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L'Aula Magna della Pontificia Università Lateranense, L'Aula Magna della Pontificia Università Lateranense,  (Vatican Media)

Pontificia Università Lateranense, nuove strade per la teologia

Nell'Ateneo un convegno sull’annuncio del Vangelo nel presente della storia

L'Osservatore Romano

In un’epoca di importanti trasformazioni della società, nonché dei valori e delle narrazioni in essa tramandati, la teologia è chiamata ad essere una voce di saggezza nel nostro mondo, grazie all’universalità, la ricca tradizione e la fede della Chiesa cattolica. Lo ha sottolineato il teologo austriaco Kurt Appel in occasione del convegno dal titolo “L’annuncio del Vangelo nel presente della storia. Il contributo della teologia lateranense alla nuova evangelizzazione” che si è svolto oggi presso la Pontificia Università Lateranense a Roma. La giornata di studio, promossa dalla Facoltà di teologia, è stata anche l’occasione per celebrare la conclusione dell’anniversario per i 250 anni dalla fondazione dell’Ateneo.

Nel suo intervento, Appel — che insegna teologia fondamentale e filosofia di religione presso l’Università di Vienna — ha affermato che la teologia deve essere presente laddove si formano nuove narrazioni di gioia, inclusione, speranza, libertà, creatività, apertura, verità dell’amore e dell’amicizia, ma anche laddove le paure e le sfide vengono prese sul serio. Questo ha un prezzo, spiega il docente, che non è solo il coraggio generale di cambiare, ma anche la rinuncia all’apparente sicurezza del mondo dei seminari e del controllo di tutto e tutti.

Nella sua prolusione, intitolata la “Scienza della gioia”, Kurt Appel descrive quelle che ritiene essere le “ricchezze” e le “povertà” della teologia contemporanea. Da un lato, quindi, troviamo la Bibbia e la sua ricchezza di saggezza, il tesoro delle pratiche liturgiche, l’arte cristiana, la vita dei santi, la rete delle comunità cattoliche, nonché le migliaia di sacerdoti e laici che hanno dedicato la loro vita al servizio della teologia. Dall’altro lato, deplora il teologo, la maggior parte dei documenti ufficiali della Chiesa trasmette «poca gioia, ma ancor più noia, a volte persino stupore». Difficilmente chi non è nella cerchia più intima della Chiesa cercherà nella teologia una risposta ai suoi timori e incertezze. Ecco perché Appel ritiene necessaria «una nuova strutturazione della teologia».

Tra gli altri relatori del convegno — aperto con il saluto istituzionale del Rettore Magnifico, l’arcivescovo Alfonso V. Amarante, e l’intervento del Pro-Rettore, monsignor Riccardo Ferri — era presente anche il teologo e saggista Brunetto Salvarani con la prolusione dal titolo: “Siamo gli ultimi cristiani? Alla fine di un mondo”. Nella seconda parte del suo testo, dedicata al tema del “Pensare oggi la Chiesa di domani”, Salvarini afferma che le analisi attuali della situazione ecclesiale nel mondo «concordano su un dato chiave: stare fermi non è più possibile, pena il progressivo affondamento della barca della Chiesa, mentre occorrerebbero altri modelli e sguardi inediti». La questione, sottolinea il teologo, «non è la Chiesa di oggi, o la Chiesa del passato, ma la Chiesa che verrà». Se negli ultimi anni — prosegue il docente di teologia della missione e del dialogo presso la Facoltà teologica dell’Emilia Romagna — ci si riferisce sempre più di frequente alla crisi della Chiesa nel suo complesso, di solito limitandosi a leggerla in chiave funzionale, sociologica o antropologica, «essa presenta una connotazione fortemente teologica». Secondo Salvarini «è certo necessario un processo di riforme a più livelli, ma non è più sufficiente, alla luce di una questione ancor più radicale: quella della plausibilità della fede cristiana nell’ambito di una società post-moderna».

Ad intervenire durante il convegno c’era anche la pastora battista Elizabeth E. Green. Nella sua prolusione — il cui titolo, “Va’ dai miei fratelli e di’ loro: donne e nuova evangelizzazione”, si riferisce alle parole rivolte la mattina della Pasqua da Gesù risorto a Maria Maddalena — la teologa britannica si è soffermata in particolare sulla questione dell’identità dell’«apostola come anello di congiunzione tra kerygma e kairos». La svalutazione di Maria Maddalena nei secoli, deplora la pastora, dovuta al mito cresciuto intorno alla sua figura, mediante una lettura erronea del materiale evangelico, ha reso insignificante il suo ruolo nella Chiesa. Una svalutazione, precisa Green, «non dissimile a ciò che succede tuttora alle teologhe e al loro lavoro». «Per dare il proprio contributo alla nuova evangelizzazione — ritiene — è imperativo che gli studi teologici rimedino all’oblio al quale la teologia delle donne è stata consegnata. Che non venga più considerata un vaneggiare non degna dell’attenzione dei fratelli». Se le riflessioni teologiche che da sessant’anni le donne offrono alle chiese saranno ascoltate, conclude la teologa, sarà possibile «tessere insieme kerygma e kairòs. In questo modo annunceremo, insieme a Maria Maddalena, un Vangelo che non generi scarto ma che facendo nuovo tutte le cose, renda il mondo una comunità di fratelli e sorelle che vive in armonia con tutte le creature».

Al convegno hanno partecipato nel pomeriggio anche Angelo Lameri, Giuseppe Lorizio, Giuseppina De Simone, della Facoltà di teologia della Pul, nonché Leonardo Paris e Pierluigi Valenza, della Sapienza Università di Roma.

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29 novembre 2023, 17:00