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Papa Francesco all'Onu Papa Francesco all'Onu 

Mons. Auza: l’Onu conta su Papa Francesco

L’Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite commenta il discorso del Papa al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede: combattere i nazionalismi per sanare le crisi internazionali. La riforma dell’Onu? Senza risorse non servirà per aiutare i Paesi poveri e sofferenti

Federico Piana - Città del Vaticano

Dallo stato di salute del multilateralismo all’emersione di tendenze nazionalistiche e populiste passando per la guerra in Siria, i global compact su profughi ed immigrati, e la riforma dell’Onu. E’ un colloquio a 360° quello con mons. Berbardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, per commentare il recente discorso di Papa Francesco al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede.

Nazionalismi, nemici dell’Onu

I crescenti nazionalismi e la ricerca spasmodica di soluzioni unilaterali che generano sopraffazione, come ha ricordato il pontefice, non possono lasciare indifferente l’Onu. Perché senza il multilateralismo l’Onu non avrebbe ragione di esistere. E’ nel suo Dna costitutivo. Ecco allora che mosn. Auza spiega come “la maggioranza dei membri delle Nazioni Unite siano coscienti delle problematiche sollevate dal Santo Padre e le sentano vive sulla propria pelle. Lo scorso anno il presidente dell’assemblea generale dell’Onu ha svolto una consultazione con tutti i capi missione per verificare le condizioni di salute del multilateralismo: è emerso che, nonostante le difficoltà, l’Onu promuove la politica plurilaterale. E lo farà con sempre più vigore nel futuro prossimo”. Servono, però, delle riflessioni profonde su dei meccanismi che potrebbero, nei fatti, ostacolare la ricerca di soluzioni condivise tra tutti gli Stati membri. Mons. Auza le chiama ‘sfide integrali alle strutture dell’Onu’: “Basta citare, sul fronte della pace e della sicurezza internazionale, il veto dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza: è qui che emergono gli interessi nazionali e regionali, le rivalità . Più è serio e vasto un conflitto, più sono probabili i veti incrociati. Questa è una delle grandi sfide delle Nazioni Unite”.

Ripensare la politica degli aiuti allo sviluppo

Spina nel fianco delle organizzazioni internazionali è la pressione di gruppi di interesse e potere che impongono proprie idee e visioni del mondo generando ‘nuove forme di colonizzazione ideologica’. Papa Francesco lo ha denunciato nel discorso agli ambasciatori. Lo sviluppo e gli aiuti internazionali sono i terreni sui quali maggiormente si gioca il condizionamento. Monsignor Auza si dice d’accordo. E aggiunge: “C’è un’imposizione della volontà e dei progetti dei Paesi donatori anziché considerare le vere necessità delle Nazioni che dovrebbero beneficiare degli aiuti. I ricchi donatori, di solito europei o nord americani, danno soldi per determinati programmi che vogliono far realizzare a quel Paese. Penso alla salute riproduttiva e sessuale, agli ‘obiettivi per lo sviluppo 2030 ’. E’ imposizione ideologica, ha ragione il Papa. Bisogna ripensare la politica internazionale degli aiuti allo sviluppo”.

Onu, riforme falliscono senza le risorse necessarie

Mons. Auza spezza una lancia in favore dell’Onu come cassa di risonanza per i Paesi più poveri, più inascoltati. Papa Francesco alla comunità internazionale lo ha chiesto chiaramente: deve farsi voce di chi non ha voce. “E l’Onu questo cerca di farlo, nonostante numerose difficoltà” dice mons. Auza. Che entra nel merito della riforma del sistema dell’Onu per lo sviluppo, voluta dal Segretario Generale delle Nazioni Unite. “Il sistema attuale, secondo il Segretario generale, non ha funzionato e la struttura non è più adeguata ai tempi. Si cerca di crearne una in grado davvero di aiutare i paesi emarginati, sofferenti. Vedo una grande volontà ma anche una estrema difficoltà”. Perché, avverte, non serve moltiplicare le strutture quando “le risorse economiche necessarie non esistono. I soldi destinati allo sviluppo sono una parte molto piccola rispetto a quelli investiti per risolvere i conflitti armati. Bisognerebbe riequilibrare i fondi disponibili del sistema onusiano”.

Siria e profughi, per l’Onu necessaria la voce del Papa

Le priorità del Papa per risolvere la crisi siriana e le difficoltà dei profughi rifiutati dall’occidente sono anche le priorità dell’Onu. Lo assicura, mons. Auza, partendo proprio dalla Siria. “E’un conflitto in cui possiamo vedere con chiarezza scontrarsi le rivalità regionali ed internazionali. Non si dice mai che la Siria è una vittima, sola. I poteri regionali dovrebbero poter trovare un accordo per una dignitosa via d’uscita”. Sui migranti, poi, fa riferimento al global compact adottato quest’anno da numerose nazioni. Dice: “La Santa Sede ha contribuito in modo sostanziale al global compact sulle migrazioni. Le Nazioni Unite avrebbero desiderato che il Papa potesse partecipare alla conferenza di Marrakech (quella dove è stato varato il documento, ndr) ma forse non è stato possibile. Comunque l ’Onu conta molto sulla voce del Papa in difesa dei profughi perché è sicura che possa influire sui Paesi che hanno un atteggiamento duro nei confronti di chi dovrebbe essere aiutato e non rifiutato”.

Ascolta l'intervista a mons. Auza

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09 gennaio 2019, 14:09