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VNS – KENYA Crisi politica e sociale. Appello vescovi: “Mantenere viva la speranza”

VNS – KENYA Crisi politica e sociale. Appello vescovi: “Mantenere viva la speranza”

(VNS) – 16set21 – Crisi politica, elezioni generali, violenza e insicurezza, pandemia, siccità: sono solo alcuni dei temi cruciali delineati dalla Conferenza episcopale del Kenya (Kccb) in un lungo comunicato del 15 settembre. Le questioni sottolineate dei presuli scattano un’istantanea molto amara del Paese africano che viene comunque esortato a “mantenere viva la speranza” attraverso “la realizzazione della giustizia, della pace e della dignità del popolo di Dio”. In primo luogo, dunque, i presuli denunciano la crisi politica in corso, dovuta alle tensioni tra il presidente, Uhuru Kenyatta, ed il suo vice, William Ruto. Al centro del contendere, le riforme elettorali e costituzionali. I disaccordi delle massime autorità su questo fronte, evidenzia la Kccb, “sono pericolosi per la pace e la tranquillità nel Paese e non possono essere presi alla leggera”.

“Siamo profondamente preoccupati – ribadiscono i presuli – perché se questo aperto dissenso tra il presidente e il vice-presidente viene ripreso dai loro sostenitori, l'effetto domino che si potrebbe generare in tutto il Paese sarebbe terribile anche solo da immaginare". Di qui, l’appello rivolto a Kenyatta e a Ruto affinché "cerchino i modi per riconciliarsi e lavorare insieme per il bene dell'unità della nazione". Un obiettivo per il quale la stessa Kccb offre la sua disponibilità ad “intervenire e mediare un accordo tra i due leader”.

Ai politici in generale, poi, la Chiesa cattolica di Nairobi ricorda di rispettare le normative anti-Covid, evitando i comizi pubblici per “non inviare un messaggio sbagliato ai cittadini”. Chi sfida continuamente le direttive igienico-sanitarie, infatti, commette una grave “imprudenza” ed è “sconcertante che le forze dell’ordine non prendano provvedimenti al riguardo”. “I leader politici – rimarcano i vescovi – devono prendere sul serio la vita della popolazione del Kenya e proteggerla a tutti i costi”. Allo stesso tempo, si ricorda che le chiese e i luoghi di culto “sono sacri e non devono essere usati come arene politiche, perché la Chiesa è al di sopra della politica”. Per questo, i sacerdoti vengono esortati a far sì che i candidati non usino i luoghi di culto per fare campagna elettorale, ma partecipino alle celebrazioni eucaristiche “come qualsiasi altro fedele, senza fare propaganda”.

L’8 agosto del 2022, infatti, il Paese andrà alle urne per le elezioni generali: un appuntamento che i vescovi auspicano si tenga senza alcun rinvio, perché il suo posticipo servirà solo ad “aumentare la tensione politica, l’ansia e i disordini sociali”. Il governo e la Commissione elettorale indipendente, quindi, vengono invitati a “confermare, con autorevolezza, la data delle consultazioni e a garantire il rispetto di tutti i requisiti costituzionali previsti”.

Un paragrafo a parte la Kccb lo dedica alla “Iniziativa “Costruire ponti - Building Bridges Initiative (Bbi)”. Pensato nel 2018 dal presidente Kenyatta, tale progetto prevede di modificare l’attuale sistema presidenziale creando nuove cariche nell’esecutivo: un primo ministro, due vicepremier, un leader dell’opposizione e aumentare da 290 a 360 il numero dei parlamentari. Secondo Kenyatta, questa distribuzione degli incarichi eviterebbe accentramenti di potere pericolosi, ma i suoi oppositori la vedono come una strategia del presidente, che non può candidarsi per un terzo mandato, per restare al potere ricoprendo la carica di primo ministro.

Recentemente, la Corte d’Appello ha bocciato la Bbi, stabilendo che il Capo dello Stato non ha il diritto costituzionale di avviare tale riforma. “Esortiamo tutti i cittadini – affermano quindi i vescovi – a vedere in questa sentenza un enorme passo verso il radicamento del costituzionalismo e dello Stato di diritto nel Paese”. Ai membri del governo, inoltre, viene chiesto di “portare avanti i loro rispettivi ruoli complementari, in conformità con la Costituzione del Kenya".

Quanto alle votazioni dell’agosto del prossimo anno, i vescovi auspicano che esse siano “libere ed eque” e per questo chiedono a gran voce “riforme immediate entro i prossimi tre mesi”, ossia entro dicembre 2021. Al contempo, la Kccb ribadisce che “qualsiasi emendamento costituzionale di vasta portata, specialmente quelli che richiedono un referendum, dovrebbe essere affrontato solo dopo le elezioni generali dell'agosto 2022”.

Lo sguardo dei presuli si allarga, poi, con preoccupazione al clima di “intolleranza politica nel Paese”: "Nessuno, indipendentemente dalla sua posizione o dal suo schieramento politico – si legge nel comunicato - dovrebbe essere autorizzato a minacciare la vita dei cittadini per perseguire le proprie ambizioni". Di qui, l’appello al governo a “garantire la sicurezza all’intera popolazione". Il riferimento, nello specifico, è agli scontri che si registrano nelle comunità di Laikipia, Marsabit e Kerio Valley, dove da tempo famiglie latifondiste si sono appropriate di vasti appezzamenti terrieri rivendicati, invece, dalle popolazioni locali. Queste zone “meritano sicurezza e pace in modo da poter continuare la loro vita quotidiana", dicono i vescovi cattolici in Kenya e aggiungono: "L'ondata di anarchia in queste aree deve essere fermata; ai residenti deve essere garantita la sicurezza e nessuna risorsa dovrebbe essere risparmiata per ripristinare la calma”. Per questo, la Commissione nazionale per la Coesione e l’integrazione è invitata ad “intervenire su tutti i politici che, con i loro discorsi, stanno diffondendo odio etnico e divisioni".

Quanto alla pandemia da Covid-19 che, in Kenya finora ha provocato 245mila casi in totale e quasi 5mila decessi, i presuli esortano i fedeli alla preghiera affinché il Signore vi ponga fine. Un’altra preghiera, altrettanto intensa, viene richiesta per il miglioramento delle condizioni meteorologiche, così da “ridurre la sofferenza provocata dalla siccità nel Paese”. Basti pensare, infatti, che nella sola Contea di Isiolo, nel Kenya settentrionale, il 93 per cento degli abitanti ha la prima fonte d’acqua potabile a più di 5 km di distanza dalla propria casa. Il che comporta malnutrizione, carestia e, soprattutto per i minori, problemi di salute e di sviluppo. La nota episcopale si conclude, infine, con l’appello a “promuovere la pace e la giustizia al fine di preservare l'integrità del nostro Paese e la dignità del nostro popolo".

Vatican News Service – IP

16 settembre 2021, 09:32