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Il conteggio dei voti in un seggio elettorale irlandese Il conteggio dei voti in un seggio elettorale irlandese 

Paglia: sì all'aborto in Irlanda ci spinga a difendere sempre di più la vita

Vincono gli abortisti nel referendum in Irlanda. Mons. Vincenzo Paglia: siamo in una cultura individualista che non sa dare la vita

Antonella Palermo – Città del Vaticano

L’Irlanda apre all'aborto: con il sì al referendum di ieri è stato cancellato l'ottavo emendamento della Costituzione in base al quale la madre e il bimbo in grembo hanno "pari diritto alla vita". Intenzione del governo è di approvare entro l'anno una nuova legge per la quale sarà possibile interrompere la gravidanza fino alla dodicesima settimana, fino alla ventiquattresima per grave rischio di salute della donna, con ulteriori eccezioni per le malformazioni. Secondo i primi dati, il 68% degli elettori ha votato a favore della possibilità di abortire. La Chiesa irlandese ha cercato invano di far prevalere il diritto alla vita. Cantano, dunque, vittoria gli abortisti. Abbiamo chiesto una riflessione a mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita:

R. - Credo che non ci sia nessuna vittoria da cantare e tanto meno da gioire, anche perché tutto ciò che in qualche modo facilita il lavoro sporco della morte non ci rende particolarmente lieti. Ecco perché anche questo passaggio nell’Irlanda ci deve spingere ancora di più non solo a difendere la vita, ma a promuoverla, ad accompagnarla, creando le condizioni perché non si avverino, non avvengano decisioni drammatiche, perché è sempre un dramma quando si decide di interrompere una vita, come dovrebbe essere sempre un dramma ogni volta che una vita - anche nata - viene distrutta, umiliata, viene stroncata. Io non dimentico un’omelia molto bella di mons. Óscar Arnulfo Romero davanti al corpo di un sacerdote ucciso dagli squadroni della morte. Mons. Romero disse: “Il Vaticano II chiede a  tutti di essere martiri”, cioè di dare la vita non di toglierla. E fece l’esempio di una mamma che concepisce un bambino, lo fa nascere, lo allatta. Ecco, questa mamma è una martire, perché sta dando la vita. Ed oggi, in un mondo dove tanto facilmente si aiuta il lavoro sporco della morte io gioierei invece per tutte le volte che la vita viene difesa, accompagnata e promossa. Di questo in effetti il mondo intero ha bisogno.

D. - Quali sono, secondo lei, le ragioni che hanno portato a questo risultato?

R. - A parte la storia dell’Irlanda, credo che ci sia nell’aria, - bisognerebbe essere all’interno del Paese per dare un giudizio adeguato – un atteggiamento di individualismo che oscura e spinge a dimenticare i diritti di tutti, compreso quello di chi deve nascere. Ecco perché se per un verso è importante stare accanto ed evitare decisioni talora drammatiche - perché non si è consapevoli di quello che si fa - per altro verso è indispensabile affermare i diritti di ciascuno, soprattutto dei più deboli, assieme al dovere di accompagnare, di sostenere, senza abbandonare mai nessuno. Questa è una cultura che va promossa contro quella che io chiamerei di un “iper-individualismo” che porta a considerare solo il benessere individuale che a volte si paga anche a caro prezzo.

D. - Ieri l’arcivescovo Jurković, osservatore della Santa Sede presso l’Onu, è intervenuto a Ginevra per ribadire che i servizi sanitari non possono essere destinati a operare contro la vita dei nascituri. “L’aborto sicuro – ha detto – non è una misura per la salute riproduttiva”…

R. - Il problema è che ci troviamo di fronte ad una cultura che in qualche modo nell’intero arco della vita pone in secondo piano il diritto di ciascuno ad esistere per affermare il primato di chiunque voglia eliminare l’altro per salvare se stesso. Questa è una logica assolutamente drammatica. Ecco perché è indispensabile che in qualche modo si promuova in maniera forte la difesa, l’accompagnamento e la promozione della vita umana in ogni suo istante.

Francesco: l'aborto non è progressista

Papa Francesco è intervenuto tante volte sul tema della difesa della vita dal concepimento al suo termine naturale. Ricordiamo quanto scrive nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, testo programmatico del suo Pontificato: Tra i “deboli di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo” (213). “Non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione. Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a ‘modernizzazioni’. Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana. Però è anche vero che abbiamo fatto poco per accompagnare adeguatamente le donne che si trovano in situazioni molto dure, dove l'aborto si presenta loro come una rapida soluzione alle loro profonde angustie” (214).

La difesa della vita - afferma Papa Francesco – non è selettiva, solo per alcune categorie, ma deve essere a 360 gradi, come ha spiegato bene il 30 maggio 2015 nel discorso ai partecipanti all’Incontro promosso dall’Associazione Scienza e Vita:

“Il grado di progresso di una civiltà si misura proprio dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili, più che dalla diffusione di strumenti tecnologici. Quando parliamo dell’uomo, non dimentichiamo mai tutti gli attentati alla sacralità della vita umana. È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia. Amare la vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente”.

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26 maggio 2018, 11:43