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Il gruppo degli Incontri Teologici del Mediterraneo in visita al punto di transito per i migranti, vicino alla stazione ferroviaria di Rijeka-Fiume Il gruppo degli Incontri Teologici del Mediterraneo in visita al punto di transito per i migranti, vicino alla stazione ferroviaria di Rijeka-Fiume

Rijeka, nell’aiuto ai migranti della “rotta balcanica” il volto di una Chiesa aperta

In Croazia, negli Incontri Teologici del Mediterraneo in corso fino al 22 luglio, il tema “Chiesa o setta? Tra apertura ed esclusività” ha toccato anche l’accoglienza della persona migrante. I 41 studenti di teologia cattolici, ortodossi e protestanti, con i docenti, hanno visitato il punto di transito dei profughi che cercano di raggiungere l’Europa del Nord attraverso i Paesi balcanici, vicino alla stazione ferroviaria della città

Alessandro Di Bussolo - Rijeka (Croazia)

In questi giorni agli Incontri Teologici del Mediterraneo, in corso a Lovran, sulla costa adriatica croata, nell’arcidiocesi di Rijeka-Fiume, i 41 studenti e laureandi in teologia partecipanti, da tutti i Paesi dei Balcani, si confrontano sull’alternativa tra una Chiesa aperta, accogliente e inclusiva e una Chiesa chiusa nella sua esclusività, che rischia di trasformarsi in setta. “Se chiudiamo la porta moriremo”. ha ammonito nella sua lezione il teologo domenicano inglese Timothy Radcliffe, che guiderà gli esercizi spirituali dei partecipanti al Sinodo di ottobre, prima dell’inizio dell’assemblea. ”Ma come possiamo aprire la porta senza distruggere la nostra casa?”, si è chiesto subito dopo padre Radcliffe. Ed ha indicato la soluzione, per le Chiese cristiane, in una “ospitalità vivificante”.

Un punto di assistenza gestito da Jrs e Caritas diocesana

Per vedere e toccare con mano come la teologia può farsi vita quotidiana, studenti cattolici, ortodossi e protestanti, e i quattro docenti di questo forum ecumenico, hanno visitato il punto di transito di Rijeka per le persone migranti che cercano di raggiungere l’Europa del Nord attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”, vicino alla stazione ferroviaria della città. Qui dall’ottobre del 2022 i volontari del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) della Croazia, insieme a quelli della Caritas dell'Arcidiocesi di Fiume, offrono una prima assistenza umanitaria a chi vuol proseguire per la Germania, la Francia o anche l’Italia, ed è alla ricerca di un mezzo di trasporto.

Un altro momento della visista al punto di transito dei migranti a Rijeka-Fiume
Un altro momento della visista al punto di transito dei migranti a Rijeka-Fiume

Per i migranti un pasto caldo, indumenti, docce e medicine

Vengono dall’Afghanistan, Pakistan e India, dai Paesi del Medio Oriente, come Iran, Turchia e Palestina. Tanti anche dai Paesi africani, soprattutto dal Burundi, poi dal Congo, dalla Tunisia, dalla Guinea. Ci sono anche cittadini cubani che, soprattutto per la lingua, vogliono raggiungere la Spagna. In maggioranza sono uomini giovani in cerca di lavoro, ma non è raro vedere intere famiglie con bambini piccoli, così come persone anziane. A loro Rijeka, capitale europea della cultura nel 2020, offre un pasto caldo e un tè, vestiti, scarpe, una doccia, un po’ di conversazione e una minima assistenza medica.

Padre Perica: ai giovani abbiamo mostrato una teologia che migliora la vita

Abbiamo fatto vedere come la fede e l’amore di Cristo “ci muove e ci fa fare cose belle, ci fa incontrare le persone, e non avere paura degli stranieri”, spiega padre Stanko Perica, direttore regionale del Jesuit Refugee Service per il Sud-Est Europa, un giovane gesuita fiumano ma con ufficio a Zagabria, che ha accompagnato il gruppo degli Incontri Teologici al punto di transito. Ecco la testimonianza di padre Perica, che fa anche parte del comitato organizzatore dell’evento.

Ascolta l'intervista a padre Stanko Perica (Jrs Sud-Est Europa)

Perché come organizzatori avete inserito, nel programma di questa seconda edizione degli Incontri Teologici del Mediterraneo, una visita al punto di transito dei migranti della cosiddetta “rotta balcanica”, vicino alla stazione ferroviaria di Rijeka-Fiume?

Con questa visita abbiamo voluto mostrare che la teologia non è una cosa che si fa soltanto alla scrivania, ma è una cosa viva, vivificante, che ha delle ripercussioni nella vita quotidiana. E il nostro lavoro con i migranti come Jesuit Refugee Service mi pare che proprio fa vedere questo, in un modo edificante. Così abbiamo voluto far toccare con mano anche ai partecipanti cosa si fa nel nostro punto di transito qui a Fiume, dove ogni giorno passano da 30 a 50 persone che cercano di raggiungere quei Paesi dove potranno avere una vita dignitosa.

Un'immagine invernale della distribuzione di cibo alle persone migranti nel punto di transito alla stazione di Rijeka-Fiume
Un'immagine invernale della distribuzione di cibo alle persone migranti nel punto di transito alla stazione di Rijeka-Fiume

Quali sono le loro condizioni, da dove vengono in prevalenza e come cercate di aiutarli in questo transito, come Jrs Croazia insieme alla Caritas dell'arcidiocesi di Rijeka?

Negli ultimi due anni, dalla caduta di Kabul, la maggioranza dei migranti che percorrono la rotta balcanica vengono dall’Afghanistan, e noi cerchiamo di aiutarli come possiamo, in un modo abbastanza “basico”. Condividiamo con loro il cibo, distribuiamo i vestiti, permettiamo loro di farsi una doccia e diamo un po’ di medicine, quando sono necessarie. Un aiuto essenziale, di base, per aiutare queste persone a vivere, se possibile, almeno per i pochi giorni che rimangono qui, in un modo dignitoso. Siamo lieti di avere questa opportunità e che la Chiesa di Fiume abbia preso questa iniziativa, perché dobbiamo purtroppo dire che le altre istituzioni non si sono mosse tanto come la Chiesa. Ma dobbiamo essere fieri di questo fatto, perché abbiamo mostrato che la Chiesa è una cosa viva, che la fede ci muove e ci fa fare cose belle, ci fa incontrare le persone, e non avere paura degli stranieri.

Qual è la situazione lungo la “rotta balcanica” in questo momento? Il dramma dei respingimenti alle frontiere è rientrato, con l'ingresso della Croazia tra i Paesi della zona Schengen?

Secondo i dati dell’agenzia Frontex, nel 2022 circa 330 mila persone sono entrate nell’Unione Europea in modo irregolare, come migranti. Il 45% sono arrivati attraverso la rotta balcanica, quasi la metà, quindi è una rotta addirittura più attiva di quella mediterranea. Sono tantissime persone, non si può aiutare a tutti, ma almeno quelli che rimangono per qualche giorno qui in Croazia. Ovviamente siamo attivi come Jrs anche in Serbia, in Kosovo e in Bosnia e cerchiamo di aiutare anche lì. Dal gennaio di quest’anno, da quando la Croazia è entrata nella zona Schengen, ci sono addirittura più persone che passano. D'altro lato i respingimenti alla frontiera, soprattutto quella tra la Croazia e la Bosnia Erzegovina, non si verificano tanto come prima e questa è una buona notizia.

Padre Stanko Perica (a sinistra), con padre Timothy Radcliffe
Padre Stanko Perica (a sinistra), con padre Timothy Radcliffe

In questi giorni qui agli Incontri Teologici del Mediterraneo si parla di una Chiesa aperta, accogliente, inclusiva, in contrasto con una Chiesa chiusa nella sua esclusività, tanto da diventare una setta. “Se chiudiamo la porta moriremo”, ha detto ad esempio il teologo domenicano Timothy Radcliffe nella sua lezione. “Ma come possiamo - si è domandato poi - aprire la porta senza distruggere la nostra casa?”. La soluzione, ha detto, è nell' “ospitalità vivificante”. La condivide? E cosa significa?

Sì, e mi sembra che proprio i migranti, soprattutto in questa nostra regione, sono quelli che ci fanno questa domanda. Vogliamo essere una Chiesa e una società chiusa, oppure vogliamo essere aperti? E se vogliamo essere aperti, e credo che in maggioranza lo vogliamo, come farlo, come non perdere la nostra identità? Credo, proprio come ha detto padre Radcliffe, che facendo accoglienza, cioè aprendoci, aiutiamo noi stessi a diventare persone più ricche, persone che sono capaci di fare di più. E perciò credo che dobbiamo proprio utilizzare, in certo modo, questa situazione con i migranti e non ignorarli, come sarebbe più semplice, non cercare di scappare da questo problema, ma affrontarlo e trasformarlo in una cosa che anche aiuterà noi.

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L'assistenza ai migranti in transito a Rijeka verso il Nord Europa
20 luglio 2023, 16:12