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Tratta, il dramma dei nuovi schiavi Tratta, il dramma dei nuovi schiavi

Tratta, nuovo incontro in Vaticano di donne magistrato africane

Dopo il primo appuntamento del 2018, la Casina Pio IV in Vaticano torna ad ospitare il 12 e 13 dicembre prossimi un confronto sul tema del contrasto alla tratta e al crimine organizzato. Protagoniste: giudici e procuratori donne provenienti dall’Africa

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

È un intero continente che si muove per combattere con la forza del diritto i carnefici delle nuove schiavitù. Ed è un continente dal volto femminile: donne africane in toga da giudice o da procuratore, pronte a un confronto che dia forza all’azione di ogni Paese contro chi fa scempio della dignità e del corpo umani, nel traffico della prostituzione, con il lavoro forzato, nel mercato degli organi. Sta in questo il senso dell’appuntamento che il Vaticano si appresta ad ospitare verso la fine della prossima settimana, il 12 e 13 dicembre, sulla scia del meeting già tenuto lo scorso anno. Dozzine di giudici e procuratori donna provenienti dalla maggior parte degli Stati dell’Africa – spesso teatro di molte di queste crudeli attività – si ritroveranno nella Casina Pio IV per discutere di questi fenomeni, e delle possibilità di contrasto, nella due giorni organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze.

Più diritti, più disuguaglianze

“Voi siete qui per dare una bussola morale che aiuti a navigare in una crisi che sta portando il mondo ad esacerbare quella che Papa Francesco ha chiamato 'la globalizzazione dell'indifferenza'". Le parole, che valgono un auspicio, sono di monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, che presenta l’appuntamento e riflette sulla drammaticità degli scenari in discussione. “Ci capita di vivere in un'epoca in cui lo sviluppo normativo”, nota il presule, si “accompagna paradossalmente ad un grave deterioramento dell'effettivo godimento dei diritti che sono stati universalmente conquistati”. Società come la nostra, rincara, “sembrano destinate a pagare l'aumento della produttività con un aumento delle disuguaglianze, dell'esclusione, dello sfruttamento, della discriminazione, della moderna schiavitù e dell'emarginazione”. 

Crimini contro l'umanità

Monsignor Sorondo ricorda, tra l’altro, Target 8.7 che fa parte dei 17 Obiettivi sostenibili approvati dall’Onu da raggiungere entro il 2030. Target che chiede esplicitamente di “adottare misure immediate ed efficaci per eliminare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e al traffico di esseri umani e assicurare la proibizione e l'eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile, incluso il reclutamento e l'impiego di bambini-soldato, e, entro il 2025, porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme”. Ovvero, soggiunge, “l'eliminazione della moderna schiavitù, definita da Benedetto XVI e da Francesco come un crimine contro l'umanità”.

Fronte comune

Vi chiedo “di impegnarvi e di agire insieme” per “cercare di riportare le popolazioni vulnerabili a condizioni sociali eque”, attraverso il riconoscimento dei “diritti civili, politici ed economici di tutte le persone”. In particolare, il cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze ribadisce come il sistema giudiziario abbia “l'inevitabile dovere di garantire l'accesso alla giustizia alle popolazioni vulnerabili, in modo che queste possano contestare il riconoscimento della dignità del proprio corpo, quando altre autorità pubbliche non hanno potuto o non hanno voluto o non hanno saputo garantirle”. Accordi bilaterali o multilaterali tra Stati, conclude il presule, “sono benvenuti, nella misura in cui servono a stabilire la giustizia per le vittime della moderna schiavitù in un mondo globalizzato, dove le lobby multinazionali sono più coordinate nelle loro azioni rispetto ai sistemi giudiziari internazionali”.

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02 dicembre 2019, 16:43