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L'acciaieria Ilva di Taranto L'acciaieria Ilva di Taranto  

Ex Ilva, Santoro: usare moderne tecnologie per conciliare ambiente e lavoro

Tra 10 giorni ArcelorMittal presenterà il piano industriale alle parti sociali, intanto il governo italiano si dice pronto ad investire. La pandemia ha causato nuova incertezza sul rilancio dell’acciaieria. Il vescovo di Taranto, monsignor Santoro: “Al Sud serve una rinascita del lavoro eco-compatibile”

Marco Guerra – Città del Vaticano

“ArcelorMittal presenterà il piano industriale il 5 giugno prossimo”. Il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, nell’informativa sulla siderurgia tenutasi questa mattina alla Camera, ha aggiornato circa la riunione con Mittal sul futuro dell’ex Ilva di Taranto, dopo che la multinazionale franco-indiana ha chiesto 10 giorni di proroga per la presentazione del piano industriale.

Governo pronto a investire su Ilva

“Da ArcelorMittal mi aspetto un piano industriale serio, ambizioso e lungimirante e che non rimetta in discussione l'esito del negoziato culminato con l'accordo del 4 marzo scorso”, ha aggiunto Patuanelli, confermando che il governo è pronto a investire in modo diretto e indiretto in Ilva: “Il passaggio di accompagnare con aiuti di Stato il player privato è obbligatorio”.

Piano di rilancio fermato dalla pandemia

Il piano di rilancio concordato lo scorso marzo trova ora nuove difficoltà alla luce della pandemia e della conseguente crisi economica che ha colpito tutta il settore nel mondo, ma il governo e le parti sociali si aspettano una conferma degli impegni condivisi, come ribadito nella video-conferenza che ha visto collegati i ministri Roberto Gualtieri (Economia), Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico) Nunzia Catalfo (Lavoro); i commissari straordinari dell'Ilva; gli esponenti dei sindacati e i dirigenti di Am guidati dall'amministratore delegato, Lucia Morselli. Un confronto avvenuto mentre i lavoratori scioperavano in tutti gli stabilimenti italiani del gruppo.

Occupazione e risanamento ambientale

Le sigle sindacali si aspettano un riferimento al piano del 2018, che garantisce tutti i livelli occupazionali, zero licenziamenti, importanti investimenti per l'ambientalizzazione. E la questione del rilancio industriale e del risanamento ambientale dell’acciaieria ex Ilva, la più grande d’Europa, torna al centro delle cronache proprio al termine della Settimana Laudato si’ e dopo l’avvio dell’Anno Speciale dedicato all’Enciclica di Papa Francesco, pubblicata 5 anni fa.

Santoro: servono investimenti ecocompatibili

Alla luce di questo rinnovato impegno della Chiesa per la casa comune e la dignità della persona umana, abbiamo intervistato monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della commissione CEI per i problemi sociali e lavoro, che ha sempre seguito da vicino le vicende del grande polo industriale della città pugliese:

Ascolta l'intervista a monsignor Santoro

R. - Sono otto anni che io sono a Taranto e siamo continuamente in bilico, quindi continuamente sospesi tra i segnali positivi di ripresa del lavoro e soprattutto di cura dell'ambiente e segnali negativi in cui tutto si ferma, perciò io chiedo e spero che il governo possa intervenire e che sia messe in primo piano la difesa dell'ambiente, la cura della casa comune e la dignità del lavoro che in questa situazione è molto sacrificata. Sono queste le preoccupazioni che ci stanno a cuore più di ogni altra cosa.

La sfida è come riuscire a conciliare lo sviluppo industriale e la tutela del creato. Questo è anche l’obiettivo dei piani presentati. E’ possibile farcela?

R.- Secondo me ci si può arrivare utilizzando le moderne tecnologie e facendo leva su una produzione eco-compatibile, magari ridotta. Secondo gli stessi piani stabiliti che prevedono uno sviluppo che non nuocia alla natura e alle persone. Certo c'è l'elemento complicante, che è costituito dalla pandemia, per cui l'Ilva è toccata come sono toccate tutte le industrie di italiane e tutto il settore lavorativo. Per cui abbiamo un elemento che aggrava la situazione e ci troviamo ulteriormente in bilico.

Infatti la pandemia del coronavirus ci obbliga a fare uno scatto nell'essere custodi dell'opera di Dio, come ci ricorda l'ultimo testo del Dicastero per lo Sviluppo Integrale pubblicato ieri…

R. -Sicuramente ci fa porre delle grandi domande sulla responsabilità umana in tutto questo. Soprattutto sulla responsabilità umana sull'inquinamento in genere, sui cambiamenti climatici…qui c'è una grossa parte di responsabilità umana. D'altro canto la pandemia può far nascere delle domande ancora più radicali, perché alla pandemia non sono legati solo gli elementi tecnici ed economici, alla pandemia sono legati elementi umani, come la morte di tante persone, che sono scomparse senza nemmeno poter salutare i propri parenti. C'è come una paura sottile che ci accompagna e quindi la paura riguarda quello che ne sarà della vita, della mia vita, della nostra vita, e perciò ci è chiesto una difesa ulteriore, prioritaria, delle ragioni della vita, delle ragioni della Salute, delle ragioni dell'ambiente, come giustamente il documento del dicastero lo sottolinea. Noi come Comitato per le Settimane sociali, stiamo preparando la Settimana sociale di Taranto (dal 4 al 7 febbraio 2021 ndr) con il tema “ambiente, lavoro e futuro” e quello che ci sta cuore è proprio un futuro degno della dignità della persona umana e degno della salvaguardia della casa comune. Però bisogna realmente ricostruire una capacità al lavorativa che produca, particolarmente nelle zone più ferite del Sud, una rinascita, un rilancio del cammino, un rilancio della vita, e questa capacità lavorativa adesso non può essere pensata in termini di sfruttamento dell'ambiente, di sfruttamento delle risorse, come se queste risorse fossero infinite. Istituire capacità lavorativa e investimenti che siano ecocompatibili, è proprio sulla qualità dell'investimento che si gioca il nostro futuro

Sono iniziate in questi giorni le celebrazioni del V anniversario della Laudato sì. Questa enciclica può guidare governanti e imprenditori verso un modello di sviluppo che metta al centro più la solidarietà e lo sviluppo integrale che il profitto?

R.- La Laudato si' ci invita proprio ad una conversione culturale, a un cambiamento di mentalità, a un cambiamento di rotta; che quindi cambino gli stili di vita e che quindi cambino anche i modi di intendere lo sviluppo. Uno sviluppo che giustamente, se si ascolta il messaggio della Laudato si', mette al centro il valore della persona e mette al centro, come abbiamo visto nel sinodo dell'Amazzonia, l'attenzione al grido della terra e al grido dei poveri.

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26 maggio 2020, 14:50