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Migranti che attreversano il Rio Grande al confine tra Messico e Stati Uniti Migranti che attreversano il Rio Grande al confine tra Messico e Stati Uniti 

Migranti, le buone pratiche non sono sufficienti per un'accoglienza legale e sicura

Amaya Valcàrcel, ricercatrice della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per lo sviluppo umano, commenta le parole del Papa pronunciate alla canonizzazione di San Giovanni Battista Scalabrini. L'invito del Pontefice è quello della Chiesa universale: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. All'impegno delle Chiese locali spesso non corrisponde quello delle istituzioni

Michele Raviart - Città del Vaticano

Le parole del Papa, domenica scorsa, in occasione della canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini, hanno ribadito l’attenzione che il Pontefice ha da sempre rivolto verso chi fugge da condizioni di guerra e di indigenza. “L’esclusione dei migranti è schifosa, peccaminosa e criminale”, ha detto Francesco, con il Mediterraneo che ormai è diventato “il cimitero più grande del mondo” a causa dei frequenti naufragi di chi cerca di attraversarlo su imbarcazioni spesso di fortuna.  Bisogna anteporre “la fraternità al rifiuto, la solidarietà all’indifferenza”, ha ricordato poi in udienza ai pellegrini giunti a Roma per la canonizzazione.

Ad Amaya Valcàrcel, ricercatrice della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, abbiamo chiesto una riflessione sulle parole del Papa:

Ascolta l'intervista ad Amaya Valcàrcel

Queste parole riflettono tutta la dottrina di Papa Francesco sulle migrazioni che ha ripetuto in questi anni. Ricordiamo i quattro verbi “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Verbi che si fanno carne proprio nella vita di San Giovanni Battista Scalabrini. Una vita che parla di questi quattro verbi. Una vita concreta che la Chiesa vuole celebrare e vuole anche utilizzare per ricordare quanto sono importanti le parole di Matteo, 25 “sono stato straniero e mi avete accolto”. Penso che Papa Francesco non ha altro che ricordare queste parole di Gesù e tutta la dottrina sociale della Chiesa sulle migrazioni. Non è che Papa Francesco dica niente di nuovo con le sue parole e soprattutto con i suoi gesti. Ricordiamo le visite a Lampedusa, la visita a Lesbo o quella ai rifugiati al Centro Astalli di Roma. Sono tutti gesti che parlano di quanto sia importante accogliere e proteggere il rifugiato e la persona migrante. 

 

Lo ha ricordato, Papa Francesco “non dice niente di nuovo” e ha sempre avuto un’attenzione particolare ai migranti. Allora perché c'è l'impressione che le sue parole non vengano ascoltate?

Penso che le parole di Papa Francesco vengano ascoltate, molto ascoltate, dalle Chiese locali. Lui fa sempre riferimento al lavoro concreto delle Chiese locali e un po' per questo ha creato la “Sezione migranti e rifugiati” in Vaticano già da 5 anni, proprio per ascoltarle. Chi non ascolta è chi non ha presente la cultura dell'incontro a cui Papa Francesco fa sempre riferimento e che è un po' la chiave per capire tutta la sua dottrina. Quando uno non ha questo incontro con una persona migrante, con un rifugiato, è difficile capire queste parole. Quando uno si fa carne delle sofferenze di questi fratelli e sorelle invece le capisce bene. Francesco ha detto “vivete e diffondete la cultura dell'incontro, perché rivela la bellezza della diversità”. Un incontro alla pari tra i migranti e le persone del Paese che li accoglie è un'esperienza arricchente che rivela questa bellezza.

Eppure il Mediterraneo, lo ha ricordato il Papa, “è il cimitero più grande del mondo”. L’impressione che si ha è che a livello istituzionale si potrebbe fare molto di più per accogliere i migranti…

C’è una narrativa che dice la migrazione dovrebbe essere ordinata e regolata. Però d'altra parte non ci sono modi per arrivare in modo regolare e legale. Ci sono molte buone pratiche nella Chiesa, che offrono una possibilità ai migranti e ai rifugiati di poter venire in modo legale e regolare. Penso che questo sia un punto importante per evitare le morti in mare o nei deserti. È importante far sì che ci siano modi legali e sicuri di arrivare in un Paese dove si possa chiedere asilo politico. Non è possibile che non si mettano in pratica direttive e leggi che già esistono. Abbiamo l'esempio dell’Ucraina, dove si è implementata la Direttiva di protezione temporale dell'Unione europea. Quindi ci sarebbe già una buona pratica.

Al netto di alcune criticità sembra che l'accoglienza dei profughi che vengono dall'Ucraina sia in un certo qual modo più tollerata e più organizzata. Quali sono i dati e le informazioni che arrivano a voi al Dicastero?

Ci arrivano buone pratiche dalla società civile e dalle famiglie che stanno accogliendo i rifugiati e possiamo essere solo ispirati da questa risposta. Ma i rifugiati e i migranti devono essere accolti tutti, non solo certi migranti e rifugiati. Questa è la risposta della Chiesa universale. Cattolica vuol dire universale e quindi l'accoglienza, la protezione, l’integrazione dei migranti e dei rifugiati deve essere universale.

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12 ottobre 2022, 12:38