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Mali: liberati Padre Maccalli e Nicola Chiacchio Mali: liberati Padre Maccalli e Nicola Chiacchio  

Liberato in Mali padre Maccalli rapito due anni fa. Con lui altri tre ostaggi

Il sacerdote originario del cremasco già questo pomeriggio potrebbe rientrare a Roma. Il rilascio probabilmente è avvenuto al termine di uno scambio di prigionieri jihadisti mediato dal governo militare oggi al potere in Mali. Ai nostri microfoni padre Porcellato: "Non abbiamo mai perso la speranza". Liberi anche l'italiano Nicola Chiacchio, la cooperante francese Sophie Pétronin e Soumalia Cissé politico del Mali

Gabriella Ceraso e Benedetta Capelli - Città del Vaticano 

Padre Gigi è libero e sta bene. Dal Mali dove è avvenuto il rilascio si sono rincorse già dalla tarda serata di ieri le notizie, e sul web si sono moltiplicati i messaggi di gioia, sul fronte istituzionale e religioso. Il padre missionario della provincia di Crema, 59 anni, della Società Missione Africane, Pierluigi Maccalli, era stato rapito in Niger al confine col Burkina Faso, nella notte tra il 17 e il 18 settembre del 2018, da miliziani jihadisti. Prestava la sua opera nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey. Il sequestro era avvenuto una settimana dopo il rientro di padre Gigi da un periodo di vacanze in Italia dove la sua diocesi di origine non aveva mai perso le speranze di riabbracciarlo e ogni 17 del mese da due anni, ha celebrato un Messa o una Veglia in suo ricordo e in preghiera.

Padre Maccalli e gli altri ostaggi liberati

L'ultima apparizione di padre Gigi risaliva ad un video del 24 marzo scorso, in cui appariva insieme all'ingegnere campano, Nicola Chiacchio, scomparso probabilmente in Mali mentre viaggiava come turista nel 2019, e anche lui rilasciato. Nel video i due erano seduti uno di fianco all'altro, barbe incolte e visibilmente dimagriti. Anche ora sono insieme. In tutto sono 4 gli ostaggi liberati, come ha annunciato il governo del Mali. Con i due italiani ci sono anche, a bordo del volo partito dalla città settentrionale di Tessalit e diretto a Bamako, Soumaïla Cissé, ex ministro delle finanze del Mali sequestrato nel marzo scorso quando era a capo dell’opposizione in piena campagna per le legislative; e la cooperante francese Sophie Pétronin scomparsa dal 2016. Il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso in una dichiarazione il suo "immenso sollievo" e la sua gratitudine alle autorità maliane. "La lotta contro il terrorismo nel Sahel  - dove la Francia ha impiegati circa 5.100 soldati  - continua", ha twittato.

L'annuncio della liberazione in Mali giunge dopo che il governo ad interim del Paese ha rilasciato 100 jihadisti - sospettati o condannati - nel corso dell'ultimo fine settimana. Venerdì è previsto l'arrivo in Italia dove padre Maccalli e Nicola Chiacchio saranno ascoltati dagli inquirenti. Grande la soddisfazione delle autorità italiane. Dal premier Conte e dal ministro degli Esteri di Maio immediati i messaggi su twitter col ringraziamento all'intelligence, in particolare all'Aise, e a tutti coloro che hanno lavorato per riportarli a casa. 

La Cei: una bellissima notizia 

"Accogliamo con gioia la notizia della liberazione in Mali di padre Pierluigi Maccalli e Nicola Chiacchio - si legge sul canale twitter della Conferenza episcopale italiana - . Ringraziamo il Signore ed esprimiamo gratitudine a coloro che hanno lavorato per la liberazione, mentre continuiamo a pregare per quanti risultano scomparsi".  Gioia anche dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre che, con il suo direttore Alessandro Monteduro, scrive: "Era ora che un grande italiano venisse restituito alla sua famiglia, ai suoi fedeli, ai suoi confratelli. La notizia era nell'aria. Da un paio di giorni filtrava ottimismo per le sue sorti e per quelle di altri sequestrati in quell'area del mondo. Siamo felicissimi e ringraziamo coloro, non tanti per la verità, che in questi due anni hanno fatto sì che sulla tragedia di padre Gigi non calasse un definitivo oblio". 

Padre Porcellato: non abbiamo mai perso la speranza

“E’ in volo per tornare in Italia”: così padre Antonio Porcellato, Superiore Generale della Società delle Missioni Africane, spiega che padre Gigi sta facendo rientro a casa. Ieri sera dopo la notizia della sua liberazione, ha chiamato la sorella che ancora non aveva conferma poi l’ufficialità e la gioia di tutti i suoi confratelli:

Ascolta l'intervista a padre Antonio Porcellato

R. – E’ una gioia immensa, grande dopo due anni di attesa. Siamo contenti. Un po' ce l'aspettavamo in questi ultimissimi giorni, avevamo speranza perché in Mali c'erano dei movimenti tra il governo e gli jihadisti con la liberazione di 200 ostaggi. Penso alla gioia anche della sua famiglia, di suo fratello Walter che è missionario in Liberia in questo momento e di sua sorella, di suo fratello. Certamente sono momenti di grande gioia.

In questi due anni non avete mai perso la speranza e credo che non l'abbia persa nemmeno padre Gigi…

R. – Viene da una famiglia di grande fede e credo che l'abbia sostenuto in questi due anni di prigionia. È un uomo anche abituato all’Africa e alle sue difficoltà e quindi al deserto, in questi lunghi giorni di attesa, penso che la preghiera lo abbia sorretto ma anche la memoria della Bibbia, dei salmi lo abbia veramente sostenuto e credo abbia rappresentato una presenza incoraggiante anche per gli altri intorno a lui.

Ha saputo che padre Gigi si è fatto un rosario con delle corde…

R. – Sì, siccome era una condizione difficile perché penso che cambiassero luogo per dormire ogni giorno, molto spesso e anche in un ambiente non cristiano, quindi senza nessun appoggio. Forse il rosario è l’unica cosa facile da riuscire a fare anche per non dare nell’occhio in qualche maniera.

Quale sarà la prima cosa che gli dirà non appena lo potrà abbracciare?

R. – Che Dio è grande! Quante persone hanno pregato per lui è incredibile! Da tutte le parti dove conosciuto, ed è molto conosciuto padre Gigi, nella sua diocesi il vescovo da 2 anni ogni mese, il 17, celebra in una chiesa della diocesi una Messa per pregare per lui. Lo scorso settembre, per i due anni dal rapimento, ero in cattedrale a Crema alla fine ci siamo dati appuntamento per il 17 ottobre. Ci siamo detti che speravamo d pregare non per la sua liberazione, ma per esultare e per ringraziare per la sua liberazione e in effetti è così. Sono contentissimo per questo.

Un missionario – l’ha definito lei - piccolo di statura ma di grande generosità. E così?

R. – E’ così perché si è sempre messo vicino specialmente ai più piccoli, a coloro che hanno più bisogno. Penso in Costa d'Avorio ai bambini disabili, a Bomoanga in un posto difficile, vicino ai bambini con la scuola, alle donne con gli orti per guadagnare qualcosa. E’ un generoso intraprendente e organizzatore che sa mobilitare gli altri quindi una generosità intelligente che sa provvedere all’altro.

 

Ultimo aggiornamento 09.10.2020 ore 07.00

 

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08 ottobre 2020, 23:52