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Il cardinale Kevin Joseph Farrell Il cardinale Kevin Joseph Farrell 

Farrell: l'Incontro delle famiglie, iniezione di vita fra i drammi del nostro tempo

Il prefetto del Dicastero Laici, Famiglia e Vita presenta l’Incontro mondiale delle famiglie che si apre domani: la pandemia e adesso lo strazio della guerra che ha sconvolto la vita di figli, madri e padri è ben presente nel cuore della Chiesa, vogliamo seguire la strada che il Papa ha indicato con l'Amoris laetitia

Deborah Castellano Lubov - Città del Vaticano

Con il X Incontro Mondiale delle Famiglie che si svolge questa settimana a Roma, Papa Francesco desidera abbracciare e coinvolgere tutte le famiglie del mondo, e per questo ha chiesto alle diocesi in tutto il mondo di celebrare le famiglie anche a livello locale. Il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita lo ne parla nell'intervista a Vatican News in vista dell'appuntamento. Il cardinale prefetto non solo spiega che cosa si aspetta dall’incontro e perché quest’anno sarà particolarmente toccante, mentre la guerra imperversa nel mondo, ma riflette anche sull’impatto che la pandemia ha avuto sulle famiglie. E punta inoltre l’attenzione sulle coppie sposate diventate sante e parla delle sue attese per il documento recentemente pubblicato dal suo dicastero, un aiuto per le coppie che si preparano al matrimonio e a vivere la vita matrimoniale e familiare.

 

Quali sono le sue aspettative a poca distanza ormai da questo Incontro mondiale delle Famiglie, già rimandato a causa della pandemia?

Penso che la pandemia abbia senz’altro creato un grande sconvolgimento nella vita pastorale della Chiesa a tutti i livelli. Per due anni non è stato possibile riunire gruppi di persone. Nelle nostre chiese è stato impossibile organizzare incontri di preghiera, riunioni… Spero pertanto che l’Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà a Roma possa essere un’iniezione di vitamine nella Chiesa. In passato abbiamo invitato tante famiglie. Sapevamo che in questo periodo molte famiglie per paura non si sarebbero messe in viaggio, soprattutto con dei bambini piccoli… E così abbiamo invitato dei rappresentati di tutte le diocesi del mondo. Ci sono rappresentanti di tutti i continenti. Si tratta di responsabili del ministero della vita familiare nelle diverse diocesi, chiese, parrocchie, movimenti laici, organizzazioni che operano nel campo del matrimonio e della vita familiare. E dunque, speriamo di contribuire a dare importanza a questo nuovo modo di fare le cose in seno alla Chiesa nella preparazione del matrimonio e della vita familiare.

In che modo secondo lei la pandemia ha cambiato la natura delle famiglie e la natura di questo incontro?   

Ha inciso immensamente sul lavoro della Chiesa in generale e su quello del nostro Dicastero. Per due anni abbiamo parlato tramite Zoom, ma per me non è la stessa cosa che avere un contatto personale diretto con le persone coinvolte. E Zoom tende a essere unilaterale o bilaterale, ma non è una convergenza d’idee su un punto particolare. Mi auguro però che questo lo abbiamo ormai superato in molte parti del mondo, anche se non completamente. Spero che la Chiesa riprenda di nuovo la questione della vita familiare, come dice sempre Papa Francesco. È questo il tema centrale della Chiesa al momento: il matrimonio e la vita familiare.  Su questo dobbiamo concentrare la nostra attenzione. Facciamo esattamente ciò che ci ha chiesto il Papa per istillarvi nuova vita.

Abbiamo già pubblicato un libro sulle coppie sante che sono state beatificate o canonizzate nella Chiesa per dimostrare che anche la vita matrimoniale ha dei santi che tutti dimenticano. Tendiamo a ricordare i Papi, i vescovi, i martiri e molti altri… Due coppie sposate sono state beatificate e canonizzate come sante nella Chiesa, proprio come coppia. Penso sia importante sottolinearlo. Poi abbiamo pubblicato gli orientamenti per il cammino catecumenale sia per le coppie che vanno verso le nozze, che per le famiglie dopo il matrimonio. Lo definirei una sorta di “vademecum” per vescovi, sacerdoti e direttori del ministero della vita matrimoniale. Su come accompagniamo le coppie, molti salterebbero subito al primo passo, e il primo passo è trovare coppie che abbiano le qualità necessarie per poter accompagnare altre coppie. Occorre anche individuare le coppie che hanno la capacità di insegnare, correggere e assistere le altre persone. Non tutti hanno tutte le qualità indicate. Dobbiamo selezionare persone che siano brave in ciò che fanno. È un aspetto importante.

Cosa auspica per questi orientamenti, rispetto all'attività pastorale che si svolge nelle diocesi del mondo?

Ci auguriamo che vengano messi in pratica nei diversi Paesi. Bisogna ricordare che sono orientamenti per la Chiesa universale, ma la loro applicazione pratica dipende dalle differenti culture, dalle differenti lingue, dalle differenze in ogni senso. Non sarebbe la stessa cosa prendere questi orientamenti e cercare di applicarli parola per parola in ogni situazione, allo stesso modo. Non è possibile.  

In che modo l’Incontro di quest’anno ricorderà le famiglie nella cui regione o nella cui vita la repressione religiosa ha costituito un problema e le famiglie che stanno lottando in generale per varie problematiche?

Questo incontro particolare serve in generale ad affrontare tutti i temi che lei ha menzionato e che ci sono sempre presenti in rapporto alle famiglie. Per esempio, sappiamo che quando il Papa saluterà le persone presenti al Festival delle famiglie ci saranno anche coppie ucraine. Ci saranno coppie provenienti da molte parti del mondo dove ci sono varie forme di persecuzione religiosa, dove c’è violenza e si vive in uno stato di guerra. Chi può far finta di niente quando vede la sofferenza di famiglie - di madri con i loro figli, mentre i padri rimangono in Ucraina a combattere - che partono dirette verso Paesi stranieri dove non sono mai state prima... Non hanno familiari. Sono completamente sole. E vedere arrivare una giovane donna con due bambini piccoli… Plaudiamo in molti modi a ciò che questi Paesi hanno fatto assieme alle istituzioni, le organizzazioni e le Chiese che s’impegnano tanto per accogliere e aiutare questi immigrati e rifugiati. Ma comunque non è come essere a casa propria. E quando tutta la tua vita viene sconvolta, non ti rimane niente. La gente non capisce che non è come trasferire le proprie cose, come se avessero chiamato una ditta di traslochi e spostato tutto. Partono con una piccola borsa e non hanno nulla. Ed è questo che strazia il cuore. La Chiesa non può ignorare questa realtà nel mondo. Ci saranno famiglie collegate in rete da ogni parte del mondo.  

Papa Francesco ha scritto l’Esortazione apostolica Amoris laetitia. Come descriverebbe la sua ricezione e applicazione oggi nella Chiesa? E in che modo sarà uno strumento utile durante questo incontro?

Ovviamente questa è la base: Amoris laetitia è la base di questo incontro. È nostra intenzione dare, come ho detto prima, un nuovo impulso. Ritengo sia stata accolta relativamente bene nella Chiesa in generale. Penso che all’inizio ci siano stati tanta apprensione e tanti malintesi perché le persone si soffermavano su una parte o un’altra, senza però leggere l’intero documento. Mi pare che in generale le conferenze episcopali lo sostengano. Ritengo che alcune diocesi in alcune parti del mondo abbiano fatto anche molto di più. Per esempio, Papa Francesco ha voluto che questo Incontro mondiale delle famiglie qui a Roma fosse limitato a causa della situazione della pandemia, ma che al tempo stesso fosse celebrato in ogni Chiesa e ogni parrocchia nel mondo Molte diocesi hanno preparato programmi e ci hanno inviato una grande quantità di documenti su ciò che stanno facendo o su ciò che possono fare nel mondo intero. Ed è stata per me una piacevole sorpresa vedere tutta questa grande attività.

Vorrei aggiungere che Papa Francesco ha avuto la stessa idea per la celebrazione della Giornata mondiale dei nonni e degli anziani. Non voleva una sola grande celebrazione in una parte del mondo. Voleva che fosse celebrata in ogni cattedrale del mondo. Perché anche per quanto riguarda l’Incontro mondiale delle famiglie bisogna sempre ricordare che quello con il maggior numero di partecipanti è stato quello di Dublino. 34-35 mila persone. E non è nemmeno una diocesi piccola. Quelle grandi potrebbero riunire questo numero di persone solo nel proprio territorio diocesano. È questo che vogliamo. Ed è per questo che abbiamo invitato tutti i leader all’evento qui a Roma.

Quali saranno secondo lei i momenti clou di questo incontro in particolare? E in che modo il fatto che l’incontro si svolga a Roma è significativo?

È significativo per via del Papa. Papa Francesco è amato. E' una figura che attira enormemente. Non importa quale giornale, non importa quale setta od organizzazione: Papa Francesco piace a tutti. Penso che quando parli direttamente alle famiglie e alle coppie sposate, queste lo ascoltino. La mia speranza più grande è che ciò venga trasmesso in tutto il mondo. Ci auguriamo che sia così.

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21 giugno 2022, 13:10