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Il Papa: non cristiani da salotto ma portatori della guarigione di Dio

Gesù ci rivela un Padre pieno d’amore che si fa vicino, che visita le nostre case, che vuole salvare e liberare, guarire da ogni male del corpo e dello spirito, spiega Francesco all’Angelus. Dobbiamo abbandonare il Dio che pensiamo di conoscere e convertirci ogni giorno al Padre dell’amore e della compassione che Cristo ci presenta nel Vangelo

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

 

Descrive Gesù in continuo movimento la pagina odierna del Vangelo: dalla sinagoga, nella quale aveva predicato, verso la casa di Simone e Andrea, dove guarisce la suocera di Simone, poi in città, dove risana ammalati e indemoniati, e poi di buon mattino diretto in un luogo deserto per pregare e ancora in cammino lungo la Galilea, per annunciare la buona novella e guarire la gente.

Il vero volto di Dio

Francesco, all’Angelus, affacciato dal Palazzo Apostolico su piazza San Pietro, dove lo ascoltano circa 15mila fedeli, invita a riflettere “su questo continuo movimento di Gesù”, questo suo andare “incontro all’umanità ferita” che “ci manifesta il volto del Padre”, ci mostra la premura che Dio ha per noi.

Può darsi che dentro di noi ci sia ancora l’idea di un Dio distante, freddo, indifferente alla nostra sorte. Il Vangelo, invece, ci fa vedere che Gesù, dopo aver insegnato nella sinagoga, esce fuori, perché la Parola che ha predicato possa raggiungere, toccare e guarire le persone. Così facendo ci rivela che Dio non è un padrone distaccato che ci parla dall’alto; al contrario, è un Padre pieno d’amore che si fa vicino, che visita le nostre case, che vuole salvare e liberare, guarire da ogni male del corpo e dello spirito.

"Dio sempre è vicino a noi" rimarca il Pontefice, aggiungendo, come sottolineato più volte in diverse occasioni, che "l’atteggiamento di Dio si può dire in tre parole: vicinanza, compassione e tenerezza", e spiegando che Dio si fa vicino per accompagnarci e perdonarci. 

Piazza San Pietro gremita di fedeli per l'Angelus
Piazza San Pietro gremita di fedeli per l'Angelus

Non cristiani da salotto ma portatori di speranza

Interpella “questo incessante movimento” di Cristo, riflette il Papa, invitando a chiederci se “abbiamo scoperto il volto di Dio come Padre della misericordia oppure crediamo e annunciamo un Dio freddo e distante”, se la fede suscita in noi una sana inquietudine oppure è una semplice “consolazione intimista”, se “preghiamo solo per sentirci in pace oppure” se la Parola di Dio ci spinge a fare come Gesù, ad andare “incontro agli altri, per diffondere la consolazione di Dio”.

Il nostro primo lavoro spirituale è questo: abbandonare il Dio che pensiamo di conoscere e convertirci ogni giorno al Dio che Gesù ci presenta nel Vangelo, il Padre dell’amore e il Padre della compassione, il Padre vicino, compassionevole e tenero. E quando scopriamo il vero volto del Padre, la nostra fede matura: non restiamo più “cristiani da sacrestia”, o “da salotto”, ma ci sentiamo chiamati a diventare portatori della speranza e della guarigione di Dio.

Infine, concludendo la sua riflessione domenicale, Francesco invoca l’aiuto di Maria perché “ci aiuti ad annunciare e testimoniare il Signore".

Fedeli in piazza San Pietro
Fedeli in piazza San Pietro

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04 febbraio 2024, 12:13

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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