Cerca

San Pietro San Pietro 

Apsa, nella trasparenza al servizio della missione della Chiesa

Il bilancio 2022 dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. L'organismo ha contribuito a coprire il fabbisogno della Curia romana per oltre 32 milioni di euro. Galantino: "La trasparenza di numeri, risultati conseguiti e procedure definite è uno degli strumenti per allontanare infondati sospetti riguardanti l’entità del patrimonio della Chiesa, la sua amministrazione o il pagamento di imposte e altri tributi"

di Nicola Gori

Nel 2022 l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa) ha contribuito alla copertura del fabbisogno della Curia Romana per 32,27 milioni di euro. È il dato di spicco che emerge dalla pubblicazione — giovedì 10 agosto — del bilancio dell’organismo vaticano relativo al 2022. Il risultato economico dell’Apsa è stato, quindi, di pareggio in quanto il contributo corrisposto alla Curia Romana, secondo disposizioni condivise con la Segreteria per l’economia, è stato pari all’utile conseguito.

Le pagine presentate e i numeri in esse contenuti — scrive l’arcivescovo presidente dell’Apsa, Nunzio Galantino, nella lettera che accompagna il bilancio — raccontano di «un’amministrazione che, come tutti, ha dovuto e continua a fare i conti con gli effetti della crisi pandemica e dall’incertezza derivante dai conflitti in atto». Tuttavia, si tratta di pagine che «nutrono un’ambizione: fare chiarezza in un ambito, quello dell’amministrazione e della gestione, che vive di competenze, di lealtà e di trasparenza; ma anche  di fiducia, come affermava il grande economista Antonio Genovesi, già nel Settecento».

Altro elemento che risalta dalla lettura del bilancio è la cifra versata dall’Apsa in forma diretta ed indiretta di imposte derivanti dalla gestione e possesso degli immobili sul territorio italiano. Per l’anno d’imposta 2022 ha versato 6,05 milioni di euro per Imu e 2,91 milioni di euro per Ires. Di cui, per la sola Apsa, 4,65 milioni per Imu e 2,01 milioni per Ires.

 

 

A questo proposito, l’arcivescovo Galantino spiega che «la trasparenza di numeri, risultati conseguiti e procedure definite è uno degli strumenti che abbiamo a disposizione per allontanare, almeno in chi è libero da preconcetti, infondati sospetti riguardanti l’entità del patrimonio della Chiesa, la sua amministrazione o l’adempimento dei doveri di giustizia, come pagamento di imposte dovute e di altri tributi».

D’altra parte, osserva l’arcivescovo, «a poco più di un anno dalla pubblicazione della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, risulta sempre più chiara la natura e i compiti assegnati da Papa Francesco all’Apsa».  Ma «è evidente anche la parte di responsabilità che su di essa incombe». Infatti, attraverso «procedure comprensibili, efficaci e trasparenti, l’Apsa è chiamata a contribuire alla missione evangelizzatrice della Chiesa».  In questo senso, evidenzia il presidente, «siamo ormai tutti convinti, a questo proposito, che la reputazione della Chiesa nella gestione di quanto le viene affidato dalla generosità dei fedeli è prerequisito per la credibilità del suo annunzio». Ecco, allora, «uno dei motivi che giustificano la pubblicazione, per il terzo anno consecutivo, del bilancio».

«Con la collaborazione e la professionalità dell’intera comunità Apsa — fa presente l’arcivescovo — prosegue il cammino per il raggiungimento degli obiettivi declinati all’interno del piano di sviluppo triennale, che viene continuamente aggiornato e sottoposto agli organi di controllo della Santa Sede. L’obiettivo di tutto è il sostegno economico alla missione del Papa e delle strutture che, con lui, condividono il compito della evangelizzazione».

 

 

Proprio in questa ottica di trasparenza, il bilancio offre una panoramica sui risultati conseguiti e sulle difficoltà economiche affrontate. In particolare, sotto il profilo economico l’esercizio 2022, a seguito del periodo pandemico da Covid-19, è stato caratterizzato anche dalle «conseguenze negative finanziarie ed economiche» derivanti dal conflitto in Ucraina. Inoltre, come già «si intuiva dai primi mesi, si sono verificati fenomeni di spinta inflattiva e di notevole rialzo dei costi per l’energia che hanno avuto ripercussioni negative sui risultati gestionali delle varie aree di attività dell’Apsa».

Sul fronte delle luci, i numeri del risultato della gestione del patrimonio immobiliare indicano un incremento di 32 milioni rispetto al 2021.

D’altra parte, si deve ricordare che l’Apsa è chiamata ad amministrare beni mobili e immobili della Santa Sede secondo alcune finalità. In primo luogo, l’obiettivo non è il profitto, ma la conservazione e il consolidamento del patrimonio ricevuto in dote attraverso il ricorso a quelli che Papa Francesco ha definito «investimenti da vedove». È un’espressione popolare che evidenzia i criteri con i quali, ancora oggi, opera l’Ufficio investimenti dell’Apsa, cioè non perseguendo finalità speculative bensì a «contenuto tasso e a comprovato impatto sociale». In questo particolare periodo, con segnali di ripresa delle normali attività, l’Apsa è chiamata a svolgere un’amministrazione credibile e affidabile, basata sui processi di razionalizzazione, trasparenza e professionalità richiesti dal Papa.

Per quanto riguarda la gestione mobiliare, la politica degli investimenti dell’Apsa, secondo criteri di prudenza e mai speculativa, ha continuato ad essere caratterizzata «da un corretto bilanciamento tra rischio e redditività di medio-lungo periodo prediligendo una prudente asset allocation». Nel 2022, nonostante una congiuntura incerta, si è ritenuta «maggiormente congrua una allocazione strategica conservativa del portafoglio, caratterizzata da una contenuta esposizione azionaria (di circa il 25%, inclusa la componente degli alternative assets)». Ma anche «una ridotta scadenza media del comparto obbligazionario di circa 4/5 anni e da un elevato livello di liquidità precauzionale», sia per far fronte ai futuri e incerti impegni finanziari della Santa Sede che «ai cambiamenti di governance, legati anche alla nuova Costituzione Apostolica».

In particolare, il risultato della gestione mobiliare è stato di -6,7 milioni di euro, rispetto a quello positivo realizzato nel 2021 di 19,85. Ciò ha portato a una differenza di -26,55 milioni di euro rispetto al 2021. Così come sono cresciuti i costi di gestione da 10 a 13 milioni di euro. Date le elevate valutazioni dei mercati, una crescita economica fragile, un forte calo degli utili aziendali e una spirale inflattiva, l’Apsa ha preferito «mantenere un posizionamento di portafoglio sostanzialmente inalterato rispetto al 2021, pur sempre adottando una costante e attenta politica di controllo dei rischi». Gli investimenti in asset alternativi sono stati ancora mantenuti in stand-by, nella misura che potessero avere delle ricadute sulla gestione della liquidità.

Gli investimenti finanziari gestiti dall’Apsa ammontano al 31 dicembre 2022 a circa 1,777 milioni di euro, e comprendono sia la gestione della proprietà che la gestione di terzi (Enti della Santa Sede o ad essa collegati). L’Apsa gestisce anche altre attività, nelle quali sono ricompresi i costi relativi al funzionamento dell’intera struttura, tra cui la Peregrinatio ad Petri Sedem.  Nella relazione allegata al bilancio si fa riferimento al piano triennale promosso per ottimizzare i risultati e migliorare i metodi di lavoro. In particolare, una volta raggiunti gli obiettivi, si calcola un beneficio di 55,4 milioni di euro. Ciò anche implementando il programma “Sfitti a rendere” per ottenere la progressiva diminuzione delle unità immobiliari sfitte. Nei due maxilotti in cui si divide il progetto, si sono già ristrutturati 79 immobili che sono già in fase di commercializzazione. Per il secondo lotto, di 61 unità è già partita la fase di ristrutturazione. 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

11 agosto 2023, 11:00