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Santa Sede: ridurre il debito dei Paesi poveri provati dalla pandemia

L’emergenza Covid-19 rappresenta una sfida senza precedenti, che impone attenzione per i Paesi in via di sviluppo. Ieri l’intervento dell’Osservatore permanente della Santa Sede all'Onu di Ginevra, alla 67.ma sessione dell’Unctad, la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Una crisi economica “unica”, provocata dal coronavirus, che causa disoccupazione, crollo delle imprese, fragilità dei mercati finanziari, una potenziale tragedia all’orizzonte. Monsignor Ivan Jurkovič, Osservatore permanente della Santa Sede all'Onu di Ginevra, all’Unctad, la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, tratteggia così le gravi conseguenze della pandemia sui Paesi più poveri. Parla di “impatto potenzialmente devastante”, al quale la comunità internazionale deve rispondere con efficacia.

Un fardello insostenibile

Il presule sottolinea la necessità di “affrontare il peso paralizzante del debito estero accumulato, sia pubblico che privato, nei Paesi in via di sviluppo negli ultimi anni”, esorta a moltiplicare gli sforzi alla luce della crisi attuale. “La Santa Sede – afferma – sollecita tutte le Nazioni per la riduzione o la cancellazione del debito che grava sui bilanci degli Stati più poveri”. Non bisogna solo far funzionare i mercati – ha sottolineato Jurkovič - ma passare ad un mondo più inclusivo, investendo nel capitale umano, concedendo crediti ai poveri, proteggendo i consumatori. C’è bisogno di “un’agenda più esigente” che mitighi le asimmetrie del mercato.

Una crisi morale

“Le radici di questa crisi – afferma l’Osservatore della Santa Sede - non sono solo economiche e finanziarie ma, soprattutto, di natura morale”. “Riconoscendo il primato dell'essere sull'avere e dell'etica sull'economia, i popoli del mondo – sottolinea - dovrebbero adottare un'etica di solidarietà per alimentare la loro azioni”. L’eccessiva liberalizzazione ha privilegiato i guadagni a breve termine, ha favorito abusi anche nell’ambiente, impattando non solo sulla vita economica, ma anche sulla vita delle persone. “Di fronte a questa potenziale tragedia all'orizzonte si richiede un forte approccio etico, basato sulla nostra responsabilità”.

Accanto ai fratelli vulnerabili

La sfida più urgente – evidenzia monsignor Jurkovič - è quella di rispondere alla crisi sanitaria generata dal coronavirus e poi arginare i danni della crisi economica. La comunità internazionale non può permettere che il sistema finanziario continui a generare un’economia globale instabile; “deve adottare urgentemente misure – spiega il presule - per prevenire lo scoppio di altre crisi finanziarie in futuro”. E’ fondamentale così adottare un'etica di solidarietà per un progresso più sano, più umano, con un’economia a servizio della persona, per costruire la pace e proteggere l’ambiente. L’Osservatore della Santa Sede, prima di concludere il suo intervento, ricorda che si sta preparando un documento in vista della 15^ Conferenza ministeriale dell'Unctad. Richiamando Papa Francesco, monsignor Jurkovič ha concluso che questo non è il momento dell’indifferenza, perché il mondo intero sta soffrendo e ha bisogno di essere unito nell'affrontare la pandemia pertanto è dovere di tutti non abbandonare i fratelli e le sorelle più vulnerabili. 

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03 luglio 2020, 08:37