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Il card. Krawjeski e la presidente Enoc visitano il nuovo ospedale a Bangui Il card. Krawjeski e la presidente Enoc visitano il nuovo ospedale a Bangui

Centrafrica. A Bangui un ospedale pediatrico tutto africano voluto dal Papa

Grande soddisfazione a Bangui per l'inaugurazione di un ospedale che curerà tutte le malattie dei bambini. Su richiesta di Papa Francesco, è stato realizzato grazie alla collaborazione dell'H.Bambino Gesù di Roma e di vari donatori

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

Sabato 2 marzo a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, viene inaugurato un nuovo centro sanitario pediatrico, ristrutturato e ampliato per volontà di Papa Francesco, con un intervento della Santa Sede, e affidato alla progettazione e alla cura dell'Ospedale Bambino Gesù. La cerimonia avverrà alla presenza del cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio, della presidente del nosocomio romano, Mariella Enoc, e del comandante Domenico Giani, del Corpo della Gendarmeria vaticana, che ha ha promosso varie iniziative di solidarietà per la capitale del Centrafrica.

L' ospedale è segno di speranza per i bambini di Bangui

L'inaugurazione è la realizzazione di un progetto annunciato dal Papa fin dalla sua visita nella Repubblica Centrafricana nel novembre 2015, in occasione dell'inaugurazione del Giubileo della Misericordia. Sul significato di questo avvenimento, abbiamo raggiunto a Bangui la stessa presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc

Ascolta l'intervista a Mariella Enoc

R. - Per me è la realizzazione di un cammino durato due anni e mezzo ed è la gioia di vedere ristrutturato e realizzato un ospedale fatto interamente da personale del luogo – impresa, architetto, tutti – e riuscito come quasi – mi permetto di dire – un’opera africana straordinaria. Mi auguro che continueremo a seguire questo ospedale con la grande formazione e spero che questo possa esser un centro di eccellenza, di cure in questo cuore dell’Africa, dove si vede solo distruzione e povertà. È un segno di speranza per i bambini; è tutto fatto a loro misura e a loro dimensione, per creare loro gioia, perché anche se sono in ospedale, un po’ come capita a Roma al Bambino Gesù, l’amore e la bellezza li aiuti ad essere felici in qualche momento.

Questa nuova struttura che è stata ristrutturata e ampliata, di quale patologie pediatriche si occuperà in particolare?

R. - È una pediatria generale ed è l’unico ospedale pediatrico della zona. Quindi si occupa di medicina, di chirurgia, delle malattie che in questo Paese sono particolarmente diffuse; si cercherà di fare tutto al meglio, ma è un ospedale che deve occuparsi di tutte le malattie dei bambini.

Ma come nasce questo ospedale pediatrico di Bangui?

R. – Questo ospedale non è del Bambino Gesù ma è stato voluto dalla carità del Papa. Per questo siamo molto lieti del fatto che oggi qui con noi ci sia mons. Krawjeski. È un ospedale fatto con altri aiuti, dove il Bambino Gesù ha messo la sua competenza, la sua ricerca, ma non è del Bambino Gesù e non vogliamo appropriarcene. Questo è un ospedale del governo, della gente del Centrafrica. È loro. In qualche misura lo hanno fatto anche loro, lo abbiamo fatto insieme, lo abbiamo studiato insieme. Ci tengo tanto a dire che non è una copia del Bambino Gesù. Questo è il complesso pediatrico di Bangui ed è l’ospedale dei bambini centroafricani.

 

Ma voi vi siete dati da fare molto anche per la formazione di nuovi medici, anche per dei corsi di laurea per la specialità di pediatria. È vero?

R. – Certo. Ci siamo occupati di tutta la formazione: abbiamo già formato un buon numero di medici e continueremo a farlo, ma la formazione è un po’ quello che noi offriamo in tutti i Paesi del mondo in cui possiamo essere presenti per questo. In questo caso si tratta, straordinariamente, anche di un un edificio, perché così ha chiesto il Papa che fosse. Quando lui ha visto la miseria, la distruzione che c’era, come erano abbandonati i bambini mi ha detto: “Mi ha strappato il cuore. Faccia qualcosa“, ed ha messo a disposizione anche delle risorse.

Ricordo che in un’udienza del settembre 2016 lei donò al Papa una Madonna di Bangui, che testimoniava il vostro impegno nella Repubblica centrafricana. Fin da allora il Papa vi ha chiesto di darvi da fare per questo Paese …

R. - Sì. Il Papa ci ha sempre seguito da lontano. Ogni tanto gli facevo avere qualche nota e lui non ha mai voluto avere nessuna rendicontazione che noi comunque davamo alla Segreteria di Stato attraverso la Nunziatura. Una volta ho detto al Santo Padre: “Santo Padre, ci sono questi costi”, lui mi ha detto: “No, no, no, Mariella, i costi non li voglio sapere”.

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01 marzo 2019, 11:34