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Pio XII nell’era digitale, anticipazioni dagli Archivi

Tra le carte della Sezione per i Rapporti con gli Stati fruibili in formato elettronico i fascicoli sugli “Ebrei”con 4.000 nomi: la storia di Liebman, il ruolo del romanziere Waugh. E Ottaviani forniva falsi certificati ai perseguitati

Johan Ickx

L’Archivio Storico della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato (ASRS) conserva i documenti della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari (fondo AA.EE.SS.) e del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa. Nel panorama degli archivi della Santa Sede, in virtù della sua natura “politica”, a diretto contatto con le nunziature, i governi e le istituzioni internazionali, risulta essere per molti temi – che si possono definire caldi – quello che attira interesse e curiosità.

Il pontificato di Pio XII (1939-1958) solcò un periodo decisivo della storia novecentesca, che va dal Secondo conflitto mondiale sino alla Guerra Fredda, un ventennio caratterizzato anche dal moltiplicarsi di rapporti e relazioni non solo sotto il profilo bilaterale, ma anche multilaterale con la nascita di sempre più cospicue realtà internazionali. La corrispondenza ufficiale del periodo bellico conservata in quest’Archivio Storico è edita già in passato nei volumi degli Actes e Documents de la Seconde Guerre mondiale, preparati per volontà di Paolo VI dai quattro gesuiti Graham, Schneider, Martini e Blet.

La sfida tecnologica

Oggi, 2 marzo 2020, per volontà del Santo Padre Francesco, anche l’Archivio Storico della Sezione per i Rapporti con gli Stati ha aperto alla consultazione degli studiosi di tutto il mondo le carte del pontificato di Pio XII. Quasi dieci anni fa, proprio in vista di quest’apertura, i Superiori della Segreteria di Stato decisero di avviare un progetto di digitalizzazione di tutta la documentazione afferente al pontificato. Una grande sfida tecnologica per l’Archivio Storico che si è trovato ad ideare gli scenari di crescita e adattamento nella lunga distanza pensando a degli apparati hardware e software in grado di supportare la notevole mole di documenti. A tal proposito si è architettato e sviluppato un software con quale il fascicolo digitalizzato, come unità archivistica più piccola, viene interfacciato con un inventario. 1.300.000 documenti digitali, che saranno progressivamente completati con altri più di 700.000 documenti, per un equivalente di circa 323 metri.

Il digitale per conservare il cartaceo

Una vera sfida per l’Archivio, sia nel periodo iniziale, poiché si andavano a modificare completamente le consuete modalità di archiviazione delle carte destinate alla consultazione, adottando tecnologie d’avanguardia; sia durante tutta la fase di preparazione, considerato che di volta in volta si prospettavano nuove problematiche da risolvere intrinseche, da un lato, all’acquisizione e conservazione digitale e, dall’altro, alla fruizione virtuale delle carte da parte degli studiosi. Dal punto di vista della conservazione, il nuovo metodo di archiviazione digitale ha un duplice vantaggio: 1) preservare le carte storiche, preziose e uniche al mondo, dall’inevitabile deterioramento e dal rischio di dispersione dovuto alla consultazione cartacea; 2) consentire la conservazione su due supporti, cartaceo e virtuale, che proprio per la loro differente natura vanno a colmare i problemi conservativi intrinsechi all’uno e all’altro supporto, offrendo garanzie assai più solide nel lungo tempo.

La facilità nella consultazione dei documenti

Dal punto di vista della fruibilità da parte della comunità scientifica, un gran vantaggio è dato innanzitutto dal fatto che ogni studioso ammesso alla consultazione (è previsto un tetto limite di 20 persone) può accedere tramite una delle nostre postazioni informatiche alla totalità dei documenti consultabili: ogni studioso ammesso in quel giorno può consultare tutto e contemporaneamente ad altri. Ciò ovviamente non potrebbe accadere se la consultazione fosse cartacea, che non permette uno studio simultaneo delle carte. In secondo luogo, l’attività di ricerca sarà resa più celere ed efficace, in quanto non vi sarà più alcun tempo d’attesa né limite quantitativo nella richiesta dei documenti da consultare, con una libera navigazione su tutti i fondi archivistici a 360 gradi.

La velocità di reperire i documenti

Un altro vantaggio dato dalla digitalizzazione è rappresentato dalla possibilità per lo studioso di richiedere direttamente e in tempo reale tramite il software di consultazione le fotocopie di un documento. In tal modo quest’ultimo viene anche preservato dalla sollecitazione foto-meccanica (deleteria ai fini conservativi) dovuta all’esecuzione delle classiche fotocopie. Il lavoro di digitalizzazione e inventariazione a livello di fascicolo come unità archivistica più piccola ha comportato un impegno gravoso, sia per l’enorme quantità di carte da preparare che per l’impatto che il nuovo metodo di archiviazione, mai utilizzato prima, ha avuto sul personale preposto. La nuova Sala Pio XII nella storica Torre Borgia è stata dotata di appositi PC per la consultazione virtuale. Il limite di 20 utenti potrà forse rappresentare inizialmente un ostacolo per la comunità scientifica, ma questo verrà in qualche modo compensato dai tempi più rapidi della consultazione.  

La serie archivistica “Ebrei”

Oltre ad azioni particolari della Santa Sede durante il conflitto mondiale e l’era della guerra fredda vi sono documenti riguardanti rapporti diplomatici, questioni concordatarie, trattati, ratifiche, opere umanitarie e di assistenza, relazioni periodiche su situazioni politico-religiose, questioni scolastiche, questioni riguardanti lo Stato Vaticano, l’attività diplomatica dei stretti collaboratori di Pio XII come per es. Card. Luigi Maglione, Mons. Domenico Tardini e Mons. Giovanni Battista Montini e altri. Tra le serie archivistiche tradizionali, con denominazione della Nazione alla quale fanno riferimento le carte ivi contenute, salta all’occhio un particolare assai sorprendente: la serie archivistica “Ebrei”, 170 fascicoli contenente la storia di ca. 4000 nomi. Tra questi c’è una maggioranza di richieste per aiuto da parte di cattolici di discendenza ebraica, ma non mancano nemmeno i nomi di ebrei. Ci si trovano personaggi talvolta inaspettati: si è rivolto alla Santa Sede il giovane ricercatore di studi umanistici Paul Oskar Kristeller, uomo di fama mondiale per gli studi umanistici, anche se poi nella sua cartella rimane oscurato/sconosciuto l’impegno dato per la sua fuga dall’Europa verso gli U.S.A. Ma anche Tullio Liebman, considerato il fondatore della “Scuola processualistica di São Paulo“ e nel dopoguerra professore di fama mondiale alle Università degli studi di Pavia, Torino e Milano, fu aiutato e trovò, grazie all’impegno dei collaboratori stretti di Pio XII, la via di fuga verso Sudamerica. Ci vorrà del tempo per ricostruire l’atmosfera e l’ambiente in cui queste azioni ebbero luogo. Ma almeno lo studioso potrà aprire altre serie, come p.e. Italia 1352b, dove troverà il fascicolo “Accuse contro Monsignor Ottaviani di aver concesso documenti falsi ad ebrei e di averli ricoverati in edifici extraterritoriali”. 

L'odio nazista verso la Chiesa e il Papa

Oltre a questa serie assai particolare, quasi tutte le serie con denominazione di nazioni contengono altre carte con richieste di perseguitati ai quali servivano documenti, viveri e aiuto pratico per poter sfuggire dal sistematico progredire del veleno razzista. Le carte evidenzieranno quanti e quali sforzi siano stati fatti per cercare di rispondere alle suppliche per la salvezza dei perseguitati e dei bisognosi in pericolo di vita, come emergerà sicuramente anche l’odio del nazismo nei confronti della Chiesa cattolica e del Papa stesso. Al contempo risulterà altrettanto evidente l’opposizione e la contrarietà di molti Stati di aprire le frontiere a tanti bisognosi.

La lettera di alcuni ebrei a Pio XII

Consultando la versione virtuale delle carte presso la postazione informatica in Sala, spesso lo studioso potrà incrociare anche qualche nuovo documento su singoli eventi o aneddoti storici, come quello del 16 ottobre 1943 e la deportazione degli Ebrei di Roma. La commovente lettera indirizzata a Papa Pio XII da alcuni ebrei mentre erano detenuti dalla SS e Gestapo nella Collegium Militare nel Palazzo Salviati in Via della Lungara è già pubblicata da diversi autori (Kühlwein, Riccardi). Potrebbe attirare l’attenzione dello studioso attento il foglio con il Presseservice di Washington del 20 ottobre che informa che “nella notte del 15-16 ottobre un numero considerevole di Ebrei sono stati arrestati in varie parti di Roma STOP dopo essere stati tenuti 24 ore nel collegio militare sono stati trasportati ad una destinazione sconosciuta STOP è detto qui che la Santa Sede si è interessata che simili accaduti non si ripetono e in favore di casi particolari.” In questo caso è la nota in margine di un giorno dopo con la tipica grafia pacelliana che apre una nuova finestra interpretativa: “è prudente che Presseservice mandi queste notizie?”, scrisse Papa Pio XII, ben consapevole che non giovava di svegliare i cani che dormono, soprattutto non i nazisti, per azioni umanitarie che partivano dal Palazzo Apostolico. Con un “No davvero” secco e deciso scritto da Mons. Tardini, Segretario della Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, la linea dell’assoluta discrezione da parte della Santa Sede al riguardo del suo operato viene evocata, senza mezzi termini, ancora una volta.  

Copia di un documento di Pio XII custodito negli Archivi Vaticani
Copia di un documento di Pio XII custodito negli Archivi Vaticani

Il ruolo delle suore del Servizio Ascolto 

Molto peculiari tra il ricco patrimonio archivistico dell’ASRS sono i volumi del SARE, Servizio Ascolto Radio Estere: dal 1943 fino al 1954 un gruppo di religiose ascoltavano e trascrivevano i programmi delle principali radio, fornendo ai superiori della Segreteria di Stato notizie fresche su scala mondiale. Si trattava di diverse emittenti in vari nazioni in diversi continenti. Questo gruppo di suore lavorava nel Palazzo Apostolico. Il frutto del loro lavoro sono volumi pieni di informazioni dell’ultimo minuto. E poi, fra tante carte, è indubbio che spuntino delle piccole sorprese. Chi avrebbe pensato che il capitano inglese Evelyn Waugh, celebre autore del romanzo “Brideshead revisited”, sarebbe stato non solo un portalettere ma una fonte di raccomandazioni per la Santa Sede circa la situazione della Chiesa cattolica in Jugoslavia nel dopo-guerra?  

Copia di un documento di Pio XII custodito negli Archivi Vaticani
Copia di un documento di Pio XII custodito negli Archivi Vaticani

A causa delle penose e terribili situazioni nei tempi bellici, molte realtà storiche della seconda parte del pontificato pacelliano sono finora finite in secondo piano. Questo è il caso nella serie “Italia”, dove spuntano nell’inventario, a titolo di esempio, il referendum sulla monarchia; incidenti e aggressioni verbali e fisiche contro il clero, prima da parte dei fascisti poi dopo la guerra da parte dei comunisti. Ma anche l’attenzione e l’impegno spesi per la ricostruzione delle chiese e il patrimonio artistico non passano inosservati. 

I Paesi dell'Est e il Sud America

Cospicuo, inoltre, è il materiale sui paesi dell’Est: sulla devastazione e distruzione delle diocesi e del clero sotto l’occupazione dei nazisti e dopo la guerra sotto il comunismo. Colpisce nelle varie serie la quantità di carte riguardante i grandi processi-farsa contro la gerarchia ecclesiastica sotto i soviet (Cardinali Alojzije Stepinac, Card. Josef Beran, Card. József Mindszenty). Ma anche carte che raccontano i vani tentativi da parte di Pio XII di trovare un ‘modus vivendi’, in precedenza già parola chiave della cosiddetta Ostpolitik, ora vengono alla luce. Ancora altre serie archivistiche testimoniano della situazione della Chiesa Cattolica nei paesi del Sud America: oltre all’immigrazione durante e dopo gli anni della guerra, vi si evidenzia la fondazione di nuove diocesi, spesso in situazioni politiche assai complesse, e l’espansione delle missioni negli anni del dopoguerra. Si arricchisce di documenti inediti anche il capitolo del colonialismo e post-colonialismo del dopoguerra in Africa, Medioriente e Asia, come quello della nascita di nuovi Stati, quali Israele.  

I rapporti multilaterali della Santa Sede

Una novità degna di nota che con il pontificato di Pio XII prende decisamente corpo riguarda i rapporti multilaterali della Santa Sede, testimoniati dai circa 100.000 documenti digitalizzati del Fondo Organizzazioni Internazionali (OO.II.). I primi documenti di questo Fondo, tutt’ora vivo, risalgono alla seconda metà del XIX secolo. Il Fondo originariamente apparteneva all’Archivio della Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. In adempimento della Costituzione Apostolica “Pastor Bonus” (1988) e in seguito all’intensificarsi dell’attività multilaterale della Santa Sede, dal 1° gennaio del 1991 le competenze sugli enti e i congressi internazionali passarono alla Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Si possono trovare carte della più disparata provenienza e del più variegato contenuto: organizzazioni internazionali governative, organismi internazionali non-governative, conferenze internazionali, associazioni (cattoliche e non), altre confessioni religiose e via dicendo. Anche qui spuntano talvolta carte sorprendenti, come è il caso delle lettere conservate in una cartella O.N.U. del 19441944 in cui si conserva la proposta del Sig. Myron Taylor, rappresentante personale del Presidente Roosevelt presso Sua Santità il Papa, per la creazione di una “Nuova Società delle Nazioni”: International Organization for the Prevention of War – Preservation of Peace. Durante l’udienza del 30 agosto 1944 Taylor ebbe la possibilità di informare Pio XII circa il progetto di una nuova “Società delle Nazioni”, al quale il pontefice fa subito sapere che “Since, the Holy See, by the very nature of its high mission, is deeply interested in any project which might further the cause of lasting peace, I should be indeed grateful if you were to find it possible to provide me with further details regarding the nature of the proposed organization and the plans for its activation and development.” [1]

Il lavoro degli studiosi

Per concludere, con oltre un milione di carte già digitalizzate e quasi altrettante in arrivo, l’apertura alla consultazione del pontificato di Pio XII fornirà certamente informazioni di cruciale importanza, per quantità e qualità, al mondo della ricerca storico-scientifica, sia che si tratti di notizie inedite sia di conferme di quanto si era già potuto evincere da altre fonti. A questo punto non resta che passare la parola agli studiosi delle più varie discipline affinché riportino alla luce tutto quanto possa illuminarci circa questo intricato periodo della nostra storia recente, con l’augurio che riportare in auge argomenti attinenti la Seconda Guerra Mondiale, e non solo, possa contribuire a perpetuare nelle nuove generazioni la memoria storica dell’azione di Pio XII, radicata in un’autentica fede in Cristo, per la difesa dell’umanità e della civilizzazione.

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02 marzo 2020, 13:33