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Bhatti: in Pakistan lavoriamo per abbattere i pregiudizi

Intervista a Paul Bhatti, presidente dell'Alleanza delle Minoranze, dopo il pronunciamento della Chiesa pachistana su un annuncio di lavoro, fortemente discriminatorio, per le minoranze religiose

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

È stata presentata, da parte della Chiesa, una formale protesta al governo del Sindh, una delle provincie pachistane, per l’annuncio di lavoro apparso su alcuni quotidiani locali nel quale si affermava di cercare 28 persone da assumere. Veniva però riservato il settore delle pulizie in ambienti sanitari solo ed esclusivamente ai non musulmani. Un lavoro comunque dignitoso ma che non puo essere oggetto di discriminazioni. Un episodio - fanno sapere fonti ecclesiali locali - che “ferisce i sentimenti delle minoranze religiose” mentre è necessario mettere fine ad una cultura che le stigmatizza. Le autorità del Sindh hanno promesso di ritirare l’annuncio spiegando che “le minoranze sono pakistane come i musulmani ed è loro diritto avere pari opportunità di lavoro”.

Una piaga sociale

Recenti stime fotografano una realtà davvero drammatica. Uno studio di Open Doors Usa rivela che l'80% degli addetti alle pulizie del Punjab è di religione cristiana, eppure la loro presenza rappresenta solo l'1,6% della popolazione totale del Paese. Inoltre, nel 2015, la Lahore Waste Management Company ha impiegato 7.894 addette alla pulizia delle fogne, la maggior parte delle quali cristiane. Il governo, proprio su indicazione di Shahbaz Bhatti, il ministro pachistano per le Minoranze, ucciso nel 2011, aveva approvato una legge, ancora in vigore, che riserva la quota del 5% dei lavori alle minoranze. Un modo per porre rimedio alla grave disoccupazione. C’è una mentalità discriminatoria - spiega Paul Bhatti, fratello di Shahbaz e presidente dell'Alleanza delle Minoranze -  che è difficile da cambiare anche se qualcosa si muove. L’Alleanza infatti, grazie anche al sostegno dei vescovi italiani, sta promuovendo la creazione di posti di lavoro insieme ad altre confessioni religiose:

Ascolta l'intervista a Paul Bhatti

R. – La discriminazione risale a tanto tempo fa. I cristiani, le altre minoranze sono da sempre impiegati nei lavori umili specialmente nella pulizia delle fognature, nei reparti ospedalieri. È una cosa che abbiamo combattuto da tantissimo tempo, lanciando dei progetti, ma è radicata da secoli fin dal dominio inglese in India.  Questo, chiaramente, deve essere contrastato dal governo attuale ma allo stesso momento vanno assunte misure a lungo termine per mettere fine alla schiavitù della comunità cristiana. Per questo, dobbiamo unire tutte le minoranze per giungere ad un trattamento che non sia discriminatorio.

Nel febbraio del 2019 il governo aveva varato un pacchetto per il sostegno delle minoranze. Queste misure sono state attuate o sono rimaste lettera morta?

R. – Le misure, anche se ci sono, si scontrano poi con la burocrazia che è fatta di persone magari cresciute con una mentalità discriminatoria o di odio. Mio fratello aveva fissato una quota del 5% in tutti i posti di lavoro destinati alle minoranze. Questo è ancora in vigore, ma in alcune parti la misura è trascurata. Tantissime volte dobbiamo combattere per ottenere questi posti che sono garantiti dalla Costituzione. Poi non ci sono persone che possono accompagnare chi ha diritto al lavoro che è per la maggior parte analfabeta; non ha sostegno né risorse e viene trattato male. Purtroppo questa è la realtà.

Al momento, come è la situazione in Pakistan per quanto riguarda la tutela delle minoranze religiose?

R. – La tutela delle minoranze è collegata direttamente alla stabilità del governo. Il Pakistan, in questo momento, è dentro una crisi politica ed economica. In seguito al lockdown per il Covid, abbiamo avuto tantissimi problemi. Molta gente che svolgeva un lavoro da ambulante - magari guadagnava il pane facendo piccoli lavori - è dovuta rimanere a casa o ha dovuto ripiegare su lavori più umili, esponendosi a malattie come lo stesso coronavirus. La tutela non può essere applicata al 100% finché non riusciamo ad essere uniti come comunità e finché il Pakistan non troverà una stabilità politica e religiosa. Noi stiamo facendo alcuni progetti importanti, abbiamo coinvolto alcuni leader religiosi del Pakistan, alcuni industriali pachistani per creare posti di lavoro destinati ai cristiani. Ed è in qualche modo un messaggio positivo. Recentemente, siamo andati nel Paese con “Il Messaggero di Sant’Antonio” che ha creato una scuola di arti e mestieri che aiuterà nel lavoro le donne emarginate. È un’opera che stiamo facendo anche con i fratelli musulmani per tirarci fuori dall’emarginazione, dall’oppressione. Non si può soltanto chiedere alle leggi di cambiare, va cambiata la mentalità e il collaborare insieme tra cristiani e musulmani cambierà gradualmente il pensiero di chi considera i cristiani, persone di casta inferiore.

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16 giugno 2020, 17:07