Tigray, orrore senza fine: colpito un asilo con i bimbi
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Nessun obiettivo militare al centro dell’attacco governativo di ieri contro Macallè, nonostante le dichiarazioni di Addis Abeba: il raid aereo avrebbe centrato un asilo e i bambini che erano all’interno. Alcuni dei piccoli sono rimasti uccisi, altri feriti. Una certezza che le autorità ribelli del Tigray avevano garantito sin dal primo momento e che oggi riceve la condanna della comunità internazionale. È l’Unicef che “chiede a tutte le parti di concordare un'immediata cessazione delle ostilità”. Ancora una volta, spiega la direttrice generale del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, Catherine Russel, “l'escalation di violenza nel nord dell'Etiopia ha fatto sì che i bambini pagassero il prezzo più alto. Per quasi due anni, i bambini e le loro famiglie nella regione hanno sopportato l'agonia di questo conflitto. Questo deve finire".
Nel mirino obiettivi civili
La tregua, in atto da marzo, e che due giorni fa era stata interrotta dai combattimenti tra forze governative e ribelli del Fronte popolare di liberazione del Tigré, sembrerebbe definitivamente archiviata, con le forze aeree del premier etiope Abiy Ahmed che bombardano Macallé, capitale della regione dei Tigray, toccando, oltre all’asilo, anche alcune aree residenziali, nonostante le smentite da parte del governo dell’Etiopia.
Migliaia di morti e milioni di sfollati
Da quando è scoppiata nel novembre 2020, la guerra ha causato diverse migliaia di vittime e più di due milioni di sfollati. Centinaia di migliaia di etiopi, denunciano inoltre le Nazioni Unite, sono precipitate in condizioni prossime alla fame.
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