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La banda della brigata irlandese che nel giugno del '44 liberò il Vaticano durante la Seconda Guerra mondiale (credit by Imperial War Museums) La banda della brigata irlandese che nel giugno del '44 liberò il Vaticano durante la Seconda Guerra mondiale (credit by Imperial War Museums) 

Quelle cornamuse dopo 80 anni a San Pietro

Era il 12 giugno del 1944 quando gli uomini del Royal Irish Regiment e della 38.ma Brigata di fanteria irlandese furono ricevuti in udienza da Pio XII dopo la liberazione di Roma dai nazifascisti. Oggi in Piazza San Pietro la banda del Corpo ha suonato in ricordo di quella storica giornata

di Fabrizio Peloni

A distanza di 80 anni esatti la banda del Royal Irish Regiment e della 38a Brigata di fanteria irlandese — tra le prime truppe alleate di liberazione entrate a Roma nel 1944 — è tornata in piazza San Pietro e per la seconda volta si è esibita davanti a un Pontefice. Si tratta infatti degli “eredi” dello stesso Reggimento che, guidato dal generale Andrew Scott, il 12 giugno 1944 fu ricevuto da Pio xii nella Sala del Concistoro. In quei primi giorni di giugno di 80 anni fa, dopo la liberazione dell’Urbe dai nazisti, quotidianamente folti gruppi di militari appartenenti a varie nazioni vollero rendere omaggio al Papa (come ricordò «L’Osservatore Romano» del 14 giugno 1944). Tra loro, accompagnati dal caratteristico suono delle “bar-pipes” (le tradizionali cornamuse), i militi della 38a Brigata. In quella circostanza Papa Pacelli, prendendo spunto dalla frase di san Patrizio Ut cristiani, ita et romani sitis (“Come siete cristiani, così siate anche romani”), volle dare rilievo al «perenne contributo di opere dato dagli irlandesi, in tutte le parti del mondo, alla grande causa della propagazione della Fede».

E la magia del suono delle cornamuse anche stamane ha accompagnato varie fasi dell’udienza generale, a partire dall’ingresso di Francesco in piazza, a bordo della papamobile.

Sebbene oggi non siano più in vita i veterani irlandesi della campagna d’Italia, della delegazione presente all’incontro con Papa Bergoglio — accompagnata dall’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Christopher Trott — fanno parte il figlio del generale Scott, il tenente colonnello Mark Scott, e un pensionato il cui zio suonava nella banda che si esibì per Pio xii. Altri nel gruppo avevano parenti che combatterono in Italia. Nel pomeriggio tutti insieme si recheranno presso la basilica di San Silvestro dove verrà celebrata la messa.

Come spesso accade, l’udienza generale del mercoledì è stata dunque punto di partenza ideale per intraprendere sentieri di pace. L’argentino José María del Corral, direttore mondiale di Scholas Occurrentes, ha presentato a Papa Francesco il progetto elaborato nell’incontro del “Foro accademico sociale e lavorativo dell’industria dell’energia” apertosi lunedì scorso a Roma — si conclude oggi pomeriggio — in cui circa 50 tra impresari, sindacalisti e professori universitari hanno dialogato con gli studenti delle “Universidad del sentido” (Università del senso) di ogni parte del mondo, molti collegati anche da zone di guerra.

Uno accanto all’altro, hanno ascoltato le parole del Pontefice e il suo appello di pace il professor Nissim Otmazgin, dell’università ebraica di Gerusalemme, il giovane Ahamd Muna, dell’università palestinese Al-Quds, sempre nella Città santa, e gli altri membri della delegazione del “Rome International Seminar for peace 2024”, di cui fanno parte studenti e docenti universitari appartenenti a diverse religioni, provenienti da Israele, Palestina, Siria, Giordania, Libano, ma anche da Sarajevo e Belgrado. Il seminario, coordinato dal professor Massimo Maria Caneva, è promosso dall’Università Roma Tre in collaborazione con le Nazioni Unite e il ministero degli Esteri italiano. Il docente ha sottolineato come la «preparazione dei giovani sia la garanzia per una vera ed efficace analisi nel trovare le giuste formule per la pace», aggiungendo che «proprio gli studenti sono i primi attori della pace, nonostante alcuni siano in condizioni di forte stress poiché vivono nelle zone di guerra».

Praticare la solidarietà come elemento essenziale alla vita cristiana. Questa, da 25 anni, la fondamentale azione delle oltre 1.200 volontarie dell’associazione nazionale “Donne operate al seno”, attiva in provincia di Vicenza. In piazza San Pietro, una settantina di loro lo hanno testimoniato al Papa. Anna Maria Scalco, presidente del direttivo, ha spiegato come con la diagnosi oncologica inizi «un difficile cammino che spesso disorienta e abbatte la persona, che si percepisce impotente e colpevole, e, nel contempo, ha importanti ricadute su tutto il nucleo familiare». Molte delle volontarie sono donne che hanno «già sperimentato la stessa strada», ha proseguito Scalco, evidenziando come ciò permetta loro di «accompagnare e sostenere nel migliore dei modi la speranza delle donne operate, dei coniugi e dei figli».

Da Torino è giunta una delegazione del Comitato organizzatore delle Universiadi 2025, guidata dal presidente, Alessandro Ciro Sciretti, e accompagnata dal presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio. La cerimonia di apertura è prevista per il 13 gennaio 2025 nel capoluogo piemontese, e per questo motivo «abbiamo chiesto a Papa Francesco di benedire la fiaccola delle prossime Universiadi, che si chiama “la Bernini” perché la struttura ricorda la cupola della cattedrale torinese ove è custodita la Sacra Sindone, realizzata dal celebre architetto», hanno affermato i membri del Comitato.

Sempre in ambito sportivo, preziosa la testimonianza portata dalla Volley Accademy di Piacenza, proprio il 12 giugno, Giornata mondiale contro il lavoro minorile. La società, infatti, non ha finalità agonistiche, ma intende promuovere i sogni e i talenti di ragazze tra i 13 e i 18 anni, mediante la pratica della pallavolo, offrendo loro un percorso di crescita che mette al primo posto la tutela delle atlete stesse — presenti all’udienza generale — e del contesto in cui stanno crescendo. Il progetto si avvale della collaborazione del servizio diocesano di tutela dei minori.

Il 20 giugno prossimo si concluderà l’Anno giubilare ormisdano, indetto nel 1.500° anniversario della morte del santo Papa Ormisda, patrono della città di Frosinone. Per l’occasione stamane circa 400 fedeli della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, guidati dal vescovo Ambrogio Spreafico e dal sindaco della cittadina laziale, Riccardo Mastrangeli, hanno preso parte all’udienza generale.

In vista della festa nazionale in Repubblica Ceca il 5 luglio, in ricordo dell’arrivo dei santi Cirillo e Metodio, apostoli degli Slavi, una delegazione della regione della Moravia meridionale, guidata dal vicepresidente Vladimír Šmerda e accompagnata dall’ambasciatore presso la Santa Sede, Václav Kolaja, ha partecipato all’udienza generale, consegnando al Pontefice una replica della croce — trovata a Mikulčice — risalente al periodo dell’attività dei due santi durante il ix secolo. 

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12 giugno 2024, 16:55