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Gregoriana, 33 diplomati in lotta agli abusi. Zollner: segno dell'impegno della Chiesa

Oggi la cerimonia nell'Ateneo pontificio: gli studenti da domani nei loro Paesi d'origine o in università e istituti per applicare quanto appreso in studi e programmi del Centre for Child Protection. Suor Becquart: "Il clericalismo radice di ogni abuso". Padre Zollner a Vatican News: "L'obiettivo è che bambini, adolescenti e adulti vulnerabili possano sentirsi sempre più sicuri"

Salvatore Cernuzio e Federico Piana - Città del Vaticano

Da domani rientreranno nelle diocesi di appartenenza, alcuni inizieranno a lavorare all’interno di università e Conferenze episcopali, altri in uffici e istituzioni laiche, tutti con lo stesso obiettivo: diffondere le linee guida del “safeguarding”, la protezione dei minori dal male degli abusi, in base a quanto appreso in questi anni di studi al Centre for Child Protection (CCP) della Pontificia Università Gregoriana. Sono 33 gli studenti che oggi concludono il programma di Diploma in Safeguarding e che conseguono l'attestato presso l’Ateneo pontificio. Tra loro, 17 - provenienti perlopiù dall'America Latina - hanno completato il primo Diplomado en Protección de Menores svolto interamente in lingua spagnola e 16 hanno concluso il programma in lingua inglese (presente dal 2015). In totale, rappresentano 26 Paesi tra Africa, Centro e Sud America, Asia ed Europa. Nei prossimi mesi e, probabilmente, anni saranno impegnati in seminari, programmi di formazione, implementazione di linee guida per aiutare la Chiesa nella prevenzione e il contrasto della drammatica piaga degli abusi sui minori. Quella che Papa Francesco ha definito più di una volta “un cancro” nel corpo ecclesiale.

Suor Becquart: "La sinodalità, modo di essere e agire nella Chiesa" 

La cerimonia è iniziata con una celebrazione eucaristica, presieduta da padre Friedrich Bechina, della Congregazione per l’Educazione Cattolica, che ha benedetto gli studenti pronti a rientrare nelle proprie terre d’origine e iniziare a svolgere il lavoro nell’ambito del safeguarding. È intervenuta poi suor Nathalie Becquart, la religiosa francese nominata da Papa Francesco nel febbraio 2021 come uno dei due Sottosegretari della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. A lei il compito di concentrare il focus sulla correlazione tra “Safeguarding e Sinodalità”. “Tutti, in quanto battezzati, siamo chiamati a combattere contro il clericalismo radice di qualunque abuso, che è sempre la conseguenza di un abuso di potere”, ha detto suor Nathalie, richiamando le parole tante volte pronunciate dal Papa. “Oggi - ha proseguito - la sinodalità può essere considerata come un modo di essere e agire nella Chiesa che favorisce la partecipazione di tutti i battezzati e le persone di buona volontà nel processo di discernimento che incoraggia la corresponsabilità e la comunione al servizio della missione”.

Zollner: "Clericalismo e accountability un duplice problema"

Alle parole della sottosegretaria del Sinodo, hanno fatto eco quelle di padre Hans Zollner, il gesuita presidente del Centre for Child Protection, nonché membro della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori: “Il clericalismo e l’allontanamento delle responsabilità (accountability) all’interno della Chiesa rappresentano un duplice problema in quanto alcuni tra coloro che ricoprono una posizione di potere credono di essere intoccabili, mentre molti fedeli li vedono, in un certo senso, ‘onnipotenti’”, ha detto. 

Istruzione e dialogo interculturale

I programmi del Centro – che dal 1° settembre si trasformerà in Istituto di Antropologia - Studi interdisciplinari sulla dignità umana e sulla cura delle persone vulnerabili (IADC) – hanno riunito studenti laici e religiosi, uomini e donne, di diverse età e provenienze. Una scelta mirata in modo da trasmettere, attraverso il dialogo interculturale e l’istruzione, indicazioni precise per il contrasto di un problema sistemico di lunga data. “Tutti i fedeli - rileva padre Zollner - hanno la responsabilità non solo di parlare, ma di agire. Adesso questi studenti hanno gli strumenti per rispondere a questa chiamata”. 

Spazi sicuri dentro e fuori la Chiesa 

A Vatican News, il presidente del Centre for Child Protection spiega nel dettaglio le modalità: "Per molti che lavorano già da tempo nella scuola, negli asili o orfanotrofi, nelle parrocchie un corso intensivo come questo porta ad una conoscenza più approfondita e più ampia di cosa è l’abuso, di come incontrare vittime, di cosa fare per confrontarsi gli abusatori. E soprattutto aiuta a capire come costruire e favorire spazi sicuri nell’ambito della chiesa e fuori della Chiesa, in quelle situazioni e circostanze di cui si è responsabili. Sono cose che la gente può apprendere, ma non è solo questo il nostro scopo". 

L'obiettivo, rimarca Zollner, è rinforzare "misure di sicurezza, di attenzione, di sensibilizzazione per far sì che i bambini, gli adolescenti e anche gli adulti vulnerabili possono sentirsi sicuri, e non per un obbligo o perché è una legge, ma per un impegno che parte dal di dentro. Una motivazione interiore che si basa sui valori umani e sulla sequela a Gesù che vuole che i bambini possano avvicinarsi alla fede e vivere nella Chiesa al sicuro". Per padre Zollner, il diploma dimostra l'impegno attivo e fattivo della Chiesa contro gli abusi: "Un impegno da parte di vescovi, provinciali, responsabili di altre istituzioni ecclesiastiche che inviano persone da impiegare poi nel campo della protezione dei vulnerabili; un impegno anche da parte delle organizzazioni che ci hanno sostenuto economicamente, molte agenzie caritative di Germania e Stati Uniti che hanno offerto borse di studio per studenti provenienti da ogni continente". Naturalmente, è un impegno anche per molti degli studenti "che vengono via dalle loro famiglie, viaggiano in tempi incerti e cercano di utilizzare e applicare quanto imparato da noi una volta tornati nei loro contesti". 

Una rete in tutto il mondo

Tra gli stessi diplomati c’è grande entusiasmo per il traguardo raggiunto: “Qui abbiamo imparato il bisogno di lavorare in rete”, dice una giovane spagnola, che spiega di tornare a casa “non solo con nuove conoscenze, ma anche con nuove relazioni” create con persone provenienti da Europa, Stati Uniti e da tutto il mondo, con le quali collaborare in futuro. Proprio il "fare rete" è uno degli scopi del Centro per la Protezione dei minori: "Vogliamo allargare il raggio di persone che saranno capaci di fare a loro volta gli insegnanti, così che abbiamo una rete sempre più grande di gente competente e impegnata per la protezione", dice Zollner.

Da settembre il passaggio all'Istituto di Antropologia

Come detto, dal prossimo 1° settembre, il CCP passerà il testimone delle attività accademiche presso la Pontificia Università Gregoriana all’Istituto di Antropologia che potrà così approfondire e ampliare il suo ambito di ricerca, studio, formazione e programmi educativi. Il nuovo Istituto potrà avere un proprio corpo docente e conferire, oltre al diploma, i gradi accademici di licenza in Safeguarding e di dottorato in Antropologia. Come spiegato sempre da Zollner: “Sarà un’occasione per portare avanti il nostro lavoro con maggior rigore ed energia sul fronte della lotta agli abusi”. Ambito che necessita di un sempre maggiore impegno, visto che "in alcune parti del mondo, l’attenzione a questo campo integrante per la missione della Chiesa è molto cresciuto, in altri invece non tanto. Rimane molto da fare rispetto alla necessità di dover formare gente più capace di fare giustizia per le vittime".  

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18 giugno 2021, 12:45