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Un'udienza del processo per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato (foto d'archivio) Un'udienza del processo per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato (foto d'archivio) 

Processo per il Palazzo di Londra, il Tribunale ordina di depositare gli atti mancanti

Terza udienza, questa mattina, nell’aula dei Musei Vaticani. Ordinanza del presidente Pignatone con la quale si obbliga la parziale restituzione degli atti al Promotore di Giustizia limitatamente ad alcuni imputati. Entro il 3 novembre l’accusa dovrà consegnare il materiale mancante, a cominciare dai video interrogatori di monsignor Perlasca, la cui posizione processuale “va chiarita”. Prossima udienza il 17 novembre

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Va avanti, con un’udienza già fissata per il 17 novembre prossimo, il processo nel Tribunale vaticano sulla gestione dei fondi della Santa Sede, dopo che nella seduta di ieri sembrava paventarsi una battuta d’arresto o, meglio - usando le parole degli avvocati sia di accusa che difesa – un “azzeramento” dell’intero procedimento giudiziario. I difensori dei dieci imputati eccepivano l’“omesso deposito degli atti” da parte dei Promotori di Giustizia e altre “carenze” nella fase istruttoria, come il mancato interrogatorio dei loro assistiti, chiedendo pertanto la “nullità” del decreto di citazione a giudizio. Mentre il promotore aggiunto, Alessandro Diddi, aveva avanzato una richiesta da lui stesso definita “sorprendente” e cioè la “restituzione degli atti” all’Ufficio del Promotore di Giustizia per procedere al “corretto interrogatorio” di alcuni indagati. Giuseppe Pignatone, presidente del Tribunale vaticano, ha preso tempo e rimandato la comunicazione della decisione ad oggi. In una seduta di poco più di venti minuti, nell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani semivuota rispetto alle precedenti udienze, dove tra gli imputati era presente solo il cardinale Becciu, Pignatone ha letto un’ordinanza di nove pagine con la quale ha di fatto accolto, seppur parzialmente, le istanze di entrambe le parti. 

Atti da depositare entro il 3 novembre 

Da una parte, il presidente del Tribunale vaticano ha ordinato la restituzione all’Ufficio del Promotore degli atti, solo per alcuni degli imputati e dei reati loro ascritti. Dall’altra, ha obbligato il Promotore di Giustizia a depositare entro il 3 novembre la documentazione mancante, a cominciare dalle registrazioni audio-video di monsignor Alberto Perlasca, considerato il testimone chiave, del quale peraltro si chiede nel documento di chiarire la posizione all'interno del processo e cioè “se sia imputato in questo o in altri procedimenti e per quali reati, onde poterne apprezzare la veste processuale in vista delle future attività istruttorie”.

Esercizio della difesa

L'accusa dovrà quindi depositare tutto quel materiale che già nella prima udienza (tenutasi il 27 luglio scorso), i giudici avevano chiesto di trasmettere alla Cancelleria fissando il 10 agosto come data entro cui ottemperare alla richiesta. “Non c’è nessun problema”, erano state le testuali parole dei magistrati vaticani riportate nell’ordinanza odierna. Ma il giorno prima della scadenza, i Promotori di giustizia avevano comunicato di non procedere al deposito, spiegando in una nota che il materiale in questione era “suscettibile di successiva divulgazione delle persone che hanno partecipato all’atto” e che sarebbe risultato “irreparabilmente compromesso il diritto alla riservatezza delle persone coinvolte”. Per i legali della difesa il mancato deposito degli atti è un fatto “inaccettabile” che ha “impedito un corretto esercizio della difesa”. Ieri annunciavano con insistenza di volersi opporre fino a quando non fosse stato possibile visionare tale documentazione, considerata la "prova regina".

La decisione dei giudici

Nell’ordinanza di oggi, il collegio giudicante reitera la disposizione di luglio spiegando che “non si comprende come la tutela della privacy possa essere messa a rischio dalla pubblicità, propria della sede dibattimentale, di atti (gli interrogatori) che per la loro natura non sono sottoposti a segreto" o comunque di dichiarazioni "che lo stesso Promotore ha indicato come fonti di prova" per motivare la richiesta di citazione a giudizio degli imputati. Stesse considerazioni anche per intercettazioni o supporti informatici, di cui - si legge nell'ordinanza - le parti hanno diritto di prendere visione presso il luogo dove sono tuttora custodite, i locali dell’Ufficio del Promotore di giustizia, con "riserva" di provvedere su eventuali richieste di copia da depositare in Cancelleria.

Parziale restituzione degli atti 

Allo stesso tempo, il presidente Pignatone ha disposto la parziale restituzione degli atti al Promotore di Giustizia per gli imputati: monsignor Mauro Carlino, per tutti i reati ascritti (estorsione e abuso d’ufficio); Enrico Crasso, limitatamente ad alcuni reati (un'ipotesi di peculato, una di corruzione, cinque di truffa, una di falso e una di riciclaggio); Tommaso Di Ruzza, ex direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria (Aif) per il reato di peculato; il finanziere Raffaele Mincione, l'avvocato Nicola Squillace e Fabrizio Tirabassi, ex dipendente del reparto amministrativo della Segreteria di Stato, per tutti i reati ascritti. Per quanto riguarda, il cardinale Becciu tornano all'Ufficio del Promotore gli atti relativi ai reati di subornazione (il tentativo di far ritrattare Perlasca da quanto dichiarato ai magistrati) e peculato (i versamenti di importi attinti dai fondi della Segreteria di Stato alla Cooperativa Spes Coop Social di Ozieri, in Sardegna, rappresentata legalmente dal fratello Antonino). Restano in piedi quattro ipotesi di peculato e due di abuso d'ufficio. Intoccate invece le posizioni personali della manager sarda Cecilia Marogna (peculato), di René Brülhart, ex presidente dell'Aif (quattro presunti abusi d'ufficio) e del finanziere anglo-molisano Gianluigi Torzi. Per quest'ultimo è stato riconosciuto il legittimo impedimento poiché soggetto a misura cautelare a Londra.

Decisione salomonica

Per i rinvii a giudizio interamente o parzialmente azzerati si dovrà procedere agli interrogatori degli indagati, decidendo poi sulle nuove basi o per un nuovo rinvio a giudizio o per l'archiviazione. L’ordinanza ha accolto il favore di alcuni avvocati della difesa che a margine hanno parlato di una “decisione salomonica”. In particolare, l’avvocato del cardinale Becciu, Fabio Viglione ha dichiarato: “Tutto quello che abbiamo eccepito ha trovato una risposta nel Tribunale che ha modificato anche un po’ il corso del processo”.

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06 ottobre 2021, 12:00