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Papa a Port Louis: giovani sono prima missione della Chiesa, strapparli a mercanti di morte

Celebrando la Messa a Port Louis, capitale della Repubblica di Mauritius, Francesco parla di giovani ed evangelizzazione. L’esortazione alla Chiesa, al di là delle sicurezze mondane di oggi, è ad aiutare i ragazzi a vivere concretamente le Beatitudini e a trovare la loro felicità in Gesù attraverso progetti di vita cristiana realizzati con gioia. “Non lasciamoci rubare - dice - il volto giovane della Chiesa e della società”

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Non lasciarsi “rubare il volto giovane della Chiesa e della società”, permettendo ai “mercanti di morte” di strappare alla terra di Mauritius le sue “primizie”, ma come “cristiani gioiosi” suscitiamo “il desiderio di seguire” Dio e la sua Parola, aprendoci allo Spirito Santo e dando risposta alle sofferenze di “poveri e scartati”. Così Papa Francesco alla Santa Messa a Port Louis, la capitale della Repubblica di Mauritius, nel luogo dove nel 1989 anche San Giovanni Paolo II celebrò l’eucaristia: il Monumento di Maria Regina della Pace. Ad accogliere il Pontefice, il calore della gente in una coreografia festosa in cui a spiccare sono i rami di palma agitati dai circa 100 mila presenti (Ascolta il servizio con la voce del Papa).

Giovani siano protagonisti della storia

Il Papa guarda subito alla realtà del Paese, uno degli Stati con il più alto tasso di sviluppo del continente africano, con una crescita media di oltre il 5% annuo tra il 1977 e il 2009, e nota come sia “duro” constatare che, nonostante lo sviluppo economico degli ultimi decenni, “sono i giovani a soffrire di più, sono loro a risentire maggiormente della disoccupazione che non solo provoca un futuro incerto, ma inoltre - evidenzia parlando in italiano, con traduzione in francese - toglie ad essi la possibilità di sentirsi protagonisti della loro storia comune”, facendoli spesso precipitare nel tunnel della droga, male endemico della società contemporanea.

Futuro incerto che li spinge fuori strada e li costringe a scrivere la loro vita tante volte ai margini, lasciandoli vulnerabili e quasi senza punti di riferimento davanti alle nuove forme di schiavitù di questo secolo XXI. Loro, i nostri giovani, sono la prima missione! Dobbiamo invitarli a trovare la loro felicità in Gesù, non in maniera asettica o a distanza, ma imparando a dare loro un posto, conoscendo il loro linguaggio, ascoltando le loro storie, vivendo al loro fianco, facendo loro sentire che sono benedetti da Dio. Non lasciamoci rubare il volto giovane della Chiesa e della società! Non permettiamo ai mercanti di morte di rubare le primizie di questa terra!

La certezza del trionfo di Dio

Nella solennità del Beato Jacques-Désiré Laval, che nel 1800 si dedicò all’evangelizzazione degli indigeni dell’arcipelago appena liberati dalla schiavitù, Francesco e i fedeli venerano le reliquie del Beato esposte alla Messa. Il Papa ripensa all’operato del missionario spiritano e ricorda come “l’amore per Cristo e per i poveri” segnò la sua vita “in modo tale da proteggerlo dall’illusione di compiere un’evangelizzazione ‘distante e asettica’”: egli sapeva che evangelizzare comporta “farsi tutto a tutti”, anche a quelli “immersi nella precarietà”, che non hanno “voce”, proprio come i giovani di oggi.

Anche quando ciò che ci circonda può sembrare senza soluzione, la speranza in Gesù ci chiede di recuperare la certezza del trionfo di Dio non solo al di là della storia ma anche nella trama nascosta delle piccole storie che si intrecciano e che ci vedono protagonisti della vittoria di Colui che ci ha donato il Regno.

Vivere le Beatitudini

L’esempio dello “slancio missionario” di Laval, capace di dare “nuova giovinezza” alla Chiesa mauriziana, per Papa Francesco “dev’essere conservato”, perché - dice citando prima l’Evangelii gaudium e poi la Christus vivit - è possibile che come Chiesa di Cristo si cada “nella tentazione di perdere l’entusiasmo evangelizzatore rifugiandoci in sicurezze mondane che, a poco a poco, non solo condizionano la missione ma la rendono pesante e incapace di attirare la gente”: lo slancio missionario - ricorda - “ha un volto giovane e capace” di rinnovare la comunità cristiana. D’altra parte, per vivere il Vangelo, “non possiamo aspettare che tutto intorno a noi sia favorevole, perché spesso le ambizioni del potere e gli interessi mondani giocano contro di noi”. Il Papa ripercorre il Vangelo di Matteo proclamato in francese nel corso della celebrazione e paragona la gente accorsa da tutta la regione dell’Oceano Indiano sul monte da cui si vede la città di Port Louis alla “moltitudine di volti” che ascolta Gesù annunciare le Beatitudini: “rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. Eppure nella società odierna, constata, diventa “difficile” vivere le Beatitudini.

Non possiamo lasciarci vincere dallo scoraggiamento. Ai piedi di questo monte, che oggi vorrei fosse il monte delle Beatitudini, anche noi dobbiamo recuperare questo invito a essere felici.

Percorsi di santità

L’esortazione è ad essere “cristiani gioiosi” che suscitano il desiderio di seguire la strada indicata da Cristo.

Quando sentiamo il minaccioso pronostico “siamo sempre di meno”, dovremmo prima di tutto preoccuparci non della diminuzione di questa o quella forma di consacrazione nella Chiesa, ma piuttosto della carenza di uomini e donne che vogliono vivere la felicità facendo percorsi di santità, uomini e donne che facciano ardere il loro cuore con l’annuncio più bello e liberatore.

La gioia che non si abbatte

La preghiera è affinché le “nostre comunità”, dando testimonianza “della gioia della vita cristiana” che entusiasma e incoraggia i giovani, vedano fiorire “la vocazione alla santità nelle diverse forme di vita che lo Spirito ci propone”. Come accadde per padre Laval, la forza del Signore - prosegue il Papa - “tocchi anche i nostri cuori”, attraverso lo Spirito Santo che “costruisce la Chiesa”, che è il “protagonista della missione”, e a Maria chiediamo il dono “della gioia perseverante”, quella che “non si abbatte e non indietreggia”.

I saluti

Al termine della celebrazione, i saluti del vescovo di Port Louis, il cardinale Maurice Piat, che ricorda l’impegno del Pontefice per pace, giustizia sociale e protezione della casa comune, fatto proprio dalla popolazione di Mauritius e delle altre isole dell’Oceano Indiano: a darne testimonianza, l’invito della Commissione diocesana “Giustizia e Pace” a collocare 100.000 piante sul territorio come simbolo di “un’ecologia integrale”. Quindi il dono al Papa di una maglia della squadra di calcio da lui tifata a Buenos Aires, il San Lorenzo de Almagro, col numero 9 e la scritta 'Francisco', assieme a un cappello appositamente forgiato sull'isola di Rodrigues e indossato dai sacerdoti durante la celebrazione. Francesco ringrazia il porporato, gli organizzatori del viaggio e i fedeli presenti. Infine un pensiero particolare ai detenuti impegnati in un progetto della cappellania carceraria locale, dedicato al significato della vita e alla forza che viene dalla fede cristiana.

Saluto i carcerati che hanno seguito il percorso “Alpha” in prigione e che mi hanno scritto; indirizzo a loro i miei cordiali saluti e la mia benedizione.

(Ultimo aggiornamento: lunedì 09 settembre, ore 12:01)

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09 settembre 2019, 11:00