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Lavoratori migranti impiegati nella raccolta di pomodori a Rosarno, Reggio Calabria Lavoratori migranti impiegati nella raccolta di pomodori a Rosarno, Reggio Calabria 

Contro lo sfruttamento, le buone pratiche per valorizzare i lavoratori migranti

Pubblichiamo il bollettino mensile della sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale. Il numero di luglio è dedicato alla situazione di sfruttamento lavorativo di cui sono vittime molti immigrati e ai numerosi progetti che organizzazioni cattoliche realizzano in diverse parti del mondo per dare loro dignità

Nonostante la presenza di leggi contro la schiavitù, in diversi Paesi i lavoratori migranti sono vittime di sfruttamento da parte di datori di lavoro e intermediari, quali agenzie di reclutamento e reti di trafficanti. La debolezza economica dei lavoratori migranti, insieme alla proliferazione del lavoro sommerso e irregolare, consente alle organizzazioni criminali e ai datori di lavoro di portare avanti comportamenti illeciti nei loro confronti.

Oggi i criminali usano mezzi ingannevoli per sfruttare e tenere assoggettata la loro forza lavoro. I lavoratori migranti sono sfruttati attraverso tattiche di controllo come l’addebito di commissioni e spese di assunzione spropositate, debiti, minacce di violenza, di arresto o di deportazione, trattenuta dei salari, oltre che la confisca o la distruzione dei documenti. Tale condizione di assoggettamento può portare alla privazione della libertà, al lavoro forzato, a orari di lavoro eccessivi, a salari iniqui, a luoghi e condizioni di lavoro non sicuri.

La pandemia del COVID-19 ha reso coloro che già si trovavano ad alto rischio di sfruttamento ancora più esposti a tale pericolo. Da un lato, la crisi ha amplificato i principali motori della schiavitù moderna, come la povertà e la crisi finanziaria. Dall’altro, i lavoratori migranti, già in una situazione di vulnerabilità, hanno visto ulteriormente limitate le loro già ristrette possibilità di spostamento, sono stati esposti all’isolamento e all’esclusione da servizi sanitari e assistenziali adeguati, subendo inoltre licenziamenti e tagli salariali.

Il presente bollettino auspica che tutti i lavoratori migranti abbiano diritti in quanto lavoratori, a prescindere dal loro status di immigrati. Lacune sostanziali persistono per quanto riguarda le misure sulla tutela dei vulnerabili e sull’arresto dei responsabili. Il bollettino presenta alcune buone pratiche e dichiarazioni che promuovono la protezione dei migranti e l’adozione di norme e misure che potrebbero monitorare le loro condizioni di lavoro, standard e diritti.

Valorizzare, proteggere e promuovere i lavoratori migranti

Fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha posto la tratta di esseri umani al centro del suo Magistero. Citando la Genesi 4:9, nella sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (2013) egli chiede: “Dov’è il tuo fratello schiavo?”. E con dure parole sottolinea: “La domanda è per tutti! Nelle nostre città è impiantato questo crimine mafioso e aberrante, e molti hanno le mani che grondano sangue a causa di una complicità comoda e muta”.

In seguito, nel suo Videomessaggio ai partecipanti al II Forum internazionale sulla schiavitù moderna, Papa Francesco ha affermato: “Non ci è permesso guardare da un’altra parte e dichiarare la nostra ignoranza o innocenza”. Poi, rivolgendosi agli Stati e alle Organizzazioni internazionali, li ha esortati a non fermarsi al punire i responsabili, ma ad affrontare le radici più profonde del problema. “La risposta di base consiste nel creare opportunità per uno sviluppo umano integrale, iniziando con un’educazione di qualità”, ha spiegato. Infine, ha fatto appello alle Chiese, poiché tutti i cristiani sono chiamati a “superare ogni tipo di disuguaglianza, ogni tipo di discriminazione, che sono proprio quelle che rendono possibile che un uomo possa fare schiavo un altro uomo”.

Nel corso di un Incontro di alto livello sulla valutazione del Piano d’Azione Globale delle Nazioni Unite per la Lotta alla Tratta delle Persone, l’arcivescovo Gabriele Caccia, Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha dedicato parole di rilievo riguardo ai progressi compiuti e ai progressi da compiere  in tale ambito. In particolare, egli ha sottolineato che, ogni anno, un maggior numero di trafficanti viene consegnato alla giustizia e “un numero crescente di Paesi ha criminalizzato la tratta, in linea con il Protocollo sulla tratta di persone nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale”. Inoltre, i partenariati rafforzati tra gli Stati e le parti interessate dovrebbero costituire la base per una cooperazione essenziale tra le autorità locali, i governi nazionali e le organizzazioni religiose. A questo proposito, l’arcivescovo Caccia ha sottolineato “il lavoro notevole svolto dalle suore, a livello internazionale, nazionale e locale”.

In occasione della Giornata Internazionale di Preghiera e Sensibilizzazione contro la Tratta di Esseri Umani 2022, Caritas Internationalis ha invitato tutti i suoi membri a impegnarsi nella lotta contro questo crimine e ha esortato i governi a rafforzare i servizi di protezione e sostegno per le vittime stabilendo piani nazionali contro la tratta. Come Papa Francesco ci ha invitato a fare – ha affermato il Segretario generale Aloysius John – dovremmo essere “promotori di un’economia della cura”, che “si prende cura del lavoro, creando opportunità di impiego che non sfruttano i lavoratori attraverso condizioni di lavoro degradanti e orari estenuanti”. Caritas Internationalis ha, altresì, chiesto ai governi di intraprendere azioni concrete per prevenire la tratta di esseri umani e proteggere coloro che sono vittime di questo crimine.

Le buone pratiche degli attori cattolici

Rivolgendosi alla Conferenza Internazionale del Gruppo Santa Marta del maggio 2022, Papa Francesco ha evidenziato “il bisogno essenziale di sostenere, accompagnare e reintegrare le vittime della tratta di esseri umani nelle nostre comunità e di assisterle nel processo di guarigione e di recupero della loro autostima”. Di seguito alcuni esempi della dedizione degli attori cattolici in tale impegno.

La Missione per i lavoratori migranti della Cattedrale di St. John offre assistenza a più di 380.000 lavoratori domestici stranieri a Hong Kong. Molti di loro sono sottopagati, oberati di lavoro, intrappolati nel circolo vizioso del debito e della discriminazione, o sono vittime di abusi fisici e sessuali. I servizi principali della MFMW comprendono l’offerta di informazioni e orientamenti, assistenza legale, messa a disposizione di rifugi e altri tipi di soccorso e assistenza d’emergenza dedicati ai lavoratori domestici stranieri in difficoltà. Inoltre, la Missione offre corsi per aiutare questi ultimi a comprendere ed esercitare i loro diritti e le loro responsabilità, come da contratto, così come corsi su competenze professionali e di vita. Infine, la MFMW sostiene la formazione per gruppi di migranti e aiuta le organizzazioni di migranti ad attuare programmi di welfare e a migliorare l’assistenza e il sostegno reciproci tra i migranti e le loro comunità.

Dotate di conoscenze e capacità di advocacy, suore provenienti da tutto lo Zambia si stanno battendo contro la tratta di esseri umani. Le suore hanno condotto talk show radiofonici e dibattiti, oltre che conferenze stampa, per porre fine al silenzio intorno alle strutture e alle situazioni che perpetuano e sostengono questo crimine. Hanno coinvolto anche il governo, visitando i ministeri, e chiesto a questi di proteggere sia gli Zambiani che tutti coloro che attraversano i confini della nazione per mezzo della tratta. Le suore hanno inoltre preso l’impegno di organizzare seminari di sensibilizzazione nelle loro comunità e istituzioni, fornire consulenza alle vittime salvate e trovare modi per reintegrare le vittime quali membri produttivi della società.

Il Centro Rerum Novarum di Taiwan appartiene alla Compagnia di Gesù e fornisce asilo ai lavoratori migranti sfruttati dai loro datori di lavoro, comprese le lavoratrici che sono state maltrattate e portate allo sfinimento, mentalmente e fisicamente. Il Centro gestisce anche una linea telefonica in diverse lingue e una sessione di formazione domenicale che fornisce ai lavoratori migranti informazioni e assistenza legale, accompagnamento in materia sanitaria, supporto psicologico, contrattazione salariale e altri tipi di servizi professionali, così da aumentare la consapevolezza sulle questioni relative al luogo di lavoro. A seguito del processo di digitalizzazione, i lavoratori migranti di Taipei sono stati dotati di una “carta di assistenza elettronica dei lavoratori migranti della città”, grazie alla quale possono avere accesso a tutte le informazioni relative ai problemi comuni e ai relativi numeri di assistenza.

L’Australian Catholic Anti-Slavery Network (ACAN) aiuta le entità cattoliche a identificare e gestire i rischi della schiavitù moderna nelle loro attività e catene di fornitura. Tra le varie iniziative, la rete ha presentato il “Modern Slavery Risk Management Programme”, un programma che mira a progettare e implementare un processo per identificare e mitigare i rischi operativi della schiavitù moderna. A tal fine, ACAN ha riunito varie entità cattoliche per condividere le risorse e coordinare il processo. L’obiettivo finale è quello di assistere le entità cattoliche e gli alti dirigenti nella preparazione delle dichiarazioni annuali sulla schiavitù moderna, come richiesto dalla legge del Commonwealth sulla schiavitù del 2018. Oltre a ciò, ACAN ha lanciato “Building Links” (creare legami), un moderno programma di sensibilizzazione sulla schiavitù su misura per l’industria delle costruzioni. Gli appaltatori principali sono incoraggiati a scaricare, personalizzare e utilizzare una formazione online per i supervisori in loco, una guida orientativa e dei poster.

Testimonianze e storie

Nel bollettino elettronico della Società Missionaria di San Colombano viene riportata la storia di un pescatore indonesiano di nome Ascuri. Come migliaia di altri poveri lavoratori migranti indonesiani, Ascuri aveva lasciato la moglie e i figli con la speranza di ottenere un impiego su un peschereccio a lunga percorrenza. Lavorando fino a venti ore al giorno in mare aperto, Ascuri è stato abusato fisicamente e verbalmente. Dopo un anno in mare, ha scoperto che tutto il suo stipendio era stato dato alla sua agenzia di collocamento per pagare i costi di trovargli un lavoro e per coprire le spese di cibo e alloggio sul peschereccio. Fortunatamente, è stato indirizzato al Centro di assistenza per migranti della Diocesi cattolica di Hsinchu per chiedere aiuto. Il personale del centro ha fornito a Ascuri consulenza e assistenza legale, oltre ad aiutarlo a trovare un impiego sicuro e un avvocato che lo assistesse nel processo contro il suo trafficante.

Ignatius Ismartono SJ, gesuita di 75 anni, è il direttore di Sahabat Insan (Amicizia e Umanità), un’organizzazione gesuita indonesiana con sede a Giacarta, che si occupa di lavoratori migranti e vittime della tratta di esseri umani. In un’intervista all’Agenzia Fides, egli parla dell’odissea di molti giovani bloccati in una rete criminale di intermediari nazionali e internazionali. “Si comincia col reclutamento grazie alla complicità di qualche funzionario corrotto disposto a falsificarne l’età. Poi si viene spesso mandati all’estero […] Un agente confisca i passaporti fino a che il debito contratto con il mediatore non verrà pagato”. Sahabat Insan è impegnata nella prevenzione della tratta di esseri umani e nell’assistenza alle vittime dello sfruttamento. In questo sforzo, l’associazione cattolica può contare sulla collaborazione delle suore di Talitha Kum presenti sul territorio.

Sr. Annah (Theresa) Nyadombo, sorella carmelitana e coordinatrice di Talitha Kum Zimbabwe, in questa intervista racconta il suo lavoro contro la tratta di esseri umani. Sr. Nyadombo vive il suo impegno come un’opportunità per “prevenire qualsiasi male, abuso, inganno, [e] vane promesse”. In questo lavoro ha soccorso sopravvissute alla tratta che erano andate in Kuwait e, grazie all’aiuto del governo, sono riuscite a tornare, ma bisognose di assistenza e aiuto. Nonostante la mancanza di risorse, la congregazione cattolica zimbabwese lavora con le vittime e i sopravvissuti della tratta, in particolare i migranti, sostenendo l’adozione di leggi giuste e proteggendo le persone. Nel suo messaggio finale, la carmelitana spiega: “Bisogna guarire le vittime attraverso la consulenza, la meditazione e la cura pastorale, l’accompagnamento e la loro valorizzazione. Lo sviluppo delle capacità è importante anche per aiutare le vittime ad essere autosufficienti, sviluppando competenze di vita”.

Scarica qui il bollettino

Per i precedenti numeri di questo bollettino, visitare il sito: migrants-refugees.va/it/bollettino-c-19 
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12 luglio 2022, 12:30