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Un immagine del processo in corso in Vaticano per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato Un immagine del processo in corso in Vaticano per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato 

Processo vaticano, prosegue la dettagliata ricostruzione del promotore

In oltre cinque ore si è consumata la sessantaquattresima udienza del processo sui fatti di Londra. Il cardinale Angelo Becciu ha voluto rispondere nuovamente alle accuse, nonostante la requisitoria del promotore di giustizia, Alessandro Diddi, non sia ancora conclusa

Barbara Castelli – Città del Vaticano

La risoluzione del fondo Athena di Raffaele Mincione e la comparsa della società lussemburghese Gutt Sa, riconducibile al broker Gianluigi Torzi, sullo sfondo dei capi di imputazione di truffa, peculato ed estorsione. Su questa piattaforma, il promotore di giustizia, Alessandro Diddi, ha sviluppato la terza giornata della sua requisitoria. La sessantaquattresima udienza del processo sugli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra ha visto, inoltre, nuove dichiarazioni spontanee fatte dal cardinale Angelo Becciu, così come pure il punto sui prossimi appuntamenti del procedimento. Nell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani, oltre al porporato, erano presenti gli imputati Fabrizio Tirabassi ed Enrico Crasso.

Le trattative per la cessione del palazzo

In un valzer serrato di date, chat, mail e incontri, Alessandro Diddi ha ricostruito, secondo quanto emerso dalle indagini condotte, le circostanze che hanno portato all’uscita di Raffaele Mincione dalla vicenda del palazzo di Sloane Avenue, per 40 milioni di euro. Il promotore ha parlato di una vera e propria “squadra”, composta da Giuseppe Milanese, Fabrizio Tirabassi, iconicamente identificati come “Cip e Ciop”; Enrico Crasso, Renato Giovannini, Manuele Intendente, Nicola Squillace, capace di “opere d’arte di falsificazione”, e Gianluigi Torzi, che grazie alla sua “furbizia” riuscì a tenere in mano le “carte del gioco”. In oltre cinque ore, è stata messa a fuco “la pagliacciata del viaggio a Londra” e delle “trattative febbrili” del novembre 2018, quando, in realtà, “tutto era già stato concepito”, con il Framework Agreement e lo Share Purchase Agreement. Eventi che non fecero altro che peggiorare la situazione della Segreteria di Stato, che continuò a non detenere la gestione dell’immobile, finito nelle mani del broker molisano grazie alle mille azioni con diritto di voto. Anche quest’ultimo, alla fine, cercò di “fare cassa” per lasciare l’orizzonte d’interesse della Santa Sede, con 15 milioni di euro. Definite, inoltre, le responsabilità e omissioni di mons. Mauro Carlino e dei “pubblici ufficiali” di quella che era l’AIF (Autorità di informazione finanziaria), responsabili soprattutto di abuso d’ufficio.

Il cardinale Becciu difende ancora il suo operato

In apertura di udienza, il cardinale Angelo Becciu è voluto ancora una volta intervenire, con alcune dichiarazioni spontanee, per difendersi dalle accuse nuovamente formulate in questi giorni. “Io per la Santa Sede ho donato la mia vita – ha detto, criticando il modo in cui certi fatti sono stati utilizzati “in modo suggestivo”, pur essendo “lontani dalla realtà” – e ho cercato di difenderla sempre”. Rispetto ai 50 milioni di euro che l’Istituto per le opere di religione “donava al Santo Padre per le necessità della Sede Apostolica”, considerata invece come una “riserva nascosta” della Segreteria di Stato, il porporato ne ha chiarito l’utilizzo. Tra i 18 e i 23 milioni, ha detto, venivano dati alla Radio Vaticana; 8 milioni andavano a L’Osservatore Romano e tra i 27 e i 33 milioni alle nunziature nel mondo. Rispetto, infine, ai controlli della Segreteria per l’economia e agli “screzi” avuti con il cardinale George Pell, il già Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato ha precisato che non ha mai avuto “nulla da nascondere”, che non c’erano “magagne” da scoprire: lui espresse solo perplessità rispetto all’aumento dei costi legati alle riforme intraprese. In particolare, si è riferito agli stipendi lievitati in modo innaturale rispetto alla prassi, tanto da arrivare a corrispondere 25 mila euro mensili al segretario generale della Spe e 12 mila alla segretaria personale del cardinale australiano.

Le prossime udienze del processo

Aprendo l’incontro odierno, il presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Pignatone, ha fatto il punto rispetto alle prossime tappe di questo lungo cammino del procedimento penale Protocollo 45/19. Conclusa la requisitoria del promotore di giustizia, entro i previsti tre appuntamenti della prossima settimana (24, 25 e 26 luglio), ci sarà la consueta pausa estiva. Quindi, a settembre, inizieranno a pronunciarsi le parti civili: il 27 pomeriggio sarà il turno degli avvocati che tutelano gli interessi dell’Istituto per le opere di religione (IOR); il 28 per la Segreteria di Stato; e il 29 per l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (APSA); mentre l’Autorità di supervisione e informazione finanziaria (ASIF) presenterà il deposito delle conclusioni. Da ottobre, gli avvocati delle difese divideranno le giornate del 5, 6, 19, 20, 26 e 27. Così come pure il pomeriggio dell’8 novembre, il 9 e il 10; fino ad arrivare alle ultime tre udienze previste: il pomeriggio del 4 dicembre, il 5 e il 6.

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20 luglio 2023, 19:00