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Africa, lavori per un canale di irrigazione Africa, lavori per un canale di irrigazione 

G20 Africa, investimenti privati e lavoro come opportunità di sviluppo

Al via a Berlino la conferenza con i partner africani mirata a promuovere l'impegno allo sviluppo nel continente. “Importante aumentare i redditi e le opportunità di lavoro - spiega il professor Riccardo Moro - ma è necessario farlo in modo molto equilibrato, rispettando persone e ambiente”

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

Promuovere gli investimenti nel settore privato e creare opportunità necessarie alla nascita di posti di lavoro nel continente africano. Di questo si discute all'odierno G20 Compact with Africa (CwA), l’iniziativa centrale del partenariato tra i Paesi membri e l’Africa. Lanciato nel 2017 e attualmente co-presieduto da Germania e Sudafrica, il CwA comprende dodici nazioni africane: Benin, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Egitto, Etiopia, Ghana, Guinea, Marocco, Ruanda, Senegal, Togo e Tunisia. Partecipano all’incontro anche rappresentanti di altri Stati e Organizzazioni internazionali che sostengono attivamente il processo del G20 Compact with Africa: l’Italia che detiene la presidenza del G20, il Sudafrica, l’Unione europea, l’Unione africana, il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e la Banca africana di sviluppo. 

“Questo incontro – commenta a Vatican News Riccardo Moro, professore di Politiche dello Sviluppo all’università di Milano e rappresentante di Civil-20, spazio di dialogo della società civile con il G20 -  è importante per un certo mondo che immagina di aprire dei canali facilitati per l'ingresso delle multinazionali nel mercato africano, ma dall’altro lato è un incontro che suscita parecchie preoccupazioni per chi afferma che l’ingresso di investimenti, certamente necessari in Africa, deve essere fatto però in un quadro rigoroso di rispetto dei diritti e di implementazione dell'Agenda 2030 degli obiettivi sviluppo sostenibile”.

Ascolta l'intervista a Riccardo Moro

Sì a investimenti ma nel rispetto dei valori umani

Per il professor Moro, aumentare i redditi e le opportunità di lavoro è sicuramente un obiettivo da perseguire distribuendo lavoro e consentendo produzioni che rendano accessibili determinati beni di consumo e garantiscano benessere. Quel che è necessario però, è farlo in modo molto equilibrato: “Spesso i capitali in Africa non sono sufficienti  - spiega - ed è opportuno invitare dall'estero soggetti internazionali perché investano. È molto importante un quadro regolatorio particolarmente rispettoso delle persone e dell'ambiente e che guardi con attenzione ai cambiamenti climatici, affinché questi investimenti diventino opportunità di sviluppo autentico e non occasione di profitto per alcuni e di mancato cambiamento per altri”.

L'impatto della pandemia sullo sviluppo 

Trovandosi l’Africa già in una situazione difficile prima dello scoppio della pandemia, gli effetti della diffusione del Covid-19, secondo Moro, non sono stati radicali e anzi la sensibilità scaturita da questa crisi può essere un’occasione per un rilancio da costruire insieme, sempre in un quadro di corresponsabilità, ad esempio individuando un’adeguata partecipazione fiscale quale elemento fondamentale nell'ingresso degli investimenti. “Le grandi imprese che investono – dice il professore - devono pagare le tasse. Noi abbiamo molto spesso, nel Sud del mondo, grandi imprese che investono e dopodiché non pagano nulla perché riescono a concentrare nei paradisi fiscali la parte principale della loro accumulazione di reddito e questo non è una cosa che va bene. Questo è uno scandalo”.

Le richieste africane per la crescita

Infine, il docente e rappresentante del Civil-20 sottolinea come, tra i bisogni dell’Africa nell’ottica delle prospettive future di sviluppo, ci sia il desiderio di maggiore partecipazione ed equilibrio: “In questo momento nel mondo abbiamo uno squilibrio di poteri particolarmente forte, lo vediamo ad esempio nei vaccini, campo in cui  si cerca di mantenere gelosamente la capacità di produrre nel Nord, facendo regali nel Sud. Quello che viene chiesto dall’Africa è poter partecipare a pieno titolo, godendo di opportunità, mezzi, capacità, tecnologie ed è a quel livello che noi dobbiamo condividere. Non è solo una questione di capitali e investimenti, è questione di condivisione di tecnologie, di conoscenze e di partecipazione politica su un piano di parità di diritti che sia pieno”.

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27 agosto 2021, 12:58