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Il cardinale Parolin presso l'Ambasciata Italia per l'anniversario dei Patti Lateranensi Il cardinale Parolin presso l'Ambasciata Italia per l'anniversario dei Patti Lateranensi 

Parolin sui Patti Lateranensi: importanti per missione spirituale della Chiesa

Il segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, firma la Prefazione di un volume sul 90.mo anniversario dei Patti Lateranensi, uno studio pluridisciplinare, in cui spiega l’importanza di un accordo che permise alla Santa Sede di svolgere la sua missione universale

Marco Guerra – Città del Vaticano

“La firma del Trattato e del Concordato ha segnato ufficialmente una tappa decisiva nella storia di queste relazioni, fino a quel punto piuttosto conflittuali”, così il segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, parla dei Patti Lateranensi nella Prefazione del volume I Patti Lateranensi in occasione del xc anniversario (1929-2019), pubblicato dal Pontificio Comitato di scienze storiche e curato dal presidente, padre Bernard Ardura, per i tipi della Libreria Editrice Vaticana.

Consentita la missione universale

“I Patti Lateranensi […] hanno positivamente concluso la cosiddetta 'questione romana' e consentito al Papa e alla Santa Sede di svolgere l’universale missione spirituale che è loro propria nella necessaria piena libertà e indipendenza nei confronti di qualsiasi potere politico”, si legge ancora nella Prefazione del cardinale Parolin, pubblicata nell’edizione odierna dell’Osservatore Romano.

Il ritorno sulla scena internazionale

“Inoltre, con la firma dei Patti Lateranensi - scrive ancora Parolin - la Santa Sede ritrovava a pieno titolo il suo posto nel concerto delle nazioni e si rafforzava la possibilità di dispiegare la sua soggettività internazionale, già riconosciuta di fatto, e di partecipare a pieno titolo ai vari negoziati internazionali”. “Se Pio XI è stato giustamente definito 'il Papa delle missioni' - aggiunge - lo si deve in parte anche alla possibilità di agire pienamente sulla scena internazionale”.

Il tema dei rapporti con il “regime”

Il segretario di Stato affronta anche “la questione delicata” alla quale si dovette dare una risposta, ovvero “se fosse opportuno firmare un trattato con l’Italia governata dal regime fascista, pur con la certezza che una tale conciliazione avrebbe giovato allo stesso regime”. Secondo il porporato, Pio XI e il suo segretario di Stato scelsero l’occasione offerta dal contesto storico del momento e “puntarono a dare un assetto duraturo ed organico alle relazioni Stato-Chiesa in Italia”. "Entrambi intendevano favorire un’intesa complessiva con lo Stato italiano e, per questo motivo, non si lasciarono fermare da considerazioni e da riserve — peraltro comprensibili — sui riflessi dell’accordo nelle contingenze di quella stagione politica, ma puntarono a dare un assetto duraturo ed organico alle relazioni Stato-Chiesa in Italia", scrive ancora.

Patti recepiti dalla Costituzione

Il cardinale Parolin sottolinea quindi che “Pio XI fu lungimirante e realista”, come attesta la storia di questi novanta anni. Infatti, i Patti Lateranensi sono stati recepiti dalla Costituzione della Repubblica italiana, che li richiama all’articolo 7.

L’accordo del 1984

Parolin conclude la Prefazione facendo notare che “il Concordato ha fornito la prova della sua adattabilità alle mutate circostanze”, apportate dal Concilio Vaticano II e dalla Costituzione repubblicana, “come attestato dall’Accordo di Villa Madama del 18 febbraio 1984”.

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10 luglio 2019, 16:45