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Donne per strada in India Donne per strada in India  (ANSA)

La Santa Sede: in molti Paesi le donne ancora emarginate, la povertà tra le cause di abusi

L'osservatore permanente Gabriele Caccia, intervenuto a New York ai lavori della Commissione dell'Onu sullo Status delle Donne, ha ribadito la centralità della lotta alla povertà per raggiungere l'obiettivo, ancora lontano, della parità tra donne e uomini: "La povertà provoca mancanza di istruzione, di lavoro, di cure sanitarie, espone le donne a violenze, abusi, maternità a rischio e impedisce lo sviluppo delle loro potenzialità"

Adriana Masotti - Città del Vaticano

"La povertà può causare e aggravare una serie di problemi sociali che colpiscono donne e ragazze", per questo è necessario sradicare la povertà se si vuol raggiungere nel mondo l'uguaglianza tra donne e uomini e il loro pari accesso ai diritti e alle opportunità. Questa la riflessione al cuore dell'intervento che l'osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, monsignor Gabriele Caccia, ha tenuto ieri a New York nel corso della 68.ma sessione della Commissione sullo Status delle Donne sul tema: "Accelerare il raggiungimento dell'uguaglianza di genere e l'empowerment di tutte le donne e le ragazze affrontando la povertà e rafforzando le istituzioni e i finanziamenti con una prospettiva di genere".

La negazione dei diritti alle donne

La dichiarazione dell'arcivescovo parte dalla costatazione della realtà che, nonostante gli impegni presi da tutti gli Stati nei confronti dei diritti delle donne, si presenta ancora profondamente lontana dal raggiungimento dell'obiettivo. "In molti Paesi, le donne sono considerate cittadini di seconda classe", afferma Caccia citando le parole di Papa Francesco nel discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, pronunciato il 9 gennaio 2023. In un contesto in cui a molte donne è ancora negato il diritto allo studio, al lavoro, all'assistenza e perfino al cibo, afferma l'osservatore vaticano, "la mia delegazione deve rilevare la sua profonda preoccupazione per il fatto che una donna su dieci vive in condizioni di estrema povertà e che non siamo sulla buona strada per raggiungere l'SDG 1". Porre fine ad ogni forma di povertà entro il 2030 è infatti l'obiettivo numero uno dell'Agenda per lo Sviluppo adottata dall'ONU. 

Le conseguenze della povertà 

Molte le forme di povertà e privazione che colpiscono in particolare le donne impedendo loro di "raggiungere il proprio potenziale": l'alloggio inadeguato, la cattiva alimentazione, la mancanza di strutture igienico-sanitarie adeguate "rappresentano rischi unici", così come la malnutrizione che "può avere effetti a lungo termine sulla salute delle donne e delle bambine, anche per quanto riguarda la futura maternità, oltre ad avere un impatto negativo sull'apprendimento". 

I rischi della mancanza di istruzione 

Gravi pure le conseguenze che derivano poi dall'assenza di istruzione. Monsignor Caccia ne elenca alcune: "Senza un'istruzione, le ragazze e le donne rimangono intrappolate nell'ignoranza e nella povertà. Le ragazze non scolarizzate sono anche più esposte al rischio di abusi sessuali e matrimoni infantili. "È essenziale - prosegue l'arcivescovo - promuovere l'importanza dell'istruzione sia per le ragazze che per i ragazzi e coinvolgere ed educare le famiglie e le comunità sui danni del lavoro minorile e del matrimonio infantile. Queste pratiche perdureranno finché le privazioni porteranno a scelte disperate".

L'aborto, spesso una scelta non libera

Un capitolo importante è anche quello del non accesso delle donne all'assistenza sanitaria con conseguenze sulla loro salute e sulla loro maternità. Il delegato vaticano sottolinea: "Un'area di profonda preoccupazione per la mia delegazione è la mancanza di progressi nella riduzione della mortalità materna dal 2015, con 800 donne che ancora muoiono ogni giorno per complicazioni legate alla gravidanza e al parto". A fronte dello scarso accesso alle cure, Caccia denuncia al contrario "la crescente pressione nelle sedi internazionali per promuovere la cosiddetta salute sessuale e riproduttiva e i diritti riproduttivi". L'interruzione della gravidanza, precisa, spesso per le donne è una scelta determinata dalla "mancanza di sostegno economico e sociale" e "questa non è vera libertà e uguaglianza". No dunque alla banalizzazione dell'aborto che "spesso rivela una mancanza di volontà e di impegno per proteggere e preservare veramente le donne" dallo sfruttamento, dalla violenza e dalla povertà.

Il sostegno della Santa Sede

L'intervento dell'osservatore permanente vaticano si chiude ricordando che al centro della Dichiarazione e della Piattaforma d'azione di Pechino adottata nel 1995 al termine della quarta Conferenza mondiale sulle donne, c'è proprio l'impegno al superamento della povertà e al progresso nei settori dell'istruzione e del lavoro femminile. A quasi trent'anni da allora, afferma, "la Santa Sede rinnova il suo sostegno a questi temi, che rimangono centrali per raggiungere l'uguaglianza per le donne e le ragazze".

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19 marzo 2024, 14:13