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50 anni fa la nascita dello Statuto dei Lavoratori

50 anni fa in Italia lo “Statuto dei lavoratori” diventava legge. Dopo mesi di richieste da parte di milioni di lavoratori del rispetto dei propri diritti, le 40 ore settimanali, salari adeguati e rinnovati rapporti con i datori di lavoro diventavano realtà. Ma mezzo secolo dopo, c’è ancora molto da fare per tutelare la dignità del lavoro, come più volte auspicato da Papa Francesco. Intervista a Tommaso Marino, segretario nazionale del Movimento dei Lavoratori di Azione Cattolica

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

In un’Italia ancora scossa dal cosiddetto “autunno caldo”, dopo mesi di manifestazioni e proteste per il riconoscimento di precisi diritti, il 20 maggio 1970 lo Statuto dei Lavoratori giungeva ad appianare un confronto sociale e politico che rischiava di diventare esplosivo. La storica Legge n. 300, stilata grazie all’intenso lavoro di uno staff di giuslavoristi, sindacalisti ed altri esperti guidati da Gino Giugni, basava l’attività lavorativa su un nuovo rapporto tra dipendente e datore, non più solo di subordinazione, ma di piena collaborazione, con il riconoscimento di tutele prima di allora inesistenti. Secondo Tommaso Marino, segretario nazionale del Movimento Lavoratori di Azione Cattolica, ancora oggi lo Statuto dei Lavoratori è molto attuale di fronte alle irrisolte questioni del lavoro nero e malpagato, il riconoscimento del lavoro femminile e l’esigenza di adeguare l’attività lavorativa ad un mondo diverso, globalizzato e sofferente.

Ascolta l'intervista a Tommaso Marino

Lavoro e Covid: tutelare i diritti della persona

Oggi l’emergenza causata dalla pandemia di coronavirus ha avuto forti ripercussioni sulla stabilità del lavoro. L’aumento della disoccupazione, la cassa integrazione forzata, lo smart working rappresentano sfide di fronte alle quali ancora di più portare avanti i valori contenuti nello Statuto dei Lavoratori. Spesso si riversa il peso delle crisi economiche sui soggetti più deboli. In questa fase di riapertura di alcune attività commerciali e produttive potrebbero, dunque, evidenziarsi ricadute negative sui lavoratori. Occorre, dunque, vigilare, sottolinea Tommaso Marino, affinché non vengano lesi i diritti e il lavoro sia strumento non solo di sostentamento, ma di sviluppo umano della persona e si svolga in un clima di rispetto della dignità dell’uomo e della donna.

La dignità del lavoro nel cuore del Papa

Più volte, in questi giorni di chiusura forzata a causa del Covid-19, abbiamo sentito Papa Francesco pregare all’inizio della Messa mattutina a Casa Santa Marta per i lavoratori, anche i più umili, la cui attività è essenziale per fare andare avanti una società. Le parole del Pontefice mettono in evidenza come ogni attività lavorativa sia utile per la vita di una società: ogni lavoro è dunque dignitoso, perché arricchisce da tutti i punti di vista l’essere umano.  Il 1° maggio scorso, festa di San Giuseppe Lavoratore, Papa Francesco ancora una volta ha esortato a pregare “per tutti i lavoratori, perché a nessuna persona manchi il lavoro e tutti siano giustamente pagati, possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo. Ogni ingiustizia che si fa su una persona che lavora è calpestare la dignità umana – ha detto Francesco – la dignità dell'intera umanità”. 

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19 maggio 2020, 15:25