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25° del sito Vatican.va: ieri un seme, oggi il custode della memoria

Fortemente volute da san Giovanni Paolo II, le pagine del sito vatican.va sono nate il 25 dicembre 1995, e per la prima volta permisero la condivisione immediata e globale dei testi del magistero dei pontefici. A 25 anni di distanza, nel nuovo sistema di comunicazione della Santa Sede, è un ineludibile fonte di informazione

Paolo Ruffini

Viviamo tutti in un tempo tanto smemorato da dimenticare a volte la nostra stessa storia. Per questo i compleanni sono importanti: per ricordare. E ancora più simbolici sono gli anniversari tondi: perché danno ragione alla pazienza del tempo, che permette alle cose di crescere, di fortificarsi, e danno un sapore di futuro all’atto del ricordare.

Venticinque anni fa, nel giorno di Natale, nasceva Vatican.va. Da oggi – scrissero i giornali – il successore di Pietro ha una nuova rete per pescare in tutto il mondo. Non era proprio così. La verità è che quello era allora “solo” un seme; piantato su una terra nuova, un “continente” nuovo.

Ma oggi, dopo un quarto di secolo da quel timido e profetico inizio, Vatican.va è più di una rete. È il luogo di una memoria condivisa, multilingue, accessibile a tutti, integrato con il sistema di comunicazione della Santa Sede: Radio Vaticana, Vatican News, L’Osservatore Romano, Il Bollettino della Santa Sede, gli account social del Papa e dei Media vaticani. Quella che allora era solo una pagina dove condividere, per la prima volta sul web, il messaggio del Papa urbi et orbi, oggi è la fonte prima e immediata di tutto il magistero. Quella che fu allora una scelta per certi versi rivoluzionaria è oggi una realtà che ci chiama insieme ad un bilancio e ad un progetto.

Nel mezzo c’è la nostra storia e c’è un futuro ancora tutto da scrivere: per la radio che l’anno venturo compie 90 anni, per l’Osservatore romano, che di anni ne sta per fare 160; per il Dicastero per la comunicazione che di anni ne ha appena compiuti 5. Nel mezzo c’è la storia di uomini e donne che hanno raccolto la sfida, operai della prima e della ultima ora, servi inutili eppure chiamati ad un compito che va oltre la loro vicenda personale e collettiva: raggiungere le persone laddove si trovano; parlare il linguaggio che parlano; addomesticare la tecnologia a un progetto che la trascende; darle un senso, senza illudersi che essa da sola basti, senza perdere il senso del limite.

Una rete serve per connettere, per mettere in relazione. Comunicare significa cercare, ostinatamente anche, una relazione. E questa relazione è il luogo che abitiamo.

L’ambizione mite di cui Vatican.va è figlio è quella di costruire una rete che libera, contrapposta a quelle che imprigionano; una rete custode della memoria contrapposta al cupio dissolvi di un presente smemorato; una rete che costruisce comunità e non solo connessione; una rete che racconta la verità intera di una storia e non si accontenta di una sua sommaria parziale ricostruzione.

Condividere è la parola chiave. La stella polare. Condividere il pensiero del Papa, le sue parole, il suo magistero. Renderlo accessibile a tutti. Celebrare questo anniversario ci aiuta a cogliere appieno il cammino fatto, la sua bellezza, la sua fatica, il suo prefigurare la strada ancora da fare. Che mai sarà interamente compiuta. Ricordare la nascita di una cosa nuova ci dice anche che il mondo digitale non è un ready made. Non è immutabile.

Tocca agli uomini di buona volontà guidarlo verso il bene. Tocca anche a noi – come ci ripete Papa Francesco – usarlo per costruire maggiori occasioni di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio (cf. Messaggio per la 48ma Giornata delle Comunicazioni sociali).

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24 dicembre 2020, 08:00