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Il palazzo del vicariato a Roma Il palazzo del vicariato a Roma  (Dnalor 01)

La Diocesi di Roma si prepara alla Quaresima con cinque incontri su Leopardi

Al via oggi pomeriggio nella Basilica di San Giovanni in Laterano l'iniziativa "Ed io che sono?", dedicata alla lettura di brani del poeta italiano e alle riflessioni sul senso della vita e della morte. Un itinerario non usuale ma non azzardato di preparazione alla Pasqua, spiega il professor Nembrini, che animerà gli incontri

Michele Raviart - Città del Vaticano

Saranno le poesie di Giacomo Leopardi ad accompagnare questo tempo di Quaresima nell’iniziativa proposta dal Vicariato di Roma, al via oggi pomeriggio a San Giovanni in Laterano. Cinque incontri che si pongono l’obiettivo di rispondere alla domanda “Ed io che sono?” che il poeta fa pronunciare al pastore errante dell’Asia nel suo celebre canto notturno.

De Donatis: per un cammino consapevole verso la Pasqua

“Sarà l’occasione per riflettere alla luce di alcune pagine tra le più espressive della nostra letteratura, e vivere più consapevolmente il nostro cammino verso la Pasqua”, è l’auspicio del cardinale vicario Angelo De Donatis, a cui saranno affidate le conclusioni di ogni incontro. Ciascun appuntamento sarà guidato dal professor Franco Nembrini, divulgatore e saggista, dopo un’introduzione a cura di don Fabio Rosini, direttore dell’Ufficio diocesano per le vocazioni. Alcuni brani saranno letti dall’attore Edoardo Coen con l’accompagnamento musicale di Andrea Coen.

Dare un senso alla vita e alla morte

“Leopardi è stato sepolto dalla critica sotto l’etichetta del pessimista per eccellenza, oltre naturalmente ad essere ateo e materialista, quando in realtà era un realista”, spiega a Vatican News Franco Nembrini, spiegando le ragioni di quello che – tra Leopardi e la Quaresima - può sembrare un accostamento inusuale. “La mia tesi - sostiene, Nembrini - è che leggendo le poesie di Leopardi emerge un grido, una domanda, un bisogno che è il bisogno dell’uomo della ricerca di un senso alla vita e alla morte, al dolore e alla felicità”, che “è il bisogno di Dio e dell’infinito. Miglior preparazione di questa all’annuncio della Pasqua non mi è venuta in mente!”

Ascolta l'intervista al professor Franco Nembrini

Il programma degli incontri

Il primo incontro, dal sottotitolo “Tutto è poco e piccino” sarà dedicato alla lettura della lettera “Al conte Carlo Pepoli”. All'appuntamento del’8 marzo, intitolato “Perché di tanto inganni i figli tuoi?” sarà il turno di “A Silvia” e de “Il sabato del villaggio”. “L’infinito” e “Il passero solitario” occuperanno l’appuntamento del 15 marzo “E mi sovvien l’eterno”. Gli ultimi due incontri “Tu, certo, comprendi il perché delle cose” del 22 marzo e “Questo, d’ignoto amante, inno ricevi” del 29 marzo, saranno dedicati rispettivamente al “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” e alla poesia “Alla sua donna”.

Un percorso non usuale nella poesia di Leopardi

Un cammino che parte, quindi, dal punto di vista più negativo della risposta alla domanda “Che sono io?” che caratterizza la poesia di Leopardi, sottolinea ancora Nembrini. Da un primo tentativo di trovare una risposta “nella speranza di bene che lui rileva in sé stesso e nella vita degli uomini”, fino al tradimento di questa speranza che è la morte, “che è la contraddizione più evidente e clamorosa della speranza di eternità che abita nell’uomo”. “Negli ultimi due incontri farò un tentativo un po’ azzardato, soprattutto nell’ultimo”, continua Nembrini,”quando nella lettura della poesia ‘Alla sua donna”, spero di riuscire a far vedere senza forzatura come Leopardi, arrivato al vertice della sua domanda e dell'esigenza di felicità che caratterizza l’uomo, invoca l’incarnazione”. Leopardi afferma infatti che l’unica soluzione per risolvere la contraddizione della morte sarebbe che, se Dio esiste, “accettasse di essere compagno della vita degli uomini portando insieme a loro la sofferenza e il dolore che la caratterizza”. Una richiesta misteriosa, conclude Nembrini, “che lui non sa riconoscere nella vita della Chiesa e non sa riconoscere come già avvenuta 1800 anni prima, ma quando dice: ‘Io desidero che questo infinito se c’è da qualche parte potesse essere compagno di strada’, non è nient’altro che la speranza che avvenga la Pasqua. In questo senso mi sembra un itinerario strano, non usuale, ma neanche così forzato o azzardato”.

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01 marzo 2023, 13:06