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Spazio espositivo alla Pontificia Università Lateranense Spazio espositivo alla Pontificia Università Lateranense

Calligrafia del dialogo. Alla Lateranense una mostra per promuovere la pace

24 opere di un artista saudita ispirate all'arte calligrafica, un invito alla conoscenza e al dialogo sotto la guida della bellezza. E' quanto propone la Mostra ospitata alla Pontificia Università Lateranense dal 4 al 22 Novembre, in memoria del cardinale Jean-Louis Tauran. Ne abbiamo parlato con il curatore Marco Cardinali

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

"Segni" per parlare d'infinito, "lettere" per aprire al dialogo. E' questo il modo di accostarsi alle 24 opere dell'artista saudita Othman Alkhuzaiem, esposte alla Pontificia Università Lateranense a corredo e in prosecuzione della Giornata di studi organizzata oggi nell'Ateneo, in vista dell'evento "Ricostruire il patto educativo globale", del 14 maggio 2020, voluto da Papa Francesco. Una giornata dedicata all'educazione, ai diritti umani e alla pace attraverso gli strumenti dell'azione internazionale e il ruolo delle religioni - introdotta dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin - di cui la mostra vuole rappresentare un momento squisitamente culturale, per mettere in risalto come si possano usare la bellezza e l'arte per portare conoscenza reciproca e costruire un mondo migliore, di dialogo e pace

Cardinale Tauran, uomo del dialogo

La mostra è organizzata con l'Ambasciata dell'Arabia Saudita a Roma e la collaborazione della University for peace delle Nazioni Unite che con l'Ateneo Pontificio ha avviato un percorso di studi e di ricerca in Scienza della Pace, come desiderio del Pontefice. Il titolo è Calligrafia per il Dialogo: promuovere la cultura di pace attraverso la cultura e l'arte ed è in memoria del cardinale Jean-Louis Tauran, già presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, morto il 5 luglio dello scorso anno e apprezzato - come ha scritto Francesco nel telegramma di cordoglio - soprattutto per una vita nella Chiesa dedicata alla costruzione di “relazioni di fiducia e stima” con “il mondo musulmano”.

Conoscersi è riconoscersi

“E non a caso - spiega il curatore Marco Cardinali - abbiamo scelto lo sfondo arabo e le opere di un artista saudita per questa mostra. L’ultimo viaggio ufficiale del cardinale Tauran è stato proprio in Arabia Saudita e l’idea di quel viaggio era ancora una volta la conoscenza reciproca, l’abbattimento di muri e la costruzione del dialogo“. "Ciò che sta minacciando tutti noi" ebbe a dire allora il porporato, "non è lo scontro di civiltà, bensì lo scontro di ignoranze e radicalismi. Conoscersi è riconoscersi". E la sua esortazione fu a "unire l’impegno perché Dio, che ci ha creati, non sia motivo di divisione, bensì di unità". Dunque sulla scia della sua figura e del suo insegnamento, punto focale della mostra vuole essere “il dialogo fra le culture a servizio della pace, dialogo in tutte le sue sfaccettature”: chiaramente, precisa Cardinali, essendo il pittore originario dell’Arabia Saudita “porta con sé la ricchezza della sua cultura”.

Ascolta l'intervista a Marco Cardinali

Il percorso espositivo tra colori e lettere simboliche

24 i quadri esposti, dal coinvolgente ed emozionante accostamento cromatico, uniti dalla presenza di un fattore comune, le lettere dell’alfabeto arabo. Accostate tra loro e protagoniste: non però parole di senso compiuto, ma segno di un'arte calligrafica, che nel mondo arabo ha la finalità di “parlare delle cose alte, sacre, quelle che ci dicono dell'infinito”. Non serve dunque capire e sapere leggere in lingua araba perchè le lettere svolgono il ruolo di "segni" tanto belli esteticamente quanto ricchi di significato anche religioso, in grado di trasmetterci qualcosa coinvolgendoci nella conoscenza di un mondo altro, nel dialogo con un'arte e una cultura diverse ma non lontane. Lettere che "rimandano all'esercizio della bellezza":

Un particolare dell'esposizione
Un particolare dell'esposizione

R. - La mostra è organizzata con un pittore dell’Arabia Saudita che ha usato la calligrafia proprio con questa finalità, quella di aprire al dialogo. Un dialogo che porti le culture a conoscersi, a essere più vicine, a essere più comprensive l’una dell’altra.

Come si snoda il percorso della mostra nelle sue varie componenti?

R. - La mostra è composta da 24 quadri, in un accostamento cromatico che a livello emozionale crea grande coinvolgimento. Ma c’è un aspetto che li unisce tutti: le lettere, le lettere dell’alfabeto arabo. A prima vista potrebbero sembrare parole composte, dunque parole con un significato compiuto. E invece non lo sono. Questa è proprio l’idea dell’arte calligrafica che c’è nel mondo arabo: arte che ha la finalità di parlare delle cose alte, delle cose sacre, delle cose importanti quelle che riconducono all’infinito. Dunque l’idea che sottostà,  proprio in riferimento al dialogo, è che talvolta non servono parole di senso compiuto per comunicare. Ma anche per noi occidentali, una lingua così distante come l’arabo, vedere questi segni meravigliosi, questi segni così belli dal punto di vista estetico ma anche così pregni dal punto di vista del significato, anche religioso, ci può trasmettere qualcosa, ci può coinvolgere in una sorta di dialogo con questo mondo artistico che è un mondo che ci rimanda alla conoscenza di altre culture e dunque al dialogo.

Quindi lettere che sono strumento per guardare oltre...

R. - E’ un "oltre" dato proprio dal "non significato": non c’è una parola che abbia un senso compiuto ma ci sono lettere che rimandano ad un esercizio, che è quello della bellezza, l'esercizio di entrare attraverso quella lettera e comunicare qualcosa che non possiamo comunicare. Quello che nel mondo cristiano chiameremmo “afasia”, il non dire, il silenzio del niente, il nulla che comunica invece il tutto, l’infinito.

Il substrato della mostra è comunque il substrato della cultura araba...

R. - Il substrato, il punto focale della mostra è il dialogo tra le culture al servizio della pace. Tant’è che noi abbiamo voluto intitolare questa mostra al cardinale Jean-Louis Tauran che è stato per tanti anni presidente del Pontifico Consiglio per il Dialogo Interreligioso che ha fatto tanto, come i suoi predecessori, al servizio della cultura del dialogo e della conoscenza reciproca. E non a caso abbiamo scelto lo sfondo arabo perché il suo ultimo viaggio è stato proprio in Arabia Saudita e l’idea di quel viaggio era proprio conoscere, abbattere i muri, far sì che ciò che apparentemente ci allontana in qualche modo, invece, in qualche modo ci renda più vicini. Quindi il punto focale è proprio il dialogo in tutte le sue sfaccettature. Chiaramente il pittore, l’artista è un artista dell’Arabia Saudita e quindi porta con sé la ricchezza della sua cultura.

La mostra si inserisce nel più ampio contesto di una giornata di dibattito sul tema dell’educazione e sulla costruzione di un’educazione che sia matura, aperta, dialogante. Al tema dell’educazione si intrecciano la questione dei diritti e la questione della promozione della pace. Come si ambienta la mostra in questo contesto in cui intervengono anche tante personalità di religioni diverse?

R. - Sì, è una giornata intensa e densa, con tanti esperti ma anche con chi vive sul campo la questione della pace e del dialogo interreligioso, fino a un confronto dei vari rappresentanti delle religioni. E poi si è voluto dare questo aspetto, questa appendice, che nello stesso tempo non è tanto appendice o non solo appendice, ma questo aspetto più culturale, per far vedere come è utile, come è importante la cultura e come si può utilizzare la cultura per portare conoscenza, per costruire un mondo migliore, un mondo di pace, soprattutto. Questa è una delle cose in cui il cardinale Jena-Louis Tauran ha sempre creduto profondamente e anche il Santo Padre, Papa Francesco, ne è profondamente convinto. C’è da sottolineare una cosa non da poco. Questa è un’iniziativa realizzata insieme all’Ambasciata del Regno dell’Arabia Saudita a Roma. Fra il Vaticano e il Regno dell’Arabia Saudita non ci sono ancora relazioni diplomatiche, eppure attraverso un evento culturale ci siamo ritrovati a lavorare insieme in questo progetto meraviglioso all’insegna della bellezza. E chiunque potrà visitare la mostra, potrà avere l’opportunità di entrare in dialogo con un mondo più lontano da noi, sconosciuto. Queste lettere meravigliose arabe che siamo magari abituati a vedere ma di cui non conosciamo né il senso né il significato, in una cornice che è la cornice del bello, del bello per antonomasia, che è appunto l’arte.

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31 ottobre 2019, 10:29