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Santa Sede: corruzione, pericolo reale per pace e sicurezza

All’assemblea dell’Osce, l’arcivescovo Balvo mette in guardia dai traffici illeciti che si sono scatenati anche intorno ai fondi stanziati per il Covid-19. Forte l’appello a lavorare per il bene comune senza esclusione dei più fragili

Isabella Piro – Città del Vaticano

È la lotta alla corruzione il tema principale dell’intervento della Santa Sede alla riunione conclusiva del 28.mo Forum economico e ambientale dell'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), in programma fino a domani a Praga. La dichiarazione, consegnata oggi dall'arcivescovo Charles Balvo, Nunzio apostolico nella Repubblica Ceca e capo della delegazione vaticana, ribadisce che “la corruzione è un pericolo reale per la pace e la sicurezza”. Desta, inoltre, particolare preoccupazione il fatto che “l'enorme quantità di fondi sbloccati per il contrasto della pandemia da Covid-19 abbia già attirato attività criminali”, con il rischio che “coloro che hanno più bisogno di sostegno finanziario rimangano senza l'aiuto necessario”. “Dobbiamo essere onesti – afferma la Santa Sede – e riconoscere che la corruzione si verifica, in varia misura, in ciascuno degli Stati partecipanti all'Osce”, perché solo riconoscendo l’esistenza di questa piaga “saremo in grado di combatterla”.

Soluzioni improntate al bene comune

Di qui, l’invito a trovare “soluzioni nuove e innovative”, nell’attuale contesto della pandemia, ovvero soluzioni che “non siano divisorie, politicizzate o parziali, ma che cerchino veramente il bene comune e lo sviluppo umano integrale di tutti”. In quest’ottica, la Santa Sede ricorda che il 1° giugno Papa Francesco 2020 ha promulgato un Motu proprio sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza nelle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, con l’obiettivo di “ridurre notevolmente il pericolo di corruzione di coloro che sono chiamati a governare e gestire gli organi” vaticani. Tale decisione del Pontefice, si legge nel testo dell’arcivescovo Balvo, “porta al cuore del flagello della corruzione, ovvero al fatto che “quando i funzionari civili rubano o si appropriano indebitamente di fondi pubblici”, tutto questo “si ripercuote sull’intera comunità che essi servono”.

Trasparenza nella gestione della cosa pubblica

Se, infatti, la gestione della “cosa pubblica” manca di “trasparenza e responsabilità – prosegue la delegazione della Santa Sede – il progresso economico solido e duraturo e la sicurezza sono compromessi”, o addirittura “completamente vanificati”. Dall’arcivescovo Balvo arriva poi l’esortazione a contrastare la corruzione anche con “la cultura, l’istruzione, la formazione, la partecipazione dei cittadini”, perché “le leggi sono necessarie, ma non sufficienti”. Ciò che occorre, conclude, è “agire con coraggio per scuotere le coscienze”, affinché passino “dall'indifferenza diffusa alla percezione della gravità di questi fenomeni, così da combatterli".

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10 settembre 2020, 15:32