Cerca

funerals-for-coptic-christian-victims-killed--1541240175543.jpg

Prevenire la radicalizzazione attraverso la cultura dell’incontro

Intervento dell’Osservatore
 permanente della Santa Sede presso l’Osce alla Conferenza sul terrorismo organizzata dall’Albania, presidenza di turno 2020

Davide Dionisi – Città del Vaticano

“La Santa Sede condanna fermamente e inequivocabilmente il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni. Nessun motivo ideologico, politico, filosofico, razziale, etnico o religioso può giustificare il ricorso al terrorismo, perché viola la dignità, i diritti umani e il diritto umanitario internazionale e si mette in pericolo la stabilità, la coesione della società e a repentaglio lo sviluppo, minacciando al tempo stesso la pace e la sicurezza internazionale”. E’ quanto ha ribadito mons. Janusz S. Urbańczyk, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Osce, nel corso della due giorni di videoconferenza da Vienna, conclusasi oggi, sulla lotta al terrorismo, organizzata dall'Albania, presidente di turno 2020 dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.

Risposte comuni

“Dobbiamo riconoscere che il terrorismo e l'estremismo sono una minaccia diffusa che può colpire chiunque e per questo siamo chiamati a dare una risposta comune” ha sottolineato mons. Urbańczyk “È quindi indispensabile adottare misure efficaci per prevenire ogni forma di radicalizzazione, soprattutto tra i giovani, nonché il reclutamento, l'addestramento e il finanziamento di potenziali terroristi”. Secondo il presule una risposta duratura non può consistere solo in misure di polizia o di sicurezza. “

Coltivare la cultura dell'incontro

Per prevenire la radicalizzazione e l'estremismo, dobbiamo coltivare una cultura dell'incontro che favorisca il rispetto reciproco e promuova il dialogo, che porti a società pacifiche e inclusive” ha evidenziato, precisando che “il successo o il fallimento dei nostri sforzi contro il terrorismo si basa in gran parte su iniziative locali. I governi locali e le organizzazioni di base sono infatti in prima linea, poiché sono direttamente coinvolti nella mobilitazione dei giovani contro il terrorismo e nel fornire loro istruzione e lavoro, evitando così la loro radicalizzazione. La cooperazione internazionale deve quindi sostenere gli sforzi delle componenti locali.”

Garantire la libertà di parola e di partecipazione ai giovani

Secondo l’Osservatore permanente della Santa Sede “Il rispetto delle idee e della libertà di parola e di partecipazione dei giovani è vitale per sconfiggere l'estremismo, poiché incanala le loro rimostranze attraverso processi democratici, attenuando così gli impulsi alla violenza”. Quanto all’impegno della Santa Sede, il presule ha ricordato che “è impegnata con i leader di altre religioni e con le loro comunità per prevenire l'estremismo e la violenza, promuovendo un sincero dialogo interreligioso e interculturale e una proficua collaborazione”.

Coinvolgere le comunità locali

Mons. Urbańczyk ha ricordato che “Il terrorismo e la violenza sono spesso spinti da fattori economici, politici e socio-culturali, che alimentano le proteste di coloro che si trovano in situazioni di emarginazione. Gli sforzi contro il terrorismo devono quindi coinvolgere le comunità locali, i governi locali e le organizzazioni di base, comprese le organizzazioni religiose e i leader religiosi. Essi forniscono infatti un ambiente culturale che impedisce la radicalizzazione dei giovani” Alla comunità interazionale il presule ha chiesto di collaborare con le autorità, la società civile e le comunità religiose locali per promuovere lo sviluppo, favorire l'istruzione, tutelare i diritti umani e prevenire la diffusione della propaganda terroristica. “La tolleranza e l'inclusione si ottengono attraverso una solida promozione del diritto alla libertà di coscienza, di religione e di credo, come sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dagli Accordi di Helsinki”.

Preservare e tutelare la libertà religiosa

Infine mons. Urbańczyk ha richiamato l’attenzione sulla distinzione tra la sfera politica e quella religiosa che, a suo giudizio “deve essere promossa per preservare sia la libertà religiosa di tutte le persone, sia il ruolo insostituibile della religione nella formazione delle coscienze e nella creazione di un consenso etico di base nella società”. Anche perché, ha indicato: “Il mancato rispetto e la mancata garanzia della libertà di coscienza, di religione e di credo favoriscono un'atmosfera incline alla violenza e all'estremismo. È quindi indispensabile garantire che le misure di prevenzione del terrorismo rispettino scrupolosamente il diritto alla libertà di religione e di credo e riconoscano che le attività umanitarie legittime delle organizzazioni ispirate dalla fede contribuiscono positivamente alla prevenzione della violenza e della radicalizzazione

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

15 settembre 2020, 19:29