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Il Papa: l’amore rimane per sempre, chi fa il bene investe per l’eternità

Francesco all’Angelus ricorda che le cose terrene, come il denaro, il successo, l’apparenza e il benessere fisico, non sono destinate a durare. Rimarrà invece solo l’amore “perché il bene non va mai perduto”.

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Ci sono cose che passano e altre che restano per sempre. "Le Parole del Signore non passano". È in questa differenza tra il limite e l’eterno che risuonano le parole di Gesù con cui si apre il brano evangelico di questa domenica: “Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo” (Mc 13,24-25)”. Non è “catastrofismo”. Gesù vuole farci capire, afferma Francesco all’Angelus, che “tutto in questo mondo, prima o poi, passa”. “Anche il sole, la luna e le stelle che formano il ‘firmamento’ - parola che indica ‘fermezza’, ‘stabilità’ - sono destinati a passare”. Alla fine però, aggiunge il Pontefice, Gesù dice “cosa non crolla”: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. È dunque ciò che non passa l’orizzonte verso cui tendere e orientare la propria vita. Per questo Francesco consiglia in caso di scelte importanti di immaginare, prima di decidere, “di stare davanti a Gesù”. Di stare, “come alla fine della vita, davanti a Lui che è amore”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

E pensandoci lì, al suo cospetto, alla soglia dell’eternità, prendiamo la decisione per l’oggi. Così dobbiamo decidere: sempre guardando l’eternità, guardando Gesù. Non sarà forse la più facile, non sarà forse la più immediata, ma sarà quella buona, quello è sicuro.

Video integrale dell'Angelus (14-11-2021)

Rimarrà soltanto l’amore

Lo sguardo rivolto a Gesù, “alla soglia dell’eternità”, può anche aiutare a rispondere a interrogativi essenziali: “noi - chiede il Papa - in che cosa stiamo investendo la vita? Su cose che passano, come il denaro, il successo, l’apparenza, il benessere fisico? Siamo attaccati alle cose terrene, come se dovessimo vivere qui per sempre?”.  "Quando arriva l’ora del congedo - aggiunge a braccio - dobbiamo lasciare tutto".

La Parola di Dio oggi ci avverte: passa la scena di questo mondo. E rimarrà soltanto l’amore. Fondare la vita sulla Parola di Dio, dunque, non è evadere dalla storia, è immergersi nelle realtà terrene per renderle salde, per trasformarle con l’amore, imprimendovi il segno dell’eternità, il segno di Dio.

Le parole del Signore richiedono pazienza

Il Papa sottolinea poi che Gesù “stabilisce una distinzione tra le cose penultime, che passano, e le cose ultime, che restano”. Su che cosa, chiede allora Francesco, conviene investire la vita? “Su ciò che è transitorio o sulle parole del Signore, che rimangono per sempre?”:

Evidentemente su queste. Ma non è facile. Infatti, le cose che cadono sotto i nostri sensi e ci danno subito soddisfazione ci attirano, mentre le parole del Signore, pur belle, vanno oltre l’immediato e richiedono pazienza.

“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Dal Vangelo di Matteo)”

Non costruire la vita sulla sabbia

Lungo il cammino della vita non è in realtà essenziale ciò che è tangibile.  “Siamo tentati - afferma il Papa - di aggrapparci a quello che vediamo e tocchiamo e ci sembra più sicuro”. È "umano", ma è “un inganno”, avverte Francesco, perché “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. Questo, spiega il Pontefice, è dunque l’invito:

Non costruire la vita sulla sabbia. Quando si costruisce una casa, si scava in profondità e si mettono solide fondamenta. Solo uno sprovveduto direbbe che sono soldi buttati via per qualcosa che non si vede. Il discepolo fedele, per Gesù, è colui che fonda la vita sulla roccia, che è la sua Parola che non passa.

Costruire il Cielo in terra

Il Papa pone, infine, altre fondamentali domande prima di indicare cosa non andrà mai perduto. “Qual è il centro, il cuore pulsante della Parola di Dio? Che cosa, insomma, dà solidità alla vita e non avrà mai fine?”:

Il centro, proprio, il cuore pulsante, quello che dà solidità, è la carità: «La carità non avrà mai fine» (1 Cor 13,8), dice San Paolo, cioè l’amore. Chi fa il bene investe per l’eternità. Quando vediamo una persona generosa e servizievole, mite, paziente, che non è invidiosa, non chiacchiera, non si vanta, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto (cfr 1 Cor 13,4-7), questa è una persona che costruisce il Cielo in terra. Magari non avrà visibilità, non farà carriera, non farà notizia sui giornali, eppure quello che fa non andrà perduto. Perché il bene non va mai perduto, il bene rimane per sempre.

Nel povero è presente Cristo

Dopo la recita della preghiera mariana, il Papa ha ricordato che oggi si celebra la V Giornata Mondiale dei Poveri., "nata come frutto del Giubileo della Misericordia". "Nel povero - ha detto - è presente Cristo". "Il grido dei poveri, unito al grido della Terra - ha aggiunto Francesco che questa mattina ha presieduto la Messa per questa Giornata - è risuonato nei giorni scorsi al vertice delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico Cop 26, a Glasgow. Incoraggio quanti hanno responsabilità politiche ed economiche ed agire subito con coraggio e lungimiranza". Il Pontefice ha anche ricordato che proprio oggi, Giornata Mondiale dei Poveri, "si aprono le iscrizioni alla piattaforma Laudato si’, che promuove l’ecologia integrale". 

Giornata mondiale del diabete

Francesco ha infine ricordato che ricorre oggi "la Giornata Mondiale del Diabete, malattia cronica che affligge molte persone, anche giovani e bambini". "Prego per tutti loro e per quanti ne condividono ogni giorno la fatica, come pure per gli operatori sanitari e i volontari che li assistono".

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14 novembre 2021, 12:28

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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