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Il Papa chiede dialogo e giustizia per la Bielorussia

Nelle parole rivolte ai fedeli dopo la preghiera mariana dell'Angelus lo sguardo di Francesco è andato alle crisi tra le più drammatiche del momento nel mondo. In primo piano Bielorussia e Libano

Marco Guerra – Città del Vaticano

Francesco non cessa di invocare la pace per il mondo. Così anche in questa domenica, nei saluti ai fedeli che hanno accompagnato la recita dell'Angelus, il suo pensiero è andato nuovamente al Libano e poi alla Bielorussia, le due aree di maggiore criticità in questo momento.

Bielorussi affidati alla protezione di Maria

Francesco si è soffermato in particolare sulla realtà politico- sociale della “cara Bielorussia”, affidando il suo popolo alla Vergine Maria:

Seguo con attenzione la situazione post-elettorale in questo Paese e faccio appello al dialogo, al rifiuto della violenza e al rispetto della giustizia e del diritto. Affido tutti i bielorussi alla protezione della Madonna, regina della pace.

Bielorussia: dimostrazioni pro e contro il governo

L'opposizione in Bielorussia torna anche oggi in piazza, nella capitale Minsk, a una settimana dalla contestata sesta rielezione di Alexander Lukashenko, in quella che è stata anticipata come "Marcia per la libertà". Nella stessa Minsk intanto si raccoglie in queste ore anche una contro-manifestazione pro-Lukashenko, mentre circolano immagini su Twitter di file di pullman di presunti sostenitori del presidente convogliati verso la capitale.

Lukashenko parla del sostegno russo

Ieri Lukashenko ha annunciato che Vladimir Putin ha acconsentito a fornire assistenza per la sicurezza se Minsk lo richiederà. Lukashenko non ha precisato che tipo di assistenza fornirebbe la Russia ma si è limitato a dire quanto segue: "A proposito della componente militare, abbiamo un accordo con la Federazione russa nella cornice dell'accordo di unione fra i Paesi" e "questi sono momenti che rientrano in questo accordo". Da Mosca non è arrivata alcuna conferma né smentita della sponda offerta da Putin, sebbene nei giorni scorsi ci siano state delle tensioni tra i due Paesi, quando trentadue contractor russi erano stati arrestati a Minsk con l'accusa di interferire nelle operazioni di voto.  

Monsignor Kondrusiewicz chiede verità

Intanto anche la Chiesa bielorussa fa sentire la sua voce in favore della pace e della verità. “La nostra Patria sta attraversando un momento difficile, che purtroppo è già oscurato dallo spargimento di sangue, migliaia di civili arrestati e brutalmente picchiati che vogliono sapere la verità sulle elezioni presidenziali del 9 agosto”. Con queste parole venerdì il presidente della Conferenza episcopale bielorussa, il metropolita di Minsk, monsignor Tadeusz Kondrusiewicz, si è rivolto al presidente Alexander Lukashenko e alle autorità statali del Paese. “Dio ci ha creati liberi. La verità ci rende veramente liberi, dice Cristo. Le persone hanno il diritto di conoscere la verità, che non può essere sacrificata per compiacere gli interessi politici o opportunistici di qualcuno ", ha detto ancora il metropolita di Minsk, condannando le violenze contro i manifestanti.

La solidarietà della Chiesa ucraina

Vicinanza è stata espressa dall’arcivescovo di Kiev e capo della Chiesa greco-cattolica, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, in una lettera indirizzata all'arcivescovo metropolita di Minsk, nella quale assicura la sua solidarietà e la sua preghiera per la fine della violenza, l'instaurazione della giustizia, della pace e della comprensione.

La rinnovata preghiera per il Libano

Ancora prima della Bielorussia nelle preghiere del Papa resta il Libano:"Continuo a pregare per il Libano" dice oggi al termine dell'Angelus. Già il 9 agosto scorso in occasione dell'Angelus, Francesco aveva rivolto un appello e una preghiera al Paese, dopo le tragiche esplosioni che hanno distrutto la capitale Beirut il 4 agosto scorso, uccidendo oltre 170 persone, e hanno dato il via ad una serie di violente proteste e alle dimissioni del governo. Allora Francesco aveva ricordato che il Libano si è fatto “modello del vivere insieme” e che la convivenza va ricomposta. Nelle sue parole la sollecitazione agli aiuti della comunità internazionale e alla vicinanza della Chiesa.

Ancora prima ricordiamo che, all'indomani delle esplosioni nel porto di Beirut, Francesco aveva fatto giungere un segno della sua vicinanza concreta alla popolazione libanese, attraverso la Chiesa locale. Una donazione di 250.000 euro per famiglie delle vittime, feriti e sfollati. Al suo gesto sono seguite una serie di inziative concrete di Caritas e chiese di tutto il mondo. Di queste ore a livello internazionale l'appello dell'Unicef per raccogliere 46,7 milioni di aiuti da destinare circa 100mila bambini colpiti dal disastro. Intanto sul fronte della cronaca, David Hale, sottosegretario per gli affari politici deli Stati Uniti, ha chiesto una indagine "accurata, credibile e trasparente" sulle cause delle esplosioni. Hale ieri si è recato in visita a Beirut e ha annunciato che una squadra di investigatori dell'Fbi arriverà in Libano questo fine settimana per partecipare alle indagini, su invito delle autorità libanesi. All'inchiesta a guida libanese partecipano anche inquirenti francesi. 

 

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16 agosto 2020, 12:20