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Sfollati del nord del Burkina Faso a causa di attacchi armati Sfollati del nord del Burkina Faso a causa di attacchi armati 

Burkina Faso: missionario, con attacchi contro cristiani estremisti cercano visibilità

Intervista di Vatican News ad un missionario italiano a Ouagadougou, dopo l’assassinio di quattro laici cattolici in un assalto jihadista nel nord del Burkina Faso. Soprattutto le zone di confine con Mali e Niger, dice, sono disseminate “di gruppi di destabilizzazione” e percorse da traffici di armi e droga

Giada Aquilino - Città del Vaticano

“La situazione di tensione si sente”, c’è “paura per l’escalation di violenza” registrata negli ultimi mesi, nella condizione generale del Burkina Faso aggravatasi a partire dal 2015. Queste le parole a Vatican News di un missionario italiano a Ouagadougou, che per motivi di sicurezza mantiene l’anonimato, nell’apprendere che quattro laici cattolici sono stati uccisi a Bani, nel nord del Paese, in un assalto da parte di un gruppo jihadista. Dopo aver costretto gli abitanti del villaggio a ritirarsi nelle loro abitazioni, i terroristi - secondo quanto riferito dall’agenzia Fides - sono passati casa per casa ad identificare le persone secondo la loro appartenenza religiosa. Poi si sono spostati in una località vicina per minacciarne la popolazione. Secondo le testimonianze, gli estremisti vorrebbero che le Forze di difesa e sicurezza (Fds) e i rappresentanti del governo abbandonassero la zona, minacciando i cristiani locali: in caso di mancata conversione, rischierebbero di essere giustiziati.

Attacchi contro i cristiani

“I media internazionali non hanno dato molto risalto a queste notizie, ma nelle zone di confine ci sono stati parecchi episodi di violenza e da Pasqua si sono intensificati gli attacchi contro i cristiani, che costituiscono il 20-25% della popolazione, sui circa 20 milioni di abitanti”, riferisce il missionario italiano. Il riferimento è all’“uccisione di un pastore protestante e di un sacerdote cattolico” assieme ad alcuni fedeli, assassinati nelle scorse settimane, ma anche a due missionari salesiani. L’ultimo, padre Fernando, accoltellato a morte il 17 maggio nella città di Bobo Dioulasso, nel sud ovest del Paese; prima di lui, padre Antonio César, morto tragicamente in febbraio, colpito in un agguato jihadista. “Padre César è stato ucciso passando la frontiera dal Togo al Burkina Faso, di rientro da un incontro provinciale, in un attacco mai rivendicato”, ricorda il missionario a Ouagadougou, “mentre la vicenda di padre Fernando sembra legata alla vendetta di un dipendente licenziato”. Gli attacchi contro i cristiani, per le vittime dei quali anche Papa Francesco si è recentemente raccolto in preghiera, potrebbero comunque rientrare - aggiunge il missionario - in “una strategia per avere maggiore visibilità e cercare di mostrare che gruppi come Al Qaeda o Is sono ben presenti qui” rispetto ad altri Paesi o scenari.

Gruppi armati e contrabbando

Nelle zone di confine, in particolare alla frontiera con Mali e Niger, sono segnalate azioni di gruppi armati legati ad Al Qaeda e al sedicente Stato Islamico, come quella del 19 giugno nella località di Belehede, con un bilancio di 17 vittime. Si tratta di aree “diventate strade di contrabbando di armi e droga”, disseminate “di gruppi di destabilizzazione”, afferma la fonte di Vatican News: “un focolaio è partito proprio dal Mali e dal Niger, in aree desertiche dov’è meno facile il controllo del territorio”, mentre “altri gruppi provengono da Paesi non confinanti ma vicini, come la Nigeria, dove operano gli estremisti di Boko Haram”. “Soprattutto nella parte settentrionale del Paese – ricorda - tanta gente è dovuta scappare, si parla di 140-160 mila persone sfollate, senza accesso ai servizi sanitari o all’educazione, con le scuole chiuse proprio a causa degli attacchi”, aggiunge il missionario.

Vescovi: coltivare la coesione

Terminando i lavori della plenaria a metà giugno, anche i vescovi della Conferenza episcopale di Burkina Faso e Niger hanno denunciato che “gli attacchi terroristici si stanno intensificando” nei due Paesi africani e “hanno assunto una nuova dimensione religiosa, attraverso rapimenti mirati e omicidi”. I presuli hanno quindi chiesto “alle persone amanti della pace di rimanere unite nonostante la recrudescenza degli attacchi terroristici e di coltivare la coesione tra le diverse componenti dei nostri popoli per evitare di cadere nelle trappole dei terroristi”. Anche la comunità musulmana del Paese è stata colpita dalla violenza, ricorda il missionario a Ouagadougou: sempre a maggio un imam e suo figlio sono stati uccisi a Dori, nella parte settentrionale. In tale contesto, conclude, “tutta la Chiesa e noi missionari stiamo pregando e agendo per la pace, anche attraverso la Commissione di dialogo islamo-cristiano attiva in tutto il Paese per ricordare i legami da sempre esistenti tra le varie comunità religiose” del Burkina Faso.

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03 luglio 2019, 13:33