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Alla Lateranense il contributo dei grandi teologi del XX secolo e le prospettive future

“Nuovi itinerari in teologia: l’eredità del Novecento”, questo il tema dell'XI Forum internazionale promosso alla Lateranense dalla Pontificia Accademia di Teologia il 27 e 28 gennaio. Due giornate, ricche di interventi, che vedranno una sintesi del percorso teologico sviluppatosi in particolare dopo il Concilio. Nell'intervista il presidente dell'Accademia, monsignor Ignazio Sanna, ci aiuta a mettere a fuoco i contributi più rilevanti

Adriana Masotti - Città del Vaticano

“Rivisitare i grandi testimoni della teologia del “secolo breve” e le rispettive istanze”, questo l’intento del Forum internazionale della Pontificia Accademia di Teologia (PATH) giunto alla sua XI edizione e in programma il 26 e il 27 alla Pontificia Università Lateranense a Roma. L’appuntamento è promosso ogni due anni, a partire dal 2002, e rappresenta un' importante occasione di confronto sia per i membri dell’Accademia, sia per tutti coloro che vogliono approfondire aspetti teologici e di fede. Al Forum 2022 interverranno studiosi ed esperti prestigiosi, come il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, il vescovo monsignor Bruno Forte, monsignor Piero Coda e i professori Giorgia Salatiello, Stefano Zamboni, François-Marie Léthel, Giuseppe Lorizio, Paul O'Callaghan, Giacomo Canobbio.

Il primato della persona al centro della teologia del XX secolo

“Oggi, il ‘ministero del pensiero’ deve aiutare i cristiani a maturare una fede adulta e responsabile – spiega il presidente della Pontificia Accademia di Teologia, monsignor Ignazio Sanna presentando l’evento -. L’Accademia di Teologia vuole far proprio questo ministero e rendere i cristiani capaci di cogliere le sfide della storia e di illuminarle con la luce del Vangelo.” Le due giornate di studio si apriranno alle ore 9.00 di giovedì nell’Aula Magna della Facoltà di Teologia, con i saluti del rettore magnifico della Pontificia Università Lateranense, Vincenzo Buonomo, del cardinale Gianfranco Ravasi e di monsignor Sanna che terrà anche le conclusioni dei lavori. Oltre che in presenza sarà possibile seguire il Forum internazionale anche attraverso la diretta streaming sul canale YouTube della Lateranense. Tema del Forum è: “Nuovi itinerari in teologia: l’eredità del Novecento”, un’eredità che risulta estremamente ricca e che apre ulteriori prospettive a quanti continuano ad interrogarsi su Dio, come conferma ai nostri microfoni il presidente dell'Accademia che promuove l'iniziativa: 

Ascolta l'intervista a monsignor Ignazio Sanna

Monsignor Sanna, nel comunicato di presentazione del Forum si fa un elenco delle istanze a cui la ricerca teologica ha cercato di rispondere nel XX secolo: quella trascendentale, antropologico-morale, sapienziale, kerigmatico-kairologica, ecologica integrale, ontologico-trinitaria, del “popolo di Dio”. Può sintetizzare in parole meno tecniche questo patrimonio?

Prima di tutto bisogna precisare perché abbiamo scelto questo tema cioè l'eredità del Novecento. E' perché pensiamo che l'asse attorno cui gira un po' tutta la teologia del secolo XX sia il Concilio Vaticano II. Prima del Concilio abbiamo tutti i movimenti, il movimento biblico, il movimento liturgico, quello ecumenico ecc... che hanno un po' preparato la strada. Poi il Concilio ha realizzato sostanzialmente questi movimenti in metodi concreti di fare teologia. A partire allora da questa prospettiva abbiamo esaminato le diverse istanze elencate nel programma, abbiamo inserite quelle fondamentali che sono legate magari a grandi nomi. Quando parliamo, per esempio del metodo trascendentale, ovviamente parliamo di un grande teologo, Karl Rahner, che ha voluto avvicinare quanto più è possibile le persone all'esperienza di Dio. Lui si è posto il problema di come far vivere una concreta e reale esperienza di Dio a tutte le persone. Così come quando noi parliamo di istanza kerygmatico-kairologica, di fatto si tratta di questo: la teologia deve essere un annuncio che deve essere recepito, se un annuncio di salvezza, di speranza, di promozione non viene capito e non viene recepito, allora non è neppure un annuncio. Ecco, allora, la necessità che la teologia trovi forme di linguaggio per cui possa non fare delle proposte per domande che nessuno ha fatto, ma risposte alle domande e alle esigenze della società di oggi e sappiamo quanto sia complesso capire la società di oggi così in continuo movimento, in un cambiamento di epoca con tanta paura, paura per il futuro, paura per le sorti del pianeta...

La teologia del Novecento si è dovuta confrontare anche con gli eventi drammatici della storia, le due guerre mondiali, l'Olocausto, con l'annientamento della persona e le domande sul dolore e sul male...

Indubbiamente, perchè la questione del male nel mondo è fondamentale. Ovviamente non si pretende di dare una risposta al male, perchè  il male non è spiegabile. Occorre quindi trovare il modo di viverlo in maniera salvifica. Perché, in fondo, il male non è stato eliminato nel mondo, ma ci sono state date delle possibilità di trasformare il male in una via di salvezza. Naturalmente la realtà delle guerre, la realtà oggi del terrorismo ecc... non possono essere dimenticate.

Che posto ha avuto nello sviluppo della teologia del secolo passato la relazione dell’uomo con il creato? Nel Forum ci sarà anche questo tema…

Credo che si stia prendendo coscienza ora di questo problema, anche se, per la verità - io ho insegnato antropologia teologica -, già nel 1980 nel mio trattato di antropologia avevo dedicato l'ultimo capitolo all'ecologia, quindi già da allora c'era questa preoccupazione. Adesso, con l'enciclica di Papa Francesco Laudato si', è chiaro che si è presa molta più coscienza. E questo allo scopo di modificare il nostro stile di vita. C'è addirittura una spiritualità che viene proposta dall'ecologia che ci fa capire come il mondo in cui viviamo è un mondo che è venuto fuori dal cuore di Dio, è un mondo bello e noi dobbiamo rispettare questa provenienza e questa bellezza.

L’America Latina ha offerto agli studiosi e alla Chiesa una prospettiva particolare, una visione teologica che fa riferimento al popolo di Dio. “Una teologia dal popolo e per il popolo”, sarà il titolo di uno degli interventi… 

Sì, questa categoria del popolo è molto più presente nella cultura dell'America Latina, però ormai c'è anche nella cultura occidentale. Ci sono alcune forme di pietà popolare che vanno custodite e promosse perché, da un certo punto di vista, sono anche la garanzia della custodia della fede. Poi è chiaro che occorre stare attenti a coniugare il concetto di popolo a quello di comunione, perché c'è stato il rischio, un tempo, di considerare la categoria del popolo in collegamento con una specie di assemblearismo, di rivendicazione. Occorre ricordare, invece, che si vive come persone all'interno di una comunità che poi diventa una comunione. In una comunità o in un'assemblea si può anche essere soci, ma noi dobbiamo essere "prossimi" e per esserlo dobbiamo sentirci anche fratelli e per sentirci fratelli dobbiamo sentirci tutti figli di Dio.

Mosaico di Gesù Cristo, Divino Maestro, nell'Aula Magna della Lateranense
Mosaico di Gesù Cristo, Divino Maestro, nell'Aula Magna della Lateranense

Monsignor Sanna, se dovesse sintetizzare l'eredità del Novecento per quanto riguarda la teologia, oppure sottolinearne un aspetto, un'indicazione che ci risulta più utile oggi, che cosa potrebbe dire ?

Direi che una conquista fondamentale di questa teologia del Novecento è il primato della persona, nel senso che prima viene la persona e poi viene la verità, la verità deve essere in qualche modo posseduta e noi dobbiamo allora anche scoprire che siamo posseduti dalla verità. Questo del primato della persona ha fatto molta molta strada, sia nel concetto dell'uomo immagine di Dio che è fondamentale per il rispetto, la dignità, l'uguaglianza, la libertà; sia anche nel campo della morale, perché evidentemente viene prima la persona, è la persona che vive una determinato verità, che la trasforma in un comportamento, in uno stile di vita. Questo è collegato anche all'idea, che deve essere un po' ribadita, dell'uomo creato a immagine di Dio. E a questo punto mi permetta di esprimere la mia soddisfazione e la mia gratitudine a Papa Francesco per il fatto che sant'Ireneo è stato dichiarato finalmente Dottore della Chiesa. Io facevo sempre questo ragionamento: sfido chiunque a trovarmi un testo di teologia dove non ci sia perlomeno una citazione di sant'Ireneo, in modo particolare quella che dice l'uomo è immagine di Dio e l'uomo vivente è la gloria di Dio. Se vogliamo difendere l'uguaglianza, la dignità e la libertà della persona, dobbiamo trovare una base e per noi è l'uomo creato a immagine di Dio. Anche perchè il segno altissimo dell'uomo creato a immagine di Dio, è la libertà. Oggi si parla tanto di libertà, e allora cerchiamo il vero fondamento della libertà, in modo che libertà poi corrisponda con corresponsabilità, e se portiamo le immagini, l'archetipo è Dio, allora abbiamo la responsabilità di non deturpare questa immagine con il nostro comportamento o con le nostre scelte. Vede che da questo punto di vista abbiamo delle prospettive e delle dimensioni molto importanti.

Lei afferma che la Pontificia Accademia di Teologia vuol fare proprio il “ministero del pensiero”. Può spiegarci di che cosa si tratta?

Sì, l'espressione "ministero del pensiero" non è mia, è di Papa Francesco. il problema è sentire che la teologia non è fine a se stessa, ma è a servizio della fede, è mettersi a servizio dell'uomo per fargli scoprire la sua grande dignità, il suo essere creato a immagine di Dio e la sua responsabilità nel compiere la missione che Dio gli ha affidato. Se è così, allora il teologo deve mettersi a servizio della promozione della fede di ogni persona. Non solo, dico ancora di più, e cioè che se una verità teologica non diventa preghiera rimane erudizione. Se diventa preghiera vuol dire che mi avvicina a Dio e la teologia ha questo compito di avvicinare le persone a Dio, di far vivere un' esperienza di Dio alle persone, allora in questo senso si può parlare di "ministero".

Monsignor Ignazio Sanna, presidente della Pontificia Accademia di Teologia
Monsignor Ignazio Sanna, presidente della Pontificia Accademia di Teologia

Quale il suo auspicio per questo XI Forum internazionale?

E' quello di suscitare in chi partecipa una sana curiosità e il desiderio di approfondire questi temi, perché evidentemente il Forum dà delle anticipazioni, delle provocazioni anche, però è importante poi che ognuno, in qualche modo, faccia sua questa verità che ha ascoltato e l'approfondisca. Questi temi non vanno esauriti nel giro di un'ora di lezione, vanno approfonditi in modo particolare mediante uno studio personale. Ecco, occorre che ritorniamo di nuovo a leggere, a ritrovare il gusto della lettura. E quale lettura più interessante di una lettura della parola di Dio, di un approfondimento della parola di Dio? Questo è il mio auspicio e mi auguro che potremo ottenere questo risultato.

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27 gennaio 2022, 08:11