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Migranti sulla rotta balcanica Migranti sulla rotta balcanica  (AFP or licensors)

Migranti sulla rotta balcanica, padre Perica: in aumento gli arrivi

Continuano ad essere migliaia le persone che tentano di raggiungere i vari Paesi dell'Ue anche attraverso la penisola balcanica. Il direttore generale del Jesuit refugee service per l’Europa Sud Est: "Durante l'estate sono cresciuti i numeri di chi passa di qui, tra le persone che incontriamo ci sono anche molti cubani"

Sofiya Ruda – Città del Vaticano

La rotta dei Balcani occidentali è una delle principali vie di migrazione verso l'Ue. Questa estate gli arrivi sono aumentati, indica a Radio Vaticana – Vatican News padre Stanko Perica, direttore generale del Jesuit Refugee Service per l'Europa Sud Est, che parla da Zagabria. “Ultimamente, si passa più liberamente rispetto a due o tre anni fa, i respingimenti sono diminuiti”, spiega. “Vediamo un grande numero di gente che arriva e che ci chiede aiuto. Noi siamo qui per questo”.

Ascolta l'intervista a padre Stanko Perica

La vicinanza ai migranti

Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati per l’Europa Sud Est è attivo in quattro Paesi: Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia e Kosovo. “Ogni giorno, al punto transitorio nella città di Fiume, in Croazia, passano fino a cento persone”, continua padre Perica, "lì offriamo aiuto umanitario ai rifugiati, distribuendo cibo, bevande, vestiti e fornendo servizi igienici. A Zagabria le persone possono usufruire, invece, dell’aiuto psicosociale, legale e di diversi programmi per l’integrazione di coloro che hanno ottenuto l’asilo nel Paese”. Il direttore del Jrs aggiunge poi che in Bosnia il Servizio è attivo in tutti i centri per i migranti e che recentemente è stata aperta una casa per i minori non accompagnati. Lo stesso tipo di struttura si trova anche a Belgrado, in Serbia, mentre in Kosovo i gesuiti sono attivi nei campi che ospitano i migranti, dove si trovano anche un medico e un assistente psicosociale per fornire assistenza.

I Paesi di provenienza

I migranti che passano per la rotta balcanica arrivano da diversi Paesi. “Dalla caduta di Kabul – prosegue padre Perica – la maggioranza di persone proviene dall’Afghanistan. Ma non solo, tanti altri arrivano dalla Siria, dal Pakistan, dall’Iran, dall’Iraq e da molti Paesi dell’Africa del Nord”. Nell’ultimo anno, inoltre, sono arrivate molte persone che partono da Cuba. “Abbiamo notato - precisa il religioso - che, dall’inizio della guerra in Ucraina, gli arrivi da Cuba sono aumentati, soprattutto di famiglie”. La causa, come spiega ancora Perica, è la grande povertà crescente, "vista la diminuzione degli aiuti da parte della Russia dopo lo scoppio del conflitto”. Di solito, i migranti provenienti dal Paese nei Caraibi, arrivano in aereo in Russia perché non serve loro un visto, per spostarsi a Belgrado, in Serbia, e continuare poi la loro strada a piedi, principalmente verso la Spagna, Paese preferito soprattutto per la facilità linguistica e, spesso, per la presenza di familiari.

Padre Stanko Perica
Padre Stanko Perica

Tanti i minori giovanissimi

Tra le persone che vogliono entrare in Europa sono moltissimi i minori non accompagnati. Proprio per questo motivo, spiega padre Perica, il Servizio dei Gesuiti ha aperto due case per loro: una a Sarajevo e una a Belgrado. “A loro serve un aiuto speciale – sottolinea – alcuni sono proprio giovanissimi, abbiamo avuto anche ragazzini di 6 o di 8 anni”. Nelle strutture per i minori, indica ancora il sacerdote, c'è personale specializzato, come pedagoghi e lavoratori sociali. Sono attivi, inoltre, diversi laboratori, servizi di accompagnamento e di aiuto che possono proseguire anche negli anni in caso i giovani decidessero di non proseguire il loro cammino.

I corridoi umanitari

Il Servizio dei Gesuiti sta inoltre cercando di introdurre dei corridoi umanitari, un modello simile a quello già esistente in Italia, ma le trattative con le autorità politiche dei Paesi e con gli altri enti sono molto difficili. Tra i numerosi problemi che devono affrontare i migranti, continua, ci sono i casi di sopruso, molti, infatti, vengono picchiati dalla polizia di frontiera. Nonostante le difficoltà, il Servizio per i Rifugiati riceve l’aiuto da numerose Ong e opera in accordo con la Caritas e con altre realtà ecclesiali e secolari. “Cerchiamo di collaborare il più possibile – conclude – perché facendo rete siamo più attivi per fare e aiutare di più”.

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17 agosto 2023, 12:34