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Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita e gran Cancelliere dell'Istituto Giovanni Paolo II su Matrimonio e famiglia Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita e gran Cancelliere dell'Istituto Giovanni Paolo II su Matrimonio e famiglia

Paglia: “L’assegno unico, un atto dovuto a sostegno delle famiglie”

Il gran cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II per il matrimonio e la famiglia interviene ad un seminario online con la ministra Bonetti: “Senza le famiglie sarebbe stato impossibile resistere al dramma della pandemia”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Una nuova stagione di politiche familiari che, a partire dall’assegno unico – il cui disegno di legge è stato recentemente approvato -, trasformino la famgilia da tema divisivo a tema unificante. È questo uno degli spunti di riflessione del seminario online “Risorse per la famiglia, famiglia come risorsa” che oggi 27 aprile vede la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità, Elena Bonetti, confrontarsi con il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per le Scienze su matrimonio e famiglia. L’incontro vede la partecipazione del gran cancelliere monsignor Vincenzo Paglia, anche presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che, spiegando la genesi del seminario, definisce una “vittoria” l’approvazione dell’assegno unico, ma al contempo lancia un appello alla politica: “Non bisogna solamente portare qualche intervento di sussidio qua e là, ma, in una società che si è lentamente 'defamiliarizzata’, bisogna promuovere la costruzione di una famiglia”.

Ascolta l'intervista a monsignor Vincenzo Paglia

R. – Il disegno di legge approvato dal governo italiano rappresenta una prima risposta alle grandi necessità che le nostre famiglie in Italia richiedono. E cioè, dopo tanti anni, si offrono dei sussidi perché le famiglie possano sostenere le spese relative in particolare al sostegno dei figli. Noi sappiamo che c’è un problema di denatalità nel nostro Paese, sappiamo quanto sia problematico un Paese che invecchia senza rinnovarsi, pertanto la cattedra di Politica ed economia delle istituzioni familiari dell’Istituto Giovanni Paolo II per le Scienze su matrimonio e famiglia ha pensato di realizzare questo seminario.

La seconda parte del titolo del seminario è “Famiglia come risorsa”. In che senso la famiglia è una risorsa? Lo è stata pure in quest’epoca della pandemia?

R. – Le nostre famiglie in Italia, anche quelle più fragili e provate, hanno sostenuto di fatto la vita quotidiana della nostra società. Senza le famiglie sarebbe stato impossibile resistere al dramma che la pandemia ha rappresentato per il nostro Paese. Questo lo può dire l’Italia ma lo possono ripetere tutti i Paesi del mondo. Si potrebbe dire che l’emergenza sanitaria, in questo senso, ha confermato – purtroppo drammaticamente – quello che già sapevamo, e cioè che le famiglie sono la risorsa più importante della nostra società. Grazie a tutte le famiglie italiane il tessuto sociale del Paese ha resistito ad un flagello drammatico come quello della pandemia.

Si accennava al disegno di legge sull’assegno unico, quale altra tappa dovrebbero segnare le politiche familiari?

R. – Questa iniziativa dell’assegno è certamente importante, direi che è una vittoria politica. Allo stesso tempo potremmo dire che è un riconoscimento alle famiglie di essere, come dicevamo, la risorsa più importante. Come una sorta di legge dovuta… La visione che deve presiedere una buona politica familiare non è quella di perseguire fini generici, ma quella di proporre, aiutare, sostenere la formazione delle famiglie. Insomma, il fare famiglie.

E come si fa ad aiutare ad esempio una coppia di giovani, in mezzo ad uno scenario così incerto, a formare una famiglia?

R. – Vediamo che in Italia crescono le famiglie con un unico figlio, perciò una politica saggia deve promuovere la costruzione di una famiglia e non solamente di portare qualche intervento di sussidio qua e là. Questo mi sembra particolarmente importante in una società come la nostra che si è progressivamente 'defamiliarizzata'. La politica deve suscitare in maniera più forte e robusta una nuova cultura della famiglia.

La Chiesa, invece, quale contributo può dare?

R. – La Chiesta è stata lungimirante. Ben prima dei governi, Papa Francesco ha raccolto tutti i vescovi del mondo in un Sinodo. La Chiesa che legge i segni dei tempi aveva già letto il dramma che la società sta attraversando e l’urgenza di riproporre l’antica profezia della creazione e anche la responsabilità attraverso la generazione dei figli. La Chiesa deve dare voce alla vocazione e alla missione delle famiglie cristiane, perché si pongano all’interno della società come fermento di familiarità o, per dirla con le parole di Papa Francesco, come fermento di fraternità.

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27 aprile 2021, 12:45