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Nuova evangelizzazione. Fisichella: l’incontro con Dio cambia la vita

In Vaticano si è aperto oggi il convegno internazionale incentrato sul tema “Incontrare Dio: è possibile? Vie di nuova evangelizzazione”. L’iniziativa è un’occasione per porre interrogativi sulle vie che rendono possibile l’incontro personale con il Signore

Amedeo Lomonaco _ Città del Vaticano

Offrire uno spazio di riflessione e di formazione al fine di favorire, anzitutto, il confronto non solo sull’attuale crisi della fede cristiana in Occidente, ma anche la possibilità di individuare strade percorribili per l’evangelizzazione. È questo l’obiettivo dell’incontro internazionale, che si è aperto oggi in Vaticano presso l’Aula Nuova del Sinodo e rivolto ai responsabili di centri accademici, di movimenti e associazioni di nuova evangelizzazione. L’iniziativa, promossa dal Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, intende anche rispondere alle istanze del magistero degli ultimi Pontefici sulla necessità di un rinnovato slancio nell’annuncio della fede.

Suscitare la ricerca di Dio

L’incontro, al quale partecipano ricercatori, teologi, filosofi, e psichiatri, si articola sviluppando tre centrali tematiche. Le illustra a Vatican News il presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, mons. Rino Fisichella:

Ascolta l'intervista a mons. Fisichella

R. – Questo incontro si articola su tre situazioni esistenziali. La prima è la ricerca di Dio a cui dovremo rispondere con il suscitare il desiderio della fede. C’è poi il grande tema della indifferenza ma l’indifferenza è tipica di chi ha ricevuto la fede, di chi deve ritrovare la gioia. E quindi vogliamo riflettere sul tema della nostalgia di Dio che è presente nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. E poi c’è quanto Papa Francesco, fin dal primo giorno del suo pontificato ci invita a realizzare: la cultura dell’incontro.

Soffermiamoci proprio sul tema dell’incontro che pone una domanda cruciale che le rivolgo: incontrare Dio è possibile?

R. – È quello che ci chiediamo in questo nostro incontro. Non dimentichiamo che Dio è il grande sconosciuto nella cultura contemporanea. Non c’è tanto la negazione di Dio. Non c’è una conoscenza coerente e, quindi, dobbiamo andare alla ricerca di queste cause. E allora il nostro incontro internazionale si muove proprio su questa prospettiva: suscitare la ricerca di Dio, il desiderio di Dio e fare in modo che i cristiani siano ancora capaci di poter comunicare la gioia di averlo incontrato.

Rivolgendosi agli agostiniani, Papa Francesco venerdì scorso ha esortato a cercare Dio ma anche a lasciarsi ricercare da Dio…

R. – Questa è la grande originalità del cristianesimo. Il cristianesimo si distingue dalle ricerche filosofiche, anche da tante altre religioni: nel cristianesimo non c’è soltanto l’uomo che ricerca Dio, ma c’è anche Dio che va alla ricerca dell’uomo. Dio è venuto incontro all’uomo. Allora, si tratta di capire in che modo questo uomo si trova con il cuore aperto. In che modo possiamo essere anche nella condizione di abbandonare quelle forme di indifferenza che oggi sono così evidenti nei nostri comportamenti, per permettere di riconoscere la venuta del Signore nella nostra vita…

La sua introduzione si intitola “Dio è il vero problema dell’uomo”. Perché questo titolo?

R. – Perché nell’uomo c’è la ricerca di senso sulla propria vita. Quando noi riflettiamo sulla nostra esistenza personale, quando siamo toccati in modo particolare dalla grandezza dell’amore che porta ad esprimere la nostra esistenza come la più completa all’interno di tutta la creazione e quando veniamo colpiti da domande grandi circa il dolore, la sofferenza, è chiaro che sorge l’interrogativo del senso della vita personale. All’interno di queste grandi domande, che costituiscono la vita di ogni persona, qui Dio non è un estraneo. Qui Dio con il suo mistero di amore viene a portare luce.

Possiamo dire che il vero problema, più di quello percepito dall'uomo come silenzio di Dio, sia piuttosto il non ascolto di Dio?

R. – Ma perché a volte c’è il non ascolto? Forse perché noi non siamo neppure capaci di usare le parole giuste, forse perché anche il nostro comportamento si è allontanato dalla nostra responsabilità di essere annunciatori del mistero di Dio e, quindi, di essere voce, far risuonare la voce di Dio all’interno della vita delle persone e nella stessa cultura. Il cristianesimo è entrato nelle culture per incontrare le persone.

E su questo incontro si snodano anche le nuove frontiere dell’evangelizzazione, soprattutto in un contesto, quello dell’Occidente, sempre più eroso dalla secolarizzazione…

R. – Si gioca tutto, se si vuole, sulla nostra capacità di essere testimoni dell’invisibile, testimoni credibili. Se vogliamo essere discepoli del Signore dobbiamo anche dare forza a quel cambiamento del cuore che Lui ha realizzato in ciascuno di noi. E non è un caso, tra l’altro, che nei tre giorni del nostro incontro internazionale ci saranno testimonianze di persone che ad un certo punto della loro vita hanno veramente incontrato Dio e hanno cambiato vita. Quando Dio ci viene incontro, il cuore cambia e ci si converte.

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19 settembre 2019, 14:05