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Francesco: occorre diventare segni viventi dell'Amore che annunciamo

"Far ardere il cuore" degli uomini e delle donne del nostro tempo "è la nostra sfida": lo dice Papa Francesco ricevendo a fine mattinata in Sala Clementina, i circa 300 partecipanti all'Incontro Internazionale per Centri Accademici e Scuole di Nuova Evangelizzazione, che si è aperto il 19 settembre e si conclude oggi

Adriana Masotti - Città del Vaticano

"Incontrare Dio è possibile? Vie di Nuova Evangelizzazione", su questo tema l’incontro organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione e Papa Francesco sottolinea subito la centralità della questione posta e cioè: “come accendere il desiderio di incontrare Dio nonostante i segni che ne oscurano la presenza”. Succede a molti nostri contemporanei, dice Francesco, di non riuscire a riconoscere la vicinanza di Dio un po’ come era successo ai discepoli di Emmaus. Eppure Lui c’è. Per noi la sfida è allora, afferma, “far ardere il cuore”, far sentire “la meraviglia di questa presenza”. Una sfida che deve fare i conti con diversi ostacoli:

Spesso però succede che la Chiesa sia per l’uomo d’oggi un ricordo freddo, se non una delusione cocente, com’era stata la vicenda di Gesù per i discepoli di Emmaus. Tanti, soprattutto in Occidente, hanno l’impressione di una Chiesa che non li capisca e sia lontana dai loro bisogni. Alcuni, poi, che vorrebbero assecondare la logica poco evangelica della rilevanza, giudicano la Chiesa troppo debole nei confronti del mondo, mentre altri la vedono ancora troppo potente a confronto con le grandi povertà del mondo.

La Chiesa, sottolinea il Papa, non esiste per annunciare se stessa, deve sentire "l'ardore di calare il Vangelo nell'oggi" e, aggiunge a braccio, deve rinunciare alla tentazione di essere come un museo, "dove tutte le cose siano al loro posto".

Una vita circondata da un benessere solo esteriore

Eppure ci sono tanti figli, prosegue il Papa, “che il Padre desidera far ‘sentire a casa’”: sono i nostri fratelli e sorelle che spesso vivono una vita frenetica, faticosa o portano dentro di sé “ferite profonde”, mentre sono circondati da un benessere solo esteriore.

Quanta gente accanto a noi vive di corsa, schiava di ciò che dovrebbe servirle a stare meglio e dimentica del sapore della vita: della bellezza di una famiglia numerosa e generosa, che riempie il giorno e la notte ma dilata il cuore; della luminosità che si trova negli occhi dei figli, che nessuno smartphone può dare; della gioia delle cose semplici; della serenità che dà la preghiera.

L'esigenza fondamentale è amare ed essere amati

La loro domanda, spesso inconsapevole “corrisponde ai bisogni più profondi: amare ed essere amati, essere accettati per quello che si è, trovare la pace del cuore e una gioia più duratura dei divertimenti”. Tutto questo, prosegue Papa Francesco, noi lo abbiamo trovato nella persona di Gesù e la nostra missione è quella “di incontrare i nostri contemporanei per far loro conoscere il suo amore. Non tanto insegnando, mai giudicando, ma facendoci compagni di strada”.

Quant’è importante sentirci interpellati dalle domande degli uomini e delle donne di oggi! Senza pretendere di avere subito risposte e senza dare risposte preconfezionate, ma condividendo parole di vita, non mirate a fare proseliti, ma a lasciare spazio alla forza creatrice dello Spirito Santo, che libera il cuore dalle schiavitù che lo opprimono e lo rinnova. Trasmettere Dio, allora, non è parlare di Dio, non è giustificarne l’esistenza: anche il diavolo sa che Dio esiste! Annunciare il Signore è testimoniare la gioia di conoscerlo, è aiutare a vivere la bellezza di incontrarlo.

Ascolta il servizio con la voce del Papa

L'incontro con Dio diventa una storia d'amore

Incontrare Dio, continua Francesco, è fare un’esperienza di amore che non si esaurisce mai e che è “chiamata a diventare una storia di amore”. Il Papa ricorda poi il cuore del messaggio affidato alla Chiesa: “Dio è amore. (…) Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno”. E’ da questo annuncio che “si sviluppa” la vita cristiana:

Mi piace ribadire davanti a voi che quando diciamo che questo annuncio è “il primo”, ciò non significa che sta all’inizio e dopo si dimentica o si sostituisce con altri contenuti che lo superano. È il primo in senso qualitativo, perché è l’annuncio principale, quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare.

Ogni incontro con i fratelli aiuta a crescere nella fede

La vita di fede si nutre dell’incontro con Gesù ma, osserva il Papa avviandosi alla conclusione, tutto “ciò che nella vita è incontro aiuta a crescere nella fede” e fa alcuni esempi:

avvicinarsi a chi è nel bisogno, costruire ponti, servire chi soffre, prendersi cura dei poveri, “ungere di pazienza” chi ci sta vicino, confortare chi è scoraggiato, benedire chi ci fa del male... Così diventiamo segni viventi dell’Amore che annunciamo.

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21 settembre 2019, 13:30