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Francesco: fare la pace richiede molto più coraggio che fare la guerra

Dopo la preghiera dell’Angelus, il Papa ricorda i conflitti a Gaza, per la cui popolazione rinnova l'appello per urgenti aiuti umanitari, e in Ucraina, senza dimenticare il Myanmar. Per la soluzione della crisi in Medio Oriente gratitudine e incoraggiamento per il buon esito della Conferenza internazionale in Giordania di martedì prossimo

Alessandro Di Bussolo - Città del Vaticano

Un’unica preghiera con il cuore infiammato dal “desiderio della pace”, che ci unisce a chi è vittima dei conflitti in corso a Gaza, in Ucraina e anche in Myanmar. Papa Francesco la alza dopo aver recitato l’Angelus con i fedeli presenti in piazza San Pietro questa domenica, e dopo aver ricordato che martedì 11 giugno, in Giordania, “si terrà una conferenza internazionale sulla situazione umanitaria a Gaza, convocata dal re di Giordania, dal presidente dell’Egitto e dal segretario generale delle Nazioni Unite” che ringrazia per questa importante iniziativa.

Incoraggio la Comunità internazionale ad agire urgentemente, con ogni mezzo, per soccorrere la popolazione di Gaza stremata dalla guerra. Gli aiuti umanitari devono poter arrivare a chi ne ha bisogno, e nessuno lo può impedire.

Dieci anni fa, la preghiera per la pace in Terra Santa

Il Papa ricorda poi che ieri ricorreva il decimo anniversario dell’Invocazione della pace per la Terra Santa in Vaticano, “alla quale erano stati presenti il presidente israeliano, il compianto Shimon Peres, e quello Palestinese, Abu Mazen”.

Quell’incontro testimonia che stringersi la mano è possibile, e che per fare la pace ci vuole coraggio, molto più coraggio che per fare la guerra. Pertanto incoraggio i negoziati in corso tra le parti, anche se non sono facili, ed auspico che le proposte di pace, per il cessate-il-fuoco su tutti i fronti e per la liberazione degli ostaggi, vengano subito accettate per il bene dei palestinesi e degli israeliani.

Desiderio di pace per il martoriato popolo ucraino

Francesco non dimentica infine il martoriato popolo ucraino, “che più soffre e più anela alla pace” e saluta un gruppo di fedeli del Paese, che alzano le loro bandiere.

Vi siamo vicini. È un desiderio questo della pace, perciò incoraggio tutti gli sforzi che si fanno perché la pace possa costruirsi quanto prima, con l’aiuto internazionale. E non dimentichiamo il Myanmar.

Il saluto ai cantori dell'Incontro delle corali

E tra i pellegrini presenti, saluta gli insegnanti del Ginnasio “San Giovanni Paolo II” di Kyiv, che incoraggia “nella loro missione educativa in questo tempo così difficile e doloroso”. Quindi saluta professori e alunni della Scuola diocesana “Cardenal Cisneros” della diocesi di Sigüenza-Guadalajara in Spagna, e i fedeli di Assemini (Cagliari), i bambini della scuola “Giovanni Prati” di Padova e i ragazzi della parrocchia Sant’Ireneo di Roma. Infine rinnova il suo saluto ai cantori venuti a Roma da ogni parte del mondo per partecipare al quarto Incontro Internazionale delle Corali, e incontrati sabato mattina in Aula Paolo VI. “Carissimi – è il suo invito - con il vostro canto potete sempre dare gloria a Dio e trasmettere la gioia del Vangelo!”.

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09 giugno 2024, 12:48