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Persone in fila per un pasto a Madrid, in Spagna (Reuters / Susana Vera) Persone in fila per un pasto a Madrid, in Spagna (Reuters / Susana Vera)

Pandemia, 100 milioni di nuovi poveri. Le indicazioni di Caritas Internationalis

La crisi sanitaria globale continua a produrre vittime e ad acompagnarsi ad una grave emergenza sociale ed economica. Una nuova stima della Banca Mondiale parla di 100 milioni di persone cadute in estrema povertà, quasi il doppio rispetto a quanto previsto finora. In questo drammatico contesto, risuonano con forza le parole del Papa, l'invito alla “compassione cristiana”, a non “distogliere lo sguardo dal prossimo”. La riflessione della Caritas internationalis : scenario previsto che richiede decisioni urgenti

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Il virus della povertà. Quante volte in questo tempo di pandemia abbiamo letto e sentito tale espressione. Così come abbiamo registrato i progressi verso la realizzazione di un vaccino contro il Covid-19. Prezioso, necessario. I medici, gli scienziati, il mondo della ricerca è da mesi protagonista di un incessante sforzo per arrivare al traguardo. Viene allora da chiedersi se la classe politica, il mondo del lavoro e ciascuno, individualmente, sia altresì impegnato per ottenere un altro vaccino, quello in grado di vincere l'indifferenza. Come ha affermato più volte il Papa, fin dall'inizio dell'emergenza coronavirus, è dai poveri che non deve essere distolto lo sguardo.

Un vaccino per tutti 

Numerosi gli appelli in questo senso, compreso quello all'ultima udienza generale, mercoledì 19 agosto. Agire ora per cambiare le “strutture sociali malate” e “far crescere un’economia di sviluppo integrale dei poveri e non di assistenzialismo”, ha ammonito Francesco. La risposta alla pandemia dev’essere quindi duplice. Da un lato “è indispensabile trovare la cura per un virus piccolo ma tremendo, che mette in ginocchio il mondo intero”. "Dall’altro - ha proseguito il Papa - dobbiamo curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, della emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli”.

L'allarme della Banca Mondiale 

Lo scorso 12 marzo, nell'omelia a casa Santa Marta, Francesco ha ricordato quella “globalizzazione dell'indifferenza” di cui parlò già nel suo primo viaggio, a Lampedusa, nella primavera del 2013. “Noi viviamo nell’indifferenza: l’indifferenza è questo dramma di essere bene informato ma non sentire la realtà altrui. Questo - affermava a marzo Francesco - è l’abisso: l’abisso dell’indifferenza”. Oggi dunque ogni cristiano ed uomo di buona volontà non può restare indifferente dinanzi ai dati che arrivano dalla Banca mondiale. La crisi del Covid-19 potrebbe aver trascinato 100 milioni di persone nella povertà estrema in tutto il mondo, molto più di quanto stimato in precedenza. L'avvertimento è arrivato in queste ore dal presidente della Banca mondiale, David Malpass, in un'intervista alla France Presse. L'istituzione stima che tante siano ormai le persone cadute in condizioni di estrema povertà, ma "quel numero potrebbe aumentare" se la pandemia dovesse peggiorare o perdurare, ha aggiunto Malpass. Una stima precedente quantificava sui 60 milioni gli individui vittime della povertà estrema. Il peggioramento rende "imperativo" per i creditori ridurre il debito dei Paesi poveri, ha ammonito David Malpass, andando oltre le richieste di proroga della moratoria sul debito decisa lo scorso aprile.

I rimedi urgenti

“Questo scenario l'avevamo previsto fin da marzo, ovvero che le conseguenze a livello economico ed in termini di sicurezza alimentare potessero essere ancor peggiori dell'emergenza sanitaria legata alla pandemia”. Lo afferma, nell'intervista a Vatican News, Marta Petrosillo, direttore delle comunicazioni di Caritas Internationalis:

Ascolta l'intervista a Marta Petrosillo

Quali, dunque, le misure da prendere prima che sia troppo tardi? “Certamente la cancellazione del debito dei Paesi poveri e non solo la sospensione, così come - sottolinea Petrosillo - un cessate il fuoco globale”. Inoltre è importante “rimuovere le sanzioni, che gravano specialmente in Medio Oriente, poi occorre intensificare gli aiuti umanitari e garantire a tutti l'assistenza sanitaria”.

I più vulnerabili

“Siamo davanti ad una grave crisi alimentare, si stima che a fine 2020 potranno essere 121 milioni in più dell'anno scorso le persone che rischiano di morire di fame”, rivela l'esponente di Caritas Internationalis. “Il Santo Padre è stato profetico durante questa pandemia, ci ha guidato ad essere agili e creativi nel sostegno ai poveri, ed un punto essenziale – ricorda – sottolineato da Francesco è che dopo la pandemia il mondo dovrà essere diverso. Il riferimento è alla necessità di guarire l'ingiustizia sociale, non soltanto il Covid-19. Specie pensando ai più poveri”.

Il dramma delle scuole

Tra le conseguenze della pandemia c'è la chiusura delle scuole, le difficoltà di accesso all'istruzione primaria. Un problema di cui si parla ancora troppo poco. “In tutto il mondo i bambini non sono potuti o non possono ancora andare a scuola, precludendo la possibilità, specie nelle realtà più difficili, di costruirsi un futuro migliore”, sottolinea Petrosillo. “La chiusura ha comportato tanti problemi – prosegue -, dall'aumento dell'insicurezza alimentare visto lo stop delle mense, a maggiori rischi di sfruttamento minorile, di abusi sessuali ed abbiamo registrato anche un incremento dei matrimoni infantili”. “Riaprire in sicurezza il prima possibile – conclude – è una priorità assoluta”.  

La logica di Dio 

All'Angelus dello scorso 2 agosto, Papa Francesco è tornato a parlare dell'attenzione verso il prossimo partendo dal definire quella che è la logica di Dio. “La logica del farsi carico dell’altro. La logica di non lavarsene le mani, la logica di non guardare da un’altra parte. La logica di farsi carico dell’altro. Il 'che si arrangino' non entra - ha affermato il Papa - nel vocabolario cristiano. Francesco ha poi parlato della compassione. “Compassione non è un sentimento puramente materiale; la vera compassione è patire con, prendere su di noi i dolori altrui. Forse ci farà bene oggi domandarci: io ho compassione? Quando leggo le notizie delle guerre, della fame, delle pandemie, tante cose, ho compassione di quella gente? Io ho compassione della gente che è vicina a me? Sono capace di patire con loro, o guardo da un’altra parte o dico “che si arrangino”? Non dimenticare questa parola “compassione”, che è - ha concluso il Pontefice - fiducia nell’amore provvidente del Padre e significa coraggiosa condivisione”.

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21 agosto 2020, 13:30