Francesco e le catechesi sulla preghiera: dal cuore umano alla misericordia di Dio
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Sono 38 le tappe che scandiscono il ciclo di catechesi di Papa Francesco sulla preghiera. L'ultima, il 16 giugno, conclude un denso percorso in cui si intrecciano pagine della Bibbia con il cammino del popolo di Dio, testimonianze dei Santi con "scorci" sulla vita quotidiana. La preghiera, ricorda il Papa, è una relazione, un dialogo, un "incontro tra l’io e il Tu". Nella seguente tabella sono proposti i temi delle 38 catechesi a partire da quella del 6 maggio 2020. Cliccando sul tema si accede al relativo paragrafo con sequenze video e parole da leggere e ascoltare legate a quella udienza generale.
Le 38 catechesi sulla preghiera
Clicca sul tema per accedere al relativo paragrafo
1 - Il mistero della preghiera
È mercoledì 6 maggio del 2020. Il mondo è scosso dalla difficile situazione mondiale causata della pandemia. Durante l’udienza generale, nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, Papa Francesco si sofferma sul “mistero della preghiera”. “Oggi - sottolinea il Pontefice - iniziamo un nuovo ciclo di catechesi sul tema della preghiera. La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio”.
Il Papa ricorda la storia di Bartimeo, un personaggio del Vangelo. È cieco e sta seduto a mendicare sul bordo della strada. Capisce dalla folla che Gesù non è lontano e grida: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”.
Più forte di qualsiasi argomentazione contraria, nel cuore dell’uomo c’è una voce che invoca. Tutti abbiamo questa voce, dentro. Una voce che esce spontanea, senza che nessuno la comandi, una voce che s’interroga sul senso del nostro cammino quaggiù, soprattutto quando ci troviamo nel buio: “Gesù, abbi pietà di me! Gesù, abbi pietà di me!”. Bella preghiera, questa.
2 - La preghiera del cristiano
Il 13 maggio del 2020 il Papa riflette sulle caratteristiche della preghiera cristiana. “La preghiera del cristiano - ricorda il Pontefice durante la catechesi - entra in relazione con il Dio dal volto tenerissimo, che non vuole incutere alcuna paura agli uomini”. “Dio è l’amico, l’alleato, lo sposo. Nella preghiera si può stabilire un rapporto di confidenza con Lui”.
La preghiera - sottolinea il Papa - appartiene a tutti e “nasce nel segreto di noi stessi, in quel luogo interiore che spesso gli autori spirituali chiamano cuore”.
La preghiera è uno slancio, è un’invocazione che va oltre noi stessi: qualcosa che nasce nell’intimo della nostra persona e si protende, perché avverte la nostalgia di un incontro. Quella nostalgia che è più di un bisogno, più di una necessità: è una strada. La preghiera è la voce di un “io” che brancola, che procede a tentoni, in cerca di un “Tu”. L’incontro tra l’“io” e il “Tu” non si può fare con le calcolatrici: è un incontro umano e tante volte si procede a tentoni per trovare il “Tu” che il mio “io” sta cercando.
3 - Il mistero della Creazione
Nella terza udienza generale dedicata alla preghiera, il 20 maggio del 2020, Papa Francesco sottolinea che il mistero della Creazione deve generare in noi un canto di lode. La preghiera, afferma, “è la prima forza della speranza".
“La bellezza e il mistero della Creazione - sottolinea Francesco - generano nel cuore dell’uomo il primo moto che suscita la preghiera”.
La preghiera dell’uomo è strettamente legata con il sentimento dello stupore. La grandezza dell’uomo è infinitesimale se rapportata alle dimensioni dell’universo. Le sue più grandi conquiste sembrano ben poca cosa… Però l’uomo non è nulla. Nella preghiera si afferma prepotente un sentimento di misericordia. Niente esiste per caso: il segreto dell’universo sta in uno sguardo benevolo che qualcuno incrocia nei nostri occhi.
4 - La preghiera dei giusti
All’udienza generale del 27 maggio 2020 Francesco ricorda che, mentre il male si allarga a macchia d’olio, la preghiera dei giusti è capace di restituire speranza ed è "una catena di vita".
“La preghiera apre la porta a Dio, trasformando il nostro cuore, tante volte di pietra, in un cuore umano”. Il segno della croce, sottolinea il Papa, è la prima preghiera.
La preghiera è una catena di vita, sempre: tanti uomini e donne che pregano, seminano vita. La preghiera semina vita, la piccola preghiera: per questo è tanto importante insegnare ai bambini a pregare. A me dà dolore quando trovo bambini che non sanno fare il segno della croce. Bisogna insegnare loro a fare bene il segno della croce, perché è la prima preghiera. È importante che i bambini imparino a pregare. Poi, forse, si potranno dimenticare, prendere un altro cammino; ma le prime preghiere imparate da bambino rimangono nel cuore, perché sono un seme di vita, il seme del dialogo con Dio.
5 - La preghiera di Abramo
Il Papa dedica l’udienza generale del 3 giugno 2020, alla preghiera di Abramo. Dal Patriarca, afferma Francesco, si deve imparare a pregare con fede, “a dialogare fino a discutere con Dio”.
“C’è una voce – ricorda il Papa - che risuona all’improvviso nella vita di Abramo. Una voce che lo invita a intraprendere un cammino che sa di assurdo: una voce che lo sprona a sradicarsi dalla sua patria, dalle radici della sua famiglia, per andare verso un futuro nuovo, un futuro diverso”.
E Abramo parte. Ascolta la voce di Dio e si fida della sua parola. Questo è importante: si fida della parola di Dio. E con questa sua partenza nasce un nuovo modo di concepire la relazione con Dio; è per questo motivo che il patriarca Abramo è presente nelle grandi tradizioni spirituali ebraica, cristiana e islamica come il perfetto uomo di Dio, capace di sottomettersi a Lui, anche quando la sua volontà si rivela ardua, se non addirittura incomprensibile. Abramo è dunque l’uomo della Parola. Quando Dio parla, l’uomo diventa recettore di quella Parola e la sua vita il luogo in cui essa chiede di incarnarsi.
6 - La preghiera di Giacobbe
All’udienza generale del 10 giugno 2020 il Papa prosegue la riflessione sulla preghiera parlando della figura di Giacobbe che "lotta con Dio" un'intera notte e ne esce cambiato: da uomo scaltro "impermeabile alla grazia", si scopre fragile e avvolto dalla misericordia divina.
“Giacobbe – ricorda Francesco - non ha altro da presentare a Dio che la sua fragilità e la sua impotenza, anche i suoi peccati. Ed è questo Giacobbe a ricevere da Dio la benedizione
Giacobbe, prima era uno sicuro di sé, confidava nella propria scaltrezza. Era un uomo impermeabile alla grazia, refrattario alla misericordia; non conosceva cosa fosse la misericordia. “Qui sono io, comando io!”, non riteneva di avere bisogno di misericordia. Ma Dio ha salvato ciò che era perduto. Gli ha fatto capire che era limitato, che era un peccatore che aveva bisogno di misericordia e lo salvò.
7 - La preghiera di Mosè
All’udienza generale del 17 giugno 2020, il Papa ripercorre la vita di Mosè. “Mosè - sottolinea Francesco ci sprona a pregare con il medesimo ardore di Gesù, a intercedere per il mondo, a ricordare che esso, nonostante tutte le sue fragilità, appartiene sempre a Dio”. “Mosè - sottolinea Francesco - ci sprona a pregare con il medesimo ardore di Gesù, a intercedere per il mondo, a ricordare che esso, nonostante tutte le sue fragilità, appartiene sempre a Dio”.
La Scrittura, ricorda il Papa, raffigura abitualmente Mosè “con le mani tese verso l’alto, verso Dio, quasi a far da ponte con la sua stessa persona tra cielo e terra”.
Perfino nei momenti più difficili, perfino nel giorno in cui il popolo ripudia Dio e lui stesso come guida per farsi un vitello d’oro, Mosè non se la sente di mettere da parte la sua gente. È il mio popolo. È il tuo popolo. È il mio popolo. Non rinnega Dio né il popolo. E dice a Dio: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!» (Es 32,31-32). Mosè non baratta il popolo. È il ponte, è l’intercessore. Ambedue, il popolo e Dio, e lui è in mezzo. Non vende la sua gente per far carriera. Non è un arrampicatore, è un intercessore: per la sua gente, per la sua carne, per la sua storia, per il suo popolo e per Dio che lo ha chiamato. È il ponte.
8 - La preghiera di Davide
E’ una forte esortazione alla preghiera in qualsiasi circostanza quella che il Papa rivolge all'udienza generale del 24 giugno 2020 sulle orme della figura di Davide. “La preghiera ci dà nobiltà: essa è in grado di assicurare la relazione con Dio, che è il vero Compagno di cammino dell’uomo, in mezzo alle mille traversie della vita, buone o cattive”.
Nella vita di Davide - sottolinea il Papa - c’è un filo rosso “che dà unità a tutto ciò che accade: la sua preghiera”.
Davide santo, prega; Davide peccatore, prega; Davide perseguitato, prega; Davide persecutore, prega; Davide vittima, prega. Anche Davide carnefice, prega. Questo è il filo rosso della sua vita. Un uomo di preghiera. Quella è la voce che non si spegne mai: che assuma i toni del giubilo, o quelli del lamento, è sempre la stessa preghiera, solo la melodia cambia. E così facendo Davide ci insegna a far entrare tutto nel dialogo con Dio: la gioia come la colpa, l’amore come la sofferenza, l’amicizia quanto una malattia. Tutto può diventare parola rivolta al “Tu” che sempre ci ascolta.
9 - La preghiera di Elia
Con l’udienza generale del 7 ottobre 2020 Papa Francesco riprende le catechesi sulla preghiera, interrotte per quelle sulla cura del creato. Le parole del Pontefice ruotano intorno ad “uno dei personaggi più avvincenti di tutta la Sacra Scrittura: il profeta Elia”. “Quanto bisogno – afferma Francesco - abbiamo noi di credenti, di cristiani zelanti, che agiscano davanti a persone che hanno responsabilità dirigenziale con il coraggio di Elia, per dire: “Questo non va fatto! Questo è un assassinio!”.
La vicenda di Elia, ricorda il Papa, “sembra scritta per tutti noi”.
In qualche sera possiamo sentirci inutili e soli. È allora che la preghiera verrà e busserà alla porta del nostro cuore. Un lembo del mantello di Elia lo possiamo raccogliere tutti noi, come ha raccolto la metà del mantello il suo discepolo Eliseo. E anche se avessimo sbagliato qualcosa, o ci sentissimo minacciati e impauriti, tornando davanti Dio con la preghiera, ritorneranno come per miracolo anche la serenità e la pace. Questo è quello che ci insegna l’esempio di Elia.
10 e 11 - La preghiera dei Salmi
All'udienza generale del 14 ottobre 2020 il Papa dedica la sua catechesi al Libro dei Salmi, il libro che insegna a pregare. Nei salmi, sottolinea Francesco, “il credente trova una risposta”.
Chi prega - ricorda il Papa – non è un illuso: sa che tante questioni della vita di quaggiù rimangono insolute, senza via d’uscita; la sofferenza ci accompagnerà e, superata una battaglia, ce ne saranno altre che ci attendono. Però, se siamo ascoltati, tutto diventa più sopportabile”.
La cosa peggiore che può capitare è soffrire nell’abbandono, senza essere ricordati. Da questo ci salva la preghiera. Perché può succedere, e anche spesso, di non capire i disegni di Dio. Ma le nostre grida non ristagnano quaggiù: salgono fino a Lui che ha cuore di Padre, e che piange Lui stesso per ogni figlio e figlia che soffre e che muore. Io vi dirò una cosa: a me fa bene, nei momenti brutti, pensare ai pianti di Gesù, quando pianse guardando Gerusalemme, quando pianse davanti alla tomba di Lazzaro. Dio ha pianto per me, Dio piange, piange per i nostri dolori.
Nella catechesi dell’udienza generale del 21 ottobre 2020, il Pontefice conclude la riflessione sui Salmi sottolineando che il Salterio ci insegna ad invocare Dio per noi, ma anche per i fratelli e per il mondo. Ad attirare l’attenzione del Santo Padre, durante la catechesi, è in particolare il pianto di un bambino. “È la voce - afferma il Papa - che attira la tenerezza di Dio” su di noi e con noi.
“Quando il vero spirito della preghiera è accolto con sincerità e scende nel cuore - sottolinea Francesco - allora essa ci fa contemplare la realtà con gli occhi stessi di Dio”.
Quando si prega, ogni cosa acquista “spessore”. Questo è curioso nella preghiera, forse incominciamo in una cosa sottile ma nella preghiera quella cosa acquista spessore, acquista peso, come se Dio la prende in mano e la trasforma. Il peggior servizio che si possa rendere, a Dio e anche all’uomo, è di pregare stancamente, in maniera abitudinaria. Pregare come i pappagalli. No, si prega con il cuore. La preghiera è il centro della vita. Se c’è la preghiera, anche il fratello, la sorella, anche il nemico, diventa importante.
12 - Gesù uomo di preghiera
All’udienza generale del 28 ottobre 2020 l’itinerario di catechesi sulla preghiera, dopo aver percorso l’Antico Testamento, arriva a Gesù. “L’esordio della sua missione pubblica – ricorda Francesco avviene con il battesimo nel fiume Giordano”. “Se ci sembra che la vita sia stata del tutto inutile aggiunge il Papa - dobbiamo in quell’istante supplicare che la preghiera di Gesù diventi anche la nostra”.
Gesù, sottolinea il Pontefice, “prega con noi”. E pregando, “apre la porta dei cieli, e da quella breccia discende lo Spirito Santo”.
Nel turbinio della vita e del mondo che arriverà a condannarlo, anche nelle esperienze più dure e tristi che dovrà sopportare, anche quando sperimenta di non avere un posto dove posare il capo (cfr Mt 8,20), anche quando attorno a Lui si scatenano l’odio e la persecuzione, Gesù non è mai senza il rifugio di una dimora: abita eternamente nel Padre. Ecco la grandezza unica della preghiera di Gesù: lo Spirito Santo prende possesso della sua persona e la voce del Padre attesta che Lui è l’amato, il Figlio in cui Egli pienamente si rispecchia.
13 - Gesù maestro di preghiera
All’udienza generale del 4 novembre 2020 Papa Francesco esorta a a riscoprire Gesù Cristo come maestro di preghiera. Il Pontefice sottolinea che “ogni persona ha bisogno di uno spazio per sé stessa, dove coltivare la propria vita interiore, dove le azioni ritrovano un senso”. “Durante la sua vita pubblica - aggiunge - Gesù fa costantemente ricorso alla forza della preghiera”.
“La preghiera di Gesù - ricorda il Papa - è il luogo dove si percepisce che tutto viene da Dio e a Lui ritorna”.
A volte noi esseri umani ci crediamo padroni di tutto, oppure al contrario perdiamo ogni stima di noi stessi, andiamo da una parte all’altra. La preghiera ci aiuta a ritrovare la giusta dimensione, nella relazione con Dio, nostro Padre, e con tutto il creato. E la preghiera di Gesù infine è abbandonarsi nelle mani del Padre, come Gesù nell’orto degli ulivi, in quell’angoscia: “Padre se è possibile ..., ma si faccia la tua volontà”. L’abbandono nelle mani del Padre. È bello quando noi stiamo agitati, un po’ preoccupati e lo Spirito Santo ci trasforma da dentro e ci porta a questo abbandono nelle mani del Padre: Padre, si faccia la tua volontà.
14 - La preghiera perseverante
“Continuiamo le catechesi sulla preghiera. Qualcuno mi ha detto: Lei parla troppo sulla preghiera. Non è necessario. Sì, è necessario. Perché se noi non preghiamo, non avremo la forza per andare avanti nella vita. La preghiera è come l’ossigeno della vita”. “La preghiera è attirare su di noi la presenza dello Spirito Santo che ci porta sempre avanti. Per questo, io parlo tanto sulla preghiera”. Con queste parole si apre la catechesi dell’11 novembre del 2020. “Il cristiano che prega - sottolinea il Papa - non teme nulla”.
“Gesù - ricorda il Papa - ha dato esempio di una preghiera continua, praticata con perseveranza”.
Cristo è tutto per noi, anche nella nostra vita di preghiera. Lo diceva Sant’Agostino con un’espressione illuminante, che troviamo anche nel Catechismo: Gesù «prega per noi come nostro sacerdote; prega in noi come nostro capo; è pregato da noi come nostro Dio. Riconosciamo, dunque, in Lui la nostra voce, e in noi la sua voce». Ed è per questo che il cristiano che prega non teme nulla, si affida allo Spirito Santo, che è stato dato a noi come dono e che prega in noi, suscitando la preghiera. Che sia lo stesso Spirito Santo, Maestro di orazione, a insegnarci la strada della preghiera.
15 - La Vergine Maria donna orante
All’udienza generale del 18 novembre 2020, il Papa riflette su Maria, sul suo stile nel rivolgersi a Dio con cuore umile: “Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi”.
“Tutto ciò che capita a Maria – sottolinea Francesco - finisce con l’avere un riflesso nel profondo del suo cuore: i giorni pieni di gioia, come i momenti più bui, quando anche lei fatica a comprendere per quali strade debba passare la Redenzione”.
Qualcuno ha paragonato il cuore di Maria a una perla di incomparabile splendore, formata e levigata dalla paziente accoglienza della volontà di Dio attraverso i misteri di Gesù meditati in preghiera. Che bello se anche noi potremo assomigliare un po’ alla nostra Madre! Con il cuore aperto alla Parola di Dio, con il cuore silenzioso, con il cuore obbediente, con il cuore che sa ricevere la Parola di Dio e la lascia crescere come un seme del bene della Chiesa.
16 - La preghiera della Chiesa nascente
All'udienza generale del 25 novembre 2020 il Papa si sofferma sulla prima comunità cristiana descritta negli Atti degli Apostoli. Una comunità che vive e "persevera nella preghiera". “La Chiesa – afferma – è opera dello Spirito Santo”.
“La vita della Chiesa primitiva – ricorda il Papa - è ritmata da un continuo susseguirsi di celebrazioni, convocazioni, tempi di preghiera sia comunitaria sia personale. Ed è lo Spirito che concede forza ai predicatori che si mettono in viaggio, e che per amore di Gesù solcano mari, affrontano pericoli, si sottomettono a umiliazioni”.
Dio dona amore, Dio chiede amore. È questa la radice mistica di tutta la vita credente. I primi cristiani in preghiera, ma anche noi che veniamo parecchi secoli dopo, viviamo tutti la medesima esperienza. Lo Spirito anima ogni cosa. E ogni cristiano che non ha paura di dedicare tempo alla preghiera può fare proprie le parole dell’apostolo Paolo: «Questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). La preghiera ti fa conscio di questo. Solo nel silenzio dell’adorazione si sperimenta tutta la verità di queste parole. Dobbiamo riprendere il senso dell’adorazione. Adorare, adorare Dio, adorare Gesù, adorare lo Spirito. Il Padre, il Figlio e lo Spirito: adorare. In silenzio.
17 - La benedizione
Nella catechesi del 2 dicembre 2020 Francesco si sofferma su una dimensione essenziale della preghiera: la benedizione. “Nei racconti della creazione - ricorda il Pontefice - Dio continuamente benedice la vita, sempre. Benedice gli animali, benedice l’uomo e la donna, infine benedice il sabato, giorno del riposo e del godimento di tutta la creazione. È Dio che benedice”. Francesco esorta a non maledire, ma a benedire.
“Non possiamo solo benedire - afferma il Papa - questo Dio che ci benedice, dobbiamo benedire tutto in Lui, tutta la gente, benedire Dio e benedire i fratelli, benedire il mondo: questa è la radice della mitezza cristiana, la capacità di sentirsi benedetti e la capacità di benedire”.
Questo mondo ha bisogno di benedizione e noi possiamo dare la benedizione e ricevere la benedizione. Il Padre ci ama. E a noi resta solo la gioia di benedirlo e la gioia di ringraziarlo, e di imparare da Lui a non maledire, ma benedire. E qui soltanto una parola per la gente che è abituata a maledire, la gente che sempre ha in bocca, anche in cuore, una parola brutta, una maledizione. Ognuno di noi può pensare: io ho questa abitudine di maledire così? E chiedere al Signore la grazia di cambiare questa abitudine perché noi abbiamo un cuore benedetto e da un cuore benedetto non può uscire la maledizione. Che il Signore ci insegni a mai maledire ma a benedire.
18 - La preghiera di domanda
Non dobbiamo scandalizzarci se sentiamo il bisogno di pregare, non avere vergogna. E soprattutto quando siamo nella necessità, chiedere.. È questo uno dei passaggi centrali della catechesi del 9 dicembre 2020 incentrata sulla “preghiera di domanda”. La lode e la supplica, sottolinea il Papa, sono i due elementi che trovano posto nella preghiera cristiana.
“Anche le nostre domande balbettate, quelle rimaste nel fondo del cuore, che abbiamo anche vergogna di esprimere – aggiunge Francesco - il Padre le ascolta e vuole donarci lo Spirito Santo, che anima ogni preghiera e trasforma ogni cosa”.
È questione di pazienza, sempre, di reggere l’attesa. Adesso siamo in tempo di Avvento, un tempo tipicamente di attesa per il Natale. Noi siamo in attesa. Questo si vede bene. Ma anche tutta la nostra vita è in attesa. E la preghiera è in attesa sempre, perché sappiamo che il Signore risponderà. Perfino la morte trema, quando un cristiano prega, perché sa che ogni orante ha un alleato più forte di lei: il Signore Risorto. La morte è già stata sconfitta in Cristo, e verrà il giorno in cui tutto sarà definitivo, e lei non si farà più beffe della nostra vita e della nostra felicità.
19 - Preghiera di intercessione
E’ la preghiera di intercessione il centro della riflessione di Papa Francesco all’udienza generale del 16 dicembre 2020. Francesco si sofferma sulla preghiera di intercessione. “La preghiera - afferma il Pontefice - soltanto si dà in spirito di amore. Chi non ama fa finta di pregare, o lui crede di pregare, ma non prega, perché manca proprio lo spirito che è l’amore”. “La preghiera - afferma il Pontefice - soltanto si dà in spirito di amore. Chi non ama fa finta di pregare, o lui crede di pregare, ma non prega, perché manca proprio lo spirito che è l’amore”.
“Cerchiamo – sottolinea il Santo Padre - di essere uomini e donne che fanno proprie le gioie e le sofferenze, le speranze e le angosce dell’umanità, nella preghiera di intercessione”.
La Chiesa, in tutte le sue membra, ha la missione di praticare la preghiera di intercessione, intercede per gli altri. In particolare ne ha il dovere chiunque sia posto in un ruolo di responsabilità: genitori, educatori, ministri ordinati, superiori di comunità… Come Abramo e Mosè, a volte devono “difendere” davanti a Dio le persone loro affidate. In realtà, si tratta di guardarle con gli occhi e il cuore di Dio, con la sua stessa invincibile compassione e tenerezza. Pregare con tenerezza per gli altri.
20 - Preghiera di ringraziamento
“Non tralasciamo di ringraziare: se siamo portatori di gratitudine, anche il mondo diventa migliore, magari anche solo di poco, ma è ciò che basta per trasmettergli un po’ di speranza. Tutto è unito e legato, e ciascuno può fare la sua parte là dove si trova”. All’udienza generale del 30 dicembre 2020 Papa Francesco incentra la propria catechesi sulla preghiera di ringraziamento ed esorta a coltivare “l’allegrezza” alimentata dalla “gioia dell’incontro con Gesù”. “Il demonio invece, dopo averci illusi, ci lascia sempre tristi e soli”.
“Se siamo portatori di gratitudine - afferma il Papa - anche il mondo diventa migliore magari anche solo di poco, ma è ciò che basta per trasmettergli un po’ di speranza”. Il mondo ha bisogno di speranza
E con la gratitudine, con questo atteggiamento di dire grazie, noi trasmettiamo un po’ di speranza. Tutto è unito, tutto è legato e ciascuno può fare la sua parte là dove si trova. La strada della felicità è quella che San Paolo ha descritto alla fine di una delle sue lettere: «Pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito» (1 Ts 5,17-19). No spegnere lo Spirito, bel programma di vita! Non spegnere lo Spirito che abbiamo dentro ci porta alla gratitudine.
21 - Preghiera di lode
E' la preghiera di lode al centro della catechesi di Papa Francesco all'udienza generale del 13 gennaio 2021 Francesco sottolinea l'importanza di lodare Dio anche nei momenti bui della vita.
“Gesù - aggiunge Francesco loda il Padre perché predilige i piccoli”. “È quello che Lui stesso sperimenta, predicando nei villaggi: i “dotti” e i “sapienti” rimangono sospettosi e chiusi, fanno dei calcoli; mentre i “piccoli” si aprono e accolgono il messaggio”.
Anche noi dobbiamo gioire e lodare Dio perché le persone umili e semplici accolgono il Vangelo. Io gioisco quando io vedo questa gente semplice, questa gente umile che va in pellegrinaggio, che va a pregare, che canta, che loda, gente alla quale forse mancano tante cose ma l’umiltà li porta a lodare Dio. Nel futuro del mondo e nelle speranze della Chiesa ci sono sempre i “piccoli”: coloro che non si reputano migliori degli altri, che sono consapevoli dei propri limiti e dei propri peccati, che non vogliono dominare sugli altri, che, in Dio Padre, si riconoscono tutti fratelli.
22 - La preghiera con le Sacre Scritture
All’udienza generale del 27 gennaio 2021 il Papa si sofferma sulla preghiera che si può fare “a partire da un brano della Bibbia”. “Le parole della Sacra Scrittura non sono state scritte per restare imprigionate sul papiro, sulla pergamena o sulla carta, ma per essere accolte da una persona che prega, facendole germogliare nel proprio cuore”. “La Bibbia - spiega il pontefice - non è scritta per un’umanità generica, ma per noi, per me, per te, per uomini e donne in carne e ossa, uomini e donne che hanno nome e cognome, come me, come te”.
“La Parola di Dio – aggiunge il Santo Padre - si fa carne in coloro che la accolgono nella preghiera”.
In qualche testo antico affiora l’intuizione che i cristiani si identificano talmente con la Parola che, se anche bruciassero tutte le Bibbie del mondo, se ne potrebbe ancora salvare il “calco” attraverso l’impronta che ha lasciato nella vita dei santi. È una bella espressione, questa. La vita cristiana è opera, nello stesso tempo, di obbedienza e di creatività. Un buon cristiano deve essere obbediente, ma deve essere creativo. Obbediente, perché ascolta la Parola di Dio; creativo, perché ha lo Spirito Santo dentro che lo spinge a praticarla, a portarla avanti.
23 - Pregare nella liturgia
L’udienza generale del 3 febbraio 2021 è dedicata alla preghiera nella liturgia “Un cristianesimo senza liturgia, io oserei dire che forse – sottolinea Francesco - è un cristianesimo senza Cristo. Senza il Cristo totale. Perfino nel rito più spoglio, come quello che alcuni cristiani hanno celebrato e celebrano nei luoghi di prigionia, o nel nascondimento di una casa durante i tempi di persecuzione, Cristo si rende realmente presente e si dona ai suoi fedeli”.
“La preghiera del cristiano fa propria la presenza sacramentale di Gesù”. Francesco ricorda anche il legame tra preghiera e liturgia.
La vita è chiamata a diventare culto a Dio, ma questo non può avvenire senza la preghiera, specialmente la preghiera liturgica. Questo pensiero ci aiuti tutti quando si va a Messa: vado a pregare in comunità, vado a pregare con Cristo che è presente. Quando andiamo alla celebrazione di un Battesimo, per esempio, è Cristo lì, presente, che battezza. “Ma, Padre, questa è un’idea, un modo di dire”: no, non è un modo di dire. Cristo è presente e nella liturgia tu preghi con Cristo che è accanto a te.
24 - Pregare nella vita quotidiana
È la preghiera quotidiana il tema della catechesi di Papa Francesco all’udienza generale del 10 febbraio 2021. “La preghiera avviene nell’oggi. Gesù ci viene incontro oggi, questo oggi che stiamo vivendo. Ed è la preghiera a trasformare questo oggi in grazia, o meglio, a trasformarci: placa l’ira, sostiene l’amore, moltiplica la gioia, infonde la forza di perdonare”.
“La preghiera - afferma il Santo Padre - ci aiuta ad amare gli altri, nonostante i loro sbagli e i loro peccati”.
La persona è sempre più importante delle sue azioni, e Gesù non ha giudicato il mondo, ma lo ha salvato. È una brutta vita quella di quelle persone che sempre giudicano gli altri, sempre stanno condannando, giudicando: è una vita brutta, infelice. Gesù è venuto per salvarci: apri il tuo cuore, perdona, giustifica gli altri, capisci, anche tu sii vicino agli altri, abbi compassione, abbi tenerezza come Gesù. Bisogna voler bene a tutti e a ciascuno ricordando, nella preghiera, che siamo tutti quanti peccatori e nello stesso tempo amati da Dio ad uno ad uno. Amando così questo mondo, amandolo con tenerezza, scopriremo che ogni giorno e ogni cosa porta nascosto in sé un frammento del mistero di Dio.
25 e 26 - La preghiera e la Trinità
”Perché l’uomo dovrebbe essere amato da Dio? ". All’udienza generale del 3 marzo 2021 Francesco pone questa ed altre cruciali domande. Quale Dio è disposto a morire per gli uomini? Quale Dio ama sempre e pazientemente, senza la pretesa di essere riamato? Quale Dio accetta la tremenda mancanza di riconoscenza di un figlio che gli chiede in anticipo l’eredità e se ne va via di casa sperperando tutto?
“Grazie a Gesù Cristo – afferma il Papa - la preghiera ci spalanca alla Trinità - al Padre, al Figlio e allo Spirito –, al mare immenso di Dio che è Amore”.
È Gesù ad averci aperto il Cielo e proiettati nella relazione con Dio. È stato Lui a fare questo: ci ha aperto questo rapporto con il Dio Trino: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. È ciò che afferma l’apostolo Giovanni, a conclusione del prologo del suo Vangelo: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (1,18). Gesù ci ha rivelato l’identità, questa identità di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.
All’udienza generale del 17 marzo 2021 Papa Francesco completa .la catechesi sulla preghiera come relazione con la Santissima Trinità, in particolare con lo Spirito Santo. “Il primo dono di ogni esistenza cristiana – afferma il Santo Padre - è lo Spirito Santo. Non è uno dei tanti doni, ma il Dono fondamentale. Lo Spirito è il dono che Gesù aveva promesso di inviarci. Senza lo Spirito non c’è relazione con Cristo e con il Padre”.
“È lo Spirito – sottolinea il Pontefice - a scrivere la storia della Chiesa e del mondo”.
Noi siamo pagine aperte, disponibili a ricevere la sua calligrafia. E in ciascuno di noi lo Spirito compone opere originali, perché non c’è mai un cristiano del tutto identico a un altro. Nel campo sterminato della santità, l’unico Dio, Trinità d’Amore, fa fiorire la varietà dei testimoni: tutti uguali per dignità, ma anche unici nella bellezza che lo Spirito ha voluto si sprigionasse in ciascuno di coloro che la misericordia di Dio ha reso suoi figli. Non dimentichiamo, lo Spirito è presente, è presente in noi.
27 - Pregare in comunione con Maria
All’udienza generale del 24 marzo 2021 il Papa si sofferma sulla preghiera in comunione con la Madre di Gesù. “Maria - sottolinea il Pontefice - è stata ed è presente nei giorni di pandemia, vicino alle persone che purtroppo hanno concluso il loro cammino terreno in una condizione di isolamento, senza il conforto della vicinanza dei loro cari. Maria è sempre lì, accanto a noi, con la sua tenerezza materna”.
Le preghiere rivolte a Maria, afferma Francesco, “non sono vane”.
Donna del “sì”, che ha accolto con prontezza l’invito dell’Angelo, risponde pure alle nostre suppliche, ascolta le nostre voci, anche quelle che rimangono chiuse nel cuore, che non hanno la forza di uscire ma che Dio conosce meglio di noi stessi. Le ascolta come Madre. Come e più di ogni buona madre, Maria ci difende nei pericoli, si preoccupa per noi, anche quando noi siamo presi dalle nostre cose e perdiamo il senso del cammino, e mettiamo in pericolo non solo la nostra salute ma la nostra salvezza. Maria è lì, a pregare per noi, a pregare per chi non prega. A pregare con noi. Perché? Perché lei è la nostra Madre.
28 - Pregare in comunione con i santi
“Quando preghiamo, non lo facciamo mai da soli: anche se non ci pensiamo, siamo immersi in un fiume maestoso di invocazioni che ci precede e che prosegue dopo di noi”. Papa Francesco pronuncia queste parole all’udienza generale del 7 aprile 2021. “Il primo modo - afferma il Papa - per affrontare un tempo di angustia è quello di chiedere ai fratelli, ai santi soprattutto, che preghino per noi. Il nome che ci è stato dato nel Battesimo non è un’etichetta o una decorazione! È di solito il nome della Vergine, di un Santo o di una Santa, i quali non aspettano altro che di “darci una mano” nella vita, di darci una mano per ottenere da Dio le grazie di cui abbiamo più bisogno”.
“Quando preghiamo - sottolinea il Papa - non lo facciamo mai da soli: anche se non ci pensiamo, siamo immersi in un fiume maestoso di invocazioni che ci precede e che prosegue dopo di noi”.
Nelle preghiere che troviamo nella Bibbia, e che spesso risuonano nella liturgia, c’è la traccia di antiche storie, di prodigiose liberazioni, di deportazioni e tristi esili, di commossi ritorni, di lodi sgorgate davanti alle meraviglie del creato... E così queste voci si tramandano di generazione in generazione, in un continuo intreccio tra l’esperienza personale e quella del popolo e dell’umanità a cui apparteniamo. Nessuno può staccarsi dalla propria storia, dalla storia del proprio popolo, sempre nelle abitudini portiamo questa eredità e anche nella preghiera.
La Chiesa è una grande scuola di preghiera. Molti di noi hanno imparato a sillabare le prime orazioni stando sulle ginocchia dei genitori o dei nonni. Forse custodiamo il ricordo della mamma e del papà che ci insegnavano a recitare le preghiere prima di andare a dormire. Quei momenti di raccoglimento sono spesso quelli in cui i genitori ascoltano dai figli qualche confidenza intima e possono dare il loro consiglio ispirato dal Vangelo.
29 - La Chiesa maestra di preghiera
“La Chiesa è una grande scuola di preghiera. Molti di noi hanno imparato a sillabare le prime orazioni stando sulle ginocchia dei genitori o dei nonni. Forse custodiamo il ricordo della mamma e del papà che ci insegnavano a recitare le preghiere prima di andare a dormire”. Papa Francesco pronuncia queste parole incentrando il 14 aprile del 2021 la catechesi sul tema: la Chiesa maestra di preghiera. “Tutto nella Chiesa – aggiunge - nasce nella preghiera, e tutto cresce grazie alla preghiera”.
Il Papa indica anche un compito essenziale della Chiesa: “pregare ed educare a pregare”.
Trasmettere di generazione in generazione la lampada della fede con l’olio della preghiera. La lampada della fede che illumina, che sistema le cose davvero come sono, ma che può andare avanti solo con l’olio della preghiera. Altrimenti si spegne. Senza la luce di questa lampada, non potremmo vedere la strada per evangelizzare, anzi, non potremmo vedere la strada per credere bene; non potremmo vedere i volti dei fratelli da avvicinare e da servire; non potremmo illuminare la stanza dove incontrarci in comunità… Senza la fede, tutto crolla; e senza la preghiera, la fede si spegne.
30 - Preghiera vocale
Nella catechesi dell’udienza generale del 21 aprile 2021 il Papa riflette sul valore della preghiera vocale. “Non cadiamo nella superbia di disprezzare la preghiera vocale”, perché “destano anche il più assonnato dei cuori”.
“La preghiera - ricorda il Pontefice - è dialogo con Dio; e ogni creatura, in un certo senso, “dialoga” con Dio”.
Nell’essere umano, la preghiera diventa parola, invocazione, canto, poesia... La Parola divina si è fatta carne, e nella carne di ogni uomo la parola torna a Dio nella preghiera. Le parole sono nostre creature, ma sono anche nostre madri, e in qualche misura ci plasmano. Le parole di una preghiera ci fanno attraversare senza pericolo una valle oscura, ci dirigono verso prati verdi e ricchi di acque, facendoci banchettare sotto gli occhi di un nemico, come ci insegna a recitare il salmo.
31 - La meditazione
All’udienza generale del 28 aprile 2021 Il Papa si sofferma su “quella forma di preghiera che è la meditazione”. “Per un cristiano ‘meditare’ - afferma il Santo Padre - è cercare una sintesi: significa mettersi davanti alla grande pagina della Rivelazione per provare a farla diventare nostra, assumendola completamente”.
“Non c’è pagina di Vangelo - aggiunge il Papa - in cui non ci sia posto per noi”.
Meditare, per noi cristiani, è un modo di incontrare Gesù. E così, solo così, di ritrovare noi stessi. E questo non è un ripiegamento su noi stessi, no: andare da Gesù e da Gesù incontrare noi stessi, guariti, risorti, forti per la grazia di Gesù. E incontrare Gesù salvatore di tutti, anche di me. E questo grazie alla guida dello Spirito Santo.
32 - La preghiera contemplativa
Nella catechesi del 5 maggio 2021 il Papa si sofferma sulla preghiera di contemplazione. “Essere contemplativi non dipende dagli occhi, ma dal cuore. E qui entra in gioco la preghiera, come atto di fede e d’amore, come ‘respiro’ della nostra relazione con Dio”. “La preghiera – afferma Francesco - purifica il cuore e, con esso, rischiara anche lo sguardo, permettendo di cogliere la realtà da un altro punto di vista”.
Il Papa ricorda anche che “la dimensione contemplativa dell’essere umano - che non è ancora la preghiera contemplativa - è un po’ come il “sale” della vita: dà sapore, dà gusto alle nostre giornate.
Si può contemplare guardando il sole che sorge al mattino, o gli alberi che si rivestono di verde a primavera; si può contemplare ascoltando una musica o il canto degli uccelli, leggendo un libro, davanti a un’opera d’arte o a quel capolavoro che è il volto umano… Carlo Maria Martini, inviato come Vescovo a Milano, intitolò la sua prima Lettera pastorale “La dimensione contemplativa della vita”: in effetti, chi vive in una grande città, dove tutto – possiamo dire - è artificiale, dove tutto è funzionale, rischia di perdere la capacità di contemplare. Contemplare non è prima di tutto un modo di fare, ma è un modo di essere: essere contemplativo.
33 - Il combattimento della preghiera
All’udienza generale dell’12 maggio 2021 Il Papa torna a presiedere l’udienza generale con la presenza dei fedeli. Le sue parole risuonano, tra volti di pellegrini di vari Paesi del mondo, dal Cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico. “Sono contento di riprendere questo incontro faccia a faccia, perché vi dico una cosa: non è bello parlare davanti al niente, a una telecamera”. Rivolgendosi a fedeli e pellegrini si sofferma sul combattimento della preghiera. Parlando a braccio, torna ad un episodio accaduto in Argentina. Ricorda la vicenda di una famiglia. Ad un padre viene comunicato che la figlia è gravemente malata a causa di una infezione. Per i medici non potrà superare la notte. Quell'uomo, piangendo, lascia la moglie e la figlia all'ospedale. Sale su un treno e raggiunge la Basilica di Luján dove trascorre la notte in preghiera. Una volta tornato a casa, gli viene detto che la figlia inspiegabilmente è guarita. "La Madonna lo ha ascoltato". "La preghiera - sottolinea il Papa ricordando questo episodio - fa dei miracoli".
“Sempre - aggiunge il Pontefice - occorre il combattimento nella preghiera per chiedere la grazia”.
La preghiera è un combattimento e il Signore sempre è con noi. Se in un momento di cecità non riusciamo a scorgere la sua presenza, ci riusciremo in futuro. Capiterà anche a noi di ripetere la stessa frase che disse un giorno il patriarca Giacobbe: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo» (Gen 28,16). Alla fine della nostra vita, volgendo all’indietro lo sguardo, anche noi potremo dire: “Pensavo di essere solo, ma no, non lo ero: Gesù era con me”. Tutti potremo dire questo.
34 - Distrazioni, aridità, accidia
All'udienza generale del 19 maggio 2021 il Papa riflette sull'esperienza vissuta della preghiera. E ricorda "alcune difficoltà molto comuni". Si sofferma in particolare su distrazione, aridità e accidia. "Pregare - afferma - non è facile: ci sono tante difficoltà che vengono nella preghiera. Bisogna conoscerle, individuarle e superarle". "Si deve imparare a camminare sempre". "Il vero progresso della vita spirituale - sottolinea - non consiste nel moltiplicare le estasi, ma nell’essere capaci di perseverare in tempi difficili".
Papa Francesco esorta anche a rivolgere al Padre la preghiera del "perché", come fa un bambino col suo papà.
Non dimenticare la preghiera del “perché?”: è la preghiera che fanno i bambini quando incominciano a non capire le cose e gli psicologi la chiamano “l’età dei perché”, perché il bambino domanda al papà: “Papà, perché …? Papà, perché …? Papà, perché …?”. Ma stiamo attenti: il bambino non ascolta la risposta del papà. Il papà incomincia a rispondere e il bambino arriva con un altro perché. Soltanto vuole attirare su di sé lo sguardo del papà; e quando noi ci arrabbiamo un po’ con Dio e incominciamo a dire dei perché, stiamo attirando il cuore di nostro Padre verso la nostra miseria, verso la nostra difficoltà, verso la nostra vita.
35 - La certezza di essere ascoltati
La catechesi del 26 maggio 2021 ruota intiorno ad un tema: la certezza di essere ascoltati. Il Pontefice esorta ad avere la "pazienza umile di aspettare la grazia del Signore, aspettare l’ultimo giorno." "Il male -s piega - è signore del penultimo giorno: l’ultimo giorno - afferma il Papa - c’è la risurrezione". "Tante volte, il penultimo giorno è molto brutto, perché le sofferenze umane sono brutte. Ma il Signore c’è e all’ultimo giorno Lui risolve tutto".
"Quando preghiamo - spiega il Pontefice - dobbiamo essere umili: questo è il primo atteggiamento per andare a pregare".
Quando preghiamo dobbiamo essere umili, perché le nostre parole siano effettivamente delle preghiere e non un vaniloquio che Dio respinge. Si può anche pregare per motivi sbagliati: ad esempio, per sconfiggere il nemico in guerra, senza domandarsi che cosa pensa Dio di quella guerra. È facile scrivere su uno stendardo “Dio è con noi”; molti sono ansiosi di assicurare che Dio sia con loro, ma pochi si preoccupano di verificare se loro sono effettivamente con Dio. Nella preghiera, è Dio che deve convertire noi, non siamo noi che dobbiamo convertire Dio. È l’umiltà. Io vado a pregare ma Tu, Signore, converti il mio cuore perché chieda quello che è conveniente, chieda quello che sarà meglio per la mia salute spirituale.
36 - Gesù modello e anima di ogni preghiera
"Gesù non solo vuole che preghiamo come Lui prega, ma ci assicura che, se anche i nostri tentativi di preghiera fossero del tutto vani e inefficaci, noi possiamo sempre contare sulla sua preghiera. Dobbiamo essere consapevoli: Gesù prega per me". Papa Francesco all'udienza generale del 2 giugno 2021 sottolinea che "l’amore e la preghiera di Gesù per ognuno di noi non cessano, anzi si fanno più intensi e noi siamo al centro della sua preghiera".
"Quello che sostiene ognuno di noi nella vita - afferma il Pontefice - è la preghiera di Gesù per ognuno di noi".
Anche se le nostre preghiere fossero solo balbettii, se fossero compromesse da una fede vacillante, non dobbiamo mai smettere di confidare in Lui, io non so pregare ma Lui prega per me. Sorrette dalla preghiera di Gesù, le nostre timide preghiere si appoggiano su ali d’aquila e salgono fino al Cielo. Non dimenticatevi: Gesù sta pregando per me - Adesso? – Adesso. Nel momento della prova, nel momento del peccato, anche in quel momento, Gesù con tanto amore sta pregando per me.
37 - Perseverare nell'amore
Nella penultima catechessi sulla preghiera Francesco all'udienza generale del 9 giugno 2021 riflette sulla la perseveranza nel pregare. "È un invito, anzi, un comando che ci viene dalla Sacra Scrittura. L’itinerario spirituale del Pellegrino russo comincia quando si imbatte in una frase di San Paolo nella Prima Lettera ai Tessalonicesi: "Pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie» (5,17-18). La parola dell’Apostolo colpisce quell’uomo ed egli si domanda come sia possibile pregare senza interruzione, dato che la nostra vita è frammentata in tanti momenti diversi, che non sempre rendono possibile la concentrazione". "Da questo interrogativo comincia la sua ricerca, che lo condurrà a scoprire quella che viene chiamata la preghiera del cuore. Essa consiste nel ripetere con fede: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!”.
"Una preghiera che ci aliena dalla concretezza del vivere - afferma il Pontefice - diventa spiritualismo, oppure, peggio, ritualismo".
Ricordiamo che Gesù, dopo aver mostrato ai discepoli la sua gloria sul monte Tabor, non volle prolungare quel momento di estasi, ma scese con loro dal monte e riprese il cammino quotidiano. Perché quella esperienza doveva rimanere nei cuori come luce e forza della loro fede; anche una luce e forza per i giorni che sarebbero stati prossimi venturi: quelli della Passione. Così, i tempi dedicati a stare con Dio ravvivano la fede, la quale ci aiuta nella concretezza del vivere, e la fede, a sua volta, alimenta la preghiera, senza interruzione. In questa circolarità fra fede, vita e preghiera, si mantiene acceso quel fuoco dell’amore cristiano che Dio si attende da noi.
38 - La preghiera pasquale di Gesù per noi
Nell’ultima catechesi dedicata alla preghiera, il Papa all'udienza generale esorta ad avere il coraggio e la speranza di sentire la presenza di Cristo per noi: la nostra vita sia “dare gloria a Dio”. "La preghiera di Gesù - afferma il Pontefice - è intensa, la preghiera di Gesù è unica e anche diviene il modello della nostra preghiera. Gesù ha pregato per tutti, anche ha pregato per me, per ognuno di voi. Ognuno di noi può dire: “Gesù, sulla croce, ha pregato per me”. Ha pregato. Gesù può dirci, a ognuno di noi: “Ho pregato per te, nell’Ultima Cena e sul legno della Croce”.
La preghiera di Gesù - ricorda il Papa - è quella dei Salmi, dei “poveri del mondo”, dei “dimenticati da tutti”, della “figliolanza” anche nel momento di consegnare lo Spirito.
Sulla croce si compie il dono del Padre, che offre l’amore, cioè si compie la nostra salvezza. E anche, una volta, lo chiama “Dio mio”, “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”: cioè, tutto, tutto è preghiera, nelle tre ore della Croce.
Con la catechesi di mercoledì 16 giuno, dopo poco più di un anno, si completa un itineraio orante iniziato il 6 maggio del 2020. Un'occasione per meditare sulla preghiera, per accogliere nel proprio cuore la voce del Padre.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui