. (AP)

17 ottobre - CILE Monsignor Ramos invita i cileni a partecipare al plebiscito costituzionale

Poiché “tra due settimane, tutti gli abitanti del Paese con diritto di voto dovranno dichiarare se vogliono mantenere l'attuale Costituzione della Repubblica o iniziare un processo che si concluderà con una nuova Costituzione per il Paese”, l'arcivescovo di Puerto Montt, monsignor Fernando Ramos Perez, sulla sua rubrica, che tiene sul giornale El Llanquihue, ha esortato i cileni ad impegnarsi e a partecipare al plebiscito costituzionale, sottolineando il ruolo fondamentale e decisivo ricoperto da ogni cittadino. “La Costituzione - ha affermato - è la chiave per lo sviluppo della società civile, stabilisce i principi di organizzazione, le agenzie dello Stato, le responsabilità e i poteri delle principali autorità e formula i diritti dei cittadini da tutelare in ogni circostanza". Da qui il valore del voto di ogni cileno, al di là delle preferenze, poiché è nelle differenze che si può promuovere la ricerca di un Paese migliore. "Al di là della scelta di ciascuno nel santuario inviolabile della propria coscienza, sia per la scelta dell'approvazione che per quella del rifiuto, entrambe legittime – ha sottolineato -, la questione della legge fondamentale del Paese ci pone la sfida sui principi alla base della nostra società e dove vogliamo condurla". Ricordando, infine, la tradizione democratica del Cile e l’impatto che questo plebiscito nazionale avrà sul bene comune, monsignor Ramos ha evidenziato come nel Paese la “tradizione democratica abbia sempre visto la dignità della persona umana e il diritto alla vita come principio indiscusso e inviolabile”. Per questo motivo “la percezione che ogni persona sia unica, irripetibile e assolutamente originale – ha concluso - deve cristallizzarsi naturalmente in un corpo giuridico che veglia e protegge ogni essere umano". (AP)

17 ottobre - ITALIA  Beato Carlo Acutis: lunedì 19 ottobre ad Assisi Messa del nuovo prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, monsignor Semeraro

Lunedì 19 ottobre, alle ore 18, ad Assisi, nella chiesa di Santa Maria Maggiore - Santuario della Spogliazione, dove è sepolto il Beato Carlo Acutis, – si legge in un comunicato della diocesi di Assisi–Nocera Umbra–Gualdo Tadino -, il nuovo prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, monsignor Marcello Semeraro, celebrerà la Santa Messa. “In questo santuario il giovane Francesco e il giovane Carlo parlano insieme” ha affermato oggi monsignor Domenico Sorrentino, vescovo della diocesi, in occasione di una Messa, concelebrata nel Santuario, da una rappresentanza del presbiterio diocesano, alla presenza del sindaco di Assisi, Stefania Proietti. Essi, ha aggiunto, “fanno una sorta di alleanza al di là dei secoli che li separano. Sono entrambi capaci di parlare il linguaggio dei giovani che è il linguaggio dell’originalità, dell’autenticità. I giovani - ha spiegato - sono desiderosi di originalità e tante volte, per ottenerla, sbagliano via finendo per essere, come diceva Carlo, delle fotocopie, delle mode”. Il presule ha, dunque, sottolineato come Carlo e Francesco vogliano “parlare ai giovani con il loro linguaggio per dire di essere gioiosi, felici, originali, ma per la via giusta che è la via di Gesù”. “Dobbiamo pertanto fare in modo – ha concluso - che questo loro linguaggio arrivi ai giovani”. (AP)

17 ottobre - INDONESIA L’arcivescovo di Giacarta invita i cattolici a non sprecare il cibo

In occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione, celebrata ieri, 16 ottobre, monsignor Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giacarta, in una lettera pastorale dal titolo "In Diversity, Food Unite" (nella diversità, il cibo unisce), ha invitato i fedeli delle 65 parrocchie dell’arcidiocesi – riporta UCA News - a condividere il cibo con i più bisognosi. Il bisogno di cibo di ogni uomo, infatti, dovrebbe spingere alla solidarietà verso gli altri, e non all'avidità. "La terra fornisce abbastanza risorse per soddisfare i bisogni di ogni uomo, ma non l'avidità di ogni uomo", ha affermato il presule, citando il Mahatma Gandhi, padre della nazione indiana. "Ogni piccolo sforzo per non sprecare il cibo, per vivere una vita frugale e per condividere il cibo con i nostri fratelli e sorelle, che hanno la necessità di celebrare la Giornata Mondiale dell'Alimentazione, può essere significativo e fruttuoso", ha aggiunto. Un invito simile è arrivato anche da monsignor Robertus Rubiyatmoko, arcivescovo di Semarang, nella provincia di Java centrale. "Accresciamo il valore del rispetto all'interno delle nostre famiglie - ha detto - consumando il cibo in modo parsimonioso, invece di sprecarlo". Quest’anno la Conferenza episcopale indonesiana ha scelto come tema della Giornata Mondiale dell’Alimentazione "La famiglia come comunità di condivisione del cibo". (AP)

17 ottobre - SIRIA Acs: servono più aiuti per i cristiani dei villaggi di Knayeh e Yacoubieh controllati dai jihadisti

Sono due frati francescani ad assicurare l’assistenza pastorale alle circa 300 famiglie cristiane di diverse confessioni ed etnie che vivono nei villaggi di Knayeh e Yacoubieh, nella provincia di Idlib, vicino al confine turco nella Siria occidentale, ancora sotto il controllo di gruppi jihadisti. A sostenere i religiosi - padre Luai Bsharat, 40 anni, e padre Hanna Jallouf, 67 anni - Aiuto alla Chiesa che Soffre che sta attualmente portando avanti oltre cinquanta diversi progetti per assistere i cristiani in Siria. Ma a Knayeh e a Yacoubieh non basta, occorre altro sostegno finanziario; la popolazione locale non può più raccogliere i propri raccolti, perché le proprietà cristiane sono state confiscate, o vendere i propri prodotti, e così si deve fare affidamento ad aiuti umanitari esterni. Nei due villaggi domina il califfato islamico, viene applicata la sharia, le donne sono costrette a indossare il velo e i simboli cristiani sono stati distrutti. “Nonostante le difficoltà, padre Luai e padre Hanna sono rimasti lì perché credono che questa regione non debba essere abbandonata - spiega ad Aiuto alla Chiesa che Soffre padre Firas Lutfi, custode della Provincia di San Paolo per i Francescani di Siria, Libano e Giordania.  -. Perché è vicino ad Antiochia, dove San Paolo ha iniziato i suoi viaggi, diffondendo la Parola di Dio”. I frati sono lì per aiutare tutti coloro che hanno bisogno di sostegno, aggiunge padre Lufti, indipendentemente dalla loro religione, razza, nazionalità o dalle loro opinioni politiche. “In molte occasioni - racconta - i monasteri di Knayeh e Yacoubieh hanno accolto e dato rifugio a decine di famiglie musulmane (…). Gli estremisti hanno spesso perseguitato, attaccato, picchiato, torturato e persino assassinato alcuni dei nostri fratelli e sorelle”. Padre Lufti ricorda il caso di padre François Murad, decapitato nel 2013, e quello più recente a Yacoubieh di una maestra di scuola violentata e assassinata. Ma la presenza dei francescani, afferma padre Lufti, è un segno di speranza in mezzo alle tenebre e alla disperazione. (TC)

17 ottobre - BOTSWANA Violenze domestiche in aumento. Mons. Nubuasah (Gaborone): un demone da esorcizzare 

 Crescono anche in Botswana le violenze domestiche e femminicidi in questi mesi di lockdown a causa del Covid-19. Il fenomeno ha raggiunto livelli preoccupanti nel Paese sudafricano che registra un tasso di abusi contro le donne pari al 67%, superiore alla media mondiale, al punto che il Governo ha annunciato di recente una nuova legge per introdurre pene severe contro chi li commette. Al problema è dedicata la 192.ma riflessione quotidiana sul Covid-19 proposta da monsignor Frank Nubuasah, vescovo di Gaborone, sulla sua pagina Facebook. Lo spunto è il mese nazionale contro le violenze di genere che in Botswana celebra a ottobre. E il presule di origine ghanese non usa mezzi termini per condannare quella che definisce una “vergogna” e un “demone" da esorcizzare: “Alcuni di noi sono come tombe imbiancate che nascondono i loro lati oscuri ostentando la loro bontà mentre sono dei mostri”, afferma. Secondo monsignor Nubuasah, il mese di sensibilizzazione è un “chiaro invito a tutti gli esseri umani a valorizzare e a rispettarsi l’un l’altro, perché tutti creati ad immagine e somiglianza di Dio. Siete fatti per amare, non per la violenza”, sottolinea. Nella sua riflessione il presule riconosce che il Coronavirus è diventato “un terreno fertile per le violenze domestiche”: “Persone che normalmente trascorrono molto tempo separate e solo un paio di ore al giorno a casa, ora dovevano trascorrere tutto il loro tempo insieme in uno spazio limitato e questo ha portato l'oscurità a quelle che prima sembravano famiglie felici”. E le violenze non coinvolgono solo le donne. Tra le vittime ci sono anche i bambini: i rapporti della polizia indicano che in Botswana almeno un bambino al giorno subisce abusi dai genitori, da un fratello, un parente o un vicino di casa, osserva il vescovo di Gabarone. che conclude con un pressante appello: “Portiamo rispettabilità alla parola essere umani e in particolare alla parola uomini. Mettiamo fine alla violenza di genere!”. (LZ)

17 ottobre - PORTOGALLO #FratelliTutti. Vescovi: “nuovo paradigma” per guardare il mondo 

“Un nuovo paradigma” attraverso il quale pensare, guardare e interpretare il mondo, ovvero a partire “dai più vulnerabili”: così il presidente della Commissione episcopale portoghese per la Missione e l’evangelizzazione, Monsignor Armando Domingues, definisce la terza Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”, pubblicata il 4 ottobre. Uno strumento di lettura che permette di comprendere “la forza dell’amore” e di far sentire le persone “utili, valide, confermate nella fede, nella cultura, nel loro popolo, felici perché consapevoli di essere un arricchimento le une per le altre”, spiega il presule. In sostanza, il Papa propone un vero e proprio rovesciamento della prospettiva, ponendo al centro la persona umana, in un mondo globalizzato in cui, invece, predominano “il profitto, il denaro e non importa se molti restano indietro”. E soprattutto ora, nel contesto della pandemia da Covid-19, è quanto mai necessario adottare questo nuovo paradigma di vita per “salvare l’intera famiglia umana”. I tempi attuali, infatti, continua il vescovo portoghese, “rappresentano una sfida in ogni ambito”, in particolare nel settore “della giustizia, dell’assistenza, della salute e dell’economia”. Al contempo, però, esiste anche “un sogno: quello di essere una sola famiglia umana”. E questo, evidenzia Monsignor Domingues, “è un valore che comincia a fare presa sulle persone” perché “la fraternità è un bene essenziale nella vita degli uomini e senza di essa non c’è dignità, giustizia, diritto”. Tocca, quindi, alle comunità “darsi da fare” per mettere in pratica questo insegnamento, a partire da “se stesse”. Infine, il presule esorta “ad una spiritualità più incarnata, più comunitaria e meno individualista” per dimostrare che “vale la pena spendere la propria vita” per il bene dell’altro e che “tutti siamo chiamati a costruire un’unica famiglia umana”. (IP)

 

17 ottobre -  PAPUA NUOVA GUINEA #coronavirus La gestione dell’emergenza sanitaria della sperduta diocesi di Kiunga

Tony Janssen, amministratore finanziario della diocesi di Kiunga, in un articolo su Church Alive, pubblicazione dell’Episcopato, ha raccontato come la diocesi, nel distretto di North Fly, nella provincia occidentale del Paese, isolata dal resto del mondo, circondata da giungle e paludi, e raggiungibile solo in aereo o in barca, dopo diversi giorni di navigazione, abbia reagito alla notizia della diffusione della pandemia di coronavirus nel resto del mondo. Quando si è sparsa la voce della diffusione del virus in tutto il pianeta, la gente – ha riferito Janssen - ha reagito con curiosità all’inizio e con paura e preoccupazione in un secondo momento. Il problema più grande è stato quello di mantenere la distanza sociale – ha affermato -, poiché qui le persone vivono a stretto contatto l'una con l'altra, specialmente se sono dello stesso villaggio o della stessa famiglia. Per quanto risulti facile l’isolamento dal resto del mondo, assai più difficile è quello all’interno dei villaggi e delle città della provincia. Il governo, ha spiegato Janssen, ha dispiegato circa 400 soldati lungo il confine della Papua Occidentale, per impedire alla popolazione di attraversare la frontiera in questo tempo di pandemia e ha seguito i protocolli applicati dalla maggior parte dei Paesi di tutto il mondo: isolamento, distanziamento sociale, lavaggio delle mani, ecc. La popolazione ha, dunque, preso l’abitudine di lavarsi le mani con frequenza durante il giorno, grazie ai prodotti per l'igiene delle mani resi disponibili all'ingresso degli edifici pubblici.  “La ‘buona notizia’ – ha aggiunto Janssen - è che, in questo momento, non ci sono casi positivi di Covid-19 nella provincia occidentale. Circa 900 test effettuati si sono rivelati negativi, il che è molto incoraggiante, perché il nostro sistema sanitario non è pronto ad affrontare molti casi di crisi respiratoria acuta”. (AP)

17 ottobre -  FRANCIA Insegnante decapitato. Vescovi: attacco sconvolgente a libertà, uguaglianza e fraternità

Un atto che “sconvolge noi e tutti i cittadini attaccati ai valori della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità”: così, in una nota, il vescovo di Versailles, Monsignor Eric Aumonier, commenta la tragica morte di un insegnante di scuola superiore, Samuel Paty, avvenuta ieri pomeriggio a Conflans-Sainte-Honorine, nel territorio diocesano. Al grido di “Allah Akhbar”, il docente è stato decapitato davanti alla sua scuola da un giovane di 18 anni, nato a Mosca, che è stato poi abbattuto dalla polizia. Nei giorni scorsi, tenendo una lezione sulla libertà di espressione, il professor Paty aveva mostrato in classe le vignette di Maometto pubblicate dalla rivista “Charlie Hebdo”, in occasione del processo contro i responsabili della strage del 7 gennaio 2015. “Portiamo Samuel Paty nelle nostre preghiere – scrive Monsignor Aumonier – insieme alla sua famiglia, i suoi colleghi, i suoi studenti e tutti coloro che questo atto deplorevole ha ferito in profondità”. Di qui, il richiamo del presule alla fraternità, quella invocata dall’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”: “La fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza. Che cosa accade senza la fraternità consapevolmente coltivata, senza una volontà politica di fraternità, tradotta in un’educazione alla fraternità, al dialogo, alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori? Succede che la libertà si restringe, risultando così piuttosto una condizione di solitudine, di pura autonomia per appartenere a qualcuno o a qualcosa, o solo per possedere e godere” (103). In quest’ottica, il vescovo di Versailles esorta “i credenti di tutte le religioni”, ma anche “i non credenti” ad “unirsi urgentemente a questo servizio di educazione alla fraternità che apparteneva alla vocazione del Signor Paty”. “Invitiamo tutte le parrocchie della diocesi – conclude la nota - a pregare per questa intenzione durante le Messe di domenica prossima”. (IP)

17 ottobre FILIPPINE “Guida morale” dei vescovi per il vaccino anti-Covid

I vaccini salvano la vita di migliaia persone, ma devono essere sviluppati ed utilizzati secondo principi morali e scientifici sani che affermano la dignità della persona umana: così, in sintesi, scrive la Conferenza episcopale delle Filippine (Cbpc) in un documento intitolato “Guida morale sui test, l'acquisto e la distribuzione del vaccino anti Covid-19 nelle Filippine”. Siglato dagli Arcivescovi Socrates Villegas e Ricardo Baccay, presidenti rispettivamente delle Commissioni episcopali per i Seminari e per la Bioetica, ed approvato dal presidente ad interim della Cbcp, Monsignor Pablo Virgilio David, il testo ricorda che la pandemia da coronavirus ha colpito, ad oggi, “più di trenta milioni di persone nel mondo, provocando la morte di oltre un milione di esse, tra cui diverse migliaia di filippini”. Non solo: il virus ha anche “bloccato le nostre società e sconvolto la sussistenza” di moltissime popolazioni. È quindi con speranza “nella misericordiosa provvidenza di Dio” che si attende ora un vaccino che ponga fine “a questo flagello mondiale”. L’invito è a non dimenticare la dignità della persona umana, “specialmente dei poveri e vulnerabili” ed a “promuovere il bene comune”. In primo luogo, riguardo ai test sul vaccino, i vescovi esprimono apprezzamento per i filippini che si sono offerti volontari in questo campo: “Sono eroi che stanno aiutando tutti a vincere la lotta contro il Covid-19”, si legge nel documento episcopale. Al contempo, però, si raccomanda alle autorità sanitarie pubbliche ed alle aziende farmaceutiche coinvolte nelle sperimentazioni di lavorare “nel rispetto dei più alti standard etici e delle migliori pratiche scientifiche”. La “piena trasparenza”, ad esempio, “è fondamentale in ogni fase dello sviluppo e della distribuzione di un possibile vaccino, per garantirne la sicurezza e l'efficacia per una campagna di immunizzazione”.  In secondo luogo, riguardo all’acquisto di vaccini per le Filippine, i vescovi chiedono al governo di “dare priorità a quelli sviluppati da aziende farmaceutiche che li rendono disponibili al minor costo possibile”, mettendo in pratica “la responsabilità sociale di impresa” e promuovendo “il bene comune”. In terzo luogo, sulla distribuzione del vaccino nel Paese, la Cbcp sottolinea che le forniture inziali saranno “molto limitate”: secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, le nazioni riceveranno un primo stock pari al 3 per cento della popolazione, il che per le Filippine equivale a 3,3 milioni di persone su una popolazione di 110 milioni. (IP)

17 ottobre - MALAWI Donne cattoliche in campo nella prevenzione contro il Covid-19  con il sostegno di Missio Usa

L’Organizzazione delle donne cattoliche del Malawi (Cwo), ha lanciato un nuovo progetto trimestrale di sensibilizzazione e prevenzione contro il Covid-19 con il sostegno di Missio Usa, le Pontifice Opere Missionarie degli Stati Uniti. Il progetto – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale -  coinvolgerà le township di Lunzu e Chemusa, nell’arcidiocesi di Blantyre, e quelle Mgubo e Kauma nella capitale di Lilongwe. “Prendiamo di mira le aree ad alta densità abitativa perché è lì che che c’è un alto il rischio di contrarre o diffondere il Covid-19. In particolare, vogliamo migliorare la comunicazione sulla malattia. Distribuiremo anche dispositivi per il lavaggio delle mani per promuovere la sanificazione e l’igiene come misura di prevenzione contro l'ulteriore diffusione del virus ", ha spiegato la presidente della Cwo Lucy Vokhiwa. A Lilongwe il progetto è stato presentato lunedì scorso con la partecipazione del cappellano del Cwo dell'arcidiocesi, padre Cyprian Chipalamwazani che si è impegnato a sostenere attivamente l’associazione in questa nuova impresa.  Il sacerdote ha sottolineato che la Chiesa apprezza il contributo dato dai movimenti laicali all’evangelizzazione e per rispondere a emergenze come quella della pandemia del Covid-19. “Ci sono una serie di cose che faremo per supportare le donne del Cwo. Il primo sostegno che forniremo sarà morale, poi ci impegniamo ad accompagnarle nei luoghi dove porteranno avanti il progetto“, ha detto . Padre Chipalamwazani ha poi assicurato che il clero diocesano assumerà un ruolo di primo piano nella sensibilizzazione dei fedeli dedicando tempo durante le Messe per aggiornarli con le ultime informazioni sulla pandemia e su cosa bisogna fare contenerne la diffusione. (LZ)

17 ottobre - COLOMBIA #coronavirus Oggi, come ogni terzo sabato del mese, la Colombia invoca la protezione di Maria

Anche questo terzo sabato di ottobre, la Conferenza episcopale colombiana ha invitato i fedeli, sul sito web dell’Episcopato, ad aderire all’iniziativa di preghiera "Colombia nel Cuore di Maria: Giornata nazionale di preghiera con la Madonna", lanciata lo scorso agosto. I vescovi hanno esortato i cattolici in questo tempo di pandemia a pregare il Santo Rosario, ogni terzo sabato del mese, per la salute e il benessere del popolo colombiano e per rafforzare la loro devozione mariana.   "L'idea – ha spiegato monsignor Oscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio e presidente della CEC, nonché promotore dell’iniziativa – è quella che i cattolici si sentano molto uniti ogni terzo sabato e così, con sentimenti di solidarietà e fratellanza, preghino l'uno per l'altro. Quando ci sentiamo accompagnati, infatti, quando supponiamo di essere sulla stessa barca, come dice Papa Francesco, i fardelli sono più sopportabili e ci si incoraggia a vicenda ad andare avanti con speranza". Oggi il canale Cristovisión trasmetterà la preghiera, alle ore 5.00 del mattino e alle ore 5.00 del pomeriggio, dalla Chiesa di Nostra Signora della Candelaria, a Medellín, consacrata basilica minore nel 1970. I fedeli potranno seguire l’evento anche sul sito www.cec.org.co della Conferenza Episcopale. (AP)

17 ottobre  LIBANO Acs al fianco della Chiesa locale per la ricostruzione a Beirut di importanti luoghi di culto

Aiuto alla Chiesa che Soffre vuole stanziare 5 milioni di euro per la riparazione e la ricostruzione a Beirut, in Libano, delle strutture collegate all’attività della Chiesa, nell’area in cui lo scorso 4 agosto si è verificata la deflagrazione che ha provocato oltre 200 morti e 6.500 feriti. L’esplosione ha danneggiato anche circa 90mila case. La più colpita la comunità cristiana residente nei quartieri più vicini al luogo del disastro. Rappresentanti di Acs hanno recentemente visitato l’area e insieme alla Chiesa locale hanno identificato le priorità. Fra i numerosi progetti che la Fondazione pontificia si è impegnata a sostenere la ricostruzione della cattedrale maronita di San Giorgio, simbolo rilevante della storica presenza cattolica nella capitale libanese, quella della chiesa greco-melchita di San Salvatore e di diversi conventi di religiose, compresi quello presente nell’ospedale delle Sorelle del Santo Rosario e la Casa Madre della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Aiuto alla Chiesa che Soffre precisa nel Paese la precarietà è cresciuta che già con la crisi sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19 e in seguito alla crisi economica dovuta al crescente debito pubblico e al crollo della valuta locale che ha perso oltre l’80% del suo precedente valore nei confronti del dollaro. “I cristiani del Libano attualmente si sentono molto soli e stanno considerando l’emigrazione come soluzione ai loro problemi - afferma Thomas Heine-Geldern presidente esecutivo di ACS Internazionale -. Papa Giovanni Paolo II disse che il Libano ha una speciale missione nel Medio Oriente. ACS lo ricorderà sempre. Noi pertanto continueremo a sostenere i cristiani di questa nazione e non li lasceremo soli ad affrontare questa sfida”. (TC)

17 ottobre - COSTA AVORIO 31 ottobre, elezioni presidenziali. Appello leader religiosi alla pace e al dialogo

Dialogo e riconciliazione: sono le strade da percorrere in Costa d’Avorio, in vista delle elezioni presidenziali programmate per il 31 ottobre. A suggerirlo sono stati i leader religiosi del Paese, membri della “Alleanza delle religioni per la pace in Costa d’Avorio” (Arpi) che il 14 ottobre hanno tenuto un momento di preghiera ecumenica presso il Centro culturale di Treichville, nel sud della nazione. La tensione è, infatti, alta dopo che l’attuale presidente Alassane Ouattara ha deciso di candidarsi per un terzo mandato, scatenando l’opposizione che è scesa in piazza in segno di protesta. Numerose le vittime degli scontri delle ultime settimane. Il timore è anche quello di non riuscire ad avere votazioni libere ed eque, dato che 40 candidati su 44 sono stati respinti dal Consiglio costituzionale. “Incoraggiamo – ha detto il portavoce dell’Arpi, il pastore Noël Nguessan – gli attori politici a riprendere il dialogo. Da parte nostra, siamo pronti ad accompagnarli in questo impegno per la pace”, perché bisogna “fare il possibile per mantenere un clima pacifico”. Al contempo, l’Arpi ha esortato gli schieramenti politici ad “astenersi dal fare riferimento alle confessioni religiose durante campagna elettorale, perché la maggior parte degli attivisti e dei sostenitori dei partiti sono di religioni diverse”. Dal suo canto, il vescovo di Agboville, Monsignor Alexis Touably Youlo, ha invitato il governo a rilasciare le persone arrestate durante le recenti manifestazioni ed a promuovere il ritorno degli esiliati nel Paese.  “Bisogna impedire ogni forma di violenza nella conquista del potere – ha aggiunto il presule – ed è necessario mostrare moderazione durante tutto il periodo elettorale”. Gli ha fatto eco il presidente del Consiglio nazionale superiore degli Imam, delle moschee e degli affari islamici, Aïma Mamadou Traoré, il quale ha chiesto ai partiti politici "di rinnovare il dialogo, la vera riconciliazione e la collaborazione costruttiva per preservare la pace, l'armonia e la coesione sociale”. Un ulteriore auspicio è stato espresso affinché le votazioni "si svolgano in modo trasparente, credibile, pacifico", così che "i risultati siano accettati da tutti, per evitare di ricadere in una crisi post-elettorale come quella del 2010". Dieci anni fa, infatti, quando l’allora Capo dello Stato Laurent Gbagbo rifiutò di riconoscere la vittoria del suo sfidante Ouattara, facendo precipitare la nazione in una guerra civile conclusasi solo molti mesi dopo. (IP)

17 ottobre  - COLOMBIA Al via la campagna del Banco Alimentare di Bogotà #HambreSitieneVacuna

#HambreSitieneVacuna è la campagna di solidarietà lanciata ieri dal Banco Alimentare di Bogotà, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, per risvegliare la generosità dei colombiani e invitarli tutti ad unirsi alla lotta contro la fame, peggiorata notevolmente dall’inizio della pandemia di coronavirus nel Paese. Il direttore dell'istituzione, padre Daniel Saldarriaga Molina, ha assicurato nel comunicato stampa, diffuso sul sito web dell’Episcopato, che le donazioni raccolte dalla campagna saranno destinate al sostegno di tante persone bisognose in questo momento di forte recessione economica a causa della diffusione del virus. "Viviamo in un momento eccezionale – ha affermato - e le circostanze attuali richiedono azioni uniche e congiunte. Solo con l'impegno di tutti saremo in grado di affrontare come società gli effetti della pandemia sulla popolazione vulnerabile (...) Dobbiamo pensare a coloro che non possiedono ciò che noi abbiamo in eccesso". Il Banco Alimentare di Bogotá ha ricordato, nel comunicato, come abbia lavorato instancabilmente, in questo tempo di pandemia, per raggiungere la popolazione più vulnerabile della città e di altri comuni del Paese, oltre un milione e mezzo di persone, riuscendo a consegnare più di 23 mila tonnellate di prodotti, grazie all’aiuto di 1.540 organizzazioni no-profit. Il proposito della nuova campagna è, dunque, quello di raddoppiare gli sforzi fatti finora, sensibilizzando l'opinione pubblica al problema e invitandola a donare attraverso il sito web dell'Istituto www.bancodealimentos.org.co, sul conto di risparmio di Davivienda 4809700005850 Bancolombia 22527426191 e sul conto corrente del Banco de Bogotá 03706952-3. (AP)

17 ottobre - CAMERUN Interrotto dalla polizia pellegrinaggio di un sacerdote gesuita per il dialogo, la giustizia, la pace 

Aveva intrapreso un pellegrinaggio da Douala a Yaoundé lunedì scorso per pregare per il dialogo, la giustizia, la pace e la riconciliazione nel Nord Ovest e Sud Ovest del Camerun ma la polizia di Edea, lo ha fermato e lo ha riaccompagnato a Douala interrompendo il suo cammino. Ludovic Lado, sacerdote gesuita, è stato bloccato perché sospettato di avere motivazioni politiche. In seguito alle spiegazioni fornite dal religioso, che ha chiarito anche di voler fare penitenza per la riparazione dei crimini contro la dignità umana commessi nel Nord Ovest e Sud Ovest del Paese, le forze dell’ordine hanno deciso comunque di porre fine alla sua marcia spiegando che non era stata chiesta autorizzazione, di avere ricevuto precise disposizioni circa la sorveglianza delle strade e precisando al sacerdote che il suo proposito avrebbe comportato dei rischi. Tornato alle sue attività pastorali a Ndjamena, p. Lado lancia ora un appello perché la Chiesa venga attivamente coinvolta nella ricerca di una soluzione alla crisi anglofona. Il religioso asserisce inoltre che se non si dovesse trovare una soluzione riprenderà il suo pellegrinaggio a dicembre, questa volta da Douala a Kumba, e invita i confratelli ad unirsi a lui. Circa quanto è accadutogli nei giorni scorsi, scrive sul suo profilo Facebook: “Non ho rimpianti. Tutto ciò mi ha fatto ricordare la passione di Cristo, in particolare il suo arresto e l’interrogatorio da parte di Pilato”. P. Lado ritiene che la polizia abbia violato i suoi diritti civili perché la legge n. 90/055 del 19 dicembre1990 sulle manifestazioni pubbliche, stabilisce che non vi è obbligo di dichiarazione preventiva per le uscite pubbliche conformi alle tradizioni e alle usanze locali e religiose. (TC)

17 ottobre - MALAWI  Via libera dei vescovi alle Cresime sospese dallo scorso aprile a causa della pandemia

Riprendono le Cresime in Malawi sospese lo scorso aprile a causa della pandemia del Covid-19. Lo ha annunciato la Conferenza episcopale (Ecw) in una nota pubblicata nei giorni scorsi al termine di una riunione straordinaria a Lilongwe. "Dopo aver riflettuto sull'attuale situazione del Covid-19 nel Paese e alla luce della precedente dichiarazione dell’8 maggio 2020, abbiamo deciso di revocare la sospensione del Sacramento della Confermazione. Lo facciamo seguendo le linee guida emanate il 1.mo ottobre dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina del Sacramenti sul modo corretto di amministrare validamente il Sacramento considerate le norme sul distanziamento sociale in vigore in molti luoghi”, si legge nel comunicato finale citato dal blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale. Nelle nuove linee guida, il dicastero vaticano ha precisato che l’uso da parte del ministro di uno strumento, come ad esempio un batuffolo di cotone, invece della mano per amministrare la cresima “non pregiudica la validità del Sacramento". Questa pratica – precisano peraltro i vescovi malawiani - sarà ammessa solo per la durata dell’emergenza Covid-19. Restano inoltre in vigore l’obbligo di rispettare scrupolosamente le altre misure sanitarie disposte dal Ministero della Salute contro il contagio: il limite massimo di 100 persone in chiesa, l’obbligo di rispettare il distanziamento, di indossare la mascherina  e di rispettare le norme igieniche come il lavaggio regolare delle mani.  In Malawi le Messe con concorso di popolo sono riprese lo scorso maggio dopo tre settimane di sospensione,  (LZ)

17 ottobre - POLONIA XXXV Veglia di Jasna Góra per la diaspora polacca

“Formati in base al Vangelo e all’Eucaristia”: con questo motto si è svolta, nella notte in Polonia, la tradizionale Veglia di Jasna Góra per la diaspora polacca ei suoi sacerdoti. Giunta alla sua 36.ma edizione, la celebrazione quest’anno si è tenuta in modalità virtuale, in diretta radio-televisiva e in streaming su web, a causa della pandemia da coronavirus. Il tema della Veglia – si legge sul sito della Conferenza episcopale polacca – è stato tratto da un discorso rivolto da San Giovanni Paolo II alla Comunità polacca in Cile, il 3 aprile 1987, durante il suo viaggio apostolico nel Paese latinoamericano. “La grande comunità formata dai Polacchi che vivono in patria e fuori dei suoi confini – disse l’allora Pontefice - veniva formata nel corso di oltre mille anni in base al Vangelo e all’Eucaristia. I polacchi che vivono fuori dal paese risentono profondamente tutto ciò di cui vive la patria: le sue preoccupazioni, le tristezze, gli insuccessi, le sue speranze e gioie, così come i connazionali in patria, tutta la Chiesa in Polonia, cercano di percepire i problemi dell’emigrazione polacca e portarle l’aiuto spirituale”. Parole che sono risuonate nella notte ed alle quali hanno fatto eco quelle pronunciate da Monsignor Wiesław Lechowicz, delegato episcopale per l'Emigrazione: “Grazie alla preghiera – si legge in un messaggio scritto per l’occasione - possiamo stabilire amicizie gli uni con gli altri, anche molto più profondamente di quando ci incontriamo fisicamente. Questo perché, attraverso la preghiera, Dio unisce le nostre relazioni reciproche”. “Spero che questa esperienza di vicinanza con Dio e con gli altri – ha aggiunto il presule – sia rivolta anche agli emigrati polacchi e ai loro sacerdoti”, affinché “seguano sempre le strade che portano all’incontro con Gesù nel Vangelo e nell’Eucaristia”. Il programma della Veglia ha visto un momento introduttivo di riflessione, quindi la recita del Santo Rosario e la Messa conclusiva, iniziata alle ore 23.00. (IP)

17 ottobre - PORTOGALLO Giornata sradicamento povertà. Caritas: più aiuti alle famiglie in difficoltà per il Covid-19 

Sono in tutto quasi seimila le persone in difficoltà a causa della pandemia del Covid-19 finora assistite dalla Caritas Portogallo, che in una nota per l’odierna Giornata internazionale per lo sradicamento della povertà, lancia un appello alla solidarietà. “Stiamo vivendo tempi molto difficili e la verità è che, tenendo conto degli indicatori ufficiali, le difficoltà potrebbero diventare molto maggiori a partire dall'ultimo trimestre di quest'anno, peggiorando nel primo trimestre del 2021. Per questo motivo sono tanto importanti gli aiuti e l'unità di tutti noi”, afferma nel comunicato citato dall’agenzia dei vescovi “Ecclesia” il presidente  dell'organizzazione Eugénio Fonseca. Ad aprile la rete nazionale Caritas  ha lanciato uno speciale programma di aiuti intitolato 'Invertire la curva di povertà in Portogallo' per aiutare le vittime del Coronavirus. Un aiuto – precisa Fonseca – che si aggiunge a quello delle Caritas diocesane, che "continuano a fornire supporto nell'assistenza sociale e lavorare ai propri progetti di sviluppo sociale locale".  In questo arco di tempo sono aumentate le richieste di sostegno da parte delle famiglie. La maggior parte (il 61%) viene da chi ha perso il lavoro, a cui si aggiungono le persone che hanno visto una drastica riduzione del reddito (13%). La stragrande maggioranza dei beneficiari sono cittadini portoghesi, ma ci sono anche persone di altre nazionalità: brasiliani angolani indiani, capoverdiani, cittadini di Sao Tomé e della Guinea-Bissau. La Caritas distribuisce aiuti alimentari diretti o buoni per la spesa, ma anche aiuti finanziari per il pagamento degli affitti (61%), le spese sanitarie (17%) e il pagamento delle bollette elettriche (11%). In occasione della Giornata internazionale per lo sradicamento della povertà l’organizzazione si rivolge anche all’Unione europea chiedendo una direttiva vincolante che imponga un reddito minimo in tutti gli Stati membro.  (LZ)

17 ottobre -  PARAGUAY Deputata sospesa dopo aver denunciato casi corruzione. Vescovi: violato lo Stato di diritto

“Una violazione dello Stato di diritto”: così la Conferenza episcopale del Paraguay (Cep) commenta, in una nota, la sospensione della deputata Celeste Amarilla, per due mesi senza stipendio. Una decisione presa da 42 parlamentari e che ha suscitato forti polemiche nel Paese: la donna, infatti, era intervenuta presso la Camera denunciando casi di corruzione e di impunità tra molti deputati. L’opposizione ha chiesto una revisione della sanzione, ma la richiesta è stata bocciata a maggioranza. Nella loro nota, i vescovi ricordano, in primo luogo, che nello "Stato di diritto è sovrana la legge e non la volontà arbitraria degli uomini”. Di qui, il richiamo ad “alcuni principi della dottrina sociale della Chiesa”, secondo i quali “l'autentica democrazia è possibile solo in uno Stato di diritto e sulla base di una corretta concezione della persona umana”. Una vera democrazia, infatti, non è “solo un rispetto formale delle regole – affermano i presuli - ma è il frutto di una convinta accettazione dei valori che ispirano le procedure democratiche: la dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti umani e l'assunzione del bene comune come criterio finale e normativo della vita politica”. Il carattere “morale” della democrazia, continua la Cep, “non è automatico, ma dipende dalla sua conformità alla legge morale alla quale, come ogni altro comportamento umano, deve sottostare; dipende cioè dalla moralità dei fini che persegue e dai mezzi che utilizza”. Chi ha responsabilità politiche – è quindi il monito dei vescovi del Paraguay – non deve “dimenticare o sottovalutare la dimensione morale della rappresentanza, che consiste nell'impegno a condividere il destino del popolo e a cercare soluzioni ai problemi sociali”. Solo in questa prospettiva, il potere può essere esercitato “in uno spirito di servizio, avendo come obiettivo il bene comune e non il prestigio o il guadagno personale”. Al contempo, i vescovi del Paraguay ribadiscono che “la corruzione è una delle più gravi deformazioni del sistema democratico”, perché “tradisce i principi della morale e le norme della giustizia sociale; compromette il corretto funzionamento dello Stato, influenzando negativamente il rapporto tra chi governa e chi è governato; introduce una crescente sfiducia nelle istituzioni pubbliche e provoca un progressivo disinteresse dei cittadini per la politica e per i suoi rappresentanti”, con “il conseguente indebolimento delle istituzioni”. (IP)

19 ottobre - MALTA Nella Casa del Clero di Birkirkara, si lavora ad un giardino dedicato alla “Laudato si’”

 “Gli alberi sono un polmone di aria pulita, creano un ambiente sano e hanno un impatto positivo sulla qualità della vita del singolo individuo e dell’intera società”: così l'Arcivescovo di Malta, Charles Jude Scicluna, ha presentato i recenti progetti dell’Arcidiocesi in campo ecologico e ambientale. In particolare, nei giardini di Dar tal-Kleru (Casa del Clero), a Birkirkara, sono stati piantati 1.400 alberi. Ad avviare i lavori è stata l’impresa “Infrastructure Malta” che ha provveduto a rigenerare tutta l’area verde che circonda la residenza dei sacerdoti, livellando il terreno ed integrandolo là dove necessario. Lungo il perimetro della residenza sono stati piantati 700 cipressi, mentre altri 700 alberi tra alloro, ulivi, querce, alberi da frutto e gelsi sono stati collocati nei giardini interni. I lavori di ristrutturazione prevedono anche nuovi percorsi, così che le aree verdi siano in futuro più accessibili: attualmente, infatti, una parte dei giardini è raggiungibile solo attraverso scale molto ripide o sentieri irregolari. I nuovi viottoli, invece, saranno delineati da circa 1.800 arbusti di rosmarino che tracceranno un percorso lineare. Previsto anche un nuovo sistema di irrigazione e il posizionamento di alcune panchine, mentre alcune parti dei giardini verranno adibite ad orto per il sostentamento del clero. “Questo progetto – spiega Monsignor Anthony Cassar, direttore della Casa del Clero – coincide con il quinto anniversario della pubblicazione dell’Enciclica di Papa Francesco ‘Laudato si’’ che si celebra proprio quest’anno”. In essa, il Pontefice “invita tutte le persone di buona volontà a prendersi cura della nostra casa comune ed è per questo che il nuovo giardino si chiamerà ‘Laudato si’”. Dal suo canto, il segretario amministrativo dell'arcidiocesi di Malta, Michael Pace Ross, spiega che in futuro i giardini di Dar tal-Kleru potrebbero essere aperti ai visitatori esterni, soprattutto studenti, per insegnare loro la bellezza del Creato e l’importanza della sua salvaguardia. (IP)

17 ottobre - BELGIO Giornata missionaria mondiale. Raccolta destinata a progetto della Chiesa per gli orfani in Liberia

È la Liberia il Paese scelto quest’anno dalla Chiesa belga per la Giornata missionaria mondiale che si celebra il 18 ottobre. “Il Paese dell’Africa occidentale ha vissuto tragedie che gli hanno fatto sperimentare probabilmente più di ogni altro popolo, l'importanza della solidarietà e la forza della fede”, spiega Missio Belgique, le Ponticie opere missionarie belghe. Prima due sanguinose guerre civili (dal 1989 al 1997 e dal 1999 al 2003) e più di recente l'epidemia di Ebola hanno fatto precipitare la Liberia nella povertà estrema e causato traumi che continuano a minare il suo tessuto economico e sociale. “Le popolazioni hanno quindi un bisogno vitale di sostegno materiale, ma anche di perdono, riconciliazione e accompagnamento spirituale”, sottolinea Missio. Le prime vittime della povertà sono i bambini liberiani. Molti sono quelli che non possono contare sui loro genitori, perché orfani, abbandonati o perché le loro famiglie non se ne possono più occupare. Missio Belgio ha dunque deciso di destinare i fondi raccolti durante questa domenica missionaria agli orfanatrofi della diocesi liberiana di Gbarnga, situato nel centro del Paese, uno dei territori più colpiti dal virus dell’Ebola tra il 2014 e il 2015 che ha lasciato numerosi minori senza genitori. Lo Stato non se ne prende cura e la popolazione locale, costituita per lo più da agricoltori impoveriti dalla crisi economica, non ha i mezzi per aiutarli. La diocesi si è presa carico di 8 orfanatrofi fornendo, nei limiti delle proprie possibilità, cibo, vestiario, cure mediche e un’educazione. Questi istituti garantiscono un tetto, ma soprattutto l’amore di una famiglia. Molti sono infatti i bambini che a causa dei traumi subiti soffrono di problemi psico-affettivi. È pertanto di primaria importanza dare loro, oltre agli aiuti materiali, anche un sostegno psicologico, per aumentare la loro autostima e garantire il loro futuro inserimento sociale. La diocesi di Gbarnga fa quello che può, ma non è sufficiente. È per questo che le Pontificie opere missionarie belghe chiedono ai cattolici fedeli di dare il loro contributo finanziario a questo generoso progetto. “Le vostre sonazioni permetteranno di coprire le spese scolastiche, alimentari, ma anche il supporto socio-psicologico di questi ragazzi”, sottolinea Missio. (LZ)

17 ottobre  ITALIA La Caritas: si rischiano nuove forme di povertà, occorrono interventi adeguati 

C’è il rischio di una recessione economica, terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà. È quanto emerge dal rapporto di Caritas Italiana, pubblicato oggi, in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà, che analizza i gravi effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19. L’Italia registra nel secondo trimestre di quest’anno una marcata flessione del Pil e un calo di 841mila occupati rispetto al 2019. I dati dei centri di ascolto Caritas evidenziano che l’incidenza dei “nuovi poveri” nel periodo maggio-settembre del 2019 era del 31% mentre nello stesso periodo di quest’anno è arrivata al 45%. In questo tempo inedito, riferisce un comunicato, la rete Caritas sta intervenendo grazie a circa 62mila volontari. Sono 19.087 gli over 65 che si sono dovuti fermare per ragioni di sicurezza sanitaria e 5.339 le nuove leve (under 34) attivate in questo tempo di emergenza. Dal nord a sud del Paese, la Caritas ha continuato così a non far mancare la sua prossimità e generosità verso i più poveri e i più vulnerabili. Quello che il Covid-19 ha messo in evidenza è il carattere mutevole della povertà. Il Rapporto Caritas evidenzia che occorrono strumenti di analisi e di intervento adeguati al mutato contesto e che è necessario mettere in relazione i dati sulla povertà (assoluta e relativa) con dati sui percettori delle misure di contrasto; occorre realizzare analisi di lungo periodo per monitorare come cambiano le condizioni di vita delle persone in povertà e se e come su di esse incidano le misure pubbliche; bisognerà concepire le misure nazionali di contrasto alla povertà come un “work in progress”, da revisionare periodicamente; e infine si dovranno intercettare le cause della povertà. Come ha detto Papa Francesco il 3 ottobre scorso, c’è da “lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi”. (TC)

16 ottobre - VATICANO Jurkovič: proprietà intellettuale non ostacoli accesso a vaccino anti-Covid

“I diritti della proprietà intellettuale, compresi i brevetti, non siano da ostacolo ad un accesso tempestivo a prodotti medici a prezzi accessibili, compresi vaccini e farmaci, o all’incremento di ricerca, sviluppo, produzione e fornitura di dispositivi medici essenziali per combattere il Covid-19”: questa la richiesta dell’Arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto oggi al Consiglio per i diritti della proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPs), presso l’Organizzazione mondiale del commercio. “Un sistema di proprietà intellettuale ben progettato – ha aggiunto – deve bilanciare i diritti privati degli inventori con le esigenze pubbliche della società”. Se da una parte, dunque, “tali diritti devono essere adeguatamente riconosciuti” anche per “incoraggiare la ricerca di soluzioni che vadano a beneficio di tutte le persone bisognose”, dall’altra tuttavia, ha ribadito il presule, “è importante notare che i diritti della proprietà intellettuale non sono fine a se stessi, ma piuttosto un mezzo per raggiungere un fine”. Per essere validi, dunque, essi devono essere “subordinati alle esigenze del bene comune”. E questo, ha spiegato Monsignor Jurkovič, richiede “l'implementazione di meccanismi di controllo per monitorare o correggere, quando necessario, la logica del mercato”. Come diceva San Giovanni Paolo II, infatti, “la legge del profitto da sola non può essere applicata a ciò che è fondamentale per la lotta contro la fame, la malattia e la povertà”.

Assistenza sanitaria non sia subordinata a interessi privati Di qui, il richiamo dell’Osservatore permanente affinché le politiche e le leggi mantengano “una prospettiva incentrata sul rispetto e sulla promozione della dignità umana, in uno spirito di solidarietà all'interno delle nazioni e tra le nazioni”. Sì, quindi, alla “tutela della proprietà intellettuale”, purché ciò non comporti “uno squilibrio” con “conseguenze negative” sulla società. Per questo, ha aggiunto il presule, è bene ricordare che “l'assistenza sanitaria non deve essere subordinata agli interessi privati” e che “l'accesso alle medicine dovrebbe essere garantito in accordo con il principio di non discriminazione e in uno spirito di equità, trasparenza, partecipazione e responsabilità”. L’impegno deve essere di tutti, ha sottolineato l’Osservatore permanente: nel mezzo di “questa crisi sanitaria globale”, infatti, tutti devono sentirsi chiamati a mettere a frutto “generosamente il meglio delle proprie capacità” per affrontare la pandemia e “guardare al futuro con creatività e speranza”, perché solo così si potrà “testimoniare la solidarietà concreta, indispensabile di fronte alle sfide globali” contemporanee.

Vaccino anti-Covid sia universale e per tutti In quest’ottica, Monsignor Jurkovič ha suggerito all’Omc di prendere esempio dal passato, ovvero da quando, circa vent’anni fa, sono state rimosse alcune restrizioni sulla proprietà intellettuale per favorire l’importazione e l’esportazione di farmaci generici e a prezzi accessibili. Ora si potrebbe fare lo stesso, ha detto l’Arcivescovo, in relazione “alla prevenzione, al contenimento e al trattamento del Covid-19”. L’Osservatore permanente della Santa Sede ha concluso, poi, il suo intervento richiamando le parole di Papa Francesco, pronunciate all’Udienza generale del 19 agosto scorso: “Sarebbe triste se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi! Sarebbe triste se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella Nazione e non sia universale e per tutti”. (IP)

16 ottobre - GUINEA BISSAU Due progetti missionari, sostenuti dai vescovi brasiliani, portano speranza nel Paese

La solidarietà e la missione non conoscono confini: lo sanno bene i fedeli della Guinea Bissau che da diversi anni ricevono aiuto e sostegno dalla Chiesa cattolica del Brasile. Attraverso la Commissione episcopale per l’Azione missionaria e la cooperazione inter-ecclesiale, infatti, i vescovi brasiliani hanno avviato, nel piccolo Paese africano, due progetti missionari. Il primo è attivo nella diocesi di Bissau: si tratta della “Missione San Paolo VI”, istituita nel 2012 e attiva nei settori dell’evangelizzazione, della salute e dell’educazione. In quest’ultimo ambito, in particolare, il 5 ottobre scorso è stato inaugurato un asilo per 90 bambini, suddivisi in tre classi. Il secondo progetto missionario riguarda, invece, la diocesi di Bafatá dove, dal 2004, è partito un programma di solidarietà per la formazione dei futuri sacerdoti. Dal 2019, il progetto ha anche il sostegno della Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro che offre corsi di master e di dottorato. “Grazie alla Chiesa del Brasile che ci invia i suoi insegnanti, il programma ha un grande successo – spiega il vescovo di Bafatá, Monsignor Pedro Carlos Zilli – Si tratta di uno scambio culturale in cui crescono tutti: i docenti, le comunità, le diocesi, le parrocchie, le Chiese dei rispettivi Paesi”. Non mancano, però, le difficoltà: i docenti che arrivano dal Brasile, infatti – racconta il vescovo – rimangono in Guinea Bissau per un tempo limitato di circa un mese e mezzo, durante il quale devono offrire un corso intensivo che sia alla pari di quelli semestrali. Tuttavia, i risultati sono ugualmente validi: “La nostra Chiesa è cresciuta nella comprensione dell’importanza che tutti noi battezzati siamo inviati – conclude Monsignor Zilli – E un sacerdote ben formato e ben motivato è una grande benedizione per tutta la comunità ecclesiale e per l’intera popolazione di un Paese”. (IP)

16 ottobre - FILIPPINE Appello vescovi di Manila: a Natale, rivedere orari del coprifuoco per Covid-19

Va dalle 22.00 alle 5.00 della mattina seguente il coprifuoco attualmente in vigore nella città metropolitana di Manila, nelle Filippine. La misura restrittiva è stata decisa delle autorità per arginare il più possibile la pandemia da Covid-19 che nel Paese ha provocato oltre 350mila casi positivi e più di 6mila decessi. Tuttavia, in vista delle celebrazioni natalizie, l’Amministratore apostolico della città, Monsignor Broderick Pabillo, ha chiesto alle autorità di rivedere gli orari del coprifuoco e soprattutto di abbreviarli per permettere ai fedeli di partecipare alla “Simbang Gabi”, ovvero la novena di “Messe della notte” che solitamente si celebra dal 16 al 24 dicembre. Per quei giorni, dunque, il presule chiede che il coprifuoco cessi alle 3.30 del mattino e che la sera del 24 dicembre venga, invece, sospeso per permettere ai cattolici di prendere parte alla celebrazione del Natale del Signore. La “Simbang Gabi”, diffuso anche in altre parti del mondo con il nome di “Misa de gallo”, prevede che la celebrazione inizi alle 4 del mattino, ma spesso i fedeli di svegliano alle 2.00 per potersi assicurare un posto a sedere. Conclusa la liturgia, poi, tornano a casa e consumano una colazione tipica natalizia. (IP)

16 ottobre  - EUROPA Comece: lotta alla tratta sia priorità dell’Ue

La lotta alla tratta deve essere una priorità degli Stati membri dell’Unione Europea: lo chiede don Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece (Commissione degli episcopati dell'Unione europea), in una nota diffusa in vista della Giornata europea contro la tratta di esseri umani che si celebra domenica 18 ottobre. “La tratta di esseri umani e altre forme contemporanee di schiavitù – si legge nella nota - sono un problema mondiale che deve essere preso sul serio dalla comunità internazionale”. Esso, infatti, “rappresenta una delle manifestazioni più drammatiche della commercializzazione dell'altro, un crimine che sfigura sia le vittime che coloro che lo compiono, e una fonte di vergogna per l'umanità che le nostre autorità e società non devono più tollerare”. Di qui, l’appello all’Ue affinché continui a lavorare per “prevenire tale crimine, perseguirlo e punire i suoi autori, proteggendo e sostenendo le vittime, in particolare donne e bambini”. Tale impegno, aggiunge don Barrios Prieto, deve essere condiviso anche “da tutti gli attori della società”. Il Segretario generale della Comece ricorda, poi, il documento “Orientamenti pastorali sulla tratta di persone”, a cura del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e diffuso a gennaio 2019, e sottolinea l’importanza di “collaborazioni strutturate con istituzioni pubbliche e organizzazioni della società civile” per garantire “risultati più efficaci e duraturi” nella lotta contro il traffico di esseri umani. (IP)

16 ottobre - AUSTRALIA “Settimana badanti”. Vescovi: eroi silenziosi, presenza reale di Gesù nella comunità

“I badanti sono i nostri eroi non celebrati e sono una presenza reale di Gesù nelle nostre comunità”: lo afferma Monsignor Donald Sproxton, presidente della Commissione per la Giustizia sociale della Conferenza episcopale australiana, in un messaggio diffuso in occasione della “Settimana dei badanti”, in corso nel Paese fino a domani, 17 ottobre sul tema “Sia benedetto il lavoro delle nostre mani”. L’evento – afferma il presule – vuole essere “un riconoscimento per i tanti badanti, tra cui 272mila giovani fino a 25 anni di età, che forniscono assistenza e sostegno non retribuito a familiari e amici con una disabilità, una malattia mentale, una condizione cronica, una malattia terminale, un problema di alcol o droghe o che sono fragili a causa dell’età”. D’altronde, le statistiche parlano chiaro: nel 2015, in Australia c’erano “2,7 milioni di badanti non retribuiti, ovvero il 12 per cento della popolazione”, e spesso il loro reddito “è inferiore del 42 per cento rispetto a quello dei non badanti”. Si tratta di eroi silenziosi, continua Monsignor Sproxton, che meritano riconoscenza e riconoscimento. (IP)

16 ottobre - ITALIA Dal 22 ottobre nella Basilica di Santa Rita a Cascia, ogni mese Messa in rito Maronita e lingua araba per il Libano

Vogliamo portare la consolazione, la vicinanza e soprattutto la speranza di Santa Rita nelle case di ogni devoto in Libano, raggiungendo anche chi non può muoversi e sta vivendo delle difficoltà”: spiega così p. Luciano De Michieli, rettore a Cascia della Basilica di Santa Rita, l’iniziativa “In preghiera con Santa Rita per il Libano”, grazie alla quale dal 22 ottobre, per la prima volta nella storia, nella basilica della cittadina umbra, ogni mese fino a maggio dell’anno prossimo, sarà celebrata una Messa in rito Maronita e lingua araba. L’idea di p. De Michieli, condivisa dalla badessa del Monastero Santa Rita, suor Maria Rosa Bernardinis, nasce per far arrivare l’abbraccio di Santa Rita alla Terra dei Cedri e al suo popolo molto devoto, si legge sul portale delle monache. Sarà possibile seguire in diretta streaming la celebrazione collegandosi al canale YouTube del Monastero Santa Rita da Cascia. A chiudere ogni Messa, che avrà inizio alle 17, il passaggio all’urna che custodisce il corpo della santa, con una preghiera di affidamento a Santa Rita per il Libano, scritta per l’occasione. “Le monache - precisa il rettore della Basilica di Cascia - da 20 anni, ogni giorno recitano il rosario per il popolo libanese, storicamente afflitto da guerre e instabilità. Una situazione drammatica, peggiorata dalla pandemia e dall’esplosione di agosto al porto di Beirut. Il nostro - conclude p. De Michieli - è un cammino da fare insieme, verso la festa di Santa Rita del 22 maggio 2021”. La devozione dei libanesi a Santa Rita, è rappresentata a Cascia dalla grande statua, alta 6 metri, all’ingresso della città, finanziata da un devoto, Sarkis Sarkis, commissionata all’artista libanese Nayef Alwan, e inaugurata il 18 ottobre 2015, dopo essere stata benedetta da Papa Francesco. Nel quinto anniversario dell’inaugurazione il Comune di Cascia, insieme al monastero, donerà 13mila euro alla scuola Santa Rita della città libanese di Dbayeh. (TC)

16 ottobre  - VIETNAM Incontro biennale dei vescovi nel 60.mo della Chiesa nel Paese

Sessant’anni fa, nel 1960, veniva istituita la gerarchia della Chiesa cattolica in Vietnam, con 1,5 milioni di fedeli provenienti da 17 diocesi. A distanza di sei decenni, la Chiesa vietnamita conta circa 7 milioni di membri e 27 diocesi. Una crescita, dunque, che sprona a proseguire l’opera di evangelizzazione, nonostante le difficoltà. È quanto è emerso dall’Incontro biennale dei vescovi del Paese asiatico, tenutosi dal 12 al 16 ottobre presso il Centro Pastorale di Ho Chi Minh City ed al quale hanno preso parte 27 presuli. Nel documento finale dei lavori – riportato dall’agenzia Ucanews – i vescovi rendono innanzitutto grazie a Dio, “fonte di grazia, e a tutti i predecessori che ci hanno lasciato una preziosa eredità con il loro sangue, sudore e lacrime versati in nome della fede”. Guardando a questo esempio, quindi, i presuli esortano i cattolici contemporanei a “sviluppare maggiormente la comunione ecclesiale e la missione di essere luce e sale nel modo”. La comunione nella Chiesa, infatti, aiuta a “fortificare la civiltà dell’amore e della vita” – si legge nella Lettera pastorale – ed è quindi in quest’ottica che è stata ribadita la necessità di “fornire subito aiuti d'emergenza alle vittime delle gravi inondazioni avvenute nelle Province centrali del Paese e di adottare misure di prevenzione sanitaria per arginare la pandemia di Covid-19 e costruire una società sana".  A tal proposito, i vescovi hanno stanziato per la popolazione aiuti pari ad un miliardo di dong, ovvero 43mila dollari. (IP)

16 ottobre - MONDO Un nuovo sito web per il Wcc per favorire la comunione delle Chiese

Il Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) lancia oggi il suo nuovo portale, inaugurando una comunità online. Il sito fungerà da “finestra ecumenica” e vuole essere un hub di comunicazione digitale per favorire la comunione multilinguistica. Condividerà approfondimenti, news e sarà perfezionato grazie ai feedback della comunità ecumenica. Il nuovo design mira a ispirare e incoraggiare le Chiese membro a lavorare insieme e illustrerà quanto le Chiese stanno facendo insieme a livello nazionale, regionale e globale. Nel corso di quest’anno l’interesse dei media e del pubblico in generale verso le attività del Wcc è cresciuto, grazie anche ai canali di comunicazione, per questo è stata pensata una nuova pagina web. Il novo portale offre anche diverse risorse sull’impegno ecumenico delle Chiese e mette a disposizione una vasta documentazione su svariati argomenti. Il segretario generale ad interim del Wcc, il reverendo Ioan Sauca, ha incoraggiato la famiglia ecumenica a sperimentare il senso di partecipazione e inclusione all’interno del nuovo sito, perché possa essere strumento per avvicinare ancora di più le Chiese. “La tecnologia può aiutarci a migliorare l’impegno spirituale e offrirci un altro modo per avvicinarci e sostenerci a vicenda” ha detto il reverendo Sauca. Marianne Ejdersten, responsabile della comunicazione del Wcc, ha spiegato che il nuovo sito web deve essere ancora completato e che i feedback dei visitatori saranno preziosi. “Continuiamo a sforzarci per creare una comunità online che offra informazioni accurate, suggerimenti per iniziative e fonti di ispirazione” ha concluso esortando ad inviare segnalazioni all’indirizzo mail media@wcc-coe.org. (TC)

16 ottobre - STATI UNITI Libro dei vescovi sull’ingiustizia razziale vince i Moonbeam Children's Book Awards

Si intitola “Everyone belongs”, ovvero “Ognuno ci appartiene” ed è il libro per bambini sul tema dell’ingiustizia razziale vincitore dei Moonbeam Children's Book Awards nella categoria “Religione/spiritualità”. I suoi autori sono i vescovi del Comitato ad hoc contro il razzismo della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Il volume, pubblicato insieme alla Loyola Press, è in formato illustrato – spiegano i presuli - e mira a “permettere ai giovani lettori di riflettere sulla dignità della persona umana creata ad immagine e somiglianza di Dio e sulla realtà del razzismo nella società attuale”. “Destinato ai bambini dai 5 ai 12 anni – proseguono – il libro aiuta i giovani lettori a esplorare le possibili soluzioni, riconciliazioni e guarigioni” contro i fenomeni razziali. Nello specifico, la storia narrata è quella di un giovane la cui famiglia è fuggita dalle violenze perpetrate nel suo Paese d’origine per giungere negli Usa come rifugiata. L’entusiasmo dell’arrivo in una nuova casa, però, viene smorzato da alcune scritte razziste trovate sulla porta del garage. Di qui, scaturisce la riflessione su “ciò che la fede chiama a fare” in queste situazioni, “soprattutto in un Paese come gli Stati Uniti che è alle prese con la realtà dell’ingiustizia razziale”. Promossi sin dal 2007 dal Jenkins Group, i Moonbeam Children's Book Awards hanno lo scopo di valorizzare i libri esemplari per bambini, insieme ai loro creatori. “Creare libri che ispirino i nostri figli a leggere, imparare e sognare – si legge sul sito del Premio - è un compito estremamente importante, e questi riconoscimenti sono stati concepiti per valorizzare questi sforzi”. Ogni anno i lavori vengono giudicati da gruppi di educatori giovanili, studenti, bibliotecari, librai e recensori di libri di tutte le età. I premiati ricevono medaglie d'oro, d'argento e di bronzo e adesivi che raffigurano una madre e un bambino immersi nella lettura, durante un “moonbeam”, ovvero “al chiaro di luna”. (IP)

16 ottobre - BURKINA FASO Inaugurato a Ouagadougou il museo diocesano

È stato intitolato a monsignor Joanny Thévenoud il museo diocesano di Ouagadougou, nel Burkina Faso. Inaugurato la scorsa settimana, nel comprensorio della Cattedrale dell'Immacolata Concezione, l’edificio, che fu la residenza di monsignor Thévenoud, primo vicario apostolico di Ouagadougou, dal 1921 al 1949, ha un’architettura molto particolare che unisce modernità e tradizione. Il piano terra ha cinque sale espositive, ciascuna ha il nome dei vescovi che si sono succeduti ad Ouagadougou: monsignor Juglard Socquet, il cardinale Paul Zoungrana, monsignor Jean Marie Untanni Compaore, il cardinale Philippe Ouedraogo e monsignor Jean-Baptiste Kiendrebeogo. Il museo illustra la storia dell’evangelizzazione nel Burkina Faso, lo sviluppo della giovane Chiesa locale, la vita della Chiesa, il suo impegno sociale al fianco della popolazione, e vuole essere sia un luogo educativo, storico, per la catechesi e di cultura, ma anche un’attrattiva per il turismo. Avrà anche con una sezione virtuale e sarà completato con altre sale espositive al piano superiore e nella cripta. (TC)

16 ottobre - PORTOGALLO Chiusa ieri a Fatima la mostra dedicata alla Vergine. Registrati più di 100mila visitatori

Oltre 100mila persone hanno visitato al Museo del Santuario di Fatima, in Portogallo, la mostra “Vestita di bianco” conclusasi ieri e che ha esposto le immagini più belle della Vergine, tra arte e devozione. L’allestimento ha celebrato il centenario della prima scultura di Nostra Signora del Rosario di Fatima, venerata nella Cappella delle Apparizioni. Per tre mesi, riferisce il portale del Santuario di Fatima, la mostra è rimasta chiusa a causa dell’emergenza coronavirus, ma negli 8 mesi di apertura, sono state registrate 101.702 visite. Il Museo del Santuario ha proposto le migliori opere d’arte mariana, i diversi modi di rappresentare la Vergine e la nuova iconografia sviluppatasi a partire dal 1920, con l’immagine che si venera nella Cappella delle Apparizioni. Il titolo della mostra prende spunto dalla descrizione della Madonna fatta da Lucia de Jesus a padre Manuel Nunes Formigão e a padre Manuel Marques dos Santos l’8 luglio 1924, che alla domanda “Come era vestita la Signora?” rispose: “Era vestita di bianco”. È da qui che è nata l’icona nota in tutto il mondo della Madonna di Fatima. L’allestimento, suddiviso in varie sezioni e sviluppato sull’immagine di Nostra Signora del Rosario di Fatima diffusa il 13 ottobre 1917, ha accolto otto sculture scolpite in Portogallo datate tra il XVI secolo ad oggi, che evidenziano i canoni della bellezza femminile. Tra le sezioni, una è stata dedicata all’immagine della Madre di Dio, attraverso la rappresentazione, in opere d’arte, degli spazi e dei luoghi più suggestivi della sua vita, dalla nascita alla morte e alla gloria nel Cielo. Un altro spazio è stato riservato ad artisti contemporanei portoghesi. (TC)

16 ottobre - ITALIA Il Covid-19 non ferma la tratta. Caritas Ambrosiana: più opportunità alle donne per toglierle dalla strada

Reprimere le organizzazioni criminali e offrire accoglienza e opportunità di lavoro alle donne di strada: seconda la Caritas Ambrosiana si può combattere in questo modo il fenomeno della tratta delle donne. Nel 2020 operatrici e volontari dell’unità di strada Avenida di Caritas Ambrosiana hanno intercettato 135 vittime di tratta durante le loro uscite notturne due volte la settimana; nel mese di settembre le donne incontrare sono state 45, mentre nello stesso mese dell’anno precedente erano 52. Circa metà delle donne è di nazionalità rumena (65), seguono le albanesi (24) e infine le nigeriane (22). “La paura del Covid non sta fermando la domanda di sesso a pagamento sulle strade. Occorre una maggiore responsabilità da parte dei clienti e l’offerta di alternative vere alle donne prostituite - afferma il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti -. Appena è finito il lockdown, sono ricomparse sulla strada le donne e i loro clienti (…) le presenze sulle strade di Milano e hinterland sono tornate ai livelli precedenti al blocco deciso questa primavera- aggiunge - e non accennano a diminuire nemmeno in questi giorni in cui i contagi sono tornati a salire”. Sono donne, soprattutto rumene, spinte da una forte necessità economica e che non riescono a trovare alternative reali per tagliare i ponti con i loro sfruttatori, si legge in un comunicato di Caritas Ambrosiana, per cui accettano il rischio di ammalarsi. “Ciò che sorprende di più è però l’atteggiamento dei loro clienti - osserva Gualzetti - che paiono indifferenti non solo alle condizioni di sfruttamento in cui si trovano queste donne, ma anche al pericolo di esporre loro stessi e le loro famiglie al virus”. Caritas Ambrosiana offre alle vittime di tratta a fini sessuali assistenza sulla strada e ospitalità e accompagnamento verso l’autonomia, in stretta collaborazione con la cooperativa Farsi Prossimo che gestisce 2 comunità di accoglienza, 4 appartamenti e un servizio di ascolto e accompagnamento. Quest’anno sono state 34 le donne accolte, 5 sono uscite dal sistema protetto e vivono in autonomia. In vista della 14esima giornata europea contro la tratta che si celebra domenica, nel capoluogo lombardo organizzazioni ed enti attivi contro il fenomeno stanno condividendo sui social l’hashtag “Milano non tratta”.   (TC)

16 ottobre - GERMANIA Giornata missionaria mondiale. L’appello dei vescovi per l’Africa occidentale

"Beati gli operatori di pace" (Mt 5,9). Questa beatitudine di Gesù è il motto del mese della missione mondiale 2020 adottato dai vescovi tedeschi, che dal sito della Conferenza episcopale di Germania lanciano un appello particolare per la raccolta fondi che si svolgerà domenica 25 ottobre, sempre all’interno del mese missionario. Quest'anno l'attenzione si concentra sull'Africa occidentale, dove persone di diverse religioni e gruppi etnici hanno vissuto insieme pacificamente per molto tempo. Attualmente, tuttavia, la regione sta diventando sempre più teatro di attacchi e aggressioni: “È con preoccupazione che vediamo come i conflitti siano strumentalizzati attraverso la religione per mettere le persone l'una contro l'altra e incitare alla violenza – scrivono i vescovi – mentre la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente peggiorato le condizioni di vita della popolazione”. Le chiese dell'Africa occidentale stanno, dunque, lavorando attraverso la cooperazione interreligiosa per combattere l’uso strumentale della religione, contribuendo a riunire le parti in conflitto e a parlare tra loro. "Beati gli operatori di pace". In mezzo a un mondo afflitto da disordini, Dio chiama e dà alle persone il potere di essere operatori di pace. “Vi chiediamo di dare un segno la Domenica della Missione Mondiale. Pregate per le nostre sorelle e i nostri fratelli che lavorano attivamente per la pace e la riconciliazione! Si prega di sostenere le importanti iniziative della missio nella raccolta di domenica prossima!”, concludono i vescovi nel loro messaggio. Il ricavato della colletta del 25 ottobre 2020 è destinato esclusivamente alla missione delle Pontificie Opere Missionarie di Aquisgrana e Monaco di Baviera. (RB)

16 ottobre - SUDAFRICA Trovato l’accordo sul vino ufficiale da usare per le celebrazioni in tutta la regione

I vescovi del Sudafrica, del Botswana e dello Swaziland hanno trovato l’accordo sul vino ufficiale da utilizzare per l’Eucaristia durante le celebrazioni e che sarà indicato come "Southern African Catholic Bishops Conference Mass Wine". A riportare la notizia è il sito della Conferenza episcopale sudafricana. Come indicato nell'etichetta, questo vino soddisfa i requisiti canonici per l'uso durante la Messa. “La celebrazione eucaristica è il fattore di identificazione più comune tra i cattolici, spesso celebrata in memoria sacramentale dell'attività salvifica di Cristo ed espressione dell'unità della Chiesa – scrive in un messaggio monsignor Sithembele Sipuka, presidente dei vescovi - per questo motivo, ogni vescovo ha la responsabilità, nella diocesi che dirige, di far sì che il modo in cui viene celebrata l'Eucaristia sia in linea con le norme universali, che includono gli elementi usati per celebrare l'Eucaristia, cioè il pane e il vino”. Da quando è stata istituita la Conferenza episcopale regionale dell’Africa del Sud (che comprende Sudafrica, Botswana e Swaziland ndr) questa è stata la prassi, ogni vescovo nella sua diocesi si è assunto la responsabilità di assicurare che il vino e il pane per la celebrazione dell'Eucaristia soddisfino i requisiti canonici. Mentre questa responsabilità spetta ancora ad ogni singolo vescovo, i vescovi hanno per la prima volta concordato un vino comune che può essere usato in tutta l'area. (RB)

15 ottobre - SLOVACCHIA Dal 15 ottobre Messe pubbliche consentite solo a 6 persone incluso il sacerdote

Le misure varate dal Governo della Repubblica Slovacca per contrastare la recente forte crescita dei contagi di Covid-19 stabiliscono che sia consentita la presenza di 6 persone al massimo, incluso il sacerdote, alle celebrazioni pubbliche nelle chiese. Il governo voleva vietare del tutto le Messe pubbliche, facendo pressione sulla Chiesa. Il risultato è stato raggiunto all’ultimo momento, dopo una intensa attività di negoziazione da parte dei Vescovi. In Slovacchia, il Governo ha proclamato lo stato di emergenza già dal 1° ottobre, per 45 giorni. Allora, era stato universalmente stabilito che alle celebrazioni liturgiche nelle chiese partecipassero al massimo 50 persone, indipendentemente dall’ampiezza dell’edificio. La Conferenza Episcopale Slovacca ha accettato le regole stabilite dal Governo, ricordando però come le chiese abbiano sempre osservato con disciplina tutte le norme igieniche.  Meno di due settimane dopo, il Governo ha preannunciato un nuovo piano per vietare del tutto, dal 15 ottobre, nelle chiese le attività con la partecipazione dei fedeli, fatta eccezione per i funerali e i sacramenti del battesimo e del matrimonio. (Un divieto simile era stato già applicato una volta durante il lockdown in primavera.) In questa situazione, la Conferenza Episcopale Slovacca, con a capo monsignor Stanislav Zvolenský, arcivescovo metropolita di Bratislava, ha avviato un’intensa attività di negoziazione.  La Conferenza Episcopale Slovacca in un comunicato ha spiegato: “Per il bene comune obbediremo alle ordinanze: la loro disobbedienza causerebbe solo danni più gravi“. Ha incoraggiato tutti i sacerdoti nelle parrocchie ad istruire i fedeli ad affrontare questa situazione difficile e complicata come “una prova per noi tutti: siate certi, però, che l’obbedienza a questa decisione dei vescovi, non facile, porterà buon frutto. Ѐ chiaro, che in diversi ambiti soffriremo delle perdite. Però siamo convinti che il Signore misericordioso e generoso ci ricompenserà altrove. Se una porta si chiude, il Signore ne aprirà sempre un’altra. Ricordatelo, vi preghiamo, e in questo spirito cercate anche un modo per non perdere lo zelo e l’amore per i fedeli, che sono affidati alla vostra cura, anche se adesso possiamo servirli solo su base individuale”. (JB ) 

15 ottobre -  STATI UNITI 18 ottobre, a Chicago, Messa per vittime violenza domestica

L’Arcidiocesi di Chicago, negli Stati Uniti, si prepara a celebrare, domenica 18 ottobre, una Messa speciale per tutte le vittime di violenza domestica. Il rito si terrà presso la Cattedrale del Santo Nome alle ore 10.00 e sarà presieduto da padre Charles W. Dahm, direttore dell'Ufficio arcidiocesano per la violenza domestica (Acdvo). Considerate le misure restrittive anti-contagio da coronavirus, alla Messa potranno prendere parte massimo 200 persone, dietro opportuna prenotazione, ma i fedeli potranno comunque seguire la celebrazione in diretta streaming su YouTube. “La violenza domestica – afferma l’Arcivescovo di Chicago, Cardinale Blase Cupich – è in netta opposizione alla Dottrina sociale cattolica, in quanto toglie dignità alle vittime e ne mette in pericolo la vita”. “Qualsiasi forma di violenza contro un’altra persona – aggiunge il porporato – non può essere mai giustificata e la Chiesa può svolgere un ruolo importante nel rompere il circolo vizioso degli abusi domestici”. I vescovi, i sacerdoti, il personale e gli educatori parrocchiali, infatti, “sono spesso i primi a rispondere alle vittime e possono offrire loro conforto, aiuto ed assistenza”. “La pandemia da Covid-19 – aggiunge padre Dahm - ha colpito le vittime della violenza domestica più duramente", perché "ora sono confinate in casa più di prima e, a causa di problemi finanziari, spesso i loro partner diventano ancora più violenti". Per questo, l'arcidiocesi di Chicago ha sviluppato negli anni un articolato programma di assistenza in materia: dal 2008, l’Acdvo predica contro la violenza domestica durante le Messe che si svolgono nelle 175 parrocchie di tutta l'area di Chicago, mentre in oltre 100 chiese l’Ufficio ha istituito ministri locali al servizio delle vittime. (IP)

15 ottobre - MONDO - Giornata mondiale alimentazione. Allarme Caritas Internationalis: il Covid-19 penalizza l’accesso al cibo dei più vulnerabili 

“Azioni mirate per combattere l'insicurezza alimentare, relative alla salvaguardia dell'ambiente, la cessazione dei conflitti, la promozione di programmi di agricoltura sostenibile e l’identificazione di zone prioritarie di sicurezza alimentare”. È quanto chiede la Caritas Internationalis alla comunità internazionale in vista della Giornata mondiale per l’alimentazione che si celebra il 16 ottobre. “Già nel maggio scorso – ricorda un comunicato – la confederazione aveva lanciato l'allarme circa le gravi conseguenze che la pandemia e le misure di contenimento per prevenire la diffusione del Covid-19 avrebbero avuto sulla sicurezza alimentare. Oggi – si sottolinea - i dati sono allarmanti. Secondo il World Food Programme, 230 milioni di persone rischiano di morire di fame. 130 milioni in più rispetto all'anno scorso”. A pagare il prezzo più alto sono ancora una volta i più vulnerabili, evidenzia Aloysius John, segretario generale dell’organizzazione: la pandemia infatti “ha fortemente aggravato l'insicurezza alimentare e ha negato l'accesso al cibo a quanti erano già poveri". Nello spirito dell’Enciclica “Fratelli Tutti”, Caritas Internationalis chiede dunque “una maggiore solidarietà e un più forte senso di responsabilità nei confronti dei più vulnerabili.  Di qui l’invito a tutti i leader politici “a prendere le misure necessarie”. In particolare si chiede di “fornire alle organizzazioni umanitarie i fondi necessari a rispondere ai bisogni immediati; agire contro il cambiamento climatico e la salvaguardia dell'ambiente. promuovere l'agricoltura su piccola scala stanziando fondi per tali attività; fermare la guerra e i conflitti che costringono centinaia di migliaia di persone ad emigrare e aumentano l'insicurezza alimentare; individuare zone prioritarie di sicurezza alimentare al fine di promuovere progetti per i più poveri". (LZ)

15 ottobre - VATICANO Urbańczyk all’Osce: unire gli sforzi per prevenire la tratta

“La tratta di esseri umani e le altre forme contemporanee di schiavitù sono un problema mondiale che deve essere preso sul serio dall'umanità nel suo insieme”: così Monsignor Janusz UrbańczykOsservatore permanente della Santa Sede presso l’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), ha aperto oggi il suo intervento alla 1285.ma riunione del Consiglio permanente dell’organismo, incentrata sulla lotta al traffico di esseri umani. Esprimendo apprezzamento per il così detto “approccio 4P” messo in atto dall’Osce – ovvero procedimento penale, protezione, prevenzione e partnership – il presule ha ricordato tuttavia che “nel mondo ci sono più di 40 milioni di vittime della tratta o dello sfruttamento, di cui 10 milioni di giovani di età inferiore ai 18 anni” e che “un bambino su venti, minore di 8 anni, è vittima di sfruttamento sessuale”. Dati particolarmente preoccupanti, ha affermato Monsignor Urbańczyk, di fronte ai quali risulta “ancora più preoccupante il fatto che solo pochi trafficanti vengano perseguiti dalla giustizia penale”, il che aggiunge “al danno subito dalle vittime, la beffa” di non ricevere giustizia. Un altro settore allarmante, ha detto l’Osservatore permanente, è quello del traffico di organi, “una forma di tratta sottovalutata”, ma “molto diffusa”: per questo, “è necessaria una procedura concordata e concreta per allertare i professionisti, le autorità e le agenzie competenti in materia”. ”Gli operatori sanitari e le autorità - ha ribadito il presule - non possono più chiudere un occhio sulla necessità di regolamentare i viaggi per i trapianti e di prevenire e combattere i crimini legati ad essi”. Di qui, il richiamo a “unire gli sforzi per prevenire efficacemente la tratta di esseri umani, iniziando ad affrontare” le sue cause primarie. Negli ultimi anni, infatti, “conflitti armati e migrazioni forzate” hanno aggravato il fenomeno, ma non solo: “L’attuale pandemia da Covid-19 – ha detto il rappresentante della Santa Sede – con i blocchi e le restrizioni imposte in molti Paesi, ha permesso ai criminali di trasformare ulteriormente la tratta di esseri umani in un business in continua crescita su Internet”. (IP)

15 ottobre -  ITALIA 24 e 25 ottobre, a Torino, “Una rosa di speranza” in onore di Santa Rita

“Una rosa di speranza” che è simbolo di “una festa per ripartire”: l’Arcidiocesi di Torino si prepara a vivere così, il 24 e 25 ottobre, la memoria liturgica di Santa Rita. Tradizionalmente prevista il 22 maggio, data in cui nel 1447 la Santa da Cascia spirò, quest’anno la festa si è svolta in tono minore a causa della pandemia da Covid-19 ed ora, quindi, il Santuario torinese dedicato a Rita ha preparato un nuovo programma di celebrazioni. “Riprendendo le normali attività – spiega in una nota Monsignor Mauro Rivella, parroco e rettore del Santuario - vogliamo ora offrire a tutti un’occasione di festa, raccoglimento e preghiera”. Per l’occasione, la statua della Santa, che normalmente è collocata all’interno del Santuario, sarà portata nel cortile dell’oratorio, in modo che i fedeli possano renderle omaggio in piena sicurezza, anche grazie all’aiuto di volontari che gestiranno gli ingressi. Sarà inoltre possibile, come di consueto, accendere un lumino davanti alla statua e ricevere una rosa, segno caratteristico della religiosa agostiniana. Le due giornate del 24 e 25 ottobre saranno scandite, poi, dalla celebrazione di diverse Messe. “Affidiamo a Santa Rita le nostre necessità e i nostri desideri – conclude Monsignor Rivella - certi che il Signore non ci abbandona nella difficoltà e ci darà la forza per superare anche questo tempo di prova”.  (IP)

15 ottobre - FILIPPINE Rinnovata “Undasonline” la piattaforma web della Chiesa per la Commemorazione dei Defunti

Torna rinnovato e adeguato ai tempi del Coronavirus 19 “Undas” (Ognissanti, in tagalog) il servizio on-line della Conferenza episcopale filippina (Cbcp) messo a disposizione dei fedeli per la Commemorazione dei Defunti il 2 novembre. Lanciata nove anni fa per i marittimi e i lavoratori filippini espatriati impossibilitati a tornare a casa per onorare i loro morti, la piattaforma presenta diverse novità per consentire ai fedeli che quest’anno non potranno recarsi ai cimiteri, chiusi dal 29 ottobre al 4 novembre a causa della pandemia, di commemorare la morte dei loro cari da casa. Il sito proporrà dunque Messe in streaming da diversi luoghi e offrirà anche la possibilità di accendere candele virtuali per chi non c’è più e riflessioni audio e video, ha spiegato il direttore dell’Ufficio stampa della Cbcp, monsignor Pedro Quitorio. L'amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Manila, monsignor Broderick Pabillo, ha intanto incoraggiato i fedeli osservare i Defunti partecipando alle Messe, nel rispetto dei nuovi protocolli dell’Inter-Agency Task Force on Emerging Infectious Disease (Iatf-Eid), la speciale task-force governativa per le emergenze infettive, che da metà settembre limitano al 10% della capienza massima lapresenza nelle chiese. (LZ)

15 ottobre - INDIA Inondazioni nel sud del Paese. Padre Sudhakar: "Siamo praticamente impotenti"

Un’inondazione improvvisa, in seguito a 48 ore di piogge torrenziali, il 14 ottobre, ha colpito gli Stati dell'Andhra Pradesh e di Telangana, nell’India meridionale. Più di 40 persone sono rimaste uccise e migliaia hanno perso la loro casa, ettari ed ettari di risaie, di orti e di coltivazioni, come il cotone, sono stati sommersi, minacciando il sostentamento di milioni di contadini, e centinaia di istituzioni ecclesiastiche, compresi i conventi, sono state inondate dall’acqua. Padre Thomas Pasala, direttore dei servizi sociali della diocesi di Vijaywada, nell'Andhra Pradesh, ha parlato ad UCA News di una situazione orribile, molto difficile da gestire: di contadini e poveri nelle baraccopoli duramente colpiti dall'alluvione e di un paesaggio completamente sommerso dall’acqua. Ha raccontato il grande impegno della diocesi nel cercare di raccogliere più aiuti possibili per i bisognosi, in un momento in cui le risorse sono state esaurite a causa dell’emergenza Covid-19. "Siamo praticamente impotenti" ha affermato a Hyderabad, capitale dello Stato di Telangana, padre Bellam Konda Sudhakar, che gestisce il centro che opera nel campo del lavoro sociale della Congregazione di Don Bosco, sottolineando come in questa situazione senza precedenti nella storia, ancora non abbiano “un'idea precisa del numero esatto di vite umane, case danneggiate, bestiame e raccolti che sono andati persi". Il sacerdote ha inoltre espresso preoccupazione per i tanti religiosi e sacerdoti in diverse parti dello Stato, di cui non si hanno notizie a causa dell’interruzione della fornitura di energia elettrica e delle linee di comunicazione. (AP)

15 ottobre - IRLANDA Nuove restrizioni anti-Covid in Irlanda del Nord: difficoltà per diocesi di confine

Nuove misure restrittive, in Irlanda del Nord, per arginare la pandemia da Covid-19: da venerdì prossimo, le scuole chiuderanno per due settimane, mentre pub e ristoranti per un mese. Ulteriori limitazioni sono previste per la partecipazione a matrimoni e funerali. In vista dell’entrata in vigore di tali normative, Monsignor Larry Duffy, vescovo di Clogher, in Irlanda, ha diffuso una nota. La diocesi di Clogher, infatti, ha un territorio particolare: delle sue 37 parrocchie, 20 si trovano nella Repubblica d'Irlanda, mentre 15 sono in Irlanda del Nord ed altre 2 sono divise dal confine. “È un momento molto difficile – scrive quindi il presule - soprattutto dopo che molte persone hanno compiuto sforzi enormi per rispettare le norme e per provvedere al bene comune e alla salute pubblica di tutti”. “Come vescovo di una diocesi divisa dal confine – afferma Monsignor Duffy - sono ben consapevole della paura, della frustrazione e dei disagi che la gente sta vivendo”, soprattutto perché a seconda del lato del confine in cui si trovano, alcune parrocchie possono celebrare la Messa con concorso di popolo, mentre altre no.  “L'Eucaristia è una parte essenziale del nutrimento spirituale dei cattolici – sottolinea il vescovo di Clogher - e quindi non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui potremo celebrarla di nuovo tutti insieme”. Al contempo, il vescovo irlandese ricorda che “le restrizioni chiamano tutti alla responsabilità personale, al rispetto delle norme igienico-sanitarie e all'attenzione per i bisogni degli altri. Molti lo stanno facendo in prima linea, nelle nostre scuole e nei servizi pubblici. Nella lotta contro questo virus contagioso, tutti noi dobbiamo fare lo stesso in qualsiasi ambito della nostra vita”. Inoltre, “come cristiani”, i fedeli sono chiamati a “servirsi l’un l’altro, ad essere Cristo l’uno per l’altro, in ogni situazione”. Infine, Monsignor Duffy invita i fedeli alla preghiera, certi della vicinanza del Signore. (IP)

15 ottobre - POLONIA Giornata dell’educazione. Il grazie dei vescovi a catechisti e insegnanti di religione

In occasione della Giornata nazionale dell’educazione, che quest’anno coincide con il trentesimo anniversario del ritorno dell'insegnamento religioso nella scuola polacca, i vescovi polacchi attraverso la commissione per l’Educazione cattolica della Conferenza episcopale della Polonia, esprimono il proprio grazie a catechisti e insegnanti di religione per il lavoro svolto; un ringraziamento pubblico affidato alle pagine del sito dell’Episcopato polacco. “Vogliamo ringraziarvi per il vostro servizio a scuola. Certo, ogni bene è sempre frutto della grazia di Dio, ma siete voi che ne siete diventati gli intermediari”, scrive monsignor Wojciech Osial, presidente della Commissione, osservando che questo è il momento dei riassunti, delle valutazioni e delle conclusioni sulla presenza della catechesi a scuola. Il presule ha anche espresso grande gratitudine ai laici e ai consacrati per il loro ministero catechistico a scuola. "Cari cattolici! Siete un grande dono alla Chiesa! Attraverso il vostro ministero il Vangelo può essere predicato a molti giovani. Voi siete un segno e una voce necessaria della Chiesa a scuola e in parrocchia", ha detto monsignor Wojciech Osial sottolineando che il lavoro catechistico spesso non è facile, ma soprattutto che è una vocazione speciale: "Introduce ogni catechista a un profondo rapporto d'amore con Cristo, il Divino Maestro. Il vostro ministero non è quindi solo un lavoro professionale, ma è una vocazione e una missione estremamente importante nella Chiesa". (RB)

15 ottobre - ARGENTINA 8 dicembre, 24.mo “Incontro del Popolo di Dio”

“Maria pura e limpida, illumina la nostra speranza”: sarà questo il motto del 24.mo “Incontro del Popolo di Dio” che si terrà l’8 dicembre, nella Solennità dell’Immacolata Concezione, in Argentina. L’evento è organizzato dall’Arcidiocesi di Corrientes e si svolgerà nella parrocchia della città di Concepción de Yaguareté Corá, secondo modalità specifiche a causa della pandemia da Covid-19. In vista dell’incontro, l’Arcivescovo di Corrientes, Andrés Stanovnik, esorta i fedeli a “riflettere, pregare e condividere” le fasi preparatorie dell’evento. “Invito tutti i fedeli a partecipare – afferma il presule in un videomessaggio – Le parrocchie, le comunità, i movimenti, le istituzioni, i gruppi, i bambini e i giovani, gli adulti, gli anziani e i malati ci accompagnino con le loro preghiere”. “Nessuno si senta escluso – aggiunge Monsignor Stanovnik – chi è felice e in pace, chi è triste e angosciato, i sacerdoti, i consacrati, i diaconi e i seminaristi”. "Che lo Spirito Santo allarghi i nostri cuori e li riempia con il desiderio di prepararci a questo incontro per celebrarlo tutti insieme”, sottolinea ancora. Le fasi preparatorie dell’incontro saranno due, spiega l’Arcivescovo di Corrientes: la prima, che va dal 12 ottobre al 15 novembre, vedrà l’invio di materiale di riflessione, preghiera e condivisione a tutti i partecipanti. La seconda tappa, invece, a ridosso dell’evento, sarà un Triduo di preghiera. Quanto alla data dell’8 dicembre, Monsignor Stanovnik ricorda che essa è stata scelta per due motivi: "Il primo è perché quest'anno si celebra il bicentenario del primo battesimo che ha avuto luogo nella parrocchia di Concepción, e il secondo è perché in quello stesso giorno si chiuderà l'Anno Mariano Nazionale”, iniziato l’8 dicembre 2019. “La Nostra Madre sia sempre al centro delle nostre preghiere e riflessioni – conclude quindi il presule – Non manchino mai, tra noi, la gioia e la speranza”, così da vivere “in modo felice e fruttuoso” l’Incontro del Popolo di Dio. (IP)

15 ottobre - INDONESIA #Fratellitutti Le Chiese salutano la nuova enciclica: incoraggia l’impegno per dialogo nel Paese 

L’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” ha avuto un’accoglienza positiva anche in Indonesia. Nel più grande Paese musulmano del mondo il nuovo documento pontificio sulla fraternità e l'amicizia sociale ha una particolare risonanza e rappresenta un incoraggiamento alla Chiesa locale a continuare il suo impegno nella promozione del dialogo interreligioso nei vari ambiti, a cominciare da quello educativo.  Lo afferma all’agenzia Ucanews padre Vinsensius Darmin Mbula, presidente del Consiglio nazionale per l’educazione. “Fratelli tutti” sostiene l’obiettivo delle scuole cattoliche in Indonesia “di essere luoghi di incontro con gli altri” per promuovere l’armonia nella società indonesiana, dice il sacerdote. Per questo - spiega - la Commissione ha deciso di inserire l’insegnamento dei contenuti dell’enciclica negli istituti educativi cattolici, che in Indonesia sono frequentati anche da numerosi musulmani. La divulgazione del documento nel Paese è anche l’obiettivo della Commissione per la giustizia la pace e l’integrità del Creato dei francescani indonesiani. A questo scopo l’organismo ha in programma una serie di inziative, spiega il direttore esecutivo padre Alsis Goa Wonga. A cominciare da un webinario organizzato il prossimo 28 ottobre per ricordare lo “Spirito di Assisi”, l’espressione coniata da Papa Giovanni Paolo II dopo lo storico incontro interreligioso da lui promosso il 27 ottobre 1986 nella città di San Francesco per lanciare al mondo il messaggio che la vera pace si può raggiungere solo attraverso una relazione profonda con Dio. “Fratelli tutti” è stata accolta con favore anche dalle altre Chiese cristiane indonesiane. Il Papa ci ricorda che esiste il “virus dell'individualismo radicale, che oggi sta distruggendo la nostra fratellanza e sta infiltrandosi anche nelle istituzioni religiose", ha dichiarato il pastore Gomar Gultom, presidente della Comunione delle Chiese indonesiane. Secondo il leader religioso protestante l’enciclica di Papa Francesco è molto calzante “per il mondo oggi, in perenne lotta per le risorse disponibili” ed è particolarmente rilevante in Indonesia in un momento in cui la religione viene strumentalizzata a fini politici. “Questa enciclica ci invita ad avere il coraggio di uscire da noi stessi e anche dai confini della nostra religione per andare incontro agli altri", specialmente chi soffre, è emarginato e ferito, "indipendentemente dalla sua origine etnica, religiosa o orientamento politico", dice. (LZ)

15 ottobre - CANADA Eutanasia. I leader religiosi del Paese contro la nuova legge che ne estende il ricorso

Una lettera aperta a tutti i canadesi che si oppongono agli sforzi del governo federale indirizzati verso una semplificazione della legge sull’eutanasia e il suicidio in vigore nel Paese, è stata firmata da oltre 50 leader religiosi del Canada e diffusa sui principali media, tra cui il sito della Conferenza episcopale. La lettera si oppone al Bill C-7 An Act introdotto dal governo federale il 5 ottobre scorso, per emendare l’articolo del Codice penale in materia di assistenza medica in caso di morte, con il quale si cerca di espandere i criteri di idoneità all'eutanasia e al suicidio assistito - descritto come "assistenza medica in caso di morte" - eliminando il criterio della "ragionevole prevedibilità della morte naturale" attualmente presente nel Codice penale, e allentando alcune delle restrizioni esistenti che permettono ai pazienti la cui morte è "ragionevolmente prevedibile" di rinunciare al consenso finale a ricevere l'eutanasia attraverso una direttiva anticipata."Ci sentiamo in dovere di esprimere la nostra forte preoccupazione e opposizione al Bill C:7 che, tra le altre cose, estende l'accesso all'eutanasia e al suicidio assistito a coloro che non stanno morendo – scrivono - la nostra riflessione collettiva si concentra sul fatto che siamo arrivati così lontano come società, ma allo stesso tempo siamo regrediti così seriamente nel modo in cui trattiamo i deboli, i malati e gli emarginati". Il messaggio riflette un'unità di pensiero e di preoccupazione tra le diverse comunità religiose del Canada di fronte alla sofferenza umana, al morire e alla morte, e l'inadeguatezza dell'eutanasia e del suicidio assistito come risposta. "Siamo convinti che un robusto sistema di cure palliative a disposizione di tutti i canadesi sia una risposta molto più efficace alla sofferenza e alla protezione della sacra dignità della persona umana – si legge ancora - le cure palliative affrontano il dolore in un ambiente amorevole e premuroso, dove le persone fanno di tutto per offrire conforto e conforto". (RB)

15 ottobre - REGNO UNITO ACS: cura dei traumi psicologici e cura pastorale per le famiglie in fuga dai jihadisti in Mozambico

Aiuto alla Chiesa Soffre Regno Unito si è impegnata a sostenere un progetto nella diocesi di Pemba, che fornirà aiuto piscologico e cura pastorale alle famiglie in fuga dagli estremisti affiliati a Daesh (IS) a Cabo Delgado, nel nord del Paese. In seguito ai combattimenti che hanno devastato la provincia dalla fine del 2017, Cabo Delgado, e tutta la diocesi di Pemba, secondo quanto riferito dal vescovo Luiz Fernando Lisboa, ad ACS Regno Unito, sta affrontando una grande sfida. “Non c'è una sola parrocchia della nostra diocesi – ha detto il presule - che non abbia accolto persone che hanno dovuto abbandonare le loro case, in fuga dalle violenze del nord”, in tutto più di 250 mila persone. In questo scenario, monsignor Lisboa ha raccontato quanto la diocesi abbia bisogno al suo interno di persone in grado di aiutare questi uomini e donne in fuga; abbia bisogno di sacerdoti, suore e operatori pastorali laici che forniscano servizi psicologici e di psicoterapia per traumi, che visitino le famiglie, i centri per sfollati interni (IDP), forniscano assistenza e creino gruppi di sostegno nelle parrocchie, nonché siano capaci di attuare nuove strategie pastorali per affrontare la crisi in corso a Cabo Delgado. "Per questo motivo - ha spiegato -, ogni giorno forniamo una corretta formazione a sacerdoti, religiosi e  operatori pastorali nella cura dei traumi, in modo che abbiano gli strumenti necessari per questo ministero". "Come potremmo non rispondere con amore alle sofferenze causate dalla crisi in corso nel nord del Mozambico?”, ha affermato Neville Kyrke-Smith, direttore nazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre Regno Unito, commentando  l’aiuto fornito dalla fondazione pontificia.    “Nel prenderci cura delle famiglie sfollate – ha detto -, aiutiamo a offrire l'amore di Cristo a coloro che ne hanno bisogno. Ciò avviene solo grazie alla compassione e alle preghiere dei benefattori di ACS”. (AP)

15 ottobre - ANGOLA Vescovi: i sacerdoti non assumano cariche pubbliche civili

“È fatto divieto al clero di assumere cariche pubbliche che implichino la partecipazione al potere civile”: lo afferma la Conferenza episcopale di Angola e São Tomé (Ceast) in un decreto diffuso il 12 ottobre, a firma del presidente e del segretario generale, rispettivamente Monsignor Filomeno do Nascimento Vieira Dias e Monsignor António Francisco Iaca. Allo stesso modo, la Ceast informa che è proibito ai sacerdoti locali “ogni tipo di incarico ufficiale di assistenza o consulenza presso i Governi provinciali e le imprese pubbliche e private”, nonché “la gestione di beni di laici, senza previa autorizzazione del vescovo diocesano”. Ulteriori divieti riguardano la partecipazione attiva “alla direzione di associazioni sindacali, a meno che tale partecipazione non sia richiesta espressamente dalle autorità ecclesiali competenti per tutelare i diritti della Chiesa e promuovere il bene comune”. Queste decisioni, continua la nota della Ceast, sono giustificate dal fatto che "la vocazione e la missione proprie del sacerdozio, così come la Chiesa stessa, non sono di ordine politico, economico o sociale, bensì religioso". Per questo, i trasgressori incorreranno in sanzioni, tra cui quella della “rimozione dall’ufficio ecclesiastico a cui erano stati delegati”. Da ricordare che la nota dei vescovi è giunta al termine della loro Assemblea ordinaria svoltasi dal 6 al 12 ottobre a Cazombo, nella diocesi di Lwena. (IP)

15 ottobre - AUSTRALIA Allarme dei Religiosi sulla custodia cautelare dei minori

Sempre più spesso, in Australia, i casi di custodia cautelare di minori non vedono, alla fine, una pena detentiva. Se, da una parte, questo è un dato positivo, dall’altra però è necessaria una riflessione sui rischi e i danni a cui vanno incontro i giovani inutilmente esposti ad un’esperienza di detenzione. Lo afferma, in sintesi, una nota dei Religiosi cattolici australiani (Cra) che commenta il nuovo rapporto del Victorian Sentencing Advisory Council, diffuso a fine settembre: in esso, si rileva che di 442 casi di minori detenuti in custodia cautelare nello Stato di Victoria nell’anno 2017-2018, ben il 66 per cento, ovvero i due terzi, non ha ricevuto alla fine alcuna pena detentiva ed è stato quindi esposto inutilmente alle drammatiche conseguenze dell’esperienza carceraria. “Episodi del genere – afferma il presidente del Cra, padre Peter Carroll – possono avere effetti devastanti sul futuro di un minore”. Per questo, “la custodia cautelare non dovrebbe essere utilizzata là dove la situazione di un minore può essere gestita in modo efficace al di fuori del contesto detentivo”, in modo da poter garantire “la riabilitazione del giovane all’interno della comunità”. L’esperienza della custodia cautelare può avere “un impatto negativo sulla salute dei giovani e può portare ad ulteriori atti criminali – continua la nota – Il rapporto, infatti, rileva che ogni contatto con il sistema giudiziario aumenta la probabilità di un ulteriore contatto”, il che innesca una sorta di “sistema di porte girevoli dell’ingiustizia” in cui i minori entrano ed escono in continuazione. I Religiosi australiani lanciano poi un ulteriore allarme: “I gruppi di minori più vulnerabili al sistema di custodia cautelare sono gli aborigeni e quelli che vivono i zone rurali”. Per questo, padre Carroll auspica strategie specifiche, a livello nazionale, per tutelare i ragazzi che rientrano in simili categorie. (IP)

15 ottobre - ITALIA - Gli studi confermano: un Van Gogh inedito è esposto nella mostra del Comitato San Floriano ad Illegio 

Sembrano ricondurre tutti alla mano di Vincent Van Gogh gli esiti degli accurati studi eseguiti sul dipinto Le Restaurant de la Sirène à Asnièrs, proveniente da collezione privata in Italia. Il quadro è esposto fino al prossimo 13 dicembre all’interno della mostra “Nulla è perduto”, allestita ad Illegio, in provincia di Udine, dal Comitato San Floriano  Ieri si è svolta una conferenza stampa di presnetazione dei risultati delle analisi. L’ultima parola spetterà all’indiscussa autorità di riferimento, ovvero il Museo Van Gogh di Amsterdam: sarà questa autorevole istituzione ad approvare o meno il parere di chi in questi mesi ha studiato la tela.  Le Restaurant de la Sirène à Asnièrs, spiega don don Alessio Geretti, curatore della rassegna, è “un’opera affascinante, emersa dall’oscurità e portata alla luce: un’opera gemella di una, del 1887, esposta al Musée d'Orsay. Per capire cosa pensare del nostro dipinto era necessaria una campagna di approfondimenti diagnostici”. Questi sono stati disposti dal comitato scientifico della mostra “Nulla è perduto”: macrofotografie utili a rivelare le miscele cromatiche, il tipo di pennellata e lo spessore degli strati pittorici;  fotografie a luce radente e fluorescenze ai raggi Uv finalizzate ad individuare i diversi materiali usati; riflettografie ad infrarossi, importanti per individuare eventuali dettagli nascosti o ripensamenti; radiodatazioni al Carbonio14 del telaio originale. Le indagini diagnostiche sono state condotte da un team guidato dall’ingegnere Claudio Falcucci che spiega: “Abbiamo individuato affinità importanti con le opere di Van Gogh, non solo dal punto di vista dei materiali, ma anche dal punto di vista dei particolari strumenti usati dal pittore per la ripresa dei paesaggi dal vero,  come il telaio prospettico  che Van Gogh utilizza estensivamente proprio nel periodo a cui fa riferimento il dipinto di Parigi”. (PO)

14 ottobre - NIGERIA Arcivescovo di Lagos condanna brutalità commesse dalla polizia Sars

Resta alta la tensione, in Nigeria, dove da giorni si registrano disordini e manifestazioni di piazza. All’origine degli scontri, la soppressione del reparto speciale anti-rapina (Sars), un corpo scelto di polizia accusato di aver violato costantemente la legge nel corso degli anni, commettendo violenze e omicidi ai danni dei cittadini. Il Capo dello Stato, Muhammadu Buhari ha annunciato lo scioglimento del corpo, ma i manifestanti chiedono una riforma generale delle forze dell'ordine. Sulla vicenda interviene anche l’Arcivescovo di Lagos, Monsignor Alfred Adewale Martins che, in una nota diffusa su Facebook, condanna “gli atti di brutalità” commessi dagli agenti della Sars “contro cittadini innocenti”. "Chiediamo al Presidente Muhammadu Buhari di avviare una revisione approfondita e realistica dell'intera struttura delle forze di polizia al fine di ripristinarne l'integrità”, afferma il presule, anche per correttezza “nei confronti di quegli ufficiali laboriosi e scrupolosi, la cui integrità è stata messa a rischio” da simili violenze. L’auspicio dell’Arcivescovo di Lagos è che “si ponga fine in modo permanente al marciume che si è andato infiltrando nel sistema nel corso degli anni". I colpevoli devono essere perseguiti secondo la legge, ribadisce ancora il presule, tanto più che hanno commesso violenze contro la popolazione che, invece, avrebbero dovuto proteggere e alla quale avrebbero dovuto garantire pace e sicurezza. Monsignor Martins si dice, inoltre, “rattristato e preoccupato” da alcune notizie secondo le quali “alcuni funzionari della Sars avrebbero commesso omicidi extragiudiziali”. Di fronte a tutto questo, spiega l’Arcivescovo di Lagos, “l'unico modo per placare la rabbia del Paese è assicurare che i colpevoli siano portati davanti alla legge". “Crimini così atroci – ha concluso il presule - non devono essere tollerati e non si deve permettere che continuino”. (IP)

15 ottobre MONDO Iniziativa del WCC per promuovere la pace e la giustizia nei territori palestinesi occupati

In un anno in cui le restrizioni a causa della pandemia di Covid-19 hanno aggravato la vulnerabilità delle comunità palestinesi nei territori occupati, il Programma di Accompagnamento Ecumenico del Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC) in Palestina e Israele (WCC-EAPPI) e i suoi partner, hanno lanciato questa settimana l’iniziativa globale della raccolta delle olive, ribadendo il loro impegno a promuovere la pace e la giustizia per i palestinesi che vivono sotto l'occupazione. Sottolineando l'importanza spirituale, economica e culturale della raccolta delle olive per le comunità palestinesi, si è voluto esprimere solidarietà e sensibilizzare l'opinione pubblica sulle difficoltà affrontate dalla popolazione nella sua terra e nelle sue proprietà. "La raccolta delle olive è molto significativa per le comunità palestinesi della Cisgiordania - ha affermato nel comunicato il segretario generale ad interim del WCC, il reverendo Dr Ioan Sauca -. Riunisce le persone in uno stato d'animo gioioso e festoso intorno a una delle loro più importanti fonti di reddito tradizionali. La raccolta, in condizioni di sicurezza e di pace, è fondamentale per la vita e il sostentamento dei contadini palestinesi e delle loro famiglie”.   Questa iniziativa, dunque, in un periodo dominato dall’emergenza Covid-19, vuole inviare un chiaro segnale al popolo palestinese, e cioè che “non è stato dimenticato e che la comunità cristiana continuerà ad alzare la voce contro l'oppressione e le violazioni dei diritti umani", ha aggiunto Sauca.Il WCC invita tutte le Chiese membro, i partner e le persone di buona volontà ad unirsi all'iniziativa e ad unirsi in preghiera per la pace e la giustizia e per un ricco raccolto di olive. (AP)


15 ottobre -  ITALIA DPCM 13 ottobre. CEI: nessuna variazione per Messe con concorso di popolo

Nessuna variazione circa la ripresa delle celebrazioni con concorso di popolo: così Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana, chiarisce ai giornalisti le misure contenute nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm), Giuseppe Conte, varato il 13 ottobre e riguardante le misure di contrasto e contenimento dell’emergenza Covid-19. Il Dpcm, spiega Corrado – “lascia invariato quanto previsto nel Protocollo del 7 maggio circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo e rimane integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico, già trasmesse nel corso dell’estate”. Tra queste, ad esempio: guanti non obbligatori per il ministro della Comunione che però deve igienizzarsi accuratamente le mani; utilizzo di un batuffolo di cotone o una salvietta per l’unzione di cresimandi, battezzandi e malati; reintroduzione dei cori e dei cantori secondo le misure di distanziamento fisico; il non obbligo, per i componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi e congiunti, a mantenere le distanze interpersonali durante le funzioni religiose.   “Nelle settimane in cui le diocesi riprendono le attività pastorali – conclude Corrado - la Segreteria generale della Cei assicura un’interlocuzione costante con la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero degli Interni e il Comitato tecnico-scientifico, per monitorare il quadro epidemiologico e l’evoluzione della pandemia”. (IP)

15 ottobre - ZIMBABWE #Coronavirus Vescovi: Messe in presenza obbligatorie salvo cause di forza maggiore

Se non ci sono cause di forza maggiore, la presenza fisica alle celebrazioni eucaristiche è obbligatoria. È quanto stabilisce una nuova direttiva diramata il 12 ottobre dalla Conferenza episcopale dello Zimbabwe (Zcbc) che “scoraggia la partecipazione alle Messe on-line ed altre attività pastorali salvo impedimenti fisici che non lo permettano”. Nella nota – riporta l’agenzia Aciafrica - i vescovi sottolineano “che la presenza fisica è più gratificante della partecipazione in live-streaming”. In Zimbabwe le Messe con concorso di popolo sono riprese a giugno dopo l’allentamento delle restrizioni sugli assembramenti imposte lo scorso mese di marzo dal Presidente Emmerson Mnangagwa. A settembre il numero di persone ammesse in chiesa è stato portato da 50 a 100, sempre nel rispetto delle misure contro il contagio. Nel comunicato intitolato “La gioia di stare insieme per le celebrazioni pubbliche”, i vescovi zimbabwiani richiamano le linee guida diramate lo scorso giugno. Rimane dunque in vigore l’obbligo di ricevere l’Eucaristia nelle mani, anziché in bocca, e la sospensione dello scambio del segno della pace. Dove non esistano le condizioni per garantire il rispetto del distanziamento sociale, le celebrazioni devono tenersi all’aperto.  Ammesse cresime, ordinazioni, battesimi, matrimoni e funerali e altri incontri sempre nello scrupoloso rispetto delle norme contro il contagio, mentre restano sospesi gli incontri a livello diocesano e nazionale. (LZ)

15 ottobre - FILIPPINE Monsignor Bagaforo: non pagare la tredicesima sarebbe come "aggiungere al danno la beffa"

"E' una grande ingiustizia ed è inumano non pagare la tredicesima mensilità in questo momento in cui molti lavoratori sono colpiti, finanziariamente, da questa pandemia". Lo ha dichiarato ieri - si legge sul sito web dell'Episcopato - monsignor Jose Colin Bagaforo, responsabile di Caritas Filippine, a Radio Veritas. L’intenzione del segretario del Ministero del Lavoro, Silvestro Bello, di esaminare la possibilità di rinviare la tredicesima mensilità, e altre opzioni, e di studiare quali aziende possano essere esentate dal rispetto della legge, secondo monsignor Bagaforo è davvero una cattiva idea e, in una situazione di emergenza sanitaria ed economica come questa, sarebbe come “aggiungere al danno la beffa”. “Poiché le imprese non stanno andando bene – ha affermato Bello - e la direzione non può permettersi tali pagamenti, potrebbe rinviarli". Secondo Bello, quindi, chi non può pagarla ora, potrebbe liquidarla l’anno prossimo o il mese prossimo. “L'altra opzione – ha aggiunto - è essere esentati, se l'azienda è in difficoltà. Ma bisogna dimostrare di essere in difficoltà". In questo caso, potrebbe essere necessaria una nuova legge che esoneri i datori di lavoro dal pagamento della tredicesima mensilità di quest'anno per la crisi economica causata dalla pandemia.I sindacati, infine, hanno insistito nel sottolineare che non si può rinunciare alla tredicesima mensilità, che essa non può essere dimenticata, cancellata, rinviata o non pagata. (AP)

15 ottobre -  POLONIA Giornata bambini mai nati. I vescovi offrono assistenza pastorale alle famiglie

(Assistenza pastorale per i genitori dopo la perdita del figlio non ancora nato, con particolare attenzione ai risvolti nel campo della psicologia, del diritto, della teologia e della liturgia. Questo è quanto offre, da quest’anno, il Consiglio per la Famiglia della Conferenza episcopale polacca che lo annuncia attraverso il sito dell’Episcopato proprio in occasione della Giornata mondiale dei bambini mai nati.   In tutto il mondo, infatti, il 15 ottobre viene celebrata questa Giornata che è un’occasione speciale per ricordare i bambini morti prima della nascita e per le loro famiglie. Le statistiche, in Polonia, mostrano che circa il 10-15% di tutte le gravidanze termina con un aborto spontaneo; di questi circa l'80% si verifica nel primo trimestre di gravidanza: un'esperienza drammatica per i genitori e per tutta la famiglia. Nella giornata di oggi sono in programma in molte città della Polonia celebrazioni con un'intenzione di preghiera speciale per i bambini defunti e per i loro genitori, si organizzano incontri durante i quali queste madri e questi padri mancati possono condividere il loro dolore e sperimentare la comunità con persone che hanno vissuto la loro stessa drammatica esperienza. Quest'anno, la preghiera ufficiale per la Giornata dei bambini mai nati avrà luogo venerdì 16 ottobre 2020 alle 18 nel Santuario della Divina Misericordia di Cracovia e alle 19.30 nella chiesa domenicana del quartiere Służewo di Varsavia. La Giornata dei bambini mai nati è stata organizzata per la prima volta nel 1988 negli Stati Uniti. In Polonia si celebra da 15 anni con l'obiettivo di sensibilizzare il pubblico e di cambiare gli stereotipi quando si tratta di avvicinarsi a un evento traumatico come un aborto spontaneo. La data della celebrazione è fissata per il 15 ottobre, perché convenzionalmente si contano nove mesi dal Primo gennaio – l’inizio dell’anno solare - cioè quanto durerebbe una gravidanza. (RB)

15 ottobre -  REGNO UNITO Giornata missionaria mondiale: “Eccomi, mandami!” il motto dell’edizione 2020

La Giornata missionaria mondiale viene celebrata dalla Chiesa universale la penultima domenica di ottobre di ogni anno, perciò nel 2020 cade domenica 18 ottobre, come ricorda attraverso il proprio sito la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. Lo slogan che è stato scelto per questa edizione è "Eccomi, mandami!", un vero e proprio grido di coraggio e di fede. Questo giorno speciale, ricordano i vescovi, è un momento di grazia per esprimere la solidarietà con i nostri fratelli e sorelle in Cristo che vivono in situazioni di povertà, violenza e oppressione. I cattolici del Regno Unito, in particolare, sono chiamati a sostenere finanziariamente e con la preghiera la missione all'estero attraverso la Missio, l’organizzazione britannica che si occupa delle opere di carità. Quest’anno, i fondi che saranno raccolti nel corso della Domenica missionaria, saranno destinati alle donne e agli uomini coraggiosi e disinteressati che fanno la grande differenza in Malawi, uno dei Paesi più poveri del mondo. Suor Nilcéia, ad esempio, è una missionaria brasiliana che lavora in una clinica sanitaria in una zona remota del Malawi. Ha risposto alla chiamata di Dio dedicando la sua vita alla cura medica e al nutrimento spirituale delle persone più vulnerabili: "La nostra piccola clinica è un'oasi di speranza. Nonostante le sfide, perseveriamo in questo lavoro perché amiamo Dio e amiamo il suo popolo. Credo nella bontà di Dio e serviamo come Gesù. Ma a volte l'oscurità sembra molto oscura. Condividiamo tutto ciò che abbiamo, ma a volte non è sufficiente per salvare un bambino malato – è la sua testimonianza - il bisogno qui in Malawi è grande, ma il Signore è fedele e noi continuiamo a servire". Il direttore di Missio in Inghilterra e Galles, padre Anthony Chantry, ha visitato alcuni progetti dell’organizzazione in Malawi alla fine dell'anno scorso. Egli stesso è un missionario e sa che le preghiere e le donazioni sono cruciali per le comunità in difficoltà all'estero: La Domenica missionaria è, dunque, una meravigliosa opportunità per la famiglia globale della Chiesa di stare insieme nella solidarietà e nella fede. (RB)

15 ottobre - AUSTRIA Monsignor Lackner: non può esserci Stato laico senza riferimenti alle radici cristiane

Si è svolta martedì sera nella Cappella Hofburg di Vienna, la celebrazione ecumenica concelebrata dal presidente della Conferenza episcopale cattolica austriaca, monsignor Franz Lackner, il metropolita ortodosso Arsenios Kardamakis e il presidente della Chiesa evangelica, Ingrid Bachler, alla presenza dei parlamentari di tutti i partiti politici che compongono il parlamento austriaco. Ne dà notizia il sito dell’Episcopato cattolico d’Austria. In questo contesto, l'arcivescovo Franz Lackner ha fatto appello ai politici affinché non diano mai per scontati i valori sociali: secondo lui, infatti, non sarebbe possibile in un libero Stato laico non avere riferimenti a un’istanza di natura religiosa. La celebrazione si svolta in occasione dell'inizio della sessione parlamentare 2020/2021, alla quale hanno partecipato parlamentari di tutti i partiti, con il presidente del Consiglio nazionale Wolfgang Sobotka e il presidente del Consiglio federale Andrea Eder-Gitschthaler. Durante la sua omelia, l’arcivescovo Lackner ha fatto riferimento al passo del Vangelo in cui Gesù chiama i cristiani “il sale della Terra”: "Gesù non parla del piatto principale; di una succosa cotoletta alla viennese; né di un dolce tiramisù, ma del sale: un'aggiunta che non può essere mangiata da sola”, ha detto. “C'è una responsabilità ultima che non può essere elusa – ha detto rivolgendosi agli esponenti del mondo politico - allo stesso tempo, è importante ricordare che i valori hanno anche una lunga genesi: non si deve pretendere di poterli trarre dal momento, da una situazione particolare. Bisogna considerare l’origine di questi valori, un’origine che raccoglie le conoscenze che sono cresciute attraverso la storia, le esperienze accumulate, gli sviluppi e i fallimenti della storia umana e ne garantisce, così, la sostenibilità". (RB)

14 ottobre  - R.D.CONGO Il card. Ambongo: solo insegnanti cattolici nelle scuole primarie cattoliche per promuovere la loro identità

“È chiaro che se le nostre scuole si chiamano scuole cattoliche, significa che devono avere un'identità cattolica. Se questa non c'è, non vedo cosa stiamo facendo nelle nostre scuole”. Il cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa ha replicato con queste parole alle polemiche suscitate da una sua direttiva diramata il 4 ottobre che stabilisce che negli istituti primari gestiti dalla Chiesa potranno insegnare solo credenti praticanti, minacciando sanzioni disciplinari contro quei sacerdoti e responsabili che non ottemperano alla disposizione. Una decisione che il porporato aveva motivato con la necessità di preservare l’dentità, “i valori e l'immagine delle scuole cattoliche", ricordando che la catechesi è parte integrante dei “curriculum di tutti gli istituti educativi cattolici nella Repubblica Democratica del Congo". Il provvedimento – riporta l’agenzia Aciafrica - ha attirato le critiche di funzionari governativi e sindacati degli insegnanti, secondo i quali essa sarebbe discriminatoria e violerebbe il carattere laico dello Stato congolese. In questo senso si è espresso, tra gli altri, il sindacato degli insegnanti del Congo (Syeco). “Un insegnante non può essere obbligato ad essere cattolico, perché prima di tutto è un dipendente dello Stato, è pagato dalla Repubblica. Dire che questo insegnante sarà obbligato ad appartenere a questa o quella fede religiosa viola diverse leggi della Repubblica, compresa la Costituzione”, si legge in un comunicato. “Siamo uno Stato laico e il nostro Paese non sceglie confessioni religiose. Abbiamo solo bisogno di insegnanti che siano competenti che sappiano dare ai bambini quante più informazioni possibili in modo che siano utili domani nella società, e non sosteniamo una politica discriminatoria", ha ribadito, da parte sua, il Ministro dell'istruzione primaria, secondaria e tecnica (EPST), Willy Bakonga. Parlando a margine della plenaria della Conferenza episcopale (Cenco) in corso dal 12 al 15 ottobre a Kinhasa, il cardinale  Ambongo, ha evidenziato che il provvedimento rispetta l’Accordo Quadro tra la Santa Sede e la Repubblica Democratica del Congo. L’accordo, siglato il 20 maggio 2016, sancisce “la libertà della Chiesa nell'attività apostolica e nella regolazione delle materie di propria competenza” e disciplina vari ambiti, tra cui le istituzioni cattoliche di educazione. (LZ)

14 ottobre - SRI LANKA Vescovi contro il 20.mo emendamento costituzionale: rischio di una deriva autoritaria

Anche i vescovi srilankesi e le altre Chiese cristiane si uniscono alle obiezioni mosse dai partiti dell’opposizione, insieme a diversi esponenti della società civile e ai leader religiosi buddisti, al 20.mo emendamento della Costituzione presentata dal partito del Presidente Gotabaya Rajapaksa, uscito vincitore alle elezioni parlamentari del 5 agosto scorso. La modifica abolisce 19.mo emendamento alla carta costituzionale, votato nel 2015 per arginare gli eccessi dell’Esecutivo, restituendo diverse prerogative al capo dello Stato a scapito del Parlamento. Esso prevede, inoltre, l’immunità del presidente e riduce l’indipendenza della magistratura e di altri organismi indipendenti. Contro la proposta sono stati presentati 38 ricorsi alla Corte Suprema, il cui verdetto deve essere annunciato ufficialmente al Parlamento il 20 ottobre, ma che, secondo alcune fughe di notizie, sarebbe favorevole al testo di riforma. Una decisione che renderebbe più facile l’iter legislativo del testo, dal momento che esso non dovrebbe essere sottoposto a un referendum confermativo e che il partito di Governo dispone della maggioranza dei due terzi necessaria per l’approvazione. Gli oppositori alla legge – riporta l’agenzia Ucanews - denunciano il rischio di una deriva autoritaria. Preoccupazione condivisa anche dai vescovi che,  in una dichiarazione firmata da monsignor Winston S. Fernando e da monsignor J.D. Anthony -  rispettivamente presidente e segretario generale della Conferenza episcopale srilankese - avvertono che “la concentrazione dei poteri nelle mani di una sola persona senza checks and balances non è di buon auspicio” per il futuro della democrazia in Sri Lanka. Per i vescovi, si legge nella dichiarazione pubblicata il 13 ottobre, "serve maggiore chiarezza se la Costituzione deve servire i cittadini”. Quindi, più che un emendamento sarebbe opportuno approvare nuova carta costituzionale che modifichi l’attuale sistema presidenziale nel Paese. Una riforma - osservano - di cui si parla dal 1994 ma che, per mancanza di volontà politica, non è mai stata realizzata. (LZ)

14 ottobre - ASIA #Fratellitutti Il cardinale Bo (Fabc) esorta i cattolici asiatici a raccogliere l'invito del Papa alla fratellanza

 “L'invito insistente” di Papa Francesco nella sua nuova Enciclica “Fratelli tutti” al “dialogo, al rispetto e alla generosità verso ogni essere umano” interpella tutti i cattolici in Asia, soprattutto in questo momento di crisi sanitaria mondiale, anche se sono “solo una minoranza”. Questo il senso della “Lettera ai vescovi e alle Chiese dell'Asia” del cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc).  La lettera, pubblicata il 12 ottobre, è un forte richiamo alle comunità cattoliche del continente a raccogliere la chiamata del Papa "alla solidarietà, all'incontro e alla gratuità" in un momento in cui anche l’Asia si trova a “un bivio” e non solo a causa del Coronavirus. La riflessione del cardinale Bo parte dalla costatazione che il 2020 è stato ed è “un periodo di caos, paura e perdita” a causa della pandemia che crea grande incertezza per il futuro. “Eppure – afferma - Francesco ci esorta a non dare risposte superficiali a questa crisi. Questo è il momento per costruire il rispetto reciproco, di vivere come desideriamo che il mondo sia in futuro”, sottolinea il porporato.   “Francesco ci dice che c'è più di una pandemia nel mondo adesso”, prosegue il testo. “Razzismo, ingiustizie, incitamento all'odio, disprezzo per i poveri, gli anziani e i nascituri, la tratta di donne e bambini, sono tutti tra noi in proporzioni pandemiche.  La lettera si sofferma quindi sull’esempio del Buon Samaritano proposto da Francesco nel secondo capitolo dell’enciclica: “Ispirato dalla meditazione sulla parabola, egli traccia un corso comune per l'umanità attraverso l'impegno per la pace, il rifiuto della guerra e della pena capitale, l'incoraggiamento al perdono e alla riconciliazione all'interno delle società e la cura della nostra casa comune. Quando guarderemo con occhi affinati dal Vangelo, riconosceremo Cristo in ogni persona esclusa”. Un altro punto sul quale il cardinale Bo richiama l’attenzione è il filo rosso che lega quelle che definisce, “un trittico”: l’”Evangelii gaudium”, la “Laudato si’” e “Fratelli tutti”.  Per realizzare la fratellanza universale evocata nell’Enciclica - rimarca ancora il cardinale Bo, facendo eco alle parole del Papa nel quinto capitolo - è necessaria una “politica migliore” orientata al bene comune, che sia “con e per la gente”, che “abbia come obiettico la dignità umana” e “integri l’economia nel tessuto sociale e culturale”. Una sfida questa che riguarda in modo particolare l’Asia: “Le nostre realtà asiatiche trovano eco nel messaggio urgente di ‘Fratelli Tutti’. Il percorso che prenderemo deciderà l'eredità che lasceremo alla nostra prossima generazione - sottolinea il porporato -. Molti governi asiatici stanno tentando di tornare a modelli economici e sociali collaudati e falliti, quindi l'urgenza è appropriata”.  (LZ)

14 ottobre - ITALIA Caritas diocesane al fianco di organismi antiusura per aiutare famiglie ed imprese in difficoltà

La Consulta Antiusura Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II stima che lo shock della pandemia abbia fatto lievitare complessivamente fino ad almeno 6 milioni il numero di famiglie pressate da uno stato di insolvenza finanziaria o creditizia e quelle più esposte all’usura. Il dato, riferisce un comunicato, è emerso durante il convegno che si è svolto nei giorni scorsi a Roma organizzato dalla stessa Consulta. Di fronte anche all’emergenza economica e finanziaria che milioni di famiglie e imprese stanno affrontando a causa della pandemia da Covid-19, il proposito è quello di contrastare le nuove forme usura, attivare collaborazioni sempre più intense con le Caritas dei territori, promuovere l’educazione finanziaria tra i giovani, costruire relazioni con le istituzioni fondate sulla giustizia sociale, elevare il livello della comunicazione. Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Stefano Russo, ha invitato a intraprendere azioni che aiutino a superare l’attuale fase senza costringere le prossime generazioni a portare il peso di pesanti debiti, non solo finanziari, accumulati nell’emergenza. Per monsignor Russo può essere essenziale stringere alleanze e reti collaborative tra istituzioni e organismi impegnati su obiettivi comuni, per questo ha auspicato una sempre più una proficua collaborazione fra fondazioni antiusura e Caritas diocesane. Ad assicurare il suo apporto la Caritas Italiana. “Nel solco dell’amicizia e della collaborazione maturata in questi anni tra Caritas Italiana e Consulta, continuiamo a lavorare insieme per il bene comune e per la testimonianza della carità - ha dichiarato monsignor Francesco Soddu, direttore Caritas nazionale - riconoscendo che le Fondazioni Antiusura sono un competente riferimento per le Caritas diocesane nei diversi territori”. (TC)

14 ottobre - ITALIA Avvento: iniziativa Whatsapp del “Messaggero dei ragazzi”

Un pensiero al giorno per far riflettere i ragazzi sul senso del Natale: si presenta così l’iniziativa pensata per il tempo d’Avvento dal “Messaggero dei ragazzi (MeRa)”, il mensile per adolescenti pubblicato dalla nota rivista “Messaggero di Sant’Antonio”. Destinata a bambini e giovani tra i 9 ed i 14 anni, l’iniziativa si svolgerà dal 29 novembre al 24 dicembre. La novità sarà la sua diffusione su Whatsapp: ogni giorno, infatti, il direttore del “MeRa”, padre Fabio Scarsato, invierà su tale App uno spunto di riflessione sul significato del Natale. L’hashtag dell’iniziativa sarà #accadesolosecicredi. Il tutto avverrà gratuitamente e in totale sicurezza, informano gli organizzatori: si tratta, infatti, di “un WhatsApp – broadcast, dove gli iscritti vedono solo i messaggi e il profilo dell’amministratore, e non i numeri e i messaggi di tutti gli altri partecipanti”. Saranno, inoltre, i genitori ad iscrivere i propri figli attraverso uno specifico modulo. Diffuso solo per abbonamento, il “MeRa” è curato dai frati francescani della Basilica del Santo di Padova ed è l’erede della rivista “Sant’Antonio e i Fanciulli”, realizzata nel 1922 e destinata a bambini e ragazzi. Nel 1963 la testata ha cambiato nome, divenendo il “Messaggero dei Ragazzi.” Il suo obiettivo primario è quello di “stare a fianco delle generazioni più giovani, aiutarle a diventare protagoniste della propria vita, ascoltare le loro richieste e rispondere ai loro problemi, nonché offrire uno strumento di comunicazione interessante e piacevole per i ragazzi”. Un posto particolare nella rivista è dedicato ai fumetti, tanto che nel corso degli anni vi ha lavorato anche il grande disegnatore Jacovitti. Infine, una curiosità: dietro al nome di “Fra’ Simplicio” si nasconde il direttore del “MeRa2, al quale i ragazzi possono scrivere per chiedere consigli. (IP)

14 ottobre -  ITALIA Progetto Caritas di Spoleto-Norcia per le imprese del terzo settore in difficoltà  per i terremoti del 2016

Parte un nuovo progetto di prossimità della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia per le persone che vivono nei comuni del cratere sismico della diocesi di Spoleto-Norcia. È il progetto “Il dopo è già adesso: terremoto e Covid-19, emergenza nell’emergenza”, finanziato con i fondi della colletta nazionale che Caritas Italiana ha organizzato in occasione dei terremoti del Centro Italia del 2016 e con un budget di 95mila euro assegnato alla Caritas di Spoleto-Norcia. Sosterrà le imprese del settore terziario nella ripresa delle attività per evitare la riduzione della forza lavoro o la chiusura. L’iniziativa, riferisce un comunicato della diocesi di Spoleto-Norcia, è rivolta, dunque, a bar, ristoranti, piccoli agriturismi, negozi, luoghi di divertimento e intrattenimento, agenzie di viaggio che possono ricevere contributi fino ad un massimo di 5mila euro. Per usufruirne è necessario fare una domanda, un’apposita commissione, poi, vaglierà le richieste. È invece attivo dal 2017 il progetto “Granelli di Senape”, finanziato con una donazione della Caritas della diocesi di Bolzano-Bressanone, gemellata con quella di Spoleto-Norcia dopo le violente scosse sismiche del 2016, che sostiene i settori dell’agricoltura-allevamento, dell’artigianato e del commercio-ristorazione, ma anche famiglie e singoli in difficoltà economica. Il contributo erogato può arrivare ad un massimo di 7.500 euro. Sono ancora a disposizione circa 90mila euro; fino ad ora sono state presentate 56 domande, di cui 48 accolte, 3 ritirate e 5 respinte. “La nostra Chiesa diocesana esprime gratitudine a Caritas Italiana e a quella di Bolzano-Bressanone: è grazie alla loro vicinanza e a quanto hanno raccolto a favore delle nostre popolazioni terremotate se possiamo tendere ancora una mano di prossimità a quanti portano il peso del post sisma 2016 - afferma don Edoardo Rossi, direttore della Caritas di Spoleto-Norcia -. Attraverso la carità, poi, nascono dei profondi legami di amicizia, di vera comunione tra Chiese particolari e tra queste e la Chiesa che è in Italia”.  (TC)

14 ottobre - BOLIVIA Verso le elezioni. Allarme Pastorale sociale: politica è diventata lotta di interessi

“La politica è diventata una lotta di interessi”: la denuncia arriva dalla Pastorale sociale – Caritas (Pascar) della Bolivia che, in vista delle elezioni generali previste per il 18 ottobre, ha diffuso una lunga riflessione. In campagna elettorale, si legge nel testo, i partiti politici parlano di “salvare il Paese dalla crisi, riattivare l’economia, garantire la stabilità sociale, vincere la povertà, generare un lavoro dignitoso e sicuro per tutti, fermare la corruzione e garantire l’assistenza sanitaria” all’intera popolazione. Tuttavia – e qui la Pascar mette in guardia i fedeli – bisogna “stare attenti alle strumentalizzazione che gli schieramenti politici fanno dei bisogno profondi del popolo”, mascherando nei propri programmi “i loro veri interessi particolari”, come “salire al potere, arricchirsi illegalmente, manipolare la giustizia in proprio favore, imporre ideologie, avvalersi del narcotraffico e incoraggiare l’estrazione e la vendita di materie prime per Paesi terzi”. Al contrario, spiega la Pascar, la politica deve avere come obiettivo primario “la difesa dei deboli e la giustizia per il popolo”. Per questo, l’appello ai fedeli è a guardare a futuri leader che sappiano “essere aperti allo Spirito che li colma di saggezza, intelligenza e prudenza, rendendoli capaci di governare secondo la volontà di Dio, la giustizia e la legge”. Sull’esempio di Gesù, dunque, Colui che “è venuto a servire, a salvare l'umanità e a dare la Sua vita per la comunità universale”, ogni leader politico deve lavorare “con umiltà al servizio del bene comune” – si legge nel documento – e tale bene comune “si traduce nella garanzia della dignità umana delle persone, nella salvaguardia dei diritti dei settori più vulnerabili e nella tutela e cura dell'ambiente”. Prima di ogni interesse personale, quindi, i candidati dovranno guardare “all’interesse comune” del Paese. “Il popolo boliviano – sottolinea ancora la Pascar – chiede ai partiti politici la possibilità di rinunciare agli interessi personali e alle false sicurezze, poiché è il popolo che li pone come governanti e il popolo stesso ha il potere di rimuoverli”. Di qui, l’auspicio della Chiesa ad “un'autentica apertura e un autentico dialogo per unirsi in un progetto per il bene comune che vada oltre le loro differenze”. "Che il popolo boliviano viva con dignità, stabilità e sostenibilità economica - conclude la nota - con l'occupazione e il lavoro, con la salute e la sicurezza sociale, con lo Stato di diritto e la giustizia”. (IP)

14 ottobre  KENYA Diocesi di Malindi lancia programma di aiuti per adolescenti incinte

Aiutare le giovani adolescenti che rimangono incinte, soprattutto se vivono in famiglie povere: questo l’obiettivo del progetto lanciato dalla Commissione Giustizia e pace (Jpc) della diocesi di Malindi, in Kenya. Presentato l’11 ottobre, in occasione della Giornata internazionale delle bambine, l’iniziativa sarà destinata a 500 giovani della contea di Kilifi, sulla costa orientale del Paese. L’idea del progetto, spiega Moses Mpuria, coordinatore di Jpc, è nata dopo che, a causa della chiusura delle scuole e della disoccupazione provocate dalla pandemia da Covid-19, si è notata una crescita vertiginosa delle gravidanze in età adolescenziale. “La contea di Kilifi – spiega Mpuria – è una delle aree più povere del Kenya, con un indice di sviluppo umano dello 0,47 per cento, ovvero meno della media nazionale che è pari allo 0,58 per cento”. Questo significa che “per molte giovani, l’area dell’attività sessuale può diventare purtroppo un modo per accedere ai beni di prima necessità”. Il coordinatore di Jpc auspica, dunque, azioni concrete per contrastare la povertà delle famiglie, per coinvolgere maggiormente i genitori nella formazione dei figli, per fermare “la pressione di coetanei sulle ragazze e la mancanza di modelli adeguati di comportamento”. Ma sul fenomeno delle gravidanze precoci gravano anche – continua Mpuria – “l’accesso a materiale pornografico” e il pregiudizio di una società maschilista che non prevede l’istruzione femminile. Fondamentale, inoltre, fornire alle giovani una giusta informazione sull’igiene durante il periodo mestruale e sul corretto smaltimento dei tamponi igienici. Da ricordare che il progetto sulle gravidanze adolescenziali rientra nella collaborazione tra la diocesi di Malindi e la ong Karibuni onlus, specializzata nel settore sanitario e sociale, attraverso la quale più di 1000 famiglie vulnerabili delle contee di Kilifi, Tana River e Lamu hanno ricevuto pacchi alimentari d'emergenza in tempo di pandemia. (IP)

14 ottobre - CILE Caritas ribadisce necessità di una buona governance del rischio di catastrofi 

Ieri, 13 ottobre, nella Giornata Internazionale per la riduzione del Rischio di Disastri (IDRR), dedicata quest’anno alla promozione di azioni atte a prevenire ed evitare la creazione di nuovi rischi, Caritas Cile ha voluto sottolineare come l’emergenza sanitaria, causata dalla diffusione della pandemia di Covid-19 nel mondo, abbia chiarito a tutti che l'attuale governance del rischio di catastrofi e la pianificazione strategica sono state insufficienti, e ha messo in evidenza l'urgente necessità di un piano di emergenza che permetta di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Ha ricordato inoltre che ogni giorno il mondo si dirige inesorabilmente verso un aumento delle temperature e senza una buona governance del rischio di catastrofi, non saremo in grado di rispettare l'accordo di Parigi per limitare l'aumento della temperatura, con conseguenze disastrose per le persone e gli ecosistemi. Caritas Cile ha, dunque, ribadito la necessità di una buona governance e di una pianificazione strategica che sia partecipativa, inclusiva e sostenibile, che rafforzi le partnership collaborative per affrontare le disuguaglianze sociali e gli squilibri ambientali e ridurre il rischio causato sia dalla crisi sanitaria dovuta al Covid-19 che da quella climatica. Ha invitato quindi a rafforzare con urgenza le strategie a livello locale e nazionale legate a politiche settoriali - salute, agricoltura, risorse idriche, riduzione della povertà, ambiente e adattamento al cambiamento climatico -, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDA) e con i sette obiettivi globali del Quadro di riferimento di Sendai. (AP)

14 ottobre - BRASILE 26-30 ottobre, Arcidiocesi di Belo Horizonte promuove “Settimana della salute”

(VNS) – 14ott20 - "Abbiate cura di voi stessi e di tutto il gregge sul quale lo Spirito Santo vi ha stabiliti come pastori”: sarà questo il tema della “Settimana della salute” che la Pastorale sacerdotale dell’Arcidiocesi di Belo Horizonte, in Brasile, ha organizzato dal 26 al 30 ottobre. L’iniziativa sarà dedicata a sacerdoti, diaconi permanenti e seminaristi, con lo scopo di “rafforzare la loro missione a sostegno dei fedeli, specialmente dei poveri e degli esclusi”. L’evento – si legge sul sito web dei vescovi brasiliani (Cnbb) – coinvolgerà “professionisti di vari settori della salute e volontari che cercheranno, dal punto di vista della medicina integrativa e naturale, di contribuire alle azioni di prevenzione delle malattie e di promozione del benessere”. Molteplici, dunque, le risorse che verranno mobilitate, quali “l'educazione sull'adozione di sane abitudini di vita, diagnosi e piani terapeutici, la consapevolezza dell'influenza delle emozioni sulla salute, l'importanza della cura spirituale, l'esperienza della preghiera, le tecniche di rilassamento e le attività culturali”. Ad aprire i lavori, nel pomeriggio del 26 ottobre, sarà Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, presidente della Cnbb, mentre il programma prevede, nelle diverse giornate, riflessioni specifiche su salute e spiritualità, stress e malattia, prevenzione dei problemi cardiovascolari; educazione fisica; tossicodipendenza; relazioni interpersonali e cultura della pace; biologia e vita sostenibile. (IP)

14 OTTOBRE - PORTOGALLO 2 novembre, Commemorazione defunti. Appello vescovi: evitare chiusura dei cimiteri  

Mantenere un equilibrio tra “gli imperativi della tutela della salute pubblica ed il rispetto dei diritti dei cittadini”: lo suggerisce la Conferenza episcopale del Portogallo (Cep) alle autorità nazionali. In una nota intitolata “Ravvivare la fiamma della speranza” e diffusa in vista della Commemorazione di tutti defunti, che cade il 2 novembre, i presuli chiedono di evitare la chiusura dei cimiteri come misura anti-contagio da coronavirus, in quel giorno così “intensamente sentito dai fedeli cattolici”. Pur consapevole del fatto che la gestione di molti cimiteri nazionali “non dipende dalla Chiesa”, la Cep tuttavia confida nella capacità di “autorità ed enti” di “interpretare le esigenze del bene comune” equilibrando le esigenze della salute pubblica con quelle dei diritti della cittadinanza, nel difficile contesto della lotta alla pandemia da Covid-19. “È saggio – scrivono i vescovi – imporre ulteriori misure di protezione”, come l’obbligo di indossare la mascherina e il conteggio del numero di visitatori, ma “non sarebbe opportuno chiudere completamente i cimiteri”. La Commemorazione di tutti i defunti, infatti, così come la Solennità di tutti i Santi del 1.mo novembre, sono spesso segnate da “un pellegrinaggio di fede e speranza” che i fedeli compiono nei cimiteri. Lo sguardo della Cep va anche alle possibili conseguenze di una chiusura: “Non ci si ammala solo di Covid-19 – si legge nella nota – perché anche l'impossibilità di esprimere in modo sensibile e concreto la nostalgia e l’affetto può causare sofferenze e malattie". Inoltre, poiché l’emergenza sanitaria è esplosa a marzo, “molte famiglie, in questo periodo, non hanno potuto nemmeno accompagnare adeguatamente i loro cari con un funerale” e questo “fa male all'anima". Al contempo, la Cep raccomanda ai parroci, in coordinamento con le autorità locali, di “considerare in quei giorni la possibilità di celebrare l'Eucaristia nei cimiteri", sempre nel pieno rispetto delle “condizioni di sicurezza”. Intanto, il 14 novembre, alle ore 11.00, nella Basilica della Santissima Trinità del Santuario di Fatima, la Cep celebrerà una Santa Messa per tutte le vittime della pandemia in Portogallo. (IP)

14 ottobre  ITALIA Il 17 e 18 ottobre la seconda edizione di “Monasteri aperti Emilia Romagna 2020” Monasteri, pievi, abbazie e luoghi di fede dell’Emilia Romagna questo fine settimana spalancano le porte a fedeli e turisti lungo i cammini e le vie di pellegrinaggio con attività e visite guidate. “Monasteri aperti Emilia Romagna 2020”: questo il nome dell’iniziativa giunta alla sua seconda edizione organizzata dall’Azienda provinciale turismo e patrocinata dall’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza episcopale italiana per far conoscere e promuovere il patrimonio culturale, storico e religioso e che consente di scegliere, attraverso un sito dedicato, i luoghi che si vogliono visitare. Tanti gli eventi, alcuni gratuiti altri a pagamento, in programma: dalle visite guidate con esperti d’arte, al trekking lungo cammini per pellegrini, dagli incontri con frati e suore di clausura ai concerti di organo e ai laboratori di scrittura medievale. Mascherina obbligatoria, numeri limitati a piccoli gruppi e distanziamento fisico sono le modalità per prendervi parte. Oltre 30 i luoghi di fede aperti al pubblico a Bologna, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Ravenna, Forlì e Rimini. (TC)

14 ottobre - ITALIA Prolungata fino al 19 ottobre l’esposizione del beato Carlo Acutis

Il corpo del beato Carlo Acutis, che si trova ad Assisi, resterà esposto alla venerazione dei fedeli fino al 19 ottobre. Lo ha deciso il vescovo, monsignor Domenico Sorrentino, insieme al presidente della Fondazione del Santuario della Spogliazione, don Cesare Provenzi, e al rettore, padre Carlos Acácio Gonçalves Ferreira, per favorire l’afflusso dei fedeli e per rispondere alle molteplici richieste per il fine settimana. Pur mantenendo, come da programma, la celebrazione delle 10.30 di questo sabato, la chiusura della tomba avverrà in maniera non solenne lunedì prossimo, subito dopo l’Angelus. La decisione di aprire la tomba di Carlo Acutis per 17 giorni, riferisce un comunicato della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino era stata presa per evitare assembramenti pericolosi nel giorno della beatificazione, dando così la possibilità a più persone e in maggiore sicurezza di venerare il corpo del giovane. È possibile visitare pregare alla tomba di Carlo Acutis nei modi e nei tempi di apertura della chiesa di Santa Maria Maggiore dalle ore 10 alle ore 19. (TC)

14 ottobre ITALIA  - Online il nuovo sito del Museo Diocesano di Volterra

(Il Museo Diocesano di Volterra ha un nuovo sito web. La collezione che conta  circa 900 opere, delle quali oltre 300 esposte nel percorso permanente, si rivolge ora al proprio pubblico anche attraverso il mondo digitale. Un portale semplice e facilmente navigabile per promuovere la collezione e attirare anche i visitatori più lontani. Tra i contenuti online, oltre alla storia del Museo e della monumentale chiesa di sant’Agostino, sono reperibili tutte le informazioni per effettuare la visita; viene inoltre presentata una selezione di alcune delle opere principali. Attraverso accattivanti immagini fotografiche è possibile ammirare il “tesoro” della collezione e reperire informazioni sui restauri in corso e le mostre a cui il Museo partecipa. Nella sezione territorio sono presentate quindi le tre sedi nella Diocesi: Casole d’Elsa,in provincia di Siena e Peccioli e Pomarance, in provincia di Pisa. Il sito si offre uno come spazio aperto all’interazione con i visitatori, invitati ad esprimere suggerimenti e idee. Una caratteristica questa che risponde alla vocazione del Museo Diocesano di Volterra nel percorso indicato nel 1997 da san Giovanni Paolo II quando affermò che “I musei di arte sacra non sono depositi di reperti inanimati, ma perenni vivai, nei quali si tramandano il genio e la spiritualità della comunità dei credenti”. Scopi prioritari del Museo e del nuovo sito web sono quindi: la documentazione di un patrimonio di fede, cultura e opere d'arte di cui la Diocesi di Volterra è erede e depositaria; la raccolta e conservazione del ricco patrimonio della comunità ecclesiale locale; la promozione attraverso la conservazione, lo studio e la valorizzazione, anche in chiave pastorale, del patrimonio di arte sacra della diocesi di Volterra e dei beni culturali di cui il museo è responsabile. (PO)

14 ottobre - Leader cristiani a FMI: cancellare debiti Paesi in via di sviluppo

Cancellare il debito delle nazioni in via di sviluppo: è quanto chiedono al Fondo monetario internazionale (Fmi) e alla Banca Mondiale (Bm) oltre 140 leader religiosi cristiani del mondo. In una lettera collettiva inviata al Fmi e alla Bm riuniti per il loro incontro annuale in programma dal 12 al 18 ottobre, i firmatari richiamano la necessità di questa misura come parte delle strategie di recupero globale, di fronte alla pandemia da Covid-19. “Scriviamo in uno spirito di solidarietà e di speranza – si legge nella missiva – Ognuno di noi è testimone dell’impatto che la pandemia da coronavirus ha avuto sui membri più vulnerabili delle nostre comunità a causa di malattie, morte, fame e perdita dei mezzi di sussistenza” e di tali comunità che soffrono “condividiamo speranze e paure per il futuro”. Ricordando, poi, che gli stessi Fmi e Bm hanno evidenziato i gravi rischi dell’emergenza sanitaria – tra cui l’aumento vertiginoso della povertà e il crollo dei prezzi delle materie prime – i firmatari denunciano “un’ingiustizia”: “Il denaro così disperatamente necessario per i medicinali, i dispositivi di protezione personale, le forniture alimentari di emergenza e le reti di sicurezza sociale viene ancora dirottato verso il rimborso del debito”. L’appello, dunque, è a “mostrare una leadership coraggiosa in questo momento critico” ed a “cancellare i debiti dei Paesi in via di sviluppo per tutta la durata di questa crisi”. La cancellazione del debito, infatti – prosegue la lettera - è “il modo più immediato per liberare quei finanziamenti necessari ad evitare che milioni di nostri fratelli e sorelle siano inutilmente spinti nella povertà a causa della pandemia”. La missiva richiama anche il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato del 1.mo settembre, in cui il Pontefice esorta “a cancellare il debito dei Paesi più fragili alla luce dei gravi impatti delle crisi sanitarie, sociali ed economiche che devono affrontare a seguito del Covid-19”. Apprezzamento viene, inoltre, espresso dai leader cristiani per alcune misure già intraprese, quali “la decisione del Fmi di coprire i pagamenti del debito dovuto per un periodo di sei mesi per 28 Paesi, così come la disponibilità di nuovi finanziamenti di emergenza da parte dello stesso Fondo e della Banca Mondiale per un valore di 88 miliardi di dollari”. Tuttavia, si tratta di “iniziative insufficienti” che “non rispondono all'urgenza e all'ampiezza della crisi”. (IP)

14 ottobre - CAMERUN Un gesuita in pellegrinaggio per pregare e fare penitenza per la pace nel Paese

Un cammino da Douala a Yaoundé per pregare per il dialogo, la giustizia, la pace e la riconciliazione nel Nord Ovest e Sud Ovest del Camerun e per fare penitenza per la riparazione dei crimini contro la dignità umana che vi sono stati commessi. Lo ha intrapreso lunedì scorso il sacerdote gesuita Ludovic Lado che ha voluto anche dare un tema al suo pellegrinaggio di oltre 250 km: “Dov’è tuo fratello? (Gn 4, 9)”. Zaino in spalla, riferisce Fidespost, il gesuita ha spiegato che il suo è un modo per chiedere che venga ​​rispettato il diritto costituzionale di manifestare pacificamente in Camerun, per essere solidale con gli sfollati interni e i rifugiati della crisi anglofona e per esorcizzare il demone dell’indifferenza. Padre Lado è in marcia soprattutto per la pace anche in Camerun e per il rilascio delle persone arrestate il 22 settembre nel contesto delle manifestazioni di alcuni partiti di opposizione che hanno chiesto le dimissioni del presidente Paul Biya. Infine il religioso vuole lanciare un appello alla solidarietà per sostenere l’istruzione dei bambini che vivono in condizioni di precarietà. (TC)

14 ottobre - GERMANIA I vescovi pubblicano nuovo manuale sulla cura pastorale per i fedeli delle Chiese cattoliche orientali

È stato pubblicato ieri dalla Conferenza episcopale tedesca – che lo annuncia attraverso il proprio sito – il nuovo manuale sulla cura pastorale per i fedeli delle Chiese cattoliche orientali, intitolato “Questioni di diritto canonico nella pratica pastorale con i fedeli delle Chiese cattoliche orientali”. Si tratta – precisano i vescovi - di alcune Chiese cattoliche più piccole, rappresentate principalmente nell'Europa dell'Est e nel Vicino e Medio Oriente, ognuna delle quali è caratterizzata da proprie tradizioni liturgiche e giuridiche. Insieme alla Chiesa "latina", che in questo Paese è rappresentata dalla maggioranza, appartengono alla Chiesa cattolica e professano fedeltà al Papa. Il presidente della Commissione per le Migrazioni dell’Episcopato tedesco, monsignor Stefan Hesse che è anche vescovo di Amburgo, e il Commissario della Conferenza episcopale tedesca per i fedeli delle Chiese Orientali associate a Roma, monsignor Dominicus Meier, vescovo ausiliare di Paderborn, spiegano nella prefazione al manuale: "L'immigrazione di rifugiati e migranti sta cambiando la Chiesa Cattolica in Germania. La vita nelle nostre parrocchie è diventata più diversificata, anche grazie ai credenti delle Chiese cattoliche orientali che qui cercano e hanno trovato una casa”. Nella pratica pastorale, in questo contesto, sorgono sempre più domande che nascono dallo scontro tra il diritto canonico latino e il diritto delle Chiese cattoliche orientali: con il nuovo documento pubblicato, infatti, si vuole dare un orientamento a chi lavora nella pastorale. Esso contiene, ad esempio, informazioni sull'amministrazione e la ricezione dei sacramenti e su altre questioni concrete su come trattare i membri delle Chiese cattoliche orientali nella vita ecclesiale. (RB)

14 ottobre - POLONIA Settimana missionaria: pregare perché il Regno di Dio si diffonda in tutto il mondo

"Eccomi, mandatemi" è questo lo slogan della Giornata missionaria mondiale di quest'anno, chiamata Domenica della missione, che sarà celebrata dalla Chiesa universale il 18 ottobre. In Polonia, la Domenica Missionaria dà l’avvio alla Settimana Missionaria, come precisa il sito della Conferenza episcopale polacca. Come ha detto padre Tomasz Atłas, direttore nazionale delle Opere Missionarie Pontificie, gli obiettivi principali della Domenica Missionaria e della Settimana Missionaria sono: pregare affinché "il Regno di Gesù si diffonda in tutto il mondo", conoscere l'opera missionaria della Chiesa e le attività dell'Opera Pontificia della Fede e la vita della sua fondatrice Paolina Jaricot, nonché far rivivere lo spirito missionario e il sostegno materiale alla missione. Ogni anno, in occasione della Giornata Missionaria, il Santo Padre prepara un messaggio speciale. Come ha sottolineato P. Atłas, quest’anno il Papa ci invita a non smettere di sviluppare l'opera missionaria della Chiesa in un momento difficile di pandemia, perché l'isolamento ci rende consapevoli di quanto abbiamo bisogno di legami umani e che abbiamo un'ottima opportunità per costruire e approfondire questi legami, sostenendo i nostri fratelli in tutto il mondo in modi diversi. Padre Maciej Będziński, segretario nazionale dell'Opera Pontificia per la Fede, ha presentato il bilancio della domenica missionaria dell'anno scorso: "L'anno scorso, l'Opera Missionaria Papale in Polonia ha raccolto durante la Domenica Missionaria oltre un milione di dollari che sono stati utilizzati per costruire chiese, cappelle, case parrocchiali, così come per la formazione di catechisti, sacerdoti e per lo sviluppo dell'evangelizzazione attraverso i media. In totale sono stati completati 58 progetti. Secondo i calcoli della Congregazione per l'Evangelizzazione delle Nazioni, 600 milioni di cattolici ricevono assistenza dalle Pontificie Opere Missionarie. (RB)

14 ottobre - ITALIA Nuovo accordo fra Caritas Italiana e Banca Etica per favorire l’inclusione sociale

Dare risposte ai bisogni delle persone più fragili: è l’obiettivo del nuovo accordo quadro siglato da Caritas Italiana e Banca Etica che beneficerà della collaborazione di PerMicro, società di microcredito che favorisce l’inclusione sociale di soggetti esclusi dai canali tradizionali del credito per sostenerli nell’avvio o nello sviluppo di un’attività imprenditoriale oppure nei loro bisogni finanziari legati a casa, salute e formazione. Grazie al nuovo accordo, riferisce un comunicato, sarà possibile proporre strumenti finanziari per il contrasto alla povertà, all’esclusione finanziaria e all’empowerment delle persone. Caritas e Banca Etica, che interamente dedita alla finanza etica raccoglie il risparmio di organizzazioni e cittadini e lo utilizza interamente per finanziare progetti finalizzati al benessere collettivo, collaboreranno inoltre in campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi, anche in situazioni di emergenze umanitarie nazionali o internazionali. “Caritas Italiana e Banca Etica lavorano sui territori, secondo un principio di sussidiarietà - afferma il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu -. La forza della nuova intesa sta nella conoscenza, propria delle Caritas Diocesane, dei territori e delle necessità di persone, famiglie e realtà attive nelle comunità locali a servizio dei più poveri ed esclusi anche dall’accesso al credito. Un piccolo segno di nuova speranza - aggiunge don Soddu - in questo momento di emergenza per tante persone e anche un piccolo contributo, come papa Francesco ha evidenziato nella Laudato si’ e ribadito in Fratelli tutti, per lo sviluppo di una nuova economia più attenta ai principi etici”. (TC)

14 ottobre - SCOZIA Disegno di legge su crimini d'odio e ordine pubblico. Monsignor Toal: “Il governo deve agire per proteggere la libertà di espressione”

Il vescovo di Motherwell, monsignor Joseph Toal, in un articolo pubblicato sul quotidiano “Herald” di Glasgow, ieri, ha invitato il governo scozzese a seguire le parole di Papa Francesco contenute nell’enciclica “Fratelli tutti”, per "favorire l'incontro e cercare la convergenza su almeno alcune questioni". "Spero che il governo continui a favorire l'incontro - ha affermato - e a cercare la convergenza, ascoltando le preoccupazioni sollevate da molti su una proposta di legge" relativa ai crimini d'odio. La Chiesa - sottolinea il vescovo - continua a sollecitare ulteriori modifiche al disegno di legge sui crimini d'odio e sull'ordine pubblico (Scozia), a seguito della recente decisione del Ministro della Giustizia di modificare questo disegno di legge in modo da innalzare la soglia di punibilità dei controversi reati e passare da una "probabilità" di fomentare l'odio a una "intenzione" di fomentare l'odio. Il presule invita il governo ad “affrontare le preoccupazioni di molti secondo i quali testi religiosi, libri e messaggi sui social media che esprimono particolari punti di vista potrebbero essere considerati ‘offensivi’ secondo la legge proposta e ad agire per proteggere la libertà di espressione”. La Chiesa – aggiunge il vescovo - “continua a sostenere  la necessità di un ulteriore cambiamento di questa legislazione per includervi disposizioni più solide ed eque sulla libertà di espressione, una maggiore chiarezza sulle definizioni di ‘odio’, ‘abusivo’ e ‘offensivo’, che rimangono precariamente vaghe”. Solo così facendo, conclude monsignor Toal, il governo promuoverebbe “quello che il Papa descrive come un ‘patto culturale’, che rispetta e riconosce le diverse visioni del mondo, le culture e gli stili di vita che coesistono nella nostra società”. (AP)

14 ottobre - NUOVA ZELANDA Tolleranza zero contro gli abusi: agenti di tutela in ogni diocesi

La Chiesa a salvaguardia di tutti, specialmente adulti, giovani e bambini vulnerabili, come una priorità della sua missione. È questa la motivazione che si legge sul sito della Conferenza episcopale della Nuova Zelanda che ha deciso di mantenere tolleranza zero contro gli abusi. L'Ufficio nazionale per gli standard professionali, infatti, sta lavorando duramente per promuovere una cultura di salvaguardia in ogni aspetto della vita della Chiesa locale attraverso la formazione, l'informazione e il sostegno che riconosce e sostiene la dignità di tutti: questo è il motivo per cui sono stati dislocati funzionari per la tutela in ognuna delle sei diocesi che compongono il territorio del Paese. Inoltre l'Ufficio nazionale per gli standard professionali ha recentemente aggiornato il suo sito web, in cui si possono trovare nomi e recapiti dei sei funzionari, nonché i cinque standard culturali di salvaguardia che sono alla base dell’azione della Chiesa. Questo, infine, l’indirizzo a cui si può reperire il modulo per la denuncia di abusi: https://safeguarding.catholic.org.nz/ (RB)

14 ottobre - BRASILE La Conferenza episcopale compie 68 anni: priorità ancora difesa della vita e del Creato

Con il 68.mo anniversario che ricorre oggi, 14 ottobre, la Conferenza episcopale del Brasile si avvicina a un traguardo importante, quello dei 70 anni dalla fondazione, cioè dalla sua prima riunione ufficiale, svoltasi in questo stesso giorno di ottobre del 1952. Per l’occasione – come si legge sul sito dell’Episcopato brasiliano – i vescovi, nel contesto attuale complicato dalla pandemia da Covid-19, si sono fermati a riflettere sulle sfide attuali che la Chiesa brasiliana è chiamata a raccogliere, e sulle prospettive future. "È importante ricordare il mese di ottobre 1952, quando i vescovi brasiliani si incontrarono a Rio de Janeiro e, in profonda comunione ecclesiale con la Sede Apostolica, iniziò la ricca storia della Conferenza episcopale brasiliana – ricorda monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, arcivescovo di Belo Horizonte e attuale presidente dei vescovi - un bel cammino che si rinnova in modo permanente e rafforza ulteriormente la collegialità e l'unità dei vescovi brasiliani, in comunione con il magistero del Papa". Rievocando, poi, la storia dei contributi dell’Episcopato alla vita della Chiesa e alla società brasiliana, con rilevanti e insostituibili contributi spirituali, umanistici e civili, l'arcivescovo di Porto Alegre e vicepresidente dei vescovi brasiliani, monsignor Jaime Spengler, ha detto: “Il Brasile, quando è nata l'idea di creare le Conferenze episcopali, è stato uno dei primi Paesi pronti a inviare alla Santa Sede quanto necessario per la creazione della Conferenza – è la sua testimonianza - abbiamo avuto diverse figure che sono state protagoniste di questo processo. E certamente ciò che la Conferenza rappresenta oggi per la società brasiliana è il frutto del lavoro di questi uomini pionieri che 68 anni fa credevano nella proposta come una via percorribile per una maggiore comunione tra i vescovi del Brasile". Un punto di riferimento del passato, sottolineato dal vescovo di Roraima e vicepresidente dell’Episcopato, monsignor Mário Antônio da Silva, è la caratteristica di essere stati profetici nell’annuncio del messaggio del Vangelo. "La Conferenza episcopale ha esercitato, fin dal suo inizio, e continua ad esercitare, una profezia in difesa della vita in ogni circostanza, dell'essere umano e di tutto il Creato", ha detto. (RB)

14 ottobre - FILIPPINE Monsignor Pabillo ai fedeli: “Non ci è permesso tenere urne cinerarie nelle nostre case”

Monsignor Broderick Pabillo, vescovo di Manila, in una istruzione pastorale rilasciata di recente – si legge sul sito web dell’Episcopato –, ha ricordato ai fedeli che le ceneri dei propri cari cremati non possono essere conservate in casa, devono essere conservate in luoghi sacri come colombari e cimiteri. "Vorrei ricordare a tutti che non ci è permesso tenere urne cinerarie nelle nostre case in modo permanente", ha affermato monsignor Pabillo, mettendo in guardia sul “grande pericolo di profanazione in futuro”, quando non ci sarà più nessuno ad occuparsi delle ceneri. Per questo motivo, “le ceneri dovrebbero essere deposte in colombari nei cimiteri o nelle chiese". Il vescovo ha rilasciato questa dichiarazione, assistendo al numero crescente di morti cremati a causa della pandemia di coronavirus. Nel 2016, il Vaticano ha affermato che i cattolici possono essere cremati, ma le loro ceneri non devono essere sparse o conservate in urne cinerarie in casa. (AP)

14 ottobre - FILIPPINE #coronavirus Diocesi di Novaliches: murale d’altare più grande del Paese dedicato a chi affronta in prima linea il Covid-19

Sarà benedetto oggi, martedì 13 ottobre, da monsignor Roberto Gaa, vescovo di Novaliches, il murale d’altare più grande del Paese, commissionato dalla parrocchia di Nostra Signora di Fatima, nel villaggio Urduja di Caloocan City, per onorare coloro che sono in prima linea in questa emergenza coronavirus e, come ha riferito il parroco, padre Aristeo de Leon, - si legge sulla pagina web dell'Episcopato -, "includerli nelle nostre preghiere e alle nostre intenzioni della Messa". Il murale, che raffigura il "Miracolo del Sole", noto anche come "Miracolo di Fatima", è un’opera del famoso artista Guerrero Saño, noto per altri 700 murales, in 16 Paesi, che raffigurano la pace e l’ambiente. Il “Miracolo del Sole”, evento testimoniato da migliaia di persone, è avvenuto proprio il 13 ottobre 1917 alla Cova da Iria, vicino a Fatima, in Portogallo, quando la Vergine Maria è apparsa ai tre pastorelli: Lucia, Francesco e Giacinta. "Chiederemo l'intercessione dei Santi Francesco e Giacinta – ha spiegato il parroco - per la guarigione e la forza di coloro che sono afflitti dal Covid-19 e per le loro famiglie”. Al murale d'altare hanno collaborato anche giovani artisti del gruppo Art Attack, fondato dallo stesso Saño. (AP)

14 ottobre - INDIA Carcerazione padre Swamy. Monsignor Machado: ”Il sacerdote deve essere rilasciato”

Attivisti per i diritti umani, sacerdoti, suore e persone di ogni estrazione sociale sono scese in piazza in diverse città e paesi per chiedere il rilascio di padre Stan Swamy, il sacerdote gesuita di 84 anni arrestato l’8 ottobre scorso nella periferia di Ranchi, capitale dello Stato del Jharkhand, nell'India orientale. Padre Swamy è stato accusato di avere legami con i ribelli maoisti fuorilegge e di aver preso parte a una cospirazione che ha portato a un violento scontro a Bhima Koregaon, nello Stato del Maharashtra, il 1° gennaio 2018, in cui una persona è stata uccisa e molte altre ferite. I manifestanti hanno chiesto l'intervento del governo per il rilascio del sacerdote malato, sottoposto a 14 giorni di custodia cautelare fino al 23 ottobre. Il sacerdote è in quarantena in un ospedale e sta seguendo i protocolli di sicurezza anticontagio Covid-19 del governo. Padre Swamy ha sempre sostenuto che le accuse sono state inventate e le ha viste come un mezzo per mettere a tacere le sue critiche sulla violazione dei diritti fondamentali dei popoli tribali da parte del governo e per punire il suo interessamento all’incarcerazione di più di 3.000 giovani tribali che, opponendosi all'acquisto delle loro terre, sono stati accusati di essere membri di un gruppo maoista fuorilegge. Nello Stato natale di padre Swamy, il Tamil Nadu, la gente ha manifestato davanti alla maggior parte dei quartier generali del distretto. Attivisti per i diritti civili e leader politici di tutti i partiti, ad eccezione del partito filo-indù Bharatiya Janata Party (BJP), hanno promesso il loro sostegno al sacerdote in carcere. I manifestanti hanno chiesto l'abolizione del severo Unlawful Activities Prevention Act, affermando che il governo e le agenzie investigative lo stanno usando in modo improprio per colpire persone come padre Swamy, che, lavorando a favore degli oppressi, criticano il governo. (AP)

14 ottobre - GERMANIA Rapporto povertà giovanile. Monsignor Oster: il futuro della società dipende dalle prospettive per i giovani

È stato pubblicato l’8 ottobre scorso, il rapporto di monitoraggio sulla povertà giovanile in Germania, che, come riportato dal sito della Conferenza episcopale tedesca, fotografa la seguente situazione: circa 3.2 milioni di bambini, adolescenti e giovani adulti in Germania erano già minacciati dalla povertà prima della pandemia, mentre il Ministero del Lavoro stima ora che il numero di famiglie che versano in condizioni di povertà di base aumenterà di 1.2 milioni a seguito della crisi dovuta al Coronavirus. "Siamo convinti che il futuro della società dipenda dalle prospettive e dalle opportunità che essa offre ai giovani". Così interviene sull’argomento monsignor Stefan Oster, vescovo di Passavia e presidente della Commissione giovani dell’Episcopato cattolico tedesco: “Questa è una convinzione che condivido e che noi, come Chiesa, condividiamo pienamente. Sono quindi grato per questo rapporto, che ci aiuta a comprendere meglio la situazione dei giovani svantaggiati nella nostra società”. “Vediamo con preoccupazione i dati che sono stati raccolti – prosegue il presule - le conseguenze che ne derivano sono drammatiche: negli ultimi mesi, molte famiglie hanno già perso le risorse finanziarie e tecniche per poter partecipare economicamente in misura adeguata alla didattica scolastica a distanza. Tuttavia, la digitalizzazione dell'insegnamento non deve escludere i bambini e i giovani. L'attuale crisi economica colpisce particolarmente duramente anche i giovani: mancano migliaia di posti di formazione e la disoccupazione giovanile aumenta a un ritmo allarmante in tutta Europa e anche qui in Germania”. “Un giovane su quattro nel nostro Paese vive quotidianamente la povertà, che si ripercuote su tutta la sua vita, sulla sua salute e sulle sue opportunità educative – spiega il vescovo - nessuna crisi, tuttavia, dovrebbe indietro bambini e giovani. La nostra società e i nostri sistemi di aiuto non devono deludere soprattutto i giovani. Continuiamo ad avere bisogno di servizi sociali forti che possano sostenere e promuovere individualmente i giovani a rischio anche in questi tempi difficili. L'economia è chiamata a fornire sufficienti posti di formazione a tutti i giovani anche in tempi di crisi. Laddove ciò non può essere realizzato o non è sufficientemente realizzato, abbiamo bisogno di sempre più opportunità di formazione extra-aziendale”. (RB)

13 ottobre - NAGORNO-KARABAKH Il Coe invita le parti in conflitto a rispettare il cessate il fuoco

“Esortiamo tutte le parti in conflitto a porre immediatamente fine a tutte le azioni militari, a rispettare l’accordo del cessate il fuoco raggiunto a Mosca e ad impegnarsi in un dialogo costruttivo volto a proteggere vite umane e diritti, prevenire attacchi alle infrastrutture civili e ai luoghi di culto e a raggiungere una pace sostenibile”: è l’appello del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) che in una dichiarazione esprime preoccupazione per le violazioni dell’accordo che Armenia e Azerbaigian avevano raggiunto il 10 ottobre scorso. Il segretario generale ad interim del Coe, il reverendo Ioan Sauca, condanna ogni attacco mirato ai siti religiosi e culturali e definisce tragici gli effetti del conflitto del Nagorno-Karabakh. “Preghiamo e speriamo che i leader religiosi e le istituzioni, insieme ai responsabili delle decisioni, possano unirsi in sforzi concertati per porre fine a questo conflitto” aggiunge il reverendo Sauca che auspica il rispetto reciproco per le comunità e i luoghi santi e la cooperazione per la pace e la giustizia. (TC)

13 ottobre - IRLANDA Nella diocesi di Ossory il catechismo diventa interattivo su www.myfaith.ie

Un programma interattivo online per accompagnare i bambini nella preparazione ai sacramenti. A proporlo è la diocesi di Ossory, in Irlanda, che lo ha reso disponibile su www.myfaith.ie per quanti si accosteranno ai sacramenti della riconciliazione, della comunione e della confermazione. “Uno degli elementi cardine di una celebrazione veramente feconda e gioiosa dei sacramenti è un efficace programma di preparazione - ha detto il vescovo, monsignor Dermot Farrell -. Sono lieto, quindi, di promuovere questo programma di preparazione, sviluppato qui nella diocesi di Ossory, come mezzo per garantire che i bambini possano essere ben preparati”. Guidato da padre Dermot Ryan, il team che ha elaborato il programma interattivo, riferisce un comunicato dell’ufficio stampa della Conferenza episcopale, ha cercato di sviluppare un sistema innovativo basato sui programmi adottati nelle parrocchie che permettesse ai bambini e alle loro famiglie di fare insieme un percorso verso la celebrazione dei sacramenti. Padre Ryan ha spiegato che il programma consente ai bambini di comprendere, apprezzare e celebrare in modo efficace e poi vivere i sacramenti. A guidare i giovani internauti è il pesce Ich Thus. Moduli, video, giochi, sfide interattive e quiz sono studiati per stimolare l’apprendimento, in più sono disponibili risorse scaricabili, tutti elementi che possono aiutare i bambini nel loro cammino di fede. (TC)

13 ottobre - ITALIA Caritas Internationalis promuove un corso di alta formazione in “Diritto dello sviluppo, politiche e advocacy”

Preparare operatori qualificati per attività di advocacy o legate all’elaborazione e attuazione di politiche di sviluppo all’interno di organizzazioni non governative che operano in aree di sviluppo e per la tutela dei diritti umani. È l’obiettivo del corso di alta formazione in “Diritto dello sviluppo, politiche e advocacy” che Caritas Internationalis ha organizzato insieme alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e che si terrà a partire dal 14 gennaio 2021. Per prendere parte al corso occorre presentare domanda entro il 4 novembre. Caritas Internationalis, impegnata ad affrontare la povertà e l’ingiustizia, anche creando le condizioni per uno sviluppo sostenibile, vede nell’advocacy uno dei mezzi per affrontare l’ingiustizia, tra le cause profonde della povertà, per questo ha pensato ad una formazione qualificata. “La lotta per i diritti dei più vulnerabili richiede una preparazione incisiva e qualificata” afferma Aloysius John, segretario generale di Caritas Internationalis. “Crediamo profondamente nel valore della formazione e nella condivisione delle nostre conoscenze ed esperienze - aggiunge -. Questa iniziativa ha il valore aggiunto di essere tra i pochi corsi di cooperazione allo sviluppo incentrati sull’advocacy”. Il corso si compone di due parti: un primo modulo didattico di 120 ore, che, attraverso un approccio multidisciplinare, affronterà diverse tematiche dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, come povertà e disuguaglianza, migrazione, cambiamento climatico ed empowerment; un secondo modulo che consisterà in uno stage formativo di 120 ore presso istituzioni e organizzazioni che collaborano con la Sant’Anna School of Advanced Studies, tra cui Caritas Internationalis. “È nostro desiderio contribuire alla formazione di professionisti dell’advocacy che possano parlare per i diritti dei più vulnerabili - spiega Aloysius John -. In questo momento di pandemia, la Caritas si sta concentrando in particolare sulle attività di advocacy per affrontare le attuali gravi ingiustizie sociali, soprattutto a livello economico. Ad esempio - prosegue - ci impegniamo a chiedere la cancellazione del debito dei paesi poveri e la riallocazione dei fondi ai programmi di sviluppo delle comunità locali gestiti da organizzazioni religiose come la Caritas”. (TC)

13 ottobre - TERRA SANTA Celebrata a Cafarnao la Festa dell’Attività, Predicazione e Segni di Gesù.

“La più grande lezione è imparare a fidarsi di Gesù”: lo ha evidenziato fr Francesco Patton custode di Terra Santa che sabato scorso ha presieduto a Cafarnao la Messa della Festa dell'Attività, Predicazione e Segni di Gesù. Vi hanno preso parte alcuni frati francescani, sacerdoti di varie comunità religiose della Terra Santa e monsignor Leopoldo Girelli, nunzio apostolico in Israele, riferisce il portale della Custodia di Terra Santa, in pellegrinaggio nei luoghi in cui Gesù visse parte della sua vita pubblica. “Qui a Cafarnao, Gesù educa alla fede, prima di tutto perché predica, annuncia la parola di Dio - ha precisato il custode di Terra Santa - e quindi chi ascolta la parola di Gesù, sente nascere dentro il proprio cuore questo desiderio di fidarsi di Lui, questo desiderio di affidarsi a Lui”. Fr Patton ha anche detto che un’altra lezione da apprendere da questo tempo segnato dalla pandemia “è quella dell’esistenza di un virus più pericoloso del Covid, quello dell’indifferenza reciproca, il virus della mancanza di fiducia, di amore. Lo stesso Papa Francesco nella sua ultima Enciclica, “Fratelli Tutti”, l’ha sottolineato ed evidenziato”. “Cafarnao – ha proseguito il custode di Terra Santa - ci dice che dobbiamo chiedere di essere guariti non solo dai mali fisici ma soprattutto da questi mali interiori e questi mali che vanno a toccare la nostra capacità di entrare in relazione gli uni con gli altri e anche con Dio”. Al termine della celebrazione eucaristica si è svolta una processione tra le rovine dell’antica Cafarnao, oggi non più visitata da migliaia di pellegrini e chiusa a causa della pandemia. (TC)

13 ottobre - ITALIA A Torre del Greco una serie di eventi nel secondo anniversario della canonizzazione di don Vincenzo Romano

A due anni dalla canonizzazione di don Vincenzo Romano, che fu parroco di Torre del Greco, fino a giovedì diverse celebrazioni ricorderanno il suo esempio. Ad ospitarle è la Basilica di Santa Croce, dove sono conservate le spoglie del santo. Nel rispetto delle norme anti contagio per l’emergenza sanitaria da coronavirus, oggi, alle 19, viene presentato il libro “Admirabili Dei Providentia” di Giuseppe Sbarra. Domani, invece, padre Corrado Maggioni, sottosegretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, presiederà alle 19 una liturgia eucaristica durante la quale verrà utilizzato per la prima volta il nuovo formulario della Messa di San Vincenzo Romano approvato dalla Santa Sede. Infine giovedì, sempre alle 19, si parlerà del volume “Fai vivere e santifichi l’universo” del teologo Giuseppe Falanga con padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, mentre alle 20 è prevista l’adorazione eucaristica. Sarà possibile seguire tutti gli eventi in diretta su TVCITY - canale 113 del digitale terrestre e sulla pagina FB della Basilica Pontificia di Santa Croce. Don Vincenzo Romano è vissuto fra il XVIII e il XIX secolo; parroco per 33 anni, era noto per la sua ininterrotta attività a favore dei bisognosi. La sua presenza costante nelle strade e tra la gente lo portava a predicare il Vangelo ininterrottamente. Fu artefice della ricostruzione della chiesa parrocchiale, distrutta durante l’eruzione del Vesuvio del 15 giugno 1794, che rase al suolo quasi interamente Torre del Greco. Morì nel dicembre 1831 dopo una lunga malattia. (TC)

13 ottobre - VIETNAM Inondazioni: Caritas Vietnam invita i cattolici a pregare e a donare a chi ha perso tutto

Forti venti, piogge e inondazioni, il 7 ottobre, hanno iniziato a colpire 10 province centrali del Paese. 28 persone sono rimaste uccise, 12 sono disperse e decine di migliaia sono state evacuate dalle loro case. La Vietnam Disaster Management Authority ha detto – riporta UCA News - che sono state oltre 131.500 le case distrutte o sommerse dall'acqua, 8.000 gli ettari di coltivazioni e allevamenti ittici danneggiati e 156.000 i bovini e il pollame morti. In questo scenario, Caritas Vietnam sta cercando di portare il suo aiuto a coloro che hanno perso i propri cari e le loro proprietà in seguito alle inondazioni. Il vescovo Thomas Vu Dinh Hieu, responsabile di Caritas Vietnam, e l'arcivescovo Joseph Nguyen Chi Linh, presidente della Conferenza episcopale, hanno invitato i cattolici vietnamiti di tutto il mondo a pregare e ad inviare donazioni a coloro che hanno perso tutto, per aiutarli a superare le difficoltà. "In spirito di solidarietà, vorremmo condividere con voi il dolore delle vostre perdite e pregare il Dio della Misericordia affinché accolga i morti e consoli coloro che hanno perso i loro amati parenti", hanno affermato i presuli in un messaggio pubblicato il 12 ottobre. Il Centro Nazionale per le Previsioni Idro-Meteorologiche prevede che la situazione peggiorerà in settimana all’arrivo di un'altra tempesta tropicale, Nangka, che porterà nuove piogge torrenziali in queste zone. Nangka sarà la settima tempesta a colpire il Paese del sud-est asiatico quest'anno. (AP)

13 ottobre - BRASILE Il Cristo Redentore ha festeggiato ieri 89 anni, nella solennità di Nostra Signora di Aparecida

La statua del Cristo Redentore, a Rio de Janeiro, ha compiuto ieri 89 anni, nella solennità di Nostra Signora di Aparecida, patrona del Brasile. Il cardinale Orani João Tempesta, ha presieduto una Messa di ringraziamento a Corcovado per l'anniversario dell'inaugurazione del monumento, avvenuta il 12 ottobre 1931. La celebrazione eucaristica, organizzata dal rettore del Santuario di Cristo Redentore, padre Omar Raposo, è stata seguita da una preghiera del Rosario, una benedizione per i turisti, concerti e spettacoli, oltre ad una proiezione, al termine della serata, dedicata alle attività e alle campagne del santuario nel 2020. Il porporato ha ricordato, innanzitutto, come il Cristo Redentore, monumento donato dalla Chiesa a Rio de Janeiro, ricoperto da tessere di mosaico, dietro le quali sono nascosti i nomi delle persone che lo hanno costruito, sia l’emblema della città. Chiunque veda la sua immagine sulla cima del Corcovado, da qualsiasi parte del mondo provenga, è in grado di identificare subito il Brasile. (AP)

13 ottobre - INDIA I cristiani indiani dalit chiedono alla Chiesa la nomina di vescovi appartenenti ai “fuori casta”

Le organizzazioni cristiane dalit in Tamil Nadu hanno esortato la Chiesa a nominare presuli appartenenti ai “fuori casta” nelle diocesi dell'India meridionale, manifestando la loro insoddisfazione di fronte ad uno scenario che presenta, su 170 diocesi e arcidiocesi, solo 11 vescovi dalit nel Paese e uno solo in Tamil Nadu. "Il 7 ottobre - ha riferito M. Mary John, presidente del Movimento di liberazione cristiana dalit in Tamil Nadu ad UCA News - abbiamo avuto un incontro virtuale con il presidente del Consiglio episcopale del Tamil Nadu, monsignor  Antony Pappusamy, arcivescovo di Madurai, che ci ha assicurato un aiuto". Durante l'incontro, che ha coinvolto diverse organizzazioni a sostegno dei dalit, l'arcivescovo Pappusamy ha detto che, pur essendo molto favorevole alla causa cristiana dalit, i suoi poteri sono limitati in quanto la selezione dei vescovi avviene in diverse fasi e coinvolge varie autorità delle diocesi e delle congregazioni religiose. I leader cristiani dalit hanno espresso la loro insoddisfazione per il dominio delle caste in ogni fase della selezione e hanno suggerito di inviare al nunzio apostolico una lista di sacerdoti dalit candidati all’episcopato. I dalit appartengono alla casta più bassa della società indù. La parola stessa significa "calpestato" in sanscrito e si riferisce a tutti i gruppi un tempo considerati intoccabili e al di fuori delle quattro caste principali del sistema indù. I dati del governo mostrano che 201 milioni di persone su 1,2 miliardi di indiani appartengono a questa comunità socialmente svantaggiata. Circa il 60 per cento dei 25 milioni di cristiani indiani sono di origine dalit o tribale. (AP)

13 ottobre - SCOZIA Settimana povertà 2020: dichiarazione congiunta dei leader religiosi

Per arginare la crescente ondata di povertà nel Paese, i leader religiosi scozzesi, tra cui monsignor William Nolan, vescovo di Galloway, nei giorni scorsi, all’avvicinarsi della conclusione della Challenge Poverty Week (5-11 ottobre), Settimana della povertà, hanno invitato, in una dichiarazione congiunta, i governi del Regno Unito e della Scozia ad apportare modifiche al sistema di sicurezza sociale. I leader religiosi hanno sottolineato come questo tempo di pandemia abbia messo in evidenza il meglio della società: l’azione di comunità e di famiglie per cercare di non abbandonare i più bisognosi e l’azione del governo, che riconoscendo subito quale impatto economico avrebbe avuto la pandemia sulla società, “ha rapidamente messo in atto misure per attutire alcuni dei suoi peggiori effetti”. Tuttavia, questa Settimana della povertà – hanno spiegato – ci ricorda quanto ci sia da fare ancora per aiutare tutti coloro che vivono nell’indigenza e, nonostante le cure e il sostegno dimostrate negli ultimi sei mesi, ci ricorda la necessità di “ulteriori azioni per allentare la morsa della povertà”. Da qui, la loro richiesta, al governo del Regno Unito e a quello scozzese di intraprendere azioni  che portino a cambiamenti “che facciano una reale differenza per le famiglie e gli individui che vivono” in difficoltà economica. Essi evidenziano che, aumentando i redditi delle persone che lottano per restare a galla, i governi “potranno alleviare la pressione e lo stress che molti stanno vivendo”. Il governo del Regno Unito – ad esempio – potrebbe aumentare il reddito delle famiglie più bisognose, ponendo fine al Benefit Cap e al limite dei due figli, la politica che limita i benefit alle famiglie con più di due bambini, nonché manentendo l’accesso al Universal Credit, previsto per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Il governo scozzese, da parte sua, invece, potrebbe aumentare il Cares Allowance Supplement, per supportare i badanti in condizioni di difficoltà economica causata dall'emergenza sanitaria. La dichiarazione congiunta si conclude, dunque, incoraggiando chi è al potere ad ascoltare le persone colpite dalla povertà e “a prendere le misure necessarie per cominciare a ridisegnare la nostra sicurezza sociale per fornire il sostegno di cui tutti hanno bisogno”. (AP)

13 ottobre - ITALIA - Missione e fraternità al centro della mostra “Laudato si’ mi Signore” al Museo Diocesano di Terni

E’ dedicata alle missioni, alla pace, al tema sacro ed ecologico, la mostra “Laudato si’ mi Signore” allestita fino al 20 ottobre nelle sale espositive del Museo Diocesano di Terni. Aperta ogni giorno dalle 16.30 alle 19.30 l’esposizione, organizzata in occasione dell’ottobre missionario “Seminatori di fraternità”, presenta fotografie, pitture, grafiche, sculture, opere filateliche dedicate al tema della missione. Tante le associazioni coinvolte nel progetto: dal Centro Missionario Diocesano, all’Istess Istituto di Studi Teologici e Storico Sociali, dalla Caritas Diocesana ad Apurimac, da Missione Amazzonia alla Comunità di Sant’Egidio. Al centro della giornata di inaugurazione, nel pomeriggio di lunedì 12 ottobre, è stato ricordato il sacerdote diocesano don Edmund Kaminski, missionario per dieci anni a Ntambue nella Repubblica Democratica del Congo, morto in un tragico incidente stradale il 26luglio scorso. La rassegna è accompagnata da film e  video, a testimonianza di coloro che hanno vissuto l’esperienza missionaria ad gentes in varie parti del mondo, oltre che da una bancarella della solidarietà per la raccolta di fondi per le missioni. Lo scopo è quello di dare risalto al tema della fraternità universale. Previsto anche un focus sulla Terra Santa, a cura dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, che il 14 ottobre alle ore 16.30 presenterà il progetto “La Terra Santa, problemi e difficoltà in questo periodo di pandemia”.  Nel pomeriggio del 16ottobre invece sarà presentato il “Parco della solidarietà dedicato ai Santi Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta”;  il tema “Papa Francesco e il mondo femminile nell’economia della solidarietà” sarà inoltre al centro di un convegno il 17 ottobre alle 16.30. Legati alla mostra anche momenti di lettura di poesie e presentazioni di libri. Culmine delle varie iniziative sarà la veglia di preghiera diocesana per le missioni, sabato 24 ottobre alle 21 nella Cattedrale di Terni, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese. (PO)

12 ottobre  ITALIA Per la prima volta una donna alla guida  dell’Opera Santa Maria della Carità del Patriarcato di Venezia

Crescono le “quote rosa” negli organismi diocesani del Patriarcato di Venezia. Dopo la recente nomina di suor Simone Pereira de Araújo a nuovo economo diocesano, oggi il Patriarca Francesco Moraglia ha annunciato quella di Laura Friselle alla guida dell’Opera Santa Maria della Carità, di cui è stato rinnovato il Consiglio di amministrazione. Avvocato, già impegnata in passato in altri organismi assistenziali succede a Massimiliano Cristofoli Prat, che aveva ricoperto la carica ad interim dopo la scomparsa improvvisa del diacono Gianfranco Fiorin. La Fondazione - nata per volere dell’allora Patriarca Roncalli su ispirazione dell’allora vescovo ausiliare Giuseppe Olivotti -  si premura di sostenere minori, anziani, persone con disabilità fisica ed intellettiva, persone con problematiche psichiatriche, malati di Aids, persone con malattie non più guaribili e chi ha problemi di dipendenze da droga e alcool. “La nuova consigliatura – spiega don Fabrizio Favaro, vicario episcopale per gli affari economici del Patriarcato-  avrà la responsabilità di continuare l’opera di riordino amministrativo e finanziario intrapreso con coraggio dal consiglio uscente, mettendo ancora più a fuoco la missione dell’Opera Santa Maria della Carità, all’interno della concreta realizzazione delle opere di misericordia corporale che la Diocesi ordinariamente compie, nella sua missione, attraverso una pluralità di soggetti”.

12 ottobre - ALGERIA #Fratellitutti Mons. Desfarges (Algeri):  un testo che parla in un modo speciale alla Chiesa algerina

Una fonte di speranza che “restituisce all’umanità la sua coscienza” e una ulteriore tappa nel cammino verso la fratellanza proposto dalla Dichiarazione comune sulla fratellanza umana firmata da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad al-Tayyeb.  Così monsignor Paul Desfarges, arcivescovo di Algeri, commenta, in un’intervista all’agenzia I.Media, la recente Enciclica “Fratelli tutti”. Un documento che tocca da vicino il presule gesuita francese che lavora da 50 anni in Algeria e che vive quindi nella quotidianità l’esperienza del dialogo interreligioso in questo Paese musulmano, dove i cattolici sono ormai una comunità quasi completamente esogena. “Questo testo ci parla in un modo speciale, poiché si riferisce molto chiaramente all'opportunità di un dialogo con i musulmani”, afferma l’arcivescovo nell’intervista, in cui evidenzia la piena sintonia tra Papa Francesco e il Grande Imam sunnita per promuovere la fratellanza universale: “È un impegno comune che si esprime ancora una volta”.  In questo senso, l’Enciclica è un motivo di speranza, “è il segno della prosecuzione di un cammino della fratellanza”, dice l’arcivescovo di Algeri. Un cammino – sottolinea - che è da sempre parte integrante della vita e della missione della Chiesa in Algeria: “Per noi si tratta di mantenere l'esistenza di una Chiesa in relazione, presente e, se possibile, fraterna con i nostri fratelli e sorelle musulmani. Quello che ci dice il Papa è che la Chiesa non è lì per se stessa, ma per ‘andare incontro’ (…), che viviamo come credenti in un Dio che è benevolo verso le sue creature, che siamo fratelli e possiamo vivere come tali”. Interrogato, infine, sugli “effetti” di questo sforzo di Francesco per costruire un ponte di fratellanza, l’arcivescovo di Algeri, ha osservato che anche se è presto per valutare, la firma del Dichiarazione comune da parte della più alta autorità sunnita è di per sé un “gesto molto forte”: “Mi colpisce vedere prese posizione così ferme soprattutto contro la violenza terroristica. Ad esempio l’affermazione ‘Dio si difende da solo’, è una di quelle che vanno ricordate oggi. Molti musulmani vogliono questo: un Islam  conviviale e di dialogo”, conclude il presule. (LZ)

 

12 ottobre - ARMENIA Nagorno Karabakh/Artsakh. Karekin II: “I nostri eroi caduti sono i nostri martiri moderni”

Ieri, 11 ottobre, la Confraternita della Sede Madre della Santa Etchmiadzin, guidata da Sua Santità Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, ha partecipato alla Divina Liturgia nel Monastero di San Gayane. Tutti i presenti, dopo la liturgia, hanno pronunciato una preghiera per la pace, per chiedere a Dio Onnipotente che protegga l'Armenia e l’Artsakh. I partecipanti hanno inoltre innalzato le loro preghiere a Dio per la guarigione dei feriti, per la pace delle anime dei coraggiosi soldati armeni martirizzati e vittime della guerra. “Centinaia di giovani sono stati uccisi, civili, tra cui donne e bambini, vittime delle pesanti battaglie" in Artsakh, ha detto il Patriarca ai partecipanti, ricordando che  “anche la chiesa di San Ghazanchetsots (Cattedrale del Santo Salvatore) a Shushi è stata bombardata” . Nonostante gli armeni abbiano sempre cercato di stabilire una convivenza pacifica con i Paesi e le nazioni vicine, - ha continuato -, hanno dovuto spesso lottare per la pace, per vivere liberamente e in modo indipendente. E ancora una volta, oggi, si sono dovuti recare in battaglia per combattere, affrontando difficoltà e tribolazioni, per la Patria. “L'esempio della loro fedeltà e del loro patriottismo ha incoraggiato e unito tutto il nostro popolo, riempiendo le nostre anime di orgoglio”, ha sottolineato Karekin II, lodando questi nuovi eroi, che si sono offerti “sull'altare per difendere la Patria”.  Dicendosi sicuro che verrà un giorno in cui “una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione”, il Catholicos di tutti gli Armeni,  ha espresso, infine, il suo apprezzamento per gli sforzi fatti dai Paesi co-presidenti del Gruppo di Minsk dell'OSCE, in particolare dalla Federazione Russa, per stabilire un cessate il fuoco e riprendere i negoziati che, si augura, “stabiliranno la pace nella regione e garantiranno il riconoscimento internazionale della Repubblica di Artsakh (AP)

BOLIVIA Mese missionario: la Chiesa di Sucre invita i cattolici a sviluppare la vocazione missionaria

La Chiesa di Sucre, sulla pagina web dell’Episcopato, ha ricordato ai cattolici boliviani, nel Mese Missionario di ottobre, che la Parola di Dio chiama tutti ad essere discepoli in cammino missionario, a portare la Buona Novella alla società e a trasmettere un messaggio di speranza e consolazione in questo tempo di pandemia. Chiama, inoltre, alla solidarietà verso i fratelli nelle periferie, verso chi soffre a causa della crisi economica. I cattolici, in queste mese, - ha sottolineato - devono cercare di mantenere viva la coscienza missionaria universale della Chiesa cattolica; riprendere la trasformazione missionaria della vita e del ministero della Chiesa; portare nel cuore l’annuncio del Vangelo e la conversione missionaria ed evangelizzatrice delle nostre comunità; far crescere l’amore per la missione, che è passione per Gesù, ma allo stesso tempo passione per il suo popolo. "La missione di ogni battezzato – ha affermato padre Enrique Quiroga, vicario della Pastorale - deve essere portata avanti nell'attuale contesto sociale, politico, familiare e culturale; trasmettiamo la gioia del Vangelo, e così sviluppiamo la nostra vocazione missionaria ispirati da molti Santi e da Maria che ci incoraggiano a portare gioia alle periferie esistenziali e geografiche di cui parla Papa Francesco". (AP)

12 ottobre ITALIA –  La speranza ai tempi del Covid e un Botticelli mai visto prima al centro della Settimana della Bellezza a Grosseto

Un tempo e uno spazio per riflettere sulla virtù della speranza come valore evangelico attraverso cui imparare nuovamente a guardare la realtà. Vuole rispondere a questo scopo la “Settimana della Bellezza” promossa dalla Diocesi di Grosseto il 23 e 24 ottobre 2020. Giunta alla quinta edizione l’iniziativa, organizzata dall’ufficio diocesano per la pastorale culturale e dalla Fondazione Crocevia, in collaborazione con il quotidiano Avvenire e con il mensile “I luoghi dell’Infinito”, accende i riflettori quest’anno sul tema “I volti della speranza”. “Chi ama dona con gioia”, si legge sul manifesto. .L’immagine simbolo è quella delle mani quasi scarnificate dalla povertà e dalla fame che si protendono verso il pane, tratte da un’opera dell’artista bosniaco di fama internazionale, Safet Zec, particolarmente apprezzato da papa Francesco. “Il primo dono che come cristiani possiamo fare è proprio quello della bellezza. In fin dei conti l’immagine scelta per caratterizzare questa edizione ci rappresenta tutti”, osserva ancora don Roberto Nelli, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale culturale e coordinatore dell’evento. “Ognuno di noi può identificarsi in quelle mani ‘affamate’, che cercano pane fresco per il proprio sostentamento. Per noi cristiani quel pane esiste: è Cristo e il suo Vangelo. Ed è questo che vorremmo offrire da ‘mangiare’ a tutti”. Evento centrale della Settimana della Bellezza sarà la mostra “La bellezza svelata” allestita al Polo culturale “Le Clarisse” dal 23 ottobre 2020 fino al 10 gennaio 2021 con l’esposizione di un tondo del Botticelli dalla collezione Luzzetti mai esposto al pubblico italiano dal 1898. Il collezionista Gianfranco Luzzetti, antiquario e mecenate fiorentino, originario di Grosseto, ha, infatti, messo a disposizione della Diocesi e della Città questa straordinaria opera da lui acquistata ad un’asta di Christie’s nel 1985. Si tratta di uno splendida tempera su tavola di 85 centimentri di diametro raffigurante la Madonna con il Bambino, san Giovannino e l’arcangelo Gabriele.(PO)

12 ottobre - SRI LANKA Contagi in risalita. Messe pubbliche di nuovo sospese in alcune parti del Paese

 Messe pubbliche e scuole di catechismo nuovamente sospese in Sri Lanka. I contagi sono infatti in netta ripresa anche nel Paese asiatico, soprattutto nelle fabbriche tessili, e secondo l’Ufficio nazionale per la salute, attualmente più di 1.400 persone sono ricoverate in ospedale. Tra le aree più colpite – riporta l'agenzia Ucanews - Gampaha, vicino alla capitale Colombo e Mannar nel nord del Paese, dove le autorità hanno di nuovo imposto il coprifuoco. Per fermare il contagio il Governo ha inoltre stabilito la chiusura delle scuole in tutto il territorio nazionale, con l’eccezione degli esami. Anche la Chiesa srilankese si sta adeguando alle nuove disposizioni. L’11 ottobre sono stati sospesi a tempo indeterminato i corsi di catechismo, mentre l’arcidiocesi di Colombo ha disposto la chiusura delle scuole cattoliche in tutto il territorio e la sospensione delle Messe in presenza nel distretto Gampaha, Nella diocesi di Mannar una sessantina di persone, tra cui l’ordinario locale monsignor Fidelis Lionel Emmanuel Fernando e 16 sacerdoti, sono state messe in isolamento dopo che un operaio edile che lavorava nella casa del vescovo è risultato positivo. Il presule è in seguito risultato negativo al tampone. Le Messe con concorso di popolo erano riprese il 15 giugno dopo tre mesi di sospensione. La Chiesa srilankese aveva interrotto le liturgie pubbliche, comprese quelle della Settimana Santa, lo scorso 15 marzo in concomitanza con il coprifuoco deciso dalle autorità per contenere il contagio. Una misura che aveva consentito di contenere il numero di positivi. Finora nel Paese asiatico si sono registrati 4.752 casi positivi e 13 decessi. (LZ)

12 ottobre - ITALIA Si svolgerà nella diocesi di Brescia la 70.ma Giornata Nazionale del Ringraziamento della Cei

 Sarà la diocesi di Brescia ad ospitare l’8 novembre 2020 la 70.ma edizione della Giornata Nazionale del Ringraziamento celebrata dalla Conferenza episcopale italiana. Il tema di quest’anno è “L’acqua, benedizione della terra”. La Giornata sarà preceduta, il 7 novembre, da un Seminario di studio che si svolgerà al Teatro Sociale di Brescia a partire dalle ore 9. L’8 novembre sono invece in programma diversi appuntamenti, fra i quali alle 11 la celebrazione eucaristica nella Cattedrale di Santa Maria Assunta presieduta da monsignor Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia, e alle 12 l’Angelus con la benedizione degli agricoltori e delle macchine agricole. Nel messaggio per la Giornata Nazionale del Ringraziamento i vescovi italiani ricordano quanto essenziale sia l’acqua, soprattutto in questo particolare momento segnato dalla diffusione del coronavirus. “Il tempo dell’emergenza sia anche un tempo di rinnovata solidarietà - esortano i presuli -; possa rafforzare i legami sociali e faccia riscoprire le relazioni di cui vive il tessuto sociale e produttivo”. I vescovi evidenziano poi nel messaggio l’importanza dell’acqua per l’agricoltura e i problemi causati dalla siccità, per questo rimarcano che oggi è più che mai “urgente ottimizzare il consumo di acqua” e rafforzare “quei progetti che portano alla raccolta, alla canalizzazione e all’utilizzo razionato o al riutilizzo dell’acqua”. “Al contempo - si legge ancora nel messaggio - avvertiamo l’urgenza di salvaguardare la qualità delle falde acquifere per il benessere della popolazione”. I presuli incentivano inoltre l’agricoltura sostenibile, che “evita l’utilizzo di inquinanti, detergenti e prodotti chimici che si riversano nei fiumi, nei laghi, nei mari e che possono mettere a repentaglio la salute delle persone”, ed avvertano inoltre che “atteggiamenti umani irresponsabili” possono rendere le acque non più potabili per le necessità della vita umana. “ (TC)

 12 ottobre - PAPUA NUOVA GUINEA Festival Internazionale del Cortometraggio per avvicinare i giovani  all'ambiente

Si è svolto sabato 10 ottobre, al Cinema Paradise di Waigani, a Port Moresby - si legge sulla pagina web dell'Episcopato -, il Festival Internazionale del Cortometraggio (ISFF20), dal titolo "Keep It Clean. Go Green", che ha presentato in anteprima opere di sensibilizzazione alle tematiche ambientali degli studenti delle scuole e delle università del Paese. Organizzato dalla Commissione per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale, l’evento si è svolto, alla presenza, tra gli altri, del cardinale John Ribat, M.S.C., arcivescovo di Port Moresby, dei rappresentanti dell’Australian High Commission, di Caritas Australia, di sacerdoti, religiosi e fedeli, in tutto un centinaio di persone. "Voi siete il futuro del nostro Paese, e molti giovani di oggi hanno bisogno di programmi simili che li guidino e diano loro una formazione e una direzione nella vita", ha affermato il cardinale Ribat, congratulandosi con gli studenti per il loro lavoro cinematografico, che per lo più ha rappresentato la realtà, questioni pratiche e attuali, che molte persone nel Paese si trovano ad affrontare. Li ha quindi esortati ad impegnarsi maggiormente per creare un cambiamento positivo nella società e agire nell’ambito delle questioni ambientali. Nei loro interventi gli studenti hanno messo in evidenza quanto questa esperienza li abbia aiutati a crescere spiritualmente, a realizzare che effetto abbia sulle nostre vite la distruzione dell'ambiente e a mostrare quindi l’importanza della salvaguardia  del creato. (AP)

12 ottobre  ITALIA Nasce il Cammino Laudato si’, un percorso di 150 km per sensibilizzare all’ecologia integrale

Una nuova via di pellegrinaggio per valorizzare il territorio e offrire un approccio esperienziale ai temi dell’ecologia integrale: è il “Cammino Laudato si’” pensato dagli Uffici della Conferenza episcopale italiana nazionale per i problemi sociali e il lavoro e per la pastorale del tempo libero, turismo e sport e dalla diocesi di Tursi-Lagonegro. Lungo 150 chilometri, l’itinerario parte da Castelluccio Inferiore, all’interno del Parco nazionale del Pollino, in provincia di Potenza, e arriva a Policoro, nel materano, sulla spiaggia ionica. Attraverso cittadine, borghi antichi e paesaggi incontaminati, tra arte, cultura e tradizioni, il Cammino vuole promuovere una riflessione sull’Enciclica Laudato si’ in modo non astratto, ma per immersione, coniugando conoscenza, contemplazione, incontro, spiritualità e cura del Creato. L’idea nasce in occasione del 25.mo anniversario del Progetto Policoro, voluto dai vescovi per insegnare ai giovani ad evangelizzare il lavoro e a creare impresa. È in preparazione un sussidio per la preghiera e la meditazione, che l’Ufficio Cei per la pastorale sociale e il lavoro pubblicherà sulla propria pagina web, per quanti desiderano mettersi in cammino. La prossima estate è in programma un primo pellegrinaggio per i giovani del Progetto Policoro e per i seminaristi italiani. (TC)

12 ottobre - FILIPPINE Cardinale Tagle: il virus può essere sconfitto da un amore e una solidarietà più forti

Il cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli è da domenica di nuovo in Vaticano dopo la pausa estiva di un mese trascorsa nelle Filippine, di cui due settimane in quarantena. Appena arrivato a Manila, il 10 settembre, il porporato era infatti risultato positivo al tampone, anche se asintomatico, e messo subito in isolamento fiduciario. Un’esperienza che ha raccontato dopo la piena guarigione intevenendo il 25 settembre al Convegno degli educatori cattolici filippini in cui ha evidenziato l’importanza del dialogo e di essere connessi con Dio e con gli altri in questo momento difficile di emergenza sanitaria. Durante il suo soggiorno nelle Filippine, il prefetto di Propaganda Fide ha anche presieduto , il 4 ottobre, una Messa nella cattedrale di Manila per la fine del "Tempo del Creato", il mese di preghiera iniziato il 1.mo settembre, in cui ha rinnovato l’esortazione di Papa Francesco “a usare le risorse in modo responsabile”, soprattutto in mezzo alla pandemia, evidenziando che la crisi sanitaria globale “è un'occasione per riesaminare lo stile di vita, senza abusare o sprecare risorse umane e naturali". Il cardinale Tagle è tornato a parlare dell’emergenza Coronavirus anche durante l’Eucaristia celebrata nella cattedrale di Imus, sua città natale, prima della partenza per Roma. Nell’omelia – riporta il sito dei vescovi filippini Cbcpnews - il porporato ha ribadito l’importanza della solidarietà e della compassione per vincere la pandemia: “Siamo tutti connessi e tutti colpiti e si spera che la risposta dell’aiuto, della cura degli altri e dell’empatia sia generale e senza discriminazioni”, ha sottolineato. “Speriamo dunque che questa maggiore collaborazione continui durante la pandemia. Dobbiamo dimostrare che il virus può essere sconfitto da un amore e una solidarietà più forti”, ha esortato. (LZ)

12 ottobre - CAPO VERDE Vescovo di Mindelo: educare comunione e solidarietà

“Educare ai valori della comunione e della solidarietà” per “recuperare l’umanità nel cuore dell’uomo”: questa l’esortazione rivolta ai fedeli da Monsignor Ildo Fortes, vescovo di Mindelo, a Capo Verde, e contenuta in una Lettera pastorale per l’anno 2020-2021. Due gli scenari, in particolare, su cui si proietta il documento episcopale: il primo è il drammatico contesto attuale della pandemia da coronavirus, mentre il secondo è quella “fraternità e amicizia sociale” tanto auspicata da Papa Francesco nell’Enciclica “Fratelli tutti”, diffusa il 4 ottobre. La pandemia, scrive dunque Monsignor Fortes, “ha bussato alla nostra porta, evidenziando la nostra debolezza e compromettendo i nostri piani”, rendendoci consapevoli “della nostra piccolezza e fragilità” e del fatto che, nei momenti di difficoltà, “dobbiamo sempre contare sulla Provvidenza e sul sostegno dei nostri fratelli”. “Dobbiamo unirci e reinventare la solidarietà se non vogliamo affondare – si legge nella Lettera - Questo è l'appello che faccio in questo momento: confidare nel Signore, la nostra speranza, camminare insieme per scoprire l'umanità che abita in noi e promuovere la gioia della solidarietà”. Il vescovo di Mindelo non nasconde, poi, le numerose difficoltà che si trovano a vivere oggi i fedeli: “La povertà e la precarietà – sottolinea – erano già una realtà per molti, ma ora assumono una nuova forma” anche a causa delle ricadute della pandemia sull’economia. Resta centrale, per questo, il ruolo della famiglia: “Essa è un tesoro di umanità – scrive il presule – ed occorre impegnarci in una rinnovata Pastorale giovanile ed in un’educazione urgente a quei valori sociali che richiedono subito una crescita”. Ora più che mai, infatti, “la famiglia-Chiesa domestica è chiamata ad occupare il suo posto, centrale e decisivo, per il recupero dell’umanità nel cuore umano”. E l’umanità a cui fa riferimento Monsignor Fortes è quella che sa guardare “ai valori più genuini che il Creatore ha seminato nel cuore di tutti gli uomini: amore, verità, giustizia, solidarietà, rispetto per l’altro chiamato, come me, a vivere con libertà e dignità sulla stessa terra”; umanità anche nel senso di “far emergere un nuovo modo di vivere nella società”, perché “abbiamo bisogno di una comunità che ci sostenga e all’interno della quale ci aiutiamo l’uno l’altro a guardare avanti”. (IP)

12 ottobre - VIETNAM Il Beato Carlo Acutis fonte d’ispirazione per i giovani vietnamiti

Monsignor Joseph Nguyễn Năng, arcivescovo di Ho Chi Minh City, durante un incontro dal titolo "Accedi ad Internet con Carlo", organizzato dalla Commissione per i giovani dell'arcidiocesi, il 10 ottobre, nella chiesa di Tan Phuoc - si legge su UCA News -, ha esortato 500 ragazzi vietnamiti ad usare i social media come ha fatto nella sua vita fuori dall’ordinario Carlo Acutis, beatificato ad Assisi il 10 ottobre, stabilendo stretti legami con Dio e con gli altri. Dio è il primo programmatore, ha un piano per gli esseri umani, che sono invitati a perseguire la felicità eterna, ha affermato l'arcivescovo Năng. Carlo – ha spiegato - ha risposto alla  chiamata  di Dio e ha adorato così tanto l'Eucaristia che l'ha definita la sua “autostrada per il cielo”. Egli ha dimostrato che tutte le persone possono diventare sante, anche in una società piena di tentazioni e di peccati. "Dovremmo accedere ad Internet e fare quello che ha fatto il beato adolescente per diventare santi", ha aggiunto l'arcivescovo Năng, esortando i ragazzi a  prendersi cura di coloro che vivono in povertà e in depressione. "Dovremmo comunicare sui social media speranza, verità e fiducia agli altri”, perché "più diamo, più siamo felici". Sono tanti invece – ha continuato monsignor Năng –, purtroppo, quelli che usano Internet per diffondere disinformazione, cattive notizie, menzogne e sospetti, mancando di rispetto agli altri. Durante l'evento, i partecipanti hanno parlato della vita del Beato Carlo e delle modalità per creare un buon ambiente sui social media. (AP)

12 ottobre - INDIA Continuano le proteste per l’arresto di padre Swamy. Vescovi e religiosi: sia subito scarcerato 

Resta in carcere padre Stan Swamy, il gesuita di 83 anni, attivista per i diritti umani delle popolazioni tribali (Adivasi) nel l Jharkhand, arrestato l’8 ottobre con l’accusa di legami con “terrorismo maoista”. La corte della dall’Agenzia Nazionale di Investigazione (Nia) di Mumbai, dove è stato trasferito, ha disposto la sua custodia cautelare fino al 23 ottobre, nonostante le sue precarie condizioni di salute e il rischio Covid-19.  I confratelli della Provincia gesuita di Jamshedpur si stanno consultando con avvocati per ottenere il suo rilascio su cauzione, ha dichiarato all’agenzia Ucanews padre Davis Solomon. Intanto, non si fermano in India le proteste pacifiche per l’incarcerazione dell’anziano religioso che in questi mesi è stato interrogato più volte e messo davanti a prove manipolate circa il suo presunto coinvolgimento disordini scoppiati a Bhima-Koregaon vicino a Pune (nello Stato del Maharashtra) nel 2018. Centinaia di Adivasi hanno manifestato il 10 ottobre nelle strade di Ranchi , dove risiedeva, chiedendo il rilascio del sacerdote che ha difeso la loro causa. 2mila attivisti sociali in tutto il Paese hanno sottoscritto una dichiarazione comune che parla di un attacco contro tutti coloro che lavorano per i diritti umani e costituzionali in Jharkhand. “Padre Swamy è un cittadino stimato e che lavora per i diritti degli Adivasi da decenni in Jharkhand ", si legge nella dichiarazione. Alla richiesta di scarcerazione si sono unite la Chiesa in Jharkhand e la Conferenza episcopale indiana (Cbci). "È difficile comprendere la situazione di un ottuagenario, con diverse patologie. Padre Swamy si trova a dover affrontare tali difficoltà nel pieno della pandemia da Coronavirus, in cui anche una persona normale e sana esiterebbe a viaggiare, o non viaggerebbe mai per non rischiare la propria vita”, si legge in una dichiarazione firmata da monsignor Felix Machado, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci) che ricorda l’impegno pluridecennale profuso dal sacerdote  per “difendere i diritti degli Adivasi, soprattutto quelli sull’uso delle loro terre ancestrali”. (LZ)

12 ottobre - MESSICO Monsignor Chávez invita i fedeli alla recita del Rosario d’Amore Guadalupano 2020

12ott20 - "Uniamoci in preghiera per il nostro Messico, la nostra terra benedetta”, e uniamoci in preghiera per il mondo. Così  mons. Eduardo Chávez, direttore dell'Istituto Superiore di Studi Guadalupani (ISEG) e postulatore della Causa di Canonizzazione di San Juan Diego, nonché uno dei massimi esperti dell’apparizione della Vergine di Guadalupe, ha invitato tutti i fedeli, in un videomessaggio, a pregare, oggi, il Rosario d’Amore Guadalupano 2020. "Voglio invitare tutti - ha affermato il presule - al Rosario d’Amore Guadalupano questo 12 ottobre, un giorno speciale perché commemora l'incoronazione pontificia dell'immagine di Nostra Signora di Guadalupe nel 1895". L'appuntamento virtuale, trasmesso dal sito e dai social network ISEG, è previsto per le ore 19.00 di Città del Messico. Chi volesse partecipare alla preghiera, potrà farlo, dunque, collegandosi a: https://www.facebook.com/guadalupecodice;https://www.youtube.com/guadalupecodice;o https://morenita.mx/index.html. (AP)

12 ottobre - MALAWI Un’altra parrocchia profanata. È la terza nel Paese nell’arco di due mesi

 Un’altra parrocchia presa di mira da malviventi nel Malawi. Ad appena un mese dalla profanazione della parrocchia di Kankao, nella diocesi di Mangochi, lo scorso 7 ottobre uomini armati hanno fatto irruzione nella parrocchia di Nsanama, nel distretto di Machinga, nella stessa diocesi, e hanno rubato l’Eucaristia, contanti, un laptop e telefoni cellulari. A riferirlo è il parroco, p. Évicino convento delle suore canossiane - impegnate in parrocchia nell’opera educativa e pastorale per bambini -, hanno picchiato e immobilizzato il custode, hanno profanato la chiesa e derubato il possibile, quindi hanno chiesto alle religiose dove si trovasse il parroco. Turbato dalla notizia, riferiscono i media locali, il vescovo della diocesi di Mangochi, monsignor Montfort Stima, ha dichiarato: “È una questione di sicurezza che è nelle mani del governo, attraverso la polizia. Ci aspettiamo che il governo faccia tutto il possibile per proteggere i cittadini del Malawi, compresa la Chiesa cattolica”. Il presule ha anche lanciato un appello perché tutti collaborino per far fronte a tali attacchi. L’attacco alla parrocchia di Nsanama è il terzo in due mesi ad una istituzione cattolica, dopo quello alla parrocchia di San Patrizio, nell’arcidiocesi di Lilongwe e alla parrocchia di Kankao. (TC)

12 ottobre - REGNO UNITO Chiese cattoliche storiche ricevono sovvenzioni dal governo per superare pandemia

Ammonta a 1,57 miliardi di sterline la cifra stanziata, in Inghilterra, dal Fondo governativo per il recupero della cultura. L’ammontare sarà destinato a 455  organizzazioni del patrimonio culturale del Paese, tra cui rientra anche il Catholic Trust for England and Wales (CaTEW) che si occupa delle chiese cattoliche storiche. Lo stanziamento – si legge sul sito dei vescovi inglesi – permetterà ai luoghi di culto di superare l’attuale fase critica provocata dalla pandemia da coronavirus. In particolare, il CateW ha ricevuto 3 milioni di sterline che consentiranno agli edifici di culto più antichi di provvedere alle riparazioni essenziali e di restare aperti per i fedeli e i visitatori. “Siamo estremamente grati al governo per questa sovvenzione – afferma Monsignor George Stack, presidente del Comitato per il Patrimonio della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles – Il lockdown imposto dalla pandemia, infatti, ha avuto un grave impatto su molti progetti che non è stato possibile completare”. I fondi ricevuti, quindi, rappresentano “un incoraggiamento ed un sostegno per le tante Congregazioni determinate a preservare e valorizzare le chiese storiche, parte importante di tutto il patrimonio nazionale”. Oltre ai luoghi di culto, destinatari del “Culture Recovery Fund” sono anche musei, teatri, cinema e locali musicali della Gran Bretagna. “Come nazione – sottolinea il segretario di Stato per la Cultura, Oliver Dowden – è essenziale che tuteliamo il nostro patrimonio e celebriamo il nostro passato per le generazioni future”. Non solo: tali sovvenzioni permetteranno anche di “salvare molti posti di lavoro”, soprattutto quelli di “lavoratori artigianali qualificati” e di “rilanciare progetti culturali, una volta che la pandemia sarà finita”. (IP)

12 ottobre PORTOGALLO 16 ottobre, presentazione logo della Gmg di Lisbona 2023

Verrà presentato ufficialmente venerdì 16 ottobre il logo della Giornata Mondiale della Gioventù in programma a Lisbona, in Portogallo, nel 2023. Lo rendono noto gli organizzatori dell’evento, attraverso Facebook. “Segnate la data in agenda! – si legge in un post – Si tratta infatti di un passo molto importante lungo la strada che conduce alla prossima Gmg”. Gli organizzatori sottolineano che la data scelta del 16 ottobre non è casuale: in quel giorno del 1978, infatti, veniva eletto Papa Giovanni Paolo II che della Gmg è stato ideatore e promotore. Il logo dell’edizione 2023 è stato scelto in base ad un concorso lanciato nell’ottobre 2019 dal Comitato organizzatore locale. Rivolto a “grafici professionisti e studenti di grafica delle scuole pubbliche o private di tutto il mondo”, il concorso si è concluso recentemente ed a breve, quindi, proclamerà il vincitore. Da ricordare che la Gmg di Lisbona si sarebbe dovuta tenere nel 2022, come di consueto a tre anni dalla precedente, svoltasi a Panama nel gennaio 2019. Tuttavia, la pandemia da Covid-19 ha costretto a posticipare l’evento di un anno. Il motto della Giornata, giunta alla 38.ma edizione, è “Maria si alzò e andò in fretta”, tratto dal Vangelo di Luca (1,39). Ad essere rinviata è stata anche la consegna dei simboli della Gmg – ovvero la Croce e l’icona mariana – ai giovani del Portogallo. Solitamente, infatti, la domenica delle Palme, Giornata diocesana della gioventù, una delegazione di ragazzi provenienti dal Paese che ha ospitato l’ultima Gmg consegna, in Piazza San Pietro, i due simboli ai coetanei della nazione che accoglierà la successiva Giornata. Al momento, la cerimonia di consegna è prevista per il prossimo 22 novembre, nella festa di Cristo Re, ma tutto dipenderà dall’evolversi della situazione sanitaria. (IP)

12 ottobre ITALIA Missione e fraternità al centro della mostra “Laudato si’ mi Signore” al Museo Diocesano di Terni

E’ dedicata alle missioni, alla pace, al tema sacro ed ecologico, la mostra “Laudato si’ mi Signore” allestita dal 12 al 20 ottobre nelle sale espositive del Museo Diocesano di Terni. Aperta ogni giorno dalle 16.30 alle 19.30 l’esposizione, organizzata in occasione dell’ottobre missionario “Seminatori di fraternità”, presenta fotografie, pitture, grafiche, sculture, opere filateliche dedicate al tema della missione. Tante le associazioni coinvolte nel progetto: dal Centro Missionario Diocesano, all’Istess Istituto di Studi Teologici e Storico Sociali, dalla Caritas Diocesana ad Apurimac, da Missione Amazzonia alla Comunità di Sant’Egidio. Al centro della giornata di inaugurazione, nel pomeriggio di lunedì 12 ottobre, il ricordo del sacerdote diocesano don Edmund Kaminski, missionario per dieci anni a Ntambue nella Repubblica Democratica del Congo, morto in un tragico incidente stradale il 26luglio scorso. La rassegna è accompagnata da film e  video, a testimonianza di coloro che hanno vissuto l’esperienza missionaria ad gentes in varie parti del mondo, oltre che da una bancarella della solidarietà per la raccolta di fondi per le missioni. Lo scopo è quello di dare risalto al tema della fraternità universale. Previsto anche un focus sulla Terra Santa, a cura dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, che il 14 ottobre alle ore 16.30 presenterà il progetto “La Terra Santa, problemi e difficoltà in questo periodo di pandemia”.  Nel pomeriggio del 16ottobre invece sarà presentato il “Parco della solidarietà dedicato ai Santi Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta”;  il tema “Papa Francesco e il mondo femminile nell’economia della solidarietà” sarà inoltre al centro di un convegno il 17 ottobre alle 16.30. Legati alla mostra anche momenti di lettura di poesie e presentazioni di libri. Culmine delle varie iniziative sarà la veglia di preghiera diocesana per le missioni, sabato 24 ottobre alle 21 nella Cattedrale di Terni, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese. (PO)

12 ottobre - BRASILE Oggi, Giornata diritti dei bambini. Vescovi: i piccoli sono il presente e il futuro della Chiesa

“I piccoli non sono solo il futuro, ma il presente della Chiesa”: è quanto si legge sul sito web della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) in occasione dell’odierna “Giornata dei diritti dei bambini”. Dal 1920 in Brasile, infatti, questa ricorrenza si festeggia il 12 ottobre, nello stesso giorno in cui si celebra “Nostra Signora di Aparecida”, Patrona del Paese. Nel resto del mondo, invece, la “Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” cade il 20 novembre perché in quel giorno del 1959 venne approvata dall’Onu la “Dichiarazione dei diritti del fanciullo”. “La cura e la formazione dei bambini – prosegue il sito della Cnbb – sono molto importanti e segneranno il tipo di persone e di credenti che essi saranno, un domani”. Per questo, oltre alla catechesi, la Cnbb organizza varie attività e iniziative volte all’evangelizzazione dei minori, con l’obiettivo di “suscitarne uno spirito missionario universale, sviluppando per loro un ruolo di primo piano nella solidarietà e nell’annuncio del Vangelo ai loro coetanei”. “I bambini aiutano ad evangelizzare i bambini”, sottolineano ancora i vescovi brasiliani. In particolare, la Cnbb organizza piccoli gruppi di massimo 12 bambini per formarli alla catechesi ed alla missione “in famiglia, a scuola, nella comunità ecclesiale e in tutti gli ambienti che frequentano”. In tali gruppi, oltre a studiare il Catechismo, “si prega per i missionari e si gioca insieme. Inoltre, ogni settimana i piccoli svolgono un’azione solidale, mentre ogni mese fanno un’offerta per i loro coetanei più bisognosi nel mondo”. Ma non solo: anche le Istituzioni e le Congregazioni religiose brasiliane il cui carisma si concentra sull’infanzia organizzano, per la giornata odierna, diverse attività. Ad esempio: la Provincia marista del Brasile Centro-Sul ha creato un gioco interattivo on line per aiutare i più piccoli a conoscere la storia dei personaggi biblici. (IP)

12 ottobre - CAMERUN Appello vescovi per rilascio prigionieri anglofoni

Resta alta la tensione in Camerun dove, dal 2017, è iniziato un conflitto separatista della minoranza anglofona dalla maggioranza francofona che ha portato la prima a proclamare l’indipendenza della Repubblica di Ambazonia. Ne è seguito un aggravarsi del conflitto che, ad oggi, conta più di 3mila vittime e circa un milione di sfollati. Di fronte a tale drammatico scenario, i vescovi della Provincia ecclesiastica di Bamenda, nel nord-ovest del Paese, lanciano un appello al governo affinché rilasci i prigionieri anglofoni, definiti “prigionieri politici” per la loro adesione alla causa separatista. Stabilito. infatti, durante il Dialogo nazionale tenutosi nel 2019, il rilascio dei detenuti “permetterà di compiere passi avanti per rappacificare gli schieramenti – affermano i presuli, citati dall’agenzia CisaNews – e per permettere il raggiungimento della giustizia e della riconciliazione nelle nostre comunità”. Il propagarsi della pandemia da Covid-19, inoltre, ha spinto le Nazioni Unite ad invocare un cessate-il-fuoco per permettere agli aiuti umanitari di raggiungere la popolazione.  "Affinché il cessate-il-fuoco possa essere efficace – affermano quindi i presuli di Bameda - chiediamo il rilascio di tutti i detenuti legati alla crisi anglofona, come un passo avanti nella direzione della risoluzione della crisi”. Da ricordare che in Camerun la crisi tra francofoni e anglofoni ha radici antiche: il Paese è, infatti, divenuto indipendente nel 1961 con l’unificazione tra la parte francese e quella britannica, corrispondente al Nord-Ovest. Ma nel 2016, il governo ha imposto come lingua ufficiale solo quella d’Oltralpe, sia nelle scuole che nei tribunali. Ne sono seguite numerose proteste di piazza, finite in violenti scontri e repressioni da parte dell’esecutivo. Nel 2017, le forze governative si sono opposte duramente agli scioperi messi in atto da docenti e avvocati anglofoni per tutelare il sistema educativo ed il diritto comune. Dopo la proclamazione dello Stato di Ambazonia ed il degenerare del conflitto, nel 2019 il presidente Paul Biya ha indetto, dal 30 settembre al 4 ottobre, un dialogo nazionale per trovare una soluzione. Un incontro molto atteso, per la riuscita del quale ha pregato anche Papa Francesco all’Angelus del 29 settembre dello scorso anno: “Sentendomi vicino alle sofferenze e alle speranze dell’amato popolo camerunese – ha detto il Pontefice - invito tutti a pregare perché tale dialogo possa essere fruttuoso e condurre a soluzioni di pace giuste e durature, a beneficio di tutti. Maria, Regina della pace, interceda per noi”. Il dialogo ha poi portato, tra le altre decisioni, all’allestimento di un piano di investimento dello Stato nelle regioni anglofone, per un totale di 160 milioni di dollari, da impegnare nella ricostruzione di 350 scuole, 90 centri sanitari, 40 ponti ed oltre 12mila abitazioni distrutte dal conflitto. (IP)

12 ottobre - ITALIA La Caritas inaugura a Cefalù una boutique e una sartoria solidali

VNS – 12ott20 – A Cefalù anche la Caritas ha una sua boutique. Si tratta di un negozio solidale di abbigliamento dove, chi ha necessità, potrà scegliere capi di vario genere per adulti, ragazzi e bambini. La Boutique della Solidarietà della Caritas diocesana viene inaugurata oggi alle 16 presso la parrocchia Santo Spirito, insieme alla Sartoria CuciAmo Rapporti. La boutique, che sarà gestita da 7 volontari e sarà aperta tutti i martedì dalle 16 alle 19, offre gratis per famiglie bisognose sia capi di abbigliamento che accessori, e ancora prodotti per l’infanzia. La sartoria è inserita nell’ambito di un progetto solidale e realizzerà, in particolare, riparazioni. (TC)

12 ottobre - ITALIA 15 ottobre torna “Il Cammino di San Tommaso”: da Roma ad Ortona, sulle orme dell’Apostolo

316 km, divisi in 15 tappe: si articola così “Il Cammino di San Tommaso”, l’itinerario di spiritualità che, dal 2013, collega Roma con Ortona, sulla scia di due Apostolo: San Pietro e San Tommaso, le cui spoglie sono custodite nelle rispettive città. Il 15 ottobre, dunque, l’iniziativa torna con una nuova edizione, questa volta caratterizzata anche da un aspetto sportivo: saranno infatti due atleti della corsa, Alex Tucci e Roberto Martini, a percorrere il “Cammino”. La partenza – informa una nota – è prevista alle ore 10.00 dalla Basilica di San Pietro a Roma, mentre l’arrivo ad Ortona è previsto tra sabato 24 e domenica 25 ottobre. I due atleti saranno assistiti da un camper per ogni emergenza e si aiuteranno con un localizzatore Gps. Lo spirito del Cammino, naturalmente, non sarà quello competitivo: “Nessuna gara – puntualizzano i due sportivi – nessun record da battere, ma solo un viaggio che da tempo sogniamo entrambi di fare”. Percorribile a piedi, a cavallo o in bicicletta, il “Cammino di San Tommaso” ha visto la sua prima edizione nel 2013: vi hanno aderito 76 viaggiatori, 20 camminatori, 20 cavalier e 36 ciclisti provenienti sia dall’Italia che dall’estero. Partiti da Ortona il 26 maggio e giunti in Piazza San Pietro il  9 giugno, i partecipanti sono stati ricordati da Papa Francesco all’Angelus di quel giorno:  “Saluto i pellegrini di Ortona, dove si venerano le spoglie dell’Apostolo Tommaso, i quali hanno realizzato un Cammino da Tommaso a Pietro”. Nel 2014 e nel 2015 si sono svolte altre due edizioni dell’iniziativa, ma con un percorso inverso, ovvero da Roma ad Ortona, mentre nel 2016, in occasione del “Giubileo straordinario della misericordia”, il Cammino si è tenuto nuovamente da Ortona a Roma. Dal 2017 il percorso si può fare in completa autonomia e si punta anche alla valorizzazione naturalistica e culturale del territorio, sia in Abruzzo che nel Lazio. Da ricordare che la Cattedrale Basilica di San Tommaso Apostolo ad Ortona risale al XIII secolo e dal 6 settembre 1258 custodisce le ossa, provenienti dall’isola greca di Chios, di colui che “vide e credette”. Nel corso dei secoli, il luogo di culto è sopravvissuto a diversi attacchi (nel 1566 da parte dei turchi, nel 1799 ad opera dei francesi e nel 1943 per mano dei tedeschi), ma è sempre stato ricostruito e restaurato. Durante la seconda guerra mondiale, le reliquie di Tommaso, conservate in busto argenteo del Santo, sono scampate alla furia distruttrice delle armi perché murate al secondo piano del campanile della Basilica. Sono state nuovamente esposte alla venerazione dei fedeli nel 1945, al termine del conflitto. (IP)

12 ottobre- ITALIA Conclusa la sessione autunnale dei vescovi siciliani

Tutela dei minori e delle persone vulnerabili, nuovo Messale Romano, attività pastorali e pandemia: sono i principali temi trattati dai vescovi siciliani riunitisi a Caltagirone, presso l’Hotel Villa Sturzo, dall’8 al 10 ottobre per la sessione autunnale. A precedere l’assemblea due giorni di esercizi spirituali predicati da monsignor Calogero Peri, vescovo di Caltagirone. Si è trattato del primo incontro in presenza dei presuli dopo le misure restrittive imposte dalla pandemia che hanno imposto confronti telematici. Nel corso dei lavori sono state approfondite le Linee guida elaborate dalla Cei per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili in fase di applicazione nelle diocesi siciliane e a livello regionale ed è stato stabilito che dalla prima domenica di Avvento venga utilizzata la nuova traduzione del Messale Romano. In considerazione dell’aumento dei casi di Covid-19 e della pandemia, poi, i vescovi hanno confermato il divieto delle processioni fino a nuove disposizioni. La Commissione Presbiterale Siciliana ha invece presentato la proposta di realizzare, in concomitanza con la Giornata Sacerdotale Mariana 2021, un Convegno dei Presbiteri di Sicilia sul tema della fraternità e ispirato alla recente enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”. Sono state infine illustrate le diverse proposte formative che il Centro Madre del Buon Pastore per la formazione permanente del clero intende realizzare in questo anno pastorale, sia per i presbiteri che per i diaconi ed è stato istituito il Consiglio per gli Affari Economici della Regione Ecclesiastica Sicilia. (TC)

12 ottobre - IRLANDA Arcivescovo Martin a studenti universitari di Belfast: usate il talento per migliorare il mondo

“Usate i vostri talenti con generosità per cambiare in meglio questo mondo, per essere sempre attenti al prossimo, in particolare ai poveri; per mostrare compassione verso i vulnerabili; per non dimenticare emarginati ed esclusi”: questa l’esortazione rivolta dall'arcivescovo di Armagh e primate di tutta l'Irlanda, Eamon Martin, agli studenti della Queen’s University di Belfat. Sabato 11 ottobre, infatti, il presule ha presieduto, presso l’Ateneo, la Santa Messa per la dedicazione degli studi dell’anno accademico in corso. “È un privilegio avere l'opportunità di un'educazione di terzo livello – ha detto Monsignor Martin nella sua omelia - È un invito speciale ad usare saggiamente i doni che Dio ci ha dato e Dio si aspetta molto da coloro ai quali ha dato molto”. Quindi, un riferimento al difficile contesto provocato dalla pandemia da coronavirus: “So che le comunità universitarie stanno condividendo l’ansia e l’incertezza che hanno segnato questi mesi – ha detto l’Arcivescovo – ed è triste pensare che tutti i giovani siano stigmatizzati per la diffusione del Covid-19, forse perché a volte l'irresponsabilità di pochi ha offuscato l'immagine di tutti”.  Ma il Primate d’Irlanda ricorda “la generosità, lo spirito di sacrificio, il volontariato presso gli anziani e gli emarginati dimostrati e messi in atto da tanti ragazzi” durante il lockdown, nonché “i molti studenti di medicina, farmacia e infermieristica che hanno sostenuto i nostri operatori sanitari in prima linea", dando prova di “grande capacità di resistenza” anche per “tenere al sicuro” i propri cari. “La vocazione e la missione primaria dei giovani credenti in Cristo – ha aggiunto Monsignor Martin – è quella di raggiungere i loro coetanei ed invitarli a condividere la gioia e la speranza che deriva dall’amicizia con Gesù”, “accendendo le stelle nella loro notte”. In questo contesto, il presule ha ricordato la beatificazione del giovane Carlo Acutis, morto a soli sedici anni per leucemia e beatificato ad Assisi il 10 ottobre: “Carlo ha osato essere diverso: amava profondamente Dio, si prendeva cura dei poveri e usava il suo talento con il computer per aiutare l’evangelizzazione”. "Siamo tutti nati come originali - diceva infatti il giovane Carlo - ma molte persone finiscono per morire come fotocopie". E questo è “uno dei pericoli dei ragazzi di oggi – ha sottolineato l’Arcivescovo irlandese – ovvero ritrovarsi servilmente conformi alla banale uniformità delle mode e delle aspettative che altri hanno deciso per loro”. Tuttavia, un’alternativa esiste ed è quella di “rendersi conto di avere una chiamata unica da parte di Dio, un invito personale a seguirLo”, perché “Lui vi fornirà tutte le capacità di cui avete bisogno per discernere quale servizio potete portare al mondo”. Soffermandosi, poi, sulla dedicazione degli studi, il Primate d’Irlanda ha esortato gli studenti ad impegnare l’anno accademico “nel raggiungimento del potenziale personale, nel cogliere al meglio le occasioni della vita, nell’arricchimento delle proprie conoscenze, nella riconoscenza verso i sacrifici compiuti da tanti docenti e genitori”. Centrale, infine, il richiamo a dedicare gli studi “a Dio, perché tutti i nostri doni provengono da Lui per migliorare non solo le nostre possibilità, ma anche per migliorare gli altri ed il mondo”. “Il Buon Pastore vi guidi sulla giusta via – ha concluso Monsignor Martin – specialmente coloro che si sentono smarriti, in questi tempi di Covid-19. Pregare e prendetevi cura di voi stessi, delle vostre famiglie e degli altri”. (IP)

11 ottobre - UCRAINA Mons Bohdan Dzyurakh: “Il processo di riconciliazione deve partire dalla verità”

“Il processo di riconciliazione deve partire dalla verità e dalla ricerca di giustizia e di misericordia. In un paese segnato da un conflitto che nell’est dura da oltre sei anni, il percorso verso la pace va letto anche alla luce dell’enciclica Fratelli Tutti”. E’ quanto ha dichiarato Mons. Bohdan Dzyurakh, Segretario del Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina, nel corso di una intervista rilasciata a Vaticannews. Il presule non si è limitato alle tensioni, ma anche al problema della disoccupazione che “costringe molti ucraini ad abbandonare la propria terra”. La mancanza di lavoro, secondo il presule “obbliga i giovani a rinunciare ai propri sogni e ad una adeguata formazione. Questi sono temi che Papa Francesco affronta nell’ultima enciclica”. Nonostante le difficoltà che vive il paese, la Chiesa greco-cattolica ha da offrire alla Chiesa universale la propria testimonianza di fratellanza e di amicizia sociale. “La nostra Chiesa” riprende mons. Dzyurakh “ha una lunga storia in materia di assistenza sociale che affonda le sue radici nel secolo scorso quando il nostro Metropolita, Andrey Sheptytsky, promosse tantissimi progetti per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei poveri, dei malati, degli emarginati e, non ultimo, per assicurare la formazione di donne e bambini. Specialmente ai tempi dell’Ucraina indipendente” ha continuato “abbiamo potuto mettere in atto tutta la ricchezza della Dottrina Sociale, alzando più volte la voce in difesa dell’umanità oppressa”. Il Segretario del Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina ha raccontato l’impegno strenuo dei sacerdoti che, durante la Rivoluzione, hanno sempre garantito assistenza spirituale, così come l’eroismo dei cappellani che nelle zone di guerra erano al fianco dei soldati e dei civili. “La nostra Caritas è una delle più grandi organizzazioni umanitarie di tutta l’Ucraina” ha rivelato il presule, aggiungendo che “Grazie alla rete delle parrocchie accogliamo i profughi e gli sfollati interni che, ad oggi,  sono più di un milione e mezzo. La disponibilità e la generosità della gente, inoltre, è davvero ammirevole”. Parlando della Chiesa greco-cattolica ucraina, mons. Dzyurakh ha precisato che “Intende aprirsi alle necessità delle società locali per condividere la propria tradizione spirituale. Vuole altresì essere di supporto. Pensiamo, per esempio, alle nostre badanti che lavorano in Italia. Non aiutano solo le famiglie nel loro quotidiano, ma le sostengono anche spiritualmente. E questo è un servizio molto apprezzato dal Santo Padre, così come da tanti vescovi italiani che considerano la presenza degli ucraini un arricchimento per le loro comunità” (SD)

11 ottobre -  OLANDA Nuova ripresa dei contagi. Ammessi in chiesa un massimo di trenta fedeli

È allarme anche in Olanda per la netta ripresa dei contagi del Coronavirus. Negli ultimi sette giorni le infezioni registrate sono state circa 34mila, con un aumento dei pazienti ricoverati. La nuova impennata di infezioni ha spinto le autorità a reintrodurre alcune misure restrittive, alle quali non si esclude l’aggiunta di altre ancora più drastiche se la situazione non migliora. Le nuove misure sono state discusse il 5 ottobre dal Ministro della Giustizia e della Sicurezza Ferdinand Grapperhaus con la Consulta inter-ecclesiale (Cio). Dall’incontro è emersa la raccomandazione di ridurre a 30 il numero massimo di partecipanti alle celebrazioni in Chiesa. I vescovi dunque hanno annunciato l’adeguamento dei loro protocolli a questa nuova disposizione.  In una nota diffusa venerdì, i presuli affermano di “condividere la preoccupazione del Governo per il crescente numero di infezioni e i maggiori rischi per la salute pubblica”, ricordando di “essersi assunti le loro responsabilità dall’inizio della pandemia” con l’adozione di un protocollo che sembra funzionare bene. Solo lo 0,3% dei casi registrati nei Paesi Bassi sono riconducibili, infatti, a contatti in chiesa. Di qui il rinnovato invito a continuare a seguire scrupolosamente le indicazioni contenute nel protocollo. Resta in vigore – precisa – la nota il divieto dei cori nelle celebrazioni a motivo dell'inevitabile assembramento. (LZ)

11 ottobre - FILIPPINE Critiche delle Chiese alla risoluzione Unhcr sulla violazione dei diritti umani nel Paese

C’è delusione tra le Chiese cristiane filippine per la recente risoluzione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu (Unhcr) sulla “cooperazione tecnica” per promuovere e sostenere il rispetto dei diritti umani nel Paese. "La risoluzione non soddisfa le nostre aspettative", afferma in una dichiarazione il Consiglio nazionale delle Chiese (Nccp). “Per dirla tutta, essa non rispecchia i risultati e le raccomandazioni del rapporto dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. In particolare non risponde alla nostra pressante richiesta di un'indagine internazionale indipendente ". Il rapporto, era stato commissionato un anno fa dall’Unhcr all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, per fare luce sulla cosiddetta “guerra alla droga” lanciata nel 2016 dal Presidente Rodrigo Duterte, che avrebbe causato migliaia di vittime in un contesto diffuso di utilizzo illegale e arbitrario della forza contro semplici sospetti. L’Alto Commissario ha evidenziato una situazione allarmante, anche prendendo in considerazione solo le prudenti stime ufficiali che parlano di 8.500 persone uccise (mentre secondo altre stime sarebbero più di 27mila). Nelle mire del Governo Duterte anche chi osa criticare questi metodi. “Gli attivisti della società civile che denunciano questa situazione sono etichettati come terroristi o comunisti e devono affrontare vessazioni, minacce e, in alcuni casi, la morte”, spiega Peter Prove, direttore per gli affari internazionali del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc). “Ad essere prese di mira sono in particolare le comunità indigene, ma anche le Chiese non sono state risparmiate. L'Nccp è una delle tante organizzazioni che sono state segnate in rosso e fatte oggetto di vessazioni.” Nel suo rapporto, l'Alto Commissario aveva raccomandato all’Unhcr di incaricare il suo ufficio di continuare a monitorare la situazione dei diritti umani nelle Filippine, mentre il Consiglio ecumenico delle Chiese, insieme al Nccp e ad altre organizzazioni, ha chiesto la creazione di un meccanismo internazionale indipendente per dare seguito alle sue raccomandazioni. Durante la sua 45.ma sessione plenaria a settembre, l'Unhcr si è invece limitato ad affidare all'ufficio il generico mandato di fornire una "cooperazione tecnica" e “rafforzare le sue capacità” di sostegno agli sforzi del Governo di Manila per migliorare la situazione dei diritti umani. Una scelta ritenuta del tutto insufficiente dalle Chiese. (LZ)

11 ottobre - SUDAN Le Chiese salutano lo storico accordo di pace firmato Juba il 3 ottobre: nuova speranza per la pace

Le Chiese cristiane in Sudan guardano con speranza al nuovo accordo di pace siglato il 3 ottobre a Juba dai rappresentanti del Governo transitorio e i principali gruppi ribelli del Paese con la mediazione del Sud Sudan. “Siamo molto contenti. La gente è stanca della guerra e vuole la pace. Qualsiasi sforzo che metta a tacere le armi e consenta alle persone di vivere in pace è più che benvenuto", ha dichiarato al Wcc il pastore William Deng Mian, segretario generale del Consiglio delle Chiese del Sudan (Nccs) che ha partecipato ai colloqui.   L’intesa, che segue un primo accordo raggiunto il 31 agosto scorso, è stata sottoscritta dal Fronte Rivoluzionario del Sudan (Srf), comprendente gli insorti provenienti dal Darfur, dal Kordofan meridionale e dal Nilo Blu, tre regioni in cui i ribelli sudanesi hanno combattuto sanguinose campagne contro l’emarginazione operata da Khartoum durante la presidenza dell’ex capo di Stato, Omar al-Bashir. In esso vengono affrontate alcune questioni-chiave: la sicurezza; la condivisione di poteri, i risarcimenti, il rientro di sfollati e rifugiati, la regolamentazione delle terre tradizionalmente utilizzate dalle comunità tribali e l’integrazione delle milizie ribelli nell’esercito regolare sudanese. Soddisfazione per il felice esito dei negoziati iniziati un anno fa è stata espressa da padre Musa Timothy, segretario generale della Conferenza episcopale del Sudan e Sud Sudan (Scbc): "L'accordo di pace è ben accolto e apprezzato da tutto il popolo sudanese in generale, ma in particolare dalla popolazione del Darfur, poiché porrà alla guerra e alle sofferenze iniziate nel 2003", ha osservato il sacerdote. A preoccupare i leader cristiani sudanesi resta l’assenza dal tavolo negoziale di due gruppi ribelli, segnatamente il Movimento-esercito di liberazione del Sudan (Slm-a) di Abdul Wahed El Noor, in Darfur, e il Movimento di liberazione del popolo del Sudan-Nord guidato da Abdelaziz Al-Hilu nel Sud Kordofan. I nodi del contendere in questo caso riguardano in particolare la questione della separazione tra Stato e religione, sulla quale punta il Governo di Khartoum e sostenuta dal Splm-N, che lo scorso agosto a firmato un accordo di pace separato in cui si impegna a deporre le armi quando il principio della laicità dello Stato sarà inserita nelle Costituzione. Contraria al superamento del carattere confessionale dello Stato sudanese, dove le leggi islamiche sono state introdotte nel 1983, è l’Slm-a che per questo ha disertato i nuovi negoziati. Secondo il pastore Mian esistono tuttavia ampi margini per continuare le trattative anche con questi gruppi: “Stiamo parlando con loro e sono fiducioso che il doppio sforzo congiunto di cristiani e musulmani e del governo produrrà risultati", ha detto l’esponente cristiano sudanese, aggiungendo che i leader religiosi si sono presi il tempo per spiegare alla popolazione che la richiesta di separazione tra Stato e religione non significa secolarizzazione del Paese. (LZ)

11 ottobre - BRASILE Appello di Mons. Hoepers al Presidente: “Subito lo Statuto del Nascituro”

Protezione giuridica, civile e penale dell’essere umano fin dal suo concepimento ed entrata in vigore dello “Statuto del nascituro”. L’appello al Presidente della Repubblica, ai senatori, ai deputati federali, ai ministri della Corte suprema federale è stato lanciato nei giorni scorsi dal Vescovo di Rio Grande e Presidente della Commissione Episcopale della Pastorale per la Vita e la Famiglia della CNBB, Mons. Ricardo Hoepers. “Chiediamo, non solo come cristiani, ma come cittadini, il rispetto dell’articolo 5 della nostra Costituzione (Tutti sono uguali davanti alla legge, senza distinzione alcuna; è garantita, tanto ai brasiliani quanto agli stranieri residenti nel Paese, l’inviolabilità del diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza e alla proprietà”. Ricordando le diverse norme che tutelano le persone disabili e gli anziani, Mons. Hoepers ha indicato una evidente “incoerenza” poiché nelle fasce deboli e indifese della società figura evidentemente anche la vita nascente. “Dov’è la protezione nel momento più sacro, ovvero quando abbiamo bisogno di essere curati, amati e assistiti per venire al mondo?” ha tuonato il vescovo di Rio Grande. “Approvando una volta per tutte lo Statuto del Nascituro il Brasile potrà dire di difendere i suoi figli fin dal concepimento. Da allora potremo definirci paese moderno”.  Il documento evocato dal Presidente della Commissione Episcopale della Pastorale per la Vita e la Famiglia, parte del presupposto che l’embrione fin dalla fecondazione è un individuo umano che inizia il suo ciclo vitale e pertanto si deve conseguentemente riconoscere l’obbligo della sua protezione giuridica. Rilevato che il primo principio da applicarsi all’embrione è quello che riguarda il diritto fondamentale di ogni uomo alla vita e all’integrità fisica e genetica, lo statuto sostiene che sono da estendere all’embrione umano le protezioni già riconosciute per i bambini, i malati, i disabili fisici e mentali. Non si tratta di configurare un diritto speciale, quanto di adeguare il diritto comune a un caso particolare. Pertanto, analogamente a ciò che vale per l’uomo nato, dovranno essere sanciti anzitutto il diritto dell’uomo nascituro alla vita e alla salute e il divieto, anche penalmente qualificato, di ogni intervento sull’embrione che non sia compiuto a beneficio complessivo dell' embrione stesso. (DD)

11 ottobre - PERU’ La Diocesi di Cajamarca e Caritas acquistano nuovi impianti mobili per malati di Covid

Il gruppo di “Cajamarca Respira”, coordinato dalla Diocesi locale e supportato da Caritas, associazione professionali, organizzazioni e istituzioni della città situata nell’altopiano settentrionale del paese, ha firmato il contratto di acquisto di un impianto mobile per la fornitura di ossigeno ai malati di Covid. Andrà a potenziare i centri di accoglienza dei nosocomi di Cajamarca. L’acquisizione è stata possibile grazie alla raccolta fondi iniziata a settembre. “Arriverà dalla Cina il 22 novembre prossimo e verrà sistemata nei pressi dell’Ospedale Simón Bolívar che, nel frattempo, ha già ricevuto un buon rifornimento di ossigeno donato dalla Compagnia mineraria del Sud” ha fatto sapere Gisela Ortiz Barboza, rappresentante della “Red de Mujeres Interamericanas” e promotrice della raccolta fondi. “L’obiettivo è quello di aiutare le famiglie povere che non hanno soldi per acquistare l’ossigeno necessario e aiutare i propri cari che si sono ammalati. Avvieremo a breve un coordinamento con il nosocomio per individuare i pazienti più bisognosi” ha spiegato Ortiz Barboza. La raccolta fondi, comunque, è sempre aperta e l’auspicio dei volontari di Cajamarca Respira è confermare i buoni risultati ottenuti finora e garantire un’assistenza pronta e qualificata alle fasce più deboli e agli emarginati. (DD)

11 ottobre - PORTOGALLO Barradas Rebelo (Imprenditori Cristiani). In azienda la persona è sempre al primo posto

“Le persone vengono sempre prima. Con loro bisogna sempre essere sinceri, condividere i successi e anche i fallimenti. E’ fondamentale creare un clima di responsabilità e di fiducia”. E’ quanto sostiene il Presidente del Consiglio di Amministrazione di Bluepharma, Paulo Barradas Rebelo, che è anche il numero uno di AGECE, l’Associazione Cristiana di Imprenditori e Manager (sezione di Coimbra). Barradas Rebelo ha raccontato all’agenzia Ecclesia la strategia imprenditoriale messa a punto durante il periodo più difficile della pandemia: “Prima che la situazione diventasse critica, abbiamo immediatamente creato le condizioni affinché il personale potesse lavorare da casa” ha spiegato il dirigente. Bluepharma è un gruppo farmaceutico che ha sede proprio a Coimbra e in 20 anni di attività è riuscito ad avviare una ventina di società. Partita nel 2001 con un numero di 58 lavoratori, oggi ne conta 700. “Abbiamo dovuto necessariamente voltare pagina” ha spiegato Barradas Rebelo “dando vita ad un sistema misto:  casa e lavoro. In sede evitiamo che avvengano contatti e garantiamo una costante igienizzazione dei locali. La mascherina viene indossata sia all’interno, che all’esterno. Abbiamo a cuore la salute pubblica, produciamo medicinali” ha aggiunto, chiarendo che: “Non possiamo permetterci di interrompere la produzione. Per le persone che non stanno bene e per il nostro posto di lavoro. Di solito dico ai nostri dipendenti che ogni prodotto che esportiamo, è occupazione per il nostro paese”. (DD)

10 ottobre MONDO Il WCC saluta l’assegnazione del Premio Nobel per la pace 2020 al World Food Programme

Il Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) saluta l’assegnazione del Premio Nobel per la pace 2020 al Programma alimentare mondiale dell’Onu (Wfp). “Esprimiamo la nostra gratitudine e congratulazioni alla leadership e a tutto il personale del World Food Programme”, ha dichiarato ieri il reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim dell’organizzazione ecumenica. “Questa vitale organizzazione multilaterale riunisce moltissime persone che si dedicano e lavorano nelle regioni più remote e vulnerabili del mondo, colpite da conflitti, catastrofi climatiche e crisi economiche”. Un contributo che è diventato ancora più importante oggi nel contesto della pandemia di Covid-19, poiché il numero di persone che affrontano un'insicurezza alimentare acuta è quasi raddoppiato a 265 milioni nel 2020, da 135 milioni nel 2019, osserva in un comunicato il Wcc.  Il reverendo Sauca ha voluto anche ricordare tutte “le persone di fede radicate nelle loro comunità, testimoni delle risposte eroiche, impegnative e consistenti del WFP in risposta alla fame, avendo avuto il privilegio di servire come partner in molti di questi contesti”. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della fame nel mondo che oggi colpisce più di un quarto della popolazione mondiale, il Wcc organizza anche quest’anno la Settimana per l’alimentazione in occasione della Giornata mondiale dell’Onu del 16 ottobre. “Crescere, nutrire e preservare. Insieme” è il tema dell’evento, al via domani fino al 17 ottobre, in cui le Chiese del Wcc si impegneranno per incoraggiare tutti a promuovere una produzione alimentare sostenibile per il pianeta e i suoi abitanti. Per l’occasione la Wcc invita inoltre tutte le persone di buona volontà a partecipare il 16 ottobre a un momento di preghiera online. (LZ)

10 ottobre - MALAWI Mese della Bibbia. I cattolici malawiani invitati a riscoprire la Parola di Dio

Si è concluso con una viva esortazione ai fedeli a riscoprire la Parola di Dio e i suoi insegnamenti il Mese della Bibbia celebrato lo scorso settembre anche anche in Malawi in memoria di San Girolamo, il primo traduttore delle Sacre Scritture in latino. A rivolgere l’invito – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale - è stato padre Henry Chinkanda, coordinatore pastorale nazionale della Conferenza episcopale malawiana (Ecm), durante la solenne Messa officiata nella cattedrale di San Pietro a Mzuzu il 30 settembre, Festa liturgica del santo Dottore della Chiesa. Nell’omelia il sacerdote ha osservato che il crescente disinteresse di tanti cristiani in Malawi per la lettura della Bibbia è motivo di “grande preoccupazione”, sottolineando l’importanza di riprendere l’abitudine di leggere la Parola di Dio per nutrire la loro vita spirituale. Essa può ha aiutare a guidare le loro azioni, ma è anche fonte di conforto di consolazione e incoraggiamento nei momenti di difficoltà della vita, ha ffermato ancora padre Chinkanda ricordando che con la sua Vulgata latina, San Girolamo ha voluto rendere comprensibili le Sacre Scritture a tutti. Il Mese della Bibbia è celebrato dai cattolici in diverse nazioni nel mondo, in particolare, in America Latina. Il tema scelto quest’anno in Malawi è stato “La Parola di Dio è la luce dei miei piedi”. (LZ)

10 ottobre - KENYA Nunzio dona alla CUEA libri e denaro per finanziare la digitalizzazione dell’ateneo

Una collezione di un centinaio di libri e denaro per finanziare il processo di digitalizzazione dei corsi accademici e dell’amministrazione. È quanto ha ricevuto in questi giorni l’Università Cattolica dell’Africa Orientale (Cuea), di Nairobi, dal nunzio apostolico in Kenya, monsignor Hubertus van Megen. La donazione – riporta blog dell’Amecea, l’associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale - è stata consegnata al vice-cancelliere del prestigioso ateneo cattolico keniano, padre Stephen Mbugua Ngari, il quale ha espresso profonda gratitudine per questo gesto generoso che - ha detto - manifesta “l’attenzione del Papa e quindi della Chiesa universale per l’educazione cattolica e la sua identità".  “Il nunzio ci ha regalato libri in diverse discipline accademiche che interessano vari campi della teologia, tra cui diritto canonico, diritto civile, relazioni internazionali, economia, educazione, liturgia e ambiente”, ha spiegato all’Amecea il professore.  "Essi saranno utili ai nostri studenti per la ricerca e anche come testi di cultura generale perché trattano questioni storiche e contemporanee". Non meno apprezzato il denaro per finanziare la digitalizzazione dell’università, un processo iniziato prima dell’emergenza Coronavirus e che si è confermato di importanza fondamentale durante il lockdown a causa della pandemia. In questi giorni l’ateneo ha ripreso parzialmente le lezioni in presenza, sospese dal mese di marzo, in seguito via libera deciso del Governo alla progressiva riapertura delle università. Una riapertura graduale e nel rispetto delle norme sanitarie per evitare il contagio, mentre proseguiranno i corsi a distanza. (LZ)

10 ottobre ITALIA Monsignor Russo (Cei) all’Assemblea nazionale anti-usura: necessaria una reazione corale alla crisi

“Una reazione corale” con “interventi a vasto raggio” e “una più proficua collaborazione” tra “Istituzioni e Organismi” impegnati nel sostegno alle persone più fragili ed esposte alle conseguenze economiche e sociali del Covid-19.  È questa la strada incoraggiata da monsignor Stefano Russo, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, in un messaggio rivolto stamani ai partecipanti al convegno “Scenari e responsabilità sociali, economiche e finanziarie dopo l’emergenza sanitaria: quali rischi e opportunità per la cura del bene comune”, promosso alla Lateranense, a Roma, dalla Consulta Nazionale Antiusura nell’ambito dell’Assemblea annuale, iniziata ieri. “Le difficoltà socio-economiche causate dalla pandemia avranno un forte impatto sulla vita delle persone” con conseguenze drammatiche per le famiglie”, scrive monsignor Russo. E con le difficoltà cresce l’esposizione all’usura. Benché si tratti di fenomeno dalle dimensioni difficilmente quantificabili, date le “pochissime denunce in tutta Italia”, “con realismo - evidenzia il segretario della Cei, riferendosi alle ultime stime aggiornate della Consulta Nazionale Antiusura che parlano di circa 2 milioni di famiglie in sovra-indebitamento e altre 5 milioni appena in equilibrio precario tra reddito disponibile e debiti “ordinari” - si può stimare che lo shock della pandemia abbia fatto lievitare complessivamente fino ad almeno 6 milioni il numero di famiglie in varia graduazione di sofferenza: da quelle pressate da uno stato d’insolvenza finanziaria o creditizia a quelle via via più esposte alla trappola dell’usura”. Un rischio che riguarda anche le aziende, soprattutto a causa della pandemia: sono 40mila, secondo Confcommercio, quelle che potrebbero finire in mano alla criminalità organizzata. (LZ)

10 ottobre - INDIA Arresto di Padre Stan Swamy. Il dolore e la solidarietà dei Gesuiti

 Padre Stan Swamy, gesuita di 83 anni, appartenente alla Provincia della Compagnia di Gesù di Jamshedpur, è stato prelevato dalla sua residenza a Ranchi (Jhark) e arrestato. A comunicare la notizia è stata la stessa Agenzia Nazionale di Investigazione (NIA) spiegando che il sacerdote è stato trasferito a Mumbai per essere interrogato sui fatti di Elgar Parishad risalenti al 2017. La Nia accusa Padre Stan di avere legami con i gruppi Maoisti e di avere fomentato, con i suoi interventi durante la manifestazione tenutasi a Pune il 31 dicembre 2017, le violenze poi scoppiate nei villaggi circostanti, che portarono a conflitti a fuoco con le forze di sicurezza indiane, presenti nella zona in funzione antiterrorista. Il sacerdote è l’ultimo delle 16 persone fermate per gli stessi fatti. Tra questi figurano noti difensori dei diritti umani quali Arun Ferreira e Sudha Bharadwaj (entrambi avvocati) e gli scrittori Vernon Gonsalvez e Varavara Rao. Il gesuita ha prestato servizio negli ultimi 15 anni a Bagaicha, in un Centro di Azione Sociale diretto dalla Compagnia di Gesù, dedicandosi per lo più alla tutela della comunità indigena degli Adivasi. Già in passato al presbitero è stato contestato lo stesso “reato” tanto che la sua stanza è stata perquisita la prima volta il 28 agosto 2018 e una seconda il 12 giugno 2019. Lui stesso è stato interrogato per più di 15 ore nell’arco di 5 giorni a luglio e agosto scorso. “Padre Stan ha dichiarato di aver sempre rispettato i dettami della Costituzione Indiana e di aver fatto uso esclusivamente di mezzi pacifici per esprimere il suo dissenso nei confronti delle ingiustizie commesse ai danni degli Adivasi” si legge nel comunicato pubblicato sul sito della Compagnia. “Si è sempre detto contrario ad ogni abuso di potere da parte dello Stato e delle Forze dell’Ordine che, in nome dell’antiterrorismo, si impossessa di terreni senza previo confronto con le comunità che lì vivono. Inoltre” aggiungono i Gesuiti “Il confratello ha documentato e reso pubbliche le sofferenze di tanti giovani indigeni che sono stati vessati e incarcerati per aver difeso i loro spazi”. Ora il sacerdote è detenuto ai sensi della Legge sulle Attività Illegali del 1967, in base alla quale l’uscita su cauzione viene negata all’imputato. “Come gesuiti impegnati nella formazione, nell’educazione e nella difesa dei diritti dei poveri e dei vulnerabili in tutto il mondo, esprimiamo la nostra vicinanza a Padre Stan e agli altri difensori dei diritti umani in India, e condanniamo fermamente l’arresto chiedendo il suo rilascio immediato. L’auspicio è quello che non vengano più emessi mandati di cattura e arresti arbitrari nei confronti di cittadini onesti e rispettosi della legge” conclude il comunicato. (DD)

10 ottobre - PERU’ Arcivescovo di Piura. Per una politica trasparente e solidale sulla sica di Don Miguel Grau Seminario

E’ tutta incentrata sul ricordo e sull’esempio del “Grande Ammiraglio del Perù”, Don Miguel Grau Seminario, l’omelia dell’Arcivescovo Metropolita di Piura, Monsignor José Antonio Eguren, pronunciata in occasione della messa nella Cappella “Nuestra Señora de las Mercedes”, per il 141 ° anniversario della battaglia navale di Angamos e il 199esimo anniversario della nascita della Marina peruviana. L’episodio ebbe luogo nei primi giorni di ottobre del 1879, nell’ambito della Guerra del Pacifico (1879-1883) tra Cile, Bolivia e Perù. Nonostante la sconfitta, nel corso della battaglia la flotta peruviana si distinse per la tattica e le strategie adottate a fronte dell’inferiorità rispetto alle forze boliviane. L’eroe fu proprio il comandante Don Miguel Grau Seminario, nominato nel 2000 “peruviano del millennio”. “Ricordiamo questo anniversario con dolore perché quest’anno non abbiamo potuto onorare al meglio colui che, insieme ad eroici marinai, ha donato la sua vita per la patria. Ci ha insegnato ad amare e servire il paese” ha detto Monsignor José Antonio Eguren, sottolineando che: “Per noi la sofferenza è duplice, perché non solo è un patriota, ma è anche un nostro conterraneo. Duole vedere passare in secondo piano il suo ricordo in un momento, peraltro, di massima sofferenza dovuto alla pandemia”. Il presule infine ha invitato i leader peruviani e la classe dirigente politica a muoversi seguendo l’esempio del “Grande Ammiraglio” mettendo da parte i propri interessi, la corruzione e tutti ciò che mina le fondamenta della democrazia. “E’ tempo di un politica fondata sui valori e sulla morale” ha concluso l’arcivescovo di Piura “E’ tempo di onestà, trasparenza, solidarietà, di gesti concreti che contribuiscono alla costruzione del Perù che tutti desiderano. Una nazione attenta rispettosa della dignità di ciascuno cittadino”. (DD)

9 ottobre - SPAGNA Arcivescovo di Valencia: sviluppare una nuova arte di vivere

Festa grande, oggi 9 ottobre, per i fedeli cattolici di Valencia, in Spagna: una Messa solenne ha, infatti, commemorato l'anniversario della dedicazione e consacrazione della Cattedrale all'Assunzione di Maria, avvenuta nel XIII secolo dopo la così detta “Reconquista”. A presiedere il rito, il Cardinale Arcivescovo della città, Antonio Cañizares Llovera, il quale, nella sua omelia, ha esortato i fedeli a “costruire una società in cui le persone possano svilupparsi in pienezza”, promuovendo “una nuova arte di vivere secondo amore, giustizia, verità, carità e fratellanza, soprattutto nei confronti degli emarginati, dei poveri e dei perseguitati”. “Una nuova arte di vivere – ha ribadito il porporato – è quella che costruisce una cultura della vita e una civiltà dell’amore”. Questi, infatti, “sono i fondamenti su cui si basa il progetto di Cristo, nel quale si apre un grande futuro di libertà, di pace, di armonia e di riconoscimento della dignità di ogni essere umano”. Dal Cardinale Cañizares anche il richiamo “alla solidarietà e all’accoglienza dei più poveri”, così come alla necessità di “misericordia e di perdono, senza odio né vendette, senza discriminazioni né esclusioni”, nell’ottica di “un’autentica fraternità”. “Oggi, come nel XIII secolo – ha detto il porporato - spetta a noi, membri della Chiesa di Valencia, lavorare alla costruzione di un mondo più umano e giusto, un mondo nuovo". In particolare, i membri della Chiesa sono chiamati a “rendere possibile l'emergere di una nuova umanità fatta di uomini e donne nuovi”. “Siamo chiamati ad evangelizzare – ha sottolineato l’Arcivescovo di Valencia - ad annunciare e a vivere il Vangelo della gioia e della carità, della speranza e della libertà, della verità e della vita, della giustizia e del riconoscimento di Dio”. "Come cristiani – ha concluso - dobbiamo portare nella nostra società il valore umanizzato del Vangelo e della fede cristiana". (IP)

9 ottobre - POLONIA Caritas compie 30 anni: “La misericordia è per tutti”

Tre persone riunite in una stanza all’ultimo piano del Segretariato della Conferenza episcopale polacca (Kep), a Varsavia: gli inizi della Caritas della Polonia sono stati questi. Era il 1990 ed oggi, a trent’anni di distanzia, sono più di cento le persone che operano nell’organismo, portando aiuto a centinaia di migliaia di bisognosi non solo in Polonia, ma anche in tutto il mondo. Oggi, 9 ottobre, dunque, a Varsavia si sono tenute le celebrazioni per il 30.mo anniversario della “Caritas Polska”: dopo una Messa solenne nella Cattedrale da campo dell'esercito polacco, è seguito un convegno sul tema “Solidarietà e carità”, quindi una serata di gala durante la quale persone e istituzioni di merito dell'organizzazione hanno ricevuto un’onorificenza. In realtà, le radici dell’attività caritativa della Chiesa polacca risalgono al 1929 quando a Poznań viene fondato l'Istituto Caritas. La seconda Guerra Mondiale e l’occupazione tedesca, tuttavia, ne interrompe l’operato, anche se la Chiesa resta sempre e comunque al fianco dei più bisognosi. Con l’avvento del comunismo, nel 1950 un’organizzazione laica subordinata allo Stato rileva tutte le strutture gestite dalla Caritas prima della guerra e quindi gli aiuti della Chiesa si sviluppano in modo informale, a livello parrocchiale. Nel 1981, poi, viene istituita la Commissione episcopale polacca per la Carità che, soprattutto negli anni ’80, diventa fondamentale per distribuire sul territorio gli aiuti esteri diretti alla Polonia.Dopo i cambiamenti politici della fine degli anni ’80, il cui culmine è la caduta del Muro di Berlino, il 10 ottobre del 1990 la Kep istituisce la Caritas Polska, definendola nel suo Statuto "un’istituzione pastorale di beneficenza della Chiesa cattolica in Polonia", il cui scopo è "il servizio di misericordia della Chiesa realizzato nel campo dei bisogni umani spirituali e materiali". Il più antico programma della Caritas Polska, che continua ancora oggi, è iniziato nel Natale del 1994: è la vendita delle candele di Avvento, il cui ricavato viene destinato ai bambini bisognosi. Altri programmi per i ragazzi includono borse di studio e materiale scolastico gratuito per le famiglie in difficoltà. In questo 2020 segnato dalla pandemia da coronavirus, inoltre, la Caritas polacca ha contribuito alla didattica a distanza degli studenti fornendo loro numerosi portatili. Ogni anno, inoltre, spiega padre Marcin Iżycki, direttore dell’organismo, “forniamo a 280mila persone bisognose circa 14mila tonnellate di cibo. In tempo di pandemia, questo aiuto ha acquisito una nuova dimensione, è stato necessario anche più del solito: oltre al cibo, infatti, abbiamo donato ai bisognosi anche dispositivi di protezione individuale”. Ulteriori programmi di aiuto sono rivolti agli anziani, per i quali è stata predisposta una carta prepagata per la spesa quotidiana, oltre che diverse attività di socializzazione, inclusa l’alfabetizzazione digitale, per aiutarli a non sentirsi esclusi. Caritas Polska è, inoltre, attiva nelle zone di conflitto o di particolare emergenza, come lo Yemen, la Siria, la Striscia di Ganza, il Venezuela, il Kurdistan iracheno e alcuni Paesi africani. “Il nostro aiuto arriva in 19 nazioni di 4 continenti – afferma padre Iżycki – e le persone che lo ricevono si stima che siano oltre un quarto di milione, inclusi sfollati, rifugiati e vittime di disastri naturali, di povertà, di fame e di malattie”. “Non scegliamo chi aiutare – conclude - Nella Chiesa universale la misericordia è per tutti e noi diamo aiuto a tutti i bisognosi”. (IP)

9 ottobre - BRASILE #FratelliTutti. Arcidiocesi di Belo Horizonte istituisce due Commissioni su fraternità e amicizia sociale

Commissione arcidiocesana per la giustizia e la pace (Cajp) e Accademia dei giuristi cattolici e umanisti (Ajuch): sono i due nuovi organismi istituiti ieri, 8 ottobre, dall’Arcidiocesi di Belo Horizonte, in Brasile, sulla scia dell’Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”, diffusa il 4 ottobre. Afferenti ai vescovi ausiliari Monsignor Joaquim Mol e Monsignor Geovane Luís da Silva, i due gruppi di lavoro – informa una nota – lavoreranno alla promozione dei diritti dei più poveri e vulnerabili, nell’ottica della fraternità e dell’amicizia sociale indicate dal Pontefice. Dei due neo-organismi fanno parte accademici con un solido background nel campo del diritto, umanisti al servizio dei più indigenti, politici impegnati nella difesa degli esclusi e giornalisti di vasta esperienza, tutti dediti “alla missione di contribuire alla costruzione di una società giusta e fraterna”. La Commissione e l’Accademia lavoreranno in sinergia, coordinati dal Vicariato episcopale arcidiocesano per l’azione sociale, politica e ambientale. L’incontro di presentazione delle due nuove strutture si è tenuto in videoconferenza ed è stato presieduto dall’Arcivescovo locale e presidente dei vescovi brasiliani (Cnbb), Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo: “È necessario investire nella fraternità universale, nella giustizia e nella pace – ha detto il presule – Dobbiamo impegnarci sempre più a guarire i dolori dei poveri, degli ingiusti, dei sofferenti”, divenendo così davvero "sale della terra e luce del mondo" e “promotori dei diritti, dell'uguaglianza e della sostenibilità". Nell’ambito della Dottrina sociale della Chiesa, dunque, il Cajp contribuirà alla “formulazione di politiche pubbliche che cercano di proteggere i più poveri, offrendo consulenza, consigli e opinioni che contribuiranno all'azione dell'Arcidiocesi in campo socio-politico”. I membri della Commissione, in quest’ottica, promuoveranno “i diritti umani e il rispetto dei diritti legati all'economia, al mondo del lavoro e all'ambiente”. Il Cajp, inoltre, lavorerà a stretto contatto la Commissione nazionale per la Giustizia e la Pace della Cnbb.  L'Ajuch, invece, offrirà sussidi alle organizzazioni civili che cercano, a partire dalla legge, di “difendere la vita e la dignità della persona umana”. La missione dell'Accademia è anche quella di “consolidare l'etica cristiana e umanistica nel diritto, nell'attività legislativa, giudiziaria e amministrativa, nonché di sostenere l'inserimento di professionisti del diritto nel processo di trasformazione sociale”.  “La fraternità – si legge sul portale della Cnbb - è uno dei pochi valori attivi nella società. E bisogna dare visibilità alle buone pratiche e alle iniziative che promuovono il bene e l'amore per il prossimo”. (IP)

9 ottobre - ITALIA – Il Patriarca Moraglia inaugura due campi da calcio realizzati da Venezia Football Academy

"Una scommessa sportiva ma, prima di tutto, educativa. Un’attenzione concreta verso i nostri giovani": così il Patriarca Francesco Moraglia ha salutato e benedetto l'inaugurazione ieri, 8 ottobre, al Centro pastorale card. Urbani in località Zelarino di due nuovi campi da calcio realizzati dal Venezia Football Academy per gli allenamenti dei ragazzi e per le attività ludico-ricreative: Presente anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. E’ un’iniziativa senza fini commerciali che va ad arricchire la collaborazione tra Patriarcato di Venezia e l’Academy del Venezia: un’operazione sportiva, sociale ed educativa che avrà come sede operativa il Centro pastorale diocesano secondo un progetto elaborato quest'estate per favorire un’alleanza tra sport, parrocchie e scuole nell’ottica della formazione ai valori dello sport e alla promozione di attività ludiche nei patronati. Lo scopo è anche quello di favorire un rapporto tra fede, valori cristiani e mondo sportivo. "Lo sport – ha aggiunto ancora il Patriarca di Venezia - è scuola che insegna a sapersi relazionare con tutti: compagni, avversari, arbitri ma, innanzitutto, con se stessi; una scuola, quindi, che dal “campo di gioco” si trasferisce alla vita insegnando lealtà, rispetto e accettazione del risultato, sia la vittoria sia la sconfitta”. Pensando all’importante ruolo svolto dagli allenatori, Moraglia ha concluso: “un allenatore del settore giovanile è, prima di tutto, un educatore che, deve insegnare il senso della responsabilità, dell’umanità, dell’onestà morale ed intellettuale." (PO)

9 ottobre - SVIZZERA Una petizione interreligiosa per salvare i programmi radiofonici religiosi

Cristiani, ebrei e musulmani uniti per salvare tre programmi radiofonici a tema religioso: accade nella Svizzera tedesca dove circa 40 rappresentati delle Chiese cristiane e delle Comunità ebraica e musulmana nazionali hanno lanciato una petizione on line per impedire lo stop a tre trasmissioni della Radio-Televisione elvetica (Ssr): "Zwischenhalt", "Blickpunkt Religion" et "Morgengeschichte". I tre programmi verranno sospesi dopo l’estate 2021 per un problema di costi, dovuto al calo degli introiti pubblicitari e all’aumento delle trasmissioni digitali. Ma si tratta di “una decisione che mette in discussione il concetto di servizio pubblico – dice Odilo Noti, presidente del Catholic Media Center di Zurigo - Viviamo in un'epoca in cui gli estremisti, le teorie del complotto e gli impostori religiosi sono in aumento. È pericoloso, quindi, tagliare trasmissioni simili”. Per i firmatari, inoltre, i programmi che parlano di religione e promuovono lo scambio culturale “adempiono una fondamentale missione di servizio pubblico” e “la conoscenza della religione aiuta ad evitare estremismi e ideologie”. “Il giornalismo religioso competente è un servizio alla democrazia – si legge ancora nella petizione – La Ssr sta risparmiando nel modo sbagliato e sta violando il suo mandato: secondo la sua concessione, infatti, essa deve promuovere la comprensione, la coesione e lo scambio tra regioni, comunità linguistiche, culture, religioni e gruppi sociali del Paese". Per questo, i firmatari chiedono che la decisione venga revocata e ribadiscono: "La religione è una questione chiave per il XXI secolo. Richiede spazio per le trasmissioni e giornalisti specializzati competenti”, anche per dare “un importante contributo alla pace nel Paese”. Simili tagli, dunque, “devono essere evitati”. A siglare la petizione sono, tra gli altri, il vescovo di Basilea, Monsignor Felix Gmür; il responsabile della Commissione per la comunicazione e le relazioni pubbliche della Conferenza episcopale svizzera, Monsignor Alain de Raemy; i presidenti della Chiesa riformata di Zurigo e Basilea, Michel Müller e Lukas Kundert, nonché il Rabbino di San Gallo Tovia Ben-Chorin e il professor Amir Dziri, direttore del Centro svizzero per l'Islam e la società. (IP)

9 ottobre - CONGO Dopo i lavori del Consiglio permanente i vescovi si preparano alla plenaria prevista dal 12 al 15 ottobre

Conclusosi ieri il Consiglio permanente, i vescovi della Repubblica Democratica del Congo si preparano all’assemblea plenaria che si svolgerà dal 12 al 15 ottobre, sempre a Kinshasa. A chiudere il Consiglio permanente iniziato lunedì monsignor Marcel Utembi Tapa, presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di Kisangani che ha fatto un bilancio dei lavori. I vescovi, si legge sul portale della Chiesa congolese, hanno discusso della situazione generale in cui si trova il Paese e del quadro socio-pastorale nell’ambito del quale portare avanti la missione ecclesiale, e ciò tenendo anche conto delle varie sfide che la popolazione deve affrontare. Sono stati scelti, poi, alcuni dossier da sottoporre alla plenaria che definirà gli orientamenti della pastorale globale ed è stato annunciato che la radio della Conferenza episcopale presto sarà operativa, cosa che consentirà alla Chiesa congolese di poter comunicare di più con i fedeli. Il Consiglio Permanente ha poi nominato nuovo segretario della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali padre Guy Masieta Ngoma, sacerdote della diocesi di Kikwit. Succede a padre Jean-Marie Bomengola che ha terminato il suo mandato. Sono state anche votate altre nomine nelle diverse commissioni episcopali e sono stati confermati Boniface Nakwagelewi, segretario esecutivo di Caritas Congo, per il terzo e ultimo mandato, e padre Eric Abedilembe e Thaddée Barega, rispettivamente primo e secondo segretario esecutivo della Caritas, anch’essi per il terzo e ultimo mandato. (TC)

9 ottobre - ITALIA “Il freddo dentro. Cinque Passi al Mistero”. Le catechesi di padre Maurizio Botta pubblicate in un libro

Paura, affettività, dipendenze, paternità. Affronta alcuni tra i temi più attuali e problematici per la fede e non solo il libro “Il freddo dentro. Cinque Passi al Mistero”, edito da san Paolo e scritto da padre Maurizio Botta. Il sacerdote dell’Oratorio di San Filippo Neri, guida da circa dodici anni  incontri per giovani e adulti presso la  parrocchia Santa Maria in Vallicella - Chiesa Nuova di Roma. “Cinque Passi al Mistero” è il nome del ciclo di catechesi Il volume fresco di stampa raccoglie il secondo ciclo di incontri: gli argomenti offerti alla riflessione dagli stessi giovani dell’Oratorio sono quelli che spesso tengono più lontane le persone dalla fede. Lo stile dell’autore è preciso e di grande impatto: le sue provocazioni sono un invito al dialogo con la cultura, senza il timore di svelarne anche le contraddizioni. “E’ un libro profondamente imbevuto di fede”, scrive la giornalista Costanza Miriano nella prefazione, “ma che parte dal punto di vista di chi alle domande si mette davanti da uomo, prima che da uomo di fede. E non può lasciare indifferente nessuno”. Collaboratore dell’ufficio catechistico della Diocesi di Roma, padre Maurizio Botta è autore anche di “Sceglierà lui da grande. La fede nuoce gravemente alla salute? “(ESD, 2016) e, insieme a monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio per la cultura e l’università del Vicariato di Roma, ha pubblicato i tre volumi Le domande grandi dei bambini. Itinerario di prima Comunione per genitori e figli (Itaca, 2016-2017). (PO)

9 ottobre -  IRLANDA Vescovi chiedono incontro con il Premier dopo nuova sospensione delle Messe pubbliche

Risalgono a livello 3 le restrizioni contro il Covi-19 in Irlanda. A causa della decisa ripresa dei contagi, anche il Governo di Dublino ha deciso di ripristinare, a partire dal 6 ottobre, misure più restrittive contro il contagio. Tra queste il divieto di celebrare le Messe con la partecipazione fisica dei fedeli, anche se i luoghi di culto potranno continuare a restare aperti per la preghiera individuale. Preoccupazione per il provvedimento viene espressa dai vescovi irlandesi che hanno scritto una lettera pubblicata oggi sull’Irish Times per chiedere un incontro con il Premier Micheal Martin. Nella lettera, firmata a nome di tutto l’episcopato, da monsignor Eamon Martin, arcivescovo di di Armagh e Primate d’Irlanda, insieme all’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, da monsignor Michael Neary, arcivescovo di Tuam e da monsignor Kieran O’Reilly, dell’arcidiocesi di Cashel ed Emly, i presuli ribadiscono il loro pieno sostegno alle autorità sanitarie e i loro sforzi per garantire la massima sicurezza ai cittadini. Al contempo manifestano forti perplessità per il ritorno dell’obbligo delle liturgie online. Le Messe non sono un semplice assembramento di persone “ma espressione profonda di chi siamo come Chiesa”, affermano, evidenziando che “per le parrocchie e i singoli cattolici la perdita di questi supporti spirituali può essere fonte di grande ansia e paura e può avere un impatto negativo sulla loro salute e sul loro benessere generale”. Di qui la richiesta di un incontro con il Primo Ministro per “una discussione costruttiva su questi temi”. (LZ) 

9 ottobre - ITALIA – Al Museo Diocesano di Brescia in mostra “Gli Anderloni”

Quando l’incisione era l’unico mezzo di diffusione e conoscenza dei capolavori conservati nelle chiese, nelle raccolte museali e private nobiliari. Documenta un’epoca la mostra “Gli Anderloni. Contributi di una famiglia di artisti bresciani all'incisione neoclassica di traduzione",  allestita da ieri presso il Museo Diocesano di Brescia.  Il focus è  sul 19mo secolo in Lombardia, quando si  avvicendarono le dominazioni di Austria e Francia. Protagonisti sono tre incisori: Pietro Anderloni, Faustino Anderloni e Giovita Garavaglia, tra loro imparentati e accomunati dall’aver proseguito nella prima metà dell’Ottocento la lezione del bulino neoclassico del maestro Giuseppe Longhi, docente di Calcografia presso l’accademia di Brera dal 1798 al 1830. La conoscenza del lavoro di questi artisti si diffuse presto grazie alla committenza austriaca, francese e nobiliare. Quella al Museo Diocesano è la prima esposizione realizzata in ambito bresciano allo scopo di mettere in luce l’esemplarità della lezione del neoclassicismo in ordine al disegno e all’incisione. In mostra opere di pregevole qualità e bellezza: dalla traduzione da “le delizie materne” di Thomas Lawrence, firmata Giuseppe Longhi alla Sacra Famiglia di Poussin realizzata da Faustino Anderloni. DI Pietro Anderloni sono esposti il “Cristo e l’adultera” e il “Cavaliere di Malta” da Tiziano. “L’Assunta” di Guido Reni ed il “Riposo in Egitto” da Raffaello sono invece riprodotti nelle incisioni di Giovita Garavaglia. (PO)

9 ottobre - AUSTRALIA Emendamento immigrazione. Religiosi cattolici: strumento inutile e sproporzionato

Fa discutere, in Australia, l’emendamento sull'immigrazione (Prohibiting Items in Immigration Detention Facilities Bill 2020) attualmente al vaglio del Senato: il ddl mira, infatti, a modificare la legge sull’immigrazione del 1958 per consentire al governo di determinare quali oggetti possano essere ritenuti “proibiti” nelle strutture di detenzione per immigrati. E tra gli articoli illegali ci sono anche telefoni cellulari e schede Sim. Un emendamento che i religiosi cattolici del Paese (Catholic Religious Australia - Cra) giudicano, in primo luogo, “inutile”: “Non c'è bisogno di questo disegno di legge – si legge in una nota diffusa nei giorni scorsi - in quanto il governo ha già i poteri per affrontare le questioni contenute nel ddl”. Piuttosto, la proposta normativa “punirà i detenuti innocenti limitando i loro diritti alla privacy ed al contatto con i loro familiari e con i rappresentanti legali”, il che – sottolinea il Cra – “può comportare l’aumento del tasso di autolesionismo di chi è in detenzione". “È irragionevole – aggiunge il presidente dell’organismo, padre Peter Carroll – dichiarare 'proibiti' oggetti che di per sé non sono illegali, come i telefoni cellulari e le schede Sim e confiscarli a tutti i detenuti, piuttosto che solo a quelli ad alto rischio di coinvolgimento in attività criminali”. “Un approccio ‘a tappeto’ – sottolinea ancora – è inappropriato”, poiché la criminalità nelle strutture di detenzione per l’immigrazione deve essere trattata in modo specifico, mirato, non generalizzato. Inoltre – continua la nota del Car – “il disegno di legge amplia i poteri di perquisizione e di sequestro già esistenti”, finendo per risultare uno strumento “sproporzionato rispetto ai rischi per la sicurezza di immigrati in detenzione”. Anzi: il vero rischio è di “violare i loro diritti umani”. Di qui, l’appello conclusivo dei religiosi al “trattamento equo ed umano di tutte le persone, compresi i detenuti”. (IP)

9 ottobre -  TANZANIA Verso le elezioni. Appello vescovi all’imparzialità

Urne aperte, in Tanzania, il 28 ottobre per le elezioni generali: la popolazione dovrà scegliere il Presidente ed i membri del Parlamento. In vista della tornata elettorale, il vescovo di Singida, Monsignor Edward Elias Mapunda, ha esortato sacerdoti e religiosi a restare imparziali: sostenere un partito specifico, infatti, potrebbe essere “motivo di divisione tra il popolo di Dio”. “Noi siamo pastori posti alla guida dei fedeli – ha detto il presule l’8 ottobre, durante un seminario riservato al clero diocesano – e se noi dividiamo il popolo a causa delle nostre preferenze politiche, allora finiremo per dividere i cristiani”. Di qui, il richiamo a coltivare, piuttosto, “una cultura della coesistenza pacifica”, perché la responsabilità dei sacerdoti e dei religiosi è quella di “pregare e chiedere a Dio la pace per il Paese”. “Educate i fedeli alla riconciliazione – ha incalzato il presule – Incoraggiateli ad andare a votate e, soprattutto, ad informarsi sui programmi elettorali dei diversi candidati”, in modo che siano “consapevoli delle idee politiche dei vari partiti e possano compiere scelte autonome e indipendenti”. Rivolgendosi, poi, ai laici, Monsignor Mapunda li ha invitati ad “eleggere leader che non solo portino lo sviluppo, ma aiutino anche la crescita spirituale” delle persone. Infine, l’auspicio del vescovo di Singida è che la campagna elettorale “si svolga in un clima pacifico” e che esso continui “anche dopo le votazioni”.(IP)

9 ottobre BELGIO Vescovi belgi cancelllare debito dei Paesi poveri. Il Covid al centro del Forum interreligioso globale  G-20

Crescono nel mondo le pressioni per la cancellazione del debito dei Paesi poveri più esposti agli effetti sanitari e socio-economici della crisi del Covid-19. All’appello lanciato il 1.mo settembre da Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la custodia del Creato e dalle Chiese cristiane nel mondo, si è unita la voce dei vescovi belgi. In un comunicato diffuso oggi, i presuli richiamano il recente monito lanciato dalla Banca mondiale, secondo cui almeno 100 milioni di persone sono a rischio di “estrema povertà” a causa della pandemia. Un’emergenza che ha spinto lo stesso organismo dell’Onu a sollecitare i creditori a ridurre il debito dei Paesi a rischio, andando ben oltre il solo impegno di sospendere i pagamenti. “Senza la cancellazione del debito, c’è il grande rischio che i Paesi in via di sviluppo non abbiano mezzi di cui hanno disperatamente bisogno per fermare definitivamente il contagio, curare in modo adeguato le persone infette e alleviare le conseguenze economiche e sociali dei danni causati dal virus e affrontarli”, afferma la nota, facendo eco all’appello delle Chiese e organizzazioni cristiane, tra le quali il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc). I vescovi si rivolgono anche anche al Fondo Monetario Internazionale e della Banca mondiale che si incontreranno la settimana prossima per il loro incontro annuale: "Il ruolo del FMI e della Banca mondiale è essenziale per affrontare questa crisi a testa alta, dando priorità ai bisogni dei più fragili, imparando dalle lezioni del passato e cercando di guarire il nostro mondo aiutandolo a la sua ricostruzione”, sottolinea la Chiesa belga, che annuncia, in conclusione, l’organizzazione di una raccolta speciale durante le celebrazioni del 14 e del 15 novembre, in concomitanza con la Giornata mondiale dei poveri nella Chiesa cattolica. Il ricavato sarà donato a Entraide & Fraternité e Broederlijk Delen.Gli effetti dell’emergenza Covid-19 e il ruolo delle religioni nel mondo saranno tra i temi all’ordine del giorno del Forum interreligioso globale G-20 organizzato dal 13 al 17 ottobre in vista del prossimo Summit del Gruppo dei 20 a Riad, in Arabia Saudita. L’evento è promosso dall’omonima associazione che riunisce organizzazioni delle principali religioni nel mondo come piattaforma di confronto il G-20 sul tema dello sviluppo. (LZ)

9 ottobre - VIETNAM Arcidiocesi di Hue: concluso l’Anno Giubilare per il 170.mo anniversario di fondazione

Il 7 ottobre, nella cattedrale di Phu Cam, nella citta di Hue, una Messa speciale, presieduta dall’arcivescovo Joseph Nguyen Chi Linh, ha concluso l’Anno Giubilare per il 170.mo anniversario di fondazione dell’arcidiocesi di Hue. La Messa è stata concelebrata da 160 sacerdoti e ha visto la partecipazione di 1.000 persone. L'arcivescovo Linh, durante la celebrazione eucaristica, nella quale ha ordinato 10 sacerdoti e un monaco benedettino, ha sottolineato come questo anno abbia dato l’occasione a molti fedeli di riunirsi, di rafforzare la loro fede e di prendersi cura delle vittime della pandemia di coronavirus.E proprio a questo proposito, l'arcivescovo emerito Francis Xavier Le Van Hong ha aggiunto che la conclusione dell'Anno Giubilare per i fedeli non deve significare la fine di tutti i loro sforzi, ma essere un importante punto di partenza per promuovere la loro fede e santità e soprattutto promuovere l'opera di evangelizzazione.Negli ultimi 170 anni, ha affermato monsignor Hong, la Chiesa del Vietnam ha sofferto grandi dolori e ha dovuto affrontare grandi sfide e persecuzioni. Dalla sua fondazione, nel 1850, circa 10.000 cattolici locali e missionari stranieri sono stati uccisi per la loro fedeltà alla Chiesa cattolica e all'amore di Gesù, e molte chiese, conventi, strutture ecclesiastiche sono stati distrutti. Sottolineando come la Chiesa locale da allora abbia fatto molti passi avanti e oggi serva 65.000 persone e abbia assistito, negli ultimi anni, a un aumento significativo del numero di giovani sacerdoti e religiosi, l'arcivescovo emerito Hong ha invitato i fedeli a continuare e ad impegnarsi nell’opera di evangelizzazione, soprattutto nei due distretti della provincia di Quang Tri, Gio Linh e Vinh Linh, dove si sono trasferiti la maggior parte dei cattolici locali. (AP)

9 ottobre - POLONIA Conferenza su San Giovanni Paolo II. Presidente vescovi: Pontificato cruciale per il mondo

Il Pontificato di San Giovanni Paolo II è stato “cruciale per la Chiesa e per il mondo”: lo ha detto l'Arcivescovo Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca (Kep), durante la conferenza sul tema "La Chiesa di San Giovanni Paolo II: indipendenza dello Spirito", organizzata oggi, 9 ottobre, a Varsavia, dall'Agenzia nazionale di informazione cattolica (Kai). Riservato ad un numero ristretto di partecipanti in presenza a causa della pandemia da Covid-19, l’incontro è stato tuttavia trasmesso in diretta sul canale YouTube della Kai. Monsignor Gądecki ha spiegato perché Papa Wojtyła dovrebbe essere proclamato patrono d'Europa e dottore della Chiesa: “I suoi ventisette anni di pontificato – ha sottolineato – sono stati di importanza cruciale per la Chiesa e per il mondo, sia per il suo insegnamento che per l’impatto sociale" che ne è derivato. La sua riflessione segue quella portata avanti da diversi mesi e rivolta anche, a febbraio, al Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee: “Giovanni Paolo II ha estratto mezza Europa dalla non esistenza” indotta da 50 anni di dominio sovietico, diceva allora il presidente della Kep, ribadendo quanto Papa Wojtła sia stato “un importante guardiano dei valori europei che costituiscono il fondamento irremovibile della società moderna”. All’incontro di stamani è intervenuto anche il Cardinale Stanisław Dziwisz, Arcivescovo emerito di Cracovia e per lunghi anni segretario particolare del Pontefice polacco: nel suo discorso, ha definito il Papa Santo come "il restauratore", perché "ha suscitato nuova ammirazione per Cristo e la sua Chiesa". “La sua visione della Chiesa – ha aggiunto il porporato - deriva dall'insegnamento del Concilio Vaticano II. Egli ha co-creato questo magistero come uno dei Padri conciliari, e poi lo ha interpretato e attuato sia nel periodo pre-papale che durante il suo pontificato ". Gli ha fatto eco l’Arcivescovo di Lublino, Monsignor Stanisław Budzik, il quale ha osservato che “Giovanni Paolo II ha varcato i confini di Stati, sistemi economici e politici ed anche confini culturali, ribadendo l’importanza del dialogo”. Si è soffermato, invece, sulla nuova evangelizzazione l’intervento di Monsignor Grzegorz Ryś, Arcivescovo metropolita di Łódź, il quale ha ricordato: “Esistono 1030 dichiarazioni di Giovanni Paolo II sulla nuova evangelizzazione” e sulla necessità che di essa ha la libertà, pena il restare “incompiuta e incompleta”. (IP)

9 ottobre ITALIA Le Giornate di archeologia, arte e storia del vicino e medio oriente anche in streaming

Sarà possibile partecipare anche on line alla sesta edizione delle Giornate di archeologia, arte e storia del vicino e medio oriente che si svolgeranno a Milano dal 22 al 24 ottobre, all’Auditorium del Museo dei Cappuccini. L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Terra Santa e dallo Studio Biblico dei francescani di Gerusalemme, propone convegni e appuntamenti su luoghi santi, archeologia, Chiese d’Oriente, minoranze etniche e religiose, arte, viaggi e pellegrinaggi. Il via il 22 ottobre alle 14.30 con un incontro dedicato alla Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, organizzato in collaborazione con la Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che illustrerà gli studi compiuti negli ultimi anni, in particolare i rilievi sismici, le indagini archeologiche più recenti e il progetto dei nuovi restauri. Si proseguirà il giorno dopo, alle 9.00, con una mattina dedicata alle minoranze etniche e religiose nel Medio Oriente, con approfondimenti di taglio storico e geopolitico. Ad aprire i lavori una relazione di Andrea Riccardi, docente di Storia e fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Il programma dettagliato delle giornate è disponibile su www.fondazioneterrasanta.it dove sono anche illustrate le modalità per seguire gli eventi in streaming. Il 24 ottobre, al termine delle Giornate, sarà inaugurata una esposizione di oggetti artistici legati alla basilica di Gerusalemme. (TC)

9 ottobre - FILIPPINE Iniziative smart dell’arcidiocesi di Cebu per i 500 anni di evangelizzazione. Lanciata donazione sangue

La pandemia del Covid-19 ha costretto la Chiesa filippina a rinviare di un anno, e precisamente all’aprile 2022, le celebrazioni centrali del quinto centenario dell’arrivo del cristianesimo nel Paese. Anche l’arcidiocesi di Cebu, la culla del cristianesimo nelle Filippine da cui partì, nel 1521, l’evangelizzazione dell’arcipelago con il Primo Battesimo ad opera dei missionari spagnoli, ha dovuto modificare il ricco programma diocesano di eventi in calendario quest’anno e nel 2021 per il centenario. L’emergenza sanitaria non ha però fermato le iniziative giubilari dell’arcidiocesi, anche grazie a una nuova collaborazione con due aziende leader filippine del settore digitale, la PLDT Inc. and Smart Communications. Tra queste – informa ila pagina Facebook dell’arcidiocesi, il 'Panaw sa Pagtuo' (Viaggio di fede”) Mobile Exhibit App, una mostra interattiva che fornisce ampie informazioni sulle chiese nelle Filippine e la loro storia. Dalla collaborazione è nata anche una serie di video dal titolo 'Gasa: 21 Historical Snippets to 2021', che propongono un viaggio digitale nel patrimonio di Chiese, musei e cimiteri a Cebu. Per il centenario l’arcidiocesi ha anche lanciato una campagna per la donazione di sangue in un momento in cui scarseggia a causa della pandemia. 500 giovani saranno invitati il prossimo 23 ottobre, a raccogliere simbolicamente 500 sacche di sangue. L’arcivescovo di Cebu – riporta l’agenzia cattolica filippina Licas – ha spiegato che l’iniziativa vuole anche incoraggiare i cattolici ad annunciare il Vangelo come i Santi martiri filippini Lorenzo Ruiz e Pedro Calungsod, che sacrificarono la loro vita per la fede. “Donare sangue ha più senso delle nostre paure”, ha sottolineato il presule, riferendosi ai timori di tante persone in questo periodo a recarsi in ospedale per i prelievi.(LZ)

9 ottobre -  MAURITIUS Celebrati i 150 anni del collegio delle suore di Loreto di Curepipe

“I 150 anni del Collegio Loreto di Curepipe, sono 150 anni di vita di donne donatesi al Signore nella nobile professione di educatrici; suore e laiche, che con instancabile dedizione lavorano nell’ombra, fedeli dinanzi a prove di ogni genere, offrendo una generosa accoglienza e un’istruzione di qualità a ragazze di tutte le culture e religioni”: il cardinale Maurice Piat, vescovo di Port-Louis, nelle Mauritius, ha sintetizzato con queste parole mercoledì scorso la storia del Collegio Loreto di Curepipe, prestigiosa scuola secondaria fondata dalle suore di Loreto d’Irlanda, chiamate nell’isola dal primo vescovo della diocesi, monsignor William Collier. Il porporato ha presieduto una Messa per celebrare i 150 anni dell’istituto e nella sua omelia ha definito l’impegno delle religiose di Loreto e delle educatrici un servizio umile e generoso. Le loro vite, ha aggiunto il cardinale Piat, sono come semi di saggezza che hanno fecondato la vita di tante famiglie mauriziane, contribuendo a far germogliare ciò che c'è di più bello e più nobile nella cultura mauriziana: l’accoglienza, la fraternità, l’aiuto reciproco, il senso del servizio responsabile. Il vescovo di Port-Louis ha evidenziato che il servizio educativo offerto in tutti questi anni dalle suore di Loreto e da collaboratori e collaboratrici mira a formare donne forti, salde nella fede, capaci di assumersi responsabilità, vuole stimolare un pensiero critico e la maturazione di una autentica libertà, contro la tentazione di piaceri effimeri. La scuola di Loreto vuole anche offrire l’opportunità di imparare a vivere insieme e a rispettarsi a vicenda in una società multiculturale e plurireligiosa, ha aggiunto il porporato, che ha incoraggiato quanti prestano servizio nel collegio a proseguire la loro missione indicando ai giovani la via dello sviluppo umano integrale. “Ai giovani studenti dico: non esitate ad abbracciare la vocazione di insegnante.  (TC)

9 ottobre - FILIPPINE La diocesi di Lingayen-Dagupan estende il suo programma di solidarietà alimentare 

Per aiutare le famiglie vittime della crisi sanitaria ed economica causata della diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, l'arcidiocesi di Lingayen-Dagupan, nella provincia di Pangasinan, a nord di Manila, ha deciso di estendere il suo programma di solidarietà alimentare “Porridge di riso per i poveri", lanciato nel 2017, a quindici nuove parrocchie, con lo scopo di raggiungere un numero maggiore di persone oltre ai 750 beneficiari giornalieri. Monsignor Socrates Villegas, arcivescovo di Lingayen-Dagupan, ha riferito ad UCA News come il programma, iniziato a Dagupan City tre anni fa, sia riuscito a guadagnare popolarità e sostegno tra molti fedeli e la distribuzione del riso, che doveva durare solo fino a esaurimento dei sacchi donati dai benefattori, grazie alla “fantastica risposta” e alla generosità dei filippini, non è mai cessata. In seguito all’estensione del programma, per più di due settimane la Pastorale giovanile della parrocchia di Maria Ausiliatrice e il Seminario minore dell'arcidiocesi hanno dato il loro contributo nella distribuzione del riso ai bisognosi, affermando sui social media che continueranno a farlo finché ci saranno donazioni da parte di “cuori generosi”. I fedeli, da parte loro, sempre sul web, hanno ringraziato monsignor Villegas e la Pastorale per i loro sforzi, sottolineando come un momento così difficile rappresenti per molti un’opportunità per mostrare la propria generosità ai fratelli. (AP)

9 ottobre  - INDONESIA Il sostegno di una suora francescana alle madri sole in difficoltà di Lampung

Una suora francescana di 61 anni della diocesi di Tanjungkarang, nell'isola di Sumatra, Suor Maria Katharina, ha fondato nel 2016 l'Associazione delle Madri Sole, un gruppo che lavora con più di 500 donne di diversa estrazione sociale e religiosa, che insegna loro a mantenersi da sole e le sostiene nell'educazione dei figli. La religiosa, che si è unita alle Suore Francescane della Congregazione di San Gregorio Martire a Lampung nel 1978, ha raccontato ad UCA News come la situazione sia particolarmente difficile per le madri sole che hanno più di tre figli. Si tratta di donne le cui vite sono state sconvolte dalla violenza domestica o dalla morte del marito, ha affermato suor Maria Katharina, donne che non hanno praticamente nulla, che “vivono da sole o con parenti che non capiscono quali sono i loro bisogni e che tendono a guardarle dall'alto in basso". Noi, ha precisato la suora,  “vogliamo aiutarle a stare in piedi da sole e a non contare sulla buona volontà degli altri". Particolarmente complicata la situazione dei loro figli. Molti di loro, infatti, finiscono per abbandonare le scuole elementari o medie, diventando cantanti di strada o andando a lavorare nei mercati. Ciò rende estremamente difficile trovare loro un lavoro dignitoso. Ad aiutare la suora, originaria di Klaten, Giava Centrale, sono altre madri single precedentemente formate e in grado di badare a se stesse. Suor Maria Katharina ha raccontato come il suo lavoro per i poveri abbia avuto inizio quando era ancora una giovane suora e lavorava con i bambini di strada e con gli autisti di ciclotaxi, pedicabs, a Lampung, ispirata da San Francesco d'Assisi e dalla fondatrice della sua Congregazione, suor Maria Anselma Bopp. (AP)

9 ottobre - SENEGAL Riaperta, dopo due anni di restauri, la cattedrale di Saint Louis

Il ministro senegalese della Cultura e della Comunicazione, Abdoulaye Diop, ha consegnato giovedì scorso a monsignor Ernest Sambou, vescovo di Saint-Louis, le chiavi della cattedrale della città, patrimonio Unesco dal 2000, al termine del restauro iniziato nel 2018 e costato oltre un miliardo di franchi CFA. A finanziare i lavori, realizzati dal gruppo Eiffage, il governo francese attraverso l’Agenzia francese per lo sviluppo (AFD). Costruita nel XIX secolo in stile neoclassico, la cattedrale di Saint Louis, la più antica chiesa dell’Africa occidentale, era chiusa al pubblico dal 2005 a causa del suo stato di abbandono. Diop, riferiscono media locali, ha elogiato il dinamismo della cooperazione tra Senegal e Francia e ha espresso apprezzamento per la qualità degli interventi. “Il restauro della cattedrale di Saint-Louis dimostra che il Senegal è un Paese tollerante, dove convivono religioni e credenze diverse, un Paese in cui ogni individuo può praticare la propria religione come desidera” ha detto il ministro. Monsignor Sambou, da parte sua, si è rallegrato del restauro e della riapertura della cattedrale, tanto attesa dai fedeli. Per il presule gli interventi realizzati ispirano comprensione, convivenza e unità, oltre a mostrare quanto importante sia lavorare insieme anche per lo sviluppo della città. La cattedrale di Saint-Louis fu eretta grazie all’iniziativa di madre Anne-Marie Javouhey, fondatrice dell’Ordine delle Suore di San Giuseppe di Cluny. La religiosa chiese la costruzione di una chiesa sin dal suo arrivo a Saint-Louis, nel 1822. Fino ad allora nella città non c’erano chiese. La posa della prima pietra avvenne l’11 febbraio del 1827 e il luogo di culto, realizzato in mattoni di terracotta, venne consacrato il 4 novembre del 1828. (TC)

9 ottobre INDIA – Nuova campagna dei nazionalisti contro le presunte conversioni forzate. Chiesa: accuse pretestuose

Si riaccende in India lo scontro sull’annosa questione delle conversioni forzate. I nazionalisti indù del Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS) e la sua affiliata Vishwa Hindu Parishad (Vhp), ambedue legati al Bjp, il partito del premier nazionalista Narendra Modi, hanno annunciato una nuova campagna di riconversione all’induismo tra le popolazioni tribali. Il pretesto è sempre lo stesso: queste popolazioni, concentrate negli stati del Bihar, Chhattisgarh, Jharkhand, Jammu e Kashmir, Madhya Pradesh, Maharashtra, Odisha (Orissa) e Bengala Occidentale, sarebbero state vittime di conversioni fatte con la forza o in modo fraudolento. Un’accusa rivolta da anni in particolare ai cristiani, ma anche ai musulmani, e che da sempre le Chiese respingono come totalmente infondata. "La Chiesa cattolica in India non promuove, né diffonde la conversione religiosa, come sostengono RSS e VHP. Sta a loro provarlo", ha ribadito all’agenzia Ucanews padre Nicholas Barla, segretario della Commissione per le questioni tribali della Conferenza episcopale indiana (Cbci). “Ogni tanto, questi gruppi ci incolpano per le conversioni, ma non c'è traccia di alcuna conversione religiosa in cui è coinvolta la Chiesa, quindi qui non si tratta di riconversioni”. “Tutti sanno che la Chiesa è impegnata in molte opere caritative. La nostra principale preoccupazione è che qualsiasi opera di beneficenza possa essere interpretata come un'attrazione per le conversioni, ma non è vero. Dovremmo fare il nostro lavoro e non prestare attenzione alla propaganda RSS e VHP ", ha aggiunto il sacerdote. A.C. Michael, coordinatore nazionale dello United Christian Forum (Ucf), evidenzia che le argomentazioni dei gruppi induisti non hanno alcun riscontro nei documenti ufficiali del Governo indiano: “Censimento dopo censimento, la popolazione cristiana è rimasta al 2,3%. Queste organizzazioni hanno dati di cui noi non siamo a conoscenza?" chiede il leader cristiano, che parla di un’iniziativa a fini elettoralistici ricordando che la libertà religiosa è un diritto fondamentale riconosciuto dalla Costituzione. Secondo Sajan K. George, presidente del Consiglio globale dei cristiani indiani (Gcci), l’obiettico del’Rss e del Vhp è di "diffondere l'odio contro i cristiani, facendo germogliare così i semi di una mentalità anticristiana: "Le violenze a Kandhamal, (il distretto dello stato dell’Orissa teatro nell’estate del 2008 di uno dei peggiori pogrom anti-cristiani nella storia del Paese n.d.r.), non sarebbero state possibili se non ci fosse stata una violenta campagna contro la Chiesa e i missionari nel distretto di Dangs, in Gujarat, almeno 10 anni prima”, afferma. (LZ)

9 ottobre - MONDO Dall’11 al 17 ottobre la Settimana per l’alimentazione del Consiglio ecumenico delle Chiese

Celebrazioni di preghiera online e podcast con agricoltori e comunità religiose di varie parti del mondo: le proporrà il Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) durante la Settimana di azione per l’alimentazione, dall’11 al 17 ottobre per sensibilizzare l’opinione pubblica al problema della fame nel mondo che oggi colpisce il 26,4% della popolazione terrestre. La settimana è stata organizzata in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, che quest'anno ricorre il 16 ottobre ed ha come tema “Crescere, nutrire e preservare. Insieme”. Il Coe darà spazio alle voci di giovani e persone con disabilità. Oggi 2 miliardi di persone affrontano livelli di insicurezza alimentare da moderati ad elevati e a dieci mesi dall’inizio della pandemia di Covid-19, con oltre 35 milioni di casi in tutto il mondo e più di 1,03 milioni di morti, l’accesso al cibo e ai mezzi di sussistenza sono peggiorati. Si prevede l’insicurezza alimentare coinvolgerà 265 milioni di persone nel 2020, rispetto ai 135 milioni nel 2019. La pandemia ha colpito il 60% della forza lavoro globale, ovvero 2 miliardi di persone di cui l’80% nell’Africa subsahariana. Si stima inoltre che quest’anno altri 140 milioni di persone vivranno in povertà estrema, con meno di 1,90 dollari al giorno. “Senza lavoro non ci si può nutrire - afferma Celine Osukwu, membro dell’Alleanza ecumenica del Coe Agire insieme e della Rete ecumenica delle persone con disabilità (EDAN) -. Le persone credenti, profondamente radicate nelle loro comunità, stanno rispondendo con eroismo a questa crisi”. (TC)

9 ottobre COREA DEL SUD Vescovi preoccupati per le norma che intende legalizzare l’aborto

La Conferenza episcopale sudcoreana dice “no” al disegno di legge che intende legalizzare l'aborto fino alla 14.ma settimana di gravidanza, adottato il 7 ottobre dal governo. Nell'aprile 2019 la Corte costituzionale ha stabilito che sia incostituzionale il divieto di interruzione volontaria di gravidanza in vigore nel Paese e ha deciso di approvare entro il 2020 una legislazione meno restrittiva riguardo l’aborto o di abrogare la legge del 1953. Legge che prevede che le donne che abortiscono volontariamente possano essere multate e incarcerate, fatta eccezione per i casi di stupro, incesto o che mettono a rischio la loro salute. I vescovi, già il 20 agosto, nel momento in cui il governo stava ultimando il progetto di legge – riporta UCA News -, avevano espresso in una lettera al presidente Moon Jae-in, le loro preoccupazioni sulla legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, sottolineando come la vita umana dovesse essere protetta "fin dal momento del concepimento". L'aborto, infatti, non è la soluzione ai problemi legati al matrimonio e alla gravidanza. La maggior parte di tali questioni potrebbe essere risolta cambiando l'attuale cultura sociale che rende "le donne le uniche responsabili della gravidanza e del parto", hanno affermato i presuli lo scorso 2 settembre, in una dichiarazione pubblicata sul loro sito web. La decisione del governo negherà il diritto alla vita del feto - hanno aggiunto - e costituirà un "atto di rinuncia all'obbligo nazionale dichiarato dalla Corte costituzionale”.  Nei sondaggi d'opinione condotti in precedenza, circa i tre quarti dei sudcoreani hanno appoggiato questo tentativo di legalizzazione dell'aborto. (AP)

9 ottobre - SVIZZERA Referendum imprese responsabili. Ces e e Chiesa evangelica per un'economia che rispetti diritti umani 

La Conferenza episcopale svizzera (Ces) e la Chiesa evangelica riformata della Svizzera condividono le preoccupazioni dei promotori dell’iniziativa popolare “Per imprese responsabili” che invitano la Confederazione elvetica ad adottare “misure per rendere l’economia più rispettosa dei diritti umani e dell’ambiente”. Nel documento dal titolo “L’economia ha bisogno dei diritti umani” pubblicato ieri, Chiesa cattolica e Chiesa evangelica riformata offrono al tal proposito alcune riflessioni teologiche ed etiche in vista delle votazioni popolari del 29 novembre cui sono chiamati i cittadini elvetici. Alle urne si voterà per l’iniziativa popolare “Per le imprese responsabili a tutela dell’essere umano e dell’ambiente”, che obbliga le imprese che hanno la loro sede statutaria, l’amministrazione centrale o il centro d’attività principale in Svizzera a rispettare, sia in Svizzera che all’estero, i diritti umani riconosciuti a livello internazionale e le norme ambientali internazionali; e per l’iniziativa popolare “Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico”, che vuole vietare alla Banca Nazionale Svizzera e alle Casse pensione di investire in quelle imprese che realizzano oltre il 5% del loro fatturato annuo grazie alla fabbricazione di materiale bellico. Chiesa cattolica e Chiesa evangelica riformata sostengono che l’iniziativa popolare “Per le imprese responsabili a tutela dell’essere umano e dell’ambiente” affronta questioni fondamentali su diritti umani e ambiente, interrogandosi su cosa può fare la giustizia per sostenere quanti non hanno né il potere né la possibilità di lottare per tali diritti e mirando all’applicazione di norme generali nell’ambito della responsabilità aziendale. Per i vescovi svizzeri e la Chiesa evangelica riformata è inaccettabile che norme vincolanti sui diritti umani diventino oggetto di negoziati sul mercato mondiale e vengano soppesate insieme a questioni economiche sulla competitività. “Aziende che basano le loro pratiche commerciali su un’applicazione inadeguata dei diritti umani o su scarsi controlli delle loro violazioni ottengono un vantaggio economico a scapito dei diritti fondamentali” sostengono le due Chiese che evidenziano anche l’insufficienza della Corporate Social Responsibility. (TC)

8 ottobre - MONDO Pax Christi International: la nuova enciclica del Papa spunto per la nonviolenza come spiritualità e stile di vita

L’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco offre una base per sviluppare e integrare la teologia e la pratica della nonviolenza nell’insegnamento della Chiesa, uno sforzo cui è dedita l’Iniziatica Cattolica della Nonviolenza di Pax Christi. È quanto si legge in un comunicato di Pax Christi International sul nuovo documento del Pontefice sulla fraternità e l’amicizia solidale. Esprimendo la propria gratitudine al Papa per i temi trattati, Pax Christi rimarca il legame che unisce tutti gli uomini evidenziato nell’enciclica e la necessità di costruire una cultura dell’incontro autentico, di coltivare il dialogo e di essere solidali con gli esclusi e gli emarginati. Il comunicato evidenzia poi l’inammissibilità della pena di morte ribadita da Francesco e il rifiuto della guerra. Per Pax Christi la visione del mondo che Papa Francesco ha condiviso sin dall’inizio del suo pontificato ha spinto a sviluppare la nonviolenza come spiritualità e stile di vita, e a pensare programmi per una trasformazione sociale e un’etica universale. “Papa Francesco ci invita a una riflessione sulla realtà della guerra e su un’altra realtà quando scegliamo la pace” afferma Pax Christi che ad un impegno maggiore per una casa comune giusta, pacifica e non violenta. (TC)

8 ottobre - TERRA SANTA Sostegno ai cristiani dal Dipartimento dei Servizi Sociali del Patriarcato latino per le problematiche causate dalla pandemia

Un progetto per il sostegno emotivo della popolazione cristiana di Gerusalemme est in tempo di Covid-19. Lo ha avviato il Dipartimento dei Servizi Sociali del Patriarcato latino di Gerusalemme che in sessioni individuali, di gruppo o di coppia, offre assistenza a quanti si trovano in difficoltà, offrendo la possibilità di colloqui sulle problematiche da affrontare, i bisogni legati all’emergenza sanitaria, i disagi psicologici. Alcuni incontri si sono svolti presso l'Associazione St. Vincent a Gerusalemme, altri sono stati tenuti online. Un anno e mezzo fa, poi, nella parrocchia San Salvatore di Gerusalemme, il Patriarcato Latino e la Custodia di Terra Santa, con l’aiuto del parroco, p. Amjad Sabbara, hanno creato il Family Center per aiutare le famiglie cristiane e fornire supporto psicologico e sociale, e, lì dove necessario, anche spirituale. Nella parrocchia è stato inoltre istituito il “Fondo dell’Amore”, per garantire che le famiglie ricevano un aiuto continuativo. “L’idea è stata quella di iniziare chiedendo alle famiglie che potevano farlo di offrire una cifra ogni mese - spiega il p. Sabbara -. Finora, in 5 mesi 60 famiglie hanno contribuito a questo fondo. Quando vedo i sorrisi sui volti dei parrocchiani - aggiunge - so che il nostro lavoro non è inutile. La pace e la ‘prosperità’ raggiunte si manifestano nel loro modo di comportarsi, che a sua volta si riflette positivamente sulle relazioni familiari”. Sono tutti progetti che il Patriarcato Latino di Gerusalemme sta portando avanti per sostenere a livello spirituale, materiale, psicologico e sociale le “Pietre Vive” di Gerusalemme, della Cisgiordania, di Gaza e della Giordania. Tra gli aiuti offerti anche l’assistenza medica, con la copertura dei costi degli interventi chirurgici e delle emergenze sanitarie, o la fornitura di farmaci. La diffusione del coronavirus ha avuto un forte impatto in Terra Santa, dove si affrontano già difficoltà economiche, politiche e sociali e sempre più persone stanno perdendo il lavoro. In tali circostanze, il Dipartimento dei Servizi Sociali sta intervenendo non solo con aiuti materiali, ma anche con il supporto psicologico. (TC)

8 ottobre - ITALIA - Il restauro dell’antico Ospitale di San Pellegrino, crocevia di arte, fede e ospitalità, in mostra al museo diocesano di Brugnato

Ha costituito per secoli la porta di accesso alla Liguria e alla Valle del Vara. Costruito nel 1382 accanto al fiume Taro, a ridosso della dorsale appenninica, per offrire un luogo di sosta a pellegrini, pastori e mercanti l’Ospitale di San Pellegrino è protagonista di una mostra allestita presso il Museo diocesano di Brugnato dal 9 ottobre al 12 dicembre. L’esposizione racconta in particolare il restauro di quello che è uno dei luoghi più cari ai fedeli della Diocesi di La Spezia – Sarzana – Brugnato. Grazie a tale progetto presentato per i previsti finanziamenti, la struttura potrà ora riconfermarsi come degno luogo di sosta per chi transita nella zona. Il complesso originario comprendeva un piccolo Oratorio, alcune stanze per passare la notte, una corte protetta da un muro e un porticato. Con il tempo divenne la base di una economia fiorente quando venne aggiunta la dogana, mentre un ponte sul Taro permetteva alla greggi in transumanza, provenienti dalla Riviera ligure, di raggiungere le pianure parmensi e piacentine. In ragione di questo ruolo strategico, autorità e famiglie locali arricchirono la piccola chiesa di opere ammirevoli, come l’elegante fregio sulla parete di fondo, la statua lignea settecentesca di San Pellegrino e sei busti reliquiario. Tutti reperti grazie ai quali l’Ospitale rappresenta un tipico esempio dei tanti tesori di arte, fede e ospitalità da cui è caratterizzata l’Italia dei monti. (PO)

8 ottobre - IRLANDA DEL NORD Vescovi: qualsiasi intesa su Brexit deve rispettare Accordo Venerdì Santo

“Qualsiasi accordo sulla Brexit deve rispettare le disposizione dell’Accordo del Venerdì Santo”, siglato nel 1998 dai rappresentanti britannici e irlandesi: lo scrivono i vescovi dell’Irlanda del Nord in una lettera pubblica inviata ai rappresentanti politici di Irlanda, Regno Unito, Unione Europea e Stati Uniti. La missiva arriva mentre proseguono con difficoltà i negoziati per chiudere un accordo per il dopo-Brexit, ovvero l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. “L’Accordo del Venerdì Santo – si legge nella missiva - pietra angolare fondamentale del progresso verso la pace in Irlanda del Nord, è talmente essenziale per la nostra visione comune del futuro che non può essere in alcun modo messo a repentaglio. I governi del Regno Unito e dell'Irlanda, in quanto firmatari di questo accordo, devono entrambi garantire, insieme a Europa, Stati Uniti e resto nel mondo, che un’intesa sulla Brexit venga formulata intorno alle disposizioni di questo accordo e non in contrasto con esse”, pena la sua non accettazione da parte dell’Irlanda. I presuli nordirlandesi temono, in particolare, il ritorno di “infrastrutture di confine” sul territorio dell’isola, una volta completata la Brexit. La nuova Legge sul mercato interno varata il 9 settembre dal Governo Johnson, infatti, modifica l'accordo secondo il quale l’Irlanda del Nord si sarebbe allineata alle norme del mercato unico europeo in modo da non ricreare una frontiera fisica con la Repubblica d'Irlanda. Una decisione costata a Johnson la minaccia, da parte di Bruxelles, di una procedura di infrazione per aver violato gli obblighi contenuti nell’accordo di recesso siglato da Regno Unito e Ue il 20 gennaio scorso. “Qualsiasi apparato di frontiera, anche solo per controlli doganali e commerciali”, dunque, “sarebbe un pericoloso passo indietro” e “metterebbe inevitabilmente a repentaglio la fragile pace e la stabilità politica verso cui sono stati fatti sostanziali passi avanti dall'accordo del Venerdì Santo”. “Ci rivolgiamo ai negoziatori - scrivono i presuli - affinché facciano il possibile per evitare uno scenario di ‘no-deal’, ovvero una Brexit senza un accordo specifico tra Regno Unito e Ue, perché “ciò avrà gravi e durature conseguenze negative per l'economia, per la società, per la pace e la stabilità dell'isola”. I vescovi riconoscono, poi, il fatto che “qualsiasi Parlamento può esercitare la sua sovranità promulgando o abrogando leggi; tuttavia, lo stato di diritto richiede la certezza del diritto”. Diversamente, si finisce per “tradire i principî di fiducia e di trasparenza, così cruciali per le relazioni diplomatiche globali positive”. “Senza il rispetto del diritto internazionale, il mondo è un luogo più pericoloso”, sottolinea la lettera, richiamando il governo britannico ad adempiere alla sua “responsabilità di proteggere il bene comune”. Allo stesso tempo, i vescovi nord-irlandesi auspicano che “la posizione eccezionale dell’Irlanda de Nord nei negoziati in corso sia accolta e rispettata”, perché i pilastri della sua identità arrivano fino “ad un forte legame con l’Europa”. L’Irlanda del Nord ha ottenuto “numerosi risultati come modello di costruzione di pace e di riconciliazione”, prosegue la missiva, ma “rimane una società post-conflitto che deve affrontare molte sfide”, tra cui “l'eredità dolorosa e traumatica della divisione”. Inoltre, di fronte ad “un’economia fragile”, ad ampie sacche della popolazione, soprattutto giovane, che vivono “emarginate e in povertà” e alle conseguenze “devastanti” della pandemia da Covid-19, “l’incertezza che circonda l’esito degli attuali negoziati sulla Brexit è allarmante”. L'Irlanda del Nord “è anche un Paese altamente vulnerabile – scrivono i vescovi - Questa vulnerabilità si riflette senza dubbio nel suo voto di maggioranza (56 per cento) a favore della permanenza all'interno dell'Ue”. La popolazione locale “è preoccupata che l'esito dei negoziati in corso possa compromettere il modo in cui vive la sua vita quotidiana”, e tali preoccupazioni, “più acute nelle regioni di confine, devono essere comprese e rispettate dai negoziatori”. (IP)

8 ottobre - ITALIA Epidemie e antichi rimedi in mostra all’Archivio storico diocesano di Trapani

Una mostra di documenti incentrata sul sapere medico, sull'assistenza pubblica e sulle epidemie nella provincia di Trapani tra il XVI e il XX secolo. E’ quella proposta per il prossimo 11 ottobre dall’Archivio storico diocesano in collaborazione con l’Archivio di Stato di Trapani  in occasione dell’edizione 2020 di “Domeniche di carta”. L’appuntamento annuale alla scoperta del patrimonio archivistico proposto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e la Direzione Generale Archivi è dedicato quest’anno al tema "Epidemie e antichi rimedi". L’esposizione trapanese propone per lo più documenti inediti e si svolge presso le sedi dei due archivi: all’Archivio storico diocesano sarà possibile visionare scritture sui tre antichi ospedali cittadini, l'ospedale di Sant'Antonio, quello di San Sebastiano e quello dei Pellegrini e convalescenti. Non solo: in mostra anche atti relativi alla medicina trapanese,  documenti vari sulle epidemie di colera che infuriarono nell'isola tra il 1831 e il 1912 e sulla spagnola del 1918, registri dei morti di colera per l'anno 1837 delle più antiche parrocchie cittadine, circolari ministeriali e disposizioni vescovili in merito alle precauzioni sanitarie da rispettare in città e all'interno delle chiese. L’Archivio di Stato di Trapani sarà invece sede espositiva per carte provenienti dagli ospedali un tempo esistenti del capoluogo, insieme ad antiche ricette e medicamenti. Spazio anche ai rimedi tradizionali, alla salute pubblica, con particolare riguardo all'infanzia abbandonata e alla vaccinazione. Protagoniste le epidemie che nei secoli hanno colpito il territorio: dalle misure di contenimento messe in atto per arginarle alle reazioni della popolazione di fronte alla paura del contagio. Significativo il racconto delle carte processuali relative al terribile morbo del colera di fine Ottocento. L’ingresso alla mostra è libero ed è regolato nel rispetto delle norme anticovid. (PO)

8 ottobre - IRLANDA Fine vita. Episcopato: “Non esiste una vita senza valore”

“La dignità umana è insita in ogni persona fin dal primo momento della sua esistenza.  Anche nelle circostanze più difficili, non perdiamo mai quella dignità intrinseca, che porta una qualità e un significato unico a tutto ciò che facciamo e che siamo”. È quanto viene detto dai vescovi della Conferenza episcopale irlandese, a conclusione dell’Assemblea plenaria autunnale, in una dichiarazione rilasciata oggi dal titolo “Cura nel fine vita”.  I vescovi ricordano come a partire dall’Our Lady’s Hospice, Harold's Cross, a Dublino, nel 1879, grazie anche al sostegno pubblico, l'offerta di cure ospedaliere si sia diffusa in ogni angolo del Paese, per fa sì che “la morte non fosse né affrettata né rinviata” e “il dolore e altri sintomi dolorosi venissero alleviati" nei malati terminali. Sono questi i principi che hanno ispirato persone di ogni credo religioso a fornire assistenza nel fine vita, nella gestione del dolore o semplicemente comunicando la propria presenza e vicinanza, anche nel caso in cui ulteriori cure mediche fossero inutili per queste persone. Ciò che infatti può fare un’enorme differenza nell’ambito della cura nella fase di fine vita sono proprio le relazioni, sottolineano i vescovi: il sostegno dei familiari, degli amici e dei professionisti sanitari, compresi i cappellani che offrono cure pastorali e sacramentali. “Le cure palliative - continuano -, oltre a sostenere il rispetto assoluto per la vita umana, riconoscono e accettano la realtà dell'avvicinarsi della morte”. Nelle ultime settimane di malattia terminale, esse possono migliorare notevolmente l’esperienza di vita di chi sta morendo  e permettergli di vivere più pienamente il tempo che rimane fino alla morte naturale. Molti specialisti hanno infatti notato come spesso si riesca proprio in questi momenti a guarire le relazioni, a lavorare  su questioni personali irrisolte e ad entrare in un rapporto più profondo con Dio. Tuttavia, tali cure - precisano - “non devono essere confuse con l'eutanasia o il suicidio assistito, che comporta l'intenzione specifica di porre fine a una vita umana”. Una volta che il suicidio assistito, infatti, viene accettato in linea di principio, diventa molto difficile tracciare un confine, come è avvenuto in molti Paesi, che hanno iniziato a legalizzarlo. “Vogliamo dire molto chiaramente che non esiste una vita senza valore”, dichiarano infine i vescovi irlandesi, sperando così di dare voce a coloro che, in un momento di vulnerabilità, sentono di non avere voce. E ricordando come medici e infermieri siano chiamati ad essere difensori della vita e come “non dovrebbero mai essere tenuti ad assistere in alcun modo alla fine intenzionale della vita”, i presuli concludono invitando le persone a riflettere sul modo in cui suicidio assistito ed eutanasia rappresentino una minaccia per l’etica sanitaria. (AP)

8 ottobre - ITALIA Carcere. Venerdì 16 ottobre la XIII edizione del Premio Castelli per i migliori racconti di detenuti sul tema “Il mondo fuori visto da dentro”

“Il mondo di fuori visto da dentro”: è stato questo il filo conduttore della tredicesima edizione del Premio Carlo Castelli per la solidarietà organizzato dalla Società San Vincenzo De’ Paoli, concorso letterario che premia i migliori racconti inviati dagli ospiti degli istituti penitenziari italiani. Per la prima volta trasmessa anche in diretta su Facebook e Youtube a partire dalle ore 18, la cerimonia di premiazione si svolgerà venerdì 16 ottobre presso la sede di Palazzo Maffei Marescotti in via della Pigna 13/A. Il concorso ha ricevuto il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero della Giustizia e dell’Università Europea di Roma; con lo speciale riconoscimento della medaglia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Tra i media partner, invece, annovera il Pontificio Dicastero per la Comunicazione (Radio Vaticana, Vatican Media e Osservatore Romano), TV2000 e Radio InBlu. Come ogni anno, anche per questa edizione sono giunti elaborati da numerosi istituti di pena di tutta Italia. Ai primi tre classificati la giuria assegnerà un “doppio” premio in denaro: una parte verrà consegnata all’autore, mentre un’altra somma verrà destinata ad un’opera di solidarietà. Nello specifico, i vincitori riceveranno rispettivamente 1.000, 800 e 600 euro, mentre saranno devoluti, nell’ordine: 1.000 euro per finanziare la costruzione di un’aula scolastica nel Centro Effata di Nisiporesti in Romania; 1.000 euro per un progetto formativo e di reinserimento sociale di una giovane dell’Istituto minorile di Casal del Marmo a Roma; 800 euro per l’adozione a distanza di una bambina dell’India. In questo modo “anche chi ha sbagliato nella vita e vive l’esperienza della reclusione, avrà la possibilità di compiere una buona azione. Riteniamo che questo sia uno stimolo per aiutare il recluso a riconciliarsi con il proprio vissuto e con la società”, afferma Antonio Gianfico, presidente della Federazione nazionale della Società di San Vincenzo De’ Paoli. “Viene da chiedersi come possa una persona ristretta in carcere percepire la realtà esterna”: è la domanda che pone Claudio Messina, delegato nazionale Carceri della Società di San Vincenzo De’ Paoli e ideatore del Premio Carlo Castelli, commentando il tema di quest’anno. “La galera interrompe bruscamente una condizione di vita e ne determina un’altra piena di limitazioni e divieti, tagliando contatti esterni e causando grossi condizionamenti ed una forte regressione nello sviluppo della personalità e nelle relazioni”, ha aggiunto. Dai racconti dei detenuti emerge proprio la consapevolezza di vivere in un “tempo sospeso”, l’ansia di non sapere se, una volta scontata la pena, fuori ci sarà ancora qualcuno ad attenderti, una casa, un lavoro. Ma, dagli elaborati emerge anche un altro sentimento: la paura. Tutti noi, che viviamo nel “mondo di fuori”, durante il lockdown, siamo rimasti in qualche modo “reclusi” nelle nostre abitazioni ed abbiamo sperimentato sensazioni di isolamento e clausura. Come avranno vissuto, i detenuti, la pandemia vista “da dentro?”. Puntando all’essenza della narrazione, stimolando soprattutto la spinta interiore che la persona è capace di sentire e di esprimere, il Premio Castelli vuole significare vicinanza a coloro che hanno intrapreso un percorso di cambiamento, o di conversione, a chi ancora non se ne sente capace, nonché provocare una riflessione in tutte le persone che non vogliono vedere e sentir parlare di carcere. Queste le opere premiate: al primo posto “La paura di decidere chi essere” di Stefania Colombo dalla Casa di reclusione Milano Bollate; secondo classificato “Quello che vedo dall’aldiqua”, di Elton Ziri della Casa di reclusione di Vigevano, Pavia; terzo “Il buco della serratura” di Marcello Spiridigliozzi della Casa di reclusione di Rebibbia a Roma. Inoltre, la Giuria del Premio Carlo Castelli ha conferito dieci segnalazioni di merito ai migliori elaborati pervenuti da vari istituti penitenziari. Le opere finaliste sono raccolte e pubblicate in un volumetto intitolato “Spazi vicini Vite distanti” edito da Anthology Digital Publishing. (RB)

8 ottobre - MONDO Covid-19: le “buone pratiche” per ricostruire le comunità post-pandemia

“Ci troviamo in una fase nuova, caratterizzata da numerose difficoltà e altrettante ripercussioni, in cui siamo chiamati ad affrontare sfide più complesse, dalle quali la crisi causata dalla pandemia non è separata, ma è parte integrante”: si apre così il numero 22 del Bollettino settimanale sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid-19, a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. “Il coronavirus non è l'unica malattia da combattere – si legge - Piuttosto, la pandemia ha messo in luce mali sociali ulteriori”. L’uscita da una crisi è, dunque, “un momento cruciale, che definisce il futuro della società. È tempo di perseguire una vita di servizio, un dono della propria vita per l’altro, per creare una società più equa, meno individualista e più attenta all'ambiente”. Di qui, l’invito del Dicastero a soffermarsi su questa “nuova fase che volge lo sguardo alle buone pratiche degli attori cattolici per creare un futuro migliore, favorire l’integrazione nella nostra società comune e ricostruire la nostra casa comune”.

Gli esempi in Nigeria, Israele e India

Nel mondo, di “buone pratiche” messe in atto dai cattolici se ne registrano tante: in Nigeria, nelle regioni nord-orientali, ad esempio, il Jesuit Refugee Service offre programmi di formazione agricola attraverso una Scuola per la coltivazione ed una Scuola per il commercio. Qui, gli studenti apprendono le tecniche agricole moderne e sostenibili e ricevono vari semi e fertilizzanti, rispettosi dell'ambiente e utili al controllo delle malattie biologiche. In Israele, invece, il collettivo di rifugiate africane, denominato “Kuchinate”, ha realizzato mascherine e bambole di stoffa che sono state poi messe in vendita. Il ricavato rappresenta una fonte di sostentamento per le donne africane richiedenti asilo nel Paese. Il collettivo conta 200 membri attivi è stato sostenuto da diverse organizzazioni caritative cattoliche, tra cui le Suore Comboniane, la spagnola “Manos Unidas” e una parrocchia della Svizzera. E ancora: nello Stato indiano del Bihar, 84 sacerdoti dell'Arcidiocesi di Patna hanno rinunciato a parte del loro reddito mensile in favore dei poveri e dei disoccupati. In tal modo, la Chiesa cattolica è stata in grado di fornire assistenza ai bisognosi, produrre e distribuire maschere protettive e gel disinfettante, e lanciare programmi di consapevolezza sul coronavirus. Nella regione, infatti, circa il 33% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, e più di un milione di lavoratori migranti interni si sono ritrovati disoccupati a causa della pandemia.

D’Ambrosio (Gregoriana): riconnettere tessuto delle relazioni

Ma come fare affinché queste “buone pratiche” non si esauriscano con la fine della pandemia, bensì assumano un significato più ampio e globale, a lungo temine? La risposta principale è nella ricostruzione del tessuto sociale, come spiega padre Rocco D’Ambrosio, professore ordinario di Etica pubblica presso la Facoltà di Scienze Sociali della Gregoriana di Roma:

R. Il problema principale, in questo periodo di crisi sanitaria, sono le relazioni e le limitazioni che le relazioni hanno, a causa della mascherina, delle distanze, dei luoghi che non si possono frequentare. Quindi, la buona pratica da mettere in atto è quella di riconnettere il tessuto delle relazioni. E la comunità è un tessuto di relazioni. Tra l’altro, il virus colpisce il sistema respiratorio e quindi colpisce la nostra capacità di parlare, perché abbiamo difficoltà a farlo. Ed è proprio su questo che si dobbiamo concentrare: come possiamo ritessere le relazioni, nonostante tutte le limitazioni? Alcune volte, penso che sia un po’ superficiale pensare che per ritessere relazioni, basti andare on line, fare una videochiamata, perché questo diventa un po’ troppo comodo e, per altri aspetti, pericoloso. Sono, invece, le relazioni che sono da riavviare. Del resto anche il Papa, nell’Enciclica “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”, non fa altro che parlare della qualità delle relazioni.

D. Come rendere concreto, a partire dalle piccole cose quotidiane, l’auspicio del Pontefice alla fraternità e all’amicizia sociale?

R. Io credo che l’Enciclica sia in controtendenza, nel senso che mentre questa crisi ci porta ad isolarci, ad avere una stanchezza nelle relazioni, “Fratelli tutti” ci sprona ad aprirci, a creare fratellanza. Ci sono tre elementi che mi hanno colpito: prima di tutto, la critica costruttiva a quello che stiamo vivendo, all’individualismo, ad alcuni meccanismi economici e politici. Poi, il Papa fa una lettura delle radici antropologiche della fratellanza e ne fa, quindi, un approfondimento. Quando noi parliamo della necessità di ritessere le relazioni, diamo per scontata la domanda: “Tu cosa pensi delle relazioni? Qual è il valore che ha l’altro per te? Se sei chiuso nel tuo individualismo, è ovvio che non ti apri alle relazioni”. E il terzo passaggio è quello educativo: in questo momento, noi siamo chiamati ad una verifica a 360 gradi, nel senso che dobbiamo chiederci: “Come ho concepito finora le mie relazioni? E come posso migliorale?”. Le espressioni che il Papa usa - “Siamo tutti sulla stessa barca”, “Dobbiamo uscirne insieme”, “Siamo debitori gli uni degli altri” – indicano che, per alcuni di noi, esse non sono più verità. Quindi dobbiamo educarci, auto-formarci e questo non riguarda solo i giovani, bensì anche gli adulti e gli anziani.

D. Paura dell’altro e mancanza di integrazione sono state solo alcune tra le conseguenze sociali più forti della pandemia. Come vincerle adesso?

R. La paura si realizza quando non riusciamo ad interpretare quello che succede, l’ignoto che è davanti a noi. Non dobbiamo nascondere a noi stessi che la crisi sanitaria fa paura: il virus è imprevedibile e l’unica cosa che abbiamo capito è che la sua logica è universale. Questo crea terrore, ma esistono gli antidoti alla paura. Io, come credente, mi dico: “Che senso ha recitare il Salmo ‘Il Signore è il mio Pastore’ e poi, poco dopo, avere paura riguardo al virus?”. Le paure si vincono, quindi, ricavandosi uno spazio interiore e questo vale per tutti, non solo per i credenti. È nell’interiorità che io ricompongo il mosaico di me stesso, il mosaico delle mie relazioni con l’altro e sconfiggo le paure con dei punti fermi.

D. Il Covid-19 ha acceso i riflettori anche sulla necessità di salvaguardare il Creato, perché – come ha detto spesso il Papa – tutto è connesso. Tra le “buone pratiche”, dunque, c’è anche la tutela dell’ambiente?

R. Certamente, senza ombra di dubbio. Però questo nesso è percepito realmente? Cioè: stanno cambiando davvero i nostri modi di approcciarci al Creato? L’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’ sulla cura della casa comune” sta ancora lì, nel senso che l’abbiamo celebrata, ma quante prassi essa ha determinato, a livello personale e comunitario? Il “tutto è connesso” non solo tra di noi, ma anche con la natura, deve ancora diventare un linguaggio universale. 

D. Occorre anche una politica dagli ideali alti, non sottomessa agli interessi della finanza, ma al servizio del bene comune?

R. Faccio riferimento al quinto capitolo della “Fratelli tutti”, quello su “La migliore politica” perché in esso il Papa declina il bene comune. Esso è concetto così ampio che include tutto, che va dal vitto all’alloggio, fino alla libertà religiosa. Bisogna riconoscere, però, che in alcuni ambienti, anche ecclesiali, molte volte il riferimento al bene comune è un po’ retorico. Qual è, invece, la sua declinazione? Il Papa la fa iniziare dal problema del lavoro, perché il lavoro è una traduzione del bene comune. Più avanti, il Pontefice dice che il mercato e la finanza devono garantire il bene di tutti e non creare “gli scarti”; parla di “buone pratiche” che la politica deve mettere in atto. Quindi noi dobbiamo chiedere alla politica il bene comune, ma dobbiamo chiederle di declinarlo con politiche particolari in favore dei poveri, dei migranti, dell’ambiente, della solidarietà con i disoccupati. In tal modo, facciamo davvero un salto di qualità anche come annuncio evangelico riguardo alla politica.

D. Qual è la missione della Chiesa, in questo contesto? Quale ruolo ha in questo momento storico?

R. La missione della Chiesa è alta ed è urgente, perché il Papa è uno dei pochi leader al mondo che guarda un po’ più avanti della realtà contingente. Non dobbiamo lasciarlo da solo. Non a caso, il Pontefice, in “Fratelli tutti”, fa riferimento non solo alla pandemia da Covid-19, ma anche alla crisi economica del 2007, quindi la sua è una profezia maturata nel tempo che impone alle comunità di guardare molto avanti, di portare speranza. Una speranza che non è vuota, ma fondata: è la speranza della fratellanza, delle relazioni che si costruiscono. La domanda che dobbiamo porci, dunque, è la seguente: “Stiamo vivendo la nostra missione in maniera profetica, portando una parola vera, autentica, pregnante all’umanità?”. Pensiamo a quanto è forte l’espressione che il Papa usa nell’Enciclica: “Siamo fatti della stessa carne” (n. 8). È un’espressione bellissima che richiama l’incarnazione, questa concretezza di umanità che deve camminare verso traguardi migliori. Quindi, la missione della Chiesa oggi è alta, è profetica ed è urgente. (IP)

8 ottobre - BRASILE Vescovi partecipano alla realizzazione di tre spot contro il lavoro minorile

Tre spot da trasmettere sulle radio cattoliche, ma da diffondere anche nelle parrocchie e nelle comunità per parlare dell’impegno contro il lavoro minorile. È questo il risultato di una collaborazione tra la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile e il Ministero del Lavoro, attraverso il Coordinamento nazionale per la lotta allo sfruttamento del lavoro minorile e adolescenziale. Lo si apprende dal sito dell’Episcopato brasiliano. Il desiderio del Coordinamento nazionale per la lotta allo sfruttamento del lavoro minorile e adolescenziale è che questi spot siano diffusi il più possibile per sensibilizzare la popolazione su questa grave violazione dei diritti umani e sei danni che causa al pieno e integrale sviluppo dei bambini e degli adolescenti. La Convenzione sui diritti del fanciullo, adottata dall'Assemblea Generale dell'Onu il 20 novembre 1989, riconosce che per il pieno e armonioso sviluppo della personalità del bambino, egli deve crescere all'interno della famiglia, in un ambiente di felicità, amore e comprensione. Inoltre, il bambino deve essere pienamente preparato a una vita indipendente nella società e deve essere educato secondo gli ideali proclamati nella Carta delle Nazioni Unite, soprattutto in uno spirito di pace, dignità, tolleranza, libertà, uguaglianza e solidarietà. Come affermato nella Dichiarazione dei diritti del bambino, inoltre, questi, "a causa della sua mancanza di maturità fisica e mentale, ha bisogno di una protezione e di cure speciali, compresa un'adeguata protezione legale, sia prima che dopo la nascita”. Anche se proibito in Brasile, il lavoro minorile raggiunge almeno 2.4 milioni di bambini e bambine tra i 5 e i 17 anni, secondo l'ultimo rapporto pubblicato dalle autorità competenti. Secondo la stessa indagine, nel 2016 a Rio Grande do Norte c'erano 33mila bambini e adolescenti che lavoravano in modo irregolare, compresi quelli che lavorano per l'autoconsumo, cioè per la sopravvivenza stessa. Nel 2019, delle oltre 159mila segnalazioni di violazioni dei diritti umani ricevute, circa 86.800 hanno avuto come vittime bambini e adolescenti. Di questo totale, 4.245 riguardavano lavoro minorile. I dati provengono dal Ministero della donna, della famiglia e dei diritti umani brasiliano. (RB)

8 ottobre - UNGHERIA Cardinale Erdő celebra 40° anniversario della Cappella Ungherese nelle Grotte Vaticane

Quaranta anni fa, l’8 ottobre 1980, l’allora Pontefice Giovanni Paolo II dedicava una cappella delle Grotte Vaticane alla “Magna Domina Hungarorum”, ovvero la Madonna degli Ungheresi. Quattro decenni dopo, esattamente stamani alle 8.00, il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Budapest-Esztergom, ha celebrato in quella stessa cappella una Messa di ringraziamento. Alla celebrazione hanno preso parte gli ambasciatori di Ungheria presso la Santa Sede e presso l’Italia, rispettivamente Eduard Habsburg-Lothringen e Ádám Zoltán Kovács. La consacrazione della cappella compiuta da San Giovanni Paolo II, ha detto il porporato nella sua omelia, “è stato un gesto indimenticabile, il compimento di un vecchio desiderio degli ungheresi”. “Nella nostra cultura ungherese infatti – ha aggiunto - è presente l’eredità cattolica. E tale eredità significa anche l’apprezzamento e l’accettazione della nostra identità nazionale, ma pure l’apertura del nostro cuore verso tutti gli altri popoli”. Questo è “un fatto che dobbiamo riconoscere e anche approfondire – ha ribadito l’Arcivescovo - perché il nostro cattolicesimo non è soltanto un fatto culturale, bensì una convinzione personale per tutta la vita” “La costruzione di questa cappella quaranta anni fa – ha proseguito il Cardinale Erdő - dimostrava che la Chiesa romana accoglie anche noi, ci rispetta come comunità e ci unisce con gli altri popoli nella fede di Cristo”. Di qui, il richiamo al fatto che, poiché “cattolici di diversi popoli considerano la Vergine come la loro Madre” allora “se abbiamo una madre comune, anche per questo siamo fratelli”. Infine, l’Arcivescovo ha ricordato che la Cappella ungherese della Basilica Vaticana ha “una storia millenaria: essa, infatti, risale alla fondazione di Santo Stefano, primo re ungherese che voleva istituire una casa per i pellegrini ungheresi proprio nel centro della cristianità”. Eretta, in origine vicino all’attuale sagrestia della Basilica Vaticana, nel ‘700 cappella è stata demolita per lasciare spazio ad altri lavori e successivamente riallestita nelle Grotte Vaticane. (IP)

8 ottobre - ITALIA L’arte in periferia. A Roma l’inaugurazione delle pitture di Rodolfo Papa nella parrocchia di Tor de Schiavi

Un luogo in cui poter celebrare il sacramento della Riconciliazione. Vuole rispondere a questa vocazione la cappella del Perdono nella chiesa parrocchiale romana del Ss. Sacramento a Tor de Schiavi. Il sacello ospita un quadro molto caro alla comunità locale: la Madonna del Perdono. Un’opera, questa, che il parroco don Maurizio Mirilli ha voluto valorizzare, affidando la decorazione pittorica delle pareti dell’ambiente al maestro Rodolfo Papa. Il tema delle pitture ad olio è quello della Pentecoste. La Cappella sarà inaugurata il prossimo 25 ottobre al termine della celebrazione eucaristica delle 12.00.. Nel registro superiore della cappella il pittore ha dipinto la discesa dello Spirito Santo in una chiava totalmente innovativa. Questa raffigurazione sovrasta l'immagine della stessa grande piazza in cui si erge la Parrocchia, dipinta invece nel registro inferiore. La cappella è trasformata dal pennello di Rodolfo Papa in una grande epifania cosmica. In dialogo con l’iconografia tradizionale l’artista ha inserito piante e animali dal valore simbolico, ma anche segni nuovi, tra cui una mascherina chirurgica. L’esecuzione delle pitture è avvenuta infatti nel periodo della pandemia. La commissione risale a prima del lockdown. Lo studio ed il disegno dei cartoni sono stati eseguiti nella solitudine dell’atelier del maestro tra marzo e aprile. Le pitture invece sono state realizzate appena terminata la fase di emergenza legata al coronavirus. Rodolfo Papa, artista e storico dell’arte, ha dedicato all’arte sacra molte sue opere, in Italia e all’estero, e significative riflessioni teoriche contenute in testi come “Discorsi sull’arte sacra” e “Papa Francesco e le missione dell’arte”, editi da Cantagalli. Don Maurizio Mirilli è invece noto per i suoi libri tra cui “Un briciolo di gioia...purché sia piena” con premessa di Papa Francesco, edito da San Paolo. Alle tante iniziative sociali di aiuto che da anni mette in campo nella sua parrocchia, situata in un quartiere della periferia romana, il sacerdote ha voluto affiancare questa commissione artistica, nella convinzione che la bellezza sia motivo di riscatto e crescita. (PO)

8 ottobre - IRLANDA #FratelliTutti e #coronavirus tra i temi della plenaria autunnale dei vescovi

Seconda plenaria virtuale, in tempi di pandemia, questo autunno, per i vescovi irlandesi. Come si legge sul sito della Conferenza episcopale d’Irlanda, in conformità con le restrizioni di salute pubblica per prevenire la diffusione di Covid-19, i membri della Conferenza episcopale cattolica irlandese si sono riuniti questa settimana in videoconferenza, invece della consueta sede del Saint Patrick's College, Maynooth.  Durante l'incontro i vescovi hanno riconosciuto la profondità del dolore vissuto dalle persone i cui cari sono morti in questo difficile momento e hanno offerto il loro sostegno di preghiera alle famiglie che hanno sofferto a causa delle restrizioni imposte alla partecipazione ai funerali. I vescovi hanno incoraggiato i fedeli a recitare insieme il Rosario durante il mese di ottobre, in particolare nella "chiesa domestica" di casa propria, per chiedere la protezione di Dio contro il Coronavirus. Tra i principali temi discussi, c’è stata naturalmente la terza lettera enciclica di Papa Francesco “Fratelli Tutti” sulla fraternità umana e l'amicizia sociale: un appello alla solidarietà per tutta l'umanità a vivere in fraternità e amicizia, pubblicata dal Santo Padre domenica 4 ottobre scorso, festa di San Francesco d'Assisi.  I vescovi hanno accolto la nuova enciclica e hanno riflettuto sul suo messaggio provocatorio, in particolare sul fatto che l'amore, che è al centro del Vangelo, raggiunge tutti i nostri "fratelli e sorelle" che condividono la nostra comune umanità, specialmente i più vulnerabili. I vescovi hanno convenuto che è significativo che Papa Francesco abbia scritto questa enciclica durante una pandemia globale, ricordandoci non solo la nostra connessione con tutto il mondo, ma anche la nostra fragilità, la nostra comune vulnerabilità e il comune bisogno di compassione e amore e la speranza che la fede in Dio può portare. “Fratelli Tutti” parla direttamente alla responsabilità della fede e dei leader civici della nostra società, e i vescovi hanno incoraggiato tutti a leggerla per beneficiare della sua guida in questo momento. I presuli d’Irlanda, in questo tempo di pandemia, hanno scritto anche un messaggio rivolto al popolo irlandese, dal titolo “Non perdetevi d'animo”. “Dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19, il popolo irlandese ha affrontato l’emergenza con coraggio, resistenza e compassione. Individui e comunità hanno fatto grandi sacrifici per la protezione della vita, della salute e del Bene Comune – si legge - come molti altri, la Chiesa si è sforzata di sostenere il popolo di fronte a notevoli incertezze e disagi. Abbiamo un grande debito di gratitudine verso i nostri sacerdoti e verso i molti volontari la cui continua dedizione ha fatto sì che le nostre chiese siano rimaste luoghi molto sicuri dove riunirsi per la Messa e i Sacramenti. Siamo stati benedetti anche nell'impegno delle nostre comunità scolastiche che hanno sostenuto i nostri giovani in circostanze molto impegnative, aiutandoli anche nella preparazione ai sacramenti, dalla Prima Comunione e della Cresima”. “Ora che si stanno attuando misure più restrittive, incoraggiamo le persone a perseverare e a non perdersi d'animo.  La fede e la preghiera, in casa e in chiesa possono essere un grande sostegno in tempi difficili.  Mentre sosteniamo pienamente la guida delle autorità sanitarie pubbliche, nei prossimi giorni continueremo a impegnarci in modo costruttivo con le autorità civili per assicurare che la nostra gente abbia accesso continuo al sostegno della Messa e dei Sacramenti e al nutrimento spirituale essenziale per questi tempi difficili.  La celebrazione comunitaria della Messa e dei Sacramenti, anche se in numero limitato, è il cuore di ciò che significa per noi essere una comunità cristiana. Non si tratta di semplici raduni di persone, ma di espressioni profonde di ciò che siamo come Chiesa. Per le parrocchie, e per i singoli cattolici, la perdita di questi supporti spirituali può essere fonte di grande ansia e paura, e può avere un impatto negativo sulla loro salute e sul loro benessere generale”, scrivono ancora i vescovi. I vescovi hanno poi parlato insieme della commemorazione dei Defunti, ormai imminente: “Quest'anno, il mese di novembre, in cui tradizionalmente ricordiamo i morti e preghiamo per i defunti, sarà particolarmente toccante. Sentiamo un enorme desiderio di consolazione e di speranza nel cuore della nostra gente”.  I vescovi hanno inoltre annunciato per il Primo novembre alle 15 un breve servizio di preghiera per dedicare il nuovo mese alla "Memoria dei morti e alla preghiera per i Beati" e invitato tutti gli irlandesi a unirsi a loro, anche da lontano, con la preghiera. Per quanto riguarda, invece, l’Avvento e il Natale, anche questi quest'anno saranno diversi secondo i vescovi: “L'Avvento, come tempo di paziente, speranzosa attesa e desiderio, avrà una particolare risonanza in questi tempi, mentre la tanto necessaria gioia del Natale potrebbe essere mitigata dall'impatto delle restrizioni. Incoraggiamo le comunità parrocchiali a esplorare in modo creativo i modi in cui la speranza dell'Avvento e la gioia del Natale possono essere realizzate e celebrate in modo sicuro”, hanno ribadito. I membri della Conferenza episcopale hanno poi sottolineato come Papa Francesco, nella nuova Enciclica, presenti l'esempio del Buon Samaritano per esortarci ad avvicinarci ai più vulnerabili tra i nostri fratelli e le nostre sorelle in tutto il mondo: “Siamo consapevoli che la pandemia ha avuto un grave impatto sui mezzi di sussistenza di molte famiglie irlandesi. La situazione dei poveri e dei senzatetto, e i bisogni dei nostri anziani e dei più vulnerabili, sono stati gettati in un profondo sollievo – hanno detto - la pandemia ha anche accresciuto la nostra consapevolezza di cosa sia un fenomeno globale. Ha avuto un impatto gravissimo sulle persone in tutto il mondo che sono già gravemente svantaggiate in termini di povertà e di mancanza di accesso all'assistenza sanitaria.  Anche se ci troviamo di fronte a sfide difficili nella nostra vita e nella nostra terra, non dimentichiamo il bisogno di solidarietà con tutti i nostri fratelli e sorelle che soffrono in tutto il mondo”. (RB)

8 ottobre - FILIPPINE #coronavirus L'impegno della diocesi di Bicol nella prevenzione dei suicidi

Dinanzi al crescente numero di casi di depressione e di suicidio nella provincia di Albay, la diocesi di Bicol sta cercando di intensificare i suoi sforzi e di prendere misure proattive per affrontare il “fenomeno” in questo tempo di pandemia. Lo ha detto monsignor Joel Baylon, vescovo di Legazpi, sulla pagina web dell’Episcopato, sottolineando come la diocesi non sia esente dai "tristi effetti" della crisi sanitaria, soprattutto sulla salute mentale delle persone. Dopo che, recentemente, in una sola città, circa nove giovani si sono tolti la vita, la la Chiesa di Bicol ha cercato il supporto di esperti in salute mentale per fornire aiuto alle comunità più vulnerabili. Esperti, che - ha riferito il vescovo di Legazpi - hanno dato il via anche ad un programma radiofonico per creare consapevolezza e guidare ad una corretta comprensione del suicidio e dei problemi correlati, come l'ansia e la depressione. "Un improvviso aumento dei casi (di suicidio) - ha affermato il presule - ci ha fatto decidere di intensificare gli sforzi per affrontare questo fenomeno”. Monsignor Baylon ha parlato, dunque, di una collaborazione della Chiesa con le agenzie sanitarie governative e del suo impegno nella promozione di una serie di webinar, in diverse parrocchie, che aiutino a diffondere le informazioni. "Ora, parte della risposta della diocesi è di riunire un gruppo di professionisti e volontari in ogni parrocchia - ha concluso -, e di istituire un comitato per la salute mentale in modo che questi problemi possano essere affrontati". (AP)

8 ottobre - AFRICA #FratelliTutti. Secam: vera fraternità è risposta a sfida della pandemia

“Una vera fratellanza è un’appropriata risposta alle sfide poste dalla pandemia da Covid-19”: lo scrive il Cardinale Philippe Cardinale Ouédraogo, presidente del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar), in una nota a commento dell’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”, firmata il 3 ottobre ad Assisi e pubblicata il giorno successivo. Il porporato rilancia, dunque, l’appello del Pontefice ad intensificare “gli sforzi verso la vera fraternità, la solidarietà, il dialogo, l'accettazione reciproca, la fiducia e il sostegno, che sono valori cruciali per il nostro mondo attuale, visibilmente diviso per cultura, religione o principi politici e ideologici”. Dal Cardinale Ouédraogo anche un forte monito: “È giunto il momento di dire basta totalmente agli interessi personali, alle barriere culturali, alle persecuzioni religiose e al radicalismo delle religioni, così da porre fine al terrorismo ovunque nel mondo ed a lavorare assiduamente per la libertà religiosa”. All’Africa ed al Madagascar, aggiunge il presidente del Secam, l'Enciclica ricorda “ancora una volta la necessità di intensificare gli sforzi per costruire la Chiesa come Famiglia di Dio, evitando l’etnocentrismo e l'eccessivo particolarismo in favore della riconciliazione e della vera comunione tra le diverse etnie, così da promuovere la solidarietà e la condivisione di personale e risorse tra le Chiese particolari, senza discriminazioni etniche”. In questo modo, sottolinea il Cardinale Ouédraogo, “la vera fraternità e amicizia sociale si concretizzeranno non solo con le parole, ma anche con l'altruismo e una nobile condotta da parte di tutti gli esseri umani; con una leadership responsabile, all'interno e all'esterno della Chiesa, al servizio del bene comune e della dignità di ogni essere umano”. Infine, il Secam invita “tutti i popoli dell'Africa e delle isole circostanti”, in particolare “i cristiani”, non solo a “studiare con attenzione l’Enciclica, ma anche a rispondere positivamente ad essa in ambito familiare, culturale, religioso, politico, sociale e imprenditoriale”. (IP)

8 ottobre - ITALIA Il 14 ottobre a Roma evento conclusivo della campagna CEI “Liberi di partire, liberi di restare”

Si terrà mercoledì 14 ottobre, dalle 10 alle 13.30, a Roma, presso il Centro Congressi Auditorium Aurelia, via Aurelia, 796, l’evento conclusivo della Campagna CEI “Liberi di partire, liberi di restare”, volta a sensibilizzare la popolazione italiana sul tema delle migrazioni e a realizzare progetti concreti nei Paesi di partenza, transito e accoglienza. L’evento, che si aprirà con la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale  Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, vedrà l’intervento di monsignor Stefano Russo, segretario generale della CEI, e del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna. Seguirà una tavola rotonda cui parteciperanno Paolo Zenarollavice-direttore Caritas Udinepadre Antonio Leuci, direttore Caritas Albania; don Antonio Polidoro, direttore ufficio Migrantes Matera, e Germano GarattoCoordinatore di RE-AGIRE con i Migranti Onlus. Le conclusioni saranno affidate a don Leonardo Di Mauroresponsabile del Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo. Sarà possibile seguire l’evento sia in presenza, fino ad esaurimento dei posti debitamenti distanziati nel rispetto della normativa sanitaria, presentandosi almeno 30 minuti prima dell’inizio dell’evento, che in diretta streaming sui canali YouTube e Facebook della Conferenza episcopale italiana. A tutti i partecipanti sarà richiesto di sottoscrivere un’autocertificazione e di sottoporsi alla misurazione della temperatura. (AP)

8 ottobre - SPAGNA “Eccomi, mandatemi”, iniziata la campagna Domund della Giornata missionaria mondiale

Con il motto "Eccomi, mandatemi", anche quest'anno è iniziata la campagna di Domund, la Giornata missionaria mondiale chiamata dal Papa per coinvolgere tutti nella missione della Chiesa. Lo scrive il sito della Conferenza episcopale spagnola. Quest'anno il Domund si trova ad affrontare una situazione difficile a causa della pandemia da Coronavirus; per questo le Pontificie Opere Missionarie hanno deciso di rendere la campagna più digitale, attraverso il lancio del video di Domund e del sito www.domund.es. In questo sito web è possibile conoscere in modo interattivo, con maggiori dettagli, la storia di ciascuna delle missionarie che vi compaiono, insieme a quelle della suora che appare nel poster, suor Juana Dominguez, missionaria in Angola. Nel video, insieme alle loro testimonianze, si spiega come il denaro del Domund sostenga e abbia fatto crescere negli ultimi 30 anni le diocesi in cui questi missionari danno la loro vita. Questi sono solo sei esempi delle 1.115 diocesi del mondo che dipendono da Domund. Tra le iniziative, la prima gara virtuale di Domund "Running through the Domund" e la mostra "The Domund in the open" a Burgos. La conferenza stampa di presentazione della campagna avrà luogo il 13 ottobre alle 11 presso la sede delle Pontificie Opere Missionarie, e sarà tenuta da José María Calderón, direttore nazionale del Pom in Spagna e direttore della Commissione episcopale per le Missioni e la Cooperazione con le Chiese della Cee; monsignor Bernardito Auza, Nunzio Apostolico in Spagna, ed Enrique Rosich, missionario comboniano in Ciad. (RB)

8 ottobre - BRASILE 1° riunione Osservatorio Diritti umani. Presidente vescovi: puntare su sviluppo sostenibile

Puntare sullo sviluppo sostenibile per una società più giusta e fraterna: questo l’obiettivo suggerito dall'arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, all'Osservatorio dei diritti umani della magistratura. L’organismo ha tenuto, il 6 ottobre, la sua prima riunione, svoltasi in modalità virtuale, alla quale ha preso parte anche il presidente dei vescovi. “Il dibattito sullo sviluppo sostenibile deve essere al centro del lavoro dell'Osservatorio – ha detto il presule - Siamo in un momento disastroso per l'ambiente e abbiamo bisogno della forza della magistratura per poter avviare un nuovo percorso. Trattiamo il nostro pianeta in modo sbagliato e, di conseguenza, il nostro pianeta si è ammalato". Dall’Arcivescovo di Belo Horizonte anche l’impegno a lavorare su “la vulnerabilità economica e sociale”. “Stiamo scommettendo su una nuova economia – ha spiegato – non segnata dall'idolatria del denaro, per costruire maggiori progressi e i diritti fondamentali per le persone”. Alla riunione è intervenuto anche Luiz Fux, presidente del Consiglio nazionale della Giustizia (Cnj) e della Corte Suprema, il quale ha invitato tutti i brasiliani a costruire "soluzioni eque che sradichino le violenze commesse contro le minoranze più vulnerabili". "Durante la mia amministrazione – ha promesso – la società civile avrà voce in capitolo nella giustizia, per proporre iniziative in materia di diritti umani. L'Osservatorio sarà un canale permanente di dialogo per questo dibattito e l'attuazione di misure concrete per promuovere la dignità della persona umana". Creato dal Cnj stesso, l’Osservatorio è composto da 19 membri e riunisce leader religiosi, rappresentanti della società civile, del mondo accademico, alcuni enti, artisti e musicisti che hanno esperienza o formazione in materia di diritti umani. L’obiettivo dell’organismo è quello di promuovere la garanzia dei diritti di ogni essere umano attraverso l'azione della magistratura. (IP)

8 ottobre - REGNO UNITO #coronavirus Gli aiuti di ACS  alla Chiesa del nord-est dell’India e alle suore francescane del Kenya

Questo mese, Aiuto alla Chiesa che Soffre Regno Unito, porterà il suo sostegno alla Chiesa del nord-est dell’India e alle suore dell'Africa orientale, in difficoltà per la diffusione della pandemia di Covid-19 e per problemi correlati. Monsignor James Thoppil, vescovo di Kohima, nello Stato di Nagaland, ha riportato ad ACS notizie poco incoraggianti sull’India, parlando di “tragedie su tragedie e casi crescenti di contagi da coronavirus”, che nella nazione sarebbero oltre 50.000 al giorno, molti di più che negli Stati Uniti, e in Nagaland avrebbero superato i 200 casi al giorno. Dinanzi a questo scenario, ACS ha avviato, dunque, un piano quinquennale a sostegno di 27 sacerdoti, 49 suore e nove catechisti che operano nelle parrocchie della diocesi di Kohima. L’associazione ha fornito più di 34 mila sterline alle 17 diocesi incapaci di far fronte all’emergenza sanitaria ed economica generata dalla diffusione della pandemia di coronavirus. Mascherine, sapone e disinfettante per le mani verranno invece distribuite in Kenya alle suore francescane per sostenerle nella loro opera, che comprende la gestione di scuole, ospedali e cliniche, oltre al lavoro in istituzioni sanitarie statali e all’assistenza domiciliare ai malati di HIV/AIDS. Suor Mary Benigna Aoko, superiora generale delle Suore Francescane di Sant'Anna (FSSA), ha infatti raccontato come anche la loro Congregazione stia vivendo gli effetti negativi della pandemia che sta devastando il mondo e ha dunque ringraziato tutti  i benefattori per la loro generosità. A questo ringraziamento, verso coloro che sostengono l'opera di carità, si è unito anche Neville Kyrke-Smith, direttore nazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre Regno Unito. "ACS – ha detto -  ha appena approvato una serie di progetti per aiutare la Chiesa a continuare la sua missione d'amore in tutto il mondo, tra cui la riparazione di cappelle in Ciad e Benin, il sostegno pastorale alle famiglie sfollate in Mozambico e la fornitura di copie della nostra Bibbia del Fanciullo in Camerun”.  Egli ha sottolineato come, in un momento di crisi, sia più che mai importante sostenere chi si occupa disinteressatamente degli altri, nonostante i rischi.. “La nostra sentita gratitudine – ha concluso - va a tutti gli amici e benefattori di ACS, che stanno aiutando a rendere l'amore di Cristo una realtà viva per i nostri fratelli e sorelle sofferenti". (AP)

8 ottobre - EUROPA #coronavirus. Incontro Comece sulle priorità dell’Ue nel post-pandemia

Quali sono le priorità dell’Unione Europea (Ue) nel post-pandemia da Covid-19? A questa domanda ha voluto rispondere l’incontro virtuale organizzato dalla Commissione per le relazioni esterne della Comece (Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea), svoltosi il 29 settembre. Durante i lavori, si legge nel comunicato finale diffuso ieri, “è stato sottolineato l'importante ruolo che l'Ue potrebbe svolgere nel guidare gli sforzi globali per rinvigorire il multilateralismo”. Presieduto da Monsignor Rimantas Norvila, vescovo di Vilkaviskas, in Lituania, l’incontro “ha sottolineato la necessità di un approccio incentrato sulle persone e basato sui valori nelle politiche umanitarie, di sviluppo, commerciali e di sicurezza dell'Ue, divenute ancora più urgenti a causa dell'impatto socio-economico di Covid-19”. “L’Unione europea ha un ruolo chiave da svolgere – ha dichiarato in particolare Monsignor Norvila - per evitare che le rivalità riprendano forza e per guidare gli sforzi per il rilancio di una vera comunità globale, basata sul dialogo multilaterale e sulla cooperazione fiduciosa". I partecipanti alla riunione hanno riflettuto anche su “le possibilità, per l'Ue, di aumentare il suo impegno nel creare le condizioni per una risoluzione pacifica della crisi nei Paesi vicini all'Unione, sia ai suoi confini orientali che meridionali”. Ai lavori ha preso parte anche il Segretario generale del Secam (Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar), don Terwase Henry Akaabiam, con il quale si è riflettuto “sulle modalità specifiche da mettere in atto per un partenariato equo e incentrato sulle persone tra Europa e Africa, in vista del vertice 2021 tra Unione Europea e Unione Africana”. Infine, si è avuto “uno scambio di opinioni sulle varie sfide - ecologiche, socio-economiche, geopolitiche e relative ai diritti umani - che la regione Artica sta attualmente affrontando, in vista dell'elaborazione di una specifica riflessione sul suo futuro”. (IP)

8 ottobre - ITALIA Riflessione sulla sostenibilità ambientale, organizzata da Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice e Snam

Il Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti ha ospitato ieri a Roma una riflessione sulla sostenibilità ambientale, organizzata da Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice e Snam. Lo spunto è stato il libro “Rivoluzione Idrogeno. La piccola molecola che può salvare il mondo” di Marco Alverà

In un momento in cui l’emergenza Covid-19 è tutt’altro che passata, è l’ora di puntare a “ciò che di utile possiamo e dobbiamo fare nel futuro, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile”. Con queste parole Eutimio Tiliacos, segretario generale della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, ha inaugurato ieri l’incontro “La sostenibilità ambientale per una società inclusiva nel post pandemia - La sfida globale per superare le diseguaglianze”, ospitato a Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti a Roma. “Speranza” è stata la parola che ha contrassegnato tutto l’evento, caratterizzato da una riflessione sul libro “Rivoluzione Idrogeno. La piccola molecola che può salvare il mondo” di Marco Alverà, amministratore delegato della società di infrastrutture energetiche Snam. In un’epoca di crisi climatica, deforestazione, inquinamento, pandemia, l’esortazione di Tiliacos è stata a soffermarsi oggi sul principio di “responsabilità” che è tema “cardine”, fin dalla nascita nel 1993, dell’azione della Centesimus Annus, soprattutto riguardo al rapporto tra etica e tecnologia: una responsabilità - ha spiegato il segretario generale della Fondazione - intesa come “effetto delle proprie azioni” non in particolare “nell’immediata sfera delle persone che ci circondano, come l’ambiente familiare o di lavoro, ma nei confronti dei terzi”, del mondo intero, dell’umanità, dei cosiddetti “invisibili”: “gli effetti delle nostre azioni - ha osservato - si esplicano nei confronti di persone che non abbiamo mai conosciuto e mai conosceremo perché magari vivono dall’altra parte del mondo”. “È fondamentale fare cultura dell'energia, fare cultura dei cambiamenti climatici” che rappresentano “la sfida più importante per la nostra generazione”, ha detto Marco Alverà. “Siamo convinti che esista una soluzione ai cambiamenti climatici che passa anche per l'idrogeno e vogliamo trasmettere un messaggio di speranza. Perché la speranza genera azione e c’è bisogno di molta azione per risolvere e affrontare i temi climatici”. Nel suo libro, edito in agosto da Mondadori, Alverà vede nell’idrogeno una soluzione da affiancare all'elettricità rinnovabile: “è sostanzialmente un modo per portare l'energia del sole direttamente nelle nostre case, nelle nostre macchine, nelle nostre fabbriche”, ha aggiunto nel corso del dibattito, pensando inoltre ad una produzione di energia a basso costo proprio dal sole o dal vento, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo. Sulla questione ambientale, l’obiettivo è quello di coinvolgere i giovani, “molto più motivati di noi” al riguardo, ha fatto notare Paolo Garonna, ordinario di Economia politica all’Università Luiss Guido Carli e membro del comitato scientifico della Fondazione Centesimus Annus, intervenuto all’incontro a cui ha partecipato anche Gianni Letta, presidente di Civita. Le sfide del mondo di oggi - ha evidenziato Garonna - “richiedono, in un momento di grande incertezza, una forte spinta verso l’impegno al dialogo universale”, secondo i principi della recente enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti e gli insegnamenti della precedente, la Laudato si’. D’altra parte, ha ricordato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, il Pontefice “parla di ecologia da un punto di vista integrale. L’ecologia - ha proseguito - è importante perché pone al centro le persone, il rapporto tra Creatore e creato, la dignità umana”. La sfida è dunque quella di “occuparci di tutto ciò che riguarda il pianeta, dall’economia all’energia, perché riguarda noi, le nostre radici, i nostri figli”. (GA)

8 ottobre - AUSTRALIA #coronavirus. Caritas: sì ad ulteriori aiuti per contrastare pandemia

È con favore che Caritas Australia l’annuncio dato dal governo nazionale sul bilancio federale: previsto, infatti, un aumento del sostegno economico per la risposta alla pandemia da Covid-19 e per favorire la ripresa. I fondi stanziati ammonteranno a 304,7 milioni di dollari nei prossimi due anni e verranno investiti a favore della regione del Pacifico e a Timor Est. La decisione dell’esecutivo arriva “in un momento cruciale – si legge in una nota della Caritas – perché il coronavirus spingerà, probabilmente, altri 530 milioni di persone nella povertà nell’arco di un anno, il che segnerà il primo aumento del tasso di indigenza globale nell’arco di due decenni”.  “Abbiamo visto l’impatto devastante del Covid-19 sulle comunità emarginate con cui lavoriamo - spiega Kirsty Robertson, direttore di Caritas Australia – Accogliamo quindi con favore questo impegno del governo, considerandolo un passo importante per garantire che il nostro prossimo più vulnerabile sia sostenuto in questa fase critica”. Al contempo, però, l’organismo caritativo si dice “profondamente preoccupato” per il fatto che l’esecutivo abbia tagliato gli aiuti destinati ad alcuni Paesi in Asia meridionale e occidentale, in Africa e Medio Oriente: "Questo significa che le comunità vulnerabili in Afghanistan e in Bangladesh, ad esempio, non riceveranno il supporto di cui hanno bisogno per contrastare la pandemia”, spiega la Robertson. Tuttavia, aggiunge, “la pandemia ha cambiato il mondo per tutti” e quindi “non ha più senso che la comunità internazionale pensi ancora in termini di 'loro' e 'quelli': bisogna pensare solo come ‘noi’”. Il sostegno per i Paesi più vulnerabili è “un passo importante”, conclude la responsabile di Caritas Australia, ma “è fondamentale che questi sforzi siano portati avanti a lungo termine”. (IP)

8 ottobre - UCRAINA #LaudatoSi’. XIII Settimana sociale ecumenica. Shevchuk: rispetto del Creato diventi sforzo comune nel Paese

“La nostra società deve, finalmente, rendersi conto che è impossibile fornire le condizioni necessarie per la vita e lo sviluppo dell’uomo e della società senza un radicale cambiamento del nostro atteggiamento nei confronti dell’ambiente”. Queste le parole che l'Arcivescovo di Kiev-Halyč e capo della Chiesa greco-cattolica dell'Ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, ha rivolto agli organizzatori e ai partecipanti della XIII edizione della Settimana sociale ecumenica che si tiene a Leopoli (Ucraina) dal 7 al 10 ottobre, in una lettera. L’evento, che si svolge quasi interamente on line a causa dell’emergenza Covid, è stato organizzato dall’Istituto di studi ecumenici dell’Università cattolica ucraina di Leopoli, con la Fondazione Konrad Adenauer e le autorità locali. Nel corso dei quattro giorni, i partecipanti, tra i quali ci sono ambientalisti, imprenditori, scienziati, teologi, rappresentanti delle autorità civili, del mondo accademico e dei media, potranno accedere a circa 20 incontri sul web con circa 80 relatori, sui temi dell’ecologia integrale e cercheranno di dare le risposte alle attuali sfide ecologiche. Il tema della XIII Settimana sociale ecumenica, infatti, è “Sentire il grido della terra. Ecologia integrale in azione” e rispecchia il desiderio degli organizzatori di rispondere all'invito di Papa Francesco a dedicare quest’anno alla riflessione sull'Enciclica Laudato Si’. “Oggi vogliamo sentire il grido della terra, però nello stesso tempo, vogliamo sentire uno l’altro: la Chiesa vuole sentire gli esperti laici, i giornalisti vogliono sentire gli imprenditori, e gli attivisti vogliono sentire i rappresentanti delle autorità civili”, ha detto in apertura dei lavori il direttore dell’Istituto di studi ecumenici, Pavlo Smytsnyuk. Tra i partecipanti della conferenza c’erano il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e l’arcidiacono John Chryssavgis, consigliere per l’ambiente del Patriarca ecumenico Bartolomeo I. Il cardinale Turkson, nel suo discorso dedicato alla riflessione degli ultimi pontefici sul rapporto tra ecologia naturale e umana, ha sottolineato che, “quando si parla dell’ambiente, in effetti si intende il rapporto tra la natura e la società”: “La natura – ha spiegato – non può essere considerata come qualcosa di separato da noi stessi. Noi facciamo parte della natura, il nostro corpo è stato creato dalla terra e si sostiene con i frutti della terra. Quindi siamo inclusi nella natura, e per questo non possiamo comportarci da padroni che abusano della natura”. Il tema dell’intervento dell’arcidiacono John Chryssavgis è intitolato “La cura del creato e il dialogo ecumenico: le prospettive ortodosse”. Il presule ha sottolineato che la cura del pianeta unisce tutti, nonostante le differenze dottrinali, politiche e razziali: “Possiamo condividere o meno le convinzioni religiose, possiamo avere le visioni politiche differenti, però tutti noi siamo gli abitanti della Terra e non sempre la trattiamo nel modo giusto”. “La Terra – ha aggiunto – ci ricorda che tutto è interconnesso. Quindi il potere dell’ecumenismo consiste nell’andare oltre se stessi, è un’occasione per imparare a parlare la lingua della cura e dare la priorità alla solidarietà, servizio e rispetto. Il Creato ha sempre una dimensione profondamente ecumenica”. Agli organizzatori e ai partecipanti della Settimana sociale ecumenica ha scritto anche il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, il quale ha sottolineato che la modalità virtuale dell’evento dovrebbe ricordare “l’importanza spirituale vitale nel perseguire comunicazione più stretta e assicurare i legami fraterni tra le nostre confessioni ecclesiali e le nostre comunità”. Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, infine, nella sua lettera ha auspicato anche che la nobile causa del rispetto per il Creato e per il suo Creatore “diventi oggi uno sforzo comune di tutti i cristiani in Ucraina, cosicché il tema della conversione ecologica possa assumere un carattere ecumenico. In questo ambito possiamo e dobbiamo fare molto insieme, in particolare con i nostri fratelli ortodossi”. (SD)

8 ottobre - SUDAN Presidente vescovi: lavorare per separare Stato e religione

È tempo di lavorare affinché la separazione della religione dallo Stato sia completata: così, in sintesi, parla Monsignor Yunan Tombe Trille Kuku Andali, vescovo di El Obeid e presidente della Conferenza episcopale del Sudan e Sud Sudan (Scbc), commentando la dichiarazione, firmata il 3 settembre scorso, tra Abdalla Hamdok, primo ministro sudanese, e Abdel al-Hilu, leader del gruppo ribelle Sudan People's Liberation-North. Siglata nella capitale etiope Addis Abeba, la dichiarazione mira a conciliare due posizioni opposte: i ribelli, infatti, non vogliono la separazione tra Stato e religione, a cui punta, invece, il governo. Per questo, Monsignor Trille Kuku – citato dall’agenzia Aci Africa – afferma: “L’accordo è solo l’inizio di un lungo dialogo”. Errate, dunque, le informazioni riportate da alcuni media nazionali, per i quali in Sudan è stata abolita la Sharia: “Si tratta di una previsione che anticipa qualcosa che non ha ancora avuto luogo” e per la quale bisogna ancora lavorare. Ciò che i firmatari hanno concordato, spiega il presule, “sono i principî basilari: poiché la legge islamica è stata una delle cause primarie del conflitto nazionale, il governo ed i ribelli hanno riconosciuto la necessità di dialogare su questo punto”. “Affinché il Sudan diventi un Paese democratico in cui siano sanciti i diritti di tutti i cittadini – aggiunge il presidente dei vescovi sudanesi e sud sudanesi – la Costituzione dovrebbe basarsi sul principio della separazione tra Stato e religione, in assenza del quale deve essere rispettato il diritto all’autodeterminazione”. Il vescovo di El Obeid ricorda, inoltre, che fino al 1983, anno in cui sono state istituzionalizzate le leggi islamiche, il Sudan non era uno Stato confessionale: “Possiamo quindi tornare al punto in cui eravamo negli anni ‘70”, ha auspicato, “e continuare a vivere come una nazione unita e non divisa in musulmani e cristiani, religiosi e non religiosi”. “Siamo in grado di farlo – ribadisce il presidente della Scbc – e penso sia possibile tornare indietro a qualcosa che c’è già stato”. Dal presule anche la sottolineatura della necessità di un cambiamento nell’atteggiamento: “La cosa migliore su cui lavorare è pensare che le persone si considerano, semplicemente, sudanesi e non necessariamente musulmano o cristiani”. “Lasciamo quindi – conclude – che i cittadini abbiano le loro leggi in quanto persone e che le religioni si occupino, separatamente, della sfera spirituale”. Da ricordare che il Sudan People’s Liberation Movement-North, insieme al Sudan Liberation Movement, non è stato tra i firmatari dell’Accordo di pace, raggiunto il 5 ottobre a Juba, tra il governo di Khartoum e diversi gruppi ribelli riuniti nel Fronte Rivoluzionario Sudanese. L’intesa ha riguardato le regioni del Darfur, del Nilo Blu e del Kordofan meridionale ed ha previsto questioni-chiave relative a sicurezza, assegnazione della proprietà della terra, risarcimenti, divisione dei poteri, ritorno degli sfollati, nonché lo smantellamento delle forze ribelli e la loro integrazione nell'esercito nazionale. (IP)

8 ottobre - GERMANIA Le Chiese tedesche all’Europa: rafforzare la coesione tra Paesi

La Chiesa cattolica tedesca e la Chiesa evangelica di Germania intervengono sulla politica in materia di migranti della Commissione europea in vista dell’incontro virtuale oggi dei ministri dell’Interno dei Paesi Ue che discuteranno proprio del pacchetto migrazione e asilo. Lo scrivono i vescovi tedeschi sul sito dell’Episcopato. "L'approccio alla base delle proposte della Commissione Ue, che è quello di rafforzare la coesione europea anche nelle controverse questioni dell'asilo e della migrazione e di oggettivare il dibattito, è espressamente da accogliere con favore", ha dichiarato il plenipotenziario del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania, Martin Dutzmann. "Purtroppo, tuttavia, il nuovo regolamento sulla gestione dell'asilo e dell'immigrazione mantiene il principio del precedente regolamento di Dublino, vale a dire che lo Stato di primo ingresso è generalmente responsabile dello svolgimento della procedura d'asilo. Questo è proprio uno dei principali punti problematici nell'attuale pratica del sistema di Dublino", ha proseguito padre Karl Jüsten, capo dell’Ufficio cattolico dei vescovi a Berlino. Secondo il regolamento, le procedure d'asilo continuerebbero a essere svolte principalmente negli Stati di frontiera esterna e sarebbero anche di competenza di questi Stati. La procedura accelerata di recente creazione solleva anche numerose preoccupazioni per quanto riguarda l'accesso alla consulenza legale e a una protezione giuridica adeguata ed efficace, hanno detto i due prelati. Esiste, inoltre, anche il pericolo che le procedure di asilo alla frontiera, che possono durare fino a dodici settimane, possano portare a una situazione simile alla detenzione. "Nel complesso, il pacchetto si concentra molto fortemente su una maggiore protezione delle frontiere esterne, su procedure di frontiera accelerate e sui rimpatri", ha detto Dutzmann. "Tuttavia, riconosciamo anche elementi positivi, come la maggiore attenzione per i gruppi particolarmente vulnerabili o il previsto ampliamento del concetto di famiglia nel contesto del nuovo regolamento sulla gestione dell'asilo e dell'immigrazione", osserva padre Jüsten. I due prelati esprimono l'auspicio che la proposta della Commissione possa rilanciare il dibattito bloccato su un sistema comune europeo di asilo e fanno appello ai responsabili affinché non perdano di vista le esigenze di chi cerca protezione e il rispetto del diritto dei rifugiati. (RB)

8 ottobre - STATI UNITI Appello vescovi a Trump: milioni di americani hanno bisogno dei fondi anti-Covid

Rinviati a dopo le elezioni presidenziali del 3 novembre i negoziati tra repubblicani e democratici su ulteriori aiuti economici alle famiglie per contrastare le conseguenze della pandemia da Covid-19: lo ha stabilito il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ordinando al Segretario del Tesoro, Steven Mnuchin, di sospendere le trattative. Immediata la reazione della Conferenza episcopale nazionale (Usccb) che, in una nota a firma dell’Arcivescovo Paul S. Coakley, presidente del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano, ha esortato il presidente Trump a “riconsiderare la decisione, alla luce delle gravi necessità di assistenza immediata” che la popolazione ha. "Decine di milioni di americani hanno urgente bisogno di aiuto oggi – afferma il presule - Hanno bisogno di aiuto per procurarsi cibo a sufficienza, pagare l'affitto o il mutuo, trovare lavoro, avere assistenza sanitaria e accedere a buone scuole". Monsignor Coakley sottolinea, poi, che “è dal mese di aprile” che l’Usccb “implora i legislatori di rispondere a queste esigenze". Citando, poi, un passo dell’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, il presule ricorda: “Ci sono due tipi di persone: quelli che si prendono cura di qualcuno che soffre e quelli che passano oltre. Qui, tutte le nostre distinzioni, le etichette e le maschere cadono: è il momento della verità. Ci chineremo e aiuteremo un altro ad alzarsi? Questa è la sfida di oggi e non dobbiamo avere paura di affrontarla”. Di qui, il richiamo della Chiesa cattolica degli Stati Uniti: "In questo momento di crisi, costruiamo una società che si china per aiutare i bisognosi. Chiedo al presidente di tornare sulla sua decisione, affinché tutte le parti coinvolte riprendano i negoziati il prima possibile". (IP)

7 ottobre SVIZZERA #Coronavirus Chiudono i tre programmi religiosi del servizio pubblico nella Svizzera tedesca

A partire dalla prossima estate non andranno più in onda le tre trasmissioni religiose della la Radio-Televisione della Svizzera tedesca (SSR): "Zwischenhalt", "Blickpunkt Religion" et "Morgengeschichte". Lo ha annunciato nei giorni scorsi la direzione del servizio pubblico elvetico. Il motivo è l’ulteriore calo degli introiti pubblicitari conseguente alla crisi del Coronavirus e al lockdown e l’accresciuta domanda digitale che – spiega una nota - hanno  indotto la SSR “ad adottare ulteriori misure di risparmio e trasformazione, dopo quelle realizzate nel 2018 e nel 2020”. I tagli comprendono anche la soppressione di circa 250 posti a tempo pieno sugli attuali 5.500. Sorpresa e disappunto per la decisione sono stati espressi da monsignor Alain de Raemy, responsabile della Commissione per la comunicazione e le relazioni pubbliche della Conferenza episcopale (Ces)  e dalla Confereza centrale cattolica romana della Svizzera (Rkz), l’associazione delle organizzazioni ecclesiastiche cantonali della Confederazione, che chiedono che i programmi soppressi siano sostituiti. “Fa parte della missione di servizio pubblico della SSR parlare del contributo delle Chiese e delle comunità religiose alla coesione sociale, perché le questioni di fede e sono importanti per tante persone", ha dichiarato all’agenzia cattolica elvetica cath.ch Renata Asal-Steger. (LZ)

7 ottobre  -INDIA Cristiani del Chhattisgarh chiedono una legge contro l’ostracismo sociale di cui sono vittime

Una legge che punisca l’ostracismo sociale contro alcune categorie per la loro appartenenza religiosa, etnica o a una derminata casta. A chiederla sono i cristiani dello Stato indiano del Chhattisgarh, dove molti villaggi a maggioranza indù impongono una serie di divieti agli abitanti che non hanno rispettato determinate norme sociali o a quelli appartenenti ad altri religioni, come la possibilità di svolgere attività economiche e sociali, di entrare nei negozi e di accedere a determinati luoghi pubblici o persino all’acqua. Divieti legati a usanze ancestrali, ma diventate vere e proprie vessazioni spesso istigate oggi da gruppi nazionalisti indù per costringere le minoranze religiose ad abbandonare la loro fede. Tra gli obiettivi appunto le comunità cristiane, già oggetto di violenze da parte di gruppi estrermisti. Tuttavia in India non esistono leggi federali e statali contro queste forme particolare di discriminazione con l’eccezione del Maharashtra , dove nel 2016 è stata introdotta la Protection of People from Social Boycott (Prevention, Prohibition and Redressal) Act, che vieta l’ostracismo sociale per motivi di casta, etnia, religione o pratiche rituali con sanzioni fino a 100mila rupie (circa 1,500 dollari) per i trasgressori. Ed è quanto chiedono i leader cristiani del Chhattisgarh, teatro di frequenti attacchi anti-cristiani “Siamo perseguitati per la nostra fede e l’ostracismo sociale è diventato uno strumento per costringere i cristiani poveri a diventare indù ", ha dichiarato all’agenzia Ucanews il pastore Moses Logan, presidente Christian welfare society. Secondo padre Josy Abraham, avvocato e attivista dell’arcidiocesi di Raipur,  una legge è necessaria per porre fine all’ostracismo: "È una pratica illegale e incostituzionale che  che viola i diritti umani in India, perché priva le persone vulnerabili del cibo e del diritto di vivere con dignità come esseri umani nel villaggio in cui sono nati", ha detto. (LZ)

7 ottobre - SUDAFRICA Per la seconda volta una donna nominata segretaria generale della Sacbc

Per la seconda volta consecutiva la Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc) ha scelto una donna alla sua segreteria generale. Si tratta della suora domenicana Tshifhiwa Munzhedzi, dal 1.mo luglio segretario aggiunto, che il prossimo gennaio succederà alla suora del Prezioso Sangue di Gesù Hermenegild Makoro, in carica dal 2012. La nomina è stata annunciata in questi giorni dal presidente della Sacb, monsignor Sithembele Sipuka, insieme a quella del nuovo segretario aggiunto, padre Hugh Patrick O’Connor. Suor Makoro, che attualmente lavora anche nella Pontificia Commissione per i minori, è stata la prima donna ad essere nominata a questa carica nella Sacbc, che riunisce i vescovi del Sudafrica, del Botswana e di Eswatini (ex Swaziland). Dal 2005 al 2012 è anche stata la seconda religiosa a svolgere il ruolo di segretario generale aggiunto della stessa Conferenza episcopale, dopo suor Brigid Flanagan della Congregazione della Sacra Famiglia, negli anni ’80.  57 anni, di formazione insegnante, suor Tshifhiwa Munzhedzi, è entrata ordine domenicano nel 1986 e si è laureata in teologia Biblica all’Università cattolica dell’Africa orientale (Cuea), in Kenya. Prima di essere nominata segretaria aggiunta della Sacbc, è stata postulatrice della causa di canonizzazione del Beato Tshimangadzo Samuele Benedetto Daswa, salito agli onori degli altari nel 2015. (LZ)

7 ottobre - ITALIA Monsignor Caputo: un dono prezioso l’invito del Papa a riscoprire la bellezza del Rosario

“Sono un dono prezioso le parole che Papa Francesco ha pronunciato durante l’udienza generale di questa mattina, festa della Madonna del Rosario. La prima ragione che portò il Beato Bartolo Longo a fondare il Santuario fu proprio la propagazione del Santo Rosario”: è il commento rilasciato a Vatican News Service dall’arcivescovo prelato di Pompei, monsignor Tommaso Caputo, dopo aver ascoltato questa mattina la catechesi del Papa. Ricordando la festa della Madonna del Rosario, che la Chiesa celebra oggi, il Pontefice ha invitato tutti “a riscoprire, specialmente durante questo mese di ottobre, la bellezza della preghiera del Rosario, che ha alimentato, attraverso i secoli, la fede del popolo cristiano”. “Il Santo Padre ci ricorda che la corona è necessaria in questo tempo di pandemia così come è essenziale non distogliere mai lo sguardo dalla dolcissima figura di Maria, nostra Madre - afferma l’arcivescovo prelato di Pompei -. È lei che ci porta a Gesù, nostra certa speranza”. Un’esperienza, riferisce monsignor Caputo, fatta proprio a Pompei nei giorni più duri dell’emergenza sanitaria, quando è stata lanciata la proposta della “staffetta del Rosario” e i devoti, attraverso i social network, hanno risposto a centinaia. “Avrebbero dovuto comunicare un orario in cui avrebbero recitato il Rosario in modo tale da arrivare a ‘riempire’ di Rosari l’intera giornata - precisa l’arcivescovo di Pompei -. Pensavamo all’adesione di un buon numero di persone e, invece, siamo stati travolti dai messaggi di una moltitudine di innamorati della Madonna di Pompei. Non siamo più stati capaci di conteggiarli”. Ancora una volta attraverso la Vergine i fedeli, pregando, hanno potuto avvicinarsi a Cristo. Per monsignor Caputo sono le stesse parole che il Papa ha pronunciato oggi a spiegare in che modo Maria conduce a Dio: “Meditando i misteri della salvezza, ci si svela sempre di più il volto d’amore di Dio stesso che siamo chiamati a contemplare nell’eternità”. “Noi tutti - conclude il presule - anche quando ne siamo inconsapevoli, non siamo altro che alla ricerca del volto d’amore di Dio, che è gaudio infinito". La memoria liturgica della Beata Vergine Maria del Rosario è legata al giorno in cui i cristiani, nel 1571, a Lepanto, ebbero la meglio sui Turchi. Poiché quel 7 ottobre, a Roma, le Confraternite del Rosario celebravano una solenne processione, Papa Pio V attribuì quella vittoria a “Maria aiuto dei Cristiani”, invocata con la recita del Rosario, e scelse quel giorno per celebrarne la festa a partire dall’anno dopo. Già San Domenico, al quale si deve l’aver dato grande impulso alla devozione del Rosario, aveva sperimentato i prodigiosi frutti della preghiera mariana. Monsignor Caputo racconta che Bartolo Longo nell’ottobre del 1872, camminando nelle strade dell’allora Valle, sentì una voce interiore suggerirgli: “Chi propaga il Rosario, è salvo”, e che “San Domenico, sei secoli e mezzo prima, aveva vissuto un’esperienza molto simile”. Per il presule l’edificazione del santuario, la fondazione delle Opere di carità, l’affermazione di Pompei come centro di spiritualità mondiale, hanno un’unica radice proprio nella preghiera mariana intrisa di Vangelo. (TC)

7 ottobre - FRANCIA #Fratellitutti Vescovi: la nuova legge sulla bioetica non promuove una società fraterna

Un “grande testo” che ricorda che la fede in Dio “ci fa riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella da accogliere liberamente e con gioia" e che la fratellanza "non è solo un sentimento o un imperativo morale" ma "un atteggiamento olistico che viene sperimentato in tutti gli ambiti della vita". La Conferenza episcopale francese (Cef) saluta con queste parole l’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti presentata il 4 ottobre”. “Questo testo - afferma una nota pubblicata al termine della riunione del Consiglio permanente che si è svolta  il 5 e 6 ottobre a Parigi - invita il nostro mondo globalizzato a non limitarsi all'orizzonte dei meccanismi economici o politici, ma a scegliere la fratellanza con i poveri come prospettiva di una politica e di un'economia che faccia crescere l'umanità". Secondo i vescovi francesi, il documento del Papa giunge “al momento giusto” in Francia, dove cresce la preoccupazione delle autorità per le profanazioni contro luoghi di culto (chiese, sinagoghe, moschee e cimiteri) e le aggressioni contro persone e comunità a motivo della loro appartenenza religiosa. Violenze contro le quali – osserva il Consiglio permanente della Cef - non bastano le pur necessarie misure adottate dal Governo. Occorre anche promuovere quella “cultura del rispetto, della conoscenza reciproca, dell'accettazione degli altri” evocata dall’Enciclica sociale di Papa Francesco che esorta i cristiani a “trovare nuovo dinamismo in questa direzione”. Ed è in questa stessa prospettiva che il Consiglio permanente della Cef ribadisce la ferma contrarietà dei vescovi alla nuova legge sulla bioetica che tornerà nei prossimi giorni al Senato, mentre crescono le pressioni di alcuni deputati per estendere ulteriormente il periodo di gestazione in cui si può effettuare l’aborto: “Può una società – chiede la Cef - essere fraterna quando non ha niente di meglio da offrire alle madri in difficoltà dell’eliminazione del figlio che portano in grembo? Può una società essere fraterna quando predispone la nascita di figli che non avranno un padre o al massimo un solo genitore? Può una società essere fraterna quando rinuncia a riconoscere i ruoli di madre e padre, quando non riconosce più che il luogo degno della generazione di un essere umano è l’unione fisica di un uomo e di una donna che hanno scelto di unire le loro vite?”.  I vescovi tutti “i cittadini, soprattutto i cattolici, ad informarsi e a rendere note le loro riserve e la loro opposizione ai provvedimenti annunciati.  (LZ)

7 ottobre - Nagorno-Karabakh Le Chiese europee chiedono all’Ue di impegnarsi per una soluzione pacifica duratura

La Conferenza delle Chiese europee (Cec) ha chiesto all’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) Minsk Group e il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), il servizio dell’Ue responsabile per gli affari esteri, di aumentare i loro sforzi nella ricerca di una soluzione pacifica duratura nel Nagorno-Karabakh. L’organizzazione ecumenica che rappresenta 114 Chiese europee ha inviato delle lettere ai due organismi e ha espresso grande preoccupazione per l’escalation del conflitto tra Armenia e Azerbaigian. “Esortiamo il Seae a offrire le capacità diplomatiche e di mediazione dell’Ue per una soluzione pacifica in linea con i principi del diritto internazionale e le sue norme - scrive il segretario generale della Cec, Jørgen Skov Sørensen - per garantire una pace duratura al fine di prevenire una ricaduta del conflitto nella regione del Caucaso”. Il segretario generale della Cec sottolinea poi la necessità di una collaborazione efficace, suggerendo “l’inclusione di leader religiosi nel processo di negoziazione da entrambe le parti per aiutare la riconciliazione”, e chiede alle organizzazioni internazionali che garantiscano l’accesso degli aiuti umanitari per i più bisognosi. Infine la Cec, ha diffuso una preghiera per la pace perché il conflitto possa venir meno e perché Dio trasformi il cuore di quanti uccidono. “Amando Dio, come cristiani di diverse denominazioni, culture e tradizioni, ci sentiamo legati ai nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo nell’amore in Gesù Cristo - recita il testo della preghiera – (…) non abbandoneremo la convinzione che le nostre parole, le nostre azioni e le nostre preghiere possano portare il mondo verso la pace e la riconciliazione”. (TC)

7 ottobre - POLONIA Conclusa 387.ma plenaria dei vescovi: la famiglia priorità pastorale della Chiesa polacca

Si è conclusa ieri la 387ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale polacca (Cep), iniziata il 5 ottobre a Łódź e a Pabianice. La sessione – riporta il comunicato conclusivo - si è svolta in cinque gruppi di lavoro in cui i vescovi hanno approfondito le seguenti tematiche: le strategie durante e dopo la pandemia; la Chiesa in Polonia e i cambiamenti culturali; la presenza della Chiesa nello spazio socio-politico; la comunicazione della Chiesa, e la pastorale parrocchiale nel contesto delle trasformazioni. L’inizio dei lavori, presieduti monsignor Stanisław Gądecki, presidente della Cep, è stato preceduto dalla presentazione dell’Enciclica “Fratelli tutti” presentata il 4 ottobre, in cui i vescovi hanno rilanciato l’invito di Papa Francesco ad intraprendere azioni concrete per costruire un mondo basato sull’amore, sull’unità e sull’attenzione ad ogni persona, a cominciare dai più bisognosi. Riferendosi alla Festa di San Francesco della scorsa domenica, i presuli hanno anche ricordato la necessità di prendersi cura del Creato, nel quadro dell’”ecologia integrale” proposta della “Laudato si’”. In primo piano durante la sessione sono state le sfide pastorali della Chiesa in Polonia e l’approvazione del documento “Ratio institutionis sacerdotalis pro Polonia” sulla formazione al sacerdozio, per la cui implementazione si attendono ora alcune precisazioni dalla Congregazione vaticana per il Clero. Tra le sfide considerate prioritarie dalla Chiesa polacca, la difesa del matrimonio tradizionale e della famiglia al centro di un sempre più acceso dibattito nella società polacca. Il matrimonio, basato sull’amore, il sostegno reciproco, rafforzato dalla Grazia e aperto alla vita – hanno ribadito i vescovi a questo proposito - offre l’ambiente naturale per la crescita della persona ed è un dono per la Chiesa e per la società. Di qui l’esigenza evidenziata dall’assemblea di una narrazione positiva della bellezza della vita matrimoniale e familiare. All’attenzione dell’assemblea è stata poi l’attuale emergenza del Coronavirus con le sue conseguenze sulla vita della Chiesa in Polonia. A tale proposito i vescovi hanno voluto anche rispondere alle critiche sollevate da alcune parti sull’amministrazione dell’Eucaristia nelle mani per prevenire il contagio, con una nota esplicativa della Commissione episcopale nazionale per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti. (LZ)

7 ottobre - AUSTRIA Vescovi: documento eccezionale che fa da contrappunto alla situazione globale attuale

L’Enciclica sociale “Fratelli tutti”, la terza di Papa Francesco, è “un documento eccezionale” che “fa da contrappunto all’attuale situazione del mondo”: lo afferma l’Ordinario militare dell’Austria, Monsignor Werner Freistetter, in un’intervista all’agenzia Kathpress,  riportata sul sito web della Conferenza episcopale nazionale. Il Pontefice “non è un sognatore poco realistico – sottolinea il presule – bensì egli è ben consapevole dei tanti problemi e conflitti globali attuali ed è proprio per questo che ha scritto questa Enciclica”, dando spazio ad “una visione che corrisponda all’essenza più profonda dell’uomo e della società, necessaria per la sopravvivenza di tutti”. Ponendo al centro “l’amore come una grande idea-guida”, inoltre, il Papa non ha presentato meramente “una visione cristiana”, bensì “una visione umana”. Francesco pensa “al di là degli Stati nazionali” e si rivolge “oltre che ai cattolici, ai cristiani e a tutte le persone di buona volontà”, spiega l’Ordinario militare, perché “non offre solo riflessioni strutturali sullo stato del mondo e sulle responsabilità dei politici e dell’economia, ma suggerisce soprattutto atteggiamenti e valori fondamentali che ogni individuo può e deve vivere”. Centrale anche il richiamo, continua Monsignor Freistetter, a fermare la guerra e la pena di morte, che violano “l’inalienabile dignità di ogni essere umano”, nonché l’appello “ad un dialogo necessario e veritiero sulle sfide future”, un dialogo che “non escluda nessuno”, ed al quale “le grandi religioni del mondo” contribuiscono, portando “un messaggio di pace”. (IP)

7 ottobre - VATICANO – Siglato accordo di cooperazione Musei Vaticani – Galleria Nazionale dell’Umbria

I Musei Vaticani e la Galleria Nazionale dell’Umbria firmano un importante accordo di cooperazione. E’ quanto si legge sul sito dei Musei Vaticani. Prosegue e si rafforza così la proficua collaborazione avviata già nel 2018 nel solco di una concertata valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. I musei del Papa e il museo statale perugino rinnovano così un’intesa all’indomani della realizzazione in partenariato della mostra itinerante, nelle due rispettive sedi museali, dedicata alla straordinaria “ricomposizione” della Pala dei Decemviri del Perugino. In quell’occasione sono stati ricongiunti dopo due secoli la tavola pittorica, di proprietà vaticana, con la cornice e la cimasa originarie appartenenti alla Galleria Nazionale dell’Umbria. L’ accordo di cooperazione prevede non solo la significativa concessione ai Musei Vaticani del prestito a lungo termine della cornice della Pala, ma anche una più ampia condivisione di futuri progetti espositivi e di ricerca che impegneranno le due istituzioni in ulteriori scambi e prestiti di opere appartenenti alle proprie collezioni. (PO)

7 ottobre - BRASILE #FratelliTutti. Vescovi: investimento su dimensione universale della carità

“Un investimento sulla dimensione universale dell’amore e della carità sociale”: così la Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) definisce, in una nota, l’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, firmata il 3 ottobre ad Assisi, sulla tomba di San Francesco, e diffusa il giorno seguente. Non solo: i presuli brasiliani notano come il documento sia stato resto noto “in un contesto tempestivo, quando ci si è resi conto che molte società, con i loro leader ed i loro progetti, invece di promuovere il bene comune, generano ancora più divisione e polarizzazione, creando abissi tra le persone”. Per questo, l’invito dell’Enciclica al “dialogo generoso” deve essere “accolto da tutti” perché solo così si potranno “trovare nuovi itinerari” per la fraternità e l’amicizia sociale. Con la sua “voce profetica – continua la Cnbb – il Papa denuncia lo svuotamento di senso di parole come libertà, giustizia, democrazia e unità, che hanno consolidato l’idea di un mondo moderno”, nonché le gravi conseguenze dell’attuale sistema economico, il quale “non genera vita, anzi: aggrava le disuguaglianze sociali”. Al contempo, la Cnbb ribadisce che “l’Enciclica è un invito a ciascuno a partecipare efficacemente alla riabilitazione di una società che ha bisogno di guarire le proprie ferite”, sull’esempio del Buon Samaritano che “non è rimasto indifferente al dolore del prossimo”. Infine, dai presuli arriva la promessa del loro impegno “nella costruzione della fraternità universale e nella promozione del bene comune, dei valori universali e della fede”. (IP)

7 ottobre NICARAGUA Allarme Giustizia e pace: nuove minacce alla libertà

Rappresentano “una nuova minaccia alla libertà e all’integrità fisica delle persone” i progetti di legge proposti dal presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, all’Assemblea nazionale: lo afferma, in una nota, la Commissione episcopale Giustizia e pace, definendo “discutibili” tre iniziative legislative del Capo dello Stato: una sui crimini d’odio, un’altra sull’ergastolo ed una terza sulla regolamentazione degli agenti stranieri. A queste proposte se ne è poi aggiunta una quarta, relativa ai reati informatici, che finisce per criminalizzare i social network ed i mass media nel loro lavoro di informazione. Critica, dunque, la Chiesa nazionale, la quale sottolinea come tale situazione “getti anche un’ombra sulla gioia dei credenti per la possibilità di tornare a partecipare in presenza alla Messa in Chiesa”, dopo lo stop dovuto alla pandemia da coronavirus. Da domenica 4 ottobre, infatti, sono stati riaperti i luoghi di culto alle celebrazioni con concorso di popolo, ma sempre nel pieno rispetto di specifici protocolli igienico-sanitari. Giustizia e pace lamenta anche “l’aumento della violenza nei settori più vulnerabili della società, come anziani, donne, bambini”: “questo è il risultato dell’assenza di un’adeguata educazione ai valori familiari e civili nel corso di decenni”, si legge nella nota. “Pensare all’educazione – continua la Commissione - significa pensare al futuro dell’umanità, quindi è qualcosa che è profondamente radicato nella speranza e richiede generosità e coraggio”. Inoltre, in vista di future elezioni, Giustizia e pace chiede che si svolgano previa la presenza di “determinate condizioni”, perché “è impensabile che i cittadini vi prendano parte senza le necessarie informazioni fornite dai media indipendenti”, messi sempre più in difficoltà. (IP)

7 ottobre - FILIPPINE Appello vescovi: rispettare dignità popoli indigeni

È un pressante appello a rispettare la dignità dei popoli indigeni, i loro diritti e la loro autodeterminazione quello lanciato al governo delle Filippine dalla Commissione episcopale nazionale per le popolazioni indigene (Ecip). "Chiediamo al governo di fermare le aggressioni allo sviluppo e le politiche che influenzano negativamente la vita degli autoctoni in molte parti del Paese", ha detto Monsignor Valentin Dimoc, presidente dell'Ecip. Nella nazionale asiatica, le popolazioni originarie rappresentano dal 10 al 20 per cento del totale degli abitanti e continuano a patire le conseguenze di interessi economici che “erodono e sconvolgono la loro vita, la loro cultura e la loro spiritualità”, ha aggiunto il presule, denunciando quelle pratiche dell’esecutivo che “continuano a rafforzare le strutture sociali ingiuste e hanno esacerbato le disuguaglianze esistenti”. L’esclusione sociale e la discriminazione degli indigeni, ha ribadito Monsignor Dimoc, sono ormai talmente diffuse da “costituire una minaccia per la pace” nazionale, mentre prosegue senza sosta l’attività mineraria su larga scala nelle aree abitate dagli autoctoni, nonostante da tempo essi vi si siano opposti. Tra l’altro, ha spiegato il presidente dell’Ecip, si tratta di attività che “hanno causato danni alle comunità locali ed alla loro cultura e che hanno comportato gravi violazioni dei diritti umani e persino la morte di coloro che vi si sono detti contrari”. Nonostante ciò, tuttavia, “i responsabili del governo sono ciechi e sordi al grido degli indigeni che dipendono dal territorio per il loro sostentamento”. Inoltre, a rendere critica la sopravvivenza degli autoctoni – ha sottolineato Monsignor Dimoc – c’è anche “l’annoso conflitto armato tra il governo ed i gruppi ribelli”, i quali sempre più facilmente riescono a reclutare nelle loro fila gli indigeni “semplicemente perché l’esecutivo non è riuscito a difendere e proteggere i diritti di questi ultimi”. Infine, dal presule è arrivato anche l’invito alla Chiesa affinché, in questo difficile contesto, continui a portare avanti “il dialogo di vita e fede” in favore delle popolazioni autoctone. (IP)

7 ottobre - ITALIA Il vicariato di Roma in pellegrinaggio a Fatima dall’11 al 14 ottobre

Un pellegrinaggio per vincere le reticenze, ma nel rispetto di tutte le precauzioni legate all’emergenza coronavirus per trasmettere un sentimento di fiducia, per non lasciarsi paralizzare dalla paura per l’attuale situazione sanitaria e recuperare gradualmente un senso di ritorno alla normalità: è la finalità del viaggio a Fatima di un gruppo di fedeli del vicariato di Roma che dall’11 al 14 ottobre saranno accompagnati dal vescovo ausiliare per il settore centro monsignor Daniele Libanori. Organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi, la proposta quest’anno “assume un significato particolare”, spiega il responsabile monsignor Remo Chiavarini. “A motivo della pandemia - afferma -, ci poniamo come mendicanti nei confronti della Madonna, alla quale chiediamo protezione, riscoprendoci bisognosi dell’aiuto della Madre e di Dio”. Monsignor Chiavarini aggiunge che il messaggio di Fatima “porta al cuore del Vangelo che rende visibile l’Amore misericordioso di Dio”. “Nostra Signora di Fatima è attenta alle richieste dell’uomo che aspira ad incontrare e vivere questo Amore e chiede ai pastorelli di pregare per la conversione dei peccatori e del mondo intero - precisa -. Alla scuola di Maria riscopriamo la centralità di Dio”. Il pellegrinaggio prevede l’11 ottobre un’escursione a Lisbona con alcune soste significative, e in serata l’arrivo a Fatima. I giorni successivi saranno scanditi da visite e celebrazioni; il 13 ottobre, sarà celebrato l’anniversario del miracolo del sole e dell’ultima apparizione della Vergine avvenuta nel 1917: una moltitudine di persone, radunate alla Cova da Iria, videro il disco solare cambiare colore, dimensione e posizione per circa dieci minuti, il 14 ottobre, infine, dopo una nuova tappa a Lisbona, è previsto il rientro a Roma. (TC)

7 ottobre -  AUSTRIA I vescovi varano nuovo regolamento per le celebrazioni pubbliche in vigore dal 9 ottobre

Norme più stringenti per le celebrazioni con il pubblico, specie quelle “in occasione unica” come battesimi, prime comunioni e cresime, è stato approvato dalla Conferenza episcopale austriaca in accordo con le istituzioni sanitarie del Paese, per combattere l’emergenza sanitaria da Covid-19. Ne danno notizia i vescovi sul sito dell’Episcopato, specificando che il nuovo regolamento entrerà in vigore venerdì 9 ottobre. Restano in vigore l’obbligo di mascherina per i partecipanti e la distanza sociale di sicurezza di almeno un metro, come pure la sanificazione di acquasantiere e panche dopo ogni servizio e l’obbligo di ventilare l’interno delle chiese; torna la possibilità di seguire le Messe da casa per chi soffre di problemi di salute. Per quanto riguarda lo svolgimento delle celebrazioni ecco quanto è stato introdotto: limitare i canti (durante i quali è possibile abbassare la mascherina) e preferire musica strumentale; sostituire di nuovo la stretta di mano della pace con un cenno del capo; posizionare i cestini delle offerte in punti prestabiliti senza passarli tra i banchi. Per quanto riguarda l’Eucaristia, in particolare, le ostie dovranno essere coperte fino al momento della distribuzione; si predilige sempre la comunione dalle mani; il sacerdote sarà l’ultimo a farla, per motivi di sicurezza. Per le cerimonie come battesimi ecc., i vescovi chiedono di nominare un responsabile per la prevenzione del contagio che in queste occasioni si occupi di raccogliere le generalità e i recapiti degli invitati e di tutti i presenti. Questi dati, poi, resteranno a disposizione delle chiese per 28 giorni con l’unica funzione di contatto in caso di contagio. Inoltre, se necessario, sarà consentito spostare i sacramenti delle confermazioni alle celebrazioni feriali, mentre per quanto riguarda la confessione, essa può celebrarsi solo all’esterno o in luoghi areati in cui sia possibile mantenere la distanza sociale di due metri. Infine, come già disposto in precedenza, nelle chiese dovrà esserci una specifica segnaletica sui percorsi da intraprendere e sui posti dove sarà possibile sedersi. (RB)

7 ottobre - MOZAMBICO Vescovo di Chimoio: la pace, un sogno lungo 28 anni

Il 4 ottobre 1992, a Roma, Joaquim Chissano, presidente mozambicano, e Afonso Dhlakama, leader della ReNaMo, la guerriglia che lottava dall’indipendenza contro il governo di Maputo, firmavano un Accordo generale di pace che metteva fine a 17 anni di guerra civile. Ma a 28 anni da quella storica intesa, la pace nel Paese africano sembra essere ancora un lungo sogno: se ne dice convinto Monsignor João Carlos Hatoa Nunes, vescovo di Chimoio, che – in un’intervista ad Aci Africa – traccia un quadro dettagliato di tutte le sfide, vinte o perse, che il Mozambico ha affrontato e sta affrontando negli ultimi tre decenni. “L’Accordo di Roma non ha ancora dato i frutti necessari per una pace duratura – sottolinea il presule – e gran parte della popolazione continua a vivere nella paura, a causa del protrarsi delle violenze”. La riconciliazione, insomma, “è ancora un desiderio”, contro la cui concretizzazione parlano i numerosi “attacchi nelle zone centrali e settentrionali” della nazione. Qui, infatti, soprattutto a Cabo Delgado, attacchi di milizie che si proclamano jihadiste hanno provocato già innumerevoli vittime e migliaia di sfollati. I mozambicani “desiderano la pace”, sottolinea Monsignor Hatoa Nunes, ma non riescono ancora a “lavorare insieme per lo sviluppo del Paese”. Nonostante, infatti, il 6 agosto 2019 sia stato firmato un nuovo Trattato di pace tra il Capo dello Stato, Filipe Nyusi, e il leader della ReNaMo, Ossufo Momade, la situazione resta critica. “La riconciliazione nazionale è stata messa da parte – denuncia il vescovo di Chimoio – mentre è stata data priorità alle elezioni, svoltesi nell’ottobre 2019, con il risultato che il vincitore delle votazioni ha finito per essere anche il vincitore della guerra”. Non solo: il processo di pace avviato 28 anni fa si è rilevato “tenue e fragile”, quindi difficile da consolidare: “Ne sono la prova – spiega il presule – i diversi accordi che sono stati firmati nel tempo per cercare di risolvere aspetti mancanti o non ben sviluppati nell’Intesa di Roma”. A pagarne lo scotto è la popolazione che ogni giorno lotta per la sopravvivenza, “mentre l’insicurezza incombe”. “La pace non dipende solo dalla firma di un trattat– sottolinea ancora Monsignor Hatoa Nunes – ma da come le persone vivono dopo che è stato raggiunto un accordo e da come condividono le preoccupazioni e risolvono i problemi”. (IP)

6 ottobre -  AFRICA È la povertà e non l’estremismo religioso la vera causa dell’instabilità nel Sahel, afferma rapporto del Crs

L'aumento della violenza nella regione del Sahel, è più il risultato di un accesso iniquo alla ricchezza che di scontri di carattere religioso. È quanto emerge da un rapporto presentato nei giorni scorsi dal Catholic Relief Services (Crs), l’organismo caritativo dei vescovi degli Stati Uniti per gli aiuti ai Paesi d’oltremare. Negli ultimi anni questa regione dell’Africa nord-occidentale è diventata teatro di un’escalation di violenze da parte di diversi gruppi armati jihadisti che, secondo i dati Onu, hanno causato una delle più gravi crisi umanitaria del momento. Eppure l’estremismo religioso non sembra essere il fattore determinante dell’instabilità, secondo il rapporto intitolato "Steps Towards Peace” e frutto di una serie di interviste e sondaggi condotti lo scorso aprile tra agricoltori, pastori, milizie locali e leader religiosi e tradizionali nei tre Paesi epicentro delle violenze: Mali Burkina Faso e Niger. Molti degli intervistati si schierano infatti contro l'estremismo religioso. Nonostante i cattolici rappresentino una piccola percentuale della popolazione totale del Sahel, la Chiesa è rispettata indipendentemente dalla fede di appartenenza ed è vista come un attore neutrale, obiettivo e non politico in tutta la regione. "Il nostro rapporto evidenzia il fatto che, sebbene la crisi possa essere dipinta da alcuni come di natura religiosa o etnica, in realtà è il risultato della disuguaglianza percepita e di un crescente malcontento nei confronti del governo", ha spiegato alla presentazione Jennifer Overton, direttore regionale del CRS per l'Africa occidentale.  A spingere molti giovani ad arruolarsi nelle fila dei gruppi armati è quindi la povertà: “Gli jihadisti e i gruppi della criminalità organizzata sfruttano i poveri e i disoccupati, il malcontento comune e la sfiducia nei confronti dei leader politici nazionale per reclutare combattenti", afferma il Crs.  Secondo l'agenzia cattolica statunitense, presente nella regione da più di sei decenni, occorre quindi investire di più nel consolidamento della pace e un maggiore coinvolgimento di donne, giovani e leader locali nei processi per risolvere le crisi nella regione: “L’estensione e la portata delle violenze superano infatti la capacità dei leader politici governativi e locali di coordinare una risposta efficace". (LZ)

6 ottobre - ARGENTINA Mese missionario. Vescovi: amore di Dio ci spinga ad aiutare l’altro

Come Santa Teresa di Lisieux, Patrona delle Missioni, “lasciamoci toccare dall’Amore infinito di Dio, per raggiungere gli altri e poter rispondere” ai loro bisogni: questo il suggerimento dato ai fedeli da Monsignor Fernando M. Croxatto, vescovo di Neuquén, in Argentina, e presidente della Commissione episcopale nazionale per le Missioni. Le parole del presule sono giunte il 1.mo ottobre, memoria liturgica di Santa Teresa di Gesù Bambino e inizio del mese missionario, nella Messa celebrata nella Cattedrale diocesana. Facendo riferimento, in particolare, al motto scelto per il mese, ovvero “Eccomi! Manda me” (Is 6,8), il presule ha spiegato: “Esso sottintende un’altra domanda, cioè ‘Dove sei?’, ci dice che qualcuno ci sta cercando. Forse perché noi, figli di Dio, ci stiamo nascondendo?”. Come diceva Santa Teresa, infatti, “Gesù ha sete, ma tra i discepoli del mondo trova solo persone ingrate e indifferenti, pochi cuori si donano a Lui senza riserve, comprendendo a pieno tutta la tenerezza del suo amore infinito”. In tempo di pandemia, ha continuato il presule, mentre “come società, come umanità, come comunità, come persone stiamo attraversando tanto dolore, tanta paura”, sperimentando “la nostra debolezza umana e la nostra povertà”, i fedeli abbiano sempre la certezza che “il Redentore vive” e che a Lui bisogna affidarsi, perché “non ci abbandonerà mai”. Monsignor Croxatto ha, poi, evidenziato che “la missione è indice esatto di fede e di amore: quanto crediamo e quanto amiamo si misura nella risposta che diamo a quell’invito “Eccomi! Manda me”’. Anche oggi, infatti, ha ribadito il presidente della Commissione episcopale argentina per le Missioni, Gesù “continua ad avere bisogno di noi per raggiungere i cuori di molti". (IP)

6 ottobre - MONDO Anche quest’anno Acs promuove l’iniziativa “Un milione di bambini prega il Rosario”

Una preghiera corale alla Vergine Maria per l’unità e la pace nel mondo, ma anche per implorare la liberazione dalla crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia. Questi gli obbiettivi dell’edizione 2020 dell’iniziativa “Un milione di bambini prega il Rosario”, promossa anche quest'anno dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. Acs invita i bambini di tutto il mondo a partecipare. L’evento si svolge domenica 18 ottobre, ma gli alunni di scuole e asili potranno unirsi alla recita del rosario anche lunedì 19. Nella crisi attuale, commenta il cardinale Mauro Piacenza, Presidente di ACS Internazionale, “il mondo intero è stato, e continua ad essere, esposto ad un virus invisibile che ha portato alla morte centinaia di migliaia di persone, e a devastanti, e al momento imprevedibili, conseguenze socio-economiche. Il nostro mondo non è più lo stesso mondo, e ciò che finora è stato dato per scontato non lo è più». Rivolgendosi ai bambini in una lettera il porporato sottolinea l’importanza di lavorare insieme e aiutarsi a vicenda, senza dimenticare che “l’aiuto maggiore viene da Dio”. 23 le lingue nelle quali sono stati tradotti i materiali per la campagna di preghiera: tra queste anche l’arabo e diversi idiomi africani. La partecipazione  si prevede ampia: sono coinvolte infatti ottanta nazioni di tutti i continenti, dal Ghana alla Siria, alla Papua Nuova Guinea. Padre Martin M. Barta, assistente ecclesiastico di ACS Internazionale esprime l’auspicio che “la preghiera del Rosario possa colmarci di rinnovato coraggio e fiducia nella protezione amorevole di Dio, che Egli ci vuole donare attraverso la Sua Santa Madre”. (PO)

6 ottobre - MALESIA L’arcidiocesi di Kuala Lumpur sospende di nuovo le Messe pubbliche

Dinanzi all’aumento del numero di casi di Covid-19 nel Paese, l'arcidiocesi di Kuala Lumpur ha sospeso di nuovo le Messe pubbliche nelle chiese del territorio federale e nello Stato di Selangor. In una dichiarazione del 6 ottobre - riporta UCA News -, padre Michael Chua, cancelliere dell'arcidiocesi, ha comunicato l’inizio della sospensione delle Messe, il 7 ottobre, e il riesame prima del 20 ottobre, esortando i cattolici di Kuala Lumpur a non recarsi in altre zone del Paese per partecipare all’Eucaristia, per ridurre il rischio di contagio. Il cancelliere ha inoltre invitato i fedeli a rimandare le celebrazioni dei sacramenti della cresima, della prima comunione, del battesimo e del matrimonio, sottolineando che alle funzioni funebri potranno partecipare non più di 20 persone. Se la situazione dovesse peggiorare, ha affermato il sacerdote, “in futuro si potranno prendere ulteriori misure per le singole parrocchie e per i distretti”. Infine, pregando per tutto il personale sanitario e per i soccorritori, il religioso ha assicurato che la Chiesa continuerà ad essere vigile e ad adempiere al suo dovere civico, “lavorando per tenere sotto controllo questa seconda ondata" del virus. (AP)

6 ottobre - NUOVA ZELANDA “Che tipo di nazione vogliamo?”: dichiarazione dei vescovi in vista delle elezioni

“Che tipo di nazione vogliamo?”. I vescovi della nuova Zelanda esortano a porsi questa domanda nella dichiarazione pastorale pubblicata lunedì in vista delle prossime elezioni generali del 17 ottobre, in cui i cittadini neozelandesi saranno chiamati a pronunciarsi anche sulla legalizzazione dell’eutanasia e della cannabis a scopo ricreativo. Per rispondere a tale interrogativo, il documento prende spunto da quell’”ecologia integrale” evocata da Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato si’” sulla cura della Casa comune. “Un approccio basato sull'ecologia integrale” che “evidenzia l'interconnessione che esiste tra Dio, l'umanità e il Creato” “ci sfida tutti ad allargare la nostra attenzione, riconoscendo e denunciando quella ‘cultura dello scarto’ in cui le persone, il pianeta e le sue risorse vengono trattate come cose che si possono sacrificare, piuttosto che secondo il disegno di Dio”, scrivono i presuli nel testo. Esso – sottolineano - ci indica anche la strada verso un’etica coerente che, come indica il Papa “collega la sacralità della vita umana e quella del Creato”, in piena sintonia con i valori tradizionali della cultura Maori. È dunque la protezione della vita, “un tesoro (taonga) sacro in tutte le sue fasi” il punto fermo da cui partire per rispondere all’interrogativo posto dai vescovi all’inizio del messaggio. In questo senso, affermano, “l’esperienza dell’attuale pandemia e della crisi economica ha insegnato molte lezioni”: ha “tirato fuori il meglio” della società neo-zelandese che si è unita per proteggere i più vulnerabili al virus.  Nessuna vita è infatti “vissuta da sola”, ricorda il documento, perché appunto siamo tutti connessi a cominciare dai legami con la nostra famiglia “fondamento della società”, che in questi tempi di crisi ha fatto riscoprire il valore dei rapporti umani e con Dio. Allo stesso tempo – osservano i vescovi neo-zelandesi - la crisi ha anche fatto emergere le difficoltà di tante famiglie che stanno vivendo: “isolamento, stress, perdita del lavoro e persino disgregazione familiare e violenze”. La nazione a cui aspirare è dunque una che assicuri il benessere della famiglia (whānau) che sostenga la soddisfazione dei loro i bisogni umani fondamentali (cibo, vestiti, casa, istruzione e sanità), che “affronti la questione dell’accresciuto divario tra famiglie che ‘hanno’ e quelle che ‘non hanno’" e  una in cui i leader politici si occupino seriamente dei i problemi della “disgregazione familiare, della depressione, delle dipendenze, delle violenze domestiche e dei suicidi”. “La tentazione in questa stagione elettorale” è infatti quella “di concentrarsi su questioni economiche a scapito dell'uomo e del benessere dell’ambiente, ma l'economia – avvertono i vescovi neo-zelandesi - deve rimanere al servizio della famiglia e della società”. (LZ)

 6 ottobre -  COSTA D’AVORIO Avviata la costruzione della Città della pace voluta dalla Conferenza episcopale

Sono iniziati la scorsa settimana a Cocody Riviera, nella Costa d’Avorio, i lavori per la realizzazione della “Città della pace”, il progetto voluto dalla Conferenza episcopale che prevede la costruzione di 8 edifici, ciascuno con 4 appartamenti, 2 piscine, per adulti e bambini, un campo sportivo, 2 strutture sanitarie, un ufficio e 73 posti auto scoperti. A benedire il cantiere, nei pressi della sede della Conferenza episcopale, riferisce il portale della Chiesa ivoriana, è stato monsignor Raymond Ahoua, vescovo di Grand-Bassam. “La Città della pace è il primo segno visibile dell’autonomia finanziaria della Chiesa” ha detto il presule. Il complesso avrà un costo totale di oltre 3 milioni di euro, è il primo frutto dell’autonomia solidale della Conferenza episcopale e vuole essere una risposta alle numerose sfide odierne dell’evangelizzazione. La sua realizzazione sarà possibile grazie anche al Fondo Nazionale Cattolico e al contributo di tanti fedeli. Istituito nel 2014, il Fondo è stato voluto perché si potesse sviluppare uno spirito di comunione, grazie anche alla generosità dei cattolici. “Se lavoriamo insieme mano nella mano, se andiamo avanti insieme, sicuramente, con la grazia di Dio, raggiungeremo sempre più l’autonomia solidale” ha detto padre Pierre Claver Yessoh N’Guessan, vicario generale dell'arcidiocesi di Abidjan e segretario generale del Fondo Nazionale Cattolico. Padre Emmanuel Wohi Nin, segretario generale della Conferenza episcopale ha esortato a sua volta i fedeli a contribuire regolarmente al fine di raggiungere gli obiettivi di una vera autonomia solidale. “Gli sforzi non devono fermarsi perché questa è la prima opera - ha aggiunto monsignor Ahoua - la Chiesa ha bisogno di grandi mezzi per formare seminaristi, per sostenere i suoi progetti (…) Vorrei quindi chiedere a tutti i fedeli cattolici, benefattori, uomini e donne di buona volontà, di non arrendersi ma di continuare a sostenerci”. La Città della pace si estenderà su un'area di circa un ettaro, per completarla ci vorranno 18 mesi. (TC)

6 ottobre - GABON 25 ottobre, riprendono Messe, con rito di apertura della Porta Santa in tutte le Cattedrali

Sarà il “Rito di apertura della Porta Santa” in tutte le Cattedrali nazionali a segnare, domenica 25 ottobre, il ritorno alle Messe con concorso di popolo in Gabon, dopo la chiusura obbligata iniziata a marzo, a causa della pandemia da Covid-19. A renderlo noto, il 4 ottobre, la Conferenza episcopale nazionale (Ceg), in un comunicato diffuso al termine dell’Assemblea Plenaria straordinaria. “Dopo una chiusura così lunga per una giusta causa – scrivono i vescovi – è opportuno procedere alla riapertura delle Chiese con un rito speciale, preceduto da un momento di digiuno, preghiera ed elemosina”, per "implorare la misericordia di Dio sulla nostra nazione e su tutti i suoi abitanti". Nella nota, i presuli rendono grazie a Dio "per aver risparmiato il Paese dall'alto tasso di mortalità di altre nazioni, per e con le quali continuiamo a pregare". In Gabon, infatti, il Covid-19 ha fatto sì registrare oltre 8mila casi positivi, ma al momento i decessi si sono fermati a 54. “Dobbiamo imparare a convivere con le malattie – aggiunge la Ceg – specialmente con il coronavirus, ed esortiamo coloro che sono al potere ad agire per il bene comune”. Riconoscendo, poi, “la grande pazienza e perseveranza” di sacerdoti, diaconi, religiosi e religiosi, consacrati e fedeli laici, dimostrate nella sfida contro la pandemia, i vescovi invitano “il popolo di Dio in Gabon a restare fedele, fermo e saldo”: “Non lasciatevi rubare la speranza che avete ricevuto ascoltando il Vangelo proclamato da ogni creatura della Terra”, si legge nel comunicato. Al contempo, la Ceg chiarisce che “la riapertura delle chiese non sarà un atto ‘di magia’ che risolverà tutti i problemi preesistenti all’emergenza sanitaria e che ora sono addirittura aumentati, come quelli riguardanti la disoccupazione, la salute, l’istruzione, la sicurezza e la povertà”. Di qui, il richiamo a “rafforzare gli atti di carità e le esperienze di solidarietà”, andando oltre la mera “assistenza”, per avviare invece “un processo di conversione radicale, alla costante ricerca della volontà di Dio”. (IP)

6 ottobre -  PORTOGALLO Arcivescovo di Évora: “Siamo invitati a dare al mondo un grande segno di speranza”

Oggi, l'arcivescovo di Évora, monsignor Francisco Senra Coelho, presiedendo l’inizio del secondo anno pastorale "Discepoli missionari della speranza" e presentando, nella chiesa di San Francesco, il piano 2020-2021 ai rappresentanti delle unità parrocchiali e al clero, ha sottolineato il bisogno “di dare al mondo un grande segno di speranza”. "Siamo invitati a dare al mondo un grande segno di speranza. In mezzo a tante promesse fugaci, euforiche, momentanee, scopriamo finalmente cos'è la speranza" ha detto il presule, durante l’incontro trasmesso, in questo tempo di pandemia, dai social media. “Coloro che sono portatori di speranza - ha sottolineato - sono i motori dell'umanità. Chi mostra all'umanità un cammino di speranza, conduce l'umanità. Nostro Signore Gesù Cristo è la speranza nell'amore, donata sino alla fine“. Affinché il messaggio sia credibile, però, in una società così frammentata, individualista e competitiva come la nosta, l’arcivescovo ha chiamato a dare testimonianza di unità in ogni comunità. Presentando le varie iniziative e proposte, nei diversi settori che compongono l'arcidiocesi, in questo anno pastorale in cui si cercherà di accogliere “gli assetati di speranza”, monsignor Coelho ha messo in guardia inoltre su un altro tipo di pandemia, quella sociale, legata alla crisi occupazionale. “Stanno arrivando tempi difficili, credo che li supereremo, ma è necessario restare uniti” ha detto il presule, dichiarando che fare comunità sarà possibile dove c'è l'amore di Cristo, così come “comunità di buoni samaritani”. (AP)

6 ottobre - ITALIA Le Gallerie degli Uffizi celebrano San Francesco, Fratello Universale. 

Gli Uffizi rendono omaggio a San Francesco d’Assisi. Dallo scorso 3 ottobre nella ricorrenza della morte del Poverello d’Assisi, avvenuta nel 1226, una parte dell’antica chiesa medievale di San Pietro Scheraggio è stata riaperta al pubblico e inserita all’interno del percorso ordinario di visita al pian terreno del Museo. Degno di nota è in particolare l’affresco, dipinto su una colonna, opera di un ignoto pittore fiorentino del Trecento, nel quale è rappresentato il santo, patrono d’Italia. A quest’ultimo è anche dedicata la mostra online, o ipervisione, sul sito web delle Gallerie “ Francesco Fratello Universale – vita e culto del poverello di Assisi”. L’esposizione virtuale, con un’introduzione del Guardiano Santuario della Verna, padre Francesco Brasa ofm, ripercorre attraverso 20 immagini ad alta definizione le tappe salienti della vita di san Francesco. Si tratta di opere appartenenti alla collezione delle Gallerie: capolavori di Andrea del Sarto, Jacopo Ligozzi, Federico Barocci, El Greco, Ludovico Cigoli, Cristofano Allori. "Il Francesco, che noi contempliamo rappresentato in queste opere d'arte, è lui stesso immagine, effigie di Cristo. E' Francesco stesso opera d'arte, realizzata dal dito del Dio vivente! L'amore dell'amato realizza quella conformitas, che farà di Francesco d'Assisi l'Alter Christus. Ed è questa, secondo noi la chiave di lettura più affascinante ed efficace per una lettura autentica dell' iconografia francescana: ricordarsi, come in un gioco di scatole cinesi, che il soggetto ritratto che all'artista è esso stesso tela, tavola, dov'è il Sommo Artefice, attraverso l'amore, realizza il suo autoritratto".  La chiesa di San Piero Scheraggio, i cui spazi restaurati risalgono all’11mo secolo, fu nel Medioevo un punto di riferimento religioso e civile per Firenze. Qui si riuniva l’assemblea cittadina ed è documentato un discorso pubblico tenuto in questo luogo da Dante Alighieri nel 1300. Poco meno di tre secoli dopo l’intera chiesa fu inglobata nel complesso degli Uffizi. Oggi la visita agli spazi della chiesa è stata arricchita da un nuovo allestimento e dal potenziamento dell’illuminazione: un pavimento di cristallo trasparente inoltre permette ai visitatori di camminare al di sopra delle antiche vestigia di una delle tre navate medievali. Fino ad oggi quest’area, compreso l’affresco di san Francesco, erano esclusi dal percorso di visita e visibili solo da una passerella. (PO)

6 ottobre - R.D.CONGO Al via ai lavori del Consiglio permanente della Conferenza episcopale

 Si discuterà dell’attività delle Commissioni Episcopali per l’esercizio dell'anno pastorale 2019-2020, di formazione nei seminari e per il clero, di catechismo inculturato, di protezione dei minori, educazione cattolica alla seconda sessione ordinaria dell’anno del Consiglio Permanente della Conferenza episcopale nazionale del Congo. Lo riferisce il portale della Chiesa congolese. Fino a giovedì, riuniti a Kinshasa, i vescovi esamineranno le relazioni delle diverse commissioni e procederanno ad alcune nomine. Ieri ad avviare i lavori, dopo la messa di apertura, monsignor Marcel Utembi Tapa, arcivescovo di Kisangani e presidente della Conferenza episcopale. Il presule ha ricordato che l’incontro avrebbe dovuto svolgersi a giugno, a Lubumbashi, in occasione del terzo Congresso Eucaristico Nazionale, e che l’emergenza coronavirus ha reso necessario un rinvio. All’ordine del giorno ci saranno anche gli esiti di un’indagine sull’islam nel Paese e le Misure di Attuazione dell’Accordo Quadro tra la Santa Sede e la Repubblica Democratica del Congo. (TC)  

6 ottobre -  IRLANDA Brexit. Leader cristiani: agire con “urgenza e generosità” per porre fine all’incertezza 

Agire “con urgenza e generosità per garantire le migliori fondamenta possibili” delle future relazioni tra l’Irlanda, il Regno Unito e UE nel dopo-Brexit e porre così fine “all’incertezza economica e sociale” aggravata dalla pandemia del Covid-19. È il pressante appello lanciato dai leader cristiani irlandesi in una dichiarazione congiunta, mentre proseguono con difficoltà i negoziati per chiudere un accordo commerciale tra i due blocchi. Il principale nodo del contendere resta lo status dell'Irlanda e in particolare i rapporti tra Eire e l’Ulster coinvolta nell’uscita dall’UE. Ad accrescere le tensioni tra le due sponde della Manica c’è la nuova Legge sul mercato interno varata il 9 settembre dal Governo Johnson e per la quale Bruxelles ha minacciato una procedura di infrazione contro il Regno Unito per aver violato i suoi obblighi ai sensi dell'accordo di recesso siglato con l’UE il 20 gennaio scorso, quattro anni dopo il referendum del 2016. La legge, infatti, modifica l'accordo secondo il quale l’Irlanda del Nord si sarebbe allineata alle norme del mercato unico europeo in modo da non ricreare una frontiera fisica con la Repubblica d'Irlanda che, si teme, potrebbe far saltare la Pace del Venerdì Santo (Good Friday Agreement o Belfast Agreement) siglata il 10 aprile 1998 dai rappresentanti britannici e irlandesi insieme ai principali leader repubblicani e unionisti dell’Ulster (con l’eccezione del Partito Democratico Unionista - Dup).  Un timore condiviso dai leader cristiani irlandesi.  “Con un tempo limitato a disposizione per prepararsi alla Brexit, è nell’interesse di tutti ottenere la chiarezza e la sicurezza che un accordo fornirà. Ciò è particolarmente vero per coloro le cui risorse sono già esaurite dall’impatto del Covid-19”, sottolinea la dichiarazione congiunta firmata per la Chiesa cattolica da monsignor Eamon Martin, arcivescovo di Armagh e primate della Chiesa d’Irlanda. Nel documento i leader cristiani riconoscono la complessità delle sfide affrontate dalle parti negoziali e l’importanza della posta in gioco e salutano “l’importante impegno di entrambe le parti nei negoziati per tutelare l’Accordo del Venerdì Santo”.  L’auspicio è che quello storico accordo “considerato a buon titolo come un successo non solo per il popolo nord-irlandese, ma anche per i popoli e i governi britannico e irlandese”  possa “servire da fonte di ispirazione e da base su cui costruire il processo del Brexit”. Al cuore del Good Friday Agreement, osservano i leader religiosi irlandesi, “c’è un riconoscimento della nostra interdipendenza. La pandemia di Covid-19 ha ulteriormente accresciuto la nostra consapevolezza della necessità di gestire il rischio in modo collaborativo, non solo tra Gran Bretagna e Irlanda, ma a livello europeo e internazionale”, aggiungono. (LZ)

6 ottobre - STATI UNITI Libertà religiosa. Vescovi al Congresso: più finanziamenti per sicurezza dei luoghi di culto

Il Congresso degli Stati Uniti d’America quadruplichi i finanziamenti per la sicurezza dei luoghi di culto, portandoli a 360 milioni di dollari: lo chiede, in una nota, il Comitato episcopale nazionale per la Libertà religiosa. Presieduto dall'Arcivescovo di Miami, Thomas G. Wenski, l’organismo fa riferimento al così detto Nsgp, (Nonprofit Security Grant Program), ovvero il programma che fornisce sovvenzioni alle organizzazioni non profit e ai luoghi di culto, al fine di incrementarne la sicurezza attraverso il miglioramento delle infrastrutture, la pianificazione delle emergenze, l'aggiornamento dei sistemi di sicurezza e l’avvio di progetti di ristrutturazione. Il programma è molto richiesto, ma la mancanza di fondi ha spinto molti utenti a rinunciare alle sovvenzioni. L’appello dei vescovi arriva dopo numerosi atti di vandalismo contro i luoghi di culto accaduti di recente: l’ultimo, in ordine di tempo, è stato perpetrato a fine settembre in California, dove la Cattedrale caldea di San Pietro a El Cajon è stata imbrattata e danneggiata. Nello stesso mese, in Florida un incendio doloso ha causato gravi danni ad una chiesa, mentre in Texas un uomo con una mazza da baseball ha danneggiato le icone di un Seminario. Non solo: tra giugno e luglio, sull’onda delle proteste anti-razziste scatenatesi in seguito alla morte dell’afroamericano George Floyd, deceduto dopo l’arresto da parte di un poliziotto bianco, si sono verificati altri attacchi, già fortemente condannati dai vescovi. Ora, dunque, il nuovo appello della Conferenza episcopale statunitense che afferma: "Il rispetto della dignità umana richiede il rispetto della libertà religiosa. Crediamo che proteggere la capacità di tutti gli americani di vivere la loro fede senza paura o danno sia uno dei doveri più importanti del governo federale". Esprimendo comunque gratitudine al Congresso per aver istituito l’Nsgp, i presuli ricordando che “le sovvenzioni per la sicurezza vanno a beneficio di persone di tutte le fedi”. Quindi, “in un momento di crescente estremismo e antagonismo verso i diversi gruppi religiosi e la religione in generale – sottolineano i vescovi degli Usa - riteniamo che sia imperativo aumentare significativamente i finanziamenti per questo importante programma governativo nell'anno fiscale 2021". (IP)

6 ottobre - EL SALVADOR Nuovo appello dell’arcivescovo di San Salvador affinché l’accesso all’acqua venga riconosciuto come un diritto umano

Risale ad un mese fa, al 7 settembre, la visita di monsignor José Luis Escobar Alas, arcivescovo di San Salvador, all’Assemblea Legislativa, per chiedere la riforma della Costituzione e il riconoscimento, nell’articolo 2, del diritto umano all’acqua e ai servizi igenici. Poiché nulla è stato fatto di quanto promesso dai deputati, che avrebbero dovuto affrontare e risolvere la questione in 15 giorni, il presule, in un comunicato dell’arcidiocesi di San Salvador del 4 ottobre, è tornato a ribadire la sua richiesta di approvazione al più presto di questa riforma, in quanto “il riconoscimento del diritto umano all'acqua e ai servizi igienico-sanitari è un diritto umano universale, già dichiarato dall'ONU nel 2010”. Nell’occasione, l’arcivescovo, insieme agli abitanti delle comunità di Apopa, Nejapa, Quezaltepeque e Mariona, ha chiesto al Ministero dell'Ambiente e delle Risorse Naturali che non sia autorizzata l'urbanizzazione di Valle El Angel, perché causerebbe danni molto gravi all'ambiente: la perdita di questo importante bacino idrico, nonchè la perdita di altre fonti d'acqua che riforniscono queste comunità.Rivolgendosi poi ai politici, ha ricordato loro l’importanza di coltivare il rispetto reciproco e un dialogo sincero e di affrontare i problemi della nazione con saggezza e tolleranza per il bene di tutti. (AP)

6 ottobre - MONDO Wcc: con la pandemia aumentano i problemi di chi non ha accesso allancora accesso all’acqua

È dedicato al diritto all’acqua il terzo podcast dal team di supporto Covid-19 del Consiglio Mondiale delle Chiese, diffuso oggi. Il video offre una conversazione moderata da Dinesh Suna, coordinatore del WCC Ecumenical Water Network, con il vescovo metodista Arnold Temple, della Sierra Leone, e Maude Barlow, attivista canadese. Gli interlocutori evidenziano quanto sia essenziale l’acqua soprattutto in questo momento in cui tutto il mondo sta vivendo l’emergenza coronavirus, e denunciano la mancanza di accesso all’acqua da parte di milioni di persone con le problematiche igienico-sanitarie che ne conseguono. Il vescovo Temple e Maude Barlow ricordano inoltre che quest’anno ricorre il decimo anniversario del riconoscimento da parte delle Nazioni Unite del diritto umano all’acqua e ai servizi igienici. Maude Barlow è fondatrice del progetto Blue Community, creato dal Council of Canadians e dal Blue Planet Project per riconoscere l’acqua e i servizi igienico-sanitari come diritti umani. Il progetto promuove il controllo pubblico sulle risorse idriche e vuole bandire la vendita dell’acqua in bottiglia in strutture pubbliche e in occasione di eventi. “L'acqua è un dono di Dio. E ogni essere umano ha il diritto di beneficiarne - afferma il vescovo Temple -. È un diritto e non un privilegio. Le comunità di fede in tutto il mondo devono impegnarsi perché venga assicurata l’acqua alle persone vulnerabili e agli indigenti”. Il vescovo metodista ha anche evidenziato l’importanza dell’acqua nel contesto della pandemia e le difficoltà che devono affrontare quanti non vi hanno accesso. “L’importanza del libero accesso all’acqua in questa crisi non può essere sottovalutata - ha detto -. Acqua pulita e servizi igienici adeguati devono essere visti come elementi essenziali nel nostro impegno volto ad affrontare la pandemia, questo perché si raccomanda il lavaggio frequente delle mani per contrastare la diffusione del virus”. (TC)

6 ottobre CILE Congresso nazionale sull'educazione cattolica sulle side dell'Intelligenza artificiale

Si svolgerà online, il 3 e il 4 novembre, l’ottava edizione del Congresso nazionale sull'educazione cattolica “Intelligenza artificiale: sfide antropologiche e pedagogiche per l'educazione cattolica”, organizzato dall'Area Educazione della Conferenza episcopale cilena, dal Vicariato Episcopale per l'Educazione dell'Arcivescovado della Santissima Concezione e dall'Università Cattolica della Santissima Concezione, rivolto a rettori, direttori, insegnanti, professionisti dell'educazione e studenti delle diverse istituzioni scolastiche di ispirazione cattolica e cristiana, sia nazionali che internazionali. Il Congresso si propone di riflettere sulle sfide antropologiche e pedagogiche, nate con l'uso dell'intelligenza artificiale, che le comunità educative cattoliche si trovano ad affrontare; ribadire la necessità di un corretto uso dell'intelligenza artificiale, che contribuisca allo sviluppo integrale degli studenti; e incoraggiare lo sviluppo di linee guida per integrare adeguatamente l'intelligenza artificiale nel programma scolastico, con particolare attenzione alle sfide etiche che promuovono l'uguaglianza sociale.Tra i relatori, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita; Carol Hullin, consigliere strategico mondiale del Centro Latinoamericano di Innovazione Digitale (CIDLA); Oscar Perez, segretario generale della Confederazione Interamericana di Educazione Cattolica; e monsignor Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción e gran cancelliere dell'Università Cattolica della Santissima Concezione. Collaborano anche il Consiglio dei Rettori delle Scuole della Chiesa dell'Arcidiocesi della Santissima Concezione, con il patrocinio della Confederazione Interamericana di Educazione Cattolica, di Santillana e della Fundación Movistar Telefónica. (AP)

6 ottobre - AUSTRALIA Giornata mondiale senzatetto. Arcivescovo di Melbourne: avere una casa è piantare semi per il futuro

“Dobbiamo fare di più per fornire un alloggio a chi non ne ha, dandogli così una speranza di crescita, una stabilità e la possibilità di piantare semi per il futuro”: lo afferma Monsignor Peter Comensoli, Arcivescovo di Melbourne, in Australia, in una nota diffusa in vista della “Giornata mondiale dei senzatetto”, che ricorre il 10 ottobre. In particolare, il presule ricorda che, a causa della pandemia da Covid-19, “quest’anno siamo stati costretti al confinamento nelle nostre case. Ma cosa significa, in questi casi, non averne una? Per questo, bisogna fare di più”. E un esempio di azione concreta arriva dall’organizzazione diocesana cattolica senza scopo di lucro “Villa Maria Catholic Homes” (Vmch) che fornisce alloggi a prezzo accessibile per circa 400 persone anziane, disabili e a rischio di diventare senzatetto. Vmch è tra i sostenitori della “Everybody's Home Campaign”, iniziativa ecumenica che mira alla costruzione di 500mila nuove case entro il 2026, da affittare ad equo canone per far fronte ad un aumento della domandsa. “Il problema dei senzatetto è un problema crescente per gli australiani più anziani – si legge infatti nella nota episcopale - e probabilmente continuerà ad aumentare nel corso degli anni, a causa dell'invecchiamento della popolazione e del calo del tasso di proprietà della casa tra le persone anziane”. I dati dell’Istituto nazionale di Salute e benessere, d’altronde, confermano questa tendenza: “Negli ultimi dieci anni, il numero dei senzatetto anziani è aumentato del 49 per cento”, mentre l’Anglicare Rental Affordability Snapshot ha recentemente rilevato che “solo lo 0,8 per cento degli alloggi disponibili in Australia è conveniente e appropriato per una singola persona con una pensione d’anzianità”. (IP)

6 ottobre - NUOVA ZELANDA #Fratelli tutti. Cardinale Dew: un documento che può cambiare le menti e i cuori 

Un documento che “ci invita ad aprire il nostro sguardo a un mondo senza confini e a considerare ogni singola persona su questo pianeta e lo stesso pianeta come un fratello e una sorella": così il cardinale John Dew, arcivescovo di Wellington e vice presidente della Conferenza episcopale neo-zelandese commenta la nuova Enciclica sociale di Papa Francesco presentata il 4 ottobre. “’Fratelli tutti’ è un documento profondo che può cambiare le menti e i cuori. Può essere una strada per fare niente più e niente meno che rinnovare la faccia della Terra”, afferma. Secondo il porporato, nell’Enciclica Francesco non chiede semplici aggiustamenti qui e là alle nostre vite personali e nelle nostre comunità, ma piuttosto “di rileggere e vivere il Vangelo per il nostro tempo. Il Papa ci parla della necessità di sopravvivere non solo alla pandemia del Coronavirus, ma a molte altre sfide che il mondo contemporaneo deve affrontare. Si tratta di problemi seri, pressanti e impegnativi”, aggiunge. In concreto - conclude il cardinale Dew - Francesco chiede fatti, non solo parole: l’Enciclica “ci introduce al modo cattolico di vedere e di vivere la vita in dialogo con tutte le persone di buona volontà”. (LZ)

 

6 ottobre - ITALIA Esequie vescovo di Caserta. Cardinale Bassetti: testimone del volto bello della Chiesa

“Grazie, fratello caro, perché, insieme a tanti sacerdoti, ci hai fatto scorgere il volto bello della nostra Chiesa-madre!”: con queste commosse parole, il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), ha ricordato Monsignor Giovanni D’Alise, vescovo di Caserta, deceduto domenica scorsa per arresto cardiocircolatorio, mentre era ricoverato in ospedale perché positivo al Covid-19. Ieri pomeriggio, 5 ottobre, nella Cattedrale della città campana, si sono celebrate le esequie, alle quali il Cardinale Bassetti ha voluto essere fortemente presente, nonostante fosse in corso, ad Assisi, la Conferenza Episcopale Regionale dei vescovi umbri. “Ho sentito vivo il desiderio di essere con voi – ha spiegato il porporato ai fedeli - per portare l’abbraccio e la carezza delle Chiese che sono in Italia”. Del compianto Monsignor D’Alise, il presidente della Cei ha ricordato “la testimonianza di una vita intera che ci lascia intravedere e sfiorare il volto del Risorto”. E insieme a lui, il porporato ha commemorato “tutti i sacerdoti che generosamente hanno donato la vita nelle stesse circostanze. Se ne sono andati, molti in punta di piedi, senza una carezza o una parola di conforto”. “Ecco i veri tesori della Chiesa e dell’umanità: loro, che hanno sostenuto, confortato e benedetto tante persone e consolato tanti cuori!” ha detto l’Arcivescovo perugino. La scomparsa del vescovo di Caserta, ha aggiunto, dimostra che “la nostra amata Chiesa, in questi tempi di tribolazione, è stata vicina al suo popolo, ai suoi figli, e non si è risparmiata nel portare vicinanza e conforto, spirituale e materiale”. “I nostri sacerdoti, da Nord a Sud – ha ricordato il Cardinale Bassetti - si sono fatti prossimi per tutti. Sono i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici impegnati nel volontariato che hanno reso bella la Chiesa in questi mesi. Si sono prodigati per gli altri, si sono spesi per gli altri, in alcuni casi fino all’estremo sacrificio”, proprio come Monsignor D’Alise. (IP)

5 ottobre - SCOZIA Vescovi : mantenere alta la guardia contro i nuovi contagi perché le chiese restino aperte

Mantenere alta la guardia nelle chiese continuando a rispettare “meticolosamente” le misure di sicurezza contro il contagio del Covid-19. Questo il senso di una lettera indirizzata oggi al clero e ai fedeli dai vescovi scozzesi. Anche in questa parte del Regno Unito, infatti, i casi e i ricoveri nei reparti di terapia intensiva hanno ripreso a crescere in modo preoccupante. Nella missiva i presuli elogiano la “collaborazione di sacerdoti, parrocchiani e volontari i cui sforzi straordinari hanno fatto sì che le chiese cattoliche siano tra i luoghi più sicuri per le persone in questo momento di pandemia”. Dalla ripresa delle celebrazioni pubbliche, le parrocchie scozzesi hanno infatti “controllato meticolosamente il contagio per garantire l'incolumità di tutti coloro che entrano in una chiesa cattolica”. “Tuttavia – spiega la lettera - siamo in un momento delicato. Il tasso di infezioni da Covid-19 è in aumento in tutta la Scozia e l'ansia dell’opinione pubblica cresce”. Di qui l’invito a perseverare negli sforzi per ridurre il rischio di infezioni. I vescovi scozzesi confidano che se le parrocchie “continueranno a rispettare gli alti standard di sicurezza fissati”, il culto pubblico e la vita ecclesiale potranno proseguire permettendo alla Chiesa di portare quel conforto spirituale di cui c’è tanto bisogno in un momento difficile come questo. “Ora più che mai le porte della nostra Chiesa devono restare aperte”, sottolineano in conclusione i vescovi scozzesi.  (LZ)

5 ottobre - ITALIA Alluvione in Piemonte. Monsignor Nosiglia: “Non si può più parlare di ‘fatalità’”

“Dobbiamo registrare anzitutto la tragedia di vite perdute a causa dell'alluvione che ha colpito diverse diocesi della nostra regione, dalle Alpi alla pianura. Prima e più dei danni materiali questi lutti ci colpiscono direttamente: è la vita il vero primo valore!” Così si è espresso monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, in un comunicato diffuso oggi dall’Ufficio comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Torino, dopo che il Piemonte, ancora una volta, è stato duramente colpito da piogge abbondanti e improvvise. “Non si può più parlare di ‘fatalità’: il cambiamento climatico ci insegna lungo l'intero anno le conseguenze di scelte imprevidenti e sbagliate nella tutela del territorio” ha affermato il presule, aggiungendo che “il modo più importante ed essenziale per ridare la speranza e la forza di una ripresa”, che si augura sia sostenuta anche dallo Stato, dalle istituzioni e dalle componenti della società economica e civile del territorio, sia il “fare memoria”. E “fare memoria” - precisa - significa soprattutto “non dimenticare che queste tragedie non nascono solo dal destino o dal caso ma hanno la loro radice in scelte che non sono di ieri”. “L’ennesimo dramma dell'alluvione – come nel 1994, come nel 2000 – ci richiama tutti al dovere della politica - conclude l’arcivescovo Nosiglia -, intesa come impegno diretto delle persone e delle comunità”. Una politica “che è ricerca del bene comune e non solo - come non si stanca di ripeterci Papa Francesco - strumento degli interessi di individui e di caste”. (AP)

5 ottobre - MONDO  WCC. Giovani cristiani in tutto il mondo pregano per la pace nella Penisola coreana

Hanno pregato insieme virtualmente da diverse parti del globo partecipando alla campagna di preghiera per la pace nella Penisola Coreana “We pray, peace now, end the war!”, organizzata dal 1° marzo al 15 agosto dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) in occasione del 70.mo anniversario dell’inizio della Guerra di Corea. Sono i giovani membri della Commissione giovanile “Echos” dell’organizzazione ecumenica che hanno deciso di condividere on-line i loro video per invitare i cristiani e tutte le persone di buona volontà a non dimenticare il dramma della divisione delle due Coree e a pregare per la loro riconciliazione. I video – informa il sito della Wcc - sono stati messi a disposizione in particolare come spunto per la Domenica mondiale della Comunione, celebrata quest’anno il 4 ottobre, in cui i cristiani di tutto il mondo sono invitati a spezzare il Pane e a celebrare il ministero della riconciliazione di Cristo. Tra i giovani che vi figurano anche alcuni delegati del Pellegrinaggio di Giustizia e Pace del Wcc (Pjp) che l’anno scorso ha fatto tappa in Corea del Sud. Questa esperienza li ha incoraggiati ad impegnarsi nel movimento ecumenico per la pace e la riunificazione delle due Coree, rimaste separate dall’armistizio che nel 1953 sancì la divisione del Paese in due stati lungo il 38.mo parallelo.  Un obiettivo che vede coinvolto il Wcc in prima linea da più di trent’anni ormai. Tra i momenti salienti di tale impegno: il primo incontro ufficiale ecumenico con la Federazione delle Chiese coreane, nel 1986, gli aiuti umanitari alla Corea del Nord durante la carestia degli anni Novanta, il Forum ecumenico per la pace, la riunificazione e la cooperazione nella penisola coreana, l’incontro di un gruppo composto da cristiani delle due Coree con Papa Francesco nel corso del suo pellegrinaggio ecumenico a Ginevra per il 70° anniversario della fondazione dell’organizzazione. Anche in questo ambito i giovani vogliono dare il loro contributo attivo, come negli altri ambiti delle attività del Wcc,seguendo le indicazioni della sua 10.ma assemblea generale a Busan, in Corea del Sud, da cui è partita l’idea di costituire la Commissione giovanile “Echos” per dare voce alle nuove generazioni nel movimento ecumenico. (LZ)

5 ottobre -  ITALIA La vicinanza e la solidarietà del Patriarca di Venezia al popolo armeno

“Intendo manifestare sentimenti di particolare vicinanza al caro, e già tanto provato, popolo armeno per l’ora drammatica che sta vivendo”. Così monsignor Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia, città che da più di tre secoli ospita l’Abbazia madre della Congregazione Armena Mechitarista, ha espresso oggi in un comunicato “i più commossi sentimenti di vicinanza” al popolo e alle famiglie armene “per le molte vittime nel conflitto in corso, con vivo dolore per tutti i caduti di ambo le parti e i loro cari”. Un popolo, quello armeno, “antichissimo custode della fede nel Risorto, che ha fatto della Croce di Cristo il segno pervasivo di tutta la sua espressione spirituale, letteraria e artistica, e così profondamente segnato dalla Croce nella sua stessa esistenza - si legge nel testo - da risultarne crocifisso esso stesso con Cristo, in ondate ricorrenti e continue di sofferenze che nei secoli si sono su di esso abbattute”. Monsignor Moraglia ha invitato “tutti i presbiteri e i fedeli del Patriarcato di Venezia a rivolgere le loro preghiere alla Vergine Maria, in questo mese di ottobre, affinché, grazie alla sua potente intercessione presso il suo Figlio, possa tornare quanto prima la pace in quelle terre martoriate e si possano ristabilire le condizioni di pacifica convivenza”. (AP)

5 ottobre - MYANMAR Il cardinale Bo ringrazia per la solidarietà della comunità internazionale

Il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, in una dichiarazione rilasciata il 3 ottobre – riporta LiCAS.news – ha espresso tutta la sua gratitudine alla comunità internazionale per la “solidarietà globale” dimostrata al Paese in questo tempo di pandemia. "Continuiamo ad essere grati ai nostri amici da tutte le parti del mondo per il loro sostegno con la preghiera e altri aiuti", ha affermato il porporato. Il Myanmar, infatti, con più di 15 mila contagi e 400 morti, nell’ultima settimana, è "in preda ad un aumento dell’incidenza del virus" che ha sopraffatto  il sistema sanitario del Paese, ha precisato. La Chiesa, in questa situazione, sta cercando di rispondere con tutte le sue forze alla crisi sanitaria, mettendo in atto i suoi programmi e offrendo le sue strutture per la quarantena, comprese chiese e seminari, in collaborazione con le agenzie governative, ha aggiunto il cardinale. Inoltre, ha chiesto alle comunità cristiane di garantire la sicurezza alimentare ad almeno 50 famiglie povere in ogni parrocchia, per i prossimi tre mesi, e ha invitato a raccogliere fondi per l’acquisto di attrezzature, stabilendo una "presenza pastorale online". Come ha fatto nei primi mesi della pandemia, da marzo ad agosto, distribuendo cibo e attrezzature mediche e protettive nelle comunità povere, dunque, la Chiesa – ha concluso  l’arcivescovo di Yangon - continuerà ad accompagnare la popolazione "in questa grande sfida alla dignità e alla sopravvivenza”. (AP)

5 ottobre - BANGLADESH - Il cardinale D’Rozario si congeda dall’arcidiocesi di Dacca e da’ il benvenuto a mons. D’Cruze

“Ringrazio Dio e voi tutti per tutte le cose buone che abbiamo realizzato e chiedo anche venia a Dio e a tutti voi per tutte le cose che possono essere considerate cattive, brutte e contrarie allo Spirito Santo che posso avere fatto durante il mio ministero pastorale”. Con queste parole il cardinale Patrick D’Rozario, arcivescovo di Dacca, in Bangladesh si è congedato domenica dai fedeli, dopo quasi dieci anni alla guida dell’arcidiocesi. Il porporato, che ha appena compiuto 77 anni, ha infatti terminato il suo mandato. Gli succede monsignor Bejoy N. D’Cruze, Omi, finora vescovo di Silhet, nominato da Papa Francesco il 1.mo ottobre. Durante la Messa di ringraziamento – riporta l’agenzia Ucanews - concelebrata domenica insieme ai due ausiliari nella cattedrale di Santa Maria della capitale, il cardinale D’Rozario ha voluto esprimere la sua “gratitudine a Dio così come ai vescovi, sacerdoti, religiosi e laici dell'arcidiocesi di Dacca e della Chiesa locale e universale” e si è congratulato con il successore, “pregando perché possa santificare, educare e governare l'arcidiocesi di Dacca seguendo le orme del Buon Pastore Gesù Cristo con abbondanti grazie e benedizioni". “In comunione con tutti voi, ho realizzato l'amore e le indicazioni di Dio negli ultimi anni. Abbiamo ricevuto tante benedizioni da Dio e lo ringraziamo per tutto ", ha detto il porporato che ha voluto ringraziare in particolare Papa Francesco e i predecessori per la loro fiducia e il sostegno datogli in questi ultimi 30 anni: “Mi hanno supportato direttamente e tramite i loro nunzi nello svolgimento della mia missione”, ha affermato. L'arcivescovo ha rivolto un pensiero anche ai confratelli nell’episcopato: “Mentre facevo questo viaggio con loro, ho capito cosa significa la collegialità e lo spirito della Conferenza episcopale del Bangladesh". Ha inoltre ringraziato le autorità bengalesi per il rispetto e il sostegno fornito in questi tre decenni e tutti i cristiani e credenti di altre fedi in Bangladesh per il loro incoraggiamento alla promozione della fratellanza e dell’armonia religiosa nel Paese. (LZ)

5 ottobre - FILIPPINE Educazione ai diritti umani: l’impegno degli studenti di legge cattolici a Manila

Il San Beda College, scuola di legge gestita dai benedettini a Manila, ha lanciato una serie di progetti per promuovere consapevolezza ed educare la società ai diritti fondamentali, come quello della vita e della libertà, in risposta ad un numero crescente di esecuzioni extragiudiziali e arresti senza mandato. L’organizzazione studentesca San Beda College-Alabang Human Rights Center (SBCA-HRC) ha annunciato le attività del prossimo anno scolastico, attività coerenti con la sua missione e la sua visione. "I vari progetti della nostra organizzazione – ha riferito il gruppo ad UCA News - hanno lo scopo di dare alle persone di tutti i ceti sociali una migliore comprensione delle libertà tutelate dalla Costituzione attraverso la lente di aspiranti professionisti legali". Tra i progetti che verranno avviati quest’anno, una pubblicazione di storie di vittime della legge marziale durante il governo di Ferdinand Marcos, un seminario sui problemi affrontati dai sordi e un workshop su identità di genere ed espressione di genere. Gli studenti di legge hanno anche istituito un help desk, grazie al quale donne e bambini potranno ottenere servizi legali gratuiti in caso di abusi. (AP)

5 ottobre AMERICA LATINA #FratelliTutti. L’Enciclica vista dall’Amazzonia: riflessione della Redazione Brasiliana

Il bisogno di una comunità che ci sostenga e ci aiuti, la denuncia della colonizzazione culturale, l’importanza di prendersi cura del Creato e del prossimo: sono questi alcuni punti dell’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli Tutti”, pubblicata il 4 ottobre, che risultano particolarmente consonanti con la realtà dell’Amazzonia e della Chiesa in essa presente. In una riflessione a cura della Redazione Brasiliana di Vatican News, si sottolinea che il Pontefice, puntando il dito contro chi sminuisce, rifiuta o non accetta “i valori e le verità dei popoli indigeni”, mette in guardia la società: così facendo, tutto si impoverisce e si riduce alla prepotenza del più forte. Numerose sono, poi, le consonanze tra “Fratelli Tutti” e “Querida Amazonia”, l’Esortazione apostolica post-sinodale pubblicata nel febbraio scorso e che racchiude i lavori del Sinodo speciale sulla Regione panamazzonica, svoltosi nell’ottobre 2019: in entrambi i documenti pontifici, infatti, si ribadisce la necessità della salvaguardia “del mondo che ci circonda”. Ma per fare questo, siamo chiamati a “costruirci come un ‘noi’ che abita la casa comune”, proprio come accade in Amazzonia, dove le comunità cercano di opporsi a quelle potenze economiche che vogliono dominare il territorio e trasformarlo in un serbatoio da cui attingere risorse. Anche il modello del Buon Samaritano, così presente in “Fratelli Tutti”, rimanda al contesto amazzonico: la regione, infatti, è la zona al mondo con la più alta percentuale di vittime di Covid-19 e ciò è un chiaro esempio del fatto che “l'incuria sociale e politica rende sempre più evidenti molti luoghi del mondo desolati, dove le dispute nazionali e internazionali e il saccheggio delle risorse lascino indietro così tanti emarginati". Al contrario, le comunità amazzoniche coltivano “l’amicizia sociale”, sottotitolo dell’Enciclica stessa che non esclude nessuno, perché la fraternità è aperta a tutti. (IP)

 

SRI LANKA - Attentati di Pasqua. Rilasciato un altro sospetto. Il cardinale Ranjith: giustizia per le vittime

Ha suscitato clamore in Sri Lanka la notizia del rilascio di un altro dei sette sospettati arrestati qualche mese fa per gli attentati di Pasqua del 21 aprile 2019. Riyaj Bathiudeen, in carcere cinque mesi fa perché sospettato di avere incontrato uno degli attentatori prima dell’attacco, è stato rilasciato per mancanza di prove. Contro la decisione hanno protestato i familiari delle vittime che ieri hanno manifestato davanti alla Chiesa di San Sebastiano a Katuwapitiya, teatro di uno degli attacchi, per chiedere giustizia. Critiche - riporta l'agenzia Ucanews - sono state espresse anche dal cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo: "È triste ed è un peccato che le persone che potrebbero essere coinvolte negli attacchi vengano liberate”, ha dichiarato il porporato a una conferenza stampa. "Chi è stato colpito fisicamente e psicologicamente si aspetta che venga fatta giustizia, ma è un peccato che le indagini non stiano andando come dovrebbero", ha aggiunto, definendo sospetta la circostanza che Riyaj Bathiudeen, sia fratello dell’ex ministro Rishad Bathiudeen. Secondo alcuni media locali, ci sarebbe un accordo segreto dell’attuale Governo con il potente esponente politico musulmano per avere il sostegno del suo partito al progetto di riforma costituzionale che attribuirebbe estesi poteri all’Esecutivo. Accusa respinta dal neo-Presidente Gotabaya Rajapaksa, eletto lo scorso 5 agosto, che in un post su Facebook ha ribadito ieri che la sicurezza nazionale è un’assoluta priorità del nuovo Governo. (LZ)

 

5 ottobre -  ARGENTINA #FratelliTutti. Arcivescovo di La Plata: 7 chiavi di lettura per l’Enciclica

"Se qualcuno dicesse di non sapere come la pensa Francesco, con questa nuova Enciclica non avrebbe dubbi: è tutto chiaro": si apre così la lunga riflessione con cui Monsignor Víctor Manuel Fernández, Arcivescovo di La Plata, in Argentina, commenta l’Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”, diffusa ieri, 4 ottobre. Una riflessione che fornisce sette chiavi di lettura del documento. La prima di esse, dunque, è “il dinamismo universale dell’amore”: “Nessuno matura o raggiunge la sua pienezza isolandosi”, spiega l’Arcivescovo, perché “per la sua specifica dinamica, l'amore richiede una crescente apertura, una sempre maggiore capacità di accogliere gli altri”, integrando “tutte le periferie verso un pieno senso di appartenenza reciproca con tutta l'umanità”. E il Papa sottolinea questo concetto “in questo momento storico” in cui “si accendono conflitti, riemergono nazionalismi” e la pandemia da Covid-19 “rischia di aggravare lo scisma tra l’individuo e la comunità”. La seconda chiave di lettura dell’Enciclica è “il rapporto tra locale e universale”: a tal proposito, Monsignor Fernández sottolinea che “l'amore per il locale è sano e fecondo solo se è aperto, se si lascia arricchire, se non si chiude a nuovi incontri”. “ Sulla stessa linea si pone il terzo asse portante del documento pontificio, ovvero “la cultura dell’incontro” che, “già tanto cara a Francesco, acquista ora uno sviluppo più nuovo e ricco”.. Al quarto punto, poi, l’Arcivescovo di La Plata si sofferma sulla “dignità di ogni essere umano al di là delle circostanze”: “Un amore veramente universale, aperto a tutti – spiega – presuppone una convinzione di fondo, ovvero il valore immenso, inalienabile e inviolabile di ogni persona umana, la dignità di ogni essere umano che nessuno ha il diritto di ignorare o danneggiare”. E tale convinzione “ha molte conseguenze concrete – evidenzia il presule – come ad esempio, il fermo rifiuto della pena di morte”. La quinta chiave di lettura di “Fratelli tutti”, invece, riguarda “la destinazione comune dei beni”, illustrando la quale “il Papa fa un passo avanti – spiega Monsignor Fernández – applicando questo principio alla dignità di ogni persona, al di là del luogo di nascita”. Ma l’Enciclica ha anche un sesto pilastro, che è “la promozione umana attraverso il lavoro”. Al contempo, ricorda il presule, l’Enciclica sottolinea che l’occupazione va accompagnata da “una vita integrale e piena”, in cui ci sia “il giusto ritmo”, “la saggezza di fermarsi”, “la capacità di contemplazione” e la possibilità di vivere la dimensione familiare. Infine, come settima e ultima riflessione su “Fratelli tutti”, l’Arcivescovo di La Plata richiama la necessità di “una politica sana”, ovvero “non soggetta all’economia e ai poteri tecnocratici”, non a rischio di “politiche populiste devianti”, bensì al lavoro per il bene comune. Un contesto in cui anche “le diverse religioni possono offrire un contributo prezioso”, operando in favore “della fratellanza e della difesa della giustizia nella società”. (IP)

 

5 ottobre -  FILIPPINE ACS invita i bambini filippini ad unirsi ad un milione di bambini che recitano il Rosario il 19 ottobre

Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS)  ha invitato, il 19 ottobre, parrocchie, scuole e famiglie ad unirsi all'iniziativa "Un milione di bambini recita il Rosario", campagna di preghiera per l'unità e la pace nel mondo e per la fine della pandemia di coronavirus. Il cardinale Mauro Piacenza, presidente di ACS International, ha riferito – si legge sulla pagina web dell’Episcopato - che in situazioni difficili come queste "è molto importante lavorare insieme e aiutarsi a vicenda", ma non “bisogna dimenticare che l’aiuto più grande viene da Dio". Alla campagna – ha spiegato padre Martin Barta, assistente ecclesiastico di ACS International – parteciperanno i bambini di circa 80 Paesi del mondo. “Auspichiamo che questa iniziativa di recita del Rosario a livello mondiale – ha affermato - riempia tutti noi di coraggio e fiducia nell’amorevole protezione di Dio, che Egli desidera effondere su di noi attraverso la Sua Santa Madre”. Nata nel 2005, nella capitale venezuelana di Caracas, la campagna del Rosario dei bambini si è poi diffusa rapidamente nel resto del mondo. ACS la sostiene dal 2008 e da due anni si occupa della sua organizzazione. I materiali per la campagna di preghiera sono disponibili in 23 lingue, tra cui l'arabo e varie lingue africane. ACS, inoltre, ha offerto un opuscolo di preghiera per parrocchie, gruppi infantili o famiglie contenente indicazioni su come recitare il Rosario, riflessioni per bambini sui misteri del Rosario e una consacrazione dei bambini alla Madre di Dio.  (AP)

 

5 ottobre - ITALIA Una serata per Raffaello. Iniziativa del Vicariato di Roma per i 500 anni dalla morte del grande pittore rinascimentale

La Diocesi di Roma dedica una serata a Raffaello nel cinquecentenario dalla morte. Video, letture e ricordi del grande artista urbinate si avvicenderanno a partire dalle ore 19 di venerdì 9 ottobre nell’incontro organizzato all’Orto Botanico sul tema“Raffaello, Roma e l’ideale del Rinascimento”  . L’iniziativa è organizzata dall’Ufficio per la cultura e l’università del Vicariato di Roma, diretto da monsignor Andrea Lonardo.  «In generale in pochi collegano il Rinascimento a Roma – spiega Lonardo –, ma è sbagliato. Raffaello soggiornò a Villa Farnesina, dell’amico banchiere Agostino Chigi, a cinquanta metri dall’Orto Botanico. Possiamo quasi immaginarlo mentre passeggiava su via della Lungara. Raffaello rappresenta la bellezza ideale, l’armonia, eppure muore a 37 anni. Il suo amico Agostino morirà 4 giorni dopo. Si sperimenta così la fragilità della vita, la stessa che stiamo sperimentando in questi mesi con il coronavirus». “Raffaello – continua monsignor Lonardo - «rappresenta un ponte tra il mondo classico e quello cristiano. Tutto quello che c’è di bello nell’antico trova in qualche modo compimento nel cristianesimo. Nonostante Raffaello stesso non fosse tipo da affetti stabili, come anche tanti artisti e non solo suoi contemporanei, volle essere seppellito al Pantheon. Su via dei Coronari, inoltre, affittò una palazzina per far celebrare messe in suo onore». I video che accompagneranno l’incontro sono stati realizzati dall’Ufficio per la cultura e l’università e dall’Ufficio per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport del Vicariato di Roma.  (PO)

 

5 ottobre - POLONIA A Łódź e Pabianice, dal 5 al 6 ottobre, 387.ma Assemblea plenaria dei vescovi  

Saranno le città di Łódź, scelta in occasione del 100.mo anniversario di istituzione della sua diocesi, e la città di Pabianice – si legge sulla pagina web dell’Episcopato - ad ospitare, oggi e domani, la 387.ma Assemblea plenaria dei vescovi polacchi, ha informato monsignor Artur G. Miziński, segretario generale della Conferenza episcopaleI lavori dell’Assemblea verranno portati avanti da cinque gruppi divisi per tematiche, che verteranno sulle sfide pastorali che si trova ad affrontare oggi la Chiesa polacca: la strategia da adottare durante e dopo la pandemia; la Chiesa dinanzi ai cambiamenti culturali; la presenza della Chiesa in ambito socio-politico; la comunicazione; e infine, la pastorale parrocchiale in un contesto di cambiamento.  “Crediamo che questa nuova esperienza di lavoro di gruppo sul tema delle sfide pastorali della Chiesa in Polonia – ha affermato il presule -, e di condivisione delle conclusioni di queste discussioni con tutti i vescovi, da parte dei relatori di questi gruppi, darà i suoi frutti”. Secondo il Segretario generale dell’Episcopato sarà importante non solo dal punto di vista della riflessione, ma soprattutto perché creerà delle priorità e imposterà attività che consentiranno di servire la Chiesa nel Paese in modo più fruttuoso. Altro tema importante, che verrà affrontato nel corso dell’incontro, sarà quello della formazione dei sacerdoti in Polonia e il documento "Ratio institis sacerdotalis pro Polonia". (AP)

5 ottobre -  INDIA Caritas India premiata come migliore ong 2020 per i suoi aiuti durante la pandemia

 È stata in prima linea dall’inizio della pandemia del Covid-19, assistendo i più emarginati e vulnerabili e conducendo campagne a tappeto di prevenzione e informazione. Per questo impegno - riporta l’agenzia Ucanews - la Caritas India è stata insignita dal Governo indiano dell'“Healthgiri Awards 2020” come migliore organizzazione non governativa del 2020 in ambito sanitario. Il premio, una riedizione del prestigioso “Safagiri Award”, riconoscimento assegnato ogni anno in occasione della festa della nascita del Mahatma Ghandi e che quest’anno è stato dedicato all’emergenza sanitaria, è stato consegnato il 2 ottobre dal Ministro della salute indiano , Harsh Vardhan, al direttore dell’organizzazione caritativa cattolica, padre Paul Moonjely. "La forza istituzionale della Chiesa come organizzazione umanitaria ci ha aiutato a collaborare e a raggiungere l'ultimo miglio con lo straordinario sostegno dei nostri leader", ha dichiarato il sacerdote in occasione della cerimonia di consegna del premio che ha voluto dedicare a quelli che ha definito i “guerrieri contro il Covid”, agli operatori sanitari e a tutti i volontari che si sono prodigati in diverse parti del Paese. “Essere informati, formati, avvertiti, connessi e compassionevoli”: queste – ha spiegato padre Moonjely - le parole d’ordine degli interventi di solidarietà della Caritas India in questi mesi di emergenza in uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia. Attraverso i suoi collaboratori e partner l’organizzazione è intervenuta in quattro arre chiave: aiuti alimentari; salute, igiene e sanificazione; supporto psicosociale e sensibilizzazione. Illustrando le varie iniziative, il direttore dell’organizzazione ha sottolineato l’importanza fare arrivare il messaggio che “la Chiesa cattolica si è messa completamente al servizio delle persone ispirata dalla sua fede”. (LZ)

5 OTTOBRE - GERMANIA #FratelliTutti. Vescovi: documento che ci chiama ad abbattere muri e rafforzare coesione

 “Fratelli tutti è un campanello d'allarme affinché ci ritroviamo l'un l'altro; un promemoria perché non dimentichiamo il prossimo e un richiamo di speranza che ci esorta ad abbattere i muri e a rafforzare la coesione”: questa la definizione della nuova Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”, presentata dal presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), Monsignor Georg Bätzing, in una nota disponibile sul sito web dell’organismo. Diffuso ieri, 4 ottobre, il documento pontificio è una vera e propria Enciclica sociale, “una piccola summa – la definisce il presule tedesco – dell’annuncio sociale di Papa Francesco”. Due, in particolare, le novità messe in luce dal presidente della Dbk: la prima riguarda il dialogo interreligioso. In più punti, infatti, il Pontefice cita una pietra miliare del dialogo interreligioso, ovvero il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza”, da lui stesso firmato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, insieme al Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib. E che “un’Enciclica sia orientata verso un testo interreligioso cristiano-islamico – fa notare Monsignor Bätzing - è davvero una novità nella storia della Chiesa” ed è “emozionante”. La seconda novità, invece, riguarda il perdono e la riconciliazione. “Per la prima volta in un documento simile della Chiesa – afferma Monsignor Bätzing – viene trattata in modo così dettagliato la questione della riconciliazione dopo conflitti violenti”. Una riconciliazione da ottenere attraverso “il dialogo e il perdono” che, però, non significa dimenticare. “È forte, infatti, l’appello del Pontefice affinché le vittime della violenza siano al centro della memoria” collettiva. Altro punto focale messo in evidenza dal presidente della Dbk è quello della necessità di “una risposta globale a problemi globali”, soprattutto nel campo dello sviluppo dei popoli. Infine, il presidente della Conferenza episcopale tedesca conclude la sua riflessione soffermandosi sullo stile dell’Enciclica, “caratteristico della speranza cristiana”: “Tutti gli uomini, questo è il messaggio di ‘Fratelli tutti’, sono figli del Padre e quindi possono incontrarsi come fratelli e sorelle - afferma il presule – Questo è un autentico spirito cristiano di apertura reciproca verso gli altri e verso Dio che, anche in tempi difficili, ci incoraggia e ci fornisce un orientamento fondamentale”. (IP)

5 ottobre - PORTOGALLO #FratelliTutti. Giustizia e pace: forte appello del Papa contro nazionalismo dell’esclusione

Sposa in particolare l’appello del Papa contro “il nazionalismo dell’esclusione” la Commissione episcopale Giustizia e pace (Cnj) del Portogallo, commentando l’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, diffusa ieri, 4 ottobre. In una nota, la Cnj mette in evidenza soprattutto gli avvertimenti del Pontefice contro la rinascita del nazionalismo e del populismo ed afferma: "L'appello all'apertura universale della fraternità si trova oggi di fronte al rafforzamento, un po' ovunque, di correnti ispirate da un nazionalismo dell’esclusione". Per questo, la Commissione episcopale richiama al "rispetto del fondamento biblico della fraternità e dell'apertura universale”, "dissipando i timori che esse portino alla perdita delle identità nazionali”. La nota evidenzia la riflessione del Pontefice sulla direzione che la globalizzazione dovrebbe prendere, rifiutando “la prevalenza di una forma culturale unica” e valorizzando, al contempo, “il principio della destinazione universale dei beni”. Quanto alle migrazioni, la Cnj si unisce a Papa Francesco nel ribadire che “è vero che l'ideale sarebbe che l'emigrazione non fosse necessaria, ma fino a quando non ci sarà un serio progresso verso lo sviluppo dei Paesi poveri, deve essere riconosciuto il diritto di ogni persona a trovare un posto dove possa soddisfare i bisogni primari". Ampia anche la riflessione che Giustizia e pace fa sull’economia e sulla necessità di “superare la povertà attraverso la creazione di posti di lavoro”, così come su “la  dimensione sociale e politica della carità, sia  per accompagnare la persona che soffre, sia per modificare le condizioni che ne causano la sofferenza". In riferimento, poi, ai paragrafi dell’Enciclica dedicati al rifiuto della guerra e della pena di morte, la Cnj ricorda, tuttavia, che il Pontefice “fa distinzione tra il reato e la dignità personale del criminale che non si perde mai, né nell’autore di un reato grave, né in nessun altro”. Centrale, inoltre, la sottolineatura che la Commissione episcopale portoghese fa della fraternità “associata al dialogo e all’amicizia tra i fedeli di diverse religioni” e che comporta “il rifiuto della violenza e del terrorismo”. In conclusione, la nota della Cnj afferma che “Fratelli tutti, per i cattolici, è un documento da studiare in modo approfondito e da vivere con coerenza. Ma anche cristiani di altre confessioni, fedeli di altre religioni e tutti coloro che aderiscono agli ideali della fraternità possono trarre ispirazione da questa Enciclica”. (IP)

5 ottobre - ITALIA Nasce a Savelli una fraternità di religiose francescane per sostenere i terremotati dell'arcidiocesi di Spoleto-Norcia

È stata presentata ieri a Norcia dall’arcivescovo Renato Boccardo la fraternità intercongregazionale “Francescane Missionarie della Chiesa” che offrirà il proprio servizio pastorale per la gente ancora segnata dalle ferite dei terremoti del 2016. Si tratta, riferisce un comunicato dell'arcidiocesi di Spoleto-Norcia, di una nuova comunità di religiose insediatasi nella casa parrocchiale di Savelli - frazione del comune di Norcia - con quattro suore di quattro differenti congregazioni francescane (Piccole Suore della Sacra Famiglia, Suore Francescane di Cristo Re, Suore Francescane Missionario di Cristo, Suore Francescane Missionarie di Susa) che saranno al fianco della gente di Norcia e delle sue frazioni. “Quello che iniziamo qui a Norcia - ha detto monsignor Boccardo nell’omelia della Messa celebrata per presentare la nuova comunità alla diocesi - diventa forse la prima riposta nel tempo alla nuova enciclica del Papa Fratelli tutti, che vuol dire camminare insieme condividendo la gioia e le fatiche della vita quotidiana”. Per il presule “anche a Norcia c’è bisogno di missionari, ossia di persone di buona volontà che sappiano fare spazio a Dio e raccontare quanto è bello condividere la vita insieme con lui alla luce del Vangelo”. L’arcivescovo di Spoleto-Norcia ha aggiunto che la presenza delle religiose vuole “testimoniare la tenerezza della comunità cristiana nei confronti di una popolazione che da troppo tempo porta le ferite del terremoto” e che le suore staranno insieme alla gente occupando le loro giornate con l’ascolto e la condivisione. “Saranno l’espressione della vicinanza e della solidarietà di tutta la Chiesa - ha spiegato - verseranno sulle piaghe dell’umanità di Norcia l’olio della consolazione e il vino della speranza”.  (TC)

5 ottobre - ITALIA. A mille anni dalla nascita,  a Sovana un convegno ricorda San Gregorio VII e le origini dell’Europa cristiana

La capacità e l’azione riformatrice di San Gregorio VII, il Papa che pensò l’Europa. E’ questo il focus della conferenza “Gregorio VII. Il grande riformatore e le origini dell’Europa cristiana” organizzata per il prossimo 17 ottobre presso il Palazzo Pretorio di Sovana dal Comune di Sorano e dalla Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello. L’iniziativa si inserisce all’interno delle celebrazioni religiose e culturali dell'Anno Gregoriano, a mille anni dalla nascita di Ildebrando da Sovana. L'idea nasce dal desiderio di conoscere il santo pontefice andando oltre la lotta per le investiture o il Dictatus Papae, ovvero le 27 affermazioni sulle prerogative del Pontefice romano: l’intento è infatti quello di porre in primo piano un Papa del Medioevo che ha portato al suo apice l'opera monastica precedente. Grazie all’intervento di Gregorio VII infatti, non solo il Vangelo, ma tutto ciò che da esso scaturisce per la crescita integrale dell’uomo, è stato trasmesso nell’area europea. La partecipazione alla conferenza è prevista solo previa prenotazione fino ad esaurimento dei posti disponibili a norma del protocollo anticontagio Covid. Dalle 15 alle 17 di sabato 17 ottobre si avvicenderanno gli interventi di Zeffiro Ciuffoletti, storico e docente all'Università degli studi di Firenze, dell’abate di san Miniato al Monte, Dom. Bernardo Gianni e di don Sandro Lusini, direttore dell'Ufficio diocesano per la pastorale della cultura. (PO)

5 OTTOBRE - ITALIA 25.mo di Mothers Prayers. Mamme ucraine e italiane in preghiera a Roma nella chiesa di Santa Sofia

Donne italiane e ucraine, rappresentanti dei diversi gruppi di preghiera del movimento internazionale “Mamme della preghiera” (Mothers Prayers), si sono riunite sabato scorso a Roma, nella chiesa greco-cattolica ucraina di Santa Sofia per celebrare i 25 anni della loro fondazione. Insieme hanno pregato e partecipato alla messa in rito bizantino e ieri si sono recate in Piazza San Pietro per la preghiera dell’Angelus. Il movimento Mothers Prayers, fondato nel 1995 dall’inglese Veronica Williams, oggi è diffuso in oltre 100 paesi del mondo ed unisce donne e uomini di diverse confessioni. Il logo che le rappresenta ritrae un abbraccio e il loro slogan è: “L’amore delle mamme conquista il mondo”. Per i gruppi di preghiera di Bergamo, Milano, Seriate e Roma, così come per le rappresentanti ucraine provenienti da Ferrara e Foligno è stata un’esperienza molto forte, tenuto conto che venivano dal lungo periodo di isolamento dovuto al lockdown. Lo rivela Albertina, coordinatrice del movimento in Italia. “La fiducia in Dio e la comunione tra i membri della comunità ci hanno aiutato a superare sia la sofferenza fisica, sia l’isolamento” ha detto. I gruppi delle “Mamme della preghiera” si riuniscono una volta a settimana, condividono le loro preoccupazioni e, pregando, le affidano a Dio. Ogni incontro è segnato da un gesto singolare: depongono pezzetti di carta con su scritti i nomi dei loro figli o dei loro nipoti in un cestino ai piedi della croce. Per Roberta, coordinatrice del gruppo di Roma “Questi incontri, anche se solo virtuali, durante il periodo di isolamento sono stati un sostegno e un segno di speranza”. Secondo Erna, coordinatrice del gruppo di preghiera di Milano: “Quello dell’isolamento è stato anche un tempo di obbedienza. Nel seguire le regole e nel pregare. La preghiera delle madri ci ha aiutate a rimanere unite e a rimanere con il Signore nonostante la sofferenza”. Ad accompagnare il gruppo, don Gianmario Della Giovanna, direttore dell’ufficio pastorale per la famiglia della diocesi di Bergamo. “Credo che questa testimonianza delle mamme, che pregano nella semplicità per i propri figli, sia una possibilità reale, concreta per elaborare i propri lutti, per far crescere la speranza, per continuare a vivere nella vita e credere nel Signore”. La comunità internazionale "Mothers Prayers", unisce piccoli nuclei di donne (massimo otto) e per Albertina, le mamme ucraine che lavorano e vivono in Italia, sono “sorelle nella fede”. “La fraternità bisogna viverla fino in fondo per capirla” sostiene. “Vedere mamme unite nella loro umanità dalla maternità, pur nella differenza della lingua e della cultura è un segno di grande fraternità” riprende don Gianmario parlando dell’incontro di sabato. Il culmine è stata la Messa in rito bizantino. Il sacerdote definisce questa esperienza “una autentica novità”, non solo per i fedeli italiani. (SD)

5 ottobre - SENEGAL Raccolta fondi perché venga portato a termine il progetto del Santuario di San Paolo a Dakar

Portare a termine il Santuario di San Paolo nel distretto di Grand-Yoff, a Dakar, in Senegal: questo l’obiettivo della campagna di raccolta fondi avviata l’1 ottobre scorso. Nella festa di Santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle Missioni, e all’inizio del mese missionario, un gruppo di fedeli ha lanciato un appello perché tutti contribuiscano al completamento dei lavori del luogo di culto sostenendo il Comitato diocesano del Progetto Santuario San Paolo. Nei prossimi giorni, specificano diversi media locali, sarà reso noto un calendario che specificherà le modalità per aderire all’iniziativa che vuole sostenere il progetto iniziato nel 2003. Nato per la parrocchia, su richiesta dell’allora arcivescovo di Dakar, Théodore Adrien Sarr, è stato ripensato con una vocazione diocesana, perché la chiesa potesse ospitare celebrazioni o assemblee dai grandi numeri. Il santuario dovrebbe avere una capacità di 2mila-3mila posti. È prevista la realizzazione di sale conferenze, uffici, una libreria, una biblioteca e una scuola dedicata al cardinale senegalese Hyacinthe Thiandoum. (TC)

5 ottobre -  IRLANDA #FratelliTutti. Vescovi: documento che tutti devono leggere

“Tempestiva”, “provocatoria”, “da leggere” assolutamente: sono le parole usate all’Arcivescovo Eamon Martin, Arcivescovo di Armagh e Primate di tutta l'Irlanda, in una nota a commento dell’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, diffusa ieri, 4 ottobre. “Accolgo con grande favore – scrive il presule - questo messaggio tempestivo e provocatorio di Papa Francesco che ci ricorda con tanta forza il messaggio d'amore che è al cuore del Vangelo, un amore che raggiunge tutti i nostri ‘fratelli e sorelle’ che condividono la nostra comune umanità”. Il Pontefice “ha scritto questa Enciclica durante una pandemia globale – aggiunge Monsignor Martin – un tempo che ci ricorda non solo la nostra connessione con il mondo, ma anche la nostra fragilità, la nostra vulnerabilità e il comune bisogno di compassione, amore e speranza che la fede in Dio può portare”. Non solo: il documento pontificio è una vera Enciclica sociale, sottolinea il Primate d’Irlanda, in cui il Papa “lancia un appello speciale in nome della giustizia e della misericordia per gli orfani, i poveri, i forestieri, i migranti, i rifugiati e tutti coloro che si trovano ai margini, alla periferia della vita e della società”. In quest’ottica, il Pontefice auspica “un mondo aperto, motivato dall’amicizia sociale e dalla sincera ospitalità verso gli altri”. Un auspicio “particolarmente impegnativo”, sottolinea il presule irlandese: “A volte mi chiedo quale sia l’impatto che ha su di noi vedere un senza-tetto sdraiato per terra, in strada, o guardare in diretta, sui mass-media, le immagini dei campi dei rifugiati o dei bambini affamati coperti di mosche. Con quanta facilità possiamo spostare lo sguardo, senza mai mettere in discussione i nostri valori, il nostro stile di vita, i nostri atteggiamenti?”. La vera distanza sociale, allora, nota l’Arcivescovo di Armagh, è “il modo in cui la grande maggioranza delle persone nel mondo può andare avanti con la propria vita apparentemente ignara o ‘anestetizzata’ di fronte alle tremende sofferenze e disuguaglianze dei poveri e dei più vulnerabili”. La solidarietà, invece, “non tollera mai alcun attacco alla vita o alla dignità umana”. Forte anche – dice il Primate d’Irlanda- il messaggio che Papa Francesco lancia ai leader politici ed ai responsabili della Chiesa “sul dialogo, la comprensione reciproca e lo sforzo combinato verso azioni pratiche per fare la differenza nel mondo”. Siamo chiamati, infatti, ad avere uno "sguardo trasformato dalla carità", come il Buon Samaritano, ed a mostrare “un’opzione preferenziale per chi ha più bisogno”.  Quello sguardo "è il cuore dell'autentico spirito della politica", evidenzia il presule, che poi aggiunge: "Fratelli Tutti è una lettura obbligatoria per tutti” perché “in questo momento di pandemia globale, Papa Francesco ci chiama ad amarci l'un l'altro come Dio ci ama, vivendo la parabola del Buon Samaritano ogni minuto di ogni giorno”.  “La nostra civiltà non è onnipotente – conclude il presule - quindi dobbiamo rispettare la dignità innata dell'altro con amore e sostegno pratico, affinché il genere umano possa progredire”. (IP)

5 ottobre -  FRANCIA #FratelliTutti. Vescovi: la fraternità è programma sociale

“Vedere nell’altro, in ogni altro, un fratello, una sorella da amare e sostenere non è solo un programma di vita personale, ma un programma sociale”: è quanto si legge sul sito web della Conferenza episcopale francese (Cef), che riporta diversi commenti all’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, resa nota ieri, 4 ottobre. Un documento che ha un tono “decisamente politico – afferma il padre gesuita Gregory Catta, direttore del Servizio nazionale per la famiglia e la società – perché quando un individuo si unisce agli altri per creare processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, allora si entra nel campo della carità più grande, quella politica”. Inoltre, continua padre Catta, “nel cuore delle molteplici crisi provocate o aggravate dalla pandemia da Covid-19, il cammino di fraternità proposto dal Papa è particolarmente attuale”. Gli fa eco il presidente della Cef, Monsignor Éric de Moulins-Beaufort, il quale definisce l’Enciclica “un testo ampio ed impegnativo, un grande documento di Dottrina sociale della Chiesa”. “La fraternità non è un atteggiamento – continua il presule – ma ha diverse dimensioni” e il Papa le descrive “con grande libertà, come Cristo”, senza “lasciarsi impressionare dalla apparenti costrizioni di questo mondo”. In particolare, nota Monsignor de Moulins-Beaufort, “egli mette sotto gli occhi di ciascuno di noi i luoghi in cui la fraternità rischia di fallire”. Di qui, l’invito del presidente della Cef a “fare un esame di coscienza: ogni persona, ogni impresa, ogni famiglia, ogni Stato deve riflettere su quale sia il modo per passare dalla fraternità a parole a quella vera”, nei fatti. (IP)

5 ottobre - STATI UNITI #FratelliTutti. Vescovi: documento potente per rinnovamento morale di politica e economia 

L’Enciclica “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale” fornisce “una visione potente e urgente per il rinnovamento morale della politica e dell’economia, dal livello locale a quello globale, chiamandoci a costruire un futuro comune che serva veramente il bene della persona umana”: lo scrive, in una nota, l’Arcivescovo di Los Angeles e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, Monsignor José H. Gomez, accogliendo con favore la terza Enciclica di Papa Francesco, diffusa ieri, 4 ottobre. Un documento che rappresenta “un importante contributo alla Dottrina sociale della Chiesa”, scrive il presule, e che offre “un insegnamento profondo e bello: Dio nostro Padre ha creato ogni essere umano con uguale santità e dignità, con uguali diritti e doveri, e il nostro Creatore ci chiama a formare un’unica famiglia umana in cui viviamo come fratelli e sorelle”.  L’Enciclica – sottolinea ancora l’Arcivesovo Gomez – “ci sfida a superare l'individualismo della nostra cultura e a servire il prossimo con amore, vedendo Gesù Cristo in ogni persona e cercando una società di giustizia e di misericordia, di compassione e di interesse reciproco”. Infine, dal presule statunitense l’auspicio che “i cattolici e tutte le persone di buona volontà riflettano” sul documento pontificio e assumano “un nuovo impegno per cercare l’unità della famiglia umana”. (IP) 

 

5 ottobre  TERRA SANTA Crisi Nagorno-Karabakh - I capi delle Chiese di Gerusalemme chiedono il cessate il fuoco

I patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme chiedono ai leader europei, ai presidenti di Russia e Stati Uniti d'America e al segretario generale delle Nazioni Unite di intervenire perché cessino ostilità e violenze al confine tra Azerbaigian e Nagorno-Karabakh. In una dichiarazione rivolgono a uomini e donne influenti un appello a lavorare per un cessate il fuoco immediato e a negoziare una pace duratura. “Ancora una volta, persone innocenti sono morte e molti uomini, donne e bambini sono sfollati a causa degli orrori della guerra” scrivono i patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme che esprimono il loro cordoglio a quanti hanno subito lutti e invocano Dio per la guarigione dei malati. Ulteriori violenze, aggiungono, possono solo aggravare le divisioni tra Nagorno-Karabakh e Azerbaigian. Infine la dichiarazione invita a riflettere sulle parole del profeta Isaia (2,4): “Dio giudicherà tra le nazioni e risolverà le controversie per molti popoli. Trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in uncini da potatura. La nazione non impugnerà la spada contro la nazione, né si addestrerà più per la guerra” (TC)

5 ottobre - ITALIA #FratelliTutti. Cardinale Bassetti: orizzonte che apre il cammino

“In questo tempo inedito a causa della pandemia, l’insegnamento di Papa Francesco continua a tracciare una strada ben precisa e percorribile da tutti gli uomini di buona volontà”: è quanto scrive, in una nota, il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), commentando l’Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”, pubblicata ieri, 4 ottobre. Nel documento, sottolinea il porporato, “si percepiscono chiaramente i due polmoni che vogliono dare un respiro importante e diverso alla Chiesa: da una parte, l’annuncio di Dio Amore e Misericordia e, dall’altra, perché non resti verità astratta, la necessità di prendersi cura non solo gli uni degli altri, ma di Dio, del creato e di se stessi”. Papa Francesco “propone un metodo”, ribadisce il presidente della Cei, un metodo fatto di “ascolto e dialogo con tutti”. Questo che significa, spiega il porporato, “accorciare le distanze e non erigere muri, la ricerca e la costruzione del ‘noi’ come antidoto alle derive egocentriche, l’invito alla gentilezza e il richiamo a una nuova cultura dell’incontro, dove tutti sono invitati a collaborare”. “Orizzonte che apre il cammino”, “proposta stimolante e impegnativa”, l’Enciclica del Pontefice, conclude il Cardinale Bassetti, farà da spunto alla riflessione dell’episcopato italiano nei prossimi mesi”, guardando anche “alla realtà che abitiamo”. (IP)

5 ottobre - AUSTRALIA #FratelliTutti. Vescovi: documento non solo per credenti, ma per intera famiglia umana

Un’Enciclica che “non è solo per i credenti, ma per l’intera famiglia umana”: così l’Arcivescovo Mark Coleridge, presidente della Conferenza episcopale australiana (Acbc), commenta l’Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”, pubblicata ieri, 4 ottobre. Un documento in cui è presente “una visione della dignità di ogni essere umano da cui scaturisce la chiamata a costruire una nuova cultura di fraternità e di dialogo”, afferma il presule, facendo poi il confronto con la precedente Enciclica del Pontefice: “Nella Laudato si’, il Papa aveva parlato della cura del Creato, nostra casa comune. Nella Fratelli tutti, invece, ci parla della cura l’uno per l’altro, della famiglia che abita insieme nella casa comune”. Il presidente dell’Acbc ricorda, inoltre, che l’Enciclica è stata scritta sullo sfondo della pandemia da Covid-19, la quale ha dimostrato l’importanza della “solidarietà nazionale e internazionale”, “il senso di interdipendenza delle comunità” e “la fragilità degli esseri umani”. Per questo, il presule australiano evidenzia che “le divisioni e i conflitti” dell’epoca contemporanea “sono una strada verso il nulla”, così come “i sistemi economici che privilegiano il profitto rispetto alla persona ed al pianeta e le politiche che danno valore ad alcuni a discapito di altri”. Monsignor Coleridge nota, inoltre che molte delle categorie sociali indicate dal Papa tra le più sottovalutate – ovvero donne, anziani, bambini non ancora nati, vittime della tratta, popolazioni indigene, disabili, migranti e rifugiati – “sono proprio quelle emarginate e abbandonate dalla società australiana”. “Nel nostro Paese possiamo essere tentati dal pensare che il Papa parli di altre nazioni – spiega l’Arcivescovo - ma non è così: egli parla al mondo intero e quindi parla anche a noi”. In questo senso, aggiunge il presule, il Pontefice “offre una visione grandiosa, ma semplice dell’interconnessione umana. Siamo tutti collegati l’uno all’altro in modi che non immaginiamo. Ma ora il nostro compito è quello di capire cosa questo significhi nella pratica”. E un valido aiuto arriva proprio dall’Enciclica, conclude l’Arcivescovo, un testo “appassionato eppure tenero, visionario eppure pragmatico, radicale eppure ragionevole”. (IP)

4 ottobre - IRLANDA Pellegrinaggio on line a Knock. Vescovo di Killala: il Rosario aiuta a superare le difficoltà EMBARGO ORE 16.00

“Rivolgersi a Dio con la preghiera nel momento del bisogno è il cuore stesso del nostro rapporto con Dio. È al centro del modo in cui Dio si fa conoscere a ciascuno di noi attraverso la fede”: è questo un passaggio dell’omelia di Monsignor John Fleming vescovo di Killala, in Irlanda, pronunciata durante il pellegrinaggio diocesano al Santuario mariano di Knock. L’evento si è svolto nel pomeriggio di oggi, ma in modalità virtuale, a causa della pandemia da coronavirus. “Una minuscola particella – ha detto il vescovo – che ha toccato ogni aspetto della nostra vita”, provocando “una catastrofe su scala mondiale” raramente vista prima d’ora. Ma sempre, “nei momenti di difficoltà e di angoscia”, ha aggiunto Monsignor Fleming, l’uomo si volge a Dio per chiedere il Suo aiuto e lo fa implorando l’intercessione di Maria attraverso la recita del Rosario. Una preghiera la cui chiave “è la semplicità”, ha sottolineato il vescovo di Killala, perché si può recitare ovunque: “In macchina mentre guidiamo, a piedi mentre camminiamo, in casa, da soli o in famiglia Non abbiamo bisogno di chiese aperte per recitare il Rosario: possiamo pregare ovunque”. “Mentre questa pandemia continua a stringerci tra le sue spire – ha sottolineato il presule irlandese - esorto tutti a rivolgersi a Dio e alla Madonna per la fine dell’emergenza sanitaria. La preghiera ci ha fatto superare grandi difficoltà in passato. Farà lo stesso per noi oggi”. Secondo gli ultimi dati, in Irlanda il Covid-19 ha fatto registrare quasi 38mila casi positivi ed oltre 1.800 decessi. Da Monsignor Fleming anche il ricordo del fatto che oggi, nel Paese, si celebra la “Giornata della vita”, che quest’anno coincide con il 25.mo anniversario dell’Enciclica di San Giovanni Paolo II, “Evangelium vitae”. La “Giornata” vuole essere, quindi, un modo per “rinnovare l’appello della Chiesa al rispetto della dignità di ogni vita, dal concepimento e fino alla morte naturale”.  Di qui, l’esportazione del vescovo di Killala alle parrocchie, affinché siano “luoghi di accoglienza, dove poter sostenere le donne incinte e celebrare il prezioso dono della vita”. (IP)

4 ottobre - ITALIA Morto vescovo di Caserta. Il cordoglio della CEI

È scomparso stamani, all’età di 72 anni, il vescovo di Caserta, Monsignor Giovanni D’Alise. Ricoverato dal 30 settembre presso l’Ospedale cittadino, perché risultato positivo al Covid-19, il presule è deceduto per arresto cardiocircolatorio. È il primo vescovo italiano malato di coronavirus a scomparire, andandosi ad aggiungere agli oltre 120 sacerdoti morti per Covid. Le esequie si terranno domani, lunedì 5 ottobre, alle ore 18.00, nella cattedrale di Caserta, alla presenza dei soli sacerdoti e vescovi, e verranno trasmesse in diretta televisiva e streaming social. “Dalle nostre comunità e dalle nostre famiglie salga incessante la preghiera al Signore Gesù perché lo accolga nel Suo Regno”, scrive la Chiesa di Caserta. Immediato il cordoglio della Conferenza episcopale italiana (Cei): in una nota, il Cardinale presidente, Gualtiero Bassetti, esprime la sua “vicinanza alla Chiesa di Caserta in questo momento di dolore”. “Nel giorno della festa San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia – continua - ci uniamo alla diocesi campana porgendo sentite condoglianze ai familiari, al clero, ai religiosi e ai laici”. “In questi mesi – aggiunge il porporato – molti sacerdoti sono scomparsi a causa del Covid. Oggi ci ha lasciato il vescovo Giovanni, che fino all’ultimo è stato vicino agli altri e ha condiviso un percorso di sofferenza”. Dalla Cei anche un invito, considerato e “l’andamento epidemiologico degli ultimi giorni”, a riflettere, affinché tutti “siamo chiamati alla responsabilità”. “La testimonianza di chi ci ha lasciato è un patrimonio da non disperdere. Spetta a tutti l’impegno ad assumere comportamenti adeguati al momento presente”, si legge nella nota episcopale. “Oggi affidiamo il caro confratello alla misericordia del Padre - conclude il Cardinale Bassetti- nell’attesa di ricordarlo, insieme a quanti ci hanno lasciato per il Covid, in una celebrazione durante l’Assemblea” generale della Cei, in programma dal 16 al 19 novembre prossimi. (IP)

4 ottobre - BOLIVIA Settimana della Creazione. Vescovi: essere solidali con la natura e fratelli con il prossimo

Solidarietà e fratellanza: sono i due principî basilari richiamati da Monsignor Cristóbal Bialasik, vescovo di Oruro, in Bolivia, dove è in corso la “Settimana diocesana della Creazione” apertasi il 30 settembre. Spiegando ai fedeli il significato dell’iniziativa, il presule ha ricordato l’importanza di “lavorare in favore della vita, della dignità umana, della pace, della solidarietà, per difendere l'uomo e l'ambiente, la nostra casa comune che, in fondo, è la nostra vita”. Di qui, l’invito a “creare la consapevolezza della gravità della crisi” attuale, che è “religiosa, culturale, ecologica, economica, sociale e politica”. Non si possono, infatti, “incrociare le braccia e dire: ‘Non mi interessa’ – ha ribadito il vescovo di Oruro – perché la terra è la nostra casa e dobbiamo prendercene cura”. Per questo, Monsignor Bialasik ha esortato le famiglie boliviane “ad impegnarsi nella cura dell'ambiente; a realizzare azioni di solidarietà in tempo di emergenza, causato dalla pandemia di Covid-19; ad esercitare il diritto di eleggere le nostre autorità, tenendo presente non solo il benessere economico e sociale del Paese, ma anche quello ambientale e sostenibile delle generazioni future”. (IP)

4 ottobre - INDONESIA La storia di padre Susanto, il sacerdote “YouTuber” che insegna la Bibbia sul web

Ci sono quelli sportivi, i “masterchef”, gli esperti di moda, i viaggiatori, i geni dell’informatica e tanti altri: è molto vario il mondo degli “YouTubers”, ovvero di coloro che, attraverso la pubblicazione di video sul proprio canale YouTube, approfondiscono un argomento specifico o raccontano una propria esperienza. Padre Josep Ferry Susanto, sacerdote dell’Indonesia, rientra tra questi, ma naturalmente in modo diverso: lo scopo del suo canale YouTube, infatti, non è né la fama, né il guadagno economico, bensì l’evangelizzazione. 43 anni, ordinato sacerdote nel 2006, Padre Josep ha studiato presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma; poi, nel 2012, ha iniziato ad insegnare presso la Scuola di Filosofia dei Gesuiti di Driyarkara. Due anni dopo, è partito per le Filippine, dove ha proseguito i suoi studi, e nel 2017 è tornato in Indonesia, dove ha ripreso l’insegnamento della Bibbia nelle scuole e in diversi Istituti e parrocchie locali di Jakarta, divenendo anche presidente della Commissione biblica diocesana. Nel febbraio 2019 - racconta all’agenzia Ucanews – arriva la svolta: ad una riunione dei sacerdoti dell’Arcidiocesi di Jakarta, padre Josep incontra un suo ex studente che gli spiega le opportunità offerte dal mondo dei social, in particolare dalla condivisione dei video on line. Di qui, l’idea di portare l’evangelizzazione sul web, creando un apposito canale, denominato semplicemente “Imparare la Bibbia con padre Josep”. “Volevo invitare le persone a leggere le Sacre Scritture insieme a me, insegnando loro che può essere bello imparare correttamente la Parola di Dio e comprendere il suo messaggio profondo”. (IP)

4 ottobre - AMERICA LATINA 10 ottobre, incontro virtuale Pastorale familiare

Come evangelizzare le famiglie in epoca digitale? A questa domanda cercherà di rispondere il primo Incontro virtuale degli agenti di Pastorale familiare in America Latina e nei Caraibi, organizzato dal Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) per il 10 ottobre, alle ore 9.00, orario della Colombia. L’evento, informa una nota, mira ad “integrare e condividere le esperienze legate all’uso dei media virtuali nel Continente, così da facilitare la comprensione e la diffusione delle strategie e delle metodologie più adeguate per attuare i processi di Pastorale familiare in questo momento critico”, dovuto alla pandemia da coronavirus. Quattro, in particolare, i focus tematici della riunione virtuale: una conferenza dal titolo “Evangelizzazione ed era digitale”; una riflessione sulle strategie di Pastorale familiare virtuale; una presentazione dei risultati di un’indagine condotta sui bisogni in materia di virtualità e, infine, una tavola rotonda per uno scambio di esperienze e testimonianze tra gli agenti del settore. L’evento sarà realizzato attraverso la piattaforma Zoom e sarò trasmesso in diretta anche sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Celam. (IP)

4 ottobre - POLONIA #coronavirus. Vescovi: comunione nella mano è pratica legittima

È polemica, in Polonia, sull’amministrazione del Sacramento dell’Eucaristia nella mano, e non nella bocca: una pratica suggerita per prevenire il contagio da coronavirus, ma che ha riscosso diverse critiche, espresse in manifestazioni pubbliche. In risposta a tutto questo, la Commissione episcopale nazionale per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, presieduta da Monsignor Adam Bałabuch, ha diffuso una nota di chiarimento, in cui si sottolinea che “sebbene in Polonia la forma principale di ricevere l’Eucaristia sia nella bocca, ciò non significa che altre forme approvate dalla Chiesa siano di per sé indegne, inappropriate, sbagliate o peccaminose, se soddisfano le condizioni stabilite dalle norme liturgiche”. È “sbagliato e dannoso per i fedeli – continua la nota – affermare che ricevere la Santa Comunione nella mano è irrispettoso del Santissimo Sacramento”. Allo stesso modo, ribadisce Monsignor Bałabuch, “non si può dire che l’Eucaristia nella mano sia una profanazione”, altrimenti vorrebbe dire che “anche la Santa Sede, che ammette questa pratica, dovrebbe essere accusata di profanazione”. Quest’ultima, infatti, è “un’azione volontariamente e gravemente volta a dispregio delle sacre specie, mentre chi desidera ricevere la Santa Comunione nella mano, soprattutto in tempo di pandemia, e lo fa con fede e venerazione, non può essere accurato di profanazione”. (IP)

3 ottobre - GERMANIA 30° riunificazione. Dichiarazione ecumenica: libertà e democrazia, principî basilari

Libertà, democrazia, solidarietà, coesione: sono i principî basilari indicati da cattolici ed evangelici della Germania, nel giorno in cui il Paese celebra il 30.mo anniversario della sua riunificazione. Era il 3 ottobre 1990, infatti, quando Repubblica Democratica Tedesca, sino ad allora nell’area sovietica, confluiva nella Repubblica Federale Tedesca. “Per una Germania unita – si legge in una dichiarazione a firma di Monsignor Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, e di Heinrich Bedford-Strohm, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania – affermiamo il nostro chiaro impegno per la democrazia”. Guardando, poi, alla presidenza tedesca del Consiglio dell’Ue, in corso dal 1.mo luglio al 31 dicembre, la nota ecumenica sottolinea come essa dimostri, con il suo programma, che “per la Germania la responsabilità e la solidarietà sono particolarmente importanti nel contesto europeo”. Di fronte, infatti, alle conseguenze della pandemia da Covid-19, tra cui “l’aggravarsi delle disuguaglianze sociali e la polarizzazione del discorso pubblico, il crescente nazionalismo e l’antisemitismo aggressivo”, si evince che “l’unità nella diversità richiede rispetto incondizionato l’uno per l’altro, comprensione e solidarietà reciproca”. (IP)

3 ottobre - SUD SUDAN Giornata non violenza. Monsignor Kussala: comunicazione non violenta favorisce la pace

La narrazione positiva e non violenta è uno strumento importante per promuovere una coesistenza pacifica: questa la riflessione di Monsignor Eduardo Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, in Sud Sudan, nella Giornata internazionale della non violenza, celebrata ieri. La data prescelta per la ricorrenza, indetta dall’Onu nel 2007, non è casuale: il 2 ottobre 1869 nasceva, infatti, il Mahatma Gandhi, che della non violenza è stato il pioniere. “Usiamo parole che servano effettivamente a migliorare la convivenza nel nostro Paese - afferma quindi Monsignor Kussala – Non comunichiamo con insulti o con parole inappropriate che dividono e non uniscono”, tanto più che nel Paese persiste “un forte senso di tribalismo e di divisione etnica”. Di qui, l’invito a “non generalizzare” mai, bensì ad “imparare ad apprezzare tutte le diverse comunità” della nazione. Rivolgendosi ai mass-media, in particolare, il presule li esorta a “promuovere la narrazione positiva” perché essi rappresentano “la voce del popolo” e “se un messaggio violento uccide un singolo individuo, allora ucciderà anche la società e l’intera comunità”. (IP)

3 ottobre - NAMIBIA Verso le elezioni. Vescovi: guardare alla promozione dei valori umani

Urne aperte, in Namibia, il 25 novembre, per le elezioni regionali e comunali. In vista delle votazioni, la Conferenza episcopale nazionale (Ncbc) ha diffuso un messaggio, a firma dell'Arcivescovo presidente, Monsignor Liborius Ndumbukuti Nashenda, in cui esorta i cittadini a riflettere sulla propria scelta ed a selezionare i candidati in base alla loro “promozione dei valori umani” e non per mera “lealtà” politica. Spesso, infatti, i namibiani votano seguendo “l’affiliazione tribale e comunitaria, la razza, il ceto, la lingua o semplicemente per un’incrollabile e storica lealtà politica”. Per questo, i vescovi suggeriscono alla popolazione di “esaminare attentamente e con senso critico i contenuti dei programmi elettorali presentati dai vari partiti e dalle associazioni” in lizza. Inoltre, la Ncbc invita i fedeli a tenere conto, nella scelta dei candidati, di alcuni principî della Dottrina sociale della Chiesa, quali “la promozione della vita e della dignità della persona umana; l’opzione preferenziale per i poveri ed i vulnerabili; la giustizia e la solidarietà; la responsabilità nei confronti dei diritti e la cura del Creato”. Il tutto – ribadiscono i presuli – con l’obiettivo di compiere “scelte democratiche basate sulle condizioni oggettive” del Paese. (IP)

3 ottobre - BELGIO Pubblicato il Protocollo della Chiesa cattolica in vista ella ripresa delle celebrazioni litugiche

La Conferenza episcopale belga ha diffuso un protocollo con le norme da osservare per la ripresa delle celebrazioni liturgiche. Il documento, in vigore dall’1 ottobre, precisa, anzitutto, che nelle parrocchie le liturgie potranno svolgersi solo se potranno essere organizzate in maniera sufficientemente sicura. “La sicurezza di tutti coloro che vengono in Chiesa è una condizione di base assoluta per riprendere le celebrazioni - precisa il protocollo -.  L’obiettivo è creare un ambiente ecclesiale più sicuro possibile, cercando di ridurre al minimo il rischio di contagi”. Dovrà essere rispettato il distanziamento sociale e i fedeli dovranno indossare mascherine. Ad organizzare l’applicazione del protocollo dovranno essere le equipe pastorali dell’unità pastorale, che dovranno provvedere anche all’acquisto dei prodotti necessari per l’igiene nelle chiese dove sarà ammesso un numero limitato di persone e dovrà essere pensato un servizio d’ordine. Viene prescritta la disinfezione dei banchi e una particolare attenzione per la pulizia dei paramenti e degli oggetti per la messa; viene stabilito di limitare a un lettore ogni ambone e microfono; viene disposto che i fedeli disinfettino le mani con gel idroalcolico entrando in chiesa. Non si potranno utilizzare opuscoli, libri di canti né foglietti per le messe; non sarà possibile raccogliere offerte, ma occorrerà collocare all’uscita un apposito contenitore; non ci si potrà scambiare il segno della pace; i cori dovranno rispettare determinate distanze mantenendo una precisa postura; per la distruzione della comunione dovranno essere garantite le distanze prestabilite. Infine per la celebrazione dei sacramenti dovranno essere adottate le medesime misure igienico-sanitarie. (TC)

3 ottobre - URUGUAY Caritas: “Conoscersi e riconoscersi come Chiesa al servizio”

“Conoscersi e riconoscersi come Chiesa al servizio”: con questo motto, la Caritas dell’Uruguay ha iniziato un giro di visite ai rappresentanti diocesani della Pastorale sociale. Lunedì scorso, 28 settembre – riferisce il sito web della Conferenza episcopale nazionale (Ceu) – si è svolto un primo incontro presso la diocesi di Florida, alla presenza del vicepresidente della Caritas, il diacono Carlos Saráchga, del vescovo locale, Monsignor Martin Pérez Scremini, ed alcuni membri di entrambe le parti. I lavori sono iniziati con il richiamo, a tutti e a ciascuno, dell’opzione della Chiesa di “porsi al servizio del lato umano della vita”. Quindi, spazio alle azioni in favore del sociale portate avanti dalla diocesi di Florida, quali raccolta di abiti per i bisognosi, vendite di beneficenza e servizi di accompagnamento. Tema dell’incontro è stata anche la Pastorale penitenziaria che ha un gruppo fisso di volontari, in coordinamento con le autorità e gli operatori carcerari locali. Tra i problemi più rilevanti emersi dall’incontro, continua la Ceu, si segnala “la cura per l’integrità della persona, la necessità di ‘fare rete’ e il bisogno di rafforzare i team operativi. (IP)

3 ottobre - IRAQ #coronavirus. Dal 4 ottobre, ritorno graduale alla Messa nelle chiese di Baghdad

Una ripresa “graduale”: così il Patriarcato caldeo, in Iraq, annuncia per domani, domenica 4 ottobre, il ritorno delle Messe con concorso di popolo. Dopo lunghi mesi di stop dovuti alla pandemia da Covid-19 – che nel Paese ha fatto registrare oltre 370mila casi e più di 9mila decessi – le chiese di Baghdad tornano, quindi, ad accogliere i fedeli, ma sempre nel pieno rispetto di alcune specifiche norme igienico-sanitarie. Il Patriarcato caldeo, infatti, sottolinea che “il ritorno graduale della Messa” sarà “subordinato” ad alcune procedure: il numero dei fedeli dovrà essere “appropriato alla capienza del luogo di culto”, ovvero tra 50 e 100 persone al massimo; ci dovrà essere un impegno chiaro, da parte di tutti, a mantenere “il distanziamento sociale”; viene richiesto l’uso di mascherine, guanti e gel disinfettanti, oltre che la sanificazione dei locali dopo ogni celebrazione. Inoltre, i fedeli sono invitati a “non stringersi la mano” per scambiarsi il gesto di pace e ad informare il Patriarcato in caso di contagio. Infine, gli anziani e le persone fragili e vulnerabili sono invitati a restare a casa. Le medesime procedure andranno applicate ad ogni altra attività parrocchiale. (IP)

3 ottobre - FRANCIA Nasce l'Institut Chrétiens d'Orient per capire meglio la realtà dei cristiani in Medio Oriente

Fare conoscere, la vita la cultura e le realtà ecclesiali e sociali dei cristiani in Medio Oriente. Con questo obiettivo l'Œuvre d'Orient, associazione cattolica francese impegnata nell’aiuto ai cristiani mediorientali, lancia il nuovo Institut Chrétiens d'Orient (Ico) con sede a Parigi. L’iniziativa è del teologo e filosofo franco-libanese Antoine Fleyfel, ex professore all’Università cattolica di Lille. L’Ico – si legge nel il sito dell’istituto -  sarà un “luogo di trasmissione della conoscenza sui cristiani orientali, attraverso l'insegnamento, la formazione, la ricerca, la pubblicazione, l'informazione”. L’idea è di mettere le conoscenze accademiche in questo campo a disposizione non solo di un pubblico religioso, ma anche di chi lavora nel mondo economico, politico, culturale e diplomatico. Si tratta – precisa la presentazione - di un “istituto multidisciplinare che studia la questione dei cristiani orientali con un’ampia varietà di prospettive al fine di offrire una comprensione più chiara” di questa complessa realtà. l’Ico propone quattro corsi semestrali, in presenza, ma anche disponibili on-line, della durata di 24 ore ciascuno. Il 1.mo ottobre ha preso il via il corso "Islam e cristianesimo", un incontro a più voci che si propone di gettare luce sul complesso rapporto tra islam e cristianesimo, con un approccio multidisciplinare, storico, teologico e patristico. Il "Pensiero cristiano in Libano" è il titolo del secondo corso condotto dal professor Fleyfel che parlerà di dialogo islamo-cristiano, ecumenismo e riforma della Chiesa oltre che di teologia politica (conflitto israelo-palestinese, confessionalismo e secolarismo, estremismo religioso).  Ci sarà poi il corso di "Patrologia orientale" presentato da padre Charbel Maalouf dedicato ai grandi autori della letteratura patristica siriaca, nestoriana, armena e araba, senza dimenticare i grandi esponenti di Alessandria, Antiochia e Cappadocia.  Infine, il corso "Geopolitica dei cristiani orientali", tenuto sempre dal professor Fleyfel, sarà focalizzato sui Paesi del Medio Oriente arabo: Libano, Siria, Giordania, Palestina, Egitto e Iraq, oltre a Israele. (LZ)

3 ottobre FILIPPINE Concluso “Anno della Parola di Dio”. Vescovi: mai disperare, Dio non ci abbandona

“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio”: si apre con questa citazione del Vangelo di Giovanni (14,1) il messaggio dei vescovi filippini per la conclusione dell’Anno della Parola di Dio, celebrato dal primo dicembre 2019, prima domenica di Avvento, al 30 settembre 2020, festa di San Girolamo, colui che ha tradotto le Sacre Scritture in latino e di cui quest’anno si commemorano i 1600 anni dalla morte. “Di fronte alla pandemia da Covid-19 – scrivono i presuli nel documento, a firma di Monsignor Sofronio A. Bancud, presidente della Commissione episcopale per l'Apostolato Biblico – siamo sfidati a rinnovare i nostri sforzi per ascoltare e lasciarci ispirare dalla Parola di Dio, così da portare avanti la nostra missione come membri della Chiesa”. “Questo è il momento migliore – si legge nel messaggio - per far sperimentare e testimoniare l'amore di Gesù Cristo diffondendo le sue parole e le sue azioni a tutti”. Dalla Commissione episcopale, poi, il richiamo al fatto che, oltre “all’orrore della pandemia da Covid-19”, i tempi contemporanei vedono anche “il pericolo della pandemia dell’inganno e della falsità”: bisogna “essere vigili” – ammoniscono i presuli – “nel discernere la verità nelle nostre parole e nelle nostre azioni”. E la Parola di Dio “può sicuramente aiutare ogni persona a confutare tutti gli errori in cui la società crede, falsamente”. Tali falsità, infatti, prosegue il testo, hanno “sottilmente distorto il nostro modo di guardare il mondo e corrotto il nostro modo di rispondere alle sfide che ci troviamo ad affrontare oggi”. L’esortazione dei presuli, quindi, è a “non diffondere pensieri negativi”, a “non ingannare gli altri”, bensì a “condividere la Parola di Dio specialmente con chi è disperato e bisognoso” ed a “proclamare la verità dell’amore del Signore per tutti noi”. Ma non solo: la Chiesa filippina mette in guardia da un’altra pandemia che pervade la società, quella “dell’indifferenza e dell’egoismo”. “A causa della necessità del distanziamento sociale – scrivono infatti i vescovi - potremmo prendere le distanze dalle persone che hanno disperatamente bisogno di amore e di aiuto”; ma “questa pandemia non deve renderci indifferenti ed egoisti”, piuttosto deve ispirarci “ancora di più a vivere il Vangelo dell'amore proclamato da Cristo attraverso le nostre parole e le nostre azioni”. Infatti, “vivendo insieme nella Parola di Dio – prosegue il messaggio - diventeremo un faro di unità per tutti gli uomini e le donne, specialmente durante questa pandemia” perché “anche se siamo separati l’uno dall’altro, siamo parte l’uno dell’altro”.(IP)

3 ottobre - PORTOGALLO Monsignor Braga: “Il cristiano non può accettare la marginalità o l'esclusione sociale”

Monsignor Jorge Ortiga, arcivescovo di Braga, nel suo messaggio per la Giornata dell'Arcidiocesi, che si celebra lunedì 5 ottobre – riportato dall’Agenzia ECCLESIA -, sottolineando le conseguenze sanitarie ed economiche della pandemia, ha richiesto alle comunità cattoliche che si assumano le loro responsabilità. “Il cristiano non può accettare la marginalità o l'esclusione sociale” ha affermato il presule, e di fronte alla sofferenza degli altri, materiale e spirituale, deve cercare di trovare soluzioni da solo o “attraverso le istituzioni a cui la comunità dà vita”. Il presule ha parlato di un atteggiamento di “sollecitudine e attenzione” nei confronti di chi soffre, di rifiuto dell’“indifferenza o dell’alienazione”. “La pandemia richiede più solidarietà e preoccupazione” e “la convergenza di tutti gli sforzi al di là di qualsiasi interesse o desiderio personale ” ha insistito. “Tutto sta ad indicare che avremo un anno diverso” ha aggiunto, lontano dai soliti schemi e che “dovremo reinventare la pastorale”.  La situazione richiede, dunque, “comportamenti responsabili nei rapporti sociali”, all'interno della Chiesa e nelle attività pastorali, affinché “le comunità realizzino linee guida che possano evitare il contagio”. L'arcivescovo di Braga ha inoltre detto di voler scommettere sulla catechesi, con incontri faccia a faccia o altri eventi, coinvolgendo le famiglie, e ha parlato di un “cammino di preparazione alle Giornate Mondiali della Gioventù”, la cui prossima edizione internazionale si svolgerà a Lisbona, nell'estate del 2023. L'Arcidiocesi inizierà, infine, un triennio dedicato alla carità, alla ricerca di “nuove vie di solidarietà e impegno cristiano”. (AP)

3 ottobre MALAWI - Legalizzazione aborto. Il presidente dei vescovi: non farsi condizionare da pressioni straniere

La Chiesa in Malawi torna a fare sentire la sua voce contro la legalizzazione dell’aborto nel Paese. Un nuovo emendamento in questo senso è stato presentato di recente al Parlamento su spinta di alcune organizzazioni della società civile. La proposta, sostenuta dal Presidente Lazarus Chakwera, rilancia un progetto presentato nel 2016, contro il quale si erano già mobilitate le Chiese cristiane. Pur vietando l’aborto volontario, il testo estende i casi in cui è permesso “l’aborto terapeutico” (ammesso attualmente solo quando sono in pericolo la vita o la salute della madre): quando ci sono gravissime malformazioni fetali, quando si tratta di prevenire danni alla salute fisica o mentale della donna e nei casi di stupro e incesto.  Secondo i suoi promotori, essa servirà a ridurre la mortalità materna. In questo senso si è espresso anche Chakwera, sottolineando che l’emendamento aiuterà il Malawi a raggiungere uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall’Onu per il 2030. Attualmente il 18% dei decessi legati alla gravidanza in Malawi sarebbe legato ad aborti clandestini. Argomentazioni queste respinte dai vescovi, insieme agli altri leader cristiani e musulmani, che in una recente dichiarazione hanno ribadito che l’aborto è “peccato ed è immorale” perché contrario al Comandamento di Dio sulla sacralità della vita umana. Sulla questione - riporta il blog dell'Amecea, l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa Orientale -  è tornato nuovamente in questi giorni il presidente della Conferenza episcopale del Malawi, monsignor Thomas Msusa, arcivescovo di Blantyre: “Siamo vivi oggi perché i nostri genitori si sono presi cura di noi dal momento del concepimento”, ha affermato il presule.  “A tutti coloro che sostengono l'uccisione di bambini non nati ricordo che la vita è sacra e viene da Dio. Nessuno ha il diritto metterla a termine, quali che siano le circostanze. È totalmente illegale e criminale. Il cattolico continuerà a proteggere la volontà e il piano di Dio ", ha ribadito l’arcivescovo. Monsignor Msusa ha anche espresso la convinzione che il tentativo di legalizzare l’aborto in Malawi sia il frutto di pressioni esterne, perché questa pratica è estranea alla cultura malawiana che rispetta la vita e la dignità umana: “Perché dovremmo cambiare idea, cuore e cultura?”, ha domandato il presule esortando i malawiani di respingere queste pressioni. (LZ)

3 ottobre - BOLIVIA #coronavirus Monsignor Coter: solidarietà, fede e preghiera sono le chiavi per guarire

Monsignor Eugenio Coter, vescovo della diocesi del Vicariato Apostolico di Pando e presidente della Rete ecclesiale panamazzonica della Bolivia (REPAM Bolivia), ha condiviso sulla pagina web dell’Episcopato, nello spazio "Testimonianze di fede dopo il Covid-19", la sua esperienza nella malattia, assicurando che le chiavi per guarire sono: solidarietà, fede e preghiera. Il presule ha parlato innanzitutto della dimensione della fede, ancor più presente in questo tempo di emergenza, e della preghiera, sottolineando che “se da un lato è spontaneo che al momento della difficoltà il tempo dedicato alla preghiera cresca. Secondo qualcuno questa sarebbe l'espressione di una fede falsa”. Egli ha voluto invece evidenziare che questa “è l'espressione di un vero bisogno di maggiore vicinanza al Signore”, richiesta nei momenti di difficoltà. La preghiera al Signore “non è solo per chiedere una guarigione – ha continuato -, ma per chiedere che ci accompagni in questo tempo di malattia, affinché possiamo viverla con spirito evangelico, con lo spirito vero di un credente". “Ciò che aiuta è sicuramente la vicinanza umana, l'accompagnamento", ha aggiunto il presule, invitando tutti a stare vicini a chi sta attraversando la malattia. "A volte – ha precisato - non c'è molto che si possa fare. Ma si può sempre accompagnare la persona” e “si può sempre pregare con lei, aiutarla a condividere ciò che sta vivendo e aiutarla a porsi davanti al Signore". Il vescovo ha ricordato che prendersi cura di sé è un'espressione di fede, "Dio è un Dio che si incarna nella storia e nelle situazioni che si vivono – ha sottolineato - sta a noi essere attenti in queste circostanze". Infine, monsignor Coter ha invitato i fedeli ad avere forza e coraggio e a stare attenti, e ha rivolto un messaggio speciale ai giovani, chiedendo loro di essere solidali e vicini alle persone, ai familiari e agli amici, che sanno di essere malati, "di vivere con loro momenti di preghiera”, e di recitare insieme il Rosario, per condividere questo cammino come credenti e poter dire alla fine di aver guadagnato grazie al Covid-19:  solidarietà, preghiera e vicinanza. (AP)

3 ottobre - AFRICA  Allo studio un nuovo progetto per la creazione di un data-base delle congregazioni religiose africane

La realizzazione di un data-base per facilitare l’accesso e la condivisione di informazioni sulle attività delle congregazioni religiose femminili in Africa. È l’ambizioso progetto su cui sta lavorando l’Associazione delle religiose del Kenya (Aosk), in collaborazione con l’Università cattolica dell’Africa Orientale (Cuea), e il Tangaza University College, con sede a Nairobi, e con la “Conrad N. Hilton Foundation”, fondazione filantropica statunitense impegnata da oltre 70 anni in progetti di promozione umana sostenibile. L’iniziativa – informa il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa - è stata presentata  nel corso di una conferenza consultiva virtuale di ricerca (Icr) che ha riunito una sessantina religiose e ricercatori di vari Paesi, compresa l’Africa. Il data-base – ha spiegato alla presentazione suor Jane Wakahiu, responsabile del Catholic Sisters Initiative, uno dei numerosi progetti promossi dalla Fondazione Hilton - aiuterà le religiose in Africa a imparare dalle esperienze di altre congregazioni, a documentarsi sui successi e le sfide della vita religiosa in Africa, a capire come sta evolvendo nel continente e permetterà anche alle generazioni future di conoscere quanto stanno facendo oggi le religiose africane. Nel progetto pilota saranno sarà coinvolta anche l’associazione delle religiose dell’Uganda, dove il data hub sarà ospitato dall’Università cattolica di Kisubi. Tra le due piattaforme di raccolta dati sarà scelta quella che funziona meglio. (LZ)

3 ottobre - KENYA Leader religiosi : occorre lavorare insieme per costruire il futuro della Nazione

In un incontro nei giorni scorsi con il Presidente Uhuru Keniatta, i leader religiosi dei Kenya sono tornati ad esprimere preoccupazione per il perdurante clima di tensioni e incertezza che si respira nel Paese, come conseguenza anche di nuove divisioni all’interno della stessa compagine governativa. Dopo l’accordo raggiunto nel marzo 2019 tra Kenyatta e il capo dell’opposizione Raila Odinga per superare lo stallo politico creato dalle contestate elezioni presidenziali del 2017-2018, le tensioni politiche e sociali si sono riaccese, soprattutto in seguito ai presunti casi corruzione nella gestione dei fondi destinati al Covid-19 emersi in queste settimane che hanno creato contrasti anche nel partito del Presidente. A questo si aggiungono le mai sopite tensioni etniche in alcune regioni del Kenya. I continui litigi e scambi di accuse tra leader politici creano “ansia tra i keniani”, affermano i leader religiosi in una dichiarazione pubblicata al termine dell’incontro con il Capo delo Stato e firmata, per la Chiesa cattolica, dal presidente della Conferenza episcopale keniana(Kccb), monsignor Philip Anyolo.  Secondo i rappresentanti religiosi, le divisioni sono un segno di una crescente intolleranza “alimentata dal seme cattivo dell’odio e orgoglio, e dall'idea sbagliata dei leader politici secondo la quale i cittadini sono di loro proprietà". "L'odio, l'intolleranza, l'egoismo e l'avidità non possono costruire una società degna e ed essere la base per costruire il futuro di una nazione", si osserva nel testo, citato dal blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale. Da parte loro, i leader religiosi keniani ribadiscono la disponibilità a contribuire ad affrontare "il problema cronico delle ingiustizie storiche in Kenya, le disuguaglianze regionali, l’emarginazione di alcuni settori della società" e a lavorare per "la coesione e l'unità nazionale che - affermano – sono state prese in ostaggio dalla classe politica". Essi si rivolgono quindi al Presidente "affinché sostenga e crei un clima favorevole che aiuti tutte le istituzioni pubbliche ad espletare il mandato loro conferito dai keniani". A Keniatta i leader religiosi chiedono anche di aiutare a ritessere “il tessuto morale e sociale del Paese”, cominciando dalla famiglia, attraverso la promozione di l’attuazione di politiche familiari con il coinvolgimento delle parti sociali interessate. (LZ)

3 ottobre  INDIA Leader cristiani:  punire i colpevoli degli attacchi alle famiglie cristiane nello Stato di Chhattisgarh

I leader cristiani hanno esortato il governo dello Stato indiano di Chhattisgarh ad agire contro coloro che hanno attaccato, nel distretto di Bastar, tra il 22 e il 23 settembre scorsi, 16 famiglie cristiane che si sono rifiutate di abbandonare la loro fede e hanno distrutto le loro case. Una folla di uomini ha usato bastoni e pali di legno per distruggere i tetti di paglia e i muri delle case di quei cristiani che si sono rifiutati di unirsi ai rituali e alle preghiere della religione tribale Sarna. "Hanno aggredito anche donne e bambini” ha raccontato ad UCA News,  il 2 ottobre, il pastore Moses Logan, presidente della Chhattisgarh State Christian Welfare Society, e per questo “in tanti sono corsi nella foresta per salvarsi". Il Chhattisgarh Christian Forum – ha riferito il suo presidente, Arun Pannalalal – ha fornito alloggio e cibo ad almeno 20 persone, fuggite dai villaggi.  Pannalalal ha ribadito come la polizia abbia rifiutato di accettare le denunce di questa povera gente rimasta senza casa e costretta a fuggire dal proprio villaggio. I leader cristiani, dunque, si sono appellati al governo affinché, accettando le denunce, avvii un'azione contro gli aggressori e risarcisca gli abitanti dei villaggi per la perdita della loro casa e di altri beniMonsignor Victor Henry Thakur, arcivescovo di Raipur, ha detto che il governo dovrebbe assicurarsi che i criminali siano puniti e ha ricordato i tanti attacchi avvenuti durante i 15 anni di governo del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP) a Chhattisgarh. "E' un peccato – ha aggiunto - che questi attacchi continuino anche adesso" dopo che nelle elezioni del 2018 un'alleanza di partiti laici ha sconfitto il BJP ed è salita al potere. L'arcivescovo Thakur ha chiesto un adeguato risarcimento per le vittime, protezione e aiuto affinché esse possano tornare nelle loro case.  "Se il governo non riuscirà ad avviare un'azione esemplare contro coloro che sono dietro la persecuzione dei cristiani, quello che è avvenuto porterà all'illegalità e al caos", ha concluso. Il Chhattisgarh – riferiscono i leader cristiani - è uno dei tre Stati più pericolosi per i cristiani in India, dopo l'Uttar Pradesh e il Tamil Nadu, dove sono costretti ad affrontare l'ostilità di gruppi di destra indù che si oppongono al cristianesimo. (AP)

3 ottobre -  UGANDA Il governo tedesco dona alla Chiesa ugandese 100mila euro di attrezzature di protezione personale contro il Covid-19  

Il Governo tedesco ha donato alla Chiesa ugandese attrezzature di protezione personale (APP) contro il Covid-19 per un valore complessivo di 100mila euro. L’equipaggiamento, che comprende guanti, calzature, visiere e tute protettive, è stato fornito all’Ufficio dei medici cattolici dell’Uganda (Ucmb), emanazione della Conferenza episcopale ugandese, che le distribuirà nelle otto diocesi più colpite dal Covid-19:  Arua, Hoima, Kabale, Kotido, Masaka, Mbarara, Moroto and Tororo. La consegna del materiale - riporta il blog dell'Amecea, l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale è stata effettuata il 30 settembre dall’ambasciatore tedesco Matthias Schauer che ha elogiato il significativo contributo dato dalle strutture della Chiesa ugandese al sistema sanitario nazionale: attualmente esso copre il 58% dell’assistenza esterna, il 68% dei ricoveri, il 61% degli interventi chirurgici più impegnativi, e assiste il 63% dei pazienti affetti dal virus dell’Hiv e l’84% dei malati di tubercolosi. Il presidente della Commissione salute della Conferenza episcopale ugandese, monsignor Robert Muhiirwa ha espresso la gratitudine della Chiesa ugandese per la generosa donazione, rilanciando l’appello per ulteriori aiuti alle 311 strutture sanitarie cattoliche che assistono soprattutto le persone più bisognose. Per altro verso, il segretario generale dei vescovi, monsignor John-Baptist Kauta, ha osservato, che l’aiuto dei donatori non è da considerare scontato e che gli ugandesi non devono abbassare la guardia contro il Covid-19  al quale tutti sono esposti, non solo gli ultra-sessantacinquenni. Un monito corroborato dai dati sul tasso di contagiosità dal virus il Uganda ha ampiamente superato il livello critico. Lo ha evidenziato il segretario esecutivo dell’Ufficio dei medici cattolici ugandesi, il dottor Sam Orach: l’indice R0, che rappresenta il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione mai esposta al nuovo virus, è infatti salito a quattro, rendendo gli ospedali del Paese ormai saturi.  (LZ)

3 ottobre -  STATI UNITI Vescovi delusi da drastica riduzione della quota dei rifugiati ammessi nel 2021: cifre “strazianti”

"Continuiamo ad essere delusi dalla riduzione da parte dell’Amministrazione Trump del numero dei richiedenti asilo ammessi al Programma di reinsediamento dei rifugiati negli Stati Uniti che hanno conseguenze tangibili per chi fugge da persecuzioni religiose e per le famiglie vulnerabili che cercano asilo”. I vescovi americani commentano così il nuovo rapporto presentato dal Dipartimento di Stato al Congresso che fissa a 15mila la quota di rifugiati che saranno ammessi nel 2021. Ogni anno una determinazione presidenziale stabilisce il numero dei rifugiati da reinsediare negli Stati Uniti nei 12 mesi successivi. Sotto la presidenza Trump le quote si sono progressivamente ridotte, passando dalla media annuale di 95mila all’anno delle precedenti amministrazioni, al minimo storico di 18mila fissato l’anno scorso per il 2020 che quest’anno è stato ulteriormente ridotto di 3mila unità.  Una goccia nel mare se raffrontata al quasi un milione e mezzo identificate come bisognose di protezione internazionale nel mondo. Per i vescovi americani “il basso numero di ammissioni, date le necessità globali e la capacità e la ricchezza degli Stati Uniti, è straziante”, si legge in una nota firmata dal presidente della Conferenza episcopale (Ussb) monsignor José H. Gomez e da monsignor Mario E. Dorsonville, presidente della Commissione per le migrazioni della Usccb.  Di qui l’esortazione al “Congresso ad esaminare seriamente” la quota presentata e l’appello a Trump ad “aumentare il modo significativo l’eventuale determinazione presidenziale”. L’auspicio dei vescovi è che l’Amministrazione continui ad accogliere i rifugiati nel Paese: “Possiamo e dobbiamo dare l’esempio in difesa di tutte le vite umane comprese quelle che fuggono da persecuzioni”, conclude la dichiarazione.  (LZ)

2 ottobre - VATICANO Nuova iniziativa editoriale “Green and Blue”. Papa Francesco: serve ecologia dei media, non possiamo girarci dall’altra parte

Oggi è “sempre più necessaria e urgente una vera e propria ‘ecologia dei media’. La distruzione della biodiversità, lo spaventoso aumento dei disastri climatici, l'impatto dell'epidemia che ricade soprattutto sui più poveri e deboli, sono segnali di pericolo che vanno analizzati e approfonditi. Non possiamo più girarci dall'altra parte”: è uno dei passaggi del messaggio che Papa Francesco scritto per “Green and Blue”, la nuova iniziativa editoriale del gruppo Gedi. Disponibile sul web a partire da oggi e in edicola con un mensile da domani, anche attraverso diverse testate del network (Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e le 13 testate locali della rete Gnn), il nuovo giornale rappresenta un contenitore di informazioni, inchieste, interviste, analisi e approfondimenti nel campo della difesa ambientale e delle sue applicazioni economiche e industriali.  “Incoraggio i professionisti dell'informazione – scrive il Pontefice - a spiegare ed evidenziare i vincoli tra destino umano e ambiente naturale”. I giornalisti, infatti, “possono contribuire a responsabilizzare i cittadini, i leader delle nazioni, coloro che guidano le attività sociali, gli imprenditori e i protagonisti dell'economia e della finanza, nell'ottica della conversione ecologica urgente e decisiva per la sopravvivenza”. Il Pontefice guarda, quindi, ad “un giornalismo di qualità sempre rispettoso della dignità delle persone, a cominciare da quelle che più soffrono” ed incoraggia “nuove modalità di intendere l'economia e il progresso, combattendo ogni emarginazione, proponendo modelli di convivenza basati sull'altruismo e la riconnessione con l'habitat naturale”, verso “un rinnovato modello di sviluppo umano, economico, sociale e politico”. Stili di vita equi e sostenibili, tutela dell’ambiente, cibo e acqua sufficienti per tutti, afferma ancora Papa Bergoglio, sono “la base su cui costruire un futuro sano, florido, solidale per l'umanità intera”. Considerando, poi, il contesto della pandemia da Covid-19, il Pontefice sottolinea che “il virus non si ferma di fronte a barriere, frontiere o differenze culturali e politiche”; esso “sgretola tante nostre certezze e aspettative, evidenzia e accentua i gravi problemi preesistenti”. Tuttavia, non ci si deve rassegnare perché “abbiamo la grande opportunità di uscire migliori” dalla crisi attuale, “cercando il vero bene comune lungo la strada della solidarietà”. Al contrario, “se continueremo a perseguire soluzioni con l'impronta dell'egoismo e della brama di potere – mette in guardia il Papa - tutto andrà peggio”. “Solo insieme – conclude - potremo davvero risorgere dal dramma planetario”. (IP)

2 ottobre - NUOVA ZELANDA Vescovi lanciano concorso artistico per un’opera dedicata a “Maria, Madre di Dio”

Nel 2021, il 15 agosto, Solennità dell’Assunzione della Vergine Maria, cadrà di domenica. In vista di questa importante ricorrenza, i vescovi della Nuova Zelanda hanno lanciato un concorso artistico per realizzare un’opera dedicata alla Madonna. L’occasione vuole anche commemorare l’atto di affidamento del Paese a “Maria, Madre di Gesù”, compiuto nel 1838 da Monsignor Jean-Baptiste Pompallier, primo vescovo in Nuova Zelanda e fondatore della Chiesa cattolica nazionale. L’opera richiesta “può essere una scultura, un dipinto, un’incisione, purché sia adatta ed appropriata - spiega Catherine Gibbs, amministratore dell’Ufficio liturgico nazionale che ha bandito il concorso – La creazione che verrà scelta sarà portata in processione nel Paese durante il 2021”. “Cerchiamo un’immagine che sia nuova, che parli alla realtà neozelandese del XXI secolo – aggiunge la Gibbs – ma che sia anche rispettosa delle Scritture, della teologia e della tradizione cattolica”. Il concorso scade il 15 ottobre e l’opera vincitrice dovrà essere terminata entro maggio del prossimo anno. (IP)

2 ottobre - PORTOGALLO 18-25 ottobre, Settimana nazionale educazione cristiana: sostenere la famiglia, Chiesa domestica

Scommette sulla famiglia e sulla sua capacità di essere Chiesa domestica la Settimana nazionale di educazione cristiana, indetta dai vescovi del Portogallo dal 18 al 25 ottobre prossimi. Organizzata, in particolare, dalla Commissione episcopale per l’educazione cristiana e la dottrina della fede, l’evento quest’anno punta sulla tecnologia sui sussidi digitali, poiché la pandemia da coronavirus non permette grandi incontri. Per l’occasione, è stato diffuso un apposito documento, intitolato "Rafforzare e sostenere la famiglia, Chiesa domestica", in cui si ribadisce l’importanza del dialogo tra la Chiesa e le famiglie e si esprime "apprezzamento e incoraggiamento” per tutti gli operatori pastorali del settore che portano avanti il loro lavoro con “dedizione e coraggio”, in tempi di “incertezza e difficoltà varie". L’emergenza sanitaria, infatti, ha provocato “l’esperienza del distacco” ed uno “stop al ritmo veloce delle occupazioni” quotidiane, accompagnate tuttavia dal “susseguirsi delle preoccupazioni”. Tale situazione, si legge nel documento, "ha ridotto o impoverito molte dimensioni della vita umana di grande significato e ricchezza, come la convivialità sociale o le assemblee religiose”, ma al contempo ha "evidenziato l'importanza fondamentale della famiglia nella trasmissione della vita e dei valori umani e cristiani", nonché "il suo ruolo insostituibile nella costruzione dei legami, nell'educazione degli affetti, nell'accettazione reciproca". (IP)

2 ottobre - SUDAFRICA Nuovo appello vescovi contro corruzione: serve autocritica anche nella Chiesa

Vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro, e non il tronco presente nel proprio sguardo: con questa metafora, Monsignor Sithembele Sipuka, vescovo di Mthatha in Sudafrica, apre la sua riflessione sulla corruzione, presente nel Paese non solo a livello laico, ma anche ecclesiale. “Nel mese di settembre – spiega il presule – abbiamo rilasciato molte dichiarazioni severe contro la corruzione nel governo e nel settore pubblico”, ma proprio perché “la Chiesa cerca di rimuovere questa piaga dalla società, deve anche fare i conti con il fatto che essa può essere presente al suo interno”. E una Chiesa corrotta perde il suo ruolo di “faro di speranza” per i fedeli perché la corruzione viola “valori biblici e teologici fondamentali”, come l’opzione preferenziale per i poveri e la priorità del bene comune sull’interesse personale. In particolare, Monsignor Sipuka si sofferma sull’appropriazione indebita di fondi, una cattiva pratica che “si insinua silenziosamente” nell’agire comune, diventando quasi “uno stile di vita”. Questa è una forma di corruzione presente anche nella Chiesa, sottolinea il presule, benché fortunatamente riguardi solo alcuni e non tutti i sacerdoti e i religiosi. Tuttavia, “è bene restare vigili” ed agire per tempo. (IP)

2 ottobre - VIETNAM Monastero carmelitano di Nha Trang celebra 60° di fondazione

“Grazie per essere state i ‘parafulmini’ delle sofferenze di ogni persona e per aver implorato per tutti la pace e la beatitudine”: così Monsignor Joseph Vo Duc Minh, vescovo di Nha Trang, in Vietnam, ha espresso gratitudine alle suore del Monastero carmelitano locale che ha celebrato il 60.mo anniversario di fondazione. Nella Messa celebrata ieri, 1.mo ottobre, in coincidenza con la memoria liturgica della Santa carmelitana Teresa di Lisieux, il presule ha elogiato le religiose per il loro spirito di servizio alla Chiesa e per la loro umiltà che le ha portate a rinunciare “alla famiglia, al potere, alla libertà personale, ai beni materiali, alle proprie ambizioni”, prostrandosi ai piedi al Signore. “Avete poggiato il vostro cuore sul Regno di Dio”, ha sottolineato il vescovo. Di qui, l’invito ai fedeli ad unirsi alle preghiere delle carmelitane, affinché “la Chiesa sia in pace, la nazione possa godere di unità e prosperità e il mondo possa sfuggire presto alla letale pandemia di Covid-19”. La storia delle suore carmelitane in Vietnam inizia nel 1861, quando quattro religiose francesi arrivano a Saigon (oggi Ho Chi Minh City) e fondano il primo monastero nel Paese. Nel corso dei decenni, vengono istituiti altri monasteri e nel 1960, un gruppo di carmelitane arriva a Nha Trang, su invito del defunto vescovo locale, Monsignor Marcel Piquet Loi. Oggi, la struttura conta 37 membri, ma tutto il Vietnam annovera otto monasteri carmelitani per un totale complessivo di 260 religiose. (IP)

2 ottobre - FILIPPINE Diocesi di Antipolo lancia corsi on line per studenti figli di lavoratori migranti  

“Le tue lezioni, la mia conoscenza”: si chiama così il progetto avviato dalla diocesi di Antipolo, nelle Filippine, per aiutare gli studenti figli di lavoratori migranti che hanno difficoltà a frequentare regolarmente i corsi. L’iniziativa – riporta l’agenzia Ucanews - prenderà il via lunedì prossimo, 5 ottobre, e proseguirà fino al prossimo anno scolastico del 2021. Il programma è stato pensato congiuntamente dalla Chiesa locale e dai docenti della scuola pubblica, così da supportare il più possibile gli alunni “nel contesto delle restrizioni sociali imposte dalla pandemia da Covid-19”. “I figli dei lavoratori stranieri – sottolinea la diocesi – si trovano in una situazione molto complicata perché già fanno fatica ad adattarsi alla nuova normalità, in più ora, a causa del lockdown, si sentono ancora più soli ed abbandonati, il che rende l’apprendimento ulteriormente ostico”. Il progetto prevede l’aiuto di settanta volontari, per lo più fedeli della diocesi di Antipolo, che si sono messi a disposizione per fare da tutori on line. Come spiega Amelia Coronel, direttrice del programma, molti di questi volontari sono madri o ex lavoratori d’oltremare che quindi conoscono bene in contesto in cui si trovano gli studenti. Dal suo canto, Monsignor Joel Baylon, presidente della Commissione episcopale filippina per i giovani, auspica che questo progetto “sia solo il primo di molti altri che aiuteranno i ragazzi a studiare in questo tempo di pandemia”. (IP)

2 ottobre - BRASILE “La vita è missione”: vescovi lanciano campagna missionaria

“Essere discepoli missionari e ad essere segni di speranza per tante vite date in solidarietà, soprattutto in questo momento in cui il mondo sta attraversando la pandemia di Covid-19 che ha cambiato completamente i rapporti umani”: è questo l’invito lanciato ai fedeli dalla Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) in occasione dell’inizio della campagna missionaria. Apertasi ieri, primo ottobre, nella memoria liturgica di Santa Teresa di Lisieux, Patrona delle Missioni, l’iniziativa ha per tema “La vita è missione”, per motto “Eccomi, manda me (Is 6,8)” e si articolerà lungo tutto il mese corrente. “Essere missionari – spiega Monsignor Odelir José Magri, presidente della Commissione episcopale per l’Azione missionaria - significa vivere da cristiani, da discepoli di Gesù in quanto battezzati, significa rispondere alla chiamata di Dio, essere ‘in uscita’ e diventare prossimi”. “Il missionario – continua il presule – è invitato ad andare fino ai margini della società per testimoniare la perseveranza dell’amore paziente e fedele di Dio per l’uomo del nostro tempo”, un amore che “si esprime con gratuità nell’impegno alla solidarietà specialmente verso i poveri, gli ultimi, gli esclusi”. Gli fa eco padre Maurício Jardim, direttore delle Pontificie opere missionarie del Brasile: “Il mese di ottobre è il mese dedicato alla missione e ci aiutare a ricordare che la nostra natura missionaria non si riduce a singoli eventi, corsi, formazione o attività”, bensì riguarda molto altro. Essa, infatti, “ci aiuta a diventare più consapevoli dell'identità missionaria della Chiesa e della sua ragione d'essere; implica il raccogliere la sfida di mettersi in cammino nella prospettiva della chiamata di Papa Francesco che dice che l'azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa”. “La verità è che la missione rinnova la Chiesa", sottolinea ancora padre Jardim. In quest’ottica, dal 2017 la Chiesa brasiliana ha sviluppato un Programma missionario nazionale (Pmn), costruito “in modo sinodale”, ovvero frutto di “un processo di ascolto delle Conferenze episcopali regionali e delle riflessioni del Consiglio nazionale missionario”. La collaborazione, infatti, è risultata essenziale per porre la missione come “asse portante dell’azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile”. Naturalmente, conclude padre Jardim, il Pmn “non è qualcosa di finito”, di statico, bensì “assume le novità che lo Spirito Santo suscita nella vita delle persone e delle comunità ecclesiali missionarie”. (IP)

2 ottobre - STATI UNITI Appello vescovi: includere scuole cattoliche e private nel pacchetto di aiuti anti-Covid

Anche le scuole cattoliche e quelle private degli Stati Uniti devono essere incluse tra i destinatari degli aiuti previsti nel nuovo pacchetto anti-Covid 19. Lo chiede la Conferenza episcopale statunitense (Usccb), in una nota a firma di Monsignor Michael C. Barber, presidente del Comitato per l'educazione cattolica. Il disegno di legge include, infatti, lo stanziamento di 225 miliardi di dollari per l’istruzione, di cui 182 da destinare alle scuole superiori. Tuttavia, la proposta normativa non prevede servizi equi per gli studenti delle scuole private e vieta l’uso di qualsiasi fondo per fornire loro assistenza finanziaria. “Questo ha l'effetto di escludere praticamente qualsiasi aiuto agli studenti, alle famiglie e agli insegnanti delle scuole non pubbliche”, affermano i vescovi degli Usa. "La pandemia Covid-19 – si legge nella nota- ha colpito tutti gli americani, compresi coloro i cui figli sono iscritti in scuole cattoliche e in scuole private”. È, quindi, “inconcepibile che quest'ultima proposta di aiuti escluda questi bambini e le loro scuole da fondi d'emergenza che allevierebbero gli oneri finanziari che hanno sostenuto a causa della pandemia”. Al contempo, Monsignor Barber ricorda che “la crisi economica derivante dalla pandemia ha già portato alla chiusura di almeno 150 scuole cattoliche, molte delle quali sono al servizio di bambini di colore, in zone a basso reddito”. Di qui, l’esortazione al Congresso e alla Casa Bianca affinché si uniscano “per sostenere quegli aiuti che danno priorità alla salute e alla sicurezza di tutti gli studenti, compresi quelli delle scuole private ed i quasi due milioni di iscritti agli istituti formativi cattolici". Infine, l’Usccb chiede al Congresso di includere la proposta bipartisan “School Choice Now” in qualsiasi pacchetto di aiuti anti-Covid. Essa, infatti, “fornirebbe borse di studio d'emergenza per le famiglie duramente colpite”. (IP)

2 ottobre - MALI Conclusa la seconda sessione di formazione del 2020 del progetto triennale per gli insegnati finanziato dalla Chiesa italiana

Insegnanti, dirigenti scolastici e consulenti hanno discusso di educazione alla pace nelle scuole in relazione alla gestione non violenta dei conflitti, nei giorni scorsi a Bamako, nel Mali. La sessione di formazione, la seconda organizzata quest’anno dopo quella che ha interessato le diocesi di Kayes, Bamako, Sikasso, ha coinvolto le diocesi di San, Mopti e Ségou. L’incontro, riferisce il portale della Conferenza episcopale maliana, rientrava fra i corsi organizzati per i docenti dalla Direzione nazionale dell’educazione cattolica al fine di garantire un’istruzione di qualità, grazie al sostegno finanziario della Conferenza episcopale italiana. Considerando che nel Paese quotidianamente emerge violenza, odio e indifferenza, Koundia Joseph Guindo, responsabile nazionale della Direzione dell’educazione cattolica ha osservato: “Viviamo tutti nella totale insicurezza. Il Mali ha bisogno di pace. I maliani devono vivere insieme in sicurezza”. Nel corso dei lavori si è parlato anche di metodologia dell’insegnamento della lettura con il metodo sillabico e di educazione fondamentale. I partecipanti, una cinquantina, hanno anche avuto modo di condividere le proprie esperienze e di approfondire le loro conoscenze. Il progetto finanziato dalla Cei per gli insegnanti di educazione cattolica prevede una formazione triennale. (TC)

2 ottobre - ITALIA "Quella luce dal buio". Parla il fotografo di Padre Pio. A Paupisi una mostra con oltre 400 istantanee dedicate al santo di Pietrelcina 

Appena 20 chilometri separano Paupisi da Pietrelcina. Anche per questo il profumo della santità di Padre Pio è percepibile da chi visita il piccolo comune in provincia di Benevento, alle pendici del monte Pentime. Qui, nella chiesa di Santa Maria del Bosco, su iniziativa del parroco don Raffaele Petenuzzo, è allestita una mostra con gli scatti dell’unico “fotografo di Padre Pio”: Elia Stelluto. “Padre Pio è stato per me come un papà. Il papà che non ho avuto”, racconta Stelluto a Vatican News. L’incontro con il frate cappuccino avvenne all’età di 7 anni, all’epoca della seconda guerra mondiale, precisamente nel 1942: Elia vagabondava per strada in cerca di cibo, fu introdotto nel convento di san Giovanni Rotondo, che da quel momento divenne per lui un punto di riferimento. “Ero di casa. Avevo le chiavi del convento, entravo ed uscivo quando volevo”. Divenuto uno dei chierichetti di Padre Pio, il ragazzo presto introdusse nel convento la piccola macchinetta fotografica che aveva acquistato per guadagnarsi il pane.  Una cosa tassativamente proibita ad altri, ma  che il frate di Pietrelcina gli concesse. Le migliaia di scatti di Stelluto rivelano la vita quotidiana, la spiritualità, l’intimità del santo: negli anni hanno fatto il giro del mondo. Esposti in tutta Italia, da nord a sud, fino ad arrivare oltreoceano da Atlanta a Boston. “E’ la mia prima mostra in un piccolo paese: portare a Paupisi oltre 400 fotografie non è cosa da poco”, commenta. Elia ricorda la diffidenza di Padre Pio nei confronti della macchina fotografica e soprattutto del flash, che chiamava mastrillu, ovvero “trappola per topi”. “Io scattavo sempre, lui non era mai contento di posare. Le fotografie colte di sorpresa sono le più belle”. “Un giorno – prosegue - “il mio maestro, Federico Abresh, convertito dopo la guarigione miracolosa della moglie e del figlio, mi aveva promesso 5000 lire in cambio di una foto di Padre Pio benedicente. Quei soldi mi facevano tanto comodo e accettai. Mi alzai all’alba. Padre Pio celebrava infatti alle 5 del mattino. In chiesa scattai la foto, ma il flash fece tanto arrabbiare il frate”. L’immagine lo ritrae davanti ad un altare addobbato con garofani rossi. “Da quel giorno mi fu consentito di continuare a fotografare, ma ad una condizione: non dovevo più usare il mastrillu”. Una sfida impossibile: nella penombra del convento, rotta dalla luce fioca di poche candele, come realizzare scatti di buona qualità? In camera oscura la sorpresa era incredibile ogni volta: le foto erano perfettamente illuminate. “Era lui che emanava luce. Il fotografo era lui, non io. Ci sono dei controluce in cui il viso di Padre Pio è incredibilmente illuminato”. Una foto preferita? Stelluto non sa scegliere: “Per me sono tutte belle, sono come figli”. Ma ci sono ricordi che la camera non ha immortalato. Sono custoditi nel cuore. Come i baci dati sulle mani del santo, piagate, senza guanti, dopo ogni messa in sagrestia. O come quel giorno del 1947 quando in convento si presentò un novello sacerdote polacco e Padre Pio disse: “Questo prete avrà un berretto rosso, è papabile e sarà un mio difensore”. Era il giovane Karol Wojtyla. “Quando si parla con Elia – ci confida il parroco di Paupisi, don Pettenuzzo - si sente tanto amore. Un’emanazione dell’amore di Padre Pio, Questa mostra vuole far vedere che la santità, l’essere amici di Dio non è niente di straordinario. Guardando queste foto si vede la semplicità di Padre Pio, un uomo come noi. La spontaneità delle espressioni del suo volto è un richiamo per tutti a recuperare la semplicità nel quotidiano, a riprenderci la nostra umanità ed il coraggio di amare”. (PO)

2 ottobre - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Formazione per animatori e giovani nella diocesi di Inongo

Si conclude domenica a Bosobe, nella diocesi di Inongo, nella Repubblica Democratica del Congo, l’incontro di formazione per animatori della pastorale giovanile e per i giovani. Da domenica, riferisce il portale della Conferenza episcopale nazionale del Congo, sono riuniti 171 partecipanti, tra formatori e ragazzi. “Vogliamo camminare con i giovani, discernere con loro le tante possibilità nella loro vita e aiutarli a trovare Dio nel profondo della realtà - ha detto padre Steve Mpia, coordinatore della pastorale giovanile della parrocchia dell’Assunzione di Taketa -. Accompagnare i giovani ci mette sulla via della conversione; richiede un nuovo modo di vivere in comunità, un modo più coerente, più personale, più aperto e più evangelico”. Ancora una volta, nella diocesi sono emersi i problemi legati alla difficoltà degli spostamenti. Per prendere parte all’incontro alcuni giovani di Ekwayolo hanno dovuto percorrere 80 chilometri, mentre padre Mpia e l’equipe giovanile di Taketa hanno percorso 25 chilometri a piedi per raggiungere Bosobe. I giovani, intanto, stanno riflettendo e discutendo delle principali sfide che oggi devono affrontare: la povertà e le sue conseguenze, il contesto socio-politico del loro Paese, il problema delle manipolazioni politiche, la proliferazione delle sette, i matrimoni precoci - soprattutto di giovani non istruiti-, la disoccupazione e le sue conseguenze, la tossicodipendenza, il degrado della morale, la nuova etica globale, l’insufficienza dei centri di formazione per i giovani, e ancora la scarsa qualità dell’istruzione, l’uso improprio delle nuove tecnologie dell’informazione, la violenza sessuale e la delinquenza giovanile. “Il lavoro di squadra ha dimostrato che i giovani possono trovare la via verso la più profonda realizzazione di sé in un’esperienza vissuta con Gesù nella sua Chiesa - ha affermato padre Mpia -. Per fare questo, dobbiamo essere al loro fianco, camminare con loro, percepire e discernere dove lo Spirito sta guidando il nostro mondo e la nostra Chiesa”. L’intenzione, ha concluso padre Mpia, è aiutare i giovani a conoscere Gesù Cristo e a farli sentire amati, salvati e perdonati. (TC)

2 ottobre - MAROCCO Il cardinale López Romero esorta i fedeli a pregare il Rosario e a impegnarsi per le missioni. E per la diocesi di Rabat si pensa a un sinodo

Sarà un mese ricco di appuntamenti quello di ottobre nella diocesi di Rabat, in Marocco. Lo ricorda nella consueta lettera periodica ai fedeli l’arcivescovo, il cardinale Cristóbal López Romero, che menzionando anzitutto la pubblicazione della enciclica del Papa Fratelli tutti, invita a guardare alla memoria di San Francesco d’Assisi come un incoraggiamento all’impegno a favore della casa comune. Quindi il porporato esorta a pregare il Rosario, soprattutto nel giorno della festa della Beata Maria Vergine del Rosario, il 7 ottobre, a riscoprire e rilanciare la vocazione missionaria e a collaborare per le missioni. Riassumendo l’incontro del consiglio presbiterale svoltosi all’inizio del nuovo anno pastorale, l’arcivescovo di Rabat informa che i sacerdoti della diocesi hanno riflettuto in particolare sull’emergenza coronavirus che sta toccando tutto il mondo e sul confinamento dei mesi scorsi, condividendo esperienze e insegnamenti acquisiti nei momenti più difficili. Il consiglio presbiterale ha anche discusso delle conseguenze della pandemia sulla vita cristiana e pastorale e ha valutato la possibilità di convocare un Sinodo Diocesano. All’ordine del giorno ci sono stati poi il centenario della cattedrale di San Pietro di Rabat, che sarà celebrato l’anno prossimo, le attività della Caritas e la preparazione nella diocesi della canonizzazione di Charles de Foucauld. Infine nella sua lettera ai fedeli il cardinale López Romero sollecita alla ripresa di tutte le attività pastorali nelle parrocchie. (TC)

1 ottobre - NIGERIA 60.mo dell’indipendenza. Vescovi: seguire la “bussola” della fede per ricostruire il Paese

Solo confidando in Dio che “non delude mai” e seguendo i “veri dettami” e valori etici della loro fede, i nigeriani, cristiani e musulmani, potranno aiutare a “ricostruire” il loro Paese che ha “il potenziale e le capacità per riuscire” nonostante la sua classe dirigente. Questo il cuore del messaggio di monsignor Augustine Akubeze, arcivescovo di Benin City e presidente della Conferenza episcopale della Nigeria (Cbcn) in occasione dell’odierna festa per il 60.mo anniversario dell’indipendenza della Federazione Nigeriana dal dominio britannico.  Una festa che per i vescovi nigeriani ha un sapore amaro, alla luce della grave crisi e dei tanti problemi che affliggono il Paese, a sessant’anni dalla fine del regime coloniale, come evidenziato anche in altri due messaggi per l’occasione da monsignor Alfred Adewale Martins, arcivescovo di Lagos, e da monsignor Emmanuel Badejo, ordinario di Oyo: tensioni etniche e religiose, terrorismo, banditismo, insicurezza, corruzione, povertà. “La nostra nazione dovrebbe rallegrarsi. Ma come possiamo festeggiare quando molti dei nostri non possono permettersi di mangiare? Come possiamo celebrare quando assistiamo quotidianamente all’uccisione di nigeriani da parte degli insorti? Come possiamo festeggiare quando Boko Haram tiene ancora in ostaggio alcune delle ragazze Chibok e Leah Sharibu è ancora tenuta prigioniera da oltre tre anni perché si rifiuta di rinunciare a Cristo? Come possiamo festeggiare quando il Covid-19 ha paralizzato un'economia nigeriana già povera?, scrive monsignor Akubeze che chiama in causa le responsabilità dell’attuale classe dirigente per non avere attuato le urgenti riforme istituzionali  promesse alle ultime elezioni e per non avere preso misure adeguate contro la crisi economica. In questo quadro cupo, il messaggio lascia spazio anche alla speranza, che – afferma l’arcivescovo di Benin City - deriva dall’affidarsi a Dio “che mai delude”. Il presule si rivolge innanzitutto ai cattolici, esortandoli a lasciarsi guidare dalla “bussola” della fede nelle loro decisioni: “Se tutti gli oltre 22 milioni di cattolici in Nigeria decideranno di lasciarsi muovere dalle loro convinzioni basate sulla fede, la Nigeria sarà trasformata”. Un invito esteso a tutti i credenti  cristiani e musulmani. (LZ)

1 ottobre - ITALIA #coronavirus Festa dei Nonni. Comunità Giovanni XXIII: sostenere la domiciliarità

“Rivolgo il mio augurio a tutti i nonni, angeli custodi della famiglia, che trasmettono il valore della solidarietà che guida la convivenza sociale. La loro presenza nelle case è un dono”. Così il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda, scrive in occasione della Festa dei nonni, che ricorre il 2 ottobre, giorno in cui la Chiesa ricorda gli Angeli Custodi. La richiesta che da tempo la Comunità rivolge alla collettività e alla politica riguarda un “sostegno alla domiciliarità, tramite un assegno economico, alle famiglie che tengono presso di sé i loro cari”. Si tratterebbe di “una promozione dell'affidamento degli anziani quando non hanno più una rete familiare, un'assistenza sanitaria integrata perché siano curati a casa”, spiega Ramonda. Da anni a Forlì la Comunità di don Benzi ha aperto una “Casa dei Nonni”, un luogo familiare in cui durante il giorno gli anziani possono venire a trascorrere il tempo in compagnia di altri anziani e dei volontari. Prima della pandemia, nella “Casa” erano spesso presenti bambini delle scuole elementari e dell'infanzia: figli dei volontari che si facevano reciproca compagnia con gli anziani presenti i quali in questo modo continuavano a stare con i più piccoli e a trasmettere il proprio sapere. Questa esperienza, ovviamente, si è resa ancora più indispensabile in questi tempi difficili, in cui gli anziani sono state le principali vittime della pandemia. (RB)

1 ottobre - BRASILE Violenze contro indigeni in netto aumento nel 2019. Cimi: in atto un progetto criminale  

“Una realtà estremamente perversa e preoccupante del Brasile indigeno”. È quella che emerge dal nuovo Rapporto annuale sulla violenza contro i popoli indigeni del Paese, curato Consiglio missionario indigeno (Cimi) e presentato il 30 settembre a Brasilia. I dati raccolti nel 2019 dall’organismo dei vescovi brasiliani evidenziano una drammatica impennata delle violenze contro le comunità e i territori indigeni e dimostrano – si legge nella presentazione - che il fenomeno degli espropri di terre indigene, realizzati con invasioni e violenza “si sta consolidando rapidamente e in modo aggressivo su tutto il territorio nazionale, provocando una distruzione inestimabile”. Le terre indigene, oltre che rappresentare un diritto di questi popoli, hanno infatti dimostrato di “essere le aree che meglio proteggono le foreste e i loro ricchi ecosistemi” dalla deforestazione. In questo contesto di distruzione territori indigeni –denuncia il Cimi - si inseriscono gli incendi che hanno devastato l’anno scorso l’Amazzonia e Cerrado (la savana tropicale brasiliana, n.d.r.), richiamando l’attenzione anche della comunità internazionale. Gli incendi infatti “sono spesso una parte essenziale di un programma criminale di accaparramento di terreni, in cui viene effettuata la pulizia di vaste aree di foresta per consentire, ad esempio, la realizzazione di imprese agricole”. Il Cimi chiama ancora una volta in causa le responsabilità dirette del Presidente Jair Bolsonaro, che non ha mai nascosto l’intenzione di mettere le terre delle popolazioni originarie del Brasile “a disposizione delle imprese del settore agroalimentare, minerario e forestale, tra gli altri”. A parlare sono appunto le cifre del Rapporto che evidenziano come proprio il primo anno di presidenza Bolsonaro, insediatosi il 1.mo gennaio 2019, abbia registrato un aumento dei casi in 16 delle 19 categorie di violenza classificate dal documento. Tra queste le "Invasioni possessorie, sfruttamento illecito di risorse e danni alla proprietà": nel 2019 sono saliti a 256, più del doppio rispetto ai 109 casi registrati nel 2018. Molti degli accaparratori di terre indigene – evidenzia il Cimi - non nascondono di avere l’appoggio esplicito del Governo centrale nelle loro azioni. Un altro dato allarmante del Rapporto riguarda le “violenze contro le persone indigene” legate alla terra: 276 in tutto i casi registrati nel 2019, contro i 110 del 2018, anche se gli omicidi volontari (113, secondo i dati ufficiali della Segreteria Speciale della salute indigenza - Sesai), sono stati meno numerosi rispetto all’anno precedente (135). A questi vanno aggiunti gli omicidi colposi (20); i tentati omicidi (24); le minacce di morte (33); varie minacce (34); le lesioni corporali intenzionali (13); gli episodi di razzismo e discriminazione culturale etnica (16); gli abusi di potere (13) le violenze sessuali (10). (LZ)

1 ottobre -  LAOS Nel Paese continuano gli arresti dei cristiani “con accuse vaghe”  

Nonostante l'impegno del governo comunista nel proteggere i diritti dei cristiani, essi continuano ad affrontare continue vessazioni, riporta UCA News. Porte Aperte USA, agenzia missionaria che aiuta i cristiani perseguitati nel mondo, in una dichiarazione pubblicata sul sito web, ha riportato una “recente recrudescenza di arresti con accuse vaghe". L’agenzia ha raccontato di un gruppo di pastori arrestati senza un’accusa specifica, solo per aver svolto il loro ministero, e dell’arresto di quattro credenti che frequentavano la stessa chiesa, alcuni mesi fa, con l’accusa di "rompere l'unità della comunità" e di "riunire persone per ragioni di culto senza permesso". Un detenuto cristiano, inoltre, identificato solo come Inthy, sarebbe stato tenuto in una cella di isolamento, chiamata "camera oscura", progettata per i criminali più pericolosi e gli assassini, per 49 giorni, con mani e piedi incatenati. In Laos, il cristianesimo è abitualmente descritto come un credo sovversivo che mina i valori tradizionali laotiani. In molte comunità rurali, in tutto il Paese, i cristiani affrontano varie forme di discriminazione sia da parte della popolazione del posto che dei funzionari. All'inizio di quest'anno, per esempio - riporta la Christian Aid Mission, impegnata a fornire aiuto ai cristiani perseguitati - 13 abitanti, in villaggi cristiani, si sono visti negare l'assistenza del governo durante una prolungata siccità e, da parte degli altri abitanti del villaggio, la vendita di riso, sale, sapone e altri articoli necessari. "I funzionari locali hanno cercato di costringerli a firmare delle confessioni e a lasciare il villaggio, due volte, - ha riferito la Missione - cosa che si sono rifiutati di fare, perché non avevano un posto dove andare". Eppure, nonostante queste notizie, il governo centrale di Vientiane, la capitale, nega che ci sia una persecuzione dei cristiani in Laos.Lo scorso dicembre il governo ha approvato una legge che garantisce il diritto dei cristiani, almeno sulla carta, di praticare la loro fede indisturbati dopo decenni di persecuzioni. Tuttavia, la legge rimane sconosciuta e non applicata in tutto l'entroterra rurale del Paese e i cristiani continuano a subire discriminazioni da parte di alcuni funzionari provinciali. (AP)

EUROPA 28-29 ottobre, Plenaria Comece. Atteso intervento Cardinale Parolin

Ci sarà anche il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin alla prossima Assemblea d’autunno della Comece (Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea), in programma a Bruxelles, in Belgio, il 28 e 29 ottobre. La Plenaria ricorderà anche il 40.mo anniversario dell’organismo episcopale, istituito nel 1980. In agenda, informa una nota, la riflessione su “il ruolo della Chiesa cattolica nell'Unione Europea, soprattutto nel contesto dell'attuale pandemia di Covid-19, e le possibili iniziative per sostenere l'Ue nella ripresa dall’emergenza sanitaria attraverso la giustizia ecologica, sociale e contributiva, nonché il rafforzamento della protezione dei poveri e dei più vulnerabili”. Previsti, inoltre, alcuni incontri tra il Cardinale Parolin e vari rappresentanti istituzionali dell’Ue, in occasione del 50.mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e le istituzioni europee. Il 28 ottobre alle 19.00, il porporato presiederà una Santa Messa per l’Europa, che verrà concelebrata da tutti i presuli presenti. La Comece riceverà in sede anche Margaritis Schinas, vice-presidente della Commissione europea, “per uno scambio di opinioni sull'attuazione dell'articolo 17 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che prevede un dialogo aperto, trasparente e regolare tra le Chiese e le istituzioni dell'Ue”. Inoltre, nel contesto del nuovo Patto europeo sulle migrazioni, adottato il 23 settembre scorso, i presuli e Schinas “si impegneranno in un dialogo sulla politica migratoria dell'Unione, in particolare sulla necessità di rafforzare la politica comune europea in materia di asilo e di fondarla sui principi di solidarietà e dignità di ogni persona umana”.  A causa della pandemia da coronavirus, sia l’Assemblea che la celebrazione eucaristica si terranno a porte chiuse e con un numero limitato di partecipanti in presenza. I vescovi che non possono lasciare il proprio Paese potranno, tuttavia, presenziare ai lavori in videoconferenza. (IP)

1 ottobre - GERMANIA Meno disuguaglianza e più coesione: il documento dei vescovi sulle pari condizioni di vita

Si intitola “Più partecipazione e coesione attraverso condizioni di vita uguali”, il documento pubblicato oggi dalla Conferenza episcopale tedesca – che ne dà notizia attraverso il proprio sito – in materia di uguaglianza sociale, che si pone come un contributo della Chiesa alla discussione, basato su considerazioni socioetiche, sociologiche, giurisprudenziali ed economiche e si collega al documento "Rafforzare la fiducia nella democrazia", che i vescovi tedeschi presentarono nel 2019 insieme al Concilio della Chiesa protestante e in cui veniva sottolineata la corresponsabilità delle Chiese per il consenso democratico nella società. Il testo fotografa innanzitutto un aumento delle disuguaglianze regionali, che si manifesta in particolare in un calo della popolazione in molte regioni, con evidenti conseguenze economiche e sociali che vi corrispondono. Allo stesso tempo, i vescovi sottolineano l'importanza delle aree rurali come luogo in cui diventano visibili molti processi di trasformazione sociale, ad esempio nei settori dell'energia, della nutrizione e dell'approvvigionamento. Per valutare la situazione, il metodo seguito è quello del confronto tra l'uniformità desiderata e la diversità delle condizioni di vita nelle diverse regioni. Infine, vengono presentate opzioni di azione per rafforzare la vita sociale a livello locale e regionale, orientate al principio di sussidiarietà, e si riflette sul ruolo della Chiesa e delle istituzioni a essa collegate, come la Caritas o altre che sono attive nelle scuole o negli ospedali. "Anche una presunta tendenza all'individualizzazione in tempi di globalizzazione e digitalizzazione non toglie che l'essere umano sia un essere sociale – si legge nella prefazione al documento, firmata da monsignor Franz-Josef Overbec, vescovo di Essen e presidente della Commissione per le questioni sociali della Conferenza episcopale tedesca - ciò è ancora una volta portato alla nostra attenzione in modo particolarmente chiaro dalle esperienze incisive della pandemia di Coronavirus e dai molti e impressionanti segni di solidarietà vissuta, di attenzione e di riconoscimento". "Il personale della Caritas e delle comunità rafforza la coesione sociale a livello locale e generale, attraverso il suo prezioso lavoro. Per una cooperazione di successo, non solo sono necessarie le giuste condizioni governative, ma anche concetti innovativi, nonché gli occhi aperti e le mani di ogni singolo individuo", conclude monsignor Stephan Burger, vescovo di Friburgo e presidente della Commissione per le questioni caritative. (RB)

1 ottobre - POLONIA Domenica 11 ottobre la 20.ma Giornata del Papa all’insegna del motto “Totus Tuus”

Anche quest’anno la Chiesa in Polonia renderà omaggio a San Giovanni Paolo II celebrando domenica 11 ottobre la 20.ma edizione della Giornata papale, all’insegna del motto "Totus Tuus". Lo scrivono i vescovi sul sito della Conferenza episcopale polacca. Alla conferenza stampa di annuncio dell’evento, il cardinale Kazimierz Nycz ha presentato un libretto che contiene la sintesi dei 27 anni di Pontificato di Giovanni Paolo II e dei 20 anni di esistenza della Fondazione "Opera del Nuovo Millennio" che “è stata istituita durante la vita del Papa, ma il suo ruolo principale lo sta svolgendo dopo la sua morte - ha detto il porporato - il suo scopo è quello di promuovere e avvicinare le persone a Giovanni Paolo II”. Da questo punto di vista, l’impegno ventennale è impressionante: programmi di borse di studio, premi “Totus Tuus” e, naturalmente, l’organizzazione di questa Giornata. Il cardinale Nycz ha anche fatto appello alla diffusione di informazioni sulla raccolta di fondi promossa al fine di bandire borse di studio che sosterranno i giovani di talento ma privi di mezzi, provenienti anche dalle piccole città. (RB)

1 ottobre - MONDO Migranti. Dai cinque continenti, un’unica voce della Chiesa: accoglienza e diritti

Accoglienza, promozione, tutela, diritti, integrazione, sviluppo: sono i principî basilari richiamati dalla Chiesa cattolica nei cinque continenti riguardo alla questione delle migrazioni. Lo sottolinea il Bollettino settimanale sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid-19, a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, che dedica il suo numero attuale alla “Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato”, celebra nella sua 106.ma edizione domenica 27 settembre. L’ampia panoramica riportata dal Bollettino racconta le numerose iniziative delle Chiese locali nel mondo, in favore dei migranti. Il tutto sullo sfondo del Messaggio di Papa Francesco per la “Giornata”, quest’anno dedicato agli sfollati interni.

Stati Uniti: servono politiche inclusive

Si parte, dunque, dal Nord America, precisamente dagli Stati Uniti: qui, la Chiesa cattolica celebra i quindici anni della campagna “Giustizia per gli immigrati”, lanciata nel 2005 con l’intento di “unire e mobilitare una rete crescente di istituzioni e persone cattoliche a sostegno di un trattamento umano di immigrati e rifugiati e di una riforma dell’immigrazione”. Per l’occasione, i vescovi hanno pubblicato un nuovo documento sulle priorità politiche relative alla migrazione. Il testo è articolato intorno a quattro verbi indicati da Papa Francesco nel 2018, ovvero accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti, e ribadisce l’importanza di fornire loro l’accesso a “assistenza sanitaria, cibo, alloggio, servizi religiosi e legali”, abrogando i divieti che considerano gli immigrati in base alla razza, alla religione o alle caratteristiche personali, e promuovendo azioni specifiche per i minori, in modo da garantire l’unità del nucleo familiare. Centrale anche la necessità di facilitare “l’accesso alla cittadinanza”, nonché l’urgenza di incoraggiare i partenariati pubblico-privato per promuovere l’accoglienza dei nuovi arrivati nelle comunità, mettendo in atto “politiche inclusive”.

Argentina e Messico: lotta alla tratta e impegno per aiuti umanitari

Simile l’appello della Chiesa cattolica in Sud America: in Argentina, ad esempio, il presidente della Commissione episcopale per i migranti e gli itineranti (Cemi), Monsignor Hugo Manuel Salaberry, invita le comunità ecclesiali a “formare una vera famiglia con coloro che, nel mondo di oggi, camminano tra la disperazione di un futuro impossibile e il desiderio di una vita migliore", soprattutto considerato “il periodo sorprendente e drammatico della pandemia" da Covid-19. L'invito della Cemi è anche quello di "fornire ai migranti ciò di cui hanno bisogno", affinché possano avere "la dignità di un lavoro e la serenità di una casa", sfuggendo a forme di violenza come l'accattonaggio forzato, la persecuzione, la tratta, lo sfruttamento del lavoro, gli abusi sessuali e il traffico di organi. In Messico, invece, a Ciudad Juárez, proprio in occasione della “Giornata mondiale del migrante e del rifugiato”, sono stati inaugurati due progetti diocesani per l’aiuto umanitario: il primo consiste nell’allestimento di Centri parrocchiali di primo soccorso; il secondo offre consulenze specialistiche in salute mentale, così da sostenere psicologicamente i richiedenti asilo, spesso costretti a restare a lungo nelle comunità di frontiera.

Africa e Asia: tendere la mano ai bisognosi

Dall’America all’Africa, esattamente a Nairobi, in Kenya, dove padre Joseph G. Healey, nella sua omelia per la “Giornata mondiale del migrante e del rifugiato”, ha esortato i fedeli ad “alzare la voce in favore degli emarginati dalla società nel mondo di oggi, compresi gli sfollati, i rifugiati e i migranti”. “Oggi Gesù ci chiede – ha aggiunto - di tendere la mano a tutti i bisognosi con un servizio e una cura amorevole e compassionevole”. Andando nelle Filippine, invece, la Commissione episcopale nazionale per i Migranti e gli itineranti racconta l’iniziativa della diocesi di Imus che, in questo periodo di emergenza sanitaria da Covid-19, si è mobilitata per offrire assistenza finanziaria ai migranti, distribuendo anche pacchi alimentari e kit igienico-sanitari. Ulteriori aiuti sono stati pensati per gli sfollati e i lavoratori filippini d’oltremare grazie alla tecnologia, che ha permesso di strutturare servizi di assistenza psicologica e accompagnamento spirituale direttamente on line.

Australia: migrazioni, priorità della Chiesa

Agli antipodi, poi, ovvero in Australia, monsignor Christopher Prowse, delegato per la Pastorale dei Migranti e dei rifugiati all’interno della Conferenza episcopale australiana, ha diffuso un messaggio per la giornata del 27 settembre in cui afferma: “Le comprensibili preoccupazioni legate alla pandemia di Covid-19 non devono distrarci dalla crisi migratoria in atto”. E ha ribadito: “Le migrazioni globali rappresentano una delle più grandi sfide del mondo oggi e sono una priorità per la Chiesa”, poiché essa “è al fianco delle fragilità e dei pericoli di milioni di persone che si muovono nel mondo per cercare una casa dignitosa". 

Europa: ponti di solidarietà verso i rifugiati

La solidarietà viaggia lungo ponti ideali, come quelli costruiti dai vescovi della Svizzera che il 27 settembre, in collaborazione con la Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre”, hanno organizzato una colletta per sostenere tre progetti. Il primo riguarda il Libano, in particolare i rifugiati siriani a Zahle: a loro, verrà donata una fornitura di pannolini per bambini, bastevole per un anno. Il secondo progetto, invece, prevede l’assistenza catechistica e la cura dei traumi per i rifugiati del Sudan del Sud in Etiopia. Infine, il terzo programma di solidarietà riguarda la Svizzera stessa, ossia la Pastorale delle minoranze. “Alcune missioni di piccole comunità che parlano altre lingue non sono finanziate, o lo sono solo in parte, da fondi nazionali. L’azione di solidarietà sostiene in questi casi il loro finanziamento”, affermano i vescovi elvetici. In Scozia, invece, la Commissione “Giustizia e pace” della Caritas arcidiocesana di Edimburgo e St. Andrews ha istituito un sottogruppo per i migranti. Il neo-organismo avrà il compito di trovare modi per migliorare la vita di rifugiati e richiedenti asilo, ma anche per educare le comunità locali sui problemi che gli sfollati devono affrontare. E non solo, l'Arcidiocesi ha lanciato altre due iniziative: la prima è “Affidamento per la sussistenza di un rifugiato”, per sostenere persone richiedenti asilo o la cui richiesta d’asilo è stata respinta e bisognose di sostegno; la seconda è il programma “Diventa un amico”, che intraprende iniziative concrete di volontariato, come le mense per i poveri o i banchi alimentari per i nuovi arrivati.

Italia. Don De Robertis (Migrantes): conoscere per comprendere

Punta, infine, alla sensibilizzazione sul tema delle migrazioni l’attività messa in atto, in Italia, dalla Fondazione Migrantes in occasione della giornata del 27 settembre. In particolare, è stato realizzato un docuWeb, dal titolo “Sfollati”, per dare voce a chi ha perso tutto ed ha cercato una vita migliore lontano dalla propria casa. Come spiega don Giovanni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes:  

R. Abbiamo pensato che, quest’anno, sarebbe stato difficile ascoltare in presenza la voce di quelli che sono i protagonisti del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2020, ovvero gli sfollati interni. E quindi abbiamo pensato di poter ascoltare la loro voce attraverso un video: quindi, con l’aiuto di Tv2000 e la collaborazione del Centro Astalli e della Caritas, abbiamo intervistato quattro sfollati interni di cui due – forse qualcuno si sorprenderà…- sono italiani, uno di Amatrice e uno dell’Abruzzo. Sono persone che, a causa del terremoto, hanno perso tutto e ancora vivono in condizioni precarie, disagiate. A volte, quando parliamo degli sfollati o dei migranti, pensiamo che sia qualcosa che riguarda altri; invece si tratta di realtà nelle quali tutti noi potremmo, un giorno, venirci a trovare. Le altre due voci sono invece di una ragazza del Congo, tra l’altro di una famiglia benestante che, a causa della guerra, ha perso tutto ed è stata quindi sfollata nel suo Paese. Poi ha raggiunto l’Italia ed ora fa l’infermiera. Infine, abbiamo raccolto la testimonianza di una persona curda irachena.

D. Un’altra iniziativa che Migrantes ha avviato per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2020 è stata quella di creare appositi sussidi liturgici, con una particolare attenzione per i bambini…

R. Sì: alcuni hanno detto che, a causa della pandemia, è come se la vita della Chiesa sia stata sospesa. Non è vero: sono state interrotte alcune strade, ma questo ci ha spinto a cercare altri sentieri. E quindi quest’anno, per la prima volta, assieme ai sussidi tradizionali che approfondiscono le riflessioni del Santo Padre, abbiamo pensato a dei sussidi on line così da far arrivare il messaggio in un modo più capillare, ossia non solo nelle grandi celebrazioni che si tengono in tutte le diocesi in questa Giornata, ma anche nei piccoli gruppi e nelle famiglie, compresi i bambini. I più piccoli, infatti, già si trovano davanti a questa realtà delle migrazioni attraverso i loro amici di scuola o in altre situazioni simili, e quindi vanno educati a riflettere e a farsi prossimi di questi loro amici.

D. Nei Messaggi per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato del 2018 e del 2020 Papa Francesco suggerisce alcuni verbi da portare avanti nella questione delle migrazioni. Nella pratica di tutti i giorni, come possiamo metterli in atto?

R. La prima cosa che mi sorprende è questa predilezione del Papa per i verbi, quasi a dirci che, più che discorsi, occorre che ciascuno di noi compia delle azioni. Io direi che la primissima cosa è quella di conoscere e infatti la prima coppia di verbi indicata nel Messaggio pontificio 2020 è “conoscere per comprendere”, cioè avvicinare l’altro. L’accoglienza non consiste nel dare innanzitutto cose materiali, ma in primo luogo nel riconoscere l’altro nella sua dignità di eguale. Mi ha molto commosso ascoltare un prete ucraino, il quale mi ha raccontato questo episodio: l’anno scorso, in un incontro con le donne ucraine della città, l’Arcivescovo di Milano [Monsignor Mario Delpini ndr] ha preso una sedia, l’ha posizionata in mezzo alle donne ed ha detto loro: “Parlatemi un po’ di voi, della vostra vita”. Ed è stato due ore ad ascoltare il racconto di queste donne. E il prete ucraino mi diceva: “Questo gesto vale di più di tutte le cose materiali che potete darci”. Io credo, quindi, che l’accoglienza cominci proprio da questo, dall’interessarci dell’altro, dal pensare che l’altro ha qualcosa di prezioso che anch’egli può donarci.

D. Domenica prossima, 4 ottobre, verrà pubblicata la nuova Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”. Non ne conosciamo ancora il contenuto, ma già il titolo è un richiamo a sentirci davvero tutti fratelli…

R. Sì, al di là delle differenze tutti apparteniamo ad un’unica famiglia umana. Abbiamo un unico Dio per Padre ed abbiamo un unico destino che è il Regno di Dio, la nostra patria. IP)

1 ottobre - ITALIA - Il premier italiano Conte ad Assisi il 4 ottobre per la festa di san Francesco

Il premier italiano Giuseppe Conte sarà ad Assisi il prossimo 4 ottobre in occasione della festa di San Francesco Patrono d'Italia: giornata di dialogo e di fraternità tra fedi e culture diverse. Lo comunica l'ufficio stampa del Sacro Convento di Assisi. Saranno presenti anche il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, il ministro per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, e il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Andrea Martella. Quest'anno ad offrire l'olio che alimenta la lampada che arde sulla tomba di San Francesco sarà la Regione Marche. Un rito - si legge nel comunicato - che" si ripete dal 4 ottobre 1939 anno in cui Pio XII proclamava Francesco patrono primario d’Italia. Per l'occasione ci sarà il sorvolo delle Frecce Tricolori nei cieli di Assisi". La celebrazione nella Basilica Superiore sarà presieduta dall'arcivescovo metropolita di Pesaro, . Piero Coccia. Dopo la messa il presidente del consiglio Conte, salutato dal ministro generale dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali, padre Carlos Trovarelli, parlerà alla Nazione dalla Loggia del Sacro Convento. A concludere la giornata nel pomeriggio saranno i vespri presieduti dall'arcivescovo di Fermo, Rocco Pennacchio. A nome del Papa sarà presente il Legato Pontificio per le Basiliche Papali, cardinale Agostino Vallini. Il Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, accoglierà i sindaci, le istituzioni regionali, le autorità e i pellegrini provenienti dalla Marche e da altre zone d'Italia. (PO)

1 ottobre - ITALIA Baby gang e violenza giovanile. Il Patriarca di Venezia  sollecita un dibattito sull’emergenza educativa

Un appello per un dibattito condiviso sull’emergenza educativa, “sempre più urgente”. A levarlo è il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia che guarda con preoccupazione, “sgomento e dolore” ai recenti fatti di cronaca. In particolare il presule si riferisce all’aggressione di pochi giorni fa da parte di una baby gang di una coppia di turisti francesi nel centro storico veneziano e all’omicidio dei giovani fidanzati leccesi: “Non possiamo permettere che questi dolorosi fatti di cronaca ci lascino indifferenti”. “Siamo dinanzi ad una forma di sordità: sembra che il male ci schiacci e, attraverso la risonanza mediatica, si propaghi offrendoci un macabro spettacolo di sangue. È un male che anestetizza e consegna ad una facile rassegnazione”. Secondo il Patriarca di Venezia gli episodi di bullismo e violenza gratuita devono sollecitare un approccio non astratto ai giovani: essi sono infatti “persone concrete che hanno bisogno di amore, ascolto e accompagnamento”. “Troppo spesso – prosegue Moraglia - ci si dimentica che i giovani sono figli, oltre che della loro famiglia, anche di una “stagione” storica e delle scelte dei corpi sociali che li circondano. Grande danno è compiuto da chi abdica al ruolo di educatore o, ancora peggio, da parte di chi veicola idee e stili volti a favorire un individualismo materialista ed edonista, che reclama solo diritti e rifiuta ogni dovere”. “La fragilità dei nostri giovani – aggiunge– è frutto di una generazione che ha rinunciato ad essere adulta” rifiutando di “diventare un punto di riferimento” e prorogando in modo innaturale “la sua adolescenza”: adulti che hanno abdicato “alla responsabilità delle scelte” e al loro “ruolo educativo”. “Quante volte poi assistiamo a livello istituzionale e non solo a promesse disattese da parte di uomini e donne sempre pronti per ogni stagione”? “La Chiesa –conclude - non intende porsi come censore di un costume morale, ma come fermento vivo vuole continuare ad annunciare Cristo”, “nel rispetto della laicità” e propone “un responsabile discernimento tra ciò che è bene e male affinché i giovani diventino protagonisti della loro scelta di felicità e possano contagiare nel bene il mondo in cui vivono”. (PO)

1 ottobre - CROAZIA Giornata internazionale anziani. Monsignor Uzinić: la longevità è una benedizione del Signore

Vecchiaia come sinonimo di saggezza e di una nuova fertilità che deriva dall’esperienza, non inutilità come vorrebbe erroneamente comunicarci la cultura dello scarto: è questo, in sintesi, il contenuto della lunga e affettuosa lettera firmata da monsignor Mate Uzinić, vescovo di Dubrovnik e presidente del Consiglio per la Vita e la Famiglia della Conferenza episcopale croata e rivolta alla popolazione anziana del Paese in occasione della Giornata internazionale delle persone anziane che in Croazia si celebra oggi, 1° ottobre. Nella lettera, pubblicata sul sito dell’Episcopato della Croazia, si legge che “la longevità è una benedizione”: “Ce lo dice la Bibbia. La vecchiaia è l'età della saggezza e il tempo della nuova fertilità, ci dicono i papi del nostro tempo. È bello essere vecchi, si legge nei manuali spirituali per anziani – scrive il presule - l'età ha i suoi lati luminosi, ma purtroppo anche i suoi lati oscuri. È noto che molti non riescono a trovare una via per una nuova fertilità nella loro vecchiaia ed è per questo che non considerano la vecchiaia bella, quindi non sperimentano la loro longevità come una benedizione. Oltre ai fenomeni ‘naturali’ come la pensione, lo scemare delle forze fisiche e mentali, eventuali malattie e infermità, la perdita di persone care, molti affrontano la solitudine e il rifiuto, l'emarginazione e la povertà, la discriminazione basata sull'età e varie forme di violenza”. “Questa già difficile situazione è stata ulteriormente aggravata nella primavera di quest'anno dalla pandemia da Coronavirus, in cui siete stati soprattutto voi ad essere colpiti – aggiunge - sfortunatamente, in alcuni Paesi questa situazione è stata usata per imporre l'eutanasia come una soluzione ‘elegante, in netto contrasto con l’elementare concetto di dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale. In altri, invece, a causa della mancanza di visite e del sovraccarico del personale, vengono introdotti in via sperimentale nelle case per anziani e infermi robot umanoidi, che non possono in alcun modo sostituire il contatto umano”. “La situazione è ulteriormente aggravata da numerose idee sbagliate e miti sull'invecchiamento di coloro che credono che l’esperienza di vita e la saggezza degli non siano necessarie nella società moderna – si legge ancora - con l'aumentare della quota di persone anziane nella società, aumenteranno anche i problemi: per questo è necessario lavorare con urgenza per demistificare i miti e affrontare seriamente i problemi prima che diventino irrisolvibili. È una responsabilità condivisa da tutti la società, perfino dai bambini a cui dovrebbe essere insegnato fin dalla tenera età a rispettare gli anziani e imparare a fornire loro l'aiuto e le cure necessarie”. “La Chiesa cattolica riconosce questa come una delle sue missioni – afferma monsignor Uzinić - lo fa ispirata dal Vangelo, ispirata specialmente dalle Beatitudini in cui molti anziani oggi possono facilmente riconoscersi e trovare conforto nelle promesse di Cristo a coloro che sono poveri di spirito, addolorati, mansueti, affamati e assetati di rettitudine, misericordiosi, puri di cuore, a coloro che lo sono operatori di pace, così come i perseguitati per amore della giustizia. Senza contare, poi, le opere di carità spirituale e fisica, che sono il compito costante di ogni cristiano”. “A seguito di ciò, il Consiglio per la Vita e la Famiglia, nell'ambito del terzo ciclo di pastorale familiare dedicato agli anziani, alla solidarietà intergenerazionale e alla missione dei nonni, hanno organizzato e offerto in passato diversi eventi. Vogliamo continuare a farlo durante l'anno pastorale 2020/2021 – è la testimonianza del presidente - per questo anno pastorale abbiamo già preparato un materiale catechetico che speriamo aiuti a riscoprire e ad adempiere più facilmente la missione di anziani e nonni nella famiglia, nella Chiesa e nella società”, ha concluso. (RB)

1 ottobre - ITALIA Sopravvissuti al Covid. Le foto dei “Risvegli” in mostra al Museo Diocesano Tridentino - FOTO

Un racconto fotografico e giornalistico intenso, schietto e di stringente attualità, all’interno del reparto di terapia intensiva dell’ospedale Santo Spirito di Pescara, quando l’Italia era dentro l’incubo della pandemia. Si chiama “Risvegli” ed è la mostra del fotoreporter Stefano Schirato, allestita dal 1 ottobre nelle sale del piano terra del Museo Diocesano Tridentino. Una narrazione visiva di un gruppo di sopravvissuti al Covid-19 che hanno consentito al fotografo e alla giornalista Jenny Pacini di entrare e sostare nelle loro stanze di ospedale, riprendere la realtà degli oggetti, dei momenti e delle terapie a cui sono stati sottoposti. Un racconto per immagini carico di speranza, paura, sofferenza e gioia per il ritorno alla vita ed il risveglio dal sonno dei farmaci. Una mostra per ricordare e dar voce a chi, colpito dal virus, ha rischiato la vita ed è riuscito a salvarsi. Oltre trenta le fotografie esposte e accompagnate dall’audio delle interviste dei protagonisti: voci affaticate, roche, ma cariche di forza e voglia di vivere. Il fotografo Stefano Schirato, già protagonista nel 2019 della mostra “Terra Mala. Viaggio nella Terra dei Fuochi”, allestita isempre al Museo Diocesano di Trento, racconta ancora una volta con i suoi scatti le storie di vittime ed eroi di grandi tragedie dall’impatto globale. L’esposizione resterà aperta, nel rispetto delle misure di distanziamento sociale, fino al prossimo 9 novembre. L’inaugurazione a cui potranno partecipare solo 40 persone, si svolgerà alle 17.30 di giovedì 1 ottobre e sarà trasmessa in diretta tramite piattaforme social e video. (PO)

1 ottobre - INDIA Famiglie cristiane attaccate nello Stato del Chhattisgarh per aver rifiutato di adorare gli idoli

Gruppi tribali, il 22 e il 23 settembre - riporta UCA News -, hanno attaccato e vandalizzato le case di quei cristiani che nei giorni scorsi si sono rifiutati di adorare gli idoli della religione tribale Sarna, in cinque villaggi a Kondagaon, nel distretto di Bastar, nello Stato del Chhattisgarh. Monsignor Joseph Kollamparampil, vescovo di Jagdalpur, ha confermato ad UCA News che gli scontri tra i due gruppi sono nati nel momento in cui i cristiani si sono rifiutati di seguire la tradizionale religione Sarna e adorare i suoi idoli. Il loro rifiuto ha creato una tensione che ha rotto la pace nella quale di solito vivono i due gruppi. Il vescovo ha sottolineato infatti come lui stesso, nella sua chiesa, promuova la tradizione e la cultura tribale, “ma non il culto degli idoli". Il presidente del Chhattisgarh Christian Forum, Arun Pannalalal, ha raccontato che circa 2.000 abitanti del villaggio hanno vandalizzato le case di almeno 14 famiglie cristiane e queste famiglie, con oltre 50 membri, sono state costrette ad abbandonare la loro fede. Il Forum ha dunque richiesto un’indagine e un risarcimento di 1 milione di rupie (13.560 dollari) per ciascuna delle famiglie colpite. L'ispettore generale di polizia, P. Sundarraj, ha parlato invece di scontri dovuti all'invasione dei terreni forestali nei villaggi di Kakadabeda, Singanpur e Silati, e di un dispiegamento di forze dell’ordine nell’area per evitare un peggioramento della situazione. Ha tuttavia ammesso l’esistenza di problemi tra gli abitanti del villaggio e quelle famiglie che, aderendo al cristianesimo, non hanno più voluto seguire le usanze locali. Nel frattempo, l'Evangelical Fellowship of India (EFI) - alleanza nazionale di cristiani evangelici che comprende oltre 54 confessioni protestanti e congregazioni affini e oltre 200 missioni e organizzazioni legate alla Chiesa - ha esortato il primo ministro Bhupesh Baghel a proteggere i cristiani da questi attacchi. Il 28 settembre, il reverendo Vijayesh Lal, segretario generale dell'EFI, ha scritto a Baghel in merito all’incidente. Nonostante le denunce presentate, tuttavia, ha sottolineato Lal, non è stata intrapresa alcuna azione e le autorità hanno costretto le vittime ad accettare un compromesso. Il 98,3%, dei 23 milioni di abitanti dello Stato del Chhattisgarh, è indù; i musulmani rappresentano l'1 per cento; e i cristiani, per lo più tribali, rappresentano lo 0,7 per cento. (AP)

1 ottobre - ARGENTINA “Verso una cultura dell’incontro, un Paese per tutti”: documento della Pastorale sociale di Buenos Aires

“Vogliamo generare un dialogo, ci sentiamo tutti responsabili del destino del Paese”: con queste parole, padre Carlos Accaputo, responsabile della Pastorale sociale di Buenos Aires, in Argentina, ha presentato il nuovo documento “Verso una cultura dell’incontro, un Paese per tutti”. La presentazione è avvenuta nel corso di un evento svoltosi in modalità virtuale, con la partecipazione di rappresentanti di vari settori sociali, tra cui il Capo dello Stato Alberto Fernández. Il nuovo documento, ha spiegato padre Accaputo, “contiene riflessioni e contributi perché si possa lavorare tutti insieme”, in nome del “bene comune”. “Dobbiamo uscire al meglio dalla crisi attuale”, ha aggiunto il sacerdote. L’Argentina, infatti, sta pagando amaramente le conseguenze sociali ed economiche dell’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus. Ciò che occorre è lavorare al dialogo, ha aggiunto il responsabile della Pastorale sociale, perché “senza dialogo e senza solidarietà, falliremo”. Dal suo canto, il capo dello Stato ha ricordato un principio caro a Papa Francesco, ovvero “prima gli ultimi”, sottolineando come “la pandemia abbia dimostrato che la logica dell’individualismo non fa funzionare bene la società e che ora più che mai l’idea che nessuno si salva da solo è stata confermata”. L'incontro è stato trasmesso in diretta sul canale Youtube della Pastorale Sociale di Buenos Aires ed ha visto la partecipazione, tra gli altri, del vice capo del governo di Buenos Aires, Diego Santilli; del presidente dell'Unione Industriale Argentina, Miguel Acevedo; del segretario generale dell'Unione dei lavoratori dell'economia popolare, Esteban Castro; del rettore dell'Università Nazionale di San Martín, Carlos Greco, del presidente della Confederazione Intercooperativa Agricola, Carlos Iannizzotto. (IP)

1 ottobre - BRASILE 6° Settimana sociale. Presidente vescovi: diritto a terra, casa, lavoro per tutti

“Mobilitazione per la vita e per la terra, la casa e il lavoro”: questo il tema della sesta Settimana sociale del Brasile per la quale il presidente dei vescovi, Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, lancia un forte appello alla partecipazione. In un videomessaggio, infatti, il presule ricorda che l’iniziativa, organizzata dalla Commissione episcopale per la trasformazione sociale, “offre a ciascuno di noi un'opportunità unica agire affinché tutti abbiano diritto alla terra, all'alloggio e al lavoro”. Partecipare alla Settimana sociale, dunque, rappresenta “l’impegno dei cattolici in politica”: “Coloro che professano la nostra fede – afferma Monsignor de Azevedo – non possono accontentarsi davanti alle ingiustizie e alle sofferenze di fratelli e sorelle che non hanno un posto dove vivere, sono esclusi dal mercato del lavoro e non possono coltivare il proprio cibo”. Al contempo, il presidente della Cnbb ricorda che “in questi tempi di pandemia, molte opere positive sono state realizzate da evangelizzatori cattolici e da molti altri cittadini dediti alla carità e impegnati nella giustizia”. Si tratta di “iniziative che non devono fermarsi, anzi: devono ispirare i cuori per l’esercizio della carità che non finirà mai, come ci insegna l’Apostolo Paolo”. Infatti, “è sulla vita della carità che si cambia il mondo, costruendo il Regno di Dio”. Tuttavia, conclude il presule, “c’è ancora molta strada da fare per promuovere un nuovo tessuto sociale, economico e politico nella società brasiliana”. Effettivamente, il videomessaggio di Monsignor de Azevedo arriva nello stesso giorno in cui, in Brasile, la disoccupazione ha fatto registrare un nuovo record con il 13,8 per cento nel trimestre conclusosi a luglio, il dato più alto dal 2012. “Si tratta – si legge sul sito dei vescovi – di 13,1 milioni di persone in attesa di un lavoro”. (IP)

1 ottobre - POLONIA Il 5 e 6 ottobre plenaria dei vescovi a Łódź e Pabianice

Le sfide pastorali della Chiesa in Polonia: è questo il tema principale che dovranno affrontare i vescovi il 5 e 6 ottobre a Łódź e Pabianice durante la plenaria della Conferenza episcopale polacca. Lo fa sapere monsignor Artur G. Mizinski, segretario generale dell’Episcopato attraverso il sito ufficiale dei vescovi del Paese.   ódź è stata scelta come sede della riunione plenaria per centenario dell'istituzione della diocesi che sta per arrivare”, ha detto il presule, informando che proprio durante la riunione episcopale saranno annunciate le celebrazioni del giubileo, la cui inaugurazione è prevista per dicembre. Lunedì 5 ottobre, quindi, l'incontro si terrà nel Seminario di Lodz e il giorno dopo a Pabianice. La novità sarà lavorare in cinque gruppi tematici – afferma monsignor Mizinski - il primo si occuperà della strategia da mettere in atto durante e dopo la pandemia: l'argomento sarà introdotto da padre Roman Chromy, direttore del Dipartimento Pastorale di Katowice e segretario della Commissione Pastorale della Conferenza episcopale polacca. Il secondo gruppo, presieduto da padre Jerzy Szymik, dall'arcidiocesi di Katowice, discuterà il seguente argomento: "La Chiesa in Polonia di fronte ai cambiamenti culturali". Il terzo gruppo, infine si occuperà della presenza della Chiesa nella sfera socio-politica. Questo tema sarà introdotto e guidato da padre Piotr Mazurkiewicz. Il quarto gruppo tematico si dedicherà alla comunicazione in ambito ecclesiale: il suo moderatore sarà il nuovo portavoce episcopale, padre Leszek Gęsiak. Infine, il tema affidato al quinto gruppo sarà: "Il ministero parrocchiale nel contesto della trasformazione". Il suo moderatore sarà padre Wiesław Kamiński, direttore del Dipartimento Pastorale dell'Arcidiocesi di Łódź. "Crediamo che questa nuova esperienza di lavorare in gruppi sul tema delle sfide pastorali della Chiesa in Polonia e poi condividere le conclusioni di queste discussioni con tutti i vescovi porterà buoni risultati – ha proseguito il segretario della Conferenza episcopale polacca - questo sarà importante non solo in termini di riflessione su questi temi, ma soprattutto in termini di priorità in particolari aree, o in termini di definizione di alcune linee di azione che ci permetteranno di servire più proficuamente la Chiesa in Polonia".  (RB)

1 ottobre -  STATI UNITI 7 ottobre, Rosario virtuale dei vescovi

Un Rosario virtuale, in diretta YouTube e Facebook, è stato indetto dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) per il prossimo 7 ottobre, memoria di Nostra Signora del Rosario. La preghiera mariana verrà recitata da diversi presuli, in rappresentanza delle varie regioni geografiche del Paese. Come spiega in una nota il presidente dei vescovi, l’arcivescovo di Los Angeles Monsignor José H. Gomez, “il momento di preghiera vuole unire i cattolici di tutto il Paese in questo momento di grande agitazione e incertezza”. Negli Stati Uniti, infatti, il Covid-19 ha fatto registrare, ad oggi primo ottobre, oltre 7 milioni di casi positivi e più di 200mila decessi. Il tutto mentre il clima politico si fa incandescente in vista delle elezioni presidenziali del 3 novembre: i due candidati in corsa, infatti, l’attuale presidente repubblicano Donald Trump e lo sfidante democratico Joe Biden, si scambiano accuse reciproche sulla gestione della pandemia e della crisi nazionale. “I fedeli sono incoraggiati a partecipare a questo momento di preghiera per il nostro Paese – continua la nota episcopale - a cercare la guarigione e a chiedere alla Madonna, durante la sua festa, di pregare per noi e di condurci a Gesù”. I cattolici sono anche invitati “a condividere da dove stanno pregando, a postare una foto del loro Rosario e a lasciare un'intenzione di preghiera per il nostro Paese”. Per l’occasione è stato creato anche un apposito hashtag, #RosaryForAmerica. (IP)

1 ottobre - PERÙ "Violenza contro le donne”: corso virtuale dell’Episcopato e delle Università cattoliche per lottare contro questa fonte di sofferenza

Si terrà venerdì 2 ottobre, alle ore 11.00 di Lima, attraverso la piattaforma Zoom, la conferenza stampa virtuale di presentazione del corso "Violenza contro le donne. ‘Lottiamo contro questa fonte di sofferenza’", tenuto dalle undici università cattoliche del Paese, e trasmesso in diretta sulla pagina Facebook dell’Episcopato peruviano. All’incontro parteciperanno monsignor Hector Miguel Cabrejos, arcivescovo di Trujillo, presidente della Conferenza episcopale peruviana e del Celam, Martha Cecilia Silvestre Casas, viceministro del Ministero delle donne e delle popolazioni vulnerabili, il dott. Juan José Lydon, rettore dell'Università Cattolica di Trujillo, e la dott.ssa Patricia Campos Olazábal, rettore dell'Università Cattolica Santo Toribio di Mogrovejo e presidente dell'Organizzazione delle Università Cattoliche dell’America Latina e del Caribe-Filiale Perú. Chiunque volesse partecipare al webinar può farlo cliccando sul seguente link: https://zoom.us/j/94109284461?pwd=TnZsYmZ3T1ZYZTd3c2xVSU9TMExEdz09  Codice di accesso: 796293 (AP)

1 ottobre - FILIPPINE Caritas a Duterte: serve coerenza su uso energie rinnovabili

Coerenza e sincerità: è quanto chiede la Caritas delle Filippine del Capo dello Stato, Rodrigo Duterte, sull’uso delle fonti di energia rinnovabile. In una nota, Monsignor Jose Collin Bagaforo, direttore della Caritas nazionale, sottolinea infatti che il presidente, nel suo discorso alla nazione di luglio, ha chiesto alle agenzie governative di accelerare lo sviluppo di energie rinnovabili e di ridurre la dipendenza del Paese da fonti energetiche inquinanti e costose, come il carbone. Allo stesso tempo, però – afferma la Caritas – Duterte “continua ad approvare e sostenere nuove centrali elettriche a carbone", come le tre previste nella provincia di Quezon e che portano il computo nazionale a 27 strutture pienamente operative, per una produzione di energia inquinante pari al 52 per cento della produzione lorda nazionale. “Il carbone – ricorda infatti Monsignor Bagaforo – è il combustibile che contribuisce maggiormente alle emissioni di gas serra” e rappresenta “lo sfortunato contributo delle Filippine alla distruzione continua dell'ambiente e ai rischi per la salute delle comunità". Per questo, la Caritas esorta il governo a “dichiarare l'emergenza climatica” ed a “rispettare gli accordi internazionali per favorire una maggiore attenzione al Creato, nostra casa comune”, soprattutto “nella costruzione di percorsi energetici più puliti". Infine, dal presule anche l’invito a tutti gli attori privati del settore energetico, in particolare a quelli dell’industria di combustibili fossili, ad “avviare la transizione verso soluzioni energetiche pulite”. (IP)

1 ottobre - NIGERIA 60.mo indipendenza. Monsignor Badejo: indipendenza è ancora un miraggio, lavorare per equità e unità nazionale

Era il primo ottobre 1960 quando la Nigeria diventava indipendente dalla colonizzazione inglese, ma a sei decadi di distanza l’indipendenza è ancora “un miraggio”: lo afferma Monsignor Emmanuel Badejo, vescovo di Oyo, in un messaggio pubblicato sulla pagina Facebook diocesana. Il Paese è “un gigante malato dalle potenzialità limitate”, denuncia il presule, “ma esiste ancora” e di questo bisogna “rendere grazie a Dio”. “Anche dopo sessant’anni – aggiunge Monsignor Badejo – la Nigeria indipendente è ancora un miraggio, reso ancora più irraggiungibile dalla molteplicità dei problemi che assillano il Paese”, come “l’insicurezza, la violenza, le insurrezioni, la corruzione, la disoccupazione, l’inflazione paralizzante, la criminalità pervasiva”. Ma le speranze ci sono, sottolinea il presule, perché “la forza della diversità della nazione e del suo popolo potrebbe superare qualsiasi sfida, se quei leader che dovrebbero alimentare l’unità nazionale non lavorassero, invece, contro di essa”. In quest’ottica, il vescovo di Oyo richiama l’importanza della “equità nella rappresentanza e nella distribuzione delle risorse”, così da contrastare “l’asfissia dell’egoismo e del tribalismo” presente “nella maggior parte dei leader” politici, incluso il capo dello Stato Muhammadu Buhari che “ha messo in atto un regime di squilibri e di emarginazione nelle nomine”, favorendo la regione settentrionale del Paese, a maggioranza musulmana. “Chiedo al Presidente – scrive Monsignor Badejo nel suo messaggio – di ripristinare l’equità e l’equilibrio negli incarichi, al fine di ricostituire il carattere federale della Nigeria e la fiducia della popolazione, mettendo a frutto anche la forza che deriva dall’unità nazionale”. Al contempo, il presule chiama in causa la Commissione federale, affinché non resti “così silenziosa”, ma porti avanti il suo incarico di “prevenire squilibri e ingiustizie” nelle nomine. Anche perché, sottolinea il presule, “sessant’ anni sono più che sufficienti per svezzare la Nigeria dall'onere di organizzazioni e associazioni inefficienti”. Rivolgendosi, poi, alla popolazione, il vescovo di Oyo la esorta a “lottare di nuovo per l’indipendenza”, questa volta non dal colonialismo inglese, bensì da “leader e politici ladri, funzionari pubblici e sindacalisti corrotti, terroristi assetati di sangue, mercenari, fondamentalisti religiosi e criminali di ogni tipo che cercano solo la propria fetta della torta nazionale, a qualsiasi prezzo”. “Non abbiamo un altro Paese da chiamare casa”, ricorda il presule che poi esorta tutti a “lottare per una rigenerazione morale ed etica nelle famiglie, nella società”, ad “opporsi all'ingiustizia e combattere per uno stato di diritto applicato a tutti in egual misura”, a “fare il possibile per sostenerci l'un l'altro nella carità e nella solidarietà, per alleviare le sofferenze dei nostri connazionali”. ”Dobbiamo far sì  - sottolinea Monsignor Badejo - che i nostri leader ricordino che il potere del popolo durerà sempre più a lungo del popolo al potere”. Infine, dal presule anche un invito alla preghiera che “fa miracoli”: ieri, infatti, si sono conclusi i 40 giorni di orazione indetti dalla Conferenza episcopale nazionale dal 22 agosto al 30 settembre e Monsignor Badejo afferma: “Dio sta rispondendo alla nostra preghiera, ma a noi spetta il compito di riconoscere le opportunità che Egli ci offre, per il nostro bene”. “Auguro a tutti i nigeriani – è l’auspicio conclusivo del vescovo di Oyo – un cammino di successo verso l’autentica indipendenza”. (IP)

30 settembre - HONG KONG Contagi in calo. Riprendono nuovamente le Messe pubbliche  

A Hong Kong ricominciano nuovamente le Messe con concorso di popolo, sospese una seconda volta dopo la ripresa dei contagi da Coronavirus di questa estate. Lo ha disposto il cardinale John Tong, amministratore apostolico della diocesi, dopo l'allentamento le misure restrittive sugli assembramenti annunciato nei giorni scorsi dalle autorità locali in seguito al nuovo rallentamento della diffusione del virus. Dopo il nuovo picco raggiunto 30 luglio, con 149 casi,  inuovi contagi  hanno registrato un progressivo calo, scendendo oggi a quota 8 Le liturgie pubbliche nei giorni feriali, dunque, riprenderanno quindi venerdì 2 ottobre, mentre le Messe domenicali ricominceranno il 4 ottobre. Potranno essere nuovamente celebrati in piccoli gruppi anche i battesimi e i sacramenti dell’iniziazione cristiana e riprenderanno inoltre i corsi di catechismo, insieme ad altri incontri in parrocchia. Il tutto nel rispetto delle norme di sicurezza elencate nelle linee guida pubblicate sul sito della diocesi. Tra queste, l’uso obbligatorio della mascherina, di disinfettanti il rispetto del distanziamento, l’evitare contatti fisici durante la celebrazione, la presenza in chiesa limitata al 50% della sua capienza massima. Considerata quest’ultima limitazione, il cardinale Tong incoraggia i fedeli a prendere parte a una Messa nei giorni feriali invece della Messa domenicale. Lascia inoltre ai fedeli che avessero paura di essere contagiati andando in chiesa la possibilità di continuare a seguire la celebrazione on line e di ricevere quindi la Comunione spirituale. (LZ)

30 settembre FILIPPINE I vescovi salutano la nomina di monsignor  Brown a nuovo nunzio nel Paese

I vescovi filippini salutano la nomina del nuovo nunzio apostolico nel Paese monsignor Charles John Brown. L’arcivescovo statunitense, finora nunzio in Albania, è stato nominato da Papa Francesco il 28 settembre,  succedendo a monsignor Gabriele Caccia, assegnato come Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York. "Siamo felici di accoglierlo e preghiamo perché possa svolgere un lavoro fruttuoso nel nostro Paese", ha detto ai microfoni di Radio Veritas, monsignor Broderick Pabillo, amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Manila. Secondo il vescovo di Balanga Ruperto Santos  la nomina è "un gradito sollievo e conforto per i vescovi in questo momento preoccupante" a causa della pandemia di Coronavirus. “Daremo la nostra collaborazione e ci mettiamo a sua disposizione”, ha aggiunto il presule, citato dall’agenzia della Conferenza episcopale Cbcpnews. "Siamo molto grati di avere un nuovo Nunzio che cammini con noi sotto la guida del Papa", ha commentato, da parte sua, monsignor Roberto Gaa, vescovo di Novaliches. 61 anni il prossimo 13 ottobre, originario di New York, monsignor Brown è il secondo nunzio statunitense a guidare la sede diplomatica vaticana nelle Filippine dopo l’arcivescovo Edward Joseph Adams, in carica dal 2007 al 2011. Prima di entrare nel servizio diplomatico della Santa Sede, ha lavorato per circa un decennio con l’allora cardinale Joseph Ratzinger nella Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel marzo 2017 era stato nominato Nunzio apostolico in Albania, dopo avere rappresentato la Santa Sede in Irlanda per sei anni. La nomina di monsignor Brown alla sede di Manila, una delle più importanti perchè si tratta del della nazione asiatica con il maggior numero di cattolici, avviene in un momento importante per la Chiesa filippina che l’anno prossimo celebrerà il quinto centenario centenario della prima evangelizzazione del Paese, iniziata nel 1521. (LZ)

30 settembre - GHANA Alluvioni nel nord-est del Paese. Gli aiuti e l’appello della Chiesa a risolvere problema della diga di Bagre 

7 morti, più di 19mila sfollati, compresi quasi 6mila bambini, 2.653 case danneggiate e a quasi 4.500 ettari di raccolti distrutti. È pesante il bilancio delle alluvioni nelle Regioni dell’Upper East e del North East, in Ghana, travolte in queste settimane dalle piogge torrenziali e da una nuova esondazione della diga di Bagre, nel vicino Burkina Faso. La fuoriuscita di acqua è iniziata lo scorso 10 agosto ed è l’ultima di una serie. Da quasi vent’anni, infatti, l’area finisce regolarmente sott’acqua a causa delle esondazioni dalla diga, causando vittime e ingenti danni materiali. La Chiesa ghanese si è subito attivata, attraverso la Caritas, per portare aiuti alle popolazioni locali e in particolare a quelle della diocesi di Navrongo-Bolgatanga, che copre gli 8 distretti amministativi più colpiti. L’organizzazione caritativa dei vescovi ha già consegnato derrate alimentari e altro materiale per un valore complessivo di 13mila dollari ai quali ha aggiunto un assegno di 1.900 dollari per acquistare altro cibo. La somma – riporta l’agenzia Aciafrica - è stata consegnata in una breve cerimonia il 28 settembre dal coordinatore nazionale della Caritas Ghana, Zan Akologo, all'ordinario locale, monsignor Alfred Agyenta, che ha confermato la gravità della situazione e ha chiesto altri aiuti per le popolazioni colpite. Un appello al quale si è unito Akologo, ricordando l’esortazione di Papa Francesco a non sentirsi mai sopraffatti da una emergenza umanitaria, ma a rispondere invece con solidarietà fraterna. Il responsabile della Caritas ha colto l’occasione anche per richiamare l’attenzione sulla necessità di risolvere a monte il problema delle alluvioni causate dalla diga di Bagre, ricordando con le parole dell’Enciclica "Laudato si’ "che “il grido della terra è anche il grido dei poveri”.  (LZ)

30 settembre -  POLONIA Il 6 e 7 ottobre la plenaria d’autunno dei Superiori delle Congregazioni femminili

Si svolgerà martedì 6 e mercoledì 7 ottobre prossimi la riunione plenaria autunnale della Conferenza dei Superiori Maggiori delle Congregazioni religiose femminili. Ne dà notizia il sito della Conferenza episcopale polacca che precisa che l’incontro si terrà a Varsavia, nel Centro di ritiro dell'Arcidiocesi. L'assemblea avrà un carattere eccezionale di segnalazione e di elezione, perché a causa della pandemia la riunione di primavera durante la quale si svolgevano le elezioni degli organi direttori è stata annullata, e vi parteciperanno circa 150 membri in rappresentanza di 104 congregazioni religiose femminili della Polonia. Alla Consulta, che è il Consiglio direttivo della Conferenza, saranno elette otto sorelle rappresentanti di vari carismi e direzioni di lavoro apostolico, tra i superiori generali e provinciali. Le elette resteranno in carica per tre anni. Nella parte formativa dell'Assemblea, invece, i partecipanti discuteranno informazioni relative all'attualità, ai problemi di identità religiosa, alle esperienze di vivere il tempo della pandemia nelle nostre comunità e ai piani di lavoro per i prossimi mesi. Il secondo giorno ci sarà il tradizionale incontro con il Nunzio apostolico che celebrerà la Messa e terrà una conferenza. In programma anche un incontro con padre Piotr Studnicki, direttore dell'Ufficio del Delegato dei vescovi per la Protezione dei bambini e dei giovani, sul lavoro dell'Ufficio e della Fondazione San Giuseppe, e con padre Paweł Gabara, vicepresidente del Consiglio per la Pastorale Femminile, sul tema della cooperazione tra Congregazioni. (RB)

30 settembre - MALTA Monsignor Scicluna: rispettare libertà delle scuole cattoliche e di ogni individuo

“Preghiamo affinché l’educazione rimanga anche un’educazione alla diversità”: lo ha detto l’Arcivescovo di Malta, Monsignor Charles Scicluna, presiedendo ieri, 29 settembre, la Messa nella Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Le sue parole arrivano mentre il Parlamento di La Valletta discute una legge sull’uguaglianza che contro la quale i vescovi maltesi sono intervenuti diverse volte. La normativa in esame, infatti, mina l’obiezione di coscienza, non rispetta il diritto delle Chiese di gestire le proprie scuole secondo la propria etica ed esenta dalle disposizioni previste dalle norme sull’antidiscriminazione solo alcuni simboli religiosi, ovvero quelli definiti “di valore culturale”. Una normativa che, ha aggiunto ieri Monsignor Scicluna, “minaccia di eliminare ogni diversità nell’istruzione, ovvero la libertà di pensare e di non essere perseguitati e accusati di discriminazione se si hanno idee diverse dagli altri”. Il presule ha poi esortato i fedeli a pregare “per coloro che hanno il potere di fare le leggi e di migliorarle per rispettare la coscienza dell’individuo, la libertà delle nostre scuole e quella di ogni persona”. Dall’Arcivescovo di Malta anche il richiamo al fatto che la Chiesa “non è favorevole ad alcuna forma di discriminazione, bensì è favorevole alla libertà”, tanto più che “in questo anno di grandi sfide”, come quella della pandemia da Covid-19, “non è il momento di fare leggi che disgregano e complicano la vita delle persone”. Invitando infine tutti a “lavorare insieme per la salute e l’istruzione dei nostri figli”, Monsignor Scicluna ha concluso la sua omelia con l’invocazione agli Arcangeli affinché proteggano Malta ed il resto del mondo. (IP)

30 settembre -  CONGO BRAZZAVILLE Nuovo anno pastorale. Mons. Milandou ripropone il tema del battesimo, 

“La pandemia di Covid-19 è stata un vero ostacolo e un momento doloroso per il mondo intero. E per la nostra Chiesa locale. Quanto agli obiettivi che ci siamo posti all’inizio dell’anno pastorale, è accogliendo con fede questa prova del Covid-19 che possiamo entrare nella logica di Dio. Anche il fallimento, che per noi è un male da evitare, può essere un trampolino di lancio che Dio usa per il nostro destino”: ha sintetizzato con queste parole monsignor Anatole Milandou, arcivescovo di Brazzaville, in Congo, l’anno pastorale appena trascorso nella sua diocesi evidenziando quanto l’emergenza coronavirus abbia inciso nella vita della Chiesa. Il presule, riferisce la Semaine Africaine, è intervenuto lunedì scorso alla chiusura dell’anno pastorale 2019-2020 che si è svolta nella sala polivalente della cattedrale del Sacro Cuore della capitale ricordando il tema sul quale i fedeli erano stati chiamati a riflettere: il battesimo e la sua incidenza nella vita cristiana di ciascun individuo. “Vi avevo invitato a una presa di coscienza, ad assumervene la responsabilità nel cuore della nostra società smarrita, per tornare alle fondamenta della nostra fede” ha aggiunto monsignor Milandau che per il nuovo anno pastorale 2020-2021 ha deciso di riproporre il tema del battesimo. “L'importanza che attribuisco al sacramento del battesimo mi ha spinto a ripetere lo stesso tema - ha spiegato - soprattutto perché non è stato sviluppato, come previsto, ponendo l’accento sul radicamento in Cristo. Perché tutta la vita cristiana è radicata nel battesimo”. Per l’arcivescovo di Brazzaville il sacramento del battesimo è l’anima della vita cristiana che ha proprio come radice Cristo, è la porta della fede e l’ingresso nella Chiesa e fa del battezzato un uomo nuovo. Infine, aprendo ufficialmente il nuovo anno pastorale, il presule ha esortato tutti a vivere gli impegni battesimali, a sostenersi a vicenda in tale obiettivo e a restare uniti. (TC)

30 settembre -  SCOZIA Coronavirus, ecologia e liturgia al centro della riunione on line dei vescovi

La pandemia da Covid-19 e le sue conseguenze, la salvaguardia del Creato e la sua promozione, la riforma liturgica ed i suoi sviluppi: sono state queste le linee-guida della riunione della Conferenza episcopale scozzese (Bcos), svoltasi nei giorni scorsi in modalità virtuale. In primo luogo, riferisce una nota, i presuli hanno ascoltato la relazione di Sir Harry Burns, già consulente del governo per la Sanità, sull’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus: Burns ha suggerito ai vescovi di stabilire, con l’esecutivo, nuovi tetti massimi per le persone ammesse alle celebrazioni religiose, così da aumentare, sempre in sicurezza, i limiti attuali di 50 fedeli per le Messe e 20 per matrimoni e funerali. Al contempo, l’ex consulente governativo ha evidenziato come il Covid-19 sia in espansione tra i giovani, i quali potrebbero poi contagiare gli anziani e i più vulnerabili, “con gravi conseguenze sul Sistema sanitario nazionale”. Infine, sul vaccino, Sir Burns si è detto ottimista, ipotizzando un suo possibile uso già all’inizio del 2021. Sempre in conseguenza della pandemia, i vescovi scozzesi hanno avviato un sondaggio tra le parrocchie per capire come i parroci abbiano affrontato questi tempi difficili. Allo stesso tempo – continua la nota – dopo lo stop dovuto al lockdown, è ripresa la revisione della struttura della Bcos, in particolare la disamina dettagliata delle sue commissioni ed organismi vari. Tale lavoro, spiegano i presuli, “si articolerà in due fasi: la prima esaminerà la visione di ogni organismo (obiettivi, risultati, aspirazioni, personale, risorse) e sarà guidata dal vescovo presidente associato. La seconda fase, invece, valuterà le richieste avanzate dai singoli enti per contribuire efficacemente al lavoro della Chiesa a livello nazionale”. Spazio, poi, al dibattito sulle questioni liturgiche, a partire da uno specifico Rapporto presentato da Monsignor Hugh Gilbert, presidente della Bcos. Nel dettaglio, sono stati approvati alcuni cambiamenti, tra cui l’elevazione di Nostra Signora di Lourdes da memoria facoltativa a memoria obbligatoria, l’11 febbraio, e l’inserimento di John Henry Newman, canonizzato un anno fa, come memoria liturgica opzionale. Inoltre, è stato stabilito che la prossima riunione della Commissione liturgica nazionale si terrà nella seconda metà di ottobre, mentre quella dell’Icel (International Commission on English in the Liturgy) è stata fissata dall’8 al 12 febbraio 2021. Dai vescovi scozzesi anche un richiamo ad “una rinnovata enfasi sull’Eucaristia” ed una maggiore attenzione alla formazione sacerdotale nei seminari. Riguardo alla salvaguardia del Creato, invece, è stato deciso di nominare un membro scozzese per il gruppo di lavoro istituito dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles per calcolare la così detta “impronta di carbonio” della Chiesa, le emissioni gas serra. Infine, i vescovi hanno concordato nel posticipare al 31 maggio 2021 le celebrazioni per il 250.mo anniversario del Royal Scots College, il principale Seminario nazionale, con la speranza che l’emergenza sanitaria attuale sia rientrata. (IP)

30 settembre -  REGNO UNITO Nuova iniziativa della Chiesa cattolica e anglicana per le vittime di abusi

Si chiama “Safe spaces”, “Spazi sicuri”, ed è la nuova iniziativa promossa congiuntamente dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa anglicana del Regno Unito per sostenere e accompagnare le vittime di abusi sessuali in ambito ecclesiastico. Il servizio – riporta il sito della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles - viene lanciato oggi e si aggiunge a quelli già messi in piedi dalle due Chiese per assistere le vittime. Esse lo finanzieranno, ma a gestirlo sarà il “Victim Support”, (VS) una delle più importanti charities britanniche del settore, che metterà a disposizione un team di consulenti specializzati nel sostegno alle vittime di violenza sessuale e che hanno ricevuto una formazione specifica aggiuntiva sul modo in cui le Chiese rispondono agli abusi sessuali e sul contesto in cui questi sono avvenuti. L’organizzazione opererà in modo indipendente con l’obiettivo di offrire aiuto a chiunque abbia vissuto traumi connessi alle attività della Chiesa. “La sua esperienza nell’assistenza alle vittime di abusi è un grande passo avanti per aiutarci ad ascoltare e rispondere in modo concreto ai loro bisogni”, spiega monsignor Paul Mason, responsabile per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili in seno alla Cbcew. Il servizio è operativo in tutto il territorio dell'Inghilterra e del Galles e il team del “Victim Support offrirà il suo supporto alle vittime da remoto, attraverso un sito dedicato, un telefono amico e una chat, per tutto il tempo che riterranno necessario. Esso fornirà anche assistenza legale e informazioni sulle procedure a livello ecclesiastico e civile da seguire. Nel caso le vittime chiedano incontri faccia a faccia, “Safe spaces” le metterà in contatto con le organizzazioni locali più indicate per fornire l’aiuto richiesto.  (LZ)

30 settembre ITALIA -  Restaurati i preziosi rotoli medievali dell’Exultet e del Benedizionale del Museo Diocesano di Bari 

Un unicum nella produzione libraria barese dei secoli XI-XIII, testimoni della specificità territoriale e della ricchezza culturale, tecnica ed espressiva del contesto istituzionale e sociale. Sono gli Exultet e il Benedizionale, quattro rotoli liturgici medievali, di proprietà dell’arcidiocesi di Bari Bitonto e custoditi presso il Museo Diocesano di Bari, appena restaurati. Il complesso e delicato intervento conservativo è stato presentato nei giorni scorsi nel capoluogo pugliese alla presenza dell’arcivescovo Francesco Cacucci. I beni sono rientrati presso la loro sede barese, dopo lunga permanenza a Roma, il 22 luglio scorso. Nella capitale sono stati sottoposti alla cura dei tecnici del MIBACT – Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario (ICRCPAL), grazie a fondi pubblici, oltre a contributi della Conferenza episcopale italiana e della diocesi barese “Il recupero dei monumenti, di 20 chiese della città vecchia - tra cui la basilica di San Nicola e la cattedrale - ha detto l’arcivescovo Cacucci – ha segnato il rinascimento della città vecchia e quindi di Bari; ciò è avvenuto grazie ad una armonia istituzionale in cui si inserisce il recupero degli Exultet e del Benedizionale” Cacucci ha anche evidenziato la forte collaborazione che la diocesi ha consolidato negli anni in particolare con la Regione e  la città di Bari: “un armonia – ha aggiunto  - che ci permette di guardare al futuro”. Da parte sua don Michele Bellino, direttore della sede del museo diocesano ha definito i quattro rotoli baresi “la cifra dell’identità culturale di Bari nell’XI secolo con la presenza dei poli latino e orientale”. Così come accade oggi,  c’era già “in germe la poliedricità di una società contemporanea”, ha concluso. (PO)

30 settembre - VIETNAM Il vescovo di Long Xuyen: seguire l’esempio di Maria e impegnarsi nell'evangelizzazione

Monsignor Joseph Tran Van Toan, vescovo di Long Xuyen, nella sua lettera pastorale di ottobre, mese del Santo Rosario e della Giornata Missionaria Mondiale (18 ottobre), ha invitato i cattolici vietnamiti a seguire l’esempio di Maria, a recitare il Rosario ogni giorno, a pregare per l'opera di evangelizzazione e a fare opere di carità per coloro che non hanno conosciuto la Buona Novella. Il vescovo Toan ha esortato i fedeli – riporta UCA News - a "vivere le Beatitudini secondo l'esempio della Vergine Maria, per poter diventare semi del Regno di Dio"; li ha incoraggiati a vivere con spirito di povertà, accettando una vita semplice, e a condividere ciò che hanno con le persone bisognose. Il presule ha sottolineato che i cattolici dovrebbero accettare le loro mancanze  e correggere con onestà i difetti altrui, trattando il nemico con tolleranza. Accettare, quindi, nel seguire e condividere i valori cristiani, di essere esclusi e ostracizzati, per essere così sale e luce del mondo. Nella sua lettera, il vescovo di Long Xuyen ha suggerito alle parrocchie di lanciare nuove iniziative di evangelizzazione e alle associazioni di stabilire rapporti, visitare, offrire assistenza finanziaria e personale alle stazioni missionarie. Infine, ha chiesto alla Commissione ministeriale della diocesi di lavorare con la Commissione per l'evangelizzazione per la creazione di un'associazione missionaria per l'infanzia. (AP)

30 settembre - IRLANDA Dalle diocesi del Paese 13 nuovi studenti in seminario. Mons. Cullinan: un segno di speranza

È un’occasione di grande gioia, per la Conferenza episcopale irlandese che ne dà notizia attraverso il proprio sito, la presenza di tredici nuovi seminaristi che hanno iniziato il loro programma di formazione nell’anno accademico appena iniziato, 2020-2021.  I nuovi studenti sono dislocati tra il Collegio San Patrizio a Maynooth; nel Pontificio Collegio Beda di Roma; nel Seminario Redemptoris Mater a Dundalk e nel Venerabile Collegio Inglese sempre a Roma. Questo porta a 72 il numero totale di studenti che studiano per il sacerdozio per le diocesi irlandesi.  Commentando la notizia, monsignor Alphonsus Cullinan, vescovo di Waterford e Lismore e presidente del Consiglio episcopale per le Vocazioni, ha detto: "Mentre siamo tutti consapevoli delle grandi sfide che la Chiesa e la società si trovano ad affrontare in questo momento, sappiamo anche che Dio onnipotente è sempre con noi.  Queste cifre sulla formazione pubblicate oggi ci offrono un segno di speranza”.  "Nel suo messaggio per le vocazioni del 3 maggio scorso, Papa Francesco ci ha chiesto di trovare il coraggio di dire ‘sì’ a Dio, di superare ogni stanchezza attraverso la fede in Cristo – ha continuato il presule - la mia preghiera è che tutti coloro che sono chiamati al sacerdozio diocesano abbiano il coraggio di dire ‘sì’ alla chiamata di Dio!”. (RB)

30 settembre - QUEBEC Riaprono i luoghi di culto: la gioia dei leader religiosi

Gioia per l’annuncio del governo di riaprire i luoghi di culto, chiusi in precedenza a causa della pandemia da coronavirus, ma anche grande senso di responsabilità: sono i sentimenti espressi dai leader religiosi del Québec. In una nota diffusa ieri, la “Tavola interreligiosa di concertazione” – presieduta da Monsignor Christian Rodembourg, presidente dei vescovi cattolici del Québec e che comprende rappresentanti della Chiese cattolica, anglicana, evangeliche, nonché di diverse tradizioni ebraiche, di diverse moschee e del Centro canadese per l'ecumenismo - accoglie “con favore” la decisione dell’esecutivo di ripristinare il limite di 250 persone per i luoghi di culto situati al di fuori delle così dette “zone rosse”. Per quelli collocati all’interno delle zone rosse, invece, il limite è di 25 persone. Allo stesso tempo, i leader religiosi garantiscono che “i responsabili dei luoghi di culto continueranno ad applicare rigorosamente il protocollo sanitario” anti-contagio e ribadiscono “l’impegno a lavorare con le autorità per contribuire agli sforzi collettivi per la salute e la sicurezza”, fornendo al tempo stesso “un sostegno spirituale essenziale a coloro che ne hanno bisogno, in particolare a coloro che sono in lutto”. D’altronde, già nei giorni scorsi, gli esponenti religiosi avevano dichiarato la loro volontà di partecipare “all’impegno comune per arginare la pandemia”, ribadendo che “nessuno dei luoghi di culto è stato teatro di contagi”, anzi: in essi il protocollo sanitario è sempre stato rispettato con molta attenzione. Inoltre, dopo le funzioni religiose i fedeli “tornano a casa” e non danno luogo a grandi assembramenti, come invece può accadere per un ricevimento o una festa vera e propria. Imporre regole restrittive “sproporzionate” – scrivevano i leader religiosi – significa “violare la libertà di culto”, uno dei “diritti fondamentali”, oltretutto “in tempi difficili, in cui centinaia di migliaia di cittadini trovano nelle loro pratiche religiose abituali una fonte di significato, conforto e resistenza”. Non solo: i leader dei gruppi religiosi del Quebec avevano denunciato l’ingiustizia del governo che aveva preso misure anti-contagio sui luoghi di culto senza avviare, prima, un dialogo ed un confronto diretto con gli interessati. (IP)

30 settembre - BRASILE 1-7 ottobre, Settimana per la vita sul tema “La vita: dono e impegno”

È dedicata al tema “La vita: dono e impegno” la Settimana nazionale per la vita (Snv) che la Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) organizza dal primo al 7 ottobre. L’iniziativa culminerà poi con la “Giornata del nascituro” dell’8 ottobre. L’evento – affermano i vescovi – vuole “sottolineare il valore della vita umana come dono di Dio e la necessità di promuovere la cura di tale dono dal concepimento fino alla morte naturale”. Quest'anno il tema della Snv riprende quello della Campagna della Fraternità, ovvero l’iniziativa di solidarietà che si svolge nel tempo di Quaresima. “Siamo invitati a vivere ogni giorno di questa Settimana – spiega Monsignor Ricardo Hoepers, presidente della Commissione episcopale per la Vita e la famiglia - con la predisposizione d’animo di portare il Vangelo della vita nei cuori di coloro che hanno bisogno di cura e attenzione”. Il tutto mentre la pandemia da Covid-19 in Brasile ha fatto registrare, ad oggi, oltre 4milioni di casi positivi e più di 140mila morti. Una vera crisi sanitaria, dunque, alla quale si aggiunge una forte crisi sociale che si ripercuote sulle famiglie: “Con la crisi della famiglia, crolla l’intera società”, sottolinea Monsignor Hoepers, perché “la famiglia è il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta dai molteplici attacchi a cui è esposta e può svilupparsi secondo le esigenze di un’autentica crescita umana”. Momento di preghiera, celebrazione, condivisione e sensibilizzazione della comunità sui valori della vita e della famiglia, dunque, la Snv vedrà in tutte le diocesi, le parrocchie e le comunità del Paese diverse “attività mirate alla riflessione sulla cura, la protezione e la dignità della vita umana”. "Siate creativi – è l’invito di Monsignor Hoepers -organizzate iniziative che aiutino le persone a promuovere maggiormente la vita e la sua tutela”. Nel contesto dell’emergenza sanitaria, naturalmente, la proposta è di utilizzare gli strumenti digitali per realizzare, ad esempio, videoconferenze con legislatori, esperti o altre autorità su questo tema. La Commissione episcopale per la Vita e la famiglia, dal suo canto, organizzerà due celebrazioni nazionali che potranno essere seguite in diretta sui social network: domani, primo ottobre, alle ore 18.00, si terrà una Santa Messa presieduta da Monsignor Hoepers nella Cattedrale di San Pietro a Rio Grande. L'8 ottobre, invece, il presidente della Cnbb, Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, presiederà la celebrazione eucaristica conclusiva della Settimana. Istituita nel 2005, durante la 43.ma Assemblea generale della Cnbb, la Snv intende anche richiamare l’importanza del “diritto alla tutela non solo della vita, ma anche della salute, dell'alimentazione, del rispetto e di una nascita sana”, accrescendo così nella popolazione “la consapevolezza del significato e del valore della vita umana in ogni sua fase”. (IP)

30 settembre - VIETNAM Caritas Hue in aiuto alla popolazione colpita dalla tempesta tropicale Noul

Il 18 settembre la tempesta tropicale Noul si è abbattuta su un'ampia fascia costiera, che si estende dalla provincia di Quang Binh a Da Nang, causando sei morti e 112 feriti, danneggiando più di 22.000 abitazioni e strutture pubbliche, e rovinando 4.000 ettari di colture e allevamenti ittici. Immediato l’aiuto della Caritas, dei gesuiti e di altri benefattori alle popolazioni colpite dalla tempesta. Padre Anthony Nguyen Ngoc Ha, responsabile della Caritas dell'arcidiocesi di Hue, ha raccontato ad UCA News come i parroci abbiano mostrato subito vicinanza alle vittime del disastro e come la Caritas abbia fornito sostegno finanziario a 268 famiglie che non potevano permettersi di riparare le loro abitazioni. La Caritas locale ha offerto a queste famiglie tra i 2 e i 5 milioni di dong a testa (87-216 dollari), grazie all’aiuto di Caritas Vietnam, dei gesuiti locali e dei benefattori. "È sentita con urgenza la necessità di aiutarli ad avere rifugi sicuri  - ha aggiunto - perché ad ottobre e a novembre sono previste nella zona tempeste e inondazioni". Le suore Figlie di Maria Immacolata di Hue hanno offerto invece controlli sanitari gratuiti, medicine, riso e spaghetti istantanei a più di 500 pazienti delle aree colpite da Noul. Paul Phan Van Bong, capo del Comitato per il cambiamento climatico, con sede nella parrocchia di Duong Son, ha parlato invece dell’impegno dei volontari nell’invitare la gente, prima della tempesta, a proteggere le loro proprietà e a portare anziani e bambini al sicuro nella chiesa locale. (AP)

30 settembre - STATI UNITI “Giustizia per gli immigrati”: la Chiesa celebra 15.mo anniversario iniziativa in favore dei migranti

Era il 2005 quando la Chiesa cattolica degli Stati Uniti (Usccb) lanciava la campagna “Giustizia per gli immigrati”, il cui intento era quello di “unire e mobilitare una rete crescente di istituzioni e persone cattoliche a sostegno di un trattamento umano di immigrati e rifugiati e di una riforma dell’immigrazione”. A distanza di quindici anni da quella data, il presidente dell’Usccb, l’Arcivescovo José H. Gomez, e il presidente della Commissione episcopale nazionale per le migrazioni, Monsignor Mario E. Dorsonville, in una dichiarazione congiunta, richiamano i quattro verbi indicati nel Messaggio di Papa Francesco per la  Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018, ovvero “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Esprimendo apprezzamento per tutto l’operato svolto, in 15 anni, “per far progredire il trattamento umano e la legalizzazione degli immigrati”, i presuli ribadiscono tuttavia che “il lavoro è tutt'altro che finito”. La Chiesa, infatti, “raddoppia il suo impegno per il riconoscimento della dignità umana e dei diritti degli immigrati e dei rifugiati e la promozione della legalizzazione e della riforma legislativa”. “I nostri sforzi – sottolineano i presuli - sono radicati nel Vangelo e nella necessità di riconoscere il volto di Gesù in ogni persona”. Per questo motivo, l’Usccb si impegna ad “educare i cattolici all'insegnamento della Chiesa sulla promozione della dignità umana di ogni persona, inclusi l'immigrato e il rifugiato”. “Continueremo anche a incoraggiare i legislatori e i leader della comunità – conclude la nota - a dare la priorità alla riforma del nostro sistema e ad evitare la politicizzazione dei nostri fratelli e sorelle immigrati e rifugiati". (IP)

30 settembre - ITALIA Le iniziative della Conferenza Episcopale Umbra dedicate ai giovani in vista della beatificazione di Carlo Acutis

“Un vero influencer di Dio”. Don Marcello Cruciani, delegato della Conferenza Episcopale Umbra per la pastorale giovanile, definisce così Carlo Acutis, il giovane che sarà beatificato nel pomeriggio di sabato  10 ottobre nella Basilica Papale di San Francesco ad Assisi. In preparazione a questo importante evento i vescovi dell’Umbria propongono due appuntamenti.  Al primo , “Beato te! A scuola di felicità con Carlo Acutis” si potrà partecipare tramite i canali social Ceu il 2 ottobre alle 21.30: sarà gestito dal regista Mauro Labellarte e prevede numerosi interventi e attività online per approfondire la conoscenza del nuovo beato. Interverrà anche la mamma di Carlo, Antonia Salzano. “Carlo – spiega don Marcello Cruciani -  era un “mago” di internet, ha usato questo mezzo per fare il bene, per diffondere la gioia della fede. Era lombardo, ma amava tanto la nostra Regione, soprattutto Assisi. La sepoltura nella città di San Francesco lo rende un nostro concittadino. La sua presenza nel nostro territorio ci aiuta ad essere più audaci nel proporre la fede cristiana alle nuove generazioni. Uno spettacolo online sulla sua vita – aggiunge - è un modo di proporre la bellezza di seguire Cristo usando le moderne tecnologie”. Il secondo appuntamento, la sera del 9 ottobre,  prevede un momento di formazione sulla pastorale digitale alle 19.30 presso la Casa Leonori ad Assisi ed una veglia di preghiera alle 21.30 nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. La celebrazione sarà presieduta dal vescovo ausiliare di Milano, Paolo Martinelli, e dal presidente della Conferenza Episcopale Umbra, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo. Contemporaneamente in diverse chiese del centro storico di Assisi si svolgeranno momenti di adorazione eucaristica. La mattina successiva, il 10 ottobre, a poche ore dalla beatificazione, avrà luogo invece un incontro formativo sulla pastorale digitale con il giornalista di Tv2000 Fabio Bolzetta, presidente dell’Associazione WebCattolici Italiani. “Non io, ma Dio” era il motto di Carlo Acutis. Genio informatico, nato nel 1991 e profondamente devoto alla Vergine e all'Eucaristia,  ha realizzato importanti progetti web sui temi della fede, come un portale dedicato ai "Miracoli Eucaristici". Colto da una leucemia fulminante, è morto a soli 15 anni, il 12 ottobre del 2006 a Monza, offrendo le sue sofferenze per il Papa, per la Chiesa, per andare in Paradiso. Il suo corpo riposa nel Santuario della Spogliazione ad Assisi. Il miracolo attribuito alla sua intercessione riguarda la guarigione, nel 2013, di un bambino brasiliano affetto da importanti disturbi all’apparato digerente, con rara anomalia anatomica congenita del pancreas. (PO)

30 settembre - AUSTRALIA Modern Slavery Act: l’arcivescovo di Sydney accoglie con favore il piano per proteggere le vittime della moderna schiavitù

Monsignor Anthony Fisher, arcivescovo di Sydney, ha accolto con favore, sulla sua pagina social, il rinnovato impegno del governo del New South Wales a promulgare la legge sulla segnalazione della schiavitù, il Modern Slavery Act, approvata dal Parlamento australiano più di due anni fa, entro il 1° gennaio 2021, per proteggere le vittime della moderna schiavitù. Moderna schiavitù che comprende, tra le altre cose, la tratta di esseri umani, il lavoro minorile e i matrimoni forzati. Legge attesa ormai da tempo, secondo cui le aziende con un fatturato annuo consolidato di oltre 100 milioni di dollari australiani (71,3 milioni di dollari) dovrebbero dichiarare pubblicamente e descrivere in dettaglio come riescano a mantenere le loro catene di approvvigionamento libere dalla schiavitù. “Sono grato alle oltre diecimila persone che hanno presentato una petizione al governo negli ultimi mesi, chiedendo di porre fine alle tattiche di temporeggiamento che stavano ritardando la promulgazione di leggi approvate dal Parlamento più di due anni fa” ha affermato il presule, manifestando poi la sua gratitudine, nell'arcidiocesi di Sydney, ai membri della Taskforce anti-schiavitù, che hanno dato prova di grande leadership: John McCarthy, Alison Rahill e Jenny Stanger. “La nostra comunità – ha concluso - non può restare indifferente alla schiavitù moderna e al traffico di esseri umani, né alla nostra responsabilità di sradicarla. Come il Buon Samaritano, dobbiamo tendere la mano a coloro che ne hanno più bisogno. Non vedo l'ora che queste leggi entrino in vigore, ed esorto il governo ad assicurare che ciò avvenga prima della fine di quest'anno”. (AP)

30 settembre - NUOVA ZELANDA Referendum su fine vita. Appello leader religiosi: votare no per tutelare i più vulnerabili

Cautela: è il principio richiamato dai leader delle principali confessioni religiose della Nuova Zelanda in una dichiarazione congiunta rilasciata in vista del referendum che, il 17 ottobre, si terrà nel Paese. Il quesito riguarderà la legge relativa al “fine-vita” (End of Life Choice Act 2019 – Eolc): in caso di vittoria del sì, l’eutanasia diventerà possibile per le persone, dai 18 anni in su, affette da malattia terminale o che si pensa abbiano sei mesi o meno di vita, e che si trovano in uno stato avanzato di declino irreversibile. “Esortiamo la popolazione a votare con molta cautela – si legge nel testo – perché c’è il rischio di infliggere gravi danni a lungo termine alla nostra società, mettendo in pericolo le persone vulnerabili e rendendo il nostro Paese meno sicuro per tutti”. I leader religiosi esprimono, quindi, la loro vicinanza ed “empatia per il dolore e l’angoscia” che spesso vivono i malati terminali e per i quali l’eutanasia sembra apparentemente essere “un modo per alleviare la sofferenza”. Ma poi ribadiscono: “Sarebbe un passo immorale e pericoloso per la società neozelandese permettere ai medici o agli infermieri di porre fine alla vita di qualcuno o di aiutarlo a suicidarsi. Crediamo che questa sia una linea che la Nuova Zelanda non dovrebbe superare”. “Siamo sicuri – continua la dichiarazione - che con una buona cura palliativa la maggior parte delle persone può morire” senza patire eccessivamente il dolore, in quanto esso può essere “ben controllato”. L’Eolc – ribadiscono i firmatari – “è più liberale delle leggi sull’eutanasia nella maggior parte degli altri Paesi ed è privo di sufficienti tutele, in particolare contro la coercizione”. Infatti, la normativa non prevede l’obbligo di consultare uno specialista in cure palliative, né di una valutazione psicologica, e neppure di informare la famiglia del paziente, di avere un testimone e di tutelare i medici obiettori di coscienza. L’eutanasia, inoltre, non viene presentata come “ultima possibilità”. Infine, i leader religiosi notano come, negli altri Paesi, le possibilità di scegliere l’eutanasia siano state “quasi sempre ampliate nel tempo, fino ad includere anche i minori di 18 anni ed a far registrare persino un aumento di eutanasia involontaria”. Per questo, si legge nella dichiarazione, il timore è che “coloro che subiranno le ricadute maggiori dell’Eolc siano i più indifesi della società: le persone anziani e fragili, i poveri, le minoranze culturali e i disabili”. “Incoraggiamo i neozelandesi – conclude la nota – a mantenere la nostra società più sicura per coloro che sono più vulnerabili ed a votare no al referendum”. Tra i firmatari della dichiarazione congiunta, c’è anche il cardinale John Dew, arcivescovo di Wellington. (IP)

30 settembre - ALGERIA Monsignor Desfarges esorta i fedeli ad affrontare il domani con speranza e a vivere la beatitudine della fragilità

“Senza risparmiare nessuno, la pandemia ci ha resi tutti ugualmente vulnerabili, tutti ugualmente esposti. E mentre qua e là l’epidemia rallenta e altrove sembra riprendere, gli esperti ci avvertono che dovremo convivere con il Covid-19. E non ne stiamo ancora valutando tutte le conseguenze economiche e sociali”: lo scrive nell’editoriale “Vivere con Maria la nostra fragilità in un tempo di incertezza” del numero di settembre del periodico Rencontres l’arcivescovo di Algeri, monsignor Paul Desfarges, che offre una riflessione sul momento presente. Il presule esorta a non cedere alla paura e a non rassegnarsi e raccomanda: “Non viviamo come persone senza Speranza. Preghiamo più volte al giorno, con le parole di Gesù, che le prega in noi: ‘Sia fatta la tua volontà’”. Ora, aggiunge monsignor Desfarges, la sola volontà di Dio è la sua volontà d’amore, la sua Provvidenza, mentre tutto ciò che sta accadendo deve farci conoscere la beatitudine della fragilità, che rende attenti a quanti sono nel bisogno, invita ad accogliere la vita per ciò che è - un dono meraviglioso - e a vivere l’oggi come un tesoro. L’arcivescovo di Algeri ricorda poi il richiamo del Papa a vivere fino al 4 ottobre il Tempo del creato e suggerisce di imparare dalla pandemia ad aver cura dell’ambiente. “Il creato come la vita è un dono di Dio da accogliere con rispetto - osserva il presule -. Perché il creato è fragile, come la vita e la salute del corpo è inseparabile dalla salute di ogni persona e del suo ambiente”. Infine monsignor Desfarges auspica che il sostegno materno di Maria renda gioiosa la fragilità umana. “Con lei il domani non è inquietante ma pieno di promesse, anche se non sarà privo di sofferenza - conclude il presule -. Maria ci insegna ad ascoltare la volontà dell'amore divino che ci guida nella nostra interiorità”. (TC)

29 settembre - ALGERIA Nella Caritas impegnati cristiani e musulmani per aiutare chi è in difficoltà a causa della pandemia

“La dimensione interreligiosa è inseparabile dalla missione specifica della Chiesa in Algeria e quindi della Caritas Algeria”: lo hanno voluto sottolineare i vescovi delle diocesi algerine che in un documento riassumono l’impegno nel Paese nord africano dell’organizzazione caritativa, particolarmente attiva nei mesi scorsi per l’emergenza coronavirus. “In questi tempi di pandemia globale, le situazioni di precarietà sono notevolmente peggiorate - si legge nel documento -. La Caritas Algeria, grazie alla solidarietà della Caritas di altri paesi, e in collegamento con altri attori nazionali e internazionali di solidarietà, ha potuto venire in aiuto di un numero significativo di persone mediante l’approvvigionamento di derrate alimentari di prima necessità”. Ma ciò che i presuli hanno voluto evidenziare è il particolare modus operandi di Caritas Algeria, per la quale si attivano sia cristiani che musulmani. “Il segno offerto da cristiani e musulmani nel lavorare insieme al servizio di tutti, a partire dai più vulnerabili, nella nostra casa comune, è il cuore della missione di Caritas Algeria nonché vocazione specifica della Chiesa in Algeria - precisa il documento -. Questa relazione a lungo termine è luogo di incontro e di ‘convivenza pacifica’, un luogo in cui si costruisce ed esercita la ‘fratellanza umana’ (cfr. Dichiarazione di Abu Dhabi) che è al centro della missione di la Chiesa”. (TC)

29 settembre - TERRA SANTA Tutto on line quest’anno il Terra Sancta Organ Festival, 42 eventi a partire dal 5 ottobre

Torna il 5 ottobre il Terra Sancta Organ Festival, la rassegna di musica organistica del Medio Oriente e del Levante, quest’anno, a causa dell’emergenza coronavirus, con concerti eseguiti senza spettatori e trasmessi on line. Sarà possibile seguire il festival, riferisce la Custodia di Terra Santa, sul portale www.tsorganfestival.org, sul canale YouTube del festival e sulla pagina Facebook e ancora su diversi altri portali e social. Il programma dettagliato è stato pubblicato sul sito del festival. Novità di quest’anno è l’“Internet Pipe Organ Season”, una sezione pensata espressamente per essere guardata e ascoltata da computer, smartphone e tablet, con esibizioni dal vivo in live streaming, produzioni proposte come premiere e concerti delle passate edizioni mai pubblicati. In programma 10 concerti in diretta dal vivo, 9 premiere e 5 replay di concerti per organo e orchestra, per un totale di 24 eventi. In più sarà offerta una selezione di videoclip ogni giovedì. Gli appuntamenti, fino al 16 maggio 2021, sono 42 e si svolgeranno in Terra Santa (Israele e Palestina), Libano, Siria, Cipro, Giordania e a Rodi. La Custodia di Terra Santa inoltre proporrà un festival d’organo nel proprio monastero di Washington (“Music at the Monastery”), anche questo inserito nel circuito internet. (TC)

29 settembre - MOZAMBICO Cancellato l’Anno accademico di tutti i seminari del Paese a causa della pandemia

I seminari del Mozambico continueranno a restare chiusi per tutto il 2020. La Conferenza episcopale mozambicana (Cem) ha infatti deciso di cancellare l’anno accademico “a causa di un aumento esponenziale dei casi positivi al Covid-19” nel Paese. La decisione – spiega un comunicato - è stata presa dopo una lunga riflessione dei vescovi in cui il Consiglio permanente della Cem si è consultato con i rettori e il corpo docente si tutti seminari maggiori delle 12 diocesi mozambicane. La misura ha colto di sorpresa i seminaristi, riferisce all’agenzia Aciafrica padre Justus Pius Adeka, parroco della parrocchia Nossa Senhora da Consolata Fingoé, nella diocesi di Tete. Il Missionario della Consolata si dice preoccupato per l’impatto che la sospensione dei corsi avrà sulla loro vocazione: “La maggior parte dei seminaristi rimarrà a casa senza fare niente e il loro futuro potrebbe diventare incerto: molti potrebbero decidere di abbandonare la loro vocazione prima della ripresa dell’anno accademico”. A questo si aggiungono, per gli studenti meno agiati, le difficoltà economiche: la chiusura significa infatti perdere il vitto cui usufruiscono nei seminari. La permanenza a casa significa per questi giovani adattarsi a un altro stile di vita senza dimenticare che sono seminaristi: “Non è un equilibrio facile”, osserva padre Adeka. Per questo, secondo il sacerdote, è importante continuare a seguire questi ragazzi: La sua parrocchia si sta già muovendo in tal senso: "Forniremo loro sostegno morale e spirituale e resteremo sempre in contatto con le loro famiglie, organizzando riunioni e preghiere con esse, ha detto il sacerdote. (LZ)

29 settembre -  FILIPPINE Il vescovo di Cabanatuan denuncia la "pandemia dell’indifferenza nella crisi sanitaria

Monsignor Sofronio Aguirre Bancud, vescovo di Cabanatuan e presidente della Commissione episcopale per l'apostolato biblico, nel suo messaggio pastorale per la chiusura dell'Anno della Parola di Dio, il 30 settembre – si legge sulla pagina web della Conferenza episcopale filippina - , ha messo in guardia contro la "pandemia della falsità e dell’inganno" - falsità che impedisce alle persone di prendere decisioni giuste e corrette e che "ha distorto il nostro modo di guardare al mondo e ha corrotto il nostro modo di rispondere alle sfide che ci troviamo ad affrontare oggi" - e ha invitato chi opera nella Chiesa a portare i fedeli "ad apprezzare la Parola di Dio".  "Questo è il momento migliore per far sperimentare e testimoniare l'amore di Gesù Cristo diffondendo le sue parole e le sue azioni a tutti", ha detto il presule. "Invece di diffondere pensieri negativi e reazioni depravate - ha aggiunto -, siamo sfidati in questo tempo di pandemia a condividere la Parola di Dio specialmente con chi non ha speranza e con i bisognosi ". Il vescovo di Cabanatuan ha quindi lamentato quella che ha definito la "pandemia dell’indifferenza e dell’egoismo" nel mezzo della crisi sanitaria. “Il distanziamento fisico - ha sottolineato -, non deve essere un distanziamento sociale, specialmente dalle persone che hanno disperatamente bisogno del vostro amore e del vostro aiuto".(AP)

29 settembre -  MONDO. Crisi Nagorno-Karabakh. Appello del Wcc a fermare subito l’escalation

Anche il Consiglio mondiale delle Chiese segue con preoccupazione la nuova escalation del conflitto nella contesa regione del Nagorno-Karabakh, seguita, a quanto riferito, a un attacco delle forze militari dell’Azerbaijan e che “rischia di innescare un conflitto armato più ampio nella regione”. In questo senso si è espresso il segretario generale ad interim del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), il reverendo Ioan Sauca, che si in una nota dice addolarato “per la tragica perdita di vite umane” e si unisce quindi all’appello rivolto domenica da Papa Francesco e da Sua Santità Karekin II, Catholicos di tutti gli armeni, alla cessazione delle ostilità e a tornare al tavolo dei negoziati. Sauca esprime inoltre "sconcerto" per la “posizione di parte assunta dal governo della Turchia” che – afferma -, come membro del gruppo di Minsk (la struttura creata nel 1992 dall’allora Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa per incoraggiare una soluzione negoziata al conflitto tra Armenia e Azerbaidjan) dovrebbe mantenere un ruolo neutrale, piuttosto che quello di antagonista”. Di qui l’invito alle Chiese appartenenti al Wcc dei Paesi del Gruppo di Minsk “a impegnarsi con i loro governi per trasmettere questo messaggio e incoraggiare sforzi diplomatici urgenti e sostenuti per la pace nella regione”. (LZ)

29 settembre  NIGERIA Festa dell’indipendenza. Mons. Adewale (Lagos): unire il Paese e garantire sicurezza

“Siamo un Paese indipendente che ancora cerca di diventare una nazione in cui nessuno sia oppresso e tutti abbiano un senso di appartenenza”. È un bilancio amaro quello tracciato da monsignor Alfred Adewale Martins, arcivescovo di Lagos, nel suo messaggio per il 60.mo anniversario dell’indipendenza della Nigeria che ricorre il 1.mo ottobre. Il documento – riporta un comunicato pubblicato sulla pagina Facebook dell’arcidiocesi – chiama in causa soprattutto le responsabilità della classe dirigente nigeriana che – afferma - in questi sei decenni non è stata capace di instillare un sentimento di unità nazionale in un Paese ancora profondamente diviso da tensioni etniche e religiose che ne minacciano la stabilità e ne ostacolano lo sviluppo.  Secondo il presule, infatti, la Nigeria attende ancora “una leadership con le qualità necessarie a guidarlo sulla strada di una convivenza pacifica, della prosperità economica e a garantire la sicurezza delle persone e delle proprietà”. Ai leader nigeriani viene imputata soprattutto la responsabilità della perdurante insicurezza, più volte denunciata in questi anni dai vescovi e dalle Chiese cristiane nigeriane. Insicurezza anche economica che la pandemia del Covid-19 ha contribuito drammaticamente ad aggravare, rendendo la “vita impossibile a chi ha perso il lavoro e le sue fonti di sostentamento”, si legge nel messaggio. “La vita sta diventando sempre più difficile per la maggior parte dei nigeriani", denuncia il presule che critica anche la recente decisione del Governo di aumentare l’Iva e altre imposte, insieme alle tariffe energetiche e lo esorta a prendere "misure radicali per alleviare il peso sulle spalle dei nigeriani”, cominciando dal taglio dei costi della politica. Monsignor Adewale  si rivolge anche alle organizzazioni della società civile e ai sindacati affinché sensibilizzino le autorità sui problemi della popolazione. Secondo l’arcivescovo di Lagos, il problema è anche l’attuale sistema federale. Di qui, in conclusione l’appello a tornare al “vero federalismo” delle origini per diventare la nazione che aspira ad essere: un Paese “unito nella diversità”, in cui “nessuno è oppresso e tutti sono orgogliosi di servire la nostra patria sovrana". (LZ)

29 settembre - CILE La diocesi di Talca invita i fedeli nel mese di ottobre alla missione 

Domenica 27 settembre, nell’Eucaristia per la Giornata di preghiera per il Cile, nella residenza sacerdotale “Casa Betania”, l’amministratore apostolico della diocesi di Talca, monsignor Galo Fernandez, ha invitato tutti i fedeli collegati attraverso la pagina Facebook della diocesi e Radio Chilena del Maule, a fissare il loro sguardo sul mese di ottobre e a mobilitarsi, assieme alla Chiesa di Talca, per essere missionari, nonostante la pandemia abbia reso impossibile il contatto per le strade con i fratelli nel bisogno. Tuttavia, ha dichiarato il presule, è proprio questo “forse il momento di fare in modo che la nostra attività sia quella di muovere il cuore verso la volontà di Dio che vuole sempre impegno e servizio ai fratelli più bisognosi". "Vorremmo inviare tutti i membri di questa Chiesa di Talca come discepoli missionari – ha affermato il presule -, affinché riconoscano la loro responsabilità nell'annunciare il Vangelo e nel comunicarlo prima di tutto con la testimonianza della loro vita” e aiutare la patria “ad essere innaffiata con l'acqua fertile del Vangelo di Cristo perché fiorisca in una primavera di giustizia, dignità e partecipazione".(AP)

29 settembre - COLOMBIA La diocesi di Cúcuta incoraggia i fedeli a vivere la Settimana Biblica 2020

 "Testi missionari della Sacra Bibbia e dinamiche per accendere la fiamma della fede; per conoscere, celebrare, vivere la Parola di Dio e pregare con essa in ogni famiglia, gruppo ecclesiale, comunità parrocchiale e in tutti gli spazi che la virtualità offre”. È quello che propone la diocesi di Cúcuta, attraverso la Commissione per l'animazione biblica, mettendo a disposizione materiale, sulla pagina web dell’Episcopato, per vivere in profondità la Settimana Biblica 2020, con il motto: "Nell'anno della Parola, la missione di Gesù continua". In questo anno, in cui si celebra il 50.mo anniversario della Federazione Biblica Cattolica e il 1600.mo anniversario della morte di San Girolamo, il grande traduttore della Bibbia, la diocesi di Cúcuta incoraggia i fedeli alla partecipazione attiva alla Settimana Biblica, iniziata il 27 settembre, e li invita a seguire ogni incontro, fino al 4 ottobre, attraverso la pagina Facebook ABP Cúcuta - Colombia. (AP)

29 settembre - ITALIA - A scuola di affresco. L’iniziativa della diocesi di Pordenone

I segreti, la fatica, la sfida esecutiva e la spiritualità della tecnica ad affresco che nella storia dell’arte ha caratterizzato i grandi capolavori della pittura. Si propone di svelare i procedimenti propri di questa pratica artistica il laboratorio “La tecnica del buon fresco” organizzato dalla Biblioteca del Seminario di Pordenone. Riconosciuta come sito di interesse regionale e appartenente alla diocesi di Concordia Pordenone, guidata dal vescovo Giuseppe Pellegrini, quest’ultima è sede del corso, tenuto dal Maestro Gian Carlo Venuto. Il progetto, sostenuto dal rettore del seminario, don Roberto Tondato, e dal direttore della biblioteca, don Chino Biscontin, vuole offrire ai partecipanti l’occasione di vedere e provare la preparazione del cartone, dell'affresco e la sua esecuzione. “Quella dell’affresco – spiega Gian Carlo Venuto a Vatican News – è una tecnica antica, poco conosciuta, ma molto ammirata. Il corso è aperto a tutti: i partecipanti non sono solo addetti ai lavori e hanno un’età compresa tra i 30 ed i 60 anni. A loro spiego innanzitutto che non tutte le pitture su muro sono ad affresco: dobbiamo distinguere tra pitture alla calce, alla caseina, etc”. E’ l’esperienza di una vita quella che Venuto trasmette agli allievi: formatosi dall’età di 12 anni come garzone accanto al maestro  Renzo Tubaro e insegnante di Belle Arti a Brera, Torino e Venezia: “nel corso del nostro laboratorio – racconta  -  rispolveriamo e applichiamo le antiche tecniche della pittura su tavola, come la tempera all’uovo, proprio come la eseguivano gli antichi. Infine passiamo alla vera e propria pittura ad affresco su pannelli di magnesite”. Il Laboratorio didattico prende in esame in special modo la tecnica adottata da Giotto negli affreschi della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi. (PO)

29 settembre - LAOS Misure del Governo per proteggere i cristiani dalle  vessazioni delle autorità locali

Nella nazione comunista, con una popolazione di 7 milioni di abitanti, i cristiani, che rappresentano meno del 2%, di cui la metà cattolici, continuano ad affrontare varie forme di discriminazione, soprattutto nelle zone rurali remote. Di conseguenza, sono costretti a praticare la loro fede a porte chiuse per paura di essere evitati da altri abitanti del villaggio o essere costretti ad andarsene. Alla luce di tutto questo, riferisce UCA News, il governo comunista centrale del Laos sta lavorando con vari gruppi cristiani per far sì che i funzionari locali, nelle aree rurali, intensifichino i loro sforzi per proteggere i cristiani dalle continue vessazioni. Infatti, nonostante la recente approvazione di una legge, lo scorso dicembre, che permette ai cristiani di svolgere servizi e predicare la loro fede indisturbati, sempre obbedendo alle norme e ai regolamenti del Paese, molti funzionari in queste zone rurali continuano a trattarli come cittadini di seconda classe. Per decenni la propaganda governativa ha dipinto il cristianesimo come uno strumento dell'imperialismo occidentale nel Paese, che una volta era una colonia francese ed è stato campo di battaglia durante la guerra del Vietnam. Molti cristiani, inoltre, appartengono alla minoranza etnica Hmong, i cui membri si sono schierati con gli Stati Uniti contro i comunisti durante la guerra.Nella capitale Vientiane e in altre grandi città, i cristiani possono praticare liberamente la loro fede, ma non nelle comunità rurali, dove i funzionari agiscono spesso contro di loro impunemente. Qui essi sono considerati “elementi negativi" dagli altri residenti e dalle autorità del villaggio e molti di loro sono maltrattati, rieducati, sfrattati dai loro villaggi, arrestati e incarcerati. "Ora speriamo – ha riferito, la scorsa settimana, a Radio Free Asia un membro della Chiesa coinvolto nell'iniziativa educativa sponsorizzata dal governo - che questi incontri migliorino la comprensione tra le autorità e i cristiani", riferendosi ai seminari tenutisi questo mese nelle province di Bokeo, Bolikhamsai e Savannakhet, e ad incontri simili previsti in altre zone del Paese. (AP)

29 settembre - REGNO UNITO Appello delle Chiese cristiane britanniche per la pace in Camerun

Un intervento diplomatico concertato con i Paesi europei per fermare la spirale di violenze in Camerun dove, nonostante i negoziati di pace avviati lo scorso luglio, non si fermano i combattimenti tra le milizie separatiste anglofone nel nord e le forze governative. A chiederlo al Governo Johnson i leader cristiani britannici che in una dichiarazione congiunta esprimono vicinanza e solidarietà alle Chiese impegnate con le comunità locali a cercare una soluzione negoziata al conflitto armato. Le ultime settimane, infatti, hanno visto una ulteriore escalation degli scontri con l’inasprirsi della repressione dell'esercito regolare dopo una serie di attacchi della guerriglia . A farne le spese è ancora una volta la popolazione civile. Di qui l’appello dei leader cristiani britannici: “Le recenti notizie di omicidi extragiudiziali, di detenzioni arbitrarie e di attacchi contro civili esigono una risposta da parte della comunità internazionale”, afferma la dichiarazione firmata per la Chiesa cattolica da monsignor Declan Lang, presidente del Dipartimento per gli affari internazionali della Conferenze episcopale dell’Inghilterra e del Galles (Cbcew) e da monsignor Philip Egan, vescovo di Portsmouth , diocesi gemellata con l’arcidiocesi di Bamenda. I leader religiosi si rivolgono in particolare al Governo di Londra affinché, insieme agli altri Paesi europei, intraprenda un’“azione diplomatica decisa” per una soluzione negoziata che “tuteli i diritti del popolo camerunese” al quale assicurano che “non è stato dimenticato”. (LZ)

29 settembre -  STATI UNITI Leader cattolici: aiuti a chi è stato colpito dalla crisi del Covid-19

“La nostra nazione sta soffrendo una profonda crisi, con oltre 200.000 morti, 30 milioni di americani che contano sul sussidio di disoccupazione, e operatori sanitari che continuano a combattere le ondate di Covid-19. Per chi ha bisogno qui e all'estero, oltre che per il bene comune, i leader della nostra nazione devono fare di più”. Così scrive monsignor José H. Gomez, arcivescovo di Los Angeles, in una lettera congiunta, – diffusa sulla pagina web dell’Episcopato -, insieme ai leader della Catholic Health Association degli Stati Uniti, delle Catholic Charities USA, della National Catholic Educational Association, del Catholic Relief Services, della Società di San Vincenzo de Paoli negli Stati Uniti, e dell'Association of Catholic Colleges and Universities, sollecitando un'azione immediata per fornire aiuto a chi ne ha bisogno. La lettera al presidente Trump e ai leader del Congresso mette in luce le grandi difficoltà causate dalla diffusione della pandemia di Covid-19 nel Paese e l’impegno dei ministeri cattolici nel fornire aiuto, assistenza sanitaria, istruzione e cura spirituale. “Ma tutto questo non è sufficiente” si legge nel testo. “È  il momento che i leader della nostra nazione facciano ciò che gli spetta per sostenere i bisognosi” e che accantonino la politica di parte e diano priorità alla vita umana e al bene comune, “accelerando le trattative per garantire che non si perda un altro giorno per fornire sicurezza e speranza alle persone bisognose in patria e all'estero”. (AP)

28 settembre - INDIA La prima congregazione religiosa femminile indigena dell’India nord-orientale celebra il fondatore, il Venerabile Stefano Ferrando

La prima congregazione religiosa femminile indigena dell’India nord-orientale ha concluso oggi un anno di celebrazioni del 125.mo anniversario della nascita del suo fondatore, il Venerabile Stefano Ferrando, SDB (1895-1978). Si tratta delle Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani (Missionary Sisters of Mary Help of Christians - Msmhc), conosciute anche come Ferrandine, fondate dal missionario salesiano italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. L’anno di celebrazioni – scrive sul quotidiano on line “Matters of India” suor Irene Zosiami, Msmhc - era stato lanciato il 28 settembre 2019 dalla Superiora generale della Congregazione Philomena Mathew sulla sua tomba a Peachlands, nello Stato dell’Assam, dove sono state portate le sue spoglie dall’Italia nel 1987. Nel corso di questi 12 mesi le religiose hanno prodotto diversi video-clip, programmi a quiz, articoli e poesie dedicate sul grande missionario italiano dichiarato Venerabile da Papa Francesco nel 2016.  Nato a Rossignone il 28 settembre 1895 e entrato a 17 anni nella Società di Don Bosco, Ferrando era giunto a Shillong nel 1923, diventando maestro dei novizi e direttore dello Studentato Filosofico e Teologico. Nominato primo vescovo della diocesi di Krishnagar nel 1934, l’anno successivo fu assegnato alla diocesi di Shillong dove tra grandi difficoltà logistiche e anche economiche, si distinse per il suo instancabile impegno missionario, imparando la lingua e la cultura locale,  Tra i frutti di questo grande impegno evangelizzatore, vi è stata appunto la creazione del nucleo originale di quelle che sarebbero diventate le Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani: le Missionarie Catechiste di Shillong, nate nel 1942 come gruppo di indigene da impiegare nell'apostolato missionario nelle zone rurali della sua diocesi ed erette in istituto di diritto diocesano nel 1945. Oggi la congregazione conta più di mille religiose di 70 gruppi etnici diversi da India, Myanmar, Nepal, Hawaii e Lesotho ed è presente in diversi Paesi nel mondo  (LZ)

28 settembre - BELGIO Vescovi lanciano un questionario  sulla Chiesa e i cristiani in tempo di Covid-19

Dov’è la Chiesa e dove possiamo vedere i cristiani all’opera nell’attuale pandemia del Covid-19? Quale il messaggio dei vescovi? Parte da queste domande di fondo circolate in questi mesi di emergenza sanitaria l’inchiesta lanciata oggi dalla Conferenza episcopale belga con la distribuzione di uno speciale questionario on-line. L’obiettivo dell’iniziativa, coordinata da monsignor Jean-Pierre Delville vescovo di Liegi e da monsignor Lode van Hecke, vescovo di Gand, è di avere una visione d’insieme di quanto di buono e anche meno buono è stato fatto nella Chiesa in questi mesi di emergenza sanitaria per trarne un’indicazione anche per il futuro.   Che sia all’interno della Chiesa o in altre organizzazioni non cattoliche, nei grandi gruppi o in realtà più piccole, nelle parrocchie o nelle strutture di assistenza, negli ospedali, nelle case di cura o ancora nel mondo dell’educazione, sono tanti i cristiani che ispirati dal Vangelo si sono mobilitati in questi mesi difficili. Molti anche quelli che hanno partecipato a iniziative che non partivano necessariamente da loro, ma alle quali hanno aderito motivati dalla loro fede. I dati raccolti serviranno dunque ad avere un quadro più chiaro di questa realtà variegata.   Si tratterà innanzitutto di capire a quale modello di "Chiesa in uscita" può aspirare quella belga per portare il Vangelo nella società contemporanea, di individuare le iniziative che si sono rivelate positive in questo senso e che potrebbero essere riproposte in futuro, quelle che sono state invece “inutili”, le "occasioni perse" e di capire perché.  Ai partecipanti viene inoltre chiesto quali,  a loro avviso, sono i punti di forza da mettere in evidenza e da tradurre anche in proposte al mondo politico nel caso di nuova ondata della pandemia e su cosa poggia quindi concretamente la speranza cristiana oggi. (LZ)

28 settembre -  IRLANDA  Legione di Maria in pellegrinaggio al Santuario di nostra Signora di Knock

Ieri, in occasione del Pellegrinaggio nazionale della Legione di Maria al Santuario di nostra Signora di Knock, nell’arcidiocesi di Tuam, monsignor Michael Neary ha ricordato ai fedeli come “molto prima che la Chiesa cominciasse a sottolineare il ruolo dei laici e l'importanza dei vari ministeri, la Legione di Maria fosse attiva e per molti versi in anticipo sui tempi” con la sua missione di evangelizzazione. “Il suo Fondatore, Frank Duff, aveva concepito la Legione - si legge nel comunicato dell’Episcopato - come un'opportunità per i laici cattolici di mantenere le loro promesse battesimali e vivere la loro dedizione alla Chiesa in una struttura organizzata, sostenuta dalla fraternità e dalla preghiera”. Obiettivo della Legione di Maria è sempre stato quello de “la gloria di Dio attraverso la santità dei suoi membri, sviluppata dalla preghiera e dalla cooperazione attiva nell'opera di Gesù Cristo”, ha affermato monsignor Neary nella sua omelia.Quelli che Papa Francesco ha chiamato "segni di santità nel mondo di oggi" - la sopportazione, la pazienza e la mitezza -  sono segni presenti anche nei Legionari, ha aggiunto il presule.L’arcivescovo di Tuam, dunque, rivolgendosi a tutti quei giovani alla ricerca di opportunità da condividere con gli altri, ma che hanno difficoltà a trovare una struttura adeguata, si è detto convinto che “la Legione di Maria possa essere un potente sostegno per questi giovani e aiutarli a sfruttare la loro generosità e la loro gioia al servizio delle persone bisognose”. Fondata a Dublino il 7 settembre 1921, l’associazione cattolica laica, che oggi conta 22.000 membri in Irlanda e 10 milioni in tutto il mondo, soprattutto  in Corea del Sud, nelle Filippine, in Brasile, in Argentina e nei Paesi africani, l’anno prossimo festeggerà il suo centenario. (AP)

28 settembre - ITALIA Il cardinale Parolin alla presentazione del libro di padre Fortunato “La tunica e la tonaca”

Sarà domani in libreria e verrà presentato giovedì a Roma, con la partecipazione del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, il nuovo libro di padre Enzo Fortunato, “La tunica e la tonaca. Due vite straordinarie, due messaggi indelebili”. Oltre che in libreria, domani l’appuntamento è anche su Facebook, alle 21, infatti, l’autore leggerà e commenterà, in diretta sulla sua pagina “Padre Enzo Fortunato”, alcuni brani del suo ultimo lavoro, mentre l’1 ottobre, nella capitale, sarà il Protettorato San Giuseppe ad ospitare la presentazione del libro. Frate minore conventuale, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi e direttore del mensile “San Francesco”, nelle pagine del volume il religioso parla del legame di San Francesco e Santa Chiara prendendo spunto da un vecchio articolo scritto in occasione del restauro della tonaca del Santo di Assisi in cui si spiega che i rammendi sarebbero stati fatti da Chiara utilizzando delle toppe ricavate dal proprio mantello. Padre Fortunato evidenzia che quella di Francesco e Chiara è un’unione di fede e di spirito che va oltre l’immaginabile, ma che la storia del saio del poverello di Assisi sottolinea anche l’importanza del ricucire gli strappi, dell’imparare a re­cuperare, non solo le cose, ma anche i rapporti. E allora l’abito rattoppato di Francesco getta luce sul ruolo di Chiara, del suo prendersi cura dell’altro, del «fratello», ma ci dice anche quanto sia necessario, oggi in particolare, riparare.  (TC)

28 settembre - INDIA La polizia rimuove 15 croci nello Stato del Karnataka

Il 23 settembre la polizia dello Stato indiano del Karnataka ha rimosso 15 croci da una collina vicino alla chiesa cattolica di San Giuseppe a Susai Palya, nel distretto di Chikkkaballapur, accusando i cristiani di aver invaso il territorio del governo e di aver eretto croci senza permesso. La parrocchia – si legge su UCA News - procederà per vie legali per ripristinare le croci. Obbedendo ad un ordine dell'Alta Corte dello Stato, più di 300 funzionari della polizia e del fisco, in un'operazione di sei ore, hanno rimosso una croce lunga 32 metri e altre 14 croci lunghe sette metri da una collina, utilizzata dalla chiesa di San Giuseppe da più di cinque decenni durante il periodo quaresimale. "I funzionari del governo hanno agito arbitrariamente senza alcun preavviso", ha riferito ad UCA News il parroco, padre Antony Britto Rajan, raccontando come centinaia di parrocchiani abbiano assistito a questa azione "sotto shock e con orrore”. Secondo i leader della Chiesa, il governo del partito filo-indù Bharatiya Janata Party (BJP), accusato di sostenere i gruppi indù, sta deliberatamente prendendo di mira i cristiani, opponendosi "alle opere caritatevoli destinate al riscatto sociale dei poveri e degli emarginati". (AP)

28 settembre -  SRI LANKA  Attentati di Pasqua. Commissione d'inchiesta impone ai vescovi il silenzio stampa 

In Sri Lanka, la Commissione governativa d’inchiesta che sta indagando sugli attentati di Pasqua del 2019 ha ingiunto ai tre vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Colombo e all’ex Presidente Maithripala Yapa Sirisena di astenersi da interventi pubblici sui suoi lavori fintantoché le indagini non saranno portate a termine. Nei giorni scorsi - riporta l'agenzia Ucanews - i tre vescovi Maxwell Silva, Anthony Jayakody e Anton Ranjith, avevano diffuso una nota per respingere la tesi avanzata dal parlamentare cattolico ed ex ministro Harin Fernando secondo cui il cardinale di Malcolm Ranjith sarebbe stato informato del rischio di attentati in quel giorno.  A conferma della sua tesi, presentata a un’audizione della Commissione, l’esponente politico ha citato il fatto che l’arcivescovo di Colombo non avesse presieduto, come di consueto, la tradizionale Messa del giorno di Pasqua in una chiesa pubblica della capitale. Nella nota, gli ausiliari hanno smentito che il cardinale Ranjith, i vescovi o i sacerdoti srilankesi fossero al corrente di possibili attacchi terroristici il giorno di Pasqua, ricordando che il porporato aveva in realtà presieduto la Messa della Veglia nella cattedrale di Santa Lucia, e che il giorno degli attentati aveva celebrato la liturgia pasquale nella residenza vescovile. I tre vescovi affermano quindi di confidare che il nuovo Governo prenderà le misure dovute contro gli autori e mandanti degli attentati, ma anche contro i funzionari e leader politici di allora che non avevano saputo prevenire gli attentati. (LZ)

28 settembre -  SIERRA LEONE La “Bibbia del fanciullo” arriva nella diocesi di Bo

È arrivata anche in Sierra Leone la “Bibbia del fanciullo”, il volume che, in 99 brevi capitoli scritti a “misura di bambino”, vuole portare anche ai più piccini i testi dell’Antico e del Nuovo Testamento. L’iniziativa è promossa dalla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) e lo scorso anno ha celebrato il suo 40.mo anniversario: nel 1979, infatti, Anno internazionale dell’infanzia, il fondatore di Acs, padre Werenfried Van Straaten, presentò la prima “Bibbia del Fanciullo” alla terza Conferenza generale del Consiglio episcopale latino-americano (Celam) a Puebla, in Messico. Nel corso di quattro decenni, il volume – sottotitolato “Dio parla ai suoi figli” – ha superato i 50 milioni di copie, sfiorando la traduzione in quasi 190 lingue. Innumerevoli i Paesi raggiunti, tra cui appunto la Sierra Leone e la sua diocesi di Bo. Qui, nella parrocchia di Santa Teresa, opera padre Antonio, missionario salesiano: a lui si deve l’impegno di portare concretamente la Parola di Dio ai più piccini. Per loro, spiega il religioso, “è un’esperienza molto speciale tenere in mano un libro”, spesso per la prima volta.  “La lettura apre i loro occhi, il loro intelletto e il loro cuore – aggiunge – mentre la Parola di Dio li edifica”. Dal salesiano anche il ricordo di quanti operano in silenzio, dietro le quinte, per contribuire alla diffusione delle Sacre Scritture, come coloro che, in tutto il mondo, traducono la Bibbia nelle lingue locali, permettendone così la comprensione anche da parte dei bambini. Ma non solo: spesso, la “Bibbia del fanciullo” diventa anche una “Bibbia di famiglia” perché molti adulti iniziano a leggerla dopo averla vista in mano ai loro figli o nipoti. Una prova concreta del fatto che l’evangelizzazione si attua, in primo luogo, con la testimonianza. (IP)

28 settembre PORTOGALLO Il lavoro di ACS per fermare la crescita delle persone che lasciano il loro Paese

- Il segretario generale internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), Philipp Ozores, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, celebrata ieri, domenica 27 settembre, in un’intervista rilasciata ad ECCLESIA ha parlato del lavoro compiuto dall’organizzazione nei Paesi di origine dei rifugiati per fermare la crescita del numero di persone che lasciano il proprio Paese. "La Fondazione - ha detto Ozores - lavora nell’ambito della cooperazione internazionale e aiuta tanta gente a non vivere l'esperienza traumatica delle migrazioni, in Iraq, in Siria o in Libano, in Burkina Faso e in Repubblica Centrafricana”. Perché “con un po' di aiuto - ha sottolineato – è possibile  riuscire a trovare una nuova speranza e un nuovo stile di vita, aiuti alimentari, medicine” o altro. “Il rifugiato è un essere umano speciale” ha aggiunto, che ha bisogno di essere capito, avendo vissuto esperienze traumatiche come la guerra e trovandosi lontano dalla sua patria e dalla sua famiglia, senza risorse e con una grande sete di affetto.Visitando i campi profughi in tanti Paesi del mondo, Ozores ha raccontato quanto sia rimasto toccato nell’incontrare famiglie, per esempio in Siria, che hanno vissuto per anni e anni in questi campi, o trovare davanti a sé bambini che non hanno conosciuto altra realtà al di fuori di quella. È molto duro, ha concluso, rendersi conto che queste famiglie devono sopravvivere con 50 euro al mese, cosa considerata impossibile, o che le donne che hai conosciuto sono dovute ricorrere alla prostituzione per sfamare i loro figli, e soprattutto sapere che queste tragedie accadono ogni giorno in tutto il mondo. (AP)

28 settembre - FILIPPINE Altri due leader sociali cattolici uccisi. Vescovo di Legaspi: “Atti inumani. Sia fatta giustizia”

Ancora due sospetti omicidi extra-giudiziali contro leader sociali nelle Filippine. Le vittime sono Luzviminda “Kap Ida” Dayanda e Albert Orlina, due capi-villaggio cattolici della parrocchia di San Vincenzo Ferrer a Mauraro, nella provincia di Albay situata nell’isola di Luzon, che sono stati uccisi la settimana scorsa a colpi di arma da fuoco. I due leader erano molto atttivi in parrocchia ed erano stati recentemente oggetto di accuse infondate di essere simpatizzanti dei ribelli comunisti. Un’accusa fermamente smentita dalla diocesi di Legaspi, dove si trova la parrocchia, che esprime incredulità e condanna dei due omicidi: “Non riusciamo a credere che Dayanda e Orlina siano stati assassinati così a sangue freddo. Abbiamo ricevuto notizie secondo cui erano stati accusati di essere membri del Partito Comunista quando in realtà erano molto impegnati nella Chiesa” si legge un comunicato ripreso dall’agenzia Ucanews. Il vescovo Legaspi, monsignor Joel Baylon, parla di omicidi "disumani" e chiede una rapida soluzione giudiziaria al caso: “Questi sono attacchi contro insegnamenti di Gesù. Siamo uno Stato in cui governano leggi, non gli uomini. Ci sono leggi per garantire che gli imputati siano sottoposti a un giusto processo. Prego che le autorità governative abbiano la volontà di indagare per assicurare i responsabili alla giustizia”, ha affermato il presule. “[Kap Ida] Dayanda e Albert [Orlina] erano leader laici attivi nella loro parrocchia. Kap Ida è stato presidente del Consiglio pastorale nel villaggio mentre Albert ne era era membro. Non meritavano questa sorte", ha aggiunto il vescovo ricordando che il loro assassinio si aggiunge a una serie fatti di sangue contro leader sociali verificatisi nelle Filipppine in questi ultimi tempi.  (LZ)

28 settembre - BELGIO Memorandum dei vescovi per la formazione del nuovo governo

I vescovi belgi si rivolgono a quanti dovranno formare il nuovo governo federale con un memorandum pubblicato da cathobel.be, per ribadire che la solidarietà deve essere la base della società di domani. Preoccupati per i più vulnerabili, i malati e quanti se ne prendono cura, i presuli evidenziano che occorrono più attenzioni per le persone che si sentono sole, per quelle famiglie che vivono nell’incertezza del domani a causa del lavoro, per gli indigenti e quanti soffrono il crescente divario tra ricchi e poveri, per i giovani inermi e senza prospettive. E ancora la Conferenza episcopale esprime preoccupazione per i richiedenti asilo, che provengono da paesi in guerra dove sono minacciati, discriminati, abbandonati o senza speranza di sopravvivenza; per i paesi che soffrono la fame e la povertà estrema; per quanti, impegnati nella politica e nell’economia e sono alla ricerca di risposte adeguate alla pandemia. I vescovi si rivolgono poi a tutti gli uomini e le donne di buona volontà e chiedono di mettere al primo posto il rispetto e il benessere di tutti; che la vita venga rispettata, nella sua dimensione ecologica, sociale, economica ed etica, in tutte le sue fasi; che i cittadini possano vivere valori solidali che diano un senso alla loro vita e possano avere l’opportunità di sperimentare una vita spirituale che li sostenga nelle difficoltà. Per i presuli la solidarietà verso i più poveri deve essere la pietra angolare in tutte le scelte e decisioni politiche. “C’è indubbiamente una sete spirituale tra i nostri contemporanei. È quindi necessario intensificare il dialogo permanente con i responsabili di tutte le religioni per il bene di tutti” si legge poi nel memorandum. I vescovi assicurano il loro impegno in tal senso e auspicano che il governo riunisca tutti i culti e la laicità almeno una volta all’anno perché si affrontino insieme argomenti importanti. Infine la conferenza episcopale ricorda quanto la pandemia abbia fortemente danneggiato la convivenza sociale e rimarcano che l’umanità ha bisogno di sperare e amare più che mai. L’invito è dunque a preoccuparsi dell’altro al di là dei confini del proprio Paese e a prendere anzitutto decisioni che diano senso alla vita e che, nel rispetto delle reciproche convinzioni, consentano di “vivere diversamente”. (TC)

28 settembre - SVIZZERA Dedicato alla Guinea Conakry il Mese missionario di ottobre

Sono dedicate alla Guinea Conakry le iniziative che la Chiesa cattolica svizzera ha pensato per il Mese missionario di ottobre, sul tema “Eccomi, manda me!” (Is 6,8). “Quella della Guinea Conakry è una chiesa sorella – afferma il diacono Martin Brunner-Artho, direttore di “Missio”, ovvero il ramo elvetico delle Pontificie Opere Missionarie – Una chiesa che, come la nostra, cerca le tracce di Dio nella propria vita”. Quanto al motto scelto per l’iniziativa, il diacono spiega: “Questo appello riguarda proprio tutti noi: siamo pronti ad assumere un impegno e lasciarci trascinare, abbandonandoci all’avventura della fede?”. Di qui, l’esortazione a farsi “affascinare e ispirare dalle esperienze della Chiesa universale”. Per l’occasione, “Missio” ha preparato un apposito sussidio informativo contenente una panoramica storico-ecclesiale sulla Guinea Conakry, racconti e testimonianze dirette e indicazioni per le celebrazioni di ottobre, in particolare per domenica 18, “Giornata missionaria mondiale”. Lo speciale Mese verrà inaugurato il 4 ottobre con una Messa presieduta da Monsignor Pascal Desthieux, vicario episcopale di Ginevra, alle ore 10.00 nella Chiesa di Meyrin. Materiale specifico, inoltre, è stato preparato anche per i bambini, affinché siano in comunione con i loro coetanei africani. “Ti ho disegnato sul palmo delle mie mani” è il tema che racchiude le iniziative per l’infanzia, pensate soprattutto per i minori poveri che vivono in case di accoglienze o negli orfanotrofi, spesso privi di tutto. Infine, qualche dato: a giugno 2019, Missio ha donato 2,72 milioni di franchi a diocesi in difficoltà, a progetti in favore di minori ed a centri di formazione per i collaboratori ecclesiali. (IP)  

28 settembre BOLIVIA Arcivescovo di Santa Cruz: “Il nostro destino è strettamente legato al destino della natura”

Monsignor Sergio Gualberti Calandrina, arcivescovo di Santa Cruz, domenica 27 settembre, prima di concludere la sua omelia - riporta la pagina web dell’Episcopato - ha ricordato ai fedeli presenti l’inizio, il 26 settembre, della Settimana di preghiera per la Fratellanza della Chiesa in Bolivia con le diocesi tedesche di Treviri e Hildesheim, con il motto: "Imparare l'uno dall’altro. Agire insieme!". “È molto bello – ha affermato - imparare gli uni dagli altri, condividere la nostra fede come fratelli e sorelle, camminare insieme nell'annuncio e nella testimonianza del Vangelo, e quest'anno in particolare, lavorare insieme per seminare vita e speranza”. Il presule ha esortato i fedeli ad impegnarsi nella custodia del creato, perché “il nostro destino è strettamente legato al destino della natura”. Egli ha ricordato che “come in altri anni, e nonostante la pandemia, stiamo soffrendo per gli incendi di migliaia di ettari, causati da azioni criminali in cerca di profitto economico. Siamo consapevoli, una volta per tutte – ha concluso -, che il nostro destino è strettamente legato al destino della natura, dell'ambiente e della biodiversità.  (AP)

28 settembre -  HONG KONG Lettera pastorale Cardinale Tong: speranza e unità

Un invito alla speranza ed alla comunione con la Chiesa: è questo, in sintesi, il cuore della Lettera pastorale diffusa il 21 settembre dal Cardinal John Tong Hon, Amministratore Apostolico di Hong Kong. Sullo sfondo delle sue parole, c’è un Paese che, tra il 2019 e il 2020, ha visto disordini sociali ed ha vissuto in prima linea la pandemia da Covid-19. Nella sua missiva, intitolata “In comunione con la Chiesa”, il porporato incoraggia dunque i cattolici a restare saldi nella fede in questi tempi di prove e di difficoltà, consapevoli del fatto che Dio trasforma le sofferenze in benedizione. In particolare, il Cardinale Tong esorta i fedeli a seguire “la dottrina sociale della Chiesa” per il bene comune della società, restando lontani da sentimenti di odio e animosità, perché “trattare gli altri come ‘nemici’ da combattere è incoerente con la fede cristiana”. Dall’Amministratore Apostolico di Hong Kong anche il richiamo all’importanza della democrazia, intesa come “un processo continuo” che richiede perseveranza, come scrive Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”: “Diventare un popolo richiede un costante processo (..) È un lavoro lento e arduo che esige di volersi integrare e di imparare a farlo fino a sviluppare una cultura dell’incontro in una pluriforme armonia” (220). “Nel contribuire alla costruzione di una società di pace, giustizia e fraternità – afferma il Cardinale Tong - abbiamo un duplice ruolo da svolgere come ‘profeti’ e ‘servi’: dobbiamo discernere i "segni dei tempi", e dobbiamo agire come il sale della terra, la luce del mondo e il lievito dell'umana società. Dobbiamo, soprattutto, mettere in praticare ciò che Gesù insegna nelle Beatitudini”. La dottrina sociale della Chiesa, infatti, “non ha mai avallato l’odio e la violenza come mezzo per ottenere giustizia” e “Cristo crocifisso è un esempio per tutti i cristiani: qualunque siano il conflitto da risolvere, l'amore, il perdono e la riconciliazione devono sempre prevalere, se si vuole raggiungere la giustizia e la pace”, perché “il fine non giustifica i mezzi”. (IP)

28 settembre -  ITALIA I vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta adotteranno il nuovo Messale romano in Avvento

 In Piemonte e Valle d’Aosta il nuovo Messale Romano entrerà in vigore la prima domenica di Avvento, il 29 novembre prossimo. Lo hanno deciso i vescovi che si sono riuniti a Pianezza, in provincia di Torino, nei giorni scorsi, dopo sei mesi di sospensione degli incontri in presenza a causa dell’emergenza coronavirus. All’assemblea ha preso parte anche monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, che ha attraversato e superato la dura esperienza del Covid-19. Nel corso dei lavori, il presidente della Conferenza episcopale piemontese e valdostana, monsignor Cesare Nosiglia, ha illustrato i temi del Consiglio Episcopale Permanente della Cei discussi la scorsa settimana. Circa il nuovo Messale, invece, la commissione liturgica regionale sta predisponendo una monizione e alcune indicazioni per le comunità. È stato anche organizzato il 3 ottobre un convegno regionale per presentarlo, si svolgerà al Centro Convegni del Santo Volto a Torino. (TC)

 

28 settembre -  ITALIA Centro Astalli: fermare ecatombe migranti nel Mediterraneo è dovere dell’Europa

“Lasciar morire in mare uomini, donne e bambini, nell’indifferenza di governi, istituzioni e società civile è un inaccettabile male del nostro tempo”: lo scrive il Centro Astalli in una nota, in cui esprime il suo cordoglio per i 200 migranti morti nel Mediterraneo “nel tentativo di fuggire dagli orrori della Libia e ottenere protezione in Europa”. Un dramma avvenuto “a pochi giorni dalla presentazione del Patto sulle migrazioni della Commissione europea”, si legge nella nota, a riprova che “chiudere l’Europa attraverso accordi con Paesi in guerra, respingere i migranti e concentrarsi su come trincerarsi dentro le proprie frontiere acuisce problemi, aggrava crisi umanitarie e alimenta il traffico e la morte di esseri umani”. Ricordando che proprio ieri, 27 settembre, la Chiesa cattolica ha celebrato la Giornata del Migrante e del Rifugiato, padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli afferma: “I migranti non sono numeri, sono persone con storie da ascoltare e conoscere. Lasciarli morire in mare senza soccorsi è un abominio da fermare subito". Per questo, è necessario considerarli “fratelli da accogliere e proteggere”. Di qui, l’appello ad “aprire canali umanitari per chi scappa da guerre e persecuzioni, attivando quote per l’ingresso di migranti lavoratori”, misure che il Centro Astalli indica come “un reale deterrente al traffico di esseri umani”. Forte anche il richiamo alla “attivazione immediata di operazioni europee di ricerca e soccorso in mare” dei migranti e “all’impegno dei governi a gestire i flussi migratori nel rispetto dei diritti umani, della dignità e della vita di ogni essere umano che chiede protezione”. D’altronde, conclude la nota, questo è ciò che “le convenzioni internazionali impongono come presupposto della sussistenza stessa dell’Unione europea e della tenuta democratica degli Stati membri” (IP)

28 settembre - BRASILE 19-22 ottobre, riunione Commissione vita consacrata su “La Chiesa dei nuovi tempi”

In questo tempo di pandemia, la società come vede la Chiesa e cosa si aspetta dalla Chiesa? Questa la domanda al centro della riunione della Commissione per i ministeri ordinati e la vita consacrata della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), in programma dal 19 al 22 ottobre in videoconferenza. All’evento, informa una nota della Cnbb, prenderanno parte i rappresentanti di diverse Commissioni nazionali: diaconi, sacerdoti, istituti secolari, religiosi, seminari e pastorale vocazionale. Secondo il programma, il primo giorno sarà dedicato all’ascolto delle testimonianze di una coppia di coniugi e di un giovane che esporranno la loro riflessone su “La Chiesa nei novi tempi”. Altri due giorni saranno riservati agli incontri tra i diversi organismi, alla presenza del vescovo referente, mentre l’ultima giornata di lavori, dalle ore 9.00 alle ore 11.00, si condivideranno le relazioni sui singoli incontri, anche in vista di una programmazione congiunta per il 2021. In una lettera di presentazione dell’evento, il presidente della Commissione, MonsignorJoão Francisco Salm, ha sottolineato l'importanza di questa riunione che si svolgerà nel corso del Mese missionario di ottobre e successivamente al Mese biblico di settembre. Invitando, poi, tutti i partecipanti a condividere i propri contatti e la propria rete di comunicazione in un’ottica di collaborazione, Monsignor Salm ha concluso con una preghiera: “Che il Signore delle mèsse continui a mandare molti operai”. (IP)

28 settembre - AFRICA Conferenza delle Chiese del continente: agire subito contro corruzione e debito

Un “appello all’azione”, affinché la corruzione e la crescente crisi del debito estero abbiano al più presto fine in tutto il continente africano: a lanciarlo, nei giorni scorsi, è stata la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (Aacc), organismo ecumenico fondato nel 1963 e presente in 42 Paesi africani, in occasione di un briefing virtuale. Corruzione e debito estero sono problemi interconnessi che hanno fatto sprofondare le nazioni africane in una nuova forma di schiavitù, sottraendo loro la sovranità, si è detto durante i lavori, ai quali hanno partecipato oltre 70 rappresentanti. “Nel 2000 – ha detto il segretario generale dell’Aacc, il reverendo Fidon Mwombeki – molti Paesi africani hanno visto il loro debito estero cancellato, ma ora noto con grande preoccupazione che ora alcuni di essi hanno debiti maggiori di quelli di vent’anni fa”. Secondo le statistiche 2019 del Fondo monetario internazionale, infatti, “tra il 2015 ed il 2018 i Paesi africani hanno registrato un aumento medio del debito pari a quasi 20 punti percentuali del loro Pil”, mentre “gli interessi sono in aumento”, tanto che “negli ultimi due anni, i governi africani hanno pagato più di 84 miliardi di dollari di interessi ai creditori stranieri”. Per alcuni di essi, ha ribadito l’Aacc, ciò ha significato “spendere oltre il 45 per cento del gettito fiscale nazionale”. E tutto ciò va a discapito delle prossime generazioni: “Il futuro dei nostri figli è ipotecato – ha detto il reverendo Mwombeki – Essi non saranno in grado di impegnarsi in sviluppi significativi a causa del peso che mettiamo sulle loro spalle, ancor prima che nascano”. Dal segretario generale dell’Aacc anche l’allarme contro l’uso del debito estero come “un nuovo strumento per la lotta in Africa: i governi locali cedono le risorse vitali del territorio, a spese dei loro cittadini, perché sono tenuti praticamente in ostaggio” da altre nazioni.   Dal reverendo Mwombeki è arrivata, inoltre, la denuncia della corruzione e del malgoverno in tutto il continente, fattori che ne aumentano la crisi. Di qui, il richiamo alle Chiese in Africa a lavorare alacremente per sensibilizzare le popolazioni locali responsabili su questo tema: “Vogliamo che le Chiese si impegnino ad accendere i riflettori su questo problema – ha detto – L’obiettivo è quello di creare una forte coalizione in tutta l’Africa che sia in grado di convincere i Paesi del continente a risolvere le questioni del debito e della corruzione”. In quest’ottica, l’Aacc ha proposto un programma per accompagnare le Chiese locali “attraverso la ricerca, la fornitura di dati, le campagne informative e lo sviluppo di progetti” in grado di “affrontare queste sfide”. (IP)

28 settembre - STATI UNITI Vescovi: garantire assistenza medica adeguata a bambini prematuri o disabili

“Assicurare che i bambini nati prematuri o con disabilità ricevano una valutazione medica di base e un'assistenza adeguata”: così, in una dichiarazione, l’arcivescovo Joseph F. Naumann, presidente del Comitato episcopale per le attività in favore della vita negli Stati Uniti, commenta l’ordine esecutivo emesso il 25 settembre dal presidente Donald Trump. Il provvedimento mira a garantire che gli ospedali finanziati a livello federale siano a conoscenza delle tutele legali esistenti per i minori prematuri o disabili e siano conformi ad esse. L’ordine esecutivo chiede anche maggiori finanziamenti per la ricerca, al fine di offrire migliori possibilità a questo tipo di bambini. Esprimendo, dunque, il plauso della Conferenza episcopale nazionale per quanto stabilito da Trump, Monsignor Naumann afferma: “Oltre alle nostre leggi, i diritti umani fondamentali richiedono che nessun bambino nato vivo debba essere abbandonato e lasciato morire a causa di disabilità o perché prematuro”. “Ogni vita umana, indipendentemente dal suo stadio di sviluppo o dalla sua condizione – conclude il presule - è preziosa e insostituibile e merita una possibilità". Da ricordare che tra poco, ad ottobre, la Chiesa cattolica statunitense celebrerà il “Mese del rispetto della vita”, una ricorrenza che quest’anno coincide con il 25.mo anniversario di pubblicazione dell’Enciclica di San Giovanni Paolo II “Evangelium Vitae”. Per questo, recentemente Monsignor Naumann ha diffuso una nota in cui incoraggia i fedeli a focalizzare la loro attenzione “sul dono della vita umana e sulla nostra responsabilità di prendercene cura, proteggerla e difenderla”. “La difesa del diritto alla vita dei bambini nel grembo materno, degli anziani, delle persone con disabilità e degli emarginati – ha concluso - magistralmente spiegata da Papa Giovanni Paolo II, è oggi più attuale che mai”. (IP)

27 settembre - USA Ennesimo atto vandalico nei confronti dei luoghi di culto

Proseguono gli atti vandalici contro le chiese in California. A farne le spese questa volta è stata la Cattedrale caldea di San Pietro a El Cajon. I vandali hanno imbrattato l’edificio con svastiche e una serie di slogan politici di diversa natura: da “Biden 2020” a “Black Lives Matter”. I vandali hanno capovolto le croci e hanno disegnato graffiti indecifrabili accanto a simboli nazisti e scritte inneggianti al “White Power”. “Questa mattina la nostra amata Cattedrale è stata oltraggiata” hanno scritto i fedeli della comunità “Atti come questi ci ricordano le persecuzioni patite dai nostri fratelli in Iraq. Preghiamo per i criminali che si sono macchiati di questo reato”. La comunità caldea negli Usa è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni perché si è registrato un alto numero di persone nel paese che hanno lasciato il Medio Oriente. In realtà quello della Cattedrale caldea di San Pietro è l’ultimo di una serie di atti vandalici subiti negli ultimi mesi dagli edifici di culto statunitensi. L’ultimo, in ordine di tempo, risale all’inizio della settimana appena trascorsa ed è accaduto in Florida, dove un incendio doloso ha causato gravi danni ad una chiesa, mentre in Texas un uomo con una mazza da baseball ha danneggiato le icone di un Seminario. A luglio scorso i vescovi statunitensi avevano espresso la loro preoccupazione per il ripetersi di incidenti e danneggiamenti contro luoghi e simboli del cattolicesimo. “Segno di una società che ha bisogno di guarigione” evidenziarono in una nota ufficiale Thomas G. Wenski e Paul S. Coakley, presidenti rispettivamente del Comitato episcopale per la libertà religiosa e del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano (DD)

27 settembre - ITALIA A Spoleto momento di preghiera dopo il furto della reliquia di San Giovanni Paolo II

“Un momento di preghiera attento e docile, caratterizzato dalla dimensione dell’ascolto e del raccoglimento”. Ieri sera nella Cattedrale di Spoleto, i fedeli si sono riuniti in preghiera, su invito dell’arcivescovo Mons. Renato Boccardo, per “vivere un tempo di orazione”. A seguito del furto della reliquia di S. Giovanni Paolo II, avvenuto mercoledì 23 scorso. La reliquia "ex sanguine", un'ampolla con delle gocce di sangue di Papa Wojtyla, incastonata in un reliquiario dorato custodita e venerata nella cappella del Crocifisso della basilica, è  stata donata alla Chiesa di Spoleto-Norcia il 28 settembre 2016 dall'allora arcivescovo di Cracovia. Card. Stanislaw Dziwisz. Lo stesso porporato ha espresso a Mons. Boccardo la sua solidarietà “per il grave gesto sacrilego. Chi ha prelevato la reliquia” ha detto “la riconsegni presto al Duomo di Spoleto”. Dalla stessa Polonia sono giunte a Spoleto varie telefonate e messaggi di vicinanza. “Siamo dispiaciuti e impressionati per il furto della reliquia” ha detto mons. Boccardo ieri sera aprendo la veglia di preghiera. “È un gesto sconsiderato che ferisce la devozione e il senso di famiglia che tutti abbiamo esperimentato alla scuola di questo grande Pontefice. Ma il furto della reliquia nulla toglie alla devozione e alla riconoscenza del popolo cristiano. E noi questa sera vogliamo raccoglierci in preghiera proprio per rinnovare la memoria della persona e dell’insegnamento del Santo Pontefice”. Nella Cattedrale sono stati letti tre passaggi significativi del Magistero di Papa Wojtyla: uno riferito al suo discorso con i giovani, uno alla promozione della pace e uno agli anziani. Dopo ogni brano, hanno fatto sapere dall’arcidiocesi, c’è stato un pezzo delicato di musica per favorire l’interiorizzazione delle parole ascoltate, seguito da un tempo di silenzio. Poi, nel ricordo della devozione filiale che Giovanni Paolo II nutriva nei confronti della Vergine Maria, è stato recitato il Santo Rosario. “Anche noi” ha detto il presule rivolgendosi ai fedeli “ci rivolgiamo fiduciosi alla Madre di Gesù. A lei chiediamo di accompagnare e sostenere il nostro cammino e in particolare vogliamo portare nella nostra preghiera colui o coloro che hanno rubato la reliquia del Papa. Insieme con il sentimento del perdono che vogliamo abiti il nostro cuore, chiediamo che l’intercessione della Vergine Maria ottenga per lui o per coloro la luce e il coraggio della verità”. (DD)

27 settembre - ITALIA Nelle Chiese di Abruzzo e Molise uso della 3° edizione del Messale Romano a partire dalla Prima domenica di Avvento

“Nella sessione del 25 settembre 2020 i Vescovi delle Chiese dell’Abruzzo Molise hanno deciso all’unanimità che l’uso della terza edizione del Messale Romano, da poco pubblicata, abbia inizio nelle assemblee liturgiche a partire dalla Prima Domenica di Avvento, (28-29 novembre 2020)” Lo scrive in una nota ufficiale l’Arcivescovo di Chieti-Vasto e Presidente della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana (CEAM), Mons. Bruno Forte. “Quest’inizio va ben preparato, sottolineando l’importanza della liturgia quale culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, fonte da cui promana tutta la sua energia (cf. Sacrosanctum Concilium 10), azione sacra per eccellenza, tale che nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado" spiega il presule. “Di conseguenza” continua mons. Forte, “l’uso della nuova edizione del Messale ha ricadute importanti per la vita spirituale dei fedeli e per l’intera azione pastorale della Chiesa, e come tale va vissuto come evento di grazia a cui predisporsi con opportuna informazione e adeguata formazione catechetico – spirituale”. Il Presidente della Ceam invita a “valorizzare questa occasione per raggiungere i bambini, i ragazzi e i giovani, che il confinamento dovuto al CoVid 19 ha spesso allontanato dalla frequenza domenicale, cui pure molti erano abituati, nonché per incoraggiare le persone in età avanzata a superare i timori e a riprendere la loro abituale partecipazione alla vita liturgica e sacramentale”. Mons. Forte conclude la nota dicendo: “Possa il Signore aiutare tutta la comunità cristiana a vivere questo inizio come nuovo inizio nello slancio della vita di fede e nella tensione evangelizzatrice verso tutta la famiglia umana” (DD)

27 settembre - PERU’ Programmi di Caritas e Ministero dell’Istruzione per le scuole rurali

Ad un anno dal lancio del progetto di “Miglioramento della qualità educativa nelle scuole rurali”, si tirano le prime somme. E i risultati sono sorprendenti, soprattutto nelle aree dove Caritas e Minedu (Ministero dell’educazione) hanno deciso di avviare la fase sperimentale: Huánuco e Pasco, su tutti. L’obiettivo è stato quello di potenziare la didattica, soprattutto nel ciclo della scuola primaria, e di tutelare la salute dei ragazzi. In queste zone infatti è diffusa l’anemia tra i giovani.  L’iniziativa ha visto fino ad oggi il coinvolgimento di 1180 alunni e 100 docenti su 59 scuole dei distretti selezionati. Priorità è stata data anche alla formazione di insegnanti e dirigenti per una proposta di “pedagogia innovativa”. Coinvolti anche gli stessi ragazzi nel tutoraggio per una “strategia di apprendimento tra pari”. Per quanto riguarda i supporti didattici, si è pensato ai cosiddetti “Magazzini”, ovvero risorse pedagogiche per l’apprendimento della matematica (ben 85) e gli “Angoli della lettura”, all’interno dei quali sono stati consegnati i kit per lo studio. L’altra carta vincente è stata la “Comunità insegnante”, ovvero il coinvolgimento dei “saggi” (yachaq) del posto per l’avvio al lavoro dei campi, la tessitura, il ricamo, la lavorazione del legno e la produzione artigianale di vari utensili domestici. Anche i genitori hanno avuto un ruolo strategico, in linea con il National Regular Basic Education Curriculum. Sono stati organizzati incontri per assicurare una adeguata assistenza ai figli e aiutare i docenti nell’inserimento e nella socializzazione. Garantita, parallelamente, anche una costante assistenza medica in accordo con le Direzioni Sanitarie Regionali. Per far fronte all’alto tasso di anemia, è stata promossa una campagna di sensibilizzazione a tappeto per la misurazione dell’emoglobina e la somministrazione settimanale in classe di Solfato Ferroso Eptaidrato, il farmaco utilizzato per compensare la carenza di ferro. Inoltre è stato insegnato ai ragazzi il corretto lavaggio delle mani, quale pratica di prevenzione delle malattie infettive. (DD)

26 settembre - AFRICA Si moltiplicano nei Paesi africani le iniziative per il Tempo del Creato

Piantumazioni di nuovi alberi, campagne di educazione dei più piccoli al rispetto dell’ambiente, opere di sensibilizzazione nelle comunità locali, la promozione di fonti di energia alternative, seminari: anche in Africa sono numerose le iniziative promosse dalle Chiese e dalle ong cristiane per il Tempo del Creato, il mese di preghiere e azioni ecumeniche in corso dal 1.mo settembre fino al 4 ottobre, festa di San Francesco di Assisi. Con i suoi 1,3 miliardi di abitanti, l’Africa è uno dei continenti più esposti agli effetti dei cambiamenti climatici e all’inquinamento, ma ha anche grandi potenzialità per promuovere un modello di sviluppo sostenibile che inverta la rotta. Un impegno che vede in prima linea le Chiese. Ne è un esempio, tra i tanti, una nuova iniziativa promossa in Kenya dalla sezione africana del Global Catholic Climate Movement (Gccm), il Movimento Cattolico Globale per il Clima, che nei giorni scorsi ha organizzato la piantumazione di 700 semi di alberi nella foresta di Kakamega, l’unica foresta pluviale rimasta nel Paese, ora minacciata dalla deforestazione a causa delle attività umane, delle calamità naturalI e dei cambiamenti climatici. “Ci siamo resi conto che il disboscamento illegale, la caccia alle api che distrugge l’eco-sistema, la caccia e varie altre attività umane che sostengono le comunità che vivono intorno alla foresta stanno provocando una rapida deforestazione. Con la perdita di alberi la foresta è stata in gran parte distrutta e questo sta diventando una minaccia”: così, in un’intervista al blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale, ha spiegato il senso dell’iniziativa padre Benedict Ayodi, OfmCap., responsabile dei programmi del Gccm-Africa Il progetto, al quale hanno partecipato 500 persone di diverse confessioni cristiane, aveva come obiettivo anche quello di sensibilizzare gli abitanti sul significato del Tempo del Creato come un momento lasciare riposare la terra e rinnovare il rapporto con Dio e tutta la creazione attraverso la celebrazione, la conversione e l'impegno. (LZ)

26 settembre - AUSTRALIA Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Mons. Prowse: il Covid-19 non faccia dimenticare la crisi migratoria

“Le comprensibili preoccupazioni legate alla pandemia di Covid-19 non devono distrarci dalla crisi migratoria in atto”. A scriverlo è monsignor Christopher Prowse, delegato per la Pastorale dei Migranti e dei Rifugiati e presidente della Commissione per l’evangelizzazione, i laici e la pastorale della Conferenza episcopale australiana (Acbc), nel  messaggio per la 106esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato in programma il 27 settembre. “Le migrazioni globali rappresentano una delle più grandi sfide del mondo oggi e sono una priorità per la Chiesa”, afferma l’arcivescovo di Canberra e Goulburn ricordando che Papa Francesco ha dimostrato “ripetutamente, con parole e azioni” questa attenzione:  “Lo testimoniano i suoi incontri con i migranti e rifugiatri a Lampedusa e Lesbo e il suo appello ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare le persone che sono state costrette a lasciare la loro casa ed anche tutte le vittime della tratta di esseri umani”. “Questi quattro verbi che sono al centro del suo messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018 - osserva l’arcivescovo - sono stati una costante in questi ultimi tre anni”.   Il presule ricorda quindi che Papa Francesco ha voluto dedicare il suo messaggio per il 2020 alla questione degli sfollati interni, scegliendo come immagine simbolo di queste persone “in movimento” quello della Sacra Famiglia costretta a fuggire in Egitto per sottrarsi a Erode. La fuga di Maria, Giuseppe e Gesù – sottolinea - ispira da sempre l’operato della Chiesa sulle migrazioni: “La Chiesa è al fianco delle fragilità e dei pericoli di milioni di persone che si muovono nel mondo per cercare una casa dignitosa". Monsignor Prowse conclude quindi con un rinnovato appello all’accoglienza citando il 15.mo capitolo della Lettera di San Paolo che ci ricorda “l’imperativo evangelico” ad accogliere chi cerca ospitalità. (LZ)

26 settembre AFRICA Leader religiosi: rispondere insieme allo stigma sociale associato al Covid-19 

 Un invito ad un impegno comune delle istituzioni, della società civile e delle comunità religiose in Africa per gestire le paure e contrastare lo stigma sociale associato al Covid-19. È l’invito scaturito da un webinario che ha visto riuniti nei giorni scorsi leader religiosi cristiani, musulmani e indù da diversi Paesi africani. Si è trattato del secondo di una serie di sessioni virtuali promossa dall’Interfaith and Inter-University African Forum, una piattaforma interreligiosa e inter-universitaria nata con l’obiettivo di condividere conoscenze ed esperienze e promuovere collaborazioni tra le comunità religiose e accademiche per affrontare insieme le sfide che ha davanti il continente nel dopo-Covid. Alla sessione virtuale – riporta il blog dell’Amecea, l’associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale - si è parlato appunto di come prevenire e affrontare la stigmatizzazione nei confronti delle persone colpite dal virus che, come ha avvertito di recente l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, può minare la coesione sociale e indurre a un isolamento sociale dei gruppi. Per contrastare questo stigma e rifiuto - è stato evidenziato – occorre promuovere l’empatia sociale facendo appello ai valori africani della misericordia, del sollievo dalle sofferenze, della “responsabilità collettiva” per le vittime, che sono soprattutto i più deboli e gli indigenti, ma anche agli insegnamenti delle varie tradizioni religiose. Fondamentale in questo senso – hanno osservato i partecipanti – è la promozione di campagne di educazione. Centrale poi - hanno sottolineato - il ruolo delle istituzioni chiamate a formulare politiche sociali mirate contro lo stigma associato al Covid-19, come ad altre malattie.  (LZ)

25 settembre - ITALIA 27 settembre, Monsignor Delpini inaugura nuovo oratorio “Laudato si’”

Un esempio di applicazione concreta dei prinicipî di ecologia integrale contenuti nella “Laudato si’”, l’Enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune: è questo il nuovo oratorio della Parrocchia di Sant’Ilario Vescovo, a Milano, che verrà inaugurata domenica prossima, 27 settembre, alle ore 11.00, dall’Arcivescovo locale, Monsignor Mario Delpini. “L’edificio - informa una nota - è stato ristrutturato in modo da ridurre l’impatto ambientale, grazie a pannelli fotovoltaici sul tetto, pompe di calore e isolamento termico delle facciate. Gli interventi consentiranno un risparmio energetico del 30 per cento beneficiando l’ambiente e liberando risorse da dedicare all’attività pastorale”. Ma non solo: l’intera struttura guarda anche al sociale, poiché vi è stato ricavato uno spazio per ospitare 10 minori stranieri non accompagnati, 4 neo maggiorenni e i loro educatori. La comunità e l’appartamento saranno gestiti dalla Caritas Ambrosiana, attraverso la cooperativa Intrecci, del Consorzio “Farsi Prossimo”. Come spiega don Stefano Guidi, direttore della Fondazione Oratori Milanesi, nella diocesi “sono sempre più numerosi (937 sul totale) gli oratori che stanno diventando luoghi in cui ci si educa attraverso la solidarietà”, soprattutto “con l’emergenza sanitaria” da coronavirus. Durante i mesi più duri del lockdowninfattimolti i giovani “si sono messi a disposizione delle comunità, ad esempio per portare la spesa agli anziani o confezionare i pacchi viveri per chi aveva bisogno. Ora questa generosità deve trovare nuove vie per esprimersi”. (IP)

25 settembre - ZAMBIA #TempoDelCreato. Vescovi ai politici: impegnarsi in azioni ecologicamente corrette

"Chiediamo al governo di impegnarsi in azioni che non siano solo politicamente corrette, ma anche ecologicamente corrette": questo l’appello ai politici lanciato dalla Conferenza episcopale in Zambia (Zccb), in occasione di un evento svoltosi ieri, 24 settembre, in modalità virtuale. Incentrato sul tema "Giubileo per la Terra: riflessioni per una risposta alla crisi ecologica", l’iniziativa è stata organizzata da vescovi e dalla Caritas nazionale, in occasione del “Tempo del Creato”, il periodo di preghiera e azione ecumeniche che si concluderà il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi. Ad aprire i lavori è stato padre Cleophas Lungu, segretario generale della Zccb, che ha richiamato l’importanza di puntare su programmi che “affrontino in modo critico” l’impatto che la crisi ecologica ha “in particolare sui più poveri, i più vulnerabili, gli emarginati, il cui grido non può essere trascurato”. Di qui, l’esortazione di padre Lungu a “trovare modi di vita giusti e sostenibili che soddisfino tutti con ciò che è necessario, senza distruggere i nostri ecosistemi". E un modo per fare questo, ha spiegato il segretario generale della Zccb, è quello di “coltivare secondo gli insegnamenti del Creatore e mettere in pratica un’agricoltura ‘intelligente’, accompagnata dalla rigenerazione delle foreste e dalla ricerca di fonti di energia alternativa, più pulita”. (IP)

25 settembre - KENYA Nuovo appello vescovi contro Ddl salute riproduttiva: è incostituzionale, va ritirato

Tornano a fare sentire la loro voce i vescovi del Kenya contro la proposta di legge sulla salute riproduttiva (Reproductive Health Care Bill/2019), attualmente al vaglio del Senato: un disegno di legge controverso, del quale la Chiesa cattolica ha messo più volte in luce le criticità, non in ultimo la promozione dell’aborto, contraria all’articolo 26 della Costituzione nazionale che tutela, invece, il diritto alla vita dal concepimento e fino alla morte naturale. In una riunione virtuale con i membri del Comitato per la salute del Senato, svoltasi il 21 settembre, padre Ferdinand Lugonzo, direttore dell'Ufficio di diritto canonico della Conferenza episcopale del Kenya (Kccb), ha ribadito il concetto: il ddl è “incostituzionale e deve essere ritirato”. Esso, infatti, “pone gravi questioni morali che toccano il diritto alla vita, la dignità della persona umana, l’integrità della famiglia e l’educazione dei bambini”. La proposta di legge – ha detto padre Lugonzo – “presenta un insieme nebuloso di così detti ‘diritti riproduttivi’ che minano il diritto alla vita protetto dalla Costituzione del Kenya”. Essa, infatti, sostiene la legalizzazione dell’aborto, la pianificazione familiare, la maternità surrogata e un’educazione sessuale inclusiva della “teoria del genere”.  Si tratta, dunque, ha detto il rappresentante della Kccb, di un progetto che "degrada la vita della donna, svaluta la santità della vita, squalifica i principî costituzionali, morali e scientifici secondo cui la vita inizia al momento del concepimento e termina con la morte naturale”. (IP)

25 settembre - POLONIA 26-27 settembre, 36.mo Pellegrinaggio nazionale sposi e famiglie a Jasna Góra

“Il più grande tesoro di una nazione è la famiglia”: questo il tema del 36.mo Pellegrinaggio nazionale delle famiglie, in programma il 26 e il 27 settembre presso il Santuario mariano di Jasna Góra, in Polonia. Il motto riprende l'insegnamento del Servo di Dio Cardinale Stefan Wyszyński. L’evento – informa una nota della Conferenza episcopale polacca (Kep) – avrà inizio alle ore 15.30 con una Santa Messa presieduta da Monsignor Wiesław Śmigiel, presidente del Consiglio episcopale per la famiglia. In serata, è in programma la Via Crucis, mentre domenica, alle 11.00, i partecipanti seguiranno la celebrazione eucaristica, presieduta da Monsignor Romuald Kamiński, vescovo di Varsavia. Nel corso della Messa, ci sarà il rinnovo dei voti matrimoniali e l'affidamento delle famiglie a Maria, Regina della Polonia. Il pellegrinaggio sarà accompagnato anche dalla visita ad una mostra sulla famiglia, la maternità, la paternità e l'educazione dei figli. Da ricordare che già nel mese di agosto, la Kep aveva diffuso un messaggio in cui ribadiva l’importanza della famiglia, soprattutto in questi tempi di pandemia da coronavirus. “La famiglia dovrebbe essere sostenuta dalla scuola nel plasmare la personalità matura dei bambini – scrivevano i vescovi polacchi - la priorità degli insegnanti e degli educatori responsabili, infatti, è quella di educare i giovani sulla base dei valori cristiani”. Ciò che conta, dunque – spiegava il messaggio – “non è la mera trasmissione della conoscenza, ma la creazione di legami positivi e la dimostrazione di modelli costruttivi” per la società. (IP)

25 settembre - FILIPPINE Domenica nazionale dei migranti. : non dimenticare lavoratori filippini sfollati dalla pandemia

Non dimenticare lavoratori filippini “sfollati”, perché rimasti bloccati a causa della pandemia del Covid-19. È a loro che rivolge in particolare il suo pensiero la Commissione episcopale filippina per i migranti e gli itineranti (Ecmi) nel messaggio per la 34.ma Domenica nazionale dei migranti. La giornata si celebra il 27 settembre,  in concomitanza con la 106.ma Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato che quest’anno Papa Francesco ha voluto dedicare proprio al dramma degli sfollati interni. “In questi tempi difficili – si legge nel messaggio - molti dei nostri emigrati all’estero (i cosiddetti OFW) sono costretti a tornare a casa senza alcuna sicurezza di una vita migliore. Eppure sono sempre più fortunati di chi che è tornato in una bara o in un’urna o i cui resti non hanno potuto essere rimpatriati”. Ma – rimarca l’Ecmi - ci sono anche altri lavoratori sfortunati: i cosiddetti LSI, le persone bloccate nei luoghi dove è stata imposta la quarantena.   La pandemia ha dislocato tanti lavoratori, soprattutto nel settore dei servizi, (autisti, operatori nella ristorazione e nell’industria del divertimento). “Queste persone non hanno più un lavoro, perché le loro imprese sono state costrette a chiudere”. Sono “sfollati”, che come tutti i migranti “devono essere essere accolti, protetti, aiutati e integrati” in questi tempi difficili, sottolinea Ecmi. Di qui l’appello alla solidarietà: se la pandemia è una sorta di “livellatore sociale” in quanto tocca tutti, “possiamno ancora essere solidali con i più bisognosi e non discriminare né isolare le vittime. Questo è il momento in cui abbiamo più bisogno gli uni degli altri”, conclude il messaggio. (LZ)

25 settembre FILIPPINE Congresso educatori cattolici. Cardinale Tagle: dialogo, unico strumento per vincere pandemia

L’unico modo per uscire più forti dalla pandemia da coronavirus è il dialogo: questo il cuore dell’intervento del Cardinale Luis Antonio Tagle al Convegno degli educatori cattolici filippini che si conclude oggi, 25 settembre. L’evento è stato organizzato dall’Associazione cattolica educativa delle Filippine (Ceap), organismo che riunisce oltre 1.500 scuole cattoliche del Paese. A causa della pandemia da coronavirus, il Congresso  si svolge in modalità virtuale, in diretta streaming su web e sui social. Il tema principale è “Missione: dialogo di fede, vita e cultura oltre il credo, oltre le frontiere, oltre il Covid”. “Il dialogo continuo nel pieno di una crisi sanitaria globale è essenziale – ha sottolineato il prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli – perché una pandemia richiede una risposta altrettanto ‘pandemica’, ossia globale". “Senza una cultura del dialogo, l’emergenza non farà altro che peggiorare – ha continuato il porporato – e non solo in termini di contagi, ma perché sta venendo fuori il peggio dell’umanità, piuttosto che il meglio che è in ciascuno di noi”, un meglio che “va condiviso”. Dal prefetto del Dicastero vaticano anche l’invito a non “politicizzare” la pandemia tra i diversi gruppi e settori della società, bensì a ricorrere alla condivisione delle idee, perché il confronto costruttivo “è già un grande passo verso una risposta globale”. Il Cardinale Tagle ha poi raccontato la sua esperienza personale: risultato positivo, alla metà di settembre, al Covid-19, il porporato ha vissuto un periodo di quarantena, seguito dalla piena guarigione. “In quarantena, mi sono reso conto che per sopravvivere davvero è necessario un profondo senso di connessione interiore con Dio – ha detto – che ci aiuta a riscoprire che non siamo soli”. Per questo, ha aggiunto, “il dialogo è così importante”. Infine, dal porporato è giunto un ringraziamento a tutte le persone che hanno pregato per lui e per la sua salute. (IP)

25 settembre - ITALIA Bagnasco: la religione non è una questione privata

La religione non è una questione privata, ma è “parte integrante della persona”: così, in sintesi, il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), nel suo saluto al convegno “La religione del migrante: una sfida per la società e per la Chiesa”, promosso dall’Università Cattolica e dalla Conferenza episcopale italiana (Cei). L’evento è in corso presso il Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello sviluppo umano integrale e si tiene alla vigilia della 106a Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato, in programma domenica 27 settembre. “Pensare la religione come una questione meramente privata da confinare ai margini della convivenza sarebbe una miopia intellettuale, oppure una forma di laicismo senza laicità”, ha sottolineato il porporato. Si è soffermato sul rapporto tra religione e persone migranti, invece, Monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei: “Dobbiamo, chiederci: cosa vediamo nelle persone migranti? Esse sono un oggetto delle nostre ricerche, oppure un soggetto attivo, partecipe, ascoltato, amato? Solo così potremo comprendere il profondo legame che unisce persone migranti e religione”, ha sottolineato. Al contempo, il segretario generale della Cei ha ribadito che “non sarebbe corretto individuare nella religione un elemento di per sé di conflitto e di contrapposizione. Anzi: essa può diventare una componente costitutiva di un processo di costruzione dello spazio pubblico”, in quanto “elemento aggregante, di dialogo e di cooperazione”. Infine, Monsignor Russo ha richiamato la necessità di porre fine alla “cultura dello scarto” che “ha ridotto l’approccio alle persone migranti al governo dei flussi e dei confini e a calcoli politici, economici e di presunto efficientismo”. (IP)

25 settembre -  SRI LANKA L’opera di un missionario Oblato che ha costruito oltre 200 case per i poveri nel Paese

 Da 14 anni, un missionario Oblato di Maria Immacolata, padre Dilan Perera, lavora duramente per migliorare le condizioni di vita dei poveri nelle campagne del Paese. Ha costruito oltre 200 nuove case con servizi igienici per buddisti, indù, musulmani e cristiani in tutto lo Sri Lanka, per aiutare tutti quei poveri che vivono in abitazioni di cadjan, stuoie tessute con foglie di palma da cocco, ed evitare così il loro trasferimento da parte del governo. “Ho pochissimi aiuti -  ha riferito il sacerdote ad UCA News -  per portare avanti, assieme ad alcuni amici locali e stranieri, questa missione. È un compito molto difficile, ma Dio è con me". Oggi il sacerdote vive in una parrocchia della capitale, nella chiesa della Madonna di Fatima a Maradana, dove continua la sua opera, ma il suo lavoro ha avuto inizio nella chiesa di Cristo Liberatore a Buttala, nel quartiere di Monaragala, un villaggio a 320 chilometri da Colombo. "Molti sacerdoti fanno solo il loro lavoro parrocchiale, ma padre Dilan va oltre e non lavora solo in parrocchia" ha raccontato Sadun Hapuarachchi, un insegnante di una scuola internazionale di Colombo, sottolineando come il sacerdote, seppur molto impegnato, trovi ancora il tempo di dedicarsi ai  senzatetto. “Abbiamo molti buoni amministratori, tra sacerdoti e suore, ma abbiamo pochi pastori dediti ai poveri e ai bisognosi. La gente li ama -  ha concluso Hapuarachchi – e questi sacerdoti vivranno per sempre nella loro memoria”. (AP)

25 settembre - PORTOGALLO. Giornate nazionali di comunicazione sociale. Cardinale Mendonça: un nuovo modo di comunicare

Una “comunicazione di qualità diversa”, più approfondita che richiede più tempo: questa la grande sfida posta ai media dalla pandemia del Covid-19. È quanto ha sottolineato il cardinale José Tolentino Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, intervenuto ieri in Portogallo all'apertura delle Giornate nazionali di comunicazione sociale, in corso il 24 e il 25 settembre in modalità virtuale a causa dell’emergenza sanitaria. Il tema dell'intervento del cardinale Mendonça, ascoltato da un centinaio di partecipanti, è stato “Parole e presenze: sfide di una pandemia alla comunicazione”. In questi mesi, affermato il porporato – citato dall’agenzia dei vescovi Ecclesia - è emerso un “maggiore interesse per una riflessione sul senso della vita” e non solo sul “consumo immediato”. Tale cambiamento esige un tipo di comunicazione “che tocchi dimensioni normalmente assenti”, non condizionata dall'immediatezza e  dall’agenda del momento, e impone quindi la necessità “di raccontare, interpretare, approfondire, perché "la comunicazione sociale non può essere solo un amplificatore delle voci presenti". La crisi provocata dal Covid-19, ha quindi spiegato il cardinale Mendonça, ha mostrato che “ci sono questioni assolutamente trasversali, che riguardano tutti e che ci costringono una riflessione globale che metta al centro la persona umana”. "In un certo senso, il futuro è già arrivato, abbiamo iniziato una nuova fase nella storia", ha osservato. Il porporato ha parlato in particolare della scoperta di una “fondamentale interconnessione” con la natura, che impone un “nuovo patto ambientale”. C’è poi la necessità di “patto comunitario” e “intergenerazionale” in un momento drammatico per la famiglia e che vede il progressivo invecchiamento della popolazione. In questo nuovo futuro, la comunicazione sociale – ha quindi sottolineato è chiamata a "aiutare a pensare, creando spazi di riflessione" per affrontare sfide “concrete”. (LZ)

25 settembre - EUROPA Migration Pact. Comece: servono solidarietà e generosità concrete

“Agire in modo solidale e responsabile nei confronti di migranti e rifugiati”: lo chiedono i vescovi della Comece (Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea), in una nota riguardante il “Migration Pact”, ovvero il nuovo Patto Ue sulla migrazione e l'asilo proposto dalla Commissione europea mercoledì 23 settembre. Il documento, che ha un valore programmatico quinquennale, comprende una serie di sviluppi che la Comece definisce “positivi”: il trattamento speciale alla frontiera per i minori non accompagnati, una risposta più rapida ai richiedenti asilo e il chiarimento dei loro diritti e doveri, “aprendo la strada alla residenza a lungo termine”. Si attende ora la discussione con i governi dei 27 Paesi europei. I vescovi dell’Ue, dunque, accolgono “con favore l'iniziativa della Commissione europea di definire un nuovo e completo quadro di riferimento”, affinché si possa creare “un meccanismo equo di gestione della migrazione”, considerate anche “le disfunzionalità degli attuali sistemi di migrazione e di asilo e le drammatiche situazioni che hanno recentemente colpito molti migranti e le loro famiglie in Europa”. Tuttavia, la Comece ricorda l’importanza di “dare priorità alla tutela della dignità umana e alla promozione del bene comune” ed esorta “l'Ue e i suoi Stati membri a riconoscere i migranti e i rifugiati come persone con dignità e diritti fondamentali, e non come numeri”. Dai vescovi anche l’appello a “proteggere i richiedenti asilo e le loro famiglie, adempiendo all'obbligo di non respingimento nel Paese in cui si trovano a rischio” e sostenendo “la loro piena inclusione nella società ospitante”. Per questo, “il rafforzamento della politica di rimpatrio” inclusa nel Migration Pact – prosegue la nota - “dovrebbe essere bilanciato da un approccio più generoso nei confronti dei migranti sociali ed economici, aprendo percorsi legali più ampi per il loro regolare accesso all'Unione Europea” in uno “spirito di ospitalità fraterna”. Perplessità vengono, inoltre, espresse dalla Comece sul trasferimento dei richiedenti asilo all’interno dell’Ue, perché “il sistema proposto dipende fortemente dalla decisione di ogni Stato membro”. Di qui l’esortazione della Chiesa europea a “migliorare e ad aumentare il sostegno a quei Paesi che geograficamente sono più esposti ad un elevato afflusso di migranti e rifugiati”. “Dobbiamo evitare che il Mar Mediterraneo si trasformi in un cimitero”, conclude la Comece, ribadendo che “il salvataggio delle persone in difficoltà in mare è un obbligo morale e legale che dovrebbe essere rispettato da tutti gli attori statali e non statali”. (IP)

25 settembre -  ITALIA A Spoleto, rubata reliquia di San Giovanni Paolo II: la vicinanza del Cardinale Dziwisz

Vicinanza e solidarietà: sono i sentimenti espressi dal Cardinale Stanisław Dziwisz arcivescovo emerito di Cracovia e per molti anni segretario particolare di San Giovanni Paolo II, alla Chiesa di Spoleto dove, il 23 settembre, è stata trafugata dal Duomo cittadino una reliquia “ex sanguine” di Papa Wojtyła. Ieri – informa una nota - il porporato di Cracovia ha raggiunto telefonicamente Monsignor Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia, esprimendogli la sua solidarietà “per il grave gesto sacrilego.” Assicurando la sua preghiera, il Cardinale Dziwisz ha quindi lanciato un appello affinché chi ha rubato la reliquia “la riconsegni presto al Duomo di Spoleto”. Ma la vicinanza del Cardinale Dziwisz è, in realtà, quella di tutta la Polonia: nel Paese, infatti, sono molte le iniziative di preghiera affinché la reliquia del Pontefice Santo venga ritrovata. Oggi, ad esempio, nella Parrocchia del “Corpus Domini” di Siedlce si pregherà perché “il Signore dia il coraggio a chi ha preso questa reliquia di restituirla alla venerazione dei fedeli,”. Nello specifico, si tratta di un’ampolla contenente alcune gocce di sangue, donata alla Chiesa di Spoleto-Norcia nel 2016 dallo stesso Cardinale Dziwisz. Custodita nella cappella del Crocifisso del Duomo di Spoleto, la reliquia doveva essere trasferita nella nuova Chiesa cittadina intitolata a Papa Wojtyła e che sarà consacrata il prossimo 22 ottobre. (IP)

25 settembre - ITALIA - La Madonna di Raffaello e la fortuna di un modello. A Foligno una mostra per i 500 anni della morte del pittore urbinate

 La fortuna della Madonna di Foligno di Raffaello nel corso dei due secoli trascorsi all’interno delle mura del monastero di Sant’Anna nella città umbra. E’ quanto documentato dalla mostra “Raffaello e la Madonna di Foligno” allestita al Palazzo Trinci di Foligno fino al prossimo 24 gennaio 2021. L’esposizione è organizzata in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte del pittore rinascimentale.  Una mostra costituita da copie, dipinti e stampe dal XVI al XIX secolo, che, insieme ad una sala multimediale, raccontano il successo del capolavoro conservato nella Pinacoteca Vaticana. Eseguita tra il 1511 e il 1512 l’opera fu commissionata dal folignate Sigismondo de’ Comitibus, al tempo segretario di Papa Giulio II, e rimase presso l’altare maggiore della chiesa dell’Ara Coeli fino al 1565. In seguito la badessa di Sant’Anna a Foligno, suor Anna de’ Comitibus, nipote di Sigismondo, ottenne di trasportarla nel suo monastero. Tre le sedi in cui si articola la mostra: Palazzo Trinci, il Monastero di Sant’Anna e l’Archivio di Stato di Foligno. A Palazzo Trinci sono esposte le copie puntuali o parzialmente fedeli della Madonna di Foligno : derivazioni, incisioni, documenti. Dalla grande pala attribuita al Cavalier d’Arpino e conservata al Museo Capitolare e Diocesano alla raccolta di testimonianze scritte che raccontano i rapporti  epistolari tra il convento di Sant’Anna, gli organi del Comune di Foligno e i commissari napoleonici. Presso il Monastero si trovano invece due incisioni tratte dal celebre dipinto di Raffaello tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, e con esse un documento conservato presso l’Archivio delle Terziarie francescane. La sala espositiva è quella che per lungo tempo fu la casa di suor Anna de’ Comitibus e, ancora prima, la sede della bottega del pittore Niccolò di Liberatore detto l’Alunno. Sulle pareti si conservano numerosi affreschi e graffiti lasciati da quest’ultimo e dai suoi eredi. Una terza sezione della mostra, presso l’Archivio di Stato di Foligno, raccoglie infine i documenti legati al committente della Madonna di Foligno di Raffaello: Sigismondo de’ Conti. (PO)

25 settembre - CILE Inizia oggi la Fiesta Chica di Andacollo 2020 senza la presenza dei fedeli

Con il motto "Madre di Andacollo: Proteggici, rafforzaci e accompagnaci, perché sotto il tuo manto non c'è nulla da temere”, ha inizio oggi, 25 settembre, alle ore 19, con la tradizionale Novena, la Fiesta Chica (piccola festa) di Andacollo 2020, in onore di Nostra Signora del Rosario di Andacollo. I festeggiamenti si concluderanno domenica 4 ottobre ma, a causa della pandemia di coronavirus, si svolgeranno senza la presenza dei fedeli. Ogni anno migliaia di pellegrini arrivano da tutte le parti per rendere omaggio alla Vergine del Rosario, camminando dalla città di La Serena e da Coquimbo. Quest’anno, il rettore del Santuario di Nostra Signora di Andacollo, padre Adam Bartyzol, - si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, ha esortato i cileni a partecipare a questa festa della speranza e della famiglia all'interno delle loro case, attraverso i social network, la radio e la televisione. (AP)

25 settembre - STATI UNITI A ottobre il Mese del rispetto per la vita sul tema “Vivi il Vangelo della Vita”

“Vivi il Vangelo della Vita”: è ispirato al titolo dell’Enciclica di San Giovanni Paolo II “Evangelium Vitae”, nel 25.mo anniversario della sua pubblicazione nel 1995, il tema del Mese del rispetto della vita, l’annuale appuntamento promosso a ottobre dai vescovi degli Stati Uniti con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione sul valore di questo dono dal concepimento fino alla morte naturale. Per l’occasione, il presidente della attività pro-life della Conferenza episcopale(Usccb), monsignor Joseph F. Naumann, ha diffuso una nota in cui incoraggia i cattolici a “permettere al Vangelo di Cristo di toccare e trasformare i nostri cuori e le decisioni che prendiamo”. “Questo è il momento di focalizzare la nostra attenzione sul dono della vita umana e sulla nostra responsabilità di prenderci cura, proteggere e difendere le vite dei nostri fratelli e sorelle”, scrive l’arcivescovo di Kansas City.  “La difesa del diritto alla vita dei bambini nel grembo materno, degli anziani, delle persone con disabilità e degli emarginati, magistralmente spiegata da Papa Giovanni Paolo II,  è oggi più attuale che mai”, sottolinea la nota, ricordando che nell’autunno 2019 i vescovi statunitensi avevano ribadito che la minaccia dell'aborto rimane “una priorità preminente” per l’episcopato, “perché attacca direttamente la vita stessa”. Essi avevano rinnovato quindi il loro impegno in difesa del “più fondamentale di tutti i diritti umani”, senza per questo volere ignorare altre gravi minacce alla vita e alla dignità umana come il razzismo, la crisi ambientale, la povertà e la pena di morte". Una linea spesso criticata, ma pienamente condivisa da Papa Francesco, evidenzia ancora monsignor Naumann che richiama le sue parole a un gruppo di vescovi in visita ad limina, lo scorso gennaio.  Come ogni anno la Usccb ha messo a disposizione delle parrocchie diverso materiale e sussidi sulla pagina www.respectlife.org. La giornata centrale del Mese per il rispetto della vita sarà domenica 4 ottobre. (LZ)

25 settembre - BANGLADESH Il sostegno della Caritas ad un'agricoltura alternativa adattata ai cambiamenti climatici

Durante la stagione delle piogge, da giugno a settembre, i villaggi situati nelle basse pianure costiere del Paese si trasformano in isole, rendendo l'agricoltura quasi impossibile. Tra il 2018 e il 2020, Caritas Barisal, in una regione costiera nel sud del Bangladesh, ha lanciato un progetto, grazie al sostegno finanziario ricevuto da Caritas Australia e dal Catholic Relief Services USA, per aiutare i quasi 3.000 abitanti dei villaggi ad adottare la tecnica agricola dei giardini galleggianti e adattarsi ai cambiamenti climatici. “I giardini galleggianti sono molto utili agli abitanti del villaggio di Barisal, quando la terra viene allagata durante la stagione delle piogge” ha riferito ad UCA News Francis Bepari, direttore regionale di Caritas Barisal, e “sono un metodo efficace per migliorare il reddito di una famiglia modesta”. Le basi delle superfici organiche galleggianti di questi giardini sono composte principalmente da giacinti d’acqua, paglia di riso, erbe e alghe e da uno strato di un altro materiale vegetale che addirittura le rende più fertili del suolo. Le dimensioni e le forme variano in base al tipo di coltivazioni e alle diverse necessità. Il progetto di Caritas, che ha sostenuto quasi tremila persone dal 2018, “si è concluso – ha spiegato Bepari -, tuttavia abbiamo capito quanto fosse utile e necessario”, essendo in grado di “aiutare più persone a raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare il proprio reddito e diventare più autosufficienti". Nel sud-ovest del Paese, Caritas Khulna ha invece introdotto il metodo agricolo innovativo della coltivazione in sacchi, per combattere nelle colture l'intrusione di acque saline provenienti dai fiumi collegati con il Golfo del Bengala. I sacchi, riempiti di terra e di fertilizzanti sono piccoli appezzamenti di terreno agricolo nei quali è possibile piantare e coltivare. “L'agricoltura alternativa è l'unica via d'uscita per i villaggi costieri”, ha dichiarato Daud Jibon Das, direttore regionale di Caritas Khulna, sottolineando come l’organizzazione cattolica continuerà ad incoraggiare le persone ad adottare questi nuovi metodi. (AP)

25 settembre - SUDAFRICA Mons. Phalana (Giustizia e pace): la corruzione non diventi parte del nostro patrimonio

 Considerare la corruzione alla stregua di un alto tradimento e come terrorismo socio-economico e trattarlo come tale. A chiederlo è monsignor Victor Phalana, vescovo di Klerksdorp presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc), in una nota pubblicata sul sito della Sacbc in occasione della Giornata nazionale del Patrimonio celebrata il 24 settembre. Il riferimento è ai casi di corruzione emersi in queste settimane legati alla gestione dei fondi-anti-Covid. Diverse inchieste hanno infatti rilevato gravi irregolarità nell’assegnazione degli appalti, con favoritismi messi in atto da alcuni funzionari e politici a vantaggio di imprenditori amici, prezzi gonfiati per prodotti scadenti e appropriazioni indebite di fondi destinati ad imprese e lavoratori in difficoltà a causa della pandemia. I casi, ampiamente riportati dai media locali, hanno suscitato vivo scalpore nel Paese e dure reprimende da parte della Conferenza episcopale e di tutte le Chiese locali che, insieme ad altre organizzazioni, hanno indetto per tutto il mese di settembre una campagna nazionale contro la corruzione. Un fenomeno non nuovo nel Paese che risale ai tempi del colonialismo olandese e all’epoca dell’apartheid e purtroppo proseguito nel nuovo Sudafrica democratico – osserva nella sua riflessione monsignor Phalana – ma che è tanto più odioso in un momento di emergenza come quello attuale in cui sono in gioco le vite delle persone e di un intero Paese. "Io lo considero un omicidio premeditato, niente di più e niente di meno”, afferma il presidente di Giustizia e Pace, secondo il quale la corruzione legata al Coronavirus non è solo “una minaccia alla nostra democrazia, allo stato di diritto e alla pace”, ma è “paragonabile al tradimento e al terrorismo socioeconomico e come tale dovrebbe essere trattata”. Riferendosi alla Giornata del patrimonio, un’occasione per celebrare “la ricca diversità culturale, la storia viva e la straordinaria bellezza naturale” del Sudafrica, monsignor Phalana, rivolge quindi un appello in particolare ai giovani a fare in modo che la corruzione non diventi il patrimonio della Paese. "In questa Giornata - conclude - la nostra nazione deve pentirsi".  (LZ) 

 

25 settembre - COLOMBIA Nostra Signora della Misericordia: il saluto di monsignor Rueda ai detenuti 

"A voi che siete privati della vostra libertà voglio dire che avete degli angeli, la Pastorale penitenziaria, i cappellani che a Bogotà e in diversi luoghi del Paese nel nome di Cristo, portano la parola, i sacramenti, e vi sono vicini, non giudicandovi, non condannandovi, ma accompagnandovi affinché ci sia in voi un processo di liberazione, di guarigione e di riconciliazione". Così l'arcivescovo di Bogotà e primate della Colombia, monsignor Luis Jose Rueda Aparicio - si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, ieri, in un saluto inviato in occasione della Festa di Nostra Signora della Misericordia, patrona dei prigionieri, a tutti i carcerati, ha ricordato loro che la Chiesa è sempre stata e continuerà ad essere presente e ad accompagnarli. Il presule ha sottolineato il lavoro che la Pastorale penitenziaria svolge nelle carceri del Paese e il servizio reso dai cappellani, il loro impegno in ambito spirituale e materiale nei confronti dei detenuti e delle loro famiglie. Ha manifestato la sua vicinanza a coloro che operano nell'Istituto nazionale penitenziario e carcerario (INPEC), chiedendo loro di accompagnare chi è privato della sua libertà, trattandolo come fratello, "perché alla fine siamo tutti figli di Dio". In occasione della Festa di Nostra Signora della Misericordia, la Fondazione Caminos de Libertad, fondata dall’arcidiocesi di Bogotà per sostenere l’opera della Chiesa nel mondo carcerario, ha invitato tutte le persone di buona volontà a sostenere la campagna: "Nella solitudine, nell'abbandono, nelle paure, nelle carenze... La tua solidarietà fa la differenza", acquistando un kit di igiene e biosicurezza da consegnare agli oltre 17.000 detenuti nelle carceri di Bogotà. Padre Andrés Fernández Pinzón, direttore di questa istituzione, ha raccontato come tradizionalmente, ogni anno, in occasione della Festa della Misericordia, la Fondazione visiti le carceri per consegnare un kit di igiene ad ogni detenuto. Tuttavia, quest’anno, a causa della pandemia di coronavirus, la campagna non è stata in grado di raccogliere i fondi necessari. Per questo, ha chiamato ogni persona, famiglia e istituzione a partecipare all'acquisto del kit. La speranza è che entro la fine di ottobre la Fondazione riesca a compiere la sua visita alle carceri, sapendo che ogni detenuto riceverà il suo kit. (AP)

24 settembre - SUDAFRICA #coronavirus. Il dramma dei bambini migranti apolidi in tempo di pandemia

“Un certificato di nascita è un passaporto alla vita”: si legge così nel Bollettino settimanale sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid-19, a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, che, tra gli altri temi, dedica il numero attuale al dramma dei bambini migranti apolidi in tempo di pandemia. La riflessione prende spunto da una nota dello Scalabrini Institute for Human Mobility in Africa (Sihma) che riporta i dati del Rapporto mondiale 2020 sull’apolidia curato dall’Istituto per l’apolidia e l’inclusione (Isi). Ebbene: secondo l’Isi, 15 milioni di persone al mondo sono da considerarsi apolidi. E si tratta di dati parziali poiché non tutti i Paesi raccolgono e comunicano statistiche complete al riguardo. Il che rende gli apolidi “ancora più invisibili, aumentandone i rischi di emarginazione e discriminazione, senza alcun accesso al riconoscimento e alla tutela” legale. (IP)

24 settembre - IRLANDA Vescovi: ad ottobre, “crociata del Rosario in famiglia” contro Covid-19

Una “crociata del Rosario” da recitarsi in famiglia per invocare dal Signore la sua protezione, in tempi di pandemia da Covid-19: è l’iniziativa lanciata dall’Arcivescovo di Armagh e Primate d’Irlanda, Eamon Martin, per il mese di ottobre. “Invito le famiglie di tutto il Paese – scrive il presule in una nota – a recitare il Rosario insieme, in casa, ogni giorno”, pregando per la fine dell’emergenza sanitaria. “Questi ultimi mesi infatti – aggiunge – ci hanno ricordato l’importanza della ‘Chiesa domestica’, quella che si riunisce ogni volta che una famiglia si inginocchia o si siede per pregare insieme”. Al contempo, il periodo del lockdown ha anche aiutato i fedeli a “capire quanto sia importante la vocazione dei genitori ad essere i primi insegnanti e testimoni della fede e della preghiera per i loro figli”. La “crociata del Rosario”, dunque, incoraggia la recita quotidiana della preghiera devozionale alla Vergine, con intenzioni particolari “per le famiglie e per tutti coloro la cui salute o il cui sostentamento risultino gravemente colpiti dalla crisi provocata dal coronavirus”. Monsignor Martin invita i fedeli anche a “passare parola” tramite il web: "Usando gli hashtag #FamilyRosaryCrusade o #OctoberFamilyRosary – spiega - sentitevi liberi di condividere sui social media una foto o un breve video della vostra famiglia che recita l’Ave Maria, il Padre Nostro e il Gloria”. (IP)

24 settembre - IRLANDA 4 ottobre, Giornata per la vita. Vescovi: tutelare la vita, con speranza e amore

“Scegli la vita”: è il motto della “Giornata per la vita” che la Chiesa cattolica in Irlanda si appresta a celebrare domenica 4 ottobre. Un’iniziativa annuale il cui obiettivo è quello sensibilizzare la popolazione sul significato e il valore della vita umana, in ogni sua fase ed in ogni sua condizione. Per l’occasione, i vescovi hanno diffuso un messaggio pastorale in cui ricordando che, “nel 2019, in Irlanda ci sono stati 6.666 aborti”: dati ai quali la Chiesa risponde con “un messaggio di speranza e di amore” perché “insieme, possiamo promuovere una cultura della vita”. Esprimendo il loro dolore per le vite umane andate perdute a causa dell’interruzione volontaria di gravidanza, i presuli auspicano “un cambio di mentalità e di sensibilità sulla dignità innata del bambino nel grembo materno e sulla cura delle donne incinte”. Di qui, il richiamo alle parrocchie e alle comunità cattoliche ad essere “luoghi di assistenza, accoglienza e supporto” alla vita. “La parrocchia è una famiglia di famiglie – si legge nel messaggio – Chiediamo quindi alle nostre parrocchie di essere luoghi di benvenuto, in cui si possano sostenere le donne in gravidanza e celebrare il prezioso dono loro affidato”. (IP)

24 settembre - FILIPPINE #coronavirus. Spostate al 2022 le celebrazioni per i 500 anni di evangelizzazione del Paese

È aprile 2022 la nuova data stabilita dalla Chiesa cattolica delle Filippine per il culmine delle celebrazioni commemorative dei 500 anni di evangelizzazione del Paese. La pandemia da coronavirus, infatti, ha fatto spostare di un intero anno l’intero calendario degli eventi. “A causa della crisi sanitaria – spiega Monsignor Pablo Virgilio David, presidente della Conferenza episcopale nazionale (Cbcp) – i nostri programmi sono cambiati. Quindi ora avremo un intero anno di celebrazioni tra due anni”. L’avvio ufficiale delle commemorazioni avverrà domenica 17 aprile 2022, Domenica di Pasqua, a ricordo della prima Eucaristia celebrata nel Paese il 31 marzo 1521, sull’isola di Limasawa, a sud di Leyte. Nel frattempo, però, il 14 aprile 2021 la Chiesa filippina commemorerà il cinquecentenario del Primo Battesimo, avvenuto nell’arcidiocesi di Cebu nel 1521, ad opera dei  missionari spagnoli. Un momento storico importante per la storia del cristianesimo locale, poiché dopo quella celebrazione la popolazione nativa ricevette l'icona del Santo Niño (il Bambino Gesù), ancora oggi molto venerata in tutto il Paese. Da ricordare che, in vista delle celebrazioni giubilari, la Cbcp ha lanciato da tempo i “Nove anni per la Nuova Evangelizzazione”, ognuno dedicato ad un tema specifico: la formazione integrale della fede (2013), i laici (2014), i poveri (2015), l’Eucaristia e la famiglia (2016), la parrocchia come comunione di comunità (2017), il clero e le persone consacrate (2018), i giovai (2019), il dialogo interreligioso (2020) e la Missio ad gentes (2021). (IP)

24 settembre - ZAMBIA #coronavirus. Conferenza episcopale acquista 5 concentratori di ossigeno per ospedali cattolici

La Conferenza episcopale in Zambia ha acquistato cinque concentratori di ossigeno da installare in quattro ospedali cattolici. L’acquisto è stato reso possibile grazie al sostegno finanziario dell’organizzazione sanitaria “Medicine for Humanity” (MfH) che ha sostenuto il costo di oltre 7mila dollari Usa. Un aiuto particolarmente apprezzato dai vescovi, in un’ottica di collaborazione avviata con l’organizzazione sin dal 2017. Citata dal blog dell’Amecea (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell'Africa orientale), Suor Matildah Mubanga, coordinatrice sanitaria della Zccb, spiega infatti: "Da tre anni a questa parte, abbiamo visto un miglioramento nella fornitura di servizi all’interno dei Centri sanitari che hanno beneficiato del contributo di MfH”. In particolare, i cinque nuovi concentratori di ossigeno saranno destinati agli ospedali di Minga, Kanyanga, Muzeyi e St. Benedict, tutti situati nella diocesi di Chipata, e saranno di aiuto per più di 180mila persone. Una cifra rilevante, considerata la pandemia da coronavirus che nel Paese ha fatto registrare oltre 14mila casi totali e più di 330 decessi. Ma la Zccb non si ferma qui e prevede – promette Suor Mubanga – di acquistare anche apparecchi portatili per raggi X e ultrasuoni, così da ridurre anche “i costi associati ai rinvii dei pazienti da un ospedale all’altro”. (IP)

24 settembre - REGNO UNITO Vaccino anti-Covid. Vescovi: la ricerca sia eticamente corretta

La ricerca di un vaccino contro il Covid-19 deve essere “eticamente corretta”: lo chiedono i vescovi cattolici di Inghilterra e Galles, in una dichiarazione rilasciata dalla Commissione episcopale per la Giustizia sociale. La nota si sofferma, in particolare, sulle questioni riguardanti lo sviluppo di un vaccino che abbia linee cellulari provenienti da tessuto fetale umano. “I cattolici – si legge nella dichiarazione – hanno la responsabilità di esprimere le loro preoccupazioni circa l’origine dei vaccini e affermano che la ricerca ed i finanziamento dovrebbero essere diretti ad una ricerca sviluppata in modo eticamente corretto”. Se ciò non è possibile, infatti, “molti cattolici si troveranno nella difficoltà morale di rifiutare la vaccinazione, per se stessi o per i loro figli, con gravi e pericolose conseguenze per la sopravvivenza, oppure di sembrare complici dell’aborto”. “Ci auguriamo – ribadiscono i presuli – che il governo faccia in modo che siano disponibili anche vaccini di origine etica". Un’ulteriore sottolineatura i presuli la pongono in relazione al fatto che il vaccino dovrebbe essere accolto “con favore non solo per il bene dell’individuo, ma anche della società, specialmente per i più vulnerabili”, in un’ottica di solidarietà. “L’insegnamento cattolico – spiegano – tutela il bene di ogni vita e la salute di tutti e ci dice che non bisogna fare del male al prossimo”. Infine, la Chiesa di Inghilterra e Galles ricorda che, a causa del Covid-19, “viviamo con una nuova consapevolezza della fragilità dell’essere umano”; da parte dei cattolici, dunque, la prima risposta è “pregare per la fine della pandemia, per il sollievo della sofferenza, per i defunti, per tutti gli operatori sanitari, ed anche per la scoperta di un vaccino efficace di origine etica”. (IP)

24 settembre - SRI LANKA I leader religiosi contro la legalizzazione della cannabis nel Paese

In allarme i leader religiosi del Paese dinanzi agli sforzi compiuti da alcuni gruppi per promuovere la coltivazione della cannabis, in un momento in cui il governo sta prendendo misure severe contro il diffondersi della droga nella nazione, diventata ormai un importante punto di transito per i trafficanti di stupefacenti. Secondo il National Dangerous Drugs Control Board, in Sri Lanka, circa 400.000 persone sono dipendenti dalla cannabis e circa 97.000 dall'eroina. La legalizzazione della cannabis è diventata un argomento scottante sui social media. La sua coltivazione è proibita in Sri Lanka e il suo utilizzo è consentito solo nella medicina ayurvedica tradizionale. Tuttavia, recenti ricerche hanno dimostrato che se venisse prodotta ed esportata, permetterebbe di guadagnare di più in valuta estera di quanto si guadagni con le altre esportazioni. Il cardinale Albert Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, di fronte a questa possibilità, dicendosi soddisfatto degli sforzi compiuti finora, ha esortato il governo - si legge su UCA News - a continuare a prendere misure severe contro la droga. "Se la cannabis sarà legalizzata – ha detto -, creerà un'altra minaccia per il Paese". (AP)

24 settembre - ARGENTINA 3 ottobre, Pellegrinaggio virtuale a Lujan: “Maria, abbracciaci”

“Maria, abbracciaci. Vogliamo continuare a camminare”: questo il motto del 46.mo Pellegrinaggio dei giovani al Santuario mariano di Luján, in Argentina, in programma per sabato 3 ottobre. A causa della pandemia da coronavirus, l’evento si terrà in modalità virtuale e verrà trasmesso in diretta su web a partire dalle 6.00 del mattino e fino alla mezzanotte. “In questo caso – afferma la Commissione arcidiocesana per la Pietà popolare – sarà la Vergine a raggiungere le case dei suoi fedeli attraverso i mezzi di comunicazione sociale” e non il contrario, come avviene solitamente. Tuttavia, gli organizzatori ribadiscono che “lo spirito di dedizione del pellegrinaggio è sempre lo stesso ed è ancora intatto”. I fedeli virtuali, infatti, “potranno vivere il percorso che unisce il Santuario di San Cayetano, a Buenos Aires, e quello della Vergine di Luján come se fossero davvero lì”, nonostante i luoghi di culto siano ancora chiusi alle celebrazioni con concorso di popolo”. Il programma della giornata del 3 ottobre prevede momenti di riflessione, interviste, spazi musicali; alle 18.00 si reciterà il Santo Rosario, ma ogni ora si terrà una preghiera secondo un’intenzione specifica. I fedeli possono lasciare, sul sito web del Santuario, le loro intenzioni personali e comunitarie che verranno poi deposte ai piedi di Maria nel corso della celebrazione eucaristica solenne delle ore 19.00, presieduta dal Cardinale Mario Aurelio Poli, Primate dell’Argentina, che ai fedeli chiede di pregare Maria, affinché la pandemia da coronavirus abbia fine. (IP)

24 settembre - SPAGNA Vescovi: dare un volto e una voce ai detenuti

Dare un volto e una voce ai detenuti: è l’appello della Pastorale penitenziaria della Chiesa cattolica spagnola, contenuto in una nota diffusa oggi, 24 settembre, in occasione della festa della Beata Vergine della Mercede, Patrona degli Istituti penitenziari. “Quest’anno – informano i vescovi – le celebrazioni saranno condizionate dalla pandemia da Covid-19”. Ma non solo: “Il virus condiziona la vita dei prigionieri, in particolare la possibilità di comunicare con le loro famiglie e i loro cari”. Di qui, l’invito dei presuli a non dimenticare i carcerati “in questo tempo di crisi”. “La Chiesa continua ad essere presente in prigione ed accanto alle famiglie dei detenuti – sottolinea la nota – Anche se gli ingressi nelle carceri sono stati ridotti, i cappellani ed alcuni volontari cercano comunque di portare speranza ai prigionieri”. L’accompagnamento della Chiesa è anche sociale: spesso, infatti, essa dona e ai carcerati “vestiti ed offerte per i più poveri” e “li accoglie al momento del rilascio”. Molte famiglie, inoltre, vengono informate costantemente della salute dei loro parenti detenuti e supportate nei loro bisogni primari, come il cibo. Anche in tempo di pandemia, dunque, “il messaggio è lo stesso – spiegano i vescovi spagnoli - ovvero Vangelo, speranza, futuro e riconciliazione”. (IP)

24 settembre - PORTOGALLO “Ascoltare la terra, guardare il cielo: lezioni da Covid-19”: lettera pastorale dell’Arcivescovo di Braga

“Ascoltare la terra, guardare il cielo: lezioni da Covid-19”: questo il titolo della Lettera pastorale presentata, il 22 settembre, dall’Arcivescovo di Braga, in Portogallo, Monsignor Jorge Ferreira da Costa Ortiga. Il documento, riportato dall’agenzia Ecclesia, inaugura così l’anno pastorale 2020/2021 e dà inizio al triennio che, fino al 2023, rifletterà su “Una Chiesa sinodale e samaritana”. “In questa missiva – scrive il presule – ho voluto offrire una parola di presenza e di incoraggiamento a tante persone. Tuttavia, è importante sottolineare che la Chiesa di Braga vuole camminare insieme a ciascun fedele, in modo sinodale, con un atteggiamento di servizio e di dono di sé che diventi espressione del Buon Samaritano”. In particolare, l’Arcivescovo si sofferma su “bambini, anziani, malati, operatori sanitari, migranti”, ovvero persone che hanno patito le principali ricadute della pandemia da Covid-19. “Vedo molti volti e molte lacrime – aggiunge il presule – L’Arcidiocesi vuole impegnarsi con tutti, in base a questo programma: ascoltare la terra, ma con gli occhi al cielo. Questo, infatti, è l’unico atteggiamento salvifico in questo momento storico”. (IP)

24 settembre - STATI UNITI Appello vescovi al Congresso: sostenere lavoratori essenziali immigrati e rifugiati

Riconoscere il contributo dei lavoratori essenziali immigrati e rifugiati, e sostenerli, insieme alle loro famiglie: questo l’appello lanciato dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb). Ieri, infatti, 23 settembre, Monsignor Mario Dorsonville, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni, è intervenuto presso la Commissione giudiziaria della Camera nel corso di un’audizione della Sotto-commissione per l’immigrazione e la cittadinanza sul tema “Gli immigrati come lavoratori essenziali durante il Covid-19”. "Gli immigrati e i rifugiati sono una benedizione per il nostro Paese – ha detto il presule - La Chiesa insegna che ogni essere umano è creato ad immagine e somiglianza di Dio e merita dignità e rispetto”. “Il lavoro umano ha una dignità intrinseca – ha aggiunto - che permette a tutti di condividere l'opera della Creazione, fornendo le risorse per costruire e sostenere le famiglie”. Per questo, Monsignor Dorsonville ha sottolineato che “i contributi dei lavoratori essenziali sono diventati senza dubbio più importanti durante il Covid-19: molti di essi, infatti, sono cittadini statunitensi, ma molti sono immigrati e rifugiati”. Ad esempio: “il 31 per cento dei lavoratori agricoli statunitensi è costituito da immigrati che mettono a rischio la propria sicurezza per sostenere le loro famiglie e per garantire la continuità delle catene di approvvigionamento alimentare della nazione”. (IP)

24 settembre - BRASILE "Il Grido della Foresta": Lettera del popolo amazzonico alla 75.ma Assemblea dell'ONU

"Anche in Amazzonia non riusciamo a respirare", inizia così la lettera inviata dal Coordinamento delle Organizzazioni Indigene del Bacino Amazzonico (COICA) ai leader presenti alla 75.ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un "Grido della Foresta", affinché si possano adottare misure concrete per la protezione della Casa Comune. Il 22 settembre si è tenuta una riunione del Coordinamento delle Organizzazioni Indigene del Bacino Amazzonico (COICA) per lanciare il "Grido della Foresta". L'evento ha visto la partecipazione del cardinale Cláudio Hummes, presidente della REPAM, con il coordinamento di José Gregório Diaz Mirabal. Il tema dell'incontro: "L'Amazzonia di fronte alla sua peggiore crisi: Covid-19, incendi, violenza e cambiamenti climatici". Al termine dell'incontro è stata presentata una lettera aperta a tutti i leader riuniti alla 75.ma Assemblea generale dell'ONU: "Anche in Amazzonia non riusciamo a respirare". La lettera chiede fondamentalmente che le decisioni non siano prese invano e soprattutto che le popolazioni indigene siano consultate. I popoli amazzonici ricordano alla 75.ma Assemblea dell'ONU: "Siamo qui, quasi incapaci di respirare a causa del fumo degli incendi nelle nostre foreste o della forza del Covid-19 nel nostro corpo. Tuttavia, stiamo facendo tutto il possibile per contenere contemporaneamente l'avanzata degli incendi, dei virus e delle invasioni, in una battaglia ineguale per sopravvivere e garantire la sopravvivenza di tutta l'umanità". (JN)

24 settembre - ITALIA Fa tappa a San Gabriele  l’icona del 3° centenario della fondazione della Famiglia passionista

Venerdì 25 settembre, alle ore 18, il santuario di San Gabriele dell'Addolorata a Isola Del Gran Sasso d'Italia, in provincia di Teramo, accoglierà, fino al 1° ottobre, l’icona del 3° centenario della fondazione della Famiglia passionista (1720-2020) che, in pellegrinaggio mondiale, sta visitando tutti i conventi e le parrocchie gestite dai passionisti, presenti in 62 nazioni di cinque continenti. All’istituto dei passionisti, fondato nel 1720 da San Paolo della croce (Ovada,  AL 1694- Roma,1775) per annunciare il Vangelo soprattutto ai più poveri e emarginati nelle periferie del tempo, come quelli che abitavano la Maremma toscana, appartengono circa duemila sacerdoti e religiosi, oltre a migliaia di suore, monache di clausura e laici che condividono la spiritualità passionista. I passionisti italiani, oltre che in zone di missione quali la Bulgaria, l’Angola, la Tanzania, il Kenia, la Nigeria e l’Indonesia, già da tempo sono presenti in molte periferie dal nord al sud d’Italia e hanno la cura di numerosi santuari e parrocchie. Diversi gli appuntamenti previsti per celebrare l’arrivo dell’icona. Tra questi, quello del 28 settembre, presieduto dal superiore provinciale padre Luigi Vaninetti, che vedrà riuniti tutti i superiori passionisti dei conventi di Italia, Francia e Portogallo, assieme alle suore passioniste, con i membri della famiglia laicale passionista e con le parrocchie della forania di Isola del Gran Sasso. L’icona lascerà il santuario giovedì 1° ottobre, al termine della celebrazione conclusiva delle ore 18, per proseguire il suo pellegrinaggio nel resto del mondo. (AP)

24 settembre - ITALIA Grottaferrata: ha preso il via ieri il Triduo solenne in onore di San Nilo

Ha preso il via ieri, martedì 23 settembre, alle ore 18.30, presso l’abbazia greca di Grottaferrata, il Triduo solenne in onore di San Nilo, in attesa della festa patronale, il 26 settembre, che, a causa della pandemia di coronavirus, non vedrà svolgersi quest’anno la tradizionale processione per le strade cittadine e i fuochi d’artificio. “Stiamo vivendo anche in quest’anno così particolare la settimana più importante e sentita, quella che ci conduce alle celebrazioni in onore del Patrono e fondatore di Grottaferrata, San Nilo” ha detto il sindaco Luciano Andreotti sulla sua pagina social. Tuttavia, ha sottolineato “mancheranno momenti tradizionali e di forte significato come la processione. Non illumineremo il cielo notturno del giorno di San Nilo con i fuochi artificiali”. “Tutte decisioni sofferte – ha aggiunto Andreotti - ma necessarie per ottemperare al fondamentale contenimento del contagio. Nonostante ciò renderemo comunque tutti gli onori solenni al nostro Santo Patrono. A unirci sarà la fede e a tenerci accesi sarà la speranza necessaria a superare quest’annata tanto complessa. Saranno proprio la vicinanza spirituale e la protezione di San Nilo – ha concluso il sindaco - a proteggere Grottaferrata e a spingerla fuori dall’incubo della pandemia come ognuno di noi sta in ogni modo tentando di fare: con un’azione, un gesto di solidarietà, responsabilità, condivisione. Continuiamo così. È tempo di credere e crederci”. (AP)

24 settembre - ITALIA Rubata nel duomo di Spoleto reliquia di San Giovanni Paolo II

L’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo lancia un appello perché venga restituita la reliquia “ex sanguine” di San Giovanni Paolo II rubata ieri e che era custodita e venerata nella Cappella del Crocifisso della Basilica Cattedrale di Spoleto. Ad accorgersi del furto, riferisce un comunicato dell’arcidiocesi, la sacrestana del duomo al momento della chiusura. La Curia Arcivescovile ha avvertito immediatamente la Compagnia dei Carabinieri di Spoleto, che sta svolgendo le indagini, visionando anche le immagini dell’impianto di video sorveglianza. Appena appresa la notizia, monsignor Boccardo ha espresso sconcerto e rincrescimento per tale gesto sacrilego, facendosi interprete dei sentimenti dei fedeli che conservano viva memoria e nutrono grande devozione nei confronti di Papa Wojtyla. In un videomessaggio, il presule definisce il furto un atto grave che ferisce la sensibilità e la devozione di tante persone. “Voglio sperare che si tratti di un atto di superficialità, non con l’intenzione di offendere la sensibilità dei fedeli – afferma –. Voglio sperare altresì che questo gesto sconsiderato non sia stato compiuto a fini di lucro”. La reliquia di San Giovanni Paolo II trafugata, un’ampolla con delle gocce di sangue incastonata in un reliquiario dorato, era stata donata alla Chiesa di Spoleto-Norcia il 28 settembre 2016 dall’allora arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz. Doveva essere trasferita nella nuova chiesa di San Nicolò in Spoleto intitolata proprio al Papa polacco, la cui consacrazione è prevista il 22 ottobre prossimo. (TC)

24 settembre - ITALIA “Ripartiamo insieme”: le linee guida per la catechesi al tempo del Covid-19

“Ripartiamo insieme” è il titolo del Documento elaborato dall’Ufficio Catechistico Nazionale (UCN), con lo scopo di aiutare, in questo tempo di pandemia e dopo l’esperienza del lockdown, i vescovi, i direttori degli Uffici catechistici e i catechisti stessi, che si trovano in prima linea nella fase di ripartenza del nuovo anno pastorale, a rispondere a cosa voglia dire essere “cristiani” oggi, a quale insegnamento possano trarre le nostre Chiese locali e la catechesi in generale da questa stagione dell’umanità e come possa la comunità cristiana modificare se stessa per essere più aderente al Vangelo e più capace di annunciarlo al mondo di oggi. “Siamo consapevoli – spiega monsignor Valentino Bulgarelli, direttore dell’UCN - che anche la Chiesa italiana si trova in un delicato tempo di passaggio, che è anche una grande opportunità: se da un lato riprenderà al più presto la proposta catechistica con le dovute precauzioni sanitarie, dall’altro sentiamo forte l’esigenza di un nuovo discernimento sulla realtà pastorale e sociale e sul rilancio dei percorsi catechistici”. (AP)

23 settembre - ITALIA Giornata internazionale delle Lingue dei Segni. Comunità Papa Giovanni XXIII: "L'Italia la riconosca"

Il riconoscimento della Lingua Italiana dei Segni (Lis), una vera e propria lingua con propria struttura linguistica ed un vocabolario. A chiederlo è la Comunità Papa Giovanni XXIII, in occasione dell’odierna Giornata internazionale delle Lingue dei Segni, istituita delle Nazioni Unite nel 2017 con l'obiettivo di sensibilizzare la società verso quella parte di popolazione che riesce a comunicare soltanto con i gesti. “L'Italia è rimasta uno dei pochi paesi a non riconoscere la Lingua dei Segni, una lingua che favorirebbe l'inclusione della comunità delle persone sorde, oggi una minoranza linguistica e culturale”, ha dichiarato Giovanni Paolo Ramonda, presidente dell’organizzazione fondata da don Oreste Benzi. “Nella Convenzione ONU per le persone con disabilità si invitano tutti gli Stati a promuovere e diffondere la lingua dei segni - ricorda Ramonda. In questo modo si consentirebbe alle persone sorde, in particolare ai bambini, di imparare una lingua con cui comunicare con l’ambiente circostante”. In occasione della Giornata, la Federazione Mondiale dei Sordi (Wfd) ha lanciato oggi il “Global Leaders Challenge!” rivolta ai Leader nazionali e globali per promuovere l’uso delle lingue dei segni nazionali in collaborazione con le loro associazioni nazionali persone non udenti, partendo proprio dall’esempio delle autorità.

 

23 settembre - MALTA Mons. Scicluna: fare propri i sette principi sociali fondamentali di Papa Francesco per guarire dalla pandemia

 La buona politica è “servizio e amore” per il bene comune, non può essere mossa da egoismi e interessi personali che la corrompono. È uno dei passaggi dell’omelia di monsignor Charles Scicluna, arcivescovo di Malta e presidente della Conferenza episcopale maltese, per la Festa dell’indipendenza celebrata il 21 settembre. A fare da sfondo alla celebrazione quest’anno è stata l’emergenza del Covid-19. Ed è dal drammatico impatto globale dell’attuale crisi sanitaria che ha preso spunto monsignor Scicluna durante la liturgia celebrata nella Concattedrale di San Giovanni. Nell’omelia l’arcivescovo ha voluto proporre una riflessione sui sette principi della Dottrina sociale della Chiesa citati da Papa Francesco per “guarire il mondo” all’Udienza generale del 5 agosto che ha dato il via ciclo di catechesi incentrato sulla pandemia. Il primo principio fondamentale ricordato dal Papa è la dignità della persona, che - ha evidenziato Scicluna - è “la base dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione della Repubblica di Malta” e che “implica il rispetto verso la vita di ogni individuo dal concepimento alla morte naturale”. “La dignità della persona esige anche il rispetto della propria coscienza”, ha aggiunto, citando la Costituzione conciliare “Gaudium et Spes”. L’arcivescovo di Malta si è quindi soffermato sul principio del bene comune citato nella catechesi del 5 agosto. Esso “ci insegna che occorre rimediare a ogni egoismo che possa contaminare e corrompere un autentico approccio alla politica. Per questo - ha evidenziato - occorre promuovere “un autentico senso di appartenenza allo Stato”, che aiuti a sviluppare il rispetto della legge e il senso di responsabilità. Il terzo principio sociale citato da Francesco è stato l’opzione preferenziale per i poveri che - ha affermato Scicluna - è “il rimedio contro la tentazione di abbracciare una cultura dello scarto in cui il valore di una persona dipende dai suoi punti di forza o da quanto sia utile per la società".   Un altro tema affrontato nell’omelia è stato la destinazione universale dei beni. Tra questi, i risultati ottenuti dalla ricerca“In risposta alla pandemia, Malta dovrebbe essere una voce forte che difende il diritto di ogni persona a ottenere il vaccino quando sarà disponibile, anche se è sviluppato da Paesi più grandi o più ricchi di altri”. Alla destinazione universale dei beni è collegato il principio della solidarietà. Solidarietà che in questi tempi di pandemia significa "prendersi cura l'uno dell'altro e seguire le misure emanate dalle autorità sanitarie", ha rimarcato monsignor Scicluna. Riferendosi, infine, al principio della cura della casa comune, l’arcivescovo di Malta ha sottolineato l'importanza di promuovere una “coscienza ecologica diffusa”, soprattutto attraverso l'educazione. (LZ)

23 settembre - SUD SUDAN Nuovo appello delle Chiese e organizzazioni cristiane per la pace: basta violenze nel Paese  

 Un rinnovato appello alla rapida implementazione dell’"Accordo Rivitalizzato sulla Risoluzione del Conflitto in Sud Sudan” firmato nel 2018, dopo quasi cinque anni di guerra civile. A lanciarlo il Consiglio del Chiese delle Chiese del Sud Sudan (Sscc) in una dichiarazione congiunta pubblicata in occasione della Giornata internazionale della pace celebrata il 21 settembre.  “L’attuazione di questo accordo significa mettere a tacere le armi, porre fine alla violenza sessuale e di genere, dormire in comunità pacifiche senza la paura di essere uccisi o derubati, proteggere bambini e donne e consentire la ripresa dell’economia e lo sviluppo delle infrastrutture”, scrivono i leader delle Chiese sud-sudanesi che hanno celebrato la Giornata Onu all’insegna del motto "Porre fine alla violenza e plasmare la pace insieme". La dichiarazione riconosce alcuni progressi nell’applicazione dell’accordo siglato il 12 settembre 2018 ad Addis Abeba dal Governo del Presidente Salva Kiir e dal partito di opposizione guidato dal rivale Riek Machar. I leader cristiani citano in particolare la creazione, lo scorso febbraio, del nuovo Governo di transizione di unità nazionale (che ha in parte ripristinato la formazione del 2011, con Machar come vice-presidente), l’accordo raggiunto sul numero di Stati che comporranno il Sud Sudan pacificato, la nomina dei loro governatori e i passi avanti compiuti nella formazione di un esercito unificato. Al contempo, le Chiese cristiane sud-sudanesi sono preoccupate dalle perduranti violazioni del cessate-il-fuoco, mentre imperversano vendette intercomunitarie e razzie di bestiame che continuano a destabilizzare il Paese ai danni dei cittadini. A preoccupare è anche l’aggravarsi della situazione economica, con la svalutazione della moneta nazionale che rende sempre più caro il costo della vita dei sud-sudanesi. I leader cristiani chiedono quindi ai firmatari del “Revitalised Agreement” un maggiore impegno per accelerare la sua implementazione. L’appello è esteso anche a quei gruppi dell’opposizione che non hanno firmato la cosiddetta “Dichiarazione di Roma” per il cessate-il-fuoco, sottoscritta a gennaio, con la mediazione di Sant’Egidio, dai delegati del Governo e dai leader del Ssoma (organizzazione che riunisce tutti i movimenti di opposizione che non avevano aderito all’accordo di Addis Abeba). Da parte sua, il Consiglio delle Chiese sud-sudanesi ribadisce il suo impegno per la pace e per “dare voce a chi non ha voce” attraverso il suo Piano di azione per la pace “mirante a cambiare la narrazione della violenza in una narrazione di pace”. (LZ)

23 settembre  ITALIA Giornata Migrante. Ad Assisi, porte della Basilica di San Francesco avvolte da coperte termiche

Avvolte da coperte termiche, proprio come accade ai migranti: si presenteranno così, agli occhi dei fedeli, le porte della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, il 26 settembre, alle ore 10.00. L’iniziativa, che si terrà alla vigilia della 106.ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, nasce dal progetto artistico “Eldorato” di Giovanni de Gara, che mira a tenere alta l’attenzione sul tema delle migrazioni e dell’accoglienza. L’installazione sarà visibile per due giorni. “Le due porte della Basilica Superiore – afferma in una nota il direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato - saranno rivestite “d’oro” con le coperte termiche in cui vengono avvolti uomini, donne e bambini che, stremati dalla loro odissea per mare e per terra, approdano nella “terra dell’oro” in cui sperano di trovare pace, fraternità e un futuro migliore”. “Le coperte termiche nel nostro immaginario collettivo sono il simbolo delle migrazioni – spiega Giovanni De Gara – ma sono comunemente impiegate per il soccorso di chiunque abbia bisogno di calore e accudimento. Mi piace pensare a questa installazione come a un invito a riflettere sull'urgenza di andare oltre le barriere che costruiamo ogni giorno nei confronti di chi sfugge alla conformità, proviene da luoghi diversi o prega un altro Dio”. ”Vorrei che quest’oro degli ultimi e degli scartati – conclude l’artista - ci aiutasse a guardarci dentro e a specchiarci nell’altro”.  (IP)

23 settembre -  MONDO – Messaggio del superiore generale dei vincenziani per la memoria di San Vincenzo de’ Paoli: 

Insieme nella preghiera, nel pensiero e nell’azione. Vuole essere una risposta cristiana corale alla sfida della pandemia quella indicata dal superiore generale della Congregazione della Missione della Famiglia Vincenziana, padre Tomaz Mavric nel messaggio scritto in occasione della memoria liturgia di San Vincenzo de’ Paoli che ricorre il prossimo 27 settembre. Padre Mavric osserva: “la pandemia di COVID-19 ci ha portato, individualmente e come membri della Famiglia vincenziana in tutto il mondo, molte opportunità e sfide. Lo stesso è vero per il periodo post-COVID-19”. Citando il pensiero di Papa Francesco, constata: “il mondo, e noi individualmente, non possiamo rimanere gli stessi: o diventeremo migliori, o faremo un passo indietro e peggioreremo”. Il superiore generale ricorda l’incontro a Roma all’inizio del 2020 che ha visto riuniti tutti i rappresentanti dei 170 rami della Famiglia Vincenziana; quindi esorta tutti a diventare collaboratori attivi dell’iniziativa Famvin Homless Alliance: “L’Alleanza della Famiglia vincenziana per i senzatetto è il nostro unico progetto comune. Pertanto, esso dev’essere promosso, esteso e introdotto nei 158 paesi dove la Famiglia vincenziana è presente affinché nessuna Congregazione o Associazione rimanga estranea a questo progetto, ma che tutte prendano parte attiva all’iniziativa in ogni angolo del mondo dove viviamo e serviamo”. In modo speciale l’invito è a promuovere senza riserve la “Campagna delle 13 Case”, un’iniziativa nel campo della carità iniziata nel novembre 2018 con l’obbiettivo di trasformare la vita di diecimila persone in 3-5 anni. La situazione attuale – si legge in un comunicato - vede ben 52 progetti in una fase di sviluppo (pianificazione, esecuzione o completamento) in 37 paesi e 761 case costruite o riparate. “È possibile affermare – spiega p. Tomaz Mavric -  che la vita di quasi 5000 persone è migliorata”. Particolare attenzione da parte dei vincenziani viene richiesta nei confronti di quanti colpiti dall’emergenza COVID-19. Sono 18 le iniziative messe in campo in 16 paesi: Angola, Bolivia, Repubblica Dominicana, Ecuador, Etiopia, Ghana, Guatemala, Libano, Madagascar, Perù, Filippine, Romania, Ruanda, Tanzania e Ucrain (PO)

 

23 settembre - GERMANIA Nel 2021 il Terzo Kirchentag Ecumenico dedicato all'impatto del Covid-19  

La pandemia del Coronavirus non ferma i preparativi del Terzo Kirchentag Ecumenico, il grande festival che cattolici ed evangelici tedeschi vivranno insieme a Francoforte nel 2021. Nonostante l’emergenza sanitaria – riporta il sito del Consiglio mondiale delle Chiese – gli organizzatori protestanti e cattolici dell'evento hanno annunciato l’intenzione di non spostare le date dell’appuntamento, che si svolgerà come previsto dal 12 al 16 maggio, sia pure con una partecipazione in presenza ridotta a 30mila persone, contro i 100mila attesi inizialmente. Alla cinque-giorni sarà comunque possibile partecipare anche online. A una conferenza stampa virtuale, il 22 settembre, i due presidenti del Kirchentag ecumenico, la protestante Bettina Limperg e il cattolico Thomas Sternberg, hanno spiegato che proprio la grave situazione che vive il mondo in questo momento a causa della pandemia li ha convinti della necessità di non rimandare l’appuntamento che - hanno precisato – sarà organizzato con attenzione in coordinamento con le autorità per garantire le condizioni di sicurezza contro il contagio.  Proprio le grandi problematiche sollevate dall’emergenza Covid-19, segnatamente il suo impatto sulla tenuta della società e dell’attuale sistema economico mondiale, sull’ambiente e sulla vita delle Chiese saranno al centro dell’incontro del 2021 che avrà come motto “Andate a vedere” tratto dal Vangelo di Marco.  Condizioni permettendo, gli organizzatori contano anche sulla presenza di partecipanti stranieri, come nelle due precedenti edizioni. Da ricordare che il Terzo Kirchentag Ecumenico, si svolgerà nell’ambito dell’“l’Anno dell’ecumenismo” indetto per il 2021 dal Consiglio delle Chiese cristiane in Germania, in cui in cui era inizialmente inserita anche l’XI Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) a Karlsruhe, che a causa del Covid-19 è stata però rinviata.(LZ)

 

23 settembre - REPUBBLICA DOMINICANA Celebrato ieri il 58.mo anniversario della Conferenza episcopale

La Conferenza episcopale dominicana (CED) ha celebrato ieri il 58.mo anniversario della sua costituzione ufficiale. Sebbena essa esista dal 1954, come Commissione Episcopale Nazionale della Repubblica Dominicana, è stata ufficialmente costituita il 22 settembre 1962, quando la Santa Sede ha approvato il suo statuto "ad experimentum". L’Episcopato, nell’occasione, ha riaffermato il suo impegno a lavorare per il benessere, la cura spirituale e pastorale del popolo dominicano. Monsignor Freddy Bretón Martínez, arcivescovo di Santiago de los Caballeros e presidente della CED - si legge sulla pagina web dei presuli - ha spiegato, in un'intervista rilasciata al programma "La voce dei vescovi", come l’istituzione a carattere permanente esista “per facilitare il compito di ogni vescovo” e come il presidente ne coordini il lavoro. È stato, dunque, ribadito come i vescovi si siano impegnati sempre attraverso questa struttura, tra le altre cose, nella promozione della missione e della funzione della Chiesa, della fede e della morale e delle università e delle istituzioni educative cattoliche, come anche nella difesa della vita, della pace e dei diritti umani. Essi per più di sessant'anni hanno contribuito all’interesse del popolo dominicano attraverso la creazione di varie organizzazioni di servizio nei settori dell'educazione, della salute, dei diritti umani, delle opere caritative, nonché con documenti di orientamento pastorale e socio-politico, come le Lettere e i Messaggi Pastorali. (AP)

23 settembre - GUINEA CONAKRY Allarme vescovi per tentata espropriazione di terreni della Chiesa

Clima di tensione, in Guinea Conakry, dove l’Arcivescovo della capitale, Monsignor Vincent Coulibaly, ha lanciato l’allarme per alcuni tentativi di esproprio messi in atto dal governo su terreni appartenenti alla Chiesa. In una dichiarazione rilasciata domenica 20 settembre e riportata dalla testata “La Croix Afrique”, il presule fa riferimento al caso di Kendoumayah: qui, i alcuni membri dei “Fratelli di San Giovanni”, operativi dal 1993, sono stati recentemente minacciati dagli abitanti della zona che rivendicano un terreno di 5 ettari circostante la sede della comunità religiosa. Necessario alla tutela del monastero e della preghiera, il territorio è invece visto dal governo come luogo adatto per la costruzione di un mercato e quindi soggetto ad un esproprio. Di qui, i tumulti e le tensioni che ne sono seguite, con la popolazione locale che, domenica scorsa, ha bloccato gli ingressi di Kendoumayah, minacciando aggressioni fisiche ai religiosi ed atti di vandalismo. “Grazie a Dio il peggio è stato evitato – afferma nella sua dichiarazione Monsignor Coulibaly – ma resto profondamente preoccupato per la situazione”, perché avvenimenti simili “non sono nuovi”. Monsignor Coulibaly richiama, quindi, alla “promozione della pace e della sicurezza dei sacerdoti, dei religiosi e dei seminaristi” nel Paese e chiede “la sospensione degli atti di esproprio, affinché la tolleranza e la convivenza religiosa, la legge e il principio della laicità siano rispettati e applicati a tutti i cittadini della nazione”. (IP)

23 settembre - ITALIA Viterbo un laboratorio online per valorizzare gli antichi testi liturgici per Santa Rosa

Studiare e valorizzare i libretti contenenti la messa e l’ufficio di Santa Rosa da Viterbo, vergati e decorati dalle monache del XVI secolo. E’ quanto si propone di fare il Laboratorio online per l’edizione di fonti liturgiche attivato dalla Scuola di Paleografia e Storia del Parigi Centro Studi Santa Rosa da Viterbo in collaborazione con l'Institut de Recherche et d'Histoire de Textes di Parigi. I testi oggetto di studio sono conservati nell'Archivio e nella Biblioteca della Federazione delle Monache Clarisse Urbaniste d'Italia presso il monastero di Santa Rosa a Viterbo. Si tratta di una documentazione liturgica ancora inedita  che durante gli incontri a cadenza mensile da ottobre a giugno sarà approfondita attraverso lezioni e seminari di studio online sulla piattaforma Gsuite. Il laboratorio si propone di introdurre alle tecniche e ai metodi di edizione delle fonti liturgiche, compresa la musica che accompagna questi testi, con esercitazioni pratiche, per arrivare alla pubblicazione di un volume che raccolga questo prezioso patrimonio, testimone del culto e della cultura viterbese. Il contributo di partecipazione è di 350 euro. Ci si può iscrivere solo se in possesso di un diploma di laurea o di un titolo analogo conseguito all’estero. E’ inoltre richiesta una sufficiente competenza paleografica e del latino medievale. Il bando per partecipare è disponibile sul sito centrostudisantarosa.org e le domande dovranno pervenire entro il 30 settembre 2020. (PO)  

TOGO #TempoDelCreato. Giovani di tutte le confessioni religiose in difesa dell’ambiente

Il dialogo ecumenico come strumento per la salvaguardia del Creato: è accaduto in Togo dove 350 giovani di diverse confessioni religiose hanno partecipato, nella prima metà di settembre, ad alcuni incontri organizzati dalla Commissione episcopale Giustizia e pace e dedicati alla tutela dell’ambiente, in particolare a partire dall’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’ sulla cura della casa comune”, di cui proprio quest’anno si celebra il quinto anno dalla pubblicazione. L’obiettivo degli incontri - riferisce la testata “La Croix Afrique” - è stato quello di portare i ragazzi a familiarizzare con le questioni di ecologia per farli diventare veri attori del cambiamento e dello sviluppo. Uno degli incontri si è svolto a Lomé il 19 e 20 settembre ed ha visto la presenza di 50 ragazzi, riuniti presso il Centro di educazione spirituale dell’Apostolato dei laici. I lavori si sono concentrati, in particolare, sull’importanza delle energie rinnovabili, come quella eolica, idroelettrica e solare, e sulla necessità di abbandonare l’uso di combustibili fossili. In alcune testimonianze, i ragazzi hanno raccontato di piccoli gesti quotidiani messi in atto per mantenere puliti gli ambienti comuni, come la scuola, per promuovere la raccolta differenziata dei rifiuti e per approfondire l’educazione civica e il rispetto dei valori fondamentali, praticando la giustizia e bandendo la violenza. A Kara, invece, dall’8 all’11 settembre, 40 giovani si sono riuniti presso il College Adèle ed hanno stabilito di avviare un progetto di riforestazione presso il dispensario “San Giovanni Paolo II” di Yaka e il Centro per minori in difficoltà di Niamtougou. Attività simili hanno coinvolto anche i ragazzi di Kpalimé che, dal 7 al 9 settembre, nel Centro “San Giuseppe”, hanno riflettuto sull’importanza di tutelare la creazione ed hanno messo in atto azioni concrete di salute pubblica. (IP)

23 settembre - IRAQ L’arcivescovo di Mosul tra i candidati al premio Sacharov 2020

Durante l’avanzata del sedicente Stato Islamico in Iraq nell’agosto 2014, ha favorito “l’evacuazione di cristiani, siri, caldei verso il Kurdistan iracheno e salvato oltre 800 manoscritti storici, che vanno dal 13mo al 19mo secolo”. Per questo motivo il Parlamento Europeo ha deciso di candidare l’arcivescovo di Mosul, il domenicano Najeeb Moussa Michaeel, al Premio Sacharov 2020 per la libertà di pensiero. Il riconoscimento è assegnato ogni anno a "persone e organizzazioni che lottano per la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali". Per il presule, intervistato da Asia News, questa nomina rappresenta “un onore ed un incoraggiamento a tutti gli iracheni”, ma anche un modo “per ricordare tante vittime innocenti". In passato l’attuale arcivescovo di Mosul aveva curato la conservazione e la digitalizzazione di centinaia di manoscritti antichi in aramaico, arabo e altre lingue, e di migliaia di libri e di lettere secolari. “Dal 1990 – ricorda il comunicato del Parlamento Europeo - egli ha contribuito alla conservazione di oltre 8mila volumi e di 35mila documenti della Chiesa orientale”. “I proiettili sibilavano sulle nostre teste, mentre cercavamo riparo con le mani cariche dei preziosi volumi”, ricorda il presule, secondo il quale la sua candidatura rappresenta “una firma su ogni pagina di questi manoscritti” oltre che un ricordo “per le vittime innocenti, in particolare gli yazidi: un popolo pacifico, che ha dovuto affrontare una vera e propria tragedia e al quale mi sento particolarmente legato”. “Perché i manoscritti e le persone si potessero salvare durante l’avanzata dei miliziani di Daesh – continua  - servivano molti piedi e molte mani. Ho chiesto a Dio, in quei momenti, di avere dieci piedi e dieci mani per salvare libri e persone, lui mi ha risposto mandandomi in soccorso molti giovani che mi hanno aiutato in questa missione. Abbiamo assistito a una risposta comune di tutto il popolo, anche i musulmani che hanno fatto un lavoro straordinario per aiutare le famiglie cristiane e per salvarne il patrimonio culturale”. “Abbiamo bisogno di una vera pace per continuare a vivere come una comunità basata sul principio di cittadinanza, superando le barriere di razza, religione, etnia. L'Iraq potrebbe essere soggiogato dai paesi vicini e da forze esterne. È inaccettabile; non possiamo permettere che Daesh venga sostituito da forze altrettanto, se non più pericolose”. Alla dignità dell’essere umano -  conclude - va affiancato il “valore ultimo dell’educazione e dell’istruzione nelle scuole, nelle chiese, nelle moschee dove è necessario contrastare con tutti i mezzi l’odio e favorire discorsi positivi, di pace e di fratellanza. L’educazione resta l’arma migliore per combattere l’oscurantismo e il male del nostro tempo”. (PO)

23 settembre - NIGERIA Arcivescovo Kaigama: carovita aggrava i problemi della popolazione

È stata netta la denuncia dell’Arcivescovo di Abuja, in Nigeria, Ignatius Kaigama, contro il carovita: nell’omelia di domenica scorsa20 settembre, infatti, il presule ha levato la sua voce contro l’aumento dei prezzi dell’elettricità e della benzina, stabilito dal governo, in quanto esso aggrava ulteriormente i problemi già presenti nel Paese. "Gli ultimi aumenti del costo dell'energia, uniti alla crisi causata dalla pandemia da Covid-19 sull'economia, e alle attività di gruppi di insorti hanno aggravato i problemi dei nigeriani", ha detto l’Arcivescovo, il cui pensiero è andato poi ai giovani: “La realtà è triste – ha detto – Molti dei nostri ragazzi sono qualificati, pronti a lavorare e disposti a contribuire alla crescita e allo sviluppo collettivo, ma restano disoccupati”. In questa situazione di “ozio forzato”, aumentano “i vizi sociali e le giovani generazioni diventano suscettibili di manipolazioni socio-politiche ed esposti a crimini”. Dall’Arcivescovo Kaigama anche un forte richiamo contro “gli alti livelli di corruzione” che si vedono nel Paese, a causa dei quali “molte persone che ricoprono cariche pubbliche hanno indebolito la volontà politica di chi vuole davvero affrontare i problemi economici nazionali”. Di qui, l’esortazione al governo affinché dia “priorità all'offerta di opportunità di lavoro e al pagamento di salari dignitosi e giusti ai lavoratori”, invece di “concentrarsi eccessivamente sulle entrare derivanti dal petrolio”. In quest’ottica, infine, dal presule nigeriano è arrivato il suggerimento all’esecutivo di considerare maggiormente le possibilità agricole e minerarie del Paese, in modo da creare un ambiente favorevole anche per lo sviluppo del settore privato. (IP)

23 settembre -  COLOMBIA Massacri nel Paese. I vescovi: “Si ponga fine a questa macchina di morte”

 “E' straziante notare l'ampio elenco di omicidi e aggressioni che si sono verificati nel Paese in vari contesti negli ultimi mesi. Gli attacchi contro la vita e la dignità umana sono sempre più atroci, e portano conseguenze umanitarie sempre più gravi per l'intera nazione”. Così si sono espressi i vescovi, alla luce degli ultimi fatti di sangue avvenuti nei comuni di Buenos Aires (Cauca), Mosquera e El Charco (Nariño), in un messaggio diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, il 21 settembre, giorno in cui si celebra la Giornata internazionale della pace. I presuli hanno respinto questi atti di violenza e manifestato la loro vicinanza ai parenti delle vittime e ai feriti e hanno chiesto “a tutti coloro che continuano a generare violenza di porre definitivamente fine a questa macchina di morte”, ribadendo la sacralità della vita umana. Hanno quindi invitato tutti - enti governativi, istituzioni pubbliche e private, società civile e famiglie – ad impegnarsi nella difesa della vita, chiedendo alle autorità competenti di rafforzare le misure di protezione per le comunità colpite e di procedere nelle indagini e nei procedimenti giudiziari nei confronti dei responsabili dei massacri. Sollecitando iniziative di solidarietà e di sostegno per quelle comunità che continuano a subire le conseguenze dirette della violenza, hanno infine esortato le comunità cattoliche a continuare a pregare per la pace e a continuare a promuovere azioni volte alla riconciliazione e alla difesa della vita, diritto primario e fondamentale di tutti gli uomini. (AP)

23 settembre - MAURITIUS Consiglio delle religioni: pace è molto più dell’assenza di guerra

“La pace non è solo assenza di guerra: è molto di più!”: lo scrive il Consiglio delle Religioni delle Mauritius in un messaggio diffuso in occasione della Giornata internazionale della pace, celebrata il 21 settembre. In un momento storico in cui il Paese si trova ad affrontare molte sfide, come “povertà e miseria, esclusione e discriminazione, riciclaggio di denaro sporco, traffico di droga e di esseri umani, corruzione”, il Consiglio delle religioni sottolinea che “la preoccupazione più motivante deve essere la pace”, perché essa “attira, in una dinamica interpersonale e interistituzionale, ogni essere umano verso un bene comune e trascendentale”. In tal modo, “la società si evolve, progredisce, si sviluppa”. “Accontentarsi dell’assenza di una guerra visibile per dire che siamo in pace è un pericolo – sottolinea il messaggio – perché vuol dire accontentarsi di un’apparenza di pace”, quella nota come “pace negativa”, vissuta solo in superficie, mentre i problemi rimangono nascosti e non vengono affrontati con “coraggio e responsabilità”. “L’assenza di guerra – continua il Consiglio delle religioni – non significa che, in modo sistematico, regna la pace”. Se si guarda la società dal suo interno, infatti, si vedranno tutti quei meccanismi sbagliati che “necrotizzano il sistema”, generando non solo “singoli atti di violenza”, ma “la violenza in sé”. “Un sistema che permette atti violenti infatti – si legge nel messaggio – è un sistema violento nella sua stessa natura”. Di qui, il richiamo al fatto che “è imperativo lavorare al cuore della società, affinché sia in pace e sia essa stessa pace”. “Non possiamo essere felici perché non c’è la guerra – afferma ancora il Consiglio delle religioni – perché lavorare per la pace significa creare un percorso di vita che favorisca lo sviluppo umano integrale e un’ecologia olistica per tutti”. Il messaggio ricorda, inoltre, che “senza la pace, nulla di reale, profondo e duraturo si può pensare o fare”. In quest’ottica, il Consiglio delle religioni esorta i mauriziani a “mettersi subito al lavoro” per il bene del Paese. Istituito ufficialmente nel 2001 a seguito di un appello delle Nazioni Unite ai leader religiosi di ogni Paese affinché lavorassero insieme per promuovere la pace, il Consiglio delle religioni delle Mauritius è composto da undici membri esecutivi in rappresentanza delle principali fedi presenti sulle Isole e delle varie confessioni cristiane (cattolica romana, anglicana, presbiteriana). Tra le sue attività, quella di sensibilizzare la società sulla lotta all’Aids e di gestire la Facoltà di Dialogo interreligioso presso l’Università locale. (IP)

23 settembre - ITALIA Corso triennale di Grafologia al Seraphicum per migliorare la conoscenza di se stessi e le relazioni

Sarà inaugurato a Roma, venerdì 25 settembre, alle ore 15, l’anno accademico della Scuola di Grafologia Seraphicum, presso la sede della Facoltà a via del Serafico, 1. Nella consapevolezza di quanto la grafologia possa rappresentare un valido ausilio nella conoscenza di se stessi e degli altri, questo insegnamento avrà l’obiettivo “di far acquisire agli studenti uno strumento professionale, tecnico e scientifico – si legge nel comunicato stampa –, utile nei diversi settori lavorativi come analisi grafologica di personalità, risorse umane, settore giudiziario, criminologico e medico, settore dell’età evolutiva, ambito pastorale e vocazionale”. La specializzazione, che ha sempre avuto un nesso molto stretto con il mondo francescano, essendo il padre della grafologia italiana proprio un frate minore conventuale, il marchigiano fra Girolamo Moretti (1879-1963), era stata sinora ospitata dalla Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura”. Ora con un corso triennale entrerà a far parte stabile dell’offerta formativa della Facoltà retta dall’Ordine dei Frati Minori Conventuali. “La grafologia – ha affermato fra Raffaele Di Muro, responsabile della Scuola - rappresenta una disciplina molto affascinante, una chiave di accesso per una approfondita conoscenza della persona sotto il profilo psicologico, proprio attraverso l’analisi della scrittura, permettendo così di migliorare la conoscenza di se stessi, di comprendere il comportamento umano e di arricchire le relazioni". Le lezioni, proposte sia in modalità presenziale che online interattiva, si terranno dal 25 settembre ogni venerdì dalle ore 15 alle ore 19, e prevederanno seminari, laboratori, convegni e workshop tematici, a cominciare dal convegno nazionale in programma sabato 10 ottobre (dalle ore 10 alle ore 17 all’Auditorium Seraphicum) sul tema “Umanità e scrittura. La grafologia di Girolamo Moretti”, valido come evento formativo gratuito con rilascio di attestato, trasmesso anche in diretta streaming. Alla fine del percorso triennale, previa discussione della tesi, sarà rilasciato allo studente un diploma di studi abilitativo. Le iscrizioni alla Scuola di Grafologia Seraphicum sono aperte sino alla fine di settembre. Per maggiori informazioni si può visitare il sito web www.scuoladigrafologiaseraphicum.it o contattare la Segreteria all’indirizzo email grafologia@seraphicum.org o al numero 06 515031. (AP)

23 settembre - STATI UNITI Riprese le esecuzioni federali. Appello vescovi: basta con la pena di morte!

Sono già cinque le esecuzioni capitali avvenute negli Stati Uniti in poco più di due mesi, ovvero da quando la Corte Suprema ha dato il via libera all’amministrazione Trump per ripristinare la pena di morte a livello federale. Le esecuzioni sono riprese il 13 luglio, dopo ben 17 anni di sospensione, risalenti all’amministrazione Bush. E per questa settimana sono in programma altre due condanne. Immediata la reazione della Conferenza episcopale locale (Usccb) che, in una nota a firma dei Monsignori Paul S. Coakley e Joseph F. Naumann, rispettivamente presidenti del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano e del Comitato per le attività pro-vita, afferma: "Negli ultimi 60 anni, ci sono state solo quattro esecuzioni federali. Da luglio, ce ne sono state cinque, già di più di quante ne siano state eseguite in un qualsiasi anno del secolo scorso”. E continua: “Al presidente Donald Trump ed al Procuratore generale William Barr diciamo: Basta così! Fermate le esecuzioni!”. L’Usccb ricorda, poi, le Sacre Scritture, in cui Caino non viene ucciso, nonostante abbia colpito a morte il fratello Abele. “Come Chiesa – sottolineano i vescovi statunitensi – dobbiamo dare un aiuto concreto alle vittime e dobbiamo incoraggiare la riabilitazione di coloro che commettono violenza”. I presuli affermano che “la responsabilità e la legittima punizione sono parte di questo processo”, ma affinché la guarigione del reo avvenga davvero, bisogna fermare le esecuzioni capitali, che sono “inutili e inaccettabili”. Da ricordare che già a giugno Monsignor Coakley aveva rilasciato una dichiarazione in chiedeva di “invertire la rotta” per porre fine alla pena di morte. Il presule ricordava anche i tanti appelli contro la pena capitale pronunciati da diversi Pontefici, tra cui Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, il quale, nel 2018, ha approvato un apposito Rescritto per modificare il paragrafo n. 2267 del Catechismo della Chiesa cattolica, così da definire la pena di morte “inammissibile”. (IP)

23 settembre - FILIPPINE Crescono le gravidanze adolescenziali nel Paese. Padre Castro: “Legge sulla salute riproduttiva inefficace”

Nonostante gli sforzi compiuti dal governo per ridurre al minimo le gravidanze adolescenziali indesiderate, negli ultimi anni i numeri nel Paese hanno continuato a crescere. Secondo un’organizzazione governativa - si legge sulla pagina web dell’Episcopato - ogni settimana partoriscono tra le 40 e le 50 bambine filippine nella fascia di età compresa tra i 10 e i 14 anni. Questi numeri, secondo padre Melvin Castro, per anni segretario della Commissione episcopale per la famiglia e direttore spirituale di Pro-Life Philippine, dimostrano che la legge sulla salute riproduttiva (RH bill) non è poi così efficace come era stata presentata, perché sta accadendo proprio il contrario di quello che si prefiggeva, e cioè evitare le gravidanze in età adolescenziale. Padre Castro ha voluto sottolineare come la promozione dell'uso dei contraccettivi "non ha fatto, non fa e non farà diminuire i casi delle cosiddette gravidanze non pianificate e indesiderate", precisando che "essere genitori responsabili significa amare e sacrificarsi, e ciò include l'autodisciplina”. Anche l'educazione sessuale nelle scuole – ha aggiunto il sacerdote - non si è dimostrata efficace nel prevenire le gravidanze tra le adolescenti. "La sede giusta per un'educazione sessuale responsabile e morale – ha spiegato - è la famiglia, non sono i social media o la curiosità dei coetanei e nemmeno i moduli". “Dobbiamo formare i genitori in modo che possano educare adeguatamente i loro figli" ha concluso, e instaurare “un dialogo personale con ogni bambino”, perché “ogni bambino ha le sue esigenze individuali per quanto riguarda la corretta formazione sessuale ed emotiva". (AP)

23 settembre - FILIPPINE Una donna per la prima volta a capo della CEAP

Per la prima volta nella sua storia, una donna guiderà la più grande organizzazione di scuole, college e università cattoliche del Paese. Suor Marissa Viri della Congregazione delle Religiose della Beata Vergine Maria è stata eletta martedì scorso presidente dell’Associazione Cattolica Educativa delle Filippine (CEAP), associazione nazionale di istituzioni educative cattoliche, fondata nel 1941, che oggi conta più di 1.524 scuole associate. Suor Viri, attualmente vicepresidente della CEAP e rettore dell'Università dell'Immacolata Concezione di Davao City, succede a padre Elmer Dizon dell'arcidiocesi di San Fernando, che ha ricoperto l'incarico dal settembre 2019. Il CEAP, nel corso del suo Congresso, che si sta svolgendo online, ha nominato vicepresidente padre Thadeu Enrique Balongag, sovrintendente delle scuole diocesane; nuovo segretario aziendale, padre Gilbert Sales, rettore dell'Università di St. Louis a Baguio City; e ha rieletto tesoriere padre Albert Delvo, sovrintendente delle Scuole diocesane di Novaliches. I nuovi funzionari presteranno giuramento venerdì, durante la cerimonia di chiusura del Congresso. (AP)

22 settembre - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Il vescovo di Inongo: il Paese ha bisogno di strade e vie di trasporto efficienti

Strade carenti nella Repubblica Democratica del Congo. Lo evidenzia monsignor Donatien Bafuidinsoni Maloko-Mana, vescovo di Inongo, in questi giorni in visita pastorale al decanato di Kiri. Per percorrere 80 km gli sono state necessarie circa 5 ore di viaggio, con strade sterrate e colme di fango, ponti di legno spazzati via dalla pioggia, vegetazione sulla carreggiata. È questa purtroppo la realtà di gran parte delle vie di comunicazione. Pur utilizzando motociclette, talvolta si è costretti ad andare a piedi, riferisce evecheinongo.blogspot.com. In tutta la diocesi di Inongo, che si estende per 100mila chilometri quadrati, poi la situazione è la stessa. Da Lokolama a Oshwe, passando per Nkaw o anche da Taketa a Bokoro e da Nioki a Ntanembelo: non ci sono strade asfaltate. Da qui i diversi appelli dei vescovi del Paese alle autorità pubbliche perché provvedano ai servizi essenziali. “Abbiamo bisogno di un sistema di trasporto adeguato, efficiente e affidabile per facilitare la circolazione di persone e merci – si legge sulla pagina web della diocesi di Inongo - che possa favorire lo sviluppo (…) le aree rurali devono essere dotate di buone strade perché possa essere sviluppato un sistema di trasporto efficiente che soddisfi le esigenze della popolazione”. (TC)

22 settembre - EUROPA Chiese e organizzazioni religiose chiedono all’Ue una politica che rispetti i diritti di migranti e rifugiati

Diverse Chiese e organizzazioni religiose, tra le quali il Consiglio ecumenico delle Chise (Coe), la Conferenza della Chiese Europee (Cec) e la Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (Ccme), insieme al Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, hanno scritto una lettera alla Commissione Europea perché vengano offerti aiuti ai migranti e alle comunità di accoglienza. Nel documento Chiese e organizzazioni religiose ribadiscono il loro impegno a sostegno dei migranti e chiedono all’Unione europea un patto su asilo e migrazioni, l’applicazione del Patto mondiale per i rifugiati e del Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare, il rispetto dei diritti e della dignità dell’uomo e l’effettiva solidarietà fra gli stati membri. La lettera nasce in seguito all’incendio del campo di Moria sull’isola di Lesbo che ha lasciato 13mila migranti senza un tetto. “La migrazione è parte integrante della storia e dell’esperienza umana - si legge nella lettera – (…) esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per la stigmatizzazione della mobilità (…) e chiediamo che ciò cambi nella politica, nei media, e nelle nostre comunità, in linea con i principi della dignità e della solidarietà e con i diritti umani”. (TC)

22 settembre - STATI UNITI Giornata del migrante e del rifugiato. Vescovi:  unire il mondo sul problema degli sfollamenti forzati

“Un'occasione per riflettere sul contributo globale degli immigrati e dei rifugiati e per mettere in luce il lavoro della Chiesa per accoglierli, proteggerli e integrarli”. Così monsignor Mario E. Dorsonville, vescovo ausiliare di Washington e presidente della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), spiega il senso della Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, che quest'anno ricorre domenica 27 settembre. La Giornata, afferma il presule in una nota, “ci ricorda che, indipendentemente dal nostro background, siamo tutti creati a immagine di Dio e che dovremmo essere trattati come tali”. Monsignor Dorsonville ricorda che quest’anno Papa Francesco ha voluto dedicare il suo Messaggio al tema dell’accoglienza, della protezione, della promozione e dell’integrazione degli sfollati interni con il richiamo all'immagine della fuga in Egitto della Sacra Famiglia per scampare a Erode. Nel messaggio Francesco sottolinea “come il Covid-19 abbia esasperato” questo dramma e “accresciuto le difficoltà che incontrano gli sfollati quando cercano protezione”.  La 106.ma edizione della Giornata - evidenzia il vescovo - sarà dunque anche “un’occasione per unire il mondo sul problema degli sfollamenti forzati e per pregare per il benessere dei nostri fratelli e sorelle immigrati e rifugiati mentre continuiamo a lavorare per portare solidarietà, compassione e amore nei nostri incontri”. Monsignor Dorsonville conclude quindi rinnovando l’appello del Papa ad “impegnarci a garantire la cooperazione internazionale, la solidarietà globale e l’impegno locale, senza lasciare fuori nessuno”, per “preservare la casa comune e farla somigliare sempre più al progetto originale di Dio”. (LZ)

22 settembre - FILIPPINE Diocesi di Maasin: restituita la statua del Santo Niño rubata nel 1988

 Un collezionista cattolico di antichità ha restituito la statua del Santo Niño, rubata nel 1988 insieme ad altri oggetti religiosi, ai fedeli filippini. La statua - si legge su UCA News - è stata restituita oggi, 22 settembre, ai parrocchiani della chiesa del Santo Niño nella città di Malitbog, nella diocesi di Maasin, a sud di Leyte, nella regione di Visayas Orientale. Il collezionista di antichità, Francis Ong, ha raccontato di essere venuto a conoscenza della statua scomparsa attraverso un amico, che lo aveva chiamato per fargli leggere un articolo al riguardo. "Restituirò l'immagine con tutto il mio amore e la mia devozione al Bambino Gesù" - ha detto - senza rimorsi o rimpianti, ma con gioia e felicità, per aver recuperato “un tale tesoro spirituale e culturale". "Pensavo – ha precisato il collezionista - che in precedenza fosse appartenuta a una ricca famiglia durante il periodo spagnolo. Non mi sarei mai aspettato che fosse stata rubata in una parrocchia della regione di Visayas". “È la cosa migliore che ci sia capitata in questa pandemia" ha commentato monsignor Precioso Cantillas, vescovo di Maasin. “Siamo molto contenti - ha aggiunto - e ci stiamo preparando al ritorno del nostro Santo Niño dopo più di 30 anni". La statua di Malitbog, realizzata da artigiani locali nel 1720, è una copia del Santo Niño di Cebu, la più antica e una delle più venerate icone religiose del Paese, dono dell’esploratore Ferdinando Magellano ai primi cattolici dell’arcipelago. (AP)

22 settembre - PAKISTAN. Alluvioni. Monsignor Coutts a Caritas Internationalis: necessari aiuti urgenti  

“Stiamo facendo quanto possiamo con le risorse a nostra disposizione, ma abbiamo bisogno di aiuto, molto aiuto”. È l’accorato appello lanciato attraverso la Caritas Internationalis dal cardinale Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Caritas diocesana, dopo le piogge torrenziali e alluvioni che negli ultimi due mesi si sono abbattute sul Pakistan. Il bilancio è al momento di 300 morti e circa 250 feriti, mentre sono oltre 216mila le abitazioni danneggiate.  Tra le aree più colpite il Sindh, la provincia di cui Karachi è capoluogo.  “Non abbiamo memoria di una pioggia intensa come quella che si è abbattuta su Karachi negli ultimi due mesi”, dichiara il porporato, spiegando come a favorire le inondazioni siano stati l’accumularsi dei rifiuti lungo i canali di scolo favorito dalle scarse piogge degli ultimi anni e il proliferare di abitazioni abusive costruite lungo gli argini dei canali di scolo dai numerosi lavoratori immigrati affluiti nella capitale in questi anni. Abitazioni che per questo le autorità pakistane hanno già deciso di demolire:  Caritas Pakistan si è intanto attivata per distribuire pacchi viveri, acqua potabile, tende e teli di plastica alle famiglie colpite. Personale e volontari Caritas stanno inoltre fornendo i primi soccorsi ai feriti e facilitando le operazioni di ricerca, soccorso ed evacuazione. “Gli aiuti immediati forniti da Caritas hanno alleviato le sofferenze della popolazione e fatto sentire alle persone colpite che non sono sole e abbandonate – afferma il cardinale Coutts –  e ringraziamo Dio per l’eccellente formazione del personale e dei volontari della Caritas che prontamente hanno saputo rispondere a questo come ad altri disastri. Il prossimo e più importante passo, specie dopo che il Governo avrà provveduto alla demolizione delle abitazioni, sarà dare a queste persone una nuova e dignitosa casa. Ma si tratta di un lavoro immane e avremo bisogno di aiuto”. (LZ)

22 settembre - CROAZIA Venerdì appuntamento speciale della novena “La Croazia prega per la Vita” 

Tornerà venerdì 25 settembre il nuovo appuntamento della Novena di preghiera "La Croazia prega per la vita", ideata dal Consiglio per la Vita e la Famiglia della Conferenza episcopale croata per il 2020, anno in cui ricorre il 25.mo anniversario dell’Enciclica “Evangelium Vitae” di San Giovanni Paolo II. L'intenzione generale della novena è che il popolo croato sia testimone del Vangelo della vita rispettando, difendendo e amando ogni vita umana e servendola con un impegno concreto, orante e attivo: un’intenzione rilevante anche nel contesto della pandemia di Coronavirus, che è particolarmente pericolosa per la vita degli anziani, e per la quale si pregherà in modo particolare nell’appuntamento di settembre, come riferito dal sito dell’Episcopato croato. Date le circostanze, le famiglie, che in quanto "Chiese locali" sono chiamate ad intensificare la preghiera in questo momento di crisi, sono principalmente incoraggiate a svolgere questa novena, si legge sul sito, che sarà guidata da monsignor Mate Uzinić, vescovo di Dubrovnik e presidente del Consiglio per la Vita e la Famiglia. (RB)

22 settembre - ITALIA A Firenze aprono al pubblico i lavori  sulla Pietà Bandini di Michelangelo 

Partecipare allo svolgimento del restauro di un capolavoro di Michelangelo Buonarroti. É la possibilità offerta dall’Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze ai visitatori che ne faranno richiesta, attraverso visite guidate rivolte ad un massimo di cinque persone alla volta. L’opera in questione è la Pietà Bandini, gioiello indiscusso del grande scultore rinascimentale. Una scultura dalla storia travagliata, la Pietà Bandini, scolpita in un enorme blocco di marmo di Carrara quando Michelangelo era vicino agli ottant’anni, tra il 1547 e il 1555. Carica di vissuto e sofferenza, a differenza degli altri due gruppi plastici realizzati dall’artista sul tema (Pietà vaticana e Pietà Rondanini al Castello Sforzesco di Milano), la versione dell’Opera di Santa Maria del Fiore presenta il corpo del Cristo sorretto non solo da Maria ma anche da Maddalena e dall’anziano Nicodemo, a cui Michelangelo diede il proprio volto. Raccontano Vasari e Condivi, celebri biografi dell’epoca, che la scultura era destinata a un altare di una chiesa romana, ai cui piedi l'artista avrebbe voluto essere sepolto. Michelangelo non la portò a termine. Tentò addirittura di distruggerla in un momento di sconforto. L’opera danneggiata subì varie vicissitudini nel corso dei secoli giungendo da Roma a Firenze, prima nei sotterranei della Basilica di San Lorenzo poi, sotto Cosimo III nel 1722, dietro l’altare maggiore della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, fino ad occupare l’odierna collocazione, dal 2015, nel nuovo Museo dell'Opera del Duomo al centro della sala intitolata Tribuna di Michelangelo. Quello in corso è il primo restauro eseguito sulla Pietà Bandini.  (PO)

22 settembre - CAMERUN Giornata per la pace. Chiese cristiane: cessate-il-fuoco subito tra separatisti e  Governo

Preghiere, incontri, marce, appelli. Così, il 21 settembre, i cristiani in Camerun hanno celebrato la Giornata internazionale per la pace per invocare un cessate il fuoco immediato nel Paese tra le forze governative e i guerriglieri separatisti delle province anglofone nel nord. I negoziati di pace avviati lo scorso luglio,  non hanno interrotto la spirale di violenze iniziata circa 4 anni fa,  tra le milizie separatiste anglofone e le forze governative. Violenze che non fermano le iniziative per la pace promosse dai leader cristiani, anch’essi esposti agli attacchi di ambedue le parti. Così ieri centinaia di cristiani si sono riuniti nel Molyko Stadium di Buea, nel sud-ovest del Paese, per partecipare a una funzione religiosa organizzata dalla Chiesa presbiteriana. Alla celebrazione – riporta il sito del Consiglio mondiale delle Chiese - è intervenuto il pastore Fonki Samuel Forba, moderatore della Chiesa presbiteriana camerunese, che nella sua meditazione ha sottolineato come, nonostante la “disperazione” e il senso di impotenza di tanti camerunesi di fronte a questi eventi, la pace sia possibile, anche se difficile da raggiungere. “In questo Paese non abbiamo nessun problema che non possiamo risolvere pacificamente”, ha affermato il reverendo Forba, rinnovando l’appello ai cristiani a lavorare per la pacificazione del Paese. Dello stesso tenore il messaggio che hanno voluto lanciare i partecipanti a una marcia per la pace organizzata sempre dalla Chiesa presbiteriana che per l’occasione ha diffuso una nuova edizione del “Peace Summit Magazine”, progetto editoriale co-sponsorizzato da "Bred for the World", l’organizzazione cristiana internazionale impegnata nella lotta alla fame nel mondo. Un appello per un cessate-il-fuoco immediato è stato lanciato nella stessa giornata anche dalle donne cristiane del Camerun che in un dichiarazione congiunta denunciano i “gravi abusi dei diritti umani perpetrati sia dalle forze di sicurezza che dai gruppi separatisti”, chiedendo il “rispetto della vita e della dignità umana e la protezione della popolazione civile”. Dello stesso tenore la dichiarazione del reverendo Paul Mbende Ngando, Segretario generale del Consiglio nazionale delle Chiese protestanti: “Questo è il momento di unire le forze e fare sentire la voce dei senza voce, condannare le condizioni disumanizzanti delle vittime di guerre e conflitti violenti e invocare la misericordia di Dio sulla nostra Nazione", si legge nella dichiarazione. "La vita è migliore in una comunità in c'è la pace", sottolinea il pastore. (LZ)

22 settembre - CANADA Lettera dei vescovi al Papa: portiamo nuove speranze al mondo ferito

“Impariamo a fare le cose in modo nuovo”: è l’impegno che la Conferenza episcopale del Canada (Cccb) ha preso pubblicamente ieri, giorno di apertura della sua Assemblea Plenaria. L’incontro proseguirà fino al 25 settembre e, per la prima volta nella storia della Chiesa locale, si terrà interamente in modalità virtuale, ovvero in videoconferenza, a causa della pandemia da coronavirus. Ma l’impegno preso dagli 80 vescovi partecipanti non è, per questo, di minor valore: i presuli, infatti, lo hanno ribadito in una lettera aperta a Papa Francesco, in cui sottolineano: “Ci impegneremo per rendere questo incontro un momento che contribuisca all'efficacia della collegialità episcopale”. “Ci riuniamo come pastori che si sforzano di accompagnare il mondo ferito nella vita abbondante di Gesù Cristo”, scrivono i presuli, ringraziando il Pontefice per “la guida, le parole e le azioni” messe in atto “durante tutto questo difficile periodo di pandemia”: esse, infatti, “hanno portato grande consolazione spirituale e speranza a tutti”, nonostante “le incertezze del futuro”. Nella missiva, la Cccb informa il Papa anche degli argomenti inclusi nell’agenda della Plenaria: “L'impatto del Covid-19 sulle comunità di fede e i diversi modi in cui queste ultime vi stanno rispondendo; la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili; la famiglia e le questioni legate alla vita; la riconciliazione e la costruzione di relazioni con le popolazioni indigene; la formazione sacerdotale; le iniziative della Caritas per lo sviluppo del sud del mondo; le proposte di leggi federali riguardanti le questioni etiche e l'insegnamento sociale cattolico”. I presuli rifletteranno anche sulla salvaguardia del Creato, a cinque anni dalla pubblicazione dell’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’ sulla cura della casa comune”, affinché tutti imparino “l’importanza fondamentale di essere amministratori coscienziosi della Terra”. Chiara anche la promessa che la Chiesa canadese fa al Papa di affrontare, in Assemblea, i temi della “fratellanza universale, della pace e dell’armonia” sociale, quanto mai “cruciali” in un mondo che “purtroppo, è ancora testimone di atroci atti di razzismo, discriminazione, violenza, odio e mali di ogni tipo”. “Cerchiamo davvero di essere agenti di comunione e di solidarietà con tutte le persone nel nostro Paese”, concludono i vescovi, chiedendo infine la benedizione del Pontefice.i di crisi”. (IP)

22 settembre - BRASILE Lettera cardinale Sarah. Mons. Peron: urge riprendere esperienze di fede ed Eucaristia nelle comunità

All'inizio di questo mese, il Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, cardinale Robert Sarah, ha inviato ai presidenti delle Conferenze Episcopali una lettera sulla celebrazione della liturgia durante e dopo la pandemia di Covid-19, intitolata "Torniamo con gioia all'Eucaristia!”. Nel testo, il porporato afferma la necessità di tornare alla normalità della vita cristiana in quei luoghi dove l'emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19 lo permette. Secondo lui, infatti, "partecipare a una Messa attraverso i media non è paragonabile alla partecipazione fisica in chiesa”. “La lettera del cardinale Robert Sarah riprende ciò che per noi è centrale: vivere la fede in comunità e l'esperienza profonda della liturgia, in particolare dell'Eucaristia”. Così scrive sul sito della Conferenza episcopale del Brasile monsignor Edmar Peron, presidente della Commissione Pastorale per la Liturgia dei vescovi brasiliani e vescovo del Paranaguá, in un commento alla lettera del Prefetto Sarah. Il vescovo spiega che il documento riprende "la caratteristica centrale della nostra esperienza di fede e ci aiuta con alcuni elementi elencati a riflettere su questa dimensione". Il porporato, a sua detta, cerca proprio questo: riprendendo la tradizione della Chiesa, riprendendo la Teologia e alcuni passi del Concilio Vaticano II, sottolinea che nulla può sostituire la partecipazione concreta alla liturgia in presenza. “Naturalmente, questo non riguarda gli anziani e gli altri che non possono partecipare alla celebrazione, perché è un'eccezione – spiega ancora il presule – ma quando, poi, l'eccezione, passa, quella norma, quell'orientamento, cade a pezzi". In questo senso, il presidente della Commissione per la Liturgia sottolinea la conclusione "che nessuna trasmissione, per quanto perfetta, può sostituire la partecipazione concreta, attiva, consapevole e fruttuosa dei fedeli alle celebrazioni liturgiche".(RB)

 

22 settembre - NICARAGUA Mons. Álvarez: non cadere nella tentazione dell’odio, della paura e della disperazione

“Odio, paura e disperazione" sono le tre grandi "tentazioni in cui il diavolo vorrebbe farci cadere" in Nicaragua, ha detto monsignor Rolando José Álvarez, vescovo della diocesi di Matagalpa, nell’omelia di domenica 20 settembre, nella chiesa cattedrale di San Pietro Apostolo, diffusa sul canale YouTube della diocesi.  Il presule ha parlato di “odio che autodistrugge un popolo, una società, una persona; paura che paralizza; e disperazione, una tomba in vita", in un momento storico in cui il presidente Daniel Ortega, nel Paese, ha proposto una riforma che stabilisce l'ergastolo per "crimini d'odio", una mossa vista come una minaccia all'interno dell'opposizione nel Paese. Álvarez ha invitato i nicaraguensi a non cedere a queste tre tentazioni, e li ha esortati a guarire con il perdono le tante ferite che sono custodite nei loro cuori e che hanno così gravemente colpito la società. Non c'è altra via d'uscita. “Il cuore del Nicaragua – ha aggiunto - deve essere guarito, deve avviare un processo di perdono interiore, un cammino indubbiamente arduo, duro, ma deve essere iniziato e perseguito. Il cuore del Nicaragua non deve ascoltare i canti delle sirene che aggiungono legna al fuoco, canti di distruzione". Monsignor Rolando Álvarez, ispirandosi all'insegnamento di Papa Francesco e di Papa Benedetto XVI, si è soffermato sul significato della parola “giustizia”, che in qualche modo significa dare a ciascuno ciò che gli è dovuto e che per molti significa “eliminare, al contrario, distruggere, chi la pensa diversamente, censurare, mettere a tacere il discorso diverso dal mio”. “Per il cristiano – ha concluso il presule - non c'è altra via. Se ha fatto un torto deve essere disposto a restituire e compensare chi ha offeso, chi ha abusato, non importa a quale costo”. (AP)

22 settembre AMERICA Riunione Celam. Monsignor Cabrejos: tessere una rete di reti, priorità del Consiglio episcopale

Tessere una rete di reti sia la priorità del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano): ad auspicarlo è stato il presidente dell’organismo, Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, nel suo saluto ai responsabili delle 22 Conferenze episcopali dell’America Latina e dei Caraibi, riuniti virtualmente in Assemblea il 21 e 22 settembre. Obiettivo dell’incontro, ha detto il presule, è quello di ristrutturare il Celam dotandolo di un’organizzazione più leggera, più flessibile e più efficace nelle risposte, soprattutto in quelle pastorali, affinché sia sempre pronto ad affrontare le sfide che la Chiesa incontra nel Continente latinoamericano. Ma per raggiungere tale obiettivo, ha continuato il presidente dell’organismo, occorre “un discernimento teologico-pastorale dei segni dei tempi, così da realizzare una conversione integrale e promuovere una Chiesa davvero evangelizzatrice, missionaria, sinodale e in uscita che tenga conto della realtà continentale, senza però dimenticare che tutto è connesso”. Di fronte, poi, alle tante difficoltà che si vivono in America Latina a causa della crisi della famiglia e dell’educazione e delle disuguaglianze sociali, il presidente del Celam ha ricordato l’importanza di porre l’accento sull’annuncio propositivo della fede: “Una denuncia critica, infatti – ha spiegato – deve essere sempre accompagnata da una proposta di speranza, da una rivoluzione della tenerezza che porti al superamento delle situazioni più difficili”.   Il rinnovamento e la ristrutturazione del Celam, ha ribadito Monsignor Cabrejos, sono “un processo in costruzione, articolato e sinodale” che punta “alla collegialità, alla conversione integrale, ad una visione inclusiva”, rafforzando la cooperazione con le istituzioni e integrando i diversi organismi ecclesiali. In questo modo, ha concluso il presule, si arriverà alla costruzione di una vera “rete di reti”. Tra i temi in agenda dell’incontro che si conclude oggi, la pandemia da Covid-19 e le sue conseguenze in America Latina, e lo sviluppo della Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia, neo-organismo istituito a giugno per concretizzare le proposte emerse dal Sinodo speciale per la regione panamazzonica, svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2019. (IP)

22 settembre - EUROPA   15 ottobre, webinar Comece su partenariato Ue-Africa

"Favorire la sicurezza umana e la resilienza nel futuro partenariato Ue-Africa - Il ruolo delle comunità locali": questo il tema del webinar in programma giovedì 15 ottobre dalle 11.00 alle 13.00. L’evento è organizzato dalla Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea), insieme a Comunità di Sant'Egidio, Cidse (Coopération Internationale pour le développement et la solidarité), Don Bosco International, Caritas Europa, Africa Europe Faith and Justice Network e Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati. “La costruzione di un partenariato con l’Africa è una priorità assoluto per l’Europa – si legge in una nota – Tuttavia, non è solo una questione di governi e istituzioni intergovernative”, perché si deve “contare sulla partecipazione di tutti i soggetti interessati, incluse la Chiesa e la società civile”. È dunque, di “fondamentale importanza ampliare e rafforzare la voce e la partecipazione delle comunità locali africane e delle comunità di fede nel processo decisionale, nella definizione delle norme e nella governance del futuro partenariato”. Tra i settori prioritari di cooperazione, la Comece indica la resilienza: la collaborazione Ue-Africa, infatti, deve assicurare che “gli interventi umanitari, di sviluppo, pace e sicurezza siano presenti in tutte le fasi dei conflitti e delle crisi”, andando oltre il singolo Stato per guardare “ad un concetto più ampio, che comprenda tutte le persone e l’intera società”. I lavori del webinar si concentreranno, in particolare, sulla mancanza di coesione e di cultura sociale come causa di conflitti e sulle necessità di costruire le comunità grazie all’impegno e all’intraprendenza degli attori locali. (IP)     

 22 settembre - SANTA SEDE Solidarietà e cooperazione internazionale unica chiave per affrontare la crisi del Covid-19

La Santa Sede sostiene e apprezza l’impegno dell’Aiea per un mondo libero dalle armi nucleari e per la promozione dell’uso pacifico e sicuro dell’energia atomica al servizio dell’umanità. Lo ha ribadito monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati intervenendo il 21 settembre alla 64.ma assemblea generale dell’organismo a Vienna. “Questa pandemia senza precedenti getta nuova luce sull'interdipendenza tra le Nazioni e, in particolare, sulla necessità di considerare la salute come un bene comune primario, che richiede solidarietà e un'azione coordinata a livello globale”, ha esordito Gallagher, che ha quindi espresso l’apprezzamento della Santa Sede per le iniziative dell'Agenzia volte a promuovere la cooperazione internazionale su questo fronte. Il Segretario per i Rapporti con gli Stati ha citato in particolare lo Zoonotic Disease Integrated Action (Zodiac), il nuovo progetto lanciato lo scorso giugno 2020 per un approccio sistematico e integrato alle malattie infettive trasmissibili dagli animali all'uomo come Ebola, Zika , l’influenza aviaria e appunto il Covid-19, con l’obiettivo di aiutare gli Stati membri a rilevare rapidamente e a rispondere in modo tempestivo ai focolai di tali malattie.  L’attuale emergenza sanitaria – ha proseguito monsignor Gallagher – ha confermato ancora una volta quali sono oggi le reali priorità dell’umanità oggi: lotta alla povertà, promozione della pace, realizzazione di progetti educativi, ecologici e sanitari e sviluppo dei diritti umani. Per essere “autentica e duratura” la pace “non può poggiare su un equilibrio di potere militare, ma sulla fiducia reciproca” che si costruisce attraverso un dialogo “senza polarizzazioni e recriminazioni” che “sia veramente rivolto al bene comune”. Un dialogo che dovrebbe coinvolgere, per quanto possibile, tutti: gli Stati nucleari, come i Paesi non dotati di armi atomiche, il settore militare e quello privato, le comunità religiose, le società civili e le organizzazioni internazionali. “È necessario abbattere il clima di sfiducia che rischia di portare allo smantellamento del quadro internazionale di controllo degli armamenti”, ha ribadito l'arcivescovo. I “segni di erosione del multilateralismo e di un ordinamento internazionale basato sulle regole” evocati da Papa Francesco il 24 novembre scorso a Nagasaki, in riferimento proprio al controllo e al bando delle armi atomiche,  continuano a preoccupare la Santa Sede, che peraltro riconosce l’”importante contributo” dell’Aiea per un mondo senza armi nucleari, ma anche per migliorare gli standard di sicurezza nell’uso pacifico dell’energia atomica. (LZ)

22 settembre - POLONIA Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Monsignor Zadarko: raccogliere denaro non basta

In occasione dell’imminente celebrazione della 106.ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che quest'anno ricorre domenica 27 settembre, monsignor Krzysztof Zadarko, delegato della Conferenza episcopale polacca per l’Immigrazione, ha presentato l’evento con una raccomandazione, ripresa poi dal sito dell’Episcopato polacco: “È molto importante che nel nostro approccio all'altra persona non ci limitiamo a raccogliere denaro, che in qualche modo ci giustifica ad aiutare gli stranieri e i migranti”, ha detto.   Il presule ha ricordato che quest'anno Papa Francesco ha dedicato il suo messaggio alla questione degli sfollati interni, richiamando alla memoria l'immagine della Sacra Famiglia che fu costretta a fuggire in Egitto per salvare la vita di Gesù. Secondo i dati, inoltre, su scala globale basata sulle stime fornite dalle organizzazioni che si occupano di migranti e rifugiati, si tratta di circa 33-34 milioni, di cui circa 8,5 milioni di persone vittime di conflitti interni e circa 20 milioni di persone in fuga all'interno di un paese a causa di disastri naturali o umanitari. Il vescovo ha anche ricordato che Papa Francesco usa quattro verbi per caratterizzare il nostro atteggiamento verso i migranti e i rifugiati: accogliere, promuovere, proteggere e integrare. “Questi quattro verbi sono in uso da circa quattro anni, e in questo documento il Papa li completa con altri sei verbi che costituiscono il nucleo di tutto il messaggio: conoscere, capire; avvicinarsi, servire, servire, ascoltare, riconciliare, condividere, condividere, sviluppare, impegnarsi, promuovere; cooperare, costruire”, ha continuato. "Possiamo anche aiutare i migranti lontani in Siria, in Iraq, in questo modo, e allo stesso tempo avere qui delle persone come nostri vicini che, senza avvicinarsi a loro, senza incontrarli, rimangono anonime per noi", ha aggiunto monsignor Zadarko, chiedendo un aiuto concreto in particolare per i rifugiati che soggiornano a Lesbo, (RB)

22 settembre - BRASILE Il presidente dei vescovi all’Onu: stop a estrazione mineraria predatoria

È stato presentato ieri alle Nazioni Unite, nel corso della 45.ma sessione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu, un videomessaggio dell’arcivescovo metropolitano di Belo Horizonte e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani, monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, che ha presentato all’assemblea i rischi connessi con un’attività di estrazione mineraria predatoria delle risorse del sottosuolo. Il video è stato condiviso sui social e pubblicato sul sito dell’Episcopato brasiliano. Secondo il presule, gli organismi governativi continuano ad allentare le regole per lo svolgimento delle attività minerarie, anche a rischio di rompere 40 dighe nel Minas Gerais. Monsignor Walmor, nel messaggio, ha messo in guardia sulla contaminazione del suolo e dei fiumi del Pará, con prodotti tossici provenienti dall'attività mineraria: "Chiediamo al governo brasiliano di rispettare i suoi obblighi internazionali, di garantire misure di prevenzione e di responsabilità delle imprese che hanno causato tragedie", ha detto. La 45.ma Sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite è in corso a Ginevra, Svizzera, dal 14 settembre al 6 ottobre, in un formato “misto”, cioè con alcune partecipazioni in video e altre in presenza, ma sempre nel rispetto delle misure di sicurezza, in primis il distanziamento sociale necessario per contenere l'avanzata del Covid-19. (RB)

22 settembre - SVIZZERA Alla giornalista Gabrielle Desarzens il Premio dei media 2020 della Ces

È andato alla giornalista Gabrielle Desarzens il Premio dei media dei vescovi svizzeri edizione 2020 per il programma radiofonico  “Cul-de-sac bosnien», trasmesso dalla Rts. Il Premio cattolico ammonta a 4000 franchi. Lo comunicano i vescovi svizzeri attraverso il sito dell’Episcopato. Nella trasmissione la giornalista presenta con empatia, grande rispetto e senza pregiudizi la situazione dei migranti bloccati in Bosnia al confine con la Croazia e lo spazio Schengen. Da un lato, il reportage informa sulla situazione di “vicolo cieco”, appunto, da cui il titolo, in cui si trovano molte persone e, dall’altro, stimola una curiosità cristiana per la vita quotidiana e le prospettive di questi rifugiati, riuscendo a comunicare un’immagine realistica, senza condannare né i soggetti né la politica.  La motivazione della giuria per l’assegnazione è stata “l’offerta di tante diverse prospettive su una problematica acuta che riguarda noi tutti. Brilla per grande professionalità e poggia su un solido lavoro giornalistico”. Menzione speciale, invece, per l’allestimento «Ich habe den Himmel gegessen» con Christine Lather alla recitazione e al canto e Felix Huber alla composizione e accompagnamento al pianoforte, su testi originali di Silja Walter. In uno spettacolo di circa un’ora, si riesce a cogliere e a trasmettere la vita e la spiritualità della suora e della poetessa, la sua ricerca permanente di parole per parlare di Dio. Secondo la giuria, l'esibizione è di altissima qualità e può spronare altri artisti ad affrontare in misura maggiore le tematiche legate alla fede da una prospettiva personale. (RB)

22 settembre - INDIA La Chiesa in Jharkhand accanto ai popoli tribali per salvare la loro identità culturale

I vescovi cattolici dello Stato indiano orientale del Jharkhand hanno esortato il primo ministro Hemant Soren a legiferare e a riconoscere la religione tribale Sarna. In una lettera del 19 settembre – riporta UCA News -, i vescovi dell'arcidiocesi di Ranchi hanno ricordato a Soren che i popoli tribali godono di uno status speciale.   “Gli articoli 25, 29 e 342 della Costituzione indiana – si legge nella missiva, firmata da monsignor Felix Toppo, arcivescovo di Ranchi - garantiscono alla comunità tribale il diritto alla sua lingua, alla sua religione, alla sua cultura e a una propria identità. Pertanto, essa deve avere un proprio codice Sarna”. I vescovi hanno anche chiesto al governo dello Stato di approvare un disegno di legge, durante la sessione assembleare, per salvaguardare l'identità tribale, e inviare una proposta al governo federale di premere formalmente per l'inclusione del codice Sarna nel censimento previsto per il 2021, esortando il governo a non aggiornare il Registro nazionale dei cittadini nello Stato fino a quando non avrà riconosciuto questo codice. Ratan Tirkey, membro del Comitato consultivo tribale del Jharkhand, ha riferito ad UCA News che il codice Sarna permetterà alle persone di registrarsi come popolo tribale quando sarà condotto il censimento nel 2021 e al tempo stesso garantirà la protezione dell'identità, della lingua e della cultura tribale. Egli ha ricordato come le tribù Sarna siano adoratrici della natura: venerano le foreste, le montagne e i fiumi e non appartengono ad alcuna setta religiosa. Queste tribù hanno chiesto un proprio codice nel censimento fin dagli anni Novanta. Lo Stato del Jharkhand conta 1,4 milioni di cristiani su una popolazione di 33 milioni di abitanti, per lo più appartenenti a popoli tribali. (AP)

21 settembre AUSTRALIA Speciale annullo postale per il Centenario dell’Apostolato del Mare 

Uno speciale annullo postale per il Centenario dell’Apostolato del Mare. Le Poste australiane hanno deciso di celebrare così i cento anni di vita dell’organizzazione cattolica internazionale fondata a Glasgow, in Scozia, il 4 ottobre 1920 e presente oggi in tutto il mondo con i suoi centri Stella Maris per portare assistenza spirituale, ma anche aiuti materiali ai marittimi, ai pescatori e alle loro famiglie. La busta filatelica, del valore di 1,35 dollari australiani - riferisce l'Apostleship of the Sea, Australia -  presenta un’immagine storica di un porto australiano e una foto dell’arcivescovo di Melbourne Peter A. Comensoli mentre visita il suo centro locale Stella Maris nel 2018.  È da questa città portuale, infatti, che prese il via, nel 1889 , l’opera pastorale della Chiesa australiana per assistere i marittimi. Gratitudine per l’iniziativa è stata espressa da monsignor Bosco Puthur, promotore dell’Apostolato del Mare in Australia: “I nostri cappellani, lavoratori e volontari di Stella Maris salutano con entusiasmo il fatto che la loro dedizione venga riconosciuta in questo modo e sperano che questa sia un’occasione per mettere in evidenza il ruolo vitale svolto dai marittimi", ha detto il presule ricordando che il centenario ricorre in un momento particolarmente difficile per i lavoratori del mare considerate le pesanti ricadute sul settore della pandemia del Coronavirus: “Le restrizioni del Covid-19 significano che alcuni uomini e donne non possono nemmeno mettere piede sulla terraferma per mesi e mesi. Decine di migliaia di persone lavorano nell’incertezza perché i loro contratti sono scaduti", ha detto. “Il lavoro dei marittimi è spesso pericoloso, ma è indispensabile se si considera quante delle merci che diamo per scontate sono arrivate in Australia via mare ”, ha quindi evidenziato, esprimendo l’auspicio che lo speciale annullo filatelico possa essere “un motivo di orgoglio per coloro che lavorano sugli oceani e anche incoraggiare più persone a riconoscere il valore di questo lavoro".  Dall’inizio della pandemia del Covid-19, l’Apostolato del Mare ha dovuto ridurre le sue attività, anche se i centri i Centri Stella Maris locali hanno trovato nuovi modi per continuare ad assistere gli equipaggi nel rispetto delle restrizioni sanitarie imposte nei singoli Paesi. L’emergenza sanitaria ha anche bruscamente interrotto le numerose iniziative in programma quest’anno per celebrare la ricorrenza: celebrazioni periodiche, incontri ecumenici di preghiera, pellegrinaggi, seminari e simposi sul benessere marittimo per promuovere e difendere i diritti umani e lavorativi della gente del mare. Tra gli appuntamenti annullati, anche l’evento clou: il XXV Congresso mondiale della Stella Maris/Apostolato del Mare e la Celebrazione del centenario, inizialmente fissato per il 29 settembre - 4 ottobre 2020 e rinviato al 3-8 ottobre 2021. (LZ)

21 settembre COLOMBIA Settimana del Migrante e del Rifugiato:"Siamo sulla stessa barca, remiamo insieme”

La Chiesa colombiana, dal 21 al 27 settembre, con il motto "Siamo sulla stessa barca, remiamo insieme” celebrerà in modalità virtuale a causa della diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, la Settimana del Migrante e del Rifugiato 2020, per far conoscere "il dramma degli sfollati interni, un dramma spesso invisibile" e le varie azioni che si stanno compiendo a sostegno di queste persone. Come ha detto Papa Francesco, nel suo messaggio per la 106.ma Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato – si legge sulla pagina web dell’Episcopato – dobbiamo “accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”. E il motto della Settimana, dunque, "Siamo sulla stessa barca, remiamo insieme", invita le persone a condividere la vita, a riconoscere la ricchezza dei migranti al loro arrivo nelle diverse regioni, a promuovere la loro integrazione e a ridurre la xenofobia. Non essendo possibile partecipare fisicamente ad incontri e ad attività, a causa della pandemia, il Segretariato Nazionale della Pastorale Sociale / Caritas Colombia - SNPS/CC ha condiviso online tutto il suo materiale informativo, tra cui immagini per i social network, riflessioni del Papa per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2020, frasi bibliche che incoraggiano l'amore per il prossimo, un libretto per bambini che parla di integrazione e sostegno ai fratelli migranti, un video che spiega la legge sull'immigrazione, le testimonianze di migranti venezuelani e colombiani che hanno ricevuto aiuto dalla Chiesa cattolica, articoli sul lavoro svolto dalla Pastorale a favore della popolazione migrante, storie di vita dei migranti e testimonianze video di sacerdoti che nelle regioni aiutano questa popolazione. A tutti sarà possibile, dunque, partecipare e godersi questa celebrazione - hanno detto gli organizzatori -, scaricando online queste risorse e condividendole sui social network. (AP)

21 settembre CILE Festa dell’Indipendenza. Monsignor Aós: “Solo insieme usciremo da questa crisi”

L'arcivescovo di Santiago, monsignor Celestino Aós, durante il Te Deum Ecumenico per le celebrazioni della festa dell’Indipendenza del Paese, celebrato ai piedi della statua dell'Immacolata Concezione sulla collina di San Cristóbal, il 18 settembre scorso, ha sottolineato – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sebastián Piñera, e di sua moglie, dei rappresentanti del Governo, del Nunzio e delle autorità religiose, come il Paese abbia bisogno di "buoni politici e governatori", di "legislatori lucidi e coerenti" e di "giudici che amino la verità e la giustizia". In un Paese in cui “ci sono persone che piangono, che hanno fame, che cercano la giustizia, che si sentono precarie”, il presule nella sua omelia ha invitato tutti a non stare “tra coloro che non vedono o non vogliono vedere perché pensano che in questo modo i problemi non esistano più", e ha chiesto a Dio l’aiuto a vedere tutte le cose buone che ci sono in Cile. Ha ricordato come tutti siamo responsabili del nostro pianeta, dell'acqua, dell'aria, della città e dei beni in comune e che abbiamo bisogno degli altri per salvarci, perché nessuno si salva da solo. “Abbiamo bisogno – ha spiegato - di buoni politici e governanti, di legislatori lucidi e coerenti, di giudici che amino la verità e la giustizia, di professori entusiasti, di sacerdoti che siano pastori, di personale sanitario sensibile e dedito, di esperti comunicatori che siano responsabili di un’informazione obiettiva e del rispetto delle persone”. Facendo riferimento al prossimo plebiscito sulla nuova Costituzione, che si terrà il 25 ottobre, l'arcivescovo di Santiago ha chiesto ai cittadini di partecipare e di informarsi prima di esprimere la propria preferenza con il voto. “Per decidere bene – ha affermato -, informatevi: fatevi dire le conseguenze di ogni opzione, ma non permettete a nessuno di costringervi a votare o che qualcuno decida per voi”. (AP)

21 settembre MONDO - Proseguono gli incontri preparatori dell'11.ma assemblea generale del Wcc riviata al 2022 

Al via domani, 22 settembre, il quarto incontro preparatorio dell’11.ma assemblea generale del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc-Coe). L’assemblea, che seguirà  quella del 2013 a Busan, in Corea del Sud e dedicata al tema della giustizia e della pace, era prevista originariamente nel settembre 2021 a Karlsruhe, in Germania, ma l’incertezza sull’evoluzione dell’emergenza Covid-19 ha convinto il Comitato direttivo e la Chiesa evangelica tedesca che organizza l’evento a rinviare l’appuntamento. Una decisione sofferta, ma dettata dalla volontà dalle Chiese membro di tutelare la salute pubblica e che non inficia lo spirito di condivisione che animerà l’incontro. I membri del Comitato preparatorio riuniti fino al 25 settembre in formato virtuale - riporta il sito del Wcc -,  sempre a causa emergenza Covid-19, continueranno ad analizzare il tema generale dell'assise che sarà “L’amore di Cristo muove il mondo verso la riconciliazione e l’unità”, per definire il programma, i focus giornalieri e dare suggerimenti per i dibattiti perché i delegati possano possano confrontarsi a tutto campo su questioni cruciali che toccano l’unità, la missione e la testimonianza delle Chiese in questi tempi difficili come quelli attuali segnati non solo dalla pandemia del Coronavirus, ma anche da tensioni sociali ed economiche crescenti, razzismo e altre disuguaglianze. (LZ)

21 settembre - VATICANO Santa Sede: tutelare diritti degli anziani, anche in tempo di pandemia 

I diritti umani non hanno età e quindi la salute delle persone anziane va tutelata come quella di tutti, soprattutto in tempo di pandemia da Covid-19: questo, in sintesi, l’appello lanciato oggi, 21 settembre, dall’Arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra. Il presule è intervenuto alla 45.ma sessione del Consiglio per i diritti umani, dedicata alla relazione dell'Esperto indipendente sul godimento dei diritti umani da parte degli anziani. In primo luogo, Monsignor Jurkovič ha messo in luce la necessità di avere dati certi e completi sulla realtà degli anziani: le statistiche, infatti, sono lacunose e generiche e tendono a “raffigurarli come un gruppo omogeneo, mentre la realtà è molto diversa”. “Una prospettiva così limitata” non permette “una valutazione accurata delle loro esigenze”, né “un apprezzamento adeguato” del prezioso contributo che essi offrono alla società. Di qui, il richiamo dell’Arcivescovo al bisogno di dati “di alta qualità, tempestivi ed affidabili”, affinché “le lacune in materia di tutela dei diritti umani” per questa fascia della popolazione siano identificate e colmate. I dati sono di “importanza vitale”, ha ribadito l’Osservatore, perché, come ha dimostrato la pandemia, rappresentano “uno strumento indispensabile per il monitoraggio dell’emergenza sanitaria” cui dare “risposte specifiche”. Il pensiero del presule è andato, poi, al “triste tributo” che il Covid-19 ha richiesto dalle persone anziane ricoverate “in case di cura e strutture residenziali in tutto il mondo”. “Tenendo conto di questa terribile situazione – ha sottolineato l’Arcivescovo - è necessario riferire con precisione sulle infezioni da coronavirus e sui decessi che si verificano in tale situazione, così da migliorare il monitoraggio all'interno di questi centri”. Quanto all’accesso alle cure mediche, il rappresentate della Santa Sede si è detto preoccupato del fatto che “le decisioni sull'assegnazione delle risorse mediche, compresi i ventilatori, possano essere o siano già state prese esclusivamente in base all'età” dei pazienti. Per questo, “è della massima importanza” che i protocolli sanitari siano guidati “da approfondite valutazioni cliniche” e da “un chiaro impegno” per la salvaguardia dei diritti e della dignità di ogni persona. (IP)

21 settembre - FILIPPINE Missionario vincenziano dà lavoro a famiglie vittime della "guerra alla droga" 

Da vittime alla “guerra alla droga” del Presidente Rodrigo Duterte  a eroine della lotta contro il Covid-19. Nelle Filippine un missionario vincenziano ha deciso di coinvolgere un’associazione dai lui fondata per sostenere le famiglie vittime degli omicidi extragiudiziali perpetrati dalle forze dell’ordine contro persone sospettate di essere coinvolte nel narcotraffico, in un nuovo progetto per la realizzazione di mascherine anti-Coronavirus. Padre Danny Pilario ha lanciato il Progetto SOW (acronimo inglese di “Solidarietà con gli orfani e le vedove”) più di due anni fa, con l’idea di dare ai membri delle famiglie che avevano perso un congiunto ucciso dalla polizia la possibilità di mantenersi con un lavoro di taglio e cucito. L’iniziativa – racconta il sacerdote all’agenzia Ucanews – non aveva suscitato grande entusiasmo all’inizio, anche perché quasi tutte le persone interpellate non sapevano cucire. Inoltre “molti pensavano che i nostri prodotti tessili non avessero mercato”, spiega. Le cose sono cambiate radicalmente con l’emergenza sanitaria del Covid-19 che ha visto un’impennata nella domanda dispositivi di protezione individuale. Ed è a questo punto che il progetto è decollato.  “Siamo partiti da zero. Durante la pandemia; le donne hanno cucito maschere per il viso, indumenti protettivi e altri dispositivi per questi tempi difficili. L'Ufficio del vicepresidente Leni Robredo si è affidato alle capacità delle nostre donne per aiutare altri a fornire mascherine ", ha scritto padre Pilario in un post sui social media.  Grazie al progetto Sow, afferma con soddisfazione padre Pilario, queste donne non sono più vittime, ma sono diventate “le eroine dei tempi moderni” perché aiutano gli operatori sanitari, come loro impegnati in prima linea contro la pandemia. Questo ha aperto nuove prospettive per il loro futuro: “Adesso sono loro che danno aiuto realizzando o cucendo dispositivi protettivi anche donandoli agli ospedali”, dice il missionario vincenziano. (LZ)

21 settembre -  KENYA Arcivescovo di Nyeri: pregare per porre fine a pandemia, corruzione e tribalismo

Non esiste soltanto il coronavirus, ma anche il virus della corruzione e del tribalismo. Contro di essi, è necessario sempre pregare il Signore, affinché vi ponga fine. Questo l’appello lanciato, nei giorni scorsi, dall’Arcivescovo di Nyeri, in Kenya, Monsignor Anthony Muheria che, in un videomessaggio su Facebook, ha esortato i fedeli a cercare sempre aiuto e consolazione in Dio. Nonostante l’accesso nelle chiese del Kenya sia ancora limitato a causa delle norme sanitarie anti-contagio, il presule ha ribadito che “il Paese ha bisogno di preghiere” e di “suppliche continue” per combattere questo momento critico. “Dobbiamo stare in ginocchio affinché il Signore possa toccarci, guarirci e sollevarci”, ha spiegato il presule, riprendendo il messaggio diffuso, nel mese di luglio, dall’intera Conferenza episcopale nazionale (Kccb). “Continuiamo a pregare – dicevano infatti i vescovi due mesi fa – affinché questa pandemia cessi e non dimentichiamo mai che il nostro aiuto è nel nome del Signore”. Nel Paese, infatti, ad oggi 21 settembre, il coronavirus ha fatto registrare oltre 36mila casi, circa 650 decessi e 24mila guarigioni. Ma non solo: nel suo videomessaggio, l’Arcivescovo Muheria ha ribadito che il Kenya deve guarire anche “dall’interno”, ponendo la parola fine al virus della corruzione e del tribalismo. “Abbiamo bisogno di preghiere perché il Kenya è tenuto in ostaggio dalla corruzione e questo virus deve essere curato – ha sottolineato il presule - Per questo, dobbiamo chiedere a Dio di cambiare il nostro cuore e quello dei nostri leader, in modo che la politica sia a servizio del bene comune e non dell’interesse personale”. L’auspicio è di riuscire a creare una società in cui l’economia si ponga al servizio dell’altro, e “non solo del profitto”, in cui “i cuori siano grandi perché misericordiosi e sappiano condividere con il prossimo”; una società in cui, soprattutto, si realizzi “la bellezza della conversione al Regno di Dio”. L’invito finale del presule, dunque, è che il Kenya possa sperimentare “una rinascita in Cristo”. (IP)

21 settembre - ANGOLA Riaprono al culto, nel rispetto delle norme anti-Covid, chiese e parrocchie

Dopo sei mesi senza celebrazioni con i fedeli a causa della pandemia, riaprono al culto in Angola le chiese. Ampia ieri la partecipazione alle messe a Luanda, riferiscono diversi media locali. Le parrocchie devono far rispettare le disposizioni previste dalle autorità sanitarie: chiedere ai fedeli di indossare mascherine, assicurare il rispetto del distanziamento, predisporre dispositivi per l’igiene delle mani. La ripresa delle celebrazioni è stata disposta con il decreto presidenziale del 9 settembre scorso, che impone severe misure di biosicurezza nei luoghi di culto. In Angola, ad oggi, si contano 3.991 casi di Covid-19 e 152 morti. Soltanto all’inizio di settembre le misure anti-Covid sono state mitigate ed è stata autorizzata la riorganizzazione di chiese e parrocchie. (TC)

21set20 INDONESIA Chiusa fino a nuovo avviso l’Università cattolica di Ruteng

L'Università di San Paolo, a Ruteng, prima università cattolica ad aprire sull’isola indonesiana di Flores, è stata costretta a chiudere dopo che uno studente è risultato positivo al Covid-19. L’Ateneo, aperto nel maggio 2019 e gestito dalla diocesi di Ruteng, nella provincia di Nusa Tenggara orientale, ha invitato tutti i docenti, il personale e gli studenti – riporta UCA News - a lavorare o studiare a casa, a partire dal 19 settembre fino a nuovo avviso. "Questo per facilitare il tracciamento e l'esame di tutti i contatti avuti dallo studente che è risultato positivo al Covid-19", ha detto il rettore dell'Università, padre Yohanes Servatius Lon, in una lettera inviata agli studenti e allo staff. Hendrikus Mandela, presidente della sezione di Ruteng dell'Associazione degli studenti cattolici indonesiani, ha elogiato la rapida risposta dell'Università alla notizia del contagio. "È molto importante contenere la diffusione del virus” in ambito universitario ha detto e, sottolineando la necessità di impedire gli assembramenti, ha espresso preoccupazione per i raduni elettorali che si svolgeranno prima delle elezioni locali a dicembre. "Sarebbe meglio - ha concluso - se la campagna elettorale fosse fatta attraverso i social media". Nelle ultime settimane, l'Indonesia ha registrato più di 3.000 nuovi casi di Covid-19 al giorno. (AP)

21 settembre -  NIGERIA Sempre più numerosi i cristiani uccisi nel Paese: la denuncia di Acs

Sono 178 i cristiani uccisi negli ultimi 7 mesi nello stato di Kaduna, nella Nigeria centro-settentrionale. Lo denuncia Aiuto alla Chiesa che Soffre che enumera i dati dell’Onu di questo decennio specificando che il conflitto armato inizialmente guidato dal gruppo islamista Boko Haram ha provocato più di 36mila morti e 2 milioni di sfollati. Cristiani, musulmani, seguaci della religione tradizionale, sono stati vittime di Boko Haram e di altri terroristi che proliferano nelle aree più povere. “La nostra associazione denuncia i crimini commessi in Nigeria dal 2012 - afferma Benoît de Blanpré, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre Francia -. Nel nord del Paese, in particolare, gli attacchi sono quasi quotidiani. In questo preciso momento, i cristiani vengono assassinati senza che il governo nigeriano intraprenda azioni efficaci per proteggerli. I nigeriani - prosegue - hanno urgente bisogno del sostegno della comunità internazionale, ma purtroppo abbiamo la sensazione di piangere nel deserto”. In una dichiarazione del mese scorso, i vescovi cattolici della provincia di Kaduna hanno affermato che il Paese “è stato completamente falciato dalla morte” e che “gli autori di queste violenze hanno preso il controllo del territorio”. “Negli ultimi tre anni, siamo stati testimoni di attacchi implacabili - hanno precisato - e di saccheggi di intere comunità da parte di banditi nel Benue, Kebbi, Plateau, Kaduna, Katsina, Nasarawa, Niger, Sokoto e Zamfara (…) le devastazioni commesse dai Boko Haram, dagli allevatori di bestiame e da rapitori e banditi, hanno fatto di tutti noi delle vittime”. Padre Ebute sostiene che “ciò che rende tutto ancora più difficile, è che il governo non sta intraprendendo azioni decisive per contenere la minaccia. “Questa è la cosa più devastante e frustrante - conclude -. È anche difficile predicare il perdono, la riconciliazione, la pace e l’amore a quanti non hanno più mezzi di sussistenza in seguito a questi attacchi. (TC)

21 settembre  VIETNAM Nuovo Seminario Maggiore a Thai Binh, passo importante per fare fronte al boom di vocazioni

 Continuano a crescere le vocazioni sacerdotali e religiose in Vietnam, Paese che nel 2019 contava circa 7 milioni di fedeli pari a circa il 7% della popolazione, con 5mila sacerdoti. A mancare sono le strutture per formare gli aspiranti sacerdoti. Attualmente la Chiesa gestisce 11 seminari maggiori,  con 2.624 studenti da 27 diocesi che non sono tuttavia sufficienti ad accogliere tutti i candidati, soprattutto nel nord del Paese. Basti pensare che il Seminario Maggiore di San Giuseppe ad Hanoi ha potuto accettare quest’anno solo 6 candidati su un totale di 40, una parte dei quali sono stati inviati ad altri seminari, mentre quelli rimanenti non hanno avuto la possibilità di iniziare la loro formazione sacerdotale. In questo contesto giunge la felice notizia del recente via libera dato dalle autorità vietnamita alla del nuovo Seminario Maggiore del Sacro Cuore nella diocesi di Thai Binh in nord Vietnam. A dirigerlo sarà padre Dominic Dang Van Cau, 58 anni. Il nuovo seminario, ancora in costruzione, potrà accogliere fino a 200 studenti non solo locali, ma anche da altre diocesi e congregazioni, ha spiegato all’agenzia Ucanews padre Thomas Doan Xuan Thoa, responsabile del consiglio diocesano e parroco della parrocchia di Trung Dong. Il precedente Seminario Minore del Sacro Cuore era stato chiuso tra il 1970 e 1971 in piena guerra del Vietnam. L’allora vescovo di Thai Binh, Dominique-Marie Ðình Ðức Trụ, scomparso nel 1982, aveva lanciato un filosofato e un teologato che era  stata tuttavia chiuso dal Governo fino al 2008 quando il successore alla guida della diocesi aveva ottenuto dalle autorità il permesso di riprendere i corsi quinquennali per ex seminaristi, L’attuale vescovo di Thai Binh, monsignor Peter Nguyen Van De, ha organizzato un nuovo corso quinquennale per 25 studenti, ora diaconi, che saranno ordinati sacerdoti il prossimo mese di dicembre. Il 7 settembre un centinaio di studenti hanno partecipato alla Messa inaugurale del nuovo Anno accademico che, in attesa della fine dei lavori, sarà ospitato nella casa vescovile. Vengono tutti dal nord e da alcuni ordini religiosi che hanno urgente bisogno di sacerdoti per le loro comunità. (LZ)

21 settembre -  BOLIVIA Verso le elezioni. Nota congiunta di vescovi, Ue e Onu

“Accogliamo con favore l’avvio della fase più attiva del processo elettorale, sostenuto sin dall’inizio”: lo affermano la Conferenza episcopale della Bolivia (Ceb), l’Unione europea (Ue) e le Nazioni Unite nel Paese (Onu), in un comunicato congiunto del 19 settembre.  La nota arriva ad un mese esatto dalle elezioni generali, in programma per il 18 ottobre dopo diversi rinvii dovuti alla pandemia da coronavirus. Ma da più parti sono stati sollevati timori per alcuni difetti insiti nel sistema elettorale che potrebbero mettere a rischio la correttezza del voto, come ad esempio le procedure errate per la registrazione dei candidati. Nel frattempo, tre giorni fa, la presidente ad interim del Paese, Jeanine Anez, ha annunciato, in un videomessaggio, il ritiro della propria candidatura, sostenendo di voler evitare “divisioni” e di agire per “amore della democrazia”. “Lo spirito di pacificazione deve prevalere nel processo elettorale”, si legge nella nota di Ceb, Ue e Onu che auspicano “proposte che contribuiscano alla costruzione di una Bolivia in pace, libertà, giustizia e progresso”. Di qui il richiamo alla “necessità di un clima di rispetto reciproco”, lontano da “qualsiasi atto di violenza, minaccia o intimidazione, sia fisica che verbale” ed in vista di un processo elettorale “ordinato, democratico e pacifico”. I tre organismi, poi, esprimono il loro plauso per l’impegno dimostrato da tutti coloro che, “nonostante la pandemia”, si sono messi a disposizione per favorire lo svolgimento corretto delle votazioni. “È una grande sfida organizzare le elezioni in queste condizioni di emergenza – si legge nella nota congiunta – ma abbiamo piena fiducia nell'impegno degli organi elettorali”, determinati ad “affrontare con successo questa prova”. La stessa popolazione si dice determinata a partecipare al voto per contribuire “al rafforzamento della democrazia”. Questo impegno “civico” dei cittadini – concludono Ceb, Ue e Onu - “contribuisce in modo decisivo allo svolgimento di elezioni libere e trasparenti, nell'interesse delle istituzioni democratiche, della riconciliazione e dell'unità sociale” (IP)

21 settembre - MONDO Pax Christi International: “Nonviolence Days of Action” dal 21 settembre al 2 ottobre 

L'Iniziativa Cattolica sulla Nonviolenza (CNI), progetto di Pax Christi International, nato in seguito alla Conferenza su “Nonviolenza e Pace Giusta”, tenutasi a Roma dall'11 al 13 aprile 2016, e co-sponsorizzata dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (ora parte del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale), da Pax Christi International e da altri organismi internazionali, ha invitato le comunità, le parrocchie e i gruppi ad aderire ai “Nonviolence Days of Action”. Ha esortato, quindi, a studiare, pregare, agire e celebrare il potere della nonviolenza, da oggi, 21 settembre, Giornata internazionale della pace, al 2 ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza e compleanno di Gandhi. Fornendo sulla sua pagina web preghiere, suggerimenti per dare testimonianze, strumenti per rendere la nonviolenza uno stile di vita, per creare una parrocchia o una comunità nonviolenta e per celebrare gli eroi nonviolenti, Pax Christi International si è impegnata ad incoraggiare azioni di solidarietà in tutto il mondo, per promuovere e celebrare la nonviolenza, con la speranza che queste giornate che invitano all’azione diventino un appuntamento annuale. (AP)

21 settembre - GERMANIA La Conferenza episcopale tedesca apre un canale su Twitter

 Immediatamente prima dell'assemblea plenaria autunnale, che si terrà a Fulda dal 22 al 24 settembre 2020, la Conferenza episcopale tedesca lancia il suo nuovo canale Twitter. Come scrive sul sito dell’Episcopato, dal 18 settembre scorso, cliccando su www.twitter.com/dbk_online si potranno conoscere in breve tutte le notizie sui lavori della Conferenza episcopale tedesca. Oltre alle dichiarazioni su argomenti di attualità, vengono fornite informazioni anche su date ed eventi: un importante gruppo target, infatti, è costituito da giornalisti e rappresentanti dei media che si occupano di Chiesa, persone interessate e leader politici, che a vario titolo devono avere accesso alle informazioni sulla Conferenza episcopale attraverso il servizio di microblogging. Si prevede, inoltre, in futuro di twitterare in diretta da eventi come le tavole rotonde pubbliche. "Continuiamo a espandere la nostra presenza sui social media. Dato che il nostro canale Facebook si è consolidato dal suo lancio, nel febbraio scorso, e la nostra comunità è in costante crescita, abbiamo deciso di aprire anche un canale Twitter. A differenza di Facebook, qui vogliamo riportare in modo ancora più preciso i temi di attualità. Il valore informativo e l'attualità dei nostri tweet sono chiaramente in primo piano", spiega il segretario dei vescovi, padre Hans Langendörfer. Inoltre, i video degli eventi della Conferenza episcopale tedesca e delle conferenze stampa saranno in futuro disponibili anche su YouTube. Qui è previsto anche lo streaming in diretta degli eventi selezionati: "Soprattutto in tempi di pandemia da Coronavirus, speriamo di poter dare accesso a un numero ancora maggiore di persone alle nostre offerte attraverso lo streaming in diretta", ha concluso padre Langendörfer. (RB)

21 settembre - FILIPPINE Anche Caritas si unisce alla petizione contro la legge antiterrorismo

C’è anche Caritas Filippine tra i firmatari della petizione presentata oggi alla Corte suprema contro la controversa legge antiterrorismo che già nei mesi scorsi ha suscitato molte polemiche e manifestazioni in tutto l’arcipelago. Lo si legge sul sito dell’Episcopato filippino. “Una legge così vaga sulla definizione di terrorismo non può che aggravare gli attacchi contro gli operatori umanitari”, è stata la motivazione portata da Caritas in ragione della propria adesione, che va ad aggiungersi a quella di quattro reti nazionali di organizzazioni umanitarie, di sviluppo e religiose che hanno presentato oggiì la 36a petizione contro la legge. Padre Tony Labiao, segretario esecutivo di Caritas Filippine, ha raccontato cosa questa adesione ha comportato per Caritas e per il lavoro in generale della Chiesa nelle zone più remote del Paese: “Non solo nelle zone di conflitto, ma anche nelle città, siamo stati marchiati come parte dei fronti terroristici – ha detto - molti dei nostri collaboratori hanno paura di tali accuse diffamatorie, ma noi continuiamo a lavorare". Il sacerdote ha sottolineato che Caritas e Chiesa sono un tutt'uno con il governo nella lotta contro il terrorismo, ma ha detto che è possibile solo se ogni settore fa la sua parte nella costruzione della nazione. (RB)

21 settembre - POLONIA Giornata media sociali. L’augurio dei vescovi ai giornalisti: perseveranza per la verità

 Perseveranza nella ricerca della verità ma anche perspicacia e saggezza nel trasmettere le informazioni di cui si viene a conoscenza: è questo l’augurio che il portavoce dei vescovi polacchi, padre Leszek Gęsiak, affida al sito dell’Episcopato polacco in occasione della 54.ma Giornata dei media sociali che in Polonia è stata celebrata ieri, domenica 20 settembre. Il portavoce episcopale ha sottolineato come la trasmissione di informazioni sia nei mass media che nei social media debba sempre avvenire nel rispetto della dignità della persona umana, concetto più volte ricordato sia da San Giovanni Paolo II sia da Papa Francesco. "Le informazioni fornite ai giornalisti non possono essere rivelate ad altre persone. Una comunicazione affidabile tiene sempre conto della dignità della persona e del suo diritto ad avere una buona reputazione", ha sottolineato il gesuita. Padre Gęsiak ha anche fatto riferimento al messaggio di quest'anno di Papa Francesco, in cui il Santo Padre incoraggia a "respirare la verità delle buone storie, quelle che costruiscono, non distruggono". "Papa Francesco ha invitato, infatti, i giornalisti a evitare di creare storie che strappino i delicati fili della convivenza o distruggano l'uomo nella sua dignità". “Allo stesso tempo il Papa incoraggia la trasmissione di storie che aiutino a trovare le radici e la forza per andare avanti insieme", ha concluso il portavoce della Conferenza episcopale polacca. (RB)

21 settembre - COLOMBIA Messaggio dell’arcivescovo emerito di Popayán alla popolazione del Cauca

"Tutti noi, come una grande famiglia che naviga sulla stessa barca, dobbiamo implorare il Signore affinché ci conceda il dono della saggezza per il necessario discernimento e per cercare il bene comune, il dono della comprensione, per cercare la comunione, attraverso la preghiera, e implorare il Signore affinché ci liberi dalle tempeste dell’intolleranza, dell’odio, della violenza e del risentimento". Così si è espresso l'arcivescovo emerito e amministratore apostolico di Popayán, monsignor Iván Marín López, in un messaggio inviato alla popolazione del Cauca, diffuso il 19 settembre scorso sulla pagina web dell’Episcopato. Il presule, dinanzi alla violenza che continua ad affliggere questo territorio, ha lanciato un appello alla pace, al dialogo e all’ascolto, affinché venga rispettata la vita delle comunità che abitano questa regione. Inviato 23 anni fa da San Giovanni Paolo II, monsignor Marín López ha avuto l’opportunità di percorrere le strade e di conoscere le comunità di questa terra caucasica. Ha potuto vedere da vicino le famiglie indigene e il loro impegno verso la Chiesa, la loro totale ricettività ai suoi insegnamenti e al Vangelo. “Sono felice di poter dire che ho trovato in loro un grande amore per la Chiesa, per i Santi, specialmente per la Vergine Maria”, ha affermato il presule, sottolineando che “il frutto maturo della loro fede sono state le vocazioni alla vita religiosa e consacrata, i sacerdoti che, scoprendo l'amore di Dio in Gesù Cristo che si dona per noi, hanno sentito la sua chiamata a servirlo nel ministero sacerdotale”. (AP)

21 settembre - BRASILE Mercoledì 23 settembre lancio dell’Atlante dei conflitti socio-territoriali panamazzonici

Come riferito dal sito della Conferenza episcopale del Brasile, mercoledì 23 settembre prossimo i Paesi panamazzonici lanceranno in diretta web il primo Atlante dei conflitti soci0-territoriali panamazzonici dimenticati. La pubblicazione raccoglie i dati dei conflitti sul campo relativi agli anni 2017 e 2018 ed è stata organizzata dall'Articulation of Pastoral Land Commissions dell'Amazzonia. La pubblicazione fa parte del 9° Forum Sociale Pan-Amazzonico, Fospa em Movimento, e fa parte dell'Iniziativa d'Azione denominata Documentazione e Mappatura dei Conflitti e della Violenza nel Pan-Amazzonia. Alla produzione dell'Atlante hanno contribuito le seguenti organizzazioni: Asociación Minga e Universidad de La Amazonia in Colombia; Federación Nacional de Mujeres Campesinas Bartolina Sisa, Centro de Investigación y Promoción del Campesinado in Bolivia; Instituto del Bien Común del Perù; Grupo de Investigación y Extensión sobre Terra y Territorio en la Amazonia (Gruter) dell'Università Federale di Amapá, Osservatorio per la democrazia, i diritti umani e le politiche pubbliche in Brasile. Il lancio sarà effettuato in diretta, alle 14 ora locale da Colombia, Perù, ed Ecuador; alle 15 da Bolivia, Venezuela, Guyana, e alle 16 da Brasile, Suriname e Guyana Francese. (RB)

21 settembre -  REGNO UNITO Riforma carceraria. I vescovi: sia all’insegna della speranza, del perdono e della riconciliazione

Speranza, perdono e riconciliazione: queste le tre parole chiave di cui, secondo la Chiesa cattolica locale, si deve tener conto nella riforma carceraria in discussione. Si è espresso così, sul sito della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, monsignor Richard Moth, presidente del Dipartimento per la giustizia sociale dell’Episcopato britannico. Il vescovo cattolico ha rammentato l’esistenza di un documento da lui stesso promosso nel 2018 e intitolato “A Journey of Hope” (Un viaggio di speranza), che definisce un approccio cattolico alla riforma delle condanne. "Le riforme delle condanne previste dal governo includono alcuni passi condivisibili come il passaggio nei tribunali per la risoluzione dei problemi, il miglioramento dei rapporti di preselezione e la riforma dei casellari giudiziari”. La Chiesa cattolica sostiene da tempo tali misure come parte della nostra visione di un sistema di giustizia penale radicato nella speranza, nel perdono e nella riconciliazione: "Mentre la necessità di garantire la sicurezza della società è di primaria importanza, è importante che il governo continui a compiere ogni sforzo per perseverare in altre aree della riforma delle sentenze, nella disponibilità di una giustizia riparativa e di alternative alla pena detentiva, se è il caso". (RB)

21 settembre - FILIPPINE Anniversario legge marziale. I vescovi: non dimenticare la “lezione” per non ripetere “gli orrori”

La lezione della legge marziale non va dimenticata “affinché i suoi orrori non si ripetano”: così i vescovi della Conferenza episcopale delle Filippine scrivono sul sito dell’Episcopato oggi, 21 settembre, anniversario della dichiarazione della legge marziale entrata in vigore nel 1972 a opera del decimo presidente delle Filippine, Ferdinand Marcos.   "Dobbiamo imparare dalla legge marziale e vivere le sue lezioni, e non dobbiamo permettere che accada di nuovo – si legge nel messaggio firmato dal vescovo di Balanga, monsignor Ruperto Santos - dobbiamo valorizzare, difendere e promuovere la nostra libertà". Oggi la legge marziale è in vigore soltanto nell’isola di Mindanao. A fargli eco è anche l’arcivescovo di Manila, monsignor Broderick Pabillo, secondo il quale molti filippini non hanno imparato alcuna lezione dalla legge marziale: "Penso che non abbiamo imparato. La gente non è vigile e non ha il coraggio di parlare, si lascia ancora intimidire”, ha detto Il vescovo in pensione Arturo Bastes di Sorsogon, in qualità di sacerdote e capo dell'azione sociale nella diocesi di Surigao, ha ricordato di essere stato tra coloro che hanno subito gli "orrori" della legge marziale: "Durante questo periodo ho personalmente vissuto vessazioni e pericoli... Tuttavia, molti filippini sembrano avere un breve ricordo degli orrori della legge marziale", ha dichiarato. (RB)

21 settembre - ITALIA Ospitalità religiosa in crisi: appello ai viaggatori perché facciano scelte etiche

Le strutture religiose di ospitalità sono in grande sofferenza, come e più delle altre”: lo scrive in un comunicato il presidente dell’associazione Ospitalità Religiosa Italiana Fabio Rocchi ricordando che il 27 settembre si celebra la Giornata Mondiale del Turismo e descrivendo la situazione in cui oggi si trovano le case di accoglienza. “Oltre alla rarefazione degli ospiti e ai costi fissi inderogabili per mantenere attive le accoglienze, si sovrappone la drammatica mancanza di quegli introiti che in buona parte andavano a sostenere le opere caritatevoli - spiega Rocchi -. Emerge così con chiarezza come l’ospitalità gestita dagli enti religiosi non è mai stata fine a sé stessa o motivo di mero lucro, bensì votata a creare le condizioni affinché in Italia e nel mondo si potessero aiutare popolazioni, della più diversa estrazione, ad affrontare i problemi della povertà sociale ed economica”. Circa la realtà attuale delle strutture religiose di ospitalità, Rocchi si rammarica per il fatto che “tutto sembra essersi fermato e il comparto è diviso tra chi ha già deposto le ‘armi’ dell’accoglienza e chi non sa ancora se e come uscire dalla crisi”. “La speranza è in quella Provvidenza a cui si appellano i gestori delle case dell’ospitalità religiosa, affinché i viaggiatori in Italia facciano una scelta etica nel considerare dove soggiornare - conclude -. Un piccolo gesto che può rendere un viaggio, quale che ne sia il motivo, un vero gesto di salvezza per chi vive nell’incertezza non del domani, ma già dell’oggi”. (TC)

20 settembre - ITALIA Nasce in Sicilia l’Osservatorio socio-politico della Conferenza episcopale

Essere presenti in maniera unitaria ed efficace in campo sociale e culturale; contribuire alla creazione di un nuovo pensiero socio-politico ancorato ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa; elaborare progetti concreti: è stato costituito con questi obiettivi l’Osservatorio socio-politico della Commissione dell’Ufficio regionale per i Problemi Sociali, il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato della Conferenza episcopale siciliana. L’esigenza nasce anche a motivo delle diffuse difficoltà socio-economiche, acuite dall’emergenza sanitaria. L’organismo, che conta un rappresentante per ciascuna delle 18 diocesi siciliane nominato da ciascun vescovo, un rappresentante della Consulta regionale per le Aggregazioni laicali e un rappresentante del Progetto Policoro, si propone di offrire un’analisi del mondo cattolico su temi sociali, politici ed economici alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa per dare vita poi a proposte concrete volte alla soluzione di criticità e problemi individuati sul territorio regionale. (TC)

20 settembre - ITALIA Alla Living Chapel di Roma, una Messa dedicata alla Laudato si’

Il Tempo del Creato celebrato oggi a Roma con una Santa Messa alla “Cappella Vivente” dell’Orto Botanico, l’installazione architettonica inaugurata nel giugno scorso che unisce natura, arte e religione. L’evento è stato organizzato dal Programma Living Chapel e promosso dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, in collaborazione col Movimento Cattolico Mondiale per il ClimaSpirito di contemplazione, capacità di pentimento e conversione, volontà di agire. La cura della Casa comune passa anche attraverso questi atteggiamenti: lo ha messo in risalto stamani don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, celebrando la Santa Messa alla Living Chapel dell’Orto Botanico di Roma, l’installazione architettonica ispirata alla Porziuncola di Assisi e alla Luadato si’ di Papa Francesco che unisce natura, arte e religione, fatta di piante, materiali riciclati e armonie musicali. Inaugurata nel giugno scorso, la “cappella vivente” ha ospitato oggi una riflessione a tutto tondo sul messaggio dell’enciclica del 2015. Nel pieno del Tempo del Creato, in corso fino al prossimo 4 ottobre, festa di San Francesco, e nell’anno speciale di anniversario della Laudato si’, l’evento è stato organizzato dal Programma Living Chapel, diretto dall’architetto paesaggista Consuelo Fabriani, e promosso dal medesimo dicastero vaticano, in collaborazione col Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, rappresentato all’appuntamento dal direttore esecutivo Tomás Insua e dai Circoli Laudato si’. Presente anche una piccola delegazione della Chiesa evangelica battista di Centocelle. (GA)

20 settembre - PORTOGALLO #coronavirus Annullato il pellegrinaggio nazionale. Al suo posto una cerimonia promossa dalla Pastorale Carceraria

Si terrà il prossimo 26 settembre il “Pellegrinaggio dentro” e sostituirà quello nazionale annullato a causa del Covid. Ad annunciarlo il Servizio per la Pastorale carceraria che ha anticipato anche i dettagli dello svolgimento della giornata. “Recita del Santo Rosario, con la possibilità di fare la Comunione, di assistere alla Celebrazione della Parola e al momento di preghiera comune” hanno fatto sapere i promotori. “Non vogliamo mancare a questo importante appuntamento e, date le restrizioni, faremo un pellegrinaggio interiore, una sorte di viaggio all’interno dei nostri cuori, nel nostro intimo”. Nell’occasione verranno letti e approfonditi i messaggi di Mons. Joaquim Mendes, membro della Commissione Episcopale per la Pastorale Sociale e la Mobilità Umana e di Padre João Gonçalves, Coordinatore Nazionale per la Pastorale Penitenziaria. “Sarà un pellegrinaggio diverso e il 26 ci uniremo a tutte quelle realtà all’interno delle quali ciascuno vive” sottolinea mons. Mendes. “Siamo chiamati a guardare vicino e lontano al tempo stesso, incontrare persone conosciute e sconosciute che ci parlano e ci fanno vivere un’esperienza di Speranza, di Fiducia, di Vita in modo del tutto autentico” scrive il presule. Secondo i rappresentanti della Pastorale carceraria “il periodo di pandemia che abbiamo vissuto ha influenzato il nostro modo di vivere, le nostre relazioni interpersonali e ancora oggi ci impedisce di essere presenti in determinati contesti e di svolgere pienamente le nostre attività. Tra questi, gli istituti di pena”. (DD)

20 settembre - RUSSIA Il prossimo anno eventi e celebrazioni a 800 anni dalla nascita di Sant’Alexander Nevsky

La Russia si prepara a celebrare gli 800 anni dalla nascita di Sant’Alexander Nevsky, principe russo vissuto nel XIII secolo, noto per la sua saggezza e le sue epiche gesta militari, che dopo innumerevoli imprese e lunghi viaggi, sentendo la morte avvicinarsi, decise di farsi monaco. Morto il 14 novembre del 1263, fu poi canonizzato dalla Chiesa Ortodossa Russa nel 1547. Mercoledì scorso, riferisce il portale del Patriarcato di Mosca, nella Sala Sergievsky della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, si è tenuto un incontro sulla preparazione degli eventi da dedicare all’anniversario presieduto dal patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill, presidente del Comitato Organizzatore della Chiesa. Presenti diversi metropoliti, vescovi, autorità politiche, istituzioni culturali e organizzazioni pubbliche. “Alexander Nevsky è uno straordinario esempio di statista, patriota, uomo che amava altruisticamente il suo popolo e il suo Paese, che ha dato la vita per la patria” ha detto il patriarca Kirill, evidenziando che il santo è uno dei simboli non solo della Russia, ma di tutta la civiltà russa e che molte chiese ortodosse gli sono dedicate in Bulgaria, Georgia, Danimarca, Slovacchia, Francia, Estonia e altri paesi. Le manifestazioni più importanti del prossimo anno sono previste il 12 settembre a San Pietroburgo, nell’Alexander Nevsky Lavra, giorno della commemorazione del trasferimento delle reliquie del santo, e il 6 dicembre, ricorrenza della morte. (TC)

20 settembre - EUROPA La Ccee riorganizza on line la sua plenaria prevista a Praga a causa dell’aumento dei contagi di Covid-19

Si svolgerà in modalità on line il 25 e 26 settembre l’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (Ccee) che era stata programmata a Praga dal 25 al 27 settembre sul tema “La Chiesa in Europa dopo la pandemia. Prospettive per il creato e per le comunità”.  L’incontro, si legge in un comunicato della Ccee, è stato annullato a causa del peggioramento della situazione dei contagi da Covid-19 nella Repubblica Ceca. In particolare, in queste ore, l’aumento dei casi di coronavirus sta rendendo sempre più difficile raggiungere Praga: diversi paesi europei impongono la quarantena al rientro dalla Repubblica Ceca e molte compagnie aeree stanno cancellando i voli da e per la capitale. Considerate dunque le misure di contenimento adottate dal governo locale e dopo aver sentito la Conferenza Episcopale Ceca e l’arcidiocesi di Praga, la presidenza del Ccee ha ritenuto opportuno invitare tutti i membri a partecipare ai lavori della plenaria in modalità online. Nel corso dei lavori si discuterà delle conseguenze religiose, pastorali ed ecologiche legate alla pandemia, di pastorale migratoria in Europa, di pandemia e vita delle comunità cristiane e ancora dei risvolti su società, lavoro e cura del creato. (TC)

20 settembre - MESSICO Mons. Vitillo (Icmc): “La pandemia, il mancato accesso ai servizi sanitari e le bande criminali tra le principali cause della fuga dei migranti" 

Estorsioni, maltrattamenti, abusi sessuali e di autorità. In Messico i migranti stranieri, centroamericani soprattutto, rimangono spesso vittima di terribili violazioni. Una vera e propria “industria del crimine” che coinvolge migliaia di clandestini che ogni anno tentano di attraversare la frontiera. Migranti visti come merce di scambio dal momento che entrano in Messico per transito. E la pandemia ha peggiorato notevolmente la situazione. “Hanno lasciato in massa le loro terre perché non avevano accesso ai servizi sanitari e sono fuggiti a causa delle bande che, proprio a causa dell’incremento della povertà dovuta al Covid, sono cresciute ovunque” L’istantanea di mons. Robert J. Vitillo, segretario generale della Commissione cattolica internazionale di migrazione (Icmc), è davvero preoccupante, anche perché le restrizioni hanno di fatto rallentato lo straordinario lavoro che l’organismo di Ginevra svolge al fianco degli immigrati. “Siamo riusciti comunque a lavorare tra mille difficoltà” precisa mons. Vitillo “Abbiamo fatto leva sulla rete, ma non sempre è stato possibile. Solo da poco abbiamo ripreso la nostra attività con le visite e le interviste” spiega il Segretario generale dell’Icmc, specificando che negli ultimi mesi l’organismo internazionale ha inviato 9 esperti nelle aree del Centro America, uno dei quali in Messico. “Di solito cerchiamo di capire i motivi per cui le persone che incontriamo hanno lasciato il proprio paese” riprende il presule. “Le cause sono sempre le stesse, appartenenza politica, confessione religiosa, gruppo etnico. A questi si aggiungono i bambini non accompagnati. E’ chiaro che in questi casi i diritto allo status di rifugiato è più che legittimo”. (DD)

20 settembre - MONDO Coe e Unicef insieme con svariati progetti da 5 anni per la protezione dei minori

Oltre 1.500 sostenitori e più di 100 strumenti e strategie per la tutela dei bambini: sono i numeri della partnership creata cinque anni fa con un accordo dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) e dall’Unicef. “Il partenariato Coe-Unicef trasmette un messaggio forte sull’importanza della priorità da dare all’impegno per i più piccoli” ha affermato il reverendo Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Coe. La collaborazione tra Coe e Unicef è stata siglata il 18 settembre del 2015, dopo la dichiarazione congiunta “Mettere i bambini al centro”, firmata da 38 Chiese, scaturita dalla decima assemblea del Consiglio ecumenico svoltasi a Busan nel 2013. L’iniziativa “Gli impegni delle Chiese per i bambini” è l’esempio più concreto della collaborazione fra Coe e Unicef. È stata sviluppata dopo un processo di consultazione che ha incluso l’ascolto di oltre 100 minori di almeno 7 paesi in ogni continente, nonché di teologi e organizzazioni. Nel 2016 il Coe ha adottato degli impegni invitando le Chiese membro a lavorare insieme per promuovere i diritti dei bambini. Frederique Seidel, consulente senior del Coe sui diritti dei minori spiega che oggi diversi leader della Chiesa, vincitori di Premi Nobel e attivisti stanno promuovendo il programma congiunto Coe-Unicef. Ora, tuttavia, priorità del programma è il supporto e l’aiuto ai bambini nel tempo della pandemia. Proprio sui bambini il 10 e l’11 dicembre si svolgerà una conferenza interreligiosa on line sui minori migranti in Europa per promuovere l’inclusione sociale. (TC)

19 settembre - COSTA D’AVORIO Monsignor Youlo sulle presidenziali: l’esito delle urne sia accettato pacificamente

Intervenuto ad Agboville, ad un incontro sulla lotta contro l’incitamento all’odio e sulla prevenzione dei conflitti socio-politici e comunitari, monsignor Alexis Touably Youlo, vescovo della diocesi ha voluto lanciare un appello perché le elezioni presidenziali del 31 ottobre si svolgano pacificamente. Il presule, riferisce Fratmat.info, invita inoltre a riconoscere la vittoria di chi alle urne risulterà eletto. “Non impegnarsi per la pace significa disinteressarsi” ha detto monsignor Youlo facendo riferimento alla situazione nel Paese, dove scontri e violenze, con morti e feriti, si sono verificati proprio a causa delle prossime elezioni e delle candidature presentate, fra le quali quella dell’attuale presidente, Alassane Ouattara, in corsa per il terzo mandato. “Distruggere è facile, ma costruire è difficile - ha aggiunto il vescovo di Agboville -. Che ciascuna prenda decisioni concrete”. Infine il presule si è rivolto ai giovani affermando: “La pace è il bene supremo. Questo è il futuro e la vita della nazione che prevale sulle considerazioni politiche”. (TC)

19 settembre -  AFRICA Sessione di formazione dell’Amecea per comunicatori cattolici: priorità ai contenuti

 Fare attenzione ai contenuti e diffondere informazioni credibili. Queste priorità di un buon comunicatore. Lo ha sottolineato padre Emmanuel Chimombo, vice segretario generale dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale, intervenuto nei giorni scorsi a una sessione on-line rivolta a manager radiofonici cattolici da Uganda, Tanzania, Malawi, Zambia e Kenya. “Il contenuto è sovrano”, ha evidenziato il sacerdote malawiano all’apertura della due-giorni svoltasi il 16 al 17 settembre. “Quando riceviamo lamentele sulle nostre notizie esse riguardano tutte i contenuti. Le circostanze possono cambiare o anche stravolgere la moralità e l’etica di una produzione”, ha aggiunto. Nel suo intervento – riporta il sito dell’Amecea - padre Chimombo, che è anche il coordinatore pastorale dell’Associazione, si è soffermato in particolare sul fact-checking, la disinformazione e la produzione di contenuti per incoraggiare i giornalisti cattolici della regione a dare un'informazione basata sui valori, in linea con le raccomandazioni contenute nel Decreto Conciliare “Inter Mirifica” sugli strumenti di comunicazione sociale. Con il documento promulgato nel 1963 da Papa Paolo VI – ha ricordato - il Concilio voleva “sollecitare i cattolici ad usare i mezzi di comunicazione sociali in modo responsabile, per il bene comune e per rafforzare il ministero apostolico della Chiesa”. In questo senso - ha spiegato - il Decreto sottolineava i principi di etica morale che dovrebbero informare i media e che riguardano sia “il contenuto che comunicano, sia le circostanze in cui tale contenuto viene comunicato". Ma, ha aggiunto, l’”Inter Mirifica” “si concentra anche sulla necessità di un uso apostolico di tutti i mezzi di comunicazione sociale come strumenti di evangelizzazione" e di formare i cattolici sull'importanza dell'uso dei media, dando al contempo “una formazione integrale allo spirito cristiano soprattutto sulla dottrina sociale della Chiesa".  “Purtroppo – ha osservato padre Chimbombo - i media contemporanei, anche nel mondo cattolico, raramente assomigliano a ciò che il Concilio aveva immaginato. Spesso i principi spirituali e morali enunciati dal Decreto conciliare e dai fondatori dell'Amecea sono disattesi”. (LZ) 

19 settembre  - R.D. CONGO I vescovi ai parlamentari: siate al servizio del bene pubblico e promuovete la democrazia

Adottare leggi giuste che garantiscano lo svolgimento delle elezioni e soddisfino le profonde aspirazioni del popolo congolese, mettersi al servizio del bene pubblico, promuovere la democrazia: sono alcune delle raccomandazioni che la Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) ha rivolto ancora una volta ai parlamentari, all’indomani della ripresa delle sedute di deputati e senatori. In un comunicato pubblicato giovedì scorso, i vescovi invitano i politici a vegliare perché la maggioranza del Parlamento non abusi della sua superiorità numerica per far votare leggi poco favorevoli al progresso della democrazia. In una precedente dichiarazione del giugno scorso (Chi semina vento miete tempesta), tra l’altro, i presuli avevano ricordato che “la legge della maggioranza non è necessariamente sinonimo di verità o di ragione, né garanzia di coesione sociale” e che “una maggioranza parlamentare, per quanto legale possa essere, perde la sua legittimità quando è slegata dagli interessi e dal benessere del popolo”. La Cenco esorta inoltre i parlamentari ad un controllo dell’operato del governo e chiedono che le norme costituzionali non vengano modificate secondo interessi particolari, partitici e individuali, soprattutto quelle che riguardano le modalità degli scrutini. Per i vescovi, inoltre, occorre “essere sensibili al dolore, alle sofferenze e ai desideri della popolazione ... rispettare le disposizioni normative dell'organizzazione dell’opposizione a livello di Assemblea Nazionale, e ascoltare le forze vive del Paese per avviare riforme consensuali necessarie per il consolidamento della democrazia”. Infine i presuli chiedono al popolo congolese di restare unito e vigile per evitare che qualunque maggioranza o minoranza tenti di prendere in ostaggio il Paese e il futuro attraverso sotterfugi politici dilatori. (TC)

19 settembre - KENYA L’impegno di francescani e francescane per una sostenibilità degli istituti religiosi

 La sostenibilità e l’autosufficienza di un istituto religioso richiedono fedeltà all’impegno evangelico della vita religiosa nella società: è in sintesi quanto è stato evidenziato ad incontro on line che ha coinvolto la scorsa settimana in Kenya religiosi, religiose e laici francescani che hanno riflettuto sulla strada da percorrere nello spirito di San Francesco. Nel suo intervento, riferisce Amecea Blog News, suor Consolata Aloo, religiosa delle Suore Francescane di Sant’Anna (FSSA), ricordando l’esempio del poverello d’Assisi, ha evidenziato che “la sostenibilità non è solo una questione di soldi, ma la volontà di cambiare e soddisfare le necessità del momento”, ma e anche offrire e conservare ciò che si ha e rimanere concentrati sulla propria chiamata e sul proprio impegno. Per suor Aloo, per essere sostenibili, in un istituto religioso è necessario “identificare e allineare le risorse spirituali, economiche e sociali”, includendo la preghiera, la vita apostolica e comunitaria” e rispettando la sacralità di ogni individuo e la dignità delle persone. Secondo la religiosa, per essere sostenibili nel contesto religioso, è necessario “attingere ai migliori talenti di ogni persona, essere aperti al cambiamento, prendere decisioni sane, coinvolgere i membri dell’Istituto, essere responsabili e avere una buona governance che implichi una leadership partecipativa”. (TC)

ZAMBIA - Il Centro Gesuita per la Riflessione Teologica: prioritario per il Paese risolvere la questione del debito

Il debito rimane uno dei problemi più gravi che lo Zambia deve risolvere: lo sostiene il Centro Gesuita per la Riflessione Teologica (JCTR) esprimendo delusione su quanto dichiarato la scorsa settimana dal presidente Edgar Lungu nel tanto atteso discorso sullo stato della nazione. Per il JCTR, riferisce Amecea News Blog, fra le priorità del Paese per i prossimi mesi, è stato completamente ignorato il livello del debito, né è stato fatto riferimento sul modo in cui affrontarlo. Chama Bowa Mundia, responsabile del programma JCTR per lo sviluppo sociale ed economico (SED), afferma che se il cambiamento climatico, i prezzi delle materie prime sul mercato internazionale e, più recentemente, le problematiche causate dalla pandemia di Covid-19, sono temi importanti, “il debito è l’elefante nella ‘stanza’”. Chama Bowa Mundia spiega che “il deficit fiscale dello Zambia, come percentuale del PIL, è in aumento dal 2011, essendo da -1,8% a -6% … significativamente al di sopra dei livelli medi di disavanzo dell’Africa subsahariana nello stesso periodo”. La responsabile del programma JCTR osserva che “il Paese continua ad aumentare la spesa in un contesto di minori entrate” e che “il debito pubblico, come percentuale del PIL, è aumentato dal 21% nel 2011 a oltre il 100% nel 2020, ancora una volta molto al di sopra dei livelli medi dell'Africa subsahariana”. Mundia aggiunge poi che il debito pubblico della nazione è cresciuto, tra il 2011 ad oggi, a un ritmo allarmante, con il debito estero che è passato da 3,2 miliardi di dollari nel 2011 a 11 miliardi di dollari alla fine di dicembre 2019, cosicché “i livelli attuali del debito superano i livelli pre-HIPC (Paesi poveri altamente indebitati) che erano stimati in circa 7 miliardi di dollari USA”. All’inizio del nuovo millennio, il cardinale Joseph Mazombwe aveva guidato una campagna di cancellazione del debito a favore del Paese, ma da allora il peso del debito è tornato a preoccupare. Per la responsabile del programma JCTR perseguire la ripresa economica senza affrontare il debito è un sogno irrealizzabile. “Dedizione, resilienza e innovazione sono ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra guerra contro il debito ora più che mai” sostiene, aggiungendo che non risolvendo il problema del debito, i finanziamenti a settori essenziali come l’istruzione, la salute e la protezione sociale “rimarranno una sfida poiché le risorse finanziarie saranno incanalate verso il debito pubblico”. “Senza finanziamenti a settori essenziali, non si raggiungeranno livelli considerevoli di dignità umana per il popolo dello Zambia” rimarca Chama Bowa Mundia, che esorta il governo a prendere decisioni prudenti, “prima che scoppi una crisi del debito in piena regola”. (TC)

19 settembre - ETIOPIA  Lanciata l'edizione amarica dell''Esortazione post-sinodale “Christus vivit” 

L'Esortazione Apostolica post-sinodale di Papa Francesco “Christus Vivit” è ora disponibile anche in amarico, la lingua parlata in Etiopia. La nuova traduzione, affidata a una squadra guidata dal padre cappuccino Daniel Assefa, è stata lanciata l’11 settembre, corrispondente al Capodanno etiope. A coordinare il lavoro di traduzione, stampa e distribuzione del volume – informa il sito dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale - è stato l’Ufficio nazionale della gioventù della Conferenza episcopale etiopica, istituito appena sette mesi fa. Alla presentazione del volume di 126 pagine, con in copertina l’immagine di una piantina a simboleggiare la speranza, erano presenti, oltre a padre Daniel Assefa, il cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo metropolita di Addis Abeba, padre Teshome Fekre, Segretario generale Conferenza episcopale etiopica insieme a tutto il suo staff e rappresentanti dei giovani.  Nel suo intervento il cardinale Souraphiel ha sottolineato che “Christus Vivit” era uno dei documenti più attesi dall’Ufficio nazionale della gioventù: "Papa Francesco ci ha esortato a vivere Cristo come la nostra vita da giovani.  Abbiamo tutti bisogno di vivere come ci insegna Cristo", ha detto ricordando, con le parole di Francesco che "i giovani sono il presente di Dio." Il porporato ha quindi impartito una speciale benedizione al nuovo ufficio, rivolgendo parole di incoraggiamento ai volontari che hanno contribuito al suo lavoro in questi mesi in vari ambiti. (LZ)

19 settembre - COLOMBIA Tempo del Creato 2020. Incontri virtuali sui principali problemi della regione amazzonica 

"Problemi, sfide e risposte nella Regione Amazzonica" è il titolo del ciclo di incontri virtuali di formazione, programmati dal Segretariato Nazionale della Pastorale Sociale / Caritas Colombia e dalla Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM Colombia), in occasione del Tempo del Creato 2020, mese “di preghiera e di azione” – dal 1° settembre al 4 ottobre – per il Creato. Questi forum virtuali - in cui si dialogherà e rifletterà sui principali problemi sociali e ambientali che riguardano la regione amazzonica e che hanno implicazioni sull'intero territorio nazionale - saranno sviluppati in collaborazione con l'Iniziativa Interreligiosa per le Foreste Tropicali (IRI Colombia) e l'Organizzazione dei Popoli Indigeni dell'Amazzonia Colombiana (OPIAC), nei giorni 22 e 29 settembre e 6 e 13 ottobre, dalle 11.00 alle 12.30. Quattro i moduli di apprendimento: impatto del modello estrattivo su popolazioni e territori; estrazione mineraria, fracking e idrocarburi; crediti di carbonio, deforestazione e riforestazione; opinione pubblica in difesa del territorio. (AP)

19 settembre - MALAWI Leader cristiani e musulmani in campo contro la legalizzazione dell’aborto

Leader religiosi cristiani e musulmani nuovamente in campo contro la legalizzazione dell’aborto in Malawi. In una dichiarazione congiunta diffusa in questi giorni, la Conferenza episcopale del Paese (Cem), il Consiglio nazionale delle Chiese, l’Associazione degli evangelici (Eam), l’Associazione musulmana del Malawi e il Quadria Muslim Association of Malawi hanno espresso forti preoccupazioni per un emendamento in questo senso presentato dalla Commissione Salute del Parlamento su spinta di alcune organizzazioni della società civile. La proposta, sostenuta dal Presidente Lazarus Chakwera, rilancia un progetto presentato nel 2016, contro il quale si erano già mobilitate le Chiese cristiane. Pur vietando l’aborto volontario, il testo estende i casi in cui è permesso “l’aborto terapeutico” (ammesso attualmente solo quando sono in pericolo la vita o la salute della madre): quando ci sono gravissime malformazioni fetali, quando si tratta di prevenire danni alla salute fisica o mentale della donna e nei casi di stupro e incesto. Secondo i suoi promotori, essa servirà a ridurre la mortalità materna. In questo senso si è espresso anche Chakwera, sottolineando che l’emendamento aiuterà il Malawi a raggiungere uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall’Onu per il 2030. Attualmente il 18% dei decessi legati alla gravidanza in Malawi sarebbe legato ad aborti clandestini. Tutte argomentazioni respinte dai leader religiosi del Paese che ribadiscono che l’aborto è un “peccato ed è immorale” perché contrario al Comandamento di Dio di considerare la vita sacra. Nessuna istituzione, compreso il Parlamento, i Tribunali e il Governo può quindi disporne, affermano. “La vita umana è un valore fondamentale perché creata da Dio (Gen. 1,27). La fede islamica, d'altra parte, crede che Allah abbia creato l'umanità per uno scopo", si legge nella dichiarazione  citata dal sito dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale.  I leader religiosi esortano quindi i cittadini malawiani a difendere la vita dal concepimento e a proteggere i bambini, compresi quelli non nati, come stabilito dalla Costituzione. L’invito è a premere sui loro rappresentanti in Parlamento affinché non approvino la proposta di legge che - sostengono -  causerebbe un “genocidio di bambini”. (LZ)

19 settembre - SVIZZERA Donne e laici nella Chiesa, abusi sessuali ed emergenza a Lesbo al centro della plenaria dei vescovi

Il ruolo delle donne e dei laici nella Chiesa elvetica, il punto sugli abusi sessuali nella Chiesa, l’emergenza rifugiati a Lesbo. Sono stati questi i principali temi all’ordine del giorno della 329.ma plenaria della Conferenza episcopale svizzera (Ces) svoltasi nei giorni scorsi a Delémont, nel cantone dello Jura. Tra i momenti salienti della sessione – riporta il sito della Ces – un incontro di una delegazione dei vescovi, accompagnati dalle delegate del Consiglio delle donne in seno alla Conferenza episcopale, e una delegazione della Lega svizzera delle donne cattoliche (Lsfc) per discutere della questione femminile nella Chiesa nell’ambito del cammino di rinnovamento ecclesiale deciso l’anno scorso dalla Ces. Si è trattato di un evento che si può a buon titolo definire “storico” per la Chiesa svizzera. Anche se i vescovi elvetici hanno già avviato individualmente incontri con donne e uomini sul tema del rinnovamento della Chiesa e con singole esponenti della Lega per renderla più partecipativa è la prima volta che avviene un incontro a questo livello con la Lsfc, un’organizzazione “ombrello” che riunisce diverse associazioni femminili cattoliche della Confederazione. L’incontro si è articolato intorno a quattro workshop focalizzati sui paragrafi 99-103 dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia” di Papa Francesco dedicati alla forza e al dono delle donne nella Chiesa. Esso è stato un’importante occasione per conoscersi e dialogare sul tema del ruolo delle donne nella Chiesa che la Lega ritiene ancora troppo marginale, in particolare in riferimento alle posizioni di comando e responsabilità. Le tre delegazioni hanno convenuto sul fatto che il rinnovamento della Chiesa non può avvenire senza il coinvolgimento attivo delle donne.  Un altro tema delicato affrontato durante l’assemblea è la recente Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, pubblicata il 29 giugno scorso dalla Congregazione per il Clero. Un documento che, come in Germania, ha suscitato un certo dibattito anche nella Chiesa elvetica, dove esiste una lunga tradizione di collaborazione tra il clero, religiosi e laici nel servizio ecclesiale. Si tratta in particolare di capire come conciliare un’esperienza ormai rodata nel Paese, che comunque lascia aperti alcuni interrogativi, e le direttive della Chiesa universale. Durante i lavori i vescovi elvetici hanno poi di nuovo fatto il punto sulla lotta alla pedofilia nella Chiesa e sui risarcimenti delle vittime. All’assemblea sono stati presentate le statistiche raccolte nel 2019 dalle varie commissioni di esperti istituite nelle diocesi. I dati presentati sembrano indicare che le misure adottate dai vescovi nel 2002 funzionano, anche se sono solo la punta dell’iceberg, come ha evidenziato Felix Gmür, presidente della Conferenza episcopale svizzera che ha nuovamente sollecitato le vittime a denunciare gli abusi subiti.   Altro tema discusso dalla riunione è stato, infine, l’emergenza rifugiati a Lesbo dopo gli incendi che hanno distrutto il campo profughi di Moria. I vescovi hanno espresso il loro sgomento per l’ulteriore aggravarsi della situazione sull’isola greca e hanno salutato la recente decisione del Consiglio Federale di accogliere 20 minori dal campo di Moria. (LZ)

19 settembre - INDIA Appello di monsignor Pulloppillil ad essere uniti per porre fine al traffico di esseri umani in Assam

"Il traffico di esseri umani sta influenzando negativamente il futuro dei nostri giovani nella regione – siamo uniti in questa lotta", ha detto monsignor Thomas Pulloppillil, vescovo di Bongaigoan nello Stato di Assam e presidente dello United Christian Forum del nordest dell'India, nel corso di un webinar online, intitolato ”North East India Youth Summit”. L’incontro è stato organizzato il 12 settembre per creare consapevolezza sul traffico di esseri umani, soprattutto sullo sfondo della crescente povertà e disoccupazione causate dalla diffusione della pandemia di Covid-19, ed esortare tutti i gruppi ecclesiastici ad impegnarsi a porre fine alla tratta soprattutto di ragazze e ragazzi che si dedicano alla prostituzione. “Il futuro dei nostri giovani è in pericolo" ha detto il presule. “La tratta di esseri umani, principalmente di giovani ragazze, è dilagante” nella regione e all'estero, ha affermato il vescovo di Bongaigoan, sottolineando la necessità di aumentare la consapevolezza di questa realtà. “I trafficanti predano in particolare ragazze provenienti da fasce economiche più deboli, soprattutto quelle che vivono in condizioni di povertà". Esprimendo preoccupazione sul ruolo dei cybermedia nel traffico di esseri umani, M. Devasitham, responsabile dello sviluppo strategico dell’International Justice Mission, ha spiegato come "i trafficanti di esseri umani stiano usando attivamente il cyberspazio per attirare i giovani attraverso le chat e le chiamate fraudolente”, approfittando della vulnerabilità di molti di loro, che hanno perso il lavoro a causa dell’emergenza coronavirus. "La migrazione delle persone non può essere evitata, ma dobbiamo sapere dove vanno a lavorare e a studiare i nostri giovani. Sono finiti i giorni in cui i trafficanti andavano a trovare gli abitanti dei villaggi. Le piattaforme Internet hanno reso il loro lavoro facile e meno costoso perché non devono viaggiare", ha aggiunto, insistendo sulla necessità di creare consapevolezza.  (AP)

FILIPPINE Dono delle reliquie di sant’Agostino e di san Nicola da Tolentino alla diocesi di Laoag

Alcune reliquie di prima classe dei santi Agostino d'Ippona e Nicola da Tolentino, risalenti al V secolo d.C. e al XIV secolo, sono state donate da un anonimo, il 15 settembre, alla diocesi di Laoag, nella provincia di Ilocos, a nord di Manila. I frammenti ossei saranno custoditi nelle chiese di Paoay, conosciuta anche come Sant’Agostino, e San Nicola, per ricordare ai fedeli le loro radici agostiniane e la loro missione. In un comunicato diffuso dalla diocesi, e riportato da Uca News, monsignor Renato Mayugba, vescovo di Laoag, ha raccontato come gli agostiniani si siano stabiliti nel Paese già nel 1565 quando l'esploratore spagnolo Miguel Lopez de Legazpi, in rappresentanza del re Filippo II di Spagna, arrivò sull'isola di Cebu. “Gli agostiniani – ha affermato il presule - sono stati i primi apostoli della fede cattolica nelle Filippine. Il padre agostiniano Andres de Urdaneta fu inviato dal re nelle Filippine, insieme ad altri agostiniani del Messico", ha aggiunto, e la prima chiesa fu costruita su palafitte di bambù, dove molti nativi furono battezzati. “Grazie a molti zelanti e santi agostiniani abbiamo ricevuto la fede, piantata in questa terra circa 500 anni fa. Attraverso queste sacre reliquie - ha spiegato monsignor Mayugba -, ci si ricordi che anche noi abbiamo la missione di diffondere il Vangelo in tutti i luoghi". (AP)

19 settembre -  BANGLADESH Tempo del Creato. Dialogo interconfessionale sulla custodia del Creato

"Noi non possediamo questo pianeta. Dio onnipotente ci ha dato la responsabilità di prenderci cura di questa terra, non solo per mangiare o divertirsi. Tuttavia ne abbiamo abusato in molti modi ed è per questo che tanti disastri ricadono su di noi", ha detto, il 17 settembre, monsignor Gervas Rozario, vescovo della diocesi di Rajshahi e vicepresidente della Conferenza episcopale del Bangladesh - riporta UCA News -, in occasione di un webinar intitolato "Dialogo interconfessionale sul Tempo del Creato/prevenzione dei cambiamenti climatici e delle catastrofi ". Al seminario virtuale di due ore e mezza, tenutosi per celebrare il Tempo del Creato -  mese di preghiera che invita i 2,2 miliardi di cristiani del pianeta a prendersi cura della creazione di Dio -, organizzato dalla Commissione Giustizia e Pace dei vescovi cattolici (ECJP) e da World Vision Bangladesh, organizzazione umanitaria cristiana, hanno partecipato circa 80 leader religiosi e delle organizzazioni di varie confessioni, che hanno assicurato il loro impegno nel promuovere la preghiera e la comunione e avviare azioni collettive per la cura dell'ambiente e per affrontare le conseguenze allarmanti dei cambiamenti climatici e delle catastrofi naturali. Anche il reverendo John S. Karmokar, assistente generale e segretario della Chiesa Battista Sangha del Paese, ha detto che i cristiani hanno l'obbligo di prendersi cura e di preservare l'ambiente. “Noi cristiani – ha affermato - siamo una piccola comunità in Bangladesh, ma possiamo avere un ruolo vitale nel preservare l'ambiente. Se lavoreremo insieme e condivideremo i nostri pensieri, i nostri programmi e le nostre azioni saranno più forti e più efficaci”. Tali sforzi per la salvaguardia del creato hanno molta importanza soprattutto in Bangladesh, che si trova sulle pianure alluvionali del più grande delta fluviale del mondo, che sfocia nel Golfo del Bengala, a pochi metri sopra il livello del mare. Questa geografia unica rende il Paese vulnerabile alle frequenti catastrofi naturali, tra cui i devastanti cicloni, le inondazioni e l’erosione dei fiumi. (AP)

18 settembre - VATICANO Santa Sede: soluzione pacifica per la Bielorussia

“La Santa Sede rinnova il suo appello per una soluzione pacifica e giusta” alla situazione socio-politica creatasi in Bielorussia dopo le elezioni: lo ha detto l’Arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto oggi alla 45.ma sessione del Consiglio per i diritti umani, dedicato al Paese di Minsk. In particolare, per risolver le tensioni il presule ha invocato “un dialogo sincero, il rifiuto della violenza e il rispetto della giustizia e dei diritti”. L’Arcivescovo ha ricordato “la sollecitudine tangibile” di Papa Francesco per tutta la Bielorussia e la Chiesa cattolica locale, una sollecitudine espressa all’Angelus del 16 agosto e rinnovata dalla visita, compiuta nel Paese nei giorni scorsi, dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, l’Arcivescovo Paul Richard Gallagher. Auspicando “una più profonda comprensione della missione ecclesiale della Chiesa e del ruolo che essa svolge nel favorire la riconciliazione sociale e la coesione sociale”, Monsignor Jurkovič ha invocato, quindi, manifestazioni pacifiche e ascolto per la voce della popolazione, nel rispetto dei diritti. “La Santa Sede, nel desiderare una risoluzione pacifica e rapida alla tensioni in corso – ha concluso il presule - rimane aperta a qualsiasi ulteriore discussione che possa portare alla necessaria pace”. (IP)

18 settembre - ITALIA Inaugurazione dell'Anno Accamemico della Pontificia Università Salesiana

L'Università Pontificia Salesiana inaugurerà il nuovo anno accademico il prossimo 15 ottobre. L’evento, che segna anche la conclusione delle celebrazioni dell'80esimao della Fondazione, avrà una connotazione diversa dal solito a motivo dell’emergenza sanitaria che impone una partecipazione contingentata. In rispetto delle disposizioni vigenti relative alla sicurezza delle persone e degli ambienti, l’ingresso sarà su invito, precedentemente confermato. Come da tradizione, l’Inaugurazione prevede la Celebrazione eucaristica presieduta dal Rev.mo don Ángel Fernández Artime, Gran Cancelliere dell’UPS e Rettor Maggiore dei Salesiani, e l’Atto Accademico con la Relazione del Rettore, prof. don Mauro Mantovani, e la Prolusione che quest’anno sarà tenuta dalla prof.ssa Marica Branchesi, Astrofisica del Gran Sasso Science Institute. L’Atto Accademico sarà trasmesso in diretta streaming sul sito dell’Università. Tra gli invitati è prevista la presenza del card. Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, della Sindaca di Roma Virginia Raggi, e di Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Pietro Sebastiani, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Isabel De Oliveira Capeloa Gíl, Presidente della Federazione Internazionale della Università Cattoliche (IFCU), Andreas Corcorán, Vice Segretario Generale della International Association of Universities (IAU) e Michael Murphy, Presidente della European University Association (EUA). (DD)

17 settembre - REGNO UNITO Monsignor McAleenan incontra gli operatori di carità e i volontari che aiutano i rifugiati a Dover

Monsignor Paul McAleenan, delegato per i Migranti e i Rifugiati della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, si è recato due giorni fa a Dover per incontrare gli operatori della carità e i volontari che lavorano accanto ai rifugiati sostenendo la loro causa. Ne dà notizia il sito dell’Episcopato. “Il 15 settembre scorso abbiamo celebrato la festa di Nostra Signora Addolorata, cioè Maria che stava sotto la Croce mentre suo figlio stava morendo – ha detto il vescovo - la Croce di Gesù e l'Addolorata vanno sempre insieme. Qui a Dover, è stato molto edificante incontrare coloro che, come la Madonna, si sono uniti ai rifugiati e sono disposti a sostenerli, a parlare a loro nome e a sostenere la loro causa”. “In questo bel pomeriggio ho incontrato tante persone che hanno parlato in modo commovente del loro lavoro e della loro intenzione di continuare a diffondere il messaggio che è così necessario per sostenere i migranti e i rifugiati. Attraverso il loro lavoro, incontrando i rifugiati, hanno scoperto la Verità: che sono figli di Dio. Siamo tutti fratelli e sorelle in Gesù”, ha continuato il presule. “Preghiamo, dunque, per i volontari che lavorano in favore dei rifugiati qui, nella zona di Dover, e nel nord della Francia, e per coloro che vanno in soccorso di quanti si trovano in pericolo. Preghiamo per i politici e gli opinionisti. Questa preghiera la facciamo attraverso Cristo Nostro Signore che ha teso la mano a Pietro sul mare di Galilea e ci dà la volontà di fare altrettanto sulla costa inglese”, ha concluso Monsignor McAleenan, ricordando che il 27 settembre ricorrerà la Giornata Mondiale di Preghiera per i Migranti e i Rifugiati. (RB)

17 settembre - BULGARIA Traslate a Santa Sofia le reliquie dei Santi Clemente e Potito. Messaggi del Papa e del Patriarca Neofit

In occasione della festa di Santa Sofia che si celebra oggi nella capitale bulgara, sono state translate nella Basilica della città le reliquie dei Santi Clemente e Potito Martiri donate da Papa Francesco alla Chiesa ortodossa bulgara nel febbraio scorso. San Clemente e San Potito, si legge in un messaggio di Papa Francesco al Patriarca Neofit, Metropolita di Sofia, “continuano a essere per noi, malgrado i secoli trascrosi, un esempio eloquente”. Essi - prosegue il messaggio letto dal presidente della Conferenza episcopale bulgara, mons. Christo Proykov che ha letto anche un messaggio del nunzio apostolico, mons. Anselmo Guido Pecorari – ci ricordano che i martiri appartengono a tutte le Chiese e la santa sofferenza da loro patita nel martirio alimenta un ecumenismo del sangue, che trascende le divisioni e invita tutti i cristiani a promuovere l’unità visibile dei discepoli di Cristo”. Nell’occasione, il vicario del Metropolita di Sofia, il vescovo Policarpo di Belogradchik, ha letto un messaggio di ringraziamento al Papa da parte del Patriarca Neofit. Un “grande onore” nonché una “gioia spirituale”: questi i sentimenti espressi dal Patriarca di tutta la Bulgaria, per il gesto fraterno che il Santo Padre ha compiuto dopo la sua visita in Bulgaria nel maggio 2019, il dono di alcune antiche reliquie dei Santi e martiri di Serdica: San Clemente Papa di Roma e San Potito Martire. (RB)

17 settembre - BRASILE 41.ma Giornata mondiale del Turismo. Monsignor Roman: dalle aree rurali può partire la rinascita

Si celebrerà domenica 27 settembre la 41.ma Giornata Mondiale del Turismo, un settore particolarmente provato dalla pandemia da Covid-19, specie nei Paesi in cui il virus ha colpito più duramente, come il Brasile. Attraverso il sito dell’Episcopato brasiliano, il referente della Pastorale del Turismo e arcivescovo di Santarém, monsignor Irineu Roman, sottolinea, tra gli altri temi, il turismo nell'ambiente rurale, la situazione del settore turistico nel contesto della pandemia del Coronavirus e le prospettive per il dopo pandemia. Il tema "Turismo e Sviluppo Rurale" è stato presentato dall'Organizzazione Mondiale del Turismo e accolto dalla Santa Sede attraverso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Secondo il coordinamento nazionale di Pastur, il presidente del Dicastero, il cardinale Peter Turkson, ha affermato in un messaggio che "il tema scelto dall'Organizzazione Mondiale del Turismo prima della pandemia da Covid-19 per i giorni nostri, indica provvidenzialmente uno dei percorsi per la possibile ripresa del settore turistico”. Il discorso del cardinale fa riferimento alla situazione estremamente difficile in cui il mondo del turismo non sta affrontando la pandemia, essendo stato uno dei settori più colpiti dai risultati della crisi sanitaria globale. (RB)

17 settembre - SUDAFRICA Settembre mese di preghiera contro la corruzione 

"La corruzione non è il nostro patrimonio". Così i leader delle Chiese nazionali del Consiglio Sudafricano delle Chiese, che hanno dedicato il mese di settembre a una campagna contro la corruzione causata dalla crisi dovuta alla pandemia da Covid-19. In particolare la giornata di ieri, come riferito dal sito della Conferenza episcopale del Sudafrica, in tutte e nove le province è stata dedicata alla preghiera secondo questa intenzione, mentre momenti di silenzio e raccoglimento hanno attraversato tutto il Paese. "La preghiera si è svolta in modo silenzioso perché le chiese sono senza parole davanti a questo livello di rivoltante frode", ha detto monsignor Malusi Mpumlwana, segretario generale del Consiglio. La campagna segue l'appello morale contro la corruzione lanciato il 7 agosto scorso da un gruppo di sei organizzazioni, che si definiscono il Collettivo dell'appello morale e che è composto dalla Ahmed Kathrada Foundation, dal Council for the Advancement of the South African Constitution, dalla Desmond & Leah Tutu Legacy Foundation, dalla Foundation for Human Rights, dalla Nelson Mandela Foundation e dal South African Council of Churches. "Come Consiglio sudafricano delle Chiese abbiamo dedicato questo mese a una campagna che denuncerà la corruzione presente nella società sudafricana. Come chiese, e come cittadini attivi, diciamo che ci rifiutiamo che la cultura e il patrimonio della nostra nazione sia pervasa dal furto e dalla frode delle risorse pubbliche. La corruzione, specialmente questo palese saccheggio dei fondi stanziati per la lotta al Covid-19, è criminale e continua a costarci la vita e il sostentamento", ha aggiunto il presule.(RB)

17 settembre NIGER Emergenza alluvioni. Monsignor Lompo: Chiesa in prima linea, ma sono urgenti aiuti

Da più di due mesi il Niger è alle prese con piogge torrenziali e inondazioni che hanno finora causato oltre 65 vittime, hanno coinvolto altre 200mila persone e provocato gravi danni alle infrastrutture e all’agricoltura del Paese, uno dei più poveri del continente africano. A lanciare l’allarme è l’arcivescovo della capitale Niamey, monsignor Laurent Lompo: “In questo momento gran parte dei villaggi lungo il fiume Niger è sotto l’acqua. Questo ha causato danni enormi ai campi, alle colture di riso, ma anche perdite di vite umane”, afferma il presule citato dal sito della Recowa-Cerao, la Conferenza episcopale regionale dell'Africa Occidentale. Le alluvioni, che hanno colpito pesantemente anche il nord della Nigeria, al confine con il Niger, hanno coinvolto otto regioni. Secondo un comunicato diffuso nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri nigerino, 7mila ettari di piantagioni dunali e 3.082 ettari di colture irrigate sono state inghiottite dall’acqua. Il Governo di Niamey ha annunciato misure a sostegno delle vittime. “Si tratta di un duro colpo per il nostro Paese, minacciato dal terrorismo e da crisi alimentari a ripetizione”, spiega monsignor Lompo.  Le inondazioni non hanno risparmiato la capitale. “In alcuni quartieri – racconta l’arcivescovo di Niamey – non si può più camminare”. La Caritas locale si è già attivata per soccorrere le vittime, ma non basta. Monsignor Lompo si rivolge quindi a tutte le persone di buona volontà perché sostengano l’opera della Chiesa: “Un aiuto supplementare ci permetterà di assistere meglio la popolazione”. A preoccupare l’arcivescovo di Niamey è anche la prossima riapertura delle scuole: “Se non allestiamo tende e non diamo cibo alla popolazione, se non prendiamo in mano la salute di queste famiglie, soprattutto nell'attuale crisi sanitaria, la situazione rischia di peggiorare”, avverte. “La triste realtà è che le vittime in Niger, come in Nigeria, stanno soffrendo privazioni indicibili”. (LZ)

17 settembre - POLONIA Santa Messa per l’81.mo anniversario dell’invasione sovietica del Paese

Oggi, 17 settembre, giorno del Golgota orientale, a 81 anni dall’invasione dell’URSS nel territorio della Seconda Repubblica di Polonia, nella Santa Messa nella Cattedrale di Campo dell’Esercito Polacco, a Varsavia, alle ore 18.00, verranno ricordati i soldati e i civili morti in seguito all’aggressione russa nelle parti orientali della Polonia, nel 1939. Il sermone verrà pronunciato dal sottotenente padre Piotr Zamaria. Tra gli altri, alla preghiera, parteciperanno anche gli scout.Monsignor Józef Guzdek, ordinario militare dell'esercito polacco, invece, prenderà parte alle cerimonie che si svolgeranno nella città di Wytyczno, dove, dal 30 settembre al 1° ottobre 1939, i soldati guidati dal generale Wilhelm Orlik-Rückemann combatterono l'Armata Rossa. Le truppe dell’Unione Sovietica, Il 17 settembre 1939, rompendo il patto di non aggressione tra la Polonia e la Russia sovietica firmato nel 1932, entrarono nel territorio della Seconda Repubblica di Polonia, situata a est della linea Narew-Wisła-San, in accordo con i protocolli segreti del Patto Molotov-Ribbentrop, concluso il 23 agosto 1939 a Mosca, che stabilirono "le sfere di interesse della Germania e dell'URSS" sul territorio polacco. Dopo l'attacco, le autorità sovietiche arrestarono oltre 200.000 polacchi: ufficiali, poliziotti, proprietari terrieri, funzionari statali e intellettuali. Nell'ottobre 1939, i territori occupati della Seconda Repubblica di Polonia furono annessi all’URSS e i loro abitanti costretti alla cittadinanza sovietica. Circa 1 milione 350 mila polacchi furono deportati in Siberia. (AP)

17 settembre  - REGNO UNITO Record aborti. I vescovi: più sostegno per le future madri

“Profonda tristezza e rimpianto”: questi i sentimenti espressi dai vescovi della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles attraverso il loro sito, riguardo al numero record di aborti registrati nel Regno Unito. Secondo i dati pubblicati nel giugno scorso dal Dipartimento per la salute e l'assistenza sociale, sono stati eseguiti 109.836 aborti per i residenti inglesi e gallesi nei primi sei mesi dell’anno, che hanno compreso il periodo del lockdown - dal 1° gennaio al 30 giugno 2020 - con un aumento di oltre quattromila unità rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, il 2019. “È estremamente deludente che così tante madri abbiano sentito di non poter continuare le loro gravidanze, e non vediamo l'ora che le donne ricevano il vero sostegno di cui hanno bisogno per avere figli, indipendentemente dalle loro circostanze", hanno dichiarato i vescovi. Il dato è il più alto di sempre riscontrato nel Regno Unito, dove l’aborto è legale fin dal 1967: secondo l’istituto Iona, che promuove il ruolo della famiglia nella società e ha definito la rilevazione “scioccante”, significa che ogni tre bambini nati, uno viene abortito. (RB)

17 settembre - ITALIA Ispettore Generale dei Cappellani italiani: "Don Malgesini, ambasciatore della misericordia di Dio"

“Un sacerdote che ha saputo diffondere la carezza e la misericordia di Dio, ad ogni uomo che era nel bisogno. Con le sue mani fragili, si è reso strumento e "Ambasciatore della Misericordia di Dio" verso i reclusi del carcere di Como”. Così don Raffaele Grimaldi, Ispettore Generale dei Cappellani delle carceri italiane, in una lettera indirizzata al vescovo di Como, Oscar Cantoni, ricorda don Roberto Malgesini, il sacerdote, ucciso martedì scorso a Como da una persona bisognosa che lui stesso aiutava. “La sua testimonianza – si legge nella missiva – diventa, per la Chiesa e per la società civile, un faro di luce”: “ci ha fatto comprendere che nessuno era escluso dal suo sguardo di bontà. Tra le sbarre ha portato la gioia e la tenerezza di Dio a coloro che erano privati della loro libertà personale e, come fratello e amico, ha saputo parlare ai tanti smarriti di cuore, portando loro la forza della Speranza”. “Un uomo ricco di fede e innamorato di Cristo e del suo Vangelo”, scrive don Raffaele Grimaldi, che “non ha avuto paura di amare, si è sporcato invece le mani, per asciugare le tante lacrime di dolore. "Martire della carità e del servizio", uomo di Dio che si è chinato con grande umiltà davanti alle miserie umane, per fasciare e sanare le ferite di molti”. Pensando ai molti che ora gridano alla giustizia e alla vendetta di fronte alla violenza inaudita contro “un fratello che spendeva tutte le sue energie per i più poveri”, l’Ispettore Generale dei Cappellani chiede di non strumentalizzare la morte di questo “martire per amore”,  “marchiando gli immigrati come uomini violenti e pericolosi”. (PO)

17 settembre - EUROPA Dedicato ai cammini del sud il 10mo Festival Europeo delle Vie Francigene

É dedicato ai cammini del sud il 10mo “Festival Europeo delle Vie Francigene, Cammini, Ways, Chemins”. In calendario una serie di iniziative che avranno luogo dal 29 settembre al 29 novembre, in presenza o a distanza, nel rispetto delle norme anti-Covid19. Il Festival Europeo delle Vie Francigene (viefrancigene.org) , per il decimo anno, è un’occasione di riflessione e accompagnamento per chi intraprende il cammino attraverso borghi, campagne e luoghi ricchi di fascino e spiritualità.  L’edizione 2020, articolata in tre focus, intende puntare lo sguardo sulle radici storiche, e quindi cristiane, dei cammini dall’Alto Medioevo ad oggi; sul “turismo buono” e sostenibile rappresentato dalle vie francigene; e, in omaggio ai 100 anni dalla nascita di Gianni Rodari, su “La grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie”. “Quest’anno  – spiega il direttore artistico Sandro Polci -  abbiamo deciso di dare visibilità al sud dove spesso non si immagina ci sia una vitalità di cammini pari al nord o alla Toscana o ad altre mete classiche. Cammino non significa solo esperienza outdoor, en plein air, di naturalità e paesaggi, ma anche riscoperta del sacro e della spirirualità personale. Se guardiamo alla storia l’elemento della fede è molto forte”. Ecco perché riflettere sulla origine storiche delle vie francigene vuol dire ricordarne anche le radici cristiane. “La spiritualità cristiana delle origini – ricorda Polci - vive ancora. Il rammarico è per la Carta Europea che non ha riconosciuto nel cristianesimo la radice comune. Non mi riferisco solo ad un fatto di natura religioso-sacrale, ma anche storico. È indiscutibile infatti che strutture, conventi, distribuiti nel territori, siano stati i gangli della conoscenza diffusi in tutto il territorio europeo, i punti di sosta e di approdo dei pellegrini, i momenti di passaggio oltre che religioso, anche culturale. Tutto questo oggi sta riemergendo con forza”. (PO)

17 settembre - FILIPPINE Riapre la cattedrale di Manila. Chiusi i cimiteri per Ognissanti e I Defunti  

Dopo sei mesi di chiusura a causa della pandemia del Covid-19, ieri, 16 settembre, ha riaperto al pubblico la Cattedrale dell'Immacolata Concezione di Manila. La riapertura - riporta l’agenzia dei vescovi filippini Cbcpnews - è stata resa possibile dall’allentamento delle restrizioni imposte dal Governo agli incontri religiosi nella regione metropolitana della capitale. Per il momento le aree sottoposte a quarantena - le cosiddette GCQ - possono ammettere solo fino al 10% della loro capienza, quindi -  come ha spiegato il vice rettore padre Kali Pietre Llamado - la Cattedrale, che in condizioni normali può ospitare fino a 800 persone, potrà accogliere un massimo di 80 fedeli alla volta. Resta obbligatorio l’uso delle mascherine o di visiere protettive per partecipare alle celebrazioni. Domenica i fedeli possono sostare anche nella piazza antistante l’edificio per ricevere la Comunione. Le Messe saranno comunque trasmesse in streaming attraverso sulla pagina Facebook della Cattedrale e sul canale YouTube. Per altro verso - riporta l’agenzia Ucanews - nella prossima festa di Ognissanti e nel giorno della Commemorazione dei Defunti, il 1.mo e 2 novembre, i cattolici filippini non potranno visitare i cimiteri per onorare i loro morti a causa di una nuova disposizione decisa dal Governo, sempre per contenere la diffusione del contagio. La misura è stata anticipata dai 17 sindaci della regione metropolitana che hanno disposto per quel periodo la chiusura di tutti i cimiteri locali per una settimana, anche se saranno consentite sepolture, cremazioni e altri servizi funebri. In questo modo si eviterà una eccessiva concentrazione di persone nello stesso luogo. L’anno scorso più di 1,7 milioni di filippini si erano recati nei cimiteri della capitale per celebrare i Defunti. (LZ)

17 settembre - STATI UNITI Episcopato: assegnato il premio del concorso nazionale "Creating on the Margins" 2019-2020

L'opera d'arte tridimensionale di Kyrstin Weiler, "Intrapped Under a Broken Roof", creata nella sua classe di terza media alla St. Joseph Catholic School e presentata dalla diocesi di Belleville, ha vinto il concorso annuale nazionale "Creating on the Margins" 2019-2020, organizzato dalla Catholic Campaign for Human Development (CCHD), (Campagna cattolica per lo sviluppo umano), e co-sponsorizzato dalla Federazione nazionale per la Pastorale giovanile cattolica (NFCYM). La finalità del concorso è stata quella di evidenziare le disparità sociali ed economiche rivelate dalla pandemia di Covid-19 e i modi con cui costruire strutture più giuste che permettano a tutte le comunità di prosperare. Il tema di quest’anno, “More than a roof”, si è concentrato sul problema dei senzatetto e delle abitazioni a prezzi accessibili. L’opera di Kyrstin, e il saggio di accompagnamento, hanno messo in evidenza in questo contesto la realtà sistemica della povertà negli Stati Uniti e l'impatto che le organizzazioni finanziate dalla CCHD hanno nell’affrontare il problema alla radice. “L'opera d'arte di Kyrstin – ha detto Ralph McCloud, direttore della CCHD - cattura le complesse realtà di tutti coloro, molti, che nelle nostre comunità lottano per trovare un alloggio sicuro e a prezzi accessibili e le sue riflessioni scritte sottolineano l'importante ruolo delle organizzazioni finanziate dalla CCHD nell'affrontare le realtà della povertà”. Riflettendo sulla sua opera d’arte, Kyrstin ha affermato che "La Chiesa ci insegna che ogni persona dovrebbe avere l'opportunità di tornare a casa in un luogo sicuro che alla fine della giornata ci riempia di un senso di conforto", si legge sul comunicato diffuso sulla pagina web dell’Episcopato. (AP)

17 settembre -  STATI UNITI Al via in California un programma dei vescovi contro il peccato “strutturale” del razzismo

Contribuire alla lotta al razzismo "strutturale" che pervade la società americana con gesti concreti. Dopo l’omicidio di George Floyd, il cittadino afro-americano ucciso il 25 maggio scorso a Milwaukee da un poliziotto, che tanto clamore ha suscitato negli Stati Uniti e nel mondo, i vescovi della California hanno deciso lanciare uno speciale programma finalizzato alla “conversione dei cuori per meglio comprendere la natura e l’estensione del peccato del razzismo nelle persone, nella società e anche nella Chiesa”. L’iniziativa è stata annunciata dopo un incontro avvenuto il 9 settembre, festa di San Pietro Claver, l’apostolo degli schiavi africani, in cui i vescovi californiani hanno ascoltato le toccanti testimonianze di tre cattolici afro-americani. L’obiettivo è di portare un cambiamento tangibile al quale, insieme ai vescovi partecipino il clero, i religiosi e i fedeli della California”, spiega un comunicato diffuso al termine dell’incontro, ricordando le parole di San Giovanni Paolo II che nella “Sollicitudo rei Socialis” sottolineava come le “strutture del peccato” nella società siano radicate nei peccati individuali di ciascuna persona. Le linee guida del programma, della durata di un anno, sono state definite quest'estate nel corso di una serie di consultazioni con diversi leader religiosi afro-americani della California. Esso si articolerà in tre fasi. La prima è quella dell’ascolto: esponenti della comunità afro-americana parteciperanno a una serie di sessioni a livello parrocchiale, diocesano e statale per raccontare le loro esperienze personali. L’obiettivo è aiutare a capire l’impatto del razzismo nella vita delle persone. Nella seconda fase i cattolici californiani saranno invitati a raccogliere i risultati di queste sessioni per confrontarsi sul tema del razzismo dialogando con le stesse comunità afro-americane. Gli incontri avverranno nelle famiglie, nelle parrocchie e nelle comunità di fede e coinvolgeranno tutti: religiosi e laici, studenti e insegnanti, giovani e anziani. Le conclusioni delle sessioni serviranno da base per la terza fase: quella dell’azione che prenderà il via nel 2021. In quest’ultima fase si metteranno in pratica le strategie concordate per sradicare i pregiudizi e i comportamenti razzisti, promuovendo una nuova “cultura dell’incontro” nei vari ambiti della vita delle diocesi, delle parrocchie, nelle scuole e nelle famiglie.  (LZ)

17 settembre -  VIETNAM La Chiesa accanto alle vittime “dimenticate” del Covid-19

Prosegue l’impegno della Chiesa – riporta UCA News - accanto alle vittime “dimenticate” del Covid-19. Il Paese sta attraversando un momento di forte crisi economica, generata dall’emergenza sanitaria, e il governo vietnamita ha annunciato un secondo piano di sostegno finanziario per i più svantaggiati, entro la fine del 2020. Ad aprile, il primo ministro Nguyen Xuan Phuc aveva annunciato aiuti per 62 trilioni di dong (2,26 miliardi di euro), da versare a quasi 20 milioni di persone. L'importo distribuito, inferiore a quello annunciato, non è però andato a vantaggio di tutti, a causa delle procedure complicate e della corruzione delle autorità locali. Suor Marie Do Thi Quyen, della Congregazione delle suore Amanti della Santa Croce, nella provincia di Lai Chau, ha riferito come gli abitanti del villaggio Hmong si siano trovati completamente privi di mezzi di sussistenza durante la crisi, senza poter andare a lavorare altrove o nella vicina Cina. Anche padre Joseph Nguyen Tien Lien, pastore della parrocchia di Mai Yen, nella provincia di Son La, che ospita vari gruppi etnici, ha raccontato come molti pazienti negli ospedali locali soffrano per la mancanza di cibo e come i gruppi cattolici riescano ancora a consegnare provviste a centinaia di malati, e ai loro parenti, grazie all’aiuto dei benefattori Padre Vincent Vu Ngoc Dong, responsabile della Caritas dell'arcidiocesi di Ho Chi Minh City, ha invitato la popolazione locale a fare donazioni in occasione del Mid-Autumn Festival, la più grande festa annuale per bambini, che quest’anno cade il 1° ottobre. In questa occasione, la Caritas ha in programma di organizzare diversi eventi per i bambini con gravi difficoltà, specialmente quelli colpiti dal Covid-19.      Infine, monsignor Joseph Nguyen Nang, arcivescovo di Ho Chi Minh City, ha invitato i cattolici a lavorare con persone di tutti i ceti sociali e a fornire sostegno materiale ed emotivo ai pazienti e a coloro che vivono in condizioni di miseria. "Dovremmo dimostrare – ha detto il presule - che siamo apostoli di Gesù, facendo la carità generosamente ed esprimendo la nostra solidarietà agli altri". (AP)

17 settembre STATI UNITI Elezioni 2020: Dichiarazione di principi di Pax Christi Usa

 Pax Christi Usa ha diffuso ieri sulla sua pagina web una Dichiarazione di principi in occasione delle elezioni americane 2020, per aiutare tutti i suoi membri, i partner e le persone di coscienza a prendere una decisione che avrà un forte impatto sulla popolazione statunitense e sul resto del mondo e ad eleggere leader con i valori, il carattere e l'integrità necessari per servire la comunità. Il contenuto della dichiarazione, sottolinea il movimento cattolico per la pace, “è stato plasmato, in primo luogo, dalla profonda fiducia nel messaggio evangelico di Gesù che ci ricorda che ciò che è fondamentale per ogni decisione che prendiamo è la nostra responsabilità di amare Dio attraverso l'amore per il prossimo, sia vicino che lontano, con un'opzione preferenziale per i poveri” e, “in secondo luogo, dai principi di trasformazione della Dottrina sociale cattolica, progettati per guidarci nell'applicazione del messaggio evangelico alla nostra vita comune insieme come un unico popolo, dentro e fuori i confini odierni”. Nel suo impegno a seguire le orme e l'esempio di Gesù, Pax Christi Usa, nel documento, onora, per prima cosa, “con gratitudine la terra e i corsi d'acqua e i popoli indigeni, passati e presenti, che hanno amministrato l'Isola delle tartarughe, un territorio che comprende quelli che attualmente sono conosciuti come gli Stati Uniti d'America” e riconosce che gran parte del territorio americano non è stato ceduto e che i Popoli Indigeni continuano a non godere di un riconoscimento federale. Quindi, sottolinea le azioni spregevoli della tratta transatlantica degli schiavi che hanno spianato la strada all'attuale razzismo anti-nero e si pente “del ruolo dell'istituzione della Chiesa cattolica nel processo di colonizzazione e della sua complicità nei peccati del razzismo anti-nero, della schiavitù e della segregazione”. “Il razzismo penetra in ogni aspetto della vita negli Stati Uniti – si legge nella dichiarazione -, seminando il terrore che minaccia e uccide continuamente le persone di colore, perpetuando la supremazia bianca e lasciando tutta l'umanità sfigurata”. Dinanzi a questa realtà, il movimento cattolico afferma che “la vita dei neri conta e che la violenza insita nel razzismo sistemico è un affronto al Dio che crea, redime e santifica tutti, e ci chiama insieme come un'unica famiglia”.  Infine, in un momento in cui il cambiamento climatico non solo costringe le persone nei Paesi poveri e in difficoltà a migrare, ma alimenta la povertà, l'insicurezza alimentare, lo sfollamento e la violenza nelle comunità intorno agli Stati Uniti, chiede alla nazione di dichiarare la crisi climatica emergenza nazionale. (AP)

17 settembre - MALTA Vescovi: legge anti discriminazione rischia di soffocare libertà di pensiero e coscienza

 Sì a tutte le misure contro ogni forma di discriminazione, ma non a detrimento di altri diritti e libertà fondamentali. I vescovi maltesi prendono posizione su due nuove proposte di legge sull’uguaglianza attualmente all’esame del Parlamento di La Valletta. In una dichiarazione firmata dall’arcivescovo Charles Scicluna, presidente della Conferenza episcopale maltese, da monsignor Anton Teuma, vescovo di Gozo e dal vescovo ausiliare  di Malta Joseph Galea-Curmi, i presuli ribadiscono che la Chiesa sostiene tutti gli sforzi a favore dell’uguaglianza e per sradicare ogni forma di discriminazione:  Al contempo, la Chiesa di Malta esprime preoccupazione per alcuni punti delle proposte in discussione che hanno “serie implicazioni per la libertà della persona, segnatamente la libertà di pensiero, coscienza e religione”, che sono sanciti dalla Costituzione maltese, ma anche dalla Convenzione europea e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Nello specifico, la nota chiede che venga salvaguardata innanzitutto la libertà dei genitori di scegliere l’educazione che vogliono per i loro figli in base alle proprie convinzioni religiose e filosofiche.  In questo senso, le scuole confessionali devono essere libere di selezionare il proprio personale docente in modo che l’insegnamento delle varie materie sia in linea con i valori e l’ethos da esse professati: “Una persona che sia indifferente o persino ostile all’ethos di una scuola non può svolgere questo compito”. Secondo i vescovi maltesi, poi, la nuova Legge sull’uguaglianza deve garantire la libertà di coscienza in modo che nessuno si trovi costretto a promuovere o a partecipare ad attività contrarie alla propria coscienza , principi e valori.  Inoltre, non dovrebbe essere creato alcun ente parallelo ai tribunali, che, in nome della promozione dell’uguaglianza, reprima i diritti di altri. Il rispetto di questi punti fermi, conclude la dichiarazione, può contribuire a rafforzare le proposte di legge per l’uguaglianza e contro tutte le discriminazioni, perché – si afferma - essi “accettano la diversità e non l’uniformità”: “La vera uguaglianza rispetta ogni persona, permette e valorizza le differenze, non le elimina”, sottolineano in conclusione i vescovi maltesi. (LZ)

16 settembre - SANTA SEDE. Diritto all’acqua. necessaria una gestione responsabile e sostenibile a livello globale

Il diritto all’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici non potrà essere realizzato delegando tale compito ai singoli Stati. “È invece responsabilità di tutti sviluppare le nostre società in modo più integrale e sostenibile”. Questo il concetto di fondo ribadito oggi dall’arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali a Ginevra alla 45.ma sessione del Consiglio per i diritti umani. Nel decimo anniversario della storica Risoluzione con cui, il 28 luglio 2010, l’Onu ha inserito l’accesso a questa risorsa essenziale per la vita umana e di tutto il pianeta nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, resta ancora molto da fare per raggiungere tale obiettivo indicato dalle stesse Nazioni Unite come uno degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Sdg) da realizzare entro il 2030. Una posizione espressa in più occasioni dalla Santa Sede nei consessi internazionali, ha ricordato il rappresentante pontificio. “Il diritto all'acqua, come tutti i diritti umani trova il suo fondamento nella dignità umana e non in un qualsiasi tipo di valutazione meramente quantitativa che consideri l'acqua come un bene meramente economico”, ha puntualizzato monsignor Jurkovič, citando il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. In questa prospettiva la sua gestione deve essere basata “sulla responsabilità sociale, una mentalità ecologica e solidale tra Paesi e a livello globale, come unica via per rafforzare il bene comune e preservarlo per le generazioni future”. Come evidenziato da Papa Francesco nel Messaggio Urbi et Orbi dello scorso 12 aprile, la crisi senza precedenti che vive il mondo in questo momento con la pandemia del Covid-19 dimostra che “non è non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone”. Monsignor Jurkovič ha quindi rinnovato l’appello rivolto da Francesco in quell’occasione a non perdere l’occasione “di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative”. (LZ)

16 settembre - BANGLADESH La Chiesa piange la scomparsa del missionario americano Richard William Timm

Una vita dedicata alla missione e alla promozione dell’educazione, dello sviluppo e della giustizia sociale in Bangladesh, Paese in cui aveva vissuto per più di sei decenni. La Chiesa bengalese e non solo, piange la morte di padre Richard William Timm, missionario cattolico americano della Congregazione della Santa Croce (CSC) spentosi l'11 settembre all’età di 97 nell’ospedale di South Bend, Indiana dove era ricoverato per l’aggravarsi del suo stato di salute.  Nato nel 1923 a Michigan City, padre Timm era stato ordinato sacerdote nel 1949 e dopo avere ottenuto un dottorato in biologia alla Catholic University of America, nel 1952 era stato inviato come missionario nell’allora Bengala Orientale in Pakistan, dove sarebbe rimasto fino al 2016. Dopo il suo arrivo a Dacca diede avvio e guidò il dipartimento di scienze del St. Gregory’s College della Congregazione della Santa Croce, diventato poi Notre Dame College, considerato oggi uno dei centri educativi di eccellenza in Bangladesh. Insegnante, zoologo e biologo di fama internazionale, scrittore e oratore si era fatto conoscere anche per il suo straordinario impegno sociale e in difesa dei diritti umani dei più poveri e vulnerabili, contribuendo, tra l’altro, alla fondazione nel 1974 della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale bengalese e lavorando per la Caritas Bangladesh. Per questo impegno era stato insignito di diversi riconoscimenti prestigiosi, come il “Ramon Magsaysay Award” - il “Premio Nobel” dell’Asia -  e nel 1978 della “Pro Ecclesia et Pontifice”, la più alta onorificenza assegnata dal Papa a religiosi e laici per il loro impegno per la Chiesa. La notizia della sua morte è stata accolta con grande dolore in Bangladesh. “Amava la sua missione in Bangladesh e per i poveri ai quali vengono negati i loro diritti. Era pronto a fare qualsiasi cosa per difenderli”, ricorda all’agenzia Ucanews padre James Cruze provinciale locale dei Padri della Santa Croce. “Padre Timm è stato un grande uomo, un missionario, che ha contribuito tanto allo sviluppo del Bangladesh prima nel settore educativo e poi in quello delle ong. La Chiesa bengalese lo ha sempre stimato e gli siamo grati”, ha affermato da parte sua monsignor Gervas Rozario, vice-presidente della Conferenza episcopale bengalese. (LZ)

16 settembre - BRASILE La Pastorale penitenziaria lancia video per spiegare a tutti cos’è il carcere

Una seria di video per spiegare alla gente cos’è, davvero, il carcere: è questa l’iniziativa intrapresa dalla Pastorale penitenziaria della Conferenza episcopale del Brasile, che lo annuncia sul proprio sito; video che saranno visibili sul portale, ma anche sul canale Youtube e sui social network. L’obiettivo è chiarire qual è la sua missione, ossia "la ricerca di un mondo senza carceri attraverso l'evangelizzazione e la promozione della dignità umana con la presenza della Chiesa negli istituti penitenziari”. Il primo video della serie spiega l'origine del servizio di pastorale carceraria, in cosa consiste e illustra l'opera di evangelizzazione che svolge con i detenuti. La Pastorale penitenziaria sostiene che l'assistenza religiosa è un diritto delle persone private della libertà. In questo primo appuntamento è l'arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, parla della missione della Pastorale: “Portare nei cuori dei detenuti la forza di trasformare tutte le persone, cioè il Vangelo di Gesù Cristo". "La serie di video affronterà temi fondamentali per la comprensione del sistema carcerario e della nostra missione come strumento di formazione per gli agenti pastorali penitenziari e altre persone interessate", ha detto suor Petra Pfaller, coordinatrice nazionale per la pastorale carceraria che anticipa anche i temi dei prossimi video: la mistica e la spiritualità della Pastorale penitenziaria, le difficoltà delle donne detenute, la salute in carcere, la prevenzione e la lotta alla tortura, le pratiche di giustizia riparativa. (RB)

16 settembre - REGNO UNITO 10 anni fa il viaggio di Benedetto XVI nel Paese. La gratitudine del cardinale Nichols  

Il 16 settembre di dieci anni fa Benedetto XVI iniziava il suo viaggio apostolico di quattro giorni nel Regno Unito, il secondo di un pontefice nell’isola dopo quello compiuto dal 28 maggio al 2 giugno 1982 da San Giovanni Paolo II, poco più di quattro secoli dallo Scisma di Enrico VIII. Un viaggio intenso e non meno “storico” della visita del Papa polacco tre decenni prima, per il segno profondo lasciato non solo nei rapporti tra mondo anglicano e Chiesa cattolica, ma anche nell’opinione pubblica britannica. Quello che si annunciava infatti come un viaggio “difficile” in un Paese che aveva accolto l’annuncio della visita con una certa freddezza, se non ostilità, verso un Papa definito da certa stampa locale come “Il Rottweiler di Dio”, si trasformò in un vero e proprio successo del pontefice tedesco, contribuendo a cambiare ulteriormente la percezione della Chiesa cattolica nel Regno Unito. A ricordarlo è il cardinale Vincent Nichols, all’epoca già arcivescovo di Westminster e attuale presidente della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew), che di quell’evento fu un testimone diretto. "Ci sono tanti momenti salienti che sono mi rimasti impressi. Uno è il tragitto lungo il Mall verso Buckingham Palace, ornato di bandiere papali e Union Jack e pieno di gente su entrambi i lati. Uno spettacolo che non avrei mai pensato di vedere” in un Paese che per 400 anni aveva avuto difficoltà a relazionarsi con la Chiesa cattolica, racconta il porporato in una testimonianza pubblicata sul sito della Conferenza episcopale. “Si trattò di un evento davvero straordinario per tanti versi”. Nei ricordi del cardinale Nichols non poteva mancare poi lo storico discorso agli esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e imprenditoriale, al Corpo Diplomatico e ai leaders religiosi pronunciato il 17 settembre nella Westminster Hall: “In quel discorso aveva spiegato come la fede abbia bisogno della ragione e la ragione abbia bisogno della fede, riprendendo la frase del suo predecessore secondo la quale fede e ragione sono le due ali su cui si libra lo spirito umano. Penso a quelle parole oggi e a quanto sia diventato chiassoso il discorso politico e quel potenziale profondo dialogo tra fede e ragione sia insidiato da un uso dei social media che sembra volere ridurre la politica a tweet”.  Secondo il Primate inglese, insieme al precedente viaggio apostolico di San Giovanni Paolo II, la visita di Benedetto XVI ha contribuito in modo determinante a cambiare “la percezione della presenza della Chiesa cattolica nel Paese”.  (LZ)

16 agosto - INDIA La Chiesa del Mizoram offre le sue scuole e i suoi istituti per la quarantena

La Chiesa cattolica, nel Mizoram, nel nordest dell'India, si è unita agli sforzi dello Stato per affrontare l’emergenza Covid-19, che sta mettendo a dura prova le strutture sanitarie. Monsignor Stephen Rotluanga, vescovo di Aizawl, capitale dello Stato, ha riferito ad UCA News come la Chiesa abbia offerto al governo scuole, istituti e centri di formazione professionale da destinare alla quarantena e abbia contribuito con 300.000 rupie al fondo di assistenza del Primo Ministro. "Se necessario, siamo pronti a dare di più, visto che lo Stato sta assistendo ad una crescita del numero dei casi di Covid-19" ha affermato il presule, aggiungendo che più di 194 Chiese di diverse denominazioni si sono fatte avanti e stanno prestando le loro sale al governo. L'ufficiale sanitario Z.R. Thiamsanga, del partito Fronte Nazionale Mizo, ha raccontato ad Uca News quanto la Chiesa e la popolazione si siano rese disponibili nell’aiutare il governo e nel dare il buon esempio in questo momento di crisi, in uno Stato che dispone di un solo ospedale per la cura dei pazienti affetti da Covid-19: lo Zoram Medical College. Il Mizoram è situato tra il Bangladesh e il Myanmar ed è uno dei tre Stati del Paese a maggioranza cristiana. I cristiani costituiscono quasi il 90% dell'1,1 milione di persone che lo abitano. Al 16 settembre, il Mizoram ha registrato 1.468 casi di coronavirus. (AP)

16 settembre - GERMANIA Domenica 20 settembre Colletta speciale per la Caritas “Sii buono, amico!”

Si svolgerà domenica 20 settembre la raccolta annuale indetta dalla Caritas nazionale in Germania con l’obiettivo di sensibilizzare le persone alla “carità vissuta”, all’attenzione e alla solidarietà verso il prossimo, che insieme all'annuncio e alla liturgia, sono il fondamento della Chiesa e della vita cristiana, come riporta il sito della Conferenza episcopale tedesca. La domenica annualmente dedicata alla Caritas, si tiene nelle parrocchie una raccolta che finanzierà tutte le opere messe in atto dall’associazione, dal benessere dei bambini e dei giovani, all'assistenza agli anziani, fino alla consulenza alle famiglie. "Sii buono, amico" è il tema della campagna di quest’anno. "Abbiamo bisogno di persone buone che facciano del bene! Giorno dopo giorno, in innumerevoli istituzioni e progetti della Chiesa e della sua Caritas, si può sperimentare come persone impegnate a tempo pieno a titolo volontario affrontino i problemi e aiutino gli altri – scrivono i vescovi nel loro appello alla donazione - allo stesso tempo ‘essere buoni’ non significa esserlo solo all’interno delle nostre frontiere, perché in altri Paesi c'è spesso un maggiore bisogno di aiuto. Molte cose sono possibili se viviamo in comunione con tutta l'umanità". "La raccolta della domenica della Caritas è destinata alle molteplici preoccupazioni della Caritas nelle nostre parrocchie e diocesi. Vi preghiamo di sostenere il lavoro della Caritas con il vostro dono. Per questo vi ringraziamo molto", concludono i vescovi, ricordando che quest’anno, a causa della pandemia da Coronavirus, la raccolta fondi non può svolgersi nelle modalità consuete ma sarà prevalentemente on line. (RB)

16 settembre - ITALIA Al via a Bologna un corso su arte e fede, “L’altra bellezza”

Da sempre la fede ha ispirato bellezza e armonia. Lo testimoniano gli innumerevoli capolavori dell’arte sacra che costituiscono oltre la metà del patrimonio artistico mondiale. Da questa premessa prende avvio a Bologna a partire dal prossimo martedì 29 settembre il corso “L’altra bellezza”. L’iniziativa è curata da Genus Bononiae. Musei nella città e dell’Associazione Europea “Arte e Fede”, con l’apporto scientifico degli Istituti Superiori di Scienze Religiose di Bologna e Rimini e la collaborazione organizzativa dell’Agenzia “Petroniana Viaggi e Turismo”.    Si tratta di un percorso formativo aperto a tutti, con particolare riferimento agli operatori del settore turistico operanti in città e regione, che intende analizzare le opere d’arte sacra cogliendone non solo gli aspetti storici e stilistici ma anche le motivazioni che le hanno create e il messaggio che esse hanno veicolato nel secoli. A cadenza settimanale ogni martedì e giovedì fino al 22 ottobre si susseguiranno sette appuntamenti presso l’Auditorium “Santa Clelia Barbieri” della Curia bolognese. Si parte con una riflessione sulla storia, l’iconografia e la simbologia della Pala Griffoni, il meraviglioso polittico dipinto negli anni settanta del Quattrocento da Francesco del Cossa ed Ercole de’Roberti e smembrato nel 18.mo secolo. Dopo tre secoli oggi è stato eccezionalmente ricomposto a Palazzo Fava all’interno della mostra “La Riscoperta di un capolavoro”. La rassegna infatti riunisce insieme le 16 tavole originali, grazie agli straordinari prestiti internazionali dei musei che le conservano in varie parti del mondo Il corso “L’altra bellezza” proseguirà per altri sei incontri proponendo un viaggio tra arte e architettura, fede e bellezza, scandito da cinque visite nei luoghi di culto più significativi della regione: dal Duomo di Modena alla Basilica di San Petronio. Le lezioni sono a numero chiusoe prevedono un minimo di 15 partecipanti e un massimo di 40. Per iscriversi si può fare richiesta fino al prossimo 26 settembre  all’indirizzo: arteefede@chiesadibologna.it(PO)

16 settembre - COLOMBIA Appello dell’arcivescovo di Bogotà all’amicizia sociale

Monsignor Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá e Primate di Colombia, nel mese in cui si celebra l'amore e l'amicizia, invita i colombiani, in un comunicato diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, a “creare relazioni sociali basate sull’amicizia”. “Trovare un'amicizia sincera – scrive il presule - è molto più che trovare un tesoro, perché l'amicizia motiva fortemente a lavorare, la vera amicizia ci aiuta a superare le frustrazioni, l'amicizia ci dà saggezza e riesce ad anticipare la gioia del futuro desiderato”. Monsignor Rueda chiama tutti i colombiani, uomini e donne, a combattere senza perdersi d'animo per superare l'inimicizia sociale. “Non possiamo restare indifferenti – afferma -, cerchiamo insieme le cause strutturali profonde dei nostri conflitti sociali, e contribuiamo a trovare soluzioni senza violenza, senza omicidi, senza odio”. Egli ribadisce come la vita, la riconciliazione e la pace richiedano oggi il contributo di tutti e presenta sette diversi scenari per coltivare la vera amicizia. Sottolinea, innanzitutto, che la verità, che ci libera dalla schiavitù della diffamazione, della menzogna e dell'ipocrisia, è alla base dell’amicizia. Siamo amici se siamo sinceri. Favoriamo l’amicizia sociale quando ascoltiamo l’altro e accettiamo il dialogo, che ci libera dall'autoritarismo e dalla ricerca di soluzioni ai conflitti con mezzi armati; quando accettiamo di essere imperfetti e impariamo a chiedere perdono; quando ci facciamo servi degli altri, diamo il meglio di noi stessi, cercando il bene comune. “L'atteggiamento di servizio – precisa - ci rende umili e l'umiltà ci libera dall'arroganza e dalla vanità”. (AP)

16 settembre - SVIZZERA 20° anniversario Centro informazione e documentazione cristiana

Celebra in questi giorni i vent’anni di attività di Centro per l’informazione e la documentazione cristiana (Cidoc) di Losanna, in Svizzera. Inaugurato il 1° settembre 2000, il Cidoc vede in realtà le sue origini risalire al 20 gennaio 1999, quando cattolici e protestanti della zona hanno firmato una “Dichiarazione di collaborazione ecumenica”. Principale punto di riferimento per la ricerca ecumenica, al crocevia tra teologia, catechesi e religione, la struttura custodisce circa 25mila opere, mettendole a disposizione di laici, sacerdoti e pastori. Come afferma il direttore, Robin Masur, citato dall’agenzia Cath, è significativo il fatto che “il 73% delle richieste di consultazione provengano dalle donne, che hanno un ruolo molto importante nella trasmissione della fede”. Caratteristico è il sistema di classificazione del materiale reperibile, perché esso tiene conto delle specificità di ciascuna confessione: ad esempio, sul tema della catechesi, il catalogo delle opere cattoliche segue le categorie dei sacramenti, mentre per i protestanti vale il criterio della fascia di età. Dal 2010, inoltre, è stato avviato un sistema di consultazione on line che vede una media di 300 richieste all’anno.  Circa 2mila opere sono disponibili in formato dvd; per questo, si sta lavorando alla possibilità di trasmissioni in streaming su web. I volumi cartacei sono 13mila e non mancano una cinquantina di riviste periodiche dedicate alla religione e alla teologia. Ma c’è un’opera che resta sempre in cima alla classifica delle richieste: si tratta, rivela Muser, del commento ai Libri dei Profeti nell’Antico Testamento. Le collezioni vengono comunque costantemente aggiornate, attraverso un’accurata selezione. (IP)

16 settembre - FRANCIA Una mostra sui francescani in Terra Santa nella Basilica del Sacro Cuore di Montmartre

Fino al 13 dicembre è possibile visitare nella Basilica del Sacro Cuore di Montmartre, a Parigi, in Francia, la mostra fotografica “I guardiani della tomba di Cristo”. In esposizione 29 istantanee scattate da Thomas Coex, capo del dipartimento fotografico dell’ufficio stampa dell’Agence France Presse di Gerusalemme dal 2014 al 2019, che raccontano la vita quotidiana dei frati francescani della città santa. I religiosi hanno accettato di aprire le loro porte per la prima volta ad un fotoreporter, riferisce la Custodia di Terra Santa, che li ha seguiti durante i loro momenti di preghiera, di lavoro sociale e di svago, ne sono emerse scene inedite nel cuore delle processioni tra le nicchie del Santo Sepolcro, nel refettorio del convento di San Salvatore, durante le partite di basket con gli alunni delle loro scuole o nell'infermeria dove assistono i fratelli più anziani. Si tratta di immagini che rivelano un mondo dove il quotidiano e il sacro convivono armoniosamente. Padre Stéphane Esclef, appena nominato rettore della Basilica, ha spiegato che la strada dove sono esposte le foto è molto trafficata e che molti turisti da tutto il mondo avranno la possibilità di vederla. “Considero questa mostra come un gemellaggio spirituale tra i Luoghi Santi e la Basilica del Sacro Cuore di Montmartre - ha aggiunto -. Fa anche parte dell’invito di Papa Francesco alla nostra Chiesa a raggiungere la periferia della città. Molti turisti non osano entrare nella Basilica. Questa mostra è un messaggio - ha proseguito -, il cuore di Gesù non deve rimanere confinato all’interno della chiesa. La fotografia può toccare l’esterno e rivelare qualcosa di importante nella vita del credente”. (TC)

16 settembre - CANADA #coronavirus Il 26-27 settembre Colletta nazionale a sostegno delle opere materiali e spirituali della Chiesa

Sarà destinata alle famiglie messe in ginocchio da Coronavirus dal punto di vista economico e sociale, il ricavato della Colletta annuale della Chiesa canadese, in programma per il 26 e il 27 settembre prossimi, secondo quanto riferito sul sito della Conferenza episcopale del Canada. Nel suo messaggio ai pastori e ad altri collaboratori nei ministeri pastorali, monsignor Richard Gagnon, arcivescovo di Winnipeg e presidente della Conferenza episcopale canadese, ha riflettuto sull'impatto della pandemia sulla Chiesa e sulla società locali. Come le diocesi e le eparchie rispondono alle realtà e alle sfide spirituali poste da Covid-19 nelle comunità di fede, le donazioni a questa raccolta contribuiranno a rispondere alle sfide materiali e a facilitare l'azione della Chiesa, che è proclamare il messaggio evangelico per tutti. Nell'ambito del loro ministero episcopale, dunque, i vescovi continueranno a lavorare insieme su importanti questioni dottrinali ed etiche; iniziative ecumeniche e dialogo interreligioso; relazioni internazionali; evangelizzazione, educazione alla fede e catechesi; rafforzamento delle relazioni con i popoli indigeni; questioni di giustizia sociale e sviluppo di una cultura della vita e della famiglia. (RB)

16 settembre - GERMANIA Le “lettere ai genitori” diventano newsletter: il nuovo servizio dei vescovi a sostegno della genitorialità

Erano abituati a riceverle direttamente via mail in forma di pdf, più brevi e concise, ora, invece, saranno una vera e propria newsletter, più lunga e approfondita, che affronterà vari temi legati all’educazione dei più piccoli. Cambia pelle il servizio delle “Lettere ai genitori” che l’ufficio competente della Conferenza episcopale di Germania riserva ai genitori iscritti di bimbi fino ai 9 anni d’età. Ne dà notizia l’Episcopato tedesco sul suo sito. "Le lettere ai genitori sono un comprovato servizio di orientamento e di sostegno della Chiesa cattolica. Con il nuovo formato aggiorniamo di fatto con la nostra offerta - dice il responsabile del servizio, monsignor Karl Borsch, vescovo ausiliare di Aquisgrana - le madri e i padri possono ora cogliere a prima vista il sommario dei temi affrontati nella newsletter, e con un clic sul testo corrispondente trovare il materiale desiderato". Le lettere ai genitori, allora in formato cartaceo, erano un servizio che i vescovi tedeschi fornivano già all'inizio degli anni Sessanta. Allora come oggi, il motivo è la “preoccupazione” di sostenere e accompagnare amorevolmente madri e padri nell'educazione dei propri figli e contribuire, in questo modo, al successo della vita matrimoniale e familiare. I contenuti riflettono l'intero spettro della convivenza con i bambini con tutti i suoi alti e bassi: particolare enfasi è posta sul rapporto di coppia e sulla condivisione dei valori cristiani nell’educazione dei figli. Le lettere vengono preparate da un team di esperti e i testi sono aggiornati regolarmente. Con la newsletter, il formato viene ora adattato anche alle abitudini di lettura dei genitori di oggi. Le lettere ai genitori possono essere lette anche nell'app gratuita o sul sito www.elternbriefe.de. Qui i genitori possono trovare ulteriori suggerimenti e consigli su temi educativi al di là delle lettere, e molto recentemente anche sul tema di Coronavirus. (RB)

16 settembre - SVIZZERA Diocesi di Losanna celebra “Olimpiadi delle famiglie”

Una festa della fede e dello sport, all’insegna della condivisione e della testimonianza: si può riassumere così la 15.ma edizione delle “Olimpiadi delle famiglie”, svoltasi la Losanna, in Svizzera, domenica 13 settembre. L’iniziativa è stata organizzata dalla Pastorale diocesana per la Famiglia – si legge sul sito web della Chiesa locale - e si è tenuta nel pieno rispetto delle normative anti-Covid19. Dedicata ai nuclei familiari con figli dai 4 ai 13 anni, la giornata olimpica è stata aperta da una Santa Messa celebrata dal parroco locale, padre Jean-Marie Cettou, il quale ha invitato i fedeli sportivi a essere “missionari di Gesù, Colui che ha vinto la morte”. Numerose le discipline da competizione: corsa, salto in lungo, tiro al bersaglio, giochi di abilità e calci di rigore. A scendere in campo sono stati i bambini ed i ragazzi, mentre i loro genitori e i loro fratelli più grandi hanno offerto un servizio di volontariato e di assistenza. Centrale anche il momento del pranzo che ha permesso alle famiglie di conoscersi e condividere le esperienze di vita, dando testimonianza della propria fede. All’evento ha preso parte anche Arthur Claessens, campione elvetico di Bmx, ovvero Bicycle Motocross, che ha esortato i giovani a seguire le proprie passioni, portando sempre Gesù nel cuore ed ascoltando la sua Parola. Da ricordare che il legame tra fede e sport ha radici antiche: a partire dalla Bibbia, in cui l’atto di correre è spesso indicato come un “andare incontro all’altro” e un “portare la Buona Novella”, per arrivare al magistero dei Papi che, nel corso dei secoli, hanno spesso messo in risalto il valore educativo, nonché gioioso e solidale, dello sport. Alcuni lo hanno anche praticato in prima persona, come San Giovanni Paolo II, definito un vero e proprio “Atleta di Cristo”. Papa Francesco, invece, ha frequentemente evidenziato lo sport deve essere “un ponte di pace che unisce donne e uomini di religioni e culture diverse, promuovendo inclusione, amicizia, solidarietà, educazione”. Una raccomandazione presente nel volume di recente pubblicazione “Mettersi in gioco. Pensieri sullo sport”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, e che raccoglie i passaggi più importanti dei discorsi di Papa Bergoglio nei suoi incontri con gli sportivi di tutto il mondo. (IP)

16 settembre - STATI UNITI I vescovi: “Non voltiamo le spalle ai destinatari dello ‘status di protezione temporanea’”

"La nostra nazione non deve voltare le spalle ai destinatari dello “status di protezione temporanea” (TPS) e alle loro famiglie; anche loro sono figli di Dio. Siamo solidali con i destinatari del TPS, che sono qui e hanno vissuto e lavorato legalmente negli Stati Uniti, e continueremo ad esserlo nei loro Paesi d'origine”. Sono le parole di monsignor José H Gomez, arcivescovo di Los Angeles, presidente della Conferenza episcopale (USCCB), di monsignor Mario E Dorsonville, vescovo ausiliare di Washington, presidente del Comitato per le migrazioni dell'USCCB, e di Sean Callahan, presidente e CEO dei Catholic Relief Services, rilasciate ieri in seguito alla decisione della Corte statunitense di revocare lo “status di protezione temporanea” (TPS) a più di 200.000 individui che vivono legalmente negli Stati Uniti. La Corte ha stabilito, nella causa Ramos contro Wolf, che l’amministrazione Trump ha agito entro i confini della sua autorità quando ha posto fine in questo caso allo “status di protezione temporanea”, che dal 1990 permette a centinaia di persone, le cui nazioni d'origine sono state colpite da disastri naturali o da una guerra civile, di vivere e lavorare legalmente negli Stati Uniti. Paesi come El Salvador e Haiti non possono gestire adeguatamente il ritorno dei destinatari del TPS e delle loro famiglie, hanno dichiarato i vescovi, soprattutto in questo tempo di pandemia, che ha peggiorato ovunque le condizioni di vita. Inoltre, la decisione di oggi – hanno aggiunto - frammenterà le famiglie americane, lasciando oltre 192.000 bambini, cittadini statunitensi salvadoregni, senza i loro genitori e con un futuro incerto. "Rinnoviamo il nostro appello al Senato degli Stati Uniti – hanno affermato i vescovi - affinché adotti l'American Dream and Promise Act, che la Camera ha approvato l'anno scorso”, e dicendosi pronti a sostenere tali sforzi hanno ricordato che senza l'azione del Congresso la vita di queste persone sarà stravolta. “Il Congresso – hanno concluso - deve agire per assicurare che tali catastrofiche conseguenze umane non si verifichino". (AP)

16 settembre - GABON Profanata parrocchia di Akebe Ville. Il parroco: “Una vera pugnalata al cuore”

“Una vera pugnalata al cuore”: così padre Benoît Dieme, parroco della chiesa dei “Re Magi” di Akebe Ville, nei pressi di Libreville, in Gabon, ha definito l’atto di profanazione avvenuto sabato 12 settembre. Come riferito sulla pagina Facebook della Conferenza episcopale nazionale, “un giovane sconosciuto ha spezzato in due l’ostensorio con il Santissimo Sacramento, trafugandone la lunetta che sorreggeva il Corpo di Cristo”. “Siamo stati colpiti duramente”, afferma il parroco, esortando poi i fedeli a “pregare insieme per la riparazione di questo grave atto”.  “Siamo indignati e tristi, ma resistiamo”, conclude padre Dieme. Dal suo canto, il Ministero degli Interni, in una nota, “condanna con la massima fermezza l’accaduto e rassicura il clero gabonese che verrà fatta luce su questo episodio di vandalismo”. Fortunatamente, la vicenda si è conclusa in modo positivo: è di poco tempo fa l’annuncio di padre Dieme che ieri l’autore del gesto profanatorio è tornato in parrocchia ed ha riconsegnato l’ostensorio. “Il ragazzo ha chiesto perdono. L’ho benedetto, insieme ai suoi genitori”. “Rendiamo grazie a Dio – ha concluso il parroco - perché Gesù, nel Santissimo Sacramento, è tornato nella nostra casa”. (IP)

16 settembre - ITALIA Inaugurato da monsignor Peri a Caltagirone il Museo Internazionale del Crocifisso

Ha aperto i battenti a Caltagirone, lunedì scorso, giorno dell’Esaltazione della Croce, il Museo Internazionale del Crocifisso, presso il Santuario del Santissimo Crocifisso del Soccorso. A precedere l’inaugurazione una Messa presieduta dal vescovo Calogero Peri, al quale il museo è stato intitolato. Ampia la partecipazione dei fedeli alla celebrazione organizzata nel rispetto delle misure anti-Covid. L’idea di uno spazio espositivo interamente dedicato al Crocifisso è del rettore del santuario, padre Enzo Mangano, che lo ha pensato durante il difficile periodo del confinamento imposto dal coronavirus per offrire uno spazio dedicato alla contemplazione del Cristo Crocifisso e della Madonna Addolorata, e di monsignor Peri, ammalatosi di Covid-19 lo scorso aprile e che durante la malattia ha vissuto un’esperienza singolare. “La sera del 2 aprile, in una condizione fisica ormai molto precaria, a causa del Covid, mi sono ritrovato in una stanza dell’ospedale Gravina a Caltagirone - racconta il presule -. Mi sono accorto che non c’era niente, che non c’era nessuno, eccetto un piccolo crocifisso”. Si trattava di una riproduzione del Crocifisso di San Damiano. “Da quel momento è iniziato con questo crocifisso un rapporto più diretto, molto personale - prosegue monsignor Peri - perché mi ha sostenuto sicuramente nei momenti di grande difficoltà, dei grandi interrogativi (…) mi sono sentito nudo di fronte al nudo, di fronte a questo crocifisso che senza dubbio in questi momenti ha tante parole di sostegno e di conforto da donare”. Appena dimesso dall’ospedale, il vescovo di Caltagirone ha voluto portare con sé, in episcopio, il piccolo crocifisso, poi, però, ha deciso di donarlo al museo, come segno di gratitudine a Dio per essere stato guarito. “Mi ricorderà sempre non una vicinanza fisica - aggiunge il presule - ma questo invito del crocifisso che mi dice: ‘Ma tu con chi stai?’”. (TC)

16 settembre - PERU’ #coronavirus I vescovi: affrontare la pandemia insieme e con solidarietà

Affrontare la pandemia uniti e pensando alle persone più fragili: questa la ricetta, secondo quanto espresso dai vescovi del Perù in un comunicato, per uscire dal Coronavirus nel miglior modo possibile: “Stiamo vivendo un momento difficile a causa del Covid-19 che ha causato la morte di più di 30mila peruviani e più di 700mila contagiati”, scrivono. “Non è il momento di generare caos e divisioni, quando la priorità è affrontare insieme la pandemia e affrontare in solidarietà la crisi sanitaria, sociale, economica, educativa e politica, lottando contro la corruzione e preparandosi per il dopo pandemia – continuano i presuli - siamo lontani dall'aver superato la crisi sanitaria: la produzione nazionale è calata drasticamente e milioni di posti di lavoro sono andati perduti, danneggiando soprattutto le persone più vulnerabili”. La Conferenza episcopale peruviana, con l’occasione, ricorda anche il prossimo appuntamento elettorale che si avvicina: “In queste circostanze e a soli sette mesi dalle elezioni generali, la nostra fragile democrazia e le sue istituzioni non devono essere indebolite, per cui qualsiasi atto contrario alla legge deve essere punito a tempo debito e l'autorità in questione deve essere sottoposta al giusto processo nella fase di indagine, così come nel successivo sviluppo dell'indagine. Noi peruviani ci aspettiamo che sia il governo che il Parlamento superino il confronto nell'interesse del bene comune e affrontino insieme la crisi attuale, salvaguardando lo Stato di diritto e cercando il consenso per la trasformazione del Perù”. “La Chiesa, oggi come in passato, continua a offrire il suo sostegno al popolo peruviano con aiuti che spaziano dai campi dell’alimentazione, della salute integrale, dell'educazione, della cura dell'ambiente e del lavoro, della promozione del dialogo per la pace, il governo, lo sviluppo e la formazione spirituale; con programmi come quelli di Caritas Perù, ‘Tu dai loro il cibo’ e ‘Respira Perù’".  “Invitiamo, pertanto, tutte le donne e gli uomini di buona volontà, soprattutto i giovani, ad aderire e sostenere la recente iniziativa pastorale ’Resuscita Peru ahora’, che cerca di promuovere un nuovo futuro per il Paese. Il Signore misericordioso e la Beata Vergine illuminino le nostre autorità e il nostro amato popolo peruviano, affinché con la speranza si possa lavorare per la rinascita di un grande Perù, in cammino verso il Bicentenario dell'indipendenza nazionale”, concludono i vescovi. (RB)

16 settembre - SUDAFRICA 27 settembre, celebrazioni per San Girolamo e anniversario Esortazione apostolica “Verbum Domini”

Festa doppia, in tutte le parrocchie del Sudafrica, domenica 27 settembre: in quel giorno, infatti, i vescovi locali (Sacbc) esortano i fedeli a celebrare sia San Girolamo, nel 1600.mo anniversario della sua morte, sia l’Esortazione apostolica post-sinodale “Verbum Domini”, firmata dall’allora Pontefice Benedetto XVI esattamente dieci anni fa, il 30 settembre 2010. Due celebrazioni che vogliono richiamare l’importanza della Parola di Dio, a cui è dedicato l’intero mese di settembre, denominato appunto “Mese della Bibbia”. “Abbiamo scelto di dedicare il mese di settembre di quest'anno ad un maggiore apprezzamento delle Sacre Scritture, in memoria di uno dei più influenti studiosi delle Scritture di tutti i tempi, San Girolamo – scrive la Sacbc in una nota - Egli trascorse la maggior parte della sua vita a comprendere la Parola di Dio, traducendola in latino, scrivendo commenti e istruendo la gente. Coniò la frase: ‘L'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo’". “Quest'anno ricorrono 1600 anni dalla sua morte, avvenuta il 30 settembre 420 a Betlemme – si legge ancora - Chiediamo le sue preghiere e la sua guida, affinché anche noi possiamo crescere nella conoscenza di Gesù Cristo attraverso un più profondo apprezzamento e comprensione della Parola di Dio che si è fatta carne in mezzo a noi”. In vista delle celebrazioni, i vescovi sudafricani mettono a disposizione un apposito sussidio liturgico, con letture e preghiere specifiche, nonché con suggerimenti di passi della “Verbum Domini” o del “Catechismo della Chiesa cattolica” da leggere e meditare, per crescere nella conoscenza delle Sacre Scritture”. (IP)

16 settembre - BANGLADESH La Chiesa accanto ai movimenti per i diritti dei popoli indigeni contro la distruzione delle piantagioni dei Garo

La Chiesa e i movimenti che si battono per i diritti dei popoli indigeni chiedono giustizia dopo la distruzione di alcune piantagioni appartenenti a cattolici di etnia Garo nel Bangladesh centrale. Le vittime sono tutti membri della chiesa del Corpus Domini di Jalchatra e della chiesa di San Paolo di Pirgacha, entrambe nella diocesi di Mymensingh. I funzionari del Dipartimento Forestale hanno recentemente distrutto cinque acri di piantagioni di ananas, papaia, zenzero e banane di 10 famiglie Garo nell'area di Madhupur, nel distretto di Tangail, - riporta UCA News – per “bonificare le terre occupate illegalmente", scatenando le proteste degli abitanti della zona. Uno di loro, Rema, ha raccontato ad Uca News come questa terra, la terra dei suoi antenati, sia stata coltivata dalla sua gente per più di un secolo. È ridicolo – ha precisato - che affermino che abbiamo occupato illegalmente la terra". Apurbo R. Mrong, della Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Mymensingh, condannando l’accaduto, ha ribadito che gli indigeni vivono nella zona della foresta da secoli, anche se molti di loro non hanno documenti che lo attestino e i funzionari forestali li considerino intrusi e occupanti illegali, cosa assolutamente ingiusta e condannabile. Per questo motivo - ha aggiunto -, la Commissione si unirà ai movimenti per i diritti delle popolazioni indigene per protestare e chiedere giustizia per le vittime. Dagli anni '60, i funzionari del governo, in collaborazione con uomini d'affari – ha detto -, hanno saccheggiato le famose foreste di Madhupur Sal (Shorea Robusta) attraverso il disboscamento illegale e la cosiddetta “forestazione sociale” e hanno preso di mira le comunità etniche povere per sfrattarle. Le foreste di Sal di Madhupur fanno parte del Bhawal-Madhupur Garh (Tract), un tratto di terra verde che copre i distretti di Tangail e Gazipur, dove comunità etniche come Garo, Koch e Hajong, per lo più cristiane, vivono da più di un secolo. Dal 1989, dopo l’introduzione da parte del governo della deforestazione e della forestazione sociale, per soddisfare la crescente richiesta di legna, queste popolazioni hanno dovuto affrontare minacce alla vita e ai mezzi di sussistenza e ampie fasce di foresta hanno dovuto lasciare il posto ad alberi come l'eucalipto e l'acacia, che possono essere abbattuti ogni 10 anni, senza che venisse considerato l'equilibrio naturale ed ecologico dell'area forestale. (AP)

16 settembre - NUOVA ZELANDA Referendum su eutanasia e cannabis. Nuovo appello vescovi alla riflessione su tutela vita

Torna a far sentire la propria voce la Conferenza episcopale della Nuova Zelanda (Nzbc) sui due referendum previsti nel Paese per il 17 ottobre: uno sulla legge relativa al “fine-vita” (End of Life Choice Act 2019 – Eolc) e l’altro sulla legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo. Dopo le numerose perplessità avanzate nei giorni scorsi dal Centro di bioetica “Nathaniel”, ora i vescovi hanno diffuso un’ulteriore nota in cui esortano gli elettori a dire no al referendum sull’eutanasia ed a riflettere seriamente sugli effetti della cannabis, in particolare sui giovani più vulnerabili. Pur ribadendo che la Chiesa non dà indicazioni di voto, i presuli spiegano tuttavia che, se al referendum sul “fine-vita” vince il sì, allora l’eutanasia diventerà possibile per le persone, dai 18 anni in su, affette da malattia terminale o che si pensa abbiano sei mesi o meno di vita, e che si trovano in uno stato avanzato di declino irreversibile. Ma tale decisione, sottolinea la Nzbc, “non è guidata dalla sofferenza, bensì da fattori personali ed emotivi, come la paura di essere un peso per gli altri o di essere disabili: paure che riflettono atteggiamenti negativi, radicati nella società, nei confronti degli anziani e dei portatori di handicap”. Inoltre, i presuli sottolineano che diversi medici, tra cui la loro Associazione nazionale, “si oppongono alla Eolc, criticandola in quanto essa non prevede che le persone, prima di richiedere l’eutanasia, accedano alle cure palliative, là dove possibile”. Quanto al referendum sulla legalizzazione della cannabis a scopro ricreativo, i vescovi neozelandesi lanciano l’allarme sulle conseguenze negative di tale sostanza sui giovani, in particolare sui più vulnerabili. Una considerazione che parte da un dato di fatto: i presuli conoscono bene il mondo giovanile, “in quanto proprietari di molte delle 237 scuole cattoliche del Paese, che accolgono 66mila studenti”. "Pensiamo che la popolazione abbia bisogno di riflettere seriamente sulla questione – si legge nella dichiarazione - e ci auguriamo che il voto venga utilizzato in modo da considerare l'impatto della cannabis sui giovani e sulle persone più fragili delle nostre comunità”. (IP)

16 settembre - REPUBBLICA DEMOCRATICA CONGO Attesa per le riforme elettorali, la Chiesa auspica un consolidamento della democrazia

Per padre Donatien Nshole, segretario generale della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) e portavoce della Piattaforma delle confessioni religiose, la “Giornate nazionali di riflessione sulle riforme elettorali” costituiscano un esercizio necessario e impegnativo. Svoltesi la settimana scorsa a Kinshasa e organizzate da diversi enti, associazioni e istituzioni, fra cui la Conferenza episcopale, sono state volute per discutere delle riforme elettorali che il Paese attende da tempo. Nonostante la presentazione in parlamento di un disegno di legge di riforma nell’agosto dello scorso anno e una relazione in merito della Commissione elettorale nazionale, finora nulla è andato avanti. Gli occhi sono puntati sui lavori di settembre, riferisce il portale della Cenco, e le giornate di riflessione sono state volute per aiutare la popolazione a restare vigile e offrire un contributo al consolidamento della democrazia. Le conclusioni e le raccomandazioni elaborate durante le giornate intendono promuovere la governance elettorale, sulla quale si baseranno le istituzioni della Repubblica. Per padre Nshole “è il modo giusto perché la popolazione abbia fiducia nelle prossime elezioni”. “Ci sono certamente alcune disposizioni molto buone nell’attuale legge elettorale - ha aggiunto il portavoce della Piattaforma delle confessioni religiose -. Il grosso problema è la sua applicazione”. Padre Nshole ha evidenziato poi che due sono due punti su cui riflettere circa le riforme, il primo riguarda le norme da non modificare e da tutelare, il secondo consiste nell’identificare ciò che è da cambiare e nel motivare la necessità del cambiamento prima di fare proposte concrete. Il segretario generale della Conferenza episcopale, infine, ha affermato che in questo particolare momento occorre difendere legalmente e pacificamente il futuro, che passa attraverso le riforme. (TC)

15 settembre - VATICANO Mons. Urbańczyk: "La prevenzione della radicalizzazione passa attraverso la cultura dell’incontro" 

“La Santa Sede condanna fermamente e inequivocabilmente il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni. Nessun motivo ideologico, politico, filosofico, razziale, etnico o religioso può giustificare il ricorso al terrorismo, perché viola la dignità, i diritti umani e il diritto umanitario internazionale e si mette in pericolo la stabilità, la coesione della società e a repentaglio lo sviluppo, minacciando al tempo stesso la pace e la sicurezza internazionale”. E’ quanto ha ribadito mons. Janusz S. Urbańczyk, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Osce, nel corso della due giorni di videoconferenza da Vienna, conclusasi oggi, sulla lotta al terrorismo, organizzata dall'Albania, presidente di turno 2020 dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. “Dobbiamo riconoscere che il terrorismo e l'estremismo sono una minaccia diffusa che può colpire chiunque e per questo siamo chiamati a dare una risposta comune” ha sottolineato mons. Urbańczyk “È quindi indispensabile adottare misure efficaci per prevenire ogni forma di radicalizzazione, soprattutto tra i giovani, nonché il reclutamento, l'addestramento e il finanziamento di potenziali terroristi”. Secondo il presule una risposta duratura non può consistere solo in misure di polizia o di sicurezza. “Per prevenire la radicalizzazione e l'estremismo, dobbiamo coltivare una cultura dell'incontro che favorisca il rispetto reciproco e promuova il dialogo, che porti a società pacifiche e inclusive” ha evidenziato, precisando che “il successo o il fallimento dei nostri sforzi contro il terrorismo si basa in gran parte su iniziative locali. I governi locali e le organizzazioni di base sono infatti in prima linea, poiché sono direttamente coinvolti nella mobilitazione dei giovani contro il terrorismo e nel fornire loro istruzione e lavoro, evitando così la loro radicalizzazione. La cooperazione internazionale deve quindi sostenere gli sforzi delle componenti locali.” (DD)

15 settembre - TERRA SANTA Il confinamento dovuto alla pandemia e le nuove sfide delle parrocchie al centro della plenaria degli Ordinari Cattolici

Un momento forte di fraternità: così il comunicato finale dell’assemblea plenaria degli Ordinari Cattolici di Terra Santa definisce l’incontro svoltosi la scorsa settimana a Gerusalemme, tanto atteso dopo i mesi d’isolamento imposto dalle misure sanitarie a causa della pandemia da Covid-19. Gli Ordinari non si riunivano da 11 mesi e hanno condiviso la loro esperienza personale e pastorale vissuta nel periodo del confinamento, hanno parlato dell’approccio alla pastorale ecumenica della rivitalizzazione della pastorale parrocchiale. La plenaria si è svolta l’8 e 9 settembre presso la Casa SS. Cuori delle suore maestre di Santa Dorotea. A proposito dei mesi scorsi, è stato sottolineato che “la prima ondata di Coronavirus è stata traumatica ed ha alimentato incertezza e incredulità, mettendo allo scoperto limiti e facendo crollare sicurezze”. Il comunicato evidenzia che “la mancanza di contatto diretto con le persone aveva paralizzato ogni attività sociale, pastorale e spirituale” e che per vescovi e parroci “celebrare la quaresima, la Settimana Santa e la Pasqua senza la presenza dei fedeli (…) ha creato momenti di scoraggiamento”. (TC)

15 settembre - ITALIA Lettera di monsignor Caputo a 40 anni dalla beatificazione di Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei

“Guardando a Bartolo Longo, possiamo trovare anche oggi, nel difficile presente che stiamo vivendo, la forza e l’ispirazione per dare nuovo slancio al nostro impegno personale, ecclesiale e sociale”: lo scrive in una Lettera alla città e ai fedeli di Pompei, per ricordare i 40 anni dalla beatificazione di Bartolo Longo, monsignor Tommaso Caputo. Intitolata “L’‘oggi di Dio’ e i segni dei tempi in un mondo che cambia”, la lettera rievoca il 26 ottobre del 1980, quando Giovanni Paolo II elevò agli onori degli altari il fondatore del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei ma getta uno sguardo anche sul tempo presente. Nel testo l’arcivescovo prelato di Pompei evidenzia che non ci si deve lasciare “abbattere dai problemi e dalle incognite che vorrebbero impedirci di realizzare la nostra inequivocabile vocazione: annunciare il Vangelo e portare avanti l’Opera del Beato Bartolo Longo”. Il presule ripercorre le vicende degli ultimi mesi, affermando che Bartolo Longo ha lasciato alla comunità di Pompei e ai posteri l’esempio di una visione coraggiosa del futuro, intravedendo barlumi della Città di Dio anche tra macerie e desolazione. “L’esperienza drammatica di questo tempo sarebbe vana se l’approdo non fosse quello di una sferzata di speranza e di coraggio - rileva monsignor Caputo - di una nuova carica di energia per testimoniare con più fedeltà e vigore il privilegio di essere parte viva di una Chiesa che annuncia Cristo Salvatore praticando la carità come espressione della fede”. (TC)

15 settembre - NIGERIA CSW: continuano le violenze a sud di Kaduna nonostante le iniziative di pace  

Continuano gli attacchi e le violenze degli uomini armati di etnia Fulani a sud di Kaduna, nonostante la conclusione, il 23 agosto, di un accordo di pace tra l'Atyap Chiefdom e i rappresentanti delle comunità Hausa e Fulani della zona; e nonostante l’inaugurazione il 2 settembre della "Casa della famiglia Kaduna" da parte del governatore dello Stato di Kaduna, Nasir el Rufai, descritta come "una piattaforma per i leader religiosi per dialogare, interagire e assumersi la responsabilità collettiva di inviare messaggi che aiutino le persone a vivere secondo i più alti ideali" delle loro rispettive fedi. Il presidente fondatore della Christian Solidarity Worldwide (CSW), Mervyn Thomas, sulla pagina web dell’organizzazione umanitaria impegnata a difendere la libertà religiosa, ha sottolineato come "la CSW continui ad essere profondamente turbata dalle continue e devastanti violenze a sud di Kaduna”. Gli osservatori locali hanno attribuito il mancato raggiungimento della pace all’assenza, nelle convocazioni agli incontri di pace, dei veri responsabili delle violenze e delle vere vittime. È chiaro che queste iniziative di pace – ha commentato Thomas - debbano coinvolgere gli autori di questi crimini e assicurarsi che le voci delle vittime siano ascoltate.  “Le iniziative per la pace e per l'unità – ha aggiunto - devono essere accompagnate da sforzi che assicurino la giustizia. Il presidente della CSW ha, dunque, invitato il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, riunito oggi per la sua 45.ma Sessione, a non esitare nel sollevare la questione della crisi in corso in Nigeria, sia in sede Onu che altrove. Si deve fare di più – ha concluso - per combattere la minaccia rappresentata dalla milizia Fulani e da tutti gli attori armati non statali, per arginare la sconcertante perdita di vite umane e per assistere, compensare e riabilitare le vittime”. (AP)

15 settembre - VATICANO La Lateranense aderisce a "Dacci il nostro pane quotidiano" con un un fondo per gli studenti in difficoltà #coronavirus

Un fondo per l’esenzione totale dal pagamento delle tasse accademiche. Lo mette a disposizione la Pontificia Università Lateranense. L'Ateneo ha aderito infatti alla campagna "Dacci il nostro pane quotidiano", promossa da Caritas Italiana e Focsiv, la Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario. L'iniziativa riguarda l'anno accademico 2020-21 che si aprirà il prossimo 5 ottobre ed è pensata per aiutare famiglie e persone ad affrontare l’impatto socio-economico del Coronavirus. L'emergenza sanitaria infatti, spiega un comunicato, ora "rischia di trasformarsi in una “pandemia della fame” che accentua le disuguaglianze, anche quelle legate all’accesso all’istruzione per milioni di bambini e ragazzi". Gli studenti selezionati da Caritas Italiana e Focsiv in base alla condizione economica,  potranno usufruire dell’esenzione dalle tasse e potranno scegliere tra tre  percorsi formativi a cui iscriversi: la laurea triennale in Filosofia, quella in Scienze della pace (Scienze politiche internazionali e della cooperazione) o il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza. "L’adesione alla campagna - si legge ancora -  è un ulteriore passo che l’Ateneo compie nella direzione del diritto e dell’accesso allo studio, reso ancor più necessario dalle limitazioni imposte da Covid-19".  La Campagna Dacci il nostro pane quotidiano” è stata lanciata da Caritas Italiana e Focsiv lo scorso 8 luglio, Giornata Internazionale del Mediterraneo, ed è mirata  a sensibilizzare le comunità cristiane e tutta l’opinione pubblica per preparare insieme il domani di tutti, senza scartare nessuno, riflettendo e impegnandosi sui temi della fame, della povertà, del lavoro, dell’educazione, delle disuguaglianze anche basandosi sugli approfondimenti che vengono proposti mensilmente sul sito www.insiemepergliultimi.it. (PO)

15 settembre - PAPUA NUOVA GUINEA 45.mo Indipendenza. Segretario generale Episcopato: “L'indipendenza non va confusa con l'isolamento. I Paesi hanno bisogno l'uno dell'altro”

Il segretario generale della Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, padre Giorgio Licini, PIME, in occasione del 45.mo anniversario dell’Indipendenza del Paese, in un comunicato diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, ha espresso gratitudine a Dio per aver risparmiato in questo tempo di pandemia, i cittadini più deboli e più anziani del Paese e ha ringraziato le agenzie di sviluppo venute in soccorso con le loro attrezzature e competenze mediche. “Tutto questo – ha detto padre Licini - mostra ancora una volta che l'indipendenza non va confusa con l'isolamento. I Paesi hanno bisogno l'uno dell'altro e devono sostenersi a vicenda soprattutto nei momenti di difficoltà”. Il Paese, che ha raggiunto la piena indipendenza il 16 settembre 1975, nell’ambito del Commonwealth, si trova ancora a lottare per assicurare il diritto all’educazione di tutti i bambini, per migliorare il sistema sanitario, per risolvere i problemi di sviluppo e la mancanza di infrastrutture, nonché il problema della violenza di genere e domestica. I conflitti familiari, fra l’altro, spingono lontano dalle loro terre di origine un numero sempre maggiore di individui. I centri urbani, in questo modo, sovrappopolandosi, non riescono più ad offrire opportunità di lavoro e a contenere la microcriminalità. “Ci vuole unità e cooperazione per superare le sfide”, ha sottolineato padre Licini, augurandosi che il governo sia più proattivo in ambito sociale. “La democrazia non finisce il giorno delle elezioni, dopo le quali i membri del Parlamento non si vedono quasi più nei loro collegi elettorali, e i ministri del governo si nascondono dietro porte chiuse a Waigani, riducendo il più possibile l'interazione con il pubblico” ha aggiunto. “Solo la trasparenza e la partecipazione – ha concluso - gettano le basi per un nuovo livello di progresso nazionale e di libertà”. (AP)

15 settembre - REGNO UNITO Messa del Crisma ieri nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce

Nell'omelia per la Messa del Crisma, celebrata ieri nella festa dell'Esaltazione della Santa Croce, nella cattedrale di Westminster, il cardinale Vincent Gerard Nichols – si legge sulla pagina web dell’arcidiocesi - ha parlato delle circostanze insolite che hanno reso impossibile un "grande raduno di sacerdoti” e ha ringraziato tutti quelli che si sono uniti alla celebrazione in diretta streaming. Tuttavia, ha affermato il porporato, nonostante la mancanza di questo segno visibile, "siamo legati insieme in Cristo Gesù dalla potenza del suo Spirito Santo" in un "legame indissolubile, incrollabile". Un legame di discepolato condiviso che ci dà "accesso alla vita stessa di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, e alla misericordia e al perdono di Dio quando ci pentiamo - qualcosa che il mondo non potrà mai dare". Ci dà anche "uno scopo e una missione, una partecipazione alla sua missione, che il mondo non può trovare da solo e di cui, evidentemente, ha bisogno". Il cardinale Nichols ha benedetto gli Oli Santi che verranno utilizzati nei Sacramenti nei prossimi mesi in tutte le parrocchie della diocesi: il Crisma, l’Olio dei catecumeni e l'Olio degli infermi. Egli ha sottolineato che "tra i modi più forti e potenti con cui il Signore ci lega a sé ci sono i sacramenti della Chiesa. E questi Oli Santi, oggi benedetti, sono i segni più efficaci e creativi di quell'opera di salvezza", perché ci portano la forza dello Spirito Santo. Oggi, ha detto, "è il nostro giorno di gioia per i grandi doni dei Sacramenti. È un giorno per ricordare a tutti noi di tornare a queste sorgenti di vita vera, nonostante le nostre attuali ansie, paure e difficoltà pratiche". Inoltre, è "un giorno di gioia speciale per tutti noi che abbiamo il privilegio di partecipare a questo ministero presbiterale del Signore". Nella Messa Crismale, generalmente celebrata nella cattedrale durante la Settimana Santa, e quest’anno rinviata a causa della pandemia di coronavirus, i sacerdoti, alla presenza del cardinale e dei vescovi, rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale. Quest’anno, erano presenti alla celebrazione assieme al cardinale e ai vescovi, solo i decani, il prevosto del Capitolo della Cattedrale e un piccolo gruppo di persone. (AP)

15 settembre - STATI UNITI Vescovi: ispanici e latini forza trainante per la crescita della Chiesa negli ultimi tre decenni

Nel Mese del Patrimonio Ispanico, che il Paese celebra ogni anno dal 15 settembre al 15 ottobre, monsignor Arturo Cepeda, vescovo ausiliare di Detroit e presidente della sottocommissione per gli affari ispanici della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB), in un comunicato diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, ha invitato la Chiesa cattolica e la società americana a riconoscere i contributi, nel passato e nel presente, della leadership ispanica e latina in tutte le sfere della Chiesa e della società. Negli ultimi anni, attraverso diversi incontri, la Chiesa ha infatti intrapreso un percorso, che le ha permesso di riconoscere come gli ispanici e i latinoamericani siano sempre stati intrecciati nel suo tessuto e in quello della società del Paese per molte generazioni e nel V Encuentro Nazionale del Ministero Ispano/Latino, svoltosi nel 2018, ha cercato di capire come la Chiesa possa rispondere meglio alla presenza ispanica e latina e far sì che essa possa contribuire ancora di più alla Nuova Evangelizzazione.Le ricerche e gli studi portati avanti in preparazione e durante il V Encuentro hanno mostrato come dal 1990 al 2016, la popolazione ispanica e latina cattolica statunitense sia aumentata di circa 13,7 milioni di persone, mentre la popolazione cattolica statunitense complessiva è aumentata solo di circa 3,6 milioni. A dimostrazione che gli ispanici sono stati una delle principali forze trainanti per la crescita della Chiesa cattolica negli Stati Uniti negli ultimi tre decenni. L’incontro ha messo in evidenza la profonda fede e l'impegno degli ispanici e dei latino-americani nella Chiesa - ha sottolineato il vescovo ausiliare di Detroit - e ha dimostrato la loro imprenditorialità, la loro consapevolezza e cura nei confronti dei problemi sociali e il loro impegno nell’ambito della giustizia sociale. La sottocommissione per gli affari ispanici dell'USCCB ha deciso di organizzare un evento virtuale nazionale, il 9 e il 10 ottobre, per aiutare le diocesi, le parrocchie e le organizzazioni cattoliche a valutare i risultati del V Encuentro e aiutarle a identificare, creare o perfezionare le loro risposte pastorali a livello locale. "La nostra speranza – ha detto monsignor Cepeda - è che questo evento aiuti i partecipanti a visualizzare il futuro del ministero ispanico e latino sia a livello locale che nazionale, e della leadership e partecipazione degli ispanici all'interno delle loro organizzazioni". (AP)

14 settembre - BOLIVIA #coronavirus Arcidiocesi di Sucre: ripresa delle Messe con il 30 % dei fedeli

Questa settimana l'arcidiocesi di Sucre riapre le porte delle sue chiese al 30% dei fedeli, dopo sei mesi di chiusura a causa della diffusione della pandemia di coronavirus. L'arcivescovo di Sucre, monsignor Ricardo Centellas, ha sottolineato sulla pagina web dell’Episcopato l’importanza di continuare a rispettare le raccomandazioni e le misure di biosicurezza. "La pandemia - ha detto - continua in tutto il Paese, dobbiamo stare molto attenti". I servizi offerti regolarmente dalla Chiesa, come i sacramenti, non riprenderanno, dunque, fino ad una nuova valutazione nelle prossime settimane. Le prime comunioni, le cresime, i matrimoni, l'unzione dei malati e i funerali continueranno a svolgersi secondo le norme dettate all'inizio della quarantena dalla Conferenza episcopale boliviana. Per poter partecipare alle celebrazioni eucaristiche, i fedeli delle parrocchie dell’arcidiocesi di Sucre dovranno dunque attenersi ad uno specifico protocollo di biosicurezza. (AP)

14 settembre - SPAGNA La Basilica del Sacro Cuore di Gesù a Valencia prolunga il suo Anno Giubilare

Su richiesta del cardinale Antonio Cañizares, arcivescovo di Valencia, la Santa Sede, attraverso la Penitenzieria Apostolica, ha concesso alla Basilica del Sacro Cuore di Gesù, a Valencia, di prolungare fino al prossimo marzo la celebrazione del suo Anno Giubilare, interrotto a causa della pandemia di coronavirus. Nel novembre 2019, la Santa Sede aveva assegnato il titolo di “Basilica Minore” alla Chiesa del Sacro Cuore di Gesù e concesso l'Anno Giubilare che doveva durare fino alla solennità di Cristo Re, nel novembre 2020. Ora la celebrazione è stata prolungata fino al 25 marzo 2021, solennità dell’Incarnazione del Signore. La Basilica offre Messe giubilari ogni domenica alle 12.00 e il primo venerdì del mese alle 20.00 e celebra l’Eucaristia ogni giorno alle 20.00. La Messa solenne di domenica a mezzogiorno viene celebrata "con canti gregoriani e l'accompagnamento musicale dell'organo Cabanilles, uno dei più grandi di Spagna, inaugurato nel 2002, che suscita l'interesse di molte persone", ha spiegato, nel comunicato stampa dell’arcidiocesi di Valencia, il rettore della Basilica, Luis Miguel Castillo. È ripreso lo scorso giugno anche il ciclo di meditazioni giubilari, che si tengono il primo venerdì di ogni mese, alle 18.30. Sarà l’arcivescovo di Toledo, monsignor Francisco Cerro, a guidare la prossima meditazione, il 2 ottobre. (AP)

14 settembre - MESSICO #coronavirus La Chiesa spiega come i popoli indigeni stiano resistendo al Covid-19

La dimensione della pastorale dei popoli indigeni e afro-messicani ha spiegato, in un comunicato diffuso dalla Conferenza episcopale - riporta Vida Nueva -, che i popoli originari, attingendo alla saggezza ancestrale, alla medicina tradizionale e tornando a forme economiche come il baratto, stanno resistendo meglio al Covid-19. La pandemia - ha sottolineato il comunicato - ha fatto sì che queste comunità tornassero ai loro sistemi sanitari comunitari, a forme di economia ancestrale e si organizzassero per andare avanti. La Chiesa ha continuato a seguire e accompagnare questi popoli, cercando di rafforzare sei pilastri nella loro vita: il territorio, il lavoro comunitario, la lingua madre, l’assemblea, l’autorità comunitaria e l’aspetto celebrativo e spirituale. La dimensione della pastorale dei popoli indigeni e afro-messicani, infatti, per quanto riguarda il territorio, ha lavorato per promuovere azioni mirate a difendere i territori comunitari minacciati e per promuovere campagne di sensibilizzazione sulla cura della madre terra.   Per quanto riguarda il lavoro comunitario, ha collaborato per favorire la coltivazione degli orti familiari e comunitari e per incoraggiare il baratto, che alcune comunità hanno iniziato a vedere come una forma di economia alternativa e solidale, e a sostenere i sistemi sanitari e nutrizionali delle comunità stesse. (AP)

14 settembre - COSTA D’AVORIO Basilica mariana di Yamoussoukro celebra 30 anni di fondazione

“Questo santuario è dedicato a Maria. Maria di Nazaret, Maria che accoglie nella fede l’annuncio della salvezza (…) Maria, l’arco della nuova Alleanza di Dio con gli uomini! Con questa Basilica, rendiamo omaggio a Nostra Signora della Pace, la Madre del Redentore, del Cristo che ci ha fatto dono della sua pace alla vigilia del suo salvifico sacrificio”: queste le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II il 10 settembre 1990 a Yamoussoukro, in Costa d’Avorio, per la consacrazione della Basilica locale intitolata alla “Nostra Signora della pace”. A trent’anni esatti da quella data, il luogo di culto ha visto una celebrazione solenne, presieduta dall’Amministratore apostolico della città, Monsignor Alexis Touably Youlo. Il Giubileo vero e proprio, invece, è stato posticipato al 2021 a causa della pandemia da coronavirus. “Questa Basilica – ha detto il presule – è un invito a pregare per la pace nel Paese, in Africa e nel mondo”. "Non possiamo avere questo edificio, simbolo di riconciliazione, nel cuore della nostra nazione – ha aggiunto - e poi lacerarci a vicenda in inutili conflitti", perché "con questa Basilica, la sfida della pace viene lanciata a tutti gli ivoriani". Dal suo canto, il rettore del luogo di culto, padre Franck Allatin, ha annunciato che l’edificio verrà gradualmente ristrutturato, in primo luogo per garantirne l’impermeabilizzazione. Con una larghezza di 150 metri e una capacità di accoglienza 18mila fedeli, con 7mila posti a sedere, la Basilica di Yamoussoukro è tra i più grandi edifici religiosi cattolici del mondo. La sua costruzione è costata 40 miliardi di franchi in valuta locale, messi a disposizione dal padre fondatore della Costa d’Avorio, il defunto Félix Houphouët Boigny, nel 1960 primo presidente del Paese. Oggi, la Basilica è gestita dai Padri della Società dell’Apostolato cattolico, i così detti “Padri Pallottini”, dal nome del loro fondatore, San Vincenzo Pallotti. (IP)

14 settembre - CAMBOGIA #coronavirus Riprese le Messe con i fedeli dopo sei mesi

Dopo sei mesi di chiusura, a causa della pandemia di coronavirus, nel Paese hanno riaperto le chiese, nel rispetto delle linee guida emanate dal Ministero della Salute, tra cui l’uso delle mascherine, il controllo della temperatura all’ingresso, il distanziamento dei fedeli di almeno 1,5 m, il lavaggio regolare delle mani e l’uso del disinfettante. La Chiesa ha lavorato a stretto contatto con il governo per combattere il Covid-19. A marzo, il Vicariato Apostolico di Phnom Penh aveva dato istruzioni ai suoi collaboratori affinché tutte le attività del centro pastorale si fermassero e si prendessero precauzioni trattando con coloro che provenivano dai Paesi maggiormente colpiti dal virus. Le Messe e le preghiere quotidiane del Rosario trasmesse in diretta su Facebook e su YouTube avevano permesso agli utenti di Internet di rimanere in contatto con la comunità. I fedeli, dunque, hanno accolto con grande favore la notizia della riapertura delle regolari funzioni religiose, anche se ai bambini e ai malati è stato consigliato di non partecipare alle celebrazioni e le Messe e gli altri incontri sono consentiti per una durata massima di mezz'ora. “Praticando il culto online - ha riferito ad UCA News Sath Theara, membro del Comitato della Khos Koal Church -, sembra che abbiamo perso quello stretto legame tra i membri della nostra comunità", sottolineando la difficoltà di costruire una relazione con gli altri parrocchiani online. “La nostra comunità è stata felice di sapere che possiamo riprendere gli incontri religiosi - ha concluso - e siamo estremamente felici di poter ricominciare i servizi". La Cambogia, con soli 275 casi confermati di coronavirus e nessun decesso, è uno dei Paesi meno duramente colpiti dal virus, tuttavia continua ad applicare rigide restrizioni: le sue frontiere terrestri rimangono chiuse e l’accesso dei voli internazionali fortemente limitato. (AP)

14 settembre - ITALIA Palermo ricorda padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia 27 anni fa

Culmineranno domani alle 18, con una messa nella cattedrale di Palermo presieduta dall’arcivescovo Corrado Lorefice, le celebrazioni organizzate in occasione del 27.mo anniversario della morte di padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il giorno del suo 56.mo compleanno. Le manifestazioni pensate dall’arcidiocesi di Palermo e dal Centro di Accoglienza Padre Nostro hanno ricevuto la Medaglia di rappresentanza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Beatificato da Papa Francesco il 25 maggio del 2013, il sacerdote palermitano sarà ricordato questa sera, alle ore 20, nella parrocchia Santa Maria della Pietà (dove Puglisi venne battezzato) con una veglia di preghiera e una riflessione proposta dal parroco, don Giuseppe Di Giovanni. Alle 21 la veglia proseguirà a piazzetta Beato Padre Pino Puglisi, dove sarà proposta la relazione “La Radicalità e la Testimonianza in don Giuseppe Puglisi e in don Giuseppe Dossetti” di Pier Luigi Castagnetti, collaboratore di don Dossetti. Alle 22.30, TV2000 manderà in onda il Concerto Meditazione “Perché forte come la morte è l’amore” del Centro di Accoglienza Padre Nostro e della Fondazione “Frammenti di Luce”. Altri momenti significativi sono previsti nel corso della settimana. Mercoledì, alle ore 16, i detenuti della Casa di reclusione “Calogero Di Bona Ucciardone” di Palermo assisteranno alla proiezione della miniserie “The smile of 3P” diretta da Paolo Brancati, prodotta dalla Seven Communication in collaborazione con il Centro di Accoglienza Padre Nostro. Giovedì 17 il Consiglio della II Circoscrizione del capoluogo siciliano, in convocazione straordinaria, si riunirà per commemorare il parroco di Brancaccio presso l’aula consiliare di via San Ciro 15, mentre venerdì, alle ore 11, verrà inaugurata la Comunità alloggio per minori “Beato Giuseppe Puglisi e Santa Rosa Venerini”, gestita dal Centro di Accoglienza Padre Nostro a Termini Imerese. Ad officiare la benedizione dei locali sarà l’arcivescovo di Palermo Lorefice. Sabato, poi, alle 9, presso l’I.C.S. “Padre Pino Puglisi”, sarà inaugurato l’anno scolastico 2020/2021. L’ultimo evento in programma è quello di martedì 29 settembre, alle ore 20, che vedrà coinvolti i detenuti della Casa Circondariale “Pagliarelli – Antonio Lo Russo” per la proiezione del film “The smile of 3P”. (TC)

14 settembre - POLONIA 13 settembre, Festa del raccolto. Presidente vescovi: grazie agli agricoltori per il loro lavoro

“Per l’umanità, l’agricoltura vale di più dello sbarco sulla luna, perché senza l’agricoltura non si sarebbe sviluppata alcuna civiltà umana”: lo ha detto Monsignor Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca (Kep), celebrando ieri, 13 settembre, a Pólek, la Santa Messa per la “Festa nazionale del raccolto”. Una ricorrenza che, ha detto il presule, ha un triplice significato: essa indica, infatti, il raccolto materiale, il raccolto spirituale e il raccolto della fine dei tempi. Riguardo al primo, Monsignor Gądecki ha ricordato quanto la Bibbia parli delle attività agricole e, al contempo, di quali difficoltà si siano riscontrate quest’anno nel settore, a causa dei cambiamenti climatici e della pandemia da coronavirus. “Ma il Creatore misericordioso ha ascoltato le nostre preghiere – ha evidenziato i presule – ed alla fine i campi hanno prodotto un ottimo raccolto”. Quanto alla dimensione spirituale, invece, il presidente della Kep ha evidenziato che “grazie alla fede, possiamo essere radicati nell'amore di Cristo, portando così buoni frutti spirituali”. Non solo: l’evangelizzazione ricorda molto il processo della semina: a volte gli uomini, come un terreno arido, non accolgono il seme della Parola di Dio; altre volte, come le rocce, l’accolgono ma poi lo disperdono, oppure, come le spine, lo soffocano con le loro preoccupazioni, lasciandolo infruttuoso. E poi ci sono uomini – ha spiegato Monsignor Gądecki – che, come un terreno fertile, ascoltano la Parola di Dio, la comprendono e, grazie ad essa, “producono ampia messe”. “Per portare frutto spirituale, un cristiano deve trasformarsi, arrendersi, sacrificarsi per gli altri – ha sottolineato ancora il presule - Non possiamo concentrarci su noi stessi, su chi siamo, cosa abbiamo e cosa non abbiamo. Un seme che non muore rimarrà infruttuoso”. Al contempo, il presule ha esortato a contrastare l’avidità, praticando la generosa condivisione con il prossimo. Infine, Monsignor Gądecki si è soffermato sul raccolto della “fine dei tempi”, quello che avverrà “solo dopo il Giudizio finale” e che permetterà di “separare il grano dalla zizzania”, ovvero “il bene dal male”. In quest’ottica, il vescovo polacco ha ribadito che “la libertà deve sempre andare di pari passo con la responsabilità”: “Abbiamo tutti bisogno di imparare a usare i beni in modo responsabile e di trovare un nuovo equilibrio tra agricoltura, industria e servizi, in modo che nessuno rimanga senza pane e lavoro, e che l'aria, l'acqua e le altre risorse naturali siano tutelate, in quanto beni comuni”. “È necessario coltivare e diffondere una chiara consapevolezza etica – ha quindi concluso il presule - La responsabilità personale deve essere promossa insieme alla dimensione sociale dell'agricoltura, basata su valori secolari come l'ospitalità, la solidarietà e la condivisione del lavoro”. (IP)

14 settembre - COLOMBIA Arcivescovo di Bogotà: “Non abbiamo bisogno di 'missionari' di odio, abbiamo bisogno di servi della vita, del perdono”

"Non siamo padroni della vita di nessuno (...), tutti dobbiamo chiedere perdono, io per primo", ha detto l'arcivescovo di Bogotà, monsignor Luis José Rueda Aparicio, in occasione - riporta Vida Nueva - del rito del perdono nella veglia per la pace, nella notte di sabato 12 settembre. Di fronte alle violenze e agli scontri tra i cittadini e le forze pubbliche, nella capitale e nel Paese, che hanno lasciato dietro di sé, in questa settimana di dolore, una decina di feriti e 14 morti, tra cui l’avvocato Javier Ordóñez, la celebrazione – trasmessa in tv da Cristovisión -, a conclusione della Settimana della Pace, è stata offerta per il riposo eterno dei morti e per le loro famiglie. Nella giornata di preghiera, che comprendeva l'"ora santa" davanti al Santissimo Sacramento, sono stati invocati il perdono e la riconciliazione nazionale. Nell'omelia, l'arcivescovo di Bogotà ha espresso la sua solidarietà a tutte quelle famiglie che arrivano nella capitale alla ricerca di nuove opportunità, "con la speranza di trovare una città dove possano vivere in pace, dove possano lavorare, dove possano studiare" e si trovano invece di fronte alla violenza e all'odio, una vera pandemia nazionale che non ha ancora trovato una cura. In un Paese che ha vissuto “decenni di odio, di rabbia, di quel peccato che distrugge la vita", il primate di Colombia ha dunque chiesto di fare di Bogotà una città di misericordia, di gentilezza e compassione. “Che la misericordia, la clemenza e il perdono di Dio - ha detto - si mettano in cammino e raggiungano le nostre case”. “Apriamo le porte delle nostre case perché siano un tempio di misericordia". Rivolgendosi quindi alle famiglie dei feriti e dei morti, in questa tragica settimana di violenza nella città, l’arcivescovo ha sottolineato che "non siamo perfetti, ma abbiamo un Dio che è perfetto e gli chiediamo di insegnarci ad essere suoi figli con il suo DNA misericordioso, per poter eliminare l'astio e la rabbia". (AP)

14 settembre - STATI UNITI Emergenza abitativa. Vescovi: alloggio è diritto universale e inviolabile per tutti

“L’alloggio è un diritto universale e inviolabile per tutti” e va garantito soprattutto “alle persone più vulnerabili”: lo afferma la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), in una nota a firma dei Monsignori Paul S. Coakley, Thomas G. Wenski e David A. Konderla, presidenti rispettivamente delle Commissioni episcopali per la Giustizia interna, la Libertà religiosa e la Promozione e la difesa del matrimonio. “Come cattolici – affermano i vescovi – ci sforziamo di soddisfare le esigenze di tutti coloro che vengono alle nostre porte, nella sequela di Gesù che dice: ‘Ero straniero e mi avete accolto’”. La dichiarazione dei presuli arriva nel momento in cui, nel Paese, è stata avanzata una proposta di modifica delle norme varate dal Dipartimento per l’edilizia abitativa e lo sviluppo urbano (Hud). Nel 2016, infatti, l’Hud richiedeva che gli alloggi e le abitazioni di emergenza dovessero essere regolamenti in conformità alla “identità di genere” dell’individuo. Il che – notano i vescovi – non aveva trovato riscontro in alcuna legge del Congresso ed aveva creato problemi per la privacy e la sicurezza degli utenti, come ad esempio le madri single. La proposta avanzata ora, invece, introduce una sorta di flessibilità, poiché lascia spazio ai singoli Stati su come “accogliere, definire, evidenziare o limitare la ‘identità di genere’”. La modifica suggerita, “sebbene non sia perfetta e non risponda a tutti gli interrogativi” sull’emergenza abitativa, tuttavia rappresenta, secondo l’Uscbb, “un giusto passo avanti verso il miglioramento della flessibilità, nel rispetto del diritto di tutte le persone agli alloggi d’emergenza”. “I singoli nuclei abitativi – aggiungono i presuli – operano secondo circostanze, strutture e risorse differenti e possono avere un programma specifico per persone vulnerabili”. Un regolamento standard per tutti, quindi, “potrebbe non essere sempre adatto”. Al contrario, “è importante garantire la flessibilità, affinché tali strutture d’emergenza siano il più possibile a vantaggio di tutti, sempre restando fedeli alla loro missione”. (IP)

14 settembre - ITALIA Nel giorno della riapertura delle scuole, la Cei pubblica un sussidio sulla pastorale della Chiesa nell’ambito dell’educazione

Pensato anzitutto per le comunità cristiane, si rivolge a tutti coloro che hanno a cuore la formazione dei ragazzi e dei giovani il sussidio “Educare, infinito presente. La pastorale della Chiesa per la scuola”. Elaborato dalla Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università a conclusione del decennio sull’educare alla vita buona del Vangelo e pubblicato oggi, giorno in cui, in molte regioni italiane, le scuole riaprono i battenti, il documento è disponibile sul portale della Conferenza episcopale italiana. I suoi contenuti testimoniano che l’educazione necessita “di un impegno che si presenta accresciuto per urgenza e novità di esigenze”, sottolinea nella presentazione monsignor Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno e presidente della Commissione. Per il presule “a cominciare da scuola e Chiesa, tutti gli attori e gli organismi della collettività che hanno attinenza con il mondo dell’educazione e della scuola sono chiamati a mettersi in rete, a collegarsi attivamente per favorire la crescita sana e autentica delle nuove generazioni”. Il sussidio, inoltre, afferma monsignor Crociata, spera “di contribuire ad un nuovo punto di partenza, a un nuovo inizio, nell’impegno per l’educazione e per la scuola animato dalla fede e, con cuore libero, aperto alla condivisione dell’esperienza insuperabile della fede in Cristo, Maestro e Signore”. Con riflessioni, spunti e approfondimenti, il documento rappresenta anche uno strumento prezioso per creare sinergie e lascia emergere che per la Chiesa, il mondo scolastico è una realtà da amare e in cui stare con passione e competenza, contribuendo alla costruzione del progetto scolastico. Per Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio Nazionale per l’Educazione, la Scuola e l’Università, “dire scuola è dire comunità, responsabilità, significati per la vita: tutte cose senza le quali non si vincono le sfide che abbiamo oggi davanti”. In quest’ottica, la pubblicazione del sussidio vuole essere “un segno dell’attenzione e dell’amore della Chiesa per la scuola e per il mondo dell’educazione” che abbraccia scuole di ogni ordine e grado, statali e paritarie, centri di formazione professionale e ogni altra istituzione con compiti formativi specifici. (TC)

14 settembre - BRASILE Trattamento fiscale organizzazioni religiose. Vescovi: affrontare la questione in modo etico e trasparente

“La Conferenza dei vescovi brasiliani non ha partecipato all’elaborazione, articolazione o discussione del progetto di legge 1581/2020, noto come ‘il progetto che condona il debito delle chiese’”: lo affermano, in una nota ufficiale, i vescovi brasiliani, in riferimento al disegno normativo, approvato dal Congresso nazionale, che può annullare il debito fiscale delle chiese o regolamentarlo attraverso una sorta di ‘sconto’ nel pagamento, dopo una sentenza definitiva in Tribunale. Il testo è in attesa dell’approvazione da parte del Capo dello Stato, Jair Bolsonaro, ma intanto la Cnbb chiarisce: “Un argomento così complesso, come il trattamento fiscale riservato alle organizzazioni religiose, non può essere discusso in modo incidentale e praticamente silenzioso, a rischio di far emergere di interessi particolari che offuscano la discussione stessa”. In quest’ottica, la Chiesa cattolica brasiliana richiama l’importanza di “comprendere la portata delle caratteristiche fiscali delle entità religiose”, così come è fondamentale che “lo Stato ne tuteli i diritti, senza retrocedere dal suo dovere di combattere i possibili abusi di ogni singola organizzazione”. Al contempo, i vescovi si dicono disponibili “ad affrontare la questione in modo franco, trasparente ed etico, evidenziando le lacune e persino le ingiustizie e i malintesi che la legislazione presenta”. “La Cnbb – sottolineano inoltre i presuli - chiede da tempo al governo un trattamento adeguato in relazione a richieste del passato che non sono ancora state soddisfatte”. Per questo, concludono, è necessario distinguere “i casi riprovevoli da quelli che presentano regolare e legittime richieste, nel rispetto della verità, della giustizia e del bene sociale”. (IP)

14 settembre - EUROPA Appello congiunto di Sant’Egidio, Jesuit Refugee Service e scalabriniane per l’accoglienza dei profughi di Lesbo

Comunità di Sant’Egidio, Jesuit Refugee Service e suore missionarie di San Carlo Borromeo (scalabriniane) chiedono accoglienza e integrazione “per salvare le persone più vulnerabili, a partire da malati, donne e bambini” che si trovano a Lesbo. Ribadendo quanto detto ieri dal Papa all’Angelus che ha invitato ad accogliere umanamente e dignitosamente chi cerca asilo, un comunicato lancia un appello perché dopo l’incendio che ha distrutto il campo profughi di Moria e creato “enormi difficoltà a chi viveva già un inferno”, “nulla sia come prima”. “L’Unione Europea, in collaborazione con il governo greco, intervenga con immediatezza nel segno dell’accoglienza e dell’integrazione di un numero di persone che certamente è alla sua portata”, si legge nel comunicato che invita, con estrema urgenza nelle prossime ore, a prendere importanti decisioni. “Solo privilegiando la strada del dialogo e delle relazioni pacifiche, sarà possibile arrivare a una soluzione nell’interesse di tutti - sostengono Comunità di Sant’Egidio, Jesuit Refugee Service e suore scalabriniane -. Ma ritardare o, peggio, far finta di niente in attesa che si crei una nuova precarietà permanente a danno di famiglie che risiedono da mesi nell’isola, alcune da anni, sarà gravemente colpevole per un continente che è simbolo di rispetto dei diritti umani, una vergogna di fronte alla storia”. (TC)

14 settembre - TANZANIA Vescovi: sconfiggere povertà con economia sociale di mercato

Serve un nuovo modello economico, una vera e propria “economia sociale di mercato”, che porti ad una crescita sostenibile ed inclusiva, permettendo la partecipazione e lo sviluppo di tutti: lo afferma la Conferenza episcopale della Tanzania (Tec), attraverso il suo segretario generale, padre Charles Kitima. “Il Paese – ha detto il sacerdote, citato dal blog dell’Amecea (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell'Africa orientale) - ha bisogno di una chiara visione economica che concentri le attività di sviluppo verso un'economia inclusiva in cui il libero scambio e la concorrenza siano equilibrati”. Questo equilibrio – ha aggiunto - deriva dallo Stato, in quanto organo super partes, e dai singoli individui che devono essere al centro delle azioni e delle decisioni nazionali". Intervenuto nei giorni scorsi ad un seminario destinato agli operatori delle comunicazioni sociali ed incentrato sull’economia sociale, padre Kitima ha quindi insistito sulla necessità di sradicare la povertà e promuovere lo sviluppo del Paese, secondo i principî di giustizia e concorrenza leale. In tal modo, ha spiegato, si potranno ridurre inflazione e disoccupazione, nonché migliorare il mercato del lavoro e il benessere sociale. "Perché una nazione sia forte, deve avere un'economia forte – ha sottolineato ancora il segretario generale della Tec – La Tanzania ha un’economia in crescita, ma i suoi cittadini sono ancora poveri a causa di metodi e tecnologie sbagliate”. Di qui, l’appello conclusivo lanciato anche ai media affinché si assumano le loro responsabilità nello spiegare alla popolazione l’importanza di un’economia sociale di mercato e diffondere la sua conoscenza in tutto il Paese. Caratterizzata, allo stesso tempo, da libertà di mercato e giustizia sociale, l’economia sociale di mercato prevede, tra le altre cose, la protezione dell’ambiente e la tutela dei consumatori per minimizzare i comportamenti opportunistici. I suoi sostenitori, pertanto, si oppongono sia al collettivismo che al liberalismo sfrenato. Centrale, inoltre, il richiamo al concetto di sussidiarietà, assurto nel 2001 a livello costituzionale come principio regolatore dell’intervento statale. Da ricordare che l’economia sociale di mercato è il sistema economico dell’Unione Europea previsto dal Trattato di Lisbona. (IP)

14 settembre - ETIOPIA Diga sul Nilo Azzurro. Cardinale Souraphiel: dialogo, via della pace

Un appello al dialogo, strumento e via alla pace, è stato lanciato in questi giorni dal Cardinale Berhaneyesus D. Souraphiel, Arcivescovo di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale cattolica d'Etiopia, in occasione del nuovo anno, che il Paese africano ha celebrato, secondo il proprio calendario, l’11 settembre. Nel suo messaggio, citato dal blog dell’Amecea(Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell'Africa orientale), il porporato si è soffermato sulla questione della Diga sul Nilo Azzurro, detta anche “Grande diga del Rinascimento”, progetto avviato dall’Etiopia, ma che sta creando tensioni con i Paesi circostanti, come il Sudan e l’Egitto. “L’acqua è vita – ha detto il Cardinale Souraphiel – e tale è gusto darle un alto valore”. Di qui, l’invito alle parti in causa a dialogare, affinché – come ricordato da Papa Francesco all’Angelus del 15 agosto – la disputa sulla diga “non porti al conflitto, ma alla comprensione e alla collaborazione per il bene comune di tutti gli interessati”. “Invito tutte le parti a continuare sulla via del dialogo – ha detto in particolare il Pontefice un mese fa - affinché il ‘Fiume Eterno’ continui a essere una linfa di vita che unisce e non divide, che nutre sempre amicizia, prosperità, fratellanza e mai inimicizia, incomprensione o conflitto. Sia al dialogo, cari fratelli dell’Egitto, dell’Etiopia e del Sudan, sia il dialogo la vostra unica scelta, per il bene delle vostre care popolazioni e del mondo intero”. Dall’Arcivescovo di Addis Abeba anche un ringraziamento per tutti gli sforzi delle organizzazioni internazionali, in particolare dell'Unione Africana, che stanno facilitando questo tipo di dialogo e l’augurio di un nuovo anno di “buon vicinato, pace, salute e prosperità". Avviato dall’Etiopia nel 2011, il progetto della “Grande diga” mira alla costruzione del più grande impianto idroelettrico del continente, pari a 6000 MW di potenza. La diga avrà una capacità di 72 miliardi di metri cubi d’acqua per un valore di 4,6 miliardi di dollari e permetterà una maggiore industrializzazione dell’Etiopia. Contrari alla struttura, invece, Sudan ed Egitto, perché temono che essa possa ridurre l’approvvigionamento d’acqua verso i propri confini e, quindi, generare il rischio di siccità.  La questione è seguita da vicino dall’Unione Africana che, all’inizio di agosto, si è posta come mediatrice tra i tre Stati, per cercare una soluzione comune.  (IP)

14 settembre - ITALIA Prendiamoci cura gli uni degli altri: così Salvatore Martinez all’incontro delle famiglie di Pompei e Loreto

“Fatevi coraggio a vicenda. É qui racchiuso il senso provvidenziale del nostro Pellegrinaggio Nazionale di Famiglie per la Famiglia: aprire il cuore all’altro, prendersi cura gli uni degli altri, aiutarsi, sostenersi, ricordando che siamo uniti”: lo ha detto sabato scorso Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, a Pompei, dove si è svolto il 13.mo Pellegrinaggio Nazionale delle Famiglie per la famiglia, promosso dall’Rns, in collaborazione con le Prelature pontificie di Pompei e Loreto, l’Ufficio nazionale per la pastorale della Famiglia della Conferenza episcopale italiana e il Forum nazionale delle associazioni familiari. L’incontro si è sviluppato in due parti, la prima nella cittadina della Madonna del Rosario, la seconda a Loreto, dove si è concluso con una Messa presieduta dall’arcivescovo prelato monsignor Fabio Dal Cin. “Credetemi: non sarà la politica o l’economia a sfamare le nostre debolezze o povertà - ha affermato Martinez concludendo la prima parte dell’incontro -. Nessun aiuto potrà mai sostituirsi a Dio e alla comunità; nessun cuore sarà salvato dal denaro, nessuna famiglia ritroverà l’amore perduto con il potere. Dio e la comunità ci danno la forza, il coraggio di andare avanti”. Ai partecipanti al pellegrinaggio il Papa ha inviato un messaggio, firmato dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Il Pontefice si è congratulato con i promotori e i collaboratori dell’iniziativa “perché, in questo tempo nel quale le famiglie soffrono in modo particolare i disagi dovuti alla pandemia, hanno voluto riproporre questa testimonianza di fede e di solidarietà, perché ognuno possa attingere dalla preghiera e dalla comunione fraterna speranza e forza per andare avanti”. Quindi il Papa ha auspicato che “la ripresa dell’anno scolastico sia vissuta da tutti con grande senso di responsabilità, nella prospettiva di un rinnovato patto educativo, che veda protagoniste le famiglie e ponga al centro le persone dei ragazzi e delle ragazze: la loro crescita sana, ben formata e socievole è condizione per un futuro sereno e prospero dell’intera società”. (TC)

14 settembre - PERÚ Crisi politica. Vescovi: dialogare per unità e bene comune del Paese EMBARGO 15 SETTEMBRE ORE 17.00 (ora di Roma)

Si aggrava la crisi politica del Perù: dopo il voto di sfiducia, i primi di agosto, al Consiglio dei ministri guidato da Pedro Cateriano, l’11 settembre il Congresso nazionale ha votato per aprire una procedura di impeachment nei confronti del presidente, Martin Vizcarra, accusato di aver cercato di ostacolare un’indagine per corruzione nei suoi confronti. Le accuse contro il Capo dello Stato si basano su una registrazione audio in cui il presidente sembra discutere con alcuni suoi collaboratori su come nascondere un uso illecito di fondi pubblici. Dal suo canto, Vizcarra nega di aver commesso atti illeciti e accusa a sua volta il Parlamento di aver avviato la procedura di impeachment per ragioni politiche. In tale contesto, si leva la voce della Chiesa locale (Cep) che, in una nota a firma del suo presidente, Monsignor Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, chiede che “non venga dimenticato l’essenziale, ovvero la lotta contro la pandemia che ha causato la morte di oltre 30mila persone nel Paese”. “Non è il momento di generare ulteriori divisioni – si legge nel testo – perché la priorità è restare uniti in questo momento cruciale per il Perù”, in cui i cittadini “reclamano dal governo quell’unità indispensabile per affrontare l’attuale crisi sanitaria, sociale, economica e politica”. Quanto alle intercettazioni riguardanti Vizcarra, Monsignor Cabrejos raccomanda che le indagini si svoltano nel pieno rispetto “della Costituzione e delle leggi” vigenti, perché “è irresponsabile e inaccettabile che si approfitti di questa situazione per aggravare la crisi che colpisce tutto il Paese, in particolare i più vulnerabili”. Di qui, l’appello della Cep al Governo e al Congresso affinché intraprendano la via del dialogo e “garantiscano elezioni libere nell’aprile 2021”. “La classe politica – ribadisce la nota – deve unire le forze e stabilire procedure per costruire ponti, prendendo decisioni inclusive, mai escludenti, che garantiscano il bene di tutti”. Al contempo, la Chiesa del Perù invoca “la trasparenza, l’etica e il consenso politico” per consolidare un Paese “più unito, democratico e solidale”. In quest’ottica, si sottolinea che “è indispensabile evitare il caos politico e la crisi istituzionale”, perché “il Paese lo esige e la cittadinanza lo spera” e bisogna pensare “al bene del Perù”, non a “destabilizzarlo”. Infine, la Chiesa cattolica, “coerente con la sua vocazione al servizio”, si unisce agli sforzi del governo e della cittadinanza per “ridurre i drammatici effetti della pandemia”, sempre perseguendo il bene comune, “specialmente dei più svantaggiati e vulnerabili”. (IP)

14 settembre - AMERICA LATINA La Repam festeggia 6 anni di attività

Sei anni di attività, di presenza costante e di vicinanza in nome della Chiesa cattolica sul territorio dell’Amazzonia, a tutela della vita: è il particolare “compleanno” raggiunto dalla Repam (Rete ecclesiale panamazzonica) che oggi, 14 settembre, alle ore 10.15 (ora dell’Ecuador, per l’Italia le 17.15), terrà una conferenza stampa in diretta sulla sua pagina Facebook. Nel corso dell’incontro con la stampa, verrà presentato il piano di programmazione per i prossimi anni, nonché il nuovo Segretario dell’organismo, il religioso marista Fra’ João Gutemberg Sampaio, che attualmente vive a Manaus. Interverranno il Cardinale Claudio Hummes, presidente della Repam, che traccerà un bilancio dei sei anni appena trascorsi; il Cardinale Pedro Barreto, vicepresidente dell’organismo, che presenterà i progetti attuali e futuri, e Fra’ Gutemberg Sampaio, che si presenterà ufficialmente alla stampa. “Negli ultimi mesi – informa una nota – si è svolta una serie di incontri virtuali, tra i membri dei diversi Paesi appartenenti alla Rete, sulle principali linee d’azione dell’organismo, in un processo di discernimento sull’azione e il ruolo sviluppato dalla Repam in tutta l’Amazzonia”. In particolare, ci si è soffermati sui risultati del “Sinodo Panamazzonico, svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2019, sulla pandemia da coronavirus che colpisce duramente i popoli dell’Amazzonia e sul processo di transizione verso i prossimi anni”. (IP)

13 settembre - GERMANIA Marcia per la Vita a Berlino. Monsignor Bätzing: una nuova solidarietà verso anziani e malati

Si terrà sabato prossimo, 19 settembre, a Berlino, la consueta Marcia per la Vita, organizzata, come ricorda il sito della Conferenza episcopale tedesca, dall’Associazione federale per il diritto alla vita, che in occasione dell’edizione di quest’anno, chiede la protezione della vita umana dal concepimento alla morte naturale. In un discorso di benvenuto, il presidente dei vescovi, monsignor Georg Bätzing, ha espresso il suo ringraziamento per l'impegno costante in favore della protezione della vita. "La pandemia di Coronavirus è stata un potente promemoria di quanto siano vulnerabili e bisognosi di protezione gli esseri umani – ha detto - l'esperienza della fragilità della nostra stessa esistenza, motiva molte persone a mostrare una nuova solidarietà verso gli anziani e i malati. In tutto il mondo, medici e infermieri, ma anche operatori pastorali, si espongono a rischi sanitari per aiutare i malati. Tutti meritano il nostro sincero riconoscimento. Attraverso il loro impegno, possiamo diventare più consapevoli che la vita è un dono di Dio che non perde mai il suo valore e per la quale vale la pena lottare". Per quanto riguarda il dibattito sull’eutanasia, il vescovo ricorda come la posizione dei cristiani sia vedere la risposta umana alla malattia e alla sofferenza nell'aiutarsi l'un l'altro, nell'alleviare il dolore fisico ed emotivo e, soprattutto, nell'offrire il conforto di Dio nei momenti di paura e di solitudine: "La vita conserva il suo significato in ogni situazione, anche nell'apparente disperazione, attraverso la certezza che Dio la tiene in mano e vuole condurla dalle tenebre alla luce", ha concluso. La prossima Settimana ecumenica per la vita si concentrerà ancora una volta sulla protezione della vita umana e metterà in primo piano la preoccupazione cristiana per i moribondi. Si svolgerà dal 17 al 24 aprile 2021. (RB)

13 settembre - BRASILE I podcast “Echi dall’Amazzonia” ora disponibili sul sito di Repam Brasile

Suoni, voci, sogni, sfide, e perfino grida: sono queste le narrazioni che provengono dall'Amazzonia, fonte assoluta e inesauribile di notizie e storie finalmente disponibili per tutti. Queste, infatti, sono le caratteristiche dei podcast “Echi dall’Amazzonia” lanciati lo scorso giovedì 10 settembre da Repam Brasile, come si legge sul sito della Conferenza episcopale brasiliana, e che ora saranno fruibili settimanalmente sul sito del Repam, che attraverso questa nuova narrazione comunicativa, intende raggiungere i più diversi spazi e territori, dentro e fuori l'Amazzonia. I contenuti, oltre a essere disponibili settimanalmente sul sito web Repam, saranno pubblicati anche sulle principali piattaforme digitali, in modo da poter raggiungere le radio comunitarie e le radio commerciali e essere condivisi anche da siti e piattaforme di streaming audio come Spotify e Deezer. Il linguaggio dei podcast, infatti, è molto vicino a quello della radio, veicolo di grande espressione in Amazzonia. La proposta del progetto “Echi dall’Amazzonia” è quella di creare contenuti giornalistici dall'Amazzonia stessa, tenendo conto dei suoi protagonisti e costruendo narrazioni che parlino del territorio. Con il coordinamento dell'area comunicazione del Repam, la giornalista Janaína Souza, membro del Comitato Roraima, è colei che produce e presenta i podcast: "Sono molto felice perché, soprattutto, vivo in Amazzonia e c'è un bisogno urgente di gridare i nostri desideri e le nostre necessità in questo momento che il Paese e soprattutto l'Amazzonia sono così minacciati", è la sua testimonianza. (RB)

13 settembre - ITALIA Presentata a Trento la 23esima edizione di Religion Today

“Earth I Care, custodi della Terra” è il tema scelto per l’edizione numero 23 di Religion Today che quest’anno conta ben 84 pellicole in concorso, provenienti da 44 paesi diversi e selezionate tra più di 1600 iscrizioni. Apertura ufficiale il prossimo 23 settembre e, per una settimana, si vedranno opere dedicate all’ambiente e al ruolo dell’essere umano come suo custode. All’anteprima di ieri, tenutasi al Muse di Trento, hanno preso parte il pluripremiato regista pugliese Gennaro Nunziante, che ha presentato il suo ultimo film “Il Vegetale”, con Fabio Rovazzi. Al regista è stato consegnato anche il premio speciale “La bellezza del teatro” da parte della commissione scientifica di Religion Today Film Festival, assieme alla Cassa Vaia, oggetto di design made in Trentino, nato dall’omonima startup Vaia, diventata simbolo di una gioventù innovativa, in grado di valorizzare il territorio e prendersi cura dell’ambiente. “Abbiamo scelto di aumentare il numero dei film in gara come impegno in questo momento così difficile per gli addetti ai lavori” ha spiegato il direttore artistico della manifestazione, Andrea Morghen “è un modo per supportare gli sforzi di tanti artisti nel mondo che a causa della pandemia di questi mesi si stanno trovando in grande difficoltà”. Religion Today, nella sua esperienza ventennale, ha sempre cercato di stare al passo con i tempi e di raccontare la realtà che ci circonda, partendo dal punto di vista delle diverse fedi e religioni, dando voce e opportunità di confronto a popoli vicini e lontani. (DD)

13 settembre - SLOVACCHIA - Mary’s Meals, iniziativa di solidarietà sostenuta anche da Papa Francesco per garantire un pasto ai bambini poveri

“Gesti piccoli che cambiano il mondo”. Tra i protagonisti della Mary’s Meals Charity Run, anche il velocista slovacco Ján Volko, che quest’anno è uno dei testimonial della nota gara di beneficenza che garantisce un pasto ad un bambino povero, per un intero anno scolastico, aiutandolo così ad imparare a leggere e a scrivere. Dopo lo straordinario successo dello scorso anno che ha portato nelle casse degli organizzatori denaro per l’acquisto di ben 43mila pasti, l’iniziativa si ripeterà a partire dal 19 settembre prossimo a Tatranská Lomnica. Nel frattempo ne è partita una “virtuale” nei giorni scorsi in tutta la Slovaccia che si concluderà domenica prossima. La quota di iscrizione è di 18.30 euro, ovvero la cifra necessaria all’acquisto del pasto per un bambino per un anno intero. “Il vitto viene preparato dai volontari nelle stesse scuole, utilizzando prodotti coltivati sul posto. Il cibo richiama l’attenzione di piccoli che, altrimenti, non frequenterebbero i corsi” spiega Alexandra Murínová, coordinatrice e volontaria di Mary’s Meals Slovacchia. A beneficarne 1.667.067 bambini del Malawi, Liberia, Zambia, Zimbabwe, Haiti, Kenya, India, Sud Sudan, Uganda, Etiopia, Benin, Libano, Siria, Myanmar, Thailandia, Ecuador, Nigeria, Madagascar e Romania. “Tra i sostenitori figurano anche Papa Francesco e la Regina Elisabetta” rivela Murínová, aggiungendo che “Grazie a questo modello low cost, realizzabile grazie a 80mila volontari, riusciamo a sostenere anche le economie locali”. Mary’s Meals è un progetto nato nel 2002, quando Magnus MacFarlane-Barrow visitò il Malawi durante una carestia e incontrò una madre malata di Aids in fin di vita. “Magnus chiese al figlio della donna quali fossero i suoi sogni e le sue ambizioni. Il ragazzo rispose che avrebbe voluto mangiare tutti i giorni ed andare a scuola. Da lì partì l’avventura” racconta la volontaria. Papa Francesco incontrò il Fondatore, l’11 maggio 2016 a margine dell’Udienza generale. Dopo aver ascoltato il racconto dell’attività di Mary’s Meals, il pontefice incoraggiò il gruppo dicendo: “Avanti! Avanti! Avanti! Che Dio benedica il Vostro lavoro" (DD)

13 settembre - ITALIA Dedicata al Respiro la 16esima edizione di “Torino Spiritualità”

E’ dedicata al Respiro, “atto che innerva tutte le tradizioni filosofiche e spirituali, capace di svelare ogni piega del sentire umano”, la 16esima edizione di “Torino Spiritualità” in programma dal 24 al 27 settembre prossimo nel capoluogo piemontese. Per la prima volta il festival avrà il suo padiglione, allestito in piazza Carlo Alberto, ed ospiterà, tra gli altri, confronti che intrecciano teologia ed ecologia, così come laboratori e meditazioni. Previsti interventi in streaming (sulla pagina Facebook del festival e su torinospiritualita.org) mentre tutti gli incontri dell’edizione diventeranno podcast, fruibili gratuitamente sul canale SoundCloud della Fondazione Circolo dei lettori. “È nei mesi del lockdown che abbiamo capito che cosa significhi davvero respirare: la più automatica delle azioni si è imposta all’attenzione collettiva alimentando paura, perché fragile, e reclamando cura, poiché preziosa” spiegano i promotori. Tra gli appuntamenti in calendario nel padiglione, la lezione di Vito Mancuso sull’ispirazione, capace di mettere in moto il cuore e la mente e quella di Salvatore Veca sul Cantico dei Cantici; il dialogo sulla bellezza nascosta nella vita quotidiana tra lo scrittore Daniele Mencarelli e il sacerdote Paolo Alliata; l’intervento del maestro buddhista Lama Michel Rinpoche sul momento presente; il confronto tra il biblista Enzo Bianchi e il latinista Ivano Dionigi su ciò che oggi può davvero ossigenare cuore e mente; la testimonianza del vescovo di Pinerolo mons. Derio Olivero, tra arte e autobiografia; la lezione di Massimo Recalcati sul chiuso e l’aperto nell’esistenza umana; il dia- logo sul respiro degli emarginati del nostro tempo tra l’antropologo Marco Aime, il linguista Federico Faloppa e lo storico Carlo Greppi. “Torino Spiritualità” sarà nel Cortile di Combo, nel cuore di Porta Palazzo e sul palco, letture, lezioni e dialoghi. Al Museo Nazionale del Risorgimento, l’occasione di ascoltare la filosofa Francesca Rigotti, lo storico delle religioni dell’India Federico Squarcini, il monaco e biblista Ludwig Monti. All’Eremo del Silenzio, presso il Museo Carcere Le Nuove, invece, l’incontro con Juri Nervo è per scoprire che cosa significhi essere eremiti urbani. (DD)

13 settembre - PORTOGALLO La centralità del catechista al tempo del coronavirus

“Puntare sulla formazione. Svolgere l’importante ruolo di catechista oggi non è affatto facile anche a causa della distanza che c’è tra Chiesa e nuove generazioni”. E’ la riflessione di mons. António Moiteiro, vescovo di Aveiro e presidente della Commissione episcopale per l’educazione cristiana e la dottrina della fede (CEECDF) nel corso del Seminario di Viseu dedicato proprio alla figura del catechista. All’incontro hanno partecipato i rappresentanti delle diocesi di Beiras, Aveiro, Coimbra, Viseu, Guarda e Lamego. “La dispersione sociale e il cambiamento del rapporto tra catechesi e famiglia ha reso meno agevole la missione dell’educatore” ha ammesso il presule, spiegando però che “Incontri come questi rappresentano l’abc del catechista perché mirano ad approfondire la sua identità e a sottolineare la centralità del suo servizio”. Ma con la pandemia in corso, il Presidente del CEECDF ha raccomandato di essere prudenti e di non avere fretta nel tornare alle “catechesi frontali” con i bambini e i ragazzi. “Dobbiamo essere pazienti. Lasciamo che inizi la scuola e, successivamente, ad ottobre, verificheremo la situazione”. Quanto alla organizzazione, il vescovo di Averio ha suggerito di “destinare ciascun gruppo ad un locale. Qualora la classe fosse numerosa, dovrà essere suddivisa in sottogruppi. Se lo spazio non sarà sufficiente per accoglierli tutti, saremo chiamati ad inventare nuove forme di educazione alla fede con il coinvolgimento diretto delle famiglie”. Secondo mons. António Moiteiro “E’ chiaro che la formazione in loco è prioritaria, ma se ciò non sarà possibile, ricorreremo alla celebrazione dell’Eucaristia e al coinvolgimento diretto dei genitori. Saranno loro i catechisti dei propri figli”. (DD)

12 settembre - EGITTO Attività on line per 150 donne offerte dal Patriarcato della Chiesa cattolica copta a sostegno della famiglia

Corsi online rivolti alle donne per aiutare le famiglie a superare le difficoltà dovute all’emergenza coronavirus e alla chiusura di scuole, asili e centri sportivi. Ad offrirli in Egitto è il Centro per i servizi diaconali del Patriarcato della Chiesa cattolica copta. L’obiettivo, riferisce Aiuto alla Chiesa che Soffre, è di far sì che le mamme familiarizzino con le nuove tecnologie e imparino ad usarle in modo efficace, acquisendo così la fiducia necessaria nei nuovi media per poter accompagnare poi i figli nel loro utilizzo. Sono 150 le partecipanti a questi corsi che intendono promuovere nuovi stili di vita. Ora che molte attività ricreative non sono possibili e che parte dei programmi scolastici vengono svolti online, i bambini trascorrono molto più tempo su Internet. Si tratta di un’opportunità che tuttavia necessita di precauzioni, da qui l’idea di aiutare le madri ad apprezzare gli aspetti positivi di Internet e a proteggere i figli dalle sue insidie. Nei corsi le donne trovano anche aiuto e idee su come organizzare meglio il loro tempo per migliorare le relazioni e la comunicazione all’interno della famiglia, per approfondire la fede, per sostenere la famiglia limitando il più possibile gli impatti negativi della pandemia. Il Centro per i servizi diaconali del Patriarcato della Chiesa cattolica copta è stato istituito nel 2010 allo scopo di proporre attività e iniziative sociali e pastorali, soprattutto a donne, famiglie e giovani. Ma ha dato vita anche a programmi di sostegno, corsi di alfabetizzazione, progetti educativi e a una serie di attività ricreative per bambini e giovani. Tuttavia, a causa del coronavirus, le cose sono cambiate e il centro ha optato per corsi su web. (TC)

12 settembre - SEYCHELLES Il nuovo vescovo di Victoria scrive ai fedeli augurando di vivere serenamente le prossime elezioni presidenziali e legislative

“Dovrò conoscere attraverso di voi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, laici, le vostre realtà sociali ed ecclesiali. Con entusiasmo faremo insieme un lungo cammino per vivere in Cristo in tutti gli ambiti della nostra vita e testimoniare così la Buona Novella che non finisce mai di stupirci, sfidarci e stupirci”: lo afferma in un messaggio ai fedeli monsignor Alain Harel, nominato giovedì scorso dal Papa vescovo di Port Victoria, nelle Seychelles. Ricordando che nel mese di ottobre il Paese vivrà un momento importante della sua vita democratica, con le elezioni presidenziali e legislative, monsignor Harel ha aggiunto: “Vi auguro di vivere questo momento in pace, cioè nel rispetto degli avversari politici, sapendo che condividete tutti un destino comune”. Il nuovo vescovo di Victoria, finora vicario apostolico di Rodrigues, nelle Mauritius, che ha accolto la nomina “nella fede e nella speranza perché Gesù ci ha promesso di essere sempre con noi”, raggiungerà la sua sede fra due mesi. “Tenuto conto, tra l'altro, delle condizioni igienico-sanitarie - scrive - vorrei unirmi a voi intorno a metà novembre per iniziare insieme il nostro comune cammino alla sequela di Gesù”. (TC)

12 settembre - MADAGASCAR Tornano domani ad Antananarivo le celebrazioni della Chiesa cattolica

Riaprono al culto domani le chiese ad Antananarivo, in Madagascar. Dopo 5 mesi di chiusura a causa dell’emergenza coronavirus, tornano nelle parrocchie le celebrazioni nel rispetto delle norme anti-Covid. Media locali riferiscono che l’arcivescovo di Antananarivo, monsignor Odon Marie Razanakolona, ha invitato tutti i sacerdoti a prendere le misure necessarie per fare rispettare le disposizioni sanitarie. Distanziamento sociale, utilizzo di disinfettanti e prodotti igienici, collocazione di barriere, serviranno per ridurre il rischio di contagi. Nel Paese ad oggi si registrano 15.737 positivi al Covid-19 e 210 morti. Nelle scorse settimane altre Chiese avevano deciso di riprendere le celebrazioni nei luoghi di culto, ma la Chiesa cattolica ha preferito mantenerne la chiusura per organizzare meglio i servizi di accoglienza. Ogni luogo di culto potrà però accogliere non più di 100 fedeli alla volta. Lunedì l’arcidiocesi di Antananarivo ha convocato tutti i sacerdoti per un incontro, al fine di consentire un confronto sulla situazione nelle parrocchie e sui programmi pastorali. Ad aprile il cardinale Désiré Tsarahazana, presidente della Conferenza episcopale malgascia, intervenuto su Radio Don Bosco a proposito della riapertura delle chiese, aveva lasciato ai vescovi la libertà di decidere sulla base delle diverse realtà locali. (TC)

12 settembre - MONDO Il 14 settembre il Coe invita a pregare on line per la Terra Santa 

Lunedì il Consiglio ecumenico della Chiese (Coe) trasmetterà on line una preghiera mattutina dalle 8.30 alle 9.00 CET con contributi di varie Chiese della Terra Santa, nell’ambito della Settimana mondiale per la pace in Palestina e Israele, osservata quest’anno dal 13 al 21 settembre. Il tema della settimana, riferisce il portale del Coe, è “Solidarietà creativa nella fragilità comune”. Il Coe, che ha preparato un booklet, invita le Chiese membri e tutte le persone di buona volontà a partecipare all’appuntamento in streaming del 14 settembre su www.oikoumene.org/en/resources/videos/livestream; preghiere, canti e letture bibliche, il cui schema è disponile sul portale del Coe, offriranno spunti per riflettere sull’importanza della pace in Terra Santa. Durante la speciale settimana di preghiera organizzazioni ecclesiastiche, congregazioni e singoli sono incoraggiati a dare una comune testimonianza partecipando a servizi di culto, eventi educativi e atti di sostegno a favore della pace e della giustizia per israeliani e palestinesi. La settimana culminerà con la Giornata internazionale di preghiera per la pace il 21 settembre. (TC)

12 settembre - TERRA SANTA Al via alle scuole del Patriarcato Latino di Gerusalemme, ma disposti nuovi stop dalle autorità per nuovi casi di Covid

Uso di mascherine, distanziamento sociale in classe, segnali di sicurezza nelle aule: sono le regole anti-Covid adottate nelle scuole del Patriarcato Latino di Gerusalemme, dove è iniziato il nuovo anno scolastico 2020-2021. Le amministrazioni scolastiche, riferisce il Patriarcato Latino, hanno elaborato appositi programmi e si stanno attenendo alle precauzioni e ai regolamenti stabiliti dal Ministero della Pubblica Istruzione per garantire la sicurezza degli studenti e l’efficienza del processo di apprendimento nonostante l’emergenza sanitaria. All’arrivo degli studenti a scuola, gli insegnanti misurano la temperatura e disinfettano loro le mani prima di mandarli in classe. In alcuni plessi è stata introdotta la frequenza alternata e gli studenti sono stati divisi in due gruppi, ciascuno dei quali frequenta le lezioni per metà della settimana. Anche altre scuole pubbliche e private seguono i regolamenti dei Ministeri dell’Istruzione e della Salute. Alcune scuole, tuttavia, hanno segnalato casi di infezione da Covid-19 e sono state chiuse per un certo periodo. (TC)

12 settembre - ITALIA Veglia di preghiera a Crema per la liberazione di padre Pierluigi Maccalli sequestrato due anni fa nel Niger

A due anni dal rapimento in Niger di padre Pierluigi Maccalli, la diocesi di Crema ha organizzato giovedì una veglia di preghiera per la sua liberazione. Da quattro diversi luoghi simbolici della città partiranno altrettante processioni di fedeli, nel rispetto delle norme sanitarie anti-Covid, che confluiranno in duomo intorno alle 21. L’appuntamento è fissato alle 20.30 all’Anffas di via Mulini, luogo di carità; all’istituto Sraffa di via Piacenza, luogo di istruzione; al parcheggio di via De Gasperi, considerato luogo di lavoro; alla passerella ciclopedonale del parco del Serio, considerato luogo di tempo libero. In cattedrale con i fedeli pregherà il vescovo, monsignor Daniele Gianotti, che concluderà l’evento con una riflessione. Sacerdote della diocesi di Crema, padre Maccalli, 58 anni, religioso della Società delle missioni africane (Sma), è stato sequestrato il 17 settembre 2018 nella missione di Bomoanga, a circa 150 chilometri da Niamey. Da allora si erano perse le sue tracce, ma il 6 aprile scorso il quotidiano “Avvenire” ha diffuso un filmato pervenutogli dal Mali e registrato il 24 marzo in cui il sacerdote parla per pochi secondi presentandosi. Già missionario in Costa d’Avorio per vari anni, padre Gigi, come viene chiamato usualmente, era dedito all’evangelizzazione e alla promozione umana e si spendeva anche per contrastare le cruente pratiche delle culture tradizionali. La parrocchia di Bomoanga, dove il religioso è stato rapito, si trova vicino al confine con il Burkina Faso, zona sotto la minaccia continua di gruppi armati che impediscono celebrazioni e preghiere, attività scolastiche e ricreative, permettendo le sole attività degli ambulatori e dei dispensari medici. (TC)

11 settembre - ITALIA 23 settembre, San Pio da Pietrelcina. Cardinale Baldisseri presiede Messa a San Giovanni Rotondo  

Sarà il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo dei vescovi, a presiedere a San Giovanni Rotondo, il 23 settembre alle 11.00, la Messa solenne per la festa liturgica di San Pio da Pietrelcina. La celebrazione – informa una nota - si terrà nella chiesa intitolata al Santo frate cappuccino, secondo le normative vigenti anti-contagio da Covid-19. Ma la giornata del 23 settembre sarà preceduta da una Novena di preghiera e dall’avvio della causa di beatificazione di Fra’ Modestino da Pietrelcina, al secolo Damiano Fucci. Lunedì prossimo, 14 settembre, infatti, al termine della Messa delle ore 18.00 presieduta nel santuario di Santa Maria delle Grazie dall’arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, Monsignor Franco Moscone, “si svolgerà infatti la sessione di apertura dell’inchiesta diocesana sulla vita e sulle virtù eroiche del confratello non chierico, compaesano e figlio spirituale di Padre Pio, che per 42 anni ha svolto il suo servizio di accoglienza come portinaio del convento di San Giovanni Rotondo”. L’Inchiesta diocesana consisterà nella raccolta degli scritti, documenti e prove testimoniali riguardanti Fra’ Modestino, che saranno poi trasmessi alla Congregazione delle Cause dei Santi per le valutazioni di merito. (IP)

11 settembre - ARGENTINA 11 settembre, Giornata insegnanti. Vescovi: “Educare significa seminare speranza”

È una “Giornata degli insegnanti” molto particolare quella celebrata oggi, 11 settembre, in Argentina: la pandemia da coronavirus non permette, infatti, le normali lezioni a scuola, costringendo docenti e studenti al distanziamento sociale e alla didattica a distanza. A tutti loro, quindi, va il pensiero dei vescovi locali, che in diversi messaggi, hanno messo in luce l’importanza e lo spirito di abnegazione degli insegnanti, pronti a sacrificarsi per il bene dei propri alunni. “La Chiesa – afferma in un videomessaggio il presidente della Conferenza episcopale argentina, monsignor Oscar Vicente Ojea - vuole rendere un omaggio speciale a tutti i docenti che, seguendo la loro vocazione in questo tempo di pandemia, hanno dovuto fare sacrifici estremi” per restare, in qualche modo, accanto ai ragazzi. “Il loro lavoro si è moltiplicato”, ha aggiunto il presule, esprimendo la sua gratitudine a tutti coloro che “condividono questo nobile compito di rischiare la vita per l'educazione dei giovani”. (IP)

11 settembre - COLOMBIA 12 settembre, a Bogotà Veglia di preghiera per la pace

Una veglia di preghiera per la pace si terrà domani a Bogotà, in Colombia. Ad indirla, l’Arcivescovo metropolita della città, Monsignor Luis José Rueda Aparicio, dopo le gravi violenze verificatesi sul territorio. È di circa dieci vittime, infatti, il bilancio di due giorni di scontri tra polizia e manifestanti, scesi in piazza in segno di protesta per la morte di Javier Ordóñez, un avvocato di 44 anni. Arrestato dalla polizia per una presunta violazione delle normative anti-Covid, l’uomo è stato bloccato a terra, colpito ripetutamente con un “taser”, ovvero uno storditore elettrico, ed è morto poco dopo. Di qui, la rabbia della popolazione, degenerata poi in vari conflitti con le forze dell’ordine. La veglia di preghiera avrà inizio alle ore 19.00 locali, con la celebrazione dell’Eucaristia, e sarà trasmessa in diretta televisiva. Dalle 20.00 alle 21.00, si terrà un’ora di Adorazione davanti al Santissimo Sacramento. “Con questa veglia – si legge sul sito della Conferenza episcopale colombiana (Cec) – l'Arcivescovo di Bogotà e tutta la Chiesa della città vogliono chiedere a Dio il dono della pace, la protezione di ogni la vita e la riconciliazione tra i cittadini”. “Lanciamo un appello – prosegue la nota – a tutti i cittadini affinché si uniscano per costruire ponti di pace”. L’iniziativa di domani vuole essere anche un modo per rifiutare fermamente “ogni violenza, da qualunque parte provenga”. Da ricordare che il momento di preghiera cadrà all’interno della “Settimana della pace”, promossa dalla Cec dal 6 al 13 settembre su tutto il territorio nazionale. (IP)

11 settembre - SUD SUDAN Monsignor Kussala ai giovani: investite nella cultura, per il bene del Paese

Investire nella cultura per acquisire le conoscenze necessarie a costruire il Paese: lo ha detto ai giovani del Sud Sudan il vescovo di Tombura-Yambio, Monsignor Hiiboro Kussala, in un audio-messaggio diffuso per la Giornata internazionale per l’alfabetizzazione, celebrata l’8 settembre. “Trovate sempre il tempo di leggere – ha ribadito ai ragazzi il presule, citato da Aci Africa  – Non fate passare mai un giorno senza prendere in mano un libro, tra cui la Bibbia, e leggerne qualche pagina”. Dal presule anche l’invito a “sviluppare una cultura della scrittura” perché “il Sud Sudan è stato raccontato da tante persone, ma ora è giunto il momento di iniziare ad esprimere il nostro punto di vista e a raccontare ciò che sappiamo del nostro Paese e delle nostre comunità”. Di qui, l’appello alle istituzioni a mettere in atto “politiche che tutelino davvero la qualità dell’educazione, ponendo fine alla sindrome dell’analfabetismo”. Tali politiche andranno realizzate “tenendo gli insegnanti in alta considerazione, perché sono coloro che, per professione, si fanno carico della trasmissione della conoscenza”. (IP)

11 settembre - FILIPPINE A Manila, Rosario in diretta tv “per la guarigione del mondo dalla pandemia”

È stato il Cardinale Gaudencio Rosales, Arcivescovo emerito di Manila, nelle Filippine, a presiedere la recita del Santo Rosario in diretta televisiva nazionale martedì 8 settembre, Natività della Vergine Maria. La preghiera è andata in onda dall’abitazione del porporato il quale ha spiegato di voler offrire il Rosario “per la guarigione del mondo di fronte alla pandemia” da coronavirus e perché “i fedeli rimangano forti nella fede”. “Nonostante tutta questa sofferenza – ha detto l’Arcivescovo emerito di Manila, citato dal sito Eglise d’Asie – non perdiamo mai la speranza”. Meditando sui misteri dolorosi, dunque, il Cardinale Rosales ha sottolineato che il mondo soffre, ma che i cattolici non devono mai dimenticare di pregare. "Così Gesù ha iniziato la sua Passione - ha spiegato il porporato - Nel Getsemani pregò Dio Padre” di allontanare da lui quel calice, ma sempre secondo la Sua volontà.   “Durante la Passione, Gesù ha patito la sofferenza di numerosi colpi – ha aggiunto l’Arcivescovo emerito – Anche noi siamo stati colpiti, colpiti da un nemico invisibile che ha fatto molte vittime”. Ma nonostante tutto questo, “il dolore e la morte non avranno mai l’ultima parola”, perché “tutte le sofferenze provocate dalla pandemia, ovvero la povertà, la disoccupazione e la morte stessa, non sono nulla in confronto alla gloria di Dio”. Dal Cardinale Rosales, quindi, la certezza che “qualunque sia l’esperienza che viviamo, c’è una fine alla sofferenza. Si potrebbe pensare che le tenebre trionferanno, ma Dio è più forte della morte: Gesù che lo ha insegnato e la Sua saggezza ci dice di non avere paura”. (IP)

11 settembre - PAKISTAN Inondazioni. Appello Caritas: aiutare le famiglie

330 morti, 233 feriti e migliaia di case distrutte: è il bilancio, ancora provvisorio, delle inondazioni avvenute in Pakistan, dove negli ultimi tempi si sono abbattute forti piogge monsoniche. Una situazione drammatica che ha visto la Caritas nazionale scendere subito in campo per portare aiuto e conforto alla popolazione. L’organismo caritativo, si legge sul sito web, “ha risposto immediatamente all’emergenza per fare una valutazione delle necessità primarie delle famiglie e fornire beni di prima necessità alle persone più bisognose”. Apposite unità di crisi, insieme a gruppi di volontari, “hanno messo in salvo molte vite”. Ma ora “è il momento di fare di più”, afferma la Caritas, chiedendo alle persone una donazione per aiutare le famiglie più colpite dalle piogge. Nel villaggio di Balkana, nella Provincia del Punjab, la Caritas è operativa dal 31 agosto, offrendo rifugio ed accoglienza a donne e bambini in fuga dalle acque. Ma l’emergenza riguarda anche il bestiame, che necessita di un riparo, e l’agricoltura, perché i terreni sono stati allagati dalle piogge. Dal mese scorso, inoltre, la Caritas Pakistan fornisce anche pacchi alimentari, pasti pronti e teloni impermeabili nella città di Karachi, accorrendo in aiuto di oltre 700 persone. A Multan, infine, i primi di settembre l’organismo caritativo ha distribuito giubbotti di salvataggio alle unità di crisi, per permettere loro di aiutare in sicurezza la popolazione locale più bisognosa. (IP)

11 settembre - TOGO Messa Crismale. Arcivescovo di Lomé ai sacerdoti: difendete oppressi, ristabilite giustizia

“Difendete gli oppressi, ristabilite la giustizia”: questa l’esortazione rivolta ai sacerdoti del Togo dall’Arcivescovo di Lomé, Monsignor Nicodème Anani Barrigah, durante la Messa crismale celebrata l’8 settembre. Prevista inizialmente per il 9 aprile, la celebrazione, come praticamente in tutto il mondo, è stata rinviata ad altra data, a causa della pandemia da coronavirus. Il rito si è tenuto presso la parrocchia locale di “Cristo Risorto” ed è stata trasmessa in diretta Facebook. In particolare, il presule ha sottolineato la necessità che i presbiteri “riscoprano il valore del ministero sacerdotale, prestando attenzione agli indigenti e lavorando per promuovere la giustizia sociale”. “Come sacerdoti – ha detto l’Arcivescovo, citato dall’agenzia Aci Africa – non possiamo chiudere gli occhi di fronte a situazioni di ingiustizia, corruzione, discriminazione e sfruttamento del prossimo, non possiamo rimanere in silenzio di fronte al male che ci circonda”, perché “la nostra vocazione ci impone il dovere di denunciarlo”. Monsignor Anani Barrigah ha, inoltre, ricordato ai sacerdoti che il loro ministero è “a tempo pieno” e “non può essere ridotto ad un mero ruolo di sostentamento o di carriera”, o adempiuto in “part-time, come se certe dimensioni della vita non lo riguardassero”. “Non siamo sacerdoti solo quando indossiamo la tonaca e uomini comuni quando vestiamo abiti civili – ha incalzato il presule – Non siamo sacerdoti solo quando celebriamo l’Eucaristia, perché il sacerdozio è inseparabile dal nostro essere”. Ricevendo l’unzione sacerdotale, infatti, il presbitero diventa “un servo di Dio: non appartiene più a se stesso, ma tutto il suo corpo e la sua anima vengono come assorbiti dalla nuova identità che riceve nel momento della sua ordinazione”. Infine, l’Arcivescovo di Lomé ha invitato il clero locale a tenere sempre presente “i valori essenziali della vita”, senza dimenticare i poveri ed i miseri, perché chi non è in grado di vedere le difficoltà del prossimo, “non è mai veramente libero”. (IP)

11 settembre - LIBANO Un mese fa, l’esplosione nel porto di Beirut. Caritas Italiana aumenta gli aiuti

Il 4 agosto, ovvero un mese fa, una forte esplosione nel porto di Beirut ha sconvolto il Libano, provocando 200 vittime, 300mila sfollati, oltre 6mila feriti e gravi danni a 50mila case e 120 scuole. E mentre un nuovo incendio, scoppiato ieri, ha provocato ulteriori apprensioni, le strutture sanitarie locali sono al collasso. Da tutto il mondo continuano ad arrivare aiuti umanitari, ma “vi è un enorme bisogno di sostegno nel medio e lungo periodo per la ricostruzione e la riattivazione delle attività produttive”, afferma la Caritas Italiana in una nota in cui annuncia il lancio di “un nuovo programma di aiuti per Caritas Libano, da attuare nei prossimi 18 mesi”. Il nuovo programma “ha l’obiettivo di raggiungere circa 7mila famiglie, 36mila persone, rispondendo a bisogni immediati di assistenza, ma anche sostenendo una ripresa nel medio periodo”. Nello specifico, sono previsti per diverse famiglie: kit alimentari e pasti caldi, generi di prima necessità, batterie ricaricabili con pannelli solari per supplire alla mancanza di energia elettrica, vaccinazioni gratuite, fornitura di dispositivi di sicurezza anti-Covid, distribuzione di attrezzature digitali per consentire la didattica a distanza agli studenti, restauro di 150 abitazioni danneggiate e ripristino di 40 attività commerciali. Ma l’impegno della Caritas Italiana non si ferma qui: nelle prossime settimane, verranno avviati servizi di sostegno per “le famiglie in povertà colpite dalla crisi economica, per i rifugiati e per la ricomposizione dei legami comunitari, la coesione sociale e la pace, grazie al coinvolgimento e alla formazione dei giovani”. (IP)

11 settembre - MAURITIUS Festa Beato Laval. Cardinale Piat: come lui, curare poveri e sanare ingiustizie

È morto il 9 settembre 1864, ben 156 anni fa, ma il suo insegnamento permane ancora forte e chiaro: “Prendersi cura dei poveri e sanare le ingiustizie per rigenerare la società”. Con queste parole, il Cardinale Maurice Piat, Arcivescovo di Port-Louis, nelle Mauritius, ha ricordato il Beato Jacques-Désiré Laval, noto come “l’Apostolo dei neri” perché agli indigeni delle isole mauriziane dedicò la sua vita. L’8 settembre, alla vigilia della sua memoria liturgica, il porporato ha citato Padre Laval come un esempio da seguire ancora oggi: “Quando prestiamo ascolto ai poveri, come ha fatto lui – ha detto il Cardinale Piat – non li vediamo più come un problema, ma come una forza” perché essi “ci rendono consapevoli della nostra vera dignità e, divenendo nostri fratelli e sorelle, danno nuova vita alla società”. Per questo, “la Chiesa deve essere vicina a coloro che sono senza casa, a coloro i cui figli sono nell'inferno della droga, a coloro che hanno perso il lavoro e che si trovano in una situazione finanziaria difficile", ha ribadito l’Arcivescovo, perché “quando diamo ai poveri il posto che spetta loro, allora tutta la società si rigenera”. Essi, infatti, “ci mostrano la strada per una società più unita, più fraterna, più felice”. Il loro “grido” va quindi ascoltato, ha aggiunto il porporato, perché “saremo felici quando, come il Beato Laval, saremo ‘poveri di cuore’”. (IP)

11 settembre - BRASILE Vescovi: per prevenire il suicidio, bisogna prestare ascolto con amore

È l’ascolto amorevole e attento una delle principali “armi” per contrastare la tentazione del suicidio: lo hanno ricordato ieri, 10 settembre, i vescovi brasiliani, in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, istituita dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Un data che ricorda il dramma di circa 800mila persone che, ogni anno nel mondo, scelgono di togliersi la vita, ma che potrebbero salvarsi, se si prestasse loro ascolto e attenzione. In questo 2020 in particolare, ha detto Monsignor Roberto Francisco Ferrería Paz, responsabile della Pastorale della Salute all’interno della Chiesa cattolica brasiliana, “l'impatto della pandemia da Covid-19, con l'isolamento sociale e la disoccupazione, associati al deterioramento delle condizioni di vita, sono stati e sono ancora fattori potenziali per l'aumento dei casi di suicidio in Brasile”. E tale contesto, “in cui la vita è appesa a un filo e senza prospettive per il futuro, è molto preoccupante soprattutto per i giovani”. Di qui, il suggerimento ad istituire, in ogni comunità, un servizio di ascolto per “individuare nelle persone i segnali della volontà di farla finita”, perché “per rinunciare al suicidio basta essere ascoltati con amore”. Da Monsignor Paz è arrivato anche l’allarme per la presenza, sul web, di gruppi che promuovono il suicidio, diffondendo messaggi negativi. Contro ciò, ha sottolineato il vescovo brasiliano, assumono una particolare rilevanza “tutte quelle iniziative di ascolto spirituale e religioso organizzato dalle comunità, così come l’assistenza terapeutica”, sulla quale la Chiesa locale deve “investire di più”. Si tratta, infatti, di “una vera e propria Pastorale di ascolto e di consulenza”, fondamentale soprattutto ora, nell’attuale emergenza sanitaria da coronavirus. Inoltre, l’Associazione brasiliana di psichiatria, in collaborazione con il Consiglio federale di medicina, organizza, sin dal 2014, il così detto “Settembre giallo”, ovvero un mese di riflessione e iniziative sul tema della prevenzione del suicidio. Quest’anno la campagna ha per motto: "È necessario agire”. Da sottolineare che anche Papa Francesco, in un Tweet lanciato ieri dal suo account @Pontifex, ha ricordato la Giornata con queste parole: “Oggi, nel dramma della pandemia, di fronte a tante certezze che si sgretolano, di fronte a tante aspettative tradite, nel senso di abbandono che ci stringe il cuore, Gesù dice a ciascuno: “Coraggio: apri il cuore al mio amore. Sentirai la consolazione di Dio, che ti sostiene”. (IP)

11 settembre - EUROPA Incendi a Moria. Comece: agire per proteggere i richiedenti asilo

“Agire con maggiore rapidità e fermezza per rendere finalmente una realtà il trasferimento dei richiedenti asilo dalle isole greche”: è quanto chiede, in una nota pubblicata oggi, la Comece (Commissione degli episcopati dell'Unione europea), in riferimento agli incendi scoppiati nel campo profughi di Moria, a Lesbo, l’8 settembre. “Circa 13mila persone, tra cui centinaia di minori non accompagnati – scrive la Commissione – sono fuggite dal campo sovraffollato”. Costruito, infatti, per accogliere 3mila persone, in questi ultimi anni il campo di Moria ha ospitato - “in con in condizioni miserabili”, sottolinea la nota, fino a “20mila persone, tra cui più di 4mila tra bambini, donne incinte, anziani e disabili”. E mentre “le autorità greche e le organizzazioni umanitarie, tra cui la Caritas Europa e la Comunità di Sant'Egidio, stanno facendo a gara per fornire alloggi di emergenza e aiuti ai richiedenti asilo senza fissa dimora”, il presidente della Comece, il Cardinale Jean-Claude Hollerich, ribadisce il suo appello a “rafforzare la politica comune dell'Unione in materia di asilo e a trasferire equamente i richiedenti asilo tra tutti gli Stati membri il più presto possibile”. “Quando ho incontrato i rifugiati nel campo di Moria - ha dichiarato il Cardinale in un’intervista a VaticanNews, ricordando la sua visita del maggio 2019 insieme a una delegazione del Papa - ho provato una profonda disperazione nel cuore della gente. L'oscurità è entrata nel loro cuore [...] e questo è dovuto al nostro non agire". "Queste persone sono venute in Europa per chiedere aiuto e noi le abbiamo lasciate come rifugiati nei campi – ha aggiunto - È un peccato per l'Europa. Quello che va a fuoco non è solo il campo di Moria, ma anche l'identità dell'Europa. Non possiamo rivendicare le radici cristiane dell'Europa se lasciamo che la gente si disperi". La Comece auspica, quindi, che “nel contesto della fase finale del nuovo Patto dell’Ue sulla migrazione e l'asilo”, che affronterà, tra l’altro, anche “la controversa questione” della distribuzione dei rifugiati tra gli Stati membri dell'Unione, “questa prevedibile tragedia possa servire da campanello d'allarme”. La Commissione ricorda, inoltre, che all’inizio del 2020, quando si sono riscontrati i primi casi di Covid-19 all’interno dell’Unione europea, l’Ue e i leader politici erano stati già esortati ad “agire con responsabilità e solidarietà, soprattutto nei confronti dei più vulnerabili, compresi i molti richiedenti asilo che risiedono in campi ad alta densità di popolazione”. (IP)

11 settembre - GERMANIA #coronavirus Disponibile l’opuscolo di Monsignor Bätzing "Coronavirus e la ricerca del tempo che verrà"

Una riflessione sul tempo dell’isolamento causato dalla pandemia da Coronavirus, ma anche sul nuovo tempo che si apre e ci trova cambiati, diversi: il presidente della Conferenza episcopale della Germania, monsignor Georg Bätzing, fa sapere attraverso il sito dell’Episcopato tedesco di aver pubblicato un opuscolo sul tema, intitolato "Coronavirus e la ricerca del tempo che verrà", disponibile dalla giornata di ieri. Si tratta di una riflessione teologica sulla pandemia – scrive il vescovo – in cui si esaminano sia le esperienze sia gli effetti che questa ha avuto sulla chiesa e sulla società. Il presule si chiede come sarà ricordato dalle generazioni future questo periodo, cosa ha fatto la Chiesa durante la crisi e se la pandemia da Coronavirus sarà stata alla fine un punto di svolta decisivo per l'Europa. Il testo ha la forma scritta di un saggio che vuole fornire spunti di riflessione e afferma: "Se questo sarà l’inizio di una nuova epoca nella storia del mondo resta da vedere, ma in ogni caso tutti noi potremo dire ‘Noi c'eravamo’". (RB)

10 settembre - BRASILE 9 settembre, Giornata dei buoni amministratori della Chiesa

Conoscere bene l’istituzione che si amministra e i suoi obiettivi: questo il compito primario di un buon amministratore, evidenziato da Monsignor Nereudo Freire Henquique, economo della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb). Le parole del presule sono arrivate ieri, 9 settembre, nella “Giornata di commemorazione del lavoro dei buoni amministratori della Chiesa”. La data prescelta non è casuale: nello stesso giorno, infatti, in Brasile si celebra il “Giorno dell’amministratore”. Monsignor Henquique ha, quindi, ribadito l’importanza della gestione ecclesiale, perché “la Chiesa è inserita nella società e chi la amministra deve leggere i diversi scenari internazionali e locali, politici, sociali ed economici”. In momento come quello attuale, inoltre, in cui la pandemia da Covid-19 ha forti ripercussioni sul settore sociale, l’amministratore ecclesiale deve necessariamente valutare in modo costante “tutto ciò che accade” e che “ha conseguenze nell'ambito ecclesiale". Forte anche il suggerimento a conoscere, applicare ed usare “le nuove tecnologie e gli strumenti più appropriati” del settore amministrativo per porsi nel modo migliore al servizio della comunità. Monsignor Henquique ha sottolineato, poi, un altro punto fondamentale: il buon amministratore deve capire che non è solo, ma che lavora in una squadra che guarda a lui come ad un modello. Per questi, egli dovrà avere un comportamento “esemplare”, dimostrando sensibilità, competenza e attenzione sia alle persone che al contesto, promuovendo sempre il dialogo e restando aperto a nuovi sviluppi. (IP)

10 settembre - AUSTRIA Incendio campo profughi Moria. I vescovi: immagini di miseria che gridano al cielo

"Immagini della miseria gridano al cielo e ci chiamano a una responsabilità dalla quale non possiamo prescindere". Così i vescovi austriaci, dal sito della Conferenza episcopale dell’Austria, commentano l’episodio dell’incendio del campo profughi di Moria, sull’isola greca di Lesbo, e l’evacuazione che ne è seguita, all’indomani dei fatti.   “L'Austria dovrebbe partecipare all'accoglienza dei rifugiati del campo più grande d’Europa e la Chiesa cattolica austriaca vuole sostenere attivamente questa misura occupandosi dell’accoglienza nei propri territori”. I vescovi ringraziano, poi, il governo federale per i generosi aiuti d'emergenza annunciati e che arriveranno sul posto, ma non li considerano sufficienti: la Conferenza episcopale raccomanda al governo federale di "accettare un contingente equo di rifugiati". “La situazione già catastrofica di migliaia di rifugiati è diventata un ‘vero incubo’ – proseguono i presuli - qualsiasi calcolo politico sull'accoglienza e la distribuzione dei rifugiati in Europa è, quindi, completamente errato, alla luce della situazione attuale. Ciò che conta ora è un'azione rapida e decisa. Non possiamo e non dobbiamo distogliere lo sguardo". "Cosa ci impedisce di seguire l'esempio di altri Paesi? – continua l’appello dei vescovi -  L'Europa ha la forza della solidarietà che è ora richiesta. Naturalmente, noi, come Chiesa cattolica in Austria, siamo di nuovo pronti ad accogliere: così facendo, seguiamo anche noi l'esempio di Papa Francesco e ricordiamo con gratitudine i programmi di accoglienza umanitaria dai campi di miseria siriani di qualche anno fa". (RB)

10 settembre - BRASILE Primo incontro internazionale del leader della “Missione Siamo Uno”

Il 5 e 6 settembre, la “Missione Siamo Uno” ha promosso, in modalità virtuale, il primo Incontro Internazionale dei suoi leader. Cristiani cattolici ed evangelici - per lo più di esperienza carismatico-pentecostale - provenienti da 15 Paesi si sono riuniti on line per rafforzare i legami di comunione attraverso l'ascolto della Parola, la preghiera, la testimonianza e la condivisione di esperienze. I partecipanti hanno anche potuto conoscere la visione, gli obiettivi e i principali progetti della Missione, nonché le basi, il processo e i principali risultati del dialogo pentecostale-cattolico a livello internazionale, che si svolge dal 1972. Il Cardinale Orani João Cardinale Tempesta, arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro in Brasile, e il vescovo Abner Ferreira, presidente dell'Assemblea della Chiesa di Dio Madureira, hanno accolto i partecipanti in una prospettiva ecclesiale e fraterna. Hanno partecipato all’incontro Monsignor Rodolfo Valenzuela, vescovo di Verapaz, in Guatemala e membro del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'unità dei cristiani; Jean-Luc Moens, moderatore del Servizio internazionale per il Rinnovamento Carismatico Cattolico (CHARIS), il reverendo Gamaliel Lugo, dell’Unione evangelica pentecostale venezuelana, e il vescovo Laerte Lafayett, della Casa do Pai Igreja Cristã  e membro della “Missione Siamo Uno”. (IP)

10 settembre - URUGUAY 8 novembre, Solennità Vergine dei Trentatré. Vescovi: pregare per fine pandemia

Sarà una solennità diversa nelle forme, ma non nei contenuti, quella che i fedeli dell’Uruguay celebreranno il prossimo 8 novembre, Solennità della Vergine dei Trentatré, Patrona del Paese. A causa della pandemia da Covid-19, infatti, non si potrà svolgere il tradizionale pellegrinaggio al Santuario mariano di Florida. Tuttavia, la Conferenza episcopale nazionale (Ceu), in una nota, esorta tutte le comunità ad unirsi spiritualmente, in quella data, “nella preghiera della Supplica di mezzogiorno”, che verrà trasmessa in diretta streaming su web. In quello stesso giorno, inoltre, la Ceu sarà riunita in Assemblea Plenaria proprio a Florida e celebrerà una Messa solenne nella Cattedrale locale, "onorando la Vergine Patrona del Paese e presentando a Lei le intenzioni di tutte le comunità" nazionali. "Pregheremo soprattutto per la fine di questa pandemia e delle sue conseguenze – si legge nel messaggio episcopale - mettendo tutta la nostra vita sotto la protezione materna della Vergine Maria". In questo modo, “anche se non possiamo incontrarci tutti nel Santuario – concludono i vescovi - saremo spiritualmente uniti nella preghiera e nella fiduciosa supplica”. (IP)

10 settembre - AUSTRIA #coronavirus Si rialzano i contagi nelle città. I vescovi: usate l’app “Stop Corona”

Preoccupa le autorità locali l’andamento del Coronavirus in Austria che in questo periodo registra circa 500 nuovi casi al giorno, concentrati soprattutto nelle principali città, dalla capitale Vienna a Linz e Graz che sono state denominate “zona gialla”, in cui torna, cioè, l’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi chiusi. Tra questi ci sono anche le chiese durante le funzioni religiose, tanto è vero che attraverso il sito della Conferenza episcopale austriaca, l’arcidiocesi di Vienna è tornata a raccomandare l’uso delle mascherine durante la Messa per i fedeli e la riduzione dei canti durante le celebrazioni. Restano in vigore anche le altre misure di sicurezza, quali l’igiene continua delle mani e il distanziamento sociale. Nella Chiesa cattolica in Austria, la vita ecclesiastica nelle parrocchie e non solo, sta riprendendo con l'autunno. Oltre alle tradizionali celebrazioni e attività ecclesiastiche, nei prossimi mesi si dovranno recuperare le prime comunioni o le cresime. Per il momento, ciò dovrebbe essere possibile, a condizione che vengano prese delle precauzioni, compreso il distanziamento sociale che appare comunque la misura più efficace. (RB)

10 settembre - GHANA Verso le elezioni. Caritas: dialogo interreligioso, essenziale per promuovere la pace

Il dialogo interreligioso come strumento di promozione della pace, soprattutto in vista delle elezioni generali del prossimo dicembre. Ha puntato su questo aspetto la Caritas del Ghana che, nei giorni scorsi, ha organizzato a Tamale un incontro tra i leader religiosi del Paese e 40 giovani attivisti dei due principali partiti politici nazionali: il Nuovo Partito Patriottico e il Congresso Nazionale Democratico. Obiettivo dell’evento – informa una nota della Caritas – è stato quello di dare “un contributo concreto agli sforzi del Paese per contrastare le violenze perpetrate dai vigilantes”. Da tempo, infatti, il clima pre-elettorale risulta particolarmente teso a causa di scontri e aggressioni provocate dai vigilantes, pagati dai partiti, contro i candidati di schieramento opposto. Per questo, i leader religiosi e i giovani attivisti politici hanno deciso di avviare, per la prima volta, un vero e proprio programma di collaborazione per promuovere la pace e la riconciliazione. “Il progetto – ha spiegato Samuel Zan Akologo, segretario generale di Caritas Ghana – fa parte di un programma più ampio, a carattere interreligioso, denominato Ethics, ovvero ‘Educare, formare e curare gli individui, le comunità e la società contro il vigilantismo nelle elezioni in Ghana’". Avviato dalla Chiesa cattolica insieme a cristiani, pentecostali, carismatici e musulmani, Etichs vuole contrastare le violenze pre-elettorali “attraverso la persuasione morale dei giovani da parte di leader religiosi autorevoli e offrendo opportunità di lavoro retribuito per coloro che vogliono impegnarsi in un’occupazione dignitosa”. (IP)

10 settembre - ITALIA Morte Amos Luzzatto. Patriarca di Venezia: figura luminosa

"Una luminosa figura, autorevole e universalmente ascoltata": così il Patriarca di Venezia, Monsignor Francesco Moraglia, ricorda Amos Luzzatto, morto ieri nel capoluogo veneto all’età di 92 anni. Scrittore, docente universitario, medico, studioso, Luzzatto era stato anche presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) dal 1998 al 2006. “Ho appreso con dolore della sua scomparsa – scrive il Patriarca in un messaggio inviato a Paolo Gnignati, presidente della Comunità ebraica di Venezia - Conservo di lui la viva impressione di una figura davvero rilevante e autorevole sotto l’aspetto civile, culturale e religioso così da essere universalmente ascoltata, stimata ed apprezzata”.  “Il professor Luzzatto – aggiunge - ha saputo con forza e saggezza ‘segnare’ la storia e la vita non solo della Comunità ebraica veneziana e di quella italiana, ma anche della città di Venezia e dell’intero Paese”. Di qui, la certezza espressa dal Patriarca Moraglia che la figura del compianto studioso “rimarrà costante invito e riferimento autorevole per costruire e percorrere una convivenza sociale fatta di giustizia, verità e pace”. (IP)

10 settembre - TERRA SANTA Domenica la Colletta annuale. Il ringraziamento dei francescani della Custodia  

 Si svolgerà questa domenica, 13 settembre, l’annuale Colletta per la Terra Santa che era stata rinviata a causa della pandemia di Coronavirus. Tutto è pronto per l’evento, compreso il ringraziamento dei francescani della Custodia che attraverso il loro sito, lo affidano all’economo, Fra’ Ramzi Sidawi: "La Custodia di Terra Santa è stata fondata 800 anni fa da San Francesco d'Assisi. Il suo scopo era ed è ancora oggi quello di custodire e preservare i Luoghi Santi, dove Gesù Figlio di Dio si è incarnato ed ha vissuto e compiuto i misteri della salvezza e della redenzione. Gli stessi luoghi dove ha vissuto anche sua Madre, la Vergine Maria”. Da 800 anni e fino a oggi, infatti, il lavoro dei Frati si è esteso a tutto il Medio Oriente. Una delle principali fonti di sostegno alla missione della Custodia di Terra Santa è la giornata dedicata dal Papa alla raccolta delle offerte provenienti da tutte le chiese cattoliche del mondo affinché siano destinate al servizio della Terra Santa, raccolta che viene chiamata la “Colletta del Venerdì Santo” ed è la prima e la più importante fonte di sostegno per i cristiani in questa Terra. (RB)

10 settembre - MONDO Comunicare ai tempi del Covid-19: la forza dei social network

Qual è l’importanza dei mezzi di comunicazione sociale in tempi di pandemia da coronavirus? Pone questa domanda l’attuale numero del Bollettino settimanale sulle persone vulnerabili e fragili in movimento in epoca di Covid-19, a cura della Sezione per i migranti e i rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. E le risposte evidenziano, in primo luogo, il ruolo fondamentale assunto dai social network: attraverso di essi, infatti, non solo i fedeli possono seguire in streaming le celebrazioni liturgiche, ma possono anche abbattere, virtualmente, le barriere imposte dal lockdown, sperimentando un nuovo modo di essere comunità. La community, insomma, ha permesso di ricreare la comunità. Le reti sociali, inoltre, sono divenute fondamentali per portare aiuto e sostegno ai migranti e rifugiati, tra le persone più colpite dalle conseguenze della pandemia. Basti citare l’app Refaid (Refugee Aid App), sviluppata in diversi paesi europei e utilizzata da oltre 400 organizzazioni non governative in tutto il mondo per cercare di migliorare le condizioni di vulnerabilità delle popolazioni migranti. Un esempio concreto dell’importanza di tale strumento arriva da Tangeri, in Marocco: qui, la delegazione diocesana per le migrazioni, in collaborazione con altri organismi, tra cui la Caritas locale, ha lanciato il progetto #Refaidfront, ovvero una raccolta-fondi per autorizzare l’uso della App in tutto il Marocco. In tal modo, le organizzazioni umanitarie sul territorio potranno dare informazioni, fornire aggiornamenti in tempo reale e facilitare l’accesso ai servizi di base per i migranti, i rifugiati, gli sfollati e i richiedenti asilo. L’Afghanistan presenta, invece, uno scenario differente: qui, il Jesuit Refugee Service (Jrs) utilizza le piattaforme social per restare al fianco di bambini e giovani sfollati, garantendone la formazione scolastica. Sulle reti sociali vengono condivisi audio, video, documenti didattici utili per le lezioni on line, ma sono previste anche sessioni interattive bisettimanali. Ancora diversa la situazione del Malawi, dove la Chiesa locale punta sui social network come strumento per mantenere viva la speranza dei fedeli. Il coordinatore nazionale delle Comunicazioni sociali, padre Godino Phokoso, invita inoltre i cristiani a riflettere seriamente sull’uso corretto delle reti digitali anche come antidoto alle così dette “fake news”, soprattutto nell’attuale contesto della pandemia da Covid-19. I social media, aggiunge, “devono permetterci di diffondere il Vangelo, ispirando così tra i credenti la speranza che presto la pandemia sarà superata”. Gli fa eco, in un certo senso, il padre gesuita Leszek Gęsiak, portavoce della Conferenza episcopale della Polonia. In un recente intervento, il sacerdote ha sottolineato che i social media rappresentano una duplice opportunità per la Chiesa: da un lato, le permettono di raggiungere quegli utenti che rimangono lontani dalla comunità dei credenti, dall’altra le consentono di “contribuire alla promozione dei valori cristiani su internet, evangelizzando il così detto ‘continente digitale’". (RB)

10 settembre - FILIPPINE #TempodelCreato Monsignor Presto: servono più voci per la protezione della Terra

Un appello ai “missionari del Creato”, cioè coloro che in questo momento in cui la Chiesa mondiale vive il Tempo del Creato, s’impegnano in favore della protezione dell’ambiente, è stato lanciato attraverso il sito della Conferenza episcopale filippina da monsignor Daniel Presto, vescovo di San Fernando de La Union, secondo il quale il Paese ha bisogno di più voci "per prendersi cura della terra" e per un futuro migliore. "Abbiamo bisogno di voci che raggiungano anche i nostri leader di governo per sostenere le iniziative per affrontare l'emergenza climatica", ha detto, invitando anche i fedeli a usare la celebrazione come un momento opportuno per riflettere sull'Enciclica di Papa Francesco Laudato Si' e sulle lettere pastorali dei vescovi filippini sull'ambiente. "Lasciamo che questo tempo del Creato ci spinga a fare alcune azioni... e a diventare missionari per la Creazione", ha aggiunto. Da parte sua, monsignor Severo Caermare, vescovo di Dipolog, ha invitato il popolo a riaffermare la sua personale vocazione a essere "amministratori della Creazione". Il Tempo del Creato, secondo lui, è anche un tempo speciale "per pregare e agire come una cosa sola, in comunione con il mondo, perché la cura del creato onora il creatore", ha detto. (RB)

10 settembre - IRLANDA #coronavirus Aumento dei contagi a Dublino. Monsignor Martin: non abbassare la guardia

Di fronte a un nuovo incremento di casi positività al Coronavirus nell’area di Dublino, l’arcivescovo della città, monsignor Diarmuind Martin, dal sito della Conferenza episcopale irlandese invia un messaggio alle parrocchie affinché siano “particolarmente vigili in questo momento" per prevenire la diffusione mantenendo l’uso delle mascherine, l’igiene delle mani e la pratica ormai solita del distanziamento sociale. "Le autorità sanitarie hanno attirato l'attenzione sul preoccupante aumento di persone che contraggono il Coronavirus nell'area metropolitana di Dublino – scrive il vescovo – e hanno rivolto un appello urgente per la rigorosa osservanza di tutte le misure igieniche necessarie in questo momento. È importante che le nostre parrocchie e le nostre Chiese diano il buon esempio e che ricordiamo alla gente la nostra comune responsabilità di prevenire la diffusione del virus”. “Nella mia esperienza le parrocchie sono state scrupolose nel rispettare le norme vigenti. Le prime comunioni e le cresime sono state riprese in piccoli gruppi e ho sentito molti commenti positivi sull'atmosfera di preghiera di queste celebrazioni – ha proseguito -   ci sono però rilevazioni sul fatto che l'allontanamento sociale in alcuni casi si è ammorbidito, soprattutto prima e dopo le cerimonie liturgiche.  So che le autorità sanitarie pubbliche hanno contattato diversi vescovi preoccupati per le violazioni della distanza sociale. Chiedo a tutte le parrocchie di valutare il modo migliore per favorire l'uscita scaglionata dalle chiese e impedire gli assembramenti all’ingresso”.  A tal proposito, il presule ribadisce i consigli liturgici generali contenuti nel documento quadro dei vescovi irlandesi: la dispensa dall'obbligo della domenica per i malati; la regolamentazione del numero dei ministri liturgici presenti contemporaneamente; la limitazione delle concelebrazioni così come dei cori e delle processioni. Si raccomanda, inoltre, di porre particolare attenzione alle ostie consacrate per evitarne la contaminazione e di sostituire ancora il segno della pace con un gesto del capo. (RB)

10 settembre - GERMANIA Giornata Comunicazioni sociali. Monsignor Fürst: la nostra fede vive di storie

Domenica 13 settembre il mondo si prepara a festeggiare la 54.ma Giornata delle Comunicazioni sociali; per l’occasione monsignor Gebhard Fürst, vescovo della diocesi di Rottenburg-Stoccarda e presidente della Commissione Comunicazione dei vescovi tedeschi, scrive sul sito dell’Episcopato che “la nostra fede vive di storie, anzi tutta la nostra storia dell'umanità si basa sul racconto e sulla trasmissione di esperienze e conoscenze”. Come negli anni precedenti, Papa Francesco per l’occasione ha scritto un messaggio intitolato con un versetto dell’Esodo "Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria. La vita si fa storia", pubblicato il 24 gennaio per la Giornata che si doveva celebrare il 24 maggio, poi rimandata a causa della pandemia da Coronavirus. "Abbiamo bisogno della verità delle belle storie tanto quanto del respiro - scrive il Papa - l'uomo è un cantastorie”. “Le storie ci plasmano, plasmano le nostre convinzioni e il nostro comportamento, possono aiutarci a capire e a dire chi siamo". Questo vale per le fiabe, i romanzi, le saghe e le favole e le storie bibliche: siamo influenzati da tutte queste storie, prendiamo i personaggi come modelli, ci orientiamo alle loro azioni, ai loro valori. “Papa Francesco ci dice che quando ci immergiamo nella storia, possiamo trovare motivazioni eroiche che ci aiutano ad affrontare le sfide della vita – chiarisce il vescovo - siamo in grado di attingere alle storie anche nell'attuale crisi globale dovuta alla pandemia da Coronavirus. Possiamo riflettere sulle esperienze di isolamento, solitudine, e immobilità attraverso le storie. Possiamo trovare conforto e fiducia, soprattutto attraverso testi biblici come i Salmi”. “Anche la nostra convivenza è stata cambiata dalla pandemia – ha continuato il presule - famiglia, amici, colleghi di lavoro, spesso non li vediamo da settimane e anche ora dobbiamo mantenere le distanze e prestare attenzione. Le nostre attività sono state limitate. Per questo motivo altri mezzi di comunicazione sono diventati ancora più importanti per mantenerci in contatto: le telefonate con i parenti, gli auguri di compleanno via messaggio, lo scambio con i compagni di classe in chat attraverso i social media… tutto questo ci ha portato in questo tempo. Il racconto e la condivisione di esperienze, non importa attraverso quali canali di comunicazione, ci ha tenuti insieme e vivi”. (RB)

9 settembre - PANAMA Novena Santa Maria Antigua. Monsignor Ochogavía: Maria ci aiuti ad avere un cuore che non tradisce

"Santa Maria Antigua, ex patrona di Panama, ci aiuti tutti ad avere un cuore nobile, semplice e puro, un cuore che non tradisce, che non mente, capace di accogliere Dio come Maria lo ha accolto nel suo grembo, capace di accettare il progetto di vita e di salvezza che il Signore ci propone". Queste le parole di monsignor Manuel Ochogavía Barahona, vescovo di Colón- Kuna Yala, nel corso della novena tenutasi nella cattedrale di Panama. Lo scrive il sito della Conferenza episcopale di Panama. “Impariamo dall’esempio di Maria, donna sincera, onesta e trasparente – ha ribadito il presule - che Santa Maria la Antigua ci guidi e ci aiuti in questo cammino che vogliamo intraprendere affinché, come lei, possiamo accogliere Dio nei nostri cuori”. Monsignor Ochogavía ha poi sottolineato che Maria è per noi “la più bella proposta che Dio ha fatto all'umanità perché in lei troviamo il modello del cuore nobile e trasparente che si dona senza indugi. Un cuore che ama partendo dalla semplicità e dall'umiltà di chi sa di essere stato creato da Dio e sa amare molto”. "Il Vangelo ci propone un esame profondo della nostra vita e possiamo farlo davanti a Maria, che per prima ha vissuto queste virtù di umiltà e di sincerità - ha aggiunto - durante l'Eucaristia vi invito, dunque, a fare un esame di coscienza dei tempi in cui non siamo stati veramente onesti, non siamo stati trasparenti, non siamo stati sinceri nei nostri rapporti con gli altri”. (RB)

9 settmbre - GERMANIA Incendio campo profughi Lesbo. Monsignor Hesse: catastrofe annunciata

“Una catastrofe annunciata”. Così monsignor Stefan Hesse, arcivescovo di Amburgo, presidente della Commissione per le Migrazioni e commissario speciale per i Rifugiati della Conferenza episcopale della Germania, dal sito dell’Episcopato tedesco commenta la notizia degli incendi che hanno causato questa mattina l’evacuazione del campo profughi di Moria sull’isola greca di Lesbo. "La notizia dell'incendio nel campo profughi Moria non deve lasciare indifferente chi ha responsabilità in politica e in chiesa. Includo nelle mie preghiere tutti coloro che soffrono. La costernazione per la miseria delle persone in cerca di protezione si mescola allo sgomento per il fallimento politico. Va detto apertamente: questa è una catastrofe annunciata”, ha scritto il presule. “La politica di deterrenza perseguita con il campo profughi di Moria è a spese dell'umanità. Da molto tempo ormai, la situazione di coloro che cercano protezione nelle isole dell'Egeo - soprattutto nel sovraffollato campo di Moria - è intollerabile – ha aggiunto il vescovo - per questo motivo, ci sono stati ripetuti e chiari appelli da parte della Chiesa e della società civile a superare la crisi umanitaria alle frontiere esterne dell'Ue e a garantire che coloro che cercano protezione siano accolti in modo umano. Ci sono state forti richieste che soprattutto i bambini, le famiglie e i rifugiati particolarmente vulnerabili siano portati rapidamente sulla terraferma europea e accolti in Germania o in altri Stati europei”. (RB)

9 settembre - BRASILE #coronavirus Monsignor Lopes, vescovo di Salgueiro positivo al Covid

È risultato positivo al Covid, ma presenta sintomi lievi, monsignor Magnus Henrique Lopes, 55 anni, vescovo della diocesi di Salgueiro. La notizia è apparsa sul sito della Conferenza episcopale del Brasile che pubblica l’intera nota ufficiale firmata dal presule, in cui afferma “di stare bene, rispettare la quarantena in casa e seguire tutte le indicazioni mediche". Il segretario, padre José Rogério chiede anche ai fedeli di unirsi in preghiera per la guarigione del vescovo e di tutti gli altri contagiati dal Covid-19: "Alziamo al buon Dio le nostre preghiere per la sua pronta guarigione e quella di tutti gli ammalati”. Nella Regione Nordest 2 della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile si contano quattro casi di infezione tra i vescovi: oltre a monsignor Lopes, sono positivi al Coronavirus anche l'arcivescovo dell'arcidiocesi di Natal, monsignor Jaime Vieira da Rocha, l'arcivescovo emerito dell'arcidiocesi di Paraiba, monsignor Aldo Di Cillo Pagotto, e il vescovo della diocesi di Palmares, monsignor Henrique Soares da Costa. Questi ultimi due sono deceduti a causa dell’infezione. Tra i sacerdoti, il territorio che comprende gli stati di Alagoas, Paraíba, Pernambuco e Rio Grande do Norte, è il secondo per numero di casi confermati: stando all'ultima indagine della Commissione nazionale dei sacerdoti, a luglio si contavano 57 sacerdoti guariti e tre deceduti. (RB)

9 settembre - GERMANIA Premio cattolico contro xenofobia e razzismo 2021: un omaggio a chi lavora quotidianamente per la dignità

L'8 giugno 2021 la Conferenza episcopale tedesca assegnerà per la quarta volta il Premio cattolico contro la xenofobia e il razzismo, un omaggio a quanti, giorno dopo giorno, lavorano in favore dell’uguaglianza e della dignità di tutte le persone. Ad annunciarlo sono gli stessi vescovi sul sito dell’Episcopato tedesco, in cui si precisa che la data di scadenza per la presentazione delle domande è fissata al 30 novembre prossimo. "Razzismo e xenofobia continuano a essere problemi urgenti della nostra società e si verificano anche nella Chiesa. Dalla prima consegna del nostro premio nel 2015, la violenza xenofoba è purtroppo aumentata ancora di più", spiega il presidente della Commissione per le Migrazioni della Conferenza episcopale tedesca e presidente della giuria del premio, monsignor Stefan Hesse, che è anche arcivescovo di Amburgo. Il premio è destinato a omaggiare individui, gruppi o organizzazioni cattoliche attive in Germania contro la xenofobia e il razzismo, o che svolgono un ruolo formativo in iniziative ecumeniche o sociali. "Molte persone nelle nostre parrocchie e nelle associazioni ecclesiali si impegnano con creatività, passione e coraggio per promuovere la coesione e la comprensione nella società – ha continuato il presule - ogni giorno si battono per la dignità di tutte le persone, anche di fronte all'ostilità e in un clima di insicurezza. Vorremmo onorare questo impegno e usare il premio per far conoscere queste iniziative come esempi e incoraggiamento per gli altri". (RB)

9 settembre - STATI UNITI #coronavirus Monsignor Coakley: raggiungere accordo su prossimo pacchetto aiuti Covid

Agire presto e bene, cioè nell’interesse di quanti si trovano in difficoltà a causa della pandemia da Covid 19. È questa la richiesta, pubblicata sul sito della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, che rivolge al governo monsignor Paul S. Coakley, vescovo di Oklahoma City e presidente del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano dell’Episcopato statunitense. L’imperativo della Casa Bianca, secondo il presule, è concentrarsi sui bisogni più urgenti della nazione: "All'inizio di quest'anno, i leader del nostro governo hanno raggiunto un accordo bipartisan che ha fornito un significativo sollievo a coloro che soffrono a causa della crisi sanitaria ed economica che continuiamo a vivere – ha dichiarato - molte delle buone misure di soccorso previste dal precedente pacchetto si stanno esaurendo, mentre le famiglie e gli individui continuano ad avere difficoltà nel procurarsi cibo, alloggio e assistenza sanitaria, e le crisi legate alla fame crescono a livello internazionale”. (RB)

9 settembre - FILIPPINE #TempodelCreato Piantati 60mila alberi in un giorno nella provincia di Bohol

Una singolare iniziativa si è svolta in una sola giornata, la scorsa domenica 6 settembre, nella provincia filippina di Bohol: la piantumazione di oltre 60mila alberi in diversi territori che ne avevano bisogno. A riportare la notizia è il sito della Conferenza episcopale delle Filippine. L’eccezionale impresa, che è parte di una campagna della Chiesa locale per il miglioramento dell’ambiente, si è resa possibile grazie alla partecipazione di migliaia di persone tra sacerdoti, suore e volontari laici che hanno sistemato le piantine di alberi da frutto nelle diverse parrocchie del territorio diocesano. "Questo è ciò per cui abbiamo pregato: che la gente, specialmente i giovani, imparino ad amare il Creato e a prendersi cura dell'ambiente", è stato il commento di monsignor Alberto Uy, vescovo della diocesi di Tagbilaran che ricade nella provincia di Bohol, il quale ha notato in particolare la partecipazione dei giovani all'attività che si è svolta in comunione con l’iniziativa di Papa Francesco del Tempo del Creato. (RB)

9 settembre - ITALIA 27 settembre, Giornata migrante e rifugiato. In Piemonte e Valle d’Aosta le celebrazioni nazionali

Saranno il Piemonte e la Valle d’Aosta ad ospitare le celebrazioni nazionali della 106° Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato del prossimo 27 settembre. Le iniziative, sul tema “…mi avete ospitato”, sono state presentate oggi, durante una conferenza stampa presso l’Arcivescovado di Torino, e vedranno il momento culminante nella Santa Messa delle ore 11.00 nel Duomo della città. “Il Piemonte – ha spiegato Monsignor Marco Prastaro, incaricato di Migrantes Piemonte/Valle d’Aosta - è riconosciuto come ‘terra dei Santi sociali’, figure che in periodi diversi hanno avuto la grande capacità di essere solleciti nel rispondere alle emergenze e ai bisogni del territorio”. La regione, inoltre, “pur non essendo interessata dagli sbarchi, rappresenta però un territorio di passaggio perché al confine con la Francia e un luogo di grande concentrazione stagionale di manodopera straniera per la raccolta della frutta”, mentre nelle grandi città è evidente “la scarsa capacità delle politiche” di includere socialmente i migranti, in particolare in questi tempi di pandemia da coronavirus. (IP)

9 settembre - NUOVA ZELANDA 17 ottobre, referendum eutanasia. Appello vescovi a tutelare vita

Urne aperte, in Nuova Zelanda, il prossimo 17 ottobre per le elezioni generali e due referendum confermativi: uno sulla legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo e l’altro sulla legge relativa al “fine-vita” (End of Life Choice Act 2019 – Eolc). Se approvata in via definitiva, essa renderà possibile l'eutanasia per le persone, dai 18 anni in su, affette da malattia terminale o che si pensa abbiano sei mesi o meno di vita, e che si trovano in uno stato avanzato di declino irreversibile, sperimentando – afferma la normativa - "una sofferenza insopportabile che non può essere alleviata in un modo che il malato considera tollerabile". In vista delle votazioni e, in particolare, di quest’ultimo referendum, il Centro di bioetica “Nathaniel”, afferente alla Conferenza episcopale neozelandese (Nzbc), ha pubblicato una lunga riflessione in cui, innanzitutto, ribadisce che “qualsiasi aiuto a morire equivale alla legalizzazione della discriminazione, perché presuppone che si giudichi il valore di una persona e quindi il suo diritto alla vita”. Diversi e gravi i pericoli che l’Eolc presenta, spiega il testo: chi decide di avvalersi dell’eutanasia non è obbligato a parlarne con un familiare o una persona di fiducia; non è necessaria la presenza di testimoni indipendenti; non ci sono garanzie per constatare casi di coercizione e di depressione e mancano i requisiti sulla consapevolezza del malato nel momento in cui ricorrea tale pratica. (IP)

9 settembre - SVIZZERA Cattolici ed evangelici pubblicano un libro comune sui Santi

Il dialogo ecumenico passa anche attraverso questioni delicate, come la venerazione dei Santi: ne è convita la Commissione per il dialogo evangelico/cattolico romano della Svizzera (Ergk) – organo congiunto della Chiesa cattolica e di quella protestante – che ha deciso di pubblicare un libro comune contenente sei biografie di Santi o di persone comunque esemplari per l’ecumenismo. Disponibile attualmente solo in lingua tedesca, il volume vuole dimostrare – riporta l’agenzia Cath – che “è proprio esaminando le differenze che è possibile raggiungere una posizione comune accettabile” da entrambe le parti, nell’ottica di “un arricchimento reciproco”. Ogni membro della Commissione ha, quindi, redatto una biografia: si va da Madeleine Delbrêl, mistica cattolica francese nota per il suo impegno sociale, a Etty Hillesum, scrittrice ebrea olandese vittima dell’Olocausto; dalla Santa carmelitana Teresa di Lisieux al teologo e scrittore protestante tedesco Jochen Klepper; dalla fondatrice del Movimento cattolico dei Focolari, Chiara Lubich, al segretario generale delle Nazioni Unite e Premio Nobel per la pace, Dag Hammarskjöld. (IP)

9 settembre - INDIA Riso avariato distribuito ai poveri. Arcivescovo di Bhopal chiede “azione legale”

Si dice “scioccato” l’Arcivescovo di Bhopal, in India, Monsignor Leo Cornelio, dalla notizia che i poveri del Paese abbiano ricevuto, dal governo, riso ed altri cereali avariati, “inadatti al consumo umano”. Ad essere colpite, in particolare, le comunità di Mandla e Balaghat, nello Stato del Madhya Pradesh, dove il Ministero per l’Alimentazione ha individuato, in 32 test a campione, scorte alimentari non commestibili distribuite alla popolazione locale più indigente, alla quale è riservato un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato. “È doloroso che ciò venga fatto a persone povere che dipendono sempre più dal governo per il loro cibo, specialmente in questi tempi di pandemia", ha detto Monsignor Cornelio citato dall’agenzia Ucanews. Per questo, il presule ha invocato “un’azione legale” contro chi ha provocato questo grave danno. Il sospetto, avanzato dalle stesse autorità politiche, è che esista un vero e proprio racket tra i funzionari pubblici e i rivenditori al dettaglio che distribuiscono cibo scaduto, intascando i fondi destinati all’acquisto di alimenti di qualità. (IP)

9 settembre - COLOMBIA Denuncia vescovi del Chocó: negati i diritti umani, occorre lavorare per la pace

È una denuncia forte e chiara quella che fanno i vescovi del dipartimento del Chocó, a nord-ovest della Colombia: un “grido per la vita e per la pace” di fronte alle violenze costanti che flagellano il territorio. Dall’11 agosto, infatti, nove massacri perpetrati nel Paese hanno provocato 43 morti. In una nota, i presuli denunciano “la difficile situazione” che stanno vivendo a causa “della negazione sistematica dei diritti e della violazione del diritto umano internazionale”; nell’ambito della “Settimana della pace”, in corso in Colombia fino al 13 settembre, i vescovi esortano dunque a lavorare per la pace, la quale è “un desiderio profondo delle nostre comunità”. La Chiesa del Chocó elenca, poi, in cinque punti, i passi fondamentali da intraprendere per giungere alla riconciliazione: al primo posto, c’è “la denuncia degli effetti dannosi sulla popolazione e sul territori provocati dalla scarsa presenza dello Stato, dall’aumento delle aggressioni armate e dal dilagare della corruzione, che rallenta lo sviluppo” sociale. In secondo luogo, i presuli si dicono solidali con tutte le comunità vittime di violenza, reclutamento di minori, mine antiuomo, strumentalizzazione di giovani e donne, rapimenti, estorsioni, uccisioni mirate, dispute territoriali”, nonché esposte ai rischi per la salute pubblica derivanti dalle fumigazioni di glisofato, usate per sradicare i campi illegali di coca. (IP)

9 settembre - SUDAFRICA Vescovi solidali con Mozambico: “La vostra sofferenza è dolore per tutti”

Solidarietà e vicinanza: la esprime la Conferenza episcopale del Sudadrica (Sacbc) in una dichiarazione ai vescovi ed ai fedeli del Mozambico, da tempo sconvolti da numerosi conflitti e scontri che hanno provocato numerose vittime e migliaia di sfollati, in particolare nella Provincia di Cabo Delgado. “La violenza, la sofferenza e la morte causate dal conflitto armato in corso – si legge nel testo, a firma di Monsignor Sithembele Sipuka, presidente della Sacbc - sono un dolore per tutti noi”. Di qui, il richiamo alla missione della Chiesa ad essere “un canale della pace di Dio” e a “non risparmiare alcuno sforzo nell'incoraggiare e sostenere i processi di promozione di una cultura della riconciliazione”. “Lavorare per la pacificazione – continua la nota - è una responsabilità che spetta a tutti noi e come Sacbc ci adoperiamo per cooperare con voi nel rendere giustizia, pace e riconciliazione una realtà nel vostro Paese”. Dai vescovi sudafricani anche l’auspicio di poter presto compiere “una visita di solidarietà” in Mozambico. (IP)

9 settembre - SVIZZERA 2019, anno record per esportazione armi: allarme della Caritas

Nel 2019, la Svizzera ha esportato materiale bellico in 71 Paesi del mondo, per un valore complessivo di 728 milioni di franchi, con un aumento record del 43 per cento, il dato più alto dal 1938. Numeri preoccupanti, davanti ai quali la Caritas nazionale lancia l’allarme e si domanda: “La politica svizzera è ancora compatibile con gli obiettivi della cooperazione allo sviluppo nei Paesi poveri?”. Il quesito arriva tramite Patrick Berlinger, responsabile del Dipartimento per la Politica di sviluppo dell’organismo caritativo elvetico che ha redatto una nota per l’edizione 2021 de “L’Almanacco”, l’annuario della Caritas svizzera sulle opere umanitarie. “Le esportazioni di Berna nelle regioni di conflitto, come la Penisola Arabica, o in Paesi molto poveri, come il Bangladesh, o in zone in cui si perpetrano gravi violazioni dei diritti umani -denuncia Berlinger, citato dall’agenzia Cath  - sono in contrasto con gli obiettivi di sviluppo ufficiali della Svizzera”. Secondo gli ultimi dati, inoltre, le armi elvetiche sarebbero state utilizzate nell’ambito della guerra nello Yemen e sembrerebbero aver alimentato “il conflitto latente tra India e Pakistan”. "Un paese come la Svizzera, che ama considerarsi un attore importante nella costruzione della pace – sottolinea ancora Berlinger - dovrebbe astenersi sistematicamente da tali dannose esportazioni militari” che, oltre a provocare danni alle popolazioni locali, mettono a repentaglio la diplomazia internazionale e la preziosa cooperazione allo sviluppo della Svizzera nei Paesi più poveri, spesso vittime di conflitti devastanti. (IP)

8 settembre - RD CONGO Appello WCC: tutelare la vita di Denis Mukwege, Nobel per la pace 2018

Da anni, dedica la sua vita all’assistenza delle donne nella Repubblica democratica del Congo, dove ha creato il “Panzi Hospital” di Bukavu, per curare e soccorrere le vittime degli stupri di guerra. E da anni subisce minacce e intimidazioni dai gruppi armati del Paese. Si tratta di Denis Mukwege, medico e Premio Nobel per la pace nel 2018. In sua difesa, si sono levate molte voci; l’ultima in ordine di tempo è quella del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) che, in una lettera ai rappresentanti delle Nazioni Unite, li esorta a chiedere al governo congolese di “garantire la protezione della vita di Mukwege”. Nella missiva, firmata da Peter Prove, direttore della Commissione delle Chiese per gli Affari internazionali del Wcc, si sottolineano “le minacce e le intimidazioni” subite dal medico, e si esprime “preoccupazione per la sua sicurezza e la sua vita”, auspicando al contempo che l’esecutivo Kinshasa metta in atto misure adeguate e “indaghi sulle minacce ricevute” dal premio Nobel.   Da ricordare che il 28 agosto anche l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha espresso “profonda preoccupazione” per le recenti minacce di morte rivolte al fondatore del “Panzi Hospital”, definendolo “una voce forte e coerente” contro gli stupri di guerra. Esortando le autorità congolesi ad avviare “un'indagine efficace, tempestiva, approfondita e imparziale sulle intimidazioni” ricevute da Mukwege, la Bachelet ha auspicato “soluzioni a lungo termine” per questo problema, attraverso l’adozione di “un progetto di legge sulla protezione e la regolamentazione dell'attività dei difensori dei diritti umani, in una forma che sia pienamente coerente con gli standard internazionali”. (IP)

8 settembre - FILIPPINE Progetto riqualificazione Baia di Manila: le perplessità dei vescovi

Desta perplessità nella Chiesa e negli ambientalisti delle Filippine il progetto presentato al governo dal Dipartimento per l'ambiente e le risorse naturali (Denr) per riqualificare la Baia di Manila. La proposta prevede la distribuzione, sul terreno, di sabbia sintetica di colore bianco ed avrà il costo di circa 390 milioni di pesos, pari a quasi 8 milioni di dollari. Critico, dunque, l’Amministratore apostolico locale, Monsignor Broderick Pabillo, in quale – citato dall’agenzia Ucanews – parla di “un progetto inopportuno, considerata l’attuale pandemia da coronavirus, di cui i poveri sono le principali vittime”. “Le autorità dicono di non avere più risorse – afferma il presule – Ma allora perché hanno stanziano tale cifra per un progetto di mero abbellimento?”. In un momento storico in cui “molte persone sono senza lavoro e non hanno più cibo – incalza Monsignor Pabillo – investire 390 milioni di pesos solo in sabbia bianca sembra essere davvero poco opportuno”. L’Amministratore apostolico condivide, inoltre, due preoccupazioni avanzate dal gruppo ambientalista EcoWaste Coalition: il fatto che la sabbia artificiale sia composta da dolomia, un tipo di minerale che potrebbe causare malattie respiratorie o comunque alterare la vita marina della baia, e il dubbio che i granelli sabbiosi possano resistere alla forza dei tifoni, frequenti nella zona. (IP)

8 settembre - FILIPPINE Arcidiocesi di Manila. Istruzione pastorale per la confessione in tempo di pandemia

Si intitola “Abbi misericordia di me, Signore, abbi misericordia” l’Istruzione pastorale diffusa dall’Arcidiocesi di Manila, nelle Filippine, per accostarsi al sacramento della riconciliazione in tempo di pandemia da coronavirus. Dopo quasi sei mesi di lockdown, infatti, la Chiesa locale sta riavviando gradualmente le proprie attività e per i fedeli sarà quindi possibile tornare ad accostarsi ai sacramenti, sempre nel rispetto delle normative sanitari anti-contagio. “A causa della continua minaccia del Covid-19 – afferma l’Amministratore apostolico di Manila, Monsignor Broderick Pabillo, presentando l’Istruzione - ci sono persone che esitano a venire in chiesa, soprattutto per confessarsi. Ma non dobbiamo permettere alla paura di imporsi sulle nostre azioni”. Quindi, pur nell’ambito delle “necessarie precauzioni da prendere”, Monsignor Pabillo sottolinea: “Nella nostra vita, ci sono questioni importanti di cui dobbiamo occuparci, anche in presenza del Covid-19, e il sacramento della confessione è una di queste”. Il presule ricorda, poi, che “in circostanze straordinarie possiamo ricevere la grazia del perdono, anche di peccati gravi, compiendo sinceri atti di dolore o di piena contrizione”; tuttavia, “fa parte della condizione di un sincero atto di dolore la volontà di accostarsi al sacramento della riconciliazione il prima possibile, per confessare peccati non ancora confessati”. (IP)

8 settembre - ARGENTINA Settembre, mese Migrante e rifugiato. Appello vescovi a inclusione e fraternità

A settembre, la Chiesa cattolica dell’Argentina celebra il “Mese del migrante e del rifugiato”, in coincidenza con la Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati che quest’anno ricorre il 27 settembre, ultima domenica del mese. “Un evento – spiega Monsignor Hugo Manuel Salaberry, presidente della Commissione episcopale per i migranti e gli itineranti (Cemi) – che ci invita, come comunità ecclesiali, a formare una vera famiglia con chi, nel mondo di oggi, cammina tra la disperazione di un futuro impossibile da costruire e il desiderio di una vita migliore". In questo mese, dunque, la Cemi mette a disposizione dei fedeli diverso materiale di approfondimento e riflessione, tra cui il Messaggio di Papa Francesco sul tema “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”, e un apposito sussidio liturgico in cui si sottolinea il “sorprendente e drammatico periodo della pandemia” che si vive oggi e si incoraggiano i fedeli a rivolgere lo sguardo al “Dio della vita, ascoltando e confidando sempre nella sua Parola”. “I migranti e i rifugiati sono i più vulnerabili e sofferenti, in questo momento – prosegue il testo – Preghiamo in particolare per loro, per gli ammalati e le loro famiglie, per i medici e gli operatori sanitari, per i governanti, per chi vive nella paura di un futuro incerto a causa delle conseguenza del Covid-19 sull’economia e sul lavoro, e per tutti i defunti provocati dal coronavirus”. (IP)

8 settembre - SPAGNA #TempoDelCreato. Le quattro parole-chiave della Chiesa per salvaguardare Creato

Curare tutto il Creato, la fragilità, il prossimo e la spiritualità: sono le quattro parole-chiave della Conferenza episcopale spagnola (Cee) per questo “Tempo del Creato”, l’iniziativa ecumenica per la salvaguardia dell’ambiente in corso dal 1.mo settembre al 4 ottobre, memoria liturgica di San Francesco di Assisi. In un messaggio a cura della Commissione episcopale per la Pastorale sociale e la promozione umana della Cee, si sottolinea, in primo luogo, che in questo momento storico particolare, dovuto alla pandemia da Covid-19, “custodire la casa comune significa costruire una ‘cultura della cura’ del Creato”, perché “ecologia significa anche curare le ricchezze culturali dell'umanità”. Da qui deriva il secondo principio basilare, ovvero il porre attenzione alla fragilità”: “In tempi di coronavirus – si legge nel documento - dobbiamo chiedere a Dio un'autentica rivoluzione che ci aiuti a dimostrare, attraverso la preghiera, che l'autentica cura per la nostra vita e il nostro rapporto con la natura è inseparabile dalla fratellanza, dalla giustizia e dalla fedeltà agli altri”. (IP)

8 settembre - ITALIA 20 settembre, centenario dell’arrivo delle Suore del Cottolengo a Biella

Arrivarono portando “un fresco soffio di primavera”: così le cronache dell’epoca ricordano l’arrivo, cento anni fa, delle Suore del Cottolengo a Biella, presso l’Ospedaletto di via Orfanotrofio. Era, infatti, il 19 settembre 1920 quando l’allora Padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza, Giovanni Battista Ribero, inviava le religiose nel nord Italia. “L’anno dopo – informa una nota - i ricoverati salirono da 24 a 40, ovvero quanti ne poteva contenere la struttura. Nel 1923 fu demolito il vecchio edificio per una nuova costruzione, inaugurata l’anno seguente e nel 1925 le persone bisognose e abbandonate, curate dalle suore, erano un centinaio”. Ma a causa delle richieste sempre più numerose, fu necessario erigere una nuova struttura, ampliata diverse volte nel corso degli anni, con la realizzazione della chiesa centrale, dedicata alla Madonna di Oropa e al Cottolengo. Per ricordare questo importante anniversario, domenica 20 settembre, alle ore 10.00, presso la Chiesa del Cottolengo di Biella, il vescovo locale, Monsignor Roberto Farinella, presiederà la Santa Messa, concelebrando insieme al Padre generale della Piccola Casa, don Carmine Arice. Saranno presenti, inoltre, la madre generale delle suore, Elda Pezzuto, il superiore dei fratelli cottolenghini, Giuseppe Visconti. Previsto anche un numero ristretto di rappresentanti della comunità cottolenghina biellese, in ottemperanza alle norme anti-contagio da coronavirus. (IP)

8 settembre - ITALIA 8 settembre, Giornata alfabetizzazione. Comunità Sant’Egidio: scuola è priorità assoluta

La scuola sia considerata una priorità assoluta: lo chiede, in una nota, la Comunità di Sant’Egidio, in occasione dell’odierna Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, istituita 55 anni fa dall’Unesco per ricordare il diritto universale all’istruzione come motore di sviluppo. Quest’anno, la ricorrenza “acquista un significato tutto particolare”, poiché “il mondo è alle prese con una pandemia, che ha avuto nella chiusura delle scuole una delle conseguenze più drammatiche”. Secondo un recente rapporto dell'Unicef, ricorda infatti la Comunità, “un terzo degli alunni nel mondo, pari a 463 milioni di bambini e ragazzi, non ha potuto accedere alla didattica a distanza a causa della mancanza di strumenti informatici durante il lockdown”. Per questo, si lancia un appello affinché “sia assicurato a tutti il proseguimento delle attività educative negli istituti di ogni ordine e grado e, in un’eventuale didattica a distanza, non ci si dimentichi di chi ha difficoltà, perché il diritto allo studio è un diritto universale che va garantito a tutti”. (IP)

8 settembre - NIGERIA Assemblea generale Arcidiocesi di Abuja. Nunzio a vescovi: "Siate amministratori affidabili e generosi”

Un richiamo ad essere “amministratori affidabili e generosi”: è quello rivolto dal Nunzio apostolico in Nigeria, Monsignor Antonio Guido Filipazzi, ai vescovi dell’Arcidiocesi di Abuja, riunitisi in questi giorni in Assemblea generale. Intervenuto il 4 settembre all’apertura dei lavori presso la Cattedrale cittadina, il Nunzio – informa Aci Africa - ha quindi incoraggiato il clero, i religiosi e i laici locali a promuovere “i valori dell’affidabilità, della generosità e dell’altruismo nel loro ministero”, seguendo “la via maestra tracciata da Gesù Cristo nell’adempimento del loro dovere nella Chiesa”. Dall’Arcivescovo anche l’incoraggiamento agli agenti pastorali affinché vivano “secondo il principio dell’unità nella diversità”: “Le differenze non devono portare alle divisioni – ha detto – ma tutti devono lottare e lavorare in favore dell’unità, perché all’interno del Corpo di Cristo, che è la Chiesa, non deve esserci spazio per la divisione”. Quanto al ruolo dell’Arcidiocesi di Abuja nel contesto dell’Africa occidentale, Monsignor Filipazzi ne ha ricordato “la grande responsabilità di essere la Chiesa della capitale della Nigeria”; per questo, essa deve dare “il buon esempio, offrendo sempre una buona immagine del cattolicesimo nel Paese”. (IP)

8 settembre - CENTRAFRICA Verso le elezioni. Allarme Vescovi per grave insicurezza: serve pace duratura

“Libera il mio popolo”: si apre con questo versetto dell’Esodo (5,1) la lunga Lettera pastorale della Conferenza episcopale della Repubblica Centrafricana (Ceca), diffusa il 6 settembre. Nel documento, citato dall’agenzia Aci Africa, i presuli esprimono la loro forte preoccupazione per la grave insicurezza che si respira nel Paese, ancora occupato “per l’80 per cento da gruppi armati, alcuni dei quali guidati da mercenari coinvolti in crimini di guerra, contro l’umanità e contro l’ambiente, nonché in saccheggi su vasta scala delle nostre risorse minerarie”. Inoltre, in vista delle elezioni generali previste per il 27 dicembre, la Ceca chiede a tutte le parti in causa di rispettare i tempi stabiliti e di garantire votazioni libere, trasparenti e pacifiche.  Deplorando, poi, la circolazione nazionale di “molte armi” e la lentezza con cui viene avviato “il programma di disarmo”, la Chiesa centrafricana sottolinea che questo “stato di insicurezza rende inabitabili migliaia di abitazioni. Alcune famiglie preferiscono vivere in esilio o rimanere in centri per sfollati”, anche se situati piuttosto lontano, mentre “le vittime attendono disperatamente che i loro diritti siano garantiti”. (IP)

7 settembre - GERMANIA 22-24 settembre, Plenaria vescovi. In agenda, la lotta alla pandemia e il Cammino sinodale

Sarà la città di Fulda ad ospitare, dal 22 al 24 settembre, la Plenaria autunnale della Conferenza episcopale tedesca (Dbk). Vi prenderanno parte – si legge sul sito web dell’organismo – 69 vescovi, sotto la guida del loro presidente, Monsignor Georg Bätzing. Nel rispetto delle normative contro il contagio da coronavirus, la durata della Plenaria sarà ridotta; i lavori, inoltre, si svolgeranno in una sala sufficientemente grande del Palazzo comunale della città. Due i principali temi in agenda, informa la Dbk: “gli effetti della pandemia da coronavirus sulla vita della Chiesa e il progresso del Cammino sinodale”, il percorso pensato come rinnovamento ecclesiale dopo lo scandalo degli abusi su minori e persone vulnerabili commessi da ecclesiastici e religiosi. Ma i presuli rifletteranno anche sulle statistiche della Chiesa per l’anno 2019, che ha visto un nuovo record di defezioni pari a 272.771, ossia il 26 per cento in più dell’anno precedente. Infine, spazio verrà dato all’analisi dell’Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, a cura della Congregazione per il Clero e pubblicata a luglio. (IP)

7 settembre - ITALIA In modalità virtuale il 13.mo “Pellegrinaggio delle famiglie per la famiglia”, in programma il 12 settembre

“Siate gioiosi, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti”: questo passo, tratto dalla seconda Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (13,11) è il motto scelto per il 13.mo Pellegrinaggio nazionale delle famiglie per la famiglia, in programma sabato prossimo, 12 settembre. Promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS) in collaborazione con le Prelature di Pompei e di Loreto, l’Ufficio nazionale per la Pastorale della famiglia della Conferenza episcopale italiana e il Forum nazionale delle Associazioni familiari, e con il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione, l’evento si svolgerà per lo più in modalità virtuale, con un numero limitato di fedeli presenti fisicamente, a causa delle normative anti-contagio vigenti per la pandemia da coronavirus. Dalle 16.30 alle 18.00, dunque, presso il Santuario di Pompei, si terrà la cerimonia di accoglienza, si ascolteranno le testimonianze, si reciterà il Rosario e avverrà il lancio dei palloncini con le preghiere dei bambini. Dalle 19.00 alle 20.30, invece, presso il Santuario di Loreto, si vivranno due “Atti di affidamento a Maria” (uno per le famiglie e l’altro per i bambini, alla vigilia del nuovo anno scolastico), la Santa Messa e la benedizione conclusiva. Tutto il pellegrinaggio sarà trasmesso in diretta su Tv2000, sul sito web del RnS (www.rns-italia.it) e sui suoi canali YouTube e Facebook. (IP)

7 settembre - BOLIVIA Verso le elezioni. Arcivescovo Centelles: campagna elettorale non è una guerra, lavorare per il bene comune

“La campagna elettorale non va intesa come una guerra”; ciò che conta è cercare di promuovere il bene comune. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato ieri dall’Arcivescovo di Sucre, in Bolivia, Monsignor Ricardo Ernesto Centellas Guzmán, nella sua omelia per la Messa domenicale. Il 6 settembre, infatti, nel Paese si è aperta la campagna elettorale per le votazioni generali del 18 ottobre. “Cerchiamo di camminare insieme come boliviani – ha detto il presule – e di sperimentare che siamo tutti chiamati a vivere con dignità". Il periodo pre-elettorale, dunque, non sia vissuto come un conflitto, bensì sia “pieno di spirito di umiltà e di unità, senza andare a cercare le debolezze altrui, bensì puntando su ciò che unisce affinché vinca tutta la Bolivia”. L’esortazione dell’Arcivescovo è stata, soprattutto, a migliorare le condizioni di vita dei poveri: “Non dimentichiamo – ha detto – che la maggior parte di loro non ha uno stipendio e questo è ciò di cui dobbiamo prenderci cura: fare in modo che nessuno sia escluso”, perché “tutti siamo chiamati a vivere con dignità”. Guardando, poi, alla pandemia da Covid-19 che in Bolivia ha provocato 120mila casi in totale ed oltre 5mila decessi, Monsignor Centellas ha esortato i fedeli a vivere “questo tempo speciale pregando, tutti insieme, per la vita”, perché “l’esperienza comunitaria rafforza anche la famiglia e se non restiamo uniti, ci indeboliremo”. “L’unione fa la forza”, ha concluso quindi il presule, invitando i cittadini a “restare uniti sempre, non solo nelle avversità”. Fissate, dopo diversi rinvii, per il 6 settembre, le elezioni generali in Bolivia sono state ulteriormente rimandate al 18 ottobre per evitare la diffusione di nuovi contagi da coronavirus. Ma da più parti sono stati sollevati timori per alcuni difetti insiti nel sistema elettorale che potrebbero mettere a rischio la correttezza del voto, come ad esempio le procedure errate per la registrazione dei candidati. Nel frattempo, il Tribunale elettorale ha dato il via libera alla campagna per le votazioni, ribadendo però che essa andrà fatta rispettando le normative vigenti anti-contagio e tutti i protocolli di sicurezza stabiliti a livello comunale e nazionale. (IP)

7 settembre - NIGERIA Assemblea generale Arcidiocesi di Abuja. Monsignor Kaigama: rafforzare fede e sviluppare Chiesa in Africa

Un’Assemblea diocesana, ma dal respiro nazionale, anzi continentale: questo il clima che si respira ad Abuja, in Nigeria, dove la Chiesa locale ha aperto, il 4 settembre, la sua Plenaria episcopale generale. Ad inaugurare i lavori, la Messa presieduta dall’Arcivescovo di Abuja, Monsignor Ignatius Ayau Kaigama, nella Cattedrale cittadina di “Nostra Signora Regina della Nigeria”. Nella sua omelia, riportata dal sito web della Recowa-Cerao (Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale), il presule ha esortato i partecipanti all’incontro ad “esplorare i modi per contribuire allo sviluppo della Chiesa a livello locale, nazionale e in tutta l’Africa occidentale”. L’indicazione, dunque, è a guardare al passato, “agli umili inizi di ciò che poi si è trasformato in un’arcidiocesi eccezionale” per progredire al meglio nel futuro, sviluppando le diverse aree pastorali “con la collaborazione di tutti”. Tra i temi in agenda dell’Assemblea diocesana, la Chiesa di Abuja ha posto, naturalmente, la riflessione sulla pandemia da Covid-19 e sulla necessità di rafforzare la fede del popolo di Dio in questi tempi difficili. In quest’ottica, Monsignor Kaigama ha ribadito l’importanza delle comunicazioni sociali per diffondere la Buona Novella in tutte le 30 zone pastorali del territorio, manifestando vicinanza ad ogni singolo fedele e sostenendone la spiritualità. Dal presule anche l’incoraggiamento alle istituzioni educative ecclesiali affinché continuino ad occuparsi della formazione dei bambini e dei giovani alla fede. Inoltre, l’Arcivescovo Kaigama ha auspicato una maggiore valorizzazione delle Pontificie Opere Missionarie. Forte, poi, il richiamo del presule al governo della Nigeria affinché, di fronte al recente aumento dei prezzi del carburante nel Paese, dia priorità alla riduzione della povertà ed al miglioramento dei mezzi di sussistenza dei cittadini, le cui condizioni di vita sono “intollerabili in questi tempi difficili”. “A nome dei poveri e dei bisognosi – è stato l’accorato appello di Monsignor Kaigama – supplico il governo di avere pietà di noi”. “Come sacerdote – ha aggiunto – prego Dio che faccia qualcosa per i più vulnerabili, ma so anche che Dio si serve dell’opera umana e quindi chiedo ai nostri leader politici di agire” per arginare la povertà. “Guardate i sofferenti con gli occhi della misericordia – ha detto infine il presule alle autorità – Il governo è il loro ‘padre’ e spetta ad esso fare qualcosa per aiutarli”. Un ulteriore appello è stato rivolto a tutti i nigeriani affinché “coltivino l’abitudine della solidarietà e del sostegno reciproco”. (IP)

7 settembre - VIETNAM Giubileo diocesi di Nha Trang: 350 anni fa, la prima visita pastorale di Monsignor de la Motte

Con una celebrazione solenne, la diocesi di Nha Trang, nella regione centro-meridionale del Vietnam, ha aperto ieri, 6 settembre, il suo Giubileo. Lo speciale Anno Santo è stato indetto per commemora la prima visita pastorale alle parrocchie locali compiuta da Monsignor Pierre Lambert de la Motte, vicario apostolico della Cocincina, nonché fondatore della Società per le missioni estere di Parigi (Mep). Era il primo settembre 1671, infatti, quando Monsignor de la Motte arrivava al villaggio di pescatori di Lam Tuyen, ora territorio della diocesi di Nha Trang. Ad accompagnarlo, c’era due missionari stranieri e due sacerdoti vietnamiti. “Siamo felici – ha detto nella sua omelia il vescovo locale, Monsignor Joseph Vo Duc Minh – di essere nella terra in cui i nostri avi hanno accolto Monsignor de la Motte”. Di qui, l’appello ai fedeli ad essere “profondamente grati” ai missionari “che si sono sacrificati per coltivare e trasmettere i semi della fede in tempi difficili”. Da essi, dalla loro “fede forte” e dalla “testimonianza coraggiosa che hanno dato della Buona Novella”, ha aggiunto il vescovo vietnamita, bisogna imparare ad “amare, aiutare, ascoltare, lavorare e vivere in armonia gli uni con gli atri, portando avanti tutte le iniziative utili allo sviluppo della società e del Paese”. Il presule ha, infine, annunciato che, su richiesta dei vescovi vietnamiti, ha iniziato a preparare la documentazione necessaria ad aprire la causa di beatificazione e canonizzazione di Monsignor de la Motte. Alla Messa celebrata ieri hanno partecipato 40 sacerdoti, un rappresentante della Mep e circa mille fedeli. L’affluenza è stata possibile perché il 5 settembre le autorità locali hanno allentato le misure sanitarie di prevenzione dal Covid-19. Infine, qualche dato: la diocesi di Nha Trang, fondata nel 1957, copre le province di Khanh Hoa e Ninh Thuan, che ospitano 115 parrocchie servite da quasi 300 sacerdoti. (IP)

7 settembre - ITALIA 95 anni fa nasceva Don Oreste Benzi, fondatore Comunità Papa Giovanni XXIII

Era il 7 settembre 1925 quando a San Clemente, un paesino sulle colline dell’entroterra di Rimini, nasceva don Oreste Benzi, il sacerdote fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, scomparso nel 2007. A 95 anni da quella data, il progetto da lui avviato prosegue ancora ed il suo successore alla guida, Giovanni Paolo Ramonda, ricorda don Benzi con queste parole: “Era un prete che ascoltava i bambini, faceva sognare gli adolescenti, dava responsabilità ai giovani, faceva aprire il cuore e la casa alle famiglie, sconvolgeva i portafogli dei ricchi. Oggi don Benzi, con i suoi scritti, continua a dirci che ai poveri bisogna dare da mangiare, ai giovani risposte al bisogno di Assoluto, alla Chiesa di essere povera e di andare nelle periferie di tutto il mondo, ai sacerdoti di essere innamorati di Gesù e immersi nella vita del popolo. Da lassù ci insegna a vivere meglio quaggiù”. Sesto di nove figli, don Benzi è stato direttore spirituale in seminario, assistente diocesano della gioventù di Azione Cattolica e insegnante di religione alle scuole superiori. Nel 1968 ha dato vita alla Comunità Papa Giovanni XXIII, presente attualmente in 42 Paesi del mondo. La sua causa di Beatificazione è attualmente in corso. Il 20 dicembre 2014, ricevendo in udienza in Vaticano i membri della Comunità, Papa Francesco ha ricordato l’insegnamento del sacerdote riminese, ovvero che “per stare in piedi bisogna stare in ginocchio” ed ha aggiunto: “Il suo amore per i piccoli e i poveri, per gli esclusi e gli abbandonati, era radicato nell’amore a Gesù crocifisso, che si è fatto povero e ultimo per noi. La sua coraggiosa determinazione nel dare vita a tante iniziative di condivisione in diversi Paesi sgorgava dal fiducioso abbandono alla Provvidenza di Dio; scaturiva dalla fede in Cristo risorto, vivo e operante, capace di moltiplicare le poche forze e le risorse disponibili, come un tempo moltiplicò i pani e i pesci per sfamare le folle”. (IP)

7 settembre - BRASILE 7 settembre, Giornata della patria. Presidente vescovi: rafforzare la democrazia, soprattutto in tempo di pandemia

Rafforzare la democrazia e la partecipazione dei cittadini alla res publica, per costruire il presente e il futuro del Brasile, soprattutto in risposta alla sfida della pandemia da Covid-19: questo l’appello lanciato da Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, Arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb), in un videomessaggio diffuso per l’odierna “Giornata della patria”. Il 7 settembre 1822, infatti, il Brasile divenne indipendente dal Portogallo. La celebrazione di quest’anno è “segnata da lutti e malattie”, dice il presule riferendosi al coronavirus che nel Paese ha fatto registrare, finora, oltre 4 milioni di contagi e più di 120mila decessi. Tuttavia, “è necessario non perdere la speranza”, soprattutto grazie alla “solidarietà, principio basilare per l’avvio di una nuova fase per il Paese”. “Questo momento di sfida che stiamo affrontando – nota il presidente della Cnbb – non sovrasterà la società brasiliana, perché essa è forte, sa combattere ed ha già vinto tante altre avversità”. In particolare, Monsignor de Azevedo ricorda che “come ci mostra Gesù, Colui che è morto e risorto, la vita vince sempre. Insieme, quindi, con la forza della solidarietà, costruiremo una nuova epoca, incoraggiati dalle parole di Papa Francesco: ‘Non lasciamoci rubare la speranza’”. L’Arcivescovo di Belo Horizonte sottolinea, poi, che l’odierna “Giornata della patria” si celebra nel contesto del “Tempo del Creato”, l’iniziativa ecumenica per la salvaguardia dell’ambiente in corso dal 1.mo settembre al 4 ottobre. L’invito del presule, quindi, è a “prendersi cura della nostra Casa comune”, guardando soprattutto alla difesa dell’Amazzonia. “Vi chiedo di ‘amazzonizzarvi’ – dice Monsignor de Azevedo – perché è dovere di ogni brasiliano proteggere l’Amazzonia e lottare per i diritti dei popoli tradizionali che abitano il suo territorio”. (IP)

7 settembre - UCRAINA Morto il Cardinale Marian Jaworski, amico fraterno di San Giovanni Paolo II

È scomparso il 5 settembre, all’età di 94 anni, il Cardinale Marian JaworskiArcivescovo emerito di Lviv del Latini, in Ucraina. Lo riferisce il sito web della Conferenza episcopale polacca, poiché il defunto porporato visse per molti anni in Polonia (dal 1981 al 1987) e fu amico fraterno di San Giovanni Paolo II, al quale amministrò anche il sacramento della estrema unzione prima della morte. Primo rettore della Pontificia Accademia di Teologia di Cracovia e cittadino onorario della stessa città, il Cardinale Jaworski – riferisce la Kep – ha sempre seguito in pienezza il suo motto episcopale, “Per me vivere è Cristo”, che è stato per lui “il principio-guida di tutta la sua esistenza”. Una volta, rispondendo a chi gli chiedeva consigli da offrire ai candidati al sacerdozio, il porporato rispose citando l’esempio di Santa Faustina Kowalska: “L’unico grande amore è donarsi a Gesù”. Con la sua scomparsa, il Collegio cardinalizio risulta così composto: 219 cardinali in totale, di cui 122 elettori e 97 non elettori. Poiché il Cardinale Jaworski era l'unico di origine ucraina all'interno del Collegio, ora il Paese non vi è più rappresentato.  Nato il 21 agosto 1926 a Lviv, nel 1945 Marian Jaworski entra nel Seminario Maggiore della città, ma in seguito all'occupazione del territorio da parte delle truppe bolsceviche, viene trasferito a Kalwaria Zebrzydowska, in Polonia. Qui continua gli studi di Filosofia e Teologia. Viene ordinato sacerdote il 25 giugno 1950. Nello stesso anno, consegue il titolo di “Magister” in Teologia alla Facoltà Teologica dell'Università Jaghellonica di Cracovia. Successivamente, prosegue la sua formazione presso la Facoltà Teologica di Cracovia e quella Filosofica dell'Università Cattolica di Lublino. Per vari anni è docente all'Accademia di Teologia Cattolica di Varsavia e nel 1976 diventa Professore ordinario presso la Pontificia Facoltà Teologica di Cracovia. Nel 1985 ottiene il Dottorato honoris causa dell'Università di Bochum, in Germania. (IP)

7 settembre - TANZANIA Verso le elezioni. Vescovi: incoraggiare la pace con ogni mezzo

Incoraggiare la pace con ogni mezzo: lo chiede la Conferenza episcopale della Tanzania (Tec), attraverso le parole di Monsignor Gervais Nyaisonga, Arcivescovo di Mbeya e presidente dei vescovi. In un video-messaggio del 4 settembre, citato dal sito web della Recowa-Cerao (Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale), il presule si sofferma sulla campagna elettorale in corso, in vista delle votazioni generali del prossimo 28 ottobre, ed esorta alla cautela perché “la pace può essere persa anche per semplice negligenza”. "La nostra nazione – aggiunge - è sempre stata orgogliosa del dono della pace. Questo dono non è nascosto, ne parlano tutti. Per questo, deve essere protetto con ogni mezzo". Dal presule anche il richiamo di quanto siano importanti le elezioni, poiché “indicano al Paese la direzione da seguire per raggiungere gli obiettivi comuni”. In quest’ottica, Monsignor Nyaisonga incoraggia gli elettori, i candidati e i funzionari della Commissione elettorale a promuovere la pace ogni momento: “Tale dono – ribadisce – non può andare smarrito; facciamo attenzione e proteggiamolo”. Al contempo, il presidente della Tec ricorda che il desiderio della popolazione è di “vedere il Paese riconciliato e votazioni corrette, grazie alla trasparenza, all’integrità e alla dedizione di tutti”. “La responsabilità dello svolgimento delle votazioni è collettiva”, sottolinea ancora il presule. Necessaria anche un’adeguata comunicazione sul processo elettorale: "È preferibile – spiega l’Arcivescovo di Mbeya - che i portavoce della Commissione elettorale forniscano informazioni adeguate alla popolazione, perché il silenzio terrà i cittadini in ansia” e “la verità non deve essere nascosta”. (IP)

6 settembre - PORTOGALLO Vescovi: “Il Papa accompagna con gioia i preparativi della Gmg 2023”

“Il Papa accompagna con gioia i preparativi della prossimi Giornata mondiale della gioventù”, in programma a Lisbona nel 2023. Lo afferma Monsignor Américo Aguiar, vescovo ausiliare di Lisbona e presidente della “Fondazione Gmg Lisbona 2023”. Mercoledì scorso, 2 settembre, il presule ha partecipato alla prima Udienza generale tenuta dal Pontefice con la partecipazione fisica dei fedeli, nel Cortile San Damaso, in Vaticano, dopo la sospensione dovuta alla pandemia da coronavirus. “Il Papa è molto contento, ma anche tranquillo – spiega il presule – perché è consapevole del fatto che il lavoro preparatorio alla Gmg procede. Ci ha anche chiesto di non dimenticare la dimensione della solidarietà”. Prevista inizialmente nel 2022, la Giornata mondiale della gioventù di Lisbona è stata posticipata di un anno a causa dell’emergenza sanitaria scatenata dal Covid-19. Ad essere rinviata è stata anche la consegna dei simboli della Gmg – ovvero la Croce e l’icona mariana – ai giovani del Portogallo. Solitamente, infatti, la domenica delle Palme, Giornata diocesana della gioventù, una delegazione di ragazzi provenienti dal Paese che ha ospitato l’ultima Gmg consegna, in Piazza San Pietro, i due simboli ai coetanei della nazione che accoglierà la successiva Giornata. Questa volta sarebbe toccato a Panama, dove si è tenuta la Gmg 2019, passare la croce e l’icona mariana al Portogallo, ma la pandemia lo ha impedito. (IP)

6 settembre - MOZAMBICO Vescovo di Pemba: sane e salve le due Suore scomparse da 24 giorni

Sono sane e salve le due suore scomparse in Mozambico 24 giorni fa. Lo rende noto il vescovo di Pemba, monsignor Luiz Fernando Lisboa. “Le nostre sorelle Ines e Eliane, della Congregazione di San Giuseppe di Chambéry che lavorano nella parrocchia di Mocímboa da Praia, dopo ventiquattro giorni di scomparsa, sono di nuovo tra noi, sane e salve", comunica il presule. “Insieme, innalziamo un canto di ringraziamento a Dio e continuiamo a pregare per tutti coloro che sono ancora dispersi, sfollati e che soffrono le conseguenze della violenza e della guerra”. Monsignor Lisboa ricorda, poi, il primo anniversario della visita apostolica di Papa Francesco nel Paese, avvenuta nel settembre 2019. “Riaffermiamo il suo messaggio di speranza, pace e riconciliazione - dice il presule – Ringraziamo di cuore tutte le persone che ci accompagnano nelle nostre tribolazioni con le loro preghiere e la loro solidarietà. Questo ci conforta e mostra il volto di un Dio misericordioso”. Il vescovo di Pemba conclude il suo comunicato chiedendo la benedizione di Dio per Cabo Delgado, zona del Mozambico dove da diversi anni si verificano attacchi e violenze contro la popolazione, affinché venga concesso il dono di una vera pace "di cui abbiamo tanto bisogno!” (IP)

6 settembre - SUDAFRICA Il dramma dei bambini-capofamiglia. Giustizia e pace: devono essere tutelati e protetti

“Nostro padre torna a casa solo a Natale. Ci compra cibo sufficiente per due settimane, poi ci lascia di nuovo. E noi moriamo di fame per tutto il resto dell’anno”: questa è la drammatica testimonianza che emerge dalle 18 pagine del Rapporto della Commissione episcopale Giustizia e pace (Jpc) della Chiesa cattolica del Sudafrica. Il documento si sofferma sulla difficile situazione dei minori costretti a divenire “capofamiglia” o perché rimasti orfani o perché lasciati soli da entrambi i genitori o perché figli di ragazze-madri. Si tratta di bambini che patiscono “l'abbandono, lo sconforto emotivo, la discriminazione, lo stigma e l'isolamento sociali”, si legge nel Rapporto, datato 28 agosto 2020. Emarginati dalla società, che non li reputa “produttivi”, questi minori – continua il documento – vengono spesso “depredati dai loro stessi parenti che, dopo la morte dei genitori, strappano loro l’eredità”. Inoltre, Giustizia e pace fa notare come i bambini-capofamiglia presentino “sintomi di autocommiserazione e di bassa autostima, tanto da autoconvincersi di meritare l’indifferenza della società”. Per questo, la Chiesa Sudafricana propone l’avvio di appositi programmi, in collaborazione con il governo e le organizzazioni della società civile, affinché si attui una vera e propria “rigenerazione morale che stimoli nuovamente il senso di responsabilità della società e la volontà delle famiglie allargate di prendersi cura dei figli dei loro parenti deceduti o assenti”. “Bisogna evitare che esistano famiglie guidate da bambini – ribadisce la Jpc – perché i minori devono crescere in famiglie normali”. Al contempo, i vescovi sudafricani chiedono di promuovere e rafforzare la tutela dei minori contro lo sfruttamento sessuale che in questi casi è un rischio accertato. Centrale, infine, il richiamo a “servizi di qualità per la guarigione dal dolore e dal trauma che subiscono i bambini rimasti orfani o particolarmente vulnerabili”. (IP)

6 settembre - AUSTRALIA Rapporto sul suicidio assistito. Vescovi di Victoria: dati allarmanti e contraddittori in tempo di pandemia

Sono 124 le morti per suicidio assistito avvenute, in un anno, nello Stato di Victoria, in Australia. I dati emergono dal Rapporto presentato dal governo locale lo scorso primo settembre. 67 decessi sono avvenuti solo tra gennaio e giugno 2020, mentre i permessi rilasciati, in totale, sono stati 231 e un quarto dei deceduti ha visto trascorrere soltanto 11 giorni dalla presentazione della richiesta alla pratica della morte. L’età media dei richiedenti è stata di circa 70 anni; al 78 per cento dei defunti era stato diagnosticato il cancro, il 15 per cento aveva una malattia neurodegenerativa e il 7 per cento soffriva di altre patologie particolari, come la fibrosi polmonare. Un ulteriore dato del Rapporto riguarda i medici formati e registrati per praticare il suicidio assistito: sono passati dal 30 per cento nei primi sei mesi al 37 per cento nel periodo successivo. Di fronte a questi numeri, la Chiesa cattolica locale fa sentire la sua voce e in una nota a firma delle diocesi di Ballarat, Melbourne, Sandhurst e Sale, i vescovi affermano: “Il Rapporto sul suicidio assistito non è la celebrazione della buona assistenza sanitaria, ma una storia triste di perdita della speranza e delle cure per le persone più vulnerabili”. Non solo: il documento, notano i presuli, “si distingue soprattutto per ciò che non affronta: la salute mentale, la percentuale di pazienti che sono morti da soli e il numero di pazienti che sono stati in grado di ricevere una valutazione completa delle cure palliative, prima di una valutazione del suicidio assistito”. (IP)

6 settembre - MALAWI #coronavirus. Vescovi: usare social media per diffondere speranza

Usare i social media per diffondere e predicare la speranza: lo chiede la Conferenza episcopale del Malawi (Ecm), attraverso il coordinatore nazionale delle Comunicazioni sociali, padre Godino Phokoso. Durante un incontro promosso il 30 agosto a Lilongwe dall’Organizzazione cattolica delle donne (Cwo), il sacerdote ha invitato i cristiani a riflettere seriamente sull’uso corretto delle reti digitali anche come antidoto alle così dette “fake news”, soprattutto nell’attuale contesto della pandemia da Covid-19. "La Chiesa cattolica in Malawi – ha detto padre Phokoso, citato dal blog dell’Amecea (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell'Africa orientale) – crede fermamente che, anche in mezzo alle misure rigorose adottate per il contenimento del coronavirus e che prevedono il distanziamento sociale, i cristiani devono continuare ad evangelizzare”. Nella situazione attuale, quindi, i social media “devono permetterci di diffondere il Vangelo, ispirando così tra i credenti la speranza che presto la pandemia sarà superata”. In “collaborazione con il governo”, dunque, “i cristiani devono essere pronti a rispondere a questa calamità” nel modo migliore, ha concluso padre Phokoso. (IP)

6 settembre - COLOMBIA 6-13 settembre, Settimana pace. Vescovi di Cali: pace è bene comune, garantire Accordo di L’Avana

“La pace è un bene comune e un patrimonio in cui tutti dobbiamo impegnarci. Esortiamo tutti gli attori del conflitto a deporre le armi e li invitiamo, insieme al governo, a cambiare questa storia di morte e distruzione avviando un dialogo e salvando la credibilità dell’Accordo di L’Avana”: è quanto si legge in un lungo comunicato diffuso dai vescovi della provincia ecclesiastica di Cali, in Colombia, che include anche Palmira, Cartago, Buga e Buenaventura. Nello specifico, la Chiesa cattolica di Cali fa riferimento alla storica intesa firmata nel 2016 nella città cubana tra il governo colombiano e le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), dopo tre anni di intense trattative e ben 52 anni di violenti scontri che hanno provocato oltre 200mila morti, 45mila dispersi e 7 milioni di sfollati. Le parole dei presuli arrivano mentre oggi, 6 settembre, si apre la 33.ma “Settimana nazionale della pace” che proseguirà fino a domenica prossima, 13 settembre. Un evento – sottolinea il comunicato – che porta a riflettere sulla “vergognosa violazione dei diritti umani” che purtroppo si riscontra nell’epoca attuale e sulla necessità di proclamare “la pari dignità di tutti, senza alcuna discriminazione”. Il pensiero dei presuli colombiani va, in particolare, agli afroamericani e ai giovani del Paese “massacrati nelle nostre terre, nelle prigioni e nelle città”. “Il grido per il rispetto della vita, per la cura e la protezione della gioventù colombiana – prosegue il messaggio – va ascoltato e tradotto in un patto collettivo ecclesiale, sociale e nazionale che offra a tutti l’opportunità di partecipare alla costruzione di un Paese più equilibrato ed inclusivo”. (IP)

6 settembre - URUGUAY 6 settembre, 42° Giornata nazionale gioventù: le 4 sfide della Chiesa ai giovani

Passato, presente, futuro ed eternità: sono i quattro tempi delle quattro sfide che la Conferenza episcopale dell’Uruguay (Ceu) presenta ai giovani, in occasione della 42° Giornata nazionale della Gioventù, in programma oggi, 6 settembre, prima domenica del mese. In un messaggio a firma di Monsignor Heriberto Bodeant, presidente della Commissione episcopale per la Pastorale giovanile, i vescovi ricordano che la prima edizione dell’evento si tenne il 9 settembre 1979, sul tema “Speriamo di costruire il domani insieme”. Una speranza che ha preso forma nell’arco di quattro decenni, tanto che “la Giornata ha continuato ad essere celebrata, in modi diversi, con il giusto sigillo che ogni generazione le ha dato”. Quest’anno, in particolare, a causa della pandemia da Covid-19, l’evento sarà commemorato a livello diocesano, là dove possibile secondo le normative sanitarie vigenti, puntando soprattutto su “diverse forme di solidarietà” con chi vive le difficoltà del coronavirus. Tuttavia, la Ceu esorta i giovani a non scoraggiarsi perché “la Parola di Dio non è oscurata dagli eventi, bensì li illumina”. (IP)

6 settembre - PERÚ 6-13 settembre, Settimana famiglia, vera “Chiesa domestica” in tempo di pandemia

“Famiglia, Chiesa domestica”: è questo il tema della Settimana nazionale della famiglia che si svolge da oggi 6 settembre a domenica prossima, 13 settembre, in Perù. L’iniziativa, organizzata dalla Conferenza episcopale locale (Cep), vuole mettere in luce il ruolo primario del nucleo familiare, soprattutto nel contesto della pandemia da Covid-19 che ha impedito ai fedeli di partecipare di persona alle celebrazioni in chiesa, nel rispetto delle normative sanitarie anti-contagio, e li ha portati, quindi, a pregare in casa. “Durante questi sette giorni – si legge in un comunicato dei vescovi – invitiamo a riflettere insieme, genitori e figli, per almeno dieci minuti, su questa ‘chiesa in miniatura’ che è la famiglia e che continua a vivere e a prosperare in questo periodo di emergenza sanitaria”. “Siamo di fronte ad una malattia che tocca tutti – scrivono i presuli – sia perché può comportare la perdita dei nostri cari, sia perché può generare dolorose realtà economiche e sociali, sia perché ci ha tenuti lontani dal ricevere i Sacramenti, nutrimento fondamentale per la vita cristiana”. Per questo, “la famiglia è uno spazio vitale per l’esistenza della Chiesa”, è “il luogo in cui si riunisce la comunità ecclesiale e in cui risiede la pienezza della Chiesa stessa”. (IP)

5 settembre - UGANDA Appello Salesiani per gli adolescenti nei campi profughi: vivono traumi più grandi di loro

Sono giovani che la vita ha costretto ad invecchiare di colpo, costringendoli a fuggire da guerre, violenze e sofferenze, per trovare rifugio in un campo-profughi. Sono gli adolescenti accolti in Uganda, nel campo di Palabek affidato ai salesiani. A dare voce ai loro tormenti ed alle loro paure è don Lazar Asaru, direttore del “Campo profughi Don Bosco Palabek” che vive in prima persona, ogni giorno, i traumi e le angosce patite da bambini e ragazzi tra i 10 ed i 16 anni. “Devono affrontare sfide che spetterebbero agli adulti – spiega il salesiano – come le difficoltà di ottenere documenti, l’insicurezza, la mancanza di opportunità di studio, di formazione, di sostentamento”. Per questo, molti di loro vivono “in un trauma e in un’angoscia che la loro giovane età non può sopportare e che li porta alla frustrazione e alla disperazione”. (IP)

5 settembre - ARGENTINA 5 settembre, Giornata degli Scout. Cardinale Poli: “Sempre pronti, soprattutto in tempo di pandemia”

Con il fazzolettone allacciato intorno al collo: così il Cardinale Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di Buenos Aires, ha rivolto il suo saluto agli Scout cattolici dell’Argentina. Lo ha fatto tramite un videomessaggio diffuso oggi, data in cui nel Paese si celebra la “Giornata dello Scout e della Madonna degli Scout”. Il Cardinale Poli - anch’egli Scout all’età di sei anni – ora è anche Cappellano degli Scout argentini ed è in questo ruolo che ha ricordato a tutti gli aderenti al movimento, fondato nel 1907 da Baden Powell, l’importanza di essere “sempre pronti” a servire il prossimo. Una prontezza quanto mai necessaria ora – ha sottolineato il porporato – considerata l’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19. “Che questa Giornata – ha detto - ci ricordi il valore essenziale nello scoutismo, ovvero l'amore per il prossimo. Tutti gli uomini di questo mondo, della grande famiglia umana, sono nei nostri cuori”. (IP)

5 settembre - SRI LANKA Cardinale Ranjith: giustizia per vittime attentati di Pasqua 2019, governo mantenga promesse

Il governo dello Sri Lanka mantenga le promesse fatte alla Chiesa cattolica: lo ha chiesto il Cardinale Malcolm Ranjith, Arcivescovo di Colombo, invocando giustizia per le vittime degli attentati perpetrati il 21 aprile 2019, nella domenica di Pasqua, contro tre chiese del Paese. In totale, gli attacchi terroristici, che colpirono anche tre alberghi, provocarono oltre 250 morti e circa 500 feriti. Ma a più di un anno di distanza da quei tragici eventi, l’Arcivescovo di Colombo ribadisce: “I colpevoli non sono stati trovati”. Celebrando la Messa nella Basilica di Tewatte, il 30 agosto, il porporato ha auspicato, quindi, che il nuovo esecutivo, frutto delle elezioni del 5 agosto vinte dai fratelli Rajapaksa, sia in grado di tenere fede alle promesse fatte dal governo precedente, “facendo indagini adeguate su quanto avvenuto”. “C’è chi ha perso l’intera famiglia negli attacchi – ha sottolineato il porporato – Ma i politici sembrano non capirlo, perché non è una questione politica, bensì una questione di umanità”. (IP)

5 settembre - GIAPPONE Settembre, mese di preghiera per la tutela dell’acqua, “fonte di vita”

È dedicato all’acqua, “fonte di vita”, il sussidio liturgico dell’Arcidiocesi di Tokyo, in Giappone, diffuso per settembre, mese incentrato sulla tutela della vita in ogni sua forma. Pubblicato sulla pagina Facebook diocesana, il sussidio prende spunto dal documento “Aqua fons vitae” reso noto dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale a marzo 2020, mese in cui si è celebrata la Giornata mondiale dell’acqua. Da tale documento, dunque, la Chiesa cattolica di Tokyo prende spunto per esortare i fedeli alla preghiera e all’azione concreta nella salvaguardia delle risorse idriche: si invita, quindi, ciascuno ad “assumersi la responsabilità” di tutelare l’acqua, che purtroppo è “spesso maltrattata, inquinata e sprecata”, mettendo a repentaglio “la sopravvivenza e la salute umana”. Nello specifico, si raccomandano ai fedeli piccoli gesti quotidiani per tutelare questa preziosa risorsa: ad esempio, “innaffiare le piante e gli alberi secchi che vediamo intorno a noi e coltivarne di nuovi”; riflettere sul valore purificatore dell’acqua santa che viene sparsa al termine delle celebrazioni; ascoltare canzoni o guardare film che aiutino la comprensione del “valore sociale e culturale” delle risorse idriche le quali rappresentano una sorta di “memoria collettiva dell’umanità”. (IP)

5 settembre - INDIA Calcutta ricorda Madre Teresa. Arcivescovo: “Vedeva Cristo in ogni sofferente”

Nonostante il coronavirus, la città indiana di Calcutta oggi ha commemorato Madre Teresa, morta 23 anni fa, il 5 settembre 1997. La fondatrice delle Suore Missionarie della Carità è stata ricordata con una Messa celebrata dall’Arcivescovo locale, Monsignor Thomas D'Souza, nella Casa madre della Congregazione. Per motivi di sicurezza sanitaria, al rito eucaristico hanno preso parte solo poche suore, ma idealmente da tutta l’India – anzi: si potrebbe dire da tutto il mondo – il cuore e il pensiero dei fedeli è volato sino a Calcutta. La celebrazione è stata comunque trasmessa in diretta streaming su web. “La spiritualità di Madre Teresa – ha detto il presule, citato dall’agenzia Ucanews – era basata sulla persona di Gesù e sulla dignità di ogni persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio”. “Il mondo sta assistendo ad una pandemia senza precedenti – ha aggiunto Monsignor D’Souza – Se Madre Teresa fosse viva oggi, ci direbbe di vedere il volto di Cristo in ogni persona sofferente, morente, e di prenderci cura di loro in ogni modo possibile, condividendo ciò che si ha senza restare indifferenti”. (IP)

5 settembre - FILIPPINE “Abbraccia il nuovo domani”: campagna dei vescovi per un approccio olistico alla pandemia

“Yakapin ang Bagong Bukas”, ovvero “Abbraccia il nuovo domani”: è il motto della campagna lanciata dalla Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcp) per promuovere un approccio olistico alla pandemia da coronavirus che nel Paese ha provocato, ad oggi 5 settembre, 235mila casi totali e circa 4mila decessi. In particolare – spiegano i vescovi – l’iniziativa mira a “promuovere una mentalità positiva” di fronte all’emergenza sanitaria e non a concentrarsi solo ed esclusivamente sui protocolli da rispettare. Tale approccio – affermano i presuli – renderà concreti “i valori dell’amore, della compassione, della prudenza, della pazienza e di una chiamata all’azione che è motivata dalla santità e dall’eroismo”. In tal modo, la crisi pandemica diverrà “un’opportunità che farà emergere il meglio di ciascuno”, perché dimostrerà che “le persone possono rispondere insieme in modo eroico, superare gli interessi individuali ed andare oltre le differenze reciproche in nome del bene comune”. (IP)

5 settembre - POLONIA 13 settembre, al via 10° Settimana dell’Educazione sul tema “Costruiamo legami!”

“Costruiamo legami!” è il motto della decima Settimana dell’Educazione, organizzata dalla Conferenza episcopale della Polonia (Kep) a partire da domenica 13 settembre. Per l’occasione, i presuli hanno diffuso una lettera pastorale in cui sottolineano che “la costruzione di relazioni mature e profonde basate sull'amore è un prerequisito per un processo educativo efficace". Al contempo, la Kep richiama la necessità di "sperimentare in modo creativo e profondo le relazioni con il prossimo in famiglia, nella comunità, tra amici, nell'ambiente professionale o in altri ambiti della vita". Per questo, i vescovi invitano genitori, insegnanti ed educatori a riflettere sul ruolo fondamentale delle relazioni con Dio e con l’altro all’interno della vita quotidiana, soprattutto dopo che la quarantena e l’isolamento sociale provocati dalla pandemia di Covid-19 hanno reso più chiari "quali siano i valori attorno ai quali ruota la nostra vita". La Conferenza episcopale polacca evidenzia anche come la costruzione di legami maturi abbia un impatto sullo sviluppo personale di ogni persona e mette in guardia da “una caratteristica dei nostri tempi, ovvero l’individualismo e la scomparsa dei legami sociali”. Il tutto nonostante “ciascuno di noi avverta un profondo bisogno di relazioni”. Oggi, infatti, “i rapporti interpersonali vengono espressi spesso solo attraverso i media digitali – si legge nella lettera pastorale – ma nel cuore di molte persone si è risvegliato il desiderio di parlarsi e di incontrarsi veramente”, un desiderio che “non va soffocato”.  (IP)

5 settembre - AFRICA Un anno fa, la visita del Papa. L’appello del Secam alla pace

Un anno fa, Papa Francesco compiva un viaggio apostolico in Africa, visitando, dal 4 al 10 settembre, Mozambico, Madagascar e Mauritius. A 365 giorni da quell’vento, il Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) ha diffuso un messaggio per rafforzare l’incoraggiamento lasciato dal Pontefice a lavorare per la pace, la speranza e la riconciliazione. “Con questo messaggio – si legge infatti nel testo – ripetiamo l’appello di Papa Francesco: tutti noi dobbiamo dire sempre no alla violenza e sì alla pace”, perché “tutto si perde con la guerra e tutto si guadagna con la pace”. A causa dei conflitti, infatti – prosegue il documento dei vescovi – le popolazioni finiscono per non avere più “una casa in cui vivere, del cibo, scuole per educarsi, ospedali per curarsi, chiese per riunirsi in preghiera e campi per lavorare". Non solo: il Secam sottolinea il dramma di “migliaia di persone costrette a spostarsi in cerca di sicurezza e dei mezzi per sopravvivere”. Di qui, l’esortazione dei vescovi africani e malgasci alla pace, in quanto essa è "una missione che coinvolge tutti e che richiede un lavoro duro, costante e instancabile". (IP)

5 settembre - SUD SUDAN #coronavirus. Salesiani e Gesuiti al fianco dei rifugiati

Al fianco degli ultimi, dei più vulnerabili, di chi cerca la pace dopo essere sfuggito alla guerra e alla morte: lo sono i sacerdoti e i gesuiti del Sud Sudan che, in questo tempo di pandemia da Covid-19, sono rimasti accanto agli sfollati e ai rifugiati, portando loro aiuto materiale e conforto spirituale. Le loro testimonianze – riportate nel Bollettino della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale – raccontano di un Paese che, a quasi dieci anni dall’indipendenza, ottenuta nel 2011, sta ora attraversando una grave crisi economica anche in conseguenza all’emergenza sanitaria. Il calo del prezzo del petrolio, la svalutazione della moneta locale, la dipendenza dalle importazioni, infatti, hanno fatto lievitare al massimo storico i prezzi dei prodotti di base, portando il 45 per cento della popolazione ad una pesante situazione di insicurezza alimentare. Inoltre, dopo la conferma del primo caso di coronavirus nel mese di aprile, le misure restrittive anti-contagio varate dal governo hanno avuto ulteriori ricadute sull’economa e sulla società. (IP)

5 settembre - BRASILE 26esima edizione del Grido degli esclusi “Basta con la miseria, il pregiudizio e la repressione”

"Basta con la miseria, il pregiudizio e la repressione. Vogliamo lavoro, terra, casa ed essere coinvolti”. E’ lo slogan della 26esima edizione del “Grido degli esclusi” che quest’anno dovrà fare i conti con le restrizioni dovute alla pandemia. Ma le manifestazioni si terranno comunque grazie all’ausilio delle piattaforme digitali. Due le novità: “Il D Day del grido” che si terrà il 7 di ogni mese (al di là della data canonica fissata il 7 settembre, giorno dell’indipendenza del Brasile) e gli eventi on line per evitare gli assembramenti. “Il tam tam è partito in tutto il paese attraverso la rete. Diverse le iniziative che proporremo. Cominceremo con il mettere un panno nero sulle porte e le finestre delle nostre case unitamente a manifesti di protesta. Non verrà certo meno la strada, ma solo in ambienti selezionati e nel pieno rispetto delle regole vigenti in materia di tutela sanitaria” ha fatto sapere Rosilene Wansetto, del Coordinamento del Grido degli Esclusi e del Pellegrinaggio dei lavoratori. (DD)

5 settembre - VENEZUELA – Celebrazioni virtuali per i 368 anni dell’apparizione di Nostra Signora di Coromoto

Le celebrazioni per i 368 anni dell’apparizione di Nostra Signora di Coromoto, Patrona del Venezuela e per i 68 anni della sua incoronazione, si terranno “virtualmente” causa Covid. Già dallo scorso 31 agosto, le liturgie, i momenti di preghiera e di riflessione si sono svolte nelle diverse parrocchie del paese “a distanza”. A spiegare nei dettagli il calendario eccezionale, mons. José de la Trinidad Valera Angulo, vescovo di Guanare, che in una conferenza stampa ha indicato le due date clou del programma, ovvero l’8 e l’11 settembre prossimi. “In questa occasione la madre andrà a cercare i suoi figli, poiché la pandemia non consente assembramenti. Le piattaforme digitali saranno il nostro punto di incontro con la Signora di Coromoto. Non importa dove ti trovi, ci vediamo a Guanare. E’ questo il tema scelto”. Accanto al presule, nel corso della presentazione, il Rettore del Santuario Nazionale della Basilica Minore di Nostra Signora di Coromoto, P. Allender Hernández Bastidas e due sacerdoti, don Pablo Aguilar della Parrocchia de La Coronation e don Joel Briceño della Basilica Cattedrale. “Attraverso le messe quotidiane, le novene, gli incontri di preghiera e le iniziative culturali trasmesse on line, i devoti della Virgen sparsi in tutto il mondo potranno partecipare” ha spiegato il vescovo di Guanare. Il presule ha anticipato che l’8 settembre, giorno dell’apparizione, alle 9.00 (ora locale), si terrà la messa nella Basilica Minore del Santuario inaugurato nel 1996 da San Giovanni Paolo II. Si tratta di una grande costruzione moderna, in cemento armato, cominciata nel 1976, che svetta con due torri, alte rispettivamente 65 e 78 metri, sulla foresta che in parte copre l'immenso altipiano e le arriva intorno. Qui si ricorda l’apparizione della Madonna avvenuta l'8 settembre 1652, quando al capo della tribù dei Cospes, Guanare, apparve una “bella mujer” che invitava lui ed il suo popolo a convertirsi al cristianesimo. Per tutta risposta il capo cercò di strangolare la donna, che però sparì, lasciandogli nelle mani solo una piccolissima immagine della Madonna (27 millimetri per 22). La copertura delle celebrazioni verrà garantita dalle emittenti radiofoniche locali e dai social. Alle 15.00 dell’8 settembre inizierà il pellegrinaggio, dopo la messa, della Sacra Reliquia lungo le strade principali di Guanare. Sempre nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza. L’11 settembre, la messa alle 8.00 nella Parrocchia di La Coronación, seguita dalla solenne Eucaristia delle 11 nel Santuario nazionale, nel corso della quale verranno affidati al cuore di Maria i bambini, gli adulti e tutte le famiglie. Le celebrazioni verranno coordinate dalla stessa diocesi di Guanare e dall’arcidiocesi di Maracaibo. (DD)

4 settembre - SUDAFRICA 13 settembre, Chiesa celebra 5° anniversario Beatificazione di Benedict Daswa

Con una Messa speciale, in streaming su Facebook, i fedeli cattolici del Sudafricano si preparano a commemorare il 5° anniversario della Beatificazione di Benedict Samuel Tshimangadzo Daswa, primo martire sudafricano riconosciuto dalla Chiesa, morto il 2 febbraio 1990, all’età di 44 anni. La celebrazione si terrà domenica 13 settembre, alle ore 11.00, nella Parrocchia del Buon Pastore di Phalaborwa e sarà presieduta da Monsignor Joao Noe Rodrigues, vescovo di Tzaneen. La vita di Daswa, infatti, si svolge tutta a Mbahe, nella diocesi di Tzaneen, dove nasce il 16 giugno 1946, in una famiglia non cristiana. Durante l’adolescenza, si unisce ad un gruppo di catecumeni ed a 16 anni chiede il battesimo, scegliendo il nome di Benedict. Divenuto padre amorevole di otto figli, si dedica al lavoro dei campi: nel suo orto, i poveri possono comprare senza soldi, mentre i giovani vi possono lavorare per guadagnarsi quanto serve a pagare le spese scolastiche. Benedict si impegna molto anche sul fronte educativo: maestro elementare e poi direttore di scuola primaria, catechista ed animatore della comunità, si trasforma persino in guida ed animatore dei giovani durante i week-end e le vacanze, dotando il villaggio di un campo sportivo ed allenando i ragazzi della squadra di calcio. (IP)

4 settembre - KENYA Vescovi al governo: chiudere strutture sanitarie in cui si pratica l’aborto

Chiudere tutte le cliniche e le strutture sanitarie in cui si pratica l’aborto volontario e che somministrano contraccettivi a minori e adolescenti: lo chiede la Conferenza episcopale del Kenya (Kccb) ai responsabili del governo nazionale. In una dichiarazione riportata sul sito web dell’Amecea (Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale), i presuli definiscono l’interruzione volontaria di gravidanza come “un male” ed esprimono la loro preoccupazione sul progetto di legge riguardante la salute riproduttiva la cui intenzione primaria, anche se nascosta – affermano – è quella di “introdurre nel Paese l’aborto su richiesta”. “Non possiamo pretendere che Dio sia con noi – scrive la Chiesa cattolica del Kenya – quando stiamo permettendo che il male di alcuni porti a legiferare per uccidere i nostri figli prima ancora che nascano”. La Kccb fa notare, inoltre, come l’autorizzazione all’aborto vada contro i principî sanciti dalla Costituzione nazionale: il Paese, infatti, “crede nella santità della vita e nella dignità umana” ed è quindi “estremamente preoccupante che ad alcuni organismi sia consentito di propagare ideologie che degradano quella stessa dignità in nome della libertà di scelta”. (IP)

4 settembre - PORTOGALLO Patriarca di Lisbona: famiglia e scuola, complementari per il bene della società

La famiglia e la scuola devono essere “complementari”, non “in contraddizione” tra loro: lo ha detto ieri il Cardinale Manuel Clemente, Patriarca di Lisbona, in Portogallo, intervenuto alla “Fiera del Libro” in corso nella capitale portoghese dal 27 agosto al 13 settembre. “È molto importante – ha sottolineato il porporato, citato dall’agenzia Ecclesia – che nella proposta educativa, soprattutto per quanto riguarda la formazione umana, ci sia il contributo delle famiglie”. Sia la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che la Costituzione nazionale, infatti – ha aggiunto il Cardinale Clemente – affermano che “i genitori sono i primi responsabili dell’educazione dei loro figli. Ecco perché la presenza del progetto familiare all’interno del progetto scolastico è fondamentale”. Al contempo, il porporato ha ribadito che i genitori e gli studenti hanno “il diritto all’obiezione di coscienza” quando c’è “una assoluta contraddizione tra i due progetti” e quando, a livello istituzionale, “si vuole imporre qualcosa che va contro i principî fondamentali” di ciascuno. (IP)

4 settembre - INDONESIA Preghiera interreligiosa on line in suffragio dei medici morti per #coronavirus

Cattolici e musulmani uniti nella preghiera, in suffragio dei tanti medici ed operatori sanitari morti a causa del coronavirus: è accaduto in Indonesia dove il 2 settembre si è tenuto un momento di preghiera interreligioso. L’evento si è svolto in modalità virtuale su YouTube – riferisce l’agenzia Ucanews – su iniziativa dell’Associazione nazionale dei medici e dall’Agenzia indonesiana per la gestione delle emergenze. Secondo gli ultimi dati, infatti, nel Paese asiatico da marzo ad oggi sono morti 170 tra medici ed infermieri; di questi, la maggior parte proveniva dalla provincia di Giava Orientale o da Giacarta. A rappresentare la comunità cattolica è stato padre Dismas Valens Salettia, che ha espresso la sua gratitudine agli operatori sanitari leggendo una poesia. "Grazie per averci mostrato in questa difficile situazione la bontà di Dio e la misericordia di Dio", ha detto il sacerdote indonesiano. “Siete diventati angeli in questo mondo pieno di paura e di ansia. Vi siete sacrificati per noi e ci avete dato la speranza che molti si prendano ancora cura l'uno dell'altro", ha concluso. Gli ha fatto eco Felix Gunawan, direttore dell'Associazione cattolica dei servizi sanitari volontari dell'Indonesia, il quale ha ribadito che l’impegno dei medici proseguirà, nonostante il rischio di contagio rimanga alto, perché questa è la loro missione. Dal suo canto, il rappresentante musulmano Abdul Hakim Mahfudz, ha esortato a pregare per la fine della pandemia e la guarigione dei malati. Ad oggi, 4 settembre, l’Indonesia conta 188mila casi di Covid-19, 134mila guariti e circa 8mila decessi. (IP)

4 settembre - BRASILE Vescovi: no a depenalizzazione dell’uso delle droghe

No alla depenalizzazione dell’uso di droghe: lo scrive la Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) in una lettera inviata al presidente della Camera dei Deputati, Rodrigo Maia. I vescovi esprimono il loro parere dopo la proposta, avanzata da alcuni esponenti politici, di autorizzare un uso ampio e illimitato della marijuana su tutto il territorio nazionale, andando ben oltre lo scopo medicinale. Per questo, la Cnbb ribadisce quanto già affermato più volte in passato, ovvero che “l’abuso di droghe interferisce gravemente con la famiglia e con la società ed è tra le cause di innumerevoli malattie, disabilità fisiche e mentali e isolamento sociale”. “La tossicodipendenza che colpisce, in particolare, adolescenti e giovani – sottolineano ancora i presuli - è un fattore che genera violenza sociale e provoca nella persona un cambiamento di coscienza e di comportamento”. E non solo: la Chiesa brasiliana evidenzia che “il consumo e il traffico di droga sono citati come causa della maggior parte degli attacchi alla vita". Per questo, i presuli ribadiscono la loro contrarietà alla depenalizzazione dell’uso di droghe e sottolineano “l'importanza di rivolgere l'attenzione alle politiche pubbliche di prevenzione, al sostegno ai servizi di recupero compresi quelli gestiti da organismi religiosi, alla pratica della giustizia riparativa e al rigore di fronte a chi trae profitto dalla vendita di stupefacenti”. Infine, la Cnbb si dice disponibile alla collaborazione con le autorità statali per arginare il dramma della tossicodipendenza all’interno della società. (IP)

4 settembre - MOZAMBICO Vescovo di Pemba incontra presidente Nyusi: “dialogo fruttuoso”

Un dialogo “ricco e fruttuoso”: così Monsignor Luis Fernando Lisboa, vescovo di Pemba, in Mozambico, ha descritto l’incontro, avuto il 31 agosto, con il Capo dello Stato, Felipe Nyusi. L’appuntamento – riferisce il sito web dell’Imbisa (Inter-Regional Meeting of the Bishops of Southern Africa) – si è tenuto presso il Palazzo episcopale di Pemba, su invito dello stesso presule. “Il Mozambico vive in un momento in cui c’è bisogno di parlare, di dialogare – ha commentato il presidente Nyusi al termine dell’incontro - È necessario comprendere ciò che l'altro vede e ciò che l'altro sa”. “La Chiesa - ha aggiunto – ha molte informazioni sul territorio perché è impiantata qui da tempo ed ha molti fedeli e sacerdoti. Per questo, abbiamo colto l'occasione per condividere informazioni e per scambiare qualche idea". Dal 2017, infatti, il Paese africano ed in particolare la zona di Cabo Delgado sono al centro di assalti da parte di sedicenti milizie islamiche provenienti da territori limitrofi o ribelli interni. Migliaia i morti ed oltre 200mila gli sfollati, fino ad ora. Nel mese di giugno, la Conferenza episcopale nazionale ha affrontato la questione nel corso della sua Plenaria; al termine dell’incontro, i presuli hanno rivolto un messaggio aperto ai fedeli di Cabo Delgado, in cui hanno deplorato le violenze e richiamato alla solidarietà comune. “Bisogna intervenire – si legge nel messaggio - sulle cause del conflitto anche attraverso la promozione di progetti di sviluppo e la prestazione di servizi essenziali, come quelli relativi alla salute e all’educazione”. (IP)

4 settembre - MONDO Azione Cattolica e Fiac: avere coraggio di cambiare per uscire migliori da pandemia

Per uscire dall’attuale pandemia da Covid-19, bisogna avere “il coraggio di cambiare”: questo, in sintesi, il cuore dell’evento on line tenuto oggi, 4 settembre, dal Forum Internazionale dell’Azione Cattolica (Fiac) e dall’Azione Cattolica Italia (Ac). La data scelta non è stata casuale poiché è coincisa con la memoria liturgica del Beato Giuseppe Toniolo che dell’Ac fu promotore. “Quello che ci viene richiesto – ha detto Matteo Truffelli, presidente nazionale di Ac Italia - è innanzitutto un cambiamento dello sguardo”, per riuscire a “vedere e comprendere in maniera differente le aspirazioni, la vita e le lacrime di coloro che conoscono il senso di incertezza, di timore e di impotenza a causa della povertà, della guerra, degli sconvolgimenti climatici, della criminalità, della discriminazione”. Ai credenti in particolare, ha ricordato Truffelli, “è chiesto di saper coltivare la speranza”, quella che nasce “dall’affidarsi a Dio”, incarnando il Vangelo nell’attualità e traducendolo in “un’umanità più giusta, più fraterna, più umana”. Di qui, il richiamo del presidente di Ac Italia a “vivere da fratelli”, ovvero “capaci di custodire il sentimento di fiducia negli altri e di responsabilità verso tutti”, trasformandolo in “nuove alleanze: tra le nazioni, tra i gruppi sociali, tra le generazioni, tra natura e abitanti della terra, tra istituzioni e cittadini, tra scienza e politica, tra ricchezza e bisogno, tra credenti e non credenti”. “Perché più di ogni altra cosa- ha concluso Truffelli - questi mesi di sofferenza ci hanno insegnato che davvero nessuno si salva da solo (Evangelii gaudium, 113)”. Nel corso dell’incontro virtuale, al quale si sono uniti oltre 200 partecipanti provenienti da 28 Paesi del mondo, si è pregato anche per il Libano, aderendo così all’odierna Giornata universale di preghiera e digiuno promossa da Papa Francesco. Numerose, quindi, le testimonianze al riguardo: alcuni giovani cristiani della Terra Santa, ad esempio, hanno raccontato la loro iniziativa denominata “Nella speranza, vinciamo” e che ha visto la realizzazione, in collaborazione con gli artigiani cristiani della Palestina, di 6.200 rosari in legno d’ulivo recanti l’immagine del cedro, albero-simbolo del Libano. I rosari sono stati messi in vendita ad un prezzo contenuto allo scopo di sostenere sia la popolazione libanese che gli artigiani palestinesi.

4 settembre - ITALIA 5 settembre, Giornata internazionale carità: on line “Carità è missione”, raccolta di preghiere degli operatori Caritas

Si intitola “Carità e missione” ed è la raccolta di preghiere degli operatori della Caritas Italiana, pubblicata oggi, alla vigilia della Giornata internazionale della carità che si celebra il 5 settembre, giorno in cui, nel 1997, moriva Santa Teresa di Calcutta. Il testo è disponibile on line sul sito web www.caritas.it. Due gli spunti all’origine della pubblicazione, informa una nota: “Le indicazioni della Cei sull’azione missionaria, modello di ogni azione della Chiesa, e la riflessione verso il 50° di Caritas Italiana che si celebrerà l’anno prossimo”. A questi due suggerimenti si è sovrapposta “l’emergenza Covid-19, che ha inciso profondamente, oltre che a livello economico e sociale, anche nella dimensione e nella vita spirituale di tutti noi”. “Eppure – scrive la Caritas - pensiamo che proprio questo è stato ed è il momento della comunità e della Chiesa, non tanto e non soltanto per dare aiuti materiali, ma soprattutto per garantire la presenza costante, condividere le difficoltà e aiutare ad affrontarle insieme”. “Per una Chiesa che sa farsi missionaria – ribadisce l’organismo caritativo - la carità diventa la condizione fondamentale per affrontare in modo costruttivo i problemi che la situazione attuale presenta. È il cemento del corpo in cui tutti viviamo “ e “in cui nessuno può essere lasciato indietro”, in “un continuo scambio tra azione e contemplazione, tra vita e fede, tra carità concreta e carità spirituale”. (IP)

4 settembre - FILIPPINE #TempodelCreato Volontari cristiani e musulmani insieme per ripulire il litorale

Si sono incontrati ieri, ramazze e palette in mano, un gruppo di cristiani e musulmani, per ripulire insieme e a titolo volontario il litorale. L’iniziativa, riportata dal sito della Conferenza episcopale delle Filippine, ha avuto luogo a Barangay Bancao-Bancao ed è stata organizzata dal Vicariato Apostolico di Puerto Princesa in risposta all’invito di Papa Francesco di vivere insieme un Tempo del Creato, che si è aperto martedì scorso con la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato. Il vicario apostolico, monsignor Socrates Mesiona, con l’occasione, ha denunciato la cultura "usa e getta" della società odierna: "Abbiamo religioni diverse, abbiamo credenze diverse, ma viviamo nello stesso mondo – ha detto - speriamo di trasmettere a tutti la spiritualità della protezione dell'ambiente”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Hadji Arturo 'Abdulaziz' Suizo, un leader musulmano locale, secondo cui l'Islam ha dato molta importanza alla causa della protezione dell'ambiente: "Proteggiamolo per la prossima generazione", ha detto. Il Tempo del Creato fortemente voluto dal Papa, si concluderà il 4 ottobre con la festa di San Francesco, ma nelle Filippine, la celebrazione si estenderà fino all'11 ottobre, in cui ricorre la Domenica dei Popoli Indigeni. Tra le iniziative locali, è prevista, a partire dal 30 settembre, la piantumazione di una nuova piantagione di alberi sulla montagna di Irawan a vantaggio della comunità interreligiosa di Palawan. Nel 2019, il Vicariato apostolico di Puerto Princesa ha piantato diecimila nuovi alberi nel paesaggio protetto del Monte Mantalingahan a Brooke's Point. (RB)

4 settembre - POLONIA Il portavoce dei vescovi, padre Gęsiak: social media necessari alla comunicazione della Chiesa

La presenza sui social media è necessaria nella comunicazione contemporanea della Chiesa con i media e i fedeli, parola del padre gesuita Leszek Gęsiak, portavoce della Conferenza episcopale della Polonia che lo scrive in un intervento sul sito dell’Episcopato polacco. “È il modo più veloce ed efficace per comunicare con una vasta gamma di destinatari”, si legge nel suo messaggio in cui annuncia di essere presente sia su Twitter che su Facebook. Il portavoce episcopale ha sottolineato che i social media non sono solo un'opportunità per la Chiesa di raggiungere quegli utenti che rimangono lontani dalla comunità dei credenti, ma anche per garantire che la Chiesa non sia esclusa da questa comunicazione veloce e diretta, che viene utilizzata da milioni di persone. "Attraverso la mia presenza nei social media, potrò partecipare a una comunità virtuale di credenti e contribuire alla promozione dei valori cristiani su internet – prosegue il gesuita - questa è un'eccellente opportunità per evangelizzare questo continente digitale, dove si incontrano molti scettici, persone che si mettono in discussione e in ricerca". Sui social media sono già presenti il presidente della Conferenza episcopale polacca, monsignor Stanisław Gądecki, molti vescovi polacchi e molte diocesi, nonché l'ufficio stampa della Conferenza episcopale polacca. P. Leszek Gesiak si unisce al gruppo degli utenti dei social media per raggiungere ancora più persone con le notizie episcopali. (RB)

4 settembre - UNGHERIA Conclusa Plenaria vescovi: Monsignor Veres, rieletto presidente

È stato rieletto presidente della Conferenza episcopale d’Ungheria (Ceu) Monsignor András Veres, vescovo di Győr; il suo nuovo mandato durerà cinque anni. Lo rende noto il sito web dei vescovi ungheresi, presentando un resconto della Plenaria epsicopale d’autunno, svoltasi il 2 e 3 settembre. Riconfermato nel suo incarico anche il vicepresidente della Ceu, l’Arcivescovo di Veszprém, Monsignor György Udvardy, così come il segretario generale,  il dottor Tamás Tóth, che ricopre tale ruolo dal 2018. Al centro dei lavori episcopali, anche la riflessione sulla pandemia da Covid-19 che nel Paese si è intensificata ed ha provocato oltre 7mila casi positivi, con quasi 4mila guariti e 621 deceduti. Al riguardo, la Ceu, “guidata dal senso di responsabilità che prova nei confronti dei fedeli”, ha emanato nuove disposizioni per la celebrazione della Messa: in particolare, si ricorda alle persone sintomatiche di non recarsi in Chiesa; si invita alla sanificazione costante delle locali liturgici e alla igienizzazione delle mani; si esorta all’uso della mascherina e alla pratica del distanziamento fisico e si suggerisce l’amministrazione del Sacramento dell’Eucaristia nella mano. I vescovi hanno esaminato anche l’ultima traduzione, in ungherese, del Messale Romano che “sarà completata nel prossimo futuro” e che, “essendo nuova e più ricca”, include testi “più solenni”. In agenda c’è stato anche il rapporto sulla formazione religiosa in modalità digitale, inclusa la digitalizzazione dei libri religiosi. Infine, i presuli hanno richiamato “l’attenzione dei fedeli sul censimento del 2021”, che include “la questione dell’appartenenza religiosa”. (IP)

4 settembre - VATICANO Monsignor Jurkovič: mettere al bando munizioni a grappolo, sono minaccia per popolazioni e ostacolo a sviluppo

“Evitare che le munizioni a grappolo diventino una minaccia per la vita delle popolazioni e un ostacolo per lo sviluppo socio-economico delle regioni che sperimentano conflitti”: questo l’auspicio espresso dall’Arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra. Il presule è intervenuto oggi, 4 settembre, alla seconda riunione preparatoria della Seconda Conferenza di revisione della Convenzione sulle munizioni a grappolo. Tale accordo, detto anche “Convenzione di Oslo”, vieta l’uso, la detenzione, la produzione e il trasferimento di munizioni a grappolo e impone la distruzione degli stock esistenti. Il richiamo di Monsignor Jurkovič è andato, in particolare, agli “Stati firmatari” affinché “si assumano le loro responsabilità, individualmente e collettivamente” per fermare le “cluster munitions”, poiché “è di fondamentale importanza che gli obblighi assunti, soprattutto in relazione all'assistenza alle vittime, non siano messi in attesa”. L’Osservatore permanente ha poi ricordato che la Santa Sede è stata “uno dei primi Stati a ratificare la Convenzione” e pertanto essa “rimane pienamente impegnata nella sua attuazione e ha continuato ad incoraggiare altri Stati a riaffermare il valore preminente e intrinseco della dignità umana e la centralità della persona umana”. Dal presule anche la nota di quanto l’entrata in vigore della Convenzione abbia portato a “progressi significativi”, facendo “una vera e propria differenza nel mondo, soprattutto per le vittime e per la loro prevenzione” e “rafforzando il legame tra disarmo e sviluppo”. Tuttavia, ha sottolineato il Rappresentante vaticano, bisogna puntare maggiormente sui “principî e sugli obiettivi” indicati dall’accordo, ovvero: “porre la persona umana, in particolare le vittime, al centro delle preoccupazioni; concentrarsi sulla prevenzione e l’educazione alla pace; non sottrarsi alle responsabilità, bensì adottare misure concrete nell’attuazione degli obblighi contrattuali”; stanziare le risorse necessarie al raggiungimento di quanto stabilito dalla Convenzione. Monsignor Jurkovič si è detto, inoltre, preoccupato per alcune nuove terminologie presenti nelle bozze di revisione dell’accordo. Tali termini, come “genere e diversità”, non hanno “alcun precedente” nei testi pregressi – ha notato il presule – e “non essendo definiti in modo chiaro”, finirebbero per spostare il focus della Convenzione “verso questioni politiche e ideologiche”. Da ricordare che la Convenzione sulle munizioni a grappolo è stata adottata il 30 maggio 2008 ad una Conferenza diplomatica svoltasi a Dublino e rappresenta l’esito di un processo iniziato ad Oslo nel febbraio 2007. Entrata in vigore il 1° agosto 2010, ad oggi essa è stata ratificata da 108 Stati e firmata da 13; tra questi, però, non figurano i maggiori produttori ed utilizzatori delle munizioni a grappolo, come Stati Uniti, Russia, Cina, India, Pakistan e Brasile. (IP)

4 settembre - GERMANIA #coronavirus Immigrazione e solidarietà in tempi di pandemia al centro dell’incontro Bätzing-Merkel

Avrebbe dovuto svolgersi già da molto tempo, ma la pandemia ha bloccato anche questo. Ieri, finalmente, si sono incontrati a Berlino il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Bätzing. E proprio di Coronavirus si è parlato, nell’incontro tra i due, stando a quanto riportato dal sito dell’Episcopato tedesco, che si sono concentrati soprattutto sugli effetti sociali e politici della pandemia. Monsignor Bätzing ha informato il Cancelliere sulle sfide nel contesto ecclesiale e sulle esperienze positive che si sono avute dopo la riapertura delle chiese per le funzioni religiose. Dal canto suo, il Cancelliere ha reso omaggio al lavoro svolto dagli operatori pastorali, soprattutto nelle case di riposo e nelle case di cura durante l'isolamento e ha augurato la buona riuscita della Domenica di preghiera e di solidarietà con i malati che la Chiesa cattolica tedesca ha organizzato per il prossimo 6 settembre.   "La Germania vuole e deve essere solidale con le vittime del Coronavirus di tutto il mondo”, ha detto il presidente dei vescovi, riaffermando la responsabilità di tutti per garantire la coesione interna della società. Nei loro colloqui, infine, il Cancelliere Merkel e il presidente Bätzing hanno affrontato anche le questioni legate alla migrazione e alle sfide che ne derivano per la Presidenza tedesca del Consiglio dell'Unione Europea. Il presidente dei vescovi tedeschi ha in proposito espressamente ringraziato il Cancelliere per il suo impegno umanitario. (RB)

3 settembre - PAPUA NUOVA GUINEA Celebrata la Giornata nazionale del Pentimento. Vescovi: strumento essenziale per la pace

Il pentimento è uno strumento essenziale per la costruzione della pace: lo ha affermato la Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea che il 26 agosto, a Port Moresby, ha celebrato la “Giornata nazionale del pentimento” con una cerimonia presieduta in chiesa dal Segretario epicopale per le Comunicazioni sociali, padre Ambrose Pereira. “Se noi peccatori ci pentiamo – hanno sottolineato i vescovi – Dio è sempre pronto a perdonare”. La celebrazione è stata caratterizzata dalla presenza di oggetti simbolici per ricordare, anche visivamente, l’importanza del pentirsi: ad esempio, alcune banconote sono state appese a ramoscelli di alberi, simbolo per eccellenza della pace, ad indicare la fiducia riconquistata, mentre lo scambio di grappoli di noci di areca ha indicato la fine dei conflitti interpersonali. Tutti questi oggetti sono stati deposti sull’altare della cerimonia. “I partecipanti all’evento – informa una nota – hanno recitato la Coroncina della Divina Misericordia ed hanno poi preso parte alla Santa Messa presieduta dal Segretario generale della Conferenza episcopale, padre Giorgio Licini. “La Giornata del pentimento – ha aggiunto Eva Wangihama, segretaria della Commissione episcopale per i Laici, organizzatrice dell’evento – è più di un giorno di festa: è qualcosa che deve essere celebrata e ricordata ogni giorno, anche in futuro”. Da ricordare che in Papua Nuova Guinea, la “Giornata del pentimento” è un giorno festivo che vede lo svolgimento di numerosi incontri di preghiera in tutto il Paese. L’iniziativa ha carattere ecumenico: è stata proposta negli anni passati da un gruppo di Chiese e, nel 2011, l’allora primo ministro Peter O'Neill ne ha approvato l’istituzione. (IP)

3 settembre - GERMANIA #coronavirus Il 6 settembre la Domenica di preghiera e solidarietà con i malati. Monsignor Bätzing: solidarietà anche “pratica”

Si svolgerà domenica prossima, 6 settembre, la Domenica di preghiera e solidarietà con i malati della pandemia di Coronavirus che sarà celebrata da tutta la Chiesa cattolica in Germania: lo riferiscono i vescovi attraverso il sito della Conferenza episcopale tedesca. "Quando le persone vivono nella minaccia e nel pericolo, la cura pastorale è particolarmente importante, e a noi cristiani non deve mai mancare la carità – scrive in una lettera alle parrocchie il presidente dei vescovi tedeschi, monsignor Georg Bätzing per l’occasione - tutti coloro che hanno aiutato gli altri e hanno fatto sentire loro la speranza cristiana durante i mesi di crisi meritano un grande ringraziamento". Il presule ha sottolineato che i cattolici in Germania hanno imparato nel corso dei decenni a rivolgere la loro attenzione anche alle necessità di altre parti del mondo: “Il Coronavirus spesso colpisce i poveri più duramente: per molti di loro, infatti, è difficile proteggersi dal virus in quanto non hanno nessun accesso alle strutture sanitarie; inoltre milioni e milioni di persone sono minacciate dalla fame perché non possono più provvedere al proprio sostentamento. Molte popolazioni in Africa, Asia, America Latina ed Europa dell'Est hanno bisogno di aiuto e dovrebbero poter contare sulla nostra solidarietà ecclesiale globale". Le parrocchie e i fedeli, dunque, sono invitati a partecipare a questa Domenica di preghiera e solidarietà anche concretamente: "Vi chiedo di celebrare questo giorno nella vostra parrocchia, specialmente durante la Messa. Preghiamo per i poveri di tutto il mondo, gravemente colpiti dalla pandemia e dalle sue conseguenze economiche e sociali. Preghiamo con loro e mostriamo loro anche la nostra solidarietà in modo molto pratico, rendendo l’elemosina di questo giorno e la campagna di raccolta fondi che l'accompagna un successo", ha concluso il vescovo. (IP)

3 settembre - ITALIA Anniversario uccisione Dalla Chiesa. Arcivescovo di Palermo: fu un“pescatore di uomini” in nome del bene e della pace

“Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”: lo diceva il Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso 38 anni fa, il 3 settembre 1982, in un agguato mafioso a Palermo. Insieme a lui, persero la vita anche la moglie, Emanuela Setti Carraro, e l’agente di scorta, Domenico Russo. Le parole di Dalla Chiesa sono state ricordate oggi dall’Arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice, nella Messa celebrata nella Cattedrale della città. “Come Simon Pietro – ha detto il presule - Dalla Chiesa è rimasto fedele ad una chiamata. Lungo tutto l’arco della sua vita e nei diversi ambiti del suo servizio svolto nell’Arma dei Carabinieri o come Prefetto di Palermo, ha messo a disposizione la sua vita, la sua professione, la sua intelligenza, la sua esperienza, non temendo di gettare le reti in pieno giorno per combattere le organizzazioni mafiose e terroristiche, per liberare il nostro Paese dall’illegalità a dalla violenza”. Dalla Chiesa “fu un vero pescatore di uomini – ha aggiunto l’Arcivescovo - capace di affrontare con arguzia e professionalità gli abissi del male organizzato e pianificato da esseri brutali attraverso alleanze perverse, e di prendere il largo per salvare donne e uomini destinati alla vita, al bene, alla convivenza solidale e pacifica”.  Fedele al suo mandato, Dalla Chiesa diceva: “Se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue istituzioni e delle sue leggi; non possiamo oltre delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti”. “Con lui – ha concluso Monsignor Lorefice - anche in questo nostro tempo, nella nostra Isola, nel nostro Paese, in questa casa comune che è la madre Terra, siamo tutti chiamati ad essere pescatori di uomini, soprattutto se indifesi, vessati e sfruttati. Lo dobbiamo a questi testimoni di autentica e bella umanità”. (IP)

3 settembre - EUROPA Dal 25 settembre a Praga, Plenaria del Ccee sulla Chiesa europea post-pandemia

“La Chiesa in Europa dopo la pandemia. Prospettive per il Creato e per le comunità”: sarà questo il tema dell’annuale Assemblea Plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee). L’evento si terrà a Praga, nella Repubblica Ceca, dal 25 al 27 settembre 2020 e, considerate le attuali disposizioni sanitarie dovute al coronavirus, i vescovi che non potranno raggiungere Praga si collegheranno in videoconferenza. “A partire dall’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, nel quinto anniversario della sua pubblicazione – informa una nota - e alla luce di quanto sta accadendo nel mondo intero a causa del Covid-19, i vescovi europei si incontrano per riflettere sui cambiamenti e sulle ripercussioni che la pandemia sta provocando”. In particolare, i lavori della Plenaria si soffermeranno su “le conseguenze religiose, pastorali ed ecologiche del coronavirus e, a partire da questi tre aspetti, ogni presidente dei vescovi illustrerà la situazione della propria Conferenza episcopale”. Ulteriore risalto verrà dato anche a “cosa stiamo imparando dalla pandemia e cosa significhi tutto ciò per la cura del Creato”. La sede dell’incontro sarà quella dell’Arcivescovado di Praga. (IP)

3 settembre - ITALIA Nasce la collana di Città Nuova “I nuovi colori del mondo”, dedicata ai bambini dai 5 agli 8 anni

Con “IO CI TENGO! Manuale per supereroi salvambiente” di Silvia Roncaglia e le illustrazioni di Maria Gianola, arriva oggi in libreria la nuova collana delle edizioni Città Nuova “I nuovi colori del mondo”, dedicata ai bambini di età compresa tra i 5 e gli 8 anni e nata attraverso la collaborazione con Earth Day Italia. Un’accurata scelta del carattere, del corpo e della spaziatura, il fondo chiaro di una carta opaca e un grande lavoro redazionale sul testo per facilitarne la comprensione: sono questi gli ingredienti con i quali le nuove pubblicazioni supervisionate da Silvia Roncaglia promettono di guidare i lettori più giovani alla scoperta del piacere della lettura; ma gli accorgimenti adottati si pongono anche l’obiettivo di facilitare la leggibilità anche ai bimbi che presentano disturbi dell’apprendimento. Tra gli obiettivi educativi della nuova collana, c’è, poi, quello strettamente educativo che fa parte di tutta la linea editoriale della casa editrice, che ha sempre prestato particolare attenzione alle nuove generazioni. A fare da apripista di questa nuova collana è proprio l’opera di Silvia Roncaglia “IO CI TENGO!”: un vero e proprio manuale per bambini dai 6 anni in su per sensibilizzare, fin dalla più tenera età, al rispetto e all’attenzione verso l’ambiente. I piccoli lettori, pagina dopo pagina, sono invitati a scegliere ogni volta tra due diversi comportamenti: uno ecologicamente corretto e l’altro indifferente e superficiale nei confronti dell’ambiente nel rispondere a domande quali “come ci si comporta in occasione di un picnic sulla spiaggia? E nel lavarsi i denti? Quando si gioca al parco? Nell’uso delle luci a casa?”. Per ognuna delle otto domande previste, poi, ci sono curiosità, informazioni, approfondimenti e notizie utili sulla tutela dell’ambiente e indicazioni pratiche per costruire giochi sostenibili e attività istruttive a tema ambientale. Completano il testo, indicazioni bibliografiche per genitori e insegnanti. (RB)

3 settembre - PAESI BASSI Morto il Cardinale Simonis, Arcivescovo emerito di Utrecht. Il cordoglio dei vescovi

Una persona “con un grande cuore pastorale”: così il Cardinale Willem Jacobus Eijk, Arcivescovo metropolita di Utrecht, nei Paesi Bassi, annuncia la scomparsa del suo predecessore, il Cardinale Adrianus Johannes Simonis, deceduto ieri, 2 settembre all’età di 88 anni. “Dopo la sua rinuncia – informa una nota arcidiocesana – il porporato ha vissuto per qualche tempo a Nieuwkuijk, in Brabante, nella Mariapoli Mariënkroon del Movimento dei Focolari. Ha trascorso i suoi ultimi anni in un centro di cura a Voorhout, nei Paesi Bassi meridionali”. Esprimendo il suo cordoglio, il Cardinale Eijk ricordato l’opera del suo predecessore, iniziata in un momento difficile, in cui la polarizzazione, nel Paese, era molto forte. “Questo non gli ha impedito, tuttavia, di mettere in pratica il suo motto, ‘Perché Ti conoscano’, in molti modi”. Con la scomparsa del Cardinale Simonis, non elettore, il Collegio Cardinalizio risulta così composto: 220 Cardinali in totale, di cui 122 elettori e 98 non elettori. Nato il 26 novembre 1931 a Lisse, diocesi di Rotterdam, primo di undici fratelli, il Cardinale Simonis aveva ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 15 giugno 1957, dopo aver compiuto gli studi nei Seminari di "Hageveld" e "Warmond". Dal 1959 al 1966 aveva studiato esegesi biblica a Roma, completando i corsi con una tesi sui testi del Vangelo di Giovanni relativi al Buon Pastore. Rientrato in patria, era stato nominato vicario di una parrocchia di L'Aja, con l'incarico particolare di curare il settore della pastorale per gli infermi nel locale ospedale della Croce Rossa. (IP)

3 settembre - SUDAN Accordo tra governo e ribelli. Vescovo di Khartoum: un passo avanti verso la pace

“Un passo avanti”: così Monsignor Michael Didi Adgum Mangoria, arcivescovo metropolita di Khartoum, in Sudan, definisce l’accordo di pace firmato il 31 agosto tra il governo nazionale e il Fronte Rivoluzionario del Sudan, un’organizzazione che unisce gruppi ribelli degli Stati sudanesi del Darfur Occidentale, del Kordofan Meridionale e del Nilo Azzurro. L’intesa, che pone fine a diciassette anni di guerra civile, prevede il ritorno in patria dei milioni di sfollati a causa della guerra, la concessione di un’autonomia amministrativa agli Stati del Darfur Occidentale, del Kordofan Meridionale e del Nilo Azzurro, l’integrazione delle forze militari degli ex ribelli all’interno dell’esercito sudanese entro un periodo di 39 mesi e la regolamentazione delle terre tradizionalmente utilizzate dalle comunità tribali. L’accordo è stato firmato a Juba, capitale del Sud Sudan, Paese che ha contribuito ai negoziati di pace. Tuttavia, due gruppi ribelli hanno rifiutato il documento e non vi hanno aderito. Per questo, Monsignor Didi esorta i leader politici a “integrare tutte le parti in causa che sono rimaste escluse”, così da rendere l’intesa davvero “completa”. “Un accordo di pace – spiega infatti il presule – diventa completo quanto tutti coloro che sono armati vi aderiscono e nessuno viene lasciato indietro”. Esprimendo comunque la sua gioia per il cessate-il-fuoco e la fine delle ostilità, l’arcivescovo di Khartoum ha ribadito però la necessità di una pace duratura, perché “la fine del conflitto non può essere equiparata ad una riconciliazione vera e propria” ed “è giunto il momento che tutte le parti in causa esprimano il loro punto di vista”. All’appello del presule ha fatto eco anche l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri Josep Borrell che, in una nota ufficiale, ha definito l’accordo come  “una pietra miliare per la transizione democratica ed economica del Sudan”, invitando quindi tutti i gruppi in causa “ad unirsi agli sforzi di pace a beneficio delle comunità locali”. (IP)

3 settembre - ECUADOR Allarme vescovi: nuovo Codice sanitario non difende la vita, ma promuove la morte

Il nuovo Codice sanitario organico “non difende la vita, ma promuove la morte”: lo afferma l’Arcivescovo di Quito e Primate dell’Ecuador, monsignor Alfredo José Espinoza Mateus, in riferimento al disegno di legge approvato dall’Assemblea nazionale il 25 agosto scorso. Cinque, in particolare, gli articoli messi in discussione dal presule, perché contrari ai diritti umani. In essi, si promuove l’aborto in maniera “ambigua”, presentandolo come un’emergenza ostetrica e andando così anche contro il diritto all’obiezione di coscienza dei medici; si favorisce l’uso indiscriminato dei contraccettivi da parte dei minori, senza il consenso dei loro genitori; si impongono visioni di genere contrarie all’etica e alla scienza; si viola la dignità del corpo umano autorizzando la pratica dell’utero in affitto e si va contro il diritto all’identità sessuale, permettendo il cambio di sesso nella fase della pubertà. Nell’omelia della Messa celebrata il 30 agosto nella parrocchia di San Francesco di Assisi, dunque, l’Arcivescovo di Quito ha chiesto al governo di porre il veto a tali articoli. Al contempo, Monsignor Espinoza ha esortato i fedeli a “non mettere a tacere la verità” e a “non farsi ingannare”. “Non vogliamo un aborto a causa di una presunta emergenza ostetrica – ha spiegato - non vogliamo che i genitori perdano il loro ruolo nell'educazione sessuale dei loro figli, non vogliamo che i medici non possano esercitare la loro obiezione di coscienza all'aborto, non vogliamo surrogati che ledono la dignità stessa della donna e il senso della maternità, non vogliamo che qualcuno non possa decidere di farsi accompagnare professionalmente nella comprensione della propria sessualità biologica”. “Ascoltate la voce del popolo davanti ad una legge di morte – ha incalzato il Primate dell’Ecuador, rivolgendosi alle autorità – guardate alla Croce di Cristo che è una Croce di vita, non di morte, e seguite l’esempio della Vergine Maria, Colei che porta in grembo la vita”. Infine, Monsignor Espinoza ha concluso: "Siamo una società che rispetta la vita e la dignità dell'essere umano, non siamo una società di morte o che ama o cerca la morte. Non macchiamo le nostre mani con il sangue di innocenti. Difendiamo la vita e viviamo e agiamo secondo i nostri principî e valori”. (IP)

3 settembre - ITALIA IX Centenario del Beato Gerardo Sasso, fondatore dei Cavalieri di Malta. Becciu: un monaco a suo agio tra i “signori poveri”

Si è svolta questa mattina a San Pietro in Scala, in provincia di Salerno, la solenne celebrazione per il IX Centenario della nascita al cielo del Beato Gerardo Sasso. A presiederla il cardinale Angelo Becciu, Delegato speciale presso il Sovrano Militare Ordine di Malta e Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che nella sua omelia ha definito il fondatore della primigenia Confraternita di San Giovanni – che poi diventerà l’Ordine del Cavalieri di Malta - un monaco capace di donare amore tramite il servizio, con una fede incrollabile tanto da spingerlo fino in Terra Santa precorrendo il viaggio di San Francesco d’Assisi. Nel ricordare il motto di fra Gerardo ‘tuitio fidei et ubesquium pauperum’, il porporato ha sottolineato come per questa figura al centro di tutto ci sia Dio, l’esigenza di amare, ma anche di testimoniare questo amore con la propria fede e l’evangelizzazione, la missione della Chiesa alla quale più volte anche Papa Francesco ha richiamato i consacrati, ma anche tutti i fedeli laici battezzati: “Generare il cambiamento destando meraviglia e compassione”. “Amare gli altri come ama Dio non è un optional, un corollario nella vita della Chiesa, ma è un’esigenza primaria, è il comando dell'amore – ricorda il cardinale Becciu - il distintivo che ci farà riconoscere come autentici discepoli di Gesù”. È questa la portata innovativa del cristianesimo, la genialità di Cristo: portare un pezzo di paradiso sulla terra, che è, proprio l’amore. Ma questo è anche il messaggio che il Beato Sasso lascia ai suoi confratelli e a tutti noi: vivere e diffondere la missione della Chiesa e la propria vocazione senza cedimenti; solo così si può rendere la sofferenza degli più sopportabile e la propria testimonianza più credibile. A proposito di testimonianza, il porporato in conclusione ha voluto ricordare come spesso i Cavalieri di Malta abbiano dimostrato la propria propensione al servizio accorrendo tra le popolazioni in difficoltà, non per ultima proprio in Italia dove, con l’emergenza Covid, sono stati in prima linea accanto ai senzatetto e agli anziani bisognosi di assistenza. (IP)

3 settembre - INDIA Arcidiocesi di Patna: 84 sacerdoti rinunciano a stipendio in favore dei poveri

Un gesto concreto di aiuto, vicinanza e solidarietà: è stato quello compiuto da 84 sacerdoti dell’Arcidiocesi di Patna, nel nord-est dell’India, che, durante il lungo periodo di lockdown dovuto al coronavirus, hanno rinunciato ad una parte del loro reddito mensile in favore dei poveri e dei disoccupati. "Grazie alla loro generosità - dice padre Amal Raj, direttore del Centro servizi sociali arcidiocesano, citato dall’agenzia Eglise d’Asie - la Chiesa cattolica è stata in grado di fornire assistenza a chi ne ha bisogno, di fabbricare e distribuire maschere protettive e gel disinfettante e di lanciare programmi di sensibilizzazione sul coronavirus". Nello Stato del Bihar, dove si trova Patna, circa il 33 per cento degli abitanti vive al di sotto della soglia di povertà e nell’intera regione abita oltre un milione di lavoratori migranti interni che sono divenuti disoccupati a causa della pandemia. Ma la generosità dei sacerdoti non è stata l’unica nota positiva di questo difficile periodo: la Chiesa cattolica di Patna, infatti, ha avviato sin dal 2014 una piattaforma interdiocesana, denominata “Sewa Kendra”, attraverso la quale i cattolici hanno potuto portare avanti diverse opere di beneficenza. Ad esempio, alle famiglie migranti rimaste senza lavoro è stato fornito del bestiame (pecore, polli, anatre e oche) per aiutare il loro sostentamento. Al contempo, la piattaforma ha contribuito allo sviluppo socio-economico della popolazione locale, all’educazione dei bambini nei villaggi rurali e all’emancipazione delle donne, aiutandole soprattutto ad uscire dall’analfabetismo. (IP)

3 settembre - BRASILE #coronavirus. Consegnate ai vescovi le attrezzature donate dal Papa contro la pandemia

Cento tute sanitarie e cento termometri digitali: è il dono di Papa Francesco per aiutare il Brasile nella lotta contro il coronavirus. Le attrezzature sono state consegnate il 1.mo settembre dal Nunzio apostolico nel Paese, Monsignor Giovanni d'Aniello, al Segretario generale della Conferenza episcopale locale (Cnbb), Monsignor Joel Portella Amado, il quale ha commentato: “Attraverso la Caritas brasiliana, distribuiremo in tutto il Paese questi doni che rappresentano un gesto di cura e di attenzione da parte del Papa verso i più vulnerabili. Sentiamo che il suo cuore è rivolto a noi e a tutti coloro che soffrono”. “Di fronte alla pandemia – ha aggiunto il presule – è importante rispondere con la carità e la bontà”. La distribuzione delle attrezzature sarà coordinata dalla Caritas brasiliana, il cui responsabile, Rogério Augusto da Cunha, si è detto grato della donazione, lodando “lo spirito della collaborazione della Chiesa per superare questo momento difficile”. I dispositivi medici saranno consegnati all'Ospedale Nossa Senhora das Dores a Capinzal, gestito dalla Congregazione delle Serve di Maria Riparatrici; alla Santa Casa di Montes Claros, amministrata dalla Confraternita Nostra Signora della Mercede, e all'Ospedale Santa Giuliana, affidato alla diocesi di Rio Branco. Da ricordare che, ad oggi 3 settembre, in Brasile il Covid-19 ha fatto registrare 4 milioni di casi in totale, con 124mila decessi e 3 milioni di guarigioni. (IP)

3 settembre - STATI UNITI 7 settembre, “Labour Day”. Vescovi: ricostruire un mondo dignitoso post-pandemia

Dopo la pandemia da Covid-19, occorre ricostruire un mondo dignitoso: lo chiedono i vescovi degli Stati Uniti nel tradizionale messaggio diffuso in vista del “Labour Day” che ricorre il 7 settembre. Nel testo, a firma di Monsignor Paul S. Coakley, presidente del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), si fa riferimento al versetto dell’Apocalisse "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21,5) come aspirazione alla speranza in un periodo definito “cupo” a causa dell’emergenza sanitaria e delle sue ricadute sulla società. “La pandemia prosegue – afferma il messaggio – le condizioni economiche di molte famiglie sono difficili o addirittura disastrose; milioni di persone sono senza lavoro, mentre per i lavoratori ritenuti essenziali cresce il pericolo di contagio”, tanto che qualcuno li ha definiti “lavoratori sacrificali”. “Ciò che era sbagliato prima della pandemia ora è stato accelerato – sottolineano i vescovi – Ciò che si poteva nascondere ora è palese. E in questo contesto, la morte di George Floyd [l’afroamericano deceduto il 25 giugno a Minneapolis dopo essere stato arrestato da un poliziotto bianco ndr] è stata come accendere un fiammifero in una stanza piena di gas”. Tuttavia, sottolineano i presuli, “Dio non abbandona mai il suo popolo, è sempre vicino ad esso, soprattutto quando il dolore diventa maggiormente presente”. Di qui, il richiamo a guardare a Lui per comprendere che “è giunto il momento di eliminare le disuguaglianze, di sanare l'ingiustizia che sta minando la salute di tutta la popolazione”. Oggi, purtroppo – è il rammarico dell’Usccb – “la dignità della persona umana, fatta a immagine e somiglianza di Dio, non è al centro della società. E in alcuni luoghi di lavoro, ciò ha significato un'enfasi sui profitti piuttosto che sulla sicurezza”. “Questo è ingiusto – incalzano i presuli – perché il consumismo e l'individualismo alimentano pressioni sui datori di lavoro e sui responsabili politici che portano a questi risultati”. (IP)

2 settembre - ARGENTINA Il “Cura Brochero” dichiarato “Patrono delle Forze Armate di schieramento rapido”

“Un modello di servizio e di dedizione che può essere di ispirazione e fare da guida alla nobile professione militare": con questa motivazione, l’Ordinario militare dell’Argentina, Monsignor Santiago Olivera, ha approvato la richiesta di proclamare il Cura Brochero “Patrono delle Forze Armate”. In particolare, il Santo sarà il protettore delle “Forze di schieramento rapido” (Fdr) dell’esercito argentino. Con un apposito decreto datato 31 agosto, dunque, il presule ha accolto la richiesta avanzata dal Comando delle Fdr. “Personalmente – ha spiegato il presule – questa richiesta è stata motivo di grande gioia cristiana, perché io sono stato vescovo della diocesi di Cruz del Eje che custodisce, come un grande tesoro, le spoglie mortali di questo Santo, il primo che nacque, operò e morì in Argentina”. Dall’Ordinario militare, infine, l’invito ai fedeli a commemorare il Cura Brochero il 16 marzo “con particolare devozione”. (IP)

2 settembre - ITALIA #coronavirus, emergenza scuola. Caritas: l’istruzione non riapre per tutti, sanare disuguaglianze educative

Torna a suonare la campanella della scuola, dopo la chiusura obbligatoria dovuta alla pandemia da coronavirus. Nel mese di settembre, infatti, saranno molti gli studenti che, in Italia e nel mondo, torneranno in classe, pur con le dovute cautele ancora necessarie per evitare nuovi contagi. Tuttavia, non sarà così per tutti: come ricorda una nota della Caritas Italiana, 1 miliardo di studenti non ha ancora avuto la possibilità di rientrare a scuola e “in molte regioni del Pianeta la questione si presenta come una vera e propria emergenza, che rischia di colpire ancora una volta le persone più vulnerabili e i più giovani, aggravando così ulteriormente i fenomeni di disuguaglianza” dell’epoca contemporanea. Non solo: la Caritas sottolinea che la chiusura delle scuole ha tagliato fuori circa “463 milioni di bambini” che, in tutto il mondo, non hanno avuto “alcun accesso a modalità alternative di didattica a distanza”, mentre 346 milioni di studenti provenienti da famiglie fragili e vulnerabili hanno perso l’opportunità di ricevere “l’unico un pasto quotidiano completo e con un giusto apporto nutrizionale”. Il lockdown ha avuto ripercussioni anche in ambito domestico con “un aumento delle violenze sulle donne e sui minori” e il tutto è aggravato dalla crisi economica che impedisce a molte famiglie di sostenere le spese connesse alla frequenza scolastica, riportando le percentuali dell’abbandono scolastico indietro di 40 anni. Secondo l’Unicef, infatti, circa 24 milioni di bambini e giovani potrebbero lasciare o non avere accesso all’istruzione per il prossimo anno di studi. Per questo, la Caritas Italiana, insieme a Focsiv, ricorda la campagna “Insieme per gli ultimi”, lanciata in partnership, tra gli altri, con Radio Vaticana-Vatican News e L’Osservatore Romano, per sostenere attraverso 62 progetti le popolazioni del mondo maggiormente in difficoltà. (IP)

2 settembre - FILIPPINE Appello vescovi: fermare costruzione di nuove centrali a carbone

Il governo delle Filippine fermi la costruzione di nuove centrali energetiche a carbone nella provincia di Quezon: lo chiedono, in una dichiarazione, Monsignor Mel Rey Uy, vescovo di Lucena, e il clero locale, ricordando che erigere simili strutture finisce per aggravare l’impatto dei cambiamenti climatici sulla popolazione. Nello specifico, la nota fa riferimento a tre progetti: due proposti dalla Smc Global Power Holdings relativi alla città di Pagbilao e ad uno, invece, avanzato dalla Meralco nella città di Atimonan. “Ci opponiamo a questo tipo di centrali energetiche – si legge nella dichiarazione - perché sono del tutto incoerenti con la cura della nostra Casa comune, quella cura di cui oggi abbiamo disperatamente bisogno”, senza contare “i rischi per la salute delle comunità locali”. Rivolgendosi, poi, direttamente ai sostenitori di simili progetti, il vescovo ed il clero di Lucena li esortano ad “ascoltare il grido della Terra ed ad annullare tutti i loro piani riguardanti la costruzione di una fonte di energia sporca, mortale e costosa”. “Ci rivolgiamo al governo locale e nazionale ed alle loro rispettive agenzie – prosegue poi la dichiarazione – affinché ascoltino la voce della gente di Quezon e disconoscano questi progetti e qualsiasi altra centrale a carbone nella provincia e nel Paese”. Piuttosto, “concentrino i loro sforzi e le loro risorse nello sviluppo di fonti di energia rinnovabile” che prendano il posto di quelle centrali energetiche “obsolete, inquinanti ed orientate solo al profitto”. Da ricordare che, recentemente, diversi vescovi e congregazioni religiose delle Filippine hanno dichiarato l’intenzione di bloccare tutti i loro investimenti nelle industrie del carbone. “Riteniamo che il carbone, il combustibile fossile più inquinante sia da solo il più grande responsabile dell’emergenza climatica, vada contro tutti gli insegnamenti della Chiesa, soprattutto sulla difesa della vita e della dignità della persona umana e la cura della Creazione di Dio”, si legge in una dichiarazione diffusa nel mese di maggio. “Oggi - sottolineano i leader religiosi cattolici filippini - ci troviamo di fronte a due crisi globali che mostrano le conseguenze di decisioni che non mettono al primo posto la salute del nostro popolo e del pianeta. Ambedue queste crisi sono un forte richiamo a costruire un mondo migliore”. (IP)

2 settembre - MALAWI Entro tre mesi le prime trasmissioni di Kuwala FM, la radio dell’arcidiocesi di Blantyre

Dovrebbe iniziare le sue trasmissioni prima della fine dell’anno radio Kuwala FM, l’emittente dell’arcidiocesi di Blantyre, in Malawi, che prevede di raggiungere oltre di 2 milioni di ascoltatori. Qualche settimana fa, riferisce Amecea News Blog, un rapporto sullo stato di avanzamento del progetto radiofonico è stato presentato all’arcivescovo Thomas Luke Msusa che ha espresso apprezzamento per quanto fino ad ora realizzato esortando i fedeli a sostenere economicamente quella che vuole essere la quarta stazione radio regionale della Chiesa cattolica nel Paese, dopo Radio Alinafe dell’arcidiocesi di Lilongwe, Radio Tigabane della diocesi di Mzuzu e Tuntufye FM della diocesi di Karonga. “Sono impressionato dall’impegno del team della task force e dai progressi compiuti - ha detto il presule -. Possiamo sperare che la stazione radiofonica raggiungerà presto le onde radio. Possiamo avere successo se lavoriamo insieme a questo progetto - ha aggiunto -. Non è la mia stazione radio ma la nostra. Il successo di questo importante progetto è nelle mani di tutti noi”. Obiettivo principale della stazione radio è quello di ampliare i canali di evangelizzazione all’interno dell’arcidiocesi e oltre. Il coordinatore delle comunicazioni dell’arcidiocesi di Blantyre, padre Frank Mwinganyama, ha ringraziato monsignor Msusa per il suo contributo e ha invitato i fedeli a seguirne l’esempio. “Tutti i preparativi per l’allestimento dello studio, l’acquisto di attrezzature e gli accordi per la sua ubicazione sono in una fase avanzata” ha precisato padre Mwinganyama che prevede di andare in onda entro tre mesi. (TC)

2 settembre - ZAMBIA #coronavirus. Appello vescovi: alleviare sofferenze di poveri e vulnerabili

12.025 casi in totale: queste le cifre della pandemia da coronavirus in Zambia, dove si contano già circa 300 vittime. Per questo, la Chiesa locale, attraverso Monsignor Moses Hamungole, vescovo di Monze, ha lanciato un appello affinché si moltiplichino gli aiuti soprattutto per alleviare le sofferenze dei più poveri e più vulnerabili. “Niente è troppo poco – ha spiegato il presule, citato dall’agenzia Cisanews Africa – Anche solo 2 kwacha (pari a 10 centesimi di euro ndr) possono fare molto per sfamare gli affamati”. “Finché la pandemia da Covid-19 continuerà a devastare le comunità – ha aggiunto – l’impatto non sarà solo sulla salute della popolazione, ma anche sui settori sociali, economici e politici, perché molte persone hanno perso il lavoro, mentre il costo della vita è aumentato”. Al contempo, Monsignor Hamungole ha ricevuto l’elogio di alcune imprese locali che hanno fatto donazioni alla Chiesa per sostenere la lotta al coronavirus. “La Chiesa ha risposto alla chiamata all'azione per realizzare una società più equa e lo ha dimostrato concretamente donando capi di vestiario, cibo, attenzione e cure a coloro che, altrimenti non avrebbero avuto accesso ad alcun soddisfacimento di tali bisogni", hanno sottolineato i donatori. Le offerte ricevute saranno distribuite in tutte le 11 diocesi cattoliche del Paese, includendo anche organismi ecumenici, come il Consiglio nazionale delle Chiese. (IP)

2 settembre - BRASILE 11 settembre, 20.mo Incontro nazionale Pastorale educativa. Vescovi: didattica on line richiede etica e umanità

Sarà la didattica on line e tutto il contesto dell’insegnamento a distanza il tema primario del 20.mo Incontro nazionale della Pastorale educativa del Brasile. In programma l’11 e 12 settembre, l’evento avrà per titolo "Chiesa in uscita: la Pastorale educativa nelle scuole pubbliche" e si terrà in modo virtuale proprio perché, come è accaduto per gli studenti, la pandemia da coronavirus non permette le riunioni in presenza. In Brasile, le lezioni scolastiche sono sospese dal mese di aprile e “la grande sfida – notano i vescovi – è stata quella di mantenere la regolarità degli studi tramite Internet”. Ma “avere a che fare, all’improvviso, con una nuova forma di insegnamento e di apprendimento, mediata dalla tecnologia, non è stato facile per nessuno, né per i docenti, né per gli studenti”. Questa nuova realtà, infatti, ha messo in luce “le disuguaglianze e le difficoltà di accesso ad Internet per le famiglie a basso reddito e per coloro che vivono in regioni dove il segnale non arriva”. Senza contare che “la maggior parte delle scuole, soprattutto quelle pubbliche, non hanno le strutture adeguate per offrire un'istruzione a distanza”. La ricerca di una “nuova normalità”, dunque, sarà il focus dell’incontro pastorale. “Di fronte alle sfide che dobbiamo affrontare in campo etico e umanitario – afferma Monsignor Pedro Cruz, responsabile della Pastorale educativa della Regione Est 2 della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) - bisogna motivare gli educatori alla promozione di un'educazione capace di migliorare la persona umana, sottolineandone i valori morali e i diritti inviolabili. Questo obiettivo sarà raggiunto solo con un atteggiamento di apertura, dialogo e rispetto per gli altri". Elemento fondamentale della vita umana e strumento di “progresso sociale in ogni epoca”, soprattutto “nel pluralismo della società moderna” – continua Monsignor Cruz – “l’azione pastorale nella scuola pubblica deve assumere uno sbocco missionario, risvegliando il senso di un’educazione capace di umanizzare e formare le persone e la società”. L’incontro virtuale è organizzato dal settore Educazione della Commissione Cultura ed educazione della Cnbb, in collaborazione, tra gli altri, con l'Associazione nazionale dell'Educazione cattolica. In tal modo, la Chiesa brasiliana risponde al “Patto educativo globale” lanciato da Papa Francesco a settembre 2019 per promuovere “cantieri educativi pubblici attraverso un dialogo ampio, reciproco e fraterno, sempre alla ricerca del bene comune”. Infine, qualche dato: secondo il Rapporto 2017 relativo all’Indice di sviluppo dell’educazione di base, in Brasile solo i primi anni di istruzione primaria raggiungono gli obiettivi prefissati, mentre gli ultimi anni della scuola elementare e l’intero ciclo dell’istruzione secondaria restano ancora molto indietro. (IP)

2 settembre - INDIA Dal Coe solidarietà alla Chiesa dell’India del Sud per le conseguenze dovute alla pandemia

Il segretario generale ad interim del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe), il reverendo Ioan Sauca, ringrazia in una lettera il Sinodo della Chiesa dell’India del Sud (Csi), per aver sostenuto con la preghiera l’operato del Consiglio e il suo sforzo ecumenico in tutto il mondo ed esprime solidarietà per la difficile situazione che il Paese sta vivendo a causa del coronavirus. La Chiesa dell’India del Sud ha dedicato il mese di agosto ad una campagna di preghiera per sostenere quanti sono coinvolti in prima persona nell’emergenza Covid-19 e per riflettere sui gravi effetti della pandemia, e il 29 agosto ha pregato particolarmente per il Coe. “Ci uniamo sinceramente al vostro lamento per le gravi sofferenze provocate da questa pandemia - scrive il reverendo Sauca - e ci associamo alla vostra preghiera a Dio, perché vi conceda la sua misericordia”. Nella missiva il segretario generale ad interim del Coe riconosce quanta sofferenza stia vivendo il popolo indiano, anche per le conseguenze economiche e sociali. “Sappiamo che il coronavirus ha avuto un impatto enorme sul popolo indiano, che ha esacerbato tensioni etniche, religiose e di classe - si legge nella lettera - ha messo alla prova la capacità e l’abilità del governo nell’affrontare questa pandemia multiforme. Ma conosciamo anche l’enorme potere della fede e della testimonianza della Chiesa dell’India del Sud dalla sua fondazione, circa 75 anni fa”. Il reverendo Sauca evidenzia inoltre che la Chiesa indiana ha sempre avuto una fede coraggiosa e che si è impegnata per la povertà, la fame, le divisioni di classe e di religione, affrontando anche le sfide ecclesiali contemporanee. “Siamo grati del fatto che la Csi sia fulcro di solidarietà ecumenica e indispensabile testimonianza di Cristo nell’India di oggi - conclude il segretario generale ad interim del Coe - in questo momento di grave pericolo e grande sofferenza ci uniamo a voi nella preghiera per rafforzare il nostro legame, rinnovare il nostro coraggio e servire tutta l’umanità con l’esempio e la forza dell’amore di Cristo". (TC)

2 settembre - NUOVA ZELANDA Dal 6 settembre, Settimana giustizia sociale. Vescovi: Dottrina sociale, una lente che dà senso al mondo che cambia

Una lente speciale che permette di dare un senso ad un mondo che cambia: è la Dottrina sociale della Chiesa, definita così dalla Conferenza episcopale della Nuova Zelanda in una dichiarazione diffusa in vista della “Settimana della giustizia sociale 2020”, in programma dal 6 al 12 settembre. “Mai come ora – si legge nel testo – l’insegnamento sociale cattolico è stato più rilevante, non solo nel nostro Paese, ma anche nel resto del mondo”. A partire dalla “ricerca di una risposta alla pandemia da Covid-19 ad una maggiore consapevolezza del razzismo, delle ingiustizie e delle sempre crescenti disparità socio-economiche”, prosegue la nota, “la Dottrina sociale della Chiesa ci aiuta a concentrare le nostre preoccupazioni sul mondo” e a dare un significato ai suoi mutamenti. Radicato nelle Sacre Scritture e nel magistero pontificio, “l’insegnamento sociale cattolico – ribadiscono i presuli neozelandesi – ci aiuta a mettere in pratica valori evangelici come l'amore, la pace, la giustizia, la compassione per rispondere a problemi come la povertà, i senzatetto, la fame, i conflitti, le migrazioni, l’accesso ai beni primari e la tutela dell'ambiente”. Il tema della Settimana sarà “Facile come la Dottrina sociale: sbloccare il potenziale della Chiesa": una scelta non casuale, sottolineano i vescovi, considerato l’attuale momento storico. Il coronavirus, infatti, “ha messo a nudo le vulnerabilità di ciascuno e la maggior parte dei neozelandesi, restando in quarantena, ha dimostrato il proprio impegno per tutelare la salute fisica di tutti”. Ma ora è giunto il momento di “concentrarsi sulla salute sociale di tutti”, pensando in primo luogo “al bene comune e alle esigenze di chi si trova in difficoltà”. Tale cambiamento di atteggiamento “richiede prima di tutto un incontro con Cristo”, ribadiscono i vescovi, “sia nella liturgia che nei volti delle persone più vulnerabili, offrendo loro carità e condivisione”. In secondo luogo, “bisogna interrogarsi su come proclamare il Vangelo e renderlo presente per potersi muovere insieme verso un mondo più giusto”. Solidarietà e bene comune, dunque, sono le parole-chiave indicate dalla Chiesa neozelandese per vivere al meglio la Settimana della giustizia sociale. “Ricordiamo ciò che abbiamo vissuto e imparato collettivamente – conclude la lettera – e riflettiamo su queste esperienze alla luce della Dottrina sociale”, perché solo in questo modo “si procede nell’amore e nella cura del nostro prossimo e del mondo”.  (IP)

2 settembre - SUDAFRICA Bilancio colletta Quaresima: il grazie dei vescovi ai fedeli, “generosi anche in tempo di pandemia”

La pandemia da Covid-19 non ha fermato la generosità dei fedeli cattolici del Sudafrica: lo nota la Conferenza episcopale locale (Sacbc) che, in una lettera aperta, traccia un bilancio della colletta di Quaresima ed esprime la sua gratitudine ai tanti che vi hanno contribuito. “Questo è stato un anno davvero impegnativo per tutti noi, con oltre 150 giorni di lockdown a vari livelli – si legge nella missiva – E questo è stato un periodo davvero difficile per voi laici che avete dovuto adattarvi all’uso delle tecnologie digitali anche per partecipare alla Santa Messa”. Per questo, la Sacbc ringrazia i fedeli “per la dedizione e l’impegno dimostrati durante la pandemia, soprattutto nel restare vicini alla Chiesa con generosità”. Nello specifico, la colletta Quaresima ha portato quasi 4 milioni di rand (pari a 197mila euro) che verranno impegnati nell’aiuto ai più poveri e ai più bisognosi “in questi giorni difficili”. Ulteriori progetti riguarderanno il sostegno ai seminari ed ai programmi di formazione del clero e dei diaconi permanenti, così come l’aiuto alle parrocchie. La colletta 2020 – notano i vescovi – è stata “pari al 39 per cento rispetto a quella precedente”, ma i presuli si dicono comunque “molto fortunati” per il supporto ricevuto. Da ricordare che in Sudafrica il Covid-19 ha provocato 628mila casi in totale, con 550mila guariti e 14mila decessi. (IP)

2 settembre - ITALIA Milano: Stefano Femminis nuovo responsabile Ufficio Comunicazioni sociali

Per la prima volta nella storia, l’Arcidiocesi di Milano ha chiamato un laico al ruolo di responsabile dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali: si tratta di Stefano Femminis, giornalisti professionista. La scelta – informa una nota – è stata dovuta ad “una riarticolazione dell’azione comunicativa” della Chiesa ambrosiana ed ha, come conseguenza, il passaggio di don Walter Magni, che dirigeva il medesimo Ufficio dal settembre 2018, all’incarico di portavoce dell’Arcivescovo, Monsignor Mario Delpini. Sposato e padre di tre figli, Stefano Femminis ha una vasta esperienza: nel 1996 ha iniziato a collaborare con i gesuiti della Fondazione Culturale San Fedele di Milano, come redattore della rivista “Aggiornamenti Sociali”; dal 2006 al 2014 ha diretto il mensile “Popoli” e dal 2015 fino ad oggi è stato responsabile della comunicazione della stessa Fondazione San Fedele e della Fondazione Carlo Maria Martini. Numerose anche le collaborazioni con l’Ufficio stampa delle Edizioni San Paolo e con il Festival della missione di Brescia, promosso dalla Cei e dalla Conferenza degli Istituti Missionari nel 2017. È autore di alcuni libri, tra cui “Francesco, il Papa delle prime volte (con Gerolamo Fazzini, San Paolo 2018). (IP)

2 settembre - COSTA D’AVORIO Tensioni socio-politiche in vista delle presidenziali: il cardinale Kutwa invita al dialogo e alla riconciliazione

Il cardinale Jean Pierre Kutwa, arcivescovo di Abidjan, in Costa d’Avorio, esprime in un messaggio preoccupazione per quanto sta accadendo nel Paese a due mesi dalle elezioni presidenziali. “La vita socio-politica (…) sta giungendo ad una svolta pericolosa” afferma il porporato che denuncia la radicalizzazione delle posizioni delle fazioni politiche in campo, accentuatesi dopo la ricandidatura del presidente Alassane Ouattara, in corsa per il terzo mandato, e sfociate in violenti scontri. A sfidare Ouattara è l’ottantaseienne Henri Konan Bédié, presidente del Partito Democratico della Costa d’Avorio (Pdci), già capo dello Stato dal ’93 al ’99, mentre “Ensemble pour la démocratie et la souveraineté” (Eds) ha presentato alla Commissione elettorale indipendente (Cei) la candidatura dell’ex presidente Laurent Gbagbo, in libertà vigilata in Belgio perchè in attesa di un possibile appello davanti alla Corte penale internazionale, che lo ha assolto in primo grado dall’accusa di crimini contro l’umanità, e condannato a 20 anni di carcere nella Costa d’Avorio per aver sottratto denaro, tra il 2010 e il 2011, dalla Banca Centrale degli Stati dell’Africa occidentale. La ricandidatura di Ouattara ha visto aspramente scontrarsi: da una parte chi chiede il rispetto della Costituzione, che non prevede la possibilità di tre mandati consecutivi, e dall’altra chi si è schierato con il presidente che non ritiene di violare la legge essendo la nuova costituzione in vigore dal 2016 mentre i suoi due mandati precedenti. Il cardinale Kutwa definisce “violenze inaccettabili” quelle di quanti, armati di mazze, pietre, machete e armi da fuoco, si sono resi colpevoli di veri e propri massacri. Addolorato per gli scontri che hanno provocato morti, feriti e ingenti danni materiali, il porporato invita alla non violenza, al dialogo e al rispetto del diritto e delle leggi, “tutte cose senza le quali non si può costruire uno Stato moderno e pacifico”. “Non si dirà mai abbastanza che non c’è pace senza giustizia e non c'è giustizia senza perdono - rimarca l’arcivescovo di Abidjan -. Questo è ciò che voglio ricordare a coloro che hanno tra le mani il destino delle nostre popolazioni, affinché si lascino sempre guidare nelle scelte serie e difficili che devono compiere dalla luce del vero bene dell’uomo, nella prospettiva del bene comune”. Il cardinale Kutwa lancia anche un appello alla coscienza individuale e collettiva affinché si ponga fine alla violenza e si faccia spazio al dialogo. “La riconciliazione è, lo crediamo tutti, l’atto che, dopo una crisi, consente agli antagonisti di unirsi e ricominciare da capo” aggiunge il porporato che ritiene deleterio l’attuale clima socio-politico in vista delle elezioni e invita ad una interpretazione univoca della costituzione, sulla base della corretta esegesi dei testi, non lasciata a correnti politiche. Quindi l’arcivescovo di Abidjan esorta tutti ad impegnarsi nella “ricerca di soluzioni a questa crisi, che non fa ben sperare per un domani migliore”. Il porporato richiama inoltre la legge fondamentale del Paese che si apre con il riconoscimento dei diritti, delle libertà e dei doveri da parte dello Stato e osserva che gli eventi di questi giorni lasciano intravedere quanto da fare ci sia per ricordare a tutti i diritti, le libertà e i doveri degli individui e della collettività. “É mia profonda convinzione - prosegue il cardinale Kutwa - che il rispetto della legge è più importante e onora più della vittoria in un’elezione … Possiamo noi, in uno spirito civico e di concertazione, dare alla legge tutta la sua forza affinché ci aiuti a vivere nella giustizia, nella riconciliazione e nella pace, in vista di un’organizzazione consensuale delle elezioni senza violenza”. Infine il porporato scrive: “Non posso che rivolgermi con rispetto al presidente della Repubblica, capo dello Stato, la cui candidatura per queste prossime elezioni non è, a mio modesto parere, necessaria. Il suo dovere sovrano di garantire la Costituzione e l’unità nazionale richiede il suo coraggioso coinvolgimento, al fine di riportare la calma nel Paese”. Quindi il cardinale Kutwa assicura la sua preghiera perché “ciascuno, nell’esercizio delle proprie responsabilità, abbia la saggezza di compiere tutto nel rigoroso rispetto delle leggi (…) in particolare per quanto riguarda il rispetto del diritto alla vita”. “Qualsiasi ingiustizia, in qualunque forma si presenti, causerà disordine – conclude il porporato -. Solo la giustizia che riconosce ciascuno i propri suoi diritti e doveri ci porterà la pace”. (TC)

1 settembre - ITALIA Monsignor Marciante sui roghi in Sicilia: appiccare un incendio è un delitto

 “Mentre, ancora una volta, contemplando la creazione, attraverso la sua bellezza, siamo chiamati a cercare ed incontrare Dio, non possiamo non ascoltare il grido di sofferenza che in questi giorni giunge da più parti nella nostra terra di Sicilia”: lo scrive in occasione della Giornata del creato che si celebra oggi monsignor Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù e delegato della Conferenza episcopale siciliana per i Problemi sociali, il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato. Il presule lancia il suo grido di allarme per le fiamme che da San Vito lo Capo a Messina, alimentate dal vento di scirocco e dalle alte temperature, stanno devastando ettari di territorio. “Condanniamo con forza ogni azione che mette in pericolo l’enorme patrimonio di biodiversità della nostra terra - afferma - nella speranza che i colpevoli vengano assicurati alla giustizia e ricordiamo con le parole di Papa Francesco (nella Laudato si’, ndr): ‘Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei’”. “Spettatori, inermi, abbiamo assistito alla mano criminale dell’uomo che si alza per deturpare e distruggere un immenso patrimonio di fauna e di flora, mettendo a repentaglio perfino la vita e la pacifica convivenza umana dei centri abitati” denuncia monsignor Marciante che ricorda i 44 roghi della sola giornata di domenica. Per il vescovo di Cefalù “appiccare un incendio è un delitto che equivale a ferire la propria madre, quella che San Francesco nel Cantico delle creature loda come: ‘Sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba’ (…) che provvede al nutrimento di tutte le creature”. (TC)

1 settembre - MADAGASCAR Chiese chiuse ad Antananarivo, attesa la sanificazione e la predisposizione delle misure anti-Covid

Ancora niente messe con concorso di popolo ad Antananarivo, nel Madagascar. La ripresa del culto, dopo lo stop reso necessario dall’emergenza coronavirus, non è stata ancora stabilita. Fonti locali precisano che la Chiesa luterana, la Chiesa anglicana e la Chiesa riformata di Gesù Cristo in Madagascar hanno già organizzato le celebrazioni con i fedeli. Il cardinale Désiré Tsarahazana, presidente della Conferenza episcopale malgascia, nei mesi scorsi, intervenuto su Radio Don Bosco a proposito della riapertura delle chiese cattoliche, aveva lasciato ai vescovi la libertà di decidere sulla base delle diverse realtà locali. Ad Antananarivo si dovrà aspettare ancora un po' per predisporre in sicurezza i luoghi di culto, che potranno accogliere un numero limitato di fedeli, e a breve è prevista la disinfezione e sanificazione di tutte le chiese. (TC)

1 settembre - ITALIA/BRASILE - Missione umanitaria a favore di sei ospedali brasiliani in risposta all’appello di Papa Francesco

La più grande operazione italiana di aiuto umanitario al Brasile per la lotta all’epidemia da Coronavirus, si è appena conclusa grazie a Hope Onlus e alla Fondazione Europea Guido Venosta di Giuseppe Caprotti con il supporto medico del Policlinico di Milano. Sono state installate e donate presso 6 ospedali brasiliani delle apparecchiature medicali di ultima generazione del valore di oltre 1 milione di euro: in particolare 18 postazioni per la terapia intensiva equipaggiate con 18 ventilatori polmonari ad alta tecnologia oltre a 6 ecografi portatili per la diagnosi e la cura del Covid-19. Il Paese sudamericano è il secondo paese al mondo con il maggior numero di contagi dopo gli USA. Dal 26 febbraio ad oggi si sono registrati oltre 3,8 milioni di casi confermati di COVID-19, con più di 119 mila morti. Nel 70% del territorio brasiliano il numero di posti letto in terapia intensiva è al di sotto dei requisiti minimi stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, con solo 10 posti per 100 mila abitanti. “La missione umanitaria è nata in risposta a un appello di Papa Francesco che, tramite il Crad. Konrad Krajewski, si era rivolto direttamente a Elena Fazzini, fondatrice di Hope Onlus per aiutare uno dei paesi più colpiti dal Covid ed ha visto una grande partecipazione sia delle istituzioni, che delle più alte autorità ecclesiastiche locali” fanno sapere i promotori dell’iniziativa. (DD)

1 settembre - BRASILE – Si apre oggi il mese biblico. Prenderà spunto dal Deuteronomio

“Apri la mano a tuo fratello”. Prende spunto dal Deuteronomio (15, 11) il mese biblico che ha avviato oggi la Chiesa brasiliana. Secondo Mons. Waldemar Passini, vescovo di Luziânia e Membro della Commissione Episcopale per l'Animazione Biblica e Catechetica della CNBB. “Si tratta di un grande libro. Abbiamo bisogno dell’Antico Testamento perché è un testo che pone al centro la Legge di Dio, quella che promuove i rapporti tra fratelli. Mosè ne è il grande mediatore e qui troviamo anche la risposta che il popolo eletto deve al suo Dio, ovvero il rispetto dei comandamenti”. Due gli orientamenti indicati da Mons. Waldemar: “Attenersi alla lettura del testo proposto perché aiuta a comprendere il contesto storico e come si inserisce la preghiera nel contesto stesso. In secondo luogo sarà importante pregare con i testi suggeriti. Non mancheranno le proposte di approfondimento della Parola di Dio di sacerdoti e di laici”. Il vescovo di Luziânia ha spiegato che la Chiesa in Brasile e la Commissione biblico-catechetica della Conferenza episcopale stanno vivendo un momento di trasformazione e di adattamento “dovuti anche ai drammi che stanno vivendo tutte le nostre comunità”. Chiaro il riferimento del presule alla pandemia e all’approccio diversificato che inevitabilmente sarà proposto ai fedeli. “Non possiamo ignorare l’avanzamento del virus ma ciò non significa che dobbiamo fermarci. Di fronte ad eventuali nuove restrizioni il luogo della riflessione e della preghiera non potrà che essere la famiglia. Luogo ideale che, già nei mesi scorsi, è diventato prioritario. Per le riunioni e gli approfondimenti, faremo leva sulle piattaforme on line che potranno essere coordinate direttamente dalle parrocchie o dalle stesse comunità” ha suggerito. Mons. Waldemar Passini ha infine ricordato la storia del Mese Biblico, iniziativa specifica della Chiesa brasiliana: “Affonda le sue radici nel lontano 1947. Da allora ogni ultima domenica di settembre fu dedicata alla Bibbia. Quest’anno il 30 settembre coincide con la festa di San Girolamo, grande conoscitore del testo sacro, esegeta e traduttore. Dal singolo giorno si è passati, nel 1976, al mese biblico. Fu l’arcidiocesi di Belo Horizonte ad sperimentare la nuova formula che da oltre quaranta anni viene ormai proposta a tutto il paese”. (DD)

1 settembre - PORTOGALLO – Religiosa a Beirut: “I quartieri cristiani sono in ginocchio a seguito dell’esplosione”

“Un clima di sconforto e di desolazione”. L’atmosfera che si respira nel quartiere cristiano di Achrafieh, a Beirut, lo descrive dettagliatamente Suor Maria Lucia Ferreira, religiosa portoghese del Monastero di San Giacomo il mutilato a Qara (Siria), in un messaggio inviato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, dopo le esplosioni del 4 agosto. “Questo è un quartiere profondamente provato dalla guerra. Ma la sofferenza di oggi è ancora più grande” spiega la religiosa portoghese, nota anche come suor Myri. “Le stime definitive parlano di 180 morti e 6500 feriti, la maggior parte dei quali residenti proprio qui ad Achrafieh e a Maroun. Le case rimaste in piedi hanno vetri rotti, e in questa zona della capitale, ricostruita dopo la guerra, ci sono molti nuovi edifici le cui pareti sono in vetro. Così tutto è andato distrutto”. Dello stesso parere Padre Samer Nassif, di ACS Libano: “Bisognerà ripartire da zero e ricostruire tutto. Le esplosioni del 4 hanno provocato più danni della guerra civile”. Suor Myri racconta che molte famiglie sono ancora in attesa di porte e finestre altrimenti “non possono rientrare. La paura di furti e rapine è diffusa”. La religiosa parla anche della testimonianza diretta della sua Superiora e di alcune consorelle che, nonostante si trovassero a 30 chilometri di distanza “hanno sentito e visto molto bene gli effetti della deflagrazione”. ACS, nel frattempo, ha inviato 250mila euro da destinare all’acquisto di beni di prima necessità proprio perché “il Libano sta vivendo uno delle più profonde crisi economiche della sua storia. Una crisi che ha costretto tanti nuclei familiari ad emigrare. “Già trentamila famiglie hanno lasciato il paese”. Ha concluso la religiosa. (DD)

31 agosto - MALAWI Sostegno attivo alla Chiesa universale per il Mese Missionario di ottobre da parte delle Clarisse del Paese 

Sostenere con le opere di apostolato, la preghiera e la vita contemplativa, la Chiesa universale che a ottobre celebrerà il nuovo Mese Missionario: questo l’impegno che si sono prese le Clarisse del Monastero di Maria Regina dell'Universo e Madre della Misericordia di Maula nell'Arcidiocesi di Lilongwe, in Malawi, come riporta il sito Amecea News. Questo impegno è stato preso ufficialmente dalla Madre Badessa dell’Ordine del Paese, Suor Mary Monica Phiri, nel corso di una sessione di animazione presso il Monastero, condotta dal Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) in Malawi, padre Vincent Mwakhwawa. Parlando al termine della sessione, la Madre Badessa ha detto che le suore hanno accettato l'invito della Chiesa a pregare le monache di clausura e per la missione della Chiesa universale, e ha riportato tutta la loro gioia nel ricevere il messaggio del Santo Padre per la Domenica Missionaria Mondiale del 2020, che ricorrerà il 18 ottobre. "Aiuteremo la Chiesa universale pregando per i preparativi del Mese Missionario, in modo che, anche se i Paesi di tutto il mondo, incluso il Malawi, saranno ancora in mezzo alla pandemia di Covid-19, i preparativi possano procedere senza intoppi – ha detto la Madre Badessa - crediamo fermamente che la preghiera non abbia confini: infatti, l'effetto della preghiera è grande nei cuori degli esseri umani e sulle attività della Chiesa". (RB)

31 agosto - BOLIVIA #coronavirus La Pastorale sociale della Caritas accanto ai più bisognosi: consegnate ceste di cibo a carcerati e comunità indigene

La Pastorale sociale di Caritas Bolivia si conferma in prima linea nella lotta alle condizioni di isolamento acuito dalla pandemia di Coronavirus in corso, accanto alle categorie in maggiore sofferenza, come i detenuti delle carceri e le comunità indigene più remote. Come riferisce il sito Iglesia viva collegato con la Conferenza episcopale della Bolivia, grazie al sostegno finanziario di Adveniat, Caritas ha potuto portare cesti di cibo a 304 famiglie in 16 comunità indigene nelle giurisdizioni di Pando, Beni, Camiri, Aiquile e Tarija. Aiuti sono stati anche consegnati anche a una comunità del Territorio Indigeno del Parco Nazionale Sicuro di Isiboro. "Le famiglie che hanno beneficiato dell'aiuto sono state grate per il sostegno dato, ma allo stesso tempo hanno espresso la difficile situazione di povertà che stanno attraversando e le condizioni precarie in cui vivono", si legge nella nota di Caritas che, di fronte a questa realtà, chiede al Governo di "intraprendere politiche di riforestazione e altre forme di ‘chaqueo’ in Amazzonia e Chiquitana, e di eliminare ogni tipo di regolamentazione legale che incoraggi il ‘chaqueo’ con il fuoco e la perdita di biodiversità". (RB)

31 agosto - MAROCCO Il cardinale Lopez Romero incoraggia i fedeli alla ripresa del nuovo anno pastorale tenendo conto dell’emergenza coronavirus

“Dobbiamo essere pazienti e creativi, come lo siamo già stati. Dobbiamo saper adattarci alla situazione che le circostanze ci imporranno e non rinunceremo a ciò che dobbiamo fare o che è conveniente fare. Se oggi non è possibile lo faremo domani; se non possiamo farlo in questo modo, lo faremo in modo diverso ... ma la vita delle nostre comunità deve continuare”: lo scrive il cardinale Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat, nella consueta lettera periodica ai fedeli riferendosi alle incertezze del momento legate all’emergenza coronavirus e ai nuovi contagi registrati dopo le prime riaperture dei mesi scorsi. “Abbiamo sperimentato altre forme di comunicazione e celebrazione, abbiamo vissuto diversamente la fraternità e abbiamo sviluppato attività di solidarietà e condivisione” sottolinea riguardo ai mesi di confinamento il porporato che incoraggia anche nuove idee, in particolare in occasione del “Tempo del Creato”, l’evento annuale che promuove preghiera e iniziative per la casa comune dall’1 settembre, Giornata di preghiera per la cura del Creato, al 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, patrono dell’ambiente. Infine l’arcivescovo di Rabat esorta i fedeli a riorganizzarsi per le attività pastorali, il catecumenato e le catechesi da avviare nel mese di ottobre per dare inizio al nuovo anno pastorale. (TC)

31 agosto - GERMANIA #coronavirus Monsignor Bätzing sulle manifestazioni a Berlino: "Stare insieme come società nel rispetto delle opinioni di tutti"

Sorpresa e disappunto: sono questi i sentimenti espressi dal presidente della Conferenza episcopale della Germania, monsignor George Bätzing, attraverso il sito dell’Episcopato tedesco in una sua dichiarazione in merito a quanto avvenuto sabato scorso, 29 agosto, a Berlino. Nella giornata di sabato, infatti, un gruppo di manifestanti contrari all’obbligo delle mascherine – i cosiddetti attivisti del movimento no mask – hanno manifestato nella capitale tedesca tentando di penetrare con la forza nella sede del Parlamento tedesco, il Reichstag. Unanime la condanna del mondo politico tedesco prima e di quello internazionale poi, tanto che il Cancelliere Angela Merkel ha parlato di “abuso del diritto di manifestare”. A queste voci, oggi, si aggiunge anche quella dei presuli tedeschi: "Sono rimasto scioccato dalle crescenti proteste dello scorso fine settimana a Berlino. I diritti fondamentali alla libertà di espressione e alla libertà di riunione sono fuori discussione, ma le scene davanti al Bundestag tedesco sono inaccettabili”, ha scritto il presidente dei vescovi. “Come cittadini e come cristiani, dovremmo impegnarci pacificamente per proteggere la nostra democrazia. Deragliamenti come quello avvenuto a Berlino nel fine settimana scorso non devono ripetersi. Come società, dobbiamo stare insieme, indipendentemente da tutte le differenze di opinione", ha concluso monsignor Bätzing. (RB)

31 agosto - ITALIA Al via ad Assisi la sesta edizione del Cortile di Francesco: “Oltre i confini”

Si svolgerà dal 18 al 20 settembre prossimi la sesta edizione del Cortile di Francesco intitolata “Oltre i confini”, nella consueta cornice del Sacro Convento di Assisi dove insigni personalità della società civile, della vita religiosa e del giornalismo si confronteranno, in presenza o in collegamento streaming, sui temi dell’economia, dell’informazione, dell’ambiente e dell'incontro tra culture e mondi distanti. Un Cortile reinventato, quello di quest’anno, per il dovere di rispettare le nuove disposizioni di sicurezza anti-Covid, ma sempre con interventi di caratura internazionale. Tutti gli incontri, pertanto, saranno anche trasmessi in diretta e on demand sulle piattaforme digitali  del Sacro Convento (sito, social network, YouTube etc..).   “Il Cortile di Francesco potrà essere un’occasione per riflettere e confrontarsi su quanto sta accadendo nel mondo. Il Covid sta cambiando il nostro modo di vivere e affrontare la quotidianità – ha dichiarato il direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato - È necessaria maggiore responsabilità da parte di tutti nelle relazioni sociali così come nella politica nazionale e internazionale affinché questa sia posta al servizio dell’uomo. Vogliamo salvaguardare un confine o una persona?”. L'evento, organizzato dal Sacro Convento di Assisi e dell'Associazione Oicos riflessioni, in collaborazione con il Pontificio Consiglio della cultura e con il sostegno della Regione Umbria, punta ad offrire uno spazio di incontro alternativo oltre i confini. Tutte le informazioni su come partecipare e seguire l’evento saranno disponibili sul sito www.cortiledifrancesco.it (RB)

31 agosto - CILE #coronavirus Le celebrazioni di Santa Rosa senza la presenza dei fedeli, cordone sanitario nel Santuario di Pelequén

In tempi di Coronavirus, la festa di Santa Rosa da Lima si è svolta ieri senza la presenza dei fedeli – che si sono collegati on line – nel Santuario di Pelequén dove è stato addirittura organizzato un cordone sanitario per evitare sovraffollamento di persone. Lo comunica il sito della Conferenza episcopale del Cile. Indicando le caratteristiche di Santa Rosa e di come sia stata un esempio di vita consacrata, l'Amministratore Apostolico di Rancagua, monsignor Juan Ignacio Gonzalez, che ha concelebrato con il parroco di Pelequén, padre Juan Carlos Farías, si è rivolto ai fedeli che hanno assistito on line all'Eucaristia: "Santa Rosa è stata un esempio di vita consacrata e ha scoperto nei piccoli sacrifici un modo per unirsi a Dio... ha scoperto che ci si può unire a Cristo attraverso il sacrificio". Il presule ha anche spiegato come la Santa fosse una donna molto preoccupata per le situazioni ingiuste che si vedevano ai suoi tempi. "Ha sofferto molto per il modo in cui in quel periodo nel suo paese, il Perù, alcuni hanno trattato gli indigeni e su questo tema ha scritto molto – ha detto nel corso dell’omelia – perciò possiamo chiedere la sua intercessione in questioni che ci riguardano oggi, come il conflitto che si sta vivendo nel sud del Paese con le popolazioni indigene, affinché ci sia una soluzione attraverso il dialogo e non con la violenza”. (RB)

31 agosto - POLONIA Il ringraziamento di Monsignor Mendyk, 10 anni a servizio dell’Educazione cattolica

“Dio mi ha dato una grazia speciale per poter esaminare da vicino le questioni relative all'insegnamento religioso e all'educazione cattolica”. Così monsignor Marek Mendyk, vescovo di Świdnica, ha ringraziato al termine del decennio passato come presidente della Commissione per l’Educazione cattolica della Conferenza episcopale polacca, mandato che è terminato con la 386a Assemblea plenaria dei vescovi polacchi che si è appena conclusa. Ne dà notizia il sito dell’Episcopato. Un’esperienza, quella maturata, che gli “ha dato l'opportunità di guardare alla catechesi da vari punti di vista, compreso quello sociologico”. Il presule ha anche espresso la sua gratitudine per i suoi continui rapporti con le istituzioni responsabili dell'educazione in Polonia: "Durante questi 10 anni il potere è cambiato più volte, i responsabili del Ministero dell'Educazione Nazionale sono cambiati. Già 7-8 anni fa abbiamo chiesto un posto per insegnare la religione a scuola, da inserire nei programmi. È stato un momento difficile per la catechesi polacca". (RB)

31 agosto - PERÚ Giornata infermieri. La gratitudine dei vescovi per chi rischia la vita ogni giorno, per il bene altrui

“Dedizione, sacrificio e amore per la vita”: sono le tre caratteristiche della professione infermieristica, ricordate dalla Conferenza episcopale del Perù (Cep) in un messaggio diffuso ieri. Il 30 agosto, infatti, si celebra la “Giornata degli infermieri peruviani” ed il pensiero dei vescovi è andato soprattutto a quanti, in questo periodo storico, “stanno lavorando intensamente in prima linea sul fronte della pandemia da Covid-19, in tutti gli ospedali e i centri sanitari del Paese”. “La loro vocazione, il loro servizio e la loro empatia - si legge nel messaggio - sono uno dei principali supporti affinché i pazienti, lontani dalle loro famiglie, sentano quel sostegno così necessario in questo momento”. Gli infermieri sono coloro che “si prendono cura della vita dalla nascita fino all’ultimo respiro”, sottolinea la Cep, e sono coloro che “coprono turni di guardia di 12 e di 24 ore nei reparti di terapia intensiva”, facendosi carico di “ricoveri, triage, emergenze e assistenza”. “Senza gli infermieri – ricordano ancora i vescovi del Perù - malattie pericolose come la poliomielite e il morbillo non sarebbero state eliminate e i servizi sanitari non avrebbero funzionato”. (IP)

31 agosto - EUROPA I giovani di #cartadileuca2020 chiedono per il Mediterraneo una solidarietà concreta per tutti

“Noi vogliamo essere protagonisti coraggiosi e promotori infaticabili di solidarietà perché sappiamo essere un’urgenza per dare una risposta alle tante situazioni di precarietà materiale e spirituale, a partire dalla mancanza di lavoro”: è quanto scrivono in un documento i partecipanti a #cartadileuca2020 “Mediterraneo, una rete di solidarietà”, V edizione del meeting dei giovani per la pace nel Mediterraneo svoltasi su web nelle scorse settimane. La manifestazione, organizzata dalla diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca con il Parco culturale ecclesiale “Terre del Capo di Leuca – De Finibus Terrae” e pensata come laboratorio permanente, interculturale e interreligioso, ha coinvolto centinaia di ragazzi di diversi paesi d’Europa e del Mediterraneo. Nella loro dichiarazione finale i giovani definiscono la solidarietà un messaggio essenziale “per ogni popolo, per ogni cultura e per ogni fede religiosa” e manifestano l’intenzione di “coltivare in ogni persona un cuore solidale, capace di sognare il futuro e di lottare per esso nel presente, contagiando ogni strada e sentiero del mondo, sperimentando la forza dell’amicizia e del rispetto della coscienza e della storia di ogni persona e di ogni società umana”. (TC)

31 agosto - HONG KONG Giornata pro-vita. Cardinale Tong: promuovere cultura della vita, dono di Dio sacro e inviolabile

Si sarebbe dovuta celebrare il 31 maggio, ma poiché sarebbe coincisa con la Pentecoste, la quarta “Giornata pro-vita” organizzata dalla diocesi di Hong Kong è stata posticipata al 22 agosto, festa della Beata Vergine Maria Regina. Per l’occasione, l’Amministratore apostolico locale, il Cardinale John Tong Hon, ha diffuso un messaggio in cui invita a riflettere sull’importanza della Giornata, soprattutto nel contesto dell’attuale pandemia da coronavirus che, in tutto il mondo, ha provocato la morte di oltre 800mila persone, contagiandone più di 20 milioni. “Questo disastro ci spinge a riflettere sui valori e sul significato della vita e a farne tesoro”, afferma il porporato che, poi, punta il dito contro quei Paesi che hanno sottovalutato l’emergenza sanitaria dimostrando “ignoranza, testardaggine e negligenza”, a discapito delle persone “più vulnerabili”. “Queste politiche e questi atteggiamenti – sottolinea il Cardinale Tong - intensificano l'impatto della ‘cultura della morte’ sulle persone” e fanno sì che “il valore della vita subisca una sorta di eclissi”, quando invece “ogni persona è creata a immagine di Dio ed è unica: il suo valore non è determinato dalle sue capacità, dai suoi risultati accademici o dalla sua ricchezza, ma semplicemente dal fatto che è una persona”. (IP)

31 agosto - FILIPPINE Giornata nazionale eroi. Vescovi commemorano operatori in prima linea contro Covid-19

Sono gli eroi contemporanei, quelli divenuti tali a causa della pandemia da coronavirus, combattuta in prima linea, senza mai tirarsi indietro. A loro, a tutti i lavoratori e gli operatori impegnati contro il Covid-19, la Chiesa cattolica delle Filippine dedica la giornata odierna: il 31 agosto, infatti, nel Paese si celebra la “Giornata nazionale degli eroi”, istituita nel 1931 e ricorrente l'ultimo lunedì di agosto. Per l’occasione, Monsignor Broderick Pabillo, Amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Manila, ha celebrato una Santa Messa presso la parrocchia di San Filippo Neri a Mandaluyong. “Tutti coloro che hanno operato e operano in prima linea – ha detto il presule nella sua omelia – meritano la più sincera ammirazione e gratitudine da parte della popolazione per tutti i sacrifici fatti”. Il loro eroismo, infatti, “sta tenendo a galla la nazione”, in un momento in cui molti sprofondano “nei debiti, nella corruzione e nella mancanza di un piano d’azione concreto contro la pandemia”. Per questo, Monsignor Pabillo ha esortato i fedeli a “pregare per i nostri eroi moderni e per le numerose sfide che stanno affrontando”. Alla celebrazione liturgica hanno preso parte alcuni operatori, in rappresentanza dei diversi settori che lottano in prima linea contro il coronavirus. Una preghiera è stata levata anche per i tanti lavoratori filippini migrati all’estero che, con le loro rimesse finanziarie, sostengono “le loro famiglie e la fragile economia” nazionale, dando prova “di forte fede in Dio e di resistenza”. Al termine della Messa, infine, sono state accese alcune candele accanto alle fotografie dei tanti operatori morti in servizio. Da ricordare che, ad oggi 31 agosto, il coronavirus ha fatto registrare nelle Filippine 221mila casi totali, con 158mila guarigioni e oltre 3.500 decessi. (IP)

31 agosto - PERÚ Giornata preghiera Cura del Creato. Vescovi: serve conversione personale e sociale al tema ecologico

“Pregare per una conversione personale e di tutta la società al tema ecologico”: è questo l’appello lanciato da Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza Episcopale peruviana, in un videomessaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato. A carattere ecumenico e giunta alla sesta edizione – è stata infatti istituita da Papa Francesco nel 2015 – l’iniziativa si celebra domani, 1.mo settembre e dà inizio al “Tempo del Creato” che, fino al 4 ottobre, offre a tutti i cristiani spunti di riflessione, preghiera e azione per la salvaguardia della creazione. Domani, dunque, “tutti i cristiani si uniranno nell’impegno di lavorare uniti per il bene del Creato”, afferma Monsignor Cabrejos, sottolineando così “l’importanza della preghiera come elemento principale della cura dell’ambiente”. Dal presule anche il richiamo al fatto che l’iniziativa rappresenta “una valida opportunità perché ciascuno rinnovi l’adesione personale alla propria vocazione di essere custodi del Creato, rendendo grazie a Dio per la meravigliosa opera che ha affidato alla nostra cura”. (IP)

31 agosto - MONDO Giornata preghiera Cura del Creato. Caritas Internationalis: pandemia sia una chiamata al rispetto della Casa comune

“La pandemia da Covid-19 deve rappresentare una chiamata a rispettare la Casa comune”: lo scrive, in una nota, la Caritas Internationalis, in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato che ricorre domani, 1° settembre. Una ricorrenza che – si legge – “rappresenta un’occasione importante per celebrare la ricchezza della fede cristiana che si esprime anche nella salvaguardia della nostra Casa comune” e per “rinnovare il cuore e la mente”, “ripristinando il nostro rapporto con Dio”. Guardando, poi, ai difficili mesi vissuti in tutto il mondo a causa della pandemia da coronavirus, la Caritas Internationalis nota come ciò ci abbia permesso di prendere coscienza di una comune umanità e di tutte le interconnessioni presenti tra le dimensioni “politica, economica, sociale, spirituale e culturale”. “Ci siamo resi conto – prosegue l’organismo caritativo – di quanto di quanto sistemi sociali ingiusti abbiano creato un terreno fertile per la diffusione delle malattie, di quanto siano fragili le nostre vite e di quanto fossimo vulnerabili già prima della diffusione di questo virus”. Di qui, l’auspicio di “nuove forme di solidarietà” per rispondere all’emergenza sanitaria con “la pandemia dell’amore”, come affermato dal presidente della Caritas Internationalis, il Cardinale Luis Antonio Tagle. (IP)

31 agosto - EL SALVADOR #coronavirus. Dopo 5 mesi, riaprono gradualmente le Chiese

Dopo cinque mesi, i fedeli del Salvador tornano in Chiesa: ieri, infatti, 30 agosto, è iniziata la graduale riapertura dei luoghi di culto alle celebrazioni con concorso di popolo, dopo il lungo periodo di chiusura dovuto alla pandemia da coronavirus. Naturalmente, restano in vigore le norme sanitarie consuete: uso obbligatorio della mascherina, sanificazione dei locali, distanziamento fisico tra i fedeli, misurazione della temperatura prima dell’ingresso in Chiesa e soppressione dello scambio del gesto di pace. In questo contesto, dunque, l’Arcivescovo di San Salvador, Monsignor José Luis Escobar Alas, ha presieduto la Santa Messa nella Cattedrale metropolitana: “Oggi è una giornata storica – ha detto nella sua omelia – perché, dopo una lunga quarantena, ci è stato permesso di accostarci nuovamente all’Eucaristia”. Esprimendo, poi, la sua gratitudine a tutti i fedeli per la loro collaborazione nel periodo dell’emergenza sanitaria, l’Arcivescovo ha lodato tutte “le famiglie cristiane che, in tempo di pandemia, hanno trasformato le loro case in vere e proprie chiese domestiche”. “Stiamo per iniziare settembre, il mese della Patria – ha ricordato il presule - È importante che, per il bene comune, facciamo del nostro meglio, ognuno nel suo ruolo, ma con una visione globale del Paese, lavorando per il bene di questa patria”. (IP)

31 agosto - STATI UNITI I Cavalieri di Colombo donano 150mila dollari alle comunità colpite dall’uragano Laura

150mila dollari alla diocesi di Lake Charles per aiutare le comunità colpite dall’uragano Laura. Nelle aree più in difficoltà, soprattutto Louisiana e parte del Texas, sono 700 mila i residenti al buio e si stima che l’entità dei danni si aggiri attorno ai 12 miliardi. La furia dell’uragano ha provocato sei morti, tra cui una ragazza di 14 anni. “Preghiamo per le famiglie di Lake Charles e per tutti coloro che sono stati colpiti da questa tempesta distruttiva. Il nostro gesto è solo un primo passo per aiutare la ripresa. Questa donazione è solo il primo passo dei nostri sforzi per aiutare la ripresa” ha detto il Cavaliere supremo, Carl Anderson. Oltre al denaro, la più grande organizzazione cattolica di beneficenza al mondo offrirà il proprio contributo anche per l’organizzazione degli aiuti sul campo. I Cavalieri della Louisiana hanno già fatto una prima valutazione e hanno messo a punto un piano di intervento identificando le aree di smistamento per i rifornimenti nelle aree più critiche. Il Consiglio Supremo si è attivato per rispondere alle richieste e per fornire alle popolazioni colpite generi di prima necessità. “Ci sosteniamo l’uno con l’altro nella fede e nel servizio. E questo avviene in tutto il mondo. La carità e l’unità fraterna sono i nostri tratti distintivi” ha rilevato Anderson. “Apprezziamo profondamente la generosità dei Cavalieri perché abbiamo subito danni ingenti” ha detto il vescovo di Lake Charles, mons. Glen John Provost. Le sfide che ci attendono sono molto impegnative ma sappiamo che i Cavalieri sono al nostro fianco. Così come è accaduto in passato. Dio li benedica” ha aggiunto. Lo scorso anno l’organizzazione ha donato 1,3 milioni di dollari per i soccorsi in caso di calamità, con ulteriori 3,5 milioni di dollari ai consigli e alle assemblee dei Cavalieri locali. (DD)

31agosto - SUDAFRICA Presidente vescovi: resistere alla cultura della corruzione

“I sudafricani ne hanno abbastanza della corruzione”, bisogna “resistere a questa cultura”: scrive così, in una nota pubblicata sul sito della Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc), il presidente del medesimo organismo, Monsignor Sithembele Sipuka. Negli ultimi tempi, infatti, nel Paese sono stati riscontrati diversi casi di corruzione, legati soprattutto alla gestione dei fondi stanziati per prevenire e curare il virus Covid-19. Tali episodi riprovevoli hanno scatenato “una crescente ondata di rabbia da parte dei cittadini”, nota il presule, facendo emergere nettamente la sensazione che il Paese non ne può più di simili situazioni. “Si tratta di una nuova ‘pandemia’, quella della corruzione – spiega Monsignor Sipuka – e cresce la sensazione che il Sudafrica venga conosciuto, nel mondo, come ‘il Paese della corruzione’, intesa come un vero e proprio stile di vita” che “plasma l’anima nazionale”. “Corruzione sta diventando sinonimo di Sudafrica – incalza il presule – Ma di fronte a questo tipo di cultura e di identità che ci viene imposta dai nostri leader, noi diciamo no, in quanto cittadini: non lasciamo che la cultura della corruzione caratterizzi il nostro Paese!”. (DD)

31 agosto - MONDO Domani su web il primo Festival Vocazionale Missionario dei vincenziani

Un incontro virtuale per celebrare il carisma di San Vincenzo de’ Paoli. A proporlo è la Congregazione della missione che invita domani sul web alla prima edizione del Festival Vocazionale Missionario (https://cmglobal.org/it/festival-vocazionale-missionario/). L’evento vuole offrire uno spazio fraterno virtuale, di formazione e di preghiera per iniziare il mese di settembre, dedicato a San Vincenzo - fondatore della congregazione la cui memoria liturgica ricorre giorno 27 - e svilupperà i temi della vocazione e della missione. Tra le varie iniziative in programma la presentazione della registrazione completa dell’intervista al cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, sul tema “Nuova Evangelizzazione e le sfide per la Congregazione della Missione” realizzata da padre Tomaž Mavrič, superiore generale della Congregazione della Missione, durante la visita del porporato alla curia generalizia vincenziana lo scorso giugno. L’intervista avrà una traduzione simultanea in 5 lingue (spagnolo, italiano, francese, inglese e portoghese). (TC)

31 agosto - INDONESIA #coronavirus. Giornata nazionale gioventù, per la prima volta on line

“Radicare, fiorire e dare frutto”: è stato questo il tema della Giornata della gioventù indonesiana, svoltasi per la prima volta in modalità virtuale, a causa della pandemia da coronavirus. L’evento, organizzato dalla Commissione episcopale nazionale per i giovani, si è svolto dal 28 al 30 agosto ed è stato trasmesso integralmente su YouTube, con l’adesione di oltre 5mila giovani cattolici collegati da tutta l’Indonesia. Ad aprire i lavori – riporta l’agenzia Ucanews – la Santa Messa presieduta dal presidente della Commissione organizzatrice, Monsignor Pius Riana Prapdi, nella Cattedrale di Ketapang, intitolata a Santa Gemma Galgani. "Dio trova sempre il modo di amare i giovani – ha detto il presule nella sua omelia - L'immaginazione e l'energia creativa dei giovani non finiscono a causa alla pandemia da Covid-19, perché il loro spirito di servizio alla Chiesa e alla nazione rimane vivo. E il loro desiderio di condividere la gioia e l'ispirazione è inarrestabile". Citando, poi, il tema della Giornata, Monsignor Prapdi ha sottolineato che la gioventù è chiamata a fare scelte di vita sagge, radicate in Cristo, affinché fioriscano e diano frutto: "Radicarsi in Cristo significa che la nostra vita viene da Cristo – ha spiegato il presule - Fiorire in Cristo significa che siamo consapevoli del nostro potenziale di crescita e delle nostre sfide. Dare frutto in Cristo significa che abbiamo un cuore grato che è capace di amare gli altri”. (IP)

30 agosto - UGANDA #coronavirus Fondazione Corti: “La pandemia sta esasperando le diseguaglianze, amplificate dalle restrizioni”

“Se c’è qualcosa che questa pandemia ci sta insegnando è che la salute è un bene globale. Che ci connette in modo indissolubile gli uni agli altri, non importa in quale angolo del pianeta abbiamo visto la luce”. E’ quanto scrive Dominique Atim Corti, Presidente Fondazione Piero e Lucille Corti, la onlus fondata nel 1993, che ha come scopo il sostegno e l’assistenza del St. Mary’s Hospital Lacor (struttura che oggi accoglie 250mila pazienti l’anno ndr), situato a Gulu, nel Nord dell’Uganda. “La pandemia sta esasperando le diseguaglianze, amplificate dalle restrizioni” spiega Dominique Atim Corti. “In Africa, di fronte alla fragilità dei propri sistemi sanitari, i governi hanno imposto restrizioni ferree che hanno significato, almeno nei primi mesi, un crollo degli accessi negli ospedali. La gente, spaventata e bloccata nei villaggi, a lungo non si è recata nelle strutture sanitarie. Lacor compreso”. Nel presidio sostenuto dalla Fondazione a gennaio di quest’anno i ricoveri sono stati 2.266, ad aprile erano scesi a 1.165 per poi risalire in luglio a 1.762. “Solo ora, a distanza di sei mesi, i numeri di pazienti dell’ospedale sono risaliti fino a raggiungere i tre quarti della capienza possibile” rileva la Presidente. In tutto, dall’inizio della pandemia, al Lacor i casi sospetti sono stati 37. Di questi solo tre sono risultati positivi. Al St. Mary’s Hospital i letti della terapia intensiva sono gli unici in tutto il Nord Uganda e al momento ancora vuoti perché i casi che si sono verificati sono stati dirottati al Gulu Referral Hospital, l’ospedale governativo. “Tutti comunque asintomatici o con sintomi molto lievi. E' stata una decisione del Ministero della Salute ugandese gestire i pazienti Covid negli ospedali governativi, fin quando non avessero avuto bisogno di terapia intensiva” riprende la volontaria. In Uganda si fanno circa tre-quattromila tamponi al giorno e anche se i casi continuano a crescere, al momento la presenza del virus nel Paese rimane contenuta. “Al 25 agosto i positivi erano 2.263 e venti i morti con il Covid 19. Numeri dovuti alle strettissime misure adottate da febbraio e che la popolazione sta pagando a caro prezzo. A preoccupare sono gli effetti collaterali del virus: a distanza di dieci anni dalla fine della guerra civile sono tornate fame e malnutrizione. Complice la difficoltà a raggiungere i campi da coltivare o vendere e scambiare i pochi prodotti raccolti” denuncia Dominique Atim Corti. “Non solo” prosegue “la gente ha ancora paura ad andare in ospedale, teme di contagiarsi oppure non sa come arrivarci. Coprifuoco e blocco dei trasporti, su cui solo di recente c’è stato un allentamento, stanno mettendo il Paese in ginocchio. Tra le conseguenze più drammatiche vi è l’aumento della mortalità materna e neonatale, una battaglia che l’Uganda stava combattendo da anni. I risultati faticosamente raggiunti sono stati vanificati in una manciata di mesi”. (DD)

30 agosto - ZAMBIA #Coronavirus Chiesa lancia programma radiofonico per offrire sostegno psicologico alle persone colpite dalla pandemia

Si chiama “Tele and Radio Counselling” ed è un nuovo programma radiofonico settimanale lanciato dal dipartimento pastorale della Conferenza episcopale dello Zambia (Zccb) per offrire consulenza psicologica e terapie di gruppo alle persone contagiate o che sono sono psicologicamente provate dalla pandemia del Covid-19. Il progetto ha il sostegno dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale, da cui il mese scorso è partita l’iniziativa che coinvolge tutti i Paesi membri della regione: oltre allo Zambia, Etiopia, Eritrea, Sudan, Sud Sudan, Uganda, Kenya, Tanzania, Malawi. L’idea è di fornire supporto psico-sociale e spirituale a chi lo desidera, sia attraverso consulenze telefoniche individuali, sia attraverso terapie di gruppo via radio. A questo scopo l’Amecea ha suggerito a ogni Conferenza episcopale di individuare un’emittente con un’ampia copertura sul territorio. I vescovi zambiani hanno deciso di affidare il servizio a Radio Maria Yatsani Voice che copre il territorio di tutta la capitale Lusaka e dintorni. “Abbiamo avviato questo programma pensando a come possiamo aiutare le persone oltre a fornire aiuti materiali durante la pandemia del Covid-19 -  spiega al blog dell’Amecea padre Jonas Phiri, coordinatore nazionale del dipartimento biblico e liturgico della Conferenza episcopale zambiana -. Vogliamo incoraggiare la condivisione di esperienze, ascoltarci l'un l'altro, fornire conforto e dare una parola di speranza alle persone contagiate o che sono state toccate dalla pandemia. Questo programma è rivolto a tutti, non solo ai cattolici '', precisa padre Jonas. L’iniziativa ha avuto un feedback positivo e si sta pensando di estendere il servizio ad altre aree del Paese oltre a Lusaka. (LZ)

30 agosto - GHANA Al via progetto della Caritas per gli abitanti degli slum che hanno perso il lavoro 

Conciliare sviluppo economico e sostenibilità ambientale. Questo lo spirito che anima un nuovo programma di aiuti lanciato dalla Caritas Ghana per sostenere le fasce sociali più esposte all’impatto economico dell’emergenza Covid-19 offrendo nuove opportunità di lavoro e di impresa. L’obiettivo, ha dichiarato alla presentazione dell’iniziativa Samuel Zan Akologo, segretario esecutivo di Caritas Ghana, è di “attenuare le conseguenze umanitarie della pandemia puntando su misure di sviluppo economico sostenibile”. Il progetto dell’ammontare di 175mila dollari – riporta il sito della Recowa-Cerao - è finanziato dalla Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit (GIZ), un’agenzia per lo sviluppo tedesca impegnata ad alleviare le condizioni delle persone socialmente più vulnerabili affrontando gli effetti del Covid-19 sul lavoro e sulle attività commerciali. L’impoverimento della popolazione nelle bidonvilles a causa della pandemia ha infatti ridotto drasticamente il giro di affari dei piccoli commercianti locali. La partnership della Caritas con la Giz - ha spiegato Akologo – non è nuova e si iscrive nel loro comune impegno per l’imprenditorialità sociale nel campo della gestione dei rifiuti. Le due organizzazioni hanno infatti già collaborato nella realizzazione della “Care for Our Common Home E- Waste Management Campaign ‘, una campagna lanciata nel 2016 dalla Caritas-Ghana ispirata all’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si’” per promuovere il riciclaggio dei prodotti elettronici. (LZ)

30 agosto - INDIA Annullate a Calcutta le celebrazioni del 110.mo anniverario della nascita di Madre Teresa

Le Missionarie della Carità di Calcutta hanno dovuto rinunciare quest'anno alle celebrazioni del 110.mo anniversario della nascita di Madre Teresa, il 26 agosto. Nove religiose della Congregazione residenti nella Casa madre sono infatti sono risultate positive al test del Covid-19. Sette sono guarite, ma le cento suore residenti devono restare in quarantena. La Congregazione - riferisce l'agenzia Ucanews  - ha quindi annullato la tradizionale novena di preghiera che precede la festa di Santa Teresa di Calcutta, il 5 settembre, un appuntamento fisso dopo la canonizzazione della fondatrice nel 2016,  e la Casa madre resterà chiusa ai pellegrini che ogni anno giungono a migliaia in questo periodo per venerare le sue reliquie. Sospese anche le ammissioni al noviziato. Le religiose aprono la porta solo per ricevere ghirlande di fiori offerte da qualche fedele da deporre sulla tomba  di Madre Teresa. L’anniversario è stato celebrato il 26 agosto solo con una Messa privata presieduta dal Vicario generale dell’arcidiocesi di Calcutta, padre Dominic Gomes, nella cappella della Casa madre. (LZ)

30 agosto - PORTOGALLO – Il Patriarca di Lisbona presenterà un volume sui gitani alla Fiera del Libro

Tra le novità editoriali dell’edizione numero 90 della Fiera del Libro di Lisbona, in corso fino al prossimo 13 settembre, c’è sicuramente il volume pubblicato dalla Caritas locale intitolato “Imparare ad essere gitani oggi”. Scritto da Mirna Montenegro, verrà presentato giovedì prossimo nello stesso spazio fieristico di Parque Eduardo VII, dal Patriarca Manuel José Macário do Nascimento Clemente. “Si tratta di una pubblicazione di estrema importanza perché, nell’ambito del servizio del nostro organismo, siamo chiamati anche a sviluppare e promuovere un progetto culturale volto alla trasformazione sociale. E ciò è possibile anche grazie alla diffusione di opere che provengono da esperienze di strada, così come dagli ambienti universitari. Il tutto per favorire sempre nuove alleanze tra il pensare e il fare” spiega António Raposo, di Editorial Cáritas. Quello di Mirna Montenegro è il secondo volume del genere. Già nel 1992 la docente si occupò della scolarizzazione dei bambini Rom e dell'approccio educativo nei confronti delle comunità Rom. I suoi studi hanno gettato le basi del Progetto di Alfabetizzazione sviluppato dal CAIC, il Centro di animazione giovanile e comunitaria di Bela Vista. Il volume della Montenegro è stato realizzato grazie anche alla collaborazione dell’Opera Nazionale della Pastorale dei gitani e della Conferenza episcopale portoghese. (DD)

29 agosto - POLONIA Conclusi a Jasna Góra i lavori della 386.ma assemblea plenaria dei vescovi 

Ultimo giorno di lavori oggi a Jasna Góra della 386.ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale polacca (Cep) iniziata il 27 agosto. Tre giornate intense con in primo piano l’analisi dei trent’anni dell’insegnamento della religione nelle scuole polacche, dopo che la sua soppressione durante il regime comunista, la protezione dei minori contro gli abusi sessuali nella Chiesa e le sfide pastorali più attuali con cui deve confrontarsi, soprattutto negli ultimi mesi di pandemia. Proprio al Covid-19 è dedicato un Memorandum della Commissione episcopale per la Dottrina della Fede presentato venerdì dal suo nuovo presidente, monsignor Stanisław Budzik. Intitolato "Cristo vive e vuole che tu viva", il documento – ha spiegato l’arcivescovo di Lublino all’assemblea - vuole mostrare la Chiesa come segno e “sacramento di speranza” in un momento “segnato dalla disperazione umana”, contro le tante proposte pseudo-religiose e teorie che sono in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa. Durante i lavori è stato anche presentato un importante documento che spiega la posizione della Chiesa sui movimenti Lgbt+, questione al centro di un vivace dibattito nella società polacca. Lungo 27 pagine e articolato in quattro capitoli (La sessualità dell'uomo e della donna nella visione cristiana; i movimenti LGBT+ in una società democratica; le persone LGBT + nella Chiesa cattolica; La Chiesa sulle posizioni del movimento LGBT+ riguardo all’educazione sessuale dei bambini e dei giovani), il testo sottolinea, citando l’esempio di Papa Francesco, che la Chiesa è aperta al dialogo con ogni "uomo di buona volontà" che cerca la verità, ma al contempo non può rinunciare a presentare chiaramente i suoi insegnamenti sull'ideologia di genere e le pratiche contrarie alla natura e alla dignità umana. Nel documento i vescovi polacchi ribadiscono quindi che essa non può accettare, tra le altre cose, la ridefinizione del matrimonio e della famiglia e l’equiparazione delle unioni tra persone omosessuali al matrimonio tra un uomo e una donna, pur difendendo i diritti umani fondamentali delle persone Lgbt+. (LZ)

29 agosto - COREA DEL SUD - Documento dei vescovi contro la depenalizzazione dell’aborto

Un documento articolato in sette punti per ribadire il secco no a leggi per depenalizzare l'aborto. A seguito delle notizie circolate nei giorni scorsi riguardo le “raccomandazioni” presentate dal Comitato per le politiche sull'uguaglianza di genere (l’organo consultivo del Ministero della Giustizia) circa l’abolizione delle normative vigenti in materia di interruzione di gravidanza, i vescovi coreani hanno espresso il loro rammarico e hanno pubblicato una memoria ufficiale. Secondo i presuli l’iniziativa del Comitato ha come unico obiettivo quello di legalizzare l’aborto, al di là delle settimane di gravidanza “in nome dell’autodeterminazione del diritto delle donne che, comunque, non può precedere il diritto alla vita. Questo perché il nascituro e la mamma sono esseri distinti”. Secondo i vescovi: “La completa abolizione delle condanne per reati legati all’aborto, viola il principio costituzionale che tutela la vita del bambino. E lo Stato si è già pronunciato in materia attraverso una serie di sentenze. La stessa Corte Costituzionale, l’11 aprile 2019, ha riconosciuto che il feto è un essere vivente e che pertanto va tutelato”. I presuli citano poi l’esempio di altri paesi in cui l’interruzione di gravidanza è legale. “Anche là dove l’aborto è consentito, non può essere effettuato se non entro un certo limite di settimane di gravidanza e, comunque, previa consultazione. Più la gestazione è in stato avanzato, maggiori sono le possibilità di compromettere la salute della mamma in caso di intervento. Piuttosto che depenalizzare l’aborto, sarebbe opportuno creare i giusti presupposti per una condivisione di responsabilità. Sia tra uomini e donne, che tra Stato e società. Andando oltre la decisione del singolo individuo”. La Conferenza episcopale esprime inoltre il suo pieno dissenso nei confronti di quei mezzi di informazione che stanno sostenendo l’iniziativa del Comitato perché “si vuol far passare quello che è considerato un crimine come un diritto. “La Chiesa chiede che leggi complesse come queste non possono essere varate a colpi di maggioranza ignorando i valori universali fondati sulla dignità della vita umana” concludono i presuli. (DD)

29 agosto - KENYA Corruzione forniture anti-CovidLeader religiosi: immorale e contro gli insegnamenti di Dio

È forte l’indignazione in Kenya per i presunti casi di corruzione nella gestione dei fondi destinati al Covid-19. Il Governo di Nairobi ha raccolto (con imposte, donazioni, sussidi e prestiti) oltre 190 miliardi di scellini (pari a 1,9 miliardi di dollari) per l’emergenza sanitaria, ma ad oggi manca una rendicontazione di come sono stati spesi corroborando il sospetto di malversazioni. La vicenda - riporta il blog dell'Amecea, l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale - ha provocato manifestazioni di protesta in tutto il Paese per chiedere il licenziamento e il processo dei funzionari corrotti e dei loro complici.  Una richiesta alla quale si è unita la Dialogue Reference Group, una piattaforma interreligiosa presieduta dall’arcivescovo di Mombasa, monsignor Martin Kivuva, riunita il 26 agosto a Nairobi per celebrare il 10.mo anniversario della promulgazione della nuova Costituzione del Paese. In una dichiarazione, firmata dall’arcivescovo cattolico, i leader religiosi keniani condannano la “folle spirale della corruzione” in cui sta sprofondando il Paese, definendola “immorale e contraria agli insegnamenti di Dio”. Essi chiamano in causa le responsabilità dell’Esecutivo e del Parlamento a cui spetta il compito di tutelare gli interessi dei keniani: "Vi ricordiamo che ogni volta che favorite la corruzione non esercitando il vostro mandato di supervisione, state infrangendo il vostro giuramento". Secondo i rappresentati delle confessioni religiose, la corruzione nel Paese è una conseguenza dell'opacità burocratica nella gestione delle finanze pubbliche che si manifesta in diverse fasi: “Mancanza di dettagli sulle informazioni di spesa fornite al Parlamento: mancanza di informazioni sugli appalti; mancanza di un portale informativo completo accessibile al pubblico sui fondi Covid-19; mancanza di informazioni sull'acquisizione e la distribuzione dei materiali relativi al Covid-19” (LZ)

 

29 agosto - POLONIA Conclusi a Jasna Góra i lavori della 386.ma assemblea plenaria dei vescovi 

Ultimo giorno di lavori oggi a Jasna Góra della 386.ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale polacca (Cep) iniziata il 27 agosto. Tre giornate intense con in primo piano l’analisi dei trent’anni dell’insegnamento della religione nelle scuole polacche, dopo che la sua soppressione durante il regime comunista, la protezione dei minori contro gli abusi sessuali nella Chiesa e le sfide pastorali più attuali con cui deve confrontarsi, soprattutto negli ultimi mesi di pandemia. Proprio al Covid-19 è dedicato un Memorandum della Commissione episcopale per la Dottrina della Fede presentato venerdì dal suo nuovo presidente, monsignor Stanisław Budzik. Intitolato "Cristo vive e vuole che tu viva", il documento – ha spiegato l’arcivescovo di Lublino all’assemblea - vuole mostrare la Chiesa come segno e “sacramento di speranza” in un momento “segnato dalla disperazione umana”, contro le tante proposte pseudo-religiose e teorie che sono in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa. Durante i lavori è stato anche presentato un importante documento che spiega la posizione della Chiesa sui movimenti Lgbt+, questione al centro di un vivace dibattito nella società polacca. Un altro tema in primo piano durante la plenaria è stato quello della protezione dei minori e delle persone vulnerabili dagli abusi sessuali nella Chiesa. L'arcivescovo Wojciech Polak, delegato episcopale per la protezione dei bambini e dei giovani, ha illustrato all’assemblea le iniziative finora intraprese dalla Chiesa in Polonia per assistere le vittime e per la prevenzione. Tra gli altri punti all’ordine del giorno durante i lavori la prossima beatificazione del cardinale Stefan Wyszyński, l’attività della Caritas Polonia in questi tempi di pandemia, il lavoro dei missionari polacchi nel mondo in questi tempi di pandemia e una relazione sul primo incontro del “Cammino sinodale” avviato dalla Chiesa in Germania. (LZ)

29 agosto - SUDAN Monsignor Tombe (El Obeid): l’appello al dialogo di Papa Francesco sul Nilo un grande incoraggiamento 

“L'appello di Papa Francesco per il dialogo tra Egitto, Etiopia e Sudan affinché la disputa sulla diga non porti al conflitto” ha avuto un’accoglienza positiva in Sudan e "sono fermamente convinto che ora ci sia maggiore volontà politica e diplomatica di dialogare per trovare soluzioni concrete invece che ricorrere alla guerra”. Così monsignor Yunan Tombe Trille Kuku, vescovo di El Obeid e presidente della Conferenza Episcopale cattolica sudanese (Scbc) commenta al blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze Episcopali nell’Africa Orientale, il recente intervento del Papa sull’annosa questione delle ripartizione delle acque del Nilo riaccesa dalla costruzione in Etiopia della Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD). Un progetto - come è noto - osteggiato dal Sudan e dall’Egitto che temono una forte riduzione della portata d’acqua del fiume nei loro territori. (LZ)

29 agosto - PANAMA Consegnati al Governo i termometri digitali destinati a migranti, indigeni e detenuti donati da Papa Francesco

Termometri digitali per le comunità indigene, i migranti e i detenuti. Il dono di Papa Francesco all’arcidiocesi di Panama è arrivato a destinazione ed è stato consegnato direttamente al Ministro degli esteri, Alejandro Ferrer, dall’arcivescovo Mons. José Domingo Ulloa e dal delegato ai rapporti istituzionali della Nunziatura, padre Gilber Tsogli. “Con questo gesto il Papa ha dimostrato ancora una volta la sua opzione per i più deboli e di avere Panama nel cuore” ha detto il presule a margine dell’incontro. “I destinatari dei termoscanner” ha aggiunto “sono ad alto rischio e possono facilmente ammalarsi a causa del sovraffollamento e delle difficoltà all’accesso dei servizi di base”. Mons. Ulloa ha denunciato, in particolare, il problema delle carceri panamensi: “Nelle case di reclusione contiamo ad oggi 17.800 detenuti. Di questi, secondo fonti governative, 665 sono contagiati. Il dato risale al 4 giugno, potrebbe aver subito un incremento.  Sappiamo inoltre che nel penitenziario di Santiago a Veraguas, 313 dei 500 ospiti sono risultati positivi al virus. Uno di loro è morto”. Non meno preoccupante è la situazione di migranti: “A Darién ci sono due centri di accoglienza letteralmente congestionati dove gira il Covid”. Tra le situazioni più critiche, si registra il presidio di La Peñita, dove a maggio scorso erano presenti 1694 persone, ovvero sette volte la capacità massima del presidio. Infine le minoranze indigene: “Rappresentano l’11 per cento della popolazione dei quasi quattro milioni residenti” ha spiegato l’arcivescovo di Panama. “Vivono per lo più nelle cinque aree del paese difficilmente raggiungibili. Anche qui la curva dei contagi è in netta ascesa”. (DD)

28 agosto - BOLIVIA A settembre si celebra il Mese della Bibbia

Con il motto "Ascolta la Parola e cammina ora", la Bolivia si prepara a celebrare a settembre il Mese della Bibbia. Dalla sezione di Animazione Biblica dell'Area di Evangelizzazione della Conferenza episcopale boliviana, arriva l’invito a vivere questo mese con creatività e a condividere il materiale con lo scopo di rafforzare un incontro vivificante con Gesù Cristo. A darne notizia è il sito Iglesia viva, collegato con la Conferenza episcopale boliviana. "Il mese della Bibbia costituisce uno spazio propizio per avvicinarsi alle Sacre Scritture, è un tempo in cui, accompagnati dallo Spirito Santo, apriamo i nostri cuori per essere la terra fertile in cui la Parola di Dio produce trenta o sessanta o cento volte - assicura monsignor Waldo Barrionuevo, Vicario Apostolico dei Re e responsabile della sezione di Animazione Biblica dell'Area di Evangelizzazione dei vescovi boliviani - leggeremo e rifletteremo sul Vangelo secondo San Luca, all’insegna del motto ‘Ascolta la Parola e cammina ora’”. "Senza dubbio, viviamo in un'epoca senza precedenti a causa della pandemia del Covid-19, che come credenti ci impone di far conoscere la Parola di Dio con molta creatività e coraggio – continua il presule – è anche un tempo che ci sfida ad incontrare di nuovo la Parola, a riconoscere in questi ‘segni dei tempi’ la presenza salvifica di Dio che continua a chiamarci a collaborare alla sua missione”. “Possa questo materiale aiutarci ad avere un incontro vivificante con nostro Signore Gesù Cristo, a rimanere fedeli al suo comando di annunciare la sua Parola, e soprattutto a irradiare speranza nel nostro ambiente, con la ferma convinzione che Gesù ci porta la salvezza", ha concluso. (RB)

28 agosto - VENEZUELA La gioventù di Cristo alza la voce: nasce l’Osservatorio sociale cattolico della Pastorale giovanile

Con la partecipazione di più di 250 giovani, il Dipartimento dell'Adolescenza e della Gioventù del Segretariato Permanente dell'Episcopato venezuelano, attraverso la Pastorale Giovanile del Venezuela, ha realizzato l'Osservatorio Sociale Cattolico proposto dal Programma Nazionale Giovanile per una Nuova Società nel secondo trimestre dell'anno 2020. Ne dà notizia il sito della Conferenza episcopale venezuelana. Il processo è iniziato nel mese di aprile e ha contato sul contributo di 19 istanze del Paese, un'iniziativa nata con l'intento di conoscere più profondamente le esigenze dei giovani cattolici e il loro rapporto con il contesto sociale, politico ed economico del Venezuela. Così, il programma nazionale ha redatto un sussidio che contiene i risultati ottenuti, con l'intento di essere una risorsa utile per la pianificazione all'interno delle istanze che servono come impulso per l'attività pastorale a livello nazionale. Tra gli elementi preponderanti che sono stati raccolti durante l'Osservatorio sociale cattolico, c'è la necessità di un Paese guidato da una sana democrazia, che prenda la Dottrina sociale della Chiesa come fondamento per il rinnovamento sociale e la formazione dei giovani in ogni ambito della società, partendo dal presupposto che i giovani sono costruttori della Civiltà dell'Amore. (RB)

28 agosto - VATICANO Processo di revisione del Trattato sullo stato dei diritti umani. Monsignor Jurkovič: sì a efficienza, trasparenza e armonizzazione

Sono in corso a Ginevra le consultazioni informali in seno al processo di revisione del Trattato sullo stato dei diritti umani anche alla luce delle misure adottate nel 2014 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 68/268. Ai lavori ha partecipato l’arcivescovo Ivan Jurkovič, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra che in una sua dichiarazione invita le parti a migliorare i propri sforzi in direzione di una sempre maggiore “efficienza, trasparenza, efficacia e armonizzazione dei metodi di lavoro”. L’arcivescovo è impegnato in particolare sul fronte dell'esame di possibili misure per rafforzare ulteriormente il sostegno agli organi del trattato. Pertanto, la revisione non riguarda il "ruolo e funzionamento" degli organi del trattato sui diritti umani, di cui le particolari competenze di ciascuno devono essere pienamente rispettate. La Santa Sede suggerisce, inoltre, cautela negli sforzi per valorizzare il ruolo dei presidenti in quanto nota come non esista una base giuridica per un ruolo così accresciuto e contemporaneamente cautela riguardo al "rafforzamento delle "sinergie" tra i vari organismi per i diritti umani, in quanto la loro natura e la loro base giuridica sono molto diverse. La pratica recente, secondo la quale i Commenti Generali sono co-autore di due o più organi del trattato è anche una questione di preoccupazione, in particolare per quegli Stati che non hanno ratificato tutti i pertinenti trattati. A questo proposito si ricorda, infatti, come l'obbligo giuridico degli Stati sia molto diverso, poiché ciascuno di essi ha ratificato un numero diverso di trattati in materia di diritti umani. La Delegazione della Santa Sede, inoltre, ringrazia il Rappresentante permanente della Svizzera, signor Pascale Baeriswyl, e il Rappresentante permanente del Marocco, Omar Hilale, promotori dell’incontro tenutosi oggi. In conclusione, la Santa Sede, riconoscendo i suoi obblighi come Stato, riconosce il prezioso contributo di ciascuno degli organi del trattato sui diritti umani nell'assistere gli Stati contraenti ad adempiere ai loro obblighi in materia. (RB)

28 agosto - ITALIA “Dai nostri cuori al cuore del Libano”: la raccolta fondi della Famiglia Vincenziana per il popolo libanese

Dopo la terribile esplosione del 4 agosto scorso al porto di Beirut, la Famiglia Vincenziana ha deciso di scendere in campo e avviare una raccolta fondi in favore del popolo libanese e di quanti sono stati colpiti dalla tragedia. L’iniziativa, chiamata "Dai nostri cuori al cuore del Libano" è sorta per sostenere il lavoro dei Vincenziani a Beirut: la Famiglia Vincenziana libanese, infatti, è intervenuta immediatamente dando rifugio ai senzatetto, occupandosi dei poveri, curando i feriti e nutrendo i bisognosi. “Il mio lavoro è appena iniziato nei confronti delle famiglie e delle persone bisognose e verso le Istituzioni vincenziane gravemente colpite – è la testimonianza di Ribel Elias, presidente dei Missionari Laici Vincenziani (Misevi International) - molti rami della Famiglia Vincenziana libanese stanno lavorando come un'unica entità per superare questi giorni difficili”. Padre Tomaž Mavrič, presidente del Comitato esecutivo della Famiglia Vincenziana, spiega gli obiiettivi dell’iniziativa intrapresa: "Mentre ognuno di noi comincia a attivare i propri canali di solidarietà, vorrei proporre di rispondere a questo disastro in modo concertato, come Famiglia. Avete visto Papa Francesco inviare immediatamente un fondo di 250mila euro per aiutare la Chiesa nel Libano. Come Vincenziani, potremmo pensare di fare una donazione altrettanto grande per i poveri e i senzatetto del Libano?”. (RB)

28 agosto -BOLIVIA Elezioni. I vescovi: la cura dell’ambiente abbia peso nelle scelte personali di voto

Le istanze ambientali e la cura della Casa comune abbiano un ruolo chiave quando ci si recherà alle urne in ottobre: a chiederlo alla popolazione boliviana, sono i vescovi della Conferenza episcopale della Bolivia, come riferisce il sito di informazione cattolica statunitense Catholic News Service. I vescovi, attraverso il capitolo boliviano del Repam, hanno chiesto alle autorità di riconsiderare le politiche ambientali adottate, in considerazione della moltiplicazione del numero di incendi boschivi che il Paese ha registrato negli ultimi anni. In una dichiarazione del 25 agosto scorso, hanno detto di volere che i boliviani tengano d'occhio i politici e votino di conseguenza alle elezioni generali del 18 ottobre: “Gli elettori devono considerare l'ambiente, l'agro-economia e lo sviluppo rurale, specialmente in Amazzonia", ha detto monsignor Eugenio Coter, presidente di Repam Bolivia. Il vescovo Coter, la cui diocesi ha sede a Riberalta, nella giungla boliviana, ha esortato i cattolici a essere coerenti con l'insegnamento della Chiesa quando votano, e questo significa anche concentrarsi sull'ambiente. “Il Papa afferma nell’Enciclica Laudato Si" che non possiamo distruggere la nostra Casa comune. La lotta per preservare l'ambiente fa parte del nostro insegnamento pastorale e della nostra visione come cristiani", ha aggiunto. La dichiarazione dei vescovi ha risposto alle conclusioni del Tribunale internazionale per i diritti della natura dell'inizio di agosto, in cui si afferma che gli incendi che hanno imperversato in Bolivia l'anno scorso sono stati "ecocidi provocati dalle autorità boliviane e dall'agroindustria". (RB)

28 agosto - KENYA 10.mo anniversario della nuova Costituzione keniana.  Vescovi: applicare i suoi aspetti positivi per il bene comune

“Una guida per obiettivi più nobili e più alti”. A questo deve servire una Legge fondamentale. Lo ha detto monsignor Anthony Muheria, arcivescovo di Nyeri in Kenya,  che ieri ha presieduto, nella Basilica della Sacra Famiglia a Nairobi, una Messa per il 10.mo anniversario della nuova Costituzione keniana, promulgata il 27 agosto 2010. Sette gli obiettivi “alti” indicati da monsignor Muheria: il bene, lo spazio alla libera iniziativa individuale, l’armonia e la pace, la prosperità e lo sviluppo umano, il rispetto per il sacro e la difesa dei deboli e vulnerabili nella società.  La Costituzione, ha affermato il presule citato dall’agenzia Aciafrica, "dovrebbe consentirci di uscire dalla schiavitù dei nostri interessi individuali, liberarci dalle tendenze malvagie e dai mali sociali come il tribalismo, la corruzione, il nepotismo e le discriminazioni". “Per creare una vera società fraterna ed equa, dobbiamo ancora applicarla e impregnarla di senso divino”, ha aggiunto il presule. "Una Costituzione che non consenta una crescita della dimensione spirituale del cittadino sarebbe infatti ‘zoppa’ e quella che svuota la persona umana della sua spiritualità e dignità è già morta!". Ringraziare Dio per la Costituzione implica dunque "tenere sempre conto della Sua signoria, quando interpretiamo la nostra vita nazionale con l’obiettivo di migliorare la persona umana, i suoi diritti, la sua possibilità di associarsi in armonia e la sua essenza, fisica e spirituale". (LZ)

28 agosto - TERRA SANTA La Custodia offre abitazioni per evitare l’esodo dei cristiani

Le Pietre vive devono restare nella terra di Gesù: è questo l’obiettivo che si pone la Custodia francescana di Terra Santa offrendo gratuitamente abitazioni ai cristiani che vivono nell’area, come riferisce una pagina del loro sito. Mentre nella metà del secolo scorso la Custodia di Terra Santa offriva nelle sue parrocchie "pane e olio" come aiuto quotidiano, oggi, a causa delle diverse esigenze della popolazione, fornire un alloggio o un’abitazione ove condurre una vita dignitosa è diventato un mezzo per mantenere viva la presenza cristiana in Terra Santa. Per questo motivo la Custodia di Terra Santa offre più di 582 abitazioni a Gerusalemme - distribuite dentro e fuori la città vecchia - oltre a 72 case a Betlemme, dando complessivamente alloggio a circa 2.050 persone. Ad oggi sono arrivate ad oltre 700 le richieste di abitazioni, di cui almeno 250 sono urgenti.  "Questa casa è tutta la mia vita. Questa casa è un posto speciale per me, e non potrei mai lasciarla. Mio figlio Musa ha ripetutamente cercato di convincermi ad andare a vivere fuori dal paese, ma ho sempre risposto con un rifiuto assoluto - è la testimonianza di Graziella Qamar, cristiana residente nella Città Vecchia di Gerusalemme – i frati non prendono nemmeno un centesimo da noi e non vengono a chiederci di lasciare la casa. In questo immobile vivono più di 20 famiglie, nessuna di loro paga l’affitto. La Custodia ha restaurato molte case. Io sono qui dal 1961 ed i Frati Francescani non mi hanno mai chiesto di pagare l’affitto. Dio benedica i Frati per quello che offrono alle persone". (RB)

28 agosto - AUSTRIA La campagna dei vescovi sull’insegnamento della religione nelle scuole: necessaria in una società democratica e pluralistica

L’insegnamento della religione confessionale nelle scuole è essenziale “se vogliamo una società democratica e pluralistica”. Queste le parole di monsignor Wilhelm Krautwaschl, vescovo di Graz-Seckau e incaricato della Pastorale educativa della Conferenza episcopale austriaca, riportate sul sito dell’Episcopato, alla vigilia del nuovo anno scolastico che in Austria inizierà lunedì. Secondo i dati della campagna dei vescovi sull’insegnamento della religione nelle scuole, in Austria più del 91% degli alunni partecipa all'educazione religiosa cattolica. "L'educazione religiosa contemporanea è il luogo in cui si affrontano tanto le questioni esistenziali quanto quelle del bene comune e della coesione sociale", dice Andrea Pinz, responsabile dell'Ufficio interdiocesano per l'educazione e la formazione che assieme al vescovo ha presentato la nuova campagna in una conferenza stampa svoltasi oggi a Vienna. In Austria, dunque, circa 586mila alunni partecipano all'insegnamento religioso cattolico; inoltre, ci sono più di 24.300 alunni senza confessione religiosa che frequentano l'insegnamento religioso cattolico su base volontaria. La campagna, che si intitola "Credo - Sì", si svolgerà per tutto il mese di settembre e comprenderà schermi informativi da fornire nelle scuole, cartelloni pubblicitari nelle aree pubbliche delle città, spot in formati digitali e pubblicità su prodotti cartacei selezionati. Il cuore della campagna è costituito da domande cui trovare una risposta, quali: ci sono ancora miracoli oggi?, Piaccio a Dio?, C'è speranza per il mondo? Oppure: posso avere anch'io dei dubbi? “La religione è una parte importante della società globale, che deve essere presa sul serio, soprattutto oggi – ha proseguito monsignor Krautwaschl - la scuola è un luogo di apprendimento per potersi affermare, poi, nella vita. E poiché la religione fa parte della vita, l'educazione religiosa appartiene alla scuola, come base di una vita spirituale eticamente corretta, integrata nella creazione divina". (RB)

28 agosto - TIMOR EST #coronavirus Il piccolo Paese vittorioso sul Covid-19

Il governo di questa piccola e povera nazione a maggioranza cattolica del sud-est asiatico, nonostante un sistema sanitario poco efficiente, rispondendo tempestivamente alla pandemia di nuovo coronavirus, verso la fine di marzo, e chiudendo i suoi confini in primo luogo ai non cittadini e, subito dopo, a tutti, applicando regole ancor più severe rispetto alla vicina e ricca Australia, è riuscita a sconfiggere la pandemia.  A quei cittadini timoresi che sono rimasti all'estero (per lo più studenti, lavoratori stagionali in Australia o occupati in lavori poco qualificati nel Regno Unito, in Irlanda e in Corea del Sud) – riferisce UCA News – il Paese ha offerto un sostegno per rimanere all'estero. Le famiglie con un guadagno inferiore a 500 dollari al mese hanno avuto diritto ad un sussidio mensile di 100 dollari da parte del governo. Questa dura risposta ha permesso a Timor Est di distinguersi per non aver avuto, finora, un solo caso di contagio di Covid-19 nella sua comunità. Le ha permesso di finire lo stato di emergenza verso la fine di giugno e di riaprire i suoi confini internazionali - compreso il confine terrestre con la provincia indonesiana di Nusa Tenggara Est – applicando una quarantena di due settimane ai passeggeri in arrivo e la disinfezione di tutte le merci in transito. Il sacerdote gesuita filippino padre Erik Gerilla, in passato a capo dei servizi sociali gesuiti a Timor Est, in visita a giugno, ha raccontato quanto siano stati scrupolosi ed attenti i controlli al suo arrivo: "Appena arrivati all'aeroporto, i nostri corpi con addosso i vestiti sono stati cosparsi di disinfettante, comprese le suole delle scarpe”, ha riferito, ribadendo che per poter viaggiare nel Paese, bisogna risultare negativi al test di Covid-19. “Una quarantena di 14 giorni – ha proseguito - è obbligatoria per tutti i viaggiatori”, in hotel e strutture abbastanza confortevoli e ben gestiti, dove i funzionari sanitari si recano ogni giorno per controllare se ci siano sviluppi di sintomi clinici. Tuttavia, anche Timor Est ha vissuto non poche difficoltà durante il blocco nazionale. Come altrove, le donne, a causa dell’isolamento hanno sofferto l’aumento della violenza domestica e i bambini la mancanza della relazione tra coetanei a scuola. Inoltre, il Paese ha dato fondo a tutte le sue risorse economiche e si sta paurosamente avvicinando all’esaurimento dei proventi del petrolio e del gas, che hanno sostenuto la sua economia fino ad ora. I ricercatori dell'Australian National University hanno scoperto che Timor Est per rispondere al Covid-19 ha speso molto di più di qualsiasi altro vicino del Pacifico. La nazione ha speso una cifra pari all'8,3% del prodotto interno lordo (PIL), rispetto al 9,5% dell'Australia e allo 0,8% della Papua Nuova Guinea. La risposta di Timor Est è stata, quindi, quasi al 100 per cento autofinanziata, nonostante il Paese sia al 20.mo posto nella classifica delle nazioni che dipendono dagli aiuti a livello globale. (AP)

28 agosto - BRASILE #coronavirus Riaperto il quartier generale dei vescovi a Brasilia

Dopo sei mesi di lockdown a causa della pandemia da Coronavirus, nella giornata di ieri il quartier generale della Conferenza episcopale del Brasile, nella capitale Brasilia, ha riaperto i battenti. Lo comunicano i vescovi attraverso il sito dell’Episcopato. Adempiendo, dunque, a tutte le misure di sicurezza del caso, l’arcivescovo di Belo Horizonte e presidente dei vescovi brasiliani, monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, ha presieduto la Santa Messa nella cappella della sede. Durante la celebrazione, il presule ha ringraziato in modo particolare il segretario generale dei vescovi, monsignor Joel Amado, che vive a Brasilia, per essersi occupato della sede centrale e, a distanza, della vita della Chiesa in Brasile durante gli ultimi sei mesi in cui il Paese sta affrontando nella pandemia di Covid-19. Nell'omelia, il presidente ha ricordato anche i 21 anni dalla morte di don Helder Câmara e i 14 di don Luciano Mendes de Almeida - entrambi sono stati segretari generali della Conferenza episcopale - e i tre anni dalla morte di monsignor José Maria Pires, arcivescovo emerito di Paraíba. È la prima volta dall'inizio della pandemia di Covid-19, e da quando si è reso necessario l'isolamento sociale, che monsignor de Azevedo viene nella sede di Brasilia dove ha incontrato il segretario generale della Conferenza episcopale nonché vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, don Joel Portella Amado. Nel pomeriggio, inoltre, ha fatto una visita di cortesia al Nunzio Apostolico, monsignor Giovanni d'Aniello, che dopo otto anni di permanenza in Brasile, partirà per una nuova missione di rappresentanza della Santa Sede in Russia. Nel frattempo, però, non accenna a calmarsi la circolazione del Covid-19 nel Paese: i dati disponibili per le ultime 24 ore riferiscono di oltre 44mila nuovi contagi e 984 morti. Stando alle stime del Ministero della Salute locale, i casi arrivano così a superare i tre milioni mentre i decessi sono oltre 118mila. (RB)

28 agosto - INDIA #Coronavirus La Chiesa siro-malabarese celebra la Quaresima degli otto giorni: preghiere a Dio contro la pandemia 

In preparazione alla Festa della Natività della Beata Vergine Maria, l’8 settembre, la Chiesa siro-malabarese  celebra dal 1° al 7 settembre una speciale Quaresima detta degli "otto giorni" (‘Ettu Noyambu’). Si tratta di un’antica tradizione siriaca tornata in auge negli ultimi anni in questa Chiesa di rito orientale indiana. Durante il recente Sinodo Siro-malabarese, svoltosi on line dal 18 al 21 agosto – riporta Matters of India - il cardinale George Alencherry, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly, ha esortato i fedeli a celebrare quest’anno l’"Ettu Nawambu" con particolare intensità invocando l’aiuto di Dio contro l’attuale pandemia del Covid-19 che ha duramente colpito l’India. Per otto giorni i cattolici siro-malabaresi reciteranno il Rosario, pregheranno e si dedicheranno a opere di carità. L’invito del cardinale Alencherry è a dedicare le loro preghiere alla pandemia e a unirsi a una giornata di digiuno venerdì 4 settembre. “In questa giornata tutti i vescovi, religiosi e sacerdoti dovrebbero offrire Messe speciali per chiedere l’intervento divino contro la pandemia. Anche i fedeli devono partecipare, ove possibile, a queste celebrazioni”, ha detto il porporato al Sinodo. A causa della pandemia le celebrazioni della Festa della Natività di Maria avverranno in tono minore in India. Così, nel Santuario mariano di Bangalore, dove per la festa giungono ogni anno migliaia di pellegrini, su indicazione delle autorità, l’arcidiocesi ha disposto che la Messa e la tradizionale novena di preghiera che precede la Festa siano trasmesse in streaming. Una decisione dolorosa, ha spiegato l'arcivescovo Eric Machado, dettata dall’emergenza sanitaria. L'India ha registrato finora oltre tre milioni di contagi, con più di 57mila vittime.  (LZ)

28 agosto - STATI UNITI Vescovi: fermare le esecuzioni. Ogni persona ha una dignità “irrevocabile”   

Nonostante gli appelli dei vescovi e di altri leader religiosi americani, non si fermano le esecuzioni negli Stati Uniti, riprese lo scorso mese di luglio in seguito al via libera dato dalla Corte Suprema all’amministrazione Trump per il ripristino della pena di morte a livello federale. Quattro le condanne finora eseguite, in queste settimane - l’ultima il 26 agosto - dopo ben 17 anni di sospensione, mentre altre tre sono previste di qui alla fine di settembre. Contro la ripresa delle esecuzioni sono intervenuti nuovamente ieri i vescovi degli Stati Uniti con una nota firmata da monsignor Paul Coakley, presidente del Comitato per la Giustizia interna e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale (Usccb), e da monsignor Joseph F. Naumann, responsabile per le attività pro-vita. La dichiarazione ribadisce la “chiara” posizione della Chiesa sulla pena di morte: “Sappiamo dalle Scritture che Dio ha creato ciascuno di noi a sua immagine (Gen. 1: 26-27). Ciò conferisce a ogni persona una dignità irrevocabile, nonostante i suoi peccati”, affermano i vescovi che rinnovano il loro pressante appello a fermare le esecuzioni in nome della misericordia di Dio, richiamando la risposta data da Gesù, nel Vangelo di Giovanni, ai farisei sulla donna adultera. La nota rinvia quindi ai diversi pronunciamenti dei vescovi sulla pena di morte, compreso l’appello lanciato ai primi di luglio in una nota firmata dallo stesso monsignor Coakley in cui i presuli avevano sottolineato che la pena “non può escludere la speranza e la possibilità di una riabilitazione”, ricordando anche il Magistero dei Papi su questo tema, tra cui Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Da ricordare che lo scorso 23 marzo, il Colorado è divenuto il 22.mo Stato degli Usa ad abrogare la pena capitale, con l’approvazione, da parte del governatore Jared Polis, del disegno di legge SB20-100. In quell’occasione, i vescovi locali avevano espresso il loro plauso, definendo “storico” il provvedimento legislativo approvato. (LZ)

28 agosto - ITALIA Domani il cardinale Angelo Bagnasco presiede la Santa Messa per la festa della Madonna della Guardia a Tortona

Sarà il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova, a presiedere domani, 29 agosto, nella solennità dell’Apparizione, alle ore 10.30, la Santa Messa, presso il cortile del Centro Mater Dei dell'Opera Don Orione a Tortona (Al), in occasione della tradizionale festa della Madonna della Guardia. Celebrazione – si legge nel comunicato - che, quest’anno, arriverà dopo un lungo periodo di grande sofferenza della città e della comunità, a causa dell’emergenza coronavirus, e che si svolgerà osservando le disposizioni per il contenimento del contagio e secondo le norme in vigore. Sempre sabato 29 agosto, a Tortona, all'interno del Santuario della Madonna della Guardia, saranno numerose le celebrazioni eucaristiche: alle ore 6.30, si svolgerà la Messa presieduta dall'economo provinciale don Alessandro D'Acunto; alle ore 7.30, la Messa del parroco del Duomo di Tortona, don Claudio Baldi; e, alle ore 8.30, la Santa Messa dei giubilei sacerdotali del Direttore Generale dell'Opera Don Orione, padre Tarcisio Vieira. Nel pomeriggio, le celebrazioni eucaristiche riprenderanno alle ore 15.30 con la Messa presieduta da don Aurelio Fusi, Direttore Provinciale, e proseguiranno alle ore 17.00 con la Messa di monsignor Viola alla quale, a causa delle limitazioni per l'emergenza coronavirus, non seguirà la tradizionale processione con la Statua della Madonna. Quest’ultima, però, accompagnata da un piccolo gruppo, raggiungerà i fedeli presso il cortile del Centro Mater Dei per un momento di preghiera. Alle ore 21.00, sempre nel cortile, si svolgerà la Santa Messa presieduta dal vicario episcopale per i diaconi e i religiosi ed arciprete di Casei Gerola, don Maurizio Ceriani, e infine, alle ore 22.30, il rettore don Renzo Vanoi celebrerà l'ultima Santa Messa. La Festa, come da tradizione, è stata preceduta da una Novena, iniziata giovedì 20 agosto, e da diverse celebrazioni, in particolare una Messa ogni sera alle ore 21.00, celebrata da monsignor Francesco Pio Tamburrino, vescovo emerito di Foggia-Bovino. Domenica 30 agosto, alle ore 8.00, il direttore Generale, padre Tarcisio Vieira presiederà la concelebrazione per tutti i benefattori defunti. Il santuario rimarrà aperto tutto il giorno per i fedeli che vorranno pregare ai piedi della Vergine e presso l’urna di San Luigi Orione. (AP)

28 agosto - PAKISTAN Tempo del Creato: "Jubilee for the Earth”, miniserie podcast dei missionari Colombani

"Jubilee for the Earth - A Podcast on Biodiversity and our Sacred Story" è una miniserie di sei episodi di circa 15 minuti ciascuno, sia in audio che in video, promossa dalla Società Missionaria di San Colombano in tutti i Paesi per celebrare il “Tempo del Creato” il mese prossimo. Prodotti dalla sede di Washington dei missionari Colombani, i podcast esploreranno la bellezza della biodiversità, le sfide che deve affrontare e questioni correlate, come la giustizia economica, la pace, le migrazioni e altri temi legati all'insegnamento sociale cattolico. Gli episodi verranno trasmessi dal 31 agosto fino alla festa di San Francesco, il 4 ottobre. Tra i sacerdoti Colombani, missionari laici e collaboratori, presenti nei podcast, figura anche padre Liam O'Callaghan, coordinatore nazionale della GPSC della diocesi di Hyderabad Sud, in Pakistan, che nel 2015 aveva tradotto in urdu l’enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”. Egli – riferisce UCA News – nella sua riflessione, nel terzo epidosio della serie, ha cercato di mettere in evidenza la diversità e il dialogo interreligioso nel contesto dell'Islam, nonché l’urgenza di risanare il nostro rapporto spezzato con il resto della creazione di Dio. “Il quaranta per cento delle specie marine sono scomparse dal mare inquinato di Karachi a causa dello scarico di rifiuti e di acque reflue industriali non trattate" ha detto, sottolineando come questa realtà richieda tutto l’impegno della missione e del ministero della Chiesa, avendo un notevole impatto su tutta la popolazione, specialmente i più poveri. “Il governo – ha spiegato - ha reso noto di avere grandi piani per la cura dell'ambiente, ma non sembra impegnarsi nel metterli in pratica. Solo uno sforzo congiunto potrà salvare l'ecosistema". Secondo Germanwatch Global Climate Risk Index 2020, il Pakistan è stato il quinto Paese al mondo per vulnerabilità ai cambiamenti climatici dal 1999 al 2018, con 152 eventi meteorologici estremi, tra cui inondazioni e ondate di calore, che hanno causato la morte di 9.989 persone. (AP)

28 agosto - STATI UNITI Dolore e indignazione delle Chiese Usa e dell'arcivescovo di Milwaukee per i fatti di Kenosha  

Resta alta la tensione a Kenosha, nel Wisconsin, dopo l’uccisione di due manifestanti per mano di un diciassettenne armato durante gli scontri e le proteste seguite al grave ferimento di Jacob Blake, l’afroamericano colpito alle spalle il 23 agosto da un agente di polizia. Su quest'ultima vicenda è intervenuto l’arcivescovo di Milwaukee, monsignor Jerome Edward Listecki, che – in una nota pubblicata sul sito diocesano – ha lanciato un appello contro il razzismo e la violenza che, afferma, “non può mai essere il mezzo per ottenere la pace e la giustizia”. “I peccati della violenza, ingiustizia, razzismo e odio devono essere eliminati dalle nostre comunità con atti di misericordia, con la protezione e la cura della dignità di ogni persona umana, nel rispetto del bene comune e con una indefessa ricerca  dell'uguaglianza e della pace", sottolinea la nota. "Indignazione" per questo ennesimo caso di violenza delle forze dell’ordine contro un afro-americano è stata espressa il 26 agosto dal Consiglio nazionale delle Chiese che in una dichiarazione ricorda anche le uccisioni e di altri di afro-americani per mano della polizia, l’ultimo dei quali è avvenuto appena un giorno prima del ferimento di Blake a Lafayette dove a perdere la vita è stato Trayford Pellerin.  “Le notizie su questi tragici eventi sono demoralizzanti e ci spingono a chiederci quando finirà tutto questo?”, si legge nella nota ripresa dal sito del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc). "Siamo stanchi, ma non abbastanza per continuare la nostra battaglia per il cambiamento e per la giustizia", continua la dichiarazione che sottolinea l’urgenza di riformare la polizia negli Stati Uniti e di cambiare la sua formazione. "Il fatto che queste ingiustizie continuino dopo mesi di forti proteste per la morte di George Floyd, Breonna Taylor e Ahmaud Arbery e di tanti altri, indica quanto siano guasti i nostri sistemi e quanto lavoro bisogna ancora fare per porre fine al razzismo, al suprematismo bianco e ai pregiudizi inconsci”, afferma in conclusione il Consiglio nazionale della Chiese. (LZ)

28 agosto - SPAGNA Migliaia i volontari che nella Chiesa donano il loro tempo per aiutare il prossimo

Secondo l'ultimo Rapporto annuale in merito all’attività della Chiesa cattolica nel Paese, presentato lo scorso giugno dalla Conferenza episcopale spagnola – si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, grazie alle 9.119 strutture socio-sanitarie della Chiesa e a più di 20.000 volontari, che hanno donato il loro tempo per migliorare le condizioni del prossimo, sono state assistite 4.095.346 persone nel corso del 2018.    La vicinanza della Chiesa ai più bisognosi si è espressa in due aree sensibili in particolare: la pastorale della salute, che conta 20.288 volontari in 2.759 parrocchie e accompagna 176.276 malati; e la pastorale carceraria, che conta 2.755 volontari che portano avanti 916 programmi con i detenuti, servendo più di 21.000 persone. Inoltre, un grande lavoro è stato fatto dalle molte istituzioni e ONG legate alla Chiesa cattolica, nel tentativo di portare assistenza in tutti i campi. Tra queste, la Cáritas, con 84.551 volontari e 5.671 lavoratori, che hanno sostenuto 2,68 milioni di persone; e Manos Unidas, che con 5.347 volontari ha realizzato 564 nuovi progetti, di cui hanno potuto beneficiare 1,42 milioni di persone. (AP)

27 agosto - BOLIVIA Celebrata ieri la Giornata per la Dignità degli anziani contro la “cultura dello scarto”

La Chiesa della Bolivia ha celebrato ieri la Giornata nazionale per la Dignità degli anziani, come riferisce il sito d’informazione Iglesia viva, collegato alla Conferenza episcopale boliviana.  Per l’occasione la Pastorale Sociale della Caritas ha diffuso un video dal titolo "Testimonianze in tempi di pandemia", e un messaggio in cui rende conto della situazione di vulnerabilità in cui versano molti di essi e chiede alle autorità di contribuire ad alleviare le sofferenze che stanno vivendo. “Quando Papa Francesco accenna alle vittime della ‘cultura dello scarto’, cioè le persone più deboli e fragili, si riferisce anche agli anziani – spiegano i vescovi - nello stesso contesto ha insegnato che il segno della vera civiltà, umana e cristiana, è quello di mettere le persone più svantaggiate al centro dell'attenzione sociale e politica”. Il rischio di reiterare una cultura dello scarto è particolarmente alto in questo periodo di pandemia da Covid-19: il rischio di ammalarsi gravemente, infatti, aumenta tra le persone anziane, a causa delle complicazioni derivanti dalla loro età o perché hanno patologie di base. Questa situazione è evidente in Bolivia, dove il 52,6% delle persone decedute a causa del Coronavirus appartiene a questo gruppo, secondo un rapporto dell'Unità di Epidemiologia del Ministero della Salute locale risalente al 22 maggio, dati che però, da allora, non sono più stati aggiornati. (RB)

27 agosto - FILIPPINE #coronavirus Scompare l’arcivescovo Oscar Cruz, baluardo della lotta contro il gioco d’azzardo

È morto ieri, mercoledì 26 agosto, a causa di complicanze da malattia di Covid-19, monsignor Oscar Cruz, arcivescovo emerito di Lingayen-Dagupan, nelle Filippine. Aveva 85 anni. A darne notizia è il sito della Conferenza episcopale filippina. Il presule, ricoverato da giorni presso il Centro medico Cardinal Santos di San Juan City, in vita era noto per essere stato arcivescovo della diocesi di Lingayen-Dagupan dal 1991 fino al 2009, mentre dal 1995 al 1999 ha ricoperto anche la carica di presidente della Conferenza episcopale cattolica delle Filippine. Ma l’arcivescovo era soprattutto conosciuto e amato per la sua strenua lotta al gioco d’azzardo che lo impegnò per buona parte del suo ministero, in particolare per la sua incessante campagna contro la pratica del "jueteng", un gioco legato ai numeri diventato illegale nel Paese nel 1907. Per portare avanti la sua crociata, nel 2004 il vescovo fondò la Krusada ng Bayan Laban sa Jueteng che alla fine si è trasformata in una più grande campagna contro il gioco d'azzardo dell’arcipelago. Monsignor Cruz sosteneva che il jueteng continua a esistere a causa delle grandi e regolari bustarelle date alle autorità di polizia e ai politici per accaparrarsene la protezione; ha anche criticato la lotteria che il governo gestisce nelle piccole città, a sua detta solo una "copertura" per il jueteng. I funerali del presule avranno luogo alle 9 del mattino di domani, venerdì 28 agosto, nella Cattedrale di San Giovanni Evangelista. "Incoraggiamo i fedeli cattolici a seguire i riti liturgici sui social media livestream", è l’invito dell’attuale arcivescovo di Lingayen-Dagupan, monsignor Socrates Villegas. Monsignor Cruz è il terzo prelato filippino a contrarre il Coronavirus dopo il vescovo Broderick Pabillo, l'amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Manila, e il vescovo emerito Deogracias Iñiguez di Kalookan. Sia Pabillo che Iñiguez si sono già ripresi. (RB)

27 agosto - COLOMBIA ACS e l’Esarcato apsotolico lanciano la campagna di solidarietà "Per i nostri eroi bisognosi di Beirut”

"Per i nostri eroi bisognosi di Beirut": è la campagna, lanciata in conferenza stampa su YouTube, mercoledì 26 agosto, da Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) e dall’Esarcato apostolico della Colombia, per raccogliere 250.000 euro, ovvero 1.122 milioni di dollari per le oltre 300.000 famiglie rimaste senza casa e senza sostentamento primario a Beirut, in seguito all'esplosione di oltre 27.000 tonnellate di nitrato di ammonio nella zona portuale della città, il 4 agosto. Tra i partecipanti, il presidente di ACS Colombia, padre Astolfo Moreno, e monsignor Fadi Bou Chebl, esarca apostolico. Presentando la dura realtà della capitale libanese, sprofondata in questi ultimi anni in una grave crisi economica, sociale e finanziaria, aggravata poi dalla pandemia e dall'esplosione, monsignor Bou Chebl ha sottolineato come “tutti abbiamo bisogno di aiuto” e come “tutti possiamo mostrare la nostra generosità”. “Siate generosi – ha detto - e rallegrate il cuore di tante persone che hanno bisogno di voi". I Patriarcati cattolici libanesi (maroniti, greco-cattolici, siro-cattolici, armeni), insieme a parrocchie e istituzioni, come la Caritas e le Pontificie Opere Missionarie, dinanzi all'aumento dell'inflazione e della disoccupazione, stanno facendo la loro parte, con l’istituzione di un comitato per aiutare i cristiani e l’elaborazione di un piano per la distribuzione degli aiuti. In una città in cui manca spesso l’elettricità, in cui ci sono zone senza servizi telefonici e copertura Internet, dove le strutture della sanità pubblica sono limitate e dove mancano i servizi di base, la Chiesa ha voluto ricordare che continua a stare al fianco di chi ne ha più bisogno e che i suoi sacerdoti e religiosi continuano a impegnarsi affinché la vita delle loro comunità migliori. (AP)

27 agosto - CILE L’invito dei vescovi a partecipare al Plebiscito Nazionale del 25 ottobre: impegno per la giustizia e per la pace

"Partecipazione dei cittadini, impegno per la giustizia e la pace": si intitola proprio così il materiale messo a punto dalla Conferenza episcopale cilena in vista del Plebiscito Nazionale che si svolgerà nel Paese sudamericano il prossimo 25 ottobre. Secondo quanto riportato dal sito dei vescovi del Cile, questo materiale si pone l’obiettivo di aiutare le comunità e i cittadini a conoscere le legittime opzioni che vengono presentate, in modo che ognuno possa formarsi, informato e liberamente, in coscienza, una convinzione che guidi il proprio voto personale. Nel numero speciale di Iglesia.cl "Participación Ciudadana" il Comitato permanente della Conferenza episcopale cilena presenta queste risorse: "Poiché amiamo il Cile, è nel nostro interesse che il nostro Paese, patria di tutti, progredisca nella giustizia e nella pace, nelle pari opportunità e in condizioni migliori per le persone e i gruppi più vulnerabili – scrivono i vescovi - questo non può essere ottenuto con la violenza o con l'imposizione arbitraria di un settore su un altro. Il meglio del Cile è stato tessuto attraverso il dialogo, l'amicizia civica e la ricerca di grandi accordi con generosità d'animo e di spirito. La pandemia di Covid-19, con le sue dolorose conseguenze per tutto il nostro popolo, ci ha mostrato l'urgente necessità di aprire strade con il contributo di tutti”. L’invito dei vescovi è, quindi, quello a una partecipazione attiva da parte della popolazione per esercitare un diritto importante come quello di voto. Le schede in questione, intitolate "Preparazione al Plebiscito 2020" e "Costituzione, Plebiscito e Democrazia" sono disponibili in formato digitale su www.iglesia.cl/participacionciudadana/fichas.php. Il Plebiscito Nazionale che si svolgerà in Cile il 25 ottobre 2020, chiederà ai cileni se vogliono mantenere in vigore o meno l’attuale Costituzione vigente e risalente ad Augusto Pinochet, oppure scrivere una nuova Costituzione per lo Stato. È il primo plebiscito che si tiene in Cile dal 1989, anno in cui il popolo fu chiamato alle urne per porre un massiccio cambiamento all’originale Costituzione pinochetista. (RB)

27 agosto - GERMANIA Vescovi e superiori degli Ordini religiosi uniti contro gli abusi

"Abuso sessuale di minori e adulti sotto la loro protezione da parte di membri di ordini religiosi e personale e per la prevenzione". Si intitola così il sondaggio promosso tra i suoi membri dalla Conferenza tedesca dei superiori degli ordini religiosi in collaborazione con la Conferenza episcopale di Germania che ne dà notizia sul suo sito. Il commissario dei vescovi per le questioni relative agli abusi sessuali nella Chiesa e per le questioni di protezione dei bambini e dei giovani, monsignor Stephan Ackermann, spiega: "È un bene che questo sondaggio dei membri sia stato effettuato nell'ambito della Conferenza tedesca dei superiori degli ordini religiosi e che il risultato sia ora disponibile. Sappiamo, infatti, che una parte non trascurabile degli abusi è stata commessa nell'ambito degli Ordini. L'obiettivo del sondaggio era quello di acquisire una conoscenza differenziata della situazione nelle congregazioni religiose”. I risultati mostrano pronunciate differenze nell'affrontare il problema: molte congregazioni religiose, tuttavia, hanno già creato strutture complete per affrontare e prevenire gli abusi sessuali e hanno affrontato l'argomento. “Sono grato per la valutazione complessiva e autocritica dell'indagine – prosegue il vescovo - penso soprattutto ai temi che ci riguardano anche come Conferenza episcopale: una gestione ancora più sensibile e affidabile nei confronti delle vittime come una partecipazione generalmente più forte di queste ai vari processi; la necessità di professionalizzare la gestione delle pratiche; una designazione completa delle persone di contatto e la creazione di paradigmi di protezione”. “La Chiesa cattolica in Germania si aspetta un approccio uniforme a questi temi – conclude il presule – accolgo, quindi, con favore la chiara espressione della volontà degli Ordini di continuare la loro collaborazione con la Conferenza episcopale tedesca per arrivare a una regolamentazione il più possibile uniforme in tutti i settori della lotta contro gli abusi. Da parte nostra, noi vescovi rafforzeremo volentieri la cooperazione già in atto, laddove possibile, e sosterremo gli Ordini nel loro cammino verso la verità". (RB)

27 agosto - IRLANDA Riapertura scuole. Monsignor Leahy: occorre pazienza e sostegno all’educazione

Pazienza e sostegno: sono queste le due parole chiave nel delicato compito di riapertura delle scuole – imminente anche in Irlanda – secondo monsignor Brendan Leahy, vescovo di Limerick, che ha descritto questo compito anche come “meraviglioso e stimolante per tutti”. Le sue parole sono state riportate dal sito della Conferenza episcopale d’Irlanda. Parlando del tema, il presule ha sottolineato l'importanza delle scuole per le nostre comunità e ha reso omaggio a tutti coloro che sono stati coinvolti nel processo, non ultimo i presidi per la loro leadership durante i mesi estivi. "Mentre c'è un naturale fremito di nervosismo intorno a ciò che ci aspetta, dovremmo tutti sforzarci di creare un'atmosfera di sostegno reciproco - ha detto - ciò significherà un ulteriore supplemento di pazienza, comprensione e pazienza. Sarà un periodo impegnativo, quindi dobbiamo essere pazienti e dobbiamo incoraggiare gli operatori”. È inevitabile, secondo il vescovo, che ci saranno momenti di irritazione: “Ma non possiamo lasciare che prendano il sopravvento. Il vaccino quotidiano della pazienza, della comprensione e di un approccio gentile farà molta strada per garantire che la riapertura delle scuole sia un'esperienza il più possibile positiva per tutti”, ha proseguito. "Dobbiamo essere tutti grati per coloro che hanno raccolto la sfida di preparare le scuole ad affrontare tutte le problematiche connesse con la ripresa in tempi di Covid-19 – ha continuato - in particolare, voglio elogiare i presidi per essere andati ben oltre la chiamata al dovere nell'elaborare le modalità pratiche per la riapertura della scuola. Sono attenti anche agli alunni, agli insegnanti e ai membri dei consigli di amministrazione che dovranno riadattarsi a tutti i tipi di nuove modalità”. "La riapertura della scuola invita tutti noi a fare la nostra parte incoraggiando tutti gli interessati. È un bene per i bambini e i giovani riprendere una struttura che faciliti la loro crescita personale. È importante promuovere tutti i consigli delle autorità sanitarie, soprattutto per quanto riguarda il lavaggio delle mani e il distanziamento sociale – ha insistito monsignor Leahy - con la riapertura delle scuole, voglio assicurare agli alunni, agli insegnanti e al personale le mie preghiere e quelle della diocesi di Limerick. Ci rendiamo conto che questo è un momento meraviglioso e al tempo stesso impegnativo per tutti gli interessati". "È meraviglioso che le scuole stiano riaprendo – ha concluso - le scuole sono il cuore pulsante delle comunità di tutta la diocesi. La vita prospera quando sono in funzione. Forse non sempre lo apprezziamo, ma, insieme agli alunni, tutti noi beneficiamo della vita comunitaria che la scuola genera". (RB)

27 agosto - BRASILE Entra nel vivo il “Progetto Nazione Brasile” cui aderisce la Conferenza episcopale brasiliana

Un incontro virtuale, come impongono le restrizioni sanitarie in vigore nel Paese, si è svolto un paio di giorni fa tra i vescovi del Brasile e i rappresentanti del Progetto Nazione Brasile: un gruppo al quale partecipano ex ministri brasiliani come Luiz Carlos Bresser-Pereira e Celso Henrique Amorim, che si definisce "un gruppo di brasiliani che, all'inizio del 2017, di fronte alla gravità della crisi politica, economica e culturale, di fronte all'individualismo radicale che ha preso il Brasile e lo ha diviso attraverso l'odio, ha deciso di unirsi per difendere un nuovo cammino per tutti, un cammino da costruire basato sulla solidarietà e sullo spirito repubblicano". A riferirlo è il sito della Conferenza episcopale del Brasile. L'incontro fa parte di una serie di iniziative e conversazioni che i vescovi stanno organizzando intorno al Patto per la Vita e per il Brasile lanciato il 7 aprile, in collaborazione con un gruppo di organizzazioni brasiliane. Durante l'incontro, la presidenza della Conferenza episcopale locale ha presentato il Patto, le sue azioni e i suoi sviluppi come un modo per la Chiesa di superare la crisi nel contesto dell'avanzamento del nuovo Coronavirus nel Paese. Pur avendo un'agenda più ampia di lotta alle disuguaglianze e di ricostruzione della democrazia brasiliana, basata sul dialogo e sullo spirito repubblicano, il gruppo ha presentato alla presidenza dei vescovi i cinque punti di natura economica che fanno parte del suo manifesto inaugurale del Progetto Nazione del Brasile e che sono i seguenti: regola fiscale che permette un'azione anticiclica della spesa pubblica, e garantisce la priorità all'istruzione e alla salute; tasso d'interesse di base ad un livello più basso, compatibile con quello praticato da economie di statura e grado di sviluppo simili al Brasile; eccedenza nella bilancia dei pagamenti della bilancia dei pagamenti necessaria per la competitività del tasso di cambio; ripresa degli investimenti pubblici ad un livello in grado di stimolare l'economia e di assicurare investimenti redditizi per gli imprenditori e salari che riflettano una politica di riduzione delle disuguaglianze; riforma fiscale che renda le imposte progressive. (RB)

27 agosto - PAKISTAN Inondazioni: sommerso dall’acqua l’ufficio di Caritas Pakistan Karachi

Piogge monsoniche torrenziali senza precedenti hanno devastato le province del Sindh e del Balochistan in Pakistan. Più di 100 persone sono morte e migliaia di abitazioni sono state danneggiate. Il 25 agosto, anche l’ufficio di Caritas Pakistan Karachi (CPK), nell’arcidiocesi di Karachi, – si legge su UCA News - è stato sommerso dall’acqua. “L’acqua piovana mista a rifiuti ha iniziato a entrare nell’edificio nel pomeriggio. I nostri registri ufficiali, i computer e i mobili sono andati distrutti, metà del nostro personale non è riuscito a raggiungere l'ufficio e i nostri veicoli non potevano partire", ha riferito Mansha Noor, segretario esecutivo di CPK. Egli ha raccontato come il cambiamento climatico, il blocco di 64 scarichi principali nel centro urbano e la mancanza di un coordinamento tra partiti politici rivali abbia aggravato ulteriormente le difficoltà nella più grande città del Paese. Dinanzi a una così difficiIe situazione, che non accenna a migliorare - questa settimana sono attese inondazioni urbane e forti correnti monsoniche -, Caritas Pakistan si è dedicata principalmente alla valutazione dei danni e alla visita delle aree colpite, per poter fornire un immediato soccorso, distribuendo cibo e acqua, oltre a tende e teli di plastica per il ricovero temporaneo. Il suo impegno, nel fornire aiuti alle persone colpite dalle inondazioni in tutto il Paese, è stato continuo. Caritas Pakistan Quetta, nella provincia del Balochistan, ha distribuito pacchi alimentari a 50 famiglie, il 25 agosto, nel villaggio di Zarwah Bangulzai. Mentre Caritas Pakistan Karachi, la scorsa settimana, ha consegnato cibo e acqua minerale a 150 famiglie della parrocchia di San Michele, con l’aiuto dei volontari del Jafaria Disaster Management Cell (JDC), organizzazione caritativa islamica. È stata una stagione terribile per le località urbane delle principali città, colpite da una stagione monsonica molto lunga, ha detto Amjad Gulzar, direttore esecutivo dell'organismo cattolico. “Ci sono storie di miseria molto tragiche, affrontate da donne, bambini, anziani e persone con disabilità", ha concluso. (AP)

27 agosto - SPAGNA #coronavirus Oltre 2500 scuole cattoliche si preparano a riprendere le attività

In Spagna sono 2.586 i centri educativi di ispirazione cattolica che in questi giorni si preparano ad affrontare il nuovo anno, sempre all’insegna della formazione integrale delle persone di tutte le età, come da insegnamento della Chiesa cattolica. Lo riporta il sito della Conferenza episcopale di Spagna. Con l’occasione, i vescovi ricordano anche alcuni dati sull'attività educativa che il Rapporto annuale delle attività della Chiesa cattolica in Spagna 2018, presentato lo scorso giugno, contiene: sono oltre un milione e mezzo gli studenti che frequentano le scuole cattoliche, registrando un aumento di 24.085 studenti rispetto al 2017. Di questi, 71.031 sono studenti stranieri. Hanno anche 130.448 lavoratori, di cui 106.005 insegnanti, distribuiti in 62.077 aule. In questi centri, il 95,9% è costituito da personale laico e il 4,1% da personale religioso. Particolarmente importanti rivestono i 2.455 centri cattolici sovvenzionati, che rappresentano un risparmio per lo Stato di 3.531 milioni di euro. Inoltre, la materia della Religione raggiunge i 3.303.193 studenti iscritti, che viene insegnata da 34.868 insegnanti dedicati a questa materia. La Chiesa cattolica ha anche 429 centri di educazione speciale, con accesso per 11.710 studenti. Il 23,3% degli studenti con bisogni educativi speciali studia nella scuola cattolica. A livello universitario, poi, ci sono 15 università collegate alla Chiesa, con 115.050 studenti universitari e laureati. La Chiesa cattolica ha anche 331 scuole diocesane, che formano i 110.197 studenti che frequentano questi centri. (RB)

27 agosto - BRASILE I vescovi sulla depenalizzazione del consumo di droga: lavorare insieme sulla prevenzione

Rivolgere l’attenzione piuttosto alle politiche pubbliche di prevenzione e al sostegno dei servizi di recupero, compresi quelli gestiti da religiosi: così i vescovi della Conferenza episcopale del Brasile, attraverso il sito dell’Episcopato, ribadiscono la propria contrarietà al progetto di legge che vorrebbe una depenalizzazione del consumo di stupefacenti. Nella nota, i presuli denunciano la necessità di tenere il rigore nei confronti di chi trae profitto dalla vendita di farmaci e affermano l’esigenza della pratica della giustizia riparativa. In merito, la Conferenza episcopale ha anche rispolverato una nota sullo stesso tema che pubblicò esattamente cinque anni fa, il 26 agosto 2015, in cui si dichiarava "contro la depenalizzazione del consumo di droga", confermando al tempo stesso l’importanza “che la società sia consapevole di questo problema, perché la dipendenza chimica rappresenta uno dei grandi problemi di salute e sicurezza pubblica in Brasile". "Scegliete dunque la vita che voi e i vostri discendenti possiate vivere". Con queste parole dal Libro del Deuteronomio i vescovi introducevano la loro nota in cui si ribadiva che "la non punibilità del possesso di droga, con la conservazione della libertà della persona come argomento, potrebbe aggravare il problema della dipendenza chimica, schiavitù che oggi raggiunge numeri allarmanti”. “L'abuso di droghe interferisce gravemente con la struttura familiare e sociale. È tra le cause di innumerevoli malattie, disabilità fisiche e mentali e ritiro dalla vita sociale. La dipendenza che colpisce soprattutto adolescenti e giovani è un fattore che genera violenza sociale, provoca nell'utente un cambiamento di coscienza e di comportamento. Il consumo e il traffico di droga sono citati come causa della maggior parte degli attacchi alla vita – proseguivano i vescovi - il rilascio del consumo di droga faciliterà la circolazione dei narcotici. Ci saranno più prodotti disponibili, legalizzando una catena di traffico e commercio, senza una struttura legale per controllarla. L'articolo 28 della legge 11.343, nell'affrontare la questione, non prevede la reclusione, ma la pena con l'adozione di misure di reinserimento sociale. Si osserva che la detenzione di massa non è stata efficace. È necessario sviluppare la pratica della giustizia riparativa. Questo non significa meno rigore per chi trae profitto dalla droga”. (RB)

27 agosto - LIBANO #coronavirus I progetti di Aiuto alla Chiesa che soffre per portare speranza alla popolazione in difficoltà

La Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) non dimentica i cristiani del Libano che si trovano ad affrontare una situazione di profonda crisi e approva tre progetti di aiuto in risposta all’emergenza che vivono le famiglie più vulnerabili e i rifugiati nella regione di Zahleh e nella Valle della Bekaa. Lo si legge sul sito della Fondazione Acs. Nel corso di molti anni la Chiesa in Libano ha svolto un ruolo vitale nel rispondere alle esigenze sociali, economiche e politiche della sua popolazione: "Oggi tutto il nostro popolo sta lottando per ottenere il pane quotidiano. Continueremo a fare tutto ciò che è in nostro potere per stare al loro fianco in questi tempi difficili", dice l'arcivescovo greco-melkita Issam John Darwish di Zaleh, la principale città del governatorato della Bekaa in Libano. Due di questi progetti sono destinati a fornire beni di prima necessità urgenti alle famiglie più bisognose, tra cui cibo e articoli per l'igiene: l'arcivescovo Darwish ha chiesto di fornire finanziamenti per duemila pacchi alimentari di base per alleviare le sofferenze di altrettante famiglie della città e della Valle della Bekaa. La situazione attuale è così grave, a causa della crisi del Coronavirus, che molte di queste famiglie non riescono nemmeno a procurarsi i generi di prima necessità. Un secondo progetto, invece, aiuterà un centinaio di famiglie nelle parrocchie della diocesi maronita di Baalbek e Deir el-Ahmar, a nord della Valle della Bekaa. Grazie a questo aiuto, le famiglie, che vivono al di sotto della soglia di povertà, avranno almeno una piccola sicurezza per i prossimi tre mesi. "Il vostro aiuto finanziario è della massima importanza, ed è arrivato proprio quando ce n'era più bisogno – afferma Mireille Bechara, direttrice dei progetti per la diocesi maronita di Baalbek, che fa suo il ringraziamento dell’arcivescovo Darwish - avrà un impatto reale e aiuterà un gran numero di persone bisognose. Non abbiamo parole per esprimere la nostra gratitudine. Sono i gesti meravigliosi di altri come questi che ci fanno andare avanti quasi tutti i giorni. Questo ci è di grande aiuto in un momento molto difficile, un raggio di sole che ci porta un po' di speranza". (RB)

27 agosto - MONDO Santa Sede pronta a sostenere gli sforzi dell’Onu per l’entrata in vigore del Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari

La Santa Sede è pronta a sostenere tutti gli sforzi dell’Onu per giungere all’entrata in vigore del Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT), firmato nel 1996. Lo ha detto monsignor Frederik Hansen, incaricato d’affari della Missione dell’Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, nel suo intervento al Palazzo di Vetro, a New York, il 26 agosto, in occasione di un incontro virtuale per la commemorazione e la promozione della Giornata internazionale contro i test nucleari, che si celebra il 29 agosto. “Sono passati tre quarti di secolo da quando il primo test di armi nucleari - chiamato impropriamente "Trinity" - è stato effettuato nel deserto del Nuovo Messico negli Stati Uniti” ha affermato monsignor Hansen.  “Da allora hanno avuto luogo più di 2.000 test, di cui sette in questo secolo - ha proseguito -, causando danni ambientali e incidendo sulla salute delle persone che si trovavano nei pressi dei siti di test o esposti in direzione sottovento alla radioattività rilasciata nell'atmosfera. C'è da sperare che il test nucleare di tre anni fa sia stato l'ultimo ad essere condotto” si è augurato.   Per questo motivo, è fondamentale che la Commissione Preparatoria del Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari lavori assieme agli otto Stati le cui ratifiche sono necessarie per l’entrata in vigore del trattato – ha spiegato -, e che questi Stati si convincano che la sicurezza nazionale e internazionale sarà rafforzata solo con l’entrata in vigore del CTBT. Ulteriori test nucleari, infatti, non potranno che diminuire la sicurezza globale, e quindi la pace e la stabilità di tutti i membri dell’Onu e dei popoli che essi rappresentano, ha aggiunto. Il Trattato è, dunque, un passo fondamentale verso la creazione di un mondo senza armi nucleari. Nell’anno in cui ricorre il 75.mo anniversario della bomba atomica, ricordando le vittime, monsignor Hansen ha invitato a riappropriarsi dello spirito con cui sono state fondate le Nazioni Unite e a raggiungere tutti insieme “non solo l'obbligo permanente e vincolante di non testare mai più armi nucleari, ma l'obiettivo di un mondo senza armi nucleari: un obiettivo reso ancora più urgente nel contesto di una pandemia globale”, che ha evidenziato ulteriormente l’assurdità di utilizzare risorse preziose per la manutenzione di armi di distruzione quando nel pianeta molte persone stanno lottando per sopravvivere.  Citando le parole del Papa, pronunciate durante la sua visita a Hiroshima lo scorso novembre, monsignor Hansen ha ribadito che "l'uso dell'energia atomica per scopi bellici è oggi più che mai un crimine non solo contro la dignità degli esseri umani, ma contro ogni possibile futuro per la nostra casa comune" e che “l'uso dell'energia atomica per scopi bellici è immorale, così come è immorale il possesso di armi nucleari".   (AP)

27 agosto - CANADA Sul sito dei vescovi una nuova sezione dedicata alla lotta contro razzismo e discriminazione

Essere aggiornati con un solo clic sui documenti e i pronunciamenti della Chiesa locale e universale in materia di razzismo e discriminazione, ora è possibile grazie all’apposita sezione inaugurata sul sito della Conferenza episcopale del Canada che sarà costantemente aggiornata anche attraverso link storici. “Il mondo è ormai a metà del Decennio internazionale 2015-2024 dedicato al riconoscimento, alla giustizia e allo sviluppo per i popoli di origine africana, secndo quanto deliberato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2014 – scrivono i vescovi nella presentazione della nuova pagina - questo punto intermedio offre un momento opportuno per conoscere meglio la portata dell'insegnamento cattolico sul razzismo e sulle varie forme di discriminazione ed esclusione razziale ed etnica, che si sono comunque manifestate”. “L'insegnamento sempre attuale della Chiesa ce lo ricorda – proseguono i vescovi - ‘L'uguaglianza degli uomini si basa essenzialmente sulla loro dignità di persone e sui diritti che ne derivano: ogni forma di discriminazione sociale o culturale nei diritti fondamentali della persona in base al sesso, alla razza, al colore della pelle, alle condizioni sociali, alla lingua o alla religione deve essere arginata ed eliminata in quanto incompatibile con il disegno di Dio’, come è scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1935, citando il Concilio Vaticano II, l’Enciclica Gaudium et Spes e la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo moderno’”. (RB)

26 agosto - ARGENTINA #coronavirus Giornata della Solidarietà. Soddisfazione per la raccolta di Caritas nonostante la pandemia

Nonostante le restrizioni di quarantena, la Caritas ha conseguito un ottimo risultato nella sua annuale raccolta fondi che nel 2020 ammonta a oltre 126 milioni dii dollari. Nonostante le restrizioni sanitarie, infatti, che hanno costretto l'intera strategia di raccolta a basarsi su piattaforme digitali, le donazioni sono state superiori dell'8,58% rispetto all'anno scorso. Ne dà notizia il sito della Conferenza episcopale argentina. Questo è quanto emerge dai dati presentati in occasione della Giornata della Solidarietà, dalla Caritas Argentina che ha precisato che la raccolta si è tenuta nello scorso mese di giugno. La raccolta annuale è la principale fonte di reddito per la Caritas e finanzia le principali attività dell'anno in tutto il Paese. Le donazioni sono utilizzate per sostenere e sviluppare numerosi programmi nell'ambito dell'istruzione, della prima infanzia, dell'economia sociale e solidale, dell'autocostruzione di case, delle dipendenze, della consulenza legale, dell'assistenza sanitaria e dell'aiuto immediato in situazioni di povertà o di emergenza climatica. All'insegna del motto "La vostra generosità aumenta la speranza", i volontari di tutto il Paese hanno riconvertito l'opera per adattarla al virtuale, e rispettando la distanza sociale hanno affinato il loro ingegno per portare i salvadanai nei quartieri dove le chiese sono rimaste chiuse. In questo modo si sono moltiplicate iniziative come le "Caricletas" o le "Cáritas Móvil" di Mendoza e San Luis, le app per le donazioni di Balcarce, la radio aperta con la carovana della solidarietà di Corrientes, e molte altre ancora. "Il risultato ci riempie di soddisfazione e di speranza perché, tra l'altro, dimostra ancora una volta la solidarietà degli argentini, che sanno rispondere con generosità quando sono chiamati a far fronte all’emergenza. Questa osservazione assume un'importanza particolare nei tempi in cui viviamo, dove abbiamo davvero bisogno di lavorare insieme per superare le enormi difficoltà che ci attendono. È un segno di speranza, un segno che possiamo unirci dietro obiettivi comuni e che possiamo fare grandi cose quando lavoriamo insieme", ha detto il monsignor Carlos Tissera, presidente della Caritas nel ringraziare tutti i donatori. (RB)

 

27agosto -  ITALIA Patriarca Moraglia: in tempi di Covid riscoprire la virtù cristiana della speranza 

 È un forte invito a riscoprire la virtù cristiana della speranza fondata sulla fede e che si concretizza nella carità quello lanciato dal Patriarca di Venezia Francesco Moraglia nella lettera pubblicata oggi per la ripresa dell'anno pastorale nella diocesi. Una ripresa che, a causa dell’attuale pandemia del Covid-19, si annuncia come “una traversata del deserto che non sarà facile”, ma che non deve indurre né al “facile sconforto”, né all’”ottimismo di maniera”, nella consapevolezza che “Gesù risorto non abbandona coloro che si affidano a Lui”, scrive il il presule nel documento. Solo guardando a questo elemento “essenziale”, “il Signore risorto che vive in nella Chiesa”,   essa può essere “segno di speranza” in questi tempi di Coronavirus. Una speranza che non può prescindere dalla “solidarietà (carità) concreta, visibile e quotidiana”.  L’esortazione è dunque, con le parole di Papa Francesco, a farsi “contagiare” dall’amore e all’ottimismo, la cui “essenza”, come diceva il teologo tedesco Dietrich Bohnoeffer, “non è guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano”. Per affrontare la nuova emergenza sociale, il Patriarca Moraglia propone quindi alla comunità ecclesiale due “piccoli” gesti concreti che “rispondono alla logica evangelica della vedova che, avendo gettato pochi spiccioli nel tesoro del Tempio ha materialmente dato meno di coloro che l’hanno preceduta, ma che, in realtà, Gesù ci dice aver dato molto di più di chi vi aveva gettato grandi somme”. Il primo “è adottare in modo simbolico, ma realissimo”, un "invisibile" in situazione di disagio e povertà.  Il secondo gesto concreto è di aprire le strutture parrocchiali alle scuole per offrire degli spazi in più, in considerazione delle attuali difficoltà ad accogliere tutti gli studenti rispettando la distanze di sicurezza. Il Patriarca di Venezia si rivolge infine alle forze politiche “Nel riconoscere gli sforzi positivi”, sinora compiuti, la lettera sottolinea tuttavia  “la necessità di operare in modo più condiviso” e soprattutto di una “strategia” che guardi alle future generazioni: “ (LZ)

 

26 agosto - AFRICA Forum interreligioso sul ruolo degli attori religiosi nella lotta al #Coronavirus 

Il ruolo degli attori religiosi nella lotta alla pandemia del Covid-19 in Africa e per affrontare le sfide ad essa correlate dei cambiamenti climatici, della fame e della povertà: questo il tema al centro di un forum on-line che ha visto riunti nei giorni scorsi leader religiosi, esperti, ministri e rappresentanti di organismi intergovernativi africani. Si è trattato dell’ultimo di sei appuntamenti regionali in vista del Forum interreligioso G-20, che si terrà in occasione del prossimo Summit del Gruppo dei 20 in programma il prossimo autunno a Riad, in Arabia Saudita. Il forum è promosso dall’omonima associazione che riunisce organizzazioni delle principali religioni nel mondo come piattaforma di confronto con  con il G-20 sul tema dello sviluppo. L’edizione di quest’anno è organizzata in collaborazione con l’Alleanza delle Civiltà dell’Onu (Unaoc), con il Centro per il dialogo internazionale (Kaiciid) e con il Comitato nazionale per il dialogo interreligioso e interculturale dell’Arabia Saudita (Nciid). In primo piano durante i dibattiti sono state le risposte politiche e religiose alla pandemia del Covid-19, ma i partecipanti non si sono limitati agli aspetti sanitari e al problema del contenimento del contagio. Ampio spazio è stato dato anche alle sfide allo sviluppo del continente che la pandemia ha aggravato e al contributo delle organizzazioni religiose per affrontarle. Molti relatori hanno richiamato l’attenzione sul problema dell’insicurezza alimentare, evidenziando come l’obiettivo Fame Zero fissato dall’Onu nell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile stia diventando sempre più lontano in Africa a causa del Covid-19, ma anche del degrado ambientale e dell’invasione di locuste che ha colpito quest’anno l’Africa orientale.  Un altro tema al centro del forum è stato quello del'indebitamento degli Stati africani. Senza la cancellazione del debito estero – è stato evidenziato – molti Paesi si troveranno nell’impossibilità di combattere il Covid-19 e quindi anche la povertà. Pressoché unanime è stata la convinzione espressa dai partecipanti sulla necessità di coinvolgere le comunitàreligiose nella ricerca di soluzioni a queste grandi sfide del Continente e sull’importanza vitale del loro ruolo di supplenza all’assenza degli Stati. (LZ)

26 agosto - TERRA SANTA La solidarietà della Custodia francescana ai fratelli e al popolo del Libano

In una lettera a firma di Fra Michael Perry, ministro generale nella Custodia di Terra Santa, i francescani desiderano esprimere la propria solidarietà ai confratelli che vivono in Libano e a tutto il popolo libanese che soffre in seguito alla terribile esplosione avvenuta nel porto di Beirut il 4 agosto scorso. “La perdita di vite innocenti, la sofferenza di tanti feriti e la devastante distruzione di beni, che ha lasciato centinaia di migliaia di persone senza tetto, rischiano di creare un senso di disperazione – si legge nel messaggio pubblicato sul sito della Custodia di Terra Santa - la crisi della nuova pandemia del Coronavirus e il crollo dell’ordine politico accentuano l’ansia e minacciano di creare un vuoto di potere che potrebbe portare ulteriore sofferenza e incertezza”. “Trasmettiamo ai nostri fratelli francescani, alle comunità cristiane che servono, ai vari leader delle chiese cristiane e agli altri leader religiosi, la nostra sincera preoccupazione e la nostra offerta di preghiera, affinché Dio possa dare luce, coraggio e forza al popolo libanese. Il nostro augurio è che ci possa essere un movimento di solidarietà tra le nazioni, affinché il necessario sostegno finanziario, logistico e di altro tipo sia fornito in modo tempestivo per assistere il popolo libanese in questo momento così difficile”. Fra Perry conclude con un appello affinché anche le altre entità francescane dell’Ordine forniscano assistenza finanziaria, ove possibile, lavorando a stretta collaborazione con la Custodia, “che è al servizio dei più bisognosi”. (RB)

26 agosto - URUGUAY La Chiesa consegna un dono del Papa al Dipartimento di Sanità di Rivera per i pazienti affetti da Covid-19 

Monsignor Pedro Wolcán, vescovo di Tacuarembó, e monsignor Martín Krebs, nunzio apostolico in Uruguay, - si legge sul sito web dell’Episcopato -, durante un incontro tenutosi all’Ospedale di Rivera, hanno consegnato al direttore del Dipartimento della Sanità, il dottor Carlos Sarries, 50 termometri inviati da Papa Francesco con lo scopo di contribuire alle cure mediche dei pazienti affetti da Covid-19 nel Paese, e hanno analizzato la realtà che l'Uruguay e il mondo intero stanno vivendo a causa della pandemia. Monsignor Pedro Wolcán ha spiegato che: la donazione “è un'offerta del Santo Padre Francesco per la cura del nostro popolo. Egli fa parte di questa umanità e allo stesso tempo è dispensatore di carità per conto del Signore; quindi consegnamo questo dono perché possiate farne uso dove ne avete maggior bisogno. Che vada a beneficio del nostro popolo, secondo il sentire di colui che lo offre, Sua Santità Papa Francesco". L'incontro si è concluso con l'impegno di tutti a continuare a lavorare per il benessere della popolazione e in totale disponibilità. (AP)

26 agosto - BRASILE I vescovi offrono educazione integrale e sostegno professionale alla bambina violentata dallo zio

Il fatto è accaduto a Espírito Santo, Stato nel sud-est del Brasile, dove il 17 agosto scorso è stato praticato un aborto su una bambina di 10 anni per interrompere una gravidanza frutto di una violenza subita in famiglia e aveva già visto l’appello dei vescovi brasiliani a tutte le istituzioni della società in favore della tutela dei minori.   Ora a mobilitarsi, come riferisce invece il sito dell’Episcopato del Brasile, è l'arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani, monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, che in una lettera alla Procura della Repubblica di São Mateus ha evidenziato la disponibilità della Chiesa a mettersi in ascolto della vittima e della sua famiglia: "La Chiesa si mette a disposizione della bambina, con la mediazione e la guida della Procura per i bambini e i giovani", si legge. Il presidente dei vescovi assicura alla bambina l'accesso alla rete di insegnamento della Chiesa cattolica in Brasile "per offrire gratuitamente un'educazione integrale a questa ragazza, garantendo la conservazione della sua identità, un accompagnamento psicopedagogico specializzato, all'orizzonte dell'umanesimo cristiano". Oltre a condannare il crimine contro l'infanzia, che "espone le miserie umane ed esistenziali, ci sfida ad agire per ridurre al minimo il dolore di questo bambino, vigliaccamente sottomesso al male", il presidente afferma che la Chiesa è pronta a impegnarsi affinché “la bambina superi le conseguenze della violenza subita e abbia tutte le condizioni necessarie per costruire un futuro dignitoso”. "Siamo anche sensibili alla situazione della famiglia, aperti al dialogo con il Promotore, per aiutare in tutto ciò che è necessario", ha concluso. Martedì scorso la Conferenza episcopale brasiliana ha inviato al vescovo della diocesi di São Mateus, monsignor Paulo Bosi Dal'Bó, la proposta di educazione e accompagnamento psicologico per la ragazza, da affidare al Ministero Pubblico dello Spirito Santo. Lo stesso giorno, il documento è stato depositato presso l'Ufficio del Procuratore Distrettuale per l'infanzia e la giustizia giovanile del Distretto di São Mateus (RB)

26 agosto - FILIPPINE La diocesi di Iba mette a disposizione il suo Columban College Hotel per i pazienti in quarantena

La diocesi di Iba, nella provincia di Pampanga, a nord di Manila, ha permesso alle autorità sanitarie del Paese di utilizzare il suo Columban College Hotel per ospitare i pazienti affetti da Covid-19 asintomatici, alleggerendo così il peso che grava sugli ospedali, ormai fortemente sotto pressione. La diocesi, in un comunicato – si legge su UCA News – ha dichiarato: "Stiamo aprendo le nostre porte per dare alloggio e assistenza ai pazienti affetti da coronavirus. Crediamo, indipendentemente dalla pandemia, di essere chiamati a mostrarci più generosi e caritatevoli verso i nostri simili". L'hotel, di proprietà del Columban College, una scuola diocesana, viene utilizzato dagli studenti che si laureano in gestione alberghiera e ristorazione. È un edificio di cinque piani, con 14 stanze che possono accogliere circa 60 pazienti. Tuttavia potrà ospitare solo pazienti asintomatici - ha chiarito il presidente della scuola, padre Raymann Catindig – non disponendo di ventilatori o altre attrezzature mediche. "Siamo consapevoli che molte persone qui a Pampanga – ha aggiunto - lavorano a Manila. Molti di loro hanno perso il lavoro a causa della pandemia. Alcuni non possono tornare a Manila a causa dei protocolli per la quarantena”. Ma essendo a corto di risorse finanziare, se contrarranno il virus, a chi si rivolgeranno? Si chiede padre Catindig. "Come Chiesa di Cristo che si prende cura del suo popolo – ha sottolineato -, siamo chiamati ad aprire i nostri cuori in questi tempi difficili e a prenderci cura degli altri, specialmente di quelli colpiti dalla pandemia". Il sacerdote ha, dunque, elogiato monsignor Bartolome Gaspar Santos Jr., vescovo di Iba, per avere permesso alla Chiesa di collaborare con il Governo in questo momento di crisi. (AP)

26 agosto - GERMANIA Plenaria autunnale dei vescovi ridotta a causa della pandemia

Si riunirà in una forma più breve a causa del persistere dei contagi da Coronavirus, l’assemblea plenaria autunnale della Conferenza episcopale tedesca che si svolgerà a Fulda dal 22 al 24 settembre prossimi, come riferisce il sito dell’Episcopato. La riunione, per evitare contatti eccessivi, sarà dunque accorciata di un giorno rispetto al solito, e avrà luogo in una sala sufficientemente grande, che sarà messa a disposizione nel Palazzo Comunale di Fulda. Le deliberazioni inizieranno il 22 settembre 2020 alle ore 10, mentre il tradizionale servizio di apertura sarà celebrato lo stesso giorno alle 18.30 nella Cattedrale di Fulda. L'Eucaristia sarà celebrata anche il 23 e 24 settembre 2020 alle 7.30 in cattedrale. I Vespri di Bonifacio, al termine dell'assemblea plenaria del 24 settembre 2020, saranno omessi. Le deliberazioni si concluderanno il 24 settembre 2020 alle ore 12.30 e alle 14 seguirà la conferenza stampa conclusiva del presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Bätzing, sempre nel rispetto delle norme relative alle condizioni igienico-sanitarie in vigore. In Germania, infatti, in questi giorni, i contagi hanno ripreso drammaticamente a salire: i dati dell’Istituto nazionale Koch relativi alle ultime 24 ore, infatti, riferiscono di oltre 1500 nuovi casi e tre decessi. (RB)

26 agosto - STATI UNITI Cattolici e Navajo uniti contro l’esecuzione di Lezmond Mitchell, nativo americano nel braccio della morte

È in programma per oggi l’esecuzione di Lezmond Mitchell, l’unico nativo americano attualmente detenuto nel braccio della morte negli Stati Uniti. In suo favore una grande mobilitazione delle istituzioni cattoliche del Paese che si sono unite alla nazione Navajo contro la pena di morte, come riferisce il sito d’informazione Catholic News Service legato alla Conferenza episcopale degli Stati Uniti. "La prevista esecuzione del signor Mitchell da parte del governo federale, viola i valori culturali della Nazione Navajo, è l’ennesima manifestazione dell'oppressione razziale inflitta ai nativi americani per secoli negli Stati Uniti e svaluta la sacra dignità della vita umana", ha detto Krisanne Vaillancourt Murphy, direttore esecutivo del Catholic Mobilizing Network, sottolineando che la tradizione cattolica non è la sola ad opporsi alla pena di morte: "Anche la cultura Navajo professa la santità della vita, un insegnamento che sottende l'opposizione della Nazione Navajo e di molte altre tribù alla pratica della pena capitale". Suor Helen Prejean, delle religiose di San Giuseppe di Medaille e attivista di lunga data contro la pena di morte, ha twittato alla fine di luglio che l'esecuzione programmata di Mitchell costituisce "un altro capitolo vergognoso del terribile trattamento riservato dal nostro Paese ai nativi americani e della costante mancanza di rispetto per la sovranità tribale". Per anni, infatti, la Nazione Navajo ha supplicato il governo federale di risparmiare la vita di Mitchell, e recentemente questi leader hanno scritto al Presidente Donald Trump chiedendogli di risparmiare la vita del trentottenne che dovrebbe morire per iniezione letale nel Complesso Correttivo Federale di Terre Haute, in Indiana. L'anno scorso, il Dipartimento di Giustizia ha annunciato la ripresa delle esecuzioni federali che erano state messe in attesa negli ultimi 17 anni. Lo scorso luglio sono iniziate le esecuzioni nella prigione dell'Indiana. Gli avvocati di Mitchell si sono appellati alla Corte Suprema degli Stati Uniti chiedendo loro di considerare la sua richiesta di poter interrogare i giurati che lo hanno condannato nel 2003 su un possibile pregiudizio razziale nelle loro deliberazioni. (RB)

26 agosto - COLOMBIA #coronavirus Diocesi di Cúcuta: grazie all’aiuto del Papa distribuite due tonnellate e mezzo di cibo ai migranti venezuelani bloccati al confine 

Grazie all’aiuto di Papa Francesco, la diocesi di Cúcuta, sempre attenta al fenomeno migratorio sul confine tra Colombia e Venezuela, lunedì 24 agosto è riuscita a consegnare due tonnellate e mezzo di cibo da distribuire ai migranti venezuelani con la collaborazione e l'aiuto della polizia nazionale. Purtroppo sono migliaia i migranti venezuelani che, in seguito alla diffusione della pandemia di coronavirus, si sono trovati costretti a tornare nel loro Paese di origine e obbligati ad aspettare al confine, in rifugi di fortuna, senza cibo e senza riparo. In questa drammatica situazione, il vescovo della diocesi di Cúcuta, monsignor Victor Manuel Ochoa Cadavid, ha chiesto a tutti gli abitanti di questa zona di frontiera di innalzare una preghiera all'Onnipotente, perché custodisca e protegga queste famiglie, e perché illumini i governanti in modo che riescano a trovare una risposta adeguata alle necessità dei migranti venezuelani. "Nonostante la difficile situazione economica vissuta oggi, anche nella nostra diocesi, non smetteremo di esercitare la carità verso i nostri fratelli migranti – ha concluso il vescovo -, perché l'amore di Cristo ci spinge”. (AP)

26 agosto - ITALIA A settembre le celebrazioni per il IX centenario del Beato Gerardo Sasso, fondatore dei Cavalieri di Malta

Cultura e fede insieme: sono questi gli ingredienti alla base dei festeggiamenti per il IX Centenario dalla morte del fondatore dei Cavalieri di Malta, il Beato Gerardo Sasso, in programma dall’1 al 3 settembre a San Pietro di Scala, in provincia di Salerno, paese natale del Beato. Sarà il Ministro della Salute, Roberto Speranza, a partecipare, a nome del Governo italiano, agli eventi in programma, tra cui spicca, alle 10.15 di giovedì 3 settembre, la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi,cardinale Angelo Becciu, nel Duomo di San Lorenzo, che sarà trasmessa in diretta da TV2000. Il comune di Scala, paese più antico della Costiera Amalfitana, farà memoria del suo figlio illustre, fondatore dell'Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, divenuto poi Sovrano Ordine Militare dei Cavalieri di Malta, con una tre giorni di incontri e dibattiti sui temi cari al Beato Gerardo Sasso: dialogo interreligioso, solidarietà e fratellanza tra i popoli. La commemorazione verrà aperta il primo settembre alle 19 con un convegno dal titolo “Incontri e confronti: l'incontro con i Musulmani”; a seguire il 2 settembre “Gerardo e Francesco due Italiani e l’oriente” un dialogo tra padre Enzo Fortunato, Domenico De Masi, Antonio Scurati e lo scultore Jago. Alla solenne commemorazione parteciperanno tra gli altri: il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il Sindaco di Scala, Luigi Mansi, e il Luogotenente interinale dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, fra’ Ruy Gonçalo do Valle Peixoto de Villas Boas.  Alle 17 si terrà la presentazione dei due francobolli celebrativi di Poste Italiane: uno realizzato dall'artista Mimmo Paladino, l’altro sulla bozza di un disegno di Dario Fo, ospite a Scala nel 2009, che ritrae la facciata del Duomo di San Lorenzo. Due immagini che rappresentano due opere d’arte contemporanea. Gli eventi in onore del Beato Gerardo Sasso si concluderanno alle 19 con un concerto gratuito del violinista Uto Ughi. (RB)

26 agosto - COLOMBIA Monsignor Elkin Álvarez Botero: “Siamo arrivati ad un punto scandalosamente doloroso”

In un’intervista con l’agenzia cattolica Aciprensa, monsignor Elkin Álvarez Botero, segretario generale della Conferenza episcopale colombiana (CEC), commentando i massacri che continuano a verificarsi in varie regioni del Paese, ha sottolineato come questi omicidi non siano eventi isolati ma abbiano a che fare con fenomeni che vanno avanti da molti anni. L’ondata di violenza dell’ultimo mese ha causato la morte di 42 persone. L'ultimo massacro è avvenuto domenica 23 agosto nel comune di Venecia, nel dipartimento di Antioquia, dove sono state uccise tre persone, tra cui un minorenne. "Crediamo che dietro questi massacri - ha affermato il vescovo ausiliare di Medellín - ci sia un drastico peggioramento della violenza. Non sappiamo da dove venga e le vere cause di tutto questo, ma siamo arrivati ad un punto scandalosamente doloroso per la popolazione colombiana”. Pur non sapendo con certezza quali gruppi siano coinvolti, probabilmente gruppi armati illegali già noti, monsignor Alvarez ha sottolineato come l’Episcopato abbia sempre denunciato questi fatti dolorosi e ha ricordato il comunicato diffuso dalla Conferenza episcopale in cui viene rivendicato il diritto alla vita, che è un diritto fondamentale, e in cui si chiede ai gruppi armati di porre fine alle violenze, e al governo di intervenire e di essere più presente in queste regioni, nonché di continuare ad impegnarsi per concretizzare gli accordi di pace. Il presule ha sottolineato che "nelle regioni colpite le diocesi sono molto presenti di fronte a questo tipo di eventi" e che la presenza dei sacerdoti nelle comunità è preziosa e tenuta in grande considerazione. "C’è stata vicinanza ai familiari delle vittime – ha concluso - e tutti i processi di pace sono stati seguiti a livello ecclesiale, cercando la riconciliazione e invocando la difesa della vita". (AP)

25 agosto - POLONIA Dal 27 agosto a Jasna Góra la prima plenaria dei vescovi dopo lo stop dovuto alla pandemia

Le sfide pastorali della Chiesa in Polonia e la protezione dei minori contro gli abusi sessuali nella Chiesa sono fra i temi della 386.ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale polacca che si terrà dal 27 al 29 agosto a Jasna Góra. Alla vigilia dell’incontro i vescovi prenderanno parte alla celebrazione della solennità di Nostra Signora di Częstochowa. La plenaria, riferisce un comunicato stampa della Conferenza episcopale, è la prima di quest’anno, non essendosi tenute quelle di marzo e giugno a causa della pandemia di Covid-19. Sulla situazione attuale i presuli affronteranno il ritorno dei fedeli nelle chiese, si confronteranno sulla diversa situazione epidemica nelle diverse diocesi e sulle linee guida adattate. “É importante scambiare esperienze e discutere di questioni comuni legate alla cura pastorale, così come delle sfide che si dovranno affrontare nel prossimo futuro, non solo legate al coronavirus” afferma monsignor Artur Miziński, segretario generale della Conferenza episcopale. A proposito di abusi sessuali l’arcivescovo Wojciech Polak, delegato per la protezione dei minori riferirà dell’operato della Fondazione Saint Joseph, che offre aiuto alle vittime, e dell’Ufficio preposto a Varsavia. All’ordine del giorno ci saranno anche la beatificazione del cardinale Stefan Wyszyński, le attività della Caritas, la pastorale giovanile e quella familiare. Ci sarà spazio poi per una relazione sul primo incontro del “Cammino sinodale” della Chiesa in Germania e infine dovranno essere eletti due nuovi membri del Consiglio Permanente e un nuovo portavoce dell’episcopato. (TC)

25 agosto - NIGERIA Chiese unite contro nuova legge che sottopone al controllo governativo le attività delle ong 

Inaccettabile, empia e riprovevole”. È netta la bocciatura dei leader religiosi cristiani nigeriani della "Companies and Allied Matters Act" (CAMA), il provvedimanto, firmato il 7 agosto dal Presidente Muhammadu Buhari, che di fatto sottopone al controllo governativo anche le attività delle Chiese. In questo senso si esprime una dichiarazione pubblicata nei giorni scorsi l’Associazione cristiana della Nigeria (Can), di cui è membro anche la Chiesa cattolica, che parla di una “bomba ad orologeria”.  Grande preoccupazione destano, in particolare, i punti 1 e 2 della Sezione 839 che attribuiscono alla Commissione il potere di sospendere in determinati casi gli amministratori di una associazione (nel caso specifico una Chiesa) e "nominare commissari per gestire i suoi affari correnti”. "Come può il Governo licenziare chi gestisce una Chiesa che non ha contribuito a fondare? Come può un ministro laico e politico essere l'autorità preposta agli affari e alla gestione di un'istituzione che non è politica?", chiede la Can, ricordando che proprio per questo motivo il testo era stato già bocciato in un’audizione dalle Chiese e da altre ong. Una bocciatura ignorata dal Presidente Buhari che ha deciso di procedere comunque al varo della provvedimento. “La Chiesa non può essere controllata dal Governo perché ha responsabilità e obblighi spirituali", insistono le Chiese cristiane che chiedono all’Esecutivo di sospendere l'attuazione della legge “fino a quando le istituzioni religiose non ne saranno esentate", e di ripresentare al più presto il testo all’Assemblea nazionale per emendarlo. (LZ)

25 agosto -  PERÙ #coronavirus La Basilica Cattedrale di Trujillo riapre le porte per l'Adorazione Eucaristica

Monsignor Miguel Cabrejos OFM, arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza episcopale peruviana e del Celam, ha annunciato – si legge sulla pagina web dell’Episcopato - che le porte della Basilica Cattedrale di Santa Maria di Trujillo saranno riaperte a partire da domani, mercoledì 26 agosto, per permettere ai fedeli l’Adorazione Eucaristica. Il Santissimo Sacramento rimarrà esposto dal lunedì al sabato, dalle 9.00 fino alle 12.30 e dalle 17.00 fino alle 19.30, affinché i fedeli dal vestibolo possano adorarlo, rispettando i protocolli sanitari. La stessa cosa - ha aggiunto monsignor Cabrejos - avverrà progressivamente nelle altre chiese della giurisdizione ecclesiastica, sempre “con rigore e cura, di fronte a un virus mortale, un nemico davvero invisibile". (AP)

25 agosto -  NIGERIA Vescovo di Yola positivo al tampone. È il quinto vescovo contagiato in Africa  

“Una lezione che voglio che le persone apprezzino e comprendano è che ognuno deve rendersi disponibile per i test, se necessario”: è quanto ha dichiarato Stephen Dami Mamza, vescovo di Yola in Nigeria, che in un comunicato pubblicato il 23 agosto sul suo profilo Facebook ha annunciato di essere risultato positivo al tampone per il Covid-19. Il presule, che è anche presidente dell’Associazione cristiana della Nigeria (Can) dello Stato di Adamawa e membro del comitato locale Covid-19 si è sottoposto controlli al Nigeria Center for Disease Control (Ncdc). Adesso è in isolamento e sottoposto a trattamento. Pur rilevando che il test positivo al virus non è una condanna a morte, monsignor Mamza ha esortato vivamente a pregare per lui e per tutte le persone contagiate dal Covid-19 e a prendere sul serio i protocolli preventivi al fine di contribuire a fermare la diffusione della pandemia. Diversi leader religiosi nigeriani gli hanno inviato messaggi di solidarietà assicurando preghiere per una pronta guarigione. In un post pubblicato ieri monsignor Mamza ha ringraziato per le preghiere dicendosi fiducioso che Dio lo aiuterà a superare la malattia.  (LZ) 

25 agosto -  FILIPPINE Cresce il numero dei suicidi, il governo chiede aiuto alla Chiesa

Dinanzi alla drastica crescita del numero di suicidi nel Paese dall'inizio della pandemia di Covid-19, il governo ha chiesto alla Chiesa cattolica e ad altri gruppi religiosi un aiuto per cercare di risolvere questa tragica situazione. Menardo Guevarra, segretario alla Giustizia e membro della Task Force Interagency per la gestione delle malattie infettive emergenti (IATF-EID), parlando con i giornalisti, il 23 agosto – riporta UCA News -, ha dichiarato di aver ricevuto una telefonata dal suo responsabile, Carlito Galvez, nella quale ha definito “allarmante" il tasso di suicidi nelle Filippine. Questa chiamata ha dunque spinto il governo a chiedere ai leader religiosi di fornire una consulenza e una guida ai cittadini che soffrono di ansia e depressione. "Condivido la preoccupazione di Galvez – ha affermato Guevarra - e rispettosamente chiedo ai nostri leader spirituali di portare questo necessario messaggio di speranza ai nostri compatrioti sofferenti per evitare ulteriori atti di autodistruzione". “La pandemia - ha aggiunto Gueverra - è un problema che non può essere risolto solo dalla scienza o da qualsiasi governo. Abbiamo bisogno anche di fede e di nutrimento spirituale".  Immediata la risposta della Chiesa. Il presidente ad interim della Conferenza episcopale cattolica, monsignor Pablo Virgilio David, ha subito proposto sessioni di consulenza online o telefonica per coloro che soffrono di depressione, sottolineando come già da giugno la diocesi sia stata accanto ai fedeli che avevano bisogno di una parola di speranza. L'amministratore apostolico di Manila, monsignor Broderick Pabillo, ha suggerito che permettere ad un maggior numero di fedeli di partecipare alla Messa potrebbe portare nutrimento spirituale. "L'ho già detto in passato – ha concluso - la Messa e altri servizi spirituali sono attività essenziali durante questa pandemia. Pur osservando i protocolli riconosciuti e la distanza fisica, possiamo aiutare ad alleviare il peso sulle persone avvicinandole al Signore". (AP)

25 agosto - VIETNAM - Diocesi di Hung Hoa: a Lai Chau le autorità approvano la fondazione della prima parrocchia

Il 21 agosto, le autorità provinciali di Lai Chau hanno concesso ufficialmente il permesso alla diocesi di Hung Hoa di fondare la parrocchia di Lai Chau, con sede nel comune di San Thang, nella città di Lai Chau, con il diritto di acquistare terreni e costruire strutture. Le autorità hanno, dunque, permesso a padre Joseph Nguyen Van Ninh di offrire la sua cura pastorale ai 2.791 cattolici della comunità, che ora potranno riunirsi tutti insieme in preghiera, invitando comunque la diocesi e la nuova parrocchia a svolgere le attività di culto seguendo le leggi della provincia. Padre Peter Pham Thanh Binh, capo del decanato di Lao Cai Lai Chau, che ha offerto la sua cura pastorale ai fedeli dal 2006 al 2016, ha raccontato ad UCA News come i cattolici locali aspettassero da tempo questa buona notizia, da quando probabilmente hanno iniziato a trasferirsi nella provincia, nel 1966. Padre Bihn, durante gli anni del suo servizio, ha chiesto costantemente alle autorità il permesso per svolgere le attività di culto, presentando dal 2007 ben cinque petizioni. La provincia ospita circa 20 comunità cattoliche, compresi gli abitanti dei villaggi Hmong, le quali in mancanza di una parrocchia si sono trovate costrette a prendere in prestito le case della gente per svolgere le loro attività e a renderne conto alle autorità provinciali. I sacerdoti in visita, infatti, negli anni hanno sempre dovuto chiedere il permesso governativo e prima di lavorare con i cattolici locali erano tenuti a presentare una lista dei visitatori e ad incontrare le autorità, che sorvegliavano attentamente ogni loro movimento. "I sacerdoti in visita – ha spiegato padre Binh - in 2 o 3 ore cercano di insegnare il catechismo e gli inni, di celebrare le Messe, di confessare, di battezzare, di affrontare i problemi relativi al matrimonio e alla società e recarsi in altre comunità" nel fine settimana. Con la diffusione della pandemia di coronavirus, ha raccontato il sacerdote della parrocchia di Sa Pa, la cui ultima visita pastorale alle quattro comunità del distretto di Than Uyen risale al 31 maggio scorso, durante la Pentecoste, tutto questo non è stato più possibile e sono stati costretti a cancellare le Messe mensili e gli incontri della domenica. Ora, dunque, il sacerdote spera che la nuova parrocchia possa soddisfare le crescenti esigenze religiose delle comunità cattoliche locali. Anche i laici hanno espresso la loro gioia per questo riconoscimento, atteso per mezzo secolo: "Siamo felici - ha detto Mary Nguyen Phuong Quy ad UCA News - perchè d'ora in poi potremo organizzare pubblicamente le nostre attività in passato considerate illegali". (AP)

25 agosto - TANZANIA - Monsignor Amani (Arusha) su elezioni del 28 ottobre: combattere la corruzione per garantire voto pacifico  

È la corruzione la principale minaccia alla stabilità politica e quindi alla pace in Tanzania. Lo ha ribadito nei giorni scorsi monsignor Isaac Amani, arcivescovo di Arusha, che in vista delle prossime elezioni generali del 28 ottobre, ha sollecitato la Commissione elettorale nazionale (Nec) a collaborare strettamente con l’Ufficio anti-corruzione (Pccb), le forze di polizia e i leader religiosi per garantire un voto trasparente e corretto per prevenire violenze. Il presule – riporta l’agenzia dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale - ha elogiato l’impegno finora profuso in questo senso dalla Nec, che in queste settimane ha incontrato diversi attori coinvolti nel processo elettorale, compresi i responsabili di diversi organismi governativi, partiti e parti sociali. Monsignor Amani ha espresso particolare apprezzamento per il coinvolgimento dei leader religiosi tanzaniani in questo processo: “È una buona cosa incontrare i vari capi religiosi che hanno un ruolo speciale nel garantire di elezioni libere ed eque e il mantenimento della pace”. Tuttavia, ha ammonito, "se non si combatte la corruzione non ci sarà pace. I leader religiosi possono predicarla, ma se c'è corruzione, i cittadini saranno sopraffatti dalla rabbia, dall'odio, dalla vendetta, dall'oppressione e da altri mali". Di qui l’invito alla Commissione elettorale a continuare il suo impegno per la trasparenza e la legalità: “Quando le regole elettorali vengono violate dobbiamo applicare le leggi e le regole”, ha affermato l’arcivescovo di Arusha, ricordando che “l’uso della forza e dell'intimidazione è l’anticamera della violenza. La pace viene dalla giustizia e ogni candidato deve vedere riconosciuti i suoi diritti: tutti dovrebbero essere liberi di spiegare i loro programmi politici in modo che gli elettori possano prendere la decisione giusta ", ha aggiunto. Perché le elezioni si svolgano correttamente e senza violenze – ha sottolineato ancora il presule - le istituzioni e i partiti politici devono fare la loro parte. In particolare, i candidati devono spiegare i loro programmi senza lasciarsi andare a insulti. La necessità di contrastare la corruzione e segnatamente la compravendita di voti, è stata richiamata con forza a un recente incontro a Dar es Salaam della “Interfaith Tanzania” – organismo composto dalla Conferenza episcopale locale, dal Consiglio nazionale musulmano e dal Consiglio cristiano del Paese – in cui i leader religiosi tanzaniani esortato le istituzioni statali a garantire che tutti i partiti politici e le parti interessate lavorino in nome della giustizia e della pace. (LZ)

25 agosto - SRI LANKA Arcidiocesi di Colombo: il nuovo vescovo è un sacerdote tamil

Sarà un sacerdote tamil, di 53 anni, padre Anton Ranjith Pillainayagam, il terzo vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Colombo. Una scelta che la Chiesa spera possa contribuire al miglioramento dei rapporti tra nord e sud, tra  tamil e singalesi. La sua consacrazione episcopale – riporta UCA News - si terrà nella Cattedrale di Santa Lucia a Kotahena il 29 agosto. I 26 anni di guerra civile, iniziata nel 1983 e conclusasi nel 2009, hanno visto le Tigri per la liberazione della patria Tamil, gruppo militante nazionalista, scontrarsi contro il governo per la creazione di uno Stato a base etnica tamil, e influire significativamente sulle relazioni tra la popolazione del nord e del sud del Paese. Il conflitto ha causato notevoli difficoltà all’economia, all’ambiente e alla popolazione. Secondo l'Onu, almeno 40.000 civili avrebbero perso la vita, ma secondo studi e rapporti indipendenti i morti sarebbero più di 100.000. La nomina di Ranjith Pillainayagam, dunque, viene vista come un’opportunità per la Chiesa di creare un ponte tra singalesi e tamil. Il nuovo vescovo – ha riferito Padre Crispin Leo ad Uca News - rappresenta una risorsa per l'arcidiocesi e darà un contributo, con le sue idee giovani e visionarie, per una chiesa missionaria attiva e fruttuosa. (AP)

25 agosto -  ETIOPIA Continua l'impegno della Chiesa contro la pandemia: stanziati altri 324mila dollari per l'acquisto di Dpi

Si intensifica l’impegno della Chiesa contro il Coronavirus in Etiopia, dove i contagi continuano a crescere superando quota 42mila con 692 morti. Alla fine di maggio i positivi erano meno di 600. Con il sostegno dei partner internazionali, tra i quali i Catholic Relief Services (Crs), l’agenzia caritativa dei vescovi degli Stati Uniti, la Commissione per lo sviluppo del Segretariato cattolico etiope ha stanziato altri 324mila dollari per l’acquisto di camici, maschere protettive  e guanti chirurgici destinati alle 87 strutture sanitarie nel Paese. Dei nuovi aiuti beneficeranno 1,5 milioni di persone riferisce il direttore esecutivo della commissione, Bekele Moges,  all’agenzia dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale. Finora il Segretariato ha stanziato 758.427 di dollari contro il Coronavirus per finanziare programmi di sensibilizzazione contro il contagio, la formazione del personale medico e l’acquisto di dispositivi di protezione personale. La Chiesa etiopica - spiega il Segretario generale padre Teshome Fikre – assiste ogni anno 7 milioni di persone, fornendo servizi educativi, sanitari e acqua pulita ai più vulnerabili ed emarginati, senza distinzione di credo o appartenenza, compresi immigrati e rimpatriati. Le attività della Chiesa etiopica hanno risentito pesantemente della pandemia la cui diffusione non si ferma nel Paese: le Messe e tutti gli eventi pubblici sono ancora sospese e i fedeli continuano a seguire le celebrazioni da casa per contenere la diffusione del contagio. (LZ)

24 agosto - ITALIA  Centri Astalli di Palermo e Catania: la vera emergenza sono i morti nel Mediterraneo 

I Centri Astalli di Palermo e Catania esprimono “preoccupazione per la situazione dei migranti arrivati di recente in Sicilia” e per l’ordinanza con cui il Presidente della Regione Nello Musumeci ha disposto lo sgombero dei centri di accoglienza nell’isola. “Ci pare necessario ribadire che la vera emergenza è data dalle persone che muoiono nel Mediterraneo e dalle cause che li spingono a fuggire dai loro Paesi vessati da guerre, crisi umanitarie e gravi ingiustizie sociali”, si legge in una nota che chiede alle istituzioni “di evitare toni allarmistici che alimentano paure e di proporre, invece, soluzioni progettuali che tutelino i diritti dei migranti e la salute pubblica”. I due Centri chiedono in particolare alle Regione Sicilia “di attuare tempestivamente una collaborazione fattiva con gli enti di tutela presenti sul territorio perché si faccia il possibile per gestire gli arrivi e le presenze dei migranti nell’interesse e nella sicurezza di tutti, tenendo conto delle vulnerabilità di cui molti di loro sono portatori, essendo spesso vittime di tortura, violenze e violazioni gravi dei diritti umani ed essendoci tra di loro numerose donne e bambini”. “Le politiche migratorie, restrittive, di chiusura che hanno caratterizzato l’ultimo anno - afferma  in conclusione la nota - acuiscono precarietà di vita, esclusione e irregolarità, rendendo l’intera società più vulnerabile. Oggi in Sicilia vediamo i danni provocati dal non aver investito in protezione, accoglienza e integrazione dei migranti”.

24 agosto - INDIA Il 25 agosto il Kandhamal Day per ricordare le vittime del pogrom anti-cristiano del 2008 nell'Orissa 

Sono passati 12 anni, ma i cristiani del distretto di Kandhamal, nello Stato indiano dell’Orissa, aspettano ancora giustizia e continuano a soffrire le conseguenze di quello che è stato il più sanguinoso massacro di cristiani avvenuto negli ultimi tre secoli in India. Un vero e proprio pogrom, con omicidi, violenze stupri, saccheggi scatenati il 23 agosto 2008 da estremisti indù dopo l’omicidio del leader induista Swami Laxmanananda Saraswatidi di cui furono ingiustamente accusati sette cristiani innocenti, che ancora aspettano la sentenza di appello dopo una condanna all'ergastolo. Il bilancio delle violenze, che si protrassero fino ad ottobre, fu drammatico: 101 i morti (56, secondo i dati ufficiali del Governo); migliaia i feriti; 40 donne vittime di stupri, molestie sessuali e umiliazioni; 395 tra chiese e luoghi di culto rasi al suolo; 6.500 case distrutte e diverse scuole e strutture saccheggiate e decine di migliaia di sfollati. Per ricordare le vittime, dal 2016 la Chiesa dell’Orissa celebra il 30 agosto la “Giornata dei Martiri”, istituita dai vescovi dello Stato nel 2015, mentre il 25 agosto viene celebrato la “Kandhamal Day” indetta nel 2009 dal National Solidarity Forum (Nsf), una rete che riunisce una settantina di organizzazioni della società civile impegnate nella promozione del pluralismo e dei valori democratici sanciti dalla Costituzione. Tra i suoi membri l’attivista John Dayal, segretario generale della All India Catolic Union (Aicu), l’Azione cattolica indiana.  Il Forum invita a unirsi anche quest’anno alle celebrazioni commemorative: "Siamo convinti che se tutte le forze che difendono la causa dell’uomo uniscono le loro mani per costruire la pace, la giustizia e l'armonia nel Paese, potremo ottenere qualche risultato in questi tempi bui e proteggere i valori della Costituzione indiana in modo che non si verifichino più simili violenze in India”, si legge in un comunicato pubblicato sul sito del quotidiano on-line Matters of India A partire da domani e per due settimane tutti i cittadini, cristiani e non, sono invitati quindi a partecipare e organizzare diverse iniziative: webinari, la proiezione di film su quanto acceduto e anche un intenso battage sui social e sui media per sostenere la battaglia dei sopravvissuti affinché possano ottenere giustizia e vivere in pace con le altre comunità.  (LZ)

24 agosto - COLOMBIA Monsignor Rueda Aparicio: "La riconciliazione deve nascere nelle campagne"

L'arcivescovo di Bogotà, monsignor Luis José Rueda Aparicio, in un articolo pubblicato sulla rivista Semana e diffuso il 23 agosto - si legge su Vida Nueva -, ha invitato a "difendere la dignità della popolazione rurale, vittima dell'arroganza omicida del narcotraffico e dell'abbandono generale", invocando “la vita, la riconciliazione e la pace". Mentre nei dipartimenti di Nariño, Cauca e Arauca, si susseguono scene di violenza e di terrore - in totale negli ultimi giorni sono state uccise più di trenta persone, tra cui giovani, adulti e anche un minorenne – monsingor Rueda ha sottolineato l’urgenza del momento: "È tempo di iniziare a fare passi concreti, non possiamo più aspettare" ha detto. "La leadership politica, scientifica ed economica, e tutti i colombiani, devono unire le loro coscienze, le loro risorse e i loro progetti per riconciliarsi con la Colombia rurale", poiché "è in gioco il futuro dell’uomo, della società e dell’ambiente nel Paese". Secondo l'arcivescovo di Bogotà, infatti, "la riconciliazione deve nascere nelle campagne", e sarà possibile "quando stipuleremo nelle regioni accordi umanitari che ci portino alla fine degli omicidi, dei rapimenti, del reclutamento di minori, dell’interramento delle mine antiuomo, della corruzione, degli sfollamenti forzati, della contaminazione delle acque, della deforestazione, delle miniere illegali, del traffico di armi”, tutto ciò che costituisce la catena del narcotraffico. (AP)

24 agosto - INDIA - L’impegno della Chiesa siro-malabarese per combattere la fame e la povertà

Dinanzi all’aumento della povertà nel Paese, in seguito all’isolamento a causa della diffusione della pandemia di coronavirus, il 22 agosto, al termine del 28.mo Sinodo della Chiesa siro-malabarese di rito orientale, i vescovi hanno esortato le loro parrocchie a "riconoscere e nutrire gli affamati" nelle loro zone. L'incontro, riporta UCA News, si è tenuto online, perché la pandemia ha impedito a molti presuli di recarsi nella sede della Chiesa siro-malabarese, in Kerala, e ha visto anche la partecipazione virtuale dei vescovi siro-malabaresi degli Stati Uniti, del Canada, della Gran Bretagna e dell’Australia. Il Sinodo ha, dunque, chiesto sforzi ancor più concertati ad una Chiesa che ha già speso più di 533 milioni di rupie (7,5 milioni di dollari) per aiutare le persone colpite dalla povertà e dalla fame a causa della pandemia. "La situazione è così grave - hanno affermato i vescovi - che questi problemi non possono essere risolti solo con le risorse del governo. La Chiesa deve impegnarsi per alleviare le sofferenze della gente”, deve prestare attenzione ai suoi bisogni, indipendentemente dalla casta, dal credo o dalla razza. (AP)

24 agosto -  AUSTRALIA Monsignor Fisher (Sydney): il vaccino anti-Covid della Oxford University pone un "dilemma etico" 

Garantire vaccini sicuri e prodotti in modo eticamente accettabile per tutti. È quanto chiede monsignor Anthony Fisher, arcivescovo di Sydney, che si unisce alle perplessità espresse da più parti in Australia sulla Lettera di intenti firmata la scorsa settimana dal Governo con l’AstraZeneca, l’azienda biofarmaceutica anglo-svedese che commercializzerà il vaccino anti-Covid allo studio dell’Università di Oxford. Per la sua realizzazione, infatti, sono state usate vecchie linee cellulari prelevate da feti abortiti. Questo, non creerà problemi a molte persone, ma altre si troveranno davanti a un “dilemma etico” tra il dovere di prevenire il contagio da una malattia potenzialmente letale e l’imperativo di non collaborare con un atto che considerano moralmente inaccettabile quale è l’aborto, rileva monsignor Fisher in un articolo sul settimanale “The Catholic Weekly”. Insieme all’arcivescovo anglicano della città, il reverendo Glenn Davies, e al Primate della Chiesa greco-ortodossa di Australia Makarios Griniezakis, il presule ha quindi scritto al Primo Ministro Scott Morrison, per chiedere al Governo di dare ai cittadini australiani la possibilità di optare per altri vaccini allo studio. Secondo monsignor Fisher, puntare tutto su un vaccino eticamente controverso come quello allo studio alla Oxford University significa solo creare inutili divisioni nella società. Tanto più che la vaccinazione contro il Covid-19 sarà probabilmente obbligatoria. Di qui l’appello a dare agli australiani la possibilità di scelta: “Ciò di cui le persone hanno bisogno in questo momento è la speranza che la vita possa tornare a una relativa normalità. Non vogliamo però che questo sia a spese delle coscienze di tante persone e a costo di nuove tensioni sociali. Esistono alternative eticamente non problematiche: scegliamo quelle!”, conclude monsignor Fisher. (LZ) 

24 agosto - POLONIA - Commissione episcopale per l'educazione: necessari sia l’insegnamento della religione a scuola che la catechesi in parrocchia

“Sono necessari sia l’insegnamento della religione a scuola che la catechesi in parrocchia”, ha affermato la Commissione per l'educazione della Conferenza episcopale polacca, in un documento firmato dal suo presidente, monsignor Brand Mendyka, diffuso – si legge sulla pagina web dell’Episcopato - in occasione dell’inizio del prossimo anno scolastico. A 30 anni dal ritorno della religione nelle scuole in Polonia, dopo la caduta del regime comunista, la Commissione ha voluto ringraziare innanzitutto i genitori per la loro collaborazione e per il loro sostegno in questi anni, sottolineando come essi siano stati “i primi e insostituibili catechisti dei loro figli”, e ha chiesto loro ulteriore supporto in futuro e la segnalazione di irregolarità qualora ce ne fossero, attraverso i dicasteri diocesani, gli uffici catechistici e gli enti educativi. “Con il ritorno della religione nelle scuole – si legge nel documento -, i genitori hanno ricevuto sostegno nella loro missione di primi catechisti – e continua ad essere così ancora oggi. Le lezioni di religione servono ad approfondire la conoscenza religiosa, aiutano a plasmare atteggiamenti ispirati al Vangelo, e in una certa misura preparano anche ai sacramenti”.  Secondo la Commissione, la decisione di riportare la religione nelle scuole, presa nel 1990, “non è stata affatto dovuta all'indebolimento del ruolo catechistico della parrocchia" e "ha dato la possibilità ad un uditorio  più vasto di accedere all’insegnamento della religione".  Sottolineando la differenza tra insegnamento di religione a scuola e catechesi in parrocchia, la Commissione episcopale ha inoltre evidenziato la loro complementarietà. Sono necessari entrambi: “il rapporto tra loro è un rapporto di complementarietà e differenziazione". A scuola "il modo in cui sono organizzate le lezioni – si legge nel testo - le rende un'offerta diversificata per tutti”. Le lezioni di religione, infatti, spiega la Commissione, oltre a dare la possibilità agli studenti di porre domande e trovare risposte, permettono ai credenti di acquisire le informazioni necessarie, affinché la loro fede "sia saldamente radicata", mentre "sono per i non credenti evangelizzatrici e aiutano a trovare e comprendere gli aspetti religiosi nella storia e nella cultura”. (AP)

24 agosto - ITALIA - Perdonanza. Card. Petrocchi: “La disciplina civica, se risponde a regole giuste, è una virtù: umana e cristiana”

“Il fuoco è un fenomeno avvincente: ma le fiamme possono guizzare e protendersi in molte lingue perché c’è un combustibile che le alimenta. Il fuoco si accende e arde perché c’è un supporto che brucia e si consuma” E’ l’incipit del messaggio dell’Arcivescovo Metropolita di L’Aquila, Card. Giuseppe Petrocchi, in occasione dell’accensione del fuoco della Perdonanza Celestiniana. Per il porporato “L’evento (iniziato ieri ndr) non si esaurisce in un semplice gesto rituale: ma intende attivare una conversione motivata e concreta. Quest’anno possiamo prendere l’impegno a vivere, con carità evangelica, i numerosi disagi e gli inconvenienti legati alla pandemia da Covid19”. Il Card. Petrocchi ha spiegato che ciò comporta “accettare con prontezza le privazioni imposte dalle circostanze, facendosi carico, con pazienza, delle rinunce e dei fastidi provocati dalla lotta contro questo temibile contagio. Talvolta può costare fatica obbedire alle norme e restrizioni decretate per contenere l’epidemia” ha continuato “ma la fedeltà convinta e obbediente tutela il bene comune: cioè il bene individuale e pubblico”. Secondo l’arcivescovo de L’Aquila, infatti, “La disciplina civica, se risponde a regole giuste, è una virtù: umana e cristiana”. Un pensiero speciale è stato rivolto alle vittime del contagio e alle loro famiglie, poi un invito: “Insieme agli atteggiamenti di adesione alle disposizioni legittime mirate a promuovere gli interessi generali, occorre moltiplicare l’attenzione verso le persone che attraversano gravi difficoltà, sapendo che la carità cancella una moltitudine di peccati”. Non è mancato il riferimento agli effetti drammatici della pandemia nel settore dell’economia: “Va rivolta una partecipe prossimità al mondo del lavoro, fortemente messo in crisi. Pensiamo gli operai, agli artigiani, ai commercianti, agli impiegati, ai professionisti, agli imprenditori che hanno subìto seri danni economici nello svolgimento delle loro attività. Essi hanno bisogno non solo della nostra simpatia ma di una solidarietà fattiva e coraggiosa” Infine un appello alla generosità e alla condivisione: “Apriamo il cuore pure a quanti bussano alle nostro porte, provenienti da paesi lacerati da guerre e devastati dalla povertà, nella convinzione che la questione fondamentale da affrontare non è ‘se’ aiutarli, ma ‘come’ aiutarli, in modo adeguato e lungimirante. Nella generosa sollecitudine Aquilana” ha concluso l’arcivescovo ”comprendiamo anche gli esclusi, a qualunque categoria appartengano, e  gli indigenti, che alla precarietà economica spesso uniscono problemi di emarginazione sociale”. Nel calendario delle celebrazioni si segnala la conferenza su “L’influsso della spiritualità benedettina nella figura di Pietro del Morrone” che Dom  Fabrizio Messina Cicchetti, Direttore della Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di S. Scolastica di Subiaco, terrà domani nella Chiesa di S. Maria del Suffragio alle 18. L’evento aprirà il triduo spirituale di preparazione alla Perdonanza ed è stato organizzato dall’Azione Cattolica Diocesana. Il triduo continuerà con l’Adorazione Eucaristica mercoledì 26 agosto e con una Liturgia penitenziale giovedì 27 agosto in cui ci sarà la possibilità di confessarsi. Per ottenere l’indulgenza plenaria concessa da Papa San Pietro Celestino ai fedeli con la Bolla Inter Sanctorum Solemnia, detta “Bolla della Perdonanza”, i fedeli dovranno visitare la basilica di Santa Maria di Collemaggio dai vespri del 28 ai vespri del 29 agosto recitando il Credo e pregando secondo le intenzioni del Romano Pontefice ma potranno, come sempre, assolvere alle altre condizioni (Confessione, Comunione eucaristica) anche negli otto giorni precedenti o seguenti il 29 agosto in qualsiasi chiesa. Per pregare nella basilica di Collemaggio i fedeli potranno entrare in chiesa  a gruppi di 200, con il distanziamento previsto e la mascherina e seguendo attentamente le indicazioni del personale messo a disposizione dal Comune dell’Aquila. (DD)

24 agosto - PERU’ – Ad Arequipa il primo impianto di ossigeno donato da “Respira Perù”

E’ arrivata ad Arequipa la prima struttura di ossigeno di oltre 60 metri destinata all’ospedale Carlos Alberto Seguin Essalud, acquistata grazie alla donazione di tante persone, istituzioni e aziende che hanno voluto così manifestare la loro vicinanza e solidarietà ai malati di Covid, supportando Respira Perù, l’iniziativa della Conferenza episcopale, l'Università San Ignazio di Loyola e la Società nazionale delle industrie. Il maxi impianto, capace di produrre 60 metri cubi di ossigeno all’ora, è partito dalla Cina il 17 luglio scorso. Eviterà le drammatiche scene a cui si è assistito nelle scorse settimane a causa del crollo dell’assistenza sanitaria pubblica a causa del sovraffollamento. “Con gioia e speranza abbiamo consegnato questo macchinario che abbiamo acquistato grazie alla generosità dei peruviani. Stiamo anche consegnando anche 960 respiratori meccanici per uso temporaneo ad ospedali situati in 30 giurisdizioni ecclesiastiche, e presto porteremo altre attrezzature mediche che ci permetteranno di continuare a combattere la pandemia. Perù Respira è una crociata di solidarietà che ci permette di portare la vita nelle regioni più colpite dal virus” ha detto Monsignor Miguel Cabrejos, presidente dei vescovi e numero uno del Celam. Il presule ha spiegato che “grazie all’impianto sarà possibile ampliare il numero di posti letto con maggiore attenzione ai pazienti in terapia intensiva”. Secondo il Ministro della Salute, Pilar Mazzetti, "Arequipa è una delle regioni più colpite da COVID19, ma grazie a questo impianto saremo in grado di contenere gli effetti”. (DD)

24 agosto - AMERICA LATINA - #coronavirus Lettera del Celam ai capi di stato. Soluzioni comuni per superare la crisi

Soluzioni immediate e condivise per uscire quanto prima dalla crisi generata dalla pandemia. La presidenza del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) ha inviato una lettera ai capi di stato e ai governatori per chiedere uno “sforzo comune” per uscire non solo dal tunnel del Covid 19, ma anche di “guardare al futuro perché il sogno di una grande patria è ancora troppo lontano”. L’Oms ha reso noto che in America Latina sono oltre 200mila i decessi registrati a causa del Coronavirus. Si prevede che nei prossimi mesi il tasso di povertà toccherà picchi inediti: oltre 215 milioni di persone, ovvero il 35 per cento della popolazione. La Chiesa locale ovviamente è preoccupata per le fasce deboli e per l’incremento della violenza e della paura che “minaccia tutti i popoli”. Ricordando le parole di Papa Francesco pronunciate all’Angelus del 19 agosto scorso, i presuli del Celam sottolineano nella loro missiva quanto sia importante trovare il vaccino per annientare il Covid 19, ma è altrettanto fondamentale “sconfiggere il grande virus dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza e dell’emarginazione”. I vescovi riconoscono gli sforzi fatti dalla comunità scientifica e chiedono che i vaccini “siano sicuri e non nuocciano alla salute dell’essere umano così da poter affrontare anche le cosiddette malattie invisibili, quelle che derivano da condizioni socio-economiche ingiuste. Quelle malattie che causano più morti del Covid”. Purtroppo, denunciano, “la pandemia ha messo in evidenza la grave carenze soprattutto nelle strutture sociali. Economisti e scienziati sono chiamati a scoprire nuovi antidoti”. Nella lettera si evidenzia che tutto ciò che sta accadendo “non è una punizione di Dio, semmai è l’effetto di un peccato strutturale ed ecologico”. I vescovi del Celam concludono chiedendo una particolare attenzione “nei confronti delle donne e degli uomini della nostra terra. Soprattutto quelli più poveri, così come fa la Chiesa che, anche in questo momento difficile, è impegnata nella ricostruzione del tessuto sociale dell’America Latina e dei Caraibi partendo dalla difesa della vita. Soprattutto quella dei più vulnerabili e degli esclusi”. (DD)

23 agosto - URUGUAY Oggi la Chiesa celebra la Giornata nazionale della catechesi

"Prendete e mangiate: questo è il mio corpo": è il tema scelto dalla Chiesa per celebrare oggi, 23 agosto, la Giornata nazionale della catechesi. Per l’occasione, monsignor Pablo Jourdan, vescovo ausiliare di Montevideo e responsabile del Dipartimento di Catechesi della Conferenza episcopale uruguayana, ha diffuso un messaggio destinato a tutti i catechisti del Paese, ringraziando Dio per averli chiamati, per averli scelti per essere servitori del suo Regno in terra, per il loro sì generoso, segno dell'amore di Dio nella loro vita. In questo anno particolare – ha scritto monsignor Jourdan -, in cui la pandemia di coronavirus ha colpito il mondo, la nostra vita è stata sconvolta e ciò che avevamo pianificato ha dovuto adattarsi a questa nuova realtà. Quindi, spiega il presule, anche la catechesi ha dovuto adattarsi e “cercare in modo creativo nuovi modi di camminare al fianco dei catechisti, accompagnando le diverse realtà delle famiglie, rendendo il Signore e la sua Chiesa presenti in tempi di incertezza”. Tuttavia, ha ricordato il vescovo ausiliare di Montevideo, sappiamo che in ogni momento “il Signore opera e si rende presente in mezzo al suo popolo sofferente. Questa tempesta, come ci ha detto il Santo Padre, ci ha fatto capire che ‘siamo tutti nella stessa barca, fragili e disorientati, ma allo stesso tempo bisognosi l'uno dell'altro, chiamati a remare insieme’". (AP)

23 agosto -  MOZAMBICO Monsignor Saúre: lettera pastorale ai fedeli ad un anno dalla visita del Papa nel Paese

“Ringraziamo Dio per aver benedetto la visita del Santo Padre nel nostro Paese. La sua presenza tra noi è stato un altro segno della sua vicinanza e solidarietà per tutti i mozambicani, soprattutto per quelli colpiti dai cicloni ldai e Kenneth, e per le vittime della guerra nel nord e nel centro del Mozambico”. Così si è espresso monsignor Inácio Saúre, arcivescovo di Nampula e vice-presidente dell’Episcopato, in una lettera pastorale rivolta a tutti i fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà, ad un anno dalla visita apostolica di Papa Francesco nel Paese, svoltasi a Maputo dal 4 al 6 settembre 2019. Ricordando come Papa Francesco, un anno fa, abbia lasciato parole di incoraggiamento, di conforto e di guida in una situazione nazionale segnata dall’assenza di una pace effettiva, il presule ha sottolineato che il motto della visita del Pontefice, "Speranza, pace e riconciliazione", serve ancora oggi “come un vero e proprio programma d'azione” nel contesto attuale. Egli ha assicurato ai fedeli che il Papa non ha dimenticato il loro Paese, e lo ha dimostrato nel messaggio pasquale e nella benedizione Urbi et Orbi del 12 aprile 2020, quando ha espresso il suo dolore per la situazione a Cabo Delgado, vittima da alcuni anni di attacchi da parte delle milizie islamiche, e il 19 agosto scorso con la telefonata a monsignor Luiz Fernando Lisboa,  vescovo di Pemba, quando ha ribadito la sua vicinanza e profonda preoccupazione per la drammatica situazione che continua a vivere Cabo Delgado. L’arcivescovo di Nampula, infine, per costruire la pace, sfida che va accolta con coraggio e con fede, ha chiesto la collaborazione di tutti i cittadini e di tutte le forze vive, insistendo sul fatto che “il male non può mai avere l’ultima parola” e che "tutto contribuisce al bene di coloro che amano Dio”.  (AP)

23 agosto -  BOLIVIA  I vescovi invitano i boliviani a ”guardare al futuro con speranza”

 “Il nostro futuro è minacciato: crisi economiche, mancanza di lavoro, ferite sociali non ancora guarite, polarizzazioni nella nostra società, ecc. Un panorama incerto che ci mette di fronte a paure e sconcerto. Dobbiamo guardare al nostro futuro con speranza”. Così i vescovi, in un messaggio pubblicato sul sito dell’Episcopato, al termine della loro Assemblea Straordinaria, hanno invitato i boliviani a non perdere la speranza, nonostante l’emergenza sanitaria ed economica a causa della diffusione della pandemia di coronavirus e nonostante la crisi politica.  Dinanzi al Covid-19, che ha portato paura, sofferenza e morte, i vescovi hanno reso omaggio innanzitutto alle vittime del coronavirus , in particolare a monsignor Eugenio Scarpellini, vescovo di El Alto, che "ha svolto un ruolo importante nella pacificazione del Paese in tempi difficili, per costruire una società giusta in cui tutti abbiano il necessario per vivere, rispettando la pluralità e curando il bene comune dei cittadini".  I presuli si sono detti preoccupati di "come gli interessi politici abbiano impedito di affrontare questa situazione facendo fronte comune, quando l'emergenza sanitaria e l'avanzata della malattia sono stati usati per fare campagna elettorale, per mobilitare settori scontenti violando la loro libertà, costringendoli a bloccare le strade e a impedire il passaggio delle forniture di base, anche per gli ospedali, mettendo così in pericolo la vita dei connazionali boliviani”. “Non si può ottenere nulla – hanno sottolineato - se non mettiamo il bene comune al primo posto”. Quindi, hanno esortato a cercare insieme nuovi modi per pacificare il Paese, basati sulla verità, la giustizia, la libertà e l'amore, attraverso un'autentica conversione personale, sociale ed ecologica, e hanno chiesto la pratica della giustizia sociale in questi tempi difficili che hanno colpito non solo la Bolivia, ma anche l'America Latina, cercando di garantire l'accesso alla sanità senza alcun tipo di discriminazione. "Al di là delle ideologie e delle partigianerie – hanno affermato -, dobbiamo realizzare un sistema sanitario che possa prendersi cura di tutti i boliviani e al servizio della vita". (AP)

22 agosto - ITALIA L’arcidiocesi di Torino e la diocesi di Susa mettono a disposizione locali per le attività scolastiche

Monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, ha inviato oggi una lettera ai presbiteri, diaconi, religiose e religiosi e laici dell’arcidiocesi di Torino e della diocesi di Susa, affinché rendano disponibili aule e locali da utilizzare per le attività scolastiche, in vista della riapertura delle scuole a metà settembre. Come sapete – scrive il presule - a metà settembre prossimo le scuole dovranno riaprire ottemperando a tutte le normative fissate nei decreti governativi per garantire la sicurezza di allievi, docenti, personale amministrativo di fronte alla minaccia pandemica. Proprio per questi motivi si preannunciano alcune serie necessità, che riguardano sia il crescente numero delle aule scolastiche che dei docenti”. Disponendo di locali non direttamente destinati alle celebrazioni lilturgiche, usati, in genere, in giornate e fasce orarie complementari rispetto al calendario e all’orario scolastico, e sentendo forte, come Chiesa, il dovere di cooperare ad ogni modo, con disponibilità concrete, alla ripresa delle attività scolastiche, le Chiese di Torino e Susa si sono dunque rese disponibili ad avviare forme di collaborazione tra le scuole del territorio, i rispettivi comuni e le parrocchie e Istituti religiosi. (AP)

22 agosto UNGHERIA Il cardinale Erdő: nel ricordo di re Santo Stefano, avanti con rinnovata forza e speranza

“Quando celebriamo il re Santo Stefano, non ci limitiamo a ricordare il passato. Rendiamo grazie a Dio per la sopravvivenza del popolo di re Stefano e chiediamo di poter continuare il nostro viaggio con rinnovata forza e speranza”: lo ha detto il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, che giovedì scorso ha presieduto a Budapest la Messa solenne in memoria del primo sovrano d’Ungheria, al quale si deve la conversione al cristianesimo del popolo magiaro e che ha fatto del suo regno una monarchia cristiana. La celebrazione, nel rispetto delle norme anti-Covid, si è svolta all’interno della Basilica di Santo Stefano a Budapest, e non sul sagrato, come di consueto, riferisce un comunicato della Conferenza episcopale ungherese, e vi ha preso parte un numero contingentato di fedeli. Ma è stato possibile seguire la diretta su Tv Duna e sulla Radio Cattolica Ungherese. L’arcivescovo di Esztergom-Budapest ha sottolineato Santo Stefano ha costruito il suo paese e la sua vita su una roccia, Cristo, che ancora oggi accompagna il Paese, nonostante molti gli abbiano voltato le spalle, o si siano dispersi, disinteressati o persi d’animo. A tenere l’omelia è stato monsignor Gergely Kovács, arcivescovo di Alba Iulia, che ha parlato della Reliquia della Sacra Destra di Santo Stefano descrivendola come “mano benedicente”. “Solo chi ha una relazione confidenziale con Dio può dare una benedizione - ha affermato il presule -. La fede, relazione viva con Dio, rende capace la mano di fare diventare benedizione tutto ciò che fa. Anche noi disponiamo delle mani oggi per la preghiera - ha aggiunto -. Lavoriamo e agiamo ogni giorno per noi stessi, l’uno per l'altro, per la nostra nazione! Facciamolo con fede e diventerà una benedizione”.  (TC)

22 agosto - COLOMBIA Dal 6 al 13 settembre la 33.ma Settimana per la pace

È stata presentata il 20 agosto scorso, attraverso la piattaforma Zoom, la campagna per l’edizione online 2020 della 33.ma Settimana per la pace, dal 6 al 13 settembre. L’iniziativa, promossa dalla Chiesa e organizzata ogni anno da un gruppo eterogeneo di realtà sociali - istituzioni, movimenti, università e organizzazioni non governative -, ha lo scopo di rendere visibili gli sforzi fatti quotidianamente da più persone per costruire la pace nel Paese. Fernando Sarmiento, coordinatore nazionale di Red ProdePaz ha parlato della presenza – si legge sulla pagina web dell’Episcopato – di “migliaia di iniziative territoriali per la pace, di luoghi che si sono dichiarati territori di pace, lavorando con la volontà di raggiungerla attraverso la giustizia sociale, la convivenza, lo sviluppo umano e la cura per l'ambiente". Quest’anno, la Settimana per la Pace, – ha detto monsignor Héctor Fabio Henao, direttore del Segretariato Nazionale della Pastorale Sociale - Caritas Colombia - SNPS/CC – si celebra in circostanze molto particolari, in cui il Paese si trova a vivere una nuova escalation di violenza. Per l’occasione, anche il presidente della Conferenza episcopale, monsignor Óscar Urbina, ha inviato un messaggio al popolo colombiano: "Quest'anno, nel mezzo di questa settimana di lavoro, di preghiera e di riflessione - ha detto -, ci proponiamo di dialogare e di riconoscere gli sforzi che si stanno compiendo a tutti i livelli per la pace. (...) La pace è un compito affidato alla responsabilità di tutti, è una certezza, una speranza che favorisce il futuro e il destino della Colombia. La pace è necessaria". (AP)

22 agosto - MONDO Wcc: Chiese protagoniste della lotta contro i cambiamenti climatici. Il 1.mo settembre conferenza sull’acqua 

Essere attori in prima persona della lotta contro i cambiamenti climatici. Questa l’indicazione di fondo scaturita da un webinario organizzato nei giorni scorsi dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) sul tema delle energie rinnovabili e della protezione del clima. Si è trattato dell’ultimo di una serie di quattro appuntamenti promossi dall’organizzazione ecumenica nell’ambito della sua Roadmap di azione lanciata nel 2019 per "un'economia della vita e la giustizia ecologica". Per quattro settimane esperti e leader cristiani di tutto il mondo si sono confrontati su quanto stanno facendo le Chiese cristiane a livello locale in difesa del diritto all’acqua come bene comune, nella promozione di modelli di consumo sostenibili per ridurre gli squilibri ambientali e sociali, di un’economia alternativa a quella centrata sul solo profitto e della giustizia climatica. “Alimentate dalla fede: le Chiese promuovono l’energia rinnovabile e la protezione del clima” (“Powered by faith – Churches promoting renewable energy and climate protection”) è stato il titolo di questa ultima sessione in cui - riporta il sito del Wcc - i partecipanti hanno sottolineato che parlare di “giustizia climatica” implica un ripensamento profondo anche del modo in cui le comunità cristiane si rapportano alle fonti di energia in termini di sostenibilità ambientale. Il primo webinario del Wcc sull'economia della vita e la giustizia ecologica si è svolto il 28 luglio sul tema: “Riconnettersi nella fede con il Creato, la terra e l’acqua” per celebrare il decimo anniversario della storica Risoluzione con cui nel 2010 l’Onu ha riconosciuto l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici come un diritto umano fondamentale, inserendolo nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. E proprio per celebrare questo importante anniversario, il 1.mo settembre lo stesso Consiglio mondiale delle Chiese, in collaborazione con Misereor, l'agenzia per lo sviluppo cooperativo della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), organizza in Germania, una video- conferenza sul tema “Dieci anni del diritto all’acqua: problemi, posizioni e prospettive”. L’incontro, che coincide con l’inizio del Mese per il Creato, sarà un’occasione per confrontarsi con esperti sulla situazione dell’acqua oggi, e in particolare su quella potabile, una risorsa che continua a restare inaccessibile a tre persone su dieci nel mondo, come sta emergendo in modo drammatico con la pandemia del Covid-19.  (LZ)

22 agosto - REPUBBLICA CECA La Colonna Mariana di Praga consacrata dal cardinale Duka

È stata benedetta la settimana scorsa dal cardinale Dominik Duka nella piazza della Città Vecchia di Praga, nella Repubblica Ceca, la Colonna Mariana, ricostruita, dopo oltre cento anni, a ricordo della vittoria del 1648 sull’esercito svedese, l’ultimo scontro bellico della Guerra dei Trent’anni. Alla cerimonia hanno preso parte migliaia di persone che hanno voluto celebrare il ritorno del monumento nel centro storico, mentre uno sparuto gruppo di manifestanti protestava ritenendolo un simbolo del vecchio regime. L’opera è stata commissionata allo scultore Petr Vána e i lavori per la sua realizzazione sono iniziati nel 1995. Il comune di Praga ne ha approvato il ripristino nel gennaio di quest’anno e la Colonna Mariana è stata ricollocata nella piazza della Città Vecchia il 4 giugno scorso. La scultura della Vergine ha il capo circondato da un’aureola di 12 stelle dorate e alla sua base quattro angeli simboleggiano la lotta contro il male. Nel corso della cerimonia Vána ha posto ai piedi del monumento tre rose in arenaria, marmo e granito, i tre tipi di materiali usati per la sua realizzazione, mentre il cardinale Duka, arcivescovo di Praga, ha invitato alla riconciliazione delle memorie. (TC)

22 agosto - REGNO UNITO Esplosione Beirut. ACS: i bambini hanno bisogno di supporto psicologico

 In un un collegamento in diretta con Aiuto alla Chiesa che soffre nel Regno Unito (ACS), mercoledì 19 agosto, Youmna Yammine, appartenente al gruppo Youth of Hope, ha parlato del trauma subito dagli abitanti d Beirut in seguito alla recente esplosione di 2.700 tonnellate di nitrato di ammonio, il 4 agosto scorso, nella zona portuale della capitale libanese, che ha causato centinaia di morti, migliaia di feriti e 300 mila sfollati. La signora Yammine ha sottolineato come le Ong e i volontari si stiano impegnando per fornire un sostegno per la salute mentale della popolazione, perché molte sono le persone, specialmente i bambini, che hanno bisogno in questo momento di supporto psicologico. "La gente è davvero stanca. Ha bisogno di sostegno psicologico e di sostegno spirituale - ha spiegato Youmna -, perché sono tante le cose che ha dovuto affrontare in poco tempo": il deprezzamento della valuta, che ha influito sul reddito della popolazione; i prezzi alle stelle; l’arrivo della pandemia; il blocco nazionale, in seguito al quale molti hanno perso il lavoro; e, “il 4 agosto, - ciliegina sulla torta - è arrivata l'esplosione". Monsignor Toufic Bou-Hadir, direttore della Commissione patriarcale maronita per la gioventù e partner di un progetto ACS per Beirut, ha aggiunto tuttavia che, nonostante le sofferenze, la speranza è ancora viva in città. "I conventi e le chiese – ha detto - hanno aperto le loro porte per accogliere gli sfollati e dire loro che, nonostante questa catastrofe, Dio è qui, Dio è amore e la speranza è qui". (AP)

22 agosto - KENYA Gli aiuti della Chiesa ai più bisognosi delle baraccopoli rimasti senza lavoro a causa della pandemia

Da quando è stato annunciato il primo caso di Covid-19 in Kenya, lo scorso mese di marzo, per gli abitanti di tante baraccopoli del Paese africano la vita è diventata ancora più difficile per l’impossibilità di svolgere i lavori occasionali che permettevano loro di mantenersi. Tra le situazioni più drammatiche individuate da un team della Commissione Giustizia e pace (Cjpc) e dalla Caritas Nairobi - riporta il blog dell'Amecea, l'Associazione delle Conferene episcopali dell'Africa orientale - quella della baraccopoli di Kibera, alla periferia della capitale. Grazie al sostegno della Cafod, l’agenzia cattolica britannica per l’aiuto ai Paesi d’Olpremare, per tre mesi consecutivi la Chiesa locale è riuscita a fornire cibo e sapone a 75 famiglie particolarmente bisognose, con disabili e malati di tumore, nelle tre parrocchie  che assistono i residenti.  Il programma alimentare della Cafod è tuttavia giunto al termine, nonostante il bisogno di cibo sia ancora grande, perché l’emergenza sanitaria non è finita in Kenya come nel resto del mondo e molte misure di contenimento sono ancora in vigore. Attualmente i casi positivi registrati dai tamponi effettuati su un campione di poco più di 400mila persone sono 31.441, con 516 vittime ma, secondo il Ministero della Salute. gli infettati nel Paese potrebbero essere tre milioni.  (LZ) 

 

22 agosto - COLOMBIA Arcidiocesi di Manizales: stasera dalla cattedrale benedizione sulla città e sul Paese

"Ci troviamo in un momento insolito e unico per l’umanità, ci troviamo di fronte a un virus che si sta espandendo nel mondo e non sappiamo se un giorno potrà toccarci, quindi dobbiamo ringraziare l'azione di tutti coloro che si stanno adoperando affinché questo virus non finisca con lo sterminare una moltitudine di persone”. Sono le parole di padre Efraín Castaño Arboleda, amministratore diocesano dell'arcidiocesi di Manizales, riportate sulla pagina web dell’Episcopato, che, consapevole della difficile situazione che si trova ad affrontare l’umanità, ha invitato oggi, 22 agosto, i fedeli cattolici del dipartimento e della città, ad unirsi ad una benedizione speciale per chiedere la protezione divina sui cittadini in questo forte momento di crisi causato dalla pandemia di Covid-19. L’evento, che sarà trasmesso in diretta sul canale YouTube e sulla pagina Facebook dell'arcidiocesi di Manizales, avrà inizio alle ore 16.00 con la processione del Santissimo Sacramento lungo le principali vie della città, e si concluderà, alle ore 18, con la celebrazione eucaristica nell’atrio della cattedrale di Nostra Signora del Rosario e con la benedizione della città, del dipartimento e della Colombia. (AP)

22 agosto - ZAMBIA I vescovi plaudono il "coraggio e il ruolo profetico" della Chiesa dello Zimbabwe nell'attuale crisi

Anche i vescovi dello Zambia esprimono la loro solidarietà alla Conferenza episcopale dello Zimbabwe, recentemente attaccata dal Governo di Harare per aver criticato la dura repressione delle autorità contro le proteste della popolazione e la gestione della crisi sanitaria ed economica nel Paese. In un messaggio ripreso dal blog dell’Amecea, l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa Occidentale, il presidente della Conferenza episcopale zambiana (Zccb), monsignor George Lungu, plaude “il coraggio e il ruolo profetico dimostrato dai vescovi zimbabwiani nella loro recente lettera pastorale in cui hanno rispettosamente esortato il governo dello Zimbabwe a prestare particolare attenzione alla crisi economica e politica che il Paese sta affrontando ". Nella lettera, pubblicata il 14 agosto e intitolata “La Marcia non è finita!”, i presuli cui avevano richiamato le responsabilità dell’Esecutivo nell’attuale crisi economica e sanitaria nel Paese, denunciando in particolare il “flagello” della corruzione. “Come Conferenza episcopale dello Zambia, condividiamo il dolore che la maggior parte degli zimbabwiani, compresi i vescovi cattolici, stanno vivendo in questo momento, perché siamo tutti membri di un'unica famiglia di Dio, la Chiesa - scrive monsignor Lungu -. Come dice San Paolo Apostolo: ‘Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora, voi siete corpo di Cristo’ (1 Cor12,26-27)”. Il messaggio esprime quindi l’auspicio che il Governo e il popolo dello Zimbabwe non abbandonino la strada di un dialogo autentico per risolvere le sfide che devono affrontare: “Noi, da parte nostra, continueremo a pregare per la fine pacifica della crisi, conclude il presidente della Conferenza episcopale dello Zambia che esorta “le sorelle e fratelli dello Zimbabwe a non perdere la speranza, perché Dio non ha mai abbandonato e mai abbandonerà il suo gregge". (LZ)

22 agosto - MALAWI Papa dona respiratori a un ospedale gestito dalle Suore Missionarie di San Francesco di Assisi

Continua ad allungarsi la lista di donazioni di Papa Francesco e dei suoi collaboratori per aiutare le i Paesi e le popolazioni più vulnerabili nel mondo nell’attuale emergenza Covid-19. Il Nunzio apostolico in Malawi e Zambia, monsignor Gianfranco Gallone, ha donato ventilatori polmonari al Likuni Mission Hospital di Lilongwe. L’ospedale, situato a 9 chilometri dalla capitale e dotato di 231 posti letto, è gestito dalle Suore Missionarie di San Francesco di Assisi e assiste ogni anno 45mila pazienti, per lo più contadini e venditori a basso reddito. A consegnare alla struttura i ventilatori - riporta il blog dell'Amecea, l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale - è stato l’arcivescovo di Lilongwe, monsignor Tarcisius  Ziyaye, presidente del Segretariato cattolico del Malawi: “Il Santo Padre è veramente preoccupato da questa pandemia mortale che ha scosso tutto il mondo. Come gesto di gratitudine continueremo a pregare per lui”, ha detto il presule, chiedendo di pregare anche per i malati e per coloro che sono morti di Covid-19. Nel ringraziare il Papa per la donazione, la direttrice del Likuni Mission Hospital, suor Agnes Lungu, ha affermato che i ventilatori arrivano al momento giusto in un’area, quella della periferia di Lilongwe, che ne è completamente sprovvista. Il Malawi, una delle nazioni più povere del mondo, ha finora registrato 4.988 casi confermati con 2.576 guariti e 156 persone decedute. La Chiesa locale, grazie anche ai contributi di solidarietà giunti dall’estero, si è attivata per offrire assistenza sanitaria attraverso la sua rete degli ospedali missionari, la cui opera è vitale in un Paese in cui il sistema sanitario pubblico è assolutamente insufficiente. (LZ)

21 agosto - BELGIO In aumento i battesimi degli adulti: in dieci anni, passati da 143 a 305

Crescono, in Belgio, i battesimi degli adulti: una tendenza in costante aumento che, nell’ultimo decennio, ha fatto raddoppiare le cifre. Come si legge sul sito cattolico belga Cathobe, “nel 2010, i battesimi degli adulti erano 143; nel 2015 erano 180 e quest’anno sono 305”. Per il 2020, la diocesi con più richieste è quella di Tournai, con 127, seguita da quella di Mechelen-Bruxelles che ne conta 93. Più distaccate Anversa e Liegi, rispettivamente con 23 e 19, mentre tutte le altre diocesi del Paese si attestano intorno alla decina di richieste ciascuna. I dati sono rilevanti, soprattutto considerata la pandemia da coronavirus che, quest’anno, non ha permesso ai catecumeni di ricevere il Sacramento durante la Veglia Pasquale, come avviene solitamente. Ma ora le celebrazioni sono riprese, sempre nel rispetto delle normative anti-contagio, e quindi anche i battesimi possono essere amministrati. Domenica prossima, 23 agosto, ad esempio, saranno Narumol Chanassit, 42 anni, suo figlio Niral, 18 anni, e sua figlia Nicole, 8 anni, ad essere battezzati nella parrocchia Onze-Lieve-Vrouw Ter Sneeuw a Borgerhout. Originari della Thailandia, attendono con impazienza questo momento. “Domenica 23 agosto segnerà, per la nostra famiglia, l’inizio di una vita che abbiamo aspettato a lungo – dicono – Desideriamo davvero tanto questa nostra nuova ‘nascita’”. Da ricordare che Papa Francesco, in diverse occasioni, ha esortato i fedeli a ricordare la data del proprio battesimo, perché essa rappresenta il giorno in cui si è nati alla vita della fede. (IP)

21 agosto INDIA Inaugurato primo Centro per pazienti Covid-19. Monsignor Machado: Chiesa sempre accanto a poveri e bisognosi

È il primo Centro di cura, in India, interamente dedicato ai pazienti affetti da coronavirus ed è stato inaugurato il 20 agosto a Bengaluru, in Karnataka. La struttura si trova presso il St. John’s Medical College e dispone di 48 posti letti in isolamento, un’unità di terapia intensiva con 24 letti e un’altra unità sub-intensiva con altrettanti posti. Alla cerimonia di inaugurazione, riferisce l’agenzia Ucanews, era presente anche l’Arcivescovo di Bangalore, Peter Machado. L’ospedale St. John’s, infatti, fa parte della St. John's National Academy of Health Sciences, fondata nel 1963 dalla Conferenza episcopale cattolica dell'India (Cbci), con lo scopo di formare personale sanitario impegnato a servire i poveri e gli emarginati. E benedicendo la nuova struttura, Monsignor Machado ha ricordato proprio questo impegno: "La Chiesa è sempre in prima linea per aiutare i poveri e i bisognosi, sia nel campo dell'istruzione che in quello della salute – ha detto – Questo nuovo Centro è un'altra opportunità per offrire il nostro servizio disinteressato alla società e alla nazione". Ringraziando, poi, tutti coloro che hanno fornito assistenza sanitaria alla popolazione “in questi tempi cruciali”, il presule ha ricordato che, negli ultimi cinque mesi, sono state fornite cure gratuite anti-Covid19 per un valore pari a 67mila dollari, sottoponendo a screening oltre 5mila pazienti e curandone in terapia intensiva altri 500. (IP)

21 agosto -  BOLIVA Vescovi scrivono a Tribunale elettorale: rafforzare l’intero processo di voto

"La preoccupazione della Chiesa è quella di rafforzare la credibilità del Tribunale Supremo Elettorale (Tse), organo dello Stato, per ottenere elezioni libere e trasparenti": lo scrive, in una lettera aperta al presidente del Tse Salvador Romero, la Conferenza episcopale della Bolivia (Ceb), riunita in questi giorni in Assemblea virtuale straordinaria. La missiva dei vescovi, a firma del segretario generale della Ceb, Monsignor Aurelio Pesoa, arriva dopo una nota dello stesso Tse sul discorso inaugurale della Plenaria, tenuto il 19 agosto dal presidente dei presuli, Monsignor Ricardo Centellas. In particolare, la Ceb specifica che Monsignor Centellas ha parlato in senso ampio delle elezioni in programma per il prossimo 18 ottobre, “in un contesto che va al di là del tema delle liste elettorali e che richiede, piuttosto, il rafforzamento dell’intero processo di voto”. “In nessuno momento – sottolinea la Ceb – è stata messa in dubbio l’idoneità e la capacità tecnica del Tribunale”. Tuttavia, poiché le liste elettorali sono “un retaggio del passato e nel tempo hanno ricevuto molte osservazioni e raccomandazioni a livello nazionale e internazionale”, i presuli boliviani si dicono “consapevoli delle debolezze” che esse comportano e che “vanno risolte in un lungo arco di tempo, con la partecipazione di esperti ed assegnazione di risorse che, al momento, a causa dell’attuale calendario elettorale, il Tribunale non ha a sufficienza”. Auspicando, quindi, che dopo le consultazioni del 18 ottobre, questo compito possa essere intrapreso “con il rigore e il tempo necessari”, nonché con “l’ampia partecipazione della società civile per rafforzare i processi elettorali futuri”, la Ceb ribadisce la sua fiducia nel Tse e riconosce gli sforzi da esso compiuti per la stabilità del Paese, “dimostrando così che il dialogo è l’unico modo per consolidare le istituzioni democratiche ed elettorali". (IP)

21 agosto - ITALIA 24-27 agosto, diocesi di Roma a Lourdes in pellegrinaggio, il primo in tempo di pandemia

Un pellegrinaggio tradizionale ma nuovo allo stesso tempo: è quello che si prepara a vivere la diocesi di Roma che, dal 24 al 27 agosto, si recherà presso il Santuario mariano di Lourdes, in Francia. L’evento, a cadenza annuale, quest’anno ha un significato particolare perché sarà il primo pellegrinaggio della diocesi in tempo di pandemia da coronavirus. Essa rappresenterà, quindi – si legge in una nota – “un cammino di ringraziamento e di affidamento alla Vergine Maria, che ha accompagnato e ispirato la preghiera della diocesi fin dall’inizio del lockdown, con le celebrazioni quotidiane al santuario della Madonna del Divino Amore”. Ma il pellegrinaggio sarà “nuovo” anche per un altro motivo: considerate le difficoltà per molte persone di prendervi parte fisicamente, esso verrà trasmesso per buona parte in televisione, così da permettere a tanti di “essere uniti nella preghiera”. “Preghiera del Santo Rosario, adorazione, testimonianze e Messe saranno proposte da Tv2000, Telepace, Nsl, Ewtn e sulle pagine Facebook della diocesi di Roma e dell’Opera romana pellegrinaggi” che organizza il pellegrinaggio, guidato dal cardinale vicario Angelo De Donatis. (IP)

21 agosto -  VIETNAM 22 agosto, cristiani in preghiera per vittime di persecuzioni nel mondo

Ricorre domani, 22 agosto, la Giornata internazionale Onu dedicata alle vittime di violenza in relazione alla loro religione o al loro credo. In vista di questa celebrazione, la Chiesa cattolica del Vietnam, attraverso padre Peter Tran Dinh Lai, presidente del Comitato Giustizia e pace della diocesi di Ha Tinh, esorta i fedeli a pregare per alleviare le sofferenze di chi patisce le persecuzioni religiose e per promuovere il rispetto della libertà di fede. “In molte parti del mondo, il numero di questo tipo di vittime è in graduale aumento – afferma padre Dinh Lai, citato dall’agenzia Ucanews – Spesso i luoghi di culto vengono distrutti, le persone imprigionate, costrette a lasciare le loro case e private dei mezzi di sussistenza”. Per questo, tutti i cattolici e le persone di buona volontà “sono invitate a pregare, affinché coloro che soffrono la persecuzione religiosa siano saldi nella fede e abbastanza forti da superare le sfide”, sempre “vicini a Cristo e accompagnati dal popolo di Dio”. Al contempo, il presidente del Comitato diocesano Giustizia e pace esorta alla preghiera per “i governi, perché rispettino e assicurino la libertà di religione alle popolazioni”. Da padre Lai anche un’esortazione “alla solidarietà e al sostegno reciproco, quanto mai necessari a tutta l’umanità per costruire la libertà e la civiltà” e per “alleviare il sentimento di solitudine” che provano le vittime di persecuzioni religiose. La Giornata di domani verrà ricordata, in Vietnam, non solo dai cattolici, ma anche da altri gruppi cristiani che hanno in programma l’organizzazione di diversi momenti di preghiera. (IP)

21 agosto -  SVIZZERA Referendum su migrazione e congedo paternità. Caritas: tutelare migranti e famiglie povere

Urne aperte, in Svizzera, il 27 settembre, quando la popolazione sarà chiamata a votare su due referendum: il primo riguarda l’iniziativa popolare “Per un’immigrazione moderata” che mira a limitare la libera circolazione dei cittadini all’interno dell’Unione Europea, così da prevenire – questa la motivazione dei sostenitori della proposta – “un’immigrazione di massa” nel territorio elvetico. La seconda consultazione riguarda, invece, l’iniziativa popolare “Per un congedo di paternità ragionevole a favore di tutta la famiglia”, e chiede che tutti i padri di famiglia abbiano diritto a un congedo di paternità retribuito di almeno due settimane. Su entrambi i quesiti, la Caritas Svizzera ha diffuso una nota in cui, in primo luogo, sostiene “il diritto delle persone a migrare e a condurre una vita nuova e sicura sotto altri cieli". Respingendo, quindi, il quesito del primo referendum, la Caritas riafferma la libera circolazione delle persone perché essa ha migliorato i diritti dei migranti in Svizzera e permette al Paese di avere lavoratori formatisi altrove, senza dover pagare per la loro formazione. In cambio, però, l’organismo caritativo ribadisce che “tutti i lavoratori debbano avere accesso legale alla sicurezza sociale, come previsto dall’Unione Europea”. Inoltre, la Caritas dice no al quesito sull’immigrazione perché “isolare la Svizzera non è il modo giusto per affrontare problemi globali urgenti come la povertà, la crisi climatica e le questioni migratorie”. Se il Paese, infatti, “denunciasse la libera circolazione delle persone, diventerebbe un partner inaffidabile e poco credibile" all’interno dell’Ue. Quanto alla consultazione sul congedo di paternità, la Caritas afferma che “un sì a questa proposta sarebbe un segnale forte”, anche se “due settimane di congedo sono comunque insufficienti, soprattutto per le famiglie che vivono in povertà”. Per questo, oltre al congedo di paternità retribuito, la Caritas chiede anche l’introduzione di un’assistenza gratuita per i bambini in età prescolare e scolare, con genitori a basso reddito. (IP)

21 agosto - MALI Colpo di Stato. Presidente vescovi: fallimento democrazia, serve dialogo

 Un atto “deplorevole” che rappresenta “un grande fallimento per la democrazia”: così il presidente della Conferenza episcopale del Mali (Cem), Monsignor Jonas Dembélé, definisce il colpo di Stato avvenuto nel Paese il 18 agosto. Il golpe è stato guidato dal colonnello dell'Esercito Assimi Goita, che ha costretto alle dimissioni il presidente Boubakar Keita, sciogliendo Parlamento e Governo. I golpisti hanno promesso una transizione civile in un tempo ragionevole, attraverso elezioni libere, ma anche la comunità internazionale boccia la scelta militare e chiede il ripristino delle istituzioni democratiche. Di fronte a tutto ciò, la Chiesa cattolica maliana lancia un forte appello al dialogo: “È vero che il nostro Paese si trova ad affrontare gravi sfide, tra cui il malgoverno, la cattiva gestione dell'economia, la corruzione, l'insicurezza – sottolinea Monsignor Dembélé, citato dal sito web della Recowa-Cerao (Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale) – ma perché noi maliani non siamo stati in grado di avviare un dialogo per poter discutere di questi problemi e affrontare queste sfide in modo responsabile?”. Per questo, è necessario “un cambio di mentalità” per far “andare avanti il Paese”: basti, quindi, con “la mancanza di trasparenza e l’odio per chi dice la verità e sostiene una buona governance”, è la sottolineatura del presule, perché “finché non cambieremo il nostro atteggiamento, si ripeteranno sempre situazioni simili a quella attuale”.Rivolgendosi, poi, ai leader militari, il presule li invita a “garantire il ritorno alla democrazia, come promesso, ma soprattutto a far sì che la nuova leadership del Paese metta il popolo al primo posto, affrontando le necessarie sfide per la sicurezza nazionale”. " Al contempo, il presidente della Cem esorta la popolazione a “cercare la via della conversione e del dialogo, in spirito di verità e di onestà”.  (IP)

21 agosto - AFRICA Vescovi Imbisa solidali con Chiesa Zimbabwe: rammarico e delusione per attacchi del governo

Anche l’Imbisa (Assemblea interregionale dei vescovi dell'Africa del Sud che riunisce Angola, Botswana, eSwatini, Lesotho, Mozambico, Namibia, Sudafrica, São Tomé e Principe e Zimbabwe) si schiera al fianco della Chiesa cattolica dello Zimbabwe, recentemente attaccata dal governo di Harare per aver deplorato la crisi nazionale e la dura repressione messa in atto dalle autorità contro le proteste della popolazione, piegata dalla pandemia e dalla povertà. “Esprimiamo il nostro profondo rammarico e la nostra delusione – scrive l’Imbisa in una nota pubblicata sulla sua pagina Facebook – per come il governo ha cercato di attaccare i nostri fratelli, i vescovi dello Zimbabwe” solo per aver ricordato che “il vero compito dei leader politici è quello di proteggere tutto il popolo, in particolare i poveri e gli emarginati”. “Una società non può considerarsi veramente umana – sottolinea l’Assemblea interregionale africana – quando trascura gli indigenti e gli esclusi”. Inoltre, prosegue la nota, “il silenzio della società porta solo ad una frustrazione ancora più grande e rende la situazione ancora più difficile”. I vescovi dell’Imbisa citano, poi, l’omelia pronunciata da Papa Francesco il 19 marzo 2013, nella Messa di inizio del suo ministero petrino: “Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita!”. Per questo, “come vescovi dell’Africa australe – conclude la nota – non possiamo smettere di sostenere i nostri fratelli dell’episcopato in Zimbabwe, i quali continuano a rispettare il ministero divino ricevuto da Cristo affinché tutti possano davvero avere la vita ed averla in abbondanza”. (IP)

21 agosto - STATI UNITI Vescovi: no a finanziamenti federali per aborto e ricerca su tessuti fetali

No a finanziamenti federali in favore dell’aborto e della ricerca scientifica sui tessuti fetali umani: lo ribadisce la Conferenza episcopale degli Stati Uniti, attraverso due dichiarazioni a firma di Monsignor Joseph Naumann, presidente del Comitato episcopale per le attività pro-vita. Nel primo documento, il presule plaude al governo statunitense dopo la pubblicazione del secondo rapporto sull’attuazione della così detta “Politica di Città del Messico”, ovvero del programma che blocca i finanziamenti federali per le ong che forniscono consulenze in favore dell’aborto o ne promuovono la depenalizzazione. Il nome, “Politica di Città del Messico”, deriva dal luogo in cui essa venne annunciata nel 1984, durante una conferenza dell’Onu sulla popolazione e lo sviluppo. Il rapporto in questione mostra che la maggior parte delle ong, ovvero 1.285 su 1.340, si sono adeguate a tale politica. Monsignor Naumann si dice, dunque, grato del fatto che “i finanziamenti statunitensi per l’assistenza sanitaria globale promuovano effettivamente la salute e i diritti umani e non li compromettano, promuovendo l’aborto”. “Uccidere, attraverso l’aborto, bambini innocenti e indifesi non ancora nati – sottolinea il presule – non è assistenza sanitaria”, perché l’interruzione volontaria di gravidanza “viola il diritto umano più fondamentale tra tutti per il nascituro, ovvero il diritto alla vita, e può anche danneggiare la madre, sia emotivamente che fisicamente”. Il presidente del Comitato episcopale pro-vita evidenzia, inoltre, che “gli americani riconoscono questa ingiustizia, tanto che la maggior parte di essi è contraria a finanziare, tramite le tesse, quelle organizzazioni più impegnate a promuovere l’aborto che a fornire servizi sanitari”. In una seconda dichiarazione, Monsignor Naumann si congratula con il governo dopo la pubblicazione del rapporto del Comitato consultivo etico degli Istituti nazionali per la salute e la ricerca sui tessuti umani fetali. Tale documento, infatti, sconsiglia la concessione di finanziamenti federali a diversi progetti di ricerca che prevedono l’uso di tessuti fetali. La Chiesa cattolica degli Stati Uniti, quindi, esprime il suo plauso per “la considerazione evidenziata nei confronti dell’etica della medicina e per il rispetto mostrato verso la vita umana innocente”.  (IP)

20 agosto - REGNO UNITO L’impegno della Cafod contro la pandemia in Sierra Leone, già devastata dall’Ebola 

Un sistema sanitario quasi inesistente, povertà estrema, un debito estero soffocante, le conseguenze dell’Ebola, delle guerre e dei disastri naturali. Sono tanti i motivi che rendono particolarmente difficile la lotta contro il Covid-19 in Sierra Leone, uno dei Paesi più poveri del mondo, nonostante la ricchezza di risorse naturali. A spiegarli è una relazione di Kayode Akintola, rappresentante nel Paese africano della Cafod, l'agenzia cattolica britannica per lo sviluppo d'oltremare . L’organizzazione è attivamente impegnata in questi mesi per aiutare la Sierra Leone ad affrontare la nuova emergenza .  Il Paese ha registrato finora almeno 1.961 casi di Covid-19, con 69 decessi, su una popolazione di 7,65 milioni di abitanti. Il primo problema è la fragilità del sistema sanitario “uno dei peggiori del mondo”, afferma Akintola. Un'altra sfida importante è rappresentata poi dalle condizioni di vita della popolazione, la maggior parte della quale vive sotto la la soglia di povertà: “Le autorità sanitarie parlano di distanziamento sociale, ma è facile immaginare quanto sia complicato mantenere le distanze quando le abitazioni sono accalcate le une sulle altre”.  Anche lavarsi le mani – aggiunge - è un’impresa “quando in molte case manca l’acqua corrente”. Inoltre, in un Paese dove la gente “deve lavorare per mangiare”, il rispetto del confinamento diventa un problema particolarmente gravoso. Le misure del Governo contro la pandemia - spiega ancora Akintola - sono poi ostacolate dal pesante debito estero del Paese africano La cancellazione del debito – osserva il rappresentante della Cafod - permetterebbe, tra le altre cose, di incrementare la spesa sociale e darebbe allo Stato più margini per combattere Covid- 19 che sta mettendo a dura prova le finanze pubbliche di un Paese già devastato, tra il 2014 e il 2016, dall’epidemia di Ebola. La Sierra Leone ha subito tanti disastri naturali e causati dall’uomo e tuttavia - evidenzia Akintola - nella nuova emergenza sanitaria del Covid-19 salvare vite umane è possibile. Ed è quanto sta facendo la Cafod attraverso i suoi operatori sul posto. L’agenzia è impegnata in particolare in campagne di sensibilizzazione,  Inoltre,  ha lanciato diversi programmi Wash (acronimo inglese di Acqua, Sanificazione e Igiene). (LZ)

20 agosto - BOLIVIA Assemblea episcopale straordinaria. Vescovi: recuperare clima di dialogo, verità e giustizia

La difficile situazione della Bolivia, travolta dalla pandemia da coronavirus, dalla conseguente crisi economica e da tensioni politiche legate alle elezioni generali, rinviate dal 6 settembre al 18 ottobre: questo il tema principale dell’Assemblea straordinaria dei vescovi locali (Ceb), apertasi ieri, 19 agosto. A causa delle misure sanitarie anti-contagio, l’incontro, che proseguirà fino al 21 agosto, si svolge in modalità virtuale e vede oltre trenta presuli in video-collegamento. Ad aprire i lavori, il presidente della Ceb, Monsignor Ricardo Centellas, il quale nel suo discorso ha esortato a “recuperare un clima di incontro e di dialogo, di verità e di giustizia”, invitando le autorità a garantire elezioni trasparenti, corrette e credibili e a chiarire i brogli avvenuti in passato. “È necessario rafforzare il processo democratico nel nostro Paese rispettando le istituzioni e le leggi che tutelano i diritti e i doveri di tutti i boliviani – ha detto il presule - La democrazia non può essere consolidata con atteggiamenti distruttivi”, bensì attraverso la promozione dello “sviluppo integrale per non trasformare la Bolivia in un campo di battaglia a scapito dei più poveri, che rappresentano la maggioranza”. Guardando, poi, alla “crisi economica che peggiora di giorno in giorno”, “acuendo i bisogni primari” della popolazione, Monsignor Centellas ha invitato il settore pubblico ad “uno stile di vita improntato all’austerità e alla condivisione”, affinché “l’economia boliviana sia ridistribuita con criteri di giustizia sociale e le piccole e medie imprese ricevano il sostegno” necessario. Dal presidente della Ceb anche il richiamo al fatto che la pandemia da Covid-19, che in Bolivia ha fatto registrare oltre 91mila casi positivi e più di 3mila morti, “ha messo in luce la precarietà del sistema sanitario” nazionale, proprio nel momento in cui l’emergenza medica richiede “unità e solidarietà”, senza che qualcuno “approfitti della situazione per interessi personali e politici”. “Senza salute non c’è vita”, ha incalzato il vescovo, riaffermando l’impegno dell’episcopato “a tutelare la vita”, al servizio della quale è necessario “strutturare una vera e propria educazione”, lontana “dalle ideologie”. Il discorso di Monsignor Centellas si è concluso con un appello all’unità nazionale, perché “la divisione non fa che acuire la crisi (IP)

20 agosto - ARGENTINA Messaggio di Papa Francesco alla Comunità di San Raimondo Nonnato per la festa patronale

“Ricordo i miei incontri lì in quei giorni di festa, le benedizioni di mamme, bambini, coppie che chiedono un figlio… un vero inno alla vita che verrà”. È con un ricordo personale di quando era arcivescovo di Buenos Aires che esordisce il messaggio di Papa Francesco a padre Rubén Ceraci, parroco della comunità bonaerense di San Ramón Nonato, in occasione della sua festa patronale, il 31 agosto.  "Ancora oggi quando alle Udienze una coppia mi chiede la benedizione per venga un figlio - scrive il Papa - dico loro di pregare San Raimondo Nonnato, e se sono argentini, consiglio di fermarsi al Santuario di Via Cervantes”. San Raimondo Nonnato (ossia non-nato da madre viva, ma estratto dal suo corpo senza vita con un taglio cesareo), è infatti anche il patrono delle ostetriche per le circostanze drammatiche in cui venne al mondo dal corpo esanime della madre.    Riferendosi alla prossima novena patronale che prenderà il via questo sabato 22 agosto Francesco augura ai fedeli della comunità di San Raimondo Nonnato “una bella celebrazione” nonostante le restrizioni a causa del Covid-19: “Sono sicuro – afferma - che la grazia, la pace, la salute e la fertilità saranno abbondanti”. Il motto che accompagna le celebrazioni di quest’anno è "Insieme a San Raimondo abbracciamo la speranza". Ogni giornata sarà scandita da un momento di preghiera la sera. Il 31 agosto, alle 19.30, la Messa per la Festa presieduta dal cardinale primate Mario Poli, arcivescovo di Buenos Aires . (LZ)

20 agosto - PAPUA NUOVA GUINEA Vescovi: contro violenza legata all’accusa di stregoneria campagne di sensibilizzazione

Dinanzi alla crescita della violenza e dei crimini legati all’accusa di stregoneria nel Paese, il 18 agosto, alle ore 10, sulla piattaforma Zoom, si è tenuta una discussione su Magia, Stregoneria e “Sanguma”, ospitata dalla Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone (PNGSI). Circa 60 – si legge sul sito web dell’Episcopato - i partecipanti provenienti da tutto il Paese, tra vescovi, sacerdoti, religiosi e professionisti di vari settori. Aprendo la discussione, padre Ambrose Pereira, sdb, Segretario per le Comunicazioni Sociali, ha detto che l’incontro è stato organizzato per riflettere e creare consapevolezza sull’argomento, nonché sostenere le vittime della Sorcery Accusation-Related Violence (SARV) e le loro famiglie. Monsignor Anton Bal, arcivescovo di Madang e presidente della PNGSI, ha spiegato innanzitutto che con il termine "Sanguma" (magia) si intende la pratica culturale di dare risposta a situazioni che non hanno una spiegazione logica. "Si usava per dare risposta a malattie, disgrazie e morti inspiegabili” ha precisato. La stregoneria - ha sottolineato il vice presidente della Divine Word University, padre Philip Gibbs - è un modo per affrontare l'esperienza di una disgrazia o di una perdita. La scienza infatti ci può dire come qualcuno sia morto di cancro o di infarto, ma non "perché è successo". E questa “è una difficoltà affrontata non solo qui in Papua Nuova Guinea, ma da tutta l'umanità", ha precisato. Le terribili atrocità della SARV continuano dunque ad essere di ostacolo alla pace e al rispetto nella società, ha avvertito monsignor Donald Lippert, vescovo di Mendi, e tali pratiche, se non controllate, potrebbero avere conseguenze devastanti sulle comunità. Le Chiese, dunque, in questa situazione, possono svolgere un ruolo cruciale, secondo il funzionario del governo Michelle Taumpson: "Dobbiamo cambiare prima di tutto i comportamenti delle persone - ha precisato – per provocare un cambiamento nelle loro credenze". Il suggerimento è quindi che le Chiese adottino una "strategia nazionale" per affrontare la violenza legata alla stregoneria (SARV), promuovendo nelle comunità campagne di sensibilizzazione per aumentare la consapevolezza.  (AP)

20 agosto - FILIPPINE Santuario Sant’Antonio di Laguna gemellato con la Basilica antoniana di Padova

 Un “gemellaggio” spirituale tra le Filippine e l’Italia, in nome di Sant’Antonio di Padova: è quello che è avvenuto tra i due principali Santuari intitolati, nei due Paesi, al Santo di origini portoghesi, al secolo Fernando Martins de Bulhões. La concessione del “legame di affinità” tra i due importanti luoghi di culto è stata approvata dai Frati Francescani di Padova “nel desiderio di diffondere maggiormente la devozione del Santo”. Tale conferimento implica che tutte le indulgenze concesse nella Basilica di Padova potranno essere ottenute, alle medesime condizioni, anche nel Santuario di Laguna. Dal suo canto, il rettore della chiesa italiana, padre Oliviero Svanera, ha assicurato sostegno e vicinanza al lavoro pastorale portato avanti dal Santuario filippino, “in comunione di intenti e di fraternità”. Costruito nel 1578, il Santuario di Laguna è, storicamente, la prima chiesa antoniana delle Filippine e dell’Asia. Dichiarato Santuario diocesano nel 2002, nell’aprile 2019 è stato elevato dalla Conferenza episcopale locale allo status di Santuario nazionale con una celebrazione solenne, durante la quale è stata data lettura del messaggio di Papa Francesco. Nel documento, il Pontefice incoraggiava il Santuario ad essere sempre più “un centro costante di azione missionaria” ed esortava i fedeli a “rinnovarsi nell’amore per Cristo”. Il suo auspicio conclusivo era che il luogo di culto potesse davvero essere una fonte di conforto spirituale per i pellegrini.

20 agosto -  NAMIBIA Campagna ecumenica “Giovedì in nero” contro violenze su donne e bambini

È arrivata anche in Namibia la campagna “Giovedì in nero”, promossa da tempo dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) per un mondo libero da stupri e violenze. A causa dell’isolamento sociale obbligatorio dovuto alla pandemia da coronavirus, infatti, nel Paese africano sono quasi raddoppiati i casi di abusi perpetrati su donne e bambini. Per questo, i leader religiosi nazionali sono scesi in campo per rafforzare la consapevolezza sociale su questo dramma. Oltre, quindi, ad indossare qualcosa di nero ogni giovedì, gli esponenti religiosi hanno promosso anche un’altra campagna simbolica: quella del “White Ribbon” ovvero del nastro bianco da portare in segno di solidarietà con le vittime. Tale campagna è stata pensata principalmente per gli uomini, sia giovani che adulti, affinché comprendano la necessità di quanto conti il loro comportamento nei confronti del genere femminile. L’iniziativa è stata promossa nel modo più capillare possibile, utilizzando anche programmi radiofonici settimanali e diffondendo video specifici sui sociali media, così da raggiungere anche le zone rurali del Paese. (IP)

20 agosto -  ITALIA Naufragio Libia. Centro Astalli: lasciar morire i migranti in mare non ci rende più sicuri

“Lasciar morire in mare i migranti non ci rende più sicuri o immuni dai mali del mondo”: lo scrive il Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, in riferimento al naufragio avvenuto lo scorso 17 agosto al largo della Libia. Secondo i dati riferiti dall’Alto Commissariato Onu per i rifugiati e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, la tragedia, provocata dall’esplosione del motore dell’imbarcazione, ha causato 45 vittime tra cui 5 minori. Altri 37 naufraghi sopravvissuti, originari di Senegal, Mali, Ciad e Ghana, sono stati invece soccorsi e riportati in detenzione in Libia. Esprimendo “profondo cordoglio e dolore per le vittime”, insieme alla “preoccupazione per la sorte dei migranti riportati indietro, in un Paese in guerra e altamente instabile”, il Centro Astalli ribadisce: “Evacuare i migranti forzati dalla Libia è l'unico modo per interrompere l'ecatombe nel Mediterraneo”.   In queste ore, infatti, sono segnalate altre imbarcazioni di migranti in difficoltà “che rischiano la vita in assenza di operazioni di soccorso da parte dell'Unione Europea”. Di qui, l’esortazione dei Gesuiti ad “aprire vie legali e quote d'ingresso negli Stati europei per coloro che fuggono da povertà, guerre e crisi umanitarie”. Il Centro Astalli lancia, infine, due hashtag specifici sull’emergenza: #ciriguarda e #conirifugiati. (IP)

20 agosto - SUDAFRICA Mese delle donne. Mons. Phalana: più formazione per promuovere ruolo delle donne nella Chiesa

Promuovere una maggiore presenza femminile nei ruoli apicali nella Chiesa sudafricana, anche offrendo alle donne più opportunità di accesso agli studi teologici. Questo il forte aupicio espresso da monsignor Victor Phalana, vescovo di Klerksdorp in un video-messaggio per il corrente “Mese delle donne”. Il mese speciale viene celebrato in queste settimane in Sudafrica per rendere omaggio alle oltre 20mila giovani che il 9 agosto 1956, in pieno regime Apartheid, marciarono in massa, a Pretoria, contro l'obbligo del "lasciapassare" previsto per i cittadini di colore e quest’anno è dedicato al tema dell uguaglianza di genere a della parità dei diritti delle donne. Un obiettivo per il quale la Chiesa sudafricana deve fare ancora tanto, considerato il ruolo vitale da esse svolto al servizio delle comunità e del clero nelle parrocchie e negli organismi ecclesiastici.  Per questo - ha sottolineato monsignor Phalana citato dall'agenzia Aciafrica - occorre incoraggiare l’accesso delle donne alla formazione superiore, in particolare nel campo teologico, giuridico e degli studi biblici. Secondo il vescovo di Klerksdorp, altri Paesi africani sono più avanti in questo ambito. “Abbiamo ancora molto lavoro da fare ed è forse giunto il momento che la Chiesa in Sud Africa istituisca borse speciali per donne e ragazze che vogliono proseguire questi studi in modo che possano diventare un'ulteriore risorsa per la Chiesa sudafricana.  Monsignor Phalana ha citato l’esempio della sua diocesi dove tante donne svolgono compiti importanti come quello di catechiste, ministranti durante le liturgie e dove il Consiglio pastorale diocesano è diretto da una donna. Esse sono anche una componente importante del Consiglio diocesano per i laici e di altri organismi consultivi. Secondo monsignor Phalana, l’inclusione delle donne in posizioni di responsabilità non indebolisce la missione della Chiesa, anzi: “La nostra diocesi sarebbe più povera senza la loro esperienza”, ha evidenziato, ricordando che negli ultimi dieci anni anche in Vaticano numerose donne sono state nominate in diversi Dicasteri e dipartimenti della Santa Sede. (LZ)

20 agosto - LIBERIA Chiesa cattolica: no a pena di morte per chi commette stupri, ma rafforzare leggi vigenti 

La pena di morte non è la soluzione: lo ha detto padre Ambrose Kromah, parroco di “San Kizito” a Paynesville, in Liberia, Paese in cui è in atto un ampio dibattito istituzionale sulla possibilità di introdurre la pena capitale per i colpevoli di stupro. Domenica scorsa, celebrando la Santa Messa, padre Kromah ha ribadito che le condanne a morte non faranno “da deterrente” agli abusi, anzi: “Saranno controproducenti nei confronti degli sforzi che si compiono per infrangere la ‘cultura del silenzio’ che avvolge gli stupri”. Dal parroco di San Kizito, poi, il richiamo al fatto che simili violenze, “in qualsiasi forma e contro chiunque vengano commesse”, sono “atti intrinsecamente malvagi che vanno sempre denunciati nei termini più forti possibili, mentre i responsabili devono essere portati davanti alla legge, indipendentemente dalle loro origini, status o posizione sociale”. “Solo una seria riflessione su questo tema può cambiare la situazione attuale – ha detto padre Kromah – una riflessione che includa il sostegno morale necessario per una guarigione completa delle vittime, nonché un risarcimento per il danno subíto”. Di qui, l’invito del parroco liberiano ad “accelerare i processi giudiziari sui casi di stupro e a rafforzare gli organismi incaricati di donare giustizia alle vittime”. “Ricorrere alla pena capitale contro questa ondata di malvagità non è una soluzione – ha concluso - perché equivarrà ad istituzionalizzare le barbarie e la cultura della morte”.

20 agosto - CILE Mese della solidarietà. L’invito dei Gesuiti a guardare l’altro con gli occhi di Sant’Alberto Hurtado

Quest'anno i fedeli, in occasione della celebrazione della Giornata della Solidarietà, nel Santuario di Sant'Alberto Hurtado, il 18 agosto - si legge sul sito web dell’Episcopato -, a causa della pandemia di coronavirus non hanno potuto essere presenti per accompagnare il loro patrono e lo hanno fatto attraverso i social network, grazie ai quali è stato possibile seguire dal vivo l'Ora Santa e più tardi la celebrazione dell'Eucaristia. La celebrazione è stata guidata dai sacerdoti Gesuiti Pepe Yuraszeck, cappellano dell'Hogar de Cristo e da padre Jorge Muñoz, Rettore del Santuario, che hanno ricordato la vita e l'opera del primo santo cileno e la sua eredità. Padre Yuraszeck, ha parlato della campagna di solidarietà di quest’anno, con il motto "Occhiali per vedere l'altro," e ha mostrato alcune lenti verdi realizzate dai bambini, che vogliono dimostrare come sia possibile guardare l’altro da un’altra prospettiva, quella appunto dei più piccoli, senza discriminare o distanziarsi. Ha invitato dunque la comunità cristiana ad eliminare i pregiudizi verso gli altri e a comprendere il vero significato della solidarietà. "È un momento particolare della storia – ha detto - e in questo contesto vi invitiamo a guardare con questi occhiali, a vedere l'altro, a riconoscerci come comunità, come Paese, a vedere ciò che dobbiamo costruire essendo accoglienti, essendo inclusivi”. Padre Muñoz ha espresso il timore che parlando solo per un mese di solidarietà, si pensi che non sia necessaria il resto dell’anno. "Penso che in Cile – ha affermato -, in particolare oggi, abbiamo segni molto forti che indicano che la solidarietà debba essere un tema costante tra noi, non solo durante il mese di agosto”. Nell'omelia ha passato in rassegna gli ultimi avvenimenti che hanno colpito il Paese come la crisi sociale, la pandemia, la mancanza di pace in Araucania e le violenze che subiscono le donne, sottolineando come questo dovrebbe essere il momento opportuno per chiederci quale Paese vogliamo costruire, dando un significato speciale alla vita e al benessere dell'altro. Riprendendo il motto "Occhiali per vedere l'altro" ha detto che forse indossando questi occhiali potremo vedere “non solo con gli occhi dei bambini, non solo con gli occhi di Alberto Hurtado, ma con lo sguardo di Gesù per incontrare l'altro". Infine, Padre Gabriel Roblero, Provinciale della Compagnia di Gesù, durante la Messa ha esortato i fedeli a seguire la chiamata di Padre Hurtado ed essere Cristo per gli altri, tenendo presente la realtà sociale attuale – la disuguaglianza, la povertà –, e impegnarsi ad agire e servire gli altri. (AP)

20 agosto - NUOVA ZELANDA Abusi. Vescovi accolgono “con favore” il lavoro della Commissione Reale di inchiesta 

I vescovi cattolici della Nuova Zelanda accolgono “con favore” la pubblicazione delle modalità di lavoro dell’indagine che viene condotta dalla Commissione Reale di inchiesta sugli abusi all’interno della Chiesa. Lo afferma una dichiarazione della Conferenza episcopale neozelandese, in cui si ribadisce che “la Chiesa cattolica ha fornito assistenza a bambini, giovani e adulti vulnerabili a partire dal XIX secolo, e continua a fornire loro assistenza anche oggi".  Si tratta di un sostegno che “si è esteso dai suoi più ampi obblighi pastorali alla cura all’interno di diversi contesti istituzionali, tra cui l’assistenza residenziale e non residenziale e quella scolastica”. Nello specifico, l’inchiesta della Commissione Reale si concentrerà sugli abusi verificatisi tra il 1950 ed il 1999, con l’eventuale possibilità di prendere in considerazione anche quelli precedenti e successivi a tali date. Catherine Fyfe, presidente di “Te Rōpū Tautoko” - ovvero l'organismo ecclesiastico che fa da collegamento con la Commissione Reale – afferma: "Stiamo già lavorando con il personale della Commissione, con le diocesi e le Congregazioni cattoliche per garantire risposte tempestive e complete, con trasparenza e apertura". "Faremo tutto il possibile – sottolinea - per impegnarci positivamente in questo importante processo di ascolto, riconoscimento, apprendimento e riaffermazione del nostro impegno per la salvaguardia delle persone vulnerabili". La Fyfe evidenzia, poi, che le risposte della Chiesa cattolica alla Commissione Reale saranno incentrate sul principio “che ogni persona ha una dignità umana innata ed è con questa convinzione ben chiara che lavoriamo, avendo il desiderio di ascoltare, imparare e sostenere coloro che sono danneggiati all’interno delle istituzioni cattoliche". Dal suo canto, il Cardinale John Dew, vicepresidente della Conferenza episcopale neozelandese e membro di “Tautoko”, aggiunge: "Riaffermiamo il nostro sostegno al lavoro della Commissione Reale e il nostro desiderio di imparare dal suo lavoro, che siamo sicuri contribuirà positivamente alla salvaguardia di tutte le persone e al rafforzamento delle famiglie, delle comunità e della società in generale". (IP)

20 agosto -  ARGENTINA Pastorale Sociale: “Basta incendi nelle zone umide, tutelare biodiversità!”

“Basta incendi nelle zone umide!”: è l’accorato appello lanciato dalla Pastorale Sociale argentina di Paraná, Rosario, Reconquista e Santa Fe, attraverso uno speciale video diffuso su YouTube. Recentemente, infatti, numerosi incendi “intenzionali e incontrollati” hanno gravemente colpito tali regioni, danneggiando molta della biodiversità in esse presente. Le zone umide, spiega il video, sono una ricchezza ambientale, un elemento di equilibrio fondamentale per la natura e per l’uomo, nonché “un patrimonio socio-culturale” importante non solo per i popoli originari che vi abitano, ma anche per le generazioni successive. Di qui, l’appello della Pastorale Sociale ad “un uso rispettoso” di tali risorse e l’esortazione ad applicare le leggi che proibiscono gli incendi non autorizzati e sanzionano che li provoca. “Come cristiani – continua il video – riconosciamo e apprezziamo la terra come creatura di Dio e che, con le parole di San Francesco d’Assisi, chiamiamo ‘Sorella madre terra’”. Richiamando, poi, l’Enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune” firmata da Papa Francesco esattamente cinque anni fa, la Pastorale Sociale argentina sottolinea che “siamo nel pieno di una crisi socio-ambientale le cui radici sono nel cuore dell’uomo”: “Il degrado ambientale e il degrado umano ed etico, infatti, sono intimamente legati”. Per questo, il video esorta a “non lasciare che i segni di distruzione e di morte accompagnino il nostro cammino nel mondo”. L’appello della Pastorale Sociale si conclude con il sostegno offerto dalla Chiesa alle “popolazioni e organizzazioni che chiedono di fermare gli incendi e di approvare leggi specifiche a tutela delle zone umide, ‘polmoni del pianeta’ ricchi di biodiversità”. (IP)

20 agosto -  BOTSWANA Consiglio delle Chiese in prima linea contro la pandemia

È sceso in campo, in prima linea, contro la pandemia da Covid-19 il Consiglio delle Chiese del Botswana, cercando di offrire aiuti materiali e sostegno spirituale alla popolazione, provata dall’emergenza sanitaria. Lo ha affermato il vescovo anglicano Metlhayotlhe Beleme, leader del Bcc, intervenendo ad un incontro sul Covid-19 svoltosi a Gaborone il 16 agosto e trasmesso in diretta Facebook. “In un momento difficile come quello della pandemia e dell’isolamento sociale obbligato – ha detto il Reverendo Beleme – gli uomini, in quanto esseri umani spirituali, hanno più che mai bisogno di un sostegno” anche “psicologico e sociale”, soprattutto per aree importanti come “la salute e i diritti fondamentali”. Evidenziando, poi, le difficoltà materiali di celebrare i riti senza concorso di popolo e senza poter amministrare i Sacramenti, in osservanza alle normative anti-contagio, il vescovo anglicano ha messo in guardia dal rischio di un allontanamento dal cristianesimo da parte delle persone convertitesi di recente. Al contempo, il leader del Bcc ha lodato l’impegno di chi è rimasto accanto ai propri fedeli utilizzando le tecnologie digitali e le piattaforme come Zoom e Facebook. La riflessione è poi andata al settore finanziario: il lockdown, infatti – ha detto il Reverendo Beleme – ha posto le chiese davanti ad una notevole sfida per il proprio sostentamento, soprattutto là dove si fatica per pagare lo stipendio ai dipendenti, per offrire servizi gratuiti ai fedeli e per la manutenzione delle strutture. Su questo punto, in particolare, è intervenuto il segretario generale del Bcc, il Reverendo Gabriel Tsuaneng, il quale ha evidenziato come “la messa in rete di risorse con le comunità locali” e la diffusione capillare dei protocolli sanitari anti-contagio stanno portando i loro frutti nel riaccostare i fedeli alle chiese in totale sicurezza. (IP)

20 agosto COLOMBIA Strage di giovani . I vescovi di Cauca e Nariño preoccupati per le violenze nei due dipartimenti

"Respingiamo con dolore e tristezza i fatti accaduti a Cauca e Nariño ed esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per la grave situazione di violenza e violazione dei diritti umani che stanno attraversando i due dipartimenti. Offriamo le nostre preghiere ed esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà alle famiglie dei giovani vilmente assassinati nel comune di Samaniego e in altre regioni della Colombia sud-occidentale". Così i vescovi della provincia ecclesiastica di Popayan, in un comunicato diffuso ieri sulla pagina web dell’Episcopato, hanno espresso la loro profonda preoccupazione dinanzi all’ondata di violenza che si è abbattuta nel sud-ovest del Paese, e la loro vicinanza e solidarietà alle famiglie dei 13 giovani assassinati a Cali e a Samaniego (Nariño). “La morte di questi giovani non può essere vista come un evento isolato - hanno affermato - è il riflesso di una grave problematica sociale ed economica, che si somma alla presenza di coltivazioni illecite, al traffico di droga, all'estrazione mineraria illegale, al controllo del territorio e ai gruppi armati illegali”. Alla luce di tutto questo, i vescovi hanno manifestato dunque la necessità che ci sia “una maggiore presenza dello Stato, investimenti sociali efficaci e pianificati che generino opportunità di vita nelle comunità colpite dalla violenza, in particolare generino alternative migliori per i giovani”. Giovani, che i presuli hanno invitato a non perdere la speranza. (AP)

Vatican News Service - LZ19 agosto - STATI UNITI Il cardinale Dolan alla Convention Repubblicana: "La preghiera è parlare a Dio, non è politica"

“Come sacerdote, uno dei miei obblighi più sacri è cercare di rispondere positivamente ogni volta che vengo invitato a pregare. La preghiera è parlare a Dio, non è politica o di parte”.  Il cardinale Timothy Dolan, ha spiegato così la sua decisione di accettare l’invito a presiedere, il 24 agosto, la preghiera di apertura della Convention Repubblicana che ufficializzerà la candidatura del Presidente uscente Donald Trump alle elezioni presidenziali del prossimo 3 novembre. Nella sua dichiarazione ripresa dall’agenzia cattolica Cna e da diversi altri media statunitensi, l’arcivescovo di New York ha precisato che la sua preghiera “non costituisce un esplicito endorsement di un candidato, partito o piattaforma politica. Se fossi stato invitato a offrire una preghiera per la Convention nazionale democratica, avrei accettato con gioia, proprio come ho fatto nel 2012″, ha detto. Di fatto durante la campagna per le presidenziali di quell’anno, Dolan aveva partecipato sia alla Convention Democratica, sia a quella Repubblicana. Da ricordare, inoltre, che anche alla Convention del Partito Democratico, in corso dal 17 agosto a Milwaukee, sono stati invitati a partecipare due esponenti della Chiesa cattolica: il padre gesuita James Martin, direttore della rivista “America", e suor Simone Campbell, SSS. Nella sua dichiarazione, il cardinale Dolan ha espresso l’auspicio che “in questo periodo tumultuoso della storia degli Stati Uniti tutte le persone, credenti e non credenti, possano unirsi nella ricerca della pace e della riconciliazione nei nostri cuori, nelle nostre città e nel nostro Paese”. (LZ)

19 agosto - IRLANDA Leader cristiani "raccomandano" l'uso delle mascherine in chiesa anche se non obbligatorio

Anche se le autorità in Irlanda e Nord-Irlanda non hanno finora imposto l’uso obbligatorio delle mascherine di protezione durante le funzioni religiose, confidando nel rispetto delle distanze di due metri e di altre misure di sicurezza contro il contagio, i leader delle Chiese cristiane dell’isola lo "raccomandano". È  quanto si legge in una dichiarazione congiunta firmata dal Primate cattolico, monsignor Eamon Martin, da quello anglicano,  il reverendo John McDowell, insieme al Moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa presbiteriana, il reverendo  David Bruce, e al reverendo Tom McKnight, Presidente della Chiesa metodista d’Irlanda. “È sempre più evidente che l'uso delle protezioni per il viso, combinato con il lavaggio delle mani e con altre misure di prevenzione, riduce la diffusione del Coronavirus, contribuendo così a proteggere gli altri. Il loro utilizzo è quindi un modo per mostrare attenzione verso i più vulnerabili, il nostro sostegno agli operatori sanitari e amore concreto per chi ci è vicino" – spiega la nota. Di qui la raccomandazione formale di indossare tali dispositivi a partire dal 30 agosto, o anche prima se possibile.   Quanto ai ministri che celebrano le funzioni religiose  l’uso della mascherina potrebbe essere difficoltoso. A maggiore ragione - sottolineano i leader religiosi cristiani - è importante continuare a mantenere la distanza fisica di due metri dagli altri celebranti e di quattro metri dall’assemblea. (LZ) 

19 agosto - REGNO UNITO La solidarietà dei vescovi con il popolo bielorusso: dialogo inclusivo per la fine delle violenze

Anche i vescovi inglesi e gallesi hanno partecipato ieri alle 18.00 (17.00 ora di Londra) al momento di preghiera indetto dal Comitato esecutivo di Giustizia e Pace Europa perché prevalgano “la verità, la giustizia e la pace” in Bielorussia, dopo le contestate elezioni che il 9 agosto scorso hanno confermato per un sesto mandato il Presidente Alexandr Lukashenko. Per l’occasione monsignor Declan Lang, responsabile del Dipartimento per gli Affari internazionali della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew) ha diffuso una nota in cui ha espresso la solidarietà della Chiesa britannica con il popolo bielorusso e preoccupazione per “la detenzione arbitraria e la tortura di coloro che stanno chiedendo pacificamente una riforma democratica”. Nella nota, il presule si è anche rivolto al Governo Johnson affinché continui la sua “importante collaborazione con altri Paesi nell’affrontare queste gravi violazioni dei diritti umani e nella promozione di un dialogo inclusivo per porre fine alla violenza, come richiesto dalla Conferenza episcopale della Bielorussia”. Lo scorso fine settimana i vescovi cattolici bielorussi avevano pubblicato un appello a "cercare la verità" con il dialogo tra i leader politici del Paese e tutte le parti sociali. All’appello si è unita domenica anche il Giustizia e Pace Europa, che ha convocato ieri uno speciale momento di preghiera per il popolo bielorusso. (LZ)

19 agosto - SUDAFRICA Solidarietà  dei vescovi alla Chiesa e al popolo dello Zimbabwe

I vescovi sudafricani condividono le preoccupazioni della Chiesa in Zimbabwe per la violenta repressione delle proteste pacifiche iniziate a luglio contro la cattiva gestione della crisi economica e sanitaria, aggravata dall’emergenza Covid-19. Alle proteste di piazza, sfociate sui social con la campagna #ZimbabweanLivesMatter ("Le vite degli zimbabwiani contano"), l’Esecutivo guidato dal Presidente Emmerson Mnangagwa ha risposto con l’arresto di giornalisti, intellettuali e attivisti per i diritti umani e con violenze e intimidazioni contro ogni voce di dissenso. Una situazione che ha spinto anche la Conferenza episcopale dello Zimbabwe a intervenire, il 14 agosto, con una Lettera pastorale in cui critica la repressione e le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze dell’ordine. Il documento – firmato da monsignor Robert Christopher Ndlovu presidente della Conferenza dei vescovi cattolici dello Zimbabwe - richiama le gravi responsabilità delle autorità di Harare nell’attuale crisi economica e sanitaria e nella lotta al “flagello” della corruzione che - afferma - ha raggiunto “livelli allarmanti”, scatenando la rabbia dei cittadini. Alle critiche dell’Episcopato, l’Esecutivo ha replicato duramente, per bocca del Ministro dell'informazione, accusando, tra l’altro, i vescovi di “creare le crisi” e prendendo di mira in particolare monsignor Ndlovu. Ad essi è giunta oggi la solidarietà della Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc) che, in una nota, elogia la loro “voce profetica” contro la “brutalizzazione di comuni cittadini da parte delle forze di sicurezza e la corruzione endemica che ha portato al totale collasso” dei servizi pubblici. I vescovi sudafricani esprimono quindi “solidarietà incondizionata” ai confratelli zimbabwiani “presi di mira dal Governo insieme alla popolazione che sta soffrendo questa situazione”.    “Tacere non è un'opzione e come pastori la vostra voce di sostegno dà speranza al popolo a voi affidato”, aggiungono i presuli che assicurano quindi il loro sostegno e preghiere “affinché questo tempo di sofferenza per il Paese possa presto finire”. (LZ)

19 agosto  KENYA Vescovi e Movimenti pro-vita contro proposta di legge su salute riproduttiva

Ritirare definitivamente la proposta di legge sulla salute riproduttiva (Reproductive Health Care Bill/2019), attualmente al vaglio del Senato: è quanto chiedono 26 associazioni e movimenti pro-vita del Kenya in una dichiarazione congiunta. “La nostra è una posizione non negoziabile”, si legge nel testo. A firmarlo, tra gli altri, la Conferenza episcopale nazionale, i membri cattolici del Parlamento, il Forum nazionale dei professionisti cristiani, l’Alleanza evangelica del Kenya, i medici cattolici e i frati francescani del Paese. Rivolgendosi, nello specifico, alla Commissione del Senato per la Salute, i firmatari chiedono di “dare ascolto alle molte voci che si sono opposte alla proposta normativa e di accantonarla completamente”. La dichiarazione congiunta evidenzia anche che “tale disegno di legge è sostenuto da ong straniere la cui agenda è quella di legalizzare l’aborto in tutta l’Africa”. Non solo: il controverso Bill sembra incoraggiare la maternità surrogata, senza offrire “un quadro chiaro su come essa vada regolamentata e senza tenere conto dei suoi effetti negativi, tra cui i danni all’interesse superiore del bambino”. La proposta, inoltre, apre alla possibilità di “unioni tra persone dello stesso sesso, attualmente illegali in Kenya e contrarie al bene della società”. Infine, i firmatari si dicono disposti ad “avviare un forum tra tutte le parti interessate per elaborare un progetto normativo che sia accettabile per tutti”. (IP)

GUINEA CONAKRY Verso le elezioni. Vescovi: stop alle violenze, avviare dialogo inclusivo

Porre fine ad ogni tipo di violenza ed avviare un dialogo inclusivo: questo l’appello lanciato ai politici della Repubblica di Guinea, nota come “Guinea Conakry”, dall’Arcivescovo di Conakry, Monsignor Vincent Coulibaly. Lo scorso 15 agosto, Solennità dell’Assunzione di Maria, presiedendo la Santa Messa nella Cattedrale locale, il presule ha chiesto “umilmente al governo e agli attori socio-politici di fermare immediatamente ogni forma di violenza e di stabilire le condizioni per un dialogo inclusivo in favore della pace, in modo da permettere alle parti in conflitto di ascoltarsi reciprocamente e scambiarsi opinioni per trovare soluzioni pacifiche alla crisi nazionale”. Il Paese, infatti, si trova in un momento particolarmente difficile: il 18 ottobre si voterà per le presidenziali e in corsa per il terzo mandato c’è anche il Capo di Stato attuale, Alpha Condé. La sua candidatura è stata resa possibile dal referendum costituzionale del marzo scorso che, di fatto, ha abolito il limite dei due mandati. I risultati della consultazione sono stati rifiutati dall’opposizione, il che ha scatenato scontri e violenze che hanno provocato decine di vittime, diversi arresti e numerosi atti vandalici. “Le elezioni – ha detto Monsignor Coulibaly nella sua omelia – sono un passo importante verso la creazione di uno Stato di diritto democratico e rappresentano un contributo reale alla pace”. Di qui, l’invito a porre fine a tutte le tensioni che “destano preoccupazione ed ansia tra la popolazione”. "Prego il governo e l'opposizione – ha ribadito il presule - di mettere la Guinea Conakry al di sopra di tutti gli interessi personali" e di porre fine ad ogni discorso “minaccioso, offensivo, degradante e provocatorio". Dal suo canto, Monsignor Coulibaly ha garantito “la solidarietà e la vicinanza spirituale della Chiesa al popolo sofferente”, poiché essa “non può rimanere indifferente davanti ad alcuna ingiustizia o ad alcun attacco alla pace, alla vita e ai diritti fondamentali dell'uomo". (IP)

19 agosto -  AMERICA LATINA Appello di Iglesias y Minería perché i governi ratifichino l’Accordo di Escazú 

Iglesias y Minería, la rete ecumenica di comunità cristiane, équipe pastorali, congregazioni religiose, gruppi di riflessione teologica, laici, vescovi e sacerdoti attenta all’impatto e alle violazioni dei diritti socio-ambientali delle attività minerarie, esorta i governi latinoamericani che non lo hanno già fatto a ratificare l’Accordo di Escazú sulla giustizia ambientale. Il trattato del 4 marzo 2018 “mira a combattere la disuguaglianza e la discriminazione, nonché a garantire i diritti di tutte le persone a un ambiente sano e allo sviluppo sostenibile, prestando particolare attenzione agli individui e ai gruppi in situazioni di vulnerabilità e ponendo l’uguaglianza al centro dello sviluppo sostenibile”.  “L’attività mineraria, diffusa in tutto il mondo, sta indebolendo la capacità degli Stati di difendere la vita delle persone, poiché attraverso politici e funzionari corrotti sono state modificate norme, leggi e istituzioni per favorire attività e profitti personali” afferma in un comunicato Iglesias y Minería evidenziando che in questo modo i crimini in materia ambientale restano impuniti, come accaduto a Brumadinho e a Mariana, in Brasile. La rete ecumenica richiama anche al recente rapporto dell’organizzazione Global Witness, dove emerge che l’estrazione mineraria è l’attività che ha generato il maggior numero di reati ambientali nel mondo e si rileva che i governi dovrebbero rafforzare i sistemi di controllo, gli organismi giudiziari e il diritto dei popoli a decidere del loro presente e futuro, accettando o rifiutando progetti di estrazione mineraria nei loro territori. Di fronte a ciò, Iglesias y Minería ritiene incoraggianti il Sinodo per l’Amazzonia e la successiva diffusione dell’esortazione di Papa Francesco “Querida Amazzonia” nelle cui dichiarazioni finali i progetti che distruggono la Casa Comune vengono definiti “un crimine” e “un peccato ecologico” . Ma la rete ecumenica sottolinea quanto importante sia l’Accordo di Escazú, che per gli Stati prevede l’obbligo di: riconoscere l’esistenza dei difensori ambientali e di adottare tutte le misure necessarie per proteggere le loro vite, il loro contributo alla società e all’umanità; garantire la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali in materia ambientale; assicurare la giustizia ambientale; consentire l’accesso all’informazione pubblica sulle questioni ambientali, in un linguaggio comprensibile alle comunità che possono essere interessate o che sono vittime di attività minerarie, perché si conoscano gli impatti ambientali dei progetti estrattivi. “Esortiamo i restanti governi latinoamericani - conclude Iglesias y Minería - a ratificare l’accordo di Escazú per fermare (…) l’estrazione mineraria che sta portando il pianeta sull’orlo del collasso”. (TC)

19 agosto - LA RIUNIONE Iniziative per il “Tempo del Creato”

Anche la Chiesa de La Riunione aderisce al “Tempo del Creato”, l’iniziativa ecumenica per la salvaguardia dell’ambiente che si svilupperà dal 1.mo settembre al 4 ottobre sul tema “Un Giubileo per la Terra: nuovi ritmi, nuova speranza”. L’iniziativa si inserisce nel contesto dell’Anno della Laudato si’, promosso dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, a cinque anni dalla pubblicazione dell’Enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune. La ricorrenza, si legge sul sito della Chiesa de La Riunione, “potrebbe sembrare secondaria, dato che il mondo intero si trova ad affrontare la pandemia da Covid-19”. Invece, essa “offre un’occasione unica per trasformare i dolori e le fatiche attuali in slanci che danno vita ad un nuovo modo di stare insieme, legato all’amore, alla compassione e alla solidarietà, in un rapporto più armonioso con la natura”. In questo contesto, dunque, l’Enciclica Laudato si’ può essere davvero “una bussola morale e spirituale verso la creazione di un mondo più attento, inclusivo, pacifico e sostenibile” e verso “un’ecologia integrale”. (IP)

19 agosto -  BRASILE Aborto indotto su bambina di 10 anni. Vescovi: “Chiesa, famiglia e società siano alleate nella tutela dei minori”

Torna a far sentire la sua voce la Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) sul caso della bambina di 10 dieci, rimasta incinta dopo un abuso subíto in famiglia, e per la quale il Tribunale ha autorizzato l’aborto alla 22.ma settimana di gestazione. In un’intervista radiofonica con l’emittente “Rede Aparecida”, il presidente della Commissione episcopale per la vita e la famiglia, Monsignor Ricardo Hoepers lancia un forte appello alla difesa dei minori, richiamando l’importanza di un’alleanza tra Chiesa, famiglia e società nella tutela dei bambini da ogni tipo di abuso. “La maggior parte delle violenze avviene tra le mura domestiche – dice il presule – e questo rende i minori molto vulnerabili. Dobbiamo, quindi, aiutare i genitori a stare accanto ai propri figli e mobilitare gli insegnanti affinché sappiano cogliere, nei loro alunni, eventuali segni di depressione o di aggressività”. Dietro ad essi, infatti, “potrebbero esserci episodi di maltrattamenti domestici”. La stessa attenzione Monsignor Hoepers la richiede “ai catechisti” e “a tutta la società, la quale deve impegnarsi in favore della salvaguardia dei minori”. “Nessuno è esente da questo compito”, ribadisce il vescovo brasiliano, auspicando che il governo attui “con urgenza, progetti specifici”. "È bene che cominciamo a riflettere sull'importanza della famiglia – aggiunge il presule – e sulla necessità che tutte le forze politiche comincino a investire di più su di essa, in quanto elemento di equilibrio sociale". Non spetta, infatti, “solo alla Chiesa, bensì a tutta la società salvaguardare i valori e l'importanza della vita familiare” per il bene comune e di ciascuno. Riferendosi, poi, al caso della bambina di 10 anni, Monsignor Hoepers definisce l’aborto che le è stato indotto come "un atto criminale, un atto orrendo, un atto abominevole: abbiamo inflitto la pena di morte a un bambino innocente che è diventato un capro espiatorio e questo è inaccettabile”. Senza negare le oggettive difficoltà che un caso simile comporta, “soprattutto per la madre-bambina”, il presule afferma: “L’aborto non è l’unica soluzione”, ci sono altre possibilità in favore della vita. “Oggi infatti – spiega – la scienza, la psicologia, la medicina offrono molte soluzioni per accompagnare una gravidanza”, senza dimenticare l’eventualità di dare il bambino in adozione. “Perché, allora, scegliere la morte e non la vita? È questa la società che vogliamo costruire, una società che uccide i suoi figli?” domanda Monsignor Hoepers. (ip)

19 agosto - COLOMBIA Arcivescovo di Bogotà: non tacere sulla crescente violenza nel Paese

"Non possiamo tacere di fronte a gruppi che torturano contadini, indigeni, afro-colombiani, uomini e donne. Non possiamo tacere di fronte alle minacce e agli omicidi di coloro che sono stati reintegrati nel processo di pace. Non possiamo tacere quando forze macabre cercano di distruggere la speranza dei colombiani con il sangue e il fuoco”. Lo ha dichiarato, in un comunicato, pubblicato ieri sul sito web dell’Episcopato, in seguito ai massacri commessi nei giorni scorsi contro i giovani di Cali e Samaniego (Nariño), l'arcivescovo di Bogotà, monsignor Luis José Rueda Aparicio. "Possiamo indossare le mascherine - ha aggiunto - ma non possiamo tacere di fronte alla crescente violenza che viene mostrata contro il nostro popolo, come un mostro distruttore che cresce nel nostro Paese". Queste azioni da parte dei gruppi armati illegali, che limitano la libertà delle comunità rurali e urbane, ha affermato l'arcivescovo, generano un'anticultura di morte e paura e mostrano che la guerra continua ad essere combattuta in diverse regioni del Paese: a Chocó, nella Valle del Cauca, a Cauca, a Nariño, a Putumayo e in tutta la regione amazzonica, ad Arauca e nelle pianure, a Catatumbo, nel Magdalena Medio, nel Basso Cauca antioqueño, a Córdoba e a Urabá.(AP)

19 agosto - COLOMBIA Strage di giovani nel Paese. Il dolore e la preoccupazione dei vescovi  

“Noi, i vescovi cattolici della Colombia, esprimiamo il nostro profondo dolore e la nostra preoccupazione per il massacro di 5 giovani a Cali e di 8 giovani a Samaniego (Nariño), brutalmente assassinati l'11 e il 15 agosto”. Così i vescovi colombiani, in un comunicato, diffuso ieri sulla pagina web dell’Episcopato, hanno espresso la loro vicinanza e solidarietà alle famiglie delle vittime e agli abitanti delle città in cui sono avvenuti questi crimini. "Questi eventi - si legge nel documento - si aggiungono alle minacce rivolte agli individui e alle comunità, agli omicidi dei leader sociali e degli ex combattenti delle FARC-EP, e agli scontri armati per il controllo delle rotte del narcotraffico, che si sono verificati di recente in altri dipartimenti del Paese, come Norte de Santander, Chocó e Cauca". Dinanzi a questa grave situazione, “alla sofferenza, alla miseria, alla mancanza di opportunità e alla violazione dei diritti fondamentali” della popolazione, i presuli hanno chiesto al governo nazionale di concentrare i suoi sforzi per garantire protezione e fornire assistenza alle comunità fortemente colpite da quest’ondata di violenza, e di continuare a progredire nel cammino verso l'attuazione degli Accordi di Pace(AP)

19 agosto ITALIA - In un libro le omelie delle messe crismali del card. De Giorgi per i suoi 90 anni

 “Consacrati per amore, inviati per amare”: il titolo del volume che raccoglie le omelie del Giovedì Santo tenute, durante la Messa Crismale nella cattedrale di Palermo, dal cardinale Salvatore De Giorgi nei dieci anni trascorsi nella sede arcivescovile del capoluogo siciliano. La pubblicazione vuole essere un omaggio al porporato in occasione del suo 90.mo genetliaco, che ricorre il 6 settembre. L’idea è della casa editrice “We can HOPE”, dell’omonima Associazione onlus, fondata da don Giuseppe Calderone, sacerdote dell’arcidiocesi di Palermo, insieme ad un gruppo di giovani e ad alcune famiglie, che si propone di realizzare e promuovere progetti solidali. “Queste omelie costituiscono un dono di condivisione della fede e del discepolato di Cristo capo e pastore della sua Chiesa - scrive nella prefazione don Calderone -. Questo piccolo omaggio a sua eminenza vuole essere segno di gratitudine a Dio per il dono dei suoi pastori alla Chiesa, quei pastori che Dio dona sempre secondo il suo cuore”. Il ministero episcopale del cardinale De Giorgi, si legge ancora nella prefazione, “è stato caratterizzato nelle diverse chiese particolari servite da lui con instancabile zelo, da una particolare fecondità vocazionale”, sono infatti più di un centinaio i presbiteri ordinati dal porporato, di cui 60 solo a Palermo. A sostegno delle vocazioni al sacerdozio ministeriale, l’arcivescovo emerito di Palermo nel 2011 ha costituita la Fondazione di Diritto Pontificio “Cardinale Salvatore De Giorgi” che offre anche sostegno economico a seminaristi, promuove la cultura con borse di studio universitarie ed iniziative per la formazione scolastica primaria e secondaria e collabora con le Caritas diocesane per aiutare i poveri. (TC)

19 agosto - MONDO Giornata mondiale umanitaria. Caritas Internationalis: sostenere comunità locali

Sostenere le organizzazioni locali della società civile, in particolare quelle religiose, perché sono loro che, in caso di emergenza, possono trasformarsi in attori di solidarietà immediata: è quanto chiede, in una nota, la Caritas Internationalis, nell’odierna Giornata mondiale umanitaria. Una ricorrenza dal sapore particolare, quest’anno, a causa della pandemia da Covid-19 e della drammatica esplosione avvenuta a Beirut, in Libano, il 4 agosto. “In questa fase storica – si legge nella nota - il sistema umanitario internazionale è messo alla prova come mai prima d'ora e le missioni umanitarie a livello globale stanno portando aiuto ad una persona su 45 in tutto il mondo”. "In un momento in cui i disastri si fanno sempre più complessi e le sofferenze sono elevate - dice Aloysius John, segretario generale di Caritas Internationalis - il primo sostegno viene dato dalle comunità locali che si trovano in una posizione migliore per portare un aiuto adeguato alle persone colpite. Esse, dunque, devono essere riconosciute in primo luogo come protagonisti della solidarietà”, quella più prossima e veloce. Per questo, l’organismo caritativo sostiene fortemente la localizzazione degli aiuti umanitari e si adopera per fornire alle comunità presenti sul territorio tutto il know-how e i mezzi di cui hanno bisogno per poter rispondere alle emergenze umanitarie in modo autonomo. "Questa Giornata mondiale – ribadisce John - deve portarci all'innovazione nella risposta umanitaria e concentrarsi sull'empowerment delle organizzazioni locali della società civile, in particolare delle organizzazioni religiose, in modo che possano affrontare le emergenze in autonomia”. Tre, in particolare, i passi che la Caritas Internationalis esorta i governi del mondo a compiere: “Stanziare fondi locali per il potenziamento delle organizzazioni della società civile locale e delle loro strutture di base; stanziare fondi speciali per l'empowerment delle comunità locali e la tutela dei loro interessi; assicurare la protezione degli operatori umanitari”. (IP)

19 agosto - UCRAINA Consacrata la prima chiesa dedicata a San Giovanni Bosco

Con un “regalo” davvero speciale i Salesiani dell’Ucraina hanno celebrato, il 16 agosto, il 205° anniversario di nascita del loro fondatore, don Giovanni Bosco: è stata infatti consacrata la prima Chiesa, nel Paese, dedicata al Santo piemontese. “La consacrazione – informa una nota - è stata presieduta dal Vescovo-coadiutore dell’Eparchia di Sambir-Drogobych della Chiesa Ucraina Greco-Cattolica, Grygoriy Komar”. Evidente la gioia della Congregazione: “È un evento molto significativo – spiegano i salesiani – e ne siamo contenti perché, in tal modo, la pedagogia di Don Bosco ed il suo sistema preventivo dell’educazione dei giovani si diffonderanno maggiormente anche nella società ucraina. Ciò implica che il Paese desidera un futuro dignitoso per i bambini ed i giovani”. La nuova chiesa si trova a Korostiv, nella Provincia di Scole, in Ucraina occidentale, ed è stata costruita accanta al Centro salesiano “Domenico Savio”, solitamente riservato agli esercizi spirituali. Alla cerimonia di consacrazione hanno preso parte, oltre ai salesiani dell’Ucraina, anche i rappresentanti delle autorità civili e la popolazione locale. “Purtroppo – concludono i religiosi eredi di Don Bosco – a causa della pandemia da coronavirus, abbiamo dovuto limitare i festeggiamenti”. Tuttavia, è stato preparato un opuscolo informativo sulla vita e la missione del Santo piemontese, affinché il suo carisma sia “sempre più conosciuto” in Ucraina. Da sottolineare che durante l’emergenza sanitaria da Covid-19, la Visitatoria salesiana dell’Ucraina ha promosso diversi progetti sociali per rafforzare le misure anti-contagio e la prevenzione dal virus. In particolare, a Leopoli, la Parrocchia di Maria Ausiliatrice e il Centro giovanile salesiano hanno avviato la produzione di mascherine protettive e di lenzuola da donare all’Ospedale comunale e ad altri nosocomi fuori città. (IP)

19 agosto - INDIA L’arcivescovo Felix Machado esorta la Chiesa e i laici a non dimenticare i poveri

Il 16 agosto, la All India Catholic Union (AICU), la più antica organizzazione di laici cattolici in Asia, assieme ai vescovi indiani, in occasione della sua assemblea generale annuale, un webinar, a Mumbai – riporta UCA News -, ha esortato i membri della Chiesa ad essere solidali con i poveri, che sono stati ancor più emarginati durante la pandemia di Covid-19. L'incontro è stato inaugurato da monsignor Felix Machado, arcivescovo di Vasai, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (CBCI)."Non dobbiamo trattare i poveri come se non fossero persone, fossero insignificanti e senza diritti e come un ostacolo alla società” ha detto l'arcivescovo Machado, aggiungendo: “Dobbiamo capire la loro situazione e trattarli equamente". Il presule ha poi sottolineato come "a causa della globalizzazione, milioni di poveri siano considerati oggetti inutili e vengano usati e gettati via dal sistema economico" e ha ribadito ciò che hanno sostenuto Papa San Giovanni Paolo II e Papa Francesco, e cioè che il debito estero debba essere cancellato. "Tutti i cittadini indiani di fronte a Dio sono uguali a noi nella dignità; e come cattolici, tutte le persone nel mondo sono uguali a noi nella dignità", ha proseguito. Il presidente dell'AICU, Lancy D'Cunha, ha riferito ad UCA News, il 18 agosto, che durante l'incontro si è discusso della persecuzione cristiana, della nuova politica educativa nazionale (NEP) – molto criticata sia dalla CBCI che dall’AICU -, e dell'erosione dei diritti civili durante il periodo di isolamento a causa della diffusione della pandemia di coronavirus. Tra le altre questioni trattate, le modifiche alle norme in materia ambientale e la necessità di una risposta unitaria da parte della CBCI e dell'AICU alla pandemia. "Dobbiamo collaborare - ha affermato D'Cunha - non solo con le altre confessioni cristiane, ma anche con la società civile e con persone di tutte le fedi”. L'AICU, organizzazione laica riconosciuta dalla CBCI, è stata fondata nel sud dell'India nel 1919 in quella che allora era Madras, oggi chiamata Chennai, e rappresenta quasi 16 milioni di cattolici indiani. (AP)

19 agosto - SIERRA LEONE Gli aiuti della Caritas per i sopravvissuti all’Ebola

“L’Africa Occidentale è stata dichiarata libera dall’Ebola, ma per la popolazione della Sierra Leone, il dolore e la devastazione provocati dall’epidemia sono ancora un’esperienza quotidiana”: è la drammatica testimonianza di padre Peter Konteh, direttore generale di Caritas Freetown, riportata dal sito web della Recowa-Cerao (Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale). Tra il 2014 e il 2016, infatti, sul continente africano si è abbattuta una violenta ondata di febbre emorragica che, in due anni, ha provocato oltre 11mila morti e più di 28mila contagi in sei Paesi (Guinea, Liberia, Sierra Leone, Mali, Nigeria e Senegal).  La Sierra Leone, in particolare, è stata la nazione maggiormente flagellata dal virus, con oltre 14mila casi positivi e circa 4mila decessi. “I sopravvissuti – spiega padre Konteh– hanno avuto complicazioni di salute che dureranno per tutta la vita: le donne, ad esempio, soffrono di menopausa precoce e la maggior parte di questi postumi sono fortemente stigmatizzanti per chi ne viene colpito”. Non solo: chi è uscito vivo dal contagio virale, sottolinea il direttore di Caritas Freetown, ne ha dovuto scontare anche le ricadute economiche, perché “molti hanno perso il lavoro a causa dei pregiudizi e delle discriminazioni”. Di fronte a questa drammatica situazione, la Caritas locale ha avviato, in primo luogo, un programma di aiuti di emergenza, fornendo kit alimentari alle famiglie più disagiate. Successivamente, si è pensato a progetti economici sostenibili a lunga durata. Tra il 2018 e il 2019, quindi, insieme con Caritas Germania, in Sierra Leone è stato lanciato un programma specifico per migliorare la produzione di reddito e le opportunità educative per i sopravvissuti all'Ebola in Africa. Il progetto ha fornito, soprattutto alle donne, competenze tecniche adeguate nella ristorazione, nella decorazione e nella cosmesi. Al termine del programma, le donne hanno ricevuto un kit per avviare attività redditizie sulla base della formazione effettuata.  (IP)

19 agosto - SVIZZERA 20 settembre, “Colletta del digiuno federale” per le missioni interne

 Sostenere le missioni interne della Svizzera: con questo obiettivo, il prossimo 20 settembre, nel Paese elvetico si terrà la tradizionale “Colletta del digiuno federale”, iniziativa solidale promossa dalla Chiesa cattolica locale. Nello specifico, ad organizzare la raccolta è la Missione Interna, opera di solidarietà dei vescovi locali. Per l’anno 2020, informa una nota, i fondi donati verranno utilizzati per sostenere 69 progetti in tutto il Paese: “Diaconia e pastorale degli emarginati, Pastorale giovanile e Pastorale delle lingue straniere, sostegno alle parrocchie e alle cappellanie”. Soprattutto in questo tempo di pandemia da Covid-19, continua la nota, si punta a finanziare progetti per i senza tetto e gli emarginati sociali, così da favorirne l’integrazione e l’assistenza spirituale. Un aiuto in particolare è stato pensato per dieci sacerdoti in difficoltà, la maggior parte dei quali è malata. Fondata nel 1863, la Missione Interna (MI) è il più antico organismo di aiuti della Svizzera. Un tempo pensata per i cattolici bisognosi della diaspora, oggi essa sostiene progetti per la conservazione degli edifici ecclesiastici e programmi pastorali specifici, per le regioni in difficoltà. Nel 2013, la MI ha celebrato il suo 150° anniversario di istituzione, coincidente con i 150 anni di fondazione della Conferenza episcopale svizzera.  (IP)

18 agosto - ZIMBABWE In una lettera ecumenica solidarietà alla popolazione e alle Chiese per la situazione nel Paese

“Siamo profondamente preoccupati per le circostanze che vi addolorano. Esprimiamo la nostra solidarietà a tutto il popolo dello Zimbabwe che desidera il riconoscimento dei propri diritti umani, giustizia, sicurezza e stabilità economica”: lo scrivono in lettera pastorale ecumenica allo Zimbabwe il Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC), la Federazione Luterana Mondial (LWF), la Comunione Mondiale delle Chiese Riformate (WCRC) e il Consiglio Mondiale Metodista (WMC) facendo riferimento al malcontento seguito alla crisi economica e sanitaria, alle proteste che ne sono scaturite, alla dura repressione del governo e alle critiche rivolte ai vescovi cattolici che l’hanno definita deplorevole. Nella missiva viene sottolineato che in tanti nel Paese hanno scarsi mezzi di sussistenza, che circa la metà dell’intera popolazione affronta la fame e i tassi di disoccupazione sono alti, e infine che la corruzione e l’insicurezza peggiorano la situazione. A ciò si aggiunge la pandemia di Covid-19 che ha aggravato le sfide economiche e ha indebolito i già fragili sistemi della sanità pubblica e dell’istruzione. “Pur comprendendo la gravità delle sfide poste dalla pandemia, riconosciamo anche che le cause profonde della corruzione e del fallimento di lunga data della difesa dei diritti umani risiedono in strutture di governance fallite” affermano i firmatari della lettera, il prof. Ioan Sauca, segretario generale ad interim del WCC, il reverendo Martin Junge, segretario generale della LWF, il reverendo Chris Ferguson, segretario generale del WCRC, e monsignor Ivan Abrahams, segretario generale del WMC, che condannano “il crescente uso della forza, della violenza e dell’intimidazione verso quanti protestano contro questi fallimenti, prendendo di mira in particolare coloro che si ritiene si oppongano all’attuale governo”. “Siamo particolarmente preoccupati per il maltrattamento di attivisti politici e altri sostenitori dei diritti umani - proseguono -. Condanniamo fermamente gli abusi sessuali e la violenza contro le donne attiviste. Troviamo inaccettabile l’incarcerazione di giornalisti e leader politici”. La lettera plaude poi al ministero delle Chiese nel Paese al fianco dei più vulnerabili auspicando che le stesse possano continuare a far sentire la loro voce per i più indifesi. (TC)

18 agosto - ITALIA Parte a settembre in Sicilia un percorso formativo per operatori pastorali che affianchino le famiglie nella quotidianità

 Nasce in Sicilia il “Laboratorio di studio in pastorale familiare e ricerca di pratiche virtuose” dell’Ufficio per la Famiglia della Conferenza episcopale. Si tratta di un progetto che vuole formare operatori pastorali per affiancare le famiglie nella quotidianità e individuare percorsi attuabili nelle diocesi e nelle parrocchie. “Abbiamo voluto pensare ad una formazione mirata ad alcuni ambiti della Pastorale familiare, in base alle priorità espresse dalle diocesi siciliane - spiegano Rosmarì e Vito Di Leo, responsabili dell’Ufficio per la Famiglia -. Si tratta di ambiti in cui ogni parrocchia può pensare di investire”. È una pagina web a illustrare le tre macro aree formative: “Ti Rinnoverà con il suo amore (Sof 3,17)”, che approfondisce percorsi di spiritualità familiare nei cicli di vita; “La piccola sorgente che divenne un fiume (Est 10,3)”, sulla propedeutica all’amore e alla vita; “Trasformerò la valle di Acòr in porta di speranza (Os 2,17)”, che tratterà dei “Semi del Verbo e situazioni imperfette”Nei vari ambiti llezioni saranno tenute da tutor professionisti, esperti in specifici ambiti individuati dalle diocesi. Operatori pastorali impegnati nel campo della famiglia si potranno iscrivere e partecipare alla formazione dall’1 settembre al 20 novembre.. (TC)

18 agosto - LIBANO Esplosioni a Beirut. Appello alla solidarietà del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente   

A due settimane dalle due terribili esplosioni che lo scorso 4 agosto hanno devastato Beirut, causando la morte di almeno 137 persone, un centinaio di dispersi e migliaia di feriti,  il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc) lancia alle Chiese nel mondo, alla comunità internazionale e a tutte le persone di buona volontà un pressante appello alla solidarietà.  Durante le tante crisi che il Libano ha dovuto affrontare nella sua storia recente, le Chiese cristiane si sono sempre prese carico di aiutare la popolazione , ma oggi – spiega il Mecc - “esse non sono in grado di fornire i loro servizi” a causa della distruzione delle loro strutture sanitarie ed educative, per il cui ripristino saranno necessari “centinaia di milioni di dollari”. Finora i volontari di tutte le denominazioni e gruppi della società civile sono intervenuti per sopperire ai mancati interventi delle istituzioni nell'emergenza e hanno iniziato a rimuovere le macerie da strade, chiese e ospedali. Inoltre, monasteri e scuole hanno aperto i loro locali per ospitare le persone rimaste senza casa e si sta provvedendo alla distribuzione di cibo ai più bisognosi. Da parte sua, il Mecc si è già attivato per sostenere le famiglie vulnerabili distribuendo kit igienici, kit per la pulizia personale, set da cucina, set di biancheria, cibo, medicinali, dispositivi di protezione anti-Covid-19 e fornendo pale, scope, borse e carrelli ai volontari per la pulizia delle chiese, degli ospedali e delle strade. Negli aiuti è compresa anche la fornitura di medicinali a molte persone affette da malattie croniche o tumori. In una fase successiva, il Consiglio parteciperà anche alla riparazione delle case, scuole e dispensari danneggiati. Tutto questo impegno non potrà essere portato avanti senza il sostegno internazionale. Di qui l’appello ad aiutare il Mecc “ad alleviare l'enorme peso che grava sulle spalle delle Chiese e a liberare i cuori dei cittadini e delle famiglie vulnerabili colpite da questa catastrofe senza precedenti dalla pietra della sofferenza, del terrore e della disperazione". (LZ)

18 agosto - ZAMBIA Governo stanzia fondo di emergenza, plauso dei Gesuiti

Un fondo di emergenza, sia in denaro che sotto forma di pacchi alimentari, per mitigare l’impatto della pandemia da Covid-19 sulle famiglie più vulnerabili: è l’iniziativa annunciata, in Zambia, dal governo che cerca, così, di ammortizzare le ricadute economiche scatenate dall’emergenza sanitaria sulle fasce più deboli della popolazione. Soddisfazione per la decisione presa dall’esecutivo è stata espressa dalla Compagnia di Gesù, nello specifico dal Jesuit Centre for Theological Reflection (Jctr) che, in una nota del suo direttore generale, padre Alex Muyebe, afferma: “Si tratta di un intervento positivo soprattutto perché mira ad alleviare le sofferenze degli emarginati sociali e delle persone rimaste più esposte ed indifese di fronte al virus”. Padre Muyebe sottolinea, infatti, che “un notevole effetto negativo della pandemia è stata l’interruzione dell’erogazione dei servizi sociali. Pertanto, sistemi alternativi di tutela sociale, che siano al tempo stesso efficaci ed efficienti, sono e restano cruciali per salvaguardare i più poveri del Paese”. (IP)

18 agosto - PORTOGALLO Arcivescovo di Évora invita a preghiera e solidarietà

Preghiera e solidarietà: sono le due azioni invocate dall’Arcivescovo di Évora, in Portogallo, Monsignor Francisco Senra Coelho, di fronte a nuovi focolai di coronavirus esplosi nelle comunità di Mora e Ciborro. "Ci sentiamo umanamente e cristianamente spinti – scrive il presule in una nota - a stabilire legami spirituali di comunione attraverso la preghiera fraterna e tutta la necessaria solidarietà con quei fratelli e sorelle, con quelle popolazioni in difficoltà". Per questo, l’Arcivescovo esorta “con urgenza tutte le comunità cristiane ed ogni cristiano di Évora” a pregare per i malati e i sofferenti, affinché “la pandemia abbia fine”. “Che nessuno si senta solo e che tutti ci sentiamo uniti” è l’auspicio del presule che poi aggiunge: “È tempo di comunione nella fede e nell’aiuto reciproco tra i fedeli”. “Prego e consacro le comunità di Moro e Ciborro – scrive ancora Monsignor Senra Coelho – alla Madonna, Madre di Gesù, affidando alla Sua intercessione soprattutto i ricoverati, gli anziani, i più deboli e le persone sole”. Un’altra preghiera viene innalzata a Dio, così che doni “la saggezza e la forza d’animo necessarie” a tutti “i medici e i paramedici, i vigili del fuoco e gli agenti di sicurezza”: ciò li porterà ad agire “con generosità continua”. Allo stesso tempo, viene incoraggiata “l’efficace protezione che deriva dai rapporti di buon vicinato”: “Che tutti si aiutino a vicenda – è l’auspicio del presule – a rispettare rigorosamente le norme di sicurezza sanitaria”. (IP)

18 agosto - SPAGNA 12 settembre, Chiesa di Madrid celebra Giornata ecumenica per il Creato

Riflettere sull’importanza di essere custodi della vita e del Creato e sulla necessità di tutelare la biodiversità: con questi obiettivi, sabato 12 settembre l’Arcidiocesi di Madrid e l’Assemblea episcopale ortodossa di Spagna e Portogallo celebreranno una Giornata ecumenica di preghiera per la cura del Creato. Il programma degli eventi sarà presieduto dal Cardinale Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo di Madrid, insieme al Metropolita Policarpo, rappresentante del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, e del vescovo ortodosso rumeno Timotei Lauran. “A causa della situazione attuale di emergenza sanitaria e in memoria dell'alto numero di vittime che hanno sofferto la pandemia del virus Covid-19 – si legge sul sito della Chiesa madrilena – questa Giornata cerca di unire lo sforzo di rendere i cittadini più consapevoli del rapporto che esiste tra la distruzione dell’habitat e l'aumento delle pandemie”. “La cura della vita in senso ampio, ovvero della vita umana e della biodiversità – si sottolinea - fa parte del nostro impegno, in quanto cristiani, a garantire l'abitabilità del pianeta e lo sviluppo sostenibile dei popoli, in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e la salvaguardia delle opere del Creatore". Di qui, il richiamo ad “imparare a valorizzare l'importanza della cura e della conservazione della vita umana, in tutte le sue fasi, senza dimenticare che la tutela della natura è un passo necessario e importante per promuovere la continuità della vita”. Citando, poi, un passo dell’Enciclica di Benedetto XVI, “Caritas in veritate”, gli organizzatori ribadiscono: “Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell'uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale. È una contraddizione chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell'ambiente naturale, quando l'educazione e le leggi non le aiutano a rispettare se stesse”. (n.51) (IP)

18 agosto - ECUADOR 117 esponenti cattolici sostengono indigeni contro compagnie petrolifere

Sono 117 i leader cattolici che, in una lettera, manifestano il loro sostegno alle comunità indigene dell’Ecuador colpite, il 7 aprile scorso, da una grave fuoriuscita di petrolio, a causa della rottura di due oleodotti. Gli esponenti religiosi provengono da 17 Paesi del mondo (Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Brasile, Cile, Messico, Costa Rica, Nicaragua, Stati Uniti, Spagna, Germania, Italia, Repubblica Democratica del Congo, Kenya e Burkina Faso) e vogliono dare il loro appoggio alla richiesta di tutela e di risarcimento avanzata dagli autoctoni contro lo Stato dell’Ecuador e le compagnie petrolifere che operano nel Paese. Il 13 agosto scorso, data in cui sono riprese le udienze del processo, la lettera dei leader religiosi è stata presentata al giudice incaricato, in qualità di “memoriale ufficiale amicus curiae”. ”Come popolo di fede – si legge nel testo - richiamiamo l'attenzione su una delle questioni morali più urgenti che ci troviamo ad affrontare oggi nella regione amazzonica dell'America Latina”. Quanto accaduto in Ecuador, infatti, “è tragicamente uno degli ultimi esempi, nella regione, di una lunga storia di crisi ecologiche e di salute umana risultanti dall'estrazione e dallo sfruttamento sfrenato delle risorse naturali”. Impegnandosi, quindi, a “difendere e promuovere i diritti umani come compito non solo sociale, ma come esigenza di fede; a denunciare la distruzione estrattiva e ad incoraggiare gli Stati ad adempiere ai loro obblighi costituzionali in materia", i firmatari chiedono “che sia fatta giustizia”, che vengano attuate “misure complete e urgenti per la riparazione integrale delle comunità e degli ecosistemi vitali colpiti dalla fuoriuscita di petrolio” e che siano messe in atto di strategie preventive, “affinché eventi gravi come questo non si ripetano né Ecuador, né in qualsiasi altro Paese dell'Amazzonia”. “Che le comunità indigene siano ascoltate”, è l’auspicio finale del documento.   A firmare la lettera, nel dettaglio, sono un cardinale (Philippe Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou, in Burkina Faso), due arcivescovi, 42 vescovi e decine di altri sostenitori, tra cui superiori, presidenti, direttori, coordinatori e laici di una grande varietà di congregazioni religiose, giurisdizioni ecclesiastiche, conferenze episcopali e pastorali e istituzioni religiose. La missiva è stata coordinata dalla Repam (Rete ecclesiale panamazzonica) e si è ispirata al documento finale del Sinodo panamazzonico, svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2019, nonché all’Esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco, “Querida Amazonia”. (IP)

18 agosto - FILIPPINE Uccisa un'attivista sociale cattolica impegnata nella difesa dei diritti dei contadini   

Si allunga la lista degli attivisti sociali assassinati nelle Filippine. Ieri - riporta l'agenzia Ucanews - Zara Alvarez, una volontaria cattolica del Workers Solidarity Group, organizzazione locale impegnata nella difesa dei diritti dei contadini nella diocesi di San Carlos, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco a Bacolod City, nella regione centrale del Visayas Occidentale. Secondo i colleghi, si tratta di un omicidio extra-giudiziale, uno dei tanti perpetrati dalle forze dell’ordine nelle Filippine. Da oltre un anno l’attivista riceveva minacce di morte per le sue ripetute denunce delle dure condizioni di vita a cui sono costretti i contadini nell’area. La sua morte segue di appena una settimana l’uccisione di Randall "Randy" Echanis, attivista noto per le sue battaglie sociali in favore dei braccianti e del mondo agricolo ritrovato morto nella sua abitazione a Quezon City il 10 agosto con ferite da arma da fuoco e da taglio. Un omicidio condannato da monsignor Gerardo Alimane Alminaza, vescovo di San Carlos, come un “chiaro segno dell’evidente immoralità” che si respira nel Paese. Quello degli omicidi esta-giudiziali, è un fenomeno non nuovo nelle Filippine, ma che ha visto un’impennata dopo l’inizio della "guerra alla droga" lanciata nel 2016 dal Presidente Rodrigo Duterte. (LZ)

18 agosto - FILIPPINE Scandalo PhilHealth. Mons. Pabillo (Manila):  una "vergogna" in questo periodo di crisi sanitaria

Dopo la Caritas Filippine, anche monsignor Broderick Pabillo, amministratore apostolico di Manila, chiede che sia fatta chiarezza “senza coperture” sulla presunta frode ai danni del sistema sanitario nazionale operata dal alcuni funzionari della Philippine Health Insurance Corporation (PhilHealth), l’agenzia assicurativa pubblica che copre l’assistenza medica di base nel Paese. L’ente è attualmente sotto inchiesta per alcune irregolarità che avrebbero portato a un ammanco di 15 miliardi di pesos (pari a circa 300 milioni di dollari). Il sospetto è che siano stati intascati dai suoi vertici.  Nel 2019 l’Ufficio Nazionale di Investigazione (Nbi) ha segnalato alla giustizia 21 funzionari della PhilHealth sospettati di corruzione, in relazione ad alcuni trattamenti di dialisi che non sarebbero mai avvenuti. All’attenzione degli investigatori anche i prezzi “gonfiati” dei dispostivi di protezione individuale (Dpi) acquistati dal Ministero della Salute per il personale sanitario impegnato contro il Covid-19. L’auspicio espresso da monsignor Pabillo – riporta l’agenzia Cbcpnews - è che l’inchiesta avviata dal Governo - non venga insabbiata e che i responsabili rendano conto del loro operato. L’amministratore apostolico di Manila parla di uno scandalo "vergognoso", soprattutto in questo periodo di crisi sanitaria a causa della pandemia del Covid-19: “Dov’è la cura del bene comune?  Stiamo scoprendo tante ingiustizie adesso”, ha dichiarato chiedendo che venga fatta “pulizia” nel PhilHealth e il suo affidamento “a persone affidabili e competenti”.  (LZ)

18 agosto - BURKINA FASO Pellegrinaggio a Yagma. Card. Ouédraogo: il Paese vuole riconciliazione, giustizia e pace

“Con la Madonna di Yagma, giubiliamo e annunciamo le meraviglie di Dio”: con questo tema, sabato 15 agosto si è svolto, in Burkina Faso, il tradizionale pellegrinaggio al Santuario mariano di Yagma. Quest’anno l’evento ha assunto un significato particolare, poiché è giunto al 25.mo anniversario e quindi al suo “Giubileo d’argento”. Per l’occasione, il Cardinale Philippe Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou, ha presieduto la Santa Messa e, nella sua omelia, ha levato una preghiera di ringraziamento a Dio, invitando al contempo i fedeli ad “implorare il Signore attraverso l’intercessione di Maria, Madre della Chiesa”, affinché “vegli sul Paese che è in cerca di riconciliazione, giustizia e pace”. “Dio ci liberi dall’insicurezza e dagli attacchi terroristici – è stata la preghiera del porporato – dalla pandemia del coronavirus e ci doni elezioni presidenziali e legislative pacifiche, credibili e universalmente accettate”. Le votazioni, infatti, sono previste per il prossimo 22 novembre. Dal suo canto, il vescovo ausiliare di Ouagadougou, Monsignor Léopold Médard Ouédraogo, ha sottolineato come la pandemia da Covid-19 abbia messo in luce “la fragilità dell’umanità, nonostante le numerose scoperte scientifiche raggiunte” e il bisogno, quindi, che i fedeli hanno di rivolgersi alla Vergine Maria. Ma il pellegrinaggio ha visto anche un altro momento importante: il passaggio di consegne tra il Rettore uscente del Santuario, padre Narcisse Guigma, ed il suo successore, padre Jules Pascal Zabré. Come atto simbolico, il primo ha consegnato al secondo la mappa del Santuario ed una scatola contenente le chiavi del luogo di culto. “Questo Santuario è stato costruito dalla fede e dalle opere dei fedeli”, ha ricordato padre Guigma; sotto il suo mandato, infatti il luogo mariano ha visto il completamento della Basilica minore, l’avvio della costruzione del muro di cinta di tutto il sito del Santuario e della Casa del pellegrino. Dal suo canto, padre Zabré si è detto pronto a prestare il suo servizio “perché un sacerdote, ovunque vada, è chiamato a servire”. Il pellegrinaggio si è concluso una processione e con la piantumazione di un albero sul luogo in cui verrà eretta, in futuro, la cappella della Casa del pellegrino. (IP)

18 agosto - FILIPPINE La diocesi di Kalookan rilancia la Confraternita di San Rocco. Appello per giovani volontari Covid-19  

La diocesi di Kalookan, nelle Filippine, cerca giovani volontari e volontarie disponibili ad aiutare gli operatori sanitari impegnati in prima linea nell’assistenza ai malati di Covid-19. A lanciare l’appello – riporta il sito dell’agenzia Cbcpnews – è l’ordinario locale, monsignor Pablo Virgilio David, presidente ad interim della Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcp), che ha ridato vita all’antica Confraternita di San Rocco, patrono della città e della malattie contagiose. I volontari potranno aiutare i malati non necessariamente negli ospedali, ma anche nelle strutture per la quarantena e nelle loro case. Il loro compito principale sarà di monitorare i sintomi dei malati lievi o asintomatici, per valutare se e quando farli ricoverare. In questo modo si potranno limitare i ricoveri solo ai casi necessari, così da non sovraccaricare gli ospedali. Per il momento – precisa il presule - si tratta di un monitoraggio a distanza, considerati i rischi di contagio, anche se l’idea è di coinvolgere ex-positivi immunizzati dalla malattia e malati asintomatici per le visite faccia a faccia. Prima di diventare operativi i giovani volontari saranno adeguatamente formati dal personale medico. L’auspicio di monsignor David è che possano anche occuparsi dell’accompagnamento psico-spirituale dei malati in quarantena. (LZ)

18 agosto -  PERÙ Riconoscimento a Caritas Perù nella Giornata Mondiale Umanitaria

  Domani, in occasione della Giornata Mondiale Umanitaria, l'Istituto Nazionale della Protezione Civile (INDECI) e il sistema delle Nazioni Unite, insieme ad altre organizzazioni che hanno svolto un'eccellente opera sociale di attenzione alla popolazione colpita dal nuovo coronavirus, premieranno il lavoro umanitario svolto da Caritas Perù per migliorare la qualità della vita di migliaia di persone che si trovano ad affrontare situazioni difficili a causa della pandemia di Covid-19. La cerimonia, trasmessa sulla pagina facebook dell’INDECI, cui parteciperanno autorità e rappresentanti delle istituzioni legate all'assistenza umanitaria in Perù, si svolgerà dalle ore 16. Il presidente di Caritas Perù, monsignor Fortunato Pablo Urcey, vescovo di Chota, riceverà il riconoscimento. La Giornata Mondiale Umanitaria, che si celebra ogni anno in memoria dell'attentato terroristico del 19 agosto 2003 alla sede delle Nazioni Unite a Baghdad, in Iraq, che ha causato la morte di 22 persone, rende omaggio agli operatori umanitari che hanno perso la vita o sono stati feriti nel corso del loro lavoro, e onora tutti gli operatori umanitari e i professionisti della salute che continuano, nonostante le difficoltà, a fornire assistenza e protezione a milioni di persone.(AP)

18 agosto -  BRASILE Aborto indotto su una bambina di 10 anni. Vescovi: doppio crimine atroce contro l’infanzia

Un’iniezione di potassio nella cavità cardiaca e il suo cuore ha smesso di battere: è morto così il nascituro di poco più di cinque mesi, giunto alla 22° settimana di gestazione, figlio di una bambina di dieci anni. L’aborto indotto è stato autorizzato in quanto la gravidanza era il risultato di uno stupro, commesso sulla madre-bambina da uno zio. L’episodio è accaduto in Brasile, presso il Centro integrato per la salute “Amaury de Medeiros”, collegato all’Università di Pernambuco, a Recife. Immediata la reazione della Conferenza episcopale locale (Cnbb) che, in una nota a firma del presidente, Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, definisce l’accaduto come un duplice, atroce crimine contro l’infanzia: uno contro il nascituro e l’altro contro la madre. "La violenza sessuale è terribile, ma la violenza dell'aborto non si spiega, date tutte le risorse disponibili per garantire la vita dei due bambini – si legge nella nota - Le omissioni, il silenzio e le voci che si levano a favore di tale violenza richiedono una profonda riflessione sulla concezione dell'essere umano”. Il presule implora, poi, la consolazione di Dio per tutti coloro che sono coinvolti in questa “difficile e complessa situazione esistenziale che ha ferito a morte l’infanzia e sconvolto l’intero Paese”. “Il dono della vita è prezioso e deve essere incondizionatamente rispettato e difeso”, conclude il presidente della Cnbb. (IP)

18 agosto - IRLANDA Mons. O'Neary (Tuam): l’Assunzione ricorda il significato della speranza in tempi di incertezza

È stata la speranza in questi tempi difficili del Covid-19, segnati dalla sofferenza e dall’incertezza, il filo conduttore dell’omelia pronunciata da monsignor Michael Neary, arcivescovo di Tuam, in Irlanda, per la Solennità dell’Assunzione. “La capacità di sperare è messa a dura prova nella nostra società oggi. Ci sentiamo tutti vulnerabili, fragili, ci chiediamo e preoccupiamo per quello che ci riserva il futuro”, ha osservato il presule che ha presieduto la Messa nel Santuario di Nostra Signora di Knock, Regina d’Irlanda. Di fronte a questa situazione, ha proseguito, “abbiamo bisogno di motivi di speranza se vogliamo andare avanti ed evitare di cadere in una forma preoccupazione egocentrica che non produce né energia, né coraggio né libertà”. Uno dei pericoli che insidia la società oggi è infatti “il senso di impotenza, l'idea che il mondo sia fuori controllo, che i problemi siano troppo grandi per essere risolti. Eppure il Dio in cui crediamo - ha ricordato monsignor Neary - è un Dio che ci permette di esprimere speranza proprio quando la disperazione sembra avere il sopravvento” e “non sorprende che lo abbia fatto attraverso Sua Madre”, che è anche nostra Madre. Ed è qui – ha sottolineato l’arcivescovo di Tuam -  il senso profondo della Solennità dell’Assunzione: “Questa festa allarga la nostra immaginazione da ciò che ‘è’ a ciò che ‘è possibile’”, ci parla “in modo molto eloquente di speranza”.  “Quale che sia la nostra battaglia personale - una grave malattia, la morte di una persona cara, un difficile rapporto umano, preoccupazioni finanziarie, preoccupazione per il futuro - Maria è con noi, comprensiva e un supporto amorevole”. (LZ)

18 agosto - NIGERIA 23 agosto, Giornata di preghiera ecumenica per l’insicurezza nel Paese

Una Giornata di preghiera ecumenica nazionale per aiutare la Nigeria ad uscire da una situazione di costante insicurezza: ad indirla, per il 23 agosto, è stata l’Associazione cristiana nigeriana (Can) che ha invitato tutti i fedeli ad aderire all’iniziativa. In particolare, in una nota a firma del Segretario generale, Daramola Joseph Bade, i membri della Can hanno esortato le chiese del Paese a dedicare, in quella data, almeno 15 minuti di tempo per offrire preghiere collettive secondo questa intenzione. “L’obiettivo – si legge ancora – è quello di pregare Dio con una sola voce, affinché in Nigeria sia fatta la Sua volontà”. Non è la prima volta che la Can lancia una simile iniziativa; nel corso del 2020, infatti, l’organismo ha esortato più volte alla preghiera per la guarigione e la riconciliazione nazionale, soprattutto nel difficile contesto della pandemia da Covid-19 “che ha paralizzato il Paese”, conclude la nota. L’Associazione cristiana nigeriana è il più grande organismo ecumenico dell’Africa occidentale e riunisce diversi gruppi nazionali, tra cui il Consiglio cristiano, il Segretariato cattolico, la Chiesa pentecostale e quella evangelica. Da ricordare, inoltre, che dal 22 agosto al 30 settembre si terranno anche i “40 giorni di preghiera” indetti dalla Conferenza episcopale cattolica nazionale, per implorare l’intervento di Dio e porre fine, così, ad un contesto di violenze che molti hanno definito “un genocidio”. (IP)

18 agosto - REGNO UNITO Il vescovo di Faisalabad denuncia ad ACS UK l’aggravarsi della crisi alimentare in Pakistan

In un'intervista ad Aiuto alla Chiesa che soffre UK, monsignor Indrias Rehmat, vescovo di Faisalabad, in Pakistan, ha detto che l'aiuto della Chiesa e di altre organizzazioni si è rivelato fondamentale per combattere il problema della fame nel Paese, aggravato dalla crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia di Covid-19, e ha ringraziato i benefattori. La perdita di posti di lavoro, che ha colpito sia i lavoratori giornalieri che i “colletti bianchi”, la perdita dei raccolti e il rifiuto di fornire gli aiuti delle ong ai cristiani ha fatto sì che molta gente rimanesse senza cibo. "La gente ha paura” ha detto il presule. “Ci sono persone che devono fare a meno dei pasti e quello che mangiano spesso non è un pasto vero ". In una situazione del genere, monsignor Rehmat ha messo in guardia sul pericolo dei disordini sociali. "Quando i beni di prima necessità sono negati – ha affermato -, la gente ruba e scippa”, aggiungendo che “quando l'isolamento qui verrà revocato, aumenterà il rischio di un comportamento criminale". "Abbiamo avuto rapporti, alcuni sui social media, - racconta il vescovo di Faisalabad - su Ong disposte a sostenere la propria comunità solo in caso di scarsità di risorse. Questo non va bene”. Per questo motivo, ha proseguito “abbiamo chiesto alla gente di venire da noi, ma il problema è che non abbiamo abbastanza risorse. Il denaro che le nostre parrocchie avevano non c'è più. I fondi sono diminuiti, perché tante persone non possono venire in chiesa a causa del Covid-19". (AP)

17 agosto - VIETNAM Il nunzio mons. Zalewski scrive ai cattolici vietamiti per esprimere vicinanza e gratitudine in questi tempi di pandemia  

Il Covid-19 lo ha tenuto fisicamente lontano dal Vietnam per la sospensione dei voli da Singapore dove risiede, ma monsignor Marek Zalewski, Nunzio apostolico nel Paese asiatico, ha continuato a seguire da vicino la situazione della Chiesa locale. A spiegarlo è lo stesso diplomatico polacco che il 15 agosto - riporta l'agenzia Ucanews - ha scritto una lettera aperta alla Chiesa vietnamita per esprimere la sua solidarietà e vicinanza ai cattolici del Paese (circa il 7% della popolazione), ma anche gratitudine per il loro generoso sostegno a chi è stato colpito dalla pandemia. L’ultima visita di monsignor Zalewski in Vietnam  risale allo scorso gennaio in occasione dell’apertura delle celebrazioni dell’anno giubilare dell’arcidiocesi di Huê per il 17.mo anniversario della creazione del vicariato apostolico di Cocincina (eretto nel 1850, diventato vicariato apostolico di Huê nel 1924 e quindi arcidiocesi nel 1960). Da allora tutte le visite pastorali in programma nelle diocesi di Ha Tinh, Qui Nhon e Thanh Hoa, insieme a quella ad Hanoi and Ho Chi Minh City per l’anniversario dell’elezione di Papa Francesco,  sono state annullate a causa dell'emergenza sanitaria. “Ma questo non mi ha totalmente limitato nella la mia missione”, scrive nella lettera il presule. “Scambio sempre informazioni con voi, ascolto le vostre preoccupazioni e continuo a servire i bisogni della Chiesa in Vietnam. Siamo in comunione". Dai suoi scambi, monsignor Zalewski è venuto a sapere che la Chiesa locale ha promosso numerosi programmi caritativi per sostenere chi è rimasto senza lavoro a causa del confinamento, ad esempio procurando cibo ai venditori ambulanti e cercando percorsi alternativi per i lavoratori migranti licenziati. "Tutte queste buone azioni che avete compiuto, individualmente o collettivamente, per gli ultimi tra voi sono state contate dagli occhi di Cristo che è venuto per salvare l'umanità", afferma monsignor Zalewski nella lettera  che, esorta quindi i cattolici vietnamiti a non perdere l'entusiasmo della fede e la speranza evangelica. (LZ)

17 agosto - PAKISTAN Mons. Shaw invita leader di altre religioni a  cerimonia per la riapertura delle chiese: un gesto di fratellanza   

Con l’apertura simbolica dei cancelli della Cattedrale del Sacro Cuore a leader religiosi di altre confessioni, l’arcivescovo di Lahore, monsignor Sebastian Shaw, ha dato ufficialmente il via domenica alla ripresa delle Messe con concorso di popolo nell’arcidiocesi, sospese il 15 marzo a causa della pandemia del Covid-19. Una cerimonia che il presule ha voluto all’insegna della condivisione, a sottolineare la fratellanza che lega i fedeli di tutte le religioni, soprattutto in momenti di crisi come quello che sta vivendo oggi il mondo: “Siamo tutti fratelli che appartengono a religioni diverse. Perseguiamo la pace e visitiamo reciprocamente i nostri luoghi di culto. Siamo davvero uniti anche in questo momento difficile del Covid-19 ", ha detto dopo la preghiera di apertura recitata dal pastore Shahid Meraj, decano della Chiesa anglicana del Pakistan. Alla cerimonia – riporta l’agenzia Ucanews - erano presenti oltre a esponenti della Comunione anglicana, tra i quali il vescovo di Lahore Irfan Jamil, rappresentanti della Commissione nazionale per la pace e l’armonia interreligiosa e leader religiosi musulmani. Tra questi ultimi, Asim Maqbool che ha ricordato che il virus ha colpito tutti senza distinzioni di religione o etnia. Il reverendo Jamil ha osservato, da parte sua, che Dio ha unito tutti in uno sforzo comune per aiutare i più poveri: “Ci hanno detto di lavarci le mani seguendo le linee guida del Governo, ma io dico che dovremmo lavare i nostri cuori e ringraziare Dio per la sua protezione”. (LZ)

17 agosto - INDONESIA Festa dell'indipendenza. Appello del card. Suharyo contro  corruzione, violenza e cambiamenti climatici

Corruzione, violenza e cambiamenti climatici: sono questi i tre principali problemi dell’Indonesia oggi e che tutti gli indonesiani dovrebbero impegnarsi a combattere insieme. È quanto scrive il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giakarta, nel suo messaggio per l’odierna Festa dell’indipendenza. La Giornata è stata celebrata in tono minore, con una cerimonia trasmessa stamane dal palazzo presidenziale per via dell’emergenza Covid-19. “Gli ideali della nostra nazione” – unità sovranità, giustizia e prosperità - non sono stati ancora compromessi”, afferma il porporato, ma essi sono sempre più insidiati da tre minacce: i gravi casi di corruzione che toccano i vertici dello Stato, l’instabilità politica nella provincia di Papua (l’ex provincia di Irian Jaya confinante con la Papua Nuova Guinea annessa all’Indonesia nel 1963 e dove dal 1969 è attivo un movimento indipendentista e dove restano alte le tensioni con le autorità di Giakarta, ndr) e l’intolleranza e il terrorismo dei gruppi islamisti. “Queste minacce crescono di anno in anno”, evidenzia l’arcivescovo di Giakarta, sottolineando che l’anniversario dell’indipendenza non va solo celebrato, ma deve essere un richiamo alla “responsabilità di tutti di costruire il bene comune della Nazione”. Questa responsabilità - aggiunge - interpella anche i cattolici, chiamati a lavorare per la giustizia sociale e a promuovere gli ideali della Nazione nelle proprie famiglie, comunità, parrocchie e comunità cristiane dei base. (LZ)

PENISOLA COREANA Pubblicazione del Wcc invita a riflettere sui 70 anni di conflitto irrisolto e invita a pregare per la pace

“La luce della pace: Chiese solidali con la penisola coreana”: è il titolo del nuovo documento del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe), pubblicato venerdì scorso, sui 70 anni di conflitto irrisolto nella penisola coreana. Si tratta di una raccolta di contributi cui le Chiese del Coe possono attingere per riflettere sulla realtà coreana, una pubblicazione che vuole essere una risorsa educativa, spirituale e di formazione, anche per incoraggiare a pregare per la pace, la riunificazione e la fine della guerra e della divisione. Nella prefazione, il pastore Sang Chang, presidente del Coe per l’Asia, spiega che è tempo che la penisola coreana abbracci la via della riconciliazione e dell’unificazione. “Quest’opera ripercorre 70 anni di storia coreana moderna e colloca così la divisione della Corea nel suo contesto storico e geopolitico - scrive il pastore Chang -. Esamina anche il significato spirituale e teologico delle iniziative ecumeniche globali per la pace e della riunificazione nella penisola coreana”. Ogni capitolo, che inizia con una riflessione spirituale che funge da introduzione teologica, vuole favorire una presa di coscienza del dolore e della sofferenza causati da 70 anni di guerra, spiega presidente del Coe per l’Asia, aggiungendo che le pagine della pubblicazione “ruotano attorno a storie personali, interviste e preghiere”. Il pastore Hong-Jung Lee, segretario generale del Consiglio nazionale delle Chiese di Corea, ha espresso il apprezzamento per quanti hanno arricchito con il loro contributo il volume - scaricabile on line sul portale del Coe - dove “storia, memoria e narrativa sono strettamente correlate, pur avendo dimensioni distinte, che implicano un viaggio ermeneutico legato al contesto di processi ed eventi che si sono verificati in un lungo periodo”. “Come operatori di pace, ricordiamo questo tempo e lo interpretiamo come un momento di rafforzamento della capacità delle persone di guarire, riconciliare e convivere pacificamente” ha aggiunto il pastore Lee. Il segretario generale del Consiglio nazionale delle Chiese di Corea ha chiesto pure di continuare a pregare per un definitivo accordo pacifico nella penisola coreana. (TC)

17 agosto - PORTOGALLO Monsignor Quintas (Algarve): "In prima linea per superare l'indifferenza"

"Vogliamo, come Chiesa diocesana, dare a tutti voi una parola di speranza e dirvi che vogliamo essere parte attiva non solo nella riflessione in merito a questo problema, che appartiene a tutti, ma anche nella nostra mobilitazione in prima linea, a sostegno dei più bisognosi, per far rivivere la vita pubblica, familiare e cristiana". Si è espresso così il vescovo dell'Algarve, monsignor Manuel Quintas, nella nota pastorale dal titolo "In prima linea per superare l'indifferenza", pubblicata nel giornale diocesano "Folha do Domingo", in questo momento di emergenza sanitaria ed economica causata dalla pandemia di Covid-19. Il presule ha sottolineato come la crescita economica mondiale "da tempo squilibrata", si trovi a vivere una situazione "ulteriormente aggravata da questa pandemia" di nuovo coronavirus, e come, in Portogallo, l'economia "sia entrata in recessione" e il settore del turismo, "il più importante della regione dell'Algarve", sia stato "duramente colpito, e non ci si aspetti un miglioramento della situazione". "È chiaro – ha affermato - che l'Algarve è una delle regioni più colpite”, dove la pandemia si stima abbia distrutto il 40% dei posti di lavoro. “Ce ne rendiamo conto – ha spiegato - non solo attraverso le associazioni imprenditoriali e i media, ma soprattutto attraverso le persone che si rivolgono a noi chiedendo aiuto”: alla Caritas diocesana e parrocchiale, ai Vincenziani, ai gruppi sociali e caritativi delle parrocchie, alle mense sociali. (AP)

17 agosto - BIELORUSSIA Il patriarca Kirill prega per la pace nel Paese. Appello del Sinodo della Chiesa ortodossa   

Il patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill prega per la Bielorussia, per la pace e per le vittime delle manifestazioni scaturite dalla contestata rielezione, il 9 agosto scorso, del presidente Alexander Lukashenko, giunto al suo sesto mandato. Lo riferisce il portale del Chiesa ortodossa russa. Il responsabile del Dipartimento sinodale per i rapporti della Chiesa con la società e i media e facente funzioni del Servizio stampa del Patriarcato di Mosca a e di tutta la Russia Legoyda Vladimir Romanovich riferisce che il primate della Chiesa ortodossa russa prega anche perché le autorità della Bielorussia e tutte le forze sane della sua società siano attente al bene comune ed entrino in dialogo per superare le tensioni sorte nei giorni scorsi. Legoyda Vladimir Romanovich aggiunge che il patriarca Kirill ritiene che l’episcopato e il clero della Chiesa ortodossa bielorussa siano in grado di dare un contributo importante perché tutto si possa risolvere al più presto. Intanto la Chiesa ortodossa bielorussa sta fornendo assistenza a quanti sono stati arrestati e feriti durante le proteste. A Minsk alcuni aderenti al movimento di volontariato della Chiesa dell’Icona della Madre di Dio si sono resi disponibili per offrire aiuto. Raccolgono informazioni e sono al fianco di quanti sono finiti negli ospedali, nonché di tutte le persone rilasciate dal centro di detenzione temporanea di Akrestsin e Zhodino. I volontari stanno anche provvedendo alla raccolta di farmaci, cibo e prodotti per l’igiene per consegnarli agli ospedali e ai parenti delle vittime degli scontri. Il 15 agosto il Sinodo della Chiesa ortodossa bielorussa ha lanciato un appello alla pace. “Ognuno di noi è ora obbligato a dare una risposta onesta e ragionevole alle domande: perché sta accadendo questo? E cosa dobbiamo fare per riportare la pace e l’armonia?” si legge in un comunicato. Condannando poi categoricamente la violenza, la tortura, l’umiliazione, la detenzione infondata e l’estremismo in tutte le sue forme e manifestazioni, il Sinodo chiede a quanti amano la Bielorussia di porre fine a quanto sta accadendo.  (TC)

17 agosto - COSTA RICA Nuovo appello dei vescovi contro aborto terapeutico

Tornano a far sentire la loro voce i vescovi del Costa Rica contro l’aborto terapeutico. Lo scorso 12 dicembre, infatti, il Capo dello Stato, Carlos Alvarado Quesada, ha dato il via libera all’interruzione volontaria di gravidanza in caso di rischio di vita per la madre, stupro e malformazione nel feto. Per entrare in vigore, tuttavia, la normativa attende la pubblicazione di uno specifico “Protocollo di attuazione nelle strutture sanitarie”, un testo che è al momento sottoposto all’approvazione del Fondo di previdenza sociale. Per questo, come già avvenuto a giugno, la Conferenza episcopale locale (Cecor) ribadisce – in una lettera al Ministro per la Salute, Daniel Salas Peraza, datata 14 agosto – che “la vita umana è un dono di Dio” e va “difesa, tutelata e curata dal concepimento e fino alla morte naturale”. I presuli, per tanto, esortano le autorità a diffondere il testo del Protocollo quanto prima, affinché la popolazione sia adeguatamente informata sui suoi contenuti. Il diritto alla vita, infatti, continua la Cecor, è “il diritto umano più assoluto di tutti” ed è quindi “della massima importanza che tutte le decisioni che lo riguardano si svolgano nella massima trasparenza”. Inoltre, prosegue la missiva, “nella logica di un governo democratico e partecipativo”, la popolazione deve avere “accesso ai criteri che sono alla base di simili decisioni”. Appellandosi, poi, al “diritto all’informazione” garantito dalla Costituzione, i vescovi reiterano il loro appello alla pubblicazione del Protocollo. La lettera si conclude con un’invocazione al Dio della Vita affinché assista i legislatori nella “difficile missione di difendere la vita e la salute degli abitanti del Paese”, specialmente nella “lotta contro la pandemia da Covid-19”. (IP) 

17 agosto - COLOMBIA Giornata catechisti. Mons. Gómez : “Servire il ministero catechistico vi rende persone importanti nella Chiesa”

"Servire il ministero catechistico vi rende persone importanti nella Chiesa”. Così, in occasione della giornata dei catechisti, celebrata nel Paese ogni 21 agosto, nella memoria di Papa San Pio X, per il suo intenso lavoro catechetico, si è espresso, a nome di tutti i vescovi colombiani, in un videomessaggio pubblicato sulla pagina web dell’Episcopato, monsignor José Miguel Gómez Rodríguez, vescovo di Facatativá e presidente del Centro Pastorale per l'Evangelizzazione e la Fede della Conferenza episcopale colombiana (CEC). Il presule, incoraggiando i catechisti ad essere veri trasmettitori di fede, ha voluto ricordare che nella loro missione pastorale è il Signore Gesù che deve risplendere e non la persona, e li ha esortati a fare in modo che "nel catechismo il pezzo forte non siano le parole, ma l'esperienza ben fondata nella Parola divina di Dio". Monsignor Gómez Rodríguez, per animare la settimana del catechismo che la Chiesa cattolica celebra dal 16 al 23 agosto, ha invitato tutti i catechisti, nei prossimi giorni, a partecipare alle varie attività programmate dalla Conferenza episcopale e dalle giurisdizioni e ha chiesto alla Santa Vergine, come primo catechista, di guidare il cammino di ciascuno di questi servitori del ministero catechistico. (AP)

17 agosto -  GERMANIA “Cinque luoghi, un unico percorso”: 4 settembre, convegni regionali del Cammino Sinodale

“Cinque luoghi, un unico percorso” è il tema che farà da filo rosso ai cinque convegni regionali del Cammino Sinodale, organizzati dalla Conferenza episcopale tedesca (Dbk). Gli incontri si terranno tutti contemporaneamente il prossimo 4 settembre, dalle 10.00 alle 18.00, nelle città di Berlino, Dortmund, Francoforte sul Meno, Ludwigshafen e Monaco di Baviera. Come si legge sul sito web dei vescovi tedeschi, “a causa della pandemia da coronavirus, la seconda riunione sinodale prevista per l'inizio di settembre 2020 è stata rinviata al prossimo anno”. Per ovviare a questo posticipo, consentendo comunque uno scambio di opinioni su diversi argomenti, si terranno dunque i Convegni regionali, con un numero limitato di partecipanti. Il calendario dei lavori sarà identico per tutte e cinque le conferenze: l’avvio delle sessioni è previsto per le 10.00; seguirà una riflessione su “Coronavirus e Cammino Sinodale”, mentre nel pomeriggio sono previsti due incontri sul ruolo delle donne nella Chiesa e su amore e sessualità. I cinque convegni si concluderanno alle 17.30 con una funzione religiosa. “Le Conferenze regionali – si legge ancora sul sito web – non sono un’Assemblea sinodale nel vero senso del termine, ma vanno intese come un passo avanti comune sul Cammino sinodale e come un elemento importante del lavoro preparatorio ad esso”, perché ne garantiscono la continuità nel tempo. Pensato come un modo per rinnovare la Chiesa dopo lo scandalo degli abusi su minori e persone vulnerabili commessi da ecclesiastici e religiosi, il Cammino sinodale ha visto la sua prima Assemblea svolgersi dal 30 gennaio al 1° febbraio scorsi.  (IP)

17 agosto - FILIPPINE Vescovi per nuovo anno accademico: affrontare il Covid-19 con discernimento, preghiera e fiducia in Dio 

Discernimento, preghiera e fiducia in Dio. Sono queste le vie maestre da seguire per superare l’attuale “tempesta” sanitaria e socio-economica del Coronavirus. Ad indicarle i vescovi filippini nel messaggio agli insegnanti, educatori e ai seminari per l’apertura del nuovo anno accademico. Il documento, firmato da monsignor Socrates Villegas e da monsignor Roberto C. Mallari, rispettivamente presidenti delle Commissioni per i Seminari e per la catechesi e l’educazione cattolica della Conferenza episcopale (Cbcp), prende spunto dal brano evangelico della tempesta sedata (Mc 4:38-40) per ricordare che, in questo momento di paura, incertezza economica e agitazione sociale causate da cinque mesi di emergenza sanitaria e dal lockdown, ciò di cui hanno bisogno i filippini è “la pace, l’assicurazione e il potere” di Dio. “La ricerca di senso e scopo è il grande bisogno del nostro tempo. La nostra speranza è nel Signore, ma abbiamo bisogno di chiarezza di intenti e di una direzione certa da parte dei nostri leader in questo viaggio burrascoso”, avvertono i vescovi  che esortano a combattere la pandemia “con gli occhi della fede, il cuore della carità e la corazza della verità”. La battaglia contro il contagio – evidenzia il testo - parte dalla cura di se stessi per rafforzare il proprio sistema immunitario. Ma occorre soprattutto difendersi dalle “false narrazioni” dei media e delle stesse autorità pubbliche che minacciano la libertà di pensiero, espressione, di movimento e anche di riunione. In questo senso, le istituzioni educative cattoliche sono chiamate a fare circolare informazioni basate su dati scientifici, ma anche sugli insegnamenti sociali della Chiesa perché i cittadini filippini siano liberati “da paure infondate e ansie inutili”. Non meno importante per la guarigione della nazione è l’arma della preghiera. Per questo - ricorda il documento - i vescovi hanno lanciato dal 15 agosto, Solennità dell’Assunzione, al 15 settembre Festa dell’Addolorata, un mese di preghiera in cui i fedeli sono invitati a recitare ogni giorno alle 12.00 dieci “Ave Maria” nelle scuole, nei seminari, nelle parrocchie e nelle comunità cattoliche. Il documento conclude con un appello a contrastare la “cultura della morte” la cui ombra si è allungata sul Paese”: l'invito è a non farsi sopraffare dallo scoramento, ma ad affidarsi con speranza e fede al Signore. (LZ)

17 agosto - INDIA “Mother’s Meal”, iniziativa del padre clarettiano George Kannanthanam per sfamare i poveri

Per riuscire a sfamare le persone più vulnerabili, che hanno perso i loro mezzi di sussistenza a causa della pandemia di Covid-19, il padre clarettiano George Kannanthanam ha dato vita al movimento nazionale “Mother's Meal”, cibo della madre. Il sacerdote ha riferito ad UCA News, il 16 agosto, che milioni di poveri indiani "dipendono dagli altri per la sopravvivenza" e che quindi l’obiettivo della Chiesa “è quello di nutrire alcuni dei più vulnerabili”, distribuendo un kit al mese, contenente cibo secco del valore di 500 rupie, per un anno, fino al prossimo agosto.   “È un impegno lungo un anno per sostenere e assicurare la sopravvivenza - ha detto padre Kannanthanam - in questo momento di crisi". Saranno i volontari – ha spiegato – a fornire i kit alle famiglie scelte ogni mese – per iniziare 1.300 famiglie, che potranno aumentare a seconda della disponibilità dei fondi – alle quali "non sarà consegnato denaro". Religiosi cattolici, sacerdoti, suore e organizzazioni di fama mondiale selezioneranno le famiglie. Il progetto – ha aggiunto - è stato lanciato il 16 giugno in occasione del 171.mo di fondazione della Congregazione clarettiana e del 50.mo anno della sua presenza in India a Bengaluru (ex Bangalore), capitale dello stato del Karnataka, nel sud dell'India (AP).

17 agosto - KENYA Le religiose in prima linea nella lotta alla tratta di esseri umani

In prima linea contro la tratta: è questa la sfida lanciata dall’Associazione delle religiose del Kenya (Aosk), che sabato 8 agosto, insieme alla Commissione episcopale Giustizia e pace, ha tenuto un evento on line sul tema del traffico di essere umani, definito “una minaccia della società”. All’evento hanno preso parte virtualmente più di 250 suore. “Come religiose – ha detto Sr. Laura Pllanes, coordinatrice delle Religiose contro la tratta (Raht), citata dal blog dell’Amecea - abbiamo la responsabilità di affrontare questa piaga" perché essa è “un problema reale che accade nel mondo attuale” ed ignorarla “è un peccato di omissione”. Di qui, “l’urgenza di avviare campagne di sensibilizzazione all’interno delle comunità”, insistendo sulla prevenzione, dato che “un grammo di prevenzione è meglio di un chilo di cura”. Evidenziando, quindi, le difficoltà anche tecniche che si hanno nel “raggiungere gli angoli più remoti della terra” per informare le popolazioni sul dramma della tratta, Sr. Pllanes ha incoraggiato tutte le Congregazioni religiose alla collaborazione, affinché radunino le forze in nome “di un’unica missione”. In particolare coloro che operano nell’apostolato dei media e delle comunicazioni sociali sono stati esortati a portare alla luce “forme meno conosciute di tratta di esseri umani”, documentandole e raccontandole “in modo reale ed affidabile”, così da accrescere maggiormente la consapevolezza sociale su questo problema, puntando anche a far capire il legame tra la tratta ed il traffico di migranti. (IP)

17 agosto - LIBANO Cardinale Béchara Raï: servono elezioni anticipate, il popolo vuole un governo per il bene del Paese

“Organizzare elezioni parlamentari anticipate senza aspettare una nuova legge elettorale e formare un nuovo governo, come chiede il popolo”: è l’appello lanciato ieri, 16 agosto, dal Cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti. Da mesi, infatti, il Libano versa in una grave condizione crisi sociale, economica e politica, aggravata dalla pandemia da coronavirus. Dopo un lungo e annoso stallo politico-istituzionale, l’esecutivo attualmente al potere è fortemente criticato dalla popolazione, vinta dal carovita, dalla fame e dal dilagare della corruzione. A tutto questo, si è aggiunta la grave esplosione avvenuta il 4 agosto in un magazzino del porto di Beirut e che ha provocato centinaia di morti e migliaia di feriti e sfollati. Nella sua omelia domenicale, il Patriarca ha esortato i leader politici a promuovere il cambiamento” perché il popolo vuole “un governo che rompa con il passato” e che “salvi il Paese, non la classe politica”. “Non c’è governo di unità nazionale senza una vera unità e non c’è governo di consenso senza consenso sulle riforme – ha ribadito il porporato – Desideriamo un governo dello Stato e del popolo, non un governo dei partiti”. Oggi, intanto, il Patriarca maronita ha lanciato ufficialmente il “Memorandum del Libano e della neutralità attiva”, già annunciato diverse settimane fa: “Oggi siamo in una spirale di guerra permanente e la neutralità è l’unica via d’uscita”, ha detto. Articolato in diversi punti, il documento sottolinea in primo luogo il “non allineamento” del Paese in “conflitti politici o guerre” e la “non interferenza” esterna da parte di altri. In secondo luogo, si richiama il sostegno del Paese dei Cedri “alle cause dei diritti umani e della libertà dei popoli” e il “rafforzamento nazionale” attraverso istituzioni e legislazioni adeguate. Per le sue caratteristiche culturali, religiose e geografiche – ha detto il Cardinale Béchara Raï – il Libano ha “un ruolo da svolgere nel rafforzamento della pace e della stabilità della regione”, creando “uno spazio di dialogo tra religioni, culture e civiltà”. (IP)

17 agosto - EL SALVADOR #coronavirus I vescovi annunciano la riapertura delle Chiese ai fedeli dal 30 agosto

La Conferenza episcopale di El Salvador (Cedes) ha annunciato ieri che le chiese del Paese centroamericano riapriranno il 30 agosto, dopo cinque mesi di chiusura a causa della pandemia di Covid-19. "Annunciamo – si legge nel comunicato diffuso dall’Episcopato sulla sua pagina web - una notizia attesa da tempo: domenica 30 agosto riapriremo i luoghi di culto ai fedeli". La decisione è stata presa in seguito alla diminuzione del numero dei casi di coronavirus nel Paese. El Salvador, a partire da sabato, ha registrato infatti 22.912 casi positivi, 612 morti e 10.807 guariti. La Cedes ha spiegato che "sarà un'apertura graduale", che rispetterà, nell’interesse comune, i protocolli approvati e seguirà le misure di biosicurezza prescritte dal governo, "per evitare possibili contagi”. I presuli, per il lungo e duro cammino dei fedeli, pieno di sofferenza, soprattutto per l’impossibilità di poter ricevere l’Eucaristia, da quando, a marzo, sono state chiuse le chiese, a causa della diffusione della pandemia, hanno concluso il loro comunicato ringraziando i sacerdoti, i religiosi, e i laici, per lo sforzo fatto per vivere la fede in famiglia e per l’attività pastorale portata avanti attraverso i mezzi di comunicazione sociale.(AP)

17 agosto - IRLANDA Arcivescovo di Dublino: razzismo, un affronto alla dignità dell’altro

Il razzismo e l’intolleranza sono “sempre un affronto alla dignità di chi ne è oggetto”: lo ha detto ieri, 16 agosto, l’Arcivescovo di Dublino, in Irlanda, Monsignor Diarmuid Martin, celebrando la Santa Messa nella Pro-Cattedrale cittadina. Nella sua omelia, il presule ha preso spunto dal passo del Vangelo che narra l’incontro tra Gesù e una cananea e che racconta come il Signore rimanga colpito dalla prova di fede della donna la quale, seppur pagana, implora la guarigione della figlia malata. In tal modo, ha detto il presule, “Gesù ci dimostra che la bontà umana e la vera fede si possono trovare proprio tra le persone che siamo tentati di escludere” a causa di alcuni nostri atteggiamenti restrittivi. “Nel corso di tutta la storia della Chiesa, abbiamo visto i credenti costruire barriere per eccesso di zelo nel difendere il messaggio di Gesù – ha aggiunto Monsignor Martin - Ma l'insegnamento di Gesù non può mai prevedere l'intolleranza verso coloro che consideriamo diversi. La verità va sempre ricercata nell'amore”. Di qui, l’appello dell’Arcivescovo di Dublino affinché la Chiesa di Cristo sia sempre “una Chiesa in cui le persone sono accolte, rispettate e amate anche nella loro diversità”.  “L'odio e l'intolleranza non possono mai favorire la bontà e l'amore – ha evidenziato il presule irlandese - Il linguaggio dell'odio non può mai essere conciliato con l'insegnamento di Gesù. Quando i credenti e le comunità ecclesiali assumono atteggiamenti restrittivi e giudicanti, infatti, fanno sentire gli altri come emarginati, non amati, disperati e feriti nella loro dignità”. Monsignor Martin ha fatto poi riferimento ad episodi di “razzismo crescente e di linguaggio intollerante” in Irlanda, soprattutto nel contesto giovanile: “Ho paura quanto sento queste notizie – ha detto l’Arcivescovo – Forse i giovani non si rendono conto di quanto sia dannoso il loro comportamento”. (IP)

17 agosto - POLONIA L’ambasciatore d’Israele: Wojtyla ancora ricordato per aver promosso il dialogo interreligioso 

“Giovanni Paolo II è stato uno dei papi più importanti che ha lavorato per il dialogo interreligioso”: è quanto ha affermato l’ambasciatore d’Israele in Polonia Alexander Ben Zvi in una dichiarazione resa nota dal portale polskifr.fr sottolineando che Wojtyla ha fatto molto anche per il dialogo ebraico-cristiano. In un comunicato la Conferenza episcopale polacca riporta quanto affermato dall’ambasciatore che ha evidenziato come “molti pregiudizi sono stati infranti e contatti sistematici e congiunti tra ebraismo e cristianesimo sono iniziati” da quando Giovanni Paolo II ha definito gli ebrei “fratelli maggiori nella fede”. Alexander Ben Zvi ha aggiunto che la visita di Giovanni Paolo II in Israele del marzo 2000 viene ricordata ancora. “È stato un evento molto importante - ha commentato - c’è stata una trasmissione in diretta televisiva degli incontri e per commemorare questa visita è stato emesso un francobollo speciale. I discorsi del Papa sono stati ampiamente commentati e accolti molto bene - ha proseguito -. La memoria di Giovanni Paolo II è molto forte in Israele”. L’ambasciatore d’Israele in Polonia ha poi definito il Parco Nazionale della Memoria aperto a Toruń dedicato ai polacchi che hanno salvato gli ebrei durante la seconda guerra mondiale un’iniziativa molto importante per la storia della Polonia e di Israele. “Dobbiamo rendere omaggio a chi ha rischiato la propria vita per salvare quella degli altri - ha rimarcato -. Erano eroi. È importante portare avanti una ricerca storica per trovare queste persone. Ed è anche importante che il Parco commemori l’Olocausto”. (TC)

17 agosto -  MALAWI Le POM lanciano programmi tv e radio per bambini e giovani

Dare assistenza pastorale e missionaria ai bambini e ai giovani, soprattutto in questo tempo di pandemia da Covid-19: con questo obiettivo, le Pontificie Opere Missionarie (Pom) del Malawi, hanno lanciato una serie di programmi mediatici rivolti ai più piccoli. L’iniziativa – si legge sul blog dell’Amecea – si svolge in collaborazione con la Commissione Pastorale Nazionale, il Dipartimento Nazionale delle Comunicazioni e le emittenti cattoliche gestite dalla Conferenza episcopale del Malawi. I programmi sono iniziati sabato 8 agosto e, come spiega il direttore locale delle Pom, padre Vincent Mwakhwawa, si punta a “non lasciare fuori dalla cura pastorale i più giovani” in questi tempi di emergenza sanitaria in cui le scuole sono chiuse, guardando in particolare all’uso delle tecnologie come strumento per evangelizzare ed approfondire la fede. “I bambini ed i giovani devono avere consapevolezza del loro ruolo nella missione universale della Chiesa”, afferma padre Mwakhwawa. (IP)

17 agosto - COSTA D’AVORIO Da Abidjan l’invito di Sant’Egidio ad un impegno per la pace nello “nello spirito di Assisi”

La Comunità di Sant’Egidio lancia un appello per la pace nella Costa d’Avorio “nello spirito di Assisi”, ricordando l’incontro di preghiera voluto da Giovanni Paolo II nel 1986 nella cittadina umbra con rappresentati di diverse religioni per condividere la speranza di un mondo migliore, rinnovato, profondamente fraterno e puramente umano. Dopo anni di scontri, oggi nel Paese non c’è più la guerra, ma le conseguenze delle divisioni vissute per un decennio sono evidenti in una società in cui si fa ancora ricorso alla violenza e i più deboli non sono tutelati, si legge in un comunicato reso noto ad Abidjan. “Pensiamo soprattutto ai bambini abbandonati, a quelli che vivono per strada, agli anziani che non sono protetti e spesso sono emarginati - scrive la Comunità di Sant’Egidio - ma anche all’aumento della povertà, figlia della guerra, nonostante la crescita economica abbia fatto progredire il Paese”. “Vogliamo invocare il senso di responsabilità e solidarietà di tutti affinché tutti diventino costruttori di pace - è l’invito che viene lanciato dal movimento laicale di ispirazione cattolica - vogliamo, l’uno accanto all’altro, nel rispetto delle nostre differenze che consideriamo elementi di reciproco arricchimento e non di separazione, rivolgere un’invocazione unica al nostro Padre, Dio Onnipotente”.  (TC)

17 agosto - PAPUA NUOVA GUINEA Primo anniversario Parrocchia di Rapolo. Vescovo: seguire esempio di Don Bosco

Una parrocchia giovane di età, ma già ricca di esperienze e testimonianze: è quella di “Maria Ausiliatrice” a Rapolo, in Papua Nuova Guinea, e che ieri, domenica 16 agosto, ha celebrato il suo primo anniversario di fondazione. La chiesa salesiana è stata eretta, infatti, nel 2019, dividendo la precedente parrocchia della Cattedrale. Punto focale della sua missione è la cura pastorale dei giovani, ai quali è dedicato un apposito Centro, così da combattere la delinquenza che imperversa tra gli adolescenti. La neo-parrocchia si occupa anche dell’educazione dei bambini attraverso l’asilo, della catechesi nei villaggi e della formazione della comunità cattolica. Il primo anniversario del luogo di culto è coinciso con un altro importante evento: il 205° compleanno di San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani, nato il 16 agosto 1815 e il cui carisma è ancora molto vivo e sentito nel cuore della popolazione locale. Non solo: l’Arcivescovo metropolita di Rabaul, Monsignor Francesco Panfilo, ha colto l’occasione per salutare i fedeli. Il 19 giugno scorso, infatti, Papa Francesco ha accettato la sua rinuncia, nominando come successore Monsignor Rochus Josef Tatamai. “Ringraziamo il Signore per i grandi doni che riceviamo ogni giorno – ha detto Monsignor Panfilo - RingraziamoLo per il dono della vita, dei sacramenti, dell'amicizia e della fede". Richiamando, poi, l’esempio di San Giovanni Bosco, il presule ha ricordato il coraggio con cui il fondatore dei Salesiani ha affrontato ogni sfida, senza mai arrendersi. Di qui, l’esortazione rivolta ai giovani: “Chiedete sempre al Signore ‘Cosa vuoi Tu da me?’”, ha raccomandato il presule. (IP)

17 agosto -  PORTOGALLO “Aiuta il Libano”: campagna dei Gesuiti a sostegno del Paese dei Cedri

Una raccolta fondi da devolvere al Libano, fortemente provato dell’esplosione avvenuta il 4 agosto in un magazzino del porto di Beirut e che ha provocato centinaia di morti e migliaia di feriti, lasciando oltre 300mila persone senza un tetto sopra la testa. A lanciare l’iniziativa sono i Gesuiti del Portogallo che, in una dichiarazione riportata dall’agenzia Ecclesia, spiegano: "Questa campagna vuole rispondere agli appelli di aiuto provenienti da coloro che sono sul campo, tra cui molti gesuiti, nonché all'auspicio di Papa Francesco che i cristiani sostengano il Paese in questo momento di profondo bisogno”. Proprio ieri, 16 agosto, infatti, il Pontefice è tornato ad invocare la solidarietà internazionale per il Libano, così come aveva fatto già all’Angelus di domenica 9 agosto. Nello specifico, i fondi raccolti tramite l’iniziativa saranno destinati alla “Fondazione Gonçalo da Silveira”, una ong in favore dello sviluppo, che li invierà alla Rete Xavier, la piattaforma internazionale di organizzazioni non governative della Compagnia di Gesù, la quale si occuperà della loro attuazione sul campo, in collaborazione con gli enti locali. (IP)

17 agosto -  EUROPA Crisi Bielorussia. 18 agosto, momento di preghiera indetto da Giustizia e pace Europa

“Invitiamo tutti i cristiani a unirsi nella recita del ‘Padre Nostro’ per il popolo bielorusso, martedì 18 agosto alle ore 18.00, affinché la verità, la giustizia e la pace prevalgano”: questa l’iniziativa di preghiera lanciata dal Comitato Esecutivo di Giustizia e Pace Europa, di fronte all’attuale situazione che si vive in Bielorussia. Dopo le votazioni presidenziali del 9 agosto, infatti, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro la sesta rielezione di Alexander Lukashenko. Ne sono seguiti scontri con le forze di sicurezza che hanno provocato morti, feriti e numerosi arresti. “La repressione dei diritti e delle libertà civili si è intensificata – scrive Giustizia e pace Europa in una nota - Questo allarmante situazione rappresenta una grave minaccia per la giustizia e la pace non solo in Bielorussia, ma in tutta la regione”. Di qui, la forte denuncia dell’organismo europea contro “ogni forma di violenza”, “la ferma condanna dell'uso della tortura da parte delle autorità bielorusse contro i manifestanti detenuti” e la richiesta di “rilascio immeditato di tutti coloro che sono stati arrestati senza alcuna giustificazione”. Le autorità bielorusse vengono, quindi, esortate ad “aderire ai principî democratici e a rispettare pienamente i diritti umani, compreso il diritto alla vita, la proibizione della tortura, la libertà di assemblea, di stampa e di espressione”. Giustizia e pace Europa sostiene, poi, gli sforzi dell’Ue affinché “lavori su misure mirate contro i responsabili di gravi violazioni dei diritti umani”. La medesima solidarietà viene espressa nei confronti dei vescovi cattolici della Bielorussia e del loro appello a “cercare la verità sulla base di un dialogo pacifico e inclusivo tra la leadership politica bielorussa e la società tutta, così da evitare ulteriori violenze. (IP)

17 agosto - BRASILE Don Câmara dichiarato “Patrono dei diritti umani di Pernambuco“

“Patrono dei diritti umani di Pernambuco”: è il titolo riconosciuto a dom Hélder Câmara, Arcivescovo d di Olinda e Recife, in Brasile, e Servo di Dio scomparso ventuno anni fa, il 27 agosto 1999. Il riconoscimento è stato ufficializzato con l'approvazione della legge n. 17.006 dell'Assemblea legislativa dello Stato di Pernambuco e promulgato dalla presidenza della Camera il 10 agosto. Da ricordare che il 26 dicembre 2017 il compianto presule era già stato dichiarato “Patrono brasiliano dei diritti umani”, con una legge federale. Mancava però il riconoscimento dello Stato in cui l’Arcivescovo si è distinto per il suo impegno in favore dei poveri e della popolazione locale. Nato a Fortaleza nel 1909, dom Helder entra in seminario all’età di 14 anni, per studiare filosofia e teologia. Ordinato sacerdote il 15 agosto 1931, a 22 anni, celebra la sua prima Messa il giorno successivo. Nel 1952 viene trasferito a Rio de Janeiro, dove opera per 28 anni, dedicandosi all’evangelizzazione e allo sviluppo di opere sociali, come la “Banca della provvidenza” a servizio dei più bisognosi. Contribuisce alla nascita della Conferenza episcopale del Brasile, nel 1950, e del Consiglio delle Conferenze episcopali latinoamericane (Celam), nel 1955, del quale diviene anche presidente. Il 12 aprile 1964 viene nominato Arcivescovo di Olinda e Recife, incarico che conserva fino al 1985. Sceglie di vivere in povertà, in periferia, lasciando ai poveri il palazzo vescovile, perché afferma: “Ci sono miserie che gridano, di fronte alle quali non abbiamo il diritto di restare indifferenti”. Negli anni ’70, denuncia pubblicamente la grave situazione dei prigionieri politici in Brasile, vittime di torture, e viene spesso minacciato di morte. Candidato quattro volte al Premio Nobel per la Pace e vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali, muore il 27 agosto 1999 per arresto cardiaco. Il suo processo di beatificazione inizia nel 2014 e nell’aprile 2015 dom Câmara riceve il titolo di “Servo di Dio”. (IP)

14 agosto - TANZANIA Appello leader religiosi: elezioni generali siano giuste e pacifiche

Urne aperte, in Tanzania, il prossimo 28 ottobre, data in cui sono previste le elezioni generali. In vista dell’appuntamento elettorale, i leader religiosi del Paese hanno esortato le istituzioni statali a garantire che tutti i partiti politici e le parti interessate lavorino in nome della giustizia e della pace. L’appello congiunto è stato lanciato martedì 11 agosto a Dar es Salaam durante un incontro della “Interfaith Tanzania” – organismo composto dalla Conferenza episcopale locale, dal Consiglio nazionale musulmano e dal Consiglio cristiano del Paese - incentrato sui diritti delle comunità e sulla loro partecipazione alle votazioni. Tra i vari interventi, riportati dal blog dell’Amecea (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell'Africa orientale), anche quello del vescovo di Zanzibar, Monsignor Augustine Shao, che ha insistito sul rispetto del diritto di voto, sia attivo che passivo, ed ha messo in guardia dalla corruzione tra i candidati, perché “la corruzione è nemica della pace”. Esortando poi a non fare del voto un oggetto di compravendita, Monsignor Shao ha invitato i mass media nazionali a dare spazio alla campagna elettorale di tutti i candidati, così da garantire il giusto diritto della popolazione all’informazione, affinché si possa fare la scelta giusta. “Non permettete ai politici di corrompervi in modo da dare risalto soltanto ad alcuni candidati – ha incalzato il presule rivolgendosi ai media – Se accettate questo, distruggerete il significato della democrazia ed il diritto di parola di ciascuno. Rispettate l’etica dell’informazione”. Un altro punto critico, ha detto il vescovo di Zanzibar, è la gestione dei registri elettorali che, se ignorata, potrebbe portare alla violazione della pace. Nel 1995, ha ricordato infatti il presule, molti giovani non si presentarono per la registrazione, ma poi rimasero coinvolti in disordini quando i loro candidati preferiti non riuscirono a vincere. Questo è un altro aspetto fondamentale, ha detto Monsignor Shao: “Educare la popolazione al rispetto e all’accettazione dei risultati, una volta che saranno resi noti dalle autorità competenti”.  (IP)

14 agosto - ARGENTINA Città di Rosario aderisce a Protocollo aborto. Vescovo: no alla cultura dello ‘scarto’

“Mi rammarico profondamente che la nostra città abbia deciso di seguire questa tendenza sociale, culturale e politica allo ‘scarto’”: sono le parole che l’Arcivescovo di Rosario, in Argentina, Monsignor Eduardo Eliseo Martín scrive al Consiglio Comunale, il quale ha deciso di far aderire la città al Protocollo per l'interruzione legale della gravidanza. Decretato nel 2019 dal Ministero della Salute, il documento, di fatto, legalizza l’Interruzione volontaria di gravidanza nel Paese. Esprimendo, dunque, “profonda preoccupazione, amarezza e dolore” per questa scelta, il presule sottolinea: “È molto grave che il diritto alla vita dei nascituri, riconosciuto dalla Costituzione fin dal momento del concepimento, sia palesemente violato da un decreto che, quasi fosse una legge, apre le porte al libero aborto”. Monsignor Martín richiama, poi, quanto affermato dalla Commissione permanente della Conferenza episcopale argentina, ovvero che l’imposizione del Protocollo ha violato la gerarchia normativa vigente, composta non solo dalla Costituzione, ma anche dal Codice civile, dai Trattati internazionali cui l’Argentina ha aderito e da leggi specifiche che tutelano la vita sin dal concepimento. Per questo, l’Arcivescovo di Rosario afferma: “Chi è a favore della dignità e del valore sacro di ogni esistenza non è contro i diritti”. Chiedendo espressamente la revoca del Protocollo, il presule evidenzia anche sarebbe stato meglio applicare quanto richiesto dalla Costituzione: l’articolo 75 raccomanda infatti “un sistema speciale e integrale di sicurezza sociale per la tutela del bambino in situazioni di disagio, dalla gravidanza fino alla fine dell’istruzione primaria, e della madre, durante la gravidanza e l’allattamento”.“La vita è il primo e più prezioso dono che Dio ha fatto all'uomo – scrive ancora il presule - e deve essere protetta con la massima cura dal concepimento alla morte naturale”. La lettera del presule al Consiglio Comunale si conclude con l’auspicio che vengano attuate politiche sanitarie in favore delle madri e dei bambini, affinché “tutti siano protetti nel loro inalienabile diritto alla vita, soprattutto i più deboli”. (IP)

14 agosto - FILIPPINE Presunta frode ai danni della sanità. Appello Caritas a giustizia e responsabilità

Fa discutere, nelle Filippine, la notizia di una presunta frode ai danni del sistema sanitario nazionale e che vedrebbe coinvolti, in casi di corruzione, alti funzionari governativi. Alcuni esponenti dell’esecutivi, infatti, sembreremmo implicati in un ammanco di 15 miliardi di pesos (ovvero 300 milioni di dollari) riscontrato nel fondo anti-Covid della Philippine Health Insurance Corporation (PhilHealth), ossia il programma nazionale di assicurazione sanitaria creato per contribuire a fornire assistenza medica adeguata a tutti i cittadini. Di fronte a queste informazioni, la Caritas filippina ha diffuso una nota dai toni molto chiari: “Il sistema sanitario nazionale – ha detto il presidente dell’organismo, Monsignor Jose Colin Bagaforo – è stato crivellato dalla corruzione perché i funzionari del governo sono così egoisti da pensare di poterla sempre fare franca”. Chiedendo, quindi, la sospensione immediata delle persone sospettate, il presule auspica “un'indagine indipendente” sull’accaduto, invitando le autorità governative a “scoprire la verità, servire la giustizia e a mettere tutti gli interessati davanti alle proprie responsabilità", soprattutto perché “nei pubblici uffici, la responsabilità deve essere la misura primaria” di ogni comportamento. Dal presidente della Caritas Filippine anche l’appello affinché l’inchiesta sia “equa e corretta” e non favorisca nessuno “a partire dai vertici e fino all’ultimo dipendente della PhilHealth” perché “è davvero clamoroso che possano accadere episodi di questa portata”, per di più a livello istituzionale. “Il popolo – ha concluso Monsignor Bagaforo – non può essere sempre il bersaglio della corruzione del governo”. Intanto, il Capo dello Stato, Rodrigo Duterte, ha istituito un Comitato di inchiesta per analizzare l’accaduto e raccogliere le eventuali prove. (IP)

14 agosto - REP. CECA Caritas lancia quattro progetti solidali in Georgia

Sono 2.500 i km che separano la Repubblica Ceca dalla Georgia. Ma la solidarietà, si sa, non ha confini. E così, sin dalla fine di luglio, la Caritas ceca è riuscita ad avviare quattro progetti di aiuti a Tbilisi e dintorni. “Sono programmi che rappresentano una grande sfida – spiega Jan Blinka, capo missione della Caritas ceca in Georgia – ma sono certo che li porteremo a termine”. Nel dettaglio, due di essi sono incentrati sullo sviluppo sociale inclusivo, attraverso il miglioramento del settore sanitario. Il primo, in particolare, si pone in linea con un progetto simile, implementato tra il 2017 ed il 2019 e che ha portato all’introduzione di strumenti elettronici per la misurazione della qualità in cinque strutture sanitare di base nella capitale georgiana. Il nuovo progetto, ora, estenderà tali strumentazioni in ulteriori 41 centri medici. Il secondo programma, invece, si concentra sulla creazione di un sistema nazionale alternativo di assistenza per adulti, basato sui bisogni individuali dei beneficiari. Ad esempio, per le persone disabili si sta lavorando all’avvio di due Centri di assistenza di tipo familiare, calibrati “su misura” delle persone in difficoltà. Gli altri due interventi solidali sono finanziati dall’Agenzia slovacca per la Cooperazione internazionale allo sviluppo e si concentrano nella regione rurale di Racha-Lechkhumi. Il primo progetto, della durata di un anno, è dedicato allo sviluppo di infrastrutture per la gestione dei rifiuti, con il coinvolgimento diretto dei residenti nel riciclaggio e nella sensibilizzazione ambientale. Inoltre, nel contesto dell’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus, il secondo piano di aiuti mira a “mitigare gli impatti economici negativi della pandemia da Covid-19 sulla popolazione della regione montuosa georgiana Racha". In tale ambito, la Caritas ceca sosterrà le piccole e medie imprese locali e il mantenimento dei posti di lavoro attraverso la distribuzione di sovvenzioni. Infine, i gruppi sociali più vulnerabili, come le famiglie, saranno aiutati anche con una fornitura di risorse agricole. (IP)

14 agosto - ITALIA In occasione della festività dell’Assunzione le Gallerie degli Uffizi invitano alla mostra virtuale “Perpetua virginitas”

È on line da oggi sul portale delle Gallerie degli Uffizi di Firenze la mostra “Perpetua virginitas” dedicata al dogma Assunzione di Maria in cielo. L’esposizione virtuale, sottotitolata “L’Assunzione della Vergine di Andrea del Sarto”, propone un raffronto di due lavori del pittore fiorentino che Giorgio Vasari definì “senza errori”. Si tratta di dipinti che nelle collezioni degli Uffizi, fra le opere che affrontano il tema dell’Assunta, “spiccano, maestose nelle dimensioni e spettacolari nella composizione”, spiega Anna Bisceglia, che con i suoi testi accompagna il visitatore virtuale. Sono le Assunte denominate “Panciatichi” e “Passerini”, dai cognomi dei committenti, realizzate fra il 1523 e il 1528 e oggi conservate nella sala dell’Iliade della Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Il percorso web è arricchito da una introduzione al tema dell’Assunzione, il dogma che gli artisti hanno cercato di tradurre in immagini rifacendosi a quanto trasmesso dai Vangeli e dai racconti degli scritti apocrifi, che “arricchivano e corredavano i testi originali con notazioni e interpretazioni, spesso non dimostrabili storicamente, ma utili a modellare gli esempi di virtù da additare al fedele”. Poi Anna Bisceglia spiega poi il passaggio della rappresentazione dell’Assunzione dalla Dormitio Virginis - “ovvero la scena in cui Maria giace sul suo letto attorniata dagli apostoli che assistono al suo ‘transito’ (…) dalla dimensione terrena a quella divina” - al “viaggio di Maria verso il seggio celeste” e al “ritrovamento del suo sepolcro vuoto da parte degli apostoli”. Concludono la mostra virtuale immagini del culto mariano prima dell’Assunzione. TC)

14 agosto - KENYA #coronavirus. Appello vescovi ai giovani: proteggete malati e anziani dal Covid-19

 È un appello alla responsabilità quello lanciato ai giovani da Monsignor Anthony Muheria, Arcivescovo di Nyeri, in Kenya: il presule, infatti, ha esortato i ragazzi a proteggere gli anziani ed i malati dal virus Covid-19 attraverso il rispetto rigoroso delle misure anti-contagio emanate dal Ministero nazionale della Sanità. In quanto presidente del Consiglio interreligioso per la riposta alla pandemia, inoltre, Monsignor Muheria ha ricordato alle giovani generazioni che la loro vitalità e spontaneità, tipica dell’età, può essere rischiosa, in quanto può facilmente trasformarsi in veicoli di trasmissione del coronavirus. “Incoraggiatevi l’uno l’altro ad indossare le mascherine – ha detto l’Arcivescovo – evitate di abbracciarvi e mantenete il distanziamento sociale”. “Ora siete in prima linea in questa battaglia – ha aggiunto – Vi preghiamo di impegnarvi e di esortare i vostri coetanei a fare lo stesso”. Ricordando, poi, che il prossimo 18 agosto inizierà la graduale riapertura dei luoghi di culto nel Paese, con la possibilità di tenere celebrazioni con concorso di popolo sempre nel rispetto delle normative vigenti, l’Arcivescovo si è appellato “ai leader politici, ai leader religiosi e ai fedeli” affinché “non si creino occasioni che mettono in pericolo gli altri a causa della nostra negligenza o mancanza di disciplina”. Intanto, al 14 agosto, in Kenya il Covid-19 ha fatto registrare 28.104 casi positivi, 456 decessi e 14.610 guariti. (IP)

 

14 agosto - PORTO RICO Crisi elettorale. Appello vescovi alla preghiera e alla pace

È caos elettorale a Porto Rico dove domenica scorsa, 9 agosto, si sarebbero dovute tenere le elezioni primarie. Ma alcune irregolarità nel processo di consegna del materiale e delle schede elettorali hanno causato ritardi nell'apertura dei seggi e dubbi tra i cittadini, con il risultato che 45 su 78 comuni non hanno potuto votare. Le consultazioni sono state quindi posticipate a domenica prossima, 16 agosto, ma intanto la Conferenza episcopale locale ha lanciato un appello alla preghiera e alla pace. In una nota a firma del presidente dei vescovi, Monsignor Rubén González Medina, la Chiesa portoricana invita le autorità a cercare canali d'intesa per gestire la crisi attuale. “Come Chiesa – si legge nella dichiarazione – non spetta a noi dare direttive su questo, ma come pastori e come cristiani è nostro compito invitare al dialogo, evitare messaggi di odio e di animosità, così come opportunismi di parte o mediatici che vanno a scapito della pace e della serenità del nostro popolo”.  “Per il bene della democrazia del Paese, per il diritto di voto, per il rispetto nei confronti di elettori” e dei funzionari elettorali, ribadiscono i presuli, “quanto accaduto il 9 agosto non può restare impunito”, né deve essere “minimizzato”, in quanto “non solo ha influito negativamente sul processo elettorale, ma ha anche minato la fiducia dei cittadini”. Sollecitando, quindi, quanto prima “un’indagine”, affinché l’Isola “non sia esposta ad una nuova pandemia, quella del caos democratico”, i vescovi portoricani esprimono le loro perplessità anche sulla reale “fattibilità e affidabilità” delle elezioni generali previste per novembre e mettono in dubbio le capacità delle autorità di avviare “un processo elettorale equo, giusto e trasparente”. “Ci sono forse interessi di parte o individuali coinvolti?” chiedono i presuli. (IP)

14 agosto- BRASILE Elezioni nel Paraná. Vescovi: politica sia al servizio della vita e della pace

“La buona politica è al servizio della vita e della pace”: lo affermano i vescovi del Paraná, Stato del Brasile meridionale, nel quale a novembre si terranno le elezioni municipali. “È molto importante – scrivono i vescovi in una nota a firma del loro presidente, Monsignor Geremias Steinmetz, Arcivescovo di Londrina – partecipare a questo momento politico e scegliere, con responsabilità, coloro che governeranno i nostri Comuni”. La nota, si spiega, è rivolta “al clero diocesano, ai religiosi e alle religiose, ai responsabili dei ministeri pastorali, alle organizzazioni e ai movimenti della Chiesa del Paraná, ai cristiani cattolici e ai candidati alle elezioni”. A tutti, i vescovi ricordano: “Siete chiamati a rinnovare e a ravvivare la speranza del popolo cristiano in giorni migliori. La politica, infatti, se esercitata secondo i suoi nobili principi, ha questo potenziale”. Di qui, l’invito ad “incoraggiare le comunità ad essere uno spazio di dialogo e di rafforzamento della democrazia, in vista di una partecipazione coscienziosa e responsabile al processo elettorale”. I presuli del Paraná si dicono, poi, consapevoli del difficile scenario attuale, in cui la pandemia da coronavirus rappresenta “una grande sfida, che richiede alla politica impegno e creatività”. In un momento in cui migliaia di persone sono morte e tante altre hanno “grandi necessità di sostentamento”, la Chiesa del Sud del Brasile ribadisce l'importanza di scegliere leader capaci di gestire le crisi, impegnati nella giustizia e nell'etica e che mettano la vita sempre al di sopra dell'economia”. “La politica è una delle più alte forme di carità perché cerca il bene comune - continua la nota, citando Papa Francesco - Ecco perché è così importante, in questo momento, invitare i cristiani cattolici a partecipare, con coscienza e responsabilità, al prossimo processo elettorale”. (IP)

14 agosto - NUOVA ZELANDA Verso le elezioni. Vescovi smentiscono presunto appoggio ai conservatori

Il 19 settembre, la Nuova Zelanda è chiamata alle urne per il rinnovo del Parlamento. L’attuale primo ministro, Jacinda Ardern, leader del partito progressista “Labour Party”, sembra essere la favorita, a discapito dei conservatori. Ma in vista della tornata elettorale, è circolata sul web, in questi giorni, una presunta dichiarazione della Conferenza episcopale locale (Nzcb) in cui si esortano i cattolici a votare per il Nuovo Partito Conservatore. Immediata la reazione dei vescovi che, in una nota, confutano nettamente tali affermazioni e bollano la presunta dichiarazione come “falsa”. “I vescovi della Nuova Zelanda – afferma chiaramente il Cardinale John Dew, vicepresidente della Nzcb – non hanno appoggiato e non appoggeranno alcun partito politico. In quanto Pastori, non è nostro compito dire alla gente per chi votare”. Il porporato si dice poi “particolarmente preoccupato” perché la falsa dichiarazione cita, come fonte, un dipendente della Chiesa cattolica locale. “Questo è veramente spaventoso”, afferma il Cardinale Dew informando poi del fatto che, prossimamente, la Nzcb rilascerà un suo proprio documento programmatico. "Ci è stato detto da un rappresentante del Nuovo Partito Conservatore – conclude il porporato - che non sanno chi ci sia dietro la falsa dichiarazione, e noi lo accettiamo”. (IP)

14 agosto - GERMANIA Vescovi ad Oświęcim/Auschwitz ricordano San Massimiliano Kolbe

“Missionario dell’amore per Dio e per il prossimo”: con queste parole Monsignor Ludwig Schick, Arcivescovo di Bamberga, in Germania, ha ricordato San Massimiliano Kolbe, la cui memoria liturgica ricorre oggi. E lo ha fatto in un luogo molto significativo, ovvero ad Oświęcim/Auschwitz, là dove Kolbe morì il 14 agosto 1941, offrendo la propria vita al posto di quella di un padre di famiglia, nel campo di sterminio nazista in cui erano entrambi prigionieri. Rinchiuso nel bunker della fame, San Massimiliano morì dopo due settimane di stenti, ucciso da un’iniezione di acido fenico. “San Massimiliano – ha detto Monsignor Schick – comprese che la sua missione era far capire agli altri che tutti sono amati da Dio”. “Soprattutto in questo anno, in tempi di pandemia da coronavirus – ha aggiunto il presule - è importante ispirarsi a Kolbe e proclamare il Vangelo affinché nessun razzismo, nazionalismo o egoismo possa diffondersi a scapito degli altri”. Inoltre, a 75 anni dalla fine della seconda Guerra mondiale, l’Arcivescovo tedesco ha ribadito che “la pace è un compito che va perseguito costantemente”, in particolare nel periodo storico attuale in cui “le tensioni tra i popoli sono in aumento”. Per contribuire alla riconciliazione nel mondo, ha detto il vescovo tedesco, bisogna “proclamare il Vangelo, proprio che fece San Kolbe”: solo risvegliando “l’amore per Dio e per il prossimo nel cuore di ogni singola persona”, ha concluso infatti il presule, si potrà cercare di “mantenere l’Europa come un’unione di nazioni e culture diverse, ma unite nella solidarietà dell’amore, nel rispetto, nella tolleranza, nella buona volontà e nella disponibilità” verso il prossimo. (IP)

14 agosto - COLOMBIA Episcopato: Giornata di preghiera con la Madonna il terzo sabato di ogni mese

Monsignor Oscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio e presidente dell'Episcopato colombiano, in occasione della solennità dell'Assunzione della Vergine Maria, ha invitato i fedeli a partecipare quest’anno alla "Giornata di preghiera con la Madonna", il terzo sabato di ogni mese, per rafforzare la devozione mariana attraverso la preghiera del Santo Rosario e per chiedere alla Madre di Dio protezione in questo tempo di pandemia. "Approfitteremo di questa esperienza di preghiera e della virtualità per conoscere nel dettaglio anche i bei santuari e le chiese erette in Colombia per adorare Dio per mezzo della Madonna", ha sottolineato monsignor Urbina. La prima edizione, in programma domani, sabato 15 agosto, infatti andrà in onda dal Santuario Mariano Nazionale di Chiquinquirá, gestito dai frati domenicani.  Le produzioni audiovisive, prodotte dal Dipartimento della Comunicazione della Conferenza episcopale colombiana (Cec) saranno condivise sui social network della Cec - Facebook, Twitter, Instagram e YouTube (Episcopadocol) e sul portale web istituzionale: www.cec.org.co - e trasmesse dal canale Cristovisión.(AP)

 

14 agosto - POLONIA Centenario battaglia di Varsavia. Celebrazioni per ricordare la storica vittoria sui sovietici e l’intercessione di Maria

“Il ‘Miracolo sulla Vistola’ è stata una risposta alle preghiere di tutta Varsavia e della Polonia”: viene definita così dalla Conferenza episcopale polacca la battaglia di Varsavia del 15 agosto 1920 che segnò la vittoria delle armate polacche sui sovietici alle porte della capitale e di cui quest’anno ricorre il centenario. Dell’anniversario ha parlato mercoledì scorso, durante l’udienza generale, Papa Francesco, che si è rivolto ai polacchi benedicendo la loro nazione. “Il 15 agosto segna il centenario della storica vittoria dell’esercito polacco chiamato ‘Miracolo sulla Vistola’, che i vostri antenati hanno attribuito all’intervento di Maria - ha detto il Pontefice -. La Madonna conceda a voi, alle vostre famiglie e all’intera nazione polacca un’abbondanza di grazie”. Nel centenario della battaglia di Varsavia i polacchi ringrazieranno Dio aver salvato la Polonia e l’Europa con una serie di celebrazioni: fino al 17 agosto sono previste cerimonie a Varsavia, a Radzymin, a Ossów, dove il ventisettenne padre Ignacy Skorupka, cappellano dell’esercito polacco, fu ucciso dai bolscevichi, e ancora a Wólka Radzymińska, sul luogo della battaglia, dove la Madonna sarebbe apparsa determinando l’esito dello scontro. I vescovi polacchi ricordano che in quei giorni “nelle chiese veniva esposto il Santissimo Sacramento” e che tanta gente “pregava giorno e notte: bambini, donne, uomini, giovani e anziani”. In Polonia, dunque la festa dell'Assunzione della Beata Vergine Maria è legata al “Miracolo sulla Vistola”, considerato dagli storici la diciottesima battaglia decisiva nella storia del mondo. Nelle vicinanze di Varsavia, infatti, si legge in un comunicato stampa della conferenza episcopale, l’esercito polacco non solo difese l’indipendenza del proprio Paese, rinato dopo 123 anni di prigionia, ma fermò anche la marcia delle orde bolsceviche sull’Europa. (TC)

14agosto - PAPUA NUOVA GUINEA Giornata internazionale contro la violenza con l'accusa di stregoneria

Oltre 3000 persone della comunità cattolica della diocesi di Mendi e di altre Chiese hanno partecipato il 10 agosto ad una marcia pacifica di sensibilizzazione, a Momei Oval, in occasione della prima Giornata internazionale contro la violenza con l'accusa di stregoneria. Studenti e personale della scuola elementare di Kumin, operatori sanitari della comunità locale, gruppi giovanili, gruppi di donne e funzionari pubblici hanno marciato e cantato con cartelli su cui si leggeva: "Non uccidete madri, padri e giovani donne innocenti. Rispettate la dignità della persona, specialmente delle nostre madri e delle nostre sorelle". Recentemente, infatti, tre donne del villaggio di Tulum, nel distretto di Mendi-Munihu, sono state accusate di stregoneria. Le donne sono state strangolate, torturate con il fuoco e accusate della morte di un giovane uomo. Il vicario generale della diocesi di Mendi, padre Pius Hal, presente alla marcia, ha riferito – si legge sulla pagina web dell’Episcopato – che, sebbene i casi segnalati siano stati pochi, molte donne in realtà sono state torturate nella provincia e costrette ad abbandonare le loro famiglie e i loro villaggi. I parenti, infatti, non fanno rapporto per paura delle ritorsioni."Molti, nelle zone dell'Altopiano del Sud, pensano che non si possa morire di morte naturale – ha spiegato padre Hal - e che ogni morte debba avere una causa precisa. Purtroppo, quando ciò accade, i poveri e gli indifesi vengono incolpati di questi decessi". Ha quindi scoraggiato la pratica di consultare gli stregoni nei momenti di dolore e di perdita, specialmente a causa della morte di una persona, e ha esortato le comunità a chiedere un referto autoptico del defunto a medici qualificati e formati. (AP)

14 agosto - PARAGUAY Anno dell’Eucaristia 2021: approvati programma e logo

Il segretario generale della Conferenza episcopale paraguaiana, Amancio Benítez, vescovo della diocesi di Benjamín Aceval, durante l’incontro virtuale di mercoledì 12 agosto, ha informato la Commissione Pastorale episcopale della decisione presa il 3 agosto dal Consiglio Permanente, in merito all'approvazione del programma e del logo dell'Anno dell’Eucaristia 2021. Il motto dell’evento sarà: "Lo hanno riconosciuto nello spezzare il pane" (cfr Lc 24, 30-31). Il logo "Anno dell'Eucaristia 2021", quindi, mostra i discepoli di Emmaus che, con gioia, riconoscono il Signore, il Pane eucaristico che viene condiviso. Sullo sfondo dell'immagine si vedono i raggi del sole, segno di rivelazione: "si aprirono loro gli occhi".  La Bibbia, che rappresenta Cristo, il Pane di vita nella Parola e nell'Eucaristia. Sono rappresentate anche le celebrazioni comunitarie della Parola, il calice e la patena, segno della liturgia eucaristica. L'equipe di lavoro della Commissione Pastorale episcopale è composta da monsignor Pierre Jubinville, monsignor Amancio Benítez, monsignor Guillermo Steclinkg, monsignor Celestino Ocampo, monsignor Juan Bautista Gavilán, Blanca Palacios, padre Armando Sotelo, diacono Ignacio Medina, Vidalina Barrios, suor Silvia González, Andreza Ortigoza, Roque Acosta Ortiz, padre Teresio Franco e Aníbal Casco. (AP)

14 agosto -  TERRA SANTA Pax Christi International al fianco dei cristiani di Terra Santa per una pace giusta e duratura 

In una lettera ai cristiani di Terra Santa Pax Christi International ribadisce il proprio impegno per una pace giusta e duratura fra Israele e Palestina. Il movimento cattolico evidenzia che la comunità cristiana in questo momento è messa a dura prova dall’emergenza coronavirus, che ha provocato drastiche conseguenze economiche “riducendo le opportunità di lavoro esistenti e costringendo così molti a fare affidamento sugli aiuti internazionali”, e dalla possibilità che il governo israeliano annetta entro i propri confini territori palestinesi; una minaccia per la sopravvivenza dei cristiani. “Mentre la popolazione cristiana diminuisce - si legge nella missiva - le vostre espressioni di preoccupazione e timore per la futura esistenza della comunità cristiana palestinese in Terra Santa dovrebbero essere il nostro campanello d’allarme. Noi, la comunità internazionale, dobbiamo ascoltare la vostra disperazione e rispondere al vostro grido di speranza”. Pax Christi definisce poi i cristiani di Terra Santa “i semi del cristianesimo, parte della “Chiesa madre”. “È dal vostro stesso essere in questa terra che la nostra fede cristiana è fiorita e si è diffusa - prosegue il testo della lettera -. Restate i custodi della nostra fede e i protettori dei siti che riteniamo più sacri. Dalla vostra vigile testimonianza è assicurata una forte presenza cristiana in tutta la Terra Santa”. Per il Movimento cattolico internazionale per la pace ciò è particolarmente importante per Gerusalemme, “che è, e deve sempre rimanere, una città universale di speranza e di pace, un luogo di  "riconciliazione, giustizia e uguaglianza" per tutti. Inoltre, sebbene numericamente una minoranza in Israele e Palestina, Pax Christi rimarca che i cristiani “sono sempre stati un pilastro e parte integrante della società” e che la loro presenza e voce in Terra Santa non sono mai state così cruciali. Infine Pax Christi assicura il proprio sostegno alla comunità cristiana della Terra Santa specificando: “Useremo la nostra voce per esortare fortemente la comunità internazionale a perseguire tutte le vie della diplomazia per una pace giusta, per riconoscere lo Stato di Palestina, come ha fatto il Vaticano nel 201,5 e imporre conseguenze significative in caso di violazione del diritto internazionale; rimarremo costanti nella nostra solidarietà e nell’impegno di essere in comunione con tutti i cristiani di Terra Santa offrendo il nostro sostegno e incoraggiamento. (TC)

14 agosto - MONDO Movimento cattolico mondiale per il clima: “L’Artico russo è in fiamme”

“La creazione sta soffrendo intorno a noi, ma forse, la cosa più allarmante, è che l'Artico russo è in fiamme” nell’indifferenza generale. È l’allarme lanciato dal Movimento cattolico mondiale per il clima, sulla sua pagina web, in un momento in cui i cristiani di tutto il mondo si preparano a festeggiare, il mese prossimo, dal 1° settembre al 4 ottobre, il Tempo del Creato, celebrazione annuale di preghiera e azione per proteggere il creato. Una primavera inaspettatamente calda e un'ondata di calore hanno preparato il terreno al fuoco in Russia, che ha ucciso gli animali e causato la fuga in barca di alcuni residenti, riferisce il gruppo cattolico ambientalista. A giugno, una città russa a nord del Circolo Polare Artico ha registrato una temperatura di 37,7 gradi Celsius, la più alta temperatura registrata in città da 135 anni, da quando, nel 1885, si tengono i registri. Inoltre, il fumo degli incendi boschivi ha coperto milioni di ettari di terreno in Siberia. Secondo gli scienziati il cambiamento climatico aumenterà la probabilità di condizioni meteorologiche estreme, come ondate di calore senza precedenti, sia ora che in futuro. In tutto il mondo, nell'Artico e altrove, possiamo già assistere alla fuga delle popolazioni dalle loro case a causa dell'aggravarsi della crisi climatica. “La creazione chiede aiuto”, scrive il Movimento cattolico mondiale per il clima. Il Tempo del Creato è, dunque, il nostro tempo per riunirci, prenderci cura del creato e pregare per la nostra casa comune. (AP)

14 agosto - COLOMBIA Omicidio di cinque giovani a Llano Verde. Il messaggio dell’arcivescovo di Cali

"Ogni omicidio è una tortura contro l'anima umana della vittima e della sua famiglia. È anche una tortura e uno stigma della popolazione povera che fa parte del territorio". Inizia così il messaggio di dolore e di solidarietà alle famiglie colpite dall’assassinio di cinque giovani nel quartiere di Llano Verde, a est di Cali, diffuso ieri sulla pagina web dell’Episcopato, di monsignor Dario de Jesus Monsalve Mejia, arcivescovo di Cali. Due dei giovani assassinati facevano parte del corpo studentesco sotto la direzione della Chiesa cattolica. “Cali e la Colombia – ha affermato il presule - non possono permettere che questo genocidio generazionale urbano vada avanti, per nessuna ragione”. Questo “genocidio generazionale” che “ignora e scarta la vita dei giovani poveri di Cali, condannandoli allo sterminio, e non dà loro opportunità nella vita”. L’arcivescovo di Cali ha invitato dunque i giovani ad essere vigili e a restare vicini alle loro famiglie, evitando così che i carnefici e gli assassini li trascinino nelle loro tane e ha invitato le autorità e le forze pubbliche a stare attenti agli atti di violenza che continuano a verificarsi in città. Per concludere, il presule ha annunciato per domani, 15 agosto, al tramonto, "un atto di unità, di preghiera e di speranza", contro questi fatti deplorevoli che continuano ad affliggere le famiglie nella Valle del Cauca, e per la pace in Colombia, e ha assicurato che la società continuerà ad unire gli sforzi affinché le armi, la violenza, insieme all'odio e all'avidità di ricchezza e di potere, non facciano più parte della quotidianità. (AP)

13 agosto - ITALIA Nelle diocesi di Nuoro e Lanusei giunta alla sesta edizione la rassegna estiva di eventi “Pastorale del Turismo”

“Tu vali molto più di quanto produci”: è lo slogan della rassegna estiva “Pastorale del Turismo” organizzata dalle diocesi di Lanusei e di Nuoro, in Sardegna, e giunta quest’anno alla sua sesta edizione. La manifestazione ha in calendario, fino al 28 agosto, appuntamenti che spaziano dalla cultura all’arte, dalla musica d’autore alle testimonianze, ospitati negli spazi all’aperto dell’Anfiteatro Caritas di Tortolì e della piazza Cattedrale a Nuoro. Dal 3 agosto a Tortolì è aperta la mostra fotografica “E di fronte al groviglio. Diario di pandemia” di Paolo Marchi, a cura di Salvatore Ligios. Martedì scorso con “C’è una luce nella notte”, sono state proposti inni, cantici spirituali e riflessioni, con la possibilità di accostarsi al sacramento della confessione. Il 16 agosto è in programma un dialogo tra monsignor Antonello Mura, vescovo delle diocesi di Nuoro e di Lanusei (unite in persona episcopi) e presidente della Conferenza episcopale sarda, e il giornalista e scrittore Beppe Severgnini sul tema “La Sardegna con vista sul mondo”. Fra gli eventi sono previsti: il 21 agosto un concerto testimonianza di suor Cristina intervistata dal giornalista Claudio Carta, direttore del mensile diocesano “L’Ogliastra”, il 24 agosto il colloquio “Tutti interconnessi. Bene comune e ruolo della finanza nella vita dei popoli” con Ferruccio De Bortoli, giornalista e scrittore, e suor Alessandra Smerilli, docente di economia, e il 27 agosto “Liberi dalle dipendenze”, riflessioni, testimonianze e provocazioni per giovani ed educatori, con la presentazione del libro di Gianni Garrucciu “Fame. Una conversazione con Papa Francesco” delle edizioni San Paolo. (TC)

13 agosto - FILIPPINE I vescovi invitano i fedeli a rispondere alla pandemia "con gli occhi della fede, con il cuore della carità e con la cintura della verità"

I vescovi filippini hanno esortato i fedeli a rispondere alla pandemia del coronavirus "con gli occhi della fede, con il cuore della carità e con la cintura della verità". In una lettera pastorale, diffusa il 12 agosto sulla pagina web dell’Episcopato, firmata da monsignor Socrates Villegas, arcivescovo di Lingayen-Dagupan, responsabile della Commissione per i seminari, e da monsignor Roberto Mallari, vescovo di San José, presidente della Commissione per la catechesi e l'educazione cattolica, i presuli hanno fatto appello alle comunità dei fedeli, affinché in questo tempo di pandemia, in cui la popolazione ha sofferto, fra le altre cose, in isolamento, per la paura della malattia e della morte, per la perdita del lavoro e delle libertà fondamentali e per il crollo dell’economia, riesca a discernere la verità e a prendere decisioni appropriate sulla base di questa verità. “Abbiamo bisogno – si legge nella lettera - di chiarezza d'intenti e di certezza di direzione da parte dei nostri leader in questo percorso tortuoso. Deploriamo la marginalizzazione dei valori religiosi nei programmi di lotta contro questa pandemia. Il programma Covid-19 deve essere radicato nell'etica, un'etica incentrata sulle persone”. (AP)

13 agosto - FILIPPINE “Giustizia per Randy”: appello dei vescovi dopo l’uccisione dell’attivista Randy Echanis

“Giustizia per Randy”: è l’accorato grido che arriva dalla Chiesa cattolica filippina di fronte all’uccisione di Randall "Randy" Echanis, attivista noto per le sue battaglie sociali in favore dei contadini e del mondo agricolo. L’uomo, 72 anni, è stato ritrovato morto nella sua abitazione a Quezon City il 10 agosto; sul corpo – riporta la stampa locale – aveva ferite di arma da fuoco e da taglio. Gli autori del crimine non sono stati ancora identificati. “Questo omicidio – ha detto Monsignor Gerardo Alimane Alminaza, vescovo di San Carlos – è un chiaro segno dell’evidente immoralità” che si respira nel Paese. Di qui, l’appello del presule a “non aver mai paura di affrontare l’ingiustizia e di far sentire la nostra voce in nome dei contadini”. “Non smetteremo mai di affrontare le violenze”, ha ribadito il presule. Invitando, poi, alla preghiera per Randy, Monsignor Alminaza ha deplorato il trafugamento della sua salma. “Per favore: restituite il corpo di Randy alla sua famiglia”, ha concluso il presule. (IP)

13 agosto - LIBANO Migliaia di giovani volontari a lavoro per ripulire Beirut dai detriti e distribuire beni di prima necessità

A Beirut, in Libano, servono cibo, vestiti e medicine. “Il sostegno dei benefattori di Aiuto alla Chiesa che Soffre in tutto il Libano e altrove nella regione è assolutamente vitale per sostenere la presenza cristiana in Medio Oriente tra le sofferenze di conflitti, violenze, sconvolgimenti e tragedie” afferma Neville Kyrke-Smith, direttore nazionale britannico dell’organizzazione benefica. Sono migliaia i giovani volontari cristiani che si sono mobilitati per offrire aiuti dopo la tragica esplosione del 4 agosto scorso, provocata da circa tremila tonnellate di nitrato di ammonio, che ha devastato la zona portuale della capitale libanese. Il bilancio è di oltre 200 morti e circa 7mila feriti. Scuole, conventi e parrocchie sono aperti come centri di rifugio e squadre di giovani stanno ripulendo dai detriti ciò che possono e distribuendo gli aiuti più urgenti, spiega monsignor Toufic Bou-Hadir, direttore della Commissione patriarcale maronita per la gioventù, che definisce sorprendente la risposta dei giovani di fronte alle 300mila famiglie sfollate. Monsignor Bou-Hadir, partner del progetto ACS che fornisce cibo a 5mila famiglie colpite dall’esplosione, descrive il calvario che stanno vivendo diverse persone alla disperata ricerca di notizie dei propri cari scomparsi, traumatizzate dai tentativi di identificazione dei corpi gravemente sfigurati collocati in un obitorio improvvisato. (TC)

13 agosto - SUDAFRICA Corruzione in appalti forniture anti-Covid. Vescovi: è uno scandalo, serve etica della leadership

È una condanna netta quella che la Conferenza episcopale del Sudafrica (Sacbc) fa dei casi di corruzione verificatesi nel Paese, durante le gare di appalto per la fornitura di dispositivi medici anti Covid-19. Un vero e proprio “scandalo – scrivono i vescovi in una dichiarazione – che denota una grave mancanza di etica nella leadership” che guida la nazione. Dichiarandosi “profondamente sconvolti” ma purtroppo “non sorpresi” da tali episodi, i vescovi sudafricani esortano le autorità a “prendere attentamente nota del modo in cui hanno permesso lo sviluppo di una cultura dell’impunità intorno alla corruzione, creando un ambiente favorevole” a tale pratica. Questo perché “in passato, non ci sono stati arresti, processi o responsabilità” per i politici corrotti, mentre gli organismi anticorruzione “continuano ad essere compromesse e rese meno efficaci dal clientelismo e dai favoritismi tra i partiti”. “Il cancro della corruzione sta divorando l’anima della nostra nazione – incalza la Sacbc – ed ha ulteriormente eroso la fiducia dell’opinione pubblica nel ruolo del Capo dello Stato”, Cyril Ramaphosa, al quale i vescovi rivolgono un pressante appello affinché “abbandoni la politica dell'opportunismo e dell'acquiescenza e prenda misure coraggiose”. In questo “momento difficile” per il Paese, infatti, mentre infuriano il coronavirus e la recessione economica e “in cui sono in gioco la vita e i mezzi di sussistenza di milioni di persone – affermano i presuli – il Sudafrica non può permettersi di non avere fiducia nel governo e nel presidente”, dai quali ci si aspetta “un intervento immediato” ed “efficace”. (IP)

13 agosto -  ZIMBABWE #ZimbabweanLivesMatter: campagna on line delle Chiese cristiane per porre fine alle violenze

#ZimbabweanLivesMatter, ovvero “Le vite degli zimbabwiani contano”: si chiama così la campagna on line lanciata dalle Chiese cristiane dello Zimbabwe per porre fine alle violenze nel Paese africano. Alla fine di luglio, infatti, il governo ha represso brutalmente alcune manifestazioni pacifiste, arrestando diversi membri dell’opposizione, alcuni giornalisti e numerosi scrittori. Una situazione preoccupante che ha portato i leader cristiani - ovvero cattolici, evangelici, apostolici ed esponenti del Consiglio delle Chiese, radunati nelle Zhocd (Zimbabwe Heads of Christian Denominations) – a lanciare un appello per il dialogo e la riconciliazione nazionale. In una dichiarazione diffusa in questi giorni, le Zhocd ringraziano per “la solidarietà globale” con cui la campagna on line è stata accolta ed auspicano “un confronto sincero ed inclusivo” tra tutte le parti in causa”, così da “costruire lo Zimbabwe che vogliamo”. Nel dettaglio, le denominazioni cristiane denunciano “l’arresto e la persecuzione contro la stampa e gli attivisti civili che hanno portato alla luce la profonda corruzione” che si vive nel Paese. Alcuni di loro sono stati anche “torturati e trattati in modo disumano, mentre altri sono costretti a nascondersi. E questo è motivo di grave preoccupazione”, così come lo è “la presenza violenta e il coinvolgimento dell’esercito” nelle repressioni delle manifestazioni. Il tutto mentre lo Zimbabwe deve affrontare grandi sfide, tra cui “la carenza di cibo”, sempre più grave dato che il prossimo raccolto si avrà solo a marzo 2021. E “i crescenti livelli di malnutrizione infantile – si legge nella dichiarazione - possono lasciare danni permanenti nello sviluppo dei bambini”. (IP)

13 agosto - SUDAFRICA Corruzione in appalti forniture anti-Covid. Vescovi: è uno scandalo, serve etica della leadership

È una condanna netta quella che la Conferenza episcopale del Sudafrica (Sacbc) fa dei casi di corruzione verificatesi nel Paese, durante le gare di appalto per la fornitura di dispositivi medici anti Covid-19. Un vero e proprio “scandalo – scrivono i vescovi in una dichiarazione – che denota una grave mancanza di etica nella leadership” che guida la nazione. Dichiarandosi “profondamente sconvolti” ma purtroppo “non sorpresi” da tali episodi, i vescovi sudafricani esortano le autorità a “prendere attentamente nota del modo in cui hanno permesso lo sviluppo di una cultura dell’impunità intorno alla corruzione, creando un ambiente favorevole” a tale pratica. Questo perché “in passato, non ci sono stati arresti, processi o responsabilità” per i politici corrotti, mentre gli organismi anticorruzione “continuano ad essere compromesse e rese meno efficaci dal clientelismo e dai favoritismi tra i partiti”. “Il cancro della corruzione sta divorando l’anima della nostra nazione – incalza la Sacbc – ed ha ulteriormente eroso la fiducia dell’opinione pubblica nel ruolo del Capo dello Stato”, Cyril Ramaphosa, al quale i vescovi rivolgono un pressante appello affinché “abbandoni la politica dell'opportunismo e dell'acquiescenza e prenda misure coraggiose”. In questo “momento difficile” per il Paese, infatti, mentre infuriano il coronavirus e la recessione economica e “in cui sono in gioco la vita e i mezzi di sussistenza di milioni di persone – affermano i presuli – il Sudafrica non può permettersi di non avere fiducia nel governo e nel presidente”, dai quali ci si aspetta “un intervento immediato” ed “efficace”. (IP)

13 agosto  - BELGIO Parrocchia offre un luogo tranquillo e fresco a chi deve studiare durante la calura estiva

Un luogo tranquillo, spazioso e fresco per studiare nelle calde giornate estive: ad offrirlo è la chiesa di San Francesco di Sales di Duffel (Anversa), in Belgio, che ha messo a disposizione i suoi spazi per gli studenti. La parrocchia ha predisposto 20 postazioni con prese elettriche, Wi-fi, acqua fresca e disinfettanti per le scrivanie e detergenti idroalcolici per le mani, oltre ad adeguati servizi igienici. Viene assicurato così un efficiente e sereno ambiente di studio dotato di comfort. Quanti desiderano usufruirne devono registrarsi online e prenotare una postazione giorno per giorno e osservare le norme anti-Covid. É obbligatorio indossare le mascherine, tranne quando si rimane nelle proprie postazioni. “Abbiamo da 20 a 22 posti, tenendo conto della distanza necessaria, e siamo pieni - ha detto Rob Allaert, diacono della parrocchia, intervistato da Vrt News -. Normalmente, la maggior parte degli studenti approfitta della biblioteca (…) ma l’edificio che la ospita è temporaneamente chiuso per lavori di ristrutturazione” La chiesa di San Francesco di Sales ospiterà gli studenti fino al 6 settembre dalle 8 alle 22, sabato e domenica compresi, informa il comune di Duffel, che ha anche pubblicato le regole da osservare e tutti i dettagli per poter prenotare una postazione di studio. (TC)

13 agosto - ITALIA Ferragosto solidale con la Comunità di Sant’Egidio in svariate città della penisola

Pranzi e cocomerate insieme ad anziani, senza dimora, italiani e stranieri in difficoltà: così la Comunità di Sant’Egidio festeggerà il 15 agosto in diverse città italiane. Sarà dunque un ferragosto solidale, anche se segnato dalla pandemia e dalle sue conseguenze, che vuole essere anche una giornata di speranza per il futuro. Nel rispetto delle norme anti-Covid la Comunità di Sant’Egidio propone, nel giorno in cui la Chiesa celebra l’Assunzione di Maria, momenti di incontro con gli amici di tutto l’anno: anziani, senza dimora, immigrati, ma anche famiglie italiane che si sono trovate in difficoltà economiche dopo l’inizio della dell’emergenza sanitaria. A Roma a coadiuvare i volontari saranno alcuni rifugiati arrivati con i corridoi umanitari. Appuntamenti di Ferragosto sono previsti a Milano, Palermo, Genova, Novara, e Trieste. (TC)

13 agosto -  COLOMBIA Diocesi di Montería: il 15 agosto giornata di preghiera per la fine della pandemia

"Con Maria proclamiamo il Vangelo della vita": è il motto scelto dalla diocesi di Montería per la giornata di preghiera, indetta il 15 agosto, in occasione della solennità dell'Assunzione della Vergine Maria, per chiedere la fine della pandemia di coronavirus. La preghiera delle Lodi solenni per la vita, alle 7 del mattino, darà inizio alla giornata, trasmessa sui social network della diocesi, che proseguirà poi con preghiere mariane e atti devozionali per i malati di coronavirus, per le persone in lutto e per il personale medico e con suppliche per la fine della pandemia. Si concluderà, infine, alle ore 12.30 con l’Eucarestia presieduta da monsignor Ramón Alberto Rolón Güepsa, vescovo della diocesi di Montería. Una giornata, secondo gli organizzatori – si legge sul sito web dell’Episcopato – che "cerca di ricordare all'uomo la chiamata che ha ricevuto da Dio a sperimentare la pienezza della vita, che va oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, e di ricordare come la Vergine Maria sia Vangelo di vita, portatrice del Figlio di Dio e prima discepola". (AP)

13 agosto - NIGERIA 22 agosto, al via 40 giorni di preghiera per il Paese

Invocare l’aiuto di Dio per porre fine alla crisi nazionale: questa la motivazione che ha spinto la Conferenza episcopale della Nigeria (Cbcn) ad indire “40 giorni di preghiera per la salvezza del Paese”. L’iniziativa – si legge sul sito web della Recowa-Cerao (Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale) - avrà inizio il 22 agosto e si concluderà il 30 settembre, vigilia della Festa dell’Indipendenza. Nell’arco delle giornate, i fedeli sono invitati a recitare quotidianamente alle ore 12.00, dopo la preghiera dell’Angelus, un Padre Nostro, tre Ave Maria e un Gloria al Padre. Il 1° ottobre, invece, per celebrare l’indipendenza nazionale, i presuli nigeriani raccomandano di recitare il Rosario, in particolare i Misteri dolorosi. La decisione dei presuli scaturisce dal clima di grave insicurezza e violenza che si respira nel Paese africano, a causa di attacchi perpetrati negli ultimi mesi da diversi gruppi militanti che, tra rapimenti e omicidi, hanno preso di mira i cristiani, tanto che da più parti si è parlato di “genocidio”. Una situazione che la Cbcn denuncia e deplora con forza, chiedendo al governo di “porre fine con decisione all’uccisione di persone innocenti”. “Siamo tutti stanchi di questa situazione – scrivono i presuli in una nota – I nostri cuori sanguinano e siamo sempre più preoccupati per i massacri in corso”. Di qui, l’appello alle autorità competenti affinché assicurino che “gli autori degli omicidi siano consegnati alla giustizia”, perché “dove non c’è giustizia non può esserci pace e dove non c’è pace, non può esserci sviluppo”. Soprattutto, la Cbcn ricorda che “non ci sarà mai uno sviluppo sostenibile costruito sullo spargimento di sangue di persone innocenti, brutalmente assassinate da fondamentalisti”. Invitando, poi, i leader politici a non strumentalizzare tali omicidi, i presuli ribadiscono: “La perdita della vita di qualsiasi nigeriano non aiuta a promuovere alcuna religione o alcun progetto politico”. Inoltre, guardando alle promesse fatte dal governo attuale durante la campagna elettorale, la Chiesa di Abuja richiama l’esecutivo a “sradicare la corruzione, garantire la sicurezza per la vita e la proprietà privata, far crescere l’economia, creare posti di lavoro e un ambiente favorevole allo sviluppo del settore privato”. Al contempo, i presuli evidenziano che il governo ha promesso ai nigeriani “un significativo aumento della fornitura di energia elettrica, un’assistenza sanitaria di qualità e a costi accessibili per tutti e il rinnovamento del settore dell’istruzione”. “Queste promesse sono rimaste un lontano ricordo”, scrive la Chiesa nigeriana, bensì siano “prioritarie”. (IP)

13 agosto -  ARGENTINA Vescovi: rinviata l’Assemblea plenaria elettiva di novembre a causa del Covid-19

Si è riunita online, martedì scorso, per il suo 185.mo incontro, la Commissione permanente dell’Episcopato argentino, presieduta da monsignor Oscar V. Ojea, vescovo di San Isidro e presidente della Conferenza episcopale argentina (Cea).I membri della Commissione esecutiva, i presidenti delle Commissioni episcopali e i vescovi delle diverse regioni ecclesiastiche del Paese, nel consueto scambio pastorale, hanno condiviso le relazioni sul lavoro svolto nelle diverse diocesi nell’accompagnamento di coloro che soffrono le conseguenze della pandemia di coronovirus, soprattutto i malati, apprezzando il lavoro svolto dai volontari della Chiesa in vari ambiti. I vescovi hanno ricevuto da monsignor Eduardo María Taussig, vescovo di San Rafael, una relazione sulle motivazioni che hanno portato alla chiusura del Seminario diocesano e hanno assicurato al presule il loro appoggio. Hanno quindi deciso, con voto unanime, “a causa della pandemia, di non convocare l'Assemblea plenaria elettiva prevista a novembre di quest'anno”. Nel corso dell'incontro sono state ascoltate le relazioni della Commissione episcopale per l'educazione e della Commissione episcopale per il sostegno dell'azione evangelizzatrice della Chiesa, che hanno condiviso i progressi dei loro programmi, e della Commissione episcopale per la liturgia sullo sviluppo di una nuova edizione della Liturgia delle Ore. (AP)

13 agosto -  BRASILE Giornata nazionale arte. Vescovi: “Non c’è modo di rinunciare all’arte finché si vive”

Tra arte e vita c’è un legame fondamentale e indissolubile: lo afferma la Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb), Paese in cui ieri, 12 agosto, è stata celebrata la Giornata nazionale dell’arte. “Non c’è modo di rinunciare all’arte finché si vive – si legge in una nota a firma di Monsignor João Justino de Medeiros, presidente della Commissione episcopale per la Cultura e l'educazione – perché l’arte è un modo, per gli esseri umani, di esprimere le proprie emozioni, la propria storia e la propria cultura attraverso valori come la bellezza, l’armonia e l’equilibrio”. Non si può dunque prescindere dall’arte perché “essa ci attraversa ed attraversa tutta la nostra storia”, ribadisce il presule. Da Monsignor de Medeiros anche la sottolineatura di come la Chiesa cattolica brasiliana abbia sempre cercato “uno spazio di dialogo con alcune delle espressioni artistiche della società contemporanea” e non solo per quanto riguarda “progetti legati all’arte sacra” che sono i più comuni, ma anche per “altre manifestazioni artistiche, come la letteratura e la musica”. Non ha caso, la Cnbb ha istituito il “Premio Margherita d’Argento destinato al cinema, forma artistica di straordinaria bellezza ed influenza sulla cultura contemporanea”. Inoltre – ricorda il sito della Cnbb – in questo “tempo di pandemia, in cui tutte le manifestazioni artistiche sono state sospese, è ancora più importante celebrare, dare visibilità, sostenere l'arte e chi ne vive”, mettendone in evidenza “i valori” che si esprimono nei “nei modi più diversi”. (IP)

13 agosto - STATI UNITI Arcivescovo Gregory nuovo co-presidente del Consiglio nazionale delle Sinagoghe

 È l’Arcivescovo metropolita di Washington, Wilton Gregory, il nuovo co-presidente, per parte cattolica, del Consiglio nazionale delle Sinagoghe. Il presule subentra al Cardinale Timothy Dolan, Arcivescovo di New York, giunto alla fine del suo mandato, e torna a ricoprire il medesimo incarico già avuto dal 2010 al 2013. “Sono onorato – afferma il neo co-presidente – di rappresentare ancora una volta la Conferenza episcopale degli Stati Uniti nell’importante dialogo tra cattolici ed ebrei che coinvolge numerosi Rabbini, leader di organizzazioni ebraiche e professori”. “Le amicizie e la collaborazione che questi dialoghi generano – sottolinea Monsignor Gregory – sono una benedizione per entrambe le nostre comunità”. Dal suo canto, il Rabbino Harold Berman, direttore generale del Consiglio nazionale delle Sinagoghe, ringrazia il Cardinale Dolan per il lavoro svolto con “calore ed energia” e porge il benvenuto a Monsignor Gregory, con l’auspicio di “un dialogo molto produttivo negli anni a venire”. Istituito nel 1987, ereditando le mansioni del Consiglio delle Sinagoghe d’America risalente al 1977, l’attuale organismo nazionale delle Sinagoghe comprende una varietà di organizzazioni ebraiche. Il Consiglio si riunisce ogni due anni per discutere temi teologici e pastorali e questioni di interesse comune. Oltre a Monsignor Gregory, l’altro co-presidente, per parte ebraica, è il Rabbino David Straus. (IP)

13 agosto - REGNO UNITO Rifugiati. Vescovi: non sono un problema politico, ma esseri umani

Un’immagine difficile da cancellare, quella del piccolo Alan Kurdi, il bimbo siriano dalla maglietta rossa, annegato nel 2015 sulle rive della Turchia, mentre era in viaggio verso un futuro migliore. Si apre con questo ricordo la nota di Liam Allmark, responsabile degli Affari pubblici della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles (Cbcew), incentrata sul tema dei rifugiati. “I rifugiati non sono un problema politico da risolvere, bensì esseri umani che meritano protezione”, si legge nel testo che paragona poi la vicenda del piccolo Alan a quella di tante persone che oggi “rischiano la vita attraversando la Manica”. “Nel clamore dei politici che parlano di applicazione della legge o di blocco delle imbarcazioni con l’intervento della Marina – scrive Allmark – spicca l’assenza di parole come ‘persone’ e ‘umano’”. E tutto ciò “contrasta con la nostra profonda convinzione cristiana che dice che siamo tutti creati ad immagine e somiglianza di Dio”, continua l’esponente della Cbcew. “Forse ora più che mai, abbiamo l’obbligo di garantire che in politica non si perda di vista la persona”, ribadisce. Liam Allmark parla anche per esperienza personale: la sua famiglia, lo ricorda lui stesso, è fuggita dalla dittatura militare del Myanmar per trovare rifugio a Londra. Per questo, egli sa che la questione fondamentale è solo una: “Proteggere la vita umana”. “Dando la priorità a maggiori risorse per gli sforzi di ricerca e salvataggio dei rifugiati in mare, potremmo contribuire a evitare che la tragedia della morte di Alan Kurdi si ripeta sulla costa meridionale dell'Inghilterra”, afferma. Al contrario, misure draconiane sull'immigrazione non faranno altro che “mettere a rischio un numero maggiore di persone”. Ciò che occorre, si legge ancora nella nota, è anche la creazione di “percorsi più sicuri e legali verso il Regno Unito, in modo che le persone non debbano intraprendere viaggi pericolosi”. “Questo è essenziale per salvare vite umane, ma è anche parte integrante della nostra comprensione di una famiglia globale, in cui tutti noi dobbiamo assumerci la responsabilità di coloro che sono più vulnerabili”, aggiunge Allmark. (IP)

13 agosto - COREA DEL SUD Assunzione: il cardinale Yeom dedica la diocesi di Pyongyang alla Madonna di Fatima

"Spero che venga presto il giorno in cui potremo condividere con i nostri fratelli nordcoreani la gioia dell'Assunzione della Beata Vergine Maria" ha scritto – riporta Uca News - il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, nel suo messaggio ai fedeli "Ti saluto, o piena di grazia; il Signore è con te!” (Luca 1, 28), in occasione della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. "Poiché quest'anno ricorre il 75.mo anniversario della liberazione della Corea dal dominio coloniale giapponese e il 70.mo anniversario dello scoppio della guerra di Corea - ha spiegato -, ho deciso di dedicare la diocesi di Pyongyang alla Madonna di Fatima dopo una preghiera e un discernimento sinceri". Il porporato ha quindi espresso il desiderio che le due Coree aprano i loro cuori e aprano un dialogo per raggiungere una vera pace. Infatti, la ricorrenza quest’anno dell’inizio della Guerra di Corea cade in un momento segnato da nuove preoccupanti tensioni tra le due Coree, culminate il 16 giugno scorso, quando Pyonyang ha fatto esplodere la sede dell’ufficio di collegamento con la Corea del Sud aperto nella città di Kaesong, dopo lo storico Vertice inter-coreano dell'aprile 2018. Il cardinale Yeom, nel suo messaggio, ha annunciato di avere chiesto a Papa Francesco una benedizione speciale per la diocesi di Pyongyang."Il Santo Padre ha promesso di offrire una preghiera speciale per la protezione della Beata Vergine Maria - ha affermato - nel giorno in cui dedicheremo la diocesi di Pyongyang alla Santa Madre di Fatima”. Nel giorno dell'Assunzione, infatti, si celebra anche il Giorno della Liberazione, nel 1945, dal dominio coloniale giapponese in Corea. La Chiesa cattolica coreana considera la liberazione come un dono della Vergine Maria e per questo si unisce ai festeggiamenti, celebrando Messe nelle cattedrali di tutto il Paese per esprimere gratitudine per la liberazione della nazione e il ripristino della pace nel mondo, e issando bandiere nazionali durante la Messa solenne del 15 agosto nella cattedrale di Myeongdong a Seoul. (AP)

 

12 agosto - BRASILE Leader religiosi brasiliani: non lasciare indietro nessuno e costruire un futuro migliore per il Paese  

“È tempo di costruire famiglie, comunità e una società unita piena di gioia e opportunità per tutti, che derivano dall'impegno per la pace, dalla compassione e dalla cura degli altri, specialmente i più vulnerabili, senza dimenticare di valorizzare la diversità del nostro popolo e di rafforzare i nostri vincoli di sostenibilità per avere aria e acqua pulite, attraverso la cura della terra, del clima e delle nostre foreste”. È un forte invito alla speranza ispirata dalla fede, ma anche all’azione per “non lasciare indietro nessuno” durante la pandemia del Coronavirus quello lanciato ieri dai leader delle principali denominazioni religiose del Brasile. L'invito è contenuto in una dichiarazione congiunta firmata, per la Chiesa cattolica, da monsignor Joel Portella Amado, segretario generale della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), dall’Alleanza battista del Brasile, dall’Alleanza cristiana evangelica brasiliana, dal Consiglio nazionale delle Chiese cristiane, dalla Confederazione israelita del Brasile, dall’Unione nazionale islamica e dall’Istituto nazionale di tradizione e cultura afro-brasiliana.  Di fronte a quella che è una delle più gravi crisi sanitarie, economiche e sociali nella storia del Paese, i leader religiosi ricordano che i brasiliani “non sono soli” in questa battaglia che è condivisa da tutti i popoli del pianeta. “Come persone di fede   – affermano - siamo anche guidati da una speranza attiva e costruttiva”. Una speranza confortata dai tanti gesti di solidarietà del popolo brasiliano verso le persone più bisognose; dalla dedizione degli operatori sanitari per curare i malati; dal senso di responsabilità di quegli amministratori pubblici che capiscono la gravità della situazione  e prendono decisioni difficili; da quegli imprenditori che mettono la vita e la salute dei loro dipendenti prima dei loro guadagni; dall’impegno profuso da tanti leader religiosi per accompagnare spiritualmente ed psicologicamente le loro comunità di fede in questo difficile momento. Di qui l’invito a “continuare a coltivare questa speranza e solidarietà”, ma anche la propria salute, seguendo le raccomandazioni delle autorità sanitarie e degli esperti. Infine, l’appello alla società brasiliana “a mobilitarsi per costruire un futuro migliore”. (LZ) 

12 agosto -  IRAQ Il nuovo premier Al-Kazemi incontra il cardinale Sako e incoraggia i cristiani iracheni fuggiti dall'Isis a tornare

Il nuovo premier iracheno Mustafa Al-Kazemi ha invitato i cristiani fuggiti dall’Iraq a causa dello Stato Islamico a tornare per contribuire alla ricostruzione del Paese nel post-Isis. Incontrando domenica il cardinale Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, Al-Kazemi, nominato Primo Ministro il 7 maggio scorso, ha assicurato la ferma volontà del suo governo di aiutare le famiglie cristiane e di risolvere i loro problemi. “Saremo felici di vedere i cristiani tornare in Iraq e contribuire alla sua ricostruzione. Gli iracheni di tutte le confessioni desiderano un nuovo Iraq che creda nella pace e rifiuti la violenza", ha affermato il Premier iracheno secondo un comunicato diffuso dopo l’incontro e ripreso dall’agenzia di informazione della comunità siriaca Aina. “L’Iraq è di tutti e i cristiani sono i figli del Paese”, ha detto ancora Al-Kazemi, aggiungendo che tutti possono collaborare “nella costruzione del futuro dell'Iraq". Il cardinale Sako, dal suo canto, ha affermato che la Chiesa irachena sostiene gli sforzi del nuovo esecutivo per riportare stabilità e sicurezza, esprimendo l’auspicio che le iniziative del Premier in questo senso possano permettere all'Iraq di affrontare le numerose sfide che ha davanti.  Ricordando che "i cristiani sono orgogliosi della loro identità irachena”, il patriarca caldeo ha evidenziato che essi si sentono più rassicurati da questo nuovo approccio e che molti “vogliono fare ritorno in Iraq”. Diversi cristiani iracheni fuggiti nel 2014, soprattutto dalla Piana di Ninive, a causa della persecuzione dell’Isis, stanno lentamente facendo ritorno nel Paese. E tuttavia, la mancanza di sicurezza, le intimidazioni e vessazioni e le richieste di denaro da parte di milizie e di altri gruppi ostili continuano a minacciare la loro presenza in Iraq , come conferma il recente rapporto dall’Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) “Life after Isis: New challenges to Christianity in Iraq”. Secondo Acs, se la comunità internazionale non interverrà tempestivamente, nell’arco di 4 anni l’emigrazione forzata potrebbe ridurre la popolazione cristiana dell’80% rispetto a quella precedente l’aggressione dell’Isis. (LZ)

12 agosto - ITALIA Diocesi di Cefalù.Affidata a laici partecipazione alla cura pastorale di una parrocchia

Il vescovo di Cefalù, monsignor Giuseppe Marciante, lunedì scorso ha affidato una partecipazione alla cura pastorale della parrocchia San Paolo Apostolo di Isnello all’Equipe del Sevizio Pastorale Famiglia. La decisione è stata presa in linea con l’Istruzione della Congregazione per il Clero pubblicata il 20 luglio “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” che riguarda diversi progetti di riforma delle parrocchie e delle diocesi, motivati spesso dalla carenza di sacerdoti e dalle nuove abitudini sociali e che vuole orientare in senso missionario il rinnovamento delle strutture ecclesiali. Sulla base dell’Istruzione, nelle comunità parrocchiali resta centrale la figura del presbitero, ma a consacrati, diaconi e laici possono essere affidati dal vescovo compiti di compartecipazione alla vita della Chiesa. Monsignor Marciante ha designato moderatore della cura pastorale don Paolo Cassaniti. La decisione del presule, si legge sul portale della Conferenza episcopale siciliana, rappresenta uno dei primi casi in Sicilia di parrocchia affidata ad un gruppo di laici con alla guida un sacerdote. L’idea del vescovo di Cefalù e fare di Piano Zucchi, località in cui si trova la parrocchia di San Paolo, un luogo di spiritualità per le famiglie e i sacerdoti. (TC)

12 agosto - GERMANIA Il cardinale Marx insignito, con il pastore Bedford-Strohm, del Premio per la Pace di Augusta

Un riconoscimento della “loro incondizionata volontà di convivere in pace”. Con questa motivazione il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, e il pastore luterano Heinrich Bedford-Strohm sono stati insigniti del Premio per la Pace di Augusta,  assegnato ogni tre anni dal 1985 dalla città bavarese insieme alla Chiesa evangelica della Baviera a persone che si sono distinte per il loro contributo alla promozione della tolleranza e della convivenza pacifica tra culture e religioni. L’annuncio dei vincitori - riporta il sito della Federazione luterana mondiale - è stato dato l’8 agosto in occasione del Festival della Pace di Augusta. “Durante la commemorazione del quinto centenario della Riforma, nel 2017, il cardinale Reinhard Marx e il vescovo Heinrich Bedford-Strohm hanno dato un segnale storico a tutti i cristiani nel mondo e una testimonianza impressionante di come la vera comunione nella fede sia possibile nonostante le diverse affiliazioni confessionali ", ha spiegato il sindaco di Augusta Eva Weber. L'11 marzo 2017, gli allora presidenti della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) e della Chiesa evangelica di Germania (Ekd), avevano co-presieduto a Hildesheim una celebrazione comune di pentimento e riconciliazione in cui avevano condiviso riflessioni sulle dolorose divisioni del passato e si erano scambiati richieste di perdono per le mancanze di entrambe le parti. L’evento era stato anche un’occasione per esprimere gioia e gratitudine per quanto le due Chiese hanno in comune e apprezzano l'una dell'altra. La celebrazione seguiva la Commemorazione congiunta cattolico-luterana della Riforma avvenuta il 31 ottobre a Lund, alla quale si era unito Papa Francesco in occasione del suo Viaggio apostolico in Svezia. L'impegno del pastore Bedford-Strohm e del cardinale Marx per l’ecumenismo è stato sottolineato anche vescovo evangelico di Augusta, il reverendo Axel Piper, presidente della giuria. "Pensano e parlano con lo stesso spirito", ha detto. Con la loro comune “passione per Dio e per il mondo” e il loro lavoro per il progresso dell'ecumenismo è stato esemplare, ha affermato. Commentando la premiazione, il cardinale Marx ha evidenziato che “Il cristianesimo in Germania e in Europa avrà un futuro solo se lavoreremo intensamente insieme e resteremo (LZ)

12 agosto - INDIA Inondazioni: crolla la chiesa protestante ad Alappuzha

Continuano le piogge torrenziali in Kerala, nel sud dell’India, e il lavoro incessante dei soccorritori. Ieri anche la chiesa protestante di Alappuzha, costruita nel 1869 dal missionario britannico W.J. Richardson della Church Missionary Society per i contadini cristiani, è crollata, in seguito ad un’inondazione nella zona delle risaie. Finora sono stati recuperati 52 corpi, riporta UCA News. I funzionari del governo hanno detto che le operazioni di ricerca continueranno finché non saranno ritrovate le 19 persone che ancora risultano scomparse. "Migliaia di ettari di risaie sono stati sommersi e centinaia di persone che vi abitavano si sono trasferite presso le famiglie e i parenti più stretti", ha detto ad UCA news padre Alex P. Oommen, parroco della chiesa di San Paolo, crollata in mezzo alle risaie. Monsignor Joseph Perumthottam, arcivescovo di Changanaserry, la cui arcidiocesi copre la maggior parte del distretto di Alappuzha, ha riferito come i volontari cattolici, guidati da sacerdoti e suore, stiano facendo del loro meglio per aiutare la popolazione. La diocesi ha aperto un help desk per coordinare le operazioni di soccorso e ha messo a disposizione i suoi locali per accogliere le vittime dell'alluvione. "Abbiamo anche inviato cibo, acqua potabile e risposto velocemente ad altre richieste da parte delle persone colpite" dalle inondazioni, ha raccontato padre Jacob Mavunkal, un funzionario del Kerala Catholic Bishops' Council. (AP)

12 agosto - KENYA. Dal 18 agosto, regole meno severe per le celebrazioni

Entreranno in vigore il 18 agosto le nuove linee-guida per la riapertura graduale e sicura dei luoghi di culto in Kenya, così da fronteggiare la pandemia da coronavirus. Ad annunciare le nuove normative, che seguono quelle del 7 luglio scorso, è il Consiglio interreligioso sul Covid-19, organismo presieduto da Monsignor Anthony Muheria, Arcivescovo cattolico di Nyeri. Rispetto alle indicazioni precedenti, le procedure attuali saranno meno restrittive: ad esempio, vengono innalzati i limiti d’età per partecipare alle celebrazioni, passati dalla fascia 13-58 anni a quella 6-65, così come viene prolungata la durata dei riti, portandola a 90 minuti invece che 60. Riguardo al numero di persone ammesse nelle Chiese, non si guarderà più alla cifra standard di cento, ma ci si baserà sullo spazio disponibile e sulla possibilità di mantenere un distanziamento sociale di 1,5 metri. Restano comunque sempre in vigore le regole-base, ovvero indossare la mascherina, lavarsi spesso le mani, misurare la temperatura corporea dei fedeli prima che entrino nei luoghi di culto e sanificare i locali. Al contempo, anziani, malati e persone vulnerabili sono invitati a restare in casa. Monsignor Muheria definisce le linee-guida “ragionevoli” e incoraggia la popolazione a rispettarle, dando ascolto così “al grido di dolore di coloro che soffrono a causa del Covid-19” e per i quali “bisogna pregare affinché guariscano”. “Questa malattia è una cosa reale – sottolinea il presule – e non dobbiamo augurarla a nessuno”. (IP)

12 agosto -  AUSTRIA Conclusa “Settimana universitaria di Salisburgo”. Vescovi: la fede cambia la vita

La fede incoraggia a “vivere il cambiamento” e quindi ad impegnarsi sempre nelle sfide che il mondo ci pone davanti: lo ha detto Monsignor Franz Lackner, Arcivescovo di Salisburgo e presidente della Conferenza episcopale austriaca, celebrando nei giorni scorsi la Messa conclusiva della “Settimana universitaria di Salisburgo”. L’evento, promosso tra gli altri dalla Facoltà di Teologia dell’Ateneo locale, si è svolto on line dal 6 al 9 agosto sul tema “Vivere il cambiamento”. “La Bibbia è piena di storie di persone che hanno cambiato la loro vita dopo aver incontrato Dio – ha detto il presule – Oggi, tale cambiamento deve riguardare soprattutto un approccio diverso, da parte dell’uomo, nei confronti della salvaguardia del Creato, della risoluzione della crisi climatica e della tutela della vita”. Ripensata in modalità digitale a causa della pandemia da coronavirus, la “Settimana dell’Università” si è articolata in venti videoconferenze e trenta podcast, con l’adesione virtuale di 13mila studenti nell’arco di quattro giorni. Tra i momenti più significativi, le “Passeggiate storiche” raccontate in video da due giovani monaci benedettini, lungo i luoghi della città più spiritualmente significativi. Anche i vincitori dei premi tradizionalmente assegnati al termine dell’evento sono stati scelti on line, in base ad una votazione digitale. Il primo riconoscimento è andato al teologo di Colonia, Julian Tappen, mentre altri vincitori sono risultati la studiosa Judith Bodendörfer e il teologo di Paderborn Maximilian Schultes. (IP)

12 agosto - LUSSEMBURGO Nella capitale saranno donati 150 alberi per celebrare gli altrettanti anni della diocesi

“Una foresta in dono. 150 anni - 150 alberi per la nostra diocesi”: questo il motto dell’iniziativa che vuole regalare “verde” alla arcidiocesi di Lussemburgo nell’ambito delle celebrazioni per i suoi 150 anni dalla sua elevazione a diocesi. L’idea è dei Grands-Clercs della cattedrale Nostra Signora di Lussemburgo che si occupano di servizi liturgici e cercano di coinvolgere i giovani in diverse attività per incoraggiarli a vivere la loro fede in famiglia, nel tempo libero, a scuola e nei luoghi di lavoro, promuovendo l’amicizia e suscitando l’interesse per un impegno sociale basato sui valori cristiani. I Grands-Clercs cercano sponsor e benefattori e danno appuntamento al 17 ottobre per la piantumazione degli alberi. A benedire il progetto ecologico con una Messa a Lëpschent sarà alle 10.30 il cardinale Jean-Claude Hollerich. Divenuta arcidiocesi nel 1988, Lussemburgo è stata eretta diocesi il 20 giugno del 1970 per volere di Pio IX. Le celebrazioni per ricordare i 150 anni dalla sua nascita sono state ridimensionate e ripensate a causa dell’emergenza coronavirus. “Ricordiamo il passato, contempliamo il presente e riflettiamo sul futuro” aveva scritto lo scorso anno il cardinale Hollerich in un messaggio per lanciare l’inizio delle celebrazioni. “Che la storia d’amore che Dio vive con gli esseri umani possa essere percepita attraverso l’impegno della nostra Chiesa locale e la sua presenza nella società – ha auspicato il porporato - oggi, come domani”. (TC)

12 agosto - FILIPPINE 15 agosto, campagna nazionale di preghiera per la guarigione del Paese

Una campagna nazionale di preghiera per la guarigione del Paese e la fine della pandemia da coronavirus: questa l’iniziativa promossa dalla Conferenza episcopale delle Filippine per il periodo che va dal 15 agosto al 15 settembre, ovvero dalla Solennità dell’Assunzione alla Festa dell’Addolorata. In particolare, i presuli chiedono ai fedeli di pregare dieci “Ave Maria” ogni giorno, alle ore 12.00, nelle scuole, nei seminari, nelle parrocchie e nelle comunità cattoliche. L’iniziativa è stata presentata con un messaggio pastorale congiunto, a firma delle Commissione episcopali per i Seminari e per la Catechesi e l’educazione cattolica, diffuso in questi giorni, in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico. “Dio ci ascolta sempre, con Lui nulla è impossibile”, si legge nel testo che invita anche i Collegi e le Università cattoliche a dare ampia diffusione alla Dottrina sociale della Chiesa, i cui insegnamenti aiutano ad “affrontare questa pandemia globale”. Essi, infatti, daranno ai filippini “l’accesso alla verità che li libererà da paure infondate e ansie inutili”. Rivolgendosi, poi, ai genitori e ai docenti, i vescovi chiedono loro di occuparsi dei bisogni dei giovani “in questi tempi straordinari”: “Assicuriamo ai ragazzi una crescita equilibrata – si legge nel messaggio – ed una formazione adeguata della mente, del corpo e dell’anima”. Soprattutto perché “c’è un mondo più grande e più luminoso al di là di quello virtuale cui i giovani sono stati abituati durante il lockdown”, concludono i vescovi.  (IP)

12 agosto -  ITALIA Causa Coronavirus rinviato al Capodanno 2021 il 43.mo  Incontro europeo dei giovani di Taizé 

A causa dell’emergenza Coronavirus è stato rinviato al Capodanno 2021 il 43.mo  Incontro europeo dei giovani, l'ormai tradizionale appuntamento celebrato dalla Comunità di Taizé alla fine di ogni anno. L’incontro doveva tenersi dal 28 al 31 dicembre prossimo a Torino ma, considerata l’incertezza sull’evoluzione del contagio nei prossimi mesi, le comunità cristiane promotrici dell’evento, tra cui l’arcidiocesi di Torino, hanno deciso per il rinvio. Sulla decisione – spiega un comunicato dell’arcidiocesi - ha pesato anche la considerazione che il pellegrinaggio dei giovani deve svolgersi in condizioni sicurezza per tutti, proprio perché si tratta di un incontro con l'intera città e il suo territorio. I giovani saranno infatti ospiti delle famiglie torinesi e piemontesi, visiteranno i nostri musei, incontreranno persone e comunità dell'intera realtà torinese. I loro incontri di riflessione e di preghiera, come anche il momento di contemplazione della Sindone per i giovani che lo vorranno, si inseriscono nella vita dell'intera città. Il tempo impiegato finora non è comunque andato perduto - precisa il comunicato - perché si sono presi contatti e impegni in vista del Pellegrinaggio, individuando le strutture e i locali destinati all'ospitalità e iniziando a studiare la complessa macchina logistica che richiede l'accoglienza di circa 20 mila persone in pochi giorni. La Pastorale giovanile dell’arcidiocesi rimane il punto di riferimento di questo cammino di preparazione.L'iniziativa dell’incontro nel capoluogo piemontese è nata nell'ambito dell'impegno ecumenico torinese. Il primo invito risale al 2017, e venne firmato dai responsabili delle Chiese Valdese, Battista, Ortodossa rumena, Evangelica luterana, Avventista insieme con l'arcivescovo Cesare Nosiglia e con i responsabili delle Commissioni cattolica ed evangelica per l'ecumenismo, il Segretariato Attività Ecumeniche e i giovani dei gruppi che fanno riferimento a Taizé. (LZ)

12 agosto - VATICANO Verso “L’economia di Francesco”. Dicastero Laici: il mercato tuteli e promuova bene comune

“La porta della felicità si apre solo verso l’esterno. Chi tenta di forzarla in senso contrario, finisce per chiuderla sempre di più”: lo diceva il filosofo danese Søren Kierkegaard e lo ha ricordato, il 31 luglio scorso, Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, intervenuta con un videomessaggio al Villaggio tematico “Politiche per la felicità”. L’evento, svoltosi on line, fa parte del cammino di preparazione all’incontro su “L’economia di Francesco” al momento previsto ad Assisi dal 19 al 21 novembre 2020. Nel suo videomessaggio, la dottoressa Gambino ha sottolineato l’importanza del bene comune, da intendere non come “somma dei beni particolari” di ciascuno, ma come “bene indivisibile che si può raggiungere, accrescere e custodire soltanto insieme”. Esso “non è fine a se stesso”, ma serve alla “realizzazione in pienezza” della persona e non può, quindi, essere riconducibile “ad un semplice benessere socio-economico”. Il sottosegretario del Dicastero vaticano ha messo, poi, in luce il forte legame tra il bene comune, la famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna, e l’economia: la parola stessa “economia”, infatti, deriva dal greco “oikia-nomos” ed indica “l’arte di gestire la famiglia, la casa”. Inoltre, “per i legami che la caratterizzano – ha detto Gabriella Gambino - la famiglia è in grado di generare atteggiamenti virtuosi all’interno del mercato, come la condivisione e la solidarietà tra le generazioni, rendendosi produttrice di servizi” e divenendo “forza trainante del sistema economico”. D’altronde, l’esperienza della pandemia da coronavirus ha dimostrato proprio questo, ha proseguito la dottoressa Gambino, poiché è stata la famiglia “l’ammortizzatore che ha assorbito sulle sue spalle le conseguenze umane ed economiche più pesanti della crisi” sanitaria globale. Quanto all’economia capitalistica, essa, puntando sulla “massimizzazione del profitto”, non conduce “né alla felicità dei singoli né al bene comune” e non garantisce “lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale”, lasciando sempre più indietro “i poveri, gli emarginati e coloro che da troppo tempo sono in difficoltà”. L’acquisto di beni di lusso non ci rende più felici, ha sottolineato l’esponente vaticano, ricchezza e felicità non sono la stessa cosa: la prima persegue l’utile, la seconda vive di reciprocità e in vista della solidarietà. “Ciò dimostra - ha detto il sottosegretario - che all’interno del sistema economico è necessario, e non opzionale, salvaguardare le relazioni e, in primis, il ruolo pilota della famiglia, ossia di quel luogo delle relazioni primarie necessarie alla persona per poter realizzare in pienezza la propria personalità, la propria identità e il proprio progetto di vita”. La famiglia “non è un peso o un costo – ha aggiunto Gabriella Gambino - ma il principale motore capace di generare stabilità, sicurezza, atteggiamenti virtuosi, solidali e gratuiti, che possono alimentare virtuosamente il sistema economico”.(IP)

12 agosto -  NICARAGUA Appello del cardinale Brenes  ai fedeli per il restauro della cappella del Sangue di Cristo 

L’arcidiocesi di Managua, in Nicaragua, invita i fedeli a sostenere la ricostruzione e il restauro della cappella del Sangue di Cristo, nella cattedrale dell’Immacolata Concezione, gravemente danneggiata il 31 luglio scorso da un attentato incendiario. Un uomo sarebbe stato visto lanciare una bomba molotov e un antico crocifisso del XVII secolo è andato distrutto. In un comunicato l’arcivescovo, il cardinale Leopoldo José Brenes, ringrazia quanti hanno manifestato la loro solidarietà per ciò che è accaduto e rende note le modalità perché ciascuno possa contribuire alla ristrutturazione della cappella del Sangue di Cristo. Infine il porporato esorta i fedeli a pregare costantemente e a restare uniti. (TC)

12 agosto - PORTOGALLO Il 5 settembre 47° Incontro Nazionale del movimento giovanile Convivios Fraternos

Si terrà il 5 settembre il 47° Incontro Nazionale del movimento giovanile Convivios Fraternos dal titolo "#aoencontro”. Quest’anno, a differenza degli altri anni, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus, l’appuntamento, che riunisce centinaia di giovani e di coppie provenienti dalla diocesi di Fatima, si svolgerà grazie alle piattaforme digitali, che permetteranno ai giovani anche questa volta di essere “pietre viventi” in costante movimento, che portano il volto di Cristo nell’incontro con l’altro, e nuova speranza per questa terra, in questo momento particolare che stiamo vivendo. I giovani che volessero partecipare all’evento, che si svolgerà in un’unica giornata, possono iscriversi fino al 23 agosto sul sito: https://tinyurl.com/ENCF2020. (AP)

12 agosto - ARGENTINA Vescovi: giustizia e solidarietà, le “chiavi” di questi tempi difficili

“La giustizia e la solidarietà sono le chiavi giuste per questi tempi difficili”: lo ha detto Monsignor Carlos José Ñáñez, Arcivescovo di Cordoba, in Argentina, celebrando nei giorni scorsi la Santa Messa. "Se guardiamo alla realtà del nostro Paese – ha detto il presule - vediamo che oltre alla pandemia da coronavirus, ci sono altre difficoltà”, come la corruzione e l’impunità che “finiscono sempre per danneggiare i più fragili e i più deboli”. Di qui, l’invito dell’Arcivescovo argentino a rafforzare la fede, cercando di “aderire ai valori cristiani” in modo profondo, non di circostanza: “Dobbiamo interiorizzare questi valori e renderli parte della nostra vita praticando le virtù cristiane in modo coerente e costante”, ha sottolineato Monsignor Ñáñez, così da “cercare ed agire sempre in nome della verità”, affinché ci sia “giustizia nei nostri cuori e nelle istituzioni”. La giustizia, infatti, deve essere “indipendente – è stato il richiamo dell’Arcivescovo – incorruttibile e imparziale, portando alla riparazione di ciò che è stato danneggiato, non alla vendetta”. Monsignor Ñáñez ha, infine, sottolineato l’importanza della solidarietà non solo in questi tempi di emergenza sanitaria, ma come atteggiamento spontaneo e “disposizione” dell’animo che i fedeli sono invitati ad assumere sempre, “in modo permanente”. (IP)

12 agosto - NUOVA ZELANDA Nuova allerta Covid-19. Lettera dei vescovi per le celebrazioni

Torna alta l’allerta coronavirus in Nuova Zelanda: dopo oltre cento giorni, infatti, nelle ultime ore si sono verificati nuovi casi di contagio. Il governo ha imposto nuove restrizioni sanitarie fino alla mezzanotte del 15 agosto, portando l’allarme al livello due su tutto il territorio, tranne ad Auckland, dove è stato elevato al livello tre. Per questo, la Conferenza episcopale del Paese ha diffuso, con una lettera aperta a sacerdoti e fedeli, nuove linee-guida per le celebrazioni: al livello 2, infatti, esse sono possibili solo con la presenza massima di cento fedeli, mentre al livello 3 non possono svolgersi con concorso di popolo. Per i matrimoni ed i funerali, inoltre, i vescovi raccomandano la partecipazione di massimo dieci persone, oltre alla rigida osservanza del distanziamento fisico e di tutte le misure sanitarie vigenti. Inoltre, la Chiesa cattolica locale dispensa dal precetto della Messa domenicale chi è malato, anziano o teme per la propria salute. Per le zone in allerta due, durante le Messe si dovrà evitare lo scambio della pace attraverso la stretta di mano, si dovranno svuotare le acquasantiere e la Comunione dovrà essere distribuita nella mano e non sulla lingua. “Il nostro consiglio – scrivono i vescovi neozelandesi - è far sì che le celebrazioni possano riprendere normalmente quanto prima, grazie al rispetto delle linee-guida”. “Sappiamo che questo è un momento difficile per molte persone – aggiungono – tanto più che queste nuove restrizioni arrivano dopo oltre cento giorni di speranza in tutti il Paese e di gratitudine per l’assenza di contagi”. Infine, i presuli ringraziano i fedeli per tutto “il meraviglioso impegno” e la grande “testimonianza” offerti in tempo di pandemia. (IP)

12 agosto - COLOMBIA Webinar sulla prevenzione degli abusi nella Chiesa latinoamericana

Si è tenuto il 31 luglio scorso, si legge sul sito web dell’Episcopato, il webinar "La prevenzione degli abusi nella Chiesa latinoamericana", organizzato dal Centro di protezione dei minori (CEPROME) e dalla task force del Vaticano per la tutela dei minori, con la collaborazione del Centro per la protezione dell'infanzia della Pontificia Università Gregoriana, del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), della Confederazione Latinoamericana dei Religiosi (CLAR) e di diverse Conferenze Episcopali, al quale hanno partecipato vari membri del Consiglio Nazionale per la protezione dei minori della Conferenza episcopale colombiana. La conversazione virtuale, che ha riunito più di 15 mila persone, ha messo in evidenza l'enorme bisogno di ascoltare, di dare un volto e di prendersi cura delle vittime degli abusi, di essere comprensivi e misericordiosi, per fare tutto ciò che è necessario per alleviare la loro sofferenza e impedire che altri soffrano. "Dobbiamo ascoltare la vittima" per capire "quanto è grande il trauma e quanto è grande la piaga dell'abuso sessuale" ha affermato l’arcivescovo di Malta e membro della Congregazione per la Dottrina della Fede, monsignor Charles Scicluna, perché "l'ascolto guarisce le vittime e guarisce noi". Se non ascoltiamo le vittime, non ascoltiamo il nostro Signore Gesù Cristo, ha aggiunto padre Hans Zollner, presidente del Centro per la protezione dell'infanzia della Pontificia Università Gregoriana, chiedendo che la lotta contro gli abusi sia intrapresa anche attraverso i testi fondamentali del Vangelo. Se la divinità è nascosta nelle vittime – ha affermato -, dobbiamo ascoltarle per cambiare una spiritualità fredda, distante e intellettuale e trasformare così il nostro atteggiamento nei loro confronti. Andrew Azzopardi, coordinatore della task force a tutela dei minori del Vaticano, ha ribadito la necessità di creare una cultura della tutela e della prevenzione. Mentre Jordi Bertomeu Farnós, funzionario della Congregazione per la Dottrina della Fede, nel suo intervento ha ricordato il Vademecum, il manuale pubblicato a luglio per rendere più chiaro il percorso da intraprendere nei casi di pedofilia all'interno della Chiesa che, a suo parere, è un buon strumento, anche se può essere migliorato e aggiornato nel tempo. (AP)

12 agosto - REGNO UNITO Abusi domestici. Vescovi: tutti i cristiani sono responsabili della sicurezza del prossimo

 Cos’è un abuso domestico? Quali sono le statistiche al riguardo? Cosa dice la Chiesa su di esso e cosa si può fare per contrastarlo? A queste e ad altre domande vuole dare risposta l’opuscolo realizzato dal Consiglio nazionale delle donne cattoliche del Regno Unito (Nbcw). Intitolato “Aumentare la consapevolezza sull’abuso domestico”, il volume è composto da 30 pagine e si sofferma sulle violenze perpetrate in casa contro donne, bambini, giovani, anziani e minoranze etniche, offrendo spunti di riflessione sulla relativa dottrina della Chiesa e risorse utili per le vittime ed i sopravvissuti. “In un momento in cui la pandemia da Covid-19 ha visto un aumento dei casi di abuso domestico – commenta padre Abbot Hugh Allan, referente dell’Nbcw all’interno della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles – questo libretto è una risorsa eccellente per tutti”. In esso, infatti, si ribadisce che “la sicurezza di ogni persona, in quanto creatura di Dio, è responsabilità di tutti i cristiani”. Dal suo canto, Margaret Clark, presidente dell’Nbcw, scrive nella prefazione: “Questo opuscolo è destinato principalmente a sensibilizzare la Chiesa sugli effetti devastanti degli abusi e delle violenze domestiche. Speriamo che esso aiuti le vittime ad ottenere il sostegno di cui hanno bisogno attraverso la cura pastorale delle parrocchie, delle organizzazioni e dei singoli”. “Crediamo – aggiunge la Clark - che promuovere una maggiore consapevolezza del problema sia il metodo più efficace con cui i cattolici potranno aiutare le vittime di abusi domestici”.

12 agosto -  BURKINA FASO Giustizia e pace darà vita a un osservatorio permanente sui problemi sociali del Paese

Un osservatorio permanente sulle problematiche sociali del Burkina Faso: a crearlo sarà la Commissione giustizia e pace della Conferenza Episcopale del Burkina-Niger che intende rilanciare progetti che partano dall’ascolto della gente. “Oggi le popolazioni vivono, mali che sono problemi di bruciante attualità; problemi che pesano sulla coesione sociale e sul senso della fraternità nei villaggi. Questi sono i problemi che dobbiamo identificare e circa i quali dobbiamo garantire che tutti i membri di questa commissione possano affrontare” ha detto monsignor Alexandre Bazie, vescovo ausiliare di Koudougou e presidente della Commissione episcopale per la giustizia e la pace. Circa l’idea di un osservatorio permanente, riferisce il portale della Chiesa del Burkina Faso, il presule precisa che “è importante essere informati correttamente sulle situazioni e avere dati precisi”. “Non dobbiamo correre il rischio di essere noi stessi ingiusti o di dare informazioni ufficiali che non si basano su intenzioni veritiere”. Con la Commissione episcopale per la giustizia e la pace collaborerà il Movimento burkinabé dei diritti dell’uomo e dei popoli (Mbdhp). Per i prossimi anni, inoltre la Commissione episcopale si occuperà anche di giustizia ambientale e del problema della svendita dei terreni. Per un migliore impegno a servizio della popolazione, inoltre la Commissione episcopale intende organizzare meglio la propria struttura rivitalizzandola. (TC)

12 agosto - VENEZUELA Verso le elezioni. Vescovi ai politici: l’astensione non è una soluzione

Assumersi la responsabilità di cercare soluzioni e di generare proposte costruttive per il Paese: è questo, in sintesi, il senso dell’appello lanciato dalla Conferenza episcopale del Venezuela (Cev) ai politici, in vista delle elezioni parlamentari previste per il mese di dicembre, per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale. Un gruppo di leader e partiti politici ha, infatti, manifestato la volontà di non partecipare alle votazioni. Ma i presuli, in una nota, sottolineano che l’astensione accrescerà la frattura politico-sociale attuale e la disperazione nei confronti del futuro. Di qui, il richiamo al fatto che l’astensione non è uno strumento sufficiente per uscire dalla crisi: astenersi, infatti, significa privare i venezuelani della possibilità di difendere i propri diritti. "La mancata partecipazione alle elezioni parlamentari e l'appello all'astensione portano all'immobilismo, all'abbandono dell'agire politico e alla rinuncia a mostrare le proprie capacità", si legge nella nota. Tra l’altro, già nel dicembre 2005 era accaduto qualcosa di simile, ricorda la Cev, senza alcun risultato positivo. Nonostante le irregolarità, dunque, la partecipazione massiccia della popolazione al voto è necessaria – spiegano i vescovi - per superare i tentativi totalitari e lo sfruttamento dei cittadini da parte del governo. “In questo momento – scrive la Chiesa di Caracas – è richiesta la piena e libera partecipazione al processo elettorale da parte di tutti i partiti e i movimento politici”, i quali devono “accantonare i propri interessi per promuovere il bene comune e porsi al servizio dell’intero popolo venezuelano”. “Siamo mossi dalla fede in Dio – aggiungono i presuli – e dall’amore per le persone, gli unici strumenti che portano alla pace e alla convivenza fraterna”. La Cev si dice poi consapevole delle numerose irregolarità verificatesi durante il procedimento di indizione delle votazioni parlamentari, tra cui minacce, persecuzioni e detenzione di alcuni leader di partito o variazione del numero dei deputati e dei distretti elettorali. Ma di fronte a tale situazione, ribadiscono i presuli, “ogni mossa che ostacola la soluzione politica e sociale ai problemi reali del Paese è immorale”. (IP)

12 agosto - COLOMBIA Domani incontro  online sul documento "L’Humana communitas nell'era della pandemia"

Si terrà giovedì 13 agosto, sulla piattaforma online Teams, a partire dalle ore 16, un incontro nazionale, promosso dal Dipartimento per la difesa e la promozione della vita della Conferenza episcopale colombiana, presieduto da monsignor Juan Vicente Córdoba Villota, vescovo di Fontibón, per riflettere, con i responsabili di questo settore nelle giurisdizioni ecclesiastiche, sul nuovo documento della Pontificia Accademia per la Vita "L’Humana communitas nell'era della pandemia". Partendo dal documento pontificio, che suggerisce fra le altre cose la cooperazione internazionale e la promozione di una solidarietà responsabile, chiedendo così "una sinergia di sforzi" per lo scambio di informazioni, l'assistenza e lo stanziamento di risorse per la tutela della vita, si cercherà di analizzare in profondità la realtà colombiana: l'”etica del rischio” e le specifiche responsabilità verso le persone più a rischio per quanto riguarda la salute, la vita e la dignità. (AP)

12 agosto - ITALIA A Canale d’Agordo la mostra “Gli ultimi papi europei: itinerari tra i paesi natali degli ultimi pontefici”

Viene inaugurata oggi alle 17.30 al Museo Albino Luciani di Canale d’Agordo, in provincia di Belluno, la mostra “Gli ultimi papi europei: itinerari tra i paesi natali degli ultimi pontefici”. L’esposizione propone un percorso che unisce i papi del Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che al Concilio hanno preso parte come padri conciliari. Si tratta, riferisce un comunicato, della seconda iniziativa della 42.ma edizione della rassegna “Appuntamento estivo con papa Luciani,” rassegna di incontri, mostre e concerti che ricordano Papa Giovanni Paolo I nel suo paese natale, Canale d'Agordo. “I papi del Concilio Vaticano II - sottolinea Loris Serafini, direttore del Museo Albino Luciani - sono intrinsecamente legati tra loro. Basti pensare che Giovanni XXIII ordinò vescovo Albino Luciani, mentre Paolo VI lo creò cardinale. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, inoltre, parteciparono al Conclave del 25-26 agosto 1978, quello che elesse papa Luciani, e con molta probabilità lo votarono vista la profonda stima che nutrivano in lui, ricambiata”. L’allestimento accompagna il visitatore lungo le occasioni di incontro tra le cinque comunità che diedero alla Chiesa questi grandi pontefici, e cioè Sotto il Monte, Bergamo (Giovanni XXIII); Concesio, Brescia (Paolo VI); Canale d’Agordo, Belluno (Giovanni Paolo I); Wadowice, Polonia (Giovanni Paolo II), e Marktl am Inn (Benedetto XVI). (TC)

 

12 agosto - COLOMBIA Giovani in un video usano la “fantasia dell’amore” per esprimere vicinanza ai nonni e agli anziani

La Conferenza episcopale colombiana (CEC), attraverso la sezione giovanile - si legge sulla sua pagina web - ha invitato i giovani sui social network ad esprimere la loro gratitudine e il loro affetto ai nonni, con gioia, attraverso la musica, i canti, la poesia, gli abbracci e i baci, ispirandosi alle parole di Papa Francesco pronunciate domenica 26 luglio, festa dei Santi Gioacchino ed Anna, nonni di Gesù: "Usate ‘la fantasia dell'amore’ per stare vicino ai vostri nonni, agli anziani. L'unione e il collegamento con le radici è importante, perché un albero staccato dalle sue radici non cresce, non dà fiori e frutti. Ciò che l'albero ha di fiorito viene da ciò che ha di sotterrato". I vescovi hanno sottolineato come sia importate, in questi momenti di solitudine e di abbandono che molti anziani stanno vivendo per l’isolamento, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus, che le famiglie e gli amici li ricordino e diano loro la protezione e l'amore che meritano. “I giovani colombiani, obbedendo al Santo Padre e usando la ‘fantasia dell'amore’ – ha commentato suor Arelis Gaviria, direttrice responsabile del Dipartimento di Stato laicale della Conferenza episcopale -, hanno avuto un gesto di tenerezza verso i loro nonni e ci hanno inviato le prove, che vogliamo condividere con tutti". Fra le testimonianze, in seguito all’invito dei presuli, raccolte in un video diffuso ieri sul sito web dell’Episcopato, anche quella di monsignor José Roberto Ospina Leóngomez, vescovo di Buga e presidente della Commissione episcopale per il laicato della CEC. (AP)

11 agosto -  R.D. CONGO In piena attività la Fattoria agro-pastorale di Musabo avviata qualche anno fa dalla Caritas

Sono già sei le rotazioni delle colture avvicendatesi nella Fattoria agro-pastorale di Musabo, a più di 120 chilometri da Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. Ad avviarla, qualche anno fa, la Caritas Congo che ha voluto dar vita a un’unità produttiva di 64 ettari per avviare la sperimentazione di diverse tecniche agricole perché la popolazione locale potesse apprenderle. Nei giorni scorsi ha fatto visita alla fattoria, al fine di monitorarne le attività, il primo segretario esecutivo aggiunto della Caritas Congo, padre Eric Abedilembe. Nel corso dei sopralluoghi alle coltivazioni, padre Abedilembe ha evidenziato che l’aver dato vita a una fattoria si iscrive per la Chiesa nella logica del suo impegno per lo sviluppo, nell’agricoltura in particolare, punto di riferimento fondamentale nel Paese. “La Chiesa - ha affermato - ha sempre creduto che non ci sia sviluppo senza agricoltura”. Per questo la Fattoria di Musabo vuole essere un modello ed un esempio da seguire. Ad illustrare i progressi e le problematiche della struttura l’agronomo Guy Kidi Mavula, che padre Abedilembe ha esortato a un controllo più attento delle coltivazioni e a una migliore organizzazione del lavoro quotidiano. Manca ancora una buona manutenzione del terreno e non è ben preparata la raccolta. Il primo segretario esecutivo aggiunto di Caritas Congo ha incoraggiato l’agronomo, che si avvale dell’aiuto di giovani collaboratori, ad essere più rigoroso ed efficiente perché la fattoria possa rendere sempre di più e perché la Caritas possa in questo modo portare a termine il progetto agricolo. Nella Fattoria agro-pastorale di Musabo si coltivano foglie di manioca, ananas e acetosa e ancora pomodori, fagioli e mais. Ci sono ancora problemi di approvvigionamento idrico e mancano i mezzi per il trasporto del raccolto. (TC)

11 agosto - R.D. CONGO Cibo, beni di prima necessità e farmaci per i detenuti di Kindu da Caritas Congo e Caritas Italia

Caritas Congo e Caritas italiana in aiuto ai carcerati della Casa di reclusione centrale di Kindu, nella Repubblica Democratica del Congo. Ai detenuti sono arrivati cibo, beni di prima necessità e farmaci. A collaborare con la Caritas diocesana locale, la Caritas Ventimiglia – Sanremo. Le provviste sono state consegnate alla direttrice del carcere Moza Atshimbo Cypriane da padre Pierre Masilanga, moderatore diocesano, in rappresentanza dell’amministratore apostolico della diocesi di Kindu, monsignor Willy Ngumbi Ngengele. Per un totale di 5mila euro, riferisce Caritas Congo, sono arrivati 7 sacchi di farina di manioca e 10 di farina di mais, 5 bidoni di olio, e ancora 20 grandi contenitori, 2 sacchi di sale, 12 secchi di plastica, 15 scatole di sapone da bucato, 5 scatole di detergente sanitario, 10 dozzine di tazze, 10 materassi, e ancora borse e un set di medicinali. Padre Abeli ​​Milabyo Stanislas, coordinatore di Caritas Kindu ha riferito che i farmaci donati sono stati forniti sulla base delle necessità segnalate dalle autorità del penitenziario. A nome di tutti i carcerati, un detenuto, particolarmente colpito dalla preoccupazione mostrata per loro da Caritas Kindu e Caritas Italia, ha ringraziato la Caritas diocesana congolese per il conforto offerto loro. “Siamo giovani e papà; questo gesto ci tocca e ancora ci fa sperare che un giorno usciremo da questa prigione e toccherà anche a noi dimostrare agli altri l'amore di cui siamo stati oggetto”. (TC)

 

11 agosto -  STATI UNITI Arcidiocesi di Philadelphia costruisce Centro anziani: segno di speranza in tempo di pandemia

Un edificio di cinque piani da destinare ad alloggi per anziani, ad un costo accessibile: è questo il progetto dell’Arcidiocesi di Philadelphia, negli Stati Uniti. Ieri, 10 agosto, si è tenuta la cerimonia inaugurale dei lavori, alla presenza dell’Arcivescovo locale, Monsignor Nelson J. Pérez. “La struttura sarà situata vicino al Santuario nazionale intitolato a Santa Rica da Cascia – si legge sul sito diocesano – e sarà gestita dai Catholic Housing and Community Services (Chcs)”, ovvero i servizi sociali diocesani. In tal modo, gli anziani non saranno più soli, ma potranno vivere con l’aiuto ed il sostegno della comunità. “In mezzo al Covid-19 che porta così tanta incertezza e paura nella vita di così tante persone – ha detto Monsignor Pérez- poter compiere questo passo è un segno di grande, grandissima speranza”, nell’ottica della promozione “della pace, della sicurezza e del benessere della comunità locale”. Il Centro, ha aggiunto il presule, darà testimonianza “sia dell’impegno della Chiesa nei confronti dei nostri amati anziani, sia della chiamata ad essere strumenti di pace e di giustizia nelle nostre comunità e nel mondo”. Dal suo canto, Heather Huot, direttrice dei Chcs, ha detto: "Il Centro Santa Rita sarà un faro di speranza per la comunità e risponderà al crescente bisogno di alloggi per anziani a prezzi accessibili”. I lavori verranno sostenuti grazie ad uno contributo statale e ad un investimento privato. Il Santuario di Santa Rita ha donato 1,4 milioni di dollari e, insieme all’Arcidiocesi di Philadelphia, ha messo a disposizione il terreno su cui verrà costruita la struttura. Il costo finale si stima che sarà di 18 milioni di dollari circa. L’inaugurazione è prevista per l’autunno 2021. (IP)

11 agosto - GHANA Vescovi sulle elezioni di dicembre: no a violenze, voto di scambio, fake news ed etnocentrismo

Nuovo intervento dei vescovi del Ghana sulle elezioni politiche del prossimo 7 dicembre. Dopo la recente nota sulla escalation delle violenze preelettorali ad opera di vigilantes di partito registrata in queste ultime settimane, la Conferenza episcopale (Gcbc), ha pubblicato ieri una nuova dichiarazione in cui mette in guardia partiti ed elettori da altre minacce che rischiano di compromettere il corretto svolgimento del voto, a cominciare dalla compravendita dei voti. Un malcostume che “corrompe la nobiltà della politica e distorce il potere e la volontà delle persone ” perché “i politici non vengono eletti per le loro buone qualità di leadership, integrità morale e per la nobile vocazione al servizio del bene comune e del Paese, ma per 'Mammona'”, ammoniscono i presuli che esortano quindi candidati ed elettori a “rifuggire dalla corruzione politica ed elettorale”.  Dopo avere richiamato nuovamente l’attenzione sulle violenze preelettorali, la dichiarazione, firmata dall'arcivescovo Philip Naameh, presidente della Gcbc, denuncia il pericolo rappresentato dalle fake news e dagli insulti che circolano soprattutto sulla rete. “Questo deve finire!”, affermano con forza i vescovi che chiedono ai media di rispettare i più alti standard giornalistici e deontologici nel riportare le notizie sulla campagna elettorale. La nota esorta anche rifuggire dalla tentazione dell’etnocentrismo e a lasciare che la politica si occupi piuttosto del “bene superiore” dell’unità, della pace, dello sviluppo e della promozione della dignità di tutti i cittadini e “anche dello ‘straniero’ che vive in mezzo a noi”. I vescovi ghanesi, inoltre, deplorano la sempre più diffusa mancanza di rispetto dell’autorità a cui è associato il crescente disprezzo per gli anziani. Il non rispetto dell’autorità - avvertono -  è una “pratica incivile” estranea alla cultura ghanese che ostacola il libero flusso di idee per risolvere   i complessi problemi socio-politici del Paese. La nota si rivolge quindi alle istituzioni, su cui gravano le "maggiori responsabilità" della cosa pubblica: il Capo dello Stato, la Commissione elettorale, le agenzie di sicurezza, i partiti ma anche le organizzazioni religiose e quelle della società civile. I vescovi chiedono in particolare al Presidente uscente Nana Akufo-Addo di garantire ai cittadini “condizioni di pace e sicurezza adeguate” e “pari condizioni” a tutti i contendenti.  (LZ)

11 agosto - MYANMAR Conferenza di Panglong del XXI secolo. Cardinale Bo: "Non c'è altra via che il dialogo”

"Non c'è altra via che il dialogo. Il dialogo scaturisce da cuori e menti aperti, da quella passione per la verità senza la quale la società si disintegra", ha dichiarato oggi - riporta UCA News – il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, chiedendo unità alla nazione, che si prepara a tenere, dal 19 al 21 agosto, la quarta sessione della Conferenza di Panglong del XXI secolo, a Naypyitaw, per porre fine a decenni di conflitto interetnico nel Paese. La Conferenza ha portato al tavolo dei negoziati tutti i gruppi etnici armati, fatta eccezione per l'Esercito di Arakan, considerato organizzazione terroristica. Si tratta dell’ultimo ciclo di negoziati di pace sotto il governo di Aung San Suu Kyi, prima delle elezioni dell'8 novembre. Il cardinale Bo ha ricordato la visione dei martiri birmani, gli eroi dell’indipendenza del Paese, tra cui il generale Aung San, che sognavano "una nuova nazione unita" dopo il colonialismo inglese e l’invasione giapponese. "La loro visione - ha affermato - era quella di costruire sulle nostre fertili e vitali differenze, e così plasmare un popolo fiero e unito". "Onoriamo il loro sacrificio – ha aggiunto il cardinale -, impegnandoci umilmente per l'unione della nazione". Il porporato ha spiegato come il crudele assassinio dei martiri, 73 anni fa, il 19 luglio 1947, abbia segnato l'inizio di decenni di divisioni, conflitti e oscurità per il popolo del Myanmar - l'esatto opposto di quella nobile visione. "Quell'atto di tradimento - ha precisato – ha dato inizio ad un'epoca spietata, con fratelli e sorelle messi l'uno contro l'altro inutilmente". Il presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (FABC) ha ricordato poi come anche Papa Francesco abbia chiesto con passione la sospensione di tutti i conflitti, in modo da sconfiggere un nemico comune più grande, la pandemia, e come invece il suo appello sia stato ampiamente ignorato e i combattimenti siano continuati senza sosta nella nazione del sudest asiatico. Ora i protagonisti dei negoziati di pace hanno l’occasione di cambiare questa storia di morte e sofferenza, percorrendo la via della democrazia, costruendo uno Stato federale, con un governo che si prenda cura di tutti i suoi cittadini, rinunciando alle soluzioni militari in quanto controproducenti e favorendo la cooperazione, la civiltà e la sagacia.  L’arcivescovo di Yangon ha spiegato che "un esercito è sufficiente per qualsiasi nazione; un esercito che lavori per la giustizia e la pace; un esercito che comprenda tutti i gruppi etnici, senza alcuna discriminazione" e che questo esercito debba gradualmente passare sotto l’autorità di un presidente eletto democraticamente. (AP)

11 agosto -  MAURITIUS Disastro di Mahébourg. Cardinale Piat: risvegliare coscienza ecologica

“Risvegliare la coscienza ecologica”: è l’appello lanciato dal Cardinale Maurice Piat, vescovo di Port-Louis, nelle Isole Mauritius, mentre il Paese vive con il fiato sospeso una tragedia ambientale di proporzioni immani. Da due settimane, infatti, la nave giapponese MV Wakashio, con a bordo 3.800 tonnellate di carburante e 200 di diesel, è incagliata a Pointe d'Esny, zona protetta vicina al parco marino di Blue Bay, altro ecosistema a rischio. Negli ultimi tre giorni, si sono riversate in mare oltre mille tonnellate di petrolio, tanto che premier mauriziano Pravind Jugnauth ha dichiarato lo “stato di emergenza ambientale”. Di fronte a questo disastro ecologico, il Cardinale Piat esorta la società civile a “risvegliarsi, animata da una buona coscienza ecologica”. “Un tale risveglio – afferma - ci ricorda quanto sia vitale il ruolo della società civile in un Paese e come esso debba essere preso in considerazione dai leader economici e politici”. Il porporato si dice poi “commosso” dall’accaduto e dalle sofferenze che sta sperimentando la popolazione locale: “Molte famiglie sono afflitte da un persistente odore pestilenziale – sottolinea - mentre i pescatori e tutti coloro che si guadagnano da vivere con il mare sono in gravi difficoltà”. Al contempo, “in mezzo a tanto dolore”, il vescovo di Port-Louis guarda con gratitudine alle numerose iniziative di solidarietà intraprese dalla cittadinanza per “salvare ciò che ancora si può salvare”. “Grazie a tutti coloro che hanno portato e continuano a portare avanti” le attività solidali, “con ammirevole e perseveranza”, dice il porporato. Infine, rivolgendosi “a tutti i cristiani e soprattutto ai giovani”, il Cardinale Piat li esorta a “non esitare ad per il bene del loro Paese”, registrandosi presso il Ministero dell’Ambiente, così da dare il proprio contributo alla causa ambientale. (IP)

11 agosto - MONDO Webinario del Wcc sul consumo sostenibile: promuovere un’economia circolare per proteggere il Creato

Un altro modello di consumo è possibile. Questo il messaggio che hanno voluto lanciare i partecipanti al secondo della serie di webinari promossi in queste settimane dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) nell’ambito della sua Roadmap di azione lanciata nel 2019 per promuovere "un'economia della vita e la giustizia ecologica".   Si tratta di quattro appuntamenti organizzati dal 28 luglio fino al 18 agosto a cui partecipano diversi esperti e leader cristiani di tutto il mondo. Dopo il primo incontro on-line incentrato sul diritto all’acqua come bene comune e risorsa limitata da preservare - riporta il sito del Wcc- il secondo appuntamento è stato dedicato al consumo sostenibile (“Confessing for just and sustainable consumption”). Protagonisti due giovani imprenditori cristiani ghanesi che nel 2017 hanno lanciato una originale start-up, la Creation Care Concept, che riutilizza sacchetti di plastica per creare vestiti, accessori e altri prodotti riciclati. Un esempio di “economia circolare”  che per i due iniziatori Jonathan Kofi Dugbartey e Janice Adukwei Allotey vuole essere anche una testimonianza cristiana concreta contro il consumismo dannoso per l’ambiente che caratterizza le nostre società.Nel suo intervento Dugbartey ha evidenziato come il consumo sfrenato sia diventato un’abitudine, dettata da una comprensione errata delle parole della Genesi sul dominio dell’uomo sulla terra: "Forse per gli esseri umani vuole dire distruggere, sopprimere. Per noi questo significa tradire Dio", ha affermato il giovane imprenditore, esprimendo un concetto evidenziato anche da Papa Francesco nell’Enciclica "Laudato sì" sulla cura della casa comune. La Creation Care Concept vuole essere uno stimolo a "cambiare questa visione di dominio", ha spiegato. La cofondatrice dell’impresa Janice Adukwei Allotey si è soffermata sugli effetti dannosi del consumismo sull’ambiente e sulle future generazioni: “Dobbiamo essere consapevoli degli effetti inquinanti del nostro iper-consumo” ha detto, sottolineando il ruolo centrale delle Chiese nella promozione dell’economia circolare. Uno dei valori centrali  della Creation Care Concept – ha spiegato - è quello di seguire il disegno di Dio per il Creato: “Gettare in una discarica o bruciare  rifiuti non fa parte di questo disegno”. (LZ)

11 agosto - VIETNAM Avviata la costruzione di un nuovo Centro pastorale ad Hanoi

Un nuovo e grande Centro pastorale al servizio della vita di fede e dell’opera di evangelizzazione di Hanoi: si presenta così la nuova struttura nella città vietnamita. Alla cerimonia di inaugurazione dei lavori, svoltasi nei giorni scorsi, hanno preso parte l’Arcivescovo locale, Joseph Vu Van Thien, il vescovo ausiliare emerito Lawrence Chu Van Minh, alcuni sacerdoti, diversi imprenditori cattolici e numerosi benefattori. “Questo edificio – ha detto Monsignor Van Thien, citato dall’agenzia Ucanews – sarà un simbolo spirituale del Regno di Dio e della Chiesa locale”, soprattutto per il futuro. Infatti, nell’ottica di “uno sviluppo della vita spirituale dell’Arcidiocesi”, il presule ha esortato i fedeli a “promuovere la solidarietà, l’amore e la carità di Dio, portando nel mondo i valori cristiani”. Tre, in particolare, i principî fondamentali su cui si baserà il Centro pastorale: la fiducia nella Divina Provvidenza, la carità dei cattolici e la crescita della loro vita di fede. "Preghiamo – ha detto l’Arcivescovo di Hanoi - affinché l'Arcidiocesi diventi una famiglia di carità, amore e unità per testimoniare la Buona Novella”. Semplice e lineare nella struttura, il nuovo Centro pastorale è stato progettato per diffondere un’atmosfera di pace, come quella che si respira nei monasteri, e in osservanza della salvaguardia del Creato per quanto riguarda il giardino interno, al cui centro verrà eretta una statua di San Giuseppe, Patrono dell’Arcidiocesi.(IP)

11 agosto -  SUDAFRICA 24 agosto, Giornata di preghiera donne cattoliche: “Dare voce a chi non ha voce”

 “Non riesco a respirare”: questo il tema della “Giornata di preghiera” indetta per il 24 agosto dall’Organizzazione dell’Unione sudafricana delle donne cattoliche (Saucwo). “L’iniziativa – si legge sul sito web dei vescovi dell’Africa australe – vuole dare voce a chi non ha voce ed è scaturita dal desiderio di vincere l’isolamento e la solitudine del lockdown”, dovuto alla pandemia da coronavirus, così da “supportarsi reciprocamente e rafforzare il senso di sorellanza in questo tempo di sofferenza globale”. Il titolo della Giornata sembra richiamare la frase pronunciata da George Floyd, l’afroamericano morto a giugno negli Stati Uniti dopo l’arresto da parte di un poliziotto bianco. L’evento si svolgerà in modalità virtuale attraverso la piattaforma Zoom, dalle ore 14.15 alle ore 16.00, e vedrà, tra gli altri interventi, quello di Sr. Hermenegild Makoro, Segretario generale della Conferenza episcopale sudafricana. Da ricordare che ad agosto in Sudafrica si celebra il “Mese delle donne” per rendere omaggio alle oltre 20mila giovani che il 9 agosto 1956, all'epoca dell'Apartheid, marciarono in massa, a Pretoria, contro l'obbligo del "lasciapassare" previsto per i cittadini di colore. Nel 2020, il tema del mese è “Uguaglianza di genere: realizzare i diritti delle donne per un futuro di parità” Per l’occasione, domenica scorsa, Sr. Nkhensani Shibambu, presidente della Lccl (Leadership Conference of Consecrated Life) ha diffuso una nota in cui ha insistito sulla necessità delle pari opportunità per il mondo femminile, come ad esempio nella retribuzione, nel lavoro domestico, nel porre fine alle molestie sessuali e ad ogni forma di violenza, nei servizi sanitari adeguati e nella partecipazione attiva alla vita politica e sociale. (IP)

 

11 agosto - COLOMBIA I vescovi denunciano l’aumento degli scontri tra gruppi armati illegali in varie regioni del Paese

In un'intervista a W Radio, pubblicata sulla pagina web dell’Episcopato, l'amministratore apostolico di Popayán e i vescovi di Quibdó, Tumaco, Istmina - Tadó e Cúcuta, hanno espresso ieri la loro preoccupazione per l'aumento della violenza in varie regioni del Paese, sottolineando come, nonostante l’isolamento, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus, non siano cessate le azioni dei gruppi armati illegali in dipartimenti come Cauca, Norte de Santander e Nariño. Al contrario, sono aumentate le minacce alla popolazione civile, i massacri, gli sfollamenti e il terrore tra i cittadini. Secondo la Missione di sostegno al processo di pace in Colombia dell'Organizzazione degli Stati Americani (MAPP/OAS) più di 1.300 persone sono dovute fuggire dalle loro case nel dipartimento del Chocó, a maggio, proprio a causa degli scontri tra gruppi armati. Monsignor Mario de Jesús Álvarez, vescovo di Istmina e Tadó, ha raccontato come molte famiglie angosciate si rivolgano alla Chiesa quando “i loro figli vengono portati via perché si uniscano a gruppi armati” e come, nonostante lo Stato abbia cercato di essere presente nella zona, la corruzione abbia impedito agli aiuti in denaro “di raggiungere i loro obiettivi ed è per questo che Chocó è così indietro”. Monsignor Juan Carlos Barreto, vescovo di Quibdó, ha spiegato inoltre che gli accordi di pace tra governo e Farc non hanno fermato le violenze in questi anni.". "Gli accordi hanno portato a un cambiamento” ha aggiunto monsignor Manuel Ochoa, vescovo della diocesi di Cúcuta, ma non ad una pace completa, a cui invece bisogna puntare". (AP)

11 agosto - REGNO UNITO Esplosioni Beirut. Cardinale Nichols: prego san Charbel perché dia coraggio e perseveranza al popolo libanese

Anche la Chiesa cattolica britannica è vicina nella preghiera agli abitanti di Beirut e a tutto il popolo libanese dopo l’esplosione che il 4 agosto ha devastato il cuore della città. È quanto scrive il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew), in una lettera inviata ieri al Patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Bechara Boutros Rai. “Ho seguito con crescente orrore le notizia dell’esplosione nel centro della vostra amata Beirut”, si legge nella missiva. “È una tragedia di proporzioni immani per questa città e per tutto il Libano”.  “Prego ardentemente oggi per tutti voi e so lo stanno facendo tante persone nella comunità cattolica dell’Inghilterra e del Galles”, prosegue monsignor Nichols, rivolgendo il suo pensiero ai morti e alle loro famiglie, ai feriti, ma anche a quanti sono rimasti senza casa e hanno perso tutto. “Levo le mie preghiere al vostro grande santo, San Charbel, di cui ho una reliquia nella mia cappella, affinché possiate avere coraggio e perseveranza per affrontare questa straordinaria sfida”, conclude la lettera del presidente dei vescovi inglesi e gallesi. (LZ)

11 agosto - ARGENTINA Costituito Comitato di monitoraggio su situazione dell'istruzione a Buenos Aires

Affrontare le difficoltà della continuità pedagogica nelle scuole del distretto argentino di Buenos Aires, in cooperazione con le autorità provinciali: con questo obiettivo, il Consiglio dell’Educazione cattolica locale (Cec), presieduto dal Monsignor Jorge González, ha costituto un Comitato di monitoraggio sulla situazione educativa nella città porteña, molto problematica a causa della pandemia da coronavirus che costringe alla quarantena ed al distanziamento sociale. Il nuovo organismo è coadiuvato dalla Federazione delle associazioni di educazione religiosa dell’Argentina (Faera) e vuole essere un punto di riferimento per “oltre 1.800 servizi educativi della provincia di Buenos Aires, in cui lavorano circa 60mila dipendenti, docenti e non docenti, a servizio di oltre 600mila studenti”, ovvero quasi il 40 per cento dell’istruzione non statale della zona. “Quello che vogliamo – afferma Monsignor González – è unire criteri e sforzi per valutare la situazione attuale, accompagnare i processi e sensibilizzare le autorità provinciali, attraverso gli organi rappresentativi, sulle difficoltà che la continuità educativa sta provocando” a causa della pandemia da coronavirus. Del Comitato fanno parte il presidente della Faera, fr. Martín Digilio FSC; il vescovo ausiliare di Quilmes, Monsignor Marcelo Margni; il delegato episcopale dell'Educazione della diocesi di Mar del Plata, il presbitero Silvano De Sarro e i consiglieri delle diverse organizzazioni. (IP)

11 agosto - MONDO Rinviato al 2021 il quinto Congresso Apostolico Mondiale sulla Misericordia

Uno slittamento preciso di un anno: dal 10-15 agosto 2020 al 10-agosto 2021. Il quinto Congresso Apostolico Mondiale sulla Misericordia (Wacom V) è stato posticipato al prossimo anno, a causa della pandemia da coronavirus. L’evento si terrà comunque nella stessa sede prevista originariamente, ovvero nell'arcidiocesi di Samoa-Apia, in Oceania. La notizia del rinvio dell’evento arriva dal Secam (Simposio delle Conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar) il cui segretario generale, Padre Terwase Henry Akaabiam, ha inviato una lettera informativa alle Chiese africane, spiegando che “il rinvio è dovuto alle preoccupazioni sanitarie e alle restrizioni di viaggio in atto in questo momento a causa della pandemia da Covid-19". Il tema del Congresso sarà “Divina Misericordia: un oceano di amore che avvolge il mondo intero”. Organizzato ogni tre anni per promuovere la cultura della misericordia nella Chiesa cattolica e nel mondo, il Wacom è sotto l’egida del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione. La prima edizione si è tenuta a Roma nel 2008, la seconda a Cracovia nel 2011, la terza a Bogotà nel 2014 e la quarta a Manila nel 2017. In quest’ultima occasione è stato inaugurato anche il più alto monumento al mondo dedicato alla Divina Misericordia: si tratta del così detto “Gesù di Bulacan”, una statua del Cristo alta circa 30 metri, eretta sopra un edificio di quattro piani costruito nel Santuario di Marilao, a nord di Manila, nella provincia di Bulacan. La scultura era stata iniziata nel 2016, durante il Giubileo straordinario della misericordia indetto da Papa Francesco.(IP)

 

11 agosto -  BANGLADESH La Chiesa al fianco delle comunità indigene del Paese

Il segretario della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale del Bangladesh, padre Liton H. Gomes, in occasione della Giornata internazionale dei popoli indigeni, celebrata il 9 agosto, - riferisce UCA News -,  ha esortato il governo, assieme ad alcuni attivisti, a garantire i diritti costituzionali fondamentali delle comunità indigene, tra cui il diritto all'alimentazione, all'occupazione, all'istruzione nella loro lingua madre, all'assistenza sanitaria, alla giustizia in caso di abusi e al riconoscimento come Adivasi (popolazioni indigene). Richieste che ultimamente sono cresciute all’interno delle comunità etniche. Gli indigeni, del resto, anche durante la pandemia di coronavirus non hanno potuto usufruire degli aiuti alimentari e in molti sono morti di fame, avendo perso il lavoro. "Quest'anno chiediamo al governo il nostro riconoscimento costituzionale, la formazione di una commissione fondiaria distinta e di un ministero dei popoli indigeni", ha riferito ad UCA News Rabindranath Soren, presidente del Consiglio nazionale Adivasi, sottolineando come gli indigeni del Bangladesh siano oggetto di vari tipi di violenza, tra cui la tortura, le uccisioni e le molestie sessuali, e che esiste una cultura dell'impunità contro tali crimini. "Il governo dovrebbe prendere immediatamente le misure necessarie per proteggere le popolazioni indigene", ha aggiunto Soren. Gli indigeni, emigrati in Bangladesh secoli fa, rappresentano circa tre milioni dei 160 milioni di abitanti del Paese a maggioranza musulmana. Il governo riconosce più o meno 50 gruppi etnici minoritari, ma ricercatori indipendenti ritengono che le comunità etniche siano più di 100. I gruppi indigeni sono per lo più buddisti, indù e cristiani. Circa la metà dei cristiani nel Paese proviene da comunità etniche minoritarie e sono prevalentemente indigene cinque delle otto diocesi cattoliche del Bangladesh. (AP)

11 agosto - BOLIVIA Dichiarazione vescovi su diritto alla vita e alla salute

“Il diritto alla vita e alla salute”: si intitola così la dichiarazione diffusa il 10 agosto dalla Conferenza episcopale della Bolivia (Ceb), di fronte ai “gravi conflitti sociali e alla crisi sanitaria” che si vivono nel Paese. "Nessuno cerchi il proprio bene, ma il bene del prossimo", scrivono i vescovi, ribandendo la loro volontà di “facilitare il dialogo ovunque sia necessario” e invitando tutti a “riflettere su quanto sta accadendo e ad agire di conseguenza”. “La vita degli esseri umani è un valore assoluto, che non dovrebbe mai essere utilizzato per raggiungere altri obiettivi – si legge nella dichiarazione - Chiunque, per raggiungere uno scopo che non ha mai lo stesso valore di una vita umana, metta in pericolo l’esistenza delle persone, compie un atto criminale e disumano, poiché può portare alla morte di altri esseri umani”. Pertanto, la Ceb definisce “irrazionale e immorale usare la pandemia per destabilizzare le istituzioni del Paese”. Un appello specifico viene poi rivolto ai leader sindacali, affinché “mettano da parte gli atteggiamenti violenti e accettino un dialogo sereno che porti a soluzioni” concrete. “Non mettete in pericolo la salute e la vita dei boliviani, voi stessi e le vostre famiglie – raccomandano i presuli – ponendovi al servizio di slogan politici nel bel mezzo di un aumento accelerato dei contagi da coronavirus e della morte di tanti connazionali”, che aggrava “la già difficile situazione economica in cui viviamo”. La Ceb si dice, inoltre, “preoccupata per la violenza che sta peggiorando nel Paese e che mette in pericolo la sicurezza e la vita della popolazione”. “L’odio non è la soluzione a nessun problema – sottolineano i vescovi – Condanniamo ogni forma di violenza, da qualunque parte provenga, perché porta alla perdita di vite umane e ci pone in una spirale infinita che genera ulteriori conflitti”. Quanto alle elezioni, la Chiesa boliviana ricorda che spetta al Tribunale Supremo Elettorale (Tse) fissarne la data, in base “al principio dell’imparzialità”.  . E ancora: preoccupazione viene espressa per “la mancanza di soluzioni efficaci alla crisi sanitaria allarmante che stiamo vivendo e che sta portando a contagi incontrollati, carenza di cure nei presidi ospedalieri e perdita di molte vite umane”.  (IP)

11 agosto - BELGIO Annullato il pellegrinaggio dell'Assunta al Santuario mariano di Banneux a causa del Covid-19

 Per la prima volta nella sua storia, il Santuario di Nostra Signora di Banneux, in Belgio, non sarà aperto per l’annuale pellegrinaggio dell’Assunzione. Lo rende noto il sito del luogo di culto mariano. Il motivo- spiega il sito del luogo di culto mariano situato a 25 chilometri a sud di Liegi sulle Ardenne - è che i responsabili del santuario, non sono in grado di garantire il rispetto delle misure di sicurezza previste dalle autorità contro il Covid-19, anche perché non possono prevedere il numero di partecipanti. L’annullamento del pellegrinaggio non impedirà comunque la celebrazione delle Messe il 14 e 16 agosto sulla spianata del santuario, alle quali i fedeli sono invitati a partecipare  portando le mascherine.   La Vergine dei Poveri di Banneux, è venerata in Belgio in seguito alle apparizioni della Madonna avvenute tra il 15 gennaio e il 2 marzo del 1933 alla piccola Mariette Beco, a un mese e mezzo da quelle di Beauraing, nel sud del Belgio.  Nei mesi immediatamente successivi si registrarono numerose guarigioni ritenute inspiegabili e le apparizioni furono riconosciute come soprannaturali dalla Chiesa nel 1949. Da allora ogni anno centinaia migliaia di pellegrini visitano il santuario, in particolare nel triduo dell’Assunzione. (LZ)

 

11 agosto - BRASILE 15 agosto, Giornata riflessione e preghiera su “Patto per la vita”

Il 15 agosto, la Chiesa cattolica del Brasile terrà una Giornata di riflessione e preghiera sul “Patto per la vita e per il Brasile”. Tale documento è stato siglato il 7 aprile, in occasione della Giornata mondiale della salute, dalla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), insieme ad altri organismi nazionali come l’Ordine degli avvocati, l’Accademia delle scienze e l’Associazione della stampa. Nel contesto della pandemia da coronavirus, il “Patto” riconosce che il Paese sta vivendo “una grave crisi sanitaria, economica, sociale, politica” e chiede a tutti, soprattutto “ai governanti e ai rappresentanti del popolo”, l'esercizio di “una cittadinanza guidata dai principi della solidarietà e della dignità umana, basata su un dialogo maturo e corresponsabile, alla ricerca di soluzioni condivise per il bene comune, in particolare dei più poveri e dei più vulnerabili”. “La missione evangelizzatrice della Chiesa – spiega il presidente della Cnbb, Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo - non è esente dal compito di contribuire, in collaborazione con settori della società civile, al superamento delle ingiustizie e delle discriminazioni verso i poveri e le persone vulnerabili, alla difesa dei diritti e alla promozione della giustizia, al sostegno della democrazia e al contributo alla realizzazione del bene comune”. Gli fa eco il segretario generale della Cnbb, Monsignor Joel Portella Amado, per il quale il dramma della pandemia da Covid-19 non ha riguardato soltanto l'aspetto medico-sanitario, ma molti altri aspetti, tra cui le conseguenze economiche, sociali, politiche e l’ondata di disinformazione che hanno colpito la popolazione. Ed è per questo che il “Patto” è quanto mai necessario: esso infatti, sottolinea Monsignor Jaime Spengler, primo vicepresidente della Cnbb, punta “alla comprensione, all'impegno, all'accordo tra varie entità della società”, evidenziandone “la volontà di collaborare alla ricerca di un nuovo tempo per il Brasile”, e “la necessità di promuovere i principi di solidarietà e dignità umana”. Di fronte alla pandemia, sottolineano i vescovi, servono “grandi e urgenti cambiamenti, che vadano al di là delle provocazioni e del personalismo” ed operino per il bene di tutto il popolo brasiliano. Ciò che deve prevalere, dunque, è “la pratica della solidarietà come segno di autenticità evangelica”, continuano i presuli che poi affermano: “Non è giusto gettare il peso della grave crisi attuale sulle spalle delle persone più povere”. “Se la pandemia – ribadisce ancora la Cnbb – come dice il nome, è un fenomeno globale, allora deve esserlo anche il modo di affrontarla. Per questo, il ‘Patto’ deve essere appoggiato da tutta la società brasiliana nella sua diversità, rafforzando la democrazia e l’unità”. (IP)

11 agosto - PERÙ “Respira Perù” acquista tre nuovi impianti per la fornitura di ossigeno

Per rispondere alla domanda di tutti i peruviani che soffrono di Covid-19 nelle diverse regioni del Paese, il comitato organizzatore della campagna “Respira Perù”, composto dalla Conferenza episcopale peruviana, dall'Università Sant’Ignazio di Loyola e dalla Società Nazionale delle Industrie, ha annunciato di aver investito 448.300 dollari nell'acquisto di tre nuovi impianti per la fornitura di ossigeno. I primi due impianti, capaci di produrre 12 m3 all’ora di ossigeno medicale (380 kg al giorno), arriveranno il 22 agosto, mentre il terzo, capace di produrre 30 m3 all'ora di ossigeno medicale, sarà consegnato il 15 settembre. Le tre unità, che possono funzionare anche da sole, vanno ad aggiungersi all’impianto acquistato per aiutare la regione di Arequipa, e saranno consegnate dalla Conferenza Episcopale peruviana in comodato d’uso, con la possibilità di cambiare la loro ubicazione a seconda dell’emergenza. Grazie al supporto di un’equipe medica, guidata dal dott. Eduardo Gotuzzo, composta da consulenti medici e membri del Ministero della Salute e di diverse istituzioni, tra cui il dott. Jesus Valverde, presidente della Società peruviana di Medicina Intensiva, uno degli impianti sarà situato nella provincia di Picota, nella regione di San Martin, dove sono stati registrati oltre 9.862 casi confermati di nuovo coronavirus e più di 400 morti, mentre l'altro andrà a Huánuco, altra zona gravemente colpita dalla pandemia, con 7.653 casi confermati e oltre 200 morti. L'impianto di ossigeno destinato ad Arequipa, capace di produrre 60 m3 di ossigeno medicale e in grado pure di riempire bombole di ossigeno per rifornire le aree remote di Arequipa, Tacna e Moquegua, arriverà in Perù dalla Cina il prossimo 11 agosto e sarà collocato nell'Ospedale Carlos Seguín Escobedo di EsSalud. (AP)

10 agosto - POLONIA Mons. Głódź (Danzica) inaugura a Torun il Parco della Rimembranza dedicato ai polacchi che salvarono ebrei 

Durante l’occupazione nazista della Polonia furono migliaia i cittadini polacchi, tra i quali anche molti religiosi che salvarono ebrei dallo sterminio. A loro è dedicato il Parco Nazionale della Rimembranza inaugurato l’8 agosto nel complesso del Santuario della Beata Vergine Maria Stella dell’Evangelizzazione e di San Giovanni Paolo II a Toruń. Nel Parco sono iscritti i nomi di 18.500 polacchi e l’obiettivo è di raggiungere il numero di 40mila, a cui si aggiungeranno in futuro i nomi di cittadini ucraini che salvarono la vita a polacchi durante la guerra. Il sito – riferisce un comunicato della Conferenza episcopale polacca - è stato inaugurato con una solenne Messa presieduta da monsignor Sławoj Leszek Głódź, arcivescovo di Danzica,  che nell’omelia ha sottolineato l’importanza di non dimenticare quanto accaduto durante la guerra. "Ricordando l'avvertimento di Giovanni Paolo II che una nazione che non conosce il proprio passato muore e non costruisce un futuro, dobbiamo ancora recuperare i tanti arretrati degli anni passati, dobbiamo ancora rimediare oggi", ha detto il presule. Presente alla cerimonia anche il Premier polacco  Mateusz Morawiecki che ha espresso l’aupicio che il Parco possa divenire “un luogo di incontro tra generazioni: la generazione di chi si comportò come doveva in tempi barbari, la nostra generazione e le generazioni che verranno dopo di noi”.  Tra i nomi iscritti sulle targhe commemorative anche quelli di 2.345 suore e circa 600 tra sacerdoti e vescovi. (LZ)

10 agosto - PAKISTAN - Diocesi costrette a ridimensionare il programma dell'Anno della Gioventù 

Era partito con grande slancio ed entusiasmo, ma il Coronavirus ha ridotto drasticamente il ricco programma di iniziative previste per l’Anno nazionale della Gioventù indetto per il 2020 dai vescovi pakistani. L’anno speciale è stato inaugurato il 16 novembre scorso a Lahore sul tema "Eccomi, manda me!" (Isaia 6,8), ispirato al Sinodo dei vescovi sui giovani del 2018 e dall'Esortazione post-sinodale di Papa Francesco "Christus vivit". L’obiettivo dell’iniziativa è, infatti, di aiutare i giovani cattolici pakistani a riconoscere, discernere e vivere la loro vocazione missionaria e di coinvolgerli di più nella vita della Chiesa, dando loro responsabilità e formandoli ad annunciare il Vangelo anche attraverso i media, la musica, l’arte e lo sport. L’anno ad essi dedicato doveva essere anche un’occasione per ascoltarli e confrontarsi sulle sfide che devono affrontare oggi in una società in cui i cristiani continuano ad essere discriminati e marginalizzati anche nell’accesso all’istruzione, al lavoro e alle cariche pubbliche.   Proprio per rispondere a quest’ultima sfida, lo scorso gennaio, nel quadro delle iniziative per l’Anno della Gioventù, la diocesi di Islamabad-Rawalpindi ha organizzato il primo corso di formazione per preparare giovani cattolici all’esame di accesso ai Servizi superiori centrali (Css), l’élite della Pubblica Amministrazione pakistana in cui le minoranze sono quasi assenti, nonostante una legge del 2009 abbia riservato loro il 5% dei posti pubblici. Di norma, questi corsi sono offerti da istituti privati e costano 70mila rupie (407 euro), quello organizzato dalla diocesi Islamabad-Rawalpindi è stato di di 1.500 rupie. L’iniziativa è stata riproposta anche in altre diocesi: quella di Multan ha lanciato un corso preparatorio per i Css a giugno, in collaborazione con la Caritas Pakistan, quella di Hyderabad ne ha inaugurato uno la settimana scorsa e la diocesi Islamabad-Rawalpindi ha avviato un altro corso semestrale a luglio. L’emergenza Coronavirus e la chiusura delle scuole alla fine di febbraio, hanno tuttavia pesato sull’organizzazione di queste iniziative e costretto la Chiesa pakistana a rivedere i suoi piani, come spiega all’agenzia Ucanews monsignor Samson Shukardin coordinatore del programma dell’Anno della Gioventù: Diverse diocesi hanno avviato programmi individuali e sono in contatto con i giovani attraverso internet. Il lavoro da fare resta ancora molto”, ha detto il presule.  (LZ)

10 agosto - PAKISTAN Piogge torrenziali a Karachi: inondata dal fango la Chiesa di San Francesco Saverio 

Dopo le forti piogge torrenziali che hanno colpito Karachi nel fine settimana, la chiesa di San Francesco Saverio, nella zona di Shahjahanabad, è stata inondata dal fango e ha dovuto sospendere le Messe, riporta UCA News. Pronta è stata la risposta dei volontari di Caritas Pakistan Karachi (CPK), che si sono subito resi disponibili per aiutare a rimuovere il fango dall’edificio. Mansha Noor, segretario esecutivo di CPK ha riferito ad UCA News come l’organismo cattolico abbia organizzato subito un team di emergenza che ha visitato la chiesa di San Francesco Saverio per controllare i danni e coordinare le operazioni di pulizia. "Questa stagione dei monsoni – ha riferito - si è trasformata in un incubo per la gente povera, costretta a stare fuori dalle proprie case o a trascorrere del tempo sui tetti”. Le autorità competenti, infatti, - ha sottolineato - non hanno preso le misure necessarie e per questo gli abitanti delle baraccopoli si sono trovati costretti ad affrontare la situazione da soli. Molte sono state le donne e i bambini che hanno contratto malattie trasmesse dall’acqua. La Caritas si è, dunque, impegnata in questi ultimi giorni a distribuire cibo cotto e acqua potabile nella parrocchia di San Michele e kit di pronto soccorso ai membri del District Municipal Corporations (DMC) a Shahjahanabad. (AP)

10 agosto - INDIA - Giornata Popoli Indigeni. Cardinale Toppo (Ranchi): tribali ancora discriminati ed esclusi 

Sono 100 milioni, pari all’8,6% della popolazione, appartenenti ad oltre 700 gruppi etnici, gli indigeni in India, concentrati in particolare negli Stati del Jharkhand, Arunachal Pradesh, West Bengal, Sikkim, Meghalaya, Tripura, Madhya Pradesh, Manipur and Mizoram. Anche loro, come altrove nel mondo, sono vittime di povertà, discriminazioni, sfruttamento ed esclusi dai processi decisionali politici ed economici. Lo ha ricordato il cardinale   Felix Toppo, arcivescovo di Ranchi, intervenendo ieri a un incontro virtuale organizzato in occasione della Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni che quest’anno è stata dedicata alla pandemia del Covid-19. Proprio l’emergenza sanitaria - ha denunciato il cardinale Toppo nel suo intervento - ha messo ancora più in evidenza le discriminazioni e l’esclusione di cui continuano ad essere vittime queste comunità: “Durante la pandemia, i diritti costituzionali delle popolazioni tribali e di tutte le minoranze oppresse come l'uguaglianza, l'unità e la fratellanza sono stati demoliti e calpestati.  Anche i quattro pilastri della democrazia – il potere legislativo, esecutivo, la magistratura e i media - sono paralizzati da manovre politiche”, ha aggiunto il porporato lui stesso di origine tribale. Questo crea disagio, rabbia e incredulità tra i credenti di tutte le fedi, ma l’arcivescovo di Ranchi ha esortato a non perdere la speranza: “Anche in questo periodo di prova, Dio ci dice di non avere paura e di rimanere saldi nella fede". L’incontro di ieri è stato uno dei tanti eventi organizzati in India per la Giornata Onu dei Popoli Indigeni e ai quali hanno partecipato oltre 1.300 fra leader tribali, attivisti, accademici ed esperti di tutto il Paese. Tra questi padre Vincent Ekka, S.J, responsabile del Dipartimento di studi tribali dell’Indian Social Institute dei Gesuiti a New Delhi. All’agenzia Ucanews il religioso ha confermato che anche in India le popolazioni tribali continuano ad essere tra le più vulnerabili e discriminate, nonostante la Costituzione e la legge indiane prevedano per questa, come per altre categorie sociali svantaggiate (le cosiddette Scheduled Castes and Tribes), una serie di  facilitazioni di tipo economico, educativo e sociale e l’India abbia aderito alla Dichiarazione Onu sui diritti delle popolazioni indigene.  (LZ)

10 agosto - INDIA Frana in Kerala, circa 80 le persone sepolte

Continuano dopo quattro giorni le operazioni di soccorso in quattro quartieri residenziali della zona collinare delle piantagioni di tè del distretto di Idukki, nello Stato del Kerala, in seguito ad una frana causata dalle piogge torrenziali, il 6 agosto, che si teme abbia sepolto circa 80 persone, tra cui alcuni cattolici. Finora sono stati recuperati i corpi di 26 persone - riporta UCA News - ma sono ancora decine quelli intrappolati sotto il fango. I morti sono per lo più lavoratori delle piantagioni di tè che vivevano nel villaggio di Pottamudy, nella zona della collina di Rajamalai, a circa 25 chilometri dalla città turistica di Munnar. “L’intensità della frana è inimmaginabile. Quattro insediamenti dei lavoratori delle piantagioni di tè sono stati completamente spazzati via dalla faccia della terra senza lasciare traccia", ha riferito padre Victor Georget della diocesi di Vijayapuram ad UCA News, precisando come la tragedia sia avvenuta quando la gente dormiva, intorno alle ore 23.   "Nessuno - ha spiegato il sacerdote - ha saputo del disastro fino al mattino seguente”, per l’interruzione a causa della pioggia e del vento delle linee di comunicazione e delle strade. Padre Georget ha raccontato inoltre la sua difficoltà nel raggiungere quei luoghi il giorno dopo, a causa del crollo di un ponte, e di come "la vista della frana sia stata straziante”. (AP)

10 agosto - INDIA I vescovi del Kerala preoccupati per la presenza di terroristi islamici nello Stato

I vescovi del Kerala hanno messo in guardia – riporta UCA News - contro la crescente influenza di organizzazioni terroristiche internazionali, come lo Stato Islamico, nello Stato dell’India meridionale. L’appello dei vescovi fa seguito ad un rapporto delle Nazioni Unite, diffuso il 25 luglio, che segnala la presenza di un numero significativo di terroristi islamici legati ad al-Qaeda nel subcontinente indiano (AQIS) e allo Stato Islamico, negli Stati del sud del Kerala e del Karnataka. Il Consiglio episcopale del Kerala ha espresso la sua preoccupazione l’8 agosto, alla fine di un incontro virtuale, a causa della diffusione della pandemia di coronavirus, che ha visto riuniti per cinque giorni 47 vescovi di tutte le 29 diocesi dello Stato. Accennando al fatto che il governo statale aveva ignorato i loro precedenti avvertimenti circa l’insediamento nella regione dei terroristi, i presuli hanno auspicato che il rapporto dell'Onu possa “aprire gli occhi ai funzionari dello Stato del Kerala", e portare "la popolazione a considerare seriamente la crescente influenza del terrorismo e di altre forze che dividono la società" nel Paese. Monsignor Alex Vadakumthala, vescovo di Kannur, ha riferito ad UCA news che i vescovi hanno preso il rapporto delle Nazioni Unite come "un avvertimento per tutti noi per proteggere i nostri figli e la nazione". "Il nostro sforzo – ha detto - è quello di assicurare la pace e l'armonia nella società, e il terrore islamico è una vera minaccia a tali sforzi". AP) 

10 agosto - PANAMA Agosto, mese dei giovani. Vescovi: serve creatività giovanile per affrontare questi tempi difficili

Ad un anno dalla Giornata mondiale della Gioventù, celebrata a Panama nel gennaio 2019, la Conferenza episcopale del Paese (Cep) ha deciso di dedicare il mese di agosto ai giovani. Per l’occasione, Monsignor Manuel Ochogavía Barahona, presidente della Pastorale giovanile della Cep, ha diffuso su YouTube un videomessaggio in cui sottolinea come “questi tempi non facili”, dovuti alla pandemia da Covid-19, “richiedano la creatività dei ragazzi”, l’unica in grado di “dare sicuramente grandi risposte” alle sfide attuali. Di qui, l’esortazione del presule ad “andare avanti, proclamando la gioia” del Vangelo, “restando uniti, lavorando e lottando in favore di tanti giovani bisognosi di aiuto”. “La Pastorale giovanile non è in quarantena – continua Monsignor Ochogavía – Cari giovani, una nuova storia sta iniziando e tutti voi ne siete protagonisti”. Dal suo canto, la Cep garantisce “accompagnamento e preghiera”, come fosse “una torcia che illumina tutti i giovani panamensi”. “Oggi più che mai – conclude Monsignor Ochogavía – dobbiamo mantenere accesa questa luce per dire al mondo che Cristo è vivo a cammina al nostro fianco”. (IP)

10 agosto -  NIGERIA Monsignor Akubeze sugli incessanti attacchi a Sud di Kaduna: “Le uccisioni devono cessare”

“Non ci sarà mai uno sviluppo sostenibile costruito sullo spargimento di sangue di persone innocenti brutalmente assassinate da fondamentalisti religiosi senza ricorrere alla giustizia per le vittime”. Così si è espresso monsignor Augustine Obiora Akubeze, arcivescovo di Benin City, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, di fronte alla crescente insicurezza e ai continui attacchi terroristici nel nord del Paese, in un comunicato rivolto ai cattolici nigeriani e diffuso lo scorso 8 agosto. “Siamo tutti stanchi di questa situazione” ha affermato il presule, invitando i politici a non strumentalizzare le uccisioni. “Ci dovrebbe essere una sola risposta da parte di tutti - ha aggiunto -, cioè: le uccisioni devono cessare”. “Vogliamo che tutte le persone che soffrono gli incessanti attacchi a sud di Kaduna sappiano che tutti i cattolici in Nigeria pregano per loro”, ha proseguito l’arcivescovo, invitando il governo federale e quello di Kaduna a porre fine all’uccisione di persone innocenti e a consegnare gli autori alla giustizia. Poiché –ha affermato – “dove non c'è giustizia o non si vede giustizia, non ci può essere pace. Dove non c'è pace, non ci può essere sviluppo” e “ogni governo, statale o federale, che vuole la pace deve lavorare affinchè ci sia giustizia per tutti”. Il presule ha ricordato inoltre come l'attuale governo federale sia salito al potere, promettendo ai nigeriani lo sradicamento della corruzione, garantendo la sicurezza della vita e della proprietà e una rapida crescita economica, e come ancora oggi prometta la creazione di posti di lavoro e di un ambiente favorevole alla crescita del settore privato, un aumento significativo della fornitura elettrica, un'assistenza sanitaria di qualità e a prezzi accessibili e il rinnovamento del settore dell'istruzione. Tuttavia, queste promesse sono rimaste finora soltanto parole, denuncia monsignor Akubeze (AP)

10 agosto - UCRAINA Vicinanza e preghiera della Chiesa greco-cattolica per il Libano

Vicinanza, preghiera, solidarietà: sono i sentimenti espressi da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, in Ucraina, nei confronti del Libano. Lo scorso 4 agosto, infatti, la città libanese di Beirut è stata al centro di una grave esplosione che ha provocato centinaia di morti, oltre 4mila feriti e 300mila sfollati. In messaggio di cordoglio indirizzato ai Patriarchi delle Chiese orientali cattoliche nel Paese dei Cedri, l’Arcivescovo Shevchuk parla a nome del a nome di tutto il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina ed afferma: “Vogliamo abbracciare la vostra Chiesa e il vostro Paese con il nostro amore fraterno e assicurarvi il sostegno spirituale in questi tempi di grande perdita, dolore, insicurezza” e “disperazione”. “Questa terribile tragedia – prosegue il messaggio - ha sconvolto il mondo intero, e noi preghiamo affinché il mondo si unisca per offrire il sostegno al popolo libanese che ha sofferto così tanto nel corso della storia e ha già subito i disagi della pandemia globale, della crisi economica e dei diverbi politici”. Di qui l’appello al “mondo intero”, chiamato a diventare “il Buon samaritano che, spinto dalla compassione, guarisce le ferite” del Libano. “Siamo con voi”, rassicura l’Arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, levando una preghiera al Signore affinché doni l’eterno riposto alle vittime e guarisca, “con il suo amore infinito, i cuori spezzati”. Il messaggio di solidarietà si conclude con una nota di “speranza nella Risurrezione”. I destinatati del documento sono i Patriarchi cattolici della Chiesa maronita, Bechara Boutros Raï; della Chiesa greco-melkita, Youssef I Absi; della Chiesa armeno-cattolica, Krikor Bedros XX Ghabroyan, e di quella siro-cattolica Ignatius Joseph III Younan. (IP)

10 agosto - SENEGAL Superati gli 11mila positivi. Nuova proroga della sospensione delle Messe pubbliche

Si era parlato del 15 agosto come data possibile per la ripresa delle Messe con concorso di popolo in Senegal. In questo senso si erano espressi i vescovi senegalesi lo scorso 10 luglio quando avevano annunciato l’intenzione di prorogare fino a questo giorno la sospensione delle Messe pubbliche. Questo alla luce dei dati preoccupanti sulla diffusione del Covid-19 nel Paese che ormai aveva raggiunto anche aree e regioni inizialmente risparmiate. A un mese di distanza la situazione non è migliorata, anzi: i casi positivi sono infatti saliti a 11.003 con 229 decessi. Dati che hanno spinto il Presidente Macky Sall a rafforzare nuovamente le misure contro il contagio. Di qui, seguendo anche il parere delle autorità sanitarie, la decisione dei vescovi senegalesi di prorogare ulteriormente la sospensione delle liturgie pubbliche. “L’attuale situazione non pende a favore di una ripresa immediata del culto”, si legge in un comunicato diffuso l’8 agosto in cui i presuli rinnovano l’appello ai fedeli alla “perseveranza nella pazienza e nella prudenza”, seguendo indicazioni delle autorità. Le Chiese – precisa la nota - continueranno a restare aperte per la preghiera individuale, mentre celebrazioni collettive, come i funerali, i matrimoni e i battesimi, saranno lasciate alla discrezione dei sacerdoti, in dialogo con i fedeli e le loro comunità parrocchiali, valutando se ci sono le condizioni perché possano svolgersi in sicurezza con riguardo in particolare al rispetto del distanziamento sociale. “Dato il contesto della pandemia, queste cerimonie possono svolgersi solo con una partecipazione ristretta e nel rispetto delle misure sanitarie richieste dalla situazione, con la costante preoccupazione di proteggere la vita umana”, sottolinea il comunicato. Per la stessa ragione i vescovi chiedono ai cattolici senegalese di evitare spostamenti e celebrazioni comunitarie per la prossima Festa dell'Assunta, il 15 agosto, e di "invocare con fervore, la protezione materna di Maria per le famiglie, il Paese e il mondo intero” con la preghiera di Papa Francesco per il mese di maggio. (LZ)

10 agosto - SUD SUDAN Appello Wcc: porre fine alle violenze e alle brutalità nel Paese

Porre fine alle violenze e alle brutalità in Sud Sudan: lo chiede, in una nota, il Consiglio mondiale delle Chiese, dopo le recenti fatti di sangue avvenuti nel Paese africano. Nei giorni scorsi, infatti, almeno 23 persone sono morte ed altre 20 sono rimaste ferite in un assalto perpetrato da uomini armati contro la chiesa episcopale di Athooch. Alcuni bambini sono stati anche presi in ostaggio. Altri tre minori, invece, sono stati barbaramente massacrati da ignoti nella loro casa di Juba, mentre la madre era assente. Esprimendo “profondo dolore e preghiere per vittime, i feriti e le loro famiglie”, il Wcc ribadisce che “di fronte a tanta brutalità, l’umanità deve restare unita per impegnarsi nel rispetto e nella protezione reciproca, così come nella prevenzione di simili atti di violenza”. “Uccidere i bambini e gli innocenti – incalza il Wcc – è contro ogni principio della nostra fede e nega l’identità stessa dell’essere cristiani”. Il Consiglio mondiale delle Chiese esorta, perciò, “tutte le comunità a rifiutare la violenza”, ricordando che “dopo anni di insicurezza e di instabilità, dovrebbe ormai essere chiaro che la brutalità non è una soluzione alle sfide che deve affrontare il Sud Sudan”. Inoltre, “in questi tempi difficili a causa della pandemia da Covid-19”, gli autori di simili attacchi dovrebbero “desistere” da ogni atto criminale, così da generare “la calma”. La voce del Wcc si unisce a quella di altri organismi ecumenici, come la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa che deplora la morte di tante “anime innocenti che non hanno la minima idea di cosa sia un conflitto” ed esorta, al contempo, le autorità nazionali a dare “piena attuazione all’Accordo di pace in Sud Sudan troppo a lunga rimandata”. Sulla stessa linea il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan che definisce l’uccisione di bambini come “un atto barbaro, atroce e intollerabile”.  (IP)

10 agosto - PORTOGALLO “In vacanza con Dio”: iniziativa di preghiera per i giovani, promossa dai Gesuiti

“In vacanza con Dio”: si intitola così l’iniziativa promossa dai Gesuiti del Portogallo e rivolta ai giovani, per aiutarli a vivere la preghiera anche nel periodo estivo, tradizionalmente dedicato al riposo. Giunto alla terza edizione, l’evento consiste in una proposta di preghiera di dieci minuti a settimana; le meditazioni vengono suggerite ogni giovedì sul web e sui social network della Compagnia di Gesù portoghese. “Quest’anno – informa una nota – saranno i giovani stessi a proporre gli spunti di riflessione, insieme ad una coppia di fidanzati ed un’altra coppia appena sposata, con figlio”. L’obiettivo, sottolineano i Padri gesuiti, è quello di “coinvolgere maggiormente i ragazzi nella pastorale della Chiesa, rendendoli non solo spettatori, ma anche protagonisti e attori della vita ecclesiale, affinché diano il loro contributo con creatività e generosità”. Inoltre, l’iniziativa si pone in linea con i preparativi per la Giornata mondiale della gioventù, prevista a Lisbona nel 2023.   Per l’elaborazione delle proposte, c’è ampia libertà: “Le preghiere – si spiega – possono essere basate su una lettura o un’immagine, lasciando spazio alla creatività giovanile soprattutto nel modo in cui si desidera risvegliare il desiderio di accostarsi a Dio”. Da sottolineare che il progetto “parte dalla consapevolezza che, a volte, le vacanze sono un periodo sì di riposo, ma anche di ‘assenza’ di Dio”; è, quindi, per “sfuggire a questa superficialità, spesso frutto della distrazione che si vive in ferie” che i gesuiti vogliono aiutare i credenti a “fermarsi e a riflettere, facendo del periodo estivo un’occasione per incontrare il Signore ed il prossimo”. L’iniziativa, avviata i primi di agosto, proseguirà fino a metà settembre. (IP)

10 agosto -  AMERICA LATINA Cebitepal: dal 1° settembre al 2 ottobre corso di diploma online in Pastorale Familiare

Si svolgerà dal 1° settembre al 2 ottobre il corso di diploma online in Pastorale Familiare, organizzato dal Centro Biblico Teologico Pastorale per l'America Latina e i Caraibi (Cebitepal), centro di formazione del Celam, destinato a tutti coloro che operano nel campo della pastorale in America Latina e nei Caraibi: vescovi, sacerdoti, diaconi permanenti, religiosi e laici e agenti di evangelizzazione in generale. Il programma cercherà di offrire uno studio aggiornato della realtà e delle sfide che la famiglia deve affrontare, nonché del suo ruolo vitale e della sua missione evangelizzatrice nella vita della società e della Chiesa. I corsi saranno tenuti da padre Hernán Darío Cardona e padre Juan Carlos Liévano (Colombia), María Stella Rodriguez e Angela Sierra (Colombia) e padre Ronald La Barrera Villarreal (Perú). (AP)

10 agosto -  SPAGNA Arcivescovo di Barcellona: San Lorenzo, modello del servizio ai più poveri e bisognosi

Un modello esemplare del servizio che la Chiesa presta ai più poveri e bisognosi: così il Cardinale Juan José Omella, Arcivescovo di Barcellona, in Spagna, definisce San Lorenzo, la cui memoria liturgica ricorre oggi, 10 agosto. In un messaggio per la data odierna, il porporato scrive: “San Lorenzo è uno dei santi più venerati della Chiesa, fin dal IV secolo. È il patrono di molte città ed è anche il patrono dei diaconi in molte diocesi per la sua testimonianza di servizio alla Chiesa per i più bisognosi”. “Gesù Cristo, con la sua testimonianza e le sue parole – continua l’Arcivescovo - ha affidato alla Chiesa il servizio attento e amorevole dei poveri, dei malati e dei più vulnerabili e fragili della società. Il servizio della diaconia è al centro della missione e quindi tutta la Chiesa, sull'esempio di Gesù e di San Lorenzo, deve essere la serva dei più poveri e dei più bisognosi”. Il Cardinale Omella sottolinea, inoltre, che “il diacono, come San Lorenzo, è configurato a Cristo, venuto nel mondo ‘per servire e non per essere servito’, ed è chiamato a fare del servizio la sua identità e ad animare la comunità cristiana perché, come ci chiede il Papa Francesco, la Chiesa sia serva e povera, condivida e ci insegni a condividere tutto ciò che abbiamo con chi ne ha più bisogno”. (IP)

10 agosto - IRLANDA Arcivescovo Martin: armi atomiche sono immorali e incompatibili con fede cristiana

"Lo sviluppo dell'energia atomica per la guerra e il possesso di armi atomiche è immorale e incompatibile con la nostra fede": lo ha detto Monsignor Eamon Martin, Arcivescovo metropolita di Armagh e Primate di tutta l'Irlanda, ricordando ieri, 9 agosto, il 75.mo anniversario del bombardamento atomico sulla città giapponese di Nagasaki. “La bomba su Nagasaki e quella su Hiroshima, sganciata tre giorni prima, sono ancora considerate da molti come uno dei peggiori esempi di ciò che noi umani possiamo farci l'un l'altro - ha detto il presule - Eppure, diversi Paesi continuano a detenere, sviluppare o testare armi di distruzione di massa”. Ricordando, poi, gli appelli alla pace lanciati da Papa Francesco nel corso del suo Viaggio apostolico in Giappone, lo scorso novembre, l’Arcivescovo Martin ha fatto sue le parole del Pontefice: “È incompatibile cercare di costruire e sostenere la pace sulla paura della distruzione reciproca o sulla minaccia dell'annientamento totale". Dal Primate d’Irlanda anche la denuncia dello sperperio di denaro per la corsa agli armamenti, in un mondo in cui “milioni di bambini e famiglie vivono in condizioni disumane”. Di qui, l’esortazione a “non vedere mai la violenza come un modo per risolvere le differenze e realizzare le aspirazioni”. Bisogna “pregare e a lavorare ogni giorno per l'abolizione delle armi nucleari – ha concluso Monsignor Martin - per la conversione dei cuori e per il trionfo di una cultura della vita, della riconciliazione e della fraternità". La nota del presule si è conclusa con il testo della “Preghiera semplice” attribuita a San Francesco d’Assisi. (IP)

10 agosto - SUDAFRICA Vescovi: registrazione nascite sia corretta, no ad esclusioni 

L’Africa celebra oggi, 10 agosto, la terza “Giornata della registrazione civile e della statistica vitale”, stabilita nel 2017 dalla Conferenza dei Ministri africani responsabili del settore. Per l’occasione, in Sudafrica, l’Arcivescovo Buti Tlhagale, referente per i per i migranti e i rifugiati all’interno della Conferenza episcopale locale (Sacbc), ha diffuso una nota in cui si invitano gli Stati a “verificare che la registrazione universale delle nascite avvenga in modo corretto e indipendente dalla nazionalità o dallo status giuridico dei genitori” del bambino. Inoltre, dato che quest’anno la Giornata ricorre nel pieno della pandemia da Covid-19, il presule sottolinea che il registro anagrafico diventa ancor di più “un servizio essenziale per il monitoraggio e la mitigazione dell’impatto delle emergenze”. “Cifre o statistiche affidabili e precise – scrive Monsignor Tlhagale – possono fare un'enorme differenza in tempi di emergenze, calamità o pandemie”, perché “garantiscono che le autorità dispongano delle informazioni essenziali necessarie per la pianificazione, l'attuazione e il monitoraggio” dei sistemi di prevenzione e cura. Nello specifico della registrazione delle nascite, l’Arcivescovo sudafricano esorta a non considerarla mai come “scontata”, poiché “in molti Paesi non è una pratica così comune”. E citando il Rapporto Unicef 2019, il presule sottolinea che “166 milioni di bambini inferiori ai 5 anni non sono stati registrati al momento della nascita. L’87 per cento di essi vive nell’Asia meridionale e nell’Africa subsahariana”. Si tratta di un dato preoccupante, afferma Monsignor Tlhagale, perché espone i minori al rischio di “diventare invisibile e vulnerabili, nel momento in cui perdono i loro diritti di fronte alla legge a causa della mancanza di documentazione”. Ma tali diritti vanno “vigorosamente protetti e promossi – incalza il presule – in quanto tutelano il principio fondamentale della dignità umana”. (IP)

10 agosto - AMERICA LATINA Celam: inclusione, rispetto e tutela dei popoli indigeni

Le diverse comunità indigene del mondo devono essere incluse, rispettate e tutelate nella loro cultura: lo chiede con forza in Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), in una nota a firma del suo presidente, Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, diffusa ieri, 9 agosto, per la Giornata internazionale dei popoli indigeni. “La Chiesa – si legge nel messaggio – riafferma il suo impegno nella difesa dei diritti umani dei nostri fratelli e sorelle indigeni di tutto il mondo”, affinché non siano considerati “semplicemente una minoranza”, ma diventino anche “interlocutori principali”. Il Celam sottolinea, poi, le gravi difficoltà che si trovano costrette a vivere le comunità autoctone, ovvero “minacce alle loro terre e al loro stile di vita; mancanza di servizi sanitari e di un’istruzione di qualità; molteplici forme di discriminazione”. “Una dura realtà – si afferma nella nota – aggravata dall’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 e che ha colpito gravemente la regione amazzonica”, infettando “oltre 70mila indigeni nel continente americano”, di cui “23mila nel bacino del Rio delle Amazzoni”. Il Celam fa riferimento, quindi, ad uno dei “sogni” citati da Papa Francesco nella sua Esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia”, ovvero: “Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa. Sogno un’Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana”. (n. 7). Sulla scia di queste parole, i vescovi latinoamericani invitano le autorità del Continente a “centralizzare meno e decentralizzare di più l'assistenza sociale ed economica che è stata fornita durante questo difficile periodo di pandemia”, facendo in modo che “i nostri fratelli indigeni ricevano l'attenzione che meritano e di cui hanno bisogno con urgenza”. (IP)

10 agosto - SUDAFRICA Allarme Giustizia e pace: alcolismo in aumento, gravi costi sociali

“I costi economici e sociali associati all’abuso di alcolici sono più elevati di questo si pensasse”: lo afferma un nuovo studio commissionato dalla Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale del Sudafrica (Sacbc). In alcune province del Paese, infatti, il costo rischia di superare le entrate derivanti dal settore, rendendo l’alcool la dipendenza più dannosa per la popolazione locale. Ad aggravare ulteriormente la situazione, informa una nota della Sacbc, c’è la mancanza di efficacia da parte degli interventi delle forze dell’ordine e della legge. “Nell’economia sudafricana – continua la nota – il mercato degli alcolici è un fattore-chiave. Ma i costi sociali sono enormi: “L’uso diffuso ed eccessivo di alcolici nel Paese – si evince dallo studio – è la terza principale causa di morte e disabilità, dopo le malattie sessualmente trasmissibili e le violenze interpersonali”. Tra i giovani uomini, ad esempio, l’alcool causa l’80 per cento dei decessi. Sull’alcolismo pesa anche lo stigma sociale che impedisce alle persone che ne sono affette di chiedere aiuto: lo spiega Kezia Batisai, ricercatrice universitaria che ha preso parte allo studio commissionato da Giustizia e pace. “Gli strumenti e gli interventi per prevenire e ridurre i danni legati all'alcol – sottolinea - non riescono a raggiungere le persone che ne hanno più bisogno”, anche a causa di “una comunicazione inefficace”. Inoltre, “manca una legislazione adeguata che aiuti a prevenire e ridurre i comportamenti a rischio derivanti dall’abuso di alcolici, soprattutto tra i minori”.  (IP)

10 agosto - GHANA - Disordini tra gli studenti. Appello vescovi: mantenere la calma e il rispetto per istituzioni

È diventato virale, in Ghana, un video che mostra diversi studenti delle scuole superiori del Paese mentre distruggono le aule degli Istituti formativi, attaccano verbalmente le istituzioni e la stampa e denunciano un’eccessiva severità dei docenti in sede d’esame. Negli scontri, alcune persone sono rimaste ferite. Il video è stato diffuso on line nei giorni scorsi; venerdì 7 agosto la Conferenza episcopale del Paese (Cbcgha) ha emesso una nota, a firma del suo presidente, Monsignor Philip Naameh, in cui si bollano gli atti di vandalismo perpetrati dagli studenti come estremamente “scoraggianti”, una vera e propria “dimostrazione di mancanza di rispetto per le autorità”. Di qui, l’appello dei vescovi affinché gli alunni, soprattutto quelli dell’ultimo anno che devono sostenere le prove finali per il diploma, “mantengano la calma e si concentrino sui loro studi, invece di cercare di reperire in anticipo le domande d’esame”. “Non ci sono scorciatoie per il successo – affermano i vescovi ghanesi – ma solo il duro lavoro e la disciplina”. Per questo, è necessario “rinunciare a tutte le forme di anarchia e di disprezzo per le autorità”. Un ulteriore appello viene lanciato a “tutti i principali attori del settore dell’istruzione e alle forze dell’ordine”, perché “come deterrente per altri episodi simili, denuncino i colpevoli, in conformità con i regolamenti scolastici e le leggi nazionali”.  Al contempo, la Cbcgha invita le persone adulte a “dare il buon esempio ai giovani, invece di incoraggiarli a compiere azioni che mettono in pericolo la loro vita e quella degli altri”. (IP)

9 agosto - MONDO Il Wcc al fianco delle popolazioni indigene ancora oggi escluse e oppresse

“Onoriamo la resilienza delle numerose comunità indigene in tutto il mondo, che nonostante le notevoli difficoltà che devono affrontare nell'attuale pandemia, continuano a parlarci profeticamente”: lo ha detto il segretario generale ad interim del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), il prof. Ioan Sauca a proposito della “Giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo” indetta dall’Onu nel 1994 che si celebra oggi. Il prof. Sauca evidenzia che sono le popolazioni indigene a ricordarci “l’importanza di essere spiritualmente connessi al nostro Creatore, alla Creazione e l’un l'altro” ed evidenzia quanto importante sia, in tal senso, la ricerca di soluzioni per cercare soluzioni uniche alla pandemia di Covid-19 e per aprire la strada ad una vita sostenibile in un’era post-Covid. “L’esperienza dei popoli indigeni, sia nella società che nella vita delle Chiese - ricorda poi il segretario generale ad interim del Wcc - è ancora in larga misura una storia di continua esclusione e oppressione”. (TC)

9 agosto - ITALIA A Siracusa la tradizionale esposizione straordinaria del simulacro di Santa Lucia

È esposto oggi in via straordinaria, nella cattedrale di Siracusa, il simulacro di Santa Lucia, patrona della città. L’evento deciso dalla Deputazione della Cappella di Santa Lucia, riferisce un comunicato dell’arcidiocesi, rientra nella tradizione, che prevede l’apertura della nicchia che custodisce l’effigie della santa la seconda domenica dei mesi di luglio, agosto e settembre, per consentire ai fedeli, soprattutto a coloro che ritornano a Siracusa, di rivolgere un saluto ed una preghiera alla loro patrona. Per consentire l’accesso in cattedrale, sono state disposte una serie di linee guida ed un piano di evacuazione nel rispetto delle normative anti-Covid 19 e nella Cappella di Santa Lucia potranno sostare due persone alla volta. La chiusura della nicchia è prevista dopo la Messa delle ore 19.00 a porte chiuse e senza la presenza di fedeli ma sarà visibilè in streaming sulla pagina Facebook della Deputazione. L’esposizione straordinaria si ripeterà domenica 13 settembre. (TC)

9 agosto - ITALIA Si svolgerà a Savona la 53.ma Marcia della Pace promossa da Cei e Pax Christi

È Savona la città che ospiterà la 53.ma edizione della Marcia della pace, che viene celebrata il 31 dicembre, e promossa dalla Conferenza episcopale italiana, da Pax Christi, Caritas Italiana e Azione Cattolica. In prima linea nell’organizzazione dell’evento la diocesi di Savona-Noli, il cui vescovo, monsignor Calogero Marino, in un comunicato, ha voluto informare i fedeli. “Ci sarà da guida la Laudato si’, che questi mesi difficili della pandemia hanno reso ancora più attuale - scrive il presule -. La Marcia sarà per noi anche un momento prezioso di riflessione e di preghiera nel cammino verso il Sinodo diocesano, che inizierà il 21 febbraio, nella prima Domenica di Quaresima”. Lieto di avere ricevuto la notizia dalla Cei, che ha accolto la richiesta della diocesi di poter organizzare la Marcia, monsignor Marino invita i fedeli fin d’ora a pregare e a impegnarsi “perché i temi della pace, del lavoro, della giustizia e della salvaguardia del creato divengano più centrali nella catechesi e nel cammino” della Chiesa di Savona-Noli. (TC)

9 agosto - GIAPPONE Nel 75.mo anniversario dell’esplosione della bomba atomica a Nagasaki, ricordate le parole del Papa sul disarmo nucleare

È stato ricordato questa mattina a Nagasaki, in Giappone, il 75.mo anniversario del lancio della bomba atomica da parte degli Stati Uniti. Nel corso della cerimonia, alla quale ogni anno prendono parte migliaia di persone, quest’anno soltanto circa 500 a causa dell’emergenza coronavirus, il sindaco, Tomihisa Taue ha letto una “Dichiarazione della Pace di Nagasaki”. Nel suo discorso il primo cittadino ha menzionato come parole chiave per il disarmo nucleale quelle pronunciate da Papa Francesco il 24 novembre dello scorso anno, all’Atomic Bomb Hypocenter Park, durante la visita pastorale nel Paese. Il Pontefice, in quella occasione, ha sottolineato che trasformare l’ideale di “un mondo in pace, libero da armi nucleari” in realtà “richiede la partecipazione di tutti”, e che “è necessario rompere la dinamica della diffidenza che attualmente prevale e che fa correre il rischio di arrivare allo smantellamento dell’architettura internazionale di controllo degli armamenti”. (TC)

9 agosto - ITALIA La Comunità Papa Giovanni XXIII critica le nuove linee guida sull’aborto farmacologico

 “Facilitare il ricorso all’aborto significa ingannare le donne sulla tragicità di questo evento ed abbandonarle a sé stesse senza tentare di aiutarle a superare le difficoltà che inducono ad abortire”: lo dichiara in un comunicato presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda a proposito dell’annuncio del ministro della Salute, Roberto Speranza circa le nuove linee guide sull’aborto farmacologico, ora possibile in regime di day hospital e fino alla nona settimana di gravidanza. Per Ramonda “l’aborto con la RU486 segna ancor più le donne in quanto sono loro che impediscono a loro figlio di venire alla luce e perché molte di loro vedono i resti del piccolo”. L’esperienza della Comunità Papa Giovanni XXIII, conclude Ramonda, insegna che “quando le donne e le famiglie sono aiutate con opportuni sostegni, allora molte decidono di continuare la gravidanza e dare alla luce un figlio. Questa è la vera libertà, quella senza condizionamenti”. (TC)

8 agosto - CIPRO - Una mostra racconta la storia dei cattolici latini nell’isola

Si potrà visitare fino al 19 ottobre a Limassol la mostra “I latini di Cipro” che espone materiale storico e fotografico e oggetti legati alla presenza dei cattolici latini a Cipro nel corso dei secoli. Inaugurata lo scorso 29 luglio nei magazzini dell’Autorità portuale, nel vecchio porto, l’esposizione lascia emergere anche, riferisce il Patriarcato latino di Gerusalemme, quanto la storia della comunità latina abbia contribuito all’edificazione del patrimonio dell’isola e allo sviluppo della società cipriota contemporanea. Oggi la comunità latina a Cipro è molto attiva e sono diverse sull’isola le organizzazioni sociali, umanitarie e caritatevoli. La presenza dei cattolici latini a Cipro è ininterrotta dal 1192, anche se i loro primi contatti con l’isola risalgono al 1126 attraverso i mercanti di Venezia e Genova. Ma è nel 1192 che arriva la prima ondata di migranti cattolici europei, della Cilicia e del Levante. Nel 1196 si insedia a Nicosia un arcivescovo latino insieme ad altri tre vescovi che si stabiliscono a Famagosta, Limassol e Pafos. Dopo di loro numerosi ordini cattolici romani giungono nell’isola durante il periodo franco e veneziano (1192-1489 e dal 1489 al 1570) e i latini a Cipro giungono a rappresentare il 15-20 per cento della popolazione esercitando un’importante influenza come nobiltà dominante. Con la conquista dell’isola da parte dell’esercito ottomano fra il 1570 e il 1571 ha inizio l’esilio di migliaia di fedeli latini e lo scioglimento ufficiale della loro Chiesa, ma il clero riesce in qualche modo a mantenere una presenza, in particolare attraverso i monasteri francescani. Nel XVII secolo è a Larnaca che si sviluppa una piccola comunità latina, grazie anche ai consolati che assistevano i migranti europei, banchieri, medici, mercanti e commercianti. Diverse le scuole istituite dalle comunità religiose, come la Scuola Terra Santa, fondata nel 1646 dai Francescani, e la Scuola di San Giuseppe fondata dalle suore omonime nel 1844. La politica di tolleranza religiosa che ha caratterizzato il periodo britannico dal 1878 in poi ha rafforzato la comunità latina, le cui scuole si sono moltiplicate permettendo l’integrazione dei latini nella società cipriota. L'indipendenza dell’isola, conseguita nel 1960, ha segnato poi un ulteriore passo avanti nell’emancipazione della comunità cattolica romana, grazie anche al suo riconoscimento da parte dello Stato come gruppo religioso con un rappresentante eletto nel Parlamento cipriota. (TC)

8 agosto - BRASILE Si è spento monsignor Casaldàliga Pla, per anni al fianco degli indigeni e citato nella Querida Amazonia

 È scomparso oggi a Batatais, in Brasile, all’età di 92 anni monsignor Pedro Casaldàliga Pla, vescovo emerito della prelatura territoriale di São Félix do Araguaia, religioso dei Missionari figli del Cuore Immacolato di Maria (claretiani). Noto per il suo impegno al fianco delle comunità povere e indigene, ha dovuto affrontare la dittatura militare e i potenti proprietari terrieri. Monsignor Casaldàliga Pla è stato un esponente della Teologia della Liberazione. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Premio Internazionale della Catalogna nel 2006, e ha pubblicato almeno dieci volumi di poesie. Papa Francesco, nella sua esortazione apostolica post-sinodale Querida Amazonia, pubblicata il 12 febbraio 2020, ha citato una delle sue poesie, “Carta de navegar (Por el Tocantins amazónico)” in El tiempo y la espera, Santander, 1986. Nato il 16 febbraio 1928 a Balsareny, nella Catalogna, in Spagna, monsignor Pedro Casaldàliga Pla era entrato a far parte dei claretiani l’8 settembre 1945 ed era stato ordinato sacerdote a Barcellona il 31 maggio 1952. Trasferitosi in Brasile come missionario nel 1968, il 27 aprile 1970 era stato nominato da Paolo VI amministratore apostolico della prelatura territoriale di São Félix e l’anno successivo, il 27 agosto 1971, prelato della stessa giurisdizione e vescovo titolare di Altava. Dal 2012 era malato di Parkinson. Per lui si riuniranno in preghiera le comunità di Batatais, Ribeirão Cascalheira e São Félix do Araguaia. Le esequie saranno celebrate domani a Batatais. (TC)

8 agosto - FILIPPINE - Appello vescovi contro ripristino pena di morte: viola dignità della persona

“La pena di morte viola la dignità intrinseca di ogni persona che non va perduta nonostante si commetta una crimine”: lo scrive, in una dichiarazione, la Commissione per la Pastorale penitenziaria della Chiesa cattolica filippina (Ecppc), ribadendo la sua forte opposizione alla proposta politica di ripristinare la pena capitale nel Paese. “In ogni essere umano - si legge nel testo - c’è il soffio della vita, incomparabile e prezioso dono di Dio stesso” che va preservato. Inoltre, i presuli ricordano che “non ci sono prove dirette a dimostrazione che la pena di morte scoraggi il crimine e che sia un deterrente”, quindi l’affermazione generale che essa faccia diminuire il volume dei reati è “puramente speculativa”. “La pena di morte è irrevocabile – sottolineano ancora i presuli – Una volta eseguita, non c’è possibilità di correggere un giudizio errato”. Tale procedura rende la giustizia come “una mera punizione”, mentre essa, in realtà, “è riparatrice, mai solamente punitiva, perché offre alla persona una possibilità, anche piccola, di cambiare”. La preoccupazione della Ecppc va, in particolare, a “i settori più vulnerabili della società, i poveri, gli emarginati”, perché “l’esperienza dimostra che la maggior parte dei condannati a morte” appartiene a queste categorie sociali che “non possono permettersi avvocati di spicco per difendersi”. Non solo: le Filippine si sono impegnate, in passato, “davanti alla comunità internazionale a non reintrodurre la pena di morte in futuro”. Se ciò avvenisse, quindi, il Paese verrà messo “in cattiva luce” a livello internazionale. Invece di reintrodurre la pena capitale, i vescovi suggeriscono quindi al Congresso di “elaborare un programma globale per combattere gli effetti della pandemia da Covid-19 e alleviare la situazione dei poveri, i più colpiti dalle conseguenze del coronavirus”. Al contempo, si chiede di “attuare efficacemente le leggi già esistenti, formulandone anche di nuove, per modernizzare il sistema giudiziario e penitenziario, affinché siano riparativi e riabilitativi, piuttosto che punitivi”. In tal modo, una volta scontata la pena, gli ex detenuti “saranno pronti ad tornare a far parte della società”. Nelle Filippine, la pena di morte è stata soppressa nel 1987, reintrodotta nel 1993 ed abolita nuovamente nel 2006. Nel 2016, con l’elezione del presidente Rodrigo Duterte, la questione è tornato alla ribalta a causa delle così dette “esecuzioni extragiudiziali” legate al narcotraffico e caldeggiate dal Capo dello Stato, contro le quali si è schierata più volte la Chiesa cattolica nazionale.. (IP)

8 agosto - ANGOLA Arriva “Catitablet”, app per leggere la Bibbia nelle lingue locali

Si chiama “Catitablet” ovvero “Catechismo sul tablet” ed è il progetto avviato dalla Chiesa cattolica dell’Angola in tempo di pandemia da Covid-19, per facilitare la lettura dei testi fondamentali della Chiesa anche in formato digitale, sui dispositivi mobili. E proprio nell’ambito di questo progetto, il 4 agosto è stata presentata una versione della Bibbia e del Messale tradotti nelle lingue Tchokwe, Luchazes, Lunda-Ndembo e Luvale, che si parlano nella parte orientale del Paese. “In questo modo – ha spiegato Monsignor Jesús Tirso Blanco, vescovo di Lwena, citato dal sito web della Recowa-Cerao (Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale) – avremo uno strumento specifico per predicare il Vangelo anche a tribù e popolazioni autoctone diverse”. Padroneggiare le lingue locali, infatti, permette ai sacerdoti di “diffondere la Parola di Dio in modo più completo all’interno delle comunità”. Soddisfazione per la nuova app è stata espressa dai fedeli che in essa vedono “uno strumento prezioso” per l’evangelizzazione e “un aiuto concreto per i catechisti che operano nelle zone più periferiche” dell’Angola orientale, in cui vivono oltre 7mila persone di diverse etnie. Da ricordare che il recente progetto di traduzione dei testi Sacri non è il primo realizzato dalla Chiesa angolana: nel 2019, infatti, era già stato tradotto il “Catechismo della Chiesa cattolica” in lingua Umbundu, la seconda più parlata dopo il portoghese. (IP)

8 agosto - STATI UNITI - 138.ma Convention dei Cavalieri di Colombo. Al via un centro dedicato a padre McGivney. Messaggio del Papa 

Un nuovo centro di pellegrinaggio in onore di padre Michael McGivney a New Haven, in Conneticut, dove i visitatori potranno conoscere meglio la figura del sacerdote statunitense dichiarato venerabile da Benedetto XVI nel 2008. È l’iniziativa che hanno in programma i Cavalieri di Colombo in vista della beatificazione del loro fondatore, il prossimo 31 ottobre. Il “Blessed Michael McGivney Pilgrimage Center” sorgerà nell’edificio che ospita attualmente il museo sulla storia dei Cavalieri di Colombo. Lo ha annunciato il 4 agosto il Cavaliere Supremo Carl A. Anderson, in occasione della 138.ma Convention annuale dell'Ordine, che quest’anno si è svolta in modalità virtuale  a causa dell’emergenza Covid-19. "Mentre il museo continuerà a raccontare la storia dei Cavalieri, amplierà anche la sua missione concentrandosi di più sulla spiritualità e la visione della carità del nostro fondatore e quindi sulla sua eredità", ha spiegato Anderson. Nato nel 1852 a Waterbury, nel Connecticut, da immigrati irlandesi, primogenito di 13 figli, padre McGivney è stata una figura di spicco nella Chiesa negli Stati Uniti del XIX secolo. Ordinato sacerdotte nel 1877, svolse il suo ministero nella numerosa comunità irlandese-americana, prima come vice vice-parroco a New Heaven, e poi come parroco a Thomaston, non lontano dalla sua città natale, conquistandosi la fama di uomo di profonda fede e di "Buon Samaritano". Nel 1882 fondò, insieme ad un gruppo di laici cattolici i Cavalieri di Colombo, nati come un’associazione per sostenere nella fede e aiutare le famiglie in difficoltà economiche per la malattia o la morte del capofamiglia. Morì, probabilmente di tubercolosi, a New Haven nel 1890, durante l’epidemia di influenza che aveva colpito la città. La sua causa di beatificazione è stata avviata nel 1997 nell’arcidiocesi di Hartford. Lo scorso 27 maggio Papa Francesco ha dato il via libera con la promulgazione del Decreto che riconosce un miracolo attribuito all’intercessione del sacerdote.  “Per i membri dei Cavalieri di Colombo, la notizia della sua beatificazione è stato un momento di grande gioia. Padre McGivney ha aiutato gli emarginati della società nel XIX secolo e il suo esempio ha ispirato milioni di Cavalieri ad agire nelle proprie parrocchie e comunità ", ha sottolineato Anderson alla Convention. In vista dell’incontro, il 14 luglio Papa Francesco ha inviato una lettera, a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, in cui ha espresso  “profonda gratitudine” per il contributo di padre McGivney e dei Cavalieri di Colombo alla missione evangelizzatrice della Chiesa, alla difesa della dignità della vita umana, della famiglia e della libertà religiosa,  esprimendo l’auspicio che “la prossima beatificazione possa stimolare i Cavalieri di Colombo ad approfondire il loro impegno a vivere come discepoli missionari nella carità, nell’unità e nella fratellanza”, in particolare in questo  difficile momento di emergenza Covid-19. La fratellanza (“Knights of Columbus: Knights of Fraternity”) è stato infatti il tema della sessione che si è svolta dal 4 al 5 agosto e durante la quale è stato presentato il Rapporto annuale sulle attività dell’Ordine, presente oggi in 12 Paesi con due milioni di membri impegnati nell’evangelizzazione, nella carità, nella promozione dell'integrazione razziale e nella difesa della libertà religiosa. (LZ)

8 agosto- BRASILE - 7 settembre, 26° “Grido degli esclusi”: la vita al primo posto

“La vita al primo posto”: con questo tema, il Brasile si prepara a celebrare la 26.ma edizione del “Grido degli esclusi”. La manifestazione, in programma ogni anno il 7 settembre, in concomitanza con la Festa nazionale dell’indipendenza, è un’iniziativa popolare che vede il sostegno della Pastorale sociale della Conferenza episcopale brasiliana, del Consiglio delle Chiese cristiane del Brasile e di movimenti ed organizzazioni impegnate per l’uguaglianza, la giustizia e la vita. Il sottotitolo dell’edizione 2020 è “Basta con la povertà, il pregiudizio e la repressione! Vogliamo la terra, il lavoro, la casa e la partecipazione”. “L’esclusione - spiega Ari Alberti, membro della Segreteria nazionale del “Grido” – non è una questione specifica solo del mese di settembre, bensì è il risultato di un intero sistema che esclude, degrada e uccide”. “In tempo di pandemia da coronavirus – afferma in un videomessaggio Monsignor Mario Antônio da Silva, vicepresidente dei vescovi brasiliani – il grido degli esclusi e delle escluse dà voce alla sofferenza delle famiglie bisognose, delle persone povere, delle popolazioni vulnerabili, di coloro che si trovano in condizioni precarie, dei migranti, rifugiati, sfollati e delle persone costrette alla fuga”. Sulla stessa linea Monsignor Valdeci dos Santos, presidente della Commissione episcopale brasilana per la Pastorale sociale che, in un video, incoraggia a lavorare “per una società più giusta e più fraterna, fondata sulla giustizia e la solidarietà. Avviato nel 1995, il “Grido degli esclusi” lotta da anni per una maggior trasparenza dei mezzi di comunicazione sociale in Brasile, per sensibilizzare la popolazione sul problema della violenza sociale, sviluppare la partecipazione politica dei lavoratori e sostenere l’ampliamento dei diritti dei cittadini, in un’ottica di inclusione sociale. “Nel tempo – conclude Ari Alberti – questa iniziativa ha contribuito ad un cambiamento culturale della società, tanto che oggi è visto, sia dai movimenti pastorali che dalle organizzazioni sociali, come un’occasione concreta di confronto”. (IP)

8 agosto - AUSTRIA - Solidarietà dei vescovi alla Chiesa del Brasile, in tempo di pandemia

È con preoccupazione e sollecitudine che la Conferenza episcopale austriaca, attraverso la sua Commissione episcopale missionaria, si rivolge alla Chiesa brasiliana (Cnbb) e a tutto il Paese latinoamericano, drammaticamente colpito dalla pandemia da coronavirus soprattutto tra le popolazioni indigene dell’Amazzonia. In una lettera inviata al presidente dei vescovi brasiliani, Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, e a firma dell’Arcivescovo Werner Freistetter, responsabile del settore missionario della Chiesa austriaca, si ribadisce l’importanza “del partenariato e della cooperazione” tra i vescovi dei due Paesi. In particolare, si afferma che “la Conferenza episcopale austriaca accompagna gli sforzi e le iniziative della Chiesa cattolica in Brasile per ascoltare e riconoscere da vicino le necessità e le ansie dei popoli amazzonici, essendo essa una voce forte a favore delle politiche pubbliche e dell'azione del governo nella regione”. Ricordando, poi, che “tutto è connesso”, come afferma Papa Francesco nella sua enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune”, la missiva invita a richiamare costantemente “la società, l’economia e la politica affinché cessino tutte le attività e le iniziative dannose per l’ambiente e i popoli tradizionali”, favorendo invece “il rafforzamento della protezione del clima e di tutte le misure di giustizia sociale”. Inoltre, Monsignor Freistetter informa la Cnnb che, durante la Plenaria dei vescovi austriaci svoltasi nel mese di giugno, si è riflettuto “esplicitamente sulla situazione dell’Amazzonia brasiliana, in particolare sulla diffusione del coronavirus tra le comunità autoctone e sull’avanzata della deforestazione causata da azioni illegali dei taglialegna e dei minatori nella regione”. “È importante – scrivono i vescovi austriaci – che la Chiesa cattolica sia una comunità solidale e cammini in armonia con il mondo”. Noi incoraggiamo e sosteniamo esplicitamente questa comunione – concludono i presuli di Vienna - e non ci stancheremo di denunciare la situazione del Brasile agli organi politici nazionali ed europei, assumendoci le nostre responsabilità”. (IP)

8 agosto - ITALIA - Edizione "speciale" quest'anno del Sinodo valdese a Torre Pellice a causa dell'emergenza #Coronavirus 

A causa dell’emergenza Coronavirus, non si terrà a Torre Pellice, nella provincia di Torino, il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste italiane, l’appuntamento che si svolge ogni anno nella seconda metà di agosto. “Il Sinodo non c’è, ma le Chiese valdesi e metodiste ci sono con la loro storia e il loro impegno variegato da Nord a Sud”,  spiega la moderatrice della Tavola valdese Alessandra Trotta nel video che invita a seguire (in presenza oppure online) gli eventi organizzati negli stessi luoghi e nelle stesse date del Sinodo. “Generazioni e rigenerazioni. Aver cura di persone, memorie e territori” è il titolo di questa edizione “speciale”, che si terrà dal 24 al 30 agosto con un ricco programma di incontri, mostre, concerti, film.  L’agenzia Nev   segnala, tra gli altri, la serata del 24 agosto con un dibattito alla Casa Valdese dal titolo “Affinché lo lavorasse e lo custodisse. La giustizia sociale e ambientale per la costruzione del post Covid”, con interventi video di David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo e di Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia Romagna, Vittorio Cogliati Dezza (Legambiente) e Valdo Spini (Circolo Rosselli). Il tutto moderato da Claudio Paravati e Ilaria Valenzi (Confronti), mentre le conclusioni sono affidate alla moderatrice della Tavola valdese, Alessandra Trotta. Martedì 25 agosto, alle 17.30, si terrà l’incontro “Invisibili ma necessari. Immigrati e lavoro agricolo. Le iniziative delle chiese evangeliche”, organizzato da Mediterranean Hope, programma rifugiati emigranti delle Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), con la collaborazione della Diaconia valdese.  Mercoledì 26 agosto “La Giornata teologica Miegge" rifletterà sui temi della “Predicazione e vita”. La giornata di venerdì vedrà diversi appuntamenti dedicati ai bambini e sui bambini, prima di affrontare in serata, alle 21, il tema della “Informazione al tempo dell’emergenza” organizzato dal settimanale Riforma e dal Centro culturale valdese.  (LZ)

8 agosto -  AFRICA - Progetto dell’Amecea per sostenere i bambini in tempo di pandemia

Per combattere il coronavirus servono sicuramente le scienze mediche, ma anche quelle sociali tra cui la giusta comunicazione per sensibilizzare ed informare le persone sullo sviluppo della pandemia. Parte da questo presupposto il progetto che il Dipartimento delle comunicazioni sociali dell’Amecea (Associazione delle Conferenze Episcopali Membro dell'Africa Orientale) ha deciso di avviare in tre Paesi africani, ovvero Zambia, Uganda e Kenya. Il programma si svolge in collaborazione con il Catholic Care for Children (Ccc) e mira soprattutto a creare la consapevolezza della necessità di un’assistenza olistica e integrale, dei minori più vulnerabili in tempo di emergenze sanitaria. Come spiega Suor Delvin Mukhwana, membro del Ccc del Kenya, si vuole far capire alla popolazione “l’importanza di un aiuto comunitario per i bambini più fragili”. Gestito da diverse Congregazioni religiose, il Ccc include centri per l’accoglienza di bambini disabili, abusati, di strada, orfani o abbandonati, positivi al virus Hiv, vittime di tratta o costretti a pratiche violente come la mutilazione genitale femminile e i matrimoni precoci. Il progetto dell’Amecea vuole anche diffondere maggiori informazioni sull’impegno portato avanti dal Ccc creando, così, una maggiore consapevolezza sulla sua importanza a livello nazionale, diocesano e parrocchiale. Per fare questo, l’Associazione episcopale punterà alla formazione adeguata di vescovi e coordinatori pastorali affinché si punti alla tutela dei bambini ed al rafforzamento del legame con le loro famiglie, là dove possibile. (IP)

8 agosto - MALAWI - Chiesa al nuovo Governo : lotta alla corruzione sia una priorità per uscire dalla povertà

Un serio sforzo per combattere la piaga endemica della corruzione che continua a ostacolare lo sviluppo del Malawi.  A chiederlo - riporta il sito dell'Amecea, l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale - è la Commissione cattolica della Giustizia e della Pace (Ccjp). L’appello segue una serie di arresti di alcuni membri del precedente governo guidato da Peter Mutharika e dal suo Democratic Progressive Party (Dpp), uscito sconfitto alle recenti presidenziali del 23 giugno scorso. Le elezioni sono state vinte da Lazarus Chakwera, un ex pastore e teologo della Chiesa delle Assemblee di Dio del Malawi entrato in politica nel 2013 e oggi alla guida del Partito del Congresso del Malawi (Cpm), la cui vittoria ha suscitato grandi aspettative nel Paese africano, uno dei più poveri del mondo. Il principale ostacolo al superamento della povertà è rappresentato dalla corruzione a tutti i livelli che - sottolinea la dichiarazione firmata dal coordinatore nazionale della Ccjp, Boniface Chibwana -  può essere estirpata solo con una radicale riforma di tutti gli apparati dello Stato. Sono quattro i fronti sui quali, secondo Giustizia e Pace, dovrebbe intervenire la nuova coalizione di Governo (la Tonse Alliance) per riformare il sistema. Uno è il comportamento dei dipendenti pubblici: “La guerra alla corruzione – si afferma - esige  un cambiamento della deontologia professionale dei funzionari pubblici”. Sono quindi necessari “controlli sul loro stile di vita e dei loro stretti collaboratori, un rafforzamento dei sistemi di verifica della loro integrità e il riconoscimento del merito e dell'eccellenza, ma anche  il ripristino della cultura e dello spirito di servizio”. Un altro fronte è il rafforzamento degli organi di controllo che devono essere sottratti a pressioni politiche: in particolare, occorre destinare più finanziamenti e risorse umane all'Ufficio anticorruzione (Acb), all'Ufficio del difensore civico, alla Direzione nazionale per i controlli sui patrimoni, alla Polizia fiscale e all'Autorità di informazione finanziaria (Aif).  Inoltre, la Commissione sollecita il Governo Chakwera a impegnarsi per recuperare i beni pubblici confiscati ai funzionari infedeli in tempi ragionevoli e ad ottimizzare tutti gli strumenti legali a disposizione con verifiche sugli stili di vita dei dipendenti pubblici e dei loro associati per individuare casi sospetti . Infine, l’esortazione al nuovo esecutivo a rifuggire dal nepotismo, dal clientelismo e dalla ricerca del profitto personale nella gestione della cosa pubblica, in particolare per le assunzioni e gli appalti. (LZ)

8 agosto - SUD SUDAN - Ripresa graduale Messe: la gioia dei vescovi

Si allentano, in Sud Sudan, le restrizioni per la pandemia da Covid-19, tanto che i luoghi di culto hanno riaperto alle celebrazioni in presenza dei fedeli. In questo contesto, il vescovo di Tombura-Yambio, Monsignor Eduardo Hiiboro Kussala, con una lettera pastorale, esorta i fedeli a dare maggiore valore al Sacramento dell’Eucaristia, ora che si può tornare ad accostarvisi, dopo i lunghi mesi di quarantena. “È con grande gioia – scrive il presule – che torniamo gradualmente al tempo liturgico ordinario. La ‘fame’ che abbiamo provato dovrebbe farci apprezzare ancora di più l’Eucaristia, perché ora come non mai ci rendiamo conto di quanto sia importante riunirci con i nostri fratelli e sorelle in Cristo, e riceverLo insieme”. “Mentre stiamo lentamente tornando ad accostarci all’altare – aggiunge – possiamo scoprire, nuovamente, quanto sia soddisfacente il Pane eucaristico e speriamo di essere determinati a riceverlo ogni domenica con consapevolezza, non solo per abitudine”. Al contempo, Monsignor Kussala invita tutte le chiese della diocesi a rispettare “senza eccezioni” le direttive del Ministero della Salute per la riapertura dei luoghi di culto, linee-guida alle quali aderisce, naturalmente, anche la Taskfoce diocesana di risposta all’emergenza sanitaria. Tali normative includono test, relazioni e notifiche nel caso in cui qualcuno mostri sintomi compatibili con il Covid-19. “C’è bisogno – conclude il vescovo sud-sudanese – di prendersi cura, con compassione e carità, di tutte le persone della comunità, in particolare degli anziani, degli ammalati cronici e di chi vive in povertà e in isolamento. Che il nostro amore per loro sia reale e concreto”. Infine, il presule suggerisce ai fedeli di recitare la “Preghiera semplice” attribuita a San Francesco d’Assisi affinché, nella pandemia, “i cristiani siano strumenti di pace e portatori di amore e speranza”. (IP)

8 agosto - AMERICA LATINA - Campagna Celam per popoli indigeni della Sierra Nevada de Santa Marta

Le comunità autoctone della Sierra Nevada de Santa Marta, massiccio montuoso nella Colombia settentrionale, sono il focus della campagna di solidarietà promossa dal Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), dal 2 al 9 agosto. L’iniziativa si concluderà quindi domani, in occasione della Giornata internazionale dei popoli indigeni, promossa dall’Onu. Oltre al Celam, vi aderiscono anche l’Agenzia cattolica inglese per lo Sviluppo oltremare (Cafod), il Centro colombiano per la ricerca e l’educazione popolare (Cinep) e il Centro guatemalteco per l’azione legale sui diritti umani (Caldh). “Salviamo il cuore del mondo, mostriamoci solidali con i popoli della Sierra Nevada de Santa Marta” è lo slogan della campagna che si svolge soprattutto in modalità virtuale per sollecitare una riflessione sulla necessità di proteggere e tutelare gli autoctoni, dando voce alle loro rivendicazioni. Nel nord della Colombia vivono i popoli Arhuaco, Wiwa, Kankuamo e Kogui: “Vi abitano da secoli – spiega una nota del Celam - Per loro, questo ecosistema naturale è sacro e rappresenta il cuore del mondo. Ma a causa dell'estrazione mineraria e di altri progetti estrattivi su larga scala, questo luogo ed i suoi abitanti rischiano di essere sterminati e distrutti fisicamente e culturalmente”. Molte comunità indigene, infatti, sono già state costrette ad “abbandonare le loro case a causa delle attività minerarie e dei conflitti armati” e si sono spostate “nelle zone più impervie del massiccio montuoso”. Ma anche da qui, nonostante “lo sfollamento e le minacce”, gli indigeni sono “determinati a proteggere la loro terra ancestrale”. Intanto, cresce il duplice rischio della siccità e degli incendi boschivi nella regione che “hanno reso molto difficile produrre raccolto sufficiente per sfamare le famiglie autoctone”. Inoltre, sottolinea il Celam, “la rigida quarantena dovuta alla pandemia da Covid-19 ha impedito a tali comunità di spostarsi per andare a vendere i loro prodotti artigianali e agricoli, tra cui il caffè”, riducendo ulteriormente le possibilità di sostentamento. L’obiettivo della campagna del Celam, dunque, è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione e “sollecitare l’azione dei governi per tutelare queste popolazioni e garantire i loro diritti fondamentali”. (IP)

8 agosto - STATI UNITI - Colletta annuale dei vescovi per la Chiesa in Africa

Dagli Stati Uniti all’Africa, lungo il ponte della solidarietà: si può raffigurare così l’aiuto che la Chiesa cattolica americana (Usccb) offre a quella dell’Antico continente, attraverso una colletta annuale. L’iniziativa, che va avanti dal 2004, si svolge nei mesi di luglio e agosto attraverso raccolte di fondi diocesane, anche on line, che vengono poi convogliate verso il “Fondo di solidarietà pastorale per la Chiesa Africa”. Tale organismo è, di fatto, una Sotto-commissione della Usccb che si occupa di sostenere i progetti pastorali per lo sviluppo della Chiesa in Africa, in particolare quelli relativi a giovani, scuole cattoliche, formazione del clero e dei laici, promozione della pace nelle zone di conflitto. “In Africa – afferma in una nota il Cardinale Joseph Tobin, presidente della Sotto-commissione – continuiamo ad assistere alla crescita più notevole della Chiesa cattolica universale, con numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, unite ad un’immensa energia e all’entusiasmo dei giovani”. Ma purtroppo ogni medaglia ha il suo rovescio: “In molti Paesi africani – fa notare infatti il porporato – la Chiesa non ha risorse sufficienti per soddisfare i bisogni pastorali di base in aree come la formazione di giovani, la catechesi e il sostegno ai seminari”. Per di più, oggi la Chiesa del continente si trova a dover affrontare “le crescenti necessità sanitarie ed economiche causate dalla pandemia da Covid-19”. Ed è per questo, conclude il Cardinale Tobin, che l’aiuto del Fondo di solidarietà è “ancora più urgente”. Da ricordare che nel 2019, la Sotto-commissione per la Chiesa in Africa ha stanziato 101 sovvenzioni per un totale di circa 2,4 milioni di dollari per sostenere un’ampia gamma di programmi pastorali in oltre trenta Paesi africani. Tutti i dettagli sono disponibili sul sito www.usccb.org/africa (IP)

8 agosto - CILE - Violenze in Araucania. Appello vescovi: pace e giustizia

Alta tensione in Cile, nella regione centro-meridionale dell’Araucanía, dove nei giorni scorsi si sono verificate violenze contro le popolazioni indigene. In particolare, nella notte tra l’1 e il 2 agosto, alcuni gruppi di estrema destra hanno assaltato gli edifici comunali di Victoria, Curacautín, Ercilla e Traiguén, occupati da una rappresentanza dei mapuche che protestava contro la detenzione di alcuni indios. Gli scontri hanno provocato numerosi feriti e portato all’arresto di diverse persone. Alcuni video mostrano decine di civili coperti da cappucci e armati di bastoni che colpiscono ripetutamente gli indigeni, scandendo slogan contro di loro e dando fuoco agli edifici occupati. Di fronte a tali episodi, che sembrerebbero avallati dalle forze dell’ordine locali, la Conferenza episcopale cilena (Cech) ha fatto sentire subito la sua voce, diffondendo un messaggio in cui si esprime “profondo dolore e grande preoccupazione” per l’accaduto. “Ogni atto di violenza – ricordano i presuli – porta solo a nuove ingiustizie, dolore, povertà e ancora violenza, accrescendo le fratture sociali, già difficili da sanare”. Di qui, l’appello a tutte le parti in causa affinché “attraverso il dialogo e l’accordo siano in grado di riconoscere la diversità” e “il multiculturalismo”, caratteristiche “preziose” che permettono “la coesistenza armoniosa di tutti e il giusto sviluppo politico e sociale”. La Cech esorta, quindi, il governo a concretizzare gli impegni presi nel processo di riconciliazione e riparazione nei confronti delle popolazioni indigene, anche alla luce di una nuova politica fondiaria. Al tempo stesso, si richiama l’importanza di costruire “una cultura dell’incontro e del dialogo” in favore di “una pace autentica e solida che sia frutto della giustizia e di un ampio dialogo, senza esclusioni, tra i leader indigeni e gli attori politici, sociali, economici e accademici, lasciando da parte ogni espressione di intolleranza". Per questo, prosegue il messaggio, occorre superare quelle politiche che guardano solo “al mantenimento, pur necessario, dell’ordine pubblico”. Servono “passi efficaci ed audaci – scrive ancora la Conferenza episcopale – e un processo di vera ‘riconversione’ per migrare verso una interculturalità autentica, in cui ognuno possa vivere liberamente e pienamente la propria identità, le proprie convinzioni e la propria visione del mondo, senza altro limite che il bene comune". (IP)

8 agosto - POLONIA - Esplosione a Beirut. Il 16 agosto giornata di preghiera per il Libano. Non si ferma la solidarietà delle Chiese 

Anche la Chiesa in Polonia si mobilita per il Libano. La Conferenza episcopale polacca (Cep) ha indetto per domenica 16 agosto una speciale Giornata di preghiera e solidarietà per le vittime e gli abitanti di Beirut,  devastata dalla terribile esplosione dello scorso 4 agosto che ha causato almeno 150 morti e più di 5mila di feriti, lasciando senza casa 300mila persone. Per la giornata il presidente dei vescovi, monsignor Stanisław Gądecki, ha invitato tutte le chiese a pregare per i morti e i sopravvissuti, ma anche a contribuire alla raccolta fondi organizzata dalla Caritas Polonia per l’emergenza: “Gli abitanti sofferenti di Beirut hanno bisogno delle nostre preghiere e del nostro sostegno materiale. Come Chiesa, abbiamo lanciato subito i fondi disponibili per gli aiuti attraverso la Caritas Polska. Tuttavia, le esigenze sono molto maggiori. Così come siamo venuti in aiuto alle vittime di altre tragedie, vogliamo anche mostrare la nostra nobiltà d’animo ed esprimere concretamente il nostro amore fraterno”, scrive nel suo appello l’arcivescovo Poznań. Al contempo, monsignor Gądecki ringrazia per l'aiuto finora offerto, in particolare i vigili del fuoco ei medici polacchi che si sono recati sul posto il giorno dopo la tragedia per fornire aiuti di emergenza e assistenza sanitaria alle vittime della deflagrazione. Intanto, non si ferma la solidarietà a favore del popolo libanese dalle Chiese di tutto il mondo. Il Segretario generale ad interim del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), il reverendo Ioan Sauca, ha inviato una lettera ai suoi membri in Libano in cui assicura preghiere “per quanti hanno perso persone care, per i feriti e per il lavoro dei mezzi di soccorso”, esprimendo “profonda compassione e solidarietà” e invocando la grazia e l’amore di Dio verso persone “che necessitao di tutto l’aiuto umanitario possibile per sopravvivere a questa tragedia”. La Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha aperto una sottoscrizione per Beirut.  (LZ)

7 agosto - GUYANA - Irfaan Ali dichiarato presidente: appello leader religiosi a pace e sviluppo

Dopo cinque mesi di attesa, in Guyana è stato dichiarato il nuovo presidente: si tratta di Irfaan Ali, esponente del Ppp/C (People’s Progressive Party/Civic). Ad annunciare il nome del Capo dello Stato è stata, domenica 2 agosto, la Commissione elettorale nazionale. Le elezioni presidenziali si erano svolte il 2 marzo; un primo esito aveva riconfermato il presidente in carica, David Granger, ma Ali aveva chiesto il riconteggio dei voti, soprattutto nel distretto di Demerara-Mahaica, il più popoloso del Paese che include la capitale, Georgetown. II conteggio si è concluso il 21 luglio, ma si è dovuto attendere fino a domenica scorsa per conoscerne il vincitore. È stata, così, ascoltata la voce dei leader religiosi locali che, nei giorni scorsi, avevano rilasciato una dichiarazione congiunta per invitare il Paese alla pace, in vista del bene comune e dello sviluppo nazionale. Nel documento, l’Organizzazione Interreligiosa (Iro) che include cristiani, hindu e islamici, e il Consiglio delle Chiese della Guyana, organismo ecumenico, esprimevano “grave preoccupazione” per il clima politico del Paese e richiamavano alla necessità di “un’etica e di una buona governance”. Gli esponenti religiosi invitavano anche a riflettere sulle ricadute negative che l’impasse politica in Guyana poteva avere a livello internazionale e lanciavano un appello “alla riconciliazione, alla fiducia e alla stabilità”. “È imperativo – affermava la dichiarazione che gli interessi della popolazione siano il parametro di ogni azione politica”. Di qui, l’esortazione rivolta a tutti (esponenti dei partiti e semplici cittadini) a rispettare la legge, le decisioni della Commissione elettorale, la Costituzione ed i principî della democrazia. “Le elezioni – scrivevano l’Iro e il Consiglio delle Chiese – devono essere un’opportunità per restaurare la governance ed orientarla al bene comune”, pena “la vita e lo sviluppo dell’intera nazione”. Infine, la dichiarazione auspicava l’avvio di riforme strutturali per “accelerare l’unità, l’inclusione e la tolleranza” su tutto il territorio. (IP)

7 agosto - ITALIA - Raccolta fondi di Caritas Ambrosiana in favore del Libano: stanziati già 20mila euro

Scende in campo anche la Caritas Ambrosiana per portare aiuto alla popolazione libanese colpita, il 4 agosto, da una devastante esplosione avvenuta in un deposito del porto di Beirut e che ha provocato centinaia di morti, migliaia di feriti e ingenti danni strutturali. In particolare, l’organismo caritativo della Chiesa di Milano ha lanciato una raccolta fondi, stanziando un primo contributo di 20mila euro. “Siamo profondamente addolorati per quello che è accaduto e in segno di vicinanza vogliamo sostenere i tanti operatori della Caritas Libano alla quale ci lega una relazione di amicizia che dura da anni”, afferma in una nota Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana. Intanto, la Caritas Libano ha avviato i primi interventi, distribuendo 2.300 pasti caldi alle famiglie ospitate in tende di emergenza e allestendo cliniche mobili. Ma nel Paese dei Cedri, già piegato da una grave crisi economica e politica, mancano da tempo forniture mediche vitali, come anestetici, farmaci e punti di sutura. L’esplosione, per di più, ha danneggiato quattro nosocomi, tra cui quello di “Saint George”, il principale di Beirut. Il tutto mentre aumenta l’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari, con conseguenze disastrose sulla popolazione. Senza contare che la deflagrazione ha colpito anche due depositi di grano, essenziali per garantire il cibo agli abitanti locali. Per sapere come aderire alla raccolta fondi lanciata da Caritas Ambrosiana, si può consultare il sito web https://www.caritasambrosiana.it/emergenze-caritas/emergenze-in-corso/emergenza-libano-esplosione-a-beirut (IP) 

7 agosto - PORTOGALLO - “Pellegrino con il cuore”: itinerario spirituale on line promosso dal Santuario di Fatima

Un pellegrinaggio fatto con il cuore, considerato che con le gambe non è possibile, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia da coronavirus: questa l’iniziativa promossa on line dal Santuario mariano di Fatima, in Portogallo. Si tratta di un itinerario di riflessione spirituale in otto tappe, dal titolo “Passi quotidiani. Formare un cuore da discepolo”, per aiutare i fedeli a vivere, anche se da lontano, le celebrazioni del 13 agosto, giorno in cui si ricorda la quarta apparizione della Vergine ai tre pastorelli, avvenuta nel 1917. Il pellegrinaggio virtuale è disponibile in formato podcast e porta i fedeli alla scoperta di quanto accadde 103 anni fa. L'itinerario sarà scaricabile dal sito web del Santuario di Fatima e dai suoi social network, come YouTube e Facebook, oltre che da iTunes e Spotify. "Il cammino interiore – si legge nella presentazione dell’iniziativa – è quello che può portare più lontano, a partire dalla dimensione interiore di ciascuno, là dove è presente Dio”. Il materiale per la preghiera e la riflessione di ogni passo sarà disponibile ogni giorno, al mattino. (IP)

7 agosto - VATICANO - Vivere la fede in tempo di pandemia: un’indagine della Pontificia Università Urbaniana

“Vivere la fede durante la pandemia da Covid-19”: è il titolo dell’indagine on line che sta conducendo la Pontificia Università Urbaniana in Africa, Asia e Oceania, ossia i tre continenti sotto la giurisdizione della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, da cui dipende anche lo stesso Ateneo. Avviato il 29 giugno, il sondaggio digitale si concluderà il 15 agosto e cercherà di dare risposta ad alcune domande specifiche, ad esempio: “Come hanno vissuto la fede i fedeli laici non potendo accedere ai sacramenti? I ministri sacri, come hanno raggiunto i fedeli quando il contatto fisico non è stato possibile? Come hanno vissuto il confinamento fisico i religiosi e le religiose?”. “Noi cattolici – spiega il Professor Elias Frank, direttore di “Ius Missionale”, l’Annuario della Facoltà di Diritto Canonico dell’Ateneo - siamo da sempre abituati a partecipare alla celebrazione eucaristica domenicale, alla confessione ed altre pratiche rituali, ma il Covid-19 ha completamente sconvolto, in molte nazioni e senza alcun preavviso, quella vita di fede”, dato che molti luoghi di culto sono stati chiusi, per ordine delle autorità governative, in ottemperanza alle regole sanitarie anti-contagio. Ma, continua il Professor Frank, “la Chiesa è il ‘corpo palpitante di Cristo’, costruita sulla roccia: la mera chiusura dei luoghi di culto non la può scuotere, neanche il Covid-19. Il suo capo è Cristo e siamo pertanto più che sicuri che la Chiesa supererà ogni tempesta”. L’esperienza della pandemia porta ad una riflessione, sottolinea ancora il direttore di Ius Missionale: “La fede cattolica è solo ritualistica, o c’è qualcosa in più?” L’indagine in corso, dunque, si pone lo scopo di “comprendere come le persone abbiano vissuto la fede e reagito alla chiusura delle chiese”. “Dalle risposte – conclude Elias Frank - speriamo di comprendere cosa significhi, per i fedeli in generale, essere Chiesa”. Si può partecipare al sondaggio compilando un apposito modulo disponibile al seguente indirizzo web https://forms.gle/F7Ri5WuoEvJyM3597 (IP)

7 agosto - ARGENTINA - 8 agosto, “Giornata internazionale delle 2 vite” contro l’aborto

Era l’8 agosto 2018 quanto il Congresso Nazionale dell’Argentina, bocciava il progetto sulla legalizzazione dell’aborto nel Paese. A distanza di due anni da quel giorno, il Movimento pro-vita (Unidad Pro-Vida) ha indetto, per domani, una “Giornata internazionale di azione in difesa di due vite”, quella della madre e del nascituro. A causa della pandemia da coronavirus, l’iniziativa si terrà on line su YouTube e in streaming su www.2vidas.org, a partire dalle ore 17.00 locali e rifletterà su come i protocolli abortivi e la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza finiscano, in realtà, per violare il diritto alla maternità delle donne, quello alla vita del nascituro e il diritto alla libertà di coscienza degli operatori sanitari. “L’aborto non è un diritto – affermano gli organizzatori dell’evento – Esso mette a rischio i più vulnerabili e danneggia il sistema sanitario”. All’incontro on line parteciperanno specialisti del settore, sia nazionali che internazionali, politici, medici e donne che racconteranno la propria esperienza. Intanto, in Argentina continua il dibattito sull’aborto, dopo la recente decisione della legislatura di Buenos Aires di aderire al cosiddetto "Protocollo nazionale per la cura completa delle persone con diritto alla cessazione legale della gravidanza" varato del Ministero nazionale della Salute. Alle già numerose dichiarazioni contrarie a tale protocollo, tra cui quella dei vescovi locali, si aggiunge ora la nota dell’Ordine Francescano Secolare in cui si sottolinea che la Costituzione sancisce l’illegalità dell’aborto e che, quindi, il Protocollo violi la Carta fondamentale. L’Ordine mette, poi, in relazione la tutela del bene comune con quella della vita umana: “Se si perde la sensibilità di accogliere una nuova vita – si legge - allora anche altre forme di accoglienza, che andrebbero a beneficio della società, appassiscono”. Il tutto in nome di una “cultura dello scarto” che colpisce le donne, i bambini, ma anche tutti coloro che sono visti come “indesiderati, ovvero immigrati, indigeni, senza tetto…” Al contempo, l’Ordine Francescano Secolare prega e accompagna “il dolore delle donne che hanno abortito e dei bambini che non hanno avuto il diritto di vivere”, in particolare di chi ha vissuto “situazioni di estrema difficoltà”. Sulla stessa linea si pone anche il Consiglio dei Pastori delle Chiese evangeliche di Buenos Aires che, in una dichiarazione, definisce “incomprensibile e sconcertante” l’adesione della città al Protocollo il quale, di fatto, “liberalizza l’aborto senza alcuna restrizione”. (IP)

7 agosto - UNGHERIA-  La Caritas dona 28mila euro per aiuti umanitari in Libano

Anche Caritas Ungheria si unisce all’ondata di solidarietà nei confronti del Libano, gravemente colpito da un’esplosione avvenuta il 4 agosto in un magazzino del porto di Beirut. Centinaia le vittime, migliaia i feriti e gli sfollati, rimasti senza riparo a causa dell’onda d’urto distruttiva della deflagrazione. Nello specifico, una nota informa che “la Caritas Ungheria ha donato 28mila euro delle proprie risorse per aiutare Beirut, attraverso la Caritas Libano”, anch’essa danneggiata nei suoi uffici. “Coloro che sono stati toccati da questa tragedia sono in grave difficoltà – prosegue la nota – La Caritas aiuterà chi ha necessità urgenti. I bisogni prioritari sono, infatti, il cibo, l’assistenza medica e l’alloggio”. “Si ritiene che saranno necessari due o tre mesi prima di poter tornare alla normalità – si legge ancora – Poi la Caritas dovrà considerare la seconda fase di aiuti”. Infine, l’organismo caritativo ungherese esorta coloro che ne hanno la possibilità a fare una donazione: “Per favore, sostenete le vittime!” è l’appello conclusivo. (IP)

7 agosto - BRASILE - Dal 9 agosto, Chiesa celebra “Settimana nazionale della famiglia”

“Io e la mia casa serviremo il Signore”: questo il tema, tratto dal Libro di Giosuè (24,15) della Settimana nazionale della famiglia, promossa dalla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) dal 9 al 15 agosto. Le date scelte non sono casuali: il 9 agosto, infatti, in Brasile ricorre la “Festa del papà”, mentre il 15 agosto è la Solennità dell’Assunzione di Maria. L’iniziativa si tiene ogni anno dal 1992 e vede l’alternanza di momenti di preghiera, riflessione e formazione, animati secondo uno specifico sussidio, a cura della Commissione episcopale per la Pastorale della Famiglia (Cnpf) e intitolato “L’Ora della famiglia”. “Esso – spiega il presidente della Cnpf, Monsignor Ricardo Hoepers – si colloca al servizio della Chiesa e della costruzione del Regno di Dio a partire proprio dalle nostre case”. Di qui, l’invito ai fedeli a partecipare all’iniziativa, intraprendendo anche “un cammino di approfondimento della fede sia in casa che al servizio della comunità”. Il pensiero dei vescovi brasiliani va, poi, al difficile contesto della pandemia da coronavirus che ha mietuto e continua a mietere molte vittime nel Paese e non solo: “Il motto scelto per la Settimana – afferma il segretario generale della Cnbb, Monsignor Joel Portella Amado – è particolarmente appropriato per il momento che stiamo vivendo perché significa che, in qualsiasi situazione di trovi, con o senza pandemia, in presenza fisica o virtuale, la famiglia si rivolge sempre a Dio in un atteggiamento di fede e di servizio a Lui attraverso il prossimo”. La Cnpf trasmetterà, sul suo canale YouTube, un evento preparatorio alla Settimana, ovvero una conferenza di Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, presidente della Cnbb, sul tema della famiglia, cui seguiranno testimonianze e relazioni di esperti, come la psicologa portoghese Marta Pimenta, che parlerà de "La famiglia nel periodo post-pandemico". Questa trasmissione si terrà sabato 8 agosto, a partire dalle ore 10.00. Il 16 agosto, invece, a chiudere idealmente la Settimana, sarà una seconda diretta organizzata dalla Cnpf: questa volta, a parlare saranno gli agenti pastorali che racconteranno come è stata vissuta l’iniziativa nelle rispettive varie comunità. Per l’occasione, ciascuno di loro condividerà sui social network foto e brevi video riassuntivi, accompagnati dall’hashtag #semanacionaldafamily. Infine, padre Crispim Guimarães, segretario generale della Cnpf, sottolinea un dettaglio importante: la Settimana della famiglia si svolge ad agosto, mese che la Chiesa brasiliana dedica alle vocazioni. In tal modo, si vuole ricordare non solo la vocazione di specifica di essere padre, madre e figli, ma anche a quante vocazioni nascono grazie al supporto, all’insegnamento e alle testimonianze vissute in famiglia. (IP)

7 agosto - AUSTRALIA-  Vandalismo contro Chiesa di Sydney. Parroco: rispondere all’odio con l’amore, sull’esempio di San Francesco

Decapitata: è stata ritrovata così la statua di San Francesco eretta nella Parrocchia di “Nostra Signora di Fatima” a Sydney, in Australia. Collocata nel chiostro all’aperto, denominato “Giardino della pace”, la scultura è stata ritrovata danneggiata ai primi d’agosto, con grande sgomento della comunità parrocchiale. Ma la risposta dei fedeli nei confronti dell’ignoto autore dell’atto vandalico non è stata di odio, bensì amore e di carità cristiana. Come spiega il parroco, padre Hamilton Ureta, sul sito web dell’Arcidiocesi di Sydney, “quanto accaduto mi ha fatto pensare che dobbiamo pregare di più per la pace nel mondo”. “Sì, la comunità è sconvolta, triste, qualcuno si è anche arrabbiato – aggiunge - ma San Francesco era un uomo di pace e di preghiera e quindi forse possiamo interpretare questo episodio di vandalismo come un incoraggiamento a pregare per la riconciliazione”. “Perdono” e “tenerezza” sono le parole usate dal parroco per incoraggiare i fedeli ad offrire una risposta caritatevole “all’odio crescente che sembra inghiottire il mondo”. “Rispondere in modo positivo: questo è ciò che noi cristiani dobbiamo fare, pregando come una comunità”, ribadisce il sacerdote. Non solo: la sfida è quella di pregare “per colui che ha commesso l’atto vandalico, pregare per coloro che sono contro Dio e contro la Chiesa”. Non è la prima volta che in Australia si verificano episodi simili: secondo il Rapporto sulla libertà religiosa elaborato nel 2018 da “Aiuto alla Chiesa che soffre”, negli ultimi anni si sono registrati diversi attacchi. Ad esempio, nel maggio 2016, due chiese ortodosse di Melbourne e Sydney sono state danneggiate, mentre due roghi hanno distrutto una chiesa presbiteriana e una moschea a Geeloong. A dicembre dello stesso anno, un uomo ha guidato un furgone fino alla soglia dell’edificio dell’Australian Christian Lobby di Canberra, causando un danno di 100mila dollari australiani. Infine, nell’aprile 2017, a Sydney, un greco-ortodosso è stato attaccato da quattro uomini che lo hanno insultato, gli hanno strappato il crocifisso dal collo e lo hanno calpestato.(IP)

7 agosto - ITALIA - La Cei stanzia un milione di euro per le popolazioni del Libano

Ammonta ad un milione di euro, proveniente dai fondi dell’8x1000, lo stanziamento deciso oggi dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei) per aiutare le popolazioni del Libano, colpite, il 4 agosto, da un’esplosione avvenuta in un deposito del porto di Beirut. Più di cento le vittime accertate finora e almeno 4mila i feriti provocati dalla deflagrazione. “Secondo un bilancio provvisorio – si legge nella nota Cei - vi sarebbero anche centinaia di migliaia di sfollati e ingenti danni alle abitazioni e alle infrastrutture”. I bisogni più urgenti sono, dunque, “l’assistenza sanitaria per i feriti, cibo, acqua, alloggio per gli sfollati, sostegno psico-sociale per i soggetti più vulnerabili”. Nello specifico, lo stanziamento della presidenza Cei sarà destinato a sostenere “i piani di intervento d’emergenza di Caritas Libano, tramite Caritas Italiana, per i prossimi 12 mesi”. La Caritas, infatti, sta già fornendo i primi aiuti e prevede di continuare a farlo anche per i prossimi mesi. Verranno, inoltre, supportati “gli interventi per la riparazione delle abitazioni, le azioni di riabilitazione, l’accompagnamento e il sostegno al reddito per le fasce più povere e vulnerabili della popolazione”. Il tutto anche grazie “ad un’ampia mobilitazione del volontariato locale”. La Cei ricorda, poi, che tale “catastrofe colpisce un Paese già piegato da una pesante crisi finanziaria, economica e sociale, acuitasi nell’ultimo anno e che ha ridotto in povertà moltissime famiglie”: più di un quarto della popolazione vive, infatti, con “meno di 5 dollari al giorno”. Esprimendo, infine, “cordoglio e vicinanza” agli abitanti del Libano”, la Chiesa italiana prega per le vittime, i familiari ed i feriti, affinché il Paese “con l’impegno delle autorità politiche e religiose e della società tutta, possa superare le sofferenze di queste giornate”. (IP)

7 agosto - STATI UNITI - Vescovi al governo: servono aiuti urgenti per il Libano

“Incoraggiamo i cattolici e tutte le persone di buona volontà a pregare per le vittime e a dare una generosa risposta al disastro avvenuto in Libano”: lo affermano, in una nota congiunta, l’Arcivescovo José Gomez e Monsignor David Malloy, presidenti, rispettivamente, della Conferenza episcopale degli Stati Uniti e del Comitato Giustizia e pace internazionale del medesimo organismo. La solidarietà dei presuli arriva dopo che, nei giorni scorsi, l’esplosione di un deposito del porto di Beirut ha provocato almeno 135 morti, migliaia di feriti e innumerevoli danni strutturali. Una “esplosione catastrofica – prosegue la nota – cui il mondo ha assistito con sgomento ed orrore”. “Chiediamo al governo degli Stati Uniti – affermano quindi i vescovi – di accelerare qualsiasi tipo di assistenza umanitaria per il Libano, in questo momento critico di bisogno”. La Chiesa cattolica degli Usa sottolinea, poi, che “il Libano era già in preda ad una grave crisi economica e governativa, cui si era aggiunta la pandemia di coronavirus. Per questo, la situazione del popolo libanese è ora ancora più drammatica". Infine, i vescovi statunitensi fanno proprio l’appello lanciato da Papa Francesco all’Udienza generale del 5 agosto, con il quale il Pontefice ha inviato alla preghiera affinché il Paese dei Cedri possa superare questo difficile periodo. “Riponiamo la nostra speranza in Dio – conclude la nota episcopale – Colui che riconcilia tutte le cose”. (IP)

7 agosto -  ITALIA - I 600 anni della Cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, simbolo dell'Umanesimo e dell'ordine dell'universo 

Una presenza materiale e spirituale nello spazio urbano. Un simbolo del passaggio dal Medioevo al Rinascimento. Un incoraggiamento ad osare. Tutto questo è la Cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, capolavoro di Filippo Brunelleschi, i cui lavori iniziavano esattamente 600 anni fa, il 7 agosto 1420. Una sfida vera e propria quella affrontata dall’architetto che ha legato il proprio nome ad un’impresa ritenuta impossibile: il completamento della chiesa progettata da Arnolfo di Cambio sul finire del XIII secolo. Il cantiere di Santa Maria del Fiore si era infatti arrestato da oltre 120 anni di fronte alla sfida ingengneristica di "voltar la cupola", ovvero realizzare la calotta del cratere di ciclopiche dimensioni rimasto aperto sul cielo. Un'impresa che faceva paura anche ai più esperti. Il rischio crollo era infatti ritenuto dai più una certezza. Brunelleschi, vinto il concorso,  smentì ogni più funesta previsione e diede forma a ciò che il mondo oggi identifica Firenze.   Così l'architetto fiorentino rispondeva a chi gli prospettava possibilità di insuccesso: "Ricordandomi che questo è tempio sacrato a Dio et alla Vergine, mi confido che, faccendosi in memoria sua, non mancherà di infondere il sapere dov’e’ non sia, et agiugnere le forze e la sapienza e l’ingegno a chi sarà autore di tal cosa”. La “regola costruttiva” adottata prevedeva una cupola, poggiante sul tamburo ottagonale, costituita da due calotte separate, ma interconnesse, e  un’armatura autoportante, fissata cioè ai cerchi di mattoni che andavano via via ergendosi. 45,5 metri di diametro interno, un’altezza da terra fino alla lanterna di 116, 40mila tonnellate di peso. Circa 2 milioni le ore lavorative impiegate per portare a compimento l’opera, il 31 agosto 1436. Una colazione e un pranzo sulla sommità della cupola scandirono l’inizio e la fine del cantiere.  Furono offerti dall’Opera del Duomo ricorda Francesco Gurrieri, architetto e già professore ordinario di “restauro dei monumenti” dell’Università degli Studi di Firenze, citando le cronache di pasti a base di “vino vermiglio e uno fiascho di trebiano e pane e poponi”. “Senza dubbio colpisce ancora l’immanenza della cupola sulla città da qualsiasi punto la si osservi”, spiega a Vatican News. “Ad essa potremmo applicare il bel concetto di astanza, espresso dal celebre storico dell’arte Cesare Brandi”. La cupola di Santa Maria del Fiore, con un milione di visitatori l’anno, è un richiamo internazionale perché è il simbolo dell’Umanesimo, della bellezza e dell’ordine dell’universo,  e riassume nelle sue forme e nel rosso degli oltre quattro milioni di mattoni che la compongono tutta l’esperienza di studio maturata da Brunelleschi nel suo viaggio a Roma, in compagnia di Donatello. È un’opera che collega il passato classico al futuro: riecheggia le forme del Pantheon, ispira la michelangiolesca cupola di San Pietro in Vaticano, continua ad essere un modello per l’architettura contemporanea. (PO)

 

6 agosto - STATI UNITI La solidarietà dei vescovi con la Chiesa in Nicaragua per l'attentato contro la Cattedrale di Managua

Anche i vescovi degli Stati Uniti si uniscono alla ferma condanna dell’attentato incendiario contro la Cattedrale di Managua che lo scorso scorso 31 luglio ha distrutto, tra l’altro, un antico crocifisso del XVII secolo nella Cappella del Sangue di Cristo. Un atto che il cardinale Leopoldo José Brenes, ha definito come “un’azione terroristica” e che ha suscitato viva indignazione in tutta la Chiesa latino-americana e nel mondo. ”Insieme a Papa Francesco e ai nostri confratelli in America Latina condanno questo atto sacrilego", ha dichiarato a nome dei vescovi statunitensi, monsignor David J. Malloy, presidente della Commissione per la giustizia e la pace internazionale della Conferenza episcopale  degli Stati Uniti (Usccb). “Il  crocefisso bersaglio dell'esplosione è diventato un'immagine toccante della Chiesa sofferente del Paese che, da quando ha tentato di mediare la pace nel 2018, ha subito ripetuti attacchi verbali e fisici”, ricorda il presule che ringrazia l’Amministrazione americana per la solidarietà manifestata alla Chiesa  del Paese centro-americano subito dopo l’attentato. La nota esprime, infine, la vicinanza dei vescovi statunitensi ai fedeli nicaraguensi e “a tutte le persone di buona volontà che si battono per la pace e la riconciliazione" in Nicaragua. Ieri il cardinale Brenes ha presieduto la prima Messa dopo l’attentato all’ingresso della Cappella del Sangue di Cristo. Nell’omelia ha esortato i fedeli sconvolti dall’accaduto a confidare nella Croce : "La Chiesa ha sempre sofferto e continuerà a soffrire, ma la certezza è che il Signore è con noi. Dobbiamo aggrapparci alla croce, perché se ci aggrappiamo alla sua croce chi può separarci dall’amore di Dio?”, ha detto il porporato. Quello nella Cattedrale di Managua è il terzo attacco registrato nelle ultime tre settimane contro chiese in Nicaragua. Il 29 luglio, ignoti hanno profanato la cappella di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso nel comune di Nindirí, mentre il 27 luglio, nella stessa città, è stato buttato a terra il tabernacolo della Cappella della Madonna del Carmelo, nella Parrocchia di Nostro Signore di Veracruz.  (LZ)

6 agosto - SUD SUDAN - Uccise brutalmente tre bambine. Vescovi: tutelare diritto alla vita, dono di Dio

Shock, sconcerto, tristezza, clamore: sono le reazioni suscitate, in Sud Sudan, dalla notizia del brutale assassinio di tre giovani sorelle, avvenuto a Juba. Sabato 1.mo agosto, i corpi senza vita di Lydia, Blessings e Nura Edward, rispettivamente di 9, 7 e 4 anni, sono stati ritrovati in un lago di sangue, nella loro abitazione. Secondo le prime ricostruzioni, le tre vittime erano da sole in casa, poiché la madre si era momentaneamente assentata. Il colpevole e il movente dell’omicidio sono ancora ignoti. La Chiesa locale, attraverso l’Arcivescovo di Juba, Monsignor Stephen Ameyu Martin Mulla, ha espresso il suo dolore per l’accaduto: “Sono profondamente rattristato – ha detto il presule citato dall’agenzia Aci Africa – perché i minori non devono avere alcun nemico in questo mondo”. Di qui, l’invito alla popolazione a tutelare “donne e bambini”, categorie tra le più vulnerabili e “le più innocenti”. “Nessuno ha il diritto di uccidere un’altra persona – ha ribadito l’Arcivescovo di Juba – perché la vita è un dono prezioso di Dio”. Gli ha fatto eco Monsignor Eduardo Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio: "È una notizia davvero straziante – ha detto - Chiediamo la pace e la misericordia di Dio sulla nostra società e sulla nostra nazione, unendoci in preghiera in questo momento di lutto”. Rivolgendosi poi alle forze dell’ordine, il presule le ha esortate a trovare i colpevoli del reato e a sottoporli a giusto giudizio, affinché simili violenze non accadano “mai più”. “La componente fondamentale della dignità umana di una persona è il diritto alla vita – ha aggiunto – e nessuno ha il diritto di strapparlo via”. Infine, Monsignor Kussala ha invitato a pregare per le vittime, i loro familiari, le autorità “affinché possano difendere tutti coloro che sono affidati alle loro cure”, nonché per gli autori di crimini, così che comprendano “il valore profondo di ogni vita umana”. (IP)

6 agosto -  GHANA Violenze pre-elettorali. Caritas: prevenire conflitti e educare alla pace

Riunire le organizzazioni religiose del Ghana per prevenire la violenza pre-elettorale e promuovere la riconciliazione nazionale: è l’obiettivo della Caritas del Paese, in vista delle votazioni programmate per il 7 dicembre. A sfidarsi alle urne saranno Nana Akufo-Addo, presidente uscente esponente del Nuovo Partito Patriottico, e John Dramani Mahamal, leader dell’opposizione appartenente allo schieramento del Congresso Democratico Nazionale. Ma il clima che si registra già da diverso tempo è molto testo, a causa di aggressioni perpetrate da vigilantes, pagati dai partiti, contro i candidati di schieramento opposto. “Il vigilantismo è illegale ed è una minaccia alla pace”, afferma in una nota Samuel Zan Akologo, Segretario generale di Caritas Ghana. Di qui, il suggerimento di portare avanti l’iniziativa interreligiosa Ethics, ovvero "Educare, formare e curare gli individui, le comunità e la società contro il vigilantismo nelle elezioni in Ghana". Avviata dalla Chiesa cattolica insieme a cristiani, pentecostali, carismatici e musulmani, Etichs vuole contrastare le violenze pre-elettorali “attraverso la persuasione morale dei giovani da parte di leader religiosi autorevoli e offrendo opportunità di lavoro retribuito per coloro che vogliono impegnarsi in un’occupazione dignitosa”. Akologo ricorda, poi, la legge 999/2019 contro il vigilantismo, secondo la quale “le violenze criminali devono essere perseguite come tali”. Il che implica anche la promozione di “un nuovo orientamento culturale” che parta “dalla famiglia e dalla scuola” e che punti ad “enfatizzare i giusti valori”. Non solo: Akologo ribadisce l’importanza di mettere in pratica gli insegnamenti della fede, perché “Non si tratta solo di andare in Chiesa o in Moschea o di recitare preghiere, bensì di praticare la fede agendo nell’ambito della società”. Il Segretario generale di Caritas Ghana esorta, inoltre, a contrastare la brama di potere che “travolge mente e cuore” delle persone: "La violenza elettorale perpetrata da membri di partiti politici opposti o da alcuni agenti associati a delinquenza e banditismo rientra in questo contesto di diffusa avidità del potere". Un contesto difficile, dunque, aggravato anche dall’alto numero di giovani disoccupati. Di qui, l’appello dell’organismo caritativo al governo affinché crei “posti di lavoro” ed aiuti le giovani generazioni a formarsi adeguatamente. Investire sulla loro educazione, conclude Akologo, “ha infatti benefici a lungo termine sull’individuo, la famiglia e la nazione in generale, mentre nel breve termine può ridurre la violenza giovanile”. (IP)

6 agosto MONDO - Fiac. 200 giovani collegati questa sera al webinario “Voi siete l’adesso di Dio” sulla "Cristus vivit" 

Sono 200 i giovani che si collegheranno stasera da 30 Paesi e 4 continenti all'incontro online “Voi siete l’adesso di Dio” promosso dal Coordinamento giovani del Forum internazionale di Azione cattolica (Fiac). Durante il webinario sarà presentato il sussidio elaborato dal Coordinamento giovani dela Fiac sull'esortazione post-sinodale di Papa Francesco "Christus vivit" dedicata ai giovani. L’obiettivo del sussidio – spiega un comunicato della Fiac – è di offrire materiale di formazione e missione per gruppi, équipe parrocchiali e comunità ecclesiali per approfondire il documento pontificio che raccoglie e rilancia i contenuti del Sinodo sui giovani del 2018. Una sorta di “bussola” per orientare il cammino dei gruppi giovani di Azione cattolica secondo coordinate comuni pur nella diversità delle scelte legate ai differenti contesti dei vari Paesi del mondo. L’appuntamento è questa sera alle alle 20.30 per Italia, Burundi, Spagna, Malta. Per i giovani argentini saranno le 15.30, le 18.30 per quelli del Senegal, le 21.30 per Romania e Terra Santa e notte fonda per i giovani filippini che vivranno il collegamento alle 2.30 del 7 agosto. Il webinario sarà italiano, spagnolo e inglese. Diversi gli interventi e gli spazi musicali previsti a cura dei gruppi di Argentina, Spagna e Ruanda. A coordinarlo Luisa Alfarano e Michele Tridente, vice presidenti del Settore giovani dell’Azione cattolica italiana e responsabili del Coordinamento giovani del Fiac con l’introduzione di Rafael Corso, coordinatore del Segretariato del Forum internazionale di Azione cattolica.

6 agosto - MONDO - 75.mo Hiroshima e Nagasaki. Pax Christi International: umanità esige un mondo senza armi nucleari

“Il destino comune dell’umanità esige un mondo senza armi nucleari”: lo afferma Pax Christi International, in un messaggio diffuso in occasione del 75.mo anniversario dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, avvenuti rispettivamente il 6 e il 9 agosto 1945. “A 75 anni dalla fine dalle seconda Guerra mondiale – si legge nel messaggio – il mondo intero vive ancora nell’orrore di ciò che è avvenuto”, perché le armi di distruzione di massa che hanno abbattuto Hiroshima e Nagasaki “minacciano ancora oggi, e di una distruzione anche più grande, migliaia di città”. Di qui, l’appello di Pax Christi International affinché sempre più nazioni del mondo aderiscano al Trattato del 2017 sulla proibizione delle armi nucleari e lo facciano entrare in vigore al più presto. “I costruttori di pace sono uniti dalla speranza – conclude la nota – In questo anniversario, possa Dio guidare i leader di tutti i Paesi, inclusi quelli che posseggono armi nucleari, sulla via della pace”. Il messaggio dell’organismo internazionale, nello specifico, è stato inviato a Pax Christi Vienna che oggi, 6 agosto, presiederà una cerimonia commemorativa in Stephansplatz. Nell’ambito di questo evento, sono stati raccolti numerosi messaggi di gruppi e organismi operanti in favore della pace, tra cui appunto quello di Pax Christi International. Ma l’evento austriaco non è l’unico organizzato per ricordare le vittime delle esplosioni atomiche di 75 anni fa: Pax Christi Inghilterra e Galles, dal 6 al 9 agosto, promuove quattro giorni di digiuno e di preghiera, attraverso momenti liturgici on line. La sede coreana, invece, ha organizzato una raccolta di firme per sollecitare il governo a ratificare il Trattato del 2017, anche in solidarietà con i circa 50mila connazionali che morirono nel ’45 ad Hiroshima e Nagasaki, dove si trovavano per lavoro. Dall’altra parte del globo, Pax Christi Nuova Zelanda promuove, per oggi, una Veglia di preghiera e suggerisce di realizzare una gru di carta, ovvero un origami. Il gesto vuole ricordare Sadako Sasaki, la bimba giapponese morta a soli 12 anni di leucemia, contratta dopo l’esplosione atomica a Hiroshima. Nel lungo periodo di degenza in ospedale, la piccola realizzò tantissime gru di carta, perché secondo una leggenda nipponica chi ne avesse costruite mille avrebbe visto realizzarsi un desiderio. E il desiderio di Sadaki era quello di un mondo senza armi nucleari. E ancora: Pax Christi Paesi Bassi ha avviato una petizione on line per dire stop ai dispostivi atomici, mentre il sito web della sede delle Filippine ospita oggi una mostra virtuale su Hiroshima e Nagasaki. Infine, l’organismo degli Stati Uniti ha lanciato il progetto “The Peace Ribbon – Il nastro della pace” per accrescere nella società la consapevolezza della minaccia nucleare. L’iniziativa ha una connotazione artistica ed invita coloro che vi partecipano ad immaginare e a raccontare, attraverso l’arte, tutto ciò che andrebbe perso se il mondo soccombesse ad un’esplosione atomica. (IP)

6 agosto - HONG KONG - Raccolta fondi della Caritas per i poveri vittime della pandemia: già superato il milione di dollari 

Ha già superato la soglia di un milione di dollari la campagna di raccolta fondi avviata appena due settimane fa dalla Caritas Hong Kong per sostenere i più poveri durante l'emergenza Covid-19. L’iniziativa è stata lanciata il 18 luglio, con una cerimonia presieduta dal cardinale John Tong Hon, amministratore apostolico di Hong Kong, a cui ha partecipato Peter Leung Ming-hym, presidente dello speciale Comitato per la raccolta fondi della Caritas. Lo stesso cardinale Tong è poi intervenuto come testimonial a un popolare show televisivo  per pubblicizzare la campagna, sostenuta dall'Associazione "Friends of Caritas",  mentre il direttore della Caritas Hong Kong, padre Joseph Yim Tak-lung, ha lanciato un appello online. L’obiettivo iniziale della campagna – spiega il quotidiano diocesano “Sunday Examiner” era di raccogliere 2 milioni di dollari ma, grazie anche ai generosi contributi promessi da diversi enti privati, la cifra dovrebbe raggiungere i 15 milioni di dollari. Nei piani della Caritas i fondi serviranno in primo luogo all’acquisto di computer per studenti poveri in modo che possano partecipare alle lezioni a distanza, ma anche a finanziare visite oculistiche per i bambini che studiano in appartamenti piccoli e con poca luce e a insegnare come fare mascherine in casa, vista la loro crescente scarsità.  Anche a Hong Kong, dove nelle ultime due settimane si è registrata una terza ondata di contagi con una media un centinaio di nuovi casi al giorno, è intanto di nuovo emergenza sanitaria. Il peggioramento della situazione ha spinto le autorità a reintrodurre il 29 luglio le restrizioni agli spostamenti e agli assembramenti. In un messaggio pastorale il 31 luglio il cardinale ha esortato il Governo della città-stato  a prendere misure a sostegno dei disoccupati e delle famiglie in difficoltà economiche a causa delle restrizioni contro il contagio: "Il Governo ascolti i consigli degli esperti e le voci dei cittadini. Speriamo anche che tutti continuino ad essere pazienti e uniti per superare questa pandemia",  ha scritto il porporato. (LZ)

 

6 agosto - FILIPPINE Monsignor Cortes al governo: concentrarsi sui vivi, i morti sono già abbastanza

“Il governo si concentri sui piani di sopravvivenza, dato che la pandemia di Coronavirus sta causando danni alla salute pubblica e all'economia, invece di spingere legislazioni come il ripristino della pena di morte. Ciò di cui il Paese ha bisogno sono misure concrete su come le persone possono sopravvivere alla crisi sanitaria”. Queste le parole di monsignor Julito Cortes, vescovo di Dumauguete, nella provincia filippina Negros Oriental, sull’impennata di nuovi casi di contagio che si stanno registrando nell’arcipelago asiatico negli ultimi giorni. Il 4 agosto scorso, infatti, dati gli oltre seimila nuovi casi, a Manila e in altre cinque province densamente popolate del Paese è stato proclamato un nuovo lockdown di due settimane.  "Abbiamo una leadership nazionale fissata con il terrorismo, il cambio di statuto e l'approvazione della legge antiterrorismo - ha detto ancora Cortes nell’omelia della Messa celebrata in cattedrale e riportata sul sito dell’Episcopato – ma la fame è una minaccia molto più terrificante per il nostro popolo. Mentre molti di noi sono preoccupati di come vivere, sentiamo qualcuno spingere per l'approvazione della pena di morte, come se le morti causate dal virus, dal 'tokhang', e i molti omicidi irrisolti non siano già abbastanza", ha proseguito. Il presule ha ricordato, quindi, al clero di essere "profetico" in questo periodo di crisi nel proclamare la "Buona Novella": "Come profeti, noi insegnamo ciò che è buono secondo le leggi di Dio. Tutto ciò che è contrario a ciò, abbiamo l'obbligo di correggerlo, se necessario", ha sottolineato. (RB)

6 agosto - IRAQ - 8 agosto, Giornata di preghiera e digiuno per il Libano

Una Giornata di preghiera e digiuno, in solidarietà con il Libano, devastato, il 4 agosto, da due esplosioni avvenute nel porto di Beirut, in un deposito di nitrato di ammonio: a promuovere l’iniziativa è il Patriarcato caldeo in Iraq. “Il Cardinale Louis Raphaël I Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei– si legge sul sito – invita tutte le figlie e i figli della Chiesa caldea a dedicare una giornata di preghiera e digiuno in solidarietà con la Chiesa in Libano”. “Chiediamo a Dio – conclude la nota - di proteggere il Libano, l'Iraq e i popoli della regione da qualsiasi male”. Intanto, a Beirut il bilancio delle esplosioni fa registrare cento morti e oltre 4mila feriti, senza contare le 250 mila persone rimaste senza riparo a causa del crollo di case, chiese, ospedali, alberghi ed edifici pubblici. Immediata la solidarietà nel mondo, a partire da Papa Francesco che ieri, nella prima Udienza generale dopo la pausa estiva, ha detto: “Preghiamo per le vittime e per i loro familiari; preghiamo per il Libano, perché, con l’impegno di tutte le sue componenti sociali, politiche e religiose, possa affrontare questo momento così tragico e doloroso e, con l’aiuto della comunità internazionale, superare la grave crisi che sta attraversando”. (IP)

6 agosto ECUADOR - Giustizia e pace: salute integrale, diritto e dovere per tutti

 “Signori legislatori, quanto ancora dobbiamo aspettare?”: è incalzante la domanda che la Commissione episcopale Giustizia e pace della Chiesa cattolica dell’Ecuador rivolge alle istituzioni per sollecitare l’approvazione della riforma del Sistema sanitario nazionale. “Da anni un apposito progetto di legge giace nell’oblio dell’Assemblea Nazionale – scrivono i vescovi in una nota – Ci sono forse interessi di parte che ne impediscono l’approvazione?”. La nota dei presuli, diffusa il 2 agosto, arriva in un momento di forte crisi nel Paese, travolto violentemente dalla pandemia da coronavirus che ha provocato 88mila contagi e quasi 6mila decessi, portando al collasso la sanità pubblica. Sono rimbalzate su tutti i mass-media le immagini dei cadaveri abbandonati per strada e dati alle fiamme, soprattutto nella città di Guayaquil, definita epicentro nazionale della pandemia. Per questo, i vescovi parlano duramente: “Lo Stato offre un servizio sanitario limitato, carente, politicizzato, spesso corrotto e privo di attrezzature” adeguate. E non va meglio nel settore privato che “vede nella salute un’attività a scopo di lucro, priva di solidarietà, in cui si guarda solo alla possibilità del paziente di pagare l’onorario” del medico”. È evidente, afferma Giustizia e pace, che in Ecuador “il malato non è al centro dell’attenzione, né viene considerato nella sua dignità”. Da una parte, quindi, i vescovi richiamano al fatto che “la salute è un diritto che lo Stato deve garantire”, ma dall’altra sottolineano che è “anche un dovere dei cittadini prendersi cura e proteggere la salute individuale e collettiva”, in “una sinergia a favore della vita che coinvolga tutti”. Non solo: “Oltre ad essere fisica, la salute di un popolo deve essere anche etica e morale”, poiché essa non rappresenta solo “l’assenza di una determinata malattia”, bensì “uno stato completo di benessere fisico, mentale, etico, morale, sociale, culturale ed economico”. L’appello conclusivo della Commissione episcopale alle istituzioni, dunque, è a “delineare programmi e implementare progetti che siano orientati a curare, proteggere, assistere e accompagnare tutti i bisogni della popolazione”, nella loro interezza. (IP)

 

6 agosto - MESSICO - rosegue la campagna di solidarietà di vescovi e Caritas “Famiglie senza fame”

Portare speranza a tutte quelle persone che, a causa degli effetti della crisi economica e del lavoro causata dalla pandemia Covid-19, vivono nell'angoscia quotidiana perché non hanno un lavoro che permetta loro di coprire i bisogni primari delle loro famiglie. Questo l’obiettivo con cui è nata la campagna “Famiglie senza fame”, promossa, tra gli altri, dalla Conferenza episcopale messicana e da Caritas Messico in favore delle popolazioni più remote e vulnerabili. Purtroppo, visto l’andamento della pandemia nel Paese i cui ultimi dati riferiscono di oltre seimila nuovi casi e oltre 800 morti nelle ultime 24 ore, la campagna si fa sempre più urgente. “Sappiamo che il Messico e il mondo stanno affrontando uno degli scenari più difficili della loro storia, ma sappiamo anche che è tempo di unità, di solidarietà e di sostenersi a vicenda come membri di un'unica famiglia – scrivono i vescovi sul sito dell’Episcopato messicano - siamo fiduciosi che insieme, con l'aiuto di Dio, affronteremo le sfide che ci attendono in questa grande nazione”. Attraverso l'iniziativa Famiglie senza fame, lo scorso 12 aprile è stato lanciato il programma Catena Solidale Alimentare e Medicina, che ha permesso di attivare il portale www.DonaDespensas.mx che facilita la raccolta delle donazioni, e il numero solidale 800 CARITAS, su tutto il territorio nazionale, istituito anche come centro di ascolto e di sostegno emotivo per coloro che stanno soffrendo i vari effetti della pandemia Covid-19. (RB)

 

6 agosto - BURKINA FASO - Ricevuta in dono un’ambulanza dall’Arcidiocesi di Seoul

“Amicizia e solidarietà” sono i due sentimenti espressi dall’Arcivescovo di Ouagadougou in Burkina Faso, Cardinale Philippe Ouédraogo, per ringraziare l’Arcidiocesi sudcoreana di Seoul del dono di un’ambulanza. "Siamo molto felici di ricevere questo regalo – ha detto il porporato durante la cerimonia ufficiale di consegno dell’automezzo, avvenuta il 3 agosto davanti alla Cattedrale dell'Immacolata Concezione di Ouagadougou – Questo gesto rappresenta un grande aiuto per le cure che l’Ospedale San Paolo VI offre alla popolazione”. È un gesto che rappresenta l’espressione concreta dell’amicizia e la solidarietà tra le due Arcidiocesi”, per le quali “ringraziamo Dio”, ha sottolineato ancora il Cardinale Ouédraogo. L’ambulanza, dal valore di 45mila dollari, servirà al trasferimento dei pazienti nei diversi ospedali del Paese e si va ad aggiungere ad un altro automezzo e varie apparecchiature mediche donate in precedenza dalla Chiesa cattolica sudcoreana. Dal suo canto, il presidente del Consiglio di amministrazione dell'Ospedale San Paolo VI, Lené Sebgo, ha affermato: "Questa nuova ambulanza rivoluzionerà il sistema di organizzazione del nosocomio”, permettendo una gestione più agile e veloce dei degenti. Da ricordare che la solidarietà e la fraternità tra la Chiesa di Ouagadougou e quella di Seoul risale a febbraio 2018, quando una delegazione di vescovi sudcoreani, guidati dall’Arcivescovo di Seoul, Andrew Yeom Soo-jung, ha sottoscritto un accordo per rafforzare la cooperazione nell'evangelizzazione, promuovere lo sviluppo sostenibile nel campo della medicina e dell'istruzione e sostenere finanziariamente il Burkina Faso. Con tale intesa, la Chiesa sudcoreana si è impegnata a sostenere, nell’arco di tre anni, diversi programmi nel Paese africano, fornendo anche sostegno alla formazione dei sacerdoti, in un gemellaggio tra i rispettivi Seminari. (IP)

REPUBBLICA CECA - Scoperto muro del 1300 durante la ristrutturazione della concattedrale di Opava

Sono diverse le scoperte archeologiche che hanno fatto gli operai al lavoro per la ristrutturazione della concattedrale di Opava, città della Repubblica Ceca orientale, sull’omonimo fiume. Ne dà notizia il sito della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca. La più importante riguarda una muratura originale del 1300, rinvenuta ai piedi della Torre Nord. "Questa è la più antica muratura sopravvissuta, risalente al 1300 circa, quando la torre gotica fu aggiunta alla chiesa originariamente romanica. Una caratteristica interessante di questa torre è una stretta scala realizzata nello spessore della muratura della torre, che è stata sepolta a lungo e che sarà ora scoperta", ha detto Miroslav Přikryl, capo del Dipartimento per i progetti di sovvenzione e turismo ecclesiale e responsabile dei lavori. Altre scoperte risalgono, invece, a un periodo più recente: nella cappella di Nostra Signora di Lourdes, ad esempio, è stato trovato un dipinto decorativo del XIX secolo ben conservato, che però era rimasto nascosto sotto dipinti più recenti.  La concattedrale di Opava, dedicata alla Vergine Maria, è una chiesa con una storia estremamente ricca: "La ricerca archeologica prima delle misure attuate contro l'umidità dell'edificio ha già prodotto interessanti scoperte. Questi includono, ad esempio, una massiccia pietra tombale in pietra gotica, che è stata trovata durante gli scavi e che sarà collocata nel vestibolo settentrionale della concattedrale dopo la riparazione, dove verrà creata la mostra ", ha concluso Miroslav Přikryl.  Intanto la ristrutturazione, iniziata da circa un anno e mezzo, andrà avanti fino a dicembre e potrebbe regalare ancora qualche nuova scoperta. I lavori, che costeranno globalmente 78 milioni di euro, stanno riguardando le volte del periodo gotico e gli stucchi con cui sono affrescate in cui saranno installati nuovi cablaggi per l’illuminazione. (RB)

6 agosto - PERÚ - Crisi politica. Dichiarazione vescovi: promuovere unità nazionale

Crisi politica in Perù dove il Congresso nazionale ha negato la fiducia al Consiglio dei ministri guidato da Pedro Cateriano, nominato premier il 15 luglio scorso dal Capo dello Stato Martín Vizcarra, nell'ambito di un rimpasto di governo. Preoccupazione viene espressa dalla Conferenza episcopale locale (Cep) che, in una nota, afferma: “Il nostro amato Paese sta vivendo momenti di grande sofferenza e dolore a causa della pandemia da coronavirus”. Per questo, “oggi più che mai siamo sollecitati a promuovere l’unità nazionale, convinti del fatto che la crisi sanitaria, economica e sociale sarà superata solo se saremo uniti nella solidarietà”. “Questo – sottolinea la Cep – è il momento peggiore per provocare una nuova crisi”. Di qui, l’appello alla “classe politica” affinché dia “priorità alla vita dei peruviani, cercando esclusivamente il bene comune, guardando ai bisogni delle persone, data anche la disoccupazione e le difficoltà vissute da tanti peruviani, specialmente dai più vulnerabili”. “Come Pastori – continuano i presuli – chiediamo a tutte le forze politiche di raggiungere un accordo, poiché la priorità deve essere sempre il benessere dei cittadini e della nazione”. “Dialogo” e “buona fede” siano, dunque, le basi su cui costruire i programmi politici, “anteponendo sempre il bene comune a qualsiasi interesse di parte”. “Accompagniamo il popolo peruviano con la preghiera e con il servizio nella carità e nella solidarietà”, concludono i vescovi che, infine, invocano l’intercessione della Vergine Maria per “costruire una nazione sempre più unita e fraterna”. (IP)

6 agosto - BANGLADESH - Cristiani in prima linea nell'emergenza. Dalla Caritas 1,72 milioni di dollari di aiuti

Sono una piccolissima minoranza, neanche lo 0,5% della popolazione in netta maggioranza musulmana, ma i cristiani in Bangladesh, che da decenni si distinguono per la loro attiva presenza nel campo dell’educazione, sanitario e assistenziale, stanno dando un contributo vitale anche nella lotta contro il Covid-19. Dai primi contagi nel Paese, all’inizio di marzo, la Chiesa cattolica, insieme alle Chiese anglicana e a quelle protestanti sono in prima linea con le loro strutture, personale e volontari per curare i malati e assistere la popolazione. In Bangladesh si contano 20 ospedali, a cui vanno aggiunte una settantina di cliniche cattoliche, 280 medici e 4mila infermieri cristiani, quasi tutti impegnati nell’emergenza sanitaria, ma non solo, come spiega all’agenzia Ucanews Edward Pallab Rozario, vice-presidente dell’Associazione nazionale dei medici cristiani Christian Medical Association of Bangladesh (Cmab): “Diversi medici cristiani stanno offrendo servizi on-line e sui cellulari e dando anche sostegno psicologico ai pazienti”, aggiunge. Ma l’aiuto non si limita solo all’assistenza sanitaria. Grande è anche l’impegno delle comunità cristiane per sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione,. In prima linea la Caritas Bangladesh che ha distribuito denaro, cibo e dispositivi medici a 44mila famiglie per un valore complessivo di 1,72 milioni di dollari. “Stiamo dando sostegno alle persone povere, bisognose e più colpite, senza distinzioni di casta, credo e genere, usando i finanziamenti per progetti esistenti e i generosi fondi offerti dai nostri donatori. Anche le scuole e i college cattolici hanno donato denaro per sostenere le nostre iniziative", spiega Francis Rozario, vice-direttore esecutivo dell’organizzazione caritativa cattolica. Il Bangladesh ha registrato i suoi primi tre casi Covid-19 l'8 marzo. Da allora e fino al 4 agosto, il virus ha infettato circa 244.020 con 3.234 morti secondo i dati forniti dal Governo. Da ricordare che all’emergenza sanitaria, in questi ultimi due mesi, in Bangladesh si è aggiunta l’emergenza alluvioni dopo il ciclone Amphan che ha devastato il sudovest del Paese alla fine di maggio e le piogge torrenziali portate dai monsoni che hanno allagato quasi un quarto del territorio, colpendo 5,44 milioni di persone. Anche su questo fronte la Caritas locale si è subito attivata per portare assistenza alle popolazioni e chiedendo aiuti alla comunità internazionale. (LZ)

6 agosto - GIAPPONE 75.mo Hiroshima. Arcivescovo Tokyo: no ai conflitti, rinnovare impegno per la pace  

Guardare al passato per assumersi la responsabilità del futuro: questo, in sintesi, l’appello di Monsignor Tarcisius Isao Kikuchi, Arcivescovo di Tokyo, in Giappone, diffuso in occasione del 75.mo anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima, avvenuto il 6 agosto 1945. Nel testo, pubblicato sulla pagina Facebook dell’Arcidiocesi, il presule fa riferimento al contesto contemporaneo, in cui la pandemia da coronavirus ha creato “una situazione mai sperimentata prima”, provocando vittime e collasso sociale in molte parti del mondo. “Per risolvere questa crisi – scrive Monsignor Kikuchi – è chiaro che sono necessari la solidarietà e il sostegno reciproco su scala mondiale”. Anche perché “la crisi della vita è aggravata dalle divisioni portate dall’esclusione e dal rifiuto sociale”. “Questo non il momento dei conflitto, bensì quello dei legami – ribadisce Monsignor Kikuchi - è il momento di agire per proteggere la vita, non per distruggerla”. “Incoraggiati dal Signore – afferma quindi l’Arcivescovo di Tokyo – costruiamo un mondo in cui la vita sia valorizzata e rispettata e sforziamoci di stabilire la pace”. “A 75 anni dalla fine della seconda Guerra mondiale – conclude il presule – rinnoviamo il nostro impegno per realizzare la pace di Dio, lavorando con determinazione e costanza, in solidarietà con tutti i popoli”. Il messaggio della Chiesa cattolica di Tokyo arriva nell’ambito dell’iniziativa “Dieci giorni per la pace”, promossa ogni anno dalla Conferenza episcopale nipponica dal 6 al 15 agosto, in occasione della commemorazione delle vittime dei bombardamenti atomici su Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (9 agosto 1945). (IP)

6 agosto - POLONIA Esplosione a Beirut. Caritas polacca avvia campagna di solidarietà per le vittime

Una raccolta fondi per aiutare i fratelli del Libano colpiti dalla tragedia dell’esplosione di due giorni fa al porto. Ad avviarla è la Caritas della Polonia con un comunicato pubblicato sul sito della Conferenza episcopale polacca: “Oggi gli occhi del mondo sono puntati su Beirut. La tragedia che hanno vissuto gli abitanti di questa città, che ha già molto sofferto, ha colpito tutti noi. Ecco perché oggi vogliamo inviare da Varsavia un chiaro segnale di solidarietà che assicuri loro di poter contare sul nostro sostegno. Per cominciare, doniamo centomila zloty a Caritas Libano per assicurare i bisogni più importanti. Allo stesso tempo, stiamo lanciando una raccolta grazie alla quale ognuno di noi avrà l'opportunità di contribuire alla ricostruzione di Beirut”, ha detto padre Marcin Iżycki, direttore della Caritas polacca. I fondi della raccolta lanciata da Caritas Polonia saranno destinati in primo luogo alla distribuzione di cibo per le persone del distretto rimaste senza niente, assistenza medica per le vittime e pulizia delle strade. Il coordinamento delle attività sul posto sarà di competenza dei dipendenti di Caritas Libano. Ricordiamo che oltre 4.000 persone sono rimaste ferite e almeno 100 sono morte nella grande esplosione di due giorni fa a Beirut. L'esplosione ha avuto luogo martedì dopo le 17 ora polacca, nel quartiere portuale di Beirut, situato vicino al centro della città. Il disastro è stato causato dall'esplosione di 2 750 tonnellate di nitrato di ammonio immagazzinate per sei anni in un magazzino del porto. In Libano è stato dichiarato lo stato di emergenza di due settimane e tre giorni di lutto nazionale. (RB)

 

6 agosto -  AUSTRALIA Chiuso per sanificazione liceo cattolico di Newcastle

Dopo la conferma di un caso di positività al Coronavirus, resterà chiusa per la sanificazione la scuola cattolica superiore San Pio X di Adamstown, sobborgo di Newcastle, in Australia, ai cui studenti e al cui personale in servizio è stato chiesto di autoisolarsi. Il caso di Covid-19 è stato confermato dalla New South Wales Health, quando gli studenti avevano già lasciato la scuola quando l'Ufficio delle scuole cattoliche è stato avvisato e ha poi proceduto ad avvisare i genitori e gli assistenti di tutti gli studenti. La scuola sta lavorando con la NSW Health per ricostruire tutti gli "stretti contatti" avuti dalla persona risultata positiva al Coronavirus. "La sicurezza e il benessere del nostro personale e degli studenti è di fondamentale importanza e continueremo a lavorare a stretto contatto con la NSW Health per garantire che tutti i consigli necessari per la salute siano rispettati", si legge in una dichiarazione dell’istituto, pubblicata dal sito di notizie CathNews, servizio d’informazione della Conferenza episcopale australiana. In Australia, intanto, secondo i dati, è il Victoria lo Stato più colpito dalla pandemia, dove oggi sono stati registrati 471 nuovi contagi e un decesso. La nuova ondata ha reso necessarie alcune nuove misure restrittive come il lockdown in cui da qualche giorno si trova la città di Melbourne, capitale dello Stato Victoria. (RB)

6 agosto - SPAGNA A settembre la Giornata mondiale di Migranti e Rifugiati: dare un volto alle persone più vulnerabili

Sarà celebrata Domenica 27 settembre la Giornata Mondiale dei Migranti e dei Rifugiati, ma entra già nel vivo, nonostante le vacanze estive, la fase della preparazione. Come si legge sul sito della Conferenza episcopale spagnola, la Sottocommissione episcopale sulla Migrazione e la Mobilità Umana ha pubblicato il materiale in preparazione di questa Giornata che nell’edizione 2020 presenta il motto "Come Gesù Cristo, costretto a fuggire". Tra questi materiali - che sono raccolti nella rivista Migrazioni - si può leggere il messaggio dei vescovi della Sottocommissione. “Celebriamo la Giornata Mondiale in questa 26a domenica in tempo ordinario del Migrante e del Rifugiato con il motto ‘Come Gesù Cristo, costretto a fuggire", con un occhio ai cosiddetti sfollati interni – scrivono i vescovi - all'interno di questo termine includiamo i milioni di uomini, donne e bambini che sono costretti a migrare all'interno del proprio Paese per vari motivi: emergenze umanitarie, conflitti armati, disordini climatici, violenza diffusa, ecc.”. “Come sottolinea Papa Francesco nel suo Messaggio per questo giorno, il dramma di queste persone è spesso reso invisibile, come accade all'interno dei propri confini, ai quali aggiunge che negli ultimi tempi il suo la situazione è stata doppiamente aggravata dalla crisi globale causata dalla pandemia di Covid-19 – proseguono i presuli - d'altra parte, non dobbiamo guardare solo ai Paesi con una situazione sociale estremamente fragile, ma anche al nostro territorio, dove ci sono immigrati che sono in un certo senso costretti a fuggire: in fuga dalla violenza, come le vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale; in fuga dal lavoro precario, come le lavoratrici dipendenti dalla casa o dai lavoratori agricoli; in fuga dal tempo, dall'oblio, come i minori migranti o richiedenti asilo. Insomma, Gesù è presente in ognuno di loro, costretto a fuggire per la loro salvezza, per recuperare la dignità che è stata loro tolta”. (RB)

5 agosto - SVIZZERA Esplosione a Beirut.  Più di 92mila euro dalla Caritas che lancia campagna di raccolta fondi

Anche la Caritas Svizzera è pronta a dare il suo contributo per aiutare le vittime delle terribili esplosioni avvenute ieri a Beirut. L’organizzazione caritativa elvetica, presente in Libano dal 2012 per portare aiuto ai circa 1,5 milioni di siriani profughi sitiani nel Paese e impegnata in diversi progetti nel campo dell’educazione e della lotta alla povertà, ha già stanziato 100mila Franchi svizzeri (pari a 92.842 Euro) e ha lanciato una nuova raccolta fondi on-line.  Essa è in stretto contatto con le organizzazioni partner sul posto per essere aggiornata sui bisogni più urgenti della popolazione, informa un comunicato . La priorità in questo momento è l’assistenza medica di emergenza agli oltre 4mila feriti che le strutture ospedaliere della capitale libanese, molte delle quali rese inagibili dall’esplosione, non sono in grado di gestire. Anche il sistema sanitario ha infatti risentito pesantemente della crisi economica che ha messo in ginocchio Paese. “Gli ospedali non possono pagare il personale medico o sostituire apparecchiature mediche obsolete. Decine di persone non hanno accesso alle cure mediche necessarie”, spiega la Caritas Svizzera . La crisi del Coronavirus, che ha colpito duramente il Libano, da ieri di nuovo in lockdown, ha peggiorato ulteriormente la situazione. Di qui l’appello dell'organizzazione ai donatori: “Ora più che mai la popolazione libanese ha bisogno del nostro aiuto”.  (LZ)

5 agosto - FILIPPINE Mons. Gaa (Kalookan): la lotta contro il Covid-19 è responsabilità di tutti   

La lotta contro il Coronavirus “è responsabilità di tutti” e gli sforzi per contrastare la diffusione della pandemia nelle Filippine saranno inutili, se i cittadini “non fanno la loro parte”. È l’appello lanciato da monsignor Roberto Gaa, vescovo di Novaliches, mentre nel Paese torna a salire in modo preoccupante la curva dei contagi, con 112mila casi positivi e 2.115 morti. Una ripresa che ha spinto le autorità a reintrodurre la quarantena a Manila e in quattro provincie vicine dal 4 agosto al 18 agosto, con la conseguente sospensione delle Messe pubbliche nella capitale e in altre nove diocesi: Cubao, Kalookan, Parañaque, Novaliches, Pasig, Antipolo, Imus, Malolos e San Pablo. In questo contesto monsignor Gaa - riporta l'agenzia dei vescovi Cbcpnews - richiama tutti al senso di responsabilità: “Per prima cosa - spiega - dobbiamo avere cura di noi stessi. Non dobbiamo scaricare questo compito sugli altri”. L’invito è quindi a rispettare i protocolli sanitari, evitando di uscire, se non strettamente necessario: “Così facendo – afferma - ci prendiamo anche cura della nostra famiglia e di tutte le persone che incontriamo”. Inoltre, aggiunge, "se facciamo la nostra parte aiutiamo anche i nostri medici impegnati in prima linea”. Intanto, è di questi giorni la notizia di un altro vescovo filippino risultato positivo al Covid-19. Si tratta di monsignor Deogracias Iñiguez, vescovo emerito di Kalookan. Lo ha annunciato il 2 agosto il suo successore, monsignor Pablo Virgilio David. (LZ)

5 agosto -  BANGLADESH - Dopo il ciclone Amphan, le alluvioni. La Caritas in prima linea per gli aiuti

Resta critica la situazione in Bangladesh, dove in queste settimane le piogge torrenziali portate dai monsoni hanno causato alluvioni in 33 distretti del Nord, Nord-Est e Sud-Est del Paese. Almeno un quarto della terraferma bengalese risulta ancora sommersa dalle acque, mentre le case inondate sono quasi 1 milione e le persone direttamente colpite sono intorno a 5,44 milioni. Il Governo ha già stanziato 34.45 milioni di taka (407mila dollari) per l’emergenza e distribuito più di 9mila tonnellate di riso e quasi 114 mila pacchetti di cibo liofilizzato, insieme ad altri generi di prima necessità. In prima linea negli aiuti alle popolazioni colpite anche la Chiesa locale, attraverso la Caritas nazionale e quelle di Rajshahi e Dinajpur, che coprono il nord del Bangladesh. La Caritas Bangladesh ha già stanziato 500mila taka per gli aiuti d'emergenza che vengono distribuiti in questi giorni. La Caritas Rajshahi ha invece distribuito a 500 vittime generi di prima necessità tra cui riso, lenticchie, petrolio e sale per un valore di circa 1.500 taka e ha chiesto fondi ai donatori internazionali. Lo staff dell'organizzazione è inoltre sul campo per aiutare le persone a ottenere acqua potabile. "Le inondazioni di quest'anno sono di natura diversa. La situazione è instabile e potrebbe prolungarsi”, ha spiegato all’agenzia Ucanews il direttore della Caritas Rajshahi Sukleash George Costa. A complicare la situazione quest’anno c'è la crisi del Covid-19. Per questo i volontari della Caritas si occupano anche di spiegare agli sfollati come rispettare le distanze di sicurezza nelle strutture allestite per l’emergenza. Anche il direttore regionale della Caritas Dinajpur, Jogen Julian Besra, parla di una situazione difficile: “La gente ha perso la casa e ora vive all’aria aperta. Molti hanno un disperato bisogno di cibo e di un miglior riparo”, ha detto all’agenzia Ucanews, rivolgendo un appello alla comunità internazionale per aiutare le popolazioni colpite. (LZ)

5 agosto - ITALIA Esplosione a BeirutLa. Caritas pronta a sostenere quella libanese per aiutare la popolazione colpita 

“Caritas Italiana esprime profondo cordoglio e solidarietà per la popolazione colpita dalla tremenda esplosione avvenuta nel pomeriggio di martedì 4 agosto nella zona portuale di Beirut facendo una strage”: è il pensiero che in un comunicato esprime l'organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana per la promozione della carità, preoccupato per la conseguente emergenza sanitaria, già aggravata dal Covid-19.  Sono infatti almeno quattro gli ospedali colpiti tra cui il più grande della città, gravemente danneggiato. A destare preoccupazione sono anche le tossine presenti ora nell'aria. Il ministro della salute libanese Hamad Hasan ha consigliato, a chiunque ne abbia la possibilità, di lasciare la capitale libanese. Ingenti pure i danni alle abitazioni private, alle automobili, alle attività commerciali, e ad uffici pubblici e privati, travolti dall’onda d’urto. Sono andati distrutti anche migliaia di tonnellate di materiali che erano stipati nel porto, tra cui generi di prima necessità. Caritas Italiana ha espresso vicinanza e solidarietà a Caritas Libano con cui collabora attivamente da molti anni attraverso un programma di aiuti umanitari e di educazione alla pace e alla convivenza civile di giovani siriani e libanesi, ed è pronta a sostenerla per assistere nei bisogni più urgenti la popolazione. Caritas Libano, la cui sede nazionale ha anche subito danni, si è attivata da subito con la propria rete per farsi prossima alle migliaia di persone colpite e ai numerosi sfollati che non potranno rientrare nelle loro case perchè distrutte. È partita la distribuzione di beni alimentari e i giovani volontari dell’organizzazione si sono già organizzati per aiutare quanti devono rimuovere i tanti detriti per rendere agibile la propria abitazione. (TC)

5 agosto - MYANMAR -  Cardinale Bo (Yangon): combattere il virus della povertà. Dati allarmanti sulla fame nel mondo

 “Non c’è solo il Coronavirus che sta devastando l'umanità oggi. C’è anche il virus dell’avidità, dello sfruttamento, della fame e dell'oppressione". Sono parole forti quelle usate dal cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, in Myanmar, e presidente della Federazione della Conferenze episcopali dell'Asia (Fabc) durante la Messa della scorsa domenica. Nell’omelia - riporta l’agenzia Ucanews – il porporato ha espresso grande preoccupazione per l’impatto delle restrizioni anti-contagio sui più  poveri privati dei loro mezzi di sostentamento, soffermandosi sui dati relativi alla fame nel mondo che la pandemia è destinata ad aggravare. Dati allarmanti. Secondo il recente rapporto della Fao sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo, pubblicato a giugno, 690 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2019 (di cui 144 milioni di bambini), 10 milioni in più rispetto al 2018, e, secondo le stime dell’organizzazione, a questi si sono già aggiunti quest’anno almeno 130 milioni di persone, portando il totale a oltre 820 milioni. Cifre (i 130 milioni) che potrebbe quasi raddoppiare entro la fine dell’anno a causa del Covid-19. Il cardinale Bo ha citato anche i dati dell’Oxfam secondo i quali almeno 12mila persone al giorno moriranno di fame se il contagio continua, mentre il virus ne uccide quotidianamente tra i 6mila e i 9mila. Si tratta di “un genocidio silenzioso, ma che spaventa come i numeri delle vittime della guerra mondiale”, ha commentato l’arcivescovo di Yangon. “Non è mancanza di cibo, ma di giustizia”. Uno dei continenti più colpiti e più esposti alle conseguenze economiche della pandemia è proprio l’Asia, dove già si registra il maggior numero di persone alle prese con drammatiche carenze nell’alimentazione. Solo nel Sud-est asiatico, 61 milioni di persone soffrono attualmente di malnutrizione, una cifra destinata ad aumentare con il Coronavirus. Secondo le Nazioni Unite, dallo scorso febbraio, il peggioramento delle condizioni di lavoro e altri fattori hanno provocato un’insicurezza alimentare acuta per 33 milioni di persone nel Sud e Sud-Est asiatico. (LZ)

5 agosto - PORTOGALLO - Pastorale sociale: “Tra incertezza e speranza c’è un ponte in costruzione”

 “Tra incertezza e speranza c’è un ponte in costruzione”: si intitola così il messaggio della Commissione episcopale portoghese per la Pastorale sociale e la mobilità umana (Cepsmh), diffuso in vista della Settimana nazionale delle migrazioni che si celebrerà dal 9 al 16 agosto prossimi. “La pandemia – si legge nel testo – ha messo in luce quanto c’è da fare per combattere le disuguaglianze”. Ma soprattutto, l’emergenza sanitaria da coronavirus “ha rivelato la capacità umana di unirsi all’interno della società, nonostante le differenza”, e di “puntare sulle potenzialità di umanizzazione che vi abitano”. Di qui, l’invito della Cepsmh a “contribuire alla conoscenza e alla comprensione reciproca, affinché non si abbia paura di avvicinarsi e di servire, di imparare ad ascoltare per riconciliarsi, di condividere insieme per crescere, di coinvolgere i migranti e i rifugiati, di promuovere comunità più inclusive, di stimolare la collaborazione interistituzionale per costruire una società più coesa, giusta e fraterna, in cui c’è posto per tutti". Il documento della Chiesa cattolica portoghese è in sintonia con il Messaggio del Papa per la 106ª Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato 2020, che verrà celebrata il prossimo 27 settembre sul tema “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire”, e che si concentra sugli sfollati interni. "Questa è un'opportunità per andare alle periferie sociali ed esistenziali del mondo – scrivono i vescovi portoghesi - e realizzare ciò che ci permette di essere una società più capace di accogliere, proteggere, promuovere e includere migranti e rifugiati". A tal proposito, un pensiero particolare viene rivolto alla regione di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, dove le violenze hanno provocato più di 200mila sfollati. "Ascoltiamo gli incessanti appelli, lanciati dalla diocesi di Pemba che accoglie queste persone, alla solidarietà internazionale e al rapido intervento degli organi politici che hanno il potere di fermare questo massacro", ammonisce la Pastorale sociale portoghese. (IP)

5 agosto - ITALIA Il cardinale Bassetti: dalla Cei un documento di speranza per tutte le diocesi per affrontare il domani della pandemia

Tutte le diocesi italiane riceveranno presto dalla Conferenza episcopale un documento di speranza per iniziare il nuovo anno pastorale. Lo afferma il cardinale Gualtiero Bassetti in un articolo che sarà pubblicato sul settimanale La Voce venerdì e anticipato sul portale dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve. “Siamo chiamati ad andare oltre - scrive il porporato -. Il tempo presente ci chiede, infatti, di non restringere gli orizzonti del nostro discernimento e del nostro impegno soltanto ai protocolli o alla ricerca di soluzioni immediate. Il cardinale Bassetti propone anche quattro spunti di riflessione generati dalla pandemia, che, “così improvvisa e sconvolgente, ci interroga soprattutto sull’oggi”. Il porporato evidenzia anzitutto che occorre avere particolare attenzione per gli anziani, da non considerare “soltanto come una ‘categoria protetta’ e, men che meno, come un ‘costo’ oneroso per le istituzioni pubbliche”, ma che, al contrario, “rappresentano, con la loro sapienza di vita, la chiave di volta della nostra architettura sociale, il collante tra le diverse generazioni e una fonte di ricchezza inesauribile a cui i giovani possono e debbono attingere”. Il secondo spunto di riflessione, per il cardinale Bassetti, è offerto dai temi della morte, della sofferenza e della fragilità. “Le ideologie politiche degli ultimi secoli non hanno reso l’uomo più libero e felice. Soprattutto non l’hanno reso immortale - considera l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve -. Da alcuni decenni, poi, le fedi politiche sono state sostituite da una fiducia, spesso acritica, nei confronti del progresso tecnologico – prosegue -. Oggi, però, il coronavirus ha rimesso in discussione anche la speranza di una redenzione umana attraverso la scienza”. E ancora il cardinale Bassetti rimarca che “questa difficile situazione sanitaria ha posto al centro del discorso pubblico una riflessione seria e autorevole sulla libertà di pensiero”, mettendo in evidenza che è “tempo della responsabilità e della serietà, lasciando da parte, per il bene di tutti, fake news, negazionismi e ‘cattiva informazione’”. Infine, per il presidente della Conferenza episcopale bisogna pensare alla riorganizzazione della vita comune e, guardando al domani, “occorre ritornare a vivere con prudenza e cautela, ma occorre ripartire”. Il cardinale Bassetti conclude il suo articolo precisando che il grande cambiamento d’epoca dinanzi al quale ci troviamo “richiede un rinnovato incontro con il Vangelo e un nuovo annuncio del Kerygma: un incontro e un annuncio per promuovere e difendere ovunque il valore della vita”. (TC)

5 agosto -  LIBANO - Esplosioni a Beirut. Caritas Internationalis lancia piano immediato per aiuti alle vittime

Un piano immediato di emergenza per aiutare le vittime delle esplosioni avvenute ieri pomeriggio a Beirut, in Libano, e provocate, secondo fonti di sicurezza locali, da 2750 tonnellate di nitrato di ammonio, immagazzinate in un deposito del porto. A lanciare il piano di aiuti è la Caritas Internationalis che, in una nota, esprime la sua “solidarietà e vicinanza alla Chiesa, al popolo e alla Caritas libanese”. In particolare, Aloysius John, segretario generale dell’organismo, evidenzia che le esplosioni hanno causato “un ulteriore danno a un Paese già in ginocchio a causa della crisi economica e politica, delle violenze, della pandemia di Covid-19 e delle conseguenze delle sanzioni economiche imposte alla Siria”. John esorta quindi la comunità internazionale ad “intervenire con urgenza e incondizionatamente al fine di aiutare la popolazione”. “Devono essere sostenuti gli sforzi delle organizzazioni della società civile di ispirazione religiosa – ribadisce - in particolare Caritas Libano che è presente in tutto il Paese”. “È essenziale – conclude - che la comunità internazionale agisca con decisione per alleviare le sofferenze della popolazione”, la quale “deve fronteggiare anche una grave crisi alimentare”. Gli fa eco Rita Rhayem, direttore di Caritas Libano: "È una situazione terribile e disastrosa, questa è la prima volta che affrontiamo un’emergenza di tale portata”. Ma anche in questo contesto “apocalittico”, “noi non ci fermiamo e andiamo avanti per aiutare tutte le persone in difficoltà", sottolinea la Rhayem. La preoccupazione principale è che i morti ed i feriti, che già sono rispettivamente cento e 4mila, possano crescere di ora in ora a causa degli effetti dei gas tossici, sprigionati dalle esplosioni: “Caritas Libano si sta preparando a questa eventualità – afferma la direttrice - ma i nostri centri sanitari non hanno mezzi per affrontare una simile evenienza e le operazioni di salvataggio sono rese ancora più difficili dalla mancanza di elettricità”. Nonostante le difficoltà, la risposta dei volontari Caritas è stata immediata, soprattutto per accogliere i tanti feriti nei centri di assistenza. "Dalle 18.oo di ieri, il Paese si è fermato e stiamo vivendo un incubo – conclude il presidente di Caritas Libano, padre Michel Abboud - Non abbiamo nulla per aiutare la popolazione. Beirut è devastata e siamo totalmente sopraffatti dalla portata degli eventi". (IP)

5 agosto - MOZAMBICO Appello Wcc e Act Alliance: contrastare violenze nel Paese, in difesa della vita

Proteggere le vite, i beni e i mezzi di sussistenza del Mozambico dalle violenze in preoccupante aumento, soprattutto nelle Province settentrionali e centrali di Cabo Delgado, Manica, Sofala e Nampula: è l’appello contenuto in una lettera inviata dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) e dall’alleanza ecumenica “Act Alliance” al presidente del Mozambico, Filipe Nyusi. Nella missiva, si esprime preoccupazione per “l’impatto umanitario” che “gli attacchi violenti da parte di gruppi armati” negli ultimi tre anni hanno provocato e stanno provocando nel Paese africano. "Le persone sono state uccise, le case e i mezzi di sussistenza distrutti, e migliaia di abitanti sono stati sfollati senza alcuna risorsa per la sopravvivenza, divenendo così ancora più vulnerabili soprattutto nel contesto della pandemia da Covid-19", si legge nella lettera. Condannando, quindi, le uccisioni e distruzioni che continuano ad avvenire, Wcc e Act Alliance scrivono: “La comunità ecumenica globale è solidale con il popolo del Mozambico di fronte a questa inaccettabile violenza". Di qui, l’appello rivolto a Nysui e alle autorità del Paese a tutti i livelli affinché “adempiano al loro dovere nei confronti della popolazione locale, proteggendone la vita, le proprietà e i mezzi di sussistenza dalla minaccia di attacchi violenti e di sfollamento”. "Preghiamo – conclude la lettera - affinché Dio conceda saggezza, guida e forza per affrontare queste sfide”. Nel Paese africano, in particolare a Cabo Delgado, dal 2017 vengono compiuti assalti da parte di sedicenti milizie islamiche provenienti da territori limitrofi o ribelli interni. Migliaia i morti ed oltre 200mila gli sfollati, fino ad ora. (IP)

5 agosto - ARGENTINA - 13 settembre, 51.ma colletta solidale “Más por Menos”

“Nessuno può dare tutto, ma tutti possiamo dare qualcosa”: questo il motto della colletta di solidarietà “Más por Menos – Di più per chi ha di meno”, promossa ogni anno dalla Conferenza episcopale argentina, in particolare dalla Commissione episcopale per gli Aiuti alle regioni più bisognose. Nel 2020, la raccolta si svolgerà il 13 settembre e, a causa della pandemia da coronavirus, si svolgerà principalmente on line. “La colletta di quest’anno – si legge sul sito web dell’agenzia cattolica Aica – sarà di grande aiuto per affrontare la grave crisi economica e sociale che la popolazione sta attraversando”. Per questo, si fa appello “alla generosità di tutti, pur consapevoli del fatto che la situazione generale è difficile per tutti”. Attiva da ben 51 anni, la raccolta “Más por Menos” ha sempre dimostrato di “essere un canale affidabile e valido per agire in favore della promozione umana, sociale e pastorale delle zone più necessitate dell’Argentina”, si sottolinea. Nello specifico, l’iniziativa permetterà “non solo di assistere tante comunità colpite dalla pandemia, ma anche di continuare a portare avanti diversi progetti come mense, case popolari, sostegno agli asili e alle case per anziani, allestimento di sale polivalenti, supporto alle istituzioni educative, ai centri sanitari, ai laboratori artistici e artigianali e all’opera pastorale”. Negli ultimi anni, le donazioni sono state numerose e sempre in crescita, passando dai 10.944.522 pesos raccolti nel 2010 ai 66.061.331 del 2019. Nel 2020, considerato lo scenario drammatico della pandemia, le offerte potranno essere fatte on line non solo il 13 settembre, ma anche per tutto il resto dell’anno. (IP)

5 agosto - ARGENTINA - 7 agosto, San Cayetano, “Patrono del pane e del lavoro”. Videomessaggio Cardinale Poli

“Siamo in un momento difficile, il tema del lavoro è una preoccupazione per tutti”: sono le parole del Cardinale Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di Buenos Aires e Primate dell’Argentina, contenute nel videomessaggio diffuso per la Festa di San Cayetano, la cui memoria liturgica ricorre il 7 agosto. Noto come “Patrono del pane e del lavoro”, San Cayetano è molto onorato a Buenos Aires, città che gli ha intitolato due grandi Santuari. “Quando si aprono le porte di questi Santuari – afferma il Cardinale Poli – si aprono anche la speranza e la provvidenza, perché a coloro che cercano Dio attraverso i suoi Santi, Dio non lascia mai la mano”. “Attraverso San Cayetano e tanti altri Santi – aggiunge il porporato – Dio ha mostrato molte grazie, sia materiali che spirituali, di cui abbiamo bisogno per continuare ad andare avanti”. Quest’anno, a causa della pandemia da Covid-19, la festa del Santo verrà celebrata diversamente: i pellegrinaggi, infatti, non saranno possibili in rispetto delle norme sanitarie anti-contagio. Per questo, l’Arcivescovo di Buenos Aires invita i fedeli a “pregare in casa, allestendo un piccolo altare domestico ed accendendo una candela votiva”. “Dio sa come ascoltare le preghiere delle persone, ovunque esse si trovino”, ha detto il porporato. Nei Santuari, verranno comunque celebrate le Messe senza concorso di popolo e che verranno trasmesse in diretta televisiva ed in streaming su web. “Pregheremo secondo le intenzioni di tutti – ha concluso il Cardinale Poli – Se nelle case c'è dolore per ciò che stiamo passando, non manchi la gioia della fede. Che il Signore ci conceda tutto questo, e soprattutto che non manchi in ogni casa ciò che è necessario per il cibo, il lavoro e la salute”. Che questo pellegrinaggio - è stato il suo incoraggiamento finale - sia fatto non con i piedi, ma con il cuore” per trasformare “ogni angoscia in speranza”. (IP)

5 agosto – NUOVA ZELANDA - 7 agosto, benedizione dei lavori di restauro della Cattedrale di Wellington

Tornerà a splendere la Cattedrale del Sacro Cuore di Wellington, in Nuova Zelanda: il luogo di culto, infatti, è stato chiuso nel 2018 perché a rischio sismico, ma venerdì prossimo, 7 agosto, avrà inizio il suo restauro. A segnare l’avvio dei lavori sarà una cerimonia di benedizione presieduta, alle ore 10.00, dall’arcivescovo locale, il Cardinale John Dew che benedirà la Chiesa e gli operai presenti. “Il progetto di restauro, dal costo di 16,5 milioni di dollari – ha spiegato il porporato – può essere avviato grazie ad un contributo di 8,5 milioni giunto il mese scorso da parte del Fondo governativo per le infrastrutture, ad una sovvenzione di 120mila dollari del Fondi cittadino per gli edifici patrimoniali e a 3,3 milioni di dollari raccolti finora dalla comunità cattolica”. Costruita in stile classico, la Cattedrale è stata progettata dall'architetto Francis Petree completata nel 1901. I lavori prevedono il rafforzamento del tetto, la messa in opera di isolatori anti-sismici, la ripulitura interna ed esterna e la ristrutturazione dello storico organo Arthur Hobday, installato nel 1905. Il luogo di culto, infatti, grazie alla sua particolare acustica, è uno scenario molto ricercato anche dal punto di vista musicale. Il progetto richiederà almeno tre anni e lo sforzo di trecento persone. “Una volta restaurata – ha detto il Cardinale Dew – la Cattedrale sarà di nuovo pronta ad accogliere i cattolici e tutta la comunità di Wellington”, per la quale è “un punto di riferimento”. Infine, l’Arcivescovo ha invitato tutti i fedeli a partecipare alla cerimonia di benedizione che si svolgerà nella piazza antistante la Cattedrale o all’interno della Cappella, in caso di pioggia. (IP)

5 agosto - NIGERIA - Monsignor Kaigama chiede solidarietà a chi è in difficoltà a causa della pandemia

“In questi tempi bui dalle conseguenze sociali negative della malattia da coronavirus, dobbiamo aiutare i bisognosi a modo nostro: è l’invito rivolto domenica scorsa ai fedeli, nella chiesa di Santa Teresa di Abuja, in Nigeria, dall’arcivescovo Ignazio Ayau Kaigama. Il presule, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, ha esortato a essere generosi con i bisognosi, di fronte alle sfide sociali causate dalla pandemia di Covid-19 e ha chiesto al governo, riporta Recowacerao, di garantire che gli aiuti delle organizzazioni di volontariato o confessionali o donati da benefattori “siano distribuiti in modo corretto ed equo per rispondere ai bisogni dei più poveri”.  “Coloro che gestiscono le risorse pubbliche dovrebbero assicurare la loro corretta destinazione - ha aggiunto monsignor Kaigama -. Non è caritatevole accumulare fondi destinati ai più bisognosi o gonfiare i costi dei contratti di progetti che riguardano il bene pubblico. Si rischia di ritrovarsi con strutture di scarsa qualità cambiando anche i destinatari di tali progetti volti invece a ridurre la povertà”. “Si può immaginare – prosegue il presule - come strade costruite con escamotage contrattuali si trasformino presto in voragini, con persone che muoiono in incidenti che si potevano prevedere o edifici che crollano uccidendo”. L’arcivescovo di Abuja ha poi invitato i funzionari del governo e i tutti i cittadini a “rimanere saldamente radicati nella fede e ad utilizzare le risorse saggiamente ed equamente a beneficio di tutti” sottolineando l’importanza di condividere anche quel poco che si possiede. “La grande differenza tra ricchi e poveri non esisterà - ha spiegato monsignor Kaigama -. Il necessario sarà accessibile a tutti: riparo, cibo, acqua potabile, strade, elettricità, istruzione, assistenza sanitaria”. (TC)

5 agosto - IRLANDA - Vescovo di Ossory: parrocchia, comunità viva chiamata alla compassione

“Una chiesa e una parrocchia non sono edifici del passato, bensì sono una comunità viva, chiamata a vivere come Cristo, confidando in Dio e mostrando interesse per gli altri”, nell’ottica della compassione: questo il cuore dell’omelia pronunciata domenica scorsa da Monsignor Dermot Farrell, vescovo di Ossory, in Irlanda, in occasione del 150.mo anniversario della chiesa di San Colman a Clara, nella contea di Kilkenny. La celebrazione è stata trasmessa in diretta televisiva sul canale nazionale RTÉ. Commentando il passo evangelico sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci compiuta da Gesù, Monsignor Farrell ha richiamato l’importanza della compassione: “Per Gesù, la compassione è la radice e il terreno dell'amore – ha detto - Essa esige di mettere da parte i propri desideri per abbracciare la sofferenza dell'altro con genuina bontà, misericordia e altruismo”.  “La vera compassione – ha aggiunto il presule – vuole che vediamo l'altro con i suoi occhi, che vediamo il mondo dal suo punto di vista ed implica il mettere l’altro prima di noi stessi”. E “la parrocchia – ha sottolineato ancora Monsignor Farrell - è il luogo in cui la chiamata di Cristo prende vita, è dove sperimentiamo la compassione di Cristo nella compassione dei nostri fratelli. La parrocchia è anche il luogo in cui impariamo la compassione”. La comunità parrocchiale, ha evidenziato ancora il vescovo di Ossory, è composta da “persone che generazione dopo generazione, raggiungono e creano una comunità di culto, carità e servizio ".  “Nel nostro mondo in rapido mutamento – ha concluso - questo richiede creatività per adattarsi al mutare della situazioni, trasmettendo l’eredità del passato, non solo attraverso il mantenimento di strutture e istituzioni, che sono utili, ma soprattutto aprendosi alle possibilità che lo Spirito ci fa scoprire”, in risposta alle necessità del mondo. (IP)

5 agosto - PERÚ - Donazioni campagna “Perù senza fame” devolute a cento mense parrocchiali

Sono state devolute a cento mense solidali parrocchiali le donazioni raccolte tramite la campagna “Perù senza fame”, promossa dalla Conferenza episcopale del Paese (Cep). L’obiettivo dell’iniziativa, spiega una nota, è quello di aiutare “le persone più bisognose che patiscono le conseguenze della crisi economica e sociale provocata dalla pandemia di Covid-19”. La campagna, avviata lo scorso giugno insieme alla Caritas nazionale e alla Fondazione Telethon San Giovanni di Dio, “è riuscita a raccogliere una cifra di 698.669 nuevo sol”, la valuta locale, pari a 167.507 euro. Al raggiungimento dell’ammontare totale hanno contribuito “con solidarietà, tutti i peruviani tra aziende, istituzioni, artisti e singoli cittadini, a livello nazionale e internazionale”. I fondi sono stati quindi distribuiti alla “Rete delle mense” delle 46 giurisdizioni ecclesiastiche del Paese, per poter assistere “10mila persone bisognose offrendo loro un pasto attraverso 100 mense parrocchiali per un periodo di due mesi, agosto e settembre”. Nello specifico, nelle giurisdizioni di Lima, Callao, Chosica, Carabayllo, Lurin, Trujillo, Iquitos, Jaen, Huancayo e Huanuco verranno supportate 3 mense ciascuna, mentre nelle restanti 36 giurisdizioni ci saranno due centri di distribuzione di pasti “per fornire cibo a chi ne ha più bisogno”. Infine, la Cep si dice “profondamente grata” a tutti coloro che “hanno reso possibile questo grande aiuto per le famiglie più vulnerabili durante l’emergenza sanitaria da coronavirus”. Secondo gli ultimi dati, in Perù il Covid-19 ha fatto registrare 440.000 casi positivi, 20.007 decessi e 302.000 guariti. (IP)

4 agosto - ITALIA- La Perdonanza Celestiniana 2020 omaggerà coloro che si sono impegnati nell’emergenza coronavirus

La 726.ma Perdonanza Celestiniana dell’Aquila, che si tiene dal 23 al 30 agosto, quest’anno sarà dedicata a quanti hanno profuso il loro impegno a vario titolo contro il Covid-19, a coloro che sono stati vicini agli ammalati e alla gente e ai giovani che hanno trascorso l’ultimo anno di scuola in un contesto di emergenza sanitaria. La manifestazione, riconosciuta nel dicembre dello scorso anno dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità, è stata presentata stamani nel capoluogo abruzzese e quest’anno sarà diversa dalle edizioni precedenti per rispettare le norme anti-Covid. Le figure principali della Perdonanza 2020, le Dame della Bolla e della Croce e il Giovin Signore, simboleggeranno donne e uomini in prima linea nelle corsie ospedaliere, nei supermercati sempre aperti durante il lockdown, e i giovani, che rappresentano il futuro del territorio e il suo rilancio, a 11 anni dal terremoto del 6 aprile 2009, e che non hanno potuto festeggiare i 100 giorni dalla maturità né organizzare le tradizionali gite scolastiche. Si tratta dei personaggi più rilevanti del caratteristico corteo che ogni 28 agosto sfila per le strade della città per accompagnare solennemente la Bolla dell’indulgenza concessa da Papa Celestino V nel 1294 a tutti i fedeli nella basilica di Santa Maria di Collemaggio costruita per sua stessa volontà. A vestire i panni degli storici personaggi saranno Desiree Biccirè, medico, 35 anni, all’ultimo anno della scuola di specializzazione in anestesia e rianimazione, in prima linea nel complesso del G8 dell’ospedale San Salvatore, allestito per ricoverare i pazienti contagiati dal coronavirus; Angela Marrone, 19 anni, appena diplomatasi al liceo linguistico “Cotugno”; Massimiliano Fornella, da 15 anni dipendente di un ipermercato, sempre presente a lavoro sia durante tutto il periodo del lockdown, sia subito dopo la riapertura della struttura di vendita dopo il terremoto 2009. A presiedere i riti della manifestazione sarà il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna. La Perdonanza Celestiniana vuole essere un invito simbolico alla pace fra tutti i popoli, concetti cardine della Bolla del Perdono sono infatti la pace, la solidarietà e la riconciliazione cui sono invitati quanti, senza distinzioni di classi sociali, confessati e sinceramente pentiti, ricevono la remissione dei peccati e l’assoluzione della pena.(TC)

4 ago 20 - FRANCIA - Nella festa di San Giovanni Maria Vianney ricordato il cardinale congolese Emile Biayenda ritenuto il Santo Curato d’Ars africano

Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha inaugurato questo pomeriggio nel santuario d’Ars, in Francia, nell’ambito delle celebrazioni per la festa di San Giovanni Maria Vianney, la prima tappa di un percorso dedicato al cardinale Emile Biayenda, arcivescovo di Brazzaville dal 1971 al 1977 e di cui è in corso la causa di beatificazione, considerato il Santo Curato d’Ars africano. Per lo stretto legame che il porporato aveva con Vianney, riferisce la Semaine Africaine, nella cittadina francese è stato invitato monsignor Anatole Milandou, arcivescovo di Brazzaville, che ieri ha tenuto una conferenza su “L’incidenza della figura del Curato d’Ars nelle diocesi del Congo”. Il cardinale Biayenda amava molto Giovanni Maria Vianney, santo che lo ispirava e che considerava come modello da imitare, e aveva fatto di Ars la sua seconda diocesi recandovisi spesso. Il legame con il santuario francese risale al periodo dei suoi studi a Lione, durante i quali si recava spesso ad Ars per approfondire la spiritualità del Santo Curato. Rientrato in Congo, tutte le volte che raggiungeva la Francia faceva sempre tappa al santuario d’Ars. Il cardinale Parolin conosce bene la figura di Emile Biayenda. Durante il suo soggiorno a Brazzaville, nel febbraio del 2017, visitando la casa del porporato, nel libro degli ospiti ha lasciato questo pensiero: “Sono molto commosso da questa visita alla Cattedrale del Sacro Cuore di Brazzaville, alla tomba e all’appartamento in cui viveva. Prego perché il suo esempio di pastore possa sempre ispirare i ministri della Chiesa e la sua morte essere la semente di una raccolta abbondante del Vangelo in questo meraviglioso Paese”. Il cardinale Biayenda era nato a Maléla Bombé (Mpangala), ha frequentato il seminario di San Paolo di Mbamou e ha studiato teologia e filosofia al Seminario Maggiore Libermann di Brazzaville. Ordinato sacerdote il 26 ottobre 1958, ha studiato sociologia e teologia a Lione, conseguendo un dottorato in Scienze Sociali. Il 7 marzo 1970 Paolo VI lo ha nominato arcivescovo coadiutore di Brazzaville e il 5 marzo del 1973 lo ha creato cardinale. Il porporato è scomparso nella notte fra il 22 e il 23 marzo del 1977. Rapito dalla sua residenza, nei pressi della cattedrale del Sacro Cuore di Brazzaville, è stato ucciso subito dopo. La sua morte è avvenuta in un momento di particolare tensione, a pochi giorni dall’assassinio del presidente Marien Ngouabi. Prima del sequestro aveva lanciato un appello per la pace e l’unità del Paese. La sua causa di beatificazione è stata aperta per volere di Giovanni Paolo II il 20 marzo 1995. La fase diocesana si è conclusa il 14 giugno 2003 ed è stata convalidata dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 29 maggio 2015. Si attende adesso il riconoscimento delle virtù eroiche. (TC)

4 agosto- COSTA D’AVORIO Aiuti dalla Cei e dalla Caritas italiana per la lotta al coronavirus

Arrivano in Costa d’Avorio gli aiuti della Conferenza episcopale italiana e della Caritas italiana per sostenere gli ospedali nella lotta al coronavirus. Domani, alla presenza del nunzio apostolico, monsignor Paolo Borgia, presso la parrocchia St. Laurent di Yopougon Kouté, affidata alla Comunità Missionaria di Villaregia, sede di un ospedale, saranno consegnati gel idroalcolici, sterilizzatori, respiratori, mascherine di protezione, termometri e altri strumenti acquistati grazie ai fondi dell’8x1000. Lo scorso aprile la Presidenza della Conferenza episcopale italiana ha stanziato 6 milioni di euro, ai quali sono stati aggiunti altri 3 milioni a maggio, per l’emergenza Coronavirus in Africa e in altri paesi poveri del mondo. Grazie a queste risorse, riferisce un comunicato, sono state finanziate 381 iniziative in ambito sanitario e 160 in quello formativo. In Costa d’Avorio, per far fronte all’emergenza coronavirus, accanto alle misure preventive attuate dal governo e dall’Oms, i vescovi italiani e la Caritas hanno offerto il loro contributo finanziando 10 progetti sanitari in altrettante città. Ogni struttura sanitaria ha ricevuto fra i 10 e i 15mila euro. Sette progetti sono stati accompagnati dalle Ong Avsi e Soleterre, e dagli enti ecclesiastici Comunità Missionaria di Villaregia e Istituto Missioni Consolata, realtà che operano in Costa d'Avorio da diversi anni attraverso programmi sviluppo e promozione umana. Hanno l’obiettivo di sostenere iniziative per la sensibilizzazione della popolazione, oltre alla formazione e alla preparazione del personale sanitario. (TC)

4 luglio - GIAPPONE - 75.mo bomba atomica. Vescovi: affrontare il passato senza reticenze 

“Sono certamente gli esseri umani a causare la guerra, ma non siamo anche noi quelli che possono fermarla? ... Questa è la nostra incrollabile convinzione, appresa a un prezzo eccezionale". Prende spunto dalle parole scritte dai sopravvissuti di Okinawa nel Museo memoriale della pace il messaggio con cui, lo scorso mese di giugno, i vescovi giapponesi hanno voluto commemorare il 75.mo anniversario di una delle più feroci e sanguinose battaglie di tutta la campagna nel Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale. Una ricorrenza che ha offerto ai presuli l’occasione per riproporre alcuni spunti di riflessione sul tema della pace e presentare linee di azione per il futuro in un momento in cui il mondo, a 75 anni dal bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, sta vivendo “una nuova Guerra Fredda, una forte instabilità nell’Asia Orientale, nuove minacce nucleari e una crisi ecologica globale”. Il messaggio ripercorre alcuni passaggi chiave dell’impegno della Chiesa giapponese per la pace, partendo dal pressante appello contro la guerra e per il disarmo nucleare lanciato il 25 febbraio 1981 da San Giovanni Paolo II a Hiroshima, durante la sua storica visita nel Paese. Da quell’appello – ricordano i presuli – è scaturita l’iniziativa “Dieci giorni per la pace” promossa ogni anno dalla Conferenza episcopale in occasione dell’anniversario della prima bomba atomica per pregare e riflettere sul tema della pace e dei diritti umani. Un’iniziativa – sottolineano – che trova eco nelle parole di Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2017 dedicato al tema della non-violenza come “stile di una politica per la pace”. I vescovi giapponesi richiamano quindi le forti parole del Papa anche contro il semplice “possesso” di armi nucleari. Parole pronunciate la prima volta nel novembre di quello stesso anno alla Conferenza in Vaticano sulle "Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per il disarmo integrale”, convocata dopo la firma del Trattato per la proibizione delle armi atomiche.  Su questi concetti – ricordano ancora i vescovi giapponesi – Papa Francesco ha insistito a Hiroshima e Nagasaki, durante la sua visita in Giappone lo scorso novembre, quando ha affermato che il “possesso” delle armi atomiche è “immorale” quanto  "l’uso" dell’energia atomica per fini di guerra, ribadendo l’impegno instancabile della Chiesa per la totale eliminazione delle armi nucleari.  In risposta all’appello del Papa lo scorso dicembre la Conferenza episcopale giapponese ha indirizzato una lettera al Primo Ministro Abe per chiedere che il Giappone firmi e ratifichi il Trattato per la probizione delle armi nucleari del 2017. Il messaggio ricorda infine il 70.mo anniversario dell’inizio della guerra di Corea nel 1950, una tragedia – si osserva - alla quale non sono estranei i 35 anni di dominio giapponese nel Paese e che continua ad essere ancora oggi una causa di instabilità nella regione. “Dal modo in cui contribuiamo alla costruzione della pace in Asia Orientale dimostreremo se, come Chiesa in Giappone, possiamo seguire le parole di Papa Francesco. Per fare ciò, rinnoviamo la nostra determinazione ad affrontare il passato senza reticenze e continuiamo ad assumerci la responsabilità per il futuro”, affermano in conclusione i vescovi giapponesi, ricordando, con le parole del Papa nel Messaggio per la 52.ma Giornata mondiale della Pace, che “il processo di pace è un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che apre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte della vendetta”. (LZ)

4 giugno - R.D. CONGO la Caritas avvia un programma di istruzione per i giovani e per combattere il lavoro minorile

Avviato dalla Caritas la scorsa settimana, nella diocesi di Wamba, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, il programma di accesso all’istruzione per i giovani e per la lotta al lavoro minorile nelle miniere di Mwenga e Wamba. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Caritas Norvegia e finanziato dall’Organizzazione norvegese per i giovani. Monsignor Justin Amboko, vicario generale della diocesi, presente al lancio del progetto, il 29 luglio, ha rimarcato che è lo Stato a dover garantire l’istruzione e che il nuovo progetto rafforza il dovere publico in materia di educazione, mentre la Caritas funge da strumento tecnico e specifico nella cura pastorale che spetta al vescovo, al servizio dell'evangelizzazione e della promozione umana integrale. “La Caritas Wamba ci ha appena dato una nuova prospettiva di vita volgendo lo sguardo alle miniere - ha aggiunto monsignor Amboko - in modo che i bambini e i giovani che vi lavorano beneficino dell'istruzione”. Il programma avrà la durata di quattro anni e il vicario generale di Wamba ha esortato alla sensibilizzazione perché possa essere coinvolto un ampio numero di giovani di età compresa fra i 12 e i 19 anni. Sempre la Caritas, nei giorni scorsi, ha distribuito, a Bukombo, nel territorio di Rutshuru, kit per l’igiene e beni di prima necessità. Nell’area, ripetuti scontri tra gruppi armati ed esercito governativo provocano massicci spostamenti delle popolazioni e la Caritas Goma si sta impegnando per offrire aiuti e per censire le famiglie beneficiarie. Quelle registrate fino ad ora sono 1.500. Nella zona di Bukombo, oltre alla precarietà di quanti vivono disagi a causa dei conflitti in corso, c’è anche da affrontare la malnutrizione, la mancanza di acqua potabile, l’impraticabilità delle strade, che rendono la vita difficile. (TC)

4 agosto -  REGNO UNITO - 75.mo atomiche. I vescovi di Scozia, Inghilterra e Galles uniti contro le armi nucleari

Stop all’uso bellico nell’energia nucleare: lo ribadiscono in una dichiarazione congiunta pubblicata sul sito della Conferenza episcopale di Scozia i vescovi scozzesi e i vescovi di Inghilterra e Galles. La dichiarazione, infatti, porta le firme di monsignor William Nolan, vescovo di Galloway a nome della Commissione per la Giustizia e la Pace della Conferenza episcopale di Scozia, e di monsignor Declan Lang, vescovo di Clifton e presidente del Dipartimento degli Affari internazionali della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles. “Durante la sua storica visita in Giappone lo scorso anno, Papa Francesco ha dichiarato che ‘l'uso dell'energia atomica per scopi bellici è immorale, così come è immorale il possesso di armi atomiche’ – scrivono i presuli -  a settantacinque anni di distanza dalla distruzione orribile e senza precedenti della vita a Hiroshima e Nagasaki, siamo chiamati a riflettere con la preghiera sul possesso di armi nucleari da parte del Regno Unito”. “Papa Francesco ha ribadito che la minaccia di distruzione reciproca, la perdita massiccia di vite innocenti e l'annientamento di qualsiasi futuro per la nostra Casa comune, è completamente incompatibile con i nostri sforzi per costruire la pace – si legge ancora – ‘se vogliamo davvero costruire una società più giusta e sicura, dobbiamo lasciare che le armi cadano dalle nostre mani", ha detto il Papa”. Francesco, ricordano i vescovi, ha sottolineato anche come sia “ingiusto continuare a sperperare risorse preziose per la produzione, il mantenimento e l'aggiornamento di tecnologie sempre più distruttive. Il costo delle armi nucleari dovrebbe essere misurato non solo nelle vite distrutte dal loro uso, ma anche nelle sofferenze delle persone più povere e vulnerabili, che avrebbero invece potuto beneficiare di somme così ingenti di denaro pubblico investito nel bene comune della società”. (RB)

4 agosto - NICARAGUA - I vescovi sull’insicurezza nel Paese: possiamo solo restare uniti nella preghiera

Con un messaggio rivolto ai fedeli e a tutte le persone di buona di volontà, firmato dai vescovi della Commissione Giustizia e Pace dell’arcidiocesi di Managua, capitale del Nicaragua, la Conferenza episcopale del Paese centroamericano torna sul tema della sicurezza nel Paese dopo il grave attentato terroristico che ha colpito la cattedrale della città il 31 luglio scorso. “Alziamo la voce per le migliaia di nicaraguensi che lasciano il Nicaragua – esordiscono - le cause sono la mancanza di lavoro, la persecuzione politica, l'insicurezza e la violazione dei suoi diritti umani: diritti fondamentali, che però, venendo calpestati, negano ai cittadini il diritto di vivere con dignità nel proprio Paese”. “Vogliamo anche rivendicare il diritto di coloro che ritornano in patria, in condizioni ancora più precarie, e vengono trattati senza alcuna compassione, vengono da questi richiesti requisiti e oneri eccessivi da pagare e, nell'impossibilità di saldare, vengono abbandonati a se stessi in condizioni subumane proprio alle porte del proprio Paese – si legge ancora - la ragione e la coscienza ci fanno chiedere: come siamo arrivati a questo estremo di disumanizzazione che è diventata così evidente nell'incuria dei servizi sanitari, nella strumentalizzazione politica dei detenuti, nelle persecuzioni alle famiglie e negli abusi contro i media indipendenti, nell'impunità dei crimini? Qualsiasi minaccia alla dignità umana e alla vita si ripercuote nel cuore stesso della Chiesa”. “Con tristezza notiamo ancora una volta la ripetuta mancanza di rispetto e la profanazione della Santa Eucaristia, così come hanno mostrato il terrorismo e l'assedio costante di varie chiese cattoliche negli ultimi tempi. Vi invitiamo a continuare uniti nella preghiera dalle nostre case, in comunione con i nostri fratelli e le nostre sorelle che soffrono e con la guida dei nostri pastori, confidando pienamente in Dio e nel fatto che la Madonna dell’Assunta riempirà di speranza i nostri cuori affinché lavorino alla costruzione del Regno di Dio”. (RB)

4 agosto - PARAGUAY - Preparativi per l’Assunta. L’invito dell’arcivescovo Mellid a rispettare le norme

Con una conferenza stampa sulla spianata davanti alla Cattedrale di Asunción, capitale del Paraguay, ieri l'arcivescovo metropolita Edmundo Valenzuela Mellid, ha invitato i fedeli a celebrare l'anniversario della solennità di Maria Santissima Assunta, il prossimo 15 agosto, rispettando le norme di sicurezza anti-Covid. Ne dà notizia il sito della Conferenza episcopale del Paraguay. Nel suo discorso, il vescovo ha ricordato Maria, donna gloriosa del cielo, giustamente riconosciuta dalla Chiesa con il titolo "Nostra Signora dell'Assunzione" e ha spiegato l’origine del toponimo della capitale del Paese: “Quando arrivarono gli spagnoli, il 15 agosto, si ricordarono della festa dell'Assunzione e per celebrarla al meglio, diedero alla baia dove erano sbarcati il nome di ‘Nostra Signora dell'Assunzione’", ha detto. Il presule ha anche esortato i cittadini a prendersi cura di se stessi e a celebrare questa solennità al meglio, sempre nel rispetto delle norme igieniche vigenti: "Dobbiamo prenderci cura di noi stessi, prenderci cura della nostra salute, proteggerci l'un l'altro e rispettare i protocolli - ha detto - non ci saranno folle e, nel pieno rispetto delle regole, onoreremo Nostra Madre". Questi i numeri della pandemia nel Paese: 80 i nuovi casi nelle ultime 24 ore, per un totale di oltre 1400 dall’inizio dell’emergenza e 55 morti in totale.  Scorrendo il programma della solennità, preceduta da una Novena di preghiera che prende il via il 6 agosto con la festa della Trasfigurazione del Signore, il vescovo si è soffermato in particolare su due momenti importanti: la processione dell'immagine della Madonna per le strade della città e la sfilata degli educatori delle scuole cattoliche in auto, che inizieranno la carovana dopo la Messa sulla Costanera de Asunción e arriveranno all'oratorio di Nostra Signora Assunta. Vatican News Service  (RB)

4 agosto - AUSTRALIA - Domenica della Giustizia sociale dedicata alla salute mentale. Vescovi: accogliere chi soffre  contro lo stigma  

Fare della salute mentale una priorità politica e sociale, soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria Covid-19, impegnandosi attivamente contro l’esclusione e lo stigma e sostenendo le persone che ne sono affette. Questo l’invito di fondo rivolto alle comunità e alle istituzioni nel documento pastorale dei vescovi australiani “To Live Life to the Full: Mental health in Australia today” ("Vivere la vita nella sua pienezza: la salute mentale in Australia oggi”).  Il testo, lungo 20 pagine, è stato pubblicato sul sito della Conferenza episcopale australiana (Acbc) in vista della Domenica della Giustizia sociale, che sarà celebrata il prossimo 30 agosto e che quest’anno è dedicata al disagio mentale. Nella prefazione, monsignor Mark Coleridge, arcivescovo di Brisbane e presidente della Conferenza episcopale, ricorda che il disagio mentale può toccare chiunque in qualsiasi momento e che in questo periodo di emergenza sanitaria esso è destinato ad acuirsi a causa della perdita di posti di lavoro e di reddito, dell’insicurezza, ma anche a causa delle violenze domestiche e delle tensioni familiari che il confinamento ha accresciuto. “Il disagio mentale non è un fallimento morale, il risultato di una mancanza di fede o di una debolezza -  avverte monsignor Coleridge -. Anche Gesù fu etichettato come ‘matto’ e come noi ha sofferto di stress psicologico. Le persone che ne sono affette non sono ‘altri’, siamo ‘noi’, e hanno bisogno della nostra comprensione e supporto”, sottolinea l’arcivescovo di Brisbane. Il documento richiama in particolare l’attenzione sulle persone più vulnerabili nella società australiana e più esposte al disagio mentale a causa della povertà, delle condizioni di vita e dell’insicurezza: le comunità aborigene , i richiedenti asilo e i rifugiati, i senza casa, i carcerati, gli anziani.  Il problema di fondo - evidenzia la Chiesa australiana - è la tendenza della società “a rimuovere o allontanare chi ci costringe a confrontarci con le nostre fragilità e limiti”. Questo “in totale contrasto con la storia di Gesù" che "assume su di sé la fragilità della condizione umana". Di qui l’invito alle parrocchie e le comunità locali a respingere lo stigma, ad intervenire attivamente sulle cause sociali del disagio mentale e a chiedere anche politiche e servizi che rispondano alle esigenze dei membri più poveri ed emarginati della società.  (LZ)

4 agosto - MESSICO I vescovi sulla ripresa a distanza della scuola: fidarsi della comunità educativa nel suo insieme

La parola d’ordine è “credere, fidarsi della comunità nel suo insieme” per vincere le sfide educative davanti alle quali la pandemia sta mettendo il Paese. Così scrivono i vescovi in una lettera pubblicata sul sito dell’Episcopato e firmata da monsignor Enrique Díaz Díaz, vescovo di Irapuato e responsabile del settore Educazione della Conferenza episcopale messicana; da monsignor Rogelio Cabrera López, arcivescovo di Monterrey e presidente dei vescovi, e da monsignor Alfonso G. Miranda Guardiola, vescovo ausiliare di Monterrey e segretario generale della Conferenza episcopale del Messico. La lettera è stata diffusa dopo la notizia di ieri che gli studenti messicani torneranno a scuola il 24 agosto ma solo virtualmente, attraverso le piattaforme web e tv, mentre per le comunità indigene sono previsti programmi educativi radiofonici. La decisione del Ministero dell’Istruzione messicano è stata presa per evitare ulteriori veicoli di contagio del Coronavirus che solo nelle ultime 24 ore nel Paese ha fatto registrare circa cinquemila nuovi casi. “Salutiamo con grande apprezzamento e rispetto l'intera comunità educativa del Paese. Di fronte alla situazione che stiamo vivendo, vogliamo offrire una parola che aiuti a discernere il tutto e non solo le parti; a promuovere l'unità e non il conflitto; a concentrarsi sulla riflessione sulla realtà e non solo sul mondo delle idee; oltre a vedere noi stessi nel tempo, che ci permette sempre di camminare con una risposta positiva e solidale – scrivono i presuli - l'educazione è l'attività umana che ci prepara ad imparare ad essere e a vivere insieme, nel presente e per il futuro. Questo tempo di emergenza ci ha insegnato molte cose importanti. Non possiamo più pensare solo al nostro bene o alla mera stabilità istituzionale; solo a ciò di cui io o la mia gente abbiamo bisogno, ma dobbiamo necessariamente pensare al bene degli altri: i parenti, i vicini, la società circostante, le altre scuole, il Paese nel suo insieme, la ‘Casa comune’, secondo le parole di papa Francesco”. “Sappiamo che il sistema educativo nazionale sta affrontando un nuovo anno scolastico, attraverso i media digitali. Dopo un profondo discernimento, noi, vescovi del Messico, condividiamo la convinzione che è necessario CREDERE, fidarsi in ogni persona e nella comunità educativa nel suo insieme, per tornare alle classi a distanza, e in futuro in una presenza scaglionata con tutte le possibili misure di cura e precauzione – proseguono - ciò implica tempo, preparazione, cambiamento verso quella cultura della cura e, naturalmente, un enorme sforzo di generosità da parte di tutti”. (RB)

4 agosto - BRASILE - Agosto mese delle Vocazioni. Prima settimana dedicata alla missione di diaconi, sacerdoti e vescovi

Entrano nel vivo, in Brasile, le celebrazioni di Agosto – mese delle Vocazioni che in questa prima settimana si concentra sui ministeri degli ordinati, cioè sulle vocazioni di diaconi, sacerdoti e vescovi. "Il vescovo, il sacerdote e il diacono devono realizzare nella loro vita e nel loro ministero, nel modo più evidente possibile, ciò che il Signore stesso ha insegnato a coloro che ha amato e chiamato a condividere più direttamente la sua missione: ‘chi vuole diventare grande tra voi, sia colui che serve’”. Con queste parole dal vangelo di Matteo, monsignor André Vital, vescovo di Limoeiro do Norte e membro della Commissione per i ministeri ordinati e la vita consacrata della Conferenza episcopale del Brasile, spiega il senso delle celebrazioni di questa prima settimana dal sito dell’Episcopato brasiliano. Il vescovo paragona, poi, i due sacramenti dell’ordinazione e del matrimonio, in quanto entrambi concepiti come servizio:  "Il sacerdozio comune dei battezzati e dei confermati ci rende tutti membri di un unico e indivisibile Corpo di Cristo – ha detto ancora monsignor Vital - pertanto, i ministeri ordinati esprimono e realizzano il desiderio del Signore Gesù di far crescere nell'unità, per la forza dello Spirito Santo, il suo Corpo, la sua Chiesa". In quanto tale, allora, il ministero ordinato non può essere ridotto a una semplice funzione.  Sul diaconato, in particolare, ha sottolineato che “la testimonianza scritturale risale alla primitiva comunità di Gerusalemme, ma nella sua essenza di servizio, ha il suo fondamento nella missione stessa di Gesù che si è fatto servo di tutti, anche se, nel dinamismo dello Spirito nella storia, esso è sempre stato più configurato alle esigenze della comunità. “Il presbiterato, da parte sua - secondo monsignor Vital - conferisce la missione di servire tutto il Corpo di Cristo in zelante collaborazione con l'ordine episcopale. In virtù dell'ordinazione, infatti, il sacerdote diventa servo e araldo della Parola, ministro dei sacramenti e guida della comunità". L’ultima riflessione è sull’episcopato: “Non può essere compreso e ancor meno esercitato senza la convinzione che questo ministero è servizio e non onore – ha concluso - la bellezza di questo ministero non è un estetismo delle apparenze, ma un segno che testimonia la fedeltà del Signore Gesù stesso, che ha amato e chiamato i dodici discepoli, i cui successori sono i vescovi, attraverso i quali egli stesso continua ad annunciare la buona novella della salvezza”. (RB)

4 agosto -  USA-GIAPPONE - 75.mo anniversario atomica Nagasaki. Il confronto tra i vescovi Malloy e Takami: lavorare insieme all’abolizione delle armi nucleari

Il mondo deve invertire il suo cammino: dalla corsa agli armamenti a quella verso la pace, interrompendo finalmente le minacce alla creazione di Dio. Questo l’accorato appello lanciato da due rappresentanti delle Conferenze episcopali degli Stati Uniti e del Giappone, monsignor David J. Malloy vescovo di Rockford, Illinois, e monsignor Joseph Mitsuaki Takami, arcivescovo di Nagasaki, che ieri si sono virtualmente incontrati per un webinar della durata di mezz’ora in vista dell’imminente importante ricorrenza. Ne dà notizia il servizio di informazione religiosa Cath Press. “Il cammino verso la vera pace richiede che il mondo abolisca le armi nucleari”, hanno convenuto i due vescovi, ribadendo gli appelli di lunga data delle Conferenze episcopali dei rispettivi Paesi. "Finché persisterà l'idea che le armi sono necessarie per il processo di pace, sarà difficile anche solo ridurre il numero delle armi nucleari, per non parlare dell'abolizione. Sarebbe ideale se gli Stati Uniti e il Giappone potessero veramente riconciliarsi e lavorare insieme per questi obiettivi", ha detto l'arcivescovo Takami.Entrambi hanno poi espresso preoccupazione in merito al fatto che il mondo abbia trascurato l'enorme distruttività delle armi nucleari, come è accaduto in Giappone nel 1945, quando le bombe atomiche statunitensi sono esplose sopra Hiroshima il 6 agosto e Nagasaki tre giorni dopo. Toccante la testimonianza di monsignor Takami – che è anche presidente della Conferenza episcopale giapponese – che ha raccontato come sia sopravvissuto al bombardamento di Nagasaki, sua città natale e il centro della comunità cattolica giapponese. All'epoca era nel grembo di sua madre: "Non ho assistito alle scene orribili che si sono verificate subito dopo il bombardamento. Ma la mia nonna materna ha subito ustioni su tutto il corpo ed è morta di una morte dolorosa dopo una settimana senza ricevere alcuna assistenza medica", ha detto, ricordando anche le altre vittime della sua famiglia. “Nella cattedrale Urakami di Nagasaki, dove 24 parrocchiani si stavano preparando a ricevere il sacramento della Riconciliazione quando la bomba è esplosa, poco è rimasto in piedi – ha proseguito - dei 12mila parrocchiani circa 8.500 sono morti. Il bombardamento è stato anche ‘spiritualmente dannoso’ per molti che, dopo aver subito tante sofferenze, hanno perso la fede e hanno lasciato la chiesa”. Monsignor Malloy, da parte sua, ha ribadito l’impegno dei vescovi degli Stati Uniti per il disarmo, espresso anche nella lettera pastorale del 1983 "La sfida della pace": La promessa di Dio e la nostra risposta". Il documento, secondo quanto spiegato da monsignor Malloy, impegna i vescovi "a plasmare il clima di opinione che renderà possibile al nostro Paese di esprimere un profondo dolore per il bombardamento atomico del 1945. Senza quel dolore, non c'è possibilità di trovare un modo per ripudiare l'uso futuro delle armi nucleari". “I bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki possono portare la gente a comprendere l'enorme sofferenza umana e il costo umano che può verificarsi quando le armi nucleari sono usate in guerra”, ha precisato. (RB)

4 agosto - IRLANDA John Hume. La famiglia chiede alla gente di accendere “una luce per la pace”

Accendere “una luce per la pace” e unirsi in preghiera recitando la Preghiera per la Pace di San Francesco d’Assisi: questo l’invito rivolto dalla famiglia di John Hume, il Premio Nobel del 1998 per la pace in Irlanda del Nord morto ieri a 83 anni, alle tante persone che vorrebbero rendergli omaggio mettendo a rischio le normative anti-Covid.  Lo comunica, attraverso il sito dell’Episcopato irlandese, padre Paul Farren, amministratore della Cattedrale di Sant’Eugenio a Derry dove in serata sarà trasportato il feretro dell’uomo politico, in attesa dei funerali che si svolgeranno domattina alle 11.30: "Pat e la sua famiglia sono molto grati per l'effusione di amore e sostegno dopo la morte del loro amato John".  La famiglia, però, teme che una grande partecipazione di pubblico alle esequie possa inavvertitamente mettere a rischio la salute di qualcuno nel contesto dell'attuale pandemia da Covid 19, e chiede che la gente esprima il proprio dolore rimanendo a casa e unendosi alla famiglia Hume in una “celebrazione di luce per la pace'". "Invece di costeggiare strade e vie per salutare John, è desiderio della famiglia Hume che noi rimaniamo a casa – ha proseguito - e alle 21 di questa sera accendiamo una candela e ci uniamo alla famiglia per recitare la Preghiera per la Pace di San Francesco d'Assisi proprio mentre il corpo di John arriverà in cattedrale.  Questa “celebrazione di luce per la pace” è un doveroso tributo a un irlandese molto amato da tutti". (RB)

4 agosto - BRASILE Ancora in salita il bilancio di vittime e contagiati tra i sacerdoti

Continua a salire tra i sacerdoti il bilancio delle vittime e dei contagiati dal Coronavirus: sono 415, i sacerdoti diocesani colpiti e 21 le vittime, secondo l’ultimo bollettino del 31 luglio scorso diffuso dalla Commissione nazionale dei sacerdoti della Conferenza episcopale del Brasile e pubblicato sul sito dell’Episcopato brasiliano. Rispetto alla comunicazione precedente, datata 29 aprile e che riportava 347 casi, l’aumento registrato è pari all’11 per cento. I dati sono stati consolidati sulla base della consultazione con le 18 Conferenze episcopali regionali, che coprono 278 circoscrizioni religiose del Paese, tra diocesi e arcidiocesi. I numeri, tuttavia, potrebbero essere maggiori, dato che l'indagine si è concentrata solo sui sacerdoti diocesani. L'indagine non ha incluso, ad esempio, i sacerdoti legati a congregazioni, o altri religiosi. La Regione Sud 1 della Conferenza episcopale del Brasile, che comprende lo Stato di San Paolo, con 45 circoscrizioni religiose, ha registrato il maggior numero di sacerdoti contagiati dal Coronavirus, ben 72, ma con un solo decesso.  La Regione Nord 2, che comprende gli stati di Pará e Amapá, invece, ha registrato il maggior numero di morti, in totale 6, a causa della malattia. Intanto, secondo i dati nazionali, nelle ultime 24 ore il Brasile ha contato circa 16.500 nuovi casi che vanno ad aggiungersi agli oltre due milioni e 750mila già registrati, e purtroppo anche 556 nuovi decessi che si sommano agli oltre 94mila precedenti. L’aggiornamento arrivato via Twitter è del Consiglio nazionale dei segretari sanitari del governo di Bolsonaro. (RB)

3 agosto EUROPA - Nuova Provincia gesuita dell’Europa Centrale. Padre Bürgler S.J.: un “segnale forte contro il nazionalismo 

Un “segnale forte contro il nazionalismo emergente”: così il padre gesuita Bernhard Bürgler  definisce l’accorpamento delle quattro Province di Austria, Germania, Lituania-Lettonia e Svizzera della Compagnia di Gesù, che dal 27 aprile 2021 saranno riunite nella nuova Provincia dell’Europa Centrale. 60 anni, originario del Tirolo Orientale e psicoterapeuta di formazione, il religioso, che dal 2014 è provinciale dei Gesuiti dell'Austria, sarà il primo superiore della futura Provincia che comprenderà 442 religiosi ignaziani distribuiti in 36 siti. “Dimostriamo che una visione più larga ha i suoi vantaggi ed è più in sintonia con l’essere cristiani", afferma in un’intervista pubblicata ieri sul sito dell’emittente cattolica tedesca “Domradio” di Colonia. Secondo padre Bürgler, con il passare del tempo le differenze nazionali diventano meno importanti: "Saremo quindi in grado di usare le ricchezze della spiritualità ignaziana in modo più fecondo  per la fede, la giustizia, il dialogo interculturale e la riconciliazione", afferma. Del resto - osserva - il carisma dell'Ordine dei Gesuiti è stato aperto al mondo fin dai suoi esordi: "I primi compagni del nostro fondatore Ignazio di Loyola provenivano da diverse nazioni. Ignazio non pensava mai in una prospettiva nazionale, ma mondiale: sia per le aree dove voleva inviare le persone, sia per la loro provenienza". L’obiettivo della fusione è di unire le forze in una fase in cui le risorse finanziarie e umane sono più ridotte, spiega ancora padre Bürgler . Il suo auspicio è che i Gesuiti della nuova Provincia possano essere presenti soprattutto nei settori della spiritualità, dell'educazione e sociale: "Se riusciremo a distinguerci ancora di più in questi ambiti, credo che saremo in grado di dare un contributo alle persone, ma anche all'interno della Chiesa e per la Chiesa". (LZ)

3 agosto - FILIPPINE Da domani Messe nuovamente sospese a Manila e in 4 province intorno alla capitale. Nuova impennata di contagi

Messe pubbliche nuovamente sospese nell’area metropolitana di Manila e in quattro province intorno alla capitale filippina. A partire da domani 4 agosto e fino al 18 agosto le autorità hanno reintrodotto le restrizioni agli spostamenti e agli assembramenti, comprese le celebrazioni liturgiche con concorso di popolo. Agli incontri di carattere religioso sarà ammessa la partecipazione di un massimo di 5 persone. Le misure - riporta l'agenzia Cbcnews - sono state annunciate dal Presidente Rodrigo Duterte dopo una riunione domenica del Consiglio di Gabinetto. Anche nelle Filippine la curva dei contagi ha ripreso a salire e i positivi hanno superato quota 100mila, concentrati soprattutto nella capitale e nelle aree circostanti. Le restrizioni coinvolgeranno, oltre a Manila 9 diocesi: Cubao, Kalookan, Parañaque, Novaliches, Pasig, Antipolo, Imus, Malolos e San Pablo. Prima ancora dell’ordinanza, l’arcidiocesi di Manila e le diocesi di Cubao e di Parañaque avevano già annunciato, il primo agosto, la sospensione temporanea delle celebrazioni liturgiche con concorso di popolo per due settimane. a spingere a questa decisione – ha spiegato in una lettera pastorale l’amministratore apostolico monsignor Broderck Pabillo – un appello dei medici filippini che nei giorni scorsi avevano chiesto una pausa delle attività pubbliche per frenare la nuova ondata di contagi. “Condividiamo la compassione dei medici impegnati in prima linea per i molti malati che vengono portati nei nostri ospedali. Abbiamo visto la loro dedizione. Molti sono stanchi e persino scoraggiati dalle loro pesanti responsabilità. Quindi sosteniamo il loro appello per un ‘time out’”, si legge nella lettera. (LZ)

3 agosto - PAKISTAN L'arcivescovo di Lahore annuncia la riapertura delle chiese il 16 agosto.  Messe già riprese a Karachi e Islamabad-Rawalpindi

Riapriranno il prossimo 16 agosto le chiese dell’arcidiocesi di Lahore, rimaste chiuse dal 15 marzo a causa della pandemia del Covid-19. Lo ha annunciato in una lettera pastorale e in un video-messaggio diffuso dalla Catholic Tv Pakistan, l’arcivescovo della città, monsignor Sebastian Shaw. “Grazie a Dio abbiamo seguito le precauzioni suggerite dell’Organizzazione mondiale della sanità e il nostro Governo sta giocando un ruolo molto importante per fermare la diffusione del virus. Dimostra che possiamo combatterlo”, ha detto il presule nel video-messaggio, raccomandando ai fedeli di rispettare durante le Messe tutte le precauzioni sanitarie: mascherine, distanze di sicurezza e uso di gel igienizzanti.  Le celebrazioni – ha spiegato - saranno brevi e il loro numero verrà aumentato in base alle esigenze. Le messe giornaliere dureranno 30 minuti, mentre quelle domenicali avranno una durata di 45 minuti, ha precisato all’agenzia Ucanews padre Mario Rodrigues, rettore della Cattedrale di San Patrizio di Lahore. In ogni parrocchia speciali comitati verificheranno il rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid. Il 15 agosto, Festa dell’Assunzione, sarà celebrata una Messa speciale di ringraziamento alla Madonna.  In Pakistan, dove i contagi hanno quasi raggiunto quota 280mila, con 6mila morti, le chiese erano state chiuse prima ancora del lockdown disposto dal Primo Ministro Imra Kahn. I governi locali hanno autorizzato l’apertura delle chiese solo la domenica, ma monsignor Shaw ha preferito optare per celebrazioni on-line, trasmesse sulla pagina Facebook di Catholic TV Pakistan, che hanno avuto una media di oltre 2mila visualizzazioni al giorno. L’arcidiocesi di Karachi ha invece ripreso le Messe con concorso di popolo già a luglio. Lo stesso hanno fatto la maggior parte delle chiese della diocesi di Islamabad-Rawalpindi, nel nord del Paese, anche se le Messe nella cattedrale di San Giuseppe a Rawalpindi hanno continuato ad essere trasmesse on line. (LZ)

3 agosto - FILIPPINE  Pastore evangelico nuovo presidente del Pimaht, rete ecumenica anti-tratta fondata  nel 2013.  In crescita tratta dei minori a causa del Covid-19    

È un pastore evangelico il nuovo presidente del Movimento interreligioso filippino contro il traffico di esseri umani (Pimaht), rete fondata nel 2013 dalla Conferenza episcopale (Cbcp), insieme al Consiglio nazionale delle Chiese (Nccp) al Consiglio delle Chiese evangeliche delle Filippine (Pcec).  Il reverendo Noel Pantoja, già direttore nazionale del Pcec, è stato eletto nei giorni scorsi durante l’assemblea annuale dell’organizzazione anti-tratta. Come rappresentante della Cbcp nel Comitato esecutivo – riporta l’agenzia dei vescovi filippini Cbcpnews - è stato invece nominato monsignor Narciso Abellana, presidente della Commissione episcopale per i migranti e gli itineranti (Ecmi). Due le priorità all’attenzione della nuova presidenza del Pimaht nel prossimo biennio: l’organizzazione dei rimpatrio dei lavoratori filippini rimasti senza lavoro e bloccati all’estero a causa della pandemia del Covid-19 e lo sfruttamento sessuale dei minori, che ha visto un preoccupante aumento in questi mesi di emergenza sanitaria. Secondo fonti governative, dallo scorso marzo sono stati rimpatriati oltre 35mila lavoratori filippini, molti impiegati nel settore marittimo. A questi si aggiungono altri 48mila che vorrebbero fare rientro nel Paese, come ha spiegato il Presidente Rodrigo Duterte durante il suo recente discorso sullo Stato della Nazione, in cui ha avvertito che nei prossimi mesi il numero dei rimpatriati potrebbe superare quota 100mila. A preoccupare in modo particolare il Pimaht in questo momento è l’aumento del traffico di bambini a scopo di sfruttamento sessuale on-line come conseguenza della pandemia. “Ci è stato riferito che a causa della crisi in corso e della perdita di posti di lavoro, molti di questi crimini sono perpetrati nelle case da genitori e parenti", riferisce all’agenzia Ucanews il pastore Pantoja. Alla radice del fenomeno è infatti la povertà: “Se le persone sono povere, i genitori sono costretti a vendere i propri figli sulla rete senza pensare alle implicazioni morali delle loro azioni - spiega -. Credono che gli atti sessuali online siano moralmente ammissibili perché non danneggiano fisicamente i loro figli”. (LZ)

3 agosto - PORTOGALLO - Dal 9 agosto, vescovi promuovono “Settimana nazionale delle migrazioni”

Un’intera settimana, celebrata a livello nazionale, per accendere i riflettori sul tema delle migrazioni: è l’iniziativa della Chiesa cattolica del Portogallo che, dal 9 al 16 agosto, promuove sette giorni di attenzione alla questione dei migranti. Il tema dell’iniziativa – riferisce l’agenzia Ecclesia – riprende quello del Messaggio del Papa per la 106ª Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato 2020, che verrà celebrata il prossimo 27 settembre, ovvero “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire”. L’obiettivo è quello di “presentare testimonianze di vita” sulla realtà dello sfollamento forzato, a causa della povertà o della guerra. “Viviamo in un’epoca in cui ci rendiamo conto di essere, sì, sulla stessa barca e nella stessa casa comune, ma con molte disuguaglianze – afferma Eugénia Costa Quaresma, direttrice dell'Opera cattolica portoghese per le migrazioni (Ocpm) – Per questo, possiamo fare molto quando lavoriamo insieme”. “Dobbiamo renderci conto del fatto che la nostra società ha bisogno di migranti e rifugiati – continua la direttrice dell’Ocpm - per contare sul talento di tutti e imparare a vivere insieme, senza cadere in stereotipi. Dobbiamo conoscere, quindi, per capire". Di qui anche l’invito ad inviare, tramite email all’indirizzo ocpm@ecclesia.pt, testimonianze di vita sull’argomento, in formato scritto, video, audio o anche tramite un disegno. Da ricordare che nel corso della Settimana, esattamente il 12 e 13 agosto, Monsignor José Augusto Traquina, presidente della Commissione episcopale portoghese per la Pastorale sociale e la mobilità umana, presiederà un pellegrinaggio al Santuario mariano di Fatima. (IP)

3 agosto - IRLANDA - Morto John Hume, cordoglio dei vescovi: “Costruttore di pace e di giustizia”

“Uno dei più grandi costruttori di pace e sostenitori della giustizia sociale del nostro tempo”: così, in una nota a firma di Monsignor Donal McKeown, vescovo di Derry, la Chiesa cattolica irlandese definisce John Hume, morto oggi all'età di 83 anni. Cattolico e attivista per i diritti umani, nel 1998 aveva ricevuto il Premio Nobel per la pace, in seguito all’intesa raggiunta in Irlanda del Nord, con il così detto “Accordo del Venerdì Santo”. Malato da tempo, aveva lasciato la politica nel 2004. Hume “ha dedicato la sua vita al benessere di questa comunità – si legge nella nota episcopale – ad un costo non indifferente per se stesso”, tanto che “il suo nome è diventato sinonimo di dedizione alla causa della pace, qualunque siano gli ostacoli o le critiche”. “Costruttore di ponti – si legge ancora – Hume aveva trascorso alcuni anni in Seminario ed aveva sempre mantenuto quel forte senso cristiano di sentirsi chiamato ad essere un operatore di pace”. “Ha generato speranza nella comunità – conclude Monsignor McKeown – e per questo sarà ricordato come una delle grandi figure della sua generazione, sia a livello locale che mondiale”. Gli fa eco Monsignor Eamon Martin, Arcivescovo di Armagh e Primate d’Irlanda che definisce il compianto John Hume “un modello da seguire”, “una pietra di paragone per la pace”, “uno statista gigante” il cui nome “evoca ammirazione, rispetto e ringraziamento per una vita dedicata alla pace e alla giustizia sociale”, nella ricerca costante di “alleviare la povertà e fornire condizioni di vita decenti a tutti”, “sfidando le ingiustizie”. Monsignor Martin ricorda, poi, che nel 2012 Benedetto XVI aveva conferito a Hume un titolo di cavalierato, “in riconoscimento del suo impegno per la pace, la riconciliazione, la non violenza e la giustizia sociale” e per la promozione della “dignità della persona umana”. Hume “viveva secondo il principio ‘Non c’è forza se non si lavora insieme’ – ricorda ancora l’Arcivescovo di Armagh - Il suo segreto era quello di incoraggiare la condivisione di idee e risorse per aumentare le speranze e le opportunità per tutti”. E il presule conclude: “Ora tocca a noialtri farci avanti ed essere tanto coraggiosi e determinati quanto lui”, che era “una persona speciale”. (IP)

3 agosto - FRANCIA - Legge sulla bioetica approvata dall'Assemblea nazionale. Vescovi: un voto guidato dalla miopia 

Dopo un’intensa settimana di dibattiti parlamentari, nella notte tra il 31 luglio e il 1.mo agosto, con 60 voti a favore, 37 voti contrari e 4 astensioni, l’Assemblea nazionale francese ha dato il via libera al controverso disegno di legge sulla bioetica. Il testo approvato in seconda lettura dopo il voto al Senato, conferma le misure volute dal partito di Macron, la République en Marche (Lrem),  e sostenute dalla sinistra. Si tratta, in particolare dell’estensione della procreazione medicalmente assistita (Pma), finora riservata alle coppie eterosessuali con problemi di infertilità, alle coppie composte da donne e alle donne single. Previsto anche il rimborso della previdenza sociale, che era stata esclusa in prima lettura dal Senato. Confermata anche la possibilità per le donne di conservare i loro ovociti anche nei casi in cui non ci siano necessità mediche. Inoltre, le nuove norme facilitano la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Il testo dovrà comunque passare nuovamente il vaglio del Senato prima dell'approvazione definitiva che molto probabilmente non avverrà entro quest'anno. La reazione dei vescovi, che in questi mesi sono intervenuti più volte contro il provvedimento, insistendo tra l’altro sul diritto di tutti i bambini ad avere un padre, non si è fatta attendere. “Durante i dibattiti parlamentari, è stato sostenuto che questo disegno di legge riguardava l’amore in famiglia. Ma i parlamentari non devono interferire in questo spazio intimo e legiferare sull’amore! La loro missione è quella di stabilire la legge basata sul rispetto della dignità umana e dei valori etici che ne derivano, inclusa la protezione dei più deboli”, afferma con forza monsignor Pierre d'Ornellas, responsabile del gruppo di lavoro sulla bioetica della Conferenza episcopale francese (Cef), in  una nota pubblicata il 1.mo agosto sul sito della Cef.  Durante il dibattito il Primo Ministro Jean Castex ha esortato i parlamentari a preservare l’"equilibrio" risultante dal voto in prima lettura. Ma, obietta monsignor d’Ornellas: “Possiamo parlare di ‘equilibrio’ quando questo disegno di legge proibisce di fatto ai bambini di avere un padre? Possiamo parlare di ‘equilibrio’ quando il potere del più forte – quello degli adulti – impone desideri ai più deboli, i bambini che sono comunque soggetti di diritto?”, chiede ancora il presule. In vista della ripresa del dibattito sulla legge al Senato, monsignor d’Ornellas si rivolge quindi ai senatori con l’invito a non seguire la “miopia” dei deputati dell’Assemblea nazionale. “Il nostro pianeta maltrattato chiede urgentemente un cambio di rotta ecologico. Tutto è collegato per gli esseri viventi, sia che appartengano alla natura o che siano esseri umani. Non perdiamo il senso della storia!”, è l’appello conclusivo dei vescovi francesi. (LZ)

3 agosto - GERMANIA  La campagna di solidarietà della Chiesa culmina con la Domenica di preghiera per le vittime

Uniti in preghiera per le vittime del Coronavirus in tutto il mondo: è questa la proposta della Chiesa tedesca al mondo per Domenica 6 settembre, al termine delle vacanze estive. Non va in vacanza, però, il virus, e neppure la campagna di solidarietà dei vescovi tedeschi – come si legge sul sito dell’Episcopato – di cui questa iniziativa costituisce il culmine. I materiali per la preparazione dell’evento sono già disponibili per il download  all'indirizzo https://weltkirche.katholisch.de//corona-kollekte. Qui si possono trovare il marchio della campagna, un biglietto di preghiere, un volantino informativo e un poster. Il materiale sarà anche inviato direttamente alle parrocchie nel mese corrente, mentre dal 25 agosto, l'assistenza liturgica sarà disponibile anche sul sito web. La campagna di solidarietà è sostenuta dalla Conferenza episcopale tedesca, dalle diocesi, dalle organizzazioni umanitarie della Chiesa mondiale e dalle congregazioni religiose. Cuore della campagna è una raccolta speciale che sarà effettuata proprio nel corso delle celebrazioni del 6 settembre. Nella settimana che precede la "Domenica di preghiera e solidarietà", la Chiesa cattolica in Germania si concentrerà sempre più sul tema, mettendo in luce come il Coronavirus possa colpire tutti, in ogni parte del mondo. Tuttavia, mentre la maggior parte degli Stati europei è attualmente sotto relativo controllo della pandemia, in America Latina, Africa e Asia, ma anche nell'Europa dell'Est, il virus significa malattia, fame, disoccupazione e lotta per la sopravvivenza. Si profila una catastrofe sanitaria, sociale ed economica. (RB)

3 agosto - ARGENTINA - Presidente vescovi: dare sempre priorità ai poveri

Dare sempre priorità ai poveri: lo ha chiesto il presidente della Conferenza episcopale dell’Argentina, Monsignor Oscar Vicente Ojea, nell’omelia della Messa domenicale presieduta ieri, 2 agosto. “Dobbiamo saper stabilire delle gerarchie di valori per decidere ciò che è più importante, ciò che viene prima”, ha affermato il presule, soffermandosi sull’episodio evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci compiuta da Gesù. Esso, ha detto, “ci insegna che nessun bisogno è più urgente del bisogno dei poveri”. “La logica di Gesù – ha aggiunto Monsignor Ojea – è quella della condivisione”, tanto che nell’Eucaristia “il Signore vuole stare con noi”. Di qui, l’invito rivolto ai fedeli affinché sappiamo “dare testimonianza” dell’amore di Dio. Sulla stessa linea anche Monsignor Han Lim Moon, vescovo ausiliare di San Martín che, sempre ieri, nella sua omelia, ha fatto riferimento alla crisi scaturita dalla pandemia da Covid-19, e ha sottolineato che "il numero delle mense per i poveri si è moltiplicato e il numero dei commensali è aumentato notevolmente in tutta l'America Latina”. Il presule ha poi evidenziato due virtù di chi aiuta i bisognosi: “Da un lato, la solidarietà generosa di chi mette a disposizione tempo, talento e beni materiali e spirituali; dall’altro, la fede e il rendere grazie a Dio per la sua Provvidenza”. Il cuore del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha detto ancora il vescovo ausiliare di San Martín, è racchiuso in “tre gesti”: quello “orizzontale”, ovvero la solidarietà di Gesù verso i poveri radunati davanti a Lui; quello “verticale ascendente”, ovvero le mani di Cristo rivolte in alto, verso il Padre; e infine quello “verticale discendente”, ossia la benedizione di Dio che discende sull’uomo. Esortando, infine, i fedeli a partecipare all’Eucaristia, il presule li ha invitati a essere “testimoni generosi e solidale” del “Pane di vita eterna” che è Gesù. (IP)

3 agosto - R. D. CONGO la Caritas avvia un programma di istruzione per i giovani e per combattere il lavoro minorile

 Avviato dalla Caritas la scorsa settimana, nella diocesi di Wamba, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, il programma di accesso all’istruzione per i giovani e per la lotta al lavoro minorile nelle miniere di Mwenga e Wamba. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con Caritas Norvegia e finanziato dall’Organizzazione norvegese per i giovani. Monsignor Justin Amboko, vicario generale della diocesi, presente al lancio del progetto, il 29 luglio, ha rimarcato che è lo Stato a dover garantire l’istruzione e che il nuovo progetto rafforza il dovere publico in materia di educazione, mentre la Caritas funge da strumento tecnico e specifico nella cura pastorale che spetta al vescovo, al servizio dell'evangelizzazione e della promozione umana integrale. “La Caritas Wamba ci ha appena dato una nuova prospettiva di vita volgendo lo sguardo alle miniere - ha aggiunto monsignor Amboko - in modo che i bambini e i giovani che vi lavorano beneficino dell'istruzione”. Il programma avrà la durata di quattro anni e il vicario generale di Wamba ha esortato alla sensibilizzazione perché possa essere coinvolto un ampio numero di giovani di età compresa fra i 12 e i 19 anni. (TC)

3 agosto -  INDIA - Pastorale penitenziaria: appello per reinserimento sociale dei detenuti

Il 2 agosto, la Chiesa cattolica dell’India ha celebrato la “Domenica della Pastorale penitenziaria”. Per l’occasione, è stata diffusa una Lettera pastorale del vescovo responsabile del settore, Monsignor Allwyn D'Silva, in cui si lancia appello all’importanza del reinserimento sociale dei detenuti, “garantendo opportunità di sviluppo, istruzione, lavoro dignitoso, accesso all'assistenza sanitaria e generazione di spazi pubblici per la loro partecipazione civica”. Se viene impedito ai carcerati di “riacquistare il pieno esercizio della loro dignità”, sottolinea infatti il presule, “essi saranno nuovamente esposti ai pericoli della violenza, dell'insicurezza e della disperazione”. Per questo, “i prigionieri, che hanno già scontato la loro pena per il male commesso, non dovrebbero essere sottoposti a una nuova punizione sociale con il rifiuto e l'indifferenza”, perché “tale avversione da parte della società li espone al rischio di ricadere negli stessi errori e a tornare dietro le sbarre”. Monsignor D’Silva rivolge, poi, un pensiero e una preghiera ai tanti detenuti che “languono nelle 1.412 carceri indiane”, esprimendo la sua vicinanza anche “alle vittime dei reati da loro commessi, alle loro famiglie, agli ufficiali ed ai volontari” del settore. Quindi, il presule richiama alla necessità “del pentimento e della riconciliazione”, definiti “compito principale della Pastorale penitenziaria” e “atti di grazia” da raggiungere con la preghiera. La Lettera pastorale ricorda, poi, sia le tante “Case per la riabilitazione gestite dalla Pastorale penitenziaria e destinate agli ex detenuti”, sia i numerosi “Centri di accoglienza per i figli dei carcerati”, il cui obiettivo è sempre “la redenzione”, anche dei “criminali incalliti”. (IP) 

3 agosto - MAURITIUS Nella festa delle vocazioni il cardinale Piat esorta a pregare per i giovani e per quanti necessitano della guida dei pastori

La moltiplicazione dei pani è anche la moltiplicazione della condivisione: è quanto ha detto ieri il cardinale Maurice Piat, vescovo della diocesi di Port-Louis, nelle Mauritius, che ha celebrato la festa delle vocazioni e i suoi 50 anni di sacerdozio. Commentando il Vangelo del giorno, il porporato ha aggiunto che quella degli apostoli “non era, come diremmo oggi, una solidarietà verticale in cui uno dà e tutti gli altri ricevono, ma una solidarietà orizzontale in cui tutti condividono un po’ di ciò che hanno”. E a proposito della carenza di vocazioni il cardinale Piat ha anche ricordato le parole di Papa Francesco nell’omelia pronunciata il 9 settembre dello scorso anno durante la sua visita pastorale nell’isola, durante la Messa celebrata di fronte al monumento di Maria Regina della Pace. “Papa Francesco (…) ci ha chiesto di non preoccuparci perché ci manca il personale per vivere la missione, ma piuttosto di preoccuparci del fatto che “tanti fratelli vivono senza la forza, senza la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, vivono senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita”. Da qui l’invito del vescovo di Port-Louis: “Oggi chiediamo a Gesù di insegnarci a guardare i nostri compatrioti e a vedere come lui se molti di loro sono ancora pecore senza pastore”. Il pensiero del porporato è andato poi soprattutto ai giovani “che non hanno molte persone ad ascoltarli, ad offrire loro una direzione di vita, che a volte vengono respinti dalle loro famiglie e che dormono nelle strade”, e ancora a “chi non riesce a trovare lavoro” e a quanti sono “vittime di droghe o si lasciano trascinare in loschi traffici”. Il cardinale Piat ha menzionato inoltre le “famiglie che non vanno d’accordo e che si dividono”, i “genitori che sono molestati dai loro figli tossicodipendenti che rubano tutto in casa quando sono nel bisogno” e infine “le persone che oggi stanno perdendo il lavoro o la metà del loro stipendio e che non sanno più come arrivare a fine mese”. Rimarcando che nell’episodio della moltiplicazione dei pani “gli apostoli credono che Gesù stia chiedendo loro di trovare pane per la folla, nella quantità di cui hanno bisogno”, il porporato ha precisato che in realtà Gesù voleva dire loro qualcos’altro: di dare un po’ di affetto ai tanti che si erano radunati intorno a lui, di prendersi del tempo per ascoltarli. “E le persone andarono via ‘soddisfatte’ ci dice il Vangelo - ha aggiunto il cardinale Piat - soddisfatte non solo perché avevano avuto del pane da mangiare, ma perché per una volta (…) non erano state trattate come un problema imbarazzante, ma come persone accolte con rispetto, come fratelli e sorelle”. (TC)

3 agosto - NICARAGUA - Attentato Cattedrale Managua. Cardinale Brenes: “Atto infame”. Messaggio autografo del Papa

“Caro fratello, ti accompagno nel dolore per questo atto vandalico e sono vicino a te e al tuo popolo. Prego per tutti voi”: così scrive Papa Francesco in un messaggio autografo fatto pervenire al Cardinale Leopoldo José Brenes, arcivescovo di Managua, in Nicaragua. A darne lettura ed a mostrarlo in video è lo stesso porporato, durante la Messa presieduta ieri, 2 agosto, nella “Giornata di silenzio e preghiera” indetta dopo l’attentato perpetrato il 31 luglio contro la Cattedrale della città. Il luogo di culto è stato colpito da una bomba molotov lanciata, da un uomo incappucciato, nella Cappella del Sangue di Cristo. Le fiamme hanno bruciato, tra l’altro, un antico crocifisso di quattro secoli. “Un atto infame”, “un’azione terroristica”, afferma l’Arcivescovo di Managua nella sua omelia, trasmessa su YouTube direttamente dalla sua abitazione. Il porporato ringrazia il Pontefice per la sua solidarietà, espressa anche alla preghiera domenicale dell’Angelus, in Vaticano: “È bello sentire la vicinanza del Papa come fratello e amico”, dice, una vicinanza che “ci rafforza nella fede e ci incoraggia ad andare avanti”.Il Cardinale Brenese elenca, poi, le manifestazioni di solidarietà ricevute, per iscritto o per telefono, da numerosi rappresentanti della Chiesa nel mondo, a partire dal Nunzio in Nicaragua, Monsignor Waldemar Stanislaw Sommertag, fino all’Arcivescovo di Madrid, in Spagna, Cardinale Carlos Osoro Sierra che, in un Twett, parla di “attentato alla democrazia e alla libera espressione delle fede”. Tante anche le parole di prossimità fatte pervenire da sacerdoti, Atenei cattolici e Ordini religiosi come i Gesuiti. “In questo momento – afferma l’Arcivescovo di Managua – la Parola di Dio è ausilio e conforto” ed “oggi più che mai” il Signore è “la nostra forza”. “Coraggio! – ribadisce il porporato – I nemici della Chiesa potranno distruggere tutte le immagini” sacre, “ma noi ci aggrappiamo al Signore che ci ama”, “Dio di misericordia e di amore”. Di qui, l’invito del porporato a perdonare l’autore dell’attentato, professando la fede cattolica e restando consapevoli del fatto che “niente ci separerà dall’amore di Cristo”. Intanto, sulla pagina Facebook dell’Arcidiocesi di Managua sono state pubblicate moltissime fotografie scattate dai fedeli che ieri hanno allestito piccoli altari nelle proprie abitazioni, per vivere la “Giornata di silenzio e preghiera”. “La preghiera è la nostra forza – si afferma - La fede del nostro popolo rimane più ferma che mai”. La stessa pagina riporta anche i numerosi messaggi di solidarietà giunti alla Chiesa nicaraguense da tutto il mondo.  Nel frattempo, i sacerdoti e i religiosi della Cattedrale di Managua informano, in un comunicato, che nei prossimi giorni verranno rese note le modalità per contribuire alla ricostruzione della Cappella del Sangue di Cristo.  (IP) 

3 agosto -  POLONIA - I vescovi: agosto, un’occasione speciale per aiutare le persone in difficoltà con la dipendenza da alcol

“L'alcolismo colpisce persone di tutte le età, indipendentemente dall'istruzione, dall'occupazione o dalla posizione sociale”. Così, attraverso il sito dell’Episcopato, il portavoce della Conferenza episcopale polacca, padre Paweł Rytel-Andrianik, sottolinea come il mese estivo costituisca un’occasione speciale per aiutare le persone che soffrono la dipendenza da alcol.L’iniziativa proposta dai vescovi si chiama “Agosto - un mese di sobrietà” e prevede il raggiungimento delle persone con problematiche di questo tipo attraverso proposte di aiuto e terapia specialistica. Il portavoce episcopale ha aggiunto che molti alcolisti non sono consapevoli della difficile situazione in cui si trovano: "Gli specialisti definiscono l'alcolismo come una malattia complessa e insidiosa, con varie forme e sintomi, molto spesso lontani dalla comprensione e dall'accoglienza comune delle persone con problemi di alcolismo da parte della società", ha detto. Padre Rytel-Andrianik ha sottolineato che le persone che bevono bevande alcoliche in modo rischioso o che sono già scivolate nella malattia, nella stragrande maggioranza, non sono in grado di aiutarsi. "Questo è confermato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e da medici e psicoterapeuti che si occupano di questo argomento. Queste persone hanno bisogno del sostegno e della terapia che possono ricevere dagli specialisti, anche nei centri cattolici, che si possono trovare sui siti web delle singole diocesi”, ha sottolineato. Il portavoce episcopale ha incoraggiato, dunque, a rivolgersi in particolare all'offerta di assistenza terapeutica professionale alle persone affette da malattie alcoliche e a pregare per loro nel mese di agosto. (RB)

3 agosto -  TERRA SANTA - A Kfar Kama scoperte le vestigia di una chiesa bizantina del VI secoloUna missione congiunta dell’Autorità israeliana per le antichità (Aia) e dell’Istituto universitario Kinneret (Kinneret Academic College) ha riportato alla luce, a 10 chilometri a nord-est del monte Tabor, nel villaggio di Kfar Kama, in Terra Santa, i resti di una chiesa bizantina del VI secolo. Dotata di tre absidi, si ritiene facesse parte di un complesso monastico. I reperti, riferisce terrasanta.net, sono stati scoperti nel corso di scavi archeologici in un sito su cui sorgeranno nuove strutture per il tempo libero. Entusiasta della scoperta l’arcivescovo melchita di Akka-San Giovanni d’Acri, monsignor Youssef Matta, che ha visitato il cantiere degli scavi. Nurit Feig dell’Aia spiega che la chiesa misura è larga 12 metri e lunga 36, includeva una grande corte, un nartece, ossia lo spazio riservato ai catecumeni e ai penitenti, e un’aula centrale. La navata centrale e quelle laterali erano pavimentate con mosaici, come testimoniano le tracce emerse. Le decorazioni policrome spiccano per i motivi geometrici e floreali blu, neri e rossi. Tra i reperti rinvenuti, singolare un piccolo reliquiario costituito da una scatola in pietra. La nuova scoperta evidenzia l’importanza del sito cristiano di Kfar Kama in epoca bizantina. Alcuni archeologici, in passato, hanno ipotizzato che l’attuale centro urbano potesse coincidere con l’antica Helenopolis, fondata dall’imperatore Costantino in onore della madre Elena. Un’altra ipotesi, invece situa Helenopolis nel vicino villaggio di Daburiyya. “Le nostre ricerche puntano a ricostruire i legami tra il villaggio e la regione circostante - spiega il prof. Aviam -. Se Kfar Kama nell’antichità era una città importante, quali relazioni aveva con i villaggi tutt’intorno? E quali interazioni c’erano tra la città e i monaci?”. (TC)

Vatican News Service – TC3 agosto - MONDO - Slitta di un anno a causa della pandemia l’11.ma Assemblea del Coe, si svolgerà nel 2022 a Karlsruhe

L’11.ma Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe) è stata rinviata al 2022, si terrà dal 31 agosto all’8 settembre a Karlsruhe, in Germania. Lo ha stabilito il Comitato Esecutivo che ha deciso di rimandare l’appuntamento inizialmente previsto per il 2021 a causa della gravità e delle incertezze associate alla pandemia di Covid-19. Il tema, riferisce il portale del Coe, sarà “L'amore di Cristo conduce il mondo alla riconciliazione e all'unità”. Il prof. Ioan Sauca, segretario generale facente funzioni del Coe ha precisato che, come incontro delle Chiese più vasto e diversificato nel mondo, l’assemblea è un'opportunità privilegiata per le Chiese per approfondire il loro impegno per l’unità visibile e la testimonianza comune. “Inseriremo nuova energia nel lavoro del Coe - ha aggiunto – un’energia che durerà ben oltre l’evento stesso”. Il vescovo Petra Bosse-Huber, della Chiesa evangelica della Germania, ha affermato che le Chiese ospitanti hanno apprezzato che il Coe abbia accettato il loro invito a ospitare questo storico evento a Karlsruhe, e ha incoraggiato tutte le Chiese, specialmente quelle tedesche, a cogliere l’occasione per prepararsi ecumenicamente all’11.ma Assemblea, oltre i confini e con i partner ecclesiastici e civili. “Di fronte alla situazione in cui il mondo si trova oggi, la testimonianza comune delle Chiese a favore dell’unità e contro ogni forma di ingiustizia e razzismo è essenziale - ha dichiarato -. L’Assemblea si è posta la missione di costruire ponti e quindi di costruire un mondo riconciliato e unito”. Il simbolo dell’Assemblea del 2022 è già stato pubblicato sul web, si ispira alle espressioni dinamiche e alla diversità del movimento ecumenico, nella sua ricerca dell’unità dei cristiani e nella promozione della giustizia e della pace. È costituito da una croce, una colomba, un cerchio che evocano il concetto di riconciliazione e da percorsi incrociati che rappresentano i diversi percorsi, il movimento, la libertà e il dinamismo della vita che animano il Coe e le sue Chiese in tutto il mondo. In particolare la croce, il tema dell'Assemblea, vuole essere un’affermazione della fede secondo cui l’amore misericordioso di Cristo trasforma il mondo nella potenza dello Spirito Santo che dà vita. La colomba, simbolo universale di pace e riconciliazione, evoca lo Spirito Santo e si riferisce a profonde espressioni bibliche di speranza. Il cerchio simboleggia l'intero mondo abitato (oikoumene), conferendo un sentimento di unità e scopo comune, nonché un nuovo inizio. Si ispira anche al concetto di riconciliazione e vuole esprimere che i cristiani sono stati riconciliati con Dio attraverso Cristo e che per questo le Chiese sono agenti di perdono e amore, sia all’interno che all’esterno delle comunità. Il percorso, infine, indica la provenienza da luoghi, culture e Chiese diversi e che rispondendo alla chiamata di Dio seguendo percorsi diversi, tutti partecipano a un pellegrinaggio in cui si incontrano altri esseri umani e camminando insieme verso la giustizia e la pace. (TC)

 

3 agosto - SPAGNA “Punto e a capo”: la mostra fotografica contro la tratta delle donne torna a viaggiare tra le diocesi

Si intitola "Punto e a capo. La vita può fare di più", la mostra fotografica sul tema della tratta degli schiavi che in questi giorni in Spagna riprende il suo viaggio tra le diocesi dopo un’interruzione dovuta all’emergenza da Covid 19. Dopo alcuni mesi di pausa, come precisa il sito dell’Episcopato spagnolo, l’esposizione itinerante approderà ad Avilés dove sarà visitabile dal 16 al 28 agosto in occasione della XVIII Settimana della Solidarietà "Donna, portatrice di speranza", organizzata dalla Caritas Parrocchiale di LLaranes. In seguito, sarà a Ourense la seconda settimana di settembre ed entro la fine dell’anno a Cordoba e Siviglia. Organizzata dalla sezione Human Trafficking, la mostra riflette il dramma subito dalle vittime della tratta e la speranza che le sostiene e dà vita ai loro processi di recupero. È stata inaugurata il 29 marzo 2019 a Madrid e per un anno ha viaggiato in diversi luoghi della Spagna. Prima dell’interruzione causata dalla pandemia, l’8 marzo scorso era arrivata presso il Centro di Spiritualità delle Suore Oblate del Santissimo Redentore a Ciempozuelos (Madrid, diocesi di Getafe). L’obiettivo dell’esposizione è rendere visibile un fenomeno attraverso le immagini e sensibilizzare, così, l'opinione pubblica sulla situazione di abuso e sfruttamento delle persone. Il progetto - con materiale fotografico firmato da Fernando Mármol Hueso - è passato attraverso programmi di attenzione sociale e pastorale alle vittime. In seguito, è stata costruita una storia per immagini, rendendo le vittime partecipi e protagoniste attraverso le immagini e le loro stesse parole, catturate nelle frasi che accompagnano le fotografie. La mostra si concentra su tre fili conduttori: il dramma vissuto dalle persone che hanno subito una situazione di tratta; l'indifferenza; la speranza di una vita libera dallo sfruttamento, con il coinvolgimento della Chiesa e della società in generale. (RB)

2 agosto - AUSTRALIA Iniziativa vescovi per promozione dei laici nella Chiesa e nella società

Si chiama “National Catholic Men's Gathering” ed è un'iniziativa dei vescovi dell’Australia per promuovere e sostenere il ruolo degli uomini laici in famiglia, sul lavoro, in parrocchia e nella comunità. Per questo, l’Arcidiocesi di Sydney ha pensato ad incontro sul tema, da tenersi il 15 agosto in diretta streaming su web. L’evento, pensato solo on line a causa delle restrizioni vigenti contro il coronavirus, si intitola “Si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: ‘Che cosa dobbiamo fare, fratelli?’”, tema che prende spunto da un versetto degli Atti degli Apostoli (2,37). In programma, la trasmissione di quattro video informativi, cui seguirà un dibattito ed un momento di preghiera. Dal suo canto, l’Arcivescovo di Sydney, Monsignor Anthony Fisher, ha esortato tutti i laici cattolici a partecipare all’incontro virtuale, così che ciascuno possa sentirsi “ispirato ad occupare il proprio posto nella Chiesa e nel mondo”. “Nel contesto della riscoperta della vocazione universale alla santità – si legge sul sito web dell’Arcidiocesi di Sydney – i vescovi australiani vogliono che gli uomini seguano la loro vocazione come mariti, padri, figli e fratelli, per il bene non solo della Chiesa, ma anche della società in generale”. Attualmente, infatti, il mondo maschile sembra smarrito, a causa di “una crisi esistenziale che richiede il sostegno della fede cattolica”. Non solo: le conseguenze “dannose e spesso fatali dell’isolamento in cui vivono alcuni uomini ha un forte impatto su intere famiglie e su tutto il tessuto sociale”. Di qui, l’invito della Chiesa australiana ad aderire all’iniziativa. La prospettiva è che nel 2021, nel mese di aprile, si possa tenere un nuovo incontro, questa volta in presenza. (IP)

2 agosto - MALTA #coronavirus. Monsignor Scicluna: mostrare generosità anche verso gli stranieri

In questi tempi difficili, segnati dalla pandemia da coronavirus, siamo invitati a mostrare generosità non solo all’interno delle nostre comunità, ma anche nei confronti di chi viene da fuori, gli stranieri: questo, in sintesi, l’invito dell’Arcivescovo di Malta, Monsignor Charles Scicluna, rivolto ai fedeli nella Messa celebrata oggi, domenica 2 agosto, nella Cappella di Santa Maria Maddalena ad Ħad-Dingli, a 13 km da La Valletta. “Vorrei salutare – ha detto il presule - tutti coloro che. in questo contesto di pandemia, stanno dando il loro contributo affinché noi possiamo rimanere al sicuro”. “Il Signore – ha aggiunto - benedice la nostra generosità, che è qualcosa che incoraggia sempre noi maltesi: ogni volta che è necessario un aiuto, infatti, saremo i primi ad accorrere”. Di qui, l’esortazione dell’Arcivescovo ai fedeli affinché continuino “questa forte tradizione di generosità non solo all’interno delle loro comunità, ma nei confronti di tutti, compresi gli stranieri, soprattutto in questo particolare momento di sfida”. Ricordando, poi, che “anche di fronte alla violenza”, il Signore “continua ad amare e a mostrare sentimenti di misericordia e di compassione”, Monsignor Scicluna ha ribadito che “nessuno ci separerà dall’amore di Dio” che si esprime “non solo nei suoi insegnamenti, ma anche nella cura che abbiamo gli uni per gli altri”. “Nel contesto in cui viviamo – ha concluso il presule – ognuno deve fare la sua parte”, forte dell’amore di Dio che “non ci lascerà mai”. (IP)

2 agosto - GUATEMALA Nota dei vescovi in difesa della vita e della dignità umana

C’è aria di tensione, in Guatemala, dove il Procuratore generale per i diritti umani, Jordán Rodas Andrade, è stato recentemente contestato da alcuni membri della Commissione per i diritti umani del Congresso della Repubblica. Al centro del dibattito, l’utilizzo, da parte di Rosas Andrade, della bandiera simbolo del movimento Lgbt sui social network ufficiali della Procura e la promozione, da parte sua, della legalizzazione dell’aborto nel Paese. Per questo, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale (Ceg) ha diffuso una nota in cui si ribadisce che “la Chiesa resta ferma nella difesa della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale” e nel riconoscimento del fatto che “Dio ha creato gli esseri umani come maschi e femmine”, dal che derivano “regole chiare sul significato della parola ‘matrimonio’ e su coloro che possono contrarlo”. Non si tratta di una posizione meramente cattolica, sottolineano i vescovi, bensì basata su “la scienza, la genetica e la biologia che permettono di mostrare l’identità umana dell’embrione sin dalle prime fasi della sua esistenza ed ancorano la differenziazione sessuale alla composizione genetica di tutte le cellule del corpo”. Per questo, la Ceg “deplora ed esprime il suo assoluto disaccordo e rifiuto delle dichiarazioni e proposte del Procuratore generale per i diritti umani, perché esse vanno in una direzione molto contraria non solo alla Chiesa, ma anche alla legge naturale”. (IP)

2 agosto - FILIPPINE Duterte avvia Comitato studi su energia nucleare: preoccupazione dei vescovi

Un Comitato governativo di studio sull’energia nucleare è stato istituito, il 24 luglio, dal presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, con l’obiettivo trovare una nuova fonte energetica per il Paese, in risponda alla crescente domanda di elettricità sul suolo nazionale. Immediata la risposta della Chiesa cattolica locale che esprime la sua preoccupazione e perplessità per il progetto. A parlare, soprattutto, è Monsignor Ruperto Santos, vescovo di Balanga, nel cui territorio si trova una centrale nucleare in disuso, quella di Bataan. Il presule chiede che lo studio governativo di fattibilità sia eseguito “con trasparenza” affinché non risulti essere “di parte”; soprattutto, il vescovo auspica che esso faccia realmente luce sulle condizioni di sicurezza necessarie per il nucleare. Già in passato, infatti, Monsignor Santos aveva messo in guardia contro i rischi derivanti da tali fonti di energia, soprattutto a Bataan, area in cui è presente anche un vulcano attivo. Di qui, l’invito del vescovo al governo a "tenere in considerazione la vita e il futuro della nostra gente e l'ambiente, piuttosto che il profitto e la convenienza materiale". (IP)

2 agosto - REP. CECA Praga. Novena di preghiera e benedizione Colonna Mariana nella Città Vecchia

L’Arcidiocesi di Praga, nella Repubblica Ceca, ha indetto una novena di preghiera in vista della cerimonia di benedizione della Colonna Mariana in Piazza della Città Vecchia. La novena – si legge sul sito della Conferenza episcopale ceca – avrà inizio giovedì 6 agosto, festa della Trasfigurazione e si concluderà il 14 agosto. Il giorno seguente, nella Solennità dell’Assunzione della Vergine Maria, il Cardinale Arcivescovo metropolita di Praga, Dominik Duka, benedirà la Colonna alle ore 12.00, dopo aver presieduto, alle ore 10.00, la Santa Messa nella Cattedrale cittadina di “Santa Maria di Týn”. Così, dopo oltre cento anni, il monumento mariano tornerà nel suo luogo originario, dal quale era stato rimosso nel 1918. La storia della Colonna Mariana affonda le sue radici nel XVII secolo, precisamente all’anno 1648: sul finire della Guerra dei Trent’anni, Praga si trova sotto assedio dell’esercito svedese. La popolazione si raduna in preghiera in piazza, dove è stata esposta un’icona mariana. Poco dopo, viene firmata la pace di Vestfalia e la città viene risparmiata. In segno di gratitudine, nel 1650, i praghesi fanno costruire una colonna di 15 metri sulla cui cima viene collocata una statua di Maria, opera dello scultore Jan Jirì Bendl. Ma nel XX secolo le cose cambiano: nel 1918, nasce la Cecoslovacchia indipendente, dopo il crollo dell’Impero austroungarico. La folla scende in piazza e abbatte il monumento, ritenendolo un simbolo del vecchio regime. (IP)

2 agosto -  STATI UNITI Vescovi California: riapertura rapida, ma sicura, delle scuole

Una riapertura rapida, ma sicura, delle scuole per l’anno scolastico 2020-2021: lo chiede la Conferenza episcopale della California (Cac), negli Stati Uniti, dopo che il governo locale ha annunciato che le lezioni riprenderanno a distanza, a causa del perdurare della pandemia da coronavirus. In una nota pubblicata sul loro sito web, i presuli californiani sottolineano che durante tutto il periodo dell’emergenza sanitaria, la Chiesa locale “ha sostenuto e cooperato con i funzionari pubblici per contenere i contagi, chiudendo le sue scuole e sospendendo il culto pubblico”. Ma ciò è stato fatto “non perché il governo ci ha dato ordini, ma perché Dio ci chiama all’amore per il prossimo” e quindi a “lavorare per il bene comune, a proteggere la santità e la dignità della vita umana, ad occuparsi in modo particolare di poveri, anziani, malati e persone vulnerabili”. Di qui, il grande sforzo compiuto dalle scuole cattoliche per adeguarsi, “nel giro di pochi giorni” alla formazione a distanza. Ora, però, che si prevede la prosecuzione di tale tipo di didattica anche per il nuovo anno scolastico, la Chiesa cattolica della California si dice “profondamente preoccupata per i gravi problemi di salute e sviluppo” che ciò può comportare sugli studenti: “L’apprendimento in presenza, soprattutto nelle classi inferiori – spiega infatti la nota – fornisce competenze e sostegno emotivo e sociale che sono cruciali per lo sviluppo della prima infanzia e per il benessere generale dei bambini. E tali elementi non possono essere sostituiti”, pena la probabile messa a rischio “della crescita a lungo termine e del potenziale” di ciascun minore. I presuli suggeriscono, quindi, la possibilità di pensare alla riapertura delle scuole primarie nel pieno rispetto delle regole sanitarie anti-contagio, anche perché “le scienze della salute pubblica suggeriscono che gli alunni delle elementari sono a basso rischio di infezione o di trasmissione del virus”. “Come stanno facendo molte aziende, organizzazioni e uffici governativi in tutto il Paese – affermano i vescovi della California - stiamo cercando di adattarci alle nuove realtà causate da questa pandemia”. (IP)

2 agosto -  NICARAGUA - Domenica di preghiera e silenzio, dopo attentato a Cattedrale di Managua

È una domenica di preghiera e silenzio quella che vive oggi, 2 agosto, l’Arcidiocesi di Managua, in Nicaragua, dove ieri è stato perpetrato un attacco contro la Cattedrale: secondo alcuni testimoni, un uomo incappucciato ha lanciato una bomba molotov nella cappella del “Sangue di Cristo” all’interno della Chiesa intitolata all’Immacolata Concezione. Le fiamme che vi sono divampate hanno bruciato un antico Crocifisso. “Supplica e lacrime”, dunque, sono le note che contraddistinguono la giornata odierna, indetta dall’Arcivescovo locale, il Cardinale Leopoldo José Brenes. “L’obiettivo – si legge sul sito web del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano) – è quello di pregare come atto di riparazione per l’oltraggio, la mancanza di rispetto, il sacrilegio e la profanazione di Gesù nella sua reale presenza nel Santissimo Sacramento”. Il porporato chiede ai fedeli di perdonare l’autore dell’attentato e sottolinea: “Questa azione malvagia ha ferito anche tutti noi, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli, uomini e donne di buona volontà”. La Giornata di preghiera e silenzio può essere vissuta in tutte le chiese, le parrocchie e le cappelle dell’Arcidiocesi, nonché in casa e sui social network, prendendo parte ad alcune iniziative: restare in silenzio durante tutto il giorno; pregare davanti al Crocifisso; digiunare; recitare il Rosario; promuovere “la pace nei cuori per non cadere nella tentazione della provocazione e dell’odio”. Intanto, alla Chiesa di Managua continua a giungere messaggi di solidarietà da diverse parti del mondo. Lo stesso Celam, in una nota a firma di tutta la presidenza, afferma: “Ci uniamo in solidarietà con la Chiesa nicaraguense che accompagna instancabilmente il suo popolo”, nonostante “i problemi strutturali dell'ordine economico e sociale”, cui si aggiungono “i rigori della pandemia” da coronavirus, e “le avversità a cui resistono radicati nella fede, dalla quale attingono forza e speranza per superare le difficoltà, con un'esemplare dimostrazione di generosità e fratellanza". “Condanniamo – continua la nota – questo e qualunque altro atto di sacrilegio o profanazione che attenti contro la vita spirituale dei fedeli e l’opera evangelizzatrice della Chiesa, specialmente in questi tempi difficili di pandemia in cui viviamo”. (IP)

1 agosto - INDIA - Allarme Caritas: con la pandemia, in aumento abusi e violenze

La pandemia da Covid-19 comporta rischi per la salute, ma amplia anche la possibilità di sfruttamento e violenze contro le persone più vulnerabili, soprattutto i bambini: l’allarme arriva dalla Caritas India che, in una nota, sottolinea: “Secondo il Centro per il monitoraggio dell'economia indiana, già a maggio oltre 122 milioni di persone nel Paese avevano perso il lavoro. Circa il 75 per cento di loro erano piccoli commercianti e lavoratori giornalieri. E quando le famiglie sono economicamente instabili, la fragilità dei minori aumenta”. Infatti, “durante il lockdown, in soli 11 giorni, sono stati segnalati ai servizi di assistenza governativi 92mila casi di abusi perpetrati contro i bambini, sia in famiglia che in comunità”. Si tratta di episodi drammatici, spiega la nota, in cui i minori sono stati venduti a coppie benestanti da famiglie rimaste senza un soldo oppure in cui le bambine sono state costrette a matrimoni forzati per gravare meno sul bilancio della famiglia d’origine. C’è poi il gap culturale dei villaggi: là dove non c’è accesso ad Internet, infatti, “molti giovani non hanno potuto usufruire della didattica a distanza, correndo così il rischio di cadere nel lavoro minorile”. In questo drammatico scenario, la Caritas India è stata in prima linea per “aiutare i più vulnerabili con un adeguato supporto psicologico” e per sostenere le famiglie nella “richiesta di sussidi al governo”. Inoltre, l’organismo caritativo ha distribuito ad oltre 1.400.000 lavoratori migranti, in tutto il Paese, “beni primari come cibo, mascherine, alloggi e dispositivi di protezione personale”. L’obiettivo principale è stato anche quello di contrastare la tratta di esseri umani, sia sensibilizzando la popolazione sul tema, sia formando in modo adeguato le forze di polizia, “in modo da identificare rapidamente le vittime”. Quello che si è cercato cercando di fare – spiega la Caritas indiana – è stato “puntare sulla prevenzione e sulla collaborazione con le autorità locali e i leader dei villaggi, così da creare una rete di sicurezza intorno ai minori”. “I governi del mondo si stanno concentrando sulle conseguenze del coronavirus sulla salute delle popolazione – conclude la nota – mentre molte altre questioni, come il traffico di esseri umani, stanno passando in secondo piano”. Ciò che occorre, dunque, è “adottare un approccio comune per combattere efficacemente la tratta a livello nazionale e internazionale”, lavorando insieme – governo e società civile “per fare la differenza”. (IP)

1 agosto - GHANA - Videomessaggio Arcivescovo di Cape Cost: in tempo di pandemia, valorizzare la “Chiesa domestica”

“Prego affinché le nostre case diventino delle vere e proprie ‘Chiese domestiche’, dove una famiglia che prega insieme resta unita”: è l’auspicio dell’Arcivescovo di Cape Coast, in Ghana, Monsignor Charles Palmer-Buckle, contenuto in un breve videomessaggio postato sulla pagina Facebook della Conferenza episcopale locale. In tempo di pandemia da coronavirus, afferma il presule, rimanere chiusi in casa può essere “molto difficile per tante persone”, ma proprio questo “è il momento di far rivivere la famiglia come ‘Chiesa domestica’, in cui regna l’amore, la pace, la gioia e la condivisione”. Monsignor Palmer-Buckle fa, poi, riferimento alle violenze di genere che sono pericolosamente aumentate nel Paese a causa della quarantena obbligatoria: “A coloro che hanno la tendenza ad infliggere violenza, dico: pregate insieme alla vostra famiglia”, “affinché Dio vi aiuti a superare ogni sfida”. L’esortazione dell’Arcivescovo di Cape Cost è anche a “mangiare insieme, leggere insieme le Sacre Scritture, sapere insieme che Gesù è in mezzo a voi” perché, come recita il Vangelo di Matteo, “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18, 20). Il presule incoraggia, inoltre, i nuclei familiari a cogliere l’occasione della convivenza obbligatoria per approfondire la conoscenza reciproca non solo tra i coniugi, ma anche tra le generazioni dei genitori e dei figli, in un’ottica di reciprocità. “Le nostre case – conclude l’Arcivescovo ghanese – devono diventare davvero ‘Chiese domestiche’ in cui Dio è veramente presente”. Il videomessaggio si conclude con la benedizione impartita dal presule che indossa, come da regolamento sanitario anti-contagio, la mascherina di sicurezza. (IP)

1 agosto - POLONIA - On line oggi il 3° Congresso della gioventù polacca all’estero

“Chiamati alla santità” è il tema del terzo Congresso della gioventù polacca all’estero in programma oggi, 1.mo agosto, in modalità virtuale, sulla piattaforma Zoom, a causa della pandemia da coronavirus. L’evento – si legge sul sito della Conferenza episcopale della Polonia (Kep) – darà poi il via ad “una serie di incontri virtuali durante i quali i giovani potranno approfondire la loro formazione cristiana”. Il programma dell’appuntamento odierno prevedere momenti di preghiera comune e la condivisione di riflessioni e analisi tematiche. In particolare, i partecipanti potranno seguire una conferenza dal titolo “Vocazione alla santità nell’insegnamento di Papa Francesco e nella vita di San Giovanni Paolo II”, pensata soprattutto in occasione del centenario della nascita di Papa Wojtyła, celebrato il 18 maggio scorso. A presiedere l’incontro è Monsignor Wiesław Lechowicz, delegato Kep per la Pastorale dell'emigrazione. Da ricordare che il primo Congresso della gioventù polacca si è tenuto nel luglio 2016, nell’ambito della Giornata mondiale della gioventù, celebrata a Cracovia. All’evento presero parte 250 persone di origine polacca, provenienti da oltre 20 Paesi del mondo. L’incontro successivo si è svolto due anni dopo, nell’agosto 2018, a Varsavia, alla presenza di ragazzi arrivati da 21 nazioni del globo. (IP)

1 agosto - SUD SUDAN - Vescovi: ricostruire un Paese "nuovo e pacifico"

Ricostruire un Paese nuovo, caratterizzato dalla pace e dallo sviluppo: è accorato l’appello che arriva da Monsignor Paride Taban, vescovo emerito di Torit, in Sud Sudan, che in occasione della “Giornata nazionale dei martiri”, celebrata il 30 luglio, ha diffuso un messaggio intitolato “Il sangue dei nostri martiri è il seme della pace”. “Superiamo le diffidenze e promuoviamo una coesistenza pacifica per fare del nostro Paese un Regno di Dio sulla terra”, ha detto il presule che ha, poi, invitato i fedeli a prendere esempio da San Paolo, l’Apostolo che “focalizzò la sua attenzione su ciò che conta, ovvero su Cristo”, lasciando andare le cose non importanti. Questo in particolare – ha concluso Monsignor Taban, citato dal sito web dell’Amecea (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell'Africa orientale) - è l’insegnamento che dovrebbero seguire i leader del Paese, lottando soprattutto per il bene comune. Divenuto indipendente dal Sudan il 9 luglio 2011, a nove anni di distanza il Sud Sudan non ha ancora trovato la sua stabilità: basti citare il recente dossier diffuso da Caritas Italiana, intitolato "Pace a singhiozzo. Un popolo stremato dalla guerra, in un continente affamato dalla pandemia". Nel documento si ricorda che “la guerra civile ha lasciato centinaia di migliaia di morti; la popolazione è stremata e in fuga con milioni di sfollati interni e di rifugiati che gravano su Paesi vicini altrettanto fragili; il territorio è privo di infrastrutture importanti; il processo di pace vede firme di accordi e cessate il fuoco mai rispettati, più volte rinviati e sfociati sempre in nuovi scontri di cui pagano le conseguenze tanti poveri”. Fortunatamente, la Chiesa locale, così come Papa Francesco, non hanno mai mancato di far sentire la loro vicinanza alla popolazione, offrendo aiuto sia materiale che spirituale, soprattutto in questo tempo di pandemia da coronavirus, e lanciando appelli “al perdono e al dialogo, per il superamento delle divisioni etniche e degli interessi di pochi e in nome dell’unità nazionale”. (IP)

1 agosto - ITALIA - “The Green Diary”, il sito web ecologico della Comunità Papa Giovanni XXIII

Un sorta di diario ecologico virtuale, ricco di spunti di riflessione per vivere al meglio l’invito di Papa Francesco ad una conversione ecologica integrale: vuole essere questo “The Green Diary”, il sito web lanciato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e raggiungibile all’indirizzo thegreendiary.apg23.org. “È un documento aperto che può essere arricchito dai contributi di ognuno, proprio come si scrive su un diario”, spiega una nota. “Il tema dell’ecologia – si sottolinea - è approfondito tramite dieci parole chiave, ognuna delle quali è dettagliata in momenti di preghiera, spunti di lettura dall’Enciclica di Papa Francesco "Laudato si' sulla cura della casa comune", racconti di testimoni di oggi e di ieri della Comunità Papa Giovanni XXIII ed inviti all'azione ecologica”. “Il grido della terra e dei poveri non può più aspettare – commenta Giovanni Paolo Romanda, presidente della Comunità fondata da don Benzi – Con questo diario, anche noi vogliamo fornire il nostro contributo alla Chiesa, ed in particolare ai giovani, in cammino verso una nuova ecologia integrale”. L’iniziativa del “Diario verde” si inserisce nel contesto del così detto “Anno della Laudato si’”, promosso, con il sostegno del Pontefice, dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale in occasione del quinto anniversario di pubblicazione dell’Enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune. Iniziato a maggio e scandito da numerosi appuntamenti sul tema dell’ecologia integrale, l’Anno Speciale si concluderà nel 2021, ma mira a proporre un pubblico impegno comune verso la “sostenibilità totale” da realizzare in 7 anni. Numerosi gli attori coinvolti: famiglie, diocesi, ordini religiosi, università scuole, strutte sanitarie e mondo del business, con particolare attenzione per le aziende agricole. (IP)

1 agosto - SENEGAL - Mons. Ndiaye : l'emergenza ha rafforzato la fede dei cattolici senegalesi. A metà agosto forse la riapertura delle chiese   

La chiusura delle chiese in Senegal a causa del Coronavirus non ha indebolito la fede dei cattolici senegalesi, che è stata anzi rafforzata dalla preghiera in famiglia. Ad affermarlo in un’intervista pubblicata sul sito della Recowa-Cerao, la Conferenza episcopale regionale dell’Africa occidentale, è l’arcivescovo di Dakar, monsignor Benjamin Ndiaye. Parlando della risposta della Chiesa all’emergenza sanitaria, il presule spiega che la decisione di sospendere le Messe e tutte le attività pastorali è stata una scelta dolorosa, ma necessaria nell’interesse della salute pubblica: quando è stato registrato il primo caso a marzo, “ci siamo sentiti interpellati come cristiani e cittadini senegalesi. Si trattava di tutelare la vita e quindi di prendere tutte le misure disposte dalle autorità sanitarie per proteggere le nostre vite e quelle degli altri”. La sospensione delle Messe ha causato “grande sofferenza”, ma - osserva monsignor Ndiaye - le comunità cattoliche di sono subito organizzate con i social network per poterle seguire on-line. Il 10 luglio i vescovi senegalesi hanno annunciato la loro decisione di prolungare la chiusura delle chiese, nonostante l’allentamento delle restrizioni sugli assembramenti disposto dal Governo e il forte desiderio dei fedeli di tornare a Messa. A convincerli in questo senso i dati preoccupanti sulla diffusione della pandemia nel Paese che ha raggiunto anche aree e regioni inizialmente risparmiate. Attualmente il Senegal conta 9.961 casi positivi e 200 decessi “La nostra decisione di non riaprire immediatamente i luoghi di culto serve a dare a ogni vescovo il tempo di valutare la situazione e potere gradualmente riprendere il culto garantendo il rispetto delle misure prescritte dalle autorità sanitarie", spiega a questo proposito l’arcivescovo di Dakar. "Stiamo valutando di riaprire i luoghi di culto e riprendere le attività pastorali intorno alla metà di agosto se la situazione migliorerà". Nell’attesa, monsignor Ndiaye rinnova l'invito dei vescovi alla pazienza e alla perseveranza: “Occorre incoraggiare l'autodisciplina e la disciplina collettiva per il bene di tutti". (LZ)

1 agosto -  SPAGNA Arcivescovo di Madrid: estate, tempo di riflessione e responsabilità

È un’estate particolare quella che si sta vivendo in questo 2020, un’estate segnata dalla pandemia da coronavirus e che, in virtù di questo, “ha fatto capire a tutti noi che siamo vulnerabili, ma anche che è nelle nostre mani la capacità di ridurre i rischi per gli altri”: lo afferma il Cardinale Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo di Madrid, in un messaggio diffuso in occasione della stagione estiva. Nel documento, il presule chiama ciascuno “alla massima responsabilità” nei confronti del prossimo e “all’incoraggiamento reciproco, nella speranza di giorni migliori”. Senza dimenticare che “per i cristiani, questi giorni rappresentano una nuova opportunità”, “un tempo meraviglioso” per “prendere coscienza della grazia che deriva dall'essere battezzati e inviati”, ovvero “chiamati ad annunciare e portare la salvezza di Gesù Cristo al mondo”. “Di fronte al virus che ci minaccia – continua il porporato – non possiamo più considerarci padroni o proprietari del Creato, ma dobbiamo ricordarci che, in realtà, ne siamo solo amministratori”, il che significa “vivere nel totale rispetto degli altri e alla ricerca del bene comune”, perché “non possiamo fare nulla senza pensare a come ciò influisce sul prossimo”. Dalla pandemia, sottolinea l’Arcivescovo di Madrid, sono emerse “la fragilità, la finitezza e la vulnerabilità” dell’essere umano, così come “la grande sete di Dio” insita nell’uomo, “molte volte inconscia, ma comunque presente”. In questo “momento storico – è quindi l’invito del Cardinale Osoro – noi battezzati dobbiamo portare il messaggio di Cristo con energia e coraggio”, e aggiunge: “Non si tratta di imporre, ma di orientare”. (IP)

1 agosto - PORTOGALLO Incendi. Ordinario Militare alle Forze armate: “Portate fiducia e speranza a chi ha perso tutto”

Fiducia e speranza, “due pilastri preziosi” per la società: è quanto portano alla popolazione le Forze armate del Portogallo impegnate nello spegnimento di gravi incendi che, soprattutto d’estate, divampano nel Paese. A ringraziare l’esercito, la marina, l’aeronautica militare, la guardia nazionale e la polizia è l’Ordinario Militare portoghese, Monsignor Rui Manuel de Sousa Valério che, in un messaggio, esprime tutto il suo apprezzamento ed incoraggiamento per chi lotta contro le fiamme per il bene della nazione. “In Portogallo – scrive il presule – l’estate è diventata sinonimo di incendi. Ma quando una foresta brucia, bruciano anche le anime degli uomini”, perché “un paesaggio ridotto in cenere è il ritratto dell’abisso della disperazione di chi ha perso tutto o ha assistito alla distruzione della vita, della flora e della fauna”. Non solo: Monsignor de Sousa Valério sottolinea che le fiamme “distruggono anche i sogni di una vita, costringendoci a rimanere senza speranza, senza orizzonte, senza forza” e provocando, molto spesso, “povertà, incertezza nel domani e disoccupazione”. “Gli incendi – si legge nel messaggio – minano direttamente l’essenza dell’essere umano” ed è per questo che le Forze armate e di sicurezza, “con la loro presenza e azione sul campo, portano nuovamente la speranza e annunciano la rinascita”. Dall’Ordinario Militare arrivano, quindi, la gratitudine e l’apprezzamento per tutti coloro che “con dedizione, difendono il Portogallo”, in nome della “solidarietà”, in spirito di “missione, impegno” e “indiscutibile abnegazione”, lottando “contro un nemico indomito” e “mettendo a rischio la propria vita”. Il medesimo ringraziamento viene esteso alle famiglie dei militari che “sono private ogni giorno della presenza dei loro cari” e vivono la preoccupazione di cosa potrebbe accadere. “Le vostre azioni – dice il presule, rivolgendosi ai membri delle Forze armate – creano nelle persone un profondo senso di sicurezza e su di esso le persone costruiscono una fiducia solida e una speranza forte. In mezzo alla desolazione, voi siete un’oasi di rinascita” che permette di “ricostruire il futuro”. Infine, Monsignor de Sousa Valério assicura le sue preghiere per tutti coloro che lottano contro le fiamme, affinché “il flagello del fuoco” non sia mai per nessuno causa di morte. (IP)

1 agosto - COLOMBIA - Continua l’accompagnamento della Chiesa a fianco delle famiglie

“Accompagnamento delle famiglie: una sfida in quarantena”: sotto questo tema, la Conferenza episcopale della Colombia (Cec), attraverso il suo Dipartimento per la Pastorale del Matrimonio e della famiglia, ha portato e continua a portare avanti numerose iniziative di aiuto e sostengo ai nuclei familiari, resi più vulnerabili dalla pandemia di coronavirus. Tale contributo viene offerto on line, attraverso piattaforme come YouTube e Zoom, con il supporto di specialisti del settore. “L’evangelizzazione – si legge sul sito della Cec – implica una diversità di aspetti strettamente connessi, come la promozione umana o la trasformazione culturale della società”; per questo sono stati sviluppati spazi “digitali” per la catechesi e la cura pastorale delle famiglie. Ogni mercoledì, quindi, viene condivisa “una video-catechesi riguardante la testimonianza di vita e di servizio rappresentata da personaggi biblici come Aquila e Priscilla, Abramo e Sara, Zaccaria ed Elisabetta, Giuseppe e Maria, Giacobbe e Rachele”. Spazio anche alla formazione dei volontari in aree come quelle dell’ascolto e della vicinanza al prossimo in caso di lutto. “Vogliamo offrire un servizio integrale alle persone e alle famiglie che sono in crisi e che hanno bisogno di essere accolte, ascoltate e accompagnate – spiegano i responsabili dell’iniziativa – offrendo strumenti che permettano loro di trovare il modo per affrontare le difficoltà”, soprattutto “in questo tempo di pandemia”. Da ricordare che in Colombia, secondo i dati aggiornati al 1.mo agosto, il Covid-19 ha fatto registrare 296.000 casi positivi, 154.000 guariti e 10.105 deceduti.(IP)

1 agosto - CANADA - A buon punto la riforma di “Sviluppo e Pace”, la Caritas canadese: a fine dicembre la fine del processo

È ormai a buon punto il processo di riforma dell'Organizzazione cattolica canadese per lo Sviluppo e la Pace (Ccodp), l’organismo ufficiale della Chiesa cattolica in Canada per lo sviluppo internazionale, membro della Caritas Internationalis. L’organizzazione caritativa dei vescovi canadesi, impegnata da oltre 50 anni negli aiuti nei Paesi poveri e nella promozione della pace nel mondo, è stata al centro di alcune controversie negli anni passati per la sua collaborazione con ong il cui operato era incompatibile con la dottrina morale e sociale della Chiesa, segnatamente in materia di contraccezione, aborto e ideologia gender. Di qui l’esigenza della riforma il cui obiettivo centrale è di coordinare meglio il suo lavoro con la Cecc/Cccb anche attraverso una maggiore condivisione delle informazioni. Una prima tappa del processo si è conclusa l’anno scorso con l’approvazione di 14 raccomandazioni in quattro ambiti: i criteri di scelta dei partner internazionali della Caritas Canada; la governance e le responsabilità; la comunicazione e la gestione delle crisi e, infine, la cultura organizzativa della Ccodp. Da allora i vertici della Conferenza episcopale e e dell'organismo hanno tenuto diverse riunioni per mettere a punto l’implementazione delle raccomandazioni.   Tra i punti salienti della riorganizzazione la riduzione del numero dei membri del Consiglio nazionale, da 21 a 15, di cui 11 eletti da Giustizia e Sviluppo e 4 vescovi. Si tratta di: monsignor William McGrattan, vescovo di Calgary; Pierre Goudreault, vescovo di Sainte-Anne-de-la-Pocatière; Peter Hundt, arcivescovo di St. John e di monsignor Guy Desrochers, vescovo di Pembroke. I presuli siederanno nei quattro comitati di lavoro incaricati di mettere in opera le raccomandazioni e che saranno presieduti ognuno da un responsabile del Ccodp. Essi inizieranno a lavorare a settembre e dovrebbero terminare alla fine di dicembre.  Soddisfazione per i progressi compiuti e per lo spirito di collaborazione che ha animato le riunioni in questi mesi è stata espressa dal presidente della Conferenza episcopale,  monsignor Richard Gagnon, secondo il quale la riforma darà frutti positivi: ”I cambiamenti necessari, la buona volontà e il duro lavoro che comportano, aiuteranno la Chiesa a portare la sua missione nel mondo", ha dichiarato l’arcivescovo di Winnipeg citato sul sito della Cecc/Cccb.  (LZ)

 

1 agosto - BRASILE Agosto, Mese delle vocazioni: “Amato e chiamato da Dio”

Nel mese di agosto, la Chiesa cattolica del Brasile celebra il “Mese delle vocazioni”. Per l’occasione, la Commissione episcopale per i ministeri ordinati e la vita consacrata, insieme alla Pastorale per le vocazioni e alla Conferenza nazionale dei religiosi, ha preparato uno speciale programma di preghiera per “risvegliare le vocazioni”. “Amato e chiamato da Dio” è il tema dell’iniziativa che – si legge sul sito della Cnbb – ha per sottotitolo “Sei prezioso ai miei occhi, sei stimato e io ti amo” (Is 43, 1-5). L’obiettivo è quello di “farci riconoscere che ogni essere umano è amato da Dio, chiamato dal Padre e inviato a vivere pienamente la propria vocazione, come cristiano, in diversi modi, all’interno della Chiesa e della società”. “La prima verità – dice Monsignor José Alburquerque, vescovo referente della Pastorale per le vocazioni - è che Dio ci ama e che non dobbiamo mai dubitarne, anche se questo ci può capitare quando viviamo momenti difficili. Ma in ogni circostanza siamo amati all'infinito, quindi il Mese delle vocazioni vuole, in qualche modo, sottolineare questo: siamo stati chiamati ad amare, perché prima di tutto siamo stati amati ". Il programma dello speciale Mese comprende varie iniziative, tra cui la recita del Rosario, ogni mercoledì, in diretta su emittenti cattoliche e sui social network della Cnbb. La prima settimana (2-8 agosto) sarà dedicata alle vocazioni di diaconi, sacerdoti e vescovi, ovvero i ministeri ordinati, mentre la seconda settimana (9-15 agosto) è stata pensata per la vocazione di padre, madre e figli e al vivere in famiglia. In tale ambito, si celebrerà anche la “Settimana nazionale della famiglia”, organizzata dalla Pastorale per la Famiglia. Dal 16 al 22 agosto, invece, nella terza settimana, si rifletterà sulle vocazioni delle persone nella vita consacrata, ovvero coloro che fanno voto di castità, povertà e obbedienza. E per la prima volta, quest'anno, si terrà la “Settimana nazionale della vita consacrata”, organizzata dalla Conferenza nazionale dei religiosi. Infine, nella quarta e ultima settimana (23-29 agosto), si guarderà alla vocazione dei laici cristiani e ai loro vari servizi nella comunità. (IP)

 

1 agosto -  STATI UNITI #coronavirus. Vescovi a Congresso: sostenere scuole cattoliche urbane

Sostenere le scuole cattoliche, soprattutto quelle che operano nelle aree urbane e che hanno subíto le gravi conseguenze della pandemia da coronavirus: è quanto chiede la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) al Congresso nazionale che si prepara a discutere il prossimo pacchetto di aiuti “anti-Covid 19”. Nello specifico, tre vescovi responsabili di Commissioni episcopali (i Monsignori Michael Barber, Shelton Fabre e Joseph Perry, rispettivamente a capo delle Commissioni per l’Educazione cattolica, contro il Razzismo e per le questioni Afroamericane) hanno scritto una lettera aperta a Karen Bass, presidente del Congressional Black Caucus, ovvero il gruppo elettorale del Congresso composto da deputati di colore e volto a discutere tematiche riguardanti la condizione dei cittadini afroamericani. La missiva chiede di “sostenere gli aiuti alle famiglie a basso reddito, sotto forma di borse di studio”. “Il coronavirus – si legge infatti nel documento – ha avuto un enorme impatto sulla comunità di colore e lo stesso vale per le nostre scuole cattoliche che servono, prevalentemente, tali comunità”. Per questo, i vescovi chiedono aiuti specifici “per le famiglie che cercano un’educazione cattolica per i propri figli”.  I presuli statunitensi sottolineano, poi, che “oltre 130 scuole cattoliche hanno annunciato la loro chiusura definitiva, nelle città di Chicago, Philadelphia, Baltimora, Boston, New Jersey e New York”. Si tratta di chiusure “gravemente dannose per i bambini di colore e a basso reddito che vengono educati nelle scuole urbane”. Un recente sondaggio condotto tra i presidi degli istituti formativi cattolici ha dimostrato, infatti, che “attualmente il 10 per cento è incerto sulla possibilità di riaprire in autunno e ciò equivale a più di 500 scuole cattoliche e migliaia di famiglie in difficoltà”. “Un'azione forte da parte del Congresso – incalzano i vescovi - potrebbe fornire a questi nuclei familiari la fiducia di cui hanno bisogno per restare presso l’istituto cattolico da loro scelto". Ciò che occorre è “un finanziamento d'emergenza per le borse di studio da destinare alle famiglie a basso reddito i cui figli frequentano scuole cattoliche”. Nella missiva si sottolinea anche “l'educazione cattolica ha avuto ed ha un ruolo significativo” nel far uscire molte persone dalla povertà verso un futuro migliore: “Le scuole cattoliche, infatti, colmano il divario di possibilità nei quartieri a basso reddito” e “portano coesione nelle comunità, aumentando il coinvolgimento delle famiglie nella vita scolastica” e “rompendo il loro ciclo della povertà”. (IP)

1 agosto - MONDO - Webinario del Wcc sull'acqua: promuovere un'economia della vita e la giustizia ecologica     

L’impegno dei cristiani in difesa del diritto all’acqua come bene comune, nella promozione di modelli di consumo sostenibili per ridurre gli squilibri ambientali e sociali, di un’economia alternativa a quella centrata solo sul profitto e delle energie rinnovabili per proteggere il clima. Questi i temi al centro di quattro webinari promossi dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) dal 28 luglio al 18 agosto con la partecipazione di diversi esperti e leader cristiani nel mondo. Gli incontri - spiega un comunicato - serviranno a fare il punto sugli sforzi compiuti dalle Chiese nel mondo nell’attuazione della roadmap di azione lanciata dal Wcc nel 2019 per promuovere "un'economia della vita e la giustizia ecologica".    Il primo incontro - riferisce il sito del Wcc - si è svolto il 28 luglio sul tema: “Riconnettersi nella fede con il Creato, la terra e l’acqua” per celebrare il decimo anniversario della storica Risoluzione con cui nel 2010 l’Onu ha riconosciuto l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici come un diritto umano fondamentale, inserendolo nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. Un passo decisivo per affrontare il problema della scarsità delle risorse idriche e per svincolare l’acqua dalle logiche del mercato e per questo sostenuto attivamente dalla Rete ecumenica per l’acqua (Ewn), il network di movimenti cristiani creato nel 2007 sotto l’egida del Wcc.   Durante il dibattito i partecipanti hanno approfondito le ragioni per cui un futuro sostenibile non possa prescindere dall’interdipendenza di tutto il Creato di cui l’uomo è solo una parte e non una specie dominante,  come rimarcato anche da  Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato si’” sulla cura della casa comune. In questa prospettiva la questione dell’accesso universale all’acqua quale risorsa scarsa da non sprecare e bene universale, riveste un’importanza centrale. Secondo i relatori, la pandemia del Covid-19 ha fatto emergere in modo drammatico questa realtà, in cui ampi strati della popolazione, anche in Paesi sviluppatati, sono esclusi dall’accesso all'acqua pulita e dalla possibilità di rispettare le norme igieniche fondamentali per prevenire il contagio. Il prossimo seminario on-line è previsto il 4 agosto e sarà dedicato al tema del consumo giusto e sostenibile, Seguirà,  l’11 agosto, il webinario dal titolo “Per la vita non per il profitto: le Chiese come attori e spazi economici alternativi” e infine, il 18 agosto, l’incontro “Alimentate dalla fede: le Chiese promuovono l’energia rinnovabile e la protezione del clima”. (LZ)

1 agosto - UGANDA - Banca cattolica finanzia l'installazione di impianti fotovoltaici: un aiuto concreto allo sviluppo sostenibile

Prestiti a tassi agevolati per permettere l’installazione a costi accessibili di impianti di energia rinnovabile in aree non raggiunte dalla rete elettrica . È la nuova campagna di finanziamenti lanciata in Uganda dalla Centenary Bank, un istituto di micro-credito fondato nel 1985 dalla Chiesa cattolica ugandese per finanziare progetti etici e sociali. Intitolata “CenteSolar Loan, Power Connection Loan, and Improved Institutional Cooking Stoves”, l’iniziativa, promossa in collaborazione con diverse agenzie statali, si propone di creare nuove opportunità di sviluppo nelle aree più remote del Paese, permettendo l'accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni in linea con il 7.mo obiettivo dell’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile. Come in molti altri Paesi in via di sviluppo,  l’accesso all’elettricità è ancora limitato in Uganda, soprattutto nelle campagne. Nonostante la crescita della domanda interna e degli investimenti nel settore, il Paese africano continua ad avere uno dei tassi di consumo di energia elettrica più bassi nel mondo: appena 215 Kilowattore all’anno. Secondo la Banca mondiale, nel 2018 solo il 42,65 % del territorio era coperto dalla rete elettrica, e ancora oggi meno del 30% della popolazione ha accesso all’elettricità.  Uno dei principali ostacoli è rappresentato dagli alti costi fissi che rendono particolarmente onerose le bollette per le famiglie. Il nuovo piano di finanziamenti lanciato dalla Centenary Bank - riporta il blog dell'Amecea, l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale - aiuterà le comunità ad acquistare pannelli fotovoltaici e impianti elettrici per uso domestico e commerciale con prestiti quinquennali a tassi sostenibili. L’energia fornita da questi impianti consentirà di avviare micro-imprese e darà più ore di luce nelle case. Un altro aspetto non trascurabile è infine il maggiore accesso all’informazione in aree finora isolate, attraverso cellulari, radio e televisione. (LZ)

31 luglio -  SUDAFRICA - Corruzione nella gestione fondi per #coronavirus: la condanna del Consiglio delle Chiese

 “Disgusto” e “schock”: sono le parole usate dal Consiglio delle Chiese del Sudafrica (Sacc) per esprimere, in una nota, la sua forte condanna di fronte a casi di corruzione riscontranti, nel Paese, nella gestione dei fondi per il coronavirus. La dichiarazione, dai toni espliciti, riferisce di “saccheggi spudorati dei fondi”, “irregolarità nei processi di approvvigionamento”, “sfruttamento sfacciato” del denaro dei contribuenti da parte di “individui avidi che, come avvoltoi e iene sui cadaveri, hanno visto nella pandemia un’opportunità” per il tornaconto personale, “senza alcuna preoccupazione per la povera gente”. In particolare, si fa riferimento a favoritismi riscontranti in alcuni contratti d’acquisto di dispositivi di sicurezza, assegnati a persone vicine al governo o addetti al servizio civile. Per questo, il Sacc chiede indagini “rapide, approfondite ed efficaci” su ogni accusa riscontrata, soprattutto perché la rapidità con cui si è dovuto agire per fermare i contagi da coronavirus ha reso la società più vulnerabile “da parte di coloro che sono privi di scrupoli e si impegnano a sfruttare le risorse della popolazione con mezzi fraudolenti”, cercando di “approfittare del bisogno disperato della gente”. “La corruzione in Sudafrica è un flagello profondo”, continua la dichiarazione che avanza, poi, una serie ben precisa di richieste: in primo luogo, si chiede al governo di “fare molto di più che promettere azioni di contrasto”. “Abbiamo bisogno di vedere che i criminali vengono arrestati e condannati, dato che non si scoraggiano nemmeno davanti ad una pandemia o alla morte delle persone”, sottolinea la Sacc. In secondo luogo, “il sistema giudiziario” deve “perseguire chi ritiene che questo sia il momento migliore per derubare la povera gente e sfruttarla”; per questo, si suggerisce l’istituzione di “Tribunali speciali per giudicare i crimini commessi durante la pandemia”. Anche la società civile viene chiamata in causa: ad essa, la Sacc chiede di avviare “una campagna per raccogliere e conservare le prove dei reati di corruzione perpetrati”, mentre il sistema degli appalti pubblici deve “eliminare le procedure di intermediazione per i dispositivi anti-Covid”, poiché la presenza di intermediari “apre inavvertitamente a individui corrotti”. Il Consiglio delle Chiese auspica, inoltre, che vengano resi noti i nomi di tutte le persone coinvolte in atti fraudolenti o di corruzione, affinché “provino vergogna”. (IP)

31 luglio - TOGO  - Allarme vescovi: crisi morale scuote il mondo, puntare su valori umani e cristiani

Una vera e propria “crisi morale sta scuotendo il mondo e non risparmia il Togo”: lo affermano i vescovi del Paese africano, in una nota pubblicata al termine di una riunione straordinaria, svoltasi il 21 e 22 luglio. I presuli partono da un fatto recente: alcuni studenti hanno pubblicato sui social network dei video pornografici. Un avvenimento che, spiega la Conferenza episcopale del Togo (Cet), “è solo un triste esempio” della crisi morale in atto. Ferma dunque la condanna dei presuli per “questi atti che minano la morale”. Al contempo, prosegue la nota, “gli studenti interessati, i genitori, gli educatori, i leader religiosi e le varie istituzioni civili e pubbliche sono invitati a prendere sul serio le minacce etiche che incombono sulle famiglie, soprattutto sui giovani e sui bambini.” Per questo, al di là “delle sanzioni e della riprovazione che tali azioni suscitano”, la Cet ribadisce l’importanza di “porre l’accento sull’educazione e sulla salvaguardia dei valori umani, culturali e cristiani”. I vescovi ringraziano, quindi, le autorità nazionali “per la fermezza” dimostrata di fronte alle pressioni di istituzioni internazionali che, “negli ultimi anni, hanno condizionato i loro progetti di aiuto e di sviluppo” del Paese “all’adozione di politiche discutibili sull’orientamento sessuale e la promozione dell’omosessualità”. In quest’ottica, la Chiesa del Togo invita lo Stato a “continuare a lottare per difendere i valori fondamentali della società”. Non solo: anche la popolazione viene incoraggiata a “preservare questo prezioso patrimonio contro l’assalto di politiche che mettono in pericolo la famiglia”. Oltre alla questione etico-morale, nel corso della sua sessione straordinaria la Cet si è dedicata anche alla messa a punto di due testi: le “Norme complementari” e la “Guida pastorale” sulla vita e il ministero sacerdotale. Il primo documento – spiega la nota – “ha carattere normativo al fine di assicurare, nello stesso territorio, una disciplina ecclesiale comune attraverso disposizioni omogenee”. In particolare, le “Norme” riguardano l’accolitato e il lettorato, i sacerdoti in pensione, il catecumenato, la preparazione al matrimonio e il mandato dei parroci. La “Guida pastorale”, invece, si pone l’obiettivo di "aiutare ogni sacerdote a vivere il suo ministero in modo da santificarsi, portando il popolo dei fedeli a seguire il nostro modello comune: Gesù Cristo Buon Pastore, che conosce le sue pecore, chiama ciascuno per nome e dà la vita per loro". Nel dettaglio, il volume riflette sull'identità del sacerdote, la sua spiritualità, la sua vita di preghiera, il suo ministero, il suo rapporto con il vescovo e con i fedeli, nonché i suoi impegni sacerdotali e il suo rapporto con la sua famiglia. (IP)

 

31 luglio - TERRA SANTA - Wcc: Settimana mondiale pace in Palestina e Israele, all’insegna della solidarietà

“Solidarietà creativa nella comune fragilità”: questo il tema dell’edizione 2020 della Settimana mondiale della pace in Palestina e Israele promossa dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc). L’evento si terrà dal 14 al 21 settembre prossimi e vuole essere – si legge sul sito dell’organismo ecumenico – un momento di testimonianza “per promuovere una pace giusta” nella regione. “Ricordiamo ai leader mondiali, così come all'opinione pubblica, quanto la pace sia un processo fragile”, afferma il Wcc. Essa, infatti, non è “sinonimo di patti e accordi strategici”, bensì è “un atteggiamento profondo, radicato nei cuori e nelle istituzioni”. Il tutto mentre “le guerre, le violenze, l’odio, le ingiustizie sociali, le gravi conseguenze del Covid-19 – sottolinea il Consiglio delle Chiese – non fanno che accentuare, giorno dopo giorno, la fragilità dell’umanità”. E la Palestina ed Israele, prosegue la nota, vivono “una situazione di estrema fragilità” davanti alla quale, tuttavia, il Wcc riafferma “la forza della preghiera”, perché “solo lo Spirito di Dio può ammorbidire i cuori e cambiare gli atteggiamenti”. Nel corso della Settimana mondiale, dunque, che si concluderà con la Giornata internazionale di preghiera per la pace che cade proprio il 21 settembre, “le organizzazioni ecclesiali, le congregazioni e le persone di fede sono incoraggiate a dare una testimonianza comune partecipando a servizi di culto, eventi educativi e atti di sostegno a favore della pace e della giustizia per israeliani e palestinesi”. (IP)

 

 

VNS – GERMANIA 75.mo anniversario Hiroshima e Nagasaki. Cattolici ed evangelici: liberare il mondo dalle armi nucleari

Liberare il mondo dalle armi nucleari: lo chiedono la Commissione episcopale tedesca per la Giustizia e la pace e il Consiglio delle Chiese evangeliche in Germania. In una nota congiunta a firma dei responsabili dei due organismi, rispettivamente di Monsignor Heiner Wilmer e Renke Brahms, si ricorda il 75.mo anniversario dei bombardamenti atomici sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, avvenuti il 6 e il 9 agosto 1945, e si sottolinea che “la guerra nucleare e la deterrenza di armi simili non sono fantasmi del passato”. Oggi, infatti, nel mondo, “ci sono ancora 16mila testate nucleari che stanno acquisendo un’importanza strategica sempre maggiore” e questo “sviluppo preoccupante” non può lasciare “indifferenti”. Deplorando, quindi, “la deregolamentazione fatale degli accordi internazionali sulle armi nucleari e della politica degli armamenti” che si sta vivendo in questo momento storico, Giustizia e pace e Chiese evangeliche lanciano l’allarme contro “un’escalation di violenza” e contro le “nuove minacce” come “la guerra cibernetica, il terrorismo, i conflitti commerciali”. L’uso del nucleare come “arma di distruzione di massa – si legge nella dichiarazione congiunta – era ed è eticamente ingiustificabile”.Non solo: anche la sua deterrenza come “strumento di strategia politica” è un atto “irresponsabile”, come ha detto Papa Francesco il 24 novembre 2019, visitando proprio Hiroshima: “L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche”. L’obiettivo globale, quindi, affermano cattolici e protestanti tedeschi, deve essere quello di “un mondo senza armi nucleari”. “In memoria delle vittime dell’agosto del 1945 – conclude la nota - oggi chiediamo ai leader politici di compiere passi seri e mirati verso un mondo libero dalle armi nucleari. Ciò richiede un dialogo fiducioso e la volontà politica di cambiamento”, il cui “primo e notevole segno” dovrebbe essere “l’accettazione e la ratifica del Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari delle Nazioni Unite anche da parte della Germania”. (IP)

31 luglio  - SRI LANKA - Verso le elezioni: cristiani in preghiera per riconciliazione nazionale

(VNS) – 31lug20 – Urne aperte, il 5 agosto, in Sri Lanka dove quasi 16 milioni di cittadini dovranno votare per rinnovare il Parlamento. In vista delle votazioni, i cristiani pregano per la riconciliazione nazionale. “Stiamo pregando affinché le elezioni siano libere ed eque – afferma padre Reid Shelton Fernando, già cappellano del Movimento Giovani operai cristiani, citato dall’agenzia Eglise d’Asie – Guidati dallo Spirito Santo, dobbiamo avere la saggezza di scegliere leader che non seguano le vie dell’egoismo e della corruzione”, ma che permettano al Paese di essere “libero e unito”. Allo stesso tempo, si prega per “un processo elettorale corretto e onesto, privo di frodi e difficoltà tecniche”, in modo da riuscire a formare un governo che “guidi il Paese con rettitudine”. Dal suo canto, il Consiglio nazionale per la pace ha esortato i candidati e gli elettori a scegliere la strada della “convivenza pacifica”. “Qualunque sia il partito vincitore delle prossime elezioni – ha detto l’organismo – il Paese deve restare unito, altrimenti perderemo tutti”. Previste originariamente per il 25 aprile, le votazioni sono state rinviate a causa della pandemia da coronavirus. Un primo rinvio le aveva posticipate al 20 giugno, mentre una seconda data fissata dalla Commissione elettorale le ha spostate definitivamente al 5 agosto. In lizza, ci sono 20 partiti e 34 gruppi indipendenti che cercano di ottenere almeno uno dei 225 seggi del Parlamento. (IP)

31 luglio -  ITALIA - Riunione dei vescovi del Triveneto su ripresa attività pastorali, catechesi e scuola durante la pandemia

Le questioni e criticità pastorali in questo tempo di pandemia legate alla ripresa delle celebrazioni dei sacramenti e dell’attività nei prossimi mesi e un aggiornamento sulle problematiche relative alle scuole paritarie e alla prossima ripresa scolastica. Sono stati questi i due temi al centro della riunione Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto (Cet) svoltasi questa mattina in modalità virtuale e sotto la presidenza del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia.   Sul primo punto – riporta il comunicato conclusivo - i vescovi hanno dialogato su priorità, contenuti, impostazioni e modalità dell’azione pastorale in questi mesi particolari, rilevando l’importante opportunità che questo tempo sta offrendo ad ogni comunità per ravvivare la fede, rinnovare la stessa vita ecclesiale ed introdurre anche scenari nuovi nell’annuncio del Vangelo alle persone, alle famiglie e nella società attuale.  Nel corso della riunione è stato presentato il documento preparato dalla Commissione episcopale regionale per l’annuncio, la dottrina della fede e la catechesi  dal titolo “Ascolto e indicazioni per l’annuncio e la catechesi: dall’esperienza Covid-19”, e nel quale sono esplicitati alcuni criteri e orientamenti sulla catechesi e, più precisamente, sull’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi. Per quanto riguarda il secondo punto in agenda, si sono poi uniti alla videoconferenza il presidente della Federazione italiana scuole materne (Fism), Stefano Giordano, il presidente della Fism veneta , Stefano Cecchin, e il responsabile della Commissione Cet per la scuola, don Domenico Consolini,  che hanno riferito sulle ultime novità circa la prossima ripresa scolastica e la situazione delle scuole paritarie nelle circostanze attuali. A questo proposito si è parlato anche della possibilità di mettere a disposizione taluni spazi di enti ecclesiastici per favorire lo svolgimento delle attività delle scuole paritarie e statali.

31 luglio - ITALIA Bergamo e Brescia, Capitali cultura 2023. La gioia della Chiesa locale

Saranno Bergamo e Brescia le “Capitali italiane della cultura” per l’anno 2023. L’annuncio, avvenuto nei giorni scorsi, ha riempito di gioia la Chiesa locale, soprattutto perché entrambe le città hanno dato i natali a due Pontefici divenuti Santi: Bergamo, nello specifico Sotto il Monte, a Giovanni XXIII e Brescia, o meglio Concesio, a Paolo VI. Per questo, i parroci di entrambi i Comuni si sono incontrati per elaborare un percorso di riflessione per i fedeli, da qui a tre anni. “Giovanni XXIII e a Paolo VI sono due importanti esponenti della cultura del secolo scorso – si legge in una nota - Non sono solo due Santi, ma anche due giganti del pensiero del Novecento”. “È loro, infatti – commenta Monsignor Claudio Dolcini, rettore del Santuario Giovanni XXIII e parroco di Sotto il Monte - la paternità del Concilio, loro l'impegno davanti al mondo per la pace, loro l'ardente desiderio di coniugare il Vangelo con le culture di ogni parte della terra, loro le braccia aperte ai politici, ai governanti e al mondo dell'arte per il loro impegno ad accogliere e a tradurre il messaggio universale del Vangelo”. “Concesio e Sotto il Monte – ha aggiunto Monsignor Fabio Peli, parroco di Concesio - proporranno quindi esperienze e cammini di fede e la loro collaborazione farà sì che i valori di questi due grandi Papi possano entrare nel cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo, perché possano insieme costruire una nuova civiltà dell’amore”. (IP)

31 luglio - INDONESIA - Nuovi focolai di Covid-19: sotto accusa i luoghi di culto

- I luoghi di culto, comprese le chiese, sono stati accusati di essere focolai di coronavirus, in un videomessaggio diffuso il 29 luglio da un funzionario del governo, Dewi Nur Aisyah, membro della Task Force Covid-19, riporta UCA News.   “Ci sono nove nuovi focolai - ha affermato - con 114 casi confermati di Covid-19. I luoghi di culto sono tra questi”. Aisya ha indicato tre chiese con 29 casi confermati di Covid-19, tre moschee con 11 casi, una casa del clero con 41 casi, un collegio islamico con 4 casi e ha parlato di un incontro di preghiera islamico in seguito al quale si sono registrati 29 casi. Il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giacarta, in seguito alla notizia, ha ricordato alle chiese dell'arcidiocesi di Giacarta di stare all'erta, nonostante nessuna di loro fosse tra i casi annoverati. "Dopo aver ottenuto il via libera dalle autorità locali per la riapertura - ha precisato -, una parrocchia dovrebbe ottenere l'approvazione dell'arcidiocesi prima di riaprire. Sarà il vicario generale ad ispezionarla per valutare se sia pronta o meno per farlo”. Il presidente della Comunione delle Chiese in Indonesia (IGP), il Il reverendo Gomar Gultom, alla notizia che le chiese siano responsabili di nuovi focolai di trasmissione di Covid-19 nella capitale, ha detto ad UCA News: “È qualcosa che non vogliamo che accada. Da quando le autorità locali hanno iniziato ad allentare le restrizioni sociali, l'IGP ha sottolineato la necessità che le chiese non si affrettino a riaprire. Sarebbe meglio se i protestanti potessero partecipare alle funzioni domenicali a casa”. “Le chiese dovrebbero rivedere la loro decisione di riaprire”, ha aggiunto. "Se devono riprendere le funzioni domenicali, voglio che seguano rigorosamente i protocolli sanitari e che tengano brevi funzioni".(AP)

31 luglio - IRAQ - Eid al-Adha. Patriarca Sako ai musulmani: cooperare insieme per la stabilità del Paese

Breve, ma incisivo: si presenta così il messaggio che il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Cardinale Louis Raphael Sako, ha indirizzato ai musulmani in occasione dell’odierna “Festa del sacrificio”, l’Eid al-Adha. Rivolgendosi agli “amati fratelli musulmani”, il porporato porge loro gli auguri per la giornata, pur se “celebrata in condizioni dure”, dovute allo “strangolamento sociale dei cittadini”. Di qui, l’esortazione a vedere nell’Eid al-Adha un’occasione per “pentirsi, cambiare, sacrificare gli interessi di parte per il bene e la crescita nazionale e per la dignità” della popolazione. La “Festa del sacrificio – ribadisce il Patriarca Sako – è un’opportunità” per collaborare “in spirito di responsabilità”, per “cooperare con l’attuale governo e tutte le persone di buona volontà”, così da “superare la pandemia da coronavirus e ogni altra sfida” e “rispondere con entusiasmo alle aspirazioni dei cittadini” per “migliore le loro condizioni di vita, insieme alla sicurezza e alla stabilità” dell’Iraq. Non è la prima volta che il Cardinale Sako invita all’unità e alla pacificazione nazionale: i primi di luglio, ad esempio, in occasione della Festa di San Tommaso apostolo, il porporato ha sottolineato che la “Chiesa continuerà ad essere la voce dei suoi cittadini nelle attuali difficili circostanze”, ed ha esortato i cristiani di tutte le Chiese e nazionalità a “pregare e a unire gli sforzi per migliorare le condizioni di coloro che rimangono in Iraq, adoperarsi per il rispetto dei loro diritti, della loro rappresentanza, sicurezza e stabilità”. Negli ultimi tempi, infatti, nel Paese si sono registrati diversi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine che hanno provocato numerose vittime e feriti. All’origine delle proteste popolari contro il governo e le autorità, la corruzione diffusa, l’alto tasso di disoccupazione e il taglio delle forniture elettriche. Le manifestazioni di piazza vanno avanti, ad ondate, da ottobre 2019 ed hanno portato, nel maggio di quest’anno, alle dimissioni del premier Adel Abdul Mahdi. (IP)

31 luglio -  INDIA - I cattolici incoraggiati a cremare i loro morti per evitare la diffusione del contagio

È uno degli effetti più dolorosi del Covid-19: l’impossibilità di partecipare ai funerali di persone care portate via dal virus. In India, dove i contagi hanno raggiunto quota 1,6 milioni, a questo problema, per i cristiani e i musulmani, si è aggiunta la difficoltà, che in molti casi è diventata impossibilità, di tumulare i morti nei cimiteri secondo le proprie tradizioni, per mancanza di spazi e per il timore del contagio. Questo sta imponendo l’esigenza di cremare i corpi, che, se è la regola per gli indù, è un’abitudine quasi del tutto estranea a cristiani e musulmani nel Paese. Per tale motivo sempre più diocesi indiane stanno incoraggiando i fedeli ad adeguarsi, mettendo a disposizione squadre di volontari parrocchiali per garantire una degna sepoltura alle vittime Covid-19 nel rispetto delle norme sanitarie. È il caso della diocesi di latina di Allepey, nello Stato del Kerala, quello con la più alta concentrazione di cristiani nel Paese. Il vescovo, monsignor James Raphael Ananparambil, dopo una riunione di emergenza con i sacerdoti e gli agenti pastorali, ha comunicato che in tutte le parrocchie i morti da Covid-19 dovranno essere cremati. Le nuove disposizioni hanno incontrato una iniziale resistenza da parte dei parrocchiani che però sono stati convinti della loro necessitò,  come spiega all’agenzia Ucanews padre Stephan Pazhambasseril, parroco della chiesa di St. Michael Forane Church a Kattoor. “È un'occasione per andare oltre le nostre tradizioni e diventare più sensibili e comprensivi in un momento in cui il Paese sta combattendo tra la vita e la morte con la pandemia, afferma il sacerdore -. Visto che crediamo che l'uomo è creato dalla polvere e alla polvere tornerà, non c’è bisogno di ostinarci con le nostre tradizioni quando è più importante la vita”.   Nella stessa direzione si sono già mosse altre diocesi nel Kerala. In quella siro-malabarese di Trichur, le nuove misure sulle cremazioni sono entrate in vigore a giugno, anche qui nonostante le iniziali resistenze dei fedeli. (LZ)

 

31 luglio - ARGENTINA - Seminario sulla tratta. Messaggio Papa: “Flagello conto dignità umana”

 “Un flagello che ferisce la dignità dei fratelli e delle sorelle più deboli”: così Papa Francesco definisce la tratta di esseri umani in un messaggio, a firma del Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, inviato alla Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale argentina. L’organismo, attraverso la sua speciale equipe “No alla tratta”, ha tenuto infatti un seminario on line in occasione della Giornata mondiale contro il traffico di esseri umani, celebrata ieri, 30 luglio. “L’epoca contemporanea – si legge nel messaggio pontificio - è tristemente marcata da una prospettiva utilitaristica che guarda al prossimo secondo i criteri di convenienza e di tornaconto personale, troncando così il cammino verso la realizzazione dell’umanità di ciascuno, in conformità con la sua unicità e il suo essere irripetibile”. “Nel conteso di questa drammatica e persistente situazione di commercializzazione rappresentata dalla tratta di persone, nelle sue molteplici forme – prosegue il testo - il Papa incoraggia l’impegno nello sradicamento totale di questa piaga” e “sostiene gli sforzi per aiutare i sopravvissuti e collaborare in modo decisivo alla costruzione di percorsi che conducano al bene comune e alla piena realizzazione della vita umana”. Il messaggio si conclude con la benedizione e l’invocazione alla Vergine di Luján. Intitolato "Insieme contro la tratta di esseri umani", il seminario on line si è svolto sulla piattaforma Zoom alla presenza virtuale di oltre 600 partecipanti, in rappresentanza di diversi settori attivi contro la tratta, come la magistratura, le politiche pubbliche, le organizzazioni per il sociale e, naturalmente, la Chiesa. "Il periodo di pandemia e di isolamento sociale obbligatorio, dovuto al Covid-19 – hanno detto gli organizzatori dell’evento - non ha impedito le nostre attività. Da un lato, è aumentata l'opportunità di connettersi con più persone, provenienti da luoghi diversi, e dall'altro è cresciuta la necessità di sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema, poiché le circostanze attuali, che purtroppo formano maggiori sacche di vulnerabilità, favoriscono l'aumento dello sfruttamento delle persone". (IP)

31 luglio -  POLONIA - Don Paweł Rytel-Andrianik invita tutti a rispettare le misure igienico-sanitarie di prevenzione

Il portavoce della Conferenza episcopale polacca, don Paweł Rytel-Andrianik, sulla pagina web dell’Episcopato, ha ricordato ai fedeli la necessità di rispettare le misure igienico-sanitarie per prevenire e arginare la diffusione del coronavirus. Il rispetto delle raccomandazioni per contenere il contagio da coronavirus, ha affermato, “è espressione della nostra responsabilità comune, nonché l'applicazione del principio evangelico dell'amore per il prossimo e della cura del bene comune”.“È nostro dovere – ha aggiunto - rispettare gli ordini delle autorità statali. Tuttavia, si tratta anche di tutelare la nostra salute, i nostri parenti, i vicini, gli amici, in particolare gli anziani e le persone con gravi malattie croniche che sono maggiormente a rischio a causa degli effetti del Covid-19". Egli ha sottolineato come il semplice gesto di coprirsi la bocca e il naso in alcuni luoghi - tra cui chiese e cappelle - dimostri responsabilità e maturità nelle persone, e come il rispetto delle norme igienico-sanitare esprima il nostro amore per il prossimo. Infine, don Rytel-Andrianik ha chiesto di nuovo di pregare per la fine della pandemia, per le vittime del coronavirus, per i defunti e per le loro famiglie, oltre che per i medici, i paramedici, gli infermieri, il personale medico, i volontari e tutti coloro che aiutano i malati. (AP)

31 luglio - ITALIA - Caritas: prorogare fino al 15 settembre il termine per la  domanda del Reddito di Emergenza. Povertà in drammatico aumento

 Una proroga di un altro mese e mezzo dei termini per la presentazione della domanda del Reddito di Emergenza, la misura emergenziale che il Governo Conte ha messo in campo per coloro che, colpiti dalla crisi causata dal Covid-19, non hanno potuto accedere alle altre forme di supporto economico previste. A chiederlo è la Caritas italiana, secondo la quale occorre “concentrare gli sforzi e le risorse per continuare a sostenere chi è in difficoltà, in attesa che vengano definiti piani organici di ripresa economica”.  Il termine, già prorogato il 30 giugno, scade oggi.  “Gli effetti economici della crisi stanno colpendo una quota sempre più consistente e ampia di popolazione con conseguenze drammatiche già oggi sotto gli occhi tutti, ma che potrebbero esacerbarsi ulteriormente nelle prossime settimane”, sottolinea un comunicato . In soli tre mesi, da marzo a maggio, sono state 450.000 le persone che si sono rivolte ai servizi dell’organizzazione cattolica presenti su tutto il territorio nazionale. Un terzo di queste persone non si era mai presentata ai centri. Per la maggior parte di esse "la pandemia ha rappresentato un baratro di impoverimento, paura per il futuro e sfiducia”, evidenzia la Caritas italiana. Di qui la la richiesta della proroga: “Si tratta di uno slittamento che non peserebbe sullo Stato e che invece in questo momento rappresenterebbe un grande aiuto per molti cittadini nel nostro paese”, afferma l'organismo della Cei.

 

31 luglio - REGNO UNITO I vescovi: “Vaccinarsi è un dovere, non solo per la tutela della propria salute, ma anche per quella degli altri”

Monsignor Paul Mason, responsabile del Dipartimento per la sanità e la salute mentale, e monsignor John Sherrington, responsabile del settore vita, della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, hanno pubblicato un documento che vuole fare chiarezza e dare garanzie sulle questioni morali relative alle vaccinazioni e che sottolinea il sostegno della Chiesa a questa pratica per proteggere i più vulnerabili della nostra società - specialmente quelli colpiti da immunodeficienza, le donne incinte e i loro bambini non ancora nati. Il documento si occupa inoltre dello sviluppo di futuri vaccini ed esprime la speranza che sia possibile l'approvvigionamento etico di un vaccino contro il Covid-19. La Chiesa cattolica – hanno ribadito i vescovi - sostiene con forza le vaccinazioni e considera un dovere per i cattolici fino a prova contraria vaccinarsi, non solo per la tutela della propria salute, ma anche per quella degli altri. “Crediamo - scrivono i presuli - che sia un obbligo morale garantire la copertura vaccinale necessaria per la sicurezza degli altri” e che “evitare la vaccinazione porti con sé conseguenze pericolose e potenzialmente gravi per i più vulnerabili della società”. Di fronte alle preoccupazioni sollevate da alcuni in merito ai potenziali effetti collaterali della vaccinazione, essi hanno ricordato le parole della Pontificia Accademia per la Vita, pubblicate in un documento del 2017: "Dal punto di vista clinico va, inoltre, ribadito che il trattamento coi vaccini, pur a fronte di rarissimi effetti collaterali (gli eventi che si verificano più comunemente sono di lieve entità e dovuti alla risposta immunitaria al vaccino stesso), è sicuro ed efficace e che nessuna correlazione sussiste fra somministrazione del vaccino ed insorgenza dell’autismo”. Sulla produzione di vaccini con tessuti derivati da feti umani abortiti, la Chiesa ha ribadito l'importanza fondamentale della salute di un bambino, e di altre persone vulnerabili, che permetterebbe ai genitori l’utilizzo di un vaccino che in passato è stato sviluppato utilizzando linee cellulari diploidi. Tematica – ricorda il testo - analizzata nel 2005, in un documento pubblicato dalla Pontificia Accademia per la Vita dal titolo "Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti". (AP)

31 luglio - STATI UNITI - 75.mo anniversario di Hiroshima e Nagasaki. I vescovi uniti al popolo giapponese nel ricordo delle vittime

In vista 75.mo anniversario del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki,  il prossimo 6 e 9 agosto, i vescovi deli Stati Uniti si uniscono in preghiera al popolo giapponese per ricordare le vittime e "per le generazioni che hanno continuato a pagare le conseguenze sanitarie e ambientali di questi tragici attacchi". “In questa solenne ricorrenza – scrive in una nota il presidente della Conferenza episcopale (Usccb), monsignor José H. Gomez– ci uniamo alla voce di Papa Francesco e al suo appello ai nostri leader e a quelli mondiali perché si perseveri negli sforzi per abolire queste armi di distruzione di massa, che minacciano l’esistenza dell’umanità nel nostro pianeta”. “Ricordando la violenza e l'ingiustizia del passato, possiamo impegnarci ad essere operatori di pace come Cristo ci chiama ad essere, scrive ancora l'arcivescovo di Los Angeles che ribadisce l'urgenza di cercare “sempre la via della pace e alternative all'uso della guerra strumento di soluzione dei conflitti tra nazioni e popoli". Da ricordare che, in occasione dell’anniversario, la Commissione per la giustizia e la pace della Conferenza episcopale statunitense ha indetto per il 9 agosto una speciale giornata nazionale di preghiera, studio e azione per il disarmo nucleare. A questo scopo il sito della Usccb ha messo a disposizione diversi sussidi e materiale informativo. La giornata si svolgerà in concomitanza con i Dieci giorni di preghiera per la pace, celebrata ogni anno dalla Chiesa giapponese tra il 6 e il 15 agosto. L'iniziativa è stata lanciata dai vescovi giapponesi dopo l’invito alla riconciliazione di San Giovanni Paolo II ad Hiroshima, il 25 febbraio 1981, durante la sua storica visita nel Paese. (LZ)

31 luglio STATI UNITI - Immigrazione. Il disappunto dei vescovi per il nuovo piano di riforma del Daca  per i Dreamers

Dopo la recente bocciatura da parte della Corte Suprema del piano per abolire il "Deferred Action for Childhood Arrivals" (Daca), il programma della presidenza Obama che ha impedito l’espulsione di circa 670mila giovani immigrati irregolari arrivati negli Stati Uniti da bambini con i loro genitori, l’Amministrazione Trump non rinuncia all’obiettivo di smantellare le misure introdotte nel 2012 a favore dei cosiddetti “Dreamers” ("Sognatori"). Il Dipartimento per la sicurezza nazionale ha presentato il nuovo progetto di riforma annunciato da Trump a metà luglio che fissa una serie di nuovi limiti, in particolare riducendo da due a un anno il permesso di lavoro dei Dreamers ed escludendo la possibilità di presentare nuove richieste.  Grande il disappunto dei vescovi che a giugno avevano salutato con soddisfazione la decisione della Corte Suprema, ritenendo positivo il programma del Presidente Obama "I nuovi limiti fissati nel protocollo hanno un impatto diretto e negativo sui giovani immigrati, sulle loro famiglie e sulle comunità in cui operiamo”, si legge una nota firmata presidente della Conferenza episcopale (Usccb), monsignor José H. Gomez e da monsignor Mario E. Dorsonville, responsabile della Commissione episcopale sulle migrazioni.  “Da tempo la Chiesa cattolica negli Stati Uniti sostiene i Dreamers e continueremo a stare con loro”, ribadiscono i vescovi ricordando che i beneficiari del Daca “sono cresciuti nelle nostre scuole e parrocchie e ora stanno dando importanti contributi nella Chiesa e in quasi ogni area della vita americana”. Si stima in 42 miliardi di dollari il contributo dei Dreamers all’economia americana. Di qui il rinnovato appello al Presidente Trump “a ripristinare le protezioni fornite dal Daca ai giovani attualmente iscritti al programma, nonché a iniziare ad accettare nuovi potenziali candidati”. I vescovi si rivolgono quindi al Congresso, in particolare al Senato a maggioranza repubblicana, esortandolo ad unirsi alla Camera dei Rappresentanti per approvare una legislazione “che fornisca certezza  e un percorso verso la cittadinanza per i Dreamers".  (LZ)

31 luglio - INDIA - Costernazione della Chiesa per la rimozione delle figure religiose dal programma scolastico dello Stato del Karnataka

 La Chiesa e i leader politici dello Stato del Karnataka hanno espresso costernazione per la rimozione dal programma scolastico dei capitoli su Gesù Cristo e sul Profeta Maometto. Sarebbero stati rimossi anche i capitoli su leader di spicco, un tempo alla guida dello Stato, come Tipu Sultan e Hyder Ali. "È molto triste sapere che i nostri figli, che sono il futuro di questo Paese, perderanno argomenti importanti come il cristianesimo e l'islam” ha detto ad UCA News monsignor Peter Machado, arcivescovo di Bangalore. “L'India – ha spiegato - è conosciuta per l'unità nella diversità nel mondo. Siamo esempio di rispetto e armonia tra le comunità in questo mondo e se questo viene alterato perderemo l'India laica di cui tutti siamo orgogliosi". E ha aggiunto: “Ciò che l'India può dare a questa società è l'unicità della nostra armonia tra le comunità, e privare i nostri figli di questo argomento è un'ingiustizia nei loro confronti. Dovremmo educarli alla fratellanza e all'armonia tra le comunità, che tutte le religioni insegnano". Monsignor Machado ha quindi sottolineato come il governo dello Stato stia interferendo nei valori secolari della Costituzione e lo ha esortato "a rivedere la sua decisione, se possibile".  Il governo, da parte sua, ha affermato di aver aver deciso di tagliare il programma 2020-21 a causa della pandemia di Covid-19, in modo da alleggerire il carico di lavoro degli studenti. Lo stesso sito web della Karnataka Text Book Society ha ribadito che le revisioni sono state fatte per ridurre il programma del 30% a causa dell’emergenza sanitaria. (AP)

30 luglio -  FRANCIA - Messaggio vescovi ai musulmani per l’Eid al-Adha: uniti nella fiducia e nella fratellanza

È un messaggio che invita all’unità e alla fratellanza quello rivolto dai vescovi di Francia ai musulmani che domani, 31 luglio, celebrano l’Eid al-Adha, la “Festa del sacrificio”. Nel documento episcopale, a firma di padre Vincent Feroldi, direttore del Servizio nazionale per i rapporti con i musulmani, si ricorda che la sofferenza provocata dalla pandemia da coronavirus ha avvicinato il mondo cattolico e quello islamico: “Credenti nell'Unico Dio, abbiamo dovuto combinare la pratica delle nostre rispettive fedi con un comune atteggiamento civico per preservare il bene e la vita di tutti – sottolinea il messaggio - Confinati, abbiamo dovuto reinventarci per continuare a vivere l’atteggiamento fondamentale del credente, che è quello di essere in relazione con Dio attraverso la preghiera, di prestare molta attenzione al prossimo attraverso l'ascolto, la condivisione, la solidarietà e la preoccupazione, e di promuovere la vita in ogni sua forma”. I vescovi francesi ricordano, poi, con dolore la morte di tante persone contagiate dal Covid-19 ed esprimono gratitudine a “coloro che hanno compiuto tanti sforzi di dedizione e altruismo: medici, infermieri, autisti di ambulanze, negozianti, insegnanti, impiegati comunali…” Ma pur in questo difficile contesto, prosegue il messaggio, “abbiamo trovato modi nuovi e belli per essere in comunione tra di noi nel momento delle grandi feste religiose, sia cristiani che musulmane o ebraiche”, dedicando anche “più tempo alla lettura ed alla meditazione dei nostri Testi Sacri”. Ora, però, che si tornano a vivere in pienezza le festività religiose, l’auspicio dei vescovi d’Oltralpe è che “possa proseguire la dinamica iniziata durante tutto il periodo di lockdown tra i leader delle diverse tradizioni religiose presenti in Francia, così da superare, insieme a tutti i nostri concittadini la pandemia da coronavirus”. La preghiera a “Dio Onnipotente” è che “ci tenga uniti nella fiducia per continuare il nostro pellegrinaggio sulla terra, operando per renderlo ogni giorno più fraterno e solidale”. “Buona festa di Eid al-Adha! – conclude il messaggio – Dio benedica voi, le vostre famiglie e le vostre comunità”. (IP)

 

30 luglio - FRANCIA-  147.mo Pellegrinaggio nazionale a Lourdes: “Andare alla fonte dell’amore”

Sarà un pellegrinaggio particolare quello che i fedeli francesi si preparano a vivere dal 12 al 17 agosto a Lourdes: a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus, infatti, nella città mariana in cui, nel 1858, l’Immacolata Concezione apparve a Bernadette Soubirous si recherà una speciale delegazione, in rappresentanza di tutti i pellegrini, i pazienti ospedalieri e i malati del Paese. “La delegazione – si legge in una nota – avrà un doppio compito: rappresentare tutti i fedeli che solitamente si recano al Santuario e fornire un servizio di accoglienza alle persone sul posto”. “L’eco delle parole della Vergine Maria – spiega padre Vincent Cabanac, direttore del Pellegrinaggio nazionale – non ha mai cessato di diffondersi in tutto il mondo”. Recarsi in pellegrinaggio alla Grotta di Massabielle, dunque, significa “avvertire l’eco della voce di Maria. Davanti a Lei, ci presentiamo come suoi figli e la nostra preghiera avvia un dialogo intimo con cui Le presentiamo le nostre intenzioni”. “Andiamo alla fonte dell’amore” – conclude padre Cabanac – Andiamo a Lourdes in pellegrinaggio!”. Ricco e denso di appuntamenti, il programma dell’evento prevede una Messa solenne presieduta dal Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, il 15 agosto alle ore 10.00, oltre che diversi momenti sia di preghiera che di riflessione. Ad esempio, il 13 agosto, si terrà una conferenza dal titolo "Quando la malattia ci segna e ci minaccia: responsabilità e speranza cristiana", tenuta da Alain Galichon, presidente dei Medici cattolici. (IP)

 

30 luglio - SPAGNA - Anno Santo Guadalupense. Il 2 agosto apertura della Porta Santa del Monastero di Santa Maria di Guadalupe

"Guadalupe: Casa di Maria, Casa della Guarigione": è il titolo della lettera pastorale congiunta firmata lo scorso 16 luglio dall’arcivescovo di Toledo, monsignor Francisco Cerro Chaves, e dai vescovi delle diocesi dell'Estremadura - Celso Morga, arcivescovo di Mérida-Badajoz, José Luis Retana, vescovo di Plasencia e Diego Zambrano, amministratore diocesano della diocesi di Coria-Cáceres - in occasione dell'Anno giubilare di Guadalupe, che inizierà il prossimo 2 agosto con l'apertura della Porta Santa del Monastero di Santa Maria di Guadalupe. La celebrazione, che inizierà alle 12.00, sarà presieduta dall'arcivescovo di Toledo e concelebrata assieme ai vescovi delle diocesi dell'Estremadura. L'Anno Santo Guadalupense si concluderà l'8 settembre 2021 e coinciderà con il 25.mo anniversario del riconoscimento del Monastero come patrimonio dell'umanità. I presuli, all’inizio del documento, compiono un viaggio storico, ricordando l'incoronazione pontificia dell'immagine, che fu effettuata dal cardinale Segura il 12 ottobre 1928, quando diede "piena soddisfazione alle attese e al desiderio entusiasta della Chiesa in pellegrinaggio in Estremadura". Essi ringraziano la comunità francescana all’interno del Monastero, ricordano il legame della monarchia con questo luogo mariano, fin dai tempi della regina Isabella la Cattolica, e sottolineano l'impegno degli arcivescovi di Toledo, "soprattutto quelli della seconda metà del XX secolo” che “sono stati vicini a tutte le sue preoccupazioni e attività". Il Giubileo è "un evento ecclesiale di primo ordine – affermano i presuli - al quale vogliamo far partecipare tutto il popolo di Dio che è in pellegrinaggio nelle diocesi dell'Estremadura". "Andare in pellegrinaggio a Guadalupe – precisano - non solo dovrebbe cambiare i nostri cuori, portarci ad una profonda conversione e guarigione, ma incoraggiarci a tenere alto il nostro sguardo, a vedere lontano, ad avere grandi sogni e cuori aperti per una risposta generosa il cui obiettivo non possiamo nemmeno immaginare”. Infine, la lettera pastorale si rivolge a a tutti coloro che a causa della pandemia di coronavirus hanno perso parenti e amici: "Non dimenticate – concludono - quando camminate verso Guadalupe che sono tutti presenti, sono con noi che ci incoraggiano e ci chiamano a vivere questo Anno Giubilare, un anno gravido di tenerezza e di misericordia, che possiamo prenderli per mano grazie alla fede, alla speranza e all'amore, sulla soglia della Porta Santa del cielo che è ogni altare e ogni Eucaristia, e così abbracciarli e dire loro quanto li amiamo". (AP)

30 luglio  - SUDAFRICA - Vescovi: combattere il razzismo per costruire democrazia e unità

“Il popolo del Sudafrica è orgogliosamente multicolore, multiculturale e multilingue”: lo scrive, in una nota, Monsignor João Noé Rodrigues, vescovo di Tzaneen, esortando i fedeli a contrastare il fenomeno del razzismo le cui conseguenze, provocate in passato dall’apartheid, ancora si riflettono sulla nazione sudafricana. Anche se viviamo in un nuovo Sudafrica democratico e non razziale – afferma il presule - tutti noi portiamo dentro le ferite del passato. Per questo, tutti siamo chiamati a partecipare alla lotta per la guarigione, la giustizia e l'uguaglianza”, nonostante essa sia “una lotta complessa che richiede attenzione e pianificazione costanti all'interno delle organizzazioni politiche, civili, religiose ed economiche”. “Ogni vittoria in questa battaglia – continua il vescovo sudafricano - per quanto insignificante possa sembrare, è un contributo vitale per la costruzione di una nazione veramente unita e democratica”. Dal vescovo di Tzaneen arriva, quindi, l’invito a combattere i pregiudizi, soprattutto tra le vecchie generazioni, per arrivare ad assumere tutti “un atteggiamento sincero di rispetto e di inclusività, indipendentemente dal colore o dalla cultura delle persone”. Ma è necessaria anche l’autocritica, scrive il presule, perché “facilmente ricadiamo nelle vecchie modalità razziste e questo indica che c’è ancora molto da fare”. “Il razzismo è un peccato davanti a Dio” che ci ha creati “a sua immagine e somiglianza”, ribadisce il presule; esso è “una terribile malattia che si annida nella mente e nello spirito dell’uomo perché nega l’umanità comune a tutti”. Non solo: essere razzisti significa commettere “un crimine” che dovrebbe essere “punito per legge”. Di qui, l’esortazione del presule alla “guarigione”, ovvero alla “comprensione della profonda dignità” che ogni uomo ha, “indipendentemente dalla cultura, dal colore della pelle o dall’origine”.  “Dio può perdonare e guarire i razzisti – afferma Monsignor Rodrigues - purché riconoscano il loro peccato, si pentano e cerchino la salvezza”. Il pensiero del vescovo di Tzaneen va, poi, alle comunità ecclesiali che “sono chiamate ad essere un luogo in cui avviene tale percorso di guarigione”. “La Chiesa non dovrebbe essere un posto in cui i razzisti possono trovare una casa! – incalza il presule - Essi dovrebbero, piuttosto, essere portati a confrontarsi con il Vangelo ed esortati a pentirsi”, in spirito di “conversione”. (IP)

30 luglio INDIA Cardinale Alencherry: no a nuova legge fiscale, penalizza attività missionarie

Il Cardinale George Alencherry, Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi e presidente della Conferenza episcopale del Kerala, in India, si oppone con fermezza all’introduzione di una nuova legislazione fiscale che finirebbe per penalizzare le attività missionarie del Paese. Recentemente, infatti -riferisce l’agenzia Eglise d’Asie - il Ministro indiano delle Finanze, Nirmala Sitharaman, ha proposto alcuni emendamenti alle leggi sulla tassazione delle opere caritative e sugli aiuti esteri. Le modifiche suggerite riguardano gli articoli 11, 12 e 13 e mirano a proibire i trasferimenti di denaro tra parrocchie della stessa diocesi o tra istituzioni e case della medesima congregazione. Ma secondo il porporato, tale decisione potrebbe bloccare i finanziamenti per le missioni nel nord del Paese. Da ricordare che già il 31 maggio scorso il Cardinale Alencherry e padre Sebastian Mundathikunnel, presidente della Conferenza dei superiori maggiori del Kerala, si erano opposti a qualunque modifica della normativa attualmente in vigore ed avevano esortato il governo a riflettere, sottolineando che le proposte suggerite vanno contro i principi stessi di ogni religione: “amarsi e aiutarsi a vicenda, essere caritatevoli verso gli altri”. In particolare, il porporato ha aggiunto che le eventuali modifiche consentirebbero al governo di rivalutare il valore degli immobili della Chiesa locale a prezzo di mercato, il che graverebbe in modo inequivocabile sulle imposte che le diocesi, le parrocchie e le congregazioni dovrebbero versare, perché esse sarebbero inevitabilmente più alte. “La Chiesa è presente da secoli in India ed ha sempre rispettato le leggi”, ha concluso il Cardinale Alencherry, sottolineando la correttezza praticata costantemente dagli organismi ecclesiali ed esortando, quindi, l’esecutivo a rivedere gli emendamenti. (IP)

30 luglio - AUSTRALIA Giornata contro tratta. Arcivescovo di Sydney: crimine vergognoso e disonorevole

 “L’epoca della schiavitù non è finita, la schiavitù moderna e il traffico di esseri umani sono ancora una realtà”: lo ha detto Monsignor Anthony Fisher, Arcivescovo di Sydney in Australia, presentando ieri, 29 luglio, il rapporto annuale dell’Acan, (Australian Catholic Anti-Slavery Network - Rete cattolica australiana contro la schiavitù). “Gli sforzi per far conoscere questa realtà e per proibire tale pratica – ha sottolineato il presule – sono necessari tanto oggi quanto nei secoli precedenti”. Il presule ha riconosciuto che, negli ultimi tempi, è cresciuta la consapevolezza del “flagello che questa situazione provoca nella nostra società”: basti pensare, ad esempio, che dal 2013, su decisione dell’Onu, il 30 luglio si celebra la Giornata mondiale contro la tratta e che dal 2015, l’8 febbraio, nella memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, ricorre la Giornata mondiale di preghiera, riflessione e azione il traffico di esseri umani. Tuttavia, questi esempi “non sono ancora una garanzia dell’abolizione” di tale crimine che provoca “scandalo, soprattutto in una società cristiana” o che “pretende di essere un modello di valori ‘illuminati’ e di rispetto del diritto e della libertà”. Se non si pone fine alla tratta – ha aggiunto l’Arcivescovo Fisher – si resta “complici di un crimine contro l’umanità”. L’Arcivescovo di Sydney ha quindi deplorato il fatto che il Parlamento del Nuovo Galles del Sud abbia approvato, nel 2018, una nuova legge contro la moderna schiavitù senza, però, farla entrare in vigore. “Il governo sta ancora temporeggiando”, ha notato il presule, nonostante sia ufficialmente riconosciuto che la tratta colpisce “almeno 40 milioni di persone nel mondo e migliaia in Australia”. “È vergognoso e disonorevole – ha incalzato Monsignor Fisher – che dopo aver riconosciuto pubblicamente questo crimine e dopo aver fatto qualcosa di concreto per sradicarlo, sia siano vanificate tutte le misure per contrastarlo, permettendo, di fatto, alle imprese e ai consumatori di continuare a beneficiare del lavoro schiavo”. Inoltre, nel contesto della pandemia da Covid-19, l’Arcivescovo di Sydney ha esortato a “non perdere la determinazione per lottare contro la schiavitù”. (IP)

30 luglio - COLOMBIA Segretariato nazionale per la Pastorale Sociale: “Promuovere e attuare le ‘Linee guida pastorali sulla tratta di esseri umani’”

In occasione della celebrazione, oggi, della Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani, il Segretariato nazionale per la Pastorale Sociale, in rappresentanza della Chiesa cattolica colombiana, in un comunicato diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, ha voluto ricordare come quest’anno la Giornata si svolga in un contesto particolare, quello della pandemia di coronavirus, che ha accresciuto il pericolo per molte persone, alla ricerca disperata di un lavoro e di un’attività produttiva, di rimanere vittime del traffico di esseri umani. Purtroppo - si legge nel testo -, negli ultimi anni, l'America Latina ha mostrato un numero sempre crescente di vittime di questo atroce crimine, che sfrutta donne, uomini, bambini e adolescenti per vari scopi: sfruttamento sessuale, lavoro forzato, accattonaggio forzato, matrimonio forzato, vendita di minori e estrazione di organi, tra gli altri. Secondo le Nazioni Unite, "le donne rappresentano il 49% e le ragazze il 23% di tutte le vittime della tratta. Lo sfruttamento sessuale è la forma più comune di sfruttamento (59%) seguito dal lavoro forzato (34%)". “Molte sfide ci attendono – continua il documento -, soprattutto promuovere e attuare tutte le ‘Linee guida pastorali sulla tratta di esseri umani’ rese pubbliche dal Dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Queste linee guida ci aiuteranno a livello di diocesi, parrocchie, congregazioni religiose, scuole, università, organizzazioni cattoliche e tutti i tipi di organizzazioni della società civile a partecipare attivamente alla lotta contro la tratta di esseri umani". (AP)

30 luglio - ECUADOR - Caritas: accompagnare operatori pastorali in tempo di pandemia

Accompagnare gli agenti della Pastorale sociale e gli operatori della Caritas in un percorso di sostegno psicologico ed emotivo, in questo tempo di forte stress provocato dalla pandemia da Covid-19: con questo obiettivo, la Caritas dell’Ecuador ha lanciato un sondaggio tra il suo personale, per comprendere quali siano le necessità ed i bisogni più urgenti da affrontare, mentre continua l’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus. Intitolato “Curare me stesso per curare gli altri”, il sondaggio vuole anche rafforzare le strutture organizzative caritative, approfondendone la missione identitaria. In un apposito videomessaggio, Monsignor Julio Parrilla, presidente della Commissione episcopale per la Pastorale sociale-Caritas, esorta tutti gli operatori ed i volontari del settore a partecipare a questa iniziativa perché essa ha a cuore “la salute fisica, mentale ed emotiva” di tutto il personale, “gravato da un carico emozionale” notevole, “alla luce di tutto quello che stiamo passando”. Il sondaggio servirà, quindi, a “rispondere in modo più efficace e più diretto” ai bisogni delle persone. Il presule esprime, infine, la sua gratitudine a tutti gli agenti ed operatori sociali e sottolinea: “Se la Caritas Ecuador è presente tra la popolazione, lo dobbiamo a tutte queste persone”. (IP)

30 luglio - SCOZIA - Progetto di legge sui crimini d’odio. Vescovi: “Proteggere la libertà di dissentire”

La Conferenza episcopale scozzese, in una dichiarazione del 29 luglio, ha risposto al nuovo progetto di legge del governo Hate Crime and Public Order Bill (Crimini d’odio e Ordine pubblico),  e in una relazione sottoposta alla Commissione Giustizia del Parlamento scozzese ha espresso la sua preoccupazione per la sezione 5, che potrebbe portare alla censura dell'insegnamento cattolico, dichiarando che ogni nuova legge deve essere "attentamente valutata rispetto alle libertà fondamentali, come il diritto alla libertà di parola,  alla libertà di espressione e alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione"."Siamo preoccupati – hanno affermato i vescovi - che la sezione 5 del progetto di legge crei un reato di possesso di materiale istigatorio”, ciò “potrebbe far sì che materiale come la Bibbia, il Catechismo della Chiesa Cattolica e altri testi come le proposte della Conferenza Episcopale Scozzese alle consultazioni governative siano considerati istigatori secondo la nuova disposizione". Il progetto di legge propone di modernizzare, consolidare ed estendere la legislazione relativa ai crimini d'odio in Scozia, introducendo tra l'altro un nuovo reato di incitamento all'odio e possesso di materiale istigatorio e nuove misure a tutela della libertà di espressione in relazione alla religione e all'orientamento sessuale. "Pur riconoscendo che fomentare l'odio è moralmente sbagliato – ha commentato il direttore del Catholic Parliamentary Office, Anthony Horan - e appoggiando le iniziative per scoraggiare e condannare tali comportamenti, i vescovi hanno espresso preoccupazione per la mancanza di chiarezza sulle definizioni e per la soglia potenzialmente bassa per commettere un reato, che temono, potrebbe portare a un  diluvio di rivendicazioni vessatorie". Addirittura, ha aggiunto, il nuovo reato di possesso di materiale istigatorio “potrebbe rendere materiale come la Bibbia e il Catechismo della Chiesa Cattolica... istigatorio". “La visione della Chiesa cattolica della persona umana – ha aggiunto -, compresa la convinzione che il sesso e il genere non sono fluidi e mutevoli, potrebbe essere in contrasto con la nuova legge. Permettere un dibattito rispettoso significa evitare la censura e accettare che la società sia abitata da opinioni divergenti e una moltitudine di argomenti". (AP)

30 luglio -  ECUADOR - Campagna dei Religiosi contro la tratta di esseri umani

"È tempo di liberare gli oppressi" è il motto della campagna lanciata dalla Conferenza dei religiosi e delle religiose dell'Ecuador (Cer), insieme alla Commissione Giustizia, pace e integrità del Creato (Cpij). L’iniziativa è stata pensata in vista dell’odierna Giornata mondiale contro il traffico di esseri umani, indetta nel 2013 dalle Nazioni Unite. “Il motto della campagna – spiega una nota – è tratto da una citazione del profeta Isaia: “Si spezzino le catene della malvagità, si sciolgano i legami del giogo, si liberino gli oppressi e si rompano tutti i gioghi” (Is 58). “La tratta di esseri umani – ribadisce la Cer – è un crimine crudele che attenta alla vita delle persone, le rende oggetto di un mercato violento, senza scrupoli e senza limiti, a scopo economico”. La campagna è iniziata lunedì 27 luglio con una giornata di riflessione sul tema “Capire la tratta di esseri umani”, per “cercare di comprendere come rispondere in modo congiunto a questo crimine, attraverso l’impegno di tutte le organizzazioni ecclesiali e sociali”. Martedì 28 luglio, invece, si è tenuta una conferenza on line sul “Riconoscimento delle vittime della tratta”, mentre mercoledì 29 si è riflettuto su “Le risposte al traffico di esseri umani”. Oggi, infine, è prevista una Veglia di preghiera per tutte le vittime, attraverso la piattaforma Zoom.Sfruttamento sessuale, lavoro schiavo, accattonaggio, matrimoni forzati, traffico d’organi, vendita di bambini-soldato: sono questi gli ambiti del “mercato” della tratta, sottolinea la Cer che conclude: “Le donne rappresentano il 49 per cento e le ragazze il 23 per cento di tutte le vittime della tratta. Lo sfruttamento sessuale è la forma più comune di schiavitù (59 per cento), seguito dal lavoro forzato (34 per cento)”. (IP)

 

30 luglio - STATI UNITI - Giornata contro tratta. Vescovi: pregare per vittime e sopravvissuti

È un invito alla preghiera per le vittime ed i sopravvissuti al traffico di esseri umani quello lanciato dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), in una nota a firma di Monsignor Mario Dorsonville, presidente del Comitato episcopale per le migrazioni. Oggi, infatti, 30 luglio, si celebra la Giornata mondiale contro la tratta di essere umani, istituita dalle Nazioni Unite nel 2013. “Oggi prendiamoci un momento per pregare per tutte le vittime ed i sopravvissuti alla tratta – afferma il presule – e per riflettere sulle nostre responsabilità, sia come individui sia come Chiesa, di fare del loro benessere e della loro tutela una priorità”. “Rinnoviamo il nostro appello a sensibilizzare la società su questo tema – continua Monsignor Dorsonville – e a proclamare il valore di ogni vita umana”. Citando, poi, Papa Francesco, il presidente del Comitato episcopale per le migrazioni sottolinea che “è responsabilità di tutti denunciare le ingiustizie e contrastare con fermezza questo vergognoso crimine”. “Siamo chiamati dal Santo Padre – aggiunge – a prendere una posizione ferma contro questa terribile violazione della dignità della persona umana e a fare tutto ciò che è in nostro potere per sradicarla”. In occasione della Giornata, oggi alle ore 13.00 locali, l’Usccb ospiterà un webinar sul tema, anche per dare voce a tutte le organizzazioni cattoliche che operano per prevenire ed eliminare tutte le forme di traffico di esseri umani. (IP)

29 luglio - ITALIA - Legge contro l'omotransfobia. Comunità Papa Giovanni XXIII: insidie sulla libertà di educazione e sulla libertà di opinione

“Siamo preoccupati per questo progetto di legge che nasconde insidie sulla libertà di educazione e sulla libertà di opinione”. E’ quanto ha dichiarato Giovanni Paolo Ramonda, nuovo presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, commentando il via libera dato oggi dalla Commissione Giustizia della Camera alla proposta di legge sull’omotransfobia. “Non è in gioco la non discriminazione delle persone con orientamento omosessuale, su cui tutti siamo concordi, bensì il rischio di indottrinamento dei bambini fin da piccolissimi sull'ideologia gender, come previsto dall'articolo 5”, ha precisato Ramonda. "Si tratta di una ‘colonizzazione ideologica’,  per usare le parole di Papa Francesco. Inoltre il fatto che abbiano dovuto esplicitare con un emendamento che è tutelata la libertà di opinione la dice lunga sulla pericolosità di questa norma, eccessivamente vaga e discrezionale, approvata in piena notte”, ha aggiunto. Per le stesse ragioni, contro la proposta si è già espressa la Conferenza episcopale italiana, secondo la quale in Italia non ci sarebbe bisogno di una legge ad hoc per i diritti di omosessuali e transsessuali, in quanto la Costituzione e la legge Mancino del 1993 contro le discriminazioni già assicurano la parità di trattamento. Per la Cei: “un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui, più che sanzionare la discriminazione, si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione”.

 

29 luglio - BRASILE Sale il bilancio dei contagiati e delle vittime del virus nel clero brasiliano 

È di 21 sacerdoti e due vescovi morti, il bilancio aggiornato delle vittime del Covid-19 nel clero brasiliano. Lo ha reso noto ieri il bollettino della Commissione nazionale dei presbiiteri (Cnp), organismo legato alla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb). Secondo il rapporto, stilato in collaborazione con le 18 Conferenze regionali della Cnbb, in tutto sono 347 i sacerdoti positivi al virus, mentre i vescovi sono 9. La Regione ecclesiastica più colpita è quella del Norte 2 (che comprende gli Stati di Pará e Amapá), con 58 contagiati e 6 morti, seguita dal Nordest 2 (Paraíba, Alagoas Pernambuco e Rio Grande do Norte), con 57 positivi e 3 deceduti; dal Sud 1 (Stato di San Paolo), che conta 38 contagiati e un morto e dal Nordest 1 (Stato di Ceará), con 37 infetti e 4 vittime. L’unico Stato a non avere registrato sacerdoti positivi al Covid-19 è il Mato Grosso do Sul. Nel rapporto la Commissione nazionale dei presbiteri indica anche il numero dei vescovi colpiti dal virus, già resi noti il 20 luglio dalla Cnbb: in tutto sono 9 quelli risultati positivi. Due i presuli che risultano deceduti per complicanze legate al Covid-19. Sono monsignor Henrique Soares da Costa, vescovo di Palmares, nello Stato brasiliano del Pernambuco, scomparso il 18 luglio all’età di 57 anni, e monsignor Aldo Pagotto, arcivescovo emerito di Paraiba, già malato di tumore, morto il 14 aprile. (LZ)

29 luglio - STATI UNITI - Vescovi contro riforma della normativa sull'equità abitativa: vanifica gli sforzi  contro la discriminazione delle minoranze 

Un’iniziativa “che vanifica gli sforzi per promuovere l’equità abitativa e la dignità umana”. I vescovi degli Stati Uniti commentano così l’abolizione dell’"Affirmatively Furthering Fair Housing regulation" (Affh), il provvedimento varato nel 2015 sotto l'Amministrazione Obama per rendere più efficaci le disposizioni introdotte nel 1968 contro la segregazione residenziale ai danni delle minoranze. La settimana scorsa il Dipartimento della casa e dello sviluppo urbano (Hud), il dicastero del governo federale che si occupa delle politiche abitative e della pianificazione urbana, ha annunciato che Affh sarà sostituito da un nuovo regolamento intitolato “Preserving Community and Neighborhood Choice” (“Tutelare la scelta della comunità e del vicinato”). Secondo i vescovi, che già a marzo si erano detti contrari alla modifica, essa di fatto indebolisce le tutele delle minoranze. In questo senso si esprime una dichiarazione congiunta firmata da monsignor Paul S. Coakley, presidente della Commissione per la giustizia e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale (Usccb), insieme a monsignor Shelton J. Fabrepresidente della Commissione episcopale contro il razzismo, e a suor Donna Markham OP, responsabile di Catholic Charities USA. “Il nuovo regolamento riduce al minimo la responsabilità delle amministrazioni di promuovere con azioni positive l’equo accesso agli alloggi delle minoranze, eliminando linee guida chiare perché rendano conto del loro operato”,  evidenzia in particolare la nota, ricordando che pratiche discriminatorie come la ghettizzazione, la negazione di investimenti di qualificazione urbana nei quartieri abitati da minoranze, nella vendita e nell’affitto delle case e la segregazione razziale ed economica hanno ostacolato "per generazioni l’equità abitativa e continuano oggi a danneggiare le comunità di colore” negli Stati Uniti. “Una regolamentazione per un accesso equo alla casa rimane uno degli strumenti chiave per superare ingiustizie di antica data e svantaggi storici e deve essere rafforzata, non indebolita”, sottolineano i vescovi che rinnovano quindi l’invito rivolto 45 anni fa dalla Usccb nel documento “The Right to a Decent Home”, a un’azione attiva perché sia garantito "a tutti l'accesso a alloggi sicuri, dignitosi e adeguati". (LZ)

 

29 luglio - INDIA Cresce la violenza anticristiana nel Paese

I dati sulla libertà religiosa in India, emersi dal rapporto semestrale appena pubblicato da Persecution Relief, mostrano "un quadro molto cupo". La notizia è stata riportata da UCA News, la fonte di informazione cattolica più autorevole dell'Asia. "I crimini d'odio contro i cristiani sono aumentati di un allarmante 40,87% - si legge nel rapporto - nonostante il blocco nazionale in vigore dal 25 marzo" a causa della diffusione della pandemia di coronavirus. "La persecuzione contro i cristiani è diventata molto comune", ha dichiarato all'agenzia Shibu Thomas, fondatore di Persecution Relief - l'organismo ecumenico che registra le persecuzioni dei cristiani nel Paese e che, tra gli obiettivi, ha anche quello di aiutare le vedove e gli orfani di chi è stato ucciso a causa della propria fede. I dati raccolti però - ha riferito ancora Thomas - "sono la punta di un iceberg", solo “una parte delle violenze effettive perpetrate contro i cristiani nei vari Stati" dell'intera nazione. Il maggior numero di attacchi, il 21 per cento, ha avuto luogo nell'Uttar Pradesh, lo Stato indiano più popoloso. Ma in almeno 22 dei 28 Stati ci sono state denunce per crimini contro i cristiani: stupri e micidi, scomunica sociale, minacce, aggressioni fisiche, incendi di case e chiese e l'impedimento di usare le comuni fonti d'acqua. Fra gli Stati più insicuri per i cristiani, quello di Jharkhand, Orissa e Chhattisgarh. "La diffusione dell'intolleranza religiosa contro la piccola minoranza cristiana", che costituisce solo il 2,3 per cento degli 1,3 miliardi di indiani - ha proseguito Thomas - mostra la crescita dell'ideologia nazionalista indù. Il fondatore di Persecution Relief ha inoltre ribadito che i numeri di questa persecuzione non sono esaustivi, poiché il gruppo registra solo i casi segnalati e purtroppo “molte persone non denunciano, temendo punizioni da parte dei persecutori e della macchina amministrativa”. Negli ultimi sette anni, il Paese è passato dal trentunesimo al decimo posto nel rapporto della World Watch List di Porte Aperte, subito dopo l'Iran per la gravità delle persecuzioni. E' stato inoltre indicato dalla Commissione sulla Libertà Religiosa Internazionale degli Stati Uniti - 2020, come un Paese che desta particolare preoccupazione insieme a Cina e Corea del Nord, dove la libertà religiosa è gravemente compromessa.(AP)

29 luglio  - BELGIO Preoccupante ripresa dei contagi. Nuovo Protocollo dei vescovi sulle Messe: la salute prima di tutto  

C’è forte preoccupazione in Belgio per la ripresa dei contagi da Coronavirus. Tra il 18 e il 24 luglio in tutto il Paese si è registrato un aumento medio dei contagi del 69% rispetto alla settimana precedente. La provincia più colpita è quella di Anversa, con il 47% dei nuovi contagi, dove già da qualche giorno è in vigore il coprifuoco notturno. Le autorità belghe hanno deciso di correre ai ripari annunciando il 27 luglio la reintroduzione, a partire da oggi e per quattro settimane, delle restrizioni sugli assembramenti e gli spostamenti. La Chiesa belga si è già adeguata riaggiornando il suo “Protocollo” per le celebrazioni liturgiche. “Speravamo in un allentamento delle restrizioni alla partecipazione all’Eucaristia in agosto, ma sfortunatamente ciò non sarà possibile. È saggio che la Chiesa si assuma insieme a tutti i cittadini una responsabilità collettiva per arginare ulteriori sviluppi di Covid-19”: così – riporta l’agenzia cattolica belga Cathobel - i vescovi hanno spiegato le nuove disposizioni. A partire da oggi, dunque, in linea con quanto stabilito dalle autorità, nelle chiese sono ammesse un massimo di 100 persone, sempre nel rispetto del distanziamento sociale. L'accesso alle chiese sarà controllato da un servizio d’ordine parrocchiale. Resta in vigore la distanza di 1,50 metri, così come l’obbligo per i fedeli di indossare la mascherina durante le Messe e quello di disinfettarsi le mani quando entrano in chiesa. Previste restrizioni anche per i matrimoni e i funerali (niente contatti fisici) e i battesimi (per i quali l’acqua battesimale dovrà essere cambiata dopo ogni celebrazione).  Le misure - precisa il nuovo "Protocollo", consultabile sul portale multimediale francofono Cathobel e su quello fiammingo Kerknet -  resteranno in vigore fino alla fine di agosto. (LZ)

29 luglio -  PORTOGALLO Rischio anziani. Appello Giustizia e pace: “Sono cittadini come noi”

“Gli anziani sono cittadini a pieno titolo come noi. A loro dobbiamo quello che siamo oggi ed essi hanno il diritto di avere voce”: scrive così, in una nota, la Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale del Portogallo (Cnjp). La dichiarazione arriva in tempo di pandemia da Covid-19 che proprio tra gli anziani ha provocato le principali vittime. L’emergenza sanitaria, spiega Giustizia e pace, ha aggravato la situazione delle persone in età senile “costrette a rimanere confinate in casa e impossibilitate a ricevere visite” a causa delle misure anti-contagio, e quindi “ancora più sole”, “quasi intoccabili”. Di qui, l’invito dell’organismo episcopale a “riflettere seriamente sulle condizioni di vita degli anziani, su cosa significhi oggi sentirsi ‘vecchi’ e ‘buttati via’ perché inutili”. Invece, bisognerebbe fare proprio il contrario, ovvero “onorare e proteggere gli anziani”, che sono “nel cuore di Dio”. La Cnjp deplora, poi, l’abitudine di “depositare” le persone in età avanzata in strutture in cui non c’è “confronto intergenerazionale e dove finiscono per essere meri utenti, senza alcuna partecipazione attiva”. Lo stesso biasimo viene espresso per chi colloca le persone in età senile nella categoria “in fin di vita”, quindi senza dare loro alcuna possibilità di contribuire al benessere della società. E invece, continua la nota, oggi gli anziani sono importanti “soprattutto nel settore del volontariato: tutti, infatti, sono fondamentali per la costruzione di una società più giusta ed inclusiva e nessuno deve sentirsi ‘sprecato’”. “Anche chi ha più di cento anni – ribadisce Giustizia e pace – ha il diritto di condurre una vita felice, come cittadino a pieno titolo, con diritti, doveri e responsabilità proprie nella costruzione della casa comune”. “Questo ruolo degli anziani – si legge ancora – non può e non deve essere cancellato”. Ciò che occorre dunque, sottolinea l’organismo ecclesiale portoghese, sono “soluzioni più umane per combattere l’isolamento” comportato dalla vecchiaia: ad esempio, la costruzione di unità abitative autonome, ma con spazi comuni per la condivisione dei pasti e del tempo libero; la coabitazione tra anziani e giovani studenti per un accompagnamento reciproco; la collaborazione lavorativa intergenerazionale. “ (IP)

29 luglio - AMERICA LATINA - Religiosi in preghiera contro la tratta: “Il silenzio è complice”  

“Il tuo silenzio è complice”: questo il titolo del sussidio di preghiera realizzato dalla Clar (Confederazione latinoamericana dei religiosi), in vista della Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani che si celebra il 30 luglio. Il materiale – si legge in una nota – vuole sensibilizzare i fedeli di fronte a questa drammatica esperienza umana, “riaffermando l'impegno ad aiutare le vittime nella ricostruzione della  loro vita, e unificando gli sforzi per evitare che i trafficanti sfruttino le persone per il proprio tornaconto”. Di qui l’appello ad unirsi tutti nella preghiera “per lo sradicamento del traffico di esseri umani, confidando nella voce di Gesù, l’unica capace di smuovere mentalità stagnanti e paralizzate in atteggiamenti disumanizzanti”. “In questa Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani – si legge inoltre nel sussidio – ci troviamo confinati dalla pandemia di Covid-19 che ha causato la perdita di migliaia di vite umane, problemi sanitari, sociali ed economici”. Per questo, è quanto mai urgente uno sforzo congiunto e condiviso da parte di tutti: “Invitiamo le persone che ci accompagnano nella preghiera a costruire insieme una catena – esorta la Clar - Una catena che non significa schiavitù, oppressione, ingiustizia, disumanità, no! Costruiamo una catene in carta colorata, formando anelli, simboli di fratellanza e di sorellanza, con su scritte frasi ispirate a solidarietà, amore, perdono, fede, ascolto, vicinanza, preghiera, speranza, disponibilità, gioia, condivisione, vita, dignità, incontro”. (IP)

29 luglio -  BENIN - Progetto Caritas contro la pandemia

 Accompagnare, sensibilizzare e assistere la popolazione più indigente del Benin di fronte alle sfide della pandemia da coronavirus: con questo obiettivo, la Caritas del Paese africano ha lanciato un progetto di solidarietà della durata di tre mesi. L’iniziativa è stata presentata il 24 luglio presso il Centro pastorale “San Carlo Lwanga” di Porto-Novo. “La nostra azione – spiega padre Philippe Sanhouekoua, direttore nazionale della Caritas – consisterà nell'accompagnare le persone più vulnerabili, più specificamente quelle che vivono in condizioni di estrema povertà, come i disabili o le vedove”. Sette, in particolare, i comuni che verranno raggiunti dal progetto: Tori-Bossito, Zè, Kpomassè e Toffo nella diocesi di Cotonou e Akpro-Missérété, Atchoukpa e Aguégués nella diocesi di Porto-Novo. Qui, la Caritas si concentrerà sulla “sensibilizzazione sui gesti igienico-sanitari utili per prevenire il contagio da Covid-19 e sull'assistenza alimentare alle famiglie più povere, rese ancora ancora più vulnerabili dalla situazione attuale”. Non solo: l’organismo caritativo sta mettendo a punto un programma di comunicazione per far capire quale comportamento sia necessario per evitare i contagi. Le informazioni saranno diffuse dai media, in particolare dalle stazioni radio locali. Prevista anche la donazione di 5mila mascherine protettive alle persone più emarginate, l’allestimento di 120 dispositivi per il lavaggio delle mani nei principali mercati cittadini, e la distribuzione di cibo e utensili domestici a 500 famiglie costrette alla quarantena. (IP)

29 luglio -  POLONIA - Consegnati i primi pc donati dalla Caritas per la campagna “Uno zaino pieno di sorrisi”

Sono stati consegnati i primi dei 300 computer portatili messi a disposizione dalla Caritas della Polonia per i giovani più disagiati del Paese: l’iniziativa rientra nella campagna solidale “Uno zaino pieno di sorrisi”, lanciata recentemente dall’organismo caritativo. In tempo di pandemia da coronavirus, infatti, la Caritas ha pensato soprattutto ai ragazzi più poveri che non hanno potuto usufruire della didattica a distanza anche a causa della mancanza di materiale tecnico come, appunto, il pc. Di qui, l’idea di acquistare il necessario, in collaborazione con la Fondazione Pro Caritate, e distribuirlo nei diversi Centri formativi del Paese gestiti dalle Caritas diocesane. Le città raggiunte dal progetto sono Gniezno, Cracovia, Sandomierz, Gliwice, Opole, Siedlce e Toruń. Il lotto più grande della donazione (14 postazioni) è andato a Stettino.  “La cosa più importante - afferma padre Marcin Iżycki, direttore della Caritas Polonia - è che grazie, a questi computer, i bambini che finora sono stati privati ​​di tale possibilità saranno in grado di utilizzare le tecnologie moderne, non solo per trascorrere il loro tempo libero, ma anche a scopo educativo”. Il 16 agosto, inoltre, a Tryń, si terrà l’evento conclusivo della campagna, organizzato dalla Caritas di Przemyśl. “L’avvenimento avrà un carattere unico a causa delle esigenze sanitarie legate alla pandemia da coronavirus – spiega padre Artur Janiec, direttore della Caritas locale – ma sono comunque previsti seminari formativi e momenti di spettacolo”. Il tutto sarà preceduto, alle ore 10.00, da una Santa Messa. (IP)

29 luglio - COLOMBIA Arcidiocesi di Medellín: "Sulla terra come in cielo", Incontro d’Arte dedicato a Raffaello Sanzio

A cinque secoli dalla morte del grande artista Raffaello Sanzio (1483-1520), pittore e architetto italiano del Rinascimento, l’arcidiocesi di Medellín, attraverso la delegazione per la Cultura e in collaborazione con la Fondazione Universitaria di Belle Arti e la Biblioteca Pubblica Piloto, ha organizzato per oggi, 29 luglio, alle ore 16, l'Incontro d'Arte dell'Arcidiocesi, in modalità virtuale, dal titolo "Sulla terra come in cielo". Il professor Gladys Ramírez Madrid, il professor Libe de Zulategui Mejía e i sacerdoti John Jairo Osorio Arango e Juan Camilo Restrepo Tamayo parleranno di quattro opere collocate nelle Stanze di Raffaello dei Musei Vaticani: la Disputa del Sacramento, la Scuola di Atene, il Parnaso e l’Incendio di Borgo. (AP)

 

29 luglio - PAKISTAN -.La Chiesa lancia un nuovo servizio di informazione in urdu su Radio Veritas Asia

"Rispettato pubblico, accettate i nostri sinceri saluti. Questo è un giorno importante nella storia di RVA Urdu Service. L'arcivescovo Joseph Arshad ha inaugurato la sala stampa. Buona giornata da Francis Xavier e dal nostro cameraman". Con queste parole il conduttore radiofonico Xavier ha dato il via su Internet al nuovo notiziario di 20 minuti, in lingua urdu, di Radio Veritas Asia, che si occuperà per la prima volta di avvenimenti ed eventi che riguardano la Chiesa cattolica e le comunità cristiane in tutto il Paese.  A benedire e inaugurare, sabato 25 luglio, la redazione e gli studi del programma, che andrà in onda ogni venerdì, nella struttura di "Rabita Manzil", il Centro cattolico nazionale di comunicazione a Lahore, l'arcivescovo Joseph Arshad, presidente della Commissione per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale. L’intento del nuovo servizio di informazione - ha riferito all’Agenzia Fides padre Qaisar Feroz OFM Cap, segretario esecutivo della Commissione per le comunicazioni sociali e direttore di RVA Urdu Service - è quello “di raggiungere i nostri fedeli ma anche tutti gli ascoltatori, con un messaggio di verità, speranza, pace e unità”. “Raccontando - ha aggiunto - le buone opere della comunità cristiana in Pakistan e quanto accade nella Chiesa cattolica, tratteremo notizie relative alle attività sociali e religiose, includendo temi come giustizia e pace, armonia interreligiosa, dialogo interculturale e interreligioso, ecumenismo, servizio sociale, ecologia, ambiente. Lo faremo sempre nell'ottica di dare notizie che rafforzino l'unità e la pace nella società". (AP)

 

29 luglio - FILIPPINE - Pena di morte. Monsignor Baylon: “La vera giustizia è riparativa, mai punitiva"

Due vescovi cattolici e un prete gesuita hanno attaccato un'affermazione del presidente Rodrigo Duterte, rilasciata nel suo discorso sullo stato della nazione, secondo cui la pena di morte sarebbe la soluzione al problema della droga nel Paese. Nel suo discorso al Congresso, ieri, 27 luglio, Duterte ha detto che ripristinare la pena di morte - sospesa nelle Filippine nel 2006 dall’ex presidente Gloria Arroyo - per il traffico di droga e altri crimini efferati, incuterebbe paura tra i criminali. Monsignor Joel Baylon, vescovo di Legazpi, presidente della Commissione episcopale per la Pastorale penitenziaria, ha tuttavia sottolineato, in una dicharazione riportata da UCA News, come questa convinzione sia stata "ripetutamente smentita" in vari studi. "La Chiesa – ha detto - ha sempre sostenuto che la pena capitale, in qualsiasi forma, non è mai un deterrente al crimine. Gli studi l'hanno dimostrato più volte”. Invece di ripristinare la pena di morte, dunque, ha continuato il presule, l'amministrazione Duterte dovrebbe concentrarsi su opzioni più dignitose, poiché “con la pena di morte, la giustizia non è altro che una punizione e mai un modo per riformare il colpevole. La vera giustizia, invece, è riparativa, mai punitiva". Monsignor Ruperto Santos, vescovo di Balanga, ha voluto evidenziare un altro problema che nasce ripristinando la pena capitale, e cioè che “si perde l'autorità morale e la credibilità per implorare di risparmiare la vita ai nostri lavoratori filippini detenuti all'estero". Il gesuita padre Silvino Borres, presidente della Coalizione contro la pena di morte, ha affermato durante la Messa, celebrata dopo il discorso del presidente, che i criminali hanno "diritto alla riabilitazione". "Ogni volta – ha detto - che si invoca la morte di un'altra persona, anche solo nei pensieri, stiamo già peccando contro il Signore che chiama tutti alla vita". Egli infatti “anche se chiede giustizia per i peccatori e per coloro che hanno commesso crimini – ha continuato -, li chiama a vivere e ad essere riabilitati perché il Signore non si diletta nella morte dei malvagi". Il sacerdote ha concluso poi sottolineando come nonostante la pena di morte sia stata sospesa nel Paese, “la cultura della morte sia ancora presente qui tra noi". (AP)

29 luglio -  PERÙ #coronavirus Monsignor Cabrejos commemora i 199 anni di Indipendenza del Paese nel mezzo di una crisi sanitaria e all’inizio di un nuovo processo elettorale

Lunedì 27 luglio, in una trasmissione in diretta dalla Cattedrale di Trujillo, monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza Episcopale, ha celebrato la Messa e il Te Deum in occasione del 199.mo anniversario dell'Indipendenza del Perù, sottolineando – si legge sulla pagina web dell’Episcopato – l’eccezionalità della festa nazionale di quest’anno, che si è svolta nel bel mezzo di una complessa crisi sanitaria, all’inizio di un nuovo processo elettorale e ad un anno dalle celebrazioni del bicentenario del Paese.    Ieri, 28 luglio, la commemorazione dei 199 anni dell’Indipendenza della nazione, ha trovato tutti “immersi in una crisi sanitaria complessa che sta causando un dolore molto forte in molte famiglie" ha affermato il presule. Per questo motivo, egli ha esortato il governo a concentrare tutte le sue forze sulle cure necessarie “affinché meno persone siano colpite dalla malattia" e a "prendere misure affinché l'economia del Paese non si fermi e l’impatto sia minore, soprattutto pensando alle famiglie più povere". Questa festa nazionale, ha evidenziato l’arcivescovo di Trujillo, segna anche l’inizio dell’anno elettorale. “L'anno prossimo - ha spiegato -  celebreremo la festa nazionale con un nuovo governo. È necessario quindi assumersi responsabilità e impegni affinché, date le circostanze attuali, il processo elettorale si svolga nel modo più equo e trasparente possibile. Il futuro del Paese dipenderà dalla decisione presa da milioni di peruviani”. L’auspicio di monsignor Cabrejos è dunque quello che “la classe politica sia all'altezza della situazione e possa contribuire con idee e programmi a sviluppare il Paese e a far uscire milioni di persone dalla povertà”. Poiché, inoltre, la festa nazionale di quest’anno rappresenta il preludio alle celebrazioni del bicentenario del Perù, "sarà di grande importanza – ha affermato il presule - che quest'anno si promuova un intenso dibattito nazionale sul Paese che vogliamo vedere di fronte a un nuovo secolo di vita come Stato sovrano". Monsignor Cabrejos ha chiesto, infine, il dono del discernimento, tra il bene e il male. “Il Signore - ha concluso -  conceda questo dono alle nostre autorità e a ciascuno di noi per lavorare per il Perù, per i più bisognosi, soprattutto in questa crisi sanitaria, sociale ed economica”. (AP)

 

28 luglio - ITALIA - Religiosa brasiliana nominata nuovo Economo diocesano del Patriarcato di Venezia

È una religiosa brasiliana il nuovo Economo diocesano del Patriarcato di Venezia. Si tratta di suor Simone Pereira de Araújo della Congregazione delle Figlie di San Giuseppe del Beato Luigi Caburlotto.   Una nomina accolta "con sorpresa", ma anche "con spirito di fede e di servizio alla Chiesa" dalla sua Congregazione, ha dichiarato la religiosa al settimanale diocesano "Gente Veneta". “Voglio affrontare questo servizio con spirito di collaborazione e di apertura ad una realtà che non conosco ma nella quale, sono certa, avrò l’aiuto di chi già sta lavorando in ambito amministrativo - ha aggiunto-. Il nostro Fondatore, il Beato Padre Luigi Caburlotto, che nella sua vita ha sempre affrontato l’ambito amministrativo con saggezza, lungimiranza e spirito di distacco e di obbedienza, sarà per me modello e guida di amministratore saggio e prudente”. 48 anni originaria di Porto Feliz, nello Stato brasiliano di San Paolo,  suor Simone è entrata nella Congregazione delle Figlie di San Giuseppe del Caburlotto nel 1995. A San Paolo si è laureata in Pedagogia e Scienze religiose mentre tra il 2006 e il 2012 ha frequentato a Venezia la Facoltà di Diritto Canonico San Pio X conseguendo la Licenza e il Dottorato in Diritto Canonico.  Nel luglio 2017 è ritornata a Venezia e da allora abita nella casa generalizia delle Figlie di San Giuseppe del Caburlotto.  Nel nel 2018 e 2019 è stata anche docente di Diritto Canonico alla Facoltà San Pio X ed è tuttora collaboratrice pastorale nelle parrocchie di San Nicolò dei Mendicoli e Angelo Raffaele di Venezia, in special modo per l’iniziazione cristiana dei bambini. 

28 luglio - VIETNAM Nuovo focolaio a Da Nang, dopo tre mesi senza contagi. La diocesi sospende nuovamente le Messe pubbliche   

Messe pubbliche di nuovo sospese nella diocesi di Da Nang, popolare località turistica del Vietnam centrale. La misura – riporta l’agenzia Ucanews - è stata annunciata il 26 luglio dall’ordinario monsignor Joseph Dang Duc Ngan, dopo la scoperta di diversi casi positivi al Covid-19 che hanno indotto le autorità locali a reintrodurre la quarantena e a sospendere nuovamente tutti gli eventi pubblici. Il focolaio, probabilmente importato dall’estero, preoccupa il Paese che non registrava nuovi contagi interni da tre mesi, rimanendo fermo a quota 420, senza alcun decesso. Con i nuovi contagiati i casi salgono a 431, riporta sempre l'agenzia Ucanews. Una cifra destinata ad aumentare nei prossimi giorni, ha avvertito il presidente del Consiglio municipale di Da Nang che ha introdotto severe restrizioni per contenere il contagio. Di qui anche la   decisione della diocesi di sospendere tutte le attività liturgiche e pastorali pubbliche nelle parrocchie. Le Messe celebrate da monsignor Ngan torneranno quindi ad essere trasmesse sul sito web della diocesi. Il vescovo ha anche cancellato un incontro di catechisti presso il Santuario mariano di Nostra Signora di Tra Kieu e un pellegrinaggio al Santuario del Martire Andrew Phu Yen (1625-44), dove fu ucciso il primo martire della fede vietnamita. In Vietnam le attività religiose pubbliche, bloccate per almeno sei settimane a causa dell’emergenza Covid-19, sono riprese, , con tutte le precauzioni del caso, l’8 maggio, quando le autorità hanno reso noto che il virus era ormai “sotto controllo” e che tutte le province erano ormai a basso rischio infezione. Il Paese conta 7 milioni di cattolici, pari al 7%  della popolazione.  (LZ)

 

28 luglio -  PAKISTAN - Leader religiosi cristiani propongono di aprire Santa Sofia anche al culto cristiano: favorirebbe il dialogo  

- Aprire Santa Sofia anche al culto cristiano. Questa la proposta lanciata da alcuni leader religiosi cristiani pakistani dopo la riconversione in moschea dell’antica basilica bizantina, il 24 luglio, per volontà del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Una decisione contro la quale - come è noto - a nulla sono valsi gli appelli, giunti da diverse parti nel mondo. Di qui l’idea avanzata da alcuni leader protestanti e cattolici pakistani di consentire la condivisione del luogo di culto. Tra i suoi sostenitori padre Abid Habib, ex-presidente della Conferenza dei superiori maggiori del Pakistan. “I cristiani potrebbero pregare la domenica e i musulmani il venerdì", afferma il sacerdote all’agenzia Ucanews, sottolineando che la condivisione di un luogo di culto non è un fatto inedito: “Nei programmi di dialogo interreligioso – spiega – mi è capitato spesso di sentire dotti musulmani citare hadith (racconti sulla vita di Maometto, ndr), in cui il Profeta permetteva a delegazioni cristiane di usare la Moschea di Masjid-e-Nabvi, a Medina. C’è una cattedrale a Boston che è usata dai musulmani per la preghiera del venerdì. Si potrebbe imparare da questi esempi, facendo di Santa Sofia un luogo di culto per cristiani e musulmani”, afferma padre Habib.  Anche per il presidente del Consiglio nazionale delle Chiese del Pakistan, il reverendo Azad Marshall, Santa Sofia dovrebbe essere aperta a cristiani e musulmani: “Riteniamo che questa sia una soluzione praticabile e contribuirebbe a promuovere la comprensione, il rispetto, il dialogo e la collaborazione reciproca”, ha dichiarato il vescovo, esprimendo l’auspicio che il Governo di Karachi si faccia portavoce delle preoccupazioni della Chiesa pakistana presso ler autorità turche e “svolga il ruolo che gli compete nella promozione dell’armonia interreligiosa ". (LZ)

28 luglio - NIGERIA – La solidarietà del Wcc con il Paese alle prese con violenze, corruzione e Covid-19. Mons. Kaigama: la corruzione è uno scandalo 

La minaccia jihadista di Boko Haram e le tensioni etniche e interreligiose nel nord del Paese, il banditismo, la corruzione endemica e adesso la nuova emergenza del Covid-19 che, oltre a provocare una grave crisi economica e una crescente insicurezza alimentare in diverse aree, ha visto una drammatica escalation delle violenze di genere contro le donne. Sono tante le crisi che minacciano oggi la pace e la stabilità della Nigeria, lo Stato più popoloso del continente africano. In questo contesto, il Comitato esecutivo in Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), riunitosi nei giorni scorsi in videoconferenza per fissare la data della sua 11.ma assemblea generale (rinviata all’estate del 2022 a causa della pandemia), ha voluto ribadire la solidarietà dell’organizzazione ecumenica al popolo nigeriano e alle comunità cristiane del Paese. La Nigeria è infatti uno dei Paesi al centro delle priorità del Wcc nel quadro del “Pellegrinaggio della giustizia e della pace”, lanciato nel 2013 alla decima assemblea generale a Busan, in Corea del Sud, per guarire le ferite di un mondo percorso da conflitti, ingiustizie e sofferenza. Nella dichiarazione pubblicata al termine della riunione, il Comitato esecutivo ricorda le diverse aree di crisi in Nigeria, soffermandosi anche sulle conseguenze drammatiche del Covid-19 sulla società nigeriana. A fronte di queste sfide - si osserva - non mancano “segnali di speranza” che scaturiscono dalle iniziative delle Chiese in Nigeria, promosse in collaborazione con organizzazioni ecumeniche, interreligiose e internazionali. Il Wcc ricorda in particolare le alcune iniziative di peace-building promosse dal Consiglio delle Chiese cristiane della Nigeria (Ccn) e  la maggiore collaborazione tra le comunità religiose nigeriane per la pace Il Comitato esecutivo del Wcc segnala anche le campagne di prevenzione dell’Aids, promosse in collaborazione con l’Unaids. Non meno importante l’opera svolta in questi mesi contro l’attuale pandemia del Covid-19 in particolare per prevenire il contagio. Sulla piaga della corruzione in Nigeria, è tornato ad esprimersi domenica monsignor Ignatius Kaigama, arcivescovo di Abuja presidente della Conferenza episcopale regionale dell'Africa Occidentale (Recowa-Cerao), che in questi anni ha fatto della lotta a questo fenomeno il suo cavallo di battaglia. In una dichiarazione riportata dal sito della Recowa-Cerao, il presule ha osservato che “il costo della governance nel Paese e le spese dedicate alle strategie politiche partigiane” per conquistare il potere  sono “scandalose di fronte alla pandemia di povertà".  (LZ)

 

28 luglio - FILIPPINE Duterte fa discorso alla nazione. Vescovi: bisogna agire contro ingiustizie sociali

Non bisogna aver paura di parlare e di agire contro le ingiustizie sociali: questo l’incoraggiamento rivolto ai fedeli da Monsignor Broderick Pabillo, Amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Manila, nelle Filippine. Le parole del presule sono arrivate ieri 27 luglio, durante la celebrazione di una Messa “per la giustizia e la pace” nella chiesa di Quiapo. Da sottolineare che, attualmente, Monsignor Pabillo è in quarantena perché risultato positivo al Covid-19; la sua omelia, tuttavia, è stata letta dal rettore della chiesa di Quiapo, Monsignor Hernando Coronel, che ha officiato il rito liturgico. In particolare, l’Amministratore apostolico di Manila ha esortato i cattolici a “parlare in nome della verità perché la giustizia deve prevalere”, trasformando “i sistemi ingiusti”. L’impegno dei cattolici – ha aggiunto – è necessario per portare la riconciliazione in tutta la nazione. Nella sua riflessione, l’Amministratore apostolico di Manila ha auspicato che il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, possa mettere in atto “soluzioni concrete” per il Paese, soprattutto di fronte “all’impatto socio-economico” che la pandemia da coronavirus ha avuto e sta avendo sulla popolazione. “Non è il momento di vantarsi dei risultati, né di criticare o lusingare il popolo. Vogliamo la verità”, ha ribadito Monsignor Pabillo. Di qui l’ulteriore invito ai fedeli ad “ascoltare attentamente e ad analizzare coscienziosamente” quanto viene detto dalle autorità statali perché “non è automatico che sia tutto credibile e vero”. Questo compito critico è essenziale perché – ha concluso il presule filippino – “non si può essere buoni cristiani se non si è anche buoni cittadini”. L’omelia di Monsignor Pabillo è arrivata poco prima che Duterte pronunciasse il suo “Discorso alla nazione” in cui, tra l’altro, è tornato ad insistere sulla necessità della pena di morte per i trafficanti di droga, sottolineando come l’introduzione di tale misura sia un deterrente per i criminali. Immediata la risposta della Chiesa cattolica: il presidente della Commissione episcopale per la pastorale penitenziaria, Monsignor Joey Baylon, ha sottolineato che “il presunto effetto dissuasivo della pena capitale è stato ripetutamente smentito in vari studi”. Non solo: un recente rapporto delle Nazioni Uniti ha evidenziato come la guerra al narcotraffico scatenata da Duterte, in realtà, abbia aumentato gli omicidi in un contesto di “quasi totale impunità”. Di qui, il richiamo di Monsignor Baylon a scegliere, piuttosto, “una giustizia riparatrice”, in quanto “più dignitosa” per la vita umana. Con la pena capitale, infatti, la giustizia diventa solo “una punizione” che non aiuta il colpevole a “cambiare”. (IP)

28 luglio - BRASILE “Quanto vale una vita?”: campagna dei vescovi contro la tratta

“Quanto vale una vita?”: è la domanda essenziale posta dalla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) come motto della campagna contro il traffico di esseri umani. L’iniziativa, promossa dalla Commissione pastorale speciale per la lotta alla tratta (Cepeeth), è stata avviata domenica 26 luglio e proseguirà fino a giovedì 30 luglio, data in cui si celebra la Giornata mondiale contro la tratta. “La campagna – si legge sul sito dei vescovi brasiliani - mira a richiamare l'attenzione delle autorità pubbliche sulla promozione e l'inclusione sociale delle vittime e sulla garanzia dei loro diritti”. Nel dettaglio, durante questi giorni saranno lanciati due video, spot radiofonici e materiale informativo sul tema del traffico di donne, bambini e migranti. Domani, 29 luglio, si terrà anche un evento on line con alcuni membri della Conferenza episcopale locale e del Centro scalabriniano di studi sulle migrazioni. L’incontro verrà trasmesso attraverso i social network della Caritas brasiliana. Dai promotori della campagna arriva anche l’invito a “compiere un gesto concreto, come quello di accendere una candela e, in preghiera, osservare un minuto di silenzio per le vittime della tratta”. La candela si potrà fotografare e pubblicare sui social media con gli hashtag #TraficoHumanoNo, #Endhumantrafficking e #CNBB. “Di fronte alla gravità di questo crimine – continua la nota – la Commissione episcopale chiede un’azione ferma da parte delle istituzioni pubbliche affinché si lotti efficacemente contro questo reato e si puniscano i responsabili”. I vescovi brasiliani sottolineano che “la tratta disumanizza e trasforma le persone in oggetti, togliendo loro dignità e libertà, due diritti essenziali”, a prescindere dal fatto che essa sia perpetrata a scopo sessuale, lavorativo, per il commercio di organi o per l’adozione illegale di minori. (IP)

28 luglio - STATI UNITI - Arcidiocesi Los Angeles: arriva “C3”, conferenza virtuale per evangelizzare al tempo della tecnologia

Evangelizzare al tempo della tecnologia, o meglio mettere a frutto l’esperienza e le tecniche digitali per migliorare l’impegno e il coinvolgimento delle parrocchie e delle scuole cattoliche: questo l’obiettivo della conferenza “C3”, ovvero la “Catholic Communication Collaboration" promossa dall’Arcidiocesi di Los Angeles, negli Stati Uniti, per i giorni 4 e 5 agosto. L’evento, a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, si terrà on line sul sito web c3.la-archdiocese.org. “L’attuale pandemia – si legge in una nota – ha rivelato che dobbiamo essere pronti ad affrontare situazioni e sfide senza precedenti. La conferenza C3 sarà il luogo perfetto per imparare, sperimentare e far crescere le capacità professionali” di ciascuno. Il primo giorno di lavoro sarà dedicato al tema “Ascoltare, condividere, fare rete e imparare” e includerà sessioni dedicate alla parrocchia, al personale scolastico e ai volontari. Il 5 agosto, invece, sarà incentrato su “Ascoltare, imparare e crescere” e metterà in evidenza le iniziative positive per “facilitare l'insegnamento, l'apprendimento e il ministero in questi tempi incerti e dirompenti. Le sessioni saranno presentate da catechisti, direttori liturgici, insegnanti, amministratori e personale di varie sedi dell'Arcidiocesi”. Avviata nel 2009, la C3 vuole promuovere gli sforzi tecnologici nel settore educativo e formativo, con l’obiettivo di fornire una solida comunicazione a banda larga wireless per tutta l’Arcidiocesi di Los Angeles, stabilendo e promuovendo corsi on line, sviluppando modelli finanziari sostenibili e incoraggiando finanziamenti per la rete di connessione scolastica. (IP)

28 luglio - NICARAGUA - L’arcidiocesi di Managua denuncia una nuova profanazione in una chiesa nella zona di Masaya

Il cardinale Leopoldo José Brenes, arcivescovo metropolita di Managua, in un comunicato diffuso ieri dall’arcidiocesi, ha condannato l’atto di profanazione, avvenuto sabato scorso, nella cappella di Nostra Signora del Carmen. Secondo quanto riportato dal parroco di Nostro Signore di Veracruz, Pablo Villafranca, il tabernacolo di Gesù Sacramentato è stato trascinato sul pavimento.  "L'arcivescovo – si legge nel testo - condanna questo atto, che offende la nostra fede, per il quale offre le sue preghiere, e chiede ai fedeli di essere attenti e vigili nella cura delle loro cappelle e di unirsi in preghiera di riparazione e di riconciliazione di fronte a questa situazione". (AP)

28 luglio - COLOMBIA - L’aiuto del Vicariato di Puerto Carreño alle comunità indigene

La Pastorale sociale-Caritas della Chiesa colombiana ha voluto sottolineare, sulla pagina web, il suo impegno nel Vicariato Apostolico di Puerto Carreño verso i più bisognosi, sottolineando il suo operato in ambito sanitario ed educativo a favore delle popolazioni indigene e dei giovani, in questo tempo di pandemia. Le comunità indigene della regione sono, infatti, una delle priorità del Vicariato, che attualmente sta lavorando in due insediamenti - Roncador e Trompillo - per migliorarne la qualità di vita. Oltre ai kit di protezione, la Pastorale si è impegnata a fornire consulenze legali e psicologiche a queste comunità, che spesso non avendo accesso ai media, si trovano a non sapere cosa stia succedendo. Il Vicariato ha dato il via pure a due progetti volti all’assistenza della popolazione migrante. Il primo, realizzato con il Consiglio per i Rifugiati, prevede la distribuzione di razioni alimentari e, il secondo, attraverso il Segretariato Nazionale per la Pastorale Sociale- Caritas della Chiesa colombiana, una donazione in denaro che possa rispondere ai loro bisogni primari. Non manca, inoltre, un’attenzione particolare alla tutela dei diritti umani, grazie alla quale si cerca di rendere visibili casi specifici in cui colombiani o venezuelani abbiano visto violati i loro diritti e contribuire a far sì che non lo siano più. A Puerto Carreño, grazie a tre cucine comunitarie, vengono serviti 540 pranzi al giorno, dal lunedì al venerdì, attraverso due parrocchie. Qui i sacerdoti continuano a portare la comunione alle persone in casa, alcuni di loro celebrano la Messa su Internet e ogni giorno, alle 9.00 del mattino, un sacerdote, attraverso la stazione radio dell'Esercito, trasmette un messaggio di speranza per la comunità, nel tentativo di non trascurare la parte spirituale, che è così importante. È poprio quella, infatti, ha sottolineato Natalia Ceballos, direttrice della Pastorale Sociale di Puerto Carreño, “che ci dà la speranza di continuare in questo processo abbastanza difficile". (AP)

28 luglio - MONDO - Giornata mondiale contro tratta. Caritas Internationalis chiede misure urgenti per più vulnerabili

I governi intensifichino gli sforzi per identificare le vittime della tratta e dello sfruttamento, soprattutto ora che, a causa della pandemia da Covid-19, i numeri crescono in modo allarmante: questo l’appello lanciato da Caritas Internationalis in vista della Giornata mondiale contro la tratta che si celebra il 30 luglio. All’invito dell’organismo caritativo aderisce anche Coatnet, una rete di 46 organizzazioni cristiane impegnate nella lotta al traffico di esseri umani. “In questo momento di diffusione del Covid-19 – afferma il segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John - denunciamo una realtà preoccupante per le persone vulnerabili che sono maggiormente a rischio di divenire vittime della tratta”. L’attenzione alla pandemia, infatti, “non non deve impedirci di prenderci cura delle persone più soggette allo sfruttamento”, fornendo loro “reti di sicurezza” e “un sostegno materiale, sanitario, legale e psicologico” per “accompagnarle nelle difficoltà”. I governi, dunque, tengano in maggior considerazione i “danni collaterali della pandemia globale, specialmente sui migranti e lavoratori informali, ora più esposti alla tratta”. Per questo, Caritas Internationalis e Coatnet chiedono “misure urgenti e mirate per sostenere quanti lavorano in settori informali, tra cui i collaboratori domestici, gli operai agricoli e edili, i migranti privi di documenti”. “Esortiamo i governi – continua Aloysius John - a fornire a queste persone accesso alla giustizia e ai servizi di base, ad esempio centri di accoglienza e linee di supporto dedicate. Chiediamo inoltre alle istituzioni e alle organizzazioni della società civile di proteggere i bambini dagli abusi e dallo sfruttamento, che avviene anche attraverso Internet e i nuovi media, e chiediamo a tutte le persone di buona volontà di essere vigili e di denunciare simili casi”. Durante la pandemia, infatti, sono aumentati i casi di violenza ai danni dei minori e il numero di bambini vittime dello sfruttamento online. In India, ad esempio, “sono stati segnalati alle autorità 92mila casi di abusi su minori nell’arco di soli 11 giorni”, mentre molti bambini corrono il rischio di dover chiedere l’elemosina per strada. (IP)

28 luglio - PAKISTAN Piogge torrenziali nel Paese, decine di morti. La Caritas in aiuto della popolazione

Piogge torrenziali si sono abbattute nel Paese, causando inondazioni improvvise e la morte di circa 36 persone. Le forze paramilitari si sono mobilitate per aiutare la polizia stradale a mettere in salvo gli automobilisti rimasti intrappolati nelle loro auto per le strade allagate. Anche i volontari della Caritas hanno unito i loro sforzi per salvare le persone e i loro beni. "Siamo rimasti bloccati in casa questa domenica - ha riferito Mansha Noor, segretario esecutivo di Caritas Pakistan Karachi, ad UCA News -, mentre la gente condivideva video di motociclette e persino di auto travolte da forti inondazioni”. Noor ha raccontato come “diverse persone siano rimaste ferite a causa della caduta di mattonelle dagli edifici più alti" e come "i volontari in prima linea dei comitati di gestione dei disastri (DMC) abbiano continuato i soccorsi durante le forti piogge e abbiano aiutato a salvare le persone e i loro beni nelle zone basse". La Caritas ha cercato di sviluppare quest’anno un piano di risposta all'emergenza alluvioni, svolgendo in alcune zone esercitazioni per affrontare l’emergenza in caso di alluvione, in modo che le comunità più a rischio riuscissero ad aiutarsi da sole. In questo tempo di pandemia, infatti – ha sottolineato Amjad Gulzar, direttore esecutivo di Caritas Pakistan - le inondazioni renderanno ancora più difficile garantire il sostentamento della popolazione. (AP)

28 luglio - KENYA Diocesi di Murang'a: nuovo ambulatorio per Ospedale Missionario di Kiriaini

Si amplia il raggio d’azione della Chiesa cattolica in Kenya nel settore sanitario, a favore dei più poveri e vulnerabili: l’Ospedale Missionario di Kiriani, infatti, ha inaugurato un nuovo blocco ambulatoriale. L’evento si è svolto il 17 luglio, alla presenza del Segretario di gabinetto per la Salute, Mutahi Kagwe, e con la benedizione di Monsignor Joseph Ndembu Mbatia, responsabile della Commissione episcopale per la Pastorale sanitaria. Presente anche Monsignor James Maria Wainaina, vescovo di Murang'a, nel cui territorio si trova il nosocomio. “Il Kiriaini Mission Hospital – ha detto il presule, citato dall’agenzia Cisa – è da sempre impegnato nella fornitura di servizi medici olistici di prevenzione e cura per tutti, con particolare attenzione ai poveri e ai meno fortunati, nello spirito dell'annuncio del ministero di guarigione di Cristo”. E riconoscenza per l’operato della Chiesa è stata espressa da Mutahi Kagwe, il quale ha ricordato che la struttura ospedaliera è stata “uno dei principali fornitori di assistenza sanitaria per gli abitanti della zona”: nel 2019, infatti, 63.772 pazienti ambulatoriali generici sono stati curati presso il Kiriani Mission Hospital. Dal rappresentate del governo ribadito anche l’impegno delle autorità a migliore i servizi sanitari “per garantire maggiore efficienza, accesso e rapidità” nelle cure, già dal prossimo futuro. (IP)

28 luglio - ARGENTINA - Protocollo aborto. Azione Cattolica di Buenos Aires: atto di violenza contro la vita

Resta acceso, in Argentina, il dibattito sull’aborto, dopo la recente decisione della legislatura di Buenos Aires di aderire al cosiddetto "Protocollo nazionale per la cura completa delle persone con diritto alla cessazione legale della gravidanza" varato del Ministero nazionale della Salute. Da più parti si ribadisce che la Costituzione nazionale sancisce che l’Interruzione volontaria di gravidanza è illegale ed è ammessa solo in casi eccezionali, come la tutela della vita e della salute della donna. Già nei giorni scorsi si sono levate le voci dell’Arcidiocesi di Buenos Aires e dell’Università cattolica: la prima, ha rilasciato una dichiarazione intitolata “La vita ha sempre dignità”, alla quale ha poi aderito l’intera Conferenza episcopale nazionale. L’Ateneo, invece, per bocca dei docenti della facoltà di Giurisprudenza, ha pubblicato un documento in cui sottolinea come il Protocollo violi i principi fondamentali della Costituzione. A far sentire le sue ragioni, ora, è l’Azione Cattolica di Buenos Aires che, in una nota, chiede alle autorità locali di porre il veto alla normativa, in quanto essa, “dietro la presunta tutela di diritti, in realtà comporta una violenza contro la vita”, anzi: “una violenza ulteriore, oltre a quella che siamo abituati a vedere ogni giorno in questa città, ovvero povertà, emarginazione, tratta di esseri umani e lavoro schiavo”. Di qui, l’appello dell’Azione Cattolica a “costruire le misure necessarie per assicurare lo sviluppo della vita e la sua tutela in ogni sua fase, senza alcuna discriminazione per età o stato sociale”. “Non possiamo evitare di denunciare questa normativa”, ribadisce ancora l’Ac, poiché “la nostra missione è proprio quella di denunciare ogni atto che viola l’esistenza umana, dal suo concepimento e fino alla morte naturale”. (IP)

28 luglio - COLOMBIA - L’impegno della diocesi di Riohacha contro la violenza sulle donne  

"Sono consapevole che purtroppo siamo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, ha reso difficile il cammino delle donne, disprezzate nella loro dignità, dimenticate nelle loro prerogative, spesso emarginate e persino ridotte in schiavitù". Così si è espresso, lo scorso fine settimana - si legge sulla pagina web dell’Episcopato -, monsignor Francisco Antonio Ceballos Escobar, vescovo di Riohacha, nel corso di una conversazione virtuale dal titolo "Le voci delle donne in tempi di pandemia", organizzata dalla diocesi. L’incontro ha voluto portare alla ribalta il tema della violenza contro le donne, una violenza che, nel dipartimento di La Guajira, persiste, anzi è aumentata, nonostante l’isolamento a causa della diffusione della pandemia di coronavirus. Monsignor Ceballos ha parlato del ruolo costruttivo svolto dalla donna nella società e di come questo ruolo, nel corso della storia, sia stato sottovalutato, impedendole di esprimersi. Ha ricordato, dunque, come, attraverso il magistero degli ultimi Pontefici, la Chiesa abbia cambiato questo atteggiamento nei confronti delle donne, che occupano un ruolo speciale nella vita pastorale. La prova è - ha affermato - l'esistenza nella diocesi di un ufficio, la cui missione è quella di "guidare processi di riflessione che contribuiscano al rafforzamento della vita spirituale, alla promozione umana e all'empowerment delle donne" e a rendere visibile ed evidenziare la partecipazione delle donne nella Chiesa e nella società. Il presule ha chiesto che, in questo periodo di pandemia, i diritti delle donne non siano violati e che siano piuttosto resi visibili gli abusi di cui sono vittime all'interno della famiglia. "Non è un segreto – ha sostenuto - che gli abusi sulle donne siano aumentati in questo periodo di pandemia, come rivelano le statistiche. Per molte donne, l'isolamento sociale e lo "stare a casa" è diventato un inferno, nella convivenza quotidiana con il loro aggressore. Questa è una sfida non solo per i sistemi sanitari di tutto il mondo, ma anche per noi che ci impegnamo in favore dell'uguaglianza e della dignità umana. (AP)

28 luglio - POLONIA - 76.mo anniversario insurrezione Varsavia. Ordinario militare: lottare per dignità, bene, giustizia

Il 1.mo agosto 1944, esattamente 76 anni fa, iniziava l’insurrezione di Varsavia che vedeva l’esercito nazionale polacco combattere contro le truppe tedesche di occupazione per liberare la città, in una rivolta che proseguì fino al 2 ottobre. Per ricordare quell’importante momento storico del Paese, la Conferenza episcopale polacca (Kep) ha diffuso un messaggio a firma dell’Ordinario militare, Józef Guzdek. Nel documento, il presule esorta a “rendere omaggio a tutti coloro che parteciparono all’insurrezione, nonché agli abitanti della capitale che sostennero l’esercito nella lotta per la dignità, il bene e la giustizia”. Quei 63 giorni di rivolta, sottolinea l’Ordinario militare “divennero motivo di stupore per tutti gli Stati del nostro continente” e fecero risuonare “un forte grido di libertà e indipendenza nell'Europa occupata”. “Ricordando gli eventi passati, ricordiamo a noi stessi e agli altri - aggiunge Monsignor Guzdek - che dobbiamo testimoniare il nostro amore per la Patria non solo con le parole, ma soprattutto con le azioni”. Il 31 luglio, vigilia dell’anniversario, alle ore 18.00, il presule celebrerà la Santa Messa nella Cattedrale di Varsavia, nel pieno rispetto delle normative sanitarie anti-Covid. Per questo, la celebrazione sarà trasmessa anche in diretta streaming sul sito web dell’Ordinariato militare. Sabato 1.mo agosto, inoltre, alle ore 17.00, suoneranno le campane delle chiese e delle cappelle militari di tutta la Polonia. “Voglio che la loro voce – conclude Monsignor Guzdek - sia un richiamo alla preghiera, alla riflessione e al rispetto reciproco”. (IP)

 

 

27 luglio -  PORTOGALLO Mega-incendio a Castelo Branco: la vicinanza del  vescovo monsignor Antonino Dias  

Ancora un’estate funestata dai roghi in Portogallo. 700 vigili del fuoco e 14 i Candair sono impegnati in queste ore per domare un mega-incendio nella regione centrale di Castelo Branco, a 200 chilometri da Lisbona. L’incendio è scoppiato sabato sera a Oleiros e si è esteso nei territori di due comuni vicini: Proença-a-Nova e Sertã. Nelle operazioni di spegnimento ha già perso la vita un giovane pompiere di 21 anni, Diogo Dias, mentre altri sono rimasti feriti. Ai familiari della vittima è giunto il cordoglio del vescovo di Portalegre-Castelo Branco, monsignor Antonino Dias. In un messaggio letto ieri durante la Messa domenicale nella parrocchia di Oleiros, il presule ha espresso profonda tristezza per la disgrazia degli incendi che colpisce ancora una volta “tragicamente” il territorio della diocesi, esortando quindi i fedeli ad unirsi nella preghiera a “Dio che, in Cristo, si è rivelato vicino in ogni esperienza umana, in particolare nell'esperienza del dolore e della sofferenza”. Nel messaggio - riporta l’agenzia Ecclesia - monsignor Dias parla “di un flagello costante, che uccide, provoca sofferenza, angoscia. Quanto dolore per la popolazione – afferma - quanta sofferenza, afflizione, scoramento e quanta più povertà nel breve e lungo termine”. (LZ)

27 luglio - BURKINA FASO - Ocades (Caritas): il terrorismo jihadista minaccia la stabilità del tessuto sociale di tutto il Paese. A rischio violenza le prossime elezioni  

La minaccia jihadista in Burkina Faso sta minando l’unità e la stabilità del tessuto sociale di tutto il Paese. Lo conferma l’ultimo rapporto annuale dell’Ocades, la Caritas locale, pubblicato nei giorni scorsi. Dalla caduta del regime del colonnello Muammar Gheddafi in Libia, nel 2011, e soprattutto dopo nascita del sedicente Stato Islamico in Iraq, diversi gruppi armati islamisti hanno cominciato a seminare il terrore in diversi Stati della regione del Sahel. Tra questi, appunto, il Burkina Faso, dove negli ultimi anni gruppi estremisti si sono impiantati stabilmente nel Nordest del Paese facendo leva sui sentimenti di emarginazione politica ed economica di alcuni gruppi etnici. Dal 2015 gli attacchi di gruppi islamisti hanno causato centinaia di morti e oltre 765.000 sfollati interni. Tra i bersagli sempre più frequenti i leader e membri della minoranza cristiana, vittima dall’inizio quest’anno di almeno cinque attacchi.   Il terrorismo di matrice jihadista sta mettendo sempre più a dura prova la convivenza etnico-religiosa in Burkina Faso, che è storicamente pacifica. Secondo il rapporto dell’Ocades – citato dall’agenzia cattolica svizzera Cath.ch - anche nelle diocesi cattoliche che non sono ancora oggetto di attacchi, si osserva un'evoluzione del comportamento: cresce il clima di sospetto e il terrorismo è diventato un argomento tabù, mentre il dibattito pubblico assume sempre più connotati divisivi. Tensioni che - afferma la Caritas burkinabè, facendo eco alle espresse dai vescovi durante la loro ultima assemblea plenaria a giugno - mettono a rischio lo svolgimento pacifico delle elezioni generali del prossimo 22 novembre. Per contrastare questa deriva, l’organizzazione caritativa cattolica sostiene quindi la necessità di un dialogo forte tra lo Stato e gli attori della società civile e di rafforzare il dialogo interreligioso anche attraverso la partecipazione dei leader religiosi alle feste delle altre comunità confessionali. Da parte sua, l’Ocades è impegnata in diverse iniziative di aiuto alla popolazione più vulnerabile. Nel 2019, con il sostegno della Caritas Internationalis e di altri partner, ha stanziato 10,2 miliardi di franchi CFA (pari a circa 154.233 Euro) destinati, tra le altre cose, all’assistenza agli sfollati e ai poveri e alla costruzione di una novantina di scuole. (LZ)

27 luglio - CENTRAFRICA   Vescovi: lavorare insieme per affrontare la crisi del #Coronavirus e costruire un Paese nuovo e pacificato  

Lavorare “insieme per costruire una nuova Repubblica Centrafricana”, per “la sua liberazione sociale, economica, politica e religiosa “, seguendo l’esempio di Mosè durante la traversata del deserto. È l’appello rivolto ai fedeli e a tutti gli  uomini e donne di buona volontà  dai vescovi del Centrafrica al termine della loro seconda assemblea plenaria ordinaria dell’anno, svoltasi dal 20 al 26 luglio nella capitale Bangui. Al centro dei lavori l’emergenza sanitaria del Covid-19 in Centrafrica, dove continuano a salire i contagi, con 4.599 casi positivi e 59 morti, e le prossime elezioni politiche previste alla fine di dicembre. Un appuntamento sul quale pesa l’incognita della perdurante instabilità politica del Paese, dove, anche se dopo la visita di Papa Francesco del 2015 è stata superata la fase più acuta della nuova crisi politica sfociata nel sanguinoso conflitto interno scoppiato nella primavera del 2013, restano alte le tensioni comunitarie tra cristiani e musulmani e le milizie armate continuano a spadroneggiare in ampie aree. Questa situazione preoccupa i vescovi centrafricani che già durante la loro prima sessione dell'anno a gennaio avevano evidenziato come “la soluzione al conflitto armato non è solo militare”. Il timore della Chiesa, impegnata attivamente nel difficile processo di pacificazione tra Governo centrale e le varie forze ribelli, è che la perdurante insicurezza possa compromettere lo svolgimento pacifico delle elezioni. Troppe le armi in circolazione e le milizie armate in azione, la cui soppressione, – sottolinea la dichiarazione finale dell’assemblea - dovrebbe essere prioritaria. A questo si aggiungono le irregolarità nel processo di registrazione nelle liste elettorali che scoraggiano ulteriormente i cittadini dalla partecipazione al voto. Secondo i vescovi, per la riuscita delle elezioni è necessaria un’ampia concertazione che coinvolga “le forze vive” della nazione. Essa, affermano, “consentirebbe di proseguire il processo elettorale, di ricostruire la fiducia tra i principali attori interessati, di creare un forte legame di collaborazione tra tutti”. La missione della Chiesa – precisano i presuli centrafricani - è di accompagnare questo processo, esortando alla responsabilità, condannando ogni forma di violenza come mezzo per affermare le proprie rivendicazioni e richiamando principi fondamentali del Vangelo e della dottrina sociale cattolica: "la dignità della persona umana, il rispetto della vita, l’opzione preferenziale per i poveri e le persone vulnerabili, la solidarietà, il bene comune, la destinazione universale dei beni della terra, la democrazia e la sussidiarietà”. La solidarietà – sottolinea la dichiarazione - dovrebbe ispirare anche la lotta contro il Coronavirus.  Di qui, in conclusione, l’esortazione a mobilitarsi “per lottare in modo più efficace contro la pandemia e a creare le condizioni necessarie per l’esercizio dei diritti civili, politici e per un maggiore coinvolgimento del popolo centrafricano nel processo elettorale democratico”.  (LZ)

27 luglio - PORTOGALLO A Fatima, dal 2 al 5 settembre, XII Incontro nazionale per giuristi

(VNS) – 27lug20 - Si terrà dal 2 al 5 settembre, a Fatima (Casa di Nostra Signora del Carmelo), il XII Incontro nazionale per giuristi, organizzato dall'Associazione Canonistica Portoghese, al fine di fornire a giudici, avvocati e altri laureati in giurisprudenza un approfondimento in materia di diritto canonico. L’incontro affronterà le sfide antropologiche legate all’ideologia di genere e le sue ricadute sull’ordinamento civile e giuridico canonico. I relatori, tra gli altri, monsignor António Couto, vescovo di Lamego, Isilda Pegado, giurista e presidente della Federazione portoghese per la Vita, il giudice Pedro Vaz Patto e Juan Ignacio Bañares, professore dell'Università di Navarra (Spagna), affronteranno il tema dell'ideologia di genere e le sue ricadute sulla realtà portoghese, sulla libertà religiosa, sull'obiezione di coscienza e nell’ambito del matrimonio. (AP)

27 luglio  – CILE La preoccupazione del vescovo di Temuco per i mapuche in sciopero della fame da più di due mesi

 Monsignor Héctor Vargas Bastidas, vescovo di Temuco, domenica 26 luglio, in una rubrica pubblicata sul Diario Austral de La Araucanía – si legge sul sito della Conferenza episcopale -, ha espresso tutta la sua preoccupazione per i mapuche, che da più di due mesi stanno facendo lo sciopero della fame, e ha chiesto alle autorità di farsi carico delle questioni che hanno portato a questa azione. I nove esponenti del movimento mapuche, reclusi nelle carceri di Temuco, Angol e Lebu, che rivendicano i diritti sulle terre dei loro avi e si considerano prigionieri politici, hanno iniziato la loro protesta il 4 maggio, assicurando di volerla portare avanti fino alle "estreme conseguenze". La Chiesa rifiuta tutto ciò che è contro la vita, sostiene il presule, sottolineando come sia “nota la sua posizione riguardo alle gravi violazioni dei diritti umani e alle ingiustizie ‘che gridano al cielo', all'aborto e all'eutanasia, ai maltrattamenti degli anziani, all'odio, alla violenza e al terrorismo, al razzismo, all'esclusione e alla discriminazione, alla tratta di esseri umani, agli abusi di potere, di coscienza e agli abusi sessuali contro donne e minori”, al punto che “la Chiesa stessa ha dovuto chiedere perdono per la condotta riprovevole di alcuni dei suoi ministri su questi temi". Alla luce di tutto questo, dunque, e "in linea con questi valori, –  ha aggiunto monsignor Vargas Bastidas -, non possiamo non esprimere la nostra grande preoccupazione per il popolo mapuche che da più di due mesi sta facendo lo sciopero della fame, mettendo a serio rischio la sua salute e la sua vita”. (AP)

27 luglio -  SIERRA LEONE  Appello alla calma di monsignor Paganelli dopo i disordini nella città di Makeni 

L'amministratore apostolico della diocesi di Makeni, monsignor Natale Paganelli, ha rilasciato un comunicato in cui fa appello alla calma dopo i recenti violenti disordini nella città di Makeni e ha invitato tutti a concentrarsi sulla lotta contro il Covid-19. I disordini sono scoppiati la notte del 17 luglio. I giovani della città hanno cercato di impedire il trasferimento di un generatore termico da 1,65 Megawatt nella città di Lungi, dove si trova l'aeroporto internazionale del Paese. Le forze di sicurezza avrebbero sparato e ucciso almeno 5 persone e ne avrebbero ferite gravemente molte altre. Monsignor Paganelli nella dichiarazione del 26 luglio ha espresso la sua preoccupazione per l'insensata perdita di giovani vite. Ha detto che la Chiesa continuerà a pregare affinché le anime defunte riposino in pace e per la pronta guarigione dei feriti negli ospedali di Makeni e nella capitale, Freetown. Applaudendo il gesto del presidente repubblicano per l'invio di una delegazione di alto rango in città per esaminare la causa dei disordini, il vescovo ha detto che la diocesi sostiene l'appello della popolazione di Makeni per un'indagine indipendente. Il presule ha inoltre affermato che il rilascio degli arrestati contribuirebbe a ridurre la tensione e ad alleviare l'amarezza e la rabbia tra i figli e le figlie della città di Makeni, sia in patria che all'estero. Non è il momento di "perdere l'attenzione sulla lotta contro il nostro comune nemico, Covid-19, e i suoi devastanti effetti socio-economici su tutti noi", ha detto l'amministratore apostolico della diocesi di Makeni. Come Chiesa, ha continuato, "Noi condanniamo ogni forma di violenza, che consideriamo autodistruttiva e controproducente". Ha poi ribadito l'insegnamento della Chiesa, che "ogni vita umana è sacra e ha un valore inestimabile al cospetto di Dio, il Creatore". Ha invitato tutti a "rispettare, proteggere, amare e servire la vita, ogni vita umana", come si legge nel paragrafo 5 dell'Evangelium Vitae, il documento della Chiesa sul valore e l'inviolabilità della vita umana. (FT)

27 luglio -  AFRICA - Giornata del Secam. Il cardinale Philippe Ouédraogo: “Siamo un solo popolo e dobbiamo essere custodi l'uno dell'altro"

 “Il Covid-19 ha messo in luce quanto siamo vulnerabili, indipendentemente dal colore o dallo status, e ciò che accade in un Paese colpisce le persone in un altro. In effetti, ha dimostrato che siamo un solo popolo e che dobbiamo essere custodi l'uno dell'altro”. Così il cardinale Philippe Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou e presidente del Secam, il Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, nel messaggio diffuso in occasione della Giornata del Secam, istituita nel 2014, in occasione del 45.mo anniversario della sua fondazione, che si celebra il 29 luglio di ogni anno. Questa Giornata rappresenta l’occasione per parlare del Simposio - composto da 37 Conferenze episcopali nazionali e 8 Conferenze regionali africane -, per consentire ai cattolici di tutto il Continente e delle Isole di essere più informati sulla sua esistenza, il suo lavoro e la sua missione, e invitarli a sostenerlo. A tal fine, la celebrazione viene spostata alla domenica successiva, quando il 29 luglio cade in un giorno della settimana. Pertanto, quest'anno la Giornata del Secam sarà celebrata il 2 agosto 2020 e non sarà accompagnata dalla speciale colletta, volta a sostenere le attività del Simposio, a causa dell’emergenza coronavirus. Il Cardinale Ouédraogo, nel messaggio, ha voluto sottolineare come, purtroppo, ad un anno dal Giubileo d’oro del Secam, celebrato a Kampala, in Uganda, dove si riunì per la prima volta in occasione della visita di Papa Paolo VI, nel 1969, la situazione in Africa e nelle isole circostanti non sia cambiata, dentro e fuori la Chiesa, anzi, si sia aggravata a causa della pandemia di coronavirus che ha creato scompiglio ovunque. Un rapporto recente di Caritas Internationalis, infatti, spiega il porporato, ha mostrato come l’Africa sia il continente più colpito dagli effetti del Covid-19. In questa situazione, dunque, l’arcivescovo di Ouagadougou ha invitato i fratelli e le sorelle africane ad avere coraggio, a non cedere alla disperazione, a continuare a pregare e aspettare i tempi di Dio. Il porporato ha poi espresso il suo sdegno di fronte alla violenza e al terrorismo che ancora insanguinano alcuni Paesi africani. “È vergognoso e deplorevole – ha scritto - che nemmeno il mortale Covid-19 abbia scoraggiato la violenza e il terrorismo in alcuni Paesi dell'Africa; continuiamo ad ucciderci ogni giorno. Uniamo la nostra voce al Santo Padre, Papa Francesco, e ad altri leader mondiali per chiedere la fine immediata della violenza ovunque in Africa e nel resto del mondo”. Tuttavia, nonostante i molti momenti di dolore, nell'ultimo anno ci sono stati anche momenti di gioia, ha sottolineato il cardinale, ringraziando Dio per le sue benedizioni. Egli ha ringraziato i vescovi, il clero, i religiosi e i laici per il loro impegno nell'evangelizzazione, nonostante le sfide attuali; i governi per gli sforzi fatti per contenere la diffusione del coronavirus nel continente e incoraggiare i leader a continuare a tutelare la salute della popolazione; e gli operatori sanitari, comprese le suore che hanno dimostrato una straordinaria dedizione nel tentativo di alleviare le sofferenze dei malati. (AP)

26 luglio - MESSICO - Aborto. Monsignor José Jesús Herrera Quiñones: “Garantire la massima tutela giuridica del diritto alla vita”

"Noi affermiamo, secondo le prove scientifiche, che la vita umana inizia al momento del concepimento". Così monsignor José Jesús Herrera Quiñones, vescovo di Nuevo Casas Grandes e responsabile della Dimensione episcopale della vita, in un comunicato pubblicato il 24 luglio sulla pagina web dell’Episcopato, in vista dell’imminente analisi di un dossier da parte della Corte Suprema di Giustizia della Nazione che potrebbe portare alla legalizzazione dell’aborto nello Stato di Veracruz e aprire la porta alla sua approvazione nel resto del Paese. La decisione che la Corte Suprema di Giustizia prenderà, ha sottolineato il presule, “potrebbe avere un impatto diretto sulla tutela giuridica del diritto fondamentale dell'uomo alla vita, in particolare nelle sue fasi iniziali. Mentre le sue conseguenze immediate avrebbero un effetto su quello Stato, i suoi effetti potrebbero estendersi ad altre entità del Paese". "L'aborto non è un sostegno per la donna - ha affermato monsignor Herrera Quiñones -, che può persino essere una vittima nel grembo di sua madre”, e ha ricordato come i vescovi riconoscano la necessità di un'attenzione speciale per quelle donne che richiedono protezione, sostegno nei loro bisogni materiali e nella salute fisica e psicologica. La dignità della vita umana, che inizia con la fecondazione, si estende per tutta la vita ed è necessario che questa dignità umana sia riconosciuta e tutelata, in particolare nel caso delle donne in situazioni di vulnerabilità. (AP)

26 luglio - FILIPPINE Vescovo di San Carlos: ““Uniamoci e difendiamo i nostri diritti”

"Il presidente Duterte ha promesso durante le sue campagne che sarebbe arrivato il cambiamento, e in effetti è arrivato, ma solo in peggio". Così si è espresso ieri, in una dichiarazione, monsignor Gerardo Alminaza, vescovo di San Carlos - riporta UCA News -, in vista del discorso del presidente Duterte sullo stato della nazione (SONA) della prossima settimana. La marea di uccisioni nel Paese e le crescenti violazioni dei diritti umani non sono il tipo di cambiamento di cui il Paese ha bisogno, ha affermato il presule, criticando inoltre la gestione da parte del governo della pandemia di coronavirus e la promulgazione della controversa legge antiterrorismo. Tutti gli sforzi - ha sottolineato - dovrebbero concentrarsi nell'affrontare la pandemia "con soluzioni mediche complete, e non concentrarsi su strategie nascoste che stanno facendo soffrire di più la nostra gente". La crisi sanitaria richiede alla governance "moderazione e discernimento”. Monsignor Alminaza ha invitato dunque il presidente "a non chiudere un occhio sulle terribili condizioni in cui versa il popolo", come la fame, la perdita dei mezzi di sussistenza e il degrado ambientale, e lo ha esortato ad “ascoltare le grida della gente, a presentare soluzioni concrete nel suo discorso sullo stato della nazione, e a servire l'interesse pubblico". “Siamo stanchi - ha detto - di sentire nei suoi discorsi battute e minacce ingiustificate". (AP)

26 luglio - REGNO UNITO Arcidiocesi di Cardiff: il governo gallese sovvenziona il progetto "Staying Together While Apart”

L'Arcidiocesi di Cardiff ha ricevuto una sovvenzione di 138.000 sterline dal Fondo di emergenza per i Servizi di Volontariato del governo gallese per sostenere il suo nuovo progetto “Staying Together While Apart”, (Restiamo uniti, mentre siamo separati) . L'iniziativa, della durata di sei mesi, mira ad aiutare coloro che sono più vulnerabili e che si autoisolano nel Galles del Sud, distribuendo cibo, pacchetti di assistenza e prescrizioni durante la pandemia di Covid-19, concentrandosi sulla loro salute mentale. "Il nostro obiettivo – ha riferito sul sito dell’arcidiocesi Klavdija Erzen, Project Manager di 'Staying Together While Apart' - è quello di migliorare la salute mentale e il benessere degli adulti più anziani e vulnerabili, oltre a ridurre il senso di isolamento e solitudine, fornire assistenza a coloro che soffrono di disagio psicologico e promuovere un senso di appartenenza e di comunità”. Tutto questo – ha aggiunto -, utilizzando Zoom, Skype, streaming in diretta e podcast su YouTube, insieme alle più tradizionali telefonate, lettere e persino cartoline per combattere l'isolamento e comunicare messaggi di sostegno a chi ne ha bisogno. (AP)

26 luglio - AMERICA LATINA Celam: 65.mo dalla prima Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano a Rio de Janeiro

Il Celam, in occasione dei 65 anni dalla prima Conferenza generale dei vescovi latinoamericani a Rio de de Janeiro, nel 1955, in una lettera firmata dalla sua presidenza, e pubblicata sulla pagina web dell’Episcopato, ringrazia Dio per questo traguardo e chiede l’intercessione della Beata Vergine Maria, Nostra Signora di Guadalupe, affinché il processo di evangelizzazione di una Chiesa in uscita, missionaria e sinodale prosegua. “Ringraziamo Dio - si legge nel testo - per il 65.mo anniversario di questa Conferenza convocata da Papa Pio XII, e dove si è deciso di chiedere a Sua Santità la creazione del Consiglio episcopale latinoamericano - Celam, con l'obiettivo di studiare i problemi che interessano la Chiesa in America Latina, coordinare le attività e preparare nuove Conferenze dell'Episcopato latinoamericano con le nuove sfide dei tempi che cambiano".   Da questo momento in poi il Celam si è occupato di problemi sociali, di missioni, di popolazioni indigene, della popolazione di origine africana, degli immigrati, della gente di mare, nonché del problema della carenza di sacerdoti, e per tutta la sua esistenza si è impegnato a favorire “processi di evangelizzazione e di servizio ecclesiale” per diffondere la fede e renderla parte integrante del pensiero, dei costumi e delle istituzioni del Continente. La sua azione – spiegano i vescovi - è “stata particolarmente stimolata dalla presenza e dal messaggio dei Santi Padri Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Papa Francesco, che hanno fatto sentire la loro vicinanza e la loro parola guida in tutti i Paesi del nostro continente”. (AP)

25 luglio -  BOLIVIA Mercoledì 5 agosto Messa per i malati e i morti per #coronavirus a Roma

A Roma, mercoledì 5 agosto, alle ore 19.00, presso la chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli, i sacerdoti boliviani celebreranno l'Eucaristia per i malati e i morti a causa del Covid-19 e in memoria di monsignor Eugenio Scarpellini, missionario italiano, vescovo di El Alto, scomparso mercoledì 15 luglio in Bolivia. La Chiesa del Paese invita gli amici boliviani e i residenti a Roma "a ricordare i propri morti e a chiedere la protezione di Nostro Signore Gesù Cristo per i propri cari". "Insieme alla comunità boliviana – si legge sulla pagina web della Conferenza episcopale -, celebreremo la nostra fede e pregheremo per i malati, per le persone che soffrono in questa difficile situazione causata dalla pandemia, e per la delicata situazione sociale che la nostra nazione, che questo 6 agosto compirà un altro anno di vita, sta vivendo". (AP)

25 luglio - FILIPPINE Vescovo di Bacolod: "La democrazia è in pericolo" 

"Essere apatici e tacere in questi tempi difficili non è un'opzione" ha scritto monsignor Patricio Buzon, vescovo di Bacolod, in una lettera circolare del 22 luglio, esortando il clero della diocesi e i religiosi – riporta il sito web della Conferenza episcopale -  a "fare la loro parte" per tenere al sicuro la società e mantenere "viva la nostra democrazia". Il presule ha parlato di una "vigilanza orante" contro i tentativi di violazione dei diritti umani e della libertà di espressione e ha invitato le parrocchie a organizzare un’"Ora Santa" il 27 luglio, in tempo per il quinto discorso del presidente Rodrigo Duterte sullo stato della nazione. Monsignor Buzon, condannando il rifiuto della Camera dei Rappresentanti di accettare la richiesta di rinnovo del franchising di ABS-CBN, la più grande rete televisiva del Paese, aveva descritto, in precedenza, la chiusura dell'emittente, come una mossa "insidiosa" dell'attuale amministrazione per "reprimere il dissenso". La nostra "democrazia è in pericolo" ha concluso il vescovo di Bacolod, invitando l'opinione pubblica ad esprimersi contro tutto ciò che minaccia i diritti umani fondamentali. (AP)

25 luglio -  BRASILE Festa dei Santi Gioacchino e Anna. Arcivescovo di Belo Horizonte: “Occasione unica per onorare e benedire tutti i nonni”

“I Santi Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù, i genitori di Maria, insegnano l'importanza della famiglia - scuola di amore, fede e santità. In modo speciale, la festa dei Santi Gioacchino e Anna è un'occasione unica per onorare e benedire tutti i nonni, con grande gioia e apprezzamento. Copiose benedizioni di Dio per la vita di tutti i nonni, che ringraziamo molto, per tutto, specialmente per la testimonianza di fede”. Così si è espresso, sulla pagina web dell’Episcopato, in occasione della Festa dei nonni, che si celebra domani, 26 luglio, l'arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), Dom Walmor Oliveira de Azevedo, sottolineando quanto questa celebrazione ci aiuti a coltivare, nei nostri cuori, la consolazione, la tenerezza e la fiducia in Dio. Quest’anno la festa si celebra in un periodo di pandemia, che non è facile per nessuno, specialmente per gli anziani. Per questo la coordinatrice nazionale della Pastorale degli anziani, suor Lúcia Rodrigues, parlando con il portale della CNBB ha spiegato come sia importante in questo momento che le persone anziane stiano insieme alle loro famiglie, preghino Dio con loro, affinché tutto finisca il più presto possibile. Diverse sono state le iniziative della Pastorale per assistere gli anziani, attraverso gli strumenti a disposizione. Per esempio, nella diocesi di Patos, la parrocchia Santa Terezinha ha utilizzato Rádio Conexão FM per inviare messaggi e assistenza agli anziani nel bisogno.  Anche i giovani della parrocchia della Cattedrale di Tubarão (SC), nello Stato meridionale di Santa Catarina, hanno dimostrato affetto e attenzione agli anziani nella loro regione. Da quando è stato decretato il primo "blocco", il 18 marzo, la parrocchia ha dato il via, tra le altre cose, ad un’esperienza di ascolto terapeutico.  (AP)

25 luglio - MESSICO - Arcidiocesi di Città del Messico: da domani le Messe saranno di nuovo pubbliche

"In accordo con le varie agenzie governative e sanitarie, inizieremo il graduale processo di riapertura al culto pubblico a partire da domenica prossima, 26 luglio". Così, in un comunicato, - come riporta Vida Nueva -, il cardinale Carlos Aguiar Retes, arcivescovo metropolita di Città del Messico, ha annunciato, dopo più di quattro mesi, la ripresa delle Messe alla presenza dei fedeli, in seguito alla chiusura a causa della diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese.    L’arcivescovo di Città del Messico ha esortato i parroci e i sacerdoti in generale ad offrire la prima Messa pubblica, domani, "per tutte le persone che sono morte a causa della pandemia, per le famiglie in lutto e per il personale sanitario della nostra città". Il porporato ha ricordato ai parroci che le chiese potranno contenere solo il 20% dei fedeli e che la salute dei parrocchiani dovrà essere sempre una priorità per loro. Per questo motivo le chiese collocate nelle zone rosse, ad alto livello di contagio, indicate dal governo di Città del Messico, dovranno aspettare comunque ancora un po' per riaprire. "Ogni responsabile di parrocchia, canonica o cappella – ha spiegato -, in dialogo con il rispettivo vicario episcopale territoriale, deciderà la data e le modalità precise per riprendere le attività, in modo responsabile, graduale e facoltativo". Ai parrocchiani sarà permesso di analizzare e decidere quando e in che modo unirsi alle attività liturgiche e pastorali. Resta infatti ancora in vigore la dispensa dal precetto festivo di partecipare alla Messa. Gli anziani, i malati e le donne incinte sono, dunque, invitati a continuare a partecipare alla celebrazione eucaristica attraverso i media digitali, la radio o la televisione. Il cardinale Carlos Aguiar Retes, infine, ha esortato i parroci ad osservare il protocollo previsto con le linee guida, grazie al quale hanno già potuto organizzare le rispettive parrocchie in vista del graduale ritorno alle celebrazioni liturgiche. (AP)

25 luglio - ZAMBIA - Programma di formazione  della Caritas per un'informazione più efficace sui temi ambientali

Coinvolgere i media nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei leader politici sui temi dell’ambiente, dell’agricoltura sostenibile e del riscaldamento globale che mette a rischio le risorse per la sopravvivenza del pianeta. Con questo obiettivo – riporta il blog dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale - la Caritas Zambia organizza dal 28 al 29 luglio a Lusaka uno speciale programa di formazione rivolto ai giornalisti sulle politiche sementiere, i cambiamenti climatici, l’ambiente e la nutrizione. Il programma, a cui parteciperanno 25 giornalisti di varie testate zambiane, è promosso in collaborazione con Pelum Zambia, una ong locale impegnata nella promozione dell’agricoltura sostenibile, e CSO SUN, una rete internazionale di associazioni della società civile impegnate per migliorare la qualità dell’alimentazione. “L’obiettivo del corso di formazione – ha spiegato Mubanga Musamba, resposabile del lo speciale Programma della Caritas Zambia per l’adattamento dell’agricoltura ai cambiamenti climatici - è di sviluppare la capacità dei giornalisti di scrivere articoli che stimolino cambiamenti positivi nelle politiche sementiere e per affrontare i cambiamenti climatici. Come attori di cambiamento - ha aggiunto - i giornalisti sono i protagonisti di questa opera di advocacy: da un lato, infatti essi possono farsi portavoce di soggetti portatori di diritti e, dall’altro, possono fare conoscere le istanze della comunità a chi ha posizioni di responsabilità”, diventando così una piattaforma di interazione. (LZ)

25 luglio - BENIN - Annullato l'annuale pellegringgio mariano al Santuario di Nos tra Signora d’Arigbo di Dassa-Zoumé

Era previsto dal 21 al 23 agosto ma, a causa dell’emergenza Covid-19 e nonostante la riapertura dei luoghi di culto in Benin, quest’anno non si terrà l’annuale pellegrinaggio mariano nazionale al Santuario di Nostra Signora d’Arigbo di Dassa-Zoumé. Lo ha annunciato la Conferenza episcopale (Ceb) che in un comunicato esorta comunque i fedeli a pregare Nostra Signora dell'Arigbo con uguale intensità in quei giorni “affinché possa ottenere da Dio le molte grazie di guarigione per i malati, di conversione per i peccatori, di riconciliazione per le persone in conflitto e pace per tutte le famiglie". "Sarebbe difficile osservare le misure di prevenzione del contagio con migliaia di pellegrini riuniti nello stesso luogo", ha precisato il portavoce dei vescovi beninesi, padre Eric Okpeitcha, citato dal sito della Recowa-Cerao, la Conferenza episcopale regionale dell'Africa Occidentale. Un plauso alla decisione dei vescovi è giunto dal rettore del santuario, nonché organizzatore del pellegrinaggio, padre Fortuné Badou: "È per evitare che l’incontro diventi un focolaio di contagio nel Paese dove il numero di persone infette continua ad aumentare", ha spiegato il sacerdote.  Il Benin ha registrato finora 1.694 casi, di cui 918 guarigioni e 34 decessi correlati. È la prima volta nei suoi 66 anni di storia che il pellegrinaggio viene annullato. Il Santuario di Nostra Signora di Arigbo, che ospita una riproduzione della Grotta di Lourdes, in Francia, è stato inagurato nel 1954 per volere dell’allora vicario apostolico del Dahomey francese, , monsignor Louis Parisot, che aveva chiesto di creare un sito mariano per tutti i fedeli impossibilitati ad andare a venerare la Vergine a Roma o a Lourdes. Al pellegrinaggio, che si celebra nel week-end successivo alla Festa dell’Assunzione, il 15 agosto, partecipano ogni anno oltre 80.mila pellegrini.  (LZ)

25 luglio -  URUGUAY - Proposta di legge su eutanasia. Vescovi: uccidere non è un diritto

È ampio il dibattito, in Uruguay, su una proposta di legge riguardante l’eutanasia e il suicidio assistito. Ferma la risposta dei vescovi: in una nota diffusa sul sito web della Conferenza episcopale (Ceu), a firma di Monsignor Pablo Galimberti, vescovo emerito di Salto, si sottolinea che “uccidere non è un diritto” e che “il diritto alla vita prosegue fino alla morte naturale”. “Chi stronca una vita – prosegue la nota – commette un omicidio, anche se travestito da ‘compassione’”. Approvare una proposta del genere, di fatto, significa “condannare, in nome della società dei consumi”, gli anziani ed i malati, i quali sarebbero “privati del diritto di concludere dignitosamente la loro vicenda umana”. Ma la Ceu fa anche un’altra sottolineatura: “C’è un errore fondamentale: alcuni pensano che i diritti umani siano un’invenzione dei legislatori. In realtà, essi fanno parte del nostro Dna da quando siamo nati: sono intrinsechi” nell’uomo; il legislatore si limita a “riconoscerli e renderli espliciti”. Ne consegue, affermano i vescovi, che “il rispetto di un diritto non deriva da una legge votata in Parlamento”. Infine, Monsignor Galimberti ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica che, al numero 2277, afferma: “Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l'eutanasia (…) è moralmente inaccettabile (…) Un'azione oppure un'omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un'uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore”. (IP)

25 luglio - STATI UNITI - Vescovi: contro il razzismo, pregare ed agire sull’esempio di Gesù

Pregare ed agire sull’esempio di Gesù per combattere il razzismo, sia a livello personale che istituzionale: questo l’invito lanciato da Monsignor Shelton J. Fabre, presidente del Comitato ad hoc dei vescovi statunitensi contro il razzismo. Citato da AngelusNews, il sito informativo dell’Arcidiocesi di Los Angeles, il presule afferma: “Con il nostro operato e con la grazia di Dio, possiamo essere parte del processo di cambiamento dei cuori delle persone e della società, per sradicare il razzismo e l’intolleranza”. Di qui l’esortazione, rivolta a ciascuno, ad “andare incontro agli emarginati” tra i quali spesso si avverte “la realtà dolorosa” dei pregiudizi razziali. “Affrontare l’ingiustizia sociale – è infatti la sottolineatura di Monsignor Fabre – significa riconoscere la dignità umana di ogni persona, principio fondamentale della fede cattolica”. Un esempio virtuoso arriva dalla Chiesa e dalla sua unità nella diversità, aggiunge il vescovo statunitense: “Imparare a conoscere la ricchezza di questa diversità e le molte culture diverse presenti all’interno della Chiesa non può che portarci ad essere i migliori discepoli possibili di Gesù Cristo". Facendo, poi, riferimento a George Floyd, l’afroamericano morto il 25 giugno dopo essere stato arrestato da un poliziotto bianco, Monsignor Fabre afferma: “Questo è il momento per capire come il razzismo continui a colpirci e come esso influenzi fortemente la vita delle persone di colore”. (IP)

25 luglio  - COLOMBIA - Terzo Congresso Teologico Biblico Internazionale sulla Sacra Scrittura dal 28 settembre al 3 ottobre

Si svolgerà in modalità virtuale, dal 28 settembre al 3 ottobre 2020, il terzo Congresso Teologico Biblico Internazionale - e la nona edizione nazionale – sul tema "La Sacra Scrittura nella vita del popolo di Dio: verso una lettura contestuale della Bibbia”, promosso e organizzato, dal 2011, dai programmi di Teologia e di Specializzazione in Educazione e Sacra Scrittura della Facoltà di Teologia, Filosofia e Lettere di Unicatólica e, in questa occasione, anche dall'Università Cattolica di Manizales. L'obiettivo è quello di "riflettere sulla centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa e sul modo in cui è stata letta da contesti e soggetti diversi ", partendo dalla domanda, negli Atti degli Apostoli, che Filippo pone al ministro della regina etiope: "Capisci quello che leggi? (Atti 8:30). Questa stessa sfida continua a riecheggiare oggi nei credenti e in ogni comunità che si avvicina al testo biblico per capirne la buona novella. Tra i temi in discussione: la Sacra Scrittura nella vita del popolo di Dio, la lettura contestuale della Bibbia in America Latina, la Sacra Scrittura nella formazione della vita consacrata, la lettura contadina della Bibbia in Colombia, la lettura afroamericana della Bibbia in America Latina e la lettura urbana della Bibbia. (AP)

25 luglio - IRLANDA - “Reek Sunday”. Vescovi: dopo disorientamento della pandemia, riorientarsi alla speranza - EMBARGO ORE 19.30

Disorientamento e riorientamento: sono le due parole-chiave usate da Monsignor Michael Neary, Arcivescovo di Tuam, in Irlanda, in occasione della Messa presieduta questa sera nella Chiesa di Santa Maria nella Contea di Mayo. La celebrazione si è tenuta in vista della “Reek Sunday”, ultima domenica di luglio in cui, tradizionalmente, i cattolici irlandesi compiono un pellegrinaggio sulla montagna di Croagh Patrick. L’evento si svolge ogni anno in onore di San Patrizio che, nel 441, trascorso 40 giorni sul monte, in digiuno e preghiera. Quest’anno, a causa delle misure sanitarie anti-contagio da coronavirus, il pellegrinaggio non ha avuto luogo ed è stato sostituito da una celebrazione eucaristica. “Siamo passati da un periodo di disorientamento” dovuto alla pandemia “ad un nuovo orientamento” verso la speranza, ha detto il presule, invitando i fedeli a “riflettere sulle implicazioni della nostra fede in quello che è stato, e forse continuerà ad essere, un momento di cambiamento e di sfida per tutti”. L’arrivo del Covid-19 è stato “improvviso e sconvolgente”, ma “con l’aiuto della fede nel Signore e del sostegno degli altri, cominciamo ad intravedere una nuova fase, potenzialmente molto positiva”. Infatti, ha sottolineato Monsignor Neary, ora si può valutare meglio, per modificarlo, “il nostro stile di vita precedente”, improntato ad una “cultura consumistica”, alla “sovrapproduzione di beni, all’economia di mercato, all’utilitarismo”, ignaro dell’identità delle persone e lontano dalla fede e i valori religiosi.   Ma con la diffusione del coronavirus e l’imposizione necessaria del lockdown, ha ricordato l’Arcivescovo di Tuam, “la nostra fragilità e vulnerabilità sono state messe a nudo e la nostra fiducia è andata in frantumi”. Eppure, questa “grande sfida” ha fatto “emergere il meglio delle persone, risvegliando il nostro bisogno e apprezzamento della connessione e della comunità”.  “La bontà, la generosità e la gentilezza si sono espresse nella vicinanza, nel volontariato e negli enormi sacrifici fatti da singoli e da famiglie – ha detto il presule - La fede ci ha aiutati a fornire una prospettiva che ci ha permesso di affrontare” le difficoltà. “Non possiamo e non dobbiamo tornare a dove eravamo prima del Covid-19 – ha ribadito il vescovo irlandese – Siamo quindi pronti ad accogliere e promuovere la solidarietà ed i valori che sono emersi dalla pandemia?”. “Come persone piene di speranza”, dunque, bisogna separare “l'importante dall'irrilevante”, apprezzando “la bellezza del mondo e la nostra responsabilità nel sostenerci l’un l’altro nel cammino della vita”.  (IP)

 

25 luglio - ARGENTINA - Corso di spiritualità. Videomessaggio del Papa: servire il prossimo, non siamo soli al mondo

– Porsi al servizio degli altri, tenere in considerazione i loro bisogni e comprendere che non siamo soli al mondo: questo il cuore del videomessaggio inviato da Papa Francesco ieri, 24 luglio, al quarto Corso di spiritualità organizzato dalla diocesi di Comodoro di Rivadavia, nella regione argentina della Patagonia. Il video del Pontefice è stato diffuso dalla Chiesa locale tramite il suo canale YouTube. Il corso, svoltosi in modalità virtuale, è stato incentrato sul tema “Conversione alla diaconia sociale”, che si ispira al documento della Commissione teologica internazionale “La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa”. Il quarto capitolo di tale testo, infatti, è dedicato a “La conversione per una rinnovata sinodalità”. “’Conversione alla diaconia sociale’ è un titolo suggestivo – afferma il Papa nel suo videomessaggio - cioè significa realizzare che devo servire gli altri, realizzare che non sono l'unico al mondo, che devo guardare a ciò di cui l'altro ha bisogno, ai suoi bisogni materiali, ai suoi bisogni spirituali”. E aggiunge: “Per egoismo, siamo abituati a passare senza vedere chi soffre, guardando da un'altra parte”, ma “Gesù ci chiede di essere servi degli altri come il Buon Samaritano di cui non conosciamo il nome: un uomo anonimo che si è preso cura di colui che era sul ciglio della strada”. “Ai margini della strada della vita – sottolinea Papa Francesco – ci sono uomini e donne come noi, ci sono anziani e bambini che ci chiedono, con uno sguardo, di dare loro una mano”. Di qui, l’incoraggiamento del Pontefice ad “un processo di conversione alla diaconia, all’essere diaconi, servi degli altri”, perché “Gesù dice: ‘Nemmeno chi avrà dato un bicchiere di acqua in mio nome rimarrà senza ricompensa’ (Mt 10, 42)”. “Coraggio! – conclude il Papa – Vi chiedo solo di far battere il vostro cuore, nient’altro, e di guardare bene. Il resto verrà da solo”. Il videomessaggio si chiude con la benedizione, l’invocazione alla Vergine Maria e la richiesta di preghiere. Al corso di spiritualità hanno partecipato, virtualmente, circa 600 operatori pastorali di tutta la diocesi. Il vescovo locale, Monsignor Joaquin Gimeno Lahoz, ha ricordato che, sin da quando era Arcivescovo di Buenos Aires, Papa Bergoglio ha mostrato interesse per la Patagonia, esprimendo vicinanza ed aiuto al Seminario Patagonico. Questo videomessaggio, dunque, è un ulteriore incoraggiamento a non dimenticare questa regione. (IP)

25 luglio - ZAMBIA - Plenaria dei vescovi: misure anti-Covid-19 disattese da troppe persone. 

Confidare nella misericordia di Dio, di cui ha dato dimostrazione tante volte nei momenti di difficoltà, ma non metterlo alla prova disattendendo le misure di contenimento del Covid-19. Con questa esortazione e monito si è conclusa l’assemblea plenaria della Conferenza episcopale dello Zambia, riunita nei giorni scorsi a Lusaka. Nel Paese africano si contano ad oggi 3.856, di cui 136 morti e 2.043, guariti su una popolazione stimata di circa 17 milione di abitanti.  Una cifra contenuta, se rapportata ad altri Paesi nel mondo, ma che sta crescendo rapidamente a causa dello scarso rispetto delle raccomandazioni delle autorità sul distanziamento sociale, sull’igiene e sull’uso delle mascherine.  Preoccupazioni in questo senso sono state espresse dalle autorità sanitarie zambiane e sono condivise dai vescovi: “Nonostante tutte le misure che il Ministero della Salute ha implorato ai cittadini di seguire, è triste vedere che nella maggior parte dello Zambia la vita continua come prima. Il distanziamento sociale e l'uso delle mascherine non vengono osservati dalle stesse persone che hanno annunciato tali misure. Questo spiega il picco di numeri che vediamo ora", lamentano i presuli nella dichiarazione pubblicata al termine della loro riunione. “Covid-19 non è una favola, ma una realtà”, ammoniscono i vescovi nel documento citato dal blog dell’Ameca, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale. Di qui il pressante appello a tutti cittadini zambiani a dare prova di unità e a rinnovare la loro battaglia contro la pandemia, rispettando tutte le restrizioni anti-contagio e anche evitando di viaggiare, se non strettamente necessario. La dichiarazione si rivolge anche al Governo e alle istituzioni affinché si adoperino per la rapida distribuzione dei dispositivi di protezione dando priorità al personale sanitario e a tutti coloro che sono impegnati in prima linea nell’emergenza. Ricordando che la Chiesa cattolica in Zambia ha sospeso tutti gli impegni pastorali delle diocesi, la dichiarazione esprime infine l’auspicio che le altre comunità religiose facciano lo stesso. (LZ)

25 luglio -  SPAGNA Santiago de Compostela. Presentato Pellegrinaggio europeo dei giovani. Monsignor Barrio: essere segni di speranza nel mondo

“In questi tempi di pandemia da Covid-19 e di altre ‘pandemie’, come la mancanza di senso nella vita, bisogna essere segno di fede, speranza e carità” nel mondo: questa l’esortazione rivolta ai giovani dall’Arcivescovo di Santiago de Compostela, in Spagna, Monsignor Julián Barrio, in occasione della presentazione del logo, del manifesto e dell’inno del Pellegrinaggio europeo dei giovani (Pej21) che si terrà nella diocesi giacobea dal 4 all’8 agosto 2021. L’evento rientra nel calendario delle celebrazioni dell’Anno Santo Compostelano, che ricorre ogni qual volta la memoria liturgica di San Giacomo il Maggiore cade di domenica, come avverrà appunto il prossimo anno. “Siate come San Giovanni Battista: precursori e animatori” del Vangelo, ha ribadito il presule ai ragazzi che si sono già iscritti in gran numero al pellegrinaggio. L’iniziativa ha per motto “Giovane, alzati e sii testimone. L’Apostolo San Giacomo ti aspetta” e si ispira ai temi per la Giornata mondiale della gioventù scelti da Papa Francesco per l’anno corrente e per il successivo: il primo, infatti, è “Giovane, dico a te, alzati!”, mentre per il 2021 sarà “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto”. Ed è quindi in quest’ottica che Monsignor Barrio ha incoraggiato i giovani a “testimoniare la loro fede in Cristo”. Il Pej21 vedrà anche la possibilità di compiere il “Cammino di Santiago” nei giorni che precedono il 4 agosto. A tal fine, sono stati preparati otto diversi itinerari lungo quattro province della Galizia, ed uno specifico che attraversa la diocesi compostelana. Il logo del Pej21, risultato vincitore di un apposito concorso, è stato realizzato da Antonio Jesús Marcos: sui colori ocra e blu, esso rappresenta in forma stilizzata la Cattedrale giacobea sovrastata da una croce, simbolo non solo cristiano, ma anche di “incontro dei giovani con Gesù”, si legge nella cartella stampa. All’interno del logo campeggia la parola “giovane” nella cui lettera O è tratteggiata la conchiglia, simbolo del Cammino di Santiago. Diversi schizzi di color blu punteggiano il logo, a simboleggiare “la freschezza della gioventù che, sparpagliata come gocce di colore, si riunisce nella Chiesa”. (IP)

25 luglio - ASIA Cardinale Bo: dolore per Santa Sofia, non ripetere gli errori del passato

“Una minaccia alla libertà di religione o di credo, all'amore reciproco, al rispetto della dignità delle differenze”: così il Cardinale Charles Maung Bo, in veste di presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), commenta la decisione della Turchia di trasformare il Museo di Santa Sofia, già Basilica cristiana, in una Moschea. “La libertà di religione o di credo è un diritto umano fondamentale per tutti – afferma il porporato in una nota riportata dall’agenzia Ucanews - Il diritto di scegliere, praticare, esprimere e cambiare la propria fede, o di non averne alcuna, è la libertà più importante per tutti”. Una libertà che il Cardinale Bo sottolinea di aver “costantemente e appassionatamente difeso in tutta l’Asia per i musulmani, i buddisti, gli indù, gli ebrei e i cristiani di tutte le tradizioni”. “Ho parlato spesso in difesa dei popoli musulmani perseguitati e continuerò a farlo senza esitazioni e in modo inequivocabile – spiega il presidente della Fabc - perché la vera libertà di religione richiede il rispetto della libertà altrui di praticarla”. Tuttavia, “la decisione della Turchia mi addolora – spiega il porporato - non perché voglio negare ai miei fratelli e sorelle musulmani i luoghi di culto, anzi al contrario: difendo il loro diritto, tanto quanto difendo quello di tutti”. Il Cardinale Bo cita, poi, i tanti casi di moschee rase al suolo e di musulmani perseguitati in diversi Paesi del mondo: Myanmar, India, Sri Lanka, Indonesia, Iran, Siria, Iraq, e sottolinea: “Ho parlato di questo e ho condannato questi atti disumani”. Allo stesso modo, però, “trasformare Santa Sofia in una moschea rappresenta un'analoga minaccia alla libertà di religione o di credo, all'amore reciproco, al rispetto della dignità delle differenze”. Dal porporato anche il richiamo al contesto attuale: “In un momento in cui l'umanità sta subendo le gravi conseguenze di una pandemia globale, dobbiamo unirci, non allontanarci; dobbiamo mettere da parte la politica dell'identità, abbandonare i giochi di potere, prevenire i conflitti etnici e religiosi, valorizzare la dignità delle differenze tra ogni essere umano e coltivare la diversità e l'unità”, senza “riaprire ferite ed esacerbare divisioni”. (IP)

25 luglio - MALAWI - Nasce Radio "Kuwala",  prima emittente dell'arcidiocesi di Blantyre e quinta radio cattolica del Paese

L’arcidiocesi di Blantyre avrà presto la sua prima emittente radiofonica . Si chiamerà Radio Kuwala” (Luce) e inizierà le sue trasmissioni entro i prossimi otto mesi. L'autorizzazione a trasmettere era stata presentata due anni fa, ma una serie di impedimenti burocratici ha ritardato la concessione della licenza da parte dell’agenzia nazionale per le comunicazioni (Macra), ha spiegato padre Frank Mwinganyama, coordinatore della comunicazione dell’arcidiocesi,  al blog dell’Amecea, l’Associazionie delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale.  La   nuova emittente trasmetterà in inglese e chichewa, una delle principali lingue locali del Paese. Le trasmissioni raggiungeranno anche le vicine diocesi di Chikwawa e Zomba. “Kuwala” proporrà principalmente programmi di catechesi concepiti con la formula domanda e risposta, ma anche notiziari sull’attualità e programmi di approfondimento su temi pastorali sociali di interesse locale. Particolare attenzione sarà rivolta al pubblico giovanile, con trasmissioni culturali miranti alla formazione integrale dei giovani. L’emittente - ha precisato padre Mwinganyama - sarà finanziata dalla pubblicità. “Abbiamo optato per questa soluzione, perché dinanziate dalle donazioni dei fedeli sono economicamente insostenibili”, ha spiegato. Con Radio “Kuwala”, diventano in tutto cinque le emittenti radiofoniche cattoliche in Malawi, Paese in netta maggioranza cristiano,  con una popolazione cattolica pari a cira un terzo della popolazione. Le altre sono:  (LZ )

24 luglio - LIBANO - Crisi nazionale. Appello Wcc a riconciliazione e unità

Resta alta la tensione in Libano dove, da tre mesi circa, si vive una grave crisi sociale, economica e politica: il governo attuale, infatti, raggiunto dopo due anni di stallo politico-istituzionale, è contestato dalla popolazione, scesa in piazza per protestare contro la corruzione e il carovita. E mentre la maggioranza degli abitanti soffre la fame, la pandemia da coronavirus aggrava pesantemente la situazione. È, dunque, in questo contesto che arriva la dichiarazione del Wcc (Consiglio mondiale delle Chiese) che, riunitosi in videoconferenza dal 20 al 24 luglio, esprime “grande preoccupazione e apprensione” per il Paese dei Cedri. “Il Comitato esecutivo del Wcc – si legge nella nota - è profondamente allarmato dalle crescenti crisi che hanno colpito il Libano nelle ultime settimane e mesi, dalle numerose difficoltà sociali, economiche e politiche che ne sono derivate e dalle sfide legate alla sovranità del Paese”. Oltretutto, la situazione attuale è “ancora più dannosa per i gruppi già vulnerabili di donne, bambini, disabili, lavoratori migranti e rifugiati”. Ricordando, poi, la capacità del Libano di mantenere “per secoli” la sua “diversità etnica, culturale e religiosa”, con “spirito di pluralismo e convivialità”, il Wcc sottolinea che tale nazione, nel mezzo di una regione come quella mediorientale “lacerata da guerre, conflitti e occupazioni”, è rimasta “un esempio di speranza e resistenza”. Ma ora questo esempio “è in pericolo”. Il governo di Beirut viene, quindi, richiamato alle sue responsabilità perché “mantenga e rafforzi il suo ruolo di garante del contratto sociale, della stabilità e della sicurezza del Paese, dei diritti pubblici e dei diritti umani della popolazione”. Al contempo, il Consiglio mondiale delle Chiese si dice vicino al popolo libanese e lo incoraggia a “rimanere unito nella solidarietà comune per uscire dalla crisi attuale e non cadere nella divisione e nel settarismo”. (IP)

24 luglio - SCOZIA - Approvata la preparazione di un nuovo Lezionario. Vescovi: mantenere viva la Parola di Dio

“Mantenere viva la Parola di Dio” “nel pensiero nella cultura di un mondo che cambia”: con questo obiettivo, la Conferenza episcopale scozzese ha approvato la preparazione di un nuovo Lezionario, ovvero il libro delle letture utilizzato durante la Messa. Il nuovo volume sostituirà i precedenti, in uso nelle diocesi di Inghilterra, Galles e Scozia da diversi decenni e pubblicati per la prima volta nel 1981, utilizzando come testo-base la Bibbia di Gerusalemme del 1966. “Nel prendere questa decisione – commenta Monsignor Hugh Gilbert, presidente della Conferenza episcopale di Scozia – abbiamo considerato i valori che maggiormente ci si aspetta che un Lezionario incarni, ossia l'accuratezza, la dignità, la facilità di proclamazione e l'accessibilità”. Dal suo canto, la Commissione nazionale per la liturgia sottolinea l’importanza del Lezionario con questa affermazione: “Attraverso la sua Parola, Dio richiama incessantemente alla mente il piano di salvezza, che raggiunge la sua massima espressione nella liturgia. La celebrazione liturgica diventa così la presentazione continua, completa ed efficace della Parola di Dio”.La stessa Commissione ricorda poi che “in tempi recenti”, le Conferenze episcopali di lingua inglese di tutto il mondo hanno approvato una nuova traduzione del Libro dei Salmi – detta “I Salmi dell’Abbazia” - per la Liturgia delle Ore. Tale nuova traduzione è stata realizzata dai monaci benedettini dell’Abbazia di Conception, nel Missouri, a partire da una ricerca scientifica aggiornata sui testi in ebraico. Ed è, dunque, per mantenere “la coerenza tra la traduzione di questi Salmi e il resto del Lezionario” che è ora necessaria un’opera di traduzione completa. Tanto più che “notevoli progressi sono stati fatti nella ricerca biblica dall'inizio degli anni '60, quando fu realizzata la traduzione della Bibbia di Gerusalemme”. Infine, si evidenzia che dopo il 1981, al Calendario generale romano sono state aggiunte molte nuove celebrazioni di Santi: grazie alla nuova traduzione, ora esse saranno disponibili nel nuovo Lezionario. (IP)

24 luglio -  POLONIA - Portavoce vescovi: cattolici hanno ‘superato l’esame’ durante la pandemia

(VNS) – 24lug20 – “Centomila volontari e tremila suore coinvolte nell’aiuto alle persone colpite da coronavirus; Messe on line con la massima partecipazione virtuale dei fedeli; numerose iniziative di assistenza locale: possiamo dire che i cattolici polacchi hanno sicuramente ‘superato l'esame’ durante la crisi causata dalla pandemia del coronavirus”: è quanto afferma, in una nota, padre Pawel Rytel-Andrianik, portavoce della Conferenza episcopale polacca (Kep). “In questa difficile fase – aggiunge – la Chiesa non si è isolata dai fedeli, ma ha usato ogni mezzo a sua disposizione per stare con loro, evangelizzarli e sostenerli spiritualmente e materialmente”, anche grazie al supporto della tecnologia digitale. In particolare, il portavoce della Kep ricorda i milioni di polacchi che hanno seguito - via tv, radio e web - le celebrazioni pasquali e quelle trasmesse dai Santuari di Jasna Góra e della Divina Misericordia di Cracovia. Padre Rytel-Andrianik sottolinea, inoltre, il ruolo dei social media e, in particolare degli hashtag utilizzati per alcune iniziative, come #ThankYouJohnPaul2 (“Grazie Giovanni Paolo II”) lanciata per celebrare il centenario della nascita di Karol Wojtyła, lo scorso 18 maggio: in tal modo, si è sviluppato e rafforzato “il senso di comunità” tra i fedeli che si sono sentiti uniti pur se originari di diverse parti del mondo. Dal portavoce polacco anche il richiamo agli “aiuti materiali” che la Chiesa della Polonia ha distribuito, durante l’emergenza sanitaria, grazie alle unità locali della Caritas. In particolare, sono stati offerti cibo, sostegno psicologico agli anziani e ai malati e sono stati avviati progetti di assistenza per medici, infermieri e volontari. Infine, ricordando che la dispensa al precetto domenicale è stata abolita, tranne che per gli anziani ed i malati, il portavoce della Kep esorta i fedeli a tornare a pregare in chiesa, “come in una vera comunità”. (IP)

24luglio - INDIA - Appello vescovi per migranti interni: serve legislazione specifica

Accelerare e rafforzare il più possibile, attraverso un’apposita legislazione, la protezione dei lavoratori migranti interni, tra le prime e principali vittime del Covid-19. Lo chiede, a gran voce, la Conferenza episcopale indiana (Cbci), attraverso le parole di padre Padre Jaison Vadassery, segretario della Commissione per i migranti. Nello specifico, i vescovi invitano all’attuazione effettiva di una normativa del 1979 dedicata proprio ai lavoratori migranti interstatali, ricordando che molti di essi stanno ora ritornando nelle aree urbane, dopo essere stati in quarantena nei loro villaggi d’origine. La legge del ’79 garantisce, infatti, il salario minimo, l’orario di lavoro e la salute del lavoratore, secondo parametri stabiliti dal governo, in un’ottica di responsabilità e di trasparenza. "Abbiamo assistito alla sofferenza dei lavoratori migranti durante l'esodo di massa che ha avuto luogo nel lockdown, mentre il Paese stava lottando contro la pandemia - spiega  padre Vadassery, citato dall’agenzia Eglise d’Asie – La crisi sanitaria ha messo in luce la necessità immediata di rafforzare la tutela di queste persone, poiché il loro esodo è diventato una vera e propria crisi umanitaria”. Molti lavoratori migranti, infatti, “hanno dovuto percorrere a piedi diverse centinaia di km, lungo le strade e le ferrovie, per raggiungere i loro Stati d’origine”. (IP)

24 luglio  - BRASILE - 27 luglio, al via la campagna “Amazzonizza te stesso!” promossa dai vescovi

“Amazzonizza te stesso!” è il titolo della campagna in favore dell’Amazzonia che la Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) lancerà lunedì prossimo, 27 luglio, alle ore 16.00 locali. La presentazione avverrà in diretta streaming sul web e vedrà la collaborazione di diversi organismi ecclesiali e civili. La campagna – si legge sul sito della Cnbb – “vuole essere attenta al contesto attuale, in cui la violenza contro i popoli tradizionali amazzonici è aggravata dalla pandemia di Covid-19” e in cui si registrano “la deforestazione, gli incendi, l’intensificazione delle attività estrattive”, che rappresentano ulteriori fattori di contagio del coronavirus “tra le comunità indigene”. “L’appello ad ‘amazzonizzare’ se stessi – continua la nota – propone la partecipazione attiva di tutti i popoli in difesa dell'Amazzonia, del suo bioma e dei suoi abitanti minacciati nei propri territori”. La Cnbb ricorda, infatti, “una realtà di tante vite offese, espulse dalle loro terre, torturate e uccise in conflitti agrari e socio-ambientali, vittime di una politica guidata dagli affari e da grandi progetti di sviluppo economico che non rispettano i limiti della natura e della sua salvaguardia”. Proseguendo il cammino intrapreso dal Sinodo speciale per l’Amazzonia, svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2019, dunque, la campagna vuole porre al centro della riflessione la questione amazzonica e i rischi che essa corre, incluso quello della “distruzione dell’identità culturale”. (IP)

24 luglio -  AUSTRALIA - Santa Sofia riconvertita in moschea. Il rammarico della Chiesa cattolica e ortodossa

“Uniamo le nostre voci ai molti in tutto il mondo che hanno espresso profondo rammarico per la recente decisione in Turchia di cambiare lo status di Hagia Sophia, originariamente un luogo di culto cristiano e in tempi più recenti un monumento del patrimonio culturale mondiale e un simbolo di inclusività”, riconvertendola in moschea. Così si sono espressi il presidente della Conferenza episcopale australiana, l'arcivescovo Mark Coleridge, e il primate della Chiesa greco-ortodossa d'Australia, l'arcivescovo Makarios, in un comunicato congiunto rilasciato oggi. "Il nostro timore - si legge nella dichiarazione - è che questo possa aggravare la tensione tra cristiani e musulmani in un momento in cui dobbiamo proseguire sulla via del dialogo e cercare un terreno comune”. Infatti, "la via dell'ideologia nazionalista e le decisioni politiche che essa suscita – continuano - possono portare solo alla divisione, che non è mai il frutto della santa sapienza che tutte le religioni cercano”. Gli arcivescovi australiani, dunque, hanno pregato per il popolo turco, compresi i cristiani "particolarmente addolorati per questa scelta", e perché “con il tempo la decisione venga annullata, così che Hagia Sophia possa essere di nuovo terreno comune per tutti i popoli e un emblema di pace". (AP

24 luglio -  ITALIA - Antichi affreschi sotto i mosaici di Torcello. Moraglia: testimonianza delle radici cristiane di Venezia

Una testimonianza delle profonde radici cristiane di Venezia, la cui arte deve il suo incipit al Vangelo portato in queste terre fin dai primi secoli della nostra era”. Il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia commenta così a Vatican News l’eccezionale scoperta di frammenti di affresco del IX secolo al di sotto dei mosaici della Basilica di Santa Maria Assunta nell’isola di Torcello a Venezia. A margine della conferenza stampa di presentazione questa mattina presso il complesso di Sant’Apollonia, il presule mette in luce il valore dell’arte sacra come “catechesi anche per chi non è credente e, in sede liturgica, come espressione di una fede cristiana celebrata e creduta”. L’incredibile rinvenimento è avvenuto durante i restauri conservativi delle murature e dei mosaici delle absidi, centrale e del diaconicon, del tempio cristiano. Precedentemente alla realizzazione della della decorazione musiva quindi, antiche pitture murali decoravano completamente la chiesa tra IX e X secolo. I lacerti sono emersi al di sopra delle volte ed erano coperti da uno strato di macerie fin dal Medioevo: se ne ipotizzava l’esistenza, ma non erano mai stati oggetto di studio. Questi affreschi costituiscono un tassello fondamentale per la ricostruzione della storia artistica non solo della chiesa di Torcello, ma di tutto l’Alto Medioevo veneziano e adriatico. I lavori hanno rivelato due distinti cicli iconografici: un toccante pannello pittorico con storie della Vergine, dove appare una vivida rappresentazione di Maria e di un’ancella, ed un secondo registro pittorico con le vicende agiografiche di San Martino. Quest’ultimo è rappresentato in veste di vescovo nei mosaici, mentre nelle pitture murali presenta l’iconografia tradizionale del soldato della carità. “Questa scoperta – prosegue il Patriarca Moraglia - sta dando esiti inattesi: in modo particolare si sta evidenziando una fede mariana radicata nel territorio di Venezia. Importante anche  la figura di Martino di Tours in un triangolo che lega  la Polonia,  la Francia occidentale e l'isola di Torcello  alla fede cristologica e alla lotta contro l'arianesimo”. Didascalie dipinte con caratteri tipicamente alto-medievali accompagnano le immagini. Secondo archeologi ed epigrafisti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, quanto emerso consentirà  una ricostruzione dell'aspetto decorativo della chiesa prima che fosse ricoperta dai mosaici dell’XI secolo. Le informazioni stratigrafiche raccolte infatti aiutano a ripercorrere la cronologia delle fasi edilizie dell’intero complesso basilicale. Sembra prendere sempre più corpo ad esempio l’idea che la forma e il volume dell’attuale chiesa siano da attribuire al IX secolo, quando un edificio ecclesiastico, precedente di quasi duecento anni, fu inglobato in un nuovo progetto architettonico che prevedeva anche un percorso martiriale e processionale dietro l’altare. Le absidi erano decorate ad affresco, il pavimento rivestito da un mosaico bianco e nero, mentre molte sculture abitavano l’aula di culto. Successivamente, come documentato dai restauri conservativi in corso, la chiesa ha subito la trasformazione nell'aspetto che oggi conosciamo.  (PO)

24 luglio -  SVIZZERA - Verso la Giornata Migranti. Vescovi: ascoltare il grido dei più vulnerabili

Ascoltare il grido di chi è più vulnerabile di noi e chiede aiuto: è questo il monito lanciato dalla Conferenza episcopale svizzera (Ces) nel Messaggio diffuso in vista della Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato che ricorrerà il prossimo 27 settembre. “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire” è il titolo del documento della Chiesa elvetica che riprende lo stesso indicato da Papa Francesco nel suo Messaggio, firmato il 13 maggio scorso e dedicato, in particolare, al tema degli sfollati interni. Partendo dalla considerazione che il mondo attuale è un villaggio globale, dunque, la Ces sottolinea però come la pandemia da Covid-19 abbia “intaccato nella coscienza di molti la fiducia riposta in questo villaggio globalizzato. C’è qualcosa che non va”. Di qui, l’esortazione a ricordare alcuni imperativi citati dal Pontefice, il primo dei quali è “conoscere per comprendere”: “Conoscere i numeri dei migranti non basta – scrivono infatti i vescovi svizzeri – Piuttosto, interessiamoci alla storia dei rifugiati”. Il secondo invito è a “farsi prossimo per servire”: come insegna la parabola del Buon Samaritano, “avvicinarsi all’ignoto comporta l’accettazione dei rischi incorsi”. E ancora è importante “ascoltare per riconciliarsi”: “Ci prendiamo mai il tempo per un ascolto personale? – è la domanda dei vescovi svizzeri – Ad esempio, durante la quarantena, quando nelle nostre città regnava il silenzio, il grido di chi è più vulnerabile è giunto fino a noi?”. La Ces sottolinea poi che “per crescere è necessario condividere”, perché “nessuno si salva da solo”. Di qui anche l’esortazione a “collaborare per costruire”: “Occorre interrogarsi sul nostro modo di agire – afferma la Chiesa elvetica - per la costruzione di una vita comune che meriti l’epiteto di ‘umano’. La posta in gioco non è altro che il Regno di Dio da costruire tutti insieme”. (IP)

24 luglio - REGNO UNITO - “Stare insieme anche se separati”: diocesi di Cardiff in aiuto dei più vulnerabili

“Stare insieme anche se separati”: si chiama così il progetto lanciato dall’Arcidiocesi di Cardiff, nel Regno Unito, per sostenere le persone maggiormente a rischio e più vulnerabili di fronte alla pandemia da Covid-19. “L’iniziativa – informa una nota – mira a portare aiuto a chi si trova in quarantena nella zona del Galles del Sud, attraverso la consegna a domicilio di cibo, kit igienico-sanitari e servizi di assistenza”. Il progetto si concentra, infatti, anche sulla “salute mentale di coloro che patiscono l’isolamento e la solitudine in questo periodo così foriero di ansia”. “Il nostro obiettivo – afferma Klavdija Erzen, tra i manager del programma – è quello di migliorare la salute mentale ed il benessere generale degli adulti più anziani e vulnerabili, oltre che ridurre la loro solitudine, promuovendo un senso di appartenenza e di comunità”. L’iniziativa verrà portata avanti anche grazie alle piattaforme digitali come Zoom e Skype, e alle dirette in streaming su YouTube. Naturalmente, le nuove tecnologie affiancheranno quelle più classiche: telefonate, lettere e cartoline saranno utilizzate per “comunicare messaggi di sostegno a tutti coloro che ne hanno più bisogno”, spiega la Erzen che conclude: “Vogliamo dare ascolto a chiunque chieda il nostro aiuto”. (IP)

24 luglio - ARGENTINA - Corso di formazione antiabuso online per operatori pastorali

Il Consiglio pastorale per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili ha lanciato sul proprio sito Internet un corso di formazione online per gli operatori pastorali, a sostegno di chi è stato designato da arcidiocesi, diocesi, eparchie e congregazioni religiose a ricevere e riferire tutti i dati e le informazioni sui casi di abuso sessuale nella Chiesa. Il corso è aperto anche ai membri delle congregazioni religiose che si occupano della protezione dei bambini e degli adolescenti e della creazione di ambienti sicuri nelle rispettive giurisdizioni. Il corso di formazione ha come obiettivo quello di aumentare la sensibilità delle persone al problema dell'abuso e di far acquisire ai destinatari le competenze ritenute necessarie in questo ambito: conoscere e definire i concetti principali che si riferiscono all'abuso sessuale e alle sue conseguenze; ascoltare empaticamente la persona che informa di un abuso in un ambiente ecclesiale e coordinare un accompagnamento efficace; padroneggiare i principali passaggi giuridici previsti per tali casi, nel diritto laico e canonico; riportare correttamente in una relazione la denuncia di un presunto abuso; e infine trasmettere efficacemente le informazioni raccolte all'autorità competente. (AP)

24 luglio - BOLIVIA - Monsignor Centellas: Non oppotuno tenere le elezioni se Se il numero dei contagi continua ad aumentare

“Se il numero dei contagi continua ad aumentare, non è opportuno tenere le elezioni”. Così si è espresso in un videomessaggio diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, il presidente della Conferenza episcopale, monsignor Ricardo Centellas, arcivescovo di Sucre, in vista delle prossime elezioni presidenziali, previste per il 6 settembre. Monsignor Centellas ha così ribadito l’impegno della Chiesa a favore della tutela della salute e della vita dei boliviani. Invitando a prendersi cura della democrazia e a garantire la partecipazione del popolo alle elezioni, il presule ha sottolineato che "se i contagiati aumentano e continuano ad aumentare, non c'è una curva verso il basso, allora è molto rischioso, è ad alto rischio e non conviene tenere le elezioni". “Qualsiasi misura abbiano preso può essere rivista, pensando alla salute di tutti i boliviani” ha detto il presule, riferendosi al Tribunale Supremo Elettorale. Poichè “la politica, in quanto tale, è al servizio della vita, al servizio dell'integrità della persona, della salute", ha spiegato il presule.   Egli, ricordando come nel Paese il sistema sanitario fosse già crollato prima dell’arrivo della pandemia e come altri sistemi nella nazione "non vadano" - "è incredibile – ha detto - che non si possano nemmeno seppellire i morti" -, ha chiesto alle autorità competenti "estremi rimedi". Rivolgendosi alla classe politica attuale ha evidenziato come "siano necessari nuovi leader politici”, che capiscano la politica. “La politica – ha affermato - non è un'opportunità per fare soldi, la politica è un servizio al bene comune, un lavoro affinché tutti i boliviani possano vivere con dignità”. "La Bolivia – ha concluso - cambierà il giorno in cui un politico si assumerà una responsabilità pubblica, dimenticando il suo colore politico, dimenticando il suo interesse". (AP)

24 luglio - INDIA - Donna cristiana uccisa in Jharkhand. È la quinta vittima in due mesi

Suman Munda, una donna di 25 anni, che era stata molestata da fanatici indù dopo la conversione al cristianesimo, è stata trovata morta a Redhadi, un villaggio del distretto di Khunti, nello Stato di Jharkhand, il 19 luglio, riporta UCA News. È la quinta vittima cristiana uccisa in India negli ultimi due mesi. In relazione all’omicidio, la polizia ha arrestato quattro giovani, che non sono stati ancora identificati. "È motivo di grave preoccupazione - ha detto ieri monsignor Binay Kandulna, vescovo di Khunti ad UCA News - perché lo Stato ha assistito all’uccisione di un uomo cristiano solo il mese scorso nello stesso distretto. L'amministrazione e i leader dovrebbero prenderne atto e prendere le misure appropriate”, in quanto “alcuni gruppi di interesse cercano di prendere di mira le minoranze nello Stato per diffondere l'odio tra le varie fedi, tra persone che invece amerebbero la pace". “Condanniamo l'omicidio – ha concluso - e ci appelliamo all'amministrazione affinché prenda provvedimenti severi contro i colpevoli". Persecution Relief, un forum ecumenico che sostiene i cristiani perseguitati in India, ha registrato, nel 2019, 527 casi di persecuzione cristiana rispetto ai 447 del 2018, 440 del 2017 e 330 del 2016, e 293 casi nella prima metà del 2020. Tra gennaio 2016 e giugno 2020 sono 2.067, dunque, i crimini ispirati dall’odio contro i cristiani in India. (AP)

24 luglio -  FILIPPINE - L'amministraore apostolico di Manila, monsignor Broderick Pabillo, positivo al #coronavirus

"Sappiamo che tutto funziona per il bene di coloro che amano Dio, che sono chiamati secondo i suoi propositi (Rm 8,28). Quindi, sappiamo che qualunque cosa accada, l'amore di Dio è sempre con noi. È in questo spirito che annuncio che sono risultato positivo al test Covid-19". Così - riporta UCA News - monsignor Broderick Pabillo, amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Manila, in una lettera indirizzata ai sacerdoti, ieri, ha annunciato di essere risultato positivo al coronavirus. Monsignor Pabillo ha detto che i risultati sono stati confermati dai medici e che ora in quarantena sta seguendo, come richiesto, un protocollo rigoroso. Il suo staff è risultato negativo e tutti coloro con cui è entrato in contatto sono stati invitati ad osservare misure precauzionali. "So che questo virus passerà, quindi per favore non preoccupatevi per me – ha concluso il vescovo -, anche se le preghiere sarebbero molto apprezzate”. Inoltre, “visto che sono quello di sempre, grazie a Dio, gli incontri programmati online continueranno". (AP)

23 luglio -  ITALIA Presidenza CEI ai vescovi: servono nuove forme di presenza ecclesiale

Il coronavirus non è ancora debellato e di conseguenza la ripresa delle attività nel prossimo autunno, incluse quelle pastorali, dovrà essere graduale e limitata dalle misure di tutela della salute pubblica. Di fronte a tale scenario, occorre “aprirsi a nuove forme di presenza ecclesiale”: lo afferma, in una lettera ai vescovi, la presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei) che evidenzia l’urgenza di “progettare, con le dovute precauzioni, un cammino comunitario che favorisca un maggior coinvolgimento dei genitori, dei giovani e degli adulti, e la partecipazione all’Eucaristia domenicale” con concorso di popolo. In esso, infatti, si registra “un certo smarrimento” che “richiede di essere ascoltato”. La Cei si dice poi riconoscente “ai sacerdoti ed ai catechisti per la generosa e creativa disponibilità con cui, anche in questi mesi difficili, hanno saputo mantenere i contatti con le persone, in particolare i ragazzi e le loro famiglie, ricorrendo ampiamente all’uso dei mezzi digitali”. Quindi, la missiva invita a guardare alla consegna della nuova edizione del Messale Romane come ad “un’opportunità preziosa per aiutare le comunità cristiane a recuperare consapevolezza circa la verità dell’azione liturgica, le sue esigenze e implicazioni, la sua fecondità per la nostra vita”. Riguardo alla celebrazione dei sacramenti, la Cei ricorda che “a partire da quelli dell’iniziazione cristiana”, “non ci sono impedimenti a celebrarli con dignità e sobrietà”. “È bene – si raccomanda – aver cura che la loro celebrazione, pur in gruppi contenuti, avvenga sempre in un contesto comunitario”. Per la Cresima, nello specifico, si sottolinea che “in questa fase l’unzione può essere fatta usando un batuffolo di cotone o una salvietta per ogni cresimando”. La stessa attenzione “sarà necessaria per le unzioni battesimali e per il sacramento dell’Unzione dei malati”. Sulla presenza dei cori e dei cantori, si attendono invece indicazioni dal Ministero dell’Interno, mentre sulla possibilità di derogare al numero di 200 persone presenti nei luoghi chiusi, la decisione è affidata dal Comitato tecnico-scientifico alle singole Regioni. (LZ)

23 luglio -  GHANA - La preoccupazione dei vescovi per l'escalation di violenze  pre-elettorali: partiti rispettino la legge che vieta i vigilantes

È una campagna che rischia di essere compromessa dalle violenze quella in corso in Ghana per le prossime elezioni del 7 dicembre, che vede tra i principali contendenti il Presidente uscente Nana Akufo-Addo del Nuovo Partito Patriottico (Npp) e il leader dell’opposizione del Congresso Democratico Nazionale (Ndc), John Dramani Mahama. In diverse circoscrizioni elettorali dove sono in corso le registrazioni nelle liste elettorali - comprese quelle della capitale Accra -  si sono moltiplicate in queste settimane aggressioni da parte di vigilantes al soldo dei partiti in lizza. Il bilancio è finora di una vittima e diversi feriti. L’ultimo episodio si è verificato il 20 luglio nella circoscrizione Awutu-Senya East, nella Regione Centro, e ha coinvolto il Ministro delle Iniziative speciali per lo svilppo, Mavis Hawa Koomson. L’escalation preoccupa i vescovi ghanesi che, in una dichiarazione firmata dal presidente della Conferenza episcopale (Gcbc), l’arcivescovo Philip Naameh, richiamano tutte le forze politiche al rispetto della legge. La nota ricorda che questi atti di violenza rappresentano una seria violazione Vigilante and Related Offenses Act , la legge approvata nel 2019 dal Parlamento di Accra che rende penalmente perseguibile la costituzione di gruppi di vigilantes di partito, ed esortano tutte le formazioni politiche, in particolare i due principali contendenti, a rispettare l’accordo da essi firmato contro il vigilantismo e il ricorso alla violenza : “I partiti politici dovrebbero dimostrare il loro impegno a rispettare tale accordo consegnando alla polizia quei loro membri che si comportano in modo scorretto o agiscono per interrompere l’iscrizione nei registri elettorali”. A questo proposito, i vescovi ghanesi rammentano anche che qualsiasi contenzioso può essere risolto in modo civile presentando ricorso alla Commissione elettorale. I vescovi si rivolgono quindi al Governo affinché “abbia il coraggio di attuare le raccomandazioni dell'Emile Short Commission”, la Commissione d’inchiesta istituita l'anno scorso dal Presidente Akufo-Addo per indagare sulle violenze nel distretto di Ayawaso-West-Wuogon alle elezioni suppletive del 31 gennaio 2019. L'attuazione delle raccomandazioni della Commissione, affermano, "servirà da deterrente per questi criminali, che altrimenti continueranno ad agire impunemente".  (LZ)

23 luglio - STATI UNITI - Dai vescovi sovvenzione di 500mila dollari per implementare la “Laudato si’”

Ammonta a 500mila dollari la sovvenzione nazionale approvata dalla Campagna cattolica per lo sviluppo umano (Chhd) – ovvero il programma nazionale contro la povertà promosso dai vescovi degli Stati Uniti – per implementare gli insegnamenti della “Laudato si’”, l’Enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune. Lo stanziamento – si legge sul sito della Chiesa cattolica degli Usa (Usccb) – è stato devoluto al Direct Action & Research Training Center (Dart), una rete nazionale di 23 organizzazioni comunitarie di base, che dal 1982 opera in favore della promozione della giustizia sociale. Obiettivo primario della sovvenzione è quello di “dare la possibilità alle persone più povere e a basso reddito nel Paese di affrontare e superare l’impatto provocato dai cambiamenti climatici, nell’arco dei prossimi cinque anni”. L’iniziativa quinquennale, denominata “Prendersi cura del Creato, prendersi cura della comunità” consentirà al Dart di analizzare le conseguenze dei cambiamenti del clima direttamente sulle comunità locali, supportandole soprattutto nei settori più indigenti ed emarginati. “Gli effetti negativi dei cambiamenti climatici – spiega Monsignor David O’Connell, presidente della Cchd, organismo che quest’anno celebra il suo 50.mo anniversario – stanno devastando le comunità più povere degli Stati Uniti. Con questa nostra iniziativa, dunque, insieme al Dart, cercheremo di rispondere all’appello di Papa Francesco ad ascoltare il grido della terra ed il grido dei poveri” (IP)

 

23 luglio  BOLIVIA Campagna ecumenica di solidarietà: “Uniti per la salute e per la vita”

 “Uniti per la salute e per la vita”: si intitola così la campagna di solidarietà promossa dalla Parrocchia “Dolce nome di Gesù” a Vallegrande, in Bolivia. A carattere ecumenico, l’iniziativa si tiene con il sostegno delle Chiese evangeliche locali ed insieme all’Associazione dei medici e al Sindacato della stampa. “A causa della crisi sanitaria da coronavirus – si legge in una nota – e a causa dei contagiati che aumentano di giorno in giorno, abbiamo deciso di raccogliere aiuti da diversi organismi per poter intraprendere e realizzare una campagna di solidarietà a sostegno del sistema sanitario”. In particolare, la campagna è focalizzata su due obiettivi: “Contribuire alla realizzazione di un laboratorio di test per il Covid-19, ed acquistare un impianto di ossigeno per l’Ospedale locale”. “Puntiamo a raggiungere il maggior numero possibile di boliviani – spiegano gli organizzatori – Ci rivolgiamo alle famiglie, alle istituzioni, ai gruppi di solidarietà e a tutte le persone di buona volontà che desiderano contribuire, con il loro granello di sabbia, alla costruzione di ciò di cui abbiamo bisogno”. Secondo i dati aggiornati al 23 luglio, in Bolivia i casi confermati di Covid-19 sono 64.135, con 19.721 guariti e 2.328 deceduti. Tra questi ultimi, anche Monsignor Eugenio Scarpellini, vescovo di El Alto, riscontrato positivo al coronavirus e morto per un attacco cardiaco il 15 luglio scorso. (IP)

23 luglio -  ARGENTINA - Protocollo aborto. Università cattolica: affronto alla Costituzione

“Affrontare l'aborto come una politica pubblica è incostituzionale”: lo afferma un documento della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica Argentina (Uca) in seguito della recente decisione della legislatura di Buenos Aires di aderire al cosiddetto "Protocollo nazionale per la cura completa delle persone con diritto alla cessazione legale della gravidanza" varato del Ministero nazionale della Salute. La normativa è stata accolta a Buenos Aires con 49 voti a favore, 7 contrari e 3 astenuti, mentre la Costituzione nazionale sancisce che l’Interruzione volontaria di gravidanza è illegale ed è ammessa solo in casi eccezionali, come la tutela della vita e della salute della donna. Quella di Buenos Aires è, perciò, “una decisione gravissima – scrive l’Uca – che non regge la minima analisi giuridica” e che è stata approvata, per di più, in un contesto difficile, come quello dell’attuale pandemia da coronavirus, in cui la vita umana è già di per sé a rischio. Invocando, quindi, “un dibattito più ampio ed approfondito sulla portata di questo provvedimento riguardante la vita del nascituro”, l’Uca afferma: “Finché non ci saranno prove sufficienti del contrario, l’ordine pubblico pro-aborto che la normativa rappresenta è un affronto all’ordinamento giuridico fondamentale del Paese” sancito dalla Costituzione, la quale “garantisce ampia protezione e tutela alla madre e al bambino sino dal concepimento e durante la gravidanza e l’allattamento”. Non si tratta, dunque, di “motivi religiosi o morali o di convinzioni personali – ribadisce l’Uca – Essi esistono, senza dubbio, e vanno integrati nel dibattito. Ma in questo caso, come Facoltà di Giurisprudenza, vogliamo dare il nostro contributo facendo riferimento al piano giuridico vigente, in nome del bene comune”. Ciò di cui si parla, infatti, è “il diritto oggettivo alla vita del bambino e della madre e della loro effettiva tutela costituzionale” cui si contrappone “un ordinamento giuridico federale e l’eliminazione di migliaia di esseri umani”. Su questo bisogna riflettere, conclude l’Università cattolica, “prima di continuare con l’attuazione di protocolli intollerabili o di insistere su progetti di depenalizzazione o legalizzazione dell’aborto che mirano a trasformare un crimine in un diritto”. (IP)

 

23 luglio - SUD SUDAN - Giovani, seminatori di pace: seminario virtuale per i ragazzi, protagonisti del cambiamento

Seminatori di pace e protagonisti del cambiamento: sono loro, i giovani del Sud Sudan, la nazione più giovane del continente africano. Ed è proprio a loro che è stato dedicato il seminario virtuale “Pace: che cos'è e perché è importante" svoltosi il 18 luglio, organizzato dall'Arrupe Jesuit Institute ed ospitato dal sito web dell’Amecea (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell'Africa orientale). La conferenza on line è stata tenuta da padre Augostine Edan Ekeno, direttore dell'Istituto gesuita multi-educativo e agricolo del Sud Sudan (Majis) il quale, facendo eco all’Esortazione apostolica post-sinodale “Christus vivit” di Papa Francesco, ha ribadito l’importanza dei giovani nella promozione della pace e della riconciliazione non solo in Sud Sudan, ma in tutta l’Africa. Tre, in particolare, gli ambiti in cui i ragazzi devono agire per un futuro migliore nel continente: “In primo luogo – ha detto padre Ekeno – è bene che i giovani imparino e apprezzino il fatto di costituire la generazione più produttiva e dotata di maggior potenziale in grado di trasformare la società”. I ragazzi sono “protagonisti del cambiamento”, ha aggiunto il religioso, e “la Chiesa desidera accompagnarli affinché diventino protagonisti del loro futuro”. In secondo luogo, padre Ekeno ha auspicato che “i giovani imparino che raggiungere la pace è possibile”: essi infatti, non dovrebbero essere “ingannati o fuorviati da coloro che vogliono tenere legata l’umanità dalla schiavitù del pessimismo” o da “chi vuol farci credere che gli esseri umani sono incapaci di pace”. Al contrario, i ragazzi “vanno accompagnati e guidati a credere in se stessi come catalizzatori e promotori del cambiamento”. Il terzo ambito d’azione riguarda la lotta allo sfruttamento giovanile a scopo bellico: "In Africa, la pace non può essere raggiunta se i giovani non resistono dall’essere sfruttati dai nemici della pace che vogliono che essi combattano guerre e conflitti" ai quali non appartengono, ha detto padre Ekeno. Quindi ha aggiunto: “Voglio che i ragazzi comprendano che è giunto il momento di unirsi contro le strategie distruttive messe in atto da individui e gruppi politici avidi che si divertono ad usarli senza scrupoli, come un mezzo per realizzare i propri interessi e le proprie ambizioni”.  (IP)

23 luglio - SANTA SEDE Contro la tratta urge sistema legislativo focalizzato sui diritti le libertà fondamentali delle vittime

È una delle attività illegali più redditizie del mondo, ma anche quella in cui il tasso di impunità è ancora molto, troppo alto: il traffico di esseri umani conta oggi circa 40 milioni di vittime. Sono in maggioranza donne, ma anche uomini e sempre più bambini e bambine, trattati da reti criminali come merce di scambio e ridotti in condizioni di semi-schiavitù per lo sfruttamento sessuale e lavorativo, per l’accattonaggio, matrimoni precoci, adozioni illegali, perfino espianti di organi. Un’attività che resta spesso impunita: per ogni 2.154 vittime, oggi solo un trafficante di esseri umani viene condannato, nonostante l’accresciuto impegno delle istituzioni nazionali e internazionali e delle ong per contrastare il fenomeno.  Il rilancio degli sforzi per porre fine all’impunità, assicurare giustizia alle vittime, proteggerle e garantire l’effettivo rispetto dei loro diritti umani fondamentali è stato l’obiettivo della 20.ma Conferenza dell’Alliance against Trafficking in Persons, una piattaforma di advocacy e cooperazione contro la tratta che riunisce organizzazioni internazionali e della società civile. L’evento, intitolato “Porre fine all’impunità: fare rispettare la giustizia perseguendo il traffico di esseri umani”, si è svolto dal 20 al 22 luglio a Vienna, ed è stato organizzato in collaborazione con l’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Ai lavori ha partecipato, a nome della la Missione permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni internazionali a Vienna, monsignor Joseph Grech, intervenuto a quattro panel di discussione.   La discrepanza sconcertante tra l’alto numero delle vittime e il basso numero di processi e condanne per traffico di esseri umani pone l’interrogativo sulla effettiva applicazione delle misure che gli Stati si sono impegnati ad adottare per combattere il fenomeno, ha osservato il vescovo maltese nel primo dei suoi interventi: “Nonostante gli sforzi della comunità internazionale, le risorse scarseggiano, soprattutto a causa delle continue crisi economiche e dell’instabilità socio-politica in molti Stati”.   Resta poi il problema di fondo dell’accesso delle vittime alla giustizia e della garanzia dei loro diritti fondamentali: persone vulnerabili rese ancora più fragili – come sottolineato da Papa Francesco - da un sistema economico dominato dagli interessi del capitale speculativo globale e adesso anche dalla pandemia del Covid-19. Per queste persone - ha rimarcato il delegato pontificio - i sistemi giudiziari sono chiamati a garantire un trattamento equo ma anche sostegno concreto durante i procedimenti. Per combattere in modo efficace le grandi organizzazioni criminali internazionali che gestiscono la tratta – ha sottolineato monsignor Grech nel secondo panel di discussione – è quanto mai urgente anche un maggiore coordinamento intergovernativo e quindi lo scambio di più di informazioni e dati tra le polizie dei vari Stati. Ottenere giustizia per le vittime non deve essere il solo obiettivo dei procedimenti legali contro i responsabili, ha precisato il rappresentante della Santa Sede nel suo terzo intervento. Occorre garantire i loro diritti umani prima, durante e dopo i processi: quindi metterli in condizione di testimoniare in sicurezza, garantire adeguati risarcimenti e offrire opportunità per il loro pieno reinserimento sociale. Nell’intervento conclusivo, monsignor Grech ha esoresso il pieno sostegno della Santa Sede all'impegno dell'Alleanza contro il traffico di esseri umani per la creazione di un sistema legislativo che si concentri principalmente sulle persone e che difenda i loro diritti inalienabili e libertà fondamentali. “Ogni ordinamento dovrebbe garantire che i diritti delle vittime non siano violati e offrire loro tutta l'assistenza necessaria, monitorando al contempo l’applicazione delle leggi contro la tratta”, ha concluso il rappresentante pontificio. (LZ)

23 luglio - PORTOGALLO 26 luglio, Festa dei nonni. Associazione Famiglie: anziani sono radici del futuro, serve riflessione nazionale

“I nonni sono le radici del futuro” e necessitano di “maggiore rispetto, attenzione e affetto”: è quanto scrive, in una nota riportata dall’agenzia Ecclesia, l’Associazione delle Famiglie in Portogallo, un'istituzione privata di solidarietà sociale fondata a Braga nel 1987. Il documento arriva in vista del 26 luglio, memoria liturgica dei Santi Anna e Gioacchino, nonni di Gesù, e quindi giornata celebrata come “Festa dei nonni”. Una ricorrenza che l’Associazione esorta a festeggiare, soprattutto considerando che l’attuale situazione pandemica da coronavirus ha messo in risalto proprio “il ruolo centrale dei nonni” nel sostenere le famiglie con bambini e ragazzi. Gli anziani, infatti, si sono spesso fatti carico dei più piccoli, “accogliendoli, nutrendoli, intrattenendoli e tenendoli al riparo da possibili contagi”. La giornata del 26 luglio, quindi, “va intesa e vissuta come un invito e un richiamo alla società” affinché gli anziani siano maggiormente tutelati e valorizzati. In quanto “radici del futuro”, infatti – continua l’Associazione – i nonni “non possono e non devono essere tagliati fuori o lasciati ai margini” della società e della famiglia, anzi: la loro presenza è un bene per entrambe. Chi prende le decisioni in ambito politico, economico, culturale e spirituale, dunque, viene invitato ad una “seria riflessione” su questo tema, considerando anche che “purtroppo, a causa della ‘cultura dello scarto’, molti nonni sono tenuti in disparte, soprattutto se anziani e malati”, rimanendo così “privi dell’affetto dei loro parenti”. La nota dell’Associazione delle Famiglie arriva a pochi giorni di distanza da quella della Commissione per i laici e la famigliadell’episcopato portoghese che, sempre in vista del 26 luglio, ha definito la giornata come “un’occasione per ringraziare, abbracciare e celebrare la presenza dei nonni nel passato e nel presente, per andare alle proprie radici e scoprire in essi la tenerezza e l’amore di Dio”. Gli anziani, infatti, “sostengono la vita delle famiglie perché sono le radici di tante vite, raccontano storie del passato, e aiutano a capire la differenza tra essenziale e superfluo”. La loro “ricchezza insostituibile” è quindi è un tesoro che va difeso “in modo perentorio”. (IP)

23 luglio - STATI UNITI Vandalismo contro statue e siti cattolici: la condanna dei vescovi

Chiese incendiate, statue di Cristo e della Vergine Maria vandalizzate o decapitate: crescono, negli Stati Uniti, gli episodi di danneggiamento contro luoghi e simboli del cattolicesimo. Un dato preoccupante che la Conferenza episcopale locale (Usccb) commenta con una dichiarazione di due Arcivescovi: Thomas G. Wenski e Paul S. Coakley, presidenti rispettivamente del Comitato episcopale per la libertà religiosa e del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano: “Che si tratti di gesti compiuti da singoli individui tormentati che gridano aiuto o da agenti di odio che cercano di intimidire – si legge nella nota - questi attacchi sono il segno di una società che ha bisogno di guarigione". Si tratta di “incidenti in cui le azioni umane sono chiare, ma le motivazioni no”, continuano i presuli che poi affermano: “Mentre ci sforziamo di comprendere la distruzione di questi sacri simboli dell'amore e della devozione disinteressata, preghiamo per tutti coloro che l'hanno causata, e rimaniamo vigili contro di essa". La nota episcopale sottolinea quindi “il particolare momento di conflitto culturale che stanno vivendo gli Stati Uniti”: “Il cammino verso il futuro – sottolineano i presuli – deve passare attraverso la compassione e la comprensione praticate e insegnate da Gesù e da Maria”. “Contempliamo, piuttosto che distruggere, le immagini che rappresentano l’amore di Dio – è l’appello conclusivo dell’Usccb – Seguendo l’esempio del Signore, rispondiamo alla confusione con la comprensione e all’odio con l’amore”. Gli atti vandalici a cui fanno riferimento i vescovi si sono verificati, negli ultimi tempi, in diverse regioni del Paese: l’episodio più eclatante è avvenuto a giugno quando la statua di San Junípero Serra eretta a San Francisco è stata abbattuta, sull’onda delle proteste anti-razziste scatenatesi in seguito alla morte dell’afroamericano George Floyd, deceduto dopo l’arresto da parte di un poliziotto bianco. Ma non solo: il 18 luglio, nella chiesa di “Nostra Signora dell’Assunzione” di Bloomingburg, a New York, è stato abbattuto un monumento ai bambini mai nati, istoriato con alcuni versetti del profeta Isaia. In precedenza, ai primi di luglio, il crocefisso della parrocchia di Santa Bernadette di Rockford, in Illinois, è stato distrutto a colpi di martello. A metà luglio, inoltre, in un resort sciistico del Monstana, una statua di Cristo è stata imbrattata con vernice marrone e coperta di striscioni con la scritta “Ribellatevi”. E ancora: nella notte tra il 2 e il 3 luglio, una statua della Vergine Maria è stata decapitata a Gary, nell’Indiana. Ulteriori atti vandalici si sono registrati, nelle ultime settimane, contro altri luoghi di culto cattolici. Il più grave è stato l’incendio scatenatosi nella chiesa della “Missione di San Gabriele” a Los Angeles, tra le più antiche degli Stati Uniti, fondata nel 1771 da San Junípero Serra. (IP)

23 luglio - STATI UNITI Censimento popolazione per ripartizione seggi Camera. Vescovi: ogni persona conta ed ha valore

Rescindere il Memorandum che esclude le persone senza documenti dal conteggio complessivo per la ripartizione dei seggi della Camera dei rappresentanti: questo l’appello lanciato dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) al presidente Donald Trump. Il Capo della Casa Bianca, infatti, ha emesso il 21 luglio un Memorandum con il quale chiede che le persone senza documenti, conteggiate nel censimento 2020, siano escluse dalla valutazione che determina la ripartizione dei seggi, assegnati ad ogni Stato, all’interno della Camera. “Conteggiare gli irregolari nel censimento e poi negare loro e agli Stati in cui risiedono una legittima rappresentanza nelle istituzioni – scrivono in una nota l'Arcivescovo Paul S. Coakley, presidente del Comitato episcopale per la Giustizia interna e lo sviluppo umano, e Monsignor Mario E. Dorsonville, presidente del Comitato dei vescovi sulle migrazioni - è contrario alla Costituzione e costituisce una grave ingiustizia”. “Una politica simile fa sentire le persone invisibili e non considerate come esseri umani”, ribadiscono i presuli, che parlando di scelta “sbagliata e divisiva”. “Esortiamo il presidente Trump a rescindere questo Memorandum – si legge ancora nella nota – e ad intraprendere, invece, gli sforzi necessari per proteggere la nostra nazione e tutti coloro che vivono nel nostro Paese”. I vescovi concludono citando le parole di Papa Francesco: “Di fronte a cambiamenti profondi ed epocali (…) il momento presente offre una preziosa opportunità per dirigere e governare i processi in corso e per edificare società inclusive, basate sul rispetto della dignità umana, sulla tolleranza, sulla compassione e sulla misericordia”. (IP)

22 luglio - PAKISTAN - Morta di Covid-19 suor Ruth Lewis, ”madre dei dimenticati” del centro “Darul Sukoon” di Karachi 

Una vita spesa per i bambini e giovani disabili fisici e mentali abbandonati. Non ce l’ha fatta suor Ruth Lewis, ”madre dei dimenticati”, come viene ricordata dal centro di accoglienza di “Darul Sukoon” per persone con handicap intellettivi di Karachi, in Pakistan, che dirigeva dal 2000. La religiosa della Congregazione delle Missionarie Francescane di Cristo Re è morta  il 20 luglio di Covid-19, nell’ospedale “Agha Khan” della capitale pakistana, dove era stata ricoverata l’8 luglio, dopo essere risultata positiva al virus contratto nello stesso centro, in cui sono stati contagiati 21 bambini. Grande il dolore delle consorelle, del personale e degli ospiti del centro: “Il nostro cuore à spezzato perché abbiamo perso una parte di noi, una madre, una sorella e una fonte di ispirazione. I suoi servizi per i bambini e le persone anziane disabili, gravemente disabili e abbandonate dalla società sono stati straordinari”, si legge in una dichiarazione pubblicata su Facebook.   Nata nel 1945, suor Ruth Lewis era giunta “Darul Sukoon”, fondato dalla consorella Gertrude Lemmens, nel 1969. Da allora non è più tornata, prendendosi cura dei suoi 150 ospiti: tutti bambini e adolescenti abbandonati dalle loro famiglie, perché considerati "mostri" a causa delle loro deformità e disabilità.  Per loro suor Ruth era diventata una madre: “Li considerava come suoi figli. Ha lavorato instancabilmente per costruire la loro personalità”, ricorda la dichiarazione. Un lavoro che le aveva conquistato la fama oltre i confini della Chiesa cattolica in Pakistan, tanto che era riuscita ad ottenere sovvenzioni pubbliche per il centro i cui servizi sono finanziati da donazioni. Per questa totale dedizione ai “suoi” bambini era stata anche insignita del premio "Orgoglio di Karachi" il 18 gennaio 2014, e nel 2018 ha ricevuto il premio "Hakim Mohammad Saeed" dal Governatore del Sindh per il servizio sociale reso all'umanità povera e sofferente, senza alcuna discriminazione. La notizia  della sua morte ha avuto grande risonanza in Pakistan, dove sono giunti diversi messaggi di cordoglio. (LZ) 

22 luglio - NIGER - Caritas distribuisce kit per lavaggio delle mani

(VNS) – 22lug20 – Parrocchie, comunità, centri sanitari, scuole: sono questi i destinatari principali degli interventi della Caritas Niger contro la diffusione del Covid-19. In queste strutture, infatti, l’organismo caritativo sta cercando di mantenere standard elevati di igiene delle mani attraverso la distribuzione di appositi kit. “Il lavaggio delle mani non è solo una questione di etichetta, ma può salvare la vita – spiega una nota – Ma in un Paese per lo più desertico”, come il Niger appunto, ciò rappresenta una vera sfida, poiché “l’acqua pulita scarseggia, le città sono sovraffollate e la gente si sposta molto, aumentando così il rischio di contagio”. Per questo, la Caritas Niger sta installando, là dove necessario, alcune postazioni adibite al lavaggio delle mani, in particolare all’interno del territorio dell’Arcidiocesi di Niamey e della diocesi di Maradi che ospitano i maggior centri abitati del Paese. Ad esempio, a Niamey, subito dopo la riapertura delle scuole all’inizio di giugno, la Caritas ha consegnato negli istituti educativi “20 postazioni per il lavaggio delle mani, 156 flaconi di disinfettante, 200 litri di sapone liquido e 3mila mascherine”. Gratitudine, naturalmente, è stata espressa dal corpo docente, poiché il materiale ricevuto “permetterà agli alunni di poter studiare in sicurezza”. Ma la distribuzione nelle scuole – continua la nota – “è solo una parte di una programma, della durata di tre mesi e dal costo di 100mila euro, che aiuterà oltre mezzo milione di persone”. Prevista anche la donazione di razioni di cibo secco e di denaro per comprare cibo fresco, da destinare alle famiglie precipitate ulteriormente nella povertà a causa della pandemia. Da ricordare che ad oggi, 22 luglio, in Niger il Covid-19 ha fatto registrare 1.105 casi positivi e 70 deceduti. (IP)

22 luglio - REGNO UNITO - Migranti. Appello vescovi ai Paesi della Manica: sradicare le cause di fondo

Sradicare le cause di fondo che portano i migranti a rischiare la vita nel tentativo di attraversare la Manica per raggiungere la Gran Bretagna, in cerca di un futuro migliore: è l’accorato appello lanciato ai governi del Regno Unito e della Francia da Monsignor Paul McAleenan, responsabile della Pastorale per Migranti e Rifugiati all’interno della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. In una nota, il presule esorta Londra e Parigi alla collaborazione reciproca per affrontare questa tematica, alla luce del recente incontro tra il ministro degli Interni britannico, Priti Patel, ed il suo omologo francese, Gérald Darmanin. Al termine dei colloqui, infatti, è stata firmata una dichiarazione di intenti in cui si è stabilito che “un’unità di ricerca operativa franco-britannica monitorerà le rete di criminalità che gestisce il traffico di migranti, così da impedire l’attraversamento illegale della Manica”. Ma Monsignor McAleenan sottolinea: “L’obiettivo di tale iniziativa deve essere innanzitutto quello di determinare il motivo per cui così tante persone scelgono di fuggire dal loro Paese d’origine; in secondo luogo, Regno Unito e Francia devono sradicare le ragioni di fondo per cui queste stesse persone sono disposte a rischiare la vita in mare aperto”. (IP)

22 luglio - TURCHIA - Hagia Sofia. Solidarietà ai cristiani dall’Alto Comitato per la fratellanza umana 

Continuano in Turchia i preparativi per riconvertire in moschea la basilica cristiana di Hagia Sofia.  La riapertura dell’antica chiesa bizantina - convertita in moschea nel XV secolo dopo la conquista ottomana di Costantinopoli e  trasformata in museo nel 1934 per volere dell'allora Presidente Mustafa Kemal Ataturk - come luogo di culto islamico è prevista il 24 luglio. Intanto, non si fermano gli appelli e le proteste nel mondo contro la sua riconversione in moschea voluta dal Presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Agli appelli si sono uniti anche diversi importanti esponenti del mondo musulmano. Tra questi, l’Alto Comitato per la fratellanza umana (Hchf) che ha scritto una lettera al Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc). “Riconosciamo il valore culturale e spirituale di Hagia Sofia per tutta l'umanità e quindi sosteniamo il vostro appello per evitare le divisioni e per promuovere il rispetto e la comprensione reciproci tra tutte le religioni”, premette la missiva, firmata dal giurista islamico Mohamad Abdel Salam, segretario generale dell’Hchf e consulente speciale del Grande Imam di Al-Azhar Ahmad al Tayeb. Secondo l’Hchf, i luoghi di culto devono trasmettere “un messaggio di pace e amore per tutti” e non essere usati per “contribuire alla segregazione e alla discriminazione, in un momento in cui il mondo ha davvero bisogno di rispondere alla chiamata delle religioni a perseguire la solidarietà e a rafforzare i valori della convivenza e della fratellanza umana". In questo senso - sottolinea la missiva - occorre “evitare qualsiasi iniziativa che possa minare il dialogo interreligioso e la comunicazione interculturale e creare tensioni e odio tra i seguaci di diverse religioni” e dare invece “priorità ai valori della convivenza". Dello stesso tenore un’altra lettera al Consiglio mondiale delle Chiese,  firmata da Hafid Ouardiri, direttore del Muslim Foundation de l’Entre-Connaissance di Genevra, nonché co-fondatore e vice-presidente della Piattaforma interreligiosa di Ginevra che ha espresso pieno sostegno alla lettera indirizzata l’11 luglio dal Segretario generale ad interim del Wcc, il reverendo Ioan Sauca, al Presidente Erdogan: “Insieme ad altri musulmani nel mondo, prego perché Hagia Sofia rimanga quello che è sempre stata dal 1934: un crocevia di conoscenze, luce, saggezza e pace per tutta l’umanità”, ha scritto Ouardiri. (LZ) 

22 luglio - MONDO “Non posso respirare”: le religiose promuovono un momento di preghiera online per le vittime del Covid-19

 Giovedì 23 luglio, alle ore 15, si terrà un momento di preghiera online dal titolo “Non posso respirare” per le vittime del Covid-19, promosso dall’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG), dalla Confederazione dei Religiosi e Religiose di America Latina e Caraibi (CLAR) e dalla Conferenza delle Religiose degli Stati Uniti (LCWR). La preghiera online, per i popoli che in questo momento stanno soffrendo a causa della pandemia di coronavirus, sarà in italiano, inglese, spagnolo e portoghese con traduzione simultanea. Chi volesse partecipare può farlo attraverso il link: https://us02web.zoom.us/j/89788103343 (AP)

22 luglio - ITALIA - Venezia. Accordo Patriarcato-Football Academy per alleanza educativa

 “Favorire un’alleanza tra sport, parrocchie e scuole nell’ottica della formazione ai valori dello sport e alla promozione di attività ludiche nei patronati”: così, in una nota, il Patriarcato di Venezia spiega le motivazioni dell’accordo siglato oggi, 22 luglio, con la Venezia Football Academy. Una collaborazione “sportiva, sociale ed educativa che avrà come sede operativa il Centro pastorale diocesano ‘Cardinale Urbani’ di Zelarino”. L’iniziativa, si sottolinea, “è gratuita” e mira anche a favorire “un rapporto tra fede, valori cristiani e mondo sportivo”. Nel prossimo futuro, è prevista inoltre la realizzazione di un campo da calcio e uno da calcetto nel Centro pastorale, mentre da settembre verranno avviate ulteriori attività, sempre “nel rispetto di tutti i protocolli anti-Covid”. Gratitudine per la collaborazione della Chiesa locale viene espressa da Alessandro Piovesan, presidente della Venezia Football Academy, che spiega: “Si tratta di una possibilità che ha contenuti innovativi e unici”. “Lo sport è parte fondamentale nella costruzione emotiva di un bambino e crea aggregazione – aggiunge - Vogliamo fare connessione tra sociale, scuole e parrocchie”. In particolare, saranno sviluppate tre macro aree: “un’area di formazione tecnica gestita con il Venezia Fc; un’area psicologica con un psicologo dell’età evolutiva che coinvolgerà anche i genitori e poi un laboratorio per l’attività motoria”. “Siamo sicuri- conclude Piovesan - di portare entusiasmo nei giovani e vicinanza alla Chiesa”, oltre che contribuire alla promozione di un sano tifo sportivo. (IP)

22 luglio - MYANMAR - Seminario Maggiore di Yangoon riprende corsi online

Riprenderanno l’11 agosto, ma solo on line, le attività formative del Seminario Maggiore “San Giuseppe” di Yangoon, in Myanmar: a causa della pandemia da coronavirus, infatti, le porte della struttura restano ancora chiuse, ma i corsi di teologia proseguono in formato digitale. “Le lezioni – si legge in una lettera del Rettorato, riportata dall’agenzia Eglise d’Asie – saranno precedute da una Messa in diretta streaming, il 10 agosto alle ore 17.00, durante la quale i docenti e i formatori pronunceranno la loro professione di fede”. Il programma on line è stato preparato previa consultazione con il Cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangoon, e la Commissione episcopale per i seminari. Originariamente prevista per il 16 maggio, la riapertura del Seminario è stata bloccata dalle autorità a causa delle misure sanitarie tuttora vigenti, e prorogate fino al 31 luglio, contro la diffusione da coronavirus. Da ricordare che, nel corso della quarantena, la struttura è stata utilizzata come centro di accoglienza per 130 persone, su proposta degli stessi vescovi in segno di collaborazione tra la Chiesa e lo Stato. A giugno, inoltre, il Seminario ha ospitato 102 birmani rientrati dalla Thailandia e dalla Cina, messi in quarantena dalle autorità per 21 giorni. Ad oggi, 22 luglio, in Myanmar si registrano 341 casi di Covid-19, 278 guariti e 6 deceduti.(IP)

22 luglio - MOZAMBICO - Cabo Delgado. Vescovi: è in atto crisi umanitaria, serve solidarietà

A Cabo Delgado è in atto una grave crisi umanitaria alla quale si deve rispondere con la solidarietà, la condivisione e la comunione. È la testimonianza di Monsignor Luiz Fernando Lisboa, vescovo di Pemba, in Mozambico: un racconto drammatico su questa regione settentrionale del Paese, da tre anni al centro assalti di sedicenti milizie islamiche provenienti da territori limitrofi o ribelli interni. Migliaia i morti ed oltre 200mila gli sfollati, fino ad ora. “È uno scenario di distruzione totale – sottolinea il vescovo, citato dall’agenzia Ecclesia - Ed anche se in questi giorni si respira una certa calma, la preoccupazione cresce perché ciò sembra preludere, come accaduto in passato, ad attacchi molto violenti”. Alle origini degli scontri, sottolinea il presule, non c’è solo l’estremismo religioso, ma anche il controllo delle risorse naturali del sottosuolo e “la situazione di abbandono in cui è rimasta la regione di Cabo Delgado per molto tempo, una situazione di estrema povertà e di mancanza di politiche pubbliche”. Per questo, Monsignor Lisboa chiede alle autorità “risposte a lungo termine” che vadano oltre l’azione militare, per cercare di aiutare davvero “chi ha poco o nulla”. Dal vescovo di Pemba anche il richiamo alla questione degli sfollati che “continuano ad arrivare in città, abbandonando i villaggi in cui hanno subito attacchi e aggressioni”. “Per il momento, cerchiamo di offrire aiuto a tutti, ma non è mai abbastanza”, sottolinea il presule, mettendo in guardia contro il rischio di carestia: le violenze perpetrate a Cabo Delgado, infatti, hanno influito negativamente sulle attività agricole e sul raccolto. “La gente soffriva la fame nei villaggi ed ora la soffre in città”, afferma Monsignor Lisboa, che racconta di persone che dormono all’addiaccio, privi di qualsiasi riparo. Senza dimenticare, inoltre, le ricadute a lungo termine del conflitto: “La popolazione è traumatizzata, vive con grande paura”, spiega il presule; oltre al cibo, quindi, una delle priorità di cui tener contro è l’assistenza psicosociale delle persone colpite dalla guerra. Per questo, Monsignor Lisboa chiede a tutti “preghiere e solidarietà” per Cabo Delgado “in questo momento difficile”.(IP)

22 luglio - SUDAFRICA - Impegno Caritas contro pandemia tra i poveri

I progressi raggiunti in risposta alla pandemia da Covid-19 sono stati al centro della terza Assemblea della Caritas del Sudafrica, svoltasi in questi giorni, alla presenza dei coordinatori delle ventidue diocesi del Paese. L’evento si è tenuto on line, in forma di webinar, contestualmente alla presentazione del Rapporto annuale di Caritas Internationalis. La sofferenza dei poveri, la violenza contro le donne ed i bambini, l’aumento delle attività criminali nel Paese sono stati presentati dal Cardinale Wilfrid Napier, presidente di Caritas Sudafrica, come alcune delle sfide più importanti da affrontate. Dal porporato – si legge sul sito della Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc) – è arrivata anche l’esortazione ai coordinatori Caritas ad essere “come i discepoli di Gesù, ovvero a non tacere i problemi, ma ad essere forti nell’affrontare le sofferenze dei più indigenti”, offrendo loro “prontamente segni concreti della vicinanza della Chiesa” ed impegnando “tutte le risorse materiali e le risposte personali possibili per alleviare le sofferenze di chi si trova in difficoltà”. “Dopo il Covid-19 – ha detto il Cardinale Napier – il mondo sarà diverso. Per questo, bisogna anche progettare piani futuri per affrontare le problematiche che sorgeranno nel post-pandemia”. Dal porporato, inoltre, il plauso per ciò che Caritas Sudafrica ha fatto in modo efficace in tempo di emergenza sanitaria, soprattutto nei confronti di migranti e rifugiati, rimasti privi del sostegno governativo nella fase più acuta della crisi. “Noi eravamo lì, quando nessuno voleva esserci”, ha detto il presidente dell’organismo. Al contempo, il Cardinale Napier ha esortato alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul coronavirus, così come alla solidarietà, quanto mai necessaria in tempi di pandemia. “Bisogna incoraggiare la cultura della cura”, ha ribadito il porporato che, infine, ha messo in evidenza un aspetto positivo dell’emergenza sanitaria: la crescita spirituale di molte persone che hanno vissuto un riavvicinamento a Dio, nonostante l’impossibilità di partecipare fisicamente alle celebrazioni eucaristiche. (IP)

22 luglio - COLOMBIA Conversazioni virtuali sulla salute mentale in tempo di pandemia

"Suicidio... verso spazi di speranza, in tempi di pandemia" è il tema che verrà affrontato in tre conferenze online, martedì 28 luglio, martedì 4 agosto e martedì 11 agosto, dalle ore 15 alle ore 17, organizzate dal Dipartimento per la Promozione e la Difesa della Vita e il Centro Strategico di Ricerca, Discernimento e Proiezione Pastorale della Conferenza episcopale colombiana (CEC). I colloqui, in merito agli effetti della pandemia sulla salute mentale, vedranno la partecipazione di specialisti e ospiti che affronteranno la tematica del suicidio da diversi punti di vista: della scienza, della società e della Chiesa. Tra i relatori, lo psicologo Miguel De Zubiría e la dott.ssa María Elena Garassini. L’obiettivo degli organizzatori è quello di "proporre uno spazio di riflessione e di discernimento in questi momenti di emergenza sanitaria, di fronte al suicidio come atto contrario all'amore di Dio e in libertà” a diversi attori sociali e spirituali impegnati a servire gli altri attraverso le loro professioni e in vari campi: tra gli altri, genitori, giovani, agenti della pastorale educativa, gruppi giovanili, chiese particolari, popolazione universitaria, rettori di seminari, seminaristi. (AP)

22 luglio - FILIPPINE Legge antiterrorismo: il Consiglio nazionale delle Chiese accanto all’Episcopato cattolico

Il Consiglio nazionale delle Chiese nelle Filippine ha rilasciato una dichiarazione – riporta UCA News - a sostegno della lettera pastorale, diffusa il 19 luglio, della Conferenza episcopale filippina, che condanna la legge antiterrorismo del governo e altri "mali sociali" che affliggono il Paese. Una lettera che ha spinto l'avvocato del presidente Rodrigo Duterte, Salvador Panelo, ad accusare i vescovi di aver violato la disposizione costituzionale di separazione tra Chiesa e Stato. Monsignor Broderick Pabillo, vescovo di Manila, e monsignor Pablo Virgilio David, vescovo di Kalookan, il 20 luglio hanno risposto a questa accusa, dicendo che i presuli esercitano la libertà di parola come cittadini. A questo punto, il 21 luglio, anche i vescovi protestanti si sono intromessi nella discussione, dicendo che la lettera pastorale era un obbligo morale per i leader della Chiesa. "È dovere morale e compito profetico di ogni cristiano, specialmente dei leader della Chiesa – ha detto il vescovo Reuel Norman O. Marigza, segretario generale del Consiglio nazionale delle Chiese nelle Filippine - annunciare e denunciare i mali della società", sottolineando come le Chiese protestanti abbiano accolto con favore la lettera pastorale che invita tutti i fedeli a pregare per il Paese. "Per parafrasare ciò che il vescovo Broderick Pabillo ha affermato – ha aggiunto -, come cittadini e detentori di diritti, i membri del clero hanno anche la facoltà di chiamare il governo e i dirigenti a compiere il loro dovere, se sono negligenti in questo e nelle loro responsabilità verso il popolo". Le chiese protestanti hanno sostenuto pure la presa di posizione contro la decisione dei legislatori filippini di non rinnovare il franchising ad ABS-CBN, la più grande rete radiotelevisiva del Paese. "È il governo che non ascolta il suo popolo – ha affermato il vescovo Marigza -, perché la legge antiterrorismo e la chiusura di ABS-CBN sono state ampiamente criticate da vari settori della società". (AP)

22 luglio - CAMERUN Nuove speranze di pace per conflitto separatista. Appello Chiesa al dialogo

Si riaprono le prospettive di pace in Camerun, dove da circa quattro anni un conflitto vede contrapposti il governo e le milizie separatiste anglofone. Le ostilità non si sono fermante neanche durante il lockdown dovuto alla pandemia da coronavirus, ma nella prima settimana di luglio si sono registrati segnali positivi: si è infatti tenuto un incontro tra esponenti governativi e membri dei gruppi separatisti. Come riferisce Monsignor Andrew Nkea Fuanya, Arcivescovo di Bamenda – citato dal sito web della Recowa-Cerao (Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale)– “l’incontro si è svolto in un’atmosfera tranquilla e i colloqui sono stati franchi e chiari”. All’appuntamento ha preso parte Julius Ayuk Tabe, capo di “Ambozonia”, ovvero la regione circostante la baia di Ambas, lungo il fiume Mungo, e che in epoca coloniale segnava il confine tra il Camerun francese e quello inglese. Nel 2017, questa zona si è dichiarata indipendente. Tabe, detenuto in prigione dal 2018 ed in permesso speciale dal carcere per poter partecipare all’incontro, ha posto tre condizioni – spiega Monsingor Nkea - per il cessate il fuoco: “il ritiro delle forze armate dalle regioni anglofone; il rilascio di tutti i prigionieri legati al conflitto; l’amnistia per tutti i separatisi in esilio”. “Credo che il governo stia prendendo in considerazione tali proposte – continua il presule – perché si è reso conto che il conflitto non si risolverà mai solo con l’uso della forza”.   (IP)

22 luglio - AMERICA LATINA Assemblea mondiale per Amazzonia: ecocidio, etnocidio e terricidio sono peggio del coronavirus

“Ecocidio, etnocidio e terricidio sono peggio del coronavirus”: lo afferma la Dichiarazione finale della prima Assemblea mondiale per l’Amazzonia, svoltasi il 18 e il 19 luglio, su iniziativa del Coordinamento delle organizzazioni indigene del bacino amazzonico (Coica), del Forum sociale panamazzonico (Fospa) e della Rete ecclesiale panamazzonica (Repam). L’evento ha avuto luogo in modo virtuale, coinvolgendo diversi Paesi: Ecuador, Colombia, Perù, Bolivia, Cile, Paraguay, Guyana, Venezuela, Brasile, Guyana Francese e Suriname. “La lotta dei popoli amazzonici, attaccati nei loro territori e nelle loro culture, è in aumento – si legge nella dichiarazione – Cresce l’urlo assordante della foresta amazzonica che brucia, viene saccheggiata dall’industria estrattiva la quale riconosce solo il potere e l’avidità”. E mentre le comunità indigene si preparano ad affrontare “la devastazione e la fame” che continueranno ad esserci anche “dopo questa pandemia da Covid-19”, “l'ecocidio, l'etnocidio e il terricidio” risultano essere “peggiori del virus”, perché portatori di “un sistema coloniale e capitalista che non comprende la cura della vita”. “Non c’è più tempo – incalza il documento – Bisogna unirsi nella diversità dei saperi dei popoli e nella cultura della cura”. “Amazzonizzatevi! – è quindi l’invito dell’Assemblea – Ora o mai più! Più forte di tutte le voci di morte sarà il grido della vita che emerge dall’Amazzonia”. Nel corso dei lavori, si è insistito sul concetto di “amazzonizzarsi in difesa della casa comune”, ovvero lasciarsi guidare, in una collaborazione reciproca, dagli indigeni per costruire “una nuova realtà” in grado di far fronte “ad un sistema ecocida ed etnocida” che “ruba il futuro” alle popolazioni locali. Bisognerà quindi – si è detto – mettere in discussione “un modello di sviluppo malato” che mira a “dissanguare l’Amazzonia”, lasciando il benessere ai così detti Paesi sviluppati e “l’inquinamento e le malattie” ai popoli indigeni. “L’economia – è stato ribadito – non deve essere un accumulo materiale, ma piuttosto il recupero dell’essere umano”. L’appello è stato, quindi, alla cooperazione e al dialogo per “risvegliare la consapevolezza e l’agire di tutti, senza discriminazioni”, contro un sistema che “sta uccidendo moralmente, spiritualmente e fisicamente” la regione amazzonica. (IP)

22 luglio - ARGENTINA L’arcivescovo di Córdoba denuncia il virus della corruzione nel Paese

“Nella nostra Argentina, e da molti anni ormai, soffriamo per un altro virus altrettanto grave, o ancora di più (del coronavirus): il virus della corruzione” ha detto monsignor Carlos Ñáñez, arcivescovo di Córdoba, nell'omelia di domenica 19 luglio, aggiungendo: “La corruzione fa sì che il bene si chiami male e il male si chiami bene, incoraggiando coloro che si arrendono a questo vizio ad agire di conseguenza. Il profeta Isaia già denunciava questo stesso male nell'antico Israele, quindi non siamo originali!” “Il nostro dramma come argentini - spiega il presule - è che a volte sembra che non ci sia la volontà di combattere questo virus della corruzione. È come se fossimo colpiti dalla cecità o dalla sordità di cui Gesù ha parlato domenica scorsa, citando anche il profeta Isaia”. Monsignor Ñañez insiste sul fatto che per combattere la corruzione ci deve essere una "reazione personale determinata e costante: non scendere a compromessi con la menzogna, non fare un patto con il male, non accettare gli ‘scandali’ di cui parla Gesù. Non approvare ciò che è sbagliato, illegale, non celebrare in alcuna maniera chi lavora in quel modo”. Raccomanda "una determinata volontà personale e sociale di opporsi alla corruzione", senza cercare di "approfittarne"; il bisogno "di forgiare tra tutti noi un clima comune che ci spinga e ci incoraggi a vivere nella verità e a praticare il bene, nelle piccole cose come nelle grandi e importanti”, perché, come dice il Signore Gesù: "Chi è fedele in poco è fedele anche in molto, e chi è disonesto in poco è disonesto anche in molto". La responsabilità di superare la corruzione deve manifestarsi soprattutto nel momento in cui si vota, alle elezioni, e "chi viene eletto deve rispondere a tale impegno”. “Non si deve sostenere con il voto – sottolinea - una persona che non si impegna a combattere la corruzione o che scende a compromessi con essa”. “Chiediamo la forza di superare il virus della corruzione – conclude l’arcivescovo di Cordoba - che danneggia i più deboli e i più poveri, che li usa, che dà loro le briciole senza preoccuparsi del loro vero benessere e dignità, che non li aiuta, tanto meno li promuove, tirandoli fuori dalla povertà, che è un vero scandalo in un Paese potenzialmente ricco, come quello che Dio nostro Signore, nella sua Provvidenza, ha dato a noi argentini”. (AP)

21 luglio - SPAGNA Mostra monografica sul pittore barocco Mateo Cerezo il giovane nella Cattedrale di Burgos

Inaugurata ieri pomeriggio, 20 luglio, dalla Fondazione VIII Centenario de la Catedral. Burgos 2021, la mostra “Mateo Cerezo il giovane (1637-1666): materia e spirito", patrocinata dall'Assessorato alla Cultura e al Turismo della Giunta di Castiglia e León. Si tratta della prima mostra monografica sulla figura del geniale pittore barocco di Burgos, morto all'età di 29 anni, aperta in occasione dell’VIII centenario della Cattedrale e nel giorno dei suoi 799 anni. L’esposizione, composta da 26 opere, quattro stampe e 22 tele, tra cui quella di San Michele Arcangelo, provenienti da diversi musei del Paese e collezioni private, ripercorre tutta l’opera di Mateo Cerezo il giovane, dalle origini alla sua fama postuma. Nei quadri dell’artista, influenzato dalla pittura di Tiziano e di Van Dyck, spiccano i temi devozionali, come l'Immacolata Concezione o la Maddalena penitente, e le nature morte. La mostra, curata da Ismael Gutiérrez Pastor, professore di Arte Moderna all'Università Autonoma di Madrid, e René Payo Hernanz, professore di Storia dell’Arte all'Università di Burgos, allestita nella Sala Valentín Palencia della Cattedrale di Burgos, con ingresso gratuito, sarà visitabile fino al 2 novembre. (AP)

21 luglio - VIETNAM Al via la demolizione della cattedrale barocca del XIX secolo della diocesi di Bui Chu

La diocesi più antica del Vietnam settentrionale, Bui Chu, nel distretto di Xuan Truong, nella provincia di Nam Dinh, ha dato inizio alla demolizione, che sarà completata ad agosto, della cattedrale del XIX secolo, in cattivo stato di conservazione, della Regina del Rosario, per costruirne una nuova.   Nonostante gli appelli alla conservazione dell'edificio iconico, costruito 135 anni fa, il 17 luglio, gli operai - ha raccontato ad UCA news un sacerdote della diocesi – all’insaputa di tutti, per evitare impedimenti alla demolizione, hanno iniziato a rimuovere il pavimento e le tegole del tetto della cattedrale. Nel maggio 2019, 25 architetti, infatti, avevano presentato una petizione al primo ministro, Nguyen Xuan Phuc, al ministro della Cultura, dello Sport e del Turismo, Nguyen Ngoc Thien, e alle autorità locali per la conservazione della chiesa in stile barocco, dopo che monsignor Thomas Aquinas Vu Dinh Hieu, vescovo di Bui Chu, aveva annunciato un piano per abbatterla. (AP)

21 luglio - FRANCIA - Legge sulla bioetica. Mons.  d'Ornellas: si vuole calpestare il diritto fondamentale dei bambini ad avere un padre  

La legge sulla bioetica è “ingiusta e iniqua”, perché, tra le altre cose, discrimina tra bambini che hanno un padre e bambini che non vedranno riconosciuto questo diritto fondamentale. Così monsignor Pierre d'Ornellas, responsabile del gruppo di lavoro sulla bioetica della Conferenza episcopale francese (Cef), ha ribadito , a una conferenza stampa ieri pomeriggio, le ragioni, già esposte in diverse occasioni dai vescovi, della loro ferma opposizione al discusso provvedimento che tornerà il 27 luglio all’esame dell’Assemblea nazionale. Come è noto, tra i punti più controversi della legge c'è la norma che prevede la possibilità di estendere l’accesso alla procreazione medicalmente assistita - che di per sé già pone diversi problemi etici già evidenziati dai vescovi - alle coppie composte da donne e alle donne single. In pratica, una donna potrebbe donare i suoi ovociti alla compagna perché quest’ultima possa portare avanti la gravidanza dopo la fecondazione in vitro dell’ovulo con lo sperma di un donatore. "La legge proposta ci fa passare dal riconoscimento della piena dignità del bambino come soggetto di diritti, al prevalere del ‘progetto genitoriale’” in cui gli adulti possono imporre ad alcuni bambini "la privazione di alcuni diritti", ha sottolineato monsignor d'Ornellas alla conferenza stampa.  “Come possiamo affermare in modo perentorio che privare deliberatamente un figlio di un padre non è un male per lui e rispetta i suoi diritti? Non è giocare con il fuoco imporre legalmente un doppio legame materno che sarebbe quello biologico con una donna e quello gestazionale con un’altra?”, ha chiesto il presule che ha quindi reiterato l’appello della Chiesa francese a un riesame urgente della questione dell’accesso alla "procreazione assistita per tutti" nel quadro di una riflessione generale e coerente sul diritto della filiazione, “una questione di primaria importanza”, ha insistito l’arcivescovo di Rennes. Un altro motivo di grande preoccupazione per vescovi francesi è rappresentato dall’estensione, prevista dal progetto, della diagnosi preimpianto alle anomalie cromosomiche degli embrioni concepiti in vitro. Una possibilità che potrebbe avere come esito l'eliminazione degli embrioni affetti dalla Sindrome di Down. Su questo punto, monsignor Ornellas ha voluto evidenziare le contraddizioni di coloro che, da un lato, denunciano le derive dell’attuale sistema economico e la distruzione dell'ambiente e, dall’altro, sostengono le derive etiche delle biotecnologie: "Sostengono di essere progressisti ma hanno una visione ristretta del progresso, che di fatto non considera la salute pubblica come un bene comune e che esclude il rispetto dovuto all'essere umano più fragile!", ha affermato (LZ).

21 luglio -  INDIA - La Basilica Minore di Sant’Anastasia a Roma assegnata alla Chiesa siro-malabarese

La Chiesa siro-malabarese ha un nuovo centro a Roma per servire i suoi fedeli e coordinare le attività nella Città Eterna. Il cardinale Angelo de Donatis, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, ha emesso un decreto l'8 luglio che consegna la Basilica Minore di Sant’ Anastasia, una delle più antiche basiliche minori del mondo, alla Chiesa siro-malabarese, perchè lì possa svolgere le sue attività pastorali. “È un enorme riconoscimento per la comunità siro-malabarese", ha riferito Il 20 luglio ad UCA News padre Abraham Kavilpurayidathil, responsabile delle pubbliche relazioni della Chiesa di rito orientale con sede in Kerala, nel sud dell'India. Il sacerdote ha raccontato come i vescovi siro-malabaresi, nel 2019, durante la loro visita ad limina in Vaticano, avessero chiesto a Papa Francesco di assegnare una chiesa alla loro comunità. Grande gioia, di fronte a questa assegnazione, ha espresso, sempre ad UCA News, monsignor Alex Vadakumthala, vescovo di rito latino di Kannur. "Ora il nostro popolo può riunirsi nella sua chiesa - ha detto - e offrire preghiere nella sua lingua madre - il malayalam". La Basilica diventerà il centro delle attività pastorali di circa 7.000 cattolici siro-malabaresi, nella diocesi di Roma e nelle aree adiacenti. Sarà il cardinale George Alencherry, arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese, a nominare un sacerdote come cappellano dei cattolici siro-malabaresi con sede nella Basilica. A causa delle restrizioni legate alla diffusione della pandemia di coronavirus, la comunità non ha organizzato alcuna celebrazione in occasione di questo importante riconoscimento. Sant’Anastasia al Palatino è una delle più antiche chiese cristiane e una delle più antiche basiliche minori del mondo. Fu costruita nel IV secolo durante il regno dell'imperatore Costantino. Per diversi secoli qui il Papa ha celebrato la Messa di Natale dell’aurora.(AP)

REGNO UNITO ACS: Aiuti in Pakistan a più di 2.000 cristiani e a più di 500 famiglie cristiane

 Oltre 2.000 i cristiani e più di 500 le famiglie cristiane che, al culmine del blocco nazionale imposto per arginare la diffusione della pandemia di coronavirus nel Paese, hanno beneficiato degli aiuti di emergenza inviati da Aiuto alla Chiesa che Soffre, secondo quanto riportato sulla pagina web della fondazione. Appresa la notizia che alcune ONG locali si erano rifiutate di fornire aiuti alimentari ai non musulmani, ACS ha deciso di distribuire oltre il 70% dei suoi aiuti ai cristiani, cui sono riservati di solito lavori scarsamente retribuiti, e il resto ad altri gruppi vulnerabili, soprattutto lavoratori giornalieri che, perdendo il lavoro, non hanno avuto risparmi su cui ripiegare. "Questo aiuto che voi di ACS avete dato – ha dichiarato Aneel Mushtaq, segretario esecutivo di Caritas Pakistan Faisalabad, che ha collaborato con ACS al progetto - ha aiutato a salvare la gente dalla fame. Molti di loro non avevano nulla da mettere in tavola per sfamare le loro famiglie e si trovavano in una situazione molto spaventosa". ACS si è inoltre impegnata anche in un programma di borse di studio, a beneficio dei bambini più bisognosi, in 20 scuole cattoliche della diocesi di Faisalabad, e nella realizzazione di una campagna di sensibilizzazione Covid, attraverso la radio locale, poster e volantini per coloro che non hanno accesso a Internet e ai social media. Mushtaq purtroppo ha riferito che i bisogni in Pakistan, che vive ancora un blocco parziale, restano acuti e che i cristiani sono tra coloro che soffrono di più a causa dell'aggravarsi della crisi economica del Paese.(AP)

21 luglio  - PAKISTAN - La Caritas lancia una campagna di informazione  nei villaggi su come prevenire il contagio

In molte aree remote e baraccopoli nel mondo sono tante ancora le persone che non sanno come si previene il contagio del Coronavirus. Succede anche in Pakistan, dove per questo la Caritas locale ha deciso di lanciare una campagna di informazione e sensibilizzazione. Intitolata “Insieme possiamo fermare il Coronavirus”, l’iniziativa è stata lanciata in tutte le sette diocesi del Paese e durerà fino al 31 agosto. La campagna è condotta attraverso radio, altoparlanti e social media, ma anche operatori sul terreno che girano casa per casa.   Secondo un recente sondaggio condotto dall’organizzazione cattolica, in 60 villaggi di 22 distretti l’89% degli abitanti delle campagne non usa disinfettanti per le mani, il 71% non dispone neanche di acqua pulita  e sapone, il 76% vive accanto a fogne a cielo aperto e quasi la metà non usa mascherine di protezione.  Dall’inizio di luglio gli operatori della Caritas Pakistan stanno facendo sopralluoghi anche per verificare la situazione alimentare nelle famiglie più povere nei villaggi e nella baraccopoli, in particolare di bambini e donne in gravidanza. La ricerca - spiega all’agenzia Ucanews Amjad Gulzar,  direttore esecutivo dell’organizzazione-, serve a capire come intervenire per aiutare queste famiglie a ritrovare i mezzi sostentamento che hanno perso in questi tre mesi di lockdown. La situazione è particolarmente pesante per le minoranze non musulmane, da sempre discriminate in Pakistan. Come ripetutamente denunciato anche dalle organizzazioni per i diritti umani, le comunità indù e cristiane sono state vittime di discriminazioni anche nella distribuzione degli aiuti. Lo conferma anche una recente indagine condotta dalla Commissione nazionale Giustizia e pace della Conferenza episcopale, che ha chiesto ai dirigenti pakistani un maggiore impegno contro lo “stigma sociale” ai danni delle minoranze che la pandemia sembra avere accentuato. (LZ)

21 luglio - INDIA - Vescovi pronti ad implementare le istruzioni della Congregazione per la Dottrina della fede sugli abusi sessuali nella Chiesa

I vescovi indiani sono pronti ad implementare le istruzioni contenute nel nuovo vademecum della Congregazione per la Dottrina della fede sulle procedure da seguire nei casi di abuso sessuale su minori commessi da esponenti della Chiesa. Lo ha confermato all’agenzia Ucanews monsignor Felix Anthony Machado, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci): “Applicheremo le istruzioni vaticane in conformità con le leggi civili già in vigore in India”, ha detto il presule.  Tra i punti salienti del documento - pensato come uno strumento per aiutare gli i vescovi e i giuristi ecclesiastici a tradurre in azioni concrete la normativa canonica sui cosiddetti “delicta graviora”, i delitti più gravi, disciplinati, tra l’altro, dal Motu proprio “Sacramentorum Sanctitatis Tutela” di San Giovanni Paolo II aggiornato da Benedetto XVI nel 2010, e dal più recente Motu Proprio di Papa Francesco “Vos estis lux mundi”  - l’obbligo delle autorità ecclesiastiche di denunciare a quelle civili tutti i casi di cui vengono a conoscenza anche in assenza di un esplicito obbligo normativo nei loro Paese e anche se non c’è stata denuncia formale. In India questo obbligo esiste e la sua violazione è punita con un minimo di un anno di carcere. Anche se a volte la Chiesa cattolica in India stata è stata criticata in questi anni dalle vittime per non avere affrontato in modo adeguato i casi di abusi, la linea della tolleranza zero “è chiara”, ha sottolineato monsignor Machado. “Nessun accusato di questi crimini odiosi deve essere risparmiato”. Una linea confermata lo scorso febbraio durante i lavori dell’assemblea plenaria dei vescovi, che si sono subito attivati per implementare le disposizioni del Motu Proprio “Vos Estis lux mundi”,  in particolare  affinché, entro il 1.mo giugno di quest’anno, ogni diocesi si doti di una struttura in grado di accogliere e trattare le denunce. Le commissioni speciali sono già operative in tutte le diocesi siro-malabaresi del Kerala, ha riferito all’agenzia Ucan il portavoce della Chiesa siro-malabarese, padre Abraham Kavilpurayidathil.  (LZ)

20 luglio - COLOMBIA Vescovi: "Trasformare questo momento difficile e complesso in un'opportunità per costruire qualcosa di nuovo e migliore per tutti"

Oggi, in occasione, della festa dell’Indipendenza della Colombia, a 210 anni dalla firma dell’Atto della Rivoluzione nel 1810, e dinanzi alla realtà attuale, segnata da complessi processi sociali, esacerbati dalla pandemia di Covid-19, i vescovi sulla loro pagina web hanno richiamato il messaggio finale della 110.ma Assemblea Plenaria, svoltasi online ai primi di luglio: "Superare tutte le pandemie: speranza, impegno e unità". Alcune "pandemie storiche" si sono gravemente accentuate in questo tempo – sottolineano i vescovi -: “il già profondo divario sociale, la povertà, la disoccupazione, l'emarginazione, la mancanza di opportunità per le comunità più vulnerabili, le carenze strutturali dei servizi sanitari e dell'istruzione, la corruzione sia pubblica che privata, il traffico di droga e il microtraffico, l'assassinio di leader sociali, gli attacchi contro la vita e la dignità umana, gli atti contro la natura e le infrastrutture e, soprattutto, la guerra, la violenza e la morte nelle loro varie forme ed espressioni". (AP)

20 luglio - SRI LANKA #coronavirus Elezioni. Monsignor Ranjith condanna chi usa il suo nome per fini di propaganda elettorale

Il cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha esortato i candidati alle elezioni generali a non usare il suo nome o le sue fotografie a scopo propagandistico nelle loro campagne elettorali. Dopo la pubblicazione di post sui social media e sui siti web che annunciavano il sostegno del porporato ad alcuni candidati, l'arcivescovo in un comunicato stampa diffuso il 18 luglio – come riporta UCA News – ha dichiarato: “Né io né l'arcidiocesi di Colombo ci siamo allineati ad alcun partito politico, gruppi collegati o persone, per fini elettorali. Tali atti sono stati compiuti senza il mio consenso". "È un diritto inalienabile di ogni cittadino – ha aggiunto - esercitare il proprio diritto di voto secondo i dettami della propria coscienza". Monsignor Ranjith ha, infine, affermato che non incontrerà i candidati alle prossime elezioni se non sarà fatta giustizia. Le elezioni generali si sarebbero dovute tenere il 25 aprile, ma sono state rinviate a causa della diffusione della pandemia di Covid-19 nel Paese, che ha portato al blocco nazionale a partire da marzo. La Commissione elettorale, dunque, a causa dell’emergenza sanitaria ha spostato la data dell’evento elettorale al 5 agosto. (AP)

20 luglio - ZIMBABWE #coronavirus. Chiese cristiane mediano tra governo e opposizione per rilanciare il Paese

La crisi sanitaria scatenata dal Covid-19, con gravi conseguenze sulla situazione sociale ed economica, ha stravolto lo Zimbabwe. Per questo, per aiutare il Paese a vincere l’impoverimento crescente della popolazione, le Chiese cristiane riunite nelle Zhocd (Zimbabwe Heads of Christian Denominations) si sono mobilitate per mediare tra governo ed opposizione. Un dialogo nazionale “inclusivo” – riporta l’agenzia Cath – è stato invocato, in quanto urgente e necessario per far uscire il Paese da una grave crisi socio-economica, in cui tra l’altro si registra anche lo sciopero degli operatori sanitari che chiedono maggiori tutele di fronte all’inflazione galoppante. In particolare, le Zhocd sono intervenute per permettere al governo di sedersi ad un tavolo di confronto con l’opposizione e la società civile, incluse le imprese, il settore della sicurezza, i leader tradizionali e i leader religiosi. Centrale anche il richiamo ad una gestione trasparente delle risorse mobilitate per la pandemia. Da ricordare che – secondo gli ultimi dati della Banca Mondiale - nel Paese la povertà è passato dal 29 per cento del 2018 al 34 per cento del 2019, con un aumento da 4,7 a 5,7 milioni di persone. La siccità ha aggravato ulteriormente la situazione delle zone rutali, tanto che un decimo delle famiglie di agricoltori dichiara di rimanere senza cibo per almeno un’intera giornata. Ridotte anche le erogazioni di energia elettrica e di acqua, con un razionamento diffuso. Il tutto mentre lo Zimbabwe sconta ancora le conseguenze della mala gestione dell’ex presidente Robert Mugabe, ora defunto, rimasto al potere per trent’anni e estromesso dai militari alla fine del 2017. (IP)

20 luglio - PORTOGALLO Campo estivo on line per i giovani, organizzato dai Clarettiani

Preghiera, formazione e immaginazione: sono stati questi i tre ingredienti principali portati avanti dalla Pastorale giovanile dei Missionari Clarettiani del Portogallo per far vivere ai giovani il campo estivo. Quest’anno, a causa della pandemia da coronavirus, l’evento si è tenuto dal 1.mo al 4 luglio solo on line, ma il suo scopo non è cambiato: anche attraverso i mezzi digitali, i ragazzi hanno potuto celebrare, vivere e testimoniare la loro fede. “I giovani erano molto motivati – ha raccontato all’agenzia Ecclesiapadre Victor Portugal, responsabile della Pastorale giovanile e vocazionale dei missionari clarettiani portoghesi - Nonostante la distanza fisica, sono riusciti a costruire ponti online e a crescere nella fede". Tre, in particolare, gli obiettivi dell’evento, aggiunge il religioso: “Far conoscere ai giovani la vita di Sant’Antonio Maria Claret, fondatore dei Clarettiani, per offrire loro un incontro vivo con Dio; farli sentire accompagnati nel loro cammino e dimostrare che la fede può crescere anche nel mondo digitale”. Particolare è stato anche lo sviluppo della creatività e dell’immaginazione: solitamente, infatti, il campo estivo si conclude con un momento di festa in piscina. Ma quest’anno, data l’impossibilità di vivere tale momento dal vivo a causa della pandemia, i giovani e gli animatori hanno ricreato la festa sulla piattaforma Zoom, condividendo on line giochi, musica, danza e brevi video girati in “piscine alternative”, come la vasca da bagno. Per quanto riguarda il futuro, padre Portugal spiega che l'obiettivo principale della Pastorale giovanile dei Missionari Clarettiani è "evangelizzare i giovani andando loro incontro”, secondo il magistero di Papa Francesco, per portare “l’annuncio della Buona Novella, rafforzare la loro formazione biblica ed il loro sviluppo umano integrale”. Inoltre, in vista della Giornata mondiale della Gioventù, in programma nel 2023 a Lisbona, si terranno delle Gmg locali, organizzate dai Clarettiani stessi. (IP)

20 luglio - EUROPA Intelligenza artificiale. Comece: serve approccio etico

“Le istituzioni dell’Unione Europea adottino un approccio centrato sull’uomo nei confronti dell’intelligenza artificiale (AI), al fine di promuovere il bene comune e servire la vita di tutti gli esseri umani, sia nella loro dimensione personale che in quella comunitaria”: è quanto scrive, in una nota, la Comece (Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea), in relazione al suo contributo al “Libro bianco sull'intelligenza artificiale - Un approccio europeo all'eccellenza e alla fiducia”, redatto recentemente dalla Commissione europea. “La Comece – si legge nella nota – accoglie con favore l’intenzione generale del libro di stabilire un solido approccio europeo alla AI, profondamente fondato sulla dignità umana e sulla tutela della privacy”. Al contempo, tuttavia, i vescovi europei si dicono perplessi “sulla possibile creazione di una nuova Agenzia Ue dedicata” a questo tema, in quanto “le attuali strutture-chiave dell’Unione già garantiscono un sostegno sufficiente per affrontare le sfide poste dalla AI e dalla robotica”. Se comunque l