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“La ricchezza degli anni”: a Roma il primo Congresso di pastorale degli anziani

Il cardinale Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, presenta l’incontro internazionale che si terrà dal 29 al 31 gennaio all’Augustinianum, che vedrà 550 partecipanti dal tutto il mondo riflettere sul ruolo “da co-protagonisti” degli anziani nella Chiesa e nella famiglia e sul contrasto alla “cultura dello scarto”, per una società a misura di tutti

Alessandro Di Bussolo e Christopher Wells – Città del Vaticano

Nella Chiesa, gli anziani sono stati talvolta un po’ dimenticati, considerati quasi un peso, mentre “devono essere co-protagonisti, in virtù della grande esperienza che hanno, grazie ai molti anni di vita”. Abbiamo organizzato questo seminario “per affacciarci nel mondo e verificare cosa stia accadendo esattamente nella Chiesa”. Così il cardinale irlandese Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, spiega a Vatican News, il valore e gli scopi del primo Congresso internazionale di pastorale degli anziani, dal titolo "La ricchezza degli anni", che si terrà a Roma dal 29 al 31 gennaio.

Nel Dicastero un ufficio dedicato alla pastorale degli anziani 

Un appuntamento che vedrà protagoniste 550 persone, rappresentanti delle conferenze episcopali, delle congregazioni religiose, delle associazioni e dei movimenti laicali da 60 paesi di tutti i continenti, impegnati nella pastorale della terza età, che si incontreranno nel Centro congressi “Augustinianum”, accanto al Colonnato di San Pietro. Un congresso che vuole approfondire alcune riflessioni sugli anziani proposte dal Pontefice fin dall’inizio del suo pontificato, sottolineando il loro ruolo nella trasmissione della fede, nel dialogo con i giovani e nel custodire le radici dei popoli. Per rispondere alle sollecitazioni di Papa Francesco, all’ interno del Dicastero, è stato creato un ufficio che si occuperà in modo stabile della cura pastorale degli anziani nei rapporti con le conferenze episcopali, anche alla luce di quanto emergerà dal Congresso.

Il Papa: "La vecchiaia dobbiamo un po' inventarcela" 

Di fronte all’allungamento della vita media e all’invecchiamento della popolazione, Papa Francesco ha sottolineato che “anche la spiritualità cristiana è stata colta un po’ di sorpresa” ed ha auspicato una rinnovata riflessione ecclesiale su quella che ha definito “la benedizione di una lunga vita”. Agli anziani stessi il Papa ha chiesto di essere protagonisti e di “non tirare i remi in barca” poiché “la vecchiaia dobbiamo anche un po’ inventarcela”.

La vocazione degli anziani e il loro contributo nella famiglia

Nel Congresso di Roma si cercherà di trovare strade per contrastare la velenosa “cultura dello scarto” e costruire con tenacia una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio “passo” proprio su queste persone. “La Chiesa non può accettare che gli anziani rimangano privi di un contesto familiare - si legge nel comunicato diffuso dal Dicastero  - e, dove questo manchi, la Chiesa si sente chiamata a divenire essa stessa famiglia per tutti coloro che vivono nella solitudine. Gli anziani hanno bisogno di una famiglia e le famiglie hanno bisogno degli anziani!” 

Non si va mai in pensione dal Vangelo

“L’ aumento dell’aspettativa di vita ed il miglioramento generalizzato delle condizioni di salute – scrive ancora il Dicastero - hanno donato a moltissime persone una stagione della vita in più: libera dagli impegni lavorativi, ma ancora in buona salute”. Anni da vivere cristianamente, perché “non si va mai in pensione dal Vangelo!” Nel corso dei lavori, quindi, si cercherà di rispondere a domande come: esiste una vocazione specifica del tempo della vecchiaia? Qual è il contributo degli anziani all’interno della famiglia? E quale la loro vocazione peculiare nella Chiesa? 

Il programma e i relatori

Il programma è diviso in tre sessioni: "La Chiesa accanto agli anziani", "La famiglia e gli anziani" e "la vocazione degli anziani", e prevede relazioni di Giuseppe De Rita, presidente del Censis, dei presidenti della Comunità di Sant'Egidio Marco Impagliazzo e del Movimento dei Focolari Maria Voce, del cardinal José Tolentino de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, di Donatella Bramanti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e della responsabile della pastorale del adulto mayor della Conferenza episcopale argentina Maria Elisa Petrelli. Le conclusioni sono affidate a padre Alexandre Awi Mello, segretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.

Il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, presenta così i temi del Congresso, al microfono di Christopher Wells.

R. – Credo che il titolo stesso dell’incontro – “La ricchezza degli anni” – riconosca a noi tutti una certa esperienza di vita. Nella Chiesa, per certi versi, gli anziani sono stati talvolta un po’ dimenticati… Chiunque abbia lavorato in una parrocchia, soprattutto in Paesi molto sviluppati, sa che gli anziani vivono un’esistenza molto solitaria. A volte sono messi da parte: Papa Francesco parla, lo sapete, della “cultura dello scarto”, che significa che i nostri anziani sono emarginati. Quello che succede in alcune delle nostre parrocchie, succede nelle diocesi, succede ovunque. Le persone anziane sono a volte considerate un peso: un peso per le famiglie, un peso per la società e un peso per la Chiesa. È questa sottesa filosofia di vita che in qualche modo li mette da parte. Invece, loro devono essere co-protagonisti proprio in virtù della grande esperienza che hanno grazie ai molti anni di vita vissuta.

Cosa intende dire Papa Francesco quando afferma che gli anziani devono essere protagonisti?

R. - Io credo che quello che Papa Francesco vuole dire è che dobbiamo prima di tutto prenderci cura degli anziani; dobbiamo avere, in tutte le nostre parrocchie, programmi volti alla cura e al sostegno degli anziani. Che effetto farebbe a noi se ci sentissimo abbandonati, inseriti in una famiglia che però è sparsa ai quattro venti, e quindi in realtà soli, in un mondo che è in continuo cambiamento, un mondo in cui le persone si spostano in continuazione da un Paese all’altro? I giovani si spostano da qui a lì, ma vanno via dalle loro famiglie. Per questo, può diventare una situazione pesante e difficile. Affinché gli anziani possano diventare protagonisti, è necessario che la Chiesa li raggiunga e si prenda cura di loro. Questa è una delle ragioni per cui abbiamo organizzato questo seminario: affacciarsi nel mondo e verificare cosa esattamente stia accadendo nella Chiesa.

Come gli anziani possono essere protagonisti nella Chiesa?

R. - Io credo sia molto importante all’interno della Chiesa approfittare dei tanti anni di esperienza di vita che gli anziani hanno. Spesso penso alla necessità che la Chiesa ha oggi di crescere i giovani nella fede con l’aiuto dei nonni. Le generazioni degli attuali trentenni, quarantenni e perfino a volte i cinquantenni non hanno una grande conoscenza della fede, mentre le persone che hanno vissuto nella fede cattolica per così tanti anni hanno da offrire veramente tanto e noi dobbiamo fare di loro i protagonisti in seno alla Chiesa. Non nel senso di “importanza”, quanto piuttosto di aiutarli a trovare un senso della vita nella realtà del mondo di oggi. Credo sia questo ciò che Papa Francesco intende ed è per questo che ci ha incoraggiato, che ci ha chiesto di fare qualcosa e poi di parlare. Il nostro compito è lavorare insieme alle Conferenze episcopali e con singoli vescovi nel mondo e di promuovere una sorta di apostolato e di sensibilizzazione nei riguardi degli anziani. Questa iniziativa ha sollevato molto interesse. Pensi che ci saranno 550 partecipanti provenienti da 60 Paesi diversi: davvero stupefacente!

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Il congresso all'Augustinianum di Roma dal 29 al 31 gennaio
23 gennaio 2020, 13:00