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Giubileo dell’abbazia di Montevergine. Parolin: il Papa vicino a chi soffre per il lavoro

Il segretario di Stato vaticano ha celebrato la Messa di Pentecoste del santuario della Madonna Bruna, sulla montagna che sovrasta Avellino, e aperto le celebrazioni per i 900 anni di fondazione dell’abbazia benedettina. Ha portato l’affetto e la preghiera di Francesco per chi è preoccupato per la mancanza o precarietà nell’occupazione e invitato a lavorare uniti per irradiare “il messaggio della speranza cristiana”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Inviato dal Papa per portare la sua vicinanza “con l’affetto e con la preghiera” agli abitanti dell’Irpinia e della Campania preoccupati per la mancanza o la precarietà del lavoro e per invitare a continuare a “lavorare uniti, religiosi e religiose, uomini e donne di fede” perché il Santuario della Madonna Bruna di Montevergine, “gloria della vostra terra, fiorisca sempre più, irradiando sul vostro territorio e sul mondo intero il messaggio della speranza cristiana”. Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha spiegato ieri, salendo con la funicolare al santuario e all’abbazia benedettina nell’avellinese, la sua presenza all’apertura dell’Anna Giubilare Verginiano, che fino alla Pentecoste del 2024 celebrerà i 900 anni dalla fondazione dell’abbazia.

Abbazia fondata nel 1124 da san Guglielmo da Vercelli

Sulla montagna che sovrasta la città di Avellino, dove la magnifica icona mariana donata dalla famiglia reale Angioina di Napoli ai benedettini, e venerata come Mamma Schiavona, il segretario di Stato è stato accolto dall’abate Riccardo Luca Guariglia, che è salito con lui in funicolare, successore di san Guglielmo da Vercelli, che fondò l’abbazia nella Pentecoste del 1124. Parolin era accompagnato, nella missione pontificia, dall’abate Mauro Meacci di Subiaco e da quello di Monte Oliveto Diego Gualtiero Rosa. Nel chiostro grande dell’abbazia ha ricevuto dal sindaco di Mercogliano, le chiavi della città e l’attestazione della cittadinanza onoraria, che lo legano ora ancora di più, ha detto, “da vincoli di affetto al santuario e alla sua abbazia” già visitati nel settembre del 2021.

Il cardinale Pietro Parolin in preghiera davanti all'icona della Madonna Bruna di Montevergine
Il cardinale Pietro Parolin in preghiera davanti all'icona della Madonna Bruna di Montevergine

La devozione per Mamma Schiavona “che tutto concede e perdona”

Il cardinale ha sottolineato poi la sua devozione e quella dei campani alla Madonna Bruna, “la nostra Mamma Schiavona, colei che tutto concede e tutto perdona”, venerata in questo santuario, dove per qualche tempo, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu anche custodita la Sacra Sindone, per salvarla dai bombardamenti. Ha salutato i ministri dell’Interno Matteo Piantedosi, irpino d’origine, quello della Cultura Gennaro Sangiuliano e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, ma anche gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede dei Paesi che hanno accolto migranti campani e del Meridione d’Italia. Che in questi Paesi hanno voluto realizzare chiese, cappelle ed edicole dedicate alla Madonna di Montevergine.

“La Chiesa sempre accanto a chi è nell’angustia”

Riferendosi ai problemi del presente per molti irpini, legati alle difficoltà occupazionali, Parolin ha detto di confidare “che i responsabili sappiano trovare le soluzioni adatte per ovviare ad una situazione che tanto ci preoccupa tutti”. Assicurando, con Papa Francesco, l’attenzione della Chiesa, “la quale è sempre accanto a chi è nell’angustia, per incoraggiare nel presente e sostenere la speranza in un futuro più sereno”.

Il chiostro grande dell'Abbazia di Montevergine durante la cerimonia di accoglienza del cardinale Parolin
Il chiostro grande dell'Abbazia di Montevergine durante la cerimonia di accoglienza del cardinale Parolin

L’ omelia della Messa di Pentecoste

Di seguito il segretario di Stato vaticano ha presieduto la Messa di Pentecoste e apertura dell’Anno Verginiano, definendo nell’omelia il santuario mariano un “autentico polo spirituale”. Ha chiesto a tutti di impegnarsi, in questo anno giubilare ad invocare Maria “ogni giorno, per le necessità della Chiesa e del mondo intero”, chiedendo la sua intercessione presso il Figlio come a Cana di Galilea. Questa intercessione ha sottolineato Parolin “prepara la grande intercessione della Chiesa, quella per la quale siamo chiamati a pregare gli uni per gli altri, quella per la quale i Santi diventano per noi la sicurezza della fiducia”. Intorno a noi, ha ricordato infatti, c’è “una società che ha bisogno più che mai della luce del Vangelo. C’è un mondo che cerca la pace. Ci sono tante sofferenze che chiedono aiuto. C’è tanta attesa di giustizia e di carità!”

La promessa di Gesù: “Voi sarete battezzati in Spirito Santo”

Parlando poi della Solennità di Pentecoste, il cardinale ha ricordato che Gesù, salendo al cielo, aveva ordinato ai discepoli di attendere a Gerusalemme l’adempimento della promessa del Padre. “voi sarete battezzati in Spirito Santo”. Solo lo Spirito, infatti, permetterà loro di continuare la missione di Cristo, immettendo nella storia “la volontà di Dio, di dare alla propria esperienza la forma dell’amore e della santità di Dio”. E la comunità dei discepoli prepara il cuore per accogliere lo Spirito “nello stare insieme concordi, superando la tentazione dell’isolamento, e nella preghiera, superando la tentazione dell’autosufficienza”.

Maria sta in mezzo alla Chiesa, suo modello e bellezza

Non sorprende, allora, ha spiegato Parolin nella sua omelia, “che in questa piccola comunità che si raccoglie nel Cenacolo sia presente Maria”, perché “tutto è iniziato con il suo ‘sì’ perfetto alla chiamata di Dio”. Lei “sa bene come si riceve lo Spirito, perché è proprio per la forza di questo Spirito che la Parola di Dio si è fatta carne in lei”. Ai discepoli, alla prima Chiesa, chiarisce il porporato, “viene chiesto ora qualcosa di simile a ciò che Maria ha già fatto: l’ascolto della Parola, la fiducia nella potenza di Dio, l’obbedienza con la propria vita”. Con Maria, in mezzo a loro, “impareranno a pregare nel modo giusto e il loro cuore diventerà accogliente, ricco di desiderio e di speranza”. Per questo il Concilio Vaticano II, nella Lumen gentium, “ricorda con insistenza che Maria è modello della Chiesa. La Chiesa guarda a lei per comprendere se stessa e la sua vocazione, per vivere la fede e la perseveranza. Anzi, Maria sta essa stessa in mezzo alla Chiesa; con lei la Chiesa prega, ama e impara a obbedire come serva umile del Signore”. La sua bellezza, riflesso della bellezza di Dio, “risplende nella Chiesa, quella bellezza per cui Cristo ha donato sé stesso rendendola gloriosa, senza macchia né ruga, o alcunché di simile, ma santa e immacolata: questa bellezza è in Maria e nella Chiesa”.

Verginità è esistere per Dio, non per potenza mondana

Maria inoltre, ha chiarito ancora Parolin, “ci aiuta ad accettare con semplicità quello che siamo e a mettere tutto noi stessi – temperamento, capacità, passato, sogni… – nelle mani di Dio perché la sua salvezza si compia in noi e, attraverso di noi, in tutti”. Infine, “anche per la Chiesa vale il discorso della verginità, cioè il lasciare che sia Dio ad operare l’incarnazione in lei. Non è, infatti, attraverso la potenza mondana che la Chiesa può diventare madre e incarnare la Parola, ma attraverso la verginità, cioè attraverso l’esistere per Dio, consegnando a Dio tutta la propria speranza, il proprio tempo e il proprio futuro. La verginità è condizione perché la Chiesa diventi feconda della Parola di Dio e del compimento delle promesse del Signore”.

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29 maggio 2023, 17:24