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Il cardinale Zuppi, nuovo presidente della Cei, nel breve incontro con i giornalisti all'Hilton Rome Airport Il cardinale Zuppi, nuovo presidente della Cei, nel breve incontro con i giornalisti all'Hilton Rome Airport 

Zuppi: grazie al Papa e ai vescovi. Avanti insieme per ascoltare le sofferenze di tutti

Le prime parole del nuovo presidente Cei, dopo la nomina di questa mattina di Francesco: "Sinodalità, collegialità e carità mi accompagneranno. Importante camminare insieme nelle 'pandemie' e nelle sfide di oggi". L'appello ai giornalisti: "Siate clementi, voi aiutate a far comprendere alcune scelte della Chiesa"

Salvatore Cernuzio - Roma

Sinodalità e collegialità, non dimenticando le sofferenze del mondo che vive due “pandemie”, il Covid e la guerra, e parlando “la lingua dell’amore", unica “comprensibile nella Babele di questo mondo”. Il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, presenta così la sua missione come nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana. Incarico conferitogli questa mattina dal Papa, poco dopo aver ricevuto la terna dei vescovi riuniti nell’Hilton Rome Airport di Fiumicino per la 76.ma Assemblea generale. Proprio nella grande sala dell’albergo dove si svolgono i lavori dei vescovi, Zuppi incontra una rappresentanza di giornalisti. Non una conferenza stampa – quella è in programma il 27 maggio – ma un piccolo saluto da parte di “don Matteo”, come tutti continuano ancora a chiamarlo, ai media che, come dice, possono “aiutare a capire alcune scelte della Chiesa che a volte possono sembrare distanti e incomprensibili”.

Il grazie al Papa e ai vescovi 

Le prime parole che il neo eletto presidente pronuncia, appuntate su un'agenda blu scuro, sono di ringraziamento. “C’è stata una accelerazione un po’ improvvisa, la prima cosa che volevo fare è ringraziare il Papa perché mi ha scelto nella terna e poi i vescovi perché mi hanno indicato. E questa fiducia del Papa che presiede nella carità il suo primato e della collegialità, insieme alla sinodalità, è la Chiesa”. Sono le “tre dinamiche” che, dice il porporato, “mi accompagneranno”.

La pandemia del Covid e della guerra

L’arcivescovo di Bologna guarda poi all’attualità e al “momento che stiamo vivendo, sia in Italia, in Europa e nel mondo, sia come Chiesa, perché le cose sono strettamente unite”. Quindi “le pandemie”: anzitutto “la pandemia del Covid con tutto quello che ha rivelato delle nostre fragilità e debolezze, con le domande che ha aperto, le consapevolezze e le dissennatezze che ha provocato”. E adesso “la pandemia della guerra” che Papa Francesco “con tanta insistenza” ha stigmatizzato in questi anni, parlando di una terza guerra mondiale a pezzi, cristallizzando poi il suo pensiero nella Fratelli tutti. È alle indicazioni del Papa che Zuppi invita a guardare “in queste settimane e mesi terribili che stanno coinvolgendo tutto il mondo”, in modo da “non dimenticare tutti i pezzi delle altre guerre”.

Una Chiesa in cammino

“In questa sfida che si colloca il cammino della Chiesa italiana”, afferma il nuovo presidente dei vescovi. Chiesa che quest’anno, insieme alla Chiesa universale, si muove verso il Sinodo sulla Sinodalità: “Un cammino sinodale, non un Sinodo strutturato o organizzato, ma molto più coinvolgente” che ora “continua con l’ascolto”. Per Zuppi “è importantissimo” questo atteggiamento, perché “l’ascolto ferisce. Quando qualcuno ascolta si fa ferire da quello che vive, fa sua la sofferenza”. E “quello che stiamo vivendo – aggiunge - ci aiuta a comprendere le tante domande e sofferenze, a capire come essere una madre vicina e come incontrare i tanti compagni di strada”.

La vicinanza

La vicinanza è per Zuppi “una delle cose che mi solleva di più”. Il presidente Cei confida infatti di sentire sulle spalle la propria “piccolezza e inadeguatezza”: “Spero di restarne sempre consapevole”.

Un ricordo dei predecessori

Infine, prima di concludere, un ricordo dei predecessori. Primo fra tutti il cardinale Antonio Poma, come lui arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che ha vissuto “periodi di grande cambiamento”. “Lo ricordo con riconoscenza. Anche se non l’ho incontrato personalmente, ho incontrato e incontrerò qui tante tracce”. Poi il cardinale Ugo Poletti, vicario di Roma dal 1972 al 1991 e presidente Cei dall’85 al ’91, “vescovo nei miei primi anni di sacerdozio” che “con coraggio diede a Sant’Egidio la chiesa di Sant’Egidio, dando fiducia a questi ragazzi”. Zuppi ringrazia poi “per la loro sapienza” i cardinali Camillo Ruini e Angelo Bagnasco: “Ho chiamato poco fa entrambi, chiedendo udienza”. In ultimo, dice grazie al cardinale Gualtiero Bassetti, suo diretto predecessore, “che in questi anni con tanta paternità e tanta amicizia ha guidato la Chiesa italiana, creando una fraternità di cui io da vescovo ho goduto”.

L'affidamento alla Madonna

Da qui un affidamento del suo mandato alla Madonna di San Luca: “A Bologna dopo il Padre eterno - o forse anche prima - c’è la Madonna di San Luca. Chiedo a Lei e a Maria Madre della Chiesa di accompagnarmi e accompagnarci in questo cammino della Chiesa italiana". “Tutta la Chiesa”, specifica il porporato. Quella che in questi giorni ha visto rappresentata nell’Assemblea generale: “Tanti referenti e tanti laici, un pezzo di sinodalità che è entrato dentro la collegialità. Questo mi incoraggia nelle sfide e difficoltà: credere che la Chiesa con tanti compagni di viaggio, consapevoli e non, farà risplendere la misericordia di Dio di cui il mondo ha bisogno”.

L'appello ai giornalisti

La stessa misericordia Zuppi la domanda ai giornalisti: “Siate clementi e misericordiosi, anche nel futuro. Sempre però con la chiarezza e l’immediatezza di persone che camminano insieme”. “Voi – ha aggiunto – avete il compito di dover raccontare e di camminare con noi, sicuramente con quella vicinanza indispensabile per il vostro mestiere e anche il nostro. Voi aiutate tanti a capire scelte della Chiesa che a volte possono sembrare distanti e incomprensibili”. “È la Chiesa – conclude il presidente della Cei - che sta per strada e che cammina nella missione di sempre: parlare a tutti e raggiungere il cuore di tutti”. E farlo con “quell’unica lingua comprensibile nella Babele di questo mondo che è la lingua dell’amore”.

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24 maggio 2022, 18:15