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Riunione del Gruppo di Lima Riunione del Gruppo di Lima 

Venezuela: riunione Gruppo di Lima, inaccettabile uso della forza

Aperta a Bogotá, in Colombia, la riunione del Gruppo di Lima dedicata al Venezuela: soluzione pacifica della crisi e condanna dell’uso della forza i punti attorno ai quali si svolgono i lavori. Di fronte al deterioramento delle condizioni di vita della popolazione, risuona l’appello dei vescovi al dovere morale di fornire aiuti umanitari al Paese

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Una soluzione “pacifica” alla crisi in Venezuela, con una “transizione democratica” e il “ripristino dell'ordine costituzionale”. Questo l’obiettivo del vertice in corso a Bogotá, in Colombia, che riunisce i partecipanti del cosiddetto Gruppo di Lima, un insieme di Paesi delle Americhe che dall’agosto scorso cerca di superare l’impasse e l’emergenza del Venezuela. Il governo peruviano, aprendo la seduta, ha definito “inaccettabile l’uso della forza in qualsiasi delle sue forme”.

Il blocco degli aiuti

Alla riunione partecipano anche Juan Guaidó, che a Caracas ha assunto l’incarico di presidente ad interim, e il vicepresidente statunitense Mike Pence, che ha ribadito il sestegno Usa al “100%” a Guaidó, riferendo un messaggio del capo della Casa Bianca Donald Trump al riguardo. Washington ha pure chiesto di congelare i beni della compagnia petrolifera venezuelana e ha varato sanzioni contro quattro governatori del Paese latinoamericano. L'incontro è stato convocato dopo che Nicolás Maduro ha bloccato l'ingresso degli aiuti ai confini dove, da sabato, si sono verificati scontri violenti. Soltanto alla frontiera col Brasile sono segnalati almeno 25 morti e oltre 80 feriti. In un ristorante di Cúcuta, in Colombia, invece un parlamentare venezuelano del partito di opposizione è stato avvelenato: suo cugino, che era con lui, è deceduto.

Disertori temono per familiari in patria

Nelle ultime ore intanto sarebbero saliti a 120 i militari disertori, riparati perlopiù in Colombia. Secondo la Bbc, i soldati temono ritorsioni per le famiglie rimaste in Venezuela, dove peraltro “il deterioramento generale delle condizioni di vita” ha generato “situazioni limite” in particolare dal punto di vista alimentare e sanitario, come hanno denunciato la scorsa settimana i vescovi locali. Il Paese, hanno scritto i presuli, “ha bisogno di aiuti umanitari”: chiederli e riceverli, hanno insistito, “non è un tradimento della patria, bensì un dovere morale” nei confronti della popolazione. E’ un atto “immorale” e “inumano” bruciare gli aiuti umanitari, ha aggiunto in particolare mons. Mario Moronta, vescovo di San Cristóbal e vicepresidente della Conferenza episcopale venezuelana, dopo che alle frontiere alcuni convogli sono stati dati alle fiamme.

(Ultimo aggiornamento: lunedì 25 febbraio 2019, ore 19:23)

 

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25 febbraio 2019, 16:21