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Il Papa: la vita ha le sue tenebre, la luce di Dio è più potente

All'Angelus dell'Epifania, Francesco ricorda che la salvezza portata da Gesù è per tutti i popoli, compito dei credenti è irradiarla facendosi prossimi "non col proselitismo ma con la testimonianza"

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

Per tutti e per ognuno, perchè "la salvezza operata da Cristo non conosce confini". Questa è l’Epifania, questa è la certezza con la quale il Papa si rivolge al cuore di ciascun uomo durante l'Angelus nella solennità della "manifestazione del Signore a tutte le genti". Non si tratta di un altro mistero, afferma Francesco, ma dello "stesso evento della Natività visto nella sua dimensione di luce". A ciascuno di noi, il compito di accoglierla "nella fede" e di "portarla agli altri nella carità, nella testimonianza, nell’annuncio del Vangelo".

Luce che vince le tenebre

Commentando le Letture, il Pontefice riporta la visione del profeta Isaia e il passo del Vangelo di Matteo. Il primo annuncia la luce di Dio in un orizzonte di tenebre:

La visione di Isaia, riportata nella Liturgia odierna risuona nel nostro tempo più che mai attuale: «La tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli». In questo orizzonte, il profeta annuncia la luce: la luce donata da Dio a Gerusalemme e destinata a rischiarare il cammino di tutte le genti. Questa luce ha la forza di attrarre tutti, vicini e lontani, tutti si mettono in cammino per raggiungerla. 

Il secondo racconta che questa luce è il Bambino di Betlemme, Gesù, "nato non solo per alcuni ma per tutti gli uomini, per tutti i popoli":

Dove è questa luce? L’evangelista Matteo, a sua volta, raccontando l’episodio dei Magi  mostra che questa luce è il Bambino di Betlemme, è Gesù, anche se la sua regalità non da tutti è accettata. Anzi, molti la rifiutano, come Erode. È Lui la stella apparsa all’orizzonte, il Messia atteso, Colui attraverso il quale Dio realizza il suo regno di amore, il suo regno di giustizia, il suo regno di pace. Egli è nato non solo per alcuni ma per tutti gli uomini, per tutti i popoli. 

Annuncio e carità

Ma come è possibile che la luce di Cristo si irradi attraverso i secoli e la storia dei popoli? Il richiamo di Francesco sta nell'impegno ad accoglierla con fede, annunciarla attraverso la Parola e la testimonianza il Vangelo e "con lo stesso metodo scelto da Dio per venire in mezzo a noi, l'incarnazione":

farsi prossimo all’altro, incontrarlo, assumere la sua realtà. Solo così la luce di Dio, che è Amore, può risplendere in quanti la accolgono e attirare altri. La stella è Cristo, ma la stella possiamo e dobbiamo essere anche noi, per i nostri fratelli e le nostre sorelle, come testimoni dei tesori di bontà e di misericordia infinita che il Redentore offre gratuitamente a tutti. La luce di Cristo non si allarga per proselitismo ma per testimonianza (...) anche per martirio.

Fede e preghiera

Come ogni dono che arriva dal Padre, avverte il Pontefice, la luce ricevuta non si può possedere o "gestire". La condizione necessaria è fare come i Magi e proseguire il cammino con fede attraverso la preghiera: 

Lasciarci sempre affascinare, attirare, guidare, illuminare e convertire da Cristo: è il cammino della fede, attraverso la preghiera e la contemplazione delle opere di Dio, che continuamente ci riempiono di gioia e ci riempiono di stupore, uno stupore sempre nuovo. 

Ecco allora l'implorazione a Maria per chiedere "protezione sulla Chiesa universale - conclude Francesco - affinché diffonda nel mondo intero il Vangelo di Cristo, luce di tutte le genti, luce di tutti i popoli".

“Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te - Is 60 -”

Il pensiero del Papa, dal Centrafrica alla Polonia

Al termine della preghiera mariana, il Papa esprime la sua preoccupazione per il Centrafrica, Paese che sta attraversando un momento politico delicato. L'invito di Francesco è dunque al dialogo fraterno e a evitare la violenza. Poi, il pensiero va "ai fratelli e alle sorelle delle Chiese orientali cattoliche e ortodosse," che secondo la loro tradizione celebrano domani, 7 gennaio, il Natale del Signore. "Ad essi porgo il più sentito augurio di un Santo Natale - afferma il Papa - nella luce di Cristo nostra pace e nostra speranza".

L’odierna festa dell’Epifania, è anche l'occasione per ringraziare i bambini e i ragazzi che oggi celabrano la Giornata mondiale dell’infanzia missionaria: "Ringrazio ciascuno di loro e li incoraggio ad essere testimoni gioiosi di Gesù", dice Francesco, incoraggiandoli a cercare "sempre di portare fraternità in mezzo ai coetanei.

Il saluto finale è invece rivolto a chi è collegato "attraverso i mezzi di comunicazione" e alla fondazione Corteo dei Re Magi che organizza in numerose città e villaggi della Polonia e di altre nazioni eventi di evangelizzazione e di solidarietà".

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06 gennaio 2021, 12:15